Amando una rosa scarlatta

di oscar1755
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** atto 1 ***
Capitolo 2: *** atto 2 ***
Capitolo 3: *** atto 3 ***
Capitolo 4: *** atto 4 ***
Capitolo 5: *** atto 5 ***
Capitolo 6: *** atto 6 ***
Capitolo 7: *** atto 7 ***
Capitolo 8: *** atto 8 ***
Capitolo 9: *** atto 9 ***
Capitolo 10: *** atto 10 ***
Capitolo 11: *** atto 11 ***
Capitolo 12: *** atto 12 ***
Capitolo 13: *** atto 13 ***
Capitolo 14: *** atto 14 ***
Capitolo 15: *** atto 15 ***
Capitolo 16: *** atto 16 ***



Capitolo 1
*** atto 1 ***


Sbatté il ricevitore del telefono con rabbia. Chiamò Mizuki e con voce imperiosa le disse che per quella mattina non voleva più essere disturbato.
L’efficiente segretaria chinò il capo in segno di assenso ed uscì chiudendosi piano la porta alle spalle.
Masumi Hayami si alzò dall’elegante poltrona in pelle. Lo sguardo fisso verso gli edifici di Tokyo che si stagliavano dietro la grande vetrata del suo ufficio.
Appoggiò la fronte al vetro chiudendo gli occhi.
L’immagine di Maya che correva via dal party del suo fidanzamento gli provocò una stretta al cuore. L’aveva ferita di nuovo.
Desiderava solo proteggerla ma il risultato era stato che lei, probabilmente, lo odiava ancora di più. I tentativi fatti per avvicinarsi a lei erano stati spazzati via nell’arco di quei brevi istanti nei quali, pensando alle parole crudeli del padre, aveva recitato, come meglio non gli sarebbe mai riuscito, la parte dell’affarista senza scrupoli. L’aveva denigrata e derisa di fronte a tutti. Un atteggiamento imperdonabile.
Colpì la vetrata con un pugno, sentendosi impotente. Eppure doveva fare qualcosa.
Le voci che Hijiri gli aveva riportato non erano incoraggianti. Gli aveva descritto con dovizia di particolari le difficoltà che Maya incontrava nell’entrare nella parte della dea scarlatta a causa di problemi personali che nemmeno il suo fidato uomo ombra era riuscito a scoprire.
Una morsa di gelosia si impadronì di lui quando nella sua mente riaffiorarono le ultime parole di Hijiri.
- Signor Hayami, le devo riportare un’ultima cosa. L’amicizia tra Maya e Sakurakoji sta diventando sempre più stretta. Sembra che lui si prodighi molto per risollevarle il morale.
Strinse la mascella cercando di calmarsi. Doveva assolutamente escogitare una soluzione. Avvicinare di nuovo Maya dopo averla trattata in modo meschino era impensabile.
La telefonata appena ricevuta da Shiori gli aveva sottolineato l’urgenza di trovare una via d’uscita.
La rabbia gli era cresciuta dentro mentre ascoltava controvoglia la dettagliata descrizione di come si sarebbe dovuto svolgere il loro matrimonio. Non riusciva a pensare a lei come alla sua futura moglie.
Si sistemò la cravatta e uscendo dall’ufficio informò Mizuki che non sarebbe rientrato fino all’indomani.
Non aveva idea di che cosa le avrebbe detto, ma aveva deciso di seguire il fugace pensiero che gli aveva attraversato la mente.
Con passo elegante si diresse verso l’ascensore chiedendosi in che modo Chigusa Tsukikage lo avrebbe accolto.

La brezza del mattino attraverso la finestra semichiusa le accarezzò il volto costringendola controvoglia ad aprire gli occhi.
I tiepidi raggi del sole autunnale facevano capolino all’interno della stanza quasi a volerle ricordare che era ora di alzarsi. Le prove della dea scarlatta la attendevano.
Maya si stiracchiò pigramente. Finalmente dopo diversi giorni era riuscita a dormire. Un sorriso amaro le comparve sulle labbra. La notte era trascorsa senza sogni e le aveva concesso di riposare. Masumi.
Il suo primo pensiero come sempre era rivolto a lui. Anche senza volerlo l’immagine del presidente della Daito si delineava nella sua mente e le provocava la solita stretta alla bocca dello stomaco.
Tutti gli sforzi fatti per dimenticarlo non avevano prodotto altro che l’effetto opposto.
Non lo aveva più rivisto dopo il party del suo fidanzamento con Shiori. A quel pensiero calde lacrime le solcarono le guance. Perché non riusciva a reagire all’apatia che l’aveva imprigionata? Doveva essere forte e dimostrargli che i suoi insulti non l’avrebbero sconfitta.
Dov’era finito il suo amor proprio? Si asciugò le lacrime con il dorso della mano in un gesto rabbioso. Non poteva cedere. Di questo passo avrebbe perso la sfida con Ayumi.
MasumiHayami aveva così tanto potere su di lei da privarla della propria volontà?
Aveva lottato per la Dea Scarlatta per anni, non poteva crollare ora ad un passo dalla realizzazione dei propri sogni. Con un sospiro si alzò dal letto. Stropicciandosi gli occhi si recò pigramente in cucina.
La vista della colazione pronta sul tavolo le strappò un sorriso. Rei era veramente un tesoro di amica. Pur non conoscendo la causa dei suoi tormenti interiori la ricopriva di attenzioni. Il biglietto accanto al bicchiere di latte catturò la sua attenzione.
"Buongiorno Maya. Non ti ho svegliato perché ho visto che dormivi profondamente. Ti ho preparato la colazione. Devi mangiare se vuoi sostenere i ritmi che ti impone Kuronuma. La signora Tsukikage ha telefonato stamani presto per dirti di andare da lei dopo le prove della dea scarlatta. Si è raccomandata che tu sia puntuale perché si tratta di una cosa importante."
Il volto di Maya si rabbuiò. Cosa mai poteva volere la signora Tsukikage da lei?

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Capitolo 2
*** atto 2 ***


Il suono del campanello la colse di sorpresa. Gettò un’occhiata all’orologio. Era già qui? Eppure le prove non sarebbero finite prima di un paio d’ore. La signora Tsukikage aprì la porta.
- Buongiorno signora Tsukikage. Posso entrare?
Mascherò con un sorriso la sorpresa di quella visita inattesa e si scostò per lasciare passare l’alta ed elegante figura maschile.
- Signor Hayami non mi aspettavo di vederla. Perché mai ha deciso di venire a farmi visita?
Masumi si chinò leggermente in segno di saluto e le sorrise. Mentre si accomodava sulla poltrona che lei gli aveva indicato, si informò educatamente sul suo stato di salute.
- Signor Hayami, il suo zelo nei confronti delle mie condizioni di salute è veramente tempestivo. Ha forse paura per i diritti della dea scarlatta? Se io dovessi morire prima di designare la mia erede, Maya o Ayumi, nessuno potrà più rappresentare l’opera di Ichiren, lei lo sa bene questo, vero?
Masumi non si scompose. Era abituato alla diffidenza della signora Tsukikage nei suoi confronti. Dopo tutto era un Hayami e lei non aveva dimenticato ciò che Eisuke le aveva fatto.
Accettò con cortesia l’offerta di una tazza di tè. La signora Tsukikage si scusò lasciando la stanza.
Rimasto solo, il suo sguardo fu catturato da un fascicolo aperto posato sul tavolino accanto a lui.
Un sorriso beffardo si dipinse sul volto mentre leggeva le righe di quel contratto. La notizia appena appresa richiedeva una modifica alla sua strategia.

Quando la signora Tsukikage rientrò nel salotto, Masumi aveva recuperato la sua aria di glaciale indifferenza.
- Allora signor Masumi non mi ha ancora rivelato il motivo della sua visita.
Lo squadrò volutamente mentre si portava alle labbra la tazza del tè.
Masumi sapeva di essere sottoposto ad un esame accurato. Doveva giocare le sue carte con estrema cautela, altrimenti il suo piano sarebbe fallito.
- Non nascondo che il mio interesse è principalmente rivolto alla dea scarlatta e ai suoi diritti di rappresentazione. Mi chiedo a chi lascerà i diritti. Se sarà obiettiva nel suo giudizio oppure se si lascerà guidare dai sentimenti di astio che prova per me e per mio padre.
Aveva parlato con tono calmo, scandendo le parole. La leggera pausa che aveva volutamente inserito nella frase non nascondeva la sua diffidenza sulla effettiva capacità di essere neutrale della signora Tsukikage.
Lei replicò all’accusa con voce imperiosa, come Masumi aveva previsto.
- Saprò scegliere tra le due candidate la futura dea scarlatta senza farmi influenzare da eventi o persone esterne!
- E così lei mi assicura che giudicherà Maya e Ayumi esclusivamente dalla loro interpretazione della dea scarlatta? Lei sa che se Ayumi dovesse vincere la sfida, i diritti della dea scarlatta cadranno nelle mie mani senza problemi, vero?
Fece una pausa prima di riprendere. Dolorosamente l’immagine di Maya si era fatta largo tra i suoi pensieri. Sospirò, doveva giocare fino in fondo la sua partita.
- Se, diversamente, i diritti andassero a Maya, io avrei dei problemi, perché lei mi odia. Ma non lascerò nulla di intentato pur di ottenerli. E lei sa che quando decido di avere qualcosa, niente e nessuno può fermarmi.
Le sorrise lievemente. Attese la replica della signora. L’aria di sfida che le leggeva negli occhi gli fece capire che aveva colto nel segno.
- Lei, signor Masumi, mi sorprende sempre. Non le si può certo rimproverare di non parlare chiaro. La sua affermazione risponde a verità. Se vincesse Ayumi, la Daito non avrebbe problemi. Se fosse invece Maya ad avere i diritti, le cose sarebbero diverse. Ma io non mi farò influenzare dalle sue sporche manovre. Ho a cuore la recitazione delle due ragazze e il capolavoro di Ichiren, nient’altro. I diritti di rappresentazione della dea scarlatta saranno un onore ma anche una pesante eredità per chi li riceverà.
Masumi diede un’occhiata al costoso orologio che portava al polso.
- Sono sollevato di sentire che non si farà influenzare. Bene, è ora di togliere il disturbo.
Il volto impenetrabile di Masumi non tradiva alcuna emozione.
Nel suo cuore però si stava scatenando una tempesta di emozioni che faticava a contrastare. Quel breve colloquio con la signora Tsukikage gli aveva aperto uno spiraglio verso i diritti della dea scarlatta e verso Maya. Ora era certo della strada da percorrere. Sperò in cuor suo che la decisione appena presa gli avrebbe permesso di ottenere ciò che desiderava.
La signora Tsukikage lo accompagnò alla porta.
- Arrivederci signor Hayami.
- Grazie per avermi ricevuto signora.
I suoi occhi brillarono di una luce indefinibile mentre osservava Masumi salire sull’auto.

