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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Big Damn Table ***
Capitolo 2: *** Prompt 03 - Tramonto ***
Capitolo 3: *** Prompt 83 - Errore ***
Capitolo 4: *** Prompt 92 - Scusa ***
Capitolo 5: *** Prompt 88 - Desiderio ***
Capitolo 6: *** Prompt 11, 12, 13, 14, 15 - Un senso di te ***
Capitolo 7: *** Prompt 36, 37, 38, 39 - Thank you for loving me ***
Capitolo 8: *** Prompt 17 - Pioggia ***
Capitolo 9: *** Prompt 07 - Male ***
Capitolo 10: *** Prompt 06 - Bene ***
Capitolo 11: *** Prompt 21-30 ***
Capitolo 12: *** Prompt 71, 72, 73, 75, 77 ***
Capitolo 13: *** Prompt 74, 76, 78, 79, 80 ***
Capitolo 14: *** Prompt 08-09 ***
Capitolo 15: *** Prompt 01, 02, 04, 05 - Missing moments ***
Capitolo 16: *** Prompt 91 - Grazie ***
Capitolo 17: *** Prompt 20 - Tempesta ***
Capitolo 18: *** Prompt 46 - Cuore ***
Capitolo 19: *** Prompt 56, 57, 58 (Passato, Presente, Futuro) ***
Capitolo 20: *** Prompt 10 - Opposti. ***
Capitolo 21: *** Prompts 60 - 70. ***
Capitolo 22: *** Prompt 49, 52, 51, 43, 44, 42, 50, 45, 16, 47, 48. ***
Capitolo 23: *** Prompt 40, 34, 32, 41, 35, 53, 31, 54, 33, 55. ***
Capitolo 24: *** Prompts 90, 86, 59, 87, 81, 85, 82, 89, 84, 93. ***
Capitolo 1 *** Big Damn Table ***
In
bilico
Big
Damn Table:
01.
Alba
|
02.
Pomeriggio
|
03.
Tramonto
|
04.
Sera
|
05.
Notte
|
06.
Bene
|
07.
Male
|
08.
Luce
|
09.
Oscurità
|
10.
Opposti
|
11.
Vista
|
12.
Udito
|
13.
Tatto
|
14.
Gusto
|
15.
Olfatto
|
16.
Sole
|
17.
Pioggia
|
18.
Neve
|
19.
Nuvole
|
20.
Tempesta
|
21.
Giallo
|
22.
Arancione
|
23.
Rosso
|
24.
Viola
|
25.
Blu
|
26.
Verde
|
27.
Marrone
|
28.
Nero
|
29.
Grigio
|
30.
Bianco
|
31.
Sole
|
32.
Stelle
|
33.
Luna
|
34.
Pianeta
|
35.
Universo
|
36.
Autunno
|
37.
Inverno
|
38.
Primavera
|
39.
Estate
|
40.
Nessuna stagione
|
41.
Temperatura
|
42.
Freddo
|
43.
Caldo
|
44.
Gelo
|
45.
Piacevole
|
46.
Cuore
|
47.
Emozioni
|
48.
Sensazioni
|
49.
Apatia
|
50.
Empatia
|
51.
Caos
|
52.
Anarchia
|
53.
Disordine
|
54.
Ordine
|
55.
Libertà
|
56.
Passato
|
57.
Presente
|
58.
Futuro
|
59.
Tempo
|
60.
Senza Tempo
|
61.
Origine
|
62.
Nascita
|
63.
Crescita
|
64.
Vita
|
65.
Morte
|
66.
Acqua
|
67.
Fuoco
|
68.
Terra
|
69.
Aria
|
70.
Fulmine
|
71.
Orgoglio
|
72.
Insensibilità
|
73.
Gelosia
|
74.
Timidezza
|
75.
Impulsività
|
76.
Pigrizia
|
77.
Collera
|
78.
Vanità
|
79.
Invidia
|
80.
Insaziabilità
|
81.
Addio
|
82.
Bugie
|
83.
Errore
|
84.
Rimpianto
|
85.
Vendetta
|
86.
Sorte
|
87.
Destino
|
88.
Desiderio
|
89.
Sogno
|
90.
Incubo
|
91.
Grazie
|
92.
Scusa
|
93.
Giustificazioni
|
94.
Perdono
|
95.
Scelte
|
96.
Tema libero
|
97.
Tema libero
|
98.
Tema libero
|
99.
Tema libero
|
100.
Tema libero
|
La BDT originale è americana. Inserisco il
copyright:
Progetto originale della Big Damn Table:
©
http://community.livejournal.com/fanfic100/
| http://community.livejournal.com/fanfic100_ita/
|
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Capitolo 2 *** Prompt 03 - Tramonto ***
Prompt # 03 - Tramonto
Alla vista di un tramonto così denso di
colori, Bulma impallidì.
Si strinse nel maglioncino di cashmere lilla,
mentre osservava la volta celeste perdere il fulgente colore e iniziare
a sfumare in un arancio sempre più pronunciato, fino a
divenir di un vermiglio quasi accecante. Si trattava di un cielo di
finta speranza, accartocciato in un mondo di finta bontà.
Eppure Bulma quella sera stava respirando a pieni
polmoni una sana ventata d'ottimismo, mettendo da parte – per
una volta – il dolore, la sofferenza, la triste
consapevolezza di un destino designato da tempo. Ma lei non avrebbe
perso la speranza, nonostante tutto: avrebbe confidato nel cielo che
le era solo debitore di lacrime, speranze ed illusioni
– quanto
poteva far male, il silenzio?
Bulma voleva ancora sorridere, desiderava ancora
sperare.
***
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Capitolo 3 *** Prompt 83 - Errore ***
Prompt # 83 – Errore.
“Tanto per passare il tempo”, ti eri
detto, allungando la visuale sino alla sua vertiginosa scollatura. Poi
avevi adocchiato gli shorts di jeans, troppo aderenti per i tuoi gusti.
E, da essi, quel centimetro di stoffa che ne usciva - poi il passo era
stato breve.
Allora ti eri addentrato nel suo umile antro, ti
eri infilato sotto le sue lenzuola e le avevi soffiato qualche parola
che la facesse morire sotto il tuo tocco, facendole credere che le tue
dita erano fili che si muovevano come marionette. Ti eri
buttato di peso sul suo letto quando lei ti aveva accolto,
affrontandoti con lo sguardo.
Errore. Errore. Errore.
Con il passare del tempo quell'atto era diventato
sin troppo abituale: ti infilavi nel suo letto, la scoprivi ogni giorno
di più, dentro e fuori, e ne ammiravi la bellezza, il
bagliore che luccicava all'interno dei suoi occhi oltreoceano. Le moine
della donna sulla tua pelle ti davano fastidio, poiché lei
era insopportabile: eppure il caramello delle sue labbra, l'avorio della sua
pelle, lo zaffiro dei suoi diamanti era diventato una dipendenza per
te, sommo Principe.
“Non sei niente per
me, donna”, un giorno ti eri espresso in modo diretto e
incisivo, come avresti dovuto fare tempo addietro.
Le sue stupide lacrime non ti ammorbidirono, anzi,
lasciasti che quell'assurda lagna continuasse in isolamento e ti
eri rintanato nella Capsule Corporation.
La menzogna era un grossolano errore, il
Principe lo sapeva bene. Eppure lo faceva per una ragione ben precisa,
quasi umana –
umana?
Non avresti mai accettato tale insulto o, almeno, non ad alta voce.
***
Questa scena è collocata nella saga dei
Cyborg, all'incirca. A parlare è la coscienza di Vegeta, che
qui inizia a rendersi conto di possedere una parte umana - anche se non
lo vuole ammettere.
|
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Capitolo 4 *** Prompt 92 - Scusa ***
Prompt 92#
Scusa.
Quando
aveva provato a dimenticare Vegeta, uscendo un paio di volte con
Yamcha, i suoi tentativi erano valsi veramente a poco: Yamcha le
accarezzava i polpastrelli con fare docile, le sussurrava nei timpani
parole che credeva seppellite, eppure in quelle frasi rivedeva lui,
sognava lui,
impazziva per lui.
«Scusa
Yamcha, non ce la faccio».
Bulma
l'aveva scostato un po' da sé, lasciando che una lacrima
ballerina danzasse sulla sua guancia, distruggendo la perfetta barriera
di cristallo che fino a quel momento aveva posto davanti a tutto e
tutti. Perché, anche nel succinto abito in seta
pregiatissima, i tacchi a spillo cacciati fuori da chissà
quale armadio impolverato e la scollatura generosa, Bulma continuava ad
essere la stessa donna. Come ingannare i suoi sentimenti, come tendere
un tranello al suo cuore?
Aveva
riflettuto a lungo riguardo una probabile strategia – e
pareva averla trovata, scegliendo un uomo che sapesse il significato
della parola famiglia –
ma, alla fine, aveva dovuto scendere a patti con quella decisione.
«Scusa...»,
altra lacrima paziente.
Lo sguardo dell'uomo si rabbuiò e le sue mani cascarono a
penzoloni sui fianchi, abbandonando le spalle di Bulma.
Dopodiché, con tono di rimprovero, sentenziò:
«Meriti di meglio».
Bulma
si era alzata, afferrando la borsa in tinta col peccaminoso vestito, e
aveva voltato i tacchi; poi, agile come una gazzella, si era defilata
dalla stanza di Yamcha.
Corse
di notte, sotto la luce tenue dei lampioni, un sol nome vibrava sulla
punta della lingua e un unico pensiero indugiava nella sua mente come
un tarlo.
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Capitolo 5 *** Prompt 88 - Desiderio ***
88# Desiderio.
Le mani di Vegeta avevano perlustrato ogni centimetro della sua pelle,
soffermandosi in particolar modo sui seni rotondi e indugiando con lo
sguardo sul pizzo del reggiseno bianco, incapace di resistere ai suoi
stessi desideri. Lei, succube del suo stesso corpo,
ormai si limitava ad annuire alle richieste di Vegeta e a lanciare, di
tanto in tanto, qualche grido a vuoto.
Yamcha non le aveva mai fatto provare una simile
emozione, non aveva mai scoperto il suo corpo così. Vegeta
non era delicato, bensì rude, violento e aggressivo. Non
conosceva riguardo verso le donne, invero. Ma lei era diversa, o almeno
così si illudeva, era l'essenza di tutto ciò che
era giusto al mondo – e, talvolta, persino di ciò che non lo
era.
Erano così ebbri di passione che,
talvolta, trainavano i loro corpi stanchi verso una posizione
più comoda della precedente: era il desiderio il loro
padrone, esso raggirava la razionalità quanto più
gli confaceva.
Erano succubi della passione, ormai lo
sapevano, ma non avevano né l'intenzione né il
desiderio di cedervi.
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Capitolo 6 *** Prompt 11, 12, 13, 14, 15 - Un senso di te ***
Note:
torno dopo molto tempo,
sì. Mi mancava scrivere su Bulma e
Vegeta però *_*
Vi
presento una mini-raccolta comprendente un unico argomento:
“I
sensi”. Nella seguente fan fiction viene raccontata la notte
di
Bulma e Vegeta attraverso la vista, l'udito, il tatto, il gusto e
l'olfatto. Ho alzato il rating all'arancione, lo ritenevo
più
opportuno ^^
A
presto, Kiki.
Un
senso
di
te.
-
Vista.
L'aveva
vista, bella come non mai: casualmente aveva incrociato il suo passo,
di notte fonda. Lei era scesa perché non riusciva a dormire,
lui di
ritorno dagli estenuanti allenamenti.
Adesso
se ne stava fermo sulle scale, il piede sospeso a mezz'aria e il
gomito poggiato sul corrimano di mogano: fasciata in una veste che
mal copriva le sue prosperose forme, una seta pregiata probabilmente.
L'aveva vista per la prima
volta, quella notte.
E
poi arrivò
anche il momento in cui non la vide più, riuscì a
percepirne solo il profumo e i battiti cardiaci accelerati:
all'interno della sua camera stava spogliando le vesti dell'angelo,
possedendone ogni minima parte.
-
Udito.
Era
arrivato il momento in cui i sospiri erano incontrollabili, il
momento di massimo piacere, l'apice della gloria assoluta.
La
donna aveva messo alla prova il suo discreto auto-controllo, aveva
ridotto a brandelli la sua ragione come nessuna concubina su Namek
era riuscita mai a fare. Bulma si stava lasciando accarezzare, anche
adesso che le sue dita correvano con più malizia nelle zone
più
remote del suo essere, arrivando in profondità.
Un
urlo di assoluta esultanza, uscì dalla sua bocca. La vide
mordersi
le labbra, stringere le dita al lenzuolo di lino, strizzare gli occhi
e poi indagare nelle sue iridi ossidiana, cercando di risucchiargli
tutta l'anima.
Un
altro urlo s'elevò in aria: due grida all'unisono.
Entrambi,
udirono il sospiro dell'amore.
-
Tatto.
E
avevano esplorato reciprocamente i loro corpi, per la prima volta.
Ora era lei ad aver preso il possesso del principe, piuttosto
magistralmente. Le sue dita scavavano nel suo corpo, esultando quando
trovavano l'apice del piacere; i respiri rallentarono quando,
osservandosi negli occhi, si accorsero che qualcosa era cambiato tra
di loro.
Le
prime luci dell'alba s'alzavano dietro le verdeggianti colline, i
primi raggi stavano entrando tempestivamente nella camera,
illuminando ambedue i volti delle figure, che erano distese prone sul
materasso.
Quasi
per istinto, Bulma provò a sfiorargli le nocche, e, anche se
a primo
acchito le sembrarono contratte, con sua somma sorpresa
sentì la
stretta del principe, la sua
mano combaciava perfettamente a
quella di Bulma. La donna adagiò il capo sull'ampio sterno
di
Vegeta, affrontando con un sorriso sulle labbra le poche ore che la
separavano dal giorno, ormai.
-
Gusto
Da
quel giorno,Vegeta aveva cercato di evitarla, presentandosi a tavola
quando più gli faceva comodo, possibilmente nelle ore in cui
lei
usciva o lavorava. Bulma d'altronde si era accorta della situazione,
del sottile velo d'imbarazzo e della tensione che c'era quando, anche
solo per sbaglio, i loro occhi s'incrociavano.
Era
tornata, stanca, stremata in cerca di una nuova tecnologia,
più
efficace e più moderna di quelle che già c'erano.
Aveva lanciato il
cappotto sul divano, le chiavi sul mobiletto d'ingresso e adesso
anche le scarpe, rimanendo a piedi nudi; con una mano sul volto,
visibilmente affaticata, aveva ciondolato, fino ad arrivare al
proprio letto. Sgranò le iridi, quando vi vide il principe
– la
sua sagoma perfetta, un misero bagliore lunare colpiva le sue
sopracciglia. Steso su un fianco, sul suo letto... Balbettò
qualcosa
che non si curò di ripetere e, quasi sconfitta da un polo
d'attrazione, caracollò direttamente sopra di lui. Un bacio
in quel
momento li unì: gustarono rispettivamente le loro labbra, un
contatto che durò per un tempo irragionevole, ma i due
amanti della
notte approfittavano di quel che il giorno impediva di fare. E lui...
le sembrava così diverso; forse era solo una fantasia,
probabilmente
la voleva solo come concubina, schiava.
Perché
pensare a queste cose?
Abbracciò
l'innocenza, troppo ingenuamente forse.
Ma il suo principe era
là con lei, nonostante tutto era corso nella sua camera,
forse in
modo poco usuale, però era ciò che voleva.
«Stupido!
Mi sei mancato... stupido!»
Lo
rimbeccò, dandogli qualche colpetto sullo sterno. Il
principe
abbozzò un ghigno di sarcasmo, inumidì le labbra,
per poi lasciarle
cozzare nuovamente con quelle della donna.
«E
non puoi tentarmi cos--»
Ma
le parole le furono sottratte dalla bocca: troppo
tardi.
-
Olfatto
La
osservava, fasciata in un lenzuolo di lino, le forme prorompenti ma
mai volgari e la bocca che, di tanto in tanto, si contorceva in uno
strano modo, mimando espressioni di disgusto o di piacere. Le gambe
si muovevano appena, un attimo, e poi cambiava posizione,
stravaccandosi come più le faceva comodo. Vegeta non sapeva
quale
istinto, forza, polo d'attrazione lo spingeva ad entrare
clandestinamente nella sua camera, ma doveva ammettere che, in fondo,
la razza umana non era poi così raccapricciante come aveva
pensato.
