Only You di kalaea (/viewuser.php?uid=12696)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
2PM
PREMESSA
Vorrei fare una piccola premessa:
come ho scritto anche
nell'introduzione questa storia è inspirata al mondo del
k-pop e dei gruppi di idol (ringrazio Enrica per avermi aperto questo
mondo!xD). Tuttavia sono appena stata "iniziata" a questo affascinante
universo, quindi non ho voluto lanciarmi in una fanfiction su un gruppo
in particolare.
Detto questo, spero che
apprezzerete (sia amanti del k-pop, sia no!^^) questa mia storiella!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Vi ringrazio per l'attenzione,
ora vi lascio al primo capitolo! Buona lettura!!!:)
Only You
Capitolo 1
Il
mio primo giorno di lavoro, o meglio sera. Ero a New York da tre
settimane ormai e non appena avevo letto quell'annuncio sul giornale mi
ero precipitata sul posto, non avevo alcuna intenzione di farmi
scappare una possibilità di lavoro, qualunque esso fosse:
avevo bisogno di soldi, l'affitto non si pagava da solo e
inoltre
dovevo mangiare, quindi fare la barista in un locale notturno per 1200
dollari al mese era assolutamente perfetto!
Entrai dalla porta sul retro, come mi era stato ordinato e mi diressi
verso l'armadietto che mi era stato assegnato, numero 22. Era sempre
stato il mio numero preferito, lo presi come un buon segno e mi
tranquillizzai. Ok, avevo 21 anni e non era il primo lavoro che facevo,
ma quando si trattava di iniziare qualcosa di nuovo ero sempre e
comunque un po' agitata. Come quando ero arrivata nella City. Era stata
una decisione un po' improvvisa, ma avevo bisogno di andarmene, di
cambiare aria o sarei impazzita.
Stirai il corto grembiule nero che indossavo sopra a un paio di Levi's
sbiaditi e alla maglietta bianca con stampato al centro "Black Stone",
nome del locale.
«
Eccoti! »
l'uomo che mi aveva assunta era apparso dalla soglia di quello che
immaginai fosse il suo ufficio «
Vieni un'attimo devo farti firmare delle carte prima che cominci. »
Con
un
cenno della mano m'invitò ad entrare. Era uno stanzino
piccolo e
non molto illuminato, occupato quasi interamente da una scrivania in
legno al centro della sala. Sopra stazionavano un computer, con
tastiera e stampante, e un porta penne. Tutto molto ordinato. Mi
accomodai sulla sedia di fronte al tavolo e di fronte a lui. Era un
uomo sulla quarantina, capelli scuri, non molto lunghi e profondi occhi
verdi, piuttosto attraente. Ma il mio interesse per gli uomini si era
spento insieme con la mia voglia di innamorarmi, ormai un anno prima.
« Ecco
qui. » mi porse un foglio «
Questo è il tuo contratto, firma qui per favore. »
Gli
diedi
un'occhiata veloce, giusto per essere sicura di cosa stavo firmando,
scrissi il mio nome dove richiesto e glielo restituii. Non mi piacevano
i luoghi troppo stretti e cominciavo a sentirmi a disagio.
« Bene, come sai il tuo turno va dalle 20:00 alle 2:00. Mi
hai
detto di aver già lavorato come barista, quindi non
dovrebbero esserci problemi, ma comunque per qualsiasi dubbio chiedi a
Jason, il responsabile. Ci sono domande? »
«
No, signore. »
accompagnai la risposta con un gesto del capo.
«
Perfetto! »
mi sorrise, doveva essersi accorto che non mi sentivo proprio a mio
agio «
Vieni,
ti presento Jason e poi puoi cominciare. » si alzò
dalla
sua postazione e mi invitò a fare altrettanto.
Lo
seguii
nel corridoio e oltre una porta ci trovammo dietro il bancone,
direttamente all'interno del locale. La luce era soffusa e la musica
era già forte. Mi sentii un attimo stordita, mi ci sarei
dovuta
abituare.
« Jason! »
chiamò il mio capo.
Un ragazzo di circa trent'anni si voltò nella nostra
direzione,
non appena si accorse chi lo aveva chiamato ci venne incontro con un
sorriso.
« Ciao! »
mi salutò cordiale «
'Sera Steve! »
quindi si rivolse al proprietario.
«
Jason, lei è la ragazza nuova, Cassandra. »
mi presentò.
« Nome particolare! »
commentò il ragazzo porgendomi la mano «
Piacere di conoscerti. »
«
Mia madre è italiana. »
spiegai infastidita. Non ne potevo più dei commenti sul mio
nome. Gli strinsi la mano, aveva una stretta forte, anche troppo.
«
Spiegale come funziona, io devo tornare di là. »
Steve ignorò i nostri commenti « A
presto! » mi salutò. Aprì la porta e
sparì chiudendola dietro di sè.
« Bene!
» Jason mi sorrise di nuovo « Allora,
la tua postazione è questa. »
mi accompagnò qualche metro più a
destra «
Dietro il banco siamo in cinque, quindi ognuno di noi si occupa dei
clienti che si trova davanti. Qui ci sono i bicchieri e le stoviglie,
lì le bottiglie, qua c'è il frigo e in quel
lavandino
metti tutte le stoviglie usate. »
mi spiegò aiutandosi con i gesti per indicarmi i vari
oggetti « Se hai
domande, io sono là in fondo, non farti problemi! »
ovvero dalla parte opposta rispetto a dov'ero io.
Lo ringraziai, lui si congedò e tornò al suo
posto. Non
ero di molte parole. Un tempo lo ero stata, ma ero cambiata. Mi guardai
intorno. Il bancone si trovava alla destra rispetto all'ingresso, a
circa cinque metri, era molto lungo, blu scuro, leggermente illuminato
da sotto. Non c'era molta luce, ma era sufficiente per vedere e
distinguere i colori. Dalla parte opposta rispetto al banco si
trovavano tutta una serie di divani e poltrone bianche, con qualche
tavolino al centro, sempre dello stesso colore. Della gente era
già seduta e sorseggiava il proprio drink ridendo e
ciondolando
la testa a tempo di musica. Le ragazze indossavano tutte mini-dress e
tacchi alti. Gli uomini erano in camicia e jeans. L'altra parte della
sala, alla destra del bancone, sembrava tutto un altro mondo. Rialzata
di un paio di gradini potevo vedere quella che sembrava una pista da
ballo. La zona più illuminata lì dentro. Ai lati,
riuniti
in gruppetti più o meno grandi, ragazzi e ragazze, per la
maggioranza di colore, vestiti con magliettone e pantaloni larghi,
qualche cappellino e canottiera, battevano le mani a tempo di musica,
mentre al centro una o due persone ballavano. Break-dance, HipHop,
Freestyle. Quando ero venuta al colloquio non avevo capito si trattasse
di quel tipo di posti dove le crew si trovano e si sfidano. Non potei
fare a meno di sorridere ed entusiasmarmi. Avevo
sempre amato la danza, di qualsiasi tipo. Mi trasmetteva un sacco di
emozioni. Rimasi incantata ad osservare due ragazze ballare sulle note
di una famosa canzone rap del momento.
« Scusi? »
qualcuno attirò la mia attenzione. Una delle ragazze
sedute ai divani mi guardava con un sopracciglio alzato.
Mi ricomposi con una scrollata di spalle.
« Mi dica. »
ordinò un cosmopolitan. Glielo preparai in fretta, per
fortuna
avevo imparato a fare praticamente tutti i tipi di cocktail e ad essere
veloce, in tre anni di part-time nel locale di mio zio.
La serata trascorse relativamente in fretta. Con il passare del tempo
le persone all'interno erano aumentate, di conseguenza anche le
rischieste al banco, noi cinque ci stavamo dando tutti un gran daffare
per essere veloci ed efficienti. Purtroppo non avevo avuto
più
tempo per guardare chi ballava, anzi l'affollamento davanti al banco
era tale che quasi non riuscivo a vedere la pista.
Da diversi minuti, inoltre, mi sentivo osservata. Avvertivo una
fastidiosa sensazione di due occhi che seguivano ogni mio movimento. Mi
ero guardata intorno diverse volte per capire chi fosse, ma c'era
troppa gente e non avevo visto nessuno.
Davanti a me non
c'era nessuno, finalmente un attimo di pausa. Sospirai. Lavorare di
notte mi stancava davvero moltissimo.
« Cassandra, scusa puoi coprirmi un attimo? Io dovrei uscire
per trenta secondi... »
Emily, una delle mie colleghe "vicine" mi guardava con occhi di
supplica. Avevo l'impressione che non sarebbero stati per niente trenta
secondi.
«
Sì, vai. »
accettai, ero troppo buona, ma dopotutto io non avevo nessuno da
servire in quel momento.
« Grazie!
Grazie! »
squittì riconoscente e si precipitò nel retro.
Mi
sistemai a quello che doveva essere il suo posto e alzai gli occhi sul
cliente che avevo davanti, aveva aspettato anche troppo a lungo
probabilmente.
« Cosa ti preparo...? »
le parole mi morirono in gola. Di fronte a me avevo il più
bel
ragazzo orientale che avessi mai visto: i capelli neri, un po' lunghi e
leggermente mossi, gli cadevano sul viso andando a coprire due grandi
occhi a mandorla, due pozzi neri in cui mi stavo perdendo. Indossava
una giacca in pelle nera, le maniche arrotolate fino al gomito, sopra
una maglietta grigia molto aderente, più in basso potevo
vedere
dei jeans scuri. L'outfit metteva perfettamente in risalto il fisico,
magro e slanciato, ma muscoloso. Provai un irrefrenabile voglia di
sentirmi stretta tra quelle braccia, che sembravano delicate e forti
nello stesso tempo.
« Una
Heineken. »
la sua voce roca mi fece tornare improvvisamente sulla terra.
Scossi la testa e sbattei le palpebre un paio di volte, evitando
accuratamente il suo sguardo fisso su di me. Aprii il frigo, cercai la
birra che voleva e gliela porsi.
« Ecco. »
la prese e si allontanò senza mai smettere di guardarmi.
Fortunatamente
dopo di lui non c'era nessuno, mi voltai dando le spalle al locale e
chiusi gli occhi. Sentivo ancora il cuore che batteva leggermente
accelerato. Che accidenti mi prendeva?!? Era un bel ragazzo, questo era
vero, ma non mi ero mai lasciata impressionare da queste cose! Presi un
profondo respiro e tornai a guardare la pista. Speravo che osservando
gli altri ragazzi ballare sarai riuscita a distrarmi e a levarmi dalla
testa quei profondissimi occhi neri, che sembravano in grado di
leggermi dentro.
Una nuova canzone era appena iniziata, quando un applauso
più
forte degli altri mi fece alzare lo sguardo dal bicchiere che avevo in
mano. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, perché
alcune persone mi impedivano di scorgere il centro della pista, in cui
pareva ci fosse la nuova attrazione. Mi dondolai un po' sul posto per
cercare di vedere, finché finalmente qualcuno davanti a me
si
scostò e la mia curiosità fu soddisfatta.