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Capitolo 3
*** atto 3 ***


Era senza fiato per la lunga corsa che aveva fatto. Voleva evitare il rimprovero della signora Tsukikage per essersi presentata in ritardo. Kuronuma li aveva sottoposti, come ogni giorno, a prove spossanti e lei era tremendamente stanca.
Non si avvide della macchina nera che in quel momento stava svoltando l’angolo, uscendo dalla sua visuale.
Si appoggiò al cancello di ingresso per riprendersi. Sollevò la testa e vide la signora Tsukikage sulla soglia che la guardava con aria severa. Con un cenno del capo la invitò ad entrare.
Maya si accomodò sulla stessa poltrona nella quale si era seduto Masumi. Attendeva con insolita impazienza che la signora Tsukikage le parlasse.
- Maya, le prove sono ormai giunte al termine e fra poco andrà in scena la prima della dea scarlatta. Come procede la ricerca della tua Akoya?
Maya chinò il capo. In un attimo la paura si impadronì di lei. Ayumi sarebbe stata sicuramente perfetta, mentre lei era ancora alla ricerca delle profonde emozioni dello spirito della dea.
Il silenzio della ragazza confermò i sospetti della signora Tsukikage.
- Maya che cosa c’è che non va? So che hai difficoltà con la tua interpretazione. Che cosa ti è preso? Se vuoi diventare una grande attrice, ogni volta che sali sul palcoscenico il pubblico non deve assolutamente vedere il tuo vero volto dietro la maschera. Perderai la dea scarlatta se non riuscirai in questo.
Le ultime parole furono una sferzata per Maya. Il tono duro della signora Tsukikage sottolineava la profonda verità delle sue parole.
- Ti è accaduto qualcosa che io ignoro e che ti impedisce di indossare la maschera di Akoya, non è vero?
Maya sollevò lo sguardo e fissò la sua insegnate.
Una infinità di domande affiorarono nella sua mente. Poteva fidarsi di lei, perché allora non riusciva a raccontarle il suo segreto?
Con voce flebile iniziò a parlare.
- Signora Tsukikage io non riesco ad afferrare lo spirito della dea scarlatta. Non capisco che cosa mi stia succedendo.
- Sei innamorata Maya?
La domanda così diretta la colse alla sprovvista. Cosa doveva rispondere? Dirle la verità?
Come poteva rivelarle di amare Masumi Hayami, un nemico dichiarato della signora Tsukikage? No, lei aveva troppi problemi di salute per affliggerla con le sue questioni di cuore.
- Sì, sono innamorata - Ammise infine.
La signora Tsukikage la osservò attentamente. Il silenzio della sua allieva prediletta fu la risposta che cercava.
- Non voglio che tu ti senta obbligata a confidarti, se non lo desideri. Ricordati che l’amore che provi, tormentato o sublime che sia, deve aiutarti nella tua interpretazione della dea scarlatta. Indossa la maschera, Maya, e dai vita alla tua Akoya. Combatti per quello in cui credi. Desideri i diritti della dea scarlatta? Allora lotta contro Ayumi!. Desideri l’uomo che ami? Allora non lasciarlo a nessun’altra donna! Ricordati, io sceglierò la migliore tra te e Ayumi. Sei stata mia allieva, ma la mia scelta sarà estremamente imparziale, come peraltro ho promesso al signor Hayami.
Maya trasalì.
- Masumi Hayami? Quando glielo ha detto?
Si accorse immediatamente di avere quasi urlato la domanda. Arrossì violentemente.
Un sorriso appena accennato comparve sulle labbra della signora Tsukikage.
- E’ stato qui poco fa. E’ andato via poco prima che tu arrivassi. Abbiamo avuto un interessante scambio di opinioni sui diritti della dea scarlatta.
Maya si strinse nervosamente le mani. Masumi.
Se non fosse arrivata in ritardo si sarebbero incontrati. Perché si era recato dalla signora Tsukikage? Che mirasse ai diritti della dea scarlatta non era un mistero, ma perché quella visita?
La signora Tsukikage non rispose alle sue mute domande.
- Bene Maya. Puoi tornare a casa ora. Qualunque cosa accada non dimenticare mai di indossare la tua maschera sulla scena.
Mentre camminava sul vialetto di ingresso, si rese conto che i dubbi che la tormentavano non si erano affatto dissolti. Mentre apriva il cancello, udì le ultime parole della signora Tsukikage.
- Maya combatti per la tua dea scarlatta e combatti per l’amore che provi. Non ti arrendere.
Maya chinò il capo in segno di saluto e corse via.
I pensieri si sovrapponevano l’uno all’altro nella sua mente senza sosta. C’era un significato nascosto che lei non riusciva a cogliere nelle parole della signora Tsukikage? Perché Masumi Hayami si era recato da lei?
Non trovò risposta, ma una nuova determinazione si fece strada in lei.
Non avrebbe lasciato nulla di intentato pur di vedere realizzati i propri sogni.

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Capitolo 4
*** atto 4 ***


Con lo sguardo triste fissava il proprio volto riflesso sul vetro della finestra. Era sola in casa. Rei era uscita con gli altri ragazzi della compagnia. Nonostante l’insistenza dell’amica, lei si era rifiutata di unirsi a loro. Le vicende delle ultime due settimane avevano messo a dura prova il suo fisico minuto e la sua capacità di giudizio.
Dopo il colloquio con la signora Tsukikage, Maya era riuscita ad afferrare l’essenza dello spirito della dea scarlatta.
Aveva dato vita sul palcoscenico, la sera della prima, ad una interpretazione senza eguali.
Ayumi si era immediatamente resa conto di avere perduto la sfida.
Le sembrava ancora di sentire il fragore del pubblico entusiasta.
Nell’eccitazione generale non aveva mai perso di vista il suo ammiratore. Masumi era presente e non aveva mai distolto lo sguardo da lei.
Aveva ricevuto, come sempre, il grande mazzo di rose scarlatte, ma non un biglietto né una parola.
La confusione nella sua mente e nel suo cuore pareva non avere fine.
Masumi. Il giovane presidente della Daito l’aveva applaudita, sorridendole. La fidanzata non era con lui. Maya l’aveva cercata con lo sguardo tra i presenti, ma non l’aveva vista.
Travolta dagli applausi e dalle richieste dei fotografi la sua mente non riusciva ad essere lucida.
Ricordò distintamente la figura in abito nero salire sul palco e dichiarare davanti alla stampa e al pubblico che i diritti della dea scarlatta sarebbero appartenuti a lei, Maya Kitajima.
Cercò, senza riuscirvi, di mettere ordine tra i pensieri confusi che le balenavano nella mente.
Masumi. Non era riuscito ad avvicinarlo. Se ne era andato dopo l’annuncio della signora Tsukikage, lasciandole un profondo e angosciante vuoto nel cuore.
Si riscosse da quei pensieri dolorosi.
Rilesse il contratto che teneva stretto tra le mani. La signora Tsukikage aveva preteso che lei lo firmasse pena la perdita dei diritti della dea scarlatta.
Richiamò alla mente la risposta che le aveva dato quando lei le aveva chiesto il motivo di quel comportamento.
- Maya possedere i diritti della dea scarlatta è un onore ma anche un pesante fardello da portare, sono certa che saprai afferrare il tuo destino.
Con un gesto rabbioso lo gettò sul pavimento.
E ora? Che cosa doveva fare? Prese tra le mani il cartoncino bianco che aveva trovato sul pavimento dietro la porta, rientrando a casa. Solo poche e concise parole.
“Maya ti aspetto stasera nel solito ristorante”. Sospirò.
Sakurakoji era sempre molto gentile con lei. Negli ultimi tempi erano usciti spesso insieme e lei in quei brevi istanti aveva lenito il dolore che le provocava l’amore tormentato per un uomo che non sarebbe mai stato suo.
Forse con lui avrebbe trascorso una serata piacevole e avrebbe trovato una soluzione ai propri problemi.

Conosceva bene l’elegante ristorante nel quale lei e Sakurakoji avevano spesso cenato negli ultimi tempi.
Entrando, si guardò intorno cercandolo con gli occhi.
L’alta figura maschile le si avvicinò alle spalle.
- Buonasera, ragazzina.
Maya trasalì udendo il tono ironico di quella voce che conosceva molto bene. Si voltò di scatto. Due occhi azzurri si posarono interrogativi su di lei.
- Noto che sei molto elegante questa sera. Hai per caso un appuntamento?
Maya distolse lo sguardo. Non poteva tenergli testa se lo guardava. Si fece forza cercando di ignorare il battito impetuoso del proprio cuore e il rossore che sentiva affiorarle sulle guance. Sollevò il mento in segno di sfida.
- Sì signor Hayami. Ho un appuntamento, ma la cosa non la riguarda.
La sommessa risata di Masumi le scatenò un impeto di rabbia.
- Io invece credo che mi riguardi ragazzina, perché il biglietto di invito per questa sera l’ho scritto io.

continua

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Capitolo 5
*** atto 5 ***


Lo sguardo stupito e sospettoso di Maya si posò su di lui.
- Il biglietto è suo?
- Se lo avessi firmato con il mio nome ti saresti presentata ugualmente?
Maya non rispose, confermando la supposizione di Masumi. Lo guardò incredula. Il sorriso ironico dipinto sulle labbra. Il suo disappunto crebbe ancora di più.
- Io non ho nulla da dirle. Me ne vado.
Fece per voltarsi, ma la voce minacciosamente calma di Masumi la bloccò.
- Ragazzina ci tieni a mantenere i diritti della dea scarlatta?
Quella domanda colpì nel segno.
- Che cosa c’entra la dea scarlatta, adesso? Quali basse manovre ha intenzione di usare ora?
Masumi sorrise apertamente.
- Sapevo che l’argomento dea scarlatta avrebbe attirato la tua attenzione.
- Che cosa vuole?
Maya quasi gridò le ultime parole.
Era esasperata e la vicinanza di Masumi contribuiva a creare una tensione che non sarebbe riuscita a sostenere a lungo.
Lo osservò con rabbia. Rabbia verso se stessa perché sentiva il proprio cuore battere come impazzito per l’uomo che le stava di fronte. Rabbia per non riuscire a dimenticare una persona alla quale non importava nulla di lei.
Solo i diritti della dea scarlatta contavano per lui, ormai era chiaro.
Ma non li avrebbe mai avuti, non con il contratto voluto dalla signora Tsukikage. Attese con inquietudine che Masumi riprendesse a parlare.

La calma ben simulata di Masumi mostrava alla sua interlocutrice l’esteriorità di una sicurezza che in realtà era ben lontano dal nutrire.
Una sola mossa sbagliata e avrebbe rischiato di perdere tutto.
Rispose alla domanda di Maya con il tono più neutro possibile.
- Desidero discutere di affari con te. Ma prima accomodiamoci ed ordiniamo la cena. So che mi odi, ma almeno comportiamoci da persone civili e cerchiamo di non litigare. Questa serata se non proprio piacevole si potrebbe rivelare almeno proficua per entrambi.
Maya lo fissò per un breve istante. Che cosa aveva da perdere ascoltandolo? Travolta da molti dubbi non sapeva come comportarsi.
Masumi, inconsapevole della lotta interiore di Maya, attendeva con apparente serenità.
Non aveva previsto una contromossa in caso di un suo rifiuto, ma sapeva di aver toccato un argomento di vitale importanza per lei. Il sogno della dea scarlatta.
La voce risoluta di Maya gli giunse inattesa.
- E sia. Cenerò con lei ed ascolterò ciò che ha da dirmi.
Masumi le posò una mano sul braccio guidandola all’interno della sala, visibilmente sollevato. Il secondo colpo era andato a segno.
- Desideri qualcosa in particolare o vuoi che ordini io per tutti e due?
La sua voce suadente la fece trasalire.
- Non ha importanza signor Hayami. Siamo qui per affari, no?
Un sorriso beffardo si dipinse sul volto di Masumi mentre chiamava il cameriere con un cenno del capo.
- Ragazzina preferisci acqua o succo di frutta?
- Non sono più una ragazzina signor Hayami. Desidero bere del vino.
La voce incrinata di Maya rivelò la sua rabbia faticosamente trattenuta.
Masumi chinò la testa in segno di resa. La sua risata soffocata giunse alle orecchie di Maya.

Lo esaminò mentre ordinava la cena. Cercava di analizzare con poco successo le circostanze che l’avevano condotta a quel punto della sua vita.
Non si fidava di lui, non dopo gli ultimi avvenimenti. Masumi desiderava ottenere i diritti della dea scarlatta e di questo non ne aveva mai fatto mistero.
Non le era chiaro però il ruolo che aveva assunto nella veste di ammiratore segreto alla luce di ciò che era accaduto negli ultimi mesi. Immersa nelle proprie disquisizioni non si era accorta che il cameriere se n’era andato.
Due impenetrabili occhi azzurri si posarono su di lei. Il cuore prese a batterle furiosamente mentre un lieve rossore le imporporò le guance.
Distolse rapidamente lo sguardo imbarazzata. Lo amava, non lo aveva dimenticato. Aveva cercato nella profondità della propria ragione la motivazione per odiarlo. Ne aveva di ragioni per farlo. Ma il suo cuore le dettava sentimenti che nulla avevano a che vedere con l’odio. Aveva persino creduto nell’illusione della metà dell’anima. Ricordò la valle dei susini, dove tutto le era sembrato possibile, anche l’amore di un uomo come Masumi.
Poi il suo comportamento l’aveva risvegliata bruscamente riportandola alla realtà. Con profonda tristezza si era resa conto di avere solamente sognato.
Non lo vedeva da diversi giorni ed ora era lì, di fronte a lei, elegante e bellissimo.
- Cosa c’è ragazzina, sei pentita di avere accettato di cenare con l’affarista senza scrupoli della Daito?
Il tono divertito di Masumi la fece sussultare.
- Siamo qui per parlare di affari. Sono parole sue. Allora parli, la sto ascoltando!
Lui fece un cenno di assenso. Riconobbe la ragazzina tenace e combattiva che amava da tanto tempo.
Si chiese se ciò che stava per fare avesse un senso.

