3. Shopping
alla Cyberdog e un ragazzo con gli occhi azzurri
Naturalmente
il pomeriggio dopo arrivò senza che nessuna scatola di
biscotti fosse stata
acquistata e nessun calzino vagante rimesso al suo posto. Nella
settimana
seguente Mihael e Matt tornarono spesso, e più di una volta
furono le ragazze
ad andare da loro e aiutarli a svuotare gli scatoloni del trasloco.
Il mercoledì dopo, quando rientrarono in
casa dopo aver passato il
pomeriggio nell’appartamento dei ragazzi, Serena aveva
l’aria estasiata.
- Socia, ho visto la luce. –
annunciò.
- Ah, bene. A quanti watt?
- Miliardi di watt! Non hai sentito quello che ha
detto Matt?
- No. – Uccia era restata per tutto il
tempo rannicchiata sul
divano ancora coperto di plastica a giocare a carte con Mihael, senza
badare
minimamente alle ciarle dei due rossi.
- Mi ha raccontato di come si sono incontrati!
È la storia più
bella e dolce del mondo!
- Non vedo il nesso con la luce abbagliante.
Serena la afferrò per le spalle.
– Ma non capisci?! Ecco la mia
idea! Ecco l’idea che ci salverà la vita!
Riscriverò la loro storia e tu
la illustrerai, e non perderemo il lavoro!
Uccia la guardò negli occhi. –
Questo significa che accetterai di
metterci un uomo e una donna?
L’altra tirò su col naso.
– Sarà lunga. Sarà difficile. Mi
verrà
ogni secondo da piangere all’idea di mettere una cheerleader
tettona al posto
di uno di loro, ma la salvezza è troppo vicina per
abbandonare ora!
Accese il computer e si mise immediatamente al
lavoro
dimenticandosi persino della cena, e perché Serena
dimenticasse di mangiare
significava che doveva essere davvero molto
concentrata.
Lavorò alla storia per tre giorni,
finché il sabato mattina non
annunciò un trionfante – Finito! – e
impaziente porse il computer a Uccia. –
Tieni, leggi.
Uccia si spostò Cat Casino dalle gambe e
se lo avvolse intorno al
collo, poi prese il portatile e lo appoggiò sulle ginocchia.
– Correttrice di
bozze al lavoro.
Se Serena cercava stranezze troppo evidenti nei
disegni di Uccia,
lei correggeva i suoi scritti prima che li inviasse in redazione.
- Hai trasformato Mihael in una donna?
- Per quanto mi dispiaccia, era la scelta
più ovvia.
- Certo che…“Mattew”
e “Michelle”…almeno i nomi potevi
cambiarli!
- Ma poi non sarebbero più stati loro!
- Era un po’ quello lo scopo,
Socia…
Una mezz’oretta più tardi, la
lettura era terminata.
- Già fatto? – chiese Serena,
che stava rincollando al muro alcuni
ritagli di giornale caduti.
- Sì. – leggeva piuttosto in
fretta. Serena la raggiunse sul letto.
- Che ne pensi?
- Non male. Nel suo genere (che a me non piace)
è bella. Forse un
po’ lunga.
- Sì, me ne sono resa conto, ma non
volevo tralasciare nessun
dettaglio…
Uccia si strinse nelle spalle. – Poco
male, al massimo la si divide
e ci si salva l’impiego per altre due settimane. –
le restituì il computer –
Allora, cosa devo disegnare?
- Dunque, pensavo a un disegno di ognuno di loro da
solo, poi la
scena del bar o quella del parco, vedi tu, quando camminano insieme per
strada
e poi quando si baciano naturalmente!
Uccia abbrancò la tavoletta grafica.
– Aridagli, altre scenette
smielate… Lo sai che lo faccio solo per non perdere il
lavoro, sì?
- E perché mi vuoi bene!
L’altra alzò un sopracciglio.
– Ti ho mai detto che lo faccio solo
per non perdere il lavoro?
Serena
sbuffò, ben consapevole di come la sua coinquilina e amica
non avrebbe mai
ammesso di volerle bene, specie quando c’erano in ballo
disegni a rose e fiori.
Ma in fondo che bisogno c’era? Lei bastava per tutte e due,
come covo di
emozioni!
In
ogni
caso, abbastanza soddisfatta della sua storia e arresa al fatto che
come
piacevano a lei non avrebbe mai potuto pubblicarne in quel giornaletto
di
infima categoria, si accinse a dividerla in due parti, per fare in modo
di
avere un minimo di respiro il mese prossimo.
-
Uccia.
-
Mh?
-
Lo senti
questo profumo?
La
mora
sollevò il capo, annusando cautamente l’aria.
