Cenerentola e il marchese.

di giulina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma da dove escono 'sti due? ***
Capitolo 2: *** L'obrobrio e Pippi. Che strana coppia! ***
Capitolo 3: *** Voglio, voglio e voglio.... ***
Capitolo 4: *** Serata stravagante: tra Cubani e pugni in faccia! ***
Capitolo 5: *** Ma alla fine, cosa siamo?! ***
Capitolo 6: *** Caos! ***
Capitolo 7: *** chakra: la parola chiave è chakra! ***
Capitolo 8: *** Banchi e cocco! ***
Capitolo 9: *** Problemi di cuore ***
Capitolo 10: *** Maledetto ciao ***
Capitolo 11: *** Parole e proteste ***
Capitolo 12: *** Castelli's family. ***
Capitolo 13: *** Meravigliosa Creatura?! ***
Capitolo 14: *** suicidio d'amore. ***
Capitolo 15: *** Gelato al cioccolato. ***
Capitolo 16: *** Lo scopriremo solo vivendo. ***
Capitolo 17: *** Brividi e Tachipirina ***
Capitolo 18: *** L'amore è bello solo se lo fai con me. ***
Capitolo 19: *** Amore amabile follia! ***
Capitolo 20: *** De ende! ***
Capitolo 21: *** Questo non è amore, è pazzia! -One Shot di Natale- ***



Capitolo 1
*** Ma da dove escono 'sti due? ***


 

 

-Ragazzi io esco. Mi vado a fumare una sigaretta- Alessandro si alzò dal tavolo dove stava bevendo una birra con alcuni suoi compagni di classe ed uscì dal pub.

L’aria fredda lo fece rabbrividire mentre si accendeva una sigaretta vicino all’ingresso, ricordandogli che era gennaio e che era uscito senza la giacca.

Perso tra i suoi pensieri non si accorse subito di una voce familiare che stava imprecando contro un povero accendino che non voleva saperne di andare.

Alessandro voltò lo sguardo alla sua destra e riconobbe subito la proprietaria di quella voce. Incoscientemente sorrise.

-Ma porco Mondo! Stasera tutte a me devono capitare? Santo Ambrogio! Dio cosa ti ho fatto di male! è per aver quasi schiacciato con il motorino la signora Liliana, non è così? Ma è stato un incidente e poi lo sai, sono una brava ragazza!-

-Su questo non sono d’accordo con te, Ceccarini- Giorgia alzò di scatto la testa sentendosi nominare ed incontrò gli occhi ridenti del suo compagno di banco.

-Toh chi c’è! Castelli credevo tu fossi morto travolto da una valanga di neve laggiù in Trentino! Noto con dispiacere che sei ancora vivo- Scherzò la ragazza sorridendo al moro che le si era avvicinato.

-E no mia cara! Le mie vacanze natalizie sono state bellissime e purtroppo per te non ho subito nessuna amputazione e non mi sono rotto nemmeno un ossicino sciando fra le montagne innevate…-

- ….con le caprette che ti facevano ciao! Senti Heidi hai mica un accendino da prestarmi o laggiù, nella baita del nonno, usate ancora i fiammiferi?!-

Alessandro le sorrise e le porse l’accendino che teneva nella tasca dei jeans.

-Peter da quando fumi?- Le chiese il moro agganciandosi la felpa mentre la guardava curioso.

-Io mi sento molto di più Clara e poi come equilibrio ci siamo, comunque non sono una vera e propria fumatrice, mi concedo qualche sigaretta solo quando sono nervosa oppure quando ho il marchese-

-Il che?!- Chiese il ragazzo alzando un sopracciglio.

-Il marchese. Sai, a noi femminucce ogni 28 giorni, arriva quel momento in cui…-

-Ho capito ho capito Ceccarini, non ti preoccupare!!- La bloccò imbarazzato Alessandro. Ma perché avevano incominciato a parlare del ciclo mestruale della mora? Il ragazzo non se lo sapeva proprio spiegare.

-Oh Ulisse dove l’hai lasciata Penelope?- Le chiese Giorgia ricordando Alice, l’ultima fiamma del ragazzo. L’aveva incrociata una volta in corridoio mentre stava ritornando in classe dopo la sua passeggiatina mattutina ed aveva dovuto assistere alla terribile visione del ragazzo che aveva davanti che stava quasi per essere violentato sulla cattedra delle custodi dalla bionda.

-Penelope è una grandissima troi…cioè, volevo dire che l’ho lasciata a Troia, ma si è consolata velocemente- Le rispose Alessandro ricordando l’ex con cui non aveva più niente a che fare.

-Oh ma che dispiacere! Mi ero quasi affezionata alle sue tettone enormi che ballonzolavano da una parte all’altra davanti a me. Avevo anche deciso di darli dei nomi, che ne so, Pina e Gina, Tom e Jerry, Cip e Ciop- Fece uno sguardo triste Giorgia mentre dentro di sé la visione di quella specie di balenottera su due piedi la faceva rabbrividire.

-Gelosia, gelosia canaglia…- Canticchiò il ragazzo facendo infuriare l'amica.

-Quella era nostalgia, idiota!-

-Nostalgia, gelosia, cosa vuoi che sia…passa tutto quanto, solo un’ po di tempo e ci riderai su!-

-Oh Luciano, che hai bevuto stasera?- Le chiese la ragazza mentre Alessandro continuava a canticchiare la canzone del suo mitico Ligabue.

-Niente di chè! Sono con Davidino e il Consali- Giorgia spalancò gli occhi sorpresa, avvicinandosi al locale e spiaccicandosi contro la vetrina per vedere i suoi due compagni di classe che parlavano civilmente al loro tavolo.

-Da quando Potter e Malfoy sono amici? Mi ricordo che qualche settimana prima di Natale se le erano date di santa ragione nel cortile della scuola- Le chiese Giorgia avvicinandosi di nuovo ad Alessandro che si era acceso un’altra sigaretta.

-Si sono incontrati a Capodanno, a casa di alcuni loro amici ed hanno fatto pace a quanto mi hanno detto- Anche al ragazzo le era sembrata strana la faccenda ma non gli aveva dato molto peso.

-Quindi il Trio Dei Miracoli si è riunito!-

-Eh si, mia cara Hermione- Le rispose Alessandro sorridendole.

-…e quando mi stava per baciare…gli ho vomitato sulle scarpe nuove della Lacoste. Credo che il giorno dopo sia andato a comprare una bambolina voodu. Se ci ripenso ,in questi giorni, sento degli strani dolorini alla schiena…- Finì di raccontare Giorgia tastandosi il punto dolorante.

La ragazza gli aveva raccontato come aveva passato il capodanno. In poche parole si era ubriacata come una spugna ed allo scoccare della mezzanotte, prima di baciare il principe, aveva capovolto la storia di Cenerentola ed invece di perdere la scarpetta per correre dalla matrigna cattiva, lei ci aveva vomitato direttamente dentro.

Un messaggio per dire al principe: ed ora ce l’avrai il coraggio di vedere di chi è quel recipiente di succhi gastrici?

Alessandro se ne stava appoggiato al muro del locale e se la rideva.

-Io dove diavolo ero?! Mi sono perso una scena memorabile-

-Te ero con lo Yeti a sciare. Ti saresti divertito un casino quella sera!-

I due ragazzi si sorrisero persi nei loro pensieri mentre alcuni passanti li guardavano straniti.

-Quindi…non hai baciato nessuno allo scoccare della mezzanotte?-Chiese Alessandro avvicinandosi lentamente a Giorgia.

-Pultroppo no. Anche se credo che sia stata una fortuna. Con i ragazzi con cui sono stata, due o al massimo tre baldi giovani, sono rimasta traumatizzata da come baciavano. Tutta quella bava nemmeno fossero delle lumache e poi quella lingua! Me la infilavano fino nella trachea!Ora che mi ci fai pensare devo andare a ritirare i risultati della gastroscopia-Si lamentò la ragazza ricordando le poche esperienze che aveva avuto.

-Bè... perché nessuno ti ha mai baciato decentemente- Le rispose Alessandro avvicinandosi alla ragazza che era rimasta immobile dopo la sua ultima affermazione.

-E tu…mi stai praticamente schiacciando al muro come una sottiletta per dimostrarmi come bacia un vero professionista?-

-Esatto! Inoltre fra 10 secondi è mezzanotte e noi faremo finta che è il 31 dicembre così anche tu riceverai il bacio che aspettavi!-

-Eh magari tu fossi Adam Brody!-Le rispose Giorgia prima che le sue labbra fossero catturate dal ragazzo davanti a lei, che la coinvolse in un bacio passionale.

Quando alcuni minuti dopo, od ore non sappiamo con precisione, i due ragazzi spezzarono quel contatto avevano entrambi il fiato spezzato.

Alessandro la guardava compiaciuto mostrando uno strabiliante sorriso sul volto.

-Stai aspettando che parta l’applauso?- Le chiese Giorgia cercando di riacquistare un pò di contegno e di placare gli ormoni che stavano ballano la macarena con una gonnellina di paglia.

-Anche. Piuttosto mi aspettavo che mi saltassi addosso famelica per riavere un mio bacio!- Le disse il ragazzo continuando a stare vicino alla mora che lo guardava sorridendo furbamente.

-Leggi gli Harmony di tua nonna, ammettilo!-

Alessandro stava per risponderle quando sentì vibrare il cellulare nella tasca dei jeans e vide che gli era arrivato un messaggio di Davide che gli chiedeva dove fosse finito.

-Mia cara Cenerentola, devo purtroppo tornare alla mia reggia, i miei fedeli mi reclamano. Ci vediamo tra due giorni a scuola!!- Le lasciò un altro piccolo bacio a fior di labbra, totalmente inatteso, e si avvicinò all’entrata del locale.

-Baciami ancoraa!! Baciami ancoraaa!- Cominciò a cantare a squarciagola Giorgia prima che il ragazzo entrasse nel pub sorridendo.

La ragazza, rimasta sola, guardò il cellulare e trovò due chiamate perse di Irene, la sua migliore amica.

L’aveva lasciata da sola insieme ad una loro amica nel ristorante di fronte e si era scordata di loro.

Quando rimise il cellulare nella borsetta, per puro caso, guardò l’ora : 11 e 40.

Quel figlio di un cane l’aveva presa in giro! Non era ancora passata la mezzanotte! Con un sorrisetto compiaciuto Giorgia rientro nel ristorante continuando a canticchiare.

“Sei bello come il sole… a me mi fai impazzire!!” E forse pazza lo era diventata di già.

 

 

 

 

 

Una piccola shot per agurarvi Buon Natale!!!! Ehm….ehm…scusate, questo è effetto della caffeina! Buonanotteee!!

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Capitolo 2
*** L'obrobrio e Pippi. Che strana coppia! ***


 

 

Alessandro Castelli e Giorgia Ceccarini si erano conosciuti in prima superiore.

La ragazza aveva deciso di frequentare il Liceo scientifico Marconi, che distava un centinaio di metri da casa sua, perché era una delle migliori scuole della città che le poteva garantire un’ottima formazione per l’università.

Alessandro invece, aveva semplicemente fatto “ambarabaciccicoccò” fra il Liceo Marconi e il Liceo Classico Niccolini. Per lui le scuole erano tutte uguali, l’una valeva l’altra.

Era il 15 settembre del 2005 quando si incontrarono per la prima volta.

Giorgia aveva appena compiuto 14 anni, i suoi capelli castani erano legati in due lunghe trecce e gli occhi marroni erano privi di trucco ma brillavano di una felicità nuova.

Quella mattina aveva deciso di indossare una gonnella color Kaki con delle calze multicolore ed una maglietta bianca con un buffo leone disegnato sopra.

Emozionata per il suo primo giorno di scuola, aveva corso per le scale grigie della scuola, raggiungendo in un attimo la sua classe al primo piano.

Si era fermata a contemplare la porta bianca davanti a lei in adorazione e poi aveva varcato l’entrata dell’aula vuota correndo ad occupare il primo banco nella fila centrale. Il posto migliore, secondo la ragazza, quello degli sfigati, secondo tutti gli studenti.

Dieci minuti dopo l’aula era praticamente piena.

Tutti i posti erano stati occupati, tutti tranne quello accanto a Giorgia, ma la ragazza non se ne faceva di certo un problema, sarebbe stato più facile concentrarsi sulle lezioni.

Stava per sistemare il suo zaino nella sedia accanto alla sua, quando la porta dell’aula si spalancò all’ improvviso.

Alessandro Castelli 5 anni prima era un ragazzino alto e smilzo, i capelli a spazzola ed il viso ricoperto di acne. Un obrobrio, in poche parole.

-Tu devi essere Castelli, non è vero?- Chiese il professore di storia al ragazzo che se ne stava fermo sulla porta.

-Si professore, scusi per il ritardo-

-Non importa ragazzo, vieni su. C’è un posto proprio qui accanto a…Ceccarini!-

Giorgia sentì il sangue gelarsi nelle vene. L’obrobrio sarebbe stato il suo compagno di banco.

Con una certa riluttanza, prese lo zaino che aveva posato sulla sedia e lo buttò con stizza per terra.

Giorgia cercò di non girarsi alla sua destra per tutta la lezione ma quando si sentì toccare una spalla, dovette distogliere la sua attenzione dal professore che scriveva delle date alla lavagna, per rivolgere lo sguardo al suo compagno di banco.

-Hey Pippi ce l’hai mica una penna?- Le chiese Alessandro vedendo le orecchie della ragazzina colorarsi di un rosso acceso e gli occhi ridursi a due piccole fessure. Ora mi picchia, pensò Alessandro.

-Come mi hai chiamato?- Chiese Giorgia in un sussurro glaciale.

-Ehm..Pippi? Assomigli a Pippi calzelunghe- Le rispose il ragazzino sorridendo.

Giorgia sentì pruderle le mani. Aveva voglia di dare un bel picchio a quel brufolo ambulante.

La verità era che Giorgia per tutta la durata delle medie era stata soprannominata “Pippi la strana” dai suoi compagni di classe, soltanto per le sue treccine e per le sue calze colorate.

Molte volte si era nascosta in bagno durante le lezioni, a piangere, sfogando tutto il suo malessere nelle lacrime che non poteva versare a casa.

-Non ho una penna….brufolo-

Alessandro si girò shoccato verso la ragazzina al suo fianco, arrossendo.

-Hey! Come mi hai chiamato piccola streghetta?-

-Brufolo! Sordo che non sei altro!- Gli rispose saccente Giorgia guardando il viso del ragazzino tingersi di tutte le tonalità.

-Non importa, non la voglio la penna da una scema come te! Che per di più indossa delle ridicole maglie con delle scimmie sopra!-

Giorgia aprì la bocca indignata, si girò verso il professore che continuava la sua spiegazione incurante della lite tra i due ragazzini, prese il suo astuccio e rovesciò tutto il suo contenuto sulla testa di Alessandro.

-è un leone, brutto idiota!-

-Idiota a me?! Gallina!-

Continuarono ad offendersi finche il professore non si accorse della lite in corso e li spedì entrambi fuori dalla classe.

 

 

Proprio come fece esattamente cinque anni dopo.

Il professore in questione era il professore Balluchi, insegnante di storia e filosofia.

Per gli studenti del Liceo Marconi, il professore Giorgio Alfonso Balluchi oltre ad essere un professore competente e con una spiccata personalità, era anche il loro “zietto”.

Per ben due anni di fila era stato nominato professore dell’anno, superando anche il professore di arte, Michele Capozza, che dava dieci a tutti i suoi studenti.

Il professor Balluchi era un ometto sulla sessantina, dai pochi capelli sulla testa e con un paio di occhiali a fondo di bottiglia sul naso troppo grosso.

Camminava leggermente gobbo per i corridoi, con la sua fedele sigaretta Wiston tra le dita e si fermava nel piccolo cortile dietro l’edificio a fumare insieme a qualche ragazzo. Era una bravissima persona, in poche parole.

Tutti, però, sapevano anche che il loro caro professore se si arrabbiava….erano cazzi.

Proprio come successe quella mattina di inizio gennaio.

-Castelli, Ceccarini!!! Porco demonio ma cosa devo fare per farvi chetare due minuti eh??? Siete due rompicoglioni unici, nella mia carriera scolastica nessuno mi ha mai fatto incazzare come voi! Non voglio vedere le vostre brutte facce per almeno mezz’ora! Andate fuori su, andate a fare una bella passeggiatina, a cazzeggiare come fate sempre voi giovani d’oggi!-

Giorgia e Alessandro si alzarono a testa bassa dal loro banco ed uscirono imbarazzati dall’aula.

-Sei un idiota Castelli!- Lo aggredì Giorgia entrando in bagno per cercare di ripulire la maglia bagnata di succo alla mela che le aveva tirato addosso il compagno.

-Io? Sei stata tu ad offendere il mio defunto cane definendolo “una piccola bestiaccia pelosa, simile ad una scimmia del Togo, proprio come il suo padrone!”- Alessandro scoccò un’occhiata indignata alla ragazza che si sistemava i capelli scompigliati al piccolo specchio sulla parete e si sciacquò il viso.

-Hai mai sentito parlare di opinione? Bè era una mia opinione!!!- Gli rispose Giorgia sistemandosi i capelli in una coda alta.

Il ragazzo la raggiunse da dietro ed entrambi si misero a fissare il loro riflesso.

I due ragazzini di cinque anni prima erano cambiati notevolmente.

Giorgia era alzata ed il suo corpo si era modellato mettendo le curve al punto giusto anche se lei affermava che le sue maniglie dell’amore sembravano più due portoni.

Le trecce erano state sostituite ed i capelli si erano leggermente scuriti, così come gli occhi che erano marcati con una leggera linea di matita nera.

Alessandro invece era diventato proprio un bel pezzo di manzo. Dall’obrobrio al manzo, pensò Giorgia, proprio un bel cambiamento.

Infatti la pelle del ragazzo ora era priva di imperfezioni, i capelli erano leggermente allungati e scompigliati, ma sempre quel colore scuro tanto familiare alla ragazza.

Il suo fisico era anche quello cambiato e le spalle magre e ossute avevano lasciato spazio ad un paio più formate e larghe che davano un insolito senso di protezione.

-Fai schifo- Disse Giorgia guardando il ragazzo con un mezzo sorriso.

-“La gelosia più la scacci e più l'avrai!”- Canticchiò il ragazzo affacciandosi alla piccola finestra del bagno e accendendosi una sigaretta.

-”L’egocentrismo se ce l’hai non lo scaccerai!”-

-Ceccarini non sai fare le rime. Rassegnati!- Le disse Alessandro sorridendo mentre osservava una classe fare lezione.

-Stai zitto caprone!- Giorgia gli si avvicinò e gli rubò la sigaretta dalle labbra facendo un tiro.

-Hai il marchese?- Le chiese Alessandro rammentando la conversazione che aveva avuto con la ragazza qualche settimana prima.

-No ma probabilmente sono in ovulazione, sono molto acida in questi giorni-

Alessandro scoppiò a ridere indicando il succo con cui era sporcata la sua maglietta.

-Acida??? Tesoro te hai dei seri problemi di rabbia e frustrazione. Ti dovresti far vedere da qualcuno o fare della…sana attività fisica, non so se mi hai capito-

Le rispose ammiccando esageratamente.

-Sei te che aumenti la mia frustrazione- Le disse Giorgia fingendo di non aver ascoltato l’altra parte della frase.

Alessandro si allontanò dalla finestra e si stiracchiò le braccia indolenzite, sbadigliando.

-Se vuoi possiamo fare un giretto nell’aula di biologia. Vuoi vedere che ti faccio passare la frustrazione?!-

Giorgia spense la sigaretta sul cornicione e la buttò di sotto nel piccolo giardinetto, scusandosi con madre natura.

-Ma perché proprio nell’aula di biologia? Cioè è piena di robe..schifose, vetrini, soluzioni, i tavoli sono di acciaio e quindi freddi stecchiti. Anche nei film da quindicenni allupati in ogni maledetto liceo c’è duecento ripostigli ed altrettante aule vuote a disposizione come nido per coppie in calore!-

Alessandro guardò Giorgia stupito dal suo discorso e la prese per mano uscendo dal bagno in tutta fretta.

-Cosa stai facendo Sandrino?- Gli chiese preoccupata la ragazza che veniva trascinata su per le scale del secondo piano.

-Andiamo a cercare un ripostiglio! Se come hai detto te, ogni liceo ha il suo ripostigli, noi lo troveremo!-

-Ma nemmeno se ci fosse Narnia!- Giorgia puntò i piedi per terra e liberò la presa dalla mano del ragazzo.

-Castelli stamani mi sono alzata alle 6 per ripassare fisica, mi sto addormentando in piedi. Fai l’uomo e accompagnami a prendere un caffè alla macchinetta invece di ciarlare a vanvera-

Alessandro alzò gli occhi al cielo e prese a scendere le scale per raggiungere il primo piano. Peccato, il ripostiglio l’avrebbe cercato un’altra volta.

Giorgia si avvicinò a Pina, la macchinetta del caffè e selezionò un caffè lungo.

Mentre aspettava la sua droga da Pina la spacciatrice,rimase a fissare le scritte a carattere cubitali sul muro davanti a lei.

In quelle frasi, scritte con degli Uniposca dai colori improponibili, si poteva scoprire davvero molte cose, come ad esempio che un certo Matteo in 5 A era un grandissimo cornuto e che andare a letto con lui sarebbe stata una perdita di tempo, che Marta, la biondona in classe sua, era una grandissima vacca e che Alessandro Castelli, il suo amato compagno di banco, era talmente figo che molte se lo sarebbero fatte sulla scrivania della preside.

-Oh mio dio! Tutte mi amano in questa scuola! Anche te mio dolce bignè alla crema?- Giorgia finse di non ascoltare la domanda del moro posta con quel tono da finta prima donna che le faceva venire il vomito e sorseggiò la sua bevanda.

Intanto Alessandro aveva preso un pennarello dalla cattedra delle custodi e si era messo a scrivere sul muro.

 

328 22 45 432 chiamatemi tesori, sono a vostra completa disposizione”

 

Giorgia buttò un’occhiata al muro e si rimise a camminare per i corridoi lasciando la checca di Alessandro a fissare compiaciuto il muro.

-Pippi vieni qui e dammi un bel bacino!- Alessandro trotterellò vicino a Giorgia che con una certa eleganza ignorava la presenza accanto a lei.

Camminarono per il corridoio deserto mentre tutti gli studenti erano nelle loro classi a fare lezione.

Uscirono fuori, sulle scale d’emergenza, e si sedettero su uno scalino nonostante il freddo pungente che avvertivano.

Erano seduti accanto e guardavano davanti a loro la città che sembrava piccolissima, in un momento intimo, solo loro, che nessuno poteva rovinare….

-Ho una fame non ci vedo più! Mi mangerei uno gnu intero-

Nessuno a parte Alessandro Castelli.

Giorgia sorrise e con ancora il bicchierino di caffè tra le mani si mise a canticchiare una canzone nota a tutti e due, visto che un giorno la loro professoressa di italiano li aveva buttati fuori dalla classe proprio perché la stavano cantando mentre la donna spiegava il terzo canto della Divina Commedia.

-When you try your best but you don't succeedddd when you get what you want but not what you needddd. when you feel so tired but you can't sleepppp. Stuck in reverseeee!-

Si misero a ridere sentendo i loro acuti non molto intonati e si lasciarono andare a quella risata che li colse di sorpresa.

-Ti ricordi la faccia che fece la Bacci quando sentì la nostra performance?-

Le chiese Alessandro sorridendo.

-Certo! Incominciò ad urlare di cacciarci dalla scuola mentre sbavava come un San Bernardo. Fu una scena incredibile- Rispose Giorgia mescolando con il bastoncino di plastica lo zucchero che era rimasto sul fondo del bicchiere.

Alessandro guardò Giorgia seduta accanto a lui ed appoggiò la testa sulla sua spalla lasciandola impietrita.

-Castelli c-cosa fai?-

-Ho un attacco di coccolite quindi stai zitta ed assecondami- Giorgia si zittì lasciando che il calore del corpo del ragazzo la riscaldasse mentre il vento freddo di gennaio li faceva rabbrividire.

L’obrobrio, pensò Giorgia sorridendo mentre i capelli del ragazzo le solleticavano il collo scoperto, sto abbracciando l’obrobrio.

 

 

 

 

 

Buon pomeriggio e Buon Natale ( in ritardo) a tutti!

Ebbene si! Ho deciso di continuare questa One-shot e proprio oggi mi è venuta l’ispirazione giusta.

Alessandro e Giorgia li adoro. Sono una coppia nata per caso ma insieme li trovo davvero carini ( complimenti Giulia, ora ti elogi anche da sola).

Spero che questo capitoletto vi piaccia e se proprio volete eh, lasciatemi una recensione così mi dite cosa ne pensate!

Un bacione e Buon anno a tutte voi e alle vostre famiglie!!

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Capitolo 3
*** Voglio, voglio e voglio.... ***


 

 

Gerolamo Ceccarini era un uomo da ammirare.

Dopo la morte improvvisa di suo padre, all’età di sedici anni, aveva smesso di studiare ed aveva incominciato a lavorare in una ditta di trasporti di un amico di famiglia.

Erano rimasti soltanto lui e sua madre e con i pochi soldi che entravano in casa, c’era bisogno di dare una mano.

Così , si era rimboccato le maniche e si era dato da fare fino a ventidue anni, dopodichè aveva deciso di aprire insieme ad un amico del padre, aiutandosi con i risparmi della sua famiglia e con un cospicuo mutuo, un piccolo ristorante nel centro, avendo sempre avuto la passione per la cucina che le aveva trasmesso la madre.

I primi anni furono molto duri ma piano piano, il ristorante incominciò ad acquistare una certa fama e con quella, anche molti clienti.

Ma Gerolamo Ceccarini oltre ad essere un grande lavoratore era anche un bravo marito ed un buon padre.

Si era spostato con Angela che aveva conosciuto, per caso, un giorno al supermercato e da trent’anni era sposato con lei.

Dopo qualche anno era nato Andrea e dopo tre anni, Giorgia.

Era un padre presente con i suoi figli a cui non aveva mai fatto mancare nulla, nemmeno quando c’erano stati dei momenti di crisi.

Era un coccolone e adorava Giorgia in un modo incredibile.

Era la sua bambina e l’assecondava in ogni cosa, ogni santa cosa…

-NO!- Quel giorno però il signor Gerolamo non era proprio di ottimo umore.

-M-ma papà! Sei un uomo senza cuore!- La ragazza piagnucolante in questione era Giorgia Ceccarini, che inginocchiata ai piedi del padre gli stava chiedendo un favore.

-Giorgietta non si discute! Quando è no è no! E per la miseria!- Gerolamo si alzò dalla tavola posando la tazza vuota del caffè nel lavandino, mentre la figlia lo seguiva gattonando sul pavimento.

-Giorgia alzati hai diciotto anni!- Le disse l’uomo guardando gli occhi della figlioletta più piccola riempirsi di nuovo di lacrime.

-Infatti! Ho diciotto anni, sono una donna responsabile!-

Gerolamo sbuffò ed uscì dalla cucina chiudendosi di volata nel bagno.

-Tanto non finisce qua padre!- Urlò Giorgia in corridoio prima di ritornarsene in cucina e sedersi afflitta su una sedia.

Sua madre, Angela Brugalassi, entrò in quel momento in cucina ancora in pigiama e con ai piedi un paio di babbucce a forma di cagnolino, incosciente di quello che era successo qualche minuto prima.

Giorgia le vide e scoppiò di nuovo in un pianto convulso.

-Giorgina su, ancora con il cane? È diciotto anni che lo vuoi convincere a prenderlo, non credo che da un giorno all’altro cambierà idea-

Le disse la madre accarezzandole i capelli arruffati e posandole sul tavolo una tazza fumante di cioccolata con la panna.

-Ma m-mammina, la cagnetta della s-signora Bruzzi ha appena fatto tre cucciolini e s-sono stupendi!-

Giorgia prese in mano la foto che aveva scattato alla cucciolata e delle lacrime solcarono le sue guance arrossate.

Mi sembra di tornare in dietro di dieci anni, pensò la signora Angela, vedendo la figlia ridotta in quelle condizioni soltanto per un cane.

Il primogenito entrò in cucina dopo pochi minuti, soltanto con un paio di pantaloni addosso, mentre si grattava assonnato la pancia socchiudendo appena un occhio, della stessa tonalità di marrone della sorella, guardando annoiato la scena pietosa che si ripeteva ogni anno.

-Piccinaccola il cane, papà non te lo compra. Io invece farei un pensierino verso un altro genere, ad esempio una bella scimmia, così tra simili vi fate compagnia!-

Per poco la testa di Andrea non finì a diretto contatto con una ciabatta della ragazza che cascò però nel lavandino.

-Brutto idiota! Tanto ormai ho deciso: io il cane lo prendo, che lo voglia o no!-

Giorgia se ne uscì impettita dalla stanza e si chiuse nella sua camera per vestirsi.

-Mamma scommettiamo che la caccia di casa?- Disse Andrea sorseggiando la cioccolata intatta della sorella, sorridendo alla madre.

-Andrea! Ma cosa dici??? A limite vola dalla finestra il cane!-

I due si misero a ridere guardando la foto di alcuni cuccioli di labrador che dormivano teneramente.

 

 

Giorgia arrivò a scuola con alcuni minuti di ritardo.

Dopo essersi spalmata sul viso due kili di fondotinta per eliminare le tracce del pianto, era scesa per accendere la macchina, ma quella aveva deciso di non partire.

Aveva dovuto quindi andare a piedi rischiando anche di essere investita da un vecchietto al volante e da un ciclista che probabilmente si credeva Cipollini.

-Ceccarini spero che le tue occhiaie siano a causa di una notte di fuoco-

E poi c’era Alessandro Castelli, colui che faceva aumentare il suo nervosismo a livello stratosferici.

Lei non gli rispose e si accasciò sulla sedia priva di forze.

-Mamma mia doveva essere uno stallone! Guarda come ti ha conciato. Mi sto offendendo sai?-

Giorgia alzò leggermente il viso dal banco, su cui l’aveva spiaccicato ed alzò il dito medio mostrandolo al moro.

Di certo non brillava per finezza.

-Su pasticcino raccontami cosa ti turba-

Alessandro le si avvicinò e si accorse che aveva gli occhi colmi di lacrime.

Stava piangendo.

-Giorgia, cosa è successo?- Le chiese preoccupato Alessandro, vedendo per la prima volta dopo cinque anni, la sua compagna di banco piangere.

Giorgia scosse il capo e si asciugò con una mano le guance bagnate.

Si sentiva così stupita a piangere per un cane, ma lo desiderava da così tanto tempo che era diventata quasi un ossessione.

Per un attimo i suoi occhi si posarono sulla foto del cane del ragazzo che aveva offeso qualche giorno prima e che teneva come copertina del diario ed un singhiozzò uscì dalle sue labbra.

Alessandro seguì il sguardo e sorrise.

-Stai piangendo per la bruttezza di Arnaldo?-

Le chiese facendola sorridere.

-A-arnaldo? M-ma che nome è-è?- Gli chiese tra i singhiozzi Giorgia sorridendo appena.

-è il nome di mio nonno ok? Quel giorno la mia vena poetica non funzionava molto.La scelta era tra Arnaldo e Giancarlo-

Le rispose in un sussurro vedendo il professore di chimica entrare nell’aula.

 

 

Le ore di lezione passarono lentamente e Giorgia non ascoltò nemmeno una parola di quelle spiegazioni che non le interessavano minimamente, aveva un cucciolo biondo per la testa.

-Leprotta vieni, usciamo a prendere una boccata d’aria. Se ci catapultiamo in tempo alle macchinette ci prendiamo anche una bella cioccolata eh?-

Alessandro aveva osservato la sua compagna di banco per tutte le lezioni, scrutando i suoi occhi rossi sperando in una confessione da parte della ragazza che però non era arrivata.

Forse è successo qualcosa in famiglia, pensò il moro, oppure le è morto il gatto.

No, si rispose da solo, Giorgietta non aveva un gatto. Forse…è per un ragazzo.Stranamente quell’idea lo innervosì.

Durante l’intervallo tutti gli studenti del Liceo Marconi si erano riversati per i corridoi oppure erano usciti all’aria aperta a fumare, nel piccolo giardinetto interno.

Dopo un cenno di assenso uscirono dall’aula e scesero le scale arrivando al primo piano.

Nel corridoio incontrarono Marcello Cunotti, un colosso di muscoli e ciccia che frequentava il quinto anno, per la terza volta.

- Cazzo guarda lì c’è il Castelli! O Bel finocchio come stai?- Il lardoso, dal linguaggio poco fine, diede una vigorosa pacca sulla spalla al ragazzo, a cui provocò un mezzo arresto cardiaco.

-Eh….ora così e così- Gli rispose Alessandro, massaggiandosi la spalla sentendo la leggera risata di Giorgia al suo fianco.

Bè, se non altro l’aveva fatta ridere.

-Domani facciamo un bel partitone di poker a casa mia eh! Se non vieni ti trincio le palle, sia chiaro!- Gli disse l’armadio a quattro ante a Alessandro, che si mise a fissare le mani imponenti del ragazzo con un certo terrore.

-V-vengo sicuro Marcello!-

Gli rispose prendendo per un braccio Giorgia e trascinandola via da lì.

-Ti prego presentami altri tuoi amici, se sono tutti come quel bufalo mi faccio qualche risata- Le disse Giorgia sorridendogli.

-Hey non mi offendere Marcellino! Poco quoziente intellettivo ma a calcio è un fenomeno-

-Immagino… mangia li avversari?- Gli chiese seriamente preoccupata.

-Certo! Ci fa un brodino che è una meraviglia!-

Alessandro rimase incantato ad ascoltare la risata fresca di Giorgia sorridendo di rimando. L’aveva sempre affascinato.

 

 

Dopo la cioccolata calda ritornarono in classe dove l’attendeva una noiosissima lezione di economia.

Giorgia aveva smesso di piangere, tutto merito del ragazzo che se ne stava seduto accanto a lei, ma non riusciva a smettere di pensare alla conversazione che aveva avuto con il padre qualche ora prima.

-Oggi cosa fai?- Le chiese Alessandro quando uscirono dall’aula suonata l’ultima campanella.

-Probabilmente sarò arrestata per omicidio colposo- Gli rispose Giorgia sistemandosi un capellino rosso in testa.

-Bello. E chi sarebbe il povero malcapitato?-

-Mio padre-

-Lasciami stare Gerolamo eh! Cosa ti ha fatto?- Difese Alessandro il padre della ragazza.

L’aveva conosciuto un giorno qualche anno fa, quando era andato a prendere la figlia a scuola e l’aveva da subito trovato simpatico.

-Non…..mi vuole far prendere il cane- Ammise Giorgia sentendo le sue guance arrossarsi.

-Un cane? Fiorellino oggi stavi piangendo per un cane?-

-Si…- Rispose lei sentendo gli occhi inumidirsi- Ci vediamo domani zecca-

Gli disse prima di uscire dal cancello principale del Liceo per andare a casa.

Alessandro rimase fermo sulle scale mentre tutti gli altri studenti li passavano affianco senza che lui se ne accorgesse.

Un’idea gli stava vorticando in testa. Un’idea geniale.

 

 

Giorgia passò tutto il pomeriggio rinchiusa nella sua camera.

Aveva saltato il pranzo, non avendo la minima voglia di vedere suo padre e si era messa a studiare le materie per il giorno dopo.

Verso le cinque si era messa a chattare con qualche amica al computer quando sua madre aveva bussato alla porta.

-Giorgia, c’è un tuo amico al portone. Ha chiesto se puoi scendere-

Giorgia guardò gli occhi della madre pensando ad uno scherzo ma sulla faccia della donna non c’era traccia di una menzogna.

Si alzò dalla scrivania e dopo essersi infilata un paio di scarpe ed il cappotto era già uscita fuori di casa.

Ed eccolo lì.

Appoggiato alla sua macchina stile Edward Cullen, c’era Alessandro Castelli che la guardava con uno strano sorrisetto sul volto.

-Che peccato! E dire che avevo creduto che ci fosse Johnny Depp ad aspettarmi a braccia aperte!-

Lui si mise a ridere ed invitò Giorgia a salire in macchina.

-Dove mi porti?- Gli chiese mentre allacciava la cintura.

-è una sorpresa. Ma se vuoi ti porto a casa mia, non c’è nessuno e possiamo fare tutto quello che vuoi- Le rispose ammiccando all’indirizzo della mora che gli tirò uno scappellotto sulla nuca.

Con di sottofondo il nuovo cd dei Muse passarono una mezz’oretta in macchina finche il ragazzo non parcheggio davanti al cancello di una piccola villetta bianca in periferia.