Spalancai gli
occhi dalla sorpresa: il ragazzo orientale, quello bellissimo, quello a
cui avevo servito una Heineken, quello che mi aveva fissato, quello che
mi aveva fatto battere il cuore, ora al centro della pista si muoveva
al ritmo di quella canzone, che conoscevo anche io. Rimasi ipnotizzata,
non avevo mai visto nessuno ballare in un modo così preciso,
potente, ma soprattutto sexy. Trasmetteva sensualità ad ogni
movimento, senza mai essere volgare. Il mio cervello aveva
completamente
smesso di funzionare, mentre i miei ormoni, in letargo da un po',
festeggiavano alla grande il loro risveglio. Non riuscivo a distogliere
minimamente lo sguardo, ero completamente rapita dai suoi passi e dai
suoi movimenti.
Non appena la canzone terminò, il ragazzo sparì
alla mia
vista tra le urla e gli applausi generali. Non ero stata l'unica ad
aver apprezzato lo spettacolo, a quanto sentivo. Ma per me
l'incantesimo si era spezzato. Mi resi conto che durante l'esibizione
mi ero dovuta appoggiare al banco per reggermi e il mio cuore batteva
all'infuriata, come se avessi appena corso i 100 metri. Avvampai
all'istante, avevo bisogno di una bella doccia e di una dormita,
decisamente!
« Cassandra? »
una ragazza alla mia sinistra mi chiamò.
« Sì? »
risposi guardandola interrogativa.
« Ciao, io
sono Jessica. Il tuo turno è finito, puoi andare. »
mi sorrise gentile.
« Oh,
grazie...! »
non mi ero resa conto che fossero già le 2:00. Diedi
un'ultima occhiata al locale, speranzosa di rivederlo. Stupida! Cosa accidenti stai
facendo?!? mi rimproverai subito. Scossi la testa e mi
avviai sul retro. Presi le mie cose, m'infilai la giacca e uscii.
L'aria fuori era decisamente più fresca, mi strinsi le
braccia
intorno al corpo e m'incamminai. Per mia fortuna il mio appartamento
non era molto
distante. Non era una zona particolarmente pericolosa, ma non mi
piaceva molto andarmene in giro da sola a quell'ora. Una volta a casa
mi infilai in fretta sotto la doccia e poi mi gettai sul letto, dove
entrai all'istante nel mondo dei sogni, accompagnata da un ragazzo
orientale che non voleva saperne di uscire dalla mia mente.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
2PM-2
Only You
Capitolo 2
Mi
stropicciai gli occhi con le mani. Sbuffai e li socchiusi, spalancarli
sarebbe stato troppo traumatico. Adoravo stare a letto, sotto le
coperte calde e gli occhi chiusi, anche se ero praticamente sveglia. Mi
piaceva la sensazione di intorpidimento della mattina. Con la lentezza
di un bradipo, allungai una mano al comodino e raggiunsi il cellulare,
me lo portai davanti agli occhi e controllai l'ora. Cazz... lanciai
le coperte e mi alzai di scatto, fiondandomi in bagno. Le 12:45. E
all'una avevo appuntamento con Liz alla pizzeria sotto casa sua! Mi
buttai sotto l'acqua, mi lavai alla velocità della luce, mai
fatta una doccia così velocemente. Per fortuna faceva ancora
abbastanza caldo per lasciare che i capelli si asciugassero da soli. Mi
vestii in fretta e furia e mi lanciai in ascensore.
Avrebbero potuto darmi una medaglia, all'una e dieci minuti ero davanti
a "Mario's", mentre di Elizabeth neanche l'ombra. E io che ho fatto tutta quella
corsa! Sbuffai contrariata.
« Cass! »
mi voltai verso la ragazza bionda che mi stava chiamando.
« Ciao
Liz!» la salutai. Mi raggiunse e mi diede un bacio su una
guancia « Meno
male che io ero preoccupata di arrivare in ritardo... »
commentai ironica.
« Scusa,
ma il capo non mi voleva lasciare andare. »
sospirò. Lavorava per una famosa rivista di moda e da quanto
mi
aveva raccontato il suo capo era davvero una persona insopportabile. Ma
lei ci teneva tantissimo a quel lavoro, era il suo sogno di una vita e
non si sarebbe lasciata abbattere.
«
Tranquilla! »
le sorrisi, quando c'era di mezzo il "Diavolo" non potevo che darle
ragione.
« Allora,
com'è andato il tuo primo giorno di lavoro? »
mi domandò mentre prendevamo posto a uno dei tavoli della
pizzeria.
«
Massì, abbastanza bene direi. Il capo sembra gentile, i
clienti
sono tranquilli...è uno di quei locali dove le crew si
esibiscono, sai? »
le spiegai, entusiasta. Lei sapeva della mia passione per la danza e la
condivideva con me « Devi
venire a farci un giro! »
« Una sera
verrò! » replicò
sorridente, passandomi il menù.
« Inoltre
uno dei miei colleghi credo proprio che sia il tuo tipo. » la presi in giro,
ripensando a Jason.
« Allora
devo proprio venire una sera! »
ribatté scherzosa.
Ordinammo
una
margherita per me e una marinara per lei, a cui non piaceva il
formaggio, e
due coca-cole. Continuavo a chiedermi perché mi portasse
sempre
a mangiare la pizza, quando a lei nemmeno piaceva.
« E tra i
clienti? Nessuno d'interessante? »
mi provocò. Sapeva del mio pessimo rapporto con gli uomini
da un
anno a questa parte, ma si era messa in testa di volermi "guarire", che
mi sarebbe bastato l'uomo giusto. Sì, il problema era
trovarlo,
l'uomo giusto.
« Mah, non
saprei... »
mi fermai a riflettere e subito l'immagine di quel ragazzo orientale mi
comparve nella mente « ...ecco,
c'era un ragazzo...»
cominciai, non volevo che iniziasse già a farsi i suoi
filmini mentali.
« Uuuuh,
perfetto! E com'era? »
ecco, appunto.
« Non ci
ho parlato. »
aggiunsi subito «
Gli ho solo servito una birra! Non ho idea del suo nome, né
di
quanti anni abbia, prima che tu me lo chieda. Solo...»
feci una pausa « ...era
davvero bellissimo. » sussurrai.
« Lo
sapevo! Su su, voglio una descrizione dettagliata! »
mi incitò.
Non
me lo feci ripetere e mi lasciai andare, descrivendo tutti i
particolari
che riuscivo a ricordare. Mi resi conto di quanto impressa mi fosse
rimasta l'immagine di lui che ballava, sensuale come pochi, al centro
della pista.
Il resto del pomeriggio passò velocemente e piacevolmente.
Finito di pranzare salimmo all'appartamento di Liz e vi rimanemmo fino
alle 3:30, ora in cui il suo capo la chiamò sbraitando
qualcosa
riguardo un servizio fotografico per Calvin Klein. Non avendo molto
altro da fare quel pomeriggio accompagnai Liz fin sotto il suo ufficio
e poi lentamente me ne tornai a casa a piedi.
Mi
piaceva camminare. Con gli auricolari nelle orecchie a isolarmi dal
mondo, potevo guardarmi attorno indisturbata, notando dettagli
particolari e insoliti. Con calma arrivai al mio appartamento, alzai lo
sguardo sull'edificio grigio e cercai con gli occhi la finestra del mio
soggiorno. Il mio era un piccolo bilocale senza molte pretese, quarto
piano (per fortuna c'era l'ascensore!), un soggiorno con cucinino,
divano, tv e tavolo per mangiare, un bagno non troppo grande e la
camera da letto, con un letto matrimoniale e un armadio a muro. Ero
contenta di averlo trovato, mi faceva sentire gratificata vivere da
sola, tenere in ordine il MIO appartamento, mantenermi.
Tra una cosa e l'altra si erano fatte già le sei quindi
cominciai a preparare la cena e a sistemarmi per andare al lavoro. Alle
otto meno cinque entrai dalla porta sul retro del "Black Stone" e
cinque minuti dopo ero dietro il bancone a servire i clienti di quel
martedì sera.
Lo avevo inconsciamente aspettato tutta la sera ma non si era
presentato. Osservai delusa il ragazzo di colore che era appena entrato
dalla porta. Del misterioso ragazzo orientale non c'era traccia. Un po'
abbattuta, senza che ne avessi ben chiara la ragione, uscii dalla porta
sul retro. Alzai gli occhi verso il cielo e mi persi nella sua
profondità. Mi capitava spesso di soffermarmi a fissare il
cielo, il suo essere infinito mi affascinava e spavantava allo stesso
tempo. Con un sospiro tornai a guardare davanti a me e mi avviai verso
casa.
Avevo fatto poco più di cinquanta metri e stavo svoltando a
destra all'incrocio, quando due uomini sulla quarantina, che
camminavano dall'altro lato della strada, mi notarono e deviarono per
venirmi incontro. Preoccupata, accellerai il passo, continuando a
fissare davanti a me. Forse se li avessi ignorati...
« Ehi,
bellissima! »
imprecai mentalmente. Feci finta di non
aver sentito e non smisi di camminare con passo deciso.
« Ehi! »
mi chiamarono di nuovo, mi avevano quasi raggiunta « Il mio
amico sta parlando con te, ragazzina! »
uno dei due mi afferò per un braccio.
Mi voltai verso di loro, ora ero spaventata. Avevo sempre temuto di
trovarmi in una situazione del genere, ma non pensavo che sarebbe
successo veramente.
« Mi lasci
andare! »
cercai di divincolarmi, ma la sua presa era salda sul mio polso.
« Dai,
perché non vieni un po' con noi? »
il suo amico mi fissava con occhi stralunati. Io spostai il mio sguardo
da uno all'altro, terrorizzata e senza avere la minima idea su cosa
fare. Se avessi urlato in quel momento, qualcuno mi avrebbe sentito? La
parte pessimista di me ne dubitava fortemente e al momento era lei ad
avere il controllo del mio cervello. Tentai un'altra volta di
divincolarmi, inutilmente.
« Direi
che la signorina non sta apprezzando le vostre attenzioni. Potreste
lasciarla andare? » mi voltai verso il
mio salvatore, avevo le lacrime agli occhi dalla riconoscenza.
Spalancai gli occhi dalla sorpresa, tra tutti non mi sarei mai
aspettata Lui. Con un eleganza e una calma che io mi sarei sognata, si
fermò a pochi centimetri da me. Indossava un paio di jeans
neri, una maglietta bianca e sopra il
giubbotto in pelle della sera prima. Gli stavano decisamente
bene. Lanciò uno sguardo di
ghiaccio puro all'uomo che mi stava trattenendo, il quale
lasciò
andare all'istante il mio braccio.
« Tienitela pure! »
commentò l'altro.
Fulminando entrambi con lo sguardo i due uomini si allontanarono
lentamente da noi. Quando furono sufficientemente lontani, le mie gambe
cedettero e in pochi secondi mi ritrovai a terra.
« Stai bene? » il ragazzo si era
accovacciato accanto a me, potevo scorgere un velo di preoccupazione
nei suoi occhi.
« Io...credo di sì... »
risposi in un sussurro. Anche se il pericolo era passato mi sentivo
ancora spaventata.
Mi porse una mano e mi aiutò ad alzarmi. Una volta in piedi
lasciò di scatto la mia mano, come se si fosse appena
scottato.
