I am the genius of the lamp and you’ve got one wish…

di reilin
(/viewuser.php?uid=102982)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** GRANT MY DESIRE ***
Capitolo 2: *** Living with a Wordly Monk... ***
Capitolo 3: *** Pieces of Me ***
Capitolo 4: *** Some Friends of Mine ***



Capitolo 1
*** GRANT MY DESIRE ***


Prima avvertenza per l’uso: La storia che state iniziando a leggere vi sembrerà assurda, il frutto di una mente malata e perversa a cui l’aver calcolato troppi integrali definiti ha finito per risultare letale… chi vuole fermarsi faccia ora, oppure… poi non si venga a lamentare con me che non lo avevo avvertito!
Seconda avvertenza per l’uso:Alcuni potrebbero non concordare con quanto verrà scritto qui di seguito: se capiterà di urtare la sensibilità o i convincimenti di alcuno di voi, oh miei cari lettori, vi prego di scusarmi, ma questo è uno dei tanti modi in cui io vedo i personaggi di Saiyuki, dunque perdonate questa povera pazza ed abbiate pietà del suo disastroso stato mentale!
Terza ed ultima avvertenza per l’uso:Questa storia è stata concepita e parzialmente scritta circa cinque anni fa, ai tempi dell’università… In seguito, gli impegni lavorativi mi hanno costretto ad accantonare questa mia passione, ma ora che sono rimasta senza lavoro, su esortazione della mia amica Anna, ho ripreso a scrivere. E’ probabile che notiate dunque la sovrapposizione di due diversi stili narrativi: è passato un lustro dalla prima stesura della mia fanfic, quindi penso sia normale una evoluzione (mi auguro non una involuzione)… Spero tanto che essa sia di vostro gradimento… BUONA LETTURA!!!
 

CHAPTER ONE: GRANT MY DESIRE

 

Parlami
Il tuo silenzio guarda dentro
Non resisterò

E' un attimo,
Nel tuo vuoto sento che
io non ce la farò

Walk on by
You walk on by

Wondering why

Wandering from you
Falling at your side
Wandering from you
Healing my desire

Stumbling in your soul
Give yourself to me
Hurting your desire
Healing mine

Slegami
Dal mio rimorso,
sei diverso
mentre muoio e poi
risorgo dentro te

Finché vivrò
ricordarti così
sarà una colpa eterna su di me


Walk on by
 You walk on by
 
Wondering why
 
Wandering from you
Falling at your side
 Wandering from you
Healing my desire
 
Stumbling in your soul
 Give yourself  to me
Hurting your desire
 Healing my…
 
Wandering from you…falling at your side…
Wandering from you… healing my desire…
Stumbling  in your soul… give yourself to me...
Hurting my desire…healing my… healing my… healing my… healing my…   eyes out…
healing my… healing my… healing my… healing my…  heart out…
 
Comalies – Lacuna Coil- 

 

27 marzo 2003, ore 16:09
Prima di sparire definitivamente dal mondo reale, desidero lasciare a tutti voi che leggerete questa lettera un ricordo di me e, raccontandovi la mia avventura, sperare di restare nel cuore di qualcuno di voi…mi auguro davvero che qualche anima pia riesca a conservare in un angolo della propria memoria l’immagine di una dinamica studentessa universitaria con la testa perennemente fra le nuvole, che da un giorno all’altro si è trovata a vivere in un mondo che mai avrebbe creduto potesse esistere!
Ecco cosa accadde:
Sono al centro commerciale con mia sorella quando d’un tratto, passando davanti alla vetrina di un negozio di articoli sportivi noto un bellissimo paio di scarpe di una marca pubblicizzata da un genio (NdR: mi riferisco allo spot televisivo delle Puma, che in quegli anni narrava di un genio che compariva per esaudire un desiderio non appena si indossavano un paio di Puma. Questo del genio delle Puma è solo un espediente che non toglie nulla alla comprensione della storia che si svolgerà qui in avanti… );con piacere – anche del mio portafogli! -, noto che il loro prezzo è insolitamente basso, così entro  e chiedo al commesso di poterle misurare. Il ragazzo mi guarda con aria strana, poi mi chiede:<< E’ sicura di volere proprio questo paio qui, vede, non vorrei le accadesse qualcosa! >>. Io, mentre entro nel camerino (ma perché, da quand’è che le scarpe si provano nei camerini??? NdR) per provarmi le scarpe gli rispondo: << Cosa mai mi potrà accadere? Voglio queste scarpe a qualunque costo! >>.
Mia sorella è accanto a me, infilo la prima scarpa, poi l’altra: d’improvviso una nebbia rosa invade il camerino e  una musica reggae rimbomba nelle nostre orecchie! Ecco apparire un uomo: dalle sue sembianze e dal suo abbigliamento sembra il figlio segreto di Bob Marley, costui avanza verso di me con andatura molleggiata, e con voce suadente mi dice: <<  I am the genius of the lamp, and you’ve got one wish! >>. Io rimango a bocca aperta, stupita e pepplessa, anzi più stupita che pepplessa (alla Diego Abatantuono!), mia sorella già sta rosicando per la mia fortuna sfacciata, ma improvvisamente riesco a scuotermi dal mio torpore e la lucida e spietata mente della brillante studentessa di Economia Aziendale ha la meglio, e così usando lo specchio del camerino a mo’ di lavagna ed il mio rossetto come un gesso, inizio a scrivere formule su formule per convincere il genio ad esaudire due desideri: uno per me, e l’altro per la mia sorellina! Il genio è esitante, ma io gli do il colpo di grazia illustrandogli la complessa dimostrazione del teorema di Torricelli-Barrow, e così la partita è vinta!
<< Allora, mie crudeli padrone, cosa volete? >>. Anna (my sister) è tutta agitata,e senza aspettare un secondo in più grida:<< Voglio diventare la mogliettina di Sha Gojyo! >>. Il genio schiocca le dita e mia sorella scompare in una nuvola di fumo rossa! Io rimango allibita, la salivazione azzerata, riesco a farfugliare solo qualche parola:<< Ma davvero… davvero… non dirmi che ora lei è veramente… no, è impossibile! >>. Il genio mi rivolge uno sguardo divertito ed esclama a gran voce:<< Nulla mi è impossibile, avanti cosa comandi? Datti una mossa che fra poco inizia Beyblade in tv, e non me lo voglio perdere! >>.
Io non ho più dubbi: ciò che voglio lo so, l’ ho sempre saputo da settembre- ottobre 2002 a questa parte, così tutto d’un fiato dico: << Voglio diventare la donna di Genjo Sanzo >>. Il genio rimane scioccato, è diventato talmente pallido che ora mi sembra di avere davanti a me il sosia di Michael Jackson! Il suo corpo è scosso da brividi e con un filo di voce mi chiede:<< Sei sicura, se ci vuoi ripensare… guarda, faccio finta di non aver sentito! >>.
<< Ma cos’avete oggi, tutti a chiedermi se sono sicura di quello che faccio! Certo che lo sono! Io non desidero altro che stare al fianco di Sanzo! >>.
<< Ah sì, in questo caso… contenta tu! Fatti forza! Mi dispiace, non meritavi un destino così crudele… ma del resto l’ hai scelto tu stessa! Buona fortuna, ne avrai bisogno! >>, queste sono state le ultime parole che ho  udito prima di avvertire uno schiocco di dita…
 
