Comorbid di Miwako_chan (/viewuser.php?uid=58642)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wake up! ***
Capitolo 2: *** Rose-colored geraniums ***
Capitolo 3: *** Start of Countdown ***
Capitolo 4: *** Turn out to be true ***
Capitolo 5: *** You haven't choice, you must believe me! ***
Capitolo 6: *** The boy, the tree and the dube ***
Capitolo 7: *** Oh yah, I've already known it: I'm a dobe dube... ***
Capitolo 8: *** My little saint Hinata ***
Capitolo 9: *** Unforgettable ***
Capitolo 10: *** I would rather sway forever ***
Capitolo 11: *** The price of beauty ***
Capitolo 12: *** Comorbid ***
Capitolo 13: *** Insomniac doze ***
Capitolo 1 *** Wake up! ***
Inserisco una piccolissima premessa per darvi un minimo
d’introduzione; la storia s’inserisce nello
Shippuden prima dell’arrivo di Pain e inizia a partire dal
ritorno di Naruto a Konoha dopo un suo nuovo, ipotetico, tentativo di
riportare Sasuke indietro.
Spero prima di tutto di non annoiarvi e anche di sapere cosa ne
pensate!
E questo è
tutto, o quasi. Ora vi lascio alla lettura, oh voi coraggiosi!
Wake Up!
Caldi raggi di sole colpirono in pieno volto il ragazzo sdraiato sul
letto. Sbatté più volte le palpebre infastidito,
abituato ormai da troppo tempo all’oscurità del
sonno. Osservò il candido soffitto, le bianche pareti, le
candide lenzuola del bianco letto, tutto intorno a lui era del medesimo
luminoso colore. Richiuse gli occhi. Si sentiva stanco e terribilmente
debole, quasi gli dolesse ogni parte del corpo. Sospirò
lentamente, nelle narici l’asfissiante odore di medicinale.
Dischiuse nuovamente gli
occhi cobalti. Mosse adagio gambe e braccia e in seguito
provò a sollevare il busto, ma anche i più
semplici movimenti di questo si rivelarono ardue imprese dovute alle
fitte al costato. Fu costretto quindi a rimandare qualsiasi tentativo
di rialzarsi e si abbandonò pesantemente al materasso.
Scostò di poco le lenzuola scoprendo il torace ricoperto di
fasciature, guarda caso, bianche anch’esse.
Era decisamente confuso
e frastornato, non aveva memoria di come fosse finito lì, e
poi lì… ma lì dov’era?
Eppure, in un luogo
così immacolato c’era già stato e
più volte anche.
L’ospedale,
ecco. Ma come c’era arrivato?
I ricordi incominciarono
pian piano a fargli visita, accavallandosi uno dietro l’altro
in un’allegra orgia caotica.
Si era allontano dal
villaggio, sarebbe stato meglio dire fuggito, la fredda e impersonale
lettera a Sakura per avvertirla quando ormai era già troppo
tardi per fermarlo, la sua personale missione, Sasuke, doveva
ritrovarlo assolutamente, l’inevitabile scontro con il suo
miglior amico e rivale, e poi… e poi più niente.
Doveva aver perso i sensi e ora si ritrovava in quella camera di
chissà quale ospedale.
Fu riscosso dai suoi
pensieri da un lieve bussare alla porta.
“Avanti.”
Si sorprese nell’udire il suo tono di voce così
roco e flebile.
Il bel viso sorridente e
i vispi occhi nocciola di Madame Tsunade fecero capolino dalla porta
socchiusa.
“Nonna
Tsunade!” Sul volto si allargò un grande sorriso.
E così era di nuovo nella sua Konoha.
“Ma ben
sveglio Naruto! Allora come stiamo?” La donna si fece avanti
sedendosi accanto al letto, sembrava davvero felice. “Direi
bene, visto che hai il coraggio di chiamarmi nonna, dico
giusto?” Continuò sfregandogli con forza i capelli
sulla nuca.
“Sì,
ma non benissimo. Mi sento così stanco, come se non dormissi
da giorni.” Lasciò vagare lo sguardo languido per
stanza.
“In
realtà Naruto è da una settimana che sei
ricoverato in ospedale in stato d’incoscienza.”
L'informò Tsunade prontamente.
“Cosa?! Da
un’intera settimana?” Domandò stranito
il ragazzo.
“Proprio
così. Be', hai avuto dei brevi risvegli durante gli altri
giorni, ma dubito che te ne ricordi. Piuttosto, di tutto il resto non
hai vuoti di memoria, vero?”
“I miei ultimi
ricordi risalgono allo scontro con Sasuke. Dopo di che, mi sono
risvegliato qui.”
“E quindi
è stato lui a ridurti in questo stato.” Tsunade
sbottò risentita. “Naruto, accidenti a te,
è stata la prima volta che ho temuto seriamente per la tua
vita, non ti avevo mai visto ridotto così male.”
“Eppure non mi
sembra di essere così conciato per le feste.”
Ridacchiò Naruto grattandosi il capo imbarazzato.
“Questo
perché sono un ottimo medico, Naruto!”
Esclamò la donna. “E non si scherza su queste
cose, hai avuto molta fortuna a riprenderti tanto bene e in
fretta.” Concluse con tono asciutto da rimprovero abbassando
gli occhi.
“Tutto ok,
Tsunade?” Domandò Naruto cercando il suo sguardo.
“Sì,
non è niente.” Si asciugò velocemente
una lacrima dispettosa che non voleva saperne di starsene al suo posto.
“Ma stai
piangendo, che succede?” Il ragazzo
s’impensierì cercando di farsi più
vicino alla donna, seppur con fatica.
“Naruto
niente, sta tranquillo.” Tsunade alzò nuovamente
il viso sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori. “Eravamo
tanto preoccupati per te. È stata una squadra Ambu in
ricognizione a trovarti, eri in condizioni gravissime.” Fece
una pausa come a voler distogliersi da certi pensieri.
“E poi
è da sei mesi che non ti vedo Naruto, mi sei mancato e
questo lo dico in nome di tutti.” Mormorò infine
addolcendo lo sguardo e regalando una lieve carezza alla guancia del
ragazzo.
Naruto sorrise piano.
Mai aveva visto Tsunade sotto un aspetto così materno,
doveva averla fatta tribolare parecchio per ridurre una donna di quel
genere a un guazzabuglio di affetto e dolcezza.
In seguito Tsunade
corrucciò la fronte in modo greve e così anche le
labbra, lucide di rossetto arancio, si assottigliarono pronte per
pronunciare una predica sgradita.
“Naruto hai
visto a cosa ti ha portato il tuo gesto avventato di allontanarti da
solo dal villaggio? Hai corso un rischio enorme mettendoti alla
mercé dei nostri nemici che vogliono impossessarsi della
Kyuubi e per cosa poi? Per riportare indietro un traditore.”
Tsunade interruppe di colpo il discorso notando lo sguardo infuriato di
Naruto. Si schiarì la voce continuando. “Non posso
dirti cosa devi o non devi fare. Credo che tu sia abbastanza adulto da
poter prendere liberamente le tue decisioni, ma ricordati sempre che
hai delle responsabilità.”
“Verso cosa?
Io non ho nemmeno una famiglia.” Rispose brusco, risentito da
quelle ciance banali che ormai avevano sfiorato le sue orecchie miriadi
di volte.
“Verso il tuo
villaggio, sciocco.” Lo corresse prontamente Tsunade
assottigliando lo sguardo. Poi sospirò piano per far
attenuare la tensione tra loro, non era effettivamente il momento
adatto per le paternali sugli oneri e sul saper assumersi la
responsabilità delle proprie azioni.
“Hai visto che
bei fiori?” Disse per cambiare discorso indicandogli un mazzo
di camelie rosa e amaranti gialli posti nel vaso sopra al comodino.
Naruto li
osservò, erano veramente molto belli, strano che non se ne
fosse accorto fin adesso.
“Chi li ha
portati?”
“Sakura.”
Rispose la donna. “Ogni giorno si è presa cura di
portarti un mazzo di fiori e di bagnarli. Tutti i giorni era qui al tuo
capezzale a parlarti e tenerti compagnia. Era così in
pensiero per te, avresti dovuto vederla.” Sorrise Tsunade
intenerita.
“Vorrei tanto
riabbracciarla, mi manca molto.” Mormorò Naruto
con nostalgia.
“Sai era qui
fino a poco prima che ti svegliassi, dev'essere andata a prendere una
boccata d’aria. La cerco e la porto subito da te.”
Affermò alzandosi in piedi.
“Grazie.
Grazie di tutto, Tsunade.” Disse Naruto dedicando alla
Godaime uno sguardo carico di riconoscenza e affetto.
“E di
che?” Sorrise la donna ammiccando. “Tu, piuttosto,
vedi di rimetterti in fretta.” Vociò prima di
uscire dalla stanza.
Naruto si distrasse
osservando il paesaggio di là dalla finestra. Il verde degli
alberi, l’azzurro terso del cielo estivo, talmente limpido
che in lontananza era ben visibile la catena montuosa che circondava il
villaggio. Una sottile brezza entrava facendo svolazzare le fini
tendine bianche e scompigliando i biondi capelli del ragazzo. Ormai i
raggi del sole non erano più un fastidio, anzi, provava
piacere nel sentire il loro tiepido e delicato calore sul volto. Tanti
pensieri gli ingombravano la mente, alcuni andavano a Tsunade, altri
agli ultimi mesi, i più a Sasuke. Ma rimase per poco in
compagnia di questi, poiché la porta si spalancò
con forza travolta da una furia rosa di sua conoscenza.
“Sakura!”
Esclamò al settimo cielo.
La ragazza era
fisicamente come la ricordava, con i suoi meravigliosi occhi verde
smeraldo. I sei mesi trascorsi sembravano non aver avuto nessun effetto
sulla cara amica.
Rimaneva lì,
ferma in piedi, sorridendo e piangendo tutto insieme, in preda a
quell’emozione che la rendeva un fremito di pura
felicità.
“Oh
Naruto…” Sussurrò infine gettandosi tra
le braccia del biondo. “Mi hai fatto preoccupare.”
Ripeteva in continuazione interrotta dai singhiozzi. “Mi sei
mancato tantissimo.”
Naruto la coccolava
accarezzando i soffici capelli rosei e mormorando dei semplici - va
tutto bene - carichi di tenerezza. Sakura per tutta risposta gli
stringeva spasmodica la mano provando inutilmente ad asciugarsi le
lacrime.
Dopo alcuni minuti si
riprese tirandosi su in piedi con un sorrisetto impacciato a
descrivergli il volto.
“Scusa Naruto,
che scenata che ti ho fatto,” Rise imbarazzata. “ma
tu non immagini nemmeno quanto sia stata terribile per me questa
settimana, avevo paura di perderti per sempre.” Disse
tornando a stringere forte la mano del ragazzo. Avrebbe voluto
aggiungere che i sei mesi senza di lui erano stati ancora peggio, ma
pensò che fosse meglio non andare oltre.
“Perdonami
Sakura.” Proferì con tono abbattuto, gli spezzava
il cuore aver procurato tanti dispiaceri all’amica.
La ninja gli sorrise
lieve. “Come ti senti?” Domandò.
“Non troppo
male, anzi, domani sarò già in perfetta
forma.” La rassicurò Naruto raggiante.
Sakura gli
lanciò di tutta risposta uno sguardo truce che lo
lasciò sconcertato.
“Faresti
meglio a non stare troppo bene, se non vuoi che te la faccia pagare per
tutte le preoccupazioni che mi hai dato.” Ghignò
la ragazza sbattendo un pugno contro l’altra mano aperta a
mo’ di sfida, “Sai, in genere mi trattengo dal
picchiare gli ammalati.”
“Sì-sì-sì,
infatti sto davvero malissimo, Sakura-chan. Abbi pietà di
me!” Naruto portò le mani avanti come scudo
ridendo sotto i baffi, contento che l’amica avesse ritrovato
presto la voglia di scherzare.
Sakura sorrise
divertita. “Ti piacciono?” Gli chiese con dolcezza
spostando lo sguardo verso il mazzo fiorito reso ancora più
bello dai caldi raggi luminosi che si riflettevano sui petali delle
camelie.
“Stupendi,
chiunque si sia preso la briga di portarmeli deve essere una persona
meravigliosa.”
“Ah ah ah. Non
ci casco Naruto.” Ridacchiò ironica. “Te
l’ha detto di sicuro Tsunade-sama che li ho portati
io.”
“Uhm,
sì è vero me l’avevano già
detto che eri stata tu. Però il mio complimento rimane lo
stesso.” Ribatté Naruto sornione.
“Oh be',
allora grazie del complimento.” Fece lei di rimando con
un’espressione divertita negli occhi color prato.
Naruto rimase a
osservare interrogativo la ragazza, mentre risistemava la composizione
dei fiori nel vaso. Era strano, Sakura era con lui già da
più di venti minuti, eppure ancora non gli aveva rivolto
nessuna domanda a proposito di Sasuke. Lo sapeva che era partito per
cercarlo, quindi sarebbe stato naturale che gli chiedesse qualcosa a
riguardo e invece nulla…
“Naruto,
preferisco non chiederti niente su cosa è successo in questi
mesi. Ne vorrei riparlare magari più avanti, quando ti sarai
completamente rimesso. Penso che anche tu preferisca
così.” Disse Sakura continuando a rimanere
concentrata sulle piante.
Naruto rimase spiazzato.
Ora riusciva pure a leggergli nei pensieri? Scosse il capo divertito
dall’assurda coincidenza.
“Sakura allora
perché non mi racconti tu qualcosa? Sarà pur
successo qualche fatto interessante in questo periodo.”
La giovane si
riavvicinò racchiudendo la mano destra del ragazzo fra le
sue.
“Non sarebbe
meglio se ti riposassi un po’, Naruto? Domani avremo tutto il
tempo per parlare.” Mormorò premurosa.
“Ma sto bene e
poi ho già riposato per un'intera settimana! Dai tienimi
compagnia ancora un poco.” Le disse con fare supplichevole.
Sakura
sospirò con pazienza acconsentendo alla richiesta di Naruto.
“Certo che
sì che ne sono successe di cose interessanti, forse te ne
avrà già accennato Tsunade
che…” Si bloccò di colpo. Lo sguardo
fisso, statico, ipnotizzato davanti a sé. In uno scatto
rapidissimo scavalcò il letto e si gettò alla
finestra con il busto completamente sporto e le punte dei piedi che a
malapena sfioravano il pavimento. Se non ci fosse stata la parete a
fermarla sicuramente si sarebbe buttata di sotto.
Naruto rimase allibito a
guardarla, chiedendosi il perché di un gesto così
improvviso e insensato.
“Sakura ma che
ti prende?” Le chiese frastornato e ancora a bocca aperta.
Ma lei non si
voltò nemmeno a guardarlo, rimaneva semplicemente immobile,
sospesa tra la stanza e il vuoto di là dalla finestra.
Naruto la
chiamò una volta e una volta ancora, senza alcun risultato.
Imperterrita Sakura restava nella sua posizione e solo dopo diversi
minuti si piantò nuovamente con i piedi a terra, voltandosi
con lentezza verso l’amico.
“L’hai
visto?” Sibilò tra i denti in un soffio di voce.
Naruto l'osservava
turbato indugiando nel parlare.
“L’hai
visto, vero?” Ripeté la ragazza sgranando
leggermente gli occhi con crescente concitazione nella voce.
“Che
cosa?” La domanda gli sfuggì dalle labbra
spontanea.
“Era qui alla
finestra.”
“Ma
cosa?”
“Com’è
possibile che tu non l’abbia visto? Era proprio qui
fuori.” Incominciò a torturarsi le mani, mentre lo
sguardo le diveniva fuggente, frenetico.
“Non ho visto
nulla.”
“Te lo giuro,
era lì. L’ho visto Naruto, c’era
davvero.”
“Ma
cosa?” Naruto incominciava ad astenersi a stento
dall’alzare la voce. Sakura lo stava facendo davvero irritare
persistendo nell’ignorare le sue domande.
“Lui.”
Bisbigliò sottovoce.
“Lui
chi?!” Eruppe con rabbia, quasi urlando.
Sakura si ritrasse
timidamente di fronte allo sfogo del ragazzo.
“Sasuke-kun.”
Mormorò in un sussurro appena percettibile.
Naruto
spalancò gli occhi cobalti esterrefatto per poi esplodere in
una fragorosa risata.
Sakura rimase a
fissarlo, stupita dalla sua reazione.
“Brava Sakura!
Mi hai fregato proprio per bene! Dico davvero, per un momento ci sono
cascato in pieno, ottimo scherzo.” Ridacchiò
ancora strofinandosi con forza un occhio lacrimante dal ridere.
“Non si
scherza su queste cose.” La voce tagliente della ragazza lo
riportò subito alla serietà. “Non posso
credere che tu non l’abbia visto, era proprio qui
fuori.”
“Dai basta
scherzare.”
“Affacciato
alla finestra.” Sillabò con lentezza.
“Non ci posso
credere, non posso crederci che lui era qui.” Disse Naruto
più che mai convinto.
“Sasuke, te lo
giuro, l’ho visto con i miei occhi.”
Ribadì fermamente, lo sguardo penetrante e sicuro.
“È
assurdo, non è possibile, smettila di prendermi in
giro.” Naruto stava tornando ad arrabbiarsi. Non riusciva a
capacitarsi di come Sakura potesse insistere tanto su uno scherzo di
così cattivo gusto.
“Ti sembro
forse una che ti sta prendendo in giro? Sono serissima Naruto.
C’era Sasuke affacciato alla finestra.”
“Non riesco a
crederti.” Proferì. Tutta quella situazione era
insensata per lui, non poteva essere, punto e chiuso.
“Mi stai dando
della bugiarda, forse?” La ragazza alzò il tono di
voce, innervosita dalla completa mancanza di fiducia che Naruto stava
dimostrando nei suoi confronti.
“No, non
è questo…” Non sapeva come risponderle.
Ora si metteva pure a fare l’offesa.
“Ascoltami, ma
sei sicura di sentirti bene?” Provò a buttare la
discussione sull’ironico sperando di cavarsela.
“Ma guarda
cosa mi tocca sentire, un ammalato che mi chiede se sto bene! Per tua
informazione, io sto benissimo e non soffro di allucinazioni!
C’era veramente lui lì fuori.” Sakura si
esasperò gesticolando teatralmente.
“Ma
Sakura…”
“Non ti fidi
di me?” Incalzò acida portandosi le mani ai
fianchi.
“Mi fido di
te. Ma non posso crederti.” Disse con semplicità
Naruto.
La giovane li diede le
spalle tornando a fissare fuori dalla finestra. “Oh si certo,
tu hai fiducia in me, però non mi credi. Ma ti rendi conto
di quello che dici? Non solo mi dai della bugiarda, ma mi prendi pure
per scema!” Commentò astiosa senza voltarsi.
Naruto non sapeva
più che dire. E se Sakura invece avesse detto la
verità? Se davvero avesse visto Sasuke? No, non era
possibile. Come minimo avrebbe avvertito la sua presenza e poi non
riusciva proprio a immaginarselo un Sasuke affacciato alla finestra a
osservarli. Del resto, però, non poteva essere completamente
sicuro che Sakura mentisse e soprattutto non riusciva a capire quali
vantaggi potesse ricavare nel dirgli una bugia tanto subdola.
“Me ne vado,
Naruto.” Affermò offesa la ragazza raggiungendo
svelta l’uscita. “Stammi bene.”
“Ma dove stai
andan…” Naruto non fece in tempo a terminare la
frase che Sakura aveva già richiuso la porta dietro di
sé.
Sbuffò
sonoramente facendo sprofondare la testa nel cuscino. Si
portò le dita alle tempie massaggiandole con veemenza.
“Sakura.”
Brontolò il suo nome prima di serrare gli occhi.
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Capitolo 2 *** Rose-colored geraniums ***
Rose-colored geraniums
Le sinuose stradine di
ciottolato fiancheggiate dai negozi dalle grandi insegne colorate, i
profumi dei prodotti mangerecci dei piccoli chioschi, le fontane
zampillanti e i ruscelli limpidi sovrastati da ponticelli in legno, i
vivaci bambini intenti nei loro giochi, i passanti, le donne
sorridenti, il cane pisciante al lampione, i gerani rossi delle
terrazze. Questo e molto altro ancora era la sua Konoha, il suo
villaggio, la sua casa e anche la sua famiglia.
Era stato appena dimesso
dall’ospedale, mai sentita negli ultimi giorni notizia
più lieta per lui.
Salutava tutti, chiunque
fosse a portata di vista.
Con
l’immancabile sorriso a trentadue denti sul volto e due
spiedini di takoyaki per mano, Naruto passeggiava raggiante e
più che mai soddisfatto per le vie di Konoha, soprattutto
dopo aver fatto un’ovvia capatina da Ichiraku Ramen.
Decise di avviarsi verso
i prati al margine del bosco dei ciliegi, uno dei suoi luoghi favoriti,
per rilassarsi un po’ e godere del suo ritorno a casa.
Rimase estasiato di
fronte alla verdeggiante e rigogliosa pianura. Un’incantevole
contrapposizione di colori faceva sfoggio tra il verde brillante del
prato, l’azzurro intenso del cielo privo di nuvole e il rosa
dei ciliegi in fiore sulla linea dell’orizzonte. Naruto
respirò l’aria fresca a pieni polmoni lasciando
che la sottile brezza giocasse indisturbata tra i suoi capelli dorati.
Socchiudendo gli occhi assaporò con gioia uno dei primi
momenti di tranquillità dopo tanto tempo. Avrebbe
tralasciato Sasuke per un po’, - anche se sarebbe stato arduo
per lui da farsi -, e lo stesso sarebbe toccato a qualsiasi impegno,
obbligo o dovere. Per un bel periodo si sarebbe dedicato solo a se
stesso e a nient’altro, aveva bisogno di una lunga pausa di
pace e tranquillità per poi…
“Ipodotato!”
No, non poteva essere.
Se l’era sicuramente immaginato, oppure sarà stato
il vento, dicono che a volte sembri portare con sé delle
voci. Naruto socchiuse gli occhi ritrovando la calma, aveva bisogno di
pace per poi poter ricominciare nel miglior…
“Ipodotato,
Naruto!”
Il sorriso beato del
biondo si tramutò in un ringhio contratto con i denti che
sfregavano tra loro dal nervoso. Al diavolo calma e
tranquillità! Assottigliò lo sguardo fino a
individuare un punto nero in lontananza che si sbracciava come un
dannato. Iniziò a correre, trovandosi in pochi secondi
davanti a Sai in compagnia di uno dei suoi migliori e indefinibili
sorrisi.
“Ciao
Naruto!” L'artista fece appena in tempo a rivolgergli il
saluto che un pugno lo colpì dritto in testa.
“Ti sembra il
modo? Ti stavo solo salutando.” Si giustificò il
moro massaggiandosi il capo.
“Non
m’interessa cosa cercavi o meno di fare. Devi solo smetterla
di sfottermi!” Sbottò Naruto guardandolo torvo.
“Non ti stavo
offendendo, ti ho solo chiamato con un aggettivo appropriato alle tue
qualità.” Spiegò Sai parando agilmente
un secondo pugno da parte del biondo.
“Sono contento
comunque, vedo che ti sei ripreso.” Cambiò
discorso lasciando assaporare a Naruto una perfetta espressione di pura
giovialità, trovando che fosse meglio non esagerare con le
provocazioni per il momento.
“Be'
sì, mi hanno dimesso proprio oggi.”
Commentò asciutto, distogliendo lo sguardo da Sai per
soffermarsi sul quadro che il ragazzo stava pitturando.
“Cosa ne
pensi?” Gli domandò notando l’interesse
di Naruto per il dipinto.
Naruto rispose sbuffando
sonoramente. Astrattismo come al solito, nulla che lui potesse
lontanamente capire.
L’altro ci
rimase un po’, a quanto pareva Naruto non era molto
entusiasta di parlare con lui.
“Sembra che
per te non sia piacevole stare in mia compagnia.”
Mormorò con un sorriso amaro.
Naruto si sorprese di
quella reazione. Era strano vedere Sai dispiaciuto per qualcosa,
nonostante questo gli tornò prontamente in ricordo
l’epiteto con cui l’artista si era permesso di
chiamarlo poco prima.
“Forse se tu
non offendessi le persone, queste avrebbero più piacere a
stare insieme a te, non credi?” Lo apostrofò
saccente.
“Tu, invece,
potresti essere meno permaloso.” Replicò laconico.
Il biondo si morse il
labbro seccato, quel Sai aveva sempre la risposta pronta. Decise di
mettere giù una frase riconciliante per poter andarsene in
tutta tranquillità. Aveva ben altro da fare che starsene a
battibeccare con lui.
“Senti io non
ce l’ho con te, piuttosto è più
credibile che sia il contrario. E poi ci siamo già visti
all’ospedale due giorni fa, quando sei venuto a farmi visita,
e devo dire che sono stato contento di vederti.” Disse
dandogli una leggera pacca sulla spalla. Sai gettò uno
sguardo alla mano poggiata su di lui, poi lasciò salire lo
sguardo fino a raggiungere gli occhi di Naruto.
E già. Negli
ultimi giorni non aveva fatto altro che ricevere visite su visite. Ne
era stato felicissimo. Rivedere i suoi amici e compagni tutti
così in pensiero per lui, gli aveva fatto capire che era
diventato importante per loro, come loro lo erano sempre stati per lui.
Però
Sakura… Era riuscito ha incontrarla solo al suo risveglio,
dopo la loro piccola discussione non l’aveva più
vista.
Stava per andarsene, ma
decise di rimanere per chiedere a Sai se ne sapeva qualcosa o se per lo
meno aveva parlato con lei in quegl'ultimi giorni.
“Come sta
Sakura?” Si limitò a domandargli.
“Bene, credo.
Perché me lo chiedi? Dovresti vederla tu più di
tutti.” Rispose allusivo l’artista.
“Veramente,”
Bofonchiò in imbarazzo. ”non la vedo da tre
giorni. Abbiamo avuto una piccola discussione e non si è
più fatta viva.”
“Su che cosa
avete litigato?”
“Questo non
posso dirtelo.” Contestò irritato dalla
curiosità dell’altro.
“E non
dirmelo.” Ribatté Sai concentrato a dipingere di
nero il dipinto.
“Comunque sia,
avevo ragione io.” Ci tenne a precisare poco dopo il biondo
imbronciandosi.
“Può
anche essere, ma tu parti da un torto maggiore nei suoi confronti.
Secondo me faresti meglio ad andarla a cercare tu e
scusarti.”
“Torto
maggiore, ma di che parli?” Lo guardò stralunato
inclinando il viso.
“Ti sei forse
scordato di come hai lasciato il villaggio sei mesi fa?” Sai
alzò lo sguardo sorridendogli cordiale.
In segreto come un
ladro, non avrebbe potuto fare diversamente, glielo avrebbero impedito.
Aveva lasciato per Sakura una lettera, scritta di fretta come se non
gli importasse, nulla di più falso, eppure sarà
stata sicuramente quella la prima impressione.
Doveva riportare
indietro Sasuke. Ennesimo. Disperato. Tentativo.
“Hai salutato
Sakura con una stupida lettera strapiena di errori di ortografia da far
spavento, e te ne sei andato per una missione impossibile. Perfino per
uno come me che manca totalmente in dimestichezza con i sentimenti
è facile capire come possa essersi sentita. Abbandonata per
la seconda volta, prima da quel traditore dell’Uchiha e poi
da te, il suo amico più caro.”
Naruto non
riuscì nemmeno a replicare per quell’abusato
appellativo dedicato a Sasuke, tacque, senza parole, mentre il senso di
colpa si faceva varco con furia nel suo cuore.
