Il giorno e la notte

di ladygrandie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 E se fosse amore? ***
Capitolo 3: *** Cap.3 Dimenticare ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Fai parlare i tuoi occhi ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Amor proibito ***
Capitolo 6: *** Cap.6 E' difficile vedere con gli occhi dell'amore ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Il giorno e la notte ***
Capitolo 8: *** Cap.8 La mia dolce tortura ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Uno strano presentimento ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Ritrovarsi ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Un'ombra su di noi ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Non sono all'altezza ***
Capitolo 13: *** Cap.13 L'elenco ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Io vi troverò ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


Un chiodo fisso, inutile fingere con se stessa, Andrè occupava totalmente i suoi pensieri.
Non era stato facile ma ormai si era abituata all'idea di svegliarsi la mattina pensando a lui, addormentarsi la sera pensando a lui e affrontare la giornata continuando a pensare a lui, si stupiva di come riuscisse nonostante tutto a portare avanti i suoi impegni in modo impeccabile, il suo lavoro non ne aveva risentito, era come se fosse normale che una parte della sua testa fosse dedicata a lui tanto che un pensiero spaventosamente reale si era fatto largo tra tutti gli altri "era sempre stato così!"

Il viaggio da casa alla caserma era il momento che preferiva, poteva fantasticare su dove e come l'avrebbe incontrato, oppure su cosa si sarebbe inventata per chiamarlo nel suo ufficio, di conseguenza odiava invece il viaggio di ritorno, lui rientrava sempre più raramente a casa a causa dei turni e anche se era libero preferiva rimanere in caserma con i suoi amici e soprattutto con Alain e di questo non riusciva a darsi pace.
Colpa sua era solo colpa sua se aveva perso tutto, se aveva perso lui!
Con quel malinconico pensiero arrivò in caserma di pessimo umore, lasciò il cavallo nelle scuderie e si avvio per raggiungere il suo ufficio, voleva chiudercisi dentro il prima possibile, tanto era soprapensiero che non si accorse minimamente di nessuno dei soldati che incontrandola sulla loro strada le avevano rivolto il saluto militare, anche Alain che era tra quei soldati rimase stranito, il comandante non mancava mai di rispondere cordialmente al saluto dei suoi sottoposti, guai in vista pensò.
Aveva raggiunto il corridoio che portava al suo ufficio quando a un tratto senti come una scossa alla mano sinistra, il secondo successivo si accorse che l'origine della scossa era dovuta all'incontro fugace tra la sua mano e quella di un soldato, ma non un soldato qualunque, era LUI, che si permetteva ancora nei momenti in cui era sicuro che nessuno li avrebbe visti di prendersi della libertà, che apparivano ai loro occhi come un pretesto per farla arrabbiare, per riaccendere il vecchio fuoco della sfida che c'è sempre stato tra di loro, ma ultimamente lei non riusciva più a prendersela con lui, adesso che lei viveva grazie a quei piccoli, rari, ma così preziosi attimi di confidenza in cui le sembrava di tornare indietro nel tempo, prima di quella notte, prima che qualcosa si rompesse, prima di tutto.
Alzò lo sguardo che aveva precedentemente tenuto basso per tutto il tragitto e si scontrò con la sua luce preferita, una luce verde smeraldo che brillava con un'intensità tale che sembrava volesse recuperare la mancanza di luce della sua gemella, un sorriso incantatore sembrava proprio volesse stuzzicarla per vedere la sua reazione ma lei lo sorprese, rispose con un sorriso ammiccante e un ingenuo "Buongiorno", poi prosegui verso il suo ufficio, la tentazione di voltarsi era fortissima ma non lo fece, chissà che faccia avrà ma riuscì a resistere per la buona riuscita del suo piano.
Andrè rimase inebetito...dov'era finita la sua Oscar, l'algida guerriera che avrebbe tentato di trafiggerlo per un gesto del genere, non ci capiva più nulla ma avrebbe indagato, sarebbe andato fino in fondo alla questione, il suo cuore gli diceva che forse qualcosa stava cambiando ma la sua mente ormai troppo lucida e razionale dopo 20 anni di delusioni gli vietava di illudersi.

Continua......

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Capitolo 2
*** Cap.2 E se fosse amore? ***


Ecco il secondo capitolo, forse lascia un po' a desiderare, ma pur di pubblicare qualcosa (altrimenti vi sareste dimenticate di me) mi sono ritrovata a doverlo scrivere di corsa, scusate non succederà più! Grazie a tutte per i suggerimenti e le recensioni, un ringraziamento particolare va a patrizialasorella per i suoi preziosissimi consigli e la disponibilità dimostrata.
Sono contenta che la mia storia vi abbia incuriosite, spero di non deludervi e ovviamente sono sempre ben accetti commenti positivi e negativi, entrambi utilissimi per fare un buon lavoro.



Oscar entrò nel suo ufficio, si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggio stancamente emettendo un sospiro che di sollievo non aveva granché, era più che altro un riprendere a respirare dopo essere stati per un lungo tempo in apnea.
Ultimamente era sempre così, tanti buoni propositi buttati al vento "Oscar stai calma!" "Oscar è sempre Andrè" "Oscar che motivo hai di agitarti?!" Ma le bastava incontrarlo anche solo per un secondo per perdere il controllo e comportarsi in modo irrazionale, non aveva ancora ben chiara la causa di questa sua agitazione, troppi dubbi e pensieri surreali affollavano la sua testa, la soluzione più semplice era la solitudine.
Ultimamente si sentiva davvero sola, gli mancava tutto quello che facevano insieme, gli mancava la loro complicità, la sua allegria e poi doveva ammetterlo, lui era stato il suo unico vero amico e sperava con tutto il cuore che lo fosse ancora.
Doveva riconquistarlo sempre che ce ne fosse bisogno, se non lui allora doveva riconquistare il loro tempo, la possibilità di stare insieme.
Sorprenderlo era il suo piano, metterlo alla prova per capire innanzitutto se lui era ancora interessato a lei almeno come amica, non voleva credere di averlo perso e dati gli ultimi avvenimenti c'erano buone possibilità che tutto tornasse come prima.
Però c'era dell'altro come una nube che incombeva sul suo animo che soltanto la sua presenza sapeva spazzare via, un senso di benessere che solo lui riusciva a farle provare quando le stava vicino.
C'era una domanda, che neanche nei suoi sogni più proibiti aveva il coraggio di farsi ma era presente e tangibile "E se fosse....amore?" Con questo dubbio Oscar decise che era meglio iniziare la sua giornata lavorativa, i suoi problemi personali non dovevano influenzare il suo operato, avrebbe avuto poi tutta la sera per pensarci.
Nel tardo pomeriggio finito il suo turno Oscar decise che avrebbe chiesto ad Andrè di tornare a palazzo con lei, usci nel corridoio con l'intenzione di cercarlo.
Poco distante Alain e Andrè stavano rientrando dal turno di guardia e Alain chiese al suo amico "Andrè abbiamo la serata libera, che fai vieni con noi?" "Non lo so Alain, sono molto indeciso, tu non potresti mai capirmi, ma forse dovrei tornare a casa con lei, però ho una paura tremenda di illudermi di nuovo".
Nel frattempo Oscar stava per imboccare il corridoio centrale della caserma, quando ad un tratto senti una voce a lei molto familiare, Alain e Andrè stavano arrivando e nonostante la trovasse una cosa davvero meschina, le venne spontaneo nascondersi nell'ombra per poter ascoltare la loro chiacchierata senza essere vista.
Doveva assolutamente sapere che cosa si stessero dicendo quei due, la gelosia per quella nuova amicizia di Andrè, che sembrava volesse sostituirsi alla sua, le sembrò una motivazione sufficiente per fare una cosa fondamentalmente sbagliata, ovvero spiare qualcuno.
Alain intanto voleva sdrammatizzare sulla triste situazione di Andrè, non sopportava di vederlo soffrire, non sapeva perché ma si era affezionato a quel ragazzo, molto più di quello che voleva dare a vedere, forse perché era il suo esatto opposto, forse perché era il fratello che non aveva mai avuto o semplicemente perché era un amico vero, di quelli a cui racconteresti tutto, con la sicurezza che non ti tradirebbe neanche sotto tortura.
"Dai Andrè, non puoi sempre pensare alla tua bella e trascurarmi così...anch'io ho bisogno delle tue attenzioni cosa credi!?" detto questo il gigante prosegui sorridendo per la sua strada e Andrè stando al gioco mentre aumentò il passo per seguirlo gli rispose "Alain non fare il geloso, è inutile, lo sai che il mio cuore appartiene a un'altra".
Probabilmente una pugnalata al cuore le avrebbe fatto meno male, Oscar rimase immobile e per qualche secondo si era anche dimenticata di respirare, perché tutto quel dolore? L'orrenda sensazione di essere risucchiata nel vuoto si stava impadronendo del suo corpo, cosa poteva fare? Non era più padrone di se stessa a causa di poche parole rubate, che non avrebbe dovuto neanche sentire "la tua bella" e "il mio cuore appartiene a un altra".
Perchè? Chi? Quando è successo? Come ho fatto a non accorgermene? Troppe le domande, troppa confusione, ma una tra le tante risposte le martellava nella testa "Semplice Oscar, tu non ti sei mai accorta di nulla, sei sempre stata troppo presa da te stessa!".
Nelle camerate erano tutti di buon umore, forse complice il fatto che la maggior parte dei soldati quella sera era in libera uscita e tutti si erano accordati per passare una serata alla solita taverna tra risate, vino e la compagnia di qualche simpatica e disponibile compagnia femminile.
"Allora Andrè vieni con noi? Dai non farti pregare, non fare la donnetta!" Andrè non sapeva che fare, aveva cercato Oscar ovunque ma non l'aveva trovata, era come scomparsa nel nulla alla fine della giornata e non poteva negare di essere preoccupato, ragion per cui decise di andare con gli altri, era l'unico modo per non impazzire per l'ennesima volta pensando a lei.
La camminata fino all'osteria fu chiassosa e lunga come previsto, ma non riuscì a distogliere il suo pensiero da lei, dove diavolo era? Cos'era successo? Dopo l'incontro fugace di quella mattina non aveva più avuto occasione di vederla, ma le era sembrata di buon umore, che si fosse arrabbiata per il suo gesto? Si ma perché sparire? Come aveva immaginato uscire con i suoi commilitoni non era servito, è vero che al cuor non si comanda ed è sicuramente altrettanto vero che spesso non si comanda neanche la testa, o nel suo caso tutte le volte che si trattava di lei.
Con tutti i suoi pensieri poco rassicuranti varco la soglia dell'osteria e rimase colpito per non dire sconvolto, quando si rese conto che il fulcro dei suoi pensieri era seduta in quel sudicio locale, nell'angolo più buio, sola ma con la compagnia di un numero considerevole di bottiglie vuote.
Oscar che stai facendo? Continuava a ripetersi. Perché? Cos'è successo questa volta? Le sue preoccupazioni erano cambiate ma il soggetto era sempre lo stesso, con questo peso nel cuore si avvio verso il grande tavolo che avrebbe diviso con gli altri soldati, ma era come se i suoi occhi fossero diventati di ferro e lei fosse una gigantesca calamita, perché non poteva proprio fare a meno di distogliere lo sguardo da lei.

