L'urlo

di Little_Writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap.1 ***
Capitolo 3: *** Cap.2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Stavo uscendo dal cinema con Kate. Kate è la mia migliore amica. Io le voglio tanto bene, eppure a volte la odio. Avevamo guardato un film d'amore, qual genere di film che a Kate piaceva più che a me. Mentre lei mi descriveva una scena del film, come se non l'avessi appena visto insieme a lei, udii un urlo. Non era un urlo normale. Era un urlo soffocato, ma che mi trapanò i timpani. In questo urlo si potevano udire dolore. Paura. Inquietudine. Sorpresa. Orrore. La cosa più inquietante era che quest'urlo non era femminile. Era di un uomo. Un uomo adulto. Quando una donna urla ti preoccupi; quando urla un uomo sei terrorizzata. La mia amica non aveva udito nulla, cosa alquanto inquietante. "Kate... non hai sentito nulla sei sicura?" "Te lo ripeto Tara, sei solo stanca, non ho sentito nulla, ora ti accompagno a casa, ti fai una doccia e..." "Non fare la mammina Kate!" le soffiai in faccia. La mia amica si zittì e non mi salutò nemmeno quando entrai in casa. L'unica cosa che mi disse era: "Stai attenta che non vengono i mostri!" E non sapeva che dovevo davvero stare attenta.

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Capitolo 2
*** Cap.1 ***


 Tara camminava decisa verso la scuola. Non era certamente una ragazza timida o paurosa, e il fatto che questa mattina sarebbe stata la terza volta nella settimana che era in ritardo non la faceva intimorire.
Poco prima di arrivare al grande portone di legno si fermò.
"Ho l'interrogazione di tedesco, cavoli,pensò. Non era questo pensiero ma un contesto generale di compiti non fatti e lezioni non studiate che le fece prendere la decisione di svoltare velocemente e "fare forca".
Si avviò verso il centro della città, sapeva in quale vie andare per non essere trovata da nessuno e per poter visitare dei bei negozi.
Mentre camminava, stavolta a testa china, intravedette con la punta degli occhi una vetrina di Chanel. Una borsa. La Borsa. Si fermò e si avvicinò a quell'oggeto che aveva un valore, per lei, inestimabile.
"Wow" sospirò.
Poi ritornò alla realtà, dopo un piccolo viaggio nella sua mente verso il mondo dei VIP, e si concentrò sulla strada. Una volta si era persa e aveva dovuto chiamare i suoi, confessare che non era andata a scuola, un macello, insomma...
Mentre stava per svoltare in un piccolo viottolino, sentì una voce molto familiare che la chiamava: la sua professoressa di scienze.
Si voltò e guardò in faccia all'insegnante, per poi girarsi e scappare, iniziò a correre più veloce che poteva e svoltava sempre dopo aver fatto pochi passi. La prof non la rincorreva, questo era ovvio, ma Tara continuava a correre, si era inevitabilmente persa e correndo buttava fuori tutte le energie...
Quando si fermò per riprendere fiato ed energie, si sentì dei passi dietro. Si sarebbe arresa a chiunque era, era stremata.
Le voci di due uomini si avvicinarono, non aveva mai sentitò due voci con una tonalità del genere e si rilassò.
Fece male... moolto male.
Si accasciò a terra e lasciò sgorgare il sudore sul suo corpo. Ansimava. Iniziava ad avere un vago senso di paura. Sentì il freddo dell'ombra calarle addosso, ma non ce la faceva a muoversi. Intanto gli stranieri l'avevano indubbiamente raggiunta ma lei non ci fece caso, non ne aveva le forze.
Uno degli uomini si avvicinò alla ragazza e la guardò.
Lei lentamente alzò lo sguardo.
L'uomo aveva un fisico atletico e aveva sui 35 anni. Disse qualcosa al suo amico che Tara non capì, poi si rivolse verso la ragazza.
"Ciao, ragazzina"
Tara non rispose, aveva molta paura adesso.
"Hai bisogno di compagnia"
Tara voltò la testa da un'altra parte, per non dover guardare il giovane uomo che le appariva molto minaccioso.
"Questa compagnia siamo noi. Dai vieni. Alzati" la voce dell'uomo era in qualche modo rassicurante, ma le incuteva ugualmente paura.
"La tua amichetta è venuta"
Tara si voltò di scatto. Guardò l'uomo che sorrideva maliziosamente.
"Chi.. cosa... Kate!!? Dove.. cosa?! No, per favore no..." iniziò a tremare.
"Ei, ragazzina, calmati. Non ti vogliamo fare del male. Basta che vieni con noi."
"Io non posso..."
Tara non riusciva a muoversi. Le girava la testa, aveva paura. Era sola.
"Dai che lo hai sentito urlare anche tu, pochi giorni fa.."
"Chi?" Tara non capiva cosa volessero quegli uomini.
"L'urlo... ragazzina, l'urlo. Lo hai sentito anche tu, no?! Non vuoi sapere chi è stato? Noi lo sappiamo, siamo noi che lo abbiamo provocato. Dai fai la brava e chiedi chi è stato"
"Chi ha emesso l'urlo Martedì sera?"
"Tuo babbo, ragazzina"
Tara svenne