Rimasi un attimo confusa, ma in quel momento non riuscivo a pensare in
modo completamente lucido.
« Sei pazza per caso? Andarsene in giro da sola a quest'ora
di notte?!? »
mi attaccò con voce glaciale.
Alzai il viso fino a
incontrare i suoi occhi, sorpresa. Che accidenti gli prendeva ora?
« Scusa se
lavoro fino a quest'ora! » replicai, mi stavo innervosendo.
« Non puoi
tornare in macchina? Non c'è nessuno che può
venirti a prendere? »
ribatté, quasi arrabbiato.
« No,
nessuno! » Ma
che vuole questo? Mi ha aiutata per farmi la paternale?!?
Avrà anche un
bel faccino e un fisico da paura, ma è assolutamente odioso!
« E ora se
non ti dispiace vorrei tornarmene a casa! »
con passo svelto mi allontanai da lui. Mi sentivo davvero esausta, erano
ormai le 2:30 di notte, ero appena stata aggredita da due uomini e il
ragazzo che mi aveva salvata era un cretino che si era messo ad urlarmi
contro. Una volta in casa, mi buttai sul letto senza neanche struccarmi
o farmi una doccia, ero troppo distrutta e provata, sia fisicamente che
mentalmente. Continuavo a ripensare a ciò che era successo
quella sera. Non potevo fare a meno di pensare che se lui non fosse
arrivato in tempo a quell'ora io non sapevo che fine avrei fatto.
D'altra parte mi tornavano in mente le parole che mi aveva rivolto
quando quegli uomini se ne erano andati e il nervoso tornava ad
impossessarsi di me.
Non so esattamente a che ora mi addormentai, ma doveva essere quasi
mattina, non riuscivo per nulla a prendere sonno, troppi pensieri per
la testa. Ma anche il mio fisico era esausto e alla fine la stanchezza
mi vinse e caddi tra le braccia di Morfeo.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
2PM-3
Only you
Capitolo 3
You don't know my name
You don't know anything about me
I've tried to play nice
I wanna be in your game
The things that you say
You may think I've never heard about them
But the world travels fast
I'm telling it to your face
I'm standing here behind your back
Fu una canzone a svegliarmi, non capivo da dove arrivasse, ma
continuava a suonare. Era la stessa che io usavo come suoneria del
celluare. Rimasi ad ascoltarla ancora qualche secondo. Ehi, un attimo:
il mio telefono! Era quello che stava suonando! Arrancai fino al
comodino e lo presi in mano.
«
Pronto...? »
avevo una voce da sonno da far paura a un orso in letargo.
« Cass?
Scusa stavi dormendo? »
il tono allegro di Liz mi aiutò a svegliarmi completamente.
Mi schiarii la voce.
« Ormai
non più. Dimmi tutto, Liz. »
«
Veramente non ho nulla da dirti. Volevo solo sentire come stavi e
sapere se c'erano delle novità con il nostro Mister
Asia. »
da dove l'aveva tirato fuori quell'orrendo soprannome?!?
Sbuffai,
come temevo Liz aveva già cominciato a farsi i suoi filmini
mentali. Le raccontai cos'era successo la notte prima, dell'aggressione
dei due uomini e del salvataggio da parte del misterioso ragazzo
(« Che gentiluomo! »
fu il suo commento.)
e della discussione che io e il mio salvatore avevamo avuto. Forse
finalmente avrebbe capito che tra me e quel pallone gonfiato
non
ci sarebbe mai potuto essere niente.
« Ma insomma Cass! »
mi rimproverò, con mia grossa sorpresa, perché se
la prendeva con me? «
Quel ragazzo è stato così gentile da aiutarti,
era
evidentemente preoccupato per te, perché cavolo te la sei
presa
in quel modo?!? Insomma non puoi partire dal presupposto che tutti i
ragazzi siano degli stronzi che se la tirano! Devi completamente
dimenticarti di quella testa di cazzo di David e goderti la tua vita! »
boccheggiai a sentire il nome del mio ex. Liz non lo faceva mai, sapeva
quanto era stato difficile per me. In quel momento mi sentii colpita e
affondata, Liz aveva fatto centro in pieno, come al solito. Da quando
quello che "non può neanche definirsi uomo",
epiteto utilizzato da Liz diverse volte, mi aveva lasciata dopo avermi
tradita almeno tre volte, il mio rapporto con l'altro sesso si era
irreparabilmente incrinato. Non riuscivo più a non essere
prevenuta quando un uomo mi rivolgeva la parola, riuscivo a trovare
significati nascosti in ogni frase.
« Cass, lo sai che ti voglio bene, vero? Che io voglio solo
che tu sia felice? »
il tono dolce di Liz mi fece ritornare alla realtà.
«
Sì, lo so Liz. Ti ringrazio. Anche io ti voglio davvero
tanto bene. »
sussurrai.
« Bene! » esclamò
allegramente « Quand'è che rivedrai il tuo
Cavalier d'Oriente? »
ridacchiò. Ma se li sognava tutti questi soprannomi?!?
« Non ne
ho la minima idea. »
sbottai, nonostante quello che mi aveva detto la mia migliore amica,
continuavo ad essere infastidita da come mi aveva parlato la notte
prima.
«
Uff, su insomma! Un po' di entusiasmo! Mi raccomando, se ci sono
novità chiamami, hai capito? Voglio essere aggiornata in
ogni
minimo particolare! »
alzai gli occhi al soffitto. Era incorreggibile quella
ragazza.
Assentii e la salutai, ponendo fine a quella telefonata.
In quel momento il mio stomaco brontolò. Erano quasi l'una e
mezza, stavo morendo di fame. Mi preparai un ricco pranzo e rimasi
tutto il pomeriggio tranquillamente a casa a rilassarmi.
Era tutta la sera che mi ignorava. Non che mi sarei aspettata la sua
considerazione, ma era palese che stesse cercando in tutti modi di
evitarmi. Io invece non avevo fatto altro che fissarlo tutta la sera.
Mi sentivo stupida, ma non riuscivo a farne a meno. Avrei tanto voluto
sapere il suo nome, almeno.
« E'
proprio carino, vero? »
la voce di Emily mi fece sobbalzare.
« Come...?
»
Con un cenno
indicò il ragazzo che stavo osservando fino ad un secondo
prima.
« E' tutta la sera che te lo stai mangiando con gli occhi. »
commentò divertita, al che io arrossii « Beh,
effettivamente è decisamente bello! »
Annuii. Il fatto di sapere che non ero l'unica ad essere rimasta
impressionata dal suo fascino mi rincuorava, ma i suoi commenti
d'apprezzamento mi avevano dato un po' fastidio.
« Si
chiama Shin, è tutto quello che so. »
mi sorrise, ero così tanto un libro aperto? «
Ha cominciato a venire qui circa una settimana fa e si è
esibito
fin dalla prima sera, come avrai notato la sua performance è
sempre molto apprezzata. »
ridacchiò tra se.
Mugugnai
quello che voleva essere un "capito" ed Emily si allontanò
sempre sorridendo. Sorrideva un po' troppo quella ragazza. Si divertiva
così tanto a prendermi in giro? Al momento però
la mia
mente era impegnata su altro: Shin, finalmente quel volto aveva anche
un nome.
Mi chiusi la porta alle spalle, mi allacciai bene la giacca e
m'incamminai. L'autunno era ormai arrivato, il freddo cominciava a
farsi prepotentemente sentire. Stanotte
dormo con una coperta in più! Io
amavo il caldo, mi faceva sentire bene, protetta. Avevo sempre freddo e
mi piaceva ritanarmi sotto strati di coperte oppure appisolarmi davanti
al camino. Uno dei ricordi più belli che avevo di quando mia
nonna era ancora viva erano le sere a casa sua, in cui mi addormentavo
tra le sue braccia, davanti a noi il fuoco acceso nel camino e lei che
mi raccontava favole. Ero ancora così piccola.
Era passata ormai una settimana da quando aveva cominciato a lavorare
al "Black Stone". Emily si era rivelata una ragazza simpatica,
nonostante io continuassi a pensare che sorridesse un po' troppo, e
anche Jessica, la ragazza del turno dopo di me, non era male. Shin
invece mi aveva palesemente evitata tutte le sere, se ne era accorta
persino Emily da quanto era evidente. Non riuscivo proprio a capire
questo suo comportamento e ne ero anche piuttosto offesa. Non gli avevo
mai chiesto di essere sua amica o simili, ma proprio perché
non
ci conoscevamo il suo atteggiamento era proprio fuori luogo.
« Ehi, mi stai ascoltando?!? »
la voce di un uomo.
Mi voltai a guardare cosa stesse succedendo. L'uomo che aveva parlato
avrà avuto intorno ai cinquant'anni, sembrava piuttosto
sbronzo,
se la stava prendendo con qualcuno. Da dov'ero non riuscivo a vedere
bene, ma semprava un ragazzo.
Mi fermai, indecisa su cosa fare. Sarei dovuta intervenire, ma non
credevo che la mia presenza avrebbe potuto aiutare molto. Feci qualche
passo verso di loro.
« Voi
cinesi del cazzo dovete piantarla di venire qui a rubare a noi il
lavoro, hai capito?!? »
l'uomo continuava ad aggredire il ragazzo. Lo aveva preso per la
maglietta e lo strattonava violentemente. Il ragazzo invece non
reagiva. Non potei evitare di fare una smorfia, odiavo qualsiasi tipo
di discriminazione e razzismo. Presi la mia decisione: tirai fuori il
cellulare dalla tasca dei jeans e composi il numero della polizia,
pronta a premere invio se ci fosse stato bisogno, e con passo deciso
raggiunsi i due.
«
La prego di lasciare in pace il ragazzo e di andarsene. » il
mio
tono era fermo e tranquillo, anche se io avevo un po' paura. Era
ubriaco, non potevo sapere che reazione avrebbe avuto.
« E tu che
diavolo vuoi?!? »
sbottò quando finalmente si accorse della mia presenza.
« Ho
già chiamato la polizia. »
bluffai « Le
conviene andarsene. » intimai, scongiurando che lo facesse.
« Sei
proprio una stronza! » mi urlò, ma si
allontanò trascinando i piedi
sull'asfalto.
Spostai la mia attenzione sull'aggredito e non potei fare a meno di
spalacare gli occhi dalla sopresa: Shin. Cos'era, qualcuno si era messo
d'accordo per farci incontrare sempre in quel modo? Sembrava avere
un'aria piuttosto sconvolta. Non ero arrivata in tempo? Quell'uomo lo
aveva già picchiato? Mi avvicinai ulteriormente a lui.
« Stai bene? »
«
Sì, sono solo stanco. »
rispose infastidito. Appoggiò la schiena contro il muro
grigio
del palazzo lì accanto e si lasciò scivolare fino
a
terra. E ora cosa faceva?
« A me non
sembra. » commentai
sarcastica.
Mi accucciai per essere alla sua stessa altezza. Aveva chiuso gli
occhi. Vuole davvero
dormire qui? pensai perplessa. Qui c'era qualcosa che non
andava. Gli toccai la fronte con un dito. Accidenti, scottava! E anche
tanto.
« Tu hai
la febbre! » il mio suonò come un rimprovero. Cercai
di scuoterlo, ma sembrava proprio addormentato. O svenuto. Fantastico...
