Angel face vs Poker face

di candidalametta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1 ***






1

-Kennedy Fulgher
-Antony Button
-Jared Letom

Jared lesse il proprio nome e un sorriso gli riempì il volto lasciandolo beatamente senza pensieri per trenta lunghissimi secondi. Poi, come da abitudine, tutte le conseguenze del suo nome su quella lista presero spazio nella mente già sovraffollata scavando la loro personalissima nicchia per quello che si prospettava un tempo decisamente lungo.
Scostò la sedia dalla scrivania e si allontanò dallo schermo del computer che nella sua luce azzurrina gli ricordava una promessa.

“Shannon! Shaaaan!”, un rumore dal salotto lo portò a dare un occhiata sul divano, il fratello stava guardando la tv con aria annoiata, del tutto indifferente all’entusiasmo del fratello.
Ne dimostrava troppo in troppe circostanza per corrergli dietro ad ogni esclamazione di gioia.
“che c’è J?” sbuffò annoiato senza guardarlo, “ho avuto la parte” gongolò felice fiondandosi al suo fianco, “bello … per cosa? Un altro dei tuoi drammoni soffocanti in cui muori tragicamente dopo cinque minuti dall’inizio del film?” chiese per pura cortesia senza risparmiare il sarcasmo.
Il fratello si trattenne dallo strozzarlo, “veramente no, però …”, “ho capito, muori penosamente quattro minuti dall’inizio del film”.
Il fratello si voltò irritato ritirandosi nella sua stanza; come da copione pochi secondi dopo le grosse mani del fratello bussavano alla porta.
“vattene” masticò Jared nel cuscino mentre Shannon socchiudeva la porta e guardandolo appollaiato sul letto con il guanciale stretto contro il volto, non stava piangendo, soffocava la rabbia nei suoi drammi quotidiani. “e dai Jj piantala! Stavo scherzando”, Shannon avanzò fino a sedersi mollemente accanto a lui, “avanti, raccontami di questo nuovo film” propose accondiscendente, “e perché dovrei? Tanto non te ne importa nulla” ribatté seccato Jared.
“si che mi importa, anche se si trattasse di un mattone sentimentale mi importerebbe, è un nuovo ruolo e per mesi sarò costretto a convivere con il tuo personaggio, tanto vale che mi spieghi con chi avrò a che fare”. Jared sorrise nonostante tutto, “ti piacerà Shan, è tratto da un libro interessante Fight Club, mai letto?”, Shannon spalancò gli occhi inondati di stupore, “quel Fight Club?”, Jared rimase interdetto, “non … non credo ne esistano altri” Shannon scosse la testa per cacciare la sorpresa, “ma sapevo che il ruolo principale lo avessero dato a Pit, non dirmi che sei riuscito a soffiargli la parte!”. Jared sorrise di tanto entusiasmo, “no Shan non è un ruolo da protagonisti … considerando che sono solo due poi …”, il fratello corrugò le sopracciglia, “non dirmi che fai la comparsa”, Jay incrociò le bracciai in segno di sfida, “e anche se fosse? Comunque no, non sono una comparsa, sono un co-attore”.
Incurante delle spiegazioni il fratello lo osservava preoccupato, “Jj, quel film è parecchio violento, hai idea di quello che ti aspetta, vero?”, Jared si prese un paio di secondi per rispondere, “veramente …”, “Dio Jare! Non dirmi che hai accettato soltanto perché sarà un fil culto con attori famosi!”.
Shannon vide il fratello arrossire violentemente, “non solo per questo! Insomma … pensavo che …”, “ma se non sai nemmeno che cosa ti chiederanno di fare perché hai accettato!”, Jared passò al grado successivo di rosso, quello vicino al porpora, “no, io lo so cosa vogliono da me, insomma, so la parte che dovrei avere, più o meno … diciamo che ho passato le pre-selezioni, adesso dovranno scegliere quale parte non affidarmi …”.
Il batterista lo squadrò con occhio critico incitandolo a continuare, “sono uno dei giovani adepti, insomma, devo fare le solite cose, far finta di dare pugni, calci, sai un po’ di lotta improvvisata” e pateticamente finse di lanciare qualche colpo nel vuoto.
Shannon si passò una mano sul viso con fare disperato, “Jared, lascia che te lo dica io, prima che lo faccia qualcun altro nel modo più brusco, tu – non – sai – lottare. La prima e ultima volta in cui ha fatto a pugni ti sei ritrovato con un labbro spaccato e la dignità a pezzi”, “avevo solo otto anni!” cercò di difendersi il fratello minore, “si, ma non credo che da allora tu sia migliorato molto … senti, ho visto i tuoi film, beh, mi hai praticamente costretto a vederli … finché si tratta di fingere uno schiaffo e scappare vai bene, ma per il corpo a corpo … ecco, direi che sei proprio privo di qualsiasi base”.
“è solo perché non ho esperienza!” strillò Jared già pronto a lanciarsi in una nuova impresa, “devo solo fare pratica”, guardò il fratello con la sua migliore espressione da cucciolo e avanzò timidamente la proposta. “non è che tu …”.
In un secondo Jared si ritrovò steso pavimento, il fratello lo aveva placcato mandandolo disteso senza neanche rendersi conto dell’attacco, “Shannon!” urlò stupefatto.
“visto? Non hai neanche i riflessi e credimi, quelli non posso farteli venire io, senti Jay, non e che non voglio aiutarti, ma non è davvero una buona idea’”.Jared mantenne quella che sembrava un’aria indignata per un paio di secondi prima di crollare, “hai ragione, sono negato ma … insomma, posso farcela! Ho solo bisogno di …”, Shannon gli poggiò una mano sulla spalla, “un aiuto” concluse al suo posto, “e io so esattamente quello che ci vuole per te”.

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Capitolo 2
*** 2 ***






2

La palestra era piena di musica, rumore di pesi lasciati cadere, sbuffi dalla sala attrezzi e troppa gente muscolosa intorno a lui.
Il fratello nella sua peggiore tenuta da allenamento lo guardava sorridendo e Jared si chiese come avesse scovato quella palestra in tutta Los Angeles. Dubitava che ce ne fosse una meno frequentata, tanto anonima e più fuori mano.
“è perfetta” esclamò Shannon entusiasta.
“sarà”, ribatté Jared scontento, “ma mi chiedo cosa ti abbiano fatto di male le migliori palestre del nostro quartiere, dubito che qui ci siano persino le docce negli spogliatoi”, “smettila Jare” lo rimproverò il fratello, “quello che ti serve è del sano allenamento con gente preparata, tutto il resto è superfluo. Se vieni qui per imparare a fare a botte che te ne fai del massaggiatore, il solarium e cazzate del genere?”, “solo perché tu non usi tutto questo non significa che non sia importante!” continuò Jared guardandosi intorno, disorientato.
Shannon dimostrando un’infinta pazienza lo prese per le spalle pretendendo attenzione, “e ricordati che lo faccio per te, sai quanto influirebbe sulla tua carriera se si sapesse in giro che devono insegnarti a fare a cazzotti perché da solo non ci riesci?”, Jared respirò profondamente e allontanò il suo sguardo dall’uscita, “ok, andiamo ad iscriverci”.

Shannon lo accompagnò fin sulla soglia della porta chiusa, “e qui le nostre strade si dividono” recitò funebre, “ Shan! È già abbastanza pesante così …”, Shannon scoppiò in una risata scombinandogli i capelli, “e dai moccioso, vedrai che andrà alla grande, il Maestro è... una brava persona, gli ho parlato un paio di volte, andrà tutto bene” e senza dargli il tempo di reagire gli aprì la porta spingendolo dentro l’aula.

