Le avventure di miss Piiigeon

di orkaluka
(/viewuser.php?uid=108330)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio fantastico lavoro e un nuovo bernoccolo ***
Capitolo 2: *** é l'ora dei Teletubbies! ***
Capitolo 3: *** Lady Oscar e una macchinetta fin troppo gentile ***
Capitolo 4: *** Caffé che giocano a nascondino e inviti decisamente fuori luogo ***
Capitolo 5: *** Mascelle slogate e urli da vere rock star ***
Capitolo 6: *** Buldog Mastiv alla carica e una Sailor Moon molto Piiigeon ***
Capitolo 7: *** La torta spiaccicata e risate a non finire ***



Capitolo 1
*** Il mio fantastico lavoro e un nuovo bernoccolo ***


 

“Buonasera a tutti, questo è il quotidiano delle 23.00 e io sono Theresa Pigeon. Iniziamo con le notizie della giornata…” Mi perdo inevitabilmente nei miei pensieri intanto che parlo, parlo, parlo e parlo senza sosta. Il discorso me lo sono studiata talmente bene che non ho più bisogno di pensare ad ogni parola intanto che lo ripeto. Continuo a parlare e poi, quando la linea passa ad una signora che sta facendo un’intervista in diretta, sorrido, perché il collegamento potrebbe interrompersi da un momento all’altro. Intanto che sorrido (tra l’altro mi sta venendo un crampo ai muscoli facciali) Ripenso a quella volta in cui, interrotto un collegamento, avevano riacceso le telecamere intanto che io stavo bevendo un sorso d’acqua. Ovviamente non avevo pensato di ingoiare il mio sorso, no, da brava picciona* quale sono, l’ho sputacchiata in giro strozzandomi con essa e tossendo come se avessi dovuto sputare i polmoni per terra. Il tempo di riprendermi e il collegamento era ripartito. Maledetta la mia stupidità e maledette le mie gaffe. Quando ricordo che il fatto è avvenuto appena ventiquattro ore prima, scaccio il ricordo dalla mia mente e cerco di concentrarmi su qualcosa d’altro. Purtroppo l’unico pensiero disponibile è quanto odio le calze che indosso. Prudono da matti, ma erano le uniche color pelle, simili alla mia carnagione (perché della mia carnagione stile fantasma su cui hanno rovesciato la farina non si trovano) che avevo nell’armadio. Ovviamente quando penso al fastidioso prurito, questo peggiora ulteriormente (in questo momento se si potesse mi strozzerei una gamba). Mantenendo sempre la mia paralisi facciale(che ai molti potrebbe risultare un sorriso, ma credetemi non è così) sfrego una gamba contro l’altra; il sollievo è immediato, ma dura poco perché il prurito, se possibile, torna ancora più forte di prima. Sospiro tra i denti  sposto un poco la sedia in dietro e come avrete intuito combino un disastro. Il mio gomito sfiora accidentalmente (va bene, lo ammetto, più che sfiorarlo l’ho colpito) la cartelletta con attaccati i fogli con sopra i miei discorsi, che cadono accidentalmente sotto la scrivania. Ovviamente il pensiero di lasciarli li non mi passa neanche per l’anticamera del cervello, così mi abbasso sotto la scrivania per riprendere i fogli, purtroppo per me da seduta non ci arrivo, così mi accingo a mettermi carponi. Accidenti a quei fogli, secondo me hanno le gambe sono caduti esattamente in fondo alla scrivania. Li riprendo e comincio a rimetterli velocemente in ordine, perché, inevitabile dirlo, sono caduti tutti fuori. Improvvisamente sento il suono che indica che l’intervista in diretta è finita e che quindi le telecamere, ora, sono puntate su una scrivania vuota. Mi rialzo velocemente, troppo, e picchio la testa contro la scrivania. Risalita mi accascio praticamente sulla sedia, vedo oltre le lui i miei colleghi cameraman che se la ridono mica tanto sotto i baffi. Sospiro ancora una volta, e solo in quel momento mi accorgo che ho mantenuto il mio sorriso. Mi tiro una pacca sulla spalla (metaforicamente intendo)  e penso che anche nella sfortuna più nera il bianco risplende sempre (e sappiate che io non uso withe now). Va bene questa battuta era proprio pessima, lo ammetto.

Qui è Theresa Pigeon, o come mi chiama qualcuno Miss Piiigeon.

 

Note generali

*qui inteso come insulto

 

Note dell’autore

Va bene, ci ho provato. Non sono tanto bravo a scrivere cose divertenti, ma spero piaccia questo racconto. Volevo solo dirvi un paio di cose. Questo racconto è dedicato a Manu ( a latino oggi eri proprio scoppiata, l’ispirazione me l’hai data tu) e a Kryptonite (inevitabile, il piccione è l’animale dell’anno). Ringrazio chiunque abbia deciso di leggere questo racconto, sono sempre felice di vedere che i miei racconti sono letti.  Vi volevo chiedere di recensire, se avete dei consigli da darmi sarei grato che li esprimeste. Per il resto ci vedremo al prossimo capitolo, perché le avventure di miss Piiigeon non sono ancora concluse.

