Revenge And Love di Exentia_dream (/viewuser.php?uid=48625)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Inizi di Primavera... ***
Capitolo 3: *** Prima della verità... ***
Capitolo 4: *** Benvenuto nel mio mondo ***
Capitolo 5: *** Buon compleanno, Jane- prima parte ***
Capitolo 6: *** Buon compleanno, Jane- seconda parte ***
Capitolo 7: *** Verso Chula Vista ***
Capitolo 8: *** Pomeriggio sulla spiaggia ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Questi
personaggi non mi appartengono, sono di proprietà
di Stephenie Meyer,
quindi
questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Prologo.
Edward POV
Eravamo
in piena estate, nessuno per le strade. Il
silenzio era pesante fastidioso. Era buio e faceva freddo.
Lo sentivo nelle ossa.
Una goccia di sudore mi accarezzò il viso, fermandosi sul
mento dritto.
Di fronte a me, Charlie Swan, il famoso imprenditore di San
Diego.
-Non farlo.- mi chiese, tremando. Era spaventato e non
aveva torto ad esserlo.
Nello stesso momento in cui Charlie parlò, Demetri mi
ordinò di agire.
-Non chiedermelo.- risposi.
L'uomo di fronte a me serrò gli occhi e fece il segno
della croce lentamente. I suoi gesti erano dettati sì dalla
paura, ma anche
dalla voglia di rubare alla vita quel respiro in più.
E chi ero io per avere la presunzione di poter prendere
una decisione tanto importante?
Lo guardai ancora e, quando riaprì gli occhi, il lampo che
li attraversò investì anche me: le sue emozioni
erano talmente forti che non
avrei mai potuto ignorare di averle vissute per quell'attimo in cui
l'avevo
guardato.
-Ti prego...- implorò.
-Sparagli!- ordinò ancora Demetri.
Guardai di nuovo Charlie, poi gli diedi le spalle e mi
rivolsi a Demetri. -No.
-Cosa?
-Non gli sparerò.
-E' per quella puttanella, vero?
-Non è una puttanella... e non è per lei. Non
solo,
almeno...
-Questo bastardo ha ucciso tua sorella.
-E' stato un incidente.
-L'ha fatto apposta. L'ha uccisa volontariamente.
-Non mi pare. Quelli che uccidono volontariamente siamo
noi, non lui.
-L'ha uccisa.
-E' stato un incidente! Ha rischiato anche lui di morire.
-Sparagli!
-No.
-Sparagli, ho detto.
Sorrisi beffardo e gli voltai le spalle. Mi incamminai
verso Charlie, la pistola tra le mani.
Non avevo mai ucciso fino a quel momento e non me ne
vergognavo. Proprio per questo non l'avrei mai fatto.
Gli occhi di Charlie erano fissi su di me, le orecchie
tese ad ascoltare ogni mio passo, le mani strette a pugno, ma incapaci
di
difendersi.
Quando gli fui di fronte, gli diedi una pacca sulla
spalla. -Va via.
-Stai correndo un grande rischio.
-Ne vale la pena.
-Perchè lo fai?
-Un giorno capirai... e spero che accetterai. Ora va.
Mi sorrise e iniziò a camminare. I suoi piedi camminavano
sempre più veloce, fino a diventare corsa.
Aspettai che si allontanasse.
In quel frammento di tempo, tutti gli ideali con cui ero
stato cresciuto crollarono come castelli di sabbia colpiti dalle onde:
non
erano i soldi, né un cognome a rendere importante e potente
una persona. Era
ben altro, qualcosa che sperai di poter conoscere presto.
Mi avviai verso Demetri e lo affiancai. -Sei un codardo.-
mi disse.
-Sali e guida.
-Tua sorella è morta per colpa di quell'essere e doveva
pagare per il crimine che ha commesso.
-Mia sorella è morta.
-Perchè è stata investita.
-No. Jane è morta perchè era ubriaca.
Mi guardò come se avessi bestemmiato. Poi, tornò
a guardare
la strada. -Non sei degno di essere figlio di Aro. Molti, al tuo posto,
pagherebbero affinché venisse commissionato loro un delitto
d'onore.
-Già. Tu sei uno di quei molti, vero?- dissi, storcendo le
labbra per il senso di nausea che sentivo addosso. La mia non era una
domanda,
quindi non aspettai nessuna risposta.
Delitto d'onore, che idiozia.
Quale onore poteva avere un uomo che uccideva qualcuno che
con un incidente aveva causato la morte di un altro, rischiando la
propria
vita, pur di salvare quella dell'altro? Nessun onore.
E quale diritto poteva avere un uomo come mio padre di
forzare il destino di un altro uomo? Nessun diritto.
Jane era ubriaca ed era andata fuori strada, investendo
altre due auto. La prima è stata quella di Charlie Swan, ma
lui che colpa
aveva? Nessuna, se non quella di essersi trovato nel posto sbagliato al
momento
sbagliato.
-Codardo, vigliacco. Ecco cosa sei... un ingrato.-
continuava Demetri. -Vile. Sei un perdente!
Presi la pistola dal fodero e gliela puntai alla tempia.
-Ti consiglio di chiudere la bocca se non vuoi trovarti con il cervello
intasato di piombo.
-Oh oh...abbiamo ritrovato il coraggio?
Caricai il grilletto. -Sei stanco di vivere, Demetri?
Mi fissò. La sicurezza che ostentavo spaventò
anche me:
riuscivo a sentirla, mentre scorreva nelle vene.
E capii che anche Demetri l'aveva colta quando lo guardai
negli occhi: le iridi verdi-azzurre avevano perso il brillio che le
caratterizzavano
quando sapeva sua la vittoria. -No.- rispose.
Continuai a guardalo, mentre aprivo il finestrino: l'aria
che mi colpiva il viso riusciva a farmi pensare meglio.
Avevo bisogno di essere lucido al cento per cento... non
sarebbe stato facile comunicare la mia decisione ad Aro.
-Bene.- dissi, volgendo lo sguardo altrove.
Il silenzio, per il resto del tempo, fu nostro compagno di
viaggio.
Quando arrivai nella grande villa, mi diressi all’ala
ovest della residenza, lì, dove c’era lo studio di
Aro.
Prima, mi fermai per un momento fuori la porta, poi,
bussai con le nocche delle mani.
-Avanti.
Aprii la porta e la richiusi alle mie spalle…
***
Angolo
Autrice:
Salve
popolo di EFP.
Eh sì, per il vostro grande dispiacere sono tornata con
una nuova storia.
La mia mente malata non smetterà mai di partorire idee
insane e le mie mani, ovviamente, non andranno mai contro la
volontà del mio
cervellino xD
Il prologo si svolge in medias res, ciò vuol dire che i
capitolo che seguiranno descriveranno avvenimenti precedenti e
successivi a
quello che avete appena letto.
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie in ogni caso, anche se avete perso solo un po’ di
tempo a leggere le mie pazzie.
Un bacio, la vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 2 *** Inizi di Primavera... ***
Capitolo
1: Inizi di Primavera...
Mi
svegliai e mi lavai per andare a
scuola, ma l’atmosfera
che c’era in casa mi fece capire che questa non sarebbe stata
una giornata come
le altre.
-Signorino Elwin, la colazione è in tavola.- disse Angela,
la cameriera.
Adoravo lo stile di vita che regnava in questa casa, la
gerarchia che la caratterizzava: ognuno aveva il proprio posto nella
scala
reale ed io ero il J.
L’asso, ovviamente, era mio padre, Aro.
Uscii dalla camera e mi recai nella grande sala da pranzo
per fare colazione.