-
Ehm…
Muffa? - tentò, pur sapendo che, per quanto la muffa sulla
moquette non
mancasse, non era quella la risposta corretta.
-
Ma no! E’
l’odore dei soldi! Non lo senti? E’ estasiante!
Corrugando
le sopracciglia e distendendo le labbra, Uccia non potette fare a meno
di
pensare che da qualche parte, in un punto non ben definito della sua
mente,
qualcosa dovesse essere andato irreversibilmente storto nel fantasioso
e
geniale capino della sua povera amica.
-
Te l’hanno
mai detto mai detto che sei dannatamente teatrale?
-
Yep. E
sappi che mi ci sono voluti diversi anni per diventare così.
- Rispose Serena incrociando
le braccia e guardandola altezzosamente.
Scuotendo
ancora una volta il capo, Uccia si rimise al lavoro.
Diverse
ore
dopo il primo pezzo era concluso e corredato di disegni, pronto per
essere
inviato in redazione.
-
Pronta? -
chiese Serena, la fronte corrugata.
-
Pronta. -
Rispose Uccia, un’espressione terribilmente concentrata in
volto.
-
VIA!
Cliccarono
il pulsante di invio, ma non accadde nulla.
-
Ehi, ma
che ha? - chiese la rossa, pigiando più volte sul bottone Send
Message
-
Mah…
Magari la hotmail ha qualche problema.
-
Per quando
dobbiamo consegnare?
-
Per la
prossima settimana. Mercoledì mi sembra.
-
Allora
abbiamo tutto il tempo!
Tutta
giuliva per la soddisfazione di aver concluso una storia etero al
novanta per
cento (in fondo le sue muse erano state due uomini…)
cominciò a raccattare dei
vestiti puliti e non totalmente sgualciti dall’armadio, il
buco nero
dell’appartamento.
-
Ehi, che
fai?
-
Mi vesto!
-
Sì, genio,
questo l’ho notato, ma perché ti vesti?
Finendo
di
infilarsi un anfibio, Serena rivolse a Uccia un sorrisone a trentadue
denti.
-
Shopping!
In
quel
momento, il campanello suonò.
-
Arrivo!
Saltellando
per il breve corridoio, con ancora lo sguardo assassino di Uccia
piantato tra
le scapole, aprì la porta, ritrovandosi di fronte uno dei
suoi tre esseri umani
preferiti.
-
MAAAATTTT!!!! – urlò al settimo cielo,
fiondandoglisi contro.
-
Ehi! Di
buon umore, a quanto pare!
-
Non hai idea!
- rispose abbrancata al suo torace, staccandosi però poco
dopo nel terrore che
Mihael li vedesse e le spezzasse le braccine.
-
Come mai
qui?
-
Uh, a casa
da solo mi annoio, Mihael è al lavoro e io sono in ferie
forzate perché dove
lavoro c’è stata una perdita in cantina e hanno
tenuto chiuso.
-
Ma pensa!
Noi stavamo uscendo…
-
Mph. - Fu
il commento scocciato dell’altra.
-
… per
andare a fare shopping. Ti unisci a noi?
Matt
parve
pensarci un po’ su, poi sorrise e disse semplicemente -
Perché no?
Dopo
aver
pregato Uccia in dodici lingue diverse tra cui il curdo e lo swahili
(era
agosto, e se già per lei uscire era un trauma normalmente,
uscire d’estate era
un vero e proprio rischio per il suo già scarso equilibrio
psicologico), e aver
ordinato ai gatti di non fare danni ricevendo in cambio solo distratti
sguardi
innocenti, i tre si misero in strada dirigendosi alla vicina stazione
della
metro.
-
Che dite,
ce lo prendiamo un caffè prima di andare? –
propose Matt indicando lo
Starbucks. Le due annuirono entusiasticamente.
Appoggiato
alla vetrina del locale stava un ragazzo sulla ventina*, che quando
Uccia gli
passò davanti la fermò dandole un colpetto al
gomito.
-
Scusa –
chiese – hai una sigaretta?
-
Sì. – rispose
la ragazza, per poi afferrare la maniglia della porta con la chiara
intenzione
di seguire gli altri due all’interno. Il ragazzo la
bloccò con un “Hey!”
-
Hai detto
che…
-
Ho detto
che ce l’avevo, non che te l’avrei offerta.
– disse lei in risposta al suo
sguardo sinceramente confuso. – Non hai mai incontrato una
persona sgarbata?
Benvenuto nel mondo reale, ragazzino.
Di
nuovo
fece per andarsene e di nuovo lui la bloccò. –
Dai…per favore… Sono al verde, e
lo saprai com’è stare in astinenza, no?
