L'ultima signorina Bennet

di RobynODriscoll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


Ciao! Sono nuova nella sezione. E' bello vedere quante altre appassionate di P&P ci siano...vorrei proporvi questa breve storia a capitoli, in realtà l'ho già postata su un altro sito ma in quella sede non posso interagire direttamente con chi legge...invece mi piacerebbe molto avere un parere, se vi va di recensire ^_^

Troverete una Kitty senz'altro più vivace ed istruita rispetto a quella del romanzo: d'altronde è passato qualche anno dalla sua conclusione, e come sostiene Jane Austen nel finale ho pensato che una frequentazione assidua della casa di Elizabeth e di quella di Jane, nonché la lontananza forzata da Lydia, abbiano migliorato di molto l'educazione di Catherine, e soprattutto le abbiano permesso di tirare fuori una personalità tutta sua. Insomma, ammetto che è un po' OOC, ma spero che queste motivazioni facciano apparire il tutto come la crescita personale di una giovane donna.

Ecco, ora smetto di bablare. Aggiungo solo che, siccome l'originale è un racconto troppo lungo per essere postato in una oneshot, proseguirò con dei capitoli piuttosto brevi.

Spero vi piacerà :)

 

Laura.

 

 

Diario di Kitty Bennet
13 Settembre, 18…

E’ trascorso molto tempo dalla mia ultima visita a Pemberley, e non faccio ritorno volentieri. Tuttavia, questa volta non avevo altra scelta che accettare l’invito di Lizzy: dopo che Mary si è finalmente decisa a sposare il suo scialbo Mr.Blunt, i nervi della povera mamma hanno tracimato la diga, inondando di lacrime Longbourn e rendendo la casa inagibile a mio padre e me. 
“Quattro figlie sposate!”, ripeteva in continuazione dopo la cerimonia, “La cara Mary da oggi sarà la stella di Meryton! Certo, con le sue modeste bellezze non poteva puntare in alto come le sorelle maggiori…Mrs. Bingley di Netherfield e Mrs. Darcy di Pemberley e Derbyshire, immagino le conosciate…”
Capirai perché, mio caro diario, subito dopo la celebrazione della cerimonia Mary e il suo novello sposo siano fuggiti più lontano possibile da paragoni inappropriati e nomi altisonanti. Trascorreranno la luna di miele in Cornovaglia, a quanto pare. 
Sul mio nuovo fratello acquisito posso dire molto poco, in verità. Mr. Blunt fa l’impiegato da zio Philips: è un ometto pelato, che parla in fretta quando è nervoso e ha le mani perennemente sudaticce. A suo favore, devo però ammettere che possiede la pazienza di un santo. Ha fatto la sua proposta a Mary almeno sei mesi fa, e quella sciocca, tra un dubbio morale e una virtù teologale, si è presa la libertà di rispondergli con tutta calma! Ormai, eravamo certi che sarebbe rimasta per sempre a casa, ad assistere la vecchiaia dei miei genitori e predicare di tanto in tanto per sedare i piagnistei della povera mamma. A quanto pare, invece, ora le aspettative della famiglia poggiano su di me. L’ultima signorina Bennet.
Cielo, ho voglia di gridare! Ma non lo farò. Ho imparato a trattenermi. E tuttavia…oh, non importa.
La mamma è rimasta a Meryton, a farsi consolare della perdita della quarta figlia da zia Philips. Con il suo solito intuito, Lizzy ha accolto la richiesta d’aiuto di mio padre ancora prima che venisse formulata, e ci ha invitati a restare a Pemberley almeno finché Mary e Mr. Blunt non torneranno dal viaggio di nozze. In questi anni, Lizzy si è rivelata il nostro porto sicuro nei momenti di tempesta. Il suo cupo marito trova che mio padre ed io siamo i parenti più sopportabili che abbia acquisito con il matrimonio, esclusi ovviamente i Bingley e i suoi adorati zii Gardiner. Darcy non ha posto obiezioni al nostro soggiorno – così, almeno, sostiene Lizzy nella sua lettera. Un tempo trascorrevo a Pemberley anche quattro, cinque mesi interi. Durante la prima gravidanza di Lizzy, c’ero io a tenerle compagnia. Insieme a Georgiana, naturalmente. 
Mi è ancora difficile parlare di Georgiana, dopo gli ultimi fatti accaduti. Lo farò, in ogni caso, per dimostrare che sono diventata una vera signora.
All’inizio ci detestavamo cordialmente: lei tentava di propormi un’esibizione a quattro mani al piano, io preferivo giocare a whist con Jane, Lizzy e Bingley. Il whist è uno dei pochi vizi che mi è concesso dopo il colpo di testa di Lydia, quando il resto della famiglia ha deciso che io rischiavo di diventare come lei – un’assurdità, lo so, ma non posso ribellarmi. Inoltre, mi è permesso giocare solo in famiglia, e puntando bruscolini invece di denaro, ma lo trovo comunque più divertente del pianoforte.
Georgiana invece adora quello strumento. C’è da dire a suo favore che lo suona magnificamente. Darcy la incoraggia molto in questo. Lei fa tutto quello che le dice il fratello: è una così brava ragazza. Me l’hanno additata come esempio fino alla nausea. Eppure, dopo tutto eravamo diventate amiche, Georgiana ed io. 
Ora che ci penso, dovrei iniziare a chiamarla Miss Darcy. Chissà se si accorgerebbe del cambiamento? Sembra sempre così persa nei suoi pensieri, con quegli occhioni sgranati che alla luce paiono fatti di vetro. Somiglia a una bambola, in verità, più che a una fanciulla.
Basta così. Lizzy direbbe che sono cattiva, che Georgiana è la quintessenza della gentildonna e che dovrei imparare da lei. Stasera la incontrerò a cena, comunque, ed è meglio che mi abitui all’idea.
Spero solo che non ci sia Mr.Westfall.

