Revenge And Love

di Exentia_dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inizi di Primavera... ***
Capitolo 3: *** Prima della verità... ***
Capitolo 4: *** Benvenuto nel mio mondo ***
Capitolo 5: *** Buon compleanno, Jane- prima parte ***
Capitolo 6: *** Buon compleanno, Jane- seconda parte ***
Capitolo 7: *** Verso Chula Vista ***
Capitolo 8: *** Pomeriggio sulla spiaggia ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Questi personaggi non mi appartengono, sono di proprietà di Stephenie Meyer, quindi questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.

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Prologo.

Image and
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Eravamo in piena estate, nessuno per le strade. Il silenzio era pesante fastidioso. Era buio e faceva freddo.
Lo sentivo nelle ossa.
Una goccia di sudore mi accarezzò il viso, fermandosi sul mento dritto.
Di fronte a me, Charlie Swan, il famoso imprenditore di San Diego.
-Non farlo.- mi chiese, tremando. Era spaventato e non aveva torto ad esserlo.
Nello stesso momento in cui Charlie parlò, Demetri mi ordinò di agire.
-Non chiedermelo.- risposi.
L'uomo di fronte a me serrò gli occhi e fece il segno della croce lentamente. I suoi gesti erano dettati sì dalla paura, ma anche dalla voglia di rubare alla vita quel respiro in più.
E chi ero io per avere la presunzione di poter prendere una decisione tanto importante?
Lo guardai ancora e, quando riaprì gli occhi, il lampo che li attraversò investì anche me: le sue emozioni erano talmente forti che non avrei mai potuto ignorare di averle vissute per quell'attimo in cui l'avevo guardato.
-Ti prego...- implorò.
-Sparagli!- ordinò ancora Demetri.
Guardai di nuovo Charlie, poi gli diedi le spalle e mi rivolsi a Demetri. -No.
-Cosa?
-Non gli sparerò.
-E' per quella puttanella, vero?
-Non è una puttanella... e non è per lei. Non solo, almeno...
-Questo bastardo ha ucciso tua sorella.
-E' stato un incidente.
-L'ha fatto apposta. L'ha uccisa volontariamente.
-Non mi pare. Quelli che uccidono volontariamente siamo noi, non lui.
-L'ha uccisa.
-E' stato un incidente! Ha rischiato anche lui di morire.
-Sparagli!
-No.
-Sparagli, ho detto.
Sorrisi beffardo e gli voltai le spalle. Mi incamminai verso Charlie, la pistola tra le mani.
Non avevo mai ucciso fino a quel momento e non me ne vergognavo. Proprio per questo non l'avrei mai fatto.
Gli occhi di Charlie erano fissi su di me, le orecchie tese ad ascoltare ogni mio passo, le mani strette a pugno, ma incapaci di difendersi.
Quando gli fui di fronte, gli diedi una pacca sulla spalla. -Va via.
-Stai correndo un grande rischio.
-Ne vale la pena.
-Perchè lo fai?
-Un giorno capirai... e spero che accetterai. Ora va.
Mi sorrise e iniziò a camminare. I suoi piedi camminavano sempre più veloce, fino a diventare corsa.
Aspettai che si allontanasse.
In quel frammento di tempo, tutti gli ideali con cui ero stato cresciuto crollarono come castelli di sabbia colpiti dalle onde: non erano i soldi, né un cognome a rendere importante e potente una persona. Era ben altro, qualcosa che sperai di poter conoscere presto.
Mi avviai verso Demetri e lo affiancai. -Sei un codardo.- mi disse.
-Sali e guida.
-Tua sorella è morta per colpa di quell'essere e doveva pagare per il crimine che ha commesso.
-Mia sorella è morta.
-Perchè è stata investita.
-No. Jane è morta perchè era ubriaca.
Mi guardò come se avessi bestemmiato. Poi, tornò a guardare la strada. -Non sei degno di essere figlio di Aro. Molti, al tuo posto, pagherebbero affinché venisse commissionato loro un delitto d'onore.
-Già. Tu sei uno di quei molti, vero?- dissi, storcendo le labbra per il senso di nausea che sentivo addosso. La mia non era una domanda, quindi non aspettai nessuna risposta.
Delitto d'onore, che idiozia.
Quale onore poteva avere un uomo che uccideva qualcuno che con un incidente aveva causato la morte di un altro, rischiando la propria vita, pur di salvare quella dell'altro? Nessun onore.
E quale diritto poteva avere un uomo come mio padre di forzare il destino di un altro uomo? Nessun diritto.
Jane era ubriaca ed era andata fuori strada, investendo altre due auto. La prima è stata quella di Charlie Swan, ma lui che colpa aveva? Nessuna, se non quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
-Codardo, vigliacco. Ecco cosa sei... un ingrato.- continuava Demetri. -Vile. Sei un perdente!
Presi la pistola dal fodero e gliela puntai alla tempia. -Ti consiglio di chiudere la bocca se non vuoi trovarti con il cervello intasato di piombo.
-Oh oh...abbiamo ritrovato il coraggio?
Caricai il grilletto. -Sei stanco di vivere, Demetri?
Mi fissò. La sicurezza che ostentavo spaventò anche me: riuscivo a sentirla, mentre scorreva nelle vene.
E capii che anche Demetri l'aveva colta quando lo guardai negli occhi: le iridi verdi-azzurre avevano perso il brillio che le caratterizzavano quando sapeva sua la vittoria. -No.- rispose.
Continuai a guardalo, mentre aprivo il finestrino: l'aria che mi colpiva il viso riusciva a farmi pensare meglio.
Avevo bisogno di essere lucido al cento per cento... non sarebbe stato facile comunicare la mia decisione ad Aro.
-Bene.- dissi, volgendo lo sguardo altrove.
Il silenzio, per il resto del tempo, fu nostro compagno di viaggio.
Quando arrivai nella grande villa, mi diressi all’ala ovest della residenza, lì, dove c’era lo studio di Aro.
Prima, mi fermai per un momento fuori la porta, poi, bussai con le nocche delle mani.
-Avanti.
Aprii la porta e la richiusi alle mie spalle…

***

Angolo Autrice:

Salve popolo di EFP.
Eh sì, per il vostro grande dispiacere sono tornata con una nuova storia.
La mia mente malata non smetterà mai di partorire idee insane e le mie mani, ovviamente, non andranno mai contro la volontà del mio cervellino xD


Il prologo si svolge in medias res, ciò vuol dire che i capitolo che seguiranno descriveranno avvenimenti precedenti e successivi a quello che avete appena letto.
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie in ogni caso, anche se avete perso solo un po’ di tempo a leggere le mie pazzie.
Un bacio, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 2
*** Inizi di Primavera... ***


Capitolo 1: Inizi di Primavera...