-
D’accordo.
Dammi tre buoni motivi per cui dovrei darti una sigaretta.
-
Perché te
l’ho chiesto.
-
Non è un
buon motivo.
Il
ragazzo
fece le labbra a cuoricino. – Perché sono bello.
-
Questo è
un buon motivo. – nei 15 secondi in cui si erano parlati,
aveva notato cinque
cose particolari in lui: uno, a giudicare dall’accento, non
era inglese. Due, faceva
piuttosto caldo, ma per quanto i suoi vestiti fossero leggeri sembrava
avesse
fatto attenzione che lo coprissero il più possibile. Tre,
nonostante il foulard
che aveva annodato intorno al collo, s’intravedeva un segno
rosso sulla pelle
che aveva tutta l’aria di non essere una semplice
irritazione. Quattro, era
effettivamente bello, e sapeva benissimo di esserlo. Cinque, aveva
degli
enormi, spettacolari, meravigliosi occhi azzurri.
-
E poi
perché non vedi l’ora di offrirmela, stai tirando
per le lunghe solo per
attaccare bottone. E se ci ho azzeccato mi vale anche come terzo motivo.
Ci
fu un
secondo di silenzio.
-
Hai vinto.
– ammise poi Uccia.
Un’espressione
trionfante gli illuminò il viso. – Allora, questa
sigaretta?
-
Io non
fumo.
Un
altro
secondo di silenzio, poi il ragazzo scoppiò a ridere.
– Questa non me
l’aspettavo! Però come la mettiamo? Ho vinto, me
la devi.
Uccia
gli
fece cenno di aspettare ed entrò nel bar chiamando
– Matt!
-
Sì?
-
Tu fumi,
vero?
-
Come un
turco, purtroppo.
-
Allora
cedimi una sigaretta, per favore.
-
Ok, tieni.
-
Ma tu
non... – intervenne Serena.
-
Poi ti
spiego. – tagliò corto Uccia – Ordinate
anche per me, arrivo subito.
Uscì
di nuovo
e mostrò al ragazzo con gli occhi azzurri il cilindretto
bianco che aveva in
mano. – Adesso però devi dirmi una cosa.
-
Cosa?
-
Sei libero
domani pomeriggio?
Lui
sorrise.
– Dipende in che modo vuoi occuparmi.
-
Voglio
disegnarti.
Il
ragazzo
sgranò gli occhi. – Disegnarmi addosso? Se
è una proposta oscena, è la più
strana che mi abbiano mai fatto.
-
Non addosso
– si trattenne a malapena dall’aggiungerci un
“idiota” – disegnare te.
Sono una fumettista, e non mi dispiaceresti come modello.
-
Ah! –
annuì – Perché no, sembra divertente!
-
Bene. –
finalmente gli porse la sigaretta. Quando lui alzò la mano
per prenderla, la
manica della maglia gli scivolò scoprendogli il polso, ma il
ragazzo quando se
ne accorse si affrettò a coprirlo. Uccia finse di non aver
visto.
-
Beh, me la
sono sudata! – rise lui – Hai un accendino?
-
Non
chiedere troppo, ragazzino, ti ho detto che non fumo. Ci incontriamo
qui domani
pomeriggio allora?
-
Va bene.
Però senti, io…
-
Due e
mezza? – lo interruppe Uccia.
-
Sei tu
l’artista impegnata, dimmi tu l’ora.
-
Due e
mezza.
-
Perfetto.
Ma…beh, niente. – si portò una mano
alla fronte per farle un cenno di saluto –
A domani allora! – disse per poi allontanarsi a mendicare un
accendino. Uccia
raggiunse gli altri due.
-
Chi era
quello? – chiese Serena porgendole il suo caffè.
-
Il mio
nuovo modello.
-
Non era
niente male. – commentò Matt.
-
Sta
attento a quello che dici, che se ti sente Mihael ti strappa le ossa e
ci gioca
a shangai.
-
Non è così
geloso!
Uccia
lo
guardò alzando un sopracciglio. – Ah, no?
Matt
deglutì. – Dici?
-
Dico,
dico… E, fra l’altro, è inquietante che
abbia capito più io del tuo fidanzato
in una settimana che lo conosco che tu in due anni che state insieme.
Matt
ripensò
a tutte le volte che aveva fatto apprezzamenti distratti su ragazzi
incrociati
per strada, e un brivido freddo gli scese lungo la schiena
all’idea che ora che
vivevano insieme Mihael avrebbe sempre avuto sottomano
contemporaneamente sia
lui che i coltelli da cucina. Si ripromise di parlargli della cosa
quella sera
stessa.