“Penso che
abbia provato più dolore in quest’ultima
separazione a causa tua che non quando vi lasciò
Sasuke.” Sai sorrise socchiudendo gli occhi, quasi divertito.
Quest’ultime
parole furono come un colpo di grazia per Naruto. Aveva la sensazione
che gli mancasse la terra sotto i piedi. In un attimo, quella parola
che fino a poco tempo fa era per lui indifferente,
responsabilità, gli piombava addosso con tutto il suo peso.
Non poteva più agire a suo piacimento come una volta, ora
c’erano delle persone che tenevano a lui, che credevano e
contavano su di lui, e non poteva in alcun modo deluderle, in
particolare la sua Sakura.
Eppure era convinto di
aver agito per il meglio, lui era partito per recuperare Sasuke come
anche Sakura avrebbe voluto, non avrebbe potuto però
portarla con sé correndo il rischio di mettere a repentaglio
la sua vita.
“Volevo
riportare indietro Sasuke, esaudire il desiderio di Sakura. Io, credevo
di fare il meglio per tutti.” Naruto strinse i pugni con
rabbia aggrappandosi alle sue ultime, barcollanti, convinzioni.
“Davvero
credevi di agire per il meglio? Hai chiesto forse a Sakura cosa ne
pensava? A quanto pare no. E a Sasuke? Nemmeno, anzi, credo che lui sia
stato il più infelice di
tutti a causa della tua scelta di fare il meglio per tutti. Non per
criticare, ma secondo me cercare di riportare indietro qualcuno contro
la sua volontà sia una delle peggiori idiozie che abbia mai
sentito.” Sai addolcì la violenta ironia delle sue
parole con melensi sorrisi, che non fecero altro che rendere
più difficile per Naruto digerire quelle frasi.
“Forse hai
ragione, ma credimi nella mia situazione non è
così immediato poter distinguere il giusto dallo
sbagliato.” Il ragazzo parlò sommessamente
abbassando lo sguardo intriso di malinconia.
“Ci vediamo
Sai.” Concluse velocemente il discorso. Voleva andare a
parlare con Sakura, immediatamente,
“Arrivederci
Naruto.” Lo salutò con garbo capendo le sue
intenzioni, e tornò subito a scrutare il quadro.
Quel giorno aveva
imparato una nuova emozione grazie a Naruto e quello stesso giorno
avrebbe intitolato la sua opera appena terminata. Sorridendo
impercettibilmente guardò il cupo disegno sulla tela,
inquietante unione e disgiunzione di linee bianche e nere.
“Afflizione”
Sussurrò a fior di labbra. Sì, era il nome adatto.
____________________________________________________________________________________________________________
Naruto si
allontanò dall’artista dirigendosi verso il centro
abitato di Konoha. Si sarebbe fatto perdonare da Sakura, ad ogni costo
ci sarebbe riuscito. Proseguì lungo il marciapiede, lo
sguardo basso, le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni e gli
occhi blu rapiti nei propri pensieri.
Ad un certo punto
alzò di colpo il capo. Indietreggiando di qualche passo si
trovò nuovamente di fronte all’entrata del negozio
di fiori Yamanaka.
Ma sì certo!
Le ragazze amano i fiori e con un mazzo di quelli in mano probabilmente
anche Sakura l’avrebbe trovato altrettanto amabile.
Si risollevò
il morale a questo pensiero e col sorriso stampato in volto
varcò la soglia del fioraio.
“Signora, un
bel mazzo di fiori per farmi perdonare!” Esclamò
raggiante.
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Rimase a osservare il
singolare mazzo di gerani rosa che teneva in mano aspettando che Sakura
aprisse alla porta. Bussò di nuovo, forse non era in casa. O
forse sì.
Con forti rumori
meccanici scattò la serratura, mentre Naruto faceva appena
in tempo a nascondere i fiori dietro la schiena.
“Ciao Naruto,
entra pure.” Si ritrovò Sakura di fronte, un mezzo
sorriso ad adornargli il viso pallido.
Il ragazzo fece qualche
passo all’interno, intanto che Sakura si faceva da parte per
poter richiudere la porta. Indossava un corto abito celeste dagli orli
bianchi, le ciocche davanti dei soffici capelli erano trattenute da una
candida molletta e teneva i piedi scalzi.
Un forte odore di chiuso
lo investì da subito. L’appartamento era un
po’ diverso da come lo ricordava. Una volta
l’ordine e la pulizia vigevano sovrane, ora invece, tutto
sembrava essersi ingrigito come se una nube di polvere avesse
inghiottito ogni cosa.
Non c’era una
finestra aperta. La sala era immersa nella penombra, rischiarata
soltanto dai deboli raggi di luce che filtravano dalle tapparelle
abbassate. Vestiti e scartoffie giacevano abbandonati sul pavimento nel
disordine più totale. Naruto si lasciò scappare
una smorfia di disappunto, pareva l’esatto complementare del
suo monolocale, ma nella versione più tetra.
“Posso
offrirti qualcosa?” Lo richiamò Sakura prendendo
da una mensola della cucina due bicchieri.
“No, ma grazie
lo stesso Sakura-chan.” Naruto si destò dai propri
pensieri tornando a prestare attenzione alla ragazza.
Lei fece finta di niente
e si apprestò a riempire i bicchieri d’acqua.
Naruto la osservò perplesso.
“Come mai
tieni tutto chiuso, stavi forse per uscire?”
Domandò facendo caso oltretutto all’abbigliamento
curato della ragazza.
“No, no. Ho
solo preso l’abitudine di tenere le finestre
chiuse.” Rispose candidamente sedendosi con composta eleganza
sopra il tavolo.
“Se vuoi la
apro.” Continuò facendo cenno alla finestra della
cucina.
“Ma se non ti
va non farti problemi. È solo che ho notato che sono
cambiate un po’ di cose, una volta eri così
ordinata Sakura-chan.” Disse Naruto passandosi un dito sotto
il naso imbarazzato, mentre Sakura già si avviava verso la
finestra per aprirla.
“Lo so, lo so.
Preferisco dedicarmi ad altro.” Rispose vaga per poi
spalancare la finestra. L’intera stanza fu così
illuminata dalla calda luce vermiglia del tramonto.
Quando si
voltò verso Naruto, lo trovò reggere fra le mani
un incantevole mazzo di gerani rosa con un lieve sorriso ad addolcirgli
il viso.
“Sono per te
Sakura.” Mormorò piano. “Gerani rosa per
farmi perdonare.”
La ragazza
inclinò graziosamente il capo cogliendo delicatamente il
bouquet dalle mani del ragazzo.
“Ti
ringrazio.” Gli posò un casto bacio sulla guancia.
“Che cosa devi farti perdonare?” Sorrise sorniona.
Naruto
arrossì lievemente al contatto con le morbide labbra di
Sakura.
“Vo-volevo
chiederti scusa per averti lasciata, per essermene andato senza averti
parlato prima faccia a faccia. Per averti fatta soffrire. Sono stato un emerito baka come
al solito, ma non ricapiterà più e posso
promettertelo. Sasuke, noi lo salveremo insieme e vedrai,
sarà così.” Disse Naruto convinto sperando
che le sue scuse potessero fungere da balsamo per l’amica.
Sakura però
non sembrava riservargli molta attenzione, più che altro era
concentrata nel dare una dimora ai fiori. Pose un piccolo vaso vicino
alla finestra, dopo di che tirò fuori un paio di forbici da
un cassetto, forse per accorciare i gambi e si voltò verso
il ragazzo, il mazzo di fiori e le forbici in pugno.
“Quindi mi
credi?” Domandò schietta.
“Che
cosa?” Naruto rimase sorpreso, pareva che Sakura non avesse
prestato la benché minima attenzione alle sue parole.
Le forbici andarono a
troncare lo stelo di un geranio facendo volteggiare al suolo i piccoli
fiori rosati. A quanto pare, risposta sbagliata.
“Mi
credi?” Ripeté la domanda.
“A cosa ti
riferisci? Non ti seguo, davvero.” Naruto osservò
esasperato il fiore a terra, non riusciva a dare nessuna spiegazione al
comportamento dell’amica.
Un secondo geranio cadde
al suolo a portare compagnia all’altro.
“Mi credi che
ho visto Sasuke tre giorni fa?” Reiterò Sakura
spazientita posizionando la forbice aperta verso un ennesimo stelo.
“Eh? Ma che
centra ora? Ti sto chiedendo scusa Sakura, ma hai sentito quello che ti
ho detto prima?!” Esordì ad alta voce.
“Rispondimi.
Mi credi?” Incalzò lei assottigliando lo sguardo e
sferrando un nuovo taglio netto.
“No, io non ho
visto nulla e non posso credere a una cosa del genere senza averne una
prova. Ora, per favore, lascia in pace quei fiori.”
Mormorò piano, negli occhi puro sconforto.
Sakura ripose i gerani
nel vaso e abbassò il capo come dispiaciuta.
“Dovresti
riporre più fiducia in me. Io confido sempre nelle tue
parole, anche se alcune, ancora adesso, non sono state mantenute.
Perché non puoi fidarti anche tu di me?”
Sospirò la ragazza avvicinandosi a lui.
“Forse ti sei
sbagliata, un gioco di luci o non so ché, magari era
qualcos’altro. A volte si è così
impuntati e fissati su una cosa che sembra di vederla
ovunque.” Spiegò Naruto cercando di essere il
più delicato possibile.
Sakura
s’irrigidì fremendo di rabbia. “Non mi
sono sbagliata, era lui! Ne sono certa, devi credermi!”
Esclamò afferrando Naruto per la giacca e strattonandolo con
forza.
Il ragazzo
cercò di calmarla trattenendola per le braccia stando
attento a non stringere troppo.
“Sakura ti
prego, basta.” Disse fievolmente. “Senti, se ne sei
così sicura, possiamo andare a parlarne con
l’Hokage di questa storia e…”
“No!!!”
L’urlò esasperato di Sakura lo interruppe a
metà della frase.
Haruno fece scivolare le
braccia mollemente lungo i fianchi smettendola finalmente di molestare
l’amico. “No.” Ripeté ancora.
“Perché
no? Che problema c’è?” Cercò
di capire.
“Stupido! Se
Tsunade-sama viene a saperlo lo farà catturare e sai bene
anche tu qual è la fine dei traditori. Nessuno
dovrà mai saperlo, nessuno.” Proferì
scrutando Naruto con i grandi occhi color prato. “Nessuno,
chiaro? Questo è il nostro segreto.”
Il giovane
deglutì rumorosamente. “Non ti riconosco
più Sakura.” Mormorò greve.
“Nemmeno io se
è per questo. Una volta mi avresti creduto senza
esitazioni.” Confabulò aspra.
“Ti sbagli, io
non sono cambiato.”
“Allora mi
credi?” Domandò rapida.
“Sì.”
Aveva risposto senza
pensarci, d’istinto, ma forse era stato meglio
così. Una piccola e innocente bugia, almeno Sakura avrebbe
di nuovo sentito che lui si fidava di lei. Ragionamento subdolo. Eppure
non riusciva a sopportare di litigare con lei e ancor meno accettava di
vederla in quello stato d’insania, quasi fosse paranoica.
Sakura sorrise piano,
sorriso che durò meno di un istante, subito sostituito da
un’espressione cupa e corrucciata.
“Bugiardo.”
Sibilò a denti stretti.
“Naruto
Uzumaki, tu sei un bugiardo.”
Il ragazzo
sgranò gli occhi. Possibile che fosse così palese
quando mentisse?
Non aveva la forza di
ribattere alle parole di Sakura, lasciò semplicemente che lo
sguardo di lei lo trafisse parte a parte.
Sakura rimase in
silenzio con i pugni chiusi e le spalle strette. In un fremito
reclinò il capo mordendosi il labbro inferiore, mentre si
delineava sul viso un’espressione astiosa.
“Fuori!”
Tuonò con quanto fiato aveva in gola.
Naruto
indietreggiò di poco. “Sakura lasciami
spiegare… per favore.” Bofonchiò
inutilmente.
“Fuori da casa
mia!” Eruppe nuovamente.
Naruto rimase immobile.
“Fuori!”
Risuonò il terzo urlo.
“Parliamone.”
Mormorò Naruto restando stoico nella stessa identica
posizione.
“Esci, dalla
mia, casa.” La giovane scandì furibonda ogni
singola parola.
Al tentativo di Naruto
di avvicinarsi a lei, rispose spingendolo via in malo modo. Stava per
ricominciare a intimargli di andarsene, ma non fu più
necessario. Il ragazzo si diresse verso l’uscita e Sakura fu
subito pronta a richiudere la porta dietro di lui.
Naruto si
fermò immobile, in piedi sullo zerbino con la schiena
appoggiata alla porta. Sospirò con stanchezza chiedendosi
mentalmente com’era stato possibile arrivare a tanto, a far
degenerare la situazione in quel modo.
“Merda.”
Soffiò con rabbia repressa. Sarebbe voluto rimanere con la
forza se necessario, ma cosa avrebbe ottenuto? Solo farla infuriare di
più, come minimo.
Spalancò gli
occhi dalla sorpresa allontanandosi di un passo, aveva avvertito la
porta aprirsi dietro di sè. Che Sakura avesse cambiato idea?
Se la vide davanti e un
secondo dopo si ritrovò con un mazzo di gerani rosa
schiaffati in piena faccia.
“I gerani
simboleggiano la stupidità.” Commentò
sprezzante.
Naruto rimase a fissarla
a bocca aperta. Nella sua testa non faceva altro che ripetersi
l’immagine di pochi secondi prima: i fiori scagliati con
rabbia sul suo viso.
“Le peonie si
usano per chiedere scusa. Baka.” Disse aspra con il volto
arrossato a causa di un pianto imminente. Subito dopo richiuse la porta
con un tonfo secco alle sue spalle.
Osservò per
svariati minuti la porta chiusa di fronte a sé. Intorno a
lui, steli e sciupati petali rosa di splendidi gerani.
Si accostò
con la schiena alla porta lasciandosi scivolare stremata sempre
più giù fino ad accovacciarsi. Portò
le mani al viso cogliendo lacrime.
Angolino autrice:
Prima di tutto ringrazio infinitamente Vaius e Ainsel che hanno
commentato il primo capitolo! Grazie davvero!
Ainsel : Hai
perfettamente ragione, Tsunade probabilmente sapendo già
tutto riguardo le motivazioni di Sasuke non l’avrebbe
definito un traditore, ma purtroppo a me non è passato
nemmeno per la testa che potesse essere già a conoscenza
della storia degli Uchiha, quindi facciamo finta che non ne sappia
niente… u_u Mi piace molto come stai attenta ai particolari
e spero di ritrovarti.
Vaius: Lo so
in questa storia ci sono parecchie cose strane, ma pian piano
troveranno una loro spiegazione, o almeno spero! xD
Nel prossimo capitolo farà finalmente la sua comparsa Hinata
e diciamo che sarà un’entrata in scena abbastanza
appariscente. Sono contenta che trovi il testo scritto bene e spero che
anche la trama non ti deluda.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite e
anche chi ha solamente letto ^-^
Alla prossima!
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Capitolo 3 *** Start of Countdown ***
Start of countdown
Quante cose possono cambiare in un mese? Decisamente molte.
Tuttavia
scoprii che anche una sola settimana era più che sufficiente
per sconvolgere una vita intera.
I lunghi
capelli corvini si sparsero come sottili fili di seta tra le lenzuola
sfatte. Reclinò il viso all’indietro
permettendogli così di segnare il niveo collo di rosso a
ogni passaggio della sua bocca affamata d’amore. Sorrise
piano, avvolta da quella piacevole tortura di dita che la stringevamo,
accarezzavano e lambivano desiderose. Afferrò affannata la
chioma bionda per far sì che lui alzasse il viso, smaniosa
di incrociare quello sguardo blu cielo.
“Ti amo.” Le sussurrò roco in un soffio
prima d’impossessarsi nuovamente di quelle morbide labbra. Un
intenso gioco di lingue fatto di scontri e incontri, imperniato dal
desiderio di approfondire l’unione, di sentirsi partecipi
l’uno nel corpo dell’altra. Le morse con
delicatezza il labbro inferiore discendendo poi, con metodica lentezza,
sul collo e sul bel seno generoso.
Continuò la sua scesa verso il basso sulla carta bianca di
quel corpo seducente, inseguito dallo sguardo di lei in crescente
agitazione, fino a raggiungere la sua femminilità. Hinata
ansimò piano trattenendo vergognosa i gemiti, mentre lui si
dedicava con tutto se stesso alla sua intimità. Lei gli
accarezzava i capelli spettinati, stringendoli eccitata nei momenti in
cui si avvicinava al culmine invogliandolo a continuare.
Dopo averla soddisfatta, Naruto si riavvicinò al suo viso.
Facendo leva sulle braccia si sollevò in modo da poterla
vedere meglio, in tutta la sua ingenua bellezza. Rilassò le
labbra in un sorriso osservando divertito il rossore che le dipingeva
le gote e le labbra dischiuse che si lasciavano sfuggire leggeri
ansimi. Si perse in quegli occhi di perla ora annacquati dal desiderio
e delicatamente ombrati dalle lunghe ciglia nere.
“Naruto…” Hinata mormorò
piano il suo nome sfiorandogli il volto in una dolce carezza, avrebbe
voluto immergersi fino ad affogare in quei torbidi occhi blu che la
osservavano travolgenti.
“Dimmi tutto.” La incitò a continuare
posandogli un bacio sulla fronte.
Hinata rimase un attimo in silenzio intrecciando le mani sopra la
schiena del ragazzo.
“Ti amo anch’io Naru-chan.”
Affermò con enfasi abbracciandosi a lui. Naruto la strinse a
sé possessivo tuffando il volto nell’incavo della
spalla, inebriandosi del suo dolce profumo di viole.
Le prese il viso tra le mani unendosi a lei in un bacio. Approfondirono
il contatto, con le labbra che parevano ali di farfalle su rose.
Lasciò scivolare con noncuranza una mano sino a raggiungere
l’interno coscia di Hinata invitandola a divaricare le gambe,
non poteva più aspettare, la voleva sua, ora e subito. Si
chinò su di lei tormentandogli una spalla con piccoli morsi
aspettando con impazienza il permesso, il quale fu concesso poco dopo
dalle labbra di Hinata che pronunciavano eccitate il suo nome.
Si unì a lei con delicatezza, sigillando nello stesso tempo
le loro labbra in un bacio. Spinse piano, lentamente, bisbigliandole
parole d’amore segrete all’orecchio.
Naruto aveva l’abitudine di parlare sempre tanto quando
facevano l’amore. Ogni pensiero, erotico, romantico o
insensato che fosse, veniva riferito a Hinata in un roco sussurro. Lei
non rispondeva mai alle sue parole, si lasciava semplicemente cullare
dal suono della voce amata, dalle spinte decise e cadenzate,
completamente smarrita nel vortice di emozioni e sensazioni
intensissime che unicamente lui era stato in grado di donarle.
Le spinte divennero vigorose e veloci, a ritmo incalzante sempre
più profonde. Hinata ripiegò la testa
all’indietro socchiudendo gli occhi, sconvolta dai brividi di
piacere che le percorrevano tutto il corpo. Cercava di soffocare
più che poteva i gemiti, nonostante Naruto la incitasse a
lasciarsi andare e a gridare il suo nome. La sua volontà di
esprimersi era frenata in parte dall’odiata timidezza e
dall’altra dal timore che qualcuno avrebbe potuto sentirla a
causa delle pareti troppo sottili del monolocale.
Ancora poche spinte e Naruto poté godersi estasiato
l’espressione della sua amata che aveva raggiunto il culmine
del piacere.
Poco dopo toccò a lui venire abbondantemente. Si riusciva a
comprendere perfettamente l’intensità
dell’estasi che aveva raggiunto, sia dalle basse e roche urla
di piacere, sia dallo sguardo vacuo degli occhi blu persi nel
godimento.
Rimasero ancora l’uno nell’altra voltandosi di
fianco, Naruto abbracciò Hinata avvolgendola tra le sue
forti braccia.
“Solo così riesco a sentirmi veramente completo,
solamente insieme a te.” Mormorò piano a fior di
labbra. Hinata sfinita e scossa dal piacere arrossì di
colpo, non aveva fatto ancora l’abitudine a sentirsi dedicare
certe frasi.
“Grazie.” Continuò lui in un sussurro.
Lei non sapeva che dire, o meglio lo sapeva, ma si era ripromessa che
mai più avrebbe balbettato davanti a lui, come faceva sempre
agli inizi. E così preferì rispondergli
stringendosi di più a lui, approfondendo
l’abbraccio e accoccolandosi teneramente contro il suo petto.
Fare l’amore di mattina non era mai capitato prima, ed era
stata un’esperienza assolutamente da ripetersi.
Naruto si alzò dal letto stiracchiandosi e sbadigliando
rumorosamente dando le spalle a Hinata. Deboli fasci di luce
penetravano dalle tapparelle ancora abbassate donando uno statuario
effetto di chiaro scuro al corpo del ragazzo.
Hinata rimase con sguardo ammirato a osservare la bellezza perfetta di
quel fisico asciutto e muscoloso. Sospirò per poi sorridere
felice.
“Sei bellissimo Naruto.” Disse a voce fievole
portandosi una mano davanti alla bocca imbarazzata.
Lui si voltò a guardarla senza dire nulla, solo un
sorrisetto malizioso sul volto. Avvicinandosi alla ragazza le
alzò il viso prendendolo per il mento, si godette per un
attimo quel suo pudico rossore che celava un intenso desiderio, per poi
posare un casto bacio sulle morbide labbra.
“Cosa ti preparo per colazione?” Le
domandò allegro andando verso i fornelli.
“Un caffelatte, grazie.” Rispose lei infilandosi le
mutandine e indossando una camicia bianca di Naruto, abbottonando
giusto solo i due bottoni all’altezza del seno.
“Agli ordini!” Disse divertito Naruto incominciando
a trafficare con caffè e caffettiera. Ovviamente a lui, al
contrario di Hinata, non era passato neanche per la mente di mettersi
qualcosa addosso.
La ragazza si sedette a un angolo del piccolo letto e portandosi
davanti a una spalla la lunga chioma iniziò a unire in
treccia le ciocche corvine. Naruto la osservava d’ogni tanto
con la coda dell’occhio, mentre terminava di maneggiare con
tazze e cucchiaini. Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa facesse Hinata,
risultava di una eleganza e grazia ineffabili, anche quando, come
adesso, si limitava a intrecciare tra le bianche dita affusolate
morbide ciocche con lo sguardo niveo perso nel vuoto.
La chiamò a sé, facendole alzare gli occhi su di
lui, quando la vecchia caffetteria cominciò a borbottare.
Portò le due tazzine sul tavolo, un caffè
ristretto per lui e il caffelatte per Hinata.
“Allora Naruto-chan,” Iniziò la giovane
mescolando con finto interesse lo zucchero, “prossima
settimana ricomincerai di nuovo con le missioni?” Gli chiese
sospirando piano.
“Eh già. Il problema è che non riesco a
starmene tranquillo. Io ho bisogno di azione! Non riesco a rimanere con
le mani in mano in giro per il villaggio. Tu mi capisci,
vero?” Rispose enfatico come al solito, cercando conferme da
lei.
“S-sì…” Rispose incerta.
“Non immagini nemmeno che fatica ho fatto a convincere la
vecchia Tsunade a farmi rientrare in squadra. Sicuramente lei avrebbe
preferito relegarmi qui a Konoha a vita.” Commentò
sbuffando imbronciato. “Quindi alla fine, sì mi ha
lasciato il permesso di uscire in missione, ma sono pur sempre sotto
strettissima sorveglianza. Ho un sacco di costrizioni riguardo alle
missioni che mi posso assegnare, libertà di scelta pari a
zero e men che meno autonomia d’azione.” Si
lagnò ancora, sorseggiando il caffè.
“Forse la stai facendo troppo tragica. E poi cosa ti
aspettavi? Dopo la tua fuga non potevano che esserci dei provvedimenti
da parte dell’Hokage. Anzi, dovresti ringraziarla che ti
continua a dare fiducia e a permetterti di svolgere il tuo compito di
ninja, nonostante tu ti sia sottoposto a un enorme rischio e abbia a
tua volta messo in pericolo il villaggio.” Replicò
a mo’ di rimprovero Hinata. “L’Akatsuki
non aspetta altro che mettere le mani su Kyuubi e non so quali
conseguenze potrebbero esserci se…”
Naruto si passò una mano tra i capelli biondi arruffati con
aria annoiata.
“Dimmi un po’, tu cosa preferiresti?”
Sorrise piano avvicinandosi a lei e interrompendola da quella che stava
diventando un’abusata ramanzina.
“In che senso?” Appoggiò la tazza
sorpresa.
“Nel senso di che cosa preferisti tu che io facessi. Vado in
missione? Lascio perdere? Quello che vuoi.” Spiegò
acuendo lo sguardo azzurro zaffiro.
Hinata rise. “Vorrei che tu facessi quello che ti fa stare
bene.” Abbassò lo sguardo arrossendo.
“Forse starei meglio se ti sapessi sempre al sicuro e fuori
d'ogni pericolo, ma come potrei mettere a confronto quella sensazione
con la pura felicità di sapere che stai facendo
ciò che ti rende realizzato.” Si
attorcigliò una ciocca di capelli blu tra le dita
distogliendo appositamente lo sguardo da lui.
Naruto sbottò in un sorriso nel sentire quelle parole.
“Comunque sia è una missione di poco
conto.” La rassicurò senza che lei lo richiedesse.
“Mi sembra di tornare bambino. Dobbiamo scortare un certo
dignitario per il suo viaggio di ritorno.” Spiegò
brevemente, forse leggermente in imbarazzo nel rivelare
l’estrema facilità del compito assegnato.
Hinata negò con un movimento del capo che Naruto non
riuscì a capire a cosa si riferisse. Si avvicinò
con grazia sedendosi a gambe divaricate sopra di lui e le mani a
cingergli il collo. D’altro canto Naruto rimase felicemente
sorpreso da quel gesto così sensuale e rispose trattenendola
per i fianchi. Sorrise per un attimo di se stesso rendendosi conto che
stava già ricominciando ad accendersi la sua eccitazione.
Certo che con lei a gambe aperte proprio sopra di lui e il seno che in
quella camicia troppo stretta sembrava stesse per traboccare da un
momento all’altro non era facile frenare il desiderio.
Per gioco le sfilò il fiocco lilla che teneva unita la
treccia guardandola divertito. I capelli si liberarono leggermente
ondulati, mentre sul viso di bambola fintamente offeso faceva la sua
comparsa un piccolo broncio.
“Così è molto meglio.” Disse
Naruto con un ampio sorriso in volto. Lei contagiata di allegria da
quella bella espressione sorrise di rimando scostandosi dietro la
schiena i lunghi capelli sciolti, e intrecciò nuovamente le
braccia intorno al collo del ragazzo.
“Naruto-chan, dovresti farmi una promessa.”
Mormorò addolcendo lo sguardo.
“Considerala già mantenuta.”
Hinata sorrise lieve alla sua risposta.
“Quando tornerai dalla missione… ” Disse
lasciando cadere una pausa.
“Sì?” la incitò lui a
terminare.
“Mi porterai a stare da te. Andremo a vivere
insieme.”
Naruto scoppiò a ridere, smettendo non appena
notò l’espressione triste sul viso di Hinata.
In pratica si era messo a riderle in faccia, si diede mentalmente dello
stupido.
“Scusa.” Bofonchiò imbarazzato.
“Se pensi che dica scemenze tali da metterti a ridere in quel
modo non capisco davvero perchè…”
“Aspetta, aspetta.” La interruppe immediatamente.
