I'll love whatever you become

di WhereIsMyMind
(/viewuser.php?uid=52427)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti. Questa fanfiction è il risultato di una collaborazione tra barbydowney e WhereIsMyMind, nata un giorno grazie ad una conversazione su facebook.
I capitoli postati si alterneranno tra quelli scritti da barbydowney e quelli scritti da WhereIsMyMind.
Molti degli spunti alla base della storia sono stati presi dalla biografia dei Muse "Fuori dal mondo. La storia dei Muse" di Mark Beaumont (che consigliamo di leggere).




Matthew Bellamy camminava, le mani affondate nel maglione di una o due tagli più grande che indossava, fissandosi le scarpe.

Non aveva una meta precisa, camminava tanto per farlo. Non era lui a condurre i suoi passi, erano i suoi passi a condurre lui, più o meno come farebbe un cane guida con un cieco. Non sapeva dove voleva andare, né gli importava del viaggio, ma aveva avuto una strana sensazione, come se una forza dall’alto lo avesse spinto ad alzarsi, uscire di casa e cominciare a camminare.
Sentiva che in questa giornata sarebbe cambiato tutto.

Matt non sapeva spiegarsi quella sensazione, ma era giovane, aveva quindici anni, e credeva immensamente in queste cose…l’occulto, la forza del destino.

Cominciò a piovere, una pioggerellina leggera gli colpiva la faccia fastidiosamente, e lui era ormai arreso all’evidenza che quel giorno non sarebbe capitato niente di che.
Alzando lo sguardo, tuttavia, si rese conto di essere arrivato a Den, il parco del centro di Teignmouth che era il ritrovo abituale di tutti i giovani della città.

I suoi piedi lo avevano condotto lì, e ora ne capiva il motivo. Fissò il suo sguardo su un giovane ragazzo biondo, di corporatura esile, quasi come la sua. Sembrava che fossero due opposti, lui era scuro di capelli, il ragazzo era biondo sporco, lui aveva due oceani azzurri e penetranti al posto degli occhi, mentre l’altro…beh, in effetti da lontano non riusciva a capire bene di che colore fossero i suoi occhi.
Un motivo in più per andarlo a conoscere.

Matt sapeva chi era quel ragazzo, andava al suo stesso liceo, e anche se era di un anno più grande, frequentavano lo stesso anno. Si chiamava Dominic Howard.
Non si erano mai presentati anche perché giravano in due gruppi compatti e distinti tra loro, Matt negli sportivi, e Dominic nei ‘fighetti’.

Però Matt sapeva che avevano una passione in comune: la musica. Era risaputo che Dominic suonava la batteria e la chitarra, e Matt in effetti aveva un bisogno disperato di imparare a suonarla.

Così, per la prima volta, si avvicinò a quel ragazzo che già tante altre volte aveva visto, e che aveva osservato da lontano. Non riusciva a capire quale fosse il suo interesse per lui, ma quel che era certo nel suo cuore, era che quel ragazzo sarebbe stato un elemento importante della sua vita, se non addirittura fondamentale.
E poi, il destino aveva condotto i passi di Matt verso il Den, verso Dominic Howard, e Matt sapeva che il destino non bisogna prenderlo a schiaffi.

Quel ragazzo, Dominic, aveva iniziato a fissarlo già da un pezzo, forse chiedendosi come mai quel ragazzino così piccolo e minuto e con quegli occhi così abbaglianti lo stesse guardando in quel modo.
Matt cominciò ad avanzare verso Dominic; i loro occhi non si staccavano un secondo gli uni dagli altri, Dominic provava il desiderio di fuggire, ma contemporaneamente era come se un filo di ferro lo collegasse a quel ragazzo che stava camminando verso di lui, legandoli a doppio filo.

Si trovarono uno davanti all’altro. Dominic aspettava che Matt parlasse, che dicesse qualcosa, ma l’altro restava muto. Matt era troppo impegnato a fissare gli occhi di Dom. Stranamente, neanche da vicino riusciva a classificare loro con un colore definito; avrebbe potuto dire che i suoi occhi erano grigio verdi, ma poi sembravano castano chiaro, per poi tornare a essere verdi.