Continua......

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Capitolo 3
*** Cap.3 Dimenticare ***


Sono tornata con il terzo capitolo, vi chiedo subito scusa perché è un capitolo davvero corto, non era terminato, era in attesa dell'ispirazione per essere finito ma ho deciso di pubblicarlo lo stesso perché temo che quell'ispirazione per un po' non tornerà.
Mi trovo in un periodo davvero difficile e in questo momento non sò se la mia testa ha anche il tempo e la voglia di pensare a come portare avanti questa storia.
Ho intenzione di finirla, su questo non c'è dubbio, ma adesso proprio non me la sento, ho incassato un colpo troppo grosso e adesso ho bisogno di un po' di tempo.
Non lascio mai un lavoro a metà, ma questa volta devo abbassare la testa e accettare di prendermi un po' di tempo, sto imparando a convivere con un dolore più grande di me, vi chiedo solo un po' di pazienza.
Pubblico ciò che era già pronto per ingannare un po' l'attesa.
Scusate!



Anche ad Alain non sfuggi la presenza del comandante "Andrè sbaglio o abbiamo compagnia?" chiese all'amico. "Non sbagli affatto" rispose il ragazzo in modo malinconico.
Alain borbottò sottovoce "Lo sapevo...c'è o non c'è riesce comunque a rovinarti la serata...uffa" "Come dici Alain?" rispose Andrè un po' seccato.
"Niente niente, dicevo...perché non vai da lei?" ribatté Alain alzando gli occhi al cielo e scuotendo la mano come volesse cancellare la frase appena pronunciata.
"Non credo proprio voglia compagnia stasera e inoltre ho la netta sensazione che mi stia evitando"
"Che hai combinato santarellino per farti evitare? In ogni caso se non la fermi l'oste qui farà fortuna e lei non credo smaltirà mai questa sbronza colossale, guarda quante bottiglie vuote"
Andrè le aveva già notate e non erano affatto un buon segno, cosa poteva esserle successo per spingerla a bere tanto?
Purtroppo un'idea lui se l'era fatta e non gli piaceva affatto, la sua preoccupazione aveva origini svedesi e rispondeva al nome di Fersen, ancora lui!
Che diavolo avrà fatto questa volta si chiedeva Andrè.
Nonostante odiasse starle vicino quando c'era di mezzo Fersen decise che forse Alain aveva ragione, non poteva abbandonarla così.
"Forse questa volta hai detto una cosa sensata Alain, dovrei provare a fermarla" rispose all'amico mentre stava abbandonando il suo posto per dirigersi verso di lei.
Buona fortuna amico mio pensò Alain, questa volta credo ne avrai proprio bisogno.
Andrè non immaginava che la sala dell'osteria fosse così grande, oppure era semplicemente lui che procedeva verso di lei come un condannato a morte verso il patibolo. Tutto intorno il caos, ognuno perso nel proprio chiasso, tante persone unite dallo stesso spirito, bere per non pensare, l'unica differenza era ciò che volevano dimenticare.
Quando arrivò al suo tavolo si rese conto che lei probabilmente non l'aveva neanche sentito arrivare talmente era persa nei suoi pensieri, era appoggiata con i gomiti sul massiccio tavolo di legno, che doveva averne viste parecchie dato lo stato in cui si trovava, sulle mani chiuse a pugno c'era appoggiato il viso, che in quella posizione sembrava quasi buffo data l'espressione che prendeva con le guance tirate all'insù. Continuava a fissare le crepe di quel legno antico quasi come se si aspettasse da loro chissà quale importante rivelazione.
Oscar se loro sapessero la verità sui misteri delle nostre tristi vite le avrei già interrogate da tempo, io che frequento questi sudici posti tutte le sere.
La chiamò per attirare la sua attenzione "Oscar?!"
Oscar senti una voce, l'unica che avrebbe voluto sentire e le sembrò di averla immaginata, ma decise comunque di alzare lo sguardo e si scontrò con quel verde capace di farle perdere la ragione, rimasero in silenzio per un po' scrutandosi e cercando di parlarsi con lo sguardo, ma questa volta sembrava davvero non avessero intenzione di capirsi, troppo presi dalle loro conclusioni, senza rendersi conto che probabilmente stavano commettendo uno degli sbagli più grossi della loro vita.
Nonostante Oscar fosse davvero felice di averlo vicino, le tornò in mente il motivo per cui si trovava lì e come al suo solito decise che la sua miglior difesa era l'attacco "Che diavolo vuoi?" gli sputo così in faccia tutta la sua rabbia.
Andrè la conosceva bene ed era abituato alle sue sfuriate, prontamente rispose "Noto con piacere che ubriaca sei più simpatica del solito cara Oscar".
Era tentato...tentato di lasciarla lì a cuocere nel suo brodo e tornarsene da dove era venuto, ritornare a quello che era il suo mondo ma come al solito il suo cuore ebbe la meglio sulla sua mente.
Come tutto ciò che le stava intorno, così si sentiva Oscar, se avesse potuto prendere e sezionare tutti i sentimenti presenti in quel locale era sicura che lei li stesse provando tutti e forse anche di più....come un esplosione che le partiva dal centro dello stomaco e si propagava per tutto il corpo, lasciandola lì lacerata ed esanime.

Continua......

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Capitolo 4
*** Cap.4 Fai parlare i tuoi occhi ***


Ecco il tanto atteso (mi auguro) quarto capitolo, non è il massimo lo sò, ma sto iniziando a tirarmi sù piano piano e di conseguenza la mia storia procede di pari passo con me.
Come già detto precedentemente non ho intenzione di abbandonarla senza una fine, quindi questo è il primo piccolo passo per ripartire, abbiate ancora un po' di pazienza, lo sò ve ne ho già chiesta molta ma spero di riuscire a farmi perdonare.



Vide la rabbia e la frustrazione nei suoi bellissimi occhi verdi e questo la spaventò, motivo per cui apri quella maledetta bocca per peggiorare involontariamente, ma come al solito la situazione "Purtroppo a questo triste mondo caro il mio Andrè non siamo tutti simpatici come il tuo amico Alain o peggio ancora come una delle tua amichette che hanno chissà cos'altro di facile oltre al sorriso".
Andrè rimase sorpreso, queste parole che senso avevano? Perché tirare in ballo Alain e delle sue ipotetiche amiche, proprio non capiva, doveva essere l'alcol a parlare per lei non c'era altra spiegazione. "Oscar non capisco davvero a cosa ti riferisci ma facciamo finta di niente e proviamo a ricominciare il discorso dall'inizio, va bene? Siamo partiti con il piede sbagliato" come sempre abbassava la testa e cercava di farla ragionare, era l'unica via, ma chissà perché questa volta aveva la sensazione che non ci sarebbe riuscito e la sua premonizione non si rivelò sbagliata. Lo percepì dallo sguardo che Oscar gli stava rivolgendo, non sapeva bene come interpretarlo ma sicuramente era ironico e carico di rancore.
"Non capisci? Non mi sorprende sai! Voi uomini non capite mai nulla e poi come se niente fosse pretendete di poter ricominciare". Voi uomini???? Ma era stata proprio Oscar a parlare...da quando lei che è sempre stata a cavallo tra il confine dei due sessi si permetteva di giudicarne uno piuttosto che l'altro, lei non aveva mai fatto distinzioni, qualcosa non andava, di certo c'entrava un uomo e lui temeva di sapere chi era il soggetto a cui si riferivano i suoi pensieri.
Ora anche lui era infuriato, lo era sempre quando aleggiava nell'aria l'ombra di un certo svedese, così inizio a rispondere a tono, senza sapere che entrambi stavano peccando di presunzione, credendo di conoscere i reciproci segreti, sentendosi sempre più lontani parola dopo parola, ma soprattutto senza rendersi conto di essere molto più vicini in quel momento che in tutta la loro vita passata insieme.
"Come dici tu mia cara Oscar a questo triste mondo non si può generalizzare, non siamo tutti uguali, quindi se sei abituata a frequentare uomini stolti questo non mi riguarda, se hai problemi con un certo amichetto della regina, non venire a sfogarti con me, questa sera non ho intenzione di subire le conseguenze di qualche sua sciocchezza" e così dicendo le rivolse la schiena come per andarsene.
Lei non poteva credere alle sue orecchie, come si era permesso, come gli era venuto in mente Fersen, era impazzito forse, rinfacciarle così il suo unico errore, quel passo falso di cui ormai si era decisamente pentita, non l'avrebbe passata liscia.
Si alzò di scatto, talmente repentinamente da far rovesciare la sedia su cui era seduta, le sembrò che in quel momento tutto intorno calasse il silenzio, percepì solo il tonfo sordo provocato dallo sbattere della sedia contro il duro pavimento in pietra, era come se tutto si muovesse al rallentatore a parte loro due, a parte lui che si stava allontanando fin troppo velocemente per i suoi gusti, tanto da iniziare a sentire quella mancanza dentro il suo petto con la quale si era ormai abituata a convivere durante la sua assenza.
Si allungo e lo afferrò per il braccio, riuscì a farlo voltare e fu in quel preciso momento che i loro occhi si incontrarono forse per la prima volta in vita loro, da entrambi gli sguardi trasparivano infiniti sentimenti, rancore, rabbia, delusione, affetto, amore, passione, desiderio o qualsiasi cosa avessero provato da quando si conoscevano, in pratica tutta una vita racchiusa in uno sguardo.
A entrambi sembrò di essere rimasti in quella posizione in silenzio per un tempo interminabile, poi Oscar si decise a parlare "Che cosa hai detto? Come ti sei permesso? Ma che ne sai tu eh?" il tono della voce era decisamente alto o almeno abbastanza alto da attirare l'attenzione dei numerosi presenti.
Alain che li osservava da lontano si accorse che la situazione si stava mettendo male, così decise di attirare l'attenzione dei suoi commilitoni con un brindisi e la promessa di offrire un giro gratis a tutti, gli stava offrendo l'occasione per una fuga e sperava che loro la cogliessero al volo prima che lo stato delle cose degenerasse.
Anche ad Andrè non sfuggì la situazione e senza pensarci due volte, capito al volo il piano di Alain, afferrò Oscar a sua volta e la trascinò fuori sussurrandole "Abbassa la voce, non qui. Usciamo!"

Continua......

