Odio fraterno

di Berenike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un errore fatale ***
Capitolo 2: *** Incomprensioni ***
Capitolo 3: *** Una bambina nel bosco ***
Capitolo 4: *** La cosa più preziosa ***
Capitolo 5: *** Ti ho trovata ***
Capitolo 6: *** La freccia del destino ***
Capitolo 7: *** Lo scontro finale ***



Capitolo 1
*** Un errore fatale ***




Capitolo 1: Un errore fatale

-Inu Yasha c'è un altro problema.. - disse Kagome, lo sguardo assente e la voce tremolante.
-Cosa c'è? Il demone è morto no?- rispose lui, fissandola con aria di sfida. Aveva appena finito il demone che aveva osato sfidarlo, ed aveva decisamente avuto ciò che meritava. Ora era li, steso a terra, il corpo trafitto dalla sua lama infallibile.
-Ecco, quando hai colpito il demone..- la voce sempre più flebile. Cosa non aveva il coraggio di digli?
-Kagome, parla! -
-Dietro al demone, c'era Sessomaru.. non ha fatto tempo a spostarsi, non si aspettava un tuo attacco.. - Kagome iniziò a piangere. Ma di cosa si stava preoccupando? Sesshomaru era forse il demone più forte che lui conoscesse, e per quanto gli costasse ammetterlo, non bastava certo un colpo della sua spada a ferirlo. Aspettò che la ragazza di fronte a lui si riprendesse e finisse di raccontagli ciò che era successo.
Ma perché piangere? Odiava vedere Kagome piangere.
-Sesshomaru è ferito Inu Yasha. Ha iniziato ad andare verso nord – indicando un un cenno della testa la direzione presa dal demone – segui la scia di sangue.. -
-Sangue? - Inu Yasha non fece nemmeno tempo a dirlo, corse verso la direzione indicatagli. Ma Kagome aveva ragione: sarebbe stato facile in ogni caso seguire quella pista. La vista del sangue aggiunto all'odore nauseante, rendevano la corsa verso il fratello, la cosa più facile del mondo.
Poi si fermò di colpo.
Non pensava di poter mai vedere suo fratello ridotto così. Ancor meno per causa sua.
Sesshomaru era sempre stato il più forte tra di loro. Lui era il demone. Inu Yasha era solo un mezzodemone. E anche se la sua spada era la più potente, il braccio che la brandiva non lo era di certo.
Cosa aveva fatto? Com'era possibile?
Sesshomaru fece di tutto per non girarsi a guardarlo. Era disteso contro un albero, la mano sinistra a terra e quella destra premuta contro la ferita al petto. Il sangue usciva dalla ferita come un fiume in piena ma Sessomaru, da grande guerriero quale fosse, non emetteva un solo gemito di dolore. Inu Yasha sentì in lontananza l'odore di Rin che si avvicinava. Non doveva vedere Sesshomaru ridotto così. Doveva impedirlo.
Il mezzodemone sapeva che anche il fratello, di fronte a lui, doveva aver sentito l'odore della bambina, sempre più vicino. Ma questo si limitò a guardare il fratello; con uno sguardo d'odio, di rancore, di rabbia.
-E così finalmente hai ottenuto il tuo scopo. - gli disse, con uno sguardo che il mezzodemone non sapeva se interpretare come una sconfitta o una sfida.
Come avrebbe potuto credergli, quando gli avrebbe detto che, nonostante l'odio che scorreva tra loro, l'aveva ferito solo accidentalmente?



ANGOLO DELL'AUTRICE
Curiosi eh? Continuate a seguire per scoprire cosa sia realmente successo a Sesshomaru e come si concluederà la lotta tra i due fratelli.. Ovviamente accetto suggerimenti, idee e commenti per la continuazione della storia!
Berenike

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Capitolo 2
*** Incomprensioni ***




