Destiny -parte 2-

di Miyumi san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il progetto ***
Capitolo 2: *** L'arrivo ***
Capitolo 3: *** Sorprese ***



Capitolo 1
*** Il progetto ***


Gli anni passarono. Sia per le ex mew mew che per gli alieni. 6 anni dopo, il 15 marzo, 5 ragazze erano riunite a casa di Ichigo Momomiya. -Tanti auguri a teeeeeeeeeeee!!- Esplosero tutti in applausi. Ichigo spense le sue 21 candeline e sorrise radiosa a tutte le sue amiche. Minto le sorrise. Ora era molto meno scorbutica, era fidanzata con un insegnante universitario francese, ed era molto cambiata. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, ondulati. Quel giorno indossava un maglione di lana (sebbene fossero solo in autunno) bianco, con disegni marroni a zigzag sul davanti, ed una microgonna blu. Retasu invece si era sposata già da tempo con Ryou. Quel giorno era accompagnata dai suoi bambini di 3 anni e 4 mesi. I suoi capelli verdi ora le arrivavano a metà della schiena, ed erano raccolti in una mezza coda. Indossava un paio di pantaloni lunghi bianchi e una maglietta a mezze maniche. Sembrava la perfetta donna di casa, la madre ideale. Lo stesso Ryou era cambiato, ma di poco: era diventato più alto e muscoloso, ma per il resto era sempre lo stesso. Retasu gli mise in braccio la loro figlia di tre anni, dai capelli castani con riflessi rosei e ramati e gli occhi color del ghiaccio, che si chiamava Ayumi. Purin aveva solo 16 anni, ma quel giorno aveva portato con sé i suoi fratellini: i maschi avevano ormai 13 anni, mentre la bambina 11. Paddy aveva continuato a mantenere i capelli corti come in passato. Quel giorno indossava una minigonna arancione e una camicia bianca; in vita portava un maglione color verde militare scuro e con disegni bianchi e rossi. Adesso lavorava per il circo, ma non doveva spostarsi spesso, perciò poteva dedicare comunque del tempo ai suoi fratellini. Zakuro aveva 24 anni e si era sposata con Keiichiro, di 27. Lei era incinta del suo primo bambino, un maschio che voleva chiamare Ryou. Ichigo non si era ancora sposata con Masaya, ma progettavano di farlo presto, infatti solo qualche giorno prima lui le aveva chiesto se voleva sposarlo. Ichigo non aveva più ripensato alla faccenda di 6 anni fa e della sua prima figlia, sua e di Kisch. La bambina era nata 6 anni prima, il 27 di luglio. Ichigo non l’aveva mai più rivista. -Mika!- chiamò una voce maschile. Una bambina di sei anni corse verso di lui. Ora Mika Ichigo aveva lunghi capelli rossi e i suoi occhi aurei brillavano più che mai. Due piccole orecchie a punta spuntavano dai suoi capelli. Indossava un vestitino rosa con il colletto e le maniche bianche. Una tasca, anch’essa bianca, era ricamata sul petto. -Papà!- disse Mika. Kisch si chinò e la accolse in un abbraccio. La tirò su e si mise a fissare l’orizzonte con lei. –Papà- disse ad un tratto Mika. –Sì, piccola?- -Ma la mia mamma dov’è? E viva?- -Sì, Mika, è viva, ma non potette tenerti a causa di un mio errore- sospirò Kisch, ora un 23enne. Era rimasto affascinante come sempre, ma era più alto, nel suo sguardo gravava il peso di più anni. -Papà?- -Sì?- -Potrei vederla? La mamma?- -Vuoi che andiamo sulla terra?- chiese Kisch fissando la figlia. -Si papà!- -E allora andremo sulla terra e ti farò vedere tua madre- -Evvivaaaaaaaaaaaaa! Grazie, papà!!- disse Mika scoccando un bacio sulla guancia del padre. Scese dalle sue braccia e andò incontro a Pai e Taruto, che stavano venendo in quel momento. Il primo aveva 27 anni, era sposato e con un figlio. Taruto aveva 18 anni, ma non aveva perso il suo modo di essere un po’ infantile. Mika andò verso di loro. –Zio Pai! Zio Taruto! Lo sapete che papà mi ha promesso che andremo sulla terra?- disse, estasiata. Pai e Taruto fissarono entrambi il fratello. –Ne sei sicuro?- chiese Pai a Kisch. –Sì- rispose quello. –devo fare in modo che Mika conosca sua madre- disse. Taruto sorrise in modo complice. –Bene, allora verrò anche io! Ho proprio voglia di vedere com’è diventata Paddy in questi sei anni! E tu…- disse, lanciando uno sguardo a Pai. –Tu vorrai vedere com’è diventata Retasu, vero?- -Ma che dici!- protestò Pai. Ma in realtà aveva voglia di vedere quella ragazza umana che 6 anni fa, alla fine di tutto, quando era lontano da lei, era riuscito a considerare sua amica. -Allora andiamo tutti insieme?- chiese Mika, al culmine della gioia. I tre fratelli annuirono insieme. –Sììììììììììììììì!!- l’esclamazione gioiosa della bambina riempì la vallata.