Ed eccomi qui, ho un fortissimo mal di testa: come sono arrivata in questo posto? Dove mi trovo? Guardandomi attorno capisco di essere nella cucina di una casa giapponese, indosso un abitino alla coreana di colore  rosso, ma la cosa più strana è che mi sento… in 2D (<<  Non sarò mica finita in un manga? >>, mi chiedo…).
Mentre sono tutta intenta a cucinare…degli spaghetti alla carbonara (!!!!!!!!!!!), sento provenire dal corridoio dei passi di qualcuno che, in ciabatte, si sta svogliatamente dirigendo verso la cucina… la porta si spalanca e… stupore, estasi mistica, incredulità: davanti a me ho Sanzo, appena uscito dalla doccia, tutto grondante d’acqua, e vestito unicamente con un asciugamano bianco che gli cinge la vita… i miei ormoni sono ormai del tutto fuori dal mio controllo, le gambe mi tremano fortissimo, gli occhi spalancati, increduli… non riesco a parlare, sono tutta un tremore…
Il bonzo apre il frigorifero, prende una lattina di birra (Asahi, ovviamente!), la apre ed inizia a berla di gusto, ignorando totalmente la mia presenza! Io ho già la lacrimuccia “alla Rosalie” (Do you know “Versailles no Bara”?) che penzola incerta dai miei occhi, quando lui si rivolge verso di me, mi squadra dall’alto in basso e mi dice con aria di sufficienza:<< Mh… Dunque sei tu quella che mi ha mandato lo sponsor? Beh, stasera abbiamo ospiti, vedi di darti una mossa con queste pentole! >>.
<< Va…va bene… >>, sono le uniche parole che riesco ad articolare, mentre per l’emozione il mestolo che ho in mano mi cade su un piede, facendomi vedere le stelline dorate!
Mi metto tutta allegra ai fornelli: probabilmente gli ospiti di cui parla Sanzo sono Hakkai, Gojyo e Goku… Mi chiedo come stia mia sorella, cosa stia facendo (anche se essendo lei una bella figliola, conoscendo Gojyo, non devo faticare molto a capire in quali attività possa essere intenta!… BEATA LEI!)…
…Un momento… stasera fra i presenti ci sarà… Goku… oh, no! Ciò che sto preparando non gli basterà neanche come antipasto! Povera me! Così cerco una pentola, la più grande che trovo, tipo quella che usa mia madre per cuocere gli zamponi per il veglione di Capodanno, ci metto dentro tutti i pacchi di spaghetti che ho in casa…
Insomma, comincio a cucinare una cena che potrebbe sfamare un’orda di Unni famelici… e mentre tutto cuoce e la tavola è imbandita, vado nella mia camera da letto per cambiarmi d’abito, e ne approfitto per curiosare un po’! Un brivido di emozione mi attraversa la schiena quando poso lo sguardo sul letto: eh, eh… tra qualche ora là sopra… trascorrerò la mia prima notte col bonzo corrotto! Sono davvero impaziente e curiosa!
Apro l’armadio per cercare dove sono stati messi i miei abiti… invece trovo gli abiti di Sanzo… per lo più ci sono camicie di colori sgargianti e completi di pelle nera…
<< Si può sapere cosa diamine stai facendo? Quella è la mia parte dell’armadio! >>, tuona alle mie spalle il biondino, poi guardando il contenuto del suo armadio, si vergogna , e cerca di giustificarsi:<< Io la detesto la pelle! Davvero, preferirei indossare una t-shirt e un paio di jeans, ma a quella maniaca di Kazuya Minekura piaccio vestito di pelle, ed io non posso far nulla per ribellarmi al volere della mia creatrice, altrimenti quella prende la gomma e mi cancella per sempre: queste sono le dure regole che vigono qui a Minekura-city… piuttosto, vediamo come ha deciso di vestire te… >>,  apre un mio cassetto e tira fuori la prima cosa che si trova in mano e cioè… un provocante tanga color rosa! Appena se ne rende conto, lo lancia via come se scottasse, ed in evidentissimo imbarazzo borbotta:<< Che situazione assurda! Io esco: devo prendere una boccata d’aria fresca! >>. Io approfitto dell’ assenza del mio “uomo” (?????????????!!!!!!!!!!!!!???????????????) per fare una bella doccia e mettermi tutta in tiro per la serata…
Ecco… ora sono a posto! Mi sono infilata uno yukata color del cielo con sopra disegnati tanti fiorellini di ciliegio, l’obi scarlatto che mi stringe la vita mi da un po’ fastidio, ma va bene così!
Il bonzo corrotto è rientrato: l’ ho sentito sbattere la porta di casa… che modi! Eppure è un monaco!
Sono nel salone che mi do da fare con gli ultimi preparativi, lui mi passa affianco con la solita aria svogliata… poi nota qualcosa di strano, si ferma, torna indietro, mi guarda, mi riguarda squadrandomi dall’alto in basso ed infine dice con aria di superiorità: << Mh, però… Come hai detto che ti chiami? >>.
<< Veramente non me l’avete chiesto, Venerabile Sanzo… Ad ogni modo il mio nome è Rei! >>.
<< Rei, dici? Ehi, tu  non hai niente a che fare con quella mezza morta di Rei Ayanami:quella lì mi sta proprio sui nervi, con quella sua aria da santarellina… >>.
<< Beh, in effetti mi sono scelta questo nome perché proprio come lei anch’io  ci sono poco portata… a vivere intendo! >>.
<< Poche storie, vieni a fare questi discorsi a me che sono un bonzo V.I.P.! Ma ci penserò io a farti rigare dritto! >>.
<<  E cosa avreste intenzione di fare, sentiamo!  >>, gli chiedo io con aria di sfida…
<< Ricorrerò anche alle punizioni corporali, se necessario! >>, replica lui con risolutezza.
Nella mia mente comincio a fantasticare cose davvero troppo hentai per essere scritte su questi fogli, e mentre mi perdo in questi film mentali, inavvertitamente mi scappa dalla bocca un’esclamazione compiaciuta:<< La cosa si fa interessante! >>. Il monaco mi lancia uno sguardo tagliente come la katana di Goemon: improvvisamente realizzo di aver fatto una terribile gaffe ed arrossisco, anzi arrostisco dalla vergogna…
<< A proposito l’arrosto! Devo spegnere il forno o brucerà! >>, con questo escamotage riesco ad allontanarmi da Sanzo; l’ ho fatta davvero grossa! Mi vergogno davvero molto, non riesco nemmeno a stare nella stessa stanza in cui si trova il mio “corrotto”… che situazione insostenibile!
Ecco che il provvidenziale trillo del campanello della porta mi salva da questo guaio: << Buonasera a tutti, speriamo di non avervi disturbato, ragazzi! >>, ci dice Hakkai, mentre mi porge un vassoio su cui si trova un dolce preparato da lui stesso per festeggiare questa speciale occasione.
<< Dunque tu devi essere Rei! Piacere di conoscerti, io sono Hakkai, Cho Hakkai… >> il mite maestro non riesce a concludere la frase perché viene travolto da Goku, che irrompe in casa come una furia, gridando a squarciagola:<< Si mangia, si mangia!!! >>. All’improvviso si ode un sibilo, poi un colpo sordo, come se fosse stato colpito un contenitore vuoto: la testa di Goku, appunto, come al solito vittima del furioso harisen di Sanzo.
<< Sempre a menar le mani, voi due, eh? >> , ecco che anche Gojyo fa il suo ingresso in scena, lui e mia sorella sono avvinghiati tipo l’edera attorno ad un albero. Anna ha un’aria stanca, non mi risulta difficile intuire il motivo di questa sua improvvisa spossatezza… BEATA LEI! Mi fa l’occhietto, poi con voce autoritaria ordina a quella ciurmaglia: << Accomodatevi attorno al tavolo, io vado ad aiutare mia sorella a servire la cena! Fate i bravi, che fra poco si mangia! >>. Sanzo le lancia un’occhiataccia, e con aria di sfida le risponde sarcasticamente:<< Ehi tu, non crederai mica di aver a che fare con dei bambini dell’asilo? >>, poi il suo sguardo si posa su Goku, il quale dopo essersi legato il tovagliolo attorno al collo a mo’ di bavaglino, ha preso le posate in mano e con esse si è messo a battere insistentemente sul tavolo; il bonzo, rassegnato, emette un grande sospiro e, scuotendo la testa, si sistema accanto ai suoi compagni.
<< Allora, come vanno le cose col bonzo corrotto? >>, mi chiede mia sorella, curiosa. Sulla mia testa compare un enorme gocciolone di imbarazzo alla Sailor Moon. Il mio silenzio incuriosisce ancora di più Anna: << Allora? >>.
<< Quello lì non mi vede proprio! >>, le rispondo io, mentre dagli occhi mi escono lacrime tipo cascate del Niagara (con tanto di arcobaleno!).
<< Lo sapevo, lo sapevo! Te l’ ho sempre detto io, no? Quel tipo è del tutto paralizzato dalla cintola in giù, è un caso disperato, senza soluzione, neanche Doraemon potrebbe porvi rimedio! Sei condannata ad una vita davvero triste, ti compatisco! Non era meglio se sceglievi Hakkai: lui sembra tutto calmino, ma poi… mi hai inteso, no? Saresti stata anche il suo tipo, visto che somigli tanto a Kanan! Ma ancora non è troppo tardi, vuoi che ci parli io? >>. E mentre la mia cara e “dolce” sorellina infierisce su di me, io mi contorco, piango sempre più forte, sembro quasi zio Paperone dopo che gli è stato rubato il suo adorato “cent” .
Ecco che il mite Hakkai, il patrono degli afflitti, accorre in mio soccorso: << Tutto bene, Rei- chan? >>, poi si avvicina a me, mi abbraccia e mi sussurra in un orecchio:<< Non preoccuparti per Sanzo, si aggiusterà tutto: lui è un po’ (?) maldestro, ma in fondo (proprio in fondo, raschiando il barile) è una brava persona >>.
Finalmente io ed Anna ci apprestiamo a servire  la cena in tavola, ma… non appena apro la porta della sala da pranzo, una nuvola di fumo di sigaretta compare davanti ai nostri occhi: in poco più di dieci minuti quegli scalmanati sono riusciti a rendere quella stanza simile ad un saloon di terza categoria! Ed io che avevo lavorato come una forsennata per pulire e preparare tutto quanto! Inizio ad arrabbiarmi, ma cerco di stare calma, non voglio fare brutta figura davanti a loro: << Ehi, ragazzi, ragazzi! La cena è pronta! >>, dico loro, ma quelli non mi sentono nemmeno, mi ignorano, si burlano di ME, che mi sono fatta in quattro per la loro maledettissima cena… no, non posso più sopportare, sono giunta al punto di non ritorno: << EHI, RAZZA DI CAFONI, LA SBOBBA E’ PRONTA, SE VOLETE MANGIARE SMETTETE DI FARE I VOSTRI PORCI COMODI E TAPPATEVI QUELLE MALEDETTE BOCCACCE! >>, urlo con tutto il fiato che ho in gola. Segue un attimo di stupore, poi un altro di imbarazzo, infine quei ragazzacci tolgono via sigarette, accendini, posacenere e carte da gioco, e finalmente io inizio a servire loro le pietanze. Mentre sto riempiendo il piatto di Gojyo, lui posa il suo sguardo su di me: ho un’aria accigliata e sono ancora un po’ rossa in viso per la rabbia; il kappa non riesce a trattenere una risata compiaciuta: << Ah, Ah! Però, che caratterino! Se questa poverina è di cattivo umore è solo colpa tua, Sanzo, che non fai il tuo dovere di uomo! >>, e così dicendo schiocca un bacio sulla bocca di mia sorella, che ha un’espressione simile a quella del Buddha della Serenità (BEATA LEI!). << Visto Sanzo, così si fa! Non te l’ hanno mai fatto un certo discorsetto sui fiori e le farfalle, eh, occhi suadenti? >>. Fra le mani del biondino in un attimo compare il bagliore metallico della sua fida Smith & Wesson, ma ecco che Hakkai pone rimedio alla situazione e scongiura il peggio:<< Su, ragazzi, mangiamo, altrimenti queste leccornie si raffreddano! >>. Inaspettatamente tutti gli animi si calmano, e riusciamo ad iniziare questa benedetta cena: << ITADAKI MASU!  >>. 
La cena procede gradevolmente, Hakkai mi chiede la ricetta di ogni pietanza che porto in tavola: iniziamo a scambiarci consigli sul come cucinare questo o quel piatto, e alla fine giungiamo a questo accordo: io gli insegnerò a cucinare tutti i migliori piatti italiani che conosco, ed in cambio lui mi svelerà i segreti del sushi, yakisoba, nabe, ecc…
Anna e Gojyo sono completamente presi dalla loro ardente passione, sembrano impazienti di tornare a casa loro: chissà come mai?
Goku, invece, dopo essersi riempito a sazietà lo stomaco, si alza da tavola e dice:<<  A belli, c’ho ‘na pollastra pe’ le mani, io ve saluto… ah, Rei: tu sì che sai come se cucina! ‘Sto fetente d’un bonzo mi stava a fa campà a ramen istantaneo, sei la mejo! Va be’: ce se becca ragà! >>.
Io rimango allibita: a Goku la cucina italiana fa davvero uno strano effetto, visto che ora parla come Francesco Totti. Sanzo impreca contro Kanzeon Bosatsu, poi tira fuori l’harisen e picchia furiosamente e ripetutamente sia Goku che… me! << Tu, dannata femmina, non ti azzardare più a cucinare piatti italiani, altrimenti ti riduco come un colapasta con la mia M 10! >>. Io vado letteralmente in tilt dopo aver saggiato svariati colpi di ventaglio sulla mia testolina, che tra l’altro già funzionava poco, ed ora è pressoché inservibile:quel dannato mi ha causato a dir poco una commozione celebrale; con le lacrime agli occhi farfuglio:<< Va bene, va bene, però non mi picchiare più! >>. Ecco che allora il gentleman Hakkai prende le parti della giovane donzella (c’est à dire moi!) traviata da un crudele tiranno (on parle de Monsieur Sanzo!): << Picchiare una così dolce fanciulla, ma non ti vergogni, eh Sanzo? Mi verrebbe da dire:”Ma anvedi ‘sto cafone, te corcherei de botte!” >>. (Nooooooooo! Il morbo di Totti-gol è contagioso, anche il mio difensore ne è rimasto vittima! Comincio seriamente a sospettare della mia cucina italiana: del resto la mia bravura in cucina è sempre stata eguagliata solo da quella di Akane Tendo!). Goku è impaziente di andare via:<< A Sanzo vedi de darte ‘na calmata, che te scoppia er core, e non te incaz*à  pe’ gnente che a me me rimbalzi! A regà mò scappo sennò quella biondina se stanca de m’aspettà! >>. Sanzo, in preda alla furia cieca inizia a sparare a dritta e a manca con la sua Shoreijyu: la sala da pranzo è ridotta ad un ammasso fumante di legno e cocci… ed è proprio in questo momento che l’intervento di Gojyo arriva come una ciliegina sulla torta: << A pelato, che me la dai ‘na svampa? >> e  lì Genjo dimentica di essere un monaco di altissimo rango, ed in preda ad un raptus di purissima follia comincia ad imprecare a voce altissima contro la solita Kanzeon Bosatsu (ma che le avrà mai fatto quella poveraccia?), mentre getta fuori dalla finestra tutto ciò che precedentemente aveva già ridotto ai minimi termini. Sono a dir poco allibita dalla furia distruttrice del bonzo corrotto, ho paura che lui possa prendersela con me e mandarmi all’altro mondo, così approfitto dell’immenso trambusto, e, gattonando, cerco di uscire da quella casa di matti…”Ma chi me lo ha fatto fare, voglio tornarmene subito a casa mia!”, mi dico… ecco, grande! Sono arrivata quasi al portone, pochi passi e questa serata da incubo sarà solo un ricordo lontanissimo… ma… che succede: qualcuno mi sta tirando per il collo del kimono, mi volto e mi trovo dinnanzi, anzi, per meglio dire, in ginocchio al cospetto di  Sanzo, che dall’alto mi guarda con quella sua aria severa e mi dice con una voce che fa rabbrividire: << Dove credi di scappare? >>. Mi preparo psicologicamente a soccombere: so bene che il minimo che può accadermi è beccarmi un occhio nero… << Beh… ve- veramente io… insomma… nooo, non volevo mica scappare… solo che… >>. Lui mi guarda con aria stupita, poi aggiunge:<< Aò, vedi de sbrigarte, noi c’avemo voglia de magnarce er dolce d’Hakkai! >>. Io rabbrividisco letteralmente dallo stupore: fino a  cinque secondi fa, Sanzo sembrava la personificazione del Dio della Distruzione, ed ora, tutto cortese (… per quanto possa riuscire ad essere cortese quel corrotto…) mi chiede di portare in tavola il dolce: soffrirà mica della sindrome del Dottor Jackill e Mr.Hyde?
Mi dice di mettere la torta sul tavolo, lui, ma se lo ha appena distrutto il tavolo! Tutti insieme allegramente finiamo di gettare fuori dalla finestra quel che resta della mia sala da pranzo e poi, seduti sui tatami, coi piatti sulle ginocchia, ci gustiamo una squisitissima Kasutera… Goku ha deciso di dare buca alla sua bella biondina, in compenso si è scofanato più di metà torta. Decidiamo di giocare a Monopoli, ma Gojyo e Sanzo sono davvero due imbroglioni, e così Goku si arrabbia con loro e, sbattendo la porta, se ne va a dormire. Sanzo commenta: << Stupida scimmia!E’ proprio un moccioso che non sa stare al gioco! >>. Io, d’istinto, prendo le difese di Goku: << Ha ragione lui, però: siete due bari di prima categoria! >>. Il bonzo si adira alquanto, e dopo avermi freddato con uno sguardo terrificante mi risponde: << Sul fatto che Gojyo sia un baro non ci piove, ma non ti azzardare mai più a fare simili meschine supposizioni sul mio conto! Io vinco perché sono il più abile… più tardi ti mostrerò un gioco che mi ha insegnato il mio maestro Komyo Sanzo, e potrai constatare la mia bravura! >>.
…Un gioco che gli ha insegnato il suo maestro… e che vuole fare solo con me… sta a vedere che questo bonzo non è affatto paralizzato dalla cintola in giù come dice mia sorella… però, insomma, poteva tenerseli per se i suoi progetti hentai per la notte… ora tutti quanti ci guardano in modo strano e fanno certi sorrisetti maliziosi! Le mie guance diventano improvvisamente rosse, sto prendendo fuoco… Sanzo, come al solito, non ci ha capito nulla e si comporta con nonchalance: mi chiedo se ci sia o ci faccia! Ma che fa, prima lancia il sasso e poi nasconde la mano? Ad ogni modo i nostri ospiti incominciano a sentirsi di troppo e così, vista anche l’ora tarda, vanno via uno dopo l’altro; Hakkai è il primo ad accomiatarsi da noi: << Io vi saluto, ragazzi, domani ho lezione a prima ora, quindi dovrò alzarmi presto… ci vediamo! Ciao, ciao… >>.
<< A domani, Hakkai, buona notte! >>, gli rispondo io. Lui si volta verso di me e, dandomi una pacca sulla spalla, aggiunge: << Ah! Dimenticavo…Buon proseguimento di serata! >>, poi mi abbraccia e mi sussurra in un orecchio:<< Visto che avevo ragione quando ti dicevo che sarebbe andato tutto bene? >>. Io gli sorrido imbarazzata… spero tanto che vada tutto bene!
Ben presto anche Anna e Gojyo tornano a casa loro… andranno a letto; ma non certo per dormire! Mia sorella, sulla soglia di casa, prima di salutarmi mi dice:<<  Divertiti, mi raccomando! >>… incredibile, neanche dovessi partire per una gita scolastica!
La casa è vuota adesso: io mi metto un grembiule ed inizio a ripulire tutto quanto. Sanzo, però, ha ben altri progetti per la serata: << Ehi tu, ti aspetto in camera da letto: devo ancora dimostrarti la mia abilità! >>. Io tremo dall’emozione, sto fondendo per l’imbarazzo… non credevo che un burbero come lui riuscisse a parlarmi di cose tanto intime senza fare nemmeno una piega! Al diavolo le pulizie: le farò domani! Ora vado a mettermi qualcosa di veramente sexy per il mio primo tête à tête col bonzo corrotto… chissà cosa accadrà? Sono in bagno che mi preparo: sono tesissimissima: “ Ci sto mettendo troppo? E se poi quando esco di qua lo trovo che si è già addormentato? Meglio andare subito da lui”, mi dico, mentre col cuore in gola apro la  porta della  nostra alcova: Sanzo è seduto sul letto che mi aspetta… non appena mi vede entrare nella stanza, mi viene incontro e con quella sua aria da chi la sa lunga mi dice:<< Ti stavo aspettando… >>.
 
