Dear Uncle Slash

di ghirigoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova Vita ***
Capitolo 2: *** Traumi, bionde e baci ***
Capitolo 3: *** Il terzo incomodo ***
Capitolo 4: *** Primo assaggio di vendetta:Poltiglie ripugnanti ed alleati ***
Capitolo 5: *** Scimmie, schiuma, liane e qualcosa di inaspettato ***
Capitolo 6: *** Il Signor Coniglio e il secondo che rompe ***
Capitolo 7: *** Elena e il tè ***
Capitolo 8: *** Gli affogati all'ospedale ***
Capitolo 9: *** Lo guardai camminare ***
Capitolo 10: *** Come al solito avevo ragione su di lui ***
Capitolo 11: *** Gli devo tanto ***
Capitolo 12: *** Childhood & Adolescence ***
Capitolo 13: *** Visita ***
Capitolo 14: *** Peter Pan ***
Capitolo 15: *** N-R-Gee e la selvaggia pantera ***
Capitolo 16: *** Dirty Dancing ***
Capitolo 17: *** Il ricatto e la crudele realtà ***
Capitolo 18: *** Salvezza ***
Capitolo 19: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 20: *** Crème de la crème ***
Capitolo 21: *** Pomeriggio al Centro Commerciale ***
Capitolo 22: *** Sorpresa ***
Capitolo 23: *** Uncle moments: Lo zio non perdona! ***
Capitolo 24: *** Fuga ***
Capitolo 25: *** In the car! ***
Capitolo 26: *** Return to home ***
Capitolo 27: *** Proposte ***
Capitolo 28: *** Equivoci ***
Capitolo 29: *** Anticipazione: il problema ***
Capitolo 30: *** Old Sad Stories ***
Capitolo 31: *** L'HO FREGATAAAAA ***
Capitolo 32: *** Stupido ***
Capitolo 33: *** Fightin' ***
Capitolo 34: *** Kiss ***
Capitolo 35: *** Bull's Attributo ***
Capitolo 36: *** sale in zucca - seconda parte del RISTOrante ***
Capitolo 37: *** Uncle Moments 3: degustazione ***
Capitolo 38: *** The trust ***
Capitolo 39: *** Pensieri ***
Capitolo 40: *** Twist!!! ***
Capitolo 41: *** Sunny ***
Capitolo 42: *** Forgiveness ***
Capitolo 43: *** Elmer Fudd ***
Capitolo 44: *** Sin ***
Capitolo 45: *** Don't tell goodbye ***
Capitolo 46: *** I love you ***
Capitolo 47: *** Uncle Moments 4: karaoke ***
Capitolo 48: *** One bed & three crazy guys ***
Capitolo 49: *** Morning ***
Capitolo 50: *** First day of school ***
Capitolo 51: *** One year later ***
Capitolo 52: *** I'll become a... ***
Capitolo 53: *** New Life ***
Capitolo 54: *** Grazed in dream ***
Capitolo 55: *** I missed you too ***
Capitolo 56: *** Songs ***
Capitolo 57: *** Good Night ***
Capitolo 58: *** Not still loved ***
Capitolo 59: *** La fila è lunga ***
Capitolo 60: *** You got... ***
Capitolo 61: *** I'll be your nothing ***
Capitolo 62: *** Return ***
Capitolo 63: *** Ultimo Capitolo - Test ***
Capitolo 64: *** Dubbi e ringraziamenti! ***



Capitolo 1
*** Nuova Vita ***


Wow. Mi sento da schifo. Non mi era mai successo... insomma, sono una tipa forte. Ma ora no. Ora non ho più mamma che mi sostiene, o papà che mi protegge. Non ho più nessuno, neanche le mie amiche, dato che mi sto trasferendo da New York. E ora vado a Los Angeles. Sììiiiiiii... evvai... yu... huuu...non vedo l’ora. Non so nemmeno chi cazzo è questo zio che mi deve ospitare! Si chiama... ...Saul? Ma cosa si erano fumati i nonni quando hanno dato i nomi alla mamma e a lui?! Sterco di mucca?! Bene, una , Kerline e l’altro Saul. E poi cosa, Pantofola? Bicchiere? Rido dei miei pensieri stupidi. E’ la prima volta che rido da quando sono morti i miei. Mi ricordo le ore all’ospedale, chiedendomi se la mamma e il papà ce l’avrebbero fatta dopo l’incidente stradale. Ricordo il fumo, le urla, il sangue, il dolore... le lacrime... Poi la notizia che avrebbe sconvolto la mia vita. "Cara, i tuoi genitori non ce l'hanno fatta. Abbiamo contattato i Servizi Sociali... ti trasferisci da uno zio, notevolmente ricco, quindi vivrai come una regina." Facile dare queste notizie, finchè rimani nel tuo involucro di anatomia e medicina, vero? Prova tu a perdere i genitori per un fottutissimo ubriacone che guida contromano e sulla corsia contraria, e poi essere sbattuta da uno zio che non conosci e che quasi sicuramente non ti cagherà per il resto della vita. Poi dimmi a cosa ti serve sapere da che parte sta il cuore o saper suturare una cazzo di ferita. Quanto lo odio, quel... come si chiama? E' buffo, dovrei ricordare il nome dell'assassino dei miei. Quel bastardo mi ha distrutto l’intera vita. Quanti anni saranno? Ancora almeno 60. E lui, per i miei 60 anni di pianti, si è beccato 27 anni di prigione per omicidio colposo, guida in stato di ubriachezza e guida contromano in corsia sbagliata. Che palle... mi si sta offuscando di nuovo la vista... tutta colpa dei sedativi che mi hanno dato per farmi smettere di piangere. L’aereo sta atterrando, l’hostess mi sorride con finta gentilezza, così, un po’ perché la pagano per farlo, un po’ perché ho pianto per tutto il volo. -Hai fatto buon viaggio?- mi chiede. Svegliati, bella. Sono orfana. -Non vedo come avrei potuto. Buongiorno.- le rispondo oltrepassandola coi bagagli in mano. Che cosa me ne frega se sono stata scortese. Tanto, per quel che so, potrei anche morire per strada, se questo Saul non mi accetta in casa. Nella sala d’aspetto, vedo subito un uomo elegante sui 70 anni che regge in mano un cartello con scritto “Samantha Carwell”. Sono io. Aspetta, sono io? Quest’uomo sarebbe zio Saul? E’ più vecchio dei nonni! Si avvicina, sorridendo, questa volta con vera cordialità. Eh sì, sono io. -La signorina Samantha Carwell, suppungo.- -S-sì- balbetto io con un tono di voce stupido. -Bene. Mi segua, la prego. Lasci che Juan prenda le valigie.- -Juan?- Io non vedo nessuno, a dir la verità. Poi arriva correndo un ragazzo… spagnolo, credo. Mi prende le valige con delicatezza e le porta verso l’uscita. -Sono terribilmente dispiaciuto per la scomparsa dei suoi genitori. Le pongo le mie più sentite condoglianze. Se dovesse avere qualche problema, o se desiderasse qualcosa, mi chimi pure. Sono a Sua completa disposizione, giorno e notte, 24 ore su 24.- mi dice con gentilezza. -Grazie. Cercherò di non disturbarla troppo.- rispondo io. Non lo chiamerò mai. Insomma, io non sono quel genere di persona che disturba un anziano (ma nemmeno un giovane) per farsi aprire un barattolo. Quando arrivammo alla macchina, non ci credevo. Una Limousine. Una. Limousine. Ci accomodammo, una di fronte all’altro, sui comodi sedili in pelle. -Ora, il Signor Hudson ha ospiti, a casa. Cercherò di farlo venire il più presto possibile da Lei. Temo che sentirà molto rumore, ma la villa è grande, e la sua camera dovrebbe essere abbastanza lontana da farlo diventare delle voci di sottofondo.- -Aspetti, quindi Sau… il Signor Hudson mi ha accolta a casa sua?- -Signorina, il Signor Hudson può essere un uomo estremamente ribelle, e disordinato, mi creda, ma è assolutamente un uomo di buon cuore. Provvederà ai suoi bisogni e esaudirà i suoi desideri. Stia tranquilla. Oh! Che sbadato! La vecchiaia gioca brutti scherzi! Il mio nome è Alfred Brimingham. Lieto di conoscerla, Signorina Samantha Carwell.- e mi tese la mano. -Lieta di conoscerla, Alfred Brimingham.- dissi stringendogli la mano. Poco dopo arrivammo alla villa. Dio. Era immensa. “No, abbiamo sbagliato. Impossibile.” pensai. Ma poi Alfred, il maggiordomo col nome del maggiordomo di Batman, aprì il cancello e mi fece segno di entrare. La villa era in fondo, in una specie di parco-giardino, con tanto di fontana. Si sentiva la musica altissima e una bella voce che cantava. -Pare che oggi ci sia anche il Signor Rose.- disse tra sé Alfred. -Mi perdoni, Alfred, ma vorrei sapere che genere di uomo è mio zio...- Insomma, se fosse stato uno di quei ricconi che ti snobbano e che prendono tranquillanti per dormire, o uno di quelli che si mettono le cravatte con su le montagne e le caprette e le giacce schifose firmate Ambarabà Ciccì e Coccò e poi criticano i tuoi jeans... oh, sì, avrei voluto saperlo in anticipo. -E' un uomo spontaneo, ribelle, energico, famoso...- cominciò lui. -...n un certo senso è bizzarro- Ecco. Lo sapevo. Bizzarro. Sono fregata. -Non si preoccupi, le piacerà da matti. Piace a tutti quelli della sua età.- mi rassicurò Alfred. Di male in peggio. Pedofilo. -Le piaceranno anche i suoi amici.- Ecco. Satanista e mafioso. -Spero che le piacciano le cose da... come dite voi giovani?...da...duri.- Bene. Spericolato e irresponsabile. -E’ una persona perbene, ma ha alcuni... diciamo vizietti.- Evvai. Drogato ed alcolista. -Come quello di fumare tutto il giorno, ad esempio.- Mi correggo. Estremamente drogato. -Spero che riuscirà a sopportare i paparazzi, tentano spesso di entrare in casa.- Wow. Bersagliato dai paparazzi. Quindi scandaloso, senza il senso della morale o del pudore. La porta si fece sempre più vicina, e io avevo aggiunto alla lista: -zoofilo -pervertito -masochista -scopa come un riccio -poligamo -commercia armi nucleari -è pieno di tatuaggi perchè usa il linguaggio dei gangster. (rosa=ladro, ad esempio) -amante di party sfrenati -effemminato Una bella lista. Non ci tenevo proprio ad incontrare zio Saul. Poi la mano di Alfred aprì la porta ed entrammo. Com'era bella, la casa, all'interno! Elegante ma moderna, con un sacco di cose fighe tipo quadri con illusioni ottichi, chitarre appese ai muri... Sarà masochista e pervertito, ma ci sa fare in fatto di arredamenti. D'un tratto la musica finì, e una voce lontana chiamò Alfred. -Bene, Signorina, direi che questa loro pausa ci capita a fagiuolo!- mi dice, e poi mi conduce verso una porta rossa. Entra prima lui, e gli sento dire: -Signore, la Signorina Samantha è arrivata. Posso suggerirle di incontrarla subito? Ha avuto una giornata molto faticosa, povera piccola.- Che caro. Gli sussurro "Grazie" da dietro la porta. -Chi? Oh! Sì! Mia nipote! Certo, Alfred. Portala pure qui.- Sento dei commenti di sottofondo, tipo "Ehi, amico, adesso fai il bravo zietto?", "Hai una nipote? Non ce ne hai mai parlato, bastardo che non sei altro!!!" e cose così. Arrossisco subito: chissà che commenti faranno quando mi vedranno!!! Arriva Alfred che mi fa entrare. -B-buongiorno...- balbetto io imbarazzata. -Signori, questa bella Signorina è Samantha Carwell.- mi presenta Alfred. Meno male che c'è lui a parlare per me! -Hey!- mi saluta uno. -Come butta?- mi chiede un'altro. Da una poltrona spunta un cilindro di velluto nero (un cilindro? Crede di essere un mago? Altra cosa da aggiungere alla lista), e una massa informe di capelli ricci. Poi una faccia e una sigaretta. -Benvenuta! Io sono Slash!- mi dice. -E' suo zio.- mi sussurra Alfred all'orecchio. -Credevo che mio zio si chiamasse Saul.- dico io ad alta voce, senza volerlo. -Bè, quello è il mio nome di battesimo, ma non c'è più nessuno che mi chiama così.- risponde Sau...Slash. -Oh! Mi scusi, io... non intendevo offenderla!- Meglio tenerselo buono, questa specie di mago afro. -Ma come sei formale! Dammi del tu, sei la mia nipotina!- Alfred sparì oltre la porta, chiamato a gran voce dall'aspirapolvere. Ero sola. Sola con uno zio-mago-stramboide-rockettaro e la sua band. -Va bene...- sbuffai. Guardai attentamente ogni faccia nella stanza. -Hey! Io sono Duff!- mi disse uno con lunghi capelli biondo platino. -Piacere, Duff- gli dissi io. -Io sono Samantha.- -Io sono Izzy- mi disse un'altro. -Come va Izzy?- lo salutai impacciata. -Hei ma dov'è andato Axl?- sbottò lo zio in una sbuffata di fumo. -Permesso.- sussurrò una voce dietro di me. Non era Alfred. "Ho trovato Axl" pensai. Mi girai, e vidi un ragazzo biondo con una bandana nera in testa. Era bellissimo!!!! (Non come lo zio e gli altri... hahahahaha!!!!!!!!!) -Chi è questa ragazza, Slash? Non è gentile da parte tua non presentarmela.- disse, mentre ancora mi fissava. -Giù le mani, bastardo! Quella è mia nipote, porca vacca!!!- rise lo zio. Axl mi guardò incredulo. -Ma come? Questa bella bimba è imparentata con uno scimmione come te?!- E giù un'altra risata collettiva. Mi spostai, irritata. Axl lanciò una lattina a ciascuno dei presenti. -Noooooooooooooooooo!!! Axl porca vacca lo sai che non mi piace l'aranciata, cazzo!- urlò Duff. -Alza il culo e vai a prendertela!- rispose Axl. Poi si rivolse a me: -Allora, come mai sei qui? Nessuna bimba dovrebbe stare in questa casa.- -Uno: non sono una bimba, ho 15 anni....- e mi si smorzò la voce. "Due, sono orfana..." finii nella mente. Una lacrima mi colò lungo la guancia. -Hey, piccola, cosa c'è che non va?- mi chiese lo zio raggiungendomi. -Non... non te l'ha detto nessuno?- gli chiesi incredula tra i singhiozzi. -Che cosa?- mi fissava con quegli occhi da cernia senza capire. -SONO ORFANA, CAZZO!- urlai e corsi via. Sentii pochi commenti, a bassa voce, non più allegri. Trovai Alfred, e asciugandomi le lacrime e cercando di sembrare nomale gli chiesi dov'era la mia stanza. Lui mi portò davanti ad una porta, e ritornò all'aspirapolvere. Mi gettai sul letto. Non riuscivo più a piangere, per fortuna. Poco dopo qualcuno entrò nella mia camera. -So come ti senti.- era la voce di Axl. -Non penso proprio.- dissi io acida. -Già... non sembra, vero? Eppure io ho perso una zia e due nonni all'incirca quando avevo la tua età... fu terrbile.- -Non è la stessa cosa.- -Oh, sì, credimi. Volevo più bene a loro che ai miei.- Alzai la testa, per guardarlo in faccia. Aveva due grandi occhi dolci. Era proprio bello. -Non sembra...- -Cosa?- -Non sembra che tu abbia perso delle persone care.- -Ho superato quelle perdite. Ora sono felice, vivo bene, ma continuo a ricordarmi di loro. E così farai anche tu, te lo prometto.- -Come fai a prometterlo? Non dipende da te...- -Giusta osservazione. Ma, credimi, farò di tutto, anzi faremo di tutto, per renderti felice.- -Se l'è presa? Lo zio, intendo.-gli chiesi sperando che mi dicesse di no. -E' molto, molto triste.- disse. Abbassai gli occhi, colpevole della sua infelicità. -Ma non per colpa ua. Slash non lo sapeva che... sì, bè... insomma...- -Capito...- -E' stato un duro colpo per tutti. Era nostra amica, tua madre.- Nuove lacrime mi scesero sulle guance. Axl me le asciugò con le mani, delicatamente. Mi abbracciò e mi stampò un bacio sulla fronte, poi uscì dalla stanza canticchiando "E il sole domani sorgerà, di nuovooooo... E io e te saremo lìììììììì, a tenerci per manoooooo" -GRAZIE- gli urlai. -DI NIENTE- sentii. Mi abbandonai sul cuscino, esausta ma, un pochino, felice, e mi addormentai. ♥WAAAAAA!!!!! ♥ *w* se siete arrivati fin qui senza cambiar pagina o decretare che sono scema, GRAZIE! fatemi sapere cosa ne pensate!!!!

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Capitolo 2
*** Traumi, bionde e baci ***


Eccolo!!! Axl e il suo cavallo... verde lime? Vabbè... Comunque, eccolo!!! Sta venendo per portarmi via! Via dallo zio-mago! Via dai capelli strangolatori biondo platino di Duff! Via dalle camicie a brandelli di Izzy!!! Apre la bocca, sta per dire qualcosa... -WEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEOW!!!!!- Mi svegliai di soprassalto. -Ma che cazzo...?- Vidi lo zio con una chitarra elettrica in mano. -Ma che cazzo!- -Bestia ragazzina come sei isterica!- mi disse. Lo guardai con istinti omicidi. Credetemi, essere svegliate con un riff non è bello. C'era qualcosa che non andava. Non stava fumando. No, non solo quello...Wow, si era dimenticato il cilindro. Il coniglio avrà preteso il week-end libero. -Piaciuta la sveglia?- mi chiese con un sorriso ebete. -ADESSO TI SVEGLIO IO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- gli urlai lanciandogli addosso la prima cosa che vidi. Sbarrai gli occhi vedendo la massa verde pisello (non fraintendete, pervertiti) sulla sua faccia. Oh. Mio. Dio. Erano le mie mutande. -Che cavolo sono queste?- disse lui togliendosele dalla faccia. -NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO NON TOGLIERTELEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!- urlai terrorizzata. -Oh! Mutande.- disse lui sorridendo. -Che? Ma che razza di pervertito sei?! Ridammi le mie mutande!!!!!- -Tranzolla, bimba! Ormai sono abituato! Ai concerti le pupe non mi lanciano fiori, preferiscono l'intimo. E' più... diretto. Fa capire al volo ciò che vogliono.- Rabbrividii al pensiero di una cicciona cessa che tira allo zio le sue mutande e lui che le prende e le sventola per poi mettersele in testa. Sì, ho una fervida fantasia. -Non hai fame?- mi chiese. "Ho fame di vendetta" pensai. -Alfred ha preparato...- "Il set di coltelli perchè è mio complice" -...delle uova strapazzate...- "Ti strapazzo io così tanto che ti escono le budella dal naso" -...e del bacon...- "Bacon? Meglio Saul arrosto." -...e del succo.- "Sto per spremerti come un'arancia." -Ci saranno anche i ragazzi!- -Oh Dio no ti prego!- pensai ad alta voce. -Perchè? Non lo conosci ancora bene, sono sicuro che tra un po' ti andranno a genio!- Fece per uscire, ma poi si girò ricordandosi di una cosa. -Ah, è passato Axl per lasciarti un pacchetto. Avrei voluto aprirlo, perchè in fondo Axl è un mio amico e lo conosco e hai solo quin...- -Certo che non l'hai aperto.- -Bè...- mi guardò con un'aria da cane bastonato. -Oh! Mio! Dio! T'ammazzo se trovo un solo pezzo di scotch fuori posto!!!!!- Mi catapultai giù per le scale con tanto di scia di polvere dietro (Alfred si era dimenticato camera mia...) e arrestai la mia corsa sfrenata in cucina, dove un pacco semiaperto troneggiava sul tavolo. "L'ha aperto. Cazzo. L'ha. Aperto. Io. Lo. Ammazzo." pensai. Ma in quel momento escogitare un piano per farla pagare allo zio non serviva, il bisogno di sapere cosa c'era dentro quel pacco premeva nella mia mente. (Potrei scrivere un libro...Samantha Carwell non stona con scrittrice) -Hey! Guarda chi c'è!- urlò Duff facendomi sobbalzare. -Oh. Ciao Duff.- dissi disinteressata. -Sarai arrabbiatissima con Slash! Gliel'ho detto che non doveva aprirlo, ma non mi ha ascoltato, diceva tipo"Ha 15 anni, cazzo! Axl è capace di regalare a un'undicenne un completino da infermiera sexy!" ma io gli ho detto tipo "No, stai tranqui, Axl non è così pervertito, cazzo! E poi cazzo se le ha regalato una roba del genere puoi sempre gonfiarlo di botte", ma lui diceva tipo "Non lo conosci come lo...- -Ma se l'hai aiutato ad aprirlo, cazzo! Che bugiardo! Bastardo!- rise Izzy, comparendo da dietro il muro. "Io li ammazzo tutti." -Signorina, spero che abbia dormito bene!- mi salutò Alfred comparendo con un grembiule metà a pallini rosa e bianchi e metà a righe rosa e fucsia sopra uno smoking. -Sì, grazie, Alfred.- risposi. "Lui lo risparmio." pensai. Guardai finalmente nel pacco. Sotto uno spesso strato di cuoricini di polistirolo trovai un piccolo coniglio di pezza grigio-azzurro. Ero senza parole. Stavo quasi per piangere. Attaccata al collo, con un nastrino, penzolava una letterina azzurro pastello. La lessi, senza smettere di stringere il coniglietto. "Hey ciao! Sono sicuro che non sarai la prima a leggere questa lettera, l'avrà gà letta Slash. Non importa, hai visto che non ti ho regalato niente di sconcio. L'ho trovato in soffitta, era il mio coniglio, da piccolo, e quando sono morti i nonni e la zia era con lui che mi sfogavo. Spero possa ascoltare te come ha fatto con me. PS: spero che tu non sia allergica alla polvere, ne è strapieno! Su con il morale, Axl" -Wah, che sdolcinato!- disse una voce dietro la mia spalla. Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con Duff, che evidentemente, anzi senza ombra di dubbio, aveva sbirciato la lettera da dietro la mia spalla. -Duff.- -Sì?- mi guardava senza capire. -La lettera. E' indirizzata a me. Non a te.- dissi fredda. -E allora? Noi ci leggiamo la posta a vicenda. E' una sorta di tradizione.- -Sì, senza dubbio. Ma io non faccio parte del noi.- Balbettò qualche scusa e andò a scolarsi una lattina di... succo di ciliegia? Ma che razza di rockettaro è questo? Passai tutto il giorno a disfare le valigie, sotto la cura attenta di Axl, il mio coniglietto di pezza, mentre lo zio, Duff e Izzy suonavano e invitavano gente. L'avevo chiamato così perchè me lo ricordava. Verso sera feci una scoperta terrificante. Entrai in quello che ritenevo il bagno, ma invece mi ritrovai nello sgabuzzino, e vidi... LO ZIO CHE LIMONAVA CON UNA!!!!!!!!!!!!!!! Waaaaaaaargh! Perchè non mi ero accecata prima con il cucchiaio??????Che avevo fatto di male????? -Sa-Samantha!!!!!- urlò sorpreso. -Z-ZIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- strillai io disgustata. Chiusi la porta facendola sbattere e corsi giù. Mi appoggiai, anzi mi buttai sul ripiano della cucina, finendo quasi con la faccia nel lavandino. -Hey!!!!! Sam!- mi salutò Duff dalla sala piena di gente, la voce semicoperta dala musica. -Hey. Duff.- risposi in modo neutro, forse primo sintomo del trauma subito. -Hai visto Axl? E' arrivato da poco ed è sparito!- "Axl!" pensai felice. Non avevo ancora avuto modo di ringraziarlo per il coniglio. Mi buttai tra la folla e riuscii finalmente ad arrivare ad Izzy, notoriamente più informato di Duff. -Izzy, hai visto dov'è Axl?- gli chiesi. Ci pensò su un attimo, guardandosi attorno e sorseggiando il Martini che teneva tra le dita. -Penso che sia nella stanza di Slash...- la musica coprì qualche parola; -...una bionda.- "Una bionda?" mi chiesi. Nella mia mente aleggiarono le immagini dello zio che si faceva la tipa, e di colpo mi rattristai. Pensavo che almeno Axl fosse diverso dallo zio e gli altri. Percorsi la stanza facendomi largo tra la gente, e andai nel corridoio. Mi sedetti a terra, con la schiena appoggiata al muro. Guardavo fisso il pavimento, incapace di pensare. Poco dopo qualcuno uscì dalla porta a destra. Era Axl, perennemente imbandanato. -Hey, piccola. Che fai?- disse inginocchiandosi di fianco a me e mettendomi una mano sulla testa. -Niente.- dissi io. -Neanche io. Ero di là a farmi una bionda.- Gli mollai un ceffone e gli urlai: -E LO DICI COSI'?!?- -Calmati, porca vacca! Se ne vuoi una anche te basta dirlo, anche se sei un po' troppo giovane!- disse lui massaggiandosi la guancia. -CHE COSA?!- -Calmati, cazzo! Che ho fatto?- -MA TI SEMBRA NORMALE UNO CHE VA A SBANDIERARE IN GIRO CHE ERA DI LA' A SCOPARE?!- urlai fuori di me. -Ma chi scopava?! Ero di là a bere una birra, cazzo!- -A bere... una...birra?- mi sentivo un'idiota. Mi alzai arrabbiatissima e andai verso la sala. -FANCULOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- urlai ad Izzy, che mi vide e mi salutò. Gli feci un gestaccio e lui, in risposta, mi fece "ok". -Samantha?- mi chiamò una voce dal corridoio. Mi ero quasi dimenticata di Axl. -Oddio, scusami per il ceffone! Avevo capito male!!!!- provai a scusarmi. -Tranquilla, ormai sono abituato... Duff si sbronza spesso...- -Quel cretino di Izzy!- borbottai tra me. -Allora, piaciuto il regalo?- chiese con un sorriso. -Certo, grazie mille!!! E' bellissimo!- -Meno male! Avevo paura che mi dicessi di essere troppo grande!- rise lui. -Ma figurati! E' bellissimo. Veramente.- gli assicurai io. Mi sorrise. Quanto era bello quando sorrideva! -Dio, che mal di testa. Ti dispiace andare da qulache parte lontano da questo chiasso?- -Figurati, andiamo!- risposi io, un po' imbarazzata. Ci recammo nella mia stanza, al piano di sopra, al sicuro dalle note dei Deep Purple. Mi sedetti sul letto, e lui sulla poltroncina a forma di trono, con le gambe e la schiena sui braccioli. Chiaccherammo per circa un'ora, di cose che nemmeno ricordo. Ricordo però che ero con lui, da soli, e questo basta. Ad un certo punto si fermò a fissarmi, serio. Si avvicinò, prendendomi il viso tra le mani, a mi baciò piano. Dopo pochi secondi si staccò, con mia tristezza, mormorò qualche scusa e sparì dietro la porta. Ero rimasta lì, immobile, a bocca aperta. Sia per il bacio, sia per la sua fuga improvvisa.

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Capitolo 3
*** Il terzo incomodo ***


Perchè mai si sarebbe dovuto scusare? Mi aveva reso felice. Non felice del tipo "Oh, come sono contenta, mi hai comprato un cagnolino!", ma felice. Corsi giù di nuovo, attraversai a tentoni la sala affollata e raggiunsi la porta. Mi precipitai nel vialetto, dove finalmente lo vidi. -Hey.- lo chiamai da dietro, senza avvicinarmi. -Sono un idiota.- mi rispose. -No, non lo sei.- -Sì invece. Ti ho baciata.- -Sì, lo so. Mi hai resa tanto felice.- -Ma è sbagliato!- Quelle parole mi colpirono come avrebbero potuto fare dei proiettili. -Perchè?- chiesi disperata. -Perchè hai 15 anni e io 22! Io sono maggiorenne, tu no!- -Pensi davvero che me ne importi?- -Dovrebbe.- rispose fissando il prato. Mi avvicinai e gli misi una mano sulla spalla, facendolo voltare. -Ti ricordi quella canzone che fate ogni tanto? Quella che fa "Che m'importa di quel che dice la gente? La mia vita è solo mia e decido io che cosa devo fare, non c'è nessuno che me lo può dire...".- canticchiai. Mi guardò negli occhi con aria interrogativa. -Io ho scelto di fregarmene.- Non avevo una voce dolce, o una voce triste, come quelle nei film. Non volevo obbligarlo a stare con me. -Non posso.- sussurrò. -Non puoi, o non vuoi?- chiesi. -Non voglio che tu sia infelice, e anche se così non fosse, non potrei. Slash è un mio amico, e poi sai che casini con la legge, e la stampa...- -Ma certo, la stampa.- quelle due parole, quelle otto lettere, mi avevano ferita. -No, non hai capito...- Ero veramente arrabbiata. -Oh, sì invece. Il Signor Rose non può fare brutta figura davanti ai giornalisti, lui è una rockstar, deve essere sempre come i fan lo vogliono, non può permettersi di sfigurare. Come ho potuto pensare che tu fossi diverso?! Come ho fatto a credere che...- -Ascoltami!- Mi afferrò i polsi, per tenermi ferma. -Ascoltami, ti prego.- mi supplicò. -...non voglio...-dissi, schiacciando la testa contro il suo petto. -Non voglio che tu sia infelice. Non c'entra niente il fatto che sono famoso, non c'entra la stampa.- mi disse. Le sue mani lasciarono i miei polsi e scivolarono sulla mia schiena. No, non era un abbraccio. Era una gabbia. Mi staccai e indietreggiai di qualche passo. Sbuffò e guardò in alto. -Non fare così...- mi disse. -Non fare così?! Mi stai dicendo di non fare così? Mi baci e poi tiri fuori la scusa del "non posso perchè è mio amico"! Se ti fosse importato davvero non ti saresti nemmeno avvicinato a me!- urlo. Queste immagini passarono nella mia mente mentre ero ancora seduta sul letto. Sarebbe andata così? Non mi restava che scoprirlo. Lentamente poggiai un piede a terra, poi l'altro. Andai alla finestra, per vedere se Axl fosse ancora lì. Sì. Era ancora lì. "Che faccio? Vado? E se poi succede come ho immaginato? ..." Nel dubbio, aprii la finestra. Axl mi vide, e per un po' rimase fermo a guardarmi. -Che fai?- mi chiese una voce da dietro. Mi girai: era lo zio. -Senti... riguardo a quello che hai visto...- cominciò, con un'aria imbarazzata che vi lascio immaginare; - Bè, insomma... diciamo che ad un certo punto... una persona adulta ha bisogno di... un particolare tipo di... affetto, che di solito può ricevere da un persona... dell'altro sesso,... in altri, si opta per persone dello stesso sesso, ma sei troppo piccola per sapere di già certe cose... comunque, in pratica... c'è un'ape, ed un fiore, che... insomma, l'ape vuole il miele del fiore, e quindi deve... ehm... introdurre...- -Oh Mio Dio. Non ci posso credere. Mi stai facendo il discorso dell'ape e del fiore?!- ero super-iper-extra-turboimbarazzatissima, incredula e, lo ammetto, anche un po' disgustata. -Io non stavo facendo niente, comunque... la stavo...- -Te la stavi facendo.- dichiarai fredda. -No!- -Oh, sì. Credimi.- -Io non mi stavo facendo nessuna, e anche se fosse vorrei proprio sapere dove hai impaarto certe cose, perchè non mi sembra che tu abbia l'età giusta per saperle, quindi...- -Scusa zio ma adesso non ho tempo per sentire le tue cazzate; quindi ciao e arrivederci.- dissi e mi precipitai fuori dalla stanza, lasciandolo lì. Corsi giù per le scale, attraverso la folla, fino al vialetto. -Hey.- lo salutai. Axl aprì la bocca per dire qualcosa, ma lo interruppi. -So cosa stai per dire. Non sei un idiota perchè mi hai baciata. Non m'importa se per te è sbagliato. Non m'importa della stampa, nemmeno della legge. Mi hai resa felice. E non è una cosa sbagliata.- Si avvicinò e mi cinse in un abbraccio che non somigliava neanche lontanamente alla gabbia che mi ero immaginata. -Mi dispiace. Non posso veramente. Ho sbagliato. Ho sbagliato terribilmente.- disse, senza sciogliere l'abbraccio. -Cos'ho che non va?- chiesi trattenendo le lacrime. -Niente, assolutamente niente! Cos'ho io, che non va. Ecco il problema.- -Allora, cos'hai che non va?- -Non vado bene per te. Insomma, bevo, fumo, ho problemi con la legge, mi faccio di canne ed anche peggio, e, cosa più importante, ho già la ragazza.- Non riuscivo a crederci. Che si facesse le canne, bevesse e fumasse, lo sapevo già, perchè anche lo zio lo faceva. Ma non riuscivo a credere di essere il terzo incomodo. In un certo senso, ero io quella che non ci doveva essere. E nemmeno lo sapevo! Mi aveva ingannata fino a quel momento, senza preoccuparsi! -Bastardo.- sibilai, staccandomi da lui. Mi voltai appena in tempo per vedere la sua faccia attontita. Poi mi diressi verso la porta, inespressiva, senza dire una parola, richiudendola dietro di me. Lo sentii tirare qualche urlo e qualche bestemmia, ma non me ne curai. Dovevo solo scoprire chi fosse la sua ragazza. Il terzo incomodo si fa sentire, caro!

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Capitolo 4
*** Primo assaggio di vendetta:Poltiglie ripugnanti ed alleati ***


Ero ancora un po' sconvolta per la rivelazione, ma ad ogni passo lontano da quella porta, da Axl, mi sentivo ancora più agguerrita. Dovevo fargliela pagare. Se Dio avesse conosciuto Axl Rose, il fargliela pagare sarebbe stato l'undicesimo comandamento. Andai in salotto, dove Duff stava fumando una sigaretta attorniato da ragazze in... bikini? "Ma il senso del pudore...?" pensai scandalizzata. Poi una lampadina si accese sopra la mia testa, e capii che se avessero avuto un minimo senso del pudore lo zio e gli altri non le avrebbero mai chiamate. Scossi la testa contrariata, e cominciai a tirare capelli e sciogliere nodi dei bikini, facendo scappare tutte le ragazze. -Hey ma perchèèèèèèèèè?!!!!!- piagnucolò Duff, dimenandosi così forte che pensavo avrebbe perso i capelli. -Adesso tu mi ascolti, e poi zia Samantha ti chiama quelle belle bambine così potete giocare, va bene?- gli dissi con la tipica voce di una maestra d'asilo che contratta con un bambino. -...sì...- disse Duff facendo il labbruccio, anche se l'espressione che ne derivò avrebbe fatto scappare uccelli e spaventapasseri compreso. -Sai se questi cuscini sono di piume?- chiesi. Ne tastò uno, poi un altro, e alla fine disse: -Sì!- -Beeeneeee, e allora mi dai il permesso di prenderne uno?- chiesi di nuovo. Insomma, il permesso si chiede agli adulti, no? E Duff era un adulto, con il cervello di un tredicenne in piena crisi ormonale, ma era un adulto. -Sì, certo. Ora fuori le ragazze.- Annuii, e poi gridai: -SALDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!- Attirate da quella parola, arrivarono di colpo tutte le ragazze della sala. Presi un cuscino di quelli che Duff aveva tastato e lo portai in cucina. Presi un coltello e lo squartai. Ora, sono sicura che voi stiate pensando che sono sadica, omicida, pazza ecc ecc, ma credetemi, era necessario per smerdare Axl. Presi un'insalatiera e ci versai dentro una boccetta di colorante per alimenti (che lo zio si divertisse a cucinare biscottini rosa e lillà???) e le piume. Mescolai il tutto con una forchetta, aggiungendo pepe in polvere, sale, bianco d'uovo, farina, olio, acqua, una buona dose di "zio Jack" (il Jack Daniel's), panna montata e ricotta rancida. Il tutto aveva un aspetto a dir poco disgustoso, e purtroppo, molto compatto. Andai di nuovo in sala e presi un altro cuscino. Tornai in cucina e lo squartai, versando le piume e lo zio Jack sopra la repellente poltiglia. Dopo averla mescolata un paio di volte, era diventata proprio come la volevo io. Quasi liquida. Disgustosa. Appiccicosa. Difficile da lavar via. MORTALE!!!!! Ne misi da parte un quarto, e, armata di insalatiera, mi diressi verso la porta. Aprii e fui lieta di vedere che Axl stava ancora lì. Indifeso ed ignaro..... "Muhuhuhuhahahahahahahahaha!!!!!" risi diabolica nella mia mente. -Hey, Axl! Guarda cosa ti ho preparato!- dissi con voce malvagia. -Samantha! Allora mi hai perdona...- Non finì la frase che la poltiglia gli venne scagliata contro, con tanto di insalatiera, da QUALCUNO. Questa era solo una minima parte della mia vendetta. Vederlo coperto di piume, liquore, pepe ecc ecc e procurargli un lividaccio da insalatiera scagliata contro non era abbastanza. Non per me. -WAAAAAAAAARGH!!! DIO CHE SCHIFO!!!!! MA CHE CAZZO E' STA ROBA????!!!!!- urlò lui disgustato. -Ho ricostruito il tuo codice genetico, e, indovina un po', è risultato fuori che è uguale a quello della mia poltiglia!!!! Non è meraviglioso? Ho pensato che non ti saresti più sentito solo con un amico avente il tuo stesso DNA!!!- -MA CHE CAZZO!!!!! PERCHE'?????- -Perchè?! Bo, forse perchè mi hai ingannata, perchè hai tradito la mia fiducia, mi hai ferita profondamente...- dissi adirata; -...e anche perchè sognavo di farlo a qualcuno da quando ho visto Bugs Bunny che lo faceva a Duffy Duck... ho sempre ammirato quel coniglio...- aggiunsi guardando lontano, come nei film. La porta, dietro di me, si aprì. -Hey SaMA CHE CAZZO?!!!!!- gridò lo zio Slash con le mani nei capelli. -ODDIO MA QUELLO CHI E'????? MADONNA TIRATI SUBITO VIA SAMANTHA CHE POTREBBE ESSERE UN BARBONE! VAI VIA! SCIO'!!!!! VIA, E' PROPRIETA' PRIVATA QUESTA!!! VAI DA UN'ASSOCIAZIONE! NON TI DAREMO I NOSTRI AVANZI O UNA STANZA!!!!- strillò lo zio come avrebbe fatto una madre isterica. La poltiglia intanto era colata sulla faccia di Axl, coprendola completamente tanto che non riusciva a parlare. -Smnm mm Slmsm!!!- mugugnò Axl. -ODDIO NON E' NEANCHE DI QUI! VIA!!!! VIA!!!!! NON TI CAPIAMO E NON VOGLIAMO CHE CI INSEGNI I TUOI BALLI POPOLARI IN CAMBIO DI UN TETTO!!!!! VIA, SCIO'!!!! DIO CHE SCHIFO GUARDA COME E' ZOZZO!!!!! COS'E' CHE GLI COLA? ODDIO CHE SCHIFO MAGARI E' VOMITO! MAGARI SI FA VOMITARE ADDOSSO PER TENERSI AL CALDO!!! DIO SENTI CHE PUZZA!!! MADONNA SANTA CHE SCHIFO! QUALE ORRORE! E GUARDA COM'E' VESTITO! E' SICURAMENTE UN BARBONE!!!!- strillava lo zio senza neanche riprendere fiato. Mi scappò una risatina sentendo lo zio che urlava ad Axl quanto gli facessero schifo il suo profumo e i suoi vestiti. Arrivai quasi a rotolarmi per terra, vedendo Axl gesticolare animatamente e lo zio urlare che lo voleva violentare, e che non gli avrebbe mai dato il portafoglio... -SCAPPA, SAMANTHA! METTITI IN SALVO! NON LASCIARE CHE QUESTO AVANZO DI STRADA TI STUPRI!!!! CORRI!!! CHIAMA DUFF ED IZZY!!!! MI SERVONO RINFORZI! SCAPPA!!!! WAAAARGH!!!!!- Axl lo aveva preso per le spalle e cominciava a scuoterlo;- ODDIO MI VUOLE VIOLENTAREEEEEEEEEEEEEE!!!!! SCAPPA! NO! DIO! NO! NON TI DARO' IL MIO PORTAFOGLIO!!!!!- A quel punto ero davvero per terra, quasi agonizzante, con la pancia che mi faceva un gran male per il troppo ridere. Arrivarono Duff, Izzy e tutti gli altri. Nel vedere lo zio urlante che veniva scosso fortemente d auno sconosciuto coperto di melma e me agonizzante per terra con le mani sulla pancia, pensarono che prima quel "barbone" mi avesse attaccata, e che ora se la stava prendendo con lo zio. Ecco la situazione: la folla cominciò a rincorrere a rincorrere Axl, che agitava le braccia e scivolava grazie alla mia geniale poltiglia sotto le suole; lo zio riprendeva fiato e si preparava ad aggregarsi alla folla urlante; io rimanevo per terra a ridere come una matta; Duff aveva preso una delle chitarre dello zio e minacciava Axl, rincorrendolo, di spaccargliela in testa; lo zio era partito in quarta al seguito dell'aggressore; tutti scivolavano a causa della melma che si lasciava dietro Axl; io ero di nuovo agonizzante a terra coi crampi alla pancia e le lacrime agli occhi; Axl cadde rovinosamente nella piscina e ne riaffiorò, ahimè, quasi del tutto pulito. Si lavò la faccia nell'acqua e urlò almeno trecento volte "SONO IO! CAZZO SONO IO! PORCA PUTTANA! CAZZO! SONO AXL! CAZZO! MINCHIA SONO IO, CAPITO????!!!!". Per me era giunto il momento di andare a nanna, così me la filai di soppiatto. Prima di entrare nella mia camera, vidi per la prima volta dopo due giorni Alfred. -Buongiorno, Signorina. Ho avuto modo di notare la terribile fuga del Signor Axl. Mi tolga questa curiosità: è per caso opera Sua?- mi chiese con un sorriso. -Diciamo che ho notevolmente contribuito.- -Quindi è stata Lei.- concluse guardando il soffitto. -Sei arrabbiato, Alfred?- chiesi preoccupata. Sfoderò un sorriso. -No, Signorina. Al contrario. Sono molto fiero di lei. Ha dimostrato un'intelligenza e un'astuzia che le faranno comodo.- -Quindi sei dalla mia parte?- chiesi speranzosa. -Diciamo che... non mi preoccuperò di chiedere al Signor Rose se vuole che gli lavi i vestiti.- -Grazie, Alfred.- dissi. -Di niente, Signorina. Mi auguro che faccia bei sogni.- -Altrettanto.- risposi. Entrai in camera mia. Sorrisi. Avevo trovato un alleato.

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Capitolo 5
*** Scimmie, schiuma, liane e qualcosa di inaspettato ***


La mattina dopo, mi svegliai alle sei e mezza grazie al "WELCOME TO THE JUNGLEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!" della cazzo di sveglia che qualcuno mi aveva messo sotto l'orecchio, da bravo bastardo. La prima cosa che feci fu girarmi a sinistra e vedere se la finestra era aperta. Poi, con un lancio che avrebbe fatto invidia a Micheal Jordan, scaraventai la sveglia del cazzo giù in giardino, dove giurai di aver sentito lo zio madare una bestemmia. Qualcosa mi stava solleticando la guancia. Alzai lo sguardo, verso il soffitto, e i miei occhi si iniettarono di sangue. Il mio soffitto era ricoperto di schiuma, che cadeva giù sul pavimento, e pendevano delle liane di carta igienica. "Qualcuno la pagherà!!!!!!" pensai con, probabilmente, sguardo omicida. -Piaciuta la sveglia?- mi domandò qualcuno dietro una cortina di liane igieniche. Me l'avevano domandato due volte, e, coem era successo per la prima, mi preparai a lanciare qualcosa contro lo svegliatore. Qualcosa che non fossero le mie mutande, s'intende. -No. Oh, mi puoi credere, no.- dissi fredda. -Adesso ti piacerà di più!!!!- disse lo svegliatore e poi qualcosa di marrone e peloso saltò fuori. Lo guardai sbalordita, mentre quello si dimenava. -Axl. Cosa ci fai con un costume da scimmia?- -WELCOME TO THE JUNGLEEEEEEEEE!!!!!!! Per oggi sarò la tua scimmietta!!!!- disse lui saltellando e grattandosi con le mani testa ed ascella come avrebbe fatto l'ominide che si celava nel suo, ahimè, di dubbie capacità cervello. -Sto per vomitare.- dissi. Non sembrava deluso.Purtroppo. Si avvicinò facendo roteare con le dita la coda, come la Pantera Rosa, e salì in piedi sul mio letto. Poi si mise in ginocchio ed appoggiò le mani. Si sporse verso di me. Ero sicurissima di essere diventata bordeaux. -Axl che cavolo stai...- Oddio, lo fece. Mi baciò. Di nuovo. -Sono o non sono un gran fig...- Non fece in tempo a finire la frase che gli mollai una ginocchiata nei coglioni. La sua espressione agonizzante, mentre cadeva dal letto tenendosi il pacco, oh..., credetemi, mi fece stare bene. -Sei un gran figLIO DI TROTA! E non volevo insultare tua madre.- dissi, spietata. -Dio... che... DO... LO... REEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!- esplose lui con le lacrime agli occhi. Avrei anche potuto vincere diecimilamilioni alla lotteria, ma neanche quello mi avrebbe appagata quanto lo stava facendo la sua espressione. "Perchè non è ancora arrivato lo zio con il moschetto sotto braccio a strillare se c'è un ladro che mi vuole violentare?" mi chiesi. -Hey. Tu.- chiamai Axl dandogli dei colpetti col piede. -Sai mica che fine ha fatto lo zio?- Dopo che le sue capacità psico-motorie si furono ristabilite, fece un tale ghigno che mi venne voglia di tirargli un'altra ginocchiata. -Ho pianificato tutto, piccola mia. Siamo soli. Slash è andato ad un'intervista, Alfred è fuori città, Duff è a casa sua con un paio di... ragazze, ed Izzy è da qualche parte in Colorado ad un meeting.- "Cazzo!" pensai arrabbiata. -E, se permetti, qual'è il tuo obiettivo?- chiesi. -Conquistarti.- rispose lui ghignando. -Allora puoi pure tornartene a casa, bello.- dissi fredda, andando verso l'armadio. -Ora, se permetti, dovrei cambiarmi.- -Non c'è problema.- disse lui calmo. Lo guardai, aspettando. -Che c'è?- chiese. -Dovresti... andare.- Restò fermo a guardarmi, con quello stupidissimo costume da scimmia. -Ho capito. Idiota.- dissi seccata. Aprii l'armadio e, con mia sorpresa, non 'era niente di quello che avevo messo. Niente, all'infuori di un vestito. -Ti piace?- mi chiese Axl da dietro. Presi il vestito, me lo appoggiai sul petto, e mi guardai allo specchio. Era scandaloso. Osceno. Era di seta nera, con riflessi rosso sangue, cortissimo e scollato. -Te lo scordi. Non me lo metto.- dissi ad Axl seria. -Se preferisci rimanere così...- disse, indicandomi. In quel momento mi accorsi di essere in canottiera e mutande. -ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO DOV'E' FINITO IL MIO PIGIAMA????!!!!- strillai coprendomi con quel fazzoletto nero. -Diciamo che è, con tutti i vestiti della casa, in una valigia in giardino.- Gli mollai un ceffone che lo fece cadere per terra, e presi a menarlo di santa ragione. Quando ebbi finito, mi ricomposi. -Togliti il costume.- ordinai. -Adesso si ragiona...- ghignò lui. Aspettai che si fosse tolto anche le zampe pelose. Per fortuna, aveva una maglietta e i boxer. -Togliti la maglietta.- ordinai di nuovo. Ci lottò come un forsennato, e poi la lanciò via. Fece per buttarsi su di me, ma corsi a raccogliere la sua maglietta. Me la infilai, ma era troppo corta e non mi copriva abbastanza. -Togliti i boxer.- -Ci puoi scommettere!- disse lui gettandosi le mani sull'elastico. -NON DAVANTI A ME IDIOTAAAAA!!!!- strillai scandalizzata coprendomi gli occhi. Mi girai verso la porta, tendendo la mano all'indietro. Mi arrivarono ai piedi i boxer neri. Sicuramente Axl non aveva una buona mira. Mi infilai anche quelli, con un po' di ribrezzo, ovviamente. Nonostante tutto, mi stavano bene. -Perfetto. Ora, se non ti dispiace, vado a prendere i miei vestiti.- annunciai vincitrice, andandomene. Axl mi guardò sorpreso, coprendosi il pacco con le mani. Bè, almeno aveva avuto la decenza di non restare con gli ortaggi al vento. -Hey, aspetta! Torna qui!- mi chiamò. Poco dopo mi corse incontro con un altro paio di boxer neri. -Di riserva.- spiegò lui, notando la mia espressione scocciata rivolta a quelli. -Axl, fanculo.- dissi io continuando a camminare. -Senti, piccola, lo so che non sono stato un bravo bambino, ma...- -No, non lo sei stato.- -Ecco, appunto... non è che tu non mi piaccia, ma se sto con te mi metto nei casini...- farneticò pateticamente. -Tranquillo, da ora non ti devi più preoccupare.- dissi io secca. -In che senso? Non... non ti piaccio più?- mi chiese, fermandosi davanti a me. -Senti, lasciami andare. Voglio tirarmi via questi cavolo di boxer.- -No, adesso mi devi rispondere.- mi supplicò lui. -Axl! Lasciami andare!- -Non ti lascerò mai andare.- disse lui stringendomi. Ancora una volta, era una gabbia. -Mai...mai...- sussurrò. Adesso le sbarre scomparivano... e non c'èra più la gabbia. Non so perchè, non so come, ma le mie gambe restarono lì. Le mie braccia circondarono il suo collo, e accadde quel che accadde. Mi alzai in punta di piedi e mi incollai alle sue labbra. E non ero io, a fare quelle cose. Non avevo dato nessun ordine al mio corpo. Era come respirare. Non è sempre un'azione volontaria. Ma ti serve. In quel momento, mentre lo baciavo, squillò il telefono. Fu come una dono dal cielo, perchè riacquisii subito il controllo del mio corpo. Corsi giù per le scale sforzandomi di non guardarmi indietro. Andai in cucina ed alzai la cornetta. -Casa Hudson. Chi parla?- dissi. -Oh, bella fratello, ho sbagliato numero. Credevo di chiamare un altro...- Conoscevo quella voce. -Duff idiota che non sei altro Hudson è il cognome di Slash! Sono Samantha!- -Oh... OOOHHHH!!! Bella Sam come ti butta? Allora, ma dove cazzo è Slash?- -E' ad un'intervista.- -Wooou... ecco cosa mi ero dimenticato...- rise lui, da perfetto idiota. -Cosa dovevi dirgli?- chiesi seccata. -Volevo chiedergli se gli andava una ragazza. Ce n'è qua una che sa fare dei massaggi che te lo fanno rizzar...- -MA CHE SCHIFO!!!!- lo interruppi schifata. -Hey chi è?- mi chiese Axl da dietro "Oddio adesso che faccio????? Stupido corpo fanculooooo!!!!! Adesso mica posso ignorarlo!!!!! Oddio speriamo che se ne va e non torna più!!!!! Con che coraggio posso girarmi e guardarlo?????" pensai terrorizzata. -Era...- cominciai... -Hey! Ma mi stai ascoltando?- chiese Axl. -Hey Sam ma mi ascolti?- chiese Duff. Riattaccai la cornetta e mi girai verso Axl. Lo raggiunsi e mi gettai su di lui, di nuovo. Ma questa volta era l'istinto che mi guidava. Lo baciai nuovamente, senza neanche dire una parola. Poco dopo raggiungemmo camera mia, senza staccarci, e poi il mio letto, scivolando sulla schiuma e aggrovigliandoci tra le liane E poi... bè, un po' di fantasia, miei cari. . - . - . - . - . Ok questo capitolo è un po' corto, lo so, ma farlo più lungo lo avrebbe fatto diventare noioso. E poi è il capitolo "più importante", per così dire, perchè da qui nasceranno molte cose. Spero comunque che vi sia piaciuto! Ditemi cosa ne pensate!

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Capitolo 6
*** Il Signor Coniglio e il secondo che rompe ***


-*-*-*Wow, non sono brava in questo genere di capitoli, e quindi non mi sono impegnata a descrivere certe cose. Spero che vi piaccia comunque! Recensite!*-*-*-Mi svegliai nella mia stanza. C'era odore di... dopobarba? Aprii gli occhi. "Oh. Perfetto. Schiuma e carta igienica. Ancora lì." pensai. Mi accorsi che qualcosa mi stringeva, e che ero avvinghiata a qualcosa pure io. "AXL!!!!!" mi urlai nella testa. Alzai il lenzuolo, per vedere fino a che punto ero nei guai. Cazzo. Era nudo! Nudo nudissimo! Lo ammetto, va bene, era totalmente, completamente, meravigliosamente nudo. E, cosa più terribile, lo ero anche io. Che cosa ci facevo nuda attaccata ad Axl nudo? Se vi state ponendo questa domanda, allora è meglio che pensiate che stavamo giocando a briscola. Se invece avete un'idea meno ingenua, allora potete continuare a leggere. Ero terrorizzata. Cosa avrei dovuto fare quando si sarebbe svegliato? Di sicuro non ci pensavo a chiamarlo tesoro o amoruccio. Ma non potevo neanche mandarlo affanculo! Devastata dall'indecisione, mi appoggiai di nuovo al suo petto, ed ascoltai il suo respiro. Poco dopo si svegliò, ed alzò la testa. -Hey...come va?- -Bene...- risposi semplicemente. -Che ore sono?- chiese dopo una pausa. Alzai lo sguardo verso l'orologio appeso al muro. -Sono le tre del pomeriggio. A che ora torna lo zio?- -Dunque... verso le nove.- mormorò pensieroso. -Ed Alfred?- -Alle otto. Gli ho dato il giorno libero.- -Ma che bravo... e tutto per...?- -Per stare un po' da solo con te.- Sorrisi felice, arrossendo. Richiusi gli occhi ed appoggiai di nuovo la testa. -Era la tua... prima volta?- chiese con voce tremolante. "E adesso che gli dico? Se gli rispondo di sì, magari pensa che sono una bambina... ma se gli dico di no faccio la figura di quella che va in giro a darla a tutti... COSA FACCIOOOOOO?????" mi chiesi terrorizzata. Come per togliermi il peso di quei pensieri, alzò il lenzuolo e guardò il coprimaterasso. Sapevo che tipo di macchia avrebbe trovato. -Già... a quanto pare sì... spero almeno che non sia stato penoso.- sussurrò. -Sei stato grande...- gli assicurai, un po' imbarazzata. -Immagino che tu sia esperta!- ridacchiò. -Non penso che ci possa essere qualcuno più... creativo di te.- dissi pensando a cosa avevamo fatto poche ore prima. -Anni ed anni di pratica.- disse sorridendo. Quella sua risposta mi rattristì un poco. Insomma, non pensavo che avrebbe parlato del suo passato sessuale in quelle circostanze. -Anche tu te la sei cavata.- mi disse. Non avrei voluto sentire quelle parole, sia perchè ero già troppo imbarazzata anche senza, sia perchè avrei sperato in qualcosa di più... insomma... cercate di capirmi... -Anzi, direi che da uno a dieci sei 13.- -A quante altre l'hai già detto?- chiesi triste. -A nessuna.- -Sì... e io ci credo.- -Considera che di solito appena finito o se ne vanno o le mando via io. Non mi trattengo a chiaccherare... al massimo chiedo il conto.- Mi alzai sui gomiti e gli diedi un pugno sul petto. Sapevo di non averci messo forza ma speravo che si sarebbe rotolato a terra con le costole rotte, per quello che aveva detto. -Dai... non prendertela... lo sai che siamo tutti così a 18 anni!- ridacchiò. -Ma non ne avevi 22?- chiesi guardandolo storto. -Classica mossa da ragazzino. Fingersi più grande.- spiegò. -Ti sei fatto ricoprire di una sostanza melmosa, rincorrere da una folla urlante e tirare un calcio nei coglioni solo per corteggiarmi?- chiesi. -A quanto pare è servito a qualcosa.- disse, per poi baciarmi. "Sì, è servito a qualcosa." commentai nella mia mente, prima che essa si rispegnesse come quando gli ero saltata addosso dopo aver attaccato il telefono in faccia a Duff, con le stesse conseguenze. Un'ora dopo, eravamo allo stesso punto di un'ora prima. Finalmente mi alzai, arrotolandomi il lenzuolo addosso, che Axl tirava ridendo. Presi i suoi vestiti e glieli gettai addosso. O meglio, gli tirai i boxer e le gambe da scimmia. -Ora alzi il culo e vai a prendermi i vestiti!- ordinai. Saltò in piedi e mi sollevò, facendomi girare due o tre volte. -Che ne dici se giochiamo ancora un po'?- chiese mordendomi il collo. -Basta, Axl, sei peggio dei conigli!- gridai io mentre mi faceva girare di nuovo. -Già, da parte di zio!- ridacchiò. -Vestiti e vai a prendermi i vestiti!- ordinai di nuovo. -No, mai!!! Ti preferisco con il lenzuolo... anzi, meglio senza!- rise mentre ne tirava un lembo. -Su, signor coniglio, vai!- -Altrimenti?- chiese con aria di sfida. -Altrimenti non ti do più la carota!- lo miancciai. -Vado e vengooooo!!!!!- sospirò rassegnato infilandosi i boxer. Aspettai che se ne fosse andato prima di cadere totalmente nel panico. "Cazzocazzocazzocazzocazzo!!!! E adesso che faccio? Oddio e se lo scopre lo zio?! Mi brucia viva con le sigarette! E se... non ha usato delle precauzioni?!" mi tormentai con le mani nei capelli. Un minuto dopo tornò con una valigia piena di vestiti e mi tirò una maglietta, un paio di slip e un paio di jeans. -Axl ma qualcosa di più corto no?- chiesi alludendo ai dieci centimetri scarsi dei jeans. -Hai vergogna?- chiese ridacchiando. Mi rivestii rassegnata e andai giù a prendere qualcosa da mangiare. Il Coniglio mi seguì e prese, sorpresa sorpresa, una birra!!!!!!! -Prendi!- disse mentre mi lanciava una confezione di qualcosa. Lessi il nome, difficile ed arzigogolato come quello di tutti i medicinali. "Axoprefanoxline... bla bla bla... gusto fragola... pillola del giorno dopo?!" -Credo che ne devi prendere una ogni... 24 ore...- disse tra un sorso e l'altro. -Non hai usato... altro?- chiesi preoccupata. -Un po' di MariaGiovanna.- rispose. -...cioè?...- -Ho fumato un po' di marjuana. Mette KO gli spermatooi.- -Ti sei fatto una canna?- chiesi incredula. Cioè, non per la canna, ma per il fatto che la usasse come contraccettivo. -Andiamo, pensavi davvero che da lucido mi sarei messo quel costume da scimmia?!- rise. Si annusò il braccio, e fece una smorfia. Lo imitai, e scoprii che puzzavo di fumo (suo), sudore e "qualcos'altro". -Let's go for a baaaaaaath!- canticchiò, mi sollevò passandomi un braccio intorno alla vita e tenendomi sollevata piegata in due, e uscì in giardino, dove arrivò ad una piccola vasca. Mi depose (sì sì... ma figuriamoci... mi BUTTO') dentro, ancora vestita, ed entrò pure lui. Premette un bottone e da dei fori uscì un potente getto di bolle. Che bello stare nell'idromassaggio! -Hey, sai cos'altro mette KO gli spermatozoi?- mi chiese sottovoce, avvicinandosi. -Fammi indovinare... l'acqua?- dissi alzando gli occhi al cielo. -Che brava bambina! Adesso puoi ritirare il premio!- disse e mi diede un rapido bacio sul collo. Infilò i pollici nei miei jeans, deciso a togliermeli, ma lo bloccai. -Per oggi basta, ti prego.- lo supplicai. Fece finta di offendersi, come i bambini, ma alla fine accettò. Mi fece sedere sulle sue gambe e mi diede un bacetto sulla schiena, per poi rilassarsi nell'acqua. Adesso era un paradiso vero e proprio. Canticchiò una canzone che qualche volta avevano suonato con gli altri, di cui mi ricordavo bene solo l'assolo dello zio, perchè alzava il volume così tanto da poterlo sentire fino in Finlandia. -Come si chiama? E' bella.- chiesi, ascoltandolo. -Non lo abbiamo deciso ancora... non c'era l'ispirazione...- disse. -Perchè, ora c'è?- -Ci puoi scommettere! Dopo una giornata così, se non c'è l'ispirazione non vale la pena di evitare le macchine in strada!- rise, passandomi le mani sui fianchi. -Facciamo un gioco.- mi propose poco dopo. -Tieni a posto i gioielli!- lo avvertii. -No, tranquilla. Fai la scaletta di...fighezza tra me, Slash, Izzy, Duff ed Alfred.- -Non è giusto, lo sai già chi c'è al primo posto.- mi lamentai sorridendo. -Rinfrescami la memoria!- -Alfred!!!- esclamai ridendo. Rise, e per vendetta mi fece il solletico, facendomi piegare in due. -Adesso voglio quella vera.- ordinò. -Numero uno, un certo signor Rose...- sorrise e mi baciò; - numero due... Izzy...- -Izzy?- mi interruppe, con aria interessata. -Non puoi negare che sia un bel pezzo di ragazzo!- dissi co voce scherzosa, anche se non scherzavo affatto. -Ma tu senti questa!- borbottò. -Numero tre... lo zio...- -Ahia, si mette male per Duff!- ridacchiò. -Numero quattro... Alfred...- -Ahhh, che colpo!!!- rise lui. -E il povero Duff al cinque.- conclusi. Rise ancora, sottovoce, e mi strinse. Restammo lì ancora per qualche minuto, finchè non sentii un rumore. -CAZZO! STA ARRIVANDO QUALCUNO!- strillai e mi catapultai fuori dalla vasca, nascondendomi alla vista del numero due nella scaletta. -HEEEEEEEYYYY!!! COME BUTTA ROSE?- urlò Izzy dalla sua decappottabile. -Ma vaffanculo và! Che tempismo del cazzo!- borbottò Axl, facendomi ridacchiare. -IZZY MA CHE CAZZO CI FAI QUI?- gli urlò dopo. -L'IMPEGNO E' STATO ANNULLATO!- rispose Izzy. -Fanculo!- borbottò Axl. Izzy scese dalla macchina e ci raggiunse. O meglio, raggiunse Axl, perchè non sapeva che c'ero. -Ma non c'è Sam?- chiese. Purtroppo non riuscivo a vederlo da dietro la vasca, ma questo voleva dire che nemmeno lui poteva vedermi. -Sì, dev'essere dentro...in...camera sua...penso...- si inventò Axl. -Ah. Vado a chiamarla.- disse Izzy dopo averci pensato su. -NO! Cioè... credo... che voglia stare da sola... sai... le ragazze sono fatte così... a volte vogliono solo farlo... a volte vogliono... stare... da sole...-balbettò Axl per fermarlo. -Mhhhh... penso tu abbia ragione. Ti rompe se entro anche io nella vasca? Sono sei ore che guido.- -No... penso di no...- -Bene... guarda che sole! Abbronzatura COMPLETA!- disse. Sentii l'ultima parola al rallentatore, come nei film, disgustata dalle conseguenze che portava. Voleva entrare nella vasca... NUDO???!!! Sentii che si tirava giù la lampo dei pantaloni... rabbrividii quando caddero vicino ai miei piedi, e involontariamente mi alzai. -IZZY NON FARE IL FROCIO RIMETTITI SUBITO LE MUTANDE!!!!!- strillò Axl mentre con una mano mi cacciava giù. -Eddai... l'abbiamo sempre fatto... insomma, mica ti vergogni? Ti ricordi di quella volta che abbiamo dovuto fare la doccia tutti quanti insieme perchè nelle altre l'acqua era gelida?- si giustificò Izzy. -...ma che cazzo...Dio è vero?...che schifo!...- sibilai arrabbiata e disgustata ad Axl, che si era girato a finire di sotterrarmi nel prato, rosso come un pomodoro. -Zitto! Zitto! Basta, ti prego!- lo supplicava lui, mentre Izzy descriveva il momento in cui si erano insaponati l'un l'altro. Io intanto minacciavo di morte Axl, sempre a bassa voce, e lui mi piantava nell'erba. -Axl ma che ti stai facendo una sega là dietro? E POI DAI A ME DEL FROCIO!!!!!TE CHE TI ECCITI PER UNA DOCCIA IN QUATTRO!!!!!- urlò divertito Izzy. -CAZZO NON MI STO FACENDO UN BEL NIENTE!!!!!- gridò Axl inferocito. -Calmati, calmati... allora l'hai trovato un titolo per la canzone?- chiese Izzy. -Bè... uno ci sarebbe... ma manca ancora il testo e la musica... non sarebbe meglio parlarne col resto del gruppo?- rispose Axl. -Eddai qual'è?- lo incitò Izzy, che proprio non voleva togliersi dalle balle. -Welcome to the jungle.- disse Axl, picchiettandomi sulla testa come per ricordarmi qualcosa di cui mi ero già ricordata. Welcome to the jungle era la frase con cui mi aveva svegliata quella mattina. Izzy cominciò a blaterare cose come: -Che figo! Ma come ti è venuto? Insomma, è perfetto, ci sta benissimo, sta bene sulle note, insomma, "Welcome to the jungle!" è perfetto! Insomma, l'hai sentito? E' perfetto! E' rock, divertente e anche...- -VAFFANCUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUULO! VAF-FAN-CU-LOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- gli urlò esasperato Axl, facendolo quasi cadere all'indietro. -Axl, amico, che ti prende? Quante dosi ti sei fatto?- rise Izzy. No. Proprio non voleva togliersi dalle balle. -Izzy. Io mi fido di te. Io sto con Smantha. Capito? Bene... stamattina abbiamo scopato, ok? E prima che arrivassi TU A ROMPERE, noi ce ne stavamo qui da soli nella vasca. Samantha, ora, è dietro la vasca, e non aspetta altro che tu te ne vada per ritornare dentro con me. Quindi, per favore, ti togli dalle scatole?- -WHOAH!!!!! Questo sì che è un colpo! Ma che cazzo ti è saltato in testa? E' la nipote di Slash! Quello ti ammazza, amico!- farneticò Izzy frastornato. Mi alzai, finalmente, tra vari crampi alle gambe e pezzi di prato che si scollavano dalle mie ginocchia. -Tieni... i tuoi... pantaloni...- gli dissi porgendoglieli, imbarazzata dai suoi boxer con su gli aeroplanini. Izzy mi guardò con gli occhi stralunati, forse perchè ero bagnata fradicia e avevo su la maglietta che stava così aderente che era una seconda pelle, forse perchè non ci credeva. -Senti, amico... gradirei molto che tu non dicessi niente in giro...- lo intimò Axl. -Io non potrei mai mentire a Slash... è... è il mio migliore amico!- balbettò Izzy. -Ma non gli devi mentire, se non ti chiede niente... non devi rispondere alle domande che non ti sono poste, no?- lo rassicurò Axl, con il suo tono più convincente. -O...ok.... io... credo che andrò... a fare un giro...- disse Izzy, avviandosi verso la sua macchina. -Izzy! I tuoi.... pantaloni...- lo avvisai io. Insomma, mica potevo farlo andare in giro con gli aeroplanini stampati sui boxer, no? Glieli lanciai, e aspettai che se ne fosse andato. Nonappena sparì dietro il cancello, Axl mi accalappiò e mi trascinò nella vasca come gli squali fanno con le loro prede. Mi diede un lungo bacio, mi fece sedere come prima su di lui e ricominciammo a fare niente come prima della visita di Izzy. Ad un certo punto, Axl cominciò a muoversi, e sentii qualcosa che spingeva da sotto. -Ma guarda.... il coniglio si è svegliato!- mi sussurrò all'orecchio. -Suppongo voglia qualcosa...- -Brava! Direi che vuole... la sua carota...-