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Capitolo 5
*** Cap.5 Amor proibito ***


Riuscirono a raggiungere l'uscita per fortuna senza grossi intoppi a parte il dover ignorare qualche sguardo strano e incuriosito proveniente dai clienti della taverna, non capitava tutti i giorni di vedere un soldato semplice litigare in quel modo con un suo superiore e potersi permettere di trascinarlo fuori, tutto questo sommato alla stravaganza di un comandante così effeminato portava a delle conclusioni alquanto bizzarre.
Una volta varcata la soglia Oscar sentì la brezza notturna pizzicarle il volto, la trovò piacevole, servì per schiarirle le idee e abbassarle la temperatura che si era notevolmente alzata da quando la sua mano era entrata in contatto con quella di Andrè.
Poco lontano dalla locanda Andrè trovo un vicoletto si infilò lì e si fermò, di quei tempi era meglio stare attenti, la notte Parigi non era poi così sicura, soprattutto per due persone corredate da armi, oggetto ormai desiderato da tutto il popolo, per un'eventuale guadagno dovuto ad una vendita o semplicemente per l'utilità che avrebbero potuto avere in caso di rivoluzione.
Oscar si appoggiò stancamente al muro umido alle sue spalle, tenendo lo sguardo basso, come se le punte dei suoi stivali fossero la cosa più bella ed interessante del mondo, ma per lei erano semplicemente la scusa più comoda per non dover incrociare il suo sguardo.
Si ritrovò a pensare che era decisamente più facile combattere contro il nemico piuttosto che affrontare un amico. Era in imbarazzo, non era affatto abituata a certe situazioni, una ragazzina nel corpo di una trentenne, non le piaceva non sapere come comportarsi, lei doveva sempre prevedere le mosse future.
Persa nei suoi pensieri prese a torturarsi una ciocca di capelli e Andrè quasi perse un battito del cuore guardando la sua Oscar in quella situazione, sicuramente inconsapevole dell'effetto che aveva su di lui. Non ne poteva più, stava per scoppiare, in tutti i sensi, così prima di superare quella linea di confine che si era ripromesso di non oltrepassare mai più, ruppe il silenzio "Oscar che ci sta succedendo?".
Lei sembrava non averlo minimamente sentito, se ne stava lì, come fosse dentro una sfera di cristallo infrangibile, chiusa nel suo silenzio.
Preso da uno sfogo improvviso Andrè sferrò un pugno al muro, a pochi centimetri del viso di lei e neanche questo esternamente sembrò distoglierla dai suoi pensieri.
La mano di Andrè leggermente sanguinante si distese e rimase con il palmo appoggiato nel punto in cui il muro aveva appena incassato il suo sfogo. Piegò leggermente il braccio e si avvicinò così a lei, ottenendo soltanto di trovarsela più vicina e sentirsi di conseguenza ancora più confuso e frustrato.
"Parlami ti prego! Insultami, cacciami, disprezzami, lo preferirei a questo. Va bene tutto ma non ignorarmi, questo no, non me lo merito".
Senza muovere un muscolo lei rispose "Non ti sto ignorando Andrè, sarebbe come ignorare la mia famiglia, la mia vita, il mio passato, me stessa e tutto quello che sono, mi conosci sai che non potrei mai farlo"
"Ti conoscevo Oscar, forse in passato ma adesso...non lo so...non so più niente, ho perso ogni certezza e peggio di tutto ho paura di aver perso te!".
A questo punto siamo arrivati pensò Oscar, sono stata talmente egoista e cieca da non accorgermi che la tua paura più grande fosse perdermi..se tu sapessi quanto abbiamo in comune, ma come faccio a dirtelo che io provo lo stesso? Come posso fare a farti capire che solo l'idea che tu possa appartenere ad un'altra mi ferisce più di una pallottola in pieno petto.
Sono cresciuta imparando a convivere con il dolore, imparando a saper reagire in ogni situazione e a trovare la cosa giusta da dire sempre e comunque, ma ora?
Mi sento sconfitta dai sentimenti, quelli che non riesco a controllare, sconfitta da un cuore che non posso comandare come faccio con i miei soldati e quel cuore ribelle è il mio, che non fa altro che gridarmi il tuo nome, semplicemente il tuo nome, soltanto ciò di cui ha bisogno per permettermi di continuare a vivere.
Ho sempre dato per scontato che tu fossi mio, che sciocca, altra cosa che mio padre mi ripeteva sempre "Non dare mai niente per scontato Oscar!". Tu sei mio in ogni minima fibra del tuo corpo, mio senza ombra di dubbio, ma non come servo e padrone, no mai, quello non lo siamo mai stati, mio come una cosa sola.
Eternamente legati da un sentimento proibito, che tu però hai riconosciuto molto prima di me, perchè tu non hai mai avuto pregiudizi, vedi le cose così come sono, sei sempre stato più lungimirante di me, io invece mi sono fatta influenzare dalla società in cui vivo, anche se non volevo.
Sono colpevole, lo so, ma non ho idea di come farmi perdonare da te, con che coraggio potrei chiederti di amarmi ancora dopo che ti ho respinto, dopo che ti ho fatto credere di preferire un altro anche quando l'unico sguardo che mi è rimasto impresso nella mente e nel cuore quando mi sono mostrata al mondo in abiti femminili è stato il tuo.
Alzò il viso e sfoderò il più fiero dei suoi sguardi, anche se sapeva che i suoi occhi l'avrebbero tradita, a rafforzare questa sua sensazione c'era la vicinanza delle sue labbra.
"Andrè no! Non mi hai persa, neanche quando te l'ho lasciato credere, perdonami, ti chiedo solo questo, dammi un'altra possibilità, non voglio obbligarti, ma te lo chiedo come un favore personale, in nome dell'amicizia che ci lega, non voglio vederti più soffrire e non voglio più soffrire io, lontani non saremo mai felici, adesso l'ho capito".
Andrè pensava di essersi immaginato tutto, era quasi tentato di tirarsi un pizzicotto per assicurarsi di non essere all'interno di uno dei suoi tanti sogni, era tutto perfetto o quasi, se non fosse per quella parola stonata, una parola ricca di significato senza dubbio, ma una parola che a lui non bastava più AMICIZIA.
Erano alla resa dei conti, tanto valeva scoprirsi per l'ennesima volta davanti ai suoi occhi, decise di giocarsi il tutto per tutto, aveva ragione lei, basta soffrire.
"Oscar quello che dici è stupendo, io non credo di doverti perdonare nulla, piuttosto sono io che ho fatto un grosso sbaglio quella maledetta notte, ma c'è una cosa su cui non sono d’accordo, se ti chiedessi io di perdonarmi non lo farei in nome dell'amicizia che ci lega, ma ti chiederei di farlo in nome dell'amore. Sono un pazzo e dovrei accontentarmi di quello che mi offri, l'ho fatto per tutta la vita e non ha senso smettere ora, ma se vuoi che io smetta di soffrire è questo che ti chiedo, oramai non mi basta altro....amami Oscar".
Gli sembrò di leggere nei suoi occhi una risposta che tardava ad arrivare, semplicemente perché le mancava il coraggio...certo che ti amo Andrè...ma non poteva illudersi ancora non doveva, la prossima mossa toccava a lei.
Mi stai chiedendo di amarti, che è la cosa che so fare meglio, ma pretendi giustamente che io te lo dica e questa è la cosa che saprei fare peggio.
Non so perché le mie labbra non riescono a sigillare con le parole quello che il mio cuore sente, forse perché ho paura, che cosa riserverebbe il futuro a due come noi? Come pensi che sarebbe vivere il nostro amore? Non voglio fare la vita da clandestina, non voglio farla fare a te, questo sentimento si merita di più, non la menzogna, non le bugie ma la luce del sole.
Vorrei amarti senza nascondermi dal mondo, ma non posso. E se ci scoprissero? E se per questo dovessero separarci? Chi mi assicura che non ci verrà imposta altra sofferenza anche peggiore di questa? Morirei senza di te e credo anche tu.
Non avvicinarti così Andrè, le tue labbra sono troppo invitanti, non sai quanto ti desidero, il tuo profumo mi fa perdere la testa più di qualsiasi altra cosa, neanche un botte di cognac bevuta tutta in un sorso potrebbe farmi girare così la testa.....ti amo...altroché se ti amo....ma non posso rischiare di perderti.
Si liberò dal suo semi abbraccio e scappò via da lui, per l'ennesima volta, lasciandolo deluso mentre urlava disperato il suo nome "Oscarrr".
Raggiunse il suo cavallo che era legato davanti la taverna, sentiva i passi di lui alle spalle, salì su Cesar quasi saltandoci sopra tanta era la fretta e corse via al galoppo.
Lui la rincorse e si lanciò all'inseguimento dopo aver recuperato anche il suo destriero, in un'altra situazione non l'avrebbe seguita, si era ripromesso che avrebbe accettato qualsiasi sua scelta dopo quella dichiarazione, l'avrebbe lasciata libera se glielo avesse chiesto, ma i suoi occhi qualche istante prima sembrava proprio gli stessero facendo un'altra muta richiesta, prima di rinunciare definitivamente a lei voleva le prove di essersi sbagliato e non avere letto "..altroché se ti amo Andrè" in quel meraviglioso oceano che colorava i suoi occhi.

Continua......

Note:
Questa volta sono stata abbastanza brava, non vi ho fatto attendere molto, ma non odiatemi se ho interrotto tutto nel momento più bello, mi piace creare un po' di suspense e spero di esserci riuscita. Vi prometto che aggiornerò presto, spero di farcela per l'inizio della prossima settimana, ho già delle idee precise, devo solo trasformarle in una storia sensata.
Ho aggiunto queste note per due motivi ben precisi, vorrei soffermarmi sul motivo per cui Oscar scappa via, mi auguro di aver reso bene l'idea della fuga per amore, nel senso che lei scappa perché teme di peggiorare la situazione amandolo.
Nel periodo storico in cui si trovano i nostri protagonisti una loro unione (se non solo come amanti) sarebbe impossibile, rischierebbero di essere puniti entrambi con la morte, per questo lei pensa che sia meglio averlo solo come amico piuttosto che perderlo per sempre e non averlo affatto. Ci terrei a sottolineare quanto a distanza di anni tale argomento sia ancora così contemporaneo, basti pensare a tutte le persone che ancora al giorno d'oggi vengono private della possibilità di amare qualcuno alla luce del sole.
Il secondo motivo ma non meno importante è ringraziare chiunque abbia deciso di seguire la mia storia e soprattutto chi ha lasciato dei commenti, senza i vostri preziosissimi consigli sarei un disastro ben peggiore di quello che sono ora!

