Only You

di kalaea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


2PM
PREMESSA

Vorrei fare una piccola premessa:
come ho scritto anche nell'introduzione questa storia è inspirata al mondo del k-pop e dei gruppi di idol (ringrazio Enrica per avermi aperto questo mondo!xD). Tuttavia sono appena stata "iniziata" a questo affascinante universo, quindi non ho voluto lanciarmi in una fanfiction su un gruppo in particolare.
Detto questo, spero che apprezzerete (sia amanti del k-pop, sia no!^^) questa mia storiella! Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi ringrazio per l'attenzione, ora vi lascio al primo capitolo! Buona lettura!!!:)



Only You

Capitolo 1

Il mio primo giorno di lavoro, o meglio sera. Ero a New York da tre settimane ormai e non appena avevo letto quell'annuncio sul giornale mi ero precipitata sul posto, non avevo alcuna intenzione di farmi scappare una possibilità di lavoro, qualunque esso fosse:  avevo bisogno di soldi, l'affitto non si pagava da solo e inoltre dovevo mangiare, quindi fare la barista in un locale notturno per 1200 dollari al mese era assolutamente perfetto!
Entrai dalla porta sul retro, come mi era stato ordinato e mi diressi verso l'armadietto che mi era stato assegnato, numero 22. Era sempre stato il mio numero preferito, lo presi come un buon segno e mi tranquillizzai. Ok, avevo 21 anni e non era il primo lavoro che facevo, ma quando si trattava di iniziare qualcosa di nuovo ero sempre e comunque un po' agitata. Come quando ero arrivata nella City. Era stata una decisione un po' improvvisa, ma avevo bisogno di andarmene, di cambiare aria o sarei impazzita.
Stirai il corto grembiule nero che indossavo sopra a un paio di Levi's sbiaditi e alla maglietta bianca con stampato al centro "Black Stone", nome del locale.
« Eccoti!
» l'uomo che mi aveva assunta era apparso dalla soglia di quello che immaginai fosse il suo ufficio « Vieni un'attimo devo farti firmare delle carte prima che cominci. »
Con un cenno della mano m'invitò ad entrare. Era uno stanzino piccolo e non molto illuminato, occupato quasi interamente da una scrivania in legno al centro della sala. Sopra stazionavano un computer, con tastiera e stampante, e un porta penne. Tutto molto ordinato. Mi accomodai sulla sedia di fronte al tavolo e di fronte a lui. Era un uomo sulla quarantina, capelli scuri, non molto lunghi e profondi occhi verdi, piuttosto attraente. Ma il mio interesse per gli uomini si era spento insieme con la mia voglia di innamorarmi, ormai un anno prima.
«
Ecco qui. » mi porse un foglio « Questo è il tuo contratto, firma qui per favore. »
Gli diedi un'occhiata veloce, giusto per essere sicura di cosa stavo firmando, scrissi il mio nome dove richiesto e glielo restituii. Non mi piacevano i luoghi troppo stretti e cominciavo a sentirmi a disagio.
« Bene, come sai il tuo turno va dalle 20:00 alle 2:00. Mi hai detto di aver già lavorato come barista, quindi non dovrebbero esserci problemi, ma comunque per qualsiasi dubbio chiedi a Jason, il responsabile. Ci sono domande?
»
« No, signore. » accompagnai la risposta con un gesto del capo.
« Perfetto! » mi sorrise, doveva essersi accorto che non mi sentivo proprio a mio agio « Vieni, ti presento Jason e poi puoi cominciare. » si alzò dalla sua postazione e mi invitò a fare altrettanto.
Lo seguii nel corridoio e oltre una porta ci trovammo dietro il bancone, direttamente all'interno del locale. La luce era soffusa e la musica era già forte. Mi sentii un attimo stordita, mi ci sarei dovuta abituare.
« Jason!
» chiamò il mio capo.
Un ragazzo di circa trent'anni si voltò nella nostra direzione, non appena si accorse chi lo aveva chiamato ci venne incontro con un sorriso.
« Ciao!
» mi salutò cordiale « 'Sera Steve! » quindi si rivolse al proprietario.
« Jason, lei è la ragazza nuova, Cassandra. » mi presentò.
« Nome particolare!
» commentò il ragazzo porgendomi la mano « Piacere di conoscerti. »
« Mia madre è italiana. » spiegai infastidita. Non ne potevo più dei commenti sul mio nome. Gli strinsi la mano, aveva una stretta forte, anche troppo.
« Spiegale come funziona, io devo tornare di là. » Steve ignorò i nostri commenti « A presto! » mi salutò. Aprì la porta e sparì chiudendola dietro di sè.
« Bene! » Jason mi sorrise di nuovo « Allora, la tua postazione è questa. »  mi accompagnò qualche metro più a destra « Dietro il banco siamo in cinque, quindi ognuno di noi si occupa dei clienti che si trova davanti. Qui ci sono i bicchieri e le stoviglie, lì le bottiglie, qua c'è il frigo e in quel lavandino metti tutte le stoviglie usate. » mi spiegò aiutandosi con i gesti per indicarmi i vari oggetti « Se hai domande, io sono là in fondo, non farti problemi! » ovvero dalla parte opposta rispetto a dov'ero io.
Lo ringraziai, lui si congedò e tornò al suo posto. Non ero di molte parole. Un tempo lo ero stata, ma ero cambiata. Mi guardai intorno. Il bancone si trovava alla destra rispetto all'ingresso, a circa cinque metri, era molto lungo, blu scuro, leggermente illuminato da sotto. Non c'era molta luce, ma era sufficiente per vedere e distinguere i colori. Dalla parte opposta rispetto al banco si trovavano tutta una serie di divani e poltrone bianche, con qualche tavolino al centro, sempre dello stesso colore. Della gente era già seduta e sorseggiava il proprio drink ridendo e ciondolando la testa a tempo di musica. Le ragazze indossavano tutte mini-dress e tacchi alti. Gli uomini erano in camicia e jeans. L'altra parte della sala, alla destra del bancone, sembrava tutto un altro mondo. Rialzata di un paio di gradini potevo vedere quella che sembrava una pista da ballo. La zona più illuminata lì dentro. Ai lati, riuniti in gruppetti più o meno grandi, ragazzi e ragazze, per la maggioranza di colore, vestiti con magliettone e pantaloni larghi, qualche cappellino e canottiera, battevano le mani a tempo di musica, mentre al centro una o due persone ballavano. Break-dance, HipHop, Freestyle. Quando ero venuta al colloquio non avevo capito si trattasse di quel tipo di posti dove le crew si trovano e si sfidano. Non potei fare a meno di sorridere ed entusiasmarmi. Avevo sempre amato la danza, di qualsiasi tipo. Mi trasmetteva un sacco di emozioni. Rimasi incantata ad osservare due ragazze ballare sulle note di una famosa canzone rap del momento.
« Scusi? » qualcuno attirò la mia attenzione. Una delle ragazze sedute ai divani mi guardava con un sopracciglio alzato.
Mi ricomposi con una scrollata di spalle.
« Mi dica.
» ordinò un cosmopolitan. Glielo preparai in fretta, per fortuna avevo imparato a fare praticamente tutti i tipi di cocktail e ad essere veloce, in tre anni di part-time nel locale di mio zio.
La serata trascorse relativamente in fretta. Con il passare del tempo le persone all'interno erano aumentate, di conseguenza anche le rischieste al banco, noi cinque ci stavamo dando tutti un gran daffare per essere veloci ed efficienti. Purtroppo non avevo avuto più tempo per guardare chi ballava, anzi l'affollamento davanti al banco era tale che quasi non riuscivo a vedere la pista.
Da diversi minuti, inoltre, mi sentivo osservata. Avvertivo una fastidiosa sensazione di due occhi che seguivano ogni mio movimento. Mi ero guardata intorno diverse volte per capire chi fosse, ma c'era troppa gente e non avevo visto nessuno.

Davanti a me non c'era nessuno, finalmente un attimo di pausa. Sospirai. Lavorare di notte mi stancava davvero moltissimo.
« Cassandra, scusa puoi coprirmi un attimo? Io dovrei uscire per trenta secondi...
» Emily, una delle mie colleghe "vicine" mi guardava con occhi di supplica. Avevo l'impressione che non sarebbero stati per niente trenta secondi.
« Sì, vai. » accettai, ero troppo buona, ma dopotutto io non avevo nessuno da servire in quel momento.
« Grazie! Grazie! » squittì riconoscente e si precipitò nel retro.
Mi sistemai a quello che doveva essere il suo posto e alzai gli occhi sul cliente che avevo davanti, aveva aspettato anche troppo a lungo probabilmente.
« Cosa ti preparo...?
» le parole mi morirono in gola. Di fronte a me avevo il più bel ragazzo orientale che avessi mai visto: i capelli neri, un po' lunghi e leggermente mossi, gli cadevano sul viso andando a coprire due grandi occhi a mandorla, due pozzi neri in cui mi stavo perdendo. Indossava una giacca in pelle nera, le maniche arrotolate fino al gomito, sopra una maglietta grigia molto aderente, più in basso potevo vedere dei jeans scuri. L'outfit metteva perfettamente in risalto il fisico, magro e slanciato, ma muscoloso. Provai un irrefrenabile voglia di sentirmi stretta tra quelle braccia, che sembravano delicate e forti nello stesso tempo.
« Una Heineken. » la sua voce roca mi fece tornare improvvisamente sulla terra.
Scossi la testa e sbattei le palpebre un paio di volte, evitando accuratamente il suo sguardo fisso su di me. Aprii il frigo, cercai la birra che voleva e gliela porsi.
« Ecco.
» la prese e si allontanò senza mai smettere di guardarmi.
Fortunatamente dopo di lui non c'era nessuno, mi voltai dando le spalle al locale e chiusi gli occhi. Sentivo ancora il cuore che batteva leggermente accelerato. Che accidenti mi prendeva?!? Era un bel ragazzo, questo era vero, ma non mi ero mai lasciata impressionare da queste cose! Presi un profondo respiro e tornai a guardare la pista. Speravo che osservando gli altri ragazzi ballare sarai riuscita a distrarmi e a levarmi dalla testa quei profondissimi occhi neri, che sembravano in grado di leggermi dentro.
Una nuova canzone era appena iniziata, quando un applauso più forte degli altri mi fece alzare lo sguardo dal bicchiere che avevo in mano. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, perché alcune persone mi impedivano di scorgere il centro della pista, in cui pareva ci fosse la nuova attrazione. Mi dondolai un po' sul posto per cercare di vedere, finché finalmente qualcuno davanti a me si scostò e la mia curiosità fu soddisfatta. Spalancai gli occhi dalla sorpresa: il ragazzo orientale, quello bellissimo, quello a cui avevo servito una Heineken, quello che mi aveva fissato, quello che mi aveva fatto battere il cuore, ora al centro della pista si muoveva al ritmo di quella canzone, che conoscevo anche io. Rimasi ipnotizzata, non avevo mai visto nessuno ballare in un modo così preciso, potente, ma soprattutto sexy. Trasmetteva sensualità ad ogni movimento, senza mai essere volgare. Il mio cervello aveva completamente smesso di funzionare, mentre i miei ormoni, in letargo da un po', festeggiavano alla grande il loro risveglio. Non riuscivo a distogliere minimamente lo sguardo, ero completamente rapita dai suoi passi e dai suoi movimenti.
Non appena la canzone terminò, il ragazzo sparì alla mia vista tra le urla e gli applausi generali. Non ero stata l'unica ad aver apprezzato lo spettacolo, a quanto sentivo. Ma per me l'incantesimo si era spezzato. Mi resi conto che durante l'esibizione mi ero dovuta appoggiare al banco per reggermi e il mio cuore batteva all'infuriata, come se avessi appena corso i 100 metri. Avvampai all'istante, avevo bisogno di una bella doccia e di una dormita, decisamente!
« Cassandra?
» una ragazza alla mia sinistra mi chiamò.
« Sì?
» risposi guardandola interrogativa.
« Ciao, io sono Jessica. Il tuo turno è finito, puoi andare. » mi sorrise gentile.
« Oh, grazie...! » non mi ero resa conto che fossero già le 2:00. Diedi un'ultima occhiata al locale, speranzosa di rivederlo. Stupida! Cosa accidenti stai facendo?!? mi rimproverai subito. Scossi la testa e mi avviai sul retro. Presi le mie cose, m'infilai la giacca e uscii.
L'aria fuori era decisamente più fresca, mi strinsi le braccia intorno al corpo e m'incamminai. Per mia fortuna il mio appartamento non era molto distante. Non era una zona particolarmente pericolosa, ma non mi piaceva molto andarmene in giro da sola a quell'ora. Una volta a casa mi infilai in fretta sotto la doccia e poi mi gettai sul letto, dove entrai all'istante nel mondo dei sogni, accompagnata da un ragazzo orientale che non voleva saperne di uscire dalla mia mente.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