Capitolo 2: Incomprensioni

Sesshomaru era li, di fronte a lui, ferito.
Non poteva credere di aver ferito suo fratello.
Perché, maledizione si, era suo fratello!
Lo odiava, si odiavano, più di qualunque altra cosa.
Sesshomaru non c'era mai stato per lui. Non gli era mai stato vicino, nemmeno quando si era ritrovato solo, orfano e indifeso, un mezzo-demone odiato dagli umani e intimidito dai demoni; mai una parola di conforto, mai un atto d'affetto, mai un atto fraterno.
Ma il mezzo-demone ne aveva fatto l'abitudine. Non aveva mai guardato a suo fratello come a un normale fratello dolce e premuroso. Loro erano demoni ( o quasi) e l'affetto non portava a nulla. Ma nemmeno l'odio.
Eppure erano anni che provavano ad ammazzarsi a vicenda e gli ultimi avvenimenti non avevano fatto altro che incrementare questo sentimento.
Il padre dei due fratelli, aveva infatti deciso di lasciare in eredità la spada da lui posseduta, forse più potente spada che il mondo demoniaco avesse mai conosciuto, non al figlio che gli era sempre stato accanto, al figlio demone, il più forte, l'unico figlio che la meritasse; ma al mezzo-demone, quel figlio bastardo avuto con un'umana. Questo era un affronto.
Ma ora che Inu Yasha era li, davanti al fratello sanguinante, non riusciva davvero ad odiarlo.
Come poteva?
Per quanto avesse messo in dubbio più volte la definizione di fratello negli ultimi anni, sapeva che prima o poi le cose sarebbero potute andare meglio. Non lo sapeva con certezza, ma negli ultimi tempi stava vedendo il fratello cambiare sotto ai suoi occhi.
Sesshomaru non era più il demone terribile di un tempo.
Certo era terribile. Certo era potentissimo e praticamente indistruttibile (o almeno questo pensava). Ma stava commettendo, degli errori?, non sapeva come chiamarli, che non erano certo tipici di lui.
Che dire di Rin? Perché salvare e in pratica adottare una bambina umana? Che senso aveva provare tanto affetto per quella creatura tanto diversa da lui? Perché poteva voler bene a lei, e non a lui, che tutto sommato era un po' entrambe le parti, un po' demone, un po' umano, proprio come Rin?
Forse non avrebbe mai risposto a tutti questi interrogativi, perché proprio ora, proprio adesso che le cose sembrano andar meglio, nel momento in cui entrambi sembravano schierati nella stessa guerra, quella contro Naraku, lui, Inu Yasha colpì il fratello. Accidentalmente.
Sesshomaru lo guardava con disprezzo. Inu Yasha non sopportava quello sguardo inquisitore, non era stato lui, non l'aveva fatto apposta.
Si, ma come spiegarglielo? E come convincerlo a farsi curare da qualcuno?
-Sesshomaru... -riuscì in fine a dire, ma le parole gli si spezzarono in gola.
-Risparmiati i sentimentalismi, Inu Yasha. Sono fuori luogo, visto che tutto questo – e indicò al ferita nel petto che si apriva sempre più, come fosse uno squarcio immenso – l'hai provocato tu. -
-Non è come pensi – riuscì a rispondere. Gli sembrava tutto così assurdo. In mano ancora brandiva la spada con cui aveva colpito il fratello, la spada sporca del suo sangue. Decise di metterla nel fodero, non era certo una prova a suo favore.
-Non ti ho nemmeno visto, non sapevo nemmeno dove fossi, io ho colpito il demone non te!-
Inu Yasha non sapeva cosa dire. Non era mai stato bravo con le parole. Di solito c'era Kagome al suo fianco a impedirgli di dire o fare cose stupide. Ma questa volta doveva cavarsela da solo.
-Inu Yasha non capisco perché tu sia qui a scusarti – rispose piano il fratello.. -quando quello che hai fatto, io cerco di farlo da quando sei nato! Non scusarti per qualcosa che eri intenzionato a fare da tanto tanto tempo..-
-Non così, e poi certo ti odio, ma non avevo intenzione di ucciderti..-
Inu Yasha si pentì di aver pronunciato queste ultime parole. Non sapeva davvero cosa sarebbe successo al fratello, sapeva solo che stava perdendo troppo sangue e tempo prezioso.
-Ah! - rise Sesshomaru – pensi davvero che io stia per morire? Illuso! Tu e la tua spada non potrete mai uccidermi, stupido mezzo-demone! - Inu Yasha sorrise nel sapere che il fratello non stava per morire, o che almeno aveva un piano. Non voleva avercelo sulla coscienza.
-Sesshomaru non è né il momento né il luogo, sei ferito e forse dovresti farti vedere da qualcuno.. -
-Pensi davvero, mezzo-demone – disse con aria di superiorità, la stessa che aveva usato durante tutti questi anni di odio – che io non fossi preparato a questo giorno? Che io non avessi previsto che avresti tentato di uccidermi? -
-IO NON HO TENTATO DI UCCIDERTI MALEDIZIONE! - urlò Inu Yasha, stanco di anni di insulti, combattimenti, odio..
-Stai zitto, mezzo-demone! - Sesshomaru scaraventò il fratello lontano, fuori dalla propria vista, colpendolo in pieno petto con un attacco della sua spada, sfoderata con una velocità inaspettata, sopratutto vista la condizione del demone.
Inu Yasha ruotò in aria, una, due, tre volte, per poi cadere a terra con un tonfo secco, un rumore sordo e la netta sensazione di essersi fatto davvero male. L'aveva spinto così lontano che avvertiva il profumo di Kagome, poco lontana e il profumo di un'altra umana.. Rin.
La vide distintamente correre felice verso Sesshomaru, o meglio verso ciò che ne rimaneva.
Che intenzioni aveva? Rin era solo una bambina.. Perché non la fermava e la permetteva di vedere una così terribile scena?
Lontano, Sesshomaru, sorrideva, sicuro che presto sarebbe stato salvo.
E si preparava, alla vendetta.




ANGOLO DELL'AUTRICE
Ringrazio davvero tutti di cuore per aver seguito e commentato questa serie! Sono felice che vi sia piaciuta e spero continuiate a seguirla..! Mi scuso per i capitoli - sono probabilmente un pò cortini- ma per non lascarvi troppo tra le spine, preferisco scrivere più spesso, ma meno pagine alla volta.. Se no bisognerebbe aspettare settimane! E noi vogliamo sapere come finirà nell'eterna lotta tra i due fratelli giusto? Continuate a seguire questa serie, vi aspettano tantissimi colpi di scena! Ovviamente sarò veramente onorata di ricevere commenti (positivi e negativi), domande (a cui cercherò di rispondere personalmente ad ognuno), suggerimenti, etc.. A presto!
Berenike

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Capitolo 3
*** Una bambina nel bosco ***




Capitolo 3: Una bambina nel bosco

Lontano, InuYasha avveriva il profumo di Kagome. Nonostante la lontananza fiutava distintamente la sua preoccupazione, la sua angoscia. Il mezzo-demone sapeva che doveva sbrigarsi, o lei si sarebbe presto fatta avanti per vedere cosa stesse succedendo. Aveva visto solo Sesshomaru, ferito, correre verso il bosco. E lui, quel fratello maledetto che aveva osato ferirlo, corrergli incontro.
Ma c'era una cosa che non era chiara a InuYasha. Rin.
Quella bambina aveva sempre suscitato in lui un certo interesse, mischiato al timore.
Un timore antico.
Rin, come Kagome d'altronde (strano come le due umane, infondo, si assomigliassero) gli ricordava sua madre. Entrambe, tutte e tre sarebbe meglio dire, erano umane coraggiose abbastanza per accompagnare e forse, innamorarsi?, di un demone.
Kagome era sempre al suo fianco.
Rin era al fianco di Sesshomaru.
Forse queste due figure facevano parte della vita dei due fratelli per ricordare il ruolo della madre, una figura indimenticabile, così debole ma con un amore così profondo, più forte di qualcunque spada.
Ma tra loro, tra Rin e Kagome, c'era una differenza che non andava sottovalutata.
Kagome seguiva InuYasha, un mezzo-demone. La natura di un mezzo-demone porta a vivere una vita a metà, non si è né un mostro, né un vile umano. Una via di mezzo. Questo poteva portare ad essere odiato da entrambe le parti, temuto da una parte, e intimidito dall'altra. InuYasha in questo rappresentava in parte un eccezione: il suo gruppo era formato da un demone (Shippou, anche se forse non era proprio il caso di considerarlo un demone), e umani, che lo rispettavano e lo capivano alla stessa maniera. E il sentimento era reciproco. InuYasha si sentiva vicino ad ognuno di loro perché la sua natura glielo permetteva.
Ma Sesshomaru che scusa aveva? Perché affezionarsi ad una bambina umana?
Non poteva trattarsi d'amore. Non poteva trattarsi di compassione.
Ma allora cosa?
InuYasha si mise in piedi. Il fratello lo aveva appena scaraventato parecchi metri più indietro, nonostante fosse gravemente ferito, rimaneva sempre uno dei demoni più forti in circolazione.
Dopo Naraku.
InuYasha fece per tornare dal fratello ferito: era stata colpa sua è vero, e proprio per questo non aveva intenzione di lasciarlo lì, a morire, o a guarire, da solo.
Ma qualcosa lo fermò.
Rin.
La bambina sembrava così felice. Correva spensierata per il bosco. La sua voce melodica ed infantile eccheggiava tutto intorno:
-Padron Sesshomaru? Padron Sesshomaru dove siete? Sono qui per aiutarvi..-
Aiutarvi? InuYasha non fece caso alle parole della bambina.
Era un'umana. Non aveva poteri, non conosceva le erbe medicinali, era troppo piccola per badare perfino a sé stessa.
InuYasha però intuì che qualcosa non andava: in normali condizioni Sesshomaru non avrebbe mai permesso a Rin di avvicinarsi a lui in quello stato, l'avrebbe protetta da una simile visione, allora perché farla avvicinare tanto? Forse doveva essere InuYasha ad impedirlo?
Decise di aspettare nell'ombra, capire cosa nascondesse quel legame in realtà. Sapeva che il fratello, grazie al suo odore, poteva capire perfettamente dove si trovasse in qualunque momento.
Ma non importava. Lui doveva capire.