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Capitolo 7
*** Elena e il tè ***


Alla fine lo zio arrivò. Si guardò a lungo intorno, come se si aspettasse di trovare qualcosa rotto, girando tra le labbra la sigaretta. Indossava un fighissimo giubbino di pelle nera, con borchie e foppe (si chiamano così? Bo, insomma erano tipo degli stemmi attaccati al giubbino), una maglietta nera e scolorita, ma probabilmente era stata disegnata così, e stampata sopra troneggiava la scritta "FUCK YOU WHOEVER YOU ARE". Mi piaceva quella scritta. Era nello stile dello zio. Anche nel mio. D'altronde anche il mio motto era "Fottiti chiunque tu sia". Nonappena mi vide, mi corse incontro e mi prese per le braccia, con una faccia che non lasciava intuire niente di buono, facendomi arrivare una zaffata di fumo e zio Jack.. "Oddio, l'ha fatto. Izzy gliel'ha detto. Ora mi brucia con la sigaretta e lo zio Jack!" pensai terrorizzata, pensando a come perseguitare Izzy dal mondo dei morti. -Devo chiederti una cosa molto importante... non so se te lo sei mai chiesto, ma io non riesco a capacitarmene...- cominciò. Mi fissò negli occhi, e prese un respiro come quando ci si immerge o come quando si sta per sparare una cazzata. -Samantha... perchè non sei nera?!- mi urlò sgranando gli occhi. -No scusa... cosa?!- chiesi scandalizzata. -E' tutta la sera che ci penso! Insomma, io sono mulatto, tua madre è mulatta, tuo nonno è nero, tua nonna è nera, il tuo bisnonno è...- -Fammi indovinare... nero?- -Già! Ma tu non sembri nemmeno abbronzata!- farfugliò dimenando le braccia. -Forse perchè sono figlia di un uomo bianchissimo e di una mulatta chiarissima?- azzardai guardandolo storto. Si tirò su, guardando il vuoto, e inclinò la testa. -Cazzo. Hai ragione.- decretò. -Vado a farmi una birra.- aggiunse e andò via come se non fosse successo nulla. -Vivo in una gabbia di matti.- dissi io. -Hey, Sam... posso parlarti?- chiese qualcuno dietro di me. Mi voltai e riconobbi la faccia preoccupata di Izzy, che si tormentava una ciocca di capelli per l'imbarazzo. -Certo.- risposi sorridendo. Andammo nella sala dove provavano, quella rossa, e mi sedetti su uno sgabello che usava lo zio quando le canne gli facevano vedere i polipi e sbagliava note, dando le spalle alla porta. -Io... come è nato?- balbettò. -Cosa?- Mi guardò e divenne rosso, e fissò il pavimento. -Intendo...come...come vi siete... tu e Axl, insomma...- -Bè, è capitato quasi per sbaglio. Mi aveva consolato per i... miei genitori... e... insomma, lì è scoccata la scintilla. Ti ricordi quando l'avete rincorso per tutto il giardino? Era colpa mia! Ero arrabbiatissima e così mi sono vendicata! Poi il giorno dopo l'ho trovato in camera mia, non c'era nesuno, e... bè...- cominciai a spiegare. -E...?- mi incitò Izzy. -E!- Non ritenevo opportuno spiegare oltre, insomma, erano questioni intime. -Dai, dimmi cos'è successo dopo!- -Ma scusa cosa pensi che abbiamo fatto in camera mia?!- strillai. -ODDIO!!!- urlò. -Quante storie!!! Non dirmi che sei ancora vergine!- mi lamentai io. -NO!!! TUO ZIO!!!- strillò con le mani nei capelli. -OCCAZZO!- urlai io voltandomi di scatto. -ADESSO LO AMMAZZO!- urlò lo zio aspirando tutto d'un fiato la sigaretta, facendo incendiare la parte senza tabacco. -NOOOOO!!!!!- urlai io. -ODDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- urlò Izzy. -LO AMMAZZO!- urlò lo zio correndo via, notevolmente incazzato. -OCCAZZOCAZZOCAZZOCAZZO!!!!!- urlai io. -ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- urlò Izzy. -CHE CAZZO C'E' DA URLAREEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE???!!!- urlò Duff entrando nella stanza. -ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!- urlò Izzy. -CAZZOCAZZOCAZZOCAZZOCAZZO!!!!!- urlai io. -STATE ZITTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!- urlò Duff. -ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- urlò Izzy. -CAZZOCAZZOCAZZOCAZZO!!!!!- urlai io. -TAPPATE LA BOCCAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!- urlò Duff. -ODDIOOOOOOOOOOOOOOOO!!!- urlò Izzy. -CAZZOCAZZOCAZZOCAZZO! PORCAPUTTANAPORCAPUTTANAPORCAPUTTANAAAAA!!!!!- urlai io. -LA SMETTETEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE???!!!!!- urlò Duff. -ODDIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- urlò Izzy. -PORCAVACCAPORCAVACCAPORCAVACCAPORCAVACCA!!!!- urlai. -BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!- urlò Duff. Ritornai in me stessa e corsi dallo zio. Stava ammazzando Axl! Era coperto di sangue, e il ricordo dell'incidente mi bloccò. Non riuscivo a vedere altro che i pugni dello zio e il sangue sul pavimento. -Sei un bastardo!!! Muori!- gli urlava lo zio mentre lo colpiva. Axl rispondeva... no, non diceva niente, si limitava a subire passivamente, guardando. Guardando me. Me! Come se si aspettasse che prendessi una piastola e sparassi a chi lo stava colpendo! Come se io potessi fare qualcosa! Quel che potevo fare, lo feci. Ancora oggi mi ringrazia di avergli salvato il culo. Mi aggrappai alla spalla dello zio tentando di tirarlo via, di fargli lasciare la presa, gridando con la vista appannata dalle lacrime. Poco dopo, attirati da nuove urla, arrivarono anche Duff ed Izzy. Afferrarono lo zio ed Axl e li separarono, però non tennero conto dei calci, che arrivavano lo stesso. Alla fine li trascinarono abbastanza lontano da non potersi neanche sfiorare. Io ero ancora aggrappata allo zio, non mi sognavo neanche di buttarmi su di Axl a fare la crocerossina. Sarebbe stato peggio. Un giorno glielo avrei spiegato e avremmo riso. O almeno così speravo. -Zio, zio!!!- urlavo intanto, tentando di distrarlo dagli insulti che lanciava ad Axl. Ma non mi ascoltava. Duff lo tirò su afferrandolo per la maglietta, e gli urlò in faccia qualcosa tipo: -Ma che cazzo credevi di fare?!- Lo zio lo guardò con gli occhi più adirati che abbia mai visto e riprense a minacciare Axl. Elena. Io ero come Elena. Come quella donna che avea scatenato una guerra solo perchè non aveva saputo stare al suo posto. Invece di godersi la corte di Menelao, aveva preteso anche Paride. E Paride pagava. E lei no. E Menelao uccideva. E lei non poteva fare nulla. Lo zio intanto aveva cominciato a dare spintoni a Duff, ed Izzy a cercare di tenerlo a bada. Non avevo ancora guardato Axl. E non lo feci. Sapevo che guardarlo significava farlo ammazzare dallo zio, e significava constatare che io ero Elena. Andai dallo zio, a cercare di farlo calmare. Gli posai una mano sulla spalla e una sul petto, come se servisse a qualcosa. E, stranamente, servì a qualcosa. Si girò verso di me e sbuffò, abbassando i pugni. Si accese una sigaretta, si sedette su una sedia e rimase torvo a fissare il pavimento. -Io non capisco!... era... era tutto perfetto! Perchè... perchè Axl? Perchè non un normale ragazzino della tua età? Axl è maggiorenne, cazzo! Ed è un mio amico!- balbettò gesticolando. -Pensa che queste cose me le aveva dette pure lui...- mormorai abbracciandogli la testa. -Davvero?- chiese. -Davvero. Parola di scout!- assicurai. Sorrise appena da dietro una sbuffata di fumo. -Dai, zio, che male c'è?- Si rabbuiò subito, ricominciando a fissare quel pavimento che in quel momento odiavo. Mi sedetti su quel parquet odioso, davanti allo zio, costringendolo a guardarmi. -C'è che non potete. Ti proibisco di avvicinarti ad Axl. Te lo proibisco.- sibilò. -Ma che ragionamenti sono?!- si ribellò Duff, acceso sostenitore delle soap opera; -Non puoi fare loro questo! Se stanno insieme vuol dire che Axl non fa emergere la sua parte peggiore che conosciamo!- -Non me ne frega un cazzo di come si comporta! Deve stare lontano da mia nipote!- lo aggredì lo zio, alzandosi dalla sedia. -Ma zio...- -Niente ma! D'ora in poi tu- e mi puntò il dito addosso; -e tu- e lo puntò contro Axl; - starete lontani, lontanissimi, non vi potrete neanche parlare!- -Ma sei impazzito?!- urlò Duff. Izzy intanto stava aiutando Axl a rialzarsi, impresa ardua, vista la forza bruta che aveva usato lo zio. Mi alzai, dato che stare col sedere su quel freddo parquet era scomodo, e anche per evitare che lo zio mi schiacciasse nella foga di andare a riatterrare Axl (cosa che, per fortuna di Izzy, che aveva quasi i reumatismi a furia di alzarsi ed abbassarsi, non fece). Axl era finalmente in piedi, e barcollava, sorreggendosi ad Izzy. Mi si avvicinò, da bravo idiota, e mi cinse la vita con un braccio. Vidi lo zio diventare bordeaux (o come cavolo si scrive) e vidi apena arrivare il pugno che tirò ad Axl., che mi fece il pelo. Axl ricadde a terra, e questa volta il mio istinto di crocerossina vinse il buonsenso e lo aiutai a rialzarsi. Lo zio mi si buttò addosso, mi prese di peso e mi portò al piano di sopra. Mi buttò sul letto, e uscendo mi chiuse dentro a chiave. "Mi ha... MI HA CHIUSA DENTRO!" pensai shockata (o come cavolo si scrive...scusate ma non ho un dizionario a portata di mano...). Mi fiondai sulla porta e cominciai a battere il pugno sul legno bianco, con l'inutile risultato di una nocca sbucciata. -Vedo che il Signor Hudson ha ricominciato a chiudere a chiave le persone nelle stanze.- commentò una voce alle mie spalle, facendomi fare un triplo salto mortale carpiato a doppio avvitamento sul fianco longitudinale posteriore dallo spavento. (ok, non esiste un salto così, ma non trovate che faccia scena?!) -ALFRED! CHE SPAVENTO!- strillai on la mano al petto. -Mi dispiace, signorina, non era mia intenzione.- si scusò garbato. -Da... da quanto sei qui?- chiesi sconcertata. -Da quando ho portato del tè a vostro zio invece di un Chupa Chupa alla birra.- -E...esistono Chupa Chupa alla birra?!- -No, ed è per questo che gli ho portato un tè. Pensavo stesse delirando.- -Ma quindi ci sono solo dei soliti gusti i Chupa... ASPETTA NON DOVREI PREOCCUPARMI DEL MASSACRO CHE STA COMMETTENDO MIO ZIO?!- -Il signor Stradlin gli ha di nuovo scordato la chitarra?- ipotizzò Alfred, incuriosito. -No, ha scoperto la mia tresca con Axl.- spiegai in fretta, maledicendo la mia incapacità di dire bugie o di stare zitta quando serve. -Oh, capisco. Niente di serio in confronto a quando il Signor Rose si è... intrattenuto, diciamo, con la ragazza di vostro zio.- -MA CHE CAZZO?!- urlai sconvolta. -Oh! Quindi devo dedurre dalla Sua reazione che non ne era a conoscenza...- si pentì. -H... h... NO!- balbettai. Dal piano di sotto si udirono degli schiamazzi e rumore di vetri infranti. -Mi correggo; è altrettanto serio.- commentò Alfred. -Alfred, fammi uscire.- ordinai, con un tono di supplica. -Ma certo.- disse ed estrasse una chiave. -MA CHE CAZZO?! AVEVI LA CHIAVE E NON SEI USCITO?!- strillai. -So che può sembrare illogico, e a dirla tutta lo è, ma non posso disobbedire ad un ordine di suo zio.- spiegò. -Tu... tu sei illogico!- -Temo di sì.- -E invece no!- -Signorina, le porto del tè?- chiese allarmato. -Non... NON STO DELIRANDO! DAMMI 'STA CHIAVE!- strillai. Mi consegnò la chiave e aprii la porta. Mi precipitai giù e... *-*-*-*-*-heilàààààà!!!! curiosi? commentate e scoprirete, miei cari, questo è il prezzo! *muhuhuhuhahaha!!! come sono crudele!* ...no sul serio recensite, che mi fa piacere! Almeno 6 recensioni o mollo la storia (che crudele! muhuhuhuhahaha)-*-*-*-*-*

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Capitolo 8
*** Gli affogati all'ospedale ***


*-*-*-*-Allora, questo capitolo vale come regalo di Pasqua, perchè a Pasqua, come a Natale, "si può fare di piùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù", e mi è passata in parte la crisi di crudeltà. Godetevelo! E RECENSITEEEEE!!!!!-*-*-*-* Un massacro! Sangue dappertutto, vasi rotti, quadri caduti, mobili rovesciati, Duff a terra che si sfregava la schiena... Cercai lo zio, Izzy ed Axl, ma sembravano spariti. Mi inginocchiai di fianco a Duff, con quella sua faccia da gatto, ed esaminai i suoi lividi. -Ahia! Lascia stare, ne ho prese di peggio, Sam!- piagnucolò. -Dai, non fare il bambino, tu che fai il figo in una rockband! Ci tieni a questa maglietta?- -Bè, è una delle mie pre...- Non lo lasciai finire che gliene strappai una striscia. Duff sgranò gli occhi e si portò una mano sulla bocca, inorridito. -Te ne compro un'altra più oscena, va bene?- lo rassicurai. Gli fasciai il braccio e lo aiutai a rimettersi in piedi, assistendo alle sue smorfie di dolore. -Dove sono andati?- chiesi. -Eh? Chi?- -Lo zio e gli altri!- urlai. -Ah, si... sono... ODDIO!- e si mise mettendosile mani nei capelli. -Dove sono andati?- lo incitai scuotendolo. -Sono... in piscina!- Sgranai gli occhi, spavenatata, e corsi in giardino. Sentii delle urla, ed andai più veloce. -Zio!- lo chiamai. Lo trovai in piascina, che ripescava Axl e lo tempestava di pugni, mentre Izzy galleggiava nell'acqua. Mi tuffai e andai a vedere come stava. Era semisvenuto, respirava appena, l'acqua intorno era rossa. -Zio! Zio!- urlai, cercando di farmi vedere. Trascinai Izzy al bordo, e lo spinsi su, ma mi ricadde addosso. Non riuscivo a tenerlo su, e neanche a scrollarmenlo di dosso, ed annaspavo nell'acqua in cerca d'aria. Izzy intanto si era ripreso e si dimenava, facendomi andare ancora più a fondo. Ero terrorizzata, sapevo che non ce l'avrei fatta, e mentre spingevo Izzy verso l'alto, con il risultato che andavo io più giù, dato che non toccavo (4 metri di profondità, porca vacca!), la vista mi si appannò. Non riuscivo più nemmeno a muovermi, tanto mi mancava l'aria. Izzy si scostò appena, e riuscii a raggiungere con la testa l'aria, inspirando dolorosamente. Sentii delle voci sfocate, delle mani che mi tiravano su, al freddo dell'aria, e persi conoscenza. Mi rsvegliai con il fastidioso rumore di una sirena e di urla. -Stai bene, piccola?- mi chiese una voce che non riuscii a riconoscere. Era una voce roca e impastata, quasi. -Stai lontano, bastardo che non sei altro, e chiamala ancora piccola che ti affogo come stava facendo lei!- tuonò un'altra, che riconobbi subito. Lo zio. -Non mi sembra proprio il caso di riprendere a litigare, cazzo! Sam è quasi affogata!- li rimproverò un'altra voce. Duff? -Non... scordatevi... di me!- Quella doveva essere la voce di Izzy. Sì, era più roca e bassa, ma era la sua. -Occazzo ecco dov'eri finito!- esclamò Duff. -Vaffanculo.- rispose Izzy, facendo ridere tutti. Riuscii finalmente ad aprire gli occhi, e mi tirai su a sedere. Ero su un letto, in un ospedale. Alzai la testa e vidi che tutti gli altri, Izzy, Duff, Axl e pure lo zio, insomma tutti, erano su altri letti, uno di fianco all'altro. -Hey... che è successo?- mermorai frastornata. Gemetti per il dolore quando respirai forte. -Fa tanto male?- chiese Axl, seduto cavalcioni sulla barella di fianco a me. -Axl, ti avviso, allontanati o mi alzo e ti ammazzo!- lo minacciò lo zio, tirandosi su appena per tutti i sedativi che gli avevano dato. -Sta' zitto, stronzo!- abbaiò Axl girandosi verso di lui. -Porca...- cominciò lo zio, dimenandosi infuriato. Duff si avvicinò barcollando e mise un braccio intorno al collo di Axl,da una spalla all'altra, ridendo. -Allora, che bella scazzottata, vero Sam?- mi chiese ghignando. -Vi ha quasi ammazzati.- commentai infastidita dalla sua faccia. -Ne abbiamo viste di peggio!- si vantò Axl, sistemandosi la bandana nera macchiata di sangue. Era ricoperto di lividi, e non riuscivo a staccare gli occhi dal taglio sulla guancia. Probabilmente Axl lo notò, e si girò di profilo, mostrandomi la "guancia buona". -Come te l'ha fatto quel taglio?- chiesi. -Con un vetro rotto. Meno male che mi sono abbassato, perchè mirava qua...- e così dicendo si puntò un dito al petto. Rabbrividii al solo pensiero, e sospirai. Axl si sedette di fianco a me ignorando l'infermiere che lo intimava a distendersi. -Lo distendo io, quel figlio di puttana! Con un gancio destro!- gli urlava lo zio dimenandosi come un indemoniato. -Calmati, cazzo! Mica se la sta scopando!- lo rimproverava Duff. -Bè, io un pensierino ce lo farei...- mi disse all'orecchio Axl, esibendo uno dei suoi più perversi ghigni. Gli diedi una gomitata, e anche se non volevo fargli male lo feci piegare in due. Già, i lividi. -Stai bene?- gli domandai preoccupata. -Tranquilla, piccola. Ci sono abituato.- e mi sorrise, circondandomi le spalle con le braccia. Appoggiai la testa sulla sua spalla. -Toccala con un solo dito e ti ammazzo!- sbiascicava lo zio, dato che i sedativi ormai facevano effetto. Per provocarlo, il signorino, da bravo intelligentone, mi ficcò la lingua in gola. -Oh. Cazzo. Questi fanno sul serio!- commentò Duff. -Axl ma che cazzo fai?! E poi ci credo che ti ammazza, cazzo!- sussurrai, anche se per niente dispiaciuta. -Ti ammazzo! Ti ammazzo! Ti ammmmuasso... te emmueso...- sbiascicava lo zio, perdendo progressivamente conoscenza. Dieci secondi dopo ronfava alla grande. -Ma guardalo! Non riesce a reggere i sedativi!- lo prese in giro Izzy, che intanto faceva finta di sentire dolore per farsene dare di più- -Infermiera, lo lasci perdere, fa finta di aver male solo per prendere più sedativi, è un drogato.- avvertii per dispetto l'infermiera, che girò i tacchi indignata. Izzy alzò la testa con un'espressione da "Che cazzo ti ho fatto perchè tu ti comportassi così da stronza?!" Guai a prendere in giro lo zio. Solo io potevo. Cominciai a giocherellare con una ciocca dei capelli di Axl. -Sai che non sei biondo?- -Ma và? E cosa sono, figo?- -Intendevo dire che da lontano sembri biondo, ma invece hai i capelli rossi.- spiegai. -Io sono biondo!- dichiarò Duff, sentendosi preso in ballo. -Duff, vai a cazzeggiare.- ordinò Axl. -Ricevuto!- disse rassegnato Duff, girandosi e andando a spettegolare con Izzy. Sembravano delle vecchie comari quando stavano da soli. -Credi che gli passerà?- chiesi. -Ma và, mica se l'è presa! Duff ama andare a cazzeggiare.- -Mica parlavo di Duff! Intendo lo zio... ti ha quasi ammazzato.- -Eh già... quindici punti! Non so se gli passerà, Slash è uno che quando si incazza, si incazza per tanto tempo.- Mi alzai, e, senza neanche pensarci, andai a sedermi di fianco allo zio. Mi sdraiai appoggiando la testa sulla sua spalla, guardando Axl, che sorrise e si avvicinò. Spinse il letto a rotelle di Izzy più lontano, facendolo arrotolare nel lenzuolo. Trascinò una poltrona di fianco al letto dello zio e si sedette lì. Chiusi gli occhi e mi addormentai.

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Capitolo 9
*** Lo guardai camminare ***


-Cazzo.- dissi appena svegliata. Puzzavo di... puzzavo di Slash. -Già. Cazzo.- confermò lo zio, svegliandosi. -IO devo dire cazzo, mica puzzi di me!- lo corressi. -Io non puzzo!- disse offeso lo zio. -Vediamo.- dissi, andando verso Izzy, che era girato di schiena. Gli tappai gli occhi con una mano, e lui sobbalzò. -Chi cazzo è?- chiese stizzito. Gli misi un braccio sotto il naso. -Slash,. cazzo, riconoscerei la tua puzza a kilometri di distanza, brutto cagnaccio che non sei altro!- urlò. Mi voltai verso lo zio, con una trionfante espressione di vittoria. -Izzy, FANCULO!- sbraitò lo zio. Sentii qualcosa scontrarsi contro le mie... bè... contro il mio petto. -Occazzo.- disse Izzy, senza tirar via la faccia dalle mie... hehem... cavolo, avete capito, no?! Rimasi di sasso, inorridita, pronta a mollargli un ceffone. -Slash ha visto?- chiese Izzy, impaurito. -Non ti... sposti?- chiesi con finta calma. Come se gli dispiacesse andarsene, si girò accigliandosi. -Cazzo non vale adesso manco solo io!- si lamentò Duff. -A far cosa?!- domandai seria. -A molestarti!- -CHE COOOOOOSA???!!!- urlai incredula. Gli tirai un pugno sulla testa con tutta la forza che avevo, facendolo finire per terra. -Toccala e sei morto.- dissero lo zio ed Axl nello stesso momento. Solo che Axl stava ridendo. Sentii la risata fragorosa di Axl, le urla dello zio che minacciava di morte Duff ed Izzy, i mugolii di Duff e Izzy che sbuffava. -Che hai da sbuffare?- chiesi inviperita. Izzy si fece piccolo piccolo, intimorito, e bisbigliò un flebile: -Niente!- Axl rideva sempre più fragorosamente, rotolandosi sopra lo zio, che non pareva gradire. -Signorina, vedo che è ritornata in forma!- disse un dottore comparendo come un fantasma. -Sì.- dissi semplicemente. -Bene, allora penso che può ritornare a scuola.- -Cazzo! La scuola!- esclamò lo zio battendosi una mano sulla fronte. -Naaaah, non serve a un cazzo!- osservò Axl, che a scuola c'era andato di rado. -Serve a trovare delle ragazze da scoparsi.- lo corresse Duff, che a scuola c'era andato solo per quello (Con scarsi risultati). -Bè non penso che andrò a scuola per scoparmi delle ragazze.- sentenziai io. -La scuola serve a prepararti psicologicamente e concretamente al futuro.- disse Izzy. Tutti lo fissarono sgranando gli occhi, increduli. -Izzy...- lo chiamò lo zio. -Che c'è?- -Ma quanto hai fumato?- Izzy sbuffò, con l'aria di chi viene sottovalutato. -Solo perchè durante le lezioni tu eri in bagno a farti le seghe non vuol dire che ci sia stato anche io! Ero bravo, a scuola!- disse. Tutti scoppiarono a ridere, tranne lo zio. -Hey guarda che attorno al mio Fred c'era una figa, mica sono un segaiolo come Duff!- urlò offeso lo zio. -Io non sono un segaiolo! E' solo che... sono solitario... amo il "fai da te".- disse imbarazzato Duff, arrossendo. Si scatenò un dibattito a cui tutti partecipavano animatamente su chi fosse o non fosse un segaiolo. Io intanto ero rimasta a "Fred". "Lo zio ha dato un nome... al suo coso?!" mi chiedevo, torturandomi il cervello. -Che male c'è ad essere un segaiolo?!- urlava Duff, battendosi per la propria causa. -Segaiolo!- urlava lo zio a chiunque osasse smentirlo. -Insomma, tutti ci facciamo una sega almeno una volta nella vita!- mormorava Izzy, come al solito calmo. -Segaiolo!- gli urlò lo zio. -Non sono un segaiolo!- urlava Duff. -Segaiolo!- gli urlò lo zio. -Smettila, figlio di un segaiolo!- lo zittiva urlando Axl. -Non insultare i miei genitori, segaiolo!- gli urlò lo zio. -Siamo tutti segaioli.- mormorò Izzy. -Non sono un segaiolo!- urlò Duff. -Segaiolo!- urlò lo zio ad Axl. -Samantha te lo può confermare, io preferisco un corpo alle mie mani!- urlò Axl rivolgendomi un sorriso perverso. Io, comunque, ero ancora ferma alla questione "Fred". -SE-GA-IO-LOOOOOOO!!!- urlò lo zio a Duff, che sembrava dover scoppiare a piangere. -Non sono un segaiolo!- si lagnò Duff. -Neanche io, segaioli!- urlò Axl. -Non mentirò, quindi non dico niente.- mormorò Izzy. -Segaiolo tu, segaiolo tu, segaiolo tu, segaiolo tu!- urlò trionfante lo zio, indicandoci uno alla volta. Sì, anche me. -Io... non sono... un segaiolo.- lo corressi io. -...Cazzo! Ma certo che no!!!!!- urlò lo zio superimbarazzato. -Bè, vorrei vedere.- mormorò Izzy. -Ve lo confermo, non può essere un segaiolo.Non ce l'ha.- ghignò Axl, perverso. -Bè, vorrei vedere.- mormorò Izzy. -Certo, è una ragazza!- rise Duff. -Bè, vorrei vedere.- mormorò Izzy. -Ma la pianti?!- gli urlò lo zio. -Non sono un segaiolo...- piagnucolò Duff, in un angolo. -Ah, già! La scuola!- si ricordò lo zio. Già, me ne ero domenticata anche io. Eravamo a Febbraio, anche se faceva un caldo incredibile. -Ora che ci penso... mi avevi detto di iscriverla alla Wilson Berry High School, oppure alla Rock Norwey High School.- disse Izzy. -E quindi...- lo incitò lo zio. -Rock Norwey.- tagliò corto Izzy. -Cazzo, era la nostra scuola!- sbraitò lo zio, entusiasta. Di sicuro con loro si stava benissimo. Si rideva, ci si emozionava, ci si sfogava... -Ti ricordi la Mayflower? Quella di Francese!- rise Duff, rivolgendosi allo zio. -Sì... quella baldracca! Di francese sapeva una cosa sola, e c'entrava con la lingua...- ghignò lo zio, tirando fuori la lingua e facendola muovere tra le due dita che si era portato alla bocca. -E quella di Matematica? Sì, la supplente... Fla... Fle... insomma quella con le tette tipo bomba atomica!- continuò Duff. -Sì... niente in confronto a quelle!- disse Axl esibendo il ghigno perverso e indicando un'infermiera. -HEY STRONZO! ATTENTO A COME PARLI, CAZZO! SE PROPRIO DEVI STARE CON MIA NIPOTE ALMENO TIENI L'UCCELLO A POSTO!- tuonò lo zio, agitando il pugno. Io intanto c'ero rimasta malissimo. Lo zio aveva più che ragione. -Allora l'hai accettato!- esclamò Axl, fregandosene di ciò che gli aveva urlato lo zio. -Vedremo...- borbottò lo zio facendo l'indignato. -Sei un vero stronzo. Veramente. Sei un coglione.- commentò Izzy, scuoendo la testa. Ovviamente si rivolgeva ad Axl. Mi sorprese il tono serio e maturo con cui lo diceva... gli dava qualcosa... di affascinante. -Cazzo spari Izzy?!- disse Axl, incazzato come una belva. Sì, perchè se Izzy insultava qualcuno con un tono serio, allora era veramente un insulto. -Ma ti ascolti quando parli o hai gli ormoni che ti ostruiscono le orecchie? Guarda che Samantha è qui! Abbi almeno la decenza di non metterti a fare commenti di quel genere quando è presente!- lo attaccò Izzy. Rimasi a bocca aperta. Izzy che mi difendeva?! Izzy?! Che mi difendeva?! Che difendeva una ragazza?! Me?! -Tappa quella bocca o ti giuro che ti arriva un pugno.- lo minacciò Axl, torvo. -No, Axl! Tappala tu!- rispose Izzy. Si alzò e uscì dalla stanza. -Che cazzo gli è preso?- chiese Duff. Mi alzai anche io e gli andai dietro. -Izzy! Izzy!- lo chiamai, tentando di farlo girare. -Hey ma ci senti?!- gli urlai spazientita. Si girò lentamente, ma guardava il soffitto dietro di me. Mi avvicinai e gli abbassai il ment, in modo che mi guardasse. -Che ti è preso?- gli chiesi. -Neanche un ringraziamento? "Oh, sì, grazie Izzy, grazie per avermi difesa!"; "Niente, Samantha, è stato un piacere!"- disse, facendo le vocine. -Grazie.- dissi sbuffando. -Di niente.- rispose, sorridendo appena. -Allora, ma che cavolo ti è preso?- gli richiesi. -Niente.- disse, e poi si girò e andò via. -Mi sa che gli piaci.- Per poco non urlai dallo spavento. -DUFF CAZZO!!!!!... aspetta... cosa?- -Mi-sa-che-gli-piaci!- sillabò con il solito sorriso da gatto. Lo guardai, alzando un sopracciglio sarcastico. -Abbassa quel sopracciglio, rubacuori. Mica vado in giro a sputtanare i miei amici... cioè, se ad una bella tipa piace uno dei miei amici, allora il discorso cambia, e comunque... aspetta non sviare il discorso!- -IO?!- -Comunque, io comosco Izzy. Quando fa così... intendo insultare uno di noi... vuol dire che c'è qualcosa che non va... ne va del Codice...- -Tralascia i particolari del vostro grazioso Club Amanti-dei.pigiama-party-all'insegna-del-rosa e dei vostri codici d'onore da boy scout.- -...comunque... se ci insulta per una ragazza... allora non la considera un semplice contenitore per lo sper...- -MA CHE SCHIFO!- lo interruppi, prima che frantumasse del tutto la mia infanzia. -Eddai, scommetto che Axl ti avrà fatto cose più perverse!- -Bè...in effetti...- ammisi. -Insomma, se è arrivato al punto di difenderti, allora non gli sei indifferente.- concluse. Rimasi a guardare il corridoio lunghissimo, dove potevo ancora vedere Izzy camminare mesto.

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Capitolo 10
*** Come al solito avevo ragione su di lui ***


-*-*-*Allora, questo capitolo è di Izzy e di Duff, quindi non spaventatevi se leggete cose tipo "vorrei farmi una ragazza", perchè non è Samantha a raccontare. Spero vi piaccia, fatemi sapere se mi immedesimo bene in un ragazzo!*-*-*-

Volevo solo andarmene. Ero confuso, non sapevo che cosa cazzo mi era preso.
Non avevo mai insultato così pesantemente Axl. Nemmeno dopo tre bottiglie di zio Jack! Non che ci abbia mai provato, mi piace ubriacarmi, ma non distruggermi il fegato.

Ma, cazzo... era veramente un bastardo.

E così mi ritrovai lì, seduto nella sala d'attesa di un ospedale, a chiedermi perchè ogni tanto facevo il Moschettiere e difendevo una ragazza da un mio amico.
Anzi, perchè difendevo la ragazza di un mio amico da un mio amico.
-Che cazzo sto facendo... adesso torno di là e me la porto in bagno!- esclamai ad alta voce, facendo girare tutti.
-No... neanche con la Slash-psicologia funziona.- mormorai.
-Ragazze?- mi chiese un uomo sui settanta, con pochi ciuffi ossigenati di capelli, baffi da tricheco una tuta viola e verde.
Mi battè una mano sulla spalla, annuendo ad occhi chiusi, come per dire "Ti capisco, ci sono passato anche io!"
-Sembro così disperato?- chiesi.
Annuì con occhi compassionevoli.
-La cosa migliore è parlarci... anche offrire dei fiori va bene, basta che non li prendi dalle aiuole del vicino, sai quante ne
ho prese, da giuovincello! Comunque... direi che il signor Smith era assai severo, in fondo quelle margherite non erano
neanche tanto belle...- e cominciò a farfugliare cazzate senza senso.
-Signor Whiter! Venga nella sua camera!- lo chiamò un'infermiera.
-Hanno già salpato le anatre?- chiese lui
-No, lo sa che aspettano solo lei!- sospirò la donna, prendendolo sotto braccio.
-Allora corriamo, altrimenti Babbo Natale non mi ridarà i miei biscottini al marzapane!- esclamò il vecchio, saltellando
via con l'infermiera.
Rimasi lì a guardarlo, interdetto, ancora per qualche minuto.
-Cazzo, spero di non ridurmi così...- mirmorai tra me e me.
-Se continui a bere come una spugna ed imbottirti di roba ti ridurrai anche peggio!- rise una voce che conoscevo troppo bene.
-Senti chi parla, Rose!- esclamai io, girandomi.
-Hai mica visto la mia baby?- chiese sogghignando.
-La tua... oh... Samantha.-
-Già... è una bomba, vero?- disse.
-...già...- mormorai.
-Non sono incazzato, quindi smettila di fare quella faccia da SanBernardo!- sbraitò spingendomi.
-Lasciami stare, Rose! E vedi di non fare il coglione!-
Mi spinse di nuovo, facendomi finire a terra.
-Axl!- urlò qualcuno che riconobbi subito.
-Eccoti, cazzo! Ma si può sapere dove cazzo eri?!- sbraitò lui.
-Perchè l'hai spinto?- urlò di nuovo Samantha.
Sembrava che tutti si fossero dimenticati di essere in un ospedale.
-Questo stronzo fa il cazzone!- si giustificò Axl.
Samantha sbuffò e si inginocchiò di fianco a me.
-Tutto bene?- mi chiese sorridendo.
-Sì... più o meno...- mormorai io. Mi aiutò ad alzarmi, tirandomi per il braccio.

Per un attimo ci guardammo negli occhi.
Wow... non penso di aver mai provato una cosa simile. Era come un brivido e un pugno assieme.
Era… strano.

-Hey cazzo levati di lì!- urlò Axl tirandola per un braccio.
Era violento quando era geloso.
-LASCIAMI!- urlò Samantha, colpendogli la mano con i pugni per farla spostare.
A quel punto Axl assunse un’espressione animalesca e la trascinò verso il corridoio, deserto, fregandosene delle sue urla.
Non potevo lasciare che la picchiasse come aveva fatto con Natasha o con Jenny.
Gli corsi dietro, cercando di prepararmi al dolore.
Non mi fu difficile scoprire dove l’aveva trascinata Axl, perché le urla e il rumore erano inconfondibili.
Entrai nel bagno degli uomini, e vidi Axl che schiacciava Samantha contro il muro, sbattendole la testa ripetutamente.
Urlai qualcosa come “Lasciala andare!” tentando di essere convincente.
Il muro si era macchiato di sangue, e le schegge degli specchi frantumati riflettevano la scena.
Era terribile, e la cosa peggiore era che non credevo di poterla salvare.
Mi gettai su Axl, tentando di staccarlo da Samantha, ma più tiravo più lui se la prendeva con lei.
Istintivamente raccolsi un pezzo di vetro e glielo conficcai nella schiena.
Il giubbotto di pelle e la maglietta fecero in modo che la ferita non fosse molto profonda, ma comunque dolorosa.
Dio. Avevo appenna pugnalato Axl. Uno dei miei migliori amici!
Ma in quel momento non pensavo che a Samantha, che era semisvenuta, abbandonata per terra.
La presi in braccio e uscii dal bagno.
Portai Samantha in una stanza luminosa, dove sonnecchiava un’infermiera giovane.
La distesi sul letto e svegliai l’infermiera, chiedendole aiuto.
Quella sobbalzò sulla poltrona e corse verso il letto, esaminando il taglio sulla testa.
Per fortuna non era niente di serio, ma aveva comunque perso molto sangue, e bisognava farle dei controlli più accurati perché il cranio poteva essere stato danneggiato dai colpi subiti.
Samantha aprì gli occhi e mi guardò.
Piangeva e non riusciva a parlare.
Mi avvicinai e le presi la mano, rassicurandola.
-Tranquilla, adesso sei al sicuro, Axl è lontano.- sussurrai sorridendo preoccupato.
Fece un debole sorriso, e chiuse gli occhi.
In quel momento realizzai che sarei potuto morire per uno di quei sorrisi. Anche se non fosse staro indirizzato a me.
Arrivò Slash urlando come un pazzo, e si precipitò al fianco della nipote.
-Cazzo! CAZZO! LO AMMAZZO QUEL FIGLIO DI PUTTANA!- urlò.
-Guarda come cazzo l’ha ridotta!- urlò inorridito Duff , entrando.
-LO AMMAZZO! GIURO CHE LO AMMAZZO!- urlò Slash facendo per andaresene.
-Lascia stare, o ti metterai nei casini!- lo fermai io.
-Senti, grazie veramente di esistere e di aver salvato mia nipote, ma GIURO CHE LO AMMAZZO!- e sparì.
-Spero che Slash lo trovi… Vado… a fare in modo che non lo uccida. Se lo merita, quel coglione. Non prometto niente.- mormorò Duff, andandosene.
-Allora io vado a chiamare il mio superiore.- annunciò l’infermiera.
Eravamo soli. Io e lei. Finalmente.
-Jeff…- mi chiamò con voce flebile.
-Chi ti ha detto il mio vero nome?- chiesi sorpreso.
-Alfred…- sorrise lei.
Ridacchiai anche io, piano, senza troppa convinzione.
-Grazie.- disse dopo una lunga pausa.
-Di niente.- risposi.
-Probabilmente a quest’ora sarei morta se tu non…- cominciò.
-Per favore, non dirlo neanche.- la interruppi. Mi venivano i brividi solo a pensarci.
-Era già capitato, se vuoi saperlo.- aggiunsi dopo vedendo il suo sguardo.
-Ah…-
-Adesso conosci il vero Axl.- dissi guardando verso il basso.
-E il vero Jeff? Conosco il vero Jeff- chiese.
Alzai la testa, preso alla sprovvista.
-Conosco Izzy.- disse.
-Io sono Izzy.- dissi sorridendo.
-Quella è solo una parte di te. Com’è l’altra parte?-
-Penso che sia… così…- dissi, indicandomi.
Rise piano, divertita.
-Intendo… come sei quando non sei con lo zio e gli altri?- spiegò.
Mi ritrovai così a raccontarle la storia della mia vita, i miei gusti, anche i miei segreti.
-*-*-*-* (Duff) *-*-*-*-
Slash l’aveva menato a sangue, quel bastardo. L’avevo fermato poco prima che gli procurasse danni seri.
Stavamo tornando nella camera dove c’era Samantha, ma bloccai il mio amico prima che entrasse.
Li avevo visti. Non avevi mai visto Jeff così… naturale, spigliato. Come al solito avevo ragione sul suo conto.
-Non entriamo?- chiese Slash confuso.
Feci segno di no con la testa.
-No, non ce n’è bisogno. Samantha è in buone mani. Guardali.- spiegai chiudendo gli occhi e sorridendo.
-Cazzo, anche Izzy no…- sibilò Slash.
Proprio non capiva.
-Non è Izzy. Quello è Jeff.-

-*-*-*-*MA VAI CHE SONO RIUSCITA A USARE L'HTML!!! Cm al solito fatemi sapere cosa ne pensate! Comunque, voglio spiegare alle fan di Axl perchè gli ho fatto avere una reazione così: innanzitutto è drogato, alcolizzato, fumato ecc ecc, poi si sa che le rockstar non sono proprio delicate, poi è un diciottenne non proprio sano di mente (mi dispiace ma è vero *o* ) e poi perchè questo suo aspetto mi serve per continuare la storia...*-*-*-*-

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Capitolo 11
*** Gli devo tanto ***


Non potete immaginare quanto siano simili William Bailey ed Axl Rose.
Non potete immaginare nemmeno quanto siano diversi.
Il primo ha avuto un'infanzia a dir poco difficile, preso a cinghiate dal patrigno e ignorato dalla madre alcoolizzata.
Il secondo invece è nato tra gli amici, è nato per gli amici.
Il primo ha sempre avuto problemi, e sempre li avrà, qualsiasi cosa succeda.
Il secondo crea problemi, li risolve con il suo ottimismo fuori luogo, e li trasforma in episodi su cui ridere.
Il primo non sa cosa vuol dire la parola "pace".
Il secondo non ha bisogno di saperlo, si limita a calpestarla.
Il primo non è abbastanza uomo per trattenere le lacrime.
Il secondo è troppo uomo per lasciarle uscire.
Il primo è felice se viene ascoltato.
Il secondo non ascolta e parla anche senza nessuno davanti.
Il primo è cresciuto nelle condizioi peggiori.
Il secondo non crescerà mai.
Il primo, quando guarda una ragazza, non è abbastanza sicuro per parlarci.
Il secondo si limita a farsela.
Il primo non riesce a controllarsi.
Il secondo non vuole controllarsi.
Il primo ha paura del buio, come i bambini, perchè nel buio vede tutto quello che ha passato.
Il secondo si limita ad accendere una luce.
Il primo guarda i bambini giocare, e si chiede perchè non ha avuto l'occasionne di essere come loro.
Il secondo guarda il sedere alle loro madri.
Il primo si tira sempre indietro, e viene deriso per questo.
Il secondo deride chi non è coraggioso.
Il primo è già tanto se esce di casa.
Il secondo a volte non si ricorda neanche dove abita, perchè in pratica non ci va mai.
Il primo è come Jeff.
Il secondo è come Izzy.
Sono diversi, ma sono la stessa persona.
La cosa pià impressionante è che William, quello vero, è una specie di schiavo di Axl.
Se avete visto "Il Signore degli Anelli", allora capirete perchè sostengo che William e Jeff sono dei Gollum.
Forse questo paragone vi farà sorridere, ma vi assicuro che in questo momento trattengo a malapena le lacrime.
Non potete immaginarvi quante volte ho odiato Axl, e quante volte avrei stretto tra le braccia William.
Anche nello stesso momento.
Ancora oggi, in quelle rare occasioni in cui ho l'occasione di parlargli, mi chiedo se io stia parlando con Axl o con William.
Non esisterebbe un Mr Rose, se non ci fosse stato un William Bailey.
Se non ci fosse stato Axl Rose, non ci sarebbe stato più da un pezzo neanche William.
Ho sentito di ragazzi che preferivano darci un taglio, piuttosto che continuare a vivere schiacciati dal passato.
E sono certa che se non fosse stato per Axl, anche William ci avrebbe dato un taglio. Per sempre.
E non ci sarebbero mai stati i Guns'n'Roses, nè la loro musica, nè ci sarebbe stato il mio presente oggi.
Devo tanto ad Axl. Grazie a lui ho una famiglia. E grazie a lui sono felice.
Oggi lo avrei perdonato, se mi avesse picchiata.
Ma allora no.
Ovviamente.

-*-*-*-* Allora, questo capitolo l'ho scritto mentre ascoltavo "If I were a boy" di Beyoncè. Non c'entra molto con quello che ho scritto, ma se la conoscete, allora sapete che è una canzone che ispira. Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, è un po' corto, ma a me piace lo stesso. Fatemi sapere! *-*-*-*-

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Capitolo 12
*** Childhood & Adolescence ***


-*-*-* Oddio non potete immaginare quanto sia felice dei complimenti che mi avete fatto per lo scorso capitolo!!! Non so cosa dire... bo forse GRAZIE esprime il concetto... allora GRAZIEEEEEEEEEEEE!!!!!!!! Grazie a Lianneh, a Lau_82 e un "buongiorno e GRAZIEEEE" ad Ardesia Nera. Poi ovviamente saluto e ringrazio tutti gli altri che hanno letto la mia fanfiction! SI', ANCHE TU CHE LEGGI ORA!!! Un bacio e un saluto a tutti! Comunque, questo capitolo è tipo un riassunto dell'infanzia di William e dell'adolescenza di Axl, ed è molto triste nella prima parte, mentre nella seconda direi decisamente di meno. Sembrerò esagerata, ma vi assicuro che queste cose le ho lette in un'intervista fatta proprio ad Axl, quindi... Fatemi sapere se vi piace... Insomma, non penso che possa piacere nel senso della parola, però... vabbè fatemi sapere e basta! (ovviamente è Axl/William a narrare)*-*-*-

*Dalle memorie di William Bailey/Axl Rose* 21th April 1969, 7 years old*

Un bottiglia vuota. Un vetro rotto. Un cane che abbaia. E l'uomo che impugna la cinghia.
Solleva il braccio, consapevole del fatto che non ho colpa dei suoi errori.
Ma non posso farci niente, posso solo sperare che la maestra domani non mi esamini di nuovo la schiena.
Ha già contato dodici cicatrici, se ne vede di nuove farà di nuovo arrivare i Servizi Sociali, che mi porteranno via di nuovo per due o tre giorni e poi mi rimanderanno indietro, dove riceverò altre cinghiate di punizione.
Il bastardo si sta preparando a colpire. Ha perso il lavoro, per la nona volta in un mese.
E ovviamente la colpa viene addossata a me: lo stresso, a causa mia deve faticare per quei pochi dollari in più.
Che tanto verranno spesi in sigarette, mentre io marcisco nelle mie magliette troppo grandi e troppo consumate.
Due paia di occhi mi guardano: quelli piccoli e mezzi ciechi del cane e quelli indifferenti e offuscati dall'alcool della mamma.
Mamma... come se fosse una madre quell'alcolizzata che...
Non finisco di insultarla mentalmente che mi arriva la cinghiata sulla schiena.
Ha usato l'estremità con la fibbia. Che bastardo. Se fossi solo un po' più grande sarei in grado di affrontarlo!
Sento delle urla. La vecchia ci sta andando giù pesante con Jimmy! Poveretto, come lo capisco.
Almeno lui ha la consolazione di sapere di meritarsele.
Un'altra cinghiata. Cavolo, non sento più la schiena! O meglio, la sento meno del solito.
No, mi si sta macchiando di sangue la maglietta! La dovrò lavare e andrò a scuola coi vestiti bagnati!
-E SMETTILA DI PRENDERMI PER IL CULO!- urla Stephen.
"Non ti sto prendendo per il culo, bastardo!" penso.
E invece riesco solo a bisbigliare uno stupido -Sì, papà...-
Perchè lo chiamo così?! Non è nemmeno il mio padre naturale!
Passa un quarto d'ora. Adesso cominceranno a farmi male i tagli.
Prendo il telefono e compongo il numero.
-Ciao Willy! Come va?- mi saluta il mio amico. Una fitta di dolore.
-Ciao, Jeff. Senti... Stephen ha di nuovo perso il lavoro, ed è saltato fuori che lo stresso, così...- comincio a spiegare, inarcandomi per far passare il male.
E' inquietante la naturalezza con cui ne parlo.
-Allarme schiena...- conclude lui. E' un bambino sveglio, non ti fa finire una frase se sa che ti fa male dirla.
-Già... ti dispiace portarmi un po di bende e un po' di disinfettante? Non quello verde, quello fa schiuma e brucia.-
-Afferrato. Bende e il Bialcool azzurro.-
-Grazie... fai in fretta, o mi sa che mi toccherà lavare anche il tappeto!-
-Sono da te tra 5 minuti!-
-E già che ci sei... non è che mi porteresti anche i compiti di Geometria?-- azzardo io.
-Però è l'ultima volta che ti faccio copiare! Promettilo!-
-Promesso.- dico sorridendo, mentre incrocio le dita.
Se le beve proprio tutte.

*7th January 1976, 15 years old*


Cazzo, sono ubriaco fradicio! Non mi reggo in piedi.
Oggi non sono andato a scuola, mi sono risparmiato sei ore di brutti voti e sospensioni.
Chissenefrega. Tanto mica mi serve sapere come trovare l' apotema o come cazzo si chiama di una fottutissima sfera.
O era il triangolo?
Cazzo ne so, mica sto lì a studiarle 'ste cazzate.
Tanto essere rimandato una volta di più non mi farà morire, al massimo dovrò sorbirmi ancora Saul e le sue coglionate.
-Ciao bel bambino...- dice una, mettendomi la mano sul pacco.
-Ciao bella bimba...- rispondo, prima di darle un assaggio di Axl Rose.


*9th January 1976*


-Eddai, cazzo! Mica ti fa male!- mi sgrida Thor, mentre con quel fottuto ago che mi fa malissimo ripassa i contorni della rosa.
-Guarda, nemmeno il tuo amico frocetto si lamenta!- tuona con la sua risata da orco.
-Frocetto sarai tu.- sibila Izzy, sforzandosi di non dare a vedere che Doob lo sta ammazzando di dolore.
-Finito.- annuncia Doob, mollandogli il braccio, che ricade come morto. Ha una stretta che non ti fa passare il sangue, Doob.
-Finito pure io!- dice Thor e mi sbatte addosso il mio stesso braccio, che è diventato bianco da far paura.
-Sono... venti per gli aghi, ottanta per il disegno e trenta per gli inchiostri, e....- dice Doob con il suo solito sguardo assetato di grana.
-...e se vi viene una cazzo di fottutissima infezione del cazzo, allora vi rimborsiamo di 5 dollari.- conclude Thor, volgare fino al midollo.
-Centoventi dollari?!- urla Izzy indignato.
-Centotrenta, fighetta. Non la studi Geografia?- lo fulmina Thor.
-Ma che cazzo...?!- esclamo io, confuso. Non è Matematica quella con le cifre?
- Non sono frocio!- sibila Izzy incazzato.
-Se se... vallo a dire a chi ti sei inculato ieri!- ride Doob.
-Centotrenta dollari!- scandisce Thor.
Io e Izzy ci guardiamo negli occhi, sappiamo cosa fare.
Con uno slancio da far paura superiamo i due bestioni e ci catapultiamo fuori da quella topaia, correndo coem se avessimo delle pigne nel culo! E non ci fermiamo nemmeno quando i due smettono di inseguirci.
E ridiamo come due cretini, col fiatone, e non riusciamo a smetterla.
Sono già le cinque. Cazzo, Izzy non riesce proprio a ripiglarsi, è come un disco incantato!
-Ok, devo andare da Slash! Quel frocio mi deve ancora ridare 50 dollari, e non me li darà facilmente!- lo saluto.
-Garza e bende?-
-E Bialcool azzurro!-


*18th May 1977, 16 years old*

-Cazzo.- dice Duff a un certo punto.
-Che?- chiede Izzy, aspirando dalla canna.
-Ho trovato la malattia che ho.-
-Frocite acuta?- ipotizza Slash, ridacchiando.
Duff fa una faccia da film dell'orrore, mancherebbero solo il buio e una torcia accesa sotto alla faccia e sarebbe perfetto.
-No... Sifilide...-
-CAZZO!- urlo, sputandogli addosso la birra.
Izzy fa un verso tipo oca strozzata, gli entra tutta la canna in bocca per il risucchio e la spara contro i capelli di Slash, che prendono fuoco.
-Gliel'avevo detto di non farsi lo shampoo col Jack Daniel's...- mormora Duff.

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Capitolo 13
*** Visita ***


Erano passati due giorni dal mio ritorno a casa, e non avevo ancora avuto notizie di Axl.
Non sapevo se rivederlo mi avrebbe aiutata a superare o avrebbe peggiorato.
Sapevo solo che dovevo parlarci, e non mi importava se lo zio non avrebbe voluto.
Lo zio, Izzy e Duff erano della stessa opinione: Axl non doveva più avvicinarsi nè a me, nè a loro.
Non potevo scappare di casa, e anche se ci fossi riuscita, non sapevo dove cercarlo.
E quindi pianificavo e pianificavo.
Stavo pianificando anche quel pomeriggio, distesa sul divano, mentre lo zio e gli altri due provavano.
Lo zio e Duff uscirono dalla sala prove, dirigendosi verso la cucina starnazzando come un branco di papere.
Questo voleva dire che Izzy era da solo.
Mi alzai ed entrai nella sala.
Mi ci volle un po' per capire da che parte stavo andando, perchè lo zio quando era preoccupato fumava come una ciminiera, e tutto quel fumo significava che era molto preoccupato.
Vidi un'ombra con delle sembianze abbastanza umane, e mi avvicinai.
-Izzy! Senti, ti devo parlare...- cominciai.
-Samantha, guarda che quello è lo sgabello...- disse Izzy da dietro di me.
-Oh...-
"Cazzo!" pensai.
-Che volevi dirmi?- chiese sedendosi sullo sgabello dalla forma abbastanza umana.
-Penso sia meglio che andiamo da un'altra parte, mi si sta accumulando la cenere sulla testa e i miei polmoni stanno cercando di uscirmi dalla bocca per scappare...- dissi tossendo.
-Slash si è fatto due pacchetti in dieci minuti.- rise lui.
Uscimmo dalla stanza, lasciandoci dietro una scia grigiastra.
Mi sedetti sul divano, contro il bracciolo, e Izzy si sdraiò appoggiandosi all'altro.
-Devo vedere Axl.- dissi in un fiato, come quando hai paura di dire una cosa ma sei obbligato.
-Co... COSA?! No! Assolutamente no! Ma sei pazza?!- cominciò a farfugliare lui.
-ZITTO! No Ascolta! Taci!- urlai, saltandogli addosso per tappargli la bocca.
Non volevo che lo zio rompesse.
-Veramente! Ho bisogno di parlargli. Lo so che mi ha quasi picchiata, lo so che poteva farmi male eccetera eccetera, ma io devo vederlo. Adesso io tolgo la mano,ma tu non devi urlare, capito?-
Fece segno di sì con la testa.
Lentamente tolsi la mano, pronta a ritappargli la bocca.
-Ma sei pazza?! Come... come ti salta in mente?! E io dovrei aiutarti?!-
-Ti prego...- lo supplicai.
Mi guardò a lungo, con aria severa, e poi chiuse gli occhi scrollando la testa.
-Mi farai ammazzare...- sbuffò contrariato.
-Grazieeeee!!!!- urlai, gettandogli le braccia al collo e facendolo ricadere all'indietro.
-Ok... ok... ma adesso toglimi il ginocchio dalle palle...-
-Oh... scusa!- dissi, spostando la gamba.
-SLASH! IO ESCO CON SAMANTHA, ANDIAMO A... FARE... LA SPESA... A... SANTA MONICA...- urlò allo zio, tentando di mettere insieme una scusa credibile.
-Come puoi aspettarti che ti creda?- dissi.
-OK, RICORDATEVI LE BIRRE!- rispose lo zio dalla cucina.
Rimasi a bocca aperta, interdetta.
"Possibile che sia così scemo?!"
-Su, muoviti, andiamo... prima che cambi idea...- mormorò Izzy, con aria rassegnata.
Corsi ad infilarmi le All Star rosse e lo raggiunsi sulla porta.
Prese le chiavi della Porsche e andò ad aprire il garage.
Mi infilai dentro la macchina e mi allacciai la cintura.
Izzy si sedette di fianco a me ed accese il motore, lanciandomi un'occhiata supplichevole.
-Dai, andiamo.- ordinai.
E così partimmo.
Le vie della città erano affollate e piuttosto colorate.
Poi cominciammo ad allontanarci dal centro, e le belle viette si trasformarono in grigie distese di cemento sporco.
I sorrisi della gente scomparvero, lasciando posto a smorfie di dolore o indifferenza che mettevano i brividi.
-Eccoci arrivati.- sbuffò Izzy, parcheggiando davanti ad un tetro palazzo decadente.
-Axl abita... qui?- chiesi.
-Già, dice che qui si trova a suo agio...- spiegò Izzy.
Non pensavo fosse possibile sentirsi a proprio agio , ma d'altronde non pensavo nemmeno che lo zio fosse così scemo da credere che andassimo a fare la spesa in una città lontanissima, quindi...
Entrammo nell'edificio, e salimmo un paio di rampe di scale. Un paio di uomini scesero le scale stringendo delle pistole in mano, mi guardarono e uno disse qualcosa all'orecchio dell'altro, che rise.
-Izzy...- lo chiamai, correndo al suo fianco.
-Tranquilla...- mi disse, prendendomi la mano.
I due ci raggiunsero e uno mi accarezzò la guancia.
Ebbi un fremito, e Jeff (perchè era Jeff, in quel momento) mi si parò davanti, con aria minacciosa.
Quelli sbuffarono e se ne andarono borbottando.
-Grazie...- balbettai, stringendogli la mano.
-Niente... adesso è meglio se mi stai accanto, i vicini di Axl non sono molto socievoli.
Infatti arrivammo ad un corridoio, dove ogni tanto si sentivano urla e rumore di vetri rotti.
Una donna sulla quarantina, con una mini-minigonna, uscì da una porta, ci vide e sorrise maliziosa.
-Allora, vuoi venire a farti un giretto, piccino?- chiese a Jeff.
-No, grazie, oggi ho già compagnia.- rispose lui senza neanche guardarla.
Non so se con "compagnia" intendesse la stessa compagnia che poteva offrirgli lei, ma se scoprissi che era così, allora gli dovrei un pugno.
Jeff si fermò davanti ad una porta, e bussò.
-Chi è?- abbaiò una voce da dentro.
-Jeff.- rispose lui.
-Jeff?! A... arrivo!-
Riconobbi fin da subito la voce di Axl.
La porta si aprì e, infatti, comparve lui, in boxer, con una faccia stravolta.
-Che c'è?- chiese Axl. Poi mi vide, e si rabbuiò.
-Non... non so se è il caso che...- cominciò, intuendo che ero lì per parlargli.
-Anche secondo me. Ma è stata lei a voler venire, quindi il minimo che puoi fare è ascoltarla, non trovi?- sibilò Jeff.
Axl si raddrizzò e ci fece segno di entrare.
Jeff lo sorpassò senza neanche rivolgergli uno sguardo, ma quando lo vidi scomparire esitai.
Le mie gambe si mossero comunque, e gli passai accanto .
Sentivo il suo sguardo pesare, e avevo voglia di tornare a casa, ma sapevo che non potevo.
Axl sospirò e richiuse la porta.
Jeff era scomparso, ed eravamo soli, io ed Axl.
Nessuno di noi due disse niente, io guardavo a terra e lui mi fissava.
Poi una mano mi prese delicatamente per il braccio e Jeff mi portò in un salotto abbastanza ampio.
-Io... non so... veramente... come potermi scusare... ma... ma sappi lo stesso che non ero io, in quel momento, e... e se non mi vorrai perdonare... cioè, lo capisco, insomma...- balbettò Axl una volta che ci ebbe raggiunti, barcollando.
Io non riuscivo a dire niente, lo fissavo con le lacrime agli occhi.
Axl mi si avvicinò e sentii Jeff che mi sfiorava la schiena, per ricordarmi che era lì, dietro di me, come lo era stato all'ospedale.
-Samantha...- cominciò Axl, prendendomi il braccio.
Fece un sorriso strano, poi mi si accasciò addosso, facendomi quasi cadere.
Jeff me lo tolse di dosso e lo stese sul divano.
Ero spaventata. Sia per il fatto che mi trovavo lì, sia perchè Axl stava male e non sapevo cosa avesse.
-Cazzo, quattro! Che razza di coglione!- urlò Jeff, tirando un calcio al tavolo.
-Cosa? Cosa quattro?-
Indicò qualcosa per terra, in un angolo. Siringhe. E bottiglie.
-Chissà da quanto tempo non mangia...- mormorò passandosi una mano tra i capelli.
-Come fai a sapere che non mangia?- chiesi.
-Quando ti fai più di una siringa di quelle, non capisci più un cazzo, non mangi e non dormi per giorni. Fortunatamente sembra che le dosi siano un po' annacquate, altrimenti col cazzo che sarebbe svenuto, come minimo lo avresti trovato a correre in giro come un fottuto coglione! E' veramente così disperato da rischiare l'overdose, questo rincoglionito!- spiegò, voltandosi a guardarmi.
Rimasi in silenzio a fissarlo.
-Non ti chiederò come fai a sapere queste cose.- dissi, notando il suo sguardo.
-Bene, meglio che tu non lo sappia...- si avvicinò al frigorifero e tirò fuori una confezione di qualcosa; - senti, vado a comprare qualcosa da mangiare che non sia scaduto... due anni fa... ce la fai a restare qui da sola?-
Annuii, per niente convinta.
-Sono qui in un lampo.- disse sorridendo.
Aprì la porta, ma prima di andare si girò e aagiunse: -Non preoccuparti, torno prima che si risvegli...-
Poi richiuse la porta dietro di sè.
Mi voltai a guardare Axl.
Era ridotto uno straccio, aveva come dei lividi neri sugli incavi dei gomiti. Sapevo perchè ce li aveva, ma non volevo pensarci.
Cercai il bagno, mi veniva da vomitare.
Quando lo trovai, mi sorprese che fosse tutto in ordine.
Mi sedetti per terra, contro la vasca, e appoggiai la testa alle ginocchia.
La nausea era passata, almeno.
Tornai da Axl, e decisi di fare qualcosa anche io.
Lo trascinai in bagno e lo distesi nella vasca.
Aprii il rubinetto, e regolai l'acqua in modo che non fosse nè calda nè fredda.
A togliergli i boxer non ci pensavo nemmeno, anche a costo di lavargli anche quelli.
Una volta che l'acqua raggiunse metà vasca, chiusi il rubinetto, e mi dedicai alla ricerca di un po' di sapone.
Anche se fosse scivolato, Axl non sarebbe annegato, quindi mi sentivo più tranquilla.
Trovai una spugna pulita e un po' di bagnoschiuma.
Sembrava che stesse dormendo.
Lo bagnai tutto e cominciai ad insaponarlo, cercando di togliergli l'odore di alcool e di sudore.
Non era giusto che lo aiutassi.
Si sarebbe sentito più in debito nei miei confronti, e poi... cavolo... mi aveva quasi picchiata!
Non mi accorsi che a furia di strofinarlo con la spugna gli avevo fatto diventare la schiena rossa.
Avrei pensato ai miei errori più tardi.
Gli sciacquai la faccia, lo riappoggiai allo schienale freddo della vasca e cercai qualcosa con cui asciugarlo, e dei vestiti puliti.
In camera c'era un accappatoio blu scuro sfilacciato, e lo portai in bagno, ma quando entrai Axl era sveglio.
-Saaaam... myyyyyyyy- bisbigliò ridacchiando.
Mi faceva pena vederlo così... sentivo come un peso che mi opprimeva lo stomaco.
Lanciò in aria una saponetta, che gli ricadde in faccia, e cominciò a ridere.
Adesso sembrava un idiota.
-Riesci... ad alzarti?- chiesi fingendo un sorriso.
-Dovrei? O nooon dovreeeeeei? Cosa mi dai in cambioooooooo?- ridacchiò.
-Che cosa vuoi?- chiesi, applicando le regole per ragionare con un bambino.
-Avvicinati... su, mica mordo...- bisbigliò.
Mi avvicinai lentamente, desiderando che svenisse di nuovo.
-Voglio... un bacio!!!- disse, per poi ridere sommessamente.
Che dovevo fare? Ero di fronte ad un tizio strafatto che avrebbe potuto farmi di tutto.
Alla fine decisi, e gli diedi un bacio sulla fronte.
-Non era ciò che intendevo... con la parola "baaacio"... ma i patti sono patti, sissignore se lo sono!-
Si alzò traballante, appoggiandosi al muro e ridendo come un deficiente.
Mentre con un braccio lo sstenevo, con l'altro gli infilai l'accappatoio.
Gli spostai il braccio in modo che mi circondasse le spalle e lo portai sul letto.
Lo asciugai per bene, evitando zone poco opportune, e mi avvicinai alll'armadio. Nell'esatto momento in cui aprii l'anta, mi cadde addosso una valanga di vestiti.
In mezzo a quella confusione adocchiai una maglietta grigio scuro d un paio di jeans larghi.
-Riesci a vestirti?- chiesi, cercando di capire se quei due capi erano puliti o no.
Mi girai, e lo vidi infilarsi un paio di mutande come fossero una maglietta.
"No, non ci riesce." pensai, rispondendomi da sola.
Cavolo... dov'era finito Jeff?