Mi svegliai e mi lavai per andare a scuola, ma l’atmosfera che c’era in casa mi fece capire che questa non sarebbe stata una giornata come le altre.
-Signorino Elwin, la colazione è in tavola.- disse Angela, la cameriera.
Adoravo lo stile di vita che regnava in questa casa, la gerarchia che la caratterizzava: ognuno aveva il proprio posto nella scala reale ed io ero il J.
L’asso, ovviamente, era mio padre, Aro.
Uscii dalla camera e mi recai nella grande sala da pranzo per fare colazione.
-Buongiorno.- Jane, mia sorella, mi prese sotto braccio dopo avermi baciato la guancia.
-Allegra?
-Molto. Tu?
-Per niente.
-Mi fai un sorriso?
-No.
-Oh, Elwin… sei sempre così serio?
-Che t’importa!
-Mi chiedo cosa ci trovino in te tutte le ragazze che ti porti a letto.
-Stupida.
-Silenzio ragazzi. Sedetevi e fare colazione, siete in ritardo.
-Buongiorno.- dissi insieme a Jane , prima di sedermi.
-Signorino Elwin, vuole del caffé?
-No, grazie.
-Elwin, dobbiamo parlare.
-Ti ascolto.
-In privato.- concluse mio padre, dopo avermi guardato con aria di sufficienza.
Annuii soltanto, poi, addentai il cornetto che Angela aveva sistemato nel mio piatto.
Il silenzio mi infastidiva, quindi cercai di fare rumore battendo i piedi sul pavimento di marmo lucido.
Ovviamente, però, il rumore risultò minimo: fin da bambino ero stato educato ad un portamento elegante e ad una camminata leggera e silenziosa.
Jane si alzò e si allontanò dal tavolo ed io feci per seguirla. –Signorino Elwin…
-Sì?
-Suo padre l’attende.
-Digli che lo raggiungerò tra qualche ora.
-Sì.
Presi le chiavi dell’auto e mi avviai in giardino, per aspettare Jane.
Guardai dall’esterno la villa in cui vivevo e come ogni mattina mi rendevo conto di quanto fosse immensa quella residenza.
L’odore della pioggia che aveva battuto l’asfalto la notte scorsa era ancora vivo e le ultime foglie d’autunno si alzavano e si lasciavano trasportare dal vento.
Un’altra folata mi scompigliò ancor di più i capelli e cercai di sistemarli con le mani.
Non era freddo, bensì tiepido.
Guardai il cielo e mi accorsi che era quasi sgombro del tutto dalle tipiche nubi autunnali ed il sole non era ricoperto dal perenne alone della nebbia.
Era il 21 Marzo ed era un ottimo inizio di primavera.
Jane mi raggiunse e mi spintonò ad una spalla per scherzare: lo faceva ogni mattina.
Aprii l’auto e mi accomodai sul sedile del guidatore, sistemai lo specchietto retrovisore, poi misi in moto e partii.
-Oggi non tornerò a casa.
-Perché?
-Ho da fare.
-Cosa?
-Sono affari miei, Elwin.
-C’entra un ragazzo?
-No, ma anche se fosse?
-Devo conoscerlo io per primo.
-Antico…- accese la radio e iniziò a cantare.
-Taci nana chè sei stonata.- Bugia.
In parte almeno: era bassa davvero, ma riguardo alla voce… era angelica, sembrava venisse da un altro mondo.
Era la più piccola dei due e la adoravo: ero geloso di lei peggio di come potessi esserlo della mia donna.
Jane, in un certo senso, era la mia donna: era mia sorella e la amavo senza misure, senza limiti.

***

Angolo autrice:

Non linciatemi: è la prima volta che scrivo questo genere di storie, quindi… immagino che sarà una mezza frana come risultato.
MA, fa niente… giusto? ^.^’
Bene, care lettrici… ecco a voi il capitolo. Lo so, di solito aggiorno molto più velocemente, ma scrivere questa storia si sta rivelando davvero difficile.
Comunque… cosa ne pensate?

Risposte alle recensioni:

vittoriaKf: sono davvero felice che il prologo ti sia piaciuto tanto. Grazie! Edward è mitico, lo è sempre. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio.

sa chan: Sììì, ho pubblicato la nuova storia ed anche il primo capitolo, visto? Mi dispiace che tu abbia aspettato tanto e ti chiedo perdono per le prossime attese *Ti prega per non ricevere la punizione del forcone*. Dispiace anche a me per Jane, ma in compenso, sarà molto presente nella storia ;P Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un bacio.

sister_forever94: Grazie mille. Ecco a te il capitolo… allora cosa ne pensi? Un bacio.

Dark night: Grazie! Come ti ho già scritto nella recensione, sono davvero felice che la storia ti piaccia e spero che continui a piacerti. Ora, rispondo alle tue domande: Bella non è una vampira. Sono tutti umani e i Cullen compariranno. Grazie ancora, un bacio.


Grazie a chi ha inserito la mia storia nelle preferite, nelle seguite e nelle storie da ricordare.
Perdonatemi, ma sono stanchissima… nel prossimo capitolo vi ringrazierò una ad una.
Grazie mille… mi farebbe davvero piacere cosa ne pensate di questa storia. Ripeto, è la prima volta che tratto un… chiamiamolo “contesto” così delicato, quindi, vi prego di lasciarmi i vostri pareri…. ^.^
Ovviamente, grazie anche ai lettori silenziosi…
Un bacio, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 3
*** Prima della verità... ***


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Capitolo 2: Prima della verità...

Mentre percorrevo il lungo corridoio, il mio sguardo si posò sugli arazzi e sui quadri che erano alle pareti.
Uno in particolare rapì la mia attenzione.
La cornice era dorata e pesante e al suo interno l’intera tela era occupata da Romeo e Giulietta di Dicksee.
Lui era appoggiato alla ringhiera fatta in muro e al suo fianco c’era una colonna che sembrava girare su sé stessa. Giulietta lo baciava tenendo le mani dietro al collo di lui. Piccola parte del quadro rappresentava il palazzo in cui risiedeva la giovane.
Non era il genere di pittura che piaceva a mio padre.
Quello, infatti, l’aveva scelto mia madre, prima di rifugiarsi in una specie di esilio volontario nella sua camera personale.
Io e lei non avevamo mai avuto un dialogo di nessun genere, a parte le chiacchierate spensierate di quando ero bambino, prima che nascesse Jane.
Il suo posto nella mia vita era stato riempito dalla sua assenza.
Quella di fronte al quadro, era stata l’ultima volta in cui avevo sentito la sua voce e la ricordavo come se fosse stato ieri.