-Hey! Non è mica come nel film con Tom Cruise e Nicole Kidman “Eye wide shut” e mi stai portando in una villa dove si fanno le orge?- Gli chiese preoccupata Giorgia mentre scendevano dall’auto.

-Giorgia ma che film guardi?- Le chiese curioso Alessandro mentre suonava il campanello grigio su cui spiccavano due cognomi “Rossi- Mardilli”.

Il cancello si aprì all’improvviso permettendo ai due ragazzi di vedere il bellissimo giardino che precedeva l’abitazione.

-è bellissimo- Disse Giorgia incantata dalla bellezza del posto tanto che non si accorse della signora sui quartant’anni dai lunghi capelli rossi acconciati alla perfezione, che era uscita dal portone di casa e che si avvicinava a loro, sorridendo.

-Buonasera ragazzi! Alessandro ti fai ogni giorno più bello- Disse la signora abbracciando Alessandro.

-Grazie zia. Anche te sei sempre bellissima- Eccolo che faceva il bonaccione.

La zia di Alessandro si avvicinò anche a Giorgia, che strinse in un abbraccio lasciandola sorpresa.

-Venite tesori. La Gigia è di là che vi aspetta-

La donna li fece entrare in casa, facendoli accomodare nel lussuoso salotto.

Un grande divano bianco posizionato al centro della stanza, insieme ai mobili dai colori tenui, rendevano l’ambiente molto luminoso e accogliente.

-Mi vuoi presentare alla tua famiglia?- Gli Chiese Giorgia, quando la donna uscì dalla stanza.

-Puoi aspettare due minuti passerotto???- Le rispose Alessandro mandando un messaggio con il cellulare.

Giorgia persa nei suoi pensieri non si era accorta della donna che era rientrata e che teneva in collo un piccolo batuffolino tricolore.

-Cara, questa è la nostra piccola Gigia- La zia di Alessandro sorrise all'ospite e si mise a sedere accanto a lei mostrandole il piccolo cucciolo di beagle che teneva in braccio.

-Oh..m-mio Dio..ma è..è.. Bellissima- Gli occhi della mora brillavano dall’emozione ed Alessandro non potè non esserne felice.

-Questo diciamo che è per il tuo compleanno, leggermente in anticipo. Mia zia ha già tre cani e non ha posto anche per questa piccolina. Mi ha telefonato qualche giorno fa ma mia madre ha una leggera fobia per i cani, per cui non ho potuto prenderlo.

Dopo quello che mi hai detto stamattina ho chiamato la zia e le ho chiesto se aveva ancora il cucciolo e quando mi ha risposto di si…Bè ti sono venuto a prendere-

Alessandro aveva spostato lo sguardo sul cucciolo che giaceva addormentato tra le braccia della compagna che lo guardava adorante.

Dopo un’oretta uscirono dalla grande villa insieme alla piccola Gigia che continuava a dormire tra le braccia della sua nuova padrona.

-è bellissima! Non è bellissima Ale? È piccola piccola! Oh mio padre l’adorerà, ne sono sicura!-

 

 

Quando arrivarono sotto casa di Giorgia era ormai sera ed era tutta su di giri mentre accarezzava la sua piccola cagnolina da cui non si sarebbe separata per un bel po’.

-Grazie scemotto. Grazie davvero- Gli occhi lucidi di Giorgia stupirono Alessandro che non si accorse nemmeno che gli aveva lasciato un leggero bacio a fior di labbra.

-Ho girato in lungo e largo per trovarti un cane, mi merito una ricompensa leggermente più… abbondante-

Giorgia si mise a ridere lasciando però, che le labbra del ragazzo si posassero di nuovo sulle sue, per il più dolce dei baci.

Il nostro secondo bacio, si ritrovò a pensare Giorgia mentre le labbra di Alessandro non la lasciavano respirare nemmeno per un istante.

Questo era decisamente meglio del primo e decisamente più passionale.

Quando si staccarono, entrambi con il fiatone, videro la piccola Gigia guardarli con gli occhioni per la prima volta aperti.

-A-abbiamo scandalizzato il cane- Disse Alessandro in un sussurro come a non voler spezzare quella bolla d’intimità che erano riusciti a creare.

-Già, piccola la mia Gigia-

Dopo avergli lasciato un ultimo bacio a fior di labbra, sussurrandogli un grazie, scese dalla macchina e con le mani tremolanti entrò nel portone di casa.

Dopo varie urla, da parte del povero signor Gerolamo, dalla madre, visto che la piccola aveva fatto la pipì sul mobile in cucina e dal fratello che aveva scambiato il cane per un tarpone, Gigia era entrata a far parte della famiglia Ceccarini.

Tutto grazie ad Alessandro.

 

 

 

 

Buon pomeriggio mie dolci fanciulle!

Ecco un nuovo aggiornamento di questa fan fiction che spero vi piaccia.

Ringrazio tutte le persone che hanno commentato, o che hanno messo la ff nei preferiti, nelle ricordate e nelle seguite.

Grazie ancora e spero che lasciate un piccolo commento per farmi sapere cosa ne pensate in tutta sincerità!

Un bacione

Giulia

P.s. Buona epifania a tutte in anticipo!!!!

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Capitolo 4
*** Serata stravagante: tra Cubani e pugni in faccia! ***


 

 

 

Angela Brugalassi era nata per fare la mamma.

Era la prima di quattro figli e si era dovuta occupare lei dei suoi fratelli, quando sua madre doveva andare a lavorare nella piccola fabbrica dietro casa insieme al marito.

Era stata più una madre che una sorella per loro. Aveva visto i primi passi di suo fratello Michele, aveva assistito alla prima parola di Giovanna ed era stata lei a imparare a Luigi a scrivere.

Il pomeriggio non lo passava con le amiche a giocare fuori in giardino oppure al cinema, no, Angela doveva fare il bucato alle tre, andare a fare la spesa, aiutare suo fratello a fare i compiti, spazzare, fare i letti e studiare.

Non aveva vissuto un’infanzia come i suoi coetanei ma lei non si era mai lamentata, non le importava non avere amici o del tempo libero per leggere o per giocare, le bastava stare con i suoi fratelli ed occuparsi di loro.

Per questo, all’età di quindici anni, Angela era fermamente convinta che non si sarebbe mai sposata e tanto meno avrebbe avuto dei figli.

Aveva passato una vita a cambiare pannolini e ad placare molti pianti e non aveva assolutamente voglia di ripetere quell’ esperienza.

Sette anni dopo aveva, però, incontrato Gerolamo e si era lasciata incastrare sposandolo e facendo anche due figli con lui.

Uno dei quali, in quel momento, se ne stava seduta al tavolo con uno sguardo triste e pensieroso, a giocherellare distrattamente con una forchetta.

Dopo l’ennesimo sbuffo da parte della figlia, Angela esasperata, le chiese cosa avesse mentre continuava a mescolare del cioccolato fondente con il burro dentro ad una ciotola al tavolo della piccola cucina.

-Ma che madre sei è! Io sono qui, in piena fase depressiva e tu nemmeno mi ascolti!- Si lamentò Giorgia incrociando le braccia la petto mentre sua madre si sedeva davanti a lei asciugandosi la fronte sudata.

-Amore lo sai che mentre preparo il mio dolce non posso perdere la concentrazione senno poi viene uno schifo e chi è che si lamenta? Te cara- Le disse la madre rompendo due uova dentro un piccolo tegame.

-Lo so ma io volevo una chiacchierata mamma e figlia come le Gilmore Girl’s!-

-E va bene mia Rory, cosa c’è che ti turba?- Le chiese Angela guardando la figlia pensierosa.

-Stasera Nene mi ha chiesto di andare a ballare- Le disse con una voce cadaverica.

Irene Mantelloni, o meglio Nene come si faceva chiamare da tutti, era la migliore amica di Giorgia con cui nell’ultimo periodo si era vista poco a causa del ragazzo ipergeloso dell’amica, con cui si era fidanzata da poco.

 

-Gerolamo ti ha lasciato tenere il cane?- Le chiese Nene al telefono con una voce stupita.

-Certo! Bè all’inizio aveva intenzione di buttarmi fuori di casa ma poi è intervenuta mamma che l’ha zittito-

-Oh la mia Angela e il mio Gerolamo, mi mancano tanto! Non vedo l’ora di vedere Gigia. Appena il mio padrone mi lascia libera di respirare ti vengo subito a trovare!-

-Padrone? È così terribile Giovanni?- Le chiese Giorgia sdraiandosi sul divano con la piccola cagnolina sdraiata sulla pancia che dormiva bellamente.

-Non te lo puoi immaginare. Se fosse per lui, staremmo fissi rinchiusi in camera sua a scop..-

-Nene! Da quando sei diventata così…volgare!-

-Ma stai zitta va! Lo sai che sono dimagrita cinque chili?- La voce divertita di Nene fece scoppiare a ridere Giorgia che si immaginò l’amica bella in carne, come uno steccolo ambulante solo per la tanta attività fisica.

-Ti lascio, honey. Tra poco mi viene a prendere Giovanni ed oggi ho l’ora d’aria, si va a fare una passeggiata sul mare! Ti ho detto che sono anche bianca slavata? Cercherò di assorbire tutta la vitamina D possibile.-

-Non preoccuparti. Ci sentiamo presto-

-Senti Gio. Stasera c’è il compleanno di una mia amica in una discoteca vicino casa tua. Cosa ne dici se vieni anche te? Dai, ci divertiamo come ai vecchi tempi! Ti prego, mia little butterfly!- La voce con quel tono di preghiera di Nene fece accettare la proposta a Giorgia. Già sapeva che sarebbe stata a sedere su un divanetto ad annoiarsi, come tutte le volte che andava in discoteca, ma per lo meno avrebbe rivisto la sua amica.

 

-Oh tesoro, per una volta puoi fare uno sforzo e andarci. Se non altro potrai stare con la tua amica, non è necessario che tu ti metta a sculettare sul cubo!-

La frase della madre fece ridere Giorgia che si immaginava su un cubo, mezza svestita, che con il suo equilibrio inesistente cadeva davanti a tutti.

-Lo so ma io odio ballare! Preferirei restare a casa a guardare un film o a giocare con Gigia. Oddio! Sto diventando come la zia Raimonda. Sono apatica come lei! Sarà mica che resto zitella, da sola con cinque gatti?- Chiese spaventata ricordando l’unica volta che aveva visto la sua prozia da cui era rimasta terrorizzata.

-Bè invece dei gatti te hai Gigietta! Ma non ti preoccupare, di sicuro hai uno stuolo di bei maschioni che aspettano un tuo cenno per prostrarsi ai tuoi piedi!- Le rispose sua madre schioccando le dita e sorridendole a 32 denti. Forse aveva letto troppi romanzi rosa, la donna. E poi…bei maschioni? Non è che anche sua madre leggeva anche playboy?

-Ma quali maschioni e maschioni! All’orizzonte non si vede nessuno, nada de nada, nothing-

Le rispose Giorgia enfatizzando la frase con dei gesti, lasciando interdetta la madre che le si avvicinò con un sorrisetto malizioso.

-Allora chi era quel bel ragazzo che ho visto dalla telecamera del citofono?- Le chiese Angela vedendo la figlia arrossire furiosamente.

-Aah! Ti ho beccata bella mia!- Urlò la madre svegliando Gigia che dormiva ai piedi di Giorgia.

-Mamma ma cosa urli!? Cosa dici? Cosa insinui?!?-

Ormai la frittata è fatta, pensò la ragazza. Ora diventa peggio del detective Conan.

-Oh su dillo alla tua mamma chi era! È in classe tua? Quanti anni ha? È un bravo ragazzo? Ti tratta bene? Usate delle precauzioni?-

Dopo l’ultima domanda della madre, Giorgia si alzò esasperata di scatto dalla sedia e ritornò in salotto.

-Giorgia scherzavo dai! Ma dimmi solo due cose- Le chiese la donna sedendosi con la figlia sul divano.

-Spara, donna-

-Prima domanda: come si chiama?-

-Alessandro- Rispose Giorgia guardando gli occhi verdi della madre assottigliarsi.

-Seconda domanda: Come bacia?-

-Mamma!- Giorgia scandalizzata si alzò dal divano sentendo le guance andare a fuoco, lasciando la madre morire dalla curiosità.

-Oh per favore Giorgia. Sono stata giovane anche io, ieri sera sei rientrata avevi le guance arrossate, i capelli scompigliati e le labbra gonfie che sembravi Valeria Marini. Le cose sono due, o hai gonfiato un canotto per due ore, oppure ti ci sei baciata! Ma non c’è niente di male, tesoro!- La voce di sua madre le arrivò attutita visto che aveva chiuso la porta della sua camera a chiave ed aveva ficcato la testa sotto al cuscino.

Bene, ora anche sua madre sapeva che aveva baciato Alessandro Castelli. Altro che Gilmore Girl’s sua madre era peggio di C.S.I.

Verso le dieci uscì di casa e si mise ad aspettare l’amica, che sarebbe sicuramente arrivata in ritardo come al solito, fuori dal portone.

Grazie a Dio aveva impiegato poco a scegliere come vestirsi. Aveva trovato un normalissimo vestitino nero, corto fino a metà coscia, non troppo scollato, in fondo all’armadio da abbinare con delle calze scure e si era messa un paio di stivali di sua madre senza tacco. Voleva evitare figurette di cui non aveva bisogno.

I capelli sciolti volavano mossi dal vento gelido che la fece rabbrividire nonostante il cappottino blu che aveva deciso di indossare.

Stava per chiamarla quando una panda bianca comparve davanti a lei insieme ad un insistente strombazzare di un clacson. Sembra sia arrivato il circo, pensò Giorgia prima di salire sull’auto.

-Bella la mia baldracca!-Le urlò Nene facendo girare qualche passante che attraversava la strada.

-E te sei davvero dimagrita!- Le rispose Giorgia mentre si sedeva sul sedile anteriore, notando che la bionda aveva veramente perso qualche chilo.

Nene era davvero una bella ragazza ma soprattutto eccentrica e lo si poteva benissimo intuire dalle ciocche blu elettrico che spiccavano tra i suoi capelli biondo miele oppure dal suo abbigliamento stravagante. Calze multicolore e gli stivali neri di pelle, lunghi fino a metà coscia che aveva deciso di indossare quella sera.

Chiacchierarono per tutto il breve tragitto in auto e non smisero un attimo di ridere, finché non arrivarono al “Zoom Night”, una delle più grandi discoteche della città, frequentata da gran parte degli studenti del Marconi.

Nene parcheggiò vicino all’entrata trovando subito posto e scesero dall’auto andando incontro ad un gruppo di ragazzi.

Ecco che inizia la tortura, pensò Giorgia guardando quella ventina di persone di cui non conosceva l’esistenza.

Dopo essersi presentata a qualche ragazza, entrò dentro al locale affollato rimanendo stordita dal volume alto della musica.

Le due amiche, dopo aver posato il cappotto e le borse, si sedettero al bancone del bar ed ordinarono due Cubani ridendo e scherzando come ai vecchi tempi.

Giorgia, grazie all’alcool e grazie all’amica che le infondeva rassicurazione, incominciò a sentirsi a suo agio, parlando anche con gli invitati e scherzando con alcuni di loro.

-Giorgietta, vieni a ballare? Dai ti prego!-

-Lo sai che odio ballare!- Anche se l’alcool la rendeva più sciolta, di ballare non se ne parlava proprio. Come minimo si sarebbe rotta una gamba, o peggio, l’avrebbe rotta a qualcuno vicino a lei. Era un pezzo di legno e lei e il ritmo non avevano un bel rapporto.

-Dai Gio! Un solo ballo. Balliamo insieme tanto!- La faceva facile lei! Nene aveva studiato per anni danza ed inoltre quando ballava esprimeva una sensualità che nemmeno Pamela Anderson nuda, riusciva a trasmettere.

Dopo essersi scolata un altro Cubano, scese in pista con l’amica, cercando di non pensare alle duecento persone che ballavano intorno a lei.

Dopo qualche minuto riuscì a sciogliersi e ridendo con Nene, Giorgia ballò per la prima volta in vita sua.

Sembrava lo stesso un pezzo di legno scoordinato, ma si stava divertendo da pazzi.

Un ragazzo mentre ballava "Time is running out" dei Muse, le aveva anche palpato per bene il sedere, tanto che Giorgia si era girata stizzita e dopo avergli staccato la mano da piovra, si era allontanata con una Nene brilla che rideva come una matta.

Aveva conosciuto anche Giovanni, il fidanzato di Nene. Era un bel ragazzo, dal carattere riservato e pacato, l’opposto della sua amica.

Avevano parlato per qualche minuto e subito dopo era stato rapito da Nene per portarlo al centro della pista.

Giorgia, rimasta sola sul divanetto, continuò a bere il suo drink guardandosi intorno alla ricerca di qualche faccia conosciuta.

Mentre salutava una sua compagna di classe, i suoi occhi incrociarono la figura di Alessandro Castelli che insieme a Davide Palocchi, suo amico, parlavano con una ragazza dai capelli rossi.

A Giorgia andò di traverso un cubetto di ghiaccio rischiando di farla affogare, tanto da far girare alcune persone vicino a lei.

Rossa d’imbarazzo alzò gli occhi dal suo bicchiere ed ecco che incontrò lo sguardo sorpreso di Alessandro che le fece un debole cenno con la mano, riportando la sua attenzione alla rossa davanti a lui.

Bè sicuramente era meglio continuare a guardare le tette ballonzolanti della ragazza davanti a lui che andare a salutarla.

Giorgia consapevole del suo pensiero geloso per quel fessacchiotto, come avrebbe detto sua nonna, posò il bicchiere vuoto sul divano e si avvicinò a Giovanni che se ne stava da solo al bancone del bar aspettando che la sua ragazza tornasse dal bagno in cui l‘aveva vista sparire poco prima.

Le gambe della Ceccarini.

Questo era l’unico pensiero di Alessandro Castelli in piena tempesta ormonale.

Le gambe della Ceccarini.

Aveva anche smesso di guardare il davanzale in bella vista della ragazza davanti a lui perso nella contemplazione….

....delle gambe della Ceccarini.

-Io ho solo vent’anni. Sono libera e non mi annego nulla- Gli disse la ragazza guardandolo lascivamente e posandogli una mano sul braccio coperto dalla camicia grigia.

Non mi annego nulla?! Ma con chi ha studiato questa qui? Con Geronimo Stilton? Pensò il ragazzo lanciando un’occhiata disperata all’amico accanto a sé, che però era perso a guardare il petto fiorente della ragazza.

-Io invece mi vado ad annegare nell’alcool. Ci vediamo eh!- Alessandro si scrollò la mano dell’analfabeta di dosso e si avvicinò al bancone del bar dove c’era la sua adorata compagna di banco che parlava con un ragazzo.

Un ragazzo?!

Alessandro le si avvicinò alle spalle e le cinse la vita con le braccia, appoggiando il viso sulla sua spalla.

-Ma buonasera belle gambe!- La salutò il ragazzo sorridendole dolcemente.

Giovanni, credendo che fosse uno dei soliti maniaci che importunano le ragazze in discoteca, si alzò dalla sedia e si parò davanti ad Alessandro con uno sguardo minaccioso.

-Scusami…potresti levare le tue manacce da dosso alla ragazza, per favore?-

Le chiese Giovanni vedendo gli occhi del ragazzo allargarsi dallo stupore.

-Hey damerino da strapazzo! Le mie manacce le metto dove voglio su di lei!- Le rispose lui appoggiando le sue mani sul sedere di Giorgia.

La frase sputata con rabbia da Alessandro ed il suo gesto mandarono in tilt il controllo del pacato e gentile Giovanni, difensore di donzelle indifese,e colpì con un bel destro l’occhio del moro mandandolo K.O.

 

 

-Smettila-

Giorgia continuò a ridere come una pazza guardando Alessandro che si teneva del ghiaccio sull’occhio violaceo che deturpava il suo bel visino d’angelo.

-Mi sono appena beccato un pugno!- Protestò il ragazzo sedendosi sul muretto fuori dalla discoteca da dove erano stati cacciati dai buttafuori insieme a Nene e Giovanni che, dopo le scuse di quest’ultlimo, se ne erano andati a casa.

-Ben ti sta! “Io le mie manacce le metto dove voglio” eh?! Maniaco, mi hai palpato il sedere!-

Alessandro si mise a ridere ripensando alla scena di qualche ora prima e alla figuraccia che aveva fatto.

Giorgia prese la busta di ghiaccio dalle mani del ragazzo e la posò delicatamente sull’ematoma che ci avrebbe impiegato un paio di giorni ad andarsene. Giovanni picchiava forte.

-Mi sento male- Si lamentò Alessandro mettendo il broncio.

-Ti sei beccato solo un pugno- Le rispose Giorgia sorridendo alla vista del compagno di classe malmenato.

-Un pugno fortissimo. Credo di aver un trauma cranico. Mi fa male la testa, lo stomaco, non mi sento le gambe e l’occhio gonfia-

-Sei da buttare, Castelli. Hai la bua?- Le chiese la ragazza con voce dolce avvicinandosi al finto malato.

-Si, tanta bua. Magari….-

-Magari?-

-Se mi dai un bacino piccolo piccolo mi potrei sentire meglio- Le disse Alessandro guardandola da sotto le ciglia nere.

Giorgia gli si avvicinò e le lasciò un delicato bacio sullo zigomo arrossato, rabbrividendo per il contatto con la pelle fredda del ragazzo.

-No mia cara, non te la caverai così…-

Alessandro scese dal muretto di pietra ed abbracciò Giorgia posando le labbra sulle sue.

Ancora una volta.

Ormai si erano abituati ai loro sapori, alle emozioni che quel contatto scatenava dentro di loro.

Le mani della ragazza finirono nei capelli di lui, scompigliandoli come il vento aveva fatto poco prima al posto suo, muovendo la testa per approfondire il contatto tra di loro.

Un contatto che forse avveniva troppo spesso. Un contatto che avrebbe ferito uno dei due. E Giorgia era sicura che sarebbe stata lei, quella con il cuore spezzato tra qualche mese.

Si staccò riluttante dalle labbra di Alessandro e con il respiro spezzato incominciò a parlare.

-Noi…n-noi siamo amici…a-al massimo compagni-nemici di c-classe e…e i nemici non si baciano, per Dio!- Sbottò alzando gli occhi al cielo e gesticolando con le mani nervosa.

-E chi l’ha..detto questo? C’è una specie di legge che vieta che due..nemici o cosa diavolo siamo non si possano baciare?- Chiese Alessandro serio guardando negli occhi Giorgia.

-No ma non si può. Non si può e basta. Dobbiamo smetterla di bac..-

-Perché? Giorgia a te sta bene, a me sta bene, perché non dovremmo farlo?- Le chiese avvicinandosi al corpo che voleva continuare a stringere tra le sue braccia.

-Perché prima o poi ci faremo del male!- Urlò la ragazza sentendo gli occhi pizzicarli.

-Sono solo…dei baci- Disse Alessandro fissandola in quegli occhi color del cioccolato che conosceva alla perfezione.

-Per te. Per te, Alessandro- Le rispose Giorgia indietreggiando e raggiungendo la discoteca da dove proveniva ancora della musica.

Per te Alessandro.

Giorgia tornò a casa che erano le quattro passate.

Entrò in casa in punta di piedi, dopo essersi tolta gli stivali, trovandola buia visto che i suoi genitori erano già a letto da molte ore e suo fratello era a casa di un suo amico.

Posò la borsa ed il cappotto sul divano in salotto ed andò in cucina a sedersi a una sedia del tavolo, sfatta, senza riuscire a muovere un muscolo.

Sua madre la ritrovò così, al buio e con lo sguardo spento, qualche minuto dopo.

In pigiama e preoccupata che le fosse accaduto qualcosa, accese la luce e si sedette insieme alla ragazza al tavolo guardando gli occhi arrossati della figlia alzarsi su di lei.

Cosa era successo alla sua bambina?

Senza parlare aprì il frigorifero e tirò fuori la torta al cioccolato che aveva fatto il pomeriggio e ne tagliò una fetta a Giorgia.

-Allora….sei salita a sculettare sul cubo?- Le chiese sorridendo amorevole, ricevendo uno sguardo di gratitudine da parte della figlia che le sorrise addentando il dolce.

Altro che Lorelai Gilmore, Angela Brugalassi era la migliore mamma e amica che si potesse desiderare.

 

 

 

 

Buonasera a tutte carissime!

Come è stato il vostro rientro a scuola o a lavoro?? Io il mio abbastanza traumatico anche perchè mi sono dovuta alzare alle 6, ma tutto sommato non è andato così male il primo giorno!

Eccomi con un altro capitolo che è stato un po difficile da scriver.. Fa schifo? Bè poi mi direte voi se vi è piaciuto o no.

In questo capitolo troviamo Angela, la dolce mamma di Giorgia che ho descritto prendendo come esempio mia mamma. Il loro discorso iniziale è abbastanza comico ma reale. Quegli sono gli interrogatori che mi fa la mia cara Giovanna! :D

Ma passiamo a quello che è successo tra i nostri due eroi: vi dico subito che Giorgia non è innamorata, assolutamente no. è confusa, quello si, e attratta da una persona che non avrebbe mai considerato. Incomincia a provare dei nuovi sentimenti a cui non riesce a dare un nome, ma prima che si innamori ce ne vorrà signori!

Voglio assolutamente che questa sia una storia reale, con situazioni e sentimenti reali. Non sarebbe possibile che dopo due o tre baci Giorgia sia già follemente innamorata e che si butti tra le braccia di Alessandro, no?

Nel prossimo capitolo vedremo cosa pensa e soprattutto cosa prova il nostro Alessandro Castelli!

Grazie a tutte le persone che seguono e che soprattutto commentano la storia!

Grazie, grazie e grazie!!!

Una pioggia di bacioni

Giulia :)

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Capitolo 5
*** Ma alla fine, cosa siamo?! ***


Quella domenica mattina, Alessandro Castelli, si era svegliato dopo una terribile notte insonne, con le urla isteriche della madre che provenivano dal piano inferiore.

No signori, non stava per essere sgozzata da qualche serial killer, stava semplicemente cantando.

Il ragazzo si nascose sotto le coperte sperando di ritornare tra le confortevoli braccia di Morfeo, da cui era stato brutalmente strappato, ma dopo l’ennesimo acuto della madre, tale Donatella Simetti, Alessandro si alzò riluttante dal letto, borbottando delle frasi non molto carine all’indirizzo della madre, e scese al piano di sotto, sperando che qualche vicino avesse deciso di attuare il piano che aveva in mente da ormai qualche minuto: strangolarla.

Quando arrivò sulla soglia della cucina, la prima persona che vide fu sua sorella.

Chiara, di quattro anni più piccola di lui, sedeva su una sedia al tavolo a L e mangiava una tazza di cereali guardando distrattamente un programma musicale alla tv.

Aveva molti tratti simili al fratello, come il colore scuro degli occhi, il neo vicino alla bocca e le fossette che si formavano quando ridevano. Aveva un viso dolce e solare che la faceva sembrare più grande della sua età.

Era da poco uscita dalla famosa fase di “ribellione” da cui ogni quindicenne passa e ora era in quella fase “salviamo il mondo, peace&love, viva i Beatles e le balene” che la stava completamente rincitrullendo.

Indossava delle strambe magliette del W.W.F. raffiguranti balene sgozzate o poveri banda rinsecchiti e in giro per la casa c’erano almeno una cinquantina di riviste di Focus e di una rivista sconosciuta tale “Salviamo i pelosi“, che non era un messaggio pubblicitario per vietare la depilazione, bensì una rivista per cani abbandonati.

Viveva con la testa tra le nuvole e Alessandro delle volte aveva anche pensato che si facesse di marijuana o sniffasse gesso. Ipostesi abbastanza plausibile.

Sua madre Donatella, un’allegra signora sulla cinquantina dai capelli scuri e gli occhi dello stesso identico colore del figlio che parlava con un simpatico accento fiorentino, stava intonando la nuova canzone di Elisa mentre lavava una tazza all’interno del lavabo che, ahimé, andò in frantumi sul pavimento, non appena si girò verso il figlio.

-Alessandro! Che…che l’è tu l’hai fatto ar viso? E t-tu… c’hai un occhio nero!- Gli chiese seriamente preoccupata la donna avvicinandosi al ragazzo.

-Credevo che mi facesse più figo. Non ti piace?-

Dopo quella battuta ci fu un lungo interrogatorio con di sottofondo la risata di Chiara che non si era persa nemmeno una parola del racconto divertentissimo del fratello.

-Allora non sei gay!- Esclamò la più piccola dei Castelli.

-Certo che no mostriciattolo!- Rispose pronto Alessandro guardandola scandalizzato.

-Chiara! Oh chi te l’ ha detto che ir tu fratello è frufru?- Chiese la signora Donatella mentre cercava nel freezer un pò di ghiaccio da mettere sull’occhio nero del figlio.

-Mamma…..tuo figlio tiene il poster a dimensioni reali di Ibrahimovic sull’armadio e delle volte lo accarezza!- Esclamò Chiara vedendo Alessandro arrossire sugli zigomi.

-Stai zitta! Vogliamo parlare della tua, di camera? Quello schifo Pattinson è da tutte le parti! Una notte mi sono sognato che mi voleva violentare!-

-…e questo confermerebbe la mia teoria sulla tua sessualità- Rispose saccente la ragazza abbracciando la madre.

-Mamma! Hai sentito cosa ha detto quella strega? Mammina dille qualcosa!- Protestò Alessandro ricevendo in cambio la linguaccia di Chiara che scappava a gambe levate dalla cucina.

-Alessandro oh lasciala stare quella bischera! Piuttosto, ma che tu ti sei rincitrullito tutto d’un botto? Cosa tocchi il sedere alle ragazze così? Io son la tu mamma, nini. Non te l’ho insegnata l’educazione eh?-

 

 

Se la mattina era stata devastante, il pomeriggio fu traumatico.

L’occhio leggermente sgonfiato, era diventato di uno strano giallo ittero che ricordava vagamente il colorito dei Simpson.

A pranzo si era dovuto sorbire i sorrisi derisori di sua sorella e le occhiate apprensive di sua madre.

Inoltre ci si era messo anche suo padre, il signor Giuseppe Castelli, che non appena aveva visto l’occhio nero del figlio, gli aveva dato una pacca sulla spalla e detto una frase di conforto.

-Figliolo, ci siamo passati tutti- e riferito alla moglie- Donatè! Hai visto che Sandrino è diventato grande!-

Finito di ripassare per la verifica di fisica del giorno dopo, Alessandro aveva preso le chiavi della macchina deciso a fare un giro per svagarsi un po’, ma soprattutto per evadere da quella casa di matti.

Fermo ad un semaforo rosso, si permise per la prima volta, di pensare a Giorgia.

Erano come impresse a fuoco le parole che gli aveva detto la sera prima. Quelle parole dette con il nodo alla gola e gli occhi lucidi.

 

 

-Sono solo…dei baci-

-Per te. Per te, Alessandro-

 

 

Solo dei baci.

Ma erano veramente solo quello per lui?

Quegli abbracci, quei baci rubati, quei sorrisi che ogni tanto lo bloccavano, quella complicità tra di loro…cos’erano in realtà?

Perché il solo pensare di non poterla più baciare gli provocava una fitta allo stomaco?

Non erano le ragazzine innamorate a provare queste cose, come sentiva a volte dai discorsi di sua sorella? Stava mica diventato frufru?

Era legato a Giorgia. Molto. Ma non era innamorato di lei.

Per Alessandro l’amore era un sentimento troppo forte che ha diciannove anni, era certo di non poter provare.

L’aveva sempre considerata una amica, una amica speciale, con cui prendersi in giro, scherzare.

Non aveva mai pensato a Giorgia come una ragazza per cui provare dei sentimenti.

L’aveva vista cambiare, crescere, diventare una donna.

L’aveva sempre saputo che era bella, ma in quelle ultime settimane era come se fosse diventata…..un frigorifero, Bè non era una bellissima analogia, ma Giorgia era diventata il suo frigorifero e lui….e lui una calamita, di quelle che ti regalano nei pacchetti delle merendine schifose che sua madre comprava. Quelle calamite che devono essere per forza attaccate su un frigorifero perché le attraggono con una forza incredibile.

Come si sarebbe comportata il giorno dopo a scuola? Gli avrebbe parlato? Avrebbero scherzato come sempre? L’avrebbe assalito al muro?

Alessandro era confuso e imbottito di Moment per cui decise di ritornarsene a casa.

Una sana doccia era quello che gli ci voleva magari avrebbe chiesto un consiglio anche a Ibrahimovic.

 

 

La mattina dopo, alle 7 e 50 in punto era sotto casa di Giorgia.

Durante la notte gli era venuta un’idea, secondo Alessandro meravigliosa, e invece di dirigersi verso il Liceo aveva deciso prima di passare dalla sua compagna di classe.

Quando Giorgia uscì dal portone di casa cinque minuti dopo, con la sciarpa in mano insieme a il libro di fisica, in bocca una fetta biscottata ricoperta di Nutella, e vide il moro ad aspettarla fuori dalla macchina che fumava una sigaretta, le prese un colpo apoplettico.

La fetta biscottata cascò sul marciapiedi, su cui si fiondarono diversi piccioni che l’avevano scambiata per Quasimodo di Notre Dame, il libro di fisica era cascato in una piccola pozzanghera color cacca proprio davanti a lei mentre la sciarpa era finita attorcigliata intorno alle gambe e, si sarebbe ritrovata con la faccia dove era finito anche il suo libro ,se non fosse stato per il povero vecchietto che si trovava lì per caso insieme al suo piccolo barboncino e che si sentì prendere per le fragili e rinsecchite spalle tanto da tirare un urlo strozzato credendo che fosse un ladro che lo voleva derubare.

Alessandro che, aveva assistito a tutta la scena, si trattenne da scoppiarle a ridere in faccia e aiutò il vecchietto che era stato scambiato con un bastone da passeggio, a liberarsi dall’ingombrante peso della sua compagna di classe.

 

 

Giorgia, dopo essersi scusata con l’anziano signore che aveva minacciato di denunciarla, era rimasta immobile sotto al suo portone, dopo aver recuperato la sua sciarpa che da un tenue color crema era diventata marrone popò di stercorario e aspettava un cenno dal ragazzo che di fronte a lei, la guardava sorridendo appena.

-Ciao- Le disse Alessandro abbassando lo sguardo sulle sue scarpe e ficcando le mani nelle tasche del giubbotto che indossava.

-Mi devi una sciarpa, un libro di fisica e una fetta biscottata alla nutella, ne sei cosciente?- Gli disse con voce gelida Giorgia.

-Sei cosciente che stavi per essere denunciata per violenza sessuale?-

-Sciocchezze!- Sbuffò la ragazza prendendo il libro di fisica dalla pozzanghera-Quel nonno aveva solo paura che gli rubassi il barboncino nano!- Brontolò cercando le chiavi dell’auto nella tasca dello zaino.

-Credo anche io. Ehm…se non hai nulla in contrario, ti potrei accompagnare io a scuola….eh?- Chiese speranzoso Alessandro accennando un sorriso mentre gli occhi neri brillavano speranzosi.

-No!- Fu invece la ferma risposta del sergente Ceccarini.

Il ragazzo si ritrasse nel suo guscio, offeso.

-Oh…cocorita, per favore. Ti prometto una sciarpa nuova, ti suggerisco a fisica e un barattolo da 1 kg di nutella. Ci stai baby?-

Giorgia finse di pensarci su picchiettando l’indice sul mento.

-Mmm non lo so. E se poi divento una balena ambulante?-

-Ti regalo a mia sorella! È da giorni che chiede a mamma un animaletto domestico-

La ragazza gli tirò il libro fetido di fisica sul viso ma un sorriso increspò le sue labbra non appena salì al posto del passeggero.

 

 

In macchina non volava una mosca.

I nostri eroi se ne stavano seduti impalati nei loro sedili, uno impegnato nella guida, e l’altra a guardarsi una pellicina fastidiosa sul pollice.

-Ehm…studiato per il compito?- Chiese Alessandro gettandole un’occhiata distratta non sapendo bene come incominciare il suo discorso.

-Si anche se non ho capito molto bene il teorema di Gauss quando prendiamo in considerazione un corpo chiuso se all‘interno c‘è un flusso di elettricità-

La faccia perplessa del ragazzo, come se stesse parlando del flusso delle migrazioni in Bangladesh, indussero Giorgia in un muto silenzio rotto solo dal ticchettio fastidioso della freccia indicativa

-Ah…si si…ehm anche, anche io non ho..ho capito bene l’argomento che hai detto te, si- Balbettò Alessandro fermandosi ad un semaforo rosso sperando in un aiuto da qualche divinità sconosciuta.