-*-*-* Ciaooooo!!!!! Grazie a tutti quelli che hanno letto i miei capitoli squinternati, e grazie a chi ha recensito! Spero che continuerete a farlo, le cose si metteranno male per la mia Sammy! Spero che vi sia piaciuto, è un capitolo molto particolare, questo... thanks! *-*-*-

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Capitolo 14
*** Peter Pan ***


-E poi cosa è successo?- chiese Axl con una voce infantile.
-E poi Peter Pan prese Wendy per mano, e disse a Trilli di cospargerla di polvere di fata...-
-E lei non lo fece.- sbuffò Axl, intuendo cosa stavo per dire.
Era la sesta favola che gli raccontavo. Era l'unico modo per farlo stare fermo, sul letto, accovacciato sulle mie gambe, mentre gli accarezzavo la testa.
E sembrava che fosse ancora un bambino, che si spaventa se un pirata malvagio cattura un bambino che vola, e che si arrabbia se una matrigna cattiva dà una mela avvelenata ad una fanciulla.
Faceva veramente tenerezza vederlo imbronciarsi se la principessa cadeva nel tranello della strega, o se i sette nani non volevano accoglierla, e vederlo esultare quando arrivava il principe che rimetteva a posto tutto.
-Trilli si rinchiuse in un cassetto, perchè se Wendy fosse volata con Peter sull'Isola che Non C'è, lui non sarebbe stato più tutto suo. Ma questo Peter non poteva capirlo, era ancora un bambino, intrappolato in un corpo di ragazzo.-
-Neanche io lo avrei fatto...- sussurrò Axl socchiudendo gli occhi.
-Cosa?-
-Neanche io avrei cosparso Wendy di polvere di fata. Perchè altrimenti Peter se ne sarebbe andato, e io sarei rimasta da sola.-
Rimasi in silenzio, a guardarlo, mentre mi sfiorava una mano.
-E tu lo avresti fatto?- mi chiese.
-No, penso di no.- risposi, sorridendo appena.
-Continua la storia.- disse.
-Peter afferrò Trilli e la scosse sulla testa di Wendy, e dalle sue ali cadde una polverina dorata lucente, che illuminò i capelli di Wendy. Peter la prese per mano e la fece volare nel cielo, verso la seconda stella a destra, lasciando Trilli che piangeva in un angolo della stanza. Poi Peter ritornò indietro...-
-Per Trilli!- escalmò fiducioso Axl.
-...no... si era... si era dimenticato i fratelli di Wendy...- dissi, scuotendo la testa.
-Oh...- sussurrò Axl, rabbuiandosi.
-... e così...- lo guardai; - ... Ma Peter si rese conto in quel momento che amava solo Trilli, e che Wendy non contava nulla, così usò il potere della polvere di fata per farla diventare grande come lui, la pese per mano e le diede un bacio!-
Axl si alzò di scatto, sorridendo.
-Veramente?-
-Sì.- sussurrai, sorriendo.
Passò ancora un quarto d'ora, durante il quale dovetti modificare tutta la storia di Peter Pan, sostituendo Trilli a Wendy, e viceversa, cercando di non fargli capire che gli avevo mentito.
-E così Capitan Uncino afferrò Peter e lo colpì, con un sorriso malvagio...-
-Non dire così.- disse.
-Così cosa?-
-Malvagio... Capitan Uncino non è malvagio...-
-Bè... temo di sì... forse ti confondi con Spugna, quello non è cattivo...-
-No... Capitan Uncino... forse si comporta così perchè... forse è invidioso di Peter Pan... lui ha tanti amici, ha pure chi lo ama, mentre Uncino no, è un pirata... magari passa tutte le giornate chiuso nella sua cabina a... ad immaginare come sarebbe essere come Peter... fare feste... ricevere regali... sentirsi dare la buonanotte... magari lo odia così tanto solo perchè si chiede perchè lui è così fortunato...-
Abbassai gli occhi, commossa.
-Già... forse hai ragione...-

Ciao! Allora, questo capitolo è veramente, esageratamente corto, però è il massimo che ho potuto fare, spero che non sia una cagata *w*' ... omunque ditemi cosa ne pensate, mi fa piacere!

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Capitolo 15
*** N-R-Gee e la selvaggia pantera ***


Axl si era addormentato da qualche minuto.
Avevo una strana sensazione, come se stessi soffocando.
Lo spinsi delicatamente giù dalle mie gambe e uscii dalla stanza.
Mi diressi verso la finestra della cucina, per prendere un po' d'aria.
Appena ci ebbi messo piede, il telefono squillò.
Ero indecisa se rispondere, d'altronde non erano fatti miei, ma risposi lo stesso.
-Hey yo! Yo amico ma quando mi ridai la catena?! Che figura ci faccio con le signore senza i carati addosso?! Dai, la tua figurona l'hai fatta, hai trombato e adesso non pensi sia il turno del buon vecchio N-R-Gee?! Dai, amico! Sono un nero disperato senza! Cazzo, guarda che non trombo da due sere! DUE SERE! Capisci?! Sento che mi si sta depositando la polvere, sul mio povero martello! Un po' di solidarietà, cazzo!- cominciò una voce.
-Veramente io non sono Axl, lui sta dormendo...-
-Sei Alicia?-
-No...-
-Becky? Fanny? Jenna? Chanelle? Gabriella? Cheerlene?- provò lui.
-No, nessuna di queste...-
-Ah, capisco, devi essere una delle ragazze nuove di Fred... quant anni hai? Diciotto? Diciannove? Non sei un po' troppo piccola per fare la baldracca?-
-Ma guarda che hai capito male, io... io non sono mica...- cominciai a balbettare.
-Porca troia quanti problemi che ti fai! Cazzo, devi solo scopartelo e poi ti becchi i soldi e te ne vai! Non è una cosa di cui vergognarsi-
Senza pensarci riattaccai, quelle parole mi facevano male... ingannata, ferita, offesa... troppo per poter sopportare ancora...
-Ti ha scambiata per una donna di marciapiede, nevvero?- mormorò qualcuno alle mie spalle, con un tono che mi fece venirein mente i cavalieri medievali.
-Jeff... non ti ho sentito rientrare...- dissi, cercando di sembrare calma ed impassibile.
-Accidenti a...- non finì la frase.
-Oddio ma stai sanguinando! Che ti è successo?- urlai spaventata, correndogli incontro.
-I tipi di prima... quelli che ti hanno infastidita, sulle scale... diciamo che non hanno gradito... e mi hanno pure rubato la spesa!- spiegò.
-E ti hanno preso a pugni solo per questo?!-
-Anche io lo avrei fatto, insomma, sei una bella ragazza...-
Arrossii, imbarazzata.
-Ti hanno proprio conciato male se dici queste cose...- risi, poco convinta.
-Guarda che io lo penso veramente...- mormorò, guardandomi negli occhi.
-Vieni... andiamo in bagno, così ti curo...-
-Ok... ahi!-
-Che c'è?-
-Mi hanno dato un calcio alla gamba...-
-Mettiti sul divano, allora.- sospirai.
Jeff si trascinò sopra di esso e si mise seduto, mettendosi una mano sugli occhi.
Io andai in bagno e presi quello che trovai: bende, garze, dei cerotti, acqua ossigenata, cose così.
Sentii Jeff che si lamentava ed alzai gli occhi al cielo.
Tornai in sala, e mi sedetti di fianco a lui.
-Dove ti hanno colpito?-
-In faccia, sul petto, sulla schiena, sullo stomaco e sulle gambe. E mi sanguina una mano per un pugno che ho assestato ad uno di quei bastardi.-
-Pensavo peggio!- obiettai sarcastica.
-Guarda che potevo anche lasciare che ti stuprassero a turno! Tanto un'esperienza l'hai già avuta...- borbottò Jeff.
-Cosa?-
-Ho visto Axl in azione, non è proprio un principe azzurro sotto le lenzuola!-
-Scusa e come avresti fatto a vedere...-
"Lascia stare, Samantha, è come la storia della doccia di gruppo... non lo vuoi sapere veramente..." mi avvertì la parte del mio cervello che mi teneva zitta.
-Lasciamo perdere.- dissi, fidandomi dell'istinto del mio cervello.
-Allora, con queste medicazioni?!- sbuffò spazientito e dolorante Jeff.
-Hai la maglietta macchiata di sangue... sicuro che non ti hanno tagliato o robe simili?- domandai preoccupata.
-Che ne so... forse sì...-
-Togliti la maglietta, così posso...-
-Neanche per sogno.-
-Cosa? Perchè scusa? Mica ti stupro!-
-Credimi, è meglio non correre rischi!- disse lui serio.
Gli diedi un pugno sulla spalla, ridendo.
-Ok, ma vedi di non sbavarmi addosso, conosco l'effetto che faccio sulle ragazze!-
-Ma guarda tu questo...-
Si sfilò lentamente la maglietta.
-Mica siamo in Baywatch, qui non funziona la moviola!- commentai.
-Io e le mie enormi tette bagnate siamo offese!- disse lui, scuotendo la testa lentamente come faceva Pamela Anderson durante la sigla del telefilm.
Risi così tanto che quasi caddi dal divano.
-Non ridere! Non ridere! Guarda, le mie tette tosono così offese che si stanno afflosciando! E adesso cosa mi terrà a galla?! Per colpa tua dovrò andare in piscina e imparare a nuotare! E mi si bagneranno i capelli!- continuava lui, mimando il gesto di tirarsi su il seno.
Passarono all'incirca dieci minuti, durante i quali non feci altro che ridere e rotlarmi sul divano.
-Con tutto questo sostenermi le tette le ferite mi fanno più male.- si lamentò.
-Su, vediamo un po'... e leva quelle braccia, altrimenti come faccio a vedere se hai lividi o ferite?!-
Jeff alzò le braccia, scoprendosi il petto, e in quel momento capii il motivo per cui mi aveva messa in guardia prima.
Stavo sbavando.
-Hei, hai bisogno di un secchio?- scherzò lui.
-Cos... no!- dissi io, colta con le mani nel sacco (anzi, con gli occhi sul petto).
-Su, Infermiera Jane, mi bendi come una mummia!-
-Hai un piccolo taglio tra il collo e la spalla...- osservai.
Gli tamponai la ferita con un po' di cotone imbevuto di acqua ossigenata.
-Ahia!- urlò lui, afferrandomi i polsi e tirandoli.
Mi ritrovai completamente distesa su di lui... e la cosa non mi dispiaceva...
Ci fissammo negli occhi a lungo, ma poi distolsi lo sguardo.
-Dovrei tirarmi su...- sussurrai.
Non mi aveva ancora lasciata andare.
-Già...- disse lui.
-Già...- ripetei io, tornando a guardarlo negli occhi.
Avvicinò il suo viso al mio...
-Sono d'accordo anche io...- disse seccato qualcuno, interrompendoci.
-Axl!- esclamò Izzy, scattando.
-Ma che bella coppietta... il drogato... e la puttanella!-
-Se ci sono dei drogati qui siamo sen'altro noi... ma non ti permettere i chiamarla ancora così, perchè... mi trattengo solo perchè so quanto sei fatto e so quanto ci tiene a te!- urlò Jeff, alzandosi in piedi e spingendo Axl.
-Ah sì?... Su, non trattenerti! Falle vedere che sei un uomo!- lo provocò lui.
Jeff alzò il pugno, pronto a colpirlo, ma lo bloccai in tempo.
-Lascia perdere per favore... ti prego... non vedi che è strafatto? Non sa cosa dice...- lo supplicai.
Lui abbassò il braccio, si passò una mano tra i capelli e sbuffò, seccato.
-Per favore... riportiamolo a casa... lo spiegherò io allo zio, dirò che ti ho costretto...- cominciai.
-...no! No! Non capisci!- scoppiò lui.
-Ti prego...-
Mi guardò, torvo.
-Chiama a casa. Stasera non torniamo. Dì che... che mi si è rotta l'auto, che ci ospita un mio amico, dì quello che ti pare. Io prenoto un motel. Bisogna che svaniscano gli effetti delle siringhe , o Slash lo ucciderà se torniamo a casa con lui... e io non lo fermerò di certo!- sbuffò.
-Grazie!- urlai, gettandogli le braccia al collo.
-Sì, sì... adesso chiama a casa...-
-Grazie!- ripetei ancora, staccandomi e correndo al telefono.
Digitai il numero che trovai nella rubrica e aspettai che lo zio rispondesse.
-Hey! Qui Duff, sexy rockettaro e fighissimo punk convinto, sempre disponibile ad una scopata e amante della chitarra... e poi c'è Slash...- rispose una voce squillante.
Si sentì una voce che urlava qualcosa.
-Sì, sì, va bene... Slash il grande...- sbuffò; -macchè grande e grande... è un animale...- aggiunse sussurrando, per non farsi sentire.
La voce dello zio, lontana, urlò "Ti ho sentito brutto bastardo!".
Si sentì un fracasso incredibile, grida di dolore ed urla malvage.
Il rumore terminò quando sentii "Fottuto stronzo!".
Alla fine qualcuno si degnò di riprendere in mano la cornetta.
-Qui Slash, dio supremo della chitarra, selvaggio ed affascinante come una pantera, ma forte ed...-
-Cazzo zio guarda che sono io!- urlai.
Si poteva avvertire il suo imbarazzo che usciva dalla cornetta.
-Sammy, guarda che quello che abbiamo detto quello cose per scherzare, sno cose brutte da dire...-
-Sì sì non lo metto in dubbio, ascolta... in pratica...- era dura inventarsi una bugia grossa come quella.
Poi mi ricordai che la pantera affascinante e selvaggia aveva creduto alla balla di Jeff, e se credeva a quella, avrei potuto dirgli che eravamo a caccia di gamberi in Norvegia!
-Si è guastata l'auto, ma Izzy ha trovato un suo parente che ci può ospitare fino a domani...-
-Cosa? No, vi vengo a prendere!-
-No! No, la città è così bella, e poi ci hanno organizzato una festa, quindi sarebbe scortese rifutare, no?-
Stavo andando nel panico. Perchè credeva allo shopping nella città più lontana e non ad un parente che fa feste ed ospita tutti?!
-Ok, divertitevi! Duff! No cazzo! Quella è la mia chitarra! No! Ti prego!-
La sua voce, urlante, si stava allontanando, e così riattaccai.
-Quel coglione ci ha creduto!- rise Axl.
-Tieni a bada la lingua o te la ritroverai inchiodata tra gli occhi!- lo minacciai.
-Non sia mai che mi ritrovi a spiaccicarmi il gelato in faccia per sentire di cosa sa!- esclamò lui, sarcastico.
-Andiamo, Jeff ci aspetta...- sospirai.

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Capitolo 16
*** Dirty Dancing ***


-Finalmente! Ma quanto ci avete messo?!- sbuffò Jeff dalla sua auto.
-Non me ne parlare... è stato come reinsegnargli a scendere le scale... non si reggeva i piedi, continuava a ridere e a cantare Non Woman No Cry... e pure male!- mi giustificai io.
-Ehy mica canto male... sono fuori allenamento!- disse offeso Axl.
-Muoviti, fattone, ma cosa cazzo ti salta in testa di bucarti così tanto?! Vaffanculo noi ci preoccupiamo e tu te ne vai in giro cantando un fottutissimo pezzo del cazzo di Bob Marley! Cazzo!- sbraitò Jeff.
Quando era arrabbiato era più volgare dello zio dopo due canne, però almeno non girava in mutande e stivali.
-Su, sali...- sospirai spingendo Axl verso la portiera.
-Prima mi dai un bacio...- disse, guardando verso l'alto.
-Io?!- chiesi.
-No guarda Izzy...-
-Io non te lo do un bacio!- sbottai.
-Ma chi lo vuole da te... dai amico mio dammi un bacetto...- disse Axl, avvicinandosi a Jeff e afferrandogli la testa.
-Ma che cazzo... Via! FROCIO!- urlò Jeff, divincolandosi.
-Allora mi accontento di Sammy, almeno lei non è schizzinosa!-
"Come ti accontenti?!" pensai sconcertata.
-Almeno lei è una ragazza... ma guarda che frocio...- sibilò Jeff dalla auto.
-Te lo scordi bello, adesso sali!- ordinai io, schivando l'abbraccio di Axl.
-Daaaaaaiiiii...- piagnucolò Axl.
Gli feci segno di salire, e lui obbedì.
Mi sistemai davanti, di fianco a Jeff. Preferivo stare lì che dietro con Axl, non mi sembrava tanto sicuro.
Dopo pochi metri Jeff frenò di colpo, facendo sobbalzare tutta la macchina.
-MA CHE CAZZO FAI?!- urlò ad Axl.
Mi voltai, e sgranai gli occhi.
-Ti sei... ti sei messo... una bottiglia nel naso?!- farneticai, incapace di credere a ciò che vedevo.
Insomma, non poteva essere così... così... così Slash...
-Voglio provare a bere dal naso...- disse, facendo fischiare l'aria nella bottiglia.
Alzò la testa, ma Jeff gli strappò la bottiglia dal naso prima che la birra gli entrasse dentro.
-FOTTUTO COGLIONE CHE NON SEI ALTRO COSA CAZZO TI SALTA IN TESTA DI FARE UNA CAZZATA DEL GENERE TI VUOI AMMAZZARE PER CASO PERCHE' SE TI VUOI AMMAZZARE DIMMELO CHE TI ACCONTENTO SEDUTA STANTEEEEEEEE!!!!!!!- urlò Jeff così forte che ci avrebbero sentiti fino in Uruguay.
Pensavo che gli sarebbe scoppiata la testa come nei cartoni da quanto sembrava incazzato.
-Vai dietro con questo coglione del cazzo... ci manca solo che si dia fuoco con una pesca...- ordinò Jeff guardandomi torvo.
-Questa è un'idea!- commentò Axl.
Jeff gli diede un pugno, facendolo svenire.
-Già che ci sei ammazzalo!- lo rimproverai, anche se aveva ragione.
-Ci avevo pensato... và dietro, adesso, mica che fa cazzate anche mentre è incosciente...-
Slacciai la cintura e scavalcai il sedile, sedendomi di fianco ad Axl.
Lo tirai su e gli sistemai la maglietta, poi feci segno a Jeff che poteva andare.
Arrivammo davanti ad un modesto ma carino hotel che era già buio, e svegliai Axl, perchè nè io nè Jeff lo volevamo portare dentro di peso.
-Andiamo, devo vedere che stanze ci sono rimaste, quello della reception non me l'ha detto.
Entrammo e ci accolse un uomo stempiato, basso e con una pancia tale che stavo per chiedergli se era machio o femmina.
-Voi dovete essere i Signori Isbell...- disse, con una voce stucchevole.
-Sì... allora che camere sono rimaste?- chiese Jeff.
-Scusa ma mica ti chiami Stradlin?- gli bisbigliai da dietro.
-Nome d'arte...- spiegò.
-Allora, è rimasta solo una camera con un letto matrimoniale e uno unico.- disse il signore.
-Va bene.-
-Come va bene? Scusa ma chi dorme insieme a chi?!- sbottai.
-Tu dormi con Axl... ci sarai abbastanza abituata, penso...-
-Io non dormo con uno così fatto che si ficca la bottiglia nel naso!- dissi io, categorica.
-Neanche io!-
-E allora?-
-E allora dormiamo insieme.- disse lui, come se fosse una cosa normale.
Lo guardai storto, con un sopracciglio alzato.
-E andiamo, tanto mi hai già visto mezzo nudo!- sbuffò.
-Sì ma ho visto anche lo zio in mutande, e questo non vuole assolutamente dire che io possa mai dormire con lui!-
-Oh, andiamo... prometto che ti frenerò quando tenterai di saltarmi addosso!-
-Ci risiamo...-
-Va bene, prendiamo quella.- disse Jeff al signore, che lo portò al banco e lo fece firmare.
Ci accompagnò al piano di sopra, e ci lasciò davanti ad una porta, lasciandoci le chiavi.
-Casa dolce casa...- scherzò Jeff mentre girava la chiave.
All'interno la camera era veramente carina, con le pareti verdi chiaro e le lampade dalle forme bizzarre.
-Dopo di lei...- disse Jeff facendo un inchino.
Entrai e cercai il letto.
-Dovrò dormire tutto solo?- chiese Axl piagnucolando.
-Sì, non ci sono altre possibilità. O da solo o sul balcone.- rispose freddo Jeff.
-Uff...-
-Hai fame Sam?- mi domandò Jeff, girandosi a guardarmi.
-No, voglio solo dormire...- risposi.
-Ok... hey c'è la televisione in camera?-
Andai a guardare.
-Sì... non avrai mica intenzione di tenermi sveglia tutta la notte?-
-Secondo me vorrebbe tenerti sveglia in un altro modo...- ridacchiò Axl, beccandosi un pugno sulla testa.
-Vai. A. Dormire.- gli ordinò Jeff.
Axl andò nella sua camera e si rannicchiò tra le coperte; due secondi dopo russava.
-Non c'è un pigiama?- chiesi guardando negli armadi.
-Vuoi la mia maglietta?- mi propose Jeff.
-No, no, figurati... è solo che mi dispiace dormire con i vestiti...-
-Ti do la mia maglietta... tranquilla non è un disturbo, anzi... sto morendo di caldo.-
Dovetti accettare, e per la seconda volta in un giorno, per una sfortuna fortunata, mi ritrovai a sbavare.
-Secchio?- rise ancora una volta.
-No! Ma sei proprio fissato!- sbottai imbarazzata.
Andai in bagno e mi cambiai in fretta.
La maglietta di Izzy mi arrivava sì e no alle cosce, ma almeno copriva.
Quando uscii lo ritrovai sdraiato sul letto, impeganto a guardare la TV, con le luci spente.
Mi avvicinai e mi sedetti contro i cuscini.
-Che film è?- chiesi.
-Shining.-
-Wow, allegro...-
-Hai paura di questi film?-
-No, solo non mi piacciono. E tu non hai paura?-
-Basta vedere i lati comici e non è più un film dell'orrore!-
-Lati comici?! Ce ne sono in una persona che viene squartata?-
-Sì... guarda adesso, per esempio... questo vuole entrare e lei prende...- disse, lasciandomi finire la frase.
-Un... coltello...- dissi rabbrividendo.
-Già. E cosa cazzo ci fa una mannaia nel bagno?!-
Sorrisi per il modo in cui l'aveva detto... e poi era vero...
-Visto?- disse sorridendo, per poi tornare a concentrarsi sul film.
-Cristo ma è proprio un coglione questo bambino... cazzo il cuoco gliel'ha detto cento volte di non entrare in quella camera, e lui che cosa fa?! Ci entra!!!-
Risi divertita.
-E adesso.. che cazzo?! Uno zombie?! Che cazzo ci fa uno... ma che cosa cazzo cerca di strozzare il bambino?!- urlò.
-Guarda che faccia sta facendo il bambino!-
-Sembra che ha un attacco di stitichezza!-
-Maddai!!!!-
-Che rincoglionito! E adesso scappa... sta scappando su un cazzo... scappa sul triciclo! Ma ti rendi conto?!-
-Basta... mi fa male la pancia, ho riso... ho riso troppo!-
-Cambio canale... questo film è una cazzata!-
-Aspetta! Su qui c'è Dirty Dancing!-
-Ma che schifo... sono già abbastanza arrapato adesso, non ho bisogno di vedere uno che si struscia contro una cazzo di sedia...- si lamentò, e fece per cambiare canale.
-Ma che schifo! Stai lontano da me!- urlai schifata e gli strappai il telecomando di mano, cambiando canale.
-Ridammi... RIDAMMI IL TELECOMANDO!- urlò, buttandosi sopra di me.
Ridendo cominciai a dimenarmi sotto di lui, mentre cercava di rubarmelo.
Lo lanciai lontano, andò contro la parete e si ruppe.
-Occazzo.-
-Merda...- sussurrai.
In due secondi scoppiammo a ridere, uno sopra l'altra, fino a piangere.
Poi accadde qualcosa, smettemmo di ridere e ci guardammo negli occhi.
E, come era successo a casa di Axl, si avvicinò e mi prese il viso tra le mani.
Non pensavo a nulla, solo a come avrei voluto che non esitasse così tanto.
-Lo ami ancora?- chiese poi, riportandomi alla realtà.
Axl... non sapevo se lo amavo, e neanche se lo avevo mai amato... mi limitai ad abbassare lo sguardo.
-Capisco...- suspirò e si tirò su.
-E se non lo sapessi e basta?-
-Ti starò alla larga finchè non l'avrai capito...-
-No! E' la cosa peggiore che tu possa fare, veramente! Mi sentirei... come mi sento adesso...-
-E allora come facciamo?-
Ci pensai un attimo su, escogitando un modo per restare con lui.
-Facciamo che.. stanotte restiamo qui, insieme... e se riusciamo a dormire senza nemmeno girarci o parlare... bè hai capito...-
-Mi sembra un buon piano.- disse dolcemente, e poi si risdraiò di fianco a me.
-Però così non vale... come faccio a dormire se tu mi stai così vicino?-
-Allora rimandiamo il piano ad un'altra notte, ok?- propose sorridendo di sottecchi.
Sorrisi e mi stesi tra le sue braccia, lasciandomi stringere.
-Baby!- urlò Patrick Swayze dalla TV, e poi cominciò un casino infernale.
-Ma cazzo vaffanculo!- sibilò Jeff.
-Spegni la televisione!- mi lamentai.
-Bè è un po' difficile signorina, dato che il telecomando è leggermente sparso per il pavimento!-
-Stacca la spina allora! Fai qualcosa, ti prego...-
Jeff si alzò e cominciò a trafficare con i fili dietro la TV, staccandoli uno dopo l'altro e riattaccandoli nel tentativo di tappare la bocca a Baby che urlava come un'ossesso.
Alla fine il rumore cessò di colpo e lo schermo divenne nero.
-Ooooh... grazie!- sospirai sollevata.
-Cazzo... non va più la luce!- si lamentò.
-E a cosa ti serve, tanto adesso devi venire qui con me a dormire.-
-Sì ma mi serve per vedere dove metto i pantaloni!-
-Non puoi dormire con i pantaloni?-
-Sì, ma adesso mica voglio dormire.- sussurrò avvicinandosi lentamente.
-Intendi forse tenermi sveglia tutta la notte?- chiesi, come se non sapessi la risposta.
-Solo il tempo necessario per fare quello che ho intenzione di fare.-
-E sarebbe...?-
-Questo!- esclamò, per poi saltarmi addosso.

Helloooooooooo!!!!!! Wow sono super-eccitatamente-emozionata per questo capitolo! Waaaaaa sto ancora sbavando al pensiero di Jeff senza magl... hehem... lasciamo perdere... wow finalmente sono arrivata a questo capitolo! L'avevo scritto quando ho scoperto la mia passione per un certo bassista di una certa rockband...spero che le fan di Izzy non mi vogliano impiccare per eresia, ma proprio non me la sentivo di farlo vestire... insomma... come si vestiva di solito (camicie gialle a fiori hawaiani azzurri con i pantaloni verdi di pelle con tanto di collane di pasta e semi essiccati intrecciati con lo spago dell'Himalaya od obbrobri simili...) ...com al solito non può mancare la mia richiesta, quindi cederò ai miei istinti e ve la riscriverò: ... un attimo che mi preparo... DITEMI COSA NE PENSATE!... adesso mi sento meglio... ciao! E grazie di aver letto!

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Capitolo 17
*** Il ricatto e la crudele realtà ***


Jeff se ne stava abbandonato sopra di me, con in viso appoggiato alla mia spalla, e non sembrava avere intenzione di muoversi.
Bè, del resto dormiva...
Lo guardai, nel vano tentativo di sentirmi un po' meglio.
Avevo come la sensazione di chi ha appena fatto una cosa terribile, anche se sapevo benissimo che non era stato un errore.
E nonostante questo, continuavo a sentirmi oppressa, come se sapessi che riceverò prima o poi la mia punizione.
-Bene bene, la nostra principessina si è svegliata.- disse una voce.
Mi tirai su di scatto, facendo rotolare Jeff di lato.
-Axl!- esclamai, colta alla sprovvista.
Se ne stava appoggiato al muro, con gli occhi puntati su di me.
-Dimmi, ti sei divertita stanotte con il tossico?- ghignò crudelmente.
Avvampai e scostai lo sguardo, imbarazzata.
Perchè Jeff non c'era mai nei momenti di bisogno?!
-Allora, chi è meglio a letto, io o il nostro caro, caro Izzy?-
-Smettila...-
-No! Non la smetto! Credi veramente che mi dispiacesse di averti picchiata? Questa è la prova che avevo ragione! Mi hai tradita, piccolina, e io la faccio sempre pagare a chi mi tradisce.-
-Noi non stiamo più insieme, non ti ho tradito!-
-Se non stiamo più insieme lo decido io! Illusa, credi veramente che a lui o a qualcun altro importi di quello che provi? Prima o poi anche Jeff si stancherà di te, e a quel punto non ti resterà niente da fare se non tornare da me strisciando come al sudicia puttana che sei!- ringhiò.
Le lacrime mi rigavano il viso, non potevo fare niente, ero completamente indifesa. E sapevo che aveva ragione, in fondo. Jeff non mi aveva detto niente che potesse farmi credere che non mi aveva solo usata, e, dopotutto, sia lui che i suoi amici erano bravi attori, altrimenti non si sarebbero potuti approfittare di tutte quelle ragazze.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda! Allora, sentiamo, chi è più bravo a letto?-
-Lasciami stare... smettila!- urlai.
-Non alzare la voce... tanto il tuo principe azzurro non si sveglierà, gli ho iniettato una siringa di...-
-BASTARDO!- urlai.
Axl assunse un'espressione a dir poco grottesca, si lanciò verso di me e mi afferrò per la gola.
Soffocai un grido, mentre cercavo di tirargli via la mano.
-Sai una cosa? Questo bastardo stanotte ti punirà così tanto che avresti preferito che Jeff non ti salvasse!- mi sibilò all'orecchio, facendomi rabbrividire quando sentii la sua lingua sulla mia pelle.
Annaspavo nel disperato tentativo di respirare, mentre con le unghie gli graffiavo la mano.
Mi scagliò sul letto, e poi prese qualcosa.
Premette un pulsante e sentii versi simili a gemiti ed urla soffocate.
-Direi che sono più bravo io, almeno ti facevo gridare!- commentò , guardandomi con un ghigno.
Mi aveva registara mentre...
-Sì, siete tu ed Izzy! E sai dove finirà questa bella registrazione? Dappertutto!-
Sbarrai gli occhi, terrorizzata alla sola idea.
-Cosa penserà la gente di una ragazza che prima va con un amico di suo zio e poi con il suo migliore amico?! E cosa penseranno Jeff, Slash e Duff?- disse con aria innocente.
-Non...-
-Non oserei?! Ragazzina proprio non mi conosci!- rise.
Smise di ridere, e mi guardò.
-Oh, andiamo, non posso vederti così... su, andiamo a fare un giro, ti compri qualcosa e...-
-Te lo scordi.-
-Non era una proposta, era un ordine! Da oggi sarai la mia schiavetta-puttanella! Muoviti!-
Vedendo che esitavo, alzò il registratore e lo sventolò in aria.
-Forse non ci siamo capiti. Alzati, vestiti e vieni.- ordinò.
Mi voltai a guardare Jeff.
-Devi proprio essere stupida se pensi che me lo porterò dietro. Non gli parlerai più, non ti lascerò sola un momento! Se provi a dire anche solo una sillaba, giuro che questa finisce su tutte le radio!-
Scoppiai a piangere, ma il solo risultato che ottenni fu quello di farmi trascinare per i capelli giù dal letto.
-Prendi le tue cose e muoviti.-
Ancora con le lacrime agli ochi, raccattai i miei vestiti e le mie scarpe, me li infilai in fretta e mi alzai.
-Bene...-; disse Axl, cingendomi le spalle con un braccio; -adesso andiamo, piccola, l'auto ci aspetta!-
Mentre mi spingeva verso la porta, mi girai a guardare Jeff, disteso sul letto, ignaro di quello che mi stava facendo Axl.
-Ti ho detto che non ci devi più pensare.- ringhiò furioso Axl, tirandomi i capelli dietro la testa e costringendomi a voltarmi verso di lui.
Chiusi gli occhi e strinsi i pugni quando, sompre tenendomi ferma, mi baciò., ma alla fine mi arresi, implorando che la tortura finisse in fretta.
-Così va meglio... adesso è meglio lasciarlo da solo, vorrà riflettere sulla tua improvvisa fuga con il sottoscritto...- ghignò.
-No...!-
-Oh sì carina, adesso se non ti dispiace, non vorrei fare tardi.-
Mi spinse oltre la porta, nel corridoio, e mi trascinò fuori del motel.
Tirò fuori le chiavi della macchina di tasca e accese il motore, mi obbligò a salire e così mi ritrovai in qualche posto a qualche ora lontana qualche kilometro da Jeff.
In quel momento non avevo certezze, ma solo dubbi e domande.
Ci fermammo in un Autogrill, ma non feci in tempo a slacciare la cintura che già Axl mi era addosso.
-Adesso ci divertiamo...- grugnì, e cominciò a slacciarsi i jeans.
Mi ritrassi e cercai di respingerlo, ma era troppo forte e me lo ritrovai sopra, con in sedile abbassato.
Non c'era nessuno in giro, anche l'edificio sembrava deserto.
Cercò di abbassarmi i pantaloni, ma afferrai qualcosa e glielo spaccai in testa.
Per fortuna quella macchina era una fogna.
Axl sbarrò gli occhi, stordito e colto alla sprovvista, ma subito si riprese e ricominciò a svestirmi, con più brutalità.
Anche se era inutile gridare, urlai fino a sgolarmi mentre le lacrime mi accecavano... se fossimo stati in un film adesso sarebbe arrivati lo zio, Jeff o Duff e mi avrebbero salvata... peccato che non eravamo in un film...
-Lasciami andare! Lasciami lurido porco! Lasciami!- le mie urla si perdevano in quella desolatezza, dov nessuno poteva correre in mio aiuto.
-Prova a farmi un altro brutto scherzetto e te lo faccio vedere io il lurido porco!- ringhiò Axl, lanciandomi lontano i jeans.
La cosa durò meno di un quarto d'ora, ma, credetemi, non per questo fu meno brutale, crudele e violenta.
Credo di non aver mai provato tanta paura e disprezzo insieme nella mia vita.
-Alla fine Axl si abbandonò sul sedile del uidatore, col fiatone, mentre io mi raggomitolavo i un angolo, singhiozzando e cercando di rivestirmi.
Si accese una sigaretta e sbuffò il fumo con l'espressione di chi ha appena conquistato la sua preda.
-Vuoi?- chiese, mettendomela sotto il naso.
Scostai la sua mano con uno schiaffo e ricominciai a piangere.
-Dai... non dirmi che non ti è piaciuto... ti ho fatta gridare, visto?- ghignò.
Non risposi.
-Giusto? !-
-...S-sì...- balbettai.


Oddio che stronzo Axl... e lo dico io, quella che gli ha fatto fare queste cose alla povera Sammy... quindi che stronza io... oddio mi sto insultando da sola... vabbè lasciamo perdere O_o' ... come al solito vi faccio la stessa richiesta, ma dato che l'avrete imparata a memoria non la scrivo (e pi è la stessa degli altri autori, quindi...) ... Allora grazie per aver letto e grazie a chi mi ha recensito gli altri capitoli! Vi stimo tutti, anche chi non li ha lasciati! Al prossimo capitolo! Baci *w*

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Capitolo 18
*** Salvezza ***


-Non fare quella faccia.- disse Axl, con un tono a metà tra un lamento e un ordine.
-Mi hai stuprata.-
-No che non ti ho stuprata! Mica sono Slash o Duff, semmai sono le ragazze che mi stuprano.-
-Mi hai stuprata.- ripetei.
-Piantala. Non ti ho fatto un cazzo.-
-Mi. Hai. Stuprata.-
Lo schiaffo mi arrivò in un attimo, sfruttando l'effetto sorpresa, e il dolore mi esplose sulla guancia.
Rimasi senza fiato, i miei polmoni si rifiutavano di pompare aria, e cominciai ad annaspare.
-Non ti ho fatto niente.- disse Axl, anche se credo che lo ripetesse per convincere se stesso, e non me.
Frenò di colpo, facondomi sbattere contro il cruscotto.
Slacciai la cintura per vedere se riuscivo a respirare un po' più aria.
-Fammi vedere.- disse, e cercò di tirarmi via la mano dalla guancia.
-Lasciami! Lasciami andare!- urlai, mentre mi dimenavo singhiozzando.
-Ferma! Stai ferma! Aspetta! Tra... ASCOLTAMI!-
Mi strinsi le ginocchia al petto e cominciai a piangere, ignorandolo.
-Tra un paio di kilometri c'è un autogrill o qualcosa del genere. Ci fermiamo e mangiamo, e vediamo di farti passare il dolore.- disse.
Credo che il suo tono fosse gentile, ma sono certa che nel profondo volesse prendermi a pugni per quelle lacrime.
-Mi ascolti?- chiese spazientito.
Non risposi, mi limitai a schiacciare ancora di più la fronte contro le ginocchia.
-Vuoi andare sul sedile di dietro?-
Ancora una volta ignorai la sua domanda e scavalcai il sedile, mi abbandonai supra quello posteriore e mi girai verso il cofano, dandogli le spalle.
Ripartì dopo qualche secondo, sbuffando rassegnato.
Accese la radio, ma la spense subito dopo. Doveva essere molto nervoso.
-Non ti ho stuprata.- sussurrò dopo un po'.
-Illuditi.- sibilai.
Frenò lentamente e scese dalla auto.
-Alzati. Muoviti, siamo arrivati.- ordinò duramente.
Aspettò qualche secondo e mi afferrò per un braccio.
-Muoviti, andiamo.-
Mi trascinò giù dall'auto e mi spinse verso un altro Autogrill.
-Vuoi qualcosa?- chiese quando fummo entrati.
Quel posto puzzava di fumo e di alcool, per non parlare dei brutti ceffi che si fermavano a ghignarmi.
-Ciao bellezza, vuoi farti un giro?- mi urlò uno con un cappello da cowboy pieno di buchi.
-Col cazzo che vuole.- rispose Axl.
-Hey ragazzina, non lo sai che ci sono i lupi cattivi in giro?- rise un altro.
-Che bel bocconcino!- commentò fischiando uno che doveva essere ubriaco fradicio.
-Sei fortunata, potrei fare come loro. Loro sì che ti stuprerebbero.- mi sibilò dietro l'orecchio Axl, stringendo la presa al mio braccio.
Mi spinse verso il bancone dove stava una coppia sulla quarantina.
Dietro di loro c'era un ragazzo della mai età che guardava un bicchiere con occhi disinteressati.
Axl mi fece sedere su una sedia mentre lui ordinava.
-Tuo fratello?- mi chiese quel ragazzo.
Scossi la testa.
-Almeno tu non sei figlia di... loro...- sospirò, indicando la coppia.
La donna aveva un minitop e un paio di minishortscon le paiettes, l'uomo era vestito come se dovesse andare ad una fiera di mucche.
"Almeno loro non ti stuprano" pensai.
-Io sono Shay. Tu?-
-Samantha.-
-Quanti anni hai?-
-Quasi sedici.-
-Io ne ho proprio sedici. Di che città sei?-
-Sono di Los Angeles.-
-Sei una di poche parole... anche io vengo da Los Angeles. Strano che non ci siamo mai beccati.-
-Mi sono appena trasferita.-
-Capisco... Cosa ci fai in Nevada?-
-Siamo in Nevada?!- esclamai, incredula.
-Ma certo! Insomma, non hai visto tutti quei cartelli con su scritto "Benvenuto in Nevada!", "Siete in Nevada!" o cazzate del genere?-
-E siamo vicini a quale città...?-
Se fossi riuscita a trovare un telefono, avrei potuto chiamare lo zio e farmi venire a prendere!
-Siamo... vicini a Paradise, penso... sulla statale 17 al quarantesimo kilometro.-
-Grazie!- esclamai.
-Che c'è da urlare tanto? Ti ho detto di non parlare con gli altri.- tuonò Axl dalla sedia accanto, già strapieno di Jack Daniel's.
-Vado in bagno.- dissi, e feci segno a Shay di venire con me.
Mi seguì poco dopo, per non destare sospetti... era un tipo in gamba, aveva capito che non volevo farmi vedere.
-Senti... quello è un drogato e mi ha stuprata, ho bisogno solo di qualche spcciolo per chiamare a casa e farmi venire a prendere!- lo supplicai.
-Ti ha... whoa! Questa sì che è... non ho parole... tranquilla, ti presto qualcosa, e poi al massimo me li ridai quando ci incontriamo a Los Angeles.-
-Grazie...- dissi, mentre le lacrime mi scorrevano sulle guance.
-Non c'è bisogno di piangere, adesso chiami e... e si metterà tutto a osto... solo aspetta qualche minuto, quando i miei saranno proprio ubriachi potrò fregare a mia madre il portafoglio e chiamerai quanto vorrai.- mi rassicurò.
Passò qualche minuto, e i suoi genitori cominaicrono a limonare come due forsennati.
A quel punto erano proprio andati, e Shay si avvicinò, infilò la mano nella borsetta della madre, che non se ne accorse, e ne estrasse una borsetta fucsia piena di brillantini.
-Ecco, dovrebbe bastare... vuoi che ti accompagno? Magari faccio da guardia...-
-Grazie, sarebbe veramente...-
-Non c'è problema. Andiamo, il tuo amico si sta innervosendo.-
Rabbrividii al pensiero di Axl che mi scopriva al telefono con lo zio.
-Hey c'è un telefono qui?- chiese Shay ad un tizio.
Quello indicò un corridoio, dov alla parete, in effetti, c'erano dei telefoni.
Li raggiungemmo e Shay infilò dentro alcune monete.
Composi il numero ed aspettai, con il cuore che mi batteva a mille.
-Dai... dai rispondi... dai... ti prego...-
-Pronto? Qui Duff, la sexy...-
-DUFF! SONO IO, SAMANTHA!- urlai.
-Sa... Sammy! Senti, lo so che hai gli ormoni in subbuglio, ma sei stata una vera stronza, sai? Insomma... non... non puoi approfittare di Izzy e poi scappare con....-
-DUFF! TI PREGO! ASCOLTAMI!-
Sentii dall'altro capo un trambusto che non vi immaginate.
-SAMMY! DOVE DIAVOLO SEI FINITA?!- esclamò lo zio.
-Zio! Zio ti prego ascoltami... Axl mi ha portata... oddio è stato terribile... continua a picchiarmi e mi ha violentata e continua a...- cominciai a singhiozzare.
-Ti ha... Ti ha picchiata e... vio... DOVE TI HA PORTATA QUEL FIGLIO DI PUTTANA?!- urlò lo zio fuori di sè.
-Vicino... vicino a Paradise, in Nevada... siamo in un autogrill sulla statale 17, al kilometro quaranta... ti prego fai in fretta...-
-Arrivo subito! Te lo giuro! Fai solo in modo che... fai in modo di rimanere dove siete, e Dio, prega che io non lo trovi quando...-
-Muoviti!-
Riagganciai perchè Shay mi aveva tirato un braccio... Axl stava arrivando, infuriato e barcollante.
-"Devo andare in bagno" eh? Bè questo è un telefono!-
-Mi sono persa...-
-Casualmente vicino ai telefoni!-
-Non ho soldi, quindi non avrei neanche potuto chiamare... mi sono solo persa...-
-Muoviti. Adesso ti ci porto io in bagno!- ringhiò, artigliandomi un braccio.
Si accorse di Shay.
-E tu che vuoi? ...capisco, sei il suo nuovo amichetto, non è vero? Brava, Sammy, me l'hai fatta, ma adesso ti giuro che ti passerà la voglia di fare la puttana!-
-Axl... hai bevuto, non ragioni, lasciami andare!-
-Io ragiono benissimo!- sbraitò.
Mi trascinò per un braccio su per delle scale malmesse, mi spinse in una stanza abbastanza buia, contro il muro, e mi arrivò un pugno sulla spalla.
Gridai per il dolore.
-Su! Urla! Urla, grida, tanto nessuno verrà ad aiutarti! Ci siamo solo io e te, Samantha, e mi hai fatto arrabbiare!-
Mi accasciai a terra, senza fiato.
-Allora?! Non dici niente?!-
-Lo zio ti...-
-Slash non mi farà niente, perchè siamo lontani miglia e miglia e non ti può sentire urlare!- urlò.
-Sei...- non riuscii a dire neinte, le fitte erano troppo forti.
-Proprio non lo vuoi capire che... CAZZO!-
Urlò per scaricare la rabbia, e tirò un calcio alla parete, vicino a me.
Mi tirò per i capelli costringendomi a guardarlo.
-Non c'è nessuno che mi terrà lontano, mai, MAI! E smettila di guardarmi così!- urlò ancora, strattonandomi e facendomi sbattere la testa contro il muro.
Lo fissai negli occhi, non intendevo sottomettermi, non mi sarei mai abbassata a tanto.
Mi inchiodò le spalle al muro, si inginocchiò davantia me e ci appoggiò la fronte, di fianco alla mia testa.
-Tu... mi stai... facendo impazzire...- sibilò.
-Tu sei già pazzo.-
-No! Io... io non sono pazzo!- urlò.
Lo spinsi via con una mano, facendolo ricadere all'indietro.
-Sei stata tu... sei stata tu...- cominciò a ripetere.
Mi strinsi le ginocchia al petto, attenta a non muovere il braccio della spalla dolorante.
-Sei stata tu...-
-Piantala...- sussurrai mentre lo guardavo di sottecchi.
-Sei tu che... sei stata tu...-
-Axl piantala.-
-Sei tu quella del sogno...-
-Cosa? Quale sogno?-
-Sei stata tu... a fare del male...-
-Che stai dicendo?-
-Sei stata tu a fare del male a Willy...-
-Chi è Willy?-
Non ci capivo niente, cominciavo ad avere paura.
-Il povero... piccolo... Willy... non aveva fatto niente... e tu gli hai fatto male...-
-SAMANTHA!- urlò una voce.
-DUFF!-
Mi alzai e corsi verso le scale, dove c'era Duff.
Gli saltai addosso abbracciandolo, era arrivato!
Cominciai a piangere, sia per la felicità, sia per quello che mi aveva fatto Axl.
-Tranquilla... shhh, è finita, ci siamo qua noi...- sussurrò, passandomi la mano sulla schiena.
-Samantha! Cazzo, che cosa ti ha... dov'è?! Dove cazzo è?! Lo ammazzo, giuro su Dio che lo ammazzo!-
-Zio!- urlai, sollevata, ed andai ad abbracciarlo.
-Dimmi dov'è, dimmi dov'è perchè lo ammazzo! Non provare mai più a disobbedirmi! Cazzo, sarò un fottuto coglione ma a volte ho ragione!-
Non risposi, stavo ancora piangendo, e poi lo avrebbe trovato da solo.
Non volevo avere la sua morte sulla coscienza.
-Finalmente siete arrivati! Dio, ho avuto paura che mi ammazzasse...-
-Adesso ci siamo qui noi... tranquilla, non ti farà più niente... stai tranquilla...- disse lo zio accarezzandomi la testa.
Alzai la testa a guardarlo, era rassicurante vedere il suo sorriso, sebbene tirato e falso.
Fece un cenno a Duff, che mi prese delicatemente per le spalle e mi scostò dallo zio.
-Andiamo a casa, adesso...- disse il biondo, spingendomi piano verso la porta.
Ne avevo abbastanza di essere spinta, non ero mica una carrello!
Mi liberai dalle sue braccia e guardai lo zio, che con uno sguardo assassino saliva le scale.
-Lo ucciderà...-
-Lo spero.- disse Duff serio, prendendomi la mano e portandomi fuori.
Sì, forse era meglio stare lontani.
-Ti fa male qualcosa? Cosa ti ha fatto?-
Spevo che potevo fidarmi di Duff, e gli raccontai di Jeff e di me, della registrazione, del ricatto, dello stupro, degli schiaffi, dei pugni e di Shay.
Ogni tanto mi interrompeva, a bocca aperta, per chiedermi di ripetere, perchè non era possibile che avesse sentito bene.
Alla fine si abbandonò per terra con un tonfo, la faccia sconvolta e la mano sulla fronte.
-Cazzo... è... è una cosa... cazzo...-
Mi sedetti di fianco a lui.
Avevo smesso di piangere, ma se avessi avuto ancora delle alcrime da versare avrei ricominciato.
-Mi sa... mi sa che è meglio che andiamo a casa...- disse.
-Non aspettiamo lo zio?- chiesi.
-No, avevamo calcolato che Slash.. si sarebbe... trattenuto di più... e poi c'è la macchina di Izzy, no?- disse.
-Già...-
Si alzò e mi tese la mano.
La presi e mi aiutò a tirarmi su.
Ci avviammo verso il parcheggio.
-Prendiamo quella... prendiamo quella dello zio, vero?-
Non volevo risalire su quella macchina dove avevo avuto così tanta paura.
-Certo.- rispose Duff, notando il mio sguardo sconcertato.
La decappottabile rossa era abbandonata in mezzo alla strada.
Salimmo e cominciammo ad avviarci verso casa.
Poi mi venne in mente una cosa importantissima.
-Jeff! Devo andare da Jeff!- esclamai.
Duff mi guardò con aria interrogativa.
-Non è meglio se vai a casa e ti riposi?-
-Ti prego, è importante... crederà sicuramente che l'ho lasciato per fuggire con Axl...- lo supplicai
-Bene... destinazione: casa di Jeff...-
-Grazie...-

Visto che sono arrivati?! Tirate pure un sospiro di sollievo! °w*

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Capitolo 19
*** Di nuovo insieme ***


Arrivammo dopo due orette davanti ad un palazzo elegante, bianco.
-Io cerco un parcheggio, Izzy abita al settimo piano, la seconda porta da sinistra...-
-Ok...-
All'entrata mi accolse un portiere dall'aspetto curato e gentile.
Mi aprì la porta e mi chiese se stavo bene.
Dovevo proprio sembrare uno straccio...
-Sì, ho solo avuto una giornataccia...- dissi sorridendo, e mi diressi verso le scale.
-Salve signorina, posso aiutarla?- mi chiese una donna minuta ed allegra.
-No, sto solo andando da... mio fratello...-
-Oh, certo, scusi per il disturbo. Se ha bisogno di qualsiasi cosa, mi chieda e vedrò che posso fare.-
-Grazie... adesso... dovrei andare...-
-Oh! Certo, certo, vada pure!-
-Ah, adesso che ci penso... non è che c'è un ascensore?-
Sette piani a piedi dopo quello che mi era successo non erano proprio il massimo...
-Certo, in fondo a questo corridoio.- rispose lei indicandomi la direzione.
-Grazie.-
Raggiunsi l'ascensore ed aspettai che arrivasse.
Le porte si aprirono e ne uscì un uomo giappo-nippo-cine-coreano o qualcosa del genere. Era asiatico, per dirla breve.
Mi disse qualcosa in giappo-nippo-cine-coreano ed io annuii, sperando che fosse una "yes/no question".
L'uomo sorrise e mi chiese un'altra cosa.
Scossi la testa, tanto per cambiare.
Quello rise, battendosi la mano sul ginocchio.
-Voi amelicani ploplio folti! Lispondete anche se pallo in mia lingua e non capite!-
Ci rimasi di merda. Non ci sono mezze parole.
Entrai in ascensore, ignorandolo, e premetti il tasto 7.
C'era una di quelle canzoni carine ma di poco successo che vengono declassate a muschette per ascensori, una di quelle che è bella una volta, la seconda ci può stare, ma alla terza non ne puoi proprio più.
E io, dopo dieci secondi di "Little star, shine for my little princess, in my little garden waiting for my little kiss on her little lips at strawberry flavouuuuuuuur" avevo cominciato a sbattere la testa contro le pareti metalliche implorando che il supplizio finisse, e in fretta.
Dopo qualche minuto di testate le porte si aprirono e mi ritrovai in un lungo corridoio luminoso, pieno di vasi di piante e di fiori.
Era veramente bello quel posto, ma mai bello come la casa dello zio, s'intende.
Camminai per un bel pezzo prima di raggiungere la famosa seconda porta a sinistra.
Ebbi un attimo di esitazione, ma alla fine bussai.
-La porta è aperta.- disse una voce da dentro.
Jeff.
Entrai piano, quasi avessi paura a fare rumore.
Se ne stava abbandonato cu un divano di pelle rossa, la testa leggermente all'indietro, con una sigaretta appesa alle labbra, e gli occhiali da sole.
-Jeff...- lo chiamai.
Alzò la testa di scatto, facendo cadere la cenere della sigaretta.
-Samantha... che c'è, venuta per un'altra bottarella?- chiese in tono sarcastico.
-No... ascolta, io non sono...-
-Non sei scappata via con Axl? Davvero? Perchè a me sembrava di sì... del resto quasi tutte scappano con Axl dopo avermi abilmente abbindolato, sai?-
-No, ti assicuro...-
-Non raccontarmi balle, ragazzina, non sono in vena.-
-Ti giuro che non sto mentendo!- dissi.
Stavo piangendo di nuovo. Non mi voleva ascoltare.
Jeff restò un attimo a guardarmi.
Si alzò e mi si avvicinò, sospirando.
Mi strinse, chiedendomi scusa, guardando verso l'alto e poi verso me, affondando il viso nei miei capelli.
-Scusami, scusami, non volevo farti piangere, scusami... è che... mi hanno sempre abbandonato, e non me lo aspettavo anche da te...- ripeteva, restando comunque distaccato, come se non si fidasse.
-Mi ascolti adesso?- chiesi trattenendo la rabbia.
Proprio non capiva che non lo avevo abbandonato!
-Certo.- sbuffò, andandosi a sedere di nuovo sul divano.
Mi sedetti anche io, abbastanza lontano da lui, nonostante volessi il contrario, perchè sapevo che era ancora arrabbiato con me.
-Non sono scappata con Axl...-
Sorrise, come se la cosa lo divertisse.
-Sono stata costretta... ho gridato, ma tu non ti svegliavi perchè... perchè ti aveva iniettato qualcosa... mi ha obbligata, se non lo seguivo, aveva detto che faceva ascoltare a tutti la registarzione... Axl ci ha... ci ha registrati mentre... bè...-
Feci un gesto con la mano, per fargli capire.
Divenne serio, e sgranò gli occhi.
-Vai avanti...-
Ero sollevata, forse mi credeva.
-Axl mi ha portata via e continuava a picchiarmi e poi...-; la mia voce cominciò ad incrinarsi; -...e poi ci siamo fermati ad un Autogrill deserto.. e lì mi ha... è stato terribile!-
Ricominciai a singhiozzare, coprendomi il viso con le mani.
-Hey... hey... aspetta... calma... tranquilla... non ti succederà niente... shhh...- mi sussurrò Jeff mentre scivolava al mio fianco, stringendomi di nuovo.
Avevo bisogno di quello, di essere stretta, come i bambini quando hanno paura.
Mi aggrapai al suo petto, cercando di smettere di piangere, mentre lui mi asciugava le lacrime con le dita.
-Hey, non piangere, ti credo, tranquilla... cosa ti ha fatto?-
Gli raccontai come era andata, interrotta dai singhiozzi che non avevano ancora smesso di spezzarmi il respiro.
Ogni parola, sentivo che mi stringeva di più, finchè non mi fece quasi male.
-Ti ha fatto questo?- sibilò.
Annuii, senza alzare il viso.
-Dio...-
-Avevo paura che non mi credessi... ma non ho potuto fare nulla, mi ha obbligata, e io non volevo lasciarti lì... credimi, non volevo...-
-Come non potrei crederti, Samantha... sei la mia bambina... certo che ti credo...- mi sussurrò all'orecchio, chinandosi.
Mi diede un bacio sui capelli, tornando ad accarezzarmeli.
-Non sei arrabbiato?- chiesi alzando il viso a guardarlo.
-Certo che lo sono, tantissimo, neanche ti immagini quanto... ma non con te, tranquilla... non portei mai essere arrabbiato con te...-
-Grazie...-
-E' la pura verità...- disse sorridendo.
Non stavo più piangendo, finalmente, e lo strinsi ancora.
-Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?- mi chiese.
Scossi la testa.
-Ho solo bisogno di stare con te...- dissi.
-Non sai quanto mi faccia piacere sentirtelo dire...-
Alzai il viso, sorridendo.
Si avvicinò e mi baciò.
Ben presto il bacio divenne qualcosa di più, e mi ritrovai distesa sul divano con Jeff sopra che lottava contro la sua maglietta dopo aver vinto l'incontro con la mia.
Tolta anche quella, si dedicò ai suoi pantaloni, mentre con una mano mi accarezzava, bacianodmi.
Chiusi gli occhi, ma l'immagine di Axl che mi toglieva i vestiti sogghignando mi investì come un pugno, facendomi gelare il sangue.
Sussultai, sgranando gli occhi.
Jeff si fermò e mi guardò.
-Tutto bene?- chiese.
-Sì, è che... non lo so...-
-Tranquilla, non me ne importa, puoi prenderti tutto il tempo che vuoi...- sussurrò.
-No... non è niente.- dissi, tornando a baciarlo.
-Sei sicura?- mi interruppe.
Sorrisi socchiudendo gli occhi, facendogli capire.
E così tornò a riservarmi le sue attenzioni.
Credo che ad un certo punto Duff fosse entrato in casa, ma sono sicura che Jeff, o quello che stavamo facendo, lo abbiano convinto a tornare più tardi.
Ma quel che più conta è che mi sentivo di nuovo libera e felice.

Sììì hanno fatto pace! °w* contenti? (IO SI'!!!!!)
Tranquilla, Ardesia Nera, mica mi sono dimenticata del buon (?) vecchio (?) caro (?) Steven! Tra un po' arriverà il suo momento... Vi saluto con la solita supplica!

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Capitolo 20
*** Crème de la crème ***


Jeff si era alzato.
Io facevo finta di dormire, avevo imparato a farlo la mattina, prima che lo zio venisse a svegliarmi dolcemente con un riff da 80 decibel, in modo che non mi cogliesse impreparata.
Sentii puzza di fumo, sicuramente stava fumando l'ennesima sigaterra.
-Cazzo... Slash mi ammazza!- lo sentii esclamare.
Si infilò i pantaloni, buttati in un angolo.
-Duff! Duff, cazzo! Svegliati, coglione!- urlò in un'altra stanza.
Wow... c'era anche Duff.
Poi mi venne in mente una cosa. Ero svestita.
Mi tirai su e cercai i miei vestiti, ma non potevo scendere dal divano senza afrmi evdere dal biondo, e non avrei certo gradito la cosa.
-Jeff!-
-Hey, Sammy, mi sa che devi fare in fretta a vestirti, o tuo zio ci seppellisce vivi! Gli ascensori non vanno la mattina, quindi abbiamo sì e no un quarto d'ora scarso.-
-"Buongiorno, Sam, dormito bene?"; "Sì, Jeff, grazie"- feci il verso.
-Buongiorno, Sam, dormito bene?- sbuffò alzando gli occhi al cielo, divertito.
-Diciamo che ho dormito abbastanza per reggermi in piedi. Mi passeresti i miei vestiti?-
-I tuoi... cazzo... dove sono?- mormorò guardandosi attorno.
-La prossima volta non buttarmeli in giro!-
-La prossima volta togliteli da sola!- mi corresse, sorridendo.
-Hey Sam, è tua questa?- chiese Duff, comparendo da una stanza, coprendosi gli occhi con una mano e tenendo nell'altra una maglietta.
-No.- dissi, guardando storto Jeff, che sorrise.
-Trofeo.- spiegò.
-Qui ci starebbe bene una bastonata.- osservò Duff, ancora con gli occhi coperti.
-Dai, dammi quella, così almeno puoi vedere dove vai.- sbuffai.
Duff la tirò verso la TV.
Non aveva mai avuto una buona mira, figuriamoci ad occhi chiusi.
Jeff andò a prenderla e me la porse.
-Grazie.- dissi.
La maglietta mi andava abbastanza bene, ed era pulita.
Adesso, prima che lo zio arrivasse, dovevo trovare i jeans, le scarpe, dovevo darmi una ripulita ed inventare una scusa per giustificare il fatto che avevo dormito da Jeff.
Mi misi a cercare in tutta la sala, guardai anche sotto il divano, ma niente, i miei jeans sembravano spariti.
Per fortuna guardai dietro la TV, altrimenti non avrei trovato nè quelli, nè le scarpe.
Dopo essermi vestita e messa a posto, mi spremetti le meningi a lungo.
-Hey ma cosa diciamo a Slash?- chiese Jeff, come se mi leggesse nella mente.
-Boh, magari che siamo venuti qui a spiegarti e Sam si è addormentata, così io e te abbiamo dormito sul divano e lei nel tuo letto, da sola.- provò Duff.
-Duff, non avrei mai pensato di dirlo, ma sei un genio!- esclamai, ponendo fine alla tortura che infliggevo ai miei neuroni.
-Duff e Sammy che cazzo ci fate qui?- urlò lo zio entrando e facendoci sobbalzare tutti.
-Ciao zio...-
-Ciao tesoro mio stai bene? Questi cazzoni ti hanno fatto qualcosa? Hai colazionato?- mi chiese con una voce zuccherosa.
La mia mente fece blackout per un minuto.
Colazionato?!
-
Slash ma la vuoi capire che non esiste il verbo colazionare?!- si lamentò Jeff.
-Mio zia Daisy lo usava!-
-Ma tua zia Daisy ha 90 anni ed è suonata come una campana!- rise Duff.
-Non insultare la zia Daisy, senza di lei non avreste un chitarrista cazzuto come il sottoscritto!- tuonò, poi si rivolse a me con un sorriso strano; -Allora, va tutto bene?-
-Sì, sì, tranquillo. Jeff mi ha ospitata, ieri io e Duff siamo venuti qui a spiegargli tutto, io sono crollata, così lui e Duff hanno dormito sl divano, ed io nel letto.- mentii.
-Bene, bene, spero che tu abbia dormito bene, allora!-
-Sì, grazie...-
-Slash... allora?- chiese Duff, facendogli un cenno.
-Ah, sì... Ho pensato che avreste voluto avere la vostra aprte, così ve l'ho portato qui...- disse lo zio ghignango.
Mi accorsi solo in quel momento che era ricoperto di sangue.
Uscì un attimo e rientrò trascinando un corpo per la maglietta.
Era Axl.
Duff sogghignò e si fregò i pugni.
Jeff distolse lo sguardo con aria sprezzante.
-Grazie del pensiero, Saul.- disse Duff, avvicinandosi a quella massa sanguinante nella quale lo zio aveva ridotto Axl.
Duff lo sollevò per la maglietta e gli assestò un pugno in faccia, facendolo ricadere all'indietro.
Rabbrividii, e non mi accorsi delle lacrme che mi scendevano.
Jeff mi si avvicinò e mi strinse, sussurrandomi di stare tranquilla.
Ma, nonostante quello che mi aveva fatto, come potevo stare tranquilla mentre Axl veniva massacrato?
-Slash! Duff, fermatevi! Non vedete che state solo peggiorando le cose?- li rimproverò.
Lo zio buttò Axl da una parte, e Duff smise di ghignare.
-Oh, scusa, non avevo intenzione di...- si scusò goffamente lo zio.
-Ma cazzo perchè continui a proteggerlo?! Ti ha picchiata, ti ha violentata, ti ha umiliata e ti ha rapita, cazzo!- sbottò Duff.
-Lasciala stare, è già abbastanza scossa, non ti ci mettere anche tu con le tue seghe mentali.- lo fulminò lo zio.
Detto questo, si mise a fissare me e Jeff, come se aspettasse qualcosa.
-Allora?-
-Che vuoi?- chiese Jeff.
-No, dico... molla mia nipote, bello.-
-Calma, amico, mica...-
-Taci, saresti capace di arraparti anche davanti ad un lavandino!-
-Ma che cazzo dici, guarda che se c'è qualcuno col testosterone scombinato quello sei tu!-
-Cazz... Zitto! Non parlar male di me davanti alla bambina!-
"Bambina?!"
-Cazzo Slash parli come se fossi sua madre!-
-Porc...se viene su con qualche problema mentale saprò chi ringraziare!-
-Ma quali problemi mentali vuoi che le vengano, basta che non resta troppo tempo con te!-
-Che cazzo dici fottuto rincoglionito che non sei altro?!-
Axl emise un verso agghiacciante e vomitò sangue, accasciandosi di nuovo di fianco alla pozza che si era formata.
-Ma che cazzo gli avete fatto?!- urlò Jeff, precipitandosi a tirarlo su.
-Che cazzo stai facendo Izzy?!- sbottò Duff.
-Evito che crepi!-
-E' il minimo che mi aspetto per quello che ha fatto!- ringhiò lo zio.
-Sì ma non servirà a niente se andiamo tutti, compresa Samantha, in galera!-
-Slash ha ragione, se lo lasciamo crepare ci rimettiamo tutti! Io e Izzy vediamo che possiamo fare, tu e Samantha andate a farvi un giro, ne ha bisogno.-
-Vieni, Sammy, andiamo a prenderci qualcosa da mangiare mentre questi due fanno le crocerossine!- disse lo zio, notevolmente arrabbiato.
Mi cinse le spalle con il braccio e uscimmo dall'appartamento.
-Sicura di star bene?- mi chiese una volta davanti all'ascensore.
-Sì, credo di sì... è che... con tutto quello che mi è succeso, e poi il sangue...-
-Coraggio, adesso andiamo in un posto carino...-
Mi portò in un grande centro commerciale, luminoso e non troppo affollato.
C'erano tanti bambini che stringevano le mani dei loro genitori...
D'improvviso mi prese una grande tristezza, era da tanto che non pensavo ai miei...
-Hey, che c'è?- chiese lo zio.
Indicai una donna che teneva in braccio una bambina mentre il padre le scartava il lecca-lecca.
-Ma senti un po' questa! Cioè, tu sei in giro con la crème de la crème del parentado! Chiodo scaccia chiodo, e dico, guarda che bel chiodo che hai davanti!!! Ma vuoi mettere?! Ho la pancia flaccida? No! Ho bisogno di farmi la barba ogni trenta secondi? No! Ti faccio strani discorsetti sul sesso?...-
-Sì, questo lo fai!-
-Oltrepassiamo questo punto, se proprio ci tieni! Dunque, dove ero rimasto... Ah, sì! Sono antiestetico? Assolutamente no, sono la personificazione del divino aspetto! Sono imbarazzante? No! ... perchè mi guardi così?... ok, solo fino ad un certo punto... Sono noioso? No! Ho la assurda convinzione che solo per il fatto che mi sbronzo e mi strafaccio io non sia un buon tutore e per questo me ne sto mezzo depresso a farmi le seghe mentali invece di guardarmi allo specchio e pensare "Che cazzo dici, sei il migliore!"? No! E allora cosa vuoi di più?!-
-Sei un mito, zio!- risi, abbracciandolo.
-Non avevo dubbi!-
Mi piegò in due e mi issò sulla sua spalla, roteando e facendomi strillare dalla paura.
-Adesso andiamo a prenderci un gelato! Yu-huuuuuuuuuuu!!!!!!- urlò cominciando a correre tra la gente che rimaneva a guardarci a bocca aperta.