2PM-2

Only You

Capitolo 2


Mi stropicciai gli occhi con le mani. Sbuffai e li socchiusi, spalancarli sarebbe stato troppo traumatico. Adoravo stare a letto, sotto le coperte calde e gli occhi chiusi, anche se ero praticamente sveglia. Mi piaceva la sensazione di intorpidimento della mattina. Con la lentezza di un bradipo, allungai una mano al comodino e raggiunsi il cellulare, me lo portai davanti agli occhi e controllai l'ora. Cazz... lanciai le coperte e mi alzai di scatto, fiondandomi in bagno. Le 12:45. E all'una avevo appuntamento con Liz alla pizzeria sotto casa sua! Mi buttai sotto l'acqua, mi lavai alla velocità della luce, mai fatta una doccia così velocemente. Per fortuna faceva ancora abbastanza caldo per lasciare che i capelli si asciugassero da soli. Mi vestii in fretta e furia e mi lanciai in ascensore.
Avrebbero potuto darmi una medaglia, all'una e dieci minuti ero davanti a "Mario's", mentre di Elizabeth neanche l'ombra. E io che ho fatto tutta quella corsa! Sbuffai contrariata.
« Cass! » mi voltai verso la ragazza bionda che mi stava chiamando.
« Ciao Liz!» la salutai. Mi raggiunse e mi diede un bacio su una guancia « Meno male che io ero preoccupata di arrivare in ritardo... » commentai ironica.
« Scusa, ma il capo non mi voleva lasciare andare. » sospirò. Lavorava per una famosa rivista di moda e da quanto mi aveva raccontato il suo capo era davvero una persona insopportabile. Ma lei ci teneva tantissimo a quel lavoro, era il suo sogno di una vita e non si sarebbe lasciata abbattere.
« Tranquilla! » le sorrisi, quando c'era di mezzo il "Diavolo" non potevo che darle ragione.
« Allora, com'è andato il tuo primo giorno di lavoro? » mi domandò mentre prendevamo posto a uno dei tavoli della pizzeria.
« Massì, abbastanza bene direi. Il capo sembra gentile, i clienti sono tranquilli...è uno di quei locali dove le crew si esibiscono, sai? » le spiegai, entusiasta. Lei sapeva della mia passione per la danza e la condivideva con me « Devi venire a farci un giro! »
« Una sera verrò! » replicò sorridente, passandomi il menù.
« Inoltre uno dei miei colleghi credo proprio che sia il tuo tipo. » la presi in giro, ripensando a Jason.
« Allora devo proprio venire una sera! » ribatté scherzosa.
Ordinammo una margherita per me e una marinara per lei, a cui non piaceva il formaggio, e due coca-cole. Continuavo a chiedermi perché mi portasse sempre a mangiare la pizza, quando a lei nemmeno piaceva.
« E tra i clienti? Nessuno d'interessante? » mi provocò. Sapeva del mio pessimo rapporto con gli uomini da un anno a questa parte, ma si era messa in testa di volermi "guarire", che mi sarebbe bastato l'uomo giusto. Sì, il problema era trovarlo, l'uomo giusto.
« Mah, non saprei... » mi fermai a riflettere e subito l'immagine di quel ragazzo orientale mi comparve nella mente « ...ecco, c'era un ragazzo...» cominciai, non volevo che iniziasse già a farsi i suoi filmini mentali.
« Uuuuh, perfetto! E com'era? » ecco, appunto.
« Non ci ho parlato. » aggiunsi subito « Gli ho solo servito una birra! Non ho idea del suo nome, né di quanti anni abbia, prima che tu me lo chieda. Solo...» feci una pausa « ...era davvero bellissimo. » sussurrai.
« Lo sapevo! Su su, voglio una descrizione dettagliata! » mi incitò.
Non me lo feci ripetere e mi lasciai andare, descrivendo tutti i particolari che riuscivo a ricordare. Mi resi conto di quanto impressa mi fosse rimasta l'immagine di lui che ballava, sensuale come pochi, al centro della pista.
Il resto del pomeriggio passò velocemente e piacevolmente. Finito di pranzare salimmo all'appartamento di Liz e vi rimanemmo fino alle 3:30, ora in cui il suo capo la chiamò sbraitando qualcosa riguardo un servizio fotografico per Calvin Klein. Non avendo molto altro da fare quel pomeriggio accompagnai Liz fin sotto il suo ufficio e poi lentamente me ne tornai a casa a piedi.
Mi piaceva camminare. Con gli auricolari nelle orecchie a isolarmi dal mondo, potevo guardarmi attorno indisturbata, notando dettagli particolari e insoliti. Con calma arrivai al mio appartamento, alzai lo sguardo sull'edificio grigio e cercai con gli occhi la finestra del mio soggiorno. Il mio era un piccolo bilocale senza molte pretese, quarto piano (per fortuna c'era l'ascensore!), un soggiorno con cucinino, divano, tv e tavolo per mangiare, un bagno non troppo grande e la camera da letto, con un letto matrimoniale e un armadio a muro. Ero contenta di averlo trovato, mi faceva sentire gratificata vivere da sola, tenere in ordine il MIO appartamento, mantenermi.
Tra una cosa e l'altra si erano fatte già le sei quindi cominciai a preparare la cena e a sistemarmi per andare al lavoro. Alle otto meno cinque entrai dalla porta sul retro del "Black Stone" e cinque minuti dopo ero dietro il bancone a servire i clienti di quel martedì sera.

Lo avevo inconsciamente aspettato tutta la sera ma non si era presentato. Osservai delusa il ragazzo di colore che era appena entrato dalla porta. Del misterioso ragazzo orientale non c'era traccia. Un po' abbattuta, senza che ne avessi ben chiara la ragione, uscii dalla porta sul retro. Alzai gli occhi verso il cielo e mi persi nella sua profondità. Mi capitava spesso di soffermarmi a fissare il cielo, il suo essere infinito mi affascinava e spavantava allo stesso tempo. Con un sospiro tornai a guardare davanti a me e mi avviai verso casa.
Avevo fatto poco più di cinquanta metri e stavo svoltando a destra all'incrocio, quando due uomini sulla quarantina, che camminavano dall'altro lato della strada, mi notarono e deviarono per venirmi incontro. Preoccupata, accellerai il passo, continuando a fissare davanti a me. Forse se li avessi ignorati...
« Ehi, bellissima! » imprecai mentalmente. Feci finta di non aver sentito e non smisi di camminare con passo deciso.
« Ehi!
» mi chiamarono di nuovo, mi avevano quasi raggiunta « Il mio amico sta parlando con te, ragazzina! » uno dei due mi afferò per un braccio.
Mi voltai verso di loro, ora ero spaventata. Avevo sempre temuto di trovarmi in una situazione del genere, ma non pensavo che sarebbe successo veramente.
« Mi lasci andare! » cercai di divincolarmi, ma la sua presa era salda sul mio polso.
« Dai, perché non vieni un po' con noi? » il suo amico mi fissava con occhi stralunati. Io spostai il mio sguardo da uno all'altro, terrorizzata e senza avere la minima idea su cosa fare. Se avessi urlato in quel momento, qualcuno mi avrebbe sentito? La parte pessimista di me ne dubitava fortemente e al momento era lei ad avere il controllo del mio cervello. Tentai un'altra volta di divincolarmi, inutilmente.
« Direi che la signorina non sta apprezzando le vostre attenzioni. Potreste lasciarla andare? » mi voltai verso il mio salvatore, avevo le lacrime agli occhi dalla riconoscenza.
Spalancai gli occhi dalla sorpresa, tra tutti non mi sarei mai aspettata Lui. Con un eleganza e una calma che io mi sarei sognata, si fermò a pochi centimetri da me. Indossava un paio di jeans neri, una maglietta bianca e sopra il
 giubbotto in pelle della sera prima. Gli stavano decisamente bene. Lanciò uno sguardo di ghiaccio puro all'uomo che mi stava trattenendo, il quale lasciò andare all'istante il mio braccio.
« Tienitela pure!
» commentò l'altro. Fulminando entrambi con lo sguardo i due uomini si allontanarono lentamente da noi. Quando furono sufficientemente lontani, le mie gambe cedettero e in pochi secondi mi ritrovai a terra.
« Stai bene?
» il ragazzo si era accovacciato accanto a me, potevo scorgere un velo di preoccupazione nei suoi occhi.
« Io...credo di sì...
» risposi in un sussurro. Anche se il pericolo era passato mi sentivo ancora spaventata. Mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi. Una volta in piedi lasciò di scatto la mia mano, come se si fosse appena scottato. Rimasi un attimo confusa, ma in quel momento non riuscivo a pensare in modo completamente lucido.
« Sei pazza per caso? Andarsene in giro da sola a quest'ora di notte?!?
» mi attaccò con voce glaciale.
Alzai il viso fino a incontrare i suoi occhi, sorpresa. Che accidenti gli prendeva ora?
«
Scusa se lavoro fino a quest'ora! » replicai, mi stavo innervosendo.
« Non puoi tornare in macchina? Non c'è nessuno che può venirti a prendere? » ribatté, quasi arrabbiato.
« No, nessuno! » Ma che vuole questo? Mi ha aiutata per farmi la paternale?!? Avrà anche un bel faccino e un fisico da paura, ma è assolutamente odioso! « E ora se non ti dispiace vorrei tornarmene a casa! » con passo svelto mi allontanai da lui. Mi sentivo davvero esausta, erano ormai le 2:30 di notte, ero appena stata aggredita da due uomini e il ragazzo che mi aveva salvata era un cretino che si era messo ad urlarmi contro. Una volta in casa, mi buttai sul letto senza neanche struccarmi o farmi una doccia, ero troppo distrutta e provata, sia fisicamente che mentalmente. Continuavo a ripensare a ciò che era successo quella sera. Non potevo fare a meno di pensare che se lui non fosse arrivato in tempo a quell'ora io non sapevo che fine avrei fatto. D'altra parte mi tornavano in mente le parole che mi aveva rivolto quando quegli uomini se ne erano andati e il nervoso tornava ad impossessarsi di me.
Non so esattamente a che ora mi addormentai, ma doveva essere quasi mattina, non riuscivo per nulla a prendere sonno, troppi pensieri per la testa. Ma anche il mio fisico era esausto e alla fine la stanchezza mi vinse e caddi tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