Il corridoio era illuminato appena. Era accesa solo la luce della piccola lampada posta accanto ad un quadro. Ogni cornice era affiancata da un piccolo pulsante che era collegato alla lampadina.
L’ombra della cornice che era illuminata si perdeva quasi subito nel buio della casa, ma ciò che catturò la mia attenzione era stato tutt’altro: un’ombra magra e femminile.
Riuscii a sentire l’odore del fumo pungermi le narici ed alzai il capo.
La donna che per tanti anni avevo visto in fotografia,era a pochi passi da me ed era assorta a guardare il quadro che aveva di fronte a sé in modo tanto intenso da non aver sentito i miei passi.
Mi avvicinai a lei, curioso di vedere i suoi occhi: erano verdi, come i miei e sembravano brillare di luce propria. Erano talmente rapiti da quell’immagine e lontani dalla casa in cui realmente si trovavano.
Era una sognatrice, avrebbe potuto capirlo chiunque.
-Mamma.- le sfiorai un braccio e lei appoggiò la sua mano sulla mia. Mi sorprese: sembrava distratta, invece era completamente presente a ciò che le accadeva intorno.
-Buonasera Elwin. Non mi è mai piaciuto questo nome. Avrei preferito chiamarti Edward.
-Come state?- la mia educazione mi aveva insegnato ad usare il “voi” anche con i propri familiari, pur essendo nel ventunesimo secolo.
-Non mi piace l’educazione che ti ha imposto tuo padre: è fredda, distante. Dammi del tu, Elwin.
-ma voi…
-Sono tua madre, caro. E tu sei parte di me come io lo sono di te. Vuoi sapere come sto? Allora, chiedimelo ancora
Faticai un po’ a formulare la domanda e a riprendermi dallo stupore che mi investì dopo aver sentito delle parole tanto dolci. Costrinsi la mia educazione a stare per un po’ da parte –Come stai, mamma?
-Sono triste, figlio mio. Vorrei fuggire da qui, ma non posso: tuo padre ha usato un’ottima strategia per tenermi legata a lui. Quando ho firmato quel contratto, credevo che fosse la cosa giusta da fare, perché tuo padre era l’uomo giusto per me… ma ti sto parlando di quasi vent’anni fa. Ora quell’uomo è diventato crudele. Ha fatto scorrere litri di sangue per costruire questa reggia.- rimase per un po’ in silenzio, continuando ad osservare il quadro. Poi si voltò a guardarmi-Dovrai seguire i suoi passi, ne sono consapevole… ma quando sarai in grado di scegliere e quando riuscirai a vedere in questo quadro ciò che vedo io, cambia vita. Va via dall’inferno in cui ti getterà tuo padre.
Annuii senza rispondere. La luce che fino a pochi istanti prima aveva reso vivi i suoi occhi scomparve.
Le era bastato solo volgere lo squadro e tutta la magia dei suoi occhi si era sciolta come neve al sole. –Mamma…
-Non permettere a tuo padre di privarti di conoscere l’amore e, soprattutto, quando avrai trovato l’amore vero, non firmare alcun contratto che non sia quello che sigla la decisione di sposarti. L’amore posto alla firma di un contratto pre o post-matrimoniale è un obbligo. Ed è brutto sentirsi obbligati ad amare- sorrise mesta, poi mi accarezzò il viso. –Addio Elwin.

-Suo padre la sta aspettando.- mi avvisò Mike.
-Grazie.
Mi fermai ad osservare la porta scura: era rifinita nei minimi particolari e persino sulle maniglie in ottone pesante erano incise le iniziali di mio padre.
Il lusso e lo sfarzo in quella casa sembravano trapelare da ogni angolo, anche il più insignificante
Aprii la grande porta dell’ufficio di mio padre ed entrai, seguito da Mike.
Quando l’uomo si inchinò e chiuse la seconda porta dietro di sé, mi accomodai sulla comoda poltrona di fronte al divano su cui era steso mio padre. –Dovete parlarmi?
-Sì, Elwin. E’ giunto il momento che tu sappia a cosa andrai incontro…

***
Angolo Autrice:
Eccomi qui. Perdonate il mio enorme ritardo, ma questa storia non è affatto facile da scrivere e ho sempre paura di cadere nel banale!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
A presto, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 4
*** Benvenuto nel mio mondo ***


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Capitolo 3: Benvenuto nel mio mondo...

-Prego.- disse porgendomi un bicchiere con del liquido ambrato.
Lo portai al naso, ma l’odore acre me lo fece allontanare quasi subito. –Cos’è?
-Whiskey.
-Ma è alcolico!
-Ah, figlio mio quanto sei ingenuo! Sei adulto, ormai… devi imparare ad assaporare i piaceri della vita. Su, bevi. Tutto d’un sorso.
Obbedii e sentii un conato di vomito salire in gola e la bocca di riempii immediatamente anche del sapore amaro che era solito lasciare il vomito. Disgustoso. –Altro che piacere della vita, padre… è… schifoso.
-E’ l’inizio.
Sentii la gira che iniziava a girare e le pareti della stanza presero a muoversi vorticosamente. Decisi che fissare un punto qualsiasi fosse la cosa migliore, quindi piazzai gli occhi su mio padre. L’unico punto fermo della mia vita. –Di cosa volevate parlarmi?
-Bevi un altro po’. Credo ti servirà.
-Preferisco evitare.
-Bevi.- il suo tono era spartano, severo.
Il suo era un ordine, non un invito cortese. Appoggiai il bicchiere sul tavolino basso che c’era tra i due divani e afferrai la bottiglia del Whiskey per versarne ancora nel bicchiere.
Lo bevvi ancora tutto d’un fiato.
Sentii la gola bruciare e gli occhi farsi lucidi, quindi li chiusi in attesa che il bruciore passasse.
Quando li riaprii, la stanza non si era ancora fermate e mi appoggiai allo schienale morbido del divano. –Ecco.
-Bene. Ora sei pronto. Come ti ho già detto, per me sei abbastanza adulto e, quindi, sei capace di comprendere.- si alzò dal divano e si diresse verso la vetrina.
Aprì un cassetto dal mobile alto che divideva la zona bar da quella relax e ne estrasse un cofanetto di legno scuro e pregiato.
Tornò a sedersi ed appoggiò con religiosa riverenza il cofanetto sul tavolino. Lo guardava come se fosse un gioiello sacro, qualcosa di divino.
-Cos’è?- gli chiesi, curioso.
-Elwin!- mi ammonì. –Non dovresti usare questo tono di fronte ad una meraviglia del genere.
-Non ci trovo niente di meraviglioso in una scatola di legno.
-Chiedi immediatamente scusa. Come osi?
-Perdonatemi, padre… ma davvero non capisco…- i suoi occhi si riempirono di astio.
-Taci.- aprii lentamente il cofanetto e ne estrasse un oggetto avvolto in un panno di velluto blu.
La adagio sulle sue ginocchia e liberò con gesti premurosi l’oggetto dal tessuto.
-Oh.- mi lasciai sfuggire. Ero meravigliato e spaventato nello stesso momento.
-Shh, Elwin. Questa è una Revolver 686. Mio padre me l’ha regalata al mio primo incarico, proprio come suo padre aveva fatto con lui. Adesso, è giunto il mio turno.
-Vuol dire che questa è mia.
-Shh, lasciami parlare.- annui, senza proferire parola. –In questo momento, sta avendo luogo la tua iniziazione ed è un momento sacro, in cui tu non devi neanche respirare.- Trattenni il respiro, fino a diventare rosso in viso.- Non nel vero senso della parola, stupido.
-Oh, meglio.- sorrisi, per alleviare un po’ la tensione che si era creata.
-Riprendiamo. Da ora in poi, tu sei parte integrante del clan Volturi e il tuo compito sarà quello di mantenere intatto l’onore della casata.
-Cosa vuol dire?
-Elwin…- mi ammonì ancora.
-Perdonatemi.
-Comunque, per dare una risposta alla tua domanda… vuol dire che dovrai difenderci in ogni maniera. Ovviamente, noi siamo dei gentiluomini e quindi, cominciamo con le buone: una chiacchierata amichevole, un tè… Nel caso in cui, questo non basti, entriamo in diritto di usare il nostro potere…- accarezzò la pistola e i suoi occhi si riempirono di una luce che mi spaventò e tremai. –Il nostro potere è contenuto tutto qui.- disse, quindi alzando l’arma. -Questa è tua.
Tesi le braccia e quando l’arma fu tra le mie mani, le ritirai per poter guardare la pistola da vicino.
Era bellissima: la guangetta era nera, puntellata solo all’interno, mentre i bordi erano lisci.
Il manico era ergonomico, mentre la canna e tutto il resto dell’arma era in acciaio tirato di lucido di recente.
Mio padre amava molto quell’arma e sapevo quanto gli stesse costando affidarla a me. -Grazie.
-Di niente, Elwin. Fanne buon uso e fai in modo di non deludermi. Mi fido ciecamente di te.
Chinai il capo in segno di saluto e prima ancora che mi alzassi, lui mi interruppe. –Accanto a te lavorerà Demetri. Ha qualche anno più di te ed è entrato a far parte del clan alla tua età.
-A sedici anni.
-Esatto. Ora, ne ha 21. E’ un ottimo ragazzo.
Lo guardai come se fosse stato Dio in persona. Veneravo quell’uomo e ammiravo il suo modo di essere.
Da grande, giurai a me stesso quando ero ancora bambino, sarei diventato come lui.
Un passo l’avevo già compiuto: ero parte del clan e non avrei deluso colui che mi avrebbe affidato compiti tanto importanti.
Uscii dalla stanza, con la pistola tra le mani. Poi, andai in camera mia a dormire.
Era stata una giornata meravigliosa e riposare non avrebbe fatto altro che far arrivare prima il mattino.