Orbene, ho dovuto tagliare la seconda parte di questo capitolo perchè altrimenti era troppo lungo ecc ecc... Spero di non aver fatto una cazz... una bricconcellata...*w* un bacio e grazie di aver letto! Al prossimo capitolo! PS: la solita supplica...

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Capitolo 21
*** Pomeriggio al Centro Commerciale ***


-Zio... sei sicuro che mangiare il sesto gelato in un'ora sia...-
Non finii la frase, tanto stava già slinguando la crema al caffè, mischiandola con l'arancione dell'ace e con il blu puffo.
-Questo sì che è rock!- disse, muovendo quell'alone multicolore e pericolosamente liquido che gli circondava la bocca fino alle orecchie.
-No, questo è... no! Zio non puoi prenderti il settimo... lasciamo stare...-

*-*-*

-Come sto?- chiesi, girando su me stessa per far vedere bene il vestito che stavo provando.
-Cos...-
-Zio ti avevo detto di non comprarti un altro gelato!-
-Ma è più forte di me, cazzo! Insomma, con quelle praline zuccherose, così colorate... è come... è come se fosse una bella cacca di mucca e io una esile ed affamata mosca...-
-Ma che schifo!-

*-*-*

-Allora? Mi sta bene questo vestito?- chiesi ancora allo zio, che sembrava essere andato in blackout, perchè fissava un punto imprecisato con gli occhi da pesce lesso e la bocca (sporca di gelato) aperta.
-Zio?!- lo chiamai.
-Cos... Ah! Sì... il rosso ti sta d'incanto, cazzo...- disse, senza neanche guardarmi.
-Zio guarda che sono vestita di blu...- sbuffai, girandomi per vedere cosa attirava la sua attenzione.
-Ah. Stai fissando il culo di quella là.-
-Dio, non trovi anche tu che sia... perfetto?- chiese, con le lacrime agli occhi, luccicanti.

*-*-*

-Zio che stai guardando?- chiesi, avvicinandomi alla vetrina a cui era incollato.
Sbarrai gli occhi.
-Libri?!-
-Guarda... quello sì che è un paio di bocce!-

*-*-*

-Went through to Texas, Texas yeah! And we had some fun! We met some girls! Some dancers who gave a good time! Broken all the rules, played all the fools!-
Già, lo zio cantava. A squarciagola. Una canzone degli AC/DC. Thunderstruck. E la cantava peggio che male.
-Zio ma vuoi stare zitto?!-
-YEAH YEAH, THEY THEY, THEY BLEW OUR MINDS!!!- urlò lo zio per dispetto.
Mi ricordò uno di quei pellicani con il gozzo enorme che cercava di spaventare un gatto venuto a portargli via il cibo.
-I was shakin' all the knees! Could I come again please? Yeah the ladies were too kind. You've been- thunderstruck, thunderstruck!- canticchiai.
-Hey ma sei veramente brava!-
-Non esageriamo...-
-Massì, guarda, se non fossimo una band di ragazzi sballati con la savana nei pantaloni ti farei entrare... pazienza, ci dobbiamo accontentare della voce stridula di Duff e della voce tenebrosa di Izzy... e della mia, melodiosa come quella di un usignolo!-
Cominciò a pavoneggiarsi scuotendosi in modo inquietante.
-Zio, sei proccupante.-
-Oh, adesso! Mica si muore a fare un po' lo sborone!-

*-*-*

-Chi sono?- chiese lo zio, camminando a pinguino con un sorriso strano.
-Charlie Chaplin?- provai.
-No, sono Duff con un ombrello in culo!-
-Zio sei... ah, lasciamo stare...-

*-*-*

-No, zio, non è vero.-
-Invece sì!-
-No, è impossibile. Andiamo, non ti aspetti veramente che io creda...-
-Invece sì che è vero!-
-Allora dopo glielo chiedo...-
Lo zio sbattè le palpebre, con la faccia di uno colto alla sprovvista.
-Lo sapevo. Alfred non ti ha mai fatto delle avances.-

*-*-*

-Che bellooooooo!-
-Cosa?- chiesi esasperata.
-Quella giacca di jeans!!!!!-
-Quale? Quella con le borchie?-
-Sì, quella lì... cazzo...-
-Scusa ma perchè non te la compri?-
-Scherzi?! E poi con cosa li pago i nachos?-
-Quali na... oh. Quei nachos che hai in bocca.-

*-*-*

-Credi che mangiare un po' più di frutta mi faccia bene?_
-Credo che non mangiare per due o tre giorni possa farti bene.-
-Ma se ho mangiato so...-
-Non dire la parola "solo". Ti prego. Ne va del mio equilibrio psichico.-

*-*-*

-Zio, che fai?-
-Ti compro un braccialetto.-
-No, davvero, non serve! Non spendere soldi per neinte!-
-Col cazzo che non serve! Tieni.-
Mi porse una catenella con una piastrina attaccata.
"Ma che cazz..." pensai quando la lessi.
-"Property of Slash - keep away or taste my fist"... sono... non ho parole...-
-Mi ringrazierai come si deve quando i ragazzacci ti staranno alla larga.- commentò severo.
-Certamente...-
-Sicuro che certamente!-
-...lo sai che non vuol dire niente, vero?-
-Lo so.-

*-*-*

-Sammy, giuro che ti proteggerò!-
-Grazie, nobile moschettiere.-
-Di niente, incantevole dama.-
Si chinò per fare il baciamano.
-Sei pessimo.-
-Ah, grazie... I Love You, Samantha...-
-Anche io, zio.-

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Capitolo 22
*** Sorpresa ***


-Cazzo... sono le sei e un quarto... meglio tornare a casa, Sammy... mi sta giusto venendo un certo languorino...-
-Non dirlo neanche per scherzo.-
-Uff, capito... andiamo.-
Mi fermai.
-Secondo te...-
-No, Sammy, non è morto. Ha sopportato di peggio, credimi. Si rimetterà.-
Il suo viso si fece più duro e strinse i pugni.
-Purtroppo.- aggiunse.
-Zio... è possibile aver bisogno di ciò che ti fa male?-
-Ma certo, tesoro. Certamente.-
-Io... sento come... se non potessi stargli lontana, anche se mi ha... sono così confusa...-
-Lo so, Sammy, lo so... succede, a volte, che... ed è inspiegabile... che una persona abbia bisogno di un'altra, anche se quella continua a ferirla e ad umiliarla. Axl lo sa bene, sua madre era così, viveva per il suo patrigno... ed era così combattuta che si è data all'alcool e alla droga, uccidendosi lentamente.-
-Perchè era combattuta?-
-Perchè... non sapeva cosa decidere tra l'amore che provava per il figlio... e quello per il marito... e scelse di stare in disparte, ignorando i bisogni del figlio e la violenza dle marito. Stephen... diciamo che si sfogava su Axl, ma non so tutto, dovresti chiedere ad Izzy, praticamente sono cresciuti insieme, sono amici da sempre, niente li poteva dividere...-
"...tranne me..."
-Quello che Axl ti ha fatto non può essere perdonato. Il suo passato non ti deve impietosire, Axl ha terribilmente sbagliato, cazzo, e non me ne frega se è cresciuto a sprangate o a unicorni e farfalline.-
-Credi che sia sbagliato aiutarlo?-
-Penso che sia una cosa sbagliatissima, ed anche crudele. Come si sentirebbe un assassino se il figlio della sua vittima lo abbracciasse?-
-Già... hai ragione...-
-Fai quel che credi. Ma se prova a toccarti, non mi importa se per tirarti via una piuma dai vestiti o per sbaglio, sappi che lo ammazzo. "Property of Slash".-
-Lo so.- dissi, sorridendo e alzando il braccio, facendo tintinnare il braccialetto.
-Andiamo, si è fatto veramente tardi...-
-Passiamo da casa di Izzy?-
-...non se lo merita, lo sai?-
Annuii.
-Bene, almeno questo... su, si va a casa di Izzy.-

*-*-*

-Siamo qui!- annunciò lo zio entrando.
-Abbassa la voce, animale. Ciao Sammy, mi dispiace di averti lasciata da sola con questa bestia.- mi salutò Duff.
Era stravolto, sembrava stanchissimo.
Mi guardò per un momento, e sperai che capisse quello che volevo sapere, così non avrei dovuto formulare la domanda ad alta voce.
-Sta bene. Anche troppo bene. Aveva solo mandato giù il sangue che gli scendeva in gola dal anso, tutto qui.-
Sospirai, in parte sollevata.
-Je... Izzy?- chiesi. Era meglio che lo zio non pensasse che avevo troppa confidenza.
-Tutto a posto, tranquilla.- disse Jeff uscendo dal bagno.
-Hey Izzy, hai ftto quello che ti avevo chiesto?- chiese lo zio.
-No, non ancora. Ho avuto da fare, sai...-
-Pazienza, lo farò io, allora.-
-E' meglio di no, Slash...- disse Duff.
-Sentiamo, perchè?-
-Gli faresti soltanto un favore.-
-Cosa?!- chiesi spazientita.
-Niente Sammy, vieni qui, guardiamo la televisione.- disse sorridendo Jeff, abbandonandosi sul divano.
-Noi due andiamo di là a vedere cosa fare...- disse Duff spingendo precipitosamente lo zio in cucina.
-Grazie, amico.- sussurrò Jeff.
Duff fece l'occhiolino e sparì dietro alla porta.
-Mi vuoi spiegare cosa diavolo sta succedendo?- chiesi, sedendomi di fianco a Jeff.
-Dì un po', ma come diavolo fai a sopportare tuo zio?- deviò il discorso lui, passandomi un braccio intorno alle spalle.
-Dote innata.-
-Cazzo, ne avessi un po' anche io...-
-Scusa, Jeff, posso chiederti una cosa?-
-Certo, tutto quello che vuoi.-
-Mi potresti raccontare... il passato di Axl?-
Si raddrizzò, fissandomi.
-Non so se è il caso, Sam, penso che...-
-Lo zio mi ha raccontato qualcosa. Voglio capire.-
Sbuffò e si passò una mano tra i capelli.
-Allora... da dove comincio?-
-Dall'inizio.-
-Ok, se è questo che vuoi... dunque, vivevamo a Lafayette, un buco senza uscite... io vivevo abbastanza bene, insomma, i miei non bevevano, nè erano fattoni nè si odiavano, solo che... non mi capivano, in un certo senso... Axl... oh, Axl stava messo di merda: sua madre era alcoolizzata, e suo padre lo picchiava... non mi stupisce che sia cresciuto così, insomma, chi non avrebbe delle turbe men...-
Qualcuno bussò alla porta, interrompendolo.
-Izzy, pezzo di merda! Sono io! Ole!-
-Hey ci sono anche io!-
-Ed io! Cazzo, apri, abbiamo una cosa importante da dirti!-
Jeff sbiancò, rimanendo a bocca semiaperta e con gli ochhi sbarrati.
-Izzy?! Ci apri cazzo? Siamo noi!-
-Sto arri... Arrivo!- urlò Jeff.
-Ma chi sono?- bisbigliai.
-Izzy io apro, questo casino mi ha rotto i coglioni!- avvertì Duff aprendo la porta.
Entrarono subito, in fretta, tre ragazzi.
-Cazzo ci fate qui voi?- ringhiò Duff.
-Che cazzo vuoi, fighetta?- grugnì uno di loro spintonandolo.
Duff gli tirò un pugno, e gli altri due lo afferrarono, bloccandolo.
-Ole! Basta, coglioni che non siete altro! Tutte le volte la stessa storia!- urlò Jeff andando a separarli.
-Ma tu guarda... Izzy, ascolta amico, abbiamo deciso che ti...- cominciò uno.
Non si potevano distinguere con esattezza, perchè erano quasi uguali: capelli lunghi neri, vestiti neri o scuri... come Jeff.
-Non qui, Ole, ne parliamo dopo, adesso ho da fare...-
-Col cazzo che aspetto ancora! Tracii si sta incazzando un sacco, sei nella merda se lo fai aspettare di nuovo!-
-Sì, sì, lo so... adesso ho da fare...-
-Forse non ci siamo capiti...- disse uno entrando.
-Hey Tracii ascolta, non ora, non gliel'ho ancora detto...-
Quello sbuffò ed alzò le mani in segno di resa.
-Cazzo... venite qui senza preavviso e menate i miei amici... bella roba...- disse Jeff.
Mi alzai e lo raggiunsi, ma solo perchè uno di quelli si era avvicinato troppo, e aveva uno sguardo... inquietante...
-Ma guara qui che bella bambina...-disse ghignando Tracii, prendendomi per un braccio e leccandomi un orecchio.
-Fottiti stronzo, lasciami!-
-Lasciala stare, Tracii.- ordinò Jeff.
-Molla subito mia nipote, cazzo!- urlò lo zio comparendo dalla cucina.
Tracii esaminò la piastrina che avevo al polso e rise divertito.
-Wow, Slash, adesso te la fai coi parenti?!-
-Ma che cazzo dici... molla la presa o giuro che non risponderò più delle mie azioni.
Quello strinse la presa, affondandomi le unghie nella pelle e facondomi gemere per il dolore.
Lo zio si lanciò verso di lui e mi strappò via, consegnandomi a Jeff come fossi un mazzo di fiori.
-Wooooh, adesso sì che ho paura... il capellone adesso mi fa la bua!- lo schernì Tracii.
Lo zio tirò in fuori il petto, come fanno gli orsi, e si preparò a tirargli un pugno.
-Slash, lascia stare, non ne vale la pena con questo stronzo...- lo calmò Duff.
-Mi vuoi spiegare chi cazzo sono questi?!- sibila all'orecchio di Jeff, a dir poco incazzata.
-Izzy lascia stare Samantha o...-
-Ma basta, mica se la sta scopando!- sbottò Duff esasperato.
-Mi rispondi?!- insistetti.
Jeff mi guardò ma stette zitto.
-Izzy, guarda che sono serio...- ripetè lo zio.
-Arrivo zio.- dissi, lasciando Jeff.
-Hey piccola...-
-Cazzo Ole ti ammazzo!- urlò lo zio prendendo la rincorsa per saltargli addosso.
In tutta risposta, una mano mi afferrò e Ole mi leccò il collo, e gli tirai un pugno sul naso.
Quello barcollò indietro, con gli occhi sbarrati, sorpreso.
-Occazzo questa è mia nipote, cazzo! Questa sì che è mia nipote!- urlò lo zio esultante.
-Ah, questa ragazzina mi piace.- commentò quello che era rimasto in disparte, appoggiato al muro.
-Rob, la stessa cosa vale per te!- lo avvertì lo zio, stringendomi protettivamente.
-Non mi permetterei mai, Slash.-
-Vedi di ricordartelo, cazzo.-
-Ma chi diavolo siete?!- chiesi di nuovo.
Tracii mi guardò con un'espressione a metà tra il sorpreso e l'indignato.
-Izzy non ti ha parlato di noi? Siamo i L.A. Guns, piccina.-
-E io sono Steven!- annunciò uno biondo entrando con enfasi.

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Capitolo 23
*** Uncle moments: Lo zio non perdona! ***


Lo zio mi aveva sollevata di peso e mi portava verso la macchina.
-Andiamo zio, non mi puoi fare questo!-
-Col cazzo che non posso! E' già tanto che non ti prendo a sculacciate!-
-Zio ma che... ma che cazzo dici?!-
-Oh con le parole porca puttana!-
-Sei come una capra che da della cornuta ad una gallina!-
-Allora la gallina è un po' troppo giovane per essere cornificata dal suo gallo!-
-...ma che ragionamenti fai?!-
-Lo capirai quando ti sarai scolata tre lattine di canne e fumato due zio Jack! Cioè, il contrario!-
-Zio ma sei fatto?-
-Non abbastanza da non poter fare questo!-
Detto questo mi piantò la sua spalla nello stomaco, mi prese le gambe e mi sollevò così, piegata in due.
-Adesso vomito sul serio!-
-Non su di me, carina, o ti aumento di un mese la punizione!-
Steven rise.
-Taci Steven che ti devo una rigettata in faccia!- lo minacciai, e lui ammutolì.
Eravamo uno strano corteo, io e lo zio davanti con Duff, Steven e Tracii che discutevano sul prezzo delle pizze, Ole che ciarlava sulla sua cazzo di Norvegia o quel paese da dove veniva, Jeff che fumava triste e sconsolato, e Rob che faceva da stampella ad Axl.
-De prachtige zakdoheken wassen voor de arme mensen van de stad wassen, maar toch een hoge sprong, maak een andere, niet de ommekeer, doe het weer, naar boven kijkend, naar beneden vanaf een kuf naar wie je maar wilt!-
-Cazzo Ole se non la pianti di cantare "La bella lavanderina" in svervegese ti prendo e ti ci rispedisco a calci in culo! Tu e i tuoi cazzo di fiordi di merda!- lo attaccò Tracii.
-Olandese, Tracii, Olandese!-
-Che cazzo di differenza c'è...-
-Sembrate dei bambini!- dissi.
-Parla quella che si becca le sculacciate dallo zietto!-
-Almeno mio zio non è una battona.-
Ole parve indignato.
-Mia zia Annemarije non è una battona, è che è così brava che le danno la mancia.-
-Sogna, ragazzo mio, sogna!- dissi battendogli la mano sulla spalla.
-Oh cazzo una settimana in meno di punizione per avermi difeso, un'altra settimana in meno per come mi hai difeso! Nipote mia tu hai stile!- annunciò entusiata lo zio.
-Ole posso contnuare ad insultare tua zia?-
-No!-
-Una volta che puoi servire a qualcosa...- borbottai.
-Sono servito a darti emozioni quando ti ho leccata!-
-L'unica emozione, se si può chiamarla così, che ho avuto è stata quella di un conato di vomito!-
-Oddìo tre giorni in meno!- esultò lo zio.
-Grazie zio.-
-Grazie a te, nipotina mia, grazie a te.-
-Slash sei incredibile!- sospirò Duff.
-Grazie, lo so! Aah, finalmente, la macchina!-
-E' quella che avete rubato?- chiesi.
-Prima di tutto, Izzy l'ha rubata, noi ci siamo ritrovati sopra... per sbaglio... Secondo, forse non te ne sei accorta ma ti ho portato in spalla fino al parcheggio!-
-Dio dimmi che è uno scherzo! Chissà cosa deve aver pensato la gente a vedermi con voi!-
-Noi non siamo imbarazzanti!- sbottò Duff.
-Sì, dillo al tuo amico vestito da daltonico!- rise Steven.
-Almeno ho la decenza di non mostrare il culo a quelle che passano.- disse Jeff.
-Sono i pantaloni che sono larghi!-
-Ma se ci stai dentro strizzato che sembra che sei dentro un megapreservativo!-
-Zio non urlare queste cose!-
-Oh Sammy è meglio che i bambini imparino cosa sono le precauzioni da giovani, così le babymamme diminuiebbero!-
-Zio abbassa la voce!-
-Oh ragazza dovrei farti uno di quei discorsetti sul sesso...-
-ZIO!!!-
-Cazzo Slash non sei proprio il massimo in questo genere di cose... e penso che Samantha abbia già qualche sua conoscenza...- disse Duff dando dei colpetti con il gomito a Jeff.
-Che cazzo vuoi dire?-
-Niente, niente.-
-Samantha... tu sei vergine vero?- chese speranzoso lo zio.
-Zio ma ti sembrano cose da chiedere?! E poi non ti riguardano, io...-
-Samantha tu sei vergine, vero?!-
Deglutii, fissando Duff che faceva dei versi per dirmi "cazzo sei nei guai!".
-Certo!- mentii.
Lo zio fece un sospiro di sollievo.
Axl e Jeff mi rivolsero uno sguardo che vi lascio immaginare.
-Meno male, temevo che Axl ti avesse sodomizzata o robe del gene...-
-ZIOOOOO!!!!!- strillai, con una voce così acuta che gli ultrasuoni ammazzarono uno o due pipstrelli.
-Ahia Samantha ma hai ingoiato un clacson?! Vuoi far schiattare i cani?!- si lamentò lui, massaggianosi le orecchie.
-Come faccio a non urlare?! Zio ma ti senti quando parli?!-
-Sì, ma dopo le tue dimostrazioni vocali non ne sono più così sicuro...-
-Allora non parlare di certe cose!-
-Se mi vieni a casa incinta...- cominciò.
-ZIO MA COSA STAI DICENDO?!?!?!-
-Spero proprio di no...- bisbigliò a mezza voce Jeff, sentendosi tirato in questione.
-Che intendi dire, Izzy?!-
Lo zio cattava tutto quel giorno.
-Niente, solo... sarebbe un peccato...- provò lui.
-Pensi che sia un peccato ceh Samantha abbia degli eredi?-
In qualnque modo rigirasse la frittata, era Jeff a rimanere scottato.
-No, anzi, però...-
-Speri che mi venga a casa incinta?-
-No! Cioè, sì, ma quando sarà sposata...-
-Mmmhm, a posto... e ricordatevelo tutti, lo zio non perdona!-

Ok, ci voleva uno di questi!

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Capitolo 24
*** Fuga ***


-Steven chi?- chiese Tracii.
-Oh, io sono il fattorino della pizza. Avete ordinato voi una... Quattro Stagioni e una alla salsiccia?-
-No, devi aver sbagliato, amico.- rispose Jeff guardandolo interdetto.
-Oh, scusate. Allora... io... vado...- disse il biondo, ritirandosi timidamente e richiudendo la porta dietro di sè.
-Mi pare di averlo già visto...- mormorò lo zio grattandosi il mento pensieroso.
-I coglioni conoscono i coglioni.-
-Cuciti la bocca, Ole, o te la tappo io. Per sempre.-
-Ma se fai fatica anche a pensare di tirare un pugno!- lo schernì quello.
-Brutto stronzo...- ringhiò lo zio stringendo i pugni.
-Zio, calmati.- lo trattenni.
-Sì, fatti difendere dalla bambina!-
-Basta Ole, o ti rimando in Norvegia o da dove cazzo vieni.- intervenne Tracii.
-Olanda, Tracii, Olanda.-
-Paese di battone.- mormorò Duff.
-E di froci.- sibilò lo zio.
-Occazzo... varkens neuken nu je doden en dan kijken of Nederland is een land van homo's als je lelijke zoon van een teef!!! Ik vermoord je als je stopt beledigen mij en mijn land, die smeerlap jij!!!-
Lo zio lo guardò interdetto, e tutto quello che riuscì a dire fu "Eh???"
-Mi sembra di stare in un circo!- sbuffai.
-Tracii...- sussurrò qualcuno da dietro di me.
Rabbrividii, quella voce la conoscevo.
Duff mi passò un braccio intorno alla vita, stringendomi protettivo.
-Axl, che combinazione! Ma guarda come sei conciato, che hai fatto, ti sei scopato la figlia di un mafioso?!- lo salutò ridendo Tracii.
-Come sta Jayne?-
-Oh, la tengo impegnata, amico.-
-Bene, quella è una che non si stanca mai di... fare ginnastica...-
-Già, sembra che solo io riesca a soddisfarla...-
Axl si girò a guardarmi.
-Stalle lontano.- disse con tono minaccioso lo zio.
-Oh, è la ragazzina il motivo dei tuoi lividi? Ma guarda, ne ha procurato uno anche a Rob! Dovreste tenerle più a bada le vostro groupie!-
-Guarda che questa è mia nipote, fottuto pezzo di...-
-Lascia stare zio.-
-E' meglio se andiamo in cucina, Sammy...- mi sussurrò Duff all'orecchio.
E così mi portò via.
-Cazzo, non c'è un fottutissimo cazzo qui dentro...- si lamentò Duff cercando nel frigo.
-Ma se è pieno!-
-Sì, ma io cosa me ne f
accio di un sedano e di due carote? Io vivo di birra, zio Jack e hamburger!-
-Infatti guarda come sei conciato!-
-Oh, sfotti?-
-Può darsi.-
Rise divertito e mi scompigliò i capelli con una mano.
Chissà cosa succedeva di là... mi giungevano solo poche parole confuse, che non volevano dire nente da sole.
-Cosa?!- urlò ad un certo punto lo zio.
-Calma... per un po'... forse... preoccuparti... amici... successo... lontano...-
Sentii solo poche parole di quello c
he aveva detto Jeff.
Duff accorse, senza dimenticare di ordinarmi di non muovrmi di lì.
Mi avvicinai piano alla porta, ma restando nascosta.
-Ma che cazzo, questa è una pugnalata al cuore, amico! Come puoi pensare che non ci dispiaccia?!-urlò Duff.
-Hey, siete voi che non vi muovete, con loro ho un posto assicurato, abbiamo già delle date per i concerti, è da pazzi non accettare la loro offerta!- rispose Jeff.
-E ci molleresti così?! Come puoi sapere che ci rivedremo, cazzo?!- gridò lo zio.
-Calma ragazzi, ha solo fatto la scelta migliore.- intervenne calmo Tracii, accendendosi una sigaretta.
-Calma un cazzo! Questo stronzo vuole mollarci per andare a Los Angeles a suonare con degli stronzi!-
-Vuoi andartene?- sussurrai io, uscendo dal mio nascondiglio.
Tutti si girarono di scatto verso di me.
-Samantha...- cominciò Jeff con tono supplichevole.
Uscii dalla porta, in fretta.
Mi lanciai giù per le scale e poi verso la strada.
L'aria era fredda e sembrava che tanti spilli mi pungessero la pelle, ma continuavo a caminare verso chissà dove.
Tutti mi lasciavano, tutti. L'Axl buono e gentile aveva lasciato il posto a quello violento e brutale, i miei genitori se n'erano andati, ed ora anche Jeff...
Stavo piangendo di nuovo, ancora una volta.
Le mie gambe continuavano a muoversi, non si fermarono neppure quando sentii qualcuno chiamarmi... no, doveva essere un'altra Samantha, ero troppo lontana perchè mi avessero già raggiunta.
-Ciao, bella bambina, dove vai?- sussurrò uno piazzandomisi davanti.
-Vuoi che ti accompagnamo?- disse un altro, raggiungendolo.
-Se vieni qui ti faccio vedere una cosa bella...-
-Lasciatemi in pace...- mormorai, spaventata.
Mi accerchiarono, saranno stati in cinque o sei al massimo, ma erano due volte me e non sembravano bene intenzionati.
-Hey, tu! Salta su!- mi urlò un ragazzo in sella ad una moto.
Non ci pensai due volte e salii dietro di lui.
Partì in quarta e per poco non caddi all'indietro.
-Ah, ma sei quello della pizza!-
-Sì... tipi strani i tuoi amici... soprattutto quello con i ricci...-
-Non lo dire a me...-
-E quello hippie...-
-Temo che sia l'unico a posto del gruppo...-
Svoltò a tutta velocità, facendo lo slalom tra le macchine in corsa.
-CI FARAI AMMAZZARE!- urlai.
-No, lo faccio sempre! Tranquilla, sei in buone mani!-
Impennò per darmene una prova.
-MA SEI SCEMO?!-
-Calma o ti riporto da quelli là!-
-Non oseresti!-
-Oh sì, anche se sono indeciso: è peggio se ti riporto dai rockettari o dai barboni?-
-Sinceramente non lo so neanche io.- risposi.
Rise divertito.
-Dove abiti?-
-Non ci voglio tornare a casa!-
-Una fuggitiva, eh? Bene, la cosa mi piace sempre di più!-
-Non sono sicura che sia positiv... FERMO!-
Per poco non ci scontrammo contro un pullman pieno di vecchini.
-Ma da dove cazzo sono sbucati questi?!- urlò Steven.
-IO NON CI SALGO PIU' SU QUEL COSO!- urlai fuori di me, catapultandomi giù dalla moto.
-Samantha!- mi chiamò qualcuno.
-Oh cazzo...-
Erano lo zio, Duff, Jeff e gli altri. C'era pure Axl, anche se era spalmato addosso ad un palo e stava lentamente scivolando a terra.
-Risali?- chiese Steven con un sorriso beffardo.
-Samantha!- mi chiamò lo zio correndo verso di me, evitando a malapena le macchine.
-Veloce!- ordinai risalendo.
-Come una scheggia!- disse Steven, ripartendo subito.
Mi girai appena in tempo per vedere Jeff che spingeva un ragazzo giù da una macchina e lo zio, Tracii e Duff che salivano di corsa.
-Ci inseguono, eh?- rise Steven.
-Guarda la strada!-
-Non urlarmi nelle orecchie o mi stordisci e non riesco più a guidare!-
-ATTENTO!-
-Ma che cazzo! E' la città dei pullman che sbucano a tradimento?! Fottuti mezzi di trasporto pubblici!-
-SEI TU CHE CAZZEGGI INVECE DI GUARDARE LA STRADA!-
Girò completamente il manubrio, appoggiò per un secondo il piede a terra e fece un'inversione a U.
-Spaventiamoli un po'!-
-NOOOOO!!!!!- urlai terrorizzata.
Si diresse a tutta velocità contro l'auto che ci inseguiva, ma invece di scontrarsi passò a bruciapelo.
-Oh cazzo! Sììì!- urlò estasiato.
-Credo che sto per vomitare!-
-Non addosso a me!-
-Se non rallenti ti faccio la doccia!- lo minacciai.
Sbuffò e diminuì la velocità.
-Va bene così mammina?-
-Mi ringrazierai quando vedrai arrivare il prossimo pullman!-
-Ti ringrazierò quando vedrò comparire all'improvviso il prossimo pullman!-
-Almeno lo vedrai!- sibilai.
-Mia moto, tuo torto!-
-Mio zio incazzato che ti menerà a sangue, tuo torto.-
-...cazzo.-
Sorrisi vittoriosa, battendogli una mano sulla spalla.
-Non te la tirare troppo, che si rompe!-
-Tutta invidia! Attento cazzo!-
-Eccolo, quel pullman di merda!-
-Visto?-
-Stronza.-
Svoltò ancora una volta. La macchina ci stava alle costole, ma mi divertvo troppo per fermare la corsa.
-Cazzo! Mi è morto il motore!-
-Non dirlo neanche per scherzo!-
-No, non scherzo! Siamo a piedi!-
-No, siamo nella merda!-
-Correre?-
-Correre!-
Detto questo scappammo in un parco, abbandonando la moto sul ciglio della strada.
-Samantha ferma!- urlò lo zio, forse, da lontano.
-Perchè... scappi... da loro?- chiese affannato Steven, correndo di fianco a me.
-Te lo... spiego... dopo!-
Saltai una buca, atterrando male, ma ricominciai subito a correre.
Steven cadde a terra, ma si rialzò subito e mi raggiunse.
-Sull'albero!-
-Te lo scordi!-
-Mi sono... azzoppato! Pietà! E poi... mica... guarderanno... su dei cazzo... di alberi!-
C'era una quercia altissima con dei rami abbastanza bassi e vicini tra loro, l'ideale per arrampicarsi.
Mi fiondai verso la pianta e cominciai a salire, seguita da Steven che mugolava.
-Eddai, grande e grosso e poi piagnucoli per una botta!-
-Non sto piagnucolando!-
-Nooooo!-
-Taci stronza, stanno arrivando!-
Vidi lo zio accasciarsi contro il tronco della nostra quercia, e per un atimo ebbi paura che guardasse verso l'alto e ci scoprisse.
Poco dopo gli si addossarono addosso anche Duff e Jeff. Tracii si stese contro un ramo.
-Dio, quanto corre veloce!- si lamentò lo zio spremendosi il sudore dalla maglietta..
-Cazzo, Izzy, come fai a pensare di lasciare una così?!- rise Tracii, col fiatone. Mi sentii quasi lusingata.
-Non la voglio lasciare... solo...-
-Hey hey hey, aspetta amico, mica sarai una specie di "Axl 2 La Vendetta"?- lo interruppe lo zio.
-Cazzo... cazzo dici...- sbuffò stremato Jeff.
Tracii si stese a terra, e ci vide. Rise buttando indietro la testa.
Mi misi l'indice sulle labbra, implorandolo di non fare la spia.
Fece l'occhiolino e ricominciò a ridere.
-Che cazzo ridi...- sbottò Duff.
-Qualcuno ci guarda dall'alto!- rispose Tracii alzando le mani verso il cielo.
-Eh?-
Lo zio capiva sempre di meno.
-Li ho visti. Sono andati verso il parco giochi.-
Si alzarono tutti e sparirono.
Scesi finalmente dall'albero, con Steven che borbottava.
Un paio di braccia mi incatenarono.
-Cazzo da oggi vivrai di hamburger e ketchup, almeno sono sicuro che non corri più così!- disse lo zio.
-Tracii ti odio.- sibilai.
-Oh andiamo, mi hai fatto correre un casino, cazzo! Te lo meriti!-
-Tu, oh tu sei morto, fai pbene a scappare!- disse lo zio rivolto a Steven.
-Vorrei, cazzo se vorrei, ma la mia milza non me lo permette.-
-Lascialo andare zio.-
-Col cazzo! Ha aiutato una fuggitiva!-
-Bè la fuggitiva in questione magari non voleva essere catturata!-
-Allora non doveva neanche fuggire!-
Duff si guardò intorno.
-Dove cazzo è adato Izzy?-
-Sono qui, coglione!-
-Ah, e chi ti ha visto?! Manifesta la tua presenza, ogni tanto!-
-Ma vaffanculo.-; si girò verso di me con un'aria da cane bastonato che avrebbe sciolto un iceberg (ma non me); -Ti prego... non guardarmi così... tornerò...-
-Non ti disturbare.-
-Non è un disturbo per me, per niente... mi mancherai...-
Duff si schiarì la gola, facendogli un cenno veso lo zio che lo guardava con lo sguardo di chi si insospettisce.
-Cioè... mi mancherete tutti...- si corresse.
-Dai Sammy, con tutti i mosconi che ti ronzano attorno...- scherzò Duff.
Jeff lo incenerì con lo sguardo.
-Calma, scherzavo...-
-Guarda che lascia anche noi, eh! E io non mi metto mica a scappare su una moto con un fattorino della pizza!-
-Io non vado via con una banda di stronzi.-
-Questa ragazza mi piace sempre di più!- rise Tracii.
-Col cazzo che ti piace!- ...avrete sicuramente capito chi lo disse. (lo zio)
-Altrimenti?- lo sfidò Tracii.
-Altrimenti te lo stacco e me lo appendo al muro!-
-Slash sei peggio di una madre isterica!-
-NON SONO ISTERICA!-
Tutti sgranarono gli occhi.
-Cioè... non sono una madre isterica... sono... sono un uomo... virile...-
-Tornerò per Natale, per Pasqua e per il tuo compleanno.- promise Jeff.
-Ehm... scusa ma quando sarebbe?- si intromise lo zio.
-Tra una settimana, credo. Ma non è questo il punto: credi veramente che io possa aspettarti per tutto questo tempo?-
-Hey, finalmente vi abbimo trovati!- urlò Rob, sorreggendo Axl.
-Quanti alberi, mi ricordano la mia...-
-Basta, hai rotto i coglioni con questa Norvegia!-
Ole sbuffò e si appoggiò alla quercia.
-Quanto cazzo è impedito Axl, non è capace di mettere un piede davanti all'altro senza cadere un fottutissimo paio di volte!- sbottò Rob.
-Sei in punizione, signorinella!- mi informò lo zio.
-Ma...-
-Niente ma, non si scappa via in quel modo! E con lui, per giunta!- disse, indicando Steven.
-Sono più affidabile dei barboni che la avevano accerchiata!-
-In tal caso, grazie.-
-Di niente... dovresti insegnare a non urlare nelle orecchie di chi guida!-
-Ma se per poco non centravi un pullman!-
-Ma sbucano dai muri!-
-Certo, certo!-
-Andiamo a casa, Sammy. Niente piscina, niente uscite, niente TV!-
-Su, Slash, come puoi essere così duro? Non ha mica tentato di ammazzarti!- mi difese Duff.
-E l'infarto che stavo per avere?!-
-Dio...- sbuffò Duff alzando gli occhi al cielo.
-Ma non è giusto! Poi non ti stupire se cresco e divento come Tracii!-
-Nessuno riusciebbe a diventare come Tracii. La sua coglineria è inarrivabile.-
-Taci, stronzo capellone!-
-Ci risiamo...- sbuffò Duff.
Jeff mi fissava con uno sguardo indecifrabile.
-Non guardarmi così.-
-Lo sai cosa penso.-
-Non te ne andresti veramente se fosse vero.-
Sì, sapevo cosa pensava, lo diceva il suo sguardo. Tuttavia quello che mi stava facendo mi faceva pensare che fosse una bugia.
Distolsi gli occhi dai suoi, che mentivano dicendo "Resterò per sempre con te".


Heilà!!!!! Grazie per aver letto! Contenta Ardesia Nera, adesso Steven ha avuto al sua aprte!

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Capitolo 25
*** In the car! ***


-Slash, questo stronzo ha sboccato,-
-Che cazzo me ne frega, Duff?-
-Bè io non lo voglio qui vicino a me uno che sbocca! Fallo venire davanti!-
-Neanche per sogno, non faccio andare mia nipote dietro con una manica di stronzi!-
-Eddai, la proteggo io!- scherzò Ole.
-Giuro che se la tocchi ti trasformo in poltiglia, ti ingoio, ti digerisco e poi ti cago in una centrifuga!-
-Porti guai, eh ragazzina?-
-Solo se vengono cercati.- risposi acida.
-Wow, guarda che potrei offendermi!-
Axl vomitò di nuovo, sporgendosi fino alle anche fuori dal finestrino.
-Dio che schifo! Samantha vieni dietro prima che mi metto a rigettare anche io!- si lamentò Duff.
-Sì, vengo!-
-No, non viene!- decise lo zio.
-Preferisco stare dietro con la manica di stronzi piuttosto che morire per intossicamento nella cenere!-
-Non sto fumando tanto!-
-Ma se quasi non vedi il volante!-
-Ok, ho capito. Vai dietro, adesso accosto.-
L'auto si fermò, scesi ed aprii la portiera dietro.
Axl scavalcò il sedile e si accasciò su quello davanti.
Mi sedetti tra Duff e Jeff, che mi guardava, ma non lo degnai di uno sguardo. Ero ancora arrabbiata.
-Vi ricordo che se la toccate subirete la mia ira. E quando sono incazzato sono molto, molto pericoloso.-
-Confermo, mi ha quasi rotto il naso. E non avevo fatto niente.-
-Sempre per la ragazzina, immagino! Izzy, amico mio, te ne sei proprio trovata una tosta!- rise Rob.
-Che cazz... no, scusa, adesso sono proprio convinto che tu sia una specie di Axl-Parte Seconda!- tuonò lo zio.
-Oh ma che cazzo dici, Slash, mica stanno insieme!- intervenne Duff, esasperato.
-Lo spero tanto per lui.- sibilò lo zio, guardando storto Jeff.
-Smettila, zio,non c'è niente tra me ed Izzy, stai tranuillo.-
Jeff mi guardò con aria supplichevole.
-Samantha, lo sai che ci tengo a te, è che devo farmi una vita, e per ora i L.A. Guns mi offrono la migliore opportunità...- mi sussurrò all'orecchio.
-Grazie di considerarmi perte della tua vita, grazie davvero!- sibilai di rimando.
-Tu sei parte della mia vita, stanne certa. Solo che ho bisogno di diventare qualcuno prima...-
-Cos'è questo sibilìo? Siamo in un cesto di serpenti? Avete l'apparato vocale, usatelo cazzo! Niente segreti in questa macchina!- sbottò lo zio.
-Zio, pensa a guidare!- ordinai.
-Sissigno... hey aspetta ma sono io il tutore, qui!-
-Zio guarda la strada.-
-Lo faccio di mia volontà, non prendo ordini da una minorenne.-
-Certo che siete proprio antisgamo voi due...- sbuffò Duff.
-Come dovremmo fare per non farci sentire?!- sbottò Jeff.
-Così.- rispose il biondo, allungandosi ad accendere la radio.
-Mmhm... questa te la concedo.-
-Certo, vorrei proprio vedere! Ah, se non ci fossi io a pararvi il culo!-
Steven Tyler cominciò a cantare con quella sua voce che ti entra nel cervello e non ti esce.
-Whoo-hoooo! Aerosmith!- esultò lo zio, ma diede un colpo al volante e fece sbandare pericolosamente la macchina.
-Cazzo Slash se vuoi fotterti ed ammazzarti vedi di farlo da solo!- urlò Ole.
-Ole, stai zitto cazzo che ho preso una craniata e ho le fottute meningi che mi rimbombano nel cervello!-
-Guarda che le meningi non possono rimbombare, Tracii!-
-Rob tappati quella bocca o ti spedisco in Finlandia con questo coglione!-
-OLANDA, TRACII, O- LAN- DA!!!!!-
-MA CHI CAZZO SE NE FREGA DEL FOTTUTO PAESE DA DOVE VIENI!!!!!!-
-E tu vorresti andare con loro?- sibilai all'orecchio di Jeff.
-Lo so, sono dei cazzoni, ma hanno una band completa ed hanno già degli agganci.-
-E quindi mi lasci da sola.-
-Lo sai che non vorrei, ma non ho scelta. Tuo zio non ti lascerebbe mai venire con me, e neanche io, devi finire gli studi e...-
-E...?-
-E devi farti una tua vita, meglio se senza di me.-
-Io ho già una mia vita.-
-Sì ma non è quella che portei offritri se stessi qui con te, rovinerei tutto.-
-Non capisco. Perchè dovresti rovinare tutto?-
-Perchè ho troppi segreti. E non voglio condividerli.-
-Ah. Grazie.-
-Non è perchè non mi fido di te, è solo che ho paura che mandino tutto a puttane...-
-Tanto se te ne vai via il "tutto" non ci sarà più.-
-Che avete da bisbigliare così tanto?- chiese Rob.
-Fatti i cazzi tuoi, frocio del cazzo!-
-Non cominciare ad insultarmi, fottuto stronzo ossigenato che non sei altro!-
-Smettetela!- ordinò lo zio.
-Voi due fate in fretta, non avete tutto il tempo del mondo, carini!- borbottò Duff.
-Samantha, ti giuro che tornerò appena potrò, e staremo insieme.- mi sussurrò all'orecchio Jeff, prendendomi la mano.
-Hey tieni giù le mani da mia nipote, hippy fumato! Vai a professare l'amore libero da un'altra parte!-
-Zio, calmati.-
-No non mi calmo! Samantha, è come se tu spandessi ferormoni in giro, e tutto gli esseri dotato di cazzo si arrapano e ti si appiccicano come sanguisughe! E poi a chi tocca scollarteli di dosso? Ma al povero Slash! Bèh io sono un fottutissimo chitarrista, non uno che va in giro a staccarti uomini eccitati di dosso!-
-Fumati meno sigarette, zio, il fumo ti da al cervello!-
-No è che ne ho abbastanza di proteggerti dagli istinti perversi che tu risvegli negli uomini!-
-Whoh, se non fossi tua nipote portei anche considerarlo un complimento! Però, dato che lo sono, la cosa mi fa alquanto schifo.-
-Dai zietto, chi vuoi che la tocchi con te che trasudi voglia omicida e lei che ti tira i ceffoni?! Certo, non siamo tutti come questo coglione che non sa evitare un colpo neanche in moviola, però...- sbottò Tracii.
-Hey, mi ha colto impreparato!- si giustificò Ole.
-Sì, certo.- dissi.
Ole mi guardò in cagnesco, Tracii gl tirò un pugno sulla testa e Rob sorrise.
-Cazzo Axl fottuto pezzo di merda vedi di sboccare fuori dal finestrino!- urlò lo zio.
-Eddai, non riesce nemmeno a parlare!- lo difese Rob.
-Tu non sai quello che ha fatto.- sibilò Duff, sfiorandomi il braccio.
-E allora illuminatemi.-
-Non penso siano affari vostri, e poi non è il caso di ripescare...- cominciò Jeff stringendomi la mano.
-Mi ha rapita.- dissi.
Tracii strabuzzò gli occhi, Ole fece un'espressione a metà tra "non ho sentito bene, spero" e "ma che cazzo...?!" e Rob si sporse per guardarmi in faccia.
-Dici... dici sul serio?- chiese.
Axl si girò con uno sguardo mortificato.
-Girati stronzo, è già tanto che sei ancora vivo!- gli saltò dietro Duff.
-Non ero io...- sussurrò con una vocina flebile Axl, tornando a guardare fuori dal finestrino.
-Certo che non eri tu, Willy.- disse dolcemente Jeff, battendogli piano una mano sulla spalla.
"Willy!"
Adesso cominciavo a capire: il suo sogno, l'infanzia, la gentilezza di Jeff, Willy ed Axl...
-E' un trauma...- sussurrai.
-Cosa?- chiese Duff.
-Niente, niente, parlavo tra me e me...-
-Hey, va tutto bene?- chiese lo zio, preoccupato.
-Sì, sì, va tutto a posto, tranquillo.-
-Se hai bisogno di qualcosa...-
In effetti avevo bisogno di un po' d'aria, mi sentivo strana, e poi in quella macchina eravamo schiacciati come sardine...
-Posso... posso scendere un attimo? Faccio due passi... Per favore.-
-Certo!- disse lo zio, accostando.
-Ti accompagno.- si offrirono Steven e Jeff nello stesso momento, balzando fuori dalla macchina.
-Izzy, riportamela a casa tutta intera... e vedi di non farli salire su una moto...- raccomandò lo zio.


Salve a tutti!!!!! Mi dispiace ma in questi giorni sarò molto occupata, quindi dovrete aspettare un po'... grazie per i commenti, lo so, Slash è un mito... ieri l'ho visto alla TV... aveva un'aria così seria... sono scoppiata a ridere come una scema... XD ...vabbè... concentriamoci... allora, come al solito grazie a chi ha letto e a chi ha recensito, spero che continuerete a farlo! Baci!

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Capitolo 26
*** Return to home ***


Arrivammo a casa in meno di mezz'ora, ma con lo zio che sbraitava e sbuffava fumo dalle narici minacciando di morte chiunque osasse anche solo respirare a meno di due metri da me, Duff che mi stringeva allotanandomi da Jeff che cercava di baciarmi di nascosto e gli altri che urlavano...
Insomma mi sembrò che fosse durato trent'anni.
Scesi tutti dalla ormai malconcia macchina, lo zio ci squadrò uno ad uno.
-Tu. Tu sei nei guai.- disse a Jeff.
Lui trasalì e sbarrò gli occhi.
-Ti ho visto, caro mio, ti ho visto. Non sono stupido.-
-Hey amico...-
-In questo momento non sono tuo amico.- lo fulminò lo zio.
-Zio...- provai.
-No, Samantha, vai in camera tua. Dobbiamo parlare. Io, ed Izzy. Da soli.-
Duff sbiancò.
-No, zio, se la cosa mi riguarda io voglio...-
-No, Samantha, prendo io le decisioni qui! Vai in camera tua.-
Sbuffai preoccupata ed entrai in casa.
-Slash, amico, guarda che...-
-Duff accompagna Samantha in camera sua. Io e Jeff abbiamo molto di cui parlare. E andate anche voi, coglioni.- ordinò.
I tre dei L.A. Guns sbuffarono e mi corsero incontro lanciando insulti sottovoce allo zio, Steven trotterellò fino all'entrata e Duff mi raggiunse, mi cinse le spalle con un braccio e mi portò dentro.
-Andiamo, Sammy, è meglio entrare...- mormorò con lo sguardo torvo.
-HEY, STRONZI, VOLETE LASCIARMI QUI QUESTO QUA?!- urlò lo zio strattonando Axl per il braccio.
Duff sbuffò e andò a prenderlo.
Dopo che mi ebbero raggiunta lanciai uno sguardo preoccupato a Jeff, che mi fece l'occhiolino, e richiusi la porta dietro di me.
-Su, piccina, adesso andiamo a nanna, eh?- mi schernì Rob.
-Vaffanculo. Lasciami in pace, ho altro per la testa.- risposi.
-Ooh, siamo acide eh? Scomemtto che se ti...-
-Lasciala stare...- tossì Axl.
-Axl, non credi di essere la persona meno adatta per difenderla?- osservò severo Duff.
-Axl ha sbagliato, lo so... io...-
-Vieni, coglione, e stalle lontano.-
Axl mi faceva pena. Non era colpa sua, in un certo senso, e aveva uno sdoppiamento di personalità pazzesco.
Andammo tutti in salotto a sederci sul divano.
Ad un certo punto, non so cosa mi aveva preso, ma mandai Duff a farmi un panino.
Tutti gli altri risultarono entusiasti e corsero in cucina.
Restai sola con Axl. Forse era per quello che li avevo spinti a lasciarmi lì.
-Scusa.- sussurrò Axl, rompendo il silenzio.
-Cosa?-
-Scusa. Axl ha sbagliato. Axl ha terribilmente sbagliato.-
Socchiusi gli occhi, a disagio.
-Sì, ha sbagliato.- confermai a mezza voce.
Lui si passò una mano tremolante tra i capelli, e mi guardò.
-Stai tremando, Axl.- osservai allungando una mano.
-Io non sono Axl, Samantha.- sibilò.
Mi ritrassi, spaventata.
-Axl ha sbagliato... Axl è uno stupido! E' uno stupido!- cominciò a ripetere, dandosi forti pugni sulla testa e in faccia.
Subito cercai di farlo smettere, tentavo di bloccargli le mani senza fargli male, ma era difficile.
Sembrava quasi che si odiasse, anche se non odiava se stesso, ma l'altro.
-Smettila, ti prego! Smettila!- lo supplicavo.
-Hai paura?- mi chiese, senza smettere di colpirsi.
Deglutii, scacciando le lacrime.
-Sì... sì, ho paura.-
Si fermò di colpo, si strinse le ginocchia al petto e ci appoggiò la fronte.
Stava piangendo.
-Wi...Willy...- lo chiamai con la voce più dolce che la paura mi lasciasse fare.
-Mi odi, Smantha! Mi odi, mi odi, mi odi, mi...-
-No, Willy, non ti odio! Non sei stato tu.- lo rassicurai.
-Io non sono Axl.-
-No, non lo sei.-
Volevo stringerlo, ma le mie braccia non rispondevano. Non avevo ancora avuto segno di traumi dovuti... bè... a quello, e a quanto pareva quello era il primo. Non riuscivo a toccarlo.
-Non mi vuoi nemmeno sfiorare.-
L'aveva notato, allora.
-Non... non è colpa tua...-
-E' per via di quello che ha fatto Axl, vero? Il corpo è lo stesso... ma ti giuro che non sono io!-
Aveva una vocina pietosa.
-Willy, ti ho detto che non è colpa tua... Penso... penso sia meglio per tutti e due... stare lontani per un po'...-
Abbassò gli occhi.
-...ma come faccio a starti lontano se ti amo...- aggiunse a bassa voce, quasi per non farmi sentire.
Quelle parole pulsarono nella mia mente, quasi volessero uscire, non mi davano pace.
-Samantha!- mi chiamò qualcuno.
Non risposi.
-Samantha!-
Mi voltai e riconobbi la faccia rilassata di Jeff, con una sigaretta appesa alle labbra.
Si avvicinò e mi diede un (anche troppo) casto bacio sulla fronte.
-Come va?- mi chiese.
-Come va tu?!- ribattei, senza staccare gli occhi da Axl, che si torturava una mano.
-Tutto bene. Abbiamo parlato.-
Mi voltai a guardarlo con un sopracciglio alzato.
-Questo l'avevo capito anch io.-
Soffocò una risata e mi sbuffò un po' di fumo sui capelli, cosa che non gradii molto ma che tralasciai.
-Vieni, andiamo su, abbiamo molto di cui discutere.-
-Anche molto da fare, suppongo.- aggiunsi, notando il suo sguardo.
-Sì, forse dopo...-
Sorrise, facendo traballare la sigaretta.
-Smettila di infumarmi!-
-Oh sono dispiaciuto principessina! La prossima volta me la ficco in culo così non ti do fastidio quando parlo!-
Sbuffai.
-Su, andiamo, adesso ho delle cose serie da dirti.-
-Lo sai che sono ancora arrabbiata?-
Si finse pensieroso, grattandosi il mento.
-Una scopata megagalattica può farmi rientrare nelle tue grazie?- tentò, con un sorriso.
-No, penso che non basterà divertirti.-
-Ohi, questa fa male!-
Rise per un attimo.
-E dire che ero sicuro di farti divertire...-
-Allora impegnati, caro mio, perchè non basta scuotersi!-
-Io sono uno scopatore provetto, mia cara! Ma, se serve, farò il contorsionista, ok? Mi contorcerò come un lombrico posseduto per te.-
-Ah, grazie, ho sempre sognato di andare a letto con un essere viscido e molle in atesa di esorcismo!-
Si finse offeso.
-Hey, come ti permetti?! In attesa di esorcismo può andare, viscido pure, ma molle...! Sono il contrario della mollezza, io, porco cazzo! Ho una roccia, una stalagmite, un...-
-Un bruco.- finì Tracii, entrando con aria divertita.
-Tracii, prendi un fucile, ci sei? Prendi un fucile, abbassati quei pantaloni da frocio che hai addosso, ficcati la canna del fucile su per il culo e sparati all'intestino tenue. E vaffanculo.-
Tracii rise divertito, tornando al panino in cucina.
-Andiamo, Samantha.- mi spronò, prendendomi per mano e trascinanomi su per le scale.
Prima di salire gli scalini, lanciai uno sguardo ad Axl, che si stringeva le ginocchia contro la fronte, scosso da chissà quali pensieri.


Hello miei cari!!!!! Scusate se in questi giorni non ho scritto e se mi ripresento qui con un capitoletto scarno scarno... vi sarete accorti che il buon vecchio Axl sta rientrando nelle mie grazie... ^w^'
vi faccio al solita supplica! Ciao!

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Capitolo 27
*** Proposte ***


-Allora, che c'è?- sbuffai.
-Dobbiamo parlare!- sussurrò Jeff schiacciandomi contro la parete.
-Allora staccati dal mio collo!-
-Non è mica facile contenere gli ormoni, cazzo!-
-Bè allora dovrai fare uno sforzo.-
Sbuffò staccandosi, e si buttò sul mio letto.
-Hey, piano, quel letto è disastrato!-
-Perchè, che ci hai fatto?- chiese, serio.
Ripensai a quello che, in effetti, ci avevo fatto, e con chi.
-Niente, solo che è vecchio...- risposi invece.
Non sembrava convinto.
-SAMANTHAAAAAA!!!!!- urlò qualcuno con voce gracchiante.
Lo zio entrò trafelato, di corsa, in camera mia.
-Zio! Non si usa bussare?!-
-Ma che cazz... IZZY! FUORI DI QUI!-
-Hey, Slash, dobbiamo parlare, io e Sammy!-
-Sul letto?-
-Vedi qualche altro posto su cui sedersi?-
-Sì, il pavimento! E tu, tesoro, sistemati sul letto con me.-
-Col cavolo!- dissi.
-Sono il solo che non cercherà di saltarti addosso, quindi siediti!-
Mi abbandonai sulle coperte, e lo zio mi imprigionò tra le sue braccia.
-Già che ci sei mettile una cintura di castità...- commentò Jeff, sedendosi rassegnato seul pavimento.
-Potrebbe essere un'idea...-
-ZIO!-
-Dio sei peggio di un fischietto per cani!-
-E allora non dire cose così... stupide!-
-Hey, riunione famigliare?- scherzò Duff entrando e sedendosi di fianco a me.
-Hey ma lui ci può stare seduto sul letto!- si lamentò Jeff.
-Sì ma lui è una specie di frocio!-
-Oh, come ti permetti, cazzone!-
-Oh Duff non dire che mentre ti insaponavo la schiena quella volta là non ti sei eccitato!-
-Sei tu che mi hai palpato il culo!-
-Col cazzo, amico!-
"Dio ma allora è vero!" pensai, improvvisamente a disagio.
-Basta adesso! Cos'è che mi dovete dire?- sbottai esasperata.
-Cos'è che io ti devo dire!- mi corresse Jeff.
-Cos'è che anche noi ascolteremo?- lo corresse lo zio.
-Hey, state dando una festa?- rise Tracii, entrando e tracannandosi una bottiglia di Coca Cola, sicuramente corretta con la vodka, a giudicare da come barcollava.
-Siamo invitati anche noi?- chiese Rob, entrando pure lui.
Arrivò anche Ole, con una radio, e l'accese a massimo volume.
Mi era venuto un mal di testa incredibile, così mi alzai dal letto e me ne andai al piano di sotto in cerca di un'aspirina.
-Hey, che brutta cera!- osservò Steven vedendomi comparire in cucina.
-Oh... sì- fu la mia risposta, pronta, intelligente, sensata.
-Vuoi?- chiese, allungandomi un pacchetto di patatine.
Scossi la mano, non avevo fame ed era già tanto che stessi in piedi.
-Senti che casino stanno facendo!- piagnucolai.
La faccia di Steven si illuminò.
-Stanno dando una festa?- chiese, incuriosito.
-Sì, una specie. Più che altro si stanno preoccupando di ridimensionare la mia camera.-
-Cioè?-
-Stanno buttando giù le pareti.-
-Oh, cazzo! CAZZO! UNA FESTAAA!!!- urlò estasiato, correndo verso camera mia.
Quindi eccomi lì, da sola, in cucina, tra pacchetti di patatine e hamburger squartati.
-I medicinali sono in bagno.- sussurrò qualcuno dietro di me.
-Grazie.- dissi, andando via senza girarmi.
Sapevo che era (come tutti avrete intuito) Axl, e non volevo vedere il danno che avevo fatto.
Il bagno dello zio era... incredibile... disastroso... enormemente incasinato... non ci sono parole per dare l'idea.
Il pavimento era ricoperto di calzini, mutande, grovigli di qualcosa di dubbia provenienza, pettini senza denti (probabilmente persi nel disperato tentativo di pettinare il cespuglio di capelli che faceva da velo allo zio), e palloncini sgonfi e bagnati... sì, lo so, non erano palloncini. Ma ci tengo alla mia salute mentale... quindi farò finta di esserne all'oscuro.
Era impossibile determinare di che colore fosse il pavimento... se ce n'era uno...
Anche le pareti erano imbrattate, disegnate e colorate, costellate di poster, mezze ridipinte... uno schifo.
E poi, appeso sulla cornetta penzolante della doccia, c'era un reggiseno fucsia.
Non ho mai pensato veramente che lo zio fosse scopabile... ma forse perchè era... insomma... mio zio... e poi ci vivevo assieme...
-Che ci fai nel bagno del cespuglio?-
-CAZZ... Tracii! Mi hai fatto venire un infarto, cazzo! Stavo cercando un'aspirina.-
-Mmh. Guarda nell'armadietto.-
-Come fai a sapere che questo è il bagno dello zio?-
In risposta mi fece vedere la scritta "Slash's Fucking Bathroom!" sulla porta.
-Non l'avevo notata.- mi giustificai, arrossendo.
-Hai schifo?- chiese, indicando il pavimento.
-Ma dai?-
Feci un'espressione schifata.
-Hey, volendo portesti venire con noi. A Los Angeles, dico.-
-E abbandonare le sottane dello zio?!-
-No, dai, non scherzo. Veramente. Certo, ad alcune condizioni...-
-Cioè?-
-Diventi la nostra groupie.-
Lo fissai, sbalordita.
-Col cazzo che divento una puttana! Non mi sognerei mai di farmi scopare da qualcuno di voi!-
-Hey, chi ti dice che qualcuno di noi ti scoperebbe?-
-Mi avete leccata, non so se ti ricordi.-
Parve imbarazzato.
-Sì, ma guarda che facciamo così con tutte!-
-Che schifo.-
-No, alle ragazze piace!-
-Ecco, appunto, vai a chiedere a qualcuna di loro di diventare la vostra troietta, bello, col cazzo che vengo con voi se devo diventare una... una... Dio, mi hai fatto venire ancora di più mal di testa!-
-Sei tu che urli, porco cazzo!-
-Sei tu che mi vuoi far diventare una fottutissima groupie!-
-Non ho detto di tutto il gruppo, cazzo! Non siamo mica così morti di figa come tuo zio e i suoi amichetti, che prima di far andar via una ragazza se la scopano a turno per due o tre volte, cazzo, quasi facessero la scorta o come fosse la loro ultima scopata!-
-Ma cosa c'entra?! Una groupie è una puttana, cazzo! Ti sembro una puttana?!- urlai fuori di me.
-No, non dico mica questo, cazzo! Puoi essere la groupie solo di Izzy, porca puttana!-
Mi calmai per un attimo.
-Uh, vedo che ho fatto centro, eh?- rise.
-No, non hai capito, guarda che...-
-Sì che ho capito, insomma, ha cercato di ficcarti la lingua in bocca per tutto il viaggio, e poi continuate a parlare sottovoce e a restare soli! Cazzo, se non state insieme allora puoi benissimo fare la groupie di una squarda di baseb...-
-Mi stai dando della troia, per caso?-
-No! Cazzo ma ascolti quando ti si parla?! Minchia sembra... che hai nelle orecchie? Ti hanno ficcato un chewing gum in culo al timpano?! Cazzo...-
-...ma quanto hai bevuto?-
-Non abbastanza per essere sbronzo!-
-Non ne sarei così sicura...-
-Ritorniamo ai fatti! Puoi venire con la band a Los Angeles, se vuoi, solo ci devi fare un po' di pubblicità, capito? Fare un po' di scandalo, tanto per incuriosire! Saresti la groupie più giovane di tutta la città, e vuoi vedere se non vengono ad ascoltarci, alla fine di sentir parlare di noi!-
-Non lo so... non mi sembra una grande idea... e poi lo zio non mi lascerebbe andare... lo sai com'è...-
-Fottitene!-
-Non è mica così facile... gli voglio bene, insomma, sarà esasperante, iperprotettivo, imbarazzante, infantile e tutto quello che vuoi, ma è mio zio, mi ha accolta e... non posso fare a meno di volergli un sacco di bene. Non potrei mai andarmene. O almeno senza che lo sappia, non voglio dargli dispiaceri.-
-Capisco. Fammi sapere se cambi idea.-
-Non succederà.- gli assicurai.
-Non si sa mai.- disse sorridendo, per poi andarsene.