Si alzò, era stato fin troppo tempo a fissare la sagoma
della donna
muoversi nella notte, fino ad osservare sul muro le ombre che
proiettavano la sua figura angelica, come un emerito idiota. La
consapevolezza e l'orgoglio del Sayan presero il sopravvento e, con
un grande slancio, saltò fuori dal letto; si
vestì frettolosamente,
presto si sarebbe svegliata tutta la casa. Tamburellò le
dita sulla
porta, l'osservò un istante e, digrignando i denti, le si
avvicinò,
annusando il suo profumo – un'essenza che non avrebbe mai
potuto
catalogare, ma, dopotutto, gradevole.
Dannazione,
era veramente
impazzito.
|
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Capitolo 7 *** Prompt 36, 37, 38, 39 - Thank you for loving me ***
Thank you for loving me
“Thank
you for loving me
For being my eyes
When I couldn't see
For parting my lips
When I couldn't breathe
Thank you for loving me
Thank you for loving me”
36. Autunno
Bulma avverte una lievissima
folata di vento incespicare clandestinamente alle sue spalle ed
è in quel momento che l'autunno si palesa di fronte i suoi
stessi occhi. Sfila la pesante montatura dal setto nasale e sbircia un
po' fuori, quel tanto che basta per vedere un mucchio di foglie dei
più variopinti colori.
Per un attimo in testa le
è balenata un'idea davvero assurda: ha avuto la sensazione
che Vegeta la stesse spiando, che fosse dietro le sue spalle.
È solo mera illusione, accanto a lei c'è solo il
silenzioso e inestinguibile vuoto.
L'autunno ha qualcosa di
elegante in sé: uno stormo di foglie accarezza gli alberi,
galleggia nell'aria, per poi andare a cozzare direttamente al suolo...
Così com'è stato per le foglie, altrettanto
è stato per lei. Il brivido del momento l'aveva fatta volare
parecchi metri dal suolo, poi, in una monotona giornata come tante,
Vegeta l'aveva semplicemente abbandonata, curandosi solamente dei
propri interessi.
Adesso si limita a commiserare
la fine di una relazione e l'inizio di un'altra: Bulma sfiora il grembo
materno, l'unica cosa che può legarla a Vegeta, ora e per
sempre, è quell'inaspettata gravidanza.
37. Inverno
Deve far attenzione, le ha
detto il dottore, se si strapazza troppo finirà per far del
male anche al suo bambino. Bulma cammina sulla strada appena asfaltata,
di ritorno dalla sua prima ecografia.
Il medico ha confermato
ciò che già sapeva: è incinta.
“Signorina, congratulazioni.
Corra a dirlo a suo marito!”.
Il dottore non si è
fatto troppi problemi, per lui è un concetto pleonastico che
una donna in stato interessante sia automaticamente sposata. Quando si
è limitata a far cenno che un padre quel bambino non
l'avrebbe avuto mai il medico ha sbarrato gli occhi, provando a
mugugnare qualcosa. Alla fine ha tirato giù le lenti,
scusandosi per la poca delicatezza.
In seguito, l'aveva trattata
come una donna sedotta ed abbandonata. Purtroppo è una
verità universalmente riconosciuta: nel mondo di oggi una
donna priva di marito è la metà di ciò
che dovrebbe essere una donna vera. Bulma non dà troppo peso
a certe dicerie, si limita a contemplare la romantica caduta della neve
al suolo. Mentre rivolge lo sguardo verso il cielo qualcosa usurpa i
lineamenti del suo volto... E non è la neve.
38. Primavera
Alla fine l'aveva detto ai suoi
genitori. Sua madre aveva accettato la verità di buon grado,
ammettendo che in fondo se lo aspettava – non voleva sapere
il velato significato di quelle parole, vi leggeva una certa malizia
–, mentre suo padre inizialmente era rimasto inebetito,
iniziando a farle le solite domande di rito. Le aveva anche chiesto se
non fosse davvero Yamcha il padre, ma Bulma aveva risposto che certe
cose una madre le sentiva... E come poteva darle torto la signora Brief?
Ora, arrivata al sesto mese di
gravidanza, beve una tisana alle erbe, limitandosi a volgere lo sguardo
verso il cielo infinito e contemplando la grandezza dei suoi sentimenti.
Una donna arriva ad umiliarsi
fino a tal punto, se è davvero innamorata.
Tra qualche mese sarebbe nato
il frutto di quel che, ingenuamente, Bulma aveva definito amore: ora
attende quel momento con ansia, ma in cuor suo spera ancora di vedere
Vegeta, non tanto per lei quanto per il bene dell'umanità o
per sfidare il suo amico Son Goku. Insomma, non spera certamente di
occupare un posto così importante – forse nessuno
l'aveva mai occupato. Come poteva lei, infimo essere umano che non era
altro?
39. Estate
Non riesce ancora a crederci:
tra le sue braccia dimora un piccolo fagotto, che ora dorme beatamente,
ignaro di ogni cosa. Ogni tanto sbadiglia rumorosamente e Bulma non
può fare a meno di emozionarsi, anche per atteggiamenti
così abituali come quello.
È notte, solo un
lieve fruscio filtra tra le tapparelle scure dell'ospedale locale. Sua
madre e suo padre sono usciti alcuni minuti per prenderle qualcosa da
mangiare, rifiutano di nutrirla con il cibo dell'ospedale.
Appena è nato Trunks
– alla fine ha optato per quel nome, è poco usato
in Giappone e le piace il suono che ha mentre lo pronuncia –
sua madre ha esclamato: «Tutto suo padre! Eccezion fatta per
i capelli, chissà cosa penserebbe Vegeta!»
Non si è curata
molto della sua sensibilità, ma non importa. In effetti,
l'affermazione di sua madre non è del tutto campata in aria:
ci sono molti lineamenti che rimandano alla stirpe Sayan, anche volendo
Trunks sarebbe stato sempre il legittimo erede di suo padre.
Sospira timorosamente Bulma e
stavolta avverte un altro rumore, più forte del precedente.
Non ne è del tutto sicura, ma le sembra di vedere un'ombra
sospetta.
«Vegeta?!».
Il cuore viene meno ai propri
doveri, sente che ha appena mancato un battito. Capisce che
è lui, veramente, nel momento stesso in cui si avvicina,
mostrando la sua figura alla luce riflessa della luna. Anche
così, è bello... Graffi e cicatrici gli usurpano
il volto, ma negli occhi conserva quella regalità che un
principe non potrebbe mai perdere, nemmeno dopo una macabra sconfitta.
«Che colore
assurdo».
Obbietta semplicemente,
limitandosi a ghignare schifato di fronte a quella curiosa tinta
lilla-violetto. Poi il suo sguardo cerca repentinamente quello di
Bulma, ma non sa cosa dirle di preciso.
Di sicuro, da parte sua, la
donna capisce che davanti a sé c'è un principe
forgiato dall'orgoglio Sayan, il quale gli impedirà
qualunque tipo di costrizione familiare.
«Va bene
così. Vai pure, se devi andartene».
Prende un po' di coraggio e gli
accarezza la guancia destra, toccando una ad una le sue cicatrici... E
per ogni cicatrice sul volto di Vegeta, se ne moltiplicano altre cento
nel suo cuore.
«L'ho detto, forse?».
Bulma spalanca visibilmente gli
occhi, ma non riesce né a contraddirlo, né a
dargli ragione. Suonerebbe tutto così melenso, conoscendolo.
«Dormi insieme a noi?».
Si sposta un po', cercando di
non svegliare Trunks, non sopporterebbe ancora un latito
così acuto per le sue orecchie sensibili. Vegeta, senza
troppi indugi, si siede accanto a loro... Si siede e contempla: la
bellezza della vita è tutta davanti a lui, in quattro buffi
capelli lilla e un paio di occhi cristallini.
E si sente così infimo per averlo capito solo in quel
momento.
Fine.
Sono tre pagine ma sono state
impegnative, ve lo assicuro!
È difficile
raccontare la storia di questi due senza cadere nel melenso, nell'ooc o
nel già letto/già visto. Spero vivamente di non
avervi dato quest'impressione >-<. Questa raccolta si
può considerare il seguito della precedente volendo,
probabilmente molto spesso ricorrerò a questo tipo di
schema: raccolta di cinque prompt *-*.
Vedrete aggiornamenti
più veloci d'ora in poi, non temete... Purtroppo ultimamente
ho avuto parecchi problemi ._.
Ringrazio kikky per aver
commentato lo scorso capitolo, sempre gentilissima : D
E grazie a tutti i lettori
silenziosi, davvero *-*.
In ultimo, vi lascio la
traduzione della strofa iniziale:
Ti
ringrazio per amarmi
Per essere stata i miei occhi
Quando non ho potuto vedere
Per aver aperto le mie labbra
Quando non potevo respirare
Ti ringrazio per amarmi
Ti ringrazio per amarmi
(Thank
you for loving me – Bon Jovi)
|
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Capitolo 8 *** Prompt 17 - Pioggia ***
17.
Pioggia
Bulma
strinse forte i pugni, facendo quasi arrossare le nocche. L'alba era
appena sorta, dietro una timida collina verdeggiante, il suo principe
invece era stato meno restio ad andarsene.
Era
stata la notte prima, dopo averla amata l'ennesima volta, che se
n'era andato, non prendendosi nemmeno la briga di salutarla –
dirle
addio?
Era
stata mera casualità se si erano incrociati tra le scale:
lei stava
scendendo al piano di sotto, vestita solamente di una tunica di seta,
lui stava scappando.
Era
troppo tardi per fermarlo, lo sapeva. Aveva paura di ascoltare le sue
ragioni, aveva paura di non conoscere le proprie – stupida,
si
era innamorata. Stupida, perché non poteva più
usare la ragione da
quel momento in avanti.
Non
rispose, Vegeta. Fu lei ad affacciarsi alla finestra, osservando la
monumentale struttura della navicella spaziale proprio nel bel mezzo
del giardino, pronta a decollare alla volta di pianeti ignoti.
Provò
ad entrare, ma fu prontamente scacciata.
«Vattene»
Mormorò
con l'intento di minacciarla con le cattive, qualora non gli avesse
voluto dar retta.
«Perché?»
Brevi
istanti di silenzio e di sgomento. Gli occhi di Vegeta cercavano di
dirle qualcosa, ma non doveva essere compito di Bulma capirlo.
«Piove.»
Annunciò,
sfregando le proprie mani contro le sue spalle per darle calore
–
ma non aveva capito che solo il suo respiro riusciva a donarle vero
calore?
Poi,
fu solo silenzio: ci pensò la pioggia a riempire quel
baratro di
vuoto che c'era tra loro due. Né parole, né
abbracci erano
sufficienti a separarli, tuttavia qualcosa avrebbe potuto unirli.
Bulma,
ora, piangeva ancora sotto la pioggia che, tempestosa, s'ostentava a
battere su di lei. Le labbra biascicavano qualcosa di
incomprensibile, la mano andava a sfiorare cautamente il ventre
piatto.
«Potevamo
essere noi.»
|
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Capitolo 9 *** Prompt 07 - Male ***
07.
Male
Si
era fatta del male, nel momento stesso in cui aveva accettato di
diventare la sua schiava. Il caratterino indomabile ed incorreggibile
ancora non l'aveva perso, ma non poteva evitare di soccombere al suo
volere – soprattutto la notte, quando era più
volubile e le sue
difese erano meno restie – distruggendosi
per l'ennesima
volta.
C'era
una cosa che aveva imparato nell'amore: non c'erano lezioni da
imparare, perché ogni volta se ne presentava una nuova,
sempre
diversa. E, qualora, per mera casualità, si fosse presentato
un
precedente, non poteva dire di aver imparato una lezione. No.
Era
una scalata così repentina e, al contempo, così
lenta quella
dell'amore che non poteva nemmeno chiedersi la ragione, che scopriva
di doversi una spiegazione.
Un'ombra
entrò di soppiatto nella sua camera, un'invisibile ritaglio
di luce
lo illuminava; anche quella sera si sarebbe fatta del male, ma almeno
sapeva che non sarebbe stata l'unica a peccare.
Non
arrivare in paradiso con me, Vegeta, arriva all'Inferno... Ti
seguirò.
~
Non
credo di dover spiegare granché, sono i pensieri di Bulma.
La
prossima sarà “Bene”, la medesima scena
vista dal punto di
Vegeta.
Ringrazio
Phantasia per la bellissima recensione (*_*) e tutti i lettori
ovviamente :)).
Adesso
che la scuola finisce – domani, yeah! ** - conto di poter
aggiornare un po' più velocemente, meno discontinuamente in
pratica
XD.
A
presto, Kiki!
|
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Capitolo 10 *** Prompt 06 - Bene ***
06. Bene
Era
stata un'estenuante giornata, gli doleva ammetterlo.
Vegeta
si stava passando il panno di spugna sulle spalle, dopo aver fatto
una doccia fredda; senza volerlo, la coda dell'occhio spiò
la camera
di fronte a lui, sorprendendosi quasi che quest'ultima fosse
socchiusa.
Non
che di solito badasse a queste inerzie – non avrebbe perso il
suo
tempo in tal maniera – tuttavia l'immagine della terreste che
gli
rammentava ogni giorno che non doveva ficcanasare nelle sue cose, in
sua assenza, era impossibile da dimenticare – come se poi ci
fosse
qualcosa di interessante, ridicolo.
Sbuffò,
poi lanciò il panno di spugna sul materasso;
avanzò alcuni passi
e, quasi per istinto, entrò nella camera della donna. Era
vuota,
tutto era oscurato dalle tapparelle, solo un debole venticello faceva
filtrare l'aria e, di tanto in tanto, rigonfiare le tende.
Si
guardò un momento in giro, rinnegando il pensiero della
donna nella
sua mente: era assolutamente ridicolo che lui fosse attratto da un
essere umano tanto stolto.
«Vegeta?»
Avvertì
un debole tono di voce chiamare il suo nome; poi, l'uomo vide uno
schizzo meno oscuro in mezzo a tutto quel buio, una sagoma familiare.
E,
ragionando d'istinto, s'avvicinò: le mani la spinsero
automaticamente sul letto, mentre le gambe già si
adoperavano per
bloccarle il resto del corpo.
Probabilmente
era la cosa più sbagliata del mondo, ma aveva come
l'impressione che
solo Bulma
fosse in grado di fargli bene.
****
Vorrei
puntualizzare l'attinenza al prompt: nell'ultima riga, i pensieri
più
reconditi di Vegeta. Ebbene, lui pensa che nonostante lui sia un
essere maligno, crudele e spietato, in qualche modo Bulma suscita in
lui qualcosa, che non sa definire – ricordiamolo:
è sempre un
sayan XD –, e quindi si azzarda a chiamarlo bene.
Vi
avevo detto nel precedente capitolo che questa è la stessa
scena di
“Male”, però vista da Vegeta. Quindi,
sì, sono collegate.
Ora,
ringrazio:
Phantasia:
grazie mille per la bellissima recensione *_*. Infatti, quello su cui
volevo insistere maggiormente era appunto l'aspetto psicologico, il
male interiore come dici tu.
“Non
ci sono lezioni da imparare”... Mh, sì, di solito
si dice il
contrario, io però mi sono fatta un discorso un po'
complicato
(sempre perché sono io XD): non ci sono lezioni da imparare
in
amore, perché ogni volta può accaderti la
medesima cosa e se ti
prometti di comportarti in un certo modo, non è detto che se
ti
ritrovi davanti una cosa lo farai veramente... probabilmente
perché
la razionalità andrà a farsi friggere, dal
momento che ragionerai
di cuore. Sì, sostanzialmente il significato era questo.
Grazie
ancora ^^
Globulo
rosso: ahimè Aury
conosco troppo bene questo fandom, dal momento
che prima di approdare su Naruto ero fissa qui XD. Grazie mille per i
complimenti tesoro :*... E sì, aggiorno con molta lentezza,
ma
quest'estate ho intenzione di portare a termine la BDT *_*. Ragion
per cui, mi velocizzerò XD.