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Capitolo 6
*** atto 6 ***


Osservò il volto minuto di Maya. Com’era diversa quella ragazzina da Shiori. Era esile e delicata ma aveva in sé tanta forza e determinazione quanta lui non ne aveva mai posseduta. Maya era unica. Nessuna donna avrebbe potuto sostituirla nel suo cuore.
Il pensiero di Shiori gli riportò alla mente il furioso litigio con suo padre e con la famiglia Takamiya di qualche giorno prima. Ricordava ancora le minacce del vecchio Hayami.
- Sei impazzito Masumi? E’ l’unica spiegazione che posso dare al tuo comportamento insensato. Chiama immediatamente la famiglia Takamiya, scusati con Shiori e spera che ti perdonino, altrimenti ti rovinerò io con le mie stesse mani.
Masumi non era mai stato risoluto come in quel momento. Con un tono di voce che non ammetteva repliche, si era rivolto a suo padre con una veemenza che aveva lasciato Eisuke Hayami senza parole.
- Padre non tollero più le tue intromissioni nella mia vita. Ho rotto il fidanzamento con Shiori. Non voglio sposarla. Voglio possedere la dea scarlatta. I diritti devono essere miei. So come ottenerli e lo farò con o senza il tuo consenso. Posso cessare di essere un Hayami in qualsiasi momento, anche ora, ma io riuscirò dove tu hai fallito.
Eisuke rimase in silenzio. I diritti della dea scarlatta. La grande sconfitta della sua vita. Se suo figlio li avesse ottenuti la Daito ne avrebbe tratto un grande profitto.
Si calmò. Conosceva il fiuto per gli affari che aveva Masumi.
- Tu sei a conoscenza di qualcosa che io ignoro, non è vero?
- Padre non desidero parlarne ora, ma a tempo debito. Per ottenere ciò che voglio non posso sposare Shiori. Questo è tutto.

Si riscosse dalle proprie riflessioni. Maya lo fissava in attesa che lui riprendesse a parlare.
Si ripeté mentalmente se tutto questo aveva un senso. Il pensiero di Sakurakoji accanto a lei, spazzò via anche l’ultimo barlume di resistenza.
L’unica cosa che aveva importanza era allontanare quel ragazzo da Maya. La gelosia lo attanagliava. Non poteva sperare che Maya ricambiasse i suoi sentimenti, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa pur tenerla lontano da Sakurakoji.
Con un sospiro riprese a parlare.
- Parliamo di affari, allora. La notizia che la signora Tsukikage ha lasciato a te i diritti di rappresentazione della dea scarlatta è di dominio pubblico.
- Certo e con questo? Lei sa benissimo che non glieli cederò mai! Mai alla Daito!
Alzò la voce senza volerlo. Masumi non si scompose e proseguì con voce ferma.
- Una cosa però non è stata data in mano alla stampa. L’esistenza di un contratto particolare che lega te, Maya Kitajima, alla dea scarlatta.
Maya ebbe un sussulto. Masumi sapeva? Come era possibile? Solo lei, la signora Tsukikage e l’avvocato che l’aveva redatto erano a conoscenza di quel contratto.
Strinse nervosamente le mani. Masumi la scrutò. Stava per mettere in atto l’ultima mossa.
- Non ti stupire ragazzina. Sono un abile uomo d'affari e conosco i contenuti di quel contratto nei minimi dettagli. I diritti di rappresentazione della dea scarlatta sono di tua proprietà e resteranno nelle tue mani a patto che tu allestisca lo spettacolo a tue spese. Ti è esplicitamente vietato fare ricorso a finanziatori esterni, Daito inclusa, ovviamente. In caso tu non rispettassi il contratto, i diritti passerebbero ad Ayumi che invece sarebbe libera di disporne come vuole. Non trovi crudele questa diversità di trattamento tra te e Ayumi da parte della tua insegnate Chigusa Tsukikage?
Maya chinò il capo. Sembrava che Masumi le avesse letto nel pensiero.
- Come fa a sapere dell’esistenza di questo contratto?
- Il come ottengo certe informazioni è di secondaria importanza, ora. Immagino che tu ti sia posta il problema di come portare sulla scena la dea scarlatta nel rispetto delle clausole del contratto. So perfettamente che questo spettacolo rappresenta il tuo sogno inseguito per lunghi anni. Ma come farai senza denaro a realizzare il tuo desiderio?
Maya strinse i denti. Doveva ammetterlo, Masumi aveva ragione. Non poteva inscenare la dea scarlatta alle condizioni della signora Tsukikage. Perché le aveva fatto questo?
Scosse la testa. Se avesse accettato del denaro, i diritti sarebbero passati ad Ayumi, ma se non lo avesse fatto la dea scarlatta sarebbe scomparsa.
Era forse questo che la signora Tsukikage voleva, ora che aveva esaudito il desiderio del suo amato Ichiren?
Non le importava. Lei voleva portare la dea scarlatta sulla scena. Era l’unica cosa che le era rimasta. L’unico balsamo per le ferite causate dall’amore impossibile per l’uomo che in quel momento le stava di fronte.
Cercò un appiglio per poter fuggire da lui. Non capiva il senso di quella conversazione. Voleva forse convincerla ad abbandonare in favore di Ayumi? Mai! Non gli avrebbe mai permesso di ottenere i diritti della dea scarlatta.
- Che cosa vuole signor Hayami? Poiché conosce il contratto sa benissimo che anche la Daito è fuori dai giochi. Se pensa che cederò i diritti ad Ayumi si sbaglia di grosso. Preferisco che questo capolavoro scompaia piuttosto che consegnarlo alla Daito.
Lo guardò dritto negli occhi con aria di sfida.
Masumi sorrise. Era troppo tardi per tornare indietro.
- Non ti ho invitata qui per convincerti a lasciare i diritti ad Ayumi e neanche per proporre un finanziamento, peraltro impossibile senza violare il contratto, della Daito. C’è una soluzione a tutto questo che accontenterebbe entrambi. Tu continueresti a recitare la dea scarlatta ed io otterrei i diritti che, non lo nascondo, rappresentano per me uno dei desideri della mia vita. Voglio riuscire dove mio padre ha fallito.
Attese la replica di Maya.
- Quale sarebbe questa soluzione?
Masumi rimase un attimo in silenzio. Sollevò impercettibilmente un sopracciglio.
- Sposami, ed avrai tutto il denaro per realizzare il tuo sogno.

continua

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Capitolo 7
*** atto 7 ***


La posata cadde sul piatto. Il rumore sordo la riportò immediatamente alla realtà. Era certa di ciò che aveva appena udito? Il breve smarrimento fu sostituito da una rabbia cieca.
- Sposarla? Lei che è già fidanzato con un’altra? Come può dire certe cose con tanta leggerezza?
- Ti avevo preannunciato che volevo parlarti di affari. Trovo che questa proposta sia vantaggiosa per entrambi. E per rispondere alla tua domanda, no, non sono più fidanzato.
Studiò con deliberata lentezza l’atteggiamento di Maya.
Dopo la prima reazione di rabbia, si era chiusa in un anomalo mutismo. Il volto serio e la piccola ruga che le si era formata tra le sopracciglia indicavano chiaramente che stava ponderando l’insolita proposta che lui le aveva fatto.
Masumi riprese a parlare.
- Ragazzina, non sto scherzando affatto. Se analizzi tutta la situazione la mia proposta di matrimonio è l’unica via di uscita che hai per mantenere i diritti della dea scarlatta e portarla in scena. Ovviamente anch’io ottengo, in quanto tuo marito, i diritti della dea scarlatta. A me sembra un ottimo affare sotto ogni punto di vista.
La guardò preoccupato. Aveva fatto breccia nel cuore di Maya quella motivazione? Oppure era talmente innamorata di Sakurakoji che per lui avrebbe rinunciato a tutti i suoi sogni?
Con gesti lenti Maya riprese a mangiare. Masumi la fissò perplesso.
- Ragazzina hai sentito quello che ti ho detto?
Un rivolo di sudore gli colò dalla tempia. Maya sembrava pietrificata. Possibile che i suoi sforzi fossero stati inutili? Si era sbagliato sul sogno di Maya? Il pensiero che la sua strategia potesse fallire lo lasciò smarrito. Gli risultava sempre più difficile mantenere il controllo, mentre la tempesta di dubbi e gelosia si stava scatenando dentro di lui.
- Ho sentito benissimo signor Hayami.
- Non hai niente da replicare?

Maya non aveva il coraggio di parlare. La prima reazione di alzarsi ed abbandonare il ristorante era stata sostituita da una confusa incapacità di ribellione.
La paura che lui potesse leggere il suo stato d’animo la paralizzava.
Nella sua testa un complesso di panico, eccitazione, gioia, speranza, delusione si amalgamavano impedendole di elaborare una risposta alla richiesta di Masumi.
La logica, nei suoi pensieri, era svanita molto tempo prima, quando si era accorta di essersi irrimediabilmente innamorata di lui. Non riusciva a pensare razionalmente.
Una voce interiore le ricordava che Masumi poteva essere suo. Non la amava, voleva i diritti della dea scarlatta, ma avrebbe sposato lei, Maya Kitajima.
Doveva rispondere. Masumi, inquieto, attendeva in silenzio.
Ormai la sua mente era annichilita. Aveva analizzato la situazione da ogni punto di vista.
Desiderava i diritti della dea scarlatta e desiderava Masumi. Ma un matrimonio come contratto d’affari?
Se avesse risposto affermativamente Masumi sarebbe diventato suo marito. Non la amava ma avrebbe condiviso la vita con lei.
Non era più fidanzato. Non avrebbe sposato Shiori.
Aveva chiesto a lei di sposarlo. Una proposta di affari, le aveva detto, niente altro.
Le sue disquisizioni mentali erano durate anche troppo a lungo.
Tornò a guardare il suo accompagnatore. Si portò alle labbra il bicchiere di ottimo vino rosso e ne bevve il contenuto in un unico sorso.
- Vacci piano ragazzina. Non voglio riportarti a casa ubriaca.
L’alcool contenuto nel vino le provocò un leggero bruciore alla bocca dello stomaco. Sentì il calore diffondersi nelle guance. Posò piano il bicchiere. Lo guardò in silenzio, inspirò profondamente e liberò la mente.
- Accetto di sposarla.
Masumi le sorrise, visibilmente sollevato.
- Perfetto. Non ti pentirai mai di questa decisione, ti do la mia parola.
Le prese una mano e se la portò alle labbra.
- Che ne diresti di darmi del tu e chiamarmi per nome, in fondo sei la mia futura sposa, no?
Con le guance in fiamme e la voce lieve ed emozionata, Maya lo accontentò.
- Si….Masumi.
Un caldo sorriso si dipinse sulle sue labbra. Aveva centrato l’obiettivo con insperata precisione.

continua

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Capitolo 8
*** atto 8 ***


La cerimonia, nella sua semplicità, fu di grande effetto.
Pur trattandosi di un matrimonio di interesse, Masumi non aveva voluto rinunciare alla tradizione.
Attese in elegante abito da cerimonia la sua sposa vestita di bianco.
Mentre guardava Maya camminare verso di lui accompagnata da Kuronuma una moltitudine di emozioni lo travolse.
Il suo sogno stava per diventare realtà. Con profondo trasporto fissava il viso della donna amata. Stentava a mantenere l’espressione impenetrabile.
Maya, inconsapevole del proprio fascino, procedeva lentamente tenendo saldamente il braccio del regista, cercando di controllare la crescente commozione. L’atmosfera appariva quasi irreale. Sembrava non essersi accorta della presenza dei pochi ed intimi invitati, tanto era catturata dall’uomo alto ed elegante che la attendeva.
Quando si trovò al suo fianco trattenne il respiro per controllare l’emozione. Cercava disperatamente di mantenere la calma richiamando alla mente che si trattava pur sempre di un contratto di affari.
Pronunciò le frasi di rito di fronte all’officiante in un sussurro, come se avesse paura di svegliarsi dal meraviglioso sogno che la avvolgeva.
Il tono fermo e calmo di Masumi la riportò alla realtà.
- Maya?
Sollevò lo sguardo radioso e visibilmente emozionato verso di lui. L’aveva chiamata per nome. Non aveva usato il tono ironico che da sempre lo aveva contraddistinto.
- Maya? Dove sei con il pensiero?
Non rispose. L’emozione le imprigionava le parole in gola. Gli sorrise timidamente. Il rossore si diffuse sulle guance procurandole una piacevole sensazione di calore.
Il suo sguardo si posò sulle loro mani. Gli anelli nuziali che si erano scambiati li avevano indissolubilmente legati l’uno all’altra e rappresentavano la silenziosa testimonianza che ciò che avevano appena vissuto non era stato un sogno. Erano marito e moglie.
Sentì la mano calda di Masumi afferrare delicatamente la sua. La attirò verso di sé sorridendole.
- La tradizione vuole che lo sposo baci la sposa…
Si chinò su di lei sfiorandole con struggente dolcezza le labbra.
Il loro primo bacio. Maya sentì distintamente il calore del corpo saldo del marito e perse il senso del tempo. Un’esplosione di emozioni si fece largo in lei.
Ricordò la notte trascorsa nel vecchio tempio abbandonato, quando aveva dormito tra le sue braccia. Una sensazione di calore e protezione la invase.
Masumi la allontanò da sé con riluttanza, mettendo fine al bacio.
Si passò una mano tra i capelli, cercando di riacquistare una parvenza di impassibilità. Non era quello il luogo adatto per certe effusioni.