-Allora…- tentò di riprendere il discorso- ieri cosa hai fatto?-

-Allora la mattina ho studiato fisica e geografia ma dopo un’oretta ho chiuso i libri perché mi scoppiava la testa. Poi nel pomeriggio ho portato a spasso Gigia e fatto un dolce. Poi, fammi pensare..ah! Si, ti ho maledetto per tutta la serata dopo che mi sono vista a uno specchio e ho visto questo!- Ruggì Giorgia abbassando il colletto della sua maglia, mostrando al ragazzo il succhiotto viola che aveva poco sotto la giugulare.

-Un succhiotto perfetto non c’è che dir..ahia! Perché mi hai dato un pugno?- Chiese indignato Alessandro massaggiandosi il braccio.

-Perfetto??? Hai idea di cosa significa andare in giro per la casa con la sciarpa? Sembro un’idiota!- Esclamò Giorgia rossa sulle guance dalla rabbia mentre si risedeva composta sul sedile.

-Scusami ok? Non mi ricordo di averti fatto niente! Forse dopo che te ne sei andata da me ti sei vista con qualcun altro- Borbottò il ragazzo assottigliando gli occhi e cambiando marcia.

-Ti sei fatto una canna di prima mattina? Il vecchietto ti ha dato una botta in testa e non l’ho visto?- Urlò lei alzando le braccia al cielo e sgranando stupita gli occhi.

-Dopo sono andata via razza di cefalopode!-

-Ed io cosa ne posso sapere? Potresti anche esserti andata a strusciare come una gatta in calore su qualcuno!-

Alessandro parcheggiò la macchina sul ciglio della strada per ripararsi dai pugni che gli stava dando quella bestia che sedeva accanto a lui.

-Ho già un occhi nero! Non infierire donna!-

Giorgia si ricompose, sistemandosi dei ciuffi che erano usciti dalla coda che aveva fatto poco prima di uscire di casa e si sedette sul sedile girando lo sguardo fuori dal finestrino.

Accanto a loro le macchine sfrecciavano come se fossero invisibili rompendo il silenzio che aleggiava tra loro due.

-Quando ti ho lasciato fuori dalla discoteca me ne sono andata a piedi a casa. Sono stata sveglia fino alle 4, ho finito un dolce al cioccolato e due tazze di thè. Mi sono addormentata alle 6 di mattina. Te e i tuoi dannati baci, ma cosa ci metti poi in quella lingua? Eroina? Feromoni?- Sbottò Giorgia continuando a guardare il panorama, cioè la scritta “Berlusconi Merda” sulla facciata di un palazzo.

Non lo voleva ammettere ma in quel momento, se la stava facendo in mano. Cosa diavolo le era venuto in testa di raccontargli davvero cosa aveva fatto? Non poteva semplicemente dirgli che aveva ballato la Conga tutta la notte mentre Gigia le faceva da d.j.?

-Anche io. Anche io sono stato sveglio tutta la notte a pensare…a quello che era successo, alle…alle tue parole- Nel silenzio dell’abitacolo risuonò il gemito di Giorgia che si era messa le mani sulla faccia.

-Signore Ale! Sembriamo quei ragazzini pieni di ormoni in subbuglio di Dawson’s Creek!- Ammise la ragazza sorridendo e facendo scoppiare a ridere Alessandro.

-Ti dico di peggio. Sembriamo Step e Babi!- Le rispose il ragazzo picchiettando con un dito il volante.

-Cielo no! Moccia non me lo nominare!- Rise Giorgia mentre i suoi occhi scintillavano.

-Allora…cosa si fa Joey?- Chiese serio lui.

-Forse dovremmo tornare come prima Dawson. Due semplici amici che si insultano e si picchiano senza avere dei contatti troppo..intimi, ecco-

-Mmm….se per te va bene così, allora ci sto-

Forse Giorgia aveva sentito male ma c’era una nota triste nella voce dell’amico, ora che lo sapeva come definire, la stessa nota che aveva sentito lei nella sua voce quando aveva pronunciato quella frase.

-Ok capo!- Si strinsero la mano come per suggellare un patto e sorrisero. Un sorriso finto, di cartapesta visto che entrambi sapevano bene che quel patto si sarebbe andato a far fottere prima o poi…

 

 

 

Buonasera!

Lo so, lo so. Capitolo schifoso che più schifo non c'è nè!

Volevo scrivere qualcosa di decente e simpatico ma non ci sono riuscita. Spero che apprezzerete lo stesso l'impegno che ci ho messo.

Amici. Alessandro e Giorgia hanno deciso di essere amici, senza baci (ahimè) e senza complicazioni. Secondo voi quanto dureranno?

Grazie ancora alle splendide persone che commentato e che leggono la storia.

Che brave anime!

Un bacione enormissimissimo,

Giulia :)

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Capitolo 6
*** Caos! ***


 

 

Era passata una settimana da quando Alessandro e Giorgia avevano stipulato quella specie di patto che escludeva qualsiasi tipo di approccio che non fosse amichevole tra di loro.

Era quindi da ormai sette giorni, che Giorgia era nervosa, tesa come una corda di violino che non appena aprivi bocca ti rispondeva mandandoti al diavolo oppure con un assoluto mutismo.

E dire che non era nemmeno in ovulazione!

Ma il problema era Castelli.

Si era già pentita del loro piccolo accordo da quando, la mattina seguente, l’aveva visto in atteggiamenti non propriamente… casti, fuori nel cortile del loro liceo.

In poche parole, era abbarbicato a una brunetta alta quanto Malgioglio che lo stava praticamente aspirando e a lui non sembravano dispiacergli i tentacoli della nana che lo palpavano in ogni maledetto punto del corpo.

Giorgia gli era passata accanto fingendo di non averlo visto e con lo sguardo fiero e a testa alta era entrata in bagno dove, rinchiusa in un gabinetto, aveva fatto fuori due barrette al cioccolato che aveva portato per la ricreazione maledicendo in tutte le lingue, tra cui il cinese e l‘ostrogoto, quello sgorbio del suo compagno di classe che si credeva tanto un latin lover in un telefilm americano!

Non la voleva ammettere nemmeno a se stessa, la gelosia che provava per quell’aspirapolvere ambulante.

Era talmente arrabbiata che avrebbe voluto prendere a calci la porta del bagno.

E l’avrebbe fatto se non avesse sentito delle ragazze entrare proprio in quel momento.

Giorgia si accucciò sul water ascoltando cosa si stavano dicendo al di là della porta e con grandissimo orrore, scoprì che una delle due era Malgioglio!

-Tesoro ti si è sbafato il rossetto- Disse una vocina gracchiante con un risolino malizioso.

-è tutta colpa di Alex!- Rispose ridendo sguaiatamente. Alex????? -Pensavo che mi stesse per risucchiare la bocca!- Continuò facendo ridere l’amica accanto a sé.

Forse ti ha risucchiato il cervello, tegola! Pensò Giorgia mangiandosi l’unghia dell’indice per non esprimere a parole i suoi pensieri.

-Ma ieri sera avete concluso qualcosa poi?-

-Dopo il cinema? No, mi ha riportato a casa dicendo che la mattina dopo aveva un compito e quindi non poteva fare tardi. Se fosse stato per me l’avremmo fatto anche lì. sul sedile della sua auto!- Sghignazzò la putt…la ragazza sicuramente non più pura da molto tempo, uscendo dal bagno con l’amica.

L’auto di lui??? Devo ricordarmi di disinfettare il sedile se mai un giorno dovrò rientrare in quella macchina.

Quando entrò in classe la lezione era già iniziata da qualche minuto, ma la professoressa Roffi sembrava non essersi accorta della sua assenza, per questo si mise tranquillamente a sedere al suo banco dove il suo nuovo amico, sedeva scrivendo un messaggio sul cellulare.

Si sedette al banco facendo il più rumore possibile per attirare la sua attenzione, tanto che il suo compagno di classe, Daniele Grucci, gli aveva urlato “balena” dal fondo dell’aula.

-Grucci io starei attento a quando passi sotto le porte. Non vorrei mai che le tue adorabili corna ti diventino un impedimento- Gli disse Giorgia sorridendo angelicamente mentre il suo compagno alzava il dito medio nella sua direzione. A tutti era noto che la ragazza di Grucci non fosse proprio una santa….

-Che caratterino! Sei in ovulazione oppure ti si è rotta un’unghia?- Chiese fintamente preoccupato Alessandro, riponendo il cellulare nell’astuccio.

-No. Ieri la parrucchiera mi ha tagliato 0.5 millimetri in più di capelli. Sono moralmente distrutta-

-Accipicchia! Io le farei causa per danni morali e fisici- Gli disse il ragazzo annuendo convinto.

-C’avevo pensato sai tesoro? Ma se poi l’udienza è proprio il giorno in cui mi faccio la manicure? Non posso assolutamente rischiare!- Disse Giorgia guardandosi le unghie mangiucchiate e reprimendo una risata.

-O peggio. Il giorno in cui devi andare a fare la liposuzione. Ho notato che hai messo su un po’ di ciccia no cocca?-

I due ragazzi scoppiarono a ridere guadagnandosi un’occhiataccia da parte della professoressa che stava spiegando e Alessandro un pugno sulla spalla dalla compagna di banco

Per un attimo, a Giorgia le era sembrato di tornare indietro nel tempo, quando erano solo due buoni amici che adoravano prendersi in giro e punzecchiarsi.

La lezione fu interrotta da un forte bussare alla porta dell’aula da cui comparve Virginio Baldesi, rappresentante d’istituto, capitano della squadra di nuoto, che contava soltanto cinque iscritti quell’anno, che si credeva il nuovo sex simbol di Hollywood.

Camminava tronfio per i corridoi nemmeno fosse un pavone in piena fase di abbordaggio, con i suoi vestiti di marca di cui si vantava tanto e la sua splendida arcata dentale su cui erano stati applicati talmente tanti apparecchi che non appena vedeva un pezzo di metallo si sentiva svenire.

Era nato a Roma ed aveva un accento che ti veniva voglia di andargli a dare due calci dati bene negli stinchi, tanto era irritante.

-A professorè! Me scusi ma dovrei attaccà questo volantino nella classe. Posso vero?- Chiese il biondo platinato entrando in classe.

-Oh…s-si Baldesi. Faccia quello che deve fare ma alla svelta-Gli rispose la professoressa arrossendo appena e pulendosi gli occhiali con la manica della camicia che indossava.

Virginio si avvicinò alla cattedra e ne lasciò due o tre lì. Poi prese dello scotch e l’attaccò alla parete vicino il banco di Giorgia e Alessandro.

-Cos’è?- Chiese Alessandro indicando il volantino che teneva tra le mani con un’aria contrariata.

-Sò dei volantini per la mi festa de compleanno al Cavorna, Caverna…bò un me lo ricordo er nome! Hey Giorgiè te ci sei un’è vero?- Chiede Mr.muscolo idraulico gel a Giorgia che lo guarda leggermente schifata.

-Ehm..non credo Virginio.-

-Ma dai piccolè! Famme stò regalo e n’anticipò!- La pregò il ragazzo facendole gli occhi dolci che le provocarono il voltastomaco quando la ragazza capì che si era messo del mascara sulle ciglia.

Quando Baldesi se ne andò dalla classe Giorgia prese in mano il volantino e lo lesse ad Alessandro.

-Ci sarà tutta la scuola come minimo. Io quasi quasi ci vado. E poi ci posso portare Tatiana- Disse il ragazzo ricevendo un’occhiataccia da Giorgia.

-Tatiana sarebbe Malgioglio?-

-Cosa?-

-Oh nulla nulla! Allora ci vengo anche io. D’altronde Virginio me l’ha chiesto con tanto calore- Disse Giorgia guardando il compagno di sottecchi.

-Forse volevi dire che sembrava in calore. Allora ci vediamo domani sera lì- Le rispose Alessandro alzandosi dalla sedia visto che era suonata la campanella.

-Bene-

-Benissimo-

-Parfait!-

-Ideanly!-

-Mi hai per caso offeso? - Chiese Giorgia fulminando con lo sguardo Alessandro che stava già uscendo dalla classe.

Ideanly un corno! Pensò Giorgia uscendo dall’aula per andare a prendere un caffè alla macchinetta.

Alessandro sarebbe stato con Tatiana, nome assolutamente da pornostar, e ci scommetteva la Gigia che avrebbero passato il loro tempo a strusciarsi come due anguille.

 

 

Arrabbiata più di prima per poco non fiondò un primino giù dalla tromba delle scale che aveva osato spingerla.

Mentre stava bevendo il suo caffè le si affiancò Marcello Cunotti, l’amico a quattro ante di Alessandro che aveva conosciuto qualche settimana fa.

-Buongiorno signorina!- La salutò cortese sorridendole e stendendola con il suo fiato parecchio..pesante.

-Ciao Marcello. Come stai?-

-Benissimo bella gnocca! Quello schifoso di Castelli dove cazzo si ritrova? Dovevamo metterci d’accordo per quella merda di partita di stasera!- Finezza 10 e lode!

-Lo trovi in giro per il corridoi sperando che la brunetta nana non se lo sia mangiato!- Gli rispose sorridendo malefica per quell’idea davvero allettante.

- Ah si, quella bella topona! Tranquilla baby, te sei molto più appetitosa!-

-Oh bè…grazie- Rispose titubante Giorgia non ritenendolo un vero e proprio complimento.

-Allora..ci andrai anche te alla festa di quel finocchione di Baldesi?- L’aggettivo finocchione, ci stava tutto!

-Preferirei andarmi a fare una lobotomia ma credo che ci farò un salto-

-Oh ok…- Rispose Marcello abbassando imbarazzato lo sguardo. Imbarazzato???? Quel tonto di un troll???- Senti non è che ci verresti con me? Non voglio fa la figura del cazzone che un c’ha nessuna gnocca da portarci. Inoltre ci sarà anche la mia ex morosa e vorrei farla un po’ rosicà!-

Io???? Alla festa di Virginio con…Marcello????

Stava per rispondergli che quel giorno probabilmente ci sarebbe stato il funerale di qualche suo povero vicino o più probabilmente il suo quando i suoi occhi si posarono su due esseri raggrovigliolati nel mezzo del corridoio. Tali Castelli e Malgioglio.

-Ci sto Marcè! Alle 10 fatti trovare sotto casa mia. Domani ti do indirizzo e tutto- Esclamò la ragazza guardando gli occhi del colosso accendersi di entusiasmo.

-Grazie bella gnocca! A domani!-

Esattamente dopo due minuti e 25 secondi, Giorgia si pentì dell’enorme, stratosferica cazzata che aveva fatto.

 

 

Dopo ben 32 ore e 16 minuti era sempre dell’idea di aver commesso un grave, anzi gravissimo, errore ad accettare l’invito di Marcello tonterello.

Era ormai un quarto d’ora che aspettava fuori dal portone di casa il suo “accompagnatore”, quando vide un vecchio furgoncino Volkswagen dalla ormai consumata vernice verde e rossa che parcheggiava davanti a lei, urtando anche una Mercedes parcheggiata lì vicino dalle probabili migliaia di euro.

Giorgia era impalata sul marciapiede. Stava valutando l’ipotesi di fingere un improvviso attacco di colite oppure di scappare a gambe levate in un altro paese.

-Buonasera principes…ma porca puttana! Non mi si abbassa il finestrino più di così!!!- La salutò Marcello dalla piccola fessura del finestrino, che per quella sera si era anche pettinato i capelli castani all’indietro usando della gelatina.

Giorgia lo salutò con un gesto impietrito della mano e prima di salire sulla vettura si maledì mentalmente per non aver preso il santino di Padre Pio che sua madre teneva in salotto.

All’interno, il furgoncino era ancora più orripilante.

Fogliacci, dischi, bicchieri, lattine di birra e buste del Mc Donalds erano sparse per la macchina e sul cruscotto, tanto che per poco non presero in pieno un gatto rosso che stava attraversando la strada.

-Ma sei stratopa stasera!!- Gli disse Marcello sorridendole mentre passava con il semaforo rosso facendo inchiodare alcune macchine di colpo.

Giorgia immobilizzata al sedile, gli fece un debole sorriso che sparì immediatamente non appena il ragazzo parcheggiò davanti alla discoteca e per poco non prese il volo sfondando il parabrezza.

-Guido bene eh? E dire che mi hanno ritirato la patente venti giorni fa!-

Dopo l’ultima affermazione del ragazzo, Giorgia scappò letteralmente dalla macchina arrivando all’entrata del locale dove si sarebbe tenuta la festa.

Marcello la raggiunse poco dopo e insieme entrarono dentro la discoteca che era stata prenotata per la festa di Virginio.

All’interno c’erano un centinaio di persone, tra cui molti studenti del Liceo Marconi e non fu difficile individuare Alessandro con la sua petulante amica al fianco, che sedevano su un divanetto vicino al bancone del bar.

Giorgia prese Marcello per mano e lo portò con sé, come un cagnolino ammaestrato, a salutare alcune sue amiche e compagni di classe, che spaventati dalla stazza del suo accompagnatore si limitavano a qualche cenno con la testa.

-Porco cane ma lo sai che un bicchiere di birra costa 5 euri???Stavo per tirargli il bicchiere in faccia a quello schifoso di barista- Gli disse il ragazzo non appena ritornò al tavolino dove Giorgia aveva preso posto.

-Marcello non fare cavolate. Vuoi che ti buttino fuori?-

-No…non per la decima volta consecutiva cioè..-

La mora alzò gli occhi al cielo pregando in un aiuto divino.

Intanto con la coda dell’occhio teneva sotto controllo i due babbuini che sedevano ancora nel piccolo divano.

Alessandro guardava fisso l’entrata del locale come se aspettasse qualcuno, non dando corda alla sua amichetta che tentava in tutti i modi di baciarlo.

Presa da un attacco acuto di gelosia, prese Marcello che stava bevendo in santa pace la sua birra, e lo trascinò al centro della pista, dove molti ragazzi stavano ballando un lento.

-Ora Marcè, ti prego dimmi che sai ballare!-

-Bi …così e così, mi madre m’ha fatto fa due mesi di danza da piccolo- Gli rispose facendole fare una giravolta a mò di Dirty Dancing.

E bravo Marcello!

Passarono roteando proprio davanti ad Alessandro che non appena vide la sua compagna di classe, abbracciata a quell’idiota del suo amico, strabuzzò allucinato gli occhi.

Giorgia gli fece un cenno con la mano mentre fingeva di ridere ad una battuta del ragazzo con cui stava ballando.

-Ma che ti sei fatta una canna prima di uscire?- Gli chiese Marcello osservando Giorgia ridere.

-Ehm…no, mi è venuta in mente una barzelletta divertente- Rispose Giorgia scrutando il viso perplesso del ragazzo.

Dopo altri due lenti all’improvviso Marcello urlò. Come una checca tra l’altro.

-Giorgietta c’è la mia ex! Ora ti bacio e mi raccomando deve sembrare reale!-

-Cosa??? No tu non mi pu..- Inutile continuare la frase. Marcello le stava già divorando la bocca.

Dopo averle asportato le labbra, il ragazzo la lasciò in mezzo alla stanza da sola, per correre dalla ex che era scappata in lacrime dall’uscita.

Giorgia, leggermente scossa per l’accaduto che le aveva quasi causato uno shock ,si andò a sedere su un divanetto toccandosi le labbra che avevano subito un grave danno.

-Allora Marcellino pane e vino ha fatto colpo eh?- Chiese Alessandro sedendosi accanto all’amica sul divanetto rosso.

-Più che colpo mi ha causato un trauma-

-Un bacio davvero…focoso! Allora sono curioso, chi bacia meglio tra me e Marcello?- Chiese il moro sorridendole sarcastico.

Giorgia li alzò il dito medio e bevve il drink che si era fatta portare.

-Come mai sei venuta qui con Marcello?- Gli chiese Alessandro osservando gli occhi leggermente truccati di Giorgia che voleva si rivolgessero a lui.

-Non lo so. È stato l’unico a chiedermi se lo potevo accompagnare- Gli rispose sincera passando un dito sul bordo del bicchiere.

-Potevi venirci con me- Le disse lui cercando il suo sguardo. Cosa dice quell'idiota???

-Te hai detto che avresti accompagnato la nana lì-  Gli rispose indicando la ragazza che ballava ubriaca sul cubo - Non volevo di certo esserti d’intralcio.- Finì con voce acida.

-Cosa stai dicendo? Spiegati perchè non ci sto capendo più niente!-

Giorgia si girò verso Alessandro che aspettava una sua risposa e scosse il capo sorridendo appena.

-Non ci capisco più nulla nemmeno io-

Il loro momento d’intimità fu rovinato dalla piccola Malgioglio che si spalmò addosso al ragazzo.

-Alexino balliamo? Pellll favorrree!- Piagnucolò la ragazza con gli occhi e le guance rosse ed i capelli completamente scompigliati.

-Hey piccole tette! Stavo parlando con…Alessandro…puoi andarti a fare un giretto?- Chiese falsamente gentile Giorgia vendendo la moretta spalancare la bocca sconvolta.

-Non ti preoccupare, ci andiamo a fare un giretto. Ci vediamo- Ma a rispondere fu Alessandro che si alzò dal divano e prese per mano la ragazza.

-Noi….stavamo parlando- Disse Giorgia mentre la voce le si abbassava di qualche nota. Furiosa dovresti essere, furiosa!!!

-La nostra conversazione era finita, non abbiamo nulla da dirci- Non furono tanto le parole a spezzarle il respiro quanto i suoi occhi. Neri e vuoti, seri. Senza un minimo di emozione. Cosa era successo?

Giorgia annuì assente e si alzò per raggiungere di volata il bagno.

Mentre la ragazza nel water accanto a lei vomitava anche l’anima, a Giorgia alcune lacrime solcavano le guance.

Lacrime silenziose che erano solo desiderose di poter uscire. Si diede mentalmente della stupida mentre con la carta igenica si toglieva i resti del poco trucco che aveva deciso di mettersi. Stupida perchè aveva deciso lei di fare quel patto, stupida perchè desiderava l'abbraccio di Alessandro e stupida perchè si era presa una cotta per lui.

 

 

Buon pomeriggio care!

Ecco un nuovo capitolo! Ho aggiornato in fretta eh? :)
Non ho molto da aggiungere questa volta. Questo capitolo mi piacicchia abbastanza anche se la fine non mi convince del tutto, ma sarete voi a dirmi se vi è piaciuto o no!

Grazie alle persone che leggono e soprattutto a chi commenta! Davvero grazie! *-*

Bacioni,

Giulia :)

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Capitolo 7
*** chakra: la parola chiave è chakra! ***


Alessandro aveva incominciato a fumare a quindici anni.

Era un giorno uggioso di gennaio e quel pomeriggio aveva saltato gli allenamenti di nuoto per studiare per il compito del giorno seguente.

Mentre seduto al tavolino della cucina ripassava alcune formule matematiche, l’occhio gli era caduto per puro caso sul pacchetto di Wiston Blue di suo padre, che a quel tempo fumava si e no 2 sigarette al mese, sopra al frigorifero.

Alessandro lo aveva fissato a lungo, come attratto da una forza sconosciuta che gli impediva di distogliere lo sguardo.

Cosa sarebbe successo se ne avesse fumata una?

E così, seduto su una sdraio nella piccola terrazza della cucina, Alessandro fumò la sua prima sigaretta.

All’inizio il sapore amaro e disgustoso del fumo l’aveva orripilato, facendogli gettare la sigaretta -praticamente intatta- nel giardinetto condominiale.

Quelle che vennero dopo però, acquistarono un nuovo sapore.

Un sapore migliore, il sapore della nicotina, che aveva scoperto essere come un ancora di salvezza in alcuni momenti critici e carichi di tensione.

Un ancora di salvezza che però la sera della festa di Baldesi era venuta a mancare.

Si ricordava infatti, di aver lasciato il pacchetto delle sue Malboro proprio sulla scrivania accanto al portatile e si era dimenticato di riporlo nella tasca della giacca.

Si maledì per l’ennesima volta mentre teneva la fronte e i capelli scuri, e sicuramente tinti, di Tatiana per evitare che si sporcassero mentre la ragazza rigettava la cena e tutti i drink che aveva bevuto poco lontano dalla discoteca.

Imprecò a bassa voce anche quando gli tornarono in mente le parole che aveva usato con Giorgia, lo sguardo severo e freddo.

Cosa diavolo gli era preso?

Non era stato geloso del bacio con Marcello, anche perché aveva assistito alla scena e intuito che la ragazza- quella specie di bacio- non l’aveva proprio voluto.

Bensì, si era infuriato quando aveva capito che Giorgia era gelosa di Tatiana.

Tatiana che aveva incontrato per caso ad un pub e con cui era uscito poche volte per sperare in un chiodo scaccia chiodo.

Perché quella, oh si, quella che aveva tentato di nascondere Giorgia era gelosia.

Allora se era gelosa perché diavolo aveva voluto stipulare quel patto? Di cosa aveva realmente paura?

 

 

Dopo aver accompagnato una Tatiana distrutta dalle sue amiche, Alessandro era tornato a casa che non erano nemmeno le una.

Aprì piano la porta per non svegliare tutta la sua famiglia, ma si accorse che la televisione in salotto era accesa.

Quando si affacciò dalla porta dell’ingresso vide sua sorella stesa sul divano color avorio che, coperta da una coperta, faceva zapping con il telecomando.

-E te cosa fai ancora sveglia?- Le chiese Alessandro con un tono basso di voce, sedendosi ai piedi della ragazza.

-Non ho sonno e sto cercando qualcosa da vedere, ma per ora ho trovato solo film horror e canali come “sexo bollente” “ sexo chiamate” e “Gola profonda Channel”. Che ne dici fratellino, te che sei un esperto, cosa mi consigli?- Gli chiese Chiara scoppiando a ridere vedendo la faccia scandalizzata del fratello.

-Ma dove sono finiti Disney Channel, Boing e Cartoon Network?- Disse Alessandro prendendole di mano il telecomando incominciando a cercare qualcosa di adatto per una ragazzina di quindici anni.

-Passati di moda. Preferisco Gola profonda Channel-

I due ragazzi si misero a ridere cercando di non svegliare i loro genitori che dormivano in una camera qualche metro più in là.

-Come mai già a casa?- Gli chiese Chiara sedendosi a gambe incrociate sul divano per fare spazio al fratello e coprendosi con un plaid le spalle.

-Ero stanco- Disse vago Alessandro fermandosi a guardare una telenovelas spagnola.

-Ma va là!- Sbuffò Chiara - Chi è che ti ha dato un due di picche? Dai dillo alla tua sorellina preferita!- Continuò pregandolo e sbattendo gli occhioni simili a suoi cercando di intenerirlo.

-Ma che picche e picche! Ero davvero stanco. Dopo aver litigato con Giorgia ed aver aiutato una ragazza a vomitare sono venuto a casa- Gli rispose il ragazzo rubando alcuni pop-corn dalla ciotola sul piccolo tavolino di vetro.

-Aiutato una donzella a vomitare. Che gentiluomo!- Lo prese in giro Chiara cercando di ripulirsi dai pop-corn che le aveva tirato addosso il fratello.

-Zitta ragazzina! Ho solo una domanda da farti…ma il W.W.F. ti manda anche i pigiami con le alci squoiate?- Le chiese Alessandro indicandole il pigiama verde davvero molto…. inusuale.

-Insieme al profumo al “muschio di bosco” e le ciabatte a forma di mammut!- Gli rispose sorridendo compiaciuta.

-No! Le ciabatte le voglio anche io!-

-Sisi certo. Ma ora voglio sapere, cosa è successo con la mia Giorgia?-

La mia Giorgia!

Chiara amava la sua compagna di classe alla follia. Era come una specie di dea per lei.

L’aveva incontrata un giorno alla consegna delle pagelle e dopo appena due minuti di conversazione si erano già raccontate mezza vita.

La sorella, ogni volta che Alessandro parlava male di lei, non poteva fare altro che difenderla a spada tratta. Quasi come difendeva Robert Pattinson quando suo padre glielo offendeva chiamando “rossiccio-dal ciuffo-leccato-da-una-mucca-bavarese”.

Quando aveva poi scoperto che anche Giorgia era iscritta a una rivista contro la vivisezione degli animali, aveva raggiunto la hit-parede di sua sorella.

-Una normale discussione- Rispose solamente il ragazzo mentre sviava lo sguardo accusatore di Chiara.

-Ok. Faccio finta di crederci. Quando avrai voglia di parlarmi della vostra “relazione- Disse mimando con le dita delle virgolette alla parola relazione- io ti ascolterò scorfano. Basta che non mi racconti i dettagli sconci ,per favore. Per quello c’è già “Gola profonda Channel” che mi ha già traumatizzato abbastanza- Finì mostrando una smorfia schifata causando l’ilarità del fratello.

-Ok babbuina. Niente dettagli-

-Perfetto, ci siamo intesi alla perfez….oh guarda Ale!! Tra qualche minuto danno “Le porche infermiere”. Si guarda???-

Sua sorella era in piena fase ormonale, ora ne era certo.

 

 

Allo stesso tempo, in una casa dall’altra parte della città, Giorgia stava giocando a freccette nella sua camera.

Il bersaglio era la faccia di Castelli, o meglio si stava immaginando la testa del ragazzo al posto del poster con la faccia odiosa di Barbara D’Urso che sua madre aveva trovato in un giornalino-

Dopo aver sfogato poche lacrime nel bagno della discoteca, aveva ripreso in mano la sua dignità ed era andata a casa insieme a Marcello che si era presentato al suo cospetto con una guancia piena di graffi e un polso dolorante.

Ma era una tigre la sua ex?

Dopo essersi scusato per il bacio inaspettato e per averla lasciata da sola aveva incominciato ad offendere la povera Marinella, la ex, definendola con degli epiteti poco fini mentre l’accompagnava in macchina.

La sua rabbia era esplosa all’improvviso quando aveva visto un auto identica a quella di Alessandro, parcheggiata sotto casa sua.

Una rabbia che le era rimasta addosso per tutta la notte ed anche la mattina successiva tanto che suo fratello Andrea si ritrovò cacciato fuori dal bagno che avevano in comune, soltanto con i boxer addosso e con la schiuma da barba spalmata su tutta la faccia.

-Mamma quella è pazza!- Gridò il maggiore dei Ceccarini quando vide la madre spuntare dalla camera da letto ancora in vestaglia.

-Andrea lascia stare tua sorella. È un momento delicato per lei- Gli disse la signora Angela raggiungendo la cucina dove suo marito stava bevendo una tazza di caffè seduto al tavolo mentre leggeva la Gazzetta Dello Sport.

-Un momento delicato? Non è sviluppata a quattordici anni?- Le chiese stranito il giovane mentre si sedeva al tavolo ancora in mutande.

-Oh su Andrea! Non sono cose che ti riguardano. Cose da donne!-

Il ragazzo sgranò gli occhi verdi della stessa tonalità della madre e si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere sul pavimento.

-Ha fatto sesso??? Mamma, Giorgia non è più vergine???- La frase urlata da Andrea fece scoppiare a ridere la madre.

Il signor Ceccarini invece si strozzò con il cornetto che stava mangiando voracemente e si versò il caffè bollente sulla camicia bianca facendo uscire gli occhi dalle orbite.

-C-cosa diavolo dici Andre!! Angela…dimmi che non è vero! Dimmi che la nostra piccola e indifesa bambina è ancora…pura- Si avvicinò alla moglie in cerca di una risposta.

-Bè..io volevo aspettare Giorgia a dirvelo ma…….è incinta- La frase sarcastica della signora Ceccarini fu presa molto seriamente dal marito, che barcollò cadendo a sedere su una sedia tenendosi con una mano il petto, e dal figlio che voleva già chiamare la polizia per denunciare il mascalzone che aveva osato toccare la sua sorellina.

 

 

- Smettila di ridere Nene!-

-Non ce la faccio! La scena di Gerolamo che vuole portarti dal ginecologo è…meravigliosa!-

Rise Nene facendo girare due anziani signori che portavano a spasso il cane.

Giorgia quel pomeriggio si era incontrata con l’amica nel parchino davanti casa sua dove da piccole andavano sempre a giocare dopo scuola.

Si erano sedute al loro tavolo da pic-nic su cui avevano inciso i loro nomi alcuni anni prima e si erano messe a chiacchierare mangiandosi un gelato.

-Non è stata una bella scena. Ero imbarazzatissima, te lo giuro. E poi ci si è messo anche mio fratello che mi ha praticamente fatto un interrogatorio-

Se qualche ora prima Giorgia era arrabbiata in quel momento avrebbe potuto uccidere qualcuno con la sola forza dello sguardo dopo quello che era successo quella mattina.

-Bè meglio così. Mia madre mi ha dato un pacchetto di preservativi senza nemmeno dirmi una parola quando le ho detto che avevo fatto sesso- Le disse Nene sorridendo falsamente ed abbassando lo sguardo sulla coppetta di gelato al cioccolato ormai finita.

Il rapporto della ragazza con la madre non era esattamente il rapporto che madre e figlia avrebbero dovuto avere.

La signora Cristina era una donna dedita al lavoro che passava la maggior parte del tempo nel suo ufficio a gestire affari e a controllare la contabilità e per questo non aveva mai avuto tempo libero da poter dedicare alla figlia.

Sin da bambina Nene se l’era dovuta cavare da sola. I genitori si erano separati quando lei aveva appena tre anni e con la madre che viveva praticamente in ufficio, aveva dovuto imparare a cucinare, stirare ed a fare la lavatrice.

Non aveva nessuno che le ricordava di fare i compiti il pomeriggio oppure che la portava in giro per negozi a fare compere.

Quando tornava a casa da scuola, non trovava il pranzo pronto o due genitori che le chiedevano come era andata a scuola. No, era sola in una casa vuota, fredda.

Nene parlava con la madre ma non toccavano mai argomenti difficili o che le mettessero a disagio, per questo quando le aveva confessato che non era più vergine, Cristina non aveva saputo cosa risponderle, non sapendo come parlare ad una figlia.

-Eh scommetto che quel pacchetto è durato nemmeno un giorno eh?- Scherzò Giorgia facendo scoppiare a ridere l’amica che le rivolse uno sguardo colmo di gratitudine.

Il momento triste era passato.

-Che scema! Ma invece te cosa mi dici di “Mr. Lasciate stare la mia donna“?- Le chiese Nene sorridendole maliziosa.

-Niente! Solo che un’idiota, presuntuoso, cretino, testa di zucca, brutto, ignorante e idiota e…-

-Idiota l’hai già detto- La interruppe la ragazza vedendo l’amica sbuffare furiosa.

-Perché lo è! Due volte!-

Le raccontò cosa era successo in quelle ultime settimane, i loro baci, il patto e la lite della sera precedente. Nene aveva ascoltato in silenzio ed alla fine aveva espresso un solo e unico commento.

-Quello ti vuole trombare è chiaro- Disse a Giorgia che sgranò gli occhi.

-Tromb…chè?? Lui è solo un ormonato del cavolo! Ha Tatiana la maiala per fare quello che gli pare, si tenga pure Malgioglio!- Rispose acida la mora incrociando le braccia al petto.

-Secondo me non devi fare nulla.Comportati come sempre. È lui che ti deve chiedere scusa mica te. Salutalo, se ti chiede qualcosa rispondigli cortese ma non dargli troppa confidenza. Fai finta che non ti ispiri sesso selvaggio,scordati il suo culo da paura e non lasciarti abbindolare. Comportati da vera donna, baby!-

 

 

La mattina dopo Giorgia decise di prendere alla lettera i consigli di Nene.

Entrò in classe con un enorme sorriso a trentadue denti tanto che qualcuno si mise degli occhiali da sole per ripararsi dai raggi che fuoriuscivano dalla bocca della ragazza.

-Buongiorno Alessandro- Salutò il suo compagno si banco e si sedette al suo posto aspettando la professoressa sempre con il sorriso sulle labbra tanto che sembrava avesse avuto una paresi.

-B-buongiorno- Balbettò Alessandro preso alla sprovvista. Si era aspettato di ricevere sedie nella schiena, urli sovrumani, pomodorate in faccia, invece l’unica cosa che gli aveva detto era…buongiorno??

-C-come stai?- Le chiese allontanandosi leggermente sull’estremità della sedia sempre per paura di un attacco di ira improvvisa.

-Oh benissimo! Hai visto che bel sole c’è oggi? È proprio la giornata adatta per portare Gigia a fare un giro. Te come stai?- Annuì la ragazza guardando fuori dalla finestra dei nuvoloni neri coprire il sole.

Bene. Anzi benissimo!

-Ehm…benino.Ho dormito poco stanotte- Le rispose passandosi le mani sugli occhi assonnato in un gesto adorabile.

Adorabile??? No, no, no lui era il diavolo, non poteva essere adorabile!!!

-Mi dispiace. Cosa ti turba?- Gli chiese Giorgia guardandolo interessata.