Matt si ridestò dal sogno quando lesse negli occhi di Dominic un punto interrogativo, quasi come nei cartoni animati. Bene, non solo aveva degli occhi di un colore stranissimo, ma gli stessi occhi erano anche i più espressivi che Matt avesse visto.

“Mi insegni a suonare la chitarra?”
Ma come se n’era uscito? Cioè, mica lo conosci, prova a presentarti e poi a chiedergli lezioni.
Ma Dominic non gli rispose per le rime, come Matt si aspettava invece, vista la sua maleducazione; si limitò a sorridere, dicendo “Sì, certo.”
Anche sul viso di Matt comparve un sorriso, cosa che accadeva assai di rado.

Se c’era una cosa che avrebbe scoperto stando insieme a Dominic, era che questo ragazzo aveva la capacità di far sorridere le persone. Era un’ottima capacità, soprattutto per uno come Matt.

“Ok grazie.” Matt si sentiva un po’ in imbarazzo, voleva presentarsi, ma nello stesso tempo gli sembrava una cretinata dato che conosceva già il nome del suo nuovo insegnante, ed era certo che anche l’altro conoscesse il suo.
Ma il ragazzo lo spiazzò, di nuovo.
“Tu sei Matthew Bellamy, giusto?”
“Sì. E tu Dominic Howard?”
Il ragazzo biondo annuì.
“Bene, piacere di conoscerti allora.” E porse la mano ossuta e fredda a quella di Dominic, che subito la strinse, con una presa forte e sicura, che ben si addiceva a un batterista.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Ciao a tutti, eccoci qui con un nuovo capitolo, sperando che vi piaccia. Ringraziamo Deathnotegintama, Lilla Wright, LuNa1312 e MuseLover perché seguono questa fan fiction.

MuseLover: Ti ringraziamo tantissimo per il bellissimo commento! =) siamo felici che ti sia piaciuto! diciamo che eravamo abbastanza spaventate sul come descrivere il LORO fatidico incontro...^^ speriamo di essercela cavate!

_DyingAtheist: grazie mille per i complimenti *arrossiscono*

Lilla Wright: grande, anche tu hai letto il libro!!  =) fantastico! speriamo di continuare a soddisfare la tua curiosità! =)

Deathnotegintama: diciamo che Matt è un po' pazzerello!! xD eh sì...chi non adora Dom??? <3

Patri: ti ringraziamo tantissimo per la recensione, siamo felicissime di ispirarti e speriamo di continuare a farlo anche con i prossimi capitoli!



Il mese di ottobre quell’anno fu uno dei più strani per Dominic.    
Era da giorni e giorni che Matt gli sembrava diverso: era sempre con la testa tra le nuvole e capitava spesso di vederlo chiudersi in se stesso e farsi da parte, fissando il vuoto in preda a chissà quale pensiero. Ogni suo movimento sembrava esprimere tensione, come se ci fosse qualcosa ad affliggerlo. Dom aveva notato subito questo cambiamento nel suo amico, non senza un briciolo di apprensione. Non era abituato a doversi trovare così spesso a riempire dei silenzi colmi di disagio quando si trovava con Matt: la parlantina del moro era stata la prima caratteristica che lo aveva colpito conoscendolo, ed ora questa sua versione silenziosa era quasi inquietante.  D’altro canto, l’idea che ci potesse essere un problema che Matt non voleva condividere con lui lo faceva sentire tagliato fuori dalla sua vita, ed era una sensazione che faceva male, in un modo e con un’intensità che non riusciva a spiegarsi.

Fu per questo motivo che un martedì, all’uscita da scuola, Dom decise di affrontare la questione. Lui e Matt stavano camminando insieme verso casa, come di consueto. Ancora una volta, il silenzio era caduto su di loro dopo poche chiacchiere di circostanza che non avevano nulla a che vedere con la confidenza e gli scherzi che avevano caratterizzato il loro rapporto fino a poco tempo prima. Dominic aspettò per qualche minuto che Matt iniziasse a parlare, ma quando vide che il moro sembrava non avere intenzione di rivolgergli la parola, troppo immerso nei propri pensieri, decise di affrontarlo.

