La nuova arrivata

di Miss Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap 11 ***
Capitolo 12: *** Cap 12 ***
Capitolo 13: *** Cap 13 ***
Capitolo 14: *** Cap 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap 16 ***
Capitolo 17: *** Cap 17 ***
Capitolo 18: *** Cap 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap 20 ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


XXX

Attraversato il binario 9 e ¾, Harry era come al solito molto emozionato ed eccitato per il nuovo anno a Hogwarts. Aveva passato quasi tutta l’estate a casa dei Weasley, e lui e Ron avevano ricevuto molte visite da Hermione.

L’estate era passata in un lampo, ed Harry si era divertito molto, ma nonostante gli sforzi dei suoi amici, non riusciva a dimenticare che Voldemort era di nuovo libero, ma soprattutto che Sirius era morto. Ripensando a Sirius e Voldemort nello stesso momento Harry provò contemporaneamente un forte dolore fisico alla cicatrice, e uno, forse irreale, ma ancora più penoso al petto. Al pensiero di Sirius, che per tutta l’estate aveva superato la preoccupazione per Voldemort, Harry si voltò verso il punto in cui l’anno prima il padrino si era recato in forma canina per salutarlo. Proprio nello stesso punto notò una graziosa fanciulla, dai grandi occhi marroni e morbidi capelli color miele, all’incirca della sua età. La ragazzina guardava sbigottita da tutte le parti, stupefatta, come Harry, il suo primo anno a Hogwarts. Vedendola in evidente imbarazzo Harry sentì la necessità di avvicinarsi e chiederle se aveva bisogno di aiuto.

- Ciao- le disse imbarazzato - E’ il tuo primo anno ad Hogwarts? Hai bisogno di aiuto? -

- Ciao - rispose la ragazza timidamente – Sì è il mio primo anno, e io… - cercò di dire qualcosa ma due ragazzi di corvonero la urtarono, mentre inseguivano una cioccorana, e lei rimase a bocca aperta a guardare la rana di cioccolata che si era poggiata sulla spalla di Harry.

- Sei figlia di babbani? Non conoscevi la magia? Vedrai ti abituerai – le disse Harry sorridendole.

- Babbani? Sì credo di sì, non sapevo, la magia…è incredibile. – disse la ragazza fissando con i suoi grandi occhi nocciola un sempre più inspiegabilmente imbarazzato Harry.

Nel frattempo il treno emise un forte fischio, e si sentì una voce proveniente dal nulla urlare:

- In carrozza. –

- Vieni? – disse Harry. Prendendo la ragazza per la mano, e lasciandola immediatamente, con forte impaccio, una volta voltatosi e accortosi del gesto.

Saliti sul treno Harry cercò un posto dove sedersi. Cercava negli scompartimenti Hermione e Ron, ma si ricordo che dovevano essere insieme agli altri prefetti. Decise quindi di cercare Neville e gli altri. Ma una volta voltatosi verso la ragazza che lo seguiva sempre più sbalordita, decise di sedersi sul primo scompartimento libero che trovò.

Sedutosi di fronte a lei, la guardava con attenzione, mentre lei cercava qualcosa nello zaino. Non riusciva a smettere di guardarla, e non riuscì a distogliere lo sguardo neanche quando i loro occhi s’incrociarono, e lei gli sorrise dolcemente. Come rapito dallo sguardo della nuova conoscenza e dalla dolcezza del suo sorriso, Harry, le si avvicino, ma sentì un improvviso e lacerante dolore alla fronte.

- Aaaaaaaaaaaaaaaaah – urlarono al unisono i due ragazzi.

Harry guardò la ragazza stupito, e si senti in forte imbarazzo, quando notò che lei si era schiacciata contro la poltrona e portato una mano alla bocca come per coprirla.

Voleva scusarsi per il suo comportamento ma non riusciva a muoversi; sentiva un dolore terribile alla fronte, quasi come quello sentito quando si trovò la prima volta faccia a faccia con Voldemort.

- Ti senti bene? – chiese la ragazza, ripresasi, notando che Harry era divenuto pallido e sudaticcio.

- Io sì, mi spiace, è che non mi sento molto bene. Insomma prima non volevo, non avrei mai… - cercò di spiegare ma fu interrotto da Ron ed Hermione, che affannati erano entrati nello scompartimento.

- Cos’è successo? – chiese subito Hermione, guardando prima Harry, poi la ragazza con sospetto, e impugnando la bacchetta nascosta nella sua tasca.

- Niente, scusateci, noi, insomma… - cercò di spiegare un Harry impacciato.

- È stata colpa mia, ho visto una di quelle rane di cioccolata fuori dalla finestra ed ho urlato – cercò di spiegare la ragazza con un sorriso.

Hermione continuava a guardarla con sospetto, si avvicinò ad Harry, e chiese conferma a lui, vedendolo così pallido e spaventato. Harry confermò la versione della giovane, poi si voltò verso Ron, che era rimasto per tutto il tempo zitto ed immobile davanti allo scompartimento fissando la nuova arrivata.

- Ron – lo chiamò Harry. – Ron, cos’hai? – ripete Harry, guardando l’amico e poi la ragazza.

- Ron, ti senti male per caso? Sembri un’idiota lì impalato, neanche fosse una Veela – disse Hermione, con tono contrariato, e guardando con aria ancora più sospettosa la nuova ragazza.

- Hermione – replicò Ron con imbarazzo, andandosi a sedere vicino alla nuova venuta.

- Ciao, piacere, io sono Ron. Non dare retta a ciò che dice lei – disse rivolgendosi con gentilezza alla ragazza.

- Piacere, mi chiamo Kioko – rispose, la ragazza a Ron. - Cos’è una Veela? – continuò, rivolgendosi ad Hermione, e porgendole la mano.

- Delle donne bellissime – rispose acidamente, Hermione, porgendo la mano a Kioko, con riluttanza.

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


XXX

Il viaggio non era stato dei migliori, Hermione non fece altro che guardare male la nuova venuta, senza preoccuparsi di fare conversazione. Anche Ron non faceva che guardarla, con aria idiota, e ogni tanto, impacciato, le faceva delle domande sciocche. Anche Harry, lo doveva ammettere, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, nonostante si fosse accorto che dall'imbarazzo la giovane si era nascosta dietro un grosso libro. Inoltre continuava a sentire un forte dolore alla fronte, ma non voleva parlarne di fronte alla nuova venuta, non se la sentiva di metterla subito a conoscenza del suo "famoso" passato.

Poco prima di raggiungere Hogwarts, Ron e Hermione, avevano nuovamente lasciato Harry e Kioko da soli, visto che come prefetti dovevano unirsi agli altri, ma nella confusione Harry perse di vista la giovane. Non fece però caso alla cosa, sapeva che i nuovi arrivati non arrivavano al castello nello stesso modo dei vecchi alunni.

- Ron, Hermione - urlò Harry ai due amici quando entrarono per ultimi nella sala comune dove stava per cominciare la cerimonia dello smistamento delle case.

- Harry, sapessi che fatica, mi sono già stancato di essere di nuovo un prefetto, tutte queste regole non fanno per me - disse Ron nonostante l'occhiataccia che lanciò Hermione.

Una volta che i tre ragazzi si sedettero, Harry si avvicinò a Ron e, cercando di non farsi sentire da Hermione, disse all'amico:

- Sono davvero curioso di sapere a quale casa verrà assegnata Kioko -

- Hai ragione, ma dov'è non riesco a vederla. Beh speriamo ai Grifondoro, o almeno non ai Serpeverde - rispose l'amico.

Harry scrutava curioso tutti i ragazzi che, tremanti, stavano in piedi di fronte al cappello parlante aspettando il proprio turno, alla ricerca di Kioko, ma non riusciva a vederla, e sebbene sapesse che tra di loro non c’era, continuava a cercarla, in quanto sapeva che non poteva essere altrove. Quando ad attendere il responso del capello era rimasta solo una bambina, bionda e paffuta, con gli occhiali molto spessi, Harry guardò di sfuggita Ron, come per chiederli cosa ne pensasse, e notò che anche Hermione aveva un’aria sorpresa.

Una volta terminato lo smistamento, la McGranitt, si mise di fronte al cappello parlante, e guardando verso la porta di entrata disse ad alta voce:

- E quest’anno per la prima volta ad Hogwarts, avremmo un’alunna che cominciare a frequentare direttamente dal sesto anno, date il benvenuto a Kioko Cupot. Vieni avanti cara, dovrai sottoporti anche tu allo smistamento, in quanto dobbiamo pur assegnarti ad una casa -

La giovane che Harry e i suoi amici avevano conosciuto in treno, entrò nella sala grande, sempre con la stessa espressione stupita di quando Harry la vide la prima volta, ma ora ancora più spaventata e intimorita a causa di tutti quegli occhi puntati su di lei. Si avvicinò con timore alla McGranitt, si accomodò sullo sgabello dove prima era poggiato il capello parlante, il suo viso intimorito scomparve sotto il cappello. Mentre la guardava ad Harry non sembrò così speciale come la mattina, e notò che anche Ron non provava per lei lo stesso interesse.

Dopo quella che a tutti sembrò un’eternità, il cappello proclamò che la giovane era un Grifondoro; la McGranitt, si avvicinò a lei, ma proprio mentre la professoressa le cominciava a sfilare il capello dalla testa, questo si riprese e proclamò:

- No un momento…Serpeverde -

La McGranitt, sfilò il cappello dalla ragazza, dopo un cenno di assenso da parte di Silente, e nell’istante in cui lei alzò gli occhi per guardare davanti a sé, il suo sguardo incrociò quello di Harry, che provò subito un tuffo al cuore, al pensiero che la fanciulla fosse stata assegnata alla casa dei Serpeverde.

La professoressa McGranitt, fece un cenno a Kioko indicandole la tavola dei Serpeverde, e mentre Harry seguiva con lo sguardo la ragazza che, vedendolo, sorrise dolcemente, notò uno strano sguardo di Silente rivolto ad essa.

- Cavolo non è giusto, l’aveva proclamata Grifondoro, perché cambiare all’improvviso, dovrebbero sostituirlo quel cappello - disse Ron, che era arrossito dopo lo sguardo lanciato da Kioko.

- Se il cappello ha deciso per serpeverde, è una serpeverde - rispose Hermione, con aria soddisfatta.

Harry avrebbe voluto dire qualcosa, ma si sentiva particolarmente giù per l’accaduto, inoltre continuava a provare un lieve dolore alla fronte, che oltre ad infastidirlo li ricordava continuamente Voldemort e quindi anche Sirius.

 

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


XXX

Guardando Kioko accomodarsi tra i serpeverde, Harry notò come Malfoy avesse fatto spostare Tiger per lasciare il posto vicino a lui libero per la ragazza. Ma anche Draco notò il disappunto di Harry, e non perse quindi l’occasione, una volta usciti dalla sala grande, di avvicinarsi alla ragazza e offrirsi di accompagnarla nei loro alloggi, proprio di fronte ad Harry.

- Lasciala stare - urlò Harry, quando Kioko si voltò a salutarlo.

- Che c’è Potter, senti di nuovo delle voci, e vedi strane cose? - disse Malfoy con un sorriso maligno, prendendo la ragazza per un braccio.

- Non la toccare - urlò nuovamente Harry, livido di una rabbia incomprensibile, che faceva pulsare dolorosamente la sua cicatrice.

- Harry, cosa c’è? - chiese Hermione, prendendolo per un braccio avendo notato che stava per estrarre la bacchetta.

- Andiamo, Potterino ha uno dei suoi attacchi - disse Malfoy, con un ghigno, trascinando via Kioko, che guardava dritta verso Harry con un sorriso provocante.

- Non t’intromettere tu - replicò Harry dando una forte spinta ad Hermione.

- Harry - urlò Ron, che afferrò Hermione evitandole di cadere.

- Io...mi spiace - rispose Harry, mortificato. Poi, i tre ragazzi si incamminarono verso la sala comune, ed Harry notò che Silente, lo guardava preoccupato.

Una volta entrati nella sala comune, i tre amici notarono che tutti i ragazzi del Grifondoro circondavano Fred e George. Ron si avvicinò con aria stupita ai fratelli; non aveva passato molto tempo con loro quella estate, in quanto essi si erano occupati del loro negozio di scherzi, e chiese loro cosa ci facessero là.

- Beh abbiamo fatto un patto con la mamma, in realtà con papà, ma è stata tutta opera della mamma - rispose George.

- Il fatto è che uno dei nostri scherzi, ha causato seri problemi ad un babbano ,quindi siamo stati messi sotto accusa proprio dal reparto di papà - spiegò Fred.

- Che poi non capisco, se qualcuno usa i nostri scherzi contro i babbani non è certo colpa nostra... - replicò George.

- ...anche se effettivamente è quello l’uso migliore che se ne può fare, nessun mago cadrebbe in una burla così sciocca - aggiunse Fred, scoppiando in una fragorosa risata.

- E quindi? - chiese Ron curioso.

- Ecco, noi abbiamo chiesto a papà di trovarci una scappatoia, cosa che lui avrebbe fatto subito, ma la mamma si è intromessa, e lo ha costretto a porre una condizione, che tornassimo a scuola per finirla - concluse George.

- Poco male - spiegò Fred. - Qui c’è la nostra clientela migliore, in questo periodo a Diagon Alley non avremmo fatto molti affari - concluse Fred, e poi si voltò e continuò a prendere ordinazioni insieme al fratello.

Hermione aveva un’aria contrariata ma contenta del ritorno dei gemelli Weasley, e fece finta di non sentire gli innumerevoli scherzi illegali all’interno della scuola che i ragazzi proponevano ai compagni.

- Stavo pensando che Silente non ha annunciato chi sarà il professore di difesa contro le arti oscure questo anno - disse Ron, notando che tra Hermione e Harry c’era ancora un leggero imbarazzo.

- Hai ragione - rispose Hermione con aria pensante. - E poi non mi pare di aver visto nessun nuovo professore - aggiunse.

- Scusate, ma sono davvero stanco - disse Harry improvvisamente, alzandosi e andando verso il dormitorio.

Quel giorno per Harry non era stato dei migliori, quello era il primo anno in cui non aveva desiderato tornare a Hogwarts, in quanto non avendo passato l’estate dai Dursley, non provava nessun desiderio che le vacanze finissero. Aveva passato una bella estate, insieme a Ron, certo avevano dovuto stare nascosti, ma qualsiasi cosa era meglio che stare con suo cugino. Inoltre ogni luogo di Hogwarts gli ricordava ciò che era accaduto l’anno precedente e la cicatrice, anche se ad intervalli, aveva cominciato a fargli male da quando aveva messo piede sull’espresso per Hogwarts, ed Harry si sentiva incredibilmente stanco, anche se era ormai abituato all’arrivo nella scuola.

Il giorno seguente Harry, si svegliò molto presto, aveva avuto il sonno agitato, continuava a sognare il velo dietro cui era sparito Sirius, e sentiva dietro a lui una voce, conosciuta ma non familiare, accusarlo di aver ucciso Black.

