Scuola di arti magiche-Keichi news lesson

di Astrid 5E
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In mezzo al nulla ***
Capitolo 2: *** La scuola volante ***
Capitolo 3: *** la lezione della professoressa ***
Capitolo 4: *** L'improvvisa notizia ***
Capitolo 5: *** Il grande giorno ***
Capitolo 6: *** Heartland, l'isola ***
Capitolo 7: *** un ennesimo imprevisto ***
Capitolo 8: *** le tre cheerleader ***
Capitolo 9: *** un viaggio in biblioteca ***
Capitolo 10: *** nuovi arrivati ***



Capitolo 1
*** In mezzo al nulla ***


 L’acqua è fredda. Gelida, per l’appunto.
Ma questo penso non interessi molto a nessuno. Il punto più importante è che sto annegando.
Di solito, o forse pare solito soltanto a me, quando una persona annega, qualcuno la viene a salvare. È quello che succede sempre in tutti i film del mondo! Cavolo!
Ma io sono qua. In fondo al mar. E a questo punto tutto andrebbe a finire per il meglio  se adesso comparisse la Sirenetta.
Ma la Sirenetta, Ariel, non esiste. Forse. Mah, io non l’ho mai incontrata, seriamente.
…  Ma non è questo il punto! Sto annegando! An.ne.gan.do! possibile che nessuno se ne sia accorto? Eppure dovrebbe essere così.
Perché a “Greek “o “ salvate il delfino Flipper (lo so che il titolo non è così, ma cosa pretendete da uno che sta annegando e ha ossigeno sufficiente a rimanere cosciente?)”, ogni volta che annegava qualcuno, i soccorsi piombavano la e lo salvavano?! Perché con me non succede lo stesso? Dovevo firmare un contratto migliore?  Sì, magari che aveva anche una assicurazione sulla vita. Eh, a pensarci prima! Ormai il danno è fatto, non si può tornare indietro (ma quale contratto?).
E tu, pesce dalla forma incerta, spostati, occupi la mia aria! …
… Ma … sto … delirando? Mi sa tanto di sì.
Bah. Ormai che importa? Sto annegando, che importa di quello che farò da grande? La mia vita sta finendo …
E proprio quando inizio a deprimermi cercando di pensare a tutte le cose più tristi della mia vita (come se la situazione in cui mi ritrovo non sia già particolarmente deprimente), la vedo.
Vedo quella mano immergersi in acqua e aprirsi a fatica, contrastando la pressione.  La corrente le rende difficile raggiungermi. Corrente? Ma in che razza di posto sono annegato? Lago? fiume? Mare? Oceano? (qua la mia voce, o almeno quello che ne rimane nella mia testa, emette un grido soffocato).
La mano continua ad avvicinarsi, forse ce la fa. E allora perché arrendersi? Ho la possibilità di continuare a vivere, perché rinunciare? Allungo, con le mie ultime forze, la mano, nella direzione dell’altra che ormai, si sta talmente allungando per prendere me, da far entrare in acqua anche il poderoso braccio muscoloso e peloso.
Insieme ci spingiamo, uno verso l’altro (io quasi inerme), come una scena di quei vecchi film basati sui soliti temi triti e ritriti dell’ “amore”, del “come ci vogliamo bene” e della “solidarietà fra perfetti sconosciuti (che non si conoscono nemmeno e si aiutano a vicenda entrando ognuno nelle faccende personali dell’altro)”.
E finalmente, tra allunga e allunga, riusciamo a raggiungerci a vicenda. Il tocco con un’altra forma di vita mi dà vigore e mi aggrappo, con tutta la forza rimasta, alla mano. Il mio peso non sembra metterle difficoltà. Pian piano, mi sento trascinare su e ricomincio a sentire i suoni esterni: c’è un gabbiano, dei rumori giù al faro, un forte rumore di un qualcosa che non ho ancora capito bene cosa sia e una risata. Una grossa grassa risata. Una risata familiare,oh se familiare.
Non aprire gli occhi, non aprirli. Rimani con il mistero, non aprirli o rischieresti di distruggere ogni tua buona aspettativa.
Ma ingannare i sensi è difficile e non ci si riesce facilmente.
Rimettendo la testa fuori dall’acqua e inspirato l’ossigeno sufficiente, i miei neuroni hanno ricominciato a funzionare e ho ripreso coscienza di tutto quanto. Perciò adesso, non aprirli …
Spalanco gli occhi. E chi mi ritrovo davanti? Il faccione enorme e sorridente di mio padre! Quell’omone alto due metri, largo come due armadi messi uno vicino all’altro che se la ride vedendomi aggrappato con le braccia stretto al suo manone (all’inizio l’avevo giudicata più piccola, quella mano; forse per il poco ossigeno in zucca?).
<< Papà! >> azzardai, un po’ infastidito dalla risata tuonante di mio padre, agghindato come un marinaio provetto, con tanto di berretto (che sembra stia scoppiando tra le sue grosse corna) e maglioncino a righe bianche e blu (anche quello non fa una gran bella figura e sono certo che prima o poi si romperà ) di qualche taglia – diciamo qualche per non aggravare la situazione del maglioncino (non esistono taglie adatte al petto esageratamente muscoloso di mio padre)- più piccola.
Lui, dal canto suo, che fino ad un attimo fa se la rideva allegramente, ora, mi squadra con occhi impetuosamente malefici e mi butta giù, sul ponte della nave.
<< Che cosa hai detto, microbo? >> mi dice con tono tetro e spettrale, abbassando il faccione verso il mio, facendolo sembrare così, molto più grosso di prima.
<< Ehm, … padre >> risposi, confuso, con la faccia ancora rossa. Papà mi fissa ancora, mi guarda bene negli occhi, come per entrarci dentro. Rimane così per un po’. Poi alza la testa verso il cielo, in espirando e poi uscendo sene con un’altra gaiosa risata.
<< Bravo, bravo. Così ci si comporta >>  sorride, mentre mi dà dei colpetti  sulla testa e che dovrebbero essere carezze se non fossero date con quella mano enorme.
<< Abel, cosa sta succedendo? >>. Mia madre sta venendo  verso di noi volando.                                                << Le solite cose, Marylin, le solite cose >>  risponde mio padre e alla fine viene fuori che stavo annegando  nei pressi del motore della nave, perché ero inciampato su una saponetta ed ero caduto dal ponte (ho provato più volte a dire che non c’era nessuna saponetta, ma mamma non è riuscita a sentirmi perché papà mi  ha dato più volte degli scappellotti dietro la nuca; non sono sicuro che mamma li abbia notati, ma non sono sicuro nemmeno che abbia fatto finta di niente).
<< Congratulazioni, figliolo! >> se ne esce comunque, mio padre.                                                                                    << Congratulazioni per cosa? >> faccio io. Ma papà non risponde; continua a ridere, con quella rumorosissima risata alla quale non si oppone nessuno, solo per  la conformazione fisica del demone a cui appartiene. Anche la mamma si mette a ridere con lui. La sua risata è più soave, come è giusto che sia. Le fate non sono famose per le risate sguaiate.
Sembrano tanto un lieto fine di una storiella, nella quale tutti si mettono a ridere, mentre l’immagine si allontana in vista del tramonto e cose varie. Uff.
Mi appoggio alla transenna del ponte e fisso il vuoto, senza guardare per forza un punto preciso.
Pian piano, l’enorme traghetto si allontana e si fa sempre più piccolo, sempre più piccolo …
“ Ehi, tu! Sì, dico a te! Dove vai con quella ripresa! Ho detto niente finale come quello delle storielle! Ma ci senti quando la gente ti parla?”
<< AH-AH-AH-AHAHA!!! >> . la risata di mio padre si continuò a sentire a lungo mentre la nave si allontanava.
Ecco. Quella fu una delle tante vacanze con i miei. Imbarazzante.

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Capitolo 2
*** La scuola volante ***


 La scuola dei maghi.
Eccoci qua! Benvenuti a tutti coloro che hanno avuto la voglia di leggere il continuo di quello che si appresta ad essere un romanzo un po’ sconclusionato (sicuri di voler continuare? Contenti voi).
Allora, adesso, per tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e, francamente, non ci hanno capito una cicca (come ad esempio il legame fra il titolo e tutto quello scritto finora), non preoccupatevi! Vedremo di capire bene la questione! (ad ogni modo il primo capitolo vedrò di legarlo alla storia in seguito). E adesso, via!
Immaginate. Usate per un attimo la fantasia.
Vi ricorderete senz’altro i soliti paesini nordici con le case tutte piccole, bianche e con i tetti in terracotta, con le mattonelle tutte uguali e rosee che risplendono al sole, in mezzo ad una rigogliosa pianura attraversata da un fiumiciattolo che porta costantemente dell’acqua fresca e pura, no?
Bene. Dimenticatevi pure tutte queste sdolcinatezze che fanno impastare la bocca. Queste solite sviolinate non ci interessano (mi scuso con tutti quelli che invece hanno ambientato la loro storia in un paesaggio simile, ma questo non è l’ambiente per la mia storia :P).
Ciò che ci interessa è infatti il cielo. … . No, non le nuvolette, più sopra! Sali più su, più su! Ecco! La vedi quella strana figura in lontananza che sembra una pietra di quelle che usavano i vichinghi? Lascia perdere, quella cosa ci interessa. Vedi di arrivarci.
Ok! Ecco. Vedi che vista davanti, fa impressione? Eh? Sì, ma partiamo con ordine.
La nostra storia, si svolgerà qui. Cosa sia questa “cosa” che continuo a nominare? Presto detto, una piattaforma volante. Un’enorme piattaforma volante, sopra la quale  è stata costruita la più importante scuola di magia di questo secolo. Quale secolo? Il nostro, che domande! (ah, voi non siete nel nostro secolo? )
Comunque sia; questa scuola, costruita a mo di cattedrale gotica, completamente di color grigio, ma con i vetri colorati (una vera e propria chiesa, insomma), ha istruito molti famosi maghi e istruisce tutt’ora altrettanti  allievi destinati a diventare come i loro superiori.
Insomma, tra questo enorme e incessante andirivieni di alunni, tutti occupati con le loro lezioni e per questo, chi volando chi a passo svelto, dirigendosi nelle loro rispettive classi, scoveremo il nostro protagonista.
Già, ma a trovarlo il nostro protagonista. Tra questo opprimente calpestio sul pavimento a scacchiera bianco e verde petrolio, ci vorrà un’eternità!
…  Ma … aspetta, lì qualcuno si è accorto di noi! Sì, si sta avvicinando con un passo stranamente …  “regale”? … mah, direi più “altezzoso”. Poco importa, sarà lui il nostro eroe? Il nostro protagonista?
L’individuo si avvicina, sfoggiando il suo, diciamo così, particolare aspetto; i capelli lunghi e biondi sono raccolti dietro la schiena con un nastro viola, in tinta con la parte davanti della maglietta e gli coprono in parte uno degli occhi lilla, a cui ha abbinato il colore delle maniche e del colletto della divisa (l’avrà fatto apposta?). È un ragazzo abbastanza slanciato e magro. Come regola universale, anche lui in questa scuola, come tutti, è tenuto a indossare dei pantaloni lunghi e neri.
Il ragazzo evidentemente non sa recitare visto che in questo momento sta alzando le sopracciglia in modo frenetico, mentre si guarda intorno con fare circospetto.
Cosa vorrà? … ah, sì … mm no, direi proprio che non è la persona che cercavo. Andiamo, cerchiamolo un po’ più a destra, forza!
Quello là, dalla parte sua, rimane immobile, completamente sbiancato, osservandoci mentre ce ne andiamo.
<< Aspettate! >> la voce risuona attraverso le chiavi di volta che riempiono  pienamente l’interno dell’edificio e quindi riusciamo a sentirle, nonostante siano in realtà un lieve sibilo.
<< Aspettate, vi prego >> continua quello, con fare implorante ma allo stesso tempo esigente. No, sicuramente non è questo il nostro protagonista.
<< Non potete far finta di niente, voi non avete idea del danno che state causando all’umanità >>
Ossignore e adesso?
 << Vi prego, signori, di pensar bene a quel che fate, perché state rischiando di perdere il miglior protagonista di tutti i tempi … >>
 Andiamo ragazzi, leviamo le tende, prima che sia troppo tardi. Il ragazzo si dispera, vedendoci andare via.                                                                                                << No, no davvero … aspettate … se non il protagonista … beh, magari … una … una particina (qua la sua voce diventa pian piano più stridula) >> .
Oh, mi è sembrato di sentire un sibilo.
Il ragazzo si inginocchia (inginocchiarsi uno come lui?) … ah, no non si è inginocchiato a terra, ma si è seduto su una sedia … da dove l’avrà presa la sedia poi!
 << Lei non sa chi sono io >> fa lui, con tono di superiorità.
Bene, non lo so e non sono tenuto a saperlo; per la verità non mi interessa affatto.
<< Stia fermo, non se ne vada. Mi faccia parlare e capirà che ho mille doti adatte per questo ruolo, mi  creda >>.
 Ah, allora non aveva rinunciato all’idea di essere protagonista!
   Sbuffo e guardo da un’altra parte, giusto per far finta di niente, ed eccolo là. Trovato.
Sì, è lui il protagonista, me lo sento. Fissandolo mi scrollo di dosso quell’altro che vuole ancora che io lo ascolti; sì è lui, si riconosce.
Il nostro eroe, eccolo qui, con il suo portamento normale (i protagonisti devono sempre “sembrare” apparentemente “normali”); con la sua camminata tranquilla; con il suo sguardo leggermente … assonnato?.. ehm ehm; con la sua mantella nera (che fa il suo fascino, diciamolo); con la sua figura, insomma da perfetto protagonista, come dimostra la sua caduta scivolando su una buccia di banana …
BANANA?! Il nostro protagonista scivola su una buccia di banana? Incominciamo bene! Comunque; il nostro protagonista si alza  guardandosi intorno, fa finta di niente e continua per la sua strada, come un vero e proprio protagonista.
<< Ma non è vero! Non si comporta così un protagonista! >> . Ah, il biondino si accolla ancora! Oh, toh guarda; il nostro protagonista si avvicina a questo rompiscatole. In un modo o nell’altro, la nostra storia comincia … (ah, ultimo commento: non che sia iniziata con il piede giusto ma … speriamo bene)
Il giovane si avvicina all’altro, quello slanciato.
<< Ciao  Ryan, come stai? >> . Quel ragazzino, lo sta guardando con quegli enormi occhi verde foresta e aspetta tranquillamente una risposta.
Ryan, dal canto suo, se lo squadra da capo a piedi e poi, guardando da un’altra parte non fa a meno di notare come una persona talmente sciatta e poco, anzi per niente, aristocratica come quella che ha  accanto, possa essere il protagonista. Di quale storia, neanche lui lo sa e forse aveva fatto bene a non accettare la proposta di essere lui il protagonista (ma chi mai gliel’aveva chiesto!); magari si tratta in realtà di una storia di poca importanza, sì, infatti, è sicuramente così.
Si gira di nuovo a guardarlo. Quell’altro sta sempre là, con il sorriso stampato ancora in faccia e qualche ciuffo di capelli ramati che gli cadono sul viso. Lui se li prende e li sposta, ma quelli ricadono giù.
<< Sì, ciao Keichi >> . Almeno rispondendo, quel sorriso ebete sparisce dalla sua faccia. Ma il sorriso non sparisce. Perché? Anzi, sì, sparisce, ma per trasformarsi in una smorfia di soggezione e difficoltà.
Ryan si mette a guardarlo bene; sì, in effetti non è proprio lo stesso. A guardarlo bene sembra che …                << … Hevil, che ci fai nel corpo di Keichi? >>
Dalla schiena del ragazzo più basso esce fuori un diavoletto di sì e no cinque centimetri, con la faccia tutta contratta, quasi come se si stesse per mettere a piangere. Il, o meglio, la diavoletta svolazza intorno a Keichi,  scusandosi più e più volte con Ryan, con le lacrime agli occhi. Keichi, intanto, avuto un attimo di “trans” sembra riprendersi come da un brutto incubo durato ore intere e apre la bocca riprendendo fiato.
Si massaggia la tempia e, spalancando di nuovo gli occhi (stavolta di un verde acceso), rivolto verso l’esserino svolazzante, dice: << Possibile, Hevil, che ne combini sempre una delle tue? >> e poi, rivolto al nulla, alla sua sinistra: << E anche tu, Hikaru, con quella buccia di banana! >> . Da un punto indefinito appare un altro essere, grande tanto quanto  quello che svolazzava  prima chiedendo scusa e che ora si è seduto sulla spalla di Keichi. Questa “Hikaru” è evidentemente un angioletto, poiché vestita di bianco e con aureola e ali. Lo sguardo però è tutt’altro che angelico; direi più … malizioso. Adesso l’angelo se la ride sdraiata a pancia in su a mezz’aria, prendendo in giro il diavoletto e il ragazzo che l’aveva rimproverata.
<< Che spasso!! Dovevate vedervi! Tu sei scivolato e lei, schiacciata da te, ti è entrata dentro!!    AHAHAHA!!! >> . sarebbe bastato un attimo di più per far dire in coro agli altri tre : << Basta , Hikaru!>> se non fosse stato per il suono della campanella, al suono della quale tutti gli studenti devono recarsi nelle proprie aule. I ragazzi si fissarono e poi annuirono insieme, come per intesa. Spiccicarono delle parole irriconoscibili e iniziarono a fluttuare. Poi, ognuno andò per la propria strada.