Nell’auto che li portava a casa dopo il ricevimento rimasero in silenzio. Entrambi analizzavano quello strano matrimonio. Ignari l’uno dei pensieri dell’altra, si chiedevano se quella unione avrebbe portato la felicità a lungo anelata.
Masumi si allentò la cravatta. Si sistemò comodamente sul sedile. Aveva ottenuto la sua prima vittoria. Dopo aver eliminato le ingerenze di suo padre e della famiglia Takamiya, il passo successivo sarebbe stato quello di conquistare Maya.
Nonostante il desiderio per lei, non voleva rischiare di rovinare tutto. Dopotutto non gli era ancora chiaro la natura del legame tra la sua giovane moglie e Sakurakoji.
A quel pensiero, una fitta di gelosia si impadronì di lui. Allontanò dalla mente l’immagine del ragazzo.
Ora che non c’erano più ostacoli, avrebbe potuto corteggiarla fino a farla innamorare di sé.
Non voleva rivelarle di essere l’ammiratore segreto. Avrebbe atteso qualche tempo prima di parlarle. Desiderava ottenere la piena fiducia da Maya.
In fondo era stato lui stesso a nascondere l’amore per Maya dietro alla facciata dell’uomo d’affari.
Lei era grata all’ammiratore delle rose scarlatte, e di questo ne aveva piena certezza, ma se scopriva che a nascondersi dietro l’identità segreta si celava il marito, avrebbe potuto fraintendere e pensare ad un piano preordinato per ottenere i diritti della dea scarlatta.
Avrebbe dovuto avere molta pazienza.

Sulla soglia d’ingresso Maya si fermò. La sua nuova casa. Da allora in poi avrebbe vissuto in quel grande palazzo. Il timore si fece strada in lei. E ora?
Aveva accettato la proposta di matrimonio senza porsi domande sul loro futuro insieme. Masumi era stato molto chiaro al riguardo, si trattava unicamente di un contratto d’affari.
Strinse nervosamente le mani.
Masumi percepì la sua tensione, si avvicinò a lei, le spostò delicatamente dal viso una ciocca di capelli sfuggita alla elegante acconciatura, e la sollevò tra le braccia.
- Anche se ci siamo sposati per interesse, è consuetudine che il marito attraversi la soglia di casa con la sua sposa tra le braccia. E io non voglio che la tradizione venga infranta.
Maya arrossì. Non era abituata a vederlo così disponibile e sereno.
- Masumi mettimi giù, ti prego.
Lui non la ascoltò. Salì le cale di corsa. La depose a terra solo nella camera da letto elegantemente arredata.
Maya arrossì violentemente. La mente vuota. Aveva vissuto i pochi giorni prima del matrimonio avvolta da una nuvola di irrealtà senza chiedersi come sarebbe stata la loro vita coniugale.
Lo amava. Era l’unica certezza. Se lui lo avesse chiesto, si sarebbe gettata tra le sue braccia. Non le importava se il marito non la amava.
- Ragazzina, questa è la tua stanza. L’ho fatta preparare per te. Qui potrai avere tutta l’intimità che desideri. I domestici sono a tua completa disposizione. La mia stanza è in fondo al corridoio.
Non le venne in mente nulla. Sentì le proprie labbra mormorare una domanda decisamente fuori luogo.
- E il signor Eisuke? Lui alloggia al piano inferiore?
- No, mio padre si è trasferito nella dependance. In casa ci siamo noi due e gli inservienti.
Era delusa? Era sollevata? Desiderò fare chiarezza nel tumulto di emozioni che l’avevano travolta in quella giornata speciale che non avrebbe mai dimenticato.
Non trovò risposte.
Masumi si chinò su di lei e teneramente le depose un dolce bacio sulla guancia.
- Buonanotte, Maya.
Richiuse piano la porta alle sue spalle.
I pensieri martellanti nella sua testa non le davano pace. Nel buio della notte riconobbe che si era trattato veramente di un matrimonio di affari.

continua

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Capitolo 9
*** atto 9 ***


La testa le doleva convulsamente. Gli occhi resi lucidi dalla febbre mal sopportavano la tenue luce della stanza. Masumi bussò lievemente alla porta prima di entrare.
Le posò una mano sulla fronte caldissima. La guardò preoccupato.
- Come ti senti? Il maggiordomo mi ha riferito che non hai mangiato nulla.
Lo sguardo di Maya si posò su di lui. Indossava ancora un elegante vestito scuro, segno che era appena rientrato dal lavoro.
- Non ho fame Masumi, sono solo stanca.
- Vuoi che resti a casa con te stasera? Posso inviare i miei collaboratori al party.
La scrutò seriamente in volto. Il rossore sulle guance e la fronte imperlata di sudore erano un segno inequivocabile che la febbre stava salendo.
- No, Masumi. Devi andare. Il presidente della Daito non può mancare alla serata in onore di una nuova ed autentica rappresentazione della dea scarlatta.
- Hai ragione come al solito, ragazzina. Gli affari prima di tutto. Dovrò presentarmi senza la mia attrice preferita. Riposati, Maya.
Le sorrise dandole un buffetto sulla guancia.

Maya si chiese se lui fosse felice. Dal giorno del loro matrimonio Masumi si era sempre comportato in modo impeccabile.
Era sempre stato gentile e premuroso, come mai lo aveva visto. La composta cortesia non lasciava trasparire i pensieri dell’uomo che ora era suo marito.
Si era chiesta più volte, se una volta sposati, lui le avrebbe rivelato di avere celato per anni la propria identità dietro quella dell’ammiratore segreto. Non lo aveva fatto.
La trattava con estrema premura, ma non si era mai avvicinato a lei come marito.
Un contratto di affari. A volte lo dimenticava, ma il loro matrimonio era fondato sui diritti della dea scarlatta.
Con una punta di rammarico pensò che le prime due settimane di matrimonio erano trascorse travolte dagli impegni per il nuovo allestimento della dea scarlatta.
Maya dovette ammettere che le voci riguardo alle capacità organizzative del marito trovavano conferma nella risolutezza che egli dimostrava ogni volta che era necessario prendere una decisione.
Aveva partecipato spesso a quelle interminabili riunioni dove assisteva agli scontri professionali tra il marito e il regista Kuronuma.
La signora Tsukikage, a causa delle precarie condizioni di salute, li aveva onorati della sua presenza solo una volta.
Ricordava ancora lo sguardo calmo della sua insegnate posato su di lei.
- Maya hai trovato la tua strada. Segui il tuo cuore e la tua Akoya sarà sublime.
La signora Tsukikage non aveva minimamente accennato al contratto sui diritti dell’opera, le cui clausole avevano costretto lei e Masumi ad un matrimonio inevitabile. Si era limitata a sorriderle misteriosamente e Maya non aveva afferrato il significato nascosto di quelle parole. Sakurakoji accompagnava sempre il signor Kuronuma. Più volte lo aveva sorpreso a fissarla in modo interrogativo. I suoi occhi sembravano velati di tristezza.
Provava nei suoi confronti un senso di colpa indefinibile. Lo aveva deliberatamente evitato fino al giorno del matrimonio, ben conoscendo i sentimenti che nutriva per lei. Era consapevole di dovergli una spiegazione.
La sua mente riemerse dai ricordi dei giorni appena trascorsi. Dalle persiane socchiuse scorgeva le prime luci di Tokyo illuminare la città mentre il sole morente si dissolveva all’orizzonte.
Chiuse gli occhi vinta dalla febbre a dalla stanchezza.

Quando entrò nell’ampio salone squisitamente arredato, gli occhi dei presenti si posarono su di lui. Avvezzo a trovarsi al centro dell’attenzione si diresse con noncurante eleganza verso il padrone di casa per porgergli i propri omaggi.
Il brusio che si sollevò sottolineava chiaramente la delusione degli invitati nel non vedere la giovane moglie accanto a lui.
Una raffinata figura femminile gli si avvicinò.
- Buonasera Masumi. Non ci vediamo da diverso tempo.
Masumi chinò la testa in segno di saluto. Attese qualche secondo prima di rispondere.
- Ti trovo bene, Shiori.
La donna trattenne un moto di collera. Il pensiero che quella piccola intrigante le avesse sottratto il fidanzato la tormentava ancora.
La rottura del loro fidanzamento l’aveva resa estremamente irritabile.
Dopo la prima reazione di smarrimento e dolore, aveva capito che non era innamorata di Masumi, bensì del potere che lui rappresentava. Il suo orgoglio ferito gridava vendetta, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per distruggere il loro matrimonio.
- Mi aspettavo di vedere tua moglie accanto a te, in una serata così importante per la Daito.
- Non si sentiva molto bene e le ho consigliato di rimanere a casa.
Nascose la propria insofferenza dietro un sorriso ipocrita. Odiava quella ragazza.
- Mi sono meravigliata della velocità con cui vi siete sposati. Avevo sempre pensato che tua moglie fosse innamorata di quel ragazzo che recita con lei, come si chiama? Sakurakoji, mi pare. E invece ha sposato te. Comunque sia, il suo caro amico le resterà accanto impersonando il suo innamorato, sulla scena.
Shiori aveva parlato lentamente. Il tono all’apparenza neutro celava una sottile e crudele allusione.
Masumi strinse impercettibilmente la mascella. Non rispose alla sua provocazione.
Osservandolo si accorse che aveva colto nel segno. Era davvero possibile che lui amasse quella ragazzina? Cercò di insinuare in lui il tarlo della gelosia.
- Effettivamente se ben ricordo, alcuni miei collaboratori mi hanno riportato di averli visti insieme spesso ultimamente. Immagino che tu non possa accompagnarla ovunque, occupato come sei dal lavoro.
- Mia moglie e quel ragazzo sono amici. Si conoscono da tanto tempo e non vedo il motivo per cui lei non possa frequentarlo.
Comprese di avere risposto con un tono troppo acceso. Cercò di riacquistare la padronanza di sé accendendosi lentamente una sigaretta. Aspirò profondamente una boccata di fumo nel tentativo di placare la rabbiosa gelosia che lo aveva travolto.
- Mio caro, non accalorarti in questo modo.
La voce strascicata di Shiori gli provocò un eccesso d’ira. Si impose di calmarsi.
- Scusami, ma vedo alcune persone con le quali ho necessità di parlare.
Masumi le diede le spalle e, allontanandosi tra gli invitati, non vide la piega sarcastica che aveva assunto la bocca di Shiori.

continua

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Capitolo 10
*** atto 10 ***


Stava uscendo di corsa dall’ascensore, quando si sentì chiamare da una voce alle sue spalle. Si girò con aria colpevole. Sakurakoji si fermò davanti a lei.
- Maya perché mi sfuggi? Ogni volta che usciamo da questo palazzo tu corri via. Ti ho forse fatto qualcosa che ti ha ferita? Sai che avrei tante cose da chiederti, ma non lo farò se tu non ne vuoi parlare. Ti prego però non relegarmi ai margini della tua vita, in questo modo.
La ragazza abbassò lo sguardo confusa. Sakurakoji aveva ragione. Non meritava di essere trattato in quel modo.
- Ti chiedo scusa. Hai ragione Sakurakoji io non sono stata onesta con te. Non so se potrai perdonarmi per quello che ti ho fatto.
- Vieni Maya. C’è un locale qui vicino. Possiamo bere un tè caldo e parlare, se tu lo vuoi.