“Matt, si può sapere che ti prende?” sbottò, fermandosi di scatto.
Matt si fermò a sua volta, voltandosi verso di lui e guardandolo con aria interrogativa. Sembrava sinceramente sorpreso dal modo in cui Dom aveva esordito.
“Che vuoi dire?” domandò, inclinando leggermente la testa da un lato come faceva solitamente quando non riusciva a capire qualcosa.
“Sei strano ultimamente. Stai sempre per conto tuo, non parli mai.. Sei diverso” rispose Dominic, scrollando le spalle. Guardò Matt che, in piedi di fronte a lui, sembrava in difficoltà. Le parole del biondo lo avevano colto alla sprovvista e per qualche momento non seppe cosa rispondere. Si limitò a fissare Dom, cogliendo la preoccupazione nei suoi occhi senza capirne realmente il motivo scatenante.
“Se anche fosse così, qual è il problema? Che fastidio ti do se parlo di meno?” ribatté con semplicità. Ancora non riusciva a capire cosa ci fosse dietro la domanda del biondo, e la paura di avergli fatto un torto involontariamente lo assalì in un istante.
“Non mi dà fastidio. È solo che se ci fosse qualcosa che non va io vorrei che tu me lo dicessi. Magari potrei aiutarti” gli spiegò Dominic, e subito vide lo sguardo di Matt indurirsi.
“Io non ho bisogno di aiuto” esclamò il moro, sulla difensiva. Finalmente capì dove voleva andare a parare Dominic con le sue domande, e nonostante la sua preoccupazione gli facesse piacere, il suo orgoglio gli impedì di ammetterlo persino a se stesso, e lo spinse a chiudersi ancora di più.
“Se tu invece di tagliarmi fuori mi parlassi..” iniziò Dom, ma fu interrotto da Matt che continuò al suo posto:
“Cosa? Cosa accadrebbe se lo facessi? Mi daresti una mano? Cancelleresti ogni problema? Non farmi ridere!” esclamò, sprezzante. Gli faceva male rivolgersi in quel modo a Dominic, eppure era più forte di lui. Odiava mostrarsi debole, dare l’idea di avere bisogno di aiuto.
Dom sospirò e gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla ossuta. Stava lottando dentro di sé per mantenere la pazienza e non alzare la voce nonostante l’irritazione crescente dovuta all’atteggiamento di chiusura del suo amico.
“Io voglio aiutarti, Matt. Siamo amici, non è così che ci si comporta tra amici? Non ci si aiuta a vicenda?” chiese a voce bassa, cercando di non innervosirlo ulteriormente.
Matt si scrollò la sua mano di dosso, in un gesto rabbioso ed istintivo.
“Il fatto che tu sia mio amico non ti dà il diritto di metterti in mezzo a cose che non ti riguardano. Stanne fuori, è chiaro??” ringhiò, con le gambe che gli tremavano per la rabbia.
Dominic indietreggiò istintivamente di un passo, preso alla sprovvista dalla reazione di Matt, che mai gli aveva parlato in questo modo prima d’ora, neanche durante i loro sporadici litigi. Rimase in silenzio, a corto di parole, ad osservare gli occhi di Matt colmarsi di imbarazzo e tristezza nel giro di pochi istanti. Prima ancora che potesse replicare in qualche modo, il moro abbassò lo sguardo e gli parlò, stavolta con un tono di voce pacato.
“Ci vediamo domani, Dom” mormorò, voltandosi e riprendendo a camminare verso casa senza mai guardare indietro.

La voglia di seguirlo era tanta, ma Dom si sforzò di non cederle. Non riusciva a dimenticare la rabbia con cui Matt si era rivolto a lui, il modo in cui gli aveva chiuso la porta in faccia quando gli aveva offerto il proprio aiuto, volendo solamente dargli una mano. Non capiva cosa ci fosse dietro ad un tale atteggiamento, né come mai quel rifiuto lo avesse fatto rimanere così male. Sospirando si sedette sull’orlo del marciapiede, affondando il viso nelle mani e prendendo dei respiri profondi per calmarsi. Non aveva voglia di tornare a casa, voleva solamente trovare il modo di risolvere quella situazione al più presto perché odiava discutere con Matt, odiava l’idea di non potergli parlare liberamente, odiava il timore che le cose tra di loro fossero cambiate.