Presi un suo braccio e me lo feci passare sopra alle spalle, poi
facendo leva contro il muro mi alzai, tirandolo su con me. Cavoli se
pesava! Sbuffai, ne avevo di strada da fare prima di arrivare al mio
appartamento. In quel momento desiderai come mai prima avere un'auto.
Note dell'Autrice
Ecco qui il nuovo
capitolo. Cass e Shin sembrano non avere altre occasioni per
incontrarsi, fino allo spiacevole episodio che coinvolge l'uomo
ubriaco. Vorrei dire una cosa al riguardo: io sono una persona molto
sensibile al tema del razzismo e della xenofobia, provo un profondo
disgusto per chi ha solo il coraggio di pensare che il valore di una
persona si basi sul suo aspetto fisico o sulla nazionalità.
Siamo tutti uguali!
Detto questo, spero di avervi lasciato con un po' di
curiosità per quello che succederà nel prossimo
capitolo...^^
E ora le recensioni
prettyvitto:
perché Cass se ne è andata di casa? Lo si
scoprirà più avanti tranquilla!
Rose in Winter:
sono contenta che ti sia piaciuto!^^ Di questo capitolo cosa ne pensi?
Finalmente si è scoperto il nome del misterioso ragazzo,
anche se sappiamo ancora troppo poco di lui...! Putroppo Cass e Shin
non hanno avuto molte altre occasioni di parlare in quella
settimana...lui le avrà fatto davvero da scorta a distanza?
Mah, chi lo sa...!;) E' saltato fuori anche il nome dello stronzo,
David, anche se non è ancora chiaro esattamente come siano
andate le cose, ma piano piano tutto verrà fuori! Ti saluto,
a presto, un bacio!
SaraV20: ho
conosciuto i 2PM a settembre e me ne sono innamorata subito!
(Chansung...:Q___) Tornando alla tua recensione, sto lavorando molto
sul personaggio di Cassandra, in modo da renderlo più vero e
reale possibile. Il fattore indipendenza ho voluto metterlo
perché è qualcosa che mi tocca abbastanza da
vicino, nel senso che sto incominciando adesso ad avere una mia vera
indipendenza e a rendermi pienamente conto di cosa significhi. Spero
che anche questo capitolo ti sia piaciuto, cosa ne pensi? Fammi
sapere!^^ Ti saluto, un bacio!
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
2PM-4
Only
You
Capitolo 4
Quando finalmente raggiungemmo l'ascensore del mio palazzo avevo il
fiatone e malissimo alla spalla destra, su cui me lo ero caricato. Di
solito non amavo usare l'ascensore, preferivo fare a piedi le quattro
rampe di scale che portavano al mio appartamento, ma già
all'idea di dover trasportare il corpo di Shin su per tutti quegli
scalini mi sentivo più stanca.
Le porte dell'ascensore si aprirono con un leggero suono, facendo un
ultimo sforzo mi trascinai dentro e delicatamente appoggiai il ragazzo
per terra, con la schiena contro una delle pareti. Mentre le porte si
chiudevano premetti il tasto con il numero quattro e mi misi in attesa,
in piedi accanto alla porta. Mi sentivo davvero esausta, volevo solo
sdraiarmi su un letto e dormire. Un gemito mi fece voltare. Shin aveva
aperto leggermente gli occhi e stava tentando di alzarsi. Mi avvicinai.
« Hai la febbre alta, è meglio se rimani seduto. »
dissi con voce bassa.
Lui sembrò ignorare il mio consiglio e provò
ancora un
paio di volte a rialzarsi. Dopo il terzo tentativo mancato
lasciò perdere e chiuse nuovamente gli occhi.
« Dove
siamo? »
mi chiese, la voce roca per la febbre.
« Ti sto
portando al mio appartemento. »
spiegai. In
quel momento l'ascensore si fermò e le porte si aprirono.
Ora
che era cosciente avrebbe dovuto essere più semplice tutta
la
manovra di spostamento. Me lo caricai un'altra volta sulle spalle,
fortunatamente ora il peso che sentivo era minore. Un volta in casa lo
guidai
verso la mia camera e lo feci adagiare sul letto. Per fortuna
quell'appartamento aveva un letto matrimoniale, quindi non sarei stata
costretta a dormire sul divano. Mi spostai in bagno, dove tenevo le
medicine, ero certa di avere qualche pastiglia di Tachipirina da
qualche parte. Eccola! Gliela
portai, insieme ad un bicchiere d'acqua.
« E' della
Tachipirina, per abbassare la febbre. »
fui costretta a spiegare: fissava le pastiglie con sguardo dubbioso e
non sembrava avere molta intenzione di ingerirle. Alla fine per
fortuna si convinse e ne mise in bocca una.
Io ero troppo stanca per fare qualsiasi cosa, mi infilai il pigiama e
senza nemmeno struccarmi mi sdraiai sul letto accanto a lui. Presto
caddi nel mondo dei sogni.
Fui svegliata dal suono di una sirena che passava sotto alla finestra.
La maledii mentalmente, stavo dormendo così bene. Mi girai
su un
fianco e lentamente aprii gli occhi. Mi trovai a soli dieci centimetri
dal viso di un bellissimo ragazzo. Scattai all'indietro. Che diavolo...? La
notte precedente mi tornò in mente in pochi istanti. Shin
ora
dormiva pacifico, sembrava un angioletto. Era davvero bellissimo: la
pelle perfetta, di un rosa chiaro, ma non troppo cadaverico, il nasino
piccolo, leggermente all'insù, le labbra socchiuse erano
carnose
ed invitanti. Invitanti?!?
Scossi
il capo e mi misi a sedere. Era uno spettacolo stupendo, soprattutto
perché non poteva parlare e rovinare tutto con quei suoi
modi
sgarbati. Se non fosse stato così maleducato...sentii il
battito
del mio cuore accelerare all'immagine mentale di un bacio, tra me e
lui. Insomma Cass, non
eri tu quella delusa dagli uomini?!? Non puoi farti abbindolare
così da una bella faccia!
Mi alzai e raggiunsi il bagno, avevo bisogno di una doccia fredda.
Subito. Mi buttai sotto il getto dell'acqua. Non c'era niente di meglio
di una bella doccia o di un bagno caldo per staccare un po' il
cervello. Rimasi sotto il getto per un sacco di tempo, insaponandomi
con calma. Volevo godermi quell'attimo di pace. Dopo probabilmente
quaranta minuti, mi decisi a chiudere l'acqua.
Stavo per uscire dalla doccia quando la porta si aprì.
« Ehi! » urlai,
rintanadomi dietro la tenda.
« Fai pure. »
mugugnò. Che accidenti stava dicendo?!? Io dovevo uscire, ma
ero nuda, non ci tenevo a farmi vedere da lui.
« Ti
spiacerebbe uscire, per favore? »
sibilai, tentando di essere cordiale.
« E
perché dovrei? Non mi fai alcun effetto. »
lo disse con calma e naturalezza. Mi sentii offesa, come si
permetteva?!? Poi mi sorse un dubbio.
« Sei gay?
»
gli chiesi, mentre si lavava il viso nel lavandino. Che stupida! Era
ovvio che un ragazzo come lui non potesse essere eterosessuale. Mi
sentii molto più tranquilla. Senza pensarci scostai la tenda
e
mi allungai a prendere l'asciugamano.
« Assolutamente no! »
replicò quello stizzito, voltandosi verso di me. Avrei
voluto
sparire. Perché cavolo ci aveva messo così tanto
a
rispondere?!? E io che avevo abbassato totalmente la guardia. Non avevo
fatto in tempo a coprirmi con l'asciugamano che lui si era voltato.
« No,
decisamente no. »
aggiunse ironico, squadrandomi con sguardo malizioso.
« FUORI!!!
»
urlai a squarciagola. Accidenti a me! Perché mi ero messa a
fare la buona samaritana la notte prima?!?
Shin uscì dal bagno alzando le mani in segno di resa, anche
se
la sua espressione era evidentemente divertita. Mi stava sempre
più in odio quel ragazzo. Mi vestii velocemente e mi spostai
in
cucina, era ora di pranzo ed io cominciavo ad avere fame. Shin nel
frattempo si era appropriato del divano e aveva acceso la TV. Gli misi
in mano il termometro.
« Provati
la febbre. »
ordinai nervosa, speravo che gli
fosse passata la febbre, così da potermene finalmente
liberare.
Mi diressi ai fornelli e cominciai a preparare il pranzo: riso in
bianco e petto di pollo in onore del malato.
« 37,8° »
borbottò contrariato.
« Vieni a
tavola. »
non ero il massimo della simpatia, ma non riuscivo a essere cortese « Sappi
che tu non esci da questa casa finché la febbre
non è scesa completamente.
» il che per me equivaleva ad un suicidio, ma ormai che stavo
facendo la crocerossina, volevo farla per bene o lo avrei avuto sulla
coscienza per mesi, conoscendomi.
Lui mormorò qualcosa che non riuscii a capire e si mise a
mangiare. Fu un pranzo molto silenzioso. Nessuno dei due disse una
parola. Terminato di mangiare, raccolsi i piatti da lavare.
« Come ti
chiami? »
le stoviglie mi sfuggirono dalle mani per la sorpresa, per fortuna
erano a pochi centimetri dal fondo del lavandino, ma fecero rumore lo
stesso. Dopo tutto quel
silenzio non mi aspettavo che fosse lui a romprelo.
« Cassandra. »
risposi, voltandomi verso di lui.
« Io sono
Shin Lee, ma puoi chiamarmi Shin. »
fui costretta a mordemi la lingua per evitare una gaffe rispondendo che
già lo sapevo.
« Piacere.
» replicai.
« E così questa è casa tua... »
fece correre lo sguardo per la stanza.
«
Sì, esatto. »
e ora cosa voleva?
« E' carina! »
commentò « Sei di
New York? »
« No, mi
sono trasferita qui un mese fa circa. » risposi cauta.
« E lavori al Black Stone, da una settimana giusto? »
«
Sì, ho cominciato lunedì. »
m'irrigidii, non mi piaceva parlare della mia vita privata con
sconosciuti.
Probabilemente se ne accorse, perché cambiò in
fretta argomento.
« Sai cosa
mi piace moltissimo quando non sto tanto bene? Il
tè. » mi sorrise, probabilmente voleva farsi
perdonare e
farmi ricredere dell'opinione che ormai avevo di lui. Sta di fatto che
non potei non scogliermi a quel sorriso sincero.
« Dovrei
averne un po'... »
mi misi a frugare nella dispensa, mi sembrava di ricordare di averlo
comprato « Eccolo! »
tirai fuori una scatolina con diverse bustine di tè dentro.
Non
lo facevo quasi mai, perché mi piaceva berlo in compagnia ma
Liz
preferiva il caffé.
Glielo porsi perché prendesse una bustina.
« E' alla
vaniglia. »
amavo il tè all'aroma di vaniglia, lo avevo scoperto quando
avevo 13 anni e da allora era l'unico tipo di tè che bevevo.