2PM-3
Only you

Capitolo 3

You don't know my name
You don't know anything about me
I've tried to play nice
I wanna be in your game
The things that you say
You may think I've never heard about them
But the world travels fast
I'm telling it to your face
I'm standing here behind your back

Fu una canzone a svegliarmi, non capivo da dove arrivasse, ma continuava a suonare. Era la stessa che io usavo come suoneria del celluare. Rimasi ad ascoltarla ancora qualche secondo. Ehi, un attimo: il mio telefono! Era quello che stava suonando! Arrancai fino al comodino e lo presi in mano.
« Pronto...? » avevo una voce da sonno da far paura a un orso in letargo.
« Cass? Scusa stavi dormendo? » il tono allegro di Liz mi aiutò a svegliarmi completamente. Mi schiarii la voce.
« Ormai non più. Dimmi tutto, Liz. »
« Veramente non ho nulla da dirti. Volevo solo sentire come stavi e sapere se c'erano delle novità con il nostro Mister Asia.  » da dove l'aveva tirato fuori quell'orrendo soprannome?!?
Sbuffai, come temevo Liz aveva già cominciato a farsi i suoi filmini mentali. Le raccontai cos'era successo la notte prima, dell'aggressione dei due uomini e del salvataggio da parte del misterioso ragazzo (« Che gentiluomo! » fu il suo commento.) e della discussione che io e il mio salvatore avevamo avuto. Forse finalmente avrebbe capito che tra me e quel pallone gonfiato  non ci sarebbe mai potuto essere niente.
« Ma insomma Cass!
» mi rimproverò, con mia grossa sorpresa, perché se la prendeva con me? « Quel ragazzo è stato così gentile da aiutarti, era evidentemente preoccupato per te, perché cavolo te la sei presa in quel modo?!? Insomma non puoi partire dal presupposto che tutti i ragazzi siano degli stronzi che se la tirano! Devi completamente dimenticarti di quella testa di cazzo di David e goderti la tua vita! » boccheggiai a sentire il nome del mio ex. Liz non lo faceva mai, sapeva quanto era stato difficile per me. In quel momento mi sentii colpita e affondata, Liz aveva fatto centro in pieno, come al solito. Da quando quello che "non può neanche definirsi uomo", epiteto utilizzato da Liz diverse volte, mi aveva lasciata dopo avermi tradita almeno tre volte, il mio rapporto con l'altro sesso si era irreparabilmente incrinato. Non riuscivo più a non essere prevenuta quando un uomo mi rivolgeva la parola, riuscivo a trovare significati nascosti in ogni frase.
« Cass, lo sai che ti voglio bene, vero? Che io voglio solo che tu sia felice?
» il tono dolce di Liz mi fece ritornare alla realtà.
« Sì, lo so Liz. Ti ringrazio. Anche io ti voglio davvero tanto bene. » sussurrai.
« Bene! » esclamò allegramente « Quand'è che rivedrai il tuo Cavalier d'Oriente? » ridacchiò. Ma se li sognava tutti questi soprannomi?!?
« Non ne ho la minima idea. » sbottai, nonostante quello che mi aveva detto la mia migliore amica, continuavo ad essere infastidita da come mi aveva parlato la notte prima.
« Uff, su insomma! Un po' di entusiasmo! Mi raccomando, se ci sono novità chiamami, hai capito? Voglio essere aggiornata in ogni minimo particolare! »  alzai gli occhi al soffitto. Era incorreggibile quella ragazza.
Assentii e la salutai, ponendo fine a quella telefonata.
In quel momento il mio stomaco brontolò. Erano quasi l'una e mezza, stavo morendo di fame. Mi preparai un ricco pranzo e rimasi tutto il pomeriggio tranquillamente a casa a rilassarmi.

Era tutta la sera che mi ignorava. Non che mi sarei aspettata la sua considerazione, ma era palese che stesse cercando in tutti modi di evitarmi. Io invece non avevo fatto altro che fissarlo tutta la sera. Mi sentivo stupida, ma non riuscivo a farne a meno. Avrei tanto voluto sapere il suo nome, almeno.
« E' proprio carino, vero? » la voce di Emily mi fece sobbalzare.
« Come...? »
Con un cenno indicò il ragazzo che stavo osservando fino ad un secondo prima.
« E' tutta la sera che te lo stai mangiando con gli occhi.
» commentò divertita, al che io arrossii « Beh, effettivamente è decisamente bello! »
Annuii. Il fatto di sapere che non ero l'unica ad essere rimasta impressionata dal suo fascino mi rincuorava, ma i suoi commenti d'apprezzamento mi avevano dato un po' fastidio.
« Si chiama Shin, è tutto quello che so. » mi sorrise, ero così tanto un libro aperto? « Ha cominciato a venire qui circa una settimana fa e si è esibito fin dalla prima sera, come avrai notato la sua performance è sempre molto apprezzata. » ridacchiò tra se.
Mugugnai quello che voleva essere un "capito" ed Emily si allontanò sempre sorridendo. Sorrideva un po' troppo quella ragazza. Si divertiva così tanto a prendermi in giro? Al momento però la mia mente era impegnata su altro: Shin, finalmente quel volto aveva anche un nome.

Mi chiusi la porta alle spalle, mi allacciai bene la giacca e m'incamminai. L'autunno era ormai arrivato, il freddo cominciava a farsi prepotentemente sentire. Stanotte dormo con una coperta in più! Io amavo il caldo, mi faceva sentire bene, protetta. Avevo sempre freddo e mi piaceva ritanarmi sotto strati di coperte oppure appisolarmi davanti al camino. Uno dei ricordi più belli che avevo di quando mia nonna era ancora viva erano le sere a casa sua, in cui mi addormentavo tra le sue braccia, davanti a noi il fuoco acceso nel camino e lei che mi raccontava favole. Ero ancora così piccola.
Era passata ormai una settimana da quando aveva cominciato a lavorare al "Black Stone". Emily si era rivelata una ragazza simpatica, nonostante io continuassi a pensare che sorridesse un po' troppo, e anche Jessica, la ragazza del turno dopo di me, non era male. Shin invece mi aveva palesemente evitata tutte le sere, se ne era accorta persino Emily da quanto era evidente. Non riuscivo proprio a capire questo suo comportamento e ne ero anche piuttosto offesa. Non gli avevo mai chiesto di essere sua amica o simili, ma proprio perché non ci conoscevamo il suo atteggiamento era proprio fuori luogo.
« Ehi, mi stai ascoltando?!?
» la voce di un uomo.
Mi voltai a guardare cosa stesse succedendo. L'uomo che aveva parlato avrà avuto intorno ai cinquant'anni, sembrava piuttosto sbronzo, se la stava prendendo con qualcuno. Da dov'ero non riuscivo a vedere bene, ma semprava un ragazzo.
Mi fermai, indecisa su cosa fare. Sarei dovuta intervenire, ma non credevo che la mia presenza avrebbe potuto aiutare molto. Feci qualche passo verso di loro.
« Voi cinesi del cazzo dovete piantarla di venire qui a rubare a noi il lavoro, hai capito?!? » l'uomo continuava ad aggredire il ragazzo. Lo aveva preso per la maglietta e lo strattonava violentemente. Il ragazzo invece non reagiva. Non potei evitare di fare una smorfia, odiavo qualsiasi tipo di discriminazione e razzismo. Presi la mia decisione: tirai fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e composi il numero della polizia, pronta a premere invio se ci fosse stato bisogno, e con passo deciso raggiunsi i due.
« La prego di lasciare in pace il ragazzo e di andarsene. » il mio tono era fermo e tranquillo, anche se io avevo un po' paura. Era ubriaco, non potevo sapere che reazione avrebbe avuto.
« E tu che diavolo vuoi?!? » sbottò quando finalmente si accorse della mia presenza.
« Ho già chiamato la polizia. » bluffai « Le conviene andarsene. » intimai, scongiurando che lo facesse.
« Sei proprio una stronza! » mi urlò, ma si allontanò trascinando i piedi sull'asfalto.
Spostai la mia attenzione sull'aggredito e non potei fare a meno di spalacare gli occhi dalla sopresa: Shin. Cos'era, qualcuno si era messo d'accordo per farci incontrare sempre in quel modo? Sembrava avere un'aria piuttosto sconvolta. Non ero arrivata in tempo? Quell'uomo lo aveva già picchiato? Mi avvicinai ulteriormente a lui.
« Stai bene?
»
« Sì, sono solo stanco. » rispose infastidito. Appoggiò la schiena contro il muro grigio del palazzo lì accanto e si lasciò scivolare fino a terra. E ora cosa faceva?
« A me non sembra. » commentai sarcastica.
Mi accucciai per essere alla sua stessa altezza. Aveva chiuso gli occhi. Vuole davvero dormire qui? pensai perplessa. Qui c'era qualcosa che non andava. Gli toccai la fronte con un dito. Accidenti, scottava! E anche tanto.
«
Tu hai la febbre! » il mio suonò come un rimprovero. Cercai di scuoterlo, ma sembrava proprio addormentato. O svenuto. Fantastico... Presi un suo braccio e me lo feci passare sopra alle spalle, poi facendo leva contro il muro mi alzai, tirandolo su con me. Cavoli se pesava! Sbuffai, ne avevo di strada da fare prima di arrivare al mio appartamento. In quel momento desiderai come mai prima avere un'auto.