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Capitolo 6
*** Cap.6 E' difficile vedere con gli occhi dell'amore ***


Nel caos della locanda c'era qualcuno che non riusciva a essere sereno, era in pensiero per il suo amico, anzi per l'unico amico che avesse mai avuto.
Andrè per lui era diventato come un fratello, certo non l'avrebbe mai ammesso con nessuno, ma gli voleva bene, un gran bene.
Doveva ringraziare lui se era riuscito a uscire dal baratro dove era piombato dopo la perdita della sua famiglia, avrebbe fatto la stessa fine se non fosse stato per Andrè e per questo gli doveva la vita. Voleva aiutarlo, per fare in modo che fosse Andrè a liberarsi dal suo tormento questa volta, ma aveva capito che purtroppo lui non poteva fare molto, la felicità di Andrè non poteva arrivare da nessuno che non fosse lei.
Si sentiva impotente e non gli andava giù, Alain sa sempre cosa fare pensò, decise di uscire per controllare la situazione, chissà cosa avrebbero combinato quei due senza di lui?!
Fece in tempo a sentire la porta chiudersi alle sue spalle e poi un grido, un richiamo disperato, il nome del suo comandante pronunciato dal suo migliore amico come fosse l'unica possibilità di salvezza per un condannato a morte.
Vide Oscar arrivare di corsa, neanche fosse inseguita dal peggiore dei suoi incubi, prendere Cesar e volarci sopra nel vero senso della parola, per poi scappare via più velocemente possibile.
Subito dopo arrivò colui che rappresentava l'ipotetico incubo, dopo aver eseguito le medesime azioni di lei, sparì dietro la sua scia.
Curioso pensò, un incubo che insegue il suo sogno!
Che hai combinato questa volta Andrè? Sono combattuto, una parte di me pensa che dovrei venire a fermarti, non voglio più vederti soffrire inutilmente, ma l'altra parte, la mia vera natura che ama il rischio, crede sia giusto così, devo lasciarti fare, rischia Andrè è l'unico modo che hai per ottenere una cosa così irraggiungibile.
Il vento che sembrava tagliarle la faccia non era un problema, le lacrime che cadevano copiose dai suoi occhi non erano un problema, il dolore che sentiva nascerle dentro non era un problema, ma il fatto che lui stesse per raggiungerla si, quello era un problema.
La sua decisione era l'unica possibile e lei credeva di aver fatto la cosa giusta, ma se lui l'avesse raggiunta, se si fossero ritrovati ancora faccia a faccia quella notte, tutti i suoi buoni propositi sarebbero crollati ne era certa.
Se avesse riavuto la possibilità di stringerlo a sé, questa volta l'avrebbe fatto, era certa che la sua mente volesse una cosa ma il suo corpo e il suo cuore volessero l'esatto contrario, la ragione aveva già prevalso una volta, non avrebbe resistito oltre.
Vide la sagoma del palazzo farsi sempre più vicina, forse ce l'avrebbe fatta a chiudersi nella sua stanza prima del suo arrivo, quello sarebbe stato territorio neutro, sapeva che lui non avrebbe fatto una scenata lì, con il rischio di svegliare tutti.
Più si avvicinava e più i suoi occhi notavano una nota stonata nel paesaggio di palazzo Jarjayes, c'era qualcuno davanti al cancello, chi poteva essere a quell'ora?
Subito si preoccupò ma poi riconobbe il misterioso cavaliere, Fersen......no, non adesso. Che diavolo ci faceva lì?
Il limite del cancello si stava avvicinando pericolosamente, decise che era meglio far rallentare il suo cavallo e Fersen alzò una mano in segno di saluto. Quando fu abbastanza vicina perché lui la sentisse istintivamente disse "Fersen che ci fate voi qui?", detto questo si guardò subito indietro, per fortuna non c'era ancora l'ombra di Andrè.
"Oscar perdonatemi, lo so non è l'orario ideale per una visita, mi rendo conto che non dovrei essere qui ma ho bisogno di voi". Quanto aveva aspettato quelle parole in passato, quanto le aveva desiderate?
Il suo destino beffardo continuava a prendersi gioco di lei, le tanto attese parole arrivavano proprio nel momento in cui lui, da persona tanto desiderata, si era trasformata nella più sgradita possibile.
Era nervosa, continuava a torturarsi le mani, si riguardò alle spalle.
"Perdonate la mia sfacciataggine, ma siete nei guai? Siete arrivata come una furia, continuate a guardarvi indietro. E' come se qualcuno vi stesse segue..."
Non fece in tempo a finire la frase che quel qualcuno arrivò, se possibile ancora più trafelato di lei, si arresto appena in tempo davanti a loro.
Sono uno stupido pensò Andrè, un perfetto idiota, se potessi mi farei i complimenti da solo, non mi basta illudermi no, ho voluto andare oltre, seguirla credendo che stesse scappando da quello che prova per me, invece guarda guarda, non stava scappando da me, povero stolto, stava correndo da lui.
Lanciò uno sguardo carico d'odio al conte e ignorando il suo saluto si girò a guardarla, sfoderò il migliore dei suoi sarcastici sorrisi e disse:
"Scusate non volevo interrompervi, non badate a me, come sempre Oscar, giusto? Con permesso io mi ritiro".
Stava per colpire i fianchi del suo cavallo per poter lasciare il prima possibile quel meraviglioso e imbarazzante quadretto, quando senti uscire dalla bocca degli altri due la medesima parola "No!" Ci fu un incrociarsi di sguardi sorpresi, rimasero così per un po', poi Oscar decise di intervenire e spezzare quell'ingombrante triangolo.
"Fersen mi spiace non so cosa vi abbia portato fino qui a quest'ora, ma adesso proprio non ho tempo e sinceramente non capisco come potrei esservi utile. Scusate."
"Scusatemi voi Oscar e anche voi Andrè, avevo bisogno del saggio consiglio di un'amica, mi era stato detto che sareste dovuta rientrare e ho deciso di aspettarvi, ma a quanto pare ho fatto una sciocchezza, è evidente che sono io ad aver interrotto qualcosa. Con permesso."
Dopo aver girato il suo cavallo Fersen si allontanò con un'espressione indecifrabile in volto, si sentiva strano, si era scontrato con una realtà di cui era già a conoscenza soltanto i suoi occhi si erano sempre rifiutati di vederla.
Andrè pensò che lo svedese non si smentiva mai, carino da parte sua sottolineare per l'ennesima volta che lei fosse una sua amica, complimenti per il tatto, non riusciva proprio a spiegarsi perché Oscar dovesse amare uno così e non lui, con questo dubbio si avvio verso l'ingresso.
Oscar tirò un sospirò di sollievo per il momento, girò lo sguardo in cerca di Andrè e vide che si stava già apprestando a varcare la soglia del palazzo, questa volta fu lei a seguirlo.
Si ritrovarono nelle scuderie, negl'occhi di Andrè lei riconobbe chiaramente la rabbia e il rancore che sarebbe lecito provare dopo aver scoperto il più subdolo dei tradimenti, aveva immaginato cosa gli stesse passando per la testa, perché tutto questo doveva capitare a lei?
Stava per dire qualcosa, anche se ancora non sapeva bene cosa, era davvero una situazione assurda, ma fu interrotta dalla voce di lui "Zitta Oscar! Ti prego non dire niente, non aggiungere altro, è già abbastanza imbarazzante e umiliante così, non peggiorare la situazione".
"No devi ascoltarmi! Non tirare conclusioni affrettate".
"Affrettate dici? Non c'è niente di affrettato, anzi ci ho messo anche fin troppo tempo a capire qualcosa che era ben evidente sotto il mio naso, adesso ho ben chiaro il motivo per cui non puoi amarmi. Ma tranquilla non mi devi nessuna spiegazione, sei liberissima di scegliere con chi passare le tue notti".
Stava per andarsene ma lei gli bloccò la strada e gli assestò un pugno in pieno volto, lui si portò una mano sulla guancia dolorante e la guardò incredulo.
"Come ti permetti? Continui a peccare di presunzione, non sai niente! Non te ne andrai finché non mi avrai ascoltata e adesso sta zitto tu! Poi deciderai di fare ciò che meglio credi ma devi sapere. Non ho idea del perché Fersen fosse qui e se devo dirla tutta non mi interessa, probabilmente avrà avuto qualche problema con la sua amichetta, ma non mi riguarda, io ho i miei problemi a cui pensare adesso".
Non sapeva se crederle o no, sembrava sincera come non mai in vita sua, pensò, che infondo le aveva già dedicato tutta la sua vita, quindi oramai non aveva più niente da perdere "Va bene Oscar, ti credo, ma mettiti nei miei panni, cosa avrei dovuto pensare? Lo trovo qui a quest'ora della notte che aspetta te, so cosa provi per lui e questo mi fa impazzire di gelosia, non era così strano pensare che ci fosse qualcosa tra voi".
"Tu geloso di lui? Quello che provo? Sbagli ancora. Per lui non provo più niente da tempo, in passato è vero, ho provato qualcosa, ma adesso mi sento di escludere con certezza che fosse amore. Non hai motivo di essere geloso, ai miei occhi tu vali molto più di lui Andrè, perdonami se l'ho capito tardi e ti ho fatto soffrire. Adesso so cosa vuol dire amare e ti assicuro che non ha niente a che fare con Fersen".
"Oscar! Cosa stai cercando di dirmi? Ti prego basta girare intorno alle cose, dimmelo chiaro se devi dirmi qualcosa, non torturarmi ulteriormente e sappi che questa volta non ti permetterò di scappare ancora".

Continua......

Note: Come promesso ecco il nuovo capitolo.
Grazie davvero per le belle parole che mi avete lasciato, non so come ringraziarvi. Anche questa volta sembra che il discorso sia stato troncato un po' a metà, ma tra non molto saprete come andrà a finire, cerco solo di tenere vivo l'interesse ;-)

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Capitolo 7
*** Cap.7 Il giorno e la notte ***


Sorpresa! Ecco a voi un capitolo oserei dire flash, ma non potevo lasciare per troppo tempo la situazione in sospeso.
Mi sentivo troppo in colpa per aver interrotto sul più bello. Non temete non è finita così, volevo solo concludere una parte che forse andava nel capitolo precedente.
Spero di non deludervi!