Angolo dei commenti
Two Little Shapes, lilspot, Francy_Clearwater grazie per i complimenti

FrozenOceanSoul ecco il seguito..

Spero sia di vostro gradimento!!

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Capitolo 3
*** Cap.2 ***


  Cap. 2

Tara riprese i sensi.
Si trovava in una camera buia, che molto probabilmente non aveva finestre perchè non avvertiva nemmeno una lieve brezza e faceva molto caldo. I suoi occhi si adattarono alle tenebre. Tara non aveva paura. Era convinta che di lì a poco si sarebbe svegliata e il sogno sarebbe finito.
Però poteva almeno vedere cosa succedeva nel suo sogno.
"Sono sveglia!" urlò. Era una ragazza poco premurosa, fin troppo coraggiosa.
Dopo pochi minuti che le parvero interminabili si aprì uno spiraglio nel muro, a pochi metri da lei. Si diresse verso il piccolo fascio di luce.
"Qua non si urla" disse una voce che Tara aveva già sentito, solo che non sapeva dove.
Tara sorrise.
"Non lo farò più" promise.
"Qua non si parla" disse la voce.
Tara smise di sorridere.
"Ho la libertà di parola io"
"Io ho la facoltà di lasciarti vive4re o ucciderti. Finchè non ti chiama Il Boss tu stai zitta qua dentro. Non voglio sentire una mosca volare."Lo spiraglio si chiuse con un rumore secco. Deciso.
A Tara incominciò a parere molto strano questo sogno. Reale. Si avvicinò a un muro e vi tirò una pedata contro. Il dolore non le lasciò il minimo dubbio. Era sveglia. Era imprigionata. Era nei guai.
Lo spiraglio nonsi aprì ma qualcuno battè un pugno contro il muro esterno. Tara aveva paura che il soffitto sarebbe crollato. Si accasciò contro un muro. Le lacrime incominciarono a scenderle lungo leguance. Non le aveva avvertite e la colsero di sorpresa.
Chiuse gli occhi e pensò a ciò che era successo.
Quel vicolo buio. Quei signori. Quella voce. LA VOCE!. Era la stessa di uno dei signori del vicolo buio. Perchè non eras andata a scuola?
Ad un certo punto ricordò la cosa più importante: suo padre.
Cosa c'entrava lui nella faccenda? Era lui che aveva davvero emesso l'urlo?
La porta si aprì.
"Il Boss ti vuole parlare, ragazzina. Alzati."
Tara si alzò e le parve di riconoscere la sagoma. Quindi l'avevano catturata, l'avevano presa quando era svenuta.
"Sbrigati!"
Tara seguì l'uomo e se ne sentì uno alle calcagna ma non ebbe il coraggio di voltarsi per assiucrarsene.
L'uomo che le stava avanti si fermò di scatto. L'acciuffò per i capelli. La spinse dentro una stanza.
"Eccoti" la voce stridula di un 35enne la salutò. "Ti ho tanto aspettata, Tara"
Tara era atterrita dalla paura. Come poteva un uomo giovane e affascinante come quello che si trovava davanti essere cattivo?
"C-come fa a sapere il m-m-mio n-nome?" balbettò la ragazza.
"Pensi che rapire una persona sia una cosa facile, bambina?"
Dunque era ufficiale. Era stata rapita.
"Dov'è mio padre?" chiese Tara con tono isterico "Cosa gli avete fatto? Gli voglio parlare immediatamente! Ditemi se è vivo.... Non me ne frega se lei è il boss io ho diritto..."
La risata fragorosa del suo davanti la fermò.
"Io non sono Il Boss. Il Boss si trova dietro quella porta. Io sono l'addetto al controllo fisico. Il dottore se vuoi chiamarmi così."
Tara tremava dalla paura. Chi era il boss? Dov'era suo padre?
"Spogliati!" ordinò il giovane uomo.
"Cosa?" riuscì a dire Tara.
L'uomo si alzò minacciosamente. Non aprì nuovamente la bocca ma stette in silenzio a perforarla con i suoi sguardi inquietanti.
Tara si levò la giacca e il maglione. Si fermò.
"Ti voglio vedere con le stesse vesti che avevi addosso quando sei nata, Tara"
La ragazza si svestì, lasciandosi gli intimi addosso.
Il dottore grugnì e glieli strappò di dosso.
Poi le ispezionò con uno strano apparecchio ogni centimetro del suo corpo. Ogni centimetro.
Quando ebbe finito le disse solo due parole:
"Rivestiti. Entra." indicò la porta.
Tara respirò profondamente,  ringraziando per non essere stata violentata.
Tremante si rivestì. Non  era pronta per niente a varcare la soglia di quella porta. Non aveva altra scelta.
Aprì la porta.
"Pensavo di averti insegnato a bussare, Tara"
Il Boss si girò. Era suo padre.
"Chi sei?" chiese la ragazza. Non aveva mai visto quell'uomo.