« Buona la
vaniglia! »
commentò « Il
tè non l'ho mai assaggiato. »
« A me
piace moltissimo. »
replicai sorridendo. Ora che la conversazione era virata su un
argomento decisamente molto più neutro, mi sentivo
più
tranquilla e a mio agio.
« Penso che piacerà anche a me. »
Shin ridacchiò e si avvicinò a me che stavo
ancora trafficando nel lavandino « Mi dai
un pentolino, così comincio a scaldare l'acqua? »
« E'
lì! » gli
indicai il mobile da cui prenderlo. Lo tirò fuori, lo
riempì con l'acqua e lo mise sul fuoco a scaldare.
« Hai un
altro strofinaccio? Ti do una mano ad asciugare. »
era diventato di colpo gentilissimo, quasi non sembrava lui.
Annuii e glielo porsi. Lavorando in due i piatti e le stoviglie furono
asciugati e riposti in fretta. Nel frattempo l'acqua si era scaldata e
ci versammo due tazze di tè fumanti.
« Hai
ragione: è proprio buono! » confermò
Shin dopo aver bevuto un sorso.
«
E certo! Guarda che ho buon gusto io! » ribattei fingendomi
altezzosa. Shin scoppiò a ridere e io lo seguii a ruota.
Passai un divertentissimo pomeriggio, Shin sapeva essere un ragazzo
davvero simpatico. La conversazione si mantenne su argomenti neutrali,
nessuno dei due aveva intenzione di parlare di se stesso, ma in
compenso scoprii tutte le procedure della cerimonia del tè.
Quando avevo provato a chiedergli dove aveva imparato, si era
irrigidito e aveva semplicemente risposto "Mi hanno insegnato", al che
io non avevo voluto insistere. Verso le 18:30 il mio cellulare
squillò.
« Cass!!! »
Liz mi trafisse un timpano con il suo urlo.
« Ciao
Liz. »
un tono interrogativo trapelava dal mio saluto.
« Cass ho bisogno che tu mi faccia un favore enorme! »
«
Veramente... » tentai di dire, ma
fui subito interrotta.
« Ti prego! Lo sai che non te lo chiederei se non fossi
davvero disperata...! »
quando mi faceva quella voce io non potevo resistere. E lei lo sapeva.
« Di cosa si tratta? »
sospirai.
«
Ho bisogno che tu vada a ritirare un pacco per me e che me lo porti
immediatamente all'ufficio. Ci andrei io, ma il "Diavolo" mi ha
incastrata qui con un sacco di altro lavoro da fare! »
poverina, a volte mi faceva un po' pena.
«
Sì, non ti preoccupare: vado io. Dove devo ritirare questo
pacco? »
m'informai.
«
Devi andare da Armani sulla 5th Avenue, basta che dici che ti mando
io, ho già avvisato Luke. Una volta che hai in mano il pacco
corri da me il più in fretta possibile, per favore! »
mi spiegò.
« Ok, vado
subito! »
avevo già la borsa in mano e stavo tentando di infilarmi la
giacca continuando a tenere il telefono all'orecchio.
« Grazie
mille, Cass! Mi stai salvando la vita!
»
«
Esagerata! » ridacchiai, in
questi casi la faceva davvero tragica.
« Non so davvero come ringraziarti! »
Liz non smetteva più con i ringraziamenti, ma in questo modo
mi ritardava soltanto.
« A questo
ci penserò io, tranquilla! »
scherzai «
Ora vado, ci vediamo dopo. Ciao! » chiusi la conversazione e
appoggiai il telefono sul tavolo, in modo da riuscire ad indossare la
giacca.
Shin mi guardava curioso, non aveva capito molto di quella
conversazione probabilmente. Cosa facevo ora con lui? Ci pensai qualche
istante: non potevo certamente portarmelo dietro, anzi sarebbe stato
meglio che non uscisse affatto, ma come avrei potuto obbligarlo a
starsene buono a casa? Decisi per la soluzione migliore.
« Io devo
andare a fare una commissione, tu hai ancora la febbre, quindi resterai
qui. »
aprì la bocca probabilemente per protestare «
Tu devi guarire, ok? Perciò non ti lascerò uscire
di qui
finché non ti sarai completamente ristabilito. Ti chiudo
dentro
a chiave, sappilo. »
prima che avesse tempo di ribattero ero già fuori dalla
porta.
Tornai a concentrarmi sulla commissione che mi era stata affidata,
scesci i gradini a due a due per fare più in fretta. Una
volta
in strada cominciai ad avviarmi, tenendo d'occhio la strada nel caso
fosse passato un taxi. Quando c'era di mezzo il capo di Liz non si
poteva scherzare. Non era la prima volta che le davo una mano,
quell'uomo era decisamente fuori di testa, ma nessuno osava
contraddirlo quindi Liz non poteva fare altro che obbedire. Per fortuna
dopo pochi metri un taxi giallo imboccò la via in cui mi
trovavo. Lo feci fermare.
« Mi porti
più vicino che può alla boutique di Armani sulla
Quinta, in fretta per favore. » dissi all'autista
una volta seduta.
Forse era l'orario, ma comunque fortunatamente non trovammo moltissimo
traffico. Una volta arrivati mi fiondai dentro al negozio e senza
aggiungere altro feci il nome di Liz. Il commesso era già
stato
avvisato perché sparì subito nel retro per poi
tornare
con una scatola nera. Sarà stata lunga una sessantina di
centimetri e spessa quindici.
Cosa c'è qui dentro?
non potei fare a meno di chiedermi, ma non avevo tempo da perdere. Alla
velocità della luce uscii dalla boutique e mi diressi al
taxi che
mi aspettava poco distante. Gli diedi l'indirizzo dell'ufficio di Liz e
mi rilassai sul sedile. Una decina di minuti più tardi
eravamo
davanti il palazzo dove lavorava Liz. Raggiunsi il suo ufficio.
« Cass! »
mi accolse dalla scrivania che strabordava di carte e documenti vari.
« Ciao Liz! Ecco qui il tuo pacco! »
glielo consegnai.
« Grazie
ancora davvero! Poi dimmi quanto hai speso con il taxi che te lo
restituisco. » aveva una faccia
sconvolta, quell'uomo doveva essere denunciato: non poteva ridurre in
questo modo i suoi dipendenti.
« Ma figurati! Piuttosto la prossima volta mi offri tu il
pranzo! »
le sorrise e le feci l'occhiolino « Ora ti
lascio al tuo lavoro, torno a casa. Ci vediamo, Liz. Ciao! »
salutai con un cenno della mano.
« Ciao! » Liz mi sorrise e
tornò a concentrarsi sullo schermo del PC e sui fogli che
aveva davanti.
Avevo chiesto al taxi di aspettarmi. L'ufficio di Liz non era
così distante da casa mia, ma mi sentivo stanca quindi ne
approfittai. Mi feci lasciare sotto il mio palazzo e pagai il tassista.
Diedi un'occhiata all'orologio: le 7:45. Non avevo fatto nulla per
tutto il giorno, solo quella commissione per Liz, ma mi sentivo lo
stesso esausta. Lentamente salii le scale e giunsi davanti la porta del
mio appartamento. Il mio cuore accelerò il suo battito a
ricordare chi c'era dentro. Come cavolo mi era venuto in mente di
chiuderlo in casa, poi? Avrebbe potuto prendermi per una pazza
psicopatica e denunciarmi. Dentro, l'appartamento era avvolto dal buio.
Aveva forse avuto una ricaduta e si era messo a dormire? Mi spostai in
camera da letto, ma neanche lì alcuna traccia di Shin. Che
fine
aveva fatto quel ragazzo?!? Non era nemmeno in bagno, perché
la
porta era aperta e dentro non c'era nessuno. Cominciai a preoccuparmi:
e se fosse scappato? Io ero certa di aver chiuso a chiave e anche per
rientrare avevo avevo duvuto usare le chiavi. Non era passato dalla
porta. Con la coda dell'occhio notai che una delle porte finestre che
dava sulle scale anti-incendio era socchiusa. Mi affacciai con il cuore
in gola. Ero stata proprio una stupida! Scrutai nel buio per qualche
secondo.
Shin era in piedi appoggiato con le mani alla ringhiera. Aveva uno
sguardo triste e malinconico, una forza irrefrenabile di abbracciarlo
mi prese. Feci qualche passo verso di lui. Il ragazzo voltò
il
viso verso di me, l'epressione triste ancora stampata in volto. Con tre
passi mi sorpassò e rientrò in casa senza dire
una
parola. Cosa...? E'
arrabbiato? mi
sentivo come una bambina sopresa a fare qualcosa che non avrebbe
dovuto. Mi resi conto di essere davvero preoccupata che lui non volesse
più avere nulla a che fare con me. Inoltre quello sguardo
triste
che gli avevo visto pochi secondi prima era impresso nella mia mente.
Tornai in salotto, Shin era in piedi accanto alla porta d'ingresso, la
schiena contro il muro.
« Ma sei matto?!? Hai la febbre, che accidenti ci facevi
fuori?!? »
la mia voce suonò un pochino stridula.
« Sto
bene. »
rispose, si staccò dal muro «Ora devo
andare. »
aprì la porta e fece per uscire « Ti
rigrazio per ieri sera e stamattina. » aggiunse da sopra
la spalla prima di chiudere la porta dietro di sè.
Note dell'Autrice
Ecco il nuovo capitolo...che dire? Shin ha rivelato un lato diverso di
sè! Anche se lo sguardo triste che Cass ha scorto sul suo
viso alla fine del capitolo ci fa capire che c'è qualcosa
sotto...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne
pensate!^^
Un saluto a tutti, al prossimo capitolo!
p.s.le risposte alle recensioni potete leggerle lì accanto!:)
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
2PM-5
Only You
Capitolo 5
Avevo
dormito pochissimo quella notte. L'avevo passata a rimuginare su quello
che era successo la sera precedente. Ripercorrevo con la mente tutte le
parole, tutti i gesti. Come marchiato a fuoco, il ricordo del suo
sguardo triste perso nel buio della notte mi tornava davanti agli occhi
in continuazione. Mi sentivo una stupida: quel ragazzo era un perfetto
sconosciuto, non potevo preoccuparmi in questo modo per lui.
Al lavoro passai la serata ad osservare i clienti nella speranza di
vederlo, ma sembrava che quella sera non sarebbe venuto. Forse era
stato ancora male? Scossi la testa. Probabilmente Shin era arrabbiato
con me, perché continuavo a pensare a lui e a preoccuparmene?
« Ciao! »
una voce maschile mi fece alzare gli occhi dal bicchiere che avevo in
mano.
« Shin! » il ragazzo era
comparso davanti a me e mi sorrideva radioso.
« Ti ricordi il mio nome. »
ridacchiò « Come
stai? »
prese posto su uno dei pochi sgabelli che c'erano davanti al bancone.
« Bene... »
ero ancora troppo stupita per essermelo ritrovato davanti. Con quello
splendido sorriso.
« Tu come
stai piuttosto? »
gli chiesi non appena riuscii a riprendermi.
« Benone! »
il suo sorriso si allargò « Ti
ringrazio davvero per ieri... »
aggiunse abbassando talmente il tono di voce, che lo sentii a malapena.
«
Figurati! » questa volta era il mio turno per sorridere.