CONTINUA
 
Next:… Vi siete mai chiesti cosa facciano i personaggi di Saiyuki quando non sono impegnati a portare avanti la storia ideata dalla Sensei Minekura e dallo Studio Pierrot? Come sarà andata la serata di Rei e Sanzo? La loro sarà una convivenza serena oppure…?  A queste ed ad altre domande risponderà Rei stessa nel prossimo capitolo di questa pazza storia! SO… BE PATIENT AND DON’T MISS NEXT CHAPTER … YOU_HAVE_TO_READ_IT!
 
JA NE……REI_LIN
 
 
      POST SCRIPTUM:Probabilmente molti di voi si saranno chiesti che cosa c’entra la canzone dei Lacuna Coil con l’incredibile insieme di stupidaggini che avete or ora letto: beh, diciamo che quelle belle parole servono a farvi entrare nella psicologia della protagonista, di quello che lei prova nei confronti di Sanzo, che ai suoi occhi appare ancora bellissimo ed irraggiungibile, nonostante i due abitino sotto lo stesso tetto: se voi poteste rileggere questo capitolo ascoltando “Comalies”, sono sicura che riuscireste a percepire questo stato d’animo, come una sensazione di dolorosa attesa che Rei prova dentro di sé (… e anche stavolta mi sono immedesimata troppo nella storia… pazienza!). 
Concludo con delle “precisazioni terminologiche”:
  1. Per il nome della pistola di Sanzo ho usato il termine “Shoreijyu”, come è scritto nella copertina del primo DVD di Gensomaden Saiyuki, se questa parola va scritta in un altro modo… let me know ‘bout it!
  2. Spero che i fan di Totti non si adirino per la mia citazione del loro beniamino in questa storia: il fatto è che mi
serviva un esempio di genuina “romanità” che fosse riconoscibile dalle Alpi all’Etna… chi meglio di lui?        
  1. “Versailles No Bara” è il titolo giapponese della mitica Lady Oscar, per chi non se lo ricordi Rosalie è la biondina salvata da Oscar (futura moglie del Cavaliere Nero), che piange sempre per ogni stupidaggine!
  2. Sono aperta ad ogni tipo di critica costruttiva…e … scusate eventuali errori ortografici, grammaticali, sintattici, terminologici, concettuali e chi più ne ha più ne metta!  
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Living with a Wordly Monk... ***


I am the genius of the lamp and you’ve got one wish…

Dedico questo capitolo a mia sorella Noemi, che tanto mi ha sostenuto ed incoraggiato a proseguire a scrivere questa storia, alle mie amiche Liliana ed Anna, che si sono dimostrate mie grandi fans… e a tutti coloro che hanno letto il primo capitolo e si sono divertiti, soprattutto _Ayame_ che mi ha recensita e Melime che ha aggiunto il mio “Genio” fra le sue storie preferite!!!
Non mi resta che augurarvi buona lettura!!! :D

CHAPTER TWO: LIVING WITH A WORDLY MONK…

And you take me over
Over again


I wonder how can I go on and on

when you want to bury my passion

You are the shell around

I cannot escape

and I swallow my pride


Entwined together now

It's time to pass it over

(and you take me over, over again)

Entwined together now


And you take me over

Over again


I wonder

how can I live on and on

when you want to live in a hurry

You are the wall

-that I-

That I have to remove

And I swallow

I swallow my pride


Entwined together now

It's time to pass it over

Entwined together now

Entwined forever


And you take me over

Over again


Entwined together

Entwined forever


Entwined – Lacuna Coil-

 

 
 

Sono così emozionata da non riuscire nemmeno a camminare… lui mi guarda e, sorridendomi appena, mi incoraggia: «Avanti, che cosa stai aspettando, vai a sederti sul letto…». Io, allora, seguo il suo invito e aspetto… Ecco che Sanzo si siede sul parquet, di fronte a me, con le spalle appoggiate al muro, e mi dice  tutto allegro: «Preparati…». A causa dell’emozione e dell’imbarazzo non riesco a pronunciare una sola parola, così annuisco con la testa, mentre mi chiedo cosa voglia fare Genjo… ho sempre saputo che i bonzi hanno abitudini un po’… come dire… inconsuete ma… non gli sarà mica venuta qualche strana fantasia in mente, tipo saltarmi addosso in corsa? Ecco che le mie domande trovano, tragicamente, risposta: quello spostato mentale tira fuori da non so dove dei fogli di carta di arancio giapponese e si mette a fare areoplanini di carta, dicendomi con un’espressione candida come quella di un bambino: «L’unica cosa che so fare, è piegare la carta per fare aereoplanini». CHE DELUSIONE! Ecco qual’era il gioco che gli aveva insegnato Komyo Sanzo… davvero questo monaco non sapeva far altro che fare questi maledettissimi aereoplanini? POVERA ME! E così trascorriamo tutta la notte a giocare con questi odiosi aeroplani, fino a che non rimaniamo entrambi addormentati.

 Al mattino, vengo svegliata dalle imprecazioni di Sanzo, che dopo aver trascorso tutta la nottata a dormire seduto per terra, ha un mal di schiena incredibile… io, invece, dopo esser stata tutto il tempo in reggiseno e mutandine, mi sono beccata un raffreddore ultragalattico…«Ehi, tu, non pensi sia ora di alzarti e prepararci la colazione: sono tutte così pigre le italiane?», mi sgrida Sanzo mentre si sta facendo la doccia. Io mi alzo, indosso la prima cosa che trovo, ovvero una T-shirt bianca del bonzo corrotto, dopo di che vado in cucina e mi metto subito ai fornelli.
Dopo circa venti minuti Sanzo scende dalle scale: è vestito benissimo, camicia  di seta bianca, un paio di pantaloni eleganti e delle scarpe nere a punta quadrata. «Avete forse un colloquio di lavoro, Venerabile Sanzo?», gli chiedo io, sorridendo dolcemente. «Ma che vai dicendo, stupida: oggi ho un servizio fotografico! Non dirmi che non sai che quando non siamo impegnati a posare per la Minekura, noi quattro facciamo i modelli? Io e Hakkai siamo i testimonial di Calvin Klein ed Armani, mentre Gojyo e Goku sfilano per D&G e Jean Paul Gautier… ah, ovviamente Goku deve anche finire il liceo, quest’anno avrà gli esami, dunque è il caso che tu lo segua ed aiuti se ce ne è bisogno: non sei forse una secchiona… almeno stando alle parole della nostra Sensei…», mi dice il bonzo con tono aspro: possibile non gli vada bene nulla di me! Ma la sua lavata di testa nei miei confronti è appena iniziata: «Ehi, fammi capire un po’, ma ti sembra questo il modo di andare in giro per casa? Non so se te ne sei accorta, ma ti si vede tutto… sei oscena: guarda che in casa c’è anche Goku, che è minorenne», sbraita quell’esaltato, indicando il mio abbigliamento molto… casual!

«Il vero minorenne sei tu, Sanzo! Guarda che io di donne ne ho viste anche molto più svestite di Rei! Sei davvero un bacchettone, lasciala un po’ in pace, questa poverina!», replica Goku con tono risoluto, poi mi viene vicino, mi schiocca un bacio sulla guancia e mi chiede: «Tutto bene, Rei-chan? Che mi hai preparato di buono?».
Io gli indico la tavola imbandita e lui, entusiasta grida: «Wow, una colazione giapponese come si deve! Non vedo l’ora di assaggiare tutte queste squisitezze! ». Sanzo fa una smorfia di disappunto, proprio non gli va giù il fatto che il suo giovane amico si sia già affezionato tanto a me, così inizia a borbottare: «Possibile che non mi capisce nessuno? E poi quella maglietta è mia! Inoltre ditemi a cosa serve abitare con un’italiana se quella, la mattina, invece di prepararti un  buon caffè e una crostata di frutta, ti propina la solita colazione giapponese? Non ha senso!». Io mi sento davvero disprezzata da lui, così, colta da un moto istintivo, mi tolgo la T-shirt e gliela lancio contro, replicando con tono tagliente ed un sorriso falsamente cortese: «Non ricordate? Ieri sera mi avete fatto assoluto divieto di cucinare piatti italiani, mi avete minacciata di morte se lo avessi fatto… soffrite di amnesia, per caso?». In preda alla furia non mi sono resa conto di essere rimasta in reggiseno e mutandine… Goku, invece lo ha notato e, a causa della sorpresa, il riso gli è andato di traverso e l’ ha sputato tutto in aria… io arrossisco immediatamente e vado di corsa a mettermi qualcosa addosso, mentre il bonzo corrotto canzona il suo compagno: « E tu saresti un tipo abituato a vedere donne discinte… ma non farmi ridere!».
La colazione prosegue nel più assoluto silenzio. La cucina e la sala da pranzo sono conciate come un campo di battaglia a causa dell’attacco di nervi di cui il feroce Sanzo è stato preda ieri sera: povera me, in che inferno sono finita! Goku, dopo aver mangiato a sazietà, prende la cartella, poi mi dà un altro bacio sulla guancia e mi saluta con un sorriso dolcissimo e luminoso: «Ciao Rei-chan, io vado a scuola…grazie tante per la colazione!».
Io e il biondino indisponente siamo rimasti soli attorno al kotatsu che ho improvvisato con qualche asse di legno scampata alla furia di quell’esaltato, lui continua a guardare con aria sdegnata la colazione che gli ho preparato, poi inizia a sputare veleno nuovamente: «Lascia che te lo dica: smettila di  sperimentare la cucina giapponese: non vedi che i risultati ottenuti sono stati davvero deludenti?». Io assaggio il cibo: «Scusatemi tanto… a me non sembra poi così cattiva questa roba, e poi Goku l’ ha mangiata di gusto…». Il bonzo è furioso e pungente, il suo sguardo ametista è così tagliente da provocarmi una stretta al cuore: «Sciocca, non lo sai che Goku quando è affamato mangerebbe di tutto?». Io ci rimango davvero male: ora comincio a capire le parole di avvertimento del genio… in che guaio mi sono andata a cacciare con le mie stesse mani! Nonostante le sue parole di sdegno, quel corrotto si è spazzolato tutta la colazione, “Allora non era poi tanto immangiabile, maledetto bonzo!”, mi dico, poi lui esce di casa senza salutarmi e sbattendo la porta.

Pochi attimi dopo il campanello di casa suona: “Quello zoticone avrà dimenticato di prendere qualcosa, tanto era preso ad insultarmi!”, mi dico. Apro la porta stizzosamente e dico con tono sprezzante: «Siete tornato indietro per sputarmi addosso la cattiveria  che vi è appena venuta in mente… non dovevate disturbarvi tanto!»… ma chi mi trovo dinnanzi non è quel maledetto monaco, bensì… un altro bonzo: Komyo Sanzo Hoshi, che, immobile sulla soglia della porta, mi guarda con aria meravigliata. Io arrossisco violentemente per la vergogna, poi, a testa bassa, lo invito ad entrare in casa con un gesto della mano. Lo stupore del povero monaco aumenta guardando lo stato in cui è ridotta la sala da pranzo… il mio imbarazzo aumenta in maniera esponenziale, mi viene quasi da piangere: che figura magra che ho fatto di fronte a quello che posso in qualche modo considerare una specie di “suocero”! Quel pio uomo si accorge della mia sofferenza, così mi batte la mano sulla spalla e, facendomi un grande sorriso, mi dice: « E’ dura avere a che fare con Koryu, vero?». Io annuisco, poi infine trovo la forza di proferire parola: «Scusate per il disordine, Venerabile Sanzo… e scusatemi tanto anche per le parole di poco fa!», gli dico, profondendomi in innumerevoli inchini. Lui sorride ancora, poi mi aggiunge: «E’ stato quel mascalzone del mio allievo… senza ombra di dubbio! Quando gli prendono i cinque minuti diventa più devastante di un dio della distruzione! Ma non preoccuparti, ora ci penso io a far tornare tutto a posto!», e con uno schiocco di dita fa apparire dei meravigliosi mobili in stile barocco al posto della mia sala da pranzo distrutta, poi si guarda attorno e dice: «Forse tu preferisci qualche altro stile di arredamento… vediamo un po’…, e ad ogni suo schiocco di dita compaiono dei mobili differenti. Alla fine io, ancora sotto shock per svariati e ben comprensibili motivi, scelgo una cucina e una sala da pranzo in stile moderno, con tanto di televisore LCD ed Home Theatre, «Non so come ringraziarvi, Venerabile Sanzo!», gli dico. Lui mi guarda con dolcezza e replica pacatamente: «Non preoccuparti, questo è il mio lavoro! (Ma che si è ridotto a fare il mobiliere, ‘sto bonzo, mi chiedo). Piuttosto, tu sei italiana, vero? Perché non mi offri un buon caffè alla napoletana? E poi dammi del tu, altrimenti mi sento troppo vecchio!».