-Ti sei fatta di qualcosa?- Le chiese Alessandro guardando la ragazza scoppiare a ridere.

-Ma no schiocchino! Sono solo allegra. Non posso esserlo?-

Schiocchino??? Da dove le era uscito quella parola così…così zuccherosa???

-Oh….credo…credo di si. Ma sei troppo allegra per i miei gusti, c’è qualcosa sotto- Tentò di indagare il ragazzo guadagnandosi un’occhiataccia da Giorgia.

-Non c’è nulla sotto Alessandro. Nada de nada-

-Secondo me si-

-Ti dico di no!-

-Invece si. Mi nascondi qualcosa-

-No-

-Si. Dimmelo!-

-No razza di un decelebrato che non sei altro! Non ti devo assolutamente dire niente testa di puzzola canadese, che non sa farsi mai i cavolacci suoi. Stupito cagnaccio bagnato e puzzolente! Sono felicissima, allegra come una libellula a primavera, capito??? CAPITO???-

-Abbiamo capito benissimo signorina Ceccarini. E che ne dice, lei e il suo adorato compagno Castelli, di andare a farlo capire anche al preside? Benissimo, ora fuori tutti e due- A rispondere fu la professoressa Giglioli di matematica che da sotto ai suoi occhialini neri sulla soglia dell’aula, scrutava furiosa i due ragazzi che le facevano rimpiangere di non essere partita per Cuba insieme a un bel maschione non appena finita l'università!

 

 

 

 

Buonasera signore e signori!

Ecco un altro capitolo di questa fan fiction!

Mi dispiace di non essere riuscita a rispondere alle vostre recensioni ma in queste ore o al massimo domani cercherò di mettermi in pari.

Non so che dirvi se non grazie per le belle parole che mi scrivete che mi fanno gongolare felice!

Un bacio grande,

Giulia :)

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Capitolo 8
*** Banchi e cocco! ***


 

 

Mentre Giorgia quel pomeriggio stava ripulendo distrattamente la cattedra in un’ aula al secondo piano, cercando di non prestare attenzione agli sbuffi scocciati della persona che spazzava il pavimento accanto a lei, la sua mente tornò indietro di qualche anno.

Precisamente a quando aveva quindici anni e frequentava la seconda superiore.

Era una mattina di metà gennaio e nella notte era caduta la prima neve dell’anno.

Il Marconi era stato coperto da un soffice strato di neve di un bianco puro che non aveva precedenti.

L’asfalto del piccolo giardinetto esterno era completamente bianco come il parcheggio in cui alcune macchine erano state da poco parcheggiate.

Giorgia era arrivata presto quella mattina.

Sapeva bene cosa succedeva in quelle occasioni e ne voleva assolutamente restare fuori.

Gente che incominciava battaglie di neve, rincorse, vestiti e capelli bagnati, scivolate e ossa rotte.

La ragazza rabbrividì ripensando alla nevicata dello scorso anno in cui il suo povero professore di chimica ci aveva rimesso un polso rotto in diversi punti.

Prima di entrare dentro l’edificio, però, non era riuscita a schivare una palla di neve che le era arrivata in piena faccia.

La palla tirata da un certo Alessandro Castelli.

Giorgia si era girata con uno sguardo affilato verso chi aveva osato commettere quel gesto, ed aveva incontrato gli occhi carichi di sfida del compagno di classe.

Mentre intorno a loro alcuni ragazzi avevano incominciato a gridare “vendetta”, Giorgia si era già chinata per terra e, con le mani rosse e screpolate dal gelo, aveva raccolto un po’ di neve che però non era finita sul bel faccino di Alessandro, bensì sulla testa della loro professoressa di matematica che non ci aveva pensato due volte a mandarli entrambi dal preside.

Anche in quella occasione erano stati obbligati a pulire tutte le aule del secondo piano, ed esattamente tre anni dopo, la scena si ripeteva.

 

 

Castelli che stava spazzando il pavimento con un buffo broncio sulla faccia, rimase interdetto quando sentì la risata limpida della compagna giungergli alle orecchie.

-Ti sei bevuta il Quasar?- Le chiese Alessandro indicando il detersivo che Giorgia teneva in mano e con cui stava pulendo la superficie di un banco.

-Purtroppo per te, no. Stavo solo ripensando a quando in second…Hey! Ma io sono ancora arrabbiata con te!- Si bloccò all’improvviso la ragazza, puntellandosi le mani sui fianchi.

-Arrabbiata? Con me?! Se non sbaglio è stata colpa tua se siamo finiti a pulire le classi come delle sguattere di bassa lega- Le rispose Alessandro cercando di concentrarsi nel pulire una piccola macchiolina nera su una mattonella.

-Ho alzato soltanto un po la voce….-

-Un po?? King Kong ti faceva un baffo!-

-…..ma solo per colpa tua! Se tu non mi avessi fatta arrabbiare non ti avrei mai urlato contro- Si difese Giorgia mettendosi a sedere sul banco vicino alla porta dell’aula.

-Ogni volta che sei arrabbiata è colpa mia. Ma di grazia, cosa avrei fatto questa volta?- Gli chiese Alessandro girandosi verso la ragazza con sguardo serio.

Giorgia si ammutolì per qualche istante.

-L’altra sera alla festa. Mi hai…..noi stavamo parlando e tu te ne sei…andato. Ma non fa niente. Fa finta che non ti abbia detto nulla- Finì di parlare scendendo dal banco e riprendendo in mano lo straccio con cui stava pulendo.

-Parla Giorgia. Parla per una volta- Esclamò Alessandro a voce alta.

-No. Non ho niente da dirti- Aveva continuato la ragazza con voce bassa.

-Sei gelosa. È questa la verità. Sei arrabbiata con me perché stavo baciando un’altra? O forse ti sei accorta che quello stupidissimo patto che abbiam…hai stipulato, è solo un enorme cazzata?-

Era arrabbiato. Oh peggio, era furioso. Furioso perché non riusciva a capire cosa passasse per la testa della compagna. Non sapeva come interpretare i suoi gesti, le sue parole. Cosa gliene poteva fregare se la offendeva baciando altre ragazze? Lei era solo….solo Giorgia. La sua Giorgia, però. La ragazzina a cui aveva tirato le trecce per due anni,che aveva visto piangere, sorridere ed a cui voleva bene. Molto bene.

La ragazza si girò e si appoggiò con la schiena ad un banco mentre sul suo viso appariva un debole sorriso.

-Hai ragione- Gli rispose Giorgia alzando lo sguardo da terra mentre le sue guance si coloravano di un rosso acceso.

-Hai ragione. Bè cioè, gelosa di quella nana imbottigliata, no, però mi…manchi, cioè no, non fraintendermi. Mi mancano i tuoi…..maledettissimi baci. Ecco l’ho detto. Sono patetica vero? Ma non pensare male, sono solo gli ormoni! Sai gli estrogeni a quest’età fanno brutti, anzi bruttissimi scherz…-

Non riuscì a finire la frase perché le labbra di Alessandro l’avevano messa dolcemente a tacere, posando le mani sui suoi fianchi e stringendola nel preludio di un abbraccio.

Labbra morbide- usava Labello al cocco?- la stavano facendo vibrare come mai prima di quel momento.

Le aveva mordicchiato il labbro inferiore ed aveva approfondito il bacio senza che Giorgia gli impedisse nulla. Già, lei era troppo impegnata a giocare con alcuni ciuffi scuri dei suoi capelli per pensare a qualsiasi cosa.

Alessandro la spinse contro il banco e la mise a sedere su di esso, avvicinandosi ancora di più al corpo di Giorgia che aderiva perfettamente al suo.

Il ragazzo continuò a giocare con le sue labbra, togliendole il respiro ed un peso all’altezza del petto. Quel peso che l’aveva soffocata in quei giorni e che in quel momento si era dissolto nel nulla. Cancellato da un paio di labbra al cocco.

Alessandro continuò a lasciarle lievi baci a fior di labbra facendo sfiorare i loro nasi che sembravano rincorrersi.

Giorgia scoppiò a ridere quando il moro le lasciò un bacio proprio sotto l’orecchio, provocandole mille brividi per tutta la schiena.

-Ho trovato il tuo punto debole- Le sussurrò lui prima di riappropriarsi della labbra della ragazza.

-T-tanto per informarti…le mie ovaie stanno dando una festa in tuo onore. Alcune hanno un tuo poster!- Le rispose Giorgia mentre il naso di un sorridente Alessandro, le sfiorava una guancia per una carezza.

-Ma che carine!- Ridacchiò baciandole la fronte.

Quel gesto pieno di tenerezza e di..affetto, fece sciogliere Giorgia che si ritrovò con il cuore palpitante e le famose farfalle nello stomaco che svolazzavano da una parte all’altra in quell’organo.

-Mi sei mancata anche a me, stronzetta- Le disse Alessandro con un tono basso di voce per non rompere l’intimità che si era creata tra i due.

-Oh ma che dolce il mio babbà!-Le rispose Giorgia mentre due paia di occhi neri si illuminavano felici.

Incoerente. Stupida ed incoerente. Dopo tutto quello che aveva detto, che si era prefissata di non fare, aveva ceduto come una pera cotta a un paio di sorrisi ed a qualche bacio.

Giorgia sperava soltanto di riuscire a tenere a bada i suoi sentimenti. Se si era innamorata di Luke Perry a dodici anni guardando Beverly Hill 90210, come sarebbe finita con Alessandro che la baciava ogni qualvolta ne aveva l’occasione?

-ke kfare voi???- Una voce gracchiante e dal forte accento russo ruppe il momento di coccole&co tra Alessandro e Giorgia che si voltarono verso la porta dell’aula dove, immobile con uno sguardo severo, se ne stava Zaluska, la loro nuova custode straniera.

-Nulla!- Rispose Giorgia allontanandosi dalla sua fonte di attrazione.

-Nulllla??? Voi smack smack su banko skuola! Voi crandi maiali!- Continuò la donna puntandoli un dito contro ed assottigliando gli occhi azzurri in uno sguardo minaccioso.

-Noi non siamo dei maiali!- Si difese la mora alzando leggermente la voce.

-Ya invetce! Voi kfare Kosacce! Fuori da aula. Su su!- Disse avvicinandosi minacciosamente ai due ragazzi che presero i loro zaini dal pavimento e scapparono a gambe levate dalla classe.

-Hey maialina, ti accompagno a casa?- Le chiese Alessandro ridacchiando mentre posava il suo zaino nella bauliera dell’auto.

-Perché ogni volta che sono con te mi prendono per una poco di buono?- Gli chiese ironica Giorgia mentre si allacciava la cintura.

-Ma perché tu sei una poco di buono, brutza sporkkacciona!-

Arrivati sotto casa sua, Giorgia scappò dall’auto salutando Alessandro con un debole 'ciao' per paura di un suo attacco di passione improvvisa. A quel punto non sarebbe riuscita ad uscire dalla macchina.

 

 

Appena varcata la soglia di casa, sentì il cellulare vibrarle nelle tasca dei jeans.

Poggiò lo zaino su una sedia e sprofondò nel divano di pelle nera mentre accettava la chiamata.

-Pronto?-

-L’ho lasciato-

-Nene?- Chiese Giorgia non riconoscendo la voce tesa dell’amica.

-Si, sono io. L’ho lasciato Giò. Ho lasciato Giovanni-

-Spero tu stia scherzando! Tu…voi…non vi potete lasciare!-

-E invece è successo- Continuò Nene sospirando dall’altro capo del telefono.

-Ma non è possibile. Voi siete un po’ come Paolo e Francesca, Giulietta e Romeo, Elliot e JD, la nutella con il pancarré, come….come Ridge e Brook! Siete la mia coppia di riferimento!- Disse Giorgia con voce strozzata.

-Giorgia lui mi ha tradita!- Disse l’amica mentre un piccolo singhiozzo usciva dalle sue labbra.

-Tesoro, ma ne sei sicura? Stiamo parlando di Giovanni. Lo stesso Giovanni che ti ha regalato 100 rose rosse dopo il vostro primo mese insieme. Quello che ti ama alla follia e che ti lascia sempre l’ultimo pezzo di crepes alla Nutella. Quello che ogni volta che ti vede gli si illuminano gli occhi come se avesse visto l’Inter vincere il campionato!-

Nene rimase in silenzio serrando le labbra.

-Lo so ma….mi ha tradito Gio. Io non so cosa fare e…cosa??? È ancora qui??-

Giorgia aveva sentito la voce della madre di Nene che urlava qualcosa ma non era riuscita a capire un gran chè.

-Cosa succede?- Chiese curiosa.

-Niente, Giovanni è da tre ore sotto casa mia, seduto sul marciapiedi che chiacchiera con Piero il barbone. Non si smuove di lì è!-

La scena di un Giovanni disperato fece scoppiare a ridere la ragazza.

-Nene, prendo le chiavi dell’auto e vengo. Non mi voglio perdere nemmeno una scena. È ancora meglio di quando abbiamo fregato il Viagra al signor Marinai ed è andato in crisi perché non poteva soddisfare la moglie appena trentenne!-

-Altri tempi quelli!-

Giorgia chiuse la chiamata e si rimise in fretta le scarpe da tennis.

Non voleva soltanto vedere Giovanni che pregava la sua amica per potersi spiegare, ma voleva anche stare con Nene che, era sicura, sarebbe scoppiata da un momento all’altro.

Mentre scendeva di corsa le scale del palazzo, non si accorse che un messaggio da un numero sconosciuto le era arrivato qualche minuto prima.

Impossibile non capire chi fosse stato a mandarlo.

“Ciao sporkacciona, felpa ti sei tu skordata in mia makkina. Domani vengo a prendere te alle 8 in punto e la giakka ti do e porto te, ragazza dai facili costumi, a skuola. No obbiezioni, per favore. Tuo maialino”

Un’idiota. Si era invaghita di un vero e proprio idiota.

 

 

Buonasera a tutte chicass!!

Mi scuso innanzitutto per il ritardo nell’aggiornare ma in questa settimana sono stata soffocata da compiti ed interrogazioni.

Ma veniamo al capitolo.

Molte di voi saranno felici di vedere Alessandro e Giorgia di nuovo sul pianeta ormolandia a sbaciucchiarsi come due adolescenti allupati (cioè quello che sono)!

Mentre forse alcune penseranno che Giorgia sia incoerente, che sarebbe normale. Prima dice che vuole solo essere amica di Alessandro e qualche settimana dopo gli dice che gli manca.

Bè Giorgia è umana signori. Visto che questa voglio che sia una storia abbastanza reale ho deciso di farle avere dei comportamenti reali. Ha capito che il rapporto con Alessandro è cambiato e per questo ha tentato di allontanarlo ma è pur sempre una ragazza che è attratta e che prova dei “sentimenti”. Certo, non è innamorata come ho già detto altre volte ma si è presa una bella cotta. Ha sperato di accantonare quello che incominciava a provare ma…la carne è carne e poi come si fa a resistere ad uno come Alessandro??? *-* ( se conosceste il reale Alessandro mi capireste!) ;)

Spero di essermi spiegata.

P.s. il capitolo è corto e so che non è un granchè ma meglio di così non poteva venire. Ho provato a riscriverlo diverse volte ma il risultato era sempre scadente. Spero che non vi abbia deluse.

Un grazie a tutte le persone che recensiscono e che leggono silenziose.

Siete la mia gioia!

Un bacio grandissimo,

Giulia :)

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Capitolo 9
*** Problemi di cuore ***


 

 

Alessandro era rientrato a casa pochi minuti dopo aver lasciato Giorgia.

Aveva salutato suo padre che lavorava chino su dei fogli nello studio e si era diretto in camera sua.

Sdraiato sul letto si era permesso di ripensare a quello che era successo in quell’aula appena qualche ora prima.

Gli era mancato anche lui, allora.

Glielo aveva detto e poi l’aveva baciata. L’aveva baciata così, non riuscendo nemmeno a farla finire di parlare.

E risentire il sapore delle sue labbra era stato qualcosa di..bello, inaspettato.

Bello era stato il loro bacio, il loro “ritrovarsi”.

Si era alzato pimpante dal letto quando aveva sentito le chiavi di casa girare nella porta dell’ingresso.

Aveva salutato sua madre che era andata a fare la spesa e l’aveva aiutata a portare le buste fino in cucina.

-Ale- Lo richiamò la signora Donatella riservandogli uno sguardo severo- cosa hai combinato?- Finì appoggiandosi al frigo.

-Perché devo aver fatto qualcosa?- Le chiese prendendo una scatola di biscotti dalla busta per riporli nell’armadietto.

-è da quando avevi 7 anni che non mi aiutavi a mettere a posto la spesa. Bè, diciamo che non hai più fatto nulla in questa casa. Ti ricordi? Da quando ti dissi che Babbo Natale non esisteva- Gli disse la madre sistemandosi i capelli ricci in una coda, incominciando a tirare fuori delle padelle dal forno.

-Non me lo ricordare. Lo sai che ce l’ho ancora con te?-

-Ma te lo dovevo dire prima o poi!- Si difese la donna alzando gli occhi al cielo.

-Si ma non alle 11.30 della notte di Natale!- Protestò il ragazzo sedendosi su una sedia al tavolo della cucina.

-Ale su! Ero stanca e te non volevi andà a letto. Non c’avevi nemmeno un poinino di sonno Tu padre quella sera c’aveva anche l’influenza e non si poteva nemmeno travestire. Oh come dovevo fa?!-

-Dovevi fa qualcosa invece! E smettila di parlare fiorentino- Le disse imbronciato.

Si ricordava ancora la delusione che aveva provato quando sua madre, con il solito poco tatto da fiorentina doc, gli aveva detto che quella sera nessun Babbo Natale sarebbe venuto perché gli elfi non gli avevano stirato il suo vestito rosso. Sua madre non era mai stata capace a inventarsi delle bugie.

-Ma a parte questo. Alessandro, io sono la tu mamma lo sai? A me puoi dire tutto tutto tutto- Le disse la donna con gli occhi verdi carichi di curiosità e di speranza.

-Lo so che sei la mia mamma- Purtroppo, aggiunse mentalmente il ragazzo- Ma non c’è nessuna novità- Continuò alzandosi dalla sedia per riporre il latte nel frigo.

-Ma stai zitto! Sorridi come un grullo dalla mattina alla sera. Dillo alla tua Donni cosa succede!- Lo pregò la madre avvicinandosi al figlio scandalizzato.

-Si è innamorato!- Disse una vocina sulla soglia della porta.

-Ma stai zitta Chià!- La zittì Alessandro mentre la sorella con un piccolo salto si metteva a sedere sul tavolo.

-Mamma lo sai chi è la fortunata? La Giorgia!!- Esclamò la ragazzina sorridendo a trentadue denti illuminando gli occhi della madre.

-Giorgia? Giorgia la tua adorabile compagna di banco??? Ale davvero?- Era finita. Gli occhi commossi della donna furono come un pugno in pieno stomaco per il ragazzo.

-Non è vero mà! La strega sta mentendo io non sono innamorato di nessuno-

-Sandrino dì la verità alla mamma. Raccontale cosa avete fatto alla festa, a scuola a…-

La signora Donatella guardava i figli con gli occhi spalancati dallo stupore.

-Mamma ci sono stati solo dei baci! Solo dei bac…- Alessandro si bloccò nel mezzo della frase accorgendosi di cosa aveva detto.

Cazzo!

La madre era partita. Aveva gli occhi a cuoricino e le mani intrecciate sotto il mento. Sua sorella invece, era direttamente sdraiata sul tavolo che rideva come una matta beffandosi di lui.

Il ragazzo tirò una sua ciabatta addosso a Chiara che riuscì a schivarla e se ne andò imbufalito dalla cucina.

Era possibile mantenere un minimo di privacy in quella famiglia? Evidentemente No.

Alessandro andò in camera sua e si sedette alla scrivania dove vicino al suo portatile se ne stava il suo cellulare. Sorrise ripensando al messaggio che aveva mandato a Giorgia.

Anche se non aveva il suo numero avrebbe sicuramente capito che era stato lui a mandarglielo.

Alzò lo sguardo ed incontrò il sorriso smagliante di Ibrahimovic che correva nel campo di San Siro.

-Imbra. Cosa diavolo mi è successo?- Chiese al poster appoggiando la testa sulla mano.

-Mamma! Vieni a vedere. Tuo figlio sta parlando con il poster di Ibrahimovic! Io te l’avevo detto! Corri mamma!- La voce acuta di Chiara risuonò per tutta la casa e probabilmente anche per tutto il condominio.

Maledetta! Doveva imparare a chiudere la porta!

 

 

Giorgia amava ascoltare le persone.

Lasciarle sfogare, raccontare i loro problemi, le loro angosce ed infine consigliarle.

Era come un suo piccolo dono. Sapeva cosa dire e cosa fare al momento giusto, sapeva ponderare le parole e delle volte, esprimere a gesti quello che più le interessava.

Davanti alle lacrime però, non sapeva mai come comportarsi.

Soprattutto se erano le lacrime della sua migliore amica.

Erano passate un paio di ore da quando Giorgia era arrivata a casa di Nene.

L’aveva trovata in camera sua che dava l’aspirapolvere borbottando frasi senza senso.

Perché Nene era fatta così: quando si arrabbiava l’unica cosa che le riusciva era pulire. Pulire in modo quasi maniacale qualsiasi cosa.

Ed infatti eccola lì. Guanti gialli alle mani, capelli raccolti in una coda alta che puliva il pavimento aspirando anche il più piccolo parassita.

Giorgia si era seduta in silenzio sul letto e l’aveva ascoltata mentre tra parolacce, maledizioni varie e frasi senza senso urlate come una matta, aveva finalmente capito cosa era successo. O almeno, pensava di aver capito.

-Quel bastardo!! Quel figlio di buona donna..ma io…no no No…questa volta l’ha fatta grossa! Ma non…uuu ma non si vergogna quel viscido verme rinsecchito con quel sorrisino a ebete, a..a idiota, cioè quel che è! Un idiota! Un cane! Un …un..-

-Ho capito tesoro- La bloccò Giorgia alzandosi dal letto per spegnere l’aspirapolvere che creava solo un gran baccano.

-Oh ma no no, te non puoi capire! Gli ha mandato 56 messaggi! 56 porca zoccola!-

-Nene!-

-Quando ci vuole ci vuole! 56!!! “Tesoro di qui, domani dobbiamo fare il recupero di mate insieme, ma oggi mi puoi venire a prendere? Ti prego amico mio” AMICO??? Amico una bella se…-

-Irene per favore! Abiti in un condominio- La interruppe nuovamente Giorgia che le aveva tappato la bocca con una mano.

-Seppia. Stavo dicendo seppia. La seppia con cui lo strozzerò!!! Quel pezzo di sterco di maiale! Ma hai capito??- Nene aveva tirato fuori dall’armadio a muro tutto i suoi vestiti e l’aveva ammucchiati in un angolo prendendo un capo alla volta per piegarlo in alcuni cassetti.

-Nene forse ti è sfuggito un punto-

-Cioè?-

-Cioè che Giovanni non ha risposto ad uno di quei messaggi che la sua cara ex ragazza le ha inviato essendo poi anche una sua compagna di classe, nonché compagna di laboratorio.

Hai tratto delle conclusioni affrettate. L’hai colto sul fatto, mentre limonava con quella?-

-Limonava? Ma come parli? Nemmeno mia nonna usa limonare!- Disse Nene scoppiando a ridere ed appoggiandosi alla scrivania dietro di lei.

-Zitta! Stavo dicendo che quel povero ragazzo- Riprese a parlare Giorgia alzandosi dal letto per affacciarsi alla finestra da cui si poteva vedere un distrutto Giovanni che se ne stava seduto sul marciapiede mentre Piero, il barbone di quella zona, gli parlava tranquillamente accarezzando il suo bastardino spelacchiato -è innamorato pazzo di te. Non ti avrebbe mai tradita ma poi…Giovanni sa cosa vuol dire tradire? Non guarda nemmeno più “C’è posta per te” perché prima provava una certa attrazione per Maria De Filippi!-

Nene scoppiò a ridere passandosi stancamente le mani sul volto.

Si sedette sulla sedia girevole vicino alla scrivania e poco dopo i sussulti per la risata si trasformarono in veri e propri singhiozzi che si placarono qualche minuto dopo tra le braccia della migliore amica.

-Io…i-io lo amo ma…ho avuto…t-tanta paura Giò. Paura che…l’u-unica cosa buona nella mia…vita sparisse- Confessò la ragazza abbracciando stretta Giorgia.

-Tranquilla. Giovanni non te lo toglie porprio nessuna…bè tranne la De Filippi-

 

 

Qualche ora dopo Giorgia riuscì ad uscire da casa di Nene soddisfatta di essere riuscita anche quella volta a far sfogare l’amica ed a consolarla.

Quando uscì dal portone incontrò gli occhi stanchi ma pieni di curiosità di Giovanni che con i capelli castani scompigliati e la maglia grigia tutta stropicciata la guardava speranzoso.

-Giovanni Muciaccia la tua bella ti ha perdonato!- La voce di Giorgia fu come un coro di angeli per il ragazzo che si alzò in fretta e furia dal lurido marciapiede e si fiondò nel portone non prima di aver baciato la guancia alla mora.

-L’amore ha trionfato signorina?- Le chiese sorridendo con i suoi incisivi storti Piero che accarezzava dolcemente il pelo del suo cagnone.

-Eh si. L’amore ha trionfato ancora una volta-

-Quel ragazzino è davvero bravo. Anche il mio Giove se n’è innamorato, non è vero tesorino?- Disse l’uomo strizzando le orecchie al povero cane che dormiva beato.

Giorgia lo salutò e se ne tornò in macchina.

Il cellulare che aveva lasciato sul cruscotto si illuminò mentre parcheggiava sotto casa sua.

-”Sei la migliore amica del mondo. Ti devo regalare migliaia di pacchetti di preservativi. Tanto sai con chi usarli! ;) Ti adorissimo! Nene”

Una migliore amica pervertita ci poteva stare!

 

 

 

 

Ciaociaociaociao!!

Come state??? Tutto bene??

Io in questi giorni ho tentato più volte il suicidio da quanti compiti ed interrogazioni ci hanno messo in questa settimana!

Per questo non sono nemmeno riuscita a rispondervi alle recensioni ed ho corretto molto alla svelta il capitolo per poterlo postare al più presto, quindi spero che mi scusiate se trovate degli errori.

Non ho nemmeno il tempo di parlare del capitolo perché devo scappare a studiare.

Volevo però scusarmi per questi aggiornamenti che non sono un granchè.

Sono capitoli corti e non particolarmente…ehm brillanti. Non so se mi spiego, ma purtroppo in questo periodo le idee scarseggiano e la voglia si scrivere non è molto frequente.

Ma nonostante questo continuerò questa storia, sempre che voi lo vogliate certo, e cercherò di potarla a termine.

Un bacione a chi leggerà e commenterà!

Vostra Giulia :D

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Capitolo 10
*** Maledetto ciao ***


 

 

Quel lunedì mattina Alessandro Castelli si era alzato dal letto pimpante come non succedeva da tempo, ovvero dalla vittoria dell’ultima coppa campioni.

Si era fatto una doccia veloce, profumandosi come una prima donna, e si era vestito di fretta prendendo i primi jeans ed una felpa che aveva trovato sulla sedia in camera.

Sua madre che stava bevendo il caffè in cucina ,si ritrovò quasi a singhiozzare quando vide il figlio uscire di casa alle 7.35, salutandola con un bacio affettuoso sulla guancia. C’era qualcosa di nuovo nell’aria e lei, da brava mamma, non poteva non essersene accorta.

Alessandro aveva preso la macchina e si era diretto in Corso Cairoli dove c’era il suo bar di fiducia “Briciole” che faceva delle brioches alla cioccolata che erano la fine del mondo.

Ne prese due e risalì in macchina per andare a prendere la sua compagna che sicuramente non si aspettava di vederlo nonostante il messaggio che l’aveva inviato il giorno prima.

Era arrivato poi sotto casa sua e le aveva fatto uno squillo con il cellulare.

La ragazza uscì dal portone qualche minuto dopo mentre cercava di sistemarsi una sciarpa rossa a fiori al collo.

-Hai delle sciarpe orrende, te l’hanno mai detto?? Dove diavolo le compri???- Chiese a Giorgia non appena salì in macchina.

-Ma lo sai che vorrei tanto ficcarti questa bellissima sciarpa giù per la trachea??-

-Acida anche di prima mattina vedo!- Continuò Alessandro.

-Soprattutto la mattina. In particolar modo se ho fretta ed alla guida c’è Franklin la tartaruga!!- Rispose Giorgia indicando il tachimetro che segnava i 30 all’ora.

-Voglio passare tutto il mio tempo con te. Io non riesco a starti lontano neanche un attimo- Le disse serio ma con gli occhi che ridevano.

-Edward Cullen se non l’avessi notato in questi cinque anni, noi siamo compagni di banco-Rispose la mora scoppiando a ridere.

-Già! Non è una meraviglia?!- Sorrise Alessandro fermandosi ad un semaforo rosso.

-Cosa è…quello??- Chiese Giorgia indicando con sguardo sospettoso la busta bianca sul cruscotto da cui proveniva un profumino che le fece venire i crampi allo stomaco.

-Brioches alla cioccolata Lady Butterfly! Si serva pure- Le rispose il ragazzo guardandola di sottecchi.

Giorgia afferro di volata il sacchetto e guidata da una fame bestiale tirò fuori il suo cornetto e lo incominciò a sbranare commentando con alcuni gemiti di pura goduria.

-Mi sembra di vedere Tom Hanks in Cast Away! E dire che non sei nemmeno uno steccolo!- Alla battuta di Alessandro, Giorgia gli rifilò un’occhiataccia con tanto di dito medio.

-Sei te che mi tenti con i dolci! Poi non ti lamentare se divento come Platinette, piena di brufoli e con le ascelle puzzolenti!- Commentò la mora accartocciando il sacchetto di plastica.

-Perché, a chi è grasso puzzano le ascelle?- Chiese Alessandro stranito.

-Non lo so, ma ho questa idea. Forse sono rimasta traumatizzata dal mio parroco che pesava 130 kili e quando mi fece la comunione ricordo puzzava come una lontra malata con la fronte che gli grondava di sudore mentre mi dava l’ostia. Forse è per quello che non sono più voluta andare in chiesa!-

-Questi sono traumi! Io non riesco più ad avvicinarmi ad un pozzo ad esempio!- Confessò il ragazzo.

-Anche te dopo aver visto The Ring???-

-No. Da quando a dodici anni ci cascai dentro per mostrare ai miei amici che non c’era nessuno scorpione!- Giorgia scoppiò a ridere immaginandosi la scena.

-Lo scorpione alla fine c’era davvero??-

-No, lo scorpione no, ma ci trovai un topo di 8 kili e mezzo che mi morse anche una mano tanto che mia mamma, per sicurezza mi fece fare il vaccino contro la rabbia. Un dolore che non ti puoi immaginare! Ho ancora il segno, vuoi vedere?-

 

 

 

Le ore di lezione passarono velocemente compresa la verifica di inglese, materia in cui entrambi i ragazzi scarseggiavano.

Al suono della campanella Giorgia uscì dalla classe stile Flesh e si precipitò subito alla macchinetta del caffè per non trovarci la fila.

Il fato, o la sua enorme sfiga, volesse però che ci fosse Marcello poco pise….cervello, che prendeva un cappuccino.

Si girò verso di lei e le sorrise calorosamente passandole un braccio dietro le spalle.

-Giogio! Amica mia gnocca! Come stai??- Le chiese con gli occhi color topo di fogna che la guardavano sinceri.

-Ehm bene, Marcello, bene. Ti vedo in ottima forma! La tua ragazza ti ha perdonato? Ti sei mangiato un agnellino a colazione? Hai comprato un dizionario Garzanti?-

Il colosso la guardò dubbioso non capacitandosi dalla velocità con cui aveva parlato.

-Ehm…la prima che hai detto-

-Oh ma che gioia! Sono molto contenta per te Marcellino. Quando me la fai conoscere?- Gli chiese Giorgia avvicinandosi alla macchinetta per selezionare il suo caffè lungo.

-Lei non viene in questa scuola, è al primo anno di università. Ha fatto due anni in uno, sai è una secchiona schifosa!- La mora lo guardò con un sopracciglio alzato. Come aveva fatto un genietto a beccarsi il tonto Marcello?

-D’altronte gli opposti si attraggono no?!-

Disse la ragazza mentre Marcello sembrava avesse disegnato un’enorme punto interrogativo sulla faccia. Buono Marcello ma parecchio grullo!

Il suono della campanella terminò la conversazione tra i due, per la salvezza di Giorgia.

-Gnoccolina sei libera stasera? Potremmo fare una serata a quattro così tifaccio conoscere Pamela. Io e la mia bambola con te e il finocchio di Castelli! Ci stai?- Era lì lì per dire di no, ce l’aveva proprio sulla punta della lingua ma Marcello la interruppe.

-Io..non so Marcello. Probabilmente il finocchio ha da fare…-

-Giorgia, io mi sono innamorato. Innamorato cazzo! Nella mia vita ho amato solo il mio criceto John che è morto soffocato. E te e Alessandro siete miei..amici. Vorrei farvi conoscere la persona che mi ha rubato…. il cuore- Ammise timidamente Marcello.

Giorgia aveva le lacrime agli occhi e il bicchiere di plastica che teneva tra le mani era stato stritolato per l’emozione. Era stato come vedere il gigante John Coffey nel Miglio Verde quando riusciva a resuscitare il piccolo topolino di campagna.

La mora annuì con la testa e si ritrovò avviluppata nell’abbraccio stritolatore del suo nuovo “amico”.

 

 

Quando tornò in classe, con l’aggiunta di alcuni lividi dove Golia l’aveva stretta, trovò Alessandro tutto sorridente seduto al loro banco che chiacchierava con Davide Potelli di un film da poco uscito.

Giorgia si sedette sconsolata al suo posto ed aspetto che la professoressa di scienze entrasse in classe.

-Passerotto come mai hai quella faccia??- Le chiese Alessandro sedendosi accanto a lei.

-Questa è la mia solita faccia, cretino. Comunque stasera usciamo a cena fuori- Gli rispose atona tirando fuori dallo zaino libro e quaderno.

-Oh mio Dio! Un appuntamento? Mi vuoi presentare ai tuoi genitori??- Chiese con il falsetto da donna facendo scoppiare a ridere due ragazze sedute dietro di loro.

-No germoglio, se non vuoi che mio padre ti eviri ed appenda i tuoi gioielli nel suo studio proprio accanto all’Urlo di Munch-

-Artistico!!-

-Già. Piuttosto, “Marcello-ho-mangiato-pure-il-bidello” ci ha invitati stasera a cena perché ci vuole far conoscere la sua fidanzata- Disse Giorgia controllando che la professoressa non li stesse ascoltando.

-Fidanzata? È ritardata?-

-Non credo-

-Miope?-

-Come fai a non vedere Marcello?!-

-Oh…allora è una prostituta!-

-Nah. Ce lo vedi Marcello come Richard Gere in Pretty woman?-

Alessandro scosse il capo sorridendo.

-Allora sarà stata colpita dal suo lessico così…ampio e colorito!-

-Oh certo! Io direi più che l’Homo erectus l’ha colpita con la sua clava e l’ha fatta rimbambire- Gli rispose la mora immaginando Marcello con solo una coperta di renna addosso. Rabbrividì.

-Ipotesi plausibile. Allora ci rivediamo anche stasera Fiocco Di Neve!- Le sorrise Alessandro lasciandole una bacio sulla guancia.

-Heidi il tuo amore sta diventando imbarazzante, lo sai??-

-Un’amore così grandeeeee!- Fece un acuto Alessandro.

-Signor Bocelli, vuole venirci a fare un assolo qui alla cattedra?- Lo interruppe la professoressa che da sotto i suoi occhiali lo guardava infastidita.

 

 

I tre moschettieri si erano trovati al ristornate giapponese vicino casa di Alessandro ed erano entrati per cercare un tavolo mentre aspettavano la ragazza di Marcello che era in ritardo.

-Ebi no suimono. Secondo voi cos’è??- Chiese Alessandro quando si misero a sedere sfogliando i menù.

-Maremma maiala guarda quanto cazzo costa una schifo di minestra d’uova!- Ribattè Marcello a voce alta facendo voltare alcune persone del tavolo vicino.

-Marcellino modera i termini!- Lo brontolò Giorgia nascondendosi dietro al tovagliolo.

- Ma Marcello ha ragione!- Lo difese Alessandro guardando sbalordito i prezzi.

-Se non volete che vi infili questi due bastoncini su per le narici fino a farveli uscire dalle orecchie, chetatevi!!!-

I due baldi giovani ammutolirono guardando la mora spaventati.

