Tienimi

di ClaudiaSwan
(/viewuser.php?uid=72682)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritardo e ritorno ***
Capitolo 2: *** Famiglia ***
Capitolo 3: *** L'incubo ***
Capitolo 4: *** Responsabilità ***



Capitolo 1
*** Ritardo e ritorno ***


capitolo 1
Eccomi qua. Finalmente, direte voi! Eh si, finalmente. Sono tornata a casa con questa storia, credo lo sappiate già. Ho scritto tutto oggi di getto, ma metto le mani avanti, non potrà sempre essere così. Sono impegnatissima con l'uni e la pausa che mi sono presa oggi per scrivere non potrò prendermela sempre. Però farò il possibile. Chiedo scusa per la intro banale e frettolosa, come la trama buttata giù in fretta giusto per pubblicare con la promessa di arrangiarla meglio al più presto.
Non mi perdo più in ciance e vi lascio all'atteso sequel di "Photos, love vips and kisses. When a photo changes your life"
Buona lettura!





1
Ritardo e ritorno





- rispondi, rispondi, rispondi-
- informazione gratuita. L’utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di riprovare più tardi. Grazie-
- dannazione!-
- mamma…-
- si, tesoro?-
- sta iniziando-
Con stizza spengo il telefono e lo metto in borsa. Nemmeno il silenzioso. Spento, direttamente.
Irraggiungibile.
- mamma…-
- dimmi amore-
- ma papà quando viene?-
- presto, tesoro. È in aereo-
La verità è che non so se è in aereo. La verità è che non so nemmeno se è in aeroporto o se ci sarà nelle prossime ore.
La verità è che non so mai come rispondere alle domande dei miei figli quando mi chiedono quando il loro papà deciderà di farsi vivo a casa.
Osservo il viso della mia bambina, gli occhi puntati sul campo, fissi sulla figura immobile di Matt. Non commenta, ma so benissimo cosa le passa per la testa. Lui le manca.
Manca anche a me.
Manca anche a Matt.
Ma per Arianne è diverso. Adora, ama suo padre. Ha una spiccata predilezione per lui.
Io e Matt abbiamo imparato a farne a meno in certi casi, abituati alle sue continue partenze e ai suoi improvvisi ritorni. Ma lei no.
Ed è per lei che sono così amareggiata. La mia piccola.
Anche ieri sera, come ogni sera, l’ho spiata dalla porta socchiusa della sua camera tentare di leggere da sola il libro di favole che Robert le ha portato di ritorno dal suo ultimo viaggio. Ho provato a leggerglielo io, qualche volta, ma mi ha categoricamente vietato di farlo. Era il loro libro quello.
Peccato che su venti fiabe Arianne ne avesse ascoltata solo una.
La faccio alzare e sedere sulle mie ginocchia per sentirla più vicina e farmi sentire lì con lei.
Immergo il viso nei suoi capelli biondi e il suo profumo dolce mi invade.
Non saprei descrivere il profumo della mia bambina. Non è solo di pesca, lo shampoo che più le piace, e non è solo di fragola, profumazione del bagnoschiuma racchiuso in una bamboletta di plastica di Mulan, che pretende di trovare sempre in bella vista sul bordo della vasca da bagno.
Il profumo della mia bambina è qualcosa di particolare. Così come quello di Matt.
O forse sono solo le mamme a sentirlo.
- mamma! La partita sta per cominciare!- si ribella ridendo e cercando di sciogliere il mio abbraccio.
L’arbitro fischia e i giocatori iniziano a muoversi correndo per il campo. Arianne è riuscita a sciogliersi dalla mia presa e a scendere i gradoni delle sedute per andare a incollarsi alla rete.
Non posso non sorridere. È legatissima a suo fratello, e così lui a lei.
Quando ho scoperto di essere incinta, ho temuto per Matt. La gelosia per i fratelli più piccoli, così comune nei bambini, non rende mai la vita facile ai fratelli maggiori. Ma Matt è stato bravissimo.
Aveva solo quattro anni quando Arianne ha deciso di venire al mondo. Un puro caso perché non l’abbiamo propriamente cercata, né per noi né per Matt. È semplicemente arrivata, mostrandosi con una faccina rosa sorridente sul cartoncino di un test di gravidanza.
Anche per Robert è arrivata così dal nulla. Tanto per cambiare, il suo volo era in ritardo. Arrivò a casa nel cuore della notte, e io e Matt stavamo dormendo insieme nel nostro letto perché fuori diluviava e Matt aveva paura dei tuoni. Mi raccontò che trovò la scatola vuota del test di gravidanza nel bagno della nostra camera da letto. Io ricordo solo che riuscii ad addormentarmi profondamente solo quando lo sentii stringermi nel letto e dirmi che mi amava.
Da quella notte ho sempre pensato che mia figlia avesse un modo tutto suo di fare le cose. Indipendente e spiccio. Come me. E poi è briosa e sempre allegra. Come suo padre.
La osservo saltellare sul posto e battere le mani gridando forte il nome di suo fratello che sta correndo dritto verso la porta, non permettendo a nessuno di interrompere la sua fuga.
Non ha mai amato veramente il calcio. Si è solo trovato con quella dote.
Un giorno a scuola il suo insegnante di ginnastica gli ha insegnato le regole del gioco del pallone e, improvvisando una partita nella palestra della scuola, ha scoperto il talento di Matt.
È molto bravo, e su questo non ci sono dubbi. Ma resto comunque perplessa dal fatto che giochi senza avere la passione per questo sport. Anche a casa, tifa Manchester United solo perché è la squadra di suo padre; non un poster appeso alla parete, il suo pallone autografato da Beckham fermo sul suo piedistallo sulla mensola della libreria.
È l’opposto di Arianne. Spesso è taciturno, abbastanza solitario. Casa nostra è un via vai di bambini che entrano ed escono, tutti compagni di scuola, ma non lo vedo mai veramente felice. Forse solo quando gioca con sua sorella. Da lei si fa fare di tutto. Quando siamo tutti a casa, solo allora riesco a vedere mio figlio come vorrei, sorridente e sereno. Non so come mai sia così, posso solo immaginarlo, ma è probabile che, al contrario di Arianne, abbia preso tutto da me. Non è un gran chiacchierone ma è molto recettivo al mondo esterno. Estremamente sensibile.
Non lo ammetterebbe mai perché ormai, alla veneranda età di dieci anni, si sente grande, ma sono la sua mamma. Certe cose le so e basta.
- tutto suo zio, non c’è che dire! È tutto me!-
Il vocione di Kellan arriva alle mie spalle, alto e orgoglioso.
- ciao Kell. È appena iniziata, siediti- gli dico spostandomi sul lato di Arianne che tanto non tornerà mai ad occupare il suo posto.
- Grazie, Ale. Ti ho portato del caffè- mi risponde sorridente tendendomi un enorme bicchiere di cartone dello Starbucks. - Ancora zero a zero?-
- è iniziata solo da pochi minuti, Kell -
- ma il mio figliastro è un centravanti da sfondamento! Dovrebbe già aver messo in rete almeno una palla!-
Nemmeno a dirlo che Matt, con un’azione di cui non saprei dire il nome ma che sembra parecchio complicata, va in rete in mezzo ai festeggiamenti dei suoi compagni di squadra.
- lo sapevo, io! Lo sapevo che qualcosa da me doveva aver preso!- gridò Kellan alzandosi in piedi per applaudirlo e salutarlo mentre correva verso gli spalti.
Mi ritrovo a sorridere guardando Kellan. È pazzo di Matt e prende molto sul serio il suo ruolo di padrino. Non è per niente cambiato con gli anni, eccetto quella leggera brizzolatura che lui dice faccia molto George Clooney. Sempre imponente e in formissima, sempre alla ricerca della sua anima gemella che ancora non ha capito non troverà mai nei backstage delle sfilate di moda. Sempre imprevedibile, grintoso e infantile. Quarantuno anni portati come se fossero trenta, e un grado di serietà che non sorpassa i diciassette.
- Zio Kell! Mi hai visto?- gli grida Matt mettendosi le mani davanti alla bocca per amplificare il suono.
- certo che ti ho visto, campione!-
Il suo vocione fa girare di scatto Arianne, che finalmente sembra essersi resa conto del suo arrivo. Tempo due secondi, che si è già catapultata tra le sue braccia riempiendogli la faccia di baci.
- ecco Ale, la donna della mia vita sarà così. Dove ne trovo un’altra che mi da tutto quest’affetto, vero Kolly?-
Kolly da Koala. Quando era più piccola, Arianne aveva il vizio di appendersi letteralmente al braccio di Kellan. Una sera si era addormentata aggrappata al suo braccio mentre era seduto sul divano a parlare con Robert e da quel momento è diventata Kolly per lui.
Kellan è parte integrante della mia famiglia, così come Jackson, Beckie e Maicol. Una famiglia non legata dal sangue ma semplicemente dall’affetto profondo che nutriamo l’uno per l’altro. Affetto che non è cambiato assieme al cambiare delle nostre vite.
Kellan ormai si è ritirato a vita privata dal mondo delle scene, preferendo lavorare dietro le quinte come commediografo per il teatro. Di tutte le possibili vie che mi aspettavo prendesse Kellan, quella dello scrittore di commedie teatrali era l’ultima che mi aspettavo avrebbe mai intrapreso. Jackson, invece, aveva scelto una via già più prevedibile, visti e considerati i suoi talenti. Dopo aver fatto ancora qualche film in costume, decise che era ora di cambiare vita, svolta che prese del tutto quando venne lasciato da Ashley per via della sua gelosia smodata. Che io sappia, lei continua ancora a calcare le scene del mondo del cinema e qualcuno dice sia diventata la nuova Kim Basinger, per via di qualche film in cui la ricordava vagamente. Lui è diventato un discografico abbastanza importante. Ha iniziato alla EMI prima di aprirsi una casa discografica tutta sua che ha faticato un po’ a partire, ma che ora va alla grande. Proprio in questi giorni è impegnatissimo a lanciare una nuova cantante che sembra abbastanza promettente. Per me è solo la brutta copia di Britney Spears, ma se lui ci vede del talento chi sono io per dire il contrario??
Beckie ha aperto una scuola di make up e hair style a Manhattan, ma ogni suo momento libero lo passa andando a fare terapia di coppia con Luke. Lysa, ormai quindicenne, è esasperata dai suoi genitori. Un po’ litigano, poi si amano di nuovo, poi si lasciano, poi vanno in terapia… per non sentirli litigare durante il “periodo no” si trasferisce direttamente a casa mia, cercando un po’ di tranquillità per i suoi studi. È diventata una bellissima adolescente, ormai. Una capo cheerleader intelligente e brillante contro ogni cliché che bolla le agitatrici scatenate di pon-pon come delle squinternate deficienti. Ha già deciso che andrà ad Harvard e che diventerà un chirurgo. A volte penso solo che veda troppi telefilm med, ma se quella è davvero la sua strada lo scoprirà non appena metterà piede in ospedale per il tirocinio. Tra molti anni.
Quanto a me… io e Maicol siamo ancora li, nel nostro studio a realizzare foto per la Dantey West. Per noi nulla è cambiato, così come per Rob, ancora ad andare avanti e indietro per il paese, con una residenza speciale negli aeroporti e la tessera fedeltà negli alberghi di tutto il mondo.
I suoi impegni sono sempre più numerosi e ogni volta più pesanti. Un colossal in costume su un personaggio storico svedese, tale Birger Magnusson, qualche commedia romantica, qualche film tratto dai classici (l’ennesimo Orgoglio e Pregiudizio, con lo scontatissimo ruolo di Mr Darcy, ma in versione moderna) e ora pare sia diventato il nuovo Clive Owen dei film d’azione. Certo, se anche lui prendesse a fare sesso con la Bellucci durante una sparatoria gli direi di cambiare mestiere, ma finché fa la parte di un giornalista a caccia di uno scoop sul narcotraffico può avere ancora una qualche sorta di credibilità.
Ha appena finito di girare un film con Leonardo di Caprio, roba di spionaggio, e teoricamente dovrebbe essere di ritorno oggi dal Giappone, ma non risponde al telefono. Non so se sia già sull’aereo o no, sta di fatto che doveva essere qui stamattina, ma sono le sette di sera e di lui nemmeno un piccione viaggiatore esausto per il lungo viaggio.
Per essere sicura che non ci sia, perlustro le finestre di casa, non appena mettiamo piede nell’appartamento, non si sa mai che il suddetto piccione si sia schiantato contro una portavetro.
- mamma, vado a farmi una doccia- mi grida Matt mollando come suo solito il borsone esattamente al centro del salotto allontanando da sé in maniera definitiva l’incombenza di svuotarsela da solo.
Appesa la giacca di Arianne all’attaccapanni, mi preparo mentalmente alla tortura di dover sopportare l’odore nauseabondo che accompagna ogni borsone sportivo che si rispetti. Quasi ho pietà per quell’ecosistema che sta nascendo tra una maglietta umida e i calzini un po’ puzzolenti, ma imperterrita svuoto il borsone mettendo tutto a stendere sulla terrazza in attesa di un carico più pesante per poter fare la lavatrice.
- zio Kell, ti va di vedere la mia nuova Barbie?- cinguetta Arianne, varcando la porta di casa assieme a Kellan. Aveva insistito per farsi accompagnare a casa da lui, la monella, e siccome l’orso non sa dire di no, me lo trovo a camminare piegato quasi a novanta gradi per mettersi all’altezza di mia figlia.
- certo tesoro, corri a prenderla- le risponde guadagnandosi un sorrisone sdentato da parte della bambina.
- notizie del disperso?- mi chiede tirandosi su e massaggiandosi la schiena dolorante.
- è disperso, l’hai detto. I dispersi non danno notizie, sono dispersi- ribatto stizzita cacciando il borsone ormai vuoto nello sgabuzzino.
Appena finisco di parlare, il suo telefono prende a suonare insistentemente.
- toh! Parli del diavolo…- dice guardando il display del suo cellulare.
- pronto?- risponde premendo il tastino per il vivavoce.
- Kell dimmi che sei a casa mia- parla la voce gracchiante di mio marito dall’altro capo del telefono.
- sono a casa tua-
- bene, puoi dire a quella vipera di mia moglie di accendere il telefono?! È un’ora che cerco di chiamarla!-
Kellan mi lancia uno sguardo divertito mentre mi giro dall’altra parte pur di non rispondere al telefono. L’ho chiamato e richiamato, aspettato e aspettato e aspettato ancora. Dormo con il telefono acceso e in ogni caso quello fisso è perfettamente funzionante. Io non mi sono persa la prima di campionato di mio figlio questo pomeriggio.
- qualcosa mi fa intuire che non sia disposta a parlarti, Rob-
- ma che novità. Comunque, verresti a prendermi all’aeroporto? Pare che tutti i tassisti di New York siano andati in sciopero e l’unica cosa che vedo qui sono file e file di auto che non danno l’impressione di essere dei taxi travestiti da macchine normali-
- ok… va bene. Arrivo.-
- fai presto, ho già ritirato la valigia!-
- ti sembra che io abbia un jet?-
- no, ma hai un suv! Sono praticamente la stessa cosa-
- e su questo hai anche ragione -
- dai omone, muoviti-
Non lo saluta nemmeno e chiude la chiamata.
- vado a prenderlo- sospira Kellan recuperando le chiavi dell’auto dalla tasca del giubbotto.
- puoi anche lasciarlo li- commento acida già tirando fuori ingredienti dal frigo per preparare la cena e preparando già mentalmente tutta la serie di improperi che gli scaglierò contro non appena varcherà la soglia di casa.
- su Ale, non essere così acida. È il suo lavoro-
- il suo lavoro principale è fare il padre e il marito, Kellan. Se tarda, chiama. Come tutte le persone normali-
Kellan alza gli occhi al cielo e mi saluta con un bacio sulla guancia, prima di gridare ad Arianne e a Matt che sta andando via e loro, a loro volta, gridano il loro “ciao” rispettivamente dalla mansarda e dal bagno.
- Kell, resti a cena?- riesco a chiedergli prima di vederlo sparire dietro la porta.
- No, Ale. Ho un appuntamento stasera- mi risponde guardandomi con un sorrisetto furbo stampato sul viso da eterno ragazzino.
- e quanto porta di reggiseno l’appuntamento?-
- Ale, non essere sempre così prevenuta. Ha una normalissima seconda!- mi risponde ancora ridacchiando mentre chiude il portoncino alle sue spalle.
È sempre lo stesso, non c’è niente da fare.
Per un attimo lascio vagare lo sguardo per l’intera sala, valutando quante altre cose siano rimaste le stesse oltre a lui. A parte i soggetti nuovi delle foto appese alla parete e nelle cornici sul pianoforte, tutto è rimasto uguale, con l’aggiunta di una nuova consolle di videogiochi sotto al tv, una cesta di giochi vicino all’ingresso e un tutù da ballerina fresco di lavanderia appeso al gancio della porta aperta dello sgabuzzino.
Casa mia è diventata casa nostra a tutti gli effetti qua a New York, così come casa di Robert è diventata casa nostra a Los Angeles. Il via vai è continuo, in qualsiasi stagione. Non importano le quasi cinque ore di volo. Ci piace Los Angeles, piace ai bambini. Non riesco mai a farli entrare in casa dalla spiaggia prima del tramonto, qualsiasi sia la temperatura all’esterno. Li hanno anche più spazio per loro, ognuno una cameretta tutta per sé, mentre qui dividono la mansarda che avevo sempre usato da ripostiglio prima del loro arrivo.
In bella mostra al centro del piano, la mia foto preferita attira la mia attenzione. Cornice spessa scura, sfondo bianco, stampa in bianco e nero. Io e Robert all’altare il giorno del nostro matrimonio sotto alberi carichi di petali rosa. Ci teniamo le mani, guardandoci sorridenti negli occhi. Dietro di noi, coprendo quello che doveva essere il prete, un’intensa luce bianca, una sagoma.
Mi è sempre piaciuto pensare che sia Matt quella luce. Eravamo felici quel giorno. Avevamo tutto quello che potevamo desiderare al mondo.
Non che ora le cose siano veramente cambiate, però… non è più come prima. La vita vera è entrata nel sogno. Ora siamo stressati. Siamo spesso lontani. Fisicamente, ma anche mentalmente. Sembra quasi che abbiamo iniziato a volere cose diverse, senza renderci veramente conto di quando tutto questo sia cominciato.
Tutte le volte che torna a casa dopo un tour pubblicitario per un film, inizio a tremare ad ogni squillo del suo telefono. Sentire la sua voce entusiasta che risponde al suo manager mi spacca dentro, perché so che se lo porterà di nuovo via. Dai bambini… da me.
Questa volta non dovrò tremare. So già che nel giro di due settimane al massimo sarà con la valigia alla porta per andare a Buffalo per un nuovo lavoro. Più vicino, week end a casa, ma comunque lontano durante la settimana.
Sto ancora preparando la cena quando Matt mi chiama per farsi portare la roba pulita in bagno perché l’ha dimenticata di sopra, proprio come suo padre.
Quante volte gli ho passato la tuta dallo spiraglio aperto della porta per poi finire tirata dentro a quel bagno, sotto la doccia, perché lo scroscio dell’acqua non ci facesse sentire dai bambini? Non accadeva più da un po’ di tempo ormai.
Espletato il mio compito da mamma e sorvegliato Matt perché si asciugasse i capelli e non andasse in giro con la testa bagnata, decido di riaccendere il telefono. Mentre apparecchio il tavolo, lo squillo ripetuto dei messaggi per chiamata senza risposta risuona un numero pressoché infinito di volte prima che io mi decida a metterlo a tacere andando a leggere i messaggi.
Stranamente trovo una chiamata senza risposta di Kellan. Sto giusto per richiamarlo quando a suonare è il telefono di casa.
- pronto?- rispondo incastrando il cordless tra l’orecchio e la spalla mentre continuo a disporre piatti e bicchieri.
- Ale! Pensavo avessi acceso il telefono!- grida la voce di Kellan sopra l’autoradio acceso.
- ho acceso ora, stavo per richiamarti. Che succede?-
- succede che sono imbottigliato nel traffico, che ho dovuto tirare pacco alla mia seconda di reggiseno e che sono ancora troppo distante dall’aeroporto. A quanto pare c’è davvero sciopero dei taxi!-
- ok, Kellan, non ti preoccupare… anzi scusa, sarei dovuta andare a prenderlo io-
- non ti preoccupare, dai. Lei mi perdonerà, so sempre come farmi perdonare. Tu dai pure la cena ai bambini, io cercherò di fare il prima possibile-
- d’accordo, Kell, grazie-
- di nulla, da un bacio ai bambini-
- ok, ciao-
Perfetto. Senza dire una parola tolgo il piatto per Robert e lo ripongo nel pensile assieme al bicchiere e alle sue posate.
- Bambini, andate a lavarvi le mani che è pronto!- grido alzando il viso verso la porta spalancata della loro cameretta.
- Matt! Dammelo!!!!-
- Dai Ary, voglio solo vederlo!-
- Mamma!!!!! Matt non mi vuole dare il mio libro!!!!!!!-
- Matt dalle quel libro e scendete!!!!-
Un rumore di passi doppio e qualche tonfo sulle scale mi avvisa che i miei figli hanno deciso finalmente di obbedire, richiamati forse dal profumo del pollo con le patatine.
Seduti a tavola e coi piatti pieni attaccano a parlare a voce molto alta di tutti i loro piccoli problemi quotidiani: Arianne del fatto che non ha molta voglia di andare a scuola l’indomani perché certamente Pansy Perkins passerà metà della lezione a tirarle i capelli, Matt a lamentarsi della verifica di geografia che non è stata ancora consegnata, nonostante sia passata una settimana.
Li ascolto distrattamente, guardando di continuo l’orologio a parete, osservando i minuti scorrere lenti mentre la porta d’ingresso resta chiusa.
Divorata anche la loro consueta coppetta di gelato post-cena, si aiutano a sparecchiare, dividendosi a metà la superficie del tavolo perché chi finisce prima potrà scegliere il cartone animato prima di dormire. Ovviamente Matt vincerebbe a occhi chiusi tutte le volte, ma spesso lascia gentilmente vincere sua sorella sottoponendosi volontariamente all’ascolto e alla visione di tutte le canzoni di “Barbie, lago dei cigni” compreso di tutti i contenuti speciali del dvd. Certo, di tanto in tanto si vendica con ore di litigate e bisticci vari, ma le vuole bene.
Stasera però non sembra dell’umore adatto per sopportare una bambolina di plastica che balla per un’ora e mezza in mezzo a fate e farfalle, e si sbriga a passarmi i piatti da mettere nella lavastoviglie. Mi guarda e mi indirizza un sorriso stanco dopo aver guardato anche lui la porta ed essere rimasto deluso dal fatto che non si fosse ancora aperta.
- arriverà, tesoro. Zio Kell è andato all’aeroporto a prenderlo ma è imbottigliato nel traffico- cerco di rassicurarlo. Gli scompiglio i capelli corvini, unica mia eredità chiaramente visibile, e lo stringo per un attimo prima che si divincoli un po’ imbarazzato, come normale per i bambini della sua età. Troppo grandi per le coccole della propria mamma.
Annuisce silenzioso, e altrettanto silenzioso va alla cesta dei dvd per prendere “Cars – motori ruggenti” per infilarlo nel cassetto del lettore.
Una volta su questo divano ci mettevamo sempre io e Rob a guardare film fino ad addormentarci, coccolandoci di tanto in tanto. Ora ci sono solo io a guardare cartoni animati con i bambini.
Prima di far veramente partire il cartone li spedisco a lavarsi i denti, già convinta del fatto che si sarebbero addormentati durante la visione e mi sarebbe toccato portarli in braccio fino ai loro letti, come infatti accadde a circa metà cartone.
Prima Arianne, e subito dopo Matt, decisamente più pesante, li porto nei loro letti, e come sempre passo un quarto d’ora a guardarli dormire.
Matt rigorosamente supino con le braccia fuori dalla coperta e Arianne una massa informe e rosa sotto la quale so benissimo sarebbe stata appallottolata con il sedere per aria. I miei cuccioli.
Chiudo la porta e scendo di sotto, cercando al buio il tasto dell’interruttore che avevo spento per il film.
 