-
Dove
andiamo? - chiese Matt dopo essere saliti in metropolitana, e aver
trovato per
non si sa quale miracolo un posto a sedere.
-
Camden
Town! - esclamò tutta contenta Serena.
Senza
farsi
vedere, Uccia sorrise soddisfatta. C’era una sola cosa che
smorzasse l’odio per
le uscite estive, ed era esattamente Camden Town: non vedeva
l’ora di riempirsi
gli occhi di tutte quelle belle cosine dannatamente goth.
-
E voglio
passare alla Cyberdog, perché ho visto su Internet che hanno
dei nuovi occhiali
che…
-
Ah… - fece
Matt, muovendosi leggermente a disagio.
-
Tutto
bene? - la rossa lo guardò interdetta, la sua euforia
smorzata dalla reazione
dell’amico.
-
Sì sì… E’
che ci lavora Mihael alla Cyber Dog.
-
Maddai!
Lo
guardarono
entrambe con tanto d’occhi.
-
Scherzi
vero?! Cioè, il tuo ragazzo lavora in uno dei negozi
più… PIU’! di Londra e tu
non ce lo dici?**
Sembravano
due bambine lasciate sole per una notte in un negozio di dolci. Non
sapevano
bene nemmeno loro il perché, ma la trovavano una cosa
estremamente figa.
-
Già… E se
volete andarci spero solo che non si arrabbi…
-
E perché
dovrebbe arrabbiarsi?
-
Perché
pensa che io sia morboso e appiccicoso, quindi odia che lo vada a
trovare al
lavoro. Si incazza come una bestia e mi manda via a calci in
culo… - disse
sconsolato, scuotendo appena la testa con una faccia triste.
-
Accidenti!
– Serena sgranò gli occhi - Permaloso, eh?
-
Non hai
idea di quanto…
-
Beh, dai,
questa volta gli dirai che è colpa nostra e che abbiamo
insistito, ok?
-
Va bene,
ma sia chiaro che non mi faccio carico della vostra salute!
Detto ciò, Matt ebbe comunque un
lungo momento in cui covare la speranza che non avrebbero fatto in
tempo ad
andare nel negozio incriminato, perché appena scese dalla
metropolitana Uccia e
Serena con una Visa in mano si lanciarono in ogni singolo negozio della
via al
grido di “finché la carta va, lasciala andare e tu
non risparmiare!”. Per sua
sfortuna però, a circa venti minuti dall’orario di
chiusura lo presero per mano
e lo trascinarono oltre i due colossali robot ai lati
dell’ingresso.
Come
ogni
volta che metteva piede lì dentro, Matt temette che i
timpani gli sarebbero
esplosi, e non poté fare a meno di sentirsi tremendamente
fuori luogo in mezzo
a tutti i giovani che guardavano sbavando le due ragazze seminude che
ballavano
sui balconcini rialzati.
Immerso
in
questi pensieri, perse di vista Uccia e Serena per circa quattro
secondi, e
quando le ritrovò avevano già tutt’e
due qualcosa in mano.
-
Noi andiamo
a provarci questa roba. – disse Uccia sventolando un cerotto
impropriamente
definito “gonna”.
-
Vieni,
così ci dai un parere imparziale. – aggiunse
Serena.
Lui
annuì
seguendole ai camerini, ma si rese conto dello sbaglio madornale che
era stato
non appena cominciarono a inviarlo in giro a ripescare roba di diversa
taglia/colore. In compenso, nonostante tutti i viaggi che gli fecero
fare, non
aveva ancora visto Mihael.
-
Ta-daaan!
– Serena balzò fuori dal camerino sfoggiando una
maglietta rosa shocking. –
Come sto?
Matt
le
mostrò i pollici alzati. Innanzitutto perché era
sicuramente più bella di
quella verde acido, e secondo perché sperava intensamente
che comprasse quella
e non lo spedisse a cercarne un’altra. Uccia invece era ferma
davanti allo
specchio da più di dieci minuti a fissare con aria
corrucciata il marchio che
svettava sulla t-shirt.
-
Secondo
voi che cosa dovrebbe essere? – chiese alla fine.
-
Prova a
pensare: CyberDOG,
ti dice niente?
-
Ma dai,
Socia! Non so che cani abbia visto chi l’ha disegnato, ma a
me sembra più un
Power Ranger con le corna! Se al liceo l’avessi presentato al
corso di grafica
spacciandolo per un cane avrei preso un voto a esponente negativo.
***
Qualche
minuto dopo (finalmente) Uccia e Serena uscirono dal camerino piegando
gli
acquisti nel cestino a braccio che si erano fatte dare dalla commessa,
seguite
e ruota da un Matt piuttosto circospetto.