“È solo che… insomma, guardati, sei una
principessa Hinata, non ti ci vedo proprio a stare in uno squallido
monolocale come questo.” Naruto cercò di chiarirsi
passandole dolcemente le dita fra i lunghi capelli neri, ricchi di
riflessi color mare. “Tu meriti di molto meglio, se avessi
avuto un castello, a quest'ora saremmo già andati a vivere
insieme da un pezzo.” Aggiunse accennando un
piccolo sorriso dispiaciuto.
“Non m’importa del castello. L’importante
è che stia insieme al mio principe.”
Sentenziò Hinata corrucciando appena le labbra in una
smorfia risentita.
“Allora è così che
sarà.” Promise Naruto appoggiando la sua fronte a
quella di Hinata e specchiandosi nei suoi occhi.
“Ti amo.” Sussurrò infine vicinissimo
alle sue labbra per poi baciarla con passione.
Come mi fossi
innamorato di Hinata nel corso di un solo mese? A questo non so davvero
dare una risposta. Forse parte tutto dal presupposto che mi sono sempre
piaciute le persone come lei.
“Rimarrai con me anche
questa notte?” Chiese tirando fuori il massimo del fascino
coccoloso da quegli occhi celesti.
Hinata si soffermò un po’ a specchiarsi in quei
due cieli senza nuvole, divertita dalla sua espressione.
“Non posso proprio Naruto, oggi devo tornare da mio padre.
Sai com’è...” Si fece intendere non
nascondendo una vena di dispiacere.
Naruto non insistette oltre, conoscendo bene il carattere del padre di
Hinata.
_____________________________________________________________________________________________________________________
Aprì la porta d’ingresso della palazzina in cui
abitava lasciando passare Hinata per prima.
Si era proposto di riaccompagnarla a casa nel pomeriggio.
“Stavi dicendo?” Riprese il discorso incominciato
sulle scale che poi Hinata aveva improvvisamente interrotto
poiché, appena uscita sulla strada, si era fermata di colpo.
Naruto seguì lo sguardo di Hinata per capire cosa aveva
attratto la sua attenzione, finché non ne vide il motivo:
Sakura, appoggiata al muro di una casa sul marciapiede opposto al loro.
“Ciao Sakura!” Hinata salutò cercando di
alzare la voce e facendo cenno con la mano.
La ragazza dai capelli rosa sembrò riscuotersi dai suoi
pensieri e alzando il viso rispose allegramente al saluto. Fu presto
raggiunta dai due.
“Hei Sakura-chan, che ci fai qui?”
Domandò Naruto accompagnato da uno dei suoi soliti sorrisi.
“Niente, niente, stavo solo facendo un giro. Ho alcune
commissioni da fare.” Replicò lei cordiale
ricambiando il sorriso dell’amico.
“E come mai eri qui ferma?” Osservò
Naruto continuando a mantenere la calorosa espressione del volto.
“Ah sì,” Rise leggermente.
“Sai mi ha chiesto per favore di prendergli alcuni strumenti
per i suoi dipinti, però mi sono dimenticata la lista a casa
e così mi sono fermata un attimo per vedere se mi ricordavo
tutto.” Spiegò semplicemente.
“Wow! Sakura che fa un favore a Sai, mi devo forse
preoccupare?” Commentò scherzando Naruto.
“E dai baka, io cerco sempre di essere gentile con
lui.” Sbottò.
“Sai com’è, da come lo prendi a pugni
certe volte non si direbbe.” Le fece presente Naruto,
ricordandosi di quanto potevano essere micidiali i colpi della ragazza.
“É solo che quando mi chiama racchia ho un bisogno
irrefrenabile di picchiarlo, che posso farci?” Fece spallucce
ridacchiando. Anche Hinata sorrise alla battuta.
Terminate le brevi risate più nessuno aggiunse niente. Scese
così uno spiacevole silenzio.
“Sakura noi dobbiamo andare. Ci vediamo, ok?” Prese
parola Naruto spezzando l’imbarazzo. Aveva scelto di chiudere
il dialogo in fretta e non indagare oltre sul perché la
ragazza si trovasse lì davanti a casa sua, anche se era
abbastanza convinto che la storia di Sai fosse solo una scusa ben poco
credibile.
“Sì certo. Avrete da fare immagino, comunque voi
due tutto bene, vero?” S’informò Haruno
prima di avviarsi. Non poteva negare che le era dispiaciuto di come
Naruto avesse concluso in modo sbrigativo l'incontro.
“Sì, va tutto benissimo Sakura, grazie.”
Rispose Hinata all’interessamento con un dolce sorriso. Si
salutarono dirigendosi poi in direzioni opposte.
Era passato solo un mese e Naruto ricordava perfettamente la triste
scena che era accaduta a casa di Sakura.
Dopo alcuni giorni da quell’accaduto era stata lei stessa a
riavvicinarsi a lui, come se nulla fosse successo. Ed è
così che anche lui preferì omettere quella lite,
fingere che niente si fosse frapposto tra loro. Nessuna discussione,
nessuna assurda paranoia, nulla di nulla.
Eppure era inutile dissimulare. Alla fine l’unico risultato
che erano riusciti ad ottenere era quello di salvare le apparenze. La
profonda amicizia che lo univa a Sakura si era irrimediabilmente
incrinata, come se una lastra di sottile vetro si fosse introdotta,
contro la loro volontà, all’interno del legame.
Era stato inevitabile il loro allontanamento. Potevano forse vedersi
attraverso quel vetro, tuttavia quello stesso gli rendeva impossibile
toccarsi, anche solo sfiorarsi con le parole.
Un legame rovinato solo per non aver avuto il coraggio di affrontare un
contrasto, per aver preferito ignorarlo e tirare avanti senza sforzarsi
di arrivare a un chiarimento. Restava viva nel loro rapporto solo
quella facciata fatta di esteriorità che nascondeva in modo
magistrale la rottura formatasi all’interno.
La crepa veniva obliterata in modo eccellente, sì certo, ma
non abbastanza da non permettere che loro due si accorgessero che
c’era.
Ed era stata proprio quella rottura ad aprirgli occhi, a sbattergli in
faccia che quella sua cotta per Sakura, quella sua infatuazione, per
l’appunto di sola infatuazione si trattava. Non amava Sakura,
o meglio il continuo rifiuto e impossibilità di
quell’amore avevano finito per soffocare il sentimento e
lasciarlo assopire per sempre nella coltre
dell’amicizia.
In seguito era iniziata la sua relazione con Hinata e a quel punto, i
problemi di sottovalutata e nascosta incomprensione con Sakura erano
passati in secondo piano. Si limitavano a sfociare in piccoli momenti
di malinconia e rammarico per un’amicizia che si stava
logorando, che stava lasciando scivolare via dalle proprie mani senza
lottare.
Eppure, sentiva in fondo al cuore che ce l’avrebbe fatta a
recuperare tutto con Sakura, che sarebbe riuscito a riprendersi il loro
legame per come era un tempo, ma per ora, l’unica cosa che
riuscì a prendere fu la tiepida mano di Hinata al suo
fianco.
Angolino Autrice:
Mi dispiace per non aver analizzato minimamente la nascita del rapporto
tra Naruto e Hinata, e aver optato per lo stratagemma del salto
temporale di un mese, ma è stata una mia scelta
poiché volevo incentrare la storia sui soli eventi che si
verificheranno in un arco di tempo molto ridotto, cioè in
una settimana e che coinvolgeranno i protagonisti principali. Nasce
proprio da questa idea il titolo, perché è da
questo capitolo che parte il conto alla rovescia verso
l’epilogo.
Ringrazio
moltissimo Vaius
per aver commentato lo scorso capitolo, come vedi finalmente Hinata ha
fatto la sua comparsa ^-^
Sono consapevole che la storia si stia rivelando un vero e proprio
flop, ma pazienza, cercherò di migliorare il più
possibile!
Al prossimo aggiornamento!
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Capitolo 4 *** Turn out to be true ***
Turn out to be true
Non era
riuscito a chiudere occhio. Un’intera notte insonne.
Mattina presto. Avanzava
a passo stanco per la strada sbadigliando spesso, senza prendersi la
briga di coprirsi la bocca spalancata con la mano.
Era stato qualcosa di
così strano, preoccupante. Dopo che se n’era
andata non era più riuscito a riprendere il sonno, non aveva
fatto altro che starsene con occhi sbarrati a guardare il soffitto,
migliaia di domande e pensieri ad affollargli la mente.
Non poteva
più continuare a ignorare, fingere che andasse tutto bene.
Era evidente che Sakura avesse un problema.
Un problema serio.
E lui non era in grado
di aiutarla o comunque, in qualunque caso, da solo non avrebbe potuto
farlo.
Voleva parlarne con
Hinata, ieri notte gli era parsa una buona idea, ma poi ripensandoci
lei non era la persona più adatta. Sarebbe stato
meraviglioso per lui confidarsi, però Hinata di Sakura
sapeva così poco e metterla in mezzo in quella faccenda
probabilmente non era poi tanto giusto.
Forse avrebbe dovuto
parlarne con Tsunade, in fondo era il capo del villaggio, un medico e
soprattutto la sensei di Sakura.
Nel pensare
all’Hokage si ricordò improvvisamente le parole
che la ragazza gli aveva rivolto nel suo appartamento.
“Lo
farà catturare e anche tu sai qual è la fine dei
traditori.”
Scosse il capo con furia
tentando di liberarsi dal ricordo di quella frase detta con tono
sprezzante. Che stupido, adesso cosa faceva si era messo a crederci
anche lui? Doveva ammettere che fin dall’inizio aveva avuto
un piccolo barlume di fiducia verso le parole di Sakura. Quando diceva
di aver visto Sas’ke, gli rimaneva sempre
l’incertezza in qualche angolo remoto dell’anima
che fosse tutto vero. In fondo al cuore ci sperava davvero che fosse
lui a sbagliare a non crederle. Ma dopo l’ultimo avvenimento
era divenuto palese che qualcosa in lei non andasse, la conosceva bene
e quei comportamenti non facevano parte di Sakura, era come
ossessionata, paranoica, sembrava quasi che provare a darle corda non
avrebbe avuto altro risultato che farle del male.
“Ehi stai
attento a dove vai, testa bacata!”
L’urto con una
graziosa bionda lo distolse immediatamente dalle sue riflessioni.
Guardò con aria stranita la giovane sbucata da una stradina
attigua, sembrava leggermente piccata.
“Stavo andando
dritto per la mia strada, sei stata tu a venirmi addosso.”
Ribatté atono.
La vide sbuffare e
assottigliare l’iride azzurra dell’occhio non
coperto dalla frangia.
“È
così che si tratta una signorina? Chiedere scusa almeno? Le
buone maniere dove le hai messe? A patto che tu le abbia mai
avute.”
Naruto subì
paziente lo sputare acido di domande a raffica di Ino.
“Hai
finito?” Chiese con strafottenza.
Riuscì a
distinguere chiaramente il rapido colorarsi delle sue guance di un
rosso rabbioso.
“Se cerchi
guai li hai appena trovati.” Sibilò risentita
incassandosi nelle spalle.
Se ora lo colpiva con un
pugno sarebbe stata la perfetta copia di Sakura.
Già, Sakura assomigliava molto a Ino. No.
- No, no -
pensò subito dopo. Non poi così tanto almeno,
forse solo per due cose: infatuazione compulsiva per Sasuke e altissimo
grado di suscettibilità.
Ino era anche la
migliore amica di Sakura, o meglio lo era stata, ma se quell’
intesa e comprensione che una volta le univa fosse rimasta viva nel
tempo? Ino sarebbe stata la persona più adatta per aiutare
Sakura.
Forse c’era la
possibilità che si fosse confidata anche con lei riguardo
alle apparizioni di Sasuke, l’avrebbe scoperto con qualche
domanda e se così fosse, probabilmente sarebbero riusciti a
trovare un modo per dare un aiuto a Sakura.
“Non cerco
guai, credo di averne già abbastanza. In verità,
cerco te.” Disse Naruto sorridendo accattivante.
Ino sgranò
gli occhi sorpresa per poi tornare all’espressione seccata di
poco prima. “Be’ mi hai trovata, che
vuoi?”
“Vorrei
parlati di una cosa, non ti farò perdere troppo
tempo.”
“Se mi chiedi
scusa per essermi venuto addosso, forse potrei anche decidere di
ascoltarti.” Sentenziò aspra alzando il mento con
fare altezzoso.
Naruto storse la bocca
con insofferenza, non la ricordava così petulante.
Confabulò qualcosa a denti stretti sviando lo sguardo,
indeciso se dargliela vinta o meno, ma intanto che pensava, Ino
l’aveva già superato avanzando oltre, impettita e
con le mani ai fianchi.
“Dove
vai?” La richiamò con crescente irritazione
notando che la ragazza se ne stava andando via.
Si voltò
sferzando l’aria con la coda di cavallo bionda.
“Che fai ancora fermo? Devo andare al negozio dei miei, forza
muoviti che ne parliamo lì.”
Naruto obbedì
seguendola con un’espressione seccata dipinta sul volto. Si
domandò per un attimo che fine avesse fatto la sua voglia di
ricevere delle scuse, ma sorvolò subito quei pensieri, era
del tutto inutile cercare di analizzare i processi mentali di Ino,
tanto non li avrebbe capiti ugualmente. Con le braccia incrociate le
stette dietro scrutando con riprovazione il provocante ondeggiare,
forse voluto, del sedere della Yamanaka, da cui però non
riusciva in alcun modo a staccare lo sguardo.
Raggiunsero in poco
tempo il negozio di fiori. Ino aprì la porta
d’ingresso a vetrata con irruenza. All’interno
tutto era immerso nelle festose tinte di fiori d'ogni foggia e colore,
dai più vivaci alle delicate sfumature pastello.
“Ciao
kaachan!” Salutò di fretta la madre dietro al
bancone che gli rispose con un ampio sorriso.
“Ino!
C’è anche Naruto, che bella sorpresa!”
Commentò la donna dai lunghi capelli biondo cenere.
Ino procedette a passo
spedito verso il piccolo uscio bianco in fondo al locale. Prontamente
colse le intenzioni della madre che stava per attaccar bottone con lei
e Naruto.
“Kaachan,
Naruto ha fretta, deve parlarmi di una cosa. Lo annoierai con le tue
chiacchiere più tardi.” Disse senza rivolgerle lo
sguardo.
“Ma
Ino…” Mormorò Naruto con tono di
rimprovero notando l’espressione dispiaciuta della signora.
“Oh fa niente,
andate pure.” Mormorò accennando un lieve sorriso
sul volto stanco, ma dalla bellezza ancora vivida.
“Dai Naruto
muoviti, andiamo a parlare di qua.” Ino coprì con
voce scoppiettante quella di sua madre.
Il ragazzo si vide
costretto a seguirla, seppur seccato dal comportamento insolente della
biondina.
Una volta entrati, Ino
si affacciò allo stipite della porta e mandò un
bacio alla madre schioccando le labbra, dopo di che richiuse
l’entrata.
Quell’ingresso
a quanto pare conduceva alla serra degli Yamanaka. Naruto
spalancò lievemente gli occhi meravigliato guardandosi
attorno.
Filodendri, celatee,
kenzie, azalee e ficus erano posti in fila dentro i vasi occupando ogni
lato del locale. Quelle piante dalle grandi foglie, insieme alla luce
che penetrava dalle ampie vetrate verdi, contribuivano a lasciar
all’interno della stanza un particolare chiarore verdastro,
pareva di ritrovarsi immersi in un’oasi naturale.
Ino si sedette sul
massiccio tavolo di legno posto al centro dell’ambiente,
incrociando con velata malizia le gambe da una parte e poi
dall’altra.
Naruto rimase fermo in
piedi vicino alla porta sviando lo sguardo ghiacciato di Ino che lo
stava scrutando dalla testa ai piedi.
“Come mai
già in piedi di mattina presto?” Prese
l’iniziativa visto che il biondo non si decideva a spiccicar
parola.
“In
verità non ho chiuso occhio stanotte, tanto valeva che mi
alzassi.” Replicò Naruto grattandosi il capo.
“Vedo che ti
stai dando da fare con Hinata-chan se non hai il tempo neppure per
dormire.” Ino rise maliziosa, ricevendo di risposta
un’occhiataccia intimidatrice.
A quanto pareva Naruto
non era in vena di battutine provocatorie.
Restarono in silenzio
per qualche minuto, finché Ino spazientita
sbottò. “Allora?” Domandandosi
perché Naruto non si decidesse a cominciare il discorso.
Uzumaki alzò
finalmente lo sguardo affrontando quello di Ino.
“Di che mi
devi parlare?” Rimbeccò acida, osservandosi con
interesse le unghie laccate di violetto.
Il ragazzo
s'avvicinò di qualche passo incrociando le braccia.
“Di Sakura.” Rispose secco.
Sul volto della ninja
comparve un sorrisetto smorzato. “Che problema
c’è?”
“E chi ti ha
detto che c’è un problema?” Chiese
Naruto stupendosi di se stesso, quell’attenzione eccessiva
alle parole degli altri non era da lui.
“Eh? Ma io non
lo so! Sto solo chiedendo.” Si giustificò lei
piuttosto offesa dal tono brusco usato dall’altro.
Naruto sviò
lo sguardo sbuffando, poi aspettò qualche secondo per
cercare le parole adatte. Non sapeva come introdurre la questione senza
essere troppo esplicito.
“Non hai
notato che Sakura è un po’ strana in questo
periodo?” Domandò infine tentennando.
La risata cristallina di
Ino riempì immediatamente il locale.
“Sakura
strana? E cosa c’è di strano?”
Giocò con le parole divertita gesticolando con grazia.
“Nel senso che
si comporta in modo anomalo, non ci hai fatto caso? Non ti ha mai
parlato di certe cose?” Insisté Naruto irritato da
quell’inopportuna ilarità.
“Fronte
spaziosa è sempre stata strana.” Rispose con la
voce frammista a una risata.
Naruto sbuffò
portandosi una mano alla fronte. Ino non lo stava ascoltando
seriamente, continuava solo a ridere come un’oca.
“Poi
sarà anche una brava ragazza non lo nego, ma è
sempre stata isterica, banale e sì, mi dispiace aggiungerlo,
ma anche un po’ racchietta.” Seguitò
allungando le labbra rosate in un sorriso.
“Non
c’è niente di divertente, Sakura-chan sta passando
un brutto periodo. C’è qualcosa che non va, la
trovo cambiata, sta male e non sto scherzando.”
Ribatté risentito, senza però ottenere una
repentina reazione da parte dell'altra.
“Sai che ti
dico? Credo di aver sbagliato a voler parlare con te, pensavo fossi sua
amica.” Aggiunse secco.
Ino scese veloce dalla
scrivania e avanzando a grandi falcate si fermò a meno di un
metro da lui.
“Fronte
Spaziosa che problemi ha?” Forse una lieve nota di
preoccupazione velava la sua voce squillante.
Naruto storse il viso in
una smorfia contrariata. “Non posso dire gli affari suoi a
chiunque.”
La ragazza si
avvicinò ancora e a pochi centimetri da lui
iniziò a strepitare. “Io secondo te sono un
chiunque? Chi cazzo vuoi che l’abbia consolata, mentre tu non
c’eri? Chi vuoi che sia stato? Io e Sai, Sai ed io. Io sono
stata la spalla su cui ha pianto, io ero lì a confortarla,
mentre tu dov’eri? Eh, dov’eri? Sakura ha dovuto
patire l’addio di Sasuke e come se non bastasse ha visto
anche te partire senza dirle una parola! Se ha qualche problema Naruto,
se c’è qualcosa che non va, fattene una ragione,
prenditene la responsabilità. Perché la colpa
è tua!”
Aveva visto quelle
labbra chiudersi, contrarsi e inasprirsi a un soffio da lui senza
batter ciglio. Nuovamente, in una tonalità molto meno pacata
rispetto a quella di Sai gli venivano sputate in faccia le sue
mancanze. Ancora una volta la voragine del senso di colpa, ricucita
abilmente da Hinata in un mese, si stava riaprendo sotto le affilate
come coltelli parole di Ino. Abbassò lo sguardo di fronte
alla ragazza che con un ampio respiro riprendeva fiato.
“Dimmi
cos’ha Sakura.” Ordinò impellente
portandosi le mani ai morbidi fianchi.
A questo punto non
poteva far altro che raccontargli tutto, mentre i ricordi della notte
precedente tornavano a fargli visita più vividi che
mai…
“Psst,
psst.”
Naruto
si rigirò nel letto dormendo.
“Psst,
psst.”
Mugugnò
qualcosa d’incomprensibile, voltandosi di schiena tra le
lenzuola ancora immerso nel mondo dei sogni.
“Hey
Naruto, sveglia dai.”
Sgranò
gli occhi nell’oscurità destandosi di soprassalto.
In un lasso di tempo decisamente lungo i suoi sensi si
erano fatti vivi interrompendogli il sonno di fronte a quei
seccanti bisbigli.
Si
guardò attorno assottigliando lo sguardo per riuscire a
scorgere qualcosa nel buio, un groppo alla gola lo attanagliava, mentre
il cuore accelerava il battito impazzito. Si lasciò prendere
dall’angoscia finché non distinse la figura di
Sakura nell'oscurità.
La
giovane in piedi davanti alla finestra spalancata, le cui tende
volteggiavano sospinte della brezza notturna, sorrise irriverente
quando lo sguardo di Naruto si posò su di lei.
“Sakura?!”
La chiamò in un soffio di fiato che mal celava la voce
palpitante dal turbamento.
La
ragazza allungò ancor di più il sorriso
avvicinandosi al letto.
“Si
può sapere che ci fai qui?” Naruto si
alzò di scatto gettando le lenzuola al suolo.
“Scusa
se mi sono introdotta di nascosto e per di più a
quest’ora, ma avevo un assoluto bisogno di parlarti
Naruto-kun.” Mormorò con i grandi occhi verdi che
brillavano di eccitazione.
Il
ragazzo storse la bocca, contrito.
“Oggi,"
“Oggi
cosa?” Naruto la calpestò con la voce.
“Oggi
volevo parlarti.” Si accostò a lui sfiorandogli il
braccio. “E-era per questo che nel pomeriggio stavo di fronte
a casa tua. Dovevo parlare con te.” Pronunciò
esaltata, quasi fosse un intimo segreto.
“Però
c’era Hinata e quindi non potevo, ma siccome è una
cosa importante non sopportavo di aspettare fino a domani.”
“Sei
entrata dalla finestra.” Osservò Naruto con gli
occhi blu persi nel vuoto, la mente affogata in un turbinio di pensieri.
“Sì
sì dalla finestra, ma che importa? Ascolta quello che ti
devo dire.” Continuò lei scrollandolo per una
manica del pigiama per ricercare il suo sguardo.
“Mi
avevi detto che eri uscita per Sai, mi hai mentito.”
Continuò Naruto con una punta di dispiacere. Pensava
già che quella di Sai fosse stata solo una scusa, ma non ne
aveva ancora la certezza come ora.
“Dai,
ma allora? Una piccola bugia a fin di bene, volevo parlarti quando
eravamo da soli. Ora ascoltami.” Disse leggermente imperante
nel tono.
-
Sì, va bene. L’amica arriva in piena notte a casa
sua passando per la finestra per dirgli qualcosa
d’importante, potrebbe anche starci -.
Cercava
di autoconvincersi della normalità dei comportamenti di
Sakura, ma era tutto troppo atipico, troppo strano. Avrebbe desiderato
così tanto urlare - Rivoglio la mia Sakura! - invece di
rimanere fermo a fissare il nulla con pensieri crucciosi ad
aggrovigliarli lo stomaco.
“Naruto.”
Sakura lo richiamò.
Il
ragazzo si volse verso di lei, negli occhi aveva
un’incredibile sfumatura di malinconia come se avesse ormai
intuito ogni cosa.
“Dimmi.”
“Ho
visto Sasuke.” Sibilo appena percettibile.
Ora
in quello sguardo languido riverberò un fuoco di rabbia
ridotta a frustrazione. Afferrò con forza il braccio di
Sakura strattonandola. Una sola voce nella mente che ruggiva - La mia
Sakura! La mia Sakura! Ritorna in te! Ritorna in te! -.
La
giovane si ritrasse spaventata da quella presa ferrea, senza
però riuscire a liberarsi.
“Non
hai visto nessun Sasuke! Smettila di farti delle illusioni, non capisci
che è tutto nella tua testa?!” Alzò la
voce disperato.
“Lasciami
mi fai male.” Il lamento di lei fu reso silenzio dallo sfogo
di Naruto.
“Tu
non hai visto niente! Dimmi che non hai visto niente!”
“Ma
io l’ho visto Naruto e ci ho anche parlato! Mi ha detto che
è tornato per noi, Naruto-kun!” Sakura
incominciò a urlare a sua volta per sovrastare la voce
dell’amico.
“Non
è possibile, è assurdo! Sakura ti prego, torna
com’eri un tempo, basta con queste stronzate!”
“Non
sono affatto stronzate! Devi credermi, che cosa ci guadagnerei a
mentirti? Ti sto dicendo la sola e unica verità, tu sei
l’unico con cui posso confidarmi. Credimi Naruto!”
L’esasperazione di Sakura fluiva fuori da quelle labbra
rosate a ogni parola.
Naruto
lasciò la presa di scatto così che la ragazza
smise di divincolarsi. Sentiva piccole lacrime pungergli gli occhi
e il rinascere del dubbio sconcertante che forse Sakura era
sincera, che il loro Sas’ke era veramente tornato. Quanto
avrebbe desiderato che fosse vero.
“Scusami.”
Bofonchiò notando che si massaggiava il braccio dolente.
“Non
fa nulla.” Rispose atona tenendo lo sguardo basso e
torturandosi il labbro inferiore con i denti. “Questa volta
mi ha parlato, ha detto che era tornato per noi e per
sempre.” Continuò con l’ovvio soggetto
di Sasuke.
Naruto
sbuffò sedendosi pesantemente sul letto.
“Non
è da lui fare una cosa del genere.” Disse, un
sorriso amaro sulle labbra.
“No,
infatti.” Confermò Sakura. Entrambi si erano
calmati, come consapevoli che litigare e imporsi con forza non avrebbe
giovato a nessuno dei due e se mai, peggiorato soltanto la situazione.
“Cosa
devo fare perché tu mi creda?” Domandò
la giovane sospirando demoralizzata.
Naruto
alzò il volto incontrando quegli occhi di smeraldo.
“Finché
non lo vedo, non ci credo.” Rispose con un sorrisetto
ironico, seppur triste.
Vide
gli occhi di Sakura sgranarsi appena, come se fosse rimasta colpita da
quella frase di certo poco seria.
“Scusami
ancora per prima, per averti urlato contro.”
Mormorò ancora, in quel momento Sakura gli sembrava
così indifesa e terribilmente fragile.
“Mi
hai già chiesto scusa, a posto.”
“Vorrei
che tornassimo come prima, alla normalità di sempre. Vorrei
che mettessi da parte questa faccenda di Sasuke. Io ti capisco Sakura,
non sempre si riesce ad esser forti e a non farsi sovrastare dal
dolore. A volte si può rimanere ossessionati dalle persone
che si amano e che ci hanno fatto soffrire, può accadere
anche di non riuscire più a distinguere ciò che
è reale da ciò che…”
“Mi
stai dando della pazza?” Lo fulminò con lo sguardo.
Naruto
negò leggermente con il capo, ma non riuscì ad
aggiungere altro.
“Ascoltami
bene. Io ti dimostrerò che Sasuke è davvero
tornato, riuscirò a fartelo incontrare se è
questo quello che ti serve per credermi. Ora scusami se ti ho
disturbato a quest’ora di notte. Me ne vado.” Disse
greve con lo sguardo verde più penetrante che mai.