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Capitolo 28
*** Equivoci ***


-Hey bellezza, come vaaa?-
-Oh. Duff.-
-Dai, che faccia da mortorio! Che c'è, ti è finito il lucidalabbra?- mi scherzò.
-Sì, ti avevo detto di non mettertene troppo, ma tu non mi hai ascoltato!- risposi inviperita.
Lui sbuffò e mi guardò di traverso.
-Hai accettato?- chiese.
Speravo di aver sentito male.
-Cosa?-
-La proposta di Izzy.-
-Veramente a me non ha detto null... oh. Quella proposta.-
-Sì, quella. Hai accettato?-
-No.-
Assunse un'espressione così stupita e incredula che per un attimo pensai che avesse visto una mucca volare.
-Cosa?! E perchè, di grazia?!-
-Perchè non sono una puttana.-
-Ma... ma...- farneticò.
-Scusami, Duff, se c'è qualcosa che devi dirmi, dimmela, perchè ho mal di testa e non ho voglia di star qua a sentire cose stupide.-
-Ma... LOS ANGELES!-
-Lo so, lo so. Lo zio non mi farebbe andare, e poi...-
-Tuo zio ha fatto i salti di gioia quando l'ha saputo!-
-Aspet... cosa?!-
-Cazzo, un'occasione così non ti capiterà più nella vita!-
-Non che ci tenga!-
-Ma porca di quella puttanaccia, Sammy! Non sai cosa darei per essere al tuo posto!-
-... scusa puoi ripetere?-
-Sì, insomma, è un'opportunità irripetibile!-
-Io... io spero di avere delle allucinazioni perchè... non puoi dire sul serio...- cominciai a balbettare.
-Massì che dico sul serio, cazzo! Fossi al tuo posto accetterei!-
-Duff... stai bene?-
-Sì, perchè?-
-No, cioè... dimmi che hai bevuto o fumato qualcosa, che ti sei sparato quattro fiasche in vena...-
-No, insomma, solo un po' di zio Jack, ma neanche tanto! Invece in camera tua ci stanno dando dentro!-
Io speravo ardentemente che non si riferisse a quello che una mente bacata e pervertita avrebbe potuto intendee.
-Sì, sono tutti sul tuo letto, si muovono a tempo di musica e...-
-OH. MIO. DIO! TI PREGO, BASTA. TI SUPPLICO, STO PER UCCIDERMI CON UN COLTELLO DA PESCE.-
-Hey, che reazione esagerata, si stanno solo diverten...-
-BASTA!-
-Ciaooooo- mi salutò Jeff spalmandosi elegantemente addosso a me e baciandomi la fronte. Puzzava di alcool e sigarette. Tante sigarette. Tanto alcool.
-Oh, cazzo, ma lo sai che questa non accetta la tua proposta?- lo informò Duff.
-Duff farti i cazzi tuoi eh?- sbottai.
-Ma guarda che non le ho ancora detto niente.-
Duff sbattè gli occhi, non capendo.
-Maaa... scusa... allora di che proposta stavi parlando prima?-
-Tracii mi ha chiesto se volevo venire con la sua band a Los Angeles, per fare la groupie, e ho detto di no.-
-Per... fare... la groupie?- ripetè Duff.
-Sì.-
-Oddio, cos'hai capito! Io non voglio fare la groupie, stanne sicura, non sono mica frocio!- cominciò a balbettare freneticamente.
-Non sai quanto mi sento sollevata nel sentirtelo dire.-
Jeff si incarcò tra le mie braccia e vomitò per terra.
-Che schifo.- mi lamentai, spostandomi dalla pozza che si allargava.
-Prova tu a svuotarti due bottiglie di zio Jack e a non vomitare...- tossì Jeff.
-Allora bevi di meno. Ti fa male l'alcool.-
A quel punto rise, come se avessi detto una cosa stupida.
-Se devi vomitarmi addosso e deridermi allora aggrappati a Duff.- dissi.
-Mi dai un bacio?- mi supplicò lui.
-No, grazie, questa volta passo.-
-Ti faccio schifo?-
-Mi fa schifo quello che hai appena fatto con quella bocca.-
Si inracò di nuovo e vomitò.
-Duff, ti prego, prenditelo tu... Duff? No! Non addosso a...-
Il vomito mi colò giù per le gambe.
-...me.- finii.
-Cazzo, vai su, Sammy, mi sa che è meglio se ti cambi...-
-Ma dai?!-
Schifata, corsi su per le scale implorando i jeans fradci di non venire a contatto con le mie povere gambe.
-Ora basta! Fuori! La festa è finita!- urlai entrando in camera mia.
Tutti fecero un'espressione a dir pocco disgustata indicando i miei jeans.
-Lo so, lo so! Qualcuno, un certo ragazzo con la vitalità di uno zombie e i vestiti hippy, mi ha vomitato adosso. Ora, se non vi dispiace, mi dovrei cambiare.-
Nessuno si mosse.
-Da sola.- specificai.
Lo zio sembrò ridestarsi dal suo sballato stato di dormiveglia e si tirò su a sedere sul mio letto.
Lo guadai in faccia.
-Zio.-
-Eh?-
-Hai... una banconota arrotolata... nel naso.-
-Oh, sì... stavo... volevo sentire il profumo dei verdoni...- si giustifcò lui, goffo, strappandosi il rotolo verde dalla narice.
-Hai qualcosa in faccia.-
Si passò una mano sul viso, facendo cadere tutta la polverina bianca.
-E'... farina...-
-Certo.-
Rob sofocò una risata, e lo fulminai con lo sguardo.
-Zio, stavi preparando una torta?-
-Sì! Proprio così... una torta... certo, già, hai proprio ragione, Sammy! Aaah, come sei intuitiva...-
-Nella mia camera?-
Lo zio parve esitare, forse era a corto di balle.
-Sssssssssì... n-non si può? Da quando non si può preparare una torta... una torta in una camera? Certo che voi giovani siete proprio sospettosi, ci manca solo che pensi che sono incinto, è un affronto alla mia credibilità...- cominciò a balbettare, tirando su baracca e burattni e uscendo di corsa da camera mia.
-Su, dai, andiamocene, la bella bambina vuole cambiarsi!- ordinò Tracii, dando una pacca sulla spalla ad Ole, che sonnecchiava per terra.
Rob spense la radio e raggiunse gli amici, che per fortuna se n'erano andati.
La camera... la mia povera camera... era un casino, completamente sottosopra!
Le lenzuola non s vedevano più sotto le bottiglie e la "farina" che lo zio aveva rovesciato.
Il resto... oh, il resto ve lo risparmio, roba da far venire i capelli bianchi ad un'impresa di pulizie...
A fatica aprii l'armadio e pescai a casaccio un paio di pantaloni.
Mentre li sfilavo dalla mischia, cadde un involto di stoffa nera con riflessi rossi.
Lo raccolsi, e restai turbata.
Era il vestito che Axl aveva voluto farmi mettere, quella volta, e che non avevo voluto indossare.
Qualcuno mi chiamò dal piano di sotto, con voce straziata.
Mi infilai di corsa i jeans puliti. Corsi giù, allarmata, lasciando per terra il vestito.
-Che è successo?- domandai d'un fiato.
-Sammy!! Perchè non vuoi accettare la proposta di Izzy? Cazzo, è un'affare bello grande! Molto, molto grosso!- scialacquò lo zio con voce lamentosa.
-Ooh... Mi hai fatta preoccupare, lo sai? Evita di usare quella voce se non stai per morire.- lo rimproverai.
-Ma Sammy è un affarone! Ci perdi un sacco, ci perdi più di quanto guadagneresti!-
-Zio io non andrò a Los Angeles a fare la groupie! Te lo sogni!-
Lo zio sbarrò gli occhi.
-Groupie? Ti hanno offerto di diventare una groupie?-
-Sì, perchè, cosa intendevi?-
-Slash, io non le ho ancora detto niente!- lo informò Jeff dal divano.
Lo zio mi guardò.
-Brava, ragazzina, sei giudiziosa. Hai fatto bene a non accettare quella proposta. Ora, per favore, dimmi chi te l'ha fatta.- disse, battendomi una mano sulla testa.
-Io!-
-Tracii, ma sei scemo? Adesso chi lo sente lo zio?! Dai, un po' di intelligenza, cavolo! E' come suicidarsi!-
-Perchè, ragazzina?-
-PERCHE' ADESSO TI AMMAZZO!- urlò lo zio fiondandosi addosso a lui.
Tracii fece appna in tempo a scappare dalla furia distruttiva dello zio, che cominciò a rincorrerlo per tutta la casa.
-Tanto alla fine riesce a prenderlo.- disse Duff, facendo spallucce e andando a sedersi sul divano.
-Come ti permetti?! Come ti permetti di proporre a... a mia nipote cazzo!, di diventare una fottutissima troiosissima groupie?! Ti spello vivo e poi con la tua pelle ci faccio palloncini! E te li ficco su per il culo, cazzo! Come ti permetti?!- urlava fuori di sè lo zio, correndo in un modo che mi ricordava un orso.
-Scusa, ma allora quale sarebbe questa fantomatica proposta imperdibile?- chiesi a Jeff, avvicinandomi.
Si schiarì la gola con fare teatrale, mi baciò la fronte, si inginocchiò e mi prese una mano.
-Samantha Carwell, vuoi tu...-

Hahahahaha!!!!! Come sono crudele, vero? Al prossimo cap

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Capitolo 29
*** Anticipazione: il problema ***


Oddio, di già delle recensioni! °o° allora non posso indugiare oltre, no? XD Padrino Slash! Eh, per adesso mi sa che è un po' troppo presto per il matrimonio... vi dovrete accontentare di...

-... vuoi venire in tournèe con me?-
Restai a bocca aperta.
-Dì di sì, dì di sì!- pregava lo zio con le dita incrociate.
-Io...- fu tutto quello che riuscii a dire.
-Per un mese. Quest'estate.-
-Ecco, io...-
-Non come groupie, stai tranquilla. Slash mi ha detto che canti benissimo, magari riesco a trovarti un buco...-
L'idea di avere "un buco" non mi piaceva per niente, un po' anche per il termine usato.
-Senti, Jeff, io non so se sia il caso... Sarei un peso e basta, ne sono sicura, e poi non ti sei accorto che lo zio sta sfruttando... insomma...- sussurrai.
-La nostra storia?-
-... sì, diciamo la nostra storia... bè la sta sfruttando per far diventare il sangue del suo sangue famoso?-
-Ma se non sa che stiamo insieme?!-
-Ma lo sta sfruttando lo stesso! E poi andiamo, credi veramente che portarsi dietro una ragazzina sia...-
-Non sarai un peso!-
-Invece sì!-
-Qual'è il problema?-
Già, qual'era il problema?

Ecco un piccolo anticipo! Ciao!


PS: ...piccolo particolare, forse qualcuno se ne sarà accorto, ma in questo periodo Axl mi sta proprio sul culo... *w* che ci volete fare, de gustibus...o come si scrive... bo, sarà "de gustibus" anche per chi tifa ancora per la Sammy/Axl... ^w^ vai io tifo per Izzy (si sarà notato...)! Vabbè, c'è a chi piace la S/A e a chi la I/S... vi stimo tutti! Ciaoooo

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Capitolo 30
*** Old Sad Stories ***


-Daaaaaaaaiiiiii Sammyyyy!!!!!- mi implorò con voce lamentosa lo zio.
-Lasciaci parlare da soli, zio, per favore.-gli chiesi.
Rimase a pensarci per un attimo ma poi si allontanò.
-Andiamo in giardino.- sbuffai, prendendo Jeff per il braccio.
-State lontani dalla piscina!- ci ordinò lo zio mentre uscivamo fuori.
Alzai una mano per rassicurarlo, senza girarmi.
-Mi vuoi spiegare cosa ti prende?!-
Jeff se ne stava davanti a me, come avesse paura che potessi scappare.
-Niente...- mormorai.
-Invece sì, cazzo! Perchè ti fai così tanti problemi?! C'entra William, vero?-
-No... forse... non lo so...-
-Come fai a non saperlo?-
Aspettava una mia risposta, ma rimasi in silenzio a guardare l'erba.
-Lo ami?-
Presi un respiro, ero confusa e non sapevo cosa pensare.
Lo guardai in faccia, con sguardo supplichevole.
-Già, è così, vero?- si rispose da olo, con l'amarezza nella voce.
-Io... non lo so... sono... sono confusa...- sospirai.
-Bene... quando lo saprai, mi trovi a Los Angeles.-
Se ne andò così, lasciandomi lì, da sola.
Sentii la porta richiudersi sbattendo.
Sentii il trambusto in casa, probabilmente stavano litigando.
Sentii il mio battito, troppo lento, troppo regolare.
Sentii il bisogno di andare via da quel posto.
Non ero mai andata dietro la casa, oltre la piscina.
Mi diressi lì, verso quegli alberi così alti, verso chissà cosa.
Camminai per un po', e poi trovai quello che, forse, stavo cercando.
Circondata da siepi, c'era una specie di cupola.
L'edera e altri rampicanti, in fiore, si arrampicavano sulle colonne, e formavano come delle tende..
Era il posto giusto per riflettere.
Scostai le foglie ed entrai all'interno.
C'era poca luce, certo, ma quanto bastava per vedere.
Mi stesi per terra, incurante delle foglie secche che ricoprivano il pavimento.
Chiusi gli occhi e cercai di riordinare i pensieri.
Da una parte, avevo Jeff ed Izzy.
Dall'altra, una mina vagante chiamata Axl e William.
Non conoscevo molto di nessuno di loro.
Nè Axl, nè Izzy, e probabilmente neanche Jeff mi sarebbero stati fedeli a lungo.
E poi Jeff se ne stava andando a Los Angeles, dove non avrei potuto vederlo.
Sapevo che William mi amava, me l'aveva detto lui.
Non potevo essere certa di essere importante per Jeff.
Non ero certa di niente, in realtà.
William forse stava mentendo, forse era solo un disperato tentativo di non rimanere di nuovo solo.
Anche Jeff, forse, non mi riteneva parte della sua vita.
O forse il contrario, forse William era sincero e anche per Jeff ero importante.
"Ormai il danno è fatto..." mi dissi, e sospirai.
-Questa storia si è già ripetuta.- disse qualcuno entrando.
Era Duff, che come al solito veniva a schiarirmi le idee.
-In che senso?- chiesi, senza muovermi di un centimetro, senza riaprire gli occhi.
-C'era una ragazza, molto tempo fa. Si chiamava Nancy. Era bellissima, semplicemente, assoluamente perfetta. E così ce ne innamorammo tutti, ognuno a modo suo.-
-E quindi?-
Lo sentii sedersi di fianco a me.
-Oh, lei era troppo per tutti noi. Era troppo dolce e calma per Axl, era troppo allegra e sincera per Izzy, era troppo delicata e sensibile per Slash. Era troppo per me.-
Fece una pausa.
-Ma, per uno strano gioco del destino, anche lei si innamorò di noi.-
-Di tutti voi?-
-Già. Amava la simpatia di Slash, amava la dolcezza di Izzy, amava la misteriosità di Axl, e amava anche qualcosa di me. Il problema era che doveva scegliere. Alla fine qualcuno doveva rimanere a bocca asciutta. Nessuno voleva rinunciare, e lei non voleva perdere nessuno di noi.-
-E allora cosa fece?-
Sospirò.
-Scelse uno di noi, come le avevamo chiesto.-
Aspetai che me lo dicesse, ma non mi arrivò risposta.
-Chi scelse, Duff?-
-Me.- sospirò.
Mi tirai su a sedere.
-Non ne eri contento?-
-Oh, cavolo se ero contento, ero al settimo cielo. Poi, non so... succese qualcosa, e lei si interessò a Slash.-
La cosa mi colpì molto. Aveva una tristezza infinita negli occhi, si vedeva il rammarico di non essere riuscito a tenerla per sè.
-Proprio così... stavano bene insieme, più di quanto stesse bene con me.Non volevo rinunciare a lei, non dopo che mi aveva scelto, tra tutti. Finii per litigare sia con lei che con Slash e gli altri. Mi trasferii in un'altra città, cambiai nome, pure.-
-E...?-
-E poi, una mattina, mi arrivò una telefonata. Nancy era incinta.-
Abbassò lo sguardo.
-Di me.- aggiunse.
-E dove...- cominciai.
-Se n'era già andata, quando ritornai. Ora... non so dove sia, o se abbia tenuto il bambino. Adesso non ci penso più, e sono sicuro che anche lei fa lo stesso.-
Mi fermai a guardarlo.
-Dovresti cercarli.- dissi, rompendo il silenzio.
-E per fare cosa?-
-Per sapere che fine hanno fatto.-
Sorrise, con lo sguardo basso.
-Sì, forse un giorno li cercherò.-
-Forse un giorno qualcuno ti chiamerà papà.- scherzai.
-No, non penso...-
Fece una lunga pausa.
-Sai perchè ti ho raccontato questa storia?- chiese.
Aspettai la risposta, che sapevo stava per darmi.
-Perchè tu non faccia gli stessi errori. Non scegliere se non sei sicura. Farai del male a chi hai illuso, a chi hai abbandonato... e a te stessa.-
Si alzò e si diresse verso la cortina di edera.
-Duff!- lo chiamai.
-Sì?-
-Grazie.-
Mi rispose sorridendo, e sparì dietro la tenda di edera.
Adesso toccava a me scegliere.


Capitolo un po' triste, vero? Ma noi sosteniamo Duff, giusto?! °v*

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Capitolo 31
*** L'HO FREGATAAAAA ***


Avevo fame.
E' una cosa normale avere fame quando si è tormentate dai pensieri?
Forse per me sì...
Qualcosa distlse la mia attenzione dai segnali del mio stomaco.
Sentivo un picchiettìo che si faceva via via sempre più forte.
-Cazzo, non ci voleva, piove...- borbottai.
Aspettai ancora qualche minuto, prima che cominciasse a fare freddo.
Uscii, all'aria umida e gelata, ed alzai gli occhi.
Il cielo era una distesa di grigio fumoso dal quale cadevano goce fredde.
Proprio triste.
Chiusi gli occhi e lasciai che la pioggia mi inzuppasse.
Finalmente trovai un po' di pace, i pensieri defluirono lenti dalla mia mente.
Poi qualcosa di caldo e pesante mi cadde sulle spalle.
-Fa freddo.- disse una voce dietro di me; -Finirai per prenderti la febbre.-
-Anche tu, zio.- dissi, sorridendo appena.
-Ma io sono grande, grosso e forte, ho una pellaccia, sai? E poi i capelli mi fanno da ombrello.- scherzò.
-Grazie.-
-Niente, piccola. Hai una brutta cera, che c'è?-
-No, niente, sto bene. Senti, zio...-
-Eh?-
-Duff mi ha raccontato di Nancy...-
Lo zio boccheggiò e sbattè gli occhi, colto alla sprovvista.
-E'... è una storia vecchia, io mica volevo investirla, quella cessa, e poi lei mi è saltata addosso e ha preso a frustarmi con la borsa della spesa e...- cominciò a farfugliare.
-No, non credo che sia quella Nancy.-
Ci pensò un po' su.
-Oh, quella Nancy.- disse, rabbuiandosi.
-Non sai dov'è andata?-
-No, cioè mi sembra che adesso viva a Los Angeles, l'ultima volta che l'ho sentita, giorni dopo la sua partenza, era a Los Angeles... Sammy, ti si è illuminata la faccia, stai bene?-
-Sì, zio, sto benissimo!-
-Vedo che sei di nuovo allegra, bene, perchè oggi si va a cena fuori!-
Ridiventai subito seria.
-Non ci vengo al McDonald's.-
-Ma che...?! Ma perchè pensano tutti che io sia da roba scadente come un fottuto McDonald's?! Cazzo, io mi posso permettere un ristorante con la "RISTO" maiuscola! Un ristorante degno di questo nome, porco cazzo! Un Signor Ristorante!-
-E dove sarebbe questo Signor Ristorante?- chiesi, poco fiduciosa.
-Dall'altra parte della città! Visto che lo so?! Haa-haaa, pensavi che non lo sapessi, eh? Pensavi che stessi mentendo, vero? E io ti ho fregata, cazzo! Ti ho fregata, cazzo se l'ho fatto!!!-
-Ok, ok, ho capito. Stai calmo, zio!-
Invece lui correve urlando che mi aveva fregata ai quattro venti.
-Zio, lo hanno capito tutti nel raggio di cinque kilometri che mi hai fregata, basta!- urlai ridendo.
Lo zio mi caricò e mi sollevò di peso, tornando a correre in giro urlante.
-Bastaaaaaaa!!!!- urlavo, ridendo come una povera scema.
-TI HO FREGATAAAAAA!!!-
-Sì, sì, va bene, mi hai fregata, ma bastaaaaaa!!!-
-Adesso andiamo a dichiararlo agli altri!- urlò.
-Metimi giù, zio! Mettimi giù!-
Corse verso la piscina, per poco non ci scivolò dentro, e proseguì verso la porta di casa.
Suonò delicatamente il campanello.
Steven aprì la porta.
-L'HO FREGATAAAAA!!!!!!!!- gli urlò in faccia lo zio.
-Cazzo, ho il culo di questan gnocca a dieci centimetri dalla faccia, che vuoi che me ne importi?!- commentò Stenev, ricevendo un mio calcio.
-Stai lontano dal culo di mia nipote!-
-Zio!-
-Cazzo ma l'hai sentito?!-
-Che succede qua?- chiese Tracii.
-CAZZO, L'HO FREGATAAA!!!!!!- urlò ancora una volta lo zio.
-Ma che bel panorama!-
-Vaffanculo togli gli occhi dal mio didietro!- gli ordinai.
-Non posso, cazzo, ce l'ho davanti!-
-Allora girati!-
-Cazzo ti faccio girare io se non stacchi gli occhi da questo cazzo di culo!-
-Zio!!-
-Abbassa i decibel, cazzo, e vedi di togliere gli ultrasuoni, che sennò finisco messo peggio dei nonnetti all'ospizio, che cazzo, non sentono manco quando gli urli nelle loro fottutissime orecchie sorde!-
-Zio sei sempre il solito...-
-Sì, cazzo! E oggi tutti al ristorante, offre tutto Ole!-



Eddai, ci voleva un'altro Uncle Moment!

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Capitolo 32
*** Stupido ***


Ciaoooooo!!!!! Scusate se vi torturo un po' ma questo è un pezzo importante e non sapevo dove cacciarlo... poi ci sarà la fantomatica e leggendaria cena al RISTO-rante!
Abbiate pazienza! (e fate il tifo per Duff, povero, se lo merita!)



-L'HO FREGATAAAA!! OCCAZZO...-
Lo zio rotolò a terra, e io pure, inevitabilmente, dato che mi aveva caricata sulla sua spalla.
-Chi cazzo ha messo quel cazzo di coso per terra?!- tuonò lo zio.
-Guarda che quella è una tua scarpa...- osservò Tracii.
-E che cazzo ci fa lì?!-
-...l'hai messa l' tu, ricordi?-
-Lasciamo perdere, cazzo, mai a sapere le cose come stanno, porco di quel...-
-Zio...- mugugnai.
-Che c'è violetta dei miei pensieri?-
"Ma che cazz...?!" pensai, sconvolta.
-Togliti di dosso...- tossii.
Lo zio mi stava schiacciando con tutto il suo delicato peso.
-Cazzo! Stai bene? Tutto a posto?- cominciò a farfugliare, alzandosi di scatto.
-Sì, ma stavo meglio prima...-
Lo zio prese la scarpa e la tirò addosso a Rob, che passava di lì.
-AHIA! MA CHE CAZZO FAI?!-
-Cazzo brutto rotto in culo figlio di una povera donna, è colpa tua!-
-Di che?!-
-Sparisci dalla mia vista!-
-Zio, ma sei normale? Guarda che lui non c'entra niente!-
-Ecco, lo sapevo! Sempre a scaricare la colpa addosso a me, alla famiglia! Cazzo! Perchè tutti mi incolpano di ogni cazzo di cosa succede?! Nessuno mi capisce!- urlò, fingendosi disperato.
-E' colpa della farina, vero?- chiesi.
-Spero proprio di sì...- piagnucolò Rob, massaggiandosi la spalla colpita.
-Cazzo, adesso tutti a prepararsi, che si va in giro e poi si va al ristorante!- decretò lo zio, facendo segno di andare.
Mi alzai a fatica e salii le scale zoppicando.
Che cavolo, lo zio non è mai stato una piuma!
Sul mio letto c'era Jeff.
-Allora?- chiese.
-Allora che?- risposi, fingendo di ignorarlo.
-Allora verrai a Los Angeles?-
-Sì, penso di sì.-
Si tirò su e sorrise trionfante.
-Ma per Duff.- aggiunsi, prevedendo la sua reazione.
-Che... cosa?!-
-Ti ricordi di Nancy?-
Annuì, sbuffando.
-Voglio cercarla. Per Duff.-
-Duff non l'ha mai amata.- disse, cupo.
-E tu sì?-
Abbassò lo sguardo.
-Lascia perdere, Samantha. Duff vuole solo far vedere che lei è sua. Non gliene frega niente, per il resto.-
-Secondo me no. Lui vuole sapere se lei ha tenuto il bambino, se lui è padre. E secondo me non l'ha ancora dimenticata.-
-Allora verrai per questo, per Duff? Non per me?-
-Per ora sono sicura di questo...- sussurrai, abbassando a mia volta lo sguardo. Non volevo guardarlo soffrire.
-Bè... fai come vuoi. Ma non credere di essere molto diversa da Slash. Anche tu mi stai sfruttando.- mi attaccò.
-Oh, se ti da tanto fastidio ci andrò da sola a Los Angeles, va bene?! Mi ci farò portare dallo zio!-
-Bene!-
-Bene!-
-Fuori da camera mia!- lo cacciai.
Se ne andò, furioso, sbattendo la porta.
Mi sedetti per terra, stringendo le ginocchia al petto. Ero arrabbiata, cavolo se lo ero!
-Toc toc!- disse qualcuno fuori dalla porta, bussando.
-Via da camera mia!-
-Cazzo ragazzina ho dimenticato il chiodo! E poi è casa mia, questa!-
-Cavolo zio, ma non riesci a tenere le cose in ordine?!-
Aprii la porta, da sotto, e gli lanciai il chiodo, buttato in un cestino, e la richiusi.
Si sentirono dei passi rumorosi, e poi alcuni leggeri, quasi fossero trascinati.
Di nuovo qualcuno bussò alla mia porta.
-Che c'è, dimenticato altro?!- rulai esasperata.
-Posso entrare?- chiese timidamente una voce.
-Fai pure... tanto più che camera mia sembra una locanda, questa...-
La porta si aprì.
-Senti, Samantha...- cominciò.
Mi girai.
-William...-
-Sì, se non ti dispiace, dovrei dirti una cosa, altrimenti me ne vado, tranquilla, mica mi offendo...- balbettò, facendo per andarsene.
-No, stai tranquillo.- lo fermai, alzandomi.
-Ecco... vi ho sentiti, tu ed Izzy... mi dispiace che litghiate per me, veramente. Io... io posso farmi da parte!-
-Lascia stare, ormai il danno è fatto... quanto è stupido, se la prende per queste cose...-
-Già, è stupido... solo uno stupido lo farebbe...-
-Cosa?-
-Non lotterebbe per non perderti...-
Volevo dire qualcosa, ma non sapevo cosa, e poi non sarei riuscita a dire niente.
-Scusa... scusa, io... mi farò da parte, te lo giuro. Così sarete felici. Così sarai felice.- decise.
-Perchè... perchè lo fai?-
-Perchè non lotto per non perderti? Perchè ti ho già persa... e perchè sono stupido...- rispose, sorridendo appena, e se ne andò.

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Capitolo 33
*** Fightin' ***


Adesso che è estate ho più tempo libero, quindi preparatevi ad una vagonata di cazzate!
...di capitoli, va bene... però stava meglio cazzate... infatti la canzone qui sotto è una cazzata, ho faticato un casino per fare delle frasi di senso compiuto con Google Traduttore, e il risultato... bè diciamo che basta il pensiero, no?
Per il RISTOrante dovrete aspettare ancora un po', perchè sto ancora scrivendo... per ora accontentatevi di questo pezzo! °w*


-Hey ma che ha Izzy? Siete tutti pazzi in questa casa?!-
-Lascia stare, Rob, non è proprio il momento.- lo liquidai, asciugandomi con un asciugamano che avevo trovato per terra.
-Fammi sentire come canti.-
-Cosa?-
-Sì, insomma, tutti dicono che hai una voce strepitosa, cazzo, voglio sentirla.-
-Lo zio dice che ho una voce stupenda, cosa assolutamente non vera.-
-Come sei modesta. Su, cantami qualcosa.-
Si sedette sulla poltroncina a forma di trono, disseppellendola dal mucchio di robe che lo zio e i suoi amichetti avevano buttato in giro.
-Che cosa dovrei cantare, scusa? E poi così, su due piedi, senza musica...- dissi, cercando una via d'uscita.
-Tuo zio ha un'intera collezione di chitarre, giù al piano di sotto.-
"Cazzooooooo!!!!!"
-Perchè non facciamo tutti una canzone?- propose Tracii entrando in camera mia.
"CAZZOOOOO!!!!!!"
-Sì, tanto gli strumenti ce li abbiamo, qualche basso, un casino di chitarre, una batteria e tre voci!-
-Come tre voci?- chiese Rob.
-Axl, Samantha e Izzy.-
"Ecco, proprio quello che ci voleva! Un trio musicale! Cazzo."
-Che ne dici Samantha?-
Scossi con energia la testa.
-Non se ne parla!-
-Scaldati la voce, cazzo! SLAAASH! HAI UN PAIO DI BACCHETTE?-
-Steven! Anche tu mi tradisci?!-
-Che suoniamo, ragazzi?-
-Niente, Duff! Niente!- urlai, laniandogli l'asciugamano zuppo in faccia.
-Beatles!-
-No, cazzo, quanto sei frocio! Black Sabbath!-
-No, lo so io cosa suoniamo! Thunderstruck, AC/DC.- disse lo zio, lanciando una paio di bacchette a Steven.
-Naaah, facciamo una nostra canzone, Slash!- propose Duff.
-Già, hai proprio ragione, stronzetto ossigenato!- scherzò Jeff, entrando.
-Ma cos'è, un raduno per spostati?!- urlai esasperata.
Steven mi caricò in spalla e mi portò al piano di sotto, seguito dagli altri.
-Quale facciamo?- chiese lo zio, visibilmente eccitato.
-Direi... che ne dici di Fightin'? E' adatta anche ad una ragazza. E poi cantata solo da Axl o da Izzy sembra una canzone frocia.-
-Mmmh... ma sì, dai, che Fightin' sia!- acconsentì lo zio.
-Ok, vado a prendere gli strumenti!- si offrì Duff.
-Occazzo no, porca vacca, ti conosco, mi rifili una chitarra da frocio se non vengo con te!- rise Tracii, correndogli dietro.
-Meglio andare tutti!-
-Io suono la chitarra elettrica, oggi, una batteria c'è già e due fanno troppo sboroni!- annunciò Ole.
Tornarono dopo qualche minuto, ognuno con i rispettivi strumenti, pure Steven, che spingeva una piattaforma a rotelle su cui traballava una batteria.
-Siete tutti degli stronzi. Specialmente tu, Rob. Vaffanculo.- dichiarai.
-Tieni gli spartiti!- mi disse lo zio, sorridente, porgendomi un po' di fogli stropicciati.
Cominciai a leggere, era una bella canzone.
-Ok, adesso Izzy la sa bene sicuramente, quindi comincia tu con la prima strofa, noi ti veniamo dietro, e poi magari anche Miss Samantha ci degna di qualche nota...- disse Tracii.
-No, io non la canto questa.-
-E perchè, Izzy?-
-Perchè no, non è il momento adatto, cazzo!-
-Io la canto.- disse Axl.
-No, tu adesso te ne vai fuori da casa mia!- tuonò lo zio.
-No, zio, lascialo cantare.-
Lo zio buffò.
-Ok, ma devi cantare anch tu!-
-Dio, ma ce l'avete proprio su con me! E va bene! Canto!- mi arresi.
Tutti si prepararono, accordando o provando gli strumenti.
Mi schiarii la gola con fare teatrale per rassicurare lo zio, che mi guardava sfiducioso.
-Cazzo... tenetemi la chitarra!- sbuffò Jeff, mollando la Ibanez in mano a Duff, che lo aveva fissato a lungo.
-Bravo, amico, una cantatina ti ristenderà i nervi!- lo incitò l'amico.
-Ci siamo? Allora, in diretta dalla Slash' s Fuckin' House, i mitici Slash, Duff, Izzy, i fottuti L.A. Guns...- cominciò a presentare lo zio.
-Hey, un po' di rispetto!- borbottò Ole.
-... dicevo, i fottuti L.A. Guns, il fottuto qui a fianco, che sarebbe Axl, e la magnifica Samantha-Sangue-Del-Mio-Sangue in Fightin'!!!-
-Wow, grazie!- mormorai, imbarazzata.
Steven posizionò tre microfoni mezzi scassato in cerchio.
Come se non bastasse fare il trio, dovevo anche guardarli in faccia!
Jeff prese in mano il suo, staccandolo dalla canna in metallo che lo teneva su.
William lo strinse tra le mani, e io arrotolai il filo intorno al mio dito, nervosa, stropicciano ulteriormente il foglio del testo.
-Ok, partiamo! One, two, threee four!- urlò Duff.
Steven cominciò a rullare, mentre lo zio suonava il riff di partenza, seguito a ruota da tutti gli altri.
Jeff prese un respiro e cominciò a cantare.

-How did I not know that you're not mine
and that I'm threatened by him?
If they knew that once you were mine,
why did they let him take my place?!-

Poi cominciò William.

-Well, I had to struggle,
to figh hard to get it
And now he comes smiling
for stealing, stealing it, yeah!
Baby without you
I'm like an eagle without wings.
Without wings,without wings!
So, tell me how I can fly
if I can't get up in wind?"
It's like cry and despair
and can't drop even a tear
.-

Tracii e lo zio schitarrarono per un po'... bè, "schitarrarono" non rende l'idea, erano semplicemente mitici...
Poi Jeff riprese il microfono, con una faccia arrabbiata, e ricominciò a cantare.

-I can't stay in the shadow,
because baby you're my sun
and I can't bear to see you
stay with him, no.
Let me, let me, let me
remain close to you again,
wiping all your tears
and being happy for your smile!-

Era giunto il mio momento, quello del ritornello, quindi testo in mano e fuori la voce...

-But I must fight, and fight again
and if she will be still standing
well, I won't even surrender
and maybe you will love me, again
'cause I am fightin' , I 'm still fightin'
for your love!
And I will not give it up...-

Tutti se ne stavano lì, impalati, a guardarmi, mentre continuavano a suonare.
Feci segno di andare avanti, almeno la tortura sarebbe finita presto.
Lo zio e Ole fecero un riff... non ci sono parloe per descriverlo, era da far venire le lacrime agli occhi...
William prese in mano il microfono e ricominciò con la strofa, senza staccarmi gli occhi di dosso (come del resto tutti...).

-Did you hear me? It's a challenge
and I really can't lose
so please look very carefully
'cause I'm struggling, I'm fighting, yeah,
and tell me, please tell me
between me and him
who really loves you!-

Jeff strinse ancora di più il suo, e con aria di sfida ricominciò a cantare.

-Baby, one day, you'll be proud
of all my tenacity, because
baby, yeah baby, I am fighting
can't you see it?
I am fighting, I am fighting,
I am fighting for you...-

Steven fece un rullo finale, lo zio, Ole e Tracii un altro breve riff, e la canzone finì.
Mi sentivo osservata, ma del resto con tutti quegli occhi puntati addosso come mi sarei potuta senitre?
-Cazzo, Sammy, mi hai sconvolto!- scoppiò Duff.
-Eh, adesso...! Non esageriamo!-
-Oh, no cazzo, sei... sei grande!- esclamò Tracii.
-Ma se ho cantato tanto così!- dissi, facendo con le dita l'altezza di un chewing gum.
-Ma sei stata grandiosa anche n qullo sputo di inchiostro, cazzo! Se... se non ti prendono a Los Angeles, cazzo, allora tanto vale andare a fare il muratore in Cambogia!- urlò lo zio, con una faccia shockata (in senso buono, comunque) e le mani nei capelli.
-Sei stata bravissima!- mi assicurò William, sorridendo.
-Un applauso per il batterista, cazzo!- incitò Steven, alzandosi in piedi.
-Siediti, coglione, ma non hai sentito come ha cantato fottutamente bene la bambina?-
-Se avessi quindici anni e un bel culo mi stareste aplaudendo come dei forsennati, cazzo!- borbottò il biondo accasciandosi offeso dullo sgabello dietro la batteria.
-Già, ma hai ven'anni e un culo che sembra uscito da un quadro di Picasso.- disse Ole.
-Pica chi?-
-Eh, Pikachu. Coglione, non conosci Picasso?! Quello che sembra mezzo fumato e che fa i quadri alla cazzo di cane!-
-Hey, non insultare l'arte!- lo rimproverò Duff.
-Ma ficcatela nel culo...-
-Dopo di te!-
-Hey, basta, andiamo sì o no a mangiare?- sbottò lo zio.
Tutti si acquietarono, finalmente, e lo zio mi mandò su a cambiarmi.
Salii le scale, grata di potermene andare, e mi chiusi a chiave nella mia camera.
Nel mio armadio non c'era niente di speciale, così scelsi un paio di jeans aderenti chiari e una maglietta verde scuro.
Mi feci una rapida doccia perchè avevo il terrore che il vomito mi avesse toccato la gamba, e anche per rilassarmi.
Mi lavai anche i capelli, che tanto si asciugavano sempre in poco tempo.
Aprii per la prima volta uno smalto viola che avevo comprato all'aeroporto di New York, e nonostante fosse rimasto nei meandri della mia borsa fino ad allora, il colore era rimasto vivace e non mi stava neanche poi tanto male.
Mi infilai le All Star nere e lanciai un ultimo sguardo allo specchio. Sì, stavo bene.
Qualcuno bussò non proprio gentilmente alla porta.
-Allora, la nostra cantante è pronta o deve fare storie come per cantare?!- urlò spazientito lo zio.
-Arrivo, che palle, sempre attaccati alla porta di camera mia!- sbuffai.
Girai la chiave nella serratura, e la porta per poco non mi finì in faccia.
-Oh, calmo cazz... ODDIO CHE CI FAI IN MUTANDE?!?!?!- urlai scandalizzata coprendomi gli occhi con le mani.
-Ho dimenticao qui i pantaloni di pelle buoni!- si giustificò lui.
-COSA CI FANNO I TUOI PANTALONI QUI???!!!-
-Li ho dimenticati!-
-PRENDILI ED ESCI SUBITO!!!-
Lo zio afferrò qualcosa e se ne andò borbottando.
-OCCAZZO CHE CI FAI IN BOXER FROCIO CHE NON SEI ALTRO?!- urlò qualcuno nel corridoio.
-Eccazzo, è casa mia! E poi sei tu quello con gli occhi sul mio pacco, bello!-
Sentii una porta chiudersi.
Mi tranquillizzai e scesi al piano di sotto.
-Hey Sammy, resti con noi stasera o ti vedi con qualcuno?- rise Rob.
-Perchè?-
-Perchè ti sei addobbata a dovere!-
-Ma smettila...-
Mi sedetti sul divano e accesi la televisione.
-Andiamo, adesso siamo tutti pronti!- annunciò lo zio scendendo le scale con enfasi.
-No, aspetta, dov'è Izzy?- chiese Duff guardandosi intorno.
-Sono qui, stronzetti!- rise Jeff barcollando dalla cucina, con una bottiglia in mano.
-Cazzo, amico, già sbronzo!- scherzò Tracii.
-Ma sei impazzito?! Guarda che questo è veleno!- rulò lo zio strappandogli la bottiglia di mano.
-E che me ne frega, cazzo, il corpo è mo e ci faccio quel fottutissimo cazzo che mi pare!-
Stava straparlando, era veramente fuori, e mi si strinse il cuore a vederlo in quelo stato.
In fondo io ci tenevo a lui, più di quanto fossi disposta ad ammettere.
Forse era qualcosa di più, quel soffrire del suo dolore, forse era anche quello amore, o comunque qualcosa di molto simile.
-E tu, Dio, mi stai facendo impazzire! Che ci vuole a decidere?! Non è tanto difficile, cazzo!- mi attaccò, puntandomi il dito contro.
-No, non è difficile, hai ragione. E' impossibile.- dissi, a bassa voce.
-Sei crudele.- sputò, guardandmi con quello che poteva essere odio, ma molto distorto dall'alcool.
-So essere anche peggio. Potrei ingannarti, illuderti... e ti assicuro che sarebbe peggio-
-Qualcuno mi vuole spiegare cosa succede?- si intromise lo zio.
-Non impicciarti, cazzo!- ringhiò Jeff, avvicinandosi a me con passi furiosi.
-Hey, amico, sei ubriaco fradicio, meglio se ti calmi!- provò a fermarlo Duff, mettendosi tra me e lui.
-Lasciami! Non ho bisogno della balia!- ordinò l'altro, scansandoloe venendomi praticamente addosso.
Tutti erano muti.
-Credi che io possa sopportare oltre?- mi chiese all'orecchio, afferrandomi un braccio.
-Credo che abbia bevuto troppo per poter avere una conversazine civile.- risposi, liberandomi dalla presa.
-Non fare i tuoi giochetti con me, Sammy, l'agnello non deve provocare il lupo.-
-Il lupo non dovrebbe ridursi così, altrimenti non farebbe più paura all'agnello.-
-Molto divertente. Ne riparliamo più tardi, adesso ci sono troppi intrusi.- disse, staccandosi da me e barcollando verso la porta.
Sbuffai cercando di rirdinare i pensieri.
-Tranquilla, io ero messo anche peggio.- mi rassicurò Duff.
Sbuffai di nuovo e mi ricomposi, cercando di fare una faccia tranquilla.
-Allora, dove sarebbe questo ristorante con la "RISTO" maiuscola?-

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Capitolo 34
*** Kiss ***


Hey, Sweetevil, hai ragione! Mi ero completamente scordata del povero silenzioso Alfred! Bè, mi afrò perdonare... scusate ancora! */////*
La canzone ha riscosso successo! Ho un futuro come autrice (seeeee adesso!!!!! nd la mia parte disillusa e razionale*w*)
E vai con un altro capitolozzo! Finalmente il tanto atteso RISTOrante moment si avvicina!
Ah, prima che mi dimentichi: siamo 3 a 1 per la coppia Izzy/Sammy (contro la Willyam/Axl/Sammy)... ho aggiunto il mio voto, cavolo, perchè Axl/William mi sta sulle scatole e Izzy/Jeff... insomma... 0ç0
Adesso datemi i voti per la coppia Duff/Nancy!!!!!!! (Sìììììììììììììì nd Duff/Nancy fans, tra cui la sottoscritta)



-Siamo tutti pronti?- ripetè lo zio per la quarantasedicesima volta, suonando il clascon della macchina.
-Sì, cazzo, ma quante volte lo devi chiedere ancora?- sbottò Duff.
-Oh, stronzo ossigenato, io con questa fottutissima bocca ci faccio quello che voglio!-
-Anche i pompini?- chiese ridacchiando Rob, appoggiato alla macchina.
-Sì, soprattutto a tua madre!-
-Ma vaffanculo!-
-Accompagnami!-
-Ok, ok, adesso si va a mangiare, va bene?- li calmai io, con i crampi allo stomaco.
-Izzy, cazzo, vieni anche tu?- chiese lo zio, sporgendosi dal finestrino verso l'amico che era intento a concimar le piante con lo stomaco.
Quello alzò un braccio, per dire che veniva.
-Ok, ma vedi di muoverti a sboccare, perchè sulla mia auto non ci sali altrimenti!-
Un altro conato, un'altra vomitata.
-Che schifo...- disse con una smorfia lo zio, girandosi dall'altra parte.
-Hey Sammy, che c'è che non va?- chiese Duff avvicinandosi.
-Duff... io vado a Los Angeles, ho deciso.- dissi a bassa voce, per non farmi sentire.
Lui sbattè gli occhi, sorpreso.
-Hai deciso bene?-
-No, no, non vado a Los Angeles per Jeff, ci vado per te. E ci vieni anche tu, sia chiaro!-
-Cosa?-
-Così cerchiamo Nancy e il bambino!-
Scosse la testa.
-Sammy, io non so se sarà felice di vedermi... è andata via, capisci? Non voleva più vedermi!-
-Ma Duff, come fai ad esserne sicuro? Per me è meglio una porta sbattuta in faccia che il tormento!-
Ci pensò un po' su, guardandomi.
-Ok, ci sto, va bene! Che sarà mai...-
-Evvai!- urlai, abbracciandolo.
-Cazzo, ma guarda in che situazioni mi metti! Porca... sembra quasi che sia più felice tu di me!-
-Hey, piccioncini, mi state facendo venire il diabete, cazzo!- ci scherzò Tracii.
-Cavolo... ho dimenticato una cosa! Sammy non è hce me la andresti a prendere?- mi chiese Ole.
-Che hai dimenticato, le palle?- lo scherzò lo zio, suonando il clacson.
-No, stronzo! Dai Sammy ho dimenticato il pacchetto di sigarette... dentro c'è una cosa importante!- mi chiese, facendo il labbruccio.
-Ok, ma smettila di fare quella faccia, mi sta passando la fame!- sbuffai.
-Fai in fretta, cerbiattina!-
-ZIO SMETTILA DI CHIAMARMI CON QUEI CAZZO DI NOMI ASSURDI!!!!!- tuonai, avvampando per l'imbarazzo.
Entrai in casa e richiusi la porta con forza, per non sentire le risate di quei coglioni in giardino.
-Ma guarda che... io l'ammazzo un giorno di questi! Cerbiattina! Cazzo, manco avessi cinque anni!- borbottavo mentre cercavo il pacchetto di sigarette in salotto.
Arrivai perfino a guardare sotto i cuscini del divano, ma niente.
Sentii la porta aprirsi e richiudersi sbattendo, ma ero dietro al divano e non vidi chi era entrato. Non che m'importasse, comunque.
Mi alzai, togliendomi la polvere dai jeans, e andai a cercare in cucina.
-Che ci fai qui?- chiesi trovandomi davanti Tracii.
Non prevedevo niente di buono, ma comunque cercai di sembrare indifferente.
-Abbiamo deciso. Partiamo domani.-
Partiamo... sapevo a chi si riferiva.
-Fate pure.- risposi fredda.
-Cazzo, ma hai visto come si è conciato Izzy? Solo perchè tu non vuoi decidere! Secondo te come si ridurrà una volta a Los Angeles, sapendo che tu sei qui con Axl, e che lui è lontano e non può fare niente? Che ti costa digli anche una bugia? Così starebbe tranquillo ed eviterebbe queste cazzate!-
-Non puoi capire. Per me è impossibile scegliere.-
-E perchè? Non ci vuole molto.-
-Tracii, questa non è una cosa come "Chi mi scopo, quella bionda o quella bruna?"! E' serio, cazzo! E non posso avere la risposta in due secondi come il signorino vorrebbe! Dentro di me sento che una parte sceglierebbe lui, ma l'altra è ancora legata a William! E non so a chi dare ascolto!-
-Guarda come si è ridotto. Guardalo e dimmi che non ci tiene a te. Chi sarebbe così pazzo da scolarsi mezza bottiglia di assenzio solo per paura di essere rimpiazzato?!!-
-Era assenzio?! Ed è ancora vivo?!-
-Per poco, cazzo! Ha lo stomaco forte, io dopo due bicchieri vado all'ospedale! Comunque ha già vomitato tutto, non dovrebbe avere problemi gravissimi...-
Mi strinsi nelle spalle, sentendomi colpevole.
-Hey, hey, mica è colpa tua, bambina! E' lui il coglione che si è tracannato mezzo litro di veleno!- mi rassicurò, battendomi una mano sulla testa.
-Ma se non fosse stato per me...-
-No, non devi neanche dirle queste cose. Almeno hai capito quanto è disposto a fare per te.-
-SAMANTHAAAAAAA!!!! CI SEI?????- urlò lo zio dal giardino.
-Allora, dov'è questo pacchetto di sigarette?- chiesi con finta tranquillità, girandomi a far finta di cerarlo per nascondere le lacrime, che prima o poi sarebbero scese.
-Non c'è nessun pacchetto, gli ho chiesto io di mandarti qui così potevamo parlare senza problemi.- ammise Tracii.
-Come siete scemi...- sbuffai io.
-Vai, adesso. Io ti raggiungo tra un po', ho detto che andavo al cesso.-
Feci "ok" con la mano e raggiunsi lo zio in giardino, che si divertiva a suonare il clacson non appena qualcuno si avvicinava alla macchina.
-Zio, basta con questo rumore, mi sta venendo mal di testa!- mi lamentai salendo sulla macchina.
-Mi dispiace ma ti tocca il posto vicino a quello che sbocca!- mi informò Steven, indicando lo spazio vuoto vicino a Jeff.
"Magnifico!" pensai.
-Izzy, cerca di non vomitarle addosso o te lo faccio vedere io l'assenzio, cazzo! Ma quanto ci mette Tracii a pisciare?!- sbottò lo zio.
Mi sistemai sul sedile, cercando di non toccare le sue gambe con le mie.
-Quanto sei supido...- mormorai.
Si girò a gardarmi con un'espressione sarcastica.
-Cosa ti salta in mente di bere mezza bottiglia di assenzio?!-
Sorrise, con lo sguardo perso.
-Sei uno stupido.- ripetei, irritata, guardando da un'altra parte.
Jeff passò il braccio intorno alla mia vita e mi strinse.
-Lasciami.- ordinai.
-No, non ci penso nemmeno.- mi sussurrò all'orecchio, facendomi rabbrividire.
-Cazzo, cercate di contenervi, avete tutta la notte per scopare!- borbottò schifato Steven.
-Che?- chiese lo zio, attivano le orecchie-radar.
-Niente, lascia stare!- mormorò Steven, schicciandosi contro l'altro finestrino pur di allontanarsi da noi.
Mi sentii stringere ancora di più.
Jeff mi passò l'altro braccio intorno alle spalle, costringendomi a girarmi completamente verso di lui.
-Lasciami!-
Sorrise di nuovo, come se mi stesse prendendo in giro e mi baciò.
-Oh, sul serio, andate in bagno a fare queste cose!- commentò disgustato Steven.
-Tutta invidia!- sussurrò Rob.
Finalmente si staccò, lasciandomi respirare.
-Ok, bravo, adesso lasciami!- ordinai cercando di mantenere la calma.
Ma, cavolo, come facevo se mi guardava così, con quegli occhi...
-Hai ricambiato.- mi sussurrò all'orecchio.
Cavolo, l'avevo fatto! Bè, insomma... sfido chiunque a trattenersi!
Finalmente Tracii arrivò, ci aveva messo tanto.
-Adesso si può partire!-


Hey, adesso chi tiene all Izzy/Sammy sarà felice... °w*

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Capitolo 35
*** Bull's Attributo ***


Oh URCA_CHAN, l'ho detto e lo ripeto: Axl mi sta sulle scatole!
Comunque, eccoci arrivati al tanto atteso capitolozzo del RISTOrante!!!!! Questa è solo un assaggio, la parte evra e propria sarà nel prossimo capitolo, altrmenti tutto insieme sarebbe venuto troppo lungo!
Quindi, come direbbe il caro zio Slash, godetevelo, cazzo!


-Slash...-
-Che c'è Steven?-
-Siamo arrivati?-
-No.-
-... e ora?-
-No!-
-... adesso siamo arrivati?-
-No!!!-
-Slash...-
-Che c'è adesso?-
-Siamo arrivati ora?-
-NO! NO, CAZZO! ENNE COME NECROFILO E O COME ORGIA! NO CAZZO, NON SIAMO ARRIVATI! SE NON LA PIANTI TI STENDO SULL'ASFALTO E PASSO SOPRA IL TUO CORPO DA NANO DI BIANCANEVE IN OVERDOSE DA CRESCINA FINCHE' NON DIVENTI SOTTILE COME NA PAGINA, POI TI RIEMPIO DI ARIA E TI FICCO LA TUA STESSA TESTA NELL'OBBROBRIO CHE TU OSI CHIAMARE CULO!!!!!-
-Calma, ho solo fame!-
-TE LA DO IO LA FAME!- urlò lo zio, incazzato come una bestia, facendo mulinare verso Steven il suo braccio da orso e di conseguenza facendo sbandare pericolosamente l'auto.
-Cazzo Slash porco *** guarda quella fottutissima strada!- urlò Tracii afferrando il volante che lo zio stava facendo girare senza volerlo.
-Oh niente bestemmie in questa cazzo di macchina!-
-Cazzo vuoi guardare la strada?!!!- urlammo tutti.
Finalmente lo zio-orso si girò e riprese saldamente in mano il volante.
Mi giari, tirando un sospiro di sollievo.
-Bè? Che c'è da guardare?- dissi acida mentre Jeff mi fissava.
-Calma, cerb...-
Gli firai un pugno nello stomaco ancora prima ch potesse finire di parlare.
-Occazzo ma tua nipote è una forza!- disse ammirato Rob allo zio.
-Sì, grazie, ha preso tutto da me!-
-Sì, ti piacerebbe...- mormorai.
Jeff mi stava ancora fissando.
-Dio, ma che vuoi?!-
Mi cinse la vita con un braccio e mi catturò in un abbraccio.
Mi sentivo come una di quelle farfalle abbagliate dal luccichìo di una goccia su una ragnatela, che si avvicinano troppo e ci rimangono impigliate, per poi essere mangiate dal ragno.
E che ragno...
-Posso ricevere l'onore del bis?- chiese.
-L'assassino non chiede il consenso della vittima.-
-Ma in quetso caso la vittima è un po' suicida, se ricambia al bacio.- sussurrò.
-E smettila con quetsa storia. Va bene, ho ricambiato, e allora? Non ho mai detto che mi fai schifo, quindi...-
Sentivo il suo sorriso pesarmi addosso, era una presa in giro.
-Hey, non mi dite che state per riappiccicarvi!- domandò disgustato Steven schiacciandosi ancora contro il finestrino.
-Oddio, ti scandalizzi per niente!- lo zittì Ole.
-Certo, questi due tra un po' si mettono a scopare, ma tanto è neinte, no?- brobottò.
-Quanto sei polemico quando hai fame!- sbuffò Tracii.
-Ah è vero, siamo arrivati?-
Lo zio strinse il volante tra le mani e prese un respiro...

*-*-*

-Eccoci, Steven, ora siamo arrivati!- annunciò lo zio, accostando la macchina al marciapiede.
Steven annuì e mugugnò qualcosa, massaggiandosi i lividi.
-Nooooooo! Il Rocker!!!!! Grande Slash, ho sempre sognato di andarci!- urlò estasiato Ole catapultandosi fuori dalla macchina.
-Eeeh, modestamente, vi ho portato in un posto assolutamente fighissimo!-
Non potei trattenere un'esclamazione di meraviglia quando vidi il ristorante.
Era... una visione celestiale, bellissimo, con tante luci colorate, acquari, piante...
-Io rimango qui, non ho molta fame.- mormorò William stringendosi nelle spalle e rigirandosi sul sedile.
-Fà come vuoi.- disse lo zio, chiudendo la portiera.
Faceva pena, avrei voluto convincerlo a venire, ma Jeff mi aveva già trascinata giù dalla macchina per usarmi cme stampella.
-Vedi di camminare un po' di tuo, eh?- dissi.
-Allora, entriamo?- chiese allo zio, ignorandomi.
Sentii la sua mano scendere e gli tirai una gomitata.
-Togli la mano dal culo di mia nipote!- urlò lo zio.
-Oh, andiamo, se non fosse una tua parente probabilmente saresti al suo posto!- sbuffò Tracii.
Il solo pensiero mi fece rabbrividire.
-Ma che cazzo... ma che cazzo dici?!-
-Ehmm, entriamo!- propose Duff, sviando il discorso abilmente.
-Cazzo, ho fame!- mugugnò felice Steven.
L'interno era semplicemente magnifico, in un angolo c'era una discoteca, il pavimento era costellato di brillantini e stelle di plastica colorata, dal soffitto pendevano vasi di fiori e pesci finti, il soffitto era dipinto in modo che sembrasse di essere sul fondo di uno stagno, con tanto di ninfee viste da sotto, i camerieri si spostavano su pattini a rotelle ed avevano originali acconciature, ogni tavolo era circondato da un muro di edera o da acquari, "per mantenere la cazzo di privacy", come disse lo zio... era sempliecemente favoloso.
Mentre lo zio prendeva il tavolo, mi guardavo attorno estasiata, mentre cercavo di non soccombere al peso schiacciante di Jeff che praticamente mi usava come bastone da passeggio.
-Questo posto è magnifico!- dissi.
-AH-AH, TI HO FRE...-
-SSSHHH!- lo zittimmo tutti.
-...ti ho fregata!!!!!- finì lo zio sottovoce.
Una cameriera ci portò al nostro tavolo, ma scappò subito perchè Ole aveva cercato di toccarle il culo, con la sua solita delicatezza.
-Cazzo sempre farci fare figure di merda!- borbottò lo zio correndo dietro ad un'altra cameriera.
-Ma tu non eri frocio?- chiese Steven ad Ole.
-Ma che...?!-
Arrivò un'intrepida cameriera, con delle spalle molto larghe per una donna e dei capelli che sembravano finti.
Steven le palpò il culo, e lei non reagì male, anzi rise.
Con una voce molto strana...
-Hey, ho trovato una bongustaia!- scherzò Steven senza staccare la mano dal culo di quella.
La cameriera si girò e Steven fece un urlo strozzato.
-Hey, bello, vuoi fare un giro?- chiese quella con una voce molto, molto maschile.
-Oddio e sarei io il frocio?- disse Ole, con gli occhi sbarrati.
-Un... un... un...- balbettava Steven, traumatizzato.
-Sì, un trans, e allora? Tu sembri un Bigfoot ma non ti ho detto niente! E poi c'è meno finzione in queste-; e si indicò il petto; - che nelle tette di quella ragazzina!-
Mi scappò un "Hey!" offeso e imbarazzato, mentre incrociavo le braccia sul petto.
Jeff si limitò a ridacchiare.
-Ma che cazzo...?!- cominciai, guardandolo di traverso.
-Scusa ma l'ha detto con così tanta convnzione...!-
-Hey le tette di mia nipote sono vere al 100%, cazzo!- tuonò lo zio puntandogli/le un dito addosso.
-ZIO!!!-
-Cazzo Sammy sto difendendo il tuo onore! E abbassa la voce, che fai scoppiare i bicchieri!-
Il/la cameriere/a girò sui tacchi, indignato/a, e mollò in faccia allo zio una pila di menù.
Tutti ci sedemmo, tranne Steven che era ancora lì, imbambolato, a ripetere "Un... un..." all'infinito, con una faccia da spiritato.
Dopo qualche scossone e un po' di pane nei capelli, si ripigliò e si sedette con noi.
Lo zio prese un menù e cominciò a sfogliarlo, mentre un'ignara cameriera si avvicinava, munita di taccuino e matita.
-Io vorrei un... Bull's Attributo, per favore.- disse lo zio, facendo ridacchiare tutti.
-Ne sei sicuri? Ho visto camionisi vomitare solo a vederlo...- lo avvisò la cameriera.
-Sì, cazzo, che sarà mai! E poi il nome mi ispira, mi fa venire in mente qualcosa di grosso e duro, e voglio proprio sentire di cosa sa!-
C'era Tracii che rideva come un matto sotto il tavolo, Steven che era ancora un po' traumatizzato ma che esibiva un sorriso che andava da un orecchio all'altro, Rob e Ole che si tiravano pacche sulla spalla a vicenda, ridendo anche loro, Jeff che mi si era spalmato addosso, sghignazzante, e io che avevo i crampi alla pancia ed ero piegata in due dalle risate.
-Che avete da ridere? Voglio provare un Bull's Attributo, che c'è di male? I gusti sono gusti!- disse lo zio.
-Quanto... quanto sei frocio!- scoppiò Duff, battendo un pugno sul tavolo mentre si contorceva, ridendo come un pazzo.

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Capitolo 36
*** sale in zucca - seconda parte del RISTOrante ***


Tutti stavano ancora ridendo come dei matti, eravamo guardati da chiunque fosse nella sala...
Però, insomma, come si faceva a non ridere?!
La cameriera tratteneva a stento le risate, e lo zio la guardava con sguardo perso...
-Ok ragazzi, cosa porto a voi?- chiese lei con una mano davanti alla bocca e le lacrime agli occhi.
-Per me... una Bistecca Joker.- disse Tracii.
-E come sarebbe?-
-Ma che ne so, Duff?!-
-Scondo me è un pezzo di carne verde e viola con le carte da gioco sopra.-
-Senza dubbio, Ole.- sospirò Rob, battendo una mano sulla spalla dell'amico.
-Tu, tesoro?- mi chiese la cameriera.
-Io... penso che prenderò delle... Gnelasa... qualsiasi cosa siano...-
-Ottima scelta.- mi disse, facendo l'occhiolino.
-Anche io le prendo.- disse Jeff alzando una mano.
-Già, se non ti stacchi da mia nipote!- lo minacciò lo zio.
Jeff sbuffò e si allontanò.
La cameriera fece un risolino e chiese agli altri cosa volessero.
-Io prendo un piatto di Violira al Proscianna e Pannutto... ma che cazzo sono?- disse Duff.
-Oh, stai tranquillo, biondo, non sono cose tipo quello che ha ordinato il tuo amico riccio!- lo rassicurò la cameriera.
-Ma io non ho ancora capito che cavolo c'era da ridere! Un Bull's Attributo! Voglio gustarmi un Bull's Attributo! E allora?-
Tutti riscoppiammo a ridere, pure la cameriera, che si teneva la pancia, piegata in due.
-Ok, hahaha, che volete voi?- chiese lei ridacchiando.
-Io voglio la Stapa allo Stope con Lipino e Cobasili... non è una roba strana, vero?- disse Rob.
-Assolutamente no. Tu che vuoi?-
-Io... direi una Bistecca Superman.- rispose Ole.
-Ok... Da bere?-
-Per noi una birra.- rispose pronto lo zio, indicando tutti alla tavola tranne me.
-Per me e questo disgraziato una Coca Cola, per favore.- dissi, indicando anche Jeff.
-Ma...- protestò.
-Niente ma, si fa come dico io.-
-Ok... non manca nessuno?-
Mi venne in mente William.
-Ah, mi può portare anche qualcosa di leggero e dell'acqua?- chiesi.
-Certo... un hamburger con delle patatine fritte va bene?-
-Sì, penso di sì.-
-Hey, tu sei proprio sicuro?- cheise lei allo zio, che annuì.
La cameriera sospirò e se ne andò.
Guardai lo zio. Mi stava fissando torvo.
-Ha detto che non ha fame, Samantha.- disse.
-Stava mentendo.- risposi.
-Jeff?- interpellò lo zio.
Jeff annuì.
-Ok, ma fai in fretta a portarglielo, quando arriva.- sbuffò lo zio.
Guardai Jeff in cerca di risposta.
-Lo conosco meglio di tutti, per me è facile capire quando mente...- spiegò lui.
Tese un braccio ma lo scansai.
-Lasciami stare, mi hai fatto arrabbiare.-
-ALLORA, ARRIVANO QUESTE BISTECCHE?!- urlò impaziente Steven.
-Ma cazzo abbiamo appena ordinato!-
-Ma io ho fameee!!!!-
-Stai zitto o giuro che quando arriva ti ficco quella cazzo di bistecca su per il culo! E già che ci sono anche Joker, che tanto sei così frocio che ci sta!- lo zittì lo zio.
Steven sbuffò e prese a giocherellare con la forchetta.
Cominciò a picchiettarla contro il bicchiere.
Lo zio, irritato, gliela strappò di mano e gliela conficcò nella gamba.
-OCCAZZOOOOOOOOOO!!!!!!- urlò Steven, indicando la forchetta che usciva dalla sua coscia.
-Ma se non ti esce nemmeno sangue!- borbottò lo zio.
-Tutto merito di Palyboy, a quanto pare...- commentò Duff mentre Steven sfilava dai pantaloni una copia bucherellata e consumata della rivista.
-Ma che cazzo...?!- riuscii a dire.
-Hey, mica mi si rizza a comando, cazzo! E poi mica scopo con delle top model, a volte sono così in astinenza che qualunque cosa mi capiti davanti è scopabile!-
-HEY, SII IN ASTINENZA LONTANO DA ME! E da Sammy, ovvio.- urlò lo zio, tirandogli uno spintone disgustato.
-Ma che schifo! Come fai a pensare che qualcuno ti possa ritenere scopabile?!- schiamazzò di rimando il biondo.
-Perchè tua madre me l'ha dimostrato, stronzetto!-
-Brutto... non toccare mia madre!-
-Non l'ho toccata io, è lei che mi è saltata addosso!-
-Ok basta, basta! Siete peggio dei bambini!- li zittii.
-Ha cominciato lui...- borbottò Steven.
Lo zio gli sventolò il dito medio davanti alla faccia.
-Basta, levalo o te lo ficco in culo con il resto del braccio!-
-Ah-aaah! Vuoi sfogare le tue voglie sessuali-frocie su di me, eh?! Vai a fartelo mettere in culo da quel travestito che hai palpato, schifoso!-
-Non me lo ricordare...- sussurrò Steven chiudendo gli occhi, scosso da un brivido.
-Hey, dolcezze, avete già ordinato?- chiese qualcuno arrivando sui pattini, dietro di me.
Steven impallidì, lo zio scoppiò a ridere sghignazzando qualcosa tipo "Parli del diavolo..."
-Un... un... un...- cominciò a ripetere Steven
-Oddio, siete ancora voi!- sbuffò il/la cameriere/a, pattinando via in fretta.
-Ma come, Steven, questa volta avevi l'occasione di sbatterglielo in culo una volta per tutte!- scherzò lo zio tirandogli una pacca sulla schiena.
Steven non rispose, anzi si accasciò sul tavolo, finendo con la testa nel cesto del pane davanti a noi, facendo rovesciare l'olio, che si riversò sul pane e sulla sua parrucca ossigenata.
-Wow, morto e condito, come ci si aspetterebbe fosse una cena.- commentò sarcastico Tracii.
Spinta dai geni dello zio, presi una boccetta e gli salai i capelli.
-Wow, Sammy... sei un genio del male!- disse lo zio con sguardo di ammirazione.
-Almeno adesso si potrà dire che ha un po di sale in zucca!- risi.


siii c'è un computer in Irlanda!