Lui aveva ragione e lei lo sapeva perfettamente.
Basta scappare, non aveva più senso ormai e in ogni caso non sarebbe servito a far star meglio nessuno dei due.
Adesso veniva la parte difficile, come fargli capire che lo amava alla follia ma tanto era l'amore quanta era la paura?!
"Andrè non è così facile...".
"Oscar non cercare inutili scuse, è facilissimo, sono solo due parole, io te le ho ripetute alla noia, perchè tu non dovresti riuscire a farlo?".
"Perchè per te è diverso, tu non hai mai ....".
"Cosa Oscar? Cosa non ho mai? Non ho mai pensato alle conseguenze? Non ho mai riflettuto su quello che avevo da offrirti? Non ho mai desiderato avere la benedizione di tuo padre? Non ho mai avuto paura di quello che potrebbe succederci?".
Questa rivelazione la sorprese, sciocca per l'ennesima volta sciocca, così si sentiva, pensava che per lui fosse tutto più facile, lo credeva impulsivo e invece, anche lui aveva fatto i suoi medesimi pensieri e aveva lottato con le stesse paure, la differenza però era che lui aveva trovato il coraggio per affrontarle.
Ma che aveva da sorprendersi poi? Non era una novità! Andrè ha dimostrato per tutta la vita di essere l'uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto, avrebbe affrontato qualsiasi cosa per lei e adesso era tutto più chiaro, avrebbe affrontato anche il destino per farla felice e lui sapeva che la vera felicità l'avrebbero trovata soltanto insieme.
Lui le aveva letto l'anima e come sempre aveva scoperto tutto, ogni suo più piccolo pensiero, perchè lei invece non ci era mai riuscita? Lei era per lui un libro aperto, ma le cose dovevano cambiare, avrebbe imparato a leggergli dentro, proprio come sapeva fare Andrè.
"Perdonami! Non ho mai capito niente! Io credevo che noi fossimo come il giorno e la notte, uno non potrebbe esistere senza l'altro ma non potranno mai stare insieme. Invece noi possiamo cambiare il nostro destino, noi abbiamo la possibilità di farlo, possiamo lottare per ottenere ciò che vogliamo e io lotterò Andrè, non mi tirerò indietro, per la prima volta nella mia vita dimostrerò davvero il mio coraggio!".
"Oscar non mi importa di nulla adesso, non mi importa delle tue scuse, non mi importa del tempo perso, mi importa solo di una cosa, perché? Dimmi perchè vuoi fare tutto questo!".
Si sentiva libera ed era una sensazione meravigliosa, lui era meraviglioso, adesso aveva finalmente aperto gli occhi e sapeva qual'era la cosa giusta da fare.
Prese il viso di Andrè tra le sue mani, lo guardò decisa, i suoi occhi erano più limpidi che mai, liberi da qualsiasi dubbio o ripensamento e lei voleva che lui se ne rendesse conto.
"Guardami Andrè, leggi nei miei occhi ciò che provo, non dovranno mai più esserci incomprensioni tra noi, perchè TI AMO Andrè Grandier! Ti amo più della mia stessa vita e adess...."
Non poteva più aspettare, le due parole erano arrivate, le aveva attese dal momento in cui i suoi occhi si erano incrociati con quelli di lei e adesso tutto il resto gli sembrava una perdita di tempo, così le blocco le parole con un bacio.
Si poteva esprimere un sentimento così radicato e forte con un bacio? Decisamente si. Quel bacio valeva più di tutte le parole che erano state inventate fino a quel momento.
Lui si stacco da lei e potè notare con soddisfazione la sua espressione contrariata, ma lo fece soltanto per dirle "Certo che è molto più difficile farti parlare piuttosto che farti stare zitta!".
"Insolente di un Andrè! Come osi!!!" ma quasi non fece in tempo a dire l'ultima lettera che lui era tornato all'attacco e per avvalorare la sua tesi fece uno sforzo sovraumano per staccarsi nuovamente da lei e pronunciare a fior di labbra "Come volevasi dimostrare!".
Scoppiarono tutti e due in una fragorosa risata, era bello ridere, soprattutto poter ridere ancora insieme, come una volta, sembrava di essere tornati indietro nel tempo e come quando erano bambini dopo essersi scambiati uno sguardo complice misero l'indice davanti alle labbra, per indicare di fare silenzio, altrimenti avrebbero svegliato tutto il palazzo, l'unica differenza adesso era che l'indice di Oscar poggiava sulle labbra di Andrè e viceversa.

Continua......

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Capitolo 8
*** Cap.8 La mia dolce tortura ***


Capitolo veloce e di transizione in attesa dell'ispirazione definitiva che arriverà presto non temete ;-)


Era strano per lui pensare che solo fino a qualche minuto prima, se gli avessero chiesto secondo lui qual'era la tortura peggiore del mondo, avrebbe risposto, stare vicino a Oscar e non poterla sfiorare.
Invece adesso dopo l'ultima sconvolgente dichiarazione, la tortura peggiore si era trasformata nello smettere di baciarla, due sensazioni opposte ma comunque legate a lei, arrivò alla conclusione che Oscar fosse la sua dolce tortura.
Anche se sembrava impossibile doveva smettere, non poteva continuare, stava già iniziando a perdere il senso della ragione e quello non era decisamente il posto più adatto, aveva sognato mille e più volte quel momento, delle volte lo scenario era stata la stalla, ma adesso no, non voleva.
La realtà era decisamente migliore dei sogni, non era neanche paragonabile e quindi doveva essere tutto perfetto, non si sarebbe mai più accontentato d'ora in poi, adesso poteva dire di avere tutto.
Provo ad abbandonare le sue labbra ma non fu così semplice, non solo perché avrebbe dovuto combattere contro se stesso, ma anche contro di lei. Oscar sembrava non volesse saperne di lasciare la fonte del suo piacere, nemmeno per un secondo, però pensò Andrè, altro che algido comandante, se avesse potuto avrebbe anche riso, ma con lei avvinghiata alle sue labbra gli era impossibile.
Riuscì a interrompere il contatto solo il tempo necessario per dire "Oscar, forse dovremmo smetter...".
In un primo momento lei preferì far finta di niente, poi si rese conto che soltanto l'idea di non tener conto dei suoi desideri, anche solo per gioco, la faceva star male, forse si sentiva troppo in colpa per tutti gli anni passati in cui aveva ignorato il suo cuore, così lo assecondo e a malincuore smise di baciarlo.
Rimasero allacciati nel loro abbraccio, occhi negli occhi, dove finiva il respiro di uno iniziava l'altro, erano una cosa sola, tutte le false barriere erette nel tempo da lei erano state abbattute, sicuramente anche i loro cuori stavano battendo al ritmo della stessa melodia.
Se fosse stato per loro sarebbero potuti rimanere così per sempre, come se ormai avessero raggiunto l'obbiettivo per cui erano stati messi al mondo e da adesso in poi l'unica cosa che importava era stare insieme, ma Andrè decise che seppur bello, non sarebbero potuti rimanere lì ancora per molto e in ogni caso nella sua testa stava già fantasticando su luoghi molto più adatti e comodi dove vivere il loro amore.
"Oscar forse sarebbe meglio entrare" riuscì a dire con un filo di voce, non avrebbe voluto rovinare quel momento magico, ma a mente fredde gli sembrò la soluzione migliore. "Non mi importa dove siamo Andrè, l'unica cosa che mi importa è che tu sia con me!".
Ancora faticava a crederci che quelle parole fossero per lui, si dimenticò di tutti i buoni propositi e riprese a baciarla più avidamente di prima, come un assetato che trova un'oasi nel deserto, ma lui non si sarebbe mai saziato di lei, ne era certo.
Poi come se una doccia fredda gli fosse cascata sulla testa all'improvviso, si rese conto di essere molto vicino al punto di non ritorno e scosto Oscar quasi bruscamente, tenendole le mani sulle spalle le disse "Ok andiamo in casa!", si girò di scatto e si avvio verso l'uscita, tenendola per mano, ma senti una resistenza eccessiva.
Decise di guardare nella sua direzione per controllare e la vide con il muso che puntava i piedi, con gli occhi lucidi e i capelli arruffati, le labbra già rosse perché non abituate allo scambio di baci di nessun genere,non era mai stata così bella, ne rimase quasi abbagliato, ma non doveva perdere il controllo "Oscar non fare la mula capricciosa, non ora, andiamo!".
"E tu signor Grandier non fare l'uomo dalle mille risorse, non decidere per me mai più, sono stata chiara?".
"Tu è una vita che decidi per me, adesso è un po' il mio turno non credi?!" si pentì il secondo successivo aver pronunciato quelle parole e il velo di tristezza che vide specchiandosi nei suoi occhi azzurri non fecero altro che confermargli che si, aveva detto una cattiveria gratuita.
Oscar abbassò lo sguardo, si rese immediatamente conto che lui voleva solo scherzare, ma si chiedeva se sarebbe mai riuscita a togliersi di dosso quello sgradevole senso di colpa per tutto il male che gli aveva fatto, riuscì solo a pronunciare un triste "Perdonami se puoi, ti prego".
Con un passo lui annullò lo spazio tra di loro, mise l'indice sotto il suo mento, la invito a ripristinare il contatto tra i loro occhi e sinceramente pentito le disse "Oscar perdonami tu, volevo scherzare, quello che ho detto non lo penso minimamente, io sono sempre stato libero, libero di amarti anche se non avrei dovuto, libero di starti vicino anche se non avrei potuto, se qualcosa non l'ho deciso io con la mia testa è soltanto perché l'ho deciso con il cuore, seguendo il sentimento che provo per te".
Il viso di lei si illuminò nuovamente, erano bastate quelle poche parole per cancellare definitivamente quel senso di angoscia "Nessun rimpianto allora amore, dobbiamo pensare soltanto al nostro futuro".
Il loro futuro, quanto era bello sentire quelle parole pronunciate dalle sue dolci labbra, lui non aveva ancora avuto il tempo di pensarci in quegli ultimi attimi, lei invece si "Oscar non avresti potuto farmi regalo più grande, riguardo il nostro futuro ho un sacco di cose da dirti e una in particolare da chiederti, ma adesso andiamo".
Si avviarono insieme verso il palazzo, varcata la soglia trovarono una sorpresa, nonostante l'ora tarda l'ingresso era ancora illuminato, non succedeva mai a casa Jarjayes.
Successivamente videro il generale sulla scalinata di palazzo, i loro volti si rabbuiarono contemporaneamente e istintivamente allontanarono le loro mani, era troppo presto per affrontare il padre di Oscar, non si erano ancora preparati insieme una strategia per affrontarlo.
La mia vita è una guerra pensò Oscar tra sé e sé.
Non riuscirono a capire se lui li aveva visti mano nella mano oppure no, ma il generale aveva un'espressione contrariata, quel caratteristico sopracciglio rialzato, non prometteva niente di buono, lo sapevano entrambi.

Continua......

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Capitolo 9
*** Cap.9 Uno strano presentimento ***


Ciao a tutti! Lo sò non ho scusanti per tutto il tempo che è passato e non ho intenzione di annoiarvi con scuse che non potreste capire e con i miei problemi personali, mettiamola così, sono tornata!
Mi rendo conto che è passato tantissimo tempo e che probabilmente chi aveva iniziato a seguire la mia storia magari non frequenta neanche più questo sito, ma io vorrei riprovarci.
Ho dovuto io stessa rileggera la mia storia per ritrovare il punto della situazione e ho deciso di pubblicare un capitolo veloce, per poter permettere a chi non mi conosce e volesse iniziare a farlo, di leggere la mia storia dall'inizio e se ci fosse ancora qualcuno dei vecchi lettori (spero con tutto il cuore che ci sia) può rileggere per rinfrescarsi la memoria.
Capisco che adesso sarà difficile darmi fiducia, voi penserete "E se io mi rimetto a leggere e poi lei sparisce di nuovo?!", avete perfettamente ragione, ma l'unica cosa che posso fare è promettervi che non succederà ancora, sono passati anni, la vita mi ha sorpreso e atterrata direi, ma sono tornata come una fenice e adesso sono più forte e non ho intenzione di mollare!