***
Angolo Autrice:

Eccomi qui, con un nuovo capitolo.
Ho aggiornato prima per farmi perdonare dell'immenso ritardo.
OOra, però passiamo al capitolo: cosa c'è da dire? Vediamo un pò...
Ah sì, Elwin è molto entusiasta di entrare far parte del clan...
I capitoli come avete visto sono brevi, ma spero che comunque vi piacciano.
Per quanto riguarda le risposte, le troverete nella vostra casella xD

Ringrazio le le 12 seguite, le 4 ricordate e l'unica preferita.
Siete aumentate e questo mi rende davvero felice.
A presto, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 5
*** Buon compleanno, Jane- prima parte ***


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Capitolo 4: Buon compleanno, Jane -Prima parte

La sala era gremita di persone: gli uomini indossavano il classico smoking, con l’immancabile papillon, le donne indossavano abiti lunghi di ogni colore.
Per l’occasione, si erano fatte pettinare e truccare in maniera particolare, risultando, per la maggior parte volgari. Tutte bellissime, senz’altro…
Presi le scale, scandendo lentamente il susseguirsi elegante dei miei passi, con la mano sul poggiamani d’ottone tirato di lucido.
Tutti gli occhi erano puntati su di me, poiché avevo l’onore di essere il fratello maggiore della festeggiata e mi beai di ogni singolo sguardo.
A volte, desideravo aver vissuto nell’ottocento, nelle grandi corti. Di sicuro sarei stato un duca, un conte o, addirittura, il principe.
Quando ormai ogni scalino era alle mie spalle mi concedetti di guardare tutta la sala.
L’acconciatura di Victoria rapii immediatamente la mia attenzione: i ricci rossi erano raccolti in un elegante chignon, dal quale altri ricci cadevano sulle spalle.
Angela si avvicinò a me, nel suo completo nero, munito di grembiule e cappellino bianco a dare colore al tutto. Le occhiali sottili le circondavano gli occhi e li privavano, quindi, di essere osservati senza il vetro che li impacciasse.
Angela era poco più grande di me, ma lavorava da anni in questa casa ed era una persona fidata. –Signorino Elwin, sua sorella Jane non è ancora pronta.
-Tranquilla Angela.- le dissi, poggiandole una mano sulla spalla.
Annuì e si diresse alla porta che portava alla cucina.
-Ti piace l’addobbo?- mi chiese mio padre. Non l’avevo sentito arrivare ed era un punto a mio sfavore: dovevo stare sempre attento, ascoltare ogni rumore.
-Molto.
La sala era illuminata dagli enormi lampadari che pendevano dal soffitto con grande catene. Ad ogni tavolo, prettamente rotondo e al fianco del quale stazionava fisso un cameriere, sedevano sei ospiti e al centro, ovviamente, troneggiava il tavolo che avrebbe occupato Jane. A ridosso delle pareti, facevano bella mostra di sé i quadri di famiglia.
Quello che preferivo ritraeva me e Jane da bambini: io avevo già tre anni, mentre Jane era nata da qualche mese. Le avevo teso la mano e lei la stringeva con il suo pugnetto candido.
-Signori.- disse una voce che inizialmente non riconobbi, quindi mi voltai a guardare verso colui che aveva parlato e con grande sorpresa, la mia visuale si riempì dell’immagine di Caius. Caio, in realtà, ma molti lo chiamavano in quel modo poiché la sua passione per l’epoca romana non aveva confini. –benvenuti.
Un applauso partì dalla sala e riempì immediatamente le volte della casa.
-Vi prego,-proseguì – non siate esagerati. Come tutti bene sapete, oggi, mia nipote Jane compie quattordici anni. E’ un giorno molto importante per noi, perché finalmente, in casa Volturi, è arrivata la luce e l’immensa gioia che può regalare un sorriso femminile e tanto incantevole. Vogliate permettermi di presentarla e mostrarla a voi, come la più bella delle meraviglie.
Un vocio tutt’altro che leggero si diffuse per la sala e non mancarono di certo dei commenti stupidi e ispidi, ma lasciai correre.
Jane fece il suo ingresso, bellissima come sempre: indossava un abito lungo fin sotto al ginocchio, con una sola spallina. La stoffa rosa pallido si confondeva con la sua pelle, ma erano ben visibili le forme che presto l’avrebbero resa una donna a tutti gli effetti.
Sorrise e fece un leggero inchino al suo pubblico che l’applaudiva. Jane era nata per questo mondo: adorava le attenzioni ed esserne al centro era il suo scopo principale.
Inoltre, aveva l’alta carica di essere l’unica donna a portare il cognome dei Volturi.
Mi avvicinai a lei, mentre lo scroscio di applausi continuava a vederla protagonista.
-Come da tradizione,- le dissi –tocca al fratello maggiore invitare la festeggiata ad aprire le danze.
-Allora invitami, no?
-Mi concederesti questo ballo?
-Ovviamente, mio caval-fratello.
-Divertente.
Le presi la mano e la portai al centro della pista, facendo segno al maestro d’orchestra di far partire la musica.
Posizionai una mano sotto la scapola di Jane e con l’altra stinsi la sua mano, tirandola più vicina a me, poi, le diedi il passo e cominciammo a volteggiare al ritmo del valzer.
-Odio questo ballo.
-Io molto più di te, visto che tocca a me guidare.- le feci notare, cambiando, quindi, il piede per invertire il giro.
-Non credi sia noioso dover girare sempre?
-Molto.
-Allora perché facciamo sempre questo ballo?
-Lo vuole la tradizione.
-E il volere della festeggiata non conta?
-Non per quanto riguarda le danze.
-Arriverà una persona.
-E chi è?
-Una sorpresa.
-Una donna?
-Può darsi.
-Sempre enigmatica, vero?
-Ho imparato dal migliore.
-Oh, beh, ti ringrazio.
-Non parlavo di te, Elwin.
-Oh, d’accordo. Allora, mettiamola così: se è una donna, ti farò un altro regalo.
-Un altro?
-Sì.
-Quanti me ne hai fatti?
-Uno.
-Ah…
-Se invece sarà un uomo, il regalo lo terrò per me.
-D’accordo.
Finimmo di ballare e la portai al tavolo per farla accomodare e dare, quindi, inizio alla cena.
Guardai mio padre, mentre prendeva posto alla destra di Jane e le sorrideva, augurandole “Buon Compleanno”. Mi guardò a sua volta e annuì alla mia domanda silenziosa.
Era arrivato il momento di cenare, quindi, quando anche io mi accomodai alla sedia, feci segno al cameriere di cominciare le portate.
La serata trascorse tranquilla, accompagnata quasi sempre dal vociare di sottofondo e dal suono delle risate degli invitati.
Jane si levò dalla sedia, facendo tintinnare il manico del coltello al calice che le era di fronte. –Vorrei un po’ di attenzione, grazie. Prima di tutto, ringrazio coloro che si sono recati alla Villa per festeggiare il mio compleanno. Vorrei ringraziare mio padre e, in particolare, mio fratello.
Come tutti ben sapete, Elwin è un punto fermo e fondamentale nella mia vita e, credetemi, senza di lui mi sentirei persa. Quindi, vorrei rivolgere a lui un applauso.- mi sorrise, mentre l’applauso partì dal fondo della sala. –Inoltre, tra meno di due minuti, arriverà un ospite speciale, quindi vi prego di prestare il massimo dell’attenzione nel momento in cui arriverà.
Si sedette e mi sorrise ancora una volta, nascondendo in modo impeccabile la fierezza che provava. Io, però, la conoscevo bene e sapevo quanto le costasse rivelare i suoi sentimenti e, quando ci riusciva, si sentiva fiera.
La porta della sala si aprì e il cameriere addetto all’annuncio degli ospiti guardò me. Alzai le spalle, segno che non sapevo di chi si trattasse, poi, Jane si alzò di nuovo e si avviò alla porta.