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Capitolo 3
*** la lezione della professoressa ***


 Tutta la notte. Ci avevo messo tutta la notte per fare questo compito. E quel minuscolo ragazzino lo ha risolto in cinque minuti, dico, cinque.
Cosa deve fare, ora, una professoressa del mio calibro? Neanche fossi in grado di superarlo, in qualche modo. MMMMM!!!
La professoressa si sta nevroticamente  grattando la testa, a rischio di staccarsi tutti i suoi lunghi capelli fulvi, mentre rimuginava su questo.
La classe, sbigottita, non può fare a meno di ridere (chi sommessamente chi in modo moolto esplicito), ma lei sembra non rendersene neanche conto.
Dopo un po’, di scatto, alza lo sguardo e si mette a fissare con fare malevolo l’unico alunno di quella 2a classe di magia che non ride e che, anzi, sta lì seduto, con aria leggermente annoiata, a fissare il nulla scrivendo a caso su un foglio di carta; poi alza il foglio, pronuncia qualche parolina e lo fa diventare bianco di nuovo.
Si alza improvvisamente dalla sedia sulla quale era seduta e, sbattendo le mani sulla cattedra, richiama l’attenzione di tutti urlando: << RAGAZZI! … >> .
La classe si azzittisce subito. Il ragazzino sta ancora giocherellando sul foglio. La donna lo vede e, socchiudendo gli occhi fino a farli sembrare delle fessure, alza una mano e ruota un dito pronunciando una strana formula (riuscirò mai a capire quello che dicono i maghi quando pronunciano incantesimi? .. bah! Mistero). Il foglio di Keichi si alza e il ragazzo lo fissa, con una faccia un po’ meno annoiata, ma di sicuro non stupita.
Lei, probabilmente innervosita da questo, mordendosi il labbro inferiore, fa segno con il dito di avvicinarsi e il foglio la raggiunge. Arrivatole vicino al viso, la professoressa lo prende fra le mani e lo guarda per benino.
Ovviamente quel gran geniaccio aveva pensato bene di cancellare qualunque cosa avesse scritto precedentemente.
“Che rabbia! Possibile?! Me la fa tutte le volte!” pensa la professoressa  e, ancora una volta, portandosi il foglio appresso, ricomincia a grattarsi la testa, inviperita.
<< Se fa così, la sua parruccona cadrà tutta, prof.! >> le dice una vocina acuta e impertinente.
Tra le risa dei ragazzi, la professoressa alza il capo e fissa quell’esserino svolazzante tutto pizzi e merletti. Tutto tranne che la lingua; quella è tagliente e velenosa, oooh se è  velenosa. La fissa, con degli occhi talmente rossi che sembra abbia finito di piangere o che non abbia dormito da giorni. Ma ad una provocazione lei non ha mai abbassato la testa.
<< Ciò che faccio dipende esclusivamente da me! E ora torni a sedere, signorina! >> .
Poi rivolta al ragazzo con gli occhi verdi: <> .
L’altro alza le spalle e la guarda come per dire “è inutile, sai quante volte ci ho provato?” e richiama la sua angel: << Forza, Hikaru, smettila e torna qua >>
<< Non ci penso nemmeno! Questa è un’ottima occasione per prenderla in giro! >> risponde quella, cominciando a girare intorno alla testa fulva della professoressa, che cerca di acchiapparla saltando e muovendo di qua e di là le braccia (saltare, beh, come poteva, visto che portava le solite scarpe scarlatte da 12 cm di tacco .. ).
L’angioletto se la ride e scansa con facilità le mani della prof. facendole la linguaccia quando le capita sotto tiro la sua  faccia un po’ invecchiata.
La professoressa è giovane, avrà si e no una venticinquina d’anni, ma con il carattere che si ritrova, tende ad invecchiare in fretta (povera, non la invidio affatto).
All’ennesima linguaccia, la professoressa non ne può più, anche perché sta facendo spettacolo di fronte ai suoi alunni, che se la ridono gaiamente, e poi perché non vuole proprio essere battuta da una ragazzina impertinente come quell’angioletto. Così, spicca il volo.
Si mette a svolazzare anche lei per tutta la classe e rincorre l’angelo che, per nulla spaventata anzi, divertita, schiamazza ancora più forte, in coro con le risa della classe.
Intanto, tra tutto questo caos ci sono due paia di occhi che si incontrano: Keichi e Hevil che, sinceramente, non ne possono più. Così si danno un segno di intesa accennato con il capo e Hevil entra all’interno di Keichi che, come ultima cosa prima di entrare in un trance  momentaneo, la vede scomparire dentro di sé.
D’un tratto Keichi si riprende, percependo la presenza di Hevil  al suo interno. Ora sono un tutt’uno e, avvenuta la “fusione”, chiamiamola così, con successo, Keichi può utilizzare tutte le capacità del diavoletto.
Mentre quindi, la prof. sta inseguendo il pestifero angelo, quest’ ultimo si ritrova colpito da un gigantesco martellone rosso che la spiaccica a terra, distruggendo anche qualche banco. Tutti ammutoliscono.
<< Oh. … Scusate tanto, non volevo >> . La voce di Keichi quasi rimbomba fra tutti quei volti sbiancati e immobili che fissano il martello, ancora fumante, incastrato nel pavimento frantumato.
Il ragazzo ha un’ espressione mogia, quasi apatica; questo perché, avendo ottenuto le caratteristiche di Hevil, Keichi, ora, possiede anche il suo carattere molto mite .. beh, a quanto pare mite solo in apparenza; dopotutto è un diavolo, no?
“ Mi .. mi .. mi dispiace” fa Hevil.
<< No, non preoccuparti, è tutto a posto >> le risponde Keichi, con un sorriso … malinconico? Sì, diciamo così. La voce di Hevil, come quella di Hikaru, quando si “fonde” con Keichi,  è percettibile sia dentro che fuori al ragazzo, ma risuona come una voce dentro una caverna.
D’un tratto qualcosa da sotto il martello si muove. Della polvere di pietra cade allo spostamento delle gambe minute e una strana forza leggermente omicida, incomincia a riscaldare l’ambiente.
Il martello si alza pian piano da solo anzi no, sorretto da due braccine che salgono, salgono, fino ad alzare il martello completamente. Hikaru, urlando di rabbia, sta uscendo dalle macerie spingendosi verso l’alto con le ali; la faccia è tutta rossa e inviperita.
Gli alunni e la prof., rimasti fino a quel momento a guardare, si riprendono e si allontanano, aspettandosi il peggio. Ma Keichi smaterializza il martello e, con quattro salti da un banco all’altro, afferra con una mano l’angelo, ancora rosso. Lo fissa con quello sguardo malinconico.
<< Hikaru … >>
<< Lasciami stare! >> fa lei, e cerca disperatamente di liberarsi dalla mano dimenando mani e piedi.
Keichi interrompe la “connessione” con Hevil e con un piccolo fascio di luce si vede il diavoletto separarsi di nuovo dal ragazza che, dopo pochi secondi, ritorna ad avere quei suoi occhi di  verde acceso.
<< Hikaru, ascoltami; basta così >>
<< Hikaru, su .. >>
<< No! Lasciami andare! E tu, diavoletto dei miei stivali! Levati di torno! >> . Hikaru è diventata più rossa di quel che era prima; evidentemente si vergogna ad essere rimproverata così, in pubblico.
Keichi si volta verso la professoressa, ancora galleggiante in aria: << La prego di scusarla professoressa >>.
Lei, non sapendo cosa dire sul momento, qualcosa da lasciare tutti con la bocca aperta, esita un attimo.
<< Ah .. sì, sì, va bene ma .. adesso, su! Tutti ai vostri posti! Ah, Keichi, vedi di rimettere tutto a .. >> ma Keichi, era già ritornato al suo posto e il pavimento era tornato come prima alla velocità della luce, così come l’ordine dei banchi. Quel ragazzino pestifero. Secondo lei si divertiva. Non lo dava a vedere ma si divertiva!
Tornando a sedersi anche lei, dietro la cattedra, mette mano al registro e dice, con fare autoritario:
<< Bene, allora, avete consegnato tutti il compito? Allora vi lascio altri 10 minuti di tempo; vedete di sbrigarvi >> poi, rivolta a Keichi << Ora mi metto a correggere il tuo >>.
Lui annuisce, ma il suo angelo, evidentemente non ancora stanco, dalla spalla sinistra del ragazzo, si alza in volo e, puntando il dito contro la testa fulva della professoressa le dice, sfrontatamente: << Sperando che  ci azzecchi! Oppure preferisce essere sopraffatta dal mio protetto? Guardi che le cose che sa fare lei >> e dicendo questo indica Hevil che si nasconde timidamente nel bavero della mantella di Keichi  << Le so fare anche io e sicuramente molto meglio! >> dice poi con aria da snob, alzando il mento.
<< Brutta vipera … >>
<< Veda di stare in guardia, prof.! >>
<< Ma come … Vieni qui, piccola spudorata! >> e la professoressa scende dalla cattedra per avvicinarsi quel tanto che può al piccolo naso di Hikaru.
<< Senti un po’, tu, dimmi qual è il tuo problema >> le fa guardandola storto.
La classe si esalta. Durante quella giornata non ci sarebbero state altre interrogazioni.
L’angelo comunque contrattacca : << Mi dica lei qual è il suo! A parte un’evidente crisi esistenziale nonché un’acconciatura orrenda e la sua emicrania che non passa da anni! >> .
La professoressa arrossisce sotto una valanga di risate.
<< Come diavolo fai a … oh, scusa >> china il capo rivolta ad un diavolo seduto in seconda fila che gira la testa di lato e alza le sopracciglia come per dire “mi pare ovvio che mi chieda scusa”.
<< Comunque  sia, prescindere dai vari problemi che avevo prima (attenzione! Non ha negato niente!), la cosa che in questo momento mi mette in difficoltà più di tutte sei tu! >> inveisce poi rivolta all’angioletto.
<< Lo ammetta che è solo invidiosa! >>
<< No … no! Sono i vostri metodi che non mi piacciono! Guarda il pavimento! Prima era mezzo distrutto >> e si rivolge anche al ragazzo: << Keichi, vedi di controllare te e loro due! >>.
Il ragazzo annuisce, ma preferirebbe essere altrove, in questo momento, come anche Hevil.
La discussione fra le due continua fino al suono della campana, quando il professore di “magia applicata” è entrato in classe e, osservata la situazione, aveva portato  fuori a calcioni la professoressa e tiratole dietro le scartoffie che si era portata dietro e i compiti che non aveva ritirato.
Allontanandosi, la professoressa sente che la classe ritorna al silenzio iniziale e si appresta ad avere una lezione di magia.
E lei? Possibile che era l’unica professoressa non rispettata in quella maledetta classe? … MMMM!!! Quel maledetto ragazzino! Sì, è sicura che si diverte! Non lo dà a vedere ma si diverte!
Nell’aula, infatti,  si sente appena accennata, una risata sommessa. Dopotutto, Hikaru non era così male!

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Capitolo 4
*** L'improvvisa notizia ***


 Eccoci qua! Salve a tutti coloro che hanno continuato a seguire questo racconto (mi fa sempre piacere quando qualcuno legge le mie storie!). I precedenti capitoli, ve l’assicuro, prima di inserirli su efp, li ho letti e riletti, ma comunque alla fine, rileggendoli per l’ennesima volta (ovviamente dopo che li avevo già messi) mi sono accorta di qualche errore. Scusate! Questa volta farò in modo che non ricapiti. Scusate ancora e, se casomai ne trovate di altri, per favore, fate finta di niente e continuate a leggere, vi prego! Scusate ancora e buona lettura, ASTRID 5E.
Notte fonda. Luna piena. Silenzio tombale.
Una notte perfetta per agire.
Già, per agire, ma chissà quando avrebbero agito; non sta nella pelle. Quel ragazzino è una fonte importante. Se solo avessero dato l’incarico a lui. Adesso Milvy se la sta probabilmente spassando, senza pensare al piano, alla strategia, alla missione.
Se invece quell’incarico l’avessero affidato a lui a quest’ora sarebbe tutto risolto. E lui non starebbe qui a contemplare la luna, rosicando.
Oh, quanto lo fa impazzire il fatto di sentirsi impotenti.
Milvy. Sarà meglio per te se ti sbrighi. Non posso aspettare oltre. Quel ragazzo deve …
 
<< Etciù! >>
<< Salute >> gli dice Ryan, scostandosi un poco e tirando fuori dalla tasca un fazzoletto azzurro.
<< Grazie >> risponde Keichi, tirando su con il naso.
<< Ho avuto l’impressione che stessero parlando di me >> continua poi.
“Aah, iniziano ad arrivare le solite arie da protagonista! Sopportarlo sarà ancora più difficile” pensa Ryan (ma senti chi parla!).
<< Per me, stai prendendo un raffreddore! ben ti sta! >> lo provoca invece Hikaru.
<< Vedi di riguardarti, Keichi >> . È la voce di Hevil, nascosta sotto la mantella del ragazzo << Sta incominciando a fare freddo >>.
Hikaru, assistendo alla scena, aggrotta le sopracciglia.
<< Non stiamo facendo tardi? La campanella potrebbe suonare da un momento all’altro! >> dice scocciata.
<< Come mai quel faccino corrucciato? …. Comunque ha ragione, Keichi, dobbiamo sbrigarci >> interviene Ryan, guardando l’orologio.
Neanche a farlo apposta, la campana suona improvvisamente, assordante. Uno, due, tre tocchi. Al quinto, bisogna presentarsi subito a scuola, altrimenti i cancelli si chiudono e non si può più entrare.
Per le piccole stradicciole che attraversano la città che circonda la scuola, si vedono centinaia e centinaia di ragazzi, elfi, diavoli e chi più ne ha, più ne metta, che corrono come ossessi, nel disperato tentativo di arrivare a scuola in tempo.
Keichi e Ryan si guardano con una faccia preoccupata e, nonostante stessero percorrendo una ripidissima salita per arrivare puntuali, decidono di affrettare il passo salendo, se occorre, a due a due gli scalini.
<< Lascia fare a me! >> sbraita allora Hikaru, con fare eccitato, e prima che Keichi le possa rispondere, effettua la sua “fusione” con il ragazzo.
Hikaru è una di poche parole. Per lei contano più i fatti che le parole. Oddio. Di parole ne usa, e anche molte, non dico che non è una petulante (perché altrimenti direi il falso), ma spesso non le usa nel modo più corretto possibile, ecco.
Con un piccolo bagliore, e l’ennesimo trance, Keichi  alza la testa per poi riabbassarla e spalancare quegli occhi rossi come il fuoco. Oh, no.
<< E adesso beccati questo, sbruffone capelluto! >> inveisce Keichi a Ryan che, anche se è abituato alla trasformazione del carattere dell’amico, ottenuta la “fusione” con Hikaru, questa volta lo guarda con gli occhi spalancati.
Keichi salta su uno scalino e, pigiando il piede su quest’ultimo, distruggendolo per la forza che sprigiona, spicca un salto gigantesco che lo fa arrivare in cima alla scalinata, di 3 metri e mezzo. Atterrando, poi, crea una circonferenza attorno a sé, sbriciolando la pietra.
“ Sì, evvai così! Potere ai più forti” la vocina di Hikaru è tutta elettrizzata.
<< Non ti sembra di stare esagerando? >> le risponde, tra uno sbuffo e un altro Ryan, salendo le scale di corsa e raggiungendo l’amico, con Hevil al seguito, tutta intimidita.
<< Sì, ha ragione … >> ma prima che Keichi concordi con Ryan, Hikaru gli stronca le parole di bocca:
<< Chiudi quella fogna, pivello! Con chi credi di stare a parlare, eh?! >> . Dicendo questo, Keichi si avvicina al compagno indicandosi con il pollice destro e alzando un sopracciglio con aria di sfida.
Evidentemente Hikaru si diverte molto a “fondersi” con il suo protetto.
<< Ci si vede a scuola, microbo! >> urla, poi, scappando via e salutando Hevil e Ryan, rimasti là a guardarlo, girandosi per metà.
Poi, correndo per le strade, insulta chiunque gli si ponga davanti.
<< Idiota! >>
<< Che ci fai ancora qua? Batti la fiacca? >>
<< Andiamo nonno! Con quelle casse! Non abbiamo mica tutto il giorno! >>
<< Quelle orecchie a punta e quella pelle blu sono solo un modo per attirare l’attenzione o sei proprio partito di capoccia? >> e così via, ogni volta ridendo sguaiatamente e malevolmente.
“ Quanto mi diverto! Era da un po’ che non lo facevamo, vero?”
<< Smettila, Hikaru, non posso continuare così! Mi guarderebbero tutti malissimo, poi! >>
“ E allora? Io mi sto divertendo un mondo!”
<< Hikaru … >>
“…” .
 Hikaru non aveva mai chiamato il suo protetto per nome. Non ce la faceva. E non ce la fa ancora.
“Ooh, uffi! Quanto rompi! E va bene! Niente più insolenze, fa come ti pare!”
<< Grazie! >> le sorride Keichi, aumentando la velocità delle gambe e arrivando finalmente al cancello.
<< Bene, ora sarà meglio riprendere anche quei due >> e, sciolta la “fusione”, richiama Hevil con la telepatia, per riuscire a localizzarla.
Nello stesso momento, la diavoletta e Ryan stanno correndo per tenere testa, inutilmente, a Keichi che sfreccia e provoca a destra e a manca. Inutile dire che lo perdono.
<< E ora? >> fa Hevil, tutta intimidita.
<< Non preoccuparti! Vedrai che ci trova. Keichi non si fa sottomettere da nessuno >> le risponde Ryan, continuando a correre.
<< Ma … Hikaru … >> non riesce a finire la frase, che Hevil, d’improvviso, si blocca, in stato di trance.
Ryan, che non se ne era accorto, inizialmente continua a correre e quando non la vede più svolazzargli attorno, si ferma e guarda indietro. Poi la raggiunge.
<< Allora? Che succede? >> le chiede, un po’ preoccupato.
Il diavolo non risponde subito, ma dopo poco, sbatte le palpebre e i grossi occhioni verde chiaro si riaccendono.
<< Sì, avevi ragione tu >> dice, annuendo, a Ryan << Sta arrivando >>.
E dal nulla appare Keichi che offre una mano all’amico. Ryan la afferra e  posa Hevil sulla sua spalla. Dalla mantella di Keichi esce fuori la testolina di Hikaru, che guarda la diavoletta con un ghigno stampato in faccia. Insieme, si smaterializzano e riappaiono, subito dopo, dentro la scuola, in mezzo alla solita folla di ragazzi. Tra di loro, alcuni, si girano ogni tanto a guardare male il ragazzo con gli occhi verdi, che, apparentemente noncurante, continua a parlare ai suoi amici.
Così incomincia un nuovo giorno di scuola.
E mentre Keichi e gli altri si apprestano a fare lezione, c’è un’altra persona che sta arrivando a scuola. Ma questa persona nono deve entrare a scuola, anzi; se non si facesse notasse sarebbe anche meglio.
Ma come si fa, dico io, a non notare una persona vestita in un modo così sgargiante e oltretutto, svolazzante in aria?!
La donna si poggia sopra il tetto a punta di una casa poco distante dalla scuola. Dall’alto vede quel ragazzino camminare accanto ad un altro ragazzo e li sente parlottare tra di loro. D’un tratto nota una testolina bionda uscire dalla mantella nera del ragazzo e un’altra testa rossa svolazzargli intorno.
La donna sorride. Sì, è lui, senza dubbio.
Dalla mano destra fa apparire un foglio con su scritto qualcosa e, soffiatoci sopra, lo fa volare nella direzione della scuola. Dopodiché, si smaterializza.
 