- Cavolo - disse Ron mentre infilava una grossa fetta di pane in bocca. - Abbiamo pozioni e difesa contro le arti oscure con Serpeverde -

- Che fortuna - commentò Harry, che dopo aver fatto colazione si sentiva molto meglio, con aria contrariata. Poi alzò gli occhi, e dall’altra parte della sala vide Kioko, che sorrideva parlando con una ragazza dei serpeverde.

- Che fortuna - ripete Harry, ora però con un tono di voce allegro.

- Come? - chiese Hermione incuriosita, salvò poi notare verso dove era rivolto lo sguardo di Harry.

I ragazzi si alzarono dalla tavola e si diressero verso le aule, avevano come prima ora pozioni con Piton, in compagnia dei serpeverde, di solito questa prospettiva lasciava Harry di pessimo umore, ma in quel momento la considerava una fortuna.

Uscendo dalla sala grande, Harry si ritrovò a pochi passi da Kioko, che continuava a parlare con una ragazza dei serpeverde. I suoi occhi erano molto dolci, ma tristi, il suo sorriso era però solare, i raggi di sole che filtravano dalle grosse finestre, facevano sembrare più chiari e luminosi i suoi capelli, e la pelle, sembrava ancora più bianca in confronto al nero del mantello della scuola. All’improvviso, Kioko si accorse della presenza di Harry, e lui si sentì imbarazzato per lo sguardo che lei gli rivolse; aveva smesso di parlare con la sua nuova amica, e rimase immobile a guardarlo, ma ora il suo sguardo era come assente.

Harry sentì un brivido percorrerlo, e senza neanche accorgersi si avvicinò alla ragazza chiamandola per nome. “Kioko” sussurrò quasi senza voce.

- Ciao - rispose la ragazza.

- Ciao. Che fortuna eh? Abbiamo lezione insieme. Sei contenta? - si sentì chiedere senza rendersene conto. - Se vuoi ti indico la strada, immagino che tu non conosca ancora la scuola -continuò Harry.

- Sì, hai ragione - rispose la ragazza.

- Io, ieri…dovresti stare lontana da Malfoy. Non mi fa piacere vederti con lui - disse Harry, sempre più sorpreso per le cose che diceva. Quella ragazza gli piaceva molto, ma non riusciva a capire  come poteva essere così diretto, quando due anni prima non era neanche riuscito ad invitare Cho ad un ballo.

Kioko abbassò lo sguardo imbarazzata, ma lo rialzò subito e disse: “Sono davvero contenta che t’interessi a me, spero sarai pronto a qualsiasi cosa per proteggermi se avrò problemi” e scoppiò poi in una risata, che sorprese Harry.

- Sì, qualsiasi cosa - replicò Harry, che cominciava a provare una strana sensazione, la stessa che provò sul treno, e si sentì di nuovo attrarre verso Kioko, che però questa volta non si allontano e cominciò ad urlare come la precedente.

- Harry, Harry - si sentì chiamare Harry.

- Harry - lo chiamò nuovamente George, che lo aveva avvistato e seguito, ma che ora si accorgeva di aver scelto il momento sbagliato.

- Oh, scusate, forse ho interrotto qualcosa - disse con aria divertita il ragazzo.

- No, ma cosa dici? - si difese subito Harry.

- Prendi questo, è di Lupin, ho scordato di dartelo ieri. Credo che si qualcosa che apparteneva a Black, mi ha chiesto di darlo a te - disse George.

- Di Sirius? Grazie - rispose Harry che in quel momento provò un dolore lacerante alla fronte e al petto.

- Sì, mi spiace forse non dovevo nominarlo - si scusò George. - Non mi presenti la tua amica? Credo che sia tu la ragazza di cui parlava prima Ron. Kioko vero? - disse rivolgendosi alla ragazza.

Anche Harry, che incredibilmente, si era dimenticato della sua presenza, si voltò verso di lei, e quasi non riuscì a riconoscerla.

Teneva lo sguardo fisso su George, salvò abbassare gli occhi quando lui le rivolse la parola. Le guance le si erano fatte di un rosso accesso, e i libri che teneva in mano traballavano.

- Sì…devo andare, non voglio fare tardi alla prima lezione - disse con voce molto bassa, piantando là Harry e George.

- E’ molto carina Harry, davvero molto carina - disse George che seguiva con lo sguardo la ragazza, che camminava velocemente.

- Trovi? Io…non lo so - rispose Harry confuso.

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


XXX

- Meno dieci punti a Grifondoro - disse Piton, non appena Harry mise piede in classe, senza neanche voltarsi a guardarlo.

- Come? Perché? - fecero tutti gli alunni di Grifondoro in coro.

- Provate a chiederlo a Potter, dato che è convinto di poter arrivare a lezione quando vuole - replicò Piton, voltandosi a guardare malignamente Harry, che cercava di trovare un posto vuoto dove sedersi.

Harry nel sentire il suo nome, alzò lo sguardo mortificato. Effettivamente quella volta Piton aveva ragione, certo doveva provare un piacere immenso nel punire Harry, ma quella volta lui non aveva niente da ridire.

- Altri cinque punti in meno a Grifondoro - aggiunse Piton, avvicinandosi al banco dove Harry si era seduto, e continuandolo a fissare con sguardo maligno.

- Perché? - rispose a questo punto Harry.

- Per non esserti neanche degnato di scusarti. E allontanati dal tuo amico Ron, questo anno non voglio incidenti, e lasciare due…come voi vicini, equivarrebbe ad averne molti - replicò con un ghigno Piton, indicando ad Harry un posto vicino ad una ragazza dei serpeverde.

- Allora, stavamo per fare un ripasso per dare modo alla vostra nuova compagna di mostrare le sue capacità - disse Piton voltandosi verso il calderone in cui si trovava Malfoy, e in quel momento Harry, notò che accanto a Draco c’era Kioko.

- Mi dica signorina Cupot, cos’è la Bezoar? - disse Piton rivolgendo quel che qualcuno avrebbe potuto interpretare come uno sguardo gentile verso Kioko.

- Il bezoar è una pietra molto utile nella fabbricazione di quasi tutti gli antidoti ai veleni più comuni e si trova nella pancia delle capre… - cominciò a dire Kioko.

Per quasi tutta la lezione, Piton fece innumerevoli domande alla ragazza, e lei rispose prontamente a tutte. Harry rimase stupido, in quanto quello che Piton definì un ripasso, per lui si rivelò una vera e propria lezione, in quanto innumerevoli cose di cui parlava Kioko, lui non aveva idea di cosa fossero. Ma notò che non era l’unico, anche i suoi compagni seguivano con aria perplessa lo scambio di domande e risposte tra Piton e Kioko, tutti tranne Hermione, che guardava con aria sospettosa la giovane.

- Basta così. Cinquanta punti in più ai Serpeverde - disse tronfio Piton - Complimenti signorina Cupot - concluse.

Draco che si trovava vicino a Kioko, si voltò verso di lei e le rivolse un sorriso, per poi voltarsi e guardare maligno verso Harry.

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


XXX

Harry, Ron e Hermione raggiunsero giusto in tempo l’aula di trasfigurazione, la professoressa McGranitt stava arrivando proprio in quel momento. La lezione non fu delle più piacevoli; la McGranitt era dell’idea che ormai loro del sesto anno dovevano cominciare a lavorare fin dall’inizio, in quanto le lezioni, gli esami e gli incantesimi diventavano sempre più difficili. Solo che le lezioni non erano mai state leggere, e gli esami facili, quindi figuriamoci come sarà d’ora in poi, commentarono Harry e Ron alla fine della lezione.

- Che giornata – disse Ron buttandosi su uno dei divani della sala comune, dopo la lezione di trasfigurazione. Lui e Harry avevano un’ora libera prima di dover andare a divinazione.

- Beh veramente la giornata è appena iniziata, abbiamo ancora divinazione, erbologia, e difesa contro le arti oscure – rispose Harry gettandosi anche lui su di un altro divano.

- Uffa…certo che mettere pozioni, trasfigurazione, e difesa contro le arti oscure nello stesso giorno, inoltre con i serpeverde … e non sappiamo ancora chi sarà il nostro insegnante – commentò Ron.

- E’ vero, ancora non sappiamo niente. Qualcun altro ha già avuto difesa contro le arti oscure? Potremmo chiedere a qualcuno – disse Harry.

- No, a quanto pare abbiamo la fortuna di essere i primi – rispose Ron con aria preoccupata.

Più tardi nella sala comune, Hermione raggiunse Harry e Ron. Lei non frequentava divinazione, ma aveva avuto aritmanzia in quell’ora.

- E’ incredibile – esordi non appena si avvicinò ai due amici. – Sono appena stata ad aritmanzia con i serpeverde, e c’era anche quella ragazza, Kioko, anche la professoressa di aritmanzia l’ha interrogata per conoscere il suo livello … beh, non c’era cosa che non sapesse – concluse Hermione.

- E allora? – chiese Ron. – Perché ce l’hai tanto con lei? Il fatto che sia una secchiona come te non ti toglie niente, lasciala in pace –

Hermione guardò l’amico risentita, e gli disse arrabbiata – Tu non capisci mai niente – dopo di che si alzò e se ne andò dall’aula grande.

- E’ davvero incredibile. Non capisco perché se la prende tanto. Insomma cosa le ha fatto? – disse Ron ad alta voce, prima di infilarsi una grossa fetta di pane in bocca.

- Ha ragione, non capisci niente. Secondo me è gelosa – s’intromise Ginny.

- Beh, ma allora ho ragione io, il fatto che Kioko sia brava non toglie niente a lei – rispose Ron alla sorella.

- Non è gelosa della sua bravura…ah, ha ragione, Ron, sei uno stupido – replicò la ragazza, che Harry notò, con un leggero imbarazzo, essersi fatta molto carina.

Ginny, la più piccola degli Weasley, era al quinto anno a Hogwarts, e aveva 15 anni, ma al contrario di quando era arrivata a scuola, quando sembrava molto più piccola della sua età, ora sembrava molto matura. Aveva i capelli rossi come tutti i suoi fratelli, la pelle molto chiara, e il viso era ricoperto di lentiggini, ma erano molto meno di quelle dei fratelli e decisamente le donavano di più.

- Secondo te cosa voleva dire Ginny? – chiese Ron a Harry, mentre uscivano dalla sala grande.

- Non lo so. Tua sorella sta ancora con Dean Thomas? – chiese Harry distratto a Ron.

 - Non lo so – rispose Ron – Perché? – chiese con aria contrariata.

 Ma Harry non rispose, e l’amico notò che Harry si era fermato all’improvviso, guardò avanti e capì subito il perché. Davanti a loro si trovava Kioko. Sorrideva dolcemente, guardando Harry, e il ragazzo pensò che era ancora più carina del solito. Aveva i capelli leggermente scompigliati, le guance rosse e gli occhi che le brillavano. Harry, era rapito dai grandi occhi nocciola.

 - Ciao – le disse.

 - Ciao Harry, Ron – rispose la ragazza sorridendo ad entrambi.

 - Ho volato sulla scopa sai. E’ stato davvero divertente. Poi Draco mi ha fatto montare la sua scopa con lui, è molto più potente di quella della scuola, è stato bellissimo – disse la ragazza fissando Harry negli occhi.

 - Davvero? Come hai volato con Draco, sullo stesso manico di scopa? – chiese il ragazzo stupito.

 - Sì – rispose la ragazza come se la domanda di Harry fosse molto sciocca, e con una certa malizia.

 - Non dovresti farlo. Quello non è capace ad andarci da solo sulla scopa. E poi, perché? – disse Harry quasi urlando.

 - Ti spiace? – gli sussurrò, a voce bassa, in modo da farsi sentire solo da Harry.

 - Che problema hai Potter? Kioko voleva provare una vera scopa, ma ho creduto fosse pericoloso per lei volare sulla mia da sola. Non aveva mai volato. – disse Malfoy, comparendo dietro alle spalle di Kioko. – Comunque sei davvero brava. E’ stato il volo più piacevole che io abbia mai fatto – aggiunse rivolgendosi alla ragazza. E scostandole una ciocca di capelli dagli occhi.

- Te l’ho già detto Malfoy, non toccarla – urlò Harry, puntando la bacchetta verso Draco.

Ron cercò di trattenere l’amico, Draco cercava la sua bacchetta, e Kioko guardava Harry intensamente senza toglierli gli occhi di dosso.

- Che cavolo ti prende Harry? – urlò George, avvicinandosi a Harry. – Metti giù quella bacchetta, sta arrivando Piton.

Harry, cercò di spingere George, che cercava di abbassare la sua bacchetta, ma si bloccò quando Kioko all’improvviso disse il suo nome.

- Harry no – disse mettendosi tra lui e George.

- Io…ahi – disse confuso prima di accasciarsi sfinito a terra. Portò una mano alla cicatrice, e si accorse che pulsava dolorosamente.

- Cos’è quella? – chiese Kioko, come se vedesse la cicatrice di Harry per la prima volta.

- Come? – chiese Harry. Era la prima volta che qualcuno nel mondo dei maghi non sapesse cosa fosse la sua cicatrice.

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***


XXX

- Cosa succede qui? – tuonò Piton arrivando dietro le spalle di Harry.

Harry era ancora accasciato a terra, una mano era poggiata sulla fronte, mentre con l’altra impugnava la bacchetta puntata su Malfoy,  ma Fred con un rapido gesto riuscì a sfilargliela dalle mani e infilarla nello zaino dell’amico.

- Potter, cosa fai a terra? Strano posto per riposare – disse guardando Harry con lo sguardo di disprezzo riservato solo a lui.

- Niente, io… -cercò di dire, ma fu interrotto da Malfoy. - Potter voleva attaccarmi, senza alcun motivo poi – disse Draco guardando Harry con superiorità.

Piton guardò Harry, ma prima che potesse dire qualcosa Fred intervenne: - E con cosa Draco? -

– Insomma Harry non ha neanche la sua bacchetta – continuò George con aria stupida.

Draco guardò verso di Harry e notò che effettivamente la bacchetta era scomparsa dalle sue mani – Ma…prima… - cercò di dire.

- Cosa c’è Malfoy, hai così paura di Harry che t’immagini degli attacchi? – disse George divertito.

- Basta così – urlò Piton – Accio bacchetta – disse puntando la sua bacchetta verso Harry.

Lo zaino di Harry cominciò a scuotersi, e ci volle un po’ prima che la bacchetta ne uscisse fuori. Fred era stato fortunato, evidentemente quando l’aveva fatta scivolare nello zaino la bacchetta si era impigliata su qualche cosa.

- A quanto pare ha avuto, come al solito, la fortuna dalla sua Potter – disse Piton furioso, poi rivolse lo sguardo a Kioko che era ancora accasciata vicino a Harry e guardava Piton con aria spaventata. – Ha qualcosa da dirmi signorina Cupot? –

- Io? – chiese la ragazza con aria spaventata guardando Piton e poi i gemelli e Harry. – No, professore, niente. Credo, forse… probabilmente Draco si sarà sbagliato – concluse la ragazza stranamente scossa.