La stanza, una classica sala da ballo, tappezzata di specchi con sbarre orizzontali sul perimetro, era accecante. Il parquet brillava chiaro come se si aspettasse di essere appena sfiorato da punte di gesso invece di essere pesantemente pestato da cinque paia di piedi scalzi. Il rumore provocato era simile quello di un tamburo africano, tutti indossavano una tuta nera con un solo piccolo simbolo sulla spalla destra e sulla gamba sinistra. Al centro del cerchio in corsa quello che avrebbe dovuto essere il Maestro declamato da Shannon era impegnato a squadrare tutti i suoi alunni perché non perdessero il ritmo.
Peccato che la persona al centro del cerchio fosse l’ultimo essere umano sulla faccia del pianeta cui Jared avrebbe dato un appellativo del genere. Perché all’interno del cerchio di ragazzi in corsa c’era solo un’alta figura di perfette proporzioni atletiche che lo guardava imperterrita avvolta nella stessa tuta nera dei suoi allievi, che però sembrava prendere un taglio nuovo su un corpo diverso, fasciava curve e linee rette con elegante semplicità.
La donna più bella che Jared avesse mai visto.
“sei entrato per guardare o per lavorare?”, Jared si scosse dal torpore e guardò gli occhi incredibilmente scuri della donna indagare sulla sua presenza, in tono alto eppure fermo per sopraffare il rumore dei piedi in corsa. “io … io cercavo il Maestro di … e mi hanno detto di venire qui per …”, l’altra sorrise con un ghigno di denti perfetti, “ io sono il Maestro, e se sei entrato per seguire la mia lezione ti conviene correre ragazzino”.
Jared, scalzo senza un perché, si introdusse nella maratonda*, cercando di reggere il ritmo serrato degli alunni bloccato subito dal bastone che la donna teneva in una mano.
“l’orologio” scandì lei lentamente, la guardò senza capire, “levati l’orologio”, Jared osservò la stanza, neanche un quadrante appeso alle pareti,”e come faccio a capire quando …”, “qui sono io che gestisco il tempo … come tutto il resto” sibilò seriamente divertita la figura scura, come se stesse regalando una perla di saggezza.
Jared slacciò in cinturino con timore lasciando cadere l’orologio nella sua mano senza riuscire a fiatare.

Correvano, correvano e correvano, intorno al perimetro della sala per quella che sembrava essere un’ora. Jared non poteva rallentare, avrebbe intralciato il lavoro degli altri e non aveva il coraggio di uscire dalla fila perché lo sguardo del Maestro lo intercettava ogni volta che si diceva di lasciar perdere. “Fermi” scandì il Maestro con tono deciso, Jared si piegò con le mani sulle ginocchia, tremando per la stanchezza con il fiato corto e il volto infuocato dallo sforzo. Gli altri resistettero in quella che sembrava una posa naturale, con i pugni stretti in difesa e la gamba sinistra in avanti. “piegamenti” ordinò la donna dopo avergli lanciato un’occhiata penetrante, Jared stremato si abbassò troppo stordito per fare qualcosa.

“altri venti” rincalcò dopo la prima sessione, “e chi non è in grado di farli stia fermo, non voglio vedere questo scempio”, Jared senza neanche guardarla si accasciò sul pavimento controllando gli altri allievi. C’erano tre ragazzi sui vent’anni, un ragazzino di appena quindici e un giovane adulto di venticinque circa, non sembravano stare male, anzi, avevano un’espressione rilassata che lo fece sentire ancora più debole di quello che era. “corsa!” urlò nuovamente il Maestro ma Jared non ebbe la forza di unirsi a loro, umiliato uscì dall’aula senza che nessuno lo fermasse, crollò su una panca dello spogliatoio privo di forze e si lasciò andare alla sconfitta.

“Jay?”, aprì gli occhi per nulla stupito di trovarsi il fratello chino su di lui, “che cosa ci fai qui? Il tuo allenamento finisce tra un’ora”. “non ho intenzione di tornare la dentro”, borbottò Jared ancora disteso sulla panca, la schiena dolorante e il fiato mozzo. “Jj non fare il bambino”, Shannon lo afferrò per un braccio trascinandolo di peso verso la sala.
“Shan, ho detto no! non voglio correre dietro quella boriosa, arrogante, presuntuosa …” , “non credo di aver mai ricevuto tanti complimenti da qualcuno che non riesce nemmeno a seguire per intero una mia lezione” commentò falsamente stupita la donna fermandosi a metà corridoio, Jared arrossì fino alle orecchie , “io … io non …”, “non cosa?” sorrise la donna, “non lo pensavi? O forse non volevi dirlo”, i denti bianchi di lei si fermaronop in un ghigno deciso nel prendere irrimediabilmente in giro il raggazzo davanti a lei.
Jared balbettò qualcosa di incomprensibile mentre abbassava lo sguardo, il Maestro rise osservando Shannon mortificato dal comportamento infantile del fratello.
“Jared è un tipo parecchio impulsivo, non voleva offenderti … è che questo allenamento gli serve davvero e ha solo bisogno di essere un po’ … aiutato ecco” balbettò Shannon nella speranza di accattivarsi la simpatia della donna che fissava con determinazione il capo chino di Jared e la sua fronte aggrottata di vergogna.
“sai, credo che ti darò una possibilità Leto, presentati martedì con un po’ più di impegno e vedremo cosa si potrebbe fare per te” e se ne andò sghignazzante mentre Shannon affibbiava uno schiaffo sulla nuca dell’idiota con cui viveva.

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L’istruttrice strinse il nodo del kimono con uno strattone deciso osservando l’uomo di fronte a lei, “bene … pronti?”, Jared allargò le braccia nel vuoto intorno a se, come a indicare di non avere altri impegni. La donna si schiarì la voce vagamente innervosita, “ok … visto che ti toccherà farlo parecchie volte penso che sia meglio insegnarti subito come si cade …” si fermò interdetta un secondo perdendosi nel riflesso blu degli occhi del suo allievo, “posso darti del tu vero?”, sorrise con semplicità, “certo, chiamami pure Jared”. L’allenatrice sorrise di rimando vagamente stordita, “ok … io … io sono Claudia, puoi chiamarmi così se vuoi …”, “si me lo hai già …”, Jared cercò di interromperla mentre l’altra continuava il suo discorso “o in qualsiasi altro modo, andrà benissimo comunque …”. Jared si arrese a rimase quieto ad aspettare che la donna finisse di farfugliare qualcosa di confuso. “emm … dicevamo …” cercò di riprendere quella mentre i secondi di imbarazzante silenzio si moltiplicavano nella sala piena di specchi.
“stavi cercando di spiegarmi come cadere senza rompermi qualcosa” le suggerì Jared pratico, “si, si certo grazie, dicevamo, vieni qui” e indicò un punto del pavimento gommato davanti a lei. Jared si avvicinò ancora di più riuscendo a sfiorarla con il piede nudo, poggiando appena il ginocchio contro la sua gamba. La donna sembrò perdere di nuovo la concentrazione tanto che alzò il viso verso il soffitto per prendere una boccata di’aria che non sapesse del ragazzo. “allora!” esordì professionale, Jared cominciava a perdere la pazienza lasciandosi spostare fin troppo rilassato, “adesso ti farò cadere, tu devi semplicemente tenere il braccio sinistro teso sul mio petto, così …” gli fece poggiare il braccio all’altezza del seno e Jared ne percepì la morbidezza oltre le pieghe dure dell’indumento e si ritrovò a fissarla con un sorriso divertito sul volto mentre la donna lo sistemava come un manichino inanimato contro il suo corpo, tendendo le membra e parlando ad occhi bassi con se stessa.
“devi rimanere rigido mentre io …” gli occhi ancora bassi dell’allenatrice si posarono sulla tuta nera che copriva le gambe dell’allievo e arrossì violentemente. “perché … perché adesso … ecco … vedi?” e con un gesto fluido fece cadere Jared usando la gamba come una sponda di appoggio facendolo arrivare di schiena al tappeto in un movimento troppo dolce per creare scompensi eppure cadde con lui sulla superficie gommosa. Il volto a pochi centimetri dal suo, “io non mi sono mosso” mormorarono un paio di labbra troppo vicino a lei. La donna guidata solo dall’espressione di quegli occhi blu gli chiese scusa con un impeto ben poco professionale.