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Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


 Cap. 3

Il Boss si girò. Era suo padre.
"Chi sei?" chiese la ragazza. Non aveva mai visto quell'uomo.
Il signore rise. Era una risata inquietante.
"Tara!" tuonò quando ebbe finito di sputare saliva intorno alla sua possente figura.
La ragazza stava scivolando sempre più in basso sulla sua sedia. Sperava, voleva scomparire. Subito. All'istante.
Il sudore alla vista di quell' "uomo-armadio" le si era gelato addosso e ora quei cubetti di ghiaccio le scorrevano lungo la schiena, provocandole brivi; la fronte che poco fa era imperlata dal sudore le pareva un unico blocco di ghiaccio che stava per esplodere. Rabbrividì nuovamente.
Quell'uomo. Le sorrideva. Perchè? Sorrideva. E il suo sorriso era cupo. Maligno.
"Figlia mia..." iniziò, con voce profonda e roca.
E Tara, che ormai sapeva di non sognare rapprividì al suono di quella voce. Ma ce la fece. Raccolse il coraggio che le era rimasto, ed era talmente poco che con un mini-cucchiaino lo avrebbe potuto raccogliere e scaraventare al vento, raccolse tutto il suo coraggio e parlò. E la sua voce era stridula. Come lo squittio di un topo. Lei era il topo. Lui il leone. Maestoso, feroce, imponente.
"Non sono tua figlia" la voce della povera ragazza parve rompersi. "Dove..." riuscì a sussurrare, ma la sua voce cedette. Con un ultima rincorsa prese il via e finì la frase. Il discorso. Quello che aveva sulla punta della lingua da troppo tempo.
"Dove è mio padre? Non avete nessuno diritto di fargli male. Dov'è?" la voce diventò più forte "..è mio padre. Per favore. Lo voglio vedere. Voglio sapere che vive. Lo voglio verificare. E' mio padre!" queste ultime tre parole uscirono con un urlo di rabbia. Di tristezza. Di timore e paura.
"Per favore" aggiunse la ragazza "Posso vederlo?"
La reazione dell'uomo era inaspettata.
Quell'armadio su due gambe npon reagì affatto come si aspettava la teenager. Anzi. Buttò indietro la testa e rise. Rise. Non era una risata malefica. Era una risata di quelle simpatiche. Una di quelle da "barzelletta". E il Boss sembrava non riprendersi più. Rideva. Di gusto.
La serietà sopraggiunse al suo volto come se ne era andata. Improvvisa. Inaspettata.
"Lo faccio andare a chiamare" sogghignò.