-Ma è sempre così??- Chiese Marcello all’amico cercando di non farsi sentire da Giorgia.

-Peggio. Ma a letto è una vera tigr..- Una bacchetta sfiorò la guancia del ragazzo e spaventato si zittì. Violenta la ragazza.

Qualche minuto dopo anche Pamela, la ragazza di Marcello, li raggiunse. La si poteva descrivere in una sola parola: strafiga.

Alta, due gambe da fenicottero della Zambia, lunghi e profumati capelli rossi con dei riflessi ramati e due zaffiri al posto degli occhi.

Giorgia stava seriamente pensando di diventare lesbica quando si ritrovò a fissare le grazie messe in mostra della ragazza.

Fu sul punto di saltarle addosso quando Pamela incominciò a parlare del suo progetto di partire per la Cina per salvare i panda in estinzione.

Alessandro non era da meno. La fissava come un assetato congratulandosi mentalmente con Marcello.

-…..è un posto davvero meraviglioso. L’ Australia è incredibile. Mi sono ambientata subito anche perchè vivevo con dei ragazzi amabili. Dei veri tesori- Finì di parlare Pamela sorridendo allegra.

-Ha detto amabili! Solo Bruno Vespa dice amabili!- Disse Giorgia a Alessandro con gli occhi a cuoricino.

-La mia cucciola è troppo forte!!- Disse Marcello baciando appassionatamente la sua ragazza.

Intanto una cameriera si era avvicinata e stava chiedendo le ordinazioni.

-O mochi no sakana ga kūrudesu konbanwa, sore wa arimasen ka*?- Chiese Pamela parlando come se niente fosse.

-Mochiron! Watashi-tachi wa shinsen'na sakana o motte maso*!- Le rispose la cameriera giapponese annuendo convinta.

-Tsugini, kanzen'na sakana no sūpu no okage de*!- Finì di parlare Pamela rivolgendosi poi ai suoi amici che la guardavamo a bocca aperta.

-Sbaglio o hai parlato in giapponese?- Le chiese il moro.

-Oh si. Bè ho studiato qualche anno in Giappone. Mio padre in quel periodo lavorava molto all’estero e quindi io viaggiavo con lui. Ve l'ho detto che sono stata su una mongolfiera per 30 giorni??-

 

 

La serata passò velocemente e verso le 11 le due coppiette si separarono.

Alessandro e Giorgia camminarono un po’ per le strade della città continuando a parlare di Pamela.

-Se Marcello la lascia me la prendo io! Hai visto poi che tette??- Le disse il ragazzo salendo sul marciapiede.

-No!! Mi ci metto io con lei! Hai sentito che vuole andare in Cina??-

-Ma le hai viste le sue gambe?? Che esemplare di donna!- Esclamò il moro perso nelle sue riflessioni.

-Stai sbavando- Gli disse Giorgia con voce fredda e tagliente.

Alessandro la guardò di sottecchi e le passò un braccio intorno alla vita coperta dal cappotto.

-Sei gelosa- Le disse vicino all’orecchio sentendola rabbrividire.

-Ma cosa! Ti volevo solo avvertire quando ti arriverà una bastonata tra capo e collo!- Gli rispose risentita Giorgia che si sentì trascinare sotto ad un portone poco illuminato.

L’idea di diventare lesbica per Pamela fu rimossa immediatamente quando le labbra di Alessandro si posarono sulle sue incrociando le loro mani e dicendo ciao a tutto quello che la circondava.

 

   Ciao, maledetto ciao, ora sono qui prova a resistere.

 

Ma Giorgia non aveva nemmeno tentato di resistergli. Si era lasciata “spiaccicare” al portone e baciare crollando del tutto quando Alessandro le aveva passato una mano tra i capelli scuri per poter approfondire il bacio facendole nascere un timido sorriso sulle labbra arrossate.

 

    ….la notte cade per noi e non può finire….

 

 

Piove piove e piove. Non succede altro in questi giorni!

Capitolo corto e forse anche poco interessante ma questo è il capitolo e ve lo tenete!!!!! Naturalmente scherzo pasticcini, se vi fa schifo ditemelo che cercherò di rimediare. Anche perché vedo che le recensioni sono diminuite anche se le letture ci sono. Cos’è successo??? Avete dei crampi alle mani????? Ma tranquilli, anche solo sapere che leggete la mia pazzia mi fa piacere.La canzone che ho usato alla fine è "Maledetto ciao" della mitica Gianna Nannini!!!

Bacionissimi Giulia!

 

*Buonasera! Il pesce della zuppa è fresco?

*Certo! Il nostro pesce è sempre fresco!

*Perfetto! Allora prendo la zuppa di pesce!

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Capitolo 11
*** Parole e proteste ***


 

 

Il giorno seguente alla cena con Marcello e la sua fidanzata al ristorante giapponese, Giorgia si era incontrata con Nene nel pomeriggio per fare un giro al centro commerciale vicino casa della bionda.

Avevano mangiato un trancio di pizza mentre l’amica le raccontava del suo riconciliamento con il fidanzato, descrivendo anche i dettagli più sconci che avrebbe preferito non sapere mai e poi avevano incominciato a dare un’occhiata ai negozietti fuori dal grande supermercato.

-Ah poi com’è andata la cena con quel tuo amico…Marcello?- Le chiese Nene guardando una camicetta bianca dentro una boutique francese dal nome impronunciabile.

-Oh benissimo. Ah a proposito sono diventata lesbica!- Le rispose Giorgia facendo delle buffe smorfie davanti ad enorme specchio a forma di cuore vicino ai camerini.

-Questo si che è gossip di alto borgo! Aspetta che chiamo Signorini!!-

-Alfonso non si interessa del mio orientamento sessuale-

-Non si sa mai. È chi è la fortunata??-

-Pamela, la fidanzata di Marcello. Nene, è l’altra metà della mia mela, è perfetta… e meno pelosa di un uomo- Disse Giorgia ricordando la bambolona con cui aveva chiacchierato tutta la serata.

-Le hai visto anche in mezzo alle gambe?- Chiese tranquilla Nene facendo girare scandalizzata la commessa che era alla cassa.

-No idiota!-

-Allora non puoi esserne sicura. Tutta spelata all’esterno e stai a vedere che nei posti nascosti ci trovi anche Chita che vola su una lian…-

Giorgia prese per un braccio la ragazza che ridacchiava sotto i baffi e la trascinò fuori dal negozio dove alcune signore si guardavano esterrefatte tra di loro.

-Sei una maiala, lo sai?- Le disse la mora lanciandole un’occhiata furiosa.

-Già. Giovanni mi ama proprio per questo- Le rispose la bionda spiaccicandosi sul vetro di una vetrina per ammirare una borsa di pelle rossa.

-Ma a proposito di maiali…Alessandro Castelli che fine ha fatto? Io sono rimasta che avevate fatto una specie di patto- enorme cazzata tra l’altro- ma poi cosa è successo?-

Giorgia girò imbarazzata lo sguardo attorcigliandosi una ciocca castana intorno al dito.

-Mmm niente. Mi ha solo sbattuta su un banco l’altro giorno ed a un portone ieri sera. Crede di aver a che fare con una bambola!-

Giorgia spostò lo sguardo ed incontrò gli occhi luccicanti della migliore amica ardere di curiosità.

-Ti ha solo ficcato la lingua in bocca oppure ha fatto il maiale?-

-Baciato Nene, si dice baciato. Ma certo, cosa vuoi che si faccia! Non siamo mica due conigli da riproduzione come te e Giovanni!-

-Riproduzione un corno! E poi siamo solo due normali adolescenti che amano rotolarsi tra le coperte del letto, del divano, sul tappeto, sulla lavatrice, sul tavolo in cucina, sul pianerottolo di casa mia, sul muro, sulla vasca…..ah si sulla lavatrice! L'ho già detto?-

Giorgia guardava l’amica con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa.

-La prossima volta che vengo a casa tua mi porto guanti e il celofan! Così ricopro ogni superficie-

Nene scoppiò a ridere ed entrò in un negozio di articoli sportivi.

-Raccontami di ieri sera Giò! Ti prego!-

Giorgia si mosse inquieta per il negozio e si mise a fissare il suo riflesso nello specchio di un camerino. Una ragazza con le guance arrossate, gli occhi luminosi ed un sorriso ebete stampato sul volto; ecco cosa vedeva e non era per niente normale.

 

 

Sotto a quel portone, con la sola luce dei campanelli accanto a loro a illuminare i loro volti, Alessandro e Giorgia si erano continuati a baciare, incuranti dell’ora e di essere visti da qualche passante.

Baci appena accennati, alcuni più profondi, morsi, risate dai respiri spezzati anche in quel momento così intimo, così loro.

L’attimo prima del bacio. Quando le labbra si sfioravano solamente e Giorgia si poteva perdere negli occhi scuri di Alessandro che la guardavano con desiderio.

-Adoro il tuo naso- Disse Alessandro baciandone la punta.

-Lo sai che alle elementari mi ruppi il naso e per un mese mi chiamarono Dante?- Gli rispose Giorgia poggiando la schiena sul ruvido legno del portone.

-Adoro le tue guance- Continuò sfiorandone una con le labbra appena dischiuse.

-S-sono troppo piene- Alessandro scoppiò a ridere e le lasciò un bacio dietro l’orecchio.

-Mi piacciono anche le tue orecchie-

-Ho sempre trovato delle somiglianze con Dumbo!- Gli rispose Giorgia toccandosi il lobo dell’orecchio.

-Quasimodo un giretto a Lourdes hai mai pensato di farlo?- Scoppiarono entrambi in una risata frizzante che si spense quando le loro labbra si incontrarono, un’altra volta.

-Ma adoro soprattutto le tue gambe- Disse il moro sfiorandole la coscia da sopra le calze marroni.

-Ho un punto di cellulite!- Confessò Giorgia arrossendo.

-Io amo la cellulite-

La ragazza sbuffò allontanandosi dal corpo di Alessandro che cercava invece di avvicinarla a sé.

-Le ragazze con la cellulite sono più…umane. E inoltre mi assicura che non sei un travestito!!-

Le si avvicinò ancora e tornò a torturarle il collo scoperto.

-E poi l’unica volta che ho visto le tue gambe nude…-

-Quando?!-

-Quando andammo in terza in piscina tutti insieme…-

-Uh…il giorno in cui per poco non morì affogata per colpa tua!-

-….non ho visto nessuna cellulite ma una stuzzicante voglia di caffèlatte vicino al ginocchio-

Giorgia rimase immobile tra le sue braccia, baciandolo, subito dopo - per la prima volta- di sua spontanea volontà.

 

 

-Va bè. Visto che sei ancora in Alessandrolandia io vado alla macelleria accanto alla Benetton per prendere una cosa a mamma. Quando ti svegli mi trovi lì!-

Nene fece un saluto con la mano e con un sorrisino soddisfatto, si allontanò dall’amica che ridacchiava- da sola- davanti alla vetrina.

La bionda prese la lista che le aveva dato la madre da dentro alla borsa e si avvicinò al banco della carne da cui proveniva un odorino meraviglioso.

Mentre era in fila aspettando il suo turno, Nene si mise a fissare una ragazzina di quattordici quindici anni che passeggiava avanti e indietro poco lontano dal bancone e sventolava in mano un cartellone bianco con su scritto “I macellai sono degli assassini! Fermiamo il massacro!” con un pennarello nero.

Non c’era molta fila per cui in pochi minuti la bionda fu subito servita.

-Buongiorno signorì! Cosa desidera?- Il macellaio, un possente omone con un forte accento romano, le sorrise amichevole mentre posava un prosciutto sopra l’affettatrice.

-Allora…un etto di prosciutto cotto, mezzo pollo e…una coscia di agnello-

-Sei un…mostro!!!- La voce che le aveva quasi urlato nell’orecchio, fece girare di scatto Nene che si ritrovò davanti la bimbetta che protestava, dai lunghi capelli castani e gli occhi marroni pieni di lacrime, che la guardava furiosa.

-Hey nanerottola, mi hai leso un timpano!- La ragazzina non si fece intimidire dal tono duro che aveva usato Nene e incominciò a sbraitare con una matta.

-Come puoi volere la coscia di un povero agnellino eh?! Ma non lo sai che anche lui aveva diritto a vivere?? Aveva una mamma!!!- Piagnucolò la moretta tentando di asciugarsi con la manica della felpa gli occhi straripanti.

-Probabilmente la mamma l’ho mangiata la settimana scorsa!!- Tatto 0.

Calde lacrime incominciarono a solcare le guance arrossate della ragazzina davanti a lei mentre il cartellone le cadeva di mano.

La bionda, impietosita da quella scena, le porse un pacchetto di fazzoletti che però fu scagliato in testa a un’anziana signora che guardava la scena incuriosita.

-N-non v-voglio niente d-da un’assassina c-come te!-

-Hey! Io non sono un’assassina, ameba che non sei altro!-

-Si invece! Quante animali ti sei mangiata in tutta la tua vita eh?! O Signore non mi ci far pensare! È un abominio!!!-

-Senti cocca, è il ciclo della vita! L’erba viene mangiata dal bruco, il bruco dall’uccellino, l’uccellino dal gatto, il gatto dalla mucca e noi la mucca!!! È così che va il mondo!- Le rispose Nene sentendosi osservata dalle persone che si erano radunate intorno a loro.

-Ma le mucche non mangiano i gatti strega!!- Protestò la ragazzina pestando i piedi per terra infuriata.

-Strega a chi??? Vegetariana da due soldi! Guarda se la coscia d‘agnello te la ficco giù per l‘esofag..-

-Chiara??- La loro accesa discussione fu interrotta da Giorgia che, incuriosita dalla folla che si era radunata al banco della macelleria, era andata a ricercare l’amica quando l’aveva trovata a litigare con una morettina che aveva un viso familiare.

-Giorgia?? Oh Giorgia!- La ragazzina si buttò letteralmente tra le braccia della ragazza che la guardava stralunata, asciugandosi le guance bagnate con il dorso della mano.

I fratelli Castelli in meno di 12 ore erano stati entrambi tra le sue braccia.

 

 

In macchina di Giorgia, regnava il silenzio più assoluto.

Seduta sul sedile anteriore, Chiara Castelli teneva le braccia incrociate al petto e il volto rivolto verso il finestrino alla sua destra; la bocca sigillata.

Semi sdraiata sui sedili anteriori, Nene invece fumava come una turca ammirando il tettuccio grigio dell’auto.

-Allora, non volete fare la pace?- Interruppe timidamente il silenzio Giorgia accennando un sorriso.

-Io non parlo con le assassine!-

-E io non ci tengo a fare pace con le vegetariane scervellate!-

-Scervellata sarai te, che vai a mangiare da Mc Donald’s e non ti senti in colpa!-

-Certo! L’altro giorno mi sono mangiata un hamburger di agnellino al sangue che era una delizia!-

Chiara si girò scandalizzata verso Giorgia che, ferma ad un semaforo, si teneva la testa tra le mani.

-Ma..ma hai sentito cosa ha detto???Non le dici niente??- Esclamò sorpresa.

-No che non mi dice niente, è la MIA migliore amica!-

-è anche mia cognata!-

-Basta! Si, ho sentito Chiara ma in dieci anni di amicizia non sono riuscita a farle mangiare un insalata, non credo che le cose cambieranno mai- Parlò aprendo il finestrino per far andare via la puzza di fumo della sigaretta della bionda.

-Per forza, preferisco l’insalata di pollo!-

La ragazza si ritrovò il porta cd, che stava sul cruscotto, direttamente in faccia.

Giorgia esasperata, parcheggiò sotto casa dell’amica che scese dall’auto e quando fu vicino al portone, tirò fuori dalla busta della spesa il petto di pollo sventolandolo davanti al finestrino della macchina e sorrise maligna mentre Chiara la guardava scandalizzata mostrandole il dito medio in risposta.

-è meglio che ti accompagni a casa prima che vi prendiate a polli in faccia!-

 

 

Arrivò sotto casa Castelli pochi minuti dopo.

Chiara, seduta accanto a lei, sembrava avesse riacquistato il suo buon umore e per tutto il tragitto in auto non aveva fatto altro che cantare a squarciagola.

-Giorgia sali vero?- Le chiese la ragazzina sbattendo gli occhioni marroni identici a quelli del fratello, in ogni sfumatura.

-Preferirei un amputazione senza anestesia!-

-Dai Giorgia, mio fratello tanto non c’è. Ti voglio far vedere la maglietta della nuova collezione che mi ha spedito il gruppo del W.W.F.!-

-Non mi dire che è quella con la scimmietta che mangia una banana?!-

-è proprio quella! Mi hanno dato anche il cuscino a forma di banana!-

-Ma dai! A me hanno dato quella con l’ippopotamo che affoga nel fiume!-

-Se vuoi….possiamo fare uno scambio…- Il tono da boss mafioso di Chiara fece tentennare per un attimo Giorgia ma quando si ricordò di quella stupenda scimmietta che aveva visto sul catalogo, non poté che slacciarsi in fretta e furia la cintura e uscire dall’auto.

Quella era la prima volta che la mora entrava dentro casa di Alessandro.

L’atrio del palazzo era molto carino, le pareti colorate di un arancione acceso e molte piante a decorare l’ambiente.

Salirono fino al secondo piano con le scale e arrivarono davanti ad un portone bianco.

-Mamma sarà sicuramente felice di rivederti! Soprattutto ora che Ale non fa altro che parlare di te!-

Chiara infilò le chiavi ,con un buffo ciondolo a forma di koala attaccato, dentro la serratura e la porta si aprì.

Entrarono nel piccolo ingresso e si spostarono nel salotto dai colori molto chiari con un’aria davvero confortevole.

-Vado a prenderti la maglia, ti faccio vedere anche il dvd sulle tigri bianche in estinzione, io ho pianto per due ore!-

-Lo voglio!!-

La ragazzina si allontanò con un sorriso dal salotto lasciando Giorgia, libera di poter osservare le foto appese alla parte davanti a lei.

Si alzò dal divano rosso e scoppiò a ridere quando vide la foto di un piccolo Alessandro, con il sederino ai quattro venti, mentre sorrideva all’obbiettivo.

-Mammina! Non riesco a trovare le mie mutande dei Simpson, dove l’hai mess…-

Giorgia si girò di scattò verso la porta a vetri e rimase a fissare- con poco ritegno- il corpo del suo compagno di classe avvolto in un accappatoio dei….pokemon.

Gli uomini: degli eterni bambini.....

 

 

 

Ok, lo so sono ripetitiva ma a me questi ultimi capitoli non piacciono molto.

Però mi fa piacere che ad alcune di voi le mie scemenze facciano ridere!

Sul capitolo non c’è molto da dire, anche se si, lo so, sono una str**** a farlo finire così! :D

Vi anticipo una cosa per i prossimi capitolo, o meglio, un nome : Francesco.

Ora sta a voi capire chi è!

Bacioni per tutte e mille grazie per chi legge e recensisce! Vi mangerei tutti di baci! *-*

Vostra Giulia.

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Capitolo 12
*** Castelli's family. ***


 

 

Giorgia se ne stava impalata al centro del salotto di casa Castelli. La foto di un Alessandro con il culetto all’aria in mano e gli occhi impegnati a fissare il compagno di banco ancora umido per la doccia, con i capelli neri bagnati che gocciolavano sul parquet.

Da saltargli addosso all’istante, se non fosse stato per la sorella che era nella camera affianco, e per quel ridicolo accappatoio che indossava con disinvoltura.

-Non sei la mia mamma- Disse con voce incerta Alessandro, osservando curioso la ragazza che aveva di fronte.

-No…e tu indossi un accappatoio dei pokemon. Pensa, siamo entrambi sconvolti!- Lo prese in giro la mora scoppiando a ridere.

-Ammettilo. Vorresti vedere cosa c’è sotto, quest'accappatoio dei pokemon.- Replicò il ragazzo appoggiandosi allo stipite della porta con un sorriso malizioso sul volto.

Giorgia aveva ascoltato si e no due parole di quello che aveva detto, dopodichè il suo sguardo lo aveva perlustrato ben bene, soffermandosi un po’ troppo dove c’era la testa di Pikachu; a sud dell’ombellico, in poche parole.

-Peccato che abbia già finito la doccia, potevamo farla insieme, ti vedo piuttosto accaldata…- Le disse con un sorrisino storto avvicinandosi al corpo della, ormai, bella addormentata nel mondo meraviglioso della perversione.

-Ma stai zitto, porco. Ho solo riaccompagnato a casa tua sorella che stava per essere presa a pugni da una mia amica e arrestata dalla polizia!-

-Oh….stava ancora protestando alla macelleria del centro commerciale?-

-Già! Quella ragazzina andrebbe sedata.- Gli rispose Giorgia indietreggiando nella stanza.

Nella sua testa la canzone per lo streap tese di Nove settimane e mezzo continuava imperterrita a suonare; la cosa era abbastanza grave.

-Mamma si è scordata di darle il Valium stamani. Secondo me sono gli ormoni- Le rispose Alessandro grattandosi fintamente distratto la pancia nuda. Nuda, nuda, nuda…

-Ehm…s-si…è l’e-età…- La bava di Giorgia aveva ormai formato il lago Michigan sul pavimento e i suoi ormoni - come le succedeva spesso nell’ultimo mese- avevano incominciato a ballare la macarena chiedendo a gran voce il moro tutto nudo.

Alessandro arrivò davanti alla ragazza che lo fissava inebetita e le sorrise sfiorandole una guancia arrossata.

-Hey cocco-tutto-nudo, fai qualche passetto indietro, mi togli l’aria!- Si lamentò Giorgia spingendolo lontano da sé, facendo il gravissimo errore di poggiargli una mano all’altezza del cuore.

Allarme rosso, allarme rosso!!! Qui tutto va a fuoco, fuoco e fiamme signori. Aiuto, Roger Roger, Mayday Mayday! Roger dove cazzo sei???!!

I due ragazzi rimasero a fissarsi, scordandosi di sbattere anche le ciglia, e Chiara lì ritrovò così qualche minuto dopo.

-Ma dai! Vi lascio soli due minuti e che fate?! Vi incominciate a palpare come due polipi! Sono giovane e pura, vorrei evitare questa scene!-

La voce della ragazzina fu come una doccia fredda per i due assatanati, che si allontanarono prendendo una certa distanza.

-Zitta, piccinaccola! Io e Giorgia stavamo discutendo di cose serie!-

-Se se, me lo dissero anche mamma e papà un giorno quando li trovai in atteggiamenti disdicevoli sul divano- Chiara alzò gli occhi al cielo e si avvicinò a Giorgia per mostrale la maglietta con la scimmietta di cui le aveva parlato poco prima.

-Ragazzi cosa volete per cen…-

La signora Donatella Castelli, incurante di quello che era successo qualche minuto prima, entrò tutta trafelata in salotto e rimase a fissare curiosa la scena che le si parò davanti agli occhi.

-C’è un party e nessuno mi ha invitata?- Chiese la donna incrociando le braccia al petto, sorridendo.

Giorgia era ormai bordeux, così come Alessandro che si grattava nervosamente la testa.

-Ma no mamma! Oggi ho incontrato Giorgia al centro commerciale e l’ho invitata qui da noi! Te la ricordi, no?-

Donatella scrutò la ragazzina che dietro al figlio tutto ignudo, aveva le guance arrossate e lo sguardo basso. I capelli erano di un marrone scuro e sciolti sulle spalle; indossava un semplice paio di Jeans e una camicetta bianca con sopra una giacchetta nera. Molto carina, fu il responso di mamma Castelli.

-Ma certo! Giorgia tesoro, quanto tempo è che non ci vediamo?- La donna si avvicinò alla mora e l’abbracciò di slancio nemmeno fossero amiche di lunga data.

-Oh..Bè…si è un bel po’- Le rispose titubante, cercando con lo sguardo Alessandro che ridacchiava sotto i baffi.

-Ti fermi a cena da noi, vero? Sono già le sette e mezza e tra poco arriva anche il mi marito!-

-Io…non vorrei disturbare ecco. Poi mia madre avrà già prepar..-

-Ma che disturbare e disturbare! Sei la benvenuta in questa casa, Nini! Ho fatto una carbonara che è la fine del mondo-

-Mamma!- La interruppe Chiara, guardando la madre con rimprovero.

-A te t’ho fatto un’insalatina al tofu. Stai tranquilla, mai che tu mangiassi come una persona normale eh!-

La zittì la donna tornando a guardare con un sorriso Giorgia.

-Alla carbonara non posso dire di no!- Le rispose facendole illuminare gli occhi.

-Cicciona…- Biascicò a bassa voce Alessandro che si prese tre pappine in testa e sguardi carichi di rimprovero dalle tre donne.

 

 

La cena fu un momento alquanto comico.

Seduto capotavola c’era il signor Giuseppe Castelli che sorvegliava l’ospite da sotto le sue folte sopracciglia nere che coprivano anche parte degli occhi scuri.

Alla sua destra, la moglie, Donatella Castelli, stava mescolando l’insalata in una scodella verde acqua, nascondendo un sorrisino soddisfatto dietro ai suoi lunghi e crespi ricci castani.

Davanti alla donna, la più piccola dei Castelli si era legata i capelli in una coda alta e alternava lo sguardo fra suo fratello, seduto accanto a lei, e la sua nuova“cognatina”.

Tutto nel più assoluto silenzio.

-Ehm…allora…Giulia-

-Giorgia, papà- Lo corresse il figlio.

-Si si, Giorgia volevo dire! Sei sempre la compagna di banco di Alessandro?- Le chiese l’uomo incrociando le mani sotto al mento.

-Si, sono l’unica che lo sopporta- Rispose imbarazzata la mora bevendo un sorso d’acqua dal bicchiere.

-Giusè! Non parlà a vanvera e lascia mangiare questa piccola creatura! Tesoro, ti piace la carbonara?- Parlò Donatella zittendo il marito che stava per replicare.

-B-buonissima!- Rispose Giorgia infilzando uno spaghetto con la forchetta, portandoselo alla bocca.

-Menomale! I mi figlioli non mi danno mai una soddisfazione! Una è grulla che mangia solo verdura, a quell’altro un gli garba nulla! E io cosa devo fa!? L’unico che mi dava soddisfazione era il povero Adolfo, il nostro cane pace all’anima sua! Ora sarà già stato divorato dai vermi, dai bachi, dalle formiche, dagli scar..-

-Ehm tesoro… stò mangiando- La interruppe il marito.

Chiara parlò per tutta la cena di bestie di vario genere, del suo rapporto con una sua nuova e carnivora compagna di classe e della sua festa di compleanno che si sarebbe tenuta il sabato prossimo in una piccola villetta fuori città, a cui Giorgia era stata invitata.

 

 

Dopo la cena e il buonissimo dolce al mascarpone della signora Castelli, Giorgia e Alessandro si erano ritirati nella camera di quest’ultimo per “ripassare” matematica per il giorno dopo. Nessuno c’aveva creduto, naturalmente.

Il moro si era sdraiato sul suo letto, dalle coperte sfatte, ed era rimasto ad osservare la ragazza che si muoveva impacciata nella sua stanza.

Passò una mano sulla libreria vicino alla scrivania, sorridendo di sbieco.

-Dov’è la collezione di filmini porno e riviste di Playboy?- Gli chiese Giorgia prendendo in mano un libro dalla copertina consumata.

-Sotto al letto, naturalmente- Scherzò il ragazzo poggiando la testa al muro dietro il letto.

-Sarei quasi curiosa di controllare ma voglio evitare di trovare qualcosa…di spiacevole. Piuttosto, perché diavolo tieni ancora la foto di classe della prima superiore?- Lo riproverò osservando la foto in questione incorniciata sopra la scrivania dove una ventina di ragazzini sorridevano entusiasti; tutti tranne lei e quel idiota sdraiato sul letto che, qualche minuto prima che la foto fosse stata scattata, si erano picchiati nel giardino dalla scuola come si poteva notare dai capelli arruffati, i vestiti fangosi e gli sguardi assassini che si lanciavano.

-Ricordo ancora il calcio che mi hai dato nei gioielli di famiglia- Le disse Alessandro facendo una smorfia con la bocca socchiusa.

-Te mi avevi fatto lo scalpo prendendomi per i capelli!-

-Ma non è vero! Avevo un braccialetto che mi era rimasto impigliato nelle tue trecce!- Si difese alzandosi dal letto.

-Bugiardo! Te ce l’avevi con me perché ero andata a dire a Jessica Curti della 1 A che quando baciavi sbavavi- Lo fulminò Giorgia.

-Vero anche questo piccola birbantella. Anche da giovane avevi la lingua di una vipera lo sai?- Disse Alessandro trascinandola per un braccio sul letto per poi unire le loro labbra.

-Ale…..-lo richiamò Giorgia staccandosi dal suo abbraccio- ….c’è Ibrahimovic che ci sta fissando!-

-Tu lascialo guardare- Le rispose baciandole una guancia per poi catturare nuovamente le sue labbra in un bacio.

-Mamma!!! Vieni a vedere, Alessandro e Giorgia sono sul letto!!!- Li arrivò nitida la voce di Chiara sulla soglia della porta.

-Sono vestiti almeno??-

-Si grazie a Dio!-

-E allora chiudi la porta e torna a guardare Boing, sei ancora troppo piccola per quelle cose!!-

La porta. Si maledì Alessandro.

Quella maledetta porta quando avrebbe imparato a chiuderla???

 

 

La mattina dopo Giorgia si alzò di ottimo umore.

Si era risvegliata con la sua piccola Gigia nel letto che dormiva ancora beatamente ed era scesa a fare colazione dove aveva trovato suo fratello Andrea, a sedere al tavolo che beveva una tazza di caffè prima di andare all’università.

Dopo un rapido saluto era uscita di casa con lo zaino in spalla ed era salita in auto; sulla sua mitica panda bianca.

Con il cd degli Oasis aveva guidato fino a scuola e aveva parcheggiato nel piccolo parcheggio proprio dietro il liceo dove ormai da un anno era abituata a mettere l’auto.

Impegnata in un acuto di Noel Gallagher, quando aveva aperto la portiera non si era accorta che qualcuno stava passando in bicicletta. Il risultato: un disastro.

Giorgia era rimasta in piedi accanto alla portiera, con gli occhi e la bocca spalancati per una buona manciata di minuti, a fissare il povero malcapitato che era finito per terra con la bici poco lontano da lui.

-Oh…io…i-io….Oh Dio!!!! Merda!!-La mora dopo essersi ripresa era corsa in suo aiuto e aveva aiutato il ragazzo a rimettersi in piedi.

-Tranquilla. Non c’è bisogno di scomodare Dio!- Le aveva risposto il biondo che aveva travolto, quando si era alzato leggermente traballante.

-Io…no guarda ti prego…scusami..s-sono un’idota! Un’imbranata cronica!..Io…sono inscusabile lo so ma proprio non so com…-

-Giorgia! Hey tranquilla! Non c’è bisogno che tu ti faccia venire un infarto. Sto bene, non vedi?!-

E Giorgia vedeva. Vedeva proprio un bel vedere.

Eh si, perché lo gnocco che aveva travolto non sono era biondo con due splendenti occhi verdi e un sorriso sfavillante, ma anche due belle spalle e sicuramente anche due belle mele. Ma soprattutto Giorgia lo conosceva.

-F-francesco? Oddio non ti avevo nemmeno riconosciuto!- Giorgia si passò una mano sul volto arrossato per l’imbarazzo e sorrise al ragazzo.

Francesco Torri oltre ad essere bello come il sole era anche il rappresentate dell’altra quinta scientifica con cui erano andati in gita lo scorso anno a Vienna.

Si erano conosciuti tra un giro al museo e una passeggiata tra le ville di alcuni re e tra di loro si era da subito istaurata una bella amicizia.

Naturalmente Giorgia sbavava indegnamente ogni volta che lo vedeva o ci parlava, ma questi erano solo dettagli.

-Sbadata come sempre eh?!- Le disse scherzosamente dandole un buffetto sulla guancia.

-Già. D’altronde sono stata io a perdermi nei meandri nel parco di Augarten l’anno scorso-

-E sono stato io a ritrovarti mentre mangiavi una merendina, da sola e al buio che cercavi di farti capire da una guardia!!- Le rispose Francesco mentre tirava su da terra la bicicletta.

-Il mio eroe. Rimpiango di non averti visto arrivare con un cavallo bianco!-

-Ho la fobia dei cavalli-

-Allora meglio così!!- I due ragazzi scoppiarono a ridere.

-Allora…ci vediamo- Gli disse Giorgia facendogli un gesto di saluto con la mano.

-Certo combina guai!- Le rispose Francesco baciandole una guancia per poi dirigersi verso la scuola.

La mora rimase qualche minuto impalata all’auto guardando la sua “vecchia” cotta andare via sopra il suo destriero (una bicicletta).

-Che culo…- Fu la sua unica affermazione seguita da un sospiro sconsolato.

 

 

 

 

Buonasera, buongiorno, ciao a tutti, bonjour, buenastarde, parshsbxh (giuliese)!!!!!

Sono leggermente fusa e credo che si possa benissimo notare!

Ma nonostante il mal di testa e il compito di francese di domani sono qui a posare, con ritardo lo so lo so, il nuovo capitolo.

Non mi voglio dilungare molto per cui vi dico solo che Francesco è un personaggio abbastanza importante *schiva i pomodori che le vengano lanciati insieme a dei cesti di insalata*

Naturalmente ringrazio chi commenta sempre, chi legge e chi pensa che sono una povera matta!

Un bacione one one,

Giulia.

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Capitolo 13
*** Meravigliosa Creatura?! ***


“Attraverso quella che definì una rivoluzione copernicana Kant aprirà una nuova era per la filosofia indirizzata a ricercare la verità abbandonando la metafisica puntando lo sguardo sulle cose terrene così come per conoscere la verità Copernico la ricercò non nel moto apparente dei cieli ma in quello reale della Terra. Ci siamo ragazzi?“

 

Un coro di assonnati “si” pronunciati a bassa voce, si levarono dalla classe mentre la professoressa Barbanti annuiva contenta tra sé con un sorrisino felice a increspare le labbra di un passionale rosso fuoco.

Giorgia aveva annuito alle parole della professoressa ed era tornata a scarabocchiare sul suo quaderno di filosofia senza prestare la minima attenzione alla lezione.

Annoiata, aveva ricoperto un’intera pagina bianca di spirali e fiorellini mentre la sua firma riempiva ben tre quarti del foglio.

Poi la penna, dotata di una sua volontà, aveva disegnato una piccola F.

Quella F però, era stata notata da qualcuno; tale qualcuno che era il suo compagno di banco che la scrutava dall’inizio dell’ora seduto accanto a lei. Quella mattina infatti, era più strana del solito.

Il ragazzo l’aveva lasciata perdere cercando di prestare attenzione alla lezione, ma quando i suoi occhi avevano letto quella maledetta F, era come scattato un allarme in lui.

Si era agitato sulla sedia, sporgendosi leggermente verso Giorgia per riuscire a leggere meglio la sua calligrafia incomprensibile ma la professoressa l’aveva subito richiamato con un gridolino scocciato.

-Castelli! Ma che stai facendo? Vuoi sederti sulla Ceccarini, per caso??-

Giorgia, sentendosi chiamata in causa, aveva alzato lo sguardo dal suo foglio ed aveva visto il moro vicinissimo al suo viso che tentava di spiegarsi inutilmente con la professoressa.

-Ma non stavo facendo nulla! Mi sono perso l’ultima sua frase e volevo vedere se la Ceccarini l’aveva scritta!-

-Castelli…. stavamo parlando del concerto di Gianna Nannini!!!-

-Ecco….a me piace molto Gianna Nannini! Com‘è che fa “Meravigliosa Creatura“?-

Le seguenti parole della professoressa Paola Barbanti furono in ordine “Castelli-fuori-dalla-classe”.

 

 

 

-Tu odi Gianna Nannini-

-Vero, ma Meravigliosa..qualcosa, non fa tanto schifo-

-Ti posso cantare il ritornello?-

-Non ti azzardare-

-Io canto bene!- L’occhiataccia di Alessandro bastò a zittirla.

Giorgia incrociò le braccia al petto appoggiando la schiena contro la superficie fredda del muro nel corridoio, sbuffando.

Alessandro, seduto accanto a lei sul tavolo delle custodi, nascose un sorrisino soddisfatto dietro al bicchierino di plastica della cioccolata.

Dopo che il ragazzo era stato buttato fuori dall’aula, era stato raggiunto subito dopo da Giorgia troppo annoiata dalla lezione che sembrava non terminare mai.

-Ma sorella si è innamorata di te-

-Me ne sono resa conto quando mi è quasi saltata addosso perché avevo rifiutato il pollo arrosto di tua madre-

-Hai conquistato tutti i Castelli- Giorgia non seppe dire perché ma avrebbe preferito di gran lunga che lui aggiungesse un "soprattutto me", alla frase che aveva appena pronunciato.