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Shannon in cucina era troppo preso dal prepararsi un panino ai 4 formaggi per occuparsi del fratello che tornava dalla lezione fin troppo rilassato e per nulla affaticato. Jared si sedette sullo sgabello vicino la penisola pescando alla cieca il portafoglio dallo zaino accanto a se, estrasse un dollaro e lo lasciò scivolare sotto lo sguardo distratto del fratello.
Shannon prese la banconota con l’ombra di un sorriso sul volto, “di nuovo la scusa della caduta?” chiese mentre il dollaro del fratello passava nelle sue tasche. Jared si scombinò i capelli vagamente lunghi sulla fronte, “sembra che sia la loro tecnica preferita, chissà se la presentano come ‘la mossa perfetta per farvi il vostro cliente’ al corso che seguono quelle li” sbuffò infastidito. Shannon si perse ad osservare il suo panino per nulla convinto, “non è vero, c’è anche la scusa ‘il nodo del kimono è troppo stretto’ ” borbottò mentre prendeva del salame dal frigo, Jared finse di non vedere. “ok, ma è successo solo una volta, in ogni caso sono stufo marcio di questa situazione, l’unica cosa che ho imparato in questa settimana è come togliere velocemente quei cosi e sinceramente non credo che sarà utile per quel maledetto ruolo”.
Il fratello masticò a lungo il boccone prima di rispondere con tono fintamente meditabondo, “non sarà anche colpa tua che richiedi sempre insegnanti donne?”, Jared rimase a bocca aperta in una espressione di concentrato disappunto, “io? Sono loro a venire a frotte ogni volta che ne chiedo una in agenzia!”, “si, ma potresti sempre richiedere di mandarti un lui, anziché una lei la prossima volta”. Jared incrociò le braccia nella sua tipica espressione delusa mista ad incredulità che usava spesso per rimproverare il fratello, “non ho mai impedito ad una bella donna di entrare spontaneamente in questa casa, e non comincerò a farlo adesso!”.
Il batterista sospirò rassegnato alzando gli occhi al cielo, “contento te, ma ti ricordo che a parte cinque numeri di telefono e un’approfondita conoscenza con il pavimento della palestra non hai imparato un granché questa settimana, credo che per il bene del tuo film e di quello dell’agenzia che ti procura le insegnanti, tu pensassi ad un metodo … alternativo per riuscire a concludere qualcosa che non sia una scopata nello spogliatoio”. Shannon prese un respiro profondo, “domani è martedì Jay, ti conviene venire in palestra con me” aggiunse allontanandosi con il panino verso il soggiorno.
Jared raccolse le briciole di pane sparse sul piano e le buttò nell’immondizia, “ti faccio vedere io …” borbottò innervosito, “e poi non ho mai scopato nello spogliatoio … al massimo nella doccia!” sentì ridere il fratello già davanti la tv.

Adamic:
grazie per la preferenza accordatami ;) spero ardentemente di non deluderti

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Capitolo 3
*** 3 ***





3




Jared spossato si buttò sul pavimento di legno senza la forza di assumere una posizione degna se non quella rannicchiata. Ad un cenno gli alunni allargarono le gambe fino ad una semi spaccata, Jared sapeva di essere abbastanza elastico ma non credeva di poter reggere in confronto.
Il Maestro si aggirava tra gli alunni facendoli abbassare ancora di più con movimenti precisi, solo qualche smorfia ma nessun lamento. Quando il piede della donna sfiorò quello di Jared però la tensione accumulata cadde in un muscolo dell’inguine che non ricordava neanche di avere.
Si lasciò scappare un gemito soffocato facendo chinare la donna fino al suo volto.
“buono Leto, ti prometto che funzionerà ancora” bisbigliò al suo orecchio, Jared dolorosamente concentrato non poté che spiare con la coda dell’occhio il luccichio dorato dei suoi capelli accanto il suo viso.
La donna si alzò ridacchiando spostandosi di qualche passo, verso quello che sembrava il ragazzo più anziano si chinò al centro sfiorando con la testa il pavimento. Si sedette con nonchalance sulla sua schiena costringendolo a tagliare anche quei pochi centimetri, “il segreto è nella concentrazione, dovete ‘determinare’ i vostri obiettivi, il mondo la fuori non esiste quando siete qui”, si alzò dal ragazzo che rimase immobile per controllare che tutti gli altri lavorassero pienamente.
Jared provò ad abbassarsi con scarsi risultati, bloccandosi esattamente a metà, maledicendosi mentre il pavimento davanti a lui prendeva una lucentezza irraggiungibile.
Sbuffò irritato.
“in piedi” ordinò con calma scavalcando il suo alunno più piccolo, il ragazzino gli sorrise speranzoso per qualche secondo torturando la fine della sua cinta gialla e il Maestro si lasciò sfuggire una carezza sul capo spettinato dell’allievo.
“mi sembra sia giusto spiegare al signor Leto cosa facciamo qui esattamente” declamò al centro esatto della sala, “Gabriel, Mark, mettetevi le protezioni”. I due ragazzi sui venti recuperarono dalle sacche in un angolo dei copri piedi di gomma e guantoni dall’aria minacciosa, Jared insieme agli altri si andò a sedere a terra contro la parete. “cosa stanno facendo?” gli chiese sottovoce il ragazzino accanto a lui gli rivolse un’occhiata esaltata, “vedrai, sono i più bravi di tutti”.
La donna dall’altra parte della sala girò velocemente la testa verso loro due, “zitti” li intimorì, “cominciate”, aggiunse ai ragazzi.
I due si guardarono un attimo rubando un sorriso mentre i loro guantoni si sfioravano per la prima volta con lentezza. Poi, saltellando cominciarono a descrivere dei cerchi sempre più stretti, incatenando lo sguardo con quel ghigno giocoso che Jared aveva visto troppe volte in Shannon quando da piccolo si preparava a suonargliele di santa ragione. Prima che Jared se ne rendesse conto i due si erano toccati in un incastro perfetto di calci e pugni, staccandosi immediatamente senza rompere il circolo stretto che formavano sul parquet.
Li vedeva avvicinarsi e allontanarsi con grazia, solo il lieve movimento del capo del perdente e il rilassarsi tonico dei muscoli di chi aveva mandato a segno il colpo. Con un’eleganza che nascondeva davvero troppa forza per quella sorta di danza studiata, il bruno alzò il ginocchio al petto e con un movimento veloce affondò la pianta del piede contro il ventre dell’altro. Un attimo di esitazione e si fermarono, sorridenti, vagamente ansanti, l’uno davanti all’altro. Il Maestro fece un cenno e i combattenti si liberarono delle protezioni raggiungendo il resto del gruppo sul bordo della sala. Si alzarono con velocità allineandosi in silenzio, la donna dinnanzi a loro si chinò in un saluto seguito dagli altri e un Jared in ritardo.

Il silenzio rotto dalle esclamazioni del ragazzino e le risate dei più grandi, in meno di una manciata di minuti la sala si svuotò lasciando Jared e la donna da soli, tra gli specchi mentitori.
Il Maestro spense le luci di mezza sala lasciando solo quelle sopra le loro teste, la penombra intorno a loro era quella classica di un palcoscenico.
“e così tu saresti Jared Leto” sorrise la donna.
Jared si rese conto di non aver studiato i tratti di quella donna per quello che erano i secondi rubati ai piegamenti, la luce più bassa e la vicinanza rendevano indiscutibilmente interessante i suoi tratti, sembrava quasi dolce adesso.
“mettiti sul profilo sinistro … così”, Jared cercò di assumere la posizione della figura sottile davanti a lui, “non devi copiarmi Leto, piuttosto cerca di comprendere il perché di quello che ti chiedo”, lo rimproverò sorridendo della sua aria perplessa. “se resto di profilo l’avversario avrà meno parti da colpire e quindi ti farai meno male nel combattimento … tutto chiaro?”, Jared annuì silenziosamente cercando di mantenere l’equilibrio, “… ora allunga il braccio senza alzare il gomito, il dorso della tua mano contro il mio viso” Jared allungò la mano fino a sfiorare la guancia liscia della donna, il contrasto tra la sua pelle bianca e quella dorata di lei era sconcertante.
Sembrava essere un concentrato di sole contro l’inverno della sua mano, si fermò a contemplarne la sfumatura di miele prima di essere richiamato all’ordine dalla sua risata.
“Leto sei davvero digiuno di risse!”, l’altro si ritrovò ad arrossire lievemente, “ma non ….” , “si vede immediatamente, nessuno ti ha mai detto che non si tiene il pollice dentro il pugno?” ridacchiò dell’imbarazzo di Jared. Gli prese la mano posizionando le dita nel modo più corretto, “direi che evitare di romperci le dita al primo cazzotto sia il minimo, che ne pensi?”
Jared si limitò ad annuire mentre la donna lo invitava a riprovare lo stesso movimento fino ad avere un movimento fluido.
“qualunque cosa ti abbiano raccontato sulla lotta Leto, è bene che la dimentichi. Non ti servirà nulla immaginare che ci sia qualcosa di incredibilmente romantico, o addirittura trascendentale nel picchiare un altro essere umano se non hai la minima idea di quello che succede realmente. Fin quando non capirai perché due individui hanno voglia di farsi del male non hai nessun diritto di immaginarti una filosofia in proposito”. Fermò la mano di Jared ancora incantata nel movimento lento della mossa appena insegnata, guardandolo negli occhi di azzurro perfetto, lasciando che trovasse la profondità dei suoi occhi neri, “almeno finché non sei tu uno dei due contendenti nella rissa”.
Jared annuì poco convinto, del tutto perso in quello sguardo di nero infinito su quel viso angelico, dimentico di tutto, fin quando non si ritrovò con i sedere per terra con un calcio ben assestato allo stomaco.
“direi che dobbiamo lavorare un po’ sulla tua resistenza, ci vediamo giovedì Leto” rise divertita mentre spegneva l’ultima luce accesa in sala e usciva leggera dalla porta, lasciando il suo ultimo allievo ancora per terra.