My love, leave yourself behind
Beat inside me, leave you blind
My love, you have found peace
You were searching for release...

Una cuffietta nel mio orecchio. Una mano calda sulla mia vita. Un respiro fresco sulla pelle del mio collo. Una superficie solida alle mie spalle.
- scusa il ritardo- sussurra la sua voce all’orecchio ancora libero.
 
...You gave it all, into the call
You took her dancing and
You took a fall for us…
 
Un brivido involontario mi percorre la schiena e mi fa rovesciare la testa indietro. Le note della nostra canzone che continuano a suonare in un orecchio.
- avresti dovuto avvertire- rantolo travolta dallo sconvolgimento che sentirlo così su di me mi aveva sempre provocato. Le sue mani calde vagavano in circolo sul mio ventre al di sotto della mia maglia sbrindellata.
- lo so, scusami- sussurra ancora iniziando a farci muovere in un ballo lento.
- cos’è successo stavolta?- bisbiglio lasciandolo fare, completamente travolta dal suo profumo e dal suo contatto troppo intensi per non farmi dimenticare ogni passato proposito di litigio.
- il solito. Ritardo dell’aereo. Era troppo presto per avvisarti, non volevo svegliarvi. E quando sicuramente eravate già in piedi, sono decollato-
- avresti potuto mandarmi un messaggio. Quando mi sarei svegliata l’avrei letto-
- dormi con la suoneria accesa, amore. Ti avrei svegliata lo stesso-

...You came thoughtfully, loved me faithfully
You taught me honor, you did it for me
to late you will slip away
You will wait for me my love ...

- la prossima volta fallo lo stesso, per favore. Preferisco mandarti a quel paese per cinque minuti che non per l’intera giornata-

...Now I am strong (Now I am strong)
You gave me all
You gave all you had and now I am whole ...

- e se lo facessi apposta? Mi eccita molto trovarti arrabbiata sulla porta di casa- mi provoca mordicchiandomi il lobo dell’orecchio e accarezzandomi la curva del collo con le labbra.

...My love, leave yourself behind
Beat inside me, leave you blind
My love, look what you can do
I am mending, I'll be with you ...
 
- se spunti dal buio così, portando la nostra canzone e queste carezze come offerta di pace, come faccio ad essere arrabbiata?- trovo la forza di rispondergli nonostante il lento risalire delle sue mani sotto il mio seno che mi hanno portato via molta della mia capacità polmonare.

...You took my hand added a plan
You gave me your heart
I asked you to dance with me...

- sarebbe meglio se mi facessi trovare nudo sul pianerottolo offrendoti del sesso sporco sul pavimento davanti casa?-
Voce roca, suadente. Sapeva come farmi dimenticare persino il mio nome e tutto il mio risentimento quando voleva. E voleva praticamente sempre.

...You loved honestly
Did what you could release ...

- certo, come no. Sarebbe un ottimo spettacolo per Ary. Così capirebbe da dove vengono i bambini- cerco di ironizzare per mantenere un minimo di lucidità mentale. La maggior parte se l’è già presa.
- potremmo sempre farne un altro per essere del tutto chiari-
- magari poi, eh?-
- mm-mmm. Dobbiamo tenerci in allenamento per “poi” allora-
Facendo attenzione a non portarmi via la cuffietta dell’Ipod dall’orecchio, lascia che mi giri e ritrovi i suoi occhi azzurri, chiarissimi nonostante la poca luce che filtra dalle tapparelle già abbassate.
Il suo volto conta giusto una o due rughe d’espressione a testimonianza del fatto che il tempo è passato anche per lui. Ma il suo fisico solido è ancora perfetto, maturo. Non è più quello di un ragazzo poco più che smilzo, è quello forte e vigoroso di un uomo nel suo massimo splendore.
Capelli perennemente in disordine, barba lunga di qualche giorno… labbra leggermente screpolate dal freddo. Quel lieve sentore di tabacco che gli aleggia attorno a completare il suo profumo buonissimo. Eccitantissimo.

...Now I am strong (Now I am strong)
You gave me all
You gave all you had and now I am whole
My love, beat inside me...

- tenerci in allenamento, dici?- sussurro completamente rapita dalla vista delle sue labbra schiuse.
- un bel modo di fare pace, non credi?- risponde osservandomi famelico.
Non rispondo. Poso direttamente le labbra sulle sue, lasciandomi travolgere completamente da lui. Dapprima lento e cauto, poi sempre più profondo, mi abbandono a quel contatto che ci scambiamo ormai da più di quindici anni ma che riesce sempre a togliermi il respiro come la prima volta.
Quindici anni di lui. Un battito di ciglia a pensarci in questo momento, un po’ di più quando le sue labbra non sono sulle mie, quando non percorrono con tale brama il mio collo.
- mi sei mancato, Robert- sussurro stringendo le mani nei suoi capelli quando mi sento sollevare da terra.
- anche tu mi sei mancata, amore mio- mi risponde iniziando a salire le scale per andare in camera da letto.
E pace sia.
 
...My love, leave yourself behind
Beat inside me, I'll be with you.





My love- Sia  canzone di Ale e Rob
Ale e  Rob
Kellan
Matt e Arianne





Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Famiglia ***


capitolo 2







2
Famiglia

 

 


Un bacio.
Uno sfregamento del suo naso sul mio collo.
Il suo corpo caldo e nudo raggomitolato contro il mio.
Il suo respiro leggero.
Non mi muovo per non svegliarla. Mi limito ad accarezzarle distrattamente un braccio mentre osservo le tende bianche e semitrasparenti del baldacchino del nostro letto.
Da quanto tempo non mi godevo questa pace? Quasi non lo ricordo.
Sono stato in Giappone per quasi un mese, preso dalle ultime scene dell’ultimo film che ho appena finito di girare. Sono stato vittima per settimane di paludi e acquitrini, più che girare un film sembrava di stare in campeggio. La ricezione telefonica era pressoché inesistente, la connessione a internet un vero miraggio. Il tutto nel paese più tecnologizzato del pianeta. Sembrava proprio una gran presa per il culo. Ma, d’altronde, cosa mi faceva pensare che i giapponesi sarebbero arrivati a mettere ripetitori là dove non c’era mai un cane a parte le zanzare? Nei pressi del lago Kawaguchi-ko però ce n’erano un sacco, non sia mai che i pesci avessero dovuto fare una telefonata importante. Cazzo, persino sul monte Fuji ce n’era uno! E io sono rimasto quasi del tutto isolato, travestito da pescatore a pagaiare su e giù per il fiume Kansai, facendo finta di essere un trafficante di bachi da seta, per coprire ulteriormente quella che era la mia vera professione cioè quella di spia supersegretissima.
Quasi un mese senza poter fare una telefonata decente a casa che durasse più di qualche minuto al giorno.
Quando arrivai all’aeroporto internazionale di Osaka quasi piansi dall’emozione, e subito cercai il telefono. Stavo già per inoltrare la chiamata quando un rapido calcolo delle ore mi fermò. Ale e i bambini erano sicuramente in pieno sonno, non potevo svegliarli solo per dire “ehi, mi mancate. Mi mancate voi e la civiltà”. Così passai le due ore prima dell’imbarco a camuffarmi con occhiali da sole e cappuccio, sbrigando le incombenze del ritiro biglietto, imbarco bagagli, dogana, metal detector e compagnia bella. Ero giusto al duty free a prendere qualcosa per i bambini da portare oltre alla marea di roba che gli avevo già comprato a Tokyo, quando l’altoparlante suonò in maniera sospetta e annunciò il ritardo di quattro ore del mio volo. Un’imprecazione molto colorata che non starò a ripetere in questa sede mi scappò di bocca, e la ripetei ancora e ancora mentre cacciavo il bagaglio a mano sotto la mia testa, cercando di improvvisare un letto su quattro sedie in alluminio intenzionato almeno a dormire in quelle ore buche.
Per fortuna ci riuscii e mantenni un sonno leggero quanto bastava per accorgermi dell’annuncio dell’imbarco. Era ancora comunque troppo presto per chiamare casa e avvisare che stavo partendo in quel momento.
Arrivai alle cinque in America, trattenendomi per non chinarmi a terra e baciare il pavimento sudicio dell’aeroporto, riconoscentissimo di esser finalmente a casa. Ma anche l’America ce l’aveva con me, perché non solo ci misi un’eternità a ritirare i bagagli e dovetti nascondermi per mezz’ora in uno stanzino pieno di contatori e salvavita per scappare ai giornalisti, ma ci doveva essere anche lo sciopero dei taxi! Mia moglie non rispondeva al telefono per ripicca per il fatto che fossi latitante dalle nove, ora locale di ieri sera, e io non sapevo come tornare a casa.
Non ci fosse stato Kellan magari sarei anche arrivato a fare l’autostop.
Arrivai a casa verso le dieci di sera, distrutto, bisognoso di una doccia e per niente pronto a litigare con mia moglie. Ma magari a farci l’amore si.
Mi era mancata così tanto.
Mi era mancato questo suo modo di dormire attaccata al mio fianco, cercandomi continuamente nel sonno. Ogni volta che per caso mi allontano, anche senza volerlo, mi insegue. Quando sono a casa sono talmente abituato ad averla addosso, che quando parto prendo sonno difficilmente.
Allunga un braccio oltre il mio petto raggiungendo il mio e afferrandolo per portarselo dietro come se fosse una coperta mentre si gira dandomi le spalle. Automaticamente e senza svegliarsi, alza un po’ la testa per farmi passare l’altro braccio sotto a farle da cuscino. Piccoli gesti, piccole abitudini che mi hanno sempre fatto capire l’entità dell’amore che provo per lei.
Appena la conobbi, seppi già che era lei quella giusta per me. Credo di averlo saputo già solo guardando il suo piede appoggiarsi  sull’asfalto prima che si catapultasse come una furia fuori dalla sua macchina. Ricordo ancora il giorno in cui abbiamo fatto portare via con il carro attrezzi quel vecchio macinino tutto ammaccato. Ricordo che mentalmente lo ringraziai, sentendomi anche notevolmente idiota, perchè se quel vecchio rottame non mi avesse fatto così pena, avrei avuto un motivo in meno per entrare in negozio da lei il pomeriggio successivo all’incidente. Non avrei avuto una scusa plausibile per seguire la mia sensazione.
- Rob, smettila di guardarmi mentre dormo- brontola seppellendosi ancora di più sotto le coperte.
- non ti ha mai dato fastidio che ti guardassi dormire- le rispondo saggiando ancora una volta con le labbra la morbidezza della pelle del suo collo.
- mmm oggi si-
- e perché?-
- perché significa che sei sveglio. E se sei sveglio e nudo nel letto le strade sono due: o ti sbrighi a fare il marito, oppure ti vesti, aspetti che io scenda di sotto e ti prepari ad ascoltare la filippica su tutto ciò che richiede la tua attenzione ora che sei tornato -
- posso scegliere la prima e rimandare a dopo la seconda?-
Il suo girarsi a incontrare ad occhi chiusi la mia bocca è una risposta più che sufficiente.
La fame che abbiamo l’uno dell’altro non si è minimamente affievolita con il passare degli anni ed è davvero un sollievo per me che sia così. Ho sentito di troppe coppie lasciarsi perché la passione si era ormai esaurita. Troppe coppie tradire per non trovare più stimolante il proprio partner. Sapere che mia moglie mi trovi ancora tanto attraente da non sopportarmi nudo e inattivo nel nostro letto è motivo di un segreto compiacimento per me. Un’arma, addirittura, in alcuni casi. Come ieri sera.
È stato un colpo basso quello di sedurla sulle scale costringendola a rimandare il litigio che sicuramente sarebbe scoppiato se le avessi dato il tempo di accendere la luce e rendersi conto del mio arrivo. Un colpo davvero subdolo. Ma non potevo sopportare che mi rinfacciasse ancora una volta tutte le mie mancanze come padre e come marito. Le conosco bene.
So di essermi perso la prima di campionato di Matt, e mi è dispiaciuto veramente tanto, soprattutto per il fatto che sono stato io a spingerlo ad accettare il posto in squadra. So di non essere arrivato in tempo per leggere assieme ad Arianne una favola dal nostro libro. Lo so.
Ma che posso fare se non cercare di essere il più presente possibile nei giorni in cui sono a casa? Se non essere sicuro che vadano bene a scuola e che abbiano tutto quello che gli serve e anche di più?
Ale mi bacia famelica stringendo le mani nei miei capelli e costringendomi a invertire le nostre posizioni. Due gravidanze hanno reso le sue forme più morbide e gentili, perfette per le mie mani. Molto più aggraziate e invitanti delle spigolosità accentuate che aveva da ragazza. Morbida e calda, profumata e appassionata. Lascio vagare le mani sulle sue forme mentre mi accoglie in un sospiro abbandonandosi completamente a me.
- questo si che è un bel buongiorno- commento spostandole i capelli dal viso per osservarla meglio. Adoro guardarla in questi momenti, la sento più mia con gli occhi che con il corpo quando posso guardarla così.
- te ne darei di più di buongiorni così se ci fossi a casa. Ho un notevole accumulo da sfogare- ansima lievemente aprendo finalmente i suoi occhioni verdi a me.
- mmm… fammi tutto quello che vuoi. Sfogati quanto vuoi- . Ammazzami, se ne hai voglia. Questo è decisamente un bel modo per tendere a mano e fare le presentazioni con la Signora con la falce.
- è troppo tempo, Rob. Se vai avanti così dovrò comprarmi un vibratore, o almeno trovarmi un marito in affitto- mi provoca sussurrando al mio orecchio mentre lenta e sinuosa continua a muoversi su di me.
- nel primo caso sarebbe un peccato. Amo la tua voglia repressa. Nel secondo… sicura di volermi tradire per questo?- Per sottolineare di più il concetto do un colpo più profondo facendola scoppiare a ridere.
- mah, magari ne troverei uno bravo-
Stavo per ribattere, quando la sveglia sul suo comodino inizia a suonare insistentemente.
- non andare- mugolo disperato quando si muove per spegnerla. Inutili anche i tentativi di tenerla ancorata ai miei fianchi.
- devo, amore. Ci sono i bambini da portare a scuola-
- mamma!!!!!!!!!!!-
- ecco, appunto. Vestiti, non vorrai che tua figlia scopra che i maschi non hanno la vagina in così tenera età e magari, già che c'è, si faccia anche un'idea di come si usa-
No. Come ogni padre geloso che si rispetti, fosse per me mia figlia dovrebbe già entrare in convento e fare voto di castità. Possibilmente con tanto di cintura.
Di mala voglia raccatto i boxer dal pavimento dove erano stati selvaggiamente stati lanciati la sera prima. Faccio appena a tempo a infilare una maglietta che Ale mi ha buttato sul letto quando vengo investito da un uragano e mi trovo di nuovo sdraiato sul materasso con due piccole braccia strette attorno al collo.
- papà!- grida la vocetta della mia bambina.
- pulcino!-
Stavo giusto per sollevarmi portandomela dietro che vengo investito di nuovo da qualcuno di molto più pesante.
- papà!- grida anche la voce di Matt che aggiunge le sue mani a quelle della sorella attorno al mio collo.
- campione!-
- papà sai che a scuola ci hanno fatto fare un vulcano finto con la creta?-
- papà sai che ieri ho fatto un goal fantastico nei primi dieci minuti di gioco? Zio Kellan stava quasi piangendo quando mi ha visto!-
- papà vieni a vedere il mio vulcano?-
- papà vieni oggi pomeriggio a vedere gli allenamenti, vero?-
- papà…-
- papà…-
- bambini, per favore! Muovetevi a lavarvi che dobbiamo andare a scuola- li zittisce Ale prima di volatilizzarsi giù per le scale a preparare la colazione.
- papà possiamo stare a casa con te, oggi?- chiede Matt in tono più di supplica che non di richiesta.
- si, papà, ti prego!- si aggiunge Arianne mostrandomi il suo sorriso sdentato.
- non cercate di convincere vostro padre a lasciarvi a casa!- grida la voce di Ale dal piano di sotto.
Ma chi è, Nostradamus?
- avete sentito la mamma. Forza. A lavarvi tutti e due- sospiro alzandomi e portandomeli appesi al collo per un paio di metri entrambi.
- uff… ma papà…- brontola Matt, scendendo per primo dalla mia schiena.
- niente ma, giovanotto. Forza. Vi accompagno e vi vengo a riprendere io, che ne dite?- propongo cercando di convincere quattro occhi azzurri, copia perfetta dei miei, che mi guardano carichi di speranza. Per favore no, non fate così.
- ti prego- ci prova ancora Matt quasi implorando.
- Matt! Muoviti a scendere! Devi rileggere le ultime pagine di storia prima di uscire!- grida ancora la voce severa di mia moglie giù dabbasso.
- hai una verifica oggi?- gli chiedo prendendo in braccio Arianne e passando un braccio attorno alle spalle di mio figlio, iniziando a scendere le scale con loro.
- no. Rischio solo un’interrogazione. Sono riserva delle programmate- soffia sconsolato seguendomi in bagno.
- hai studiato?-
- ha giocato ai videogiochi tutta la mattina ieri!-
- Ary, sta zitta!-
- ma è vero!-
Mentre siedo la piccola spia sul ripiano del lavandino e allungo con un piede lo sgabellino a Matt perché ci salga e si lavi la faccia, gli riservo un occhiata di rimprovero che mi costa molto impegno. È più forte di me, non ce la faccio a essere severo e inflessibile con i miei figli. Forse perché riconosco che io mi comporterei ancora esattamente come loro. Probabile. Anzi, certo. - papà, ma ti pare che debba studiare storia io?-
In effetti, considerata la passione smodata di mio figlio per i libri storici, quello che certamente ha bisogno di studiare storia è il suo professore. A soli dieci anni è un divoratore vorace di romanzi cavallereschi, miti e leggende. Se glielo chiedessi sarebbe capacissimo di elencarmi dettagliatamente tutti i nomi dei re di Inghilterra da Artù Pendragon fino alla regina Elisabetta con tanto di distinzione per dinastia.
Mentre Ale traffica con stoviglie e pacchi di biscotti in cucina, io aiuto i ragazzi a prepararsi per la scuola, o almeno, una volta potevo dire di farlo. In quest’ultimo mese persino Arianne sembra aver imparato come allacciarsi le scarpe da sola e tutto quello che mi resta da fare è controllare i loro diari e firmarli mentre preparano lo zaino e dare uno sguardo ai loro compiti per assicurarmi che siano stati fatti  mentre loro si vestono.
Nelle loro divise supersnob (chi mi ha fatto dire “si” quando Ale ha insistito per mandarli alla Dalton mi deve spiegare che assurdo progetto diabolico avesse in mente), scendono le scale e si arrampicano sugli sgabelli dell’isola dove iniziano a contrattare con la loro madre sui cucchiai di cioccolata in polvere che possono mettere nel latte.
- Rob, potresti metterti un paio di pantaloni?- mi ammonisce Ale, mentre mi avvicino alla caffettiera per versarmi del caffè.
- non posso girare in mutande in casa mia, adesso?-
In tutta risposta si gira a guardarmi con un sopracciglio sollevato e indica con gli occhi i bambini.
- anche i nostri figli portano mutande, Ale - osservo sorseggiando il caffè distrattamente e studiando quanto sia stressata mia moglie già di prima mattina. Una mia maglietta larghissima addosso e un vecchio paio di pantaloni della mia tuta con minimo tre risvolti sulla vita, capelli raccolti malamente in una coda improvvisata, sembra abbia affrontato le crociate (tutte e quattro, s’intende) e aver anche trovato il tempo di discutere un piano per la conquista del mondo con gli alieni tra il momento in cui è scesa dal letto e quello in cui si è messa a preparare la colazione. Della troppo breve parentesi amorosa di stamattina non c’è più traccia.
La sua risposta a quella che voleva essere una battuta, è uno sbuffo esasperato mentre caccia sotto il naso di Matt il libro di storia e lo apre al capitolo sullo sbarco di Colombo e la scoperta dell’America.
- mamma, le so ‘ste cose- borbotta Matt nascondendo la faccia nella tazza.
- data di scoperta dell’America?- lo interroga Ale già dedita a sbarazzare il piano e a cacciare pacchi di biscotti nel pensile sopra il frigo.
- 1492-
- nome delle tre caravelle?-
- Nina, Pinta e Santa Maria. Colombo voleva raggiungere le Indie ma non sapeva che in mezzo c’era l’America, e non se ne accorse per un bel pezzo. Infatti fu Amerigo Vespucci a rendersi conto che quella non era per niente l’India ma un nuovo continente. Che gran fregatura! Colombo si è dovuto accontentare della Colombia e Vespucci si è preso il merito dell’intero continente.-
La risposta di Ale allo sguardo saccente e birichino di Matt fu chiudere il libro con un gesto secco e cacciaglierlo nello zaino per poi chiudersi in bagno a prepararsi, non prima di avermi chiesto silenziosamente a gesti se potevo occuparmi io di mettere a posto.
- è un po’ nervosetta stamattina o sbaglio?- chiedo occhieggiando mio figlio che continuava a ridere sotto i baffi per il siparietto History che aveva appena messo su.
- naaaa. Siamo solo in ritardo secondo la sua tabella di marcia-
- papà che cos’è una tabella di marcia?- interviene Arianne con degli splendidi baffi di latte al cioccolato sul labbro superiore.
Sto per spiegarglielo quando sento la suoneria del mio cellulare squillare da qualche parte nella casa.
- un secondo, tesoro-
Seguo il suono debole del telefono per tutta la sala, senza riuscirne a rinvenire la fonte. Almeno fino a che Ale, che nel frattempo era tornata nella nostra camera da letto, non me lo lancia furente giù dal soppalco, rischiando peraltro di farlo schiantare al suolo.
- Ale, caz…!-
- non davanti ai tuoi figli!-
Trattenendo un’imprecazione colorita a quella gratuita dimostrazione di ostilità contro il mio telefono, pigio il tasto della chiamata senza nemmeno guardare chi mi sta chiamando.
- pronto!?-
- svegliato male?-
La voce del mio agente, Jake, risuona dall’altro capo del telefono accompagnata dalle fusa del suo Z4 su cui, con ogni probabilità, è seduto.
- no, dimmi Jake-
Non avessi mai pronunciato quel nome. Il volto furente di Ale ricompare palesemente incazzato a livelli cosmici dal soppalco, guardandomi talmente male che mi meraviglio di come io non mi sia ancora incenerito.
- potresti spegnere quel dannatissimo telefono quando sei a casa?- mi rimprovera scendendo le scale a passo pesante.
- i bambini!- la redarguisco prima di salire a mia volta in camera per vestirmi e sentire che ha da dirmi il mio agente.
- Alessia mi odia- ridacchia Jake dall’altro capo del telefono.
- certo che ti odia! Ogni volta che mi chiami è per piazzare il mio culo su un aereo!-
- beh, non stavolta. L’unico posto dove sto per piazzare il tuo di culo e anche il suo è sulla vostra macchina-
- puoi essere un po’ più chiaro?-
Difficile scegliere qualcosa dall’armadio in questo momento. Davvero un’impresa titanica.
- sarò cristallino. Prendi la furia e portala a vedere la vostra nuova villa, chissà che non si rilassi e non ti perdoni quando le dirai che fra tre giorni avrai un’intervista a Boston e un galà lì a New York il giorno dopo-
- non si può fare, Jake. Togli quell’intervista. Sono mancato un mese ed è già poco che io possa restare solo due settimane. Mi evira se le dico che devo andare via anche solo un giorno-
- è lavoro, Rob-
- non tirare la corda, fa come ti ho detto e basta -
- ok, ma non andiamo bene così, sappilo -
- fosse per te non mi sarei nemmeno dovuto sposare-
- infatti è così -
- potresti anche spendere qualche energia a dirmi che non è vero e che è solo una mia impressione, Jake!-
- no, sono un uomo ultra impegnato e non posso perdere tempo a confezionarti favole. Quindi, siccome questa telefonata mi ha già fatto perdere un contratto, cinque minuti della mia esistenza e circa il venti per cento delle calorie assunte con la mia colazione… le chiavi di casa te le ho fatte mettere sopra la cornice della porta, gli atti sono già tutti a posto e tutte le copie firmate destinate a chi di dovere. No, non ringraziarmi. Ho provveduto anche a farti già l’allacciamento al gas, alla corrente, a farti dare il segnale per la tv via cavo e per la linea telefonica. Come vedi partecipare a quell’intervista sarebbe il minimo che potresti fare per ringraziarmi ma…-
- oh dannazione, ok!-
- perfetto. Allora ci organizziamo. Per un giorno non crollerà il mondo-
- il mondo no, ma la mia testa certamente cadrà-
- troverò il modo di ricucirtela. Mi servi -
Chiude la telefonata senza nemmeno dirmi ciao.
Guardo l’armadio e scelgo in fretta qualcosa da mettermi addosso, pregando mentalmente che il probabile entusiasmo della casa nuova a sorpresa rabbonisca Alessia nel momento in cui le dirò che mancherò una giornata intera. Un'altra.
 