 
<< Ragazzi, tutti a posto >> dice la professoressa  alla classe che sta entrando rumorosa.
Hikaru si sbraccia, cercando di vedere chi c’è alla cattedra prima di entrare in classe; la fila è lunga e Keichi si trova in mezzo, aspettando di entrare. L’angelo sbraita e cerca di uscire da quella folla e, quando poi scorge un ciuffo di capelli rosso fuoco che si muove in tutte le direzioni possibili, ritorna a sedersi sulla spalla destra di Keichi, ridendo.
<< Ci sarà da divertirsi, ragazzi! >> dice, tra una risatina e l’altra.
<< Oggi vedi di non dare fastidio alla professoressa, che poi non so come risolvere la situazione … capito Hikaru?! >> le dice Keichi, vedendola fantasticare con lo sguardo perso nel vuoto, su qualche cattiveria da fare alla prof.
<< A-ha >> gli risponde lei, vacua.
Entrando in classe, la professoressa fulmina con lo sguardo il povero ragazzo mentre Hikaru le fa un sorriso a trentadue denti come per dire “ci si rivede brutta vecchia” e le fa: << Buongiorno, professorOssa! >> .
Inutile dire che la faccia della professoressa si tinge di rosso, in modo tale da renderla indistinguibile dai capelli. Prima che potesse scoppiare un pandemonio, però, Keichi  mette una mano davanti alla bocca di Hikaru e, scusandosi, se la trascina al banco.
Solo quando si siede al suo posto, il ragazzo si rende conto che Hevil non c’è.
Dove sarà andata a finire? Lei non è una che fa di queste cose! E mentre la cerca sopra e sotto il banco, ai lati e anche, pur se a malincuore, per terra con il timore che qualcuno l’abbia schiacciata, non si accorge della strana lucina tenue che avvolge le scartoffie della professoressa.
Hevil entra in classe subito dopo, perché si era lasciata far spingere dagli alunni che stavano entrando, finendo alla fine della coda.
Entrata e, avendo visto Keichi, si lancia contro di lui, mettendosi a piangere.
<< Ho avuto tanta paura, Kecihi, non ti vedevo più >> gli dice tra un singhiozzo e un altro.
Il ragazzo, un po’ imbarazzato, non sa che dire.
<< Su, spostati, idiota! >> interviene Hikaru, staccandola dalla camicia verde del ragazzo e trascinandosela sul banco di legno.
La professoressa intanto inizia l’appello.
<< Bene ragazzi. Adesso, se non ci sono interruzioni .. >> e dicendo questo indica con lo sguardo il banco di Keichi, << Ho qualcosa da dirvi >> .
La classe la guarda con occhi curiosi e la professoressa non si è mai sentita più importante. Che attimi di gloria. Ma dura poco.
<< Innanzitutto, non sto dando le mie dimissioni >> dice a sguardo alto e a questa frase segue un “noo” malinconico degli alunni. La professoressa si innervosisce un po’. È finita la magia.
<< Dicevo, non sono le mie dimissioni, ma giusto oggi, il direttore ha deciso che la nostra classe farà un viaggio di istruzione alle rovine di Heartland, dove potrete saperne di più sulle vostre origini >> .
La maggior parte di quelli  seduti tra i banchi, aveva ascoltato fino a “viaggio di istruzione” e i loro cuori avevano iniziato a battere veloci, tra gridolini eccitati e vere e proprie urla entusiaste.
Solo una persona aveva ascoltato tutto. Ed era rimasto allibito, così come il suo angelo e la sua diavoletta.
Heartland. Le rovine maledette. Le origini del suo regno.
Keichi, ancora con il viso pallido, fissava il banco, pensando.
La donna, invece, se la rideva, guardando il cielo di un azzurro limpido.
<< Che te ne pare, Al? Non penso di essere una scansafatiche >> .
<< Oh, sì, è vero, Milvy, ma la prossima volta ti faccio vedere io >> e così dicendo un’ombra sconosciuta avvicinò  un oggetto appuntito al collo della donna.
<< Ehi, Al, andiamo, non fare il bambino, sarà per la prossima volta >> disse poi lei, spiccando un salto e sparendo tra un ultimo  << Ciaoo >> cantinellato.
L’ombra sbatté la mano sul muro.
<< Odio quella donna >>.
Sì, ma almeno ha fatto quello che doveva fare. Meglio così, mi ha spianato la strada.
 Grazie, Milvy.
E anche l’ombra sconosciuta si dissolse.

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Capitolo 5
*** Il grande giorno ***


 La verità?
Non mi va per niente l’idea di andare in quel posto.
 
La mattina dopo la notizia della gita, il nostro povero protagonista si sta nascondendo sotto le coperte. Perché? Beh, non sta a me dirlo …
<< Poltrone alzati! >>
<< Che modi, Hikaru. Se non si sente bene non forzarlo >> . La voce di Hevil, che cerca di fermare Hikaru, con un grande secchio in mano (brr! Al solo pensiero di cosa ci sia dentro mi vengono i brividi!), risuona da sotto la trapunta. Uffa.
Dal tumulo di coperte arriva un mugolio e qualcosa sotto si muove.
<< Hai … hai capito Keichi? .. Se … se oggi non ti senti bene non … >>
<< Sto bene, sto bene, Hevil, non preoccuparti >>
<< E non rompere! >> . La risatina malefica di Hikaru viene smorzata da una piccola botta in testa che riceve dal suo protetto.
<< Ehi! >>
<< Ti dispiacerebbe stare zitta, per un momento? >> le dice Keichi, con aria scocciata.
L’angelo se lo vede passare davanti e chiudersi in bagno. Poi sente lo scroscio dell’acqua.
<< Che hai? >> fa l’angelo, appoggiandosi  con la guancia sulla porta bianca.
<< Lasciami in pace >> le risponde la voce di Keichi.
Hevil, fissa la porta preoccupata, per un attimo. Poi si gira e, guardando fuori, spalanca gli occhioni.
<< Oh! Il letto! Devo fare il letto! >> dice sbattendosi il piccolo palmo della mano destra sulla fronte.
Di fretta e impacciata, la diavoletta vola di qua e di là alla velocità della luce e in quattro e quattrotto  il letto di Keichi è a posto.
Asciugandosi il sudore dalla fronte, gli occhi di Hevil cadono sul comodino.
La diavoletta si rattrista. Capisce cosa prova il suo padroncino. Lo capisce bene. E pensando questo, si mette una mano sul piccolo cuoricino.
La porta del bagno si spalanca e scaraventa in aria Hikaru che, spaventata, lancia un gridolino.
La si vede scomparire dietro il comò per poi riuscirne da dietro con la faccia tutta rossa.
<< Tu! >> ruggisce rivolta al ragazzo appena uscito dal bagno con indosso la divisa scolastica.
Quello, per tutta risposta la guarda con faccia inespressiva, ma nello stesso tempo severa, che la fa ammutolire.
<< Grazie >> le sorride Keichi << Vedo che ogni tanto ascolti >>
L’angelo annuisce. Poi esce dalla stanza.
<< Vi aspetto giù >> sono le parole che si sentono dal corridoio del dormitorio maschile.
Hevil si avvicina a Keichi.
<< Non pensi di essere stato troppo duro con lei? >>
Il ragazzo la guarda negli occhi e poi, distogliendo lo sguardo, fissando il cielo azzurro, sospira e sorride.
<< Sì, hai ragione. Vorrà direche se vorrà, le farò fare la fusione senza oppormi, ormai la conosco >> .
Detto ciò, il ragazzo  si chiude la porta alle spalle, fa passare la tessera  sulla maniglia e si avvia, con accanto un esserino rosso svolazzante.
All’uscita/entrata del dormitorio, ci sono ad attenderlo Ryan e Hikaru, che guarda da un’altra parte, con il broncio e le braccia conserte.
Keichi fissa l’angioletto e poi sospira.
<< Hikaru? … >> . Quella sta lì, senza guardarlo anzi, cercando di girare la testa ancora più in là.
<< Hikaru, mi dispiace, ma lo sai … oggi non è proprio … la mia giornata preferita, ecco >> .
L’angelo, che tiene gli occhi chiusi, strizzati , sentendo nelle parole del ragazzo la difficoltà nel dirle, ne apre uno e lo guarda.
Lui sta aspettando, con una mano dietro la testa e gli occhi fissi sul cielo. Non era mai stato bravo con le parole. Proprio come lei.
<< Uff … >> fa l’angioletto, avvicinandosi a Keichi e avvicinandogli una mano. L’altro, la prende con un dito della sua e la muove su e giù, come per stringere un patto o una pace.
Keichi le sorride e anche Hikaru fa lo stesso. Ma nel suo sorriso c’è molta malizia.
Senza dare il consenso (come sempre, insomma), Keichi si ritrova a condividere il proprio corpo con l’angelo che grida, in preda all’euforia.
<< Evvai gente!! Tutti a scuola! >> e, dicendo così, si trascina dietro il biondino e il diavoletto, partendo a rotta di collo in una corsa sfrenata.
Keichi si gode il panorama (o almeno quello che riesce a vedere) dai tetti, sui quali sta correndo (ah, non dimenticatevi dei due poveri sventurati, Ryan e Hevil, che vengono trascinati!).
Hikaru è felice di poter fare la fusione e per stavolta Keichi la lascia fare. In fondo, quando è giù di morale, il carattere impulsivo di Hikaru lo aiuta, perciò non la ostacola minimamente. Certo, qualcosa sul fatto che sta correndo sui tetti, ne  avrebbe da dirle, ma preferisce non pensarci.
In breve tempo il gruppetto arriva a scuola.
All’entrata, davanti al cancello c’è un enorme pullman magico che sembra tanto un misto fra la stiva di una nave e il vagone di un treno.
I tre, arrivati là davanti, guardano con stupore la gigantesca macchina e Ryan non fa a meno di pensare a che giorno sia. Poi strabuzza gli occhi e si gira verso Keichi.
Quello, sciolta la fusione, abbassa lo sguardo per un attimo. Dopo poco scuote la testa e la rialza, con un sorriso stampato in faccia. Non sorride per finta, stavolta. Ha capito che deve affrontare qualunque cosa gli si pari davanti, come fa Hikaru. Oh, beh, lei però fa tutto in modo un po’ troppo eccessivo.
Gli occhi di Keichi cadono sull’angioletto che sta cercando di strappare i capelli a Hevil. Come volevasi dimostrare.
Mentre cerca di separare i due esserini svolazzanti, il ragazzo incrocia lo sguardo stupito dell’ amico.
<< Ryan? >>
<< Ma oggi non è che  noi … ? >> inizia il biondo, con un tono esitante.
<< Sì, la tua e la mia classe oggi fanno la gita che ha deciso il preside ieri … mi sembra, sì, ieri >> gli risponde il ragazzo con la mantella nera.
“ Che stavo facendo ieri? Che stavo facendo ieri? Ah, sì, mi stavo specchiando, accidenti! E la mia sublime bellezza ha accecato le mie orecchie! (Che?! Ma che dice?!)” pensa Ryan, accucciandosi in un angoletto, nascondendo la faccia agli amici che lo guardano strano, con tutte le facce inclinate a destra, all’unisono.
D’un tratto il clacson del pullman volante suona e da un finestrino aperto si vede la professoressa fulva che sbraita, schiacciando il guidatore.
<< Ragazzi! Allora!! Forza!! >>
<< Veda di stare calma! O la sua emicrania peggiora, prof! >> la stuzzica Hikaru.
Keichi smorza una risata. Fissa il cielo, costantemente azzurro e sospira.
Che Heartland è il luogo dal quale sono nate le sue origini, è un segreto. Neanche lui avrebbe dovuto saperlo. Ma anni fa ha inevitabilmente ascoltato una conversazione al palazzo, tra i suoi genitori e alcuni forestieri, venuti a fargli visita e ha conosciuto quel nome per la prima volta.
Heartland. Il luogo oscuro. La terra maledetta. Perché mai andare in un posto del genere, di punto in bianco?
Si sta chiedendo tutto questo, quando Hikaru lo strattona per la manica, tutta rossa.
<< Muoviti, microbo >> . Alla fine non è  molto diversa dal solito, lei. Strano. Se ne sarà dimenticata.
<< Sì, sì, eccomi >> le risponde sorridendole, affrettandosi a salire.
L’angelo lo segue a debita distanza e sale subito dopo di lui, con la porta del pullman che si chiude alle sue spalle.
Raggiunto il posto a sedere del ragazzo, Hikaru si siede sulla testiera del sedile e guarda fuori, mettendosi una manina sul piccolo cuore.
Non è vero che non ci pensa. E non è neanche vero che se ne è dimenticata.  
Non vorrebbe andare in quel posto, ma per Keichi potrebbe essere utile, una gita ad Heartland.
Intanto, mentre il pullman parte, qualcuno osserva dall’alto, sorridendo. Poi schiocca le dita e due ombre le compaiono dietro, in ginocchio.
<< Milvy, allora? >> . La voce che ha parlato appartiene all’ombra di destra.
<< Tutto pronto Giade, non preoccuparti >> . L’ombra al centro sorride.
<< Speriamo, non vedo l’ora di presentarmi >> . L’ombra a sinistra si alza e si stiracchia.
<< Con calma, Rendy, ma comunque, se ci tieni tanto, puoi andare anche subito >> e l’ombra al centro indica il pullman che si allontana.
<< Grazie, Mil! >> si esalta l’ombra a sinistra e con un balzo salta sul pullman.
<< Milvy! Il mio nome è Milvy, Rendy, vedi di ricordarlo! >> ringhia l’ombra al centro, mordendosi il labbro inferiore.
Mentre l’autobus si allontana dalla piattaforma dove sorge l’importante scuola di magia, con una strana ombra sopra, il cielo sempre limpido e azzurro, pian piano si sta riempiendo di nuvoloni scuri e minacciosi.
<< Preparati >> e così dicendo il vento le scompigliò i capelli color pesca.

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Capitolo 6
*** Heartland, l'isola ***


 Il pullman atterrò su una lunga piattaforma in pietra, in mezzo al cielo, che si mosse in direzione di un’isola enorme dalla quale fuoriusciva un vulcano gigantesco, con della lava secca sui bordi del cratere. Heartland.
 
Allora, a tutti coloro che, come me, sono stufi di sentire parlare di ombre, ecco qua il sesto episodio! So già che il quinto  non parlava di molte cose importanti,ma dal sesto in poi, possiamo dire che “inizia l’avventura”. Bene, buon proseguimento a tutti.
 