"Buonasera ragazzi" disse il generale "Da dove tornate a quest'ora tarda? Problemi a lavoro?" il tono sarcastico purtroppo non sfuggi a nessuno dei due.
Confusione, era questo che riempiva la testa dei due, si sentivano entrambi come bambini beccati a rubare un biscotto, che colti sul fatto avrebbero dovuto giustificarsi, trovare una motivazione logica per il loro gesto, ma non sapevano assolutamente che cosa dire.
Ma lei era comunque un soldato, abituata a raggirare un ostacolo imprevisto ragionando su una strategia e in più, sapeva benissimo che più tempo passava e meno sarebbero stati credibili, qualsiasi cosa avessero detto.
"Buonasera padre, no nessun problema davvero, ci siamo soffermati a bere qualcosa in un'osteria, uno dei nostri commilitoni festeggiava il suo imminente matrimonio e così siamo stati obbligati ad accettare l'invito per non sembrare scortesi, ma ci siamo fermati più del previsto, adesso siamo esausti e vorremmo soltanto poter riposare un po'".
Il generale alzo gli occhi al cielo, Oscar non riuscì a capire se l'avesse fatto perchè non aveva creduto minimamente al suo racconto, oppure, perchè lui trovava tutto questo noioso e insignificante, lui non si sarebbe mai mischiato con dei soldati semplici, neppure per una buona ragione, l'avrebbe trovato semplicemente disgustoso e vergognoso.
"Si, si certo, voi giovani siete strani, comunque Oscar ho bisogno di parlarti, ma a questo punto se sei stanca rimandiamo a domani, forse è meglio... buonanotte".
"Buonanotte, padre".
"Buonanotte signor generale".
I due attesero che il padre di lei sparisse in cima alle scale e poi si diressero verso il salottino, dove le ultime fiamme del camino riscaldavano appena la stanza e creavano una luce quasi magica.
Lei si fermò in piedi a scrutare lo scoppiettare delle fiamme ormai deboli e sentiva che tutta l'euforia che aveva dentro, si stava spegnendo, proprio come quel fuoco, aveva un brutto presentimento, anzi, un presentimento terribile.
Tutto questo non sfuggì ad Andrè, che si sistemò esattamente dietro di lei, le due figure cambaciavano perfettamente, quasi fossero due sagome nate per incastrarsi e diventare una cosa sola.
Le mise una mano sulla spalla, una intorno alla vita, l'attirò a se e appoggiando il mento sulla sua testa le chiese "Oscar cosa c'è? Cosa ti preoccupa così tanto adesso?".
"Andrè mio padre ci ha visti, ne sono certa".
"Ma no Oscar che dici? Non si sarà accorto di nulla vedrai, non preoccuparti inutilmente, va tutto bene, rilassati, non rovinare questa magnifica serata".
"Ma si forse hai ragione, chissà perchè mi sono fatta prendere così dal panico, non è da me, è solo che sento una strana sensazione".
"Passerà" le disse lui e prese a massaggiarle teneramente le spalle, lei si sciolse immediatamente come burro sotto il sole d'estate, lui sapeva assolutamente come farla stare meglio e quando iniziò a baciarla sul collo, dopo averle scostato i capelli, lei si convinse che lui fosse il custode del paradiso e adesso aveva tutta l'intenzione di usare le chiavi in suo possesso per portarla lì.
Andrè a sua volta era preoccupato quanto lei, anche lui aveva percepito qualcosa di strano nel generale quella sera, ma non voleva fomentare le sue paure e le sue preoccupazioni, non quella sera, non adesso che avevano raggiunto la felicità, ci avrebbero pensato il giorno dopo, adesso esistevano solo loro due.
Erano talmenti presi da loro e dai loro pensieri che nessuno si accorse dell'ombra scura che si allontanava dal salottino.

Continua......

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Capitolo 10
*** Cap.10 Ritrovarsi ***


Ciao a tutti! Non riesco proprio a rispettare le mie promesse, avrei tanto voluto aggiornare prima, ma purtroppo non ci sono riuscita, scusate!
Spero comunque che il capitolo vi piaccia :-)



Rimasero allacciati nel loro abbraccio per un po', come se avessero paura di rovinare tutto anche solo con un minimo movimento, ma poi Andrè capì che ormai niente avrebbe potuto dividerli e con una mossa decisa e inaspettata fece voltare Oscar, ora erano uno di fronte all'altro, lui appoggiò la fronte sulla sua e le mormorò sulle labbra con tono impertinente: "Oscar è tardi, che ne dici di andare a letto?".
Lei subito sorrise e stette al gioco, si liberò dalle sue braccia anche se a malincuore, con tono serio e un finto sbadiglio rispose: "Si Andrè hai ragione...sono proprio stanca...buona notte".
Si avviò decisa verso la porta, come se volesse lasciarlo lì, ma lui allungò immediatamente la mano, l'afferrò per il polso e la tirò ancora vicino a se "Comandante voi non avete cuore, ve ne andate senza neanche darmi un bacio?", le mise una mano dietro la nuca e la baciò con passione come se potesse essere l'ultima volta, come se volesse imprimerle con il fuoco della sua passione un segno di propietà, come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita che aspettare questo momento.
Quando si staccarono avevano il fiatone, erano senza respiro ma non si erano mai sentiti meglio, lui si avvio deciso, tenendola per mano verso le scale che portavano ai piani superiori, ma questa volta fu lei a fermarlo, senti una scossa, qualcosa di strano, una brutta sensazione, forse tornava a galla il dubbio che suo padre li avesse visti, non sapeva spiegarselo ma suggerì ad Andrè di essere più discreto, gli lasciò la mano e gli disse di far finta di andare in camera sua, poi dopo un po' sarebbe andato da lei che lo avrebbe aspettato sveglia.
Si scambiarono uno sguardo d'intesa e si separarono, lei raggiunse la sua stanza e sorrise al pensiero che probabilmente lui, stesse già pensando di raggiungerla, sapeva che non avrebbe resistito, motivo per cui rinunciò immediatamente al pensiero di cambiarsi e farsi trovare in abiti più femminili, sicuramente non avrebbe avuto tempo e poi lei era così, non aveva bisogno di finzioni e Andrè l'amava sicuramente anche per questo, decise semplicemente di togliersi la spada, in questa occasione era decisamente di troppo.
Si avvicino al tavolino e accese almeno una candela, aveva bisogno di luce, voleva ammirare il suo uomo quando l'avrebbe raggiunta, sentiva caldo, probabilmente il caldo le veniva da dentro ma per schiarirsi anche solo le idee andò al balconcino, aprì la finestra e lascio che l'aria fresca della notte le accarezzasse il viso, chiuse gli occhi, inspirò profondamente, quando sentì una mano tapparle la bocca, si sentì afferrare per la vita, poi un profumo meraviglioso l'avvolse e una voce calda le sussurrò all'orecchio "Sei meravigliosa".
A quel punto la stretta si allentò, la mano scivolò dalla bocca sulla guancia e si trasformò in una carezza, lei si voltò di scatto e gli punto gli occhi addosso, come se volesse trapassarlo da parte a parte "Sei pazzo? Ma che modi sono? Non ti ho sentito arrivare, ringrazia che non avevo con me la mia spada, altrimenti..." lui l'azzitti con un bacio e poi con aria strafottente le rispose "Comandante, ho solo seguito gli ordini, siete stata voi a dirmi di essere discreto".
In un altro momento l'avrebbe punito in qualche modo, ma questa volta no, la sua reazione fu del tutto inaspettata, lo baciò con tutta la passione che aveva o che pensava di avere, perché era solo l'inizio, doveva ancora scoprire molte cose, lo sapeva ed era spaventata ma d'ora in poi l'amore era dalla sua parte e tutto sarebbe stato più facile.
Raggiunsero il letto abbracciati, mentre si baciavano, ci caddero sopra ma sempre senza lasciarsi, l'atterraggio non fu dei più morbidi però, le loro teste si scontrarono e dopo essersi guardati negli occhi scoppiarono a ridere.
Andrè si sentiva in paradiso, erano anni che non la vedeva ridere così, serena, senza remore, ebbe la sensazione di essere l'uomo più ricco del mondo, tutto ciò che voleva, tutto ciò di cui aveva bisogno era tra le su braccia ed era felice come lui.
Ad un tratto si fece serio, la chiamò per attirare la sua attenzione "Oscar, devo dirti una cosa, non fraintendermi, sai cosa provo per te, ma tu sei sicura? Se andiamo avanti adesso non si torna indietro, tutto cambierà, è davvero questo che vuoi?".
In un istante realizzò che era più che sicura, lei lo voleva, adesso e subito ma solo un pensiero le sfiorò la mente, un ricordo, la scintilla che aveva accesa tutto questo, la sua gelosia, credeva ci fosse una donna nella sua vita e ancora non gli aveva chiesto nulla a riguardo, adesso dopo tutti i loro discorsi le sembrò una cosa impossibile, come se quell'idea fosse vecchia di cent'anni, ma invece era nata nella sua testa solo qualche ora prima, ricambiò il suo sguardo serio e domandò: "Andrè, c'è una donna nella tua vita? Rispondimi seriamente ti prego".
Lui rimase sorpreso, tutto si sarebbe aspettato ma non questa domanda, primo perché era un classico segno di insicurezza e quindi una cosa che non apparteneva alla sua Oscar e poi perché dopo tutto quello che le aveva detto e dimostrato, perché mai si era fatta venire un dubbio del genere, divento curioso e volle indagare: "Oscar, come ti viene in mente questa domanda? ...Adesso poi?!". Non era la risposta che voleva, sperava in un deciso no e non le piaceva "Non si risponde a una domanda con un'altra domanda Grandier, lo sai, è la prima cosa che ti hanno insegnato da piccolo".
Andrè si accorse che era davvero infastidita, voleva dire che aveva dei motivi validi per aver fatto quella domanda, voleva scoprirlo ma adesso la priorità era calmarla "Oscar no, non c'è nessun'altra donna nel mio cuore, ci sei solamente tu da che ho memoria e ci sarai solo tu per sempre" la baciò con delicatezza e ottenne proprio ciò che voleva, la sentì rilassarsi.
Oscar era felice, lui era sincero ne era certa ma sapeva che adesso gli doveva una spiegazione riguardo al suo dubbio, così gli racconto tutto, di averlo spiato e delle sue conclusioni, lui iniziò e ridere e lei stava per arrabbiarsi di nuovo, ma poi capì che tutto questo non aveva senso e risero ancora insieme.
Andrè a fior di labbra le spiego il malinteso, le rivelò che la donna misteriosa era lei, solo lei e sempre lei sarebbe stata la protagonista del suo cuore, ripresero a baciarsi e la passione questa volta li travolse e niente avrebbe potuto interromperli.
L'alba li trovò nudi, abbracciati e con il viso finalmente sereno.