Note dell'Autrice

Ecco qui il nuovo capitolo. Cass e Shin sembrano non avere altre occasioni per incontrarsi, fino allo spiacevole episodio che coinvolge l'uomo ubriaco. Vorrei dire una cosa al riguardo: io sono una persona molto sensibile al tema del razzismo e della xenofobia, provo un profondo disgusto per chi ha solo il coraggio di pensare che il valore di una persona si basi sul suo aspetto fisico o sulla nazionalità. Siamo tutti uguali!
Detto questo, spero di avervi lasciato con un po' di curiosità per quello che succederà nel prossimo capitolo...^^

E ora le recensioni

prettyvitto: perché Cass se ne è andata di casa? Lo si scoprirà più avanti tranquilla!

Rose in Winter: sono contenta che ti sia piaciuto!^^ Di questo capitolo cosa ne pensi? Finalmente si è scoperto il nome del misterioso ragazzo, anche se sappiamo ancora troppo poco di lui...! Putroppo Cass e Shin non hanno avuto molte altre occasioni di parlare in quella settimana...lui le avrà fatto davvero da scorta a distanza? Mah, chi lo sa...!;) E' saltato fuori anche il nome dello stronzo, David, anche se non è ancora chiaro esattamente come siano andate le cose, ma piano piano tutto verrà fuori! Ti saluto, a presto, un bacio!

SaraV20: ho conosciuto i 2PM a settembre e me ne sono innamorata subito! (Chansung...:Q___) Tornando alla tua recensione, sto lavorando molto sul personaggio di Cassandra, in modo da renderlo più vero e reale possibile. Il fattore indipendenza ho voluto metterlo perché è qualcosa che mi tocca abbastanza da vicino, nel senso che sto incominciando adesso ad avere una mia vera indipendenza e a rendermi pienamente conto di cosa significhi. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, cosa ne pensi? Fammi sapere!^^ Ti saluto, un bacio!


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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


2PM-4

Only You

Capitolo 4

Quando finalmente raggiungemmo l'ascensore del mio palazzo avevo il fiatone e malissimo alla spalla destra, su cui me lo ero caricato. Di solito non amavo usare l'ascensore, preferivo fare a piedi le quattro rampe di scale che portavano al mio appartamento, ma già all'idea di dover trasportare il corpo di Shin su per tutti quegli scalini mi sentivo più stanca.
Le porte dell'ascensore si aprirono con un leggero suono, facendo un ultimo sforzo mi trascinai dentro e delicatamente appoggiai il ragazzo per terra, con la schiena contro una delle pareti. Mentre le porte si chiudevano premetti il tasto con il numero quattro e mi misi in attesa, in piedi accanto alla porta. Mi sentivo davvero esausta, volevo solo sdraiarmi su un letto e dormire. Un gemito mi fece voltare. Shin aveva aperto leggermente gli occhi e stava tentando di alzarsi. Mi avvicinai.
« Hai la febbre alta, è meglio se rimani seduto.
» dissi con voce bassa.
Lui sembrò ignorare il mio consiglio e provò ancora un paio di volte a rialzarsi. Dopo il terzo tentativo mancato lasciò perdere e chiuse nuovamente gli occhi.
« Dove siamo? » mi chiese, la voce roca per la febbre.
« Ti sto portando al mio appartemento. » spiegai. In quel momento l'ascensore si fermò e le porte si aprirono. Ora che era cosciente avrebbe dovuto essere più semplice tutta la manovra di spostamento. Me lo caricai un'altra volta sulle spalle, fortunatamente ora il peso che sentivo era minore. Un volta in casa lo guidai verso la mia camera e lo feci adagiare sul letto. Per fortuna quell'appartamento aveva un letto matrimoniale, quindi non sarei stata costretta a dormire sul divano. Mi spostai in bagno, dove tenevo le medicine, ero certa di avere qualche pastiglia di Tachipirina da qualche parte. Eccola! Gliela portai, insieme ad un bicchiere d'acqua.
« E' della Tachipirina, per abbassare la febbre. » fui costretta a spiegare: fissava le pastiglie con sguardo dubbioso e non sembrava avere molta intenzione di ingerirle. Alla fine per fortuna si convinse e ne mise in bocca una.
Io ero troppo stanca per fare qualsiasi cosa, mi infilai il pigiama e senza nemmeno struccarmi mi sdraiai sul letto accanto a lui. Presto caddi nel mondo dei sogni.