I ragazzi scendendo dall’autobus, guardano strabiliati tutto ciò che li circonda, meravigliandosi della grandezza.
Keichi, sospira.
<< Allora, andiamo? >> gli fa Ryan, mettendogli una mano sulla spalla.
Già, c’è Ryan con lui e poi anche Hevil e quell’aggressiva di Hikaru, perché dovrebbe sentirsi triste?
<< Certo! >>  sorride poi il nostro protagonista (aah! Quanto è coraggioso!).
 Oh! Quel biondino perché ci guarda storto?
<< Non mi sembra proprio il caso di lodarlo così >> dice a denti stretti.
<< Hai detti qualcosa? >> . Keichi si gira verso di lui con aria interrogativa.
<< N .. no, no niente >> . Il biondino si scosta dagli occhi un ciuffo di capelli, scuotendo la testa. Starà nascondendo qualcosa?
<< Fammi diventare protagonista >>
Cosa? Non sento; cosa stai dicendo a bocca socchiusa?
<< Mmmm!! >> fa lui alzando gli occhi al cielo.
Eh, mio caro, non sono io che decido qui, ma non ti voglio comunque come protagonista!
<< Ehi, ragazzi! Che vulcano! >> esordisce Hikaru tutta eccitata.
<< P … perché non ci facciamo una foto tutti insieme? Sarebbe ca … carino >> esita Hevil, indicando l’enorme cratere fumante.
Gli occhi di Ryan si illuminano. Occasione d’oro.
<< Bene, ragazzi! >> urla, attirando l’attenzione di tutti.
<< Avrete l’eccelso onore di fotografarmi sotto questo gigantesco vulcano, ma capisco che la mia stupenda bellezza accechi i vostri occhi e non vi faccia fare le foto, così, Keichi! >> e dicendo questo indica l’amico, in imbarazzo osservato da centinaia di occhi << Scatta tu le foto per tutti loro! Ah, la mia sublime bellezza! >> .
Mentre Ryan continua a lodarsi e contemplare il suo aspetto, la folla di ragazzi lo guarda malissimo e si allontana con la guida per esplorare l’isola.
<< Lascia perdere quel cretino! >> . È la voce  di Hikaru che, spazientita, trascina Keichi per la collottola della mantella nera.
Il ragazzo, guarda per un attimo ancora, con aria rassegnata, l’amico; poi annuisce e si incammina lungo il percorso, cercando di raggiungere gli altri.
Al quel punto, e solo a quel punto, Ryan si accorge che non c’è nessuno che lo loda o che scatta foto.
Dove diavolo è finito Keichi? Si guarda intorno e lo vede allontanarsi su per una salitella.
Ah! Evidentemente sta cercando un punto migliore dove farmi una foto e sta conducendo tutti gli altri là!
<< Arrivo Keichi! Aspetta!! >> . Ryan si lancia sulla salita, rincorrendo l’amico.
Dall’alto di uno scoglio, una ragazzina osserva tutta la scena e sorride, scostandosi i capelli blu dalla fronte.
 
<< Hikaru …? >>
<< … Sì … >>
<< Ma come … ? >>
<< È successo e basta! >> risponde scocciata.
<< Ma che dici?! Non è una cosa da niente! E ora? >>
<< Ragazzi … cosa … cosa facciamo? >> chiede preoccupata Hevil, iniziando a tremare.
Ryan arriva in quel momento.
<< Ehi ragazzi! Cosa sono quelle facce preoccupate? Allegria! Non disperatevi! La star è arrivata! >>
<< Ma quale star e star! Sai che fine farebbe la star se si avvicinasse solo di un altro centimetro a me?! >> gli dice, particolarmente adirata, Hikaru.
Ryan ammutolisce un attimo, indietreggiando di un po’. Poi riflette. Un bivio … le strade entrambe deserte . .. qualcosa che non va ….
<< No, non ci arrivo proprio >>. Scuote la testa, tenendosi con una mano il mento e fissando i ciottoli per concentrarsi.
<< Questo è proprio scemo! >> si lamenta l’angelo.
Hevil si avvicina timidamente al biondino.
<< Senti, non è molto difficile … ascolta … ecco la verità … la verità e che noi ci siamo … >>
<< Non dirlo!!! >>. L’urlo in coro di Keichi e di Hikaru rimbomba tra le pareti rocciose degli scogli.
<< Non dirlo, è tutto ok >>  dice Keichi, tranquillizzando la diavoletta, vedendola tremare dallo spavento.
<< Si, si, possiamo risolvere tutto, basta decidere una cosa >>  interviene Hikaru.
<< Che cosa? >> chiede Ryan.
<< Oh, ma ci sei o ci fai? >>
<< Che dovrei rispondere? >> . L’angioletto si sbatte una mano sulla fronte a mo di disperazione e sbuffa.
<< Destra o sinistra, idiota! Destra! Oh! Sinistra!! >> urla poi, guardandolo con gli occhi infuocati.
Ryan, appresa la situazione, si alza in piedi, riprendendosi dallo shock di prima, e , scrollandosi di dosso la polvere con fare regale (io continuo a dire che sembra più snob che altro), tossichia un po’. Poi inspirando dice, in modo autoritario (o almeno ci prova):
<< Ragazzi, avete di fronte un mago di classe A! >>
<< Sì, che è stato bocciato, infatti >>
<< Ehm, ehm! >> continua lui, lanciando un’occhiataccia all’angelo che aveva parlato.
<< Dicevo, un mago di classe A nello scovare la soluzione! >>
<< Ah, mi pareva! Adesso sì che stiamo in buone mani! >>
<< Hikaru, dai! Che tanto peggio di così non può andare >> interviene Keichi. Ryan sente come una piccola freccia prenderlo in fronte. Sdeng.
<< Ehm .. un tempo ho sentito una persona che diceva una specie di proverbio .. “mai dire mai” mi sembra … >> . Anche con le parole di Hevil arriva un’altra freccia dritta alla fronte. Sdeng.
<< Mh. Giusto. Soprattutto con una persona del genere >> e dicendo questo Hikaru indica il biondino che ormai assomiglia più ad una statua di marmo che ad una persona.
<< Insomma, mi ascoltate?! >> dice poi, accorgendosi del silenzio che si è creato.
<< Allora, seguendo il mio intuito, dovuto alla mia grande bellezza, la strada giusta da prendere è .. quella a sinistra! >> .
Segue un attimo di silenzio.
<< Bene, perfetto. Ciao, ci vediamo, io vado a destra! >> fa Hikaru, salutando tutti e avviandosi per la stradina, svolazzando di qua e di là.
<< N … no! Hikaru … Hikaru aspetta! Potresti perderti! >> . Hevil, preoccupata, la segue.
<< Dove credete di andare, voi due? >>
Rimasto solo, Ryan, di nuovo inanimato come un pezzo di pietra, pensa a quanto forte sia la fiducia dei suoi compagni nei suoi confronti.
<< Che fai, Ryan? Non vieni? >> . È la voce di Keichi, che lo chiama dalla strada a destra.
<< Meglio stare in gruppo o rischiamo di perderci a vicenda! >> .
Ryan li vede sbracciarsi, facendogli segno di seguirli. Si rianima e li raggiunge, correndo.
Mano a mano che i cinque si allontanano dal bivio, una fitta nebbia invade la strada. Un piede atterra gentilmente sui ciottoli, seguito dall’altro.
Il mantello verde mela, cade sulle curve e la donna inizia a camminare, diretta nella stessa direzione dei ragazzi.
Poco dopo, quando la figura della donna scompare tra la nebbia, un altro paio di scarpe, stavolta blu, atterra sulla stradicciola e anche loro si incamminano per la stessa via. Tra il silenzio si sente una piccola risata divertita.
Che fine hanno fatto le classi in gita? Beh, vediamo di dirlo e di toglierci subito il disturbo.
Tra la folla, il ragazzo sta cercando quel tizio con un angelo e un diavolo appresso, ma non lo trova. Che sia già andato in quel posto? Milvy aveva fatto proprio un buon lavoro! Bene, avrebbero risolto la situazione prima del previsto.
Fa un passo per uscire dalla locanda nella quale gli alunni si erano recati per riposare, quando sente quella strana tizia con i capelli rossi urlare:  << Keichi!! C’è Keichi?! Dov’è finito quel ragazzino?! >>
Oh, no. Se scoprono che quel tizio manca è la fine. Non possono ancora competere contro la gilda superiore dei maghi dell’accademia. Pensando questo, il ragazzo schiocca le dita e una polverina si sparge, improvvisamente, su tutti i residenti nella locanda, che sprofondano in un sonno istantaneo.
Dopo aver controllato che tutti stessero dormendo, esce, per raggiungere la sua gilda.
 
<< Dove siamo? >> chiede timidamente Hevil.
<< Non chiedere e sta zitta >> le risponde Hikaru.
<< Ma … non si vede niente .. >>
<< Un po’ di pazienza, Hevil, neanche noi con la magia riusciamo a dileguare questa nebbia, quindi aspetta che se ne va e niente paura >> interviene Keichi, accarezzandola sulla testa.
<< Su, forza! Che li perdiamo! >> sbuffa Hikaru.
Ryan, cammina accanto a Keichi, senza smettere di guardarsi intorno. Perché non avevano preso l’altra strada? Sicuro che fosse peggio di questa?
Mentre i quattro stanno camminando, qualcosa da dietro, li attacca.
Keichi se ne accorge, ma prima che possa difendersi, uno scroscio d’acqua, annienta il pericolo.
<< Cosa … cosa è stato?! >> fa Hikaru, scossa dall’accaduto.
<< Non so .. ma qualcuno o qualcosa ci osserva >> risponde Keichi, mettendosi in posizione d’attacco.
<< Già, e non penso abbia buone intenzioni >> concorda Ryan mettendosi schiena a schiena con l’amico. Le ragazzine, invece si mettono ai lati e si guardano intorno. Sono tutti pronti per contrattaccare da ogni direzione. Tutte, meno che una, la più ovvia.
Dall’alto parte un lungo ramo appuntito, contro Keichi, che, sorpreso, non riesce ad evitarlo.
Il ramo si schianta a terra e il ragazzo viene trascinato via un attimo prima dello scontro. La spinta è talmente forte che va a sbattere contro qualcosa di duro; pietra, forse.
Dalla pietra su cui è andato a sbattere esce della polvere.
La schiena gli fa male; ha preso una bella botta, ma riesce comunque a rimettersi in ginocchio.
<< Keichi! >> strilla Hevil, preoccupata.
<< Tutto a posto? >> . È una voce nuova, che glielo chiede.
Keichi si gira verso il punto da dove proviene la voce e tra la nebbia scorge una ragazza alta sì e no quanto lui. È slanciata e magra. Porta i lunghi capelli blu notte raccolti in una lunga coda; la frangia sul viso, scalata, le scende sulla guancia sinistra.
Tiene la mano destra chiusa a pugno e l’altra rivolta verso il ragazzo, per aiutarlo a rialzarsi.
È vestita in modo pratico, dei pantacollant neri sotto una lunga maglia rossa e bianca a strisce e pois rossi. Alla vita ha un marsupio  rosso.
<< Forza! Non abbiamo tempo da perdere! >> fa lei al ragazzo, rimasto per un momento a fissarla, allibito.
<< Ci … ci conosciamo? >>
<<  Non è tempo per queste sciocchezze! >> continua lei, aggrappandosi alla mano del ragazzo e tirandolo su, visto che lui era rimasto là, immobile.
<< Sì … >> . Keichi non ha capito proprio bene la situazione, comunque, vedendo arrivare Hevil preoccupata, non può fare a meno di sorriderle.
<< K … Keichi! Tutto a posto? >> gli chiede lei, affannata.
<< Sì, non … >> ma prima che riesca a finire di parlare, il ragazzo vede in mezzo la nebbia un ramo come quello di prima che si lancia anch’esso su di lui. Pure Hevil se ne accorge e insieme annuiscono.
Dopo un breve bagliore, il ramo viene schiacciato da un incredibile martellone rosso, sbucato dal nulla.
Dalla polvere che scaturisce il martello, sbuca fuori la faccia inespressiva di Keichi che, con la calma più “innaturale” del mondo,  se ne esce con un << Oh … scusate >> .
La ragazza sorride compiaciuta e strizzando gli occhi, fa il segno dell’ “ok” con il pollice al ragazzo.
<< Non eccitatevi troppo, ragazzi >> . Dalla nebbia, una figura appare. Cammina, lentamente; il rumore dei tacchi echeggia sulle pareti rocciose.
Una donna sbuca dal fumo. Ha i capelli color pesca che le arrivano sotto le orecchie e un paio di occhiali rotondi. Al vento il cappello, la mantella e il vestito, tutti di un color verde mela, si muovono ondeggiando.
<< Adesso, è il nostro momento >> fa la donna, schioccando le dita.
A quel suono, dal nulla compare dietro di lei un ragazzo alto e robusto con due guantoni di ferro grigio alle mani. I suoi capelli sono strani: la parte di sopra è di un bianco candido mentre la parte di sotto (nuca e basette) è marrone molto scuro. Il ragazzo indossa una canottiera blu e dei pantaloni da ginnastica neri.
<< Ehi, Milvy!! Dimentichi che ci sono anche ioo!! >> fa qualcuno da sopra gli scogli; probabilmente è la stessa persona che prima aveva lanciato quei rami.
Dall’alto scende un ragazzo con le orecchie a punta e i capelli mossi di un  verde acceso. Porta una mantellina color nocciola e sotto una maglietta color verde mela. Indossa anche dei pantaloni arancioni stretti da una cinghia color nocciola.
<< Posso fare le presentazioni, Mil? >> chiede lui, rivolto alla donna.
<< Milvy! Il mio nome è Milvy, razza di stupido! E comunque sia le presentazioni spettano al capo! >> risponde lei, inviperita.
<< E chi è qui il capo? >> continua quello, inclinando la testa di lato.
<< MMmmm!! >> mugola la donna per non urlare. Poi schiocca le dita e il ragazzo dai capelli strani si fa avanti. L’elfo si zittisce.
Nel frattempo la nostra combriccola li osserva. La ragazza e Hikaru incrociano, involontariamente, gli sguardi e si sorprendono avvicenda visto che stanno cercando di trattenere entrambe  una risata alla vista di quello strano gruppo.
<< Ehm, ehm >> richiama l’attenzione la donna.
<< Bene. Allora. Io sono Milvy, la superiore; lui è Giade >> dicendo questo indica il ragazzo con i guanti metallici << E questo >> continua  con aria spazientita << È Rendy; noi siamo i “Green Flower” >> .
Quello saluta, sorridendo. << Ciao, ciao! >> .
I tre rimangono allibiti; la ragazza un po’ meno sorpresa.
<< Bene, detto questo, preparatevi >> dice Milvy, aprendo la mano e rivolgendola agli avversari.
<< Sapete combattere? >>
<< È proprio d’obbligo la lotta? >> chiede Keichi, con sguardo assente.
<< Di più >> fa la ragazza sorridendogli  << È inevitabile >>.
Il ragazzo alza le spalle e con un bagliore scioglie la fusione con Hevil.
<< Mettiti al sicuro da qualche parte >> le dice poi con fare più energico. In seguito, rivolto ad Hikaru: << Hikaru >> .
Quella si volta.
<< Fusione >> .
A quelle parole il sorriso dell’angelo diventa malefico.
<< Ok! >> e si avvicina al suo protetto.
<< Ryan, … e tu! >> dice Keichi all’amico e alla ragazza << Battetevi come meglio potete >> .
I due annuiscono.
<< Sarà fatto! >> .
“ Eccolo qui, il potere si sta già liberando. A poco a poco potrà essere percepita anche la sua aurea” pensa Milvy.
<< Possiamo agire anche subito, no? Perché aspettare! >> interviene Rendy, facendo spuntare un germoglio dal terreno che si trasforma a grande velocità in un fusto enorme.
Milvy sorride << Sì … perché dobbiamo aspettare che si preparino … ? >> .
Ryan interviene: << Perché noi vi abbiamo aspettato, mentre vi presentavate! >> .
<< Mm … direi che non fa differenza … noi siamo i cattivi >> e dicendo questo Milvy sfoderò un ghigno perfido.
Nello stesso istante in cui Keichi sta effettuando la fusione con Hikaru, Rendy lancia il  suo fusto contro di loro. Lo schianto crea una nuvola di fumo (come se non ce ne fosse abbastanza di fumo!).
Rendy cerca di tirare verso di sé il ramo, ma inutilmente; qualcosa lo blocca.
Dall’alone di polvere compare una mano che stringe una parte del fusto, di due metri di diametro, senza lasciarlo andare.
Keichi, con la testa abbassata e il vento che gli muove la mantella, ha una strana aura che lo circonda.
Ryan la riconosce e fa cenno alla ragazza di fare un passo indietro, poi, si prepara a combattere contro il ragazzo dai capelli strani, Giade, se non sbaglia.
Avendo capito l’obbiettivo del ragazzo biondo, la ragazza gli si avvicina.
<< È meglio di no >> gli fa << Potrebbe essere troppo forte per te che hai una magia dell’aria; la terra potrebbe sopraffarti. Lascia fare a me! >> e poi indicando Milvy << Tu occupati di quella là >> .
Ryan non è molto d’accordo, ma sembra che la ragazza se ne intenda, perciò annuisce.
Keichi alza la testa e spalanca gli occhi, di un rosso intenso.
Alla ragazza scappa un fischio di apprezzamento.
<< Adesso si fa sul serio! >>  urla lui, scrocchiandosi le mani. L’aura malefica si fa più potente.
Rendy, per nulla sorpreso e anzi, divertito ritira il ramo che gli si attorciglia al braccio.
<< Bene bene! Ci sarà da divertirsi! >>
<< Meno chiacchiere, più azione, Rendy >>
<< D’accordo Mil >>
<< Milvy, Rendy, mi chiamo Milvy! >>
<< Ne abbiamo ancora per molto?! Non ho tempo da perdere con dei piantagrane del genere, io! >> interviene Keichi, con tono di sfida.
<< Ah, non fargli troppo male. Ci serve intero >> dice in un bisbiglio Milvy a Rendy, prima di vederlo sparire.
Keichi sorride e scompare pure lui.
Li si vede a scatti mentre si scontrano, uno a suon di rami, l’altro a suon di bastonate (anche la trasformazione di Hikaru ha in dotazione un bastone, più grande del martello di Hevil e di un bianco candido; troppo candido per il fine per cui è usato!).
Nello stesso momento sono aperti altre due scontri: la ragazza, contro Giade e Ryan, contro Milvy.
La ragazza fissa Giade, che ricambia, inespressivo. Poi di colpo dal nulla appare un’onda d’acqua, immobile accanto alla ragazza, (come fosse plasma) e si alza un  enorme polverone dal terreno. I ragazzi rimangono immobili quando le due forze della natura si scatenano fra loro.
Tra suoni di bastoni che si scontrano, tuoni e uragani che lottano sena muovere un dito, si sta svolgendo in quel campo di battaglia un altro scontro, un po’ meno acceso, ma comunque molto teso: Ryan vs Milvy!
<< Eccoci qua >> fa Ryan.
<< Eccoci qua >> fa eco Milvy.
Facendo finta di niente, come se non fosse per niente difficile, Ryan crea con l’aria una statua di Venere e la mostra all’avversaria  come per dire “per me è una sciocchezza”.
Quella, guarda la statua d’aria con la stessa noncuranza e ne crea una identica con delle foglie verdi comparse dal nulla.
<< Sai >> fa Ryan, sempre con aria indifferente << Io ho vinto un sacco di premi di bellezza >>
<< Ma guarda >> fa l’altra << E quanti, con precisione? >>
<< Mah, una centinaia >>
<< Mm. Un po’ poche. Io ne ho vinti un milione e non scherzo >>
<< Mm >> .  Ryan alza le spalle.
<< Beh, dipende anche dall’età >> continua poi.
<< Anche per fare il secondo anno di magia, ci vogliono massimo quindici anni. … dimmi tu quanti ne hai? >> . Domanda retorica. Lo sa benissimo che è stato bocciato.
<< Beh, penso che un bel ragazzo faccia più effetto se rimandato almeno una volta >>
<< Quindi l’anno prossimo, quando ripeterai di nuovo l’anno, non cambierà molto la tua reputazione >>
<< La mia reputazione è perfetta >>
<< Mm >> Milvy ride sotto i baffi << A me risulta invece pessima >>.
Ryan alza leggermente un sopracciglio per il nervoso ad occhi chiusi.
<< Perfetta >> dice poi con determinazione.
<< Pessima >> scandisce bene le lettere, Milvy.
<< Perfetta >>
<< Pessima >>
Ryan ora è arrabbiato, molto arrabbiato, ma non fa in tempo a lanciare un incantesimo che atterra in mezzo a loro Keichi, con l’ingombrante bastone bianco.
<< AAH!!! Basta! Ora ti faccio vedere io, elfo dei miei stivali!! >> .
Detto questo si ferma e smaterializza il bastone. L’aura assassina comincia a ribollire nell’aria. Dalla mano destra, il ragazzo fa apparire un martellone, stavolta rosso, come quello di Hevil, che però è circondato da fuoco.
Fuoco! Ecco! Ora sì che si mette male!
Anche la ragazza si è girata a guardarlo, attirata dall’aura tremendamente calda.
<< E ora voglio vederti strisciare, stupido orecchie appunta!!! AH AH AH!! >> urlava di gioia Keichi, volteggiando il martello infuocato.
Rendy rabbrividisce alla vista del fuoco e si va a nascondere dietro Milvy.
<< Milvy, aiutami, ti prego! Il fuoco no! >> .
Milvy sbuffa spazientita. In due non ce l’avrebbero fatta contro quella forza della natura. Per il momento la partita è finita.
<< Su, Giade, andiamo, qui abbiamo finito, per questa volta >> .
Giade annuisce e si volatilizza. Milvy lo segue, salutando i quattro ragazzi, di cui uno con in mano un martello rovente,  rimasti là, a guardarli.
Dopo la loro ritirata segue un tremendo silenzio. Poi un forte odore di bruciato.
<< Ahia! Brucia! Brucia! Scottaa!! >> Keichi urla di dolore lasciando andare l’enorme martello, che si schianta su una lastra di granito blu.
Il ragazzo sciogliendo la fusione con Hikaru, si soffia la mano bruciata.
<< Fiù, meno male; un altro po’ e ci lasciavamo la pelle >> ride la ragazza poggiando i pugni sui fianchi.
Poi, osservando Keichi saltare di qua e di là con la mano rossa e Ryan depresso che continua a ripetersi “perfetta … pessima … perfetta … pessima …” non può fare a meno che scoppiare in una fragorosa risata.
I due così si voltano verso di lei.
<< Mamma mia! Siete troppo buffi! Salve, piacere di conoscervi! Mi chiamo Candy Larry ma chiamatemi pure Candy Ly! >> e porge entrambe le mani ai due ragazzi che la guardano di lato. Poi avvicinano le mani.
<< Sì .. sì, piacere, Keichi >>
<< E io sono Ryan, piacere >> .
<< Sentite ragazzi, devo chiedervi un favore! Appartengo a quest’isola da tanto tempo, ma giusto ieri sono stata iscritta alla vostra scuola e devo andare a questa accademia di magia con il vostro pullman che domani ritorna là! >> .
I ragazzi rimangono un attimo scioccati dalla sequenza di parole di fila che la ragazza fa uscire di bocca, gesticolando con le mani in modo eccesivo.
<< E insomma mi chiedevo se … potessi venire con voi sul pullman, grazie! Siete davvero gentili! Non mi aspettavo una risposta così positiva da parte vostra! Si vede che ho fatto colpo, ma non avete speranze, sappia telo! Comunque noi tre … cioè noi cinque faremo una grande squadra! >>.
Parlò talmente veloce che i due si ritrovarono stretti al collo dalle braccia di Candy Ly prima che potessero aprire bocca.
Così, mentre tornavano al pullman e Candy Ly faceva amicizia con Hikaru, trovandosi pienamente d’accordo con lei, e con Hevil, a cui comunque risultò simpatica, i ragazzi non si accorsero del granito blu che il martello di Hikaru aveva distrutto.
Un’ombra oscura (ancora con queste ombre! Ma non vi preoccupate, fra un po’ si sveleranno) si inginocchiò accanto ai cumuli del granito e, prendendone un pezzo, lesse qualcosa scritto: “il leggendario discendente con entrambi i poteri, del bene e del male, riuniti in un unico corpo” … .