Sera 
Devo essere la beniamina della sorte. Quanti desideri ho espresso poche righe orsono? Uno soltanto. E si è guardato bene dal realizzarsi, naturalmente.
Mr. Westfall era stato invitato a cena. Mi domando perché Darcy sia tanto prodigo di inviti, ultimamente: sono certa che nemmeno Mr. Collins possa vantarsi di essere convocato a Rosings Park più spesso di quanto il nuovo canonico di Rivergate lo sia a Pemberley! Pare che lo si possa trovare qui tutte le sere da una settimana a questa parte, così mi ha detto Lizzy. Lui e Darcy stanno discutendo di alcune importanti modifiche da apportare alla canonica. Mia sorella si è ben guardata dall’avvisarmi per lettera. Dopo tutto, lei non sa nulla di quella vecchia storia. Almeno, credo. 
Comunque, preferivo quando mio cognato si comportava ancora da burbero asociale: la paternità lo ha ammorbidito, ed io ne pago le spese.
Appena mi ha vista, Mr. Westfall ha chinato il capo. Ha ancora i capelli biondi come il grano.
“E’ un piacere incontrarvi di nuovo, Miss Bennet”, ha detto.
Detesto la sua espressione. Sempre così pacata, così dannatamente inamovibile!
Oh, so che una vera signora non impreca, ma sono ancora padrona dei miei pensieri e non intendo lasciare loro “correggere” anche quelli. Odio Mr. Westfall e lo odierò sempre. E odio anche un po’ Georgiana, ma meno di quanto detesti lui. Perché lei è una donna, e nonostante tutto so che non è colpa sua. Niente di tutto questo è iniziato da lei.