Masumi indossò la giacca ed uscì dal proprio ufficio. Kuronuma se ne era appena andato e Maya aveva lasciato il palazzo della Daito già da un paio di ore.
Salendo in macchina il suo pensiero si soffermò sulla giovane moglie.
Maya sembrava avere accettato serenamente la sua presenza costante. I diverbi che li avevano divisi in passato parevano svaniti. Era ancora timida, ma era certo che non avesse più paura di lui.
Appoggiò le mani sul volante. L’immagine di Maya con il volto arrossato e gli occhi brillanti di eccitazione per l’imminente messa in scena della dea scarlatta si stagliò nitida nella mente. La sua passione per la recitazione lo aveva contagiato e si sentiva animato da una nuova e impetuosa vitalità.
Aveva cercato di essere molto paziente con lei, per non turbare l’equilibrio che sembrava avessero raggiunto. Nascondere i propri sentimenti per Maya stava però diventando sempre più difficile, come gli era diventato insostenibile starle accanto senza prenderla tra le braccia.
Mentre girava la chiave dell’accensione, decise che si sarebbe fermato in un negozio di fiori.

Sakurakoji non immaginava quale fosse il legame tra Maya e il marito.
- Credevo che fossimo amici, Maya, che tra noi esistesse un rapporto speciale. Perché hai sposato quell’uomo? Pensavo che lo odiassi.
Maya chinò il capo con aria colpevole.
- Non puoi capire Sakurakoji. Dovevo prendere una decisione in fretta e….
- E l’hai sposato!
Sakurakoji terminò la frase al suo posto.
- Ti rendi conto di ciò che hai appena detto? Maya non ti riconosco più. Lo ami? Ami Masumi Hayami? Rispondimi ti prego.
Le prese entrambe le mani. Maya non riuscì a trattenere le lacrime che scesero copiose sulle guance.
- Dimmi che cosa ti ha fatto! Ti ha fatto del male Maya?
Lei ignorò le invettive di Sakurakoji.
- Sì, sono innamorata di lui. Senza speranza. Lui mi ha sposato per i diritti della dea scarlatta.
- Io lo ammazzo quel bastardo!
- No! Masumi è stato onesto con me. Mi ha proposto un contratto di affari ed io l’ho accettato. E’ gentile con me.
Le lacrime di Maya si trasformarono in un pianto tormentato. Non riuscì più a trattenere l’angoscia che aveva nel cuore. Gli confessò di amare disperatamente il marito e lo stargli accanto sapendo che lui non provava nulla per lei le era diventato penoso.
- Credevo che sarei riuscita ad accontentarmi delle sue premure. Ma mi sbagliavo. Io desidero di più da Masumi, desidero il suo amore.
Sakurakoji allungò una mano per accarezzarle il volto. Le asciugò le lacrime. Non aveva parole per consolarla. Frastornato da quella disperata dichiarazione d’amore la circondò in un tenero abbraccio e attese finché i singhiozzi cessarono.

Aveva appena svoltato l’angolo quando la sua attenzione fu catturata da due figure famigliari sedute ad un tavolino. L’ampia vetrata del locale gli consentiva di vedere le espressioni dei loro volti. Come un automa schiacciò il piede sul pedale del freno.
Improvvisamente gli tornarono alla mente le parole di Shiori. Inspirò profondamente per contrastare il sospetto che sentiva crescere in lui.
Fissò con il viso contratto la scena che gli si presentò davanti agli occhi.
Le mani di Sakurakoji che stringevano quelle di Maya, le lacrime di lei, il loro abbraccio interminabile.
Una violenta gelosia si impadronì di lui. La sua mente era incapace di ragionare sotto l’effetto di una fitta di dolore insopportabile.
Lanciò la macchina a tutta velocità. Non l’avrebbe perdonata!

continua

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Capitolo 11
*** atto 11 ***


Rientrò in casa correndo. Era in ritardo per la cena. Non avrebbe voluto far attendere Masumi.
Si fermò ad osservare la propria immagine riflessa nel grande specchio appeso ad una parete dell’ingresso. Gli occhi erano ancora leggermente gonfi ed arrossati per il pianto liberatorio.
L’eco dei passi provenienti dal vasto salone la costrinse a voltarsi.
Masumi, appoggiato allo stipite della porta, fumava senza fretta una sigaretta. Il volto era impenetrabile.
Senza afferrarne il motivo, una profonda inquietudine si fece strada in lei.
L’intuito le faceva presagire che qualcosa di infausto sarebbe potuto accadere. Chinò il viso per nascondere le tracce inequivocabili che il pianto le aveva lasciato.
- Buonasera Masumi. Sono in ritardo per la cena. Vado subito a cambiarmi d’abito.
- Non ti affrettare. I domestici sono fuori servizio. Li ho congedati io. Non c’è fretta per la cena. Accomodati invece nel mio studio. Devo parlarti.
La voce sinistramente calma di Masumi, sembrava riecheggiare di una minaccia nascosta. Un fremito di paura le percorse la schiena.
Maya si accomodò in una delle eleganti poltrone stringendosi nervosamente le mani. Il tono di voce di Masumi era pericolosamente allarmante.
- Mi chiedevo se saresti rientrata a casa.
Maya non capì il senso di quella frase.
- Masumi non capisco, c’e qualcosa che non va? Cosa significa questa domanda?
Un timore oscuro cominciò a insinuarsi in lei. Masumi era strano. Il suo viso sembrava una maschera di granito. Solo gli occhi erano vigili e attenti. Erano diversi. Cupi e crudeli. Un terrore irrazionale si insinuò fra i suoi pensieri.
- Masumi che cos’hai?
- Da quanto tempo mi tradisci?
Maya sussultò all’udire quella accusa.
Non si aspettava una insinuazione così brutale da parte del marito. L’insolenza e il tono sarcastico della domanda le incendiarono l’animo di una rabbiosa angoscia.
- Ma sei impazzito? Tu stai vaneggiando. Ma come ti permetti!
La diga di impassibilità crollò all’istante, riversando su di Maya tutte le frustrazioni a lungo taciute.
- Ormai puoi smettere di recitare con me la parte della fedele mogliettina timida. Tu e Sakurakoji! Credi forse che non lo sappia? Da quanto tempo dura la vostra relazione? Hai sposato me per non perdere i diritti della dea scarlatta pur amando lui! Non tollero che mi si tratti in questo modo. Ti pentirai di avermi mentito. Piccola, sciocca ragazzina. Credevi forse di continuare tranquillamente la tua farsa? Distruggerò la dea scarlatta e distruggerò te, Maya Kitajima. Il prezzo che dovrai pagare non sarà mai abbastanza alto per quello che mi hai fatto.
La prese per un braccio strattonandola violentemente. Al grido di dolore di Maya, lasciò la presa.
Lei si allontanò, visibilmente spaventata. Masumi era fuori di sé.
Tutta la gratitudine di Maya si trasformò in un odioso risentimento verso suo marito per le accuse infamanti che aveva osato rivolgerle.
- Tu sei pazzo!. Io e Sakurakoji? Mi stai accusando di colpe che non ho commesso.
Si fermò per riprendere fiato. Era ferita, umiliata, offesa. Desiderò mortificarlo come lui aveva fatto con lei.
- Mi accusi di averti tradito, di essere innamorata di Sakurakoji, ma tu che ne sai dell’amore? Tu che hai sposato il tuo lavoro e i diritti della dea scarlatta! Amare Sakurakoji? Lo meriterebbe, è un ragazzo meraviglioso. Ma anche se lo amassi non ti tradirei mai, in nome della promessa che ci siamo scambiati.
Masumi strinse i pugni. Allora era vero! Lei era innamorata di un altro. Non poteva sopportarlo.
La collera violenta divampò, annullando la residua razionalità che gli era rimasta. Il suo atteggiamento stava fatalmente incrinando il loro matrimonio.
- Non starò qui a guardarti amoreggiare con un altro. Non devi più vedere quel Sakurakoji. Vi ho visto. Tu e lui, abbracciati. Non puoi negare l’evidenza. Giuro che ve la farò pagare.
Tacque all’improvviso, guardandola con occhi sbarrati. La gelosia gli rendeva il respiro affannoso.
- Basta! Ti odio! Non voglio più ascoltare le tue infamanti accuse.
Maya scappò, correndo verso la propria camera. Si tuffò sul letto in preda ad una profonda crisi di pianto.
Non poteva funzionare, non era così che aveva immaginato loro matrimonio. Masumi non la amava, non l’avrebbe mai amata.
Era un oggetto per lui. Lo strumento per la sua adorata dea scarlatta.
Non si accorse che il marito l’aveva seguita, chiudendo la porta dietro di sé.
- Non abbiamo finito di discutere. Mi devi delle spiegazioni, ragazzina.
- Vattene! Vattene, hai capito? Ti odio. Non ti devo nessuna spiegazione. Hai ottenuto i diritti della dea scarlatta, no? Il resto non conta. Quello che faccio della mia vita non ti deve riguardare.
Maya esasperata, gli aveva riversato addosso tutto il rancore di cui era capace.
Masumi non tollerò ulteriormente le sue parole. Erano staffilate dolorose per la sua anima, mentre il veleno della folle gelosia si stava diffondendo nel suo cuore.
- Sei mia moglie. Devi comportarti come si conviene. Non lascerò che quel ragazzetto imberbe posi ancora su di te le sue mani. Tu sei mia, hai capito? Tu mi appartieni!
Fece qualche passo verso di lei. Le osservò i seni ansanti, il rossore sulle guance, le lacrime che offuscavano i suoi occhi limpidi. Il desiderio di lei esplose con una violenza incontenibile.
La rabbia, la gelosia, lo sconforto, il dolore, l’amore, la passione a lungo trattenuti esplosero travolgendo in un istante gli argini di difesa che Masumi aveva eretto con grande difficoltà.
Maya lo guardò spaventata. Non lo aveva mai visto così. Fece per allontanarsi ma si trovò le mani imprigionate dalle forti braccia di Masumi.
- Sei mia moglie. Sei mia e di nessun altro. Sono stato fin troppo paziente. E che cosa ho ottenuto? Mia moglie mi tradisce. Non lo rivedrai più. Non mi importa se sei innamorata di lui. Cancellerò dalla tua mente e dal tuo corpo il ricordo di lui.
Il tono alterato dall’ira e lo sguardo crudele non lasciavano presagire a nulla di buono.
Maya cercò di divincolarsi ma l’unico effetto che ottenne fu quello di trovarsi ancora più imprigionata dall’abbraccio di Masumi.
Avvicinò il viso a quello della moglie, la voce, invitante e appassionata, diventò un sussurro sulle labbra di Maya.
- Mi appartieni. Non mi importa se mi odi e se dopo mi odierai ancora di più, ma ora avrò ciò che mi spetta di diritto.
La strinse in un abbraccio vigoroso e chinandosi lentamente su di lei si impossessò febbrilmente delle sue labbra. La rabbia, al contatto con le labbra calde della moglie, si dissolse trasformandosi in ardente passione.
Con una mano percorse la sua schiena in una lunga e sensuale carezza.
Masumi sollevò leggermente il capo ricercando nel profondo sguardo di Maya una risposta al tacito desiderio che lo aveva travolto.
Calde lacrime le solcavano le guance rosee. Maya nascose il volto contro la gola di Masumi.
Non le importava nulla mentre, avvolta dal caldo abbraccio del marito, sentiva il suo cuore palpitare impazzito.
Il respiro ansimante di Masumi le accarezzava i capelli, mentre si sentiva vinta da un desiderio fino ad allora sconosciuto. Lo amava più di se stessa.
L’odio provato per lui scomparve, trafitto da un’ondata di amore travolgente che le riscaldò l’anima. Dimentica delle crudeli accuse di Masumi, incapace di resistergli, si abbandonò all’abbraccio e sollevando le braccia intorno al collo lo strinse a sé schiudendo le labbra.
Masumi si chinò di nuovo su di lei aumentando la pressione delle braccia per avvicinarla ancora di più a sé.
A quel contatto i loro corpi si incendiarono, trascinati da un desiderio irrefrenabile che li costrinse a cercarsi con bramosia.
Lo scorrere del tempo si dissolse dalle loro menti e dai loro gesti. Lo struggimento dell’animo fu sopraffatto da fluttuanti emozioni di piacere intenso che li rese incuranti delle loro incertezze.
I baci divennero sempre più profondi ed ardenti, le mani si intrecciarono, cercandosi, con deliberata indolenza. Masumi assaporò la pelle vellutata di Maya, cingendola con possessiva tenerezza.
Lentamente, si fusero con il corpo e con la mente raggiungendo, in un crescendo di emozioni incontenibili, un’estasi fluttuante.
Piano, tornarono alla realtà, planando dalle alte sommità dell’appagamento, verso un mare di serena tranquillità.
Masumi la strinse a sé con delicata intensità. Maya si accoccolò tranquilla tra le sue braccia.
Il sonno li catturò pigramente nella quiete silenziosa della notte.