 Furono questi pensieri che lo tormentavano a spingerlo ad alzarsi in piedi, un buon quarto d’ora dopo, e a dirigersi a passo deciso verso casa dell’amico, con la voglia di sistemare le cose una volta per tutte. La strada per arrivarci era così familiare ormai che Dom sentiva di poterla percorrere ad occhi chiusi, ed il tragitto durò poco più di dieci minuti, lasso di tempo in cui il biondo ripeté nella sua mente frasi su frasi, tutte volte a far capire a Matt che non voleva essere invadente e che il suo interesse era dovuto alla preoccupazione.
Quando si trovò di fronte alla porta d’ingresso, bussò energicamente, preparando la sua migliore faccia pentita. Ad aprire però fu la nonna di Matt, che lo salutò con un sorriso gentile, essendo abituata a vederlo spesso tornare a casa insieme al nipote. Lo fece entrare, mormorando qualcosa riguardo ad una tazza di tè che Dominic accettò senza neanche pensarci molto su, troppo impegnato a cercare il suo amico con lo sguardo nel salotto.
“Cercavo Matt..” disse, rivolgendosi alla nonna, che gli fece cenno di sedersi sul divano.
“Si sta facendo la doccia, è tornato da poco. Aspettalo qui intanto, ho proprio bisogno di un po’ di compagnia” gli rispose lei, dirigendosi in cucina per preparare il tè. Nei minuti in cui Dom rimase solo nel salotto, si guardò intorno in cerca di fotografie, di qualcosa che potesse ricordargli Matt. Eppure non c’era nulla, solo delle fotografie in bianco e nero di una donna decisamente avvenente, che il biondo pensò essere la nonna del suo amico. Era tutto così spoglio e privo della personalità di Matt, che Dom si sorprese a pensare a quanto dovesse sentirsi solo il moro, in quella casa accogliente che però non sembrava appartenergli affatto.
“Ecco qui” disse la signora, tornando da lui con una tazza di tè caldo che accettò di buon grado. Si sedette sulla poltrona adiacente al divano e prese a sorseggiare la bevanda, subito imitata dal ragazzo. Il silenzio tra di loro ebbe vita breve.
“Allora dimmi, Dominic.. Come mai non sei tornato a casa con Matt? Mi è sembrato agitato quando è arrivato poco fa” esordì la signora, osservandolo attentamente come per captare ogni sua piccola reazione.
Dom abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra senza sapere cosa rispondere.
“Abbiamo avuto una discussione. Niente di serio però” replicò poi, rivolgendole un sorriso poco convincente e sperando che questo le sarebbe bastato come risposta.
“Lo immaginavo” disse invece la signora, scuotendo la testa con aria mesta. “In questo periodo è diventato intrattabile. Ho provato a parlargliene ma si chiude in se stesso, non lascia entrare nessuno”.
“È proprio per questo che abbiamo discusso. Io.. ho provato a chiedergli cosa c’è che non va, gli ho detto che avrei voluto aiutarlo.. e lui si è arrabbiato” si sfogò Dom, improvvisamente sollevato all’idea di poter parlare con qualcuno che avrebbe capito la sua preoccupazione e magari l’avrebbe anche condivisa.
“Vedi, caro.. Questo non è un periodo semplice per Matthew. Il fatto di essersi dovuto trasferire qui, così all’improvviso, non è stato semplice da digerire per lui. Ero stata così felice quando aveva finalmente portato un amico a casa, perché pensavo che questo avrebbe potuto cancellare quella tristezza che c’è sempre nei suoi occhi…e invece ultimamente le cose stanno peggiorando” sospirò la signora, bevendo un altro sorso di tè.
“Come mai stanno peggiorando? È successo qualcosa?” domandò Dom, e una parte di lui si sentì in colpa per quella domanda. Evidentemente Matt non voleva che lui sapesse costa stava accadendo nella sua vita, ma nonostante questo il bisogno di sapere quale fosse il problema era troppo forte per essere ignorato.
La donna rimase per qualche istante in silenzio, come ponderando se rispondere o meno. Poi finalmente si decise a parlare: “Non ne sono sicura. So solo che è da una settimana che si rifiuta di rispondere a sua madre quando chiama, o a suo padre, le volte che si degna di farsi sentire. Non vuole parlare con nessuno dei due. Non credo li abbia perdonati per avergli sconvolto la vita in questo modo” .
Dom annuì, capendo il discorso della signora. Nonostante Matt si fosse sempre mostrato spensierato e vivace nelle settimane precedenti, era facile notare in lui un alone di tristezza che dal primo momento lo aveva incuriosito. Sapeva che il moro non amava Teignmouth, e aveva pensato che quel sentimento derivasse dal fatto di essersi trovato catapultato lì all’improvviso, in quella cittadina che sembrava voler tarpare le ali di ogni giovane. Eppure evidentemente c’era di più, molto di più.