Eccomi qui, attorno al tavolo della mia nuova cucina insieme a  Komyo Sanzo: è gradevole parlare con lui mentre nell’aria si diffonde l’odore dolce e penetrante del caffè… come sono pacati e signorili i suoi modi… nonostante io l’abbia appena conosciuto, mi sembra di stare conversando con un amico di vecchia data! Dai suoi occhi e dal tono della sua voce traspare tanta dolcezza e tanta bontà... mi chiedo davvero come abbia potuto crescere un anaffettivo come Sanzo!!!
«Davvero ottimi! Il tuo caffè e questo dolce sono davvero squisiti! Sono felice che Sanzo abbia trovato una fidanzata con la testa a posto!», mi dice Komyo, sorridendo dolcemente!
 «Ah, se Sanzo fosse gentile anche solo la metà di quanto lo sei tu! (quanto mi riesce difficile vincere l’imbarazzo nel dare del tu ad un bonzo così importante come Komyo Sanzo!!!) Purtroppo le cose con lui vanno davvero male! Credo di non essere assolutamente la donna adatta a lui… la mia vita si è trasformata in un incubo!», gli rispondo io, fra le lacrime. Il bonzo sembra avere un’illuminazione (un’altra! Ma questi buddisti non fanno altro che ricevere  illuminazioni!), mi viene vicino, mi abbraccia forte ed esortandomi a sorridere, dice: « Io non sono mica venuto qui solo per bere il tuo caffè, sai?».
«Ah, no?», mi limito a commentare io, del tutto ignara dello scopo del discorso del monaco. L’uomo si schiarisce la voce con un colpo di tosse, poi da non so dove tira fuori una cartellina, e, con tono serio, inizia il suo discorso: «Come di certo sai, nella storia della Minekura, io rappresento il defunto maestro di Sanzo… dal momento che sono morto, non dovrei essere qui, capisci?».
«Sì, ti seguo, però non capisco dove vuoi andare a parare», replico io, confusa ed infelice!
«Fammi finire», dice lui, « Come puoi immaginare c’è un motivo per il quale io sono qui: la verità è che qui a Minekura City, la nostra Sensei aveva bisogno di un segretario affidabile e di bell’aspetto ( noto nel tono del bonzo una inaspettata vena di vanitoso orgoglio…). Lei aveva bisogno di qualcuno che gestisse con equità e professionalità la funzione di messo comunale, segretario dell’anagrafe, contabile e molto altro, e che soprattutto chiedesse uno stipendio molto basso… eh, sì, la Minekura è davvero una taccagna, eguagliata solo dal signor Burns e da Frederick Taylor!». (…Dunque… se la Minekura è il signor Burns… allora il Venerabile Komyo Sanzo è… Smithers… wow! Che coppia!!! Addirittura più esilarante di Jiroshin e Kanzeon Bosatsu!!!)
«E tutto questo che c’entra con me? Io davvero non ci arrivo!», gli chiedo, mentre un vago senso di inquietudine si impossessa man mano del mio animo. L’uomo mi sorride candidamente, poi esclama: «Hai proprio ragione: ho il brutto vizio di perdermi sempre in chiacchiere! Sono venuto qui per condurti dalla nostra Suprema Creatrice, l’ Eccellente Kazuya Minekura!». La vaga inquietudine che provavo un attimo fa  si è trasformata in panico: «Che- che cosa vorrà mai da me? Forse mi deve rimproverare per il casino che ho combinato ieri sera?». Sul mio volto sono evidenti i segni della preoccupazione, così Komyo mi esorta ad affrontare di petto la situazione: «Non potrai saperlo se rimani qui! Avanti, andiamo!».

Percorriamo a piedi la breve distanza che ci separa dall’abitazione della Minekura: all’improvviso ci troviamo dinnanzi ad un imponente palazzo che somiglia vagamente alla reggia di Versailles… esso si trova esattamente al centro di Minekura City, non c’è dubbio che quell’edificio rappresenti una posizione d’osservazione privilegiata, dal  momento che vi si riescono a controllare tutti i movimenti degli abitanti della città.  Varco con grande esitazione la soglia del maestoso portone, ci sono due guardie vicino ad esso… Komyo le saluta amichevolmente: «Ehilà Tokito! Come va la vita, Kubota?». I due ragazzi, come sempre vestiti di nero, gli rispondono allegramente: «Tutto ok, Komyo! A proposito, stasera si va al club a giocare a Mahjong… tu sei dei nostri?».

«Sì, ma solo se chi perde paga da bere agli altri! Ah, visto che manca un giocatore, porterò Genjo con me, va bene?», risponde loro il Venerabile Sanzo.
I due non sono molto entusiasti della trovata del loro amico: «Devi proprio portarti dietro quell’antipatico dagli occhi all’ingiù?», gli chiede Tokito, immediatamente rimproverato da Kubota: «Zitto! Guarda che questa qui è la donna di Sanzo! Possibile tu non riesca mai a tenere la bocca chiusa?». L’altro è stupito: «Davvero tu sei la sua donna?», mi chiede dubbioso, « ed io che credevo che al pelatone non piacessero le donne! Beh, scusami per le parole di prima, allora!». Io gli sorrido cordialmente, poi lo rassicuro: «Non preoccuparti, non me la sono presa!».
Komyo si congeda dai suoi amici: «Allora noi andiamo dalla Boss! Ci vediamo!». Sento qualcuno che mi bussa alla spalla per attirare la mia attenzione: è Tokito, che ha una domanda per me:«Scusa, te la prendi se ti faccio una domanda personale? Com’è? Com’è Sanzo a letto? E’ una schiappa, non è così?». Un’aura blu mi avvolge… con lo sguardo mesto gli dico: «Sono spiacente di non poter soddisfare la tua curiosità, ma a quanto pare il mokkori non rientra fra le attività preferite di Genjo!». Il ragazzo si rende conto di aver toccato un tasto dolente, e allora mi chiede scusa inchinandosi più volte. Ci congediamo dalle due guardie, ma a quanto pare la mia rivelazione ha sollecitato alquanto la loro curiosità, infatti mentre mi allontano li sento parlottare: «Allora è vero che  a Sanzo piacciono i maschietti! Certo, se fossi stato in lui io su quella tizia ci avrei quantomeno fatto un giretto, così giusto per sapere se quello che si dice è vero: Italians do it better? Credo che un po’ di mokkori avrebbe potuto migliorare quel suo caratteraccio!», commenta Tokito. Il suo compagno, però, subito lo fa rientrare nei ranghi: «Ma parli proprio tu, che non hai mai toccato una donna?», lo ammonisce scompigliandogli i capelli… «Ah ah! Hai ragione, Kubo-chan… ma cosa me ne faccio di una donna quando ho una mammina come te?», risponde Minoru Tokito in tono dolce e scherzoso allo stesso tempo.

Percorro al fianco di Komyo Sanzo interminabili corridoi, salgo i gradini di innumerevoli rampe di scala… tutto ciò appare ai miei occhi come uno strano sogno… inquietante… quasi un incubo: “Che diamine ci faccio qui”, mi chiedo, in preda ad una tristezza che diventa secondo dopo secondo più avvilente...

…CONTINUA…

Next: … Cosa attende la nostra eroina dietro la porta dello studio della Sensei Minekura? E’ dunque davvero già finita la sua avventura a Minekura City? Riuscirà il bonzo corrotto a liberarsi della sua coinquilina? A queste ed altre domande  risponderà Rei stessa nel prossimo capitolo di questa pazza storia! SO… BE PATIENT AND DON’T MISS NEXT CHAPTER … YOU_HAVE_TO_READ_IT!

JA NE……REI_LIN


                    

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pieces of Me ***


Genio 3
I am the genius of the lamp and you’ve got one wish…


--- Il due dicembre la Sensei Minekura subirà un delicato intervento chirurgico per l'asportazione di un cancro alla mascella destra: questo capitolo è il mio personalissimo modo per dirle: GAMBATTE KUDASAI, MINEKURA SENSEI!!!!! -----


A short Intro: Eccoci arrivati al terzo capitolo… Quello che vi accingete a leggere è uno scritto a metà fra due mondi, due epoche ed in ultima analisi: due me. Proprio in questo capitolo, infatti, c’è il passaggio del testimone fra la “scrittrice” che ero sette anni fa e quella che sono diventata adesso: esaurendo quanto scritto negli anni passati, mi sono quindi cimentata di nuovo con il foglio bianco ed il cursore lampeggiante che sembravano dirmi: “Ed ora?”. Ho cercato di continuare a narrare questa mia storiellina senza pretese sforzandomi di restare fedele al suo disegno originario e al contempo riversando in essa tutto quello che sono in qualche modo diventata nel frattempo… E’ una sfida abbastanza impegnativa per me, e proprio per questo ho tanta voglia di affrontarla con tutto l’entusiasmo di cui sono capace.
Ringrazio come sempre la mia dolce sister e le mie amiche che mi sostengono ed incoraggiano in questa folle impresa, e ringrazio anche la Sensei miriel67 che è la fanwriter che più stimo in assoluto e che ha messo il mio “Genietto” fra le storie seguite… questa mia fan fiction non è neanche lontanamente paragonabile alle sue eleganti e meravigliose storie!!! Ad ogni modo il suo esempio mi è da guida per migliorarmi come scrittrice, ed ovviamente i suoi consigli, così come quelli di chiunque voglia darmene, sono sempre più che bene accetti!!! Non mi resta che ringraziarvi ed augurarvi buona lettura!!!!


CHAPTER THREE: PIECES OF ME…

Ti guardo per l' ultima volta mentre vado via
Ti ascolto respirare non scatto la fotografia
Non porterò nessuna traccia dentro me
niente che dovrò rimuovere.
Se hai giocato è uguale anche se adesso fa male
Se hai amato era amore, non è mai un errore
Era bello sentirti e tenerti vicino
Anche solo per lo spazio di un mattino.
Ti guardo per l' ultima volta mentre vai via
Ti vedo camminare, è come per magia
non sarai pensieri, non sarai realtà
Sai che bello, sai che felicità..
Se hai sbagliato è uguale anche se adesso fa male
Se hai amato era amore e non è mai un errore
Era bello guardarti e tenerti per mano
O anche solo immaginarti da lontano
E se hai mentito è uguale ora lasciami andare
Ma se hai amato era amore e non è mai un errore
Era bello sentirti, rimanerti vicino
Anche solo per lo spazio di un mattino
Entrerò nei tuoi pensieri di una notte che non dormi
e sentirai freddo dentro
Entrerò dentro ad un sogno, quando è già mattino
e per quel giorno tu mi porterai con te
Se hai giocato è uguale anche se ancora fa male
Ma se hai amato era amore e non è mai un errore
Era bello sentirti e tenerti vicino
Anche solo nella luce del mattino
E se hai mentito è uguale ma ora lasciami andare
Se hai amato l' amore non sarà mai l' errore
E' stato bello seguirti, rimanerti vicino
anche solo per lo spazio di un mattino.