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Capitolo 2
*** L'arrivo ***


Kisch, Taruto e Pai, insieme alla piccola Mika Ichigo, erano nella loro navicella spaziale. In lontananza si intravedeva la terra. -Ma quanto ci mettiamo?- disse lamentosamente Mika. -Smettila di piagnucolare, Mika!- esclamò Taruto. Mika gli fece la linguaccia, e Taruto finse di essere arrabbiato per divertire la nipote. Mika rise, e Taruto cominciò a fare le facce più strane, attirando le risate della bambina. -Taruto, vorresti smetterla? Mi togli la concentrazione- protestò Pai. -Ah, fratellone, dovrai farci l’abitudine quando tuo figlio crescerà!- ribattè scherzosamente Kisch. –Mio figlio è sempre stato silenzioso e riservato- insistette Pai, voltandosi appena. –Tutto suo padre- disse Kisch. Lui e Taruto scoppiarono a ridere, imitati da Mika, e persino Pai sorrise (aleluia Nda). Finalmente la navicella spaziale si trovò appena sopra l’atmosfera terrestre. Kisch prese in braccio Mika, raccomandandole di stare il più attaccata possibile a lui, e tutti e quattro si smaterializzarono proprio sopra Tokyo. –E ora che si fa?- chiese Taruto. -Ci fingeremo umani, con quel marchingegno che ha inventato Pai- rispose Kisch con decisione. –Non è un marchingegno, ci permette di modificare il nostro aspetto fisico, così sembreremo umani- lo corresse Pai, estraendo la macchina. Poco dopo i tre fratelli si ritrovarono mutati in esseri umani. Mika non ne ebbe bisogno perché lei, grazie al sangue di sua madre, era capace da sola di trasformarsi in umana. -Ma adesso dove andiamo?- chiese di nuovo Taruto. –Smettila di fare domande!- sbottò Kisch. –alloggeremo in un…com’è che si chiama…- -Hotel?- suggerì Mika, indicando l’insegna di un albergo di lusso. -Esatto- Si avviarono verso l’edificio e presero una suite con tre camere da letto, il salotto e il bagno, e anche i servizi in camera. Dopo mezza giornata che erano lì però cominciarono a stancarsi perché non erano pratici della terra nonostante il loro breve soggiorno lì 6 anni fa. Quindi uscirono e si diressero verso il centro di Tokyo. -Papà, com’è fatta la mamma?- chiese Mika mentre Kisch la teneva per mano. –Tua madre era bellissima, e ci scommetto che lo è diventata ancora di più. Quando l’ho incontrata aveva 180 lune (se i miei calcoli sn esatti Nda), ma qui si contano gli anni interi, non le lune. In pratica aveva 15 anni. Aveva i capelli rossi e corti, e dei bellissimi occhi color cioccolato. Era molto cordiale, simpatica…non con me, però. -Perché, papà?- -Beh, noi…non andavamo molto d’accordo, avevamo idee molto diverse per tutto- -E com’è che poi avete fatto me?- Kisch si morse il labbro. Non poteva certo spiegarle cosa aveva fatto ad Ichigo! Il ricordo, seppure un po’ sfocato, era comunque vivido nella sua mente (e anche in quella di Ichigo, ci scommetto Nda). -Basta domande, Mika. Ora dobbiamo stare attenti. Qui c’è molta gente e potresti perderti. E non sai ancora smaterializzarti!- la zittì Kisch, e strinse la mano della figlia. -Papà, dove potrei trovare la mamma?- -Dovresti trovare un posto che viene chiamato Caffè Mew mew. Non so esattamente dov’è, però- Mika si fissò in mente quell’informazione (e le tornerà molto utile, mi sa Nda). La folla cominciò ad infittirsi, e stare uno accanto all’altro diventata difficile. Poi, quando un uomo passò tra Mika e Kisch, le loro mani si separarono, e la folla li divise. –Papàààààààààààà!- gridò Mika. La voce di Kisch che la chiamava si perse lontano. -Fatemi passare, c***o, ho perso mia figlia!