Un
bacio e grazie *_*
The_Black_Moon:
grazie mille, miro sempre alla
cura stilistica delle drabble –
che, per quanto brevi sono difficili comunque XD – e il
significato
che c'è all'interno sono felice che sia stato colto da voi
lettori.
Adesso sarò molto più veloce ad aggiornare, non
temere : D
Baci,
grazie mille!
Alla
prossima, d'ora in poi sarò più rapida u-u.
Kiki.
|
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Capitolo 11 *** Prompt 21-30 ***
The
colours
of
our life
25.
Blu
La
prima volta che la vide con occhi diversi era una calda sera
d'estate.
Bulma
indossava un tubino attillato, di un colore piuttosto sgargiante: un
blu elettrico, che dava nell'occhio da qualunque prospettiva lo si
guardasse.
«Dimmi
se non toglie il fiato, Vegeta!»
Esclamò
con vivacità la madre di Bulma, mentre esortava la figlia a
fare una
piroetta su se stessa.
Il
sayan trasalì, fingendosi indifferente, poi
commentò: «Orrendo.»
In
sottofondo la risata isterica della signora Brief e lo sguardo di
Bulma che si preparava a contrattaccare. Nel momento stesso in cui la
donna gli puntò il dito contro, il campanello
suonò.
«Questo
dev'essere Yamcha!»
Saltellò
sul posto la donna, controllandosi per un microscopico secondo allo
specchio.
Vegeta
si voltò annoiato dall'altra parte, ignorando il fatto che
improvvisamente si fosse sentito irritato alla vista di
quell'individuo.
29.
Grigio
Il
giorno dopo si preannunciava burrasca.
Persino
Vegeta aveva rinunciato ai suoi allenamenti – per un attimo
Bulma
credette che stesse arrivando un Apocalisse, tant'era la sorpresa
–
ora vegetava al piano di sotto, fissando un punto impreciso da
parecchie ore.
Bulma
si era alzata di tarda mattinata – a dir la verità
era rientrata a
casa da due ore, ma averebbe fatto meglio a trascurare quel dettaglio
– era scesa di sotto a bere una tazza di caffè.
Indossava una
semplice maglia, abbastanza lunga da poter essere usata come
vestaglia, aveva i capelli tutti spettinati e un'espressione
piuttosto cadaverica in volto.
«Buongiorno»
Mugugnò,
non ricevendo risposta. «Sempre molto eloquente.»
Commentò
alla fine, versandosi da bere. Era ancora persa nei suoi pensieri
quando, d'un tratto, uno scossone enorme la fece imprecare.
«Kami-sama!»
Indietreggiò,
fino a perdere l'equilibrio. Un secondo dopo,+ Vegeta era dietro di
lei e l'aveva afferrata per le spalle.
«Che
miseri
gli esseri umani.»
Commentò,
con aria di sufficienza. Bulma avrebbe voluto rispondergli di
rimando, ma il suo cuore non smetteva di battere. In quel momento
realizzò qualcosa d'importante: era Vegeta la scossa che
l'aveva
fatta tremare, non quel tuono... Mille
volte più elettricamente.
30.
Bianco
Fu
in un'anonima serata d'estate che decise di fare i conti con il suo
cuore; lasciò Yamcha quel giorno, poiché sentiva
di averlo tradito
pur senza averlo fatto realmente.
«Vegeta,
vero?»
Non
gli rispose, ma aveva come l'impressione che lui avesse già
capito
tutto. Bulma nascose il volto tra le mani, con la voglia di piangere
e strapparsi i capelli. Poteva aspirare ad una vita perfetta,
ma la stava lasciando per una disastrosa.
Semmai fosse
riuscita a fare breccia nel cuore del sayan, certo.
Sentiva
che come amava Vegeta, non sarebbe mai riuscita ad amare nessun altro
al mondo: si sarebbe anche accontentata di un pensiero, non era
necessario ch'egli l'amasse.
A
cosa poteva ridursi pur di averlo, ancora non se lo sapeva spiegare.
«Buona
fortuna.»
Le
baciò castamente la fronte Yamcha.
Bulma,
in quel momento, sentì di aver appena lasciato una mano
sicura per
cercare un altro appiglio: era come se un nodo perfetto le fosse
appena scivolato dalle dita.
«Addio.»
Lo
distanziò un po' da sé, un abbraccio era l'ultima
cosa che le
serviva.
Quella
notte pianse, era come se avvertisse un vuoto all'interno: una pagina
bianca la stava aspettando.
27.
Marrone
I
giorni a seguire furono di grande riflessione.
Quando
confessò ai suoi genitori di aver lasciato Yamcha, non ne
parvero
molti stupiti. Allorché, un pensiero le balenò in
mente: che tutti
avessero capito che fosse innamorata di Vegeta, tranne lei?
Anche
in quel momento Bulma stava riflettendo: erano all'incirca le due di
mattina, stava mescolando la cioccolata in un pentolino –
fidata
amica di ogni cuore turbato – piuttosto sovrappensiero. Poco
dopo
versò il contenuto all'interno di una ciotola di modica
proporzione,
dicendosi tra sé e sé che non avrebbe dovuto
badare molto alla
linea, dal momento si era rassegnata a rimanere zitella a vita.
Sobbalzò,
invece, quando vide dietro di sé l'austera sagoma del
principe dei
Sayan: «Cioccolata?»
Chiese,
esibendo il miglior sorriso. L'uomo scrollò le spalle con
noncuranza, Bulma allora iniziò a capirlo almeno un po': i
suoi
silenzi erano risposte.
28.
Nero
Il
mondo di Vegeta era sempre stato nero: ragion per cui tutto quel
turchese gli dava alla testa. Era un colore troppo sgargiante per i
suoi gusti, ne aveva sin troppo di quella tinta assurda.
«Non
riesci a dormire?»
Vegeta
sorseggiò la cioccolata, schifandola con lo sguardo. Poi,
osservò
meglio il profilo della donna: ora, a ben vedere, quelle ciocche non
scendevano così orrendamente sulle sue spalle. Indossava una
vestaglia leggera, una scollatura che culminava sull'incavo dei suoi
seni e... stava esagerando, quella
notte.
Quale
fosse il potere della cioccolata non lo sapeva, ma doveva stare
lontano dalla donna che sembrava procurargli solo guai.
Così, si
alzò di scatto e cercò di ignorare ogni sua
supplica.
Fu
solo quando si sentì strattonare la manica della camicia,
che iniziò
a perdere l'ausilio della ragione.
Sulle
sue labbra leggeva una sola parola: «Amami.»
23.
Rosso
Da
quel giorno, grazie a quell'unica parola, aveva firmato la sua
condanna a morte. Eppure, aveva l'impressione che le loro vite si
fossero intrecciati molto prima... Il
filo rosso del destino,
lo chiamavano.
«E'
troppo bello pensare che sarà per tutta la vita,
vero?»
Chiese
Bulma, rabbuiando lo sguardo. Alla fine aveva detto tutto a Chichi
–
più che altro, aveva bisogno di confidarsi con qualcuno
– e,
sebbene si prendesse la briga di sognare una vita con Vegeta, doveva
far ritorno alla realtà, rendendosi conto che andare a letto
con il
nemico era davvero sconveniente.
«Chissà.
Magari, riuscirai ad adescarlo in qualche modo. Ci dovrà pur
essere
qualcosa che vi tenga uniti.»
Bulma
la guardò un sol istante, poi disse: «Ti
confiderò un segreto...»
l'amica si avvicinò, tutta eccitata.
«...
Sono incinta.»
Da
quel momento il filo rosso del destino li avrebbe uniti,
indissolubilmente.
24.
Viola
Scoppiò
in un pianto liberatorio quando scoprì gli occhi del bambino
che
cullava tra le braccia. Si chiesero tutti il motivo di tale reazione,
eppure sentivano nel profondo un'angosciosa malinconia. La stessa che
la donna sentiva dentro, ogni volta che osservava quei lineamenti
così familiari.
«Di
chi è questo bel bambino?»
Le
domandarono in molti, cercando d'individuare una vaga somiglianza nei
tratti di Yamcha. Tuttavia, la risposta che potevano aspettarsi era
sempre e solo una: «Questo bambino, non ha padre.»
Bulma
evitava una lacrima, costringendosi a sorridere.
«Saremo
forti. Vero, piccolino?»
Vegeta
se n'era andato, com'era prevedibile: non si era fatta illusioni,
sapeva che quel giorno sarebbe arrivato; eppure, per quanto volesse
odiarlo, non riusciva proprio a fare a meno di amarlo così
ardentemente.
22.
Arancione
Erano
passati esattamente due anni dalla nascita di Trunks.
«Buon
compleanno!»
Esordirono
tutti insieme, rivolti al bambino. Quest'ultimo, poi, ancora non
riusciva a comprendere bene quella ricorrenza, ragion per cui si
sentiva piuttosto spaesato.
Bulma
lo stava aiutando ad ergersi sulle sue gambe, aveva imparato da poco
a camminare e ciondolava ancora un po'.
«Tanti
auguri, Trunks!»
Sorrise
Chichi, porgendo un pacchettino al festeggiato. Bulma lo prese, poi
lo scartò.
«Oh,
una tutina... arancione.»
Sgranò
piuttosto visibilmente gli occhi Bulma, alla vista di un colore
così
sgargiante.
«Che
c'è? E' di moda!»
Si
difese la donna. Bulma sorrise, dopodiché levò il
volto verso il
cielo: «Il tuo papà l'avrebbe odiata.»
21.
Giallo
Poi,
un mattino, Bulma lo rivide. Dopo la battaglia contro Cell non aveva
avuto più sue notizie e, ora, dopo quattro anni si
presentava
davanti a lei come se nulla fosse. Tra l'altro non si era nemmeno
preso la briga di entrare dalla porta; Bulma l'aveva trovato sul
terrazzo, di spalle.
«Cosa
ci fai qui?»
Domandò,
ignorando lo scalpitare all'interno. Vegeta si voltò
– non era
cambiato di una virgola, dall'ultima volta che l'aveva visto
– poi
mugugnò: «Indovina.»
La
donna lasciò cadere la borsa da lavoro a terra,
dopodiché si
avvicinò al corpo dell'amato. «Per rovinarmi la
vita.»
Gli
assestò un colpo tra una costola e l'altra, facendosi solo
del male.
Il Sayan ghignò di tutta risposta, poi le rispose:
«O per farmela
rovinare.»
Bulma
ebbe come l'impressione che quel sole mattutino si stesse abbattendo
proprio su di loro: i raggi colpivano con una tale potenza i capelli
e il volto di Vegeta, che quasi faticava a conservare la sua
espressione nella sua mente.
Aveva
il sospetto che lui fosse tornato davvero
quella volta: forse
meritava una seconda possibilità.
26.
Verde
Bulma
non credeva che sarebbe arrivato mai un simile giorno, eppure la
realtà era tangibile: Vegeta era proprio ad una spanna dal
suo
volto.
Qualche
anno fa non avrebbe mai scommesso circa una relazione tra lei e il
sayan ma, evidentemente, le probabilità non erano il loro
forte.
«Vegeta...»
Mormorò,
poggiando il capo sopra il suo petto.
Quella
sera Bulma aveva deciso di passarla distesa sul prato al di fuori
della propria abitazione e Vegeta l'aveva seguita, di sua spontanea
volontà.
«Uhm?»
«Non
credevo che saresti tornato.»
Bisbigliò,
intimidita.
«Nemmeno
io.»
Come
al solito, Vegeta le parlava a monosillabi. Tuttavia Bulma
riuscì a
leggere tra le righe, comprendendo che dietro quelle parole se ne
nascondevano ben altre.
«Rimani,
allora. Rimani qui.» supplicò, accorgendosi solo
un secondo dopo di
avergli strattonato la camicia.
«Amami.»
Quell'ultima
parola li riportò ambedue al primo vero incontro: quando due
anime
s'incontrarono, fingendosi ostili l'una con l'altra.
Vegeta
si riscosse, poi le mormorò sottovoce: «Ci
proverò.»
Pianse
di felicità, per una volta: Vegeta era al suo fianco, non
c'era
nulla che potesse eguagliare tale gioia.
«No.
Ci proveremo.»
Note:
spiegazioni
velocissime perché devo scappare – e posso
connettermi via rete
wireless molto raramente XD. Ho narrato la storia di Bulma e Vegeta
fin dall'inizio *^*... o, almeno, come l'ho immaginata io. Molto
presto vedrete altre due raccolte di questo tipo! La prossima
sarà:
“Cinque fasi per innamorarsi [Lui]” e, in seguito,
“Cinque fasi
per innamorarsi [Lei]” <3
A
presto!
Kiki.
|
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Capitolo 12 *** Prompt 71, 72, 73, 75, 77 ***
Cinque
fasi
per innamorarsi!
[Lui]
72.
Insensibilità
Non
era mai stato troppo cortese con la terrestre, ma da un mese a quella
parte c'era qualcosa in lei che lo irritava terribilmente.
«Razza
di scimmione insensibile!»
Lo
aveva insultato per l'ennesima volta: le discussioni erano all'ordine
del giorno, come al solito.
«Sgualdrina
terrestre.»
Quella
volta, Bulma non rispose; gli diede volutamente le spalle, gli parve
che avesse stretto i pugni e, addirittura, adesso stava fremendo di
rabbia.
Eppure,
non ricordava che le concubine su Namek fossero così
sensibili:
anzi, queste ultime mostravano la loro sottomissione inchinandosi ai
suoi piedi.
Evidentemente,
quella donna era diversa.
73.
Gelosia
Quando
il mollusco entrò in casa sentì le dita fremere
nervosamente. Aveva
avuto perfino il coraggio di salutarlo, allegando uno di quei sorrisi
falsi; Bulma l'aveva affiancato poco dopo, baciandolo passionalmente.
La
donna non lo degnò di uno sguardo, probabilmente era ancora
arrabbiata per ciò che era successo poco prima. Vegeta non
se ne
curò molto: d'altro canto, cosa doveva importargliene?
Già,
lui alloggiava alla Capsule Corporation solamente per
comodità: a
breve sarebbe partito, avrebbe preso le sue cose e ne se sarebbe
andato. L'avrebbero rivisto solamente quando avrebbe ridotto in
poltiglia quel loro insulso pianeta.
Diede
volutamente le spalle ai due, con la voglia di assestare un paio di
colpi a quel mollusco... Aveva solamente voglia di battersi,
nient'altro.
77.
Collera
Poi,
si sentì stranamente in collera: erano le due di mattina, la
donna
doveva ancora far ritorno a casa. Si ripeteva che le era
completamente indifferente, ma più cercava di convincersene
più si
sentiva sempre più irritato. Fu solo quando sentì
due mandate di
porta e intravide una luce accendersi al piano inferiore, che l'ira
d'un tratto si spense.
La
donna canticchiava un assurdo motivetto, si lamentava per i tacchi
troppo alti e sembrava veramente di buon umore. Vegeta decise di non
farsi vedere, ma intravide dallo spiraglio della porta semi-aperta,
una lampo che scendeva improvvisamente giù,
dopodiché si adagiò a
terra.
Il
sayan trasalì, improvvisamente insicuro.
75.
Impulsività
La
donna urlò in preda all'isteria, quando lo vide sulla soglia
della
porta. D'un tratto cercò di coprirsi, afferrando una
vestaglia e
infilandosela velocemente.
«A
voi sayan non le insegnano le buone maniere?!»
Gridò,
cercando di distanziarlo il più possibile da sé.
Vegeta fu molto
più scaltro, arrivò persino a bloccarle i polsi,
inchiodandola al
muro.
Il
respiro della donna sopra il suo collo era una sensazione tutt'altro
che spiacevole: sentire il suo affanno lo eccitava solamente.
«Cosa
c'è... Ora non sono più una sgualdrina?»
Lo
sfidò lei con lo sguardo, come mai aveva osato nessuno prima
d'allora.
Sentiva
che quella terrestre gli avrebbe arrecato molti più problemi
di
quanto potesse immaginare.
71.
Orgoglio
Quando
i deboli raggi solari filtrarono tra le tapparelle, Vegeta vide la
realtà in tutt'altra maniera: l'orgoglio prevalse,
impedendogli di
fare i conti con il cuore.