Adamic:
che tenera che sei con il piccolo Jared ;P La verità è che lui ha sempre usato la sua bellezza un po’ come scusa per non fare il lavoro pesante… peccato che abbia incontrato qualcuno determinato a farlo lavorare sodo ;) Grazie per il commento a presto!

Per_Aspera_Ad_Astra:
che bello ritrovarti! Hem, si, diciamo che le scuse dell’allenatrice sono state … ben poco formali! ;P in compenso a quanto pare Shannon non smette mai di guadagnarsi dai guai di suo fratello! ;) Sono contentissima che ti piaccia questa storia, a me è partito come piccolo flash dall’intervista che Jared ha rilasciato a jq l’anno scorso e dalla visione di quel film in cui non ha una grande parte… ma è così piccolo e tenero! Vedremo coa gli combinerà il “maestro” ;P A prestissimo!

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Capitolo 4
*** 4 ***


un dettaglio piccolo ma fondamentale che ho dimenticato di sottolinerare. questa ff non avrebbe mai visto la luce senza la presenza di due persone nella mia vita. il mio maestro di Kick e il suo vice.dedico quindi questo sproloquio a Giuseppe e Manuele. un diretto dietro con tutto il mio affetto ;P




4

Il regista lo soppesò con lo sguardo.
Decisamente un bel ragazzo.
Un viso dannatamente perfetto, angelico, non ancora affilato dalla crudeltà del mondo. Unì le punta delle dita davanti al volto, “cosa fai per divertirti Jared?”, il ragazzo sobbalzò dalla domanda inaspettata , “come?”, “ti ho chiesto cosa fai nel tempo libero oltre a rimorchiare ragazzine, Leto” ridacchiò l’uomo.
Jared chinò discretamente il capo tanto da coprire le guance con i capelli troppo lunghi, “si ecco io …” cominciò ingoiando troppa aria, cercando di dare il giusto peso alla sua risposta, “io suono .. con mio fratello e un paio di amici …” l’ultima cosa che Jared voleva era convincere il regista che per suonare non si sarebbe impegnato a dovere nella parte.
“sei esattamente come ti immaginavo Jared, un ragazzino imberbe che non ha ancora capito cosa vuole dalla vita, sei così ingenuo che non percepisci neanche la portata dei tuoi sogni. Potresti diventare qualcuno se mettessi un minimo di professionalità in quell’incredulità per la vita che ti trascini dietro come una coperta”. E rise, spiegando la gola mentre Jared reprimeva un imbarazzo incontenibile che gli colorava le guance. Sapeva di buono il ragazzino, lontano chilometri da molte altre promesse che, ancora più giovani di lui sapevano cosa fare, come comportarsi.
Attori nati intorno al suo indiscusso potere.
Ma loro non erano quello che gli serviva.
Jared invece era perfetto, gli piaceva.
“quindi … non mi prenderà?” chiese Jared in un bisbiglio irrigidendo le labbra dalla smorfia di delusione che non avrebbe voluto mostrare.
Il regista sospirò reggendosi unicamente alla scelta che sentiva di dover fare.
“certo che ti prenderò Leto, con quella faccia da bambino e il corpo da statua greca che ti ritrovi sei assolutamente perfetto per questo ruolo”. Il regista si alzò dalla sua sedia seguito dallo sguardo assolutamente sbalordito del giovane, si fermò accanto a lui prendendogli con ruvidità le guance tra i palmi alzandogli la testa verso l’alto, inquadrando il suo profilo da cherubino alla luce che filtrava dalle persiane socchiuse. “è un film crudo, violento e brutale … e tu sei l’esatto contrario” i suoi occhi da cinepresa presero nota della paura in fondo al suo sguardo, gli lasciò andare il viso arrossato voltandosi verso il suo frigo bar, completamente disinteressato al fatto che Jared fosse ancora pietrificato a pochi metri da lui. Sentì lo stridere della sedia spostata dal ragazzo che si alzava in piedi ancora troppo sorpreso, “allora … perché vuole me?”.
Il regista sorrise nel bicchiere che aveva già portato alla bocca, “perché ho voglia di distruggere qualcosa di bello”.*

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Jared si tuffò nella sala prima che gli altri allievi si alzassero dall’inchino del saluto.
Erano passate appena due settimane, solo 4 incontri e Jared sentiva già di migliorare. Era più elastico, il corpo rispondeva meglio e aveva più conoscenza di esso nello spazio.
Peccato che nei combattimenti non riuscisse a combinarne una giusta.
Attaccava nei momenti sbagliati, dava calci quando avrebbe dovuto concentrarsi sui pugni e non riusciva a non indietreggiare quando lo sfidante si faceva troppo vicino.
“Leto!” lo rimproverò per la centesima volta il Maestro mentre con i pugni vicino al viso guardava nel panico completo l’avversario sorridente, “quante volte ti ho detto di non lasciarti scoperto il busto?”
Manuel a pochi centimetri da lui gli sorrise indiscutibilmente compiaciuto mentre la donna si intrometteva tra i due allontanando il suo allievo migliore con una spinta brusca, abbassò il guantone di Jared fino a fargli coprire lo stomaco “devi pararti Leto, voglio che uno dei neuroni sparsi per la tua testa vuota sia impegnato dell’evitarti qualche livido, chiedo troppo forse?”, domandò esasperata ad un palmo dal suo viso.
Jared si impegnò per non lasciarsi sconvolgere da quegli occhi profondi sul viso perfetto.
La donna lasciò cadere la maschera esasperata per tornarlo a guardare divertita, e Jared si chiese se fosse possibile capire davvero quale fosse l’esatta emozione oltre tutti quei bluff. Lo sorpassò sfiorandogli la spalla, “o magari il tuo cervello è troppo impegnato a controllare qualcos’altro per concentrarsi su questo?” gli sussurrò lasciandolo di nuovo in balia dell’avversario ancora più confuso.
Manuel non perse che qualche secondo nel notare le guance più rosse di Jared prima di lanciarsi in un attacco frontale e lasciarlo ansante sul parquet lucido a tenersi l’addome colpito.
“non farti distrarre da lei” gli ringhiò aiutandolo a rimettersi in piedi e dileguandosi con il resto della classe mentre rimaneva di nuovo solo con il Maestro.
La donna inginocchiata accanto al suo borsone gli dava le spalle e Jared nella sala vuota sentì soltanto l’attrazione verso il corpo rannicchiato della sua insegnante e la vergogna di non essere all’altezza degli altri allievi.
“ho bisogno di più tempo per allenarmi, un paio di ore alla settimana non bastano” disse parlando più a se stesso che alla figura raccolta accanto a lui, “non posso farci niente Leto, la mia disponibilità è questa” gli rispose con le mani ancora impegnate a sistemare l’attrezzatura nella borsa.
“sono disposto a pagarti … ormai non manca molto alle assegnazioni dei ruoli e io non mi sento pronto … ho bisogno di più …”.
La donna si alzò con gesto elegante accanto a lui, leggera come un alito di vento, così sottile e perfetta che Jared si chiese come potesse essere così armonica.
“non voglio i tuoi soldi”, gli sussurrò lieve, “se trovassi del tempo per allenarti, in qualsiasi ora della giornata ci sarebbe una sola cosa che vorrei da te”, e si spostò lievemente, tanto da aderire al petto di Jared, perdutamente immobile nell’ombra del suo sguardo nella stanza semi buia.
“voglio che mi giuri assoluta obbedienza” gli sorrise ad un millimetro del suo volto frastornato, “sarò il tuo unico Dio e non farai nient’altro che quello che ti dirò, in qualsiasi momento qualunque cosa, ci stai?”, Jared deglutì pesantemente, “ok”.
Si allontanò con dolcezza lasciando Jared libero di respirare nuovamente, gli fece solo un cenno distratto mentre si allontanava verso la sala, “bene, allora tieniti pronto Leto, il tuo vero allenamento comincerà prima di quanto tu possa immaginare”.