Il
ninja si portò una mano al volto per poi passarsela tra i
capelli spettinandoli. Non riusciva a reggere il confronto con quegli
occhi verdi carichi di delusione.
Sakura
raggiunse la finestra sedendosi sul davanzale, poi si voltò
di nuovo verso Naruto con la lunga chioma rosa scompigliati
dalla brezza.
“Non
te ne andare Sakura-chan.” Il suo debole sussurro fu
inghiottito dall’oscurità del monolocale. Il
ragazzo rivolse lo sguardo alla giovane resa di una bellezza rarefatta
dai riflessi della luce lunare che faceva capolino dallo spicchio di
cielo alla finestra.
“Naruto,
ti auguro con tutto il cuore che tu sia sempre creduto da tutti e che
non ti ritroverai mai nella mia stessa situazione.”
Un sorriso labile e poi scivolò via nella notte.
Angolino
Autrice:
Bene,
bene, anzi, male, male, ecco a voi un nuovo capitolo! Diciamo che non
succede granché, è il tipico capitolo di
transizione insomma, il prossimo magari sarà già
un po’ più carino, o così spero.
Ringrazio
moltissimo come al solito Vaius, mio
unico e speciale recensore :) Dico sul serio, apprezzo tantissimo che
ti prendi la briga di leggere e lasciarmi sempre una recensione, spero
che comunque non ti sentirai mai obbligato a farlo, visto che sei
l’unico. Con o senza commenti sono decisa a portare avanti
questa storia fino alla fine!
Ringrazio
anche Archangel e brody87 che hanno
messo la storia tra i preferiti e tutti coloro che leggono.
Alla
prossima.
|
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Capitolo 5 *** You haven't choice, you must believe me! ***
You haven't choice, you must believe me!
Corse veloce tagliando per i
prati pur di accorciare la strada. Avanzava a grandi balzi e guizzi
agitando al vento le braccia ogni qualvolta si trovasse sospesa da
terra. Le labbra si schiudevano a ritmo di un buffo ritornello dalle
rime banali e scontate.
“Oh
Sasuke dove sei andato?
Io
per anni ti ho aspettato!
Oh
mio Sasuke, sei forse tornato?
Non
ti ho mai dimenticato.
Tittete,
tattete, to,
lui
di certo tornò,
e
tutto più bello sarà,
tittete,
tattete, tà.
Che
io stia bene non so,
sta
di fatto Sasuke tornò,
per
amarmi come si deve,
avrò
fatto bene a non tagliarmi le vene?”
Ultimo battito di ali e
incollò i piedi a terra. Osservò incuriosita
l’imponente porta in legno della palazzina recante il numero
quattordici. Spalancò leggermente gli occhi verdi da gatta
lasciando sfociare un piccolo sorriso sul volto. Si portò
una ciocca di capelli rosati dietro l’orecchio e con un forte
sospiro strinse ancor più a sé le vesti che
teneva in mano: una camicia bianca, un paio di pantaloni scuri e una
lunga cintura di corda bluastra. Sorrise nuovamente dandosi coraggio,
dopodiché varco la soglia dell’edificio.
Una breve rampa di scale
e raggiunse l’appartamento, bussò più
volte a colpi cadenzati, quasi a voler ricreare una
musicalità.
In breve due occhi di
pece incastonati in un avvenente viso si presentarono
all’uscio di casa. Leggere occhiaie andavano a descrivere il
pallore dell’incarnato, mentre i capelli neri ricadevano
scomposti sulla fronte.
“Ciao
Sai!” Esclamò Sakura su di giri spostando
irrequieta il proprio peso da una gamba all’altra.
“Ciao.”
La voce impastata dell’altro rispose annoiata al saluto.
“Mi fai
entrare?” Domandò distendendo le braccia davanti a
sé, come a voler metter in evidenza il carico
d’indumenti.
Sai rimase un istante a
fissarla basito, in seguito si fece da parte.
“Entra.” Mormorò.
“Grazie.”
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e avanzò
spedita. Arrivata al centro della sala rigirò più
volte su se stessa ammirando i vari quadri che ornavano le pareti e le
tele sui piedistalli ancora da terminare.
Sai chiuse la porta per
poi rivolgersi alla ragazza. “Come stai?”
“Non
c’è male, grazie.” Rispose rapida
rivolgendogli un ampio sorriso.
“Cos’hai
lì?” Domandò avvicinandosi a Sakura e
indicò i vestiti.
“Ho portato
gli abiti.” Replicò radiosa. Li poggiò
su uno dei pochi mobili dell'appartamento, per incominciare a mostrarli
uno a uno al ragazzo.
“Questa
è la camicia.” Disse aprendogli davanti agli occhi
la grande maglia di lino bianco. La portò al viso,
immergendosi in essa per odorarne il colletto.
“Lo
sapevo.” Annunciò estasiata. “Ha ancora
il suo profumo.” Abbassò lo sguardo arrossendo.
Sai schiuse la bocca
pronto a ribattere, ma fu subito fermato da Sakura che
proseguì con il discorso.
“Guarda, qui i
pantaloni,” Mostrò i calzoni morbidi di tessuto
nero. “il copri pantaloni, o qualunque cosa sia...”
Protrasse l’elenco presentando un manto azzurrognolo.
“e la cintura.” Tese tra le mani un lembo della
lunga corda strattonandolo, quasi a volerne dimostrare la resistenza.
“Dove li hai
presi?” Chiese Sai scostandosi di scatto la frangia dagli
occhi.
“Me l'ha dati
lui.” Ribatté decisa Sakura, provocando una lieve
risata nel compagno.
“No, dai, dico
sul serio.” Si dipinse sul viso di Sai un morbido sorriso.
“Il fatto che
mia madre sia anche una brava sarta, ti assicuro che non c'entra
niente.” Disse sviando lo sguardo altrove.
“Oh
sì, infatti, non c'entra nulla, tranquilla.”
Replicò Sai divertito.
Sakura si
avvicinò ulteriormente a lui offrendogli i vestiti, si
tormentava il labbro inferiore e sul viso traspariva una leggera nota
di nervosismo.
“Senti, fammi
questo favore. Indossa questi vestiti e vieni con me.”
Sussurrò dolcemente.
“E
perché mai?”
Sakura si
stizzì non poco a quella risposta strafottente, ma decise di
lasciar correre e provò a spiegargli il suo piano.
“Vedi, Naruto
non crede ancora che,” Abbassò rapidamente il tono
di voce. “che Sasuke sia tornato.”
Ritornò a parlare normalmente. “Perciò
ho pensato che se lo vedesse con i suoi occhi, non avrebbe alcuna scusa
per continuare a non credermi.”
Sakura
assottigliò lo sguardo smeraldo come a voler dare maggior
concretezza alle sue parole. “Purtroppo
c’è un problema. Sasuke non può esporsi
così tanto, accadrebbe un disastro se qualcun altro lo
vedesse oltre a Naruto. No, no, no…” Scosse con
vigore il capo a dimostrare la sua preoccupazione se si verificasse
tale eventualità. “Troppo rischioso.”
Puntualizzò.
Sai sospirò
di stanchezza. “Arriva al punto, ti prego.”
“Tu assomigli
moltissimo a Sasuke, da lontano Naruto non noterà alcuna
differenza se indosserai questi abiti.” Addolcì
gli occhi cercando di convincerlo. “Lo so che sarebbe come
mentire e prendere in giro Naruto-kun, però lo facciamo a
fin di bene, ed è questo ciò che conta davvero.
Semplicemente lo convinceremo in un modo come un altro che Sasuke
è tornato, che poi è la
verità.”
Sai mosse il capo in
segno di tristezza e un lieve sorriso amaro andò a segnargli
il volto cereo.
“Sakura, ma
Sasuke non è tornato. È solo qui,” La
sfiorò lievemente all’altezza del cuore.
“e qui.” Con dolcezza la colpì sulla
fronte facendo scattare l’indice con il pollice.
La ragazza
s’incupì in un’espressione contrita.
Lasciò cadere gli abiti a terra per poi inaspettatamente
stringersi a Sai in un abbraccio morboso. Si portò con la
schiena al muro incominciando a strusciarsi seducente contro il
ragazzo.
“Ovviamente se
mi farai questo favore, avrai qualcosa in cambio.”
Bisbigliò lasciva ammorbidendo lo sguardo, mentre con una
mano gli accarezzava la pelle nivea del collo.
Sai rimase interdetto,
colto com’era alla sprovvista, dal tentativo di seduzione di
Sakura, ma subito si riaccese in lui il sarcasmo.
“Anche in
questo caso, sarei ancora io a farti un favore.”
Mormorò sorridendo.
“Non dire
così, potresti offendermi.” Si sforzò
di mantenersi carina e affabile. Nonostante fosse arrossita in volto
dalla rabbia a causa dell’evidente offesa presente in quelle
parole, continuò a muoversi sinuosa su di lui e con
nonchalance fece scendere le dita sempre più in basso verso
la cinta dei pantaloni.
A quel punto Sai si
lasciò travolgere dall’impulso dei sentimenti, non
si pose domande, smise semplicemente di pensare. Senza quasi rendersene
conto annullò la già minima distanza che lo
separava da Sakura e cingendole il viso tra le mani posò un
casto bacio su quelle labbra rosate. Impresse le labbra sulle sue
lasciandole combaciare, ma proprio mentre era già pronto a
distaccarsi, presa coscienza di ciò che stava facendo,
sentì la lingua di lei entrargli con brutalità in
bocca senza alcun permesso. Il gioco di lingue durò
pochissimo. Si assaporarono gli umori per un breve attimo.
Gusto melanzana,
decretò Sai.
Appena vi
riuscì si separò di scatto da Sakura,
scansò il volto di lato e sputò sul pavimento.
La ragazza
osservò quel gesto con occhi sgranati, terribilmente ferita
da quell’atto e dalle parole che lo seguirono.
“Cazzo che
schif… s-scusami…” Blaterò
appena percettibile Sai, pulendosi di malavoglia le labbra con la
manica.
All’improvviso
percepì un fortissimo bruciore alla guancia. Lo schiaffo
violentissimo di Sakura lo aveva colpito in pieno volto facendolo
voltare quasi completamente a destra. Ora sul pallore del viso
compariva il nitido segno rosso delle cinque dita di una mano, una
bella impronta dolorosa. Sai arricciò le labbra in una
smorfia di sofferenza. Si volse verso la giovane con eccessiva lentezza
conficcando come chiodi i suoi occhi d’onice a quelli verdi
di lei.
“Mi hai fatto
male.” Mormorò massaggiandosi la guancia
indolenzita, ancora sconcertato dalla reazione violenta della ragazza.
“Te lo sei
meritato stronzo!” Sbraitò rabbiosa allontanandolo
da sé con una gomitata. Si chinò a raccogliere
con furia i vestiti caduti al suolo.
“Sakura mi
dispiace.” Cercò di scusarti Sai inutilmente.
Quando la ragazza
alzò lo sguardo nel sentire quelle parole, lui si
lasciò sfuggire un sorriso appena accennato. Non era un
sorriso di scherno, piuttosto era acre e malinconico, ma fu
interpretato nel peggiore dei modi da Sakura.
“Bravo
continua a prendermi in giro se ti diverte. Per me dovresti solo
vergognarti, stronzo.” Commentò aspra, mentre
voluminose lacrime incominciavano a farle capolino dagli occhi.
Sakura si diresse
spedita verso l’ingresso, ormai completamente rossa in viso e
con grosse lacrime a solcarle le guance, non ne poteva più
di rimanere in quel posto con lui.
“Non
è così, aspetta…”
Mormorò Sai allungando un braccio verso l'amica nel
tentativo di fermarla, ma lei lo scansò appena in tempo
uscendo di corsa fuori dalla porta.
Una volta solo, rimase a
fissare immobile la porta di fronte a sé, avvicinandosi di
qualche passo lasciò sbattere con forza la propria fronte
contro la ruvida superficie in legno.
Come aveva potuto essere
tanto stupido?
Come aveva potuto
approfittarsi in quel modo di Sakura, per di più essendo
anche a conoscenza dei problemi che l’affliggevano? Non
riusciva a dare una spiegazione razionale al suo gesto sconsiderato.
Aveva baciato Sakura e senza alcun apparente motivo. Era riuscito solo
a farla soffrire.
“Coglione.”
Si denigrò da solo ad alta voce.
Contro qualsiasi
possibile previsione, l’emozioni avevano preso il sopravvento
su di lui. Non aveva saputo affrontarle e aveva semplicemente agito
sull’onda di quei sentimenti.
Decise di nominarli per
farsi chiarezza.
Sì, quel
bacio era frutto di compatimento e tenerezza.
Angolino autrice:
Ed ecco qui sfornato il capitolo cinque, speravo di aggiornare prima,
ma questa settimana la scuola non mi ha lasciato scampo -___-
Non dico niente sul capitolo, lascio a voi giudicare le due strane
personcine che lo abitano.
Come sempre
ringrazio moltissimo Vaius!
Sono veramente felice di sapere che la storia t’interessa, e
spero di non averti deluso.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono, che hanno inserito la
storia nelle seguite o nelle preferite, ^-^ mi piacerebbe molto sapere
cosa ne pensate, discorrere con voi l’evolversi della storia
e magari se avete qualche dritta da darmi per aiutarmi a migliorare.
Alla prossima!
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Capitolo 6 *** The boy, the tree and the dube ***
The boy, the
tree and the
dube
Fa nulla. Si
asciugò con forza le lacrime. Non importa. Correva ancora
con gli occhi offuscati dal pianto. Chi se ne frega.
Si fermò di
colpo stringendo tra le braccia tremanti gli abiti. Il peso delle
parole di Sai era divenuto troppo doloroso per continuare ad avanzare
come se niente fosse. L’avevano ferita, come coltelli
affilat, nella sua dignità di donna, nella sua
più intima femminilità.
Si morse il labbro
inferiore ferocemente, soffocando i lamenti del pianto e diventando
rossa in viso dallo sforzo di trattenere le lacrime. Spense i
singhiozzi affondando il volto nella bianca camicia che stringeva fra
le mani.
E
così… a Sai lei faceva schifo.
Il pensiero gli
provocò un profondo tuffo al cuore. Sakura
s’inabissò ancor più nella candida
veste ficcandosi un lembo di questa in bocca.
“Stronzo!”
Strozzò il lamento nella stoffa.
Rimase per un lungo
periodo nella stessa posizione, immobile in piedi, sprofondata in
quella camicia. Poco le importava delle occhiate curiose dei rari
passanti.
Rialzò il
viso con lentezza, un tetro sorriso a delinearle le labbra.
“Fa niente.” Mormorò tra sé e
sé.
“Non
importa.” Continuò il monologo. “Se Sai
si rifiuta di aiutarmi, a me non interessa.”
Assottigliò
lo sguardo come pervasa da una spiacevole riflessione. “Non
me ne frega niente anche se pensa che sono un racchia.”
Sbottò con una lieve incrinatura nella voce.
“Non ho
bisogno di lui.” A quel punto scoppiò a ridere
mestamente, ma in modo acuto.
“Sono proprio
scema! Stupidissima! Ma come ho fatto a non pensarci prima?! Ah Ah
Ah!” Si portò una mano alla fronte aggiungendo
tono alla risata poi iniziò a rigirare su se stessa.
Prendendo la camicia per le maniche la lasciò sventolare
sospinta dal movimento delle piroette, mentre i pantaloni e cintura
cadevano a terra senza che Sakura ci facesse caso. Proprio come Sai,
anche quegli abiti non servivano più a nulla.
Ma come diavolo aveva
fatto a non pensarci prima? Possibile che non ci fosse arrivata subito?
Qualunque ninja avrebbe potuto prendere il posto di Sasuke, proprio
qualsiasi. Eera sufficiente sapere la tecnica della moltiplicazione del
corpo e della trasformazione e poi un qualsivoglia, ordinario e
mediocre ninja avrebbe potuto fingersi per pochi minuti un autentico
Sasuke Uchiha.
Sakura sorrise radiosa
lasciando volteggiare al suolo anche la blusa candida che
andò a far compagnia agli altri indumenti. Congiunse le mani
per formare i sigilli ed eseguire la tecnica. Un instante dopo, da una
nuvoletta di fumo che si dissipò in breve, comparve la sua
copia perfetta.
“Stessi occhi
rossi di pianto!” Rise Sakura schiacciando il cinque con la
gemella. “E ora,” Le mani della copia si
posizionarono per la tecnica successiva.
“Tecnica della
trasformazione del corpo!”
Davanti a lei comparve
in uno sbuffo bluastro niente meno che Sasuke Uchiha. Bellissimo,
perfetto in ogni particolare, perché ogni singola
caratteristica di quel volto che seguiva con assoluta precisione i
canoni di fascino e bellezza, era impresso indelebilmente nella mente
della ragazza.
Sakura
accarezzò il volto della copia con infinita delicatezza,
negli occhi un’espressione sognante e desiderosa, come se
fosse rimasta per un attimo confusa dalla vera identità del
ragazzo innanzi a lei. Ritrasse la mano di colpo, continuando
però ad ammirare con sguardo accattivante la sua creazione.
“Ottimo lavoro Sakura.” Commentò a bassa
voce.
Si voltarono
contemporaneamente in direzioni opposte. Ora doveva solo trovare
Naruto, convincerlo a seguirla, e dopodiché la parte
più complessa, in altre parole, persuaderlo una volta per
tutte che Lui fosse tornato.
_________________________________________________________________________________________________________________________________
In quanti
posti avrebbe potuto trovarsi Naruto? Nel suo monolocale? No, non
c’era. A casa della Hyuuga? Meglio scartare
l’ipotesi, in qualunque caso non sarebbe andata a verificare.
Hichiraku Ramen? Ovviamente.
Il biondissimo ninja era
proprio seduto al suddetto chiosco intento nella tipica colazione, o
meglio abbuffata mattutina.
Sakura
s'avvicinò cauta fino a ritrovarsi dietro le spalle
dell’amico, si chinò leggermente andato a
solleticargli il collo con i lunghi capelli rosati.
“Buongiorno
Naruto-kun.” Soffiò al suo orecchio con voce
vibrante.
Il ragazzo
mandò giù di traverso gli spaghetti che stava
masticando soffocandosi quasi per la sorpresa. Incominciò a
tossire e a picchiarsi il petto sperando di riuscire a inghiottire il
boccone molesto.
“Sakura-chan
couff.. che… couff couff, spavento...”
Tossì ancora più volte girandosi appena per
guardarla in viso. Lei d’altra parte arretrò di
qualche passo stupita dalla reazione di Naruto, di certo non era sua
intenzione farlo morire strozzato.
Il ninja si era alzato
in piedi continuando con una nuova serie di colpi di tosse, a quel
punto Sakura decise di porre fine a quello strazio assestandogli una
decisa pacca sulla schiena…
Forse un po’ troppo decisa.
Naruto si
ribaltò sopra il ripiano del chiosco sotto gli occhi
sconcertati del padrone, più che altro preoccupato che non
avesse rotto nessuna scodella o bicchiere. Si rialzò
lentamente mugugnando di dolore e massaggiandosi la schiena.
“Ma che dico
Sakura sei impazzita per caso?” Sbottò stizzito,
se non altro la tosse, almeno quella, gli era passata.
“Ragazzi per
favore, cercate di stare attenti o dovrete pagarmeli voi i
danni.” Disse il Signor Ichiraku, ma fu prontamente ignorato
da entrambi che continuarono nel loro battibecco.
“Ho solo
cercato di aiutarti, ingrato!” Sbraitò la giovane
portandosi le mani ai fianchi. “Tra un po’ crepavi
soffocato!”
“E indovina
grazie a chi.” Vociò Naruto risentito.
“E poi meglio crepare strozzato che con la schiena spezzata a
metà.”
“Esageroso.”
Blaterò Sakura sviando lo sguardo altrove.
Naruto
sollevò le braccia per stiracchiare la schiena facendola
scrocchiare.
“Be’
Sakura, volevi solo salutarmi, erg intendevo, attentare alla mia vita o
avevi bisogno di qualcosa?” Borbottò
imbronciandosi e incrociando le braccia. La ragazza cercò
d’ignorare con tutta se stessa la precisazione ironica di
Naruto. Anche se avrebbe voluto continuare a sbraitargli contro aveva
bisogno di tenerselo buono, altrimenti tutto il piano sarebbe andato in
fumo.
Si sforzò
d’addolcire lo sguardo, a rilassare il volto in un sorriso di
convenienza, ma che sembrasse sincero, e nello zuccherare a dovere il
tono di voce.
“Ecco,
veramente ero venuta per chiederti di andare insieme al
parco.” Disse fulgida ripiegando i piedi verso
l’interno e giocando intimidita con l’orlo
dell’abito.
L’espressione
corrucciata di Naruto si rasserenò immediatamente,
esplodendo in un ampio e caldo sorriso.
“Se me lo
chiedi così, certo che vengo Sakura-chan!”
Ridacchiò portandosi una mano dietro la testa.
Per quanto innamorato di Hinata, non riusciva a desistere dal fascino
che ancora Sakura esercitava su di lui, anche se non sentiva
più per lei quel sentimento d’amore, sarebbe stato
capace di qualsiasi cosa per renderla felice. E poi andando con l'amica
al parco forse sarebbe riuscito ad aprire un dialogo su quello che era
successo due notti fa, quando si era intrufolata a casa sua delirando
riguardo a Sasuke. Se fosse stato abbastanza bravo l’avrebbe
addirittura convinta ad andare a parlarne con Tsunade insieme, come
anche Ino gli aveva consigliato, trovando così un rimedio a
quella strana fisima e ai suoi comportamenti anomali.
Sakura non riusciva a
contenere l’agitazione. Superava Naruto allungando il passo
per poi volteggiare su se stessa e girarsi nuovamente verso di lui,
univa i piedi e portava il seno in avanti con le mani allacciate dietro
la schiena.
“Naruto-kun e
daaaai!” Lo esortò con un ampio sorriso mettendosi
al suo stesso passo.
“E dai
cosa?” Domandò confuso il ragazzo che ancora non
aveva compreso la fretta dell’amica.
Sakura ampliò
ancor più il sorriso socchiudendo gli occhi in
un’espressione serena.
“Chi arriva
ultimo è una testa quadra della peggior specie!”
Esclamò iniziando a correre via con le braccia tese
orizzontalmente come le ali di un pennuto.
Naruto si
lasciò sfuggire un lieve sorrisetto divertito prima di
iniziare a inseguire la compagna.
“Sakura-chan
aspetta!!” Gridò allegro, in quel momento gli
sembrava di essere tornato agli albori del team sette.
“Mica sono
scema!” Rispose la ragazza scoppiando in una fresca risata.
Volarono sopra i tetti e
poi giù per i vicoli più stretti. Ovunque Sakura
decidesse di tuffarsi Naruto la rincorreva senza però
volerla mai superare.
Ben presto si ritrovarono nel grande parco di Konoha, al margine di un
bosco.
Sakura
s’inchiodò ai piedi di un’imponente
quercia appoggiandosi di spalle al tronco. Rideva affannata, mentre
cercava di riprendere fiato. Naruto si mise di fronte a lei inclinando
di poco il viso con una particolare espressione felice.
Rimasero per alcuni
minuti in un silenzio screziato dalle sottili risate di Sakura, che
stramente non era ancora riuscita a ristabilizzare il respiro.
“Testa
quadra.” Mormorò sorniona spezzando il silenzio.
Naruto non rispose
immediatamente, sorrise soltanto intenerendo lo sguardo celeste.
“Lo sapevo già, non sei la prima a
dirmelo.” Obiettò pacato.
Sakura capì
all’istante il riferimento alla persona, ma decise di non
aggiungere commenti.
Vedendo che non
pronunciava parola, Naruto decise di iniziare a intavolare un discorso
serio. Si era preposto già dal giorno prima di aiutare
Sakura e ora era il momento di incominciare a fare qualcosa di
concreto.
“Ascolta,”
Sviò per un attimo lo sguardo leggermente imbarazzato.
“ho pensato molto a quello che è successo due sere
fa, quando sei venuta da me per parlarmi di lui…”
“Anch’io
ho pensato molto a questo.” Lo interruppe con cipiglio deciso.
“Ah,
bene.” Mormorò sfregandosi la zazzera bionda.
“Meglio così, perché è
proprio di questo che ti vorrei parlare. Non ti arrabbiare
però, ma...”
“Dipende.”
Lo bloccò guardandosi le doppie punte di una ciocca di
capelli.
“Be’,
sì ecco, cioè,”
S’incartavellò un attimo Naruto per cercare le
parole. “sono arrivato alla conclusione che dovremmo parlarne
di questa storia con Tsunade-sama, insieme. Sono certo che lei
saprà capirti Sakura e non dovrai temere per la vita di
Sasuke, perché l’Hokage sa cosa ci lega a lui,
è dalla nostra parte, non potrebbe mai permettere che gli
accada qualcosa.”
Sakura si
rigirò la ciocca rosata tra le dita affilando lo sguardo.
“Che ne
dici?” Domandò accennando un sorriso e volgendo i
palmi delle mani aperte verso la ragazza. Un pensiero amaro si fece
strada nella sua mente, era palese di come stesse trattando Sakura,
alla stessa maniere con cui ci si rivolge ai bambini piccoli. Si
è gentili, solo all’apparenza accondiscendenti,
subdoli nel fingersi dalla loro parte e di credergli, nel tentativo di
inculcarli le proprie idee in testa. Lui che usava queste maniere con
l’intelligentissima Sakura, la testa quadra ora prendeva la
sua bambina per mano e la conduceva verso la giusta via, ruoli che
s’invertivano, o meglio deformavano. Assurdo.
“Quella notte
mi hai detto che finché non l’avessi visto non mi
avresti creduta. Ovviamente ho preso le tue parole alla
lettera.” Disse Sakura questa volta sollevando gli occhi su
Naruto.
In un certo senso lui
già si aspettava che le sue parole finissero ignorate,
ultimamente accadeva fin troppo spesso con Sakura, ma decise di non
demordere.
“Non cambiare
discorso, rispondimi. Andremo a parlarne con Tsunade, vero?”
Insistette avvicinandosi ancor di più.
“Sì,
va bene, come vuoi. Ora però girati.”
Alzò il tono di voce nell’impartirgli
l’ordine di voltarsi. Naruto rimase sorpreso per due motivi,
sia la facilità con cui Sakura aveva accettato la proposta,
sia per l’intonazione brusca e imperante della sua voce.
“Davvero va
bene? Da che parte devo guardare?” Le domande scaturirono
immediate una dietro l’altra nello stesso ordine dei suoi
pensieri.
Sakura gli
afferrò con rapidità un braccio strattonandolo
con mala grazia. “A sinistra.” Biascicò
veloce.
Naruto si
voltò di scatto nella direzione suggerita. Non
c’era nulla di particolare. Il solito paesaggio,
l’erba, il prato, la quercia, il ragazzo dietro
l’albero. Assottigliò lo sguardo in quel punto
preciso.
L’albero.
Il ragazzo.
Il ragazzo dietro
l’albero.
Il cuore gli
saltò in gola per poi morirci. Gli occhi celesti
s’intorbidarono di blu sgranandosi come non mai, mentre
perfino le labbra perplesse sillabavano prive di voce il suo nome.
"Sa-su-ke".
Si rivolse a Sakura per
un istante aspettandosi un cenno d’intesa, o qualsiasi altra
cosa che gli desse conferma che ciò che vedeva non era solo
il frutto della sua immaginazione.
Sakura annuì
appena, sorridendo lieve. Subito Naruto tornò a guardare
verso quel punto in lontananza, ma niente, di Sasuke non
c’era più alcuna traccia. Era bastato un singolo
attimo di distrazione perché scomparisse nel nulla.