Si
alzò, afferrò i primi indumenti ed
uscì fuori. Davanti a lui, una
camera che gli era piuttosto familiare: spiò all'interno,
trovandovi
la donna. Stava semplicemente riposando, ignara delle attenzioni che
il principe le stava rivolgendo.
Dannazione,
era persino arrivato a sognarla di notte. Eppure, tutto sembrava
così
reale... Anche i rumori erano amplificati – persino i
silenzi, si
trovò a commentare con stupore tra sé e
sé – tutto era ancora
vivido nella sua mente.
Se
ne sarebbe dovuto andare presto, non poteva continuare ancora per
molto in quelle condizioni.
Note:
Sì,
alla fine Vegeta ha immaginato la penultima scena: un vero peccato,
direte voi, ma in fondo quello che doveva comprendere davvero il
principe dei sayan l'ha compreso bene. Tant'è che vuole
andarsene,
alla fine.
La
prossima sarà una mini-raccolta dal punto di vista di Bulma
^^.
Ringrazio
Maia74 e GIULZ87 per i commenti *_*. Non vi preoccupate – o
forse
sì XD – ne avrete per parecchio di me, devo
arrivare a 100 prompt
XD.
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Capitolo 13 *** Prompt 74, 76, 78, 79, 80 ***
Cinque
fasi
per innamorarsi!
[Lei]
74.
Timidezza
Era
quando Vegeta circolava intorno a lei, che le sue difese venivano
meno. Persino in quel momento, mentre stava affondando le mani
nell'acqua per lavare i piatti, si sentiva improvvisamente
elettrizzata. Misurava ogni suo gesto, aveva paura di sembrare una
sciocca ai suoi occhi, un'infima terrestre – come
più volte aveva
sottolineato lui. L'ultima volta che si era comportata così
era
stato con Yamcha e, all'epoca, era un'adolescente.
«Che
c'è?!»
Domandò
il sayan, piuttosto infastidito. Bulma osservò per un
momento lo
sterno ampio del sayan – aveva appena concluso i suoi
allenamenti –
poi fece un cenno di diniego con il capo. Avrebbe fatto meglio a
smetterla di fare certi pensieri, soprattutto per un innocente
attrazione.
Dopotutto
lei era già impegnata,
no?
79.
Invidia
Non
poteva fare a meno di crogiolarsi la notte, prima di essere
abbracciata da Morfeo; Bulma pensava quanto fossero state fortunate
le concubine di Vegeta su Namek. Poter stringere Vegeta tra le loro
braccia, denudarlo dei suoi indumenti, accarezzarlo senza aver paura
di nulla e... Diamine,
doveva darci un taglio!
S'accorse
solo in quel momento quanto stesse invidiando delle sciocche
civettuole, prive di dignità. Bulma avvampò, poi
nascose il volto
sotto le coperte.
Forse
addormentandosi avrebbe smesso di pensarlo; chissà, magari
l'indomani avrebbe visto la realtà in maniera diversa.
80.
Insaziabilità
Vegeta
la stringeva tra le sue braccia: le sue dita erano lame affilate,
doveva stare sempre in allerta perché poteva spingersi
dentro di lei
in qualsiasi momento.
Il
suo respiro e quello di Vegeta insieme, in sincrono: le sembrava di
aver raggiunto l'apice della felicità.
Lui
era un sayan, lei un'infima umana: nessuno avrebbe scommesso su di
loro, men che meno circa una loro relazione a lunga durata. Bulma,
però, in quei momenti non riusciva a pensare alla
razionalità
oppure alla morale.
Sentire
Vegeta dentro di sé era il miracolo più grande
che la natura avesse
mai conosciuto: erano preziosi quegli attimi poiché sembrava
che
entrambi necessitassero dell'uno e dell'altra, quasi avessero il
diritto di vivere reciprocamente dei loro respiri, il bisogno di
sfamarsi.
Inappetenti,
continuamente... Avevano semplicemente bisogno di saziarsi a vicenda.
Bulma
si svegliò, madida di sudore.
Accanto
a sé non c'era proprio nessuno e, inoltre, indossava la sua
vestaglia: insomma, aveva sognato. Già, per l'ennesima
volta.
76.
Pigrizia
Le
scuse ufficiali con le quali aveva liquidato Yamcha erano state
diverse, durante la settimana: “Non
ho tempo”
era
stata la più gettonata, forse perché si
avvicinava maggiormente
alla realtà. In fondo lavorava parecchie ore in laboratorio
e quando
non lo faceva i suoi pensieri correvano subito a Vegeta.
Insomma,
in poco tempo Bulma aveva rinunciato alla propria vita sociale:
andare in giro con Yamcha non le sembrava più una
necessità,
vederlo non era la sua priorità. Da quanto tempo erano
fermentati
simili sentimenti non lo sapeva, ma era certa di una cosa: non poteva
più essere fedele alla promessa che lei e Yamcha si erano
fatti da
ragazzini, appena avevano deciso di stare insieme.
«Ci
renderemo felici a vicenda!»
D'un
tratto quelle parole le sembravano distanti anni luce: in cuor suo,
ora, non vedeva più la felicità... Né
con Yamcha, né con
Vegeta.
L'ultima
cosa alla quale aspirava era una vita con Vegeta ma, d'altro canto,
anche ingannare il proprio cuore non le sembrava leale da parte sua.
78.
Vanità
«Sei
tornata in carreggiata, cara!»
C'era
poco da vantarsi sul fatto che era nuovamente single, ma a quanto
pare le sue amiche – aveva persino il buongusto di definirle
tali –
lo trovavano un grande onore. Ironia della sorte erano quasi tutte
maritate e le raccontavano sempre le loro fallimentari relazioni.
Anche
lei arrivò a credere che l'amore con meno anticipo arrivava,
meglio
era per il suo cuore: tuttavia, doveva riconoscere che gli anni
passavano e Bulma desiderava qualcosa di concreto.
«Mai
chiedere ad un uomo di farsi una famiglia!»
Già,
una famiglia.
Bulma
sorrise, pensando quanto avrebbe potuto essere felice in quel modo;
in fondo, non le sembrava di chiedere tanto. La sua non voleva essere
una rinuncia alla libertà, ma un inno all'amore: il
completamento
vero e proprio di un rapporto, un figlio.
«Guarda,
non è quello il motivo.»
Precisò
Bulma, fermando le chiacchiere delle amiche. Queste parvero d'un
tratto intristite, come se tutti i loro discorsi fossero stati vani
fino a quel momento.
Poi
la porta si aprì e vi entrò il sayan:
guardò in cagnesco tutte le
donne che, d'altro canto, badarono più che altro ai
pettorali
dell'uomo. La donna si incantò, lo guardò di
sfuggita negli occhi e
cercò di distarsi.
«Allora
c'è qualcun altro Bulma?»
Inveì
contro un'amica, scuotendola. Fece un cenno di diniego con il capo,
prima di avvampare all'istante: diamine, doveva essersi presa
seriamente una sbandata per Vegeta. Avrebbe dovuto liberarsene, prima
che diventasse... No – si corresse mentalmente – era
troppo
tardi.
Note:
Vi
dirò, è stato molto più difficile
scrivere dal punto di vista di
Bulma, che da quello di Vegeta. Anche lei ha sognato di stare con
lui, come avete letto. Nella penultima drabble la frase “Ci
renderemo felici a vicenda” è di mia inventiva,
palesemente;
forse la drabble più importante perché spiega
l'evoluzione di
Bulma, il fatto che lei si sia resa conto che è Vegeta colui
che
ama.
Anche
se non vi sembrerà un traguardo importante... Ad oggi ho
scritto e
postato 35 drabble/flash! *^*. Bene, bene... l'obbiettivo è
portare
a termine la tabella entro settembre, sfida personale
u__u.
Perché
sono di un masochismo e di una determinazione rarissimi dovete sapere
XD.
A
presto con i prompt:
08
- Luce
09
– Oscurità
(è
una mini-raccolta anche questa. S'intitolerà
“Before and after”)
Kiki.
|
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Capitolo 14 *** Prompt 08-09 ***
Before
and after;
09.
Oscurità
Fin
da piccolo gli era stata impartita un educazione tutt'altro che
ordinaria: Vegeta era nato con lo scopo di distruggere, sterminare,
far esplodere qualunque ostacolo gli si presentasse davanti.
Non
aveva tenuto in conto, però, il più grande nemico
della sua vita:
non poteva combatterlo, non c'era modo di vincere o perdere; al
massimo, poteva soccombere.
D'altro
canto, le tenebre oscuravano i suoi sentimenti facendo prevalere
l'orgoglio: ecco perché per lungo tempo era fuggito
– nessuno
gliel'aveva detto, ma davanti ai sentimenti non si poteva scappare
–
perdendo per l'ennesima volta.
«Vegeta?»
La
donna l'aveva fissato sbalordita quando aveva fatto ritorno a casa.
Poi, si era avvicinata a lui e gli aveva mormorato: «Ti
insegno io
ad amare.»
08.
Luce
Aveva
visto la luce nel momento stesso in cui aveva scoperto la vita.
Già,
perché aveva cominciato a viverla dopo tanti anni, a causa
di
qualche imprevisto.
Un
equivoco che gli fece scoprire tante cose: Vegeta era cambiato,
questo lo doveva ammettere.
«Papi!»
Il
merito di tutto ciò andava in larga parte ad una donna, che
aveva
trovato nelle tenebre
la luce.
Ora, una curiosa
birbante di pochi anni gli strattonava i pantaloni e, per quanto
irritante, non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo.
Da
lontano, Bulma sorrideva: un sorriso illuminante,
che riusciva
a penetrare fin dentro la sua anima.
***
Bene,
due momenti importanti: Vegeta fa ritorno a casa dopo esser stato via
a lungo (Oscurità) e Vegeta molti anni dopo, per una volta
ho voluto
inserire Bra – superando la mia preferenza per Trunks, cosa
ci
posso fare... lo adoro troppo *_*.
Ringrazio
GIULZ87 e Maia74 *^*.
Alla
prossima, ritornerò con i momenti della giornata :DD
Kiki.
|
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Capitolo 15 *** Prompt 01, 02, 04, 05 - Missing moments ***
~
Missing
moments
01.
Alba
Bulma
si dondolava sulla vecchia sedia, fissando con lo sguardo fin dove
l'occhio riusciva ad arrivare. Lei aspettava, ma a volte si chiedeva
se davvero valesse la pena attenderlo; si sentiva una povera illusa,
ma erano proprio quei sogni che la cullavano la notte.
Speranza,
in una sola parola.
Era
un filo sottilissimo che vincolava i rapporti umani; talvolta, era
l'unica cosa per cui valeva la pena andare avanti.
Bulma
levò lo sguardo in alto, accorgendosi che era l'alba: un
altro
giorno stava nascendo, presto avrebbe dovuto consumare le lacrime e
fabbricare il sorriso più indifferente che avesse mai fatto.
***
02.
Pomeriggio
Era
un caldo pomeriggio estivo, Vegeta se ne stava seduto sull'erba
fresca e Trunks se ne stava buono da una parte a svolgere
diligentemente i propri compiti.
Bulma
li osservava da lontano, sorridendo: era passato così tanto
tempo,
eppure le sembrava solo ieri che lei e Vegeta battibeccavano.
Fece
un profondo respiro, poi andò incontro all'uomo.
«Dimmi
una cosa...» mormorò, attirando la sua attenzione.
«... Non c'è
più nulla che ti stupisca?»
Vegeta
fece un cenno di diniego con il capo, piuttosto infastidito. La
donna, allora, subito lo rimbeccò; allorché
ritornarono ai vecchi
tempi, quando lui la provocava e lei rispondeva.
«Diamine!
Spero che tua figlia non diventi come te!»
Esclamò,
accorgendosi solo un secondo dopo di aver parlato troppo. Anche
Trunks – fino ad allora totalmente indifferente –
prestò
attenzione alle parole del genitore, piuttosto incredulo.
«Come
al solito, parli a sproposito.»
Commentò
il sayan, riuscendo solo a provocarla. «Comunque, lo
sapevo.»
«Lo
sapevi?»
Ripeté
la donna, confusa.
«Lo
sentivo.»
Poi
il suo sguardo andò verso il grembo materno: probabilmente
Vegeta
aveva avvertito una debole aura al suo interno.
«Comunque,
penso sia troppo tardi.» stavolta Vegeta alzò un
cipiglio e Bulma
gli sorrise, di tutta risposta. «Diventerà proprio
come te.»
Vegeta
avrebbe voluto risponderle, ma sentiva che in quelle parole c'era un
fondo di verità.
***
04.
Sera
Al
termine di una lunga giornata di lavoro, quando ormai il sole era
calato e ogni cosa sembrava volgere al termine, Bulma si fermava a
riflettere.
Pensare,
però, non era sempre qualcosa di positivo: talvolta i
pensieri
riuscivano a sopraffarla, cancellando l'illusione di
felicità che si
era costruita. Sì, perché Vegeta era un
illusione.
Per
quanto ancora si sarebbe presa in giro?
Eppure
più si allontanava da lui, più si convinceva di
non amarlo e tanto
più si ritrovava in astinenza. Già,
perché ormai Vegeta era
diventato una droga per lei.
Sentì
alcuni passi, solo un attimo dopo la porta s'aprì: ecco, la
sua
dipendenza preferita.
***
05.
Notte
Il
petto di Vegeta si muoveva regolarmente, in alto e in basso. Bulma lo
stava osservando da minuti, ormai, commentando tra sé e
sé ogni
particolare: quando dormiva sembrava aver abbandonato tutto
ciò per
cui lottava da anni.
Orgoglio,
avidità, potere, forza...
cos'erano?
Di
notte vedeva la realtà da un'altra prospettiva: dimenticava
l'identità del principe dei sayan, iniziava a pensare
romanticamente
che lui fosse il suo principe azzurro.
Probabilmente
quelli erano i pensieri frivoli di una donna che nutriva troppa
speranza; eppure, non voleva rinunciare a quell'illusione. Bulma gli
sfiorò i capelli, sentendo tra le dita i fili di un destino
che
ormai si era intrecciato a quello di Vegeta.
Poi
s'addormentò, tenendosi stretti i sogni.
***
Note:
All'inizio
non dovevo mettere tutti i momenti della giornata insieme (ne manca
solo uno, il prompt 3, che ho già trattato) ma erano tutte
flash/drabble così corte <3. Comunque ci
tengo a precisare che le storie non
sono legate le une con le altre, sono tutte a sé stanti.
La maggior
parte delle drabble/flash sono ambientate poco prima della venuta di
Trunks o, ancor prima, post-saga di Freezer (tranne "Pomeriggio"
ambientata dopo molti anni XD), comunque spero vi siano
piaciute.
Ringrazio sese87 (non
ti preoccupare, sapere che hai letto mi ha fatto ugualmente piacere
*_*. Sì, l'obbiettivo era quello di riuscire a far capire il
cambiamento di Vegeta, ci tenevo molto a quel "casa" in corsivo
<3). GIULZ87
(sì, Bra che gli strattona i pantaloni è un
immagine tenera in effetti. Ogni tanto inserirò anche lei
XD. Grazie mille!), Maia74
(grazie, ci tenevo molto alla contrapposizione dei due elementi. Grazie
come sempre della bella recensione ^^)
|
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Capitolo 16 *** Prompt 91 - Grazie ***
91.
Grazie
Bulma
lo sente, anche se sottovoce.
Tra
le mani stringe Bra, mentre accanto a lei Trunks dorme esausto; la
piccola è nata pressappoco da un paio di ore, Bulma si trova
all'ospedale ed è completamente stremata.
Però
riesce a sentirle le parole di Vegeta, forti e chiare:
«Grazie.»
Bisbiglia,
prima di voltare il capo dall'altra parte; sulle labbra di Bulma
indugia un piccolo ovale di stupore, che scompare un attimo dopo,
quando trova la forza di rispondergli.
Lo
strattona per la manica della camicia, poi lo avvicina a sé:
«Grazie
a te.»
Risponde,
sorridendogli.
In
quel momento, le labbra di Vegeta sembrano piegarsi cortesemente,
così come le sopracciglia; è un attimo, solamente
uno, ma è tutto
per loro.