-
Sezione
vietata? - chiese Serena con un sorriso folle stampato in volto.
-
Sezione
vietata. - Approvò Uccia, imitando l’espressione
dell’amica.
Il
rosso
lanciò loro uno sguardo disperato. Era certo che, se non
avevano trovato il suo
fidanzato nel resto del negozio, questo voleva dire che si trovava al
piano più
interrato, quello riservato ai maggiorenni.
Con
una
faccia da condannato a morte si apprestò a seguire le due
pazzoidi giù per le
scale, ritrovandosi nell’ampia sala in cui si aggiravano
esemplari umani di
diversa entità: un distinto signore di mezza età
che osservava con finto
interesse alcuni perizoma rossi e pelosi molto sexy, una coppia che
chiedeva i
prezzi di vibratori et similia, un gruppetto di giovani turisti dalla
faccia
colpevole, le cui espressioni gridavano in tono straziato:
“SI, VA BENE, NON
SIAMO MAGGIORENNI, VI PREGO PERDONATECI!!!!!” ****
Le
due
amiche saltellarono via per andare a frugare tra la merce imbarazzante,
lasciandolo solo vicino alla statua di una prosperosa domina bionica,
che su un vassoio reggeva un gatto a nove code. Inghiottì a
vuoto e si guardò
intorno: apparentemente, Mihael non era nei paraggi. Lievemente
sollevato,
decise che, in fondo, dare un’occhiata non gli avrebbe fatto
male, e si
apprestò a entrare nel tunnel in cui venivano custoditi i
migliori giocattolini,
alcuni dei quali avrebbero, chissà,
potuto fare al caso suo e del suo ragazzo…
Nel
frattempo, la coppia di pazze scatenate si era bloccata a fissare
alcuni
articoli decisamente interessanti, tra cui: un set per giochi sadomaso,
un
assortimento vario di fruste, un palo e un altro aggeggio di oscuro
utilizzo.
-
Secondo te
potremmo mettere un palo in casa nostra? - chiese Serena osservando le
caratteristiche dell’oggetto in questione.
-
Francamente
spendere 120 sterline per un affare completamente inutile non mi pare
tanto una
buona idea. - Rispose Uccia scettica, seppure segretamente tentata.
-
Già, in
effetti hai ragione… - sospirò la rossa
abbattuta, spostando la sua attenzione
su alcune magliette che non desiderava affatto possedere, su cui erano
ritratti
diversi personaggi in atteggiamenti equivoci.
-
Ehi,
andiamo a vedere i vibratori? - domandò
all’improvviso, ringalluzzendosi.
Provava sempre un perverso piacere a guardare le varie forme e colori
della
collezione di dildo della Cyber.
-
Mh, perché
no?- concesse Uccia, a cui in effetti non è che
dispiacesse troppo dare
un’occhiata alla mercanzia.
Solo
che,
appena messo piede nel corridoio, rimasero impietrite di fronte ad una
scena
piuttosto drammatica: Mihael (con un abbigliamento che consisteva in
scarpe
nere e bordeaux lucide dalla zeppa particolarmente alta, un paio di
calzoncini
in latex della medesima tonalità di rosso, che parevano
più che altro un paio
di culottes dal taglio molto succinto, una maglia a rete nera con
cuciture
fucsia che lasciava ben poco spazio all’immaginazione e sul
viso un goggle
monocolo la cui lente, rossa anch’essa, veniva quasi
interamente coperta da una
placca metallica che lasciava scoperta una sezione di vetro a croce) in
un
atteggiamento omicida in piedi di fronte a
Matt, che aveva la tipica faccia del bambino colto in
flagrante con le
mani nella marmellata.
Il
biondo lo
fissava con l’occhio scoperto e il suo sguardo turchese
lanciava fuoco e fiamme.
Quanto al rosso, sembrava stesse pregando che un dio qualunque lo
fulminasse lì
sul posto.
-
Si può
sapere che diavolo ci fai qui?- chiese Mihael con un
pericolosissimo tremito
nella voce gelida.
-
Mihael!
Mihael… - si lanciarono in soccorso di Matt le due ragazze.
- Ha accompagnato
noi! Lui lo aveva detto che sarebbe stato meglio non venire, ma non gli
abbiamo
dato ascolto ed è stato costretto a seguirci. - Dissero
tutto d’un fiato, col
terrore di vederlo scoppiare.
Il
biondo
lanciò loro uno sguardo scettico, ma infine si
sgonfiò e parve darsi una
calmata.