- -Non male- disse un vecchio. –La ritroverai presto in uno di quei bei vicoli che i signori per bene frequentano…- Kisch, in preda ad un attacco d’ira, estrasse uno dei suoi tridenti e lo conficcò nella pancia dell’uomo, che si accasciò a terra. Mentre la gente si riuniva attorno al cadavere, Kisch, Taruto e Pai si allontanarono. –Dobbiamo trovarla!- disse disperatamente Kisch. Mika Ichigo era tutto per lui. La amava forse più di Ichigo stessa. -Ma come facciamo? Non possiamo volare per cercarla, non dobbiamo farci scoprire, non sappiamo se le mew mew sono ancora in azione- disse Taruto. Pai annuì. –Non ti preoccupare, Kisch, è sveglia e saprà certamente ritrovare la via per il nostro albergo. Ha preso da te, quindi…- lo rassicurò Pai. -Dopo azioniamo il satellite di ricerca, così la troveremo- disse Taruto. Kisch, di malavoglia, annuì e lo seguì. Mika intanto si aggirava per le strade di Tokyo, preoccupata. Si sentiva completamente persa. Lei non aveva nessuno oltre suo padre. Poi le venne in mente sua madre. Lei ora era lì, sulla terra. Era un punto di riferimento, in mancanza di suo padre. Perciò, ricordando le parole del padre, si mise a chiedere in giro del Caffè Mew mew. Dopo circa un’ora riuscì a raggiungerlo. Era sempre il solito, ma un cartello diceva: “Closed”. Mika si abbattè molto. –E ora come faccio?- si chiese. -Sei tutta sola?- disse una voce femminile dietro di lei. Mika si girò e vide una bellissima donna sui 21 anni, dai capelli rossi come i suoi e occhi simpatici color cioccolata. Mika annuì, esaminando la ragazza. -Ho perso il mio papà- disse Mika, chinando il capo. Ichigo le sorrise. –non ti preoccupare, ti troverà presto. Intanto vuoi venire a casa mia? Ti offro una tazza di cioccolata calda bella densa- -Cos’è la cioccolata?- chiese Mika. -Santo cielo, non hai mai assaggiato della cioccolata?- -No. Mio papà mi ha detto che è molto buona, ma non l’ho mai vista prima!- -Ah! Allora a maggior ragione vieni da me, che te la faccio assaggiare! Poi chiameremo il tuo papà sul suo telefonino- -Papà non ce l’ha, il telefonino- disse Mika, pur non sapendo per niente quello che fosse. Ichigo le tese la mano e Mika la prese. –Andiamo- disse. Le due si incamminarono verso la nuova casa di Ichigo, che lei condivideva con Masaya, il quale quel giorno non c’era. Ichigo preparò al cioccolata e aspettò che diventasse tiepida, poi la offrì alla bambina che ne bevve subito un sorso. -E’ deliziosa!- esclamò Mika, con due baffi marroni di cioccolata sopra la bocca. Prese un tovagliolo e si pulì la bocca. -Allora- esordì Ichigo, -tu non vivi qui, vero? Perché sei venuta? Per farti una vacanza?- -No. Per cercare la mia mamma. Papà mi ha detto che lei non potette tenermi, non so perché. Sono venuto con lui e con i miei due zii. Però non so bene dove posso trovarla- -Da dove vieni?- -Da molto lontano- rispose Mika. Il cielo cominciava a scurirsi. –Ah… non posso certo lasciarti andare via a quest’ora!- disse Ichigo, accorgendosene. –Posso rimanere a dormire qui?- chiese Mika. –Non so dove andare- Ichigo annuì. –Certo! Poi domani in un modo o nell’altro cercheremo di trovare il tuo papà- Mika sorrise, e Ichigo la fece coricare nella camera da letto degli ospiti. -Il tempo si sta guastando- disse Mika osservando il cielo scuro illuminarsi di fulmini. –Già- riconobbe Ichigo. -A proposito, signora…tu come ti chiami?