continua

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Capitolo 12
*** atto 12 ***


Maya aprì gli occhi mentre le strie argentee dell’alba rischiaravano il sereno cielo notturno.
Tra le fresche lenzuola, le loro mani intrecciate sembravano volerle ricordare la notte appena trascorsa. Si mosse piano per non svegliare il marito. Masumi dormiva profondamente.
Il volto, sereno e disteso, rivelava il lato fanciullesco di un uomo che lei aveva sempre creduto freddo e arrogante.
Si morse le labbra a quel pensiero. In realtà, Masumi aveva mostrato anche lati piacevoli del suo carattere. Era stato gentile e paziente con lei e, dopo il matrimonio, aveva abbandonato l’aria ironica con la quale l’aveva sempre stuzzicata, dedicandole attente premure.
Il suo comportamento era però mutato all’improvviso, la sera precedente.
Arrossì al pensiero della notte appena trascorsa tra le sue braccia.
Si erano amati, con una passione divorante che l’aveva consumata fino a farla precipitare in un sonno profondo e rilassante.
Afferrò nitidamente l’enorme gravità del suo gesto. Fare l’amore con lui l’aveva fatalmente incatenata a quell’uomo all’apparenza freddo e distaccato che era suo marito.
Sentì di non avere più alcuna via d’uscita. Il suo cuore sarebbe appartenuto a Masumi per sempre.

Con una fitta al cuore, ricordò la litigata della sera precedente.
L’odio e il risentimento, che aveva avvertito nascerle improvvisamente dal profondo dell’animo, avevano rappresentato un debole tentativo di difesa, fugato dall’abbraccio impetuoso di Masumi.
Non avrebbe voluto cedergli, non a quelle condizioni.
Il sogno di vedere ricambiato il proprio amore dall’uomo che più contava nella sua vita non si era realizzato.
Avrebbe desiderato ascoltare dolci parole d’amore da Masumi. Ma non era accaduto.
Più volte, durante la notte, mentre si lasciava trasportare da sensazioni sconosciute e travolgenti era stata sul punto di confessargli che lo amava, ma non lo aveva fatto.
Pur trascinata dalla passione, un frammento di razionalità nella sua mente le aveva impedito di rivelargli i suoi più reconditi pensieri.
Una lacrima le scese sul volto. Avrebbe dovuto odiare il marito per averla legata a sé senza speranza. Ma non poteva.
Ricordò il suo volto adirato e sconvolto dalla collera. Come era diverso dall’uomo che ora dormiva profondamente accanto a lei, cingendole la vita.
Un lieve sorriso gli aleggiava sulle labbra. Quelle stesse che, poche ore prima, l’avevano sfiorata facendola fremere di bruciante eccitazione. Gli occhi chiusi e il respiro lieve denotavano che stava tranquillamente riposando.

La metà dell’anima. Esisteva? Lei non lo avrebbe dimenticato, ma lui?
Riecheggiarono nelle sue orecchie le dure parole di Masumi. Lei era sua e gli apparteneva, come gli appartenevano i diritti della dea scarlatta.
Masumi era un uomo di indiscutibile successo. Era abituato a vincere, a possedere cose e persone. Forse era questo il solo modo di amare che conosceva, il possesso.
Aveva voluto energicamente convincersi di potere vivere accanto a lui, accontentandosi delle sue premure e delle sue gentilezze e rinunciando all’amore.
Ingenuamente si era persuasa di poterlo amare senza essere ricambiata, ma si era sbagliata.
L’averlo amato così appassionatamente le aveva fatto capire che avrebbe desiderato con tutta l’anima che Masumi la amasse a sua volta, con la stessa intensità.
Era quello l’amore? Le metà dell’anima che si cercano, si riconoscono e si donano l’uno all’altra con devozione, passione, amore.
Non era accaduto. Masumi non le aveva dichiarato che l’amava. La collera irrefrenabile era esplosa in una passione furiosa. Era stato tenero, delicato, paziente, ma aveva taciuto.
Ricordò di essere arrossita sotto lo sguardo dei suoi occhi penetranti.
L’espressione adirata era scomparsa dal suo volto. Masumi aveva vinto anche questa volta. Ma lei non poteva continuare a fingere in questo modo. Fingere di provare per lui poco più che gratitudine, quando tutto il suo essere gli chiedeva di amarla.
Forse il prezzo della sua dea scarlatta doveva passare attraverso il sogno di un amore irrealizzabile.
Si domandò se il loro destino era quello di continuare a ferirsi.
Lentamente, in silenzio, si alzò.
Contemplò la propria immagine di donna nello specchio della sua stanza. Gli occhi colmi d’amore che vide riflessi erano lucidi per l’emozione.
Si chinò sull’elegante scrittoio d’epoca. Scrisse, con mano tremante, solo poche parole su un piccolo foglio bianco.
Si vestì con gesti misurati e pesanti. Si voltò un’ultima volta fissando il volto di Masumi con lo sguardo colmo di lacrime. Pensò che lo amava più della sua vita.
Uscì e richiuse piano la porta dietro di lei.

continua

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Capitolo 13
*** atto 13 ***


Un braccio si mosse impercettibilmente, mentre il sole già alto nel cielo lo esortava ad alzarsi.
Mentre si stava risvegliando, Masumi assaporò la sensazione di appagamento che il suo corpo ancora avvertiva. Un sorriso di beatitudine si dipinse sul volto al pensiero della notte precedente.
Muovendosi, allungò un braccio per raggiungere il corpo morbido della moglie.
Si sollevò di scatto quando, accanto a sé, la sua mano agguantò il vuoto.
Osservò la metà del letto. L’incavo nel cuscino indicava che la notte precedente era stata reale.
Vi posò la mano e con terrore sentì che le lenzuola erano fredde.
Si alzò rapidamente dal letto e con sgomento si guardò intorno in cerca di un indizio che indicasse la presenza di Maya. Notò un foglio posato sullo scrittoio.
Lo prese in mano senza celare un evidente nervosismo. Mentre le parole gli scorrevano sotto gli occhi, il volto assunse un’espressione adirata.
- Maledizione, ragazzina! Mi farai impazzire.
Le parole scritte con calligrafia minuta ed elegante si erano impresse nella mente all’istante.
“Masumi, perdonami. Non posso essere tua moglie. Sarebbe penoso per entrambi trascinare un matrimonio che non può concederci quello in cui crediamo. I diritti della dea scarlatta sono tuoi. Ti ringrazio per quello che hai fatto per me. Maya.”

Si diede mentalmente dello stupido. L’aveva spaventata. Avrebbe mai smesso di ferirla?
Si passò impotente una mano tra i capelli. Sollevò lo sguardo fissando i propri occhi nello specchio che aveva di fronte.
Vide l’espressione di un uomo che non riconosceva. Era dunque tanto legato a quella ragazzina? Il suo destino sarebbe stato come quello di suo padre?
In silenzio, immobile, studiò l’immagine alta e di bell’aspetto che lo specchio rifletteva.
Vi appoggiò i pugni chiusi. L’inquietudine gli impediva di pensare razionalmente. L’assenza di Maya lo aveva profondamente sconvolto. Si sarebbe irrimediabilmente annientato senza di lei.
Eppure aveva risposto con vibrante emozione alle sue carezze. Lo aveva amato con lo stesso suo trasporto.
Dopo averla stretta tra le braccia ed amata con tutto se stesso, non poteva più tornare indietro.
Maya era il suo respiro vitale, la sua metà dell’anima. L’aveva insultata e amareggiata.
Maledisse la gelosia che lo aveva accecato.
L’aveva accusata di tradirlo. Non aveva voluto credere alla innocenza che lei gli aveva proclamato tra le lacrime.
Maya non mentiva, avrebbe dovuto saperlo. Facendo l’amore con lei, si era reso conto che nessun uomo l’aveva mai avuta così vicina.
Non faceva che commettere errori con lei. Esisteva un modo per riparare alle offese che le aveva inflitto?
Si impose di reagire all’opprimente apatia che lo stava catturando in una rete di angoscia straziante.
Respirando lentamente, cercò di calmarsi. Il suo pensiero percorreva mentalmente i luoghi nei quali era solita recarsi. Doveva assolutamente vederla. E la risposta di Maya avrebbe deciso il suo destino.

Salendo le scale, sentimenti contrastanti di speranza e di timore si intrecciavano nella sua mente. Desiderava trovarla il prima possibile, ma non sarebbe stato felice di vederla in quel luogo.
Bussò con forza sulla porta chiusa.
- Chi è?
La voce maschile era ancora assonnata.
- Masumi Hayami. Apri questa porta, ragazzo.
Il tono irritato gli uscì dalle labbra senza volerlo. Sentire la voce di Sakurakoji gli aveva riacceso la fiamma della gelosia.
L’uscio si aprì leggermente. Sakurakoji osservò il volto adirato dell’uomo. L’insofferenza che provava per lui e il ricordo delle parole di Maya lo fecero irritare.
- Signor Hayami, che cosa vuole?
Masumi interpretò il tono secco e risoluto del ragazzo come una ammissione di responsabilità.
Spinse violentemente la porta entrando in casa.
- Dov’è lei?
Gli occhi penetranti fissi su Sakurakoji mostravano chiaramente la sua collera.
Per un istante si squadrarono severamente l’uno con altro.
Un sorriso sarcastico comparve sulle labbra di Sakurakoji.
- Dov’è, chi? Non riuscì a terminare la frase. Un violento pugno lo colpì in pieno volto, facendolo barcollare.
Un rivolo di sangue fuoriuscì dalla bocca. Lo asciugò con il dorso della mano.
- Ma è impazzito?
Si fissarono con odio.
- Non te lo chiederò una seconda volta. Dov’è mia moglie?

continua

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Capitolo 14
*** atto 14 ***


Masumi sembrava una belva in gabbia. Sakurakoji, accarezzandosi la mascella dolorante, abbandonò il tono ironico. Non aveva mai visto il presidente della Daito in quelle condizioni. Ferocemente arrabbiato. Comprese che sarebbe stato opportuno evitare uno scontro con lui.
La collera trasudava da ogni suo movimento. Ad un esame attento, però, Masumi pareva sforzarsi di nascondere altre emozioni, diverse dall’ira palesemente manifestata. Disperazione forse?
Cercò di restare calmo.
- Maya non è qui, signor Hayami.
Lui si avvicinò pericolosamente, prendendolo per il colletto. Lo attirò vicino al suo viso. Gli occhi chiari e pungenti lo scrutarono cercando, nell’espressione del volto di Sakurakoji, una conferma alla sua risposta.
- E pensi che io ti creda? So quanto siete uniti.
Sakurakoji alzò le mani in segno di resa.
- E lei pensa che le mentirei? Maya non è qui. Non è mai venuta.
Masumi lo lasciò andare. Si appoggiò alla parete sospirando. Il volto stanco e tormentato era un segno inequivocabile della preoccupazione che lo aveva imprigionato dopo la scomparsa di Maya.
- Ero certo di trovarla qui. Lei ti ama. Pensavo che sarebbe corsa tra le tue braccia, che sarebbe venuta in cerca di conforto, dopo il nostro litigio.
Sakurakoji rimase per un attimo in silenzio. Tutti i tasselli si erano finalmente inseriti al loro posto, mostrandogli con chiarezza la realtà. Sorrise amaramente, comprendendo che non c’era posto per lui nella vita di Maya.
Fu tentato di tacere e lasciare Masumi in preda alle proprie incertezze. Poi ci ripensò. Ricordò il pianto liberatorio di Maya ed la violenza di Masumi quando lo aveva colpito senza mezzi termini.
- Avevo sempre sperato che Maya mi amasse. Ma non è così.
Uno scintillio di speranza si accese nello sguardo di Masumi.
- Come fai ad esserne certo?
- Me lo ha confessato lei. Sono solo un amico. Altrimenti non si sarebbe sposata con lei, signor Masumi, non glielo avrei permesso. Lei non mi ama, il suo cuore è altrove. Il suo sogno appartiene ad un altro uomo.