Fui svegliata dal suono di una sirena che passava sotto alla finestra. La maledii mentalmente, stavo dormendo così bene. Mi girai su un fianco e lentamente aprii gli occhi. Mi trovai a soli dieci centimetri dal viso di un bellissimo ragazzo. Scattai all'indietro. Che diavolo...? La notte precedente mi tornò in mente in pochi istanti. Shin ora dormiva pacifico, sembrava un angioletto. Era davvero bellissimo: la pelle perfetta, di un rosa chiaro, ma non troppo cadaverico, il nasino piccolo, leggermente all'insù, le labbra socchiuse erano carnose ed invitanti. Invitanti?!? Scossi il capo e mi misi a sedere. Era uno spettacolo stupendo, soprattutto perché non poteva parlare e rovinare tutto con quei suoi modi sgarbati. Se non fosse stato così maleducato...sentii il battito del mio cuore accelerare all'immagine mentale di un bacio, tra me e lui. Insomma Cass, non eri tu quella delusa dagli uomini?!? Non puoi farti abbindolare così da una bella faccia!
Mi alzai e raggiunsi il bagno, avevo bisogno di una doccia fredda. Subito. Mi buttai sotto il getto dell'acqua. Non c'era niente di meglio di una bella doccia o di un bagno caldo per staccare un po' il cervello. Rimasi sotto il getto per un sacco di tempo, insaponandomi con calma. Volevo godermi quell'attimo di pace. Dopo probabilmente quaranta minuti, mi decisi a chiudere l'acqua.
Stavo per uscire dalla doccia quando la porta si aprì.
« Ehi!
»  urlai, rintanadomi dietro la tenda.
« Fai pure.
» mugugnò. Che accidenti stava dicendo?!? Io dovevo uscire, ma ero nuda, non ci tenevo a farmi vedere da lui.
« Ti spiacerebbe uscire, per favore? » sibilai, tentando di essere cordiale.
« E perché dovrei? Non mi fai alcun effetto. » lo disse con calma e naturalezza. Mi sentii offesa, come si permetteva?!? Poi mi sorse un dubbio.
« Sei gay? » gli chiesi, mentre si lavava il viso nel lavandino. Che stupida! Era ovvio che un ragazzo come lui non potesse essere eterosessuale. Mi sentii molto più tranquilla. Senza pensarci scostai la tenda e mi allungai a prendere l'asciugamano.
« Assolutamente no!
» replicò quello stizzito, voltandosi verso di me. Avrei voluto sparire. Perché cavolo ci aveva messo così tanto a rispondere?!? E io che avevo abbassato totalmente la guardia. Non avevo fatto in tempo a coprirmi con l'asciugamano che lui si era voltato.
« No, decisamente no. » aggiunse ironico, squadrandomi con sguardo malizioso.
« FUORI!!! » urlai a squarciagola. Accidenti a me! Perché mi ero messa a fare la buona samaritana la notte prima?!?
Shin uscì dal bagno alzando le mani in segno di resa, anche se la sua espressione era evidentemente divertita. Mi stava sempre più in odio quel ragazzo. Mi vestii velocemente e mi spostai in cucina, era ora di pranzo ed io cominciavo ad avere fame. Shin nel frattempo si era appropriato del divano e aveva acceso la TV. Gli misi in mano il termometro.
« Provati la febbre. » ordinai nervosa, speravo che gli fosse passata la febbre, così da potermene finalmente liberare.
Mi diressi ai fornelli e cominciai a preparare il pranzo: riso in bianco e petto di pollo in onore del malato.
« 37,8°
» borbottò contrariato.
« Vieni a tavola. » non ero il massimo della simpatia, ma non riuscivo a essere cortese « Sappi che tu non esci da questa casa finché la febbre  non è scesa completamente. » il che per me equivaleva ad un suicidio, ma ormai che stavo facendo la crocerossina, volevo farla per bene o lo avrei avuto sulla coscienza per mesi, conoscendomi.
Lui mormorò qualcosa che non riuscii a capire e si mise a mangiare. Fu un pranzo molto silenzioso. Nessuno dei due disse una parola. Terminato di mangiare, raccolsi i piatti da lavare.
« Come ti chiami? » le stoviglie mi sfuggirono dalle mani per la sorpresa, per fortuna erano a pochi centimetri dal fondo del lavandino, ma fecero rumore lo stesso. Dopo tutto quel silenzio non mi aspettavo che fosse lui a romprelo.
« Cassandra.
» risposi, voltandomi verso di lui.
« Io sono Shin Lee, ma puoi chiamarmi Shin. » fui costretta a mordemi la lingua per evitare una gaffe rispondendo che già lo sapevo.
« Piacere. » replicai.
« E così questa è casa tua...
» fece correre lo sguardo per la stanza.
« Sì, esatto. » e ora cosa voleva?
« E' carina!
» commentò « Sei di New York? »
« No, mi sono trasferita qui un mese fa circa. » risposi cauta.
« E lavori al Black Stone, da una settimana giusto?
»
« Sì, ho cominciato lunedì. » m'irrigidii, non mi piaceva parlare della mia vita privata con sconosciuti.
Probabilemente se ne accorse, perché cambiò in fretta argomento.
« Sai cosa mi piace moltissimo quando non sto tanto bene? Il tè. » mi sorrise, probabilmente voleva farsi perdonare e farmi ricredere dell'opinione che ormai avevo di lui. Sta di fatto che non potei non scogliermi a quel sorriso sincero.
« Dovrei averne un po'... » mi misi a frugare nella dispensa, mi sembrava di ricordare di averlo comprato « Eccolo! » tirai fuori una scatolina con diverse bustine di tè dentro. Non lo facevo quasi mai, perché mi piaceva berlo in compagnia ma Liz preferiva il caffé.
Glielo porsi perché prendesse una bustina.
« E' alla vaniglia. » amavo il tè all'aroma di vaniglia, lo avevo scoperto quando avevo 13 anni e da allora era l'unico tipo di tè che bevevo.
« Buona la vaniglia! » commentò « Il tè non l'ho mai assaggiato. »
« A me piace moltissimo. » replicai sorridendo. Ora che la conversazione era virata su un argomento decisamente molto più neutro, mi sentivo più tranquilla e a mio agio.
« Penso che piacerà anche a me.
» Shin ridacchiò e si avvicinò a me che stavo ancora trafficando nel lavandino « Mi dai un pentolino, così comincio a scaldare l'acqua? »
« E' lì! » gli indicai il mobile da cui prenderlo. Lo tirò fuori, lo riempì con l'acqua e lo mise sul fuoco a scaldare.
« Hai un altro strofinaccio? Ti do una mano ad asciugare. » era diventato di colpo gentilissimo, quasi non sembrava lui.
Annuii e glielo porsi. Lavorando in due i piatti e le stoviglie furono asciugati e riposti in fretta. Nel frattempo l'acqua si era scaldata e ci versammo due tazze di tè fumanti.
« Hai ragione: è proprio buono! » confermò Shin dopo aver bevuto un sorso.
«
E certo! Guarda che ho buon gusto io! » ribattei fingendomi altezzosa. Shin scoppiò a ridere e io lo seguii a ruota.
Passai un divertentissimo pomeriggio, Shin sapeva essere un ragazzo davvero simpatico. La conversazione si mantenne su argomenti neutrali, nessuno dei due aveva intenzione di parlare di se stesso, ma in compenso scoprii tutte le procedure della cerimonia del tè. Quando avevo provato a chiedergli dove aveva imparato, si era irrigidito e aveva semplicemente risposto "Mi hanno insegnato", al che io non avevo voluto insistere. Verso le 18:30 il mio cellulare squillò.
« Cass!!! » Liz mi trafisse un timpano con il suo urlo.
« Ciao Liz. » un tono interrogativo trapelava dal mio saluto.
« Cass ho bisogno che tu mi faccia un favore enorme!
»
« Veramente... » tentai di dire, ma fui subito interrotta.
« Ti prego! Lo sai che non te lo chiederei se non fossi davvero disperata...!
» quando mi faceva quella voce io non potevo resistere. E lei lo sapeva.
« Di cosa si tratta?
» sospirai.
« Ho bisogno che tu vada a ritirare un pacco per me e che me lo porti immediatamente all'ufficio. Ci andrei io, ma il "Diavolo" mi ha incastrata qui con un sacco di altro lavoro da fare! » poverina, a volte mi faceva un po' pena.
« Sì, non ti preoccupare: vado io. Dove devo ritirare questo pacco? » m'informai.
« Devi andare da Armani sulla 5th Avenue, basta che dici che ti mando io, ho già avvisato Luke. Una volta che hai in mano il pacco corri da me il più in fretta possibile, per favore! » mi spiegò.
« Ok, vado subito! » avevo già la borsa in mano e stavo tentando di infilarmi la giacca continuando a tenere il telefono all'orecchio.
« Grazie mille, Cass! Mi stai salvando la vita! »
« Esagerata! » ridacchiai, in questi casi la faceva davvero tragica.
« Non so davvero come ringraziarti!
» Liz non smetteva più con i ringraziamenti, ma in questo modo mi ritardava soltanto.
« A questo ci penserò io, tranquilla! » scherzai « Ora vado, ci vediamo dopo. Ciao! » chiusi la conversazione e appoggiai il telefono sul tavolo, in modo da riuscire ad indossare la giacca.
Shin mi guardava curioso, non aveva capito molto di quella conversazione probabilmente. Cosa facevo ora con lui? Ci pensai qualche istante: non potevo certamente portarmelo dietro, anzi sarebbe stato meglio che non uscisse affatto, ma come avrei potuto obbligarlo a starsene buono a casa? Decisi per la soluzione migliore.
« Io devo andare a fare una commissione, tu hai ancora la febbre, quindi resterai qui. » aprì la bocca probabilemente per protestare « Tu devi guarire, ok? Perciò non ti lascerò uscire di qui finché non ti sarai completamente ristabilito. Ti chiudo dentro a chiave, sappilo. » prima che avesse tempo di ribattero ero già fuori dalla porta.
Tornai a concentrarmi sulla commissione che mi era stata affidata, scesci i gradini a due a due per fare più in fretta. Una volta in strada cominciai ad avviarmi, tenendo d'occhio la strada nel caso fosse passato un taxi. Quando c'era di mezzo il capo di Liz non si poteva scherzare. Non era la prima volta che le davo una mano, quell'uomo era decisamente fuori di testa, ma nessuno osava contraddirlo quindi Liz non poteva fare altro che obbedire. Per fortuna dopo pochi metri un taxi giallo imboccò la via in cui mi trovavo. Lo feci fermare.
« Mi porti più vicino che può alla boutique di Armani sulla Quinta, in fretta per favore. » dissi all'autista una volta seduta.
Forse era l'orario, ma comunque fortunatamente non trovammo moltissimo traffico. Una volta arrivati mi fiondai dentro al negozio e senza aggiungere altro feci il nome di Liz. Il commesso era già stato avvisato perché sparì subito nel retro per poi tornare con una scatola nera. Sarà stata lunga una sessantina di centimetri e spessa quindici. Cosa c'è qui dentro? non potei fare a meno di chiedermi, ma non avevo tempo da perdere. Alla velocità della luce uscii dalla boutique e mi diressi al taxi che mi aspettava poco distante. Gli diedi l'indirizzo dell'ufficio di Liz e mi rilassai sul sedile. Una decina di minuti più tardi eravamo davanti il palazzo dove lavorava Liz. Raggiunsi il suo ufficio.
« Cass!
» mi accolse dalla scrivania che strabordava di carte e documenti vari.
« Ciao Liz! Ecco qui il tuo pacco!
» glielo consegnai.
« Grazie ancora davvero! Poi dimmi quanto hai speso con il taxi che te lo restituisco. » aveva una faccia sconvolta, quell'uomo doveva essere denunciato: non poteva ridurre in questo modo i suoi dipendenti.
« Ma figurati! Piuttosto la prossima volta mi offri tu il pranzo!
» le sorrise e le feci l'occhiolino « Ora ti lascio al tuo lavoro, torno a casa. Ci vediamo, Liz. Ciao! » salutai con un cenno della mano.
« Ciao! » Liz mi sorrise e tornò a concentrarsi sullo schermo del PC e sui fogli che aveva davanti.
Avevo chiesto al taxi di aspettarmi. L'ufficio di Liz non era così distante da casa mia, ma mi sentivo stanca quindi ne approfittai. Mi feci lasciare sotto il mio palazzo e pagai il tassista. Diedi un'occhiata all'orologio: le 7:45. Non avevo fatto nulla per tutto il giorno, solo quella commissione per Liz, ma mi sentivo lo stesso esausta. Lentamente salii le scale e giunsi davanti la porta del mio appartamento. Il mio cuore accelerò il suo battito a ricordare chi c'era dentro. Come cavolo mi era venuto in mente di chiuderlo in casa, poi? Avrebbe potuto prendermi per una pazza psicopatica e denunciarmi. Dentro, l'appartamento era avvolto dal buio. Aveva forse avuto una ricaduta e si era messo a dormire? Mi spostai in camera da letto, ma neanche lì alcuna traccia di Shin. Che fine aveva fatto quel ragazzo?!? Non era nemmeno in bagno, perché la porta era aperta e dentro non c'era nessuno. Cominciai a preoccuparmi: e se fosse scappato? Io ero certa di aver chiuso a chiave e anche per rientrare avevo avevo duvuto usare le chiavi. Non era passato dalla porta. Con la coda dell'occhio notai che una delle porte finestre che dava sulle scale anti-incendio era socchiusa. Mi affacciai con il cuore in gola. Ero stata proprio una stupida! Scrutai nel buio per qualche secondo.
Shin era in piedi appoggiato con le mani alla ringhiera. Aveva uno sguardo triste e malinconico, una forza irrefrenabile di abbracciarlo mi prese. Feci qualche passo verso di lui. Il ragazzo voltò il viso verso di me, l'epressione triste ancora stampata in volto. Con tre passi mi sorpassò e rientrò in casa senza dire una parola. Cosa...? E' arrabbiato? mi sentivo come una bambina sopresa a fare qualcosa che non avrebbe dovuto. Mi resi conto di essere davvero preoccupata che lui non volesse più avere nulla a che fare con me. Inoltre quello sguardo triste che gli avevo visto pochi secondi prima era impresso nella mia mente. Tornai in salotto, Shin era in piedi accanto alla porta d'ingresso, la schiena contro il muro.
« Ma sei matto?!? Hai la febbre, che accidenti ci facevi fuori?!?
» la mia voce suonò un pochino stridula.
« Sto bene. » rispose, si staccò dal muro «Ora devo andare. » aprì la porta e fece per uscire « Ti rigrazio per ieri sera e stamattina. » aggiunse da sopra la spalla prima di chiudere la porta dietro di sè.






Note dell'Autrice

Ecco il nuovo capitolo...che dire? Shin ha rivelato un lato diverso di sè! Anche se lo sguardo triste che Cass ha scorto sul suo viso alla fine del capitolo ci fa capire che c'è qualcosa sotto...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate!^^
Un saluto a tutti, al prossimo capitolo!

p.s.le risposte alle recensioni potete leggerle lì accanto!:)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