I suoi pensieri furono interrotti dal suono dei passi di Matt che scendeva le scale e faceva il suo ingresso nel salotto, fissando prima lui e poi sua nonna con uno sguardo indagatore.
“Che ci fai qui, Dom?” chiese, alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
Prima ancora che il biondo potesse rispondere, la nonna si alzò dalla poltrona rivolgendo un sorriso a Dom.
“Vi lascio parlare in pace” si scusò, andando poi a rintanarsi in cucina e chiudendo la porta alle sue spalle per concedere ai due ragazzi un po’ di privacy.
Dom si alzò in piedi, andando incontro a Matt e fermandosi a pochi passi di distanza da lui.
“Ero preoccupato. E poi non ci siamo lasciati proprio bene prima” replicò, cercando di sdrammatizzare con un mezzo sorriso che Matt non ricambiò.
 “Non ti devi preoccupare, io sto bene” rispose il moro con voce atona.
“A me non sembra che tu stia bene” gli disse Dom, onesto. Provò ad allungare una mano per toccargli un braccio in quello che voleva essere un gesto di conforto, ma Matt si scansò bruscamente.
“Ti ho già detto di non metterti in mezzo a cose che non ti riguardano!” alzò la voce, fissando il biondo con rabbia.
“Matt, io sono tuo amico! Lo vuoi capire? Voglio aiutarti!” esclamò Dom, stringendo i pugni per trattenere le mille emozioni che provava in quel momento. Rabbia, tristezza, preoccupazione, delusione.. un mix micidiale che gli faceva tremare le mani.
“Non puoi farlo! Smettila di insistere! E ora vattene via, non ne voglio più parlare!” ringhiò Matt, indicandogli la porta con una mano.
Dom rimase per qualche secondo come pietrificato di fronte alle parole del moro, che lo stava praticamente cacciando via. Non si sarebbe mai aspettato che una cosa del genere potesse accadere, e una sorta di incredulità lo fece rimanere fermo per alcuni lunghi istanti. Quando si mosse verso la porta, le sue gambe sembravano pesare una tonnellata. Una volta toccata la maniglia, si bloccò. Si voltò verso Matt, trovando il suo sguardo su di sé.

“Io non smetterò mai di preoccuparmi. Non penso di esserne capace. Posso smettere di chiedere, ok, lo farò. Ma non puoi chiedermi di non preoccuparmi per te. Non sarebbe giusto” mormorò, prima di voltarsi nuovamente ed aprire la porta. Non fece neanche in tempo a varcarla e ad uscire, che sentì il rumore dei passi di Matt dietro di sé. Si voltò per guardarlo, e se lo trovò di fronte. C’era un’espressione indecifrabile nei suoi occhi azzurri, e Dom tenne lo sguardo nel suo per qualche istante, prima di sentire le sue braccia avvolgersi attorno al proprio corpo. Il biondo rimase di stucco quando Matt lo abbracciò, ma impiegò ben poco a ricambiare l’abbraccio, stringendo a sé quel ragazzo a cui sentiva di essere legato da un filo invisibile ma stranamente forte. Tutta la rabbia e la delusione che provava svanirono in quei momenti in cui rimasero uniti.
Quando Matt si tirò indietro, lo guardò con aria imbarazzata e le guance leggermente colorate. “Ci vediamo domani, Dom” gli disse, e il biondo non poté far altro che annuire, vedendolo sparire dentro casa chiudendosi la porta alle spalle. Nessuna spiegazione, nessun chiarimento. Solo quella sensazione di calore che gli si propagava nel petto.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo due ***