                                                                                                                                                   Luka

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** é l'ora dei Teletubbies! ***


 

Sono ancora seduta sulla sedia del telegiornale, quest’ultimo è appena concluso. Sospiro di sollievo, e dopo aver passato mezz’ora a sorridere posso finalmente disperarmi anche fuori dai miei pensieri. Mi metto una mano sulla fronte e appoggio il gomito alla scrivania, purtroppo prendo male le misure e il gomito finisce a colpire una mia gamba, ovviamente faccio finta di niente (purtroppo sento comunque le risate dei miei cari collaboratori). Mi alzo in piedi e mi avvio per scendere dalla pedana rialzata del telegiornale, ma prendo una curva stretta e il mio fianco va a sbattere contro lo spigolo della scrivania, in più la cara scrivania mi fa barcollare verso l’esterno (Che mi sia dimenticata di non essere un fantasma?) e se c’è una cosa che ho imparato è che, sulle scarpe a suola bassa quando ti pare di cadere puoi anche riprenderti all’ultimo, ma con le scarpe tacco dieci cadi e basta. Il mio tacco è di ben undici centimetri, e ovviamente non posso fare altro che rovinare a terra picchiando violentemente un ginocchio (vi rendete conto che a causa del blu il prossimo telegiornale lo dovrò presentare in pantaloni?). Questa volta le risate scoppiano violente e io non ne posso più (ma perché capitano tutte a me?) mi alzo in piedi troppo velocemente e quasi cado di nuovo a terra. “Miss Piiigeon, è sicura di stare bene?” Annuisco e mi avvio verso la caffetteria. Stranamente arrivo indenne a destinazione, se non si conta il fatto che ho preso una porta in faccia appena uscita dalla sala telegiornale. Prendo un caffè doppio (non ho mai preso un caffè doppio e forse tra poco capirete perché). Mi siedo a sorseggiarlo con gusto, subito sento entrare in circolo la caffeina e una botta di energia mi risveglia. La caffetteria nel frattempo si è riempita, io sto al mio posto e attendo, paziente, che il tempo per la mia pausa finisca. Mi alzo malvolentieri dalla sedia (per altro l’unica rotta di tutta la stanza) e mi avvio verso il lavoro che mi attende. Improvvisamente sento una musichetta che si accende e una voce che subito dopo strilla “è l’ora dei Teletubbies*! È l’ora dei Teletubbies!” Il silenzio cala improvviso nella sala e ora si sente solo la sigla dei Teletubbies, a massimo volume, che fuoriesce dal mio cellulare. Voglio morire, a me una botola, voglio sparire vi prego! Il mio cervello valuta le possibilità, potrei andarmene e fare finta di niente, ma allora tutti si accorgerebbero che era la mia suoneria,… . Osservo le persone che mi circondano per un momento e mi accorgo che, tanto sanno già di chi è la suoneria perché tutti mi fissano. Intanto che la sigla pronuncia le sue ultime parole (Teletubbies! Teletubbies! Tante coccole) io rispondo. Le prime parole che dico mi escono spontanee dalla bocca “Io. Ti. Uccido!” Sento la mia sorellina ridere dall’altra parte del telefono. “Ed dai mi sembrava uno scherzo divertente!” Involontariamente un urlo mi sfugge dalla bocca “DIVERTENTE?!” Sento anche i miei fratelli sganasciarsi dalle risate. “Ora devo andare, però dopo mi richiamate ok?” “Si sorellona” rispondono in coro tutti quanti. Osservo la sala gremita di colleghi che mi osservano divertiti, per fortuna qualcuno mi distrae dalla scena raccapricciante chiedendomi “è lei miss Piiigeon?” Quanto odio quel nomignolo “Si. Sono io. Chi mi cerca?” Il ragazzino di appena quindici anni che è incaricato di portare messaggi mi risponde “Il capo.”

Corro verso l’ufficio del capo svignandomela dalla sala caffetteria e busso alla sua porta (e questa volta non metaforicamente). La profonda voce del capo mi dice che posso entrare e di sedermi. Le prime domande che mi fa sono di circostanza e io rispondo meccanicamente senza neanche pensare alle risposte (ovviamente anche il sorriso da paralisi facciale è tornato). Poi il capo cambia tono di voce, diviene più grave. “Theresa, non voglio fare giri di parole per questa cosa, quindi arriviamo subito al punto…” In quel preciso istante una voce squillante urla “Teletubbies! Teletubbies!” No, vi prego non dite niente, per scavare una buca nel terreno basto io. Quando credi che tutto va bene, è solo perché i Teletubbies non hanno ancora cominciato a cantare.

 

 

Note generali

*I Teletubbies sono quattro personaggi di una serie televisiva per bambini che guardavo da piccolo

 

Note dell’autore

Va bene lo ammetto, mi sono affezionato a miss Piiigeon e non posso più non pensare a lei. Ora partirò per un po’ di giorni in vacanza e non potrò pubblicare, i miei pensieri però non smetteranno di viaggiare al passo delle mie storie, appena torno prometto che pubblico un capitolo per ogni storia non conclusa. Ora devo andare, ma vi prego recensite! Quando torno leggo tutte le recensioni.