È sempre un momento infinitamente grigio per i miei neuroni quello in cui devo dire a mia moglie delle mie partenze improvvise.
Mi sudano le mani, i miei capelli subiscono torture che definire medievali è quasi un complimento e inizio a tergiversare su argomenti futili.
Abbiamo appena lasciato i bambini a scuola, e, che lei sappia, ora la sto accompagnando al lavoro. Un gran bel colpo di fortuna che dovessi andare da quella parte per imboccare il breve tratto di tangenziale che ci avrebbe condotti alla nostra nuova residenza.
Con il tempo ha imparato a non lamentarsi troppo della mia guida e ora è li che smanetta silenziosa con i tastini dell’autoradio, lisciandosi la gonna di tanto in tanto e non facendo caso alla strada. Almeno apparentemente.
- Rob, lo studio era di là- mi avverte non appena passo il semaforo a cui avrei dovuto svoltare a destra e invece ho bruciato per dritto.
- oggi non andrai al lavoro- rispondo con una calma che mi costa molto sforzo per non ridere della sua faccia tipica del momento “non interagire con le mie responsabilità”.
- oggi devo andare al lavoro, Rob. Non posso mollare Maicol per stare a chiacchierare con te. Abbiamo un servizio molto importante…-
-… di cui si occuperà lui perché gli ho già telefonato. Grazie comunque per aver detto che non hai intenzione di stare con me oggi. A saperlo sarei restato in Giappone ancora una settimana-
- sai che non è questo quello che volevo dire-
- certo che lo so che non è questo che volevi dire ma scommetto che l’hai pensato almeno per cinque minuti ieri quando ti ho detto che ero ancora all’aeroporto-
Si zittisce colta sul vivo. Tipico di lei mandarmi al diavolo e pentirsene cinque minuti dopo. Tipico anche mio… insomma… siam fatti così. Imboccando la tangenziale, le indirizzo un occhiolino che la fa sorridere del tutto, come piace a me, e la fa finalmente rilassare sul sedile accettando il sequestro di persona che ho appena perpetrato nei suoi confronti.
- cosa voleva Jake?- chiede con noncuranza giocando con la sua collana.
- niente di importante-
Ok.  Io sono un attore. Un bravo attore, secondo la critica. Un signor attore. Ho lavorato con mostri sacri del cinema. Dovrei essere in grado di raccontare una palla a mia moglie senza essere beccato. E invece no.
- si, come no. Se non c’è qualcosa non ti chiama-
- mmm voleva solo parlarmi della sistemazione che ci hanno dato li a Buffalo- mento tenendo fissi gli occhi sulla strada.
- mmm-mm-
Ecco che mi fa sentire in colpa. Dannatamente in colpa. Li sento i suoi occhi addosso, puntati come fari a cercare traccia di menzogna. E la troverà, perché la trova sempre. È talmente brava a scoprire le mie malefatte che riuscirebbe a farmi confessare persino quante caramelle ho rubato da bambino dal vaso sopra il frigo di mia zia.
Subdolamente dirotto la mia attenzione alle lunghe gambe snelle fasciate da spesse calze nere. Non che non sia realmente attratto da questa visione, anzi! Ma cercare di nuovo il contatto fisico con lei dopo la brutale interruzione di stamattina mi sembra il modo più sicuro per mascherare i sospetti di bugia facendoli passare come frasi buttate lì per coprire il desiderio. Che c’è. C’è sul serio.
Tolgo la mano dal cambio per lasciarlo vagare sulle sue gambe, cercando di non distrarmi troppo da perdere il controllo di rotta e veicolo.
- dobbiamo parlare per forza di Jake?- le chiedo iniziando ad accarezzarla.
- no, non dobbiamo per forza. Tanto so già che non è per il tuo hotel a Buffalo che ti ha chiamato. Ma so che entro stasera me lo dirai- sospira rilassandosi al tocco della mia mano.
- e cosa ti fa pensare che lo farò?-
- ho i miei metodi per farti dire tutto quello che voglio-
Eccome se li ha. Sguardo da gatta, accompagna la mia mano sotto l’orlo della gonna quel tanto da farmi sentire un bordo di pizzo e il calore della sua pelle liscia. Autoreggenti. I suoi metodi si chiamano autoreggenti.
- sei tremenda- riesco a dire inghiottendo saliva assente.
- dimmi che ti dispiace- mi provoca ancora facendo aprire la mia mano per agguantare completamente il suo interno coscia.
Lascio all’immaginazione di sapere cosa accade nel lasso di tempo che intercorre tra quel contatto e il momento in cui parcheggio l’auto su uno sterrato da cui si vedono solo alberi, alberi e alberi.
Dico solo questo. Amo mia moglie. La venero!
Ci prendiamo per mano come degli adolescenti in amore non appena scendiamo dall’auto, e camminiamo un po’ in silenzio lungo lo sterrato. Ho parcheggiato lontano apposta.
Voglio avere il tempo di dirle della sua sorpresa.
- amore, hai poi preso quella nuova libreria per la camera dei ragazzi?- le chiedo distrattamente, cingendole le spalle con un braccio vedendola tremare leggermente.
- si, Kellan l’ha montata l’altro giorno. Ha fatto le gimcane. Al prossimo mobile che facciamo entrare in quella stanza escono i bambini-
- forse dovremmo trasferirci a Los Angeles. Li hanno tutto lo spazio che vogliono-
- lo so, ma hanno la scuola qui… c’è il mio lavoro…Beckie, Lysa, Kellan… Jackson… tutti…-
So per certo dal tono che usa che non sono né la scuola né il suo lavoro a trattenerla. Lo so perché conosco la sua indole. So quanto è stato difficile per lei non avere una vera famiglia che la sostenesse, so quanto è stata dura perdere la parvenza di famiglia che gli diede Matt… So quanto tiene a questa famiglia.
Perché è così. Sono sempre stato dell’idea che le famiglie siano di due tipi. Quella biologica e quella selezionata. La tua e quella che ti crei con le persone che ami. Ci si da una mano l’un con l’altro, si è presenti nei momenti importanti così come in quelli che lo sono di meno. Quante volte è capitato che Jackson andasse a prendere i miei figli a scuola o che Ale aiutasse Beckie con Lysa? Tante volte Kellan mi è venuto a prendere agli aeroporti e tante altre io mi sono offerto di dargli una mano con il suo lavoro. Siamo seduti sempre insieme alle tavolate delle festività e anche a quelle lontane dalle feste comandate. Siamo una famiglia.
- sarebbe ora di pensare di prendere una casa più grande, non credi?- butto lì a caso scorgendo tra le frasche la sagoma della villa che avevo appena comprato di nascosto.
- già. Sarebbe il caso. Potremmo approfittare di queste due settimane per andare in giro per agenzie, che ne pensi? Così per farci un’idea…-
- oppure potremmo chiamare un’impresa di traslochi e iniziare a trasferirci già da domani-
- si, il campeggio è stata sempre una delle mie soluzioni abitative preferite-
- beh, non nego che per un po’ dovremmo arrangiarci se vogliamo trasferirci già domani, se non addirittura stasera, ma non abbiamo fretta-
- Rob, ma di che stai parlando?-
Siccome la casa ora è davvero bella in vista e lei non se n’è ancora accorta solo perché è di spalle, l’attiro a me cercando subito le sue labbra.
- ti ricordi quando mi dicevi che hai sempre voluto avere un camino?- le ricordo tra un bacio e l’altro.
- certo che mi ricordo-
- l’hai detto sdraiata su una coperta nel salotto di casa mia -
- quella volta tua madre non ci ha beccati per un soffio -
- mmm… approfittare di quelle poche ore in cui era andata all’ospedale a trovare lo zio Ernie con papà è stato un colpo di genio-
- peccato che ha varcato la soglia due secondi dopo aver ripiegato la coperta -
- mmm… è stato dannatamente eccitante-
La stringo, la bacio, e cerco di non pensare a tutte le volte che potremmo farlo davanti al camino d’ora in poi.
- se lo fosse ancora eccitante?-
Inizio ad avanzare, facendo sì che indietreggi a poco a poco, distratta dai baci.
- non abbiamo un camino- mi fa notare distrattamente impegnata com’era sul mio collo.
- veramente ne abbiamo due-
- come?- ridacchia contro la pelle del mio collo, non dando peso reale alle mie parole.
- voltati- sussurro al suo orecchio.
È impagabile l’espressione del suo viso mentre fissa i tre piani della villa da 1075mq nella prima cintura di New York che ho comprato per noi.
Le ultime sere in Giappone, chiuso di nuovo nella mia stanza d’hotel, ho usufruito un po’ della fortunata connessione a internet. Ero su Skype con Matt e Arianne che facevano a pugni per piazzarsi davanti alla webcam quando una pagina pubblicitaria si apre. Ho dato un’occhiata distratta al sito dell’agenzia immobiliare, e mi è sorta l’idea della casa nuova che per troppo tempo avevamo rimandato.
Questa qui mi ha colpito particolarmente. L’ambiente della sala luminosa, le porte finestre, il giardino… erano proprio come Ale aveva sempre detto di desiderarle. Piacciono anche a me, per carità, ma io non sono mai stato molto interessato all’estetica di un appartamento. Da ragazzo ho sempre vissuto nel mio monolocale di Soho e le stanze troppo lussuose mi hanno sempre messo a disagio, ma riconosco perfettamente che le questioni di spazio vincono sull’abitudine. Tanta gente non può permettersi la casa dei suoi sogni, tanta gente si accontenta. Se io posso renderla felice, perché non farlo? Lavorerò come un dannato mica per niente!
Più che nel rimirare la casa, sono attento a guardare lei, a come vaga per le stanze già illustrandomi tutti i progetti che intende realizzare.
Sono contento del fatto che sia già tutto sistemato dal punto di vista burocratico. Potrò passare queste due settimane ad aiutarla a sistemare casa, e lei potrebbe prendersi una vacanza dal lavoro.
Per quanto ami i nostri figli, ho bisogno di averla tutta per me di tanto in tanto. Quando ci sono i ragazzi passo ovviamente in secondo piano e il numero di litigate giornaliere aumenta.
Perché li vizio troppo, perché siamo in ritardo, perché non dovrei tenerli alzati fino a tardi, perché tante cose…
È precisa nelle sue cose, metodica. Efficiente. Credo sia questo quello che la faccia essere madre e donna in carriera assieme. Nonostante potessimo permettercelo, non mi ha mai chiesto di assumere una donna delle pulizie, una tata o una cuoca. Ha sempre voluto tenere tutto a posto di persona. E se da un lato la ringrazio per questo perché tutto ciò riesce a darmi più il senso della normalità già quasi completamente assente nella mia vita, riconosco che le costi parecchie energie.
Per questo ho bisogno di tenerla tutta per me per un po’ di giorni. Quando non è mamma e non deve lavorare è semplicemente mia moglie, la ragazza che mi faceva trovare la casa piena di post-it, che passava le mattinate con me a letto solo a parlare e scambiarci tenerezze.
Questa casa quindi è un regalo egoistico se vogliamo.
- amore, è stupenda!- esclama, risalendo le scale del seminterrato, ripetendo il suo apprezzamento per la centesima volta.
- ti piace davvero?-
- sono domande da fare?- mi chiede stralunata girando per il grande salotto vuoto e inondato dalla luce che filtra dal giardino. Non mi ero accorto ci fosse anche la piscina.
- no, perché possiamo sempre venderla, se non ti piace. Jake ha ancora le copie del contratto fresche di firma. Ci mette un attimo ad annullare tutto-
Ecco. Iniziamo a introdurre il discorso Jake. Spero solo di non finirci annegato nella piscina.
- è per questo che ti ha chiamato prima? Per dirti della casa?- chiede rabbuiandosi un poco e raggiungendomi al centro della stanza.
- …ssi-
- e per…?-
- ho un’intervista da rilasciare a Boston tra tre giorni e… -
- …devi andare -
- non ho potuto rinunciare, amore. Ha gestito lui tutta la faccenda della compravendita, mi sembra di dovergli qualcosa-
In effetti è così. Lo faccio solo per questo. Adoro il mio lavoro, ma solo copione alla mano. Tutto il resto… le interviste, le foto… no. Quelle le detesto. Le trovo un’inutile perdita di tempo. Ma fanno parte del pacchetto.
Ale si rannicchia contro il mio petto, aggrappandosi al bavero della giacca. Non mi guarda.
- mmm… solo perchè si è già preso la briga di sbrigarmi le scartoffie, ma che non ci faccia l’abitudine!-
- sarò a casa per cena, amore. Vado solo a Boston-
È vero. Potrò anche prendermela con comodo durante il viaggio. Meno di due ore di volo. Sono abituato a ben di peggio.
- poi prometti che resterai a casa con noi e non ti muoverai più fino a quando non dovrai andare a Buffalo- mi prega stringendomi in un abbraccio.
- promesso. E ti dirò di più. La sera dopo andiamo a una festa, ti va?-
- non sarà una di quelle feste di beneficenza noiose?-
- si, ma sarà solo l’inizio serata. Poi sarà una notte tutta nostra. Sai… ho sempre sognato di farti mia nella sala panoramica della Statua della Libertà-
- mmm… sembra un bel programma- commenta sfilandomi la sciarpa dal collo.
- sembra davvero un bel programma - le rispondo sbottonandole il soprabito. L’elettricità è tornata intensa tra di noi, tanto intensa da poter essere addirittura visibile.
- perché non inizi a farmi tua nella nostra nuova casa?- sussurra sensuale al mio orecchio, spogliandomi della giacca che cade a terra e portando una gamba sul mio fianco, sì da farmi sentire di nuovo sotto le dita il pizzo dell’autoreggente.
- perché non c’è posto dove non ti farei mia-
- allora inizia da questo pavimento-
- con vero piacere-
E mentre scivoliamo sul lucido parquet della nostra nuova casa, distesi sulle nostre sole giacche, penso che se per avere questo devo andare una giornata a scambiare chiacchiere futili con un giornalista da strapazzo, posso ritenermi ancora fortunato. Farei qualsiasi cosa. Qualsiasi.
 