Eccoci qui. Ci scusiamo per l’enorme ritardo! Come sempre ringraziamo chi segue questa fan fiction e chi lascia puntualmente delle recensioni:

BJgirl: non siamo cattive...è Matt che è cattivo!! xD ma poi ha saputo come rimediare ♥
MuseLover: felici di averti in pugno!!! xD La nonna...eh la nonna è sempre la nonna!! =)
_DyingAtheist: ci siamo commosse anche noi nell'ultima scena!! *_* cmq...figurati, il plurale, non c'è problema!! =)
Lilla Wright: barbydowney sta facendo lo stesso con il tomo di Sherlock Holmes! =) già, come si fa a non amare Matt?? xD
idiotofsuburbia: benvenuta!! =) ti ringraziamo tanto per i complimenti! cmq non è ancora detta l'ultima parola...vediamo come si comporterà Dom... *si tappano la bocca x non spoilerare*
Deathnotegintama: grazie mille per tutti i complimenti, che in questo caso vanno tutti a WhereIsMyMind! =) Matt fa tenerezza...e Dom è semplicemente stupendo!

CAPITOLO 2

Dominic era comodamente svaccato sul divano della loro piccola sala prove. Guardava Matt fare su e giù, con la chitarra ancora appesa al collo. Era circa mezz’ora che si subiva questa scena, e si era voluto mettere comodo, osservando il suo migliore amico.
Matt era in uno stato ormai quasi isterico, si torceva le mani, balbettava, chiaramente in difficoltà sull’argomento che voleva esporre al suo migliore amico.
Dominic dopo un po’ però si stufò, anche perché era curioso di sapere cosa l’amico avesse di tanto importante da dirgli.
Così si tirò su a sedere e, senza tante cerimonie, gli disse: “Matt smettila immediatamente di andare avanti e indietro! Mi stai facendo venire mal di testa. Cos’è che mi devi dire?”

Matt lo guardò di sotto in su, spalancando i suoi due fanali blu elettrico. Si fissarono per un lungo istante, poi il chitarrista distolse lo sguardo, facendolo vagare sul soffitto, verso le finestre, gli strumenti, il divano, qualsiasi cosa insomma che non fosse Dom.
“Dobbiamo cercarci un bassista.”

Dominic si alzò in piedi, stringendo un po’ i pugni, cercando di controllare il respiro che accelerava; gli capitava sempre, tutte le volte che Matt insisteva nella sua idea di introdurre qualcun altro nella loro band. Ne avevano già discusso, e i loro discorsi finivano sempre nella stessa identica maniera: entrambi accantonavano l’idea, faceva troppo male.
Matt però ora sembrava risoluto, e Dominic sapeva che il loro gruppo non sarebbe sopravvissuto tanto a lungo. Sapeva che Matt aveva perfettamente ragione, non si poteva formare un gruppo rock solo con due membri, uno alla chitarra e uno alla batteria. I tempi non erano maturi per fare questo.

Spiazzando l’amico, ma soprattutto se stesso, Dominic parlò, con voce calma e misurata. “Hai ragione Matt.”
Detto questo si voltò e si diresse verso la porta, abbattuto.
Matt, alle sue spalle, non era messo molto meglio, ma prima che l’amico si chiudesse la porta alle spalle, gli urlò: “Dovremmo fare dei provini. Ci penso io a mettere gli annunci, ok?”
Dominic si limitò ad alzare un braccio, in segno di assenso.

La verità è che erano entrambi spaventati a morte di quello che avrebbe potuto comportare nel loro rapporto, aggiungere un altro membro al loro gruppo.
Matt era incredibilmente geloso del rapporto che aveva con Dominic, si poteva dire quasi che fosse egoista, dal momento che pretendeva che le attenzioni dell’amico fossero rivolte a lui soltanto; e per di più era invidioso se lui rivolgeva le sue attenzioni a qualcun altro.
Lo stesso si poteva dire per Dominic. Sapeva che il carattere di Matt era volubile, e aveva timore che, incontrando un altro ragazzo, lo avrebbe abbandonato per il ‘giocattolo nuovo’.

Se però volevano davvero fondare un gruppo, suonare, diventare famosi, avevano bisogno di un bassista, e lo sapevano entrambi.
Avevano quindi messo da parte tutte le loro angosce, per uno scopo più alto.
Anche se questo aveva significato soffrire.