-Buongiorno.- Jane, mia sorella, mi prese sotto braccio dopo
avermi baciato la guancia.
-Allegra?
-Molto. Tu?
-Per niente.
-Mi fai un sorriso?
-No.
-Oh, Elwin… sei sempre così serio?
-Che t’importa!
-Mi chiedo cosa ci trovino in te tutte le ragazze che ti
porti a letto.
-Stupida.
-Silenzio ragazzi. Sedetevi e fare colazione, siete in
ritardo.
-Buongiorno.- dissi insieme a Jane , prima di sedermi.
-Signorino Elwin, vuole del caffé?
-No, grazie.
-Elwin, dobbiamo parlare.
-Ti ascolto.
-In privato.- concluse mio padre, dopo avermi guardato con
aria di sufficienza.
Annuii soltanto, poi, addentai il cornetto che Angela aveva
sistemato nel mio piatto.
Il silenzio mi infastidiva, quindi cercai di fare rumore
battendo i piedi sul pavimento di marmo lucido.
Ovviamente, però, il rumore risultò minimo: fin
da bambino
ero stato educato ad un portamento elegante e ad una camminata leggera
e
silenziosa.
Jane si alzò e si allontanò dal tavolo ed io feci
per
seguirla. –Signorino Elwin…
-Sì?
-Suo padre l’attende.
-Digli che lo raggiungerò tra qualche ora.
-Sì.
Presi le chiavi dell’auto e mi avviai in giardino, per
aspettare Jane.
Guardai dall’esterno la villa in cui vivevo e come ogni
mattina mi rendevo conto di quanto fosse immensa quella residenza.
L’odore della pioggia che aveva battuto l’asfalto
la notte
scorsa era ancora vivo e le ultime foglie d’autunno si
alzavano e si lasciavano
trasportare dal vento.
Un’altra folata mi scompigliò ancor di
più i capelli e
cercai di sistemarli con le mani.
Non era freddo, bensì tiepido.
Guardai il cielo e mi accorsi che era quasi sgombro del
tutto dalle tipiche nubi autunnali ed il sole non era ricoperto dal
perenne
alone della nebbia.
Era il 21 Marzo ed era un ottimo inizio di primavera.
Jane mi raggiunse e mi spintonò ad una spalla per scherzare:
lo faceva ogni mattina.
Aprii l’auto e mi accomodai sul sedile del guidatore,
sistemai lo specchietto retrovisore, poi misi in moto e partii.
-Oggi non tornerò a casa.
-Perché?
-Ho da fare.
-Cosa?
-Sono affari miei, Elwin.
-C’entra un ragazzo?
-No, ma anche se fosse?
-Devo conoscerlo io per primo.
-Antico…- accese la radio e iniziò a cantare.
-Taci nana chè sei stonata.- Bugia.
In parte almeno: era bassa davvero, ma riguardo alla voce…
era angelica, sembrava venisse da un altro mondo.
Era la più piccola dei due e la adoravo: ero geloso di lei
peggio di come potessi esserlo della mia donna.
Jane, in un certo senso, era la mia donna: era mia sorella e
la amavo senza misure, senza limiti.
***
Angolo autrice:
Non
linciatemi: è la prima volta che scrivo questo genere di
storie, quindi… immagino che sarà una mezza frana
come risultato.
MA, fa niente… giusto? ^.^’
Bene, care lettrici… ecco a voi il capitolo. Lo so, di
solito aggiorno molto più velocemente, ma scrivere questa
storia si sta
rivelando davvero difficile.
Comunque… cosa ne pensate?
Risposte
alle
recensioni:
vittoriaKf:
sono
davvero felice che il prologo ti sia piaciuto
tanto. Grazie! Edward è mitico, lo è sempre.
Spero che anche questo capitolo ti
sia piaciuto. Un bacio.
sa
chan:
Sììì,
ho pubblicato la nuova storia ed anche il
primo capitolo, visto? Mi dispiace che tu abbia aspettato tanto e ti
chiedo
perdono per le prossime attese *Ti prega per non ricevere la punizione
del
forcone*. Dispiace anche a me per Jane, ma in compenso, sarà
molto presente
nella storia ;P Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Un
bacio.
sister_forever94:
Grazie mille. Ecco a te il capitolo… allora cosa ne pensi?
Un bacio.
Dark
night: Grazie!
Come ti ho già scritto nella
recensione, sono davvero felice che la storia ti piaccia e spero che
continui a
piacerti. Ora, rispondo alle tue domande: Bella non è una
vampira. Sono tutti
umani e i Cullen compariranno. Grazie ancora, un bacio.
Grazie a chi ha inserito la mia storia
nelle preferite, nelle seguite e nelle storie da ricordare.
Perdonatemi, ma sono stanchissima… nel
prossimo capitolo vi ringrazierò una ad una.
Grazie mille… mi farebbe davvero piacere
cosa ne pensate di questa storia. Ripeto, è la prima volta
che tratto un…
chiamiamolo “contesto” così delicato,
quindi, vi prego di lasciarmi i vostri
pareri…. ^.^
Ovviamente, grazie anche ai lettori
silenziosi…
Un bacio, la vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 3 *** Prima della verità... ***
Capitolo 2: Prima della
verità...
Mentre
percorrevo il lungo corridoio, il mio sguardo si posò sugli
arazzi e sui quadri che erano alle pareti.
Uno in particolare rapì la mia attenzione.
La cornice era dorata e pesante e al suo interno l’intera
tela era occupata da Romeo e Giulietta di Dicksee.
Lui era appoggiato alla ringhiera fatta in muro e al suo fianco
c’era una colonna che sembrava girare su sé
stessa. Giulietta lo baciava tenendo le mani dietro al collo di lui.
Piccola parte del quadro rappresentava il palazzo in cui risiedeva la
giovane.
Non era il genere di pittura che piaceva a mio padre.
Quello, infatti, l’aveva scelto mia madre, prima di
rifugiarsi in una specie di esilio volontario nella sua camera
personale.
Io e lei non avevamo mai avuto un dialogo di nessun genere, a parte le
chiacchierate spensierate di quando ero bambino, prima che nascesse
Jane.
Il suo posto nella mia vita era stato riempito dalla sua assenza.
Quella di fronte al quadro, era stata l’ultima volta in cui
avevo sentito la sua voce e la ricordavo come se fosse stato ieri.
Il corridoio era
illuminato appena. Era accesa solo la luce della piccola lampada posta
accanto ad un quadro. Ogni cornice era affiancata da un piccolo
pulsante che era collegato alla lampadina.
L’ombra della
cornice che era illuminata si perdeva quasi subito nel buio della casa,
ma ciò che catturò la mia attenzione era stato
tutt’altro: un’ombra magra e femminile.
Riuscii a sentire
l’odore del fumo pungermi le narici ed alzai il capo.
La donna che per tanti
anni avevo visto in fotografia,era a pochi passi da me ed era assorta a
guardare il quadro che aveva di fronte a sé in modo tanto
intenso da non aver sentito i miei passi.
Mi avvicinai a lei,
curioso di vedere i suoi occhi: erano verdi, come i miei e sembravano
brillare di luce propria. Erano talmente rapiti da
quell’immagine e lontani dalla casa in cui realmente si
trovavano.
Era una sognatrice,
avrebbe potuto capirlo chiunque.
-Mamma.- le sfiorai un
braccio e lei appoggiò la sua mano sulla mia. Mi sorprese:
sembrava distratta, invece era completamente presente a ciò
che le accadeva intorno.
-Buonasera Elwin. Non mi
è mai piaciuto questo nome. Avrei preferito chiamarti Edward.
-Come state?- la mia
educazione mi aveva insegnato ad usare il “voi”
anche con i propri familiari, pur essendo nel ventunesimo secolo.