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Capitolo 2
*** II ***


Diario di Georgiana Darcy
16 Settembre, 18…

Temo di avere offeso Kitty in qualche modo, ma non capisco come.
Nei dieci mesi che abbiamo trascorso lontane, lo riconosco, ho trascurato la nostra corrispondenza. Mio fratello insisteva perché, durante la Stagione, io soggiornassi a Londra, sotto la tutela di Mrs. Annesley. Devo però ammettere che, delle cinque lettere che ho spedito, solo le prime tre hanno ottenuto una risposta, e delle più fredde e scostanti. Ora evita la mia compagnia, e se la invito a passeggiare noi due sole lamenta un’eccessiva stanchezza per il viaggio dell’altro giorno, o adduce come scusa le nuvole nere all’orizzonte.
Se ho perduto la sua amicizia per qualche motivo che non comprendo, ne sono profondamente dispiaciuta. Dovrò pensare ad un modo per riparare a qualsivoglia torto abbia compiuto nei suoi riguardi. 
Fin dal giorno in cui i nostri fratelli si sono sposati ho sentito per lei un’immediata simpatia, ma la mia timidezza mi impediva di avvicinarla. Ammiravo in Kitty ciò che ho subito ammirato in Elizabeth: lo sguardo vivace e orgoglioso, l’inclinazione al sorriso e la prontezza nel parlare. Il fatto che fossimo coetanee mi ha spinto ancora di più verso di lei. Prima del mio debutto, non avevo avuto molte occasioni di trascorrere del tempo con altre fanciulle della mia età: Fitzwilliam ha sempre trovato che i nostri vicini non fossero una frequentazione adeguata per me. Quando Elizabeth è riuscita a convincerlo che chiacchierare con le figlie degli Higgins e dei Burstow avrebbe alleviato la mia solitudine senza arrecare danno all’educazione, ero ormai diventata irrimediabilmente timida. Essere restia nel parlare mi ha fatto spesso giudicare come una fanciulla insignificante. 
Kitty Bennet ha, per certi versi, cambiato il mio modo di vedere il mondo e me stessa. Elizabeth l’ha chiamata da noi perché voleva sottrarla, se ho ben compreso, da alcune influenze negative nell’Hertfordshire. Mi piaceva il suo atteggiamento schietto, anche se Fitzwilliam lo definisce spesso “chiassoso”. Fin dal suo primo ingresso a Pemberley, con uno dei suoi cappellini debordanti di fiocchi a torreggiarle sul capo e i riccioli scuri che le ombreggiavano vezzosamente la fronte, capii subito che Kitty possedeva tutta la sicurezza che a me mancava.
I miei approcci furono così goffi, all’inizio, che deve senz’altro avermi considerata una bambina. Con lei non mi riusciva di essere spontanea, come invece ero stata fin da subito con Elizabeth. Ci tenevo troppo a fare una buona impressione.
Forse le mie proposte di suonare il piano insieme la offesero, perché, scoprii più tardi, la musica non la interessava granché. Io, d’altro canto, non sono mai stata una conversatrice divertente, né ho mai imparato a giocare a carte. Vivevamo sotto lo stesso tetto scambiandoci molte cortesie e nessuna confidenza: poi, venne l’episodio dei quadri. 
Fu durante la gravidanza di Elizabeth. Ce ne fu dato l’annuncio durante una cena informale, in cui fin dall’inizio avevo notato in mio fratello una certa aria distratta e sorridente che mal si confaceva al suo solito carattere. Allora, dopo le congratulazioni, gli abbracci, le esclamazioni di gioia, Kitty ed io ci scambiammo uno sguardo. “A quanto pare diventeremo zie!” disse lei, stringendomi la mano.
Niente mette in una famiglia più buon umore dell’arrivo di una nuova vita; la serata trascorse nella maniera più piacevole possibile, con lunghi discorsi infarciti di fantasticherie e aspettative riguardo il primogenito dei signori Darcy. Infine, quando fu il momento di coricarmi, mi resi conto che ancora non potevo dormire. Nonostante avessi letto le mie solite venti pagine delle “Prediche” di Fordyce, la stanchezza non veniva a chiudermi gli occhi, forse per l’emozione della notizia che avevo appena ricevuto, e le immancabili fantasie che avevo iniziato a formulare sul nipote che ancora non avevo visto e già amavo perdutamente. Presi la candela e uscii dalla stanza, con l’intenzione di chiedere a Mrs. Reynolds di prepararmi, se non la incomodava troppo, una tisana per aiutarmi a dormire.
Fu con mia grande sorpresa che nei corridoi trovai Kitty, in tenuta da notte, con la treccia sfatta e la vestaglia malamente allacciata. 
“Cosa facevi qui al buio?” domandai, stupita. Lei si strinse nelle spalle. 
“Ho spento la candela, e non so dove sono i fiammiferi.” Poi, mi indicò con un cenno del mento gli altri quadri che ornavano le pareti. “Sono meno inquietanti, al buio.”
Per quanto possibile, cercai di rischiarare i ritratti cupi degli antenati dei Darcy. Mi avevano sempre instillato un certo timore, ma pare che i nostri genitori, soprattutto nostra madre, ci tenessero molto. 
Iniziai a spiegare a Kitty chi fossero quegli uomini e donne dipinti in colori freddi e con espressioni di una serietà estrema, con i loro ornamenti nobiliari issati come stendardi in guerra. Ad un certo punto, Kitty alzò un sopracciglio e affermò: “Posso dirti di cosa sono morti, uno per uno.”
“E’ un discorso troppo macabro per quest’ora tarda.” “Avanti, è solo un gioco! Non mi dirai che Miss Darcy teme i fantasmi!”
Non potevo dirglielo, e così lo strambo gioco iniziò. Di certo una tale attività notturna non sarebbe stata approvata da mio fratello, e nemmeno dai miei austeri antenati. Tuttavia, vederli sotto quella luce li rendeva in qualche modo meno tremendi.
“Gotta.”
“Vaiolo.”
“Noia.”
“Con quell’aria svenevole? Sicuramente si è impiccata per amore.”
“Oh, mio Dio! Questo deve essere stato soffocato dal proprio gozzo.”
Infine, di fronte al ritratto di un D’Arcy di Normandia particolarmente affascinante, esclamò sicura: “Mal francese.”
Arrossii, e insieme soffocai una risata. “Kitty, che dici!”
“Un così bell’uomo, non può essere morto d’altro!”
A quel punto fu impossibile per entrambe trattenere le risate: ridemmo tanto, che nonostante i nostri tentativi di non farci sentire, udimmo una voce autoritaria in fondo al corridoio:
“Se non tornate subito nelle vostre stanze, signore, sarò costretto a impedirvi di uscire da questa casa per due settimane.”
La minaccia di mio fratello non era molto seria, tanto era impastata di sonno e della pace universale del futuro padre; tuttavia, ci affrettammo a fare ciò che diceva. Da quel giorno, Kitty ed io divenimmo compagne inseparabili…fino ad oggi.
Ma io rivango questi ricordi come se la nostra amicizia fosse qualcosa di trascorso e lontano. Non desidero che sia così: dunque, è necessario che le parli, per chiarire l’ombra del malinteso che è scesa su di noi. Domani l’affronterò.
Mentre penso questo, provo il brivido ormai consueto che la parola “domani” porta con sé da un paio di mesi a questa parte. Forse, domani, Mrs. Reynolds mi porterà la lettera che sto aspettando. Non sono certa che Fitzwilliam approverà, e tuttavia lo spero, dal profondo del cuore.