Rin corse allegramente verso il suo Padrone per qualche minuto, senza mai fermarsi. Senza sentire la stanchezza, senza dar peso alle gambe che tremavano per lo sforzo.
Il suo Padrone le aveva dato un compito. E lei non poteva deluderlo.
Lo trovò senza problemi. Si era nascosto dove le aveva detto, nel bosco, in direzione nord. Lei non capiva mai bene le direzioni, per questo il Padrone aveva promesso di nascondersi vicino a un sentiero, così che lei lo potesse trovare.
Non che il Padron Sesshomaru avesse intuito tutto questo. Ma l'aveva ipotezzato.
Nel terrore che un giorno Naraku potesse ferirlo, aveva detto a Rin di cercarlo e raggiungerlo in quella parte del bosco, ce n'era sempre una da qualche parte.
Ma mai, mai e poi mai Sesshomaru avrebbe potuto pensare che sarebbe stato proprio suo fratello InuYasha, a ferirlo.
Ma visto che era successo, ed era ferito, Rin doveva aiutarlo, doveva guarirlo.

Sesshomaru era ancora ai piedi del grande albero che da pochi minuti gli stava dando asilo. Era proprio dove aveva promesso a Rin: nel bosco, verso nord, poco distante dal sentiero. Sarebbe che presto sarebbe arrivata, ne sentiva il profumo, il piacevole odore infantile, che si avvicinava sempre di più. Sapeva che non l'avrebbe mai tradito, mai abbandonato.
Al contrario di InuYasha. Ma anche lui, prima o poi, avrebbe pagato per quello che aveva fatto.
Aspettò ancora quache attimo, il sorriso che sempre più si impossessava del suo perfetto viso demoniaco, fino a che di fronte a lui comparve una bambina.
-Eccoti qui, finalmente. - le sussurrò gentilmente.
Rin corse verso il suo Padrone. Il demone – qualunque cosa demone volesse dire – che l'aveva salvata, che le aveva dato una famiglia, affetto, e tutto ciò di cui avesse bisogno.
Appena la piccola arrivò di fronte al suo Padrone, lo abbracciò, le lacrime che le rigavano il volto, e bagnavano il demone.
Sesshomaru rise, trionfante. Mentre la bambina era ancora abbracciata a lui gridò:
-Osserva, InuYasha, mezzo-demone codardo che ti nascondi nell'ombra, guarda come prende vita la mia vendetta! - Rin non si mosse.
InuYasha, poco lontano capì e tremò, nel sentire l'odore di Kagome avvicinarsi velocemente.





ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccoci qui, al terzo capitolo di Odio fraterno..
Spero vi sia piaciuto e che sia all'altezza delle vostre aspettative.. A livello d'azione non succede molto, ma un capitolo esplicativo a questo punto era quasi d'obbligo, anche per capire quello che succederà in futuro..
Ringrazio tutti coloro che stanno commentando questa serie e che hanno espresso il loro apprezzamento.. non sapete quanto io ve ne sia grata! Cercherò di aggiornare il prima possibile.. nel frattempo.. commentate, commentate, commentate questo ultimo capitolo!
Come potrà mai Rin aiutare Sesshomaru? E in cosa consiste la vendetta di Sesshomaru? E cosa comporterà l'arrivo di Kagome?
Alla prossima! Berenike

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Capitolo 4
*** La cosa più preziosa ***




Capitolo 4: La cosa più preziosa

Kagome iniziò a preoccuparsi. InuYasha non tornava e non c'erano più notizie di Sesshomaru.
Aveva deciso di lasciare che i due fratelli risolvessero la situazione da soli ma, dopo aver visto la piccola Rin addentrarsi nel bosco, aveva capito che doveva seguirla e fermarla prima che fosse troppo tardi. Poteva morire, poteva farsi del mare, se i due fratelli avessero combattuto, come succedeva per la maggior parte delle volte, lei sarebbe potuta rimanere ferita nello scontro.
Iniziò così a correre dietro la bambina, che saltellante e stranamente felice, raggiungeva velocemente il suo padrone. Kagome seguì la scia di sangue lasciata da Sesshomaru per capire dove fosse diretta, e sperò con tutta sé stessa di non commettere un errore andando verso di loro.

InuYasha uscì dal suo nascondiglio, si avvicinò piano all'albero in cui il fratello sanguinante si era appogiato. Tra le sue braccia c'era la bambina da lui salvata, la piccola Rin, che piangeva e chissà per quale incantesimo, con le sue lacrime guariva lentamente le sofferenze del suo padrone.
Sesshomaru rideva, rideva e guardava in tono di sfida il fratello che l'aveva ferito a morte, ferito senza immaginare però che lui avesse un piano b, un piano di riserva in caso di ferimento.
Erano stati tutti così bravi a cadere nella sua trappola: avevano tutti così fermamente creduto che lui fosse cambiato, che provasse dei veri sentimenti per quell'umana, che le volesse bene come ad una figlia, che nessuno si era mai chiesto se non ci fosse qualcosa sotto.
In effetti non aveva fatto tutto quello per nulla.
Stava aspettando il giorno, quel giorno, in cui lui sarebbe stato ferito (da Naraku, in realtà), e aveva trovato il sistema per non essere sconfitto: le lacrime di una bambina innocente, l'amore per il suo padrone, quelli erano il potere usato per la sua guarigione.
L'amore umano era un'arma potentissima, la stessa arma di cui quello stupido di Naraku voleva liberarsi, separandosi dal suo cuore.