Alessandro sorrise, fingendo di non essersi accorto del leggero rossore che aveva imporporato le guance della compagna. Il moro le si era subito avvicinato e senza nemmeno essersene reso conto le aveva spostato una ciocca di capelli sfuggita alla coda, dietro l’orecchio.

Alessandro le si era avvicinato e ad un soffio dalle sue labbra si era sentito chiamare. Aveva potuto anche sentire l’odore del burro di cacao alla vaniglia che si era messa qualche ora prima in classe sulle labbra.

Riluttante si era allontanato da lei ed aveva rivolto il suo sguardo al ragazzo che avanzava verso di loro.

-Castelli sempre dietro alle gonnelle! Cosa posso fare per parlare con te?-

-Metterti una gonnella?-

-Assicurami che sabato farai goal e te lo prometto!-

Giorgia alzò lo sguardo verso la figura che stava parlando e non si stupì di vedere Francesco Torri che salutava Alessandro con una pacca sulla spalla e un sorriso caloroso.

Il biondo si era accorto in un secondo momento che la ragazza che il suo compagno di squadra stava per baciare era Giorgia.

Gli occhi azzurri si erano allargati per lo stupore mentre sul volto compariva un’espressione dubbiosa.

La mora, le guance arrossate e un sorriso timido sulle labbra, lo salutò con un cenno della mano rimanendo seduta sul banco.

-Due volte in poche ore. Destino?-

-Io direi più la mia sbadataggine e le classi vicine ma ognuno può pensarla come vuole-

-Questa volta però sono tutto intero!-

-Felice di questo. Oggi pomeriggio esco con la macchina sarebbe meglio che restassi rinchiuso in casa diciamo dalla 5 alle…6 e mezza. Ti va bene?-

-Mi chiudo in casa e butto la chiave. Grazie per l’avvertimento-

Alessandro era rimasto a fissare i due amici chiacchierare tra di loro, con un espressione stupita sul volto e dopo qualche secondo, un’idea si faceva spazio in testa.

 

Francesco Torri. F.

-Due volte in poche ore. Destino?-

 

Il biondo dopo aver salutato la mora con un bacio sulla guancia e Alessandro con un cenno della mano, si era allontanato nel corridoio per raggiungere il bagno, lasciandoli di nuovo da soli.

-Vi siete incontrati anche questa mattina?- Chiese il ragazzo a Giorgia che continuava a guardare l’angolo dove era sparito l’amico.

-Già. Ho aperto la portiera e lo preso in pieno facendolo cascare di bicicletta. Lo sai che la mattina senza caffè non carburo!- Gli rispose sorridendo.

Alessandro annuì tra sé e dopo aver buttato il bicchierino di plastica vuoto nel cestino, si allontanò di lì. Da lei che lo guardava chiedendosi perché il suo sorriso fosse sparito all’improvviso.

 

 

 

Durante la ricreazione era rimasta nella sua aula deserta parlando con Annalisa, sua compagna di classe e amica più sincera in quell’ammasso di gentaglia.

Era una ragazza molto timida e riservata, che non amava mettersi in mostra preferendo rimanere nascosta nella massa.

Era bassina e minuta, gli occhioni di un intenso verde scuro ed i capelli biondi, tagliati a caschetto.

Le guance paffutelle erano costantemente macchiate di un rosso cremisi che la rendeva agli occhi di Giorgia, adorabile.

Era la più brava della classe e non esitava a darti una mano in qualche materia se ne avevi bisogno proprio come era successo con la mora che ogni due per tre la chiamava per studiare insieme o per ripassare per qualche compito.

Le sue guance costantemente rosse, diventavano due falò quando Alessandro Castelli le si avvicinava o le rivolgeva anche solo uno sguardo. I suoi occhi lo fissavano adoranti, cercando di assorbire ogni dettaglio più insignificante che però ai suoi occhi era fondamentale.

Cotta da ormai cinque lunghissimi anni del moro, l’unica che se ne era accorta era stata Giorgia.

-Oggi è bellissimo- Disse la bionda guardando la porta dell’aula.

-Chi?-

-Il Brucaliffo…- Le rispose con aria sognante.

Il Brucaliffo era il nome non cui chiamava Alessandro da quando lo vide fumare per la prima volta nel cortile della scuola.

-A me sembra come gli altri giorni- Le rispose Giorgia dando un’occhiata al compagno di classe che chiacchierava con alcuni compagni.

-Oh ma stai zitta! È meraviglioso e quei pantaloni gli fanno un sedere da paura. Se me lo potessi sbaciucchiare come fai tu non mi staccherai mai un attimo dalle sue labbra perfette- Affermò la ragazza appoggiando i gomiti sulle ginocchia con un piccolo sbuffo che le fece alzare un ciuffo della frangetta bionda.

-Altro che bacetti, ti posso immaginare con la frusta e le manette che lo leghi al tuo letto con la trapunta di Minnie e Topolino!- Scherzò Giorgia vedendo Annalisa arrossire furiosamente.

-Mai! Io sono molto più casta, mi basterebbe un tappeto di tulipani rossi e un camino scoppiettante….-

-Esigente!-

-Giorgia….- La mora si girò verso la compagna e rimase stupita davanti ai suoi occhi scintillanti di una luce strana.

Annalisa di alzò in piedi e con le mani giunte come per una preghiera, le si avvicinò.

-Quando succederà….quello che succederà….ti prego, voglio ogni singolo particolare!!! Ti prego Giò!-

Quando Giorgia intese cosa voleva dire l’amica con quella frase, scattò come una molla dal banco e con una faccia inorridita torno al suo posto.

-Dove diavolo è andata a finire la mia Nali?! Chi sei tu e che ne ha fatto della mia amica casta e pudica? Io non farò mai….nulla di nulla con quell’idiota laggiù- Urlò indicando Alessandro Castelli che appoggiato allo stipite della porta, rideva ignaro di tutto.

E come si dice….le ultime parole famose.

 

 

Corto, cortissimo direi e con poca sostanza, lo so! Ritroviamo però,il caro Francesco che a me personalmente sta simpatico ma che a voi mi sembra di no, soprattutto dal prossimo capitolo….ehm…ehm… e un nuovo personaggio, Annalisa che è nato per caso.

Ringrazio chi commenta sempre e chi legge solamente. Siete davvero meravigliose, dalla prima all’ultima. Mi fate ridere e commuovere con le vostre meravigliose recensioni che anche se non sono a migliaia mi fanno un grandissimo piacere.

Una pioggia di bacioni, Vostra Giulia.

P.S. il computer è quasi andato per cui non so quando potrò aggiornare il prossimo capitolo. Spero comunque presto!

 

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Capitolo 14
*** suicidio d'amore. ***


 

 

La canzone con cui ho scritto il capitolo è “Suicidio d’amore” di Gianna Nannini e vi consiglio di leggere con quella di sottofondo.

 

 

 

 

Giorgia, suonata la campanella dell’ultima ora, era uscita di corsa dall’aula salutando frettolosamente i suoi compagni di classe. Corse per i corridoio ancora deserti e in pochi minuti raggiunse il parcheggio dove sostava la sua Panda.

Prese le chiavi con attaccato un buffo ciondolo a forma di mucca dalla tasca anteriore dello zaino e infilate nella serratura entrò nell’abitacolo.

Aveva già acceso il motore quando qualcuno le bussò al finestrino.

Dopo essersi ripresa dallo spavento, Giorgia voltò lo sguardo ed incontro gli occhi azzurri di Francesco Torri che le sorrideva.

La mora abbassò il finestrino con la manovella cigolante che aveva un assoluto bisogno d’olio e sorrise al ragazzo.

-Vuoi denunciarmi per stamani?-

-Bè…non lo so- Le disse fingendosi pensieroso.

-Bene. Pensa però, mi ci vedresti mai in carcere?-

-Certo! Nella cella insieme a una lesbica tutta tatuata e dai folti baffi che è attratta da te-

Giorgia fece una faccia disgustata immaginando la scena di lei che corre per il carcere mezza nuda inseguita da una montagna baffuta che chiede un suo bacio. Scena comica, già.

-Limita la fantasia ragazzo!!-

-Ok scusami. Comunque per farti perdonare il piccolo incidente di stamani…-

-…..quello che avevi detto di avermi già perdonato…-

-Dettagli, mi farebbe piacere uscire con te domani sera-

Gli occhi marroni di Giorgia si erano allargati dallo stupore e nella bocca avevano già incominciato a fare un nido alcune mosche.

-Io…io….Oh..come…come amici?-

-Si! Come..conoscenti, cioè per conoscerci meglio ecco- Il biondo era arrossito di questo ne era certa.

-Ehm…o-ok- Aveva biascicato con la lingua bloccata.

-Perfetto! Questo è il mio numero ci sentiamo domani pomeriggio, ok?- Il ragazzo le aveva sorriso mentre le passava un fogliettino dal finestrino e si era allontanato verso la sua bicicletta.

Giorgia si appoggiò contro lo schienale del sedile e si mise a fissare quel piccolo pezzo di carta dove c’era scritto il numero di Francesco mentre nella testa un pensiero dopo l’altro si rincorrevano.

 

 

 

Quando arrivò a casa buttò lo zaino sul divano e si chiuse in camera dicendo a sua madre che non aveva fame.

Si stese a pancia in giù sul letto dalle lenzuola pulite, senza nemmeno togliersi le scarpe e la giacca.

Gigia, accucciata nella sua brandina accanto alla scrivania, la guardava con la testa inclinata.

Negli ultimi tempi era cresciuta parecchio e la settimana prossima avrebbe dovuto fare anche il suo primo vaccino, ma per Giorgia era ancora una cucciolina.

Le si avvicinò con le sue zampette corte e si lasciò coccolare dalla mano della sua padrona.

La prese in collo e la mise sopra il suo stomaco giocando con le sue orecchie lunghe.

Dopo qualche minuto la porta della sua camera si aprì e fece capolino la testa di suo fratello.

-Stai male?-

-No-

-Hai le tue…”cose”?-

-No-

-Sei incinta?-

-Forse-

L’urletto strozzato che fece il ragazzo la fece scoppiare a ridere.

Andrea entrò nella sua stanza e chiuse la porta sedendosi sul letto.

-Cosa c’hai sorellina?- Le chiese sorridendo mentre due fossette si formavano sulle sue guance.

-Niente Andre. Non ho fame e non chiamarmi sorellina!-

Il ragazzo annuì tra sé e si mise a fissare una foto di Giorgia da piccola che teneva sulla scrivania.

-Te lo ricordi quando da piccola mi chiamavi tato? O mio principe??-

La mora scattò seduta sul letto all’improvviso tanto che Gigia cascò sopra al piumone, puntando contro il fratello un dito con aria minacciosa.

-Ma stai zitto non è vero!! Al limite ti posso aver chiamato piattola!-

-Ma si che è vero scema! “Dai tato prendimi in collo!” “Principe mio coloriamo insieme?”- Le fece il verso dondolando la testa.

Giorgia prese il suo cuscino e glielo tirò in faccia scoppiando in una sonora risata.

-Giò, se hai qualche…problema- Incominciò a parlare Andrea giocando con la cucitura del cuscino

-io….ci sono, ok?-

Giorgia si gettò di slancio sul fratello per abbracciarlo.

-Ok..tato. Che marca di assorbenti mi consig..-

Il ragazzo si alzò come scottato dal letto e raggiunse in un baleno la porta.

-Smettila scema e scendi a mangiare, mamma ha fatto le lasagne e papà è già al terzo piatto-

Il fratello le fece l’occhiolino ed uscì dalla stanza.

Il mio tato.

 

 

 

-Allora per stasera?-

Giorgia per poco non si strozzò con il caffè caldo che le era andato di traverso.

-S-scusa?- Chiese ad Alessandro massaggiandosi la gola che le sembrava volesse prendere fuoco.

-Stasera alla festa di mia sorella. Ha prenotato una villetta fuori città e dopo la festa ci rimane a dormire insieme ad alcune sue amiche. Ci sono anche i miei genitori, naturalmente, avevano paura che facessero danni- Le disse il moro appoggiandosi alla macchinetta del caffè al secondo piano.

Giorgia solo in quel momento si era ricordata della promessa che aveva fatto alla piccola Castelli solo qualche giorno prima.

Si passò nervosamente una mano tra i capelli castani e prese un profondo respiro.

“Se mi sputa…me lo sono meritato!” Pensò guardando il compagno che giocava con la paletta di plastica.

-Ale….- Lo chiamò allontanandosi da lui.

“speriamo non mi tiri qualcosa…”

-Io….stasera…ho…ho un problema-

-Che problema?- Le chiese guardandola con un sopracciglio alzato.

-Non….non posso venire- “Via il dente via il dolore no?”

Gli occhi scuri del moro si assottigliarono e gettò il bicchierino nel cestino lì vicino avvicinandosi a Giorgia.

-Perché?- Le chiese scrutando il suo viso.

-Francesco….. mi ha chiesto di uscire-

-Francesco chi?-

-Francesco Petrarca! Ma secondo te? Francesco…Torri-

Gli occhi di Alessandro si allargarono leggermente dallo stupore per poi tornare più freddi di prima.

-Quindi uscite insieme?- Subito al dunque.

-Io…No è per conoscerci meglio- Gli rispose Giorgia guardando un sorriso strano comparire sulle labbra del compagno.

-Uscite insieme, Giorgia. Bene-

-Non dovrei uscirci?-

-Fai quello che vuoi- Le disse Alessandro girandosi verso la macchinetta inserendo degli spiccioli all’interno della piccola fessura.

-Cosa significa?!- Gli chiese Giorgia avvicinandosi di un passo al ragazzo.

-Significa che per me puoi fare quello che ti pare. Vuoi andare all’appuntamento? Allora vacci. Vuoi andare al compleanno di Chiara? Vai a quello. Io non sono nessuno per dirti cosa devi o cosa non devi fare- La voce del moro era bassa, come se temesse che alzandola leggermente sarebbe scoppiato grindandole contro come voleva fare ormai da giorni.

Non è vero che non sei nessuno. Giorgia lo pensò ma le sue labbra erano come sigillate.

-Tra di noi non ci sarà più niente, allora- Continuò il moro con voce monocorde.

-Cosa?-

-Se uscirai con lui tra di noi è meglio che non succeda più niente. Limitiamoci ad essere compagni di classe-

Compagni di classe

Ma se non lo erano mai stati!

Un peso enorme si posò sullo stomaco rendendole difficile parlare. Gli occhi poi, i suoi maledetti occhi, a quelle parole si erano fatti lucidi incominciando a pizzicargli.

-Bene. Allora non aspettarmi stasera - Giorgia guardava le spalle di Alessandro immobile, aspettando un qualcosa, un cenno, che non sapeva nemmeno lei. Perché rimaneva lì e non se ne tornava in classe? Perché voleva vedere gli occhi del ragazzo?

Girati. Girati. Girati. Riusciva a pensare solo a quello.

Ma Alessandro non si girò; continuò a bere il suo caffè rivolto verso la macchinetta impegnato a giocare con la palettina di plastica lo zucchero sul bicchiere che a parlare con lei.

Quando Giorgia si girò per andarsene, parlò ma i suoi continuavano a rimanerle preclusi.

-Divertiti al tuo appuntamento- La sua voce però non era divertita o scherzosa come suo solito.

No, era fredda. Una voce che non apparteneva al suo Alessandro.

Senza nemmeno girarsi scese velocemente le scale ed entrò in classe mentre la lezione stava giungendo al termine.

Si sedette al suo banco e per un attimo si sentì vuota.

 

 

 

Con l’indice Giorgia disegnava il bordo della tovaglia di plastica del tavolo, soffermandosi a osservare le macchie di ketchup che vi erano sopra.

-Giorgia, c’è qualcosa che non va?- La voce bassa di Francesco la riportò d’improvviso alla realtà.

-No. Scusami ero solo… soprappensiero.- Gli rispose la mora con un sorriso abbassando lo sguardo sul panino ancora intatto nel piatto di plastica.

-E a cosa stavi pensando?- Le chiese alzandole il mento con due dita facendola scontrare con i suoi occhi azzurri.

La ragazza gli sorrise; un sorriso amaro.

Lui tra i suoi pensieri non c’era mai stato per tutta la serata.

Ne quando l’era venuto a prendere sotto casa con la sua macchina, né a quel tavolino all’aperto vicino ad una roulotte che faceva gli hot-dog e gli hamburger più buoni della città.

-Niente, non ti preoccupare. Questo panino è davvero buonissimo però!- Gli disse addentando il suo hamburger.

Francesco le sorrise e diede un morso al suo panino.

-Mario è il migliore! Stasera menomale che c’era poca fila ma di solito il sabato sera prima delle dieci non ti può servire-

-Il migliore ma anche il più calorico!-

-Ma dai! Te sei una che guarda le calorie?-

-No, ma non ci tengo a diventare una balena ambulante- Gli rispose prendendo un sorso delle sua birra. La seconda.

-Saresti carina anche come balena- Le sorrise Francesco facendole l’occhiolino.

Giorgia abbassò gli occhi mentre una strana tristezza la invadeva.

-Giorgia stai male?-

-No no! Stasera mi perdo nei miei pensieri, scusami-

-Stai forse pensando ad un certo moro di nome Alessandro?- Sentendo quel nome Giorgia alzò di scatto la testa dalla bottiglia che teneva in mano.

-No! Cioè…anche…ok… si- Ammise sentendo le guance andare a fuoco.

-Uscivate insieme?- Le chiese il biondo mettendo da parte il suo panino.

-No ma il nostro è… un rapporto particolare- Disse Giorgia sorridendo.

-Ok. Vi piacete ma non ve lo siete ancora detto. Gli occhi azzurri di Francesco erano sinceri mentre le parlava ma non faceva che pensare ad un paio neri come il carbone.

Diavolo Francesco Torri le stava dicendo che lei, Giorgia Ceccarini, le piaceva e lei…lei pensava ad Alessandro Castelli porca miseria!

Giorgia si passò una mano tra i capelli che aveva lisciato e scosse la testa.

-Mi dispiace. Te sei..sei fantastico davvero ma quell’idiota è….è non lo so nemmeno io cosa!-

Sbottò bevendo l’ultimo sorso di birra.

-Ho capito. Non ti preoccupare piccolo danno, quando lui si farà da parte ci sono io eh!-

Francesco si alzò dalla panca e fece alzare anche la mora.

-Prima che ti ubriachi definitivamente è meglio che ti porti a casa- Le disse sorridendo e tenendole una mano.

-Grazie- Gli rispose Giorgia lasciandogli un dolce bacio sulla guancia.

 

 

 

Lascia che sia la sera, a spargersi nei viali mentre mi volto indietro...

 

Alessandro aveva già infilato le chiavi nel portone di casa sua quando si sentì chiamare.

Quando voltò lo sguardo, immobile sul marciapiede, c’era Giorgia. La sua Giorgia.

Aveva passato una serata terribile tra ragazzine urlanti e genitori apprensivi, pensando costantemente a lei mentre gonfiava palloncini e sistemava il buffet ed ora…eccola lì davanti a lui.

Gli occhi erano leggermente lucidi e le guance arrossate. I capelli lisci come la seta era scompigliati sulle spalle coperte dal cappotto ma mai come in quel momento, Alessandro la trovò bella.

Stupito si appoggiò con la schiena al portone senza mai staccare gli occhi dai suoi, non sentiva nemmeno più freddo con la sola felpa che indossava.

Solo quando si ritrovò le labbra di Giorgia sulle sue si rese conto che si era avvicinata.

Un pazzo sarebbe stato a scostarla.

Le braccia che teneva lungo i fianchi l’abbracciarono per la vita piccola avvicinandola sempre di più al suo corpo, facendolo fremere.

Le mani fredde di Giorgia gli avevano circondato il viso e con il pollice aveva preso ad accarezzargli la guancia leggermente ispida per la barba di qualche giorno, con movimenti circolari e quelle leggere carezze lo stavano facendo impazzire.

Staccò la bocca dalla sua solo per riprendere fiato e tornò a tormentarle le labbra.

Sentire i suoi leggeri sospiri era destabilizzante per Alessandro e non poté fare a meno di posarle una mano sulla schiena, sopra il vestitino nero che indossava, percependo la sua pelle tremare anche sotto lo strato dei vestiti.

-Sei ubriaca- Le aveva detto in un sussurro vicino all’orecchio prima di lasciarle un bacio bollente sul collo.

-Forse ma ora zitto e baciami- Giorgia aveva girato il volto e aveva fatto rincontrare le loro labbra.

Per la fretta del bacio i loro nasi si erano scontrati ma sembravano non averci fatto minimamente caso.

La loro attenzione era stata catturata dai loro movimenti, dalle loro labbra, dalle loro mani che non sapevano cosa toccare e dove posarsi. Non riuscivano a capire dove si potevano spingere e dove era il limite, non sapevano niente quella sera.

Solo che avevano bisogno, l’uno dell’altro, illudendosi che quella sera il tempo si sarebbe fermato.

 

Lascia che sia la sera, a farci illudere, prima che passi questa notte invano.

 

Alessandro aveva appoggiato completamente la schiena al portone che si era aperto.

A piccoli passi erano entrati dentro il palazzo buio e freddo ma le loro labbra non si erano mai staccate.

Un bacio un passo, un sospiro un abbraccio.

Giorgia gli aveva lasciato un bacio sulla mandibola. Poi un altro sul collo. L’ultimo vicino all’orecchio che l’aveva fatto sorridere al buio sul pianerottolo.

L’aveva fatta appoggiare all’ascensore vicino alle scale di marmo e aveva ripreso a baciarla togliendole anche il poco di fiato che le era rimasto in gola.

Quando però la mora, timida quasi intimorita, le aveva posato una mano sotto la maglietta che indossava, proprio sullo stomaco come per cancellare il peso che in quegli ultimi giorni l’aveva soffocato, si era improvvisamente irrigidito.

-Giorgia…- Alessandro le parlò con il respiro spezzato, le labbra a pochi centimetri di distanza che sembravano ancora troppi.

-…sei ubriaca- Le disse spostandole un ciuffo da davanti agli occhi.

-L’hai già detto. Sei ripetitivo, sai?- Gli aveva stretto un lembo della felpa nella mano e aveva fatto incontrare le loro bocche lasciandosi trasportare in un altro bacio.

Alessandro per essere più chiaro le prese la mano che era ancora sotto la sua maglia e la levò facendo un passo indietro.

Giorgia era rimasta stupita da quel gesto. Anche leggermente risentita, ma quello non volle darlo a vedere.

Alzò gli occhi e incontrò quegli scuri di Alessandro.

-Sei ubriaca-

-Ho capito. Ma questo cosa c’entra con quello che…che stavamo facendo?- Gli chiese sentendo le guance arrossarsi.

Erano stati fino a quel momento a baciarsi come due assetati e arrossiva solo alludendo a quello che stavano facendo. Incredibile.

Alessandro si passò una mano tra i capelli facendo un respiro profondo. Sembrava quasi imbarazzato.

-C’entra! Perché io non voglio fare quello che..stavamo facendo con te ubriaca-

Le disse alzando il tono della voce che rimbombò tra i muri del palazzo.

Ecco. Ci mancava il grillo parlante che gli risvegliava alla coscienza!

-Ma io non sono ubriaca….- Disse Giorgia assottigliando gli occhi.

-a me….a me sembra soltanto una scusa- Finì di parlare la mora stringendosi le braccia al petto.

Incominciava a sentire il freddo della serata entrarle nelle ossa. E anche in quel piccolo muscolo nel petto.

Alessandro sorrise avvicinandosi di nuovo alla ragazza.

-Spero tu stia scherzando…- Le disse vicino all’orecchio facendole venire la pelle d’oca.

Aderì completamente con il corpo a quello di Giorgia e posò le sue mani sui suoi fianchi respirandole tra i capelli.

-Forse te non sei molto sveglia e probabilmente ubriaca ma qualcun altro è…parecchio sveglio-

Nel dirlo, Giorgia sentì esattamente cosa era sveglio in quel momento e arrossì furiosamente scoppiando a ridere e nascondendo il volto tra il collo e la spalla del ragazzo.

-Ho…notato- Disse in un risolino.

-Mi fa piacere. La mia quindi è tutto tranne che una scusa-

-Oh ma Ale! Io sono qui che ti dico che ti voglio e tu…ci pensi anche??-

La mente di Alessandro era rimasta a quel “ti voglio” che aveva catturato la sua completa attenzione.

Lei lo voleva.

Forse quanto lui aveva bisogno di lei.

In un attimo la baciò togliendole la voglia di parlare.

Le sue mani la strinsero a sé come se volesse appurare che non era una qualche allucinazione, che le sigarette non l’avessero fatto ammattire totalmente.

Giorgia fece combaciare le loro fronti e gli parlò sfiorandogli le labbra.

-Ho… bisogno di te-

E glielo disse con le guance rosse per l’imbarazzo per quella frase pronunciata a bassa voce, con quegli occhi lucidi di desiderio ma anche emozionati. Glielo diceva mentre le sue mani gli accarezzavano i capelli dolcemente.

Giorgia era una dolce tentazione.

Alessandro guardò prima le scale buie e poi il viso della mora.

E nei suoi occhi arrossati e lucidi prese la sua decisione.

 

 

 

Forse quello che ho scritto è un qualcosa senza senso e che non vi ha fatto emozionare nemmeno un pochino ma a me…piace.

Sinceramente piace e quindi non credo che lo modificherò.

( e tutti le dissero che faceva schifo…) La parte finale mi piace quella iniziale un po meno.Capitolo lunghetto quindi non vi lamentate eh! E spero che leggerete tutto senza vomitare alla fine.

Nelle note parlo sembro azteca, scusatemi ma è la dislessia che sta avanzando.

Ok a parte questo ringrazio sempre tutti! Vi amo, lo sapete vero? *-*

Un bacione,

Vostra rompiscatole Giulia :D

P.S. la canzone come ho già detto è Suicidio d’amore della mia amata Gianna Nannini.

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Capitolo 15
*** Gelato al cioccolato. ***


 

 

 

La mattina seguente quando Giorgia con una certa difficoltà a causa del trucco impiastricciato della sera prima, riuscì ad aprire un occhio, fu colta da un’improvvisa amnesia.

Portò una mano sulla fronte su cui sembrava le avessero dato una mazzata e cercò di mettersi seduta sul letto, che non era assolutamente il suo.

Spostò il piumone che la copriva e vide che indossava ancora il vestito della sera prima e le scarpe erano poco lontane dal letto.

Richiuse gli occhi poggiando il capo dolorante alla testata del letto cercando di fare mente locale di quello che le era successo nelle ultime 12 ore e quando aprì gli occhi trovò la sua risposta.

Davanti a lei, sul viso dipinto un sorriso felice mentre le puntava i suoi occhi luminosi addosso…..c’era il poster di Ibrahimovic.

Rimase a fissare con la bocca spalancata il calciatore spiaccicato sull’armadio e con fare sospettoso si guardò intorno per la prima volta.

Quella era la camera di Alessandro Castelli. Non c’erano dubbi.

Come scottata si alzò di scatto dal letto ancora caldo, cadendo quasi a causa del copriletto arrotolato tra le sue gambe e raggiunse di corsa la porta della stanza.

Facendo attenzione a non fare troppo rumore uscì nel piccolo corridoio passando davanti alla cucina.

-Di solito, sono io quello che scappa dai letti delle donne la mattina dopo- Disse una voce conosciuta immobilizzandola sul posto e facendole aumentare i battiti del muscolo cardiaco.

Appoggiato ai fornelli che coceva qualcosa in un pentolino c’era il suo compagno di classe con un paio di pantaloni della tuta e una maglietta a maniche corte, che la guardava sorridente.

Con le scarpe in mano, i vestiti sgualciti, il rimmel che probabilmente le era colato fino al mento e con un sapore in bocca di krauti andati a male, Giorgia sorrise forzatamente al moro e si avvicinò con passo misurato al tavolo al centro della cucina.

-A limite, sono loro a buttarti giù dal letto!- Gli rispose sedendosi su una sedia.

-Non hanno mai avuto questo privilegio! Ho fatto il latte con fette biscottate alla Nutella. Vuoi favorire?- Le chiese versando del latte caldo in due tazze porgendogliene una mentre con un coltello spargeva quella droga dolcissima su del pan carré.

-Gia che sono qui…-

-Lo sapevo che non avresti rifiutato, la mia piccola panda cicciona!!-

Giorgia alzò lo sguardo e vide Alessandro sorridere tutto contento mentre si leccava un dito sporco leggermente di cioccolata.

In quel momento la voce di Pupo le risuonò in testa mentre fissava la bocca del ragazzo.

Gelato al cioccolato dolce e un po' salato, tu gelato al cioccolato….

 

-Allora? Non mangi?-

-Oh..s-si..- Biascicò a mezza voce Giorgia cercando di contenere la bava.

Bevve un sorso di latte caldo dal bicchiere mentre Alessandro si sedeva davanti a lei al tavolo e prese la fetta biscottata dal vassoio bianco.

Mangiarono in silenzio, ognuno perso nei loro pensieri e ricordi. Soprattutto Alessandro che non riusciva a scordarsi le parole che aveva pronunciato la sera prima la ragazza.

 

-Ho… bisogno di te-

 

Lei aveva bisogno di lui e glielo aveva detto.

L’aveva vista arrossire sotto i suoi occhi carichi di desiderio quando aveva pronunciato quella frase, lo aveva sentivo da come le sua mani timide gli stringevano la felpa.

Eppure…nonostante tutto non era riuscito ad approfittarsi di lei. Mezza cosciente e con l’alcool nelle vene il giorno dopo non si sarebbe ricordata più niente e probabilmente, se avesse fatto l’amore con lei, glielo avrebbe rinfacciato a vita.

La desiderava da impazzire. Anche lì, nella sua cucina, con il trucco sbaffato e i capelli scompigliati le piaceva.

Si perse ad osservarla. Azione mielosa, diabetica quasi. Quella mattina vedeva cuoricini rossi e angioletti svolazzanti da tutte le parti. Anche lui era un’adolescente che probabilmente aveva visto troppi cartoni da piccolo.

Quando Giorgia alzò lo sguardo dalla sua tazza vuota si stupì di vedere Alessandro che la osservava pensieroso con una mano sotto al mento

Vai, mi sono sporcata come un maiale.

-Che c’è?- Gli chiese quasi sgarbata alzando un sopracciglio.

-Immaginavo le dimensioni del tuo stomaco. Ti sei fatta fuori sei fette biscottate!!- Le disse in un risolino poggiando le tazza nel lavabo.

-Senti eh! La mattina ho fame-

-E immagina se avessimo fatto qualcosa stanotte…-

Giorgia che si era alzata in piedi si sentì gelare il sangue nelle vene e le guance rischiare un ustione quando sentì le parole del ragazzo.

 

-E immagina se avessimo fatto qualcosa stanotte…-

 

Già, ma loro quella notte non avevano fatto niente, nonostante quello che Giorgia gli aveva chiesto sul pianerottolo del palazzo. Dio, gli aveva chiesto di fare l’amore con lei!!

Pregò che la terra la inghiottisse all’istante e che la magia esistesse così da fare un Oblivion fatto bene a quell’idiota che ora la guardava con un mezzo sorriso a increspargli le labbra proprio come la sera prima.

Alessandro era riuscito a calmare i suoi bollenti spiriti ed aveva trascinato una Giorgia mezza addormentata su per le scale fino ad arrivare al suo pianerottolo.

Aveva aperto il portone con qualche difficoltà visto che con un braccio teneva la mora che sembrava dormisse appoggiata sulla sua spalla ed era entrato in casa.

Grazie a Dio quella sera i suoi genitori e Chiara sarebbero rimasti a dormire alla villa dove la ragazzina aveva festeggiato il suo compleanno. Sarebbe stato complicato raccontarli del perché la sua compagna di classe con degli impellenti istinti sessuali nei suoi confronti, puzzava di birra ed era entrata in una specie di coma.

Aveva acceso la luce dell’ingresso e con pochi passi era riuscito a raggiungere la sua camera.

Giorgia si era buttata a pancia in giù sul letto e dopo essersi tolta le scarpe si era rannicchiata contro il muro a cui poggiava il letto.

Alessandro era rimasto a guardarla qualche secondo e poi era uscito dalla stanza.

Avrebbe dormito in camera di Chiara. Lo stesso letto non era la soluzione migliore.

Anche se la camera della sorella era abbastanza inquietante per via di tutti quei poster di animali in via di estinzione e della foto gigante di Robert Pattinson in camicia che gli sorrideva ammiccante facendogli rimpiangere il suo povero Ibra, dopo poco si addormentò.

Si svegliò qualche ora dopo sentendo una porta sbattere, quella del bagno probabilmente.

Rimase qualche minuto nel letto a fissare il soffitto cercando di capire se Giorgia era ritornata a letto, ma poco dopo, preoccupato, si alzò e raggiunse il bagno.

La scena che vide lo lasciò senza parole.

Seduta sul water con la testa china con le calze nemmeno calate, se ne stava Giorgia; profondamente addormentata.

Con una fragorosa risata che cercava di uscire dalle sue labbra, prese la mora in braccio e la riportò nel suo letto.

Nel mentre aveva biascicato qualche strana parola forse in spagnolo e gli aveva colpito con un debole pugno la spalla.

Aveva passato il resto della notte a rigirarsi nel letto non riuscendo a smettere di ridere, e verso le quattro si era addormentato risvegliandosi solo la mattina dopo.

 

 

-Ma non è successo niente. Ale, ieri non ero nelle mie piene facoltà mentali, credo che tu l’abbia capito e..-

-è stato lui a farti bere?- Le parole fredde di Alessandro le fecero alzare il capo, stupita.

Il moro la osservava serio, la mascella contratta e le mani incrociate al petto aspettando una risposta.

-No….no! Sono stata io ad esagerare con la birra, Francesco non c’entra assolutamente niente-

-Primo appuntamento e ti fa già ubriacare. Al secondo fate un rave party a casa tua con qualche piantina verde?- Era incazzato, quello era chiaro.

-è stato molto gentile per tutta la serata. Mi è venuto a prendere a casa e mi ha portata a cena fuori, è stato perfetto e non ha cercato di violentarmi in un vicolo buio! Sono stata io a voler bere!-

Disse alzando leggermente la voce. Odiava quando le persone non l’ascoltavano e il ragazzo in quel momento non la stava minimamente ascoltando.

-Che bello!! Il cavallo bianco era dal carrozziere insieme alla Lamborghini per caso?- Chiese ironico con uno strano ghignò sul volto.

-Poteva venire in bicicletta, per quanto mi riguarda- Gli rispose seria cercando di mantenere a freno la sua lingua lunga che delle volte usava a sproposito.

-Già, lui d’altronde è Francesco Torri!!-

-Anche se si chiamasse Pino Porcello non cambierebbe nulla. È il ragazzo perfetto ed ho passato una bellissima serata!!- Gliela voleva vedere in faccia, un po’ di gelosia.

-Bellissima serata eh? E perché alle 10 eri sotto casa mia??-

Alessandro le si avvicinò aggirando il tavolo guardandola fissa negli occhi.

-Perché avevo…freddo?- Come diavolo facevano quegli occhi neri come il carbone ad ammaliarla e a lasciarla senza parole?

-Ritenta-

-Perché mi era presa una colica di reni?-

-Non ci siamo ancora- Disse avvicinando i loro volti.

-Perché per tutta la sera ho pensato a un maledetto idiota e nonostante avessi davanti uno gnocco da paura che mi voleva baciare io pensavo solo a quello stronzo che la mattina mi aveva trattato da schifo!!!- Confessò parlando velocemente e ingarbugliandosi con le parole.

Alessandro le sorrise e la fece poggiare al frigorifero alle sue spalle mentre le sue mani si posavano gentili sui suoi fianchi.

-Perfetto- Disse in un sussurro prima di accostare la sua bocca a quella di Giorgia coinvolgendola in un altro dei loro baci che sembravano non voler finire mai.

 Un bacio al cioccolato io te l'ho rubato…. tu gelato al cioccolato…

 

 

Mentre si baciavano entrambi sentirono qualcosa.

Come un pizzicotto al centro del petto e qualcosa di leggero nello stomaco.

Oltre a quella bizzarra sensazione che entrambi, sul momento, non riuscirono a catalogare, sentirono anche lo scatto della serratura e la porta che veniva malamente aperta.

-Ale!!! Vieni a vedere cosa mi hanno fatto mamma e papà di regal…-

Chiara si bloccò alla fine della frase rimanendo a bocca aperta e con gli occhi sgranati ad osservare la scena che si svolgeva in cucina.

Suo fratello aveva spiaccicato Giorgia al frigorifero e una sua gamba, dove poggiava una sua mano, se l’era portata sul fianco.