Naruto non ci
pensò due volte, era già pronto a correre via per
raggiungere ad ogni costo quella fugace visione, ma Sakura fu brava a
intuire con largo anticipo le sue intenzioni afferrandolo saldamente
per un braccio.
“Sakura!
Dannazione!” Esalò sconvolto tentando di liberarsi
dalla presa ferrea.
“Calmati
Naruto. Se n'è già andato.”
Mormorò mite, seppur continuando a stringere con forza il
braccio dell’amico.
“Lo
raggiungiamo! Cazzo Sakura lasciami andare!” Urlò
più forte guardandola con occhi supplichevoli.
“Ti ho detto
di calmarti. Ha già rischiato fin troppo. Non vorrai
metterlo ancor più in pericolo incominciando a inseguirlo?
Se qualcuno lo scopre ne sarai tu responsabile.”
Soffiò con rabbia aggrottando le sopracciglia,
mollò poi la presa allontanandolo da sé con
veemenza.
Naruto curvò
le spalle abbassando il capo, ormai perso ogni entusiasmo. La parola
responsabilità aveva nuovamente colpito con il suo pesante
fardello.
“Non serve a
nulla che sia tu a inseguirlo, cerca di ragionare per una volta! Ora
hai finalmente capito che è tornato sul serio,
basterà solo aspettare che arrivi la giusta occasione per
incontrarci.” Continuò Sakura, completamente
ignorata da Naruto.
Il ragazzo
alzò poco dopo il viso deglutendo a fatica.
“Davvero
c’era? Non l’ho immaginato?”
Domandò piano con lo sguardo smarrito.
Sakura sorrise piano
intenerita. “No Naruto, è tutto vero, è
tornato.” Rispose commossa.
“Sasuke
è tornato davvero? Era lui davvero?” Ancora
domande accennate con un filo di voce.
“Sì,
sì, l’hai visto con i tuoi occhi. Sasuke-kun
è tornato finalmente.” Affermò serena,
una vena d’allegria a colorirle il tono di voce.
Naruto
accennò un sorriso sulle labbra, un viluppo di
felicità, imbarazzo, inquietudine e sorpresa.
“Come…
come ho potuto non crederti.” Mormorò piano, lo
sguardo rivolto alle formiche.
Sakura alzò
gli occhi al cielo sbuffando.
“Lasciamo
perdere baka, non lo so nemmeno io.” Gli fece la linguaccia
scherzosa. Ora che lui le credeva non aveva più alcun motivo
per restare seria o esser triste. Il piano aveva funzionato alla
perfezione e Naruto c’era cascato in pieno.
“Perdonami.
Ancora adesso mi sembra tutto così strano.” Si
portò una mano alla fronte stropicciandosi il viso. Non
sapeva se scoppiare a ridere di gioia, piangere disperato per aver
dubitato di Sakura fino a crederla pazza o rimanere immobile senza far
nulla.
Non riusciva a crederci.
Dopo averlo inseguito per anni, Sasuke Uchiha faceva il suo ritorno.
Appariva, scompariva, riappariva. Voleva realmente tornare alla sua
vecchia vita? O semplicemente non era affatto tornato? Eppure
l’aveva visto con i suoi stessi occhi, e non avrebbe mai
potuto sbagliare, o confonderlo con altri.
“Sasuke
è tornato.” Sbottò in una piccola
risata. “Io, non so sai, ma non riesco ancora a
crederci.”
Sakura non
riuscì a nascondere l’espressione cupa che le
calò sul volto, tuttavia negli occhi chiari di Naruto poteva
cogliere un bagliore fiducioso. Era sicura. Bastava davvero
perché lui le credesse completamente.
“E invece
è tornato, insomma l’hai visto tu
stesso.” Sorrise allargando le braccia. “Il nostro
Sas’ke- kun,” Ammorbidì lo sguardo con
una nota di malinconia. “ il nostro Sasuke è
tornato da noi.”
“Sakura-chan
mi avevi detto che gli avevi parlato. Quindi saprai perché
ha deciso di tornare, vero?” Domandò Naruto, senza
ricevere un’immediata risposta.
“Sakura, per
favore devi dirmi ogni cosa, ti prego, tutto.”
Incalzò ancora, voleva sapere tutto di quella storia, ogni
particolare. Al posto dello sconforto e turbamento iniziale, ora c'era
l’eccitazione, la frenesia di venire a capo di quella
situazione, una strana sensazione di estasi. In fondo era
così facile poter essere felice, bastava crederci.
Sì, bastava.
“Io
però non so nulla. L’unica volta che ho parlato
con lui mi ha solo riferito che sarebbe tornato e io lo pregato di
mostrarsi a te, anche solo per un attimo, per far sì che tu
mi credessi. Ti giuro Naruto non so altro. Te l’ho detto che
rischia molto, non può esporsi.” Cercò
di rispondere con sicurezza, ma incespicò più
volte nelle parole, anche se avrebbe dovuto esser pronta per una simile
domanda.
L’espressione
di Naruto si alterò appena, di certo non aveva ben visto
quella risposta farfugliata, anzi, non aveva fatto altro che
incoraggiare i suoi dubbi. Sakura lo notò e immediatamente
decise d’intervenire. Si era stancata di vederlo
così indeciso. Lui doveva crederle punto e chiuso, a
qualunque costo Naruto avrebbe dovuto fidarsi di lei. Se Sasuke era
tornato, Sasuke doveva essere creduto tornato. Sbatté un
piede a terra abbassando il viso finché i capelli non le
nascosero il volto. Soffocò tra le labbra la stizza, il
nervoso e la rabbia. Anche dopo che l’aveva visto con i suoi
stessi occhi osava ancora avere dei dubbi, questo la faceva infuriare.
Soppresse in una manciata di secondi le colleriche emozioni, per dar
fiducia doveva sembrare più equilibrata possibile.
Alzò il viso sfoderando un piccolo e timido sorrisetto,
l’avrebbe detta grossa, ma del resto un grande rischio per un
grande risultato, è così che funziona.
“Eri rimasto
solo tu a non credermi. In molti al villaggio sanno già del
ritorno di Sasuke.” Disse decisa. E sì, questa era
davvero grossa, forse troppo, avrebbe faticato a restare in piedi.
Mettere in mezzo altre persone per darsi credito è
un’arma a doppio taglio.
Naruto
strabuzzò boccheggiando. Tutti sapevano a parte lui, proprio
lui, il primo che sarebbe dovuto essere a conoscenza d’ogni
cosa, pazzesco.
“Ne ho parlato
con Ino di quello che mi avevi detto e lei non ne sapeva proprio
nulla.” Buttò lì la frase, d'istinto,
non appena gli era balzata in mente.
“Cooosa!!!”
Lo strillo acuto di Sakura per poco non lo assordò.
Serrò gli occhi portandosi le mani alle orecchie.
“Come hai
potuto andare a riferirle tutto?! Come hai potuto fare una cosa tanto
stupida quando io ti avevo detto di startene zitto!”
Sillabò infine con voce profonda e roca. “Come.
Hai. Potuto.”
Narutò
rialzò lentamente lo sguardo, con quelle reazioni esagerate
Sakura riusciva davvero a incutere timore. Le iridi verdi erano rese
sottili da un’espressione accigliata, teneva i denti in
mostra e serrati dal nervoso e i pugni chiusi, talmente sigillati che
le nocche erano sbiancate.
“Io, credimi
l’ho fatto in fin di bene. Ero preoccupato per te Sakura,
volevo aiutarti e avevo bisogno di chiedere consiglio a qualcuno. E poi
visto che tanto dici che lo sanno tutti, non capisco dove sia il
problema.” Farfugliò in fretta.
“Infatti, tu
non capisci, è proprio questo il problema. Ti avevo detto di
non dire nulla a nessuno e tu che hai fatto? Idiota.”
Ringhiò inacidita. La situazione volgeva del tutto a suo
favore. Con questa piccola rivelazione da parte di Naruto sarebbe
riuscita a fingersi infuriata e a far ricadere il discorso sulla
mancanza di buon senso dell'amico, anziché sulla sua
fandonia colossale.
“Ma mi hai
appena detto che tutti lo sanno e poi…”
Cercò di comprendere meglio l’intera situazione.
“E poi niente.
Ho detto che in molti lo sapevano, non tutti. Cerca di ascoltarmi
mentre parlo.” Lo interruppe brusca.
“Possibile
allora che fossi io l’unico a non esserne a conoscenza?
È assurdo. Avrei dovuto saperlo prima di tutti non credi?
C’è qualcosa che non mi torna.” Espose i
suoi dubbi sconcertato iniziando a gesticolare.
“Ma tu ne eri
a conoscenza, visto che te ne ho parlato io. Non è colpa mia
se non hai voluto credermi. Alcuni lo sapevano già
poiché, come anche tu oggi, sono riusciti a vederlo di
sfuggita. Per il resto Naruto ne so quanto te.”
“Chi sono gli
altri che l’hanno visto?” La domanda sorse
spontanea.
Sakura sgranò
istantaneamente gli occhi, l’aveva colta di sorpresa, non gli
restava altro che riprendere il ruolo dell’offesa arrabbiata
a morte.
“Non intendo
dirti nient’altro Naruto, come posso fidarmi di te se non
riesci a tenere quella bocca chiusa:” Incrociò le
braccia parlando in un tono che non avrebbe ammesso repliche.
Ma s’accorse
delle intenzioni del ragazzo che nonostante tutto cercava di ribattere
e lo azzittì immediatamente.
“Sasuke
è tornato punto e basta. Mi credi?” Sorrise
appena, amorevole. Se la rabbia non riusciva a far desistere Naruto
dall’indagare. Era certa a quel punto che la dolcezza avrebbe
spazzato via ogni dubbio.
“L’ho
visto con i miei occhi.” Mormorò lieve con la voce
che si spegneva nella calura estiva.
“Come posso
continuare a non crederti Sakura…”
Reclinò il capo mesto, gli occhi socchiusi
s’adombrarono di un profondo blu scuro.
“Voglio
crederti.” Quelle parole tramavano. Si tuffò
sull’amica stringendola a sé in un abbraccio
carico di passione.
Dopo un attimo
d’incertezza Sakura rispose con pari intensità a
quel gesto, delineando sul volto un morbido sorriso. Affogò
in quelle forti braccia immergendosi sorridente nell’incavo
della spalla, gli coccolò i biondi capelli in tenere carezze
legandosi ancor di più a lui. Un naturale sentimento
d’affetto materno fece presa su di lei, mentre percepiva il
caldo corpo del ragazzo tremante così vicino al suo.
Sospirò
piano, comprensiva di fronte ai sussulti incontrollati di Naruto, la
sensazione che ora stesse piangendo.
Angolino Autrice:
Ci
tengo a precisare una piccola cosa: nonostante stia maltrattando in
questo modo Sakura, non ho assolutamente nulla contro il suo
personaggio. Ho solo pensato a un’ipotetica inclinazione, del
suo amore per Sasuke, verso l’ossessione, e da qui,
l’ho sviluppata fino a portarla all’esasperazione.
Mi sono presa quindi una grandissima libertà con questo
personaggio. Con gli altri, invece, sto cercando di non farli
assolutamente uscire dall’IC, e mi auguro di essere riuscita
nell’intento.
Passando
ai ringraziamenti, i primi vanno ad obbligo a Vaius ^-^
Grazie
infinite per le recensioni, mi stai dando lo stimolo per andare avanti
ed impegnarmi di più! Hai proprio ragione, Sakura
bisognerebbe inibirla, mmmh, mi sa che mi toccherà chiamare
il Dottor House per questo…
Hinata
è da un po’ che l’ho persa di vista, ma
nel prossimo capitolo ricomparirà di nuovo e
resterà abbastanza a lungo!
Infine
ringrazio di cuore tutti i lettori e tutti coloro che hanno messo la
storia nelle seguite.
Al
prossimo aggiornamento.
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Capitolo 7 *** Oh yah, I've already known it: I'm a dobe dube... ***
Oh yah, I’ve already known it: I’m a dobe
dube…
Si abbandonò
al fianco di Hinata congiungendola a sé. Il tramonto del
cielo di Konoha rappresentava sempre un momento memorabile, ed era
diventata abitudine di Naruto e Hinata soffermarsi ogni sera sul colle
Oichou ad ammirarne lo spettacolo.
Una commedia dallo
sfondo infuocato e dalle soffici nuvole rosate a farne
d’attori, brulicante dalle brevi apparizioni di volatili
neri. Calde scie di cielo sfidavano l’orizzonte variando
camaleontiche in ogni sfumatura dal rosso all’arancione, fino
a che il sole nella sua lenta discesa non scompariva al di sotto di
quell’immaginaria linea.
Rimasero in silenzio
assaporando i giochi del cielo. Hinata teneva il capo morbidamente
appoggiato al petto del ragazzo, non c’era bisogno di parole,
le bastava sentire quel petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del respiro
e i battiti del cuore, che quel giorno stranamente parevano
più forti e irregolari. Si scostò di poco per
domandargli se ci fosse qualcosa che non andava, ma Naruto
riuscì a precederla dandole già la risposta.
“Sasuke
è tornato.”
Mantenne la voce calma,
lo sguardo vivido e azzurro rivolto avanti a sé, sembrava
quasi che riuscisse a vedere dall'altra parte del cielo.
Hinata sgranò
gli occhi sbattendo ripetutamente le lunghe ciglia. Non che il ritorno
di Sasuke fosse per lei motivo di gioia, rappresentava, infatti, una
semplice anche se sorprendente notizia, ma comprendeva perfettamente il
significato che quelle poche parole potessero avere invece per Naruto.
“L’ho
visto con i miei stessi occhi oggi al parco insieme a
Sakura.”
Alla parola Sakura,
Hinata si velò per un attimo di tristezza. Anche se faticava
ad ammetterlo, il fatto che fosse stato da solo in sua compagnia le era
moto di fastidio. Nonostante questo decise di ingoiare l'amaro, in
fondo non era il momento migliore per rovinare tutto con una sciocca
gelosia.
“Sei riuscito
a parlargli?” Domandò alzando lo sguardo su di lui
che non ricambiò continuando ostinatamente a osservare
l’orizzonte.
“No.”
Sopraggiunse una pausa.
“L’ho solo visto in lontananza. Eppure non posso
sbagliarmi, era lui per davvero.”
Hinata si strinse ancor
più al petto del ragazzo. “Lo andrai a cercare,
ora?” Mormorò con voce ovattata nascondendo il
viso nella maglia di Naruto.
“Vorrei, ma
Sakura dice che sarebbe rischioso. È considerato da tutti un
criminale, bisognerebbe aspettare che si sistemino le cose o che
comunque sia lui a fare il primo passo.” Rispose incerto
abbassando lo sguardo, sembrava pensasse il contrario di quanto
affermava.
L’aveva cercato per anni, e ora, quando sembrava essere
più vicino che mai, gli veniva detto di aspettare ancora.
Per Naruto doveva essere una sofferenza non di poco conto dover
raccapezzarsi su quale fosse la scelta giusta da fare. Prestar ascolto
agli altri, oppure far di testa propria? Ultimamente però
agire di sua iniziativa non aveva portato a buoni risultati.
“Tu ne sapevi
qualcosa?” Chiese ad un tratto Naruto posando lo sguardo su
Hinata.
La ragazza lo
guardò stranita per poi ribattere. “Assolutamente
no. Se avessi avuto anche una benché minima informazione su
Sasuke stanne certo che ti avrei detto tutto. Come avrei potuto
nascondere proprio a te una cosa del genere?”
“Si hai
ragione, scusami. È che Sakura mi ha detto che
già in molti al villaggio sapevano del ritorno di Sasuke, ma
non ha voluto farmi nomi.”
Hinata smorzò
una risatina.
“Già
per il fatto che non ti ha dato dei nomi io sospetterei che sia falso e
poi perché tante persone avrebbero dovuto mantenere il
segreto? Tu saresti stato il primo a cui l’avrebbero riferito
e ancor prima a Tsunade.” Rispose prontamente con una punta
d’ironia che non le si addiceva. La contrariava aver capito
che se già altra gente sapeva, tra questa gente era inclusa
anche Sakura, ciò voleva dire che aveva già
parlato a Naruto riguardo a Sasuke prima di oggi e che però
il ragazzo non le aveva mai accennato il discorso.
“Quindi prima
di vederlo oggi, Sakura ti aveva già parlato di Sasuke,
giusto?” Gli chiese cercando di mantenersi neutrale.
Naruto
deglutì appena stupendosi di come Hinata fosse riuscita a
capirlo, anche se gli venne il dubbio che forse fare
quell’addizione di fatti poteva rappresentare una
difficoltà unicamente per lui.
“Me ne aveva
solo accennato, ma non avendo alcuna prova non sono riuscito a darle
fiducia.” Ammise occultando intenzionalmente ogni
particolare. Pensò che fosse solo inutile e dannoso che
Hinata sapesse ogni cosa. L’unico risultato che avrebbe
ottenuto sarebbe stato quello di farla rimaner male per non esser stato
capace di confidarsi con lei.
La giovane si morse il
labbro inferiore intuendo le parole non dette nella risposta di Naruto.
Socchiuse gli occhi malinconica, non l’avrebbe costretto a
parlarle, se non lo faceva di sua volontà preferiva che
restasse in silenzio, del resto poi, aveva comunque massima fiducia in
Naruto.
“Le credi ad
ogni modo ora? Sei sicuro che Sasuke abbia fatto il suo
ritorno?”
“Sì,
l’ho visto con i miei occhi, e voglio crederci
davvero.” Naruto si lasciò scappare sulle labbra
un sorriso. Il solo ripeterlo. Il solo ripetere che Sas’ke
era tornato riusciva a elettrizzarlo, eccitarlo, fargli scoppiare una
sorta di gioia violenta nel cuore, scuotergli l’anima nel
profondo.
Hinata
percepì tutto questo, l’effimera
felicità di Naruto. Appoggiata in quel modo a lui riusciva a
percepire come i battiti del suo cuore variavano al pronunciare il nome
di Sasuke. In quel momento si sentì usurpata dal suo posto
nel cuore di Naruto da ben due accattivanti individui: rosa e blu.
Scosse il capo allontanando materialmente quei pensieri.
Naruto le passo con
delicatezza le dita fra i lunghi capelli neri percorrendoli in tutta la
loro lunghezza. Rimase con sguardo affettuoso a osservare la sua
Hinata, piccola, incredibilmente delicata e bella. Si sentì
per la prima volta dopo tanti anni completo, nell’amore e
nell’amicizia . Si sentì felice di credere in
Sakura, di credere nella certezza di esser a un passo dal riavere il
suo Sasuke.
“Sono felice
Hinata-chan.” Espresse semplicemente la sua emozione.
Hinata si
voltò a guardarlo e Naruto colse l’occasione per
far combaciare le loro labbra.
La prese a sé
con un morbido bacio, avvolgente e appassionato. Penetrò
quelle labbra di miele con la lingua, racchiudendole il viso tra le
mani.
Lei lo lasciò
fare aggrappandosi alle sue spalle con disperazione, quasi avesse paura
di perderlo se per puro caso avesse lasciato la presa.
Era talmente piena del
sapore di Naruto da mancarle l’aria, si lasciò
così scappare un lieve gemito che accese immediatamente il
desiderio dell’altro.
“Naruto!”
Un breve richiamo interruppe i due amanti.
Notevolmente infastidito
dall’inopportuna intromissione, il ragazzo si
distaccò da Hinata che come se non si fosse accorta di nulla
ricercò risentita e altrettanto vogliosa quelle labbra che
si stavano allontanando.
La figura di Sai apparve
poco lontano, un incantevole contrasto bianco e nero sul paesaggio
incendiario del crepuscolo.
Appena lo vide, Hinata
arrossì vistosamente portandosi imbarazzata un piccolo pugno
chiuso davanti alla bocca, mentre Naruto alzandosi in piedi
esibì guardando il compagno un’espressione mista
tra il sorpreso e lo scocciato.
“Ehi Sai, che
succede?” Gli domandò. Era evidente che il ragazzo
lo stesse cercando.
“Naruto, non
volevo disturbarti, ma…” Lasciò cadere
un’occhiata eloquente su Hinata, che dal canto suo distolse
prontamente lo sguardo intimidita.
“Devo
parlarti.” Terminò la frase senza aggiungere
altro. Era bastato il tono di voce per far intendere a Naruto
l’importanza della cosa.
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Sabato,
Si portò alle
labbra la tazza di caffè, mentre con sguardo ancora
assonnato rimaneva a fissare la parete bianca davanti a sé.
“Buongiorno
Naruto.” Disse Hinata sistemandosi sulla sedia accanto.
“Mhpf.”
Fu il grugnito di risposta.
“Dormito
bene?” Continuò zuccherando abbondantemente il suo
latte e miele.
“Mh.”
Brontolò sbadigliando svogliato.
Hinata si
lasciò sfuggire un piccolo sospiro per poi bersi in una
volta sola tutto il contenuto della tazza. Poi si alzò
accingendosi a sparecchiare.
“Certo che
siamo proprio di buonumore,” Commentò iniziando a
sciacquare le poche stoviglie rimaste dalla sera precedente.
“anche oggi.” Aggiunse demoralizzata.
“Già.”
Ammise Naruto persistendo nel fissare la bianca parete del monolocale.
“Forse sarebbe
ora di farsela passare. D’altronde sono passati ben due
giorni.” Considerò mordendosi appena il labbro,
stando attenta a non far sembrare le sue parole una critica. Naruto non
le rispose e abbassò semplicemente lo sguardo.
“Naruto.”
Lo chiamò piano riponendo l’ultimo piatto sulla
mensola ad asciugare. La casa era immersa nel silenzio della mattina,
spezzato solo dal lento e cadenzato ticchettio dell’acqua che
gocciolava via dalle stoviglie e il fischiare melodico dei passerotti
fra le fronde degli alberi.
“Immagino la
tua delusione, immagino come tu possa esserti sentito nel capire che ti
aveva solo preso in giro. Io stessa mi chiedo come Sakura abbia potuto
fare una cosa del genere, ma non serve a nulla continuare
a…”
“Basta.”
La azzittì di colpo alzando la voce come se improvvisamente
si fosse risvegliato da quello stato letargico. “Non voglio
più parlarne di questa storia, basta
così.”
Hinata gli
s’avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla e
stringendola appena con affetto. Decise di portargli via dalle mani la
tazzina di caffè ormai vuota, ma il ragazzo oppose
resistenza e non mollò la presa.
“È
finito, dai lascia che la metto a lavare.” Disse fredda,
detestava quando si comportata così da bambino.
A quel punto Naruto
lasciò la tazza, si portò le mani al capo e si
scompigliò con furia la chioma bionda. Il solo ricordo di
come Sakura fosse stata capace di prendersi gioco di lui riusciva a
mandarlo in bestia. Non poteva capacitarsi di come avesse potuto fargli
una cosa del genere, e soprattutto per quale assurda ragione. Da quando
Sai gli aveva spiegato che cosa Sakura gli avesse proposto prima
d’incontrarsi al parco con lui, l’aveva evitata
come la peste. Non era ancora pronto per confrontarsi con lei e
chiederle spiegazioni e non era nemmeno sicuro che valesse la pena di
farlo. Eppure… no, prima o poi avrebbe dovuto affrontarla.
In fondo Sakura era pur sempre Sakura, per quanto l’avesse
deluso o ferito, non poteva dimenticare chi fosse e che cosa avesse
rappresentato e rappresentasse tutt’ora per lui.
Sarebbe sempre rimasta
uno dei legami fondamentali nella sua vita, nonostante tutto.
“Naruto.”
Mormorò Hinata tra il leggero scrosciare
dell’acqua del rubinetto.
“Dimmi.”
Rispose lui con il viso tra le mani e un’espressione
abbattuta a segnargli il volto.
“Oggi, sai ci
sarà la festa del Tanabata Matsuri, mi piacerebbe moltissimo
andarci e penso che farebbe bene anche a te svagarti un po’,
cosa ne dici?” Disse teneramente mentre asciugava con un
panno la tazzina.
“Come se
avessi bisogno di una pausa, ti ricordo che non esco in missione da
mesi, non ho bisogno di andarci per rilassarmi se è per
questo.” Borbottò appoggiando mollemente il capo
tra le braccia incrociate sul tavolo.
“Sì
lo so, ma lunedì dovrai rientrare in missione, quindi questi
sono gli ultimi giorni di libertà, e per lo meno
pensò che tu te li debba godere. E poi se non vuoi venire
per te, vieni per me, sono certa che non te ne pentirai Naru-chan,
anzi.” Parlò con il suo solito tono di voce, un
po' acuta e un po' dolce.
“Se ci tieni
davvero, ci andiamo. Forse hai ragione tu. Come sempre hai ragione tu.
Magari mi distraggo davvero e la smetto di scervellarmi inutilmente
.” Rispose laconico afferrando un biscotto al cioccolato dal
vassoio.
Alzò il capo
improvvisamente a causa di un forte rumore di vetri in frantumi. Vide
la ragazza con lo sguardo rivolto verso il basso ad osservare la brutta
fine della tazzina che stava asciugando, lo strofinaccio stretto ancora
tra le mani che nervose lo torcevano e stropicciavano.
“Hina-chan sei
sempre la solita.” Mormorò Naruto sorridendo
dolcemente.
“M-mi
dispiace.” Farfugliò confusa chinandosi a
raccogliere i frammenti di porcellana.
Angolino Autrice:
Allora, nonostante possa sembrare completamente casuale aver messo che
l’ultimo paragrafo si svolge sabato, in realtà ho
contato bene i giorni che sono passati nella storia, in modo che tutto
coincidesse.
Comunque questa è una bella notizia, perché la
storia dura una settimana, quindi ci stiamo decisamente avvicinando al
finale di questo strazio. ^-^
Passo
subito a ringraziare Vaius
per il commento! Grazie
mille per il tuo sostegno. So che ci tieni particolarmente
al personaggio di Hinata, quindi spero che sia riuscita a tenerla
abbastanza IC e che ti piaccia come ho impostato il suo rapporto con
Naruto.
Ci
sono alcune parti nella storia che probabilmente risultano poco chiare,
ma più avanti verranno spiegate meglio.
Ringrazio
infine tutti i coraggiosi lettori e chi ha aggiunto la storia nelle
seguite!
Al
prossimo aggiornamento!
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Capitolo 8 *** My little saint Hinata ***
My little saint Hinata
Il lungo
kimono di seta nera la fasciava avvolgendo con grazia ogni curva di
quel prorompente quanto celato corpo. I drappi della veste erano
riccamente decorati da raffinatissime rappresentazioni floreali sul
tema del rosa e del bianco panna, mentre l’obi, portato
stretto sotto il seno, riprendeva gli abbellimenti della veste con rose
e fiori di ciliegio del medesimo colore frammezzati da una riga
centrale che percorreva tutta la cintura di un rosso vivo.
Portava i capelli,
solitamente lasciati sciolti, raccolti a un lato del capo in una
morbida crocchia che lasciava ricadere alcune ciocche libere sulla
spalla, il fermaglio era composto da grosse perle rosate e bianche che
dondolavano tra i capelli formando una composizione a grappolo
d’uva, imbellettata da piccole fogge di fiori.
Un filo di trucco appena
accennato andava a impreziosire il volto niveo di Hinata, la quale
pareva una dama, un’eterea vergine dagli occhi da cerbiatta.
Le labbra color prugna lievemente socchiuse accentuavano
quell’espressione di innocente sorpresa e rammarico per
qualche atto disdicevole non ancora compiuto. Le mani si richiudevano
tremanti sul grembo a stringere un candido ventaglio dal
motivo a boccioli e corolle, con le stecche laccate di smalto malva.