- Basta. Tutti in classe, subito – disse Piton allontanandosi.

Harry si alzò velocemente, e afferrò la sua bacchetta che era ancora sospesa a mezz’aria.

- Me la pagherai Potter – disse Malfoy passando accanto a Harry e urtandolo.

Harry cercò di non cadere per l’urto di Malfoy, poi guardando avanti vide Hermione che lo guardava con aria severa, e si allontanò rapidamente senza neanche badare a Kioko che era rimasta a terra.

- Davvero non sai cosa sia quella cicatrice? – chiese George a Kioko porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.

- No – rispose la ragazza, aveva l’aria stravolta, come se si fosse appena svegliata, e mentre porgeva la mano a George le guance le si fecero leggermente rosse.

- Ehm – fece Fred guardando il fratello, che sorrideva alla ragazza.

- Ah, questo è mio fratello, Fred – disse George a Kioko.

- Oh…ma siete gemelli? – chiese.

- Sì? – risposero i due insieme, con l’aria sorpresa.

- Vi somigliate moltissimo – replicò la ragazza.

- C’è chi dice che siamo identici – disse George divertito.

- No – tuonò subito Kioko, ma si sentì subito in imbarazzo. – Cioè…insomma…siete diversi – concluse abbassando lo sguardo.

- Beh comunque spero sarai una nostra nuova cliente – le disse Fred.

- Fred, non credo le interessi – lo rimproverò subito George.

- Cosa? – chiese Kioko.

- Noi abbiamo un negozio di scherzi, avevamo in realtà. A Diagon Alley – spiegò Fred ignorando il fratello.

- Dove? – chiese la ragazza.

George e Fred la guardarono stupiti, aprirono entrambi la bocca per dire qualcosa, ma si accorsero che Kioko divenne improvvisamente pallida.

- Ti senti bene? – le chiese George avvicinandosi a lei.

Kioko lo guardò imbarazza, e balbettando qualcosa si allontanò velocemente.

- Avevi ragione, è molto bella – disse Fred, mentre guardava la ragazza allontanarsi. – Strana ma davvero carina.

- Sì, molto bella – rispose George.

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***


XXX

- Ecco, finalmente scopriremo chi abbiamo a difesa contro le arti oscure – disse Ron, mentre lui, Harry e Hermione si recavano nell’aula.

- Sono davvero curioso, insomma ancora non ne abbiamo sentito parlare, e poi, non abbiamo visto nessuno di nuovo – rispose Harry.

- E questo a cosa vi fa pensare? – chiese Hermione guardando preoccupata i due amici.

- A cosa ci dovrebbe far pensare? – le chiesero.

- Insomma, Silente non deve aver trovato nessuno per il ruolo, dopo tutto ciò che è successo, quindi… - cerco di spiegare.

-  Quindi? – le chiese Ron che cominciava a perdere la pazienza. Si voltò verso Harry e notò che aveva lo sguardo sconvolto.

- Allora? Avete intenzione di entrare o volete restare fuori? – la voce inconfondibile di Piton, tuonò da dietro le spalle di Ron, che si voltò terrorizzato e rimase immobile aprendo e chiudendo la bocca, ma senza avere il coraggio di dire una parola.

Hermione aveva l’aria preoccupata: doveva essere divisa tra l’antipatia di Piton e la consapevolezza che nonostante tutto era un ottimo insegnante, ma la sua preoccupazione non era niente in confronto a quella di Harry e Ron, seconda forse solo a quella di Neville. In quell’ instante Harry, ricordandosi che la lezione di Difesa contro le arti oscure l’avevano insieme a serpeverde, rivolse lo sguardo verso i suoi compagni, e vide che al contrario di loro di Grifondoro, tutti i serpeverde erano contenti della sorpresa. Soprattutto Malfoy; rideva guardando Harry con un sguardo di sfida. Ad un tratto Harry si sentì come chiamato da una voce, e guardò alle spalle di Draco. Kioko era là, e lo guardava fisso. Il ragazzo provò il desiderio di avvicinarla, e infatti andò verso i ragazzi di serpeverde e le fece un sorriso.

- Ti andrebbe di fare un giro con me sulla mia Firebolt, sabato? È la migliore scopa del mondo, la usano tutte le migliori squadre di Quidditch – le sussurrò Harry, cercando di non farsi sentire da Malfoy, che proprio in quel momento cercò di attirare l’attenzione di Piton, probabilmente perché voleva che esso rimproverasse Harry.

- Potter, torna tra i ragazzi della tua casa – disse Piton guardando verso Harry. – Signorina Cupot, anche questa lezione dovrò interrogarla. Del resto un ripasso non farà certo male a nessuno di voi – disse Piton guardando gentilmente verso i ragazzi di serpeverde e con disprezzo verso Harry e compagni.

Piton chiese moltissime cose a Kioko, sui lupi mannari, i vampiri, i folletti della Cornovaglia, l’incantesimo disarmante. Dopo di che l’avvicinò ad un cassetto e le disse che avrebbe dovuto sconfiggere un molliccio.

Harry rimase immobile, a guardare la ragazza, e il cassetto da dove sarebbe uscito il molliccio, era molto curioso di vedere in cosa si sarebbe trasformato. Kioko del resto tremava, e divenne molto pallida, sicuramente sapeva cosa era un molliccio, e temeva ciò in cui si sarebbe trasformato.

Piton liberò il molliccio e si allontanò. Il molliccio non uscì subito dal cassetto, sembrava che non sapesse in cosa trasformarsi. Harry continuava a fissare Kioko, sembrava terrorizzata eppure impugnava la bacchetta con sicurezza verso il cassetto da cui sarebbe uscito il molliccio. Poi guardò per un attimo Piton, e notò che anche questo non distoglieva lo sguardo dalla ragazza, la guardava con sospetto.

All’improvviso il molliccio uscì dal cassetto: solo che a quanto pare non si era ancora deciso in cosa trasformarsi, perché nonostante avesse rovesciato a terra il cassetto, di fronte alla ragazza non c’era niente. Poi all’improvviso, prese forma nella sagoma di un ragazzo di circa la loro età. La sagoma, notò Harry, somigliava terribilmente a lui, ma era difficile da dire visto che compariva e scompariva.

Kioko che ora tremava visibilmente, urlò  - Riddikulus – e dalla sua bacchetta si sprigionò una forte luce gialla, che illuminò l’intera stanza, accecando tutti i suoi compagni che non riuscirono a vedere come aveva ridicolizzato il suo enigmatico molliccio.

- Basta così – disse Piton rimandando con un incantesimo il molliccio nel cassetto – Può sedersi signorina Cupot – il professore, guardava ora leggermente preoccupato la ragazza.

- Professore – disse Hermione, alzando la mano – Il professore Moody…beh chiunque fosse, ci ha insegnato anche gli incantesimi “proibiti”. Insomma, pensavo, visto che noi li conosciamo, anche lei… - cerco di spiegare Hermione. Aveva cominciato a parlare con aria spavalda, ma dopo lo sguardo vitreo di Piton si sentì, terribilmente in imbarazzo.

- Non è il caso signorina Granger. E le chiedo di non intromettersi più nelle mie lezioni – tuonò rabbioso Piton.

- Non importa professore. So tutto sulle maledizione “proibite” – disse Kioko. Sembrava essersi ripresa completamente,  aveva uno strano sguardo fisso e continuava a tormentare la bacchetta con le mani.

- No. Non serve – disse Piton.

- La lasci fare – urlò Harry guardando Piton con un’aria di sfida.

- Potter – tuonò Piton furioso – Meno cinquanta punti a grifondoro e il prossimo che nomina le maledizioni proibite, farà compagnia a Potter in punizione –

Kioko, guardò con aria divertita Harry, che si sentì per un attimo offeso, ma poi la vide guardare Piton con rabbia e disgusto, e contraccambio il suo sguardo.

Usciti dall’aula, Harry si porto una mano alla cicatrice, ancora una volta aveva avuto un attacco incomprensibile di ira, e ancora una volta dopo quello provava un forte dolore alla fronte. Avrebbe voluto qualcuno con cui parlarne, e si ricordo di quando si era svegliato con la cicatrice dolorante e aveva mandato un gufo a Sirius. Ora lui non c’era più. In quel momento Harry si sentì terribilmente solo.

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Capitolo 8
*** Cap 8 ***


XXX

- Non mi piace, proprio non mi piace quella ragazza – disse Hermione, una mattina mentre lei e Ron si trovavano a passeggiare per il parco e Kioko passò loro davanti, accompagnata da alcune ragazze di serpeverde. Harry si trovava a scontare la punizione datagli da Piton.

Ron la guardò appena, e cercò di cambiare subito argomento.

- E tu non fare quella faccia. Non m’importa se dite che sono gelosa,  come può sapere tutte quelle cose, compresi gli incantesimi “proibiti” e non sapere niente della cicatrice di Harry e di Diagon Alley?

- Beh ecco il fatto è che, insomma anche a me non piace – cercò di dire imbarazzato. – Insomma mi fa paura… - concluse.

- Paura? – ripete Hermione. Voleva continuare a parlarne con ma ad un tratto Harry spuntò alle loro spalle.

- Ciao,  ho appena finito. Piton è davvero… - disse Harry, ma fu interrotto subito da Hermione che lo guardava con aria severa.

- Harry ti va di andare ad allenarci a Quidditch? – chiese Ron all’amico.

- Certo, è proprio quello che mi ci vuole dopo una punizione – rispose Harry entusiasta.

-  Ciao Harry – la voce di Kioko suonò alle loro spalle. Harry si volto di scatto, non prima di passarsi una mano fra i capelli.

- Ciao – rispose Harry

- Mi spiace per la tua punizione – disse con sguardo dolce.

- Ma dai, per cosa? Fosse colpa tua. E poi, beh sai ci sono abituato, insomma, le regole non sono il mio forte – disse il ragazzo. Hermione a quelle parole lanciò uno sguardo disgustato a Ron.

- Ti va di farci un giro? Il lago, è molto bello al tramonto – le chiese Harry, anche se trovò ridicolo parlare di tramonti.

- Sì – rispose subito Kioko.

Harry e la ragazza si allontanarono rapidamente da Hermione e Ron, che rimasero stupidi a guardargli.

- Ma…e il Quidditch? – disse Ron a mezza bocca.

- Te l’ho detto, ha una strana influenza su Harry, quella.

- Ciao Ron, Hermione – erano Fred e George.

- Dov’è Harry, ancora in punizione con Gazza? – continuò Fred, poi vide che il fratello guardava abbattuto la sagoma di Harry e Kioko allontanarsi.

- George, ti va di andare a distruggere il lavoro che Gazza ha fatto fare a Harry con qualche caccabomba? – chiese subito Fred al fratello, ma George si era allontanato come Harry, senza un saluto.

Ron ed Hermione erano rimasti nuovamente soli, e la ragazza riprese a parlare di Kioko. – Poi hai notato il suo molliccio? Quella era la sagoma di Harry – disse Hermione, pur sapendo che Ron l’avrebbe presa per sciocca. 

- Credo che a mio fratello, piaccia Kioko, sai nel senso… - cercò di spiegare, ma arrossì violentemente quando incrociò lo sguardo della ragazza.

- Lo credo anche io, e non è difficile da capire. Ma sai, mi sembra chiaro che a lei Harry … si insomma a lei piace Harry – anche Hermione si sentì in imbarazzo.

- E allora perché il molliccio avrebbe la sagoma di Harry? – le chiese.

- Non lo so, forse è questo l’amore… - disse, ma questa volta i loro sguardi che s’incrociarono provocarono ben più che un lieve imbarazzo.

Nel frattempo Harry passeggiava verso il lago con Kioko, e le raccontava le sue imprese più eroiche. Non parlò però di come più volte aveva affrontato Voldemort, ma del Quidditch,  di quando sconfisse il drago al torneo tre maghi, di quando lui guidò la macchina dei Weasley fino a Hogwarts.

Lei ascoltava ogni sua parola, ed Harry era sempre più rapito dal suo sguardo, avrebbe voluto trovarsi solo con lei in tutto l’universo, avrebbe voluto passare ogni singolo istante con lei, avrebbe voluto realizzare ogni suo desiderio. “Perché?” sentì una voce in fondo alla testa.

- Io  credo…ti amo – le sussurrò dolcemente avvicinando le sue labbra a quelle di lei.

Ma Kioko di tutta risposta, senza allontanarsi da lui, disse: - Harry, ti ricordi che mi hai promesso di farmi provare la tua scopa, sabato?

- Sì – rispose il ragazzo confuso, allontanandosi da lei.

- Non dovevi allontanarti – disse Kioko mentre si alzava per tornare indietro.

Harry sentì una rabbia profonda, e pensò di essere solo uno sciocco, fremeva dalla rabbia per la sua poca audacia. “Poca?” sentì nuovamente la voce nella sua testa.

- A sabato Harry – lo salutò la ragazza dirigendosi verso la sala comune dei Serpeverde.

Harry provò una fitta alla cicatrice, pensando con furia all’idea che ora non poteva controllare che Draco non si avvicinasse a lei.

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Capitolo 9
*** Cap 9 ***


XXX

Il sabato arrivò presto. Ad Hogwarts la neve ancora non era caduta, e i prati erano ricoperti da foglie secche, ma il sole splendeva alto nel cielo, riscaldando l’aria gelida. Harry venne svegliato molto presto da un raggio di Sole che filtrava dalle grosse finestre della stanza. Aprendo gli occhi assonnato il ragazzo si guardò intorno. I suoi compagni dormivano, compreso Ron, lo sentiva agitarsi nel sonno e chiamare Hermione. Harry avrebbe voluto restarsene a letto visto che era sabato, ma aveva promesso a Kioko di farla volare sulla sua Firebolt. Si alzò controvoglia e si vestì rapidamente, perché sentiva freddo. “Che razza di idea, volare con questo freddo, il sabato mattina, invece di restare a dormire” pensò tra se e se mentre si allacciava le scarpe. Una volta finito di vestirsi Harry scese nella sala comune ancora deserta, passò attraverso il quadro della Signora Grassa, si recò nella sala grande per fare colazione, mangiò qualcosa in fretta e si diresse al campo di Quidditch.

L’aria era gelida, ma vedendo il campo di Quidditch Harry si sentì sollevato, non c’era niente che gli piacesse più di quel luogo. Rimase ad aspettare Kioko per circa dieci minuti, ma la ragazza non arrivava. “Certo” penso fra se Harry “Chi mai si sveglierebbe presto in una giornata così fredda per volare. Sono uno sciocco, e poi non ho nessuna voglia di dare lezioni di volo”.

Il ragazzo aspettò ancora un po’, ma alla fine decise di farsi un volo sulla scopa. Salì sulla Firebolt e sorvolò i prati intorno al castello. Mentre si dirigeva verso il lago Harry notò una figura a lui nota, distesa sull’erba con in mano un libro. Mentre scendeva lentamente il ragazzo riconobbe dalla massa di capelli rossi che era Ginny.