-Non mi piace
l’educazione che ti ha imposto tuo padre: è
fredda, distante. Dammi del tu, Elwin.
-ma voi…
-Sono tua madre, caro. E
tu sei parte di me come io lo sono di te. Vuoi sapere come sto? Allora,
chiedimelo ancora
Faticai un po’
a formulare la domanda e a riprendermi dallo stupore che mi
investì dopo aver sentito delle parole tanto dolci.
Costrinsi la mia educazione a stare per un po’ da parte
–Come stai, mamma?
-Sono triste, figlio
mio. Vorrei fuggire da qui, ma non posso: tuo padre ha usato
un’ottima strategia per tenermi legata a lui. Quando ho
firmato quel contratto, credevo che fosse la cosa giusta da fare,
perché tuo padre era l’uomo giusto per
me… ma ti sto parlando di quasi vent’anni fa. Ora
quell’uomo è diventato crudele. Ha fatto scorrere
litri di sangue per costruire questa reggia.- rimase per un
po’ in silenzio, continuando ad osservare il quadro. Poi si
voltò a guardarmi-Dovrai seguire i suoi passi, ne sono
consapevole… ma quando sarai in grado di scegliere e quando
riuscirai a vedere in questo quadro ciò che vedo io, cambia
vita. Va via dall’inferno in cui ti getterà tuo
padre.
Annuii senza rispondere.
La luce che fino a pochi istanti prima aveva reso vivi i suoi occhi
scomparve.
Le era bastato solo
volgere lo squadro e tutta la magia dei suoi occhi si era sciolta come
neve al sole. –Mamma…
-Non permettere a tuo
padre di privarti di conoscere l’amore e, soprattutto, quando
avrai trovato l’amore vero, non firmare alcun contratto che
non sia quello che sigla la decisione di sposarti. L’amore
posto alla firma di un contratto pre o post-matrimoniale è
un obbligo. Ed è brutto sentirsi obbligati ad amare- sorrise
mesta, poi mi accarezzò il viso. –Addio Elwin.
-Suo padre la sta aspettando.- mi avvisò Mike.
-Grazie.
Mi fermai ad osservare la porta scura: era rifinita nei minimi
particolari e persino sulle maniglie in ottone pesante erano incise le
iniziali di mio padre.
Il lusso e lo sfarzo in quella casa sembravano trapelare da ogni
angolo, anche il più insignificante
Aprii la grande porta dell’ufficio di mio padre ed entrai,
seguito da Mike.
Quando l’uomo si inchinò e chiuse la seconda porta
dietro di sé, mi accomodai sulla comoda poltrona di fronte
al divano su cui era steso mio padre. –Dovete parlarmi?
-Sì, Elwin. E’ giunto il momento che tu sappia a
cosa andrai incontro…
***
Angolo
Autrice:
Eccomi qui.
Perdonate il mio enorme ritardo, ma questa storia non è
affatto facile da scrivere e ho sempre paura di cadere nel banale!
Spero che
anche questo capitolo vi sia piaciuto!
A presto, la
vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 4 *** Benvenuto nel mio mondo ***
Capitolo
3: Benvenuto nel mio mondo...
-Prego.-
disse porgendomi un bicchiere con del liquido ambrato.
Lo portai al naso, ma l’odore acre me lo fece allontanare
quasi subito. –Cos’è?
-Whiskey.
-Ma è alcolico!
-Ah, figlio mio quanto sei ingenuo! Sei adulto, ormai… devi
imparare ad assaporare i piaceri della vita. Su, bevi. Tutto
d’un sorso.
Obbedii e sentii un conato di vomito salire in gola e la bocca di
riempii immediatamente anche del sapore amaro che era solito lasciare
il vomito. Disgustoso. –Altro che piacere della vita,
padre… è… schifoso.
-E’ l’inizio.
Sentii la gira che iniziava a girare e le pareti della stanza presero a
muoversi vorticosamente. Decisi che fissare un punto qualsiasi fosse la
cosa migliore, quindi piazzai gli occhi su mio padre. L’unico
punto fermo della mia vita. –Di cosa volevate parlarmi?
-Bevi un altro po’. Credo ti servirà.
-Preferisco evitare.
-Bevi.- il suo tono era spartano, severo.
Il suo era un ordine, non un invito cortese. Appoggiai il bicchiere sul
tavolino basso che c’era tra i due divani e afferrai la
bottiglia del Whiskey per versarne ancora nel bicchiere.
Lo bevvi ancora tutto d’un fiato.
Sentii la gola bruciare e gli occhi farsi lucidi, quindi li chiusi in
attesa che il bruciore passasse.
Quando li riaprii, la stanza non si era ancora fermate e mi appoggiai
allo schienale morbido del divano. –Ecco.
-Bene. Ora sei pronto. Come ti ho già detto, per me sei
abbastanza adulto e, quindi, sei capace di comprendere.- si
alzò dal divano e si diresse verso la vetrina.
Aprì un cassetto dal mobile alto che divideva la zona bar da
quella relax e ne estrasse un cofanetto di legno scuro e pregiato.
Tornò a sedersi ed appoggiò con religiosa
riverenza il cofanetto sul tavolino. Lo guardava come se fosse un
gioiello sacro, qualcosa di divino.
-Cos’è?- gli chiesi, curioso.
-Elwin!- mi ammonì. –Non dovresti usare questo
tono di fronte ad una meraviglia del genere.
-Non ci trovo niente di meraviglioso in una scatola di legno.
-Chiedi immediatamente scusa. Come osi?
-Perdonatemi, padre… ma davvero non capisco…- i
suoi occhi si riempirono di astio.
-Taci.- aprii lentamente il cofanetto e ne estrasse un oggetto avvolto
in un panno di velluto blu.
La adagio sulle sue ginocchia e liberò con gesti premurosi
l’oggetto dal tessuto.
-Oh.- mi lasciai sfuggire. Ero meravigliato e spaventato nello stesso
momento.
-Shh, Elwin. Questa è una Revolver 686. Mio padre me
l’ha regalata al mio primo incarico, proprio come suo padre
aveva fatto con lui. Adesso, è giunto il mio turno.
-Vuol dire che questa è mia.
-Shh, lasciami parlare.- annui, senza proferire parola. –In
questo momento, sta avendo luogo la tua iniziazione ed è un
momento sacro, in cui tu non devi neanche respirare.- Trattenni il
respiro, fino a diventare rosso in viso.- Non nel vero senso della
parola, stupido.
-Oh, meglio.- sorrisi, per alleviare un po’ la tensione che
si era creata.
-Riprendiamo. Da ora in poi, tu sei parte integrante del clan Volturi e
il tuo compito sarà quello di mantenere intatto
l’onore della casata.
-Cosa vuol dire?
-Elwin…- mi ammonì ancora.
-Perdonatemi.
-Comunque, per dare una risposta alla tua domanda… vuol dire
che dovrai difenderci in ogni maniera. Ovviamente, noi siamo dei
gentiluomini e quindi, cominciamo con le buone: una chiacchierata
amichevole, un tè… Nel caso in cui, questo non
basti, entriamo in diritto di usare il nostro potere…-
accarezzò la pistola e i suoi occhi si riempirono di una
luce che mi spaventò e tremai. –Il nostro potere
è contenuto tutto qui.- disse, quindi alzando
l’arma. -Questa è tua.
Tesi le braccia e quando l’arma fu tra le mie mani, le
ritirai per poter guardare la pistola da vicino.
Era bellissima: la guangetta era nera, puntellata solo
all’interno, mentre i bordi erano lisci.