*frase detta dell’attore Edwad Norton alla fine della scena in cui si picchia con Jared (in fight club ovviamente) Dunque: siccome sono una egocentrica complessata e tengo davvero tanto a questa storia mi prostro a chiedere un piccolo commentucolo a chi legge e se ne va. Badate bene io non vi chiedo denaro per seguire le mie losche storie ma poi potreste anche “ripagarmi” in qualche modo !
Altrimenti potrei “accidentalmente” mettere un virus in questa pagina e contaggiarvi tutti no??? (l’autrice ricorda a se stessa che è già un miracolo che sappia usare l’html quindi non faccia promesse di vendetta a vuoto -.-)
Ok, detta così sembra che vi sto minacciando …
vi preeeeeego! (bene, sono passata alla modalità supplica, ma si può?)

Per_Aspera_Ad_Astraaaa!! Lo so che le mie storie creano dipendenza! ;P si, lo so, la solita vanagloriosa ;) Sono felice che la parte del combattimento ti sia piaciuta! Avevo il terrore che annoiasse *.* come vedi IL MAESTRO non si smentisce di un punto … anzi! Spero gradirai la parte del regista, io personalmente non facevo che sogghignare mentre la scrivevo ;) dai, voglio sapere cosa ne pensi! Un bacio. lo

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Capitolo 5
*** 5 ***






4

Solo un lenzuolo, stretto intorno al corpo chiaro addormentato, come ad intrappolarlo forzatamente al sonno. Un’ancora a quel letto. Il cellulare squillò, ferocemente, nonostante la suoneria scelta non fosse per nulla aggressiva. “Leto”, una voce cristallina, leggera nell’aria del mattino, Jared biascicò qualcosa contro il microfono aperto, “non ti ho chiamato per sentirti dormire!”. E una risata, la prima dell’alba si insinuò tra i pensieri del ragazzo riportandolo sulla terra, “smuoviti, ti aspetto davanti il parco dietro casa tua tra dieci minuti”, un altro mormorio, stavolta più distinto trai cuscini. “e non costringermi a venirti a prendere” sibilò il Maestro al cervello ormai sveglio di Jared, “non ho intenzione di infilarmi nel tuo letto solo per tirartene fuori” e rise sfacciata all’imbarazzo invisibile dell’allievo appena alzato.

La donna in una tuta blu scuro lo aspettava sorridendo in cima alla collinetta, le mani poggiate ai fianchi, Jared con il fiato mozzo all’aria fresca del mattino restava periodicamente indietro da quando avevano iniziato a correre. Un’ora abbondante ormai.
Uno scarto di metri ogni pochi minuti.
“basta non ce la faccio più!” sibilò svenendo sul corto prato che ricopriva il centro del parco, il Maestro gli sorrise accondiscendente sedendosi con grazia accanto a lui. Jared respirò a pieni polmoni cercando di regolare il suo cuore, stendendo le braccia oltre le spalle, la donna ne approfittò per poggiarvi le mani e tenerlo ancorato al terreno, “alza le gambe ad angolo retto” Jared la guardò confuso, “dai non perdiamo tempo!” rise forzando le dita contro gli avvallamenti dei muscoli sulle ossa, a Jared sembrò un’impossibile carezza. “non c’è una qualsiasi cosa che possa fare per impedirti di approfittare di ogni momento per farmi allenare vero?” chiese Jared con rassegnazione prestandosi all’esercizio, “è il minimo che possa fare, d’altronde non sei qui per fare conversazione no?” rispose il Maestro con un’altra domanda. “sapere qualcosa su chi mi sta allenando non sarebbe male” sussurrò il ragazzo forzandosi nella contrazione dei muscoli, “fai quello che ti chiedo e risponderò alle tue domande personali Leto, sempre se sia possibile” sorrise la donna trattenendolo più forte contro il terreno.

“come ti chiami?” ansimò Jared tenendosi lo stomaco dieci minuti dopo, la donna in piedi contro l’aurora sembrava immersa nel chiarore incredibile dei suoi capelli biondi, “Angela”.

“non mi sembra adatto a te” si lasciò sfuggire con velocità, la donna gli lanciò un’occhiata curiosa dal buio dei suoi occhi, “davvero?”, chiese divertita, “si, beh” sospirò Jared passandosi una mano tra i capelli, consapevole di stare rischiando in una bugia debole, “non hai proprio una faccia da cherubino”, Angela si abbassò fino a lui, ancora steso a terra, “sempre meglio che avere quelle guance da schiaffi” ghignò osservandolo. E Jared non poté che chiudere la bocca davanti a tanta decisione, perché nulla l’avrebbe convinta del contrario, sembrava irremovibile su qualsiasi decisione, con quella sua espressione saputa e decisa. Il più delle volte sarcastica, ma pur sempre impassibile, decisamente una faccia da poker.
Angela si allontanò camminando lentamente e Jared fu costretto ad alzarsi e inseguirla, nella speranza che non ricominciasse a correre, “quanti anni hai?” balbettò tenendo il passo e continuando l’interrogatorio. La donna non rispose camminando spedita verso un’altra area del parco, quella attrezzata, “fammi dieci piegamenti alla sbarra e vedrò di risponderti”. Jared si aggrappò con un sospiro alla sbarra posizionata sopra di lui e comincio ad issarsi sempre più lentamente, stremato dopo cinque molleggiamenti, cadde sul selciato sollevando polvere sottile. La donna rise sostituendosi a lui nell’esercizio con una leggerezza da acrobata, “qualcuno più di te” rispose al suo sguardo indagatore, “non è una risposta!” si lamentò Jared, “e il tuo non era un esercizio, direi che è equo” ribatté scendendo con una piroetta, il ragazzo evitò di controbilanciare la discussione correndole di nuovo dietro fin quando inaspettatamente non fermò, e Jared si accorse di essere arrivato al cancello, finalmente l’allenamento era finito, il sole adesso era un po’ più caldo sulla pelle.

Si guardarono per un attimo, la donna ancora saltellante e Jared completamente spompato che si reggeva appena in piedi, piegato sulle ginocchia tremanti, “dovrei essere così incauto da chiederti qualche altro esercizio per sapere qualcosa della tua vita o mi concederesti il piacere di quattro chiacchiere davanti un caffè?” chiese con il fiato ai minimi termini. Angela rise, continuando a saltellare ritmicamente, con la lunga coda bionda che rimbalzava sulle spalle, “direi che non c’è altro di interessante da sapere su di me, e poi che piacere avrei di raccontarti qualcosa mentre svieni sul bancone di un bar? Vai a riposare Leto, io vado a lavoro”, gli fece un cenno con la mano prima di ripartire di corsa, mentre Jared uccidendo la sua dignità crollava sul selciato, nella speranza di non essere investito da qualche bicicletta.

ne approfitto per salutare alice brendon cullen e Andy14 che seguono questa storia ;)
ps; se ieri qualcuno avesse notato qualche strano "capitolo" sappiate che è stato un banalissimo errore di inserimento. ovviamente era un'altra storia che sto pubblicando in questo periodo

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Capitolo 6
*** 6 ***






“Shannon”, Jared picchiettò insistentemente contro il casco del fratello, alla guida della moto, lui, pericolosamente in equilibrio nella parte posteriore del sellino non si rischiò a sporgersi abbastanza da sfiorargli la mano.