È
l'attimo in cui si ringraziano a vicenda, nulla di più.
***
Vorrei
che non giudicaste Vegeta OOC, poiché questa è la
mia versione dei
fatti: insomma, da lui certamente non ci si aspetta un grande gesto
romantico ma penso che quell'unica parola – così
difficile da dire
al giorno d'oggi – esprima tutto. Inoltre qui abbiamo un
Vegeta
post-saga di Majin Bu, un bel cambiamento rispetto alla saga di
Freezer :).
Grazie
per il sostegno morale!
Alla
prossima *^*
Kiki.
|
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Capitolo 17 *** Prompt 20 - Tempesta ***
20.
Tempesta
Aveva
avuto paura, quel giorno.
Fin
da piccola le tempeste l'avevano
spaventata; ragion per cui, appena ne avvertiva una correva a
nascondersi sotto le coperte.
Vegeta
non aveva perso tempo, l'aveva
subito presa in giro per quella sua assurda abitudine: “Gli
esseri
umani sono miseri”, aveva commentato.
Tuttavia,
quel giorno, Bulma era al suo
fianco.
Si
erano amati per l'ennesima volta,
Vegeta era in dormiveglia, lei invece tremava come un pulcino accanto
a lui: si aggrappava al suo
braccio ma non si sentiva protetta.
D'un
tratto, Vegeta mollò la presa – l'aveva
infastidito troppo,
probabilmente – e, con sua somma sorpresa, le
abbracciò le spalle.
Bulma arrossì per un millesimo di secondo, poi si strinse
maggiormente a lui.
Non
sentì più la tempesta, improvvisamente.
Non
l'avvertì più, se
non all'interno.
*
Sì,
piuttosto breve.
Sto
postando una serie di flash corte, poiché ben presto voglio
dedicarmi al “vecchio metodo” di una mini-long fic
con un set di
cinque prompt.
Comunque,
spero abbiate gradito... per un essere umano normale questo potrebbe
essere un gesto insignificante, ma se si parla di Vegeta e Bulma ogni
piccolo gesto è da considerare importante. O, almeno, questo
è
quello che penso io :).
Ringrazio
GIULZ87
(grazie mille!
Sì, ho specificato perché non volevo che suonasse
come un Vegeta
diverso da quello che siamo abituati a vedere. Rimane il solito
burbero ed orgoglioso principe dei sayan, ma quando è con
Bulma e
quando, soprattutto, si tratta dei suoi figli si ammorbidisce un po'
:). Sono d'accordo, anche io ho amato la parte dell'abbraccio... Mi
ha commossa tantissimo ç_ç. Un bacione!) e LeftEye
(
grazie mille per avermi commentata *0*. Sì, come dicevo
prima se
prendiamo in considerazione Vegeta e Bulma ogni gesto o
atteggiamento è importante <3. Aw, adoro la loro
storia *sospira,
un po' invidiosa XD*, un bacio **).
Alla
prossima: Prompt 10 –
Opposti.
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Capitolo 18 *** Prompt 46 - Cuore ***
46.
Cuore
Vegeta
era stato molto chiaro: tra di loro ci poteva essere solamente un
legame di tipo sessuale, lei non doveva mai superare la linea di
demarcazione.
Bulma aveva stretto di buon grado quel patto,
accettando di mettersi sullo stesso piano delle concubine del
principe su Namek.
Mesi
fa poteva andare pure bene quella proposta, ma adesso non era
più
così: aveva bisogno di qualcosa di più, di
risposte, di
concretezza.
Bulma
gli aveva offerto il suo cuore su un vassoio d'argento, senza
chiedere nulla in cambio; ora, invece, lo avrebbe voluto volentieri
indietro. D'altro canto, conosceva il loro patto: io
ti offro il
mio cuore, tu mi offri il tuo corpo.
Aveva
come l'impressione che Vegeta avesse stretto il suo cuore tra le
dita: ogni volta che le sue parole la ferivano, ogni volta che la
trattava male, ogni volta che si prometteva di odiarla.
E,
per qualche strano motivo, lei lo amava ogni giorno di più.
***
Ambientata
nel periodo post-saga di di Freezer. È molto introspettiva,
non ci
sono troppi dialoghi... E' semplicemente l'inizio di un rapporto che
poi si trasformerà in amore. Solo il tempo saprà
dir loro quando
:). La prossima storia sarà una mini long-fic,
userò i prompt 56,
57, 58. Ringrazio GIULZ87,
sempre gentilissima *-*... Sì,
comunque la tempesta doveva render bene il legame che si stava pian
piano venendo a creare tra Bulma e Vegeta. Grazie mille!
Kiki.
|
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Capitolo 19 *** Prompt 56, 57, 58 (Passato, Presente, Futuro) ***
L
i
f e
56.
Passato
Il
suo passato era una voragine. Non voleva nemmeno rammentarlo
perché,
a distanza di anni, comprendeva tutti gli errori che aveva commesso.
I
suoi figli non sarebbero stati fieri di lui, tutta quell'ammirazione
nei loro sguardi appena Bulma raccontava loro le avventure del
“principe dei
sayan” –
meritava davvero tale
appellativo? – sarebbe venuta meno, se avessero conosciuto la
vera
storia che c'era dietro.
Ragion
per cui, alla domanda: «Mi racconti il tuo passato,
papà?», egli
rispondeva sempre e solo in un modo: «Non esiste.»
Allorché
Bra ammutoliva, comprendendo che il genitore preferiva non rammentare
alcune cose. Non poteva cancellare il passato ma poteva fare ammenda
vivendo
il presente.
57.
Presente
Quello
che c'è davanti a lui è il presente, solamente
un
minuscolo frammento di umanità. È inutile pensare
al passato, quel
che resta da fare è camminare evitando
di inciampare.
È
ironico che a farlo capitolare sia stato una terrestre – un
soldato
della peggior specie, della più bassa categoria mai esistita
–,
pur folle che sia, Vegeta è costretto ad accettare la
realtà.
Dopotutto, però, si è abituato.
Già,
con gli anni è riuscito a convivere con il “buongiorno”
allegro e festoso di Bulma, con i suoi abbracci improvvisi, con
quella vita monotona ed un po' noiosa che mai si sarebbe aspettato di
poter condurre. Ma, più di ogni altra cosa, Vegeta ha
imparato a
convivere con il proprio orgoglio... A
star bene con se stesso,
finalmente. E, si sa, star bene
con il proprio io
vuol
dire prima di tutto riuscire a convivere anche con gli altri.
Vegeta
si issa in piedi, il sole sorge alto nel cielo... E' solo un altro
giorno, è solo un altro passo avanti.
«Buongiorno
tesoro!», ecco, a conti fatti la sua vita trascorre
tranquilla e
monotona.
Vegeta
grugnisce – è il suo modo di rispondere, nulla
più –, eppure,
volente o meno,
ha imparato ad accettare il presente.
58.
Futuro
Una
volta il futuro sembrava lontano, ora non più.
Ben
presto invecchieranno, i loro figli prenderanno il loro posto e
avranno una famiglia propria, magari con gli stessi problemi e gli
stessi battibecchi quotidiani della loro – è una
ruota che gira,
si sa.
Vegeta
osserva da lontano un misto di capelli scuri come la notte, lilla e
turchese acceso... Una strana combinazione, è vero, ma in
quel
momento non sembrano stonare così tanto l'uno accanto
all'altro.
Dopotutto, quello è il futuro che sono riusciti a creare lui
e
Bulma: è stato difficile, spesso in discesa, molte volte in
salita,
ma alla fine possono vederlo.
Ecco,
quella è una... famiglia.
Vegeta
fatica persino a concepire tale concetto nella propria mente, ma a
quanto pare deve adeguarsi a quella parola; è difficile
svegliarsi
ogni mattina e ricordarsi di non essere più la persona di un
tempo,
difficile quanto impossibile.
Esiste
davvero l'impossibile?
Forse
molti anni prima avrebbe risposto con fermezza ma, adesso, stando a
guardare quella strana combinazione di colori, non ne è
più così
certo.
«Nonno,
nonno!», esclama con vivacità una birbante di
pochi anni.
Ha
gli occhi azzurri come sua figlia – come sua madre, a sua
volta –,
li sbatte con una tale semplicità che non può
nemmeno detestarla.
«Va'
al diavolo, marmocchia.»
Grugnisce
l'uomo, tenendo conserte le braccia. La bambina però non
molla,
poiché lo esorta a seguirla, strattonandogli la parte finale
dei
pantaloni, fin dove le è possibile arrivare; Vegeta borbotta
qualcosa sottovoce ma, in un angolo della bocca, indugia un
invisibile sorriso.
*
Scusate
il ritardo, causa scuola .w.
Purtroppo
questa cosa infame esiste, mi ha praticamente costretto a rallentare
il mio ritmo di aggiornamento in ogni fandom. Comunque, queste tre
storielle sono una legata all'altra... E potranno sembrare semplici,
banali, ma io spero si percepisca quanto sia cambiato Vegeta negli
anni.
La
prima è scritta volutamente al passato, la seconda al
presento e
l'ultima alterna presente e futuro :D.
Ringrazio,
come sempre, coloro che hanno commentato... Grazie mille, è
sempre
un piacere leggere le vostre recensioni <3.
A
presto, Kiki.
|
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Capitolo 20 *** Prompt 10 - Opposti. ***
#10.
Opposti
Se
Vegeta era l'oscurità, Bulma era colei che avrebbe sempre
cercato,
pur contro ogni aspettativa, un bagliore di luce nelle tenebre.
Se
Bulma rappresentava la luce, reale o artificiale che fosse, Vegeta
avrebbe sempre scavato a fondo per scorgerne il principio.
Se
Vegeta incarnava la conclusione vera e propria dell'umanità
insita
nell'essere vivente, allora Bulma designava l'inizio di ogni
speranza.
Quindi, se Bulma riusciva ad addentrarsi
all'interno di quell'oasi di oscurità, andava da
sé che nel cuore
del Saiyan potesse ancora esistere una fragile fiammella di speranza:
se lei era l'umanità, la quale si muoveva a passi lenti e
cadenzati
al suo fianco, pur incespicando talvolta, allora lui non avrebbe
più
dovuto incamminarsi da solo in quella selva infinita di
malvagità.
___________________________________
Sì,
torno dopo tanto tempo e con questa cosa
no
sense. Avrei potuto scrivere dei soliti battibecchi, ma quest'idea mi
ronzava in mente da troppo tempo. È volutamente
così, un po' in
sospeso, la dovete leggere in questo modo:
“Se Bulma è così... allora Vegeta
sarà l'esatto opposto”.
Alla fine si dovrebbe collegare tutto per analogia. In pratica, se
Bulma riesce a “penetrare” nel cuore di Vegeta,
allora questo non
è del tutto oscuro. E quindi esiste una speranza anche per
lui, ecco
tutto. Vi prometto che le prossime avranno un senso più
pragmatico!
Ho deciso che aggiornerò questa raccolta una volta a
settimana, prossimi prompt: dal 60 al 70, aspettatevi dieci storie
collegate tra loro cronologicamente. E niente... grazie per esservi
soffermati a leggere questa flash inconcludente, alla prossima!
u_u
Kì.
|
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Capitolo 21 *** Prompts 60 - 70. ***
Family
Brief moments
{Vegeta,
Bulma, Trunk e Bra}.
66.
Acqua
Vegeta non proferisce parola, solo i suoi passi
echeggiano sul pavimento e tanto basta per risvegliare il piccolo
Trunks; Bulma accorre qualche secondo dopo, prendendo il piccolo
dalla culla e dondolandolo tra le sue braccia.
«Immagino
che non abbia senso chiederti perché sei qui»,
afferma Bulma,
dirigendosi verso il seggiolone. «Se non hai nulla da dire,
mi
piacerebbe che uscissi fuori da questa casa».
Vegeta sarebbe
quasi sul punto di prendere ordini, per la prima volta nella sua
vita, da una donna ma la sua attenzione viene catturata da una
reazione inaspettata.
«A-Acqua», Trunks mugugna quella parola e
Vegeta, senza alcun motivo apparente, ne rimane pietrificato.
«Tesoro, è la tua prima parola!»,
esclama Bulma, mentre il
piccolino allunga l'indice in direzione dell'oggetto desiderato.
Vegeta si volta in loro direzione, Bulma incrocia per qualche
secondo il suo sguardo: che il destino lo voglia o meno, le loro
strade finiranno sempre per incrociarsi –
non sarebbe meglio se finissero per incontrarsi?
67.
Fuoco
Vegeta
osserva con cipiglio severo suo figlio, commentando a debita distanza
i suoi allenamenti. Poco lontano, infatti, Trunks e Goten si lanciano
delle sfere di energia alquanto potenti, ridisegnando il campo
circostante.
«Papino!»,
esclama con voce inaudita Bra, la quale ha preso parte a quel viaggio
del tutto spontaneamente.
Averla attorno non è affatto
necessario, eppure lei si è voluta infilare in macchina
– con il
solito proposito di infastidirlo, probabilmente aiutata da sua madre.
«Cosa vuoi, mocciosa?», tuona Vegeta, cercando di
allontanare
quel piccolo batuffolo da sé.
Bra strattona ancora una volta i
suoi pantaloni, dopodiché chiede:
«Perché Trunks e Goten si
lanciano il fuoco?».
È una domanda innocente, proveniente da
una bambina di pressappoco cinque anni: «Quello non
è fuoco,
mocciosetta, sono sfere di energia. Tutti i Saiyan sono in grado di
lanciarle».
«Anche io, papino?», Bra si volta in direzione del
genitore, mostrandogli i grandi occhioni blu.
Vegeta incrocia le
braccia al petto, poi afferma con indifferenza:
«Forse».
70.
Fulmine
Sebbene
suo padre continui a ripetergli quanto siano importanti i suoi
allenamenti, in quei giorni la mente di Trunks è occupata da
ben
altri pensieri. Ultimamente ogni cosa gli ricorda Marion, è
come se
si fosse infilata in ogni singola vena e ne avesse il completo
possesso.
Bulma bussa alla porta della camera un paio di volte,
poi si fa timidamente avanti: «Tesoro,
non importa quanto gli allenamenti siano fondamentali. Ci sono altre
cose ben più importanti nella vita».
Trunks alza di scatto il
capo, in direzione del genitore: «E tu come fai a
saperlo?».
Bulma
poggia una mano sul petto e, con tono saccente, sentenzia:
«Le madri
sanno e basta, Trunks».
In quella frase c'è molto di più di
quanto sua madre voglia far intendere, Trunks lo sa bene, eppure il
tarlo del dubbio si è annidato nella sua mente e non riesce
a
rifuggirgli:
«Importanti...
Quanto?».
Sua madre non sembra affatto sorpresa, tant'è che
proferisce una frase che non ammette repliche: «Quanto Marion
che ti
aspetta di sotto, tesoro».
68.
Terra
Trunks
ingoia un pesante groppo in gola, dopodiché si fa strada
all'interno
della stanza ove suo padre svolge gli allenamenti quotidiani. Abbassa
la manopola che regola la gravità nella stanza,
così da catturare
l'attenzione del genitore: Vegeta, infatti, si volta immediatamente
in direzione di suo figlio, biascicando qualcosa come: “Hai
interrotto i miei allenamenti”.
Trunks
si sente mancare la terra sotto i piedi, solo per un attimo, pur
tuttavia cerca di non lasciarsi intimorire: d'altro canto,
ciò che
sta per dire a suo padre è molto più importante
di qualsiasi
esercizio in vista.
Trunks è quasi sul punto di proferir parola,
quando alle sue spalle compare la figura alta e slanciata di Marion
e, potrebbe giurarlo, il volto di suo padre assume gradazioni
alquanto singolari. Marion intreccia le sue dita in quelle di Trunks,
sorridendo in sua direzione solo come una donna innamorata
può fare,
poi ammette: «Non
sarai solo in questo».
Vegeta assume una espressione
interrogativa, invece, dopotutto la pazienza non è mai stato
uno dei
suoi punti forti; ma, ancor prima che egli possa chieder loro il
motivo di tanta solennità, è Trunks a parlare:
«Papà... Marion
potrebbe essere incinta».