2PM-5
Only You

Capitolo 5

Avevo dormito pochissimo quella notte. L'avevo passata a rimuginare su quello che era successo la sera precedente. Ripercorrevo con la mente tutte le parole, tutti i gesti. Come marchiato a fuoco, il ricordo del suo sguardo triste perso nel buio della notte mi tornava davanti agli occhi in continuazione. Mi sentivo una stupida: quel ragazzo era un perfetto sconosciuto, non potevo preoccuparmi in questo modo per lui.
Al lavoro passai la serata ad osservare i clienti nella speranza di vederlo, ma sembrava che quella sera non sarebbe venuto. Forse era stato ancora male? Scossi la testa. Probabilmente Shin era arrabbiato con me, perché continuavo a pensare a lui e a preoccuparmene?
« Ciao!
» una voce maschile mi fece alzare gli occhi dal bicchiere che avevo in mano.
« Shin! » il ragazzo era comparso davanti a me e mi sorrideva radioso.
« Ti ricordi il mio nome.
» ridacchiò « Come stai? » prese posto su uno dei pochi sgabelli che c'erano davanti al bancone.
« Bene... » ero ancora troppo stupita per essermelo ritrovato davanti. Con quello splendido sorriso.
« Tu come stai piuttosto? » gli chiesi non appena riuscii a riprendermi.
« Benone! » il suo sorriso si allargò « Ti ringrazio davvero per ieri... » aggiunse abbassando talmente il tono di voce, che lo sentii a malapena.
«
Figurati! » questa volta era il mio turno per sorridere. Dopotutto quella di ieri non era stata una così pessima giornata, passata con lui. Non era finita esattamente bene, ma comunque lui era qui a chiaccherare, no?
« Vuoi qualcosa? » domandai, indicando con un gesto le bottiglie dietro di me.
« No, grazie. Sono astemio. » rispose.
« Posso prepararti qualcosa di analcolico. » replicai sorpresa.
« No, fa' niente! Grazie! »
« Ok... »
Rimanemmo qualche secondo in silenzio, guardandoci di sfuggita.
« Non balli stasera? » erano le 23:45, di solito arrivava al locale prima e per la mezzanotte si esibiva. Per me era sempre uno settacolo stupendo.
« No, stasera no. » rispose evasivo.
« Mi piace un sacco la danza. » avrei voluto dire "mi piace un sacco vederti ballare".
« Anche a me! » spostò lo sguardo verso la pista, due ragazzi stavano eseguendo alcune mosse di break-dance « Mi fa sentire libero. »
« Dove hai imparato? » gli chiesi, volevo sapere qualcosa in più su di lui, ma non volevo sembrare troppo invadente.
« Ballo da quando ero un ragazzino. » inclinò la testa di lato e sorrise tra sè  « Stressai così tanto mia madre per poter fare un corso di danza, che alla fine cedette. Ho studiato tutti i tipi di danza: classica, moderna, hiphop, breakdance e di coppia, anche se l'hiphop è lo stile che preferisco. »
Annuii. « A me piacerebbe tantissimo saper ballare, ma putroppo non sono molto portata. Però amo osservare qualcuno esibirsi, in ogni genere.
»
Un uomo si avvicinò al banco e interruppe la nostra conversazione.
« Scusa, mi potresti preparare un Long Island? » chiese.
« Subito! » glielo preparai in fretta e glielo porsi « Ecco a lei. »
Ringraziò e si allontanò.
« Wow! Sei velocissima!
» Shin mi guardava ammirato.
« Grazie! » arrossii imbarazzata « Ho imparato lavorando al bar di mio zio quando andavo alle superiori. » spiegai.
« Mi è quasi venuta voglia di ordinare qualcosa solo per vederti prepararlo! » scherzò.
« Te l'ho detto: se vuoi posso prepararti un analcolico, ce ne sono di buoni! » ribadii.
« Beh, se proprio insisti... » mi sorrise « Cosa mi consigli? »
« Allora...ti piace la frutta? » m'informai.
« Sì, soprattutto i frutti tropicali, tipo il mango! »
« Ok, perfetto! Ti preparo un Frozen Fruit! » raccolsi i pezzetti di mango, fragole e ananas e li buttai nel frullatore, aggiunsi il succo d'arancia e il ghiaccio spezzettato e frullai il tutto per qualche minuto. Versai il risultato nel bicchiere e infine lo guarnii con una fettina di mango sul bordo.
« Ecco qui! Spero che ti piaccia!
» glielo porsi sorridendo.
« Sembra buonissimo! » ne assaggiò un sorso « Confermo! E' davvero delizioso! Ma dove hai imparato? »
« Quando lavoravo da mio zio non avevo ancora l'età per bere alcolici e neanche i miei amici, quindi avevo fatto delle ricerche e avevo imparato diverse ricette di analcolici. Alcuni sono davvero buonissimi, questo che ti ho preparato è uno dei miei preferiti! » spiegai.
Annuì, continuando a sorseggiare il suo drink. Rimase lì al banco a chiaccherare ancora per una ventina di minuti. Ero sempre più affascinata da lui. Nonostante l'aspetto così misterioso e quasi tenebroso, si era rivelato un ragazzo semplicissimo, con cui sentirmi libera di parlare e di esprimermi. Il ragazzo scontroso con cui mi ero imbattuta una settimana prima sembrava completamente sparito.
« Credo proprio sia ora che vada.
» aveva finito il suo drink.
« Sì, certo. » avrei voluto che restasse, ma sembrava parecchio stanco e il giorno prima aveva avuto la febbre, era ancora convalescente.
« Ciao! E' stato un piacere chiaccherare con te! » mi sorrise radioso e non potei non sorridere a mia volta. Adoravo i suoi sorrisi, erano così luminosi da rendere tutto più nitido, più bello.
« Ciao! » salutai con una mano.
Lo osservai allontanarsi e uscire dal locale. Rimasi incantata a guardare la porta ancora per qualche istante. Allarme rosso!
« Ma che carini!
» Emily mi aveva raggiunta e mi fissava con guardo divertito.
« Chi? » non capivo a chi si riferisse.
« Tu e Shin. » ridacchiò « Da quand'è che siete diventati così intimi? »
« Stavamo solo chiaccherando! » mi trovai ad arrossire.
« E cosa ho detto io? » fece una faccia fintamente innocente e alzò le mani, prima di allontanarsi ridendo.
Ecco, ti fai prendere in giro persino da una tua collega!
Per fortuna il mio turno era quasi finito e tornai velocemente a casa.

Uscii per farmi una passeggiata quel pomeriggio. Il fatto di lavorare di notte mi sballava completamente gli orari e mi ritrovavo durante il giorno a non sapere più cosa fare. La mia vita sociale putroppo era molto limitata: ogni tanto vedevo Liz, quando non era impegnata con il lavoro, ma non avevo altri impegni del genere, dopotutto mi ero trasferita da appena un mese. Ero dalle parti di Soho, mi piaceva quel quartiere perché era tranquillo e aveva tanti piccoli negozietti carini. Avevo gli auricolari alle orecchie e come mi piaceva fare camminavo osservando la gente che mi passava accanto.
Sarebbe stato impossibile non notarli. In cinque, quattro davanti e uno un po' in disparte. Ridevano, probabilemente per una battuta appena pronunciata. Ma ciò che attirava di più l'attenzione erano i loro volti stupendi: cinque ragazzi orientali, tutti leggermente differenti per pettinatura, taglio degli occhi, forma del naso, ma tutti ugualmente affascinanti. Fui costretta a fermarmi per non adare a sbattere contro qualcosa.
Shin? Non l'avevo visto prima, perché dei cinque era il ragazzo un più in disparte. Sembrava non partecipare dell'aria da gruppo affiatato degli altri quattro. Rimasi a fissarlo, indecisa se chiamarlo per salutarlo o no.
Si voltò verso di me e i nostri sguardi si incrociarono. Il sorriso che mi stava per sorgere spontaneo mi morì sulle labbra. Il suo sguardo, più freddo del ghiaccio, si soffermò sul mio per qualche secondo per poi tornare a fissare il vuoto davanti a sè. Rimasi interdetta. Che accidenti è successo questa volta? Non ha più alcun motivo per prendersela con me, anzi dopo la chiaccherata di ieri sera avrebbe anche potuto salutare, no?!? Quel ragazzo a qualche problema mentale, soffre di doppia personalità. Perché non è possibile che una persona normale abbia questi sbalzi d'umore così totalemente ingiustificati e opposti! Non voleva più parlarmi? Che facesse pure, per me non era questa gran perdita. Tornai a casa nervosa. Quella che doveva essere una passeggiata rilassante mi aveva totalmente indisposta. Non capivo pienamente perché, ma mi sentivo offesa dal suo comportamento menefreghista. Cenai e mi preparai per andare al lavoro, decisa ad ignorarlo se avesse osato presentarsi al Black Stone quella sera.



Note dell'Autrice
Finito anche il quinto capitolo...cosa ne pensate???
Piano piano scopriamo un pochino di più di Shin, ma...chi sono quei ragazzi che Cass ha visto assieme a Shin? E perché lui l'ha guardata in quel modo?
Vorrei aggiungere una piccola nota sul cocktail: esiste veramente, anche se non si chiama così (ho cambiato nome perché l'originale non mi piaceva!^^"), se cliccate sul suo nome potete leggere la ricetta!:)
Vi saluto, a domenica prossima!
xoxo

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


2PM-6

Only You


Capitolo 6

« Ciao Cass!
» Shin mi raggiunse al bancone.
Lo fulminai con lo sguardo. Ora si degnava di salutarmi? Ma che gentile... Non ricambiai il suo saluto e mi concentrai accuratamente sul riordinare le bottiglie che avevo di fronte.
« Va tutto bene? » mi domandò perplesso. No, che non andava tutto bene: non poteva ignorarmi così palesemente, anzi proprio guardarmi con disprezzo senza una ragione, e poi venire qui da me a chiaccherare come se niente fosse!
« Sì. » risposi secca.
« Sicura? » annuii impercettibilmente « Come è andata oggi? » continuava imperterrito con quell'assurda conversazione.
« Bene. »
« Che hai fatto?
» mi sorrideva e fui quasi tentata di lasciar perdere tutto. Ma avevo un difetto: ero molto testarda.
« Un giro. » replicai, dopo un brevissimo tentennamento.
« Che è successo? » ora non sorrideva più, finalmente l'aveva capito!
« Niente. » feci spallucce ostentando indifferenza, anche se il mio era uno di quei "niente" che vogliono dire "tutto".
« Non è vero. »
Non risposi. Gli voltai le spalle, mettendomi a trafficare nel lavandino.
« Va bene, ho capito. Me ne vado.
» il suo tono acido celava un velo di rabbia. E non lo faceva neanche molto bene. Dovrei essere io quella arrabbiata!
Non mi voltai finché non fui sicura che fosse abbastanza lontano. Era quello che si meritava. Occhio per occhio...