Il manico era ergonomico, mentre la canna e tutto il resto
dell’arma era in acciaio tirato di lucido di recente.
Mio padre amava molto quell’arma e sapevo quanto gli stesse
costando affidarla a me. -Grazie.
-Di niente, Elwin. Fanne buon uso e fai in modo di non deludermi. Mi
fido ciecamente di te.
Chinai il capo in segno di saluto e prima ancora che mi alzassi, lui mi
interruppe. –Accanto a te lavorerà Demetri. Ha
qualche anno più di te ed è entrato a far parte
del clan alla tua età.
-A sedici anni.
-Esatto. Ora, ne ha 21. E’ un ottimo ragazzo.
Lo guardai come se fosse stato Dio in persona. Veneravo
quell’uomo e ammiravo il suo modo di essere.
Da grande, giurai a me stesso quando ero ancora bambino, sarei
diventato come lui.
Un passo l’avevo già compiuto: ero parte del clan
e non avrei deluso colui che mi avrebbe affidato compiti tanto
importanti.
Uscii dalla stanza, con la pistola tra le mani. Poi, andai in camera
mia a dormire.
Era stata una giornata meravigliosa e riposare non avrebbe fatto altro
che far arrivare prima il mattino.
***
Angolo
Autrice:
Eccomi qui, con un nuovo capitolo.
Ho aggiornato prima per farmi perdonare dell'immenso ritardo.
OOra, però passiamo al capitolo: cosa c'è da
dire? Vediamo un pò...
Ah sì, Elwin è molto entusiasta di entrare far
parte del clan...
I capitoli come avete visto sono brevi, ma spero che comunque vi
piacciano.
Per quanto riguarda le risposte, le troverete nella vostra casella xD
Ringrazio le le 12 seguite, le 4 ricordate e l'unica preferita.
Siete aumentate e questo mi rende davvero felice.
A presto, la vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 5 *** Buon compleanno, Jane- prima parte ***
Capitolo 4: Buon compleanno, Jane -Prima parte
La
sala era gremita di persone: gli uomini indossavano il classico
smoking, con l’immancabile papillon, le donne indossavano
abiti lunghi di ogni
colore.
Per l’occasione, si erano fatte pettinare e truccare in
maniera
particolare, risultando, per la maggior parte volgari. Tutte
bellissime,
senz’altro…
Presi le scale, scandendo lentamente il susseguirsi elegante dei
miei passi, con la mano sul poggiamani d’ottone tirato di
lucido.
Tutti gli occhi erano puntati su di me, poiché avevo
l’onore di
essere il fratello maggiore della festeggiata e mi beai di ogni singolo
sguardo.
A volte, desideravo aver vissuto nell’ottocento, nelle grandi
corti. Di sicuro sarei stato un duca, un conte o, addirittura, il
principe.
Quando ormai ogni scalino era alle mie spalle mi concedetti di
guardare tutta la sala.
L’acconciatura di Victoria rapii immediatamente la mia
attenzione:
i ricci rossi erano raccolti in un elegante chignon, dal quale altri
ricci
cadevano sulle spalle.
Angela si avvicinò a me, nel suo completo nero, munito di
grembiule e cappellino bianco a dare colore al tutto. Le occhiali
sottili le
circondavano gli occhi e li privavano, quindi, di essere osservati
senza il
vetro che li impacciasse.
Angela era poco più grande di me, ma lavorava da anni in
questa
casa ed era una persona fidata. –Signorino Elwin, sua sorella
Jane non è ancora
pronta.
-Tranquilla Angela.- le dissi, poggiandole una mano sulla spalla.
Annuì e si diresse alla porta che portava alla cucina.
-Ti piace l’addobbo?- mi chiese mio padre. Non
l’avevo sentito
arrivare ed era un punto a mio sfavore: dovevo stare sempre attento,
ascoltare
ogni rumore.
-Molto.
La sala era illuminata dagli enormi lampadari che pendevano dal
soffitto con grande catene. Ad ogni tavolo, prettamente rotondo e al
fianco del
quale stazionava fisso un cameriere, sedevano sei ospiti e al centro,
ovviamente, troneggiava il tavolo che avrebbe occupato Jane. A ridosso
delle
pareti, facevano bella mostra di sé i quadri di famiglia.
Quello che preferivo ritraeva me e Jane da bambini: io avevo
già
tre anni, mentre Jane era nata da qualche mese. Le avevo teso la mano e
lei la
stringeva con il
suo pugnetto candido.
-Signori.- disse una voce che inizialmente non riconobbi, quindi
mi voltai a guardare verso colui che aveva parlato e con grande
sorpresa, la
mia visuale si riempì dell’immagine di Caius.
Caio, in realtà, ma molti lo
chiamavano in quel modo poiché la sua passione per
l’epoca romana non aveva
confini. –benvenuti.
Un applauso partì dalla sala e riempì
immediatamente le volte
della casa.
-Vi prego,-proseguì – non siate esagerati. Come
tutti bene sapete,
oggi, mia nipote Jane compie quattordici anni. E’ un giorno
molto importante
per noi, perché finalmente, in casa Volturi, è
arrivata la luce e l’immensa
gioia che può regalare un sorriso femminile e tanto
incantevole. Vogliate
permettermi di presentarla e mostrarla a voi, come la più
bella delle
meraviglie.
Un vocio tutt’altro che leggero si diffuse per la sala e non
mancarono di certo dei commenti stupidi e ispidi, ma lasciai correre.
Jane fece il suo ingresso, bellissima come sempre: indossava un
abito lungo fin sotto al ginocchio, con una sola spallina. La stoffa
rosa
pallido si confondeva con la sua pelle, ma erano ben visibili le forme
che
presto l’avrebbero resa una donna a tutti gli effetti.
Sorrise e fece un leggero inchino al suo pubblico che
l’applaudiva. Jane era nata per questo mondo: adorava le
attenzioni ed esserne
al centro era il suo scopo principale.
Inoltre, aveva l’alta carica di essere l’unica
donna a portare il
cognome dei Volturi.
Mi avvicinai a lei, mentre lo scroscio di applausi continuava a
vederla protagonista.
-Come da tradizione,- le dissi –tocca al fratello maggiore
invitare la festeggiata ad aprire le danze.
-Allora invitami, no?
-Mi concederesti questo ballo?
-Ovviamente, mio caval-fratello.
-Divertente.
Le presi la mano e la portai al centro della pista, facendo segno
al maestro d’orchestra di far partire la musica.
Posizionai una mano sotto la scapola di Jane e con l’altra
stinsi
la sua mano, tirandola più vicina a me, poi, le diedi il
passo e cominciammo a
volteggiare al ritmo del valzer.
-Odio questo ballo.
-Io molto più di te, visto che tocca a me guidare.- le feci
notare, cambiando, quindi, il piede per invertire il giro.
-Non credi sia noioso dover girare sempre?
-Molto.
-Allora perché facciamo sempre questo ballo?
-Lo vuole la tradizione.
-E il volere della festeggiata non conta?
-Non per quanto riguarda le danze.
-Arriverà una persona.
-E chi è?
-Una sorpresa.
-Una donna?
-Può darsi.
-Sempre enigmatica, vero?
-Ho imparato dal migliore.
-Oh, beh, ti ringrazio.
-Non parlavo di te, Elwin.
-Oh, d’accordo. Allora, mettiamola così: se
è una donna, ti farò
un altro regalo.
-Un altro?
-Sì.
-Quanti me ne hai fatti?
-Uno.
-Ah…
-Se invece sarà un uomo, il regalo lo terrò per
me.
-D’accordo.
Finimmo di ballare e la portai al tavolo per farla accomodare e
dare, quindi, inizio alla cena.