Dopotutto quella di ieri non era stata una così pessima
giornata, passata con lui. Non era finita esattamente bene, ma comunque
lui era qui a chiaccherare, no?
« Vuoi
qualcosa? »
domandai, indicando con un gesto le bottiglie dietro di me.
« No,
grazie. Sono astemio. »
rispose.
« Posso
prepararti qualcosa di analcolico. »
replicai sorpresa.
« No, fa'
niente! Grazie! »
« Ok... »
Rimanemmo qualche secondo in silenzio, guardandoci di sfuggita.
« Non
balli stasera? »
erano le 23:45, di solito arrivava al locale prima e per la mezzanotte
si esibiva. Per me era sempre uno settacolo stupendo.
« No,
stasera no. » rispose evasivo.
« Mi piace
un sacco la danza. »
avrei voluto dire "mi piace un sacco vederti ballare".
« Anche a
me! »
spostò lo sguardo verso la pista, due ragazzi stavano
eseguendo alcune mosse di break-dance « Mi fa
sentire libero. »
« Dove hai
imparato? »
gli chiesi, volevo sapere qualcosa in più su di lui, ma non
volevo sembrare troppo invadente.
« Ballo da
quando ero un ragazzino. »
inclinò la testa di lato e sorrise tra
sè «
Stressai così tanto mia madre per poter fare un corso di
danza,
che alla fine cedette. Ho studiato tutti i tipi di danza: classica,
moderna, hiphop, breakdance e di coppia, anche se l'hiphop è
lo
stile che preferisco. »
Annuii. « A me piacerebbe tantissimo saper ballare, ma
putroppo
non sono molto portata. Però amo osservare qualcuno
esibirsi, in
ogni genere. »
Un uomo si avvicinò al banco e interruppe la nostra
conversazione.
« Scusa,
mi potresti preparare un Long Island? »
chiese.
« Subito! » glielo preparai in
fretta e glielo porsi « Ecco a lei. »
Ringraziò e si allontanò.
« Wow! Sei velocissima! »
Shin mi guardava ammirato.
« Grazie! »
arrossii imbarazzata « Ho
imparato lavorando al bar di mio zio quando andavo alle superiori.
» spiegai.
« Mi
è quasi venuta voglia di ordinare qualcosa solo per vederti
prepararlo! »
scherzò.
« Te l'ho
detto: se vuoi posso prepararti un analcolico, ce ne sono di buoni!
» ribadii.
« Beh, se
proprio insisti... »
mi sorrise « Cosa mi
consigli? »
«
Allora...ti piace la frutta?
» m'informai.
«
Sì, soprattutto i frutti tropicali, tipo il mango! »
« Ok,
perfetto! Ti preparo un
Frozen
Fruit!
»
raccolsi i pezzetti di mango, fragole e ananas e li buttai nel
frullatore, aggiunsi il succo d'arancia e il ghiaccio spezzettato e
frullai il tutto per qualche minuto. Versai il risultato nel bicchiere
e infine lo guarnii con una fettina di mango sul bordo.
« Ecco qui! Spero che ti piaccia! »
glielo porsi sorridendo.
« Sembra
buonissimo! »
ne
assaggiò un sorso «
Confermo! E' davvero delizioso! Ma dove hai imparato? »
«
Quando lavoravo da mio zio non avevo ancora l'età per bere
alcolici e neanche i miei amici, quindi avevo fatto delle ricerche e
avevo imparato diverse ricette di analcolici. Alcuni sono davvero
buonissimi, questo che ti ho preparato è uno dei miei
preferiti!
»
spiegai.
Annuì, continuando a sorseggiare il suo drink. Rimase
lì
al banco a chiaccherare ancora per una ventina di minuti. Ero sempre
più affascinata da lui. Nonostante l'aspetto così
misterioso e quasi tenebroso, si era rivelato un ragazzo semplicissimo,
con cui sentirmi libera di parlare e di esprimermi. Il ragazzo
scontroso con cui mi ero imbattuta una settimana prima sembrava
completamente sparito.
« Credo proprio sia ora che vada. »
aveva finito il suo drink.
«
Sì, certo. »
avrei voluto che restasse, ma sembrava parecchio stanco e il giorno
prima aveva avuto la febbre, era ancora convalescente.
« Ciao! E'
stato un piacere chiaccherare con te! »
mi sorrise radioso e non potei non sorridere a mia volta. Adoravo i
suoi sorrisi, erano così luminosi da rendere tutto
più
nitido, più bello.
« Ciao! »
salutai con una mano.
Lo osservai
allontanarsi e uscire dal locale. Rimasi incantata a guardare la porta
ancora per qualche istante. Allarme
rosso!
« Ma che carini! »
Emily mi aveva raggiunta e mi fissava con guardo divertito.
« Chi? »
non capivo a chi si riferisse.
« Tu e
Shin. »
ridacchiò « Da
quand'è che siete diventati così intimi? »
« Stavamo
solo chiaccherando! »
mi trovai ad arrossire.
« E cosa
ho detto io? »
fece una faccia fintamente innocente e alzò le mani, prima
di allontanarsi ridendo.
Ecco, ti fai prendere in
giro persino da una tua collega! Per fortuna il mio
turno era quasi finito e tornai velocemente a casa.
Uscii per farmi una passeggiata quel pomeriggio. Il fatto di lavorare
di notte mi sballava completamente gli orari e mi ritrovavo durante il
giorno a non sapere più cosa fare. La mia vita sociale
putroppo
era molto limitata: ogni tanto vedevo Liz, quando non era impegnata con
il lavoro, ma non avevo altri impegni del genere, dopotutto mi ero
trasferita da appena un mese. Ero dalle parti di Soho, mi piaceva quel
quartiere perché era tranquillo e aveva tanti piccoli
negozietti
carini. Avevo gli auricolari alle orecchie e come mi piaceva fare
camminavo osservando la gente che mi passava accanto.
Sarebbe stato impossibile non notarli. In cinque, quattro davanti e uno
un po' in disparte. Ridevano, probabilemente per una battuta appena
pronunciata. Ma ciò che attirava di più
l'attenzione
erano i loro volti stupendi: cinque ragazzi orientali, tutti
leggermente differenti per pettinatura, taglio degli occhi, forma del
naso, ma tutti ugualmente affascinanti. Fui costretta a fermarmi per
non adare a sbattere contro qualcosa.
Shin? Non
l'avevo visto prima,
perché dei cinque era il ragazzo un più in
disparte.
Sembrava non partecipare dell'aria da gruppo affiatato degli altri
quattro. Rimasi a fissarlo, indecisa se chiamarlo per salutarlo o no.
Si voltò verso di me e i nostri sguardi si incrociarono. Il
sorriso che mi stava per sorgere spontaneo mi morì sulle
labbra.
Il suo sguardo, più freddo del ghiaccio, si
soffermò sul
mio per qualche secondo per poi tornare a fissare il vuoto davanti a
sè. Rimasi interdetta. Che
accidenti è successo questa volta? Non ha più
alcun
motivo per prendersela con me, anzi dopo la chiaccherata di ieri sera
avrebbe anche potuto salutare, no?!? Quel ragazzo a qualche problema
mentale, soffre di doppia personalità. Perché non
è possibile che una persona normale abbia questi sbalzi
d'umore
così totalemente ingiustificati e opposti! Non
voleva
più parlarmi? Che facesse pure, per me non era questa gran
perdita. Tornai a casa nervosa. Quella che doveva essere una
passeggiata rilassante mi aveva totalmente indisposta. Non capivo
pienamente perché, ma mi sentivo offesa dal suo
comportamento
menefreghista. Cenai e mi preparai per andare al lavoro, decisa ad
ignorarlo se avesse osato presentarsi al Black Stone quella sera.
Note dell'Autrice
Finito anche il
quinto capitolo...cosa ne pensate???
Piano piano
scopriamo un pochino di più di Shin, ma...chi sono quei
ragazzi che Cass ha visto assieme a Shin? E perché lui l'ha
guardata in quel modo?
Vorrei aggiungere
una piccola nota sul cocktail: esiste veramente, anche se non si chiama
così (ho cambiato nome perché l'originale non mi
piaceva!^^"), se cliccate sul suo nome potete leggere la ricetta!:)
Vi saluto, a
domenica prossima!
xoxo
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
2PM-6
Only You
Capitolo 6
« Ciao Cass! »
Shin mi raggiunse al bancone.
Lo fulminai con lo sguardo. Ora si degnava di salutarmi? Ma che gentile... Non
ricambiai il suo saluto e mi concentrai accuratamente sul riordinare le
bottiglie che avevo di fronte.
« Va tutto
bene? »
mi domandò perplesso. No, che non andava tutto bene: non
poteva
ignorarmi così palesemente, anzi proprio guardarmi con
disprezzo
senza una ragione, e poi venire qui da me a chiaccherare come se niente
fosse!
«
Sì. »
risposi secca.
« Sicura? »
annuii impercettibilmente « Come
è andata oggi? »
continuava imperterrito con quell'assurda conversazione.
« Bene. »
« Che hai fatto? »
mi sorrideva e fui quasi tentata di lasciar perdere tutto. Ma avevo un
difetto: ero molto testarda.
« Un giro.
»
replicai, dopo un brevissimo tentennamento.
« Che
è successo? »
ora non sorrideva più, finalmente l'aveva capito!
« Niente. »
feci spallucce ostentando indifferenza, anche se il mio era uno di quei
"niente" che vogliono dire "tutto".
« Non
è vero. »
Non risposi. Gli
voltai le spalle, mettendomi a trafficare nel lavandino.
« Va bene, ho capito. Me ne vado. »
il suo tono acido celava un velo di rabbia. E non lo faceva neanche
molto bene. Dovrei
essere io quella arrabbiata!
Non mi voltai finché non fui sicura che fosse abbastanza
lontano. Era quello che si meritava. Occhio per occhio...
La sera successiva lo vidi entrare, ma non venne al banco a salutare.
Non guardò mai nella mia direzione, per tutta la sera. Anche
io
avrei voluto essere così brava in quel gioco d'indifferenza,
ma
non riuscivo a smettere di osservarlo di nascosto. Soprattutto quando
ballava. Quella sera, a differenza delle due precedenti, si era esibito
in uno dei suoi pezzi. Era sempre fantastico, non potevo non rimanere
ipnotizzata.
« Dovresti
chiudere la bocca, potrebbe entrare qualche insetto. »
Emily mi colse di sopresa come suo solito con una delle sue battutine.
« Ciao
Emily. »
la salutai un po' in imbarazzo, riusciva sempre a beccarmi nei momenti
peggiori.
« Avete
litigato? »
il suo tono stupito, mi lasciò un pochino perplessa.
« No. »
non c'era stato bisogno di chiedere a chi si riferisse.
Alzò un
sopracciglio, era evidente che non mi credeva.
« E allora come mai non è venuto qui a fare il
pavone? » dovette trattenermi
dal ridere, a volte Emily mi ricordava un po' Liz nel modo di
esprimersi.
« Non ne ho idea. »
scrollai le spalle « E
comunque non mi riguarda. »
e con questa frase intendevo chiudere la questione.