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Capitolo 37
*** Uncle Moments 3: degustazione ***


Arrivò il piatto dello zio.
Duff ormai era steso sul tavolo, agonizzante, e stava letteralmente piangendo dal ridere.
Tracii, Ole e Rob erano uno addosso all'altro, e sghignazzavano tenendosi la pancia.
Steven rideva come uno scemo mentre si avvolgeva i capelli in un tovagliolo, fradicio di olio.
Io ero finita addosso a Jeff, che si era sbilanciato ed era caduto dalla sedia.
Lo zio prese la forchetta, si sistemòun angolo del tovagliolo nel collo della maglietta e tolse il coperchio argentato che copriva il contenuto del piatto.
Tutti ammutolimmo: voleva veramente mangiarlo? Quindi non aveva ancora capito cos'era?!
Lo zio prese il coltello, gioviale, e tagliò via un pezzetto da un'estremità.
E, cazzo, se lo mise in bocca.
La reazione di Ole fu vomitare nel bicchiere.
Lo zio masticò con uno strano sorrisetto compiaciuto, completato dagli occhietti chiusi.
E, Dio, dopo averlo ingoiato ed essersi leccato le labbra, lo disse.
-Mmhm! Buono!-
Tutti sbarrammo gli occhi.
Non sapevamo se ridere come dei poveri mentecatti, vomitare l'anima sul pavimento o addirittura l'uno addosso all'altro o... bè, nel mio caso conficcare la forchetta su per il naso dello zio e trascinarlo a fare una lavanda gastrica con l'acido.
-Zio...-
-Sì?- chiese lui, mentre si metteva in bocca un altro pezzo di quel coso.
Mi venne un conato di vomito, ma riuscii a trattenerlo e finire la frase.
-... quello... quello è un...- cercai di spiegarmi, gesticolando.
-E' un pene. Di toro.- finì Doff, vedendo che non riuscivo a rendere l'idea.
-Che... che... cazzo... è?- tartagliò lo zio con gli occhi sbarrati ed inespressivi, indicando la cosa color carne nel suo piatto, molliccia e disgustosamente inzuppata nel sughetto che colava dalle estremità.
-E'... un pene... di toro, Slash. E tu... tu l'hai mangiato.- ripetè Duff.
Lo zio non disse niente, ma fece una faccia che parlava da sè.
Non ci sono modi per descrivere l'espressione che fece lo zio, quindi mi vedo costretta a fare una faccina...

(O@O)

Dopodichè vomitò.
Ne fui sollevata e disgustata insieme.
Vedere il proprio zio (o qualsiasi persona) mangiare un... coso di toro... bè, non è il massimo...
Quando si fu ripreso (il che avvenne molto tempo dopo), lo zio si ritirò su e, senza urlare, schiamazzare e senza fare espressioni in stile killer spietato, anzi dandosi un contegno che non gli stava affatto bene, disse: -Ho bisogno di qualcosa che mi faccia rientrare in questo corpo...-
Si alzò, traballante, con una faccia da spiritato, e si diresse verso il bagno.
Sentii rumore di qulcosa che cadeva e di parecchi vetri infranti... povero zio...


Ok non ce la facevo più, dovevo pubblicarlo questo pezzo, e così l'ho staccato dal capitolo perchè quello non l'ho ancora finito!
Spero di riuscire a postare presto, è che qui l'accesso ad Internet va e viene (sono in campagna) e questo computer sarà della Prima o Seconda guerra Mondiale, quindi immaginatevi voi... Spero che gradirete questo pezzetto, so che non è molto lungo, però...

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Capitolo 38
*** The trust ***


Attenzione, parte triste!!!!!

Erano passati quindici minuti ma lo zio non si faceva ancora vivo.
Cominciavo a preoccuparmi, perchè, si sa, un folle non va mai lasciato da solo.
Mi alzai da tavola proprio quando la cameriera ci portava il resto dei piatti, e mi diressi verso il bagno.
Una porta blu recava un cartello con su scritto "Bagno: sin. donne des. uomini. Indecisi e trans... boh, cazzo so, dove vogliono"
Senza farmi vedere, scivolai verso destra, cercando lo zio.
Non lo chiamai, in fondo ero una ragazzina in un bagno degli uomini...
Sentii del rumore e degli schiamazzi provenire da una stanzetta, e riconobbi la voce dello zio.
-Apri queste gambe, cazzo!- ringhiò da dietro la porta.
-Ci provo, ma ho la gonna!-
-E allora la togliamo!-
Sentii il rumore di qualcosa che cade.
Non riuscivo a crederci... cioè, ci credevo che stava scopando, in fondo non era una cosa strana, ma ero lo stesso... non so come mi sentissi in quel momento...
Aprii la porta, implorando alla mia mano di fermarsi.
C'era lo zio, con i pantaloni abbassati, che schiacciava contro la parete una ragazza.
Per un attimo vidi i suoi occhi, e rabbrividii.
Mi ricordavano gli occhi di un cadavere, vuoti ma pieni...
Poi la guardai meglio: l'avevo già vista da qualche parte?
No, non mi sembrava... eppure vedevo qualcosa di familiare in lei...
Poi capii, e spalancai gli occhi.
Io, io che avevo sempre guardato male le ragazze troppo disinibite, io che fino a poco tempo prima avrei tirato uno schiaffo a uno come Jeff... io ero come quella ragazza.
E la cosa mi feriva, mi opprimeva, non mi lasciava respirare senza ricordarmi che, senza la parentela, avrei potuto essere io quella che lo zio stava spogliando.
Mi sentii subito sporca, sbagliata, mi sentii una puttana, per dirla breve.
E, allo stesso tempo, sapevo di non esserlo, mi sentivo ingannata.
Quanto tempo sarebbe durato? Quanto tempo avrei ancora avuto uno zio, una famiglia, degli amici, per quanto tempo ancora avrei sorriso?
Quanto sarebbe passato prima che tutti si dimenticassero di me, prima di diventare solo una scocciatura, una a cui mandare ripetitive e fredde cartoline di Natale?
Per quanto tempo sarei stata Samantha, e non uno sfocato ricordo?
E, soprattutto, che cosa c'entravo io? Ero arrivata e non avevo atto altro che complicare la vita di tutti.
La ragazza si girò verso di me e arrossì..
Avevo continuato a guardarli per tutto il tempo, senza quasi accorgermene.
-Hey, hey, quella ci guarda!-
Lo zio si voltò nell'attimo in cui sparii richiudendo la porta.
-La conoscevi?-
-E che ne so, mica l'ho vista...-
-Era piccola.-
-Non ho bambine in casa.-
-Nemmeno adolescenti? Figlie, sorelle, nipoti?-
Una pausa, silenzio.
-No, vivo da solo. Non sono così idiota.-
-Secondo me era tipo tua nipote, una ragazzina mica viene a vedere due che scopano se non li conosce.-
-No, cazzo, ti ho detto che non ho nessuna nipote!-
Che cosa mi aspettavo? Che dicesse "Oh, cavolo, magari era Sammy!"? No, lui era Slash, il grande Slash. Non aveva tempo per sentimentalismi. Non quando doveva fare bella figura.
Stavo piangendo, è vero.
Ma chi non avrebbe pianto, in quella situazione, sentendosi rinnegare dal proprio unico parente?
Uscii di corsa dal bagno, cercando di respirare tra un singhiozzo e l'altro, ma non riuscendoci.
Non appena mi videro i ragazzi, al tavolo, si alzarono di scatto e fecero per venirmi incontro.
Poi lo zio uscì dal bagno con la ragazza, ripetendo ad alta voce di non avere nessuna nipote.
Tutti erano rimasti fermi, lo zio boccheggiò e tese una mano verso di me.
La scansai e corsi fuori , verso la macchina.
William scese in fretta e mi si avvicinò.
-Che è successo?- chiese, preoccupato.
Balbettai qualcosa tra i singhiozzi, ma il non riuscire a parlare mi faceva piangere ancora di più.
William mi prese delicatamente tra le braccia e mi accarezzò i capelli, sussurrandomi parole di conforto.
Mi sentii meglio, lì, contro il suo petto, ma subito ricordai i pensieri che avevo avuto nel bagno e mi allontanai.
William parve dispiaciuto.
-Samantha!-
Mi voltai e Jeff mi abbracciò con dolcezza.
-Non...- singhiozzai, ma non riuscii a finire la frase.
Mi strinse di più, dandomi un bacio sulla testa.
Capii, non aveva bisogno che parlassi.
-Vorrei tanto dirti che quello che è successo stasera non accadrà più, ma ti mentirei. Lo farò anche io, forse, e sarei egoista a dirti che non dovresti odiarci. Sappi che non mi dimenticherò mai di te, e neanche Slash. Lui ti vuole bene, Samantha. E' che è una testa di cazzo, un coglione senza freni. Non l'ha detto per ferirti, questo lo sai anche tu. Ma l'ha detto, e ti ha ferita... e tu hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata...- mi sussurrò.
-Voglio andare via di qua...- singhiozzai, nascondendo il viso tra le pieghe della sua maglietta.
Alzò la testa, verso William.
-Non mi sembra il caso di prendere la macchina, e poi non ho le chiavi... prendiamo un taxi, va bene?-
Annuii, senza staccarmi da lui.
-Lo chiamo.- si offrì Willia, correndo verso il ciglio della strada.
-Willy...- cominciò Jeff.
-Non ti preoccupare, resto qui.- disse lui, leggendogli nella mente.
Jeff sorrise e mi diede un bacio sulla testa, accarezzandomi la schiena.
Una macchina gialla si fermò davanti a William, Jeff mi prese la mano e mi fece salire.
-Dove andate?- chiese sbrigativo ma cordiale l'anziano tassista al volante.
Si girò a guardarci.
-Hey, piccola, che c'è da piangere?- mi chiese gentile.
-Oh, niente, le solite cose da ragazze.- rispose Jeff, e lo guardai male.
-Allora, dove vi porto?-
-Curtis Street, Maywood, per favore.- disse Jeff, tendendogli una banconota.
-Mi sa che 20 dollari non basteranno, figliolo. E' praticamente fuori città.-
-Oh, certo... vediamo... quaranta?- mormorò lui, tirando fuori un'altra banconota.
-Sì, dovrebbero bastare.-
Vidi lo zio uscire di corsa dal ristorante, seguito a ruota da Duff che cercava di fermarlo.
-Non farai che peggiorare le cose!-
-Andiamo via di qua.- bisbigliai sottovoce, stringendomi a Jeff.
Il taxi partì, rincorso dallo zio, senza fermarsi.


*-*-*

La casa di Jeff era assolutamente disordinata, ma ciò non mi importava.
Richiuse la porta e mi portò sul divano e accese la televisione, che nessuno di noi due guardò.
Mi appoggiai al suo petto e lo strinsi quando si sdraiò.
Restammo così, abbracciati sul divano, finchè qualcuno non bussò alla porta.
C'era lo zio che mi chiamava, fuori.
-Vuo che apra?- mi chiese Jeff.
-No.-


Ok, sono tornataaa!! E ho scoperto di essere l'unica persona sulla faccia della terra ad essere stata investita da una pecora del Connemara. Ed è deprimente...
Ma ciancio alle bande: capitoletto triste, no? E' che mi sono resa conto che non funziona così... la vita non è mai veramente felice...

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Capitolo 39
*** Pensieri ***


Lo zio continuava a bussare. Era passata la mezzanotte e non se n'era ancora andato.
Era rimasto lì, a bussare, a chiamarmi, con quella fastidiosa disperazione nlla voce.
Jeff si era addormentato, chissà come faceva a dormire con quel casino...
E io pensavo... com'eravamo finiti a quel punto?
Fino a mezz'ora prima che andasse in bagno era il mio zio, era il bambino troppo cresciuto e dalle maniere un po' troppo possessive che mi faceva ridere e mi esasperava, e poi ad un tratto la verità mi era stata sbattuta in faccia, come uno schiaffo, e faceva male.
Lui era giovane, era un chitarrista rock, era grande, e io una ragazzina comparsa all'improvviso a incasinar le cose.
Quando fosse diventato famoso le cose sarebbero andate ancora peggio, pensavo.
E anche Jeff aveva detto che prima o poi, un giorno, avrebbe dovuto negare di conoscermi.
-Vattene!- urlai ad un certo punto, correndo alla porta.
Non ottenni nessuna risposta.
-Sammy...- sentii.
-Non ti voglio vedere!-
-Ti prego... io non volevo, te lo giuro...-
-Non me ne importa! Vattene!-
Tirai un pugno alla porta, ricominciando a piangere.
Mi stava facendo sentire male di nuovo, mi faceva sentire colpevole, e per questo lo odiai.
Sentii Jeff alzarsi e venirmi vicino, staccarmi il pugno dalla porta e stringermi.
-Vuoi che ci parli io?-
-Mandalo via, ti prego...-
Andai a buttarmi giù sul divano, esausta.
Jef aprì la porta.
-Oh Izzy meno male! Dov'è?-
-No, senti, non mi sembra il caso, non è il momento... facciamo così, Slash, adesso torni a casa e ti fai una bella dormita, e poi domani cerco di convincerla a parlarti...-
-No, devo vederla adesso!-
Cercò di entrare, ma Jeff lo respinse.
-Slash, cazzo, ascoltami! Non ti vuole parlare! Torna a casa, è meglio. L'hai fatta grossa, questa volta.-
-Tu non capisci!-
-Sì invece! Chi credi che abbia convinto Duff a non ammazzarsi quando ti ha trovato a letto con Nancy? Io! Chi ha consolato Samantha quando Duff l'ha riportata a casa? Io! E tu dov'eri? Tu eri lontano, non eri con lei! Mentre lei piangeva sulla mia spalla e su quella di Duff, tu stavi picchiando Axl! Mi sono stancato di riparare alle tue stronzate, non voglio più subire le conseguenze dei tuoi errori, Slash! Cresci! E vattene.-
-Tu non hai idea di quanto io voglia bene a Samantha, e non me ne andrò finchè non le parlerò!-
-Allora rimarrai qui a lungo.-
-Dio, Izzy! Fammi entrare!-
-Ti ho già detto che non ti vuole parlare!-
-Sono io suo zio!-
Vidi Jeff irrigidirsi.
-Tu... tu potrai anche farla ridere e passare uno sputo di tempo con lei, ma non sarai mai suo zio, perchè sei solo un fottuto ubriacone del cazzo. Ammettilo, non sai niente di lei. E nemmeno ti impegni per essere migliore quando tutti abbiamo visto che non sei in grado di riconoscere la cosa giusta.-
Lo zio aprì bocca per dire qualcosa.
-Osa dire che non è vero, Slash! Osa dire che non è vero che non la conosci.-
-Io la conosco meglio di quanto tu creda! Non ti immagini quanto sia importante per me!- replicò lo zio, furibondo.
-Me lo immagino benissimo, Saul. Anche io le voglio bene, Dio solo sa quanto, ma non basta, capisci? Non basta volerle bene, se ogni volta che parli la ferisci! Altrimenti perchè pensi che me ne vada? Non di certo per quella banda di falliti, quelli non faranno mai tanta strada quanta ne farete voi! Io me ne vado perchè so che lei starà meglio senza di me, senza noi. Non avrà mai una vita normale, se resta qui. E da domani io sarò un problema in meno.-
Lo zio abbassò la testa e strinse i pugni.
-Hai ragione. Forse è meglio che vada via.- ammise.
Rimasi senza fiato.
-Mi dispace, Saul. Ma è la verità. Buonanotte.-
Jeff richiuse la porta.
-Hai sentito tutto, vero?- mi chiese appoggiando la fronte alla porta.
-Sì.- dissi con un filo di voce.
-Mi dispiace.-

*-*-* Slash *-*-*

"Sono un idiota.
Macchè, sono un completo, strafottutissimo coglione egoista.
Se potessi tornare indietro... ma non posso, cazzo, perchè quello che è fatto è fatto.
Cazzo, Izzy ha ragione. Samantha non deve restare qui, la sto... la stiamo rovinando, tutti!
Deve crescere felice, e la felicità non è una delle cose che posso regalarle.
Io ce l'ho messa tutta, per essere un bravo zio, ma è troppo difficile, troppo per questo fottuto cogline che sono!
Non sono capace di fare neinte di buono! A che serve saper suonare la chitarra se non sei in grado di rendere felice tua nipote?!
E invece di impegnarmi ho pensato a me stesso, a fare il cascamorto con quella ragazza, senza nemmeno pensare alle conseguenze!" mi dicevo, mentre ritornavo a casa.
Avevo mandato tutto a puttane.
E l'unica cosa da fare era ricominciare da zero.
Senza Samantha.
Per il suo bene.

*-*-* Jeff *-*-*

Volevo dirglielo. Volevo dirglielo, che l'amavo.
Non avevo mai provato quello che provavo per lei. Ed era stato immediato, come un pugno.
Ma non potevo dirglielo. Avrei reso le cose più difficili.
E la guardavo, mentre stava sul divano, ad occhi bassi, sull'orlo di scoppiare a piangere.
E non facevo niente, perchè avrei solo peggiorato.
Poi mi guardò, implorante, e tese le braccia, mentre le lacrime le bagnavano i jeans.
E in quel momento, mentre mi avvicinavo e la stringevo, sentivo che quello era il mio posto.
Mi pregò di non lasciarla, mi disse che non voleva restare di nuovo sola.
-Non sarai sola, mai. Io ci sarò sempre, anche se sarò lontano.- le assicuro.
E mi sento un fottuto idiota, perchè mentre lei piange sulla mia spalla, io sono un bugiardo.

*-*-* William *-*-*

"Doveva succedere prima o poi.
Me lo sarei aspettato da Izzy o da Axl, ma da Slash no.
Certo non ho da parlare, io.
Non ho nemmeno il coraggio di dirle di Sunny..."

*-*-* Duff *-*-*

"Slash non la finirà mai.
Le persone non possono sempre perdonarlo.
Io l'ho perdonato quando l'ho trovato a letto con Nancy, in fondo ci eravamo praticamente lasciati...
Ma questa volta l'ha fatta grossa, veramente.
Doveva pensarci, prima di dire quelle cose orribili.
E adesso se la sbrigherà da solo, io non lo aiuterò come faccio di solito.
Deve crescere."

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Capitolo 40
*** Twist!!! ***


-E' meglio se andiamo a dormire...- mi disse, facendomi segno di alzarmi.
Lo seguii in camera, stanca.
-Dovresti odiarmi per quelo che ho detto.- disse, stendendosi.
-Ma io non ti odio.-
Mi sedetti dandogli le spalle.
-Bè, dovresti. Insomma... ho convinto tuo zio a mandarti a vivere chissà dove...-
-Forse è meglio così...- ammisi accigliandomi.
Jeff si tirò su di scatto.
-Vieni a vivere con me a Los Angeles!-
Mi girai a guardarlo.
-Non puoi seriamente chiedermi una cosa così.-
-Perchè?-
-Perchè non sono così crudele. Cavolo, tu vai a Los Angeles! E' un posto pieno di ragazze, di locali... insomma ti vorrai divertire, vorrai essere libero. E la mia presenza non te lo permetterebbe.-
-Ma che diavolo dici?! Cosa me ne può fregare delle altre ragazze se ci sei tu?-
-Ne riparleremo quando ti sarai portato a letto tutte le groupies.- dissi, con tono serio.
-Non succederà.- disse, ricadendo al'indietro.
-Certo.- mormorai, andandomi a sdraiare sull'altra parte del letto.
Restai girata verso la parete, forse non mi andava di guardarlo.
Nessuno dei due si mosse per qualche minuto, finchè Jeff non si tirò su a sedere e si avvicinò.
-Hey, dai, vieni qui...- mi sussurrò all'orecchio.
-Come si dice?-
-Uccello a posto.-
Risi e lasciai che mi prendesse tra le braccia.
-Chissà cosa direbbe la gente se ci vedesse in questo momento...- mormorò.
-Darebbe a te del pedofilo e a me della necrofila!-
-Perchè? Ti scopi i morti?-
-No, è che tu non sembri molto vivo, sinceramente!-
-Qualcosa di vivo in me c'è.-
-Sì, ma deve stare a posto, mio caro.-
La passammo così quella notte, a dormire abbracciati.

*-*-*

Mi ero svegliata da un po' ma facevo finta di dormire.
Non so perchè lo facessi, forse avevo paura che se ne andasse senza dirmi niente.
L'acqua nella doccia andava, ma si sentiva che non era sotto.
"...forse è meglio che vada via..."
Queste parole mi ronzavano nella testa... e così me ne sarei dovuta andare...
Strinsi il lenzuolo così forte che mi fecero male le dita, ma non m'importava.
Qualcuno bussò alla porta e mi alzai svogliatamente.
"Ma perchè su questa porta non c'è un occhiello?!"
-Chi è?- urlai senza aprire la porta.
-Io!-
-Io chi?-
-Ma che cazzo ne so di chi sei tu!-
-Ole sei il solito coglione del cazzo... Siamo Tracii, Rob, Paul e il rincoglionito norvegese.-
-Olandese!- lo corresse Ole.
-Non me ne fotte.-
Aprii la porta sbuffando.
-Siamo venuti a prendere il...-
-Chi è questa signorina?- chiese un tizio che non avevo mai visto, probabilmente il Paul che aveva nominato Tracii.
-Oh, lei... niente, lascia stare...- liquidò Tracii, parandomisi davanti.
-E perchè? Sbaglio o sono io il capo qui?- lo zittì Paul.
Tracii scivolò di lato, rassegnato.
-Bene... quindi tu saresti...- mi disse, ghignando.
-Lasciala stare, Paul, sta con me.-
Il ghigno di Paul si fece ancora più strafottente.
-Oh, signor Izzy, ma che piacere! Su, muova il culo che bisogna salire su un aereo!-
MI girai a guardarlo.
-Te ne vai di già?-
Jeff sbuffò e mi si avvicinò per darmi un bacio sulla fronte.
-Su, bambini, il mattino ha l'oro in bocca e il ritardo ha un pioppo in culo!- li chiamò Paul, cominciando a scendere le scale.
Poi sembrò ripensarci e ritornò indietro, sorridendomi.
Rabbrividii quando mi artigliò la nuca e incollò la bocca alla mia.
Mi passò la lingua sulle labbra e mi lasciò andare, sorridendo trionfante.
Il sorriso venne rimpiazzato da un'espressione di dolore quando gli arrivò il mio calcio.
Calcio che, con, modestamente, maestria, avevo diretto verso "là dove non batte il sole".
-Cazz... Izzy le tue cagne dovresti imparare ad addestrarle, o ti giuro...- gemette Paul, accasciandosi progressivamente a terra.
-Le tue cagne?- ripetei, guardando Jeff.
-E' una storia lunga...- liquidò la faccenda lui.
-Gesù, Giuseppe e Maria...- gemette Paul ormai a terra.
-Oh dai ma se non ti ho manco sfiorato!-commentai.
-Vaffan... aaahh!!!-
-Ti fa così male?- chiese Rob.
-Levati coglione!- lo scacciò Paul.
Guardai Ole... non aveva un bel colorito... anzi era piuttosto verdognolo, e la smorfia che faceva non mi faceva prevedere nulla di buono.
-Ole, amico, che hai?- chiese Tracii.
Quello vomitò e si accasciò a terra.

*-*-* William *-*-*

-Sì... sì buongiorno, sono... Chiamo per Stuart Bailey, ha presente? Potrebbe essere stato assunto lì... Uno... alto, magro, coi capelli ross... no, non è nero... cazzo ma mi ascolti quando parlo?! Ti ho detto che è bianco! ...Scus... mi scusi davvero, è che sono disperata... L'elenco? Sì, per favore, guardi... no? Non c'è? Nemmeno sul registro? Ah... capisco, mi scusi per il disturbo... Buongiorno...-
Amy riattaccò bruscamente il telefono.
-Non c'è nemmeno al St. Mary...- conclusi io.
-Prova a telefonare al St. Joseph, magari lì...-
-Proviamo...-
Composi il numero e aspettai che qualcuno rispondesse.
-Pronto, qui è il St. Joseph Orphanage.-
-Sì, buongiorno, chiamo per Stuart Bailey... forse lavora o ha lavorato lì... E' uno alto, magro, coi capelli rossi...-
-Oh, intedi forse dire... ma certo che lo conosco, ha lavorato qui per due mesi... Ricordo che si era portato dietro un bambino, molto sveglio, ma non proprio loquace... anzi non credo che abbia mai parlato...- disse la donna.
Per poco non urlai dalla felicità.
-Sì, sì, è quello! Ed... ed è ancora lì?-
-No, no, è andato via qualche giorno fa, però ci ha lasciato il bambino...-
-Sì, certo... Stuart mi ha detto di passarlo a prendere, sa, doveva sbrigare una faccenda e adesso... adesso lo rivorrebbe...- mentii.
-Oh, bene... siamo contenti che ritorni da Stuart... però non posso dare in custodia il bambino al primo che passa, sa, con la gente che c'è in giro in questi giorni...-
-Oh, ha ragione... non si preoccupi, io sono lo zio...-

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Capitolo 41
*** Sunny ***


-Ole! Ci sei?-
-Hey, apri gli occhi fottuto norvegese!!!-
-Rob, Tracii, la smettete? E lasciatelo in pace!- li sgridai, esasperata.
-Grazie a questo coglione non possiamo partire!- si giustificò Rob.
"Già, non ci avevo pensato... Ole ti adoro!" pensai.
Un medico entrò nella sala dove avevano portato Ole e ci squadrò tutti da capo a piedi.
-Beh, lei mi sembra la più normale qui...- disse, rivolgendosi a me e tendendomi delle carte.
-Sì, in effetti ha ragione... che ha avuto Ole?- chiesi.
-Ha avuto una specie di crisi respiratoria, dovuta all'effetto di uno stupefacente, che ha inibito il lavoro polmonare e di conseguenza...-
-E' svenuto.- conclusi.
-Già. Gli abbiamo somministrato una dose modesta di Stupexfanol, un nuovo farmaco che attenua l'effetto delle droghe sull'organismo...-
-Avreste dovuto iniettargli l'aria in vena... fottuto coglione, ci ha fatti preoccupare tutti per niente...- commentò Paul tirando un calcio alla sedia.
Il medico sembrò irritato e si congedò.
Mi venne una mezza idea...
Aspettai che fosse sparito dietro la porta per raggiungerlo.
-Scusi, come ha detto che si chiama quel farmaco?-
-Stupexfanol, perchè?-
-Non è che potrei averne un po' anche io?-
Mi guardò di sbieco.
-Oh, no, non per me! E' che... mio zio e i suoi amici...-
-Capisco... bè, mi dispiace ma lo Stupexfanol è un farmaco che può essere somministrato solo da un medico o da personale qualificato, capisce?-
-Sì, certo...- risposi delusa.
-Comunque, se vuole, potrei darle dei farmaci a cosiddetto "effetto placebo". Sono assolutamente innocui all'organismo e possono essere mischiati con gli stupefacenti per diluire.-
-Mi può spiegare bene, per favore?-
-Certo... dunque, ha presente... la cocaina, ad esempio? Quando viene sniffata da un effetto di euforia e di onnipotenza...-
-Sì, ho visto queste cose...- dissi, pensando a come Duff ballava in mutande sul tavolo, dopo quella festa.
-Immagino... sa cos'è l'effetto placebo?-
-Sì... più o meno... è, ad esempio, quando ad una persona viene dato un medicinale che non ha effetto e la persona crede di ave preso la medicina giusta, e diciamo che si sente meglio lo stesso...-
-Benissimo. I farmaci di cui sto parlano si basano sull'effetto placebo. In poche parole, ad esempio, suo zio e i suoi amici snifferanno una dose di cocaina e farmaco, quindi il contenuto di droga che assimileranno sarà ridotto; ciononostante si sentiranno euforici come se avessero sniffato solo coca.-
-Perfetto, è proprio quello che ci vuole! Ma c'è solo per la cocaina o anche per... che ne so... pasticche, siringhe...?-
-Abbiamo la serie completa, fortunatamente. Metà del pacchetto è gratis perchè è fornito dal Governo, che vuole incoraggiare i giovani e le famiglie a fare a meno della droga. Purtroppo l'altra metà no, quindi le verrà a costare... diciamo sui 200 dollari...-
-Ah... beh... certo, non ci sono problemi... ma è certo che funzionino?-
-Assolutamente sì... a meno che suo zio non si metta ad analizzare col microscopio le strisce!- rispose ridendo.
-Grandioso! E... quando potrò ritirare il pacchetto?-
-La richiamerò personalmente, signorina. E' veramente bello che ci siano persone come lei, che si preoccupano degli altri in questa misura!- rispose gioviale.
Arrossii, lievemente in imbarazzo.
Mi girai e vidi che Jeff mi stava raggiungendo.
-Oh, è meglio che vada...- mi salutò il medico, facendo l'occhiolino.
-Samantha! Ma dove eri sparita?- sbuffò Jeff.
-Stavo chiedendo una cosa a quel medico...-
-A proposito di cosa?-
-Niente... informazioni...- risposi vaga.
Mi guardò un attimo, con gli occhi sbarrati.
-Torniamo da Ole.- dissi, prendendolo per mano.

*-*-* William *-*-*

Il St. Joseph era un posto tranquillo, con i bambini che giocavano nell'ampio cortile, sorridenti.
Li invidiavo tanto...
Ma adesso non avevo tempo di rimpangere il mio passato, dovevo trovare il bambino e Stuart.
Una donna di colore, un po' sovrappeso ma dall'aria simpatica mi fece entrare, raccontandomi preoccupata la reazione del bambino quando aveva saputo che sarei venuto a prenderlo. Si chiamava Gemma Cole.
-In che senso è andato a sedersi in un angolo?-
-E' così, signore! Non ha detto una parola, come sempre del resto, e si è seduto in un angolo! Non ha nemmeno mangiato! ...Ecco, siamo arrivati. Provi a parlarci lei...-
Aprì una porta e mi fece entrare in una stanza luminosa.
In un angolo, come aveva detto, c'era un bambino rannicchiato.
Mi avvicinai, impacciato.
-Questo è il signore di cui ti ho parlato, Sunny. E' tuo zio, e ti riporterà da tuo padre.- disse dolcemente la signora Cole, uscendo e richiudendo la porta.
Il bambino alzò appena lo sguardo su di me quando mi inginocchiai di fianco a lui.
-Hey, ciao... io mi chiamo William... i miei amici mi chiamano Axl... tu sei Sunny, vero?-
Mi guardò indifferente.
-Che domanda stupida... certo che sei Sunny... Non ci siamo mai conosciuti, noi due, ma io conosco tuo papà, Stuart... io sono suo fratello, sai? Sono tuo zio, quindi... Questo l'aveva già detto la signora Cole, vero? Per questo mi guardi come se fossi matto...-
Accennò un sorriso.
-E' così? Mi ritieni matto? Ah, grazie! Potrei anche offendermi!-
Sorrise, mostrando i dentini.
-Bene, direi che adesso va meglio... Hey ma quanti anni hai?-
Non rispose, ma fece spallucce.
-Non... non lo sai? Non hai mai festeggiato un compleanno?-
Mi guardò, senza capire.
-Quando... quando compi gli anni... fai una festa, e tutti ti fanno regali... e poi ti cantano una canzone... una torta con le candeline... niente? Non hai mai fatto una festa?-
Scosse la testa.
-Wow... beh, allora dovremo recuperare, no? Faremo... faremo una festa grandiosa, con tanto di festoni e dolcetti, e tutti si vestiranno in modo strano, con i cappellini a punta, ok?-
Fece segno di sì con la testa, sorridendo.
-Non sei un tipo che parla molto, vero? Beh, meglio così, almeno non rischi di dire cose stupide... Non che tu sia tipo da dire cose stupide, chiaro.-
Quel bambino mi stava simpatico.
-Allora, direi che siamo amici, non trovi?- dissi, porgendogli la mano.
Allungò la sua e me la strinse, sorridendo.
-Adesso direi che bisognerebbe andare... vieni, ti porto a casa della zia... te l'ho detto che hai una zia? Beh, almeno adesso lo sai, no? Su, andiamo.-
Mi alzai e lui fece lo stesso.
-Mozart? No dico, hai una maglietta di Mozart?! Mozart?!-
Si guardò la maglietta, senza capire.
-No no no, non ci siamo! Non puoi indossare una maglietta di un tizio con la calzamaglia e il parruchino coi boccoli! Ma lo sai che questo si truccava? Si truccava! Tieni, provati questa!- dissi, porgendogli la T-shirt che gli avevo comprato come regalo.
Si sfilò quella di Mozart e si infilò la mia, guardandosi allo specchio.
-Oh, così andiamo bene! Ramones, visto? Sai chi sono?-
Scosse la testa, senza distogliere lo sguardo dalla sua immagine riflessa.
-Come non... non sai chi sono... i Ramones?! Bambino mio ma come ti hanno cresciuto?! Adessa andiamo nella mia macchina e ti faccio sentire un po' di vera musica, altro che quel froc... cioè quello stupidotto tutto imbellettato!-


Heilà!!!
Capitolo un po' corto, vero?
Mi dispiace ma mi sono così tanto affezionata a Sunny, mentre scrivevo, che ho deciso di tagliare l'altra parte e di pubblicare subito questa!
Spero che questa scelta non mi costi la vita °v*

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Capitolo 42
*** Forgiveness ***


Ole si era ripreso, finalmente, e neanche cinque secondi dopo che ebbe aperto gli occhi Paul cominciò a riempirlo di complimenti coloriti.
-Ma che ho fatto?!-
-Ci hai fatto perdere il volo, brutto stronzo coglione figlio di tuo nonno!-
-Non toccare mio nonno!-
-Tu non hai un nonno, la tua nonnetta era una battona!-
-Non è vero!-
-Taci... tu, piuttosto- disse rivolgendosi a me; -tu non me la racconti giusta. Che ci facevi col medico? Stai cercando di fotterci il bassista?-
-E che me ne farei, scusa? E' utile quanto un pugno di sabbia.-
-Bè, in effetti...-
Ole si offese.
-Io sono il bassista migliore del mondo!-
-Dopo di me, stronzetto!- disse Duff entrando.
-E dopo di me!- disse Steven.
-Tu suoni il basso?- chiesi stupita.
-No, ma questo secondo me non sa neanche come si prende in mano!-
-Certo, certo, coglione, ma almeno io non mi infilo le bacchette nel culo!-
-Io non mi infilo le bacchette nel culo!-
-Allora sei frocio di tuo?-
-Ok basta, basta, basta! Abbiamo capito che vi state molto simpatici! Ma ora basta, mi state facendo impazzire!- urlai.
-Oh, siamo in un ospedale!-
-Ma vaffanculo!-
Poi nella stanza calò un silenzio di tomba.
Mi girai e mi sentii subito male.
Lo zio andò a sedersi, a sguardo basso, accigliato, dall'altra parte della stanza, quasi al buio.
Volevo andarmene, volevo veramente fargli vedere quanto ero arrabbiata, ma vederlo così era troppo...
Sentii la mano di Duff sulla mia spalla, come incoraggiamento.
Jeff si avvicinò.
-Ti prego, non essere cattiva, guardalo, insomma, sta soffrendo come un cane!- mi sussurrò all'orecchio, così che potessi sentirlo solo io.
-Che devo fare?-
-Non lo so, Samantha, devi deciderlo tu... ti prego solo di non farlo soffrire ulteriormente... non ha neanche il coraggio di alzare lo sguardo...-
-Io vorrei perdonarlo, ma quello che mi ha fatto...- non finii la frase.
-Lo so, lo so...- sbuffò.

*-*- Saul *-*-*

"Dio, perchè sono venuto qui?
In fondo che me ne frega di quel deficiente?
...ma sì, ammettiamolo: volevo vedere Samantha.
Cazzo, mi sento un verme, una merda.
E non riesco neanche a trovare il coraggio di parlarle, cazzo, come se fosse una cosa difficile andare là e chiederle scusa!
Ma è che ho paura.
Sì, avete sentito bene, Saul Hudson ha paura della reazione di una quindicenne!
E me ne sto qui come un rincoglionito a fare un cazzo!"
Alzai lo sguardo.
Mi stavano guardando tutti tranne lei.
Aprii la bocca, per dire qualcosa, ma non avevo assolutamente niente da dire.
Samantha mi guardò da dietro la spalla di Izzy (chissà che cazzo ci faceva così attaccato a lei, poi!) e poi ci appoggiò la fronte, scuotendo la testa.
Izzy si allontanò e Samantha fece qualche passo verso di me.
E io, come un coglione, mi alzai di scatto, impacciato fino all'osso.
-Hey...-
-Hey...- risposi, speranzoso.
-Allora...-
-Tu non sai quanto mi dispiaccia, non so proprio cosa mi è preso, avrei dovuto prendermi a bastonate invece di starmene lì a compiangermi, ti chiedo umilmente perdono e anche se non me lo concederai sappi che sono totalmente, incondizionatamente dispiaciuto!- dissi tutto d'un fiato.

*-*-* Samantha *-*-*

Dannazione, se ne stava lì, con quegli occhi, quell'espressione...
Non ce la facevo a vederlo così, mi sentivo un verme! Io, io mi sentivo un verme!
-Allora...- cominciai impacciata.
Poi lo zio mi colpì con una raffica di scuse.
-Tu non sai quanto mi dispiaccia, non so proprio cosa mi è preso, avrei dovuto prendermi a bastonate invece di starmene lì a compiangermi quindi ti chiedo umilmente perdono e anche se non me lo concederai sappi che sono totalmente, incondizionatamente dispiaciuto!-
-Io...- balbettai, con il cervello in blackout.
Mi lanciò una di quelle occhiate da cane bastonato.
Non ce la facevo a sentirmi arrabbiata.

*-*-* Saul *-*-*

-Io...-
Oddio, mi stava uccidendo!
Mi sarebbe andato bene anche un no, ma bastava avere una risposta!
"Ti prego, perdonami!" mi urlavo nella testa.
E poi la risposta arrivò da sè, senza bisogno di parole.

*-*-* Samantha *-*-*

Dio, se lo avevo perdonato!
Gli gettai le braccia al collo, sprofondando nella giungla dei suoi capelli tanto che ebbi paura di rimanere incastrata; ma poi che me ne importava, tanto, ero così sollevata di poter stringere lo zio di nuovo, mi sentivo come se avessi avuto paura che fosse un fantasma...
-Dio, non sai quanto sono felice!- mi sussurrò all'orecchio.
-Non sai quanto sono arrabbiata!-
-Perchè?- chiese con tono preoccupato.
-Perchè non riesco a tenerti il broncio neanche per tre giorni!-

*-*-* William *-*-*

-Allora, Sunny, hai fame? C'è un McDonald qui vicino, se vuoi passiamo di lì.-
Scosse la testa e tornò a torturare la cintura del sedile.
Il semaforo ci stava mettendo un casino a diventare verde...
-Sai... sia dov'è andato tuo padre?- gli chiesi, speranzoso.
Mi guardò con degli occhi... sembrava che avesse paura. Scosse la testa energicamente e si portò le ginocchia al petto, stringendole tra le braccia.
Dal collo della maglietta riuscivo ad intravedere un po' di schiena.
Guardai attentamente, c'erano delle righe biancastre, come quelle che avevo io sulla mia.
Cicatrici.
"Dio, Stuart, che cosa gli hai fatto?"

Heylà, rieccomi con la seconda parte del capitolo!
Alla fine Sammy lo ha perdonato il suo strambo zio!
Contenti?
Al prossimo capitolo! °v*

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Capitolo 43
*** Elmer Fudd ***


*-*-* Amy *-*-*

-Ciao tesoro!- lo salutai quando entrò.
Era veramente un bel bambino, forse un po' gracile, ma non ci badai molto.
-Allora, come va? Lo zio ti ha annoiato per tutto il viaggio?-
-Io non annoio, diglielo, Sunny! Ci samo divertiti!- ribattè mio fratello fingendosi offeso.
-Allora, cosa vuoi mangiare?- chiesi sorridendo.
-Ah, lui non parla molto, è un lupo solitario!- mi informò William.
-Allora per questo lupo solitario ci vuole una bella bistecca, vero?-
Il bambino sorrise timidamente e andò a sedersi sul divano.
Guardai William, interdetta.
-Lascia stare, fa così anche con me. Guardagli la schiena e capisci perchè ama stare da solo.-
-Stuart...-
-Sì.-
Sospirai, guardando Sunny e rivedendoci mio fratello.
-Tale padre, tale figlio.- mormorai.
-Sapevamo che sarebbe successo, prima o poi, a qualcuno di noi. Ed è toccato a Stuart e ad Axl.-

*-*-* Samantha *-*-*

-Steven, toglimi una curiosità...-
-Sì, baby?-
-Chiamala ancora così e ti giuro che ti strappo le palle e te le faccio ingoiare!- lo minacciò lo zio, che era tornato ad essere l'esasperante, iperprotettivo rompiscatole di sempre.
-Lascia stare zio... Comunque, Steven, non ti metterai nei guai con la pizzeria?-
-Eh? Ma di che diavolo stai parlando?-
-Mica sei un fattorino?-
Non ci capivo niente.
-Aaaaaah, quello! No, in realtà il mio piano era quello di entrare e di rubare qualcosa, ma a quento pare mi sono capitati quelli onesti... sai, di solito i miei clienti pensano "Pizza gratis!" e mi fanno entrare, così io li punisco rubando loro qualsiasi cosa di valore o sbrilluccicante...-
-Cioè sei un ladro.- tagliai corto.
-Sssssì, in poche parole sì... Ma sono onesto! Loro rubano e io rubo loro! E' una sorta di...-
-BRUTTO STRONZO VOLEVI RUBARE IN CASA MIA, EH? ADESSO TI FACCIO VEDERE IO COSA PUOI RUBARE, PORCO DI QUEL...- cominciò ad urlare Jeff rincorrendolo per la stanza.
-No, ti giuro che mi stai simpatico, se ti avessi conosciuto mi sarebbe dispiaciuto rubarti!- si difendeva Steven, correndo di qua e di là.
-Cazzo, peggio di quel cleptomane di Slash!- commentò Duff.
-Duff! La vuoi smettere di far conoscere... certi aspetti del mio passato... anche a Sammy?-
-Del tuo passato? Ma se prorpio una settimana fa hai fregato un...-
Lo zio con un balzo si gettò sopra di lui e gli tappò la bocca.
-TI AMMAZZO, GIURO CHE SE TI RPENDO TI AMMAZZO E TI RIVOLTO COME UN CALZINO!-
-Scusa!-
Steven si gettò ai miei piedi, in ginocchio, e mi prese le mani tra le sue.
-Ti prego, Sammy, tu che sei la sua ragazza, digli di fermarsi!-
-Scusa lei è cosa?!- intervenne lo zio.
-Niente, zio, ha sbagliato!- cercai di riparare io.
Jeff ruscì a raggiungerci e Steven scattò in piedi e ricominciò a scappare.
-Hey ridammi il braccialetto!- gli urlai dietro.
Jeff gli saltò addosso e lo atterrò, lo tirò in piedi e me lo spinse davanti.
Steven sbuffò e mi mollò in mano il braccialetto che mi aveva regalato lo zio.
-Sei un fottutissimo ladro del cazzo!- lo rimproverò lo zio mentre mi riallacciava il braccialetto al polso.
-Scusa!- mugolò Steven prendendosi le sue meritate legnate da Jeff.
-Hey, sto cercando di entrare in convalescenza io!- urlò Ole.
-Ti convalo io, brutto stronzo!- lo zittì Paul riprendendo ad elogiarlo.
-Ma non ho fatto apposta!-
Sorrisi, pensando che tutto era tornato come prima.

*-*-* Jeff *-*-*

"Quando succederà a me?" pensavo guardando un medico che consolava una ragazza, urlante dal dolore.
-Che pensi?- chiese Samantha affiancandomi.
-Niente.-
-Non menti bene.-
-Grazie.- risposi sorridendo.
-Perchè fai tutto questo?-
-Cosa?-
-Te ne vai a Los Angeles solo perchè pensi che io possa star meglio, ma io penso che tu te ne vada perchè tu stia meglio.-
La guardai, sorpreso.
-Ma che diavolo dici?! Come potrei star meglio senza di te?- dissi abbracciandola.
-Potresti eccome.-
-Quanto sei stupida...-
-Grazie, sono veramente...-
-Hey, tu! Ti ho visto!- urlò Slash puntandomi il dito contro.
-Basta zio, dopo un po' rompi!-
-Occazzo Samantha ma quello sta lì come un koala su un albero e tu mi dici che rompo?! Guarda che hai quattordici anni!-
-No zio, tra una settimana sedici.-
-Tra una... cazzo!-
-Auguri in anticipo.- le sussurrai all'orecchio.
-Porta sfortuna, ma grazie.-
Le baciai una tempia e mi godetti l'espressione di Slash.
-Io ti giuro che se la sfiori ancora...-
-Eddai, Slash, tanto stanno insieme, no? Sicuramente Izzy se l'è già fatta!- intervenne Rob.
-Ma complimenti per la delicatezza.- commentò Samantha.
-Voi due non state assieme, vero?- chiese Slash con sguardo assassino.
-Dai, zio...-
-Voi non state insieme, vero?-
-Dai, te l'ho già detto!- lo calmai.
-Scusa che gli avresti detto?- chiese Samantha.
-Che siamo più che amici.- risposi.
-Cheee?! E quando pensavi di dirmelo?!- sbottò lei tirandomi una gomitata.
-Sai, amico, ti invidio in un certo senso.- disse Tracii.
-Per cosa?-
-Bè, guarda come state bene insieme! La vorrei anche io una ragazza così!- rispose puntandoci il dito contro.
-Già, non le solite battone da due soldi che arpioni sui marciapiedi...- incalzò Rob.
-A me piacciono le battone, sono così strafatte che non si accorgono di niente!- disse Paul con un ghigno.
-Complimenti...- mormorò Samantha.
-Ah, ora che mi ricordo, tu devi andare a scuola domani!- disse Slash battendosi una mano sulla fronte.
-Cheee?! No, che palle!- si lamentò Samantha.
-Senti, mi dispiace, fosse per me non ti ci manderei nemmeno, che ne so, magari assumerei un prof a domicilio, tanto con tutti i soldi che ho non sarebbe un problema!-
-Hey guarda che quei soldi li hai fatti grazie alla mia band, caro!- sbotai.
-Sì, certo, la tua band! I gruppi sono dell'individuo più spettacolare tra i membri, caro, quindi era la mia band!-
-No, la band allora era di Hector, lui era pelato, basso, ciccione, suonava la zampogna con i piedi, aveva un occhio di vetro e non era capace di fare il manager!- disse Rob.
-Cretino, Hector te lo sei sognato quando avevi mangiato troppa pizza, ricordi?- gli ricordò Slash.
-Lasciamo perdere...-

*-*-* William *-*-*

-Hey, Sunny! Ti va di venire a conoscere dei miei amici?-
Lui non rispose, ma scostò lo sguardo dai cartoni animati per guardarmi.
-Allora, vieni? Sarà divertente!- lo incitai, tendendo la mano.
Sunny si alzò, ma piano, come se fosse intimorito.
Poi capii e mi guardai la mano.
-Non avere paura, Sunny, non ti farò del male.- dissi, cercando di rassicurarlo.
Il bambino distolse lo sguardo dalla mia mano e mi guardò negli occhi.
Si fidava di me.
Mi prese la mano, senza stringerla, e scendemmo in strada, verso la macchina.
-Ecco qui... non ti devo aiutare a salire, vero? Bravo... adesso allacciati la cintura... perfetto, siamo a posto! Si parte!-

*-*-* Samantha *-*-*

-Zio, possiamo andare a casa?- chiesi implorante.
-Ah grazie! Ole sta male, cavolo, ma tanto chissenefrega, no? Andiamo tutti a casa, cosa ce ne importa?!- si lamentò offeso Ole.
-Rimettiti. Ciao a tutti!- dissi, e uscii dalla stanza.
Il medico di prima mi raggiunse e mi chiese il numero di telefono e l'indirizzo, perchè prima si era scordato di chiedermeli.
-Non è un po' troppo vecchio per una quindicenne?!- cheise stizzito lo zio, allontanandomi.
-Calma, zio, mi deve spedire una cosa, ecco tutto!-
-Ma guarda tu questa...!-
Mi trascinò evrso il parcheggio dell'ospedale, mi fece salire sulla macchina e in meno di un quarto d'ora arrivammo a casa.
Appena entrata andai dritta verso il frigorifero e cominciai a ravanare alla ricerca di qualcosa di non alcolico.
Trovai una merendina abbastanza soddifsacente e non ancora scaduta, quindi me la cacciai tutta in bocca e andai masticante verso il divano.
Accesi la televisione e lo zio mi si buttò addosso.
-ZIO! VIA, CAVOLO! NON RESPIRO!-
-Aaah, non ti serve respirare!-
-MI FAI MALE!!!!-
-No, no credo proprio! Sono un peso piuma, io!-
-AAAAAH!!! MI STAI UCCIDENDO!-
-Vabbè, una bocca in meno da sfamare!-
-ZIO!!!-
-Oooh gli ultrasuoni cazzo!-

*-*-* William *-*-*

Suonai il campanello due o tre volte, nervoso.
-Chi cazzo è?- chiese la voce di Slash dall'altoparlante..
-Sono io...-
-Gira al largo, stronzo!-
Meno male che ero stato così previdente da lasciare Sunny in macchina...
-Ti prego, sono nei casini!-
-Cazzi tuoi!-
-No, veramente, Slash! Ho bisogno di aiuto! Ti prego!-
-Ok, entra... Ma non aspettarti nulla!-
Aprì il cancello e andai alla macchina, entrai nel giardino e aprcheggiai di fronte alla casa.
Aiutai Sunny a scendere e ci incamminammo verso la porta, dove era comparso Slash.
-Hey ,a... ma che cazz... oddio!!!- cominciò a farfugliare, puntando il dito contro Sunny, che guardava da un'altra parte.
-Chi è zio?-
Comparve anche Samantha.
Mi guardò come se avessi avuto tre braccia e poi spostò lo sguardo su Sunny, e sorrise.
-E'... mio nipote.- spiegai.
-Sè, certo, ma chi ci crede?! Cazzo te l'avevo detto io di non andare in giro a socpare con la prima che passa, che sennò diventavi papà!- sbottò Slash.
-No, è il figlio di ...Stuart...-
Di colpo Slash divenne serio.
-Oh... capisco... entrate...- disse, sparendo dentro la casa.
-Come si chiama?- mi chiese Samantha.
-Sunny... non parla molto, ti avverto.-
Sunny si voltò e la squadrò da capo a piedi, poi sorrise.
-Hey, ciao! Vuoi venire dentro?- lo invitò Samantha, avvicinandosi e tendendogli la mano.
Con mio stupore, Sunny gliela prese senza esitazione ed entrò con lei.
-Chi è Stuart, William?-
-E'... mio fratello.- risposi.
-Non sapevo avessi fratelli.-
-Ho anche una sorella. Forse un giorno te la farò conoscere.-
-Ah, che privilegio... Andiamo, Sunny, ho un po' di aranciata di là in cucina.-

*-*-* Samantha *-*-*

Versai l'aranciata nel bicchiere e lo porsi a Sunny, che stava giocherellando con la tovaglia.
-Tieni. Quanti anni hai?-
Fece spallucce.
-Bene... vuoi un po' di biscotti? Sono molto buoni, al cioccolato. Ti piace il cioccolato, vero?-
Sunny annuì e prese il bicchiere in mano, che però scivolò e andò a frantumarsi per terra con un gran fracasso.
-Oddio! Ti sei fatto male? Guarda che disastro...- cominciai a mromorare raccogliendo i pezzi di vetro.
Alzai lo sguardo sul bambino, che aveva cominciato a piangere silenziosamente.
-Oh no, non piangere, tranquillo, non mi sono arrabbiata con te!- cercai di tranquillizzarlo.
Andai ad asciugargli le lacrime con un tovagliolo e gli soffiai il naso, inginocchiandomi davanti a lui.
-Tutto bene? Non ti sei fatto male, vero?-
-No...- rispose a voce bassa, come se dovessi sentirlo solo io.
Rimasi un po' sorpresa, non aveva parlato per tutto il tempo.
Si avvicinò e mi abbracciò timidamente, nascondendo il viso nell'incavo del mio collo.
Lo presi in braccio e lo portai in salotto da William e lo zio.
Appena entrai si girarono di scatto verso di me con l'espressione di chi assiste ad un miracolo.
-Che c'è?- chiesi, cercando di mettere Sunny in braccio a suo zio.
Il bambino non voleva staccarsi, e mi stringeva sempre più forte, così rinunciai all'idea di darlo a William e mi sedetti.
-Come... come diavolo hai fatto?!- mi chiese guardandomi storto.
-Come ho fatto cosa?-
-Questo!- rispose, indicando Sunny.
-Calmati, è lui che mi ha abbracciata!-
-E' stato lui?!-
-Sì, perchè? C'è qualcosa di male?-
-No, anzi... è che... con me ed Amy non...-
Sbuffai, non capendoci niente, ed accesi la televisione.
Cominciai a girare i canali, e quando arrivai a dei cartoni animati Sunny mi picchiettò la spalla, come a dire che voleva vedere quelli.
-Taddeo non mi è mai stato simpatico... ha quell'evve moscia...- dissi, guardando male il personaggio calvo in questione che lanciava semi ai polli.
-Scherzi?! Taddeo è un mito!- ribattè lo zio.
-Mica ti piaceva Topolino?- chiese William.
-Sì, certo, Topolino è inarrivabile, però anche Taddeo non scherza!-
-Fovza pulcini, mangiate le gvanaglie, così diventevete belli gvassocci e io vi potvò mangiave!- ghignò Taddeo dallo schermo, con gli occhi a forma di pollo arrosto.
-Che dici, Sunny, è simpatico Taddeo?- chiesi.
Sunny scosse la testa energicamente, storcendo il naso.
-Visto? Due a uno, zio!-

Capitolo bello lungo, eh?
Abbasso Taddeo!

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Capitolo 44
*** Sin ***


-Si è addormentato...- li avvisai.
-Oh cazzo... beh, portalo in camera tua, allora. Se non ti dispiace, ovvio.- disse lo zio.
-No, va bene. William lo prenderesti tu?-
-Certo...- mormorò lui, staccandolo dolcemente dal mio collo.
Lo prese in braccio e si alzò, andando verso le scale.
-Io vado a comprare qualcosa da mangiare, ci vediamo tra un'oretta, eh?- ci salutò lo zio, prendendo le chiavi della macchina.
-Ciao... e ricordati il pane!- lo salutai.
-Se vuoi me ne vado anche io.- disse William una volta che la porta si fu richiusa.
-No, è tutto a posto.-
Salimmo le scale ed aprii la porta di camera mia, facendogli segno di entrare.
Scostai le coperte del letto e William ci adagiò Sunny, ricoprendolo.
Sorrisi, guardandolo.
-Che c'è?-
-Saresti un buon padre.-
Sembrò sorpreso, quais contrariato.
-Grazie.- rispose invece, sorridendo.
Mi sedetti sul letto, davanti a lui.
Gli presi una mano e lui si inginocchiò, guardandmi negli occhi.
-Non sai quanto vorrei...- cominciò, ma poi si fermò mordendosi un labbro, sentendosi in colpa.
Respirare era diventato difficile, non sapevo più se quello che facevo era giusto o sbagliato, ma ormai non m'importava più di niente...
Portai la sua mano dietro la testa, sulla mia nuca, mi chinai e baciai quelle labbra pallide, fregandomene delle conseguenze.
Mi aggrappai a lui, quasi fosse l'ultimo straccio di anima che mi appartenesse ancora, scivolai giù dal letto e mi sedetti su di lui, perchè in quel momento era quello di cui avevo bisogno, lui, che fosse Axl o che fosse William.
Si staccò un po', senza togliere le labbra dalle mie.
-Un'ultima volta...- sussurrò.
-Un'ultima volta...- ripetei io, per fargli capire che ero d'accordo.
Passò una mano sulla mia coscia e si alzò lentamente, sollevandomi.
Circondai la sua vita con le gambe mentre, passo dopo passo, raggiungeva la camera dello zio.
Aprì la porta ed entrò velocemente, sdraianomi sopra il letto e stendendosi sopra di me.
Riprese a baciarmi, sulle labbra, sul collo, sulle spalle.
E ad ogni bacio io sapevo di non star stringendo William o Axl, ma William e Axl.
Mi tolse la maglietta e prese a baciarmi il seno, si tolse la sua, e poi venne il turno dei jeans, del reggiseno, della biancheria...
Mi allargò le gambe ed entrò, troppo lentamente, come per torturarmi.
Ogni spinta, ogni gemito, ogni bacio era spietato e dolce allo stesso tempo, come lo erano le parole che mi sussurrava.
Mi inchiodò al letto e si schiacciò ancora di più contro di me, mi obbligò e mi supplicò a guardarlo mentre veniva, mordendomi il collo ed accarezzanomi la schiena.

*-*-* Jeff *-*-*

-Hey, amico, che ci fai qui?! Che sono quelle borse?- chiesi allegro a Slash battendogli una mano sulla spalla.
-Ah, la spesa... cazzo, voi stronzi venite a casa mia e mi fate fuori la dispensa!-
-Non è venuta con te Samantha?-
-No, no, è successo un casino, è venuto Axl con un bambino, dice che è il figlio di Stuart, e mi ha chiesto se può vivere da me finchè non riesce a mettere a posto le cose...-
-Oh, Stuart...- mormorai, rabbuiandomi.
-Già... comunque, hai bisogno di Samantha?-
-No, no, chiedevo... e adesso è...?-
-A casa con Axl.-
Strinsi i pugni.
-Da sola?-
-Sì, cioè no... c'è anche il bambino, ma si è addormentato.-
"Merda..."

Heilà!
Le cose si complicano, eh?
Conosco qualche persona che sarà felice dopo aver letto questo capitolo, vero? (Non sto qui a scrivere i nomi perchè le soggette interessate hanno capito °v* )
Baci, al prossimo capitolo!

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Capitolo 45
*** Don't tell goodbye ***


Appena mi svegliai, entrai in quella che una donna può chiamare "crisi fantozziana da primo risveglio" senza neanche avere il tempo di connettere bene il cervello.
"Oh diamine! Diamine diamine diamine! Dannazione!
Che cazzo mi è saltato in testa di... ooooh, che rabbia!... con lui poi!
E non ho nemmeno la scusante "ha iniziato lui"!
Diamine, dannazione, cazzo cazzo cazzo!
Sono nella merda. Sono completamente, indiscutibilmente, estremamente nella merda fino al collo!
Perchè, dannazione, è così dannatamente... irresistibile?!
Dannazione!"
Fase che venne seguita dalla "crisi apocalittica piena di rimorsi post-primo risveglio" senza neanche aprire gli occhi.
"Oddio metti che ci scoprono! Lo zio mi ammazzerà, anzi ci ammazzerà, e poi Jeff non vorrà più parlarmi e tutti penseranno che sono una troia! Ma che diavolo ti è preso, Samantha? Perchè ti devi sempre cacciare in queste situazioni?! E ora che faccio?"
Ovviamente non poteva mancare la fase "riflessione profonda".
"Non posso essermi innamorata di lui, insomma è... è inconcepibile! Non so nemmeno se lo amo, Jeff, figuriamoci William o Axl o chi cazzo è!
O forse semplicemente li amo tuti e due... cioè tutti e tre, se consideriamo anche il caro vecchio Axl...
Ma come cavolo è successo? Non mi sono mai innamorata prima d'ora e la prima volta che succede, di botto, come se non bastasse, mi nnamoro dit re persone! Cazzo, sono messa malissimo."
Poi aprii gli occhi e valutai la gravità della situazione.
Lui, oh, lui...
Mi stava guardando con uno sguardo divertito, quasi sarcastico, ed era, ovviamente, sdraiato per metà sopra di me.
Mai una volta che mi risvegliassi e lo ritrovassi disteso unicamente sul materasso!
-Che c'è da ridere?- sputai inviperita.
Avevo la voce incrinata, quindi quelle parole risularono una specie di lamento, di supplica.
-Sei bellissima.-
-Ah, grazie...- mormorai in imbarazzo.
-E sei anche buffa.-
-Buffa?-
-Eri lì che facevi una faccia sofferente...-
Ridacchiò.
-Sì, perchè pensavo a cosa sarebbe successo dopo...-
-Dopo cosa?-
-Dopo questo, William! Io... è stata una cosa... estremamente sbagliata, perchè io sto con Jeff e in pratica...-
-Tu pensi che lui ti sarà fedele una volta riscosso un po' di successo?- mi cheise duro.
-No, certo che no... ma...- boccheggiai; -Ma io non sono come lui, William, non sono come... come voi!-
-Perchè dovresti essere fedele ad uno a cui nemmeno verrai in mente quando si farà un'altra?-
-Perchè io lo amo!- risposi, rimanendo sorpresa dalle mie stesse parole.
-Ma tu ami anche me.-
-Che... come fai a dirlo?-
-Altrimenti non lo avresti mai fatto con me. Di nuovo.-
Dannazione, aveva più che ragione.
-Sarà meglio che ritorniamo giù o lo zio ritornerà...- riuscii a dire.
Mi tirai lentamente su, coprendomi con il lenzuolo.
-Il fiore ha messo le spine, eh?- disse aicdo Willaim tirandosi a sedere.
-Le spine proteggono, sai?-
Non mi ero accorta che mi era arrivato dietro.
-Già, ma io so come non ferirmi, Samantha.- mi sussurrò all'orecchio, con quel tono terribilmente... "Lasciamo perdere" mi dissi mentalmente.
Mi divincolai dalla sua presa e ripresi a vestirmi in silenzio.
-Mi passeresti i boxer?-
Li presi, sbuffando, e li lanciai indietro.
-Senti, mi dispiace veramente se non sono quello che ti aspetti. Ma io sono fatto così, o mi ami o mi odi. E tu mi ami, quindi rassegnati.-
Mi voltai, mi stava guardando con la sua solita aria di sfida.
-Tu sei... veramente irritante. Scommetto che sei in fase Axl, vero?-
-Temo di sì, piccola.-
-Sì, me ne sono accorta quando mi hai morso una spalla. Cazzo, mi rimarrà il segno per almeno un mese!-
Ero tentata di aggiungere che William non lo avrebbe mai fatto, ma mi trattenni.
-E' eccitante, invece.-
-Che cosa?-
-Mordere.-
-Bè allora morditi te la prossima volta, se ti eccita tanto!-
-Ah, quindi ci sarà una prossima volta?-
-Non ho detto questo.-
-Oh sì, invece.-
-No, non ci sarà assolutamente niente, tra noi non c'è niente e mai ci sarà- tagliai corto, uscendo dalla stanza.
-Tu mi ami, Samantha. Ammettilo, rassegnati.-
-Io...- boccheggiai.
-Ti svelo un segreto... ti amo anche io, Sammy. Per questo farò il diavolo tentatore finchè non sarai tutta mia.-

*-*-* Jeff *-*-*

"Cazzo... cazzo..."- mi ripetevo, contando i passi che mi separavano dalla casa.
-Hey amico sei piuttosto nervosetto!- disse Slash.
-E come diavolo faccio a non essere nervoso?!-
-Che succede? Mi è sfuggito qualcosa?-
-Sì, diamine! Ma non ci arrivi? Samantha è da sola con Axl! Tu non lo conosci, non sai di cosa è capace!- scoppiai io.
-Ma scusa non sei stato tu a dire che non è pù pericoloso?-
-Sì, Dio, ma quando era ancora William! Come faccio a sapere che non proverà a portarsela a letto? E conoscendolo ci riuscirerbbe, anche se Samantha si mettesse d'impegno a resistere!-

*-*-* Duff *-*-*

Mi guardai attorno, i medici visitavano Ole, e non aveano una faccia proprio tranquilla.
Tuttavia...
"Che cazzo ci faccio ancora qui?"

*-*-* Paul *-*-*

"Samantha... mmh... prima o poi me la farò."

*-*-* Samantha *-*-*

-E cerca di essere normale!- ripetei per l'ennesima volta.
-Ho capito, ho capito.- sbuffò lui.
-Stanno arrivando!- lo avvisai, correndo a sedermi sul divano.
Accesi la televisione ed assunsi l'espressione "che palle non c'è niente in tv".
Lo zio entrò con foga, seguito da Jeff.
-Che è successo qui?!- tuonò lo zio.
-Che avete?- chiese disinteressato Axl.
-Avete sicuramente fatto qualcosa voi due!-
-Meno canne, zio.-
Cazzo, mi sentivo uno schifo.
Jeff mi stava guardando, mi scrutava come se volesse trovare qualcosa di strano nel mio comportamento che potesse compromettermi.
Mi sentivo schiacciata dal suo sguardo, cominciavo veramente a soffrire i rimorsi per quello che avevo fatto.
Lo zio sbuffò, come per allontanare i brutti pensieri, e andò a sistemare in cucina la spesa.
Io, Axl e Jeff rimanemmo soli, ed improvvisamente ebbi voglia di scappare da quel posto, di andare a nascondermi, di addormentarmi per secoli, di sprofondare nella terra.
-Bè... il bagno mi attende, signori. Con permesso...- disse Axl con fare teatrale andandosene.
Jeff rimase in piedi per un po', poi mi si inginocchiò davanti, guardandomi negli occhi.
-Lo so cosa avete fatto, Samantha. E' inutile nasconderlo.- disse, freddo e inespressivo come mai era stato.
E quelle paorle mi colpirono, perchè in fondo sapevo di poterla farla franca con lo zio, ma con lui no.
-Io...-
-Non voglio sapere perchè lo hai fatto, Samantha. Lo so già. Lo so che lo ami. E per questo io non esiterò ad uscire di scena.-
"No, non voglio che tu te ne vada! Ti amo, ti amo più di quanto amerò mai Axl, non lasciarmi!" mi urlavo dentro.
Ma quelle parole non riuscivano ad uscire, e non potevano, perchè una parte di me non lo amava abbastanza da trattenerlo, amava di più Axl.
Così rimasi in silenzio emntre mi dava un bacio sulla fronte e se ne andava.
E, dentro di me, nonostante sperassi che non lo fosse, sapevo che quello era un addio.