Continua......

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Capitolo 11
*** Cap.11 Un'ombra su di noi ***


Ciao a tutti! Non mi dilungherò troppo e non dirò altro se non
SCUSATE, MI DISPIACE!


Andrè si svegliò per primo e notò che le prime luci dell'alba illuminavano i capelli di Oscar e li trasformavano in oro, rimase incantato, quasi faticava ancora a crederci, ma lei era vera, era lì, gli dormiva accanto e aveva l'espressione più serena che le avesse mai visto.
Le baciò la fronte, era un bacio delicato, diverso da quelli che si erano scambiati per tutta la notte, voleva svegliarla dolcemente, salutarla, sapeva che anche se a malincuore sarebbe dovuto andar via, nessuno doveva trovarlo lì, neanche la nonna.
Oscar sentì la dolce carezza provocata dal bacio sulla sua fronte e aprì gli occhi, sorrise e lo baciò sulle labbra. "So cosa stai per dirmi, hai ragione ma non voglio sentirlo" disse Oscar con il volto imbronciato.
"Allora non dirò nulla, me ne andrò e basta mia cara Oscar".
"Provaci e ti uccido!" rispose lei ridendo.
"Oscar a parte scherzi devo proprio andare, mi spiace non sai quanto ma non posso fare altrimenti" e mentre lo diceva le carezzava il viso.
Lei fermò la mano di lui con la sua e baciò ogni suo singolo dito, poi guardandolo negli occhi disse "E' vero, è troppo rischioso aspettare ancora, vai Andrè, vai adesso o sarà troppo tardi" e lascio andare piano la sua mano, Andrè si alzò e uscì dalla stanza senza voltarsi, altrimenti sapeva che sarebbe tornato indietro.
A passi felpati si diresse verso la sua stanza, ma l'ombra della sera precedente era lì e lo vide nonostante le sue premure per non farsi scoprire, l'ombra si allontanò senza dire nulla e Andrè raggiunse indisturbato la sua stanza.
Nel frattempo Oscar non poteva credere a quanto già gli mancasse Andrè, era appena andato via e già gli mancava immensamente, decise di alzarsi, anche se era presto, iniziò a prepararsi sperando che Andrè facesse lo stesso, doveva vederlo il prima possibile.
Si vestì e scese in cucina, la nonna come sempre era già lì e quando la vide scoppiò a ridere "Ma che avete tutti stamattina, i chiodi nel letto? Non era mai successo che voi due dormiglioni foste già in piedi a quest'ora". Aveva sentito bene? Sperava proprio di sì, voi due, lei e chi? Andrè non poteva che essere lui, girò lo sguardo e lo vide, seduto al tavolo che l'aspettava, anche lui aveva fatto il suo stesso pensiero, erano proprio una cosa sola, intanto il suo visò si colorò di un leggero rossore, Andrè se ne accorse e per evitare che lo notasse la nonna richiamò la sua attenzione dicendo "Nonna è normale, siamo talmente abituati alle scomode brande della caserma che nei nostri comodi letti ci riposiamo nella metà del tempo, vero Oscar?" si girò verso di lei e le sorrise, a lei sembrò di vedere un angelo, non fece in tempo a rispondere che lui la invitò a sedersi al tavolo per fare colazione insieme, l'avevano sempre fatto in passato, non c'era nulla di strano, a parte che questa mattina si erano risvegliati nello stesso letto, dopo una meravigliosa notte d'amore.
Oscar accettò l'invito, si sedette accanto ad Andrè, ma sembrava proprio non riuscisse a nascondere la sua felicità, la nonna che la conosceva bene lo notò e le chiese: "Bambina cara stai bene? Non fraintendermi sei radiosa questa mattina, ma era da tempo che non ti vedevo così, non arrabbiarti, ma non è che tutto questo ha a che fare con un certo conte svedese che ieri sera è venuto a cercarti?" e terminando la frase fece l'occhiolino a Oscar.
In quel momento sembrava fosse sceso l'inverno in cucina, l'aria si ghiacciò e tutto sembrò fermarsi per Oscar, poteva percepire solo l'irrigidirsi della mano di Andrè intorno alla tazza che lui stava reggendo, tanto da notare, che le ferite che si era fatto alla mano la sera precedente si stavano riaprendo, ma prima di riprendere a sanguinare la tazza sembrò esplodere in mille pezzi, non resse la frustrazione che Andrè gli scaricò sopra. Andrè scatto in piedi, si scusò, cercò di porre rimedio come poteva al disastro appena combinato e abbandonò la stanza senza aggiungere altro.
L'avvenimento turbò la nonna, che si mise a piangere e Oscar subito l'abbracciò e le disse: "Nonna sta calma è stato solo un incidente, non piangere". "No piccina mia, sono stata una sciocca, ero così felice per te che non ho pensato ai sentimenti di mio nipote, so cosa prova e non avrei dovuto dire certe cose, ma ultimamente mi sembravi così triste e questa mattina invece...".
Oscar sospirò, avrebbe tanto voluto dire la verità all'amata nonna ma ancora non poteva, non era il momento, ma la rassicurò "Tranquilla nonna, è vero sono felice, ma ti assicuro che Fersen non c'entra nulla, per quanto riguarda Andrè capirà vedrai, anzi, io sono sicura di sapere dov'è, andrò subito a parlargli, vedrai si sistemerà tutto" così dicendo diede un bacio sulla rugosa guancia della nonna e approfittò della scusa per allontanarsi e raggiungerlo.
Era sicura che l'avrebbe trovato alle scuderie, ma rimase molto delusa quando le trovò vuote, stava per uscire ma notò che il cavallo di Andrè non c'era, così saltò in groppa a Cesar e uscì dalle scuderie veloce come il vento.

Continua......

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Capitolo 12
*** Cap.12 Non sono all'altezza ***


Grazie di cuore a chi ha ripreso a seguire la mia storia e anche a chi ha iniziato ora.
Vi auguro buona lettura.


Correva senza meta, dove poteva essere andato?
Si spaventò quando si rese conto che non aveva una risposta, lui sicuramente avrebbe saputo dove trovarla, ma lei?
Poteva dire di conoscerlo così bene? Oppure in tutti questi anni non gli aveva prestato la giusta attenzione?
Sempre presa dai suoi doveri. No non poteva essere, era solo agitata e non riusciva a ragionare, così decise di fermarsi e fare un lungo respiro.
Inspirò con il naso, come fosse un cane da caccia, come per trovare nell'aria un suo possibile passaggio, il suo profumo l'avrebbe riconosciuto ovunque, lui sapeva di....di Andrè e non seppe dirsi se davvero percepì qualcosa, ma un lampo le attraverso la mente, il laghetto...era sicuramente lì.
Spronò Cesar e in pochissimo tempo raggiunse quel luogo, che li aveva visti crescere, che era stato testimone silenzioso delle loro confidenze e litigate, andavano sempre lì quando erano agitati per qualcosa e infatti fu lì che lo vide.
Le dava le spalle, guardava l'acqua che illuminata dai primi raggi del sole brillava come vi fossero incastonati mille diamanti, traspariva dalla sua posizione un sentimento di sconforto, anche se ancora non poteva vederlo in viso.
Scese da cavallo silenziosamente e gli si avvicinò, quando lo raggiunse, lo abbraccio da dietro e mettendosi in punta di piedi appoggio il suo mento sulla sua spalla "Andrè" pronunciò il suo nome in un respiro, lo affidò al vento nella speranza che potesse recapitare il suo messaggio al suo uomo, che era così vicino ma nello stesso tempo così lontano, voleva riportarlo da lei, destarlo da quei pensieri che lo rattristavano così tanto.
La sua preghiera fu accolta, lui si mosse e portò le sue grandi e forti mani su quelle delicate di lei, sospirò e le disse "Oscar non va, non funziona, noi non possiamo..." non finì di parlare che Oscar gli si parò davanti infuriata "Andrè Grandie non osare finire quella frase, te ne pentiresti o te ne farei pentire io, non voglio sentirla, non da te che non ti sei mai arreso davanti a niente, hai lottato per anni per me e adesso? Ora che mi hai tutta per te, senza riserve abbandoni? Cosa devo pensare? Che ero solo un gioco, che mi hai avuta e adesso, una volta avverato il desiderio non ti servo più?!".
A queste parole Andrè reagì, si allontanò, fece un passo indietro e si portò una mano sulla fronte, le sue dite intrecciate con i suoi capelli corvini lo rendevano agli occhi di Oscar ancora più bello.
"Oscar come puoi solo pensarlo, non è assolutamente questo il problema, io ti amo da sempre e ti amerò per sempre, ma..." con un passo deciso Oscar annullò la distanza che c'era tra loro e quasi gridandogli in faccia disse: "Ma cosa? Cosa diavolo è successo? Qual è il problema? Se mai ce ne fosse uno!".
Anche lui alzo il tono di voce, ma almeno sembrava che stesse uscendo dal torpore e dalla rassegnazione che si erano impossessati di lui "Oscar maledizione, apri gli occhi! Anche mia nonna, la persona che ci conosce meglio di tutti e che appartiene al popolo, quindi non dovrebbe essere prevenuta nei miei confronti, se ti vede felice pensa subito al conte Fersen, non a me, perchè VOI siete uguali, io sono solo un servo, io non ti merito o meglio io non POSSO averti, non ne ho il diritto, io vivo un gradino sotto di voi, io non sono nessuno!".
Un dolore fortissimo alla guancia gli tolse il fiato, uno schiaffo come quella lontana sera, questa volta più forte, più carico di rabbia, perchè secondo Oscar Andrè aveva decisamente superato il limite.
"Un servo?! Quando, dimmi quando ti ho trattato come un servo, l'unico prevenuto nei tuoi confronti sei tu. Ho fatto tanti sbagli è vero, lo ammetto, ma mai ti ho mancato di rispetto, non pensare agli altri nobili, pensa a me, me soltanto e per me non lo sei mai stato, questo lo sai e per quanto riguarda la nonna, probabilmente non vuole vederla la verità, perchè le fa paura, perchè la spaventa, il mondo non è pronto per noi Andrè, questo è vero e lei lo sa bene, ma a me non importa del mondo, a me importa solo di te!".
Silenzio, non ci fu altro dopo, potevano essere passati secondi oppure secoli, nessuno dei due poteva dirlo con certezza, sembrava che tutto intorno a loro, anche la natura stessa si fosse fermata in attesa di qualcosa, Andrè capì che Oscar aveva ragione, la gelosia per l'ennesima volta aveva offuscato la sua prospettiva, non era lucido se c'era di mezzo il conte, non lo era mai stato, chissà se avrebbe mai superato questa cosa, forse non aveva mai accettato che Oscar si fosse vestita da donna per Fersen, ma in quel momento Oscar per lui aveva fatto molto di più, una dichiarazione in piena regola.
Decise di rompere il silenzio, come al suo solito, sdrammatizzando la situazione "Oscar hai davvero un brutto vizio, devi sempre vincere tu, con la spada o con le parole" e mentre lo diceva sorrideva, con quel sorriso a cui Oscar non poteva più resistere e non lo fece, Andrè aveva capito ne era certa, era tutto passato, così alzo una mano e la mise sopra l'impronta rossa che qualche minuto prima aveva lasciato sul suo viso, la fece combaciare perfettamente, quasi come volesse cancellare tutto.
Lui le prese il polso, l'attirò a se e si baciarono, fu un bacio lungo, calmo, dolce e passionale, da assaporare senza fretta. Si staccarono per prendere fiato, ma i loro volti erano comunque vicinissimi, potevano quasi condividere gli stessi respiri "Oscar io non smetterò mai di sentirmi in difetto nei tuoi confronti, io non ho nulla da offrirti, se non il mio cuore". "Sei fortunato Grandie, perchè il tuo cuore è l'unica cosa che voglio!".