 

- Ciao – le disse sorridendo, mentre atterrava sul prato. Ginny non indossava la divisa della scuola, ma degli abiti da babbani. Come tutte le cose dei Weasley, i suoi vestiti non erano indumenti di prima qualità, ma il suo modo di portarli e abbinarli, gli rendeva graziosi. Il suo sorriso appena accennato illuminava il volto molto di più dei raggi di sole che le colpivano il viso, accentuando le numerose lentiggini.

- Ciao Harry, che ci fai qui? – chiese al ragazzo, mettendosi seduta.

- Io avevo un …sì insomma…ecco, avevo voglia di volare – cercò di spiegare il ragazzo imbarazzato. Non aveva voglia di dirle che aveva un appuntamento con Kioko. - E tu? Che ci fai qui sola così presto? – le chiese Harry.

- Leggevo – rispose la ragazza. Ed Harry notò il libro che la ragazza nascondeva tra le mani. Era “Romeo e Giulietta” di Shakespeare. Nel vederlo Harry lanciò uno sguardo stupido a Ginny, che sicuramente si era accorta della sorpresa di Harry, visto che strinse ancora più forte a se il libro, cercando di nasconderlo.

- Beh ecco, lo so che è roba da babbani, ma sì beh…a me piace. Tutti dicono che sono una sciocca… – disse Ginny imbarazzata, mentre tormentava il libro. – Me l’ha dato papà, a volte capita che qualche mago streghi il libro di un babbano, così lui lo deve requisire. E siccome a lui… lo sai no? A lui piacciono molto i babbani… - continuava a giustificarsi impacciata.

- Non credo che tu sia una sciocca – le disse Harry gentilmente con un sorriso. – Sai per i babbani Shakespeare era un genio. Ha scritto molte cose sai, io ho letto alcune sue opere. I miei zii avevano dei suoi libri, ma erano solo per fare scena, infatti non si accorgevano che ne prendevo qualcuno da leggere. Cosa altro ti ha portato tuo padre? – continuò a spiegare il ragazzo.

Passarono molto tempo a parlare dei libri di gabbani. Il signor Weasley, ne aveva requisiti molti, e Ginny conosceva molti autori, racconto che il suo preferito era Biancaneve, era stato il primo libro che suo padre aveva confiscato e portato a casa.

Il mago a cui era stato sottratto, aveva fatto una magia al libro per cui chi lo leggeva veniva portato dentro al libro, e viveva la storia dal punto di vista di uno dei personaggi. Sembrava una cosa divertente, pensò Harry, ma Ginny disse che lo era meno quando sceglievi di essere Biancaneve e una volta mangiata la mela il principe non riusciva a svegliarti perché non eri il suo vero amore.

Ad un tratto sentirono in lontananza il suono della campanella che li avvisava del pranzo.

- E’ già ora di pranzo? – disse la ragazza, interrompendo un discorso.

Harry guardò l’orologio e notò con dispiacere che era già mezzogiorno. – Sì, credo sia ora – disse tristemente. Avrebbe voluto restare ancora a chiacchierare solo con Ginny, pensò il ragazzo. Si trovava bene con lei, era una ragazza intelligente e simpatica. Harry non aveva mai pensato a lei come ad un’amica ma l’aveva sempre vista solo come la sorella minore di Ron.

Mentre si alzavano da terra l’occhio di Harry cadde sulla sua firebolt, e chiese a Ginny se voleva tornare al castello in volo.

- Sì – rispose lei con un sorriso. Si avvicinò alla scopa di Harry, la prese tra le mani, si accostò ad Harry, gli diede un bacio sulla guancia e montando la firebolt spiccò il volo su di essa. – Ciao Harry – urlò, salutando il ragazzo con le mani.

Harry rimase immobile a guardarla, avrebbe voluto tornare con lei sulla scopa, ma pensò che il modo di fare di Ginny gli piaceva molto.

Tornando a piedi al castello, Harry pensava alla splendida mattina appena trascorsa, passando vicino al campo di Quidditch, non notò Kioko ferma ai bordi del campo che lo guardava.

Kioko, quella mattina, si era svegliata tardi. Con fatica scese dal letto e si vestì. Corse verso la sala grande, ma non vide Harry. Afferrò velocemente del pane con la marmellata e si diresse verso il campo di Quidditch, là si guardò intorno ma non vide il ragazzo. Rimase a passeggiare lungo il campo per circa dieci minuti, poi stanca decise di tornare al castello a cercare il ragazzo. Ma mentre si avviava verso il castello, incrociò George.

- Ciao – lo salutò sorridendo.

- Ah ciao – rispose il ragazzo un po’ imbronciato. – Come mai qui? – le chiese guardandosi intorno.

- Dovevo vedere Harry, aveva detto che mi avrebbe insegnato a volare con la sua firebolt – disse imbarazzata. – Dice che è la migliore scopa al mondo – spiegò.

- Sì certo. E dov’è Harry? – chiese il ragazzo, ora era davvero seccato.

- Non lo so – rispose tristemente Kioko.

- Ah, beh… - disse dispiaciuto George. – Se vuoi posso aiutarti io con il volo. Certo, ho a disposizione solo una vecchia scopa della scuola, ma… - le propose George, ma non concluse la frase, perché era chiaro che dal sorriso della ragazza la cosa non le importava affatto.

Anche loro come Harry e Ginny passarono l’intera mattina insieme, parlando e volando. George si divertiva a rispondere alle innumerevoli domande di Kioko sul mondo della magia, e l’aiutava a fare dei volteggi sulla scopa. Poco prima che la campanella per il pranzo suonasse, il ragazzo cercò mentre erano in volo di baciarla, ma lei si allontanò di scatto rischiando di scivolare dalla scopa. Dopo di che decisero, imbarazzati di scendere e tornare al castello. Mentre Kioko aspettava George, che riponeva le scope al loro posto, vide Harry passare. Sentì il bisogno di chiamarlo, ma in quel momento George era ricomparso, e la ragazza si lasciò distrarre dal sorriso allegro del ragazzo.

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***


XXX

“Devi portarmi il ragazzo. Tu lo farai vero? Sai che è giusto, lo sai che io mi vendicherò per te. Lo ucciderò, lo ucciderò per vendicarci, per vendicare me e tuo padre. Devi portarmelo, lui ha ucciso tuo padre, se tu non lo vedrai mai è colpa sua. Portamelo.”

- Noooooooo – Harry si svegliò nel cuore della notte urlando. Aveva i capelli appiccicati alla fronte e la cicatrice bruciava terribilmente. Davanti a lui c’erano i suoi compagni di stanza, Ron e Neville. Seamus e Dean erano rimasti a letto, Harry li sentì dire assonnati, e un po’ scocciati, “ancora quella cicatrice”.

- Cosa c’è Harry? – chiesero insieme Ron e Neville, ignorando le parole di Seamus e Dean.

- Io, credo, ho sentito…Voldemort – un brivido percorse Ron e Neville, ma Harry continuò. – Doveva essere lui, ma…vuole uccidere qualcuno, un ragazzo – spiegò, mentre con la mano premeva la cicatrice che non voleva smettere di bruciare.

- Tu Harry? – chiese Neville, gentilmente, ma con voce tremante.

- Non lo so…no, non credo. Lui parlava con qualcuno, gli ordinava di portare da lui il ragazzo. Non potevo essere io, si riferiva a qualcuno che aveva ucciso il padre della persona con cui parlava. Non posso essere io, io non ho mai ucciso nessuno – spiegò Harry terribilmente confuso.

Harry guardò verso Neville e Ron, ma notò che quest’ultimo era alla finestra e faceva qualcosa agitando la bacchetta.

- Ron…cosa? – disse sorpreso.

- Ecco, è un avvertimento. Silente mi ha detto di avvertirlo se la notte…sai se succedeva qualcosa del genere – mentre Ron si spiegava la McGranitt raggiunse i ragazzi.

- Weasley, cosa succede. Potter stai bene? – chiese con aria grave, guardando il ragazzo, che non aveva un bell’aspetto .

Harry si guardò intorno, Seamus e Dean, si erano alzati e sembravano scocciati, Neville guardava Harry e la McGranitt, e Ron, che evitava lo sguardo dell’amico, sembrava in imbarazzo.

- Professoressa, Harry, ha avuto un incubo, su lei-sa-chi – spiegò Ron diventando rosso come i suoi capelli.

Harry guardò male Ron, che bisogno c’era di svegliare tutta la scuola, pensò. E poi perché questa storia? Perché avevano concordato con Ron che in una situazione del genere il ragazzo avrebbe dovuto avvisare? La McGranitt era comparsa subito, ciò significava che era di guardia nell’attesa di quelle scintille, pensò il ragazzo. Cercò di dire qualcosa ma la professoressa gli ordinò di recarsi da Silente.

- Ma professoressa, non… - cercò di dire.

- Poche storie Potter, subito – lo interrompete lei. – E voi tornate subito a letto. Grazie Weasley – aggiunse. Ron rispose con un piccolo inchino imbarazzato, e un’occhiata colpevole rivolta a Harry.

Harry raggiunse, scortato dalla McGranitt, l’ufficio di Silente.

- Cioccorana – disse la McGranitt, con aria stanca.

- Professoressa, non credo sia il caso di disturbare Silente. Insomma è stato solo un incubo. Io… - cominciò a dire Harry.

- Insomma Potter, fa quello che ti dico e basta. Credi che Silente se ne stia sdraiato a letto a dormire sonni tranquilli? – urlò lei con voce dura. – Non lo disturberemo affatto – disse dopo una piccola pausa con voce più dolce e un sorriso, come per scusarsi di essere stata sgarbata. Ma il suo sorriso, fece stare peggio Harry, era un sorriso vuoto, stanco, un sorriso totalmente fuori luogo.

Il ragazzo salì nell’ufficio del preside. Gli piaceva quel luogo, lo faceva sentire al sicuro più di ogni altro, ma quel giorno non sentiva quella sicurezza: al contrario, era terribilmente imbarazzato. Cosa avrebbe detto a Silente, doveva raccontargli solo il suo ennesimo sogno, che finiva con un forte dolore alla sua cicatrice.

- Ciao Harry – echeggiò la voce di Silente nella stanza.

- Salve – rispose il ragazzo sentendosi a disagio.

- Un altro incubo? Beh, almeno tu riesci ad addormentarti per averli – disse fissando il ragazzo negli occhi. Harry notò con tristezza che Silente sembrava ancora più vecchio degli anni precedenti, e nei suoi occhi azzurri, non c’era più quella dolcezza e ironia di sempre, ma solo stanchezza. – Vuoi raccontarmi cosa hai visto? – chiese l’uomo gentilmente.

Harry, rimase per un attimo in silenzio, solo ora pensò che non aveva visto niente ma solo sentito.

- Allora dimmi cosa hai sentito – disse il preside interrompendo i suoi pensieri. Harry lo guardò stupito, allora Silente poteva leggere la sua mente.

- No ragazzo, non sempre. Se le cose fossero così semplici. Molti pensieri vengono formulati con cautela, quasi volessimo nasconderli, e quelli difficilmente qualcuno può raggiungerli. Ma ci sono altri, che ci balenano nella mente all’improvviso, cose che stiamo per dire ma ci limitiamo a pensare. Ma essi sono così lampanti che si possono vedere.

Il ragazzo lanciò un’altra occhiata a Silente, voleva chiedere come faceva, ma ancora una volta il preside lo precedette. – Non ora Harry, raccontami cosa hai sentito –

- Io… - iniziò confuso Harry. – Voldemort, parlava con qualcuno, diceva che questa persona deve portare da lui un ragazzo, per vendicarsi – spiegò al preside, guardandolo negli occhi, e prima che questo potessi chiederlo, aggiunse – No, non poteva parlare di me, parlava di qualcuno che aveva ucciso, io non ho mai ucciso nessuno – disse, ma stranamente la sua suonò quasi come una domanda.

- Basta così? C’è altro, nessun altro particolare? – chiese Silente scrutando Harry.

- No – rispose lui. – Non ricordo altro – aggiunse.

- Bene. Puoi tornare a dormire. –

- Professore… - cominciò a dire Harry, ma Silente lo blocco nuovamente.

- Harry, cerca di capire, abbiamo bisogno di misure di sicurezza. Non prendertela con Ron però, lui obbedisce solo a degli ordini, a malincuore tra l’altro – concluse Silente, con un sorriso, che azzittì Harry: anche il suo era un sorriso vuoto.

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Capitolo 11
*** Cap 11 ***


XXX

Il giorno seguente Harry si svegliò tardi. Era molto assonnato, e si sentiva stanco; per tutta la notte la voce di Voldemort era rimbombata nelle sue orecchie, ma erano solo sogni, pensò, visto che la cicatrice aveva smesso di bruciare.

Una volta sveglio Harry si vestì rapidamente, doveva correre nella sala comune se voleva avere il tempo di fare colazione prima di andare a lezione.

Arrivato nella sala comune, Harry guardò verso il tavolo dei Grifondoro; pensò che, nonostante quello che aveva detto Silente, Ron avrebbe dovuto avvisarlo che era tenuto sotto controllo. Decise che si sarebbe seduto lontano al suo amico, del resto vide un posto vuoto accanto a Ginny e pensò di approfittarne per sedersi vicino a lei.

- Ciao - le disse Harry sorridendo.

- Ciao… - rispose lei imbarazzata. Harry allora le rivolse un sorriso dolce, immaginava fosse imbarazzata per ciò che era accaduto domenica.

 - Ginny, non fare quella faccia, insomma sabato in fondo…non è successo niente – la ragazza lo guardo stupida.

- Come? – chiese. Ma Harry non rispose. – Ecco, dovresti parlare con Ron, sapeva che ti saresti arrabbiato con lui, ma era un ordine di Silente, insomma lo sai no… - spiegò la ragazza con un sorriso.

- No, non lo so. Comunque non ce l’ho con Ron – replicò Harry. Era furioso, non solo lo trattavano come un bimbo, ma lo facevano sapere a tutti, Ginny compresa.

- Ciao Harry – suonò una voce alle sue spalle.

- Cosa vuoi – rispose Harry, sgarbatamente prima di voltarsi. – Kioko! Scusa io, è solo…è solo che certa gente non sa farsi mai gli affari suoi, e lasciare gli altri in pace – tuonò Harry, voltandosi a guardare Ron e poi Silente, e portandosi istintivamente una mano alla fronte, in quanto forse per il ricordo della notte, questa aveva ricominciato a prudere.

- Mi dispiace, ma fai bene ad arrabbiarti – sussurrò la ragazza. - Possiamo parlare? – aggiunse.

- Certo – rispose Harry, che si alzò dal tavolo immediatamente.

- Harry… - fece Ginny, ma il ragazzo la guardò appena e si allontanò cingendo Kioko per la vita.