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Capitolo 7
*** un ennesimo imprevisto ***


 E con un po’ di ritardo ecco il continuo di questa storia assurda … spero piaccia a tutti! Baci baci Astrid 5E.
 
Una mano sbatte furiosamente contro un muro.
<< Incompetenti! >> ringhia.
Rendy strizza gli occhi alzando le spalle, come per nascondercisi dentro.
Milvy sbuffa, guardando fuori dalla finestra. Giade rimane impassibile.
<< Possibile?! >> continua la voce << Vi siete fatti battere da dei ragazzini! Inetti! >>
<< Vacci piano, Skullm! Anche tu non saresti stato in grado di compiere la missione! >> . la voce di Milvy rimbomba dentro la cappella.
Quello, la guarda come se avesse appena detto una parolaccia e le risponde, acido.
<< Non sarei stato in grado? Io? Cosa dire di voi, Milvy, che non siete neanche stati in grado di riconoscerla, la missione >> . Un ghigno appare sul volto della figura, mentre il Green Flower (la gilda di Milvy, per chi se ne fosse scordato), si guarda con sguardi dubbiosi.
<< Cosa? >> fa poi Rendy, piegando la testa di lato.
La figura non smette di ridere. << Incapaci, incapaci >> continua a dire, dondolando la testa.
Il sopracciglio di Milvy si inarca e Giade avanza di un passo.
<< Ragazzi! Vorreste mettervi contro di me? Io? Che almeno ho fatto il mio dovere? Non fatemi ridere! >> continua a sghignazzare.
<< Comunque sia >> fa la strega, sorridendo, << Il capo non ci aveva parlato di una vera e propria missione  >> .
La figura alza le spalle. << Voi non siete tenuti a sapere nulla, mia cara >> risponde poi, con tono di superiorità.
Cala il silenzio. Qualche pipistrello svolazza squittendo.
<< Uffa, che noia! Se siamo venuti qui per non fare niente, ce ne possiamo andare? >> si stiracchia Rendy.
Gli altri si girano a fulminarlo con lo sguardo.
<< Che c’è, Mil! >> fa lui, spaesato.
Milvy alza gli occhi al cielo e sospira.
<< Lo ammetto, Skullm, Rendy un po’ di ragione ne ha! Dove diavolo è andato a finire il capo?! Noi siamo venuti a fare rapporto a lui! >> urla poi, girando la testa in cerca di qualcosa.
La figura soffoca una risata. << Il capo? >> continua a ridere.
<< Già, lui, non si vede da giorni ormai, non che io l’abbia mai visto in faccia, s’intende >> continua lei.
<< Mi sembra logico, conoscerne l’identità è un privilegio concesso solo a pochi; neanche io so cosa si nasconde sotto il suo mantello, te l’assicuro >>  .
Giade si fa avanti, inespressivo ma minaccioso.
<< Dove si trova. >> scandisce le parole, atone, avvicinando i pungi di ferro tra loro.
La figura tamburella con le dita su un bracciolo della poltrona scarlatta. Incrocia le gambe e appoggia la testa sull’altra mano, piegata.
<< Sì … il capo >> dicendo questo sogghigna << Beh … lui … è in missione … >> .
Milvy lo guarda storto.
<< Possibile? Il capo? >> cerca di continuare la discussione.
<< A-ha, cara mia, il tempo per le chiacchiere è finito! >> risponde in tono cantilenante quell’altro, ondeggiando il dito magrissimo a destra e a sinistra. Dopodiché schiocca le dita e sparisce.
<< Andiamo ragazzi >> fa Milvy, seccata, girando i tacchi.
<< Qui abbiamo finito >> .
<< Ma Mil, chi penserà a quei ragazzini? >>
<< Zitto, Rendy, sei anche tu un ragazzino! E comunque non è più affar nostro. Ci ritorneremo quando ce lo ordinerà il capo >> risponde lei, iniziando a camminare lungo il corridoio verso l’uscita, facendo echeggiare il rumore delle sue scarpe.
Rendy la segue a ruota.
Giade, rimane immobile, a fissare la poltrona vuota sulla quale prima era seduto uno strano personaggio.
Apre le narici e inspira a scatti, come un cane quando cerca di rintracciare qualcosa con l’odore.
<< Muoviti, Giade >> . È la voce di Milvy, spazientita dalle domande di Rendy.
“ In missione … “
 
 
<< Keichi!!!! >> .
Oh, no. Ancora quella voce squillante.
Fai finta di niente, fai finta di niente.
Affretta il passo.
<< Keichi, fermati! >> . Inutile scappare. Lo afferra per il collo e lo immobilizza con il gomito sulla trachea.
 << Ehi, Candy Ly, non ti pare di stringere un po’ troppo? >> fa il ragazzo rosso in viso, incapace di respirare.
<< No, ma che dici! Questo è allenamento! >> continua lei, noncurante delle braccia del mago che si divincolano in cerca d’aiuto.
<< F … forse dovresti lasciarlo andare … non vedi che … che … >> si avvicina Hevil.
<< Sta soffocando, idiota! Non ci vuole tanto a dirlo! >> la rimprovera Hikaru, dandole uno schiaffetto sulla nuca.
<< Ma … è una parola triste e poi … >> continua il diavoletto arrossendo e scuotendo la testa a sguardo basso, cercando le parole.
Candy Ly e Hikaru alzano gli occhi al cielo. Niente da fare; Hevil è pur sempre Hevil.
<< Ra … ragazze! Vi dispiacerebbe darmi una mano?! … sto … sto … >> la voce di Keichi si affievolisce sempre più.
Essendosene dimenticata, la ragazza dalla lunga coda blu mare abbassa lo sguardo sul volto porpora del ragazzo e, come risvegliatasi da un lungo sonno, scioglie la presa, facendolo respirare.
Il giovane, inspirando a piani polmoni, si accascia a terra.
<< Oh! Mi dispiace, scusami! >> fa ora Candy Ly, preoccupata, piegata sul corpo quasi esanime del ragazzo.
Da questo, esce una piccola nuvoletta bianca.
“ Sto … bene … ” fa la nuvoletta, con sguardo beato.
Alle tre ragazze, si rizzano i capelli in testa, spaventate, e cercano in tutti i modi di far riprendere conoscenza a Keichi, saltando per recuperare la nuvoletta a forma del ragazzo.
In quel momento, arriva Ryan, tutto pimpante.
<< Ragazze! Che succede? >> chiede sorridendo.
Nessuno lo degna di una risposta.
<< L’hai preso? >>
<< Ci … ci sono quasi! >> esita Hevil, rincorrendo la nuvoletta.
<< Andiamo mostriciattolo! >>
<< Senti chi parla, Hikaru! Forza con quelle alette! Io cerco di svegliare il corpo! >> fa Candy Ly, inginocchiandosi verso Keichi.
Gli prende il volto fra le mani e lo fissa. Keichi sembra quasi addormentato con gli occhi chiusi e la bocca socchiusa.
La ragazza alza una mano, quasi per poggiargliela sulla guancia rosea.
Poi prende e gli molla uno schiaffo. Ma uno forte.
<< Ehi! Vacci piano con quel braccino! >> . È Hikaru, mezza rossa per la maratona “ volante ” che sta facendo.
Candy Ly alza lo sguardo. E incrocia la faccia allegra di Ryan.
Quello è ancora con la faccia sorridente, impassibile, come era arrivato.
<< Oh, ciao Ryan, non ti avevo visto >> fa Candy Ly, spontaneamente.
<< Che sta succedendo? >> . Ryan rimane con gli occhi strizzati in quel sorriso che pare un po’ finto (forse lo è?).
<< Mm. Beh, c’è Keichi che ha quasi perso i sensi >> risponde lei, vacua.
<< E come mai? >> sempre lo stesso sorriso.
<< Mm … >>
<< Diglielo, Candy! >> . Si sente l’urlo infuriato di Hikaru.
Candy Ly fa l’indifferente fischiettando, strofinandosi il braccio sinistro con la mano destra e guardando da un’altra parte.
<< Candy  Larry … >> fa Ryan, guardandola in faccia.
<< Ly … >> bisbiglia quella abbassando impercettibilmente lo sguardo
<< Cosa ? >>
<< … Ly … mi chiamo Ly per voi >>
<< Questo però non risponde alla domanda che ti ho fatto >> continua l’altro, alzando un sopracciglio.
In mezzo a tutta questa confusione si sente un colpo di tosse.
<< Ugh … Candy Ly, questa me la paghi >> fa Keichi, alzandosi a stento. Accanto a lui, Hevil sospira di gioia.
<< K … Keichi! >> Candy Ly si butta al collo del ragazzo << Mi sono così spaventata! >> .
<< Non credere di passarla liscia! >> sbraita Hikaru, ansimante.
<< Un’altra corsa così te la fai te, la prossima volta! >> sbuffa poi, sedendosi sulla spalla di Keichi.
<< Scusate, scusate, non volevo, davvero >> si scusa la ragazza alzando le mani al petto e poi abbassando lo sguardo, tristemente.
I tre si guardano negli occhi.
<< Basta che non ricapiti più >> le dice Keichi, in tono rassicurante.
<< Già! In fondo non mi dispiace parlare con qualcuno che mi capisce! >> le strizza l’occhio l’angioletto.
<< A me stai simpatica, Candy Ly! >> confessa Hevil tutto d’un fiato, rossa come un pomodoro.
Commossa da tutto quell’affetto, la ragazza si sbraccia verso i tre, che la guardano spaventati.
<< Ops, scusate >> fa lei mostrando la lingua.
La campana riecheggia nel cortile della scuola. I ragazzi alzano lo sguardo al cielo: è ora di andare.
<< Bene, Candy Ly, che ne diresti di muoverci? >>
<< Sì, Keichi! Meno male che ci hanno messo nella stessa classe! >> .
In effetti, appena arrivata, Candy Ly si era presentata alla vice presidenza attaccata al braccio di Keichi, dichiarando di voler essere inserita nell’unica classe dove già conosceva qualcuno della sua età.
<< Già >> sospira Keichi << Che coincidenza! >>
<< Eh, il caso >> . Sul volto della ragazza appare un sogghigno.
<< Mm … >> . Qualcuno mugugna.
Keichi alza lo sguardo.
 << Che hai, Hevil? >> .
 La diavoletta sta riflettendo, tenendosi con la manina il mento rotondo.
<< Mm … ho come l’impressione … >>
<< … Di aver dimenticato qualcosa? Non sei l’unnica >> la interrompe Hikaru.
<< Beh, io ho sempre sentito dire che se non ci si ricorda qualcosa che si è dimenticato, allora non era poi così importante >>  sorride dolcemente Candy Ly, al diavolo.
Lei contraccambia, annuendo rossa in viso.
<< Hai, ragione, sarà così >>.
E allegramente si dirigono in classe.
Ma in effetti …
Se vogliamo essere sinceri … qualcosa se la sono dimenticati … o meglio … qualcuno …
Ryan se ne sta lì, immobile, con la stessa espressione di prima.
La cartella sottobraccio e la faccia sorridente; troppo sorridente; talmente sorridente che le guance iniziano ad arrossarsi per quanto vengono tirate.
Ma starà sorridendo? A me pare più una smorfia contorta che sta facendo per reprimere un urlo di rabbia.
Però lui aspetta, perché sa che torneranno.
<< Scusa, ci siamo accidentalmente dimenticati di te >> diranno;
<< La tua bellezza era accecante, non siamo  riusciti a sopportarla >> si scuseranno. E lui li ascolterà, perché è più grande e più saggio di loro.
Tutti possono sbagliare e così loro hanno fatto. Ma non si ripeterà, ne è certo.
Tutti gli studenti stanno pian piano entrando a scuola.
Chi  gli passa accanto, non può fare a meno che guardarlo con aria stupita: che cavolo ci fa quello là immobile che sorride?! 
Il bidello nota la folla che passa davanti al biondino per guardarlo; ma ci fa o ci è?
<< Forza in classe! In classe! >> inizia ad urlare poi, muovendo la scopa a destra e a manca.
<< Forza, giovanotto, anche tu! >> urla rivolto a Ryan, impassibile.
Ma davvero, si sarà mica ibernato?
Il vecchio sbuffa e alza le spalle. Poi, inizia a spazzare tutt’intorno al ragazzo.
<< Etciù! >> .
<< Oh! Ragazzo, meno male! Su, corri, che la scuola sta iniziando! >> dice poi, lo spazzino, spingendo il biondino, ripresosi come da un flash mobe (si scriverà così?!) durato anni.
<< Ma … ma se me ne vado i miei amici non potranno vedermi e adularmi! >> sbraita cercando di rallentare il vecchio.
<< Sì, sì >> fal’altro, noncurante.
Le ore di scuola passano molto in fretta. Beh, adesso può sembrare che il titolo non ci azzecchi molto con ciò di cui parla la storia …
Bene, se è ciò che credete, credetelo, non c’è nessun problema! (sghignazza).
Sta di fatto che non devo perdere tempo a discutere con voi, io! Non mi pagano mica per questo! … Oh! Ecco, finalmente! Non aggiungo altro e mi ritiro nel mio angoletto di voce narrante. Au revoir!
Qualcosa, proveniente dalla stradina ghiaiosa del parco, si sta avvicinando …
<< Scusami ma … davvero?! >> la voce di Keichi suona stupita.
<< Già >> . Ryan mangia pian piano il suo gelato.
<< Io lo sapevo! >> sorride allegra Candy Ly, leccando il suo ghiacciolo turchese.
<< E dirmelo, no? >> le sorride a sua volta Keichi, in modo provocatorio.
<< Uffa, quanto la fate lunga! Il microbo si è cucito la bocca con un gelato, no? Bene, fine della storia! >> . È la voce esasperata di Hikaru (tranquilli, non dice sul serio).
<< Mm, sarà >> sussurra il biondino.
Ma nessuno lo ascolta.
Il parchetto è deserto. Strano! Di solito c’è un sacco di gente che si rilassa sotto al sole prima di dedicarsi ognuno alle proprie faccende!
<< Ragazzi, io mi sto stufando! >> interviene Hikaru, nel silenzio, con aria spazientita.
<< Che hai, Hikaru? >> le chiede preoccupata Candy Ly.
<< Ha le smanie … >> . Keichi è sovrappensiero. Non è un buon segno quando Hikaru è nervosa. Sta per succedere qualcosa.
<< Ryan >> .
Quello non risponde.
<< Ryan! >> fa di nuovo il ragazzo dagli occhi verdi, scuotendo l’amico per un braccio.
<< Che c’è?! >> gli risponde l’altro, guardandolo storto.
Keichi lo fissa. Gli occhi verdi di lui si incrociano con quelli color lavanda dell’amico.
<< Mi dispiace, a nome di tutti >> .
Ryan strabuzza gli occhi. Keichi fa sempre quello che ti aspetti che faccia.
<< Davvero, mi dispiace, non volevo realmente evitarti; non ti avevo visto sul serio >> . Detto questo avvicina Candy Ly, che cerca di svignarsela.
<< Questa qua è stata un po’ troppo cattiva con te! >> la rimprovera ridendo.
<< S … sì, scusami, Ryan … è che … >> fa lei, scherzando.
<< … Non sono brava con le parole .. >> dice poi, con tono più serio.
Ryan è commosso. Non gli era mai capitato prima che qualcuno gli avesse chiesto scusa di sua spontanea volontà. Si sente fiero, ora, di quei ragazzi.
<< Non preoccupatevi; adesso  è tutto a posto! >> e dopo tanto tempo, il solito sorriso beffardo compare di nuovo sul  volto del biondo.
 