 

Note di Runa

Ecco, Georgiana ha tutta un'altra idea sul rapporto con Kitty. Se avevano costruito una bella amicizia, come lei sostiene...cosa può averla rovinata? Il mistero sarà svelato nel prossimo capitolo :)

Ringraziamenti

Herm90: Grazie mille dei complimenti XD Mi hai scoperta, l'ho postata proprio là. Ma su EFP effettivamente è tutta un'altra cosa, la possibilità di interagire è impagabile! Il tuo racconto di cosa parlava? Lo trovo su EFP? Mi piacerebbe leggerlo!

Isy_264: Ciao, e grazie per la recensione! Sì, hai ragione, Jane lasciato detto che Mary si sarebbe sposata con un impiegato di zio Philips, se non ricordo male l'ho letto sul sito Pemberley Republic. Dicevano, se mi ricordo bene, che l'aveva scritto il nipote di Jane nella biografia che aveva scritto su di lei. E diceva anche con chi si sarebbe sposata Kitty...cosa che ho cercato di rispettare nel racconto ^_^

Jaybree88: Ciao! Grazie, mi conforta sapere che trovi plausibile il cambiamento di Kitty...questo era il mio più grosso dubbio sulla storia in effetti. Cosa è successo tra Mr. Westfall e le due signorine? Il nucleo del problema verrà fuori nel prossimo capitolo (la storia è davvero breve, saranno al massimo cinque capitoli)...spero di aver lasciato un po' di curiosità :) Sì, la storia segue un'altra indicazione lasciata da Jane Austen su un altro membro della famiglia Bennet... :)

E infine un grazie cumulativo anche chi è solo passato di qui per leggere, mi ha reso molto felice ^_^

Al prossimo capitolo! 

 

Laura.

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Capitolo 3
*** III ***


Diario di Kitty Bennet
26 Settembre, 18… 


Oggi ha avuto il coraggio di parlarmi! Sono senza parole, lo giuro. Gli uomini di chiesa non dovrebbero essere tanto sfacciati. L’audacia che non mettono nel vestire, evidentemente, emerge in altre maniere.