Non è mai un errore – RAF – Metamorfosi 2008
 
 
 Eccomi finalmente di fronte alla porta dell’ufficio della Sensei: dietro di essa si trova la donna che stimo di più al mondo… la “mammà” del mitico quartetto dei miei sogni (anche se ora in realtà vivere con esso si sta trasformando in un terribile incubo!). Dopo “solo” due ore di anticamera riesco ad essere ammessa alla presenza di quella mitica donna.
La sua stanza è tutta in disordine: da una parte all’altra ci sono un’immensità di fogli sparsi un po’ dappertutto… ecco che da dietro una scrivania sulla quale regna il caos più assoluto, compare la bizzarra figura della Minekura: essa si mostra a me con quelle strambe fattezze con le quali appare su ogni copertina di Saiyuki. Io, visibilmente disorientata e shockata, fingo nonchalance, e con un sorriso quasi isterico mi siedo sulla sedia che si trova dall’altra parte della scrivania. «Allora, come ti trovi in questo posto?», mi chiede lei con fare amichevole. Io le rispondo con tono ossequioso: «Devo ancora abituarmi, Sensei…». La mia interlocutrice mi sta squadrando attentamente, poi dopo alcuni attimi di silenzio che a me sembrano un’eternità, si schiarisce la voce con un colpo di tosse ed inizia a parlare: «Dal momento che sei arrivata in questa città, ormai sei diventata un personaggio da utilizzare nelle mie storie, e come tale ho dovuto crearti una nuova vita in questo mondo: ecco il motivo molto importante per il quale ti ho convocata. Allora… non sei curiosa di sapere cosa ho inventato per te?». La cara Maestra è davvero eccitata… io invece comincio ad avere paura: per l’ennesima volta sospiro rimpiangendo i giorni trascorsi nel mondo “reale”.
Senza attendere la mia risposta, la Minekura parte in quarta ed inizia a parlare come una macchinetta: «Allora… da un’accurata ricerca svolta nel database dei miei fans, abbiamo evinto che tu sei una brillante studentessa universitaria, prossima a concludere i suoi studi (ah, sì? Intanto mi sono dovuta iscrivere al primo anno fuori corso! Ahh! Io credo che la laurea sia ancora lontana! N.d. Scrittrice), inoltre  sappiamo che sei un’appassionata di arti marziali, in particolare del Karate Shotokan e del Tai chi, che ami la musica di Bach e Arcangelo Corelli, che adori disegnare paesaggi marini e che ti diletti anche a creare dei manga. Per quanto riguarda il tuo carattere, abbiamo potuto constatare che sei un tipo molto introverso, con assolutamente pochissima fiducia in te stessa e che non hai mai avuto molta fortuna nel campo sentimentale…». Il mio orgoglio, ferito nel profondo (eh sì, nulla fa più male della verità!), ha un moto di rivolta: « Non sono venuta fin qui solo per farmi sbattere in faccia la mia mediocrità… tanto più che i miei difetti li conosco meglio di chiunque altro!», replico io con risoluzione. Kazuya Minekura sembra dispiaciuta: «No… ma cosa vai pensando? Sono felice di averti nel mio staff, tanto più che le tue caratteristiche sono perfette per identificare un personaggio dei miei manga! Stammi a sentire fino in fondo: da oggi tu sarai Rei, una ventiduenne studentessa di Economia Aziendale alla Minekura City University, pratichi karate e sei cintura nera secondo dan (Eh, eh! Ezioku ti ho raggiunto senza fatica grazie al potere della mia mente!!! N.d.Scrittrice per il suo amico karateka e bancario ;P), suoni discretamente il pianoforte, ed inoltre…».  Sono davvero entusiasta della mia nuova condizione, anche se temo che la Sensei mi abbia creato una vita così interessante per distrarmi dal disastroso rapporto che ho con il mio supposto “uomo” ; comunque sono davvero felice, e voglio sapere tutto sulla mia nuova vita: «Inoltre? Che altro mi ha riservato?». La mia interlocutrice sembra contenta di vedermi così entusiasta, così mi fa un grandissimo sorriso, mi batte la mano sulla spalla, e con tono allegro mi dice: «Inoltre… se per te va bene, quando hai tempo libero, puoi venire a darmi una mano in qualità di assistente del mio Studio Backgammon ogni volta che vuoi!». Sono così felice che, senza accorgermene,  le lacrime stanno scendendo copiose dai miei occhi… con voce commossa, le rispondo: «Grazie davvero! Diventare  sua assistente è sempre stato il mio più grande sogno!». La Sensei mi fa l’occhiolino, poi esclama: «Lo sapevo! Quando ti trovavi nel mondo… reale, hai sempre detto a tutti che pur di diventare la mia assistente avresti abbandonato immediatamente i tuoi studi anche alla vigilia della discussione della tua tesi di laurea! Come puoi vedere ciò non sarà necessario: voglio che tu termini i tuoi studi, ma nel frattempo potrai aiutarmi col mio lavoro! Guarda che non è affatto facile, sai? Ad ogni modo mi aspetto grandi cose da te!». Colta da un impeto di folle felicità, abbraccio quella mitica donna e continuo a ripeterle: «Grazie, grazie! Non so davvero come ringraziarla! Grazie! Grazie mille!!!!!!!». Kazuya Minekura mi sorride vagamente imbarazzata: probabilmente questa mia esternazione di gratitudine non è assolutamente tipica dello stile giapponese! Ma al diavolo le convenzioni: mi sento al settimo cielo, e proprio non riesco a trattenere dentro di me tutta questa gioia!
L’eccelsa manga-ka è anche lei palesemente felice per me, ma cerca di recuperare le “distanze istituzionali”, così dopo essersi schiarita la voce, mi dice con tono grave: «Cosa ci fai ancora qui? Sbrigati ad andare in Facoltà: hai molte pratiche da sbrigare lì, senza contare che dovresti essere già a lezione!». Io sono ancora un po’ frastornata: «Ah sì, davvero? Allora ci vado subito!», esclamo entusiasta, e così dopo averla salutata rispettosamente, sia io che Komyo Sanzo ci congediamo da lei. Chiedo al bonzo di accompagnarmi fino all’ateneo di Minekura City, e lui, tutto contento, mi prende per mano e mi conduce di fronte ad un grandissimo cancello, dal quale si intravedono numerosi edifici moderni in vetro e acciaio, bellissimi giardini e un gran numero di studenti tutti indaffarati.

«Eccoti arrivata a destinazione: in bocca al lupo, mia cara!», mi dice Komyo, poi si congeda da me e va via.
Rimango di fronte a quell’immensa costruzione, il panico che mi attanaglia lo stomaco, incerta se entrare o meno: anche questo è un aspetto importante della mia nuova vita, ed è giunta l’ora di confrontarmi con esso! Emetto un profondo sospiro, serro i pugni e varco la soglia dell’ Ateneo. Innanzitutto devo capire dove devo andare, a chi devo rivolgermi:
«Scusa, sai indicarmi qual è la facoltà di Economia?», chiedo ad una ragazza seduta su una panchina.
«Certamente, vedi, è quel palazzo bianco sulla destra!», risponde gentilmente la giovane, io la ringrazio, poi ci salutiamo e mi dirigo verso la Facoltà. Rimango impressionata dalla modernità della struttura e dall’aria piacevole che vi si respira. “Per prima cosa vediamo gli orari dei corsi”, mi dico, e così mi avvicino ad una bacheca ed inizio a guardare la lista dei vari insegnamenti attivati: «Dunque… Diritto Commerciale… aula 5 secondo piano… Revisione Aziendale… aula 1piano terra…» e mentre sono tutta intenta a chiedermi se sarò in grado di superare questi due ultimi esami rimasti, non mi accorgo che alle mie spalle è sopraggiunto un ragazzo, che sta anche lui guardando l’orario dei corsi: «Anche tu hai quella rogna dell’esame di Diritto Commerciale da sostenere?», mi domanda con un tono fra lo scherzoso e il mesto.
«Purtroppo sì, non ne posso proprio fare a meno!», rispondo io voltandomi verso il mio interlocutore.
Quasi non mi prende un colpo quando guardo il volto della persona che ho di fronte: meravigliosi occhi viola con un taglio particolarissimo, una incantevole pelle ambrata e dei lucentissimi capelli rossi… è Kougaiji, non ci sono dubbi! Il demone indossa una camicia celeste che fa risaltare ancora di più i suoi bellissimi occhi, ed un paio di pantaloni avana che fanno risaltare ancora di più… il suo fantastico fondoschiena! Ma tu guarda che bel collega di studi che mi è capitato, esclamo fra me e me. Del resto, non avrei dovuto avere dubbi circa gli interessi accademici del figlio di Gyumaoo: per una persona come lui, che non fa altro che dire cose tipo: “Me la pagherai con gli interessi” oppure “Sono un tipo che salda sempre i suoi debiti! Metti tutto in conto!” quale posto è più azzeccato di una Facoltà di Economia?
«Principe Kougaiji, che bello incontrarvi qui!», esclamo io, affascinata dal carisma del ragazzo. Lui mi guarda un attimo di sottecchi, poi, imbarazzato, confessa:«Scusami, ci siamo già incontrati noi due? Mi spiace, ma non mi ricordo di te…». Io mi rendo conto di aver fatto per l’ennesima volta la figura della tipica italiana mega espansiva ed un tantino invadente, così, con un filo di disagio nella voce gli rispondo: «Non preoccupatevi, Principe, voi non mi conoscete: io infatti sono nuova di questo posto… anzi, scusatemi per la mia impulsività!» e nel porgere le mie scuse, accenno un inchino con il busto.
«Mhm… sei nuova di qui, hai detto… occhi color nocciola, pelle leggermente ambrata e la tipica esuberanza italiana… dì un po’: tu sei la ragazza nuova venuta dal mondo reale, sì... insomma...  la donna di Genjo Sanzo, vero?», mi domanda con palese curiosità il ragazzo dai capelli rosso ruggine. Dentro di me non posso che constatare tristemente che tutti quelli che incontro in questo posto sono dannatamente incuriositi dal legame che esiste fra me ed il bonzo corrotto, e così, sorridendo amaramente, mi preparo a rispondere per l’ennesima volta: «Io non sono la donna del Venerabile Genjo Sanzo Hoshi, abito semplicemente a casa sua…». Quanto mi ferisce questa situazione: questo continuo dover precisare a dritta e a manca che il rapporto che intercorre fra me e Sanzo non va al di là della semplice – e tuttavia problematica – condivisione dello stesso tetto, questa implicita ammissione di fronte agli occhi di tutti del fatto che lui non mi vuole come sua donna, mi fanno tanto male… è come avere una ferita sanguinante che diventa sempre più profonda sotto lo sguardo morboso della gente.
Kougaiji deve essersi accorto di questi miei tristi pensieri, e così, sentendosi in colpa, cerca di darmi una mano ad affrontare la giungla della burocrazia universitaria: «Se sei nuova di qui, allora penso proprio che ti tocchi fare un bel tour fra i vari uffici del Campus per compilare un bel po’ di scartoffie! Ma non ti preoccupare: mi offro volentieri di farti da guida, tanto ho lezione nel pomeriggio…». Io gli sorrido e con gli occhi lucidi ed un fil di voce lo ringrazio:« Grazie, Kougaiji-sama...». Lui allora mi cinge le spalle con quelle sue braccia muscolose e, camminando così abbracciati, mentre io divento paonazza dall’emozione e dalla vergogna, ci rechiamo verso il grande edificio con le vetrate a specchi proprio di fronte a noi: il Rettorato. Come immaginabile, c’è una lunga fila di studenti in attesa di risolvere i loro problemi burocratici. Io e Kougaiji ci sediamo, preparandoci ad aspettare il nostro turno.
«Allora, che te ne pare di questo posto, Rei-chan?», mi chiede il giovane demone sorridendo.
«Beh, mi sembra una bella Università, questa... Mi chiedo come siano i docenti.. Ad ogni modo voglio sbrigarmi e superare gli ultimi due esami che mi rimangono... sono stanca di studiare! E voi, che mi dite di questo posto, Principe Kougaiji?», rispondo io, giocherellando con la chiusura del mio giubetto. Lui, posando lo sguardo sulle mie mani agitate che tormentano la zip, mi dice: «Perché sei così ansiosa: ti preoccupa qualcosa? Ti posso garantire che in questa Università si sta bene, a parte alcuni professori che sono dei veri rompiscatole!!! E poi smettila di darmi addirittura del Voi!!! Guarda che siamo coetanei, io e te: chiamami Kou, come fanno tutti!!!».
«Ok, Kou», replico, sorridendogli.
«Così va molto meglio», risponde il ragazzo dai capelli rossi, facendomi l’occhiolino. «A proposito: hai detto che ti mancano solo due esami? Quindi hai praticamente finito... che corsi ti sono rimasti?».
«Beh, quei due corsi che devi seguire anche tu: Revisione Aziendale e Diritto Commerciale. Come sono i professori, a proposito?», gli chiedo.
«Ahi ahi... due dei più tosti, purtroppo... soprattutto quello di Diritto Commerciale: lui e i suoi due assistenti sono il terrore di tutta la facoltà!!!».
E ti pareva, mi dico: la mia solita fortuna del cavolo! «Pazienza, tanto non ho alternative: speriamo solo che non mi rovinino la media!», replico, sbuffando.
Kougaiji è incuriosito da questa mia ultima affermazione: « Uhm... la media è? Somigli a qualcuna di mia conoscenza, sempre sui libri pur di avere trenta e lode sul libretto!!! Io invece sono una schiappa!!! Mi sono rimasti tre esami, ma non riesco a superarli in nessun modo... soprattutto Matematica Finanziaria: pensa che ho tentato l’esame ben cinque volte... cinque miseri fallimenti!».
Il giovane demone ha il morale completamente azzerato, così ora è il mio turno di incoraggiarlo:«Ma cosa vai dicendo mai? Hai solo ventitrè anni e sei a tre esami dalla laurea... io direi che ti stai dando anche troppo da fare, sai?».
Lui, però, non è del mio stesso avviso: «Parli proprio tu, che vivi insieme ad un genio amico di altri due dannatissimi geni!!!». Io, ovviamente, cado dalle nuvole egli lancio uno sguardo decisamente interrogatorio. Kou, allora, emette un sospiro, alza gli occhi al cielo e si accinge a spiegarmi tutto quanto: «Devi sapere che quel biondo che abita con te, Sanzo, beh, lui si è laureato in Filosofia ad appena 20 anni: è considerato un genio nel suo campo, e già vanta numerosissime pubblicazioni di  pregio e collaborazioni con le più blasonate università. Il  moretto, poi, com’è che si chiama... Hakkai, dopo aver conseguito a soli 21 anni l’abilitazione all’insegnamento, ha ottenuto una cattedra in un prestigiosissimo liceo, dove ricopre anche la carica di vicepreside.».
Sono un pochino sorpresa: mi sono ritrovata in una combriccola di dannati geniacci, a quanto pare: «Vabbè, dai...sono solo dei casi rari, questi due cervelloni...», cerco di consolarlo io.
Lui mi guarda di sottecchi: « Mi spiace deluderti! Sai cosa fa Gojyo per vivere?». Ed io, da buona lettrice del manga: «Gioca d’azzardo!». Il demone dalla pelle ambrata si lascia andare ad una sonora risata: « Ah Ah Ah!!! Devi ancora imparare a distinguere la finzione del manga dalla realtà di Minekura City!! Sha Gojyo è il più giovane e talentuoso architetto di tutta la città! Pensa che quando ancora era studente della facoltà di Architettura ha realizzato un progetto che ha vinto un importante concorso relativo alla ristrutturazione di alcuni lotti vicini alla zona portuale. Quando si è laureato, i vari studi di design hanno fatto a gara per prenderlo nel loro staff, ed oggi è talmente affermato da aver potuto osare aprire uno studio per proprio conto, nonostante sia solo un ragazzo di 23 anni!!! ».
Sono davvero stupita: con gli occhi spalancati riesco solo ad esclamare: «WOW. Allora chissà cosa farà Goku?».
Kougaiji si schiarisce la voce: «Ahem... no... Goku è esattamente come lo conosci: il suo unico talento sono le arti marziali: lì, come ben sai, è imbattibile!». Io annuisco, pienamente in accordo con la sua affermazione.
«Però», continua il ragazzo, «io non riesco a sostenere il confronto con il gruppo di Sanzo e neanche con i miei amici: possibile che tutti loro siano più capaci ed intelligenti di me? Se continua così, mia madre e Yaone non la finiranno più di rimproverarmi!!!».
Io, da brava donna intellettualmente normodotata, lo comprendo e cerco di spronarlo a farsi coraggio: « Dai, Kou, sono sicura che ce la farai! Se vuoi, ti do una mano con l’esame di Matematica Finanziaria... quella mi riusciva bene, ci ho anche preso un voto alto!!!».
Lui mi guarda con un faccino triste: «Davvero mi aiuteresti? Io... io...». Quanto è carino con quell’espressione da cane bastonato! Passo una mano fra i suoi capelli di seta rossa e facendogli la linguaccia gli dico: «Sì, ti aiuterò... ma ti costerà carissimo!!!». Finalmente il sorriso torna ad illuminare il volto del principe Kougaiji.
Parlando del più e del meno con il mio affascinante collega universitario, arriva ben presto il momento di entrare nell’ufficio immatricolazioni, dove mi tocca compilare una pila di documenti, mettermi in posa per le foto di riconoscimento e alla fine mi vengono rilasciati un gran numero di documenti indispensabili alla mia nuova vita accademica: il libretto universitario, i tesserini di biblioteca, mensa, ecc.. ecc...  
Kougaiji, spinto dalla curiosità, mi ruba dalle mani il libretto universitario:«Ehi, ehi, e tu saresti una schiappa? Guarda qui  che voti... hai la media almeno del 29!!!».
«29 virgola 9», preciso io, ridendo.
«Matematica Finanziaria 30 e Lode: ehi, Rei, mi aiuterai sul serio? Ti prego?», mi chiede il giovane principe mentre con gli occhi continua a scorrere la filza dei voti sul mio tesserino universitario. Io annuisco sorridendo: «Certo, certo: ti prometto che ti farò superare l’esame! Però... ora... dove andiamo?», gli chiedo.
«Beh, fra un’ora e mezzo ho appuntamento con Yaone e gli altri in sala mensa: perché non vieni anche tu, così te li presento? Intanto... che ne diresti di farci un giro fra i vari club per trovarti una bella attività extra – scolastica? Che ne so, hai qualche talento particolare?», mi chiede Kou.
Io senza troppo pensarci, ripensando alle parole della Sensei Minekura, gli rispondo come se fosse la cosa più vera e naturale del mondo: «Sono cintura nera secondo dan di Karate Shotokan!».
Kou mi rivolge un sorriso entusiasta: «Benissimo, allora è deciso: entrerai nel mio club di karate! Io ne sono il Presidente e non vedo l’ora di testare le tue abilità! Vieni, andiamo subito al Döjö a fare il rituale incontro di combattimento contro il Presidente... che poi sarei io....»
 ECCO CHE MI SONO FICCATA NUOVAMENTE NEI GUAI!!! Possibile che io non sappia tenere la bocca chiusa? Ma che mi è saltato in mente? Io l’ho sempre e solo guardato, il karate... ed ora invece dò credito alle parole di una strampalata disegnatrice mi sto dando arie di grandissima karateka!!!
«Ma no, Kou, io non credo di essere all’altezza... io...nooo... non posso combattere con te...», biascico, cercando un dannato modo per tirarmi fuori dai guai!!! Ma il bel demone rosso non mi sta neanche a sentire: mi ha preso per un braccio e mi sta conducendo a gran velocità al suo Club di Karate!!!
Povera me, non mi resta che rassegnarmi: la mia fine è scritta!!! Quanto potrà resistere una pivellina come me in un combattimento contro il Principe dei Demoni Kougaji?