In quel preciso istante … qualcosa arriva dall’alto … (se ci fosse un altro mestiere oggigiorno con una paga decente, credetemi, farei altro nella vita)
<< Scusa, ma che cerntra?! >>
<< Eh? >> si gira a guardarla, Keichi << Hikaru, con chi stai parlando? >>.
Lei se lo guarda con aria scocciata. Poi alza lo sguardo e alza le spalle.
<< HU-HU-HU! >> . Dall’alto, come ho detto, arriva questa risata assordante  seguita da un’altra più lieve.
I cinque si guardano intorno, spaesati.
<< Ma che sta succedendo? >> chiede Keichi.
<< Oh mio dio! Che cavolo! >> scoppia Hikaru.
Keichi la guarda; sì, qualcosa non và. Ci sono solo due cose che fanno innervosire così  Hikaru: Hevil e …
Qualcosa  atterra in un modo che può sembrare tutto tranne che regale o elegante (perché tutto ciò mi ricorda qualcuno?).
Ryan scuote la testa, con espressione  incerta.
Sì, dicevo, solo due cose fanno imbestialire Hikaru, Hevil e …
Scarpe rosa, minigonna bianca, calzettoni  dello stesso colore a fisarmonica fino alle ginocchia,due pon-pon fucsia  e una maglietta rosa con un cuore rosso al centro; capelli legati in due o in una coda.
…. Le cheerleader …

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Capitolo 8
*** le tre cheerleader ***


 Ciao a tutti! E scusate per il ritardo (chi invece non ha aspettato, ancora meglio!). ho avuto un po’ da fare tra compiti in classe e compiti a casa (anche quelli non sono pochi ^^) ma comunque sia, ecco finalmente l’ottavo capitolo. Non so se ho suscitato particolare interesse per questa storia; lasciatemi dire solo che ci vorrà un bel po’ per finirla (e la mia pigrizia non aiuta)! Quindi aspettate fiduciosi e vedrete. Una abbraccio a tutti coloro che mi seguono,  ASTRID 5E
Un gruppetto di svampite. Quello, è un gruppetto di svampite.
E Hikaru non può sopportare le svampite. Non svampite come quelle.
Una risata fragorosa  echeggia nel parco, desolato.
I cinque ragazzi guardano storto le tre ragazze atterrate davanti a loro, dal nulla.
<< HOHOHO! Ragazze! In posizione! >> fa una biondina.
Le altre due annuiscono e le si inginocchiano accanto; una a destra, con le braccia alzate verso il cielo; l’altra a sinistra, con un braccio piegato sul petto, la faccia inespressiva.
Infine, la biondina, con i pugni sui fianchi, gonfiando le spalle, se la ride.
<< HOHOHO! Sì! Forza incominciamo! >> .
La maglietta rossa sotto quella fucsia, svolazza al vento, così come la gonna bianca.
<< Certamente, Sodette! >> le risponde la ragazza a destra, con due corti codini e una maglietta rosa con un cuore giallo stampato al centro.
Quella a sinistra annuisce, ma la sua espressione apatica, non cambia.
La ragazza si muove leggermente.
Quella bionda, non ha smesso di ridere.
<< Le meni tu o le meno io?! >> è la domanda irritata di Hikaru.
<< Hikaru, tranquilla! >> le risponde Keichi.
<< Ehm, ehm! >> richiama l’attenzione la ragazza con i codini.
<< Signori e signore! Avete l’onore di conoscere la più regale fra le ragazze! Ecco a voi … >> ma non fa in tempo a parlare che le arriva addossa un incantesimo che la fa schiantare contro le altre due.
Si alza un polverone e tutti si girano verso di lui.
<< Che c’è? >> fa Ryan, con sguardo stupito.
L’angelo sorride maleficamente. << Per una volta ti do ragione, biondino presuntuoso! >> .
<< Ma … ma .. ma insomma che diavolo .. ?! >> . La ragazza colpita si rialza a fatica, spaesata e sorpresa, ma anche un po’ arrabbiata.
<< Mio dio! Che modi! >> . Dalla polvere, la voce della bionda appare seccata.
L’altra ragazza, la muta, appare portando in braccio la bionda.
<< Ryan … perché diavolo lo hai fatto?! >> chiede Keichi, sorpreso.
L’altro se lo guarda, stupito pure lui: << Che c’è che non va? L’altra volta, se non ricordi male, ci abbiamo quasi rimesso la pelle, per aver aspettato che quei tizi si presentassero! Stavolta non volevo essere impreparato! >> .
Candy Ly trattiene un sorriso, con la mano destra mentre le tre strane tipe, si rimettono nelle posizioni di prima.
<< Ecco a voi la principessina Sodette! La ragazza più affascinante del pianeta! >> fa quella con i codini, andando subito al sodo; un’altra botta proprio non la vuole!
Gli altri si girano un attimo per guardarle malissimo.
Un attimo solo però.
<< Ehi >> fa secca Hikaru.
<< Sì? >>
<< Keichi, posso chiederti una cosa? >>
<<  Se non è … va bene, parla >>
<< Posso … ucciderle? Solo un pochino; dai, poco poco, non sentiranno nulla! >> . A quelle parole, la voce dell’angelo si fa sottile e il pugno si stringe.
<< Hi .. Hikaru! Non mi sembra proprio il caso! >> le risponde Hevil, intervenuta spaventata dalla parola “ucciderle”.
Ryan fissa le tre con sguardo incerto; poi gli cade l’occhio su Candy Ly e la vede fare una smorfia.
<< Ma … scusa, hai visto come sono vestite?! >>
<< Già, non si rendono conto di quanto sono ridicole >> poi fa una pausa e squadra dall’alto in basso il suo interlocutore. << Oddio, non sembrano le uniche >> continua poi guardando l’orizzonte per non ridergli in faccia.
Ryan non capisce.
Nel frattempo le tre, rimaste immobili come statue di pietra, vengono completamente ignorate.
<< Allora?! >> urla la ragazza con i codini, mettendosi in piedi, inarcando le sopracciglia.
Stavolta tutti le prestano attenzione.
<< Sì, però facciamo in fretta >> le dice Keichi, guardando l’orologio (da dove l’ha preso l’orologio?).
La biondina si arrabbia e fa qualche passo avanti; poi allunga il dito, indicando il ragazzo dagli occhi verdi.
<< Tu! Essere umano! Abbi rispetto per la mia persona! Io sono Sodette! >>
<< L a più bella ragazza del mondo … abbiamo finito? >> la anticipa Hikaru, sospirando.
La bionda si tinge di rosso e urla, accompagnando le parole ad un gesto: << Mar! pensaci te! >> .
A quella frase, la ragazza di sinistra, quella apatica, rimasta in piedi, immobile, per tutto il tempo, alza la testa e stende una mano con il palmo rivolto verso i nostri ragazzi.
Keichi fa in tempo a tirare via Ryan e Hevil, che il marciapiede viene distrutto da un laser verde acqua.
il foro sulla mano di Mar, si richiude. La ragazza abbassa la mano.
<< Bene! Temo siano finiti i convenevoli! >> dice Candy Ly, asciugandosi la fronte con il dorso delle mano.
<< Ascoltateci bene! >> fa la bionda, indicando con il dito il cielo.
<< Rin! >>
<< Mar! >>
<< Sodette! >> dicono ognuna alla volta i propri nomi, rimettendosi nella posizione di prima.
<< Noi siamo le “Girls Action”! O anche note come … >> urlano in coro.
<< Cheerleader … >> ruggisce Hikaru, in preda alla collera.
<< Già >> le risponde Candy Ly, mordendosi il labbro inferiore.
<< E siamo qui per ordine del … >> prova a continuare Rin, ma un’onda quasi non la affoga.
<< Poche chiacchiere, più azione, inette frou frou! Non ho tutto il pomeriggio! Domani ho un importante esame! >> . Candy Ly le fissa minacciosa, quasi adirata.
<< Sì, giusto! Keichi! >> sbraita Hikaru, della stessa idea dell’amica.
Keichi si volta al suono del suo nome, ma la sua diavoletta lo ferma.
<< No, Keichi! Non far loro del male! Ti prego! >> .
Il ragazzo la fissa e non può fare a meno di sorridere.
<< Ti prego, stavolta fa provare a me! Sarò all’altezza! >> . Gli occhioni verde chiaro sono lucidi.
<< Va bene, va bene, Hevil, come vuoi tu >> . Detto questo,  un piccolo sprazzo di luce si intravede da dietro un albero.
Ryan si riprende dalla botta addosso il tronco.
Keichi gli si avvicina e gli poggia una mano sulla spalla destra.
<< Su, andiamo! C’è una battaglia da combattere … pacificamente! >> .
Il biondo squadra l’amico; poi alza le spalle e sospirando si tira su.
<< Hevil, capito >> fa a Keichi, spostandolo di lato per farlo passare << Va bene, ci siamo! >>
Keichi annuisce con il capo.
<< Io la ragazza con i codini! Tu … quella bionda! >> e indicando all’amico Sodette, nascosta dietro Mar che la protegge sparando laser dalle mani, si lancia verso l’altra ragazzina.
<< Eccomi! Sto arrivando! >> urla e mentre corre fa apparire il martello rosso tra le mani.
<< Non farti scoprire, idiota! Usa l’effetto sorpresa! >> consiglia smaniando Hikaru, rimasta impotente dietro una panchina, cercando di partecipare alla battaglia.
In fondo un po’ le dispiace per non essersi fusa con il suo protetto.
<< AAAH! >> . Keichi salta in aria, usando il martello come contrappeso e si fionda sulla ragazza, che lo guarda a faccia in su, sbiancando.
Poi, dalle sue mani, un’ondata di fuoco arancione, dello stesso colore dei suoi capelli, appare.
Il martello rosso si infuoca e dopo poco Keichi è costretto a lasciarlo andare, perché incandescente.
La ragazza lo guarda di sbieco, con fare da superiore mentre lui si soffia le mani e poi le tende in aria, come per afferrare qualcosa.
<< È inutile, pivello! Non puoi battere il fuoco! >> fa Rin, sicura di sé.
Keichi  la fissa e abbassa le braccia. Sì, in effetti non avrebbe fatto molto contro del fuoco una come Hevil. Ma poi la voce del diavolo echeggia nella sua mente.
“ Keichi, le nuvole! “
<< Cosa? >> fa lui, meravigliato; cosa diavolo centrano adesso le nuvole!
<< Il mio elemento! Le nuvole, Keichi! Usa le nuvole! >>
Il ragazzo sembra risvegliarsi da un lungo sonno. Già! Le nuvole! Come Hikaru ha il potere del fuoco, Hevil ha quello delle nuvole!
Annuendo sicuro, Keichi  allunga di nuovo le braccia davanti a sé e spalanca le palme.
Davanti a lui appare un enorme cerchio magico, di un blu intenso.
Pronunciate alcune parole, delle nuvole, comparse dal nulla, circondano la ragazza infuocata.
Quella si guarda intorno, stupita.
Per un attimo Candy Ly, impegnata ad evitare gli attacchi di Mar e a colpirla nello stesso momento, da uno sguardo a Keichi.
<< Candy Ly! Non ti distrarre! E attenta! >> le fa Ryan, coinvolto anch’esso in una battaglia piuttosto difficile con la biondina.
Quella, a furia di scariche elettriche e passi di danza, lo sta mettendo in difficoltà.
<< Stai ferma! >> le ordina, lanciandole contro degli incantesimi dell’aria.
<< Sì, per farmi prendere da te! Tsk! >> gli risponde lei, schivandoli tutti e rilanciandogliene altrettanti, elettrici.
<< E adesso, per tutti voi, “il lago dei cigni”! >> continua poi, volteggiando aggraziatamente muovendo la fluente chioma dorata.
<< Accidenti! >> grida disperata Rin, infradiciata da uno scroscio continuo d’acqua piovana.
Il contatto tra fuoco e acqua, crea del vapore che si estende per tutto il parco, come fosse nebbia.
<< Basta! Sono tutta bagnata! E non ci vedo niente! >>
<< Ehi, Keichi! Stai esagerando! Smettila! >> .  È la voce di Ryan, disperso da qualche parte fra la nube.
<< N … non vedo niente! Dov’è finito quell’androide?! >> si guarda intorno spazientita Candy Ly.
<< Ragazzi dove siete?! Non fate gli scemi, uscite fuori! >> urla Hikaru, dalla panchina.
“ Keichi, che si fa? “ chiede preoccupata Hevil.
<< Di sicuro così è impossibile continuare >> osserva il ragazzo, dissolvendo il cerchio magico e con esso le nuvole.
Ma il vapore non si disperde. Anzi.
<< Maledizione! L’ho persa di vista! >> . Un’ombra svolazza tra il vapore, in cerca di qualcosa.
<< Candy Ly! Sei tu? >> fa la voce di Ryan. L’ombra si volta.
<< La, la la la! >> Sodette continua a ballare, indifferente a tutto.
Ryan la riconosce tra la nebbia.
<< Ti ho vista! Ora non mi scappi! >> e così dicendo le si lancia contro.
La ragazza, spaventata, richiama le amiche: << Mar! Rin! >> e poi, accortasi della situazione, guardandosi intorno, urla con voce allarmata: << Ragazze! Ritirata! Ritirata! Mi si rovinano i capelli con tutta questa umidità! Presto! Presto! >>
<< Eccomi, Sodette! >> urla Rin, tutta tremante; i capelli arancioni gocciolanti.
Si muove tra la nebbia senza riuscire a vedere dove sta andando e si imbatte in Keichi, che sta cercando i suoi amici.
<< Tu! >> gli fa ringhiando, arrabbiata.
<< Tu! La pagherai per questo! Guarda come mi hai ridotto! >> e dicendo questo di indica i vestiti tutti inzuppati.
Il ragazzo non fa in tempo a controbattere che vede una figura sbucare dietro la ragazza, con fare minaccioso. Da un punto, compare una luce azzurrina.
“ No! Non deve morire  nessuno! “ urla disperata Hevil e Keichi si fionda contro la ragazza con i codini, stupita.
Si buttano a terra un secondo prima di venir colpiti da un laser verde acqua, sbucato dal vapore.
<< Tutto a posto? >> le chiede Keichi, rincuorato di vederla sana e salva.
L’altra lo fissa allibita e anche un po’ imbarazzata.
<< S .. sì, credo  … >> . A malapena si rimette in piedi.
Keichi le da una mano, ma, alzatasi, la ragazza, lo scansa via con fare incerto. Poi  si gira verso l’altra con i capelli castani tagliati a caschetto e le corre in contro.
<< Forza, Mar, dobbiamo raggiungere Sodette! >>
<< Affermativo >> le risponde Mar, abbassando la mano e alzandosi in volo, per cercare la bionda.
L’altra la segue subito dopo, fissando Keichi, che la contraccambia con sguardo meravigliato.
<< Rin! >> . La  voce di Sodette riecheggia nell’aria.
La ragazza abbassa lo sguardo e si alza il volo anche lei.
Pian piano, la risata rumorosa della biondina svanisce e tutto tace.
Segue un lunghissimo silenzio.
<< Ragazzi? Dove cavolo siete finiti?! >> chiede spazientita Hikaru, seduta sul bordo della panchina, dondolando le gambe nel vuoto.
<< Io qui! >> sbraita Ryan, sulla via in ciottoli.
<< Mmm … qualcuno mi dice dove sono? >> . Candy Ly si guarda intorno, senza capire dove si trova.
<< Hevil, dai, sganciati >> e nel parco, tra una quercia e un pino, si scorge un piccolo bagliore.
Hikaru sospira.
<< Mio dio, e ora come vi ripesco?!  Maledette cheerleader! Perché mai sono comparse qui dal nulla?! >>
<< Già, bella domanda >> le risponde Ryan, con una mano sul mento.
<< Me lo chiedo anche io! È strano che tutto d’un tratto arrivino gilde che vogliono attaccarci! Cosa diavolo vorranno?! >> riflette Keichi, camminando in cerca degli altri.
<< Io .. ho sentito che dicevano qualcosa al riguardo, prima di iniziare a … combattere >> . A Hevil non piacciono le parole che fanno pensare ad una guerra.
<< Mm. Io non ho sentito niente >> le risponde Candy Ly, da chi sa dove. La sua voce sembra un po’ più lontana di prima; evidentemente sta andando nella direzione sbagliata.
<< Comunque sia sarà meglio indagare! E poi, tu! Biondino fasullo! Vedi di togliere questa nebbia, che non ci vedo più niente!>> . Hikaru, svolazza, nervosa.
<< Ecco, ecco >> .
La nebbia pian piano si dissolve e i ragazzi si rivedono di nuovo in faccia. Si riuniscono e si incamminano verso i dormitori.
 