Guardai mio padre, mentre prendeva posto alla destra di Jane e le
sorrideva, augurandole “Buon Compleanno”. Mi
guardò a sua volta e annuì alla
mia domanda silenziosa.
Era arrivato il momento di cenare, quindi, quando anche io mi
accomodai alla sedia, feci segno al cameriere di cominciare le portate.
La serata trascorse tranquilla, accompagnata quasi sempre dal
vociare di sottofondo e dal suono delle risate degli invitati.
Jane si levò dalla sedia, facendo tintinnare il manico del
coltello al calice che le era di fronte. –Vorrei un
po’ di attenzione, grazie.
Prima di tutto, ringrazio coloro che si sono recati alla Villa per
festeggiare
il mio compleanno. Vorrei ringraziare mio padre e, in particolare, mio
fratello.
Come tutti ben sapete, Elwin è un punto fermo e fondamentale
nella
mia vita e, credetemi, senza di lui mi sentirei persa. Quindi, vorrei
rivolgere
a lui un applauso.- mi sorrise, mentre l’applauso
partì dal fondo della sala. –Inoltre,
tra meno di due minuti, arriverà un ospite speciale, quindi
vi prego di
prestare il massimo dell’attenzione nel momento in cui
arriverà.
Si sedette e mi sorrise ancora una volta, nascondendo in modo
impeccabile la fierezza che provava. Io, però, la conoscevo
bene e sapevo
quanto le costasse rivelare i suoi sentimenti e, quando ci riusciva, si
sentiva
fiera.
La porta della sala si aprì e il cameriere addetto
all’annuncio
degli ospiti guardò me. Alzai le spalle, segno che non
sapevo di chi si
trattasse, poi, Jane si alzò di nuovo e si avviò
alla porta.
***
Angolo Autrice:
Sono
tornata XD
Perdonatemi l'immenso
ritardo, ma ho deciso: posterò ogni martedì.
Per quanto riguarda il
capitolo, beh, che dire? E' arrivato qualcuno... ma chi sarà
mai?
Grazie alle 16
seguite, alle 5
ricordate e alle 2
preferite.
Alla prossima, la
vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 6 *** Buon compleanno, Jane- seconda parte ***
Capitolo 5: Buon compleanno,
Jane -Seconda Parte
Quando la
porta si aprì, inizialmente vidi solo un ragazzo alto e
biondo, con gli occhi
chiari. Jane si illuminò e gli corse incontro.
–Benvenuto James.
-Buon
compleanno, Jane.
Si
abbracciarono e, dopo che il ragazzo fu entrato, altre persone lo
seguirono.
Vidi una
ragazza bionda bellissima, tanto bella da far invidia alla Venere di
Botticelli: i capelli le scendevano sinuosi lungo la schiena e
sembravano
brillare di luce propria. Gli occhi erano di un colore che non ero
riuscito a
distinguere. Indossava un vestito rosso, scollato sulla schiena e lungo
fino al
ginocchio.
Subito
dopo di lei, un ragazzo che dava l’impressione di essere un
giocatore di
football: le spalle erano larghe e il viso di una durezza da far paura.
I
capelli erano corti e tenuti all’indietro con il gel, gli
occhi azzurri e il
sorriso tirato.
Una
ragazza piccola, tanto da poter essere paragonata ad un folletto,
batteva le
mani e lanciava urletti divertiti. Era magrissima, con i capelli neri,
corti e
sbarazzini e gli occhi di una strana sfumatura d’azzurro,
grandi e vispi. Il
suo abito era grigio perla e scendeva a campana sulle gambe magre.
Al suo
fianco, un ragazzo alto e ben piazzato, i capelli biondo scuro e gli
occhi
verdi. Sembrava che stesse patendo le pene dell’inferno.
I
ragazzi, tutti, indossavano uno smoking nero.
Era
impressionante quanto tutti loro fossero belli: sembravano dei modelli
appena
usciti da una pubblicità
La porta
rimase aperta e capii che stava entrando qualcun altro, ma, non
incuriosito da
tanta bellezza, tornai a guardare, davanti a me, la sedia vuota di Jane.
Una
folata di vento primaverile riempì l’ampia sala e,
il rumore della porta che si
chiudeva, mi fece voltare.
La
ragazza più bella che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Certo, forse, era
un po’ insignificante rispetto alle bellezze statuarie che si
erano fermate
sulla porta, ma mi parve una meraviglia caduta in terra.
Si era
fermata dietro ai suoi compagni, in attesa di poter salutare Jane e
sorrideva.
Il viso
ovale era perfetto, incorniciato dai capelli castano-rossicci,
leggermente
mossi.
Gli occhi
sembravano fatti di cioccolato. Castani, totalmente diverso da altri
occhi: le
labbra erano… non avrei saputo definirle. Il labbro
superiore era leggermente
più pieno di quello inferiore.
Il collo
era sottile e chiaro.
Abbracciò
Jane e scesi con gli occhi lungo la sua immagine. Il suo vestito era
blu,
scoperto totalmente su una spalle. Cadeva sui fianchi perfettamente,
risaltando
la linea snella della vita.
Il blu le
donava.
Quando
sciolse il suo abbraccio, sorrise ancora di più e sentii
qualcosa muoversi
all’altezza dello stomaco.
Il
ragazzo moro l’abbracciò e mi sentii infastidito,
tanto che mi girai verso mio
padre. –Chi sono quelli?
-Amici di
tua sorella.
-Frequenta
dei maggiorenni?
-Non sono
maggiorenni. Hanno qualche anno più di lei.
Probabilmente,
era arrivato il momento di salutare i nuovi ospiti e di farli
accomodare,
quindi, mi alzai e mi diressi alla porta.
Nessuno
sembrò far caso a me, troppo presi dalle loro chiacchiere,
fino a quando non
gli fui tanto vicino. –Buonasera.
-Salve.-
risposero alcuni.
-Lui è
mio fratello, Elwin.
-Piacere.-
dissi, alzando la mano, in segno di saluto.
-Loro
sono James.- il biondo alto, con gli occhi azzurri.
–Rosalie.- la modella.
–Emmett.- il giocatore di football. –Alice.- il
folletto. –Jasper.- il martire.
– E Bella. – la… Bella.
Mi
sorrise e fu l’unica a porgermi la mano. Di nuovo, il
tremolio allo stomaco.
Questa volta, però, si diffuse fino alla mano e
arrivò in tutti gli arti nel
momento in cui sfiorai la sua pelle bianca.
Mai
nessun nome era stato tanto adatto ad una persona. Bella.
-Isabella.
Bella solo per gli amici.
-Oh.
Piacere Isabella.
-Piacere
mio, El…- mi guardò con aria disorientata.
-Elwin.
Sentivo
le risate di mia sorella e dei suoi compagni, ma sembravano talmente
lontani…
-Che
strano nome! E’… da vecchio.
-Sì, lo
penso anche io.
Mi
soffermai a guardare i particolari di quel viso fantastico e mi resi
conto che
non c’era un difetto su quella pelle.
-Ragazzi,
vi prego, accomodatevi. Ho riservato un tavolo apposta per voi.
Scendemmo
le scale e Jane accompagnò i suoi ospiti fino al loro
tavolo, mentre io mi
sedetti al mio posto.
La
osservai, mentre rideva ancora e mi accorsi che in compagnia di quei
ragazzi
sembrava davvero felice.
James
prese posto accanto a Bella e le sorrise. Immediatamente mi sentii
geloso, come
se qualcuno stesse toccando qualcosa di mio: una gelosia simile a
quella che
provavo nei confronti di Jane.