Il fratello rallentò quasi immediatamente, accostandosi al marciapiede più vicino mentre Jared saltava giù dalla moto per recuperare il cellulare che vibrava in tasca.

 

“dove sei?” un ordine perentorio da una secca voce femminile, e Jared non ebbe bisogno di chiedere chi fosse la proprietaria di quella voce. Meno di 24 ore prima lo aveva obbligato a fare quaranta flessioni nell’esatto luogo in cui si trovava, che sfortunatamente era anche il supermarket del quartiere.

E se i risolini della cassiera non fossero terminati molto presto Jared avrebbe sinceramente preso in considerazione l’idea di cambiare casa.

 

“… dovremo essere sulla venticinquesima ma … non so dove di preciso” esitò il ragazzo, “dovremo? Chi c’è con te?” chiese ridacchiando Angela con tono vagamente curioso. “con un allenatore che oltre al mio fisico tiene anche alla mia dignità!” sbottò Jared ancora piccato all’umiliazione del giorno prima, la donna rise, dal microfono stranamente alto, e il ragazzo pensò che fosse una bella risata, se solo non preannunciasse guai per la sua persona, “passami tuo fratello, devo parlare con lui”.

Appunto.

“come fai a sapere che sono con mio fratello e non con un’al …”, sbottò Jared irritato, “Leto, non costringermi a dirti quanto sei incredibilmente ingenuo e passamelo”.

 

Il minore passò il cellulare ad uno Shannon particolarmente dubbioso mentre si voltava per trovare quel minimo di stoicismo indispensabile per affrontare tutto quello che gli stava accadendo per uno stupido patto con il diavolo.

Perché di questo era sicuro, Angela poteva avere le sembianze di un arcangelo ma un posto accanto a Belzebù non glielo toglieva nessuno.

“ok” sentì il fratello chiudere il cellulare, metterselo in tasca e infilarsi nuovamente il casco con uno strano sorriso sul volto.

Fece per prendere posto anche lui sulla moto mentre l’altro accendeva e scattava in vanti lasciandolo con una gamba sospesa come un qualsiasi cagnolino che segnala il territorio.

“Shannon!”, ma il fratello rideva già, a pochi metri di distanza, con la mano incastrata sull’acceleratore, “eseguo solo gli ordini Jay, il tuo capo mi ha detto che dobbiamo fare un po’ di allenamento, credo si chiami ‘corsa guidata’ ”, gli sorrise aggiustandosi gli occhiali pronto a partire. “ma io …” cercò di ribattere Jared, “tu non devi fare niente, solo seguirmi, ti indirizzerò io nel percorso” sorrise ancora più apertamente mentre l’altro, con una scintilla omicida negli occhi gli allungava il casco che teneva ancora in mano, “ah no, mi ha detto che quello devi tenerlo … e devi anche indossarlo mentre corri e non toglierlo per nessun motivo neanche quando ci fermeremo”.

Shannon rideva ancora più forte mentre la moto con un ringhio controllato partiva sulla strada non troppo affollata e Jared suo malgrado gli correva a fianco.

 

Li avrebbe uccisi, lei, la sua stupida allenatrice, e quel pazzo di suo fratello che si prestava ai suoi giochetti. Di questo Jared era sicuro, dopo mezz’ora di corsa attraverso la città, accanto a Shannon che non si era fermato neanche un attimo se non per guardarlo dallo specchietto retrovisore mentre arrancava penosamente dietro di lui, la testa ciondolante dal casco improvvisamente bollente.

 

Shannon accostò quando suo fratello stava per gettare la spugna e lasciarsi sciogliere sull’asfalto come una macchia di catrame in più, erano fermi davanti una piccola casa con dei mini appartamenti, troppe targhette accanto la porta indicavano la multiproprietà.

“ha detto che devi suonare due volte al secondo campanello …” sorrise Shannon togliendosi il casco, Jared non lo degno neanche di un’occhiata, mentre suonava alla cieca, nella premura di terminare tutto il prima possibile.

“ … e di tenerti pronto” concluse il fratello, “pronto a cosa?” biascicò Jared al limite, poggiato alla maniglia che scivolò immediatamente tra le sue mani lasciandolo sbilanciato in avanti.

Un colpo troppo forte arrivò al capo, seguito da un calcio all’addome che lo mandò a terra prima di rendersi contro che Manuel davanti a lui, con la gamba ancora tesa in una mossa provata milioni di volte, lo fissava sorridente.

Jared si slacciò il casco lasciandolo rotolare giù dai gradini, ora che aveva fatto il suo dovere fino in fondo.

Il compagno di allenamento rise, accompagnato da Shannon ancora immobile sulla sua moto, sorpreso quanto lui, porgendogli un cellulare ridacchiante anch’esso, come se chi avesse ideato il malefico piano avesse potuto osservarlo.

“cosa ti avevo detto Leto? Guardia alta, in qualsiasi momento”

 

La voce di Angela era quasi dolce.

 

Jared ringhiò per l’ennesima volta mentre un click decretava la fine dell’allenamento giornaliero.

Manuel gli porse il braccio per alzarsi e Jared lo accettò solo perché era davvero troppo stanco per rifiutarlo, “senza rancore amico, io eseguo solo gli ordini” sorrise senza che l’altro ricambiasse, gli girò le spalle solo per camminare lentamente fino al fratello che era sceso dalla moto per non farla cadere dalle troppe risate.

“vammi a prendere il casco” rantolò davanti gli occhi lucidi di allegria di Shannon, e il fratello, mollatogli il suo in mano si allontanò di qualche barcollante passo fino all’oggetto rotondo, soffocando le risate così malamente che non si accorse dell’accensione della sua moto fin quando quella e il fratello raggiunsero la velocità necessaria per lasciarlo a piedi dall’altra parte della città.



Per_Aspera_Ad_Astra i tuoi commenti sono sempre dolcissimi, spero non ti dispiaccia il cambio di residenza della ff

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Capitolo 7
*** 7 ***


 

Era strano vagare per quel capannone incredibilmente spazioso eppure così affollato. Jared si aggirava confuso tra i ring appena delimitati da strisce di carta e capannelli di gente che incitava i combattimenti. Una folla scorrazzante di bambini con le uniformi delle varie squadre tagliava spesso il passaggio di adulti impegnati a scambiarsi informazioni sulle gare, giovani allievi che ripetevano a rallentatore mosse appena viste, che si scambiavano consigli sorridenti o si spiavano dubbiosi a metri di distanza sotto i bisbigli preoccupati dei loro maestri.

Futuri avversari.

L’aria permeata dall’odore metallico del sudore fresco e la gomma nuova dei tappetini. Il tessuto delle divise contro la pelle e il gridare rauco vicino alla fine di ogni combattimento.

Vittoria o sconfitta.

La luce delle grosse lampade appese al soffitto si infrangeva contro centinaia di capi, di capelli sciolti o caschi protettivi e Jared si accorse ben presto che l’intero capannone era diviso in settori, divisi in cinture, fasce d’età, peso, come sui ring c’era un’aera specifica per ogni combattimento. I giudici, scaglionati dallo sfondo multicolore grazie alle divise bianche a sottili righe nere, sembravano impegnati a mantenere ordine dentro e fuori il campo.

Il ragazzo gironzolò curioso in quello che sembrava l’angolo delle nuove scoperte, ricolmo di adolescenti imberbi con le protezioni ancora nuove e le cinture sghembe, combattevano con più furore che tecnica, persino uno come Jared lo intuiva senza troppo sforzo. Accanto a loro, maestri più preoccupati che incitanti e famiglie sconvolte da tanta violenza immotivata. Si notava subito chi era al primo combattimento, giri infiniti intorno ad un avversario altrettanto stupito.

Mine vaganti.