- Harry, io…tu avevi detto che…perché domenica non sei venuto? – chiese la ragazza con l’aria di chi sta per piangere, anche se Harry notava una qualcosa di strano nelle sue parole.

- Io? Tu non sei venuta – rispose il ragazzo. – Io ero là alle nove, ti ho aspettato, ma tu non sei arrivata, e poi mi sono andato a fare un giro con la scopa – spiegò il ragazzo, non poteva pensare che Kioko ce l’avesse con lui.

- E per quanto mi avresti aspettato? – chiese la ragazza.

- Ecco non so…non ricordo. È che non … in quel momento non mi andava di aspettare, ora se ci penso ti aspetterei… - pensò Harry, come se cercasse di afferrare un pensiero sfuggente.

- Harry – lo chiamò per nome Kioko,  guardandolo fisso negli occhi. – Cosa hai fatto dopo? –

- Niente, sono rimasto un po’ a volare e ho inconsi e mi sono addormentato in riva la lago. Ero assonnato – mentì il ragazzo.

- Ti sei addormentato lasciandomi ad aspettarti? Bene! – disse Kioko, facendo per andarsene.

- No aspetta, mi spiace non volevo. È colpa mia, dammi un’altra occasione, stavolta ti farò volare – disse il ragazzo, mentre si avvicinava a Kioko, poggiandole una mano sui fianchi e sfiorandole i capelli con l’altra, mentre fissava rapito le sue labbra rosse.

- Va bene, ma non mi deluderai vero? Mi porterai dove voglio? – chiese la ragazza maliziosa, che aveva lasciato fare Harry, e non si allontanò mentre lui dai capelli cominciava ad accarezzarle il viso.

- E dove vuoi andare? – chiese lui in modo audace.

- Dove potremmo essere io e te – disse la ragazza scivolando dalla presa di Harry.

- Solo io e te? – chiese curioso Harry, che l’afferrò per il polso.

- Sì – le sussurrò all’orecchio, facendo fremere il ragazzo, e poi allontanandosi da lui, e dirigendosi verso le aule.

- Dobbiamo andare a lezione – disse lei che si trovava già un bel pezzo avanti.

Harry si mosse, come guidato da una forza maggiore, e seguiva la ragazza senza guardare avanti, ma fissando solo la sua figura che si allontanava.

- Stonk - qualcosa colpì Harry violentemente buttandolo a terra.

- Cosa? – urlò il ragazzo.

- Ahi – sentì una voce rispondere. Era George - Harry ma dove guardi? – chiese il ragazzo mentre si massaggiava un il braccio che aveva colpito Harry.

- Io, e tu? – rispose Harry scocciato.

- Ti sei fatto male? – Kioko, che doveva aver sentito il botto, era tornata indietro, e rossa in viso guardava George, che si rialzava.

- No – rispose Harry, ma notò che la ragazza volgeva lo sguardo verso George.

- No figurati, Harry è troppo piccolo per farmi male – rispose George con un sorriso, e facendo mostra del suo fisico. Effettivamente in confronto a lui Harry, fisicamente, si sentì debole.

- Non ti preoccupare per me – disse Harry con voce acida. Kioko lo guardò e nel suo viso il ragazzo vide un’espressione di smarrimento, come se non sapesse cosa fare, e improvvisamente divenne bianca, e brancolò, cadendo tra le braccia di Harry.

- Kioko ti senti bene? – urlò Harry.

- Kioko. Harry aspetta corro a chiamare l’infermiera – urlò George allontanandosi rapidamente. Harry fece appena in tempo a scorgere nei suoi occhi autentico terrore.

Poco dopo George torno con Madame Chips, doveva averla fatta correre perché aveva i capelli scompigliati e il respiro irregolare.

- Cosa è successo? – chiese rivolgendosi a Harry.

- Non lo so ad un tratto è…svenuta – disse guardando George, per cercare conferma, anche lui si era fatto pallido, e sembrava molto preoccupato.

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Capitolo 12
*** Cap 12 ***


XXX

Madama Chips si avvicinò alla ragazza e prese a controllarle prima il polso e poi la fronte.

- Scotta, ha sicuramente la febbre – disse guardando i due ragazzi che aspettavano di fronte a lei. - Andate pure, la porto in infermeria – continuò, tirando fuori la bacchetta e sollevando delicatamente con un incantesimo il corpo di Kioko.

Harry si alzò e fece per andarsene, ma George senza smettere di guardare la ragazza disse deciso: - No, vi accompagno –

- Non sia sciocco Weasley, non c’è ne affatto bisogno. Fareste di tutto per perdere una lezione – rispose secca Madama Chips.

- Cosa vuole che me ne importi della lezione – urlò George impaziente.

- Weasley – tuonò la voce della McGranitt. – Cosa succede qui? – chiese rivolta all’infermiera della scuola.

- Niente, professoressa, questa ragazza si è sentita poco bene – spiegò Madama Chips indicando Kioko che galleggiava in aria.

- Cos’ha? – chiese perplessa la McGranitt.

- Solo la febbre credo. Se mi permettete di portarla in infermeria, prima che tutta la scuola si riunisca qui, potrò verificare – rispose acida l’infermiera, guardando il corridoio in cui si trovavano ora pieno di ragazzi che guardavano curiosi.

- Sì, certo la porti via – disse la McGranitt, poi rivolta a gli studenti. - E voi tutti in classe presto –

Harry che aveva visto Ron ed Hermione si avvicinò a loro, dimenticandosi di avercela con Ron, mentre George rimase immobile davanti alla McGranitt.

- Professoressa vorrei andare con lei – disse con voce sicura il ragazzo.

- Non dica sciocchezze Weasley, a quale scopo? Hai lezione con me ora, su andiamo, di certo non ti permetterò di perdere una mia lezione inutilmente – rispose la McGranitt con voce che non permetteva repliche.

George deluso si allontanò lentamente, gettando prima uno sguardo verso la ragazza che volteggiava in aria, ancora immobile, seguita da Madama Chips e dalla McGranitt.

- Cos’è successo? – chiese Ron a  Harry.

- Sssst – fece Hermione, l’infermiera e la professoressa passavano ora vicino a loro, e Hermione cercò di ascoltare cosa si dicessero.

- Portala in infermeria subito, e appena l’avrai controllata, avvisa Silente. Ci andrei io subito, ma ho lezione. Non dimenticare di avvisare Silente, digli subito che si tratta di Kioko Cupot –  bisbigliò la McGranitt a Madama Chips.

- Cosa c’è che non va questa volta? – domandò Harry che aveva notato l’espressione pensierosa di Hermione.

- Beh è strano no? – disse la ragazza rivolta all’amico. – Perché avvisare Silente? – chiese pensierosa.

- Perché un’alunna si sente poco bene, non c’è niente di strano – rispose Harry.

- Oh ma insomma Harry? Cosa ti ha fatto quella ragazza? Possibile che non vedi che c’è qualcosa di strano in lei? Avvisare immediatamente Silente perché qualcuno ha la febbre, e specificare di chi si tratta, poi – spiegò la ragazza irritata. – Con tutto che accade fuori, poi – aggiunse tristemente.

- Hai ragione, sicuramente la McGranitt sospetta che Kioko sia infetta da un virus mandato da Voldemort – urlò il ragazzo all’amica. - Ah sì, e se l’è beccato perché passa del tempo con me – concluse furioso.

- Harry, calma, Hermione diceva solo quello che pensa. Ci preoccupavamo per te, ti ricordi sì che siamo tuoi amici – s’intromise Ron che fino a quel momento era rimasto in silenzio.

- Sì dei veri amici…non intrometterti tu! Ora mi sorvegli? Beh grazie tante, ma se avrò bisogno di qualcosa mi difendo da solo, se aspettassi te… - replicò Harry. Non avrebbe voluto dire questo a Ron, e non voleva neanche aggredire Hermione, ma era arrabbiato.

- Harry io… - cominciò a dire Ron.

- Sì certo ti spiace, lo so…come no – disse Harry, prima di allontanarsi.

Dopo il litigio con Hermione e Ron, Harry corse verso l’aula di pozioni, l’ultima cosa di cui aveva bisogno era tardare di nuovo alla lezione di Piton. La lezione come al solito fu molto sgradevole, Piton continuava a guardare maligno Harry, che s’innervosiva e continuava ad inserire gli ingredienti a caso nel calderone.

- Potter, cosa combini? Getta via quella porcheria, prima che saltiamo tutti in aria – urlò Piton ad Harry a metà lezione, costringendolo a rimanere poi per il resto della lezione senza fare niente.

Passarono alcuni giorni senza che Harry ebbe notizie di Kioko, pensò più volte di andarla a trovare in infermeria, ma ogni volta si lasciava distrarre da qualcosa, e si riprometteva di andare appena possibile.

Alcuni giorni dopo, mentre tornava con Ron (i due ragazzi avevano fatto pace, anche se con Hermione le cose ancora non andavano come prima) e Ginny, Harry si trovò di fronte Kioko che lo guardava tristemente.

- Ciao – disse Harry sorpreso.

- Ciao – lo salutò la ragazza, con aria assente, senza rivolgere uno sguardo a Ginny e Ron.

- Ehm, Ron, Ginny, andate avanti vi raggiungo dopo – disse subito Harry, senza badare al viso contratto di Ginny.

- Harry… - cercò di dire Ron, ma si bloccò, a causa dello sguardo furente che gli rivolse l’amico.

- Potevi anche andare con la tua ragazza e Ron sai – disse Kioko avviandosi verso il campo di Quidditch.

- Ginny? Lei non è la mia ragazza – disse Harry decisamente troppo infastidito da quella osservazione.

- No, beh, ho immaginato che fosse così – disse la ragazza che continuava a camminare senza volgersi a guardare Harry. – Non sei mai venuto a trovarmi infermeria, e così ho pensato che la tua ragazza non volesse. Quindi se non è lei è l’altra, Hermione? – spiegò la ragazza e chiese a Harry.

- No – rispose lui. – Io non…non ho una ragazza – aggiunse.

- No? – chiese con un sorriso Kioko, ora si era voltata verso di lui e sorrideva maliziosamente.

- Allora Harry, mi porti sulla scopa? – chiese cambiando totalmente argomento e afferrando la scopa di Harry.

- Kioko, cos’avevi? – chiese il ragazzo.

- Niente. Ma non ne parliamo, ho voglia di volare – rispose lei, impugnando la scopa di Harry e montandola.

Harry rimase immobile a guardarla, montava la sua Firebolt e i suoi piedi si erano scostati leggermente da terra, lo guardava con un sorriso dolce ma gli occhi erano sempre velati da un alone di tristezza.

- Mi fai compagnia? – chiese Kioko con voce soave.

- Certo - rispose Harry, montando con lei sulla scopa.

I due ragazzi volarono sopra tutto il castello, senza parlare. Harry si sentì come non si sentiva da molto tempo, libero da ogni pensiero e preoccupazione. Il vento e le ciocche di capelli di Kioko accarezzavano il suo viso dolcemente, e il profumo dello shampoo della ragazza lo inebriava. Lassù con lei provò il desiderio di fuggire, lontano, dove non esisteva Hogwarts, la magia, i suoi genitori morti, Voldemort, Sirius apparso nella sua vita e già scomparso. Al pensiero di Sirius Harry si sentì terribilmente abbattuto, aveva perso molte persone nella sua vita, ma per la morte di Sirius lui si sentiva colpevole. Ma in quel momento non continuò a pensare a lui, riusciva solo a pensare alla ragazza che aveva davanti, e che avrebbe voluto soddisfare ogni suo desiderio.

- Harry, scendiamo – disse lei dopo un po’ che erano in volo, Harry notò che aveva il viso nuovamente livido, accentuato maggiormente dalle guance che le si erano fatte rosse.

- Ti senti bene? – le chiese il ragazzo mentre atterravano al centro dell’immenso campo di Quidditch.

- Sì – rispose, ma con grande sorpresa di Harry poggiò lentamente la testa sulle spalle.

Il ragazzo avvampò a quel gesto, ma senza pensarci due volte le sollevò il viso con la mano e la bacio teneramente sulle labbra.

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Capitolo 13
*** Cap 13 ***


XXX

- Harry… – disse con voce stanca la ragazza.

- Io…mi spiace – la interruppe il moretto. – Forse non avrei dovuto – spiegò.

Kioko lo guardò; il suo sguardo, notò il ragazzo era triste, come rassegnato, e poi improvvisamente vitreo. – Sì che dovevi – sussurrò al ragazzo avvicinando di nuovo le sue labbra a quelle di Harry.

Perso in quel bacio Harry non notò la piccola lacrima che sgorgava dai grandi occhi nocciola della ragazza. Perso in quel bacio, Harry non notò Ginny che, tornata indietro a cercare lui, lo sorprende con Kioko.

***

È di nuovo sabato a Hogwarts, e in programma c’era la prima gita a Hogsmeade. Harry e Kioko si sono accordati di andarci insieme, il fatidico giorno del loro primo bacio. Il ragazzo la cercò tra le ragazze di serpeverde, ma non la vide; notò invece Ginny da sola.

- Ciao Ginny - la salutò cordiale Harry, pensando che non aveva avuto l’occasione di parlarle dall’ultimo allenamento di Quidditch.

La ragazza lo guardò arrabbiata e non rispose, ma si voltò e andò dalle ragazze del suo anno. Harry la seguì con lo sguardo: avrebbe voluto chiamarla e chiederle cosa c’è, ma viene a sua volta chiamato da Kioko.

- Ciao Harry. Qualche problema? - chiese guardando male Ginny.

- No… non ora che sei qui – le disse il ragazzo, prendendole la mano e guardando con aria di sfida Ginny che gli osservava da lontano. - Andiamo? Non vedo l’ora di mostrarti Mielandia - aggiunse il ragazzo.

- Aspetta, devo dire una cosa ad una ragazza della mia casa - rispose Kioko, allontanandosi e lasciando Harry da solo. Il ragazzo la guardò rapito, ma si accorse che Malfoy vedendola si avvicinava a lei. Furioso all’idea che il ragazzo le parli, cercò la sua bacchetta, ma appena rialzò lo sguardo verso di loro e puntò la bacchetta verso il ragazzo, notò che Malfoy era in piedi da solo con aria furiosa, e guarda verso Kioko, che sorrideva allegramente parlando con Lee Jordan e i gemelli Weasley.

Harry la guardò: sembrava felice come lui non l’aveva mai vista. Rideva allegramente alle battute dei tre ragazzi, una risata dolce che il ragazzo non aveva mai sentito fino ad ora. Mentre la guardava, scorse Ginny, che passava davanti al gruppetto lanciando uno sguardo accigliato a Kioko. Harry la seguì.

- Harry - lo chiamò Ron, ma il ragazzo era partito e non lo sentì. - Figurati, ecco Kioko - disse ad Hermione, guardando verso la ragazza che continuava a sorridere. Ma Harry non degnò di uno sguardo Kioko, passando oltre, senza accorgersi di lei.