 
 
Ale e Rob + casa nuova
Ale e Rob, Matt e Ary
 
 
 
Eccoci qua. Il primo pov di Robert. Siccome molti sono rimasti perplessi di fronte al cedimento di Alessia così immediato dello scorso capitolo, nonostante avesse tutti i motivi per tirare un bel calcio nelle palle al suo consorte e lasciarlo in bianco, mi permetto di dare una risposta unica per tutte e otto le recensioni riguardo a questo particolare.
Quest’estate ho avuto l’onore di avere sotto diretta osservazione ben tre coppie insieme da lunga data (dai sei anni in su, per capirci). Io e la mia compagna di stanza, single e sfiduciate nei confronti dell’amore, con l'ausilio di una fidanzatina novella, ci siamo chieste quale fosse il collante delle loro storie, cosa li tenesse insieme e affiatati nonostante tutto quel tempo (e per affiatati intendo come se stessero insieme da pochi mesi).
C’è chi ha risposto l’amore, chi il vivere giorno per giorno, chi l’intesa, chi la passione, chi alcuni periodi di lontananza per rincorrere le proprie aspirazioni, chi il lasciarsi liberi di provare tutto ciò che si desidera provare.
Io ho messo insieme tutto questo. Ho pensato che la lontananza cui sono spesso sottoposti abbia fatto si che quel lato della loro vita di coppia non si esaurisse tanto in fretta, o che cmq non andasse a morire lentamente con l’abitudine e la vita di tutti i giorni che credo ci renda spesso disattenti e più inclini a lasciare da parte il partner in questo senso. Che restasse quasi in una fase di stallo, insomma. Magari mi sbaglio, per carità… però credo di non essere tanto lontana dalla verità, almeno secondo l’esperienza di alcune persone che mi circondano.
Sono qui presto rispetto ai pronostici, complice il fatto che venerdì non avrò lezione e potrò recuperare il tempo perduto a terminare il capitolo di stasera.
Ricordo che nel frattempo sto scrivendo anche un’altra ff, “red dresses, la meravigliosa vita delle ragazze in rosso” e che in fase betaggio c’è già un’altra storia sul Pattinson, ma di registro completamente differente da quanto abbiate mai letto nel sito (o almeno credo). La ff si chiamerà “l’ultimo cavaliere”, link al trailer nel titolo.
Ricordo come sempre il blog per tenere sott’occhio gli aggiornamenti e gli avvisi e ringrazio chi si è fidato ancora di me e ha deciso di seguire ancora Ale e Rob. Grazie!
 
 - Aching4perfection : ciao! Bentornata! Innanzitutto grazie per gli auguri per i miei studi, mi serviranno molto quest’anno!!!!
Alessia… si, Alessia è una donna diversa dalla ragazza che era il PLVK. È una madre, una lavoratrice. È sola, se vogliamo. Ama con tutta sé stessa suo marito ma non basta. Purtroppo Rob non si rende pienamente conto di quanto il suo lavoro si stia prendendo spazi sempre più ampi della sua vita, ma questo si vedrà meglio dopo. Per ora si culla nella speranza che viziare la sua famiglia serva a farsi in qualche modo perdonare delle sue mancanze e il fatto che Alessia non manchi si di farglielo notare, ma anche di essere moglie a tutti gli effetti per lui non lo spinge a domandarsi se le cose stiano effettivamente così. Ale, da buona rappresentante del genere femminile aspetta che se ne accorga da solo ma… gli uomini sono tardi, lo sappiamo!
Un bacio grande! :)
 
- Angyr88: ho letto il tuo sfogo giornaliero e credimi ora arrivo a dirti la mia anche su quello ma in sede consona!
Professionalmente parlando… tradimenti…? Mah… lascio fare all’ispirazione! Kell, Beckie e tutti gli altri troveranno adeguato spazio nella storia. Sarà la ff un po’ di tutti questa :)
La canzone è quella di Eclipse… io me ne sono innamorata a prima nota! In questi giorni ascolto solo più quella e sai benissimo che nella mia testa suona anche quando non dovrebbe!
Ma lasciamo perdere… un bacio So!!!!!
 
 - Jodie: eccola qui, tornata più scatenata che mai!!! XD chiedi scusa da parte mia a tuo fratello che poveraccio è stato coinvolto nei festeggiamenti senza poter fare altro che subire!!!!
Mmm Robert si… è un po’ scemo. Dovrebbe stare con la sua famiglia, ma il fatto che in un’intervista disse “a volte penso ‘al diavolo la recitazione’, poi mi rendo conto che potrei ritrovarmi a fare il commesso in un negozio di scarpe. Recitare è molto più bello” mi ha fatto pensare che difficilmente si sarebbe reso conto quanto realmente della sua vita sacrifichi per la recitazione e così mi sono detta perché no?
Un bacio carissima :)
 
- lampra : sorpresa! :) e si, è proprio un sequel. Avevo detto in effetti che non ci sarebbe stato, ma poi mi aveva colto l’ispirazione e negli ultimi capitoli di PLVK avevo ventilato l’ipotesi che potesse esserci un seguito a distanza di qualche tempo. Finalmente mi sono decisa!!!! Spero di non dovermene pentire mandando alle ortiche la vostra pazienza!
 
- romina75: ciao!!!!!!! È sempre bello ritrovarti in ogni nuova storia, pronta con consigli e sostegno, quindi già solo per questo Grazie!!!! Rapporto di parte con Rob… mmmm no dai. Ho spiegato sopra il motivo cmq :) ma tranquilla, non la passerà liscia all’infinito.
Per quanto riguarda gli altri personaggi… si ho stravolto un po’ le loro vite, ma a parte il mio non credere che tutto vada bene a tutti, il loro non coinvolgimento amoroso mi serviva per il sequel e anche le terapie di coppia di Beckie mi torneranno utili. Credo che avranno più spazio in questa ff rispetto all’altra, interagendo molto di più con Ale e Rob, essendo anche molto più coinvolti nelle loro vite.
Non devi scusarti per le tue perplessità, anzi! a parte che le recensioni sono fatte apposta per questo, sono contenta del fatto che questa storia ti piacesse già così com’era. Ma non so… ho voluto cimentarmi in qualcosa di diverso dalla solita fase dell’innamoramento. Sarà che da quando mi sono lasciata il dubbio sull’eternità dell’amore si sia fatto sempre più grande… e scrivere di un dopo magari mi aiuti a credere che in realtà il sentimento permanga nonostante le vicissitudini della vita. Bah… magari sparo solo una caterva di cavolate!
Un bacio grande!!!!
 
bibabirba: beh, che dire??? :) lieta che tu sia ancora qui a sopportare questi due pazzi assieme a me :) e grazie anche per i complimenti, spero che questo sequel non ti deluda :)
Un bacio!
 
- dindy80: visto????? Te l’avevo detto di avere fede!!!! Ti vedo particolarmente entusiasta e quindi spero di non scavarmi la fossa da sola con le vicissitudini che ho in mente per questa storia… ma ripeto, mi conosci. Abbi fede e ricorda che il lieto fine c’è sempre :)
A presto carissima!!!!
 
- JessikinaCullen: vinci il premio prima recensione!!!!! *____* 
Analisi impeccabile, come sempre! Non hai sbagliato una virgola! Cioè hai afferrato a colpo il succo principale dell’intera storia. Ale arrabbiata, Rob incosciente, Kellan in cerca dell’amore… solo per Ashley non ci hai preso. Ecco Ash è l’unica che, per quanto l’adori, ho preferito lasciare indietro se vogliamo. Comparirà di nuovo, per carità, ma non ho ancora deciso in che ruolo farla tornare. Alla fine dell’altra storia avevo detto che se n’era andata senza spiegazioni da Jack, anche se Kell sapeva qual’era la verità sottostante. Semplicemente come amici l’hanno persa di vista, e a parte qualche successo cinematografico, Ale non sa molto di lei. Ma senza rancore di sorta :)
Grazie mille Je, per tutto!!!!
Un bacio enorme!!!!!

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'incubo ***


3


3
L'incubo

 


- Mamma sembri una principessa-
- Davvero tesoro?-
- Si -
Rimbocco ancora le coperte sotto il mento della mia bambina e passo una mano sulla sua fronte. La febbre sembra essere scesa un po’ per fortuna.
- Mamma quando sarò grande potrò venire anche io alle feste con te e papà?-
- Certo tesoro mio -
- E potrò mettere anche io questi vestiti lunghi?-
- Sono più scomodi di quello che sembra, amore -
- Però sono belli-
- Si, amore. Hai ragione-
Gli occhioni resi un po’ liquidi dalla febbre mi guardano come se avessero appena visto la regina delle fate. So già che domani mattina la vedrò girare per casa con il mio vestito sopra il pigiama, i piedini nelle mie scarpe troppo grandi e la coroncina di plastica in testa.
È sempre così ogni volta che devo partecipare ad una serata con Rob. E forse è questa l’unica ragione reale che mi ha fatta vestire e preparare stasera.
Sarei rimasta volentieri a casa con i miei bambini a guardare cartoni animati sul divano stasera, ma la mia assenza sarebbe un danno per l’immagine di mio marito. Presentarsi senza consorte a un evento di gala è quasi sempre sinonimo di crisi. E se ciò lede l’immagine di Robert, lede ancora di più la mia tranquillità casalinga e quella dei bambini. Con la casa nuova, il lavoro e i ragazzi non ho tempo da sprecare per escogitare piani antipaparazzo. Quindi meglio stringere i denti, armarsi di cellulare e arruolare Lysa come babysitter. È il male minore.
- Amore, sarebbe ora di andare - mi chiama Robert appoggiato allo stipite della porta, perfetto nel suo completo nero e l’eterna aria da ragazzino.
- Papà…- lo chiama Arianne tendendo le braccia per farsi coccolare un po’. Impossibile resisterle. Me la mangerei di baci quando fa così. E a quanto pare non sono l’unica.
- Dimmi tesoro- dice Robert stritolando la piccola in un abbraccio
- E’ vero che la mamma è bellissima stasera?-
- Sai perché è bellissima?-
- Perché?-
- Perché la mamma è in realtà un elfo di Valinor-
- Davvero?-
- Certo!-
- Ma la mamma non sta andando ai Porti grigi, vero?-
- No, amore. Stiamo solo andando ad un ricevimento di nani-
- Gli elfi odiano i nani- osserva acuta la mia bambina.
- Infatti la mamma odia i ricevimenti- commento piatta alzandomi dal letto e guadagnandomi un’occhiataccia da Robert che ancora restava seduto.
- Ma la mamma deve venirci lo stesso, altrimenti monta su un pasticcio e ci ritroveremmo con gli orchetti, Sauron e Saruman tutti insieme a bussare alla nostra porta-
- Io ho paura degli orchetti-
- Ecco perché mamma deve venire con me. Così non verranno loro da noi-
- Voi siete pazzi, lo sapete vero?-
Affacciata alla porta della cameretta, Lysa ci squadra con occhio clinico giungendo certamente alla conclusione che siamo dei genitori atipici. E non è che ha proprio tutti i torti.
La fase delle favole classiche ha avuto vita corta per i miei figli. Per tutti e due.
Conoscono a memoria tutte le storie tipiche dei bambini della loro età ma non smetto mai di vantarmi dell’aver dato loro una marcia in più con Tolkien. Il dio indiscusso del fantasy o lo si ama o lo si odia. Non c’è niente da fare e dipende quasi sempre dal modo in cui te lo presentano. Siccome l’età per credere in elfi, nani, stregoni e magie è proprio questa, perché non indottrinarli da subito alla lettura del profeta? Non ho mancato alla mia promessa, quindi, quando dicevo che ai miei bambini avrei letto Tolkien e Terry Brooks fin da bambini. Certo, non mi aspetto che capiscano le sottigliezze delle morali che si possono trarre da questi autori, ma per ora a loro interessa sapere solo che esiste il bene e il male, che si lotta per il bene e che i cattivi fuori possono essere davvero cattivi. Quando saranno più grandi, se vorranno rileggersi quelle pagine, saranno in grado di capire ogni cosa.
- Signorina, vuoi che ti ricordi di quando ti facevi leggere “Lo Hobbit” almeno una volta all’anno dalla sottoscritta?-
- Come no! Quando le bambine dalla mia età dicevano che sognavano il principe azzurro sul cavallo bianco mentre io rispondevo che aspettavo nani e stregoni, era sempre un piacere spiegare loro che ero un hobbit e non una principessa. Non riuscivo mai a spiegare loro cosa c’era di tanto bello nell’avere dei piedoni pelosi al posto di tulle e coroncine. Un trauma infantile su tutta la linea-
Veramente l’aria della principessa Lysa l’ha persa all’età di cinque anni e non assieme a Lo Hobbit ma già ai tempi di “Cuore d’inchiostro”. Si è trasformata in un maschiaccio in tutto e per tutto, convinta di essere l’erede di Dita di Polvere. Si era fatta regalare anche un furetto che aveva chiamato Gwin in onore della donnola dello sputafuoco. Non se ne separava mai. Per un certo periodo ha anche voluto portare i capelli cortissimi, ma si sa che il tempo del batticuore risveglia sempre la femminilità sopita, ovunque e in chiunque essa si trovi così si è fatta di nuovo cresce i capelli e ora è una splendida signorina dai lunghi capelli castani riflessati naturalmente di rosso che ancora non crede nelle principesse ma che almeno è fortemente convinta che la cosa più eccitante che possa capitarle nella vita sia incontrare un vampiro.
Do un ultimo bacio alla mia bambina ed esco dalla stanza assieme alla mia figlioccia, cosicché anche Robert possa salutarla tranquillamente. Quei due sempre a bisbigliarsi segreti!
- Allora, tesoro… ha preso l’antibiotico alle nove questa mattina e dovrebbe prenderne ancora sempre alle nove. Se vuole scendere a vedersi un cartone assicurati che sia coperta e che non cammini scalza. Magari preparale una tazza di latte caldo con il miele prima di andare a dormire. Se hai bisogno di qualsiasi cosa ho…-
- … il telefono acceso. Zia le so queste cose-
So che le sa. Ha fatto da babysitter ai miei bambini innumerevoli volte ma credo che debba essere un difetto congenito di noi mamme quello di raccomandarci sempre anche per le cose più ovvie.
- Piuttosto… parlando di cose serie…- continua guardandomi di sottecchi. - Il mio pagamento…-
- Pagamento a fine serata, signorina. Come tutte le volte -
- Sappiamo tutte e due che non lascerò i pargoli a casa da soli a scannarsi tra di loro zia. Senza contare che una serata a base di cartoni animati quando avrei potuto uscire con Lucan Thorne… -
- Lysa tu non stai uscendo con Lucan Thorne- le faccio notare distratta controllando per l’ennesima volta il contenuto della mia pochette.
- No, ma avrei potuto uscirci. Lui e gli altri si trovano come sempre davanti allo Zonk e diciamo che io avrei potuto passare casualmente di lì e…-
- … far cadere del tutto casualmente il tuo libro davanti ai suoi piedi…-
- … così lui si sarebbe chinato a raccoglierlo e i nostri sguardi si sarebbero incontrati…-
- … in un momento magico che avrebbe fatto sbocciare l’amore eterno -
- Esattamente! Quindi vedi quanto mi costa stare qui, zia?-
Mette su una faccia alla gatto con gli stivali di Shrek, manco stesse rinunciando a chissà quale ballo al castello… no, diciamo più un rave party nel suo caso.
- Mamma dalle quelle foto e basta! Sto guardando un film, io!- sbotta la voce di Matt pigiando contemporaneamente il tastino del volume del telecomando facendo vibrare non poco le casse del dolby.
- Matt abbassa - lo ammonisco senza troppa severità consapevole del fatto che sia una mossa studiata a tavolino dai due.
Lysa, già vittoriosa, fa i pollici alzati a Matt in ringraziamento credendo che io non li abbia visti e mi segue in cucina dove tiro fuori dalla borsa una busta gialla. Dentro, tutti gli scatti del nuovo photoshoot del suo cantante preferito, tale Kristian Andersen, autografati uno per uno, con tanto di una copia della copia demo di alcuni pezzi da proporre al suo discografico. Il fatto che lui abbia solo diciassette anni e io gli abbia accidentalmente detto che Lysa ne ha quindici e che io abbia lasciato in bella mostra una sua foto nello studio ha aiutato parecchio.
- Zia ti adoroooooo!!!!!!!- grida saltandomi al collo e liberandomi in fretta per tirare fuori il suo portatile per ascoltare subito la demo.
- Non è Lucan…-
- Beh, nessuno è Lucan! Lucan è terreno… Kristian è…-
- Sai, mi spiace per il tuo non incontro di stasera -
- Oh, troverò un modo per farmi notare lunedì a scuola - liquida il mio dispiacere con una veloce mossetta della mano, facendomi intendere che un sabato sera con una demo inedita è molto meglio dello spionaggio spudorato.
- Possiamo andare?- dice la voce di Rob dalla sala, già chino sul divano a salutare Matt.
- Zia, qua è tutto sotto controllo!- mi rassicura Lysa cacciandosi sulla testa un paio di cuffie per non disturbare Matt e regalandomi un sorriso.
Le lascio un bacio sui capelli castani e prima di andare le allungo un’altra busta. Saluto Matt e gli raccomando come sempre di fare il bravo, non mangiare troppo gelato e di non andare a letto troppo tardi anche se è sabato e l’indomani non c’è scuola.
Attendo che Robert saluti anche Lysa e le faccia anche lui le sue solite raccomandazioni.
Tempo di chiudere la porta e scendere un paio di scale che un ahhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!! immenso seguito da un grazie zia!!!!!! mi raggiungono.
- Che le hai portato stavolta?- mi chiede Rob con in mano il cellulare, pronto a dire alla nostra macchina che stiamo scendendo.
- Niente di che…- ghigno senza farmi vedere.
Rob non approverebbe se gli dicessi che dentro quella busta c’erano una trentina di scatti rubati all’amore segreto di Lysa, fatti l’ultima volta che ero passata a prenderla a scuola. Direbbe che alimento la sua illusione. Io so soltanto che guardare una foto della persona che si ama, che ci ricambi oppure no, è un modo come un altro per averla più vicino a noi.
 