La mia collega sembrò recepire il messaggio,
perché si
allontanò senza aggiungere altro. Tornai ad osservare Shin
con
la coda dell'occhio. Dentro di me speravo di vederlo venire verso di
me, sedersi al banco e chiaccherare come se niente fosse. Sentirlo
così lontano mi creava una piccola morsa allo stomaco, che
cercavo in tutti i modi di soffocare. Perché ero ancora
offesa.
E perché non potevo essermi affezionata, non volevo
più
soffrire.
Mi scappò un sospiro. Tornai a contrarmi sul mio lavoro.
Alle
2:00 precise Jessica mi diede il cambio come tutte le sere. Mi spostai
sul retro, presi le mie cose ed uscii.
« Cass.
» trattenni a stento un urlo dallo spavento.
« Mi hai
spaventata! »
presi un respiro profondo per calmarmi. Shin era a pochi passi da me,
mezzo nascosto nell'ombra creata dal lampione lì vicino. Mi
aspettava.
«
Scusami... »
fece un passo verso di me, la luce illuminò il suo volto da
un
lato, creando un gioco di chiari e scuri che lo rendevano ancora
più bello.
« Avevi
bisogno? »
tornai ad indossare la maschera dell'indifferenza, anche se dentro di
me ero in completo subbuglio per quella visione.
« Io... »
abbassò lo sguardo, forse in cerca di parole,
le sopracciglia leggermente agrottate « Che cosa è
successo? E non rispondermi niente, lo so che non è vero. »
Aveva rialzato lo sguardo verso di me, i suoi occhi mi fissavano come
se volessero leggermi dentro.
« Non...mi
piace essere ignorata. »
risposi. In quel momento mi resi conto che la mia reazione era stata
assurdamente esagerata. Sembravo una bambina capricciosa, che vuole
attenzioni.
Shin rimase in silenzio qualche istante, come riflettendo sulle mie
parole.
« Ah. »
i suoi occhi s'illuminarono « Oggi
pomeriggio. »
cercò il mio sguardo per avere una conferma, ma non riuscii
a sostenerlo « Io ti
chiedo scusa. Io...non volevo, non ci ho pensato... »
sembrava seriamente dispiaciuto, come avrei potuto non perdonarlo?
« Non fa'
niente. »
accennai
un sorriso, una vocina nella mia testa mi stava dicendo con poco garbo
che stavo cedendo troppo in fretta, mentre un'altra mi invitava a
saltargli al collo. Accidenti a me!
« Ti posso accompagnare a casa? »
mi chiese cortese.
«
Sì, grazie! »
cominciai ad avviarmi e lui mi rimase accanto, tenendosi a una trentina
di centimetri di distanza da me. Mi sforzai per mantenere lo sguardo
fisso davanti a me, anche se ogni tanto mi sfuggiva un'occhiata nella
sua direzione.
« Hai
ballato bene stasera. »
affermai rompendo il silenzio che si era creato.
« Ehm,
grazie... »
sembrava imbarazzato. Che
carino...! « Tu che
hai fatto oggi? »
si era voltato nella mia direzione, mentre continuavamo a camminare.
« Oggi? »
ripercorsi mentalmente la mia giornata, nulla di interessante « Oggi
giornata tranquilla...»
ridacchiai « Ho
dormito tutta la mattina e nel pomeriggio sono uscita a fare una
passeggiata. »
« Da sola?
»
mi chiese un po' stupito.
«
Sì, »
replicai tranquilla « mi piace
camminare da sola, osservare il mondo e lasciar vagare la mente libera.
» lo vidi annuire
«
Ma comunque anche se volessi uscire con qualcuno, sarebbe un po'
difficile visto che l'unica persona che conosco è la mia
migliore amica e lavora tutto il giorno! »
« E io chi
sono? »
scherzò.
« Shin. »
risposi ridendo.
« Esatto!
Se hai voglia di fare una passeggiata, basta che me lo dici e ci
vediamo, ok? »
lo aveva detto in modo talemente naturale e sorridente che non potei
fare altro che ricambiare il sorriso, mentre il mio cuore aveva
accelerato leggermente il suo battito. Mi sembra di essere ancora una
quindicenne alla prima cotta...faccio pena! mi
rimproverai.
« Ok, ti
ringrazio! »
ormai eravamo arrivati al mio palazzo, cominciai a frugare nella borsa
in cerca delle chiavi. Non so perché mi ostinassi a girare
sempre con delle borse così grandi, che poi finivano per
essere
riempite e poi non riuscivo a trovare mai niente. La borsa di Merry
Poppins, ecco cos'era. Quando finalmente riuscii a trovare il mazzo di
chiavi alzai lo sguardo verso il accompagnatore e mi accorsi di
trovarmi a pochi centimetri di distanza da lui. Stavo per fare un passo
indietro, quando lo vidi abbassarsi verso di me. Gelai sul posto. Il
mio cuore sembrava impazzito dalla velocità a cui lo sentivo
battere, le mie mani stringevano la borsa e le chiavi con forza, le
labbra quasi bruciavano dalla voglia di assaggiare le sue. Volevo un
bacio, lo volevo con una forza e un trasporto che non avevo mai provato
verso nessuno. Si fermò, fissandomi intensamente negli
occhi,
pochi centimetri separavano le nostre labbra, potevo sentire il suo
respiro sulla mia bocca.
« Hai
degli occhi davvero stupendi. Sono così...verdi. »
sussurò. Spalancai gli occhi a quel complimento inaspettato,
il
mio cuore mancò di un battito, mentre un calore diffuso mi
stava
attraversando il corpo.
«
G-grazie... »
mormorai.
Lentamente Shin si
alzò e allontanò il suo viso dal mio. Dentro di
me ero sempre più confusa, stupita e...triste ad ogni
centimetro in più che ci separava.
« Buonanotte
Cass! Ci vediamo presto! » mi salutò con un
sorriso.
«
Buonanotte. »
non ci stavo capendo davvero più niente. Mi voltai ed entrai
nell'edificio. Era come se fossi un'altra persona, come un automa. Mi
chiusi la porta alle spalle. Mi sentivo molto stupida.
Note dell'Autrice
Mi scuso davvero tantissimo per questa settimana di ritardo, non so
bene perché
ma la scrittura di questo capitolo ha richiesto molto più
tempo
dei precedenti, nonostante sia più breve...forse
è dovuto
al fatto che non succede nulla di veramente interessante, è
un
po' un capitolo di transizione. Mi piacerebbe sapere comunque cosa ne
pensate!^^
Vi avviso fin da subito che d'ora in avanti penso che
aggiornerò
una volta ogni due settimane, tra un mese ho gli esami in
università e sarò assorbita quasi completamente
dallo
studio...>.<
Infine vorrei ringraziare chiunque stia leggendo questa storia, chi
l'ha messa tra le seguite, chi l'ha aggiunta alle storie da ricordare e
chi tra le preferite! Mi fa davvero piacere sapere che apprezziate
questo racconto!XD
Un saluto, a presto! Baci
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
2PM-7
«
Liz, smettila di strillare per favore! » tenevo il cellulare
vicino all'orecchio con una spalla
mentre cercavo di svuotare la lavarice « Mi ha solo fatto un
complimento. E si allontanato subito dopo, non vuol dire assolutamente
niente. »
« Invece
sì che vuol dire! Gli piaci! »
raccolsi i vestiti bagnati in un catino e mi spostai in camera dove
c'era lo stendino « Fantastico! Devi solo farlo capitolare a
questo punto! »
« Lo sapevo io che non avrei dovuto dirti niente... »
sbuffai. Erano le undici, mi ero svegliata un quarto d'ora prima e
avevo chiamato la mia migliore amica per raccontarle quello che era
successo la sera prima. Mi stavo seriamente pentendo di averlo fatto.
« Smettila
di dire stupidate! »
ridacchiò «
Stasera le mie colleghe mi hanno chiesto di uscire con loro. Ehi,
aspetta! Potremmo passare al locale dove lavori tu così
finalemente me lo puoi presentare! »
« Cosa?!?
Assolutamente no, Liz! Mi faresti solo fare la figura della cretina e
Shin scapperebbe a gambe levate! »
replicai immediatamente. Liz in questi casi si faceva prendere troppo
dall'entusiasmo e sapevo che avrebbe solo combinato un disastro. Io non
sapevo ancora cosa volessi dal mio rapporto con Shin, avevo ancora
troppa paura di restare ferita, ma dall'altra parte non riuscivo a
pensare di allontanarlo, anzi mi affascinava sempre di più.
« Cass,
tranquilla: non farò nulla... »
il suo tono si era addolcito, aveva percepito le mie paure «
stasera io e le mie colleghe verremo al Black Stone a fare un
giro e
se per caso potrò vedere un certo ragazzo dagli occhi a
mandorla
sarò soddisfatta. »
« Uff... »
sbuffai « Ok, va
bene...ci vediamo stasera, però se ne combini una delle tue
non ti perdonerò! »
non riuscivo proprio a dirle di no.
« Non ti
preoccupare! A stasera! Ciao! »
« Ciao! »
riattacai il telefono. Sospirai, speravo davvero di non dovermi pentire.
Erano
quasi le nove quando Liz e altre tre ragazze fecero il loro ingresso al
Black Stone. La mia amica venne verso di me, mentre le altre si
sedettero ad uno dei tavoli.
« Ciao Cass! »
mi salutò sorridente.
« Ciao
Liz. Vuoi già ordinare? »
le chiedo, cominciando a preparare quattro bicchieri.
«
Sì, grazie. Tre cosmopolitan e uno dei tuoi buonissimi
alcolici alla frutta, per favore! »
scossi la testa. Quando mi esercitavo nel preparare cocktail Liz era la
mia assaggiatrice ufficiale ed era sempre lei che cercava di
convincermi a mettere alcool anche dove non andava messo.
« Sempre
la solita alcolizzata! »
scherzai « Ecco a
te! »
« Che ci posso fare se i tuoi cocktail sono i migliori! »
replicò scontata « Ma il
tuo bel tenebroso dov'è? »
si guardò attorno per cercarlo.
« Liz,
cosa ti ho detto...? »
la ammonii « Comunque
non è ancora arrivato. »
non arrivava mai così presto, ormai avevo imparato i suoi
orari a memoria.
La mia amica
sbuffò.
« Ma chi è questa splendida ragazza? »
mi voltai e trovai Jason appoggiato al bancone accanto a me intento a
mangiarsi Liz con gli occhi. Feci una smorfia.
« Liz,
piacere. »
ammiccò.
« E' la
mia migliore amica. »
aggiunsi.
« Jason,
molto lieto. »
tono più basso del normale, sguardo dal basso verso l'alto,
modalità conquista "ON" « Cosa ti
porta al Black Stone, Liz? »
«
Uscita tra colleghe, inoltre questo è il locale dove lavora
la
mia migliore amica: non potevo perdermelo! » Liz
ridacchiò.
Alzai gli occhi al soffitto. A cosa mi toccava assistere! Mi allontanai
e servii un cliente che Jason, troppo impegnato a flirtare con la mia
migliore amica, aveva completamente ignorato. Quando tornai da Liz, il
ragazzo si stava congedando.