Le facce imbarazzate e stupite dei due però…erano il massimo.

Quando il signore e la signora Castelli entrarono in cucina la scena non era cambiata di una virgola.

-Non è come sembra- Disse Alessandro con voce tremolante lasciando andare la gamba della compagna.

-Donatella?-

-Si?-

-Non è forse quello che ho detto a tuo padre quando ci ha trovati dentro il tuo armadio, nudi, parecchi anni fa?

-Già, mi sembra proprio di si-

La donna si mise una mano sugli occhi e prendendo il marito per la giacca e la figlia per un orecchio, uscirono di casa facendo finta che la scena che avevano visto non fosse mai accaduta.

 

 

 

-Secondo me è giunta l’ora-

-Che ora?-

-L’ora di regalarti un bel pacchetto di Durex!!!-

Per poco Giorgia non affogò con il gelato al cioccolato che stava tranquillamente mangiando seduta sul suo divano.

-Porca che non sei altro mi stavi facendo affogare!!- Urlò contro Nene che si gustava il suo gelato alla vaniglia dentro il grande barattolo guardando distrattamente Scrubs alla tv.

-Secondo me stavi facendo dei pensieri impuri sul tuo bello-

-Nene te sei fissata!-

-Forse. Dai continua a raccontare- Le rispose la bionda prendendo il telecomando cambiando canale.

-Dove eravamo rimaste?-

-Praticamente te sbattuta come un uovo sul frigo e i suoi genitori e la bestia che si trova come sorella che escono di casa- Le rispose guadagnandosi un’occhiataccia per l’aggettivo con cui aveva accompagnato la parola sorella.

-Allora ci siamo staccati, io mi sono infilata le scarpe e il cappotto e dopo un ciao me ne sono andata. Ero troppo imbarazzata e avevo paura che sua madre tornasse per prendermi a bastonate-

-E basta? Niente sesso violento sul tavolo o sul lavandino?-

-No-

-Nemmeno qualche palpatina?-

-No-

-Una bella slinguazzata però ve la siete fatta eh!!!-

Giorgia tirò il cuscino che teneva dietro la schiena in testa alla migliore amica e si ficcò un cucchiaio di gelato in bocca.

-Questo cioccolato…è salato- Disse facendo una smorfia con la bocca.

-Senti Pupo che ne dici di una partita con la Wii? Tanto i particolari sconci non me li racconti ed io ho bisogno di sfogarmi visto che Giovanni è in gita. Ci stai, patatina?-

 

 

 

Buonasera!

Eccomi qui con il nuovo aggiornamento.

Alessandro e Giorgia non hanno consumato signori!!!!! Mi dispiace tanto e ci sarà qualcuno che mi vorrà uccidere ma anche in questo capitolo è successo qualcosa di importante e no, non dico della decisioni di Nene di comprare dei Durex, ma bensì di una frase che spero qualcuno abbia captato.

Un grazie immenso alle tantissime persone che hanno aggiunto la storia tra le seguite, le ricordate e le preferite, ma soprattutto chi recensisce.

Delle volte vedo tantissime letture ma pochi commenti e per un’ “autrice” è leggermente scoraggiante. Sono io la prima però, molte volte, a non lasciare recensioni per mancanza di tempo ma una frase o due, se posso, non manco mai di scriverla.

Per cui se lasciate scritte due o tre paroline (anche senza senso e con due o tre cavolate, come scrivo molto spesso io) non è che mi lamento eh! Ma ognuno poi fa quello che vuole e naturalmente a me importa solo che la storia stia piacendo e che ci sia qualcuno che legge!!!

P.s. IMPORTANTE! Io fra esattamente 5 giorni parto per Londra con la scuola e per una settimana non ci sarò!! Per cui non so dirvi con certezza se il prossimo capitolò arriverà la prossima settimana oppure tra 15 giorni. Io cercherò di fare di tutto per aggiornare il prima possibile!!

P.s.s. Ho scritto una piccola One-shot sul fandom Harry Potter (la prima e ultima come ho detto :)) ed è una Dramione! Andate a darci un'occhiata se vi va, questo è il link : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=672949&i=1

Un bacione grande grande,

Giulia :D

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Capitolo 16
*** Lo scopriremo solo vivendo. ***


 

 

-A cosa stai pensando?-

-Io?-

-Si, te. Sembra che hai appena visto Leo Di Caprio tutto nudo davanti al cancello di scuola.

E se è così, dimmelo subito che vado a prendere il binocolo di mio nonno a casa-

-Scherzi?!-

-Sul binocolo? No, mio nonno ne ha almeno un centinaio, uno è addirittura a infraros…-

-Nono io dicevo su Di Caprio!-

-Perché non è un figone da paura?-

-Ma è vecchio!-

-Vecchio è mio nonno, anche se ha il suo fascino! Fallo venire da me tutto nudo e poi guarda come gioco con il nonnino-

Giorgia si girò scandalizzata verso Annalisa che, seduta accanto a lei sulla panchina di marmo nel giardinetto interno della scuola, osservava il nulla con uno sguardo perverso.

Era la primavera che aveva risvegliato i suoi ormoni, non c’erano dubbi.

-La devi smettere di guardare Sex and the City, lo vuoi capire?- La brontolò la mora chiudendo il libro di fisica poggiato sulle sue ginocchia con uno scatto secco.

La compagna sbuffò e si sistemò gli occhiali neri sul naso piccolo guardando in direzione di uno gruppo di ragazzi che chiacchieravano tranquillamente prima del suono della campanella della prima ora.

-Oggi è più bello del solito il Brucaliffo..- Disse la biondina facendo una smorfia maliziosa guardando Alessandro Castelli, con un paio di pantaloni blu della tuta che, ahimé, mettevano in risalto il suo fondoschiena notevole, mentre fumava una sigaretta ridendo con Davide Palocchi, loro compagno di classe.

Giorgia non riuscì a smentire l’affermazione dell’amica.

Guardava affascinata il ragazzo sorridere formando così due tenere fossette nelle guance coperte da un leggero strato di barba. Assolutamente eccitante.

Lo sguardo di Giorgia si spostò sulla mano destra in cui una sigaretta si stava consumando lentamente. La stessa mano che la mattina prima aveva accarezzato la sua coscia in una dolce carezza. Che pian piano era arrivata al fianco ed aveva alzato di poco il vestito lasciando dei segni invisibili sul suo corpo.

Lo guardò ancora, socchiudendo gli occhi marroni per riuscire a cogliere ogni particolare del suo sguardo e dei suoi gesti.

La sua lunga osservazione, notata da una sveglia Annalisa che ridacchiava sotto voce, dovette terminare quando la campanella squillante suonò mentre centinaia di studenti sbuffavano annoiati, camminando lenti verso le loro aule.

Un altro giorno di scuola era iniziato. Giorgia l’aveva iniziato con gli ormoni che stavano organizzando un Rave Party.

 

 

Prima di entrare nell’aula dove l’attendeva la professoressa Giuliana Ruggeri con una noiosissima lezione di scienze della terra, Giorgia insieme ad Annalisa erano salite al secondo piano, rifugiandosi dalla macchinetta del caffè.

Aveva pregato la bionda di accompagnarla a prendere qualcosa da bere fingendo un improvviso mal di testa, ma in realtà era solo una fifona.

Una cacasotto, come l’avrebbe definita Nene, che non riusciva nemmeno a sedersi al suo banco per paura…paura di cosa poi?

Di un gesto di Alessandro? Di essere assalita durante la lezione? Di assalirlo durante la lezione, ipotesi più probabile? Se non fosse entrata sua sorella, domenica mattina, cosa sarebbe successo?

Tanti pensieri e domande affollavano la mente di Giorgia e non riusciva a venire a capo di niente.

Lei che era sempre stata così razionale, composta, che ragionava mille volte prima di fare qualcosa, era stata travolta dall’uragano Alessandro ed ora si trovava persa.

Strinse il bicchierino caldo di plastica nelle mani e si appoggiò alla ringhiera delle scale.

E poi, tra le sue braccia con le labbra che le toglievano il respiro, aveva provato una sensazione strana.

Degli esserini svolazzanti si erano liberati nel suo stomaco e il senso di pienezza che aveva provato era stato qualcosa di indescrivibile.

Stava bene con lui, c’era sempre stata in cinque anni, anche quando erano solo dei semplici compagni di banco, anche quando baci e carezze non erano comprese nel loro rapporto.

Ora oltre al semplice affetto però, ora c’erano anche le palpitazioni ad ogni suo tocco e le farfalle svolazzanti.

-Stupide farfalle…- Biascicò a bassa voce Giorgia stringendo in un pugno il bicchiere vuoto.

-Farfalle? Ci sono delle farfalle??- Chiese confusa e ansiosa Annalisa alzando la testa e guardandosi intorno con fare circospetto.

-No Nali- Le rispose la mora prendendo lo zaino che aveva appoggiato al pavimento.

-Oh grazie a Dio! Io odio le farfalle. Quelle alette, quel musino strano, le antenne…- La bionda rabbrividì facendo una faccia disgustata mentre scendevano le scale per raggiungere la loro classe.

-Le odio anche io…- Rispose Giorgia sentendo degli strani movimenti nel suo stomaco.

 

 

Dopo il rimprovero della professoressa per il loro ritardo ingiustificato, Giorgia si era seduta silenziosamente al suo banco prendendo il suo blocco per gli appunti e l’astuccio senza quasi nemmeno respirare temendo un qualche gesto dal suo compagno di banco.

Ogni tanto sbirciava con la coda dell’occhio cosa stava facendo e quando lo vedeva assorto a copiare delle formule alla lavagna, si rilassava sulla sedia ma una piccola vocina nella sua testa le sussurrava che era anche delusa.

Mentre la professoressa Ruggeri, seduta con il suo grosso sedere, alla cattedra, stava rimproverando un povero ragazzo che era stato sorpreso disattento, Giorgia sentì il suo blocco degli appunti scivolarle via dalle mani.

Curiosa seguì i suoi fogli scritti con una grafia abbastanza decente su cui Alessandro Castelli stava scrivendo qualcosa tutto impegnato.

Con un sorriso le restituì il quaderno facendolo strusciare sul banco, sperando che la professoressa non li stesse osservando.

“Odio i jeans” Ecco cosa aveva scritto con una penna blu.

Giorgia nascose un sorriso dietro la mano e buttò un’occhiata alle sue gambe fasciate da un paio di jeans scuri, incrociate sotto alla sedia.

“Ah si?” Scrisse velocemente sotto a quello che le aveva scritto Alessandro, passandogli il quaderno.

Dio, stava flirtando con Alessandro Castelli?? Se la Ruggeri si fosse alzata e avesse incominciato a ballare il tip tap non si sarebbe meravigliata.

“Già. Mi piacciono di più le calze

Le calze che lei aveva indossato la sera scorsa e sopra a cui il moro le aveva accarezzato le gambe.

Un brivido le corse per la schiena.

Girò lo sguardo ed incontrò gli occhi scuri di Alessandro che sorridevano proprio come stavano facendo le sue labbra.

Proprio quando Giorgia gli stava per rispondere, la campanella suonò e la classe uscì fuori dall’aula per sgranchirsi le gambe e per prendere qualcosa alle macchinette.

Gli unici che erano rimasti al loro posto erano Giorgia ed Alessandro.

Immobili sulle loro sedie si sorridevano senza parlare. Come due idioti, ecco.

 

 

Nel pomeriggio Giorgia dopo aver studiato qualche pagina di filosofia decise di uscire a prendere una boccata d’aria insieme alla piccola Gigia che in quei giorni era parecchio agitata.

Salutò suo madre quando era già fuori dalla porta e in pochi secondi uscì dal portone del palazzo.

Anche se era marzo l’aria tiepida riscaldata dal sole era ottima per fare una bella passeggiata al parco davanti casa dove spesso da bambini, lei e suo fratello, andavano a giocare.

Con una sola felpa a coprirla, Giorgia si sedette su una panchina vicino ad uno scivolo per bambini e liberò la cagnetta dal guinzaglio così che potesse correre libera per tutto il prato.

C’erano molte persone quel pomeriggio, alcune facevano jogging, altre studiavano stese su un telo sull’erba umida e molti genitori avevano portato i figli per farli svagare un po’.

La mora si appoggiò con la schiena alla panchina e chiuse gli occhi godendosi i raggi caldi del sole sperando di prendere anche un po’ di colore visto che con l’inverno la sua pelle aveva acquistato un colorito pallido.

Con la mente libera da pensieri inopportuni si era accorta più tardi che qualcuno si era seduto accanto a lei. Un qualcuno ben noto, naturalmente.

-Andiamo sullo scivolo?-

-Mi segui, per caso?-

-Mi accompagni?-

-Hai dei problemi mentali?-

-No e non fare la stronza-

Alessandro Castelli si alzò di scatto dalla panchina e prese Giorgia per un polso trascinandola verso i giochi poco lontani da loro dove alcuni bambini si arrampicavano sorvegliati a vista dalle loro madri.

La mora lanciò un’occhiata a Gigia e la trovò sdraiata sull’erba che si faceva coccolare da una sorridente Chiara.

-Cosa facevi insieme a tua sorella?-

-Siamo andati a comprare un regalo per l’anniversario dei miei genitori e poi è voluta venire a fare una passeggiata per osservare gli animali nel loro ambiente naturale. Lo sai che non ha tutte le rotelle al posto giusto- Le rispose il ragazzo guardandola da dietro un paio di occhiali da sole neri, mentre la spingeva a salire sulle scale dello scivolo.

-Gigia è stata conquistata a quanto pare- Gli rispose Giorgia cercando di mettersi a sedere.

-Non è di certo come la sua padrona. Se ti faccio le coccole alla pancina mi dai un bacino?-

-Io mordo!-

Alessandro si sedette dietro Giorgia, allargando le gambe e passandole ai lati di quelle della ragazza, appoggiando il volto sulla sua spalla.

Rimasero alcuni minuti a guardare il tramonto che dal punto in cui si trovavano era davvero uno spettacolo meraviglioso; soprattutto stretti tra di loro.

Il ragazzo le posò un dolce bacio sul capo rilasciando un lungo sospiro.

-Hey voi due! Noi vorremmo scendere eh! Lo scivolo non è vostro!- La voce imperiosa di un bambino dietro di loro dai corti capelli biondi e uno sguardo sveglio, interruppe la loro bolla di pace.

Cosa avrebbero pagato per rimanere ancora un po’ abbracciati?

 

 

 

 

Buonasera signore!!!!

Già, eccomi qui e non sono passati 15 giorni!

Il capitolo è un capitolo di passaggio (corto e un po’…così, a dirla tutta) e non c’è molto su cui discutere. Ho voluto farvi sapere cosa prova Giorgia, le sue emozioni ed i suoi pensieri. La prossima volta toccherà ad Alessandro che è leggermente più complesso il ragazzo-

Non è ancora innamorata, così come non lo è Alessandro, ma il passo è breve; vi dico solo questo ;)

Ma passiamo a voi.

Io vi AMO, lo sapete? Non sto scherzando. 10 RECENSIONI! 10 signori e non è tanto il numero in sé ma le bellissime parole che mi avete scritto che mi hanno riempito di orgoglio e fatto versare qualche lacrimuccia, ve lo giuro! Chi come me scrive, sa che ricevere dei complimenti o solo delle paroline di incoraggiamento sono fondamentali e spronano a scrivere soprattutto.

Io non so come ringraziarvi e nelle risposte alle recensioni sembro sempre monotona scrivendovi sempre le solite cose ma davvero non so più cosa fare se non dirvi un infinito GRAZIE a tutti quanti. Siete la mia piccola gioia ;)

Ho un'altra comunicazione da farvi. Avevo intenzioni di fare dei piccoli extra quando la storia sarà finita, un pò come le brave e famose scrittrici via, e ho un paio di idee che mi ballonzano in testa Un extra lo vorrei fare con protagonista Chiara, la sorella di Alessandro (che sembra un personaggio che vi piace)  e un altro su un prossimo futuro tra i due scervellati, magari. Ditemi se è un enorme baggianata o no, io seguo i vostri consigli, lo sapete!

Un bacione enorme ed ora torno a fare la valigia, domenica parto finalmente!

Giulia ;)

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Capitolo 17
*** Brividi e Tachipirina ***


 

 

Quando Giorgia aprì gli occhi, in un’ora imprecisata di un giorno sconosciuto, si trovò immersa in un mondo fatto di kleenex stropicciati.

Pacchetti ormai vuoti di fazzoletti giacevano sul pavimento e sul suo comodino insieme ad una borsa rossa dell’acqua l’acqua calda che aveva tenuto tutta la notte sulla pancia e un termometro che segnava ancora 37°.8 di temperatura.

Si alzò a fatica da sotto il piumone caldo e con gli occhi rossi ancora socchiusi si mise a sedere per guardare l’ora sulla sveglia.

Segnava le 20:25.

Si lasciò ricadere a peso morto sul letto, sprofondando con la testa nel cuscino morbido da cui non si era mai staccata negli ultimi tre giorni e tutto per una semplice influenza.

Ormai viveva di latte, miele e Tachipirina. Era uscita dalla sua camera una sola volta solo per andare al bagno e in delle condizioni pietose visto che suo fratello quando l’aveva vista aveva tirato un grido di terrore che era rimbombato per tutto il palazzo.

Si alzò lentamente a sedere sul copriletto, guardando con disgusto le supposte sul suo comodino e si misurò nuovamente la temperatura che era notevolmente calata.

Mentre si stava per alzare in piedi, il cellulare incominciò a vibrare impazzito sulla scrivania.

-Pront..-

-Amore mio!! Come sta la mia piccola topolina malata?-

La signora Ceccarini, quando i figli si ammalavano anche di un semplice raffreddore, diventava apprensiva e sdolcinata. Riempiva i suoi malati di coccole e cioccolata nemmeno fosse stata Willy Wonka, facendoli desiderare ardentemente il protagonista dell’Enigmista come genitore.

In quei giorni però, la signora e il signor Ceccarini erano partiti per una fuga romantica come due adolescenti in piena fase ormonale ed avevano lasciato Giorgia e suo fratello da soli sapendoli grandi abbastanza per non combinare nessun disastro, che era accaduto però alcuni giorni prima quando la donna aveva captato da una chiamata con la figlia, solo un piccolo e flebile colpo di tosse e allarmata per la salute della sua prole aveva preso borse e bagagli decisa a fare ritorno a casa.

 Fermata in tempo, grazie a Dio, dal signor Ceccarini che non voleva rinunciare ad una battuta di pesca sul Lago per niente al mondo.

-Prepara la bara, mamma. Ti affido Gigia, prenditi cura di lei-

-Ma stai zitta sciagurata che non sei altro!! Fai le corna e tocca ferro, immediatamente!-

-Mamma per favor..-

-Fallo!!! A proposito ciccina, ti sei misurata la febbre?-

-Si e non ce l’ho più. Tranquilla non morirò entro breve quindi non chiamare nessun becchino e non prenotare la chiesa. Ti voglio bene mamma, salutami papà!-

Giorgia chiuse velocemente la chiamata e dopo aver spento il telefono lo lanciò nella stanza il più lontano possibile.

Il campanello suonò quando si stava di nuovo per stendere ed essendo sola, considerato che suo fratello in quei giorni si era trasferito a casa di un suo amico per preparare insieme il prossimo esame, Giorgia si dovette alzare e racimolare tutte le forze necessarie per arrivare fino all’ingresso.

“Stai a vedere che è il becchino…”

Quando aprì la porta non trovò il becchino, ma bensì la morte stessa.

-Ciao cicorita! Ho due pizze salsiccia e salame, pop corn, il tiramisù di mamma e dieci film a tua scelta tra cui Titanic così potrai piangere quanto vuoi e appoggiarti a me, che sono un uomo forte e bello. Ah già! Mia sorella ti ha anche regalato il nuovo termometro a forma di…si…credo sia un cobra ma non ne sono certo, del W.W.F. Hey! Ma chi viso arrabbiato! Mi fai entrare biscottino?-

Giorgia, tentata dal termometro a forma di serpente che sarebbe stato perfetto infilzato in qualche posto nascosto nel corpo di Alessandro, fu costretta a lasciarlo entrare in casa.

L’idea del termometro, però, non la abbandonò.

 

 

 

Lucia Bertelli era un’anziana signora sulla settantina dai folti e crespi capelli grigio topo.

Grassottella con mani e piedi gonfi come salsicce era famosa per il suo piccolo Pincher, Petulla, che amava fare la pipì sulle piante ai pianerottoli del suo palazzo, conosciuta per i suoi vestiti extra large dagli strambi motivi floreali e per la sua abilità nel non sapersi fare gli affari propri.

Passava il suo tempo rinchiusa in casa, seduta sulla sua poltrona in salotto insieme a Petulla, guardando la televisione passando da programmi come “Uomini e Donne” ad altri di gossip, cucinando crostate alla marmellata per il nipote di cinque anni grasso come un maiale.

Usciva ogni mattina di casa alle 11 per andare a fare la spesa al supermercato vicino casa e ne approfittava per chiacchierare con qualche vicino di casa.

La seconda uscita avveniva verso le 21 e 30 per la sua quotidiana passeggiata nel parco insieme al cane.

Quel pomeriggio di metà marzo, la signora Bertelli uscì di casa alla solita ora.

Imbellettata come un pappagallo brasiliano, ciondolava sui suoi zamponi barcollando a destra e a sinistra per il pianerottolo rischiando di inciampare sulla coda di Petulla che al suo fianco annusava un cactus vicino all’ascensore arricciando il naso da topo e scodinzolando come una forsennata.

La donna chiuse la porta di casa con uno scatto secco e dopo essersi sistemata la borsa di un orribile verde pisello al braccio, si incamminò verso le scale tutta impettita.

I piedi grassottelli della signora Bertelli si fermarono davanti alla porta del suo vicino di casa, gelata dagli strani rumori che provenivano dall’interno dell’abitazione.

Si guardò intorno sperando di non essere vista da occhi indiscreti ed accostò un orecchio alla porta di legno.

All’inizio pensò a dei malviventi.

I signori Ceccarini infatti, erano partiti il giorno prima per una vacanza su qualche lago per una piccola gita romantica, come aveva potuto captare dalla conversazione della signora Ceccarini con la cognata la settimana prima.

Petulla che agitava le zampettine da ragno sul pavimento di marmo fu messa a tacere con un bel calcio sul musetto, già schiacciato di suo, facendola rifinire, con un basso mugolio, vicino all’ascensore.

-Zitta Petulla!!- La zittì la padrona spalmandosi contro la porta per ascoltare meglio.

Si sentivano degli strani lamenti, quasi dei….gemiti…No….dei piccoli urletti.

La donna si portò una mano alla bocca sconvolta quando sentì un grido soffocato che le fece ghiacciare il sangue nelle vene.

-Continua così! Si! Si!-

Recitando mentalmente il rosario la donna accostò di nuovo l’orecchio e in quel momento la voce della più piccola dei Ceccarini si fece sentire chiara all’orecchie della donna.

-Si!! Aaah così!!-

Sconvolta per quello che aveva sentito e con gli occhi sgranati dal ribrezzo, si precipitò giù per le scale strattonando il piccolo Pincher che si stava strozzando con il guinzaglio rosa chicco, volendosi allontanare il prima possibile da quella casa piena di peccatori.

 

 

Dentro casa Ceccarini, nello stesso momento, si stava svolgendo una scena che aveva dell’incredibile.

Alessandro Castelli stava perdendo disastrosamente ad una partita di Monopoli.

-Terza partita vinta. Cocco lancia il malloppo-

-No!-

-Alessandro avevamo fatto un patto-

-Facciamone un’altra-

-Mai.

-No ti prego Giorgia. Abbi pietà di me e dei miei poveri occhi-

-Smettila di fare il melodrammatico e dammi quel maledetto dvd!-

-Strega-

-Maiale-

Alessandro disgustato prese un dvd da una busta posata sul divano vicino a loro e lo infilò nel videoregistratore.

“Che strazio stare con lei l’estate, non sa cacciare né tirar di boxe! È vanitoso quanto non mi piace, se ci sto insieme il morbillo avrò!”

Mentre la canzone continuava e le immagini si susseguivano sullo schermo, Giorgia cantava a ritmo sorridendo di tanto in tanto con lo sguardo perso.

Alessandro, dal suo canto, se ne stava imbronciato con le spalle poggiate al divano e fissava amareggiato il televisore. L’Icantesimo del Lago; nemmeno sua sorella lo guardava più!

 

 

 

Quando ormai i titoli di coda passavano sullo schermo, Alessandro guardò la testa mora che dormiva sulla sua spalla.

Giorgia si era addormentata a metà film e sembra caduta in coma.

Il ragazzo spense con il telecomando il videoregistratore e la stanza cadde nel buio più totale.

Con un certo sforzo si alò indolenzito dal pavimento e prese in collo la ragaza che continuava a dormire indisturbata.

Posò un attimo le labbra sulla sua fronte preoccupato ma la trovò fredda.

-Sei un ladro?- Chiese la voce assonnata di Giorgia quando si sentì posare sul letto dalle lenzuola fredde.

-Si, dov’è il portafoglio delle Winx?-

-Scemo ce l’ho delle Witch, c’è differenza-

-è certo..- Le rispose a bassa voce Alessandro con un sorriso sistemandole il piumone addosso.

Si guardò intorno per un attimo curioso. Era la prima volta che entrava nella sua camera ed era esattamente come se la immaginava.

Le pareti di un rosa chiaro, i pupazzi polverosi sulle mensole e dei poster di alcuni attori facevano intendere che quella fosse la camera di una bambina. E guardandola in quel momento, rannicchiata su se stessa, il naso e le guance rosse con le mani strette a pugno vicino alla bocca, le sembrava davvero una bambina.

Tenera e indifese esprimeva senso di protezione. Certo, poi apriva bocca e l’avresti volentieri strangolata, ma in quel letto, quella notte, Giorgia sembrava solo bisognosa di affetto,

-Dormi con me?- Si sentì domandare da una vocina flebile.

Alessandro riuscì solo ad annuire sorridendole appena. Si tolse le scarpe con i talloni cercando di fare poco rumore e si sdraiò sotto le coperte accanto a lei.

-Vestito?-

-Vuoi che mi spogli, baby?-

-No idiota ma non stai scomodo? Vuoi che ti presti qualcosa di Andrea?- Gli chiese girandosi verso di lui ed osservandolo con gli occhi di quel marrone così scuro che non aveva precedenti.

-Tranquilla, sto bene così- Le sorrise continuando a fissarle il viso.

Ed era vero, Alessandro stava bene in quel momento, bene come non stava da tempo.

Sentirla accanto a sé era qualcosa di..strano ma anche bello. Era una situazione in cui si sarebbe voluto trovare più spesso.

Quando Giorgia posò la testa nell’incavo tra la sua spalla e il collo poi, fu tutto un brivido.

 

Perché la vita è un brivido che vola via, è tutto un equilibrio sopra la follia…

 

Fu naturale stringerla a sé, posarle un bacio sulla testa e respirare sui suoi capelli.

Dio, quando era diventato così smielato?

Le loro gambe si intrecciarono e stringersi fu una conseguenza.

Avrebbe voluto scalciare via il piumone che li copriva, poterla abbracciare senza costrizioni.

Sarebbe voluto esser libero di poterla baciare a suo piacimento, prima il labbro inferiore su cui spiccava un piccolo taglietto di lato e poi prendere alcune ciocche scomposte dei suoi capelli e sistemargliele dietro le orecchie.

Avrebbe voluto fare tante cose, con lei, in quel momento, nei giorni dopo e sempre.

Forse doveva parlare. Spiegarle cosa provava, chiederle se anche si sentiva una completa idiota quando faceva quei pensieri, se pensava spesso a lui, se le era mai capitato di imbambolarsi a guardarla.

-A cosa pensi?- Gli chiese Giorgia con un tono basso distogliendolo dai suoi pensieri.

A te, avrebbe voluto rispondere ma era scontato. Lui pensava sempre a lei quando erano insieme. Cosa doveva occupare la sua mente?

-Dopo aver visto quel cartone mi sta venendo la pizza a gola..- Disse facendo una buffa smorfia con la bocca.

Un piccolo pugno e la sua risata rimbombò sulla sua maglia. Bello.

Le sue mani la strinsero sotto la maglietta come per accettarsi che non scappasse da quel letto.

Le posò un bacio sulla tempia e uno sulla mandibola. La sua pelle più pallida del solito era fresca e morbida, era dolce come lo era lei, era irresistibile come delle volte l’aveva vista.

La baciò con un sospiro. Le sue labbra le risposero come per eseguire un comando e non lo lasciarono libero per molto tempo.

Mani nei capelli, nasi che ogni tanto si scontravano e risate spezzate sotto ad un piumone invernale dove i respiri si mescolavano mentre le mani non sapevano quale percorso intraprendere sul corpo dell’altro.

Pregarono che il sonno quella notte non li travolgesse perché la realtà era molto meglio dei sogni illusori di mezzanotte.

 

 

 

 

 

Eccomi qua dopo un bel ritardo!

Mi dispiace molto ma come avevo detto nel capitolo precedente e nelle risposte alle recensioni ero in gita scolastica e quindi l’aggiornamento non sarebbe arrivato come ogni settimana.

Sinceramente non so come sia questo capitolo. L’ho riletto alcune volte e ci sono dei pezzi che mi piacciono e alcuni no. Non so se ho scritto delle cavolate come succede spesso o se qualcosa vi ha trasmesso questo capitolo. Come sempre mi affido a voi e al vostro giudizio.

Non posso non dirvi grazie per le bellissime recensioni che mi avete lasciato e che ho letto con grande piacere di ritorno da Londra.

Siete davvero meravigliose, tutte, anche chi legge solamente e si fa qualche risata con la mia storia.

Mi fate commuovere ogni volta, lo sapete? Lo so, sono una frignona!

Un bacione grandissimo ed un abbraccio stritolatore,

Giulia.

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Capitolo 18
*** L'amore è bello solo se lo fai con me. ***


 

 

Quando Alessandro aprì gli occhi la mattina dopo gli sembrò di aver dormito solo pochi minuti.

Con la testa infilata per metà sotto al cuscino fresco sbatté le palpebre ancora pesanti e focalizzò il nero intorno a sé.

Stretta al suo fianco Giorgia dormiva ancora. Il respiro lento e le mani strette a pugno vicino alla bocca.

Il ragazzo stiracchiò piano le gambe indolenzite per non svegliarla e strinse la presa intorno alla vita della mora per tenerla accanto a sé.

Aveva la schiena a pezzi per la posizione scomoda in cui aveva dormito e il braccio informicolito.

La gola era secca probabilmente a causa dei baci che si erano scambiati per gran parte della notte. Dio, era da quando aveva quattordici anni che non si baciava per così tanto tempo!

Un lamento che veniva dalla ragazza interruppe i suoi pensieri.

Alzò la testa quel tanto che bastava per guardarla in viso e la osservò mentre con una lentezza disarmante apriva gli occhi e si stiracchiava.span>

Giorgia si girò tra le sue braccia e si stese supina sul letto a fissare il soffitto bianco con gli occhi ancora assonnati.

Alessandro fece la stessa cosa.

Non una parola era volata nell’aria mattutina e immobili si godevano la loro vicinanza.

-Russi-

-Non è vero-

-Invece si. Mi è sembrato di dormire con Marcellino-

-Hai dormito con Marcello?-

-Bè…si…una volta in trasferta con la.. squadra-

-Un bel ricordo?-

-Indimenticabile…- Le rispose Alessandro a bassa voce rabbrividendo quando gli tornò alla mente quando stava per essere schiacciato contro il materasso dal suo corpo possente.

Giorgia si mise su un fianco ridacchiando e nascose il volto tra il collo e la spalla del ragazzo, incapace di fermare la sua risata.

Il moro le pizzicò un fianco ricevendo in cambio una gomitata in pieno stomaco.

-Violenta!-

-Scusami!- Disse Giorgia fintamente dispiaciuta lasciandogli un piccolo bacio sul collo.

Le loro labbra si incontrarono a metà strada come se si fossero messe d’accordo.

-Mi puzza il fiato…- Biascicò a mezza voce Giorgia poggiando una mano sul petto di Alessandro per farlo allontanare.

-Profumissima, tranquilla…-

E così l’aveva messa a tacere. Un’altra volta.

Giorgia si ritrovò il corpo del ragazzo sopra di sé, (senza sapere come fosse successo, naturalmente) e la dolcezza dei loro baci in poco tempo si trasformò in frenesia.

Le mani tra i suoi corti capelli neri tiravano in una dolce tortura alcuni ciuffi più lunghi, godendosi i leggeri sospiri da parte del moro.

Le mani di Alessandro vagavano sul corpo di Giorgia sfiorando leggermente la pelle dei fianchi scoperta dalla maglia del pigiama a pois.

-Adoro la tua ciccietta bambolina…- Le disse in un risolino dandole un pizzicotto sulla pancia.

-ba-ba-ba bambolina ba-ba-ba barracuda ba-ba ma dolcissima..-

Alessandro alzò la testa di scatto dal collo arrossato della mora e la guardò con un sopracciglio alzato.

-Stai cantando?- Le chiese incredulo vedendola arrossire vistosamente sulle guance.

-Scusa…quando sono nervosa incomincio a cantare- Gli confessò avvicinando di nuovo i loro volti.

La sua voce si perse nell’aria mentre il bacio, i baci, le toglievano il respiro.

-Posso levarti la maglia?- Le chiese con una voce decisamente vietata ai minori di 18 anni Alessandro guardandola negli occhi scuri arrossati.

-Quella sua maglietta fina….tanto stretta al punto che..mi immaginavo tutt…ahia! Mi hai dato un morso!-

-Tu canti!-

-Scusami ma non ci posso fare nulla! È una reazione incontrollata-

Alessandro sbuffò divertito dalla situazione e lentamente incominciò ad alzare la maglia del pigiama rivelando pezzi di pelle per il suo sguardo ingordo.

Alessandro calò sulla sua pancia che si alzava al ritmo del suo respiro e la baciò sopra l’ombellico provocandole un brivido.

-Sei bellissima..- Tipica frase da film ma Giorgia invece di rispondere il solito “anche tu” incominciò a cantare a bassa voce Ligabue.

-Eri bellissima, lasciatelo dire..e so che anche stav..ahia! Mi fai male Ale-

-Chiudi il becco e concentrati- La zittì tornando a baciarla dolce.

E Giorgia cercò di concentrarsi ma fu difficile quando anche i pantaloni abbandonarono il suo corpo lasciandola mezza nuda allo sguardo del suo compagno di classe.

Si sentiva in imbarazzo essendo la prima volta che un ragazzo la vedeva così ma quando vide gli occhi dolci e sereni di Alessandro davanti a sé, non poté fare a meno di sorridere e di alzarsi leggermente dal materasso per riunire di nuovo le loro labbra mentre anche la maglia di Alessandro cadeva sul pavimento.

Le baciò le labbra, le guance, la fronte ed i capelli infinite volte come per volerla rassicurare.

Stavano per fare l’amore. Alessandro se ne rese conto quando i suoi pantaloni e il reggiseno di lei smisero di coprire i loro corpi. Quando la sua mano scese oltre il suo ventre ascoltando i suoi sospiri spezzati.

In un attimo il terrore si impossessò di lui e fu il turno di Giorgia di rassicurarlo con lo sguardo. Perché lei ne era sicura. Lei voleva farlo con lui, voleva che la prima volta fosse con il ragazzo di cui si era innamorata.

Si, Giorgia si era innamorata di Alessandro Castelli. Non sapeva bene quando era successo e dove. Forse quando l’aveva stretta a sé sullo scivolo qualche settimana prima, forse quando l’aveva visto geloso marcio di lei, forse quando la sera prima le aveva baciato la fronte preoccupato per la sua salute.

Lei lo amava e ora stavano per fare l’amore. Oddio era tutto così…così Mocciesco. Non era più originale se si fosse innamorata di Marcello?

Probabilmente glielo sussurrò sulle labbra che l’amava, nel momento in cui diventarono una cosa sola. Quando i movimenti impacciati e lenti diventarono più passionali. Forse non glielo disse ma lo urlò nella sua testa talmente forte come il piacere che provò tra le sue braccia quella mattina.

 

 

 

-Fai schifo!-

-Ero giovane..-

-Fai schifo lo stesso!-

-Dai cocorita. Non mi tenere il muso-

-Leva le tue sudice mani dal mio corpo!-

-Ho fatto una cazzata ok? Ero piccolo e pieno di ormoni-

-Un maiale in poche parole!-

Giorgia si allontanò dall’altra parte del tavolo della cucina sfuggendo all’abbraccio di Alessandro.

Si mise a sedere sul mobile vicino al frigo tirando l’estremità della maglia del ragazzo che indossava per non far vedere troppo le gambe nude e lo osservò con il peggiore degli sguardi.