***
Angolo Autrice:
Sono tornata XD
Perdonatemi l'immenso ritardo, ma ho deciso: posterò ogni martedì.
Per quanto riguarda il capitolo, beh, che dire? E' arrivato qualcuno... ma chi sarà mai?
Grazie alle 16 seguite, alle 5 ricordate e alle 2 preferite.

Alla prossima, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 6
*** Buon compleanno, Jane- seconda parte ***


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Capitolo 5: Buon compleanno, Jane -Seconda Parte

Quando la porta si aprì, inizialmente vidi solo un ragazzo alto e biondo, con gli occhi chiari. Jane si illuminò e gli corse incontro. –Benvenuto James.
-Buon compleanno, Jane.
Si abbracciarono e, dopo che il ragazzo fu entrato, altre persone lo seguirono.
Vidi una ragazza bionda bellissima, tanto bella da far invidia alla Venere di Botticelli: i capelli le scendevano sinuosi lungo la schiena e sembravano brillare di luce propria. Gli occhi erano di un colore che non ero riuscito a distinguere. Indossava un vestito rosso, scollato sulla schiena e lungo fino al ginocchio.
Subito dopo di lei, un ragazzo che dava l’impressione di essere un giocatore di football: le spalle erano larghe e il viso di una durezza da far paura. I capelli erano corti e tenuti all’indietro con il gel, gli occhi azzurri e il sorriso tirato.
Una ragazza piccola, tanto da poter essere paragonata ad un folletto, batteva le mani e lanciava urletti divertiti. Era magrissima, con i capelli neri, corti e sbarazzini e gli occhi di una strana sfumatura d’azzurro, grandi e vispi. Il suo abito era grigio perla e scendeva a campana sulle gambe magre.
Al suo fianco, un ragazzo alto e ben piazzato, i capelli biondo scuro e gli occhi verdi. Sembrava che stesse patendo le pene dell’inferno.
I ragazzi, tutti, indossavano uno smoking nero.
Era impressionante quanto tutti loro fossero belli: sembravano dei modelli appena usciti da una pubblicità
La porta rimase aperta e capii che stava entrando qualcun altro, ma, non incuriosito da tanta bellezza, tornai a guardare, davanti a me, la sedia vuota di Jane.
Una folata di vento primaverile riempì l’ampia sala e, il rumore della porta che si chiudeva, mi fece voltare.
La ragazza più bella che avessi mai visto in tutta la mia vita. Certo, forse, era un po’ insignificante rispetto alle bellezze statuarie che si erano fermate sulla porta, ma mi parve una meraviglia caduta in terra.
Si era fermata dietro ai suoi compagni, in attesa di poter salutare Jane e sorrideva.
Il viso ovale era perfetto, incorniciato dai capelli castano-rossicci, leggermente mossi.
Gli occhi sembravano fatti di cioccolato. Castani, totalmente diverso da altri occhi: le labbra erano… non avrei saputo definirle. Il labbro superiore era leggermente più pieno di quello inferiore.
Il collo era sottile e chiaro.
Abbracciò Jane e scesi con gli occhi lungo la sua immagine. Il suo vestito era blu, scoperto totalmente su una spalle. Cadeva sui fianchi perfettamente, risaltando la linea snella della vita.
Il blu le donava.
Quando sciolse il suo abbraccio, sorrise ancora di più e sentii qualcosa muoversi all’altezza dello stomaco.
Il ragazzo moro l’abbracciò e mi sentii infastidito, tanto che mi girai verso mio padre. –Chi sono quelli?
-Amici di tua sorella.
-Frequenta dei maggiorenni?
-Non sono maggiorenni. Hanno qualche anno più di lei.
Probabilmente, era arrivato il momento di salutare i nuovi ospiti e di farli accomodare, quindi, mi alzai e mi diressi alla porta.
Nessuno sembrò far caso a me, troppo presi dalle loro chiacchiere, fino a quando non gli fui tanto vicino. –Buonasera.
-Salve.- risposero alcuni.
-Lui è mio fratello, Elwin.
-Piacere.- dissi, alzando la mano, in segno di saluto.
-Loro sono James.- il biondo alto, con gli occhi azzurri. –Rosalie.- la modella. –Emmett.- il giocatore di football. –Alice.- il folletto. –Jasper.- il martire. – E Bella. – la… Bella.
Mi sorrise e fu l’unica a porgermi la mano. Di nuovo, il tremolio allo stomaco. Questa volta, però, si diffuse fino alla mano e arrivò in tutti gli arti nel momento in cui sfiorai la sua pelle bianca.
Mai nessun nome era stato tanto adatto ad una persona. Bella.
-Isabella. Bella solo per gli amici.
-Oh. Piacere Isabella.
-Piacere mio, El…- mi guardò con aria disorientata.
-Elwin.
Sentivo le risate di mia sorella e dei suoi compagni, ma sembravano talmente lontani…
-Che strano nome! E’… da vecchio.
-Sì, lo penso anche io.
Mi soffermai a guardare i particolari di quel viso fantastico e mi resi conto che non c’era un difetto su quella pelle.
-Ragazzi, vi prego, accomodatevi. Ho riservato un tavolo apposta per voi.
Scendemmo le scale e Jane accompagnò i suoi ospiti fino al loro tavolo, mentre io mi sedetti al mio posto.
La osservai, mentre rideva ancora e mi accorsi che in compagnia di quei ragazzi sembrava davvero felice.
James prese posto accanto a Bella e le sorrise. Immediatamente mi sentii geloso, come se qualcuno stesse toccando qualcosa di mio: una gelosia simile a quella che provavo nei confronti di Jane.
Guardai ancora un po’ il modo complice con cui James e Bella si guardavano e l’intimità nei loro gesti. Probabilmente, stavano insieme.
Ancora una volta, quel movimento sgradevole allo stomaco.
Jane tornò a sedersi accanto a me, sprizzando felicità da tutti i pori.
-Era questi gli ospiti?
-Sì. Non trovi che siano fantastici?
-Fantastici… che termine…esagerato.
-Vorresti essere come loro, eh?
-Affatto. Chi sta con chi?- chiesi, con nonchalance, fissando l’ultimo tavolo occupato.
-T’interessa?
-Sono curioso.
-Mh, allora. Rose sta con Emmett, Alice sta con Jasper, James sta con Jane…
-Ah, con Jane… Jane? Non c’è nessuna Jane lì.
-Lì no…
-Quello è il tuo ragazzo?
-Sì.
-Ma… ma… Jane! Avrà almeno vent’anni.
-Ha la tua stessa età. Elwin. E comunque, Bella non sta con nessuno.
Nessuno: da sola, senza alcuna bocca da baciare, senza mani da accarezzare e da cui farsi accarezzare, senza qualcuno da desiderare.
Il resto della serata passò tranquillamente. Certo, non avevo mandato giù la notizia che Jane mi aveva dato… ma cosa potevo fare?
Mi aveva chiesto di non rovinarle il compleanno con la mia gelosia e le avrei fatto questo enorme regalo, almeno per questa sera.
L’indomani, poi, le avrei comunque parlato.
La musica riempì di nuovo la sala e riconobbi le note di una melodia dolcissima.
Tutti gli invitati si diressero al centro della sala e cominciarono a ballare. Jane, ovviamente, si strinse a James che le accarezzò dolcemente una guancia: la guardava come non esistesse altro in tutta la galassia.
Le voleva bene davvero, visti i gesti che le dedicava.
In tutto quel vorticare di abiti, non ne vidi uno blu, quindi mi voltai in direzione del suo tavolo.
Bella era seduta lì, con lo sguardo perso ad ammirare il centrotavola di fiori che aveva di fronte.
Le guance rosee sembrano fatte della porcellana più fine e costosa.
Mi avvicinai a lei e la vidi spostare lentamente lo sguardo nella mia direzione. Non l’avevo spaventata e questo voleva dire che era una ragazza molto attenta.
-Non balli?
-Non sono in grado di farlo.- schietta, diretta, sincera.
-E se ci fosse qualcuno accanto a te?
-Poveri i suoi piedi: se potessero parlare, mi maledirebbero.
-Vuoi provare?
-Mi stai invitando a ballare?
-In un certo senso.
-E sarebbe?
-Diciamo… che ti sto invitando a provare.
-Una differenza sottilissima.
-Ti va?
-Vuoi davvero rischiare di non camminare mai più?
-Mi pare che ne valga la pena.
-D’accordo allora.
Le presi la mano e la portai al centro della sala e la posizionai di fronte a me, poi le diedi il segno di cominciare a ballare.
Mosse due passi e mi resi conto che era davvero negata in quell’arte. –Poggia i piedi sui miei.
-Ti è saltata qualche rotella?
-No,  ma mi piacerebbe ballare con te.
-Se proprio ci tieni…- disse con tono distaccato.
-Sì, ci tengo davvero.
Mi sorrise e poggiò i piedi sui miei: pesava poco più di una piuma.
Cominciai a muovermi in senso rotatorio, come se stessi ballando insieme a lei e non con lei addosso.
Non le tolsi gli occhi di dosso neanche per un momento: sembrava che, oltre la pelle pallida, ci fosse una calamita o qualcosa di talmente potente da rendermi impossibile il gesto di distogliere lo sguardo.
-La musica è finita.
Me n’ero accorto anche io, ma avrei voluto tenere ancora la sua mano nella mia e cullarla al ritmo di quella melodia dolcissima.
-Sì…
Tornammo a sederci ognuno al proprio tavolo. Mi ritrovai a guardarla più di una volta, ma mai il suo sguardo incrociò il mio.
Quando la sala si fu svuotata degli invitati, vidi gli amici di Jane andare via e salutarmi, avvicinandosi a stringermi la mano o a baciarmi una guancia.
Bella si limitò a sorridermi e salutarmi con la mano, sempre nascosta dalle spalle di James.
Non appena la porta fu chiusa da Angela, mi lasciai cadere sulla sedia con la stanchezza che poteva avvertire addosso un lavoratore di miniera e guardai davanti a me, nel vuoto che prima era occupato da quella meraviglia della natura.