…CONTINUA…

Next: … Ed ora come se la caverà la povera Rei alle prese con un combattimento di karate addirittura col Principe Kougajij? Come procederà la sua conflittuale convivenza col bonzo corrotto? Ci saranno svolte nel loro rapporto? A queste ed altre domande  risponderà Rei stessa nel prossimo capitolo di questa pazza storia! SO… BE PATIENT AND DON’T MISS NEXT CHAPTER … YOU_HAVE_TO_READ_IT!

JA NE……REI_LIN

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Some Friends of Mine ***


GENIO4
I am the genius of the lamp and you’ve got one wish…

CHAPTER FOUR: SOME FRIENDS OF  MINE

Che rumore fa la felicità

 Come opposti che si attraggono
come amanti che su abbracciano
camminiamo ancora insieme
sopra il male sopra il bene
ma i fiumi si attraversano
e le vette si conquistano
corri fino a sentir il mare
con la gola secca sotto al sole

Che rumore fa la felicità

  mentre i sogni si dissolvono e gli inverni si accavallano
quanti spilli sulla pelle dentro al petto sulle spalle...
ma amo il sole dei tuoi occhi neri più del nero opaco dei miei pensieri
 e vivo fino a sentir male con la gola secca sotto al sole
corri amore corri amore

Che rumore fa la felicità

  insieme la vita lo sai bene ti viene come viene
ma brucia nelle vene
è viverla insieme è un brivido è una cura
 serenità  e paura coraggio ed avventura da vivere insieme
 insieme insieme insieme a te

 Che rumore fa la felicità

 due molecole che sbattono
come mosche in un barattolo
 con le ali ferme senza vento
bestemmiando al firmamento
 mentre il senso delle cose muta
 e ogni sicurezza è ormai scaduta
appasisce lentamente
la coscenza della gente

Che rumore fa la felicità

  che sapore ha quando arriverà
 sopra i cieli grigi delle città
 che fingono di essere rifugio per le anime
 corri fino a sentir male
 con la gola secca sotto al sole corri amore...
corri amore

Che rumore fa la felicità

  insieme la vita lo sai bene
 ti viene come viene
 ma brucia nelle vene
 è viverla insieme
è un brivido è una cura
 serenità  e paura
 coraggio ed avventura
 da vivere insieme
 insieme insieme
 insieme a te