Il Cipriani come al solito impazza di fotografi ma per fortuna il red carpet della serata di beneficenza organizzata per raccogliere fondi per la ricerca non è il solito corridoio infinito di macchine fotografiche pronte a rubarti anche l’anima.
Scendiamo dalla macchina accolti da una miriade di flash impazziti e dal primo freddo novembrino del tutto inignorabile che subito mi ghiaccia senza lasciarmi nemmeno la possibilità di illudermi che la temperatura non sia poi così bassa.
Detesto queste feste.
Detesto dovermi mettere tutta in ghingheri ed esibire vestiti costosissimi che casualmente prevedono sempre la schiena nuda senza possibilità di metterci sopra nemmeno una stola.
Detesto dover sorridere, sorridere e sorridere ancora anche quando non ne ho voglia.
Il silenzio forzato in cui mi sono chiusa quando sono salita in macchina è stato una dura prova per i miei nervi già poco saldi in queste occasioni. Ho passato tutto il pomeriggio a litigare con Robert e dover far finta che vada tutto alla grande, che siamo ancora la coppia perfetta che si tiene per mano e si guarda lanciandosi cuoricini con gli occhi è davvero difficile stasera.
Riesco ad accennare un debole sorriso nel momento in cui si sfila la giacca per posarmela galantemente sulle spalle, una scena che domani sarà sicuramente sulla prima pagina dei rotocalchi più affamati di pettegolezzi.
Una volta queste feste mi piacevano.
Una volta erano un’occasione stupenda per poter vivere la favola che tutte le ragazze sognano: un ballo di gala e il principe azzurro. Luci colorate sui marmi costosi di grandi alberghi, cibi prelibati da ogni parte del mondo, gente elegantissima a completare il quadro di una serata perfetta. Il sogno di qualsiasi ragazzina.  
Una volta era stupendo pensare che lo stesso tappeto rosso che sto calpestando era il suo modo per dimostrarmi che non aveva paura di far vedere al mondo che gli appartenevo, e il modo in cui mi circondava le spalle con il suo braccio e mi incoraggiava quando qualche sua fan chiedeva un autografo anche a me era quanto di più protettivo potesse esistere. Mi faceva sentire amata. Preziosa. Mi faceva sentire perfetta e bellissima.
Ora camminare con lui su questo tappeto non ha quasi più niente delle emozioni che provavo da ragazza. Questo tappeto mi sembra soltanto un palcoscenico. Un palco su cui devo camminare per far sì che la sua immagine brilli senza la benché minima ombra ad attentare alla sua luce. Una sfilata ipocrita per dimostrare a chi non so che coppia perfetta è la nostra. Sposati da undici anni, insieme da sedici, due figli, due brillanti carriere, una casa nuova… quella che in Italia verrebbe definita con ironia “la famiglia del mulino” rievocando l’immagine pubblicitaria dell’allegra famiglia felice che non ha alcun problema al mondo se non quello di preoccuparsi di mangiare biscotti. La sua immagine ha bisogno anche di questo.
È il suo lavoro.
Me lo sono ripetuta io. Me lo ha ripetuto Kellan. Anche Beckie, Luke e Maicol… Sua sorella Lizzie, Vic… Forse solo sua madre ogni tanto si mette nei miei panni e gli da una tirata d’orecchie che però serve a poco.
È il suo lavoro.
A volte mi sento un’ingrata. Obbiettivamente parlando, siamo la famiglia del mulino, almeno… il suo prototipo. Davvero la nostra vita è perfetta, ma… non lo so, a volte mi viene da pensare che lui non se ne accorga. Quando lo vedo così radioso e sorridente alle prime, alle interviste… sembra quasi che fugga da noi. Come se stare più tempo del necessario con la sua famiglia lo rendesse insofferente. È come se vivesse due vite: una con noi e una senza di noi.
Lo osservo parlare al nostro tavolo con alcuni altri attori famosi, con produttori e sceneggiatori, brillante e divertente come al solito e mi viene da chiedermi se sia questo anche il mio di posto. Lui è perfetto ma io? Come posso trovarmi a mio agio io in queste situazioni? A parte lui, cos’ho da condividere con queste persone? La mia agenda giornaliera incasinata? Le lezioni di danza di Arianne e gli allenamenti di Matt?
Sorrido, annuisco, parlo di cose futili solo quando vengo interpellata. Molte persone già le conosco, è sempre il solito giro di ricconi snob a queste feste. Prendo calici di champagne dai lunghi steli delicati e bevo a piccoli sorsi brindando a cose di cui non mi importa realmente perché quasi sempre si finisce per parlare di affari da milioni di dollari che con tutto hanno a che fare meno che con la beneficenza. Se sono fortunata riesco a stare con Robert dieci minuti di seguito, magari quando mi rapisce per una canzone o due rendendosi conto che forse mi sta trascurando un po’ troppo.
Come adesso, ad esempio.
Finita la cena, la maggior parte degli invitati passeggia per la sala sfarzosa, bevendo spumante, servendosi qualche fetta di dolce dai buffet decorati alla perfezione in più punti della sala, e chiacchierando di affari.
Robert sta parlando con l’ennesimo sceneggiatore che gli starà sicuramente proponendo una parte “pensata apposta per lui” e io sto scegliendo quali tra i dolci grondanti crema chantilly e ricoperti di panna sia il più adatto per mascherare quello che è a tutti gli effetti un tentativo di suicidio calorico.
- Bene, bene, bene. Stai mirando a dare una sferzata di realismo all’immagine del nostro caro Robert?-
La voce strascicata e irritante di Jake mi arriva dritta alle spalle, risvegliando nervi che avevo messo a dormire con molta fatica e notevoli dosi di alcolici. Prendendomi tutta la calma di questo mondo mi volto a guardarlo, sorpresa di come a volte madre natura sappia essere una vera e propria artista. Si, perché è incredibile come quest’uomo sia fuori esattamente com’è dentro. Un involucro prefetto, come le sue maniere affettate, e una sostanza prettamente cinica e altezzosa, svelata dal suo sguardo freddo e dalla curvatura altera della bocca carnosa e perfettamente disegnata. Alto, altetico, occhi azzurri e capelli biondissimi perfettamente in ordine in un taglio studiato apposta per lui da chissà quale genio dell’hair style. Probabilmente dal parrucchiere del diavolo in persona.
- Qualcosa mi dice che punti a fare della facile ironia sul fatto che io mi stia servendo un dolce. Cambia registro, Meed, inizi a diventare prevedibile- gli rispondo altrettanto strascicata e ironica optando per una torta ai frutti rossi su uno strato di panna, crema pasticciera e perfetta pasta frolla che solo a guardarla sembra uscita dal libro di cucina del mago dei pasticceri. Alla faccia di Meed e del suo preoccuparsi della mia linea per i suoi affari.
- Sempre simpatica e gentile, Alessia. Te l’ha mai detto nessuno che sei il connubio perfetto tra bellezza e fastidio?-
- Si, almeno tante volte quante sono quelle in cui io ti dico che sei soltanto un opportunista viscido e venale-
- Quanti complimenti tutti in una volta, mia cara. Ancora un po’ e mi ritroverò ad avvampare d’imbarazzo come una vergine davanti ad una proposta indecente-
- Permettimi il francesismo, Meed, ma tu sei tutt’altro che una timida vergine. Sei piuttosto la puttanella vogliosa del jet set. Ti prometti a tutti ma ti dai solo al miglior offerente-
- Semmai lo prometto a tutti e lo do solo al migliore offerente-
- Sto cercando di capire se stai parlando di mio marito o di qualcosa che riguarda più da vicino la tua sfera personale, Meed. Nel secondo caso non mi stupiresti molto. Dopotutto daresti soltanto prova di essere davvero il più ignobile degli arrivisti-
- Potrebbe sorprenderti la convinzione della mia eterosessualità, tesoro. Fossi in te non la metterei in discussione, potrei sempre essere tentato di dartene una prova incontrovertibile -
- Stai superando il limite, Meed -
- Non mi pare di essermene mai posto uno con te -
- La decenza e la correttezza dovrebbero essere dei principi generali di bene accetta buona condotta civile -
- Quando mi troverò a combattere con te in un duello in cui saremo ad armi pari allora forse ne prenderò atto, ma fino a quando tu avrai degli insulsi marmocchi dalla tua parte e un paio di cosce arrapanti mentre io ho da offrire solo della volgare popolarità, credo che decenza e correttezza non possano avere quartiere nelle nostre amichevoli conversazioni-
No, non c’è posto nemmeno per un po’ di garbo nelle nostre conversazioni. Non c’è mai stato e non ci sarà mai.
È il manager di Robert da anni, persino da prima che arrivassi io nella sua vita e dalla prima stretta di mano ci siamo giurati guerra. E in effetti guerra è stata ed è ancora. Nessuno di noi due ha mai fatto mistero di odiare l’altro in nessuna occasione. L’unica cosa che abbiamo in comune è forse proprio questa totale assenza di ipocrisia anche solo formale. Abbiamo passato gli ultimi sedici anni invischiati in quella che alcune volte mi piace definire una relazione a tre. Io, lui e l’altro. In cui l’altro, giustamente, recita il perfetto ruolo dell’amante che riesce a far fare a mio marito tutto ciò che vuole mentre io, ai suoi occhi, non sono nulla più che la povera moglie vilipesa troppo buona e troppo comprensiva per avere il coraggio di non farsi mettere i piedi in testa da un marito con una concezione troppo arcaica dell’istituto familiare.
Per me e Beckie, Jacob Meed è il demone. O l’incubo. A seconda del riferimento letterario artistico cui ci sentiamo più vicine.
Si, perché Jacob Meed, esattamente come un demone, è un essere lascivo, ignobile e assolutamente ignorante in tema di scrupoli. Esattamente come un demone nutre le sue vittime di false promesse, accaparrandosi vantaggi venali o ludici per accrescere il proprio ego e la propria malignità.
Ed è al tempo stesso un incubo in più di un senso. La versione più dotta del suo pseudonimo deriva dal quadro di Füssli in quanto, nella nostra personale rivisitazione, Robert sarebbe la povera fanciulla addormentata importunata dagli incubi, del tutto in balia di questi sogni senza possibilità di risveglio poiché la malignità dell’incubo ha la meglio sulla sua volontà. Al che mi porta a pensare a mio marito come uno dei pusillanimi danteschi, ma su ciò preferisco sempre non soffermarmi troppo.
L’accezione pratica di incubo con riguardo a mister Meed è il senso comune del termine. È un incubo. Ogni volta che chiama è un incubo. Ogni volta che ci parlo è un incubo. La mia è una lotta perenne contro gli incubi quando si tratta di lui perché, nemmeno a dirlo, gli incubi che più temo, eccetto quelli che riguardano i miei figli, nascono a proposito di mio marito.
L’incubo del tradimento, in agguato e pronto a saltar fuori dal suo nascondiglio ogniqualvolta mi tocca fare i conti con le attrici giovani e splendide che dovranno gironzolargli attorno.
L’incubo della lontananza, in cui vedo scene tragiche di disastri aerei.
L’incubo della non mancanza, quella che potrebbe provare lui troppo abituato a stare lontano da me per periodi più o meno lunghi.
L’incubo dell’abbandono.
L’incubo della non importanza.
Jacob Meed è la summa maxima di tutti i miei incubi peggiori su Robert.
Lo sa. E ci gode maledettamente ad essere il mio personale uomo nero.
- La tua volgarità mi intenerisce, Meed. Sul serio - commento piatta gustando il mio dolce e osservando mio marito avvicinarsi, scostando educatamente la folla non risparmiando sorrisi e frasi cortesi.
- Che suorina. Pensavo che la mia volgarità fosse solo in grado di accenderti-
- Si, in effetti mi accende, Meed. Accende un profondo e incontrollato disgusto-
- Meglio il disgusto dell’indifferenza- conclude scolandosi il suo flute in quella che suppongo volesse essere un’uscita in saggezza.
È in pieno stile Meed quello di provarci con ogni bella donna che si trovi a meno di dieci metri da lui. Deve essere un gene tanto invadente quanto inopportuno, talmente incontrollabile da non poter esser tenuto a bada nemmeno con la sottoscritta, l’oggetto del suo odio più feroce. Lui è nato per flirtare spudoratamente. Non so mai se lo faccia più per abitudine e genetica o per vero divertimento. Nel mio caso, tendo a propendere per la seconda ipotesi dato che, da sempre, irritarmi a morte è uno dei suoi passatempi preferiti.
- Io preferirei essere oggetto di indifferenza più che di disgusto-
- Vedi, mia cara, è questa la differenza tra me e te, quello che farà di me sempre un vincente alla fine dei conti in questa “guerra” tra di noi. Non mi importa quanto sia grande il tuo disgusto per la mia persona perché io ottengo sempre quello che voglio. E tu? Tu con la tua indifferenza ottieni solo di stare a casa a occuparti di togliere il moccio al naso ai due piccoli mostriciattoli che gli hai sfornato. Se loro e il tuo talamo quasi virginale non sono abbastanza per tenere a casa tuo marito fatti una domanda e datti una risposta-
- Robert ama i suoi figli e di quanto sia virginale il mio talamo non è affar tuo! Mio marito non si è mai lamentato!-
- Certo, certo. La prode Alessia Chianti è troppo in alto per abbassarsi al clichè della donna sola che tradisce per alleviare il peso della sua solitudine. Sono abbastanza convinto di sapere perché il tuo caro Robert dice sempre si alle mie proposte e mai alle tue -
Un’occhiata in tralice carica di malizia mi da l’esatta portata della sua supposizione sull’esiguità delle mie capacità amatoriali.
- Ah, ah ah. Mi sa che hai capito male-
- A me sa di no. Guarda-
Sto per controbattere un’altra volta quando Robert finalmente riesce ad arrivare a noi, lasciandomi un bacio veloce  sulle labbra e soffiandomi il flute ancora mezzo pieno di liquido dorato e frizzantino. Con il suo sorriso sghembo, marchio di fabbrica che lo contraddistingue più dei suoi capelli orgasmici, e uno sguardo furbo da infarto, coglie con la delicatezza tipica delle sue dita lunghe e affusolate da pianista la fragola rossa posta a decorazione del mio bicchiere e le da un morso, tutto meno che casto nel suo modo di muovere le labbra.
- Deliziosa- mormora guardando me con occhi di brace, indice del fatto che forse, oltre al suo normale livello di testosterone, a circolargli nel sangue è anche una dose considerevole di alcol.
Allunga la mano con quel che resta del frutto verso la mia bocca stringendomi a sé possessivo e malizioso anche se evidentemente ironico. Da sempre timida in effusioni così intime davanti ad estranei, prendo la fragola con le mani senza permettergli di imboccarmi, e con un rapido gesto che non ha nulla di provocante stacco le foglioline verdi dalla corona del frutto e lo mangio senza tante cerimonie. Jake davanti a me mima con le labbra la parola vergine, prendendo al contempo la sua di fragola e addentandola in un modo che non ha nulla a che fare con l’indifferenza con cui si dovrebbe mangiare della frutta in contesti pubblici.
- Di che stavate parlando?- ci chiede Rob abbracciandomi da dietro e cullandomi leggero, il mento incuneato nell’incavo della mia spalla.
- Di niente- mi affretto a dire io.
- Di vergini- esordisce l’altro.
Quando si dice che gli sguardi possono uccidere spero ci si riferisca a una dei quelle leggende metropolitane che hanno almeno un fondo di verità, perché in questo momento io realmente vorrei uccidere questo demone biondo dalle fattezze ingannevoli di un angelo. Nel modo più doloroso possibile. Per amor di esattezza vorrei che il mio potere mentale facesse sì che dagli occhi mi uscissero mani di vapore, come nei film horror, che casualmente accarezzassero il suo collo in modo molto, molto, molto possessivo. Diciamo avvolgendolo con forza lasciandolo spirare e soffrire lentamente.
- Che?-
- Niente, Rob. Stavamo parlando del tuo lavoro- continua placido guardandomi come a dire “per questa volta te la lascio passare”.
- Niente di nuovo quindi-
- Infatti stavo giusto illustrando alla tua dolce metà la proposta di Petersen. Sai… ti vuole nel nuovo film che ha proposto alla Summit. Non sarebbe un ruolo principale ma… potrebbe essere interessante. Gli ho detto che ci penserai e ti ho fissato un colloquio per lunedì pomeriggio-
- Perfetto, si direi che lunedì si può fare-
- sarebbe una cosa grandiosa, Rob. Conoscendo Petersen o sarà un colossal o rimarrà a marcire nel suo archivio. Dovrai stare via un po’ per girarlo ma ne varrà la pena-
- Non è un problema, Jake. Petersen è Petersen -
- Batti il ferro finchè è caldo -
Mi chiedo solo quand’è che questo ferro finirà di temprarsi. Non riesco a non irrigidirmi nelle braccia di mio marito che fa cozzare il suo bicchiere con quello del demone e insieme brindano soddisfatti ai loro successi.
Jake è il primo a posare il calice vuoto sul vassoio di un cameriere che passava di lì e con uno sguardo acceso di divertimento mima ancora con le labbra: ho vinto io.
Piena fino all’orlo di una rabbia cieca e furente, impossibile da trattenere senza rischiare di avverare la terribile tentazione di cancellare a suon di calci nelle gengive quel sorriso di scherno, mi divincolo dalla stretta di Robert e mi faccio spazio a spintoni tra la gente, conquistando l’aria fredda della notte ormai inoltrata su un terrazzo che la bassa temperatura ha aiutato a mantenere deserto.
Respiro a fatica, le mani mi tremano dalla rabbia e dalla voglia di fare a pezzi qualcosa. Sono quasi tentate di fare a pezzi il vestito ma arrivano prima a tuffarsi nei capelli e strappare una per una le forcine dell’acconciatura che li tenevano costretti in un nodo elaborato.
- Si può sapere che ti è preso?-
Strappo l’ultima forcina e stringo le mani sulla pochette dorata per evitare di impegnarle in qualche altro disastro. Ad esempio prendere a pugni mio marito.
- Mi è preso che sei un fantoccio, ecco che mi è preso-
Sputo quelle parole con rabbia, quasi ansimo per via dell’aria troppo fredda che mi trapassa la gola come una lama.
- Succede che qualsiasi cosa lui dica tu sei sempre pronto a fare la valigia e partire, ecco che mi è preso. Succede che mi avevi promesso che saresti tornato per cena ieri sera e invece sei tornato a casa stamattina con la camicia che puzzava di fumo e di gin tonic. Succede che ho dovuto fare i salti mortali per andare a prendere Matt a scuola mentre tua figlia era a casa con la febbre alta e tu dormivi perché eri troppo stanco dalla sbronza della sera prima, ecco che mi è preso! Mi è preso che stasera te ne sei stato tutto il tempo a fare il perfetto gentil’uomo con tutti tranne che con me. Che mi hai lasciata da sola e non appena ti sei avvicinato è stato solo per mostrarti entusiasta di partire di nuovo, ecco che mi è preso! Succede che avrei potuto stare a casa coi bambini invece di partecipare a questa assurda farsa, ecco che mi è preso! Per venire a fare cosa? A farmi scattare una foto con te che da cavaliere ti togli la giacca per darla a me? Che cosa ci sono venuta a fare io qua, dimmelo!-
Ho alzato la voce. E per amor di privacy e con solo una piccola parte della mia mente che ancora riesce a pensare lucidamente riesco a registrare che sia un bene che le porte finestre che danno sulla sala siano chiuse e che il frastuono della musica copra il nostro litigio.
Dal canto suo, Robert è rimasto immobile. Le mani affondate nelle tasche del pantalone, il nodo della cravatta lento, i primi due bottoni della camicia aperti. Immobile.
- Hai finito?- dice piatto tenendosi a distanza e sempre con le mani affondate nel pantalone. - No, perché se hai finito posso dirti che la nostra casa nuova mi è costata il cachè del mio ultimo film. Che tutte le spese notarili e di burocrazia varia si sono prese un’altra bella fetta di conto. Senza contare che è ancora tutta da arredare e che la scuola dei ragazzi non è che abbia una retta proprio economica-
- Sei un fottutissimo attore, Robert. Non farmene una questione di soldi!- grido ancora contro la calma innaturale della sua voce.
- L’hai detto. Sono un fottutissimo attore, Ale. Hai sposato un fottutissimo attore. Ero già un fottutissimo attore quando mi hai conosciuto. È questo quello che faccio, smettila di prendertela con Jake. La nostra nuova casa, la scuola dei ragazzi, l’appartamento a Los Angeles vengono tutti dal mio fottutissimo lavoro-
- Soldi che potresti guadagnarti anche accettando le proposte di Kellan, per esempio. Hai proposte di teatro che fioccano da tutte le parti, Robert! Hai persino offerte nella discografia! Non credere che non sappia dell’offerta che ti hanno fatto per comporre la colonna sonora del film che hai fatto poco fa, non credere che non lo sappia!-
- Ah perché vuoi mettere quindici milioni di dollari contro qualche migliaia?! Dimmi Ale, pensi davvero che possano essere messi a confronto?-
- Quelli delle case discografiche non sarebbero solo migliaia e lo sai benissimo. E poi anche io lavoro, e con una mensilità sola ci pago l’intera retta di uno dei ragazzi con avanzo, non te lo dimenticare. Io lavoro quanto te, anzi! Più di te. Io lavoro, cresco i nostri figli e faccio in modo che tu possa avere un tetto dignitoso sopra la testa che possa chiamare casa quelle poche volte che torni!-
- Oh, certo! Torna sulla scusa che non sono mai a casa, che non ti aiuto con i ragazzi, rigira la solita solfa, Ale!-
- Ovvio che la rigiro, perché a quanto pare tu continui a non capire!-
- Io continuo a non capire? Io? Ale io faccio tutto questo per noi, per te e per i ragazzi. Hai sempre saputo che sarebbe stato così e ti è sempre stato bene!-
- Bene, mi è stato bene una volta quindi fine della storia, giusto? Dato il consenso una volta, dato a vita!-
Nemmeno il tempo di finire la frase che si materializza di fronte a me e violento mi afferra le braccia scrollandomi con forza. Gli occhi blu oltremare accesi dalla rabbia e da che altro non saprei dire.
- Quale altra storia vuoi? Quale altra storia vuoi? Che vuoi Ale? Perché sono stanco di cercare d’indovinarlo. Volevi una casa più grande? Ok, ce l’abbiamo. Vuoi avere un altro figlio? Facciamolo! Vuoi che lasci il mio lavoro, vuoi che non lo lasci? Che vuoi? Io so cosa voglio perché lo sto stringendo tra le mie mani adesso. E tu? Tu lo sai quello che vuoi? Perché è meglio che tu me lo dica ora se non sono io-
È serissimo. Tanto serio quanto prepotente è la stretta delle sue mani sulle mie braccia, tanto calda da farmi percepire tutto il freddo che prima non mi infastidiva.
- Se no? Te ne vai? Perfetto non c’è differenza, tanto non ci sei mai!- lo provoco ancora, bisognosa di sfogare tutto il rancore che ho dentro e non lasciarne nemmeno una goccia.
- Bene! Allora dimmi, vuoi che non vada? Vuoi che rinunci al lavoro con Petersen?-
- Io voglio che tu rinunci se vuoi rinunciare non che ti ci senta costretto-
- Ahhh! Che rompicoglioni!- sbraita lasciandomi andare di colpo. Il freddo là dove prima c’erano le sue mani è pungente.
- Sarò anche una rompicoglioni, Robert. Ma non mi sembra di chiedere troppo se ogni tanto dici di no a Jake come ti sei abituato a fare con noi -
- In gioia e dolore, in ricchezza e povertà, in salute e in malattia, l’hai dimenticato Ale?-
- Guarda un po’ io ci sono sempre in tutti e sei i casi e tu? -
- Adesso mi ritorci le parole contro?-
- Metto solo in evidenza quanto tu sia cambiato. Una volta non vedevi l’ora di stare a casa con noi e ora a mala pena conti quanti giorni di assenza devi risarcire ai tuoi figli. Ti piace tornare a casa e trovare normalità, dici? Una moglie che ti scalda il letto e dei bambini che ti trotterellano intorno, questa è la tua normalità, perché quando torni a casa tu è tutto perfetto! Tu non devi stare ad ascoltare i loro problemi di tutti i giorni, non devi preoccuparti che vadano bene a scuola, non devi preoccuparti di litigare con gli insegnanti…Quella che per te è la normalità per me sono solo attimi di riposo in cui forse posso pensare anche un po’ a me stessa perché i ragazzi stanno con te. Per me nella tua normalità non c’è niente di normale. E mi spaventa pensare che tu sia diventato così dopo soli dieci anni di matrimonio, pensa a cosa diventerai nel resto della vita!-
Non risponde più. Sta di nuovo in silenzio quasi immobile, non fosse per la mano che sale a intervalli regolari a spostarsi i capelli dalla fronte in un gesto stizzito.
Mi volta le spalle e il suo respiro è grosso quanto il mio. Lo conosco. Dopo anni di litigi so quando depone le armi e smette di controbattere e non perché rinunci alle sue ragioni e le consegni a me. Solo perché è stanco. Perché è arrivato al punto di stare zitto per trattenere parole di cui poi si pentirebbe. Parole dettate solo dalla rabbia che esaspera un sentire più semplice.
Come me.
Senza dire una parola di più, lo oltrepasso e spingo una delle porte a vetro diretta all’uscita. Non mi faccio indicare un’uscita secondaria, non mi importa di chiamare lì la nostra macchina perché mi riporti a casa in gran segreto. Esco sul tappeto rosso ormai apparentemente deserto e allungo una mano per fermare un taxi.
Arrivo a casa in poco meno di venti minuti e, togliendomi le scarpe per non svegliare i bambini, mi intrufolo in camera loro. Senza nemmeno spogliarmi del vestito, mi sdraio nel letto con Arianne e inspiro forte l’odore della mia bambina. Tendo l’orecchio per sentire il respiro profondo di Matt e cerco di sincronizzare il mio ritmo sul suo, ritrovando una calma che non mi appartiene.
Eccola la mia normalità. Ecco quello che voglio. I miei figli e la loro felicità. Tutto ciò che voglio è in questa stanza troppo piccola, è nel silenzio spezzato dai loro respiri e nell’aria il profumo della loro innocenza. Ecco quello che voglio.
È tutto qui.
 