La sera successiva lo vidi entrare, ma non venne al banco a salutare. Non guardò mai nella mia direzione, per tutta la sera. Anche io avrei voluto essere così brava in quel gioco d'indifferenza, ma non riuscivo a smettere di osservarlo di nascosto. Soprattutto quando ballava. Quella sera, a differenza delle due precedenti, si era esibito in uno dei suoi pezzi. Era sempre fantastico, non potevo non rimanere ipnotizzata.
« Dovresti chiudere la bocca, potrebbe entrare qualche insetto. » Emily mi colse di sopresa come suo solito con una delle sue battutine.
« Ciao Emily. » la salutai un po' in imbarazzo, riusciva sempre a beccarmi nei momenti peggiori.
« Avete litigato? » il suo tono stupito, mi lasciò un pochino perplessa.
« No. » non c'era stato bisogno di chiedere a chi si riferisse.
Alzò un sopracciglio, era evidente che non mi credeva.
« E allora come mai non è venuto qui a fare il pavone?
» dovette trattenermi dal ridere, a volte Emily mi ricordava un po' Liz nel modo di esprimersi.
« Non ne ho idea.
» scrollai le spalle « E comunque non mi riguarda. » e con questa frase intendevo chiudere la questione.
La mia collega sembrò recepire il messaggio, perché si allontanò senza aggiungere altro. Tornai ad osservare Shin con la coda dell'occhio. Dentro di me speravo di vederlo venire verso di me, sedersi al banco e chiaccherare come se niente fosse. Sentirlo così lontano mi creava una piccola morsa allo stomaco, che cercavo in tutti i modi di soffocare. Perché ero ancora offesa. E perché non potevo essermi affezionata, non volevo più soffrire.
Mi scappò un sospiro. Tornai a contrarmi sul mio lavoro. Alle 2:00 precise Jessica mi diede il cambio come tutte le sere. Mi spostai sul retro, presi le mie cose ed uscii.
« Cass. » trattenni a stento un urlo dallo spavento.
« Mi hai spaventata! » presi un respiro profondo per calmarmi. Shin era a pochi passi da me, mezzo nascosto nell'ombra creata dal lampione lì vicino. Mi aspettava.
« Scusami... » fece un passo verso di me, la luce illuminò il suo volto da un lato, creando un gioco di chiari e scuri che lo rendevano ancora più bello.
« Avevi bisogno? » tornai ad indossare la maschera dell'indifferenza, anche se dentro di me ero in completo subbuglio per quella visione.
« Io... » abbassò lo sguardo, forse in cerca di parole, le sopracciglia leggermente agrottate « Che cosa è successo? E non rispondermi niente, lo so che non è vero. »
Aveva rialzato lo sguardo verso di me, i suoi occhi mi fissavano come se volessero leggermi dentro.
« Non...mi piace essere ignorata. » risposi. In quel momento mi resi conto che la mia reazione era stata assurdamente esagerata. Sembravo una bambina capricciosa, che vuole attenzioni.
Shin rimase in silenzio qualche istante, come riflettendo sulle mie parole.
« Ah.
» i suoi occhi s'illuminarono « Oggi pomeriggio. » cercò il mio sguardo per avere una conferma, ma non riuscii a sostenerlo « Io ti chiedo scusa. Io...non volevo, non ci ho pensato... » sembrava seriamente dispiaciuto, come avrei potuto non perdonarlo?
« Non fa' niente. » accennai un sorriso, una vocina nella mia testa mi stava dicendo con poco garbo che stavo cedendo troppo in fretta, mentre un'altra mi invitava a saltargli al collo. Accidenti a me!
« Ti posso accompagnare a casa?
» mi chiese cortese.
« Sì, grazie! » cominciai ad avviarmi e lui mi rimase accanto, tenendosi a una trentina di centimetri di distanza da me. Mi sforzai per mantenere lo sguardo fisso davanti a me, anche se ogni tanto mi sfuggiva un'occhiata nella sua direzione.
« Hai ballato bene stasera. » affermai rompendo il silenzio che si era creato.
« Ehm, grazie... » sembrava imbarazzato. Che carino...! « Tu che hai fatto oggi? » si era voltato nella mia direzione, mentre continuavamo a camminare.
« Oggi? » ripercorsi mentalmente la mia giornata, nulla di interessante « Oggi giornata tranquilla...» ridacchiai « Ho dormito tutta la mattina e nel pomeriggio sono uscita a fare una passeggiata. »
« Da sola? » mi chiese un po' stupito.
« Sì, » replicai tranquilla « mi piace camminare da sola, osservare il mondo e lasciar vagare la mente libera. » lo vidi annuire « Ma comunque anche se volessi uscire con qualcuno, sarebbe un po' difficile visto che l'unica persona che conosco è la mia migliore amica e lavora tutto il giorno! »
« E io chi sono? » scherzò.
« Shin. » risposi ridendo.
« Esatto! Se hai voglia di fare una passeggiata, basta che me lo dici e ci vediamo, ok? » lo aveva detto in modo talemente naturale e sorridente che non potei fare altro che ricambiare il sorriso, mentre il mio cuore aveva accelerato leggermente il suo battito. Mi sembra di essere ancora una quindicenne alla prima cotta...faccio pena! mi rimproverai.
« Ok, ti ringrazio! » ormai eravamo arrivati al mio palazzo, cominciai a frugare nella borsa in cerca delle chiavi. Non so perché mi ostinassi a girare sempre con delle borse così grandi, che poi finivano per essere riempite e poi non riuscivo a trovare mai niente. La borsa di Merry Poppins, ecco cos'era. Quando finalmente riuscii a trovare il mazzo di chiavi alzai lo sguardo verso il accompagnatore e mi accorsi di trovarmi a pochi centimetri di distanza da lui. Stavo per fare un passo indietro, quando lo vidi abbassarsi verso di me. Gelai sul posto. Il mio cuore sembrava impazzito dalla velocità a cui lo sentivo battere, le mie mani stringevano la borsa e le chiavi con forza, le labbra quasi bruciavano dalla voglia di assaggiare le sue. Volevo un bacio, lo volevo con una forza e un trasporto che non avevo mai provato verso nessuno. Si fermò, fissandomi intensamente negli occhi, pochi centimetri separavano le nostre labbra, potevo sentire il suo respiro sulla mia bocca.
« Hai degli occhi davvero stupendi. Sono così...verdi. » sussurò. Spalancai gli occhi a quel complimento inaspettato, il mio cuore mancò di un battito, mentre un calore diffuso mi stava attraversando il corpo.
« G-grazie... » mormorai.
Lentamente Shin si alzò e allontanò il suo viso dal mio. Dentro di me ero sempre più confusa, stupita e...triste ad ogni centimetro in più che ci separava.
«
Buonanotte Cass! Ci vediamo presto! » mi salutò con un sorriso.
« Buonanotte. » non ci stavo capendo davvero più niente. Mi voltai ed entrai nell'edificio. Era come se fossi un'altra persona, come un automa. Mi chiusi la porta alle spalle. Mi sentivo molto stupida.




Note dell'Autrice
Mi scuso davvero tantissimo per questa settimana di ritardo, non so bene perché ma la scrittura di questo capitolo ha richiesto molto più tempo dei precedenti, nonostante sia più breve...forse è dovuto al fatto che non succede nulla di veramente interessante, è un po' un capitolo di transizione. Mi piacerebbe sapere comunque cosa ne pensate!^^
Vi avviso fin da subito che d'ora in avanti penso che aggiornerò una volta ogni due settimane, tra un mese ho gli esami in università e sarò assorbita quasi completamente dallo studio...>.<
Infine vorrei ringraziare chiunque stia leggendo questa storia, chi l'ha messa tra le seguite, chi l'ha aggiunta alle storie da ricordare e chi tra le preferite! Mi fa davvero piacere sapere che apprezziate questo racconto!XD
Un saluto, a presto! Baci

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


2PM-7

Only You

Capitolo 7

« Liz, smettila di strillare per favore! » tenevo il cellulare vicino all'orecchio con una spalla mentre cercavo di svuotare la lavarice « Mi ha solo fatto un complimento. E si allontanato subito dopo, non vuol dire assolutamente niente. »
« Invece sì che vuol dire! Gli piaci! » raccolsi i vestiti bagnati in un catino e mi spostai in camera dove c'era lo stendino « Fantastico! Devi solo farlo capitolare a questo punto! »
« Lo sapevo io che non avrei dovuto dirti niente...
» sbuffai. Erano le undici, mi ero svegliata un quarto d'ora prima e avevo chiamato la mia migliore amica per raccontarle quello che era successo la sera prima. Mi stavo seriamente pentendo di averlo fatto.
« Smettila di dire stupidate! » ridacchiò « Stasera le mie colleghe mi hanno chiesto di uscire con loro. Ehi, aspetta! Potremmo passare al locale dove lavori tu così finalemente me lo puoi presentare! »
« Cosa?!? Assolutamente no, Liz! Mi faresti solo fare la figura della cretina e Shin scapperebbe a gambe levate! » replicai immediatamente. Liz in questi casi si faceva prendere troppo dall'entusiasmo e sapevo che avrebbe solo combinato un disastro. Io non sapevo ancora cosa volessi dal mio rapporto con Shin, avevo ancora troppa paura di restare ferita, ma dall'altra parte non riuscivo a pensare di allontanarlo, anzi mi affascinava sempre di più.
« Cass, tranquilla: non farò nulla... » il suo tono si era addolcito, aveva percepito le mie paure « stasera io e le mie colleghe verremo al Black Stone a fare un giro e se per caso potrò vedere un certo ragazzo dagli occhi a mandorla sarò soddisfatta. »
« Uff...
» sbuffai « Ok, va bene...ci vediamo stasera, però se ne combini una delle tue non ti perdonerò! » non riuscivo proprio a dirle di no.
« Non ti preoccupare! A stasera! Ciao! »
« Ciao!
» riattacai il telefono. Sospirai, speravo davvero di non dovermi pentire.

Erano quasi le nove quando Liz e altre tre ragazze fecero il loro ingresso al Black Stone. La mia amica venne verso di me, mentre le altre si sedettero ad uno dei tavoli.
« Ciao Cass!
» mi salutò sorridente.
« Ciao Liz. Vuoi già ordinare? » le chiedo, cominciando a preparare quattro bicchieri.
« Sì, grazie. Tre cosmopolitan e uno dei tuoi buonissimi alcolici alla frutta, per favore! » scossi la testa. Quando mi esercitavo nel preparare cocktail Liz era la mia assaggiatrice ufficiale ed era sempre lei che cercava di convincermi a mettere alcool anche dove non andava messo.
« Sempre la solita alcolizzata! » scherzai « Ecco a te! »
« Che ci posso fare se i tuoi cocktail sono i migliori!
» replicò scontata « Ma il tuo bel tenebroso dov'è? » si guardò attorno per cercarlo.
« Liz, cosa ti ho detto...? » la ammonii « Comunque non è ancora arrivato. » non arrivava mai così presto, ormai avevo imparato i suoi orari a memoria.
La mia amica sbuffò.
« Ma chi è questa splendida ragazza?
» mi voltai e trovai Jason appoggiato al bancone accanto a me intento a mangiarsi Liz con gli occhi. Feci una smorfia.
« Liz, piacere. » ammiccò.
« E' la mia migliore amica. » aggiunsi.
« Jason, molto lieto. » tono più basso del normale, sguardo dal basso verso l'alto, modalità conquista "ON" « Cosa ti porta al Black Stone, Liz? »
«
Uscita tra colleghe, inoltre questo è il locale dove lavora la mia migliore amica: non potevo perdermelo! » Liz ridacchiò.
Alzai gli occhi al soffitto. A cosa mi toccava assistere! Mi allontanai e servii un cliente che Jason, troppo impegnato a flirtare con la mia migliore amica, aveva completamente ignorato. Quando tornai da Liz, il ragazzo si stava congedando.
« Spero di rivederti ancora! » le sorrise e le baciò il dorso di una mano « E' stato un vero piacere conoscerti. »
« Anche per me. » replicò Liz con fare sensuale. Finalmente Jason se ne tornò al suo posto al bancone. Ridacchiai tra me. Lo sapevo io: ogni volta Liz riesce a farsi riconoscere!
« Che hai da ridere? » sbottò la mia amica.
« No, niente... » scrollai le spalle « dico solo che tu sei troppo prevedibile! » Liz replicò alla mia presa in giro con una linguaccia e si allontanò, portando con sè i cocktail che prima le avevo preparato.