*

Matt ridacchiava, tenendo la sua tazza di tè bollente tra le mani. Dominic invece era estremamente stressato, privo di qualsiasi voglia di vedere un altro provino.
Erano settimane ormai che cercavano un nuovo membro da aggiungere alla band, ma tutti i ragazzi che avevano visto non erano piaciuti, a nessuno dei due.
In effetti non è che questi poverini fossero messi molto a loro agio. Matt faceva di tutto per metterli in difficoltà, proponendo pezzi difficilissimi, destreggiandosi in riff straordinari, seguito a ruota da Dom, che non ne poteva proprio fare a meno.
Sotto sotto si stava divertendo anche lui.

Tutto quello d’altronde era un modo del loro subconscio per venire a galla, e il loro subconscio diceva loro che non volevano assolutamente che qualcun altro si aggiungesse al loro duo.

“Matt, io sono stanco morto. Ti prego, basta, ne cercheremo altri domani.”
L’amico lo fissò negli occhi, intenerendosi all’istante. Dom aveva gli occhi arrossati, e si massaggiava le mani, spostandosi di tanto in tanto i capelli sudati dalla fronte. Era stanco, si vedeva lontano un miglio.
Gli venne spontaneo sorridergli, e venne subito ricambiato dal largo sorriso di risposta dell’altro.
Distolse per forza lo sguardo da lui, altrimenti sarebbe stato ore a guardarlo.
“Sì, andiamo a casa va!”
Si alzò in piedi, finendo di bere il suo the e posando la chitarra nella custodia.

“Scusate, è qui che si fa il provino per bassista?”
Matt e Dom si girarono di scatto, verso la fonte di quella voce bassa e potente. Ai loro occhi si stagliò l’immagine di un ragazzone alto, grosso, ma con lo sguardo buono.
“Voi siete Matthew e Dominic, immagino.”

“Sì, sì siamo noi. E tu sei?”
“Christopher Wolstenholme, ma potete chiamarmi Chris.” E si avvicinò stringendo la mano a Matt, e poi a Dom. “Stavate andando via?”
Dominic annuì, ma Matt era rimasto incantato a guardare negli occhi il nuovo arrivato.
Chris però non si lasciò distrarre dalle reazioni di quei due scriccioli, così continuò col suo discorso. “Io suono la batteria,” Dom strabuzzò gli occhi, diventando paonazzo, “ma sono deciso a imparare a suonare il basso.”
Una strana luce animava i suoi occhi, e ne rimasero entrambi molto colpiti.
Decisero di fargli fare il provino.
*

“Allora, che ne pensi?” gli occhi di Matt brillavano di felicità, quelli di Dom un po’ meno, anche se doveva ammettere di essere rimasto esterrefatto dalla prova di Chris.
Per tutta la durata del provino Matt aveva fatto di tutto per mettere in difficoltà il povero ragazzo che ora li stava aspettando di là, smanioso di sapere come fosse andato.
Inutile dire che Chris si era dimostrato all’altezza della situazione.
“Penso sia il migliore che abbiamo visto finora.” Fu costretto ad ammettere il batterista.
Matt gli mise un braccio intorno alle spalle, facendo un po’ di pressione per costringere l’altro ad avvicinarsi a lui. “Sono d’accordo con te. Basta provini?”
La vicinanza con il corpo di Matt, i suoi occhi da bambino colmi di felicità e speranza, il suo stesso desiderio di voler fondare un nuovo gruppo con Chris ebbero la meglio sulle paure di Dom, che così accettò, senza alcuna remora.

Andarono nell’altra stanza, e sorridendo diedero la buona notizia a Chris, che li stritolò in un abbraccio spezza-ossa, a cui ben presto si sarebbero abituati.
Dominic si scusò per essere stato un po’ stronzo all’inizio, ma Chris gli disse che neanche ci aveva fatto caso; poi cominciarono a parlare di batterie, e così Matt ebbe una scusa per levarsi di torno, senza neanche essere visto.
Le sue peggiori paure sembravano si stessere avverando.

Rimasti soli, Chris si sedette sul divanetto, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa sullo schienale. Dom gli si sedette accanto, in silenzio.