                                                                                                              A presto Luka

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lady Oscar e una macchinetta fin troppo gentile ***


 

Lady Oscar e una macchinetta fin troppo gentile

Osservo diffidente la macchinetta del caffè, non ci crederete ma non è ancora successo niente da quando sono uscita dall’ufficio del capo, che (sigh) mi ha licenziata. Non sono inciampata, la moneta non mi è caduta, la macchinetta non ha cominciato a sparare caffè in giro impazzita (ebbene sì una volta mi è capitato). Semplicemente è andato tutto liscio, troppo liscio. Quando la macchinetta (stranamente troppo cordiale) mi dice che posso prendere il caffè e mi ringrazia per averla scelta come sua cliente quasi quasi fuggo via strillando. Reprimo questo istinto (che sarebbe non poco imbarazzante) e con uno scatto prendo il caffè che non esce dal bicchiere. Ora ho veramente paura, che vada tutto così bene, non è possibile, neanche concepibile. Il mio istinto mi urla di stare attenta, ma la mia parte razionale reprime quella selvaggia e decide di godersi il caffè, proprio quando sono convinta del fatto che quella è una fantastica giornata, accade il peggio. Una monetina mi cade da una mano e finisce per terra (non siete rimasti molto sconvolti vero?), di per se non sarebbe stato nulla di grave, ma ricordate che ho in mano il caffè? Dando le spalle alla porta mi abbasso a novanta gradi per prendere la monetina, i tacchi mi sbilancio un poco, così sono costretta a rimettermi in posizione eretta velocemente, troppo velocemente. Il mio braccio scatta all’indietro e fa cadere il bicchiere dietro di me rovesciando tutto il caffè sul pavimento lucido di mattonelle. Accidenti a me! Lo sapevo! Lo sapevo di non poter avere un momento di pausa dalla mia incapacità nel fare le cose. Senza più il caffè in mano mi abbasso di nuovo a novanta gradi per prendere la monetina, ma il fato decide che quella monetina, per il momento, deve rimanere per terra. Intanto che sono piegata a novanta gradi, qualcuno apre la porta della sala caffè vuota (a parte me) quando io mostro il mio fondoschiena al mondo grazie alla mia minigonna e alla posizione (direi molto più che poco conveniente). Ancora una volta mi alzo con uno scatto, ma stavolta non ho nulla da lanciare. Mi volto per vedere chi è appena entrato nella sala e noto che il nuovo arrivato è carino (va bene bello. Va bene un po’ più che bello. Va bene un gran bel pezzo di…ci siamo capiti). Mi si avvicina con una camminata sicura di se stessa, i miei ormoni sono già partiti per le Hawaii (volo diretto e in prima classe su un concord). È alto (ma per me tutti sono alti, io sono una nana!), un metro e ottanta, centimetro più centimetro meno. Indossa solo una camicia bianca e disadorna indossata in un paio di jeans che gli cingono le gambe e risaltano il suo fisco atletico. Non so se l’avrete intuito, ma i miei occhi se lo stanno divorando.  Si sta avvicinando ed io, da brava miss Piiigeon cortese, mi avvicino a lui di un passo. Se non siete rimasti troppo ammaliati da lui (come me) ricorderete del recente avvenimento. Caffè. Caduto. Sul. Pavimento. CCSP se preferite. Facendo un passo avanti, completamente ammaliata, non mi accorgo neanche di posare il mio tacco sette sulla chiazza del caffè che rende ancora più scivoloso il pavimento, ovviamente la fine è inevitabile, la scarpa perde aderenza ed io faccio uno di quegli scivoloni che dovrebbero essere possibili solo sul ghiaccio, cado all’indietro sul sedere, macchiando tutta la minigonna di caffè. Come se non bastasse in quel momento il cellulare comincia a squillare, inizialmente sono rassicurata dal fatto che ho cambiato suoneria, poi mi accorgo di quale suoneria ho impostato, giuro che questa mia sorella me la paga. “Grande festa alla corte di Francia c’è nel regno una bimba in più, biondi capelli e rose di guancia, Oscar ti chiamerai tu …” Trilla il mio telefono. Il punto è che la parte peggiore deve ancora venire “Tuo padre voleva un maschietto ma aimè sei nata tu, nella culla ti han messo un fioretto, lady dal fiocco blu.” Intanto il ragazzo si è avvicinato e sta porgendo una mano con espressione dubbiosa, probabilmente non ha ancora riconosciuto la canzone, non ancora “Oh lady lady lady Oscar* tutti fanno festa quando passi tu, Oh lady lady lady Oscar…” Lo vedo sgranare gli occhi e subito dopo scoppiare a ridere. L’unica cosa che riesco a pensare ora è Oh Lady Lady Lady Oscar, ti prego salvami tu!

 

 

Note generali

*Lady Oscar è un altro dei cartoni che mi hanno accompagnato nella mia infanzia

Note dell’autore

Vi siete divertiti? Io moltissimo lo devo ammettere. Devo anche  ammettere che in realtà non volevo dedicare un intero capitolo alla macchinetta e alla nuova conoscenza, ma poi mi sono fatto condizionare così … All’interno del prossimo capitolo conosceremo uno dei fratelli di miss Piiigeon, un tipo abbastanza divertente (ma d’altronde dalla famiglia di miss Piiigeon c’è solo da aspettarsi strani personaggi.) Non vedo l’ora di pubblicare il prossimo capitolo!                                                   Luka

P.S: Mi raccomando recensite!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Caffé che giocano a nascondino e inviti decisamente fuori luogo ***


 

Miss Piiigeon- Caffè che giocano a nascondino e inviti decisamente fuori luogo

 