Kagome correva, correva e non arrivava mai dove sperava. Stremata, camminò per qualche istante, poi per non perdere tempo, iniziò a correre più veloce di prima, nelle tracce di Rin.
Per poco, nella sua corsa disperata, non andò a sbattere contro InuYasha che era in piedi, immobile, con lo sguardo vacuo, fisso di fronte a sé. Kagome inizialmente non capì cosa stesse guardando, e si concentrò su di lui, che per la prima volta aveva il terrore negli occhi.
Possibile che temesse suo fratello, più di Naraku?
Poi Kagome guardò dritto di fronte a sé.
Rin era tra le braccia di Sesshomaru, che rideva e li guardava come se li avesse in pugno. La sua ferita era quasi del tutto guarita e come se non bastasse, sembrava accecato dall'odio e dal tradimento.
InuYasha si svegliò immediatamente dal suo trance, e nel vedere Kagome capì che poteva essere usata come arma per la vendetta del fratello: cosa avrebbe potuto ferirlo di più che non perdere lei?
Con un solo corpo repentino la scagliò più lontano possibile, sperando di non farle del male. Vide il corpo di Kagome scagliarsi contro un albero, infondo al bosco, e infine non rialzarsi più.
Kagome era svenuta.

-Ora vuoi tentare di uccidere anche lei, InuYasha? - disse Sesshomaru con voce mielosa. Sembrava divertito. Sentiva il suo potere nelle sue mani, voleva vendetta, voleva uccidere.
Ma non così in fretta.
-Non l'avrai mai! - rispose a tono InuYasha, non credendo nemmeno a lui a quello che diceva. Il fratello demone era decisamente più forte di lui.
-Povero InuYasha, prima hai perso Kikyo, ora Kagome... Mi sto quasi chiedendo se ucciderti non equivalga a farti un favore... - rise di ciò che aveva appena detto e tornò a guardare il fratello.
Sesshomaru si alzò in piedi, Rin al suo fianco, la sua ferita mortale perfettamente rimarginata. -Padron Sesshomaru, non avete intenzione di fare del male a sorella Kagome, vero? - chiese la bambina con aria innocente.
-Certo che no, mia piccola Rin, farò del male solo al mio fratellino...-
-Non gli vuoi bene? -
-Gli voglio talmente bene che non lo ucciderò... Gli porterò via la cosa più preziosa che ha! -
Sesshomaru lanciò un attacco a InuYasha che tirò fuori la sua potente spada per difendersi.
Continuava a pensare a Kagome, non doveva fare in modo che venisse portata via. Sesshomaru era fuori di sé, avrebbe potuto anche ucciderla.
I combattimenti durarono a lungo, alla fine dei quasi InuYasha risultava decisamente sconfitto. Giaceva a terra, stremato, il corpo che urlava dal dolore, i sensi che tentavano di abbandonarlo...
Non poteva mollare. Doveva tener duro, per Kagome.
La sua mano indebolita lasciò cadere la spada accanto al suo corpo.
In lontananza, l'odore di Kagome si risvegliò nelle sue narici, avvertendolo che doveva essersi svegliata. Pregò che si allontanasse e capisse che l'aveva spinta via per salvarla e non per farle del male.
Poi all'improvviso, il fiato caldo del fratello gli sfiorò il collo:
-Come sempre, sei un debole InuYasha. La cosa più cara che hai non è quella stupida umana. Ma la tua Tessaiga. -
Con la mano fredda prese la spada da terra. La analizzò accuratamente, mentre InuYasha giaceva a terra incredulo, e cercando di alzarsi provava a difendere la sua spada.
-Questo è per aver cercato di uccidermi... - Sesshomaru mise nel suo fodero la spada, finalmente felice di possederla. L'aveva vinta in battaglia, aveva tutto il diritto di considerarla sua.
-E questo... - con un solo attacco attirò a sé Kagome che si stava allontanando dallo scontro.
Kagome si ritrovò tra le braccia possenti del demone, incapace di difendersi.
Guardò InuYasha a terra, senza forze, e urlò il suo nome, invocando il suo aiuto. InuYasha cercò la poca energia che gli era rimasta, si alzò in piedi e guardò il fratello dritto negli occhi:
-Non lo fare...-
-E questo – riprese Sesshomaru, stringendo ancora di più la presa su Kagome – è perché così tu mi cercherai ovunque andrò, e quando mi troverai, troverai la morte. -
Sparì, lasciando in InuYasha un vuoto senza fine.



ANGOLO DELL'AUTRICE
Ecco a voi il quarto capitolo di questa serie: La cosa più preziosa.
Non è dolcissimo che Inu Yasha considerasse Kagome, la cosa più preziosa? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, mi scuso per il ritardo ma finalmente mi sono goduta anche io un pò di meritata vacanza!
Commentate anche questo episodio, a prestissimo gli aggiornamenti!

Berenike

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Capitolo 5
*** Ti ho trovata ***




Capitolo 5: Ti ho trovata

Inu Yasha rimase a terra, senza poter alzarsi, senza poter respirare, ascoltando solo il vuoto del suo cuore, per molte ore dopo lo scontro con il fratello.
Era senza spada e, cosa ancora più importante, Kagome era sparita insieme a Rin e a Sesshomaru.
Dopo quella che gli sembrò un'eternità, cercò di alzarsi in piedi, ma il suo corpo era troppo debole per ascoltarlo. Il suo cuore piangeva e il suo animo era vuoto, come quel giorno lontano in cui aveva perso Kikyo.
La storia si ripeteva. Continuamente.
Inu Yasha chiamò a sé tutte le forze e si mise seduto. Ripensando alle ultime ore gli crebbe una tale rabbia che colpì con il pugno la terra dura sotto di lui, ferendosi la mano. Si alzò in piedi, e imprecò verso quel fratello che aveva osato prendersi la sua Kagome.
Doveva ancora dirle tante cose, doveva ancora ridere insieme a lei, doveva ancora dichiararle la cosa più importante.
A quella prospettiva Inu Yasha si alzò improvvisamente in piedi, pieno di forza e di speranza.
Sesshomaru aveva Tessaiga.
E sapeva che aveva preso Kagome solo perché lui lo cercasse e si facesse uccidere. Questo era davvero molto confortante, voleva dire solo una cosa: che non le avrebbe mai fatto del male.
Il mezzo demone ripensò poi a Rin, a come aveva guarito il suo padrone, a come gli era stata fedele, senza provare alcuna paura, senza timori si era avvicinata a lui e l'aveva salvato.
Che rapporto poteva unire un demone ad una bambina umana? Sesshomaru l'aveva davvero salvata solo per le sue lacrime curative, o provava davvero qualcosa per lei? Affetto forse?
Inu Yasha rise da solo, e la sua risata riecheggiò nella foresta. Sesshomaru non poteva provare compassione o affetto, per nessuno. Tanto meno per un'umana.
Il mezzo demone corse verso la radura dove aveva lasciato Kagome dopo la battaglia. Come pensava aveva lasciato lì lo zaino con le provviste, ed il suo arco. Prese piano entrambe le cose, e si sedette per ammirarle. Dava sempre così per scontata Kagome, che non le aveva mai detto quanto la ritenesse importante, o quanto avesse paura di perderla. Sfiorò lentamente il suo arco, e pensò ad un modo per avvicinarsi a lei.
E poi capì che un modo c'era. Senza farsi ammazzare.