Una mano guantata si abbatté sulla spalla del ragazzo senza preavviso e quasi barcollò nello stupore dell’approccio, “hey Jared! Che cosa ci fai qui?”, il sorriso storto di Manuel brillò provocante in mezzo alla confusione.

Jared si rimise in equilibrio osservando il compagno di allenamento nel suo ambiente naturale, i guantoni e parapiedi indossati con disinvoltura, con il casco stretto appena sotto il braccio muscoloso. “mi avevano detto che c’era una gara da queste parti e allora ….”, Jared si fermò prima di rivelargli che l’obiettivo della sua visita era Angela.

Il Maestro, che aveva potere illimitato sulla sua vita.

Un dio sadico che si prendeva tutte le libertà del mondo su un povero uomo con la fede ridotta a brandelli.

Jared era stufo, ed era venuto alle gare solo per avere l’occasione di rinfacciargli una promessa mantenuta fino in fondo.

Manuel sghignazzò tirando un altro gancio alla spalla di Jared che evitò di lasciarsi spostare di nuovo, “sembri parecchio fuori luogo sai?”, mugolò qualcosa che l’altro non si diede la pena di sentire, “ma questo è solo un gioco, ci saranno si e no quattro persone che sanno cosa aspettarsi, è più che altro un’occasione per fare la ossa ai ragazzini questa, Angela lo trova divertente anche se questa volta non ha voluto portare nessuno del gruppo”.

Jared strizzò gli occhi perplesso, “combatte solo lei oggi”, assentì il ragazzo indicando con il guantone sdrucito il centro del capannone.

Manuel si girò in direzione di una ragazzina adorante che lo osservava muta da parecchi minuti e le allungò il caschetto che arrossì silenziosamente mentre lo prendeva e se lo portava al petto definitivamente persa negli occhi chiari del ragazzo davanti a lei, “Naomi … chiamami quando è il mio turno”, prese Jared per un braccio, sospingendolo in uno stretto passaggio tra la folla. Trascinò il ragazzo fino alla barriera di schiene che proteggeva il ring e si fece largo con l’autorità imposta dai suoi muscoli e il simbolo della scuola impresso sulla maglietta a maniche corte, fino al bordo dello spazio riservato al combattimento.

Esattamente al centro, rilassata e perfetta come sempre, Angela aspettava l’avversaria e Jared si accorse che c’era troppa pace nel suo sguardo per poterla attaccare impunemente. La divisa nera le scendeva addosso coprendola senza farla apparire goffa, la figura slanciata e magra, il viso perfetto dell’ovale lasciato libero dalla coda alta dei lunghi capelli biondi che scendevano lisci e impeccabili fino a metà schiena. Indossò i guantoni bianchi con la solita tranquillità di quando doveva mostrare qualche mossa in palestra e Jared notò la smorfia della sua bocca mentre aggiustava il paradenti con un movimento studiato del labbro. Manuel apparve magicamente accanto a lei all’ultimo secondo per allacciarle il caschetto protettivo e Jared trovò il gesto tanto collaudato da comprendere per un attimo il livello d’indiscussa intimità tra i due. Una sorta di fiducia cieca che a Jared mancava verso qualsiasi essere umano che non fosse suo fratello.

Gli occhi dell’insegnante sorrisero per un attimo al suo allevo preferito per poi cadere oltre e inquadrare Jared seminascosto nella prima fila, con l’aria intimorita di topolino in una gabbia di gatti famelici. La sorpresa gli scurì lo sguardo mentre sul ring appariva la figura altrettanto atletica della sfidante, di una testa più bassa ma unitamente affilata, tanto che Jared pensò immediatamente ad una sciabola contro un fioretto.

Manuel tornò accanto a lui un attimo prima che le sfidanti si inchinassero con rispetto allungando il pugno dell’assaggio del guantone.

E Jared si accorse che fino a quel momento non aveva mai visto Angela combattere, non sul serio, non in quel modo, con tanta eleganza nei gesti, mentre trasformava i rigidi movimenti insegnati in eleganti passi di danza. Allontanandosi con leggerezza estrema nella posizione di difesa che poteva usare a suo piacimento visto i dang sulla sua cintura. Con la figura perfettamente allineata al nero della stoffa e le protezioni bianche di riflessi veloci. Il ragazzo si disse che assomigliava in maniera incredibile ad una pantera e ne ebbe quasi paura mente colpiva l’avversaria con decisione e fermezza, così veloce e precisa da chiedersi se l’avesse presa davvero, nel dubbio se le facesse male. Fin quando il tempo non venne interrotto da un giudice di gara e le sfidanti si inchinarono in un saluto silenzioso mentre l’uomo annunciava la vittoria della sua maestra che impunemente lo fissava con aria truce, lasciandogli capire che sarebbe stato lui il suo prossimo avversario.

Appena il giudice lasciò libera Angela alla stretta della vittoria Manuel la trascinò via dal ring ridendo, sciogliendole il casco dal capo con gesto liberatorio mentre lei rideva, togliendosi il paradenti. “piaciuto lo spettacolo Leto?” gli sussurrò troppo vicina nella calca, Jared arrossì, e prima di poter fare qualsiasi cosa si ritrovò ancora più stretto a lei, nella gioia esagitata delle congratulazioni, mentre da qualche parte appariva un attestato di qualche genere e qualcuno brandiva una macchina fotografica.

“dai Angela, facciamoci una foto” rise Manuel sull’altro fianco della donna, stringendola con cura, allontanando la folla.

Jared non lo aveva notato e uno strano spasmo gli chiuse lo stomaco facendogli digrignare i denti.

La donna sorrise passando un braccio intorno alle schiene di entrambi e mentre il flash li accecava la mano di Angela salì lungo la schiena di Jared scivolando su ogni vertebra per fermarsi sul collo, stringendolo con leggerezza languida. “sorridi per me Leto” sussurrò gentilmente, e un flash di stupore rimase impresso nella pellicola mentre l’ultima foto veniva scattata e la folla si dissolveva, lasciando Jared solo e confuso vicino al ring ormai vuoto.

Blue_moon

Ciao Nicole ;) tu sei sempre così buona con me! ;) la verità è che io un Jared ancora un po’ bambino lo vedo bene, perché prima di diventare quel meraviglioso sbronzissimo rubacuori che è ora un po’ innocente lo deve essere stato no? nn moltissimo per carità! (quello ha un istinto di seduzione talmente alto che nessuno potrebbe sfuggirgli!) ma quel tanto che basta per farsi prendere debitamente in giro da chi è un po’ più grande di lui quando ancora gli anni sulla patente sono pochi ;)
è sempre bellissimo risentirti

Un bacione

 

  JBecca

Oilà! Se non ti ho distrutto l’interesse con questo capitolo (lo so è stato uno stress) benvenuta tra quelli che si chiedono come mai un tale angioletto si sia andato a cacciare in un guaio tanto grande ;P

La “relazione” tra Jj e Angela è tutta in divenire, se hai voglia di vedere come finisce non hai che da leggere!

A prestissimo!

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Capitolo 8
*** 8 ***


grazie di cuore ad Alibi e F. per aver commentato con tanta fiducia lo scorso capitolo. e alle meravigliore ragazze che hanno reso le recensioni di "canzone in prestito" le più intelligenti mai ricevute. vi adoro

.

LETO!”.

L’esclamazione invase la sala dell’allenamento rimbalzando sugli specchi fino a raggiungere la figura con i pantaloni grigi e la maglietta bianca ancora immobile con la gamba alzata in un calcio arcuato.

Angela guardò Jared sospeso nell’esercizio, gli occhi socchiusi quasi a pararsi dall’ennesimo rimprovero mentre la donna fasciata dalla solita tuta nera gli si avvicinava a passo controllato. In mano una bottiglia d’acqua dalla quale sorseggiava appena il contenuto per eliminare il calore di un allenamento intenso.

grazie per averci confermato la possibilità di miracoli su questa terra” sospirò la donna con un misto di rassegnazione e allegria nella voce, una luce divertita le attraversò lo sguardo mentre Jared stupefatto abbassava la gamba lentamente portando prima il ginocchio al petto. Sorrise agli occhi neri della sua insegnante prima che lei gli concedesse una spiegazione a quel mite complimento.

sei riuscito a ricordarti di non cadere mentre sferravi il frontale, bravo. E cosa vedo? Hai anche mantenuto alta la guardia! Quale meraviglia!”, la donna si concesse un breve ghigno mentre applaudiva con incoraggiamento contenuto bagnando l’allievo con l’acqua fuoriuscita dalla bottiglia ancora nelle sue mani.