Dopo aver fatto l’amore erano rimasti a letto per minuti, forse ore, chiacchierando privi dell’imbarazzo che sarebbe stato naturale ci fosse, coccolandosi di tanto in tanto e sorridendo al vuoto.

Verso metà mattina avevano lasciato il letto sfatto per andare a mangiare qualcosa in cucina, continuando a sorridersi impegnati a sbaffarsi con latte e cioccolato come i bambini.

Parlando Giorgia aveva scoperto una cosa che non avrebbe mai voluto sapere.

La prima fantasia sessuale di Alessandro a quattordici anni. La prima fantasia sessuale con protagonista Cristina D’Avena.

-Ma non ti vergogni?-

-Oh ma dai! L’ho vista una volta alla televisione che cantava Heidi e mi sono innamorato di lei- Le rispose il moro addentando una fetta biscottata con la marmellata.

-Mi hai rovinato un mito, ne sei cosciente?-

Le si avvicinò piano e la strinse in un abbraccio stritolatore affondando il viso nei suoi capelli scuri.

Proprio mentre stavano per baciarsi il campanello di casa suonò con uno scampanellio secco.

Gli occhi di entrambi si sgranarono sorpresi….e terrorizzati.

-Non voglio essere castrato- Disse con voce debole Alessandro guardando supplicante gli occhi marroni di Giorgia.

-è impossibile che siano i miei-

-Andrea?-

-è da un suo amico per preparare un esame-

-Il postino?- Il campanello suonò un’altra volta.

-Non suona mai due volte!-

-E.T.?-

-Probabile- La ragazza allontanò le braccia che aveva legato al collo del moro e si avvicinò alla porta con passi controllati.

Guardò dallo spioncino alzandosi sulle punte dei piedi e tirò un sospiro di sollievo quando vide la sua migliore amica insieme al suo fidanzato che aspettava impaziente che la porta si aprisse.

-Nene! Mi hai fatto venire un colpo!- Disse quando aperta la porta sorrise alla bionda lasciandole un bacio sulla guancia.

Probabilmente c’era qualcosa che non andava, si disse quando notò gli occhi improvvisamente sorpresi di Nene e di Giovanni fermo accanto a lei.

-Che c’è?- Chiese guardandosi intorno disorientata.

Quando però il suo sguardo si posò su Alessandro immobile accanto allo stipite della porta, con solo un paio di pantaloni addosso e lei, una misera maglietta a coprire le sue grazie, il terrore riprese possesso delle sue membra.

-Posso spiegare tutto- Disse con voce tremolante guardando lo sguardo famelico dell’amica che si posava prima su di lei e poi sul ragazzo mezzo nudo alle sue spalle.

Purtroppo, si immaginava già cosa le avrebbe risposto.

-E bravi i miei porcellini eh!!-

 

 

 

 

 

 

 

Finalmente è successo!

Alessandro e Giorgia hanno consumato (oddio parlo come Nene!)

Non so se vi ho deluso oppure se vi è piaciuto. Non ho voluto descrivere la scena nei minimi particolari sia per il rating verde ed anche perché non me la sono sentita.

È stata dall’inizio una storia leggera e simpatica, con momenti dolci e passionali e quindi ho preferito non esagerare con le parole e le descrizioni non volendo cadendo nel volgare o magari scrivendo qualche enorme cavolata come spesso mi capita e quindi mi sono trattenuta parecchio. Spero che abbiate apprezzato il momento lo stesso.

Fatemi sapere cosa ne pensate ed ora mi prendo il mio secchio di Nutella e mi vado a ritirare in un angolino aspettando il vostro giudizio!

P.s. Ho iniziato un’altra long-fition romantica “Il garage” http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=690940&i=1 Prima di aggiornare però vorrei finire “Cenerentola e il marchese” a cui non mancano molti capitoli ma ci tengo comunque a sapere cosa ne pensate!

Un bacione grande,

Giulia :D

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Capitolo 19
*** Amore amabile follia! ***


 

 

Alessandro fissava la tazza verde tra le sue mani assorto nei suoi pensieri.

Ogni tanto lanciava delle occhiate nervose all’indirizzo di Giovanni, che seduto accanto a lui al tavolo della cucina, beveva la sua cioccolata calda in un rigoroso silenzio, scandito solo dal ticchettio dell’orologio sulla parete bianca che segnava già le undici e mezza.

Giorgia era stata rapita dalla migliore amica un’ora prima e si erano rinchiuse nella camera della mora da cui provenivano, di tanto in tanto, degli urletti e gemiti gioiosi.

Alessandro si passò una mano tra i capelli neri scompigliandoli e fece un sorriso forzato quando incontrò gli occhi azzurri di Giovanni che lo scrutavano imbarazzato. D’altronde, l’ultima volta che si erano visti si erano presi a cazzotti dentro una discoteca.

-Secondo te cosa stanno facendo?- Gli chiese cercando di alleggerire la tensione palpabile nell’aria.

-Fanno le pettegole. Irene è parecchio brava in quello-

Alessandro arrossì leggermente pensando, terrorizzato, a cosa avrebbe potuto raccontare la compagna della notte che avevano trascorso insieme.

-Donne- Dissero insieme scambiandosi un’occhiata di comprensione e un sorriso complice.

-Mentre aspettiamo, che ne dici di una partita alla play del fratello di Giorgia?-

-Che giochi ha?-

-Final Fantasy Versus XIII- Gli rispose Alessandro compiaciuto nel notare la faccia imbambolata dell’altro.

-Ti prego ti prego… giochiamo insieme?- Chiese Giovanni con gli occhi azzurri speranzosi e le mani giunte a preghiera.

Alessandro annuì con la testa e corse in salotto a prendere la sua postazione seguito dall’amico impaziente di tenere il joystick tra le mani.

Uomini. 

 

 

In un’altra stanza, leggermente più a sud del salotto, Nene stava per porre un quesito a Giorgia che da troppo tempo le tormentava i pensieri.

-Alessandro….è un puritano che ti ha solo sfiorato gentilmente con la punta delle dita oppure un grandissimo porco dalle fantasie estreme e masochiste?-

La mora scandalizzata si alzò dal letto non prima però, di aver tirato alla amica due o tre libri che erano maldisposti sulla scrivania.

-è puro sapere accademico, sappilo!-

Dopo la sua ultima affermazione, Nene si ritrovò la sveglia a forma di pecora direttamente sulla faccia sghignazzante.

-Mi puoi dire almeno se ti è piaciuto?

-Mai!-

-Dai! Dimmelo Giò, ti prego è una curiosità troppo succulenta! Ti prego ti prego ti prego… Devi dirmele queste cose…ti prego…-

-No! No ho detto…smettila Nene…zitta! No no No….SI, PORCO CANE, MI è PIACIUTO DA MORIRE! VA BENE?- Urlò Giorgia con tutto il fiato che aveva in gola, tanto che il Signor Giampaolo ,che abitava di fronte a lei, si affacciò dalla finestra del suo balcone e le sorrise malizioso.

Un “anche a me” dal fondo del corridoio arrivò dritto dritto alle orecchie della mora e subito le sue guance si colorarono di un rosso acceso.

-Bene, ora che anche Gesù Cristo sa che ti è piaciuto, possiamo tornare dai nostri rispettivi compagni-

Irene si alzò composta dal letto e dopo essersi sistemata i lunghi capelli biondi dietro le spalle si avvicinò alla porta della stanza.

Prima di poggiare la mano sulla maniglia però, strinse Giorgia che si stava vestendo, in un abbraccio caloroso e all’orecchio le sussurrò:

-Benvenuta nel club delle ninfomani!- Per poi sparire dietro la porta.

 

 

 

Quando anche Giorgia arrivò in salotto trovò Nene che sdraiata sul divano di pelle leggeva una rivista di scienza di sua madre e due bambini maggiorenni che giocavano alla play station, tutti emozionati, seduti sul tappeto di casa.

Mentre si avvicinava tranquilla all’amica, passò, per caso eh, accanto ad Alessandro e la sua mano finì a stretto contatto con la sua testa, e metà dei suoi capelli scuri le rimasero sul palmo della mano.

-Ma sei scema?! Mi hai fatto lo scalpo!-

-Stai zitto!-

-Ragazzi questa pressione non mi piace. Che ne dite di andare a fare colazione?- Propose Irene saltando giù dal divano per andare ad abbracciare il suo fidanzato.

Alessandro annuì e tentò di toccare con una mano il fianco della mora, ma venne brutalmente allontanato con un’occhiataccia avvelenata.

E ora cosa aveva fatto di male?

 

 

 

Alessandro parcheggiò vicino alla spiaggia dove molto spesso aveva portato sua sorella quando erano più piccoli, e con il bombolone alla crema tra le mani, scese dalla macchina insieme agli altri.

Il tempo non era dei migliori e alcune nuvole avevano oscurato i flebili raggi del sole ma sembrava l’aria adatta per fare una passeggiata sulla battigia.

Il moro si liberò delle sue scarpe da tennis e si arrotolò i jeans fino al ginocchio per non sporcargli con la sabbia umida e l’acqua di mare.

Si guardò intorno e i suoi occhi si posarono su Nene e Giovanni che camminavano per mano vicino a lui e discutevano su cui doveva avere l’ultimo boccone della loro ciambella alla cioccolata fondente con una gara di pizzicotti.

Giorgia li guardava sorridente mentre li camminava a fianco con le scarpe in mano, ma il suo sguardo era leggermente incupito e Alessandro se ne accorse immediatamente mentre mille domande incominciarono a vorticargli in quella zucca vuota che si ritrovava.

Cosa era successo da quando si erano svegliati? Di cosa aveva parlato con Nene?

Certo, l’aveva sentita gridare che le era piaciuto da morire fare l’amore con lui, notò con un certo orgoglio tipicamente maschile il ragazzo, ma se durante la mattinata ci avesse ripensato e si fosse pentita?

È proprio vero che certe volte gli uomini si fanno più paranoie mentali delle donne, e Alessandro Castelli ne era una prova lampante.

Le si avvicinò cauto e la prese per un polso trascinandola lontano dai moderni Renzo e Lucia.

Giorgia lo guardò per un attimo indecisa se offenderlo come suo solito o meno ma abbassò lo sguardo sulla sabbia fina che veniva calpestata.

Era imbarazzo quello che le aveva letto negli occhi? Già.

Continuarono a camminare in silenzio vicino all’acqua, ma Alessandro aveva un diabetico sorriso a increspargli le labbra.

Giorgia, d'altro canto, non riusciva a far altro che guardare i suoi piedi di uno scarso 38.

Giorgia Ceccarini, famosa per il suo carattere forte, senza peli sulla lingua che non si spaventava mai davanti a nulla e non conosceva la parola timidezza, era imbarazzata.

E con Alessandro Castelli, quel cretino del suo compagno di banco che in seconda liceo per poca non finiva all’ospedale per aver mangiato un pezzo di gesso!

Però era così.

 Nella sua mente le ritornavano le immagini di quella notte e di quando si era svegliata, aggrovigliata tra le coperte e con il volto nascosto tra la spalla e il suo collo. Tutto così da film di Moccia che credeva di stare ancora sognando.

E invece era la realtà e a lei,quella realtà, piaceva parecchio.

Una mano comparve sotto al suo naso e le offriva l’ultimo pezzo di un bombolone alla crema.

-Vuoi?-

-Ci hai sputato?-

-No-

-L’hai buttato nella sabbia?-

-No-

-L’hai mangiucchiato e riempito di saliva?-

-Ti farebbe tanto schifo?- Le chiese Alessandro con un sopracciglio alzato.

-Contando che non so cosa hai fatto nelle ultime ore, si-

-Tranquilla. L’unica cosa che ho mangiato sei te- Gli rispose sorridente posandole un braccio sulle spalle coperte da un maglione chiaro.

-Mangiato non credo proprio!-

-Hai visto il dolce morsetto che ti ho lasciato sulla coscia?-

-Per quello te la devo ancora far pagare- Le rispose imbronciata dandogli una leggera spinta con la spalla.

-Ma stai buona! Ti è piaciuto da morire mi sembra che hai detto, no?- Gli chiese il ragazzo fingendosi confuso.

Giorgia si liberò dalla sua presa con uno scatto e incomincio a camminare veloce per raggiungere i suoi amici dall’altra parte della spiaggia.

-Carotina! Non fare l’arrabbiata dai!- La raggiunse Alessandro passandole un braccio intorno ai fianchi per bloccare la sua corsa.

-Te mi prendi in giro!- Si lamentò come una bambina piccola finendo soffocata dalle braccia del moro, respirando sul suo collo.

-Mi piace prendere in giro la mia ragazza soprattutto se è permalosa- Le sussurrò nell’orecchio Alessandro baciandole poi una gota arrossata.

Giorgia era rimasta senza parole con un subbuglio strano nello stomaco.

La mia ragazza. Aveva detto così o aveva bisogno di un buon Amplifon? No, aveva detto proprio così.

-Ale..-

-Dimmi-

-Cosa hai detto?-

-Che mi piacerebbe adottare una gazza-

Giorgia, dopo averlo picchiato, rimase ancora qualche secondo immobile tra le sue braccia e poi si decise ad incontrare i suoi occhi neri che tanto le piacevano.

-Hai per caso una fissa per i pronomi possessivi?- Gli chiese seria vedendolo scoppiare a ridere.

-No, ho scelto la parola ragazza al posto di fidanzat..-

-Non finire la frase! Odio quella parola, mi fa venire l’urticaria- Lo bloccò la ragazza tappandosi le orecchie come una bambina piccola che non vuole sentire la parte più paurosa di un film.

-Okey, Allora va bene la parola ragazza? Senno ti posso chiamare girlfriend, novia, petite amie, djevojka..-

-Basta così, grazie. L’ultimo cos’era?-

-Croato. A volte il traduttore di Google serve a qualcosa-

Giorgia scoppiò a ridere seguita subito dopo dal suo ragazzo. Oddio, era possibile che le si rizzassero i peli sulle gambe quando pronunciava nella sua mente quella parola?

-Non ti sembra di correre troppo?-

-E perché? Ti conosco da cinque anni e ieri sera abbiamo fatto l’amore. So tutto di te-

-E se nel tempo libero fossi una killer spietata?- Gli chiese Giorgia circondando i fianchi del moro con le sue braccia.

-Indossi una tuta di pelle nera per caso?-

-No maiale! E se fossi una specie di Clark Kant mezza aliena?-

-Stanotte non ho notato tentacoli strani sul tuo corpo, ma posso sempre verificare. Vieni qui fragolina!-

Giorgia incominciò a scappare per la spiaggia rincorsa da Alessandro che aveva intenzione di divorarla dai baci.

 

 

 

Nene abbracciata al suo Giovanni, gli posò un bacio sul naso e sospirò.

-Cosa c’è amore?-

-Sono come noi all’inizio-

-Dici prima di scoprire che la mia camera era insonorizzata?-

-Già- Rispose con un sorriso Nene prima di lasciarsi baciare dal suo fighissimo fidanzato.

 

 

 

 

Buonasera!!!!

Eccomi, finalmente direte voi, con l’attesissimo (magari!) penultimo capitolo di questa storia.

Eh già (come dice quel nonno di Vasco) siamo arrivati quasi alla fine di questo viaggio che mi ha divertito come non mai e spero sia piaciuto anche a voi.

Non so se vi ho deluso oppure no, come potete notare sono l’antiromanticismo in persona e l’ho riportato anche nella mia storia con molte battute ironiche e personaggi buffi.

Vi dico, a scrivere questo capitolo mi sono divertita tantissimo e questo fa capire la mia poca sanità mentale, e spero quindi di avere la vostra approvazione, mie cari fanfictionspettatori.

Sono ancora indecisa se mettere un epilogo oppure no, ma i due extra finali, se vorrete, ci saranno sicuramente!

Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di questo capitolo, con due paroline messe in croce e in anticipo vi ringrazio per tutto l’affetto che mi avete trasmesso attraverso un pc in questi mesi.

Siete la mia gioia e fonte di ispirazione, come dico sempre.

Scrivere è una valvola di sfogo per me, un modo diverso per evadere dalla realtà per qualche ora e voi mi avete dato tutto l’appoggio necessario perché questo mio hobby, se lo vogliamo chiamare così, sia potuto continuare.

Basta con i momenti tragici e vi lascio con una piccola auto pubblicità.

Sto scrivendo un’altra storia romantica con protagonisti Alice, Filippo e il loro strambo garage.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=690940&i=1

Questo è il link e se volete avere ancora a che fare con me (rotolo di fieno che passa….) passate a dare un’occhiatina!

Vi lascio in pace, un bacione grandissimo,

Giulia :)

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Capitolo 20
*** De ende! ***


 

 

China sui suoi appunti di latino, Giorgia cercava di tradurre una versione su Catullo, dizionario sigillato vicino a lei e l’immancabile portatile davanti a sé, sperando di riuscire a trovarla già tradotta nel Web.

Se su Google potevi trovare come inserire un Pacemaker a cuore aperto, come poteva non esserci una semplice versione?

Il suo sguardo si era posato poco dopo, sul calendario di David Gandy mezzo nudo attaccato al muro vicino alla libreria.

Erano passati esattamente due mesi da quando lei e Alessandro avevano fatto l’amore la prima volta.

Con un sospiro estasiato, si perse nei ricordi di quel giorno tanto da non accorgersi del cellulare che vibrava sulla scrivania vicino alla sua mano.

Il mittente? Quello sciagurato del suo ragazzo.

-Pronto?-

-Ciao, sono io…. amore mio…-

-Ciao idiota-

-Non resistevo più…pensavo a te…-

-Io invece a un panino gigante, pensa un po’!-

-Grazie di rovinare sempre ogni mio tentativo romantico-

-Ti sembro una persona romantica?-

-Mi sembri solo una stronza-

-Grazie amore-

-Comunque, ti volevo chiedere di andare a cena insieme magari in un posticino romantico, dal cibo ottimo, l’aria intima e in cui offrirò io!-

-Uh, dove?-

-Da Mc Donald’s!!-

 

 

 

Ad occhi esterni, quei due ragazzi seduti al tavolo rotondo al centro del Mc Donald‘s, sembravano due affamati che non vedevano cibo da un mesetto circa. Bear Grylls sarebbe stato un gentleman a confronto.

Giorgia si era buttata di testa stile Tania Cagnotto, dentro il suo cestino Happy Meal e mangiava voracemente il suo cheesburger ricoperto di ketchup.

Anche Alessandro non era stato da meno, e dopo aver quasi staccato la mano a un bambino che aveva osato guardare le sue patatine, se ne era ficcate una manciata in bocca e fissava in piena fase mistica il soffitto sopra la sua testa.

-Diventeremo due palle di lardo- Esordì Giorgia ficcandosi in bocca due polpettine di pollo con uno sguardo affranto

-Mi passi la maionese?-

-Verremo esclusi dalla società solo per il nostro peso!- Si lamentò la mora passando ad Alessandro la bustina di maionese.

-La coca cola dov’è?-

-Due panda con la cellulite!-

-C’è solo un gelato?-

-E saremo talmente grassi che non riusciremo più nemmeno a fare l’amore!-

Alessandro si bloccò sentendo le parole della sua ragazza e con la bocca ancora piena, le rispose agitando braccia e mani come un assatanato.

-Hey ferma ferma! Cosa hai detto?-

-Che non riusciremo più a fare l’amore se continuiamo così- Gli rispose Giorgia giocando con una patatina sul suo vassoio.

-Smettila di mangiare, grassona!- La brontolò Alessandro con uno sguardo serio, dandole una manata sulle dita che tenevano la patatina fritta.

-Parla quello che si è fatto fuori la peperonata di sua madre per colazione!-

-Non c’era altro in casa- Si difese il moro lanciando nel cestino alcuni tovaglioli usati.

Continuarono a mangiare, uno perso nei suoi pensieri e l’altro che spremeva una bustina di ketchup sopra un pezzo di pollo cercando di non sprecare nemmeno una goccia.

Stranamente quello che stava pensando era Alessandro, già, grandissimo miracolo, e mentre guardava la sua ragazza mangiare come un ornitorinco, due paroline uscirono dalla sua bocca non essendo in grado di fermarle.

-Ti amo-

Giorgia si era bloccata sulla sua scomoda sedia.

Aveva allargato gli occhi dallo stupore e si era girata lentamente dalla parte dove sedeva Alessandro per guardarlo negli occhi scuri che teneva abbassati sulle sue mani incrociate sul tavolo.

Giorgia l’aveva fissato scandalizzata.

Lui….le aveva detto….ti amo.

Il ragazzo alzò gli occhi dal vassoio e incontrò lo sguardo stupito, no allucinato, della sua ragazza.

I capelli scuri erano scompigliati e sembravano una massa di fieno incolto, le guance erano di un colorito roseo adorabile e aveva la bocca sporca di ketchup e maionese ad entrambi i lati e un po’ sul mento.

-Mi hai detto…-

-Già-

-Davvero?-

-Pare di si-

-Me lo hai detto dentro un Mc Donald’s che puzza di fritto?-

-Ehm…si-

-Mentre io sono sporca di maionese con un maiale e te hai una foglia di insalata in testa?-

-Mi sa di si-

-Mentre un bambino sconosciuto si è seduto al nostro tavolo?-

Alessandro si girò confuso alla sua destra e vide un bambino biondo con due splendidi occhi azzurri, seduto sulla panca accanto a lui che seguiva divertito la scena mentre si gustava le sue patatine.

-Strano ma…è così-

-Hai mai visto un film di Moccia?- Chiese Giorgia alzando leggermente il tono di voce e non si capiva se era arrabbiata o solo divertita.

-Mi sono addormentato alla prima scena-

-Hai mai letto un Harmony di tua madre?-

-Hey non stai parlando con una checca!- Si difese il moro incrociando le braccia la petto leggermente stizzito.

-E dov’è la pioggia, gli unicorni volanti e le campane che suonano???-

Alessandro rimase in silenzio con lo sguardo basso mentre capiva che la sua dichiarazione inaspettata era fallita.

Ma non si era pentito di averglielo detto. Quando l’aveva vista seduta al suo stesso tavolo, sorridente anche se sporca di salsa, gli era sembrata la cosa giusta da dire.

 La cosa perfetta per un momento così perfetto. Okey, un Harmony di sua madre l’aveva letto ma solo perché era disperato visto che l’Inter aveva perso 3 a 0!

Giorgia si alzò dal tavolo facendo strusciare rumorosamente la sedia sul pavimento e si avvicinò al cestino dell’immondizia.

Il bambino seduto accanto a lui gli diede una pacca di comprensione sulle spalle ricurve.

Mentre stava per affogarsi con il gelato avanzato di Giorgia, sentì due labbra morbide posarsi sulle sue e della mani giocose nei suoi capelli scompigliati.

La ragazza si staccò di pochi centimetri dalla sua bocca e gli parlò sfiorando le sue labbra, ammaliato dai suoi occhi gioiosi e felici.

-Ti amo anch’io aking pagmamahal*-

-Spero tu non mi abbia offeso-

E un altro bacio suggellò quel momento tanto strano quanto dolce.

 

 

 

Gli ultimi giorni di maggio passavano veloci e gli studenti percorrevano i corridoi del Liceo Marconi con passi annoiati e stanchi mentre sognavano ad occhi aperti un grande letto dalle coperte bianche e spiagge assolate.

Un grande letto lo sognava pure Alessandro Castelli, ma come accessorio avrebbe voluto anche la sua dolce fragolina che in quel momento stava ripassando per il compito di fisica insieme ad Annalisa, una loro compagna di classe, sui gradini fuori dal portone principale.

Alessandro al suono della campanella, si allontanò dai suoi compagni di classe e si avvicinò a Giorgia che stava mettendo dentro la borsa i suoi libri.

-Ma ciao mela!- La salutò abbracciandola da dietro e posandole le sue mani sui fianchi coperti da una maglietta a maniche corte.

-Ma te non mi puoi salutare normalmente una volta ogni tanto?!- Gli rispose Giorgia spostandosi un ciuffo castano dietro l’orecchio, mentre sbuffava gonfiando le guance come una bambina piccola.

Alessandro le fece un mezzo sorriso e si calò sulle sue labbra che sapevano di caffè e miele, assaporando completamente il suo sapore, leccandole il labbro inferiore prima di staccarsi dal suo corpo.

Giorgia ancora imbambolata per quel saluto inatteso, si schiarì la voce più volte e infine parlò con la voce ancora tremolante.

-Già…m-meglio si…-

Alessandro si caricò il suo zaino in spalla e procedette nel corridoio affollato da altri studenti, con la sua ragazza silenziosa al fianco.

-Cosa fai oggi?-

-Devo portare la mia dolce e tenera Gigia dal veterinario. Perché?-

-Perché pensavo di stare un po’ con te..- Le disse con un tono dolce Alessandro avvicinando la bocca al suo orecchio facendola rabbrividire e sorridendo compiaciuto per quella reazione involontaria.

-Pistacchio ho il marchese quindi allontana le mani-

-Il marchese?!- Chiese Alessandro stupito.

-Sai..noi femminucce ogni 28 giorni….mi sembra di averti già fatto questo discorso, no?-

-So cos’è! Io ti volevo coccolare però-

-Ma puoi farlo, non ho la lebbra- Replicò Giorgia stizzita.

-Ma io voglio farti delle coccole che non prevedono vestiti-

-E questo solo perché sei un porco-

-Ma tu ami questo porco, non è vero?- Le si avvicinò Alessandro illuminando gli occhi neri come due lampadine.

-Solo perché per ora non ho trovato di meglio. Se busserà alla mia porta Orlando Bloom ritieniti ufficialmente scaricato-

-Vale lo stesso per te se alla mia porta si presenta Megan Fox, sia chiaro!-

-Ci sto- Si strinsero le mani e poi fecero incontrare le loro labbra che erano ancora piegate in un sorriso.

 

 

Erano sulla porta della loro classe quando si baciarono e un urlo strozzato ruppe l’atmosfera intima che si era creata tra di loro.

Il proprietario dell’urlo non era Tarzan ma bensì, Giorgio Alfonso Balluchi, il loro famoso professore di storia e filosofia.

Guardava i suoi due studenti sulla porta dell’aula con uno sguardo allucinato e la sigaretta penzoloni dalle labbra spalancate.

-Porco Demonio! Ma ci vedo bene? Castelli e….Ceccarini?!-

Alessandro fece un gesto timido con la mano mentre Giorgia cercava di nascondersi alle spalle del suo ragazzo.

-Ma..ma vi stavate baciando Dio Cristo!-

-Così sembra…-

Il professore si alzò dalla sedia in cui stava stretto, mostrando il suo grasso pancione dietro una camicia a quadri e andò verso i due ragazzi che avevano paura che li volesse colpire con qualcosa di contundente.

-Ma è una notizia magnifica!!- Li disse seriamente commosso.

-Non romperete più i coglioni a nessuno si spera, ora che andate d’amore e d’accordo eh??? Vero??-

I due baldi giovani annuirono meravigliati dall' espressione gioiosa del loro professore.

-Ora mi vado a fumare una sigaretta per festeggiare. Ragazzi, oggi si fa festa eh?-

Tutti i compagni di classe di Alessandro e Giorgia, seguirono il loro professore fuori dall’aula con grida e risate di gioia.

Gli unici due grulli che erano rimasti in classe erano Castelli e Ceccarini, che si guardavano negli occhi senza aver capito esattamente cosa era successo.

Alessandro scoppiò a ridere fissato da un’ ancora stupita Giorgia.

-Ah, la forza dell’amour!- Disse il moro abbracciando la sua fidanzata, trascinandola fuori dall’aula intonando un acuto di Pavarotti.

Eh si, l’amore gli aveva proprio dato alla testa.

 

 

 

 

Fine.

 

 

Odio scrivere questa parola. Davvero.

È proprio finita signori questa bellissima avventura insieme a voi. Lo so che vi avevo detto che avrei aggiornato la settimana prossima ma visto che molto probabilmente non ce l’avrei fatta, mi sono messa a scrivere ed eccovi qui l’ultimo capitolo!

Sono stata brava eh?!

Ora non mi voglio mettere a piangere facendo affogare la mia povera micetta quindi vi dico solo un immenso e di cuore GRAZIE. Grazie per avermi fatto emozionare con le vostre parole e complimenti e per essermi stati vicini attraverso un pc.

Io vi ringrazio e anche Giorgia e Alessandro vi salutano, insieme a tutti gli atri personaggi che vi hanno tenuto compagnia in questi mesi.

Un bacione,

Vostra Giulia :D

P.s. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=717753&i=1 Nuova follia che spero vi piaccia. È una storia senza tante pretese come ho scritto anche nel primo capitolo che spero vi farà sorridere come ha fatto “Cenerentola e il marchese” :D

aking pagmamahal* Amore mio

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Capitolo 21
*** Questo non è amore, è pazzia! -One Shot di Natale- ***


 

Link gruppo su facebook dedicato alle mie storie, ops, obbrobri:

http://www.facebook.com/groups/262965880410553/ 

 

 Buona Vigilia e buon Natale.

Un piccolo, misero pensierino per voi che mi seguite e, spero, mi continuerete a seguire nei miei obbrobri.

Una pioggia di baci.

 

 

 

Questo non è amore, è pazzia!

 

 

 

 

Alessandro se ne stava seduto su una sedia pieghevole di plastica, piegato sul piccolo tavolino di legno davanti a sé che tentava di risolvere un cruciverba, a sua detta “difficilissimo”, con una coperta di lana rossa sulle spalle a proteggerlo dal freddo pungente.

D'altronde era il pomeriggio del 24 dicembre, e stare all'aria aperta con il vento gelato che si infiltrava tra i vestiti pesanti, non era proprio il massimo.

Sentiva il naso gocciolante e il freddo congelargli il cervello già poco funzionante in quel giorno di festa.

Le musiche natalizie che fuoriuscivano dagli altoparlanti a due passi dalle sue orecchie, inoltre, aumentavano il suo mal di testa in maniera esorbitante. Desiderava soltanto una cioccolata calda e una dormita nel suo letto caldo che era stato costretto a lasciare alle sei di mattina, addormentandosi osservando il sorriso gioviale del suo Ibrahimovic.

Non voleva poi molto.

Piccole cose che l'avrebbero reso immensamente felice.

Bè, già che c'era avrebbe voluto anche una stufa portatile, il nuovo Fifa per la Playstation 3 ma soprattutto, una fidanzata normale.

Non la chiedeva con un Quoziente Intellettivo superiore alla media o perfetta in ogni sua azione; Alessandro la voleva normale.

Desiderio irrealizzabile, naturalmente.

La sua attuale ragazza, infatti, tale Giorgia Ceccarini nata il 15 luglio 1992 a Casciana Maggiore (un piccolo paese di 1339 abitanti), stava urlando a squarciagola davanti al Centro Commerciale locale, con un megafono verde fosforescente in mano e un cartello che teneva alto in mano che recitava la seguente frase “Iattura e sciagura a te che a Natale mangi l'agnello!”.

I passanti che entravano dentro il supermercato per effettuare gli ultimi regali di Natale, venivano importunati dalle grida di quella specie di donna che erano davvero dannose per i timpani dei poveri anziani.

Loro, i dolci nonni che sorridenti entravano dentro il Centro Commerciale per comprare il panettone che mancava oppure l'ennesimo regalino al nipote, si sentivano gelare il poco sangue rimasto nelle loro vene sotto la pelle raggrinzita, quando si vedevano arrivare addosso una furia travestita da mucca a chiazze bianche e nere.

Alessandro aveva visto un signore scappare verso la sua macchina, traballando sulle sue gambette secche, lanciando per aria la busta della spesa, quando Giorgia lo aveva rincorso per fargli prendere un volantino del W.W.F.

Il ragazzo, costretto a partecipare a quello spettacolo umiliante, doveva starsene seduto in un angolo a raccogliere le firme dei passanti per chiedere la chiusura della macelleria “Benevento&figli”.

Lui, in tutto quel caos, non c'entrava assolutamente una mazza.

Lei, quell'infame donna che dichiarava il suo amore per lui, l'aveva convinto con il più basso dei mezzi a sua disposizione.

 

“Castelli, se non vieni a protestare con me, nuda mi potrai vedere solo a Natale. Natale del 2022!”

“Ma..ma nel 2012 finisce il mondo!”

“Ecco, fatti due conti.”

 

 

E lui, uomo che per natura si lasciava abbindolare facilmente dalla carne nuda della sua ragazza, era stato costretto e passare un'intera mattinata seduto su quella scomoda seggiola a patire un freddo cane, assistendo a quella pagliacciata che gli aveva strappato qualche sorriso.

Una grassa risata era fuoriuscita dalle sue labbra quando aveva visto spuntare dalla macchina di sua madre, sua sorella Chiara travestita da cavallo.

Aveva pregato in ginocchio un ragazzino di undici anni vicino a lui, di farle un video con il suo telefonino. Gli aveva dato anche cinque euro, a quel moccioso!

E poco dopo eccole lì. Una mucca e un cavallo che protestavano per difendere il mondo animale.

Alessandro fantasticava su cosa gli avrebbero fatto quelle due, se si fosse azzardato a comprare delle polpettine di pollo al Mc Donald's.

Forse ce lo avrebbero fatto affogare, pazze com'erano.

-Ma non vi vergognate a mangiare un piccolo agnello appena nato?- Questa era sua sorella.

-Un agnello, signori! E voi chiamate loro “animali”? Siete voi, degli essere mostruosi!- Ed ecco Giorgia, quasi in lacrime quando vide uscire dalle porte scorrevoli, un uomo sui quarant'anni che aveva un petto di pollo in una busta.

E quando l'agente di sicurezza fuori dalla banca si era messo a mangiare un cheesburger che un collega gli aveva portato?

Lì Giorgia se l'era vista brutta: aveva tentato di colpire l'uomo con il megafono verde fosforescente in testa e quello, per sfuggire al suo colpo, era inciampato in una busta di plastica dimenticata per terra ed era cascato procurandosi un bernoccolo sulla fronte.

Aveva scampato la denuncia per un pelo.

Vendendo un bambino che correva piangendo verso la mamma dopo che Chiara gli aveva urlato contro perché stava mangiando una coscia di pollo, Alessandro si era messo a ridere sguaiatamente, attirando l'attenzione di Giorgia.

Lei gli si era avvicinata come un furia, a passo di marcia, fermandosi a controllare il foglio delle firme.

Era completamente bianco.

È in procinto di un colpo apoplettico, pensò il ragazzo, allontanandosi di qualche centimetro dalle fauci in bella vista della ragazza.

-Non c'è nemmeno una firma!-

-Lo so-

-Perché!?-

-Perché bastate voi due a convincere la gente a non mangiare più carne-

-C'era un'offesa velata, nel tuo tono, sbaglio?-

-Ma certo che no, mia dolce vacca!-

Giorgia si era levata la testa da mucca e gli aveva quasi ringhiato.

-Hey, a cuccia Carolina! Ma le mucche ringhiano? Ah, già! Rappresenti una mucca i cui mangimi modificati chimicamente, hanno alterato il DNA. Bel lavoro, fragolina!-

Il ringhio di Giorgia si era trasformato quasi in un ululato.

-Balto, invece di abbaiare perché non ritorni a protestare? Anzi, prima dimmi la dodici orizzontale. “A Natale lo si è tutti”-

-Vaffanculo!- E con la sua ultima uscita, Giorgia si era ficcata di nuovo la sua testa e, cartello in bella mostra, le sue grida avevano sovrastato, per l'ennesima volta, la famosissima Let it snow che usciva dagli altoparlanti.

-....più volgari! Grazie, marmellatina di more!-

-Muori!-

-Te l'ho detto che sei sexy con quel costume? Vorrei osservare più da vicino quella macchina nera vicino alla coda!-

-Io ti castro!-

-Ho i brividi su per la schiena! Vieni da me, cocorita!-

E sotto gli sguardi sbigottiti di centinaia di passanti, Alessandro, coperta rossa svolazzante sulle spalle a mò di Superman, si mise a rincorrere Giorgia, indossante il suo costume da mucca con un megafono in mano, per tutto il parcheggio del supermercato.

Il pover'uomo vestito da Babbo Natale poco lontano da loro, che suonava svogliatamente una campanella dorata sperando di attirare un minimo d'attenzione, si stava maledicendo mentalmente per aver mandato a quel paese la moglie quando gli aveva proposto di travestirsi da asinello.

Maremma maiala!

 

 

 

 

 

 

Buon Natale a tutte voi e alle vostre meravigliose famiglie.

Mangiate come dei maiali e strafogatevi con i dolci. La dieta inizia con l'anno nuovo!

Ma chi ci crede più...

Buone feste, donneh! Bacione grandissimo e abbraccio da orso,

Giulia :)

 

 

 

 

 

 

 

 

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