“Sai, tutte le persone che avevano fatto il provino, e tutti i miei amici mi avevano detto che suonare con voi due è impossibile.”
“Come mai?” chiese Dom incuriosito, guardandolo in faccia.
Chris aprì gli occhi e li puntò in quelli del suo nuovo amico.
“Per il feeling che c’è tra voi due. È strano, quasi innaturale. Non so se ve ne rendete conto, o se è una cosa che si aggiunge con anni di pratica e di conoscenza, ma quando voi due suonate, sembrate una cosa sola, quasi come se un filo invisibile collegasse le vostre mani, le tue sulla batteria, e le sue sulla chitarra; ed entrare in questa sintonia, non è affatto semplice.”
Dom rimase estremamente colpito dal discorso di Chris; gli stava sempre più simpatico.

“Ora devo andare, scusami.” Chris si alzò dal divano, dirigendosi verso la porta. “Ci vediamo domani, ok? Saluta Matt.”
“Ok ciao.”

Dom si stese sul divano, ripensando alle parole di Chris, mentre un sorriso gli si dipingeva sulle labbra.
Era contento che la sintonia tra se stesso e Matt si notasse, che esistesse. Non se l’era solo immaginata, esisteva davvero, ed era forte.
A proposito, dov’era Matt?
Si alzò dal divano, e uscì dalla loro sala prove. Si mise a cercarlo in lungo e in largo, ma non lo trovò da nessuna parte. Si diresse senza pensarci verso il Den.
E lo scorse, seduto per terra sotto un albero, le ginocchia rannicchiate al petto e la testa posata sopra. Non c’era nessuno, era completamente solo; fissava il sole tramontare da dietro gli alberi.
Dominic gli si avvicinò dal lato, così che Matt non riuscisse a vederlo, deciso a fargli uno scherzo; ma non appena fu abbastanza vicino da vederlo bene in volto, si accorse che una lacrima solitaria gli scorreva lungo una guancia.

Dominic si bloccò, trattenendo il respiro. Non aveva mai visto Matt piangere, rendendosi così vulnerabile. Non poté fare a meno di sedersi di fianco a lui e cingergli un fianco con un braccio.
Matt sussultò quando sentì qualcuno stringerlo, ma poi l’odore inconfondibile della pelle di Dom raggiunse le sue narici.
Voleva chiudere gli occhi, abbandonarsi alla stanchezza e alle sensazioni. Ma rimase a fissare il sole tramontare, in silenzio, imitato dal suo migliore amico.

Dopo un po’ di tempo, Dom prese la parola. “Chris mi ha detto una cosa strana.”
“Cosa?”
“Che è difficile suonare con noi, perché siamo così affiatati che è difficile inserirsi nella nostra sintonia.”
“Beh, è una bella cosa, no?”
“È una bella cosa.” Sussurrò il biondo.

“Dom, ho paura.”
“Di cosa?”
Matt si divincolò, sgusciando via dal suo abbraccio, restando però seduto di fianco a lui. “Che tutto tra noi possa cambiare; che tu possa abbandonarmi, cominciando a stare solo più con Chris, senza curarti di me. Come prima.”
Sentire queste parole fu per Dom un pugno allo stomaco, ma allo stesso tempo una cosa meravigliosa.
Era stupendo sapere che l’amico aveva le stesse paure che non gli davano pace, e si diede dell’idiota per aver, inconsciamente, lasciato solo Matthew in un momento tanto delicato.
“Mi dispiace Matt. Per quanto le mie parole possano valere, sappi che tu per me sarai sempre il migliore, il mio migliore amico, la persona più speciale che io conosca e che mai entrerà nella mia vita. Non ti abbandonerò, stai tranquillo.”
Matt alzò il volto verso di lui, posandogli una mano sulla guancia.
“Grazie.”

Dom si sentì avvampare, Matt la mano andare a fuoco. Si alzò di scatto in piedi, e cominciò a correre giù per il prato.
“Corri Dominic, vediamo chi arriva prima a casa mia!”
Il batterista si alzò in piedi e, ancora piuttosto rintronato, cominciò a correre, raggiungendo Matt in poco tempo.
Le loro risate si perdevano nella sera appena cominciata.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=586737