Si osservarono per pochi
attimi da un lato all’altro della strada, come incerti sul da
farsi, lui sicuramente attonito da così tanta bellezza in
una sola volta. Si andarono incontro, uno correndo l’altra a
piccoli passi a causa della veste stretta e i tacchi alti delle zeppe.
Naruto la strinse tra le
braccia e senza mostrare alcuno sforzo la sollevò facendola
volteggiare più e più volte girando su se stesso.
“Sei stupenda
Hina-chan!” Esultò con un ampio sorriso.
“E dai Naruto,
fammi scendere.” Si lamentò fintamente Hinata
ridendo per poi gettargli le braccia al collo.
Naruto obbedì
subito posandola di nuovo al suolo. Rimase a guardarla con dolcezza e
un mezzo sorriso stampato in volto.
“Lo yukata ti
sta benissimo, sembri una principessa.” Proferì a
bassa voce creando immediatamente un’intima e calda atmosfera.
Hinata
arrossì abbassando velocemente lo sguardo e andando a
sfiorarsi con un pugno socchiuso la bocca. Quei complimenti, quel tono
di voce terribilmente basso e profondo, e quegli occhi azzurri
limpidissimi che non vedevano altro fuorché lei, la stavano
facendo letteralmente impazzire.
“Quanti
complimenti, non è da te…”
Biascicò qualche parola sottovoce e con ciò ogni
barlume di sicurezza che forse era presente in lei prima di arrivare di
fronte a Naruto, si era impiccato da solo.
“Ma che dici
Hinata, ti faccio sempre i complimenti e ricordati che io dico sempre
quello penso! E se sei bellissima non posso fare a meno di
dirtelo.” Ribatté allontanandole la mano da
davanti le labbra in modo da guardarla meglio in volto, senza rendersi
per nulla conto dello stato di massimo imbarazzo in cui era caduta la
ragazza.
“N-non
è uno yukata. È un kimono, apparteneva a mia
madre, uno dei pochi ricord…” Mosse le labbra
senza quasi emettere suono, le sue parole caddero nel vuoto soppresse
da un bacio inaspettato di Naruto che andò a cingerle i
fianchi per poi abbracciarla con amore e affetto.
Hinata si
aggrappò a lui rispondendo al bacio. Immerse le dita
affusolate nella chioma bionda e come sempre spettinata, mentre le
lunghe maniche scivolarono giù lasciando scoperte le bianche
braccia.
Era
sufficiente unirsi a lui per ritrovare tutto il coraggio perso durante
la lunga strada percorsa da sola.
“Ho sentito
che quest’anno ci saranno i fuochi d’artificio,
dobbiamo assolutamente vederli!” Disse Naruto percorrendo
accanto a Hinata la via che li avrebbe condotti al fulcro vitale dei
festeggiamenti: il viale alberato che si accostava al grande fiume
Momonoka.
“Ah, ti sei
anche informato e io che pensavo che ci venissi di
malavoglia.” Sorrise la giovane Hyuuga portandosi una mano
alle labbra nell’imbarazzato tentativo di coprire la lieve
risata.
“E dai lo sai
come sono fatto, non è che non avessi voglia o non mi
facesse piacere venire, è solo che… che ero un
po’ giù… cioè, oh insomma,
hai capito, no?” Bofonchiò impacciato incrociando
le braccia dietro il capo e osservando con occhi smarriti il blu del
cielo sovrastante.
“Sì,
sì, tranquillo, ho capito tutto.”
Mormorò Hinata dolcemente divertita, accostandosi al suo
petto. “Se ci tieni tanto a vedere i fuochi non ce li
perderemo per nessun motivo.” Continuò poi
sollevando il mento per guardarlo in volto nella ricerca costante del
suo sguardo di zaffiro.
“Ma ovvio che
non ce li perderemo! Sono la parte più migliore della
festa!” Si entusiasmò portando un braccio intorno
alle spalle della ragazza, nel suo solito modo intriso di suffusa
possessività, del resto molto benaccetta da Hinata.
Quei modi un
po’ bruschi, vigorosi, ma pur sempre macchiati di sottile
delicatezza, la facevano sentire al sicuro, protetta, come cullata
dalle forti braccia di un padre.
“Io ho
già la parte migliore.” Bisbigliò piano
con un filo di voce nascondendo il volto dietro la manica del kimono
arancio di Naruto.
“E quale
sarebbe?” Ammorbidì lo sguardo divenuto di un blu
intenso.
“Sei
tu” Non ci fu punto a concludere quelle parole, le labbra a
rosa di lei rimasero socchiuse, rapita nel guardare devota, quasi
adorante, l’uomo che aveva scelto d’amare.
Naruto si
specchiò in quegl’occhi di neve bianca e le
posò un leggero bacio sulla fronte tra i fili blu mare della
frangia. Non aggiunse nulla a quella frase, non ce n’era
bisogno. Solo… solamente percepì una lieve morsa
proprio all’altezza dello stomaco, un breve e temporaneo
sentore di disagio.
Presto il suo sguardo fu
catturato da altro. Le fulgide e sfavillanti luci dei festoni apparvero
davanti a loro non appena svoltarono l’angolo che convergeva
nella strada principale di Konoha.
Appese da un lato
all’altro degli edifici tramite schiere di fili sottili
pendevano le tipiche lanterne di carta chochin recanti i kanji di
festa, amore e speranza, insieme ad esse sventolavano sospesi vari
festoni dagli sgargianti colori sulle tonalità
dell’oro e del verde, ricchi di riflessi luccicanti. Le
decorazioni principali del Tanabata Matsuri, ovvero le frondose e
verdeggianti canne di bambù, erano disposte praticamente
ovunque: per strada, davanti alle case, innanzi ai piccoli chioschi e
bancarelle, sugli usci, lungo le gronde dei tetti. Ogni ramoscello era
ornato con piccoli cartigli rettangolari dalle svariate tinte che
pendevano tramite fini spaghi di corda insieme a campanelli piccini
infiocchettati di rosso. Ciascun cartiglio portava su di sé,
in aggraziata calligrafia di donna, frammenti di poesie
d’amore, intensi desideri appena accennati, o trepidanti
citazioni d’attesa.
Naruto strinse forte la
mano di Hinata andando a crearsi il raro contrasto di pelle bronzea e
lattea intrecciate tra loro. Dopo un attimo d’esitazione si
tuffo nella folla trascinando la ragazza con sé, la quale
con fatica, a causa dell’abito fasciante e le zappe alte,
cercava di mantenere il suo passo. Naruto era come richiamato da una
strana forza d’attrazione verso qualsiasi bancarella che gli
si prospettasse davanti agli occhi, indifferentemente dal tipo di merce
che vendesse, si dirigeva svelto a osservarne i prodotti esposti e con
ancor più sollecitudine nel caso si trattasse di roba
mangereccia.
“Naruto! Per
favore, non potresti andare un po’ più
piano?” Si lamentò candidamente Hinata, stanca di
essere sballottata da un lato all’altro della strada.
“Hinata guarda
là! Un chiosco di mele caramellate!”
Vociò, senza aver ovviamente prestato ascolto alle proteste
della compagna. Facendosi spazio fra un gruppo di giovani donne con la
loro figliolanza, puntò dritto al piccolo baracchino urtando
di continuo decine di passanti.
Hinata si
svincolò dalla presa del ragazzo lasciandogli la mano, non
sopportava più di farsi pressare da tutta quella calca.
Naruto si voltò immediatamente non appena sentì
la mano di Hinata sfuggir via dalla sua.
“Ehi non
lasciarmi la mano, altrimenti rischiamo di perderci in ’sta
confusione!” L’avvertì afferandole un
polso per riportarla accanto a sé. Hinata di nuovo vicino al
suo petto stava per ribattere irritata, ma fu zittita alla
vista di quegl’occhi celesti così limpidi su cui
si riflettevano le miriadi di bianche luci delle lanterne e da
quell’aperto sorriso irresistibilmente caldo e sereno.
No. Non gli avrebbe
interrotto il divertimento per delle sciocche lamentele, non ne sarebbe
stata capace. Che la trascinasse e strattonasse pure, come e quanto
voleva, per quell’impagabile espressione del volto era
disposta a continuare a quel modo anche per tutta la serata.
“Hinata tutto
ok?” Mormorò Il ragazzo notando lo sguardo perso
della giovane. Non l’aveva nemmeno sfiorato il pensiero che
forse tutta quella fretta e fuggifuggi da un posto all’altro
senza mai chiederle cosa volesse invece fare lei, l’avrebbe
potuta infastidire. In fondo prestare attenzione a certe sottigliezze
non era propriamente da lui. Il fatto è che aveva un bisogno
assoluto di fare qualcosa, di gettarsi di qua e di là nella
folla ad esempio, qualsiasi cosa, purché riuscisse a tenere
la mente occupata. Occultare sotto strati di azioni frettolose e
superficiali ogni pensiero, insieme a quell’inspiegabile
sensazione di disagio percepita poco tempo prima di fronte alle dolci
parole di Hinata.
“Eh? No, no,
tutto bene.” Rispose timidamente abbassando il viso
così che la simmetrica frangia andò a coprirle
gli occhi. “Forza, andiamo a prenderci una bella mela, che
dici?” Aggiunse poi, alzando il viso di scatto e suggellando
la breve frase con un bel sorriso radioso.
_________________________________________________________________________________________________________________________________
“Alla fine la
mela l’hai presa solo per me.” Sospirò
Hinata guardando sconsolata l'enorme mela rossa infilzata in un
esilissimo bastoncino di legno.
Naruto
ridacchiò un poco portando i gomiti sul tavolino e
appoggiando il viso fra le mani. “Non mi sono mai piaciute
molto le mele e frutta simile, ma stai certa che se ci fosse stato il
ramen alla mela caramellata l’avrei preso
sicuramente.”
La ragazza si
esibì in una piccola e spontanea smorfia schifata.
“Ma Naruto cosa centra…”
Soffiò spazientita, tentando di tirare un morso alla
suddetta mela senza assumere un’espressione troppo ridicola.
Aprì e chiuse più volte la bocca rigirandosi la
bacchetta tra le dita per cercare la parte più comoda da
addentare della tondeggiante mela, senza sporcarsi di zucchero colante
tutto il mento. Le sue analisi e misurazioni furono presto interrotte
dall’allegra risata di Naruto.
“Hina-chan
dovresti vederti! Hai una faccia buffissima!”
Ridacchiò il biondo lasciandosi scappare un indice della
mano puntato verso di lei. Non era davvero riuscito a trattenersi alla
vista dolce e comica della sua Hinata boccheggiante, mentre si rigirava
la mela davanti al viso.
La ragazza
serrò le labbra di colpo discostandosi dal frutto e un
tremendo rossore incominciò ad imporporarle le gote.
“Guarda come
si fa.” Si affrettò ad aggiungere Naruto
amabilmente, come a volerla salvare dall’imbarazzato in cui
lui stesso l’aveva impantanata. Le prese la mano che reggeva
il frutto caramellato e la portò verso di sé in
modo da poter sferrare un bel morso al dolce.
“Visto?
Chonk… Non era poi tant.. chonk-chonk...
difficile…” Bofonchiò masticando
rumorosamente la croccante leccornia. Fu il turno di Hinata di
trattenere un crescente risolino tra le labbra guardando Naruto con le
guancie piene e la bocca tutta impiastricciata di caramello.
“Naruto sei
tutto sporco!” Sorrise passando l’angolo di un
tovagliolo sulle labbra di Naruto.
“Adesso sei tu
che ridi me, però.” Commentò
accattivante, prendendo il pezzo di carta dalle mani della ragazza per
terminare l’operazione di rimozione zucchero autonomamente.
Hinata distolse lo
sguardo da Naruto nascondendo l’espressione divertita e
concentrata nuovamente sul frutto gli diede un timido morso,
assaporando poi con soddisfazione lo zuccheroso sapore.
Naruto si
stravaccò ulteriormente sulla piccola sedia di vimini
tenendosi la testa con una mano e abbassando appena le
palpebre.
“Se non impari
a sporcarti, non riuscirai mai a goderti veramente le cose.”
Proferì con una lieve nota di malizia nella voce.
La ragazza
sbatté più volte le lunghe ciglia a quel commento
e solo pochi attimi dopo arrossì lievemente.
Naruto si
voltò a osservare il lento scorrere del fiume a una decina
di metri al di sotto della bianca ringhiera che costeggiava la strada.
Sospirò
forte, leggermente tediato. La confusione della folla, gli schiamazzi
dei bambini, le musiche tradizionali diffuse nell’aria,
perfino il discreto masticare di Hinata divenne un irritante rumore ad
aggiungersi alla schiera di tutti gli altri.
Socchiuse gli occhi
bluastri. Solo il calmo fluire del fiume Momonoka sembrava possedere,
alle sue orecchie, una qualche piacevole musicalità. In
particolare il mormorare delle onde che raggiungeva il suo apice quando
esse giungevano alla loro fine, dissolvendosi nell’incontro
con la nuda roccia del litorale.
Si alzò di
scatto facendo stridere la sedia sul ciottolato. “Possiamo
continuare a farci un giro mentre mangi, ti va?”
Esclamò. Senza attendere una risposta la prese per mano
inoltrandosi di nuovo nella fiumana festeggiante, allontanandosi
così dal ciglio della strada dov’erano stati
disposti appositamente per la commemorazione i tavolini.
“Naruto
aspetta, va’ piano per favore.” Mormorò
a mezza voce Hinata, mentre cercava di farsi spazio come poteva in
mezzo alla confusione, stando attenta però a non sporcare
nessuno con il dolce caramellato ancora da terminare.
Il giovane si
fermò di colpo voltandosi verso di lei. “Scusami
Hina-chan, non mi sembrava di andare così veloce. Forse
dovresti accelerare un po’ tu il passo.” Ora
desiderava una rispostaccia. Una di quelle forti, che si meritava in
pieno per esser tanto cafone. Una risposta tono su tono, possibilmente
che iniziasse con dobe.
“Mi dispiace
tanto Naruto, ma non riesco a starti dietro con questi sandali e il
vestito. E poi del resto, abbiamo tutto il tempo che vogliamo, possiamo
anche prendercela comoda.” Rispose lieve abbozzando un
grazioso sorriso.
No. Nessun dobe, baka o
testa quadra, niente di niente. Solo una gentile risposta di gentile
gentilezza. Cos’altro poteva uscire dalle dolci labbra di
Hinata che era la cortesia, il garbo, la disponibilità fatta
a persona? E lui, Naruto, cosa centrava con quella timida ragazzina che
non aveva il coraggio di rispondergli a tono, pur avendo tutto il sacro
santo diritto di starsene comodamente seduta a finire il suo dolciume,
e che arrossiva ad ogni nonnulla? Niente.
Niente,
all’apparenza. Superficialmente, detto nel modo
più banale, potevano sembrare il sole e la luna, il giorno e
la notte, un cane famelico d’affetto e un cerbiatto
intimorito. Perfino quel giallo oro dei suoi capelli era il perfetto
contrasto del blu notte di quelli di lei.
Così,
all’esterno pareva che niente potesse legarli insieme, ma
bastava poco, come andare appena al di sotto della pelle, per
comprendere quanto le loro realtà fossero simili. Erano le
due facce della stessa medaglia. Lo stesso fuoco di ostinata
determinazione bruciava in entrambi, lo stesso modo di amare
disperatamente, la capacità di gettarsi alla morte per le
persone a cui si era dato il cuore, la stessa identica ed estremizzata
emotività.
In tutta la strada
percorsa lontani, avevano saputo piangere, soffrire, rialzarsi,
salvarsi e salvare, e infine le loro vite si erano indissolubilmente
unite, nell’estenuante ricerca di comprensione. In fondo gli
erano sempre piaciute le persone come lei, gli erano sempre piaciuti
quelli come lui.
Gli affiorò
alla mente l’immagine di Sas’ke, onnipresente
sottofondo dei suoi pensieri, che fece capolino in primo piano proprio
nel mezzo di quell’ultima riflessione.
Certo che lui, al
contrario di Hinata, gli era opposto in tutto. Anche sotto la pelle,
rimanevano costantemente discordanti. Gli mancava, gli mancava
terribilmente quell’incompatibilità,
l’agonizzante tentativo di riconciliare due estremi. Sasuke,
quel nome se l’era marchiato a fuoco nell’anima,
era impossibile impedire al pensiero di correre sempre verso di lui. Ad
ogni attimo di distrazione, eccolo, emergeva vivido dal marasma di
riflessioni e ricordi che scaturivano a fiotti dalla mente di Naruto.
Probabilmente solo
quella luce nettamente opposta alla sua che era Sasuke riusciva a farlo
sentire davvero completo.
Angolino Autrice:
Questa è la prima parte riguardante la festa, la Tanabata
Matsuri, la quale non l’ho inventata e nel prossimo capitolo
spiegherò anche di che cosa si tratta esattamente.
Mi
sono lasciata prendere la mano con le descrizioni, che saranno
terribilmente noiose, ma che posso farci? Le adoro! *-*
Oltretutto
scrivendo questo capitolo, mi sono resa conto di quanto sia complesso
il rapporto tra Naruto e Hinata. Infatti troverete un Naruto piuttosto
strano, giustificato dalla situazione problematica che sta vivendo con
Sakura, e anche un po’ insofferente nei confronti di Hinata.
Ho pensato ad un Naruto con il cuore ancora occupato da due figure
importantissime per lui, Sakura e in particolar modo Sasuke, e proprio
per questo non riesce a dare spazio come vorrebbe a Hinata. Insomma non
è proprio rose e fiori, ma ho cercato di seguire la mia
visione della coppia.
Dopo
questo sproloquio passo ai ringraziamenti. E come sempre un grazie di
cuore a Vaius
per le belle recensioni! Sono davvero molto contenta che ti piaccia
come ho trattato Hinata ^-^ e spero di non averti deluso in questo
capitolo.
Infine
ringrazio moltissimo tutti i lettori!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 9 *** Unforgettable ***
Unforgettable
“Naruto
guarda.” La voce limpida di Hinata fu tale a una cascata
d’acqua gelida per Naruto che si riscosse
all’improvviso dai suoi pensieri.
“Una stella
cadente! Dove?” Asserì all’istante
seguendo l’indice della ragazza che sembrava puntare verso
l’alto.
“Ma
no!” Rise divertita di fronte allo sguardo speranzoso di
Naruto rivolto al cielo. “Più in basso,
guarda.”
Abbassò gli
occhi notando a poca distanza da loro tra la folla Sai, Ino e Kiba.
Che piacere
vederli…
Bah, forse non poi così tanto.
Chissà poi
perché aveva pensato a una stella cadente, come al solito
era riuscito a far la figura del babbeo con Hinata. Eppure gli sarebbe
davvero piaciuto poter esprime un desiderio in quel momento.
Questa volta fu Hinata a
prenderlo per mano e trascinarlo con sé, visto che lui con
ancora lo sguardo perso nel vuoto non sembrava intenzionato a voler
muovere un passo.
“Guarda qui
chi abbiamo! I nostri due piccioncini.” Sghignazzò
Kiba con il viso coperto da un sorriso beffardo.
“Aaah Kiba! Ti
credi tanto divertente?” Brontolò Naruto
imbronciandosi.
“E dai!
Piuttosto dimmi, ti stai comportando bene con Hinata?”
Lasciò cadere lo sguardo sulla compagna di squadra e
lì si soffermò a lungo colpito da tanta bellezza.
“Hinata…
sei, sei…” Si portò imbarazzato un mano
dietro la nuca. “Stupenda…”
Sussurrò poi in un soffio di voce che però la
ragazza riuscì a udire e arrossì imbarazzatissima
di conseguenza.
“Vedi di
cucirti la lingua al palato, cagnolino.”
S’intromise all'istante Naruto con tono apparentemente calmo
e pacato.
“A chi hai
dato del cagnolino, scusa?!” Sbraitò
l’altro senza levarsi l’immancabile sorrisetto
ironico.
“Direi che non
ci sono altri cani in giro.” Continuò Naruto
provocante. Si stava creando una tensione tra loro che li elettrizzava,
una sottile aria di sfida che decisamente stava entusiasmando entrambi.
In quel preciso momento
sentì Hinata stringergli forte il braccio e nascondersi
dietro di lui, subito dopo avvertì una spiacevole sensazione
di bagnato alla mano destra. Abbassò lo sguardo trovandosi
di fronte al testone bianco di Akamaru che guardandolo con occhi dolci
da cucciolo gli teneva la mano tra le fauci inzuppandola di saliva.
“Direi invece
che c’è un altro cane.”Ghignò
Kiba imitando Naruto e portandosi trionfalmente le mani ai fianchi,
l’immagine di Naruto sbigottito era davvero impagabile.
“Ma…
ma…” Balbettò appena, assumendo una
leggera colorazione bluastra nel tentativo di estrarre con delicatezza
la propria mano dalle zanne di quella sottospecie di vitello fatto a
cane.
Akamaru
liberò il ragazzo spontaneamente tornando al fianco del suo
padrone e iniziò ad abbaiare facendo voltare intimoriti
diversi passanti.
“Ciao
Naruto.” Sai, preannunciato dai latrati del cane, si
avvicinò al gruppetto. Indossava pure lui un kimono
tradizionale in un attento accostamento di stoffe bianche e nere, e per
di più aveva anche un accessorio extra: una Ino bellamente
truccata, vestita di rosa e ben ancorata al suo braccio.
Kiba fece azzittire
Akamaru con delle lievi pacche sul testone. Dopo qualche mugugno
concitato, il cane si tranquillizzò.
“Hinata,
Kiba.” Sai salutò entrambi con un cenno del capo e
anche Yamanaka partecipò allo scambio di saluti con la
solita voce acuta e un sorriso soddisfatto sulle labbra rosse lucide.
Alla vista di Sai,
Naruto si precipitò su di lui facendo quasi perdere
l’equilibrio a Hinata che si teneva ancora aggrappata a lui.
Lo afferrò per un braccio allontanandolo di qualche passo
dagli altri.
“Ino scusaci
un attimo.” Brontolò alla bionda chiedendole
implicitamente di staccarsi all'istante dall’artista.
“Ehi! Ma che
modi!” Si lagnò Ino, mentre le veniva portato via
il suo presunto accompagnatore, ma dopo uno sguardo truce in direzione
di Naruto decise di lasciarli perdere e si voltò verso
Hinata, la quale mostrava sul volto una perfetta espressione basita.
“Ahah lasciali
perdere Hinata! Sono cose da maschi.” Rise facendo un gesto
lascivo al termine della frase.
“Che avranno
da dirsi di tanto importante?” Mormorò
sovrappensiero la Hyuuga scrutando attentamente Naruto a poca distanza
da loro che parlava con Sai, le sembrava innervosito da qualcosa.
La voce penetrante di Ino che si era presto messa a braccetto con lei
la riscosse di soprassalto.
“Mphf. Ma te
l’ho detto! Cose da maschi, meglio lasciar
perdere!” Quasi le perforò un timpano quando
partì con una forte risata cristallina. Forse era una sua
impressione, eppure Ino le sembrava alquanto brilla quella sera.
_________________________________________________________________________________________________________________________________
“Perché
non è con voi?”
“Chi?”
“Di chi vuoi
che stia parlando? Ma di Sakura, no?” Sbottò
Naruto, maledicendo una certa finto tondaggine di cui Sai soleva
appropriarsi nei momenti meno opportuni.
“Sì,
non c’è.” Rispose abbassando per un
attimo lo sguardo.
“Come non
c’è?” Domandò scaldandosi.
“Non credere
che non l’abbia invitata, ma quando sono passato a prenderla
mi ha detto di non sentirsi bene e che preferiva starsene a casa. Tutto
qui.” Replicò Sai con un lieve sorriso di
circostanza.
“Credi che
dipenda da me?”
“Che cosa? Che
stia male? Non ho indagato, mi dispiace Naruto. Potrebbe darsi di
sì come di no, ma dopo quello che ti ha fatto credo che se
lo potesse anche aspettare che tu iniziassi ad ignorarla.”
“Pensi davvero
che lei… che lei abbia potuto farmi una cosa del
genere?” Mormorò il ragazzo piano, mentre lo
sguardo crocefisso da miriadi di bianche luci della festa sembrava
essersi fatto più lucido.
“Ti ho
semplicemente riferito la sua proposta di spacciarmi per lui per farti
credere che fosse tornato. Poi tu stesso mi hai raccontato di averlo
visto insieme a Sakura. A questo punto basta unire le due cose per
capire che sicuramente ti ha tirato un cattivo scherzo.”
Commentò Sai inespressivo.
“Eppure io
l’ho visto con i miei occhi, gli assomigliava così
tanto…” Naruto sospirò con stanchezza,
ma fu presto interrotto dall’amico.
“Smettila di
farti ancora illusioni. Del resto Sakura è una ninja, tra
l’altro molto abile nelle arti illusorie, ma anche senza di
questo sai bene che chiunque avrebbe potuto creare una copia di Sasuke
con la tecnica basilare della trasformazione. Non posso dartelo per
certo, ma mi sembra evidente che sia andata così, ne abbiamo
già parlato la volta scorsa.”
Naruto annuì
distratto, in fondo sapeva già che non c’erano vie
d’uscita: la sua migliore amica l’aveva
spudoratamente preso per i fondelli e Sasuke non era tornato.
Un piccolo gruppo di
donne con yukata coordinati in tinte verde pastello e oro si fece largo
tra la folla e Naruto per agevolarle il passaggio fu costretto ad
avvicinarsi ulteriormente a Sai, tanto che i loro bacini finirono per
sfiorarsi. Il moro non fece caso all’eccessiva vicinanza
dell'amico, ma Naruto sembrò provare un leggero disagio e
gli s'imporporarono le gote per l'imbarazzo.
“Dovremmo
aiutarla.” Il respiro fresco di Sai gli sfiorò il
viso.
Alzò lo
sguardo su di lui. Sprofondando in quegli occhi d’onice
riuscì a scovare una vena di preoccupazione.
“È
nostro dovere, Sakura ha bisogno del nostro aiuto, non credi
Naruto?” Aggiunse con tono greve, seppur nessuna espressione
andasse a infrangere l’impassibilità di quel volto.
Naruto sfuggì
al suo sguardo. Aveva come la convinzione che quelle parole non
sarebbero dovute rotolare fuori dalla lingua di Sai, bensì
dalla sua. Eppure era andata così. Era stato
l’apatico artista a dire la cosa più giusta da
fare, anziché lui che da un giorno a questa parte era stato
solo in grado di crogiolarsi nel suo risentimento verso Sakura.
“Domani
andrò a parlare con Tsunade.” Mormorò
convinto per l’ennesima volta. Osservò di
sottecchi Sai notando che aveva rivolto la sua attenzione altrove e
seguì il suo sguardo. Poté distinguere la figura
di Hinata poco distante che lo fissava con insistenza, ma
ciò che attirò di più la sua
attenzione fu Ino che avvinghiata al braccio della ragazza sembrava
concentrata in un lungo monologo.
“Credo che
Hinata si sia un po’ stancata di aspettarti.” Sai
gli rivolse un lungo sorriso.
“Sì,
hai ragione, ora vado da lei.” Replicò piano.
“Un’ultima cosa però, hai detto a Ino
qualcosa riguardo a questa storia?” Ci teneva a togliersi
quella curiosità.
“No e poi
perché avrei dovuto farlo?” Domandò
sorpreso.
“Be’,
come dire…” Sul volto di Naruto esplose un
sorrisone. “Vi vedo abbastanza affiatati!”
Gettò la frase sul ridere, tanto per alleggerire
l’atmosfera di poco prima.
Una lievissima
contrazione della bocca di Sai lasciò trapelare il suo
disappunto.
“Proprio di
questo avrei bisogno di un consiglio.” Sussurrò
voltandosi verso la bionda ancora intenta a narrare con voce acuta
mirabolanti frivolezze.