- chiese Mika mentre si infilava nel letto. -Ichigo- rispose l’ex mew mew. -Davvero? Anche io! Però io mi chiamo Mika Ichigo. Ma papà non usa mai tutti e due. Solo quando è arrabbiato. Poi mi rincorre per tutta la casa, ma quando mi prende finge di darmi le botte, e in realtà ci sediamo sul divano e io mi addormento sempre addosso a lui- Ichigo chiuse la porta della camera della bambina e riflettè un attimo. –Mika Ichigo…- mormorò. -Sì?- fece la voce della bambina. Ichigo aprì la porta. –Cosa c’è?- -Mi hai chiamata tu!- -No, io non ho detto nulla- -Sì, hai detto “Mika Ichigo”, che è il mio nome!- ichigo si stupì. –Ci senti da così lontano?- Mika annuì. –E anche da più lontano- Ichigo chiuse la porta e andò a coricarsi in camera sua. –Mika Ichigo- sussurrò, in modo che quella strana bambina non la potesse sentire. Era un nome poco comune, ichigo! Come mai quella bimba portava il suo stesso nome? E i suoi capelli erano rossi proprio come i suoi! Qualcosa non quadrava (ma l’idea che sia tua figlia non ti sfiora nemmeno, eh? Nda). Prese il ricevitore e compose il numero di Minto. –Pronto?- disse la voce della sua amica. –Minto, sono ichigo. Senti, tu e le altre domani dovete venire subito da me, devo farvi vedere una cosa. Avverti tu le altre- Minto sbuffò. –Ok- disse, e riattaccò subito. Ichigo si addormentò con mille pensieri in testa. Kisch camminava avanti e indietro per la sua suite. -Ma insomma, Kisch, smettila!- esclamò Pai. Kisch si fermò e si sedette sul letto. Taruto guardò il fratello con apprensione. –Non ti preoccupare, Kisch, quando avremo finito di sistemare questo affare lo azioneremo e troveremo Mika- Kisch annuì nervosamente. –Occorrerà tutta l’energia elettrica dell’edificio- fece notare. –E ti importa dell’energia elettrica di questi idioti più che di tua figlia?- Kisch aprì la bocca per ribattere, ma non emise alcun suono. –E poi- continuò suo fratello senza guardarlo, -si da il caso che anche io tenga a Mika, dato che è mia nipote, quindi non mi tiro certo indietro, anzi, in genere non mi soffermo nemmeno a pensare…- -E’ questo il tuo problema!- rise Taruto. -…pensare, dicevo, quali potrebbero essere le conseguenze di uno stupido blackout- disse Pai, lanciando un’occhiataccia a Taruto, che smise di ridere, mordendosi il labbro inferiore. Kisch sorrise. –E poi non ti preoccupare! E’ tua figlia, e questo è tutto dire!- lo rassicurò Pai. Ma comunque l’alieno non si sentiva ancora del tutto calmo. Un tuono particolarmente violento svegliò la piccola Mika Ichigo, che restò immobilizzata nel suo letto dal terrore, col cuore che batteva a mille e gli occhi sbarrati mentre fissava il cielo illuminarsi di lampi. Trovando un po’ di coraggio (in questo preciso istante sn le 22 e 22!! Nda) si alzò dal letto e si avviò nella camera da letto di Ichigo. Si avvicinò alla ragazza addormentata. –Signora? Posso stare qui con lei?- Ichigo annuì nel sonno, non capendo bene quello che accadeva. Si spostò per fare spazio a Mika, e la bimba si sentì subito rassicurata dalla bella camera protetta, dal calore del letto e dalla presenza di qualcuno più grande di lei che, Mika lo sentiva, non avrebbe esitato a proteggerla. Ichigo si svegliò presto la mattina dopo, e lanciò un urlo da pelle oca quando vide la piccola Mika appallottolata accanto a lei. La piccola aprì gli occhi dorati. –Perché hai gridato?- -Tu…tu perché stai qui?!!- chiese Ichigo scossa. –Io ieri notte te l’’ho chiesto, e tu hai detto di sì!- disse Mika Ichigo alzandosi. Ichigo si passò una mano sulla fronte. –Capisco, però devi svegliarmi, scuotermi, non parlarmi direttamente!- -Se mi hai risposto, vuol dire che eri sveglia!- ribattè Mika. “Com’è testarda!” pensò Ichigo, un po’ colpita. Si alzò e andò in cucina. Mika la seguì. –Mi fai un’altra cioccolata?