«Cosa?», tuona con un tono imperioso
Vegeta, osservando dall'alto verso il basso la ragazza.
«Potrebbe...
È... », Trunks appare titubante per qualche
secondo, poi ammette:
«Incinta, sai?».
Vegeta potrebbe decantare le lodi dei Saiyan
finché suo figlio e, con tutta probabilità, la
sua futura nuora non
ne avranno abbastanza, ma invece preferisce chiudere quel discorso
con una semplice espressione: «Da quanto tempo la
donna
sa tutto ciò?».
«Da sempre».
60.
Senza
tempo
Bulma
osserva a debita distanza la sua bambina, per quanto debba ricordarsi
di non usare tale epiteto di fronte a lei, le sembra che il tempo sia
trascorso troppo in fretta.
Ormai Bra si trova davanti allo
specchio da ben venti minuti, quanto basta a Bulma per capire che sua
figlia è davvero cresciuta: per quanto fatichi ad accettarlo
la vita
procede con rapidità, ma l'amore di una madre è
una fonte
inesauribile e senza
tempo.
«Mamma,
potresti uscire da lì dietro?».
Bra si volta in sua direzione e
Bulma, colta in flagrante, può solo ammettere le sue colpe e
avvicinarsi alla figura di una se stessa da giovane: «Scusa,
tesoro,
è solo che... sei
così bella».
Bulma
le riavvia i capelli all'indietro, lasciando che i suoi grandi occhi
azzurri risaltino
di
più; sulle guance di Bra indugia un principio di rossore,
invece, il
quale viene mascherato con sorprendente rapidità.
«Un po' di
trucco, però, lo toglierei. Non vorrei che tuo padre
rovinasse i
tuoi piani, non facendoti uscire...».
«O seguendomi», aggiunge
Bra, porgendo al genitore un batuffolo di ovatta.
61.
Origine
Vegeta
osserva la creaturina, sin troppo umana per i suoi gusti, che spunta
oltre la vetrata e non riesce proprio ad ignorare l'orribile
sensazione che lo pervade. È qualcosa
che
non sa bene come definire, eppure esiste: si rende conto, proprio in
quel momento, che gli anni trascorrono senza tregua e la vita si
dimostra un ciclo che si ripete all'infinito.
Bulma si appoggia
al suo braccio, osservando con occhi lucidi oltre la vetrata che li
separa: «Mi
sembra ieri che Trunks è nato e ora...»,
si interrompe per qualche secondo, poi recupera le forze. «E
ora anche lui è un padre. E tu sarai...».
«Non
osare, donna».
Vegeta interrompe bruscamente lo sproloquio di
Bulma, ma non può fare a meno di pensare a quanto siano vere
le cose
che ha detto – d'altro canto, sua moglie riesce sempre a
tradurre a
parole ciò che i suoi pensieri non oserebbero mai.
62.
Nascita
Sono
i primi giorni di vita della nuova Saiyan venuta al mondo, tutta la
famiglia si è raccolta intorno alla nuova arrivata.
Nonostante
l'indifferenza di Vegeta, i dissidi tra quest'ultimo e Crilin e la
freddezza di C-18, Bulma pensa che siano davvero un quadretto
perfetto. A dir la verità la cosa più bella, in
quel momento, è
l'espressione distesa e serena dei neo-genitori, i quali sembrano le
persone più felici sulla Terra. Una sensazione che Bulma, in
qualità
di genitore, ben conosce: così, senza alcun indugio, prende
tra le
braccia la nipotina e la osserva dimenarsi vivacemente. Poi,
voltandosi verso il principe dei Saiyan, esclama con convinzione:
«Oh,
ti fa venir voglia di avere un altro bambino!».
Vegeta potrebbe
aver biascicato una parola o due in merito all'argomento, ma Bulma
è
riuscita a catturare per un solo secondo il suo mezzo sorriso e tanto
basta per renderla felice.
63.
Crescita
Bra
attraversa il corridoio, seguita a ruota da suo padre, per poi
arrivare in cucina e sbraitare contro il genitore: «Papà,
ho sedici anni. Sono grande. Esco con chi voglio io!».
Sulla
tempia di Vegeta pulsa insistentemente una vena, sebbene voglia
negarlo deve ammettere che Bra ha ereditato il suo brusco
caratterino.
«Non finché sarai qui dentro», bandisce
Vegeta,
grugnendo subito dopo per aver proferito quella frase terribilmente
umana.
«Mamma!».
Bulma
si sfila la montatura dal naso, poggia il giornale sul tavolo e si
volta in direzione di sua figlia; poi, dopo un tacito scambio di
sguardi con il coniuge, sentenzia: «Tesoro, tuo padre ha
ragione.
Quando io avevo la tua età... oh, cambiamo
argomento».
Bulma
abbassa le spalle, ricordando per un sol momento i tempi ormai
andati, dopodiché ritorna con la mente al presente:
«E chi sarebbe
il fortunato?».
«Son Goten».
Le labbra di Bulma si aprono
in un ovale di stupore, mentre la vena che indugia sulla fronte di
Vegeta rischia pericolosamente di esplodere da un momento all'altro.
69.
Aria
«Oh,
tesoro... non puoi fissarli per sempre».
Bulma si avvicina alla
finestra della cucina, osservando l'espressione quanto mai imperiosa
di Vegeta. Quel giorno Bra ha deciso di invitare per la prima volta a
pranzo Son Goten e quello è un affronto che il principe dei
Saiyan
non può proprio sopportare: preferirebbe la decapitazione,
piuttosto
che avere in linea di successione la famiglia del suo peggior nemico.
«Mi dovrò trovare un altro mollusco in
famiglia», proferisce
Vegeta, incrociando le braccia al petto.
Bulma inclina il capo di
lato, volta ad osservare l'espressione completamente diversa di sua
figlia quando i suoi occhi si dirigono in quelli di Goten. Poi, dopo
un'attenta considerazione, afferma: «Beh, meglio Son Goten,
che già
conosciamo, piuttosto che altri...».
Vegeta si sofferma per un
attimo a riflettere, dopodiché lascia cadere le braccia
lungo i
fianchi e si arrende alla crudele realtà; Bulma, allora,
prende il
suo viso tra le dita e, voltandolo in sua direzione, indugia sulle
labbra del Saiyan per qualche secondo. In quel preciso momento
Vegeta immagina che i suoi piani siano ormai infranti e che le sue
attenzioni debbano essere rivolte altrove: ma, ancora una volta,
è
la neo coppia a catturare la loro attenzione.
Bra tossisce,
alquanto imbarazzata per aver colto i suoi genitori in fallo, in modo
tale da richiedere la loro attenzione: «Mamma...
P-Papà», mugugna
con un pizzico di insicurezza. «Io e Goten abbiamo deciso di
sposarci!»
Bra mostra un anello di diamanti in direzione di sua
madre, Vegeta borbotta ripetutamente qualcosa che suona come
un'accusa: «Avrei dovuto osservarli di
più».
64.
Vita
Vegeta
potrebbe sopportare di esser stato vestito come un pinguino, persino
di dover incontrare una marea di volti sconosciuti, ma dover
accompagnare sua figlia all'altare lo ritiene un vero sdegno per la
razza a cui appartiene.
«Oh,
papino...», Bra abbassa il tono di un'ottava, in tono
supplichevole.
«Non ti farò fare alcun discorso imbarazzante al
momento del
brindisi, almeno questo!».
Vegeta grugnisce qualcosa tra i denti,
poi si infila le mani in tasca e si volta in direzione della
finestra: Son Goku e sua moglie Chichi diventeranno ufficialmente
parte della famiglia, mai nella vita avrebbe potuto immaginare un
simile risvolto.
«E poi questo sarà il tuo ultimo
matrimonio»,
continua Bra, sistemandosi il velo.
«Speriamo», osserva Bulma,
lisciando le pieghe dell'abito di sua figlia.
«Mamma! Tra tutte
le persone che avrebbero potuto dirmi una cosa del genere... pensavo
che tu saresti stata l'ultima!».
Vegeta si volta nuovamente in
direzione di Bra, ammettendo per la prima volta di essere d'accordo
con lei; Bulma sospira per un secondo, poi riprende:
«È stato
semplicemente tutto così improvviso, tesoro. Vi frequentate
solo da
un paio di mesi, ecco».
Bra osserva la sua immagine di fronte
allo specchio per qualche secondo, poi si volta in direzione di
entrambi i genitori e afferma: «Quando senti di aver trovato
la
persona giusta, tutto il tempo del mondo valso a cercarla sembra uno
spreco. La vita è breve, sapete, ogni cosa va vissuta prima
che
scompaia per sempre», Bra si ferma un breve istante,
sfiorando
nervosamente l'anello di fidanzamento. «E poi... quella
sensazione
che tutto andrà bene, nonostante tutti gli ostacoli da
affrontare,
l'avete mai provata?».
Bulma si volta in direzione di suo
marito, scambiando un tacito segno d'assenso: pensano entrambi a
quanto la vita scorra velocemente e che, nonostante tutto, la meta
sia ancora lontana.
65.
Morte
Le
grandi gioie della vita non sembrano dover avere mai fine, paiono
inossidabili e senza tempo, mentre i dolori si insediano senza alcuna
fatica nell'animo umano e lì vi rimangono.
Bra si stringe tra le
braccia del fratello, affondando il viso nella sua spalla; Vegeta,
invece, se ne sta fermo di fronte al volto ormai smunto, eppur
bellissimo, di sua moglie e lo contempla silenziosamente. Vegeta le
ha voluto tenere la mano, fino all'ultimo respiro, come per eternare
quel gesto – Bulma ha dovuto aspettare la fine della sua vita
affinché Vegeta compiesse uno sforzo come quello,
incredibile.
Bra
appare improvvisamente alle sue spalle, stringendolo in un abbraccio
che sembra voler contenere un vuoto ormai incolmabile.
O
forse è proprio quel vuoto, per quanto insopportabile, a
rendere gli
esseri umani così inclini ai sentimenti?
Vegeta
alza il capo con vigore, ringraziando mentalmente l'unica donna che
gli ha permesso di vivere quella grande avventura e si promette che
porterà tutto ciò dentro di sé, molto
più di qualsiasi fardello o
trionfo subito in battaglia.
___________________________________________
Dunque,
potrei intitolare queste brevi flashfic collegate tra loro:
“il
ciclo vitale”. Dalla nascita alla morte, praticamente, l'ho
voluta
incentrare sulla famiglia come nucleo centrale. La numero #70,
Fulmine, si riferisce al “colpo di fulmine” di
Trunks nei
confronti di Marion.
I vari accenni Trunks/Marion sono dedicati
alla mia amica HamletRedDiablo, che in questo momento si trova
dall'altra parte del mondo (love
you, sister! :3).
Il
titolo gioca su un gioco di parole (perdonate la ripetizione):
significa sia “Brevi momenti di famiglia” sia
“I momenti della
famiglia Brief”.
Aggiornerò la prossima settimana, con i
moments dal #42
al #52!
Kì.
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Capitolo 22 *** Prompt 49, 52, 51, 43, 44, 42, 50, 45, 16, 47, 48. ***
49.
Apatia
Quando
Vegeta atterra con la sua navicella sul pianeta chiamato Terra, prova
sin da subito una terribile sensazione di estraneità. La
prima cosa
che balza ai suoi occhi è una distesa verdeggiante, popolata
di
piante e specie di più vario genere. Vegeta grugnisce tra
sé e sé,
calpestando con disumana crudeltà il suolo erboso sotto i
suoi
piedi: la Terra è un luogo troppo colorato, lindo e
chiassoso,
eppure risulta essere il pianeta più abitato dell'universo.
Il
suo pianeta natale era decisamente differente: non era costretto a
camminare su un terriccio così debole, bensì su
dei crateri
ardenti. D'altro canto, la razza dei Saiyan era la più forte
che
l'universo avesse mai conosciuto, ma la loro epoca d'oro ormai era
solo un graffito appartenente al passato.
52.
Anarchia
La
Terra è stata conquistata in pochi mesi, si è
inchinata di fronte
al flagello a dir poco epocale che si è rivelato l'arrivo
dei
Saiyan. Eppure Vegeta, per quanto voglia negarlo, deve ammettere che
Son Goku si è dimostrato più forte di quanto
previsto: forse, per
la prima volta nella sua vita, ha trovato un avversario con il quale
battersi.
Vegeta
dà una veloce occhiata alla città ormai in
fiamme, compiacendosi
tra sé e sé per aver dato il giusto lustro
all'eredità tramandata
dai Saiyan.
51.
Caos
Vegeta è atterrato su Namecc al solo scopo di
ottenere l'immortalità, così da confrontarsi con
Freezer e ottenere
finalmente la vittoria; Son Goku, poi, si sarebbe dimostrato un
avversario alquanto debole di fronte ad una tale potenza.
Vegeta
odia quel pianeta, poiché lo trova caotico e gli abitanti
che lo
ospitano sono degli esseri così deboli da non valere nemmeno
l'orgoglio di una vittoria.
Quando lo scontro con Freezer si fa
più vicino sa benissimo di non poter vincere, ma per la
prima volta
nella sua vita ripone la speranza in Son Goku e si chiede se non
sarà
proprio la sua componente umana a condurlo alla vittoria.
Poi,
esala un ultimo respiro e lascia che la sua anima venga stretta dalle
ampie braccia della morte.
43.
Caldo
Accettando
l'offerta di quell'insistente terrestre, Vegeta non avrebbe mai
pensato di doversi abituare a quegli sporchi costumi umani. Per
quanto si sforzi, Vegeta non riesce proprio a capire il motivo per
cui la donna si mostra tanto disponibile nei suoi confronti: qual
è
il suo scopo ultimo, a che pro l'avrebbe usato?
Quando Vegeta
esprime, con molto poco riguardo alla cortesia, quei dubbi, Bulma
risponde con un semplice: «Sei
pur sempre un essere...
marziano».
«Non
sono un marziano, donna!», esclama Vegeta, stringendo le
nocche.
Bulma lo osserva da capo a piedi, dopodiché proclama:
«Sì, sì.
Hai capito ciò che volevo dire».
Vegeta
potrebbe inveirle contro e farle notare che quella non è la
maniera
con la quale ci si rivolge ad un principe; ma, nonostante tutto,
quella sciocca terrestre gli provoca una reazione che va ben oltre lo
sdegno. E la sua temperatura corporea, ogni volta che realizza nella
sua mente quel pensiero, aumenta a vista d'occhio.
44.
Gelo
Non è certo un mistero che Bulma sia un essere umano
estremamente attraente, per quanto stremante, e non è un
enigma ciò
che provi nei suoi confronti. Vegeta ne ha semplicemente
approfittato, come qualsiasi alieno della sua razza avrebbe fatto,
conducendola notte dopo notte nella sua camera da letto.
Alcune
volte Vegeta le concede delle ore, altre volte solo pochi minuti: i
suoi allenamenti vengono prima di ogni altra cosa, ciò che
condividono sono solo brevi momenti di straordinaria
intensità.
Bulma non resta mai troppo a lungo nella sua camera, poiché
è
una donna indaffarata e non vuole che i suoi genitori scoprano quel
che, ormai, è diventato palese.
Eppure, quella notte le braccia
di Bulma si allungano in direzione del suo torace e lo stringono in
qualcosa che sembrerebbe avere le sembianze di un... abbraccio,
forse?
Vegeta potrebbe scostarla da sé con l'ausilio del mignolo
se volesse, ma le parole di Bulma frenano ogni suo tentativo di
scostamento: «In
questa camera si gela, Vegeta».
42.
Freddo
Sulla Terra è arrivato il tempo di quel che, comunemente,
viene denominato inverno: lunghe distese gelate, frangiflutti
innevati, atmosfera natalizia nell'aria. A Vegeta tutto ciò
non
interessa minimamente, poiché il suo sguardo si dirige in
direzione
del ventre di Bulma: le sue mani lo accarezzano più e
più volte,
sulle sue labbra indugia un sorriso che non le aveva mai visto prima.
«Aspetto
un bambino, Vegeta. Hai sentito?».
Oh, Vegeta ha sentito
benissimo. È una sensazione strana quella che prova,
però: qualcosa
che oscilla tra l'impotenza e il disagio, per poi fluire nella
rabbia.