Gli occhi di Naruto si
accesero di un lume furbesco, si fece più vicino a Sai come
a volergli confermare tutta la sua assoluta disponibilità
nell’elargire utili consigli sull’argomento.
“Dimmi tutto.
Diciamo che di queste cose me ne intento.” Affermò
ammiccando, forse incominciando ad anticipare un po' troppo.
“Come faccio a
levarmi una ragazza di dosso?”
Lo sguardo accattivante
di Naruto, tipico da chi-la-sa-lunga, si spezzò in un
istante lasciando spazio a un’espressione tra lo sbigottito e
il rassegnato. Si passò velocemente una mano sul viso
sbuffando. A pensarci bene però, forse, forse, da Sai
avrebbe anche potuto aspettarsela una domanda del genere.
Gli mise una mano sulla
spalla guardandolo con cipiglio risoluto e sicuro.
“È il consiglio migliore che possa darti: sii te
stesso, vedrai che funziona.”
_________________________________________________________________________________________________________________________________
“Ma ti rendi
conto? Al Tanabata Matsuri con Sai! Lo sai che questa è la
festa degli innamorati? La leggenda racconta della giovane e bella
principessa Orihime, figlia dell’imperatore Celeste, dedita
tutta la vita a confezionare meravigliosi abiti, e di Hikoboshi, il
Madriano. Innamoratosi perdutamente l’uno
dell’altra, si dedicarono unicamente al loro amore,
dimenticandosi di tutto il resto.” Con un leggero cenno del
capo Ino fece volteggiare la lunga chioma bionda, questa volta non
trattenuta in una coda di cavallo, poi continuò il racconto
con maggior enfasi. “Gli dei allora incominciarono ad
adirarsi poiché non avevano più abiti
né da mangiare. L’imperatore così
decise di dividere i due innamorati sulle due sponde opposte del fiume
Celeste, concedendo loro un unico giorno all’anno per vedersi
che sarebbe…”
“Ti prego Ino
non assillarci ancora con le tue chiacchiere.”
Sbottò Kiba al limite, non ne poteva più di
sentire il pigolio insistente della voce di Ino.
“Che sarebbe
a dire assillarci?! Ti faccio notare che sto parlando con Hinata,
quindi tu puoi anche andartene!” Esclamò punta sul
vivo aumentando la presa sul braccio di Hinata che
incominciò a mostrare segni d’insofferenza in viso.
“Cercavo solo
di salvare Hinata, visto che tu non riesci ad accorgerti di quanto sei
brava nel tediare la gente!” Sparò Kiba ghignando,
con quell’espressione arrabbiata Ino pareva diventare, se
possibile, ancor più carina.
La bionda
boccheggiò appena in preda alla furia, mentre il viso le si
pitturava di rosso ira. Stava già per controbattere con voce
rauca e acidula, quando…
“Scusateci.”
Disse Sai ritornato dal gruppetto seguito da Naruto.
L’espressione
di Ino alla vista di Sai cambiò radicalmente assumendo
tratti addirittura serafici.
“Sai.”
Pronunciò il nome del ragazzo con soave svenevolezza, per
poi trasferirsi in automatico dal braccio di Hinata al suo.
Naruto si rimise al
fianco dell’amata rivolgendole un caldo sorriso che
però lei corrispose con una fredda smorfia delle labbra,
allora le prese la mano stringendola forte nella sua e si rivolse agli
altri.
“Be’
noi incominciamo ad avviarci, tra un po’ inizierà
lo spettacolo di fuochi d’artificio. Ci si vede
ragazzi!” Salutò Naruto voltandosi, ma fu fermato
dal forte vociare di Kiba.
“Ehi! Ma
perché non ci andiamo tutti insieme, non è
meglio?”
L’uscita
dell’Inuzuka fu immediatamente fulminata dallo sguardo
raggelante di Ino.
“Forse Kiba,
Naruto e Hinata hanno bisogno di quella cosa chiamata
intimità a te sconosciuta.” Lo
apostrofò aspra, probabilmente ancora piccata dal commento
di Kiba che l’aveva classificata come - noiosa -.
Il ragazzo si
esibì un broncio risentito incrociando le braccia, forse
questa volta avrebbe dovuto ammettere che l’osservazione di
Ino poteva anche essere corretta.
“C-ciao a
tutti.” Salutò timidamente Hinata chinando di poco
il capo. Dopo la risposta al saluto da parte degli altri, Naruto
s’immerse nuovamente tra la folla affiancato dalla ragazza.
_________________________________________________________________________________________________________________________________
“Che strano
Kiba! Chissà che ci faceva insieme a quei due, sembrava il
terzo in comodo.” Attaccò discorso Naruto fingendo
allegria, in realtà voleva solo sopperire allo scomodo
silenzio che era calato tra lui e Hinata.
“Io penso che
in realtà quello sia un triangolo.”
Mormorò Hinata accennando un sorriso. Non gli interessava
più di tanto di quei tre, in verità le premeva
molto di più sapere che cosa si fossero detti Naruto e Sai
poco prima, ma preferì girare attorno
all’argomento poiché non sapeva come chiederglielo
senza risultare troppo sospettosa.
“Un
triangolo?”
“Sì,
un triangolo amoroso.” Precisò Hinata soffermando
lo sguardo innanzi a sé.
“Eh dai, che a
Kiba piaccia Ino? Naaaa… Piuttosto, ho sempre avuto il
sospetto che provi qualcosa per te.” Assottigliò
lo sguardo nel pronunciare le ultime parole.
Hinata gettò
a Naruto uno sguardo sorpreso, strano che proprio lui facesse caso a
queste cose, quando aveva impiegato anni per capire che lei provava un
sentimento nei suoi confronti. A quanto pareva, quando si ritrovava a
essere il diretto interessato di certe situazioni, non riusciva a
vedere più in là del suo naso.
“Le persone
cambiano, o meglio i sentimenti cambiano.” Proferì
pensierosa. A Naruto gli parve di cogliere l’allusione alla
sua precedente infatuazione per Sakura e rimase spiacevolmente stupito
che Hinata facesse riferimento, seppur implicitamente, proprio a questo.
“C-che cosa vi
siete detti tu e Sai?” Confabulò imbarazzata poco
dopo a bassa voce, alla fine la curiosità aveva vinto.
Il ragazzo dovette
prendersi qualche secondo prima di poter rispondere, o meglio per
inventarsi una scusa. Non gli andava di mettere in mezzo Sakura
nuovamente, per colpa di uno strano senso di colpa privo di alcun
fondamento pensava di rischiare di ferire Hinata tirando di nuovo in
ballo l’amica.
“Ecco…”
Così si arrampicò goffamente nei discorsi
precedenti. “Mi ha chiesto un consiglio su come conquistare
una ragazza, a quanto pare su quei noiosissimi libri che si ostina a
leggere non c’è scritto nulla di soddisfacente a
riguardo.” Si morse la lingua disgustato da se stesso, le
aveva mentito pure sui sentimenti di Sai.
“E la
fortunata è proprio Ino.” Commentò
Hinata sorridendo lieve.
“Se intendi la
sfortunata, sì, è lei.”
Mormorò Naruto incrociando le braccia dietro la nuca e
volgendo il capo verso l’alto.
“Certo che
proprio a te va a chiederle certe cose…” Rise
sorniona cercando il suo sguardo.
“Ehi! Ma come
sarebbe a dire! Io sono in assoluto la persona più adatta in
quel campo!” Esclamò leggermente imbronciato.
“Se lo dici
tu.” Commentò Hinata voltandosi
dall’altra parte per poter sorridere senza farsi notare.
“Certo che lo
dico io.” Ribatté asciutto, guardandola con la
coda dell’occhio.
“Sì,
sì, come no.”
A
quell’ennesima risposta ironica, Naruto prese Hinata per un
fianco trascinandola con sé in una stradina secondaria,
uscendo così dalla caotica atmosfera della festa. Le strinse
la mano e senza dire una parola incominciò a camminare a
passo spedito. Hinata dietro di lui lo osservava sorpresa, le labbra
leggermente schiuse.
“Ma Naruto,
dove stiamo andando?”
“È
una sorpresa.” Rispose rapido.
Era certa, anche senza
poterlo vedere in viso, che stesse sorridendo.
Angolino
Autrice:
Dopo
un mostruoso ritardo sono tornata a rompervi le scatole,
l’avrei fatto prima, ma mi ero messa in testa una piccola
one-shot che non poteva aspettare ;)
Sta
quasi per finire la parte dedicata alla festa e Naruto sta diventando
sempre più bugiardo… Ho come
l’impressione che le cose da qui in poi andranno sempre
peggio, anche se non per Naruto e Hinata nello specifico, loro sono
fatti per stare insieme e resistere a tutto *-*
Mi
spiace un po’ per Ino che l’ho fatta passare per
un’oca completa, ma la giustifico dicendo che era mezza
ubriaca. Per le poche apparizioni che ha fatto non credo di esser
riuscita a dar giustizia completa al personaggio, ma non credo
avrò più tempo per farlo visto che siamo quasi
alla fine.
Passo
subito a ringraziare infinitamente Vaius per le
recensioni, mi da un immenso piacere sapere che stai seguendo con
interesse la storia e riesci a darmi un grande stimolo nel cercare di
migliorarmi^-^ Quindi
davvero mille grazie!
E
poi hai visto giusto, devi sempre aspettarti un coinvolgimento di
Sakura! E nel prossimo capitolo arriverà con le sue solite
piacevolissime sorprese… <_<
Infine
ringrazio anche tutti i lettori :)
Al
prossimo aggiornamento!
|
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Capitolo 10 *** I would rather sway forever ***
I would rather sway forever
Si ritrovarono
sull’immensa terrazza del palazzo dell’Hokage.
L’altana era
circondata da tre lati dal tetto in tegole di ceramica, mentre di
fronte presentava una raffinata ringhiera aggettante sul meraviglioso
panorama: era in piena vista il fiume Momonoka che con i suoi flutti
bluastri spumeggianti si mescolava alla volta nera del cielo. Le
miriadi di lanterne e luci in festa riverberavano lontane rendendo le
strade infiniti luminari oro e bianco. La luna lattea dalle lievi
sfumature rosate si poneva al centro di quel paesaggio notturno, di una
rotondità poco definita si ergeva al di sopra delle fronde
dei boschi come unico barlume in quella notte senza stelle.
Hinata corse verso la
ringhiera e subito illuminò il viso con estasiata
espressione.
A passo lento Naruto si
avvicinò e l'abbracciò da
dietro, cogliendola di sorpresa. Le sfilò dai capelli
lo spillone decorato che le fermava la crocchia, facendo sì
che la lunga chioma si posasse in morbide onde sulla schiena della
ragazza. Hinata sgranò appena gli occhi in risposta a quel
gesto e schiuse la bocca per poi dar spazio a un sincero sorriso. Le
labbra di Naruto si posarono sui capelli corvini, quasi a volerne
assaporare il profumo.
In silenzio
iniziò a cullarla lentamente tra le sue braccia spostando il
peso da una gamba all’altra. Hinata si abbandonò a
quei movimenti socchiudendo le palpebre variopinte, ninnata dalla
presenza di Naruto così calda e tanto rassicurante.
“Credi che
abbia fatto bene a partire?”
Hinata si riscosse al
suono della voce del ragazzo e impiegò alcuni secondi prima
di riuscire a capire a cosa si stava riferendo.
Sicuramente a quando era partito per recuperare Sasuke, ma ancora le
sfuggiva il motivo per cui le poneva proprio ora quella domanda.
“Se era
ciò che ti sentivi di fare, è giusto che tu
l’abbia fatto. Non dovresti pentirti di nulla.”
Rispose con calma.
“Non posso
agire solo perché mi sento di farlo, guarda che cosa ho
ottenuto. Non ho salvato Sasuke, ci ho solo perso…”
“Ma almeno hai
provato.” Lo interruppe Hinata con decisione. Non era da lui
avere dei ripensamenti o rimpianti, lo giustificò pensando
che fosse ancora scosso per la delusione data da Sakura, del resto era
da tutta la serata che si comportava in modo certamente strano.
Molto probabilmente, si
era finalmente deciso a sfogarsi.
“Al mio
ritorno ho perso anche l’amicizia con Sakura. Li ho persi,
entrambi.” Terminò la frase lasciata in sospeso.
“Ma hai
trovato qualcos’altro.” Incalzò lei con
la stessa determinazione di prima, non poteva sopportare quella
rassegnazione nella voce di Naruto.
“Ho trovato
te.” Pronunciò lentamente, tanto che Hinata
avvertì perfettamente il chiudersi e schiudersi delle labbra
di Naruto ancora posate sul suo capo.
“Sì
me, Naruto.” Ripeté piano.
“Ma questo non
mi basta.” Lo disse in un soffio di fiato, un sussurro appena
percettibile, ma che comunque non raggiunse mai le orecchie di Hinata.
Le parole furono coperte
dall’ingresso in cielo di due fuochi
d’artificio che in seguito, con un sonoro botto
finale, si aprirono in mazzi di luci dalle varie sfumature del rosso
che ricaddero come pioggia scomparendo nel nero della notte.
Le prime due fiammate
funsero da apertura dello spettacolo pirotecnico, subito dopo, infatti,
seguirono gruppi composti ognuno da una decina di fuochi uno di seguito
all’altro. Il foglio nero del cielo si tinse di miriadi di
vivaci colori: a ogni scoppiò s’illuminava di
bianco per poi riempirsi di pioggerelle di brillanti comete.
Hinata
sollevò il volto entusiasta, spalancando gli occhi di fronte
a un così straordinario spettacolo. Naruto a sua volta
appoggiò il mento delicatamente sopra il capo di lei e
stringendola ancor più a sé si lasciò
appassionare da quegli stupendi fiori di fuoco che esplodevano in cielo.
“Vorrei…
voglio fare l’amore con te, Naruto.”
Fu un sussurro che lo
lasciò stupito. Era la prima volta che decideva di prendere
l’iniziativa.
La strinse maggiormente
a sé e facendo presa ai lati delle spalle abbassò
il capo bruscamente. I capelli biondi gli ricaddero sul viso celandogli
gli occhi. Era impossibile riuscire a distinguere un solo sentimento in
quell’intricatissimo groviglio emotivo che si era depositato
nel suo cuore. Respirò profondamente andando a tracciare
un’immaginaria linea di baci sul niveo collo di Hinata,
mentre lei socchiudendo gli occhi inclinava il volto assecondando quei
gesti. Naruto fece discendere il kimono lasciandole nude le spalle.
“Qui?”
Domandò sommessamente seguitando nel lambire quella pelle
candida.
“Sì.”
“Ne sei
sicura?”
“Sì.”
Corrucciò le labbra quando sentì la bocca del
ragazzo morderle l’incavo del collo.
Se Naruto avesse continuato con quelle stupide domande, tutta la sua
sicurezza si sarebbe di certo torta il collo. Aveva già
dell’incredibile che la proposta fosse venuta da lei, ma che
riuscisse a persistere nel dimostrare la sua decisione era veramente
troppo.
“Quando si
è tristi, la cura migliore è
l’amore.” Disse lieve voltandosi verso Naruto e
poggiando la schiena contro la ringhiera gli carezzò
dolcemente il viso. Passò innumerevoli volte le affusolate
dita fra quei fili dorati per poi mettersi fronte contro
fronte con lui.
Schiuse le labbra color
prugna a minima distanza dalle sue e con le mani posate sulle guancie
scalfite da lievi cicatrici cadde profondamente negli occhi di Naruto,
in quei due infelici azzurri senza cielo.
“Non sono
triste.” Il respiro fresco del giovane le sfiorò
il viso.
“Stanne certo
Naruto che io riesco a comprenderti molto più di quanto
pensi. E se non altro è proprio perché sono
capace di comprenderti a fondo che mi hai scelta.”
Asserì a sottilissima voce.
Sì, da quella distanza avrebbe potuto contare ogni ciglia di
quegli occhi e ammirare sconcertata l’alternarsi regolare dei
fili biondi e corvini di entrambe le frange.
“Quante
sciocchezze sai dire.” Socchiuse gli occhi dispiaciuto.
Un debole e amaro
sorriso si allungò sulle labbra di Hinata.
“Ci sono
infinite ragioni perché io abbia deciso di stare al tuo
fianco, il fatto è che sono troppo stupido per rendermene
conto. A questo punto mi domando come tu possa sopportare di rimanere
un solo minuto con un idiota del genere.”
Scandì piano,
sillabando con lentezza senza emetter suono la parola - ti amo -. Bastava
quello, per rispondere a ogni sua insulsa domanda.
Naruto fece sue quelle
labbra che avevano osato pronunciare tanto. Che si erano permesse di
aprirgli il cuore, farlo sciogliere come neve al sole. Le
assaporò in tutta la loro dolcezza, carezzo quella lingua di
miele, non lasciando il tempo né a lui né a lei
di respirare.
A che serviva l’aria se aveva Hinata? A che serviva tutto il
resto del mondo se aveva lei? Poteva farne a meno, sarebbe diventato
un’insignificante realtà.
L’abbracciò
con forza, continuando quel bacio finché anche le sue labbra
non si tinsero di rossetto violaceo.
Dietro di lei la sottile
ringhiera a dividerla dal vuoto e dal meraviglioso panorama notturno,
davanti a lui la possibilità di essere felice, se solo
avesse saputo apprezzare in pieno quell’amore che Hinata
già gli aveva donato, se solo avesse potuto liberare il
cuore da ingombranti sentimenti ormai irrealizzabili.
“Qualsiasi
cosa,” Hinata sospese con finezza il bacio, mentre Naruto
ancora bagnava con la lingua quelle morbide labbra.
“qualsiasi cosa accada,” Lasciò
discendere una mano sciogliendogli il nodo dell’hakama.
“noi sapremo risollevarci insieme.”
Naruto
arrossì impercettibilmente al gesto della ragazza e un
intenso calore s'infuse nel suo cuore nell’udire
quelle parole, che solo perché pronunciate da lei riuscirono
a instillargli una sottile e sincera speranza. Si rese conto per la
prima volta che cosa significasse avere qualcuno che ti prende la mano
e ti trascina via dal dolore, qualcuno capace di dimostrarti il bene e
l’amore che consola da tutto.
La bacio nuovamente
sollevandole le sottovesti del kimono e, cingendola per i fianchi,
l'alzò permettendole di poggiarsi sopra il corrimano della
ringhiera.
Scivolò a
terra l’hakama arancio e con esso si liberò dai
restanti indumenti.
Spezzò il
bacio per riprendere fiato. Respirò intensamente
l’aria fresca di quella notte d’estate, mentre il
suo ardore cresceva implacabile.
“Ti
desidero,” Sussurrò a fior di labbra.
“mia, per sempre.”
Hinata non
poté reprimere l’irrefrenabile arrossarsi delle
gote e socchiuse gli occhi di perla in un’impudica
espressione di voglia, accettando così di appartenergli.
La fece sua con un unico
colpo, penetrandola in profondità. La vide reclinare il
volto all’indietro colta dall’improvviso piacere, e
questa volta non ci sarebbe stato modo o scusa di soffocare i gemiti.
La strinse forte ai fianchi per non permettere che cadesse nel vuoto.
In quella posizione arrischiata e imprudente si ebbe l’inizio
della danza di autentica passione, in cui alle cadenzate movenze si
univano gli ansimi e i sospiri dell’amore.
Il sentimento centuplicato dall’imprevedibile azzardo di
vederla sospesa in quell’amplesso tra il nulla e la salvezza,
vita e morte, in cui unicamente le sue forti braccia a trattenerla
ritraevano il confine tra ogni possibilità.
__________________________________________________________________________________________________________
Il suo pensiero
volò a Hinata, al bacio rubato poco prima di vederla
scivolare via nella notte, attraverso il cancello di villa Hyuuga.
Appoggiò la
mano sulla maniglia metallica e fredda, per poi allontanarla di colpo
sgranando gli occhi quando notò un particolare inaspettato.
La porta del suo
monolocale era appena socchiusa e la serratura forzata.
Il cuore gli
salì in gola pulsando convulso. Chi poteva essersi
intrufolato in casa? E poi per quale motivo?
Diede un leggero colpo
con il palmo destro lasciando aprire completamente la porta con lievi
scricchiolii. Oltrepassò l’ingresso di qualche
passo tastando freneticamente sulla parete alla ricerca
dell’interruttore della luce. Nel raggelante silenzio gli
rimbombavano alle orecchie solo i palpiti cardiaci, ma
s’immobilizzò quando una voce sottile si
unì ai suoi battiti.
“Oh
sì Sasuke, ti voglio mio, sei solo mio, mio, mio.”
Fece vagare lo sguardo
alla ricerca di quella voce bisbigliata, che seppur conoscesse da anni,
in quel momento, preso dall’agitazione com'era, non
riuscì in alcun modo a identificare.
“Sasuke
ti amo, tu sei solo mio, come io sono solo tua. Lo sai che ti amo? Ti
amo, ti amo, ti amo…”
Puntò gli
occhi sbarrati all’angolo accanto alla finestra dove,
accovacciata e con le ginocchia strette vicino al mento, stava Sakura.
I capelli rosa
spettinati e serici erano lievemente illuminati dalla luce bianca della
luna che filtrava dal vetro, allo stesso modo gli occhi, che
riverberavano sotto la luce lunare di un verde chiarissimo, erano
spalancati e folli, scalfiti da due leggere occhiaie. Tra le mani
strizzava un obbrobrioso pupazzetto di stoffe ricucite insieme,
vagamente riconducibile alle fattezze di Sasuke; sul capo erano stati
cuciti dei fili neri di lana rattrappita, due macchie scure erano i
suoi occhi e una tremula linea corrucciata gli
rappresentava la bocca. Quel fantoccio fatto di cuciture e
pezze traboccanti cotone veniva stretto con forza, Sakura lo portava
alle labbra baciandolo, gli sussurrava dichiarazioni d’amore
infilandoselo dentro la maglia all’altezza del seno.
Un rivolo di saliva
discese la gola di Naruto irritandola. La scena gli aveva provocato un
senso di nausea profonda fin dalla bocca dello stomaco, mentre un
improvviso e opprimente mal di testa gli premeva alle tempie,
rendendogli ogni bisbiglio di Sakura simile a un roco boato.
“Sakura.”
La chiamò, la sua voce gli parve così ovattata e
tenue che si stupì quando la ragazza levò lo
sguardo su di lui, sorridendogli.
Rimasero a fissarsi
senza pronunciar parola. Naruto ancora lievemente inclinato verso di
lei e la bocca schiusa in segno di stupore.
“Hai visto.
Alla fine è tornato.” Spezzò il
silenzio agitando il pupazzetto davanti a sé e trattenendolo
per i due moncherini delle braccia.
“Sakura.”
Mormorò nuovamente. Forse si sarebbe risvegliato, forse
quella riprovevole immagine davanti ai suoi occhi sarebbe scomparsa,
forse gli avrebbe risposto la vera Sakura Haruno.
“É
lì sul davanzale della finestra, dovresti
salutarlo.” Bisbigliò inclinando graziosamente il
volto di lato, un sorriso ampio si delineò sulle labbra
rosate.
Si girò di
scatto a guardare, una frazione di secondo dopo si maledì
per averlo fatto. Ma possibile che fosse così idiota da
darle ancora retta?
“Non credere
che non me ne sia accorta.” Sakura abbassò lo
sguardo cambiando rapidamente discorso.
“Di, di che
cosa?” La voce di Naruto risultò stranamente roca,
come se non avesse nessun desiderio di scivolare via dalla lingua.
“Mi stai
evitando.”
Naruto
arretrò di un passo lasciando dondolare mollemente le
braccia lungo i fianchi.
“Ti ho evitato
perché. Perché Sai mi ha detto tutto.”
Ammise in fine incespicando, nonostante che in un primo momento
avevesse avuto la tentazione di negare di averla mai tenuta a distanza.
Sakura
continuò a osservarlo sbattendo più volte le
ciglia.
“Mi hai
ferito. Ti sei presa gioco di me. Non riuscivo nemmeno a sopportare di
averti vicina.” In quel momento Naruto sputò
rabbia tra le parole. Benché sapesse quanto fosse inutile
sfogarsi e infierire su qualcuno che aveva perso completamente il
senno, decise di non poter omettersi oltre dal dire la
verità a Sakura.
“Credi davvero
che io l’abbia fatto con l’intento di farti del
male!?” Esclamò scuotendo il capo e stringendo al
petto con foga il piccolo bambolotto.
L’altro
sgranò gli occhi per poi trafiggersi i palmi chiusi con le
unghie. Lasciò cadere lo sguardo annebbiato al pavimento.
Lei non voleva ferirlo,
lei non era nemmeno padrona delle sue parole e azioni. Lei non era
più Sakura, semplicemente questo. Eppure lui era stato
capace di offendersi, era stato capace di arrabbiarsi, era stato capace
di tutto, fuorché di aiutarla. Era questo ciò che
intendeva quando diceva di voler prendersi cura di Sakura?
Quando Sasuke, sarebbe
davvero tornato, era questa la Sakura che gli avrebbe fatto ritrovare?
Una ragazzina spaventata, dai grandi occhi spauriti, completamente
privi di quella forza e determinazione che prima gli abitava e dai
capelli sporchi e scarmigliati, proprio Sakura che per Sasuke era
capace di pettinarseli e lavarli per ore. No, non l’avrebbe
permesso. Ogni cosa sarebbe tornata come prima. Sarebbero tornati a
sorridere tutti e tre, insieme.
Guardò le
piccole gocce di lacrima che erano andate a bagnare il pavimento sotto
di sé. S’avvicinò velocemente a Sakura
e chinandosi in ginocchio l’afferrò per le spalle.
“Perdonami.”
Sussurrò con un filo di voce abbracciandola con forza.
Strinse quel corpo inerme al suo, tuffando il viso tra i suoi
capelli rosa spento che, una volta profumati di pesche e ciliegie, ora
effondevano l’acre olezzo del fumo.
In quel momento lo colse
la cupa consapevolezza che se non l’avesse lasciata per
quell’utopistico tentativo di riportare indietro Sasuke,
forse a quest’ora circondata dalle sue braccia, ci sarebbe
stata la solita Sakura di sempre. Preferì darsi la colpa di
tutto pur di sopperire qualsiasi rimasuglio di risentimento nei
confronti dell’amica.
“Sasuke
è tornato…”
Riuscì a
malapena a distinguere le parole di Sakura, straziate dal pianto. Non
sapeva nemmeno se fosse una domanda oppure un’affermazione,
ciononostante desiderava consolarla, alleviarle per quanto gli era
possibile il suo dolore.
“Non
è tornato Sakura, ma tornerà, te lo
prometto.” La strinse ancor di più a
sé, mentre la sua spalla veniva bagnata dalle irrefrenabili
lacrime della ragazza.
“Sasuke
è tornato…” Un altro delirante lamento
soffocato dal pianto.
“Ti prometto
che tornerà da noi. Non so quanto ci metterò per
trovarlo e riportarlo qui da te, ma ti prometto, dovessi metterci tutta
la vita, che ti riportò il nostro Sasuke.” La sua
voce diveniva sempre più sicura, o forse sempre
più disperata. Perché si sarebbe convinto persino
lui delle sue stesse parole, sarebbero divenute il suo unico credo.
Avrebbe fatto di tutto, qualsiasi cosa, per rivedere di nuovo il
sorriso su quel volto distrutto dalle lacrime.
“Sasuke
è tornato…”
Le prese il viso tra le
mani con dolcezza. “Salverò Sasuke, fosse
l’ultima cosa che faccio.” Sillabò piano
con voce calda a un sospiro dal viso di Sakura.
Ma le lacrime
continuavano a solcarle le gote, correndo giù veloci senza
freni, e quegli occhi verdi divenivano sempre più rossi e
gonfi e vomitavano, vomitano lacrime senza che si esaurissero mai.