- Comunque… - continuò poi, tornando a rivolgere
la sua attenzione al ragazzo - Cos’è che
stavi guardando?- gli strappò letteralmente un
pacchetto che reggeva tra le
mani. Diede una rapida occhiata all’immagine sulla confezione
e le ragazze
furono certe di vederli impallidire entrambi: Matt aveva uno sguardo
terrorizzato, Mihael prima perplesso, poi sconcertato e infine furioso.
-
Cos’è
questa merda?! - sibilò all’indirizzo
dell’altro, tentando con un ammirabile
auto controllo di non mettersi ad urlare.
-
Ehm… amore,
non è come pensi… era caduto, ed io
l’ho raccolto…
-
Brutto
coglione, ma non vedi che la merce è nelle vetrine?! Hai
dovuto chiedere
espressamente a una commessa di tirartelo fuori, stronzo!
Pareva
che
la sua ira lo stesse riempiendo come l’acqua riempie il letto
di un torrente in
secca. Matt sembrò invece rimpicciolirsi dalla paura,
osservando il suo
bellissimo ragazzo in abiti altamente provocanti cercare di non
picchiarlo
forte sulla testa con la misteriosa scatola.
Poi,
repentina così come era arrivata, la bufera
passò. Mihael prese diversi
profondi respiri, si passò una mano tra i capelli e chiuse e
riaprì gli occhi
diverse volte, prima di riprendere a parlare, emettendo pochi taglienti
vocaboli:
-
Ora lo
rimetto a posto. Levati
dai piedi,
facciamo i conti a casa.
Detto
questo, estrasse da non si sa bene quale tasca una piccola chiave,
aprì la
vetrina e rimise nell’apposito vano l’articolo
incriminato. Poi, con un bel
sorriso e un mezzo abbraccio salutò le ragazze, decisamente
sconcertate.
Infine, senza degnare del minimo sguardo un Matt disperato e
balbettante, girò
i tacchi e tornò a immergersi nella pulsante musica
elettronica del negozio.
-
Ma che
diavolo…? - riuscì a esalare Serena, che come
l’amica non ci aveva capito una
benemerita mazza.
Matt
fissava
il vuoto dove fino a pochi secondi prima si era trovato il suo (ormai
temeva
ex) ragazzo. Sembrava sull’orlo delle lacrime e
guardò disperato le ragazze.
-
Matt? -
chiese la rossa, mentre la mora si dirigeva verso la vetrina per vedere
cosa
avesse scatenato l’ira funesta del biondo Mihael.
-
Matt, sei
davvero un idiota. - Disse non appena ebbe risolto il mistero.
-
Ma che
diavolo è? - chiese Serena, distogliendo la sua attenzione
dall’immagine di un
uomo la cui vita ormai pareva essersi conclusa.
-
Vieni a
vedere… - rispose Uccia cercando di non mettersi a ridere,
data la situazione drammatica.
Con
sguardo
curioso, finalmente la ragazza guardò l’oggetto:
sulla confezione rossa e verde
svettava ciò che apparentemente aveva la forma di una bomba
a mano. Leggendo
attentamente, in effetti, si rese conto di non essere andata poi tanto
lontano
dalla verità: infatti, il nome del giocattolo era Anal
Grenade e si
trattava, alla fin fine, di una granata anale, con tutte le sue
implicazioni
filosofiche e fisiologiche.
Con
sguardo
sconcertato tornò a fissare il povero Matt, che ormai
piangeva senza più ritegno
alcuno, anche se silenziosamente.
Rendendosi
conto della situazione, le due amiche si apprestarono a pagare e a
uscire a
razzo dal negozio, facendo attenzione a non incappare in pericolosi
biondi e
cercando di consolare quel covo di disperazione in cui si era
trasformato Matt.
-
Dai Matt,
vedrai che si sistemerà tutto…
-
Buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah………..
-
Su, non
piangere…
-
Sigh…
-
Non
fasciarti la testa prima di rompertela…
A
questo,
Uccia si morse la lingua, pensando alle conseguenze che una frase del
genere
poteva implicare: infatti, era molto probabile che a rompergli la testa
sarebbe
stato Mihael.
Anche
il
rosso lo comprese, e prese a singhiozzare più forte.
Tornate
a
casa non ebbero cuore di abbandonarlo e se lo portarono nel loro
appartamento. Serena
saltellava da un angolo all’altro preparando il
tè, stappando bottiglie di
sidro di pera e cercando contemporaneamente di coccolare il ragazzo e
arginare
i danni delle altre affermazioni ciniche di Uccia.
-
Matt! -
esclamò a un certo punto, tirando fuori un tono autoritario
che Uccia le aveva
sentito usare una sola volta in vita sua: quella in cui aveva litigato
col
proprietario di una fumetteria che le aveva spacciato un manga pacco
per uno
yaoi decisamente spinto “Piantala di frignare e tira fuori le
palle! Sei o non
sei il seme della coppia? Sii uomo, e appena torna digli chiaramente
che ti
dispiace senza perdere altra dignità!” disse con
un cipiglio da generale
dell’esercito.