Guardai
ancora un po’ il modo complice con cui James e Bella si
guardavano e l’intimità
nei loro gesti. Probabilmente, stavano insieme.
Ancora
una volta, quel movimento sgradevole allo stomaco.
Jane
tornò a sedersi accanto a me, sprizzando felicità
da tutti i pori.
-Era
questi gli ospiti?
-Sì. Non
trovi che siano fantastici?
-Fantastici…
che termine…esagerato.
-Vorresti
essere come loro, eh?
-Affatto.
Chi sta con chi?- chiesi, con nonchalance, fissando l’ultimo
tavolo occupato.
-T’interessa?
-Sono
curioso.
-Mh,
allora. Rose sta con Emmett, Alice sta con Jasper, James sta con
Jane…
-Ah, con
Jane… Jane? Non c’è nessuna Jane
lì.
-Lì no…
-Quello è il tuo ragazzo?
-Sì.
-Ma… ma…
Jane! Avrà almeno vent’anni.
-Ha la
tua stessa età. Elwin. E comunque, Bella non sta con nessuno.
Nessuno:
da sola, senza alcuna bocca da baciare, senza mani da accarezzare e da
cui
farsi accarezzare, senza qualcuno da desiderare.
Il resto
della serata passò tranquillamente. Certo, non avevo mandato
giù la notizia che
Jane mi aveva dato… ma cosa potevo fare?
Mi aveva
chiesto di non rovinarle il compleanno con la mia gelosia e le avrei
fatto
questo enorme regalo, almeno per questa sera.
L’indomani,
poi, le avrei comunque parlato.
La musica
riempì di nuovo la sala e riconobbi le note di una melodia
dolcissima.
Tutti gli
invitati si diressero al centro della sala e cominciarono a ballare.
Jane,
ovviamente, si strinse a James che le accarezzò dolcemente
una guancia: la
guardava come non esistesse altro in tutta la galassia.
Le voleva
bene davvero, visti i gesti che le dedicava.
In tutto
quel vorticare di abiti, non ne vidi uno blu, quindi mi voltai in
direzione del
suo tavolo.
Bella era
seduta lì, con lo sguardo perso ad ammirare il centrotavola
di fiori che aveva
di fronte.
Le guance
rosee sembrano fatte della porcellana più fine e costosa.
Mi
avvicinai a lei e la vidi spostare lentamente lo sguardo nella mia
direzione.
Non l’avevo spaventata e questo voleva dire che era una
ragazza molto attenta.
-Non
balli?
-Non sono
in grado di farlo.- schietta, diretta, sincera.
-E se ci
fosse qualcuno accanto a te?
-Poveri i
suoi piedi: se potessero parlare, mi maledirebbero.
-Vuoi
provare?
-Mi stai
invitando a ballare?
-In un
certo senso.
-E
sarebbe?
-Diciamo…
che ti sto invitando a provare.
-Una
differenza sottilissima.
-Ti va?
-Vuoi
davvero rischiare di non camminare mai più?
-Mi pare
che ne valga la pena.
-D’accordo
allora.
Le presi
la mano e la portai al centro della sala e la posizionai di fronte a
me, poi le
diedi il segno di cominciare a ballare.
Mosse due
passi e mi resi conto che era davvero negata in quell’arte.
–Poggia i piedi sui
miei.
-Ti è
saltata qualche rotella?
-No, ma mi
piacerebbe ballare con te.
-Se
proprio ci tieni…- disse con tono distaccato.
-Sì, ci
tengo davvero.
Mi
sorrise e poggiò i piedi sui miei: pesava poco
più di una piuma.
Cominciai
a muovermi in senso rotatorio, come se stessi ballando insieme a lei e
non con
lei addosso.
Non le
tolsi gli occhi di dosso neanche per un momento: sembrava che, oltre la
pelle
pallida, ci fosse una calamita o qualcosa di talmente potente da
rendermi
impossibile il gesto di distogliere lo sguardo.
-La
musica è finita.
Me n’ero
accorto anche io, ma avrei voluto tenere ancora la sua mano nella mia e
cullarla al ritmo di quella melodia dolcissima.
-Sì…
Tornammo
a sederci ognuno al proprio tavolo. Mi ritrovai a guardarla
più di una volta,
ma mai il suo sguardo incrociò il mio.
Quando la
sala si fu svuotata degli invitati, vidi gli amici di Jane andare via e
salutarmi, avvicinandosi a stringermi la mano o a baciarmi una guancia.
Bella si
limitò a sorridermi e salutarmi con la mano, sempre nascosta
dalle spalle di
James.
Non
appena la porta fu chiusa da Angela, mi lasciai cadere sulla sedia con
la
stanchezza che poteva avvertire addosso un lavoratore di miniera e
guardai
davanti a me, nel vuoto che prima era occupato da quella meraviglia
della natura.
***
Angolo
Autrice:
Eccomi
qui. Questa volta, devo dire la verità il ritardo
è stato volontario: una sola recensione?
E' talmente brutta questa storia?
Comunque, torniamo al capitolo: è arrivata Bella!
Finalmente, i due si sono incontrati e lui ne è rimasto
subito attratto. Ma Bella la penserà allo stesso modo? Voi
cosa ne pensate?
Beh, fatemi sapere!
Ringrazio
le 16 seguite, le 4 ricordate
e le 3 preferite.
Alla
prossima, la vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 7 *** Verso Chula Vista ***
Capitolo 5: Verso Chula Vista
Il
mattino dopo, Jane entrò in camera mia, saltando sul letto
come se fosse stata
una bambina.
-Jane…
per piacere.
-Oh,
Elwin… ieri è stata una festa fantastica. La
migliore di tutta la mia vita.
-Ne sono
davvero felice, ma dovresti bussare prima di entrare in camera mia,
quindi…
-Ma
dai…Senti, Elwin… volevo chiederti un favore.
-Sarebbe?
-Oggi
vorrei fare una sorpresa a James.
-Ehi,
l’ho conosciuto solo ieri e di certo non
t’impedirò di vederlo, ma non puoi
chiedermi già di darti man forte.
-Geloso?
-Gelosissimo!
-Ma ti
sei appena svegliato!
-E cosa
c’entra?
-I tuoi
sensi dovrebbero essere annebbiati.
-La mia
gelosia no.
-Beh,
comunque, mi dispiace davvero che tu non voglia accompagnarmi.
-Dispiace
anche a me.
-Mi
avresti fatto compagnia, perché sarò sola ad
aspettare…
-Sola?
-Sì.
-Oh…
-Facciamo
così: ci pensi un po’ su e poi mi fai sapere?
-Jane…
-Ti
prego. Sarai in compagnia anche tu: Bella accompagnerà James
e quindi…
-Prometto
che ci penso, d’accordo?
-Grazie.-
mi disse baciandomi la guancia e uscendo dalla mia stanza con il
sorriso che le
riempiva il volto.
-Jaane!-
gridai, sperando che sentisse.
Aprì la
porta appena un secondo dopo. –Sì?
-Dove
dovremmo arrivare?
-Ti adoro
Elwin.- mi era saltata addosso, stringendomi tanto forte che mi
impediva di
respirare. –Emh… comunque Chula Vista.
-Dietro
l’angolo…
-Più o
meno.
-Posso
andare prima in bagno?
-Certo.-
disse sorridendo e disegnando con la mano un arco che si fermava poi in
direzione del bagno.
Mi alzai
dal letto e mi chiusi in bagno per fare una doccia.
Avrei
indossato un paio di jeans scuri e una camicia bianca, giusto per non
essere né
troppo elegante, né troppo sportivo.
Una volta
uscito dalla doccia, mi ero asciugato e vestito e avevo cercato di dare
una
sistemata ai capelli. Impresa impossibile, a detta di Jane ed ora anche
a parer
mio era così.