Kagome si aggrappo forte a Rin, non aveva mai viaggiato in quella maniera ed aveva la strana sensazione di cadere nel vuoto ad ogni secondo. Dopo pochi attimi lei, Rin e Sesshomaru atterrarono in una radura che non aveva mai visto. Come avrebbe fatto Inu Yasha a raggiungerla?
Kagome ripensò ad Inu Yasha. Le sembrava così distante, poteva ancora vedere davanti a sé i suoi occhi pieni di dolore e di sofferenza. Gli era stata portata via la spada ed era stato lasciato lì, ferito e dolorante.
Chissà se ora stava bene. Kagome sentì l'istinto di curarlo, di prendersi cura di lui che si impadroniva del suo cuore; si guardò intorno in cerca di una via di fuga, di un passaggio che la riconducesse da lui, ma non ne trovò nessuno.
Sesshomaru era a pochi passi da lei, teneva la mano stretta a quella di Rin; camminava dritto e senza nessuno sforzo, come se non fosse mai stato ferito. Kagome non aveva paura, sapeva che il demone non le avrebbe mai fatto del male, non con Rin lì con loro, temeva solo per la vita di Inu Yasha.
Rin le si avvicinò e le prese la mano, tenendo l'altra ancora stretta a quella del suo padrone. Kagome ritrasse la sua mano, facendo chiaramente capire che era lì come prigioniera, e non come amica.
Guardò negli occhi Sesshomaru: riconobbe nei suoi occhi azzurri quelli di Inu Yasha e per poco non pianse lacrime salate.
Come poteva trovarla Inu Yasha? L'avrebbe mai più rivisto?


Inu Yasha decise che l'unico modo per salvare Kagome era correre. Si sentiva pieno di forze e le ferite della battaglia non gli facevano più male. In mente aveva solo Kagome, e sapeva che doveva raggiungerla entro il giorno seguente. Aveva un piano, e per il momento questo si limitava a correre più veloce che potesse.
Non aveva più la sua spada, per cui gli sarebbe stato difficile combattere; aveva solo l'arco e le frecce di Kagome, che non gli sarebbero mai stati di grande utilità.
Aveva però la sua forza e destrezza demoniaca, aveva la sua vitalità e la forza delle sue gambe: corse così per tutto il pomeriggio, alla ricerca di un profumo in particolare, quello di Kagome.
Cercò dappertutto senza fermarsi mai: era da solo, per cui poteva seguire i suoi ritmi senza mai nessuna esitazione.
Intanto però, calava la notte.
Stava quasi per perdere le speranze quando, accanto ad un ruscello, molto lontano dalla radura da cui era partito, sentì il fetore che emanava quel maledetto di suo fratello:
Li aveva trovati.


Kagome cercò per tutto il pomeriggio di ignorare la gentilezza di Rin, o lo sguardo demoniaco di Sesshomaru. Si cercò del cibo e cercò un posto in cui mettersi a dormire.
Non scambiò una parola con nessuno, fino alla sera, in cui Sesshomaru le disse con voce profonda:
-Questa sera rimarremo qui, Rin ha bisogno di dormire. Voi rimarrete vicino al fiume, mentre io andrò a cacciare vicino alle montagne. Domani mattina ripartiamo. - E così sparì un'altra volta, verso le montagne. Sesshomaru non salutò Rin, né le fece un cenno gentile.
Rin non parve preoccupata né addolorata, forse era abituata a quel comportamento.
Kagome andò verso il ruscello, dove Rin si era già distesa sotto un albero, in cui il terreno era più soffice, e la stava aspettando per addormentarsi.
-Kagome – disse poi con una dolce voce infantile – se vuoi puoi dormire qui accanto a me... -
Kagome la guardò. Era un invito davvero ben accetto, ma non poteva permettere che Sesshomaru la mattina seguente la vedesse lì con Rin, come se si stesse abituando alla sua nuova vita.
-Rin, ma non hai paura a dormire qui, tutta sola? - le chiese infine, facendole capire che non avrebbe dormito con lei.
-No, Padron Sesshomaru mi lascia sempre da sola la notte, sono abituata. Mi ha detto che non è preoccupato di lasciarci da sole, siamo troppo distanti di Inu Yasha perché lui ti possa trovare. -
-Dove siamo Rin? - chiese Kagome. Quanto avrebbe voluto avere un cellulare e poter avvisare Inu Yasha di dove si trovava!
-Non lo so – disse infine, stendendosi e addormentandosi praticamente all'istante.
Kagome andò verso il fiume.
Poco lontano, due dolci occhi azzurri la fissavano nell'ombra, sperando che si allontanasse presto dalla bambina.



ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccomi qui, scusatemi tanto per il ritardo ma, sono stata davvero impegnata con gli esami universitari!
Spero che questo capitolo vi piaccia; mi piace molto la tecnica che si focalizza prima su Inu Yasha e poi su Kagome, in modo tale da poter interagire con entrambi i personaggi!
A prestissimo gli aggiornamenti promesso, nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate, ringrazio tutti coloro che commenteranno questo capitolo!
Berenike

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Capitolo 6
*** La freccia del destino ***




Capitolo 6: La freccia del destino

InuYasha era disteso nell'ombra, poco distante da Kagome. Poteva sentire in lontananza il fetore del fratello, ma era troppo distante perché potesse vederlo.
Poteva chiaramente osservare invece Rin e Kagome. La prima, giaceva addormentata al piedi di un grande albero. Il suo profumo non era intenso come quello del suo padrone: era una piccola dolce umana. Ignara di ciò che sarebbe potuto succederle se fosse rimasta accanto al demone a cui ora era così devota.
Kagome era invece seduta su una pietra poco lontano, le gambe nude che sfioravano l'acqua fresca, le mani attorno al viso, quasi a volerlo trattenere.
Ma poi non riuscì più a trattenersi, e scoppiò in un pianto di paura, di angoscia, di rabbia.
Se solo avesse saputo che InuYasha era lì, a pochi passi da lei.