***
Angolo Autrice:
Eccomi qui. Questa volta, devo dire la verità il ritardo è stato volontario: una sola recensione?
E' talmente brutta questa storia?
Comunque, torniamo al capitolo: è arrivata Bella! 
Finalmente, i due si sono incontrati e lui ne è rimasto subito attratto. Ma Bella la penserà allo stesso modo? Voi cosa ne pensate?
Beh, fatemi sapere!

Ringrazio le 16 seguite, le 4 ricordate e le 3 preferite.
Alla prossima, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 7
*** Verso Chula Vista ***


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Capitolo 5: Verso Chula Vista

Il mattino dopo, Jane entrò in camera mia, saltando sul letto come se fosse stata una bambina.
-Jane… per piacere.
-Oh, Elwin… ieri è stata una festa fantastica. La migliore di tutta la mia vita.
-Ne sono davvero felice, ma dovresti bussare prima di entrare in camera mia, quindi…
-Ma dai…Senti, Elwin… volevo chiederti un favore.
-Sarebbe?
-Oggi vorrei fare una sorpresa a James.
-Ehi, l’ho conosciuto solo ieri e di certo non t’impedirò di vederlo, ma non puoi chiedermi già di darti man forte.
-Geloso?
-Gelosissimo!
-Ma ti sei appena svegliato!
-E cosa c’entra?
-I tuoi sensi dovrebbero essere annebbiati.
-La mia gelosia no.
-Beh, comunque, mi dispiace davvero che tu non voglia accompagnarmi.
-Dispiace anche a me.
-Mi avresti fatto compagnia, perché sarò sola ad aspettare…
-Sola?
-Sì.
-Oh…
-Facciamo così: ci pensi un po’ su e poi mi fai sapere?
-Jane…
-Ti prego. Sarai in compagnia anche tu: Bella accompagnerà James e quindi…
-Prometto che ci penso, d’accordo?
-Grazie.- mi disse baciandomi la guancia e uscendo dalla mia stanza con il sorriso che le riempiva il volto.
-Jaane!- gridai, sperando che sentisse.
Aprì la porta appena un secondo dopo. –Sì?
-Dove dovremmo arrivare?