Che Rumore Fa la Felicità - Negrita

Eccomi arrivata in questo döjö… un paradiso di parquet e shoji nel mezzo di un campus ultramoderno… ma per me rappresenta l’inferno al centro esatto della mia già difficile esistenza a Minekura City. Il demone dai lunghi capelli rossi mi fa cenno con la mano di seguirlo fino ad una stanza, una specie di ripostiglio, ed inizia a rovistare fra gli scaffali dipinti di vernice nera. «Ecco, questo ti sarà utile per seguire le attività del Club, e spero tu sia assidua nel frequentarlo», e così dicendo mi mostra sorridendo un borsone da palestra nero sul quale è ricamata una bella scritta dorata: “ Club di Karate Shotokan – Minekura City University”. Poi mi guarda dall’alto in basso come per studiare la mia corporatura ed infine infila nel borsone un karateji, mentre un altro me lo porge e con un sorriso mi esorta ad indossarlo: «Dovrebbe essere la tua taglia… vai a cambiarti negli spogliatoi, così diamo inizio al nostro scontro!». Nel ricevere fra le mani quella promessa di infinito dolore ed umiliazione camuffata da candido kimono, ringrazio Kou con in volto un sorriso che sembra contorto da una smorfia da paresi facciale. Mi avvio mesta verso gli spogliatoi quando ecco che forse c’è per me una speranza di salvezza: «Rei », mi richiama il principe dei demoni, ed il mio cuore palpita , pregando con forza che per qualunque motivo il mio incontro di karate sia rimandato, « Mi hai detto di essere cintura nera, vero? Stai dimenticando queste!», mi dice, porgendomi una cintura nera ed una fascia elastica, intimandomi infine: «Mi cambio anche io e ti aspetto sul tatami». Non c’è proprio nulla da fare: il mio destino è segnato, mi dico, mentre chiudo dietro di me la porta dello stanzino delle donne. Mi tolgo di dosso gli abiti e, rimasta in biancheria intima, prendo fra le mani questo benedetto karateji, cercando di capire come indossarlo… Provo a mettermi addosso la casacca, ma già il solo capire come va legata mi fa venire il mal di testa! I miei occhi cadono casualmente sulla fascia elastica che ho poggiato svogliatamente su una panchina di legno dello spogliatoio... “A cosa diavolo servirà mai”, mi chiedo… poi le mie mani, posandosi sulla mia quinta di reggiseno, mi danno la risposta al mio quesito: “Eh, sì, mi toccherà fasciarmi per benino, altrimenti non riuscirò a muovermi agilmente contro quell’invasato delle arti marziali”, esclamo, e comincio la mia vestizione da karateka, con non pochi problemi e perplessità.
“Bene”, mi dico, “ed ora come cavolo si fa il nodo alla cintura?”, mi domando fra me e me, ricordando che questa è una cosa molto importante per questi otaku delle arti marziali. Alla fine, mi risolvo di legarmi attorno alla vita alla bene e meglio questa maledetta cintura nera, ed esco dallo spogliatoio, recandomi a grandi passi sul luogo della mia “esecuzione”.
Kou è già sul tatami ad attendermi: un brivido mi attraversa tutta la schiena… “E’ finita”, mi dico. Il ragazzo mi guarda con aria meravigliata e, trattenendo una risata, mi dice: «Dev’essere stata un’impresa ben difficile per te, indossare il karateji!!!». Io cerco di sistemarmi come meglio posso la casacca bianca, stirando con forza le maniche ed allisciandone con le mani la parte davanti, poi rispondo, millantando inconsapevolezza: «Perché, Kou, c’è qualcosa che non va?». Lui allora si avvicina a me e, senza dire una parola, benché sia paonazzo in volto per lo sforzo di trattenersi dal ridere, mi scioglie la cintura e poi la sistema, facendo un nodo da vero samurai: «Adesso sì che possiamo quasi ragionare», esclama, poi mi fa cenno di mettermi in posizione: l’incontro di karate deve avere inizio!
Ecco che è arrivato il momento che tanto temevo: ed ora cosa faccio? Non voglio certo finire i miei giorni di questa nuova vita in un luogo puzzolente di legno e sudore!!! Mi trovo davvero in seria difficoltà: come posso uscire da questa situazione senza perdere troppo la faccia? Kougaiji è perplesso e sembra non riuscire a comprendere il motivo della mia esitazione: «Tutto ok, Rei-chan? Vogliamo cominciare?», mi chiede. Un altro brivido mi attraversa tutto il corpo, l’adrenalina fa aumentare i battiti del mio cuore: non ho scelta… devo per forza battermi! Curiosamente, mentre mi sento così agitata da essere sul punto di scoppiare a piangere, la mia mente mi gioca uno strano scherzo: il mio corpo, come un’automa, si mette automaticamente in posizione e, sorridendo, dico fra me e me una frase senza senso: “L’ingrediente segreto non esiste”.
L’incontro procede persino troppo bene: senza che io riesca a capire come e perché, dopo un iniziale momento di smarrimento nel quale non riuscivo a muovermi e a capire come controbattere agli attacchi di Kou, ora mi sembra quasi di riuscire ad effettuare non solo validi contrattacchi, ma anche belle spazzate e proiezioni che riescono a volte a mettere in difficoltà il mio avversario. E’ evidente che la Sensei Minekura deve avere inculcato nel mio personaggio tutte le conoscenze di un secondo dan di karate Shotokan… escludendo come indossare il karateji, ovviamente!!! Quella che pensavo sarebbe stata la mia fine si è invece trasformata in un’occasione per sfogare la tensione accumulata in questi due giorni vissuti accanto al bonzo corrotto: mi sto addirittura divertendo, ora che inizio a comprendere le dinamiche del gioco! Il vantaggio nello scontro passa più e più volte da me a Kougaiji  e viceversa… finché sembra che sia lui ad avere la meglio: si sta sbilanciando verso di me per portare a termine il suo attacco finale e farmi punto! Tento un disperato contrattacco con una banale spazzata laterale, già rassegnata a fatto che riuscirà sicuramente ad evitarla… Inaspettatamente, il demone dalla pelle ambrata perde l’equilibrio e cade a terra. «Ippon, punto pieno! Hai vinto tu, Rei-chan!», mi dice, ansando per lo sforzo fisico. Stupita e ansimante a mia volta, gli porgo una mano per aiutarlo a rialzarsi mentre gli chiedo:«Ho davvero vinto io? Ce l’ho fatta?». «Già», mi dice lui, rivolgendomi uno sguardo vagamente corrucciato, mentre con le mani cerca di togliersi la polvere dal karateji. «Toglimi una curiosità, come hai fatto a non schivare la mia spazzata: hai commesso un errore da pivellino!», lo canzono, esultante. Lui mi rivolge uno sguardo fra il torvo e l’imbarazzato: «Beh, guardati addosso e lo capirai!», esclama, indicando la parte superiore del mio kimono. Il mio sguardo si sposta per seguire quanto indicato da Kou e… vorrei morire per la vergogna: tutta colpa della mia inesperienza nell’indossare karateji! La casacca bianca, durante lo scontro, si è aperta, mostrando una generosissima scollatura… ma ciò che è ancora peggio è che nella foga del combattimento, si è allentata anche la fascia elastica che avevo fissato  con poca energia attorno al mio décolleté… così, la fascia elastica è alla fine scesa, i bavari del karateji si sono aperti a dismisura, mostrando molto più di quanto avrei voluto che Kou vedesse: una vera e propria mossa sleale, benché non messa in atto intenzionalmente. Le mie guance hanno quasi lo stesso colore dei capelli del mio avversario, ed balbettando a testa bassa un sentito:«Mi dispiace», cerco di scusarmi con Kou. «Fino a prima di arrivare in questo mondo io ero solo un’appassionata di karate, ma non l’avevo mai praticato, né tantomeno mi ero mai messa un karateji… Scusami, mi dispiace tantissimo!». Lo sguardo torvo è sparito dal volto di Kougaiji: si avvicina a me e, scompigliandomi i capelli, mi esorta ad alzare lo sguardo verso di lui per poi farmi l’occhiolino e rispondermi maliziosamente: «Oh, a me onestamente non dispiace tantissimo… ho potuto ammirare qualcosa che nessuno qui, neanche un certo bonzo corrotto, ha mai avuto il piacere di osservare». Ovviamente arrossisco ancora di più, e le mie guance sembrano quasi in procinto di divampare fra le fiamme: «Ma… ma che ti salta in mente, eh, Kou?», gli chiedo, imbarazzatissima. E lui, ridendo a gran voce, replica:«Ah ah ah! Questa è la mia vendetta per avermi sconfitto così subdolamente! Anche se a dire il vero, perdere con te in questo modo è piuttosto… come dire? Interessante… Ora però spicciati a farti la doccia e cambiarti, che siamo già in ritardo per il pranzo con gli altri!».Ci avviamo scherzando e ridendo verso le rispettive docce e, poco dopo, ci rincontriamo in palestra, quasi del tutto rinfrancati dalla fatica del recente combattimento. Kougaiji mi fa la linguaccia e poi, scompigliandomi  i capelli, mi invita a seguirlo: «Su, andiamo a mensa: Doku e Yaone ci stanno aspettando già!».
L’edificio che ospita la mensa è piuttosto grande e luminoso: anche esso è arredato in stile minimal e moderno, con una forte predominanza degli acciai, del bianco e delle ampie vetrate luminose. Sono le due di pomeriggio, e  ci sono molti studenti che, terminate le lezioni del mattino, affollano in file ordinate i vari padiglioni della mensa. Con sorpresa mi accorgo che l’offerta gastronomica è decisamente varia: si spazia dalla cucina cinese a quella messicana, da quella italiana a quella americana da fast food, passando per singole prelibatezze nazionali  come i vari tipi di pane da boulangerie francese o alla deliziosa Sachertorte austriaca.                     
Kou è al cellulare che cerca di trovare un punto di incontro con gli altri commensali, mentre io mi guardo attorno con aria entusiasta, impaziente di assaggiare le deliziose pietanze che vedo e delle quali posso sentire l’odore. Vedo avvicinarsi due sagome familiari ai miei occhi di lettrice appassionata di Saiyuki: «Rei, ti presento Yaone e Dokugakuji. Ragazzi, questa è Rei: è nuova di qui e questo è il suo primo giorno in questa università», così Kou mi presenta ai suoi amici. Io sfodero il mio sorriso migliore mentre stringo loro la mano e scambio qualche parola di cortesia. Decidiamo di comune accordo di rimandare le chiacchiere a quando avremo riempito i nostri vassoi e preso posto attorno ad un tavolo ; prendiamo così i vassoi e ci mettiamo in fila con gli altri ragazzi in attesa di essere serviti. Dopo una quindicina di minuti abbiamo riempito i nostri vassoi e ci dirigiamo verso un tavolo per consumare il nostro pranzo: su consiglio di Kou e gli altri ho deciso di pranzare con un mix di prelibatezze della cucina cinese… mi hanno assicurato che è deliziosa e, a giudicare dal profumino, credo proprio che abbiano ragione!
«Allora Rei-chan, raccontaci qualcosa di te», esordisce Dokugakuji con fare amichevole, i profondi occhi scuri e la bocca animati da un sorriso.                                     «Beh», rispondo io, «Non ho molto da raccontarvi, dal momento che sono arrivata qui a Minekura City solo ieri e quindi ancora devo ambientarmi…».                                «E dove hai vissuto finora, Rei?», mi chiede con cortese curiosità Yaone, ma io non faccio in tempo a risponderle che il fratello maggiore di Sha Gojyo ci fa partecipi del suo ragionamento deduttivo sul mo conto: «Ora che ci penso, ho sentito parlare del fatto che sarebbero arrivate dal mondo esterno due ragazze per due componenti del gruppo di Sanzo: tu sei la donna di mio fratello?».                   «Quella è mia sorella», replico io, con tono spento, prevedendo già la piega che prenderà la conversazione. Dokugakuji  allora mi lancia uno sguardo fra il divertito e l’incredulo, concludendo: «Quindi sei la donna di Genjo Sanzo». Yaone, che fino a quel momento aveva seguito con silenziosa attenzione il soliloquio    del suo amico, improvvisamente sembra risvegliarsi: «La donna di QUEL Sanzooo???», esclama con voce alta e stridula per la sorpresa, suscitando la curiosità delle persone attorno a noi. Io arrossisco immediatamente per l’imbarazzo di essere diventata il centro dell’attenzione: ma so cosa devo dire ora… sono solo due giorni che vivo qui e già ho imparato a sciorinare a memoria la mia manciata di parole: «Non sono la donna del Venerabile Sanzo, abitiamo semplicemente sotto lo stesso tetto… questo è quanto! », dico, cercando di mantenere una serenità ed un contegno che ora più che mai sono solo mera apparenza. Kougaiji intuisce il mio disagio e cerca di cambiare argomento di conversazione: « Yaone, sai che Rei farà parte del nostro club di karate? Pensa, è cintura nera secondo dan… prima abbiamo fatto un incontro di prova in palestra e devo dire che… indubbiamente ha delle doti!», conclude, facendomi l’occhiolino. La ragazza intuisce il fine di Kou e cerca di interessarsi alle mie doti da karateka, senza far trapelare il disagio che prova nei miei confronti: «Quindi ci vedremo spesso agli allenamenti del club, Rei-chan, ne sono felice!».
«Già», replico io, cercando di portare avanti il gioco instaurato dal mio amico dai capelli rosso ruggine. Mi rendo conto però che ciò che sto facendo non costituisce affatto una solida base per la costruzione di una nuova vita e di nuove relazioni sociali, così, dopo aver emesso un grande sospiro, mi rivolgo ai miei commensali: «Sentite ragazzi, non dovete sentirvi in imbarazzo nei miei confronti per avermi chiesto cose che per me sono spiacevoli… non voglio nascondermi per sempre dietro lo sguardo impietosito del prossimo, non posso mortificare così il mio orgoglio. Ebbene sì, ciò che mi ha spinto fino a questo posto sono stati proprio i sentimenti che provo verso quella persona… presa dall’entusiasmo non ho considerato che essi non sarebbero stati ricambiati… ma questo non vuol dire che in futuro non lo potranno essere, oppure che  il destino metta sui miei passi un altro uomo! Quindi smettetela di preoccuparvi per me, ok?». Ma sì, in fondo è così per davvero: chi può dire cosa potrà accadere in  futuro: devo solo pensare a rilassarmi e a godermi al massimo questa mia nuova vita, con o senza Sanzo… lo devo a me stessa!
«Sapevo che Rei non era il tipo da poter tollerare su sé stessa la pietà degli altri, per questo mi sono permesso di parlarle in questo modo, Kou. Ha un carattere bello tosto, questa ragazzina, sai?», così Dokugakuji giustifica il suo comportamento agli occhi dell’amico, poi, rivolgendosi a me dice: «Sei una karateka tanto brava quanto dice Kou, eh Rei-chan?». Io, del tutto ignara delle mie effettive capacità in materia infusemi dalla Sensei Minekura, do una risposta vaga: «  Beh, a dire il vero sono un bel po’ arrugginita…». L’altro, a cui poco prima ho candidamente confessato le origini e la reale portata del mio karate, ridendo allegramente e con tono canzonatorio asserisce:«Oh, non darle retta, Doku, la sua tecnica di combattimento è letteralmente prorompente! Devi assolutamente affrontarla sul tatami!». Il ghiaccio si è sciolto e così la conversazione procede piacevolmente accompagnata dalla degustazione di squisite pietanze. Vengo così a sapere che Doku – come da lui stesso mi viene concesso di chiamarlo – è all’ultimo anno della facoltà di Psichiatria, mentre Yaone è una promettentissima ricercatrice della facoltà di Scienze Farmacologiche: ora capisco cosa intendeva Kou quando, mentre eravamo in fila al Rettorato, mi ha detto che siamo circondati da dannati geniacci! Aveva dannatamente ragione, sì: io e lui in confronto siamo due scemi senza né arte né parte! Ben presto è ora per tutti di ritornare a lezione, così ci salutiamo, dandoci appuntamento per le sette e mezza di fronte al bar dell’università: è solo allora che mi accorgo di quanto prima mi era sfuggito… salutandosi, Kou e Yaone si scambiano un breve ma passionale bacio sulle labbra…
«Allora tu e Yaone-chan state insieme come immaginavo leggendo il manga?», chiedo con aria sognante al mio amico dai lunghi capelli color ruggine.
«Beh,  sì, ormai sono già quattro anni che io e lei stiamo insieme… sai, mi sono trasferito a vivere a casa sua dopo solo due settimane che lei era diventata la mia ragazza…», mi risponde lui, con un mezzo sorriso fra l’imbarazzato e l’innamorato.  
«Ora però dobbiamo andare a lezione di Revisione  Aziendale: il Prof è parecchio puntiglioso e non vorrei arrivare in ritardo proprio alla prima lezione, su dai, sbrigati!», mi incalza Kou.  
    Ci dirigiamo verso lo stabile della Facoltà di Economia e corriamo lungo i corridoi del piano terra fino ad arrivare in una spaziosa aula universitaria già gremita di studenti alle prese con libri ed appunti . Facciamo appena a tempo a prendere posto in seconda fila ed ecco che fra il silenzio generale fa la sua entrata in scena il professore di Revisione Aziendale: è un uomo di mezza età dall’altezza statuaria che, avvolto in un cappotto nero, si fa strada fra gli studenti fino a prendere posto dinnanzi a loro. Alzo il mio sguardo verso il professore e  rimango a dir poco stupefatta nel trovare dall’altra parte della cattedra Goujiun, quell’ inflessibile generale dell’esercito celeste dalla pelle lattea e dagli occhi indagatori color del fuoco. Il re drago si schiarisce la voce  con un colpo di tosse per richiamare l’attenzione dei suoi discenti, poi inizia a parlare con quella sua voce penetrante  e profonda allo stesso tempo. Dopo essersi brevemente presentato, inizia subito ad entrare nel vivo della sua materia, cercando di farci comprendere l’importanza della revisione aziendale in ogni campo dell’economia e adducendo a questa motivazione la necessità di passare da due a cinque libri di testo, oltre che includere nel programma d’esame questi e quei principi contabili e questa e quella prassi di revisione. Noi studenti ci guardiamo gli uni gli altri, intimoriti e consapevoli che quel professore fin troppo metodico e altrettanto autoritario renderà tutt’altro che semplice riuscire a superare l’esame! Le due ore di lezione passano relativamente in fretta ed il re drago ci da appuntamento per il giorno dopo, quando ci sottoporrà ad un test preliminare per saggiare le nostre conoscenze.
«La vedo dura, superare questo esame. Tu che ne dici, Ko?», dico al mio amico mentre ci accingiamo a salire le scale che portano al secondo piano per raggiungere l’aula di diritto commerciale.
«Mah,  io penso che non riuscirò a laurearmi né ora né mai se continua così! Andiamo a sentire i deliri di onnipotenza di quest’altro matto del professore di Diritto, va!».
L’aula 5 ha la classica conformazione ad anfiteatro, con i banchi color ciliegio disposti a semicerchio: io ed il mio amico dai capelli rossi prendiamo posto in prima fila, continuando a scambiarci opinioni meste sul nostro futuro universitario tutt’altro che roseo.
Dopo una quindicina di minuti fanno la loro entrata aula, dalla porta più vicina alla cattedra, tre uomini vestiti di eleganti abiti scuri: uno di essi, dopo essersi velocemente guardato attorno, si va a sedere dietro la cattedra, continuando poi a osservare con il suo particolarissimo sguardo attento tutti i presenti. Uno dei due assistenti del professore,  con i chiarissimi capelli raccolti in una lunghissima coda, inizia a sistemare il portatile per la lezione ed infine l’altro, dai capelli arancioni tenuti su col gel ed un vistoso paio di occhiali da sole si avvicina a noi studenti iniziando a distribuire degli opuscoli sul corso.
«Benvenuti al corso di Diritto Commerciale, ragazzi»,  si rivolge a noi il professore con voce profonda ed affascinante, « io sono Homura Taisho e questi sono i miei due assistenti Zenon e Shien«.
Io e Kou ci guardiamo esterrefatti: abbiamo davanti a noi, in qualità di nostri docenti, niente altro che il trio di Dei ribelli! Che cosa significa questo? Sono in arrivo per noi altri problemi?
Homura si pone a noi in modo diretto e colloquiale, ma tuttavia la sua figura si innalza dagli altri in virtù dei suoi modi raffinati e della sua enorme conoscenza. Senza troppa fatica, le due ore di lezione passano in fretta ed ecco che mi ritrovo con Kou, Doku e Yaone a bere un aperitivo prima di tornare a casa.
Come la maggior parte degli studenti della Minekura University, ci avviamo a piedi lungo le strade della città per raggiungere le nostre abitazioni , tutte relativamente vicine all’ateneo.
«Allora, ragazzi, come è andata la giornata di lezioni?», chiede allegramente Dokugakuji a me e al suo amico dai capelli rossi. Quest’ultimo emette un sospiro e, stringendosi accanto alla sua fidanzata esclama: «Mah, insomma… quei due professori sono due bei rompiscatole… speriamo bene, va…». Doku allora si affianca a me e facendomi un cenno con la testa sembra volermi dire: “e tu che impressione hai avuto?”; io allora, aprendomi in un tiepido sorriso rispondo: «Beh, i professori sono due tipi tosti e le materie non sono certo delle più semplici, ma dovremo mettercela tutta per passare l’esame al primo appello, ok Kou?».
«Questo sì che è parlare!», esclama Yaone, scompigliando i capelli del suo fidanzato al fine di richiamarne l’attenzione, «e per favore, Rei, dagli una mano con matematica finanziaria, così volessero i Kami che riuscisse a superare anche questo benedetto scoglio!».
Mi volto indietro ad incontrare lo sguardo della giovane alchimista: «Non preoccuparti, Yaone-chan, ci siamo già messi d’accordo con Kou per studiare matematica insieme tre pomeriggi a settimana: spero di essere all’altezza della situazione!», le rispondo io, un tantino preoccupata per il tipo di impegno che ho preso senza troppo pensare nei confronti del principe dei demoni.
«Lo sarai senz’altro», mi rassicura il ragazzone moro alla mia sinistra, «sei più in gamba di quanto tu stessa creda, mia cara!». Il sorriso che quel demone mi rivolge è così sincero e aperto che senza rendermene conto, lo sto ricambiando a mia volta e continuo a conversare con lui con naturalezza e serenità per tutto il tempo, fino a quando giunge il momento di congedarci:
«Senti,  i due piccioncini se ne tornano al loro nido d’amore… io invece vorrei andare a fare una visita a mio fratello Gojyo, perché non vieni con me, Rei-chan?».
«Mi spiace Dokugaku, ma non posso! Devo preparare la cena a Goku e al bonzo corrotto, altrimenti finiranno per mangiare me! Perché non resti a cena da me anche tu?», replico io, dispiaciuta di non poter accontentare il mio amico. Lui, d’altronde, ha voglia di rivedere suo fratello e probabilmente non si sente molto a suo agio ad essere invitata a cena a casa di Sanzo da qualcuno che sa non essere ospite gradito neanche al padrone di casa, quindi declina gentilmente il mio invito. Ci salutiamo tutti quanti e ci diamo appuntamento per il giorno dopo all’università.