Il cuore di InuYasha si chiuse in una morsa quando vide le lacrime di Kagome cadere pesanti nel ruscello di fronte a lei. Non poteva sopportare la sua sofferenza, così decise di farsi avanti, di scoprirsi e di rivelarsi a lei. Dovevano pensare ad un piano per riprendersi Tessaiga.
Kagome era ancora immersa nei suoi pensieri quando una braccio caldo, avvolgente, maschile le sfiorò la vita e la cinse a sé. Pensò subito che fosse Sesshomaru, ma quando si accorse che era invece il suo fratello mezzo demone, per poco non cadde in acqua per lo spavento.
-InuYasha! - si buttò tra le sue braccia come non aveva mai fatto. Non era mai stata tanto felice di vederlo, di poter sentire quei muscoli così sviluppati a contatto con la sua pelle morbida, di poter sentire il suo profumo... Di averlo accanto.
Lui di tutta risposta le fece cenno di non urlare e di contenersi il più possibile. Con un gesto veloce della mano le asciugò le lacrime in volto, che avevano smesso di scendere nel momento esatto in cui InuYasha era ricomparso nella sua vita.
-Come ci hai trovato? - gli chiese lei quasi in un sussurro.
-Ho seguito l'odore di quel cane di mio fratello!- rispose lui semplicemente. Controllò che la piccola Rin fosse ancora addormentata e che non avesse notato la sua presenza.
Tutto tranquillo.
Poi il mezzo demone si rivolse alla ragazza che teneva tra le braccia, doveva resistere alla tentazione di portarla via con sé, non potevano lasciare la spada a Sesshomaru. Mai.
-Kagome, devo far veloce o Sesshomaru noterà la mia presenza. - fece una pausa attenta, in cui ascoltò ed annusò gli spostamenti lontani del fratello. Sperò con tutto il cuore che il fratello non si fosse accorto che lui era lì – Dobbiamo portargli via la spada, e tu sei l'unica che può farlo... -
Non sapeva nemmeno lui cosa aveva voluto dire.
Doveva rubargliela? Doveva ferirlo nuovamente con una delle sue frecce o arrivare perfino a sedurlo?
Non lo sapeva. Ma se InuYasha voleva davvero vendicarsi per il rapimento della cosa a lui più importante (e questa volta era sicuro che si trattasse di Kagome) aveva bisogno di riappropriarsi della sua preziosissima spada. Un mezzo per un fine.
La piccola Rin si girò nel suo letto fatto di foglie.
-Va' InuYasha! Ci penso io a Tessaiga. Tu fidati di me! - Così dicendo la ragazza lo spinse via, verso la radura, in modo tale che il suo odore si confondesse con quello degli alberi e della natura a lui circostante.
Fece giusto a tempo a vedere la tunica rosso acceso di InuYasha scomparire tra gli alberi, quando sentì una voce angelica ed infantile chiamarla da distante. La voce di Rin.
-Kagome non vieni a dormire? - la bambina era chiaramente stanca, ma preoccupata.
Kagome si alzò in piedi e finalmente accettò l'invito che pochi minuti prima la piccola le aveva proposto: dormire accanto a lei.
Kagome si addormentò quasi immediatamente, sicura che ora che InuYasha era lì con lei, nascosto tra gli alberi poco lontano, niente avrebbe più potuto toccarla.
Ma si sbagliava.


La mattina seguente tutto sembrò tranquillo. Rin era ancora assopita di fianco a lei e poteva sentire i passi del Padron Sesshomaru che si avvicinavano. Kagome si domandò subito dove potesse essere InuYasha. Guardò speranzosa verso gli alberi più alti, sicura che InuYasha la stesse guardando.
Doveva solo pensare a come rubare a Sesshomaru la spada. InuYasha credeva in lei, Kagome gli aveva fatto una promessa che non poteva sciogliere.
Kagome si alzò lentamente, muovendo le gambe verso un insolito profumo di cibo. Solo allora, mentre i suoi piedi nudi toccavano la terra calda e si rivolgevano verso un fuoco acceso, notò che era davvero affamata. Fu un sollievo vedere che Sesshomaru aveva acceso un fuoco e stava scaldando della carne.
Carne a colazione. Demoni.
Kagome decise però che non era il momento di fare la schizzinosa, e si sedette accanto a Sesshomaru, che si era appena seduto affianco al fuoco, ed aveva afferrato in maniera regale un pezzo di carne. Forse lei non era stata l'unica ad essere affamata.
Sesshomaru annuì quando la mano della ragazza si allungò per prendere un pezzo di cibo, e così fece una seconda volta quando anche il braccio di Rin, appena arrivata, imitava quello di Kagome.
Avevano il permesso di mangiare. Kagome sorrise pensando che non aveva mai dovuto chiedere il permesso a InuYasha per mangiare.
E solo allora si ricordò di aver lasciato il proprio zainetto nel luogo del primo scontro, quello scontro che le sembrava lontano anni luce.
I suoi averi, il suo cibo, il suo arco erano andati persi! Kagome ebbe un fremito, che non passò inosservato al demone seduto affianco a lei.
-Sei preoccupata per il tuo amato, Kagome? - gli domandò questo infine. Kagome, non potendo svelare che probabilmente il mezzo demone si trovava a pochi passi da loro, annuì senza sentimento. Non era mai stata brava a mentire.
-Non ti devi preoccupare per lui... - disse infine Sesshomaru. La sua gentilezza portò lo stato d'animo già precario dell'umana in un baratro senza fine.
Sesshomaru aveva forse scoperto la presenza di InuYasha?
Kagome rimase in silenzio, per paura che la propria voce potesse tradire un'emozione che il demone non doveva nemmeno immaginare.
-Il tuo caro mezzo demone è dove si merita di stare! Ah! - Sesshomaru rise della sua stessa malvagità, portò la testa indietro e lasciò danzare al vento i propri capelli.
Kagome non riuscì più a resistere ed affrontò quel demone con tutto il coraggio che serbava nel cuore:
-Dov'è? - urlò con una sicurezza che la colpe d'improvviso. Rin, vicino a lei, sobbalzò e si avvicinò al proprio padrone, come faceva sempre quando aveva bisogno di protezione.
-Questo non te lo posso dire, -Sesshomaru sorrise malizioso, come se si trattasse di un gioco – ma ti ha lasciato questo! - Sesshomaru prese uno zainetto e un arco da dietro alla schiena e glilo lanciò ferocemente addosso.
Kagome rimase pietrificata per qualche secondo, poi reagì.
-Dimmi dov'è! - Kagome sentì l'arco e la freccia che teneva in mano pulsare come non mai.
La stavano chiamando, volevano che li brandisse.
Kagome, in un gesto istintivo li prese in mano, si posizionò come per colpire Sesshomaru, ma l'arco si piegò sotto al peso delle sue dita furiose e scoccò una freccia lontano, verso un luogo che non era sicuramente il petto di Sesshomaru.
Kagome guardò il proprio arco e non riuscì a credere che questo l'avesse tradita nel momento del bisogno.
Sesshomaru e Rin risero di lei e del suo arco, e guardarono la freccia di Kagome sorpassarli e andare lontana, oltre il loro sguardo...