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Capitolo 46
*** I love you ***


Quanto stavo male.
-Hey, piccola, tutto bene?- chiese Axl sedendomisi di fianco e passandomi un braccio intorno alle spalle.
-Lasciami, per favore, voglio stare da sola, veramente...- lo respinsi, alzandomi dal divano e uscendo di casa.
-Ma che hai?!- lo sentii urlare mentre richiudevo la porta.
Stetti un po' lì, a girare la testa da ogni parte, come se stessi cercando qualcosa. O qualcuno.
Decisi di camminare. Mi dicecvo che forse mi avrebbe aiutato a riordinare i pensieri e a scacciare le lacrime.
Aprii il cancello senza preoccuparmi di richiuderlo e mi lanciai verso le vie della città.
A passi veloci raggiunsi il centro, ignoravo e scansavo chiunque mi rivolgesse la parola o mi guardasse, tenevo lo sguardo puntato sulla punta delle mie scarpe.
Ogni suono ed ogni colore aveva perso importanza, i volti delle persone erano tutti uguali, la folla si riduceva ad una massa vischiosa che attraversavo senza interesse.
E camminavo, senza meta, solo per scacciare i brutti pensieri e, magari, scappare per un po' dalla mia vita.
-Izzy!- sentii urlare.
Alzai la testa di scatto, guardandomi attorno.
Mi diedi della stupida, era sicuramente un altro Izzy, e ricominciai a camminare.
Non mi ero accorta che, senza volerlo, ero arrivata davanti al palazzo dove viveva Jeff.
Rimasi a guardarlo, indecisa su cosa fare, forse volevo entrare, forse no, stavo cercando di capirlo.
Restai lì per molto tempo, finchè non cominciò a piovere, e allora mi sentii risollevata, perchè era come se la pioggia mi lavasse via le preoccupazioni.
-Sapevo che ti avrei trovata qui.- sussurrò dietro di me. Axl.
Mi girai lentamente a guardarlo.
Axl mi asciugò qualche goccia che scendeva dalla fronte e mi coprì con il suo chiodo.
Si avvicinò, per baciarmi, ma si ritrasse quando si accorse che stavo piangendo.
-Lo troverai sicuramente in un vicolo. Forse vicino al Fox Rabbit. E' un locale sulla Sedicesima. Stai attenta, non sarà in sè.-
E se ne andò.
Gli fui grata.
Avevo già cominciato a muovermi, e prima che me ne accorgessi correvo, proprio verso la Sedicesima.
Arrivai in poco tempo davanti al Fox Rabbit, e mi fermai.
Fui tentata di ritornare indietro, a casa, ma mi feci coraggio ed entrai.
Era abbastanza affollato, e per "affollato" intendo peno di ubriaconi strafatti e puttane.
Mi avvicinai al bancone.
-Non sei un po' troppo piccola per stare qui?- chiese un uomo massiccio e calvo che asciugava un bicchiere.
-Veramente... sto cercando una persona.-
-Allora sei messa male... chi è?-
-Je... Izzy... Izzy Stradlin... dovrebbe essere entrato qui...-
-Oh, sì, il buon vecchio Izzy! E' appena uscito. Lo troverai per terra, ragazzina, con tutto quel che si è scolato è impossibile che stia in piedi... poveraccio, blaterava qualcosa su una certa Susanna, Samara...-
-Samantha.- lo corressi senza pensarci.
-Già, proprio Samantha. Non è che sei tu?-
-No.- risposi istintivamente.
-Bene, perchè da quel che ho capito è una vera stronza, molto bella ma stronza.-
-Perchè? Che ha detto?-
-Cose tipo che la ama alla follia, ma che non può stare con lei perchè è un dannato vigliacco, che lei adesso sta con un altro anche se sta con lui... Izzy è sempre stato un po' drammatico, ma non l'ho mai visto così. Si è quasi scolato una bottiglia di Nightrain, quella roba è veleno!-
-Grazie.- risposi mesta, uscendo di fretta.
Appena la porta si richiuse andai a cercare nei vicoli vicini.
Finalmente lo trovai. Era appoggiato al muro, mormorava qualcosa e aveva la faccia stravolta.
Non sarà in sè.
Si conoscevano proprio bene, lui ed Axl.
Mi avvicinai lentamente, senza chiamarlo, senza fare rumore.
Gli posai una mano sulla spalla, e lui girò lentamente la testa, come se sapesse chi era a toccarlo.
-Che ci fai qui?- gemette.
-Non importa.-
Rimase zitto, aveva capito.
-Adesso ti farò una cosa che non ti piacerà.- lo avvisai, stringendogli con una mano la gola e infilandogli un dito in bocca.
Lo tirai fuori appena in tempo, e gli tenni su la fronte mentre rigettava tutto quello che aveva bevuto.
Quando ebbe finito, sputò e si ripulì la bocca con la manica del chiodo, zuppo di acqua e vomito.
Glielo sfilai lentamente e lo aiutai a mettersi quello che avevo io.
-Avrai freddo.-
Scossi la testa.
Si abbandonò all'indietro, contro il muro, e ricadde a terra con un tonfo.
Mi sedetti di fianco a lui, senza avere il coraggio di parlare o di guardarlo.
-Scusa.- sussurrò.
Appoggiai la testa alla sua spalla, trattenendomi dal piangere.
-Scusami tu.-
Stava piovendo ancora di più, ormai eravamo completamente inzuppati. Ma, in fondo, che c'importava?
Aveva chiuso gli occhi.
Alzai immediatamente la testa, temendo che stesse male, ma lui li riaprì e mi guardò, sorridendo appena.
-Ti amo.- mi sussurrò all'orecchio.

Mi sono sentita così in colpa che ho dovuto metterla!

PS: Lo so che non c'entra assolutamente niente, ma guardando su youtube, ho trovato una cosa spassosissima.
http://www.youtube.com/watch?v=Ycc4iS_c3bU&feature=related

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Capitolo 47
*** Uncle Moments 4: karaoke ***


XD rido ancora per quel video! Seriamente, ci devo fare un capitolo sopra. ù.ù
Ma ritorniamo alla storia!

Stava cominciando ad imbrunirsi, l'aria era umida e gelida, e non si poteva dire che quel vicolo, soprattutto dopo il generoso contributo di Jeff, profumasse.
Mi alzai combattendo contro i crampi e gli tirai un braccio.
-Andiamo?-
Si alzò a fatica, barcollando.
Gli passai un braccio attorno alla schiena, per tenerlo su, e lui si appoggiò senza troppi complimenti.
-Portami a casa mia.- tossì.
-Assolutamente no, non ti lascerò lì da solo. Siete tutti pericolosi quando siete ubriachi.-
-Non serve...-
-Andiamo.-

Appena entrai lo zio mi saltò addosso.
-Che hai?!- gli urlai.
-Dove sei stata, cazzo?! Ero preoccupato!-
-Stai calmo, sono andata a prendere Izzy!-
-E perchè diavolo l'hai fatto?!-
-Perchè era in un vicolo a vomitare alcool!-
Detto questo entrai trascinandomi deitro Jeff, che barcollava in giro.
Lo feci sedere sul divano.
-Zio, hai qualcosa per le sbornie?-
-Sì, cazzo, sarei morto senza! E'... beh, in pratica lo puoi trovare dappertutto in questa casa. Sono delle bustine verdi con su scritto...-
-Trovate.- lo interruppi, prendendone una dal tavolo.
-Va messa in un bicchier d'acqua. Ehi, non è che ti sei ubriacata anche tu?-
-No grazie, mi bastano le vostre sbronze.-
-Hey, siamo poco più che ventenni!-
-Io ho diciott'anni da un mese.- tossì Jeff.
-Ah, bene. C'è qualcos'altro di te che dovrei sapere? Sei sposato? Sei induista? Ti fai i cavalli?-
Jeff rise sommessamente e riprese la sua agonia.
-Zio, portami un bicchiere d'acqua!-
-Nooooooo dai non ho voglia!-
-Muoviti!-
-Daaai sto facendo un'altra cosa!-
-Alza il culo!-
-Cheppalle!-
Alla fine me lo portò, trascinando i piedi e borbottando frasi sconnesse.
Versai l'intera bustina nell'acqua e porsi il bicchiere a Jeff, che mugolò qualcosa e lo bevve tutto.
-Fa schifo.- mugugnò.
Si stese occupando tutto il divano, e mi sedetti di fianco a lui.
Lo zio arrivo e si buttò sul divano di fronte.
Qualcosa attirò la mia attenzione.
-Quelli sono i miei orecchini?-
Mi guardò stralunato, tastandosi un orecchio.
-Zio mi hai fregato gli orecchini?! E quella è la mia collana!-
-Posso spiegare!-
-Ah sì?-
-Altrimenti mi si chiudevano i buchi!-

*-*-* Quella sera, dopo cena *-*-*

Accadde qualcosa di terribile quella sera, qualcosa che, per il bene mio e di jeff, non sarebbe dovuto accadere... Lo zio iniziò il karaoke.

-Somuèr over de rèinbouuuu!!!-
-Zio piantala!-

-Gotta cacciammòl, cacciammòl, POCHEMON!-
-Zio!-

-Ui uor ui uor racchiù! Racchiù!-
-Ma ti sei bucato?!-

-La lalla muuuunlait euiuorlallallallla en de daaaaarc! Trillèèèèè!!!-
-Guarda che chiamo la polizia!-

-Anana... naaaa... naaana! Racchiùllaic an arrichen!-
-Abbassa la voce!-

-End ui uìll dens in de nait, dens in de nait, ouver de stAAAAAAAAArs!-
-Mi stai rompendo i timpani!-

-Bella questa! HAIGUEI TU EL! PARARARARARARA! HAIGUEI TU EL! -
-Ci manca solo l'assolo di batteria...-
-Tattararatatatattarara! Tunz!-
-Ecco...-

-END UIIIIIIII AR DE CEMPIONS, MAI FRIEEEEEEEEEEEND! END UI, UI MHHMHMMHM?!?!?, TU DI EEEEEEEEEND!!! UI AR DE CEM- PIOOOONS, UIIIIIII AR DE CEMPIOOOONNS, La, NA, LALA, NA, NA, NA, NANA, NAAAAAAAA.... TU DI EEEEEEEEND!!!!!-
-Occazzo. Ma fa sempre così, Jeff?-
-E non ha nemmeno bevuto.-

-Suìt om Alabama! Uèr de scais ar blù! Tattararirarirairaratta! Suìt om Alabama, troc..ehd...mmhnacher... tu iù! Enn...uiuuor...ranning...ranis, uuuuh-uuuuh-uuuh! Ensòr aim ranning bacc tu iù! Suìt om Alabama! Uèr de scais ar blù!-
-Cristo ha insultato un'intera generazione di rockettari!- si lamentò Jeff.
-Per non parlare dell'Alabama...-

-Vediamo un po'... ho cantato... Somewhere over the Rainbow di quel musical... mi sembra "il Mago di Oz" o "le Cronache di Narnia"... poi la sigla dei Pòkemon, poi "We Will Rock You", poi "Thriller" di Michael Jordan o qualcosa del genere , poi "Rock You Like An Hurricane", poi "Dance In The Night" di quella cantante con le tette cascanti, poi Highway to Hell dei mitici AC/DC, e infine "We Are the Champions" dei Queen. Allora, signori giudici, datemi i vostri voti!-
Guardai di traverso Jeff che si tratteneva sal ridere.
-Io direi... sette...- azzardai.
-Pure io.- disse Jeff.
Lo zio parve deluso.
-Davvero? Voti così bassi? Ah, beh, magari quelle canzoni non valorizzano bene le mie doti canore, adesso riaccendo il karaoke e vi canto "My Heart Will Go On"...-
-NO! NO! DIECI, DIECI! Ho cambiato idea, ti do dieci, ti diamo dieci, ok? Ma non riaccendere il karaoke!- lo fermai.
Lo zio esultò e andò a dormire.
Finalmente.

Un altro Uncle Moment ci stava, no? ^w^

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Capitolo 48
*** One bed & three crazy guys ***


Axl ritornò dopo circa mezz'ora, mentre io ero in cucina e Jeff era mezzo addormentato sul divano davanti alla TV.
-Aaah, che nuotata!-
-Axl, sei entrato in piscina?!-
-Sì, che male c'è?-
-Ci saranno sì e no dieci gradi là fuori!-
-Il freddo scolpisce i muscoli!- ghignò.
-Certo, prendiamoci la polmonite, tanto che importa se i muscoli si scolpiscono?!- borbottai tirandogli un pugno sugli addominali.
Lui rise e andò a vedere come stava Sunny, al piano di sopra.
Tornai da Jeff, che stava sonnecchiando nel suo solito silenzio.
-Se hai sonno dovresti andare a letto.-
Aprì appena gli occhi, stiracchiandosi.
-Sì, ma quale? Slash sta nel suo. E nel tuo, se non mi sbaglio, c'è il bambino.-
-Oh, cavolo... è vero.-
-C'è un letto, nell'altra stanza degli ospiti. Certo, è un po' polveroso, ma ci si sta in tre.- propose Axl, tornando.
-In tre?!- ripetei.
-Certo, avrai mica paura?- mi punzecchiò.
-Diciamo che non mi fido del tuo autocontrollo.-
-Io non mi fido del tuo.-
-Oh, ma sentilo!- borbottai, stizzita.
-Allora, si va in quel letto o no?-
-Non ce n'è un altro?-
-No, mi dispiace. Ci sarebbe quello di Alfred, ma la stanza è chiusa a chiave.-
Sbuffai, parecchio contrariata.
-E va bene, andiamo in quello. Ma tu le stai lontano.- disse Jeff puntando il dito contro Axl.
-E anche tu, allora.-
-Ok, ne ho abbastanza di questa faida. Andiamo, ho sonno.- li interrupi, alzandomi.
Seguimmo Axl, che pareva orientarsi molto bene in quel dedalo di corridoi.
-Mi vuoi far credere che in tutte queste stanze non c'è nemmeno un letto?!- sbuffai poco fiduciosa.
-Se ti piace il modello "Tarli, molle e pidocchi" allora quelli che troverai incontreranno i tuoi gusti.- rispose ironico.
Quanto era irritante, mi veniva voglia di tirargli una bastonata!
-Ci siamo, madame e monsieur, la nostra camera!- disse, aprendo una porta.
-Wow... com'è grande questa stanza!-
-La migliore! Era di Michelle, la nostra...-
-TACI! Cioè... le racconti dopo di quetsa storia, va bene?- lo zittì Jeff.
-Mi pare di averla già sentita questa Michelle...- mormorai cercando di ricordare.
Axl entrò, fischiettando un motivetto che mi era famigliare...
-Due piazze, perfetto per notti da passare in tre!- ghignò saltando sul letto.
-Devo andare a prendere il pigiama...- li avvertii.
-Non serve! Puoi sempre dormire vestita... in mutande... nuda...-
-Certo, te lo scordi, Axl.-
Aprii la porta e mi bloccai, guardando rassegnata l'intrico di corridoi che mi attendeva.
-Non è che mi accompagneresti?- chiesi.
-Zzzzzzzzzzzz...-
-AXL!-
-Ronf, ronf!-
-Ma vaffanculo!- borbottai, tirandogli un calcio.
-Ahi, cazzo!-
-Lo sapevo che stavi fingendo, cretino che non sei altro!-
-Hey hey, scusate ma io vorrei dormire!- si lamentò Jeff, buttandosi sul letto.
-Che schifo amico! Ma proprio in boxer devi dormire?!-
-Sei fortunato che non sono nudo, cazzo!-
Devo ammetterlo, mi vennero in mente alcune cosucce legate alla sua ultima affermazione, ma non era proprio il caso di esternarle.
-Vabbè, tanto peggio di così non può andare!- sbuffò Axl togliendosi la maglietta e i pantaloni.
-Ma è proprio il caso?!- borbottai.
Entrambi mi guardarono con un'espressione che diceva "Non ci scoperesti tutti e due?".
-Lasciamo perdere, siete dei casi disperati!- sbuffai schiaffandomi una mano sulla faccia.
-Se non devi venire a letto almeno spegni la luce, mi è venuto mal di testa!- mi supplicò Jeff.
Mi rassegnai, spensi la luce e mi tolsi scarpe e calze.
Mi sentivo stranamente osservata...
-Che bella vista!-
-Pervertiti che non siete altro!- sbraitai tirando una scarpa verso il letto.
-Mannaggia!- si lasciò scappare Jeff ricadendo all'indietro con la mia All Star in faccia.
Axl rise picchiando il pugno sul materasso.
-Guarda che ne ho un'altra di scarpa, rosso!- lo avvertii.
Mi tolsi i jeans, in imbarazzo, sbirciando all'indietro per assicurarmi che non mi guardassero (come se fosse anche lontanamente immaginabile...).
Indugiai sulla maglietta... alla fine decisi di tenerla.
"Non si sa mai..."
-Fatemi spazio...- ordinai salendo sul letto.
-Tu stai in mezzo.-
-La cosa non mi piace...- mormorai, sospettosa, sedendomi contro il muro, sopra il cuscino.
Jeff mi picchiettò un dito sulla coscia, come per dire di sdraiarmi.
-Questa situazione è...- cominciai.
-Imbarazzante?- disse Jeff.
-Eccitante?-
-Non credo proprio, Axl.-
Mi rassegnai e mi sdraiai sotto il lenzuolo, lontana da tutti e due.
Seguì un lungo frusciare.
-Axl stalle lontana o giuro che su questo letto rimarranno due persone e una poltiglia.- lo avvisò Jeff.
-Ok, che palle...-
Per circa due ore filò tutto liscio, forse mi addormentai, o forse erano loro a dormire.
Poi successe l'inimmaginabile.
Entrambi, nello stesso medesimo istante mi posarono con molta delicatezza una mano sulla coscia.
"Oh, merda." fu tutto ciò che riuscii ad elaborare.
Chissà che casino sarebbe venuto fuori se avessero scoperto l'uno dell'altro!
Così ebbi una botta di furbizia.
-Leva quella mano di lì.- ordinai.
Enrambi borbottarono e tolsero il rispettivo arto.
Tirai un sospiro di sollievo.
-Non ci provare più a fare una cosa del genere! Stanotte ho intenzine di dormire, e dato che mi siete capitati voi due allora pretendo che stiate fermi.-
Detto questo, mi avvolsi nel lenzuolo e mi girai su un fianco, come facevo di solito.
-Perchè stai girata verso di lui?- si lamentò Jeff strattonandomi per la spala.
-Perchè così dormo meglio.- risposi in uno sbadiglio.
-Forse mi preferisce.- sibilò maligno Axl, accarezzandom la guancia.
Scostai irritata la sua mano.
-No, semplicemente io di solito dormo così, e sinceramente non me ne frega niente se do le spalle a te, a Jeff o ad Alfred, perchè non vuol dire niente! Notte.-
-Che acida!-
-Ho sonno!-
-Isterica!-
Mi alzai e gli tirai il cuscino addosso.
-BASTA! DICHIARO GUERRA!- urlò Axl caricandomi, prendendomi a cuscinate e facendomi cadere su Jeff.
-NON COINVOLGETEMI, SONO UN TIPO PACIFICO!- urlò Jeff prendendoci entrambi a cuscinate con una furia incomparabile.
-VOGLIO DORMIREEE!-
-ISTERICA CHE NON SEI ALTRO!- urlò Axl tirandomi una cuscinata pazzesca.
-CREPA!- urlai di rimando, restituendogli il colpo.
-AVETE ROTTO!- urlò Jeff prendendoci a cuscinate.
-ZITTO SCARTO DI WOODSTOCK!-
-CHE HAI DETTO, ANNA DAI CAPELLI ROSSI?! E TE CHE RIDI, RAZZA DI SCIMMIA TRAVESTITA DA RAGAZZA?!-
-ALMENO NON SONO DALTONICA E STRAMBA!-
-NON SONO STRAMBO!-
-SI' CHE LO SEI, AMICO!-
-TACI TE, RAZZA DI PAZZO LUNTAICO NARCISISTA!-
-Ahi, questa è pesante, però.- commentai.
-Già... scusa.-
-Niente... dove eravamo? ah sì... SARO' PURE LUNTAICO E NARCISISTA E PAZZO E QUELLO CHE VUOI MA PER LO MENO SI CAPISCE SE SONO PUNK, METALLARO, GRUNGE O HIPPIE, MENTRE INVECE TU SEMBRI IL FRUTTO DI UNA FOTTUTISSIMA AGGRUPPATA TRA GENERI MUSICALI!-
Insomma, quella notte non dormii molto.

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Capitolo 49
*** Morning ***


Mi svegliai, mi stiracchiai pigramente per un po', ma poi mi resi conto della gravità della situazione.
Per fortuna ci vidi il lato comico, e mi vennerò in mente i Pokèmon.
-Ecco un esemplare adulto di Axl Rose. Da notare il caratteristico manto rossastro, la tipica espressione strafottente, il modo di comunicare volgare ed irritante, la tendenza alle cazzate e a gesti avventati privi di alcuna riflessione quali bere dal naso, principalmente compiuti in uno stato di semi-coscienza, tutte caratteristiche che lo distinguono dalle altre specie. L'esemplare è costantemente nel periodo di riproduzione, da notarsi infatti la temibile mossa, usata anche come attacco negli scontri tra altri Pokèmon, chiamata "Alzabandiera". Con essa dimostra tutta la sua virilità alle femmine della specie, di un numero pressocchè pari a zero. Altro temibile attacco è il "Canta-urla-schiamazza-fai-il-figo", eseguita principalmente di fronte ad un microfono, arnese del quale l'individuo si avvale per dimostrare la propria -discutibile- superiorità. Evoluzioni: William Bailey, Rockettaro, Stronzo Petentato, Axl Strillatore.
Ma passiamo adesso a questo raro esemplare di Izzy Stradlin, specie alquanto bizzarra che lascia ancora perplessi i ricercatori. Gli individui presentano un manto nero con cose tipo treccine sparse alla cazzo, manto fortemente in contrasto con i colori brillanti e di dubbio gusto come giallo canarino, blu elettrico disseminati sul resto del corpo. Ogni esemplare è avvolto da un malsano alone di mistero misto a fumo di sigaretta, è zeppo di decorazioni come collane, braccialetti, anelli e orecchini, probabilmente fregati a qualche esemplare femminile di altre specie, ed è distinguibile dall'occhiata spenta, alienata e spaesata. Gli attacchi principali sono: Strimpellata Assassina, Attacca-Stralunatezza, dove l'individuo condivide il proprio stato di confusione psicologica e mentale con l'avversario, diminuendo le sue capacità di ragionare e di dare un senso alle cose, portandolo quindi quasi al proprio livello, Attacco Hippie, Confondi-Ragazze, il temibile e infallibile Sguardo Sexy e il crudele, violento, irritante, insostenibile, scoraggiante, offensivo e anche un po' stronzo Silenzio-Che-Ti-Mette-A-Disagio-E-Ti-Fa-Sembrare-Di-Star-Parlando-Con-Il-Muro. Principali evoluzioni: Strimpellatore Accanito, Spenna-Galline, Seduttore. L'esemplare in questione si sta esibendo in un "Alzabandiera".-
Poi cominciai a ridere come una cretina per tutte le cavolate che avevo appena detto.
-Eh?!Che cazzo hai da ridere?! Sono le cinque della mattina!- si lamentò Axl tirandomi un pugnetto sulla schiena.
-Evvabbè, tanto mi sarei dovuta alzare presto, no? Oggi ho scuola!-
Si guardò i boxer.
-Oh, ridevi per questo?! Guarda che capita a tutti!-
-Lascia stare.- dissi ridendo.
-Certo che sei un bel mistero.-
-Perchè?-
Non rispose, si limitò a sorridermi e a ricadere all'indietro, sul cuscino.
-Grazie.- gli dissi, risdraiandomi vicino a lui.
-Per cosa?-
-Mi hai lasciata andare da Jeff.-
-Che avrei dovuto fare? Picchiarti come ho fatto quella volta?!-
Rimasi un po' stupita.
-Non ti torturare, almeno non tu. Basta che tu non lo rifaccia mai più.-
-Come almeno non tu?-
-William si preoccupa tantissimo.-
-Ah, beh, lui è debole.-
-Anche tu lo sei.-
Mi guardò storto.
-Tu sei William, Axl, devi rassegnarti. Siete la stessa persona, anche se siete diversi. Lui è debole per via di quello che ha passato, tu lo sei perchè sei infinitamente stupido.-
-Stupido?- ripetè, contrariato.
-Ti fai male da solo, provochi i tuoi amici, ci litighi... per non parlare dei tuoi problemi con l'alcool e la droga...-
-Non ho nessun problema, io! Posso smettere quando voglio!-
Scossi la testa.
-Sai benissimo che non è così, Axl. Una volta che cominci non finisci più.-
-Anche il tuo amico qui a fianco ha problemi di droga e alcool, se la metti così.-
-Lo so, è vero, ma non stiamo parlando di Jeff in questo momento. Stiamo parlando di te.-
-Mi tratti come se non facessi nulla di giusto.-
-Ti pare che drogarti, bere e fare casini sia una cosa giusta?! Vorrei sapere cosa ci trovi di bello.-
Sospirò.
-Niente, non ci trovo niente di bello.-
-E allora perchè continui a farlo?-
-Perchè quando ho la mente annebbiata e non capisco più niente posso dimenticare la mia fottutisima vita, ecco perchè!- esplose, quasi urlando.
Ammutolii, spaventata.
-Fanculo tu e... i tuoi discorsi del cazzo!- urlò, battendo il pugno contro il comodino; -Argh! Merda!-
Mi tirai su a sedere, gli presi la mano e finsi di guardarla, sapendo benissimo di avere il suo sguardo puntato contro.
-Visto? Ti sei appena fatto male da solo.- dissi tutto d'un fiato.
-Vieni qua.- sospirò, catturandomi in un abbraccio forte.
Lo strinsi anche io, ne avevo bisogno.
-Adesso dormi, altrimenti ti cascherà la testa sul banco, a scuola.- sussurrò, lasciandomi.
-Te ne vai, vero?- chiesi, triste.
-Sei troppo sveglia per credere alle mie bugie.- disse, annuendo.
-Allora dimmi la verità!-
Sorrise.
-Ti lascio in buona compagnia.-
Mi abbandonai sul cuscino e chiusi gli occhi.
Meno di un minuto dopo la porta si aprì e si richiuse.

*-*-*

-Hey. Dovresti alzarti.-
Aprii gli occhi. Jeff era già vestito.
-Mi accompagni? Non mi va di andare da sola in un posto che non conosco...-
-Ma viene tuo zio.-
-Ancora peggio!-
Rise sommessamente e mi diede un bacio sulla tempia.
-Ok, ti accompagno. Ti proteggerò dagli sguardi indiscreti dei ragazzi e mi batterò per la tua dignità!-
-Andiamo in una scuola, mica nel diciottesimo secolo!-
-Fa lo stesso, tanto prima o poi un tuo compagno lo dovrò picchiare.-
-O lo picchierò io.-
-Certo, anche questa possibilità è da considerare.-
-Basta che mi tieni lo zio lontano, non voglio fare brutte figure il primo giorno.-
-Aaah, mi sa che quetso non sarà possibile, Sammy. Solo l'essere imparentata con lui è una cosa da nascondere con vergogna!-
-Non esagerare!- dissi, battendogli il pugno contro la spalla.
-Ok, adesso ci alziamo, ci laviamo, ci vestiamo e andiamo a scuola!-
-Non ho nè la cartella nè i libri.-
-Te li daranno là i libri. Per lo zaino, credo proprio che tuo zio ti abbia fatto una sorpresa regalandotene uno.-
-Heeeey, mi hai rovinato la sorpresa! Sei malvagio!-
Schivò il mio colpo e sparì nel bagno annesso alla stanza.
Lo raggiunsi e mi lavai la faccia.
Andia a prendere i jeans e me li infilai controvoglia.
-Primo giorno di scuola!-
-Non esaltarti troppo, in fondo è un cavolo di liceo.- mormorai.
-SAAAAMMYYYY!!!- urlò qualcuno in giardino.
Scostai le tende della finestra e impallidii, inorridita.
-Hey ma chi è quello... occazzo! Slash?! Ma come diavolo si è conciato?!-


Hey!
Il primo giorno di scuola è arrivato!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto questa storia, anche chi non ha commentato, i 15 che hanno messo la mia malsana storia tra le preferite, i 10 tra le seguite e l'1 che mi ha messo tra le ricordate (stimo anche te, tranquillo!) !!!!!
I love you all!!!!!!!!!!!
Baci, al prossimo capitolo,

ghirigoro

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Capitolo 50
*** First day of school ***


-Zio?! Ma come diavolo ti sei vestito?!- urlai raggiungendolo in giardino.
-Non sto bene?-
Lo squadrai da capo a piedi.
-Giacca e cravatta? Zio sembreresti più normale con la minigonna!-
-E allora che faccio?-
-Allora pantaloni di pelle, stivali da cowboy, occhiali da sole, braccialetti, orecchini, cintura con le borchie, piercing al naso, cilindro ben calcato in testa e quella maglietta con il "FUCK!" stampato in rosso.-
Lo zio mi guardò, quasi con le lacrime agli occhi.
-Ti adoro!- esclamò, stampandomi un bacio sulla fronte e correndo in casa.

*-*-* Suzie *-*-*

Il direttore mi disse che sarebbe venuta una nuova studentessa, e che avrei dovuto accoglierla ed "aiutarla ad orientarsi".
"Perfetto. Ci mancava un'altra sciacquetta!" pensai sorridendo falsamente ed assicurando al preside che avrei fatto del mio meglio.

*-*-* Samantha *-*-*

-Allora, quando siamo arrivati esci prima tu, da quella parte, poi io e poi Slash. Tu stai in mezzo, davanti, e noi due dietro. Tipo bodyguard, capito? Tu cammina, se qualcuno infastidisce noi lo guardiamo male...-
-Molto male!- precisò lo zio.
-Non ho intenzione di fare queste cose.- li avvertii.
-Ma Samantha ne va della nostra reputazione! Abbiamo fatto di quelle entrate spettacolari che avrebbero dovuto farci un film! Ti prego, solo questa volta! Se fai una comparsa veramente mozzafiato, allora tutti a scuola ti rispetteranno! Ti prego!- mi supplicò lo zio.
-Ok, ma niente cose da "Il Padrino" o robe del genere!-
-E così sarà.- promise lo zio.

Arrivammo davanti ad un edificio enorme, con un prato immenso.
I ragazzi, quelli che sarebbero stati i miei compagni, guardavano con facce stupite e curiose la macchina.
Beh, arrivare il primo giorno su una BMW non è il modo migliore per passare inosservati, ma per fortuna ero seduta dietro, dove c'erano i finestrini oscurati.
Lo zio raggiunse il parcheggio e spense il motore.
-Hey, prima di scendere!- mi chiamò lo zio, sistemandomi un paio di occhiali da sole e quasi accecandomi.
Aprii la portiera, completamente in imbarazzo, e scesi senza guardare nessuno.
Mi immaginavo cosa sarebbe successo se fossi caduta o se fossi andata addosso a qualcuno, e per poco non cominciai a tremare.
-Hey, tutto bene? Sei pallida.- mi sussurrò Jeff.
-Sono solo nervosa... ricorda, tienimelo lontano.- dissi, indicando lo zio che scendeva in quel momento.
-Certo.-
Mi diede un bacio sulla fronte e sentii un brusìo scandalizzato.
Era un gruppetto di ragazze più nude che vestite, truccate pesantemente.
Mi guardavano con un'espressione di odio, probabilmente perchè avrebbero voluto essere loro al mio posto.
Devo ammettere che in quel momento mi sentii veramente bene e le guardai con aria di sfida.
-Dov'è lo zio?- chiesi guardandomi attorno.
-Lì, attorniato da stormi di ragazzine con gli ormoni in subbuglio. Probabilmente te ne ritroverai qualcuna a casa.- rispose Jeff sogghignando.
Gli tirai una gomitata nello stomaco e andai a ripescare lo zio.
-Andiamo, zietto, o giuro che di te rimarrà solo il piercing!- lo minacciai tirandolo per i capelli.
-Ahi! Ahia, lasciami Samanthaaaa!!!!- mi supplicò.
Jeff ridacchiò e mi passò un braccio intorno alla vita.
Le cose all'entrata non furono migliori: oltre a quelli che ci guardavano dal parcheggio c'erano quelli che ci fissavano allibiti.
-Lascialo, poveretto. Così va a finire che gli stacchi i capelli!- commentò Jeff.
-Se lo lascio va a finire che stacca le mutande a qualche "ragazzina di facili costumi".-
-E allora? Cazzi suoi. Ah, aspetta, un attimo: possiamo sfruttare la cosa...-
-Che hai intenzione di fare?-
-Slash, Samantha ti lascia solo se tu ci dai il permesso di dare spettacolo dove e quando ci pare.- propose.
-...ok, ma tieni i pantaloni a posto.-
Mollai la presa e lo zio si alzò, scuotendo i capelli.
-Dare spettacolo?- ripetei, guardando con aria interrogativa Jeff, che ghignava in modo abbastanza perverso.
In tutta risposta mi diede un lungo bacio.
-Ah, questo spettacolo.-
I ragazzi tutti intorno ridacchiavano e le ragazze mormoravano.
-Non fatelo in mia presenza, altrimenti non so e riuscirei a controllare i miei istinti.- ci avvertì lo zio.
-Prima figura della giornata.- mormorai in imbarazzo.
-Era solo un bacio, andiamo!-
Un gruppo di ragazze ci attorniò, e quella che doveva essere il capo si fece avanti, guardandomi male.
-Chi sono i tuoi amici tesoro?- mi chiese guardando Jeff e lo zio e facendo l'occhiolino.
-Due a cui non interessi, cara.-
-Oh, scontrosette, eh?- mi schernì quella, girandosi a guardare le sue amiche, che ridevano.
-Oh, puttanelle, eh?-
Mi fulminò con lo sguardo.
-Non ti conviene metterti contro di me, carina. Potrebbe succederti qualcosa di spiacevole.-
-Pazienza, me la saprò cavare.- risposi.
Mi voltai e me ne andai, spingendo via due ragazze dietro di me.
Sentii che mi chiamava puttana, e non ci vidi più.
Tornai indietro.
-Come mi hai chiamata?-
-Puttana!- ripeté.
E le tirai un pugno.
-Oh, mi dispiace veramente, adesso dovrai alzare la tariffa oraria, altrimenti dove li trovi i soldi per rifarti il naso?-
Presi lo zio per il braccio e lo trascinai via, seguita da Jeff, ignorando il mormorio scandalizzato delle sue amiche, che la ripulivano dal sangue.
-Complimenti, bello zio che sei!-
-Ma Samantha, cosa dovevo farci?-
-Non lo so, magari difendermi?! Fai tante storie se un ragazzo mi si avvicina, ma quando ho veramente bisogno di te tu te ne stai lì imbambolato!- urlai.
Lo mollai ed entrai nell'edificio, furiosa.
-Hey, sei tu quella nuova?- mi fermò una ragazza.
Aveva la pelle color liquirizia e gli occhi verdi. Sembrava simpatica.
-Sì...-
-Oh mio Dio! Sei stata... fantastica è dire poco! Il modo in cui rispondevi e come l'hai colpita.. è stato... incredibile!-
-Ah... grazie...- risposi in imbarazzo.
-So che non dovrei parlare così, sono la rappresentante di classe, non dovrei incoraggiare le risse, però...-
-Chi era quella?-
-Ah, si chiama Pamela, lei e il suo gruppetto si fanno chiamare "le Groupies". Si sono fatte qualche professore e l'intera squadra di football, quelle sgualdrine. Io sono Suzie.-
Mi tese la mano, e gliela strinsi.
-Samantha. Ehm... io non so cosa fare, dove andare... mi puoi aiutare?-
-Certo, per il primo mese sarò la tua guida. Dobbiamo passare in segreteria a prenderti i libri... non hai una cartella, una borsa?-
-Oh, lo zio deve essersene dimenticato...-
In quel momento ci raggiunse Jeff con uno zaino nero.
-Da parte di Slash. Dentro c'è pure il pranzo, una penna e un quaderno... ti augura un buon primo giorno di scuola. E' già andato.-
Presi lo zaino e Jeff mi abbracciò, baciandomi sulla testa.
-Non se l'è presa tanto. E' che sa che hai ragione, tutto qui. Adesso vai, ti saluto.-
Mi lasciò e si avviò verso l'uscita.
In quel momento lo zaino pesava quasi quanto il mio senso di colpa.

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Capitolo 51
*** One year later ***


*-*-* Un anno dopo *-*-*

-Alfred, dov'è la mia chitarra?-
-E' in camera sua, signore.-
Lo zio sbuffò, irritato, e andò a prenderla.
-Abbiamo un concerto tra meno di un'ora e la mia chitarra è dall'altra parte della casa!- borbottava.
Sì, come avrete capito i Guns erano diventati famosi. Ma Jeff non era con loro, faceva ancora parte dei L.A. Guns.
Spesso lo vedevo in prima pagina, sui giornali o sulle riviste, sotto titoli come: "Rissa in un locale: coinvolto il membro dei L.A.Guns", o: "Arrestato il chitarrista dei L.A. Guns per possesso di droga", o cose così. E non lo riconoscevo.
Quello non era Jeff, non era nemmeno Izzy.
Era ridotto all'ombra di se stesso, un'ombra che si riempiva di alcool, droga e ragazze.
Non si faceva sentire da un po', ma del resto chi si faceva più sentire?
Praticamente non vedevo più nemmeno lo zio: aveva concerti quasi ogni sera e di giorno dormiva o si dava da fare con le fan che si portava a casa.
Steven era entrato nella band in qualità di batterista, e aveva cominciato ad avere quei vizi per cui è ancora conosciuto.
Duff non mi salutava neanche più, come gli altri.
Axl era sempre più pieno di sé e le uniche volte che mi rivolgeva la parola era per invitarmi a letto.
Avevano trovato Stuart al confine con il Messico e lo avevano sbattuto in prigione perchè era saltato fuori che spesso picchiava o spaventava suo figlio, e che per questo il bambino non parlava mai ed era timoroso.
Sunny viveva con Amy, la sua tutrice, che qualche volta lo portava a casa dello zio e me lo lasciava fino a sera, perchè Axl non si curava più di lui e l'unica persona fidata a cui lasciarlo ero io.
Quel bambino era finalmente felice, chiamava me ed Amy mamma e parlava molto di più, forse grazie alle terapie a cui lo sottoponeva lo psicologo.
Suzie era diventata la mia migliore amica, insieme a Klaire, una nostra compagna di classe.
Il mio migliore amico, invece, era Shay. Veniva nella mia stessa scuola, solo in una classe differente.
Non venivano spesso a casa mia, specialmente quando lo zio e gli altri erano a casa.
Passavo più tempo a casa loro che a casa mia, che era piena di cose che una adolescente non dovrebbe avere vicino.
Alfred a volte aveva dei malori e dovevo cercare le pillole per il cuore tra tutte quelle che lo zio nascondeva nella cassetta dei medicinali.
Ovviamente era sempre troppo fatto o ubriaco per chiedersi dove finivano i 400 dollari che gli prendevo dal portafoglio ogni due settimane.
Tenevo 200 dollari per me e gli altri li spendevo per quei farmaci che avevo scoperto all'ospedale quando Ole era stato ricoverato.
Era estremamente facile trovare i nascondigli che lo zio usava per ammucchiare la droga, così la mattina presto, quando ero sicura che tutti stessero dormendo, prendevo la metà di ogni sacchetto o bustina e la rimpiazzavo con la droga finta.
Nessuno se ne accorgeva e il trucco funzionava, ma l'altra mia preoccupazione era l'alcool.
Lo zio beveva troppo, e a volte mi urlava dietro senza ragione, tanto che dovevo uscire di casa per evitare che le cose peggiorassero e mi picchiasse.
La mia vita (a parte per Suzie, Klaire, Shay e Sunny) faceva veramente schifo.
Così decisi che sarebbe dovuta cambiare.
E in fretta.

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Capitolo 52
*** I'll become a... ***


Ricordo benissimo come cominciò tutto.
Izzy se ne era andato in estate, di punto in bianco, senza una telefonata.
Paul mi aveva avvertita la sera prima, e dava per scontato che Jeff me lo avrebbe detto, cosa che invece non accadde.
Lo zio aveva radunato la band e Steven, che era entrato da poco.
Avevano deciso di provarci anche senza Izzy.
Il contratto era arrivato due o tre mesi dopo gli svariati concerti nei locali.
Il loro manager era un uomo abbastanza arrogante e schivo, un certo Brixx.
Ero andata al loro primo concerto sotto contratto, erano stati magnifici.
Ero andata nel backstage ma non li avevo trovati.
Così ero entrata nei camerini. Sarebbe stato meglio se non lo avessi fatto.
Perchè quando le ragazze uscirono ancora mezze nude, ubriache e strafatte, mi resi conto che così sarebbe stato per il resto della mia vita.
Lo zio mi si era avvicinato e mi aveva scacciata.
Brixx mi aveva presa da parte e mi aveva detto di abituarmi e di cercare di non distrarli dal lavoro.
E così avevo fatto, anche con Jeff.
Lo avevo lasciato libero, non lo avevo cercato, forse questo aveva contribuito alla sua fame di autodistruzione, ma ero convinta di fare la cosa giusta.
E così in poco tempo mi ero ritrovata di nuovo senza famiglia, ed ero cambiata.
Sapevo che il sogno dello zio e dei ragazzi era quello di diventare famosi, ma che la sua realizzazione escludeva la mia felicità.
Così avevo deciso di ripagare lo zio con la sua stessa moneta.
Voleva diventare famoso, eh? E io lo sarei diventata molto di più.
Cosa c'è di più famoso di una rockstar?
Una groupie. O un'altra rockstar.

-Ma sei pazza? Non puoi decidere così alla cazzo di diventare una groupie!-
-E perchè no, Klaire? Mio zio è il chitarrista dei Guns, avrò la strada più che spianata, in discesa!-
-Sì ma perchè?- insistette Suzie.
-Perchè l'unico modo per riavere indietro la mia vita è quello di...-
-Umiliare tuo zio?-
-No, Klaire. Ricordargli che esisto. E poi mica voglio fare la groupie, ho solo bisogno di entrare nell'ambiente...-
-E ci devi entrare a forza di inculate?!-
-Delicata come sempre, eh Klaire? E no, mica sono una puttana!-
-Ma sarai una groupie!-
-Sì, ma non del primo che passa.-
-E di chi scusa?-
-Di Ole.-
-Ole? Ole Beich?!-
-Sì, quello non mi toccherebe con un dito. Così sono sicura.-
-Sì, ma che farai con Jeff?- chiese Suzie.
-Niente. Me ne starò nel mio angolino, in silenzio. Non farò niente. Sono sicura che non vorrà parlarmi.-
-Perchè?-
-Lo conosco. Non me lo farebbe mai.-



Hey! Adesso consocete i piani di Samantha!
Ho grandi progetti per lei... *sguardo malefico*
Ho deciso che inserirò Sammy anche tra i personaggi dell'altra mia storia sui Guns, e così alcuni episodi verranno raccontati in due storie con due prospettive diverse.
Al prossmo capitolo!

ghirigoro

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Capitolo 53
*** New Life ***


-Ok, ma che farai con la scuola?- chiese Klaire.
-Ci riuscirò entro la fine dell'estate. Al massimo cambierò scuola.-
-Eeeh?! E ci lasci qui da sole? Bell'amica!-
-Ma no, Suzie, mica vi lascio da sole. Verrò a trovarvi ogni settimana, lo giuro.-
-E i soldi del biglietto aereo?-
-Li frego allo zio.-
Le due si scambiarono un'occhiata preoccupata.
-Non se ne accorgerà, penserà di averli spesi per essersi comprato la roba mentre era fatto. Non se n'è mai accorto.-
-Sì, va bene, ma si accorgerà che tu non ci sei...-
-Non ne sarei così sicura.- mormorai.


Avevo già fatto le valige da un po', ero tentata di andarmene da quella sera del concerto, quando lo zio mi aveva scacciata.
Ma non avevo ma avuto il coraggio di farlo perchè non sapevo dove andare e come fare.
Ma quella volta ero determinata, ce l'avrei fatta. Avrei ricordato a tutti che io c'ero, che vivevo e respiravo e, soprattutto, li vedevo.
-Allora se decisa, eh?-chiese Suzie con le lacrime agli occhi.
-Pensi che la situazione sia diversa da questa? Anche quelli bevono e si drogano!- ricominciò Klaire.
-Lo so, è vero, ma nessuno di loro alzerebbe un dito contro di me. Ne sono certa. E poi non vado lì per fare la groupie, ho solo bisogno di un posto dove stare, e non posso andare a vivere in un'altra città senza un motivo, no? Non farò niente con nessuno, ve lo prometto.-
-Non ti drogherai?-
-No, Suzie.-
-Non ti ubriacherai?-
-No, starò lontana da ogni bottiglia, anche a costo di morire di disidratazione.-
-Non farai niente di losco con nessuno?-
-No.-
-Neanche con Jeff?-
-...io...-
-Sam!-
-E' complicato...- mi limitai a dire.
-Certo che lo è! Ma non hai visto che cos'è diventato?!-
-Non ci posso fare niente, Suzie.-
-Ma lui ti ama...-
Avrei tanto voluto credere ancora a quelle parole, ma purtroppo non riuscivo ad illudermi.
-...e tu ami lui... vero?-
Già, bella domanda. Io amavo ancora Jeff, il mio Jeff, quello che era così protettivo, dolce e strambo.
Ma cosa ne era rimasto? Solo i ricordi, che dopo tanto tempo cominciavano a sbiadire.
-Vero?- ripeté Suzie.
-Io... non lo so... è passato tanto tempo...-
Klaire sbuffò.
-Hai quasi diciassette anni, cazzo! O lui o...-
-Non ti azzardare a dire "il primo che passa in strada."- la ammonì Suzie.
-Ma scusa, questo se ne va senza una parola e lei dovrebbe amarlo ancora?!-
-Ma l'ha fatto per lei! Certo, non brilla di intelligenza come ragazzo, però è stato veramente...-
-Stupido?-
-...dolce.-
"Oddio, queste pensano di parlare di una soap opera?!" pensai sconcertata.
-Hey, scusate, lasciate perdere Jeff...- dissi cercando di richiamare la loro attenzione.
-Ok, promettimi che ti trovi il ragazzo! E poi mi devi raccontare come è a letto, ovvio!-
-Klaire!-
-Sei sempre la solita...- mormorai.


*-*-* Tre giorni dopo *-*-*


-Quindi Shay è andato alle Bahamas?! Pensavo che i suoi non avessero un soldo, e invece...! E a me tocca andare in camper in Florida quest'estate!- si lamentò Klaire.
-Beh, almeno tu non vai in Grecia da una zia petulante che ti veste come una suora e ti fa i cazziatoni in una lingua morta!-
Ridemmo pensando a Suzie che si beccava la sgridata in latino.
La porta si aprì.
-Allora, ragazze, volete fare un giro sul vecchio Axl?- chiese Axl, barcollando fino a noi.
-Ehm... no grazie... magari un'altra volta...- rispose Klaire divincolandosi dal suo abbraccio con aria sconcertata.
-Vai via.- ordinai.
-Oh, andiamo, non vi va di festeggiare?-
-No, Axl, direi di no. Vai a farti o a scolarti qualche bottiglia e non rompere.-
-Come siamo aggressive, Samantha. Sai dovrei dire a tuo zio di darti le sculacciate...- mi schernì ridendo.
Lo spinsi fuori dalla mia camera e gli chiusi la porta in faccia.
-Samantha! Cazzo! Smettila di fare casino o ti sbatto fuori coi barboni!- urlò lo zio dal piano di sotto.
-Slaaash! Dove cazzo sono i profilattici?!- urlò Duff.
Seguirono dei risolini femminili, sicuramente qualche fan o le groupie.
-Hey, Sammy, prestami un reggiseno, tuo zio stanotte me l'ha sporcato.- chiese una delle ragazze bussando alla porta.
-Vattene!- urlai fuori di me.
-Stronza del cazzo...- le sentii mormorare.
-Samantha lascia stare le ragazze porca puttana!-
-Aah lasciala stare Steven, quella non capisce un cazzo!- gli disse lo zio.
Klaire e Suzie mi guardavano preoccupate.
-Ora capite perchè me ne voglio andare?-
Scoppiai in lacrime e mi accasciai sul pavimento, contro la porta.
Mi abbracciarono, cercando di confortarmi.
-Ti accompagniamo all'aeroporto.- promise Suzie.
-Quando dobbiamo venirti a prendere?-
-Stanotte. Alle tre.- risposi asciugandomi le lacrime.
-Ok. Penso sia il caso di avvertire Ole.- disse Klaire.
-L'ho già fatto qualche settimana fa. Ha detto che potevo andare da lui qualsiasi giorno, perchè tanto restava sempre a Los Angeles. Gli ho già spiegato la situazione, ha detto che potevo vivere a casa sua e ha promesso di tenermi lontana dallo zio e dagli altri. Non so come farei senza di lui, e dire che non gli ho mai fatto niente per cui dovrebbe sentirsi in dovere di ospitarmi...-
-Avevi già programmato di andartene settimane fa?!- esclamò Suzie.
-Ve l'avrei detto a tempo debito. Avevo solo bisogno di aspettare che lo zio facesse abbastanza concerti...-
-Per cosa?-
-Per avere abbastanza soldi per il biglietto aereo e tutto ciò che mi potrebbe servire una volta a Los Angeles...-
-Ah... hai già comprato il biglietto quindi?-
-Sì, devo partire stanotte alle quattro.-
-Così presto?-
-Se uscissi di casa con una valigia alle quattro del pomeriggio forse qualcuno si insospettirebbe, non trovi Klaire?-
-Sì, ma se mi beccano i miei fuori casa alle quattro del mattino come minimo mi richiudono in convento in Groenlandia!-
-Non siete obbligate ad accompagnarmi se non volete.-
-Coooosa?! Fuori discussione, Klaire correrà il rischio di diventare una suora e vivere tra pinguini ed eschimesi, e io di essere violentata in un aeroporto, ma ti accompagneremo, fosse l'ultima cosa che facciamo!-
-Parla per te Suzie...-
-KLAIRE!-
Ridemmo di nuovo, come avevamo sempre fatto.
-Ok, io vado a chiamare i miei...- disse Suzie alzandosi.
-Anche io...- le fece eco Klaire raggiungendola.
-Perchè?-
-Stanotte restiamo qui a dormire, se non ti dispiace... così abbiamo la scusa per non essere a casa.- rispose Suzie.
-Certo che non mi dispiace... muovetevi prima che una di quelle putt... groupies si attacchi al telefono per ore.-
-Ok! Torniamo subito!-
Uscirono in fretta.
Andai a sedermi sul letto, cercando di ricordare cosa avevo messo nella valigia e se mancava qualcosa.
-Ho sentito che te ne vai.- disse una voce.
Alzai lo sguardo. Era una delle groupies.
-Non sono affari tuoi.- risposi.
-Oh, sì invece. Sai, credo proprio di piacere a tuo zio. E gli piacerò ancora di più quando gli dirò che te ne vuoi andare.-
-Non oseresti...!-
-Invece sì, cara. A meno che tu non mi porti con te.-
Credetti di aver sentito male.
-Scusa?!-
-Voglio andare a Los Angeles, lì ho più possibilità di fare successo!- disse, dandosi parecchie arie.
Un malefico e diabolico piano cominciò a maturare nella mia mente.
-Ok, va bene. Fai le valigie.-
-E il biglietto me lo paghi tu, chiaro.- aggiunse, come se la cosa le fosse dovuta.
"Ma chi ti credi di essere, barbona che non sei altro?! Che morta di fame!" pensai scocciata.
-Certo.- risposi a denti stretti, esibendo un falso sorriso.
-Perfetto. Vado! A domattina!-
-Passo o a svegliarti.- le assicurai.
"Sì, certo, contaci, gallina del cazzo."


*-*-* Quella notte, 5:45 *-*-*

Avevo chiuso a chiave la groupie che voleva scroccare un volo in garage, prima o poi qualcuno l'avrebbe aperto.
Io, Suzie e Klaire avevamo chiamato un taxi ed eravamo arrivate all'aereoporto in orario.
C'eravamo lasciate, abbracciandoci, mi avevano riempita di raccomandazioni e di promesse, mi avevano inzuppata di lacrime e non mi avevano lasciata neanche per un istante, almeno finché non avevano potuto più seguirmi.
Non avevo rimpianti, non ne dovevo avere. Mi lasciai alle spalle lo zio e tutti i dispiaceri che mi aveva causato, mi lasciai alle spalle la sua band e il loro successo, le groupies e le notti insonni per i rumori, la droga e l'alcool...
E quella notte feci probabilmente il passo più coraggioso e liberatorio della mia vita.
Quella notte divenni libera. Di nuovo.
All'aeroporto di Los Angeles erano venuti a prendermi Tracii, Ole e la sua ragazza Janet, tutti con facce assonnate.
Tracii mi prese la valigia e Ole mi portò alla macchina, dove ci aspettavano Rob e Paul.
E lui... solo che lui se ne stava lì, seduto in fondo alla macchina, con lo sguardo perso dall'altra parte del parcheggio.
-Non ha detto una parola da quando ha saputo che venivi. Mi sa che è meglio se gli stai lontana per un po'...- mi sussurrò all'orecchio Tracii.
Annuii, cercando di non guardarlo, anche se non ci riuscivo.
Rob aprì la portiera dell'auto e mi invitò a salire.
Mi sedetti, quasi senza pensarci, sul sedile davanti a quello dove stava Jeff. Non mi voltai a salutarlo, né lo guardai.
-Così tuo zio non lo sa che sei scappata?- chiese Tracii sbadigliando.
-No, non me lo avrebbe permesso. E io non ci volevo più stare lì.- risposi, maledicendo la mia voce incrinata.
-Oh.- si limitò a dire.
-Che fanno per meritarsi tutto questo?- chiese Ole.
-Sono cambiati. Troppo perchè io possa sopportarlo. Non gliene frega più niente di me, sono sempre strafatti o ubriachi e passano le intere settimane a scopare e a fare concerti.-
Sentii Jeff smettere di respirare, dietro di me.
"Non avrei dovuto dire quelle cose. Non devo farlo sentire in colpa. Non deve accorgersi che sono qui..."
-Slash... cioè tuo zio...-
-Non è più mio zio.- mormorai.
Rob si zittì.
-Beh, andiamo, allora. Voglio riprendere a dormire.- si sbrigò Tracii accendendo il motore dell'auto.
Un rombo coprì il rumore di vetri che si rompono.
Quello che senti quando rinneghi il passato e dimentichi i ricordi.
Quello che sentivo io.




Ciaooo!!! Se n'è andata, Sammy se n'è andataaaaaargh ç.ç
Non so perchè ho questa reazione, in fondo io lo sapevo già, l'ho scritto o questo capitolo!
Forse perchè è un grande cambiamento! Per un po' non si sentirà più parlare dello zio Slash e della sua combriccola di strimpellatori!
Bah, meglio così, no?
Un po' di pace per Sammy!
Al prossimo capitolo!



ghirigoro

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Capitolo 54
*** Grazed in dream ***


-Che farai?- chiese Paul, sdraiato su un divano.
Avevamo appena finito di mangiare tutti insieme.Beh, non proprio tutti, Jeff si era chiuso in camera sua senza dire una parola.
-In che senso?-
-Cosa farai qui? Si è capito che non sei qui per fare la groupie, quindi cosa farai? Avrai dei piani...-
-Sì, ho dei piani...- dissi sorridendo, persa nei pensieri.
-Si possono sapere?- chiese curioso Rob, sporgendosi verso di me.
-Devo distruggere un sogno...-
Rob e Paul si scambiarono un'occhiata con aria interrogativa.
-Ah, intendi forse dire che vuoi superare tuo zio e la sua band?- mi chiese all'orecchio Tracii, da dietro il divano..
Annuii, sorpresa che avesse capito al volo.
-Certo che sei una tosta!- esclamò scompigliandomi i capelli.
-Ecco le birre... Paul, Rob, Tracii, amore... tu vuoi qualcosa cara?-
-No, grazie Janet.- risposi sorridendo-
-Ma che ha Izzy? Sembra quasi che sia depresso...- chiese lei rivolta ai ragazzi.
Mi morsi le labbra, sentendomi in colpa.
-Hey, Sammy... se vuoi vado a vedere come sta...- mi chiese all'orecchio Tracii.
-Sì, grazie... ma non...-
-Tranquilla, non farò il tuo nome.-
Pensai per un attimo che mi leggesse nel pensiero, e sorrisi.
Tracii sparì nel corridoio.
-Secondo me dovresti parlargli... a Jeff, intendo...- disse Ole.
-No, direi di no. Ho già fatto abbastanza casino, non serve dargli il colpo di grazia...-
-Secondo me farebbe bene ad entrambi... aveva quasi un'ossessione per te, nei primi mesi. Continuava a stare da solo, lontano, a scrivere canzoni che nemmeno finiva e che non ci faceva vedere, e se gli chiedevamo come stava lui rispondeva che gli mancavi da morire. Per un attimo ho pensato fosse meglio rispedirlo a casa, perchè sembrava sempre triste e depresso...- disse Paul accendendosi una sigaretta.
Abbassai lo sguardo, sentendomisi stringere il cuore.
Mi alzai in fretta, nascondendo lo sguardo.
-Sono molto stanca, non è che mi faresti vedere dov'è la mia camera, per favore?- chiesi cercando di tenere la voce calma.
-Certo...- mormorò Janet, osservandomi perplessa.
-Grazie...-
La seguii fino a una camera abbastanza grande.
-E' la camera degli ospiti. Qui ci viviamo io, Ole ed Izzy. C'è un altro appartamento molto più grande per Tracii, Paul e Rob, ma le stanze lì sono al completo, quindi...-
-Va benissimo, è... perfetta.-
-Bene, sono contenta... ah, Samantha...-
-Sì?-
-Sei fortunata. Izzy è un bravo ragazzo... forse un po' sbandato, ma è un bravo ragazzo. E ti ama da morire, credimi.-
Detto questo se ne tornò in salotto dagli altri.
Tracii uscì dalla camera di fronte alla mia, lasciando aperta la porta.
-Hey, ciao. Cristo, quello è messo male...- borbottò.
-Che ha fatto?-
-Ha stretto così tanto i pugni da farsi sanguinare le mani. Quello è andato, insomma...-
-E' colpa mia...- mormorai.
Lui sospirò, cingendomi le spalle con un braccio.
-Sì... purtroppo sì... non posso dire che non è colpa tua, Samantha... ha detto che muore dalla voglia di parlarti, ma che non sa cosa dire. E che ti deve stare lontano.-
-Anche io devo stargli lontana...-
-Beh, forse per qualche giorno... giusto per dargli il tempo di schiarirsi le idee, capisci? Beh, io vado a casa adesso, sto praticamente dormendo in piedi. Ti saluto!-
Mi lasciò e se ne andò.
Guardai la porta della camera di Jeff.
Volevo entrare. Ero tentata di entrare nella sua stanza e di gettargli le braccia al collo, di tempestarlo di pugni e di stringerlo.
Ma invece entrai nella mia camera e mi buttai sul letto, senza nemmeno cambiarmi.
Mi sfilai i jeans e la maglietta e mi sistemai sotto le lenzuola.
Strinsi forte fino alle lacrime il cuscino tra le braccia, come se la cosa potesse bruciare tutti i pensieri che mi tenevano il cuore in una stretta morsa.
In un attimo tutti i rumori di là erano cessati, tutte le luci erano spente.
Lasciai andare il cuscino e mi girai a fissare la porta, sperando che lui sarebbe venuto.


*-*-* Jeff *-*-*


La guardavo dormire, fermo sulla soglia della sua camera, non osavo nemmeno pensare di entrare.
Cos'ero diventato?
Ormai la mia vita ruotava attorno a droga e alcool, sesso e musica.
E lei, all'improvviso, veniva e mi distruggeva l'anima, con quella sua voce cristallina e, Dio, quegli occhi...
Avrei voluto tanto strapparmi quella persona che ero diventato di dosso, gettarla via, lontano, e poter riavere indietro quella ragazza che dormiva tra le lenzuola.
Senza accorgermene, mi ero avvicinato tanto da poter sentire il suo respiro.
Tesi una mano e le sfiorai il viso, smettendo di respirare per un attimo.
Immaginai come sarebbe stato svegliarla con i baci e poi fare l'amore con lei come mai avevamo fatto...
Ma lei aprì gli occhi, lentamente, e mi guardò.
-Scusa...- sussurrai in un respiro, per poi andarmene.
Entrai in camera mia e richiusi piano la porta.


*-*-* Samantha *-*-*


Forse avevo sognato.
Lui era lì, l'avevo visto, l'avevo sentito...
E se n'era andato...
Avevo sentito il suo tocco sulla mia pelle, la sua voce, i suoi passi che si allontanavano...
No... forse avevo sognato...



Che bello non immaginate quanto ho aspettato per poter mettere questa parte!!!!!
Non potevo farli saltare addosso l'uno all'altra appena si vedevano, no?
Dovrete aspettare!!! *malefico sorriso malvagio*
Al prossimo capitolo! Baciiii!!!


P.S: Crazy_Me: Che cosa???!!! Ole???!!! xD Hai una fervida immaginazione! xD
Dani Bailey Rose: SCUSAAAA se non ti ho risposto prima!! Imploro perdono in ginocchio sui ceci come Fantozzi! Eh sì, avevo già postato un capitolo, solo che era il salvataggio sbagliato, quello senza la parte del karaoke. Sono un po' svampita... ^ ^
evelynthekillers: grazie e benvenuta! (perchè sie nuova, no? Altrimenti sto solo facendo casino... vabbè nel dubbio... ^ ^)
Tutti quelli che mi hanno recensita, messa tra i preferiti, seguiti o anche solo ricordati: Grazieeeeeeee vi amo!

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Capitolo 55
*** I missed you too ***


Qualcuno mi stava scuotendo senza troppa delicatezza.
-Svegliaaaaaaa...- ripeteva ogni tanto annoiato.
Alla fine riuscii ad aprire gli occhi, e mi girai. Una faccia indifferente mi guardava.
-Mmmhmm... Paul...- mugugnai.
-Ah, finalmente. Pensavo fossi morta.-
Sulla sua faccia si dipinse un sogghigno sconcertante.
-Ma complimenti... da davanti superi ogni mia immaginazione!-
"Ma di che diavolo sta parlando?"
Emisi una specie di lamento interrogatorio.
-Sei in reggiseno e mutande.- chiarì lui.
Appena sentii queste parole scattai ad afferrare le lenzuola e me le tirai su fino al mento, imbarazzata.
-Ah, ok, tranquilla, mica ti stupro! Chiuditi in convento, ragazza... Giorno Izzy!-
Jeff mi era apparso per circa due secondi, il tempo di uscire dalla camera e sparire verso la cucina.
Un balzo al cuore, come quando sei su una giostra e quella si abbassa all'improvviso.
-Mi devo cambiare, Paul. Vai, per favore.-
-Ok... è pronta la colazione, di là.- mi avvisò, uscendo e richiudendo la porta.
Guardai a stanza, luminosa e colorata.
E sorrisi. Ora potevo essere felice.


-Ben svegliata!- mi salutò allegra Janet, rigirando una frittella nella padella.
-Grazie... Ole, Rob, Tracii...-
"...Jeff..."
Chiusi la bocca facendo finta di niente e mi sedetti al tavolo.
Ole e Tracii si scambiarono un'occhiata, quasi preoccupati.
-Io... vado in camera...- mormorò Jeff avviandosi.
-Ma... non hai nemmeno fatto colazione!- lo richiamò Janet.
Ole le fece segno di lasciar perdere.
-Chissà come fa a stare con quelle camicie a maniche lunghe con questo caldo... mah, quel ragazzo è un mistero...- borbottò lei rigirando ancora la frittella.
Lo guardai di sottecchi allontanarsi nel corridoio.
Si sfregava un braccio come se si fosse tagliato con qualcosa, e camminava sbandando.
Adesso sì che ero preoccupata.
Ole sbuffò e lasciò cadere il biscotto nella tazza, massaggiandosi gli occhi.
-Ancora...- sussurrò a Tracii.
-Finirà per uccidersi...- bisbigliò Rob avvicinandosi, come per non far sentire a me o a Janet.
No, io sentivo benissimo, e ogni tanto Tracii guardava nella mia direzione. Era Janet che doveva rimanere all'oscuro, evidentemente.
-Che dite, glielo diciamo a Samantha?- chiese Ole.
-No.- rispose secco Rob, afferrando un biscotto e infilandoselo in bocca, per poi andarsene sul divano.
Intanto io cercavo di connettere le cose.
L'unica risposta era...
"No, che cosa stai dicendo? E' impossibile, non lo farebbe mai..." pensai, scuotendo la testa.
Eppure, dal senso di vuoto che sentivo nello stomaco, sapevo di avere ragione.
-Tu, di là, subito!- ordinai indicando Tracii.
Mi alzai e mi allontanai un poco, in modo che, come volevano loro, Janet non ci sentisse.
Mi raggiunse con una faccia cupa.
-Che gli succede?- chiesi.
Esitò un po', forse cercando il modo di dirlo.
-E' che... da quando è venuto via... diciamo che non è più lui... ha cominciato a prendere dei vizi che... beh... è solo perchè ti stava lontano e si sentiva in colpa... e questo... ecco... è uno di questi vizi...-
-Cosa è uno di questi vizi?-
-Beh...-
-Tracii! Se si sta uccidendo lo voglio sapere!-
-Perchè?-
-Perchè lui è Jeff!- urlai, forse un po' troppo forte perchè si girarono tutti.
Tracii abbozzò un sorriso, come se avesse sentito una cosa che voleva sentire.
-Bene. Te lo dirà lui stesso, allora. E' di là in camera sua.-
Girò i tacchi e ritornò al tavolo.