Giunta a casa, trovo l’intera abitazione immersa nell’oscurità: “Sanzo non deve essere ancora rientrato”, mi dico, “ma Goku dovrebbe essere già a casa!”. Mi tolgo il giubbotto e lo poso insieme alla borsa sul divano di pelle bianca del salotto, poi do un’occhiata alla sveglia e mi rendo conto che è davvero tardi: sono le otto meno cinque, devo sbrigarmi a preparare la cena! Senza indugio, indosso quindi il grembiule e mi metto a trafficare ai fornelli, tuttavia un problema essenziale deve essere risolto: cosa desiderano mangiare i miei due “ometti”? Dal momento che il “bisbetico ” dagli occhi color ametista sembra ancora essere assente, decido di andare a chiedere al ragazzo dagli occhi dorati, così, mi avvio verso la sua stanza per andare a chiamarlo. Con la testa persa nei miei pensieri, apro la porta della sua stanza inavvertitamente, senza bussare:«Goku, Go…k…u…???».
Il ragazzo è sul suo letto, e mi da le spalle… è a torso nudo ed è proteso su una ragazzina bionda dal corpo formoso e piuttosto discinta che giace sotto di lui… attorno a loro vi sono sparsi i capi di abbigliamento che mancano entrambi di indossare…
Dopo un iniziale momento di blocco mentale, realizzo di avere interrotto una situazione decisamente delicata, quindi, arrossendo, mi trascino fuori dalla stanza balbettando un confuso:«Scusatemi ragazzi, non volevo disturbarvi». In un batter d’occhio mi ritrovo di fronte ai fornelli, ancora più rossa in viso e con il battito del cuore accelerato:  sono confusa e meravigliata per molteplici motivi… non credevo di trovare Goku in camera sua a fare sesso con una ragazza… per il semplice motivo che credevo Goku non avesse la ragazza e anzi… ero convinta che lui neanche ci pensasse a certe cose! Ed invece lui è diventato un uomo a tutti gli effetti… già… e me ne rendo conto quando, dopo una decina di minuti, rivestitosi alla bell’e meglio, viene in cucina a cercarmi per parlare… sul viso un’espressione mista di imbarazzo e riso, davvero impagabile: «Rei-chan, ti sei spaventata?», mi chiede in tono preoccupato. Io gli rispondo cercando di dissimulare una nonchalance che non posseggo: «No, e perché mai avrei dovuto spaventarmi, Goku?».
«Ti sei arrabbiata, allora», incalza lui, con la medesima sfumatura di voce.
«No, non sono neanche arrabbiata, Goku…. Figurarsi: sei un uomo ormai! Non penserai mica che mi scandalizzo se stai con una ragazza!», gli rispondo io guardandolo negli occhi dorati.
Goku allora tira un sospiro di sollievo: «Meno male, allora tu non sei come quel bacchettone di Sanzo! », esclama sorridendo, poi mi chiede arrossendo leggermente: «Posso presentarti la mia ragazza?». Io annuisco rivolgendogli un grande sorriso. Lui allora si gira dietro di se per chiamare qualcuno che era rimasto più arretrato in attesa di poter fare la sua entrata in scena: «Vieni avanti tesoro», la esorta lui.
La ragazza credo abbia circa un paio d’anni meno di Goku, ha dei bei capelli biondo scuro abbastanza lunghi e obliqui occhi grigio scuro, nonostante non sia molto alta, è decisamente formosa per la sua età, mentre il suo portamento sembra essere un po’ mascolino: dunque è questa la biondina di cui parlava Goku ieri…
«Un momento… Ma tu sei Lirin», le dico io, meravigliata. Lei e Goku si guardano negli occhi, poi arrossendo entrambi, annuiscono con la testa. Mi avvicino ai due giovani fidanzatini per guardarli da vicino: «Siete davvero una bellissima coppia!»,  mi complimento con loro, «Sapete,  ho sempre pensato che voi due steste benissimo insieme, ma non immaginavo davvero che voi due …. Insomma… ».
«Eh sì… abbiamo capito…», commenta Goku, a bassa voce.
«A proposito», mi rivolgo loro, «Scusatemi se prima sono entrata in stanza di Goku senza bussare… il fatto è sono appena tornata dall’università e vista l’ora tarda mi sono fatta prendere dall’agitazione di non riuscire a cucinare la cena prima che Sanzo torni a casa… », cerco di giustificarmi e di scusarmi allo stesso tempo.
«Ma Rei-chan, stasera Sanzo non torna a cena: è uscito a giocare a Mahjong col suo maestro ed i loro amici… non dirmi che tu non lo sapevi? Per questo io ho portato Lirin a casa… », replica il ragazzo dagli occhi dorati con aria perplessa. Ovviamente quel maledetto bonzo corrotto non si è preso la briga di informarmi della sua assenza: «Non ne sapevo niente… del resto non c’è tutto questo dialogo fra me e il tuo amico! Mi spiace di avervi disturbato…».
«Ma cosa dici? Piuttosto, Lirin può rimanere a cena con noi? Vorrei farle assaggiare le tue specialità della cucina italiana…», propone con entusiasmo Goku. Io sono contenta di poter passare la serata con loro due e allora ci mettiamo tutti e tre ai fornelli e fra una chiacchiera e l’altra prepariamo una bella spaghettata aglio olio e peperoncino, accompagnata da un buon vinello e seguita da abbondante  prosciutto di Parma tagliato a mano e pane di forno a legna: la nostra è una cena alla buona, ma davvero gustosa e divertente. Durante il tempo trascorso insieme ai due ragazzi, mi rendo conto di quanto sia forte l’affiatamento che li lega: stanno insieme da meno di un anno, anche se è da molto tempo che si piacciono l’un l’altra. «Nessuno dei due si decideva a farsi avanti, così lo scorso Natale gli ho chiesto di uscire», mi confessa Lirin, «Inizialmente nessuno dei due riusciva a lasciarsi andare con l’altro: ci vergognavamo troppo… ora invece non sappiamo stare più separati».
«Già», replica Goku, ridendo, «e ti ricordi,Lirin, quando qualche anno fa eri invaghita di Sanzo e mi costringevi a portarti qui a casa a fare i compiti con me in modo che tu potessi scambiarci qualche parola? Ahahah!!!». La ragazza dai capelli biondi socchiude gli occhi come a voler tornare indietro a quei giorni, poi  ridendo a sua volta replica:«Ah ah! E’ vero, che stupida che ero… quel maledetto pelatone finiva ogni volta col farmi arrabbiare: è così ostinato, proprio come un vecchietto! Meno male che alla fine l’ho lasciato perdere! Ma tu Rei come fai a sopportarlo?», mi chiede infine.
«Come faccio a sopportarlo? Beh, a dire il vero ancora sono solo due giorni che ho a che fare con lui e devo confessare che ogni volta che mi trovo da sola con lui mi sale un’ansia addosso: mi sento sempre sotto esame con Sanzo. Poi è sempre così scortese con me… penso proprio che non accetterà mai il fatto che io sia venuta a vivere a casa sua… uffa…», le rispondo, sconsolata.
Goku e Lirin si scambiano un’occhiata d’intesa, poi annuiscono e, arrossendo un po’, puntano i loro occhi su di me. Io non riesco proprio a capire dove vogliono andare a parare:«Che c’è ragazzi?», chiedo loro.
Lirin si fa coraggio ed osa: «Rei-chan, abbiamo una domanda da farti ad ogni costo: prometti che ci risponderai!». Adesso ho capito cos’hanno quei due curiosoni, possibile che anche loro non riescano a pensare ad altro? La ragazza riprende a parlare: «Insomma… ci chiedevamo com’era stata la tua prima … come dire…. notte… nel letto di Sanzo… per sapere che tipo è, insomma…»
«Vi ho sentiti parlare fino a notte fonda….», precisa Goku, come a volermi intimare di non inventarmi frottole  a riguardo.
Improvvisamente mi rendo conto di essere diventata simpaticamente l’indiziata di un interrogatorio di terzo grado: guardo i miei due “interrogatori” ed inizio a ridere.
«Ah ah! In effetti, Goku,siamo rimasti svegli fino a tardi con Sanzo… ma riesci a immaginare cosa abbiamo fatto tutto il tempo?», gli chiedo con tono vagamente malizioso.
Lui, da ragazzino quale è, cade in pieno nella mia trappola: «L’avete…l’avete fatto tutto il tempo???», mi chiede lui, meravigliato. Io intanto sto armeggiando con un tovagliolo di carta per trasformarlo in un areoplanino di carta: lo mostro ai miei due commensali e dico loro: «Abbiamo giocato tutta la notte con gli areoplanini di carta, ecco quello che abbiamo fatto tutto il tempo!». Lirin e Goku rimangono allibiti: «Non posso credere a quello che mi dici! Nonostante quello che dice Gojyo, posso assicurarti che Sanzo in fondo in fondo è un uomo normale, sai?», esclama il ragazzo dagli occhi dorati .
Io sollevo le spalle con aria di rinuncia: «Che dire? Evidentemente non sono il suo tipo!».
Lirin incalza: «Neanche un bacio vi siete scambiati?».
Ed io, rassegnata: «No, insomma, non hai visto Goku, che non riusciamo neanche a parlare civilmente!!!», cerco di giustificarmi io.
Il ragazzino eretico sembra essere dubbioso: «Ma Sanzo è così: non riesce a dimostrare a parole i suoi sentimenti… magari però in privato… ».
«Vi assicuro che in privato non è successo niente», replico io risoluta.
«Sì, sì..», ribattono loro in tono ironico.
Tutta la serata prosegue in questo modo, scherzando e ridendo, fino a che i due piccioncini non tornano nella stanza di Goku ed io vado finalmente a farmi una doccia ed infine mi distendo fra le lenzuola ed un attimo dopo mi sono già addormentata.

…CONTINUA…

Next: … Cosa attende Rei nei prossimi giorni della sua nuova vita a  Minekura City ? A questa ed altre domande  risponderà Rei stessa nel prossimo capitolo di questa pazza storia! SO… BE PATIENT AND DON’T MISS NEXT CHAPTER … YOU_HAVE_TO_READ_IT!

JA NE……REI_LIN













Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=591499