Accetto la chiamata in entrata con uno sbuffo. “Pronto” Ringhio nel telefono, intanto le risate dello sconosciuto continuano. “Sorellona mi è capitato un fatto gravissimo” Alzo gli occhi al cielo e dico “Cosa ti è successo questa volta Jack?” A mio fratello capitano sempre fatti gravissimi, secondo lui. “Ho perso le chiavi di casa.” Dice tutto d’un fiato, come se avesse paura. E fa bene ad averne perché se davanti a me non ci fosse un bellissimo ragazzo che ancora si sbellica dalle risate gli urlerei contro. “Mi dici come fai ad aver perso le chiavi di casa di nuovo?” Lo sento sospirare e dire “E pensare che le avevo appena ritrovate!” “Chi è che ha ritrovato le chiavi scusa?” So che sta sorridendo anche se non lo vedo e dice “tu sorellona”. Indovinate dove erano finite le chiavi? Nel sacco della farina ancora ermeticamente chiuso che stava sotto ad un sacco di patate ed a uno di cereali, non chiedetemi come sono potute arrivarci, perché mio fratello Jack è così, quando perde qualcosa, e capita spesso, è praticamente impossibile ritrovare ciò che ha perso, tranne che dopo mesi e mesi. “Dove sei?” “Al caffè da Raimondo, sono seduto al nostro solito tavolino, sono solo.” Sospiro ancora una volta e gli chiedo. “Hai controllato sotto la sedia, sotto il tavolo e sotto la tazza di caffè?” Mio fratello prende sempre il caffè, vizio di famiglia. Lo sento spostarsi e poi dire “Controllato, niente.” “Sotto ai mille tovaglioli?” Mio fratello prende sempre molti tovaglioli, avete in mente della mia disavventura con l’acqua al TG? Lui sarebbe capace di fare di peggio. “no sorellona, non ci sono!” Sospiro ancora una volta e penso che sia meglio dirgli che risolveremo tutto quando tornerò a casa quando un lampo di genio mi attraversa il cervello, e se…”Hai controllato il caffè?” “è nero e fortissimo come piace a noi, perché?” Lo vorrei prendere a pugni, io sono seduta su un caffè nero e fortissimo. “Intendevo dentro la tazza!” Lo sento ridacchiare come se la mia fosse una scemenza, poi lo sento bere e infine odo un verso di meraviglia. “Sorellona le hai trovate! Grazie!” Scoppio a ridere e gli dico “Solo tu sei capace di gettare le chiavi nel caffè e non rendertene conto!Ciao, salutami gli altri!” Chiudo la conversazione con un sorriso stampato sulle labbra. Solo in quel momento mi ricordo della situazione in cui sono. Seduta in una pozza di caffè con un bel ragazzo che mi fissa, ma che ora mi porge una mano, io l’accetto. “Davvero tuo fratello ha perso le chiavi nel caffè?” Annuisco e mi dico che questo non è minimamente ciò a cui la famiglia Pigeon può arrivare. Apre bocca per chiedermi qualcosa quando il mio ex capo ci interrompe dicendo. “Già fatto incetta di belle ragazze?” Vorrei lasciar pendere la mascella fino al terreno: belle ragazze? Sicuramente ha bisogno di un paio di occhiali. Il bel ragazzo gli sorride “No zio, sono venuto a trovarti come mi hai chiesto.” Zio? Osservo i due che ora sono vicini e scuoto la testa. Non è possibile che quei due siano parenti, il capo ha la pancia larga e la faccia altrettanto grossa, con dei due doppio menti baldanzosi che saltellano in giro di qua e di la senza mai fermarsi, mentre l’altro è un giovane dal fisico perfetto (è vestito e purtroppo non posso dirvi come è il sedere, ma da quello che vedo davanti deve essere come minimo stratosferico), i capelli castani e gli occhi verde smeraldo. Forse se togliessi un vent’anni al capo e altrettanti chili…no, neanche allora si somiglierebbero. Faccio spallucce e osservo che durante il mio tempo di osservazione loro hanno preso un cipiglio serio e mi stanno osservando in un modo strano (la cosa non mi piace, per niente).  Alzo un sopracciglio e sto per chiedere qualcosa quando il caro zietto (che mi ha appena licenziata) mi chiede “Accompagneresti stasera mio figlio ad un gala di beneficenza?” Aspetta aspetta? Questo mi ha appena licenziata perché sono troppo maldestra anche solo per stare in piedi e vuole che accompagni suo nipote ad un gala di beneficienza?! Il mondo a volte gira al contrario (magari è per questo che perdo continuamente l’equilibrio…). Ti prego Lady Oscar prestami la tua magnifica spada, perché in questo momento vorrei tanto fare a fettine qualcuno.

 

Note dell’autore

Scusatemi! Imploro perdono! È che di questi tempi ero talmente oberato di lavoro che non ho avuto il tempo di scrivere! Io e Fall abbiamo dovuto preparare tre prove scritte e una interrogazione orale tutte fissate in due soli giorni! Scusate questo sfogo ma non ne potevo più. Comunque vi è piaciuto Jack? A me è simpaticissimo, un vero fuori classe. Pensare che dobbiamo ancora conoscere tutta la famiglia Pigeon…be ogni cosa a suo tempo. Ora dobbiamo vedere se miss Piiigeon accetterà o no l’invito. Al prossimo capitolo!

Luka

P.S: mi raccomando recensite!