E’ iniziato tutto con una passeggiata che, nonostante tutto, sembrava tranquilla. Dopo tanti giorni di freddezza, ho dovuto accettare l’invito di Georgiana a camminare un po’ negli immensi giardini di Pemberley: sono trascorsi più di dieci giorni dal mio arrivo, e ancora ci parliamo solo quando c’è nostra nipote di mezzo. Con il suo sorriso da angelo astuto, la piccola Jane riuscirebbe a sciogliere un ghiacciaio. Sembra che non sopporti di stare con una di noi soltanto, quando siamo presenti entrambe in una stanza; così, passeggiavamo con lei che ci teneva entrambe per mano. La balia che ci seguiva di qualche passo, sempre attenta che la “piccola miss Darcy” non inciampasse, non cadesse, non sgualcisse il bel vestitino bianco.
Santo Iddio, mi domando come crescerà mia nipote senza provare l’ebbrezza di sbucciarsi le ginocchia almeno una volta nella vita. 
Lizzy non ci ha accompagnate: è rimasta a riposare nelle sue stanze. Accusa una grande stanchezza in questi giorni, forse a causa del cambiamento di stagione. Darcy era sceso con mio padre a Rivergate, per alcune commissioni; ed io speravo davvero che ciò non significasse che sarebbero tornati ancora una volta portando con sé il reverendo Westfall. Non avevo sofferto abbastanza nei giorni precedenti, vedendo ogni giorno di fronte ai miei occhi l’unico uomo che avrei desiderato non incontrare mai più?
A quanto pare, caro diario, ho lasciato a casa i piagnistei della mamma solo per ricevere un castigo peggiore qui. 
Quasi mi si è fermato il cuore quando l’ho visto arrivare. Westfall, naturalmente: chi altri? 
A suo credito, devo ammettere che è sempre un uomo attraente. Non come lo erano gli ufficiali a Meryton, e nemmeno paragonabile a Denny: tuttavia, ha bei lineamenti e occhi onesti. Buon per chi lo sposerà. E in ogni caso, sarà una magra consolazione, perché chi vorrebbe, potendo scegliere, sposare un uomo di chiesa? 
“Miss Darcy, Miss Bennet, buona sera. Pare che vi incomoderò di nuovo per cena.”
Ho guardato Georgiana a quel punto. Sono certa che il sangue dei Fitzwilliam nelle vene le impedisca di mostrare qualsivoglia emozione. Quanto la invidio per questo! Io mi sentivo le orecchie rosse, di rabbia e di emozione. 
“Splendido! Potrete leggerci di nuovo i sonetti di Shakespeare” ha detto Georgiana. “La vostra recitazione rende loro giustizia.”
Il reverendo, a quel complimento, ha sorriso. “Una buona voce, Miss Darcy, è probabilmente l’unica vera qualità richiesta a un uomo di chiesa.”
Poi, ha guardato nella mia direzione. Pareva si aspettasse anche un mio commento. L’ho accontentato subito.
“Vi prego, basta con la poesia! I muri di Pemberley cadranno su se stessi per la noia se declamerete ancora una volta.”
“E cosa suggerite per trascorrere la serata, Miss Bennet?”
“Il silenzio, signore. Mia sorella Mary sostiene che sia la più alta espressione di saggezza, e per una volta io credo che non abbia torto.”
Ho avvertito immediatamente lo sguardo turbato di Georgiana su di me. Westfall deve essersi offeso, perché ha toccato le falde del cappello e si è scusato di averci importunato nella nostra passeggiata, augurandosi di incontrarci più tardi. Una volta che si è allontanato, Georgiana ha tentato di chiedermi spiegazioni, ma l’ho incitata a continuare a camminare. Perfino la piccola Jane ha iniziato a piagnucolare, forse perché la mia stretta sulla sua manina si era fatta troppo salda. 
Sono stata villana, e me ne vergogno. La verità è che mi sento terribilmente in colpa, anche se questo non è da me. Eppure, mi è quasi insopportabile vedere Georgiana che trasale ogni giorno, quando Mrs. Reynolds porta la posta e Lizzy distribuisce ad ognuno le sue missive. Attende chiaramente qualcosa di importante. Qualcosa che per colpa mia non arriverà.
Ora, per la prima volta, confesserò a queste pagine il mio misfatto, che risale quasi a un anno fa.
All’epoca, Georgiana, il reverendo Westfall ed io eravamo una compagnia abbastanza affiatata, e senza alcun pensiero. Westfall non era divertente come gli ufficiali che avevo adorato in passato, tuttavia possedeva una sottile ironia che mi sorprendeva ogni volta, e non in modo spiacevole. Georgiana sembrava sentirsi a suo agio, perché la riservatezza di quel giovane le permetteva di mostrare un po’ del suo vero carattere, che è assai più vivace di quanto lei stessa vorrebbe ammettere. 
Tuttavia, io iniziavo a desiderare più di un’amicizia da Westfall, e non sapevo come dimostrarglielo. Se la sua divisa fosse stata rossa invece che nera, sarei stata più spigliata, più esplicita e frivola. Ma il suo ruolo rispettabile, i suoi modi così perfetti e il suo sguardo serio mi hanno sempre impedito di comportarmi come un tempo avrei fatto con gli ufficiali.
Poi, un giorno, ebbi il dispiacere di trovare, tra le pagine di un romanzo che Georgiana mi aveva prestato al picnic di quel pomeriggio, la lettera fatale. La ricordo in ogni sua parola. 