Entrai nella stanza senza bussare.
Jeff era afflosciato su una sedia e si girò di scatto quando richiusi a porta.
Mi avvicinai e gli presi il braccio che si stava sfregando.
Non mi fermò quando alzai la manica fin sopra il gomito, scoprendo i segni violacei che mi aspettavo di vedere.
-Eroina, Jeff?! Eroina?!- urlai, fuori di me dalla rabbia.
Boccheggiò con una faccia mortificata.
-Cosa diavolo pensavi di fare?!- continuai, senza badare a quello che balbettava.
-Io non...- cominciò, alzandosi.
-Perchè? Perchè anche questo?-
Si ammutolì, guardando verso il basso.
-Perchè?- ripetei, supplicante.
Non rispose, si limitò a riabbassarsi la manica fino al polso.
Mi girai verso la porta, pronta ad andarmene.
-Scusa.-
Mi bloccai mentre prendevo la maniglia. Chiusi gli occhi ed inspirai a fondo.
Perchè, perchè mi chiedeva scusa? Non era già abbastanza complicato?
-Sono debole.-
-Questa non è una scusa, Jeff!-
Sospirò.
Percorsi i pochi passi che ci separavano e lo fissai negli occhi.
-Devi smetterla di farti male.- lo implorai, mentre ricadeva all'indietro sulla sedia.
Puntò i gomiti sulle ginocchia e si strinse tra le mani la testa.
Mi inginocchiai di fianco a lui e appoggiai la fronte al suo braccio.
-Non valgo niente.- disse, con la voce incrinata.
Lo guardai con stupore.
-Che dici? Non è assolutamente vero.-
-Ma guardami! Guarda cosa sono diventato! Ti ho lasciata senza dire una parola, ho lasciato i miei amici e la mia vita, per venire qui a fare cosa, poi?! A imbottirmi di pillole e alcool e a spendere soldi con le puttane!-
Vidi delle macchioline scure sui jeans.
-Hey, stai piangendo?- chiesi a bassa voce, ma con un tono che pareva più un'affermazione.
Tirò su col naso.
-Mi sei mancata tanto.-
Sorrisi e gli strinsi forte il braccio.
-Anche tu. Tantissimo.-
Sfilò il braccio dalle mie mani, girandosi verso di me, con gli occhi ancora lucidi.
Mi passò la mano dietro la nuca, si abbassò e mi baciò piano.




ÇuÇ

*me piange in silenzio*
Finalmente!!! ÇuÇ
In realtà avevo in programma una litigata apocalittica, ma poi, ascoltando la versione di My Immortal eseguita al piano, il programma è andato a fanculo *perdonate i termini*
E viva l'amore!

Grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione per tutti i capitoli prima di questo, grazie in anticipo a chi si disturberà a recensire anche questo, e grazie e benvenuta a Little Shinedown (e anche a michi_stradlin_isbell, se non sto facendo confusione... se sei nuova allora benvenuta anche a te e scusa se ti incastro tra le parentesi, ma sai com'è, il dubbio...)

Al prossimo capitolo, colleghi!


ghirigoro

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Capitolo 56
*** Songs ***


Rimanemmo nella stanza per un po', seduti sul letto, io sulle sue gambe a sfiorargli il braccio con i lividi, e lui a parlarmi sottovoce di quello che aveva fatto e pensato da quando se n'era andato.
A volte rabbrividivo sentendomi raccontare le sue notti, riempite dagli effetti e le ripercussioni di una delle tante droghe nuove che aveva provato, o da qualche prostituta strafatta e ubriaca che avrebbe accettato di fare di tutto pur di racimolare qualche dollaro.
E la cosa che più mi stupiva era che lui se le ricordava tutte, si ricordava il nome di ogni ragazza, se questa glie l'aveva detto, si ricordava nel dettaglio ogni sua azione, si ricordava alla perfezione come si era sentito o quanto a fondo era entrato l'ago.
Mi chiedevo come potesse sopportare questi ricordi, troppo reali anche per sentirseli raccontare.
Aveva detto che si era sentito fiero di me quando mi aveva vista all'aeroporto, perchè io avevo avuto il coraggio e la forza di ribellarmi.
Quando finì di raccontare, era arrivato al punto in cui mi aveva sfiorata mentre dormivo.
-Come se la passano i ragazzi?- chiese dopo una lunga pausa, con la voce tremante.
-Non li riconosceresti.- sospirai appoggiando la testa alla sua spalla e accarezzandogli una guancia.
-Sono cambiati tanto?-
-Tantissimo. Non sono più gli stessi da quando te ne sei andato. Hanno cominciato a fare concerti senza tregua, uno dopo l'altro, ogni giorno, e poi la casa tutto d'un tratto si è riempita di groupies e di droga, di bottiglie, di drogati e di puttane. Alfred si è licenziato, e non è rimasto nessuno a preoccuparsi per me. Così appena è finita la scuola, ho rubato gli ultimi 100 dollari allo zio e sono venuta qui. Non ce la facevo più a sentirmi gridare contro e a chiudermi in camera per non vedere quello che facevano.-
-Quanti soldi hai rubato a tuo zio?- chiese Jeff, vagamente divertito.
-Circa 800 dollari. Una metà per le cose che mi sono servite a casa, e l'altra per il biglietto aereo.-
-E da quando ti sei data alla macchia?-
Lo guardai, stava facendo il famoso sorriso sghembo.
-Da quando lo zio ha cominciato a bucarsi.- risposi, fissandolo negli occhi.
Si rabbuiò improvvisamente e strinse i pugni.
-Senti è un mio problema, tu non c'entri niente.- sbuffò irritato.
-Io mi preoccupo per la tua salute, Jeff! Finirai per ucciderti!-
-Me lo ripetono continuamente che finirò per uccidermi!-
-Perchè è vero!-
-Non sono un bambino, ho ventun'anni e so quello che faccio!-
-Evidentemente no perchè continui a farti del male!- urlai scendendo dal letto.
Mi guardò male, come se lo avessi insultato, facendomi venire i brividi.
Si alzò in fretta e raccolse il chiodo gettato a terra.
-Dove vai?-
-Esco!- urlò, richiudendo con violenza la porta.
Mi sentivo furiosa e triste, afferrai un cuscino e lo scagliai contro la parete.
Mi raggomitolai sul materasso, stringendo le ginocchia al petto e cercando di soffocare le lacrime.
-Sei un idiota, Jeff! Ucciditi, se ci tieni tanto! Nessuno ti fermerà!- singhiozzai.
La porta dietro di me si aprì e si richiuse.
Non mi voltai a vedere chi era, sicuramente era Tracii, oppure Ole.
-Hey, che è successo?- chiese infatti Tracii.
Mi asciugai le lacrime sul dorso della mano e tirai su col naso.
-Niente.-
-Oh, andiamo, è uscito incazzatissimo e tu sei qui a piangere. Direi che non è niente.-
Sentii che le lacrime stavano ritornando.
-Io gli ho.. solo detto... che la deve... smettere... di...- singhiozzai, senza riuscire a finire la frase.
Tracii si avvicinò e si sedette di fianco a me.
-Ah, lui è fatto così...-
-Non ha mai fatto così!-
-Beh, questo è vero... Dicevo tanto per dire... Non sono molto bravo a consolare le persone... Comunque, se c'è una cosa che so, è che non è facile ammettere di avere problemi ... beh, di essere dipendente da alcool, droga e sesso, in poche parole.-
-Ma io non gli ho detto niente di male!- ripetei.
-Certo, sicuramente è così. Ma prova a metterti nei suoi panni... era distrutto, completamente, e cercava un modo per non pensare alle preoccupazioni. Voleva solo sentirsi meglio.-
-E doveva proprio cominciare con l'eroina?-
Tracii sbuffò e si alzò. Andò a rovistare in un cassetto della scrivania lasciato aperto. Ne estrasse una specie di quaderno malconcio, pieno di fogli volanti scarabocchiati.
Ritornò di fianco a me e mi lasciò il quaderno davanti.
Lo guardai di sottecchi mentre lo apriva.
-Leggi questa, Sam.- disse, indicando una pagina scritta.
-Che cos'è?- chiesi, osservandola.
-Una canzone, credo. Beh, non ci sono le rime, quindi sarebbe più una poesia. Izzy ne ha scritte tantissime, ma non ce le ha mai fatte leggere. Ogni tanto, comunque, ci davo una sbirciatina, così, tanto per vedere. E ti giuro che per poco non mi mettevo a piangere.-
-Di cosa parlano?- chiesi, sfiorando la carta.
-Un po' di tutto. Della droga, della tristezza, dell'amore... ma per lo più di te.-
Credetti di aver sentito male.
-Cosa?!-
-Hey te l'avevo già detto, no?-
-Sì ma pensavo che stessi scherzando!-
-E invece no. Quello che voglio dirti, comunque, è di andarci piano con lui. E' stato una specie di shock per lui sapere che venivi a trasferirti qui. Dopo tutto quello che ha passato, beh, sapere che è stato inutile...-
-Sarebbe colpa mia adesso?!-
-No, no, mica sto dicendo questo! Diciamo che è stato... a causa tua...-
-Ah, bene! Vado in giro a spingere le persone ad ammazzarsi!- borbottai mettendo il broncio.
-Eh, adesso!, che esagerata... Leggi, adesso. Io vado a finire di fre colazione... ti lascio un po' di muffin, ok?-
-Sì, grazie...- mormorai prendendo in mano il quaderno.
"Can't get back to being happy"
Lessi tutta la canzone dall'inizio alla fine.
Parlava di un ragazzo che una mattina si sveglia nella sua vita di prima, con i suoi amici, la sua ragazza, la sua famiglia, e si sente felice perchè pensa di poter rimediare agli errori commessi. Ma poi riapre gli occhi, capisce che è stato un sogno, e allora esce di nuovo a comprarsi un'altra dose.
Le ultime due righe erano in pratica una strofa a parte: Live and dream, my love, and please be strong. Keep fighting what enslaves me, keep hating what's wrong.
"Vivi e sogna, amore mio, e ti prego sii forte. Non smettere di lottare contro ciò che mi schiavizza, non smettere di odiare ciò che è sbagliato... Tracii aveva ragione, le ha scritte per me."

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Capitolo 57
*** Good Night ***


Quando Jeff tornò era ormai notte.
L'avevo aspettato per tutto il tempo seduta sulla poltrona di camera sua, preoccupandomi ma non avendo la forza di alzarmi e andare a cercarlo.
Avevo chiamato Suzie e Klaire, avevo raccontato loro tutto e loro mi avevano consigliato di andarci piano, perchè in fondo Jeff era ancora innamorato di me, secondo loro.
Quando entrò mi lanciò un'occhiata indecifrabile, quasi si aspettasse di trovarmi lì, ma non ne fosse così sicuro.
Si sfilò lentamente il chiodo, dandomi le spalle, e lo lasciò sullo schienale di una sedia.
Teneva un braccio piegato, e scossi la testa ricacciando dentro le lacrime.
-Che ci fai qui?- chiese, senza girarsi.
Speravo che lo facesse, veramente.
-Non lo so...- mormorai, e non stavo mentendo; -Ti stavo aspettando.-
-Perchè?-
-Non lo so...-
Sospirò.
-Immagino di doverti delle scuse.- disse, passandosi una mano tra i capelli.
-Non parliamone più.-
Questa volta si girò e mi guardò con due occhi così tristi che le lacrime minacciarono di tornare.
-Hai ragione, Samantha, hai sempre avuto ragione. Ed è... snervante.- ammise.
-Non importa.-
-E io sono così stupido che ho buttato via altri 25 dollari per una siringa che mi sono iniettato per metà, perchè non avevo il coraggio di tornare da te completamente fatto.-
-Ma non ti fai problemi a tornare mezzo fatto.- commentai, dura.
Richiuse la bocca e abbassò lo sguardo.
-Ok mi dispiace, non volevo... è che mi fai arrabbiare, tantissimo.- mi scusai.
-Ma hai ragione... hai fottutamente ragione, e mi dispiace da morire...-
Fece una lunga pausa, durante la quale mi scappò uno sbadiglio.
-Hai sonno? Credo che dovremmo andare a dormire. Sono... sono quasi le due.-
-Lo so. Non ho nemmeno cenato.-
Mi guardò più preoccupato che sorpreso.
-Non sapevo dove fossi... o cosa stessi facendo...- spiegai, abbozzando un sorriso.
Mi sorrise mestamente, come per scusarsi.
-Ti va di dormire con me?- azzardò.
-Certo.- risposi, alzandomi dalla sedia, stiracchiandomi e andando ad abbracciarlo.
Mi strinse forte e mi posò un bacio sulla fronte.
-Mi dispiace tanto...- ripeté.
-Andiamo a dormire, avremo tutto il tempo di parlare domattina.- sussurrai, attirandolo verso il letto.
-Ah, mi gira la testa...- si lamentò.
-Ce la fai?- chiesi preoccupata.
-Sì, dovrei... tranquilla, adesso mi spoglio e...-
Gemette cadendo sul letto.
-Jeff! Che ti succede?-
-Ah, niente, niente, solo un giramento... succede, a volte... basterà una dormita...-
Lo guardai, per niente convinta.
-Su, vieni qua...- mormorò, tirandomi verso di lui.
-Mi stai facendo paura...- ammisi.
-Perchè?-
-Perchè mi sento come se ti stessi perdendo, Jeff...-
-Oh, Sam... non dirlo neanche per scherzo, non ti lascerei mai!- disse, prendendomi il viso tra le mani e baciandomi.
-Su, adesso andiamo a dormire.- aggiunse, accarezzandomi il braccio.
Si sfilò la maglietta, gli stivali e i pantaloni, rimanendo in boxer, e così feci anche io.
Ci infilammo sotto le lenzuola e mi sistemai contro il suo petto, inspirando a fondo il suo odore di sigaretta e di pelle.
-Buona notte.- mi soffiò nell'orecchio.
-Buona notte.- risposi, stringendomi di più a lui.
-Ti amo, Samantha.-
-Anche io, Jeff.-



Ciaooo!!!

Scusate il ritardo e la cortezza del capitolo, ma l'ispirazione è una brutta bestia!
Un grazie di cuore a tutti quelli che hanno recensito il capitolo precedente, sono contenta che vi sia piaciuto!
Pensavo che Jeff fosse un po' troppo lunatico lì, ma invece...
La canzone "Can't get back to being happy" l'ha scritta una mia amica apposta per la mia storia, perchè io sono un po' una s£g@, quindi grazie di cuore Rox! (So che stai leggendo!)
Ho intenzione di pubblicarla in uno dei capitoli seguenti, se riuscirò!
Ah, un'altra cosa: NaughtyNeko, hai veramente dei gusti musicali eccezionali!

Al prossimo capitolo!

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Capitolo 58
*** Not still loved ***


Ciao miei adorati lettori!

ho deciso di dare una svolta a questa storia, perchè avevo pianificato una fine troppo... smielata, direi...
Ho deciso di concludere questa storia con un altro finale, quindi, e per riuscirci, purtroppo, dovevo cambiare drasticamente il corso della storia.
Non prendetevela con me, sono stata obbligata!
Quindi preparate una canzone triste, e buona lettura.


Mi svegliai che ero ancora tra le sue braccia, contro il suo petto.
Appena aprii gli occhi, un paio di labbra catturarono le mie.
-Buongiorno.- mi sussurrò Jeff all'orecchio quando si staccò.
-Buongiorno.-
-Hai voglia di alzarti?- mi chiese con la voce di chi spera di ricevere un no.
-Non molta.-
-Bene.- disse, prima di sistemarsi sopra di me.

*-*-* Casa di Klaire, 13:07 *-*-*

-Suzie, quando l'hai comprato questo?- mi chiese Klaire osservando un CD con occhi sognanti.
-Boh, non me lo ricordo... forse due o tre giorni fa, prima che Sam partisse.- risposi sedendomi sul mio letto.
-Me lo presti fino a domani?-
-Ma non ho ancora finito di ascoltarlo!- protestai.
-Ti pregoooo!!!!!-
La guardai, con quegli occhi sgranati al massimo e il labbruccio...
-Ah, va bene. Ma domani me lo riporti!-
-Aaaaah! Ti adoro!- urlò saltandomi al collo.
Sentimmo dei rumori venire dal piano di sotto, e ci guardammo stranite.
-Ma sono andati tutti dai nonni...- mormorai.
-Meglio andare a vedere...- disse preoccupata.
Lentamente scendemmo le scale e andammo all'ingresso.
Qualcuno stava prendendo a spallate la porta.
-Aprite, cazzo! Aprite!- urlava.
-Vai a vedere alla finestra! Non farti vedere!-
Klaire si avvicinò alla finestra e scostò la tenda.
Quando si girò era pallida.
-Dio, è... sono...-
-Chi?!-
-Samantha...-
Questo mi bastò per capire. Slash. E gli altri.

*-*-* Poco dopo, a Los Angeles *-*-*

Ero seduta tra le sue gambe e guardavamo la televisione, giocherellando con le dita.
Non avevo preoccupazioni o paure, e finalmente ero lontana da quell'inferno che prima potevo chiamare casa.
Ed ero con lui.
Tracii, Ole e Janet ci guardavano con l'espressione che si ha ad un matrimonio, e ogni tanto parlottavano contenti tra loro.
-Ho una sorpresa per te.- mi sussurrò all'orecchio Jeff, accarezzandomi il collo da dietro.
-Che cos'è?-
-Se te lo dicessi non sarebbe una sorpresa, no?-
-E allora dov'è?-
-Temo sia in camera mia...- rispose, spingendomi con delicatezza giù dal divano.
Mi alzai in piedi e mi lasciai tirare per la mano.
Il telefono squillò e Janet si alzò a rispondere.
Io e Jeff ci chiudemmo in camera, e lui mi fece sedere sul letto.
Lo guardai trafficare nell'armadio e sorrisi.
-Samantha, è per te! E' importante!- mi chiamò Janet dalla cucina.
Sbuffai e lanciai a Jeff un'occhiata di scuse, aprii la porta e raggiunsi Janet.
Afferrai la cornetta e me la portai all'orecchio.
-Dio, Samantha! Tu non hai idea di cosa... sono... è...-
-Suzie, calmati! Che è successo?-
-Tuo zio! Devi andartene!-
-Cosa?- balbettai, sperando con tutta me stessa di aver sentito male.
-Ti sta venendo a prendere!-
-Che c'è, Sam?- mi chiese preoccupata Janet.
Attaccai al cornetta e mi appoggiai al tavolo, non sentendomi più le gambe.
-Lo... zio...-
Janet boccheggiò, Tracii e Ole si precipitarono a riempirmi di domande a cui, comunque, non risposi.
Jeff arrivò da camera sua e gli lanciai un'occhiata impaurita.
Sbiancò letteralmente, aveva capito. Mi afferrò per il polso e mi trascinò verso l'ingresso.
-Dove state andando?- chiese Tracii.
-Non lascerò che ti portino via.- mormorò, rivolto a me.
Aprì la porta e si bloccò. Da sopra la sua spalla vidi la faccia furiosa dello zio che ci veniva incontro.


-Le scale!- urlò Jeff trascinandomi verso la rampa.
-Dove credete di andare?!- tuonò lo zio correndoci dietro.
Scendemmo disperatamente giù per le scale, lui davanti e io dietro, la mia mano nella sua, a trascinarci a vicenda.
-Corri!-
Saltammo gli ultimi tre gradini della rampa e ci precipitammo giù per l'altra, con il cuore a mille e la paura che ci mozzava il fiato.
-Manca poco!- mi incoraggiò Jeff ansimando.
Raggiungemmo finalmente il porticato, quando un paio di braccia mi strapparono dalle sue, improvvisamente.
-Eccoti qui, eh?- mi sussurrò all'orecchio Axl, stringendo la presa.
Mi arrivarono solo i rantolii di dolore da dietro Steven e Duff. Probabilmente avevano atterrato Jeff.
-Allora, dove diavolo avevi intenzione di andare?- ringhiò lo zio comparendo.
Quasi mi si bloccò il cuore quando sentii la sua voce.
-Adesso si torna a casa.-
-E non si scappa.- aggiunse Axl con tono divertito, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.


Mi trascinarono per un braccio, senza perdermi d'occhio.
Mentre ci allontanavamo non cercavo di liberarmi e non protestavo.
Mi giravo a guardare Jeff, in piedi sul marciapiede circondato dai ragazzi, che erano scesi.
A tratti implorante, a tratti disperata, a volte incredula, mi giravo verso di lui sperando con tutta me stessa che facesse qualcosa, qualcosa all'infuori di guardarmi andare via.
Non stava facendo assolutamente niente di ciò che aveva promesso.
Non lascerò che ti portino via, aveva detto.
Ma era esattamente ciò che stava facendo.


*-*-* Jeff *-*-*

Avrei potuto fare qualcosa, qualsiasi cosa.
Ma non feci nulla.
Perchè, in quel momento, mentre la vedevo girarsi, trascinata da Axl, io mi resi conto che, sebbene rifiutassi disperatamente di ammetterlo, dopo così tanto tempo di sofferta lontananza, di lacrime e di depressione, sebbene una parte di me ne avesse bisogno, io non la amavo più.

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Capitolo 59
*** La fila è lunga ***


Guardavo la gente passare in strada da più di tre ore, senza muovermi da quella sedia attaccata alla finestra.
Lo zio mi aveva chiusa in camera appena eravamo arrivati, con un piatto di qualcosa, ancora mezzo congelato, che avevo buttato nel cesso.
Non era stato particolarmente cattivo, non mi aveva urlato dietro e non aveva alzato una mano, come invece mi aspettavo.
Mi aveva ordinato di non farlo mai più e mi aveva chiusa dentro, a chiave.
Non che la cosa migliorasse le cose tra noi, comunque.
Guardavo la gente passare in strada da più di tre ore, senza muovermi da quella sedia attaccata alla finestra.
La mia mente era vuota sebbene avessi miriadi di pensieri che pulsavano per uscire.
Mi chiedevo cosa era cambiato, cosa c'era di sbagliato, cosa avevo fatto di male.
Poi mi dicevo che non era colpa mia, che era lui che non andava bene.
Cercavo di convincermi che fosse lui ad aver commesso un errore, che fosse stato lui a perderci, ma più me lo ripetevo più sapevo che non era vero.
Mi chiedevo cosa diamine gli era saltato in testa, perchè fino a pochi secondi prima non mi avrebbe lasciata per nulla al mondo e poi, basta, mi aveva mollata nelle mani di quattro drogati senza nulla da dire in contrario.
Mi aveva guardata, con gli occhi limpidi, come se non si rendesse conto di ciò che stava facendo, come se non ci trovasse nulla di sbagliato.
E io guardavo la gente passare in strada da più di tre ore, chiedendomi se avrei riconosciuto il suo viso tra quello dei passanti.


*-*-* Jeff *-*-*


-Ma si può sapere cosa diavolo hai fatto?! Cosa cazzo ti è saltato in mente?!-
Tracii, Rob ed Ole mi urlavano dietro da più di due ore, Paul fumava nervosamente una sigaretta dopo l'altra, lanciandomi sguardi di fuoco, e Janet era ferma a fissarmi con astio.
-Perchè hai lasciato che la portassero via, cazzo?!-
-Non lo so.- risposi per l'ennesima volta.
-Non hai nemmeno minimamente pensato di aver fatto una cosa sbagliata, vero?- chiese Tracii sibilando e riducendo gli occhi a due piccole fessure.
Non risposi, perchè qualsiasi cosa avrei detto non gli sarebbe andata bene.
-Perchè lo hai fatto?-
-Cos'è cambiato, Izzy? Dimmi che cosa cazzo è cambiato!-
-Io non la amo.- risposi.
-E cosa cazzo vuol dire, che non la ami?! Cosa cazzo vuol dire lasciarla nelle mani di quei fottuti... e solo perchè non la ami più!-
-Io non lo so! Non so che diavolo mi è preso, cazzo! Era come se... come se non riuscissi a muovermi! Quasi non sentivo il dovere di fermarli!-
-E ti sembra un motivo per rimandarla indietro, da dove è scappata?- chiese a voce bassa Ole, guardandomi di sottecchi.
-No.-
-Allora capirai perchè ti consiglio di trovarti un'altra sistemazione.-
-E un'altra band.- aggiunse Paul, spegnendo la sigaretta sul mio chiodo.


*-*-* Slash *-*-*


In realtà capivo benissimo perchè se n'era andata, e non potevo biasimarla per questo.
Non potevo nemmeno punirla severamente. Non sarebbe stato giusto.
Forse era stato un bene che se ne fosse andata.
Avevo sempre la mente annebbiata dai fumi dell'alcool o dall'ennesima dose, e non capivo quanto fossimo devastati.
E, comunque, non avrei sicuramente capito cosa provasse mia nipote nel vedermi con un ago nel braccio o con una ragazza mezza nuda in braccio.
Ma ora che era scappata, tutto mi era chiaro.
E ora mi toccava darle la bella notizia.


*-*-* Samantha *-*-*


Qualcuno bussò alla porta, ma non mi degnai di rispondere.
Infatti, come previsto, venne aperta lo stesso.
-Vorrei parlarti...- cominciò lo zio.
Non sembrava particolarmente scazzato.
-Slaaaaash!!!- strillò una ragazza saltandogli al collo.
-Sì... ehm... non è il momento baby... devo fare una cosa seria...-
"Tsè... una cosa seria. Lui!" pensai.
-Ma non gliel'hai ancora detto, eh?-
-No, baby, glielo stavo per dire!-
-Ma io ti voglio a letto!- miagolò la ragazza accarezzandogli il petto.
-Ah... beh... allora te lo dico un'altra volta, eh Sammy?-
-Non chiamarmi Sammy, non prenderti tanta confidenza!- risposi alzandomi e spingendolo fuori dalla camera.
-Che cazzo fai?!-
-Vattene!- urlai, chiudendogli la porta in faccia.
Ricaddi a terra, singhiozzando e stringendo i pugni con tanta rabbia da farmi male.
-Ah, ma chi la capisce questa!- lo sentii sbuffare.
-Che stronza, poteva almeno evitare di sbattere la porta!- aggiunse la ragazza.
-Ah, lascia perdere... dicevi, avevi bisogno di me in camera?-
La ragazza rise con voce infantile, e i passi si allontanarono.
"Fanculo."


*-*-* Duff *-*-*


-...che poi non era nemmeno tanto alla moda... Mi stai ascoltando Duff?-
-Eh? Che? Ah, sì, sì, certo bellezza.-
-Mmmh, io penso di no...-
-Tu non devi pensare.- risposi aspirando annoiato una boccata di fumo.
-Cosa?-
-Niente...-
Axl arrivò e si sedette sulla sdraio di fronte a me, con in mano una bottiglia del buon vecchio zio Jack.
-Ciaaao Axl!- lo salutò lei languidamente.
-Hey, bimba, ti dispiace andare a chiacchierare da un'altra parte? Vai a farti un bagno in piscina, magari!- la liquidò.
Lei si alzò indispettita e zampettò sui tacchi verso il bordo piscina.
-Che hai?- gli chiesi sbuffando via il fumo.
-Niente.-
-Ah, andiamo, hai mandato via quello schianto senza nemmeno cercare di scopartela e sei qui, seduto in giardino, davanti a me, nè ubriaco fradicio nè fatto. C'è qualcosa che non va.-
-Non lo so. Mi sa che manca qualcosa...-
-Vuoi un po' di roba?- gli chiesi porgendogli lo spinello.
-No, no è quello.-
-Allora cos'è?-
-Non saprei... come se... mancasse qualcosa...-
-O questo spinello è molto buono o mi sa che l'hai già detto.- scherzai per tirargli su il morale.
-Già, l'ho ripetuto...- rispose sovrappensiero, bevendo un sorso dalla bottiglia.
-Non c'entra niente la roba o l'alcool?-
-No.-
-Le ragazze?-
-Forse...-
-Le groupies! Ah, lo sapevo, vuoi roba di classe!-
-No, non sono le groupies...-
Da come mi guardò capii che sapeva benissimo ciò di cui stava parlando, e voleva solo farmici arrivare senza doverlo dire.
-Allora c'entra Sam.-
-Sì, penso di sì.-
-Ah, andiamo sai benissimo che è così.- sbuffai tirando un'altra boccata.
-Ah non ti sopporto quando fai il saputello!-
-Allora, che hai adesso con Sam? Se non sbaglio la tua voglia di sbattertela è passata da un po', giusto?-
-Io non ho mai... avuto voglia di... sbattermela!- disse, quasi indignato.
-Oh non prendertela... stavo scherzando!-
-Scherza di meno che mi fai incazzare!-
-Oh, hai la luna storta, eh? Su dimmi che cosa c'è adesso.-
-Non c'è niente.-
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
-Oh, con me questi trucchetti non funzionano, bello. C'è sotto qualcosa.- insisto tirando un'altra boccata.
-Ok, ok. Mi sento in colpa, tipo...-
-In colpa? E perchè?-
-Mah, per come l'abbiamo trattata negli ultimi tempi....-
-Guarda che è lei che è scappata, mica l'abbiamo sbattuta fuori di casa!-
Mi guardò in cagnesco, facendomi andare di traverso il fumo.
-Come sei scazzato oggi!- gli dissi tossendo, mentre lo guardavo alzarsi ed andarsene.
-Fuma di meno che diventi coglione!-
-Che ho detto?!-
-Niente, Duff, assolutamente niente!-
Entrò in casa e richiuse la porta.
"Mah, questo è matto..."


*-*-* Samantha *-*-*


Ero indecisa tra fare le valige e andarmene di nuovo o restare fino ai diciott'anni, e mi arrovellavo il cervello per decidermi.
Qualcuno bussò alla porta, distogliendomi dai mei pensieri.
-Hey sono io! Axl!-
Non risposi, Axl era l'ultima persona con cui avevo voglia di parlare in quel momento.
-Senti so che probabilmente non hai intenzione di aprirmi...-
-Ecco allora vattene, visto che già lo sia!- urlai.
-Sto entrando!- mi avvertì.
"Ecco, appunto..."
-Rompicoglioni ed invasato come sempre, eh?- lo accolsi amorevolmente, lanciandogli uno sguardo alla "Muori bastardo."
-Dai, non sono così male!-
-No, hai ragione. La prossima volta che parlerò di te con i miei amici ti definirò "Axl, quello sciocchino che tenta di infilarsi nelle tue mutande!"-
-Stronza come sempre, eh?-
-Grazie. Ho imparato dal migliore.-
-Ah-ah, che ridere. Ti devo parlare.-
-Ah, credevo volessi propormi una cosa a tre.-
-Magari dopo...- mi lanciò uno sguardo perverso; -Ma ora devo parlarti di una cosa seria.-
-Mettiti in coda, bello, la fila è lunga!- lo liquidai, scendendo dal letto e andandomene.

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Capitolo 60
*** You got... ***


-Hey ferma! Ti devo solo parlare!-
-Smettila! Lasciami in pace, cazzo!-
Mi rafferò un polso e gli tirai uno schiaffo.


*-*-* Axl *-*-*


Rimasi senza fiato, con la guancia che bruciava.
Sembrava spaventata, indifesa... aveva seriamente paura di me?
Le mollai il polso e la strinsi, non riuscendo ancora a capacitarmi di come fossimo arrivati a quel punto.


*-*-* Samantha *-*-*


Mi ritrassi subito dopo aver realizzato cosa avessi fatto, temendo delle ripercussioni.
E, invece, mi ritrovai stretta da due braccia che, per una volta, non volevano farmi del male.
Perchè lo stava facendo?
-Ah, che coglioni siamo stati... Scusaci, veramente. Non sappiamo trattenerci, Sam. Mi dispiace tanto.- mi sussurrò all'orecchio.
Mi baciò la tempia e mi strinse di nuovo.
-Ma come siamo arrivati a farti scappare di casa?-
E in quel momento crollai, scoppiai a piangere e sfogai tutta quella tempesta che avevo nel petto contro di lui.
-E' colpa vostra! Io ho cercato di farvelo capire che vi stavate uccidendo, ma voi...-
-Sì, sì, hai ragione...- mi diceva, come si fa con una bambina che piange.
-E smettila di dirmi che ho ragione! Non ho quattro anni!-
Mi staccai da lui con forza, spingendolo contro al parete del corridoio.
-Non essere così...-
-Così cosa?-
-Diffidente.-
-Cosa?! Tu, dopo quello che mi hai fatto, dici a me di non essere diffidente?! Fatti di meno!-
-Fino a cinque secondi fa stavi piangendo sulla mia spalla.- mi ricordò, stranamente per nulla alterato.
-Cinque secondi fa non ero arrabbiata.-
Mi lanciò una chiave, quella di camera mia. Ecco come aveva fatto ad aprire la porta.
Mi scrutò attentamente, senza dare segni di irritazione.
-Che c'è da guardarmi così?- chiesi.
-Sei diventata più bella. Non me n'ero accorto.-
Sentii le mie guance diventare rosse e lo stomaco contrarsi.
Tese una mano per accarezzarmi ma la scansai, affrettandomi ad andarmene.

Corsi in cucina, come sempre disordinata. Almeno non c'era nessuno.
Composi il numero di Suzie, sperando che rispondesse.
-Pronto, Suzie!-
-Sam?! Oddio come stai? Ti prego dimmi che non ti hanno fatto niente!-
-No, per ora no!-
-Che è successo?-
-Niente... io non so...-
-E Jeff? Che ha fatto Jeff?-
-PRONTO!- urlò un'altra voce.
-Ciao, Klaire. Come stai parlando?-
-C'è un telefono nella cucina, uso quello.-
-Ah... certo...-
-Allora come ha reagito Jeff? Di sicuro si sarà incazzato come una bestia quando ti hanno portata via... aspetta come mai sono riusciti a portarti via?-
-Grazie Klaire, sai sempre come rigirare il coltello nella piaga nel modo più doloroso!- singhiozzai.
-Che intendi dire?- chiese Suzie.
-Non gien'è fregato niente, mi ha lasciata andare e... e fino a cinque secondi prima... Dio quanto lo odio!-
Dall'altra parte della cornetta si sentivano solo i respiri delle mie due amiche.
-Io... non so cosa dire... mi dispiace...- mormorò Suzie.
-Siamo da te tra cinque secondi!- mi assicurò Klaire.
-No, ci sono lo zio e gli altri!-
-E che ce ne frega, scusa? Hai il diritto di vedere le tue amiche!-
-No, non serve! E poi lo sapete che è pericoloso!-
-Ma cosa vuoi che ci succeda, siamo inc asa tua no? E poi stiamo nella tua stanza, promesso! Anche a costo di pisciarci addosso!-
-Klaire!-
-E' vero! Io lo farei!-
-Che schifo!-
-Cosa che schifo?! E' un esempio, mica lo farei veramente!-
-Eh si spera...-
-Ok siamo da te tra cinque minuti! Comincia ad aprire la porta!-
-No! E' meglio se non...-
-Tu... tu... tu... tu... tu...-


*-*-* Slash *-*-*


-Quindi non gliel'hai ancora detto a tua nipote?- mi svegliò lei scuotendomi.
-Eh? Cos... di che stai parlando?- biascicai cercando di aprire gli occhi.
-Della cosa che le dovevi dire.-
-Eh? Che diavolo...-
-Che ci sposiamo, Slash!-
-Ah... certo...-




Ok, ok, anche io li odio tutti in questo capitolo, soprattutto la ragazza di Slash.
Ma ci avviciniamo alla fine della storia e le cose vanno scritte come stabilito...
Spero non vogliate uccidermi per questo ^ . ^
E, lo so, capitolo cortissimo! Ma vedrò di aggiornare presto, state sicuri!

Ah, dato che continuo a dimenticarmene, vi avviso che la mia altra storia (quella su Blackie) l'ho spostata nella sezione Nirvana, e che quindi dovete dimenticare ciò che avevo detto a proposito di avvenimenti raccontati in entrambe le storie... vabbè spero di non perdere lettori, comunque!



Al prossimo capitolo!

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Capitolo 61
*** I'll be your nothing ***


Sentii il campanello suonare, e corsi alla porta il più velocemente possibile.
-No... oh no, no... no ti prego...-
Tiravo, spingevo, ma la porta non si apriva.
-Sam! Dove sei?- urlò Klaire da fuori.
-Non si apre!- le risposi, continuando a tentare.
Mi staccai e chiamai lo zio.
Sicuramente era rintanato da qualche parte a consumare il suo momento di estasi o a farsi qualche ragazza più che facile.
-Slash!- urlai per l'ennesima volta. E no, non mi veniva proprio di chiamarlo zio.
Mi diressi verso la sua camera, ma nemmeno lì c'erano rumori.
-Axl! Duff! Steven! Iz...-
Mi si smorzò la voce in gola e mi diedi della stupida.
Ritornai a cercarli tutti, aprendo tutte le porte che trovavo.
Restava la sala prove, ma non si sentivano rumori...
Stavo per andarmene, quando qualcosa cadde a terra dentro la sala. Si sentirono grida e schiamazzi, ma poi tornò il silenzio.
Già, le pareti erano insonorizzate in modo che tutto il baccano che facevano quando provavano da fuori non si sentisse più di tanto.
Aprii la porta e Axl mi venne addosso.
-Che... ci fai qui?- mi chiese cercando di portarmi via, come se dentro la stanza ci fossero cose che non avrei dovuto vedere.
-Devo chiedere a quel coglione perchè cazzo ha chiuso la porta a chiave.- risposi acida spingendolo da parte.
Lo zio e la ragazza di prima erano seduti sulle sedie a farsi le fusa.
-Perchè diavolo hai chiuso la porta a chiave?-
Mi guardarono come se fossero appena usciti da una visione.
-Io... ho... ah sì, giusto. Ce le ha Duff.-
Mi girai a guardare il biondo, che si stava scolando una lattina d birra.
-Tira fuori.- ordinai.
-E io cosa guadagno?-
-Che non dovrai togliere i resti delle tue palle dal frullatore.-
-Và che questa fa sul serio.- gli sussurrò Steven.
Duff sbuffò e estrasse la chiave dalla tasca dei pantaloni.
-Allora?-
-Che devi farci con questa?-
-Ci devo tagliare una mela, Duff. Ma che diavolo vuoi che ci faccia con una chiave?-
Me la tirò e la presi al volo.
Feci per andarmene ma lo zio si alzò di scatto e mi afferrò il braccio.
-Aspetta, ti devo dire una cosa!-
Me lo scrollai di dosso e gli dissi di fare in fretta.
-Io e Savannah ci sposiamo!- annunciò contento.


*-*-* Steven *-*-*

"Ahia non dice niente, sta per esplodere... Slash farà una brutta fine... Dio quella ragazzina fa paura quando fa così... chissà quante gliene dice..."


*-*-* Samantha *-*-*

Mi ci volle un po' per riuscire a riprendermi.
-Cosa?-
-Io... e... Savannah... ci sposiamo...- ripeté lo zio guardando nella sua direzione per ricevere aiuto.
-Tu e... Chi diavolo è Savannah?-
-Io!- squittì la ragazza balzando in piedi con un sorrisetto da Barbie. Anzi, lei era una Barbie formato gigante.
La ignorai e ritornai a fissare lo zio negli occhi.
-Da quanto vi conoscete?-
-Da... dal mese scorso...-
-Oh mio... Voi vi volete sposare dopo un mese?!-
Cercai di mantenere la calma, ma sentivo che da lì a poco avrei cominciato a urlare.
-Ma noi ci amiamo, vero Slash?-
-Sì... certo... almeno credo...-
-E lei è... una groupie?-
Ah, se lo fosse stata, allora mi sarei veramente incazzata.
-No, sciocchina, io...-
-Nessuno ti ha chiesto niente.- la liquidai.
-Non parlare così alla mia fidanzata!-
-Io ci parlo come cazzo voglio a queste puttane di cui vi circondate!- urlai, con le lacrime che spingevano per uscire.
Ma mai, mai mi sarei permessa di piangere davanti allo zio, quindi le ricacciai a forza dentro.
-Mi hai insultata, piccola peste?-
-Oh, sono meravigliata, veramente! Cavolo, quanto sei intuitiva!- le dissi sorridendo.
La sua espressione ebete lasciò il posto ad una arrabbiata.
-Tu, schifosa...-
Lo zio ci divise e mi mandò fuori.
-No, non mi puoi mandar via così, cazzo! Non puoi dirmi che ti sposi con la prima che passa e liquidarmi così!- urlai, lottando ancora per trattenere le lacrime.
-Fai come ti è stato detto, Sam!-
Axl mi prese delicatamente e mi portò fuori, richiudendo la porta.
-Non può farlo veramente!-
-Temo di sì, Sam. Dai, andiamo di là...-
Mi ricordai di Klaire e Suzie e i battei una mano sulla fronte.
-Che c'è?-
-Ho dimenticato una cosa...- risposi vaga.
Lo zio e i ragazzi non volevano che invitassi persone a casa, anche se lo facevo di continuo.
Corsi verso l'ingresso con la chiave in mano, aprii velocemente la porta e Suzie mi saltò addosso gettandomi le braccia al collo.
-Come stai?-
-Tutto bene! Ma non c'era anche Klaire?-
-Sono qui!-
-Come avete fatto ad entrare dal cancello?-
-Che cancello? Era tutto aperto!- rispose Suzie.
Sbuffai e mi lasciai andare, facendomi scappare qualche lacrima.
-Che hai?- mi chiese Klaire.
-Niente...- mentii, scoppiando a piangere.
Mi appoggiai alla sua spalla e Suzie accorse ad abbracciarmi.
-Io non lo so che cosa è successo, non lo so come siamo arrivati...- singhiozzai.
Una mano si posò sulla mia spalla.
-Samantha... vieni dentro a parlare...- Lo zio.
-Che le hai fatto, Slash?- chiese Suzie.
-Niente bella, devo solo parlarle.-
-Lascia stare Slash, ci parlo io con la ragazzina.- E questa era la puttana.
-Non credo proprio che sia una buona idea, Savannah.-
Klaire fece un passo indietro con la mano sulla bocca.
-Ma io ti conosco!-
La ragazza fece finta di non capire.
-Tu sei... quella Savannah, la...-
-L'attrice!- la zittì lei.
-No, la pornostar!-
Rimasi a bocca aperta. Mi girai a guardarla.
-Beh? Che c'è? E' un modo onesto per guadagnarsi da vivere!-
-Tu lo sapevi?- chiese Suzie allo zio, incredula.
-Beh... è una delle principali ragioni per cui la sposo!-
-LA SPOSI???!- urlò Suzie.
-Sì sì ho capito adesso sloggiate!-
Le due mi guardarono allibite, e io mi asciugai nervosamente una lacrima.
-Dai, vieni dentro Sam.- mi sussurrò Axl passandomi un braccio attorno alle spalle.
-Vuoi che veniamo anche noi?- chiese Suzie prendendomi un braccio.
Scossi la testa sforzandomi di apparire tranquilla, la verità è che mi vergognavo di far vedere quanto la gente che mi circondava fosse squallida e falsa alle mie due migliori amiche.
-Ok...- mormorò delusa lei, mentre Axl mi spingeva dentro casa e chiudeva la porta.
-Dai, non farne un dramma...- sbuffò lo zio una volta sul divano.
Mi allontanai da Axl, che comunque si riattaccò subito, e lo guardai male.
-Quella ragazza la conosci da un mese ed è una puttana!-
-Io faccio film! Non sono una battona!- si difese scocciata Savannah sedendosi sopra lo zio.
-Hai ragione, sei peggio!- la zittii.
-Sam smettila, veramente. Sto cominciando ad arrabbiarmi.- mi avvisò lo zio con lo sguardo torvo.
-No, non la smetto! Come puoi riportarmi a casa e dirmi che stai per sposarti con una cazzo di troia e pretendere che io non mi incazzi?!-
-Beh che ti piaccia o no io devo pensare un po' anche alla mia felicità!-
-Ma non capisci?! Tu pensi solo alla tua felicità!- urlai.
Rimasi per un attimo a guardare la sua reazione, ma le mie gambe cominciarono a correre verso la cucina, oltre la porta sulla piscina, nel prato, fino al gazebo ricoperto di edera.
Non era cambiato dall'ultima volta che ci ero stata.
Era un ottimo posto per stare da sole. Scostai la tenda di foglie ed entrai.
A terra c'erano bottiglie rotte, siringhe usate e mozziconi.
Mi si riempirono gli occhi di lacrime a vedere quel disastro.
Erano riusciti a rovinare anche l'ultimo posto in cui potevo stare tranquilla.
Mi avvicinai alla colonna a sinistra dell'entrata.
Spostai alcune foglie fino a scoprire il nome che avevo inciso con un pezzo di vetro nel legno morbido.
-Jeff...- mormorai senza rendermene conto.
Mi chinai e tastai le assi di legno fino a trovare un pezzo di vetro.
Lo accostai all'incisione e ci tracciai una riga sopra. E ancora, e ancora, finché il nome non fu del tutto cancellato.
Esitai un poco, ma poi mi decisi.
Tracciai dei solchi precisi e profondi, finché la parola non potei leggere la parola perfettamente.
-Samantha...-
Sentii un tintinnio dietro di me e mi girai di scatto.
-Che ci fai qui?-
-E' meglio se esci.-
-Non devi dirmelo tu quel che è meglio per me, Axl.-
Raccolse da terra una scheggia di vetro e si avvicinò alla colonna.
Mi passò un braccio dietro alla schiena e con l'altro incise a sua volta il legno.
Lo fissavo negli occhi mentre lui guardava ciò che faceva la sua mano.
In qualsiasi altro luogo e momento lo avei spinto via, ma c'era qualcosa che mi frenava.
Mi fece girare verso la colonna, aderendo alla mia schiena con il petto..

SAMANTHA E AXL

-Cosa dovrebbe significare questo?- chiesi sforando i nostri nomi.
-Cosa significa per te?-
-Niente...- mi sforzai di mentire.
Si avvicinò ancora di più fino a premere la bocca contro il mio orecchio. Potevo sentirlo respirare.
-Ne sei sicura?-
Un brivido mi scosse, e lui mi afferrò i polsi, sicuramente sorridendo, con le sue mani calde quasi quanto il suo corpo.
-Sì.-
Improvvisamente si staccò, e il calore scivolò via lasciando il freddo dell'aria.
Sentii il tintinnio dei vetri calpestati e il fruscìo delle foglie spostate.
-E allora sarò il tuo niente.- disse Axl, lasciandomi sola.


Oddio scusate!!!! Ritardo imperdonabile!!!
Però per farmi perdonare, ecco una bella sorpresina!!!
Spero che nessuno voglia linciarmi!
Come sempre ringrazio di cuore tutti quelli che seguono ancora questa mia storia dopo questa infinità di capitoli! Vi amooo!!!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 62
*** Return ***


Da quel giorno passarono tre delle settimane più dure della mia vita.
La notte spesso avevo gli incubi, sempre lo stesso, terrificante sogno dove io tendevo le mani, disperata, e nessuno si girava ad aiutarmi, e c’era Jeff che mi spingeva verso il basso, nel buio sotto di me.
E quando mi svegliavo e l’angoscia mi soffocava,  c’era sempre lui, Axl, che correva a tranquillizzarmi anche se moriva di sonno o non si reggeva in piedi.
Mi sussurrava di stare tranquilla, che c’era lì lui con me, stringendomi forte come se avesse paura che potessi sparire.
E io non riuscivo a guardarlo negli occhi perchè dopo che io avevo urlato il nome del suo migliore amico, che mi aveva lasciata, Axl accorreva e si prendeva cura di me come se non mi avesse sentita.
Glielo chiedevo spesso, perché faceva tutto questo.
-Perché ti amo.- rispondeva lui.
Ma io non amavo lui. Il mio cuore si era come congelato, e poi si era frantumato in mille pezzi, e non credevo di poter ancora amare qualcuno.
Nonostante questo Axl era indispensabile per me. Aveva mantenuto la promessa di essere il mio niente.
In quella mia vita così caotica e soffocante, lui riusciva a darmi quei brevi momenti di vuotezza, di calma, di silenzio. Era diventato il mio niente nel claustrofobico tutto che riempiva le mie giornate.
Un giorno lo zio annunciò la data delle nozze.
Venni colta da un’agitazione mai provata: era troppo presto, non ero pronta, la data era troppo vicina, non poteva ancora diventare concreta, reale.
Gli incubi peggiorarono, tutti cominciarono a preoccuparsi. Era troppo. Dovevo andarmene.
Avrei aspettato un mese, poi sarei ritornata a New York. L’avevo deciso da sola, senza dirlo a nessuno, avevo paura che non mi avrebbero lasciata andare. Axl non mi avrebbe lasciata andare.
Non ricordo molto del giorno del matrimonio: era insopportabile dover far finta di non essere furiosa e triste, così me ne stavo in un angolino con Axl, che ormai passava più tempo con me che con gli amici.
Mi dispiaceva che li stesse lentamente perdendo, dopotutto erano la sua famiglia, ma non volevo che ridiventasse come loro.
La cerimonia fu la cosa più ridicola che io avessi mai visto: Savannah, col trucco pesante manco fossimo in un suo film, era avvolta in una specie di carta da parati inguinale, aveva dei collant color panna che sembravano una rete da pesca per quanto erano tirati, e zampettava sui tacchi come se cercasse di saltellare. Sembrava una gigantesca Barbie-Caramella-Spogliarellista.
Lo zio prima di tutto era mezzo ubriaco, non era in smoking ma in chiodo, stivali e pantaloni di pelle, poi continuava a starnutire per il polline dei fiori che la troia aveva fatto arrivare dall’Olanda.
Ah, ed eravamo in una chiesa di Las Vegas, come se la cosa non fosse abbastanza penosa.
-Vuoi tu… Saul Hudson detto Slash… prendere in moglie la qui presente Savannah, per amarla, ed onorarla, e…-
-Sì, sì, certo, lo voglio.-
-Ahm… bene… dunque… Vuoi tu, Savannah, prendere in sposo Saul Hudson…-
-Slash.-
-Certo, sì, Slash, per amarlo, ed onorarlo, e…-
-Sì, lo voglio!!!-
-Bene… gli anelli…-
Lo zio si tastò addosso, ma Duff gli tirò un cofanetto che gli finì quasi in faccia.
La troia artigliò un anello e lo fece infilare con impazienza allo zio, che da mezzo ubriaco non distingueva una mano da un piede e per poco non glielo infilò nel vestito.
-Ah, ecco, beh… puoi baciare la sposa!-
Lo zio le saltò letteralmente addosso, facendole quasi volar via il velo.
Per poco non mi finirono addosso, perché sì, Savannah mi aveva incastrata e mi avevano obbligato tutti a fare da damigella, quindi avevo assistito al tutto da molto, molto vicino.
-Ciao, tesoro!- squittì lei mentre me ne andavo.
-Vaffanculo.-
Mentre tutti applaudivano, Savannah lanciò il bouquet, che (come pianificato) mi arrivò addosso.
-Oh, che bello, l’hai preso tu!- esclamò.
Lo lasciai cadere a terra e calpestai le rose bianche.
-Molto teatrale, Sam.- mi sussurrò divertito all’orecchio Axl.
-Hanno recitato tutti bene oggi.- dissi, facendo in modo che gli sposi mi sentissero.
La festa fu una cosa assolutamente allucinante.
Erano tutti mezzi ubriachi, non si capiva niente, Duff addirittura cadde addosso alla torta nuziale, che comunque nessuno avrebbe mangiato perché era di cartone ricoperto di panna.
-Non vai a divertirti?- chiesi ad Axl, che era rimasto di fianco a me.
-No, resto qui con te.-
-Dai, muoviti, su. Sono pur sempre i tuoi amici, no?-
-Davvero? Non ti dispiace?-
-Ti ci sto mandando io.-             
Si alzò contento e raggiunse Steven e lo zio che stavano cantando a squarciagola una canzone dei Rolling Stones.
-Hey hey che state facendo?! Qua ci vuole la mia voce, cazzo! Non potete insultarmi Symphaty for the Devil così!-
-Ahahah Rose, finalmente hai mollato la bambina!-
“La bambina potrebbe mollarti un calcio nei coglioni se non fosse troppo impegnata a stare alla alrga da quella puttana che...”
-Samanthaaa! Che piacere vederti! Non ti stai godendo la festa? Vieni di là con noi ragazze, lasciamo i maschietti da soli con le spogliarelliste!-
-CON LE CHI???!!!-
Mi artigliò un braccio e mi trascinò di peso nella stanza lì accanto, dalla quale giungevano voci e strilli femminili.
C’erano ragazze dappertutto. Non una vecchia zietta zelante invitata solo perché c’era un posto disponibile in più, non un’anziana madre fiera della propria figlia o del proprio figlio che si sposa, nessuno.
In un angolo c’era una ragazza che aveva all’incirca la mia età.
Mi avvicinai scivolando via dalla presa di Savannah.
-Ehi, anche tu ti stai annoiando?-
-Com.. sì, molto. Sono tutti così… fuori di testa!- mi rispose sorridendo.
-Tu sei una parente della tr… cioè di Svannah?-
-Oh, no, no! Per carità! Sono la sorella di Steven.-
-Wow, cioè… voi non vi somigliate per niente!-
-Lo so, già. Beh meno male, no?-
-Sì, cavolo!- risi.
-Allora, io sono Kristen, ma chiamami pure Kris.-
-Samantha.- mi presentai, stringendole la mano che aveva teso.
-Tu sei la nipote di Saul, no?-
-Sì, purtroppo sì…-
-Già, sono nella tua stessa situazione, almeno credo.-
-Spero per te che non sia così, Kris.-
-Ah, capisco. Anche tu hai una cotta per uno dei ragazzi.-
-Cos…-
Capii che far finta di niente non sarebbe servito.
-Ok sì, è vero. Ma non me lo ricordare. E’… difficile.-
-Izzy!-
-Aspetta come fai a sapere che…-
-No, è arrivato Izzy!-
Mi voltai di scatto.
Stava lì, in piedi davanti allo zio, a ridere con lui.
Porse un pacchetto bianco a Savannah, che si era avvicinata.
Duff, Steven e Axl si avvicinarono e cominciarono a parlarci, sorridendo e battendosi a vicenda una mano sulla spalla.
Kris gli corse incontro e lo abbracciò.
Lui si girò ed alzò lo sguardo.
Lentamente si ritirò su e mi guardò, a bocca aperta.
 
*-*-* Jeff *-*-*
 
Dio, la stavo guardando. Era lì, davanti a me.
Era semplicemente bellissima, assolutamente fantastica.
Era come se eclissasse il resto delle persone, come se attirasse tutta la mia attenzione.
Sentivo una specie di formicolio allo stomaco, sembrava fragile, spaventata, ma allo stesso tempo aveva un’espressione che mi faceva gelare il sangue.
Mi odiava, con tutta sé stessa.
Non avevo pensato spesso a lei da quando era stata riportata a casa, ma il solo vederla mi stava agitando.
Avevo qualcosa da darle. Quel regalo che non ero riuscito a darle settimane prima, quando era venuta a Los Angeles.
Decisi che quello era il momento giusto per darglielo.
-Hey, Jeff. Sono felicissimo che tu sia ritornato nella band, credimi. Ma non ti azzardare ad avvicinarti a lei.- mi sibilò all’orecchio Axl, afferrandomi un braccio.
 
 
Scusateeee!!!!!
Ritardo incredibile! Cercherò di essere più svelta la prossima volta!
Un bacione a tutti!!!!! 

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Capitolo 63
*** Ultimo Capitolo - Test ***


Corsi via, vederlo non avrebbe fatto altro che risvegliare quella tristezza e quel dolore che ero riuscita, passo dopo passo, a rinchiudere in un angolo del mio cuore.
Inciampavo per via dei tacchi e del vestito verde, lungo fino a metà coscia, e per le lacrime che mi offuscavano la vista rendendo tutto un’ombra sfocata.
Arrivai fino al giardino, e mi accasciai contro la parete.
La porta dietro di me si aprì.
-Hey, piccola…-
-Perché è venuto, Axl?-
-Perché oggi si è sposato uno dei suoi migliori amici.-
Si sedette di fianco a me e appoggiai la testa alla sua spalla.
-Ahi!-
-Che c’è?-
-Niente, una fitta…-
Axl si raddrizzò e strinse la presa sulla mia mano.
-Dove ti fa male?-
-Calmati, non è niente.-
-Rispondimi, cosa ti fa male?-
-Il basso ventre… comunque non è niente, Axl, mi succede da una decina di giorni…-
-Oh, merda… Alzati, devi venire con me!-
Mi tirai su e lui mi afferrò la mano.
Rientrammo nel salone e uscimmo dall’ingresso laterale, che dava sul marciapiede.
Chiamò un taxi con impazienza.
-Ma insomma che cos’hai Axl?!-
-Ascolta, è una cosa importante! Devo, dobbiamo controllare una cosa!-
La macchina accostò davanti a noi e mi fece salire, sistemandosi di fianco a me.
Disse al conducente l’indirizzo di casa e gli disse di fare in fretta.
Arrivammo in un quarto d’ora.
Per tutto il viaggio era stato zitto, sembrava parecchio nervoso.
Pagò il taxista e scendemmo in fretta.
Aprì il cancello e mi trascinò dentro casa.
-Aspettami qui.- mi disse, lasciandomi all’ingresso.
Corse su per le scale, scomparendo nel corridoio.
Tornò qualche minuto dopo.
-Ok adesso mi devi dire quand’è l’ultima volta che hai fatto sesso.- mi disse serio, facendomi avvampare dall’imbarazzo.
-Cosa?! Ma ti sembrano doman…-
-Samantha non sto scherzando. Quand’è l’ultima volta che l’hai fatto e con chi.-
-Dio, tu sei matto… ok… a Los Angeles, con Jeff, prima che mi veniste a prendere. Vuoi anche sapere dove, come e il colore delle lenzuola?!-
-E quand’è l’ultima volta che… beh…-
D’improvviso capii.
-Non vorrai mica dire che sono…-
-C’è solo un modo per saperlo.- disse, porgendomi una confezione.
-Io non… non ho mai…-
Ero terrorizzata.
-Stai tranquilla, sul retro c’è scritto come fare. Adesso vai in bagno e calmati, ok? Io starò fuori dalla porta ad aspettare.-
Entrai nel bagno, chiusi la porta e mi sedetti sul bordo della vasca.
Avevo paura, stavo entrando nel panico.
Guardai la confezione del test di gravidanza che avevo in mano.
“No, non può essere! Non posso essere incinta, non devo… “
La aprii e tirai fuori il tubicino di plastica, con le mani tremanti.
Voltai la scatoletta e lessi bene le istruzioni.
Ce la puoi fare Samantha. Non puoi veramente essere incinta. Non di lui
Inspirai a fondo e mi avvicinai al gabinetto.
 
Fatto.
Non restava che aspettare.
Tre minuti per sapere se ciò che ti era sembrato un sogno si sarebbe rivelato in realtà un incubo.
Tre minuti per sapere se hai fatto il più grande errore della tua vita.
Tre minuti che ti possono cambiare la vita.
 
*-*-* Axl *-*-*
 
Mi aveva detto di controllare i minuti al posto suo.
Era una richiesta più che ragionevole.
Aveva la voce incrinata, ed anche io ero nervoso.
 
*-*-* Samantha *-*-*
 
Non posso crescere il mio bambino in questo posto. Non posso crescerlo da sola, senza un padre.
 Camminavo avanti e indietro, col cuore che batteva a mille e il test nascosto sotto un asciugamano, lontano il più possibile da me.
Ero nel panico, l’angoscia e l’ansia mi soffocavano, ero sul punto di crollare.
Scoppiai improvvisamente a piangere, e ricaddi sul bordo della vasca.
Un mio dito sfiorò la maglietta e mi bloccai di colpo.
Mi posai la mano sulla pancia, ma la ritrassi subito.
E ioallora? Non posso tenere il bambino, non adesso! Non sono ancora pronta a diventare madre, mi rovinerei… mi rovinerebbe la vita! Io non posso andare a New York con un bambino! Non voglio diventare una ragazza madre! Non posso crescere un neonato! Io non ne sarei capace, come farei con i soldi e la casa? Non posso nemmeno dirlo allo zio o agli altri! Non posso tenerlo!
-Samantha… i tre minuti sono passati.- mi chiamò Axl da fuori.
Oddio, dimmi di no, ti prego! Ok, ok, calmati, Samantha, tu non sei incinta. Non lo sei!
Mi alzai con un nodo alla gola. Stavo soffocando.
Alzai lentamente l’asciugamano e presi il test in mano.
E per un attimo mi si fermò il cuore.
 
*-*-* Axl *-*-*
 
Quando uscì le saltai letteralmente addosso.
-Allora?-
Lei abbozzò un sorriso, falso.
-Oh… stai tranquilla, non succederà niente, io… ti sposerò! Non me ne importa se il bambino non è mio, ti sposerò.-
-No, Axl…-
-Sì invece, Samantha. Io ti amo e sono disposto a rinunciare a tutto pur di renderti felice. Ti sposerò.-
-E’… è negativo. Non sono incinta.-
Tirai un sospiro di sollievo e l’abbracciai.
-Axl…-
-Cosa c’è, piccola?-
-Voglio tornare a New York.-
Mi staccai e la guardai, colto alla sprovvista.
-Ti prego.-
-Tu… perchè?-
-Aiutami, ti scongiuro. Voglio solo tornare indietro.- mi supplicò piangendo.
-Io… va bene.- mi arresi.
-Grazie…- singhiozzò stringendosi contro il mio pettto.
Le baciai la fronte e la tenni stretta.
 
*-*-* Samantha *-*-*
 
Ero sull’aereo per New York.
Avevo detto addio a tutti, a Suzie, a Klaire, a Shay, ai miei amici, a Duff e a Steven, a Tracii,Ole, Janet, Rob e Paul, a Sunny, e ad Amy. Mi ero riappacificata con tutti, alla fine.
Lo zio non aveva accettato di buon grado la mia decisione di partire, ma alla fine mi aveva lasciata andare.
Sarei andata a vivere da zia Karen, la sorella più grande di papà.
Erano passate circa due settimane da quella sera.
I motori dell’aereo si accesero, e l’aereo cominciò a muoversi.
Mi posai la mano sulla pancia e sorrisi.
Perché quella sera, sul test di gravidanza, era apparsa una linea blu.
 
 
Salveee!!!!!
Mi duole annunciarvi che questo era l’ultimo capitolo. Già, la storia è finita!
Ringrazio di cuore chi ha letto i miei capitoli, anche se non ha mai recensito, ringrazio chi ha messo questa storia tra le Preferite, tra le Seguite o tra le Ricordate, e anche chi non l’ha semplicemente messa da nessuna parte!
Grazie a tutti voi!
PS:Visto che qualcuno me lo chiederà, sì, ho intenzione di scrivere il seguito di DUSH (Dear Uncle Slash), solo che non la posterò subito. 

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Capitolo 64
*** Dubbi e ringraziamenti! ***


:D Ciaoooo!!!
Voglio chiarire i vostri dubbi: Sammy è incinta ù.ù
E visto che sto già cominciando a scrivere DUSH II, vi tormenterò con un’altra storia tra non molto!!!
La chiamerò appunto “DUSH II – (questa parte la devo ancora scegliere)”
Grazie a: Naughty Neko ( grazie caraaaaa ç@ç non immagini come ci son rimasta quando ho letto il tuo commento! çvç ), Queeny ( eh già, la mia Sam è cresciuta molto, poi a New York, col bambino, dovrà… ok ok stop sennò va a finire che ti racconto la storia! ), Sarah Jackson Hudson ( eh lo so hai ragione, questi test di gravidanza… però io dalla mia meno che scarsa esperienza so che alcuni test, diciamo quelli tradizionali, hanno come risultato positivo una linea blu… vabbè tanto adesso l’ho chiarito, no? Comunque stai tranquilla per Axl, mica sparisce ;D ), iLARose ( Tranquilla non ti farò aspettare molto! Giusto il tempo di scrivere bene qualche capitolo, impostare bene la storia... :) grazie mille!!! )Craz, y_Me ( eh beh, se vuoi un bacio, allora ti soddisferò ^o^!!!  eh beh mi sembra naturale che nel cuore di Sam ci sia ancora il simpatico sig. Stradlin, visto che è il padre di suo figlio!  Stai tanquilla pure tu, Axl e Izzy mica spairscono, anzi!!! Grazie come sempre! ), Miss_Rose ( …nice.    Nooo, scherzo!!! Grazie mille!!!!! Wow, recuperare i capitoli sarà un’impresa!!! Grazie! ), Fata Desi (oddio nooooo mi fai arrossireee!!!!! ç/////ç ), michi_stradlin_isbell_ ( Grazieee! M và, comunque, mica vi sto abbandonando!!! Non dovrete  aspettare taaaaaaanto tempo!!! Vedrai, avrai le risposte che cerchi *frase molto scenica, eh?* ),  e a Lau_McKagan ( Eeeh lo so anche io ho l’amaro in bocca!!! Ma infatti non è ancora finita veramente! Grazie ancora per i complimenti!!!! QoQ )
Grazie ovviamente anche a chi ha letto anche senza recensire, avete letto e questo basta!, grazie a chi ha messo questa mia strampalata storia tra le Preferite, tra le Seguite e tra le Ricordate!
Mi mancherete tutti!!!
(PS: qualcuno ha un’idea per il nome del bambino/a ??? Io praticamente non so decidermi, ce ne sono così tanti! Help me please ç@ç !!!) 

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