Ringraziamenti a:

Chiunque abbia letto il racconto di miss Piiigeon

Rox_sole

Kryptonite

Fall

Sofia_94

MeiroKangourou

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Mascelle slogate e urli da vere rock star ***


 

Mascelle slogate e urli da vere rock star

 Ovviamente Lady Oscar non mi ha prestato la sua spada, però si possono fare tante cose interessanti nell’ambito della tortura con una macchinetta del caffè … . Il bel giovane affascinante (non lo dico, non lo dico, non lo dico) nipote (l’ho detto! Adesso vomito), intuisce (e chissà da cosa) i miei intenti omicidi ed interviene con una frase che non avrebbe mai dovuto dire. “Dai zio, una migliore di lei la trovo in meno di un minuto.” La mia furia si sposta su due persone. Lancio un’occhiata infuoca al nipote che balbetta un “N-non volevo dire che … si insomma …” Vorrei stritolare qualcosa tra le mani (possibilmente il suo collo), ma con un bel respiro profondo mi calmo (più o meno). Lo zio interviene ancora una volta, anche se sembra azzeccare le parole (e io che non ci avrei mai sperato) “Guardala, è fantastica. Intelligente, acculturata, bella, si ricorda un sacco di cose. Una così dove la ritrovi?” Spalanco di nuovo la bocca (rischio di slogarmi qualcosa se continuo così). Apro la bocca e per la prima volta dopo troppo tempo dico “Se sono così perfetta perché mi hai appena licenziata?” Alzo tutte e due le sopracciglia inverosimilmente in alto. Il (ex)capo boccheggia in cerca di una risposta, il bel nipote ci osserva con interesse, quando la porta della sala caffetteria si apre ed entra la mia migliore amica: Max (lo so, lo so. È un nome da uomo) e mi saluta con un “Ciao Piiigeon!” degno di una cantante di un gruppo rock. Mi abbraccia con slancio e comincia a parlare senza interrompersi neanche per respirare (ebbene si ha imparato a emettere fiato e a respirare nello stesso momento). “Per stanotte visto che ti hanno licenziata sono riuscita a trovare un bel posto dove sfogarti. Purtroppo dobbiamo trovare un accompagnatore per te, ovviamente Carl si è offerto di fare da accompagnatore a tutte e due, ma io non lo condivido con nessuna, neanche con te cara. Il locale apre tardi quindi devi trovare qualcosa da fare prima, che non sia affogare nel cioccolato perché pensi di aver deluso i tuoi. Penso che potresti prendere il tuo accompagnatore e divertirti prima di andare a ballare anche se…” Interruppi quel fiume di parole con un gesto e le indico le due persone di fronte a me. Ovviamente lei fraintende tutto. “Addirittura due ne hai trovati! E brava la mia ragazza, anche se questo è un po’ vecchio, quello giovane però l’hai scelto bene è decisamente un gran bel pezzo di figliolo!” La interrompo dicendo “Quello vecchio è il mio ex capo” e qui la devo trattenere perché sta per sbranarlo vivo “e l’altro è suo nipote, che mi ha appena invitata ad un gala di beneficenza.” Max si zittisce per un secondo e osserva la scena, poi dice (ed è qui che devo ricordarmi quanto le voglio bene) “Perfetto! Così prima vai al gala porti ti porti il bel ragazzo a ballare!” Questa volta mi sono veramente slogata la mascella, ma che idee! Il solo immaginare me di ballare con il bel nipote … mi scorrono dei brividi lungo la schiena. Ma si, forse in fondo l’idea non è male. Una parte del mio cervello però resiste ancora all’idea e aziona la mia bocca “Non ho un vestito per il gala” Lo zio sorride sornione e dice “Non c’è problema piccola, te lo mando a casa tra due ore.” Sospiro rassegnata e dico “Io vengo con te se poi tu vieni a ballare con me.” Il nipote annuisce. Io mi giro e me ne vado facendo un fantastico Swish con i capelli. La mia uscita pare perfetta, ma Max mi ricorda un piccolo particolare “Cara, come mai hai il sedere ricoperto di caffè?” Mi devo ricordare di buttarla sotto ad un taxi.

 

Note dell’autore

Allora soddisfatti? Sappiate che comunque in caso non vi rimborso! (lo so questa era pessima). Coooomunque, oggi sono felice e non vedo l’ora di pubblicare anche il prossimo capitolo, perché ci sarà il ballo di gala! E una sacco di figure ovviamente! Oggi abbiamo conosciuto Max ragazza imprevedibile, che parla velocissimamente ed ha una ragazzo che si chiama Carl (in vostro onore Kryptonite e Fall). Al prossimo capitolo!                                                                                    Luka

Ringraziamenti:

Grazie ai soliti vale a dire: Rox_sole, Fall, Kryptonite, Sofia_94, MeiroKangourou  e FragileAquilone

Grazie a Kimiko96 per avermi aggiunto tra i ricordati

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Buldog Mastiv alla carica e una Sailor Moon molto Piiigeon ***


 

Mi scuso per eventuali errori, ma di questi giorno ho la febbre e il mio cervello è un po’ in tilt.

 

Buldogg Mastiv alla carica e una Sailor Moon molto Piiigeon.

 