In resto del gruppo appena allineato lungo il bordo della stanza scoppiò a ridere.

e voi che avete da sghignazzare?” chiese falsamente furibonda la donna schizzandoli con il resto del liquido rimasto. I ragazzi risero ancora più gaiamente correndo fuori dalla sala e lasciandoli soli, come sempre alla fine di ogni allenamento.

Jared non lasciò che il corpo si rilassasse del tutto, consapevole di stare per cominciare un’altra ora di duro allenamento, si sfilò deciso la maglietta ormai fradicia di sudore e acqua per alleviare il senso di stanchezza e prepararsi al secondo round.

Angela si fermò a guardarlo mentre sistemava le sue protezioni dentro il borsone.

Del ragazzo pallido e magro che era entrato nella sua sala allenamenti un paio di mesi prima non rimaneva lacuna traccia. Davanti a lei c’era un uomo ormai, dal petto gonfio di pettorali e il ventre piatto con muscoli in rilievo, persino le braccia avevano acquistato volume, rendendo merito alle spalle tornite. Sorrise, constatando che le lunghe corse all’aperto a cui lo aveva costretto gli avevano regalato anche un colorito dorato alla pelle glabra che non poteva non donargli con i capelli stinti di sole e gli occhi sempre più trasparenti.

giù la guardia Leto, oggi proviamo qualcosa di nuovo”, gli sorrise con tranquillità sciogliendo i capelli chiari dalla stretta dell’elastico e lasciandoli scivolare sulle spalle in un quieto mantello ordinato. Jared abbassò i pugni timoroso, avvicinandosi mentre lei si sedeva con compostezza per terra cominciando gli esercizi di stretching.

Jared si sedette di fronte a lei, per nulla stupito ormai di poter fate tutto l’esercizio senza bloccarsi mollemente a metà, i suoi muscoli si allungavano con decisione e, notò compiaciuto, anche con una certa eleganza.

dimmi Leto”, esordì la donna sorridendo alla sua scioltezza, “cosa farai se avrai il ruolo in quel film?”, Jared si sciolse da un allungamento dei tendini per guardarla meglio, “mi impegnerò per dare il massimo ovviamente” rispose convinto. Il Maestro sorrise, la determinazione era sempre stato il fulcro di tutto a suo parere.

Anche Jared si lasciò andare mollemente ad un sorriso, prima che, inevitabilmente, i suoi occhi si scurissero di preoccupazione obbligandolo a guardare il pavimento lucido, nella forzata concentrazione di una spaccata laterale.

a cosa stai pensando?” gli chiese la donna con curiosità contenuta mentre gli aggiustava la posizione di una gamba, il ragazzo si strinse nelle spalle per quanto possibile dell’immobilità dell’esercizio. “al mio massimo” rispose con tono incerto, Angela aspettò silenziosamente che il suo allievo raccogliesse abbastanza coraggio per raccontarle il resto.

il fatto è … che ogni volta che ne ho l’occasione cerco di dare il meglio di me, non so se mi spiego, ma è come se me lo imponessi, con tutte le mie forze, solo che … a volte ho la sensazione che quello che posso offrire non è quello che ci si potrebbe aspettare. Quello che serve in fondo. Ed è dura per me rendermi conto che potrei non essere all’altezza, che per quanto mi sia sforzato il risultato non è neanche lontanamente quello di cui gli altri avevano bisogno. E così … mi sento …”

Angela lasciò che il mormorio di Jared morisse sul suo ultimo esercizio prima di prendere posto esattamente davanti a lui, seduta compostamente, con i piedi poggiati delicatamente sulle ginocchia nella posizione del fiore di loto. Il ragazzo cercò di sedersi meno goffamente possibile a gambe incrociate, con sguardo curioso mentre Angela rilassava le spalle e lasciava le mani morbide sulle cosce tese sotto il busto eretto.

Se Jared non l’avesse vista combattere corpo a corpo con un ragazzo dalla forza di un bue fino a pochi minuti prima non avrebbe dubitato che la donna conducesse una vita meditazione a pace.

Il suo volto si svuotò di qualsiasi espressione fino a lasciare sulle labbra rosate un vago sorriso e gli occhi delicatamente chiusi.

ora Leto” sussurrò con calma il Maestro, “voglio che tu chiuda gli occhi e lasci che il vuoto ti possegga. Non ti ci vorrà molto lo so, ma io voglio lo stesso che tu provi a spegnere la mente per qualche minuto ascoltando solo la mia voce”.

Jared la guardò stupita qualche secondo, prima di convincersi che la donna non stava per trascinarlo in uno dei suoi strambi giochetti in cui lui finiva con il sedere per terra e qualche parte del corpo maledettamente dolorante, chiuse gli occhi e la ascoltò attento.

immagina”, cominciò la donna con delicatezza, “di guardare il mondo con altri occhi”, il ragazzo rimase sorpreso qualche secondo, “il tuo sguardo contiene più di una semplice immagine riflessa, ma tutto quello che c'è dentro. Come se i sentimenti fossero visibili” proseguì con voce calma la donna, il respiro pacato, segno che non lo stava prendendo in giro.

concentrati Leto, scopri chi ti sta accanto .... Non vedi quel ragazzo?” sospirò a Jared mentre lui cercava di mettere a fuoco l’immagine davanti ai suoi occhi chiusi nel buio delle palpebre, “è giovane, troppo giovane per tutto quello che potrebbe raccontare …. per i posti in cui è stato … per le cose che ha fatto … Eppure fin troppo giovane per poter fare molte altre cose … per potersi mettere in gioco del tutto senza rischiare di perdersi in sentieri inesplorati.”

Aspettò un attimo, timoroso di dire qualcosa, ma il respiro cadenzato e calmo di Angela lo indussero ad aspettare fiducioso, spinto da chissà quale forza.

è un ragazzo solo quello che vedi, dai contorni troppo sfumati dall’abbandono di molte notti e infiniti giorni … le sue mani sono vuote, ma il suo cuore è pieno di sogni … anche se tenta di nasconderlo a volte perché ha troppa paura di vederli infranti. Perché si sente troppo debole per realizzarli ed è convinto che oltre lo slancio della passione si ritroverà debole sotto le intemperie di un mondo nemico”.

Il silenzio dei loro respiri occupò qualche secondo di silenzio prima che una mano di Angela prendesse quella di Jared con dolcezza, poggiandogli l’altra sugli occhi, chiedendogli di tenerli ancora chiusi per immaginare soltanto di ritrovarsi nello specchio delle iridi scure della sua allenatrice. Occhi infiniti di un universo lontano.

guarda bene Jared, non lo vedi anche tu quel giovane uomo? Quello con il sorriso aperto e la sfida nello sguardo? Quello che ha in mano il proprio destino, per quanto difficile. Disposto a tutto, persino a diventare più forte per fare scudo ai propri desideri, senza mai dimenticare cosa è veramente importante nella vita. Non lo vedi? Io si, e credo che tu lo conosca bene”.

Angela separò la mano dalla sua, alzandosi in piedi, lasciando solo le dita a sfiorare le palpebre chiuse di Jared, “guarda te stesso” sussurrò semplicemente prima di allontanarsi con passo lieve.

Jared rimase qualche altro secondo da solo, con gli occhi ancora chiusi, in uno strano senso di vertigine che non avrebbe saputo spiegare a nessuno. Tantomeno a lui.

Aprì gli occhi quasi forzatamente, per nulla stupito di trovare la sala buia se non per la fila di faretti sopra di lui. Il suo riflesso appena macchiato dall’ombra gli si stagliava davanti. L’immagine davanti a lui ispirava forza e agilità, determinazione ed audacia, anche se in fondo agli occhi troppo chiari c’era ancora quella luce sentimentale che gli ricordava un passato di fragilità.

Sorrise a se stesso, riconoscendosi.

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