Poco lontano, la freccia andò a tagliare dei fili molto stretti che tenevano InuYasha incatenato ad un albero.
Era libero.
InuYasha prese in mano la freccia salvatrice e la riconobbe immediatamente.
Kagome sto arrivando.


ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Scusatemi davvero per il ritardo con cui ho aggiornato questa serie, ma tra l'università, studio e tutto non sono più riuscita a fare molto! In ogni caso spero di essermi fatta perdonare...
Tra poco sapremo come farà InuYasha a vendicarsi di Sesshomaru che, ha ancora Tessaiga!
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto e commentato i capitoli precedenti, vi prego di dimostrare la stessa pazienza anche con questo capitolo e di farmi sapere cosa ne pensate!
A presto!
Berenike

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Capitolo 7
*** Lo scontro finale ***




Capitolo 7: Lo scontro finale

L'ultima cosa di cui Kagome aveva bisogno, era sentire le risa profonde di quel demone traditore.
Sesshomaru rise, e tutta la radura si riempì di quella risata maligna, malvagia, tetra. Aveva visto la freccia scoccata da Kagome sorpassarlo e andare chissà dove, lontano, nel bosco.
Kagome teneva ancora arco e freccia in mano, il battito del cuore accelerato nel pensare che il suo arco l'avesse in qualche modo tradita, che l'avesse abbandonata quando ne aveva più bisogno.
Ma poi ricordò che l'arco aveva dimostrato più volte di avere una propria volontà, e già molte volte aveva dimostrato che non sempre si mira alle cose giuste. Kagome dopo tutto era un'umana, e non poteva capire tutto.
Così la ragazza, la sacerdotessa, decise che si sarebbe fidata del suo arco, e forse più proprio questo che la salvò. Se si fosse buttata giù, se avesse pensato anche solo per un secondo che InuYasha era in pericolo e che per lei non c'erano più speranze, probabilmente sarebbe scivolata in un baratro senza fondo, in una tristezza infinita da cui sarebbe stato difficile riprendersi.
Lei doveva pensare solo a recuperare la spada per InuYasha.
Perché lui, prima o poi, sarebbe tornato a prenderla.


InuYasha decise che non era prudente lasciare l'albero da cui era appena stato liberato. Guardò la freccia di Kagome che teneva ancora in mano e sentì l'energia positiva della sacerdotessa penetrargli le vene. Pensò che se avesse lasciato quel luogo, suo fratello, cui odore lo precedeva, avrebbe sicuramente sentito il suo spostamento. Dopotutto quel maledetto era un cane, avrebbe sentito qualsiasi suo movimento, a distanza di chilometri, solo grazie al suo odore inconfondibile.
Fu così che InuYasha, guardando il fiumiciattolo di fronte a sé, decise di raggiungere Kagome nuotando, e non correndo, permettendo all'acqua di coprire il proprio odore.
Geniale, pensò InuYasha, tra sé e sé.
Sempre tenendo stretta la freccia di Kagome, quell'oggetto magico che lo stava lentamente caricando di energia positiva, si spogliò e si immerse nell'acqua gelata. Lasciò i vestiti accanto all'albero, nella speranza che coprissero momentaneamente l'assenza in quel luogo del proprio odore.
E fu così che InuYasha nuotò per così tanto tempo e spazio che si stancò il doppio di quanto si sarebbe stancato andato per terra: ma per Kagome ne valeva la pena. L'odore demoniaco del fratello si faceva sempre più vicino, ma ancora non era forte come la sua presenza.
Quando InuYasha sentì di essere quasi arrivato, notò qualcosa brillare sott'acqua.
E si fermò.
La cosa a lui più preziosa.
Questa volta suo fratello l'aveva davvero sottovalutato.


Sesshomaru finì di ridere e si concentrò sul mangiare. Non rivolse parole di conforto alla piccola Rin, che si era rifugiata dietro di lui per cercare protezione. La guardava qualche volta con fare paterno, quasi quella creatura sfuggisse da ogni sua comprensione, e andasse a toccare corde del suo cuore invisibili all'occhio. Kagome fu la prima a parlare, abbracciata al suo zainetto e brandendo ancora l'arco:
-Cosa faremo ora? Staremo qui per tutta la vita? -
Sesshomaru ignorò la sua domanda, e continuò a mangiare. Nemmeno Rin la considerò.
-Dov'è Tessaiga? Non è con te... -
Un'altra domanda ignorata. Rin sorrise e si rivolse a Kagome.
-Io so dov'è! - Kagome sbarrò gli occhi e con le mani indicò alla bambina di proseguire. Pensò che il suo padrone l'avesse fermata ma questo non accadde. La lasciò parlare e alla fine, sorrise compiaciuto.
-Il Padrone l'ha nascosta, giusto? - Rin era più felice che mai, il suo animo infantile le nascondeva il pericolo della situazione.
-Dove InuYasha, o chiunque altro non potrà mai arrivare!- Sesshomaru fissò Kagome, con un'intensità nuova, quasi volesse studiarla. Era chiaro che fosse perfettamente a conoscenza del piano di Kagome, e questo la destabilizzò.
InuYasha dove sei?


InuYasha riemerse dall'acqua, tenendo Tessaiga in mano. Il suo viso esprimeva trionfo mentre ogni fibra del suo corpo chiedeva vendetta.
Capiva perfettamente il perché di quella posizione per la preziosa Tessaiga: l'acqua ne copriva l'odore e la proteggeva da qualsiasi tentativo di furto.
Se non fosse stato per quel viaggio via fiume, probabilmente né Kagome né lo stesso InuYasha avrebbero mai potuto trovarla.
Il mezzo-demone nuotò più veloce che poté verso Kagome ed il fratello Sesshomaru.
Era giunto il momento di pareggiare i conti.