Masumi spalancò gli occhi, turbato. Le parole di Sakurakoji avevano riacceso la speranza e, contemporaneamente, insinuato in lui un atroce dubbio. Si accomodò su una sedia passandosi una mano sulla fronte. La testa gli doleva convulsamente. Il sogno di Maya. Un altro uomo. L’ammiratore delle rose scarlatte? E lui, Masumi Hayami, suo marito, che posto occupava nella sua vita?
Chinò il capo, spossato dal turbine di emozioni che cercava di trattenere da lungo tempo.
L’apprensione per la scomparsa di Maya non gli dava tregua.
Osservò il suo interlocutore. Riprese a parlare. Le sue riflessioni erano forse rivolte più a se stesso che a Sakurakoji.
- Ho sbagliato ancora con lei. Non so se mi perdonerà. L’ho accusata di colpe che non ha commesso, in preda ai miei maledetti tormenti. Sono proprio uno stupido. Farei qualunque cosa per ottenere il suo perdono.
Guardò di nuovo il volto di Sakurakoji. Un’ombra bluastra si stava formando su parte della guancia e sul labbro del ragazzo. Sospirò pentito.
- Ti ho fatto male? Scusami.
Sakurakoji cercò di sorridere, portandosi una mano sul livido violaceo.
- Non è stata certo una carezza. Però ne è valsa la pena, pur di vedere Masumi Hayami perdere il proverbiale, gelido controllo. E così anche il presidente della Daito, l’uomo d’affari senza scrupoli, si è innamorato.
Sakurakoji non aggiunse altro. Maya e Masumi erano innamorati l’uno dell’altra. Ignorando i sentimenti reciproci, si erano tormentati in un’altalena di equivoci che li aveva allontanati.
Solo loro avevano la facoltà di chiarirsi.

Masumi restò in silenzio. Era inutile negare, e perché poi?Amava Maya più di se stesso e, nonostante l’amore assoluto, era riuscito ad allontanarla da sé. Si alzò. Il suo compito non era terminato.
Aveva giudicato male Sakurakoji. Anche lui amava Maya e desiderava solo la sua felicità.
Si diresse verso la porta.
- Devo trovarla. Non riesco a pensare ad un luogo dove possa essersi rifugiata.
Sakurakoji intuì l’intensità della sua angoscia.
- Segua il suo cuore, signor Hayami, e troverà Maya.
Masumi chinò il capo e prima di voltarsi gli indirizzò un sorriso colmo di tristezza.

continua

PS oggi riesco a postare due atti

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Capitolo 15
*** atto 15 ***


Mentre guidava, le ultime parole di Sakurakoji gli riecheggiarono nella mente. Il sogno di Maya. Era solo la dea scarlatta? Lui sapeva. Aveva chiaramente dichiarato che il cuore di Maya apparteneva ad un altro.
L’ammiratore segreto?
Eppure, intuiva nel profondo del proprio animo la presenza di un richiamo impalpabile del quale, però, non riusciva a coglierne l’essenza.
Aveva meditato, ponderato, ragionato traendo differenti conclusioni su dove potesse essersi rifugiata.
L’ultima speranza di trovarla era accanto alle persone a lei più care.
Si aggrappava all’amore che nutriva per lei, maledicendosi per non averle confessato i reali sentimenti che nutriva, invece di nascondersi ancora una volta dietro la maschera dell’affarista senza scrupoli.
Avrebbe mai imparato dai propri errori? E lei sarebbe riuscita a perdonarlo?
Oppure era troppo tardi e l’amarezza avrebbe lasciato nel cuore di Maya una cicatrice indelebile? Si impose di allontanare quelle riflessioni tormentate. Sarebbe impazzito senza di lei. Lo sapeva bene.

La signora Tsukikage non nascose l’espressione di sincera sorpresa, quando lo vide di fronte all’ingresso. Lo invitò ad entrare.
Lo sguardo dell’uomo era profondamente turbato. Si chiese con timore se fosse successo qualcosa di spiacevole a Maya.
- E’ accaduto qualcosa a Maya?
Masumi sospirò chinando il capo. La domanda della signora Tsukikage gli aveva già dato la risposta tanto temuta. Maya non era lì. Affranto si prese la testa tra le mani. Dov’era allora?
- Masumi!
La voce imperiosa della Tsukikage lo richiamò alla realtà.
- Che cosa è successo a Maya? E perché lei è venuto qui?
Masumi chiuse gli occhi per qualche secondo. Che senso aveva mentire ancora?
Per quale ragione, ormai, avrebbe dovuto mostrare l’apparente aspetto di fredda indifferenza, quando dentro di sé sentiva il suo cuore morire lentamente?
Non era più il tempo di mentire. Con voce roca per l’apprensione si decise a svelare il proprio pesante segreto.
- Maya se ne è andata, mi ha lasciato. Abbiamo avuto un violento diverbio. Io l’ho offesa ed umiliata e lei è fuggita da me. Non sono degno di essere suo marito. Lei è così candida ed io sono un uomo senza scrupoli. Mi ero illuso di poterla rendere felice ma mi sbagliavo. Il mio cuore arido è solo riuscito a farle del male. Maya è una persona meravigliosa, piena di vita e di passione e non merita l’infelicità accanto ad un uomo come me. Non avrei dovuto sposarla con quel maledetto ricatto. Ma non volevo che nessun altro uomo la avesse. Maledetta la mia sete si possesso. L’ho costretta a sposarmi facendo leva sui diritti della dea scarlatta e sul suo contratto, signora Tsukikage.

Tacque. Aveva ammesso tutto. Masumi Hayami non aveva più maschere da indossare.
Il ticchettio dell’orologio appeso alla parete era l’unico rumore della stanza. Osservò la sua interlocutrice.
Lei scosse la testa in segno di rassegnazione.
Maya e Masumi avevano percorso il sentiero del loro destino allontanandosi ed infierendo l’uno sull’altra, senza intuire che i loro cuori battevano all’unisono.
Sospirò e si rivolse a Masumi con tono tranquillo.
- Signor Hayami crede davvero che io le avrei lasciato distruggere Maya? Non solo è stata la mia allieva prediletta, ma senza alcuna ombra di dubbio la più dotata. Il talento naturale che possiede doveva semplicemente fiorire in lei ed essere guidato nella giusta direzione. Maya è cresciuta, è diventata una donna sbocciando rapita da un amore impossibile. Durante le prove della dea scarlatta, ho notato chiaramente in lei una trasformazione profonda che l’ha intimamente cambiata, facendo oscillare la sua indole tra estasi e tormento. Sono sentimenti che nascono da un amore non corrisposto o creduto tale. Quando quel giorno lei è venuto a farmi visita, io ho lasciato deliberatamente il contratto in vista.

Scoppiò in una fragorosa risata vedendo il volto sorpreso di Masumi.
- Lei lo ha fatto volutamente?
- Sapevo che mirava ai diritti della dea scarlatta. Masumi, lei è uno scaltro uomo d’affari, ma per quanto si sia sforzato, i suoi sentimenti per Maya erano piuttosto palesi per me. Io ho interpretato la dea scarlatta, conosco l’infelice amore di Akoya, e so ancora riconoscere una persona innamorata…
Masumi rimase in silenzio, perplesso. La donna lo fissò.
- Signor Hayami, lei aveva semplicemente bisogno di un aiuto per far divampare il fuoco d’amore che già ardeva in lei.
- Il contratto….
- Ha indovinato, il contratto.
Masumi rimase sbigottito.
- Perché lo ha fatto?
- La risposta deve trovarla dentro di sé, non nelle mie parole. Il suo grave errore è quello di analizzare i sentimenti e le emozioni con la fredda logica. Il cuore non segue le leggi degli affari, Masumi. Trovi le sue risposte con gli occhi dell’animo. Se Maya è realmente la sua metà dell’anima si fermi ad ascoltarla e saprà dove è andata.
Il richiamo dell’anima. La signora Tsukikage aveva ragione? Lei conosceva a fondo Maya.
Sia lei che Sakurakoji gli avevano rivelato le medesime cose.
Sembrava proprio essere il solo a non averla capita. Lui, che la amava profondamente, non era riuscito a coglierne l’intima essenza.
Il richiamo della sua metà dell’anima. L’ultima sua speranza di riunirla a sé.

Aveva ripensato al loro matrimonio. Era fuggita senza neppure una spiegazione. Solo poche righe concise. Si domandò che reazione aveva avuto Masumi. Sollievo? Oppure disperazione?
Aveva agito in preda allo sconforto, ritenendo che il suo profondo sentimento non potesse essere ricambiato dal marito. Non gli aveva concesso nemmeno il beneficio del dubbio.
Il tormento che l’aveva accompagnata nel suo viaggio lontano da casa, non l’aveva abbandonata.
Si prese la testa tra le mani, mentre lacrime di dolore inondarono il suo viso.
Era stato un errore fuggire.
Le pareti della stanza nella quale si era rifugiata diventarono all’improvviso opprimenti. Era inquieta. Le sembrava di udire un richiamo lontano.
Uscì, camminando nella notte silenziosa. Il caldo brivido nel suo essere non accennava a diminuire. Si fermò. Inspirò l’aria fresca della notte. Il cielo sopra di lei brillava illuminato da milioni di stelle.

Ripensò alle parole della signora Tsukikage. Ascoltare il canto della propria anima e il richiamo della metà perduta.
Chiuse gli occhi. Un solo nome riecheggiava nella mente. Maya. Era veramente lei la sua metà dell’anima? Sentì all’interno del cuore una impetuosa vibrazione che sembrava condurlo verso un tenue sussurro che egli percepiva nel profondo del suo essere.
Era il richiamo della sua metà dell’anima che lo invocava tanto dolcemente? Trattenne il respiro, mentre l’immagine nitida dell’amore tanto anelato si rifletteva nello specchio della propria anima.
Il suo pensiero vagò nella vastità della volta celeste.
La sua anima l’aveva percepita. La chiamava lentamente ed inesorabilmente a sé. Era lei, avvolta dalla notte sotto un cielo di stelle.