                        *   Nella stanza

Tara era stata scaraventata in una piccola stanza, oltre "l'ufficio" del boss. Sarebbero andati a prendere suo padre. L'avrebbe potuto rivedere.
La luce in quella camera era poca. Una lampadina penzolava dal soffitto. Spenta. Bianaca dalla polvere.
Tara riuscì a trovare un pulsante al muro. Lo pigiò.
La lampadina si accese con il ronzio di una zanzara infastidita.
Tremava la luce. Come se avesse freddo e paura. Di lì a poco si sarebbe spenta. La ragazza ne era più che sicura.
Si affrettò a distogliere lo sguardo da quella piccola fonte d'illuminazione e osservò il luogo dov'era capitata.
La luce era talmente fioca che non illumnava tutta la stanza, ma l'attenzione di Tara era stata catturata da una scrivania. Polverosa anche quella. Tara si diresse verso ciò che aveva visto. In quel momento con un ultimo ronzio infastidito la luce-zanzara morì. Spiaccicata.
"No.." sussurrò la ragazza.
E come se quel sussurro avesse rianimato quella piccola lampada questa si riaccese. Trmolante. Le ombre sul muro parevano danzare. Una danza funebre.
Tara riuscì a scovare sulla scrivania molte fotografie. Ne alzò una. Le parve di riconoscere qualcosa. Qualcuno. Buio.
La luce si spense.
Questa volta rimase spenta.
Tara incominciò a tremare.
Non aveva mai creduto all'uomo nero, che veniva nel buio e tagliava la gola alle ragazzine. Ma non è mai troppo tardi per pensare di credere a qualcosa.
Mentre Tara si tastò avanti, nella direzione dove sospettava la porta sentì un rumore. Alle sue spalle. Possibile che non era sola? Possibile.
Qualcosa c'era. Sentiva il fruscio di piccoli passi. Felpati. Lenti.
Qualcosa, o qualcuno?, urtò un oggetto che rotolò con, come pareva a Tara, con un gran frastuono. E si ruppe.
La ragazza si girò. Lì, a pochi centimetri da lei. Due occhi gialli la fissavano.
E Tara urlò.

                        *    Ufficio

La porta si aprì.
"Hai conosciuto Hector" sorrise l'uomo.
Gli occhi appartenevano ad uno stupido gatto. Hector.
Ma la porta era aperta e Tara non perse tempo a chiedersi come mai un gatto le aveva fatto prendere così tanta paura. Si diresse subito all'uscita. E lì in quella stanza, in piedi...
non c'era nessuno. Vuota.
"Mio padre..." cominciò la ragazza.
"... è qui in questa stanza" completò l'uomo la sua frase.
"Tuo padre si chiama Fulvio, non ho ragione?"
"No, no!" urlò Tara " Non si chiama Fulvio. Massimo è il suo nome. Avete preso la persona.."
"... assolutamente giusta. Lo saprò il mio nome non ti pare?"
"Ma cosa centra.." Tara non ci capiva più niente. Che quell'uomo si chiamasse Fulvio?
"Il mio nome è Fulvio. Tuo padre si chiama Fulvio. Io ti ho chiamata figlia mia. E come 1+1 fa 2, io sono tuo padre"
Tara svenne. Era troppo.
1+1=2.
Fulvio+Babbo+Figlia=cosa impossibile.
Tara non sapeva chi era quell'uomo. Perchè pensava di essere suo padre, ma qualcosa non quadrava, per niente.
E quando Fulvio si rimise a parlare la sua voce era dolce, affettuosa. Falsa.


Il mio angolino
Two Little Shapes a voi spetta il primo commento. Grazie per seguirmi e per stimolarmi a scrivere. E' incredibile ma vero che ho quasi finito anche il quarto capitolo. Lascerò un pò di suspanse prima di pubblicarlo. Grazie ancora ad essermi devote. E guardatevi intorno. Magari stasera vi troverete sole. In una stanza buia...
Grazie ancora!
TC&TW il vostro nome è molto lungo. Grazie comunque per commentare fedelmente ogni singolo capitolo anche se pubblico nuove cose solo dopo un eternità.Vi ringrazio per i vostri bei commenti poichè mi tirano su di morale e mi fanno continuare a scrivere.
A tutti: scusate se pubblicò in tempi così differenti, ma d'altronde quando ho un pò d'ispirazione chi mi ferma più?
Al prossimo capitolo..

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