Sapevo di
trovare Jane ancora sul mio letto, seduta con le gambe incrociate e le mani vicino al mento.
Mi
guardai un’ultima volta allo specchio e buttai indietro un
ciuffo ribelle: se
c’era una cosa che odiavo di me erano proprio i capelli.
Troppo
ribelli per i miei gusti.
Uscii dal
bagno e, al contrario di come avevo creduto, Jane stava sistemando il
letto e
aveva aggiunto una fotografia di me e di lei sul comodino.
Sorrisi.
–E questa cos’è?
-Una fotografia. Una
specie di regalo per il
viaggio che intraprenderai per la tua splendida sorellina.
-Sai che
me la pagherai, vero?
-Oh,
certo!
-Mi
prendi in giro?
-Ti
pagherò il vestito per il tuo matrimonio, va bene?
-Ma che
dici?
-Guarda
che ti ho visto ballare con Bella.
-Un ballo
cosa vuoi che sia…
-Non era
il ballo, eri tu ad essere… hai ballato quando la musica era
finita, Elwin.
-Ero
distratto.
-Da un
paio di occhini castani?
-Nana, ti
avverto: se tiri di nuovo in ballo questa storia, il viaggio viene
annullato.
-Ho mai
parlato di Bella?- alzò le mani in segno di resa e risi
quando soffermai
l’attenzione sulla sua espressione: aveva gli occhi
spalancati e il broncio
appena accennato.
-Andiamo,
su.
Eravamo
usciti in giardino ed avevo avviato il motore della Volvo, poi ero
partito
appena Jane aveva chiuso la portiera.
La
musica
che Jane aveva scelto era davvero adatta al nostro viaggio e non mi
stupii più
di tanto dei gusti di mia sorella visto che, in fatto di musica,
l’avevo
plagiata a mio piacimento.
-Manca tanto?
-Non
proprio.
-Più o
meno?
-Meno di
mezz’ora, credo.
-Perfetto.
Allora chiamo Bella.- aveva preso il cellulare dalla tasca e aveva
digitato il
numero. –Pronto? Sì, ciao. Elwin ha accettato di
accompagnarmi e ha detto che
manca meno di mezz’ora per arrivare lì. Va bene,
ciao.
Ero
riuscito a sentire la sua voce anche essendo un po’ lontano
dal telefono e,
anche se distorta dall’apparecchio, mi era comunque sembrata
dolce e melodiosa,
proprio come quando mi aveva parlato al tavolo…
Quando
entrammo a Chula Vista, osservando l’arco che ci dava il
benvenuto con la
scritta “Third Avenue”, avvisai Jane di chiamare
Bella.
Mi
ascoltò e poco dopo cominciò a parlare.
–Bella, siamo arrivati. Sì,
sì… Elwin,
sai dov’è il Myle of Cars?
Ne avevo
un ricordo sfocato, ma
avrei saputo
arrivarci. –Sì.
-Bene,
Bella, lo sa. D’accordo, sì. Perfetto.
-Cos’ha
detto?
-Sono già
lì fuori.
-Bene.
Quando
arrivammo, dieci minuti dopo, fuori al Myle of Cars, che era
rappresentato da
un’alta staffa di ferro, al culmine della quale
c’era un cerchio con su scritto
“Myle of Cars”, mi fermai ed attesi qualcosa che mi
facesse capire dove fosse
Bella.
Jane
prese di nuovo il cellulare e chiamò la sua amica.
–Bella, sono qui fuori. Ora
scendo dall’auto, va bene?- scese dall’auto e si
sbracciò fino a che Bella non
la vide.
Vidi
James che guardava Jane con aria sognante e il sorriso che le rivolse
gli
illuminò il viso e le corse incontro. La
abbracciò con tanto trasporto e la
baciò allo stesso modo: la amava davvero, non
c’erano dubbi.
Una
chiacchierata, però, nessuno mi vietava di farla insieme a
lui.
Bella era
lì che li guardava e allora scesi dall’auto e le
andai incontro, salutandola
con un gesto della mano.
-Grazie
per essere venuto. Credo che non avrei retto tanta dolcezza.
-Gelosa?
-Affatto.
Non ho bisogno di essere gelosa dell’amore.
-L’hai
già trovato?
-Non ho
fretta di farlo…
-Ah.
-E tu?
-Cosa?
-Sei
geloso?
-Un po’…
mi piacerebbe essere innamorato.
-E
soffrire? E piangere?
-Credi
che l’amore sia solo questo?
-Sì.
-Forse ti
sbagli, no?
-Non credo:
finora ho visto solo quella facciata dell’amore,
quindi…
Mi voltai
di nuovo verso James e Jane ed erano lì a guardarsi negli
occhi, senza batter
ciglio per non perdersi nessuna sensazione che riempiva i loro sguardi.
–Ne
avranno per molto?- chiesi a Bella.
-Non ne
hai idea…
-Oh
cielo.
In
effetti, tutto l’amore che quei due sembravano emanare
avrebbe dato davvero
fastidio e mi resi conto che, seBella riusciva a sopportare tutto
quello,
doveva per forza essere una persona forte e determinata.
E il suo modo
di pensare e di guardare la vita mi incuriosiva: mi era sembrata
allegra e mai
avrei immaginato che avesse sofferto, visto che quel sorriso non faceva
altro
che irradiare felicità in chiunque lo guardasse.
Ero
tornato ad osservare il suo viso leggermente tirato, con un sorriso
leggero che
non riuscii ad interpretare.
Il
sorriso si era allargato e ne capii il motivo solo quando mi sentii
toccare una
spalla. –Grazie, Elwin.- disse James, sorridendo.
-Figurati.
-Senti…
vi va di passare il pomeriggio insieme?
-Certo.-
dissi, dopo aver guardato Jane che sembrava la bambina più
felice del mondo.
-Pranzate
da me.- disse Bella e annuii, ringraziandola con lo sguardo.
-Sì,
buon’idea, Bells. Allora, seguiteci, così lasciamo
l’auto a casa di Bella e nel
pomeriggio usciamo un po’.
-D’accordo.
Jane… se vuoi andare con loro.
-Perfetto.-
disse Bella. –Io vengo con te, visto che questi fanno venire
il voltastomaco.-
e si avvicinò a me.
La
guardai spiazzato per un po’ e mi resi conto di quanto, senza
trucco, fosse
ancora più bella.
-Ciao
Elwin.- mi salutò James.
-Allora,
andiamo?
-Sì.
***
Angolo Autrice:
Salveeee! Eccomi con il quinto capitolo.
Come avete visto, Jane sta facendo di tutto per far passare del tempo
insieme ai nostri due beniamini, no?
Santa Jane, subito!
Beh, che dire? Spero che vi sia piaciuto!
Ps: risponderò nel pomeriggio alle vostre
recensioni. :*
Ringrazio le 20
seguite, le 20
preferite e le 10
ricordate. Grazie di cuore anche ai lettori silenziosi.
A presto, la vostra Exentia_dream
|
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Capitolo 8 *** Pomeriggio sulla spiaggia ***
Capitolo
7: Pomeriggio sulla spiaggia
Dopo aver
mangiato nell’appartamento divideva con Bella, avevo deciso
che potevo lasciare
un po’ di libertà a Jane e, quindi, mi ero
ritrovato seduto su un sedile
di un vecchio Chevy che doveva essere
rosso un tempo.
-Caspita,
che auto!
-Già. E’
più lento di una lumaca e non si può guardare, ma
gli voglio bene.
-Vuoi
bene ad qualche pezzo di ferro?