Matt
dopo
aver tirato un paio di volte su con il naso (e cercando di non
chiedersi come
facesse Serena a sapere chi dei due aveva ruolo attivo a letto)
lanciò
un’occhiata liquida a entrambe le ragazze. Prese la tazza di
tè fumante con
sguardo riconoscente e si mise a riflettere su una possibile strategia.
Una
mezz’oretta dopo, i tre, caduti in un lugubre silenzio,
sentirono la porta
dell’appartamento vicino aprirsi e richiudersi sonoramente.
Pessimo segno.
Matt
lanciò
alle ragazze uno sguardo terrorizzato, ma soprattutto disperato.
-
Vai Matt,
vedrai che andrà tutto bene. - gli disse Serena,
rassicurante.
-
Certo!
Voglio dire, probabilmente ti picchierà, ma dubito che
potrebbe lasciarti. - proseguì Uccia, positiva come sempre.
Il
ragazzo
emise un lamento funebre, il verso della civetta nell’ora
più buia della notte,
degno di un film horror.
Le
due
amiche si guardarono, poi si avvicinarono e strinsero la povera vittima
in un
abbraccio spacca costole.
-
Ti ama
troppo per poterti lasciare.
-
Fagli
capire che ti dispiace, e vedrai che si sistemerà tutto.
Lasciandolo
andare, lo videro leggermente più rincuorato. Prendendo la
porta a passo
deciso, lui le lasciò per inoltrarsi nella tana del drago.
Inizialmente
sentirono solo qualcosa di confuso e ovattato.
Voce
di
Matt, bassa e contrita.
Silenzio.
Ancora
voce
di Matt, lievemente disperata.
Silenzio.
Sempre
voce
di Matt, ora leggermente più alta.
-
…sa stai
facendo?!
Silenzio.
-
Mihael,
ascoltami dannazione!
-
No che non
ti ascolto! Sei solo un porco maniaco, sono stufo di essere trattato
come una
dannata bambola gonfiabile!
Oh-oh:
le
cose non si stavano mettendo affatto bene. Serena e Uccia si lanciarono
uno
sguardo preoccupato.
-
Ma io ti
amo, Mihael, non ho mai voluto darti l’impressione…
-
MA COME HAI
POTUTO ANCHE SOLO PENSARE CHE MI SAREI LASCIATO METTERE
QUELL’AFFARE NEL CULO?!
Le
note
soavi del biondo attraversarono le pareti, probabilmente
l’intero stabile e con
un po’ di immaginazione anche l’intero quartiere.
Non era difficile pensare che
lo avessero sentito fino a Brixton.
Ormai
anche
il pianto di Matt era udibile attraverso le pareti, e il cuore di burro
di
Serena si stava letteralmente sciogliendo, rendendole gli occhi lucidi.
-
Ti prego
amore, perdonami, sono stato un coglione, un insensibile, non avrei
dovuto
farlo, ma non lasciarmi…
-
Certo che
quel ragazzo segue proprio alla lettera i tuoi consigli… Ma
che fai, piangi?! - Uccia si era voltata verso la sua amica e
l’aveva trovata in lacrime.
-
Dio, fa che
lo perdoni, Matt non potrebbe vivere senza Mihael…
-
Mio dio,
Serena, tu hai anche meno dignità di Matt! -
esclamò costernata.
-
No, è che
tu sei un’insensibile! Ma aspetta, senti?
I
toni si
erano nuovamente abbassati e per comprendere ciò che la
coppia si stava dicendo
dovettero schiacciare l’orecchio contro il muro di
cartongesso. (Uccia
compresa. E poi erano Matt e Serena a non avere dignità,
eh?).
Ora
era
Mihael che parlava, mentre di Matt riuscivano a distinguere solo i
singhiozzi.
-
Su, dai,
piccolo, non piangere, ti perdono… - la voce del biondo era
irriconoscibile, ora
era calda e tranquilla.
-
Mihael, ti
amo, mi dispiace…
Uccia
staccò
l’orecchio disgustata, mentre il volto di Serena tornava
felice e sorridente,
con ancora le guance umide per le poche lacrime versate.
-
Grazie al
cielo, l’ha perdona…
All’improvviso,
sentirono un tonfo sordo da dove fino a cinque secondi prima si
trovavano le
loro orecchie. Le due si guardarono allibite, non capendo cosa stesse
succedendo.