-Ti adoro Elwin.- mi era saltata addosso, stringendomi tanto forte che mi impediva di respirare. –Emh… comunque Chula Vista.
-Dietro l’angolo…
-Più o meno.
-Posso andare prima in bagno?
-Certo.- disse sorridendo e disegnando con la mano un arco che si fermava poi in direzione del bagno.
Mi alzai dal letto e mi chiusi in bagno per fare una doccia.
Avrei indossato un paio di jeans scuri e una camicia bianca, giusto per non essere né troppo elegante, né troppo sportivo.
Una volta uscito dalla doccia, mi ero asciugato e vestito e avevo cercato di dare una sistemata ai capelli. Impresa impossibile, a detta di Jane ed ora anche a parer mio era così.
Sapevo di trovare Jane ancora sul mio letto, seduta con le gambe incrociate  e le mani vicino al mento.
Mi guardai un’ultima volta allo specchio e buttai indietro un ciuffo ribelle: se c’era una cosa che odiavo di me erano proprio i capelli.
Troppo ribelli per i miei gusti.
Uscii dal bagno e, al contrario di come avevo creduto, Jane stava sistemando il letto e aveva aggiunto una fotografia di me e di lei sul comodino.
Sorrisi. –E questa cos’è?
 -Una fotografia. Una specie di regalo per il viaggio che intraprenderai per la tua splendida sorellina.
-Sai che me la pagherai, vero?
-Oh, certo!
-Mi prendi in giro?
-Ti pagherò il vestito per il tuo matrimonio, va bene?
-Ma che dici?
-Guarda che ti ho visto ballare con Bella.
-Un ballo cosa vuoi che sia…
-Non era il ballo, eri tu ad essere… hai ballato quando la musica era finita, Elwin.
-Ero distratto.
-Da un paio di occhini castani?

-Nana, ti avverto: se tiri di nuovo in ballo questa storia, il viaggio viene annullato.
-Ho mai parlato di Bella?- alzò le mani in segno di resa e risi quando soffermai l’attenzione sulla sua espressione: aveva gli occhi spalancati e il broncio appena accennato.
-Andiamo, su.
Eravamo usciti in giardino ed avevo avviato il motore della Volvo, poi ero partito appena Jane aveva chiuso la portiera.

 

 La musica che Jane aveva scelto era davvero adatta al nostro viaggio e non mi stupii più di tanto dei gusti di mia sorella visto che, in fatto di musica, l’avevo plagiata a mio piacimento.
-Manca tanto?
-Non proprio.
-Più o meno?
-Meno di mezz’ora, credo.
-Perfetto. Allora chiamo Bella.- aveva preso il cellulare dalla tasca e aveva digitato il numero. –Pronto? Sì, ciao. Elwin ha accettato di accompagnarmi e ha detto che manca meno di mezz’ora per arrivare lì. Va bene, ciao.
Ero riuscito a sentire la sua voce anche essendo un po’ lontano dal telefono e, anche se distorta dall’apparecchio, mi era comunque sembrata dolce e melodiosa, proprio come quando mi aveva parlato al tavolo…
Quando entrammo a Chula Vista, osservando l’arco che ci dava il benvenuto con la scritta “Third Avenue”, avvisai Jane di chiamare Bella.
Mi ascoltò e poco dopo cominciò a parlare. –Bella, siamo arrivati. Sì, sì… Elwin, sai dov’è il Myle of Cars?
Ne avevo un ricordo sfocato,  ma avrei saputo arrivarci. –Sì.
-Bene, Bella, lo sa. D’accordo, sì. Perfetto.
-Cos’ha detto?
-Sono già lì fuori.
-Bene.
Quando arrivammo, dieci minuti dopo, fuori al Myle of Cars, che era rappresentato da un’alta staffa di ferro, al culmine della quale c’era un cerchio con su scritto “Myle of Cars”, mi fermai ed attesi qualcosa che mi facesse capire dove fosse Bella.
Jane prese di nuovo il cellulare e chiamò la sua amica. –Bella, sono qui fuori. Ora scendo dall’auto, va bene?- scese dall’auto e si sbracciò fino a che Bella non la vide.
Vidi James che guardava Jane con aria sognante e il sorriso che le rivolse gli illuminò il viso e le corse incontro. La abbracciò con tanto trasporto e la baciò allo stesso modo: la amava davvero, non c’erano dubbi.
Una chiacchierata, però, nessuno mi vietava di farla insieme a lui.
Bella era lì che li guardava e allora scesi dall’auto e le andai incontro, salutandola con un gesto della mano.
-Grazie per essere venuto. Credo che non avrei retto tanta dolcezza.
-Gelosa?
-Affatto. Non ho bisogno di essere gelosa dell’amore.
-L’hai già trovato?
-Non ho fretta di farlo…
-Ah.
-E tu?
-Cosa?
-Sei geloso?
-Un po’… mi piacerebbe essere innamorato.
-E soffrire? E piangere?
-Credi che l’amore sia solo questo?
-Sì.
-Forse ti sbagli, no?
-Non credo: finora ho visto solo quella facciata dell’amore, quindi…
Mi voltai di nuovo verso James e Jane ed erano lì a guardarsi negli occhi, senza batter ciglio per non perdersi nessuna sensazione che riempiva i loro sguardi. –Ne avranno per molto?- chiesi a Bella.
-Non ne hai idea…
-Oh cielo.

In effetti, tutto l’amore che quei due sembravano emanare avrebbe dato davvero fastidio e mi resi conto che, seBella riusciva a sopportare tutto quello, doveva per forza essere una persona forte e determinata.
E il suo modo di pensare e di guardare la vita mi incuriosiva: mi era sembrata allegra e mai avrei immaginato che avesse sofferto, visto che quel sorriso non faceva altro che irradiare felicità in chiunque lo guardasse.
Ero tornato ad osservare il suo viso leggermente tirato, con un sorriso leggero che non riuscii ad interpretare.
Il sorriso si era allargato e ne capii il motivo solo quando mi sentii toccare una spalla. –Grazie, Elwin.- disse James, sorridendo.
-Figurati.
-Senti… vi va di passare il pomeriggio insieme?
-Certo.- dissi, dopo aver guardato Jane che sembrava la bambina più felice del mondo.
-Pranzate da me.- disse Bella e annuii, ringraziandola con lo sguardo.
-Sì, buon’idea, Bells. Allora, seguiteci, così lasciamo l’auto a casa di Bella e nel pomeriggio usciamo un po’.
-D’accordo. Jane… se vuoi andare con loro.
-Perfetto.- disse Bella. –Io vengo con te, visto che questi fanno venire il voltastomaco.- e si avvicinò a me.
La guardai spiazzato per un po’ e mi resi conto di quanto, senza trucco, fosse ancora più bella.
-Ciao Elwin.- mi salutò James.
-Allora, andiamo?
-Sì.

***
Angolo Autrice:

Salveeee! Eccomi con il quinto capitolo.
Come avete visto, Jane sta facendo di tutto per far passare del tempo insieme ai nostri due beniamini, no?
Santa Jane, subito!
Beh, che dire? Spero che vi sia piaciuto!