- Andiamo Ron - disse Hermione, senza commentare la scena. Ma Ron notò che aveva lo sguardo riflessivo solito di quando elabora qualcosa, un suo sguardo tipico, pensò, con un sorriso, il ragazzo.

Arrivati a Hogsmeade, Harry riuscì ad avvicinarsi a Ginny. - Ehi, si può sapere cos’hai? - le chiese.

- Niente - rispose lei, brusca, allontanandosi.

- Ginny, la vuoi smettere di scappare,mi sono stancato di rincorrerti – disse il ragazzo, guardandola con sguardo indagatore.

- Non disturbarti a farlo allora - rispose la ragazza. Harry notò che stava per piangere.

- Posso sapere cosa ti ho fatto? - domandò imbarazzato, con voce dolce.

- Harry sei uno scemo…cosa vuoi da me? - chiese la ragazza.

- Io…perché sarei uno scemo? - disse lui, ma s’interruppe e aspettò spiegazioni.

- Vattene, Harry, vai da Kioko - urlò la ragazza tra le lacrime, e alcuni ragazzi di tassorosso si voltarono.

- Ginny… - provò a dire Harry, ma le parole si bloccarono, un forte dolore lo assalì. - Io… - provò ancora a dire.

- Lasciami in pace Harry - disse la ragazza scappando via.

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Capitolo 14
*** Cap 14 ***


XXX

- Ti piace? - Fred, dentro a Mielandia, porse una caramella mollelingua a Kioko.

- Fred - s’intromise George, con un sorriso.

- Dai, non le fa mica niente - s’intromise a sua volta Lee.

- Mangiala tu allora - replicò George porgendo la caramella all’amico che si ritrasse.

- Cos’è? - chiese Kioko curiosa.

- Oh niente, aspetta…ehi tu nanerottolo- urlò George ad un ragazzo del primo dei serpeverde. - Assaggia questa è ottima – porgendogli la caramella. Il ragazzino lo guarda con aria spaurita e accetta la caramella. Non appena iniziò a masticarla la lingua cominciò ad allungarsi terribilmente.

- Cos’è? – chiese Kioko aggrappandosi spaventata al braccio di George.

- Chissà a quanto arriva – disse Fred ridendo, mentre nel negozio si forma un cerchio intorno al bambino di serpeverde che, con aria terrorizzata, guardava la sua lingua che sembrava allungarsi all’infinito.

- Niente, è solo un’invenzione mia e di Fred. Non preoccuparti, l’abbiamo sperimentata prima di metterla in commercio – spiegò il ragazzo, sorridendo imbarazzato.

- Fred, George – tuonò la voce di Hermione, dalla porta del negozio. La ragazza guardava severa i gemelli, e con un gesto rapido lanciò un incantesimo al ragazzo dei serpeverde, che cercava disperatamente di reggersi la lingua per non farle toccare terra. – Ecco fatto – disse sempre severa guardando i gemelli.

- Ma dai Hermione, volevamo vedere quando avrebbe smesso – si lamentò Lee.

Ma la ragazza lancia uno sguardo severo anche a lui, e questo si azzittì. – Usciamo di qui – ordina.

Il piccolo gruppo uscì dal negozio, Fred e Lee camminavano davanti a tutti, parlando ad alta voce dell’accaduto e ridendo, Ron camminava di fianco a Hermione, e cercava di convincere la ragazza a non punire i fratelli. Infine dietro George guardava Kioko; la ragazza era ancora aggrappata a lui.

- Dove andiamo ora? – chiese Lee.

- Dov’è Harry? – domandò Fred a Ron ed Hermione. I due non risposero, ma guardano Kioko, che risponde al loro sguardo intimorita.

- Andiamo ai Tre Manici di Scopa – propose George.

I sei ragazzi si recarono là, e trascorsero il pomeriggio seduti a chiacchierare. Kioko, anche se parlava soprattutto con George, conversava anche con gli altri. Rideva allegramente alle battute dei gemelli e di Lee, chiedeva incuriosita a Ron qualcosa sulla sua squadra del cuore di Quidditch, parlava con Hermione di pozioni e incantesimi.

- Ti va di vedere la Stamberga Strillante? – sussurrò all’improvviso George a Kioko.

- La Stamberga Strillante? Oh cos’è? – rispose lei, curiosa.

- Beh andiamo e lo vedrai – replicò lui con un sorriso.

- Ok, credi che vorranno venir… - chiede Kioko ma venne interrotta dal ragazzo.

- Io e te…insomma non vuoi venire con me? – domandò tristemente lui.

Kioko sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo, in un gesto che il ragazzo interpretò come un sì. Con un movimento rapido il ragazzo fece un segno a Lee.

- Andiamo? – domandò Lee, interrompendo una barzelletta sugli elfi domestici di Fred, sotto lo sguardo severo di Hermione.

- Sì, così potremmo cercare Harry… – disse subito Ron, ma la frase venne interrotta da un rumore; Kioko aveva urtato una sedia mentre si alzava dal tavolo e rovesciato alcuni boccali di burrobirra. I ragazzi la guardarono spaventati.

- Scusate – si giustificò la ragazza, con voce spezzata.

- Ma dai figurati. Capita no? – disse sorridendo George, aiutandola con un colpo di bacchetta a pulirsi il mantello.

Appena usciti dal pub Fred si guardò intorno e chiese subito: - Ehi, dove sono Kioko e George? –

- Erano dietro a Lee – rispose Ron confuso.

- No, io ero l’ultimo. Si saranno persi, c’è molta gente qui oggi. Andiamo verso Mielandia, saranno andati là, che ne dite? – chiese il ragazzo sorridendo.

- Non sarà meglio aspettare qui? Non credo siano usciti – rispose Hermione.

- Aspettiamo, ma non c’era nessuno dietro di me. Anzi vado a vedere, forse qualcuno ha fermato George per comprare qualcosa – disse il ragazzo prima di entrare di nuovo nel pub. Ne riemerse poco dopo. – Come dicevo, non sono dentro. Sono sicuro che saranno a Mielandia, George non voleva prendere delle caramelle tutti i gusti più uno, da controllare? – chiese a Fred.

- Sì, mi pare di sì – rispose il ragazzo poco convinto.

- Andiamo? – chiese Lee.

- Ok andiamo – rispose Ron.

I ragazzi s’incamminano verso il negozio di caramelle, ma Hermione si bloccò a metà strada.

- Non è Harry quello? – disse indicando verso un ragazzo seduto da solo in una panchina.

- Sì, che ci fa là da solo? Andiamo da lui – risponde Ron.

- Noi andiamo di là – s’intromise Fred, salutando con la mano i due ragazzi.

Hermione e Ron camminarono da soli verso Harry.

- Hai notato com’era diversa Kioko oggi? – disse la ragazza pensierosa. - Mi era…come dire…simpatica – aggiunse timidamente.

Ron la guardò ma non rispose, erano arrivati vicino a Harry e non aveva voglia di parlare con lui di Kioko.

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Capitolo 15
*** Cap 15 ***


XXX

- Non è stata una cosa carina, abbandonarli in quel modo – disse Kioko a George, uscendo dal pub, con aria contrariata.

- Cosa? - chiese il ragazzo sorridendole dolcemente, lasciando la ragazza spiazzata. – Andiamo, ti porto alla Stamberga Strillante – aggiunse dolcemente prendendole la mano.

I due ragazzi si avviarono verso la stamberga, camminando lentamente e chiacchierando animatamente. Come al solito Kioko faceva moltissime domande su tutto, come se fosse appena venuta a conoscenza del mondo magico. George la fissava con dolcezza, quasi rapito dai suoi grandi occhi nocciola, i suoi morbidi  capelli del colore del miele, la bocca rossa e invitante.

- Ti va di entrare? – chiese alla ragazza una volta arrivati a destinazione.

- Io…non credo si possa, insomma…sembra…non è un bel posto – borbottò incerta la ragazza.

George la guardò e sorrise. – Beh sai è proprio l’idea che volevano darle. Devi sapere che tutte le voci che sentirai su questo posto sono false. Ecco, è stato Silente a metterle in giro, per proteggere un suo alunno che era un lupo mannaro – spiegò con un sorriso.

- Un…un lupo mannaro? – balbettò Kioko spaventata. – Ma esistono davvero? – chiese.

- Certo…è incredibile, mi hanno detto che sai tutto su difesa delle arti oscure, ma non sai che esistono i lupi mannari? – domandò il ragazzo stupito.

- Io…ah – cercò di rispondere Kioko, ma s’interruppe accasciandosi a terra.

- Che c’è? – le chiese George preoccupato.

- Mi sento poco bene, io…sento…portami via, non mi piace questo posto – bisbigliò la ragazza a bassa voce.

George e Kioko si allontanarono dalla Stamberga Strillante, lei camminava lentamente e quasi si lasciava trascinare dal ragazzo. All’improvviso però si bloccò, e scansandolo con forza urlò: - Lasciami…lasciami…no non voglio –

- Kioko… - cercò di dire un George sempre più preoccupato. I loro sguardi si incrociano e il ragazzo notò che gli occhi della ragazza erano pieni di terrore e tristezza.

- Cosa… - cominciò a dire, ma la ragazza si allontanò velocemente da lui.

- No – urlò George, trattenendo Kioko per un braccio. – Non puoi scappare così, spiegami cosa c’è, parla – le urlò con furore senza mollare la presa. - Fidati di me – aggiunse amaramente.

- Non posso, tu no capisci. Non posso, io…devo, e tu non puoi…non puoi… - balbetta Kioko cercando di liberarsi dalla presa di George.

- Cosa? Cosa non posso? – le chiese il ragazzo.

- Capire…non puoi capire, non capiresti. Ci sono cose che io devo… – rispose lei in lacrime.

- No… – ribatté il ragazzo prendendole anche l’altro braccio e avvicinandola a lui. I loro visi erano tanto vicino che i loro nasi si sfioravano. Il ragazzo riusciva a sentire il profumo dolce dei suoi capelli, il suo respiro irregolare, riusciva a vedere i suoi occhi rossi e lucidi. E lei riusciva a percepire il suo odore, a vedere le innumerevoli lentiggini che coprivano il suo viso, e il rosso incandescente dei suoi capelli.

- …Ci sono cose che anche io devo… - affermò George, prima di avvicinare con lentezza le sue labbra a quelle di lei, sentendo il corpo della ragazza lasciarsi andare tremante tra le sue braccia.

Dopo che le loro labbra si erano appena sfiorate, Kioko si ritrasse, e ancora con gli occhi chiusi, mordendosi delicatamente il labbro inferiore, sussurrò al ragazzo; - Non dovevi farlo…ho paura – dopo di che appoggiò la testa nell’ampio petto di George.

 

***

 

- Harry, ma dov’eri? – chiese Ron all’amico.

- Io…sapete sono un po’ confuso…è come…ci sono delle cose che sono accadute, che io ho fatto…e che non so spiegare…perché? – disse il ragazzo, guardando perplesso i due amici.

- Harry queste cose, riguardano tu-sai-chi? – chiese dolcemente Hermione sedendosi accanto all’amico.

- No…no…tutt’altro – spiegò il ragazzo sempre confuso.

- E cosa? – chiese Hermione.

- Ecco… - cercò di dire Harry, ma venne interrotto dall’amico.

- Kioko? – domandò Ron, che notò subito lo sguardo severo di Hermione.

Harry guardò l’amico, o meglio alle spalle dell’amico, proprio dietro a lui passano in quel momento Kioko e George. – Sì – risponde fissando serio i due ragazzi che passavano mano nella mano.

 

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Capitolo 16
*** Cap 16 ***


XXX

I ragazzi più grandi del Grifondoro si trovavano tutti intorno alla porta dell’infermeria. Con loro c’era anche Kioko, che piangeva sconvolta tra le braccia di Fred.

- Maledetta – disse furente Harry.

- Di cosa parli Harry? – chiese Hermione con gli occhi rossi, mentre un Ron atterrito cercava di calmare Ginny.

- E’ colpa della madre di Draco, ne sono sicuro. Deve aver fatto qualcosa a quel bolide…e poi ho visto il boccino posarsi docilmente tra le mani di Draco – spiegò Harry.

- Ragazzi, tornate nella vostra casa. Non potete stare tutti qui – disse la McGranitt ai ragazzi, con tono autoritario e l’aria preoccupata. – Poche storie andate tutti – aggiunse severa prima che potessero replicare. – Voi tre potete aspettare di là, stanno per arrivare i vostri  genitori – disse rivolgendosi ai tre Weasley.

- Professoressa… – cercò di dire Hermione. 

- No, andate tutti, solo la famiglia – rispose senza guardare la ragazza, ma rivolse lo sguardo verso Kioko – accompagnate la signorina Cupot nella sua casa.

Kioko non cercò nemmeno di controbattere, si lasciò trascinare da Hermione senza dire una parola, completamente avvilita.

Una volta accompagnata Kioko nella sua stanza, Hermione tornò nella sala comune.

- Harry, credi che George stia bene? La McGranitt sembrava davvero preoccupata – disse la ragazza cercando di trattenere anche lei le lacrime. – Ron era così spaventato…avrei voluto restare con lui – aggiunse con una nota d’imbarazzo, scoppiando poi in lacrime.

A tarda notte Harry sentì Ron rientrare nella stanza. Non aveva il coraggio di alzarsi e chiedere del fratello, ma doveva farlo. Scostò lentamente la tenda e lo guardò. L’amico aveva l’espressione sconvolta, era bianco in volto e aveva gli occhi gonfi e rossi. Vedendolo così Harry non ebbe il coraggio di chiedergli nulla.

Ha fatto davvero un bel lavoro, non trovi? Smettila di piangere, è colpa tua ciò che è successo, lo sai? Non ti stai concentrando sul tuo compito. Devi portarmi il ragazzo, ricordati, lui ha ucciso tuo padre, merita di morire. Lo ucciderò per te. Tu vuoi che paghi le sue colpe vero? Portami il ragazzo…portamelo”

- Nooooo – ancora una volta Harry si svegliò urlante con la cicatrice in fiamme, ma questa volta vicino a lui c’era solo Neville.

- Harry ti senti bene? – chiese il compagno con aria preoccupata. – Vado a chiamare la McGranitt – aggiunse.

- No! Neville, dov’è Ron? – chiese Harry deciso, bloccandolo.

- Non lo so, mi sono svegliato sentendoti urlare. Harry, dobbiamo avvisare qualcuno – insistette Neville guardando preoccupato Harry.

- No, hanno cose più importanti a cui pensare che i miei soliti incubi, devo trovare Ron – replicò scendendo dal letto. Ma appena mise il piede a terra barcollò pericolosamente, la testa sembrava scoppiargli a causa del dolore alla cicatrice.

Dopo essersi ripreso, Harry si vestì in fretta e scese nella sala comune. Là trovo Hermione: anche lei si era vestita in fretta e aveva deciso di scendere per avere notizie di George.

- Harry, hai parlato con Ron? Dove sta? – chiese subito la ragazza.