Continua......

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Capitolo 13
*** Cap.13 L'elenco ***


Rimasero ancora un po' di tempo al lago, ricordarono i tanti momenti felici e si promisero di tornarci spesso, quello era un luogo carico di magia per loro e adesso, volevano costruire nuovi ricordi felici, ma questa volta insieme in maniera più completa.
Anche se era mattina presto, non rimaneva più molto tempo, il loro dovere li chiamava e loro ripassarano da casa giusto per salutare la nonna e dirle che era tutto sistemato,poi si diressero come sempre verso la caserma.
Durante il tragitto non mancarono di scambiarsi qualche bacio, ma stando sempre molto attenti, non potevano farlo ovunque sarebbe stato troppo rischioso.
Parlarono su come poter affrontare la giornata normalmente e escogitarono qualche stratagemma per potersi vedere ogni tanto lontano da occhi indiscreti, dovevano trovare anche un modo per comunicare tra di loro assolutamente anonimo agli occhi e alle orecchie degli altri abitanti della caserma.
Prima di separarsi nelle scuderie si scambiarono un sorriso e mentre si dirigevano verso l'ingresso della caserma, Andrè a fior di labbra ma abbastanza forte per farsi sentire da Oscar disse: "Prima della fine della giornata sarò impazzito ne sono certo!" Oscar non si girò verso di lui, riusci a far finta di niente ma una nuova luce le illuminò il viso.
Oscar si sedette alla sua scrivania e si sentiva felice, sapeva che da quel momento in poi sarebbe stato tutto molto più difficile, ma il suo cuore era talmente colmo di gioia che non riusciva a pensare ad altro che alle cose belle e soprattuto a lui, con la testa tra le nuvole iniziò la sua noiosissima giornata lavorativa.
Il rientro per Andrè non fu altrettanto semplice, appena mise piede nella camerata Alain gli si avvicinò con un sorriso canzonatorio, lo guardò dritto negli occhi e prima ancora che Andrè potesse anche solo respirare gridò: "Brutto figlio di un falegname, ce l'hai fatta non posso crederci!" Andrè non sapeva che dire, gli chiese di abbassare il tono e gli ricordò che la discrezione in certi casi era fondamentale e non volle neanche sapere come avesse fatto a capire, probabilmente il suo sguardo parlava per lui.
La giornata procedeva normalmente, i due innamorati potevano scambiarsi soltanto qualche sguardo fugace durante le esercitazioni ma niente di più, entrambi sentivano la mancanza dell'altro come se mancasse loro l'ossigeno per respirare, non bastava più essere contemporaneamente nello stesso cortile o sotto lo stesso enorme tetto, avevano bisogno di qualcosa di più.
Finite le esercitazioni pomeridiane Oscar stava rientrando nel suo ufficio e fantasticava già sulla possibile serata che l'attendeva, ma poi si ricordò con profonda tristezza che Andrè quella sera era di guardia, poco male sarebbe rimasta anche lei in caserma non sarebbe rientrata a casa.
Quando aprì la porta del suo ufficio trovò due persone ad attenderla, due persone che insieme non portavano mai buone notizie, almeno per lei. Suo padre e il generale Bouillet si alzarono in piedi al suo arrivo e la salutarono, lei ricambio il saluto e si apprestò ad ascoltarli, inizio Bouillet a parlare: "Comandate Oscar, sarò breve e le illustrerò i cambiamenti che riguarderanno il suo reggimento, siamo stati costretti per motivi politici a dover scegliere un buon numero dei nostri soldati francesi, presi in gruppo da tutti i reggimenti della nostra nazione, per poterli inviare in missione in America, per sedare gli scontri che si stanno verificando con la fine della guerra, conoscendovi sò che non sarete d'accordo ma vi dico già che non sarà possibile per voi opporvi a meno che non vogliate affrontare il tribunale militare, ma in ogni caso i vostri uomini partirebbero ugualmente. Detto questo mi congedo, sulla vostra scrivania troverete l'elenco dei 20 uomini scelti".
Il generale fece il saluto militare e lasciò la stanza, Oscar era sconvolta, non sapeva cosa fare, come sarebbe uscita da quella terribile situazione?
Con mano tremante prese l'elenco e le mancò un battito quando tra i 20 nomi e cognomi scorse quello che mai e poi avrebbe voluto vedere lì
-Andrè Grandier-
non poteva essere, non l'avrebbe mai permesso, pensò subito a suo padre che era lì, avrebbe chiesto aiuto a lui, alzò lo sguardo, stava per iniziare a parlare, ma le parole morirono sulle sue labbra, suo padre la fissava e sembrava sapesse già tutto, si sistemò meglio sulla sedia e le disse:
"Oscar sò cosa stai per chiedermi, ma la risposta è no, sono stato proprio io a chiedere di inserire Andrè in quell'elenco e non mi tirerò indietro per nessuna ragione".

Continua......

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Capitolo 14
*** Cap.14 Io vi troverò ***


Non poteva crederci, com'era possibile che quell'uomo che lei chiamava padre le avesse fatto questo, avrebbe preferito una pugnalata, una pallottola in corpo, la ferita di una spada ma non questo, perchè quell'uomo stava giocando con la sua vita e con quella di Andrè, che sarebbe potuto essere un figlio per lui, quel figlio tanto desiderato ma mai arrivato, quel figlio di cui lei era solo una triste proiezione.
Si fece coraggio, decise di affrontarlo, avrebbe voluto dirgli mille cose, ma solo una parola uscì dalla sua bocca, forse l'unica che aveva senso per lei in quel momento "Perchè?".
Il generale Jarjayes aveva uno sguardo glaciale, il più freddo che Oscar avesse mai visto "Mi chiedi anche perchè ingrata?! Sò tutto, sò cosa mi nascondi, sò cosa c'è tra voi due, vi ho visti con i miei stessi occhi ieri sera, come hai potuto Oscar? Hai disonorato la nostra famiglia, questa è l'unica soluzione possibile".
Ora era tutto chiaro, quell'ombra, la sensazione di essere osservati, l'inquietudine, era tutto vero purtroppo, suo padre sapeva e lui era l'ultima persona che avrebbe dovuto sapere, non avrebbe mai capito e accettato, questa ne era la dimostrazione, doveva giocarsi il tutto per tutto adesso.
"Padre capisco che per voi è una cosa inaccettabile, ma ci amiamo e non ho intenzone di lasciarvi.." il padre la interruppe bruscamente alzando decisamente la voce "Basta così Oscar! Non osare andare oltre, vi amate? Cosa credi di sapere tu dell'amore? E in ogni caso è una cosa che non deve riguardarti, soprattutto se stiamo parlando di un servo".
Si alzò di scatto per la rabbia, tanto che la sedia andò a sbattere contro il muro alle sue spalle, non poteva parlare così di Andrè, nessuno aveva il diritto di trattarlo così "E' ovvio è questo il problema, se io fossi un uomo e mi intrattenessi con una qualsiasi cameriera andrebbe bene, forse sareste anche fiero di me, ma sono una donna e quindi la questione non deve riguardarmi giusto?! A meno che io non decida di stare con qualcuno del mio stesso rango, a quel punto sarebbe diverso? Curioso che proprio voi che mi avete sempre educata come un uomo e non avete mai accettato una visione diversa adesso stiate qua a sbattermi in faccia che sono una donna e certe cose mi sono vietate, ma non mi era vietato giocare con le armi quando ero ancora una bambina, non mi è vietato rischiare la vita per salvare quella della sovrana e soprattutto voi che mi avete insegnato a essere uomo non riconoscete un vero uomo quando ve lo ritrovate davanti, Andrè è molto più uomo di qualsiasi nobile di questa corte e probabilmente di tutte le corti esistenti al mondo, ma per voi no, non è abbastanza, voi parlate di rango, diritti di sangue, ma quanto sangue ha versato lui per me? Non è un diritto nei miei confronti anche questo?".
Il generale le si parò immediatamente davanti, come per farle capire che era lui a dare gli ordini e non il contrario, ad un tratto senti un dolore fortissimo, le sembrò che l'occhio le uscisse fuori dal cranio, suo padre l'aveva schiaffeggiata e mai nella sua vita l'aveva fatto così forte, senti anche il sapore del sangue in bocca, cadde a terra, ma si rialzò immediatamente, non poteva mostrarsi debole agli occhi del padre che le la guardò con disprezzo e le disse:
"Oscar non mi importa del valore di Andrè e non mi importa dei vostri sentimenti, questa storia finisce qui e stai attenta, perchè anche se decidessi di metterti in mezzo e ostacolare la sua partenza, oppure se dovessi mai fare la pazzia di fuggire con lui sappi che io vi troverò, ovunque, sai quanto sono potente, non potete nascondervi in nessun posto e se lui non dovesse partire lo farò uccidere e tu finirai in esilio, non osare sfidarmi Oscar, non costringermi a tanto, sai che per l'onore lo farei".
Batte i tacchi e la lascio sola e disperata, con un peso enorme nel cuore e la testa che le scoppiava, doveva trovare una soluzione il prima possibile, ma sapeva che non sarebbe stato facile e probabilmente una soluzione non c'era.
Lasciò il suo ufficio di corsa, come una furia, non guardo in faccia niente e nessuno, corse verso le scuderie e prese il suo Cesar scappando il più lontano possibile da quell'incubo, con le lacrime che scendevano copiose sulle sue guancie.

Continua......

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