Osservava in silenzio il cielo notturno costellato da miriadi di stelle. Il cielo del paese natale della dea scarlatta.
Pur fuggendo in quel luogo di pace, non aveva trovato la serenità tanto agognata.
Il cielo era luminoso come quella prima notte trascorsa nel luogo magico dove la sua anima aveva scoperto di amare Masumi, l’unico uomo per lei irraggiungibile.
L’unico che aveva fatto breccia nel suo giovane cuore.
L’inquietudine non accennava a diminuire. Era un richiamo quello che sentiva dentro di sé? Si alzò levando gli occhi al cielo. Una scia luminosa attraversò la volta celeste.
- Una stella cadente. Se si esprime un desiderio prima che la stella scompaia, esso si avvererà.
Una calda voce vibrante di emozione la raggiunse alle spalle.
- E qual è il tuo desiderio, ragazzina?

continua

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Capitolo 16
*** atto 16 ***


Il cuore si arrestò per un attimo. Trattenne il respiro. Quella calda voce le fece vibrare le corde dell’anima.
L’impalpabile timore di scoprire che fosse solo un’illusione la paralizzava.
Il desiderio appassionato di averlo accanto era talmente forte da farle male.
Si voltò lentamente con gli occhi chiusi. Una supplica si levò silenziosa dal cuore invocando il suo nome.
Una mano carezzevole le sfiorò la guancia.
Era reale. Il tocco delicato di una mano calda. La mano di Masumi.
- Allora, qual è il tuo desiderio, Maya?
Aprì gli occhi. La sua elegante figura si stagliava di fronte a lei, nel pallido chiarore della notte stellata.
Il silenzio era tangibile. La profonda attrazione del loro amore faceva fremere la loro anima e li aveva travolti in un vortice di passione, che li univa indissolubilmente l’uno all’altra.
Il richiamo confuso che entrambi avevano udito, si era trasformano in una nitida invocazione.
Percepivano, con crescente intensità, le loro anime cercarsi, chiamarsi e accarezzarsi come quel lontano giorno nella valle dei susini.
Con gli sguardi ricolmi di straordinaria emozione e gli occhi fissi gli uni negli altri indugiarono immobili, assaporando intensamente lo stesso pulsante turbamento, lo stesso fluido caldo che scorreva nel loro animo.
Non era un’illusione.
Le due metà della stessa anima erano destinate a cercarsi in eterno, bramando l’una la fusione con l’altra parte di sé.
Maya sopraffatta dall’amore meraviglioso per Masumi, accarezzò con dolcezza la calda mano posata sulla sua guancia.
- Il mio desiderio è di fronte a me.
L’abbraccio impetuoso di Masumi la catturò, facendo nascere il lei in una miriade di emozioni di una intensità tale, che ebbe l’impressione di precipitare nel vuoto. Come la sera in cui si erano amati con passione.
Un lieve gemito le uscì dalle labbra, mentre aggrappandosi a lui, chiudeva gli occhi per contrastare la sensazione di vertigine che l’aveva colta.
Con le labbra posate sui morbidi capelli di sua moglie, Masumi sussurrò le parole tanto a lungo celate nel suo cuore.
- La mia anima bramava la tua. Ti ho cercato, invocando il tuo nome con tutto l’amore che ho dentro di me. La tua anima mi ha chiamato e ho percepito la sofferenza delle tue lacrime. Maya, tesoro, io ti amo. Ti amo come mai avrei creduto possibile. L’intensità del mio amore per te è talmente travolgente da farmi male.
Smise di parlare. L’emozione di averla finalmente raggiunta e rivelato l’essenza più segreta di se stesso gli impedì di continuare. Una felicità incontenibile lo avvolse. Le sollevò delicatamente il viso.
- Perdonami, se puoi, per tutto il dolore che ti ho inflitto, accecato dall’orgoglio e dalla gelosia. Maya ti prego, resta accanto a me. Ti ho cercata tanto, ho temuto di averti perduta per sempre. Ero troppo occupato a lottare contro i miei sentimenti per ascoltare il richiamo incessante della mia anima.

La sua metà dell’anima. Il suo sogno più grande. Maya si nascose nell’ampio abbraccio di Masumi, assaporando di nuovo la delirante sensazione di calore che tanto aveva desiderato.
Scossa dai singhiozzi di gioia, tremava tra le forti braccia del marito.
- Masumi, metà della mia anima, ti amo. Ho creduto di perderti. Stavo tornando da te, quando mi hai trovato. Ti ho invocavo, supplicando che il mio amore fosse corrisposto. Quel giorno nella valle dei susini ho sentito le nostre anime unirsi, ti ho chiamato, amore mio, e tu sei venuto. Poi, lontano da quel magico luogo, ho cercato di convincermi che era stata solo l’illusione creata dal mio desiderio per te.

Non terminò la frase. Le calde labbra di Masumi si posarono possessive sulle sue. Masumi trasferì in quel bacio esigente tutto l’amore ed il disperato desiderio di lei.
Maya dischiuse le labbra ed entrambi riassaporarono le emozioni, mai sopite, che avevano provato quando si erano amati per la prima volta.
Gli occhi adoranti di Masumi, non lasciavano alcun dubbio sull’amore che nutriva per la giovane moglie.
- Ti amo, Maya. Solo accanto a te mi sento completo e vitale.
Lentamente, tolse dall’interno della giacca una rosa scarlatta.
- Per il mio fiore più bello.
Maya sorrise di gioia. Prese la rosa tra le mani avvicinandola al viso per percepirne il delicato profumo.
- Finalmente hai deciso di rivelarti, mio adorato donatore di rose scarlatte.
La sua risata cristallina riecheggiò nel silenzio della notte alla vista del volto sconcertato di Masumi.
- Sai che l’ammiratore sono io? Come l’hai scoperto? E’ stato forse Hijiri?
Uno scintillio di collera gli offuscò per un attimo lo sguardo, al pensiero che il suo fidato collaboratore lo avesse imbrogliato, negandogli l’opportunità di rivelare a Maya la verità.
- Ti sei tradito da solo, Masumi.
La attirò di nuovo a sé, sfiorandole le labbra con un lieve bacio.
- Io? Ho commesso un errore? E quando, se mi è lecito sapere?
Sorrise. Il tono ironico rivolto a se stesso, sottolineava la lunga lista di malintesi che il suo comportamento aveva originato.
- Il biglietto che ho ricevuto insieme alle familiari rose scarlatte in occasione del premio per la mia interpretazione di Lande dimenticate. Il mio ammiratore scrisse che era rimasto estasiato dalla scena in cui Jane comprende la sua natura umana stringendo la sciarpa blu di Stewart. La sciarpa blu è andata distrutta dopo la prima rappresentazione. In seguito ne abbiamo usata una rossa. E solo tu eri presente il primo giorno. Solo tu potevi essere l’ammiratore.
Maya sollevò il capo per guardarlo.
- Da Lande dimenticate? Amore mio, quanto tempo abbiamo consumato negli equivoci!
Perdonami di nuovo, ti prego. Il mio comportamento ti ha ferito in tante occasioni.
Smise di parlare per stringerla di nuovo.
Le sorrise con una tenerezza che Maya non gli aveva mai visto. L’amore che gli leggeva negli occhi chiari era reale. Non era il sogno della dea scarlatta. Era la sua vita. Il suo sogno divenuto realtà. Il loro sogno.
Masumi la abbracciò con delicata premura.
- Ho colto la mia rosa scarlatta.
Le mormorò sulle labbra prima di catturarle in un caldo bacio pieno di promesse.


EPILOGO


La pioggia fitta picchiava sui vetri dell’ampio ufficio di Masumi.
Lo sguardo si perdeva tra i palazzi di Tokyo che si ergevano immobili sotto il cielo plumbeo e coperto di nubi, mentre il suo pensiero era catturato dai ricordi.
Maya sorseggiava una tazza di tè che l’efficiente segretaria di Masumi le aveva gentilmente portato.
Prima di uscire, Mizuki l’aveva salutata con sincera cortesia, e si era trattenuta un attimo ad osservarla.
Maya era diversa. La ragazzina timida e all’apparenza ordinaria, si era trasformata in una giovane donna affascinante e sicura di sé. Cosa c’era di diverso in lei che la rendeva così incantevole?
Era certamente il sorriso. Radioso e sereno, le illuminava il volto rendendola deliziosa. Negli occhi limpidi e distesi era facile riconoscere la felicità del suo animo.
Il sorriso leggero, che le incurvava gli angoli della bocca, era una costante che la accompagnava da quando, lei e Masumi, erano ritornati dal paese natale della dea scarlatta.
I pensieri erravano tra i ricordi del suo giovane passato. Il tempo aveva placato l’angoscia, e gli eventi accaduti non facevano più male.
La gioia, nata in lei dall’avere trovato la propria metà dell’anima in Masumi, aveva posato sui momenti dolorosi un velo delicato che li tramutava semplicemente in ricordi.
Rammentava di avere sofferto, quando entrambi si osteggiavano, l’uno contro l’altra, divisi dalle incomprensioni, ma non aveva più la percezione fisica di tale tormento.
L’amore del marito aveva allontanato tutte le incertezze del passato. Il cuore era leggero e non più oppresso da dubbi e timori.
Sembravano trascorsi anni da quei momenti, nei quali la disperazione l’aveva afferrata impedendole di vedere oltre il presente.
Erano rientrati a Tokyo, dopo una settimana vissuta nel paese natale della dea scarlatta.
Il ricordo vivo dei giorni trascorsi lontano dal mondo, le colorava ancora le guance di un pudico rossore.
Nelle giornate di serena pace della valle, avevano rivelato l’uno all’altra i segreti inconfessati del loro cuore.
I susini in fiore erano stati gli spettatori immobili dei loro dialoghi, mentre le notti stellate, testimoni silenziose del loro amore appassionato, si erano succedute l’una all’altra accompagnandoli verso l’armonia unica e preziosa che legava le loro anime.
Fu travolta dell’emozione mentre ricordava le parole di Masumi. Suo marito si era rivelato un uomo tenero ed innamorato, così diverso dal controllato uomo d’affari che aveva sempre visto in lui.
La timidezza del suo carattere, mostrata nei momenti iniziali del loro nuovo rapporto, era scomparsa sostituita dalla consapevolezza di essere amata dall’uomo che lei aveva desiderato con tutta se stessa.

La riunione era durata più del previsto. Aveva amministrato gli affari con la consueta efficienza.
Masumi gettò un’occhiata all’orologio. Era quasi l’ora di pranzo.
L’abile uomo d’affari, infallibile nel condurre il gioco, aveva aggiunto al proprio modo di agire una componente umana che in passato gli era stata completamente estranea. Il suo cuore.
Un sorriso garbato aveva sostituito l’espressione impassibile del suo volto. La serenità del suo animo traspariva dagli occhi chiari. Maya aveva operato in lui un miracolo.
Entrò piano nel proprio ufficio. Gli occhi scivolarono sul fisico esile della moglie.
Gli dava le spalle, volgendo lo sguardo assorto verso la città. Il desiderio di lei lo rapì. Si costrinse a calmarsi, raggiungendola in silenzio.
L’abbracciò con ardore, nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.
- E’ molto che mi aspetti amore mio? Mi sei mancata tanto.
Ridendo, Maya si voltò verso di lui alzando il viso e, sollevandosi in punta di piedi, gli offrì le labbra.
Il bacio fu intimo e provocante. Masumi si staccò malvolentieri da quel dolce contatto. Osservò la moglie. Gli occhi lucidi e le guance arrossate la rendevano splendida.
- Masumi, hai la brutta abitudine di prendermi sempre alle spalle.
La risata spensierata di lei, lo catturò nel ritmo della sua gioia. La sollevò da terra schioccandole un bacio volutamente rumoroso.
- Masumi mettimi giù. Il presidente della Daito che si comporta così. Vergogna!
- Non è colpa mia se ho una moglie talmente affascinante da farmi dimenticare le regole della buona educazione.
Rise di cuore e di gusto come mai aveva fatto prima di incontrare Maya. Lei gli buttò le braccia attorno al collo avvinghiandosi a lui.
- Mio freddo e impenetrabile uomo d’affari, siamo nel tuo ufficio, non a casa nostra.
Masumi la guardò intensamente. Si stupiva ancora di come Maya potesse avere scelto lui, così distaccato e arrogante. La strinse più forte a sé.
La sua anima vibrò e il suo pensiero vagò oltre il presente. Con gli occhi del cuore percepì una splendida immagine indefinita.
Studiò con attenzione lo sguardo adorante della moglie. I loro occhi si tuffarono gli uni negli altri per un tempo che parve infinito.
Masumi la accarezzò lentamente, mentre la sua anima le rivolgeva una muta domanda.
Lei gli sorrise. Le guance si imporporarono di un lieve rossore.
- Masumi, sembra che tu abbia già intuito quello che volevo dirti…
- Maya, tesoro, è quello che penso?
Gli occhi brillavano per l’emozione a stento trattenuta.
- Se il tuo pensiero è stato rapito dalla visione di una famiglia….sì, è quello che pensi.
Masumi si chinò su di lei avvolgendola nel suo caldo abbraccio.
- Amore mio, non avrei mai potuto desiderare un dono più grande di questo.
Le loro labbra si unirono di nuovo, suggellando e rinnovando il loro sublime voto di amore eterno.

FINE


spero che vi sia piaciuta, perchè ne avrei altre in serbo, se le gradite ^^

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