«Dovrei rallegrarmi, donna? Sei... un
essere umano, dovrò
avere sulla coscienza l'ennesimo terrestre».
Le labbra di Bulma
tremano, ma non demordono: non si aspettava di certo una reazione
positiva, pur tuttavia quelle parole sono un terribile macigno da
sostenere.
«Potrà benissimo vivere da terrestre, non da
Saiyan.
E...», Bulma avanza, tanto quanto basta per guardarlo
direttamente
negli occhi. «... non ti azzardare mai più a
parlare così a mio
figlio».
50.
Empatia
Distruggere
pianeti, causare massacri e vincere in battaglia non gli sortiscono
alcun effetto rispetto alle parole che Trunks gli ha appena rivolto.
È un ragazzo adulto quello che ha di fronte, con un bizzarro
colore
dei capelli, ma con il medesimo sguardo sostenuto.
Oh, Vegeta lo
conosce bene quello sguardo: è lo stesso che rivolge agli
esseri
umani che lo circondano, ogni qual volta incrociano il suo cammino
– Trunks, però, lo concede solo a lui.
Bulma, poco lontano,
osserva la scena e prova una terribile sensazione: il piccolo Trunks,
tra le sue braccia materne, esprime il suo disappunto scoppiando in
un pianto fragoroso.
Bulma lo avvicina di più a sé, rivolgendo
uno sguardo al suo
ragazzo
e
Vegeta, per la prima volta nella sua vita, prova qualcosa di diverso
dall'usuale indifferenza.
45.
Piacevole
Vegeta non è mai stato un uomo di parole, Bulma ha
dovuto sempre captare i suoi segnali: ecco perché non la
stupisce
molto che abbia deciso, di sua spontanea volontà, di
addentrarsi
all'interno della sua camera. Se ne sta semplicemente immobile, con
le tende che filtrano davanti alla sua figura, ma non sembrano
sfiorarlo affatto. Gli occhi di Vegeta hanno il potere di
paralizzarla, ogni tanto, se li fissa troppo a lungo potrebbero
condurla in luoghi sconosciuti.
«Trunks
è qui, se devi parlare con lui. Trunks grande,
intendo», Bulma gesticola nervosamente, puntualizzando
l'ovvio.
Vegeta scrolla le spalle, dopodiché commenta: «Non
mi interessa
al momento».
Bulma sa benissimo dove andrà a parare quella
conversazione, se tale si può definire, per cui frena le sue
azioni
sul nascere: «Al momento? Vegeta, non ci provare».
I passi di
Vegeta avanzano lenti, si sente solo l'eco dei suoi scarponi:
«Non è
giusto... non
così»,
sussurra Bulma, con un fil di voce, mentre gli occhi di Vegeta
indagano la sua esile figura.
«E allora come?».
Quella è
la pronta risposta del principe dei Saiyan, il quale senza permesso
alcuno si permette di sfilare il fiocco che lega la sua vestaglia da
notte. Bulma vorrebbe davvero allontanarlo da sé in quel
momento,
poiché la loro situazione non sarà mai qualcosa
di definitivo e lei
è una donna che merita di più, molto di
più. Tutti quei pensieri
volano nell'aria, così come i loro indumenti, quando le
labbra del
Saiyan umettano il suo collo con un bacio che Bulma potrebbe quasi
definire piacevole.
16.
Sole
Vegeta quel giorno vede solo una luce, una grande e
luminosissima luce, di fronte a sé: per un essere come lui,
che ha
sempre vissuto nelle tenebre, tale bagliore potrebbe avere le
sembianze del sole stesso. E invece è solo una gigantesca
esplosione, il suo ultimo sacrificio, fatto in nome della razza
umana: il se
stesso
del passato si sarebbe fatto grosse risate di fronte a tale
possibilità, ma il padre, il marito e il guerriero
– esattamente
in quest'ordine – che dimorano in lui possono lasciare questo
mondo
con un sorriso. Un piccolo, invisibile e abbozzato sorriso di
felicità: da quando ha messo piede sulla Terra gli sono
accadute le
cose più inimmaginabili ma, a conti fatti, le avventure
più grandi
sono quelle che ha condiviso con coloro che un tempo aveva definito
nemici.
«Addio
Trunks. Addio Bulma».
Per chi ha conosciuto solo le tenebre, il
sole non appare mai abbastanza vicino – e Vegeta si lascia
travolgere da tanta potenza, con il capo alto e lo sguardo fiero.
47.
Emozioni
Quando Bulma rivede Vegeta, in carne e ossa, deve
sforzarsi con ogni fibra del suo corpo per mantenere un contegno
adeguato. Sa benissimo che Vegeta non glielo perdonerebbe mai,
esternare tali emozioni non sarebbe degno di un Principe e men che
meno della sua compagna.
Per cui si limita a osservarlo da
lontano, affinché capti i suoi messaggi e le mandi dei
segnali
inconfondibili: Vegeta ascolta con disinteresse le parole di Son
Goku, il quale spiega agli altri il suo nuovo piano d'attacco,
lanciandole di tanto in tanto uno sguardo.
Bulma, allora, si
avvicina al folto gruppo di persone e cerca di infilarsi nella folla,
ma la sua è sola una giustificazione per intrecciare le sue
dita a
quelle di Vegeta, senza che se ne accorga nessuno.
È un piano
infantile, semplice e sciocco, ma è ingegnoso quanto basta
affinché
la presa di Vegeta stringa forte la sua.
48.
Sensazioni
Il
nemico finalmente è stato annientato e l'intera Terra quel
giorno
può festeggiare: Kid Bu è stato sconfitto, il
merito va solo ai
guerrieri. Hanno fatto tutti
la loro parte, sono tutti
eroi quel giorno.
Son Goku viene acclamato dalla folla, Vegeta
preferisce invece distaccarsi dalla stessa; Bulma se ne accorge
subito e, imitando il gesto di suo marito, lo raggiunge a qualche
passo di distanza.
«Non
devi mica essere così asociale, Vegeta», tuona
Bulma, sbucando alle
sue spalle.
Vegeta sbuffa tra sé e sé, dopodiché
proclama:
«Non voglio mischiarmi ai terrestri».
«Oh, temo sia troppo
tardi. Ti sei mischiato ai cosiddetti “terrestri”
parecchio
tempo fa».
Bulma ridacchia, alludendo a una situazione sin troppo familiare,
Vegeta non può proprio controbattere. Così la
loro strada procede
in silenzio per alcuni minuti – a volte, Bulma lo ha imparato
a sue
spese, alcuni silenzi dicono più di tante parole
–, osservando il
sole imbrunire all'orizzonte.
«Per quel che vale, sarai sempre
il mio eroe», afferma Bulma, sfiorando la punta delle sue
dita.
Vegeta
osserva quella donna per un sol istante, abbozzando lo stesso sorriso
che tempo prima si era concesso – Bulma non ha bisogno di
parole, o
sciocche frasi melense, interpreta quell'espressione sul suo volto e
tanto le basta.
____________________________________
Queste
flash, cronologicamente collegate tra di loro, sono tutte viste dal
POV di Vegeta. E partono dalla saga dei Saiyan, con l'arrivo di
Vegeta sulla Terra, per passare a quella di Freezer e in seguito a
quella di Cell, per poi concludersi con l'ultima, la saga di Majin
Bu. Ho voluto inserire anche alcuni elementi, come il fatto che
Vegeta senta continuamente quell'essere inferiore a Son Goku,
nonché
la diffidenza che Trunks prova nei suoi confronti... insomma, ho
cercato di renderla il più completa possibile. Anche
perché
caratterizzare Vegeta è così difficile, spero di
non essere andata
OOC.
Aggiornerò presto con altri dieci prompt, see you soon!
:D
Kì.
|
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Capitolo 23 *** Prompt 40, 34, 32, 41, 35, 53, 31, 54, 33, 55. ***
40.
Nessuna
stagione
Vegeta uscì dalla doccia con il solito grugnito
ben stampato in faccia, ad alimentar ancor più la sua rabbia
era la
donna che si era introdotta senza alcun riguardo nella camera
dedicata ai suoi allenamenti. «Cosa
diavolo ci fai qui, donna?».
Bulma levò gli occhi al soffitto
per un sol attimo, poi si voltò verso il suo interlocutore:
«Evito
che tu possa morire. Anche se in questo momento la tentazione
contraria è davvero forte».
Bulma lo liquidò con un sorriso
sarcastico, tornando a fissare lo schermo del computer; quello era un
affronto che, ovviamente, un principe di nobile stirpe come lui non
poteva tollerare, per cui sentenziò: «Non ho
bisogno del tuo misero
aiuto».
«Vorrei ricordarti che questo è il mio pianeta,
Vegeta. Questa è la mia casa, questa è la mia
abitazione. E questo,
al momento, è il mio studio».
Vegeta odiava ammetterlo, ma la
donna aveva ragione da un certo punto di vista; per cui, si
limitò a
sbuffare qualcosa tra sé e sé, chiedendosi a
quale razza di livello
si fossero abbassate le donne del pianeta sul quale si trovava.
«Dimmi, Vegeta, hai mai desiderato vedere il tuo pianeta da
quando è scomparso?».
34.
Pianeta
«Dobbiamo
fare conversazione? Io avrei da fare», disse Vegeta,
incrociando le
braccia al petto.
Bulma si aggiustò la montatura, la quale le
era scesa sul setto nasale, dopodiché obiettò:
«Si trattava di
una domanda di tipo scientifico. Sai, stando ai miei calcoli, potrei
aver trovato l'esatta posizione del tuo pianeta».
Vegeta sbuffò,
come al solito, eppure nella sua espressione c'era qualcosa di
incuriosito, che Bulma notò sin da subito; quindi,
continuò: «Se
ti interessa stasera sarò ancora qui, con il mio
telescopio».
Da
qualche tempo Bulma aveva come la strana sensazione che Vegeta
sentisse una certa malinconia – non che lo desse a vedere,
ovviamente, ma ogni tanto le capitava di vederlo levare gli occhi in
direzione del cielo –, così si era subito
premunita nei suoi
confronti.
Perché si dimostrava così gentile nei suoi
confronti? Vegeta non l'aveva mai ripagata con la stessa moneta e,
con tutta probabilità, non l'avrebbe mai fatto. Non voleva
darsi una
risposta, almeno non in quel momento, ingannare il proprio cuore era
meno doloroso della verità stessa.
Vegeta cacciò le mani dalle
tasche, sul suo volto indugiava la solita espressione contrita:
«Come
ti pare, donna».
32.
Stelle
Talvolta
Bulma osservava le stelle per ore intere, lasciando da parte la sua
formazione da scienziata, al fine di ammirare la luminosa bellezza
del firmamento. Vegeta, invece, non aveva mai guardato oltre il
proprio naso e stupì persino se stesso quando
accettò l'invito
della donna.
Sulle labbra di Bulma indugiava un piccolo ovale di
stupore, eppure preferì evitare ogni commento; si
limitò a guidarlo
sino al telescopio, a qualche passo di distanza.
«Credo
che queste siano le coordinate giuste», disse, facendogli
spazio.
Vegeta osservò per un sol attimo all'interno del telescopio,
poi
alzò le spalle, sbuffò tra sé e
sé e commentò: «Per quale
motivo fai tutto questo, donna?».
Bulma si soffermò sulla volta
illuminata, forse in cerca delle parole più adatte,
dopodiché
affermò: «Perché anche le stelle sono
sole».
41.
Temperatura
Vegeta
aggrottò le sopracciglia, osservando la donna con una
espressione di
disappunto; Bulma tradusse i suoi pensieri in parole, ormai si era
abituata a decifrare persino i suoi grugniti.
«Intendo
dire che è normale che tu ti senta solo, in questo enorme
pianeta».
Vegeta
sbuffò, poi alzò il tono di voce: «Sono
nato solo, donna. E non è questo il motivo per cui ho deciso
di
restare sulla Terra».
Le parole di Vegeta erano aspre sentenze,
talvolta le provocavano un dolore acuto: non che Bulma si aspettasse
di più dal principe dei Saiyan, beninteso, ma in fondo
sperava che
un giorno o l'altro potesse adattarsi al suo pianeta. Ogni volta che
si chiedeva il motivo di tanto affanno nei suoi riguardi non riusciva
ad arrivare al nocciolo del problema – o, forse, non voleva
porsi
la domanda adeguata.
I pensieri di Bulma furono interrotti
dall'inaspettato arrivo di un'altra presenza, la quale incrociava la
sua direzione con una coperta tra le mani.
«Ho pensato che
avessi freddo, tesoro».
35.
Universo
Negli ultimi tempi Yamcha le rivolgeva delle
premure particolari, come se una strana sensazione si fosse
impadronita di lui: Bulma se ne era accorta da qualche settimana, in
concomitanza con l'arrivo di Vegeta. Più volte, infatti,
Yamcha le
aveva ricordato la natura istintiva di “quello
scimmione”, come
lo chiamava lui, ma Bulma non aveva voluto dargli retta.
«Cosa
stavate facendo?», chiese Yamcha, con tono sospettoso.
Bulma
boccheggiò per un paio di secondi – per quale
motivo, poi? Non
aveva nulla da nascondere –, Vegeta lo tartagliò
con una battuta
sprezzante: «Rilassati, umano».
Yamcha strinse le nocche,
mentre Vegeta lanciò un'occhiata alla donna e fece
dietrofront; non
si trattava di una situazione imbarazzante, ma Bulma aveva come
l'impressione che dovesse vergognarsi di qualcosa.
«Finalmente
siamo da soli», disse Yamcha, passandole un braccio attorno
alle
spalle. «Tutto l'universo per noi, eh?».
«Come?», chiese
Bulma, sbattendo un paio di volte le palpebre.
«Ti
trovo un po' distratta stasera, Bulma».
53.
Disordine
La vita di Bulma non era mai sprofondata nel più
profondo caos come dall'arrivo di Vegeta – e la maggior della
sua
vita l'aveva vissuta alla ricerca di avventure, principalmente
insieme a Goku.
Non solo il suo cuore era un enorme armadio in
disordine, ma anche il suo stomaco e gli organi confinanti e la testa
e tutto quello che c'era all'interno.
«Cosa
diavolo ti ha fatto...», affermò Yamcha, come se
avesse appena
letto nella sua mente.
Bulma si voltò di scatto, in quel momento
prese consapevolezza del fatto che la sua attenzione fosse ancora
rivolta altrove. Non poteva certamente negare l'evidenza,
così si
limito a bisbigliare un brevissimo “Scusa”,
biascicato
con disumana vergogna.
31.
Sole
Il
giorno successivo Bulma si svegliò con un terribile
malessere
interiore, aggravato ancora di più dal fatto che Yamcha se
ne fosse
andato sbuffando. Non che avesse tutti i torti, dopotutto nemmeno lei
era a conoscenza dei propri sentimenti.
Si infilò velocemente la
vestaglia, giunse in cucina sbadigliando e la prima cosa che vide fu
la figura altera e composta del Saiyan di fronte a lei, il quale
sembrava essersi alzato molto prima. Vegeta si passò un
panno sulla
fronte, probabilmente si stava prendendo una breve pausa dagli
allenamenti, così Bulma evitò qualsiasi
conversazione imbarazzante.
Eppure una parte di sé, non sapeva definire bene quale,
prese il
sopravvento e, senza nemmeno accorgersene, chiese: «Stasera
guarderai ancora le stelle?».
54.
Ordine
Bulma
si tappò letteralmente la bocca qualche secondo dopo, quando
ormai
era troppo tardi.
Cosa le era preso all'improvviso? Non si era
promessa di evitare qualsiasi tipo di conversazione, giusto qualche
secondo prima?
Vegeta non era certamente un tipo eloquente,
fortunatamente per lei, per cui si limitò a borbottare
qualcosa
sottovoce e a liquidarla così, come una perfetta ebete.
Eppure,
nonostante l'imbarazzo e nonostante fosse ormai da cinque minuti
buoni in piedi e con una ciotola di latte tra le mani, Bulma si
sentì
come sollevata. Era come se tutta la tempesta, il caos ed i terremoti
che la sera precedente si erano scatenati in lei, si fossero
improvvisamente acuiti.
33.