-Sì, mi
ci sono affezionata: quest’auto ha segnato il mio arrivo qui!
-Non sei
di qui?
-No, in
realtà sono di Forks.
-Come mai
qui?
-E’
primavera… ed ogni primavera sto un po’ di tempo
con mia madre.
-E tuo
padre?
-Forks.
Era il
paesino più piovoso di tutta Washington e non riuscivo
davvero ad immaginare
Bella in quell’umidità.
Avevamo
chiuso l’auto ed eravamo andati a sederci sulla sabbia umida
e aprilina, su due
grossi asciugami che Bella si era premurata di portare.
Il mare
era calmo e scuro, un po’ come le nuvole che si erano
sistemate attorno al
sole, senza coprirlo.
Anche
lei, come me, stava guardando la linea sottile che divideva i due
immensi
giganti blu.
-Sai come
nasce l’orizzonte?
-No.
-Ricordo
una favola che raccontava del cielo che si innamora del mare…
-Mai
sentita.
-Davvero?
E’ molto dolce.- disse, voltandosi e guardandomi.
–Era una notte d’estate ed il
mare se ne stava lì tranquillo. L’acqua si
increspava solo quando un filo di
vento soffiava. Il mare guardava il cielo, illuminato dalla luna,
contemplava
l’immensità che esso conteneva… e lo
faceva ogni notte, perché ne era
innamorato. Il cielo, che era sempre un po’ distratto,
abbassò lo sguardo quella
notte e vide riflesse tutte le sue stelle sul filo dell’acqua
e si chiese come
fosse possibile che qualcosa di così profondo e tenebroso,
potesse riflettere
delle meraviglie tali e s’innamorò del mare.
Allora, decisero di correre,
finché non si sarebbero incontrati…
così nasce l’orizzonte: il punto in cui
mare e cielo si incontrano.
-E’
bellissima, Isabella.
-Molto.
La
osservai ancora e mi sentii totalmente rapito da quel tremore tipico
dell’infanzia che aveva avuto nella voce mentre raccontava la
sua favola.
Avrei
potuto o dovuto dire qualcosa, ma restai in silenzio.
Passammo
molto tempo a scambiarci qualche sguardo e, qualche volta, lei aveva
addirittura sorriso.
Sentivo
il vento fresco solleticarmi il viso e il calore leggero del sole
primaverile
che lo riscaldava subito dopo.
Più di
tutto, però, sentivo una sensazione strana e piacevole che
mi scuoteva le
membra e mi annebbiava il cervello.
Quando il
vento scompigliò i capelli di Bella, mi ero sporto a
riportare un ciuffo di
capelli dietro all’orecchio e mi ero soffermato ad
accarezzare la guancia e la
mascella.
Lei tremò
ed allontanai la mano. –Perdonami.
La mia
educazione mi aveva ben insegnato le buone maniere e la principale nei
confronti di una donna era quella di non toccarla, fino a che lei non
lo
avrebbe esplicitamente richiesto.
Con lei,
però, mi sentivo impedito dal rispettare quelle regole: la
voglia di sfiorarla
riusciva a mettere a tappeto la mia forza di volontà.
Bella
aveva spostato di nuovo lo sguardo all’orizzonte e questo le
aveva portato ad
alzare la testa.
Il suo
viso, allora, si illuminò di un arancio tenue misto ad un
rosa pallido e i suoi
occhi sembravano brillare.
-Sai,
invece, com’è nato il tramonto?
Scosse il
capo, poi mi sorrise. –No.
-Strano.
-Non mi
hanno letto molte favole, quando ero bambina.
-C’era
una volta il sole….
-Sembra
l’inizio di un cartone della Disney.
Misi il
broncio. –Vuoi che non la racconti più?
-Oh no,
ti prego. Continua… non saprei come fare…- e
sorrise, dopo aver messo su
un’espressione inorridita.
-Bene. Dicevo…
-Sembra
il discorso di un professore antipatico.
-Isabella.
-Sì,
prego.
-C’era
una volta il sole…- vidi il suo sorriso incresparsi ed ero
certo che mi avrebbe
interrotto ancora, quindi le posai una mano sulla bocca. –Ed
era sempre lì, a
rincorrere la luna. Gli diceva ogni giorno che era bellissima e che
avrebbe
voluto farla innamorare. Ma la luna fuggiva e così scendeva
la sera. Era sempre
più pallida e la sua luce si stava affievolendo,
così, il sole le porse un po’
della sua luce, ma lei rifiutò. Una notte, la luce della
luna era debole tanto
che la luna non riuscì ad illuminare più di un
triangolo di cielo… così, corse
dal sole e gli si posizionò davanti. Così nasce
un’eclissi.
-Dovevi
raccontarmi come nasce il tramonto.
-Non ho
ancora finito, infatti.
-Oh,
d’accordo. Continua, allora.
-Il sole,
allora, le donò la sua luce e la luna continuò a
brillare. Ovviamente, doveva
trovare un modo per ringraziare il sole… e lo
lasciò brillare. Passarono
un’altra notte ed un altro giorno, poi la luna si decise e,
prima che le
lasciasse il posto, la luna baciò il sole e lui
arrossì… così nasce il
tramonto.
-L’hai
messa in piedi da solo?
-Può
darsi.
-Fantasia
a briglia sciolta.
-Sì.
Rideva di
gusto ed io la imitavo: quando rideva, gli occhi diventavano
più piccoli e il
viso sembrava illuminarsi di luce propria.
Mi
sentivo come il mare che ammirava il cielo e che non riceveva alcuno
sguardo,
alcun segno…se non l’indifferenza.
Eppure,
Bella non mi sembrava irraggiungibile come quel cielo stellato: era
stupenda,
come ogni singola stella del manto blu. Era profonda e immensa come
quel cielo,
ma non irraggiungibile: se avessi allungato una mano avrei potuto
sfiorarla. Se
mi fossi sporto un po’, avrei anche potuto baciarla.
-Andiamo?
-Sì,
direi che è ora.
-Restate
da noi, questa sera?
-Non
credo sia il caso.
-James e
Jane si vedranno tra due settimane.
-D’accordo
allora.
Tornammo
allo Chevy e Bella mise in moto, avviandosi a casa.
Restammo
nel silenzio più assoluto, ma nella mia testa, i miei
pensieri urlavano e, più
di tutto, sentivo a sentire quanto il suo nome fosse presente tra essi.
Bella. L’avevo
vista una sola volta e non avevo smesso un attimo di pensarla.
–Siamo a casa.-
disse, fermando l’auto e scendendo.
Rimasi
ancora un po’ sul sedile e mi decisi a scendere solo quando
Bella venne ad
aprirmi la portiera e e mi aveva guardato con aria di sfida.
-Che c’è?
-Scendi.
-Scommetti?
-Scommetto.
A modo mio?
-Ognuno a
modo proprio.
Alzò un
sopracciglio e cominciò a farmi il solletico e non mi
lasciava il tempo di
recuperare un respiro, quindi, cercai di attaccarla allo stesso modo.
Bella,
però, non lo soffriva il solletico: rideva per riflesso ed
era bellissima.
Ci
ritrovammo mani nelle mani e la guardai negli occhi… non era
affatto
inafferrabile come quel cielo.
***
Angolo
Autrice:
Un solo giorno di ritardo!
Ben tornate a voi e a me... che mi sono data tanto da fare per scrivere
questo capitolo ^^
Allora, cosa dire?
Il capitolo è solo di passaggio, ma almeno Bella ed Elwin si
sono avvicinati, no?
Ok... ora vi lascio!
Ringrazio le 23
seguite, le 4
preferite e le 4
ricordate.
A presto, la vostra Exentia_dream
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