Intanto in cielo, tre figure stanno volando, tranquillamente.
<< Il lago dei cigniiii!! >> canticchia allegra Sodette, svolazzando a zig-zag.
Mar, apatica come al solito, le sta accanto, guardandosi intorno.
Rin, invece è un po’ più indietro. Ripensa a quel tizio: chissà chi era; ripensa ai suoi occhi verdi, alla sua capigliatura strana e al fatto che aveva una seconda voce che proveniva da chissà dove.
<< Muoviti, Rin! Altrimenti il Doku Blue ci ammazza! >> . Sodette la fa tornare “con i piedi per terra” .
<< Affermativo >> fa anche Mar.
Rin annuisce e, sorridendo, le raggiunge.
Già, il Doku Blue, la gilda a capo delle tante sottogilde di cui loro facevano parte.
Chissà perché le avevano mandate in quel posto …
 
 Dalla finestra, qualcuno le osserva, digrignando i denti.

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Capitolo 9
*** un viaggio in biblioteca ***


  
Bene! Senza ulteriori indugi diamo inizio al capitolo nove! (tanto lo avete già capito che sono pigra! XP)
Buona lettura a tutti!
 
 
La biblioteca di solito è un posto dove  si va per saperne di più su qualcosa di cui non si sa molto. Bene.
<< Ma che diavolo c’è scritto? >>
<< Non lo so, Hikaru, non riesco a capire neanche io! >>
<< Keichi, insomma! >>
Il ragazzo si volta.
<< Parli tu, Ryan! Il libro che stai “leggendo” >> e dicendo questo avvicina le mani alla testa e fa il segno delle virgolette con due dita << è al contrario >> .
Il biondino arrossisce un po’ e abbassa la testa. A Hikaru scappa una risata fragorosa.
<< Shhhht! >> . Quelle poche persone presenti in biblioteca, li richiamano all’ordine.
<< Ops! >> sussurra Hevil, appena apparsa da dietro uno scaffale con un altro libro impolverato.
<< Ragazzi .. che .. che cosa state facendo? >> chiede poi, timida.
Hikaru sbuffa.
<< Non lo vedi? Cerchiamo di decifrare le scartoffie che ci porti in continuazione! Possibile che tu non riesca a trovare nemmeno un fumetto?! >> .
Un’altra occhiataccia comune colpisce i nostri protagonisti.
Keichi rabbrividisce. Poi mette una mano davanti alla bocca dell’angelo e si gira a chiedere scusa, mentre quegli altri, pian piano ritornano ai loro libri.
<< La vuoi smettere di urlare? >> sussurra a Hikaru. Quella non risponde; sbuffa e gira la testa, tutta rossa.
Hevil, assistendo alla scena, posa il libro che ha in mano su di un tavolo. Dal volume esce una nuvola di polvere.
<< Etcì! >> fa debolmente la diavoletta, cercando di non far rumore.
<< Ok, ragazzi, impegniamoci! >> esorta alla concentrazione, il ragazzo dagli occhi verdi << Dobbiamo capire cosa sta succedendo qui! >>
<< Eh, è una parola >> risponde l’angioletto, reggendo con la punta delle dita un lembo di foglio, schifata dalla polvere.
<< Chi ci capisce qualcosa, qui? >> .
Silenzio totale.
<< Mmm … >> . Ryan si avvicina ad un libro aperto poggiando la mano sinistra sul mento. Rimane a fissare il “mattone” per un po’ di tempo, con gli occhi degli altri puntati speranzosi su di lui.
Il biondino socchiude gli occhi, concentrato.
<< No, non ci capisco niente! >> fa poi agli altri alzando le spalle e scuotendo la testa.
<< Oh, ma insomma! >> . Hikaru gli svolazza intorno, irritata.
<< Uff, qui ci vorrebbe Candy Ly; magari, lei, che ha vissuto su quell’antica isola, se ne intenderà di scrittura magica vecchia di secoli >>  borbotta Keichi, come se stesse parlando fra sé e sé.
Già, ma Candy Ly non c’è ed è inutile pensarci su, ora.
 
Intanto …
I passi rimbombano tra le pareti levigate. Il respiro si fa irregolare.
Non si erano mai incontrati là. La sua identità doveva rimanere segreta.
Ma in questo momento si trova lì, dove potrebbe essere a rischio tutto il suo piano.
<< È un piacere vederti >> . Una voce prende alla sprovvista la nostra ombra.
<< S … sì, lo è anche per me >> .
<< Allora, come sta andando? Avevi detto che te ne occupavi tu >>
<<  Sì, sì, uno del mio team ha recuperato un frammento … sarà il prossimo che … >>
<< Mi auguro che questa volta vada meglio >>
<< S … sì, certo, farò il possibile, ma … >> . I respiri irregolari vengono amplificati dall’eco.
<< No, no, non preoccuparti, non lo dico per rimproverarti >> . L a voce si fa più dolce.
<< È per la tua sicurezza; potrebbero scoprirti, se vai avanti con questo andazzo >> continua poi.
<< Sì, lo so >> . L’ombra sembra più sicura.
<< Allora, tutto deciso? >>
<< Sì, ok, farò come dici, mi organizzerò meglio >> .
L’ombra della voce sogghigna.
<< Bene; ricorda: tutto questo è per il nostro bene >> . Anche la nostra ombra sorride.
<< Vero >> . Nell’oscurità brilla uno strano ciondolo argenteo.
 
Da un’altra parte …
 
Hikaru fissa la carta geografica scritta a mano.
<< Mmmh … >> .
A quel suono, tutti si voltano, come con il biondino, speranzosi di una soluzione.
Come andrà, stavolta? Staremo a vedere ….
<< Ragazzi! Che strano … >> . Gli sguardi si accendono.
<< Che cosa, Hikaru? >> chiede Keichi.
<<  Se ci pensate … >>
<< Sì … ? >> continua Ryan.
<< Questo libro qui … >>
<< Continua, continua >> esorta insicuramente  Hevil.
<< Ma sì! Questo è un fumetto! >> afferma orgogliosa l’angelo, tirando fuori, da sotto la cartina, un vecchio fumetto di chi sa quanti anni fa.
Ecco, lo sapevo io che altro non ci potevamo aspettare!
Il silenzio più totale e demoralizzante invade i nostri protagonisti che fissano la cartina che, oscillando di qua e di la, pian piano cade a terra, inerme.
<< Hi … Hikaru, ti spiace? >> chiede debolmente Hevil.
<< Cosa, mostriciattolo? >>
<< Ecco … quel libro … >> .
L’angelo la guarda male, allargando le pupille e, stringendo forte fra le mani un lembo del foglio che stava leggendo, le urla: << Ah, no! Io il mio fumetto non te lo do mica! Trovatene un altro, tu, che prendi sempre le cose altrui! >> .
Hevil sentì come una pizzico di gelosia e di disprezzo nelle parole dell’angelo, ma non ci fece caso.
<< No Hikaru, non quello … il libro che ti sta accanto, quello polveroso da dove è uscita la cartina >> continua poi, indicando il libro con il piccolo indice.
Hikaru, si volta sospettosa verso il punto indicato dalla diavoletta e si ritrova davanti un libro monolite, enorme, aperto a metà che da l’impressione di essere antico e strapieno di polvere soltanto a vederlo.
L’angelo deglutisce forzatamente, alla vista di quel “coso”.
<< Ok … vuoi quello … >> incomincia, alzandosi in volo per capire meglio le dimensioni effettive di quel libro; dal basso e a pochi centimetri di distanza, infatti, per l’angelo il “mattone” sembrava ancora più grosso.
<< Ma come diavolo pensi che possa portartelo! (ammesso che io te lo voglia portare) >> continua poi, rossa di rabbia, rivolta a quell’altra che, spaventata, si nasconde dietro la mantella di Keichi.
Il ragazzo, dal canto suo, scuote la testa. Si avvicina al grosso libro trascinando con sé anche Hikaru, prendendola per le ali.
<< Ahia! Mi fai male! Lasciami! >> .
I tre avvicinano le teste a quelle pagine.
<< Allora, è questo il libro, no? >> chiede Keichi a Hevil.
<< S … sì >>
<< E cosa volevi vedere, qua sopra? >>
<< B … beh, Keichi, non vorrei essere indiscreta, ma … >> la diavoletta esita e si attorciglia con un dito una ciocca di capelli, rossi come il fuoco << Ho notato, anzi … penso lo abbiano notato tutti, che da quando siamo andati su quell’isola … beh, quelle persone hanno iniziato ad attaccarci proprio da quando siamo andati lì! >> finisce tutto d’un fiato, Hevil, a cui questi discorsi non piacciono affatto.
Keichi la fissa, attento.
<< Continua >> .
<< Sì, no, ecco, e quindi, non ti arrabbiare, pensavo che tutto questo venisse dal fatto che tu sei correlato con quell’isola >> .
<< Sì, ci avevo pensato anche io >> .
<< Ecco, quindi, avendo letto di sfuggita il titolo del libro … pensavo … >>
Hikaru tiene le braccia conserte e sbuffa. Non è da Hevil parlare così tanto. E a lei, che il mostriciattolo faccia qualcosa di decente, proprio non le va giù!
<< Basta, Hevil! Con tutti questi giri di parole! >> le dice, quindi, alla fine, indicandola con la mano << Come si chiama, questo libro? >>
Il diavolo esita un po’.
<< … Racconti di Heartland >> .
Keichi sussulta per un attimo e Ryan, accovacciato poco distante, intento a cercare un altro fumetto su di uno scaffale, si volta verso quei tre.
<< Uao >> .
 È l’unica cosa che riesce a dire. Uao. Hanno trovato il libro che spiega il passato del suo regno e lui riesce a dire solo uao.
Keichi si volta verso il libro e ne tocca una pagina. Ne prende un lembo. La gira. Gli occhi si muovono velocemente e non si fermano. Cercano le origini del suo regno. Le “origini del suo regno”.
Non ne trovano, di origini, ma del regno dei suoi genitori ne parla e il ragazzo si sofferma a leggere questi testi …
Si narra che nel periodo in cui regnavano due persone impure che, rivoltato tutte le carte e stupito l’intera popolazione, avevano creato una nuova era piena di sconvolgimenti, nell’isola, nonché quartier generale del vasto reame di “Heartland” la gente vivesse in pace poiché protetta da entrambi i regni sacri, fino ad allora discordi fra loro.
Grazie alla straordinaria potenza del loro amore i due sovrani, re e regina, diavolo e fata, avevano ricreato la ormai sperata per troppo tempo “pace”,  troppo lontana da ricordare, nella quale, è vero, non si intende che tutti vivano con il sorriso stampato in faccia, ma in cui non ci sia nessun principio di guerra.”
Più o meno il libro recita così (adesso scusatemi, se le parole non sono proprio quelle, ma che ci volete fare! L’età a volte fa brutti scherzi J) e i ragazzi lo leggono, muti, circondati dal silenzio tombale della biblioteca.
Qui, insomma, nell’ “isola della tranquillità”- soprannome attribuito all’isola prima della catastrofe- nacque dopo pochi anni di regno, il figlio dei sovrani che, venuto al mondo dall’unione delle due entità che da sempre erano in competizione, si pensava possedesse un potere unico nel suo genere. E difatti, così era, ma non dal principio.
Il bambino inizialmente, di cui si sa poco e niente –solo che sia nato sull’isola -,infatti,  era come un neonato comune e i genitori, per certi versi, ne risultarono sollevati. Però temendo che, venendo a sapere la verità, eventuali usurpatori potessero uccidere il principe e ottenere quindi il regno attualmente più fiorente, il re e la regina, decisero di conservare ognuno il proprio potere spirituale, in modo da consegnarlo poi al figlio, divenuto abbastanza grande da salire al trono.
Così fecero e li nascosero, ognuno il suo. Ma c’era qualcuno nell’ombra che tramava alle loro spalle. Qualcuno, ahimè, a loro molto più vicino di quanto potessero immaginare.
Il consigliere del re, il cui vero nome è tutt’ora sconosciuto, fin dall’inizio della sua carriera, aveva cercato di usurpare il trono ai regnanti e di uccidere il principe, considerato un inutile intralcio.
Di conseguenza, quando sentì, per puro caso, il re e la regina discutere dei loro poteri, si mise alla ricerca dei nascondigli, senza badare a non essere scoperto.
Il fato volle, quindi,  che un giovane fattorino, sentendo i piani del consigliere, andò ad avvisare i regnanti che, quel giorno stesso l’uomo stava arrivando nella sala principale – nella quale si trovavano i troni e la culla del principe- dove si sarebbe impossessato del potere supremo.
Allarmati, i genitori, liberarono i loro poteri dal nascondiglio e, per errore, li passarono entrambi nel  corpo del principe, rendendoli parte del suo stesso corpo.
Il consigliere così fu messo in contropiede, ma ormai, essendo stato scoperto e in collera per essere stato ingannato, non si curò più di continuare a mentire e si avventò contro il principino.
Prontamente, il re e la regina, riuscirono a fermarlo e, convinti di averlo fermato per sempre, fecero tornare di nuovo la pace sull’isola.
Ma non tardò molto tempo che il consigliere si fece di nuovo avanti, con una gilda al seguito. I regnanti, per difendere l’intera isola furono costretti a far intervenire anche la gilda reale e le conseguenze di questa guerra furono devastanti, per “l’isola della tranquillità” che perse per sempre questo soprannome.
La sede reale fu spostata in un luogo lontano, dopo la sconfitta del consigliere, che stavolta sembrò definitiva, ma i ricordi di quella guerra rimasero per sempre incisi nella pietra blu e su ogni parte dell’isola, con i suoi solchi nel terreno e la bocca del vulcano, scheggiata in un punto.
                                                                                                    Cancelliere della regina,   R. M.
Chi sia quella persona e come mai sappia tutte quelle cose, Keichi neanche se lo chiede; l’unica cosa che ricorda in questo momento sono i poteri dei genitori e alla stranezza della vicenda.
Senza che  accorgersene gli ronzano in testa una serie di immagini: il consigliere malvagio, che non aveva incontrato mai, che si avventava contro la culla e suo padre che, prontamente lo gettava contro una parete, chilometri di distanza; la madre che svolazzando dolcemente a pochi centimetri da terra gli trasferiva il suo candido potere, sorridendo al suo piccolo; la gilda malvagia, un gruppo di maghi circondati da un alone scuro e coperti, tutti, da dei cappucci neri come la pece, mentre cavalcano dei draghi di un blu scuro, con gli occhi malefici di un giallo intenso.
E si immagina anche la gilda reale composta di cavalieri con l’armatura argentata e lo stemma reale sul petto che, da terra, lanciavano incantesimi con i loro potenti simboli alchemici; e si immagina anche i suoi genitori che, insieme, lottarono e vinsero la guerra.
Non aveva mai, in vita sua, immaginato che i suoi genitori potessero aver combattuto una guerra. E non si era mai sentito così orgoglioso di loro come in quel momento.
<< Uao >> .
Tutto d’un fiato, è l’unica cosa che gli esce di bocca. Aveva tenuto il respiro fino ad adesso e, buttando fuori tutta l’aria, gli è uscito solo quel suono. Di nuovo.
Se fosse stata una situazione “normale”, Hikaru, lo avrebbe preso in giro per qualche cosa o lo avrebbe richiamato; invece adesso, l’angelo, rimane con sguardo apatico a guardare quelle lettere scritte da una mano che aveva superato, a quel tempo, di molto la mezza età, sicuramente.
Anche il diavolo, alla sua sinistra, come l’altra, se ne sta là, imbambolata, e il silenzio non cessa.
Solo Ryan, alla fine, si decide a dire qualcosa, rompendo quel silenzio, in cui si trovava in imbarazzo.
<< Ehi, ragazzi! Ho trovato un fumetto! >> urla il ragazzo, noncurante dell’ennesimo richiamo da parte degli altri lettori, spazientiti ormai, da quel gruppetto. Qualcuno, addirittura, si alza e si allontana.
Keichi sbatte le palpebre, come reduce da una fusione con una dei due esserini svolazzanti e si gira, verso l’amico, sollevando un sopracciglio.
<< Cosa non capisci di “non alzare la voce in biblioteca”? >> lo anticipa Hikaru che, voltatasi verso il biondino, con i pugni sui fianchi, se lo guarda con la stessa espressione di Keichi, magari un po’ più sadica.
<< Ma io non ho urlato >> ribatte Ryan.
<< Se lo dici tu >> si sorprendono l’angelo e il suo protetto a rispondere all’unisono.
<< Etciù! >> da dietro si sente un debole starnuto e Hevil appare dietro le spalle del ragazzo dagli occhi verdi  con un mucchietto di polvere sul naso.
<< S … scusate >> . I ragazzi si mettono a ridere silenziosamente mentre Hikaru si sganascia, letteralmente, prendendo in giro Hevil, indicandola con l’indice, mentre è piegata in due, dalle risate.
Non tarda molto l’arrivo dell’amministratrice della biblioteca, accompagnata da un gruppo di studenti arrabbiati, che chiede gentilmente al nostro gruppetto di lasciare immediatamente l’aula e di non farsi “vedere mai più”.
L’amministratrice è un’aliena di chissà quale pianeta ed ha quattro occhi messi come a formare un rombo (usate un po’ d’immaginazione) e, avendo bisogno degli occhiali, indossa una stranissima montatura, quasi paurosa … o esilarante, se si tratta di Hikaru.
Per l’appunto, l’angelo, se la scruta ben bene, ancora rossa per le risate di prima, poi scoppia di nuovo a ridere, stavolta indicando l’amministratrice.
<< Ma l’avete vista, questa! Ahahaha! >> .
<< Hikaru … >> cerca di fermarla Keichi, parlando a denti stretti.
Ma è troppo tardi. L’amministratrice non chiede più gentilmente,anzi! Sbatte fuori tutti e quattro a calci nel sedere! E i nostri sventurati non possono fare altro che tornarsene nei loro dormitori, con il sole che sta per tramontare.
Beh, qualcosa di positivo in tutto questo c’è, pensa Keichi, e cioè il fatto che ora, probabilmente, abbiano capito il motivo degli attacchi precedenti.
Keichi si guarda i palmi delle mani. “Un potere invincibile e supremo”.
Non  sembra vero!
 