La mia lingua non è pronta alle parole d’amore, non quanto il cuore è prodigo di battiti alla vostra vista. So che quanto sto per dirvi provocherà imbarazzo a entrambi, se non ricambiato da voi con la stessa intensità con cui si agita in me. Vi prego dunque, se intendete rifiutarmi, di non fare più menzione di questo scritto, perché l’idea di non vedervi è per me più dolorosa del pensiero di non ottenere il vostro affetto. Se invece le mie speranze non sono vane, se non ritenete le mie condizioni troppo inadeguate a voi, sappiate che le mie intenzioni sono le più onorevoli che possiate immaginare. Di più, la mia penna non riesce ad esprimere, e vi chiedo perdono. Che Dio vi benedica, qualunque sarà la vostra scelta.
Vostro,
Maxwell Westfall.


D’istinto, feci qualcosa di orrendo. Per rabbia, e frustrazione, e gelosia, gettai la lettera nel fuoco, nella trepida speranza che Georgiana non l’avesse letta.
Mi ritirai nelle mie stanze e piansi a lungo: di lì a pochi giorni organizzai la mia partenza per Longbourn. Westfall, non avendo ricevuto risposta, deve aver inteso che Georgiana l’ha rifiutato. E lei, dopo dieci mesi, attende ancora la lettera che la renderà felice! Non sa che, se il reverendo non avrà il coraggio di farsi avanti, sarà solo colpa della mia meschinità. Il fatto di rendere infelici loro non ha portato, comunque, nessuna gioia a me. 



Note di Runa:
Ecco il nucleo dell'incidente! Il prossimo capitolo sarà molto breve, nonché il penultimo. Mi fa proprio strano pubblicarlo così spezzettato...forse aveva più senso come oneshot perché non approfondisce molto le situazioni, ma continuo a pensare che sarebbe stata fastidiosa da leggere a schermo...boh :)
Comunque, intanto ringrazio Jaybree88 (spero che questa volta la tua curiosità sia soddisfatta ^_^! Era come sospettavi tu?)  e Isy264 (ora che mi ci fai pensare quel sito credo traesse quelle informazioni dalla biografia di Jane che ha scritto suo nipote Edward, non vorrei sbagliarmi...anche tu avevi sgamato il triangolo? Eheh ^_^ ) per le belle recensioni, mi hanno fatta molto felice! Grazie anche a chi passa e legge soltanto :)

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Capitolo 4
*** IV ***


Diario di Georgiana Darcy.
10 ottobre, 18… 

Oggi ho avuto una conversazione peculiare col reverendo Westfall. Eravamo in biblioteca, e dalla sua agitazione mi pareva che avrebbe voluto essere da un’altra parte. Cercavo di domandargli delucidazioni su un passo delle “Prediche” di Fordyce, quando d’improvviso vidi i suoi occhi sgranarsi.
Mi indicò un romanzo di Miss Burney, che giaceva accanto a me: “Cecilia”. Una vecchia edizione con la brossura rovinata e la copertina rossiccia. “Permettete, questo…ve l’ha prestato la signorina Bennet?”
“Oh, no. Il romanzo è mio, e uno dei miei preferiti. Forse potrete notarlo dalla consunzione. L’ho prestato io a Kitty quasi un anno fa, ma temo che non l’abbia nemmeno letto, perché è ripartita subito per l’Hertfordshire.”
Lui sembrò contemplarlo come se si trattasse della formula della pietra filosofale. La conversazione, che già prima languiva, divenne da parte sua un insieme di monosillabi. 
Poi, fece quella strana domanda.
“Avete mai trovato…tra le sue pagine…una lettera?”
Gli risposi che non sapevo di che lettera parlasse; il che, sembrò turbarlo. Mi chiese di prestargli il libro, ed io glielo consegnai. Infine, si congedò bruscamente.
Annoto questo strano comportamento per poterne comprendere la causa; tuttavia, è da un giorno intero che vi rifletto, e ancora non ho una risposta. 