Alla fine della colazione, Rin ordinò le poche cose che le appartenevano e si preparò per partire.
Quando Kagome le chiese spiegazioni, la bambina le disse solo:
-Il Padrone non sta mai due giorni nello stesso posto. - E raggiunse il demone che l'aspettava poco lontano. E così mano nella mano, si avviarono a passo lento e costante.
Noncuranti di Kagome.
Questa non si mosse, nella speranza di poter rimanere sola e staccarsi da quella coppia così insolita.
Ma non erano passati che pochi minuti che Sesshomaru si rivolse a lei crudele, senza nemmeno girarsi per guardarla:
-Cosa pensi? Che io ti lasci qui? Muoviti prigioniera. -
Maledizione.
Kagome non fece nemmeno ora a pensare a un modo per sottrarsi da quell'ordine, quando sentì dietro di sé una voce familiare:
-Non così in fretta, Demone. -
Kagome si girò di scatto, ma appena lo fece sia lei che InuYasha arrossirono e fissarono le montagne lontane.
InuYasha era seminudo, bello e sensuale come Kagome non l'aveva mai visto.
Anche Sesshomaru si girò verso di lui, ma non abbassò lo sguardo, anzi fissò il fratello, incredulo della sua presenza.
Ma se vedere InuYasha fosse stato uno shock, non fu nulla in confronto al momento in cui InuYasha tirò fuori la spada. Tessaiga.
Sesshomaru, demone di forza inestimabile, non poteva credere ai suoi occhi, e l'unica cosa che pronunciò fu:
-Impossibile. - Rin, accanto a lui, gli lasciò andare la mano e gli chiese, in tutta la sua innocenza:
-Padrone, quella è Tessaiga? Non l'avevate nascosta? -
-Sta zitta, Rin! - fu la risposta del suo Padrone, che non riusciva a pensare ad altro che alla propria superficialità nel sottovalutare il mezzo-demone.
-Non ridi più adesso, eh, Cane? - InuYasha si stava cibando dell'incredulità di Sesshomaru. Non l'aveva mai visto così arrabbiato, né così frustato. Poteva quasi sentire i suoi pensieri e questo non fece altro che aumentare la sua fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità.
Sesshomaru si fece avanti, lasciando la piccola Rin indietro, dove la battaglia non avrebbe potuto nuocerle. Kagome la raggiunse, consapevole che era giunto il momento dello scontro finale. Tremò nel pensare che qualcosa potesse andar storto, ma poi la fiducia che serbava nei confronti di InuYasha la vinse.
InuYasha. Così bello, così incredibilmente muscoloso. Semplicemente lui.
E per un attimo si fece coccolare dal movimento di quel corpo seminudo così perfetto.
-InuYasha, - lo appellò Sesshomaru – nonostante Tessaiga, rimarrai sempre e solo un debole mezzo demone! Tu non ti meriti Tessaiga! - urlò, facendo fuoriuscire dal proprio corpo aura maligna, insieme a tutta la frustrazione che serbava dentro.
-Questo è tutto da provare! - disse InuYasha, buttandosi sul fratello che tanto detestava, ed iniziando lo scontro.


Due ore dopo, InuYasha e Sesshomaru erano ancora uno di fronte all'altro, sudati, distrutti, stanchi, feriti. Quello scontro non stava dimostrando altro che i due fratelli erano più simili di quanto loro stessi avessero mai creduto.
Uno, il demone, fondava tutto sulla propria forza e sui propri poteri.
Il mezzo-demone invece, inferiore per quanto riguarda la forza fisica, poteva contare su Tessaiga e sulla propria energia spirituale, che Kagome gli infondeva da poco lontano.
InuYasha schivava i colpi con la propria agilità, la propria leggerezza e il fatto che dei due fratelli, lui era sicuramente il più furbo. La necessità lo aveva portato ad affinare quel lato del proprio carattere, non potendo contare su poteri demoniaci, aveva raffinato il proprio carattere.
Ad un certo punto, dopo molti scontri, ferite e avversità, Sesshomaru si fermò, si girò, e si rivolse a Rin:
-Andiamo. - E si avviò, lasciando il combattimento.
InuYasha non capì quella mossa, e si aspettò che presto il demone sarebbe passato al contrattacco.
Ma questo non successe. Guardò Kagome: era basita quanto lui.
Intanto, Sesshomaru e Rin si allontanavano, dandogli le spalle.
InuYasha pensò che se lo avesse fatto lui, il fratello probabilmente l'avrebbe colpito di spalle. Ma lui no, non l'avrebbe mai fatto.
-Codardo di un demone, finisci di batterti! - l'urlo di InuYasha echeggiò in tutta la radura.
Sesshomaru non si fermò. Nemmeno Rin si girò, ma salutò Kagome con la manina frettolosa.
Poi, fu il turno di Sesshomaru.
-Non ne vali la pena, InuYasha. Addio. - E sparì tra la vegetazione.
Kagome, incredula, si avvicinò a InuYasha, che la guardava come se non potesse credere ai propri occhi. La ragazza cercò di non farsi distrarre da quella semi nudità che in altre circostanze l'avrebbero sicuramente messa in imbarazzo. Del sangue caldo scendeva dal corpo del mezzo-demone, che aveva combattuto senza la propria veste protettrice.
-InuYasha, - gli disse Kagome, correndo verso di lui – cos'è successo? Hai vinto? -
InuYasha non sapeva quale fosse la giusta risposta a quella domanda, e rispose onestamente: -Non lo so. Ma per quanto mi riguarda ho ritrovato te e Tessaiga. Per cui posso considerarmi un vincitore. - La guardò sorridendo, quella ragazza che era stata in quelle ore, l'unica fonte di forza.
Non poteva morire, non poteva essere stanco, non poteva perdere.
Non davanti alla donna che amava.
Le prese la mano e le fece cenno di avviarsi insieme a lui. Lei lo seguì felice e preoccupata dalle sue molte ferite, domandandogli serena:
-Dove stiamo andando? -
-A recuperare i miei vestiti! - le disse lui, facendo cenno al proprio corpo esposto al sole.
Kagome non riuscì a trattenersi, ed eccitata da quella visione e felice dopo l'avventura appena trascorsa, lo baciò con tutta l'intensità e la dolcezza di cui era capace.
InuYasha si lasciò andare tra le sue braccia, le accarezzò i capelli e le strinse le spalle, esprimendole ciò che non era mai stato capace di dirle:
Ti Amo.



FINE.




ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Ancora una volta devo scusarmi con voi per l'immenso ritardo di quest'ultimo capitolo, ne sono davvero molto dispiaciuta!
Come avrete sicuramente notato, è un pò più lungo dei precedenti, e segna la fine di questa storia!
Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguita in quest'avventura, siete stati davvero numerosissimi!!
Vorrei dedicare un grazie particolare anche a tutti coloro che hanno inserito questa ff tra le seguite/da ricordare/preferite...
Non mi sarei mai immaginata che questa serie potesse ottenere tutto questo successo, e se siamo arrivati fino a qui, lo devo solo che a voi, cari lettori!
Spero di tornare presto a farvi sognare con qualche altra storia, nel frattempo vi prego, lasciate un commento a quest'ultimo capitolo: non costa nulla a voi, ma renderebbe me la persona più felice del mondo!
Berenike

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