« Spero di
rivederti ancora! »
le sorrise e le baciò il dorso di una mano « E' stato
un vero piacere conoscerti. »
« Anche
per me. »
replicò Liz con fare sensuale. Finalmente Jason se ne
tornò al suo posto al bancone. Ridacchiai tra me. Lo sapevo io: ogni volta Liz
riesce a farsi riconoscere!
« Che hai
da ridere? »
sbottò la mia amica.
« No,
niente... »
scrollai le spalle « dico
solo che tu sei troppo prevedibile!
»
Liz replicò alla mia presa in giro con una linguaccia e si
allontanò, portando con sè i cocktail che prima
le avevo
preparato.
« Ciao. »
Shin arrivò presto quella sera.
« Ciao.
» lo salutai « Va tutto
bene?
» non mi era sfuggito il suo sguardo spento e assente mentre
si sedeva al bancone.
« No. »
sospirò « Dammi
qualcosa di forte. »
« Ma tu
non bevi. »
obiettai stupita.
« Ho
cominciato stasera, ok? Smettila di fare domande e dammi qualcosa da
bere. »
ribatté scontroso.
« Scusa
tanto se mi sono preoccupata per te! »
replicai innervosita.
Mi voltai per
prendergli un bicchiere di Jack Daniels, voleva dell'alcool e
dell'alcool gli avrei dato.
« Cass... »
lo sentii chiamarmi.
Mi voltai nella sua direzione, la bottiglia di Jack in mano.
«
Scusa...lascia stare... »
in quel momento mi sembrava solo esausto. Appoggiai la bottiglia e mi
avvicinai a lui.
« Lascia
perdere l'alcool, ma se c'è qualcosa che io posso fare per
te dimmelo. » non sapevo neanche io da dove fosse uscito
tutto quell'altruismo nei suoi confronti, ma in quel momento volevo
solo vederlo ancora sorridere.
Alzò gli occhi verso di me e accennò un sorriso,
distolse lo sguardo per poi tornare a guardarmi negli occhi.
« Avrei
bisogno di un favore. »
« Sì, certo dimmi. » annuii.
Rimase un attimo in silenzio.
« Lasciami dormire a casa tua stanotte. »
Note dell'Autrice
...ehm, cari lettori ci siete ancora...?^^" Mi scuso enormemente per
questo ritardo, ma in queste vacanze ho avuto pochissimo tempo per
scrivere e inoltre ora sono in piena crisi di panico da
pre-primo-esame...!
Cmq tornando al capitolo...è un po' corto, ma la parte
davvero interessante è quella finale (o almeno io credo):
cosa è successo a Shin? perché è
così scontroso? perché chiede a Cass di stare da
lei???
Visto tutto questo ritardo non aspetterò domenica per
aggiornare ma farò subito, questo vuol dire che non ho molto
tempo per rileggere e ricontrollare, quindi vi chiedo di perdonare
eventuali errori...
Detto questo vi lascio alla lettura del capitolo e spero di leggere
cosa ne pensiate!XD
Ciao, baci! A presto (spero >.<)!
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
2PM-8
Capitolo 8
« Cosa?!? »
sbottai. Dormire da me?
Che cavolo ha in mente?!?
« Solo per
questa notte, ti prego. »
Mi morsi il labbro, indecisa. Gli avevo appena detto che volevo fare
qualcosa per lui...ma dormire a casa mia...! Si può sapere che
cavolo è successo?!?
« Ok, va
bene. » acconsentii, volevo
saperne di più e probabilmente quello era l'unico modo.
« Grazie, Cass. »
mi sorrise, come sempre due fossette si formarono ai lati della bocca.
Fui presa da un irrefrenabile voglia di abbracciarlo e stringerlo a me.
Per evitare incrociai le braccia al petto.
« Balli
stasera? »
gli chiesi.
« No, sono
troppo stanco. » scosse il capo.
Qualcosa alle sue spalle attirò la sua attenzione
« Scusa un attimo, torno subito. »
si lasciò scivolare dallo sgabello e a passo spedito si
diresse
in mezzo alla folla vicino alla pista, finché non lo persi
di
vista.
C'erano ancora così tante cose che non sapevo di lui.
« E così quello è il nostro,
cioè volevo dire tuo, Shin! »
Liz aveva poggiato i gomiti sul bancone e mi fissava con espressione
divertita.
«
Sì, è lui. »
confermai, un po' preoccupata di cos'altro avrebbe potuto dire.
«
Davvero niente male, lo ammetto. Non poteva essere altrimenti, l'unico
uomo che riesce a smuoverti da ormai più di sei mesi a
questa
parte! »
mi sorrise, era sollevata. Vedeva che stavo meglio e ne era felice,
riuscivo a leggere tutto questo dallo sguardo con cui mi stava
guardando in quel momento. Come avrei fatto senza di lei? Le volevo
davvero un sacco di bene.
« Credo
che stia per tornare. »
con un cenno indicò alle sue spalle « Ti
saluto, torno a divertirmi! »
strizzò un occhio nella mia direzione e si
allontanò.
« Eccomi,
scusa! »
Shin tornò a prendere posto sullo sgabello.
«
Tranquillo, figurati! E' tutto a posto? »
«
Sì sì.» aggrottò
le sopracciglia « Chi era la ragazza che era qui prima?
» domandò curioso.
« La mia
migliore amica. »
risposi.
«
Dov'è andata? Mi sarebbe piaciuto conoscerla. »
rimasi sorpresa da quella risposta. Voleva conoscerla?
«
Ehm...doveva andare... »
inventai.
« Peccato!
»
mi sorrise.
Rimase seduto lì per tutta la sera, facendomi compagnia e
chiaccherando, mentre lavoravo. Ogni tanto se ne usciva con qualche
commento su uno dei clienti che avevo appena servito o che stavo per
servire, con il rischio per me di scoppiargli a ridere in faccia mentre
gli porgevo il drink che mi avevano chiesto. L'atmosfera era totalmente
rilassata.
Alle 2:00, puntuale come ogni sera Jessica mi diede il cambio.
« Vado a
prendere le mie cose. Ci troviamo all'uscita sul retro, ok? »
lo informai prima di allontanarmi.
« Ok, ti
aspetto. »
Shin annuì.
Camminammo in silenzio fino al mio condominio. D'improvviso mi sentivo
agitata, non sapevo bene come comportarmi. Lui al contrario sembrava
tranquillissimo. Stupida!
Che cavolo
ti prende?!? Ti ha chiesto ospitalità per una notte, niente
di
che, ok? Piantala di comportarti come una ragazzina!
Aprii la porta d'ingresso un po' imbarazzata, sperando che
l'appartamento fosse decentemente ordinato. Diedi una veloce occhiata
in giro, mentre entravamo nel salotto-cucina. Sembrava tutto a posto.
« Prego.
» mi spostai per farlo entrare « Usa pure
il bagno per primo, ti ricordi dov'è? »
«
Sì, grazie mille. » rispose dirgendosi verso il
bagno.
Io
mi spostai in camera da letto. Forse mi sarei dovuta sforzare di fare
un po' di conversazione, ma erano le 2:30 di notte e io avevo appena
finito di lavorare, quindi non vedevo l'ora di infilarmi sotto le
coperte e di dormire.
Presi dall'armadio un pigiama e la biancheria pulita. Mi sedetti sul
letto in attesa che Shin uscisse dal bagno. Non riuscivo a smettere di
chiedermi perché mi avesse chiesto ospitalità per
quella
notte. Una domanda più che legittima, d'altra parte. Come
avrei
potuto chiedergli qualcosa senza sembrare troppo invadente?
Le mie riflessioni furono interrotte dalla porta del bagno che si
apriva.
Oh. Mio. Dio.
A torso nudo, i pantaloni slacciati lasciavano intravedere
la
scritta Calvin Klein sui boxer neri. Sembrava pronto per un servizio
fotografico di biancheria intima. Gli addominali scolpiti, i pettorali,
le spalle, le braccia...non aveva nulla da invidiare ad un modello di
Abercrombie.
Dopo essere rimasta dieci secondi buoni a fissarlo imbambolata, presi
le mie cose e mi fiondai in bagno.
Avevo il volto in fiamme e il cuore a mille. Mi gettai un po' di acqua
fredda sul viso. Riprenditi!
Mi preparai per andare a dormire con calma, cercando di
pensare il meno possibile a Shin.
Una volta tornata in camera notai con disappunto che si era sdraiato
dal lato del letto in cui mi mettevo io di solito, quello vicino alla
porta. Spensi la luce e mi sdraiai dall'altra parte, dandogli le spalle.
Chiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il respiro, ma continuavo a
precepire la sua presenze accanto a me. Mi rigirai nel letto,
trovandomi a fissare il soffitto senza vederlo. Mi sentivo irrequieta,
un bisogno impellente di muovermi. Perché
è voluto venire qui? Questa domanda continuava
a ronzarmi in testa. Mi sdraiai supina per poi girarmi nuovamente verso
la finestra.
« Ti dispiacerebbe stare un po' ferma? »
il sussurro secco di Shin risuonò nel silenzio.
« Scusa...
»
avvampai.
Non ce la faccio
più! Mi voltai verso di lui. Gli occhi si erano
ormai abituati al buio quindi riuscivo a distinguere la sua sagoma
darmi le spalle.
«
Cos'è successo? » gli chiesi esitante «
Perché hai voluto dormire qui? »
Lo sentii sospirare
prima di girarsi sulla schiena.
« E' un po' complicato... »
disse senza smettere di fissare il soffitto «
...diciamo che ho discusso con i miei amici... »
« Non ti chiederò il motivo per cui avete
litigato, ma
secondo me scappare non è mai la cosa migliore da fare... »
replicai dopo qualche secondo.
Ed è proprio
quello che hai fatto tu. Una
vocina nella mia testa s'intromise nella conversazione. Nel frattempo
Shin era rimasto in silenzio, forse rifletteva sulle mie parole o forse
stava valutando se aggiungere qualche altro dettaglio in attesa.
«
E' solo che...nessuno di loro riesce a capire... » lo aveva
solo
sussurrato, ma una profonda tristezza era riuscita a trapelare.
« Prova
a parlarci. Spiegagli quello che provi, sono certa che ti ascolteranno
e proveranno a capirti se sono davvero tuoi amici. » non
conoscevo abbastanza nè lui nè la situazione per
poter
dare quel tipo di consigli, probabilmente, ma non potevo non dire
niente quando riuscivo a precepire quanto stesse soffrendo.
« Non lo
so... »
sospirò di nuovo prima di darmi le spalle e rimettersi a
dormire ponendo quindi fine alla conversazione.
Rimasi ad osservare la sua schiena. Il tempo delle confidenze era
finito.
Note dell'Autrice
*si affaccia timida*
...ci siete ancora?
Mi scuso un millione di volte per tutto questo ritardo. Quest'estate
è stata pienissima, assurda, e non è ancora
finita! Sto approfittando di un attimo di pausa dallo studio per
finalmente aggiornare. Come potete notare ho provato a creare un banner
per il titolo. E' la prima volta che ne faccio uno, per cui non
è un granché...^^"
Ok, per ora vi saluto. Vi avviso già che il prossimo
capitolo è ancora in fase di scrittura quindi non so quando
riuscirò a postarlo.
Un bacio, alla prossima!
p.s. un grazie alle ragazze che hanno recensito l'ultimo capitolo!^_^
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