11 ottobre, 18…
E’ possibile macchiare la carta di inchiostro, lacrime e baci nello stesso momento? Sì, è possibile: è ciò che sto facendo in questo istante. La lettera che attendevo è finalmente arrivata, ed io sono ubriaca di gioia. Vorrei soltanto poter dividere questa esaltazione con Kitty.
Lo so, ho esitato finora a chiarirmi con lei per colpa della mia scarsa intraprendenza. Ma domani le rivelerò tutto, e capirò perché siamo rimaste lontane per tanto tempo. Ora che sto per intraprendere la strada della perfetta felicità, non posso pensare che la mia più cara amica non ne faccia parte.



Diario di Kitty Bennet.
13 ottobre, 18… 

Io sono la ragazza più sciocca che abbia mai calcato la terra: la più codarda, la più leggera, e probabilmente la più fortunata. Pertanto, procederò con ordine ad elencare tutte le meravigliose notizie che mi hanno investita nelle ultime quarantotto ore.
La prima, è che Elizabeth attende un altro bambino, ed io raddoppierò la mia gioia di zia. La seconda, è che Georgiana convolerà presto a nozze, e me ne rallegro quasi due volte tanto. 
No, il mio cuore non si è improvvisamente pietrificato. Il promesso non è Westfall! Si tratta di Mr. Aldridge, un giovane del Suffolk di ottima famiglia, che Georgiana ha conosciuto a Londra. Questa lieta novella è ancora un segreto in famiglia: è stata una confidenza che la mia cara amica ha voluto farmi, nonostante i miei stupidi tentativi di respingere ogni intimità tra di noi. Dice che da mesi ormai attendeva nuove dal suo spasimante: egli le aveva dichiarato il suo affetto già a Londra, ma non era nella condizione di domandare la sua mano, perché lo zio visconte, di cui è l’unico erede, aveva già pianificato di sposarlo a una nobildonna locale. 
Hugh - così lo chiama Georgiana, arrossendo! - le aveva chiesto qualche mese per sistemare le cose nel Suffolk, rompere il fidanzamento indesiderato e convincere lo zio delle virtù che rendevano Georgiana la moglie ideale per un futuro visconte. A breve, ci aspettiamo che Mr. Aldridge capiti “casualmente” nel Derbyshire, e che, sempre “casualmente”, si crei l’occasione per incontrare Mr. Darcy e guadagnarsi la sua stima.
Niente come i preparativi di un matrimonio può unire due donne: sono quindi lieta di annunciarti, caro diario, che Georgiana ed io siamo ritornate amiche come un tempo. Poco altro poteva rendermi più felice. Eppure, la mia fortuna non è ancora finita.
La questione della lettera che avevo trovato nel libro un anno fa era tornata alla mia mente, poco dopo la confessione di Georgiana. Adesso ero certa di non aver compiuto un danno a lei, ma questo non escludeva l’idea che Westfall l’amasse, anche se non corrisposto. Eppure, un pensiero mi colpì. Quando, esattamente, era stato messo il foglio nel libro? Prima che Georgiana me lo cedesse, oppure dopo, durante il picnic? 
Non volevo concedermi di sperare, fino a che Westfall non arrivò ieri, puntualmente, per il tè. 
“Credo che si fermerà ancora a cena” disse Lizzy, quando dalla finestra lo vide attraversare il vialetto. 
“Forse non ha una cuoca. Di certo nell’ultimo mese deve averla licenziata, perché è sempre qui!” 
“Quest’estate lo abbiamo invitato spesso, ma non è mai venuto più di una volta al mese.” 
Iniziavo a sentirmi scomoda in poltrona. “Mi hai detto che ha cenato qui per una settimana intera, prima del mio arrivo.”
Mia sorella ammiccò, con l’aria di saperla lunga. “Questo, mia cara, è successo dopo che gli ho detto che saresti venuta a farci visita.” 
La consapevolezza fluì in me con la stessa dolcezza del vino. Per il momento in cui Westfall entrò nella stanza, ero già abbastanza padrona di me da comportarmi in maniera civile, gentile, quasi normale. Poi, lui domandò di vedere i fiori nella serra di mia sorella. Lizzy suggerì che lo accompagnassi. 
Tra un vaso di camelie ed uno di ciclamini, lo udii tossire. 
“Miss Bennet, io…desidero parlarvi di una questione importante.” 
Mi mostrò un libro, che impiegai qualche istante a riconoscere. Brossura rovinata, copertina rossiccia. Era di certo quello in cui avevo trovato la sua lettera, un anno fa. 
“Questo libro” dissi, quasi senza voce “appartiene a Georgiana.” 
“L’ho scoperto solo due giorni fa. Quando vi ho messo la lettera, al picnic, pensavo fosse vostro.” 
“Io ho creduto che la lettera fosse per lei!” 
Abbassai lo sguardo. Westfall fece una pausa, prima di dire: “Ed io credevo che aveste rifiutato i miei sentimenti.” 
Il cuore mi balzò in petto. Tuttavia, non riuscivo ancora a guardarlo. “Se è così, perché siete tornato tanto spesso in questi giorni, pur sapendo che ero a Pemberley?” 
Lui esitò. Poi, con un sorriso timido nella voce, disse: “Evidentemente, non sono riuscito a cambiare quei sentimenti di nuovo in amicizia.” 
A quel punto sorrisi anche io, come una sciocca, e alzai lo sguardo. 
“Ringrazio il cielo di questo, Mr. Westfall.” 
Rimanemmo a fissarci per qualche minuto. Ho notato che ha negli occhi delle pagliuzze dorate. Sotto il sole del tramonto che filtrava dai vetri, brillavano come oro. Mi offrì il braccio. 
“Penso sia l’ora di rientrare…non credete anche voi, Catherine?” 
Provai una strana sensazione nel sentirlo chiamare il mio nome. Nessuno in casa l’ha più detto per esteso dal giorno del mio battesimo. 
“Certamente, Maxwell.” 
Gli poggiai la mano sul polso. Il suo battito era veloce. Non so perché, il pensiero mi fa sorridere ancora adesso. 
Fu la passeggiata più silenziosa della mia vita, ma non avrei scambiato i battiti dei nostri cuori con tutte le parole del mondo. 
Ora, dopo tante meravigliose notizie, ne ho una brutta da darti: credo che chiuderò questo diario una volta per tutte. 
Tra circa un mese avrò di meglio da fare. Una canonica richiede le attenzioni di una perfetta padrona di casa. Dovrò ospitare il comitato per i poveri della comunità, ad esempio, organizzare cene di beneficenza, e aiutare Maxwell a scrivere i suoi sermoni. 
Io, che aiuto a scrivere sermoni! Lydia si farà beffe di me, e Mary mi invidierà. Mio padre, poi, non riuscirà a crederci. Mia madre, cielo! Con cinque figlie sposate nel giro di tre anni, raggiungerà la beatitudine divina. 
Ora che ci penso, dopo la luna di miele avrò molti altri progetti di cui scrivere. 
Non avertene, mio vecchio compagno di peripezie, ma temo che sarò costretta ad inaugurare un nuovo volume: il diario di Mrs. Westfall. 