Luna
La luna dominava alta nel cielo, neppure una nuvola la
copriva, Bulma si era persa da innumerevoli minuti in
quell'immensità. Gli occhi della scienziata vedevano
millenni e
millenni di storia nel cielo, ma quelli più fragili della
donna vi
trovavano una moltitudine di domande. E il cielo sembrava un tappeto
creato appositamente per accrescere i suoi dubbi e provocare ancor
più tumulto nel suo cuore. Da
quando Bulma era diventata così romantica?
Non era mai stata così in preda alle paure, alle insicurezze
e
ai dubbi come in quel periodo della sua vita: sapeva benissimo qual
era la strada da scegliere, peccato che la mente non ne volesse
sapere di ragionare e il cuore non volesse proprio quietarsi.
Vegeta
aveva deciso di non farle compagnia quella sera, nonostante Bulma
fosse rimasta ad aspettarlo diverse ore – dopotutto, se le
stelle
erano sole c'era un motivo: nella loro infinita moltitudine non
necessitavano di compagnia, erano abbastanza per se stesse.
55.
Libertà.
Anche lei avrebbe dovuto ragionare così: era una donna
intelligente, capace e avventurosa. Sarebbe stata per se stessa
ciò
che altri non sarebbero mai stati per lei, né Yamcha,
né tantomeno
Vegeta.
Bulma indugiò ancora per un attimo, prima di voltarsi in
direzione della porta e salire velocemente la rampa di scale.
Assaporò l'immensa sensazione di libertà che
sembrava essersi fatta
larga nel suo cuore, almeno finché non intercettò
con la coda
dell'occhio il Saiyan: Vegeta se ne stava sullo stipite della porta,
a braccia conserte, incollato al suo sguardo.
Bulma annaspò per
qualche secondo, dopodiché disse: «Non
ti aspettavo».
«Certo che no. Altrimenti perché avresti dovuto
fissare per due ore il vuoto?».
Vegeta sapeva sempre dove
colpire, ma Bulma aveva imparato a difendersi: «Immagino di
poter
dire la stessa cosa», obiettò, con un'alzata di
spalle. «Non
proprio, aspetta: non fissavi il vuoto, fissavi me».
E,
guadagnandosi una brusca occhiata, Bulma si avviò nella sua
camera e
assaporò una brevissima sensazione di vittoria –
se le stelle
erano sole, erano tutte
insieme: Bulma sarebbe semplicemente stata il suo tutto,
nulla
più.
__________________________
In
queste dieci flash ho voluto narrare “gli
inizi” della storia tra Vegeta e Bulma. E l'ho fatto
sottoforma di
una breve mini long-fic, ho voluto focalizzare l'attenzione sulla
Bulma scienziata e su come, attraverso i suoi occhi, Vegeta potesse
apprendere tante cose nuove. Diciamo che è un
“prequel” della
loro storia, ecco.
La prossima mini long-fic sarà una “What
If”. Sarà ambientata in un mondo parallelo, nel
quale Bulma sarà
la concubina di Vegeta. Vi avviso sin da ora perché saranno
presenti contenuti forti e un linguaggio scurrile. Probabilmente
aggiornerò in questi giorni, poiché son rimasti
due capitoli e
vorrei terminare la raccolta al massimo entro gli inizi della
prossima settimana. :)
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Capitolo 24 *** Prompts 90, 86, 59, 87, 81, 85, 82, 89, 84, 93. ***
90.
Incubo
Ogni notte Bulma aveva un incubo, talmente
tangibile da riuscire quasi a confondersi con la realtà:
sognava di
essere avvolta da tante spire oscure, le quali la trasportavano
all'interno di una voragine. Non era certo un sogno anomalo, pur
tuttavia al suo risveglio Bulma ne era così terrorizzata da
non
riuscire a muoversi. Ricordava anche una voce, seguita da una
spiacevole sensazione, ma non riusciva ad afferrare le parole.
Bulma
si alzò con molta fatica, poi si guardò allo
specchio: quel giorno
doveva rendersi più presentabile del solito, il principe dei
Saiyan
avrebbe scelto una concubina con la quale appartarsi. Non che
coltivasse tali speranze, i suoi buffi capelli e la sua conformazione
fisica generalmente diversa non erano di certo un incentivo su quel
pianeta.
86.
Sorte
Vegeta
aveva dovuto scegliere tra più concubine, per sommo volere
di suo
padre: si trattava di una prassi ormai riconosciuta nel regno,
disonorarla sarebbe stata considerata una cosa disdiscevole. Per cui si
guardò attentamente attorno, esaminando le minute figure che
gli
comparivano davanti. Bastava un solo cenno di mano e comprendevano
all'istante, come tanti soldati ligi al proprio dovere e bastava uno
schiocco di dita affinché loro si prostrassero ai suoi
piedi.
La
visuale di Vegeta, per quanto spaziasse, non trovava
alcunché di suo
gusto: ai suoi occhi erano tutte uguali, ma lui era il principe dei
Saiyan e voleva qualcosa di unico. Oppure raro, quasi quanto il capo
turchese che spuntava attraverso più e più file
monocolori.
«Tu,
donna, fatti avanti. Sei stata scelta».
59.
Tempo
Bulma si chiese per un sol momento se il principe
si riferisse davvero a lei, dal momento che – eccezion fatta
per il
buffo colore dei suoi capelli – possedeva un volto
assolutamente
anonimo: difatti, nella maggior parte dei casi, veniva destinata come
concubina dei guerrieri minori. Non sperava in alcun modo in una tale
fortuna, se tale si poteva definire, per cui fece un passo avanti e
si mostrò al suo futuro padrone. Vegeta la
esaminò per qualche
istante, poi le fece segno di inginocchiarsi. Bulma obbedì
immediatamente, per quanto odiasse quei cerimoniali, ascoltando
attentamente le parole del principe: «Resterai
per tutto il tempo necessario. Se vorrò liberarmi di te non
dirai
una parola».
87.
Destino
Bulma osservò la propria immagine riflessa nello
specchio, curandosi di apparire al meglio: il destino le era venuto
incontro e forse, armandosi di un'eccessiva fiducia e di una buona
dose di fortuna, avrebbe ricevuto la tanto agognata libertà.
Ma,
in fin dei conti, era davvero questo che voleva?
I pensieri di
Bulma furono interrotti dalla voce del suo padrone, profonda e
impaziente, il quale reclamava i suoi servigi: Bulma si
avvicinò al
lenzuolo entro il quale era fasciato il suo corpo, poi
lasciò cadere
con uno schiocco di dita la propria veste. Il principe
contemplò per
qualche attimo la sua figura, prima di avvicinarla rudemente a
sé:
Bulma si lasciò trasportare, poiché aveva
imparato a conoscere in
minima parte le esigenze del principe, abbassandosi fin sotto la sua
vita e prendendo a massaggiargli il membro. Non era mai stata la
concubina di un personaggio di tale rango, temeva di sbagliare sempre
qualcosa, ma lottava con se stessa per non darlo a vedere: cosa
avrebbe pensato di lei Vegeta, altrimenti?
Dopo aver ricevuto
l'assenso del principe, il quale avevo posto le mani sul suo capo,
affinché compiesse il suo dovere, entrambi godettero e
morirono del
piacere che ne derivava.
81.
Addio
Bulma
si lasciò cadere sul giaciglio, ormai piuttosto stremata,
prendendo
a respirare con affanno. Vegeta non si alzò,
preferì riposare un
po', non era mai successo prima: solitamente la sua presenza era
pressoché invisibile, tranne nei momenti di passione, quando
il suo
dovere era compiuto tornava a svolgere i suoi compiti regali.
«Tu
non sei di questo pianeta, donna», dichiarò
Vegeta, lapidario.
Bulma ingoiò un pesante groppo in gola, chiedendosi come
avesse
intuito tale caratteristica: poi, pensò, il suo raro
colorito e
altre caratteristiche fisiche non potevano passare inosservate.
«Provengo dalla Terra, principe».
Vegeta grugnì, con un
moto di disgusto, dopodiché proclamò:
«E come saresti finita qui,
donna?».
Bulma si strinse nel lenzuolo, come a volervisi
accucciare all'interno, dopo qualche attimo di silenzio
ritrovò la
facoltà di parola: «Dovete sapere che provengo da
una famiglia
specializzata nell'alta tecnologia. Molto tempo fa decisi che mi
sarebbe piaciuto esplorare l'universo con i miei amici, partimmo alla
volta di molti pianeti. Finché non finimmo in questo
e...».
«E...?», incalzò Vegeta, stranamente
incuriosito.
«E
dissi loro addio», sentenziò con un fil di voce
Bulma, come se
avesse appena emesso una condanna.
85.
Vendetta
I
ricordi erano inevitabilmente tornati a galla e, con essi, le
lacrime: Bulma si era sforzata di non apparire debole di fronte ai
glaciali occhi del principe, ma la sua umanità
aveva avuto la meglio.
Quando
aveva deciso di partire con Son Goku, Crilin e Yamcha non avrebbe mai
immaginato cosa sarebbe potuto accadere: i suoi amici avevano
combattuto valorosamente contro i guerrieri mascherati –
almeno
così era parso a Bulma dalla distanza che la separava da
loro,
Yamcha aveva a lungo insistito affinché rimanesse al sicuro
nella
navicella –, ma stavano affrontando la sorte, in
realtà.
Bulma
li aveva visti cadere uno ad uno, aveva dovuto tapparsi la bocca e
soffocare le urla, altrimenti sarebbe stata scoperta. Poi, a passi
lenti e cadenzati, si era intrufolata all'interno di una folle
informe e lì aveva conosciuto le concubine – il
resto era solo
storia presente, nulla più.
Dopo tanto patimento, Bulma
desiderava una cosa sola: la meritata vendetta, in nome dei suoi
amici.
82. Bugie
Il giorno successivo
Vegeta oltrepassò la soglia della porta in maniera
particolarmente
burbera, più del solito, lanciando l'armeria nel vuoto.
Bulma
accorse immediatamente, lasciando da parte qualsiasi officio stesse
svolgendo, lanciando le braccia attorno al collo del principe. Vegeta
se ne liberò in maniera frettolosa, imprecando tra
sé e sé. Poi,
qualche secondo dopo, proclamò: «Non
vi
voglio più qui, donna».
Bulma sbattè le palpebre un paio di
volte, dopodiché trovò il coraggio di domandare:
«Per quale
motivo, se posso chiedere, principe?».
Vegeta
la berciò con lo sguardo, poi si avvicinò alla
sua figura – Bulma
era avvolta in più e più strati d'organza, i
quali cadevano
morbidamente sui suoi fianchi –, sfiorando la punta delle sue
dita.
Fu un gesto avventato, fin troppo delicato per i suoi gusti,
così
ritornò in se stesso e strinse crudelmente la presa.
Dopodiché,
guidato dal barbaro istinto, le strappò di dosso i veli che
tenevano
prigioniero il suo corpo e la fece avidamente sua. Bulma non riusciva
a comprendere quell'atteggiamento, eppure doveva sottostare al volere
del principe, per cui lasciò che la guidasse all'interno
della
camera senza battere ciglio.
Poi, tra i mugugni, riuscì solo a
udire: «Perché
sei solo
una femmina umana».
89.
Sogno
Le
luci e le tenebre avevano iniziato a confondersi, Bulma si trovava in
una fase intermedia tra il sonno e la veglia: eppure riusciva a
sentire lo sguardo di Vegeta, lapidario e freddo, fin sotto le vene.
Ciò la metteva in soggezione, lo doveva ammettere, ma in
quel
momento non le sembrava il caso di apparire titubante: il suo padrone
quel giorno era di pessimo umore, chissà per quale motivo,
per cui
cercò di non dar troppo peso ad alcuni atteggiamenti
ambigui.
Chiuse pian piano gli occhi, lasciandosi trasportare dal flusso
indistinto dei suoi pensieri, sognando nuovamente quella malvagia
voragine. Eppure stavolta c'era qualcosa di diverso, la voce
indistinta e scostante che perdeva ogni notte ora sembrava
materializzarsi nella sua mente. Doveva aguzzare le orecchie,
metaforicamente parlando, per codificare quei suoni indistinti in
frasi compiute.
Il suo cuore ebbe un incredibile balzo, tale da
portarla ad una presa di coscienza, quando riuscì ad udire:
«Morirete
in ginocchio, patetici esseri umani, al cospetto del principe dei
Saiyan».
84.
Rimpianto
Vegeta la svegliò con un paio di forti
scossoni, intimandole di prendere le sue cose e farsi guidare dalla
guardia all'esterno del palazzo. Bulma non aveva ancora ben
realizzato ciò che le sarebbe spettato, presa com'era a dare
un
significato concreto al suo sogno, si limitò a obbedire a
quanto
richiesto.
Poi, dal momento che non aveva più nulla da perdere,
chiese al principe: «Mi
state cacciando perché sono stata l'ultima umana che non
avete
ucciso quel giorno, non è vero?».
Vegeta issò lo sguardo in
alto, evitando ogni contatto visivo, ma le sue intenzioni erano
alquanto limpide; frenò con un cenno le intenzioni della
guardia,
dopodiché sentenziò: «Che razza di principe
sarei, se permettessi tali insolenze?».
Bulma sostenne lo
sguardo crudele del suo padrone, poi proclamò a pieni
polmoni: «Che
razza di uomo
permetterebbe ai suoi nemici di perire in battaglia in
ginocchio?»
Il
principe alzò un sopracciglio, probabilmente soffermandosi a
riflettere sulla sua insolenza, finché non decise che fosse
giunto
il momento di concludere quella breve ma intensa chiacchierata.
«Hai
detto tutto ciò che volevi dire, donna?»,
grugnì, sprezzante.
«No,
molto poco in verità».
Bulma sostenne ancora una volta lo
sguardo di Vegeta, fieramente e senza alcun rimpianto.
93.
Giustificazioni
Non era certo un mistero che, dopo tale
conversazione, il suo destino fosse ormai stato segnato: nel peggiore
dei casi le sarebbe stata destinata la morte, nel migliore l'eterna
prigione. Vegeta sarebbe andato avanti con la sua vita, lasciandosi
sulla scia solo l'ennesima vittima, lei non sarebbe stata altro che
un ricordo. Forse spiacevole, a giudicare dagli ultimi istanti che
avevano trascorso insieme; pur tuttavia, Bulma aveva parlato di
fronte al principe come nessuno prima d'allora e aveva vendicato a
modo suo la morte degli amici più cari.
Di tanto in tanto Bulma
sentiva il rumore dell'incudine spingere contro la sua schiena, come
a volerle intimare di affrettare il passo, scala dopo scala. Sembrava
un labirinto infinito, abissale, per un momento pensò che si
trattasse della sua punizione.
Finché si trovò a dover
oltrepassare un'immensa porta, la quale portava ad una piattaforma
che dava all'esterno. Bulma si voltò verso la guardia, la
quale le
indicò un punto in lontananza: Bulma si voltò,
riconoscendo una
navicella quantomai familiare.
Poi, si udì un colpo di tosse che
conquistò la sua attenzione: «Ordini
del principe: nessuna interferenza con questo pianeta, prenda e se ne
vada con l'astrusa tecnologia con la quale è
arrivata».
Sulle
labbra di Bulma indugiò un ovale di stupore,
dopodiché si avvicinò
alla navicella in titanio e poggiò una mano su un lato del
veicolo:
ricordava bene quando l'aveva progettata, arrivata a quel punto non
avrebbe mai pensato che potesse traerla in salvo. Eppure, a quanto
sembrava, le giustificazioni del principe erano nulla a confronto del
rimpianto che non avrebbe mai ammesso di poter provare per una
stupida
femmina umana.
«Ora
siamo pari, principe».
_________
Sognavo
di scrivere questa "What If" da tempo, l'argomento è un
po' delicato, ma Bulma e Vegeta mi sembravano più adatti. Un
momento
di attenzione: il prossimo blocco di flashfic è l'ultimo!
Vorrei
aggiornare molto presto, se non domani se ne parla martedì.
Mancano
solo i prompt 94-100 e 18-19. Le flashfic successive saranno legate
da un unico tema: il bacio. Ebbene sì, concluderò
con un po' di
fluff. :)
Grazie a tutti per aver
letto!
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