- Non lo so. Io…non l’ho sentito rientrare ieri – mentì il ragazzo – e stamattina quando mi sono svegliato, lui non c’era più – aggiunse.

- Io ho cercato Ginny, ma anche le sue compagne non l’hanno vista. Dicono che il suo letto è intatto – spiegò Hermione con aria seria.

- Scendiamo – disse Harry andando verso il ritratto della signora grassa.

Una volta vicini all’infermeria Harry ed Hermione si sentirono terribilmente in colpa: non erano certo i primi ad essere scesi. Molti ragazzi del Grifondoro, e anche alcuni di altre case, si trovavano già fuori della stanza in attesa di notizie.

- La McGranitt ci ha detto molte volte di andarcene, ma io non mi muovo di qua finché non ci dicono qualcosa – disse Lee ai due ragazzi quando loro si avvicinarono a chiedere notizie.

- Perché non ci dicono niente, insomma neanche Fred è venuto a dirti qualcosa? – chiese Hermione a Lee.

- No. E’ tornato in stanza questa notte e mi sono affacciato per chiedere delle notizie, ma io… - cercò di spiegare il ragazzo, ma sembrava che qualcosa lo bloccasse – …sì insomma, l’ho visto così…non ho avuto coraggio di chiedergli niente…non avevo mai visto Fred così – aggiunse quasi in lacrime.

- Ti capisco, anche io… - confessò Harry.

- Harry… - provò a rimproverarlo Hermione, ma dallo sguardo dell’amico sembrò capire cosa provasse.

- Ragazzi adesso basta, siete davvero troppi, tornate nelle vostre case, andate a fare colazione – ordinò la McGranitt.

- Professoressa… - cominciò a dire Hermione.

- Voi entrate – disse, rivolgendo lo sguardo verso Harry.

Harry, Hermione e Lee, andarono verso la McGranitt.

- Signor Jordan, lei vada con gli altri, solo Harry ed Hermione – disse la McGranitt tristemente.

- No…non è giusto…perché? Lui sarà pure il famoso Harry Potter ma io conosco George da molto più tempo…non mi muoverò da qui…io – urlò furioso il ragazzo, guardando Harry con odio.

- Professoressa… - s’intromise Harry.

- Solo voi due, da quella parte - disse immediatamente la McGranitt con sguardo severo indicando una porta.

- Signor Jordan - cercò di dire la professoressa.

- Io non mi muovo – la interrompete il ragazzo, ora le lacrime rigavano visibilmente il suo viso.

- Entra pure Lee. Madama Chips ti spiegherà quali sono le condizioni di George – disse la McGranitt con tono gentile.

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Capitolo 17
*** Cap 17 ***


XXX

- Ron…come stai? – chiese subito Hermione all’amico, una volta entrata nella stanza.

- Bene… - rispose il ragazzo con voce spezzata.

- Come sta Geor… - chiese subito Harry evitando di guardare Ron. Non aveva mai visto l’amico così, neanche quando lui aveva scoperto che il signor Weasley era stato aggredito.

- Non ora ragazzi – lo bloccò Silente gentilmente. - Harry raccontaci cosa hai visto ieri alla partita -  chiese l’uomo.

- E’ stata la signora Malfoy, non so come, ma è stata lei. Ho visto il boccino atterrare dolcemente tra le mani di Draco, dopo che…devono aver stregato il boccino e il bolide…come fece Dobby – disse Harry tutto d’un fiato fissando Silente. Non riusciva a guardare nessun componente della famiglia Weasley.

- I maghi non hanno i poteri degli elfi – pensò Silente ad alta voce. – Quindi non hai visto niente, tranne il boccino – chiese al ragazzo.

- No – rispose, triste. Si sentiva terribilmente impotente. – Ma deve’essere stata la signora Malfoy, non è mai venuta a vedere una partita, perché ora? – continuò Harry.

- Già, ma non è un motivo per accusarla – replicò Silente.

- Andiamo professore è una mangiamorte. Questo è un buon motivo per accusarla – s’intromise Hermione, parlando al preside come se fosse pazzo e attirando lo sguardo severo della McGranitt.

- Sì, ma il punto è perché? Perché proprio George? – le rispose, continuando a parlare tra sé e.

- Forse voleva colpire Harry – disse Hermione, con un tono più gentile. - Preside, come sta… - aggiunse la ragazza, senza riuscire a pronunciare il nome di George, dopo un attimo di pausa.

A quella domanda si sentì un forte singhiozzo della signora Weasley. Harry la guardò: sembrava annientata, e teneva stretta a se una Ginny pallida e stravolta.

- Non bene, Madama Chips teme per le sue condizioni. Ma noi sappiamo che è un ragazzo forte, ce la farà, Molly – rispose la McGranitt.

- Possiamo vederlo? – chiese Harry.

- Non ora, conoscete Madama Chips, solo la famiglia per ora. Molly, Artur (ARTHUR), andate un po’ di là con i ragazzi, Madama Chips sicuramente avrà finito ora con i controlli – disse gentilmente Silente.

Uno dopo l’altro Arthur, Molly, Ron e Ginny, si diressero verso la stanza accanto, muovendosi lentamente senza parlare.

- Dove sono Bill e Charlie? – chiese Harry.

- Non ci hanno ancora potuto raggiungere, arriveranno a momenti – rispose la McGranitt.

- E Fred? – domandò Hermione guardandosi intorno.

La McGranitt guardò Silente con aria triste e sospirò prima di rispondere.

- Non si è voluto allontanare dal fratello neanche per un momento. Quei ragazzi sono sempre stati così vivaci, e ora… - rispose la professoressa. Harry notò che era sul punto di piangere.

- Minerva… - la ammonì Silente. – Hai da dirmi altro, Harry? – chiese dopo aver fissato il ragazzo.

- No… beh ecco, in realtà, ho avuto un altro incubo…Voldemort… - spiegò il Harry abbassando lo sguardo. Non voleva parlare dei suoi incubi ora, ma Silente sembrava sapere. – Lui era felice, parlava con qualcuno…rimproverava questa persona per non aver fatto il suo lavoro, lei piangeva… - spiegò Harry come sotto ipnosi, ma fu interrotto da Silente.

- Lei? – domandò il preside.

- Lei? Non so perché l’ho detto…ma sì…lei, parla con una donna…piange…non vuole più fare il suo dovere. Ma lui vuole uccidere qualcuno, qualcuno che ha ucciso… - continuò Harry confuso.

- Basta così ragazzo – disse Silente, lanciando uno sguardo alla McGranitt. – Aspettate fuori Ron e Ginny e portateli a pranzo. -

- Preside… – cominciò  a dire Hermione ma sembrava incerta. – Harry non dovrebbe prendere di nuovo lezioni di Occlumanzia? Insomma, lui continua ad avere un contatto con Voldemort e l’ultima volta… - aggiunse evitando lo sguardo di Harry.

- Sì, ha ragione signorina Granger – rispose il preside fissando la ragazza, senza che però la vedesse. – Dirò al professor Piton di darti altre lezioni, anche se credo che Voldemort sia già o… -

- Preside… - disse seria la McGranitt, interrompendolo. – Andate ora ragazzi – aggiunse rivolgendosi a Harry e Hermione.

Usciti dalla stanza, Harry non fece in tempo a parlare con Hermione, visto che dalla stanza accanto uscirono anche  Ron e Ginny. I quattro ragazzi rimasero immobili senza dire niente per alcuni istanti. Harry aveva provato da poco la perdita di Sirius, ma davvero non sapeva cosa dire a Ron.

- Starà bene – disse all’improvviso Ginny con un sorriso rivolto agli amici, e appoggiando una mano sul braccio del fratello. – Conosci George…ci sta solo prendendo i giro – continuò sempre sforzandosi di sorridere.

- Andiamo a mangiare - disse Hermione, prendendo Ron per la mano. Harry notò che era leggermente arrossita.

- Hai ragione, andrà tutto bene – disse anche lui guardando Ginny.

I quattro ragazzi non andarono nella sala grande, decisero di chiedere il permesso per pranzare nella sala comune, in quanto i due Weasley non se la sentivano di dover affrontare le domande dei compagni.

Nella stanza trovarono solo Neville. Il ragazzo, appena li vide, fece per chiedere qualcosa, ma decise di rimanere in silenzio e si limitò a sorridere con dolcezza. Nei momenti più difficili Neville sapeva cosa era giusto fare, pensò Harry con simpatia.

I cinque ragazzi finirono di mangiare in silenzio, fin quando Ron non cominciò a parlare.

- Chissà se Fred avrà mangiato? – domandò, quasi tra se e se. – Io…forse lo posso affrontare, anche tu – disse rivolto alla sorella – Bill, Charlie e persino mamma e papà – continuò - ma Fred… - concluse, prima di scoppiare in lacrime davanti a tutti.

Dopo aver pianto appoggiato alla spalla di Hermione, Ron si addormentò. Harry, aiutato da Neville, lo sistemò nel suo letto poco dopo.

- Faresti meglio a dormire un po’ anche tu – disse poi rivolto a Ginny, dopo essere sceso di nuovo. Anche lei aveva cominciato a piangere per il fratello, ma nonostante ciò Harry si accorse di come fosse forte e riuscisse a reagire bene a quella situazione.

Dopo che anche Hermione e Ginny lasciarono la stanza e si diressero nei loro dormitori, Harry uscì a fare un giro: sentiva il bisogno di respirare un po’ d’aria, inoltre voleva vedere George.

 

***********

 

- Ti senti bene? – sentì dire Harry mentre percorreva un corridoio.

Il ragazzo girò l’angolo, e vide un alunno di Corvonero, accovacciato a terra, parlare ad una ragazza che sembrava essere svenuta. Harry la riconobbe subito.

- Kioko – disse il ragazzo.

- Harry – rispose lei – No…vattene… - urlò, cadendo a terra.

Harry e il ragazzo di Corvonero la guardavano confusi.

- Chiamo Madama Chips? – chiese il ragazzo di Corvonero.

- No… - urlò di nuovo lei, questa volta alzandosi. – No…impicciati degli affari tuoi, e perché non sparisci? – disse sgarbatamente rivolta all’alunno di Corvonero, che si allontanò immediatamente con aria seccata.

Kioko rimase immobile voltando le spalle ad Harry. Sembrava ancora barcollare.

- Sei stata da George? Pensavo di andarci ora, vuoi venire? – chiese il ragazzo.

- No… - rispose immediatamente, e voltandosi guardò Harry con un sorriso provocante. – Non mi va di chiudermi in infermeria, è una giornata così bella, andiamo fuori – aggiunse.

- Ah… - fece Harry portandosi la mano verso la fronte. Ma la ragazza blocco la mano di Harry,  e la strinse alla sua. Dopo di che sollevandosi delicatamente in punta di piedi baciò il ragazzo nella fronte. – Vieni con me – disse sorridendo – ti farò dimenticare qualsiasi dolore.

- Harry…cosa… - disse Hermione, sbucando all’improvviso, mentre lui e Kioko si dirigevano verso l’uscita del castello.

- Ciao Hermy… - disse il ragazzo allegramente.

- Ciao Hermy – lo imitò Kioko, squadrando Hermione dalla testa ai piedi.

- Mi chiamo Hermione – disse la ragazza.

- Hermy è più carino… - replicò Kioko ridendo.

- Mi chiamo… - ripeté arrabbiata la ragazza.

- H-E-R-M-I-O-N-E...l’abbiamo capito sai – la bloccò Harry.

- E sai che ti dico ti sta meglio questo nome…e come te, sciocco e noioso – disse Kioko scoppiando a ridere. – Dai Harry, andiamo, voglio andare al lago… - disse la ragazza cambiando discorso e ignorando Hermione.

- Sì andiamo, vuoi venire? – chiese Harry a Hermione.

- No – rispose sconcertata Hermione, che non capiva cosa stesse succedendo.

- Meno male… - fece Kioko, portandosi subito una mano alla bocca e assumendo un’aria dispiaciuta, salvo poi scoppiare subito a ridere. – Ops… -

- Non v’importa di George? Harry…Ron? – disse la ragazza.

Harry smise di ridere per un attimo, come se cercasse di ricordare qualcosa. Ma appena Kioko gli si fece più vicina il sorriso sembrò tornargli - Piange ancora? Che ridicolo… - disse con tono sprezzante.

- Come puoi… - cominciò a dire l’amica.

- Silencio! – disse Kioko, ed Hermione ammutolì all’istante - Mi aveva scocciata – aggiunse, ridendo.

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Capitolo 18
*** Cap 18 ***


XXX

- Harry, vedi quella piccola isola laggiù in mezzo al lago? – disse improvvisamente Kioko, sfuggendo ad un bacio del ragazzo.

- Sì… - rispose il Harry, cercando di nuovo di baciare la ragazza.

- Mi ci porti con la scopa? – chiese seria la ragazza guardandolo negli occhi.

- Perché? – domandò il ragazzo.

- Perché sì...perché lo voglio. Non sei disposto a fare quello che voglio? – disse lei avvicinandosi al viso di Harry. – Io lo faccio – aggiunse accostando le sue labbra a quelle di lui.

- Andiamo a prendere la scopa? – disse Harry dopo essersi riprese da un intenso bacio – Ah… - urlò subito dopo. Sapeva che Voldemort da qualche parte aveva provato un brivido di gioia. . Poco dopo sentì una voce ben nota dire – Potter -.

- Piton – disse fiocamente il ragazzo. Il dolore alla fronte era ancora forte.

- Professor Piton – rispose duro l’uomo. - Tornate nelle vostre case – tuonò, subito dopo. – Subito - concluse, prima che Harry potesse replicare.

Il ragazzo decise che era meglio non insistere, anche se non capiva perché durante il suo tempo libero non poteva starsene al lago, e cominciò ad allontanarsi.

- Miss Cupot, ho letto il suo tema, è un ottimo lavoro - disse Piton a Kioko mentre lei si alzava lentamente.

- La ringrazio professore – rispose la ragazza.

- Potrebbe anche guardarmi mentre le parlo signorina Cupot – aggiunse severo Piton, mentre Harry lo guardava confuso.

- Ho dei compiti da svolgere, scusate – rispose la ragazza, ignorando la richiesta del professore.

- Potter, stai alla larga da lei… – disse Piton mentre Kioko si allontanava. – E’ un’ottima studentessa, non vorrei che tu la disturbassi – aggiunse con uno strano tono di voce. – Ah, Silente vuole che ti dia altre lezioni di Occlumanzia. Fatti trovare nel mio ufficio dopodomani alle 18 – ordinò l’uomo, senza guadare il ragazzo.

- Kioko – urlò Harry, cercando di raggiungere Kioko.

- Fred – la sentì dire spaventata Harry, quando l’amico le comparve davanti.

- Ciao – le disse tristemente il ragazzo. – Cercavo te, non sei venuta a trovare George…io…sono sicuro che può sentirci…e so che vorrebbe sentire te – spiegò il ragazzo. Parlava piano e aveva la voce spezzata, tanto che Harry, che era rimasto nell’angolo ad ascoltare senza essere visto, faceva fatica ad ascoltare.