Adieu! 
L’ultima signorina Bennet 

P.S: la prima cosa che ho insegnato al mio futuro marito è che, per evitare equivoci, le lettere vanno intestate a un destinatario. Spero tuttavia che le sue prossime missive siano più corrette nella forma, e meno appassionate nel contenuto: a meno che, si intende, non siano di nuovo indirizzate a me. 




Note di Runa
Eccoci qua, con il finale! Scusatemi se ci ho messo un po', per farmi perdonare l'ho postato tutto. Rileggendolo ho pensato che si possono approfondire molti punti, quando l'ho scritto avevo purtroppo un limite di pagine piuttosto stretto...chissà, un giorno penserò magari se è il caso di ampliarlo un po'! Intanto grazie per aver seguito le vicende delle mie Kitty e Georgiana, sono stata molto felice di ricevere i vostri pareri! :)
Grazie in particolare a  Jaybree88 (eheh, io un po' meschina ce la vedo la povera Kitty...ma migliorerà col tempo ^_^) , Isy_264 (hai indovinato tutto, grandissima!), Cristie (grazie mille, ho sempre il terrore che Kitty sia un po' OOC...spero che anche il finale ti sia piaciuto!) e kicchan_96 (ahahah, è vero, Kitty è una combina-guai ma per fortuna tutto si è risolto ^_^) per aver recensito lo scorso capitolo, ma grazie anche a chi è passato di qui e ha avuto voglia di leggere "silenziosamente" :)

Un bacione.

Laura

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