- chiese gentilmente. Ichigo la osservò per un momento, poi annuì distrattamente. Quell’aria…le era familiare, in qualche modo. La gentilezza di Mika nascondeva qualcosa, ne era certa. Continuò a guardare la bambina che sorseggiava la sua cioccolata. –La smetti di guardarmi?- chiese sfrontatamente la piccola. –Non essere maleducata!- rispose automaticamente Ichigo. –Ma che vuoi da me, se resti lì a fissarmi come una mammalucca che cosa dovrei dire?- Ichigo strinse le labbra. “E’ anche arrogante!” pensò con amarezza. Tale e quale a…represse un brivido di terrore e ricacciò nella sua mente quel doloroso ricordo. Si accorse che Mika la guardava coi suoi occhi aurei. –Perché mi guardi?- chiese Ichigo, infastidita. –ecco, così vedi che significa essere guardata in quel modo!- disse Mika facendole la linguaccia. In quel momento bussarono alla porta. -Vado ad aprire, tu resta dove sei- intimò a Mika. –E pulisciti la bocca- aggiunse. Minto, Retasu, Purin e Zakuro entrarono in casa. -Ma come, non c’è il tuo Masaya?- chiese Minto col suo solito tono. –No, è in viaggio per lavoro- disse Ichigo, sorridendole. –E tu sei sempre la stessa!- Risero tutte. -Ragazze, vi ho chiamate qui per farvi vedere…una cosa…qualcuno- disse ichigo sedendosi su una poltrona. Mika entrò in quel momento in salotto. –Lei- disse Ichigo accennando alla bambina. –Una cosa e qualcuno sono sinonimi?- chiese la bambina con una voce fredda che stupì tutti. Sembrava così adulta! -L’ho trovata che girovagava ieri davanti al Caffè e l’ho presa con me. E’ solo una bambina, non potevo mica lasciarla tutta sola! Ma lei mi ha dato molte informazioni su di sé. Ha detto che voleva venire qui da sempre, che cercava sua madre che l’aveva abbandonata alla nascita a suo padre. Poi mi ha detto…varie altre cose, del tipo che non conosceva la cioccolata eccetera. E poi…guardatela, insomma. Guardate i suoi capelli, e i suoi occhi…mi ricordano tanto quelli di…lui, e poi prima si è mostrata sfrontata…ragazze, io ho un sospetto- concluse Ichigo. -Cioè pensi che…ma no, impossibile- disse Zakuro stupefatta, guardando la bambina, che esplose in uno sbuffo. –La smettete di guardarmi tutti?- -Com’è sfacciata!- esclamò Retasu. -Anche questo mi preoccupa- ammise Ichigo. –Soprattutto, direi io- ribattè Minto. Mika, non capendo niente di quello che stava succedendo, si sedette su un’altra poltrona e rimase lì a fare il broncio. –Mika, chi è tuo padre?- chiese Retasu. –Non ve lo posso dire, papà mi ha sempre detto di non dire a voi chi è e chi sono io- disse Mika. –Non ci puoi neanche dire da dove vieni?- chiese Purin. –Da molto lontano- fu la sua risposta. Improvvisamente suonarono alla porta. –Vado io- disse stancamente Ichigo. Aprì la porta…

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Capitolo 3
*** Sorprese ***


Ichigo quasi svenne quando vide chi aveva bussato. -E’ una reazione eccessiva. Certo, anche io sono felice di vederti, ma cadere a terra…- disse Kisch. Infatti Ichigo era caduta a terra dallo spavento, dopo che le sue gambe avevano avuto un cedimento. Lui la scavalcò ed entrò in casa. Gli occhi di Mika Ichigo si illuminarono quando lo videro. Scoppiò in lacrime mentre si slanciava contro il padre gridando: -Papà!!