   
 

Ale e Rob

Lysa

Jacob Meed




CITAZIONI

Riferimento a Tolkien: gli elfi di Valinor che vanno ai porti grigi, dal Silmarillon; lo Hobbit ; Sauron e Saruman direttamente dal Signore degli anelli.
Cuore d’inchiostro è un libro di Cornelia Funke. Dita di polvere con la sua donnola Gwin sono due dei suoi personaggi principali.
Lucan Thorne è il protagonista maschile del primo libro di Lara Adrian Il bacio di mezzanotte. Un piccolo omaggio a un vampiro ultra-eccitante di cui ho prestato il volto e il nome all’amore segreto di Lysa.
Lo Zonk! è uno dei locali istituzione di Torino, nel cuore del quartiere che noi chiamiamo Quadrilatero. È un cocktail bar, rinomato per il suoi cocktail fantastici e per le sue famose gelatine.
Il Cipriani è un famoso ristorante di New York che ospita spesso eventi di gala.
L’incubo è il quadro che ha reso famoso Füssli, pittore romantico della seconda metà del 700.
I pusillanimi di Dante sono i dannati dell’anticamera dell’inferno. Per Dante la pusillanimità è la peggiore possibile condizione che può esistere. È il totale rifiuto della responsabilità, è l´apatia, è la non scelta morale di fare il bene ma neppure la scelta di fare il male. I pusillanimi si trovano in una situazione così tragica per cui non meritano (e neanche demeritano) nulla. È proprio il vuoto, il niente! Secondo Dante loro non possono essere dannati, beati o purificati. Infatti sono rifiutati non soltanto dal purgatorio, ma anche dall’inferno e dal paradiso.
Wolfgang Petersen è un regista sceneggiatore tedesco. Un film da lui diretto è ad es Troy.
L’ultima parte del litigio di Ale e Rob è ripresa in alcuni punti pari pari dal film “ps. I love you”. Si tratta della litigata iniziale di Gerry e Holly.
 

ANGOLO AUTRICE

Allora eccomi qui. Ci ho messo un’eternità, lo so. Esonero importante in vista e si… ammetto… un peccato di gola per alcuni libri che ho comprato e mi hanno portato via tempo per la scrittura. Cioè in realtà per questa scrittura. Nel frattempo è venuta fuori un’altra ff breve, un capitolo della dramione e l’inizio del terzo capitolo dell’Ultimo cavaliere. Red dresses resta sospesa fino a nuova ispirazione.
Per chi di voi sta rileggendo PLVK vi chiedo di non “spaventarvi” se alcuni capitoli li trovate diversi nell’aspetto. Li sto solo ri-betando e rivedendo la grafica per dargli l’aspetto più ordinato che merita una ff finita. Non ci sono cambiamenti nella storia, state tranquille :)
Piccolo avviso: conto di pubblicare con il prossimo capitolo il prologo dell’Ultimo cavaliere, sempre che riesca a scriverlo come si deve. Per ora vi lascio il videotrailer!
 

 
Ringrazio infinitamente chi ha messo la storia tra preferiti, seguite e da ricordare e chi è rimasto con me anche senza averlo fatto! Grazie!!!!!!!
 
 

 

RECENSIONI
 
leahgalanodel : grazie mille per i complimenti carissima! Sono contenta di ritrovarti anche qui. Allora… Kellan… Kellan ha un ruolo nella storia che ancora non ho veramente deciso. Ho due idee su di lui che sono una l’opposto dell’altra. Quello che posso dire è che le vicende personali dei personaggi secondari avranno molto più respiro in questo sequel :)
 
red apple : che posso dire Annamaria? Un grazie, mi sorge spontaneo :) grazie sia per questa recensione che per quella lasciata in PLVK. Entrambe mi hanno fatto sorridere parecchio.
Se te lo stai chiedendo, non sono rimasta poi così tanto sorpresa dal fatto che “non sei più una ragazzina”. Ho una madre che non fa altro che ripetermi che da grandi si hanno gli stessi sogni che si hanno da ragazzi e guardando lei non posso non credere che non sia vero :) più che altro mi lusinga sapere che tu abbia scelto proprio la mia storia. Avendo già un figlio grande e una famiglia e quindi una visione diretta e matura di quello che è la vita matrimoniale spero solo che non condannerai troppo duramente Ale e Rob genitori e sposi. Avendo solo l’esempio dei miei genitori sono certa che prima o poi cadrò in qualche comportamento estremo perché sto parlando di qualcosa che non vivo sulla mia pelle. Qualche problema c’è… tradimenti non ce ne sono stati, ma le cose non andranno proprio nel migliore dei modi. Se c’era qualcosa di cui ero convinta quando ho iniziato a scrivere questo sequel erano questi primi 3 capitoli, un capitolo centrale e la fine. Il resto andrà a libera ispirazione, quindi devo ancora decidere bene cosa li allontanerà o riavvicinerà. Spero cmq di non deluderti ;)
Crisi d’astinenza dici? *___* beh… wow!!!! Cioè… sapere che qualcuno è dipendente dai miei capitoli come io lo sono spesso e volentieri da quelli dei libri veri mi riempie d’orgoglio e di emozione!
Grazie ancora, Annamaria, e a presto!
 
 Jodie: Jodie ti ho aspettata, ci ho provato almeno. Ti prego di scusarmi ma ogni volta pubblicare mi porta via delle ore tra correzione del capitolo, impaginazione e risposta alle recensioni. In questo periodo sono sommersa dagli esoneri all’uni e il tempo che ritaglio quando non ne posso più di studiare lo impiego per fare tutto ciò che ho lasciato indietro, primo far tutti EFP.
Oggi ho approfittato della mattinata di libera! Ho apprezzato comunque tantissimo il tuo commento lasciato di fretta. Chissà perché ti immagino a digitare impazzita sulla tastiera tutta di corsa prima che qualcuno ti scopra seduta a un pc XD
Grazie :)
 
Sweetdreams: Ciao!!!! La quinta volta che rileggi??? Caspita!!! *___* cioè… a questo punto mi fai sentire in colpa per il troppo tempo che ci metto ad aggiornare!!!!
Sono contenta del fatto che appoggi la mia scelta riguardo al rapporto Rob-Ale versione sposi e genitori indaffarati! Spero non mi ammazzerai dunque per questo capitolo.
Felice anche del fatto che la nuova storia ti intrighi!
Pensavo di iniziare a pubblicarla con un prologo al prox aggiornamento di questa. Vedremo che riuscirò a fare. Dopo sabato, una settimana dopo ho un altro esame… vedrò.
 
vannywriter : bentornata!!!!!! Felice di vederti ancora qui ad appoggiare una storia che effettivamente poco ha a che fare con la precedente. Il non tutto rosa e fiori credo stia diventando tipico di me, anche se in ogni caso tutto qui resta di fondo rosa e fiori dato che nessuno di noi ha cmq la vita che hanno loro, ma che almeno nei problemi che vivono siano un po’ più terreni… :)
grazie ancora per i complimenti carissima!!!!
 
romina75:  tu e i tuoi paragoni atipici siete diventati a tutti gli effetti la cosa che aspetto con più ansia dopo la pubblicazione di un capitolo! sei fenomenale Romy! Ale come la dea Kalì è un’immagine che ancora non ero arrivata a concepire! XD
Non ti scusare per la prima recensione :) la storia deve ancora iniziare, in fin dei conti, e quello era solo il pov di Ale. Tutto deve ancora prendere davvero forma e mi rendo conto che sia difficile capire subito con precisione che tratto voglio dare ai miei personaggi. Per estremizzare il tutto però penso di poter affermare la visione che hai dato tu: Rob, eterno bambinone incosciente e spensierato e Ale superdonna con mille braccia e le responsabilità di una famiglia sulle spalle.
Come ho già detto a red apple sopra, spero che voi donne sposate e con figli, veramente coscienti di cosa voglia dire portare avanti una famiglia mi perdoniate se capitasse mai che io cada nel melenso o nell’esasperante. Per favore avvisatemi. E aiutatemi!!!!! Apprezzo sempre tantissimo i vostri punti di vista!
Ps. Ma che tato è il tuo bimbo??? È davvero cresciuto un sacco da quello che ho visto dalle nuove foto!!!!! Complimentissimi!
Un bacione Romy!
 
KatyCullen: :) grazie grazie grazie! Grazie per esserti affezionata subito alla storia e aver apprezzato il sequel fin dai primi due capitoli anche se ancora sono solo un breve tratto di quello che sarà la nuova storia! Quindi grazie anche per la fiducia!!!!
Purtroppo non posso dirti di jack e kellan… la verità è che ancora non ho idea di come evolvere la loro situazione con precisione, solo qualche idea buttata a caso qua e là. Certo è cche avranno molto più spazio del prequel!!! :)
Un bacio grande!
 
dindy80:  Dany *_* ti prego non ammazzarmi per questo finale sospeso. Come avevi previsto, non gliel’ho fatta passare liscia stavolta e sai bene che man mano che andrò avanti accadrà sempre di meno. Sai che se non sano catastrofica non sono io *___*
Beckie e Luke arriveranno presto lo prometto!!! Probabilmente già con il prox pov di Ale, vedrò un po’ cosa mi ispirerà il prossimo capitolo che sarà un rob pov….
Qualche suggerimento????
Un bacio grande carissima!
 
 BiEsSe: Jodie la trascinatrice di popoli, ecco come la soprannominerò! :) diffonde questa ff e fa opera di proselitismo! Sono contenta che mi abbia portato anche te e mi è davvero dispiaciuto non riuscire ad aspettarla, ma sul serio… sono già tre ore che sono attaccata al pc e non ho ancora finito -.-“ confido in tempi più rilassati.
Quasi riesco a vedervi, te e jodie, a chiedervi dove siete arrivate e a mantenere eventuali spoiler, perché mi sembra di sentire me e altre mie amiche alle prese con libri e fan fiction!
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e apprezzo molto la “stima da truzza” XD ( ho riso un sacco quando l’ho letto!!!!)
Per le recensioni, vi chiedo pazienza. Vedo che scrivete entrambe e non sapete quanto mi costa non leggere. Fosse per me la vita perfetta per almeno un anno dovrebbe essere pigiama, pop corn, coca cola ed Efp. Sono molto piena ultimamente e da quando scrivo riesco a seguire si e no due ff non di più, facendo anche i salti mortali per leggere.
Sono all’ultimo anno di università e preparare tutti gli esami per non restare indietro più la tesi mi porta via un sacco di tempo ed energie. Leggerò, lo prometto. Almeno una storia dei miei lettori finisco sempre per leggerla perché sono sempre troppo curiosa :P abbiate fede che arriverà anche una recensione!
Un bacio grande a te e un altro a jodie con tutte le mie scuse per non essere riuscita ad attenderla.
 
 JessikinaCullen: tu mi vuoi vedere morta vero? Finisco di mettermi in pari con chia, e mi salta fuori il tuo pov di alex quando sono a metà di travolgimi. Pazza!!!! Non sai che sono stradrogata di lettura in  sto periodo???? Mi inciti a sbrigarmi!!!!!!
Tornando alla recensione… fan di Rob fino al midollo eh??? :) si cmq anche io mi sarei sciolta perché sto mascalzone sa sempre come farsi perdonare.
Io so che tu quando scrivi prendi parte del tuo vissuto e lo metti nelle tue storie e così faccio io. Ho visto molti padri essere molto amareggiati per la loro lontananza da casa, ma allo stesso tempo incapaci di trovare soluzioni alternative perché il lavoro che hanno gli piace troppo. Fanno sempe cose eclatanti per farsi perdonare qualcosa che in realtà c’è solo un modo per riparare e non è una scelta facile. Essere genitori significa mettere prima i figli, ma mantenere una propria identità è necessario. Il fatto è che Rob riesce a mantenerla, mentre Ale no e alla fine sarà proprio questo il problema più grande. Ma basta ora… che se no finisco per spoiler are cose che nemmeno io ancora so bene :P
Faccenda coccole tra coppie… -.-“ non tocchiamo questo tasto. Anche io è la cosa che gli invidio di più. Sigh! Sarà per questo che mi strafaccio di storie romantiche di recente???? Bah… controproducente al massimo ma chissà, forse se mi voto a S Rita lo trovo qualcuno che mi sopporta e mi faccia le coccole!
Un bacio grandissimo tesoro!!!! Sto arrivando anche nella tua pagina rec!!!!*___*
 
 Bibabirba:  ciao Sabry :) davvero felicissima che il capitolo ti sia piaciuto, sul serio! Rob dolce e coccoloso ma anche follemente innamorato di Ale è una tentazione a cui non ho saputo resistere. Ale non gliela lascerà passare sempre liscia, ma credo che per un po’ lui si crogiolerà ancora nella speranza che sia così.
Quanto estreme saranno le conseguenze di questo problema di fondo ancora lo devo decidere. Ho un paio di idee che mi frullano in testa ma non mi azzardo a scriverla già ora perché so già che spesso i miei personaggi se ne vanno per conto loro e quindi finirei per scrivere cose totalmente slegate.
Bah, staremo a vedere.
Un bacio grande!
 
 Lampra: eeeee mai cantare vittoria troppo presto! :( questa volta ci ho messo un’eternità a scrivere!!!! In ogni caso eccomi qua! Sono felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che questo non ti abbia fatto cambiare idea.
Spero di non farvi attendere troppo per il prox anche se non posso promettere.
Grazie mille per i complimenti! a preso :)

 

 