Un passo, poi un altro, eccone uno ancora. Si Theresa, stai andando bene, molto bene, beniss…porca di quella trota vestita d’argento! Il rumore di due corpi che si scontrano, quello di me che cado a terra e infine quello più penetrante dei bicchieri di cristallo che si infrangono in mille pezzi su un pavimento di marmo risuonano nella sala. Ovviamente, solo io sono capace di investire un cameriere come se fossi un buldogg mastiv incavolato ad un gala di beneficenza. Sono stesa a terra sul marmo fresco, posizione angelo nella neve, quasi quasi riesco a vedere le stelline che roteano intorno alla mia testa. Penso di aver preso un bel colpo (è così ad investire i poveri camerieri!), anche perché mi pare tutto un po’ sfuocato e molto…surreale. Qualcuno si avvicina e mi dice qualcosa (sembra che un cammello gli abbia masticato le parole per poi restituirgliele), ed io scoppio a ridere. È proprio comico quel signore, anche perché ora sembra un blob informe che pronuncia sillabe impossibili da comprendere, continuo a ridere e ridere, non riesco più a smettere. Un angolino del mio cervello pensa che ci sia qualcosa che non va (e che intuito), mentre il resto è talmente divertito che fa lacrimare gli occhi dal ridere, o forse è per il mal di testa? Booooh? Continuo a ridere e piangere, piangere e ridere. Qualcuno sta urlando, la cosa mi fa ancora più ridere (ok, decisamente c’è qualcosa che non va), poi la mia vista si annebbia e il mondo cade nelle tenebre. Mi aspetto che da un momento all’altro compaia Sailor Moon abbracciata dalla Luna, sarebbe così bello impugnare il suo scettro e dire “Io sono la paladina della legge. Sono una combattente che veste alla marinara. Io sono Sailor Moon e sono venuta fin qui per punirti in nome della Luna!” (hei, cervellino? Ci sei ancora? Tutto bene?) Con un sorriso stampato sulle labbra mi lascio cullare dall’abbraccio di un Milord decisamente più figo (scusate il termine, ma la mia mente ormai è partita) di quello della serie televisiva.

Bip. Bip. Qualcuno mi spiegherà un giorno perché, con tutta la tecnologia che possediamo, a nessuno è venuto in mente di far si che, da una macchina che controlla il battito cardiaco, non provengano suoni come quelli di quartetto d’archi. Ma accipicchia, immaginate di essere caduti in coma, vi svegliate dopo anni ed anni e la prima cosa che sentite è un cacchio di bip a cui sembra che della tua vita non gliene freghi niente, il che poi è vero. Ora invece immaginate che al vostro risveglio, sempre dopo anni ed anni, ci sia un bip suonato da un violino, una viola, un contrabbasso e un altro violino (ce ne vogliono sempre almeno due), non vi sentireste magnificamente più vivi? Ok, scusate per la breve interruzione del programma, se volete seguirmi ora vi accompagnerò nella sala “Occhi, apritevi!”. Va bene, sto impazzendo, definitivamente. Cerco di aprire gli occhi e, magia, ci riesco (lo ammetto ho provato con l’apriti sesamo). Inizialmente è tutto sfuocato, poi riesco a riconoscere qualcosa (Wow, mai saputo che il bianco potesse essere così accecante). Una faccia si avvicina (almeno, sembra una faccia). “Theresa?, tutto a posto?” Sbiascico qualcosa. Riprovo a pronunciare parole di senso compiuto. “A parte per il mal di testa, il bianco accecante e la scemenza completa dei miei pensieri, tutto a posto.”  Vedo gli occhi incastonati nel volto guizzare verso l’alto (chi l’avrebbe mai detto che la gente alza gli occhi al cielo anche al capezzale di una persona?). Il volto scompare, così come pochi secondi dopo scompare anche la luce della stanza. Una figura scura si avvicina al mio letto, sono già pronta ad urlare “Potere del cristallo d’argento, vieni a me!*” Quando una piccola parte del mio cervello mi blocca, un’altra piccola luce viene accesa e, finalmente, riconosco il volto di poco fa. Il bel nipote! Cosa ci fa qui? Glielo chiedo e lui mi fulmina con uno sguardo (altro che buldogg!) “Stavamo ballando quando hai investito un cameriere, lui non si è fatto nulla, ma tu gli sei rimbalzata contro e hai picchiato la testa, provocandoti una commozione celebrale” Non ricordo nulla, assolutamente nulla, ho un vuoto. Arriva qualcun altro nella stanza, un uomo con un camice (brava Piiigeon, si chiamano dottori, o uomini con lo stetoscopio). Si avvicina e mi chiede “Come ti chiami?” Buongiorno no, è? “Theresa Pigeon” “Dove abita?” Ma scherziamo, dovrei anche dargli la mia taglia di reggiseno? “In un piccolo monolocale sopra ad un vecchio bar, vicino ad uno dei più grandi centri commerciali della città.” (Mi sto riprendendo, che frasi lunghe che riesco a comporre) “Cosa ha fatto ieri sera?” Questo arriva, mi fa il terzo grado e pretende anche che io gli risponda? “Senta, non sono affari suoi.” (Il mio cervello non sta bene per niente, ora mi metto pure a litigare con un medico?) “Risponda alle domande prego” Ora sono furiosa, finché non mi spiega perché dovrei urlare i miei affari al vento io non rispondo. “No” E metto il broncio (ritorno alla gioventù). Il dottore continua apaticamente. “Risponda alle domande prego” “No” Un motivo c’è se da piccola mi chiamavano crapa da boiler**. Il dottore sbuffa. “La devo spostare in pediatria o cosa? Risponda alle domande.” Ormai ci sto prendendo gusto “No.” (la bamboccia dentro di me ha preso il sopravvento). Estrae dalla tasca una lunghissima siringa, al solo vederla le parole mi sfuggono di bocca. “Ero ad un gala di beneficienza con il bel nipote del mio capo!” Sento qualcuno ridacchiare, il dottore mette via la siringa. “Bene, potete tornare a casa, ma dovrete rimanere a riposo per due settimane, chiaro?” Annuisco, anche se non vorrei. “Riposo significa che starete tutto il giorno a letto, non dovrete alzare pesi o simili e non potrete fare sport di alcun tipo, ok?” Annuisco ancora una volta. E chiedo “Lavorare?” Il dottore scuote la testa, questo sarà un grandissimo problema per me. “Come non posso lavorare? Io devo lavorare!” Il bel nipote (un giorno gli chiederò come si chiama) si alza e mi dice. “Sei stata licenziata.” Ma che sveglione! Mi sto per arrabbiare, di nuovo. “Si, ma ho una famiglia a cui badare, composta da sette persone contando me, non posso rimanere ferma.” Tutte storie, posso eccome, semplicemente non voglio. “Devo tornare a casa per il picco di affluenza turistica annuale.” I due mi fissano sconvolti. “Forse è meglio tenerla in osservazione ancora qualche…” L’uomo con lo stetoscopio viene interrotto da un urlo “Piiigeon! Come hai potuto abbandonarmi in discoteca da sola? Proprio adesso che torni nei tuoi campi!” Mi fissano tutti aspettandosi qualcosa da me, vale a dire tre risposte. Ma perché quando si ha bisogno di un fulmine Sailor Juipiter*** non c’è mai?