 
 
Allora, sinceramente, per chi non l’avesse capito (perché è difficile da capire, dopo quello che ho scritto) io NON odio le biblioteche, anzi! Ci vado spesso quando mi devo preparare per i vari test a scuola!
 *bugia bugia*
Non è vero! Mi piacciono! E le uso …. Spesso! … qualche giorno … settimana … mese … fa … va beh! Ci sono andata, una volta! E non è vero che non mi piacciono!
No, adesso sul serio, non ho scritto questo cap con l’idea del “a me non piacciono le biblioteche” anche perché non penso proprio che a chi piace scrivere non piaccia il luogo in cui si conservano i libri, no?
Bene! E con questo si conclude il cap 9! Spero di essermi fatta valere, dopo tutto questo periodo di assenza.
Spero sia piaciuto, un saluto, Astrid 5E.

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Capitolo 10
*** nuovi arrivati ***


 Nuovo capitolo! E stavolta puntuale … forse … ok, scusate! >.<”
 
Posa rumorosamente la valigia a terra.
<< E fa attenzione! Non ritorno di certo indietro a comprarteli di nuovo, quei vestiti! >> la rimprovera lui.
<< Eh, quanto sei irascibile! Non sono mica cristalli! Non si rompono così facilmente, i vestiti! >>
<< Sì, ma con tutto quello che hai comprato, è la mia borsa, ad essersi rotta! >>
<< Uff! Quanto sei attaccato ai soldi >> sbuffa lei, incamminandosi verso l’atrio.
E lui, dietro.
 << Non sono attaccato ai soldi! Questa è economia! Economia! >> le urla poco distante.
Lei alza gli occhi al cielo; carino è carino, ma rompe un sacco!
<< PUF! >> . Un qualcosa di sconosciuto le compare davanti, emettendo quel suono, avvolto da una nuvola di fumo.
<< Hibe! >> lei richiama la piccola strega, apparsale davanti,  che sta svolazzando divertita.
<< Sì, che c’è, Scarlet? >> le chiede la streghetta, ridendo scoprendo i denti bianchissimi.
<< Dove accidenti ti eri cacciata? Dovevi essere qui cinque minuti fa! >>
<< hihihihih >> ride Hibe.
<< Lui sarà pure attaccato ai soldi, come dici tu, ma anche Scarlet non scherza, eh, Miss perfettina? >> .
A quelle parole un dito della ragazza prende fuoco.
<< Andiamo, ragazze! Non litigate proprio qui davanti! Avrete tanto tempo per farlo in camera vostra! >>
<< Mm. Hai ragione, Firer, anche perché qui potrei distruggere mezza scuola! >> squittisce orgogliosa la maga.
<< Ah! Non ti sopporto! >> . Scarlet si allontana furiosa. La fiamma sul dito è sparita, ma non il rossore sulle guance.
<< Quanto la odio! Quanto la odio!! >> sussurra poi, digrignando i denti, sull’entrata principale dell’edificio.
<< Benvenuta signorina, lei deve essere la nuova studentessa >> . L ‘amministratrice della biblioteca appare davanti alla ragazza.
Scarlet per un attimo esita, poi annuisce.
<< Sì, e quelli laggiù sono i miei … fratelli >> continua, indicando con una mano i due ragazzi poco più distanti intenti a conversare amichevolmente fra loro.
<< Mi indichi la mia stanza, per favore … Ah! E anche quella degli altri due! I loro posti glieli riferirò io, più tardi >> .
In realtà non avrebbe detto  niente, a quei due. In questo momento è troppo arrabbiata per fargli questo favore. A lui e a quell’altra. Odiosa, semplicemente odiosa.
 
<< Allora, Keichi, devo prendere altro? >> . La voce della ragazza risuona tra le pareti del corridoio.
<< Mi dispiace di chiederti troppo, Candy Ly >> si scusa l’altro, dagli occhi verdi.
La sua lunga coda blu si muove, sinuosa.
<< No, figurati, non è colpa tua. Non si può pretendere niente da una come Hikaru, è fatta così >> sorride, lei.
<< Beh, ma ora non possiamo più entrare in biblioteca >> . Keichi mette una mano dietro la testa, imbarazzato.
Candy Ly  gli sorride.
<< Allora io vado >>
<< Sì! E … grazie ancora! >> .
In lontananza, si vede una mano alzata, che saluta.
Il ragazzo dagli occhi verde intenso rimane là, in mezzo al corridoio.
Pensa. È da tre giorni che non fa altro che pensare, diamine! Ma a che cosa mai penserà!
Keichi si guarda i palmi delle mani. Gli sono rimaste impresse nella mente quelle parole “potere invincibile e supremo”.
Ma chi? Lui? Veramente … parla di lui, quel libro? E dei suoi poteri? Keichi non si era mai sentito dei poteri, in vita sua.
E invece adesso, come risvegliati da un antico sogno, se li sente pulsare nelle vene, quei poteri miracolosi, e ha la voglia sfrenata di usarli, di poterli fare veramente suoi, di riuscire a controllarli di …
<< Ahio! >> . Qualcuno investe il nostro povero protagonista.
<<  È vietato sostare in mezzo al corridoio, se lo ricordi bene! >> . L’amministratrice della biblioteca se lo guarda dall’alto in basso mentre il ragazzo, seduto a terra per la spinta improvvisa, guarda stupito di fronte a sé.
La ragazza, a terra anch’essa, ha una lunga coda alta di un bel rosso scarlatto; lunga tanto quanto quella di Candy Ly, ma, anziché di lato, come ce l’ha la sua amica, la ragazza la porta dietro la testa.
<< Scusa … va tutto bene? >> chiede Keichi, non curandosi dell’amministratrice.
Quella lo guarda storto, poi strizza gli occhi e li spalanca. Anche gli occhi sono di un rosso acceso, simile al colore del sangue.
<< N .. no, no, sto bene, sì, bene, magnificamente! >> risponde poi, rialzandosi senza nessuno sforzo e mettendosi la mano sinistra dietro la schiena e la destra sulla testa.
<< Sì, magnificamente bene! Già! >> ripete ancora, più convinta e allungando le labbra in un grande sorriso.
I lunghi pantaloni beige sono un po’ bianchi sulle ginocchia, forse per la caduta, mentre il top rosso è ancora pulito.
<< Allora, signore >> interviene l’amministratrice.
<< Se mi fa il piacere di levarsi …  >> .
Keichi la guarda un attimo imbambolato. Poi scuote impercettibilmente la testa e si scansa a sinistra.
<< C .. certamente! Mi scusi >> . E detto questo riguarda la ragazza.
Lei continua a sorridergli, con gli occhi luminosi.
Mentre si allontana con l’amministratrice, girata di tre quarti, lo saluta con la mano destra, per poi proseguire il suo percorso.
Il ragazzo dagli occhi verdi rimane ancora una volta immobile. Ma chi diavolo era, quella?
 
Poco distante, un’altra ragazza fa un incontro … non proprio piacevole.
<< Grazie mille >> . Candy Ly esce dalla biblioteca, con i libri di Ryan e di Keichi in una busta gialla e blu.
Mamma mia, quei ragazzi! Mai una volta che ne combinino una giusta!
Alla ragazza scappa un sorriso e alza lo sguardo al cielo.
Il sole sta tramontando e il vento, non proprio freddo, scivola dolcemente tra le foglie degli alberi.
<< Scusa? >> . Una voce la prende alla sprovvista.
<< Eh? .. Oh, sì, ah, sei tu, Ryan >> . Candy Ly risponde agitata, come sorpresa nei suoi pensieri.
Il biondo le sorride, e poi, con sguardo meravigliato, indica la busta gialla e blu.
<< Ah, questa? >> chiede la ragazza, alzando la busta all’altezza della spalla << Sono i libri che vi servono per studiare … che ci servono per studiare >> continua, con un sorriso sulle labbra.
<< … Ci? >> chiede Ryan, inclinando la testa, scettico.
Candy Ly alza un sopracciglio, come per sfidarlo. << Che c’è? Hai paura di essere battuto da me? >>
<< Battuto? Io? Da te? >> fa lui, spalancando gli occhi, per prenderla in giro.
<< Bene, staremo a vedere! Intanto questi li porto a Keichi! Lui saprà come usarli! >> . Detto questo, la ragazza si volta, per dirigersi verso l’atrio e raggiungere Keichi, nel corridoio.
Fa appena un passo che subito si accorge di avere Ryan dietro. Le scappa una risata sommessa e prosegue scuotendo la testa, facendo finta di non accorgersene.
Quando ha l’atrio a pochi passi, si accorge di due persone che stanno parlando, davanti all’entrata dei dormitori della scuola. Li nota da dietro un cespuglio e non le sembrano subito familiari.
Ma, siccome tutto in questa scuola non le pare familiare se non il suo nome e gli amici, non se ne preoccupa più di tanto.
Invece ad uno di loro cade accidentalmente lo sguardo su di lei, mentre sta entrando.
 
<< Firer? >> chiede perplessa Hibe, rimasta a metà del discorso, non sentendosi più ascoltata.
Quell’altro sta là, con lo sguardo fisso su un punto definito senza aprire bocca, quasi imbambolato.
La maga segue lo sguardo del ragazzo, ma non vede altro che l’entrata dei dormitori. E nient’altro.
<< Beh, allora, mi vuoi dire che hai? >> . la maga inizia a irritarsi e i suoi svolazzi di qua e di là hanno una periodicità irregolare e impaziente.
Firer si riprende come da un bellissimo sogno.
<< Eh? Che … che dici? Ah, sì, giusto, sbrighiamoci ad entrare, che domani mattina dobbiamo andare a scuola! Se non posiamo le valigie prima del coprifuoco sono guai, domani! >> e tutto spedito il ragazzo dai capelli giallo ocra si incammina frettoloso, con la valigia dietro, trasportata con tanta facilità da sembrar farla pesare tanto quanto una piuma.
Hibe rimane un attimo lì, dove prima stavano parlando serenamente, svolazzando su e giù. Poi inclina la testa da un lato, alza le spalle e con il suo bastone magico fa apparire una piccola valigia gialla.
Il suo mantello viola svolazza al vento, che soffia come un gatto che fa le fusa.
 
 
Il giorno dopo …
<< Buongiorno ragazzi >> . La professoressa fulva, oggi, si è fatta la piastra. Ma, ne sono certo, non durerà a lungo.
La professoressa tossisce forte, per attirare l’attenzione degli alunni, o semplicemente per sopprimere la mia voce.
<< Eh-ehm >> . Tossisce ancora. Probabilmente ha mal di gola. O semplicemente vuole che la smetta.
*sbam!* Sbatte il registro sulla cattedra. Ok. Vuole che stia zitto.
<< Bene, ragazzi >> inizia poi << devo farvi un importante annuncio … e non è il fatto che mi dimetto! >>
Qualcuno tra i banchi schiocca la lingua, deluso.
<< Ecco, quest’ oggi avremo una nuova compagna di classe! >> . Tutta l’attenzione di ragazzi e ragazze è concentrata sulla porta. Tutti aspettano che entri la nuova compagna …. Tutti tranne uno, che sta tra le nuvole.
<< Keichi, non sei curioso di sapere chi è? >> chiede Hevil, timida.
<< Mah, per me fa lo stesso >>
<< Come lo stesso! Un’altra persona in più da prendere in giro! >>
<< Hikaru >> la richiama il ragazzo.
Candy Ly, al suo fianco, li osserva, sorridendo.
Keichi le sorride, pure lui.
La porta si apre e la ragazza entra, senza che lui si accorga di niente, e solo dopo un “ooh” di tutta la classe, il ragazzo dagli occhi verdi alza lo sguardo.
E rimane sbigottito. Davanti a lui, sulla pedana della cattedra, la ragazza dai lunghi capelli scarlatti se ne sta tutta tranquilla a farsi ammirare. E i suoi occhi si scontrano con quelli dell’altro.
In effetti era da un po’ che se lo guardava, appena entrata in classe ne aveva cercato gli occhi di quel verde intenso.
E li aveva trovati.
Ma prima, quando era entrata, lo aveva visto chiacchierare con una ragazza, quella accanto, che adesso la guarda, indifferente ma con gli occhi blu scuro, un po’ allargati.
Ha anche delle altre ragazzine che gli ronzano attorno, una vestita tutta di bianco e i capelli biondi con le punte a boccoli, che è  spaparanzata sul banco, e un’altra tutta rossa, compresi i capelli, che invece è seduta composta, sulle ginocchia.
Gli occhi verdi di lui la guardano ancora, con un’espressione quasi comica. E infatti le scappa un sorriso.
<< Lei si chiama Scarlet. Spero faccia amicizia con tutti >> conclude poi la professoressa lasciando la parola alla ragazza.
Scarlet si mette le mani sui fianchi, scoperti, e ghigna.
<< Ragazzi, lo spero anch’io, altrimenti sono guai! >> . Alcuni ragazzi già stravedono, altre ragazze si mettono a ridere.
Scarlet, fin da subito, fa amicizia con tutti.
 
Sono passate tre ore dall’inizio del giorno scolastico.
Candy Ly è rimasta al suo banco, accanto a Keichi, sottolineando delle frasi sul libro, senza farci caso. Ripensa alla ragazza, Scarlet, e ripensa al suo amico, dagli occhi verdi, che sta palesemente con la testa da un’altra parte.
Già, chissà perché, da un po’ Keichi aveva la testa da un’altra  parte.
In realtà un motivo c’era, ma adesso, a scuola, la sua attenzione era stata presa da un’altra cosa, più sconvolgente e scioccante.
 
 
 
 
 
Ok, lascio nel dubbio le cose ma .. chi ha frainteso NON FRAINTENDA! Ehehehe si vedrà la prossima volta già già già già! … mmm dite che l’ho fatto troppo corto? Beh, cercherò di riscattarmi la prossima volta! Saluti Astrid 5E.

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