« Ciao.
» Shin arrivò presto quella sera.
« Ciao. » lo salutai « Va tutto bene? » non mi era sfuggito il suo sguardo spento e assente mentre si sedeva al bancone.
« No.
» sospirò « Dammi qualcosa di forte. »
« Ma tu non bevi. » obiettai stupita.
« Ho cominciato stasera, ok? Smettila di fare domande e dammi qualcosa da bere. » ribatté scontroso.
« Scusa tanto se mi sono preoccupata per te! » replicai innervosita.
Mi voltai per prendergli un bicchiere di Jack Daniels, voleva dell'alcool e dell'alcool gli avrei dato.
« Cass...
» lo sentii chiamarmi.
Mi voltai nella sua direzione, la bottiglia di Jack in mano.
« Scusa...lascia stare... » in quel momento mi sembrava solo esausto. Appoggiai la bottiglia e mi avvicinai a lui.
« Lascia perdere l'alcool, ma se c'è qualcosa che io posso fare per te dimmelo. » non sapevo neanche io da dove fosse uscito tutto quell'altruismo nei suoi confronti, ma in quel momento volevo solo vederlo ancora sorridere.
Alzò gli occhi verso di me e accennò un sorriso, distolse lo sguardo per poi tornare a guardarmi negli occhi.
« Avrei bisogno di un favore. »
« Sì, certo dimmi.
» annuii.
Rimase un attimo in silenzio.
« Lasciami dormire a casa tua stanotte.
»






Note dell'Autrice
...ehm, cari lettori ci siete ancora...?^^" Mi scuso enormemente per questo ritardo, ma in queste vacanze ho avuto pochissimo tempo per scrivere e inoltre ora sono in piena crisi di panico da pre-primo-esame...!
Cmq tornando al capitolo...è un po' corto, ma la parte davvero interessante è quella finale (o almeno io credo): cosa è successo a Shin? perché è così scontroso? perché chiede a Cass di stare da lei???
Visto tutto questo ritardo non aspetterò domenica per aggiornare ma farò subito, questo vuol dire che non ho molto tempo per rileggere e ricontrollare, quindi vi chiedo di perdonare eventuali errori...
Detto questo vi lascio alla lettura del capitolo e spero di leggere cosa ne pensiate!XD
Ciao, baci! A presto (spero >.<)!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


2PM-8
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Capitolo 8

« Cosa?!?
» sbottai. Dormire da me? Che cavolo ha in mente?!?
« Solo per questa notte, ti prego. »
Mi morsi il labbro, indecisa. Gli avevo appena detto che volevo fare qualcosa per lui...ma dormire a casa mia...! Si può sapere che cavolo è successo?!?
« Ok, va bene. » acconsentii, volevo saperne di più e probabilmente quello era l'unico modo.
« Grazie, Cass.
» mi sorrise, come sempre due fossette si formarono ai lati della bocca.
Fui presa da un irrefrenabile voglia di abbracciarlo e stringerlo a me. Per evitare incrociai le braccia al petto.
« Balli stasera? » gli chiesi.
« No, sono troppo stanco. » scosse il capo. Qualcosa alle sue spalle attirò la sua attenzione « Scusa un attimo, torno subito. » si lasciò scivolare dallo sgabello e a passo spedito si diresse in mezzo alla folla vicino alla pista, finché non lo persi di vista.
C'erano ancora così tante cose che non sapevo di lui.
« E così quello è il nostro, cioè volevo dire tuo, Shin!
» Liz aveva poggiato i gomiti sul bancone e mi fissava con espressione divertita.
« Sì, è lui. » confermai, un po' preoccupata di cos'altro avrebbe potuto dire.
« Davvero niente male, lo ammetto. Non poteva essere altrimenti, l'unico uomo che riesce a smuoverti da ormai più di sei mesi a questa parte! » mi sorrise, era sollevata. Vedeva che stavo meglio e ne era felice, riuscivo a leggere tutto questo dallo sguardo con cui mi stava guardando in quel momento. Come avrei fatto senza di lei? Le volevo davvero un sacco di bene.
« Credo che stia per tornare. » con un cenno indicò alle sue spalle « Ti saluto, torno a divertirmi! » strizzò un occhio nella mia direzione e si allontanò.
« Eccomi, scusa! » Shin tornò a prendere posto sullo sgabello.
« Tranquillo, figurati! E' tutto a posto? »
« Sì sì.» aggrottò le sopracciglia « Chi era la ragazza che era qui prima? » domandò curioso.
« La mia migliore amica. » risposi.
« Dov'è andata? Mi sarebbe piaciuto conoscerla. » rimasi sorpresa da quella risposta. Voleva conoscerla?
« Ehm...doveva andare... » inventai.
« Peccato! » mi sorrise.
Rimase seduto lì per tutta la sera, facendomi compagnia e chiaccherando, mentre lavoravo. Ogni tanto se ne usciva con qualche commento su uno dei clienti che avevo appena servito o che stavo per servire, con il rischio per me di scoppiargli a ridere in faccia mentre gli porgevo il drink che mi avevano chiesto. L'atmosfera era totalmente rilassata.
Alle 2:00, puntuale come ogni sera Jessica mi diede il cambio.
« Vado a prendere le mie cose. Ci troviamo all'uscita sul retro, ok? » lo informai prima di allontanarmi.
« Ok, ti aspetto. » Shin annuì.
Camminammo in silenzio fino al mio condominio. D'improvviso mi sentivo agitata, non sapevo bene come comportarmi. Lui al contrario sembrava tranquillissimo. Stupida! Che cavolo ti prende?!? Ti ha chiesto ospitalità per una notte, niente di che, ok? Piantala di comportarti come una ragazzina!
Aprii la porta d'ingresso un po' imbarazzata, sperando che l'appartamento fosse decentemente ordinato. Diedi una veloce occhiata in giro, mentre entravamo nel salotto-cucina. Sembrava tutto a posto.
« Prego. » mi spostai per farlo entrare « Usa pure il bagno per primo, ti ricordi dov'è? »
« Sì, grazie mille. » rispose dirgendosi verso il bagno.
Io mi spostai in camera da letto. Forse mi sarei dovuta sforzare di fare un po' di conversazione, ma erano le 2:30 di notte e io avevo appena finito di lavorare, quindi non vedevo l'ora di infilarmi sotto le coperte e di dormire.
Presi dall'armadio un pigiama e la biancheria pulita. Mi sedetti sul letto in attesa che Shin uscisse dal bagno. Non riuscivo a smettere di chiedermi perché mi avesse chiesto ospitalità per quella notte. Una domanda più che legittima, d'altra parte. Come avrei potuto chiedergli qualcosa senza sembrare troppo invadente?
Le mie riflessioni furono interrotte dalla porta del bagno che si apriva.
Oh. Mio. Dio.
A torso nudo, i pantaloni slacciati lasciavano intravedere la scritta Calvin Klein sui boxer neri. Sembrava pronto per un servizio fotografico di biancheria intima. Gli addominali scolpiti, i pettorali, le spalle, le braccia...non aveva nulla da invidiare ad un modello di Abercrombie.
Dopo essere rimasta dieci secondi buoni a fissarlo imbambolata, presi le mie cose e mi fiondai in bagno.
Avevo il volto in fiamme e il cuore a mille. Mi gettai un po' di acqua fredda sul viso. Riprenditi! Mi preparai per andare a dormire con calma, cercando di pensare il meno possibile a Shin.
Una volta tornata in camera notai con disappunto che si era sdraiato dal lato del letto in cui mi mettevo io di solito, quello vicino alla porta. Spensi la luce e mi sdraiai dall'altra parte, dandogli le spalle.
Chiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il respiro, ma continuavo a precepire la sua presenze accanto a me. Mi rigirai nel letto, trovandomi a fissare il soffitto senza vederlo. Mi sentivo irrequieta, un bisogno impellente di muovermi. Perché è voluto venire qui? Questa domanda continuava a ronzarmi in testa. Mi sdraiai supina per poi girarmi nuovamente verso la finestra.
« Ti dispiacerebbe stare un po' ferma?
» il sussurro secco di Shin risuonò nel silenzio.
« Scusa... » avvampai.
Non ce la faccio più! Mi voltai verso di lui. Gli occhi si erano ormai abituati al buio quindi riuscivo a distinguere la sua sagoma darmi le spalle.
« Cos'è successo? » gli chiesi esitante « Perché hai voluto dormire qui? »
Lo sentii sospirare prima di girarsi sulla schiena.
« E' un po' complicato...
» disse senza smettere di fissare il soffitto « ...diciamo che ho discusso con i miei amici... »
« Non ti chiederò il motivo per cui avete litigato, ma secondo me scappare non è mai la cosa migliore da fare...
» replicai dopo qualche secondo.
Ed è proprio quello che hai fatto tu. Una vocina nella mia testa s'intromise nella conversazione. Nel frattempo Shin era rimasto in silenzio, forse rifletteva sulle mie parole o forse stava valutando se aggiungere qualche altro dettaglio in attesa.
« E' solo che...nessuno di loro riesce a capire... » lo aveva solo sussurrato, ma una profonda tristezza era riuscita a trapelare.
« Prova a parlarci. Spiegagli quello che provi, sono certa che ti ascolteranno e proveranno a capirti se sono davvero tuoi amici. » non conoscevo abbastanza nè lui nè la situazione per poter dare quel tipo di consigli, probabilmente, ma non potevo non dire niente quando riuscivo a precepire quanto stesse soffrendo.
« Non lo so... » sospirò di nuovo prima di darmi le spalle e rimettersi a dormire ponendo quindi fine alla conversazione.
Rimasi ad osservare la sua schiena. Il tempo delle confidenze era finito.










Note dell'Autrice
*si affaccia timida*
...ci siete ancora?
Mi scuso un millione di volte per tutto questo ritardo. Quest'estate è stata pienissima, assurda, e non è ancora finita! Sto approfittando di un attimo di pausa dallo studio per finalmente aggiornare. Come potete notare ho provato a creare un banner per il titolo. E' la prima volta che ne faccio uno, per cui non è un granché...^^"
Ok, per ora vi saluto. Vi avviso già che il prossimo capitolo è ancora in fase di scrittura quindi non so quando riuscirò a postarlo.
Un bacio, alla prossima!
p.s. un grazie alle ragazze che hanno recensito l'ultimo capitolo!^_^

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