 

Note generali

*Questo è una delle frasi pronunciate da Sailor Moon quando si trasforma. Sailor Moon è un altro dei cartoni che guardavo da piccolo.

**crapa da boiler = testa dura, molto dura Penso che il termine sia del dialetto delle mie regioni (un po’ sopra Milano)

***Sailor Juipiter è una delle guerriere sailor (sempre del cartone Sailor Moon), lei ha il potere di evocare il fulmine.

Note dell’autore

La mia pazzia non avrà mai fine, ma ormai penso che questo l’avete capito. So che il capitolo è un poco lungo, spero che la cosa non crei troppi disguidi. Mi devo scusare son voi per il ritardo esagerato con cui ho aggiornato, vi prego perdonatemi. Abbiamo scoperto qualcosa, ad esempio che miss piiigeon ha una famiglia di sei elementi, che ha una casa in mezzo ai campi e che non finirà mai di sorprenderci, le sue figure sono epiche. Spero che la storia vi faccia ridere, ci si vede al prossimo cap.

Luka

Ringraziamenti

Grazie a:

Fall

Rosy_96

Kryptonite

 MeiroKangourou

 rox_sole

Sofia_94

E a chiunque abbia letto questo racconto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La torta spiaccicata e risate a non finire ***


 

La torta spiaccicata e risate a non finire

Guardo il bel nipote, il dottore e Max e decido che non ho voglia di rispondere, per niente, quindi faccio la cosa più stupida che si possa fare davanti ad un dottore, fingo di stare male (ovviamente sono pessima). Mi prendo la testa tra le manie comincio a gemere (sembro un canarino a cui stanno facendo ingoiare litri d’acqua), il dottore neanche si avvicina a me e dice alle due persone presenti. “Sta fingendo, non è niente.” Accipicchia al dottore intelligente! Ma dico io, per una volta non poteva capitarmi un dottore non competente? Vaglio la possibilità di continuare a fingere ma rinuncio, a quanto pare mi sto riprendendo. “Come fa a saperlo?” Il dottore dice con la sua voce tranquilla “Ho solo provato ad indovinare e a quanto pare ci sono riuscito.” Istintivamente tiro fuori la linguaccia, ratifico, il mio cervello è ancora assente. Il dottore alza gli occhi al cielo e mi chiede “Potresti spiegare ciò che hai detto prima?” Incrocio le braccia sul petto e dico “No” Resta calmo e rilassato (quanto vorrei levargli dal volto quella sua aria da saputello annoiato) e dice “Per favore?” Aspetta cervello, non inviare l’impulso alla bocc…”No” dico io. “Neanche se poi ti do una caramella?” Una bella caramella … magari di quelle gommose che mi piacciono tanto … (adesso basta! Sono una donna adulta perdinci!) “Neanche per le caramelle” D’altronde sono adulta, le caramelle posso anche comprarmele (si, va bene, la voce della coscienza si ritira in una depressione opprimente). Il dottore alza gli occhi al cielo e chiede a Max “Allora lei ci può spiegare come mai la ragazzina ha parlato di affluenza turistica?” Ragazzina? Hey, tu, dottore dal camicie bianco, mai visto uno specchio? Meglio somigliare ad una ragazzina che avere la faccia di un fossile del paleolitico! (Per fortuna non glielo detto, se no altro che ricovero in pediatria! Diretta diretta in neurologia infantile). Max mi guarda divertita e risponde alla domanda. “Questa è la stagione di affluenza turistica perché siamo in primavera, le nevi cominciano a sciogliersi ed arriva il caldo. La mia Piiigeon abita in una grande casa in mezzo a campi e montagne, per cui in questo periodo accompagna in giro per i monti molti turisti,ovviamente a cavallo. È un grande introito per la famiglia e non possono rinunciarvi, i fratelli però sono occupati in altre mansioni e non può essere sostituita, per questo deve tornare a casa e lasciarmi sola ogni anno” (Certo che la dovizia di particolari poteva anche evitarla, sarebbero bastate due parole, non di più. La voce della coscienza torna alla ribalta). Il dottore mi osserva con aria pensierosa, poi passa lo sguardo sul bel nipote ed infine su Max. (La cosa comincia a preoccuparmi) “Lei potrebbe accompagnarla nel viaggio e controllarla?” Max scuote la testa con desolazione “Purtroppo devo lavorare, non ho più ferie.” Il dottore ghigna soddisfatto e sposta lo sguardo sul bel nipote (un giorno saprò il suo nome!) “Che ne dice signore di accompagnare la nostra cara miss Pigeon nel suo viaggio e tenerla d’occhio da parte mia? Mi ha raccontato prima che non aveva niente da fare per il prossimo mese, che avrebbe recitato nel nuovo film tra molto tempo, se lo ricorda? Me l’ha detto proprio quando firmava l’autografo per mia figlia” Oh no! Ci sta per incastrare tutti e due, me lo sento. Di fatti gira lo sguardo verso di me e dice “Ti dimetto solo se lui potrà accompagnarti ovunque.” Sbuffo, se fosse sana a questo punto avrei già detto di no, portare un novellino, per giunta un attore (ecco perché il suo volto mi pareva vagamente familiare), a spalare letame a casa mia? Mi immaginai la scena e cominciai a ridere come una pazza (ah, perché, non lo sono?), provocandomi delle fitte alla testa. “Va bene, che venga pure a spalare letame, vedremo quanto resisterà.” Il bel nipote mi sorride, come se sapesse il fatto suo, io intanto continuo a ridere (caso  perso), il dottore scuote la testa e Max scatta una foto a quella scena che ha del surreale. Non riesco più a smettere di ridere e il dottore mi da dei sonniferi potenti, mi dice che mi dimetterà il giorno dopo. I sonniferi fanno effetto lentamente, io intanto continuo a ridere (mi sta venendo un crampo allo stomaco). Cerco di calmarmi e per fortuna ci riesco, almeno finché Max non pronuncia la fatidica parola che mi riporta alla mente un ricordo sepolto: torta.