Un
altro
tonfo succedette il primo, e dopo qualche attimo poterono sentire
chiaro come
il sole un gemito.
-
Mihael…
Mihael… la voce del rosso era più che
riconoscibile, e il tono decisamente non
era disperato.
-
Ah… Matt…
Serena
fece
la faccia di una che aveva appena scoperto di aver vinto cento milioni
di
sterline alla lotteria, mentre Uccia divenne rossa fino alla radice dei
capelli.
-
Serena…
-
Sh! Zitta,
questa me la voglio proprio godere!
Intanto
i
gemiti si erano fatti decisamente più forti, e la voce del
biondo trapanava il
muro con suoni di momento in momento sempre meno casti.
Uccia,
con
un tuffo degno di una campionessa olimpionica, raccattati dalle loro
borse i
rispettivi mp3, ne lanciò uno contro la nuca
dell’amica.
-
Ehi, ma sei
cretina?! Mi hai fatto male!
-
Dai, scema,
mettiti le cuffie!
-
Ma
scherzi?!?! Questo è il sogno della mia vita che si avvera,
non posso
perdermelo!
-
Serena.
Cuffie. Ora. - Il suo sguardo omicida fece vacillare la sicurezza della
ragazza,
che mise su un broncio mega galattico.
-
Uccia! Non
puoi farmi questo!
-
E invece
posso, maniaca! Ne va della tua integrità morale!
-
Guarda che
la mia integrità morale l’ho abbandonata su
un’autostrada diverso tempo fa, e
non mi sono voltata indietro!
-
Se non ti
metti quelle dannate cuffie giuro sui Deathstars, quindi sai che non
scherzo,
che brucio tutti i tuoi manga yaoi, la collezione di Death Note, i
disegni che
ti ho fatto e ti formatto il computer.
Il tono con cui lo aveva detto
costrinse la povera ragazza a impallidire e infilare in tutta fretta
gli
auricolari, premere il tasto “on” e spararsi la
musica al massimo volume.
Quando si accertò che l’altra non barasse, Uccia
fece lo stesso, appena in
tempo per risparmiarsi uno “scopami, cazzo!” di
Mihael.
Ciò
che la
mora però non sapeva era che nell’mp3 di Serena
c’era un piccolo tastino, un
minuscolo megafono sbarrato da una stanghetta, che serviva ad azzerare
il
volume. E fu così che la piccola rossa si godette,
all’insaputa della sua cara
amica, che intanto coccolava Cat Casino e Nate tutta intenta, i venti
minuti
più belli della sua vita.
Quando
Uccia
reputò sicuro togliere gli auricolari, Serena le chiese con
un tono serio e
inviperito: - Ma a te non piaceva lo yaoi?!?!
Al
che
l’altra le rispose con aria impassibile e tono
pacato: Certo che mi piace. Ma
quei due gradirei continuare a guardarli in faccia.
E
a questo,
ovviamente, la ragazza non seppe obiettare.
Quella
sera Serena rimase delusa perché i
ragazzi non si presentarono dopo cena a fare quattro chiacchiere, e
nessun
tentativo di Uccia di convincerla che era più che normale
vista la
litigata-riappacificata che avevano appena avuto bastò a
convincerla, tanto che
alla fine la mora si mise a letto pur di non sentirla mugugnare tra se
e se.
-
Buonanotte. – ringhiò accaparrandosi una parte
troppo grande del lenzuolo.
-
Ma dai,
dormi già?
-
Ci provo,
se tu chiudi la bocca.
-
E va bene…
- prese anche lei il pigiama – Però prima lo
facciamo un giro di “immagina
che”?
-
E
facciamolo, purché non sia su…
-
Allora,
immagina che Mihael e Matt…
-
BUONANOTTE, Serena.
* * * * * * * * * * * * * * * * *
*
Questo ragazzo è il personaggio di un'originale che sto
scrivendo io (Uccia).
Se
interessa, questo è il link:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=589103&i=1
**
La Cyberdog è in assoluto il negozio PIU' della storia
dell'umanità. Guardate e dateci ragione.
http://www.youtube.com/watch?v=jAUWnFIjcXM&feature=related
La
musica NON è aggiunta *___*
***
Andiamo. A voi cosa sembra questo?
http://www.strambellerie.it/ebay/cyberdog.jpg
****
Indovinate un po' chi erano? XD
Scusate
ma oggi non possiamo rispondere a tutte le recensioni, quindi
ringraziamo per i bellissimi commenti ^___^ Thank you.
PS.
Noi siamo a Lucca a goticheggiare questo week end :D (la Serena
sarà anche il vostro Near personale con le pistole di Hello
Kitty. Uccia la guarderà cosi -__- da poco più in
là)
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