Ps: risponderò nel pomeriggio alle vostre recensioni. :*

Ringrazio le 20 seguite, le 20 preferite e le 10 ricordate. Grazie di cuore anche ai lettori silenziosi.
A presto, la vostra Exentia_dream

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Capitolo 8
*** Pomeriggio sulla spiaggia ***


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 Capitolo 7: Pomeriggio sulla spiaggia

Dopo aver mangiato nell’appartamento divideva con Bella, avevo deciso che potevo lasciare un po’ di libertà a Jane e, quindi, mi ero ritrovato seduto su un  sedile di un vecchio Chevy che doveva essere rosso un tempo.
-Caspita, che auto!
-Già. E’ più lento di una lumaca e non si può guardare, ma gli voglio bene.
-Vuoi bene ad qualche pezzo di ferro?
-Sì, mi ci sono affezionata: quest’auto ha segnato il mio arrivo qui!
-Non sei di qui?
-No, in realtà sono di Forks.
-Come mai qui?
-E’ primavera… ed ogni primavera sto un po’ di tempo con mia madre.
-E tuo padre?
-Forks.
Era il paesino più piovoso di tutta Washington e non riuscivo davvero ad immaginare Bella in quell’umidità.
Avevamo chiuso l’auto ed eravamo andati a sederci sulla sabbia umida e aprilina, su due grossi asciugami che Bella si era premurata di portare.
Il mare era calmo e scuro, un po’ come le nuvole che si erano sistemate attorno al sole, senza coprirlo.
Anche lei, come me, stava guardando la linea sottile che divideva i due immensi giganti blu.
-Sai come nasce l’orizzonte?
-No.
-Ricordo una favola che raccontava del cielo che si innamora del mare…
-Mai sentita.
-Davvero? E’ molto dolce.- disse, voltandosi e guardandomi. –Era una notte d’estate ed il mare se ne stava lì tranquillo. L’acqua si increspava solo quando un filo di vento soffiava. Il mare guardava il cielo, illuminato dalla luna, contemplava l’immensità che esso conteneva… e lo faceva ogni notte, perché ne era innamorato. Il cielo, che era sempre un po’ distratto, abbassò lo sguardo quella notte e vide riflesse tutte le sue stelle sul filo dell’acqua e si chiese come fosse possibile che qualcosa di così profondo e tenebroso, potesse riflettere delle meraviglie tali e s’innamorò del mare. Allora, decisero di correre, finché non si sarebbero incontrati… così nasce l’orizzonte: il punto in cui mare e cielo si incontrano.
-E’ bellissima, Isabella.
-Molto.
La osservai ancora e mi sentii totalmente rapito da quel tremore tipico dell’infanzia che aveva avuto nella voce mentre raccontava la sua favola.
Avrei potuto o dovuto dire qualcosa, ma restai in silenzio.
Passammo molto tempo a scambiarci qualche sguardo e, qualche volta, lei aveva addirittura sorriso.
Sentivo il vento fresco solleticarmi il viso e il calore leggero del sole primaverile che lo riscaldava subito dopo.
Più di tutto, però, sentivo una sensazione strana e piacevole che mi scuoteva le membra e mi annebbiava il cervello.
Quando il vento scompigliò i capelli di Bella, mi ero sporto a riportare un ciuffo di capelli dietro all’orecchio e mi ero soffermato ad accarezzare la guancia e la mascella.
Lei tremò ed allontanai la mano. –Perdonami.
La mia educazione mi aveva ben insegnato le buone maniere e la principale nei confronti di una donna era quella di non toccarla, fino a che lei non lo avrebbe esplicitamente richiesto.
Con lei, però, mi sentivo impedito dal rispettare quelle regole: la voglia di sfiorarla riusciva a mettere a tappeto la mia forza di volontà.
Bella aveva spostato di nuovo lo sguardo all’orizzonte e questo le aveva portato ad alzare la testa.
Il suo viso, allora, si illuminò di un arancio tenue misto ad un rosa pallido e i suoi occhi sembravano brillare.
-Sai, invece, com’è nato il tramonto?
Scosse il capo, poi mi sorrise. –No.
-Strano.
-Non mi hanno letto molte favole, quando ero bambina.
-C’era una volta il sole….
-Sembra l’inizio di un cartone della Disney.
Misi il broncio. –Vuoi che non la racconti più?
-Oh no, ti prego. Continua… non saprei come fare…- e sorrise, dopo aver messo su un’espressione inorridita.
-Bene. Dicevo…
-Sembra il discorso di un professore antipatico.
-Isabella.
-Sì, prego.
-C’era una volta il sole…- vidi il suo sorriso incresparsi ed ero certo che mi avrebbe interrotto ancora, quindi le posai una mano sulla bocca. –Ed era sempre lì, a rincorrere la luna. Gli diceva ogni giorno che era bellissima e che avrebbe voluto farla innamorare. Ma la luna fuggiva e così scendeva la sera. Era sempre più pallida e la sua luce si stava affievolendo, così, il sole le porse un po’ della sua luce, ma lei rifiutò. Una notte, la luce della luna era debole tanto che la luna non riuscì ad illuminare più di un triangolo di cielo… così, corse dal sole e gli si posizionò davanti. Così nasce un’eclissi.
-Dovevi raccontarmi come nasce il tramonto.
-Non ho ancora finito, infatti.
-Oh, d’accordo. Continua, allora.
-Il sole, allora, le donò la sua luce e la luna continuò a brillare. Ovviamente, doveva trovare un modo per ringraziare il sole… e lo lasciò brillare. Passarono un’altra notte ed un altro giorno, poi la luna si decise e, prima che le lasciasse il posto, la luna baciò il sole e lui arrossì… così nasce il tramonto.
-L’hai messa in piedi da solo?
-Può darsi.
-Fantasia a briglia sciolta.
-Sì.
Rideva di gusto ed io la imitavo: quando rideva, gli occhi diventavano più piccoli e il viso sembrava illuminarsi di luce propria.
Mi sentivo come il mare che ammirava il cielo e che non riceveva alcuno sguardo, alcun segno…se non l’indifferenza.
Eppure, Bella non mi sembrava irraggiungibile come quel cielo stellato: era stupenda, come ogni singola stella del manto blu. Era profonda e immensa come quel cielo, ma non irraggiungibile: se avessi allungato una mano avrei potuto sfiorarla. Se mi fossi sporto un po’, avrei anche potuto baciarla.
-Andiamo?
-Sì, direi che è ora.
-Restate da noi, questa sera?
-Non credo sia il caso.
-James e Jane si vedranno tra due settimane.
-D’accordo allora.
Tornammo allo Chevy e Bella mise in moto, avviandosi a casa.
Restammo nel silenzio più assoluto, ma nella mia testa, i miei pensieri urlavano e, più di tutto, sentivo a sentire quanto il suo nome fosse presente tra essi.
Bella. L’avevo vista una sola volta e non avevo smesso un attimo di pensarla. –Siamo a casa.- disse, fermando l’auto e scendendo.
Rimasi ancora un po’ sul sedile e mi decisi a scendere solo quando Bella venne ad aprirmi la portiera e e mi aveva guardato con aria di sfida.
-Che c’è?
-Scendi.
-Scommetti?
-Scommetto. A modo mio?
-Ognuno a modo proprio.
Alzò un sopracciglio e cominciò a farmi il solletico e non mi lasciava il tempo di recuperare un respiro, quindi, cercai di attaccarla allo stesso modo.
Bella, però, non lo soffriva il solletico: rideva per riflesso ed era bellissima.
Ci ritrovammo mani nelle mani e la guardai negli occhi… non era affatto inafferrabile come quel cielo.


***
Angolo Autrice:
Un solo giorno di ritardo!
Ben tornate a voi e a me... che mi sono data tanto da fare per scrivere questo capitolo ^^
Allora, cosa dire?
Il capitolo è solo di passaggio, ma almeno Bella ed Elwin si sono avvicinati, no?
Ok... ora vi lascio!

Ringrazio le 23 seguite, le 4 preferite e le 4 ricordate.
A presto, la vostra Exentia_dream

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