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Responsabilità ***


capitolo 4 tienimi


4
Responsabilità







- Robert, è stato un piacere conoscerti -
- Anche per me, signor Pet…Wolfgang -
Con un sorriso di commiato molto breve e un cenno del capo saluto il signor Petersen e mi chiudo la porta della sua stanza d’albergo alle spalle. Ignoro l’ascensore e imbocco le scale, i passi attutiti dalla moquette color crema.
Manca ancora un’ora all’uscita e tornare a casa per poi scendere di nuovo dopo dieci minuti non ha molto senso. Senza pensarci più di tanto, appena salito in macchina parto alla volta di Chealsea.
Accendo l’autoradio e cerco di distrarmi.
Come se fosse facile.
È da sabato notte che io e Ale ci parliamo lo stretto necessario per non allarmare i bambini. Domenica mattina ha liquidato in quattro e quattr’otto la mia proposta di uscire tutti insieme e fare qualcosa di divertente, dicendo che aveva un sacco di cose da fare a casa. Ho portato i ragazzi al cinema, di modo che Arianne non stesse troppo al freddo, e poi siamo andati a scroccare una cioccolata calda coi marshmellow a casa di Kellan. Manco farlo apposta si era messo a fare dolci.
Quando siamo tornati a casa era già ora di cena e, tempo di vedere un cartone animato e leggere una storia ai ragazzi prima che andassero a dormire, che si era già messa a letto girata dall’altra parte.
Dal modo in cui non mi guarda posso intuire cosa mi farebbe se solo mi azzardassi a rivolgerle la parola per cui sto zitto e aspetto che sbollisca da sola. Tanto se le dicessi anche solo “possiamo parlarne” sarebbe capace di accoltellarmi e farmi a pezzi inventandosi anche un alibi perfetto per la mia scomparsa, quindi…
Scommetto che direbbe che non sa nulla perché, guarda caso, non c’ero. Come al solito.
Riesco a parcheggiare dopo quasi un quarto d’ora di ricerca disperata e almeno dieci minuti di imprecazioni sibilate tra i denti alle forze celesti e riesco a calmarmi solo respirando di nuovo l’aria gelida tipica newyorkese ai primi di novembre. Ecco, questo sarebbe un buon periodo per Los Angeles, al caldo!
Con una spallata apro la porta vetri del tipico caseggiato in mattoni rossi, un classico di questa che è sempre stata definita “la zona industriale” della città, e come se fossi a casa mia punto dritto alla sala di registrazione, facendo solo un cenno alla segretaria all’ingresso.
Jack, appoggiato ad un enorme pannello scorrevole, guarda più o meno annoiato la scena al di là del vetro, dove quella che mi sembra la copia sputata di Britney Spears, solo un po’ meno zoccola, ammicca provocante al microfono e canta con una voce discreta ma non eccezionale.
- Ehi - mi saluta non perdendo d’occhio la ragazza.
- Ehi -
Si, lo so. Avessimo grugnito sarebbe stata la stessa cosa, ma noi uomini siamo creature semplici. Ehi racchiude “ciao, come stai? Tutto bene, grazie e tu? Mah, non c’è male”.
Lui continua a osservare l’investimento – come chiama sempre le sue nuove pupille – mentre io osservo lui, cercando di capire anche dalla postura, da come si è vestito e da come si è fatto la barba stamattina come vadano le cose.
Sembra tutto a posto. Barbetta leggermente incolta attorno al pizzetto, maglione teso sul pettorale disegnato ad arte da ore di kick boxing, occhiale nero stiloso e rolex non troppo pacchiano al polso. Sembra stato vestito da Giorgio Armani in persona oggi e non sono nemmeno del tutto certo di escludere la possibilità che le cose stiano realmente così.
Tutto questo per dire che sta relativamente bene, che il corso di kick boxing continua ad andare alla grande, che sta uscendo con qualche ragazza e che ultimamente ha molti impegni di lavoro.
Da quando ha aperto la sua casa discografica presta molta più attenzione al suo aspetto. Non che prima non fosse già il più narciso del nostro trio votato al sacro dovere del fancazzismo, ma ora è decisamente peggiorato. O migliorato, a seconda dei punti di vista.
- Non è un po’… un po’ troppo Madonna primo periodo?- commento indicando la sua nuova promessa che ha appena smesso d’infrangere la barriera del suono con i suoi strilli, restituendomi tutta l’attenzione del mio amico.
- Forse… un po’. Diciamo che è vintage - risponde piatto sfregandosi gli occhi da sotto le lenti degli occhiali.
- Più che vintage direi che è la solita Lolita -
- Ehi! È il mio investimento - la difende poco convinto.
- E’ troppo sexy per essere così giovane -
- Si ma è il sexy che manda avanti la baracca, Rob -
- Ho capito, ma un sexy un po’ più… ricercato? Giusto per non cadere nel solito clichè della cantante con la voce orgasmica che si struscia sul microfono -
- Intendi tipo Carla Bruni? Si in effetti potrei piazzarcela nuda a cantare sul trespolo coperta solo da una chitarra. Come idea non è male, fa molto bordello anni sessanta -
Si, sta bene. Direi che a parte l’evidente stanchezza sta alla grande.
- Allora… mister sono-un-gran-figo-perché-tutti-mi-vogliono-tutti-mi-cercano… ti hanno finalmente rimpatriato?- mi chiede afferrando la sua giacca di pelle dallo schienale della sedia su cui l’aveva abbandonata.
- E’ da una settimana che mi hanno rimpatriato- sbuffo passandomi una mano tra i capelli e invitandolo ad uscire.
- Si, con la condizionale, immagino. Ale deve averti messo ai ferri corti se hai aspettato una settimana per venire a salutarmi-
- Lasciamo stare… vieni con me a prendere Matt? Devo portarlo ad un allenamento ed ho promesso che sarei rimasto a vederlo-
- Certo, certo… allora aspetta un secondo che entro al bar qui di fronte a prendergli una cosa -
La cosa si rivela essere una barretta di cioccolata al latte gigantesca, oltre che due bicchieri di caffè forte per noi due.
- E’ un atleta ora, ha bisogno di energie per poter rendere al meglio- mi chiarisce salendo in macchina e posizionando i nostri bicchieroni di cartone nei supporti del cruscotto.
- Cazzo, Jack. È la squadra di calcio della scuola! Tra un po’ gli darai le anfetamine?-
- No, ma oggi è la squadra della scuola, domani potrebbe essere la nazionale. Non sottovalutare gli agganci della Dalton-
Grugnisco in risposta agli agganci di quella scuola per ricconi. È la stessa cosa che mia moglie ha continuato a ripetermi illustrandomi la brochure informativa al momento di iscriverlo a scuola. Che la Dalton offre agganci, oltre che ad un alto livello di istruzione. Che la Dalton offre possibilità. Inutile dire che né lei né quelle quattro pagine in carta lucida mi hanno convinto anche solo un po’.
L’unica cosa che si riceve di solito dalle scuole private del genere della Dalton assieme alle spintarelle nei posti giusti è un bastone infilato su per il culo che non riuscirai a rimuovere per il resto della tua vita.
Odio pensare che mio figlio possa costruire qualcosa solo perché ha avuto un calcio nel sedere da un professore strapagato che ha fatto l’immenso sforzo di scrivergli una raccomandazione solo perché stacchiamo un assegno che dire consistente è sul serio minimizzare per trattarsi di una scuola. Senza contare che ne stacchiamo due di quegli assegni, ogni sei mesi.
Già è abbastanza dura da digerire che quando sarà adulto ci potrà essere qualcuno che lo accetti al lavoro, in una confraternita universitaria… in qualunque posto o compagnia vorrà entrare… solo per il suo cognome. Mi da ai nervi. Non dico che sarà per forza così, ma l’ipotesi non è così tanto remota. E mi da ai nervi.
Intendiamoci, non sono quel genere di padre che non darebbe una mano a suo figlio per farlo arrivare alle vette che lui desidera raggiungere solo perché deve imparare a farcela con le sue sole forze. Dico soltanto che non vorrei mai che qualcuno gli rinfacciasse di esserci arrivato solo perché è mio figlio, mettendo in dubbio capacità che ha sviluppato da solo. Ma purtroppo questa è una cosa da cui non lo posso proteggere. Forse nemmeno mandarlo a una scuola pubblica lo avrebbe fatto.
Anche se guardarlo camminare verso l’auto in quell’odiosa divisa blu con il blasone della scuola mi fa davvero dubitare che così non sarebbe stato. E dire che io che ero stato in una scuola privata avevo promesso che non ci avrei mandato mai mio figlio. Matt era d’accordo con me su questo punto.
Vedere il mio Matt camminare con lo zaino tutto disegnato con bianchetto e pennarello indelebile, rigorosamente appoggiato su una spalla sola, mi fa credere che forse in qualcosa nel carattere abbia preso anche da me, in fondo. E da Matt, per osmosi forse. La nostra cravatta era blu a righine bianche, e i nostri pantaloni erano beige… ma l’andazzo con cui mio figlio porta la sua divisa blu con la cravatta rossa ricorda molto il nostro. Stesso scazzo anticonformista nei confronti di chi porta la cartella di pelle a mano e cammina ritto e impettito per i vialetti del giardino interno dell’edificio (il famoso bastone da culo tipico delle scuole elitarie) e aria di sopportazione contro l’ostentato fascino delle biondine che lo guardavano come uno sfigato prima di scoprire che è davvero mio figlio e il suo chiamarsi “Pattinson” di cognome non è una mera coincidenza.
Per loro, le biondine, lascio che sia solo Jackson a scendere dall’auto e a caricare lo zaino nel baule mentre io aspetto in macchina, protetto dai vetri che disgraziatamente non sono scuri (altra pessima idea di Ale). Non ho per niente gradito vedere quelle ragazzine illuminarsi e salutarlo concitate dopo aver visto me che lo aspettavo appoggiato alla portiera dell’auto come un qualsiasi padre che va a prendere suo figlio a scuola. Poco importa che siano delle bambine e basta. Se uno ha del buonsenso ce l’ha da sempre.
- Ciao ‘pa -  mi saluta con un sospiro sciogliendo del tutto il nodo alla cravatta per lanciarla chissà dove.
- Ehi! Com’è andata oggi?- gli chiedo già guardando il retrovisore per partire alla volta del campetto dal calcio e portarlo all’allenamento.
- C’è una domanda di riserva?-
Dal modo in cui guarda annoiato fuori dal finestrino suppongo sia stata una brutta giornata anche per lui.
- Che è successo?-
- Niente-
- Quel niente assieme a quella faccia sarebbero più appropriati per un funerale, Matty, quindi sputa il rospo-
- La Thompson-
- La stronza acida di matematica?- gli chiede Jack voltandosi verso il sedile posteriore.
- Stronza acida e zitella di matematica- precisa Matt.
- Vedi solo di non farti sentire da tua madre parlare in questo modo, Matt, altrimenti ci fa neri entrambi. Che ti ha fatto stavolta?-
- Ma niente…-
- Ma se non fosse niente non avresti quella faccia-
Che grida la parola colpevolezza da ogni poro, continuo mentalmente.
- Fammi indovinare, ti ha interrogato- dice Jack prendendo in mano il suo bicchiere di caffè e iniziando a sorseggiarlo distrattamente.
- Si, e non ero io a dover essere interrogato, c’erano le programmate! E lei ha estratto lo stesso!-
Tolto il dente, tolto il dolore, Matt decide di uscire dal suo esilio ai confini dei sedili posteriori e avanza fino a mettersi centrale tra me e Jack, giusto per poter continuare meglio la discussione.
- Insomma quanto hai preso?- sbuffo dovendomi mettere nella modalità padre leggermente deluso che deve fare una ramanzina.
- Una F- borbotta vergognoso abbassando il capo.
- Mmm… per me F dovrebbe significare solo fantastico… oppure figo - commenta Jack tra una sorsata e l’altra.
- Disgraziatamente significa fai pena. Matt, un’altra F in matematica! Non ne avevamo già parlato?-
Attraverso lo specchietto lo guardo con rimprovero ben visibile nonostante le lenti scure dei miei occhiali.
- Papà, ti prego, non ti ci mettere anche tu-
- Eravamo d’accordo che la E dell’altra volta sarebbe stata l’ultima-
- E… di?- si intromette ancora Jack per spezzare l’atmosfera cupa del mio momento “genitore responsabile”
- Emerito schifo. Matt, non avevi promesso che ti ci saresti messo con più impegno?-
- Si, papà e l’ho fatto! Ho preso anche due B mentre tu non c’eri, ma te l’ho detto! Io sarei dovuto passare giovedì ma la strega ha detto che secondo lei questa faccenda delle programmate non ci stava facendo studiare bene e quindi ha deciso di estrarre a sorte…-
- E tu non eri preparato…-
- Ed ha beccato me -
- E tu non eri preparato -
- Per forza che non ero preparato, ‘pa! Non toccava a me passare!-
Sono andato a scuola anch’io. Contrariamente a quanto sono portati a pensare i figli, anche noi abbiamo almeno un accenno di carriera scolastica alle spalle. Che la mia non sia mai stata delle più brillanti alla sua età non è un mistero. Lo sanno praticamente tutti così come sanno anche del mio exploit al momento del diploma dopo anni di onorata carriera di distrazione quando avevo raggiunto un’età abbastanza matura per capire che almeno un diploma volevo facesse bella figura sul mio curriculum. L’idea di essere un attore magari bravo ma considerato ignorante non mi allettava nemmeno un po’.
Ma Matt ancora non ha raggiunto questo stadio di consapevolezza e credo non si terrà obbligato a farlo per i prossimi cinque o sei anni. Per lui le uniche materie per cui valga la pena andar bene sono storia e letteratura, le uniche che veramente gli interessano. Fosse per me, andrebbe benissimo così dato che è chiaro che da grande l’idea di diventare un fisico o un ingegnere nucleare lo schiferà quanto basta dal non essere attratto da tutti i rami della matematica che esulino dalla semplice aritmetica…ma purtroppo per lui è condannato a questo supplizio, com’è stato per me, per sua madre, per Jack e sì… persino per l’orso Kellan.
- Matt, facciamo un accordo, ti va?-
- Che tipo di accordo?-
- Io ti firmo il voto sul diario e mi impegno a non dire niente a tua madre per questa volta, e tu prometti di farti rinterrogare al più presto per recuperare il voto-
- Quanto presto?-
- Il più presto, anche se dovessi metterti a studiare stasera per passare domani-
- Domani non ho matematica-
- Allora la prima volta che hai lezione-
- E se dovessi andar male di nuovo?-
- Allora ci penseremo. Se avrai studiato e sarai andato comunque male, ci penseremo, ok?-
- Ok-
- E stasera ti metti con me a fare i compiti, intesi? Niente cartoni o partite alla wii se prima non abbiamo finito di studiare-
- Si… -
- Tieni. Consolati, e vedrai che la prossima volta andrà meglio- dice Jack allungandogli la stecca di cioccolata per fargli fare merenda prima che inizi l’allenamento.
- non la mangiare tutta. Tienitene un po’ per dopo, se no starai male- lo avverto mentre parcheggio e sgancio la cintura.
Scesi dalla macchina, recupero il borsone di Matt dal bagagliaio e mi premuro di staccare il resto della cioccolata che può mangiare ancora prima di sequestrare quella che avanza perché non la finisca di nascosto sulla strada per gli spogliatoi.
Appena sparito dietro la porta verde a vetri, io e Jack ci allontaniamo per andarci a sedere sugli spalti assieme al nostro caffè, rubandoci anche un quadretto di cioccolata.
- Allora… che si dice in Giappone?- chiede Jack sedendosi comodo sulle gradinate, le gambe lunghe sulla seduta sottostante, mentre io mi accendo una sigaretta.
- Quel che si dice qui a New York, Jack. O almeno suppongo che sia così dato che non parlo giapponese-
- Intendevo, com’è andata?-
- Il solito. Sai come funziona. Set, cibo della mensa che fa schifo, caffè a barili, freddo, orari assurdi, torture inumane al trucco e tagli, tagli, tagli. Niente di nuovo-
- Ok, allora com’è andata al ritorno?-
- Di nuovo, sempre il solito-
- Cioè? Alessia incazzata come una iena e Jake che si diverte a riempirti di appuntamenti?-
- Esattamente, con la variante che oltre a far schifo come genitore, ora faccio ancora più schifo come marito -
- Perché? Ti sei scopato una giapponese e Ale l’ha scoperto?-
- No, ho comprato una casa nuova e secondo lei non la sto aiutando a renderla abitabile -
- … Perché Jake ha pensato bene di piazzarti qualche impegno giacché stare a casa secondo lui è una perdita di tempo -
- Già…-
- A parte questo c’è qualcos’altro?-
- Si. Abbiamo litigato forte sabato sera e non ci parliamo. Dio, potevamo essere visti da chiunque! Su un balcone del Cipriani! Ti rendi conto i giornali che cazzo di casino avrebbero montato su se ci avessero visti?-
Jack mi guarda in attesa, accartocciando semplicemente il bicchiere ormai vuoto e appoggiandolo accanto a sé aspettando che io continui.
- Dannazione Jack, sta andando tutto a puttane. È vero che non ci sono mai, ma che posso farci? Oggi ho rinunciato a un contratto con Petersen, Jake mi taglierà le palle e…-
- aspetta, aspetta, aspetta… hai detto di no a Petersen? Ma sei cretino?-
- Forse si. Se non sono un cretino come marito, lo sono senz’altro come attore. E se avessi detto si sarebbe stato il contrario. La mia condizione di idiozia avanzata come vedi non mi abbandona mai-
- Ma cazzo, Rob! Perché?!-
- Perché sarei dovuto stare in Europa per un sacco di tempo! E tra riprese, pubblicità, interviste e foto di contorno avrebbe significato quasi un anno in giro se ci sommo anche tutto questo schifo per il lavoro che ho appena finito. In più, Kellan ha avuto la bella idea di parlare ad Ale di un progetto in cui mi piacerebbe avermi qui a teatro, cosa che l’ha fatta incazzare ancora di più -
- Grazie al cielo, allora, che non le ho detto del cd che ti avevo proposto -  
- Si, bravo. Vedi di tenerlo per te fino a portartelo nella tomba se non vuoi avermi sulla coscienza-
Si, ho detto di no a Petersen. Il contratto cui avevo promesso di pensare quando lo avevo incontrato poche ore prima giace conciato a un pugno di coriandoli nella tasca della mia giacca. Ho strappato sulle scale quel foglio con un’amarezza che credo di aver provato solo poche volte nella mia vita.
Forse mai così intensa.
Ne provo ancora un po’ adesso, mentre stringo nelle tasche tutta quella carta inutile e osservo Matt continuare il riscaldamento prima di giocare.
- Rob… te lo dico ancora una volta. L’idea di un cd con le tue canzoni ora che sei così in vetta sarebbe abbastanza da portare le vendite alle stelle al primo giorno di vendita al pubblico. Milioni di dollari per dodici tracce del cavolo. Se fosse per una questione di soldi…-
- Io ne ho fatta una questione di soldi, Jack. Gliel’ho mascherata come una questione di soldi!-
- Fammi finire. Dicevo… se fosse una questione di soldi per te, insisterei con questa storia del disco, ma tu sei un animale da set, Rob. Tu non ci vivi lontano da una macchina da presa troppo a lungo. È la tua natura camaleontica a volerti così -
- La mia natura… camaleontica?- quasi gli scoppio a ridere in  faccia per la ricercatezza del termine.
- Si, camaleontica, che credi? Anche io leggo, la scatola dei cereali la mattina! E guardo le puntate del National Geographic qualche volta quindi qualche vocabolo un po’ ricercato lo conosco anche io! Quel che voglio dire è che tu non ti senti a tuo agio se stai nei tuoi panni troppo a lungo. Cazzo, ci starei stretto persino io!-
- Tu ti ci sei tolto dai miei panni, Jack-
- Appunto. Mi stavano stretti. Lo sa come sei fatto, Rob. L’ha sempre saputo. La recitazione è la tua seconda pelle da un bel pezzo. Toglile quella dannata macchina fotografica dalle mani e vediamo lei come si sente!- sbotta accalorandosi di colpo, come colto sul vivo.
- Scusa… ho esagerato-
- non ti scusare, ho capito quello che intendi dire -
Sono anni che è finita con Ashley. Eppure quella che gli è rimasta addosso è una cicatrice ancora visibile e bella profonda. Se prima era semplicemente un po’ cinico ora è proprio un cinico bastardo. Non posso dargli torto.
Non gliene frega più molto di quello che pensa la gente che lo circonda, di avere una ragazza stabile che non sia la semplice avventura di un paio di notti o di una sola… Fa tutto ciò che gli va di fare e basta. Se la cosa lo fa felice bene, altrimenti non si fa tanti problemi a mandare a ‘fanculo chicchessia. Era cambiato per lei, si era ammorbidito. Aveva limato molti lati del suo carattere rendendosi una persona a volte estranea a sé stessa, ma l’aveva fatto con piacere.
“L’amore ti cambia” aveva detto una delle tante sere in cui cercava di convincermi che Ale avesse avuto i suoi motivi per piantarmi in asso senza una parola. Ora come ora sarebbe solo capace di dire “Si fotta”.
- Quello che voglio dire, Rob, è che non può pretendere che tu sia diverso da quello che sei. Non sarebbe giusto. E poi sono convinto che non sia così tragica come la vedi tu - riprende più tranquillo.
- Hai ragione, non è tragica. È peggio!-
- Ci scopi?-
- Come?-
- Ci scopi? Con Ale ci scopi?-
- Ma che cazzo di domande sono, Jack!?-
- E’ facile, scopi con tua moglie si o no?-
- Ti sembra che ho l’aria di uno che ha scopato con sua moglie?-
- Mmm… no… in effetti hai l’aria di uno che non si fa una sega da secoli-
- Non ho l’aria di uno che ha bisogno di farsi una sega Jack!-
- Si che ce l’hai-
- Non è vero-
- Allora sentiamo, da quant’è che non…?-
- Ma non sono affari tuoi!-
- Ma si che lo sono! Se devo dare una diagnosi devo avere gli elementi per farla, cazzo! Allora quand’è stata l’ultima volta?-
Dannazione è serio. Da quando il numero di rapporti è proporzionale alla serenità di coppia me lo deve spiegare.
- Giovedì notte… no, mattina. Giovedì mattina - sospiro arrendendomi alla filosofia spicciola del mio migliore amico.
- E oggi è…. Lunedì. Tre giorni quasi quattro che non liberi il tuo seme… Sei in fase di allarme ma non ancora da codice rosso visto e considerato che sei a casa con tua moglie nel letto. E a meno che tu non faccia buon uso dei calli che sicuramente ti saranno venuti alle mani per un mese fuori casa…-
- Jack! Abbiamo litigato sabato! E venerdì notte Jake mi ha trattenuto a Boston con lui!-
- Ahh! Ma allora…-
Mi guarda allusivo, con quel suo ghigno malefico che è il suo marchio di fabbrica da secoli.
- Non sono ancora diventato frocio!- ribatto in fretta all’ennesima provocazione. Vero che passo più tempo al telefono con Jake che non con Ale, e che spesso e volentieri è lui ad accompagnarmi alle interviste e ai servizi fotografici, ma da lì a pensare che condividessi con lui anche le gioie del talamo oltre all’aria dell’aereo…
- Scherzavo, scherzavo! Quindi.. le notti sono solo due, in definitiva. Beh… allora sei salvo. Non è ancora così tragica. Se lei ancora viene a letto con te significa che non è poi così arrabbiata-
- Ah no?-
- L’hai forse trovata in piena notte con una mannaia in mano sospesa sul tuo uccello?-
- Cacchio, no!-
- Allora è tutto a posto, le passerà-
- Filosofia spicciola. Lo sai che questa è vera e propria filosofia da quattro soldi, vero?-
- Quanto l’avesse pagata mio nonno questa filosofia non lo so, ma sono più che certo che le cose funzionino così-
È inutile insistere. Se lo facessi mi racconterebbe di nuovo le nobili imprese di Jasper Jackson Rathbone, l’ultimo dei casanova, che prima di morire gli ha trasmesso tutto il suo sapere in fatto di donne, rivisitazioni del kamasutra e altre materie su cui preferisco sorvolare.
- Sul serio, l’ho sperimentata sulla mia pelle! Prima che Ash mi mollasse non lo facevamo da un po’… da parecchio…-
Il suo viso si adombra, come sempre quando parla di lei.
- Jack, perché non la chiami? Te lo posso trovare il suo numero se lo vuoi…-
- E per dirle cosa? Sai… mi manchi? Sono passati dieci anni ma mi manchi ancora da morire? Mi chiuderebbe il telefono in faccia- mormora falsamente divertito, concentrato su una pellicina particolarmente attraente.
- Perché dovrebbe farlo? Sono passati anni ormai… e potr…-
- No, Rob. Non potrebbe un bel niente. È un capitolo chiuso, ormai. Ok? Che senso ha riaprirlo adesso?-
- Tanto per citarti, potresti dirle anche solo ‘vaffanculo’ se ti aiuta-
- No, mi aiuta non parlarne. Questo mi aiuta. Far finta che non sia mai esistita, questo mi aiuta-
- Come non detto. Scopazza in giro come un riccio se ti fa stare meglio-
- Mi fai la predica? Tu? Proprio tu?-
- Si, ma hai visto come sono finito io-
- In piena crisi di coppia, ecco come sei finito -
- Ma se hai appena detto che le passerà!-
- Per ora. Ho detto che le passerà per ora. Se non te la da entro stasera ritieniti pure legittimato a trovarti un bravo divorzista. Uno coi controcazzi, perché ti potrebbe spennare vivo!-
- Ale non è il tipo da fare ‘ste cose, Jack lo sai-
- Io so solo che le donne possono essere delle grandissime stronze se rovini il loro progetto preconfezionato di una vita felice. E ricordati che è la viva esperienza a parlare-
Lo lascio perdere, perché so che a parlare ora è solo il rancore che ha nei confronti di Ashley. Come se non fosse mai esistita… ha ancora in camera da letto le loro foto insieme.
- Si, ripeto non sottovalutare gli agganci della Dalton. Quel ragazzo ha del talento- dice cacciandosi le mani in tasca e nascondendo il mento nella sciarpa, dichiarando chiusa la discussione.
 