- La sorpresa di tutte fu enorme. Ichigo si sentiva malissimo, ora che aveva capito che Mika era sua figlia. –Ero venuto apposta per lei- disse Kisch, -e ora posso andarmene. Mi dispiace che non sei riuscita a tener fede al tuo giuramento di 6 anni fa, quel mattino… purtroppo mi hai rivisto. Ma ora non più. Mi porto la bambina e vado- -Papà, lo sai che la signora mi ha accolto qui? Mi ha dato una cosa marrone e calda che si chiama cioccolata, che è buonissima, e poi ho dormito nel letto degli ospiti. Mi ha fatto un sacco di domande su di te papà- Kisch sospirò. Era ora di dirle la verità. –Mika, ascoltami bene. La signora è tua madre- -Mia madre?- chiese stupefatta la bambina. -Sì, tua madre- -Quindi è lei che mi ha abbandonata quando sono nata?- Kisch Lanciò uno sguardo a Ichigo, uno sguardo gelido e pieno d’odio. -Sì tesoro. Ma vedi, la mamma, ti ha abbandonata a causa di un mio errore. Non è colpa sua- -Era solo una bambina- mormorò Kisch senza che nessuno lo potesse sentire. Allora Mika corse da Ichigo e la abbracciò. –Se tu sei la mia mamma allora voglio restare con te- disse. Ichigo allora prese sua figlia in braccio e annunciò: -Mika resta con me- -NO!- esclamò Kisch, avanzando. Ichigo indietreggiò sempre stringendo la bambina. –Non sei degna di farle da madre… tu l’hai abbandonata- -Stai zitto, e pensa che quando mi hai usata è stato molto peggio- disse Ichigo con voce tremante. Kisch abbassò il capo. –Riconosco i miei errori- disse, avvicinandosi molto a lei, mentre ichigo metteva giù Mika, -però devi ammettere che è stato molto divertente- le sussurrò poi in un orecchio. Ichigo rabbrividì e lo spinse via. Kisch le fece un sorrisetto e si abbassò davanti a Mika. -tesoro, cosa vuoi fare? Vuoi restare da mamma o da papà?- -Io voglio stare con tutti e due!- disse Mika. –Tesoro, questo non è possibile- disse allora Ichigo. –Allora resterò per un po’ da mamma e per un po’ da papà- disse Mika allegramente. -Bene. stabiliamo un periodo di sei mesi- disse Kisch. –Tesoro, ora tu resterai 6 mesi con la mamma, ok? Poi io verrò e resterai 6 mesi da me- Mika annuì. -Però c’è un problema- disse Ichigo. –Quale?- chiese Kisch. –Non sai come accudire una bambina di sei anni?- -No- disse ichigo. –E’ che non so come accudirne due- -Due?- Kisch alzò un sopracciglio. –E di chi sarà l’altra? Del caro Masaya, suppongo- -Si chiama Miyu. Ha 5 anni- -Un anno dopo la nascita di Mika…interessante. Beh, dovresti essermi grata- disse Kisch in tono malizioso. -Che vai farneticando?- -Vedi un po’ tu se non ti ho dato io la…spinta adatta per crearti un futuro- sogghignò Kisch. –Noterai che la frase ha un doppio senso- (L’avete capito? XD Nda). -sei proprio un individuo viscido- disse Purin. –Mai quanto il budino di cui porti il nome!- esclamò Taruto, che insieme a Pai se n’era stato isolato ad osservare la scena. –Toh! Il mio tartino!- esclamò purin come una bambina. Prese taruto per mano e lo trascinò in cucina. -Noooo! Lasciami!- In contemporanea Pai si era messo a fissare Retasu, che arrossì e distolse lo sguardo (<>) -Comunque sono stanca dei tuoi giochetti di parole- disse Ichigo arrabbiata. –Ora vattene!- Mika corse da Kisch e lo abbracciò. –Questo è per te- disse Kisch porgendo a Mika un apparecchio simile a un cellulare. –Così se vuoi parlare con me non devi far altro che premere questo tasto che vedi- disse lui. Mika lo prese e pianse. Poi Kisch, Taruto (impiastricciato di cioccolata) e Pai si allontanarono dalla casa e uscirono in giardino. Sopra di loro apparve una navicella spaziale. –Ti voglio bene, Mika- disse Kisch sorridendo alla figlia. –E tu, ichigo, trattala bene- -Lo farò- disse la mew mew con voce sicura. Le mew mew e la piccola Mika rimasero a guardare l’astronave finchè non fu un puntino lontano.

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