- Io…non posso – rispose confusa Kioko. Harry nel frattempo si chiedeva come aveva potuto baciare la ragazza di un suo amico, tra l’altro in pericolo di vita.

- Perché? – chiese il ragazzo.

- Devo andare, scusa… - replicò Kioko cercando di sfuggire a Fred.

- Aspetta – disse il ragazzo cercando di bloccarla. - Ti senti bene? Sei così pallida, vuoi che ti porti… – le chiese Fred.

- Lasciami, ti ho detto che non ci voglio andare, lasciami in pace! – urlò la ragazza tanto da far mollare la presa al ragazzo.

Cosa mi succede, perché…” si chiedeva Harry, quando Fred apparse davanti a lui.

- Harry! – esclamò sorpreso il ragazzo. – Tu… - cercò di dire. Harry non l’aveva mai visto così, non sorrideva come al solito, e non aveva lo sguardo di chi si divertiva per qualcosa che aveva fatto o avrebbe fatto, ma aveva gli occhi lucidi e lo sguardo triste. – Eri con Kioko? – chiese gentilmente.

Ma a quella domanda Harry si sentì malissimo. Capì che nella gentilezza di Fred c’era del disprezzo. – Sì…ecco lei era un po’ giù e così io… - cercò di dire Harry, ma Fred lo interruppe.

- Hai fatto bene – disse sempre con quel fastidioso tono gentile, e si allontanò.

*********

- Harry perché? – lo aggredì Hermione non appena entrato nella sala dei Grifondoro.

- Non lo so – disse il ragazzo, portandosi le mani tra i capelli.

- Harry… - cominciò Hermione. – Dovresti parlare con Silente, il tuo comportamento con Kioko, voi… insieme… - cercò di spiegare la ragazza senza però trovare le parole.

- Vado a dormire – dichiarò il Harry ignorando le ultime parole dell’amica.

Il giorno dopo, seguire le lezioni per Harry non fu facile: il suo pensiero era tutto rivolto a George, di cui non si avevano notizie di un miglioramento. Inoltre il ragazzo faceva di tutto per evitare Kioko. Ma la cosa, nonostante avessero numerose lezioni insieme, non fu così difficile, sembrava che anche lei lo evitasse. Più difficile fu evitare di conversare con Hermione: Harry era deciso a non affrontare l’argomento George e Kioko con lei finché non avesse capito lui stesso cosa succedesse.

Una volta finite le lezioni il ragazzo incontrò Ginny, che gli chiese: - Harry ti va di allenarti un po’ a Quidditch?- .

- Ciao… - le rispose il ragazzo sorpreso.

 – Ti sembrerà insensibile forse, ma non posso fare niente, e starmene ferma ad aspettare mi fa impazzire, la mamma mi fa impazzire. È distrutta, eppure si ostina a trattenersi e vuole sembrare forte ad ogni costo – spiegò imbarazzata la ragazza.

- No…è…è un ottima idea. Hai ragione, almeno ti distrai un po’ – rispose il ragazzo. Era contento di poter fare qualcosa per i Weasley, visto come si era comportato il giorno precedente.

L’idea dell’allenamento però non era stata buona. All’inizio Ginny sembrava essersi distratta e aveva un area più rilassata, ma dopo un po’ il ragazzo la vide scendere in picchiata verso un punto e si accorse che una volta scesa dalla scopa aveva cominciato a piangere.

- Ginny... – la chiamò Harry dolcemente, dopo essere sceso anche lui dalla scopa.

- Questo è di George – rispose la ragazza, porgendo ad Harry un piccolo oggetto anche a lui familiare: era di Kioko.

Fu spontaneo come non mai per Harry avvicinarsi a Ginny e stringerla a se, fu semplice poggiarle una mano sulla testa e accarezzarle delicatamente i morbidi capelli rossi. Al contrario delle altre volte con Kioko, il ragazzo sentì che quelli erano gesti naturali, spontanei. Non era né imbarazzate e complicato come dare la mano a Cho, ma neanche troppo innaturale e semplice come baciare Kioko. Stringere a se Ginny era qualcosa di indescrivibile, qualcosa che Harry non aveva mai provato prima.

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Capitolo 19
*** Cap 19 ***


XXX

Disteso a terra sul freddo pavimento dell’ufficio di Piton, Harry fissava con sguardo vuoto il soffitto, ma in realtà ciò che vedeva erano gli occhi di Sirius, mentre scompariva dietro al velo nei sotterranei del Ministero della Magia.

- Alzati Potter – urlò Piton puntando la bacchetta verso il ragazzo. – Per tutti i Gargoyle, possibile che tu sia peggiorato rispetto all’anno passato? Eppure dovresti aver sperimentato sulla tua pelle com’è importante chiudere la mente ad intrusioni esterne – continuò l’uomo con tono maligno.

A quelle parole Harry si sentì fremere, e strinse la bacchetta tra le mani con rabbia. Ma per quanto tentasse di rivolgere la sua rabbia verso Piton, non poteva che avercela con se stesso. In fondo Piton aveva ragione.  Se io non avessi permesso a Voldemort di usarmi, forse… “- pensò tra se e se, mentre cercava di raccogliere le forze e rialzarsi.

- Sei pronto Potter? – chiese Piton senza però attendere la risposta del ragazzo. – Legilimens – urlò puntando la bacchetta contro Harry.

Il sole che si rifletteva sul lago, il suono del vento che rimbombava nelle orecchie, e due occhi che fissavano intensamente qualcosa come sotto ipnosi. Poi il calore di una bocca che sfiorava soavemente un’altra.

- Noooooo – urlò Harry, che non voleva assolutamente permettere a Piton di spiare quel momento.

Ma improvvisamente il ragazzo rivide quegli stessi occhi, ora però più freddi e accigliati,  fissarlo con sprezzante pietà. Il vento non echeggiava più nelle orecchie, ma soffiava impetuoso e gelido, penetrando come lame il viso scoperto. E il sole non risplendeva sulla riva del lago, ma si nascondeva dietro a grosse nuvole nere. Intanto quegli stessi occhi continuavano a fissarlo, mentre lo sguardo sprezzante si era trasformato in un ghigno beffardo.

- No – sentì urlare Harry. Avvertiva la presenza di Piton davanti a se, ma prima che potesse vederlo era di nuovo fuori dal castello. Nel campo di Quidditch teneva tra le braccia qualcuno, a cui carezzava delicatamente i capelli rossi.

- Noooo – gridò nuovamente Harry, ma questa volta non riuscì ad interrompere la visione del ricordo a Piton. Senza poter fare niente Harry osservò se stesso mentre sollevava il viso di Ginny e accostava lentamente le sue labbra a quelle della piccola Weasley, conscio del fatto che anche Piton poteva assistere all’accaduto.

- Dovresti sforzarti di più Potter – disse Piton una volta che il ragazzo si accosciò a terra stravolto. Harry lo guardò ancora una volta furioso, e notò che anche Piton sembrava turbato.

- Chi era quella ragazza? – chiese l’uomo evitando lo sguardo di Harry.

- Non sono affa… - rispose Harry.

- Potter – tuonò Piton, fissando il ragazzo e sollevando la bacchetta. – Legilimens –

Il viso di Ginny comparve davanti ad Harry.

- No, non la signorina Weasley, l’altra – disse Piton. All’improvviso, il viso sfocato di quella che sembrava essere Kioko rimpiazzò quello di Ginny, mentre Harry cercava di contrapporsi in ogni modo a Piton. – Emma – sentì dire il ragazzo dall’uomo, prima di trovarsi nuovamente a terra.

 

******

 

- Harry – si sentì chiamare il ragazzo poco dopo essere uscito dall’ufficio di Piton. – Ciao… - disse imbarazzata Ginny. – Tu hai per caso…sì hai visto Hermione? – balbettò la ragazza agitata.

- No…cioè sì…ecco…l’ho vista due ore fa a… - rispose Harry anche lui balbettava nervoso.

- Sì, noi…ti ho visto andare via ed ero con lei. Ma poi mi sono… - spiegò la ragazza, ma si bloccò, visto che continuava a balbettare. - Scusa devo andare! – aggiunse, senza guardare Harry e prese a camminare. Ma poco dopo tornò indietro, e prendendo di sorpresa Harry che era rimasto immobile a fissarla, lo bacio sulle guance lanciandogli un sorriso.

- E così preferisci lei a me – disse Kioko, apparsa all’improvviso dietro a Harry. Il ragazzo riusciva a sentire il suo respiro sul collo. E il profumo dei suoi capelli riempiva il corridoio in cui si trovavano.

- Kioko io… - cominciò a dire il ragazzo senza voltarsi. Per qualche motivo sapeva che doveva parlare a Kioko senza guardarla, sapeva che se avesse fissato i suoi occhi non sarebbe stato capace di chiederle di stare lontano da lui.

- Cosa, Harry? – replicò la ragazza mettendosi davanti a Harry e cercando il suo sguardo.

- Volevo dirti che… - continuò Harry. Cercava di evitare lo sguardo di Kioko, ma la ragazza gli si faceva sempre più vicina.

- Harry guardami – ordinò Kioko al ragazzo, appoggiando le mani sul suo viso e costringendolo ad incrociare il suo sguardo.

- Tu…Cosa vuoi da me? Chi… - cominciò a dire Harry, ma all’improvviso si sentì invadere da una strana sensazione. Una sensazione che aveva imparato a conoscere in quei giorni, lo strano desiderio di compiacere Kioko.

- Harry portami lontano da qui. Solo per un po’, solo per un attimo, ora – sussurrò la ragazza, fissando Harry. I suoi occhi brillavano, ma erano freddi e cupi. Ad Harry non sembravano gli stessi occhi di sempre, ma quelli che aveva appena visto nell’ufficio di Piton.

 

 

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Capitolo 20
*** Cap 20 ***


XXX

CAPITOLO 20

 

- No! – rispose deciso il ragazzo, fissando a fatica Kioko.

- Harry… - cercò di rispondere la ragazza , sorpresa.

Ma il ragazzo non la lasciò parlare. – Scusa, devo andare dai miei amici – disse, allontanandosi velocemente.

- Harry aspetta – urlò lei mentre il ragazzo aveva cominciato a correre, ma lui sembrò non volerle o poterle rispondere.

Harry sentiva echeggiare nella sua mente la voce di Kioko, mentre correva il più velocemente possibile per i corridoi per allontanarsi da lei.

Si sentiva stordito, come la prima volta che aveva contrastato la maledizione Imperius a lezione con il falso Moody, o come tutte le volte che si opponeva a Piton a lezione di Occlumanzia. E all’improvviso sentì un lancinante dolore alla cicatrice; Voldemort stava provando un forte senso di collera.

*********

Non m’importa, lo faremo! ” la voce ormai nota di Voldemort rimbombava nella testa di Harry. Oltre a furioso l’uomo sembrava essere irrequieto. Il ragazzo riusciva a intravedere la figura di una donna che accanto a lui piangeva sommessamente.

Mio Signore io non posso “ continuava a dire lei tra le lacrime soffocate.

Non vuoi obbedire ai miei ordini? “ chiese Voldemort con un tono di voce che voleva essere gentile. “Credevo fosse pronta a tutto pur di uccidere il ragazzo.. Lui lo sarebbe stato “ continuò l’uomo voltandosi a guardare con un ghigno un’altra donna.

Bellatrix, pensò Harry provando una forte sensazione di rabbia e l’irrefrenabile voglia di uccidere.

Assassina “ Harry sentì Voldemort pronunciare quelle parole nello stesso istante in cui lui le aveva pensate.

Signore… “ cominciò a dire la donna, ma fu interrotta.

Scccc… credo che abbiamo visite: Potter… “ lo sentì dire Harry prima di provare un terribile dolore alla cicatrice, e improvvisamente qualsiasi altra voce venne ricoperta dalle sue urla.

Così impari a spiarmi Potter “ sentiva in lontananza la voce di Voldemort, e poi all’improvviso lo vide: suo padre.

La bacchetta in mano, tesa davanti a se, che urlava a sua madre di fuggire e proteggere Harry, e poi una abbagliante luce verde.

- Ahhhh – urlò Harry mentre la risata di Voldemort echeggiavano nella sua testa. Quando improvvisamente vide sua madre, che, dopo aver chiuso la porta, lo posava nella culla per voltarsi rapidamente verso l’uscio e sollevare anche lei la bacchetta.

- Ahhhhh – urlò ancora Harry mentre viveva per l’ennesima volta la scena della morte di sua madre.

- Potter… Potter svegliati – il ragazzo sentiva una voce nota in lontananza chiamarlo. – Professore, cosa facciamo? – risuonava in lontananza la stessa voce, ma Harry non riusciva a rispondere, continuava solo a sentire un lacerante dolore alla cicatrice, e a vedere le persone che Voldemort aveva ucciso.

- Harry puoi sentirmi? So che puoi, reagisci, opponiti, ricordati cosa ti ha insegnato Piton. Harry… – la voce preoccupata ma rassicurante di Silente si fece largo tra le sue grida e quella di Voldemort, ed Harry cercò di aggrapparvisi disperatamente.

È solo questione di tempo Silente, ma alla fine avrò Potter. Tu … fallo … ora! “ la voce furibonda di Voldemort risuonò ancora nella testa di Harry e poi niente.

**********

- Harry… Harry – si sentiva chiamare il ragazzo. Voleva svegliarsi e rispondere, ma non riusciva ad aprire gli occhi, non riusciva a parlare.

- Ah – disse a bassa voce Harry. Aveva aperto gli occhi, ma provò un forte dolore.

- Con te non c’è niente da fare eh? – sentì dire una voce al suo fianco.

Lentamente Harry cercò nuovamente di aprire gli occhi, ma faceva quasi fatica. Piano piano, riuscì ad aprirli e a distinguere la figura davanti a se: - Fred – disse sbigottito.

- Ben risvegliato Harry – rispose il ragazzo con il suo abituale sorriso. – Però non sono Fred, ma George – aggiunse.

- George? Ma tu … eri … come stai? – farfuglio il ragazzo confuso, cercando i suoi occhiali.

- Bene, anche se Madama Chips non vuole proprio lasciarmi andare. E io che speravo, quando sei arrivato tu, che si sarebbe dimenticata di me – disse guardandolo con sorriso burlone. – Temo  proprio che si sia innamorata di me – aggiunse poi scoppiando a ridere.

- George tu eri in coma … - insistette Harry.

- Sì ma mi sono svegliato, tre giorni fa – rispose il ragazzo guardando Harry.

- No, come è possibile, ieri … - cercò di dire il ragazzo ma fu ancora una volta interrotto.

- Lo dicevo io che sei senza speranza, avevo il mio piccolo momento di gloria, tutta la scuola che si preoccupava per la mia sorte e invece tu mi hai rubato la scena – spiegò scherzoso l’amico. – Harry tu sei qui privo di senso da tre giorni - aggiunse serio.

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