***

L’odore della vernice fresca mi colpisce ancora prima dell’eco delle voci nella sala vuota.
Scale, teli di plastica macchiata di puntini più o meno minuscoli di varie tonalità di giallo, secchi, pennelli, spatole e bottiglie d’acqua sono disseminate per l’ingresso.
- Guarda che l’indiano non è così male -
- Dici? -
- Si, se vuoi qualcosa di classico si. Certo che se vuoi pranzare in compagnia del giallo limone allora… verrebbe una cosa carina, ma tempo che dopo un po’ ti possa annoiare-
- Sai che? Voglio una casa colorata, non i soliti bianchi e crema classici… avrò tutto il tempo da vecchia per farmi una casa color crema-
- e allora punta sul giallo limone e poi al massimo tra un anno o due ritinteggi-
Le voci di Ale e di Beckie hanno un che di spettrale nel vuoto delle pareti, soprattutto visto le luci spente ad eccezione di una che viene dalla sala da pranzo.
Sedute per terra, i capelli raccolti in due code alte disordinate, osservano concentrate tre strisce di tre tonalità diverse di giallo sulla parete.
- A me il giallo limone piace- mi intrometto palesando la mia presenza.
A girarsi per prima è Beckie, che mi accoglie con il suo sorriso da eterna ragazzina, caloroso e gentile. È forse tra tutti noi quella che è cambiata di meno con l’andare del tempo.
- Rob, dimmi che non sei un miraggio e che quelli che vedo sono davvero due cartoni di pizza gigante superfarcita - mi raggiunge allungando le braccia per togliermi le scatole di mano e appoggiarle sulla porzione di tavolo che non è invasa da stracci e pennelli.
- Non sono un miraggio, quelli sono due cartoni di pizza e queste sono due bottiglie di birra. Serve altro?- le rispondo mentre mi spoglio della giacca e cerco un posto per appoggiarla senza fare danni irreparabili.
- Immagino sia troppo sperare che tu abbia portato anche dei tovagliolini di carta, vero?-
- Si, chiedi decisamente troppo -
- Allora io vado a lavarmi le mani -
Ancora seduta studiare i colori senza degnarmi di attenzione, Ale si volta appena a vedere la sua amica uscire dalla stanza.
È ancora arrabbiata. Parecchio arrabbiata.
Pesco il pacchetto di sigarette dalle tasche del vecchio jeans che ho messo per non sporcarmi e ne accendo una, cercando di calmare l’ansia in qualche modo. E anche la stizza.
- Devi proprio?- mi chiede non appena sente l’odore del fumo nella stanza.
- Ale, per favore, possiamo parlare?- le chiedo stanco, pronto anche a farmi passare sopra da un tir con rimorchio pur di mettere fine a questa guerra al silenzio. Già che ho fatto quello che ho fatto e mi è costato molto farlo, almeno tornare a vivere in pace!
- I ragazzi?-
- Sono a casa con Lysa. Ho iniziato a fargli fare i compiti, Matt è andato agli allenamenti e ha già svuotato il borsone e Ary continua a far fuori fazzoletti di carta ma sta bene. Ora possiamo parlare?-
- No, credo di no. Hai già detto tutto quello che mi interessa sapere -
- Ale, per la miseria, piantala!- sbotto guadagnandomi finalmente la sua attenzione.
- Puoi alzarti e venire qui un secondo, per favore?- chiedo cercando di essere il più gentile e calmo possibile, trovando anche vigliaccamente un po’ di controllo in una boccata di fumo.
Mi asseconda, anche se il cipiglio di irritazione non abbandona il suo viso impiastricciato da qualche baffo di vernice ormai seccato.
- Mettimi una mano in tasca- le ordino senza mezzi termini.
- Rob, se questa è…-
- Mettimi una mano in tasca, Ale. Adesso -
- quale tasca?- chiede fredda senza abbassare lo sguardo duro.
È incredibile come i suoi occhi chiari ancora mi ipnotizzino a distanza di anni. Verdi, grandi, screziati da pagliuzze blu cobalto. Incorniciati da folte ciglia nere. Magnetici. Se di solito mi sciolgono, l’unica cosa che fanno ora è fomentare la mia irritabilità nemmeno più tanto latente.
- Posteriore sinistra -
Lo so, sono uno stronzo. L’ho fatto apposta per provocarla. Avrei potuto lasciare i coriandoli nella tasca della giacca, ma il gioco pesante con lei non mi ha mai spaventato.
Allungando una mano oltre il mio fianco, va decisa alla tasca del jeans a vita bassa, sfiorando inavvertitamente l’elastico del boxer e accarezzando forse un po’ meno inavvertitamente la curva del mio fondoschiena prima di afferrare una manciata di carta.
- E questo che significa?- chiede alzando un sopracciglio sarcastico mentre osserva i minuscoli pezzi di carta che si ritrova in mano.
- Significa che non parto. È il contratto di Petersen. Sono andato a sentire la proposta e quando sono uscito ho strappato il foglio- le spiego distaccato, un fiotto di amarezza risalito su per lo stomaco nel momento in cui ho detto la parola contratto.  
- Rob…- sospira gettandomi le braccia al collo e nascondendo il viso nella mia maglietta vecchia.
Mi stringe forte a sé ma per la prima volta dopo quindici anni alzo meccanicamente un braccio per cingerle le spalle. L’altro ancora lungo il fianco a reggere la sigaretta che lentamente si consuma.
Per la prima volta dopo quella volta sento di non poter ricambiare il suo abbraccio. Perché in questo momento, adesso, la odio da morire.







Ale e Rob
Rob e Matt
Jackson








ANGOLO AUTRICE

Eccomi qui :) ancora una volta in anticipo sulla tabella di marcia. L’ispirazione fulminante ha avuto la meglio.
Purtroppo se stavolta vi annuncio il mio prossimo ritardo non è più a causa esami ma sempre ispirazione. A meno che il capitolo 5 non mi colpisca come un fulmine, devo ancora inventarmi qualcosa di decente da far succedere, quindi mi scuso se forse i tempi saranno lunghi.
Qualche parola su questo capitolo… spero mi scuserete per il vocabolario un po’ grezzo, ma io un uomo che parla fine e posato quand’è con un amico ancora non l’ho trovato. Se lo vedete presentatemelo che lo portiamo al giudice del guinness dei primati come unico uomo fine esistente sulla faccia della terra.
Un appunto di realtà, la Dalton esiste sul serio, ma non prevede divise per i suoi studenti. Io ho preferito mettercele perché mi dava un po’ più l’idea di scuola per ricconi supersnob, perdonate la licenza.
Come promesso, ecco il link del prologo de “l’ultimo cavaliere”, finalmente on-line. Ogni capitolo sarà piuttosto corposo e per ora ne ho solo tre da parte. Spero di compensare con la lunghezza dei capitoli il tempo che ci metterò per scriverli.
È una storia decisamente diversa da quelle che potrete trovare su questo fandom e spero di non incasinarvi troppo la lettura con personaggi e luoghi realmente esistiti. Per rendere tutto più facile mi presterò volentieri a spiegazioni di sorta e a mettere a disposizione link utili alla comprensione del periodo storico in cui si svolge la vicenda.
Augurandovi buona lettura, vi lascio anche a questo breve prologo, sperando che lo troviate interessante a sufficienza da farvi seguire l’intera storia.


link videotrailer  "l'ultimo cavaliere"



Recensioni
 
red apple:  non mi hai ancora scioccata spiacente :) mia madre mi ha avuta tardi e ho un fratello di quasi quarant’anni che ancora non mi ha reso zia, però. Sono strafelice di averti come mia “lettrice anziana” come hai detto tu :) davvero. La tua recensione è stata una porta aperta su qualche fotogramma di vita di coppia reale che mi è molto utile per la mia storia.
Anche io la penso come te sul “due cuori una capanna” e si, ci hai preso, le cose non faranno che peggiorare con l’andar del tempo, e credo che questo nuovo capitolo ne sia la prova lampante.
Tradimento, non tradimento… tutte le strade sono aperte in questa storia, anche perché a parte alcuni flash, questa storia viene scritta man mano e spesso  va da sola, come ad esempio questo capitolo che avevo programmato in un modo ed è risultato finire in un altro.
So che adori Robert e spero che l’odio che sto suscitando è un esigenza di copione. Come non smetto mai di ripetere io sono una fan del lieto fine, quindi… abbi fede! :)
Un abbraccio :)
 
BiEsSe: ciano :) quanta energia positiva tutta in una recensione!!!!
Ale a letto con Jake??? :)
Bah… no comment. Qualsiasi teoria da parte vostra mi diverte un sacco ma tutto è avvolto dal no comment, anzi… no spoiler. Quindi non vi dirò mai né si né no, accetto che non sia qualcosa di palese.
Nessuno muore però, almeno… non realmente XD
Grazie mille per la caterva di complimenti carissima!!! :)
 
Angyr88:  tu ti sei proprio innamorata di Jake eh!!! Sei recidiva! Più sono stronzi più ti piacciono.
Che mi dici di questo altro capitolo??
Altra litigata in arrivo.
Ho adorato ps I love you!!!
Un bacio grande tesoro!!!!
 
dindy80 : uuuuuu che brutto quando capita! Tu scrivi scrivi scrivi e poi ti si cancella tutto -.-“
ti chiedo scusa perché so che con questo numero 4 mi odierai ancora di più. E forse anche con il 5… e il 6… mi odierai per un bel po’. Ma come dico sempre bisogna toccare il fondo in certe storie per poi risalire.
Della vita di Jake… prendila pure, ho idea di renderlo sempre più stronzo ogni capitolo di più.
E Rob… Rob arriverà a essere odiato parecchio. E penso che oggi tu lo stia odiando molto.
È un bene sapere che tu non sia una fan della famiglia del mulino, perché le cose, questo posso dirlo, andranno di male in peggio.
Spero tu abbia risolto con Fabio :(
Un bacio grande Dany!!!!!!
 
Bibabirba:  ma si si, puoi dire che odi Jake. Si è attirato addosso un fan club che mira ad avere il suo scalpo, immagino ti accoglierebbero a braccia aperte se tu volessi unirti :)
Come già detto, le cose andranno sempre peggio e per usare la frase di un film che non mi ricordo più quale sia “bisogna perdersi per ritrovarsi” e ora loro si devono perdere.
Spero comunque che tu ti continui a fidare di me e confidare nel mio amore per i lieto fine.
Un bacio!
 
romina75: “a questo punto tutto è possibile” ahhhhhh che bello quando la mia romy arriva dove altri non si sforzano di vedere! È proprio tutto possibile!!!
“temo che lui cominci a darla per scontata e forse gli farebbe bene prendere un po' di paura e stare un po' senza di lei, capirebbe cosa vuol dire” ti chiamerò Nostradamus!!!!!!
Scusa se sono un  po’ breve ma se dovessi rispondere come vorrei alla recensione fantastica che hai lasciato ti farei troppi spoiler e vorrei lasciarti la sorpresa, sperando che nel frattempo tu non mi odi troppo.
 
_Elisewin_ : oooo che bello!!! :) sono contenta che tu sia passata a lasciare un parere. Sono spesso una lettrice silenziosa anche io e so che quando noi scriviamo non è per guadagnare punti ma solo perché abbiamo qualcosa da dire, quindi grazie già solo per questo.
Allora, parliamo della rec ora…
Rob… Rob, se vogliamo è l’unico che è rimasto lo stesso, in qualche modo.
Lui fa il suo lavoro solo ed esclusivamente perché ama recitare, e continua a detestare tutto quello che sta attorno perché gli ruba tempo per la sua famiglia. Disgraziatamente è un pacchetto completo quello che prende e se vuole uno deve per forza sopportare anche il resto.
La colpa, in fondo è anche un po’ di Ale. Nelle mie poche esperienze se c’è una cosa che ho capito è che i maschi non ci arrivano mai da soli. Non possiamo arrabbiarci e aspettare che loro capiscano dove sbagliano. Dobbiamo dirglielo senza lasciargli molte alternative di risposta se no si perdono.
Pensa a Rob. Ale lo ha sempre lasciato fare, non l’ha mai ostacolato ma sempre spronato. È come togliere la caramella a un bambino. Non puoi farlo dopo che gliel’hai data.
Quello che da fastidio ad Ale è che Rob si faccia “mediatizzate” da Jake. Molti attori non sono così costantemente impegnati. Fanno il loro film, le interviste ufficiali, gli outtake previsti e stop. Ale detesta solo il contorno. È questo che lui non capisce. Mi sa che vi è sfuggito il particolare della proposta di Kellan per il teatro, cosa che Ale gli ricorda di modo che lui possa continuare a fare il suo lavoro ma stando a casa. O cmq non troppo lontano.
Ecco qui. :) tutti e due i punti di vista sul tavolo.
Ale ha indubbiamente ragione. La penso esattamente come te su Rob. Però ci tenevo a darti un quadro complessivo chiarificatore in modo che tu potessi comprendere come agisce in generale e anche questo nuovo capitolo.
La recensione era perfetta e per niente banale.! Grazie!!!
Per risp alla tua domanda… uso PAINTNET. È un programma di fotoritocco tipo Photoshop ma molto più elementare. È gratuito e se avessi bisogno puoi chiedermi cosa ti serve e ti aiuterò ad usarlo. Scaricalo e istallalo e vedrai che ti sembrerà molto semplice.
Un bacio carissima. Spero ti risentirti :)
 
JessikinaCullen : eccomi qua. Come ti dicevo ci sto mettendo una vita ma eccomi qua.
Frase ricorrente nelle mie risposte, analisi perfetta. Centrato perfettamente il  problema ale-rob.
Rob non sa di Jake. Sarà un grandissimo stronzo, ma si è mantenuto a parole, non ha mai alzato un dito su Ale anche se ciò non lo esime dalla colpa (Ben non l’aveva mica toccata eppure l’aveva preso a pugni!). quindi Ale non gli ha mai detto niente e Rob non sa nulla.
Rob… spero che questo capitolo ti abbia chiarito un po’. O forse no, perché dice poco e niente in sostanza della spiegazione alla scena del bancone. Come dicevo qua sopra a Elisewin (scusa se faccio il copia incolla) Rob fa il suo lavoro solo ed esclusivamente perché ama recitare, e continua a detestare tutto quello che sta attorno perché gli ruba tempo per la sua famiglia. Disgraziatamente è un pacchetto completo quello che prende e se vuole uno deve per forza sopportare anche il resto.
La colpa, in fondo è anche un po’ di Ale. Nelle mie poche esperienze se c’è una cosa che ho capito è che i maschi non ci arrivano mai da soli. Non possiamo arrabbiarci e aspettare che loro capiscano dove sbagliano. Dobbiamo dirglielo senza lasciargli molte alternative di risposta se no si perdono.
Pensa a Rob. Ale lo ha sempre lasciato fare, non l’ha mai ostacolato ma sempre spronato. È come togliere la caramella a un bambino. Non puoi farlo dopo che gliel’hai data.
Quello che da fastidio ad Ale è che Rob si faccia “mediatizzate” da Jake. Molti attori non sono così costantemente impegnati. Fanno il loro film, le interviste ufficiali, gli outtake previsti e stop. Ale detesta solo il contorno. È questo che lui non capisce. Mi sa che vi è sfuggito il particolare della proposta di Kellan per il teatro, cosa che Ale gli ricorda di modo che lui possa continuare a fare il suo lavoro ma stando a casa. O cmq non troppo lontano.
:) ecco qua. Non mi odiare troppo per questo Rob ti prego. Saprò farlo perdonare, promesso!!!!
Un bacio grande tesoro!!!
 
Sei_Nel_Anima 2oo9 : scusa se te lo chiedo ma secondo te è possibile che io mi dimentichi di te??? Ma assolutamente no!!!!! Come stai????
Tranquilla per gli ultimi capitoli di PLVK, non so cosa tu abbia passato in quel periodo ma capisco benissimo quando si legge ma non si ha voglia di recensire. Mi capita spesso, non te ne faccio una colpa quindi serena ;)
:) sono contenta che ti abbia fatto piacere il loro ritorno. Io stessa faticavo a staccarmi da loro quindi… ho pensato di farli vivere ancora un po’ ;)
Spero che questa storia qui ti appassioni come l’altra!!!
Un bacio e bentornata!!!! *__*
 
KatyCullen :  eccolo Jackson!!!! Un piccolo spiraglio della sua vita, ed è solo l’inizio. Sai che adoro i lieti fine quindi la storia finirà bene, solo che non posso dirti quanto catastrofica sarà nel mezzo!!!!
Mi divertirò molto con Kell e Jack, prometto :) non vi lascerò li a chiedervi che ne sarà di loro, mi stanno troppo simpatici per lasciarli perdere.
Grazie mille ancora per i complimenti!!! :)
Ci sentiamo presto.
 
Jodie: Trascinatrice di popoli ti sei data proprio da fare!!!!!
Oggi mi sa che odierai Rob ancora di più, ma spero che non lo abbandonerai.
Sai che le cose o le faccio precipitare come si deve o non lo faccio per niente, quindi… pazienta un po’ perché i maschietti, tutti eccetto Kellan credo, si faranno odiare parecchio qui! Una squadra di stronzi deficienti. Il perché è semplice. Raramente gli uomini quando hanno un dito non si prendono tutto il braccio e poi hanno anche il buon senso di non fare casino quando glielo chiedi indietro -.-“
Sul serio le cose andranno malissimo!!!!
Povera la mia Ale :( e va beh… abbi fede!
Un bacio grande carissima!!!!!
 
lampra : che pensiero molto malvagio!!! Ma no comment anche a te :) tutto può essere non escludo nessuna possibilità per la storia.
Se per caso cedessi alla tua tentazione di rileggere l’altra, mi raccomando. Se vedi in alcuni capitoli una grafica differente non ti preoccupare. Sto solo ri-betando la storia e dandogli una parvenza seria e meno confusa. Non c’è null’altro di diverso :)
Non mi hai annoiata, sta tranquilla :) le vostre recensioni non mi annoiano mai!
Bacioni!!!!!
 
vannywriter: grazie mille milioni per i complimenti!!! ti assicuro che Jake lo odierai ancora di più!!
Per le risposte… arriveranno man mano :) forse…
Bacioni!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=583887