Per la prima volta in vita mia sto facendo la cameriera, il mio sogno di carriera (e che brava, riesco anche a fare le rime). Certo, servo i miei famigliari, ma è comunque una gran soddisfazione. Il dessert l’ho preparato io, una bella torta al cioccolato fatta con tutto il mio amore (e non in senso figurato, proprio letteralmente). Sono una bambina di dieci anni che porta una torta in tavola, ma ovviamente non sono una bambina normale, io sono Piiigeon (e si ragazzi, maldestri e pazzi come me si nasce, non si diventa). Inciampo inavvertitamente in un gatto sonnacchioso che mi taglia la strada. La torta vola e vola, sotto  lo sguardo stupefatto dei miei famigliari e si spiaccica contro un muro, rimane incredibilmente intera, appiccicata ad un muro, ma intera. (Ovviamente a quell’età non mi feci domande riguardanti lo strano fatto, ero solo felice che la mia torta fosse ancora intera). Così mi avvicino al muro e con tutta la forza di volontà la stacco dal muro, per poi servirla ai miei famigliari che l’assaggiano esitanti (mi vogliono un gran bene). Dei versi di apprezzamento abbandonano le loro labbra, io sono soddisfatta. “Cosa ci hai messo dentro, cara? È così buona” Dice la mamma, io  le sorrido e rispondo. “L’ho fatta con tutto il mio cuore” Continuano tutti a mangiare, tranne il piccolo Jack che si insospettisce alle mie parole (che io produca qualcosa di relativamente mangiabile in cucina non è esattamente probabile, diciamo sul’impossibile andante). “Cosa ci hai messo esattamente dentro sorellina?” Io sorrido e rispondo (beata gioventù) “Tutto il mio cuore: cioccolato, latte, l’impasto e poi ci ho aggiunto il resto che era a scelta e, visto che dovevo farla con tutto il mio cuore ci ho messo dentro un po’ dei capelli di ognuno di voi, più un orecchio del mio peluche preferito, un po’ del grano che cresce nel nostro campo ed infine un po’ della polvere della soffitta” Le forchette cadono rumorosamente sui piatti, ebbene si, sono stata e sempre sarò Theresa Piiigeon, un’inguaribile pasticciona.

A quel ricordo le risate ricominciano, finché mi sembra di svenire (o forse sono i sonniferi?) Non faccio problemi di sorta e cedo al sonno con un sorriso stampato sulle labbra, so già che quando mi risveglierò non mi sentirò più la faccia: causa? Paralisi facciale a causa del sorriso a trentadue denti.

 

Note dell’autore

Per questo capitolo non dovete ringraziare niente di meno che Fall, che mi ha dato la spinta necessaria a scrivere, ma il merito non è stato solo suo, grazie anche al mio compagno di classe che oggi durante storia mi ha raccontato dei Franchi che cavalcavano i leopardi delle nevi alti tre metri e con gli artigli d’oro. Ma questo probabilmente non vi interessa, volevo regalarvi un pezzetto del passato di Piiigeon, spero che vi sia piaciuto. Per il resto non penso di dover aggiungere altro, se avete domande chiedete pure, cercherò di rispondervi il prima possibile, spero che il capitolo vi abbia fatto ridere! Al prossimo capitolo allora e mi raccomando, quando volete mettere il cuore in qualcosa non fatelo mai come la nostra Piiigeon, le cose potrebbero rivelarsi un disastro.

Ciao ciao Luka

Ringraziamenti

Grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie grazie ( e sappiate che li ho scritti tutti a mano, niente copia incolla, ci tengo a voi) a tutti quanti, a chi segue in silenzio e a chi commenta, a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e a chi tra le seguite e a chi semplicemente legge questa storia. GRAZIE non sapete quanto mi renda felice questo racconto (o forse ne avete una vaga idea perché probabilmente sto rompendo tantissimo, quindi smetto).

Passo e chiudo, sarà per la prossima

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=590039