“Me
l’hai promesso anni fa Naruto, ma non sei mai riuscito a
mantenere la parola data. Lasciami stare, lasciami credere a
ciò che voglio. Se non credo a questo morirò,
perché non posso in alcun modo vivere senza di
lui.” Mugugnò fra i singhiozzi sempre
più forti, strinse per l’ultima volta il
pupazzetto di stoffa per poi lasciarlo scivolare a terra e con entrambe
le mani ghermì disperata i polsi di Naruto.
“Continuerò
a provarci Sakura, io non mi arrenderò mai. Sasuke lo
riporteremo indietro insieme e ogni cosa tornerà come prima,
tutto sarà come prima, te lo prometto.”
Insisté Naruto osservandola con sguardo colmo
d’affetto, mentre il viso di lei ricadeva debolmente sul suo
petto.
“L’hai
mai amato, Naruto? Sai forse cosa significa amarlo, Naruto?”
Mormorò sommessamente, stringendo con rabbia i lembi di
stoffa del kimono arancio.
Lui non volle rispondere
a quella provocazione, si limitò a cingerla tra le braccia e
ad appoggiare il volto sul suo capo, strusciando con dolcezza la
guancia fra gli opachi capelli rosa. Mai Sakura gli era parsa tanto
piccola e fragile, debole e inerme, persa tra le sue forti braccia.
“Avrei voglia
di morire. E tu non sai fino a che punto possa desiderare questo,
perché non sai cosa si senta ad amare Sasuke.”
Sussurrò ancora tra le lacrime, il respiro le diveniva
profondo e le palpebre sempre più pesanti.
Naruto iniziò
a cullarla dolcemente. Portò le labbra
all’orecchio bisbigliandole poche parole, che fecero
allungare sulle labbra di Sakura bagnate dalle lacrime un breve
sorriso. Nell’udire quella dichiarazione si sentì
infinitamente compresa.
“È
per questo che farò di tutto Sakura, per salvarlo. E
salverò anche te, ritornerà tutto come prima, si
risolverà tutto.” Continuò con voce
tenera. Solo l’incredibile malinconia che si rifletteva negli
occhi blu smascherava la preoccupazione nelle sue parole.
“Posso
piangere ancora con te, Naruto?” Bisbigliò con il
viso affondato nella veste del ragazzo. Lui per risposta
annuì leggermente col capo. Aprì le gambe facendo
sì che Sakura si adagiasse comodamente sul suo petto. La
accoccolò a sé carezzandole con dolcezza i
capelli.
“Va tutto
bene, tornerà tutto a posto.” Mormorò
con affetto parole per consolarla, fino a che non si fosse
tranquillamente addormentata. Fino a che il sonno non colse anche lui
facendogli abbandonare il capo tra la chioma rosata di lei, lasciandoli
le labbra, vuote di parole, dischiuse e nascondendogli gli occhi
azzurri dietro palpebre stanche.
Che
diresti Naruto? E se per salvarci tutti e tre fosse necessario il
sacrificio di uno?
Non
ha molto senso, perché in questo caso non sarebbero salvati
tutti, ma io credo che andrà bene lo stesso!
Angolino
Autrice:
Diciamo
pure che in questo capitolo mi sono sbizzarrita al massimo
u_ù
Spero
di non aver messo frasi eccessivamente strampalate, e che si capisca
almeno un poco il messaggio che portano.
Dico
sempre che siamo vicini alla fine, ma non sembra affatto, be’
secondo i miei calcoli certamente sbagliati, dovrebbero mancare due
capitoli e sinceramente non vedo l’ora di scriverli, non
pensavo nemmeno io che questa storia si protraesse tanto a
lungo…
Ringrazio
moltissimo Vaius
per la bella recensione scorsa, questa storia
è tutta basata sul tuo unico e meraviglioso sostegno
^-^
Incrocio
le dita sperando che questo capitolo non ti abbia deluso, ma ovviamente
qualsiasi critica sarà ben accettata, anzi almeno ne colgo
un’occasione in più per migliorarmi.
Infine
ringrazio tutti i lettori, e coloro che hanno aggiunto la storia tra le
seguite.
Colgo
anche l’occasione per augurare a tutti buone feste e un
felice Natale! *-*
Alla
prossima!
|
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Capitolo 11 *** The price of beauty ***
The price
of
beauty
Domenica
Indossò il
vestitino di cotone bianco, con un rapido gesto liberò la
chioma corvina rimasta impigliata nel colletto, ravvivò le
vaporose maniche a sbuffo di pizzo e resettò le pieghe
dell’orlo che rasente il ginocchio presentava graziosi
trafori dalle forme floreali. Mostrò un umile sorriso
davanti all’alto specchio della cameretta. Privata dalle
briglie della timidezza si chinò in avanti e con le mani
poggiate sulle gambe sfoderò un’irreverente
linguaccia.
Era l’ultimo
giorno per stare insieme.
L’ultima giornata da dedicarsi prima che lui partisse per la
missione. Stupida missione, stupidissima.
Si ricompose turbata da
quei pensieri. Ieri era stata una piacevole serata in fin dei conti, ma
erano rimasti dei turbamenti, delle latenti incomprensioni.
Fino allo scadere dell’ultimo minuto insieme avrebbe fatto di
tutto per risollevargli lo spirito, non poteva di certo sopportare che
partisse per quell’incarico senza aver dato il massimo per
rivedergli un caldo sorriso sul volto.
Scostò una
ciocca corvina dietro l’orecchio sorridendo trepida. Magari
Naruto durante la missione sarebbe anche riuscito a chiarirsi con
Sakura e tornare in buoni rapporti. Del resto avrebbero dovuto scortare
quel caro dignitario insieme, e se solitamente non
c’è molta azione in quei frangenti, avrebbero di
certo trovato il tempo per ravvicinarsi.
Discese con
rapidità le scale girando stretta al termine dei gradini in
legno e infilò i sandali neri posti all’angolo di
questi. Arrivata in cucina, s’inginocchiò
all’altezza del forno estraendo una piccola crostata di
mirtilli. La confezionò con cura con carte viola pastello
per poi riporla dentro la borsa di tessuto che portava a tracolla.
Naruto sarebbe stato contentissimo di vederla con quel dolce che aveva
preparato amorevolmente a tarda notte e di nascosto non appena tornata
dalla festa. Era più che sicura che per lui sarebbe stata
una piacevolissima sorpresa. Arrossì lievemente nel pensarsi
insieme a lui nel suo monolocale a far colazione, proprio come una
coppia matura che dopo essersi alzata dal letto si reca nella cucina di
casa.
Persa tra nuvole di pensieri si diresse nell’ampia sala
illuminata da grandi finestre, lì vide Hanabi ancora in
veste da notte con i piedi nudi poggiati sul freddo e bianco pavimento,
quasi completamente sgombro da mobili.
Hinata
sussultò lieve aggrappandosi con nervoso alla cinta della
borsa.
“Ho sentito
dei rumori.” Mormorò a voce sottile scostandosi di
poco i lunghi capelli castani dagli occhi, rivelando un viso
incredibilmente altero ed elegante, d’autentica bellezza.
“Dove stai
andando, Hinata?” Continuò poiché le
era mancato anche un solo cenno d’intendimento da parte della
maggiore.
Hinata
abbassò lo sguardo come di consueto di fronte alla
sorellina, ciononostante rispose con forza.
“Da
Naruto.”
“Andavi senza
avvertire nessuno?” La pungolò con velata boria.
Hinata ignorò
la domanda, ma schiuse le labbra esasperata quando la figura di Hiashi
si stagliò dietro la sorellina, poggiandole una mano sulla
spalla. Hanabi sollevò i cinici occhi sul volto severo del
padre.
Un tremendo imbarazzo
andò a impossessarsi di ogni singola parte di Hinata
facendole serrare il labbro inferiore tra i denti. Percepì
chiaramente lo sguardo del padre penetrarla da parte a parte con
sprezzo, anche se forse, questa sua impressione era amplificata dallo
stato d’animo in cui si ritrovava ogni qualvolta fosse di
fronte al capostipite.
Hiashi del resto non
infierì con termini e vocaboli, ma rimase in esecrabile
silenzio, limitandosi a scambiare un’eloquente occhiata con
la figlia minore.
Iniziò ad
avvertire un lieve capogiro e, conoscendosi, per non cadere esanime al
suolo decise di andarsene al più presto da quella stanza.
Avanzò a lunghe quanto traballanti falcate, non aiutata
certo dal leggero vestitino che ad ogni passo mostrava pericolosamente
la coscia.
All’altezza di
Hiashi e Hanabi a voce vibrante affermò nuovamente la sua
destinazione. “V-vado da Naruto-kun.”
Appena fuori
dall’ingresso di casa si voltò chinandosi
spropositatamente su se stessa verso i due familiari che ancora silenti
l’osservavano con accigliati sguardi di biasimo.
“A-arrivederci
Hiashi-sama.” Ne seguì un prolungato inchino in
cui metà volto le fu nascosto dalla frangia bluette.
“Hanabi-san.” Compì un altro inchino, ma
nettamente più breve del precedente e poi corse via lungo il
cortiletto di villa Hyuuga, chiedendosi se al suo ritorno ci sarebbe
stato qualcuno ad accoglierla, poteva aspettarsi di tutto dai
draconiani e drastici familiari.
Riprese fiato una volta
giunta sulla strada principale, fuori dal quartiere del casato Hyuuga.
Si diresse verso il centro di Konoha a sguardo alto. Davanti a
sé il lunghissimo viale in terra battuta, talmente arida e
secca da parer polvere.
I lati della strada erano fiancheggiati da alti pali della corrente
circondati da fili d’erba rigogliosa, mentre il paesaggio
circostante, sorvolato da un terso cielo azzurro, era caratterizzato da
prati floridi e boschetti di faggi.
Alzò lo
sguardo al cielo, frattanto che la brezza leggera le portava sollievo
alla calura estiva, sfiorandole il volto e sollevandole le ciocche
corvine. Sorrise piano ingoiando l’ultimo rimasuglio di
amarezza e angoscia nei confronti del progenitore. Era una mattinata
oltremodo bella per sprecarla lasciandosi soffocare dalla vergogna,
avrebbe pensato più tardi a loro, ora poteva rilassarsi
immaginando il suo Naruto, assaporare il caldo sole e la quiete della
bella stagione, ascoltare il vibrante frinire delle cicale, talvolta
intenso e incessante.
All’improvviso
al termine di un faggeto, una sagoma colorata colse la sua piena
attenzione. Si portò una mano alla fronte per schermarsi dai
raggi solari, intuendo meglio il profilo della figura rosa e rossa. Si
fermò su due piedi assottigliando lo sguardo, se non errava,
quella laggiù poteva essere con ogni probabilità
Sakura. Era piuttosto lontana, Hinata gonfiò le guancie
dall’indecisione se farsi avanti e salutarla o procedere
tranquillamente per la sua strada.
Un istante dopo ogni suo
dubbio fu sbaragliato dal vociare della suddetta ragazza.
“Ehi!”
Strepitò a gran voce Sakura agitando un braccio.
Hinata
sobbalzò sul posto a quel richiamo e dopo svariati secondi,
alzò timidamente la mano per risposta. Contro la sua
volontà, come un automa guidato dalla buona educazione che
le imponeva di salutare a dovere l’amica occasionale, si
diresse a passo incerto in mezzo all’erba in direzione della
giovane.
Tenne basso lo sguardo
per tutto il tragitto osservando i fili smeraldini che le solleticavano
le caviglie. Più volte fu presa dal desiderio di voltarsi e
tornare sui suoi passi, ma ormai aveva iniziato ad avvicinarsi a Sakura
e sarebbe stato veramente scortese cambiare direzione così
all’improvviso, dimostrando in pieno il mutamento
d’intenzioni.
Alzò gli
occhi di neve solamente una volta giunta di fronte
all’Haruno. La ragazza era in piedi a gambe incrociate,
tamburellava con insistenza le dita contro un grande tronco
d’albero e sul viso, sciorinato tra ciocche rosate, faceva
sfoggio un irreverente sorriso illuminato da impudenti occhi
smeraldini. Hinata non si accorse nemmeno del tempo eccessivo in cui
rimase a fissarla senza emetter parola, come se si trovasse di fronte a
una fattispecie di ninfetta fuoriuscita dalla boscaglia. Inoltre,
quando notò i numerosi lividi che percorrevano il braccio
destro di Sakura reso visibile dallo smanicato rosso, lasciò
perfino schiudere estatica la bocca.
“C-ciao
Sakura-san.” Farfugliò confusa dopo un
po’ arrossendo intensamente. Pensò alla tremenda
figura che doveva aver appena fatto; era rimasta senza parole a
fissarla e per di più su un particolare tanto scomodo, come
quei misteriosi lividi. Maledì mentalmente la sua vergognosa
inadeguatezza.
“Ciao
Hinata!” Esclamò Sakura sorridendo radiosa.
Notando che Hinata,
prevedibilmente, non aveva nulla da aggiungere, proseguì nel
discorso.
“Meno male che
ti ho vista. Sai non volevo disturbarti, ma ho proprio bisogno di
chiederti un favore.” Dichiarò nitida tracciando
piccoli cerchi immaginari con il piede sui fili d’erba.
“Perdonami, sei di fretta per caso?”
Hinata rimase interdetta
a quella domanda, non era da lei negare un piacere, ma doveva anche
recarsi da Naruto, quindi dipendeva tutto da che tipo di favore
intendeva Sakura.
“Ecco, vedi,
stavo andando da Naruto.” Mormorò infine
torturandosi le mani. Avrebbe tanto desiderato sparire
all’istante, quella ragazza le aveva messo addosso una
soggezione tale da farle aspirare a qualsiasi scusante pur di
allontanarsi da lì.
“Ma
è perfetto!” La sua debole frasetta fu sopraffatta
dall’esclamazione di Sakura.
Il supplizio delle mani
fu accentuato da quest’ultima affermazione.
“Avevo proprio
bisogno che qualcuno recapitasse un messaggio a Naruto, quindi dato che
vai da lui calzi proprio a pennello.” Seguitò
briosa.
Hinata sviò
lo sguardo sognante verso la strada, poteva mettersi a correre e
scappare via, cosa da poco, perfettamente attuabile, se solo le sue
gambe non fossero paralizzate al terreno, temerarie nel rimanervi
incollate.
“Vedi, doveva
ritrovarsi tutto il team; io, Naruto-kun, Sai-kun e Yamato-sama
stamattina alle sette, ma Naruto-kun è già da
mezzora che l’aspettiamo e ancora non si è fatto
vivo, sospetto che quel baka si sia dimenticato come suo
solito.” Rise Sakura poggiandosi con la spalla al tronco del
faggio.
“Conoscendolo
si sarà sicuramente dimenticato, oppure è
semplicemente in ritardo.” Commentò Hinata
nascondendo un piccolo sorriso dietro un pugno chiuso.
“Già
pensa che agli albori del team sette arrivava persino più
tardi del maestro Kakashi.” Aggiunse Sakura, stando
particolarmente attenta a utilizzare un aneddoto di cui Hinata non
poteva esserne stata partecipe o a conoscenza.
“Oh
sì, me lo posso immaginare.” Sospirò
impercettibilmente. “Comunque non pensavo che per una
missione così facile, cioè per ninja come voi mi
sembra molto semplice, ci sia il bisogno di un raduno il giorno
prima… E poi, poi nel bosco, ecco, mi sembra solo un poco
strano…” Osservò con tristi
impappinamenti abbassando repentinamente lo sguardo a terra. Aveva
iniziato a nutrire sospetti nei confronti di Sakura in vista degli
ultimi avvenimenti, e seppur non osasse mettere in dubbio la naturale
bontà della ragazza, non riusciva a tacere di fronte anche
alle più piccole incongruenze, in particolar modo se della
questione, Naruto era tra gli interessati.
“Non bisogna
mai sottovalutare le missioni, anche quelle apparentemente
più facili.” Rispose sibillina. “Anche
se, in questo caso trovo anch’io le precauzioni di
Yamato-sensei eccessive, ma credo che gli ordini vengano
dall’alto.” Indicò figurativa il cielo
rimarcando il potere della Godaime Tsunade. “In pratica deve
mostrarci il luogo di ritrovo di domani, le armi e altri consigli extra
sulla missione.” Sakura socchiuse gli occhi gesticolando con
sufficienza con il braccio in vista, mentre l’altro fin
dall’inizio del dialogo restava ancora celato dietro la
schiena.
“Deve essere
particolarmente noioso.” Mormorò Hinata acuendo lo
sguardo verso quel braccio nascosto che ora, dopo i lividi scuri
sull’altro, diveniva un altro crucciato particolare.
“Oh infatti!
Ma che ci vuoi fare? Dopo che Naruto mesi fa è scappato dal
villaggio non fanno altro che trattarlo come un bambino troppo vivace.
E il risultato qual è? Missioni banalissime, di grado
oltremodo basso e in più ritrovi superflui, come quello di
oggi. Proprio come se fossimo dei genin maldestri, anche se,
be’ Naruto è ancora un genin, ma questo non
c’entra poi molto.” Smorzò la frase in
una risatina affettata per poi avvicinarsi rapidamente a Hinata e
afferrandole una lunga ciocca corvina la osservò
accattivante.
“Che
c’è non ti fidi? Mi sembri poco convinta dalle mie
parole, Hinata. Guarda che se non ci credi puoi venire anche tu con noi
a verificare. In fondo sei la fidanzata di Naruto, quindi non credo ci
siano problemi se vieni a conoscenza di ulteriori particolari sulla
missione.” Strofinò tra due dita i fili mori
accentuando la malizia nello sguardo verde reale.
Hinata
sussultò tentando qualche breve passo all’indietro
per evitare quell’inopportuna vicinanza della rosa su di lei.
Boccheggiò affranta, chiedendosi come fosse possibile che
Sakura si fosse accorta con tanta precisione dei dubbi che
l’affliggevano. Tuttavia l’aspetto positivo era che
ora aveva la quasi completa certezza che le stesse dicendo la
verità, del resto se non fosse stato così non si
sarebbe azzardata di invitarla al ritrovo con il rischio di far
smascherare una sua possibile menzogna.
“I-io Sakura
non è vero che n-non mi fido, è solo
che…” Sussurrò titubante incollando lo
sguardo esterrefatto su quello di Sakura.
“Mmmh, te lo
si leggeva negli occhi.” Le comparì sul volto un
sorrisetto sghembo sottolineato da una sagace espressione.
Hinata affannata
dall’imbarazzo spinse debolmente via Sakura riuscendo
così ad arretrare di qualche passo, ma Haruno le fu
immediatamente addosso estraendo da dietro la schiena il braccio
sinistro.
Hinata sgranò
gli occhi di perla trattenendo il fiato, il gesto di Sakura aveva un
non so ché di minaccioso e inoltre fu così
inaspettato che per un attimo le mancò il respiro. Si
ritrovò quel pugno sinistro teso, proprio sotto il
naso, all’altezza del seno.
“Guarda.”
Pronunciò Sakura imperante facendo schiudere a poco a poco
il pugno.
La Hyuuga
spalancò gli occhi scrutando all’interno di quel
pugno da cui iniziavano a intravedersi i definiti contorni di una
farfalla dalle meravigliose ali blu incorniciate di nero.
“È
una Phengaris arion,
conosciuta anche come Glaucopsyche
arion, non è stupenda?” Gli occhi di
Sakura divennero lucidi racchiusi tra le lunghe ciglia nere.
“È
bellissima.” Mormorò Hinata dopo essersi
tranquillizzata. “Ma, ma non si muove.”
Osservò nuovamente inquieta.
“Oh
è normale! Sarà un’oretta che la tengo
chiusa in pugno.” Spiegò sorridendo, mentre apriva
completamente il palmo della mano mostrando in tutto il suo splendore
l’insetto dalle ali spiegate.
“Dovresti
lasciarla andare, Sakura.”
“Sai le loro
ali erano utilizzate per degli infusi portentosi. Si credeva
ristabilissero i livelli di mineralcorticoidi nel sistema ematico, ad
esempio l’aldosterone, a partire dalla riduzione delle SBP.
Purtroppo il largo uso che ne è stato fatto in passato ha
portato la specie alla quasi estinzione, perciò
nell’epoca attuale non è stato possibile fare dei
significativi esperimenti per verificare la reale
effettività dei suoi benefici. Per tal motivo sono stati
completamenti abbandonati gli studi naturopati sulla Phengaris arion, e
devo dire che me ne dispiaccio molto.”
“Credo che
dovresti lasciarla ora, altrimenti morirà.”
Reiterò la proposta, il discorso precedente non
l’aveva per nulla colpita, anzi ne aveva colto il senso solo
per metà.
“Una creatura
tanto bella quanto rara, pensa che addirittura era considerata il
Gioiello della Foglia, solo nel nostro Paese sono presenti le
condizioni ambientali adatte a questa delicatissima specie.”
“Sakura
lasciala, per favore.” Questa volta si sforzò
utilizzando un tono deciso e sicuro che non ammetteva repliche.
Haruno la
osservò assottigliando lo sguardo riducendo a fessure
taglienti le iridi smeraldine. Con un rapido gesto capovolse il palmo
della mano lasciando capitolare al suolo l’inerme farfalla.
L’insetto pervinca,
a contatto con la polverosa terra, iniziò a dibattere
debolmente le ali sotto lo sguardo sconcertato di Hinata.
Ma mai i suoi occhi si
erano sgranati tanto e resi dilatati come da un pianto imminente, se
non quando il piede di Sakura colpì con efferatezza la
piccola creatura ponendo fine al suo ormai agonizzante dimenarsi.
“Perché
l’hai fatto?!” Sussultò a voce acuta e
tremolante cercando in tutti i modi di far desistere le proprie vivide
emozioni.
Sakura esibì
un’espressione dispiaciuta sollevando con lentezza il sandalo
dal suolo, rivelando così il martoriato corpo
dell’impolverata farfalla.
“Sei stata
crudele.” Proferì corrucciando le labbra.
“Io, crudele?
Mi hai chiesto tu di lasciarla. Sai cosa sarebbe stato davvero crudele?
Lasciarla lì ad agonizzare per terra. Io invece le ho
risparmiato tante sofferenze sferrandole il colpo di grazia.”
Si giustificò abbassando il capo e sviando lo sguardo in una
posa ricordante qualche virginale santa.
“Non avresti
dovuta ridurla in quello stato!” Le rinfacciò con
astio.
“Hai ragione,
sono stata una sciocca, perdonami. Il colore delle sue ali mi ricordava
tanto gli occhi di Naruto che non ho potuto desistere dal
catturarla.” Lasciò cadere una piccola pausa,
continuamente attraversata dallo sguardo inclemente di Hinata.
“Mi dispiace
tantissimo, ora però me lo faresti quel favore? Puoi
ricordare a Naruto del ritrovo e dirgli che lo stiamo aspettando tutti
nel bosco? Te ne sarei davvero grata.” Continuò a
parlare con tono dolce e mortificato, mostrando un sincero dispiacere
per il fatto appena verificatosi.
Hinata
indietreggiò di qualche passo. Qualunque cosa, qualunque
cosa pur di andarsene via da lì, lontana da Sakura
all’istante.
Annuì
frettolosamente col capo per poi allontanarsi a grandi e svelte
falcate, tanto che non fece nemmeno in tempo a sentire il grazie pronunciato
con gran sorriso da Sakura alcuni secondi dopo.
_________________________________________________________________________________________________________________________________
Schiuse un occhio
ceruleo infastidito dai forti raggi di sole che filtravano dalla
finestra. Sbadigliò rumorosamente scompigliandosi assonnato
la zazzera bionda, serrò le palpebre e girandosi dalla parte
opposta si rimise accovacciato nell’angolo polveroso.
Mugugnò sommessamente ancora immerso in oniriche
fantasticherie, il nome di Sakura.
Quegli sprazzi di sole
estivo erano troppo forti e irritanti. A nulla era valso il cambiare
più volte posizione che alla fine si decise a tirarsi su in
ginocchio, si passò una mano sul volto sconvolto cercando di
svegliarsi definitivamente.
Vagò con lo
sguardo appannato per tutto il monolocale e a poco a poco che prendeva
coscienza di essere solo, gli occhi gli si sgranavano maggiormente.
“Sakura-chan?”
Mormorò al nulla alzandosi finalmente in piedi.
Era completamente solo,
di Sakura non c’era più nessuna traccia, se
n’era andata.
“Dobe.”
S’insultò socchiudendo gli occhi, mentre il
torpore del sonno nuovamente s’infondeva in lui. Rimase
svariati minuti immobile ad osservare il pulviscolo volteggiante
nell’aria, reso visibile dai caldi raggi di luce.
“Sakura.”
La chiamò sospirando e voltandosi verso l’ampia
vetrata dell’unica finestra.
“Dove sei
andata?” Sbatté violentemente la fronte contro la
fredda superficie di vetro, maledicendo la sua stessa inettitudine.
Considerando lo stato in
cui versava la notte precedente, sarebbe stata capace di compiere
qualsiasi follia.
Non si era nemmeno
accorto di quando aveva lasciato la stanza. Doveva prendersi cura di
lei, era sotto la sua responsabilità. E ora? Ora non sapeva
neppure dove fosse.
Si cambiò
velocemente, sfilandosi il kimono arancio che lo limitava troppo nei
movimenti e optando per una maglia a maniche corte nera e un paio di
calzoni racimolati dal pavimento, immediatamente si
precipitò fuori sulla strada alla ricerca di Sakura.
Non poteva assolutamente
lasciarla sola, ad ogni costo doveva ritrovarla.
Nella fretta
finì contro a una giovane donna dai capelli castani.
“Scusami!”
Cercò di farsi perdonare aiutandola a risollevarsi.
La donna
schivò la mano di Naruto rialzandosi con le proprie forze.
“Dovresti stare più attento ragazzo.” Lo
ammonì squadrandolo severa con gli occhi color malva,
dopodiché con brevi gesti riassettò le pieghe
della gonna.
Naruto la
fissò rammaricato, ma proprio in quel momento
notò il particolare coprifronte della giovane legato al
collo, rappresentante l’effige del villaggio della luna.
Stava per porle delle
domande riguardo quella stravaganza, poiché era piuttosto
insolito vedere dei ninja stranieri a Konoha, salvo non ci fossero
delle particolari circostanze, ma in quel momento aveva una questione
ben più importante da risolvere anziché perdersi
in chiacchiere.
“Sto cercando
una ragazza della mia età, ha i capelli rosa e gli occhi
verdi, per caso l’ha vista passare?” Disse con
enfasi non riuscendo a trattenersi dal gesticolare.
La donna alzò
lo sguardo al cielo puntellandosi un dito al mento pensierosa.
“La prego
è importante.” La implorò Naruto
pestando i piedi, non aveva tempo da perdere; o l’aveva vista
o non l’aveva vista, non c’era molto da pensarci
sopra.
“Oh no, credo
proprio di no. Una tipetta del genere dai capelli rosa me la sarei
sicuramente ricordata se solo l’avessi vista.”
Commentò infine abbozzando un piccolo sorrisetto sulle
labbra cremisi.
“Grazie lo
stesso.” S’affrettò a rispondere deluso,
incominciando ad allontanarsi.
La giovane tuttavia gli
fece cenno di fermarsi, afferrandogli delicatamente con la punta delle
dita l’orlo della maglia.
“Spero che la
ritroverai presto, ti auguro buona fortuna.” Disse
sorridendogli con dolcezza e lasciando il lembo di tessuto.
Naruto
ricambiò il sorriso, rincuorato dalla particolare gentilezza
di quella sconosciuta.
Non appena riprese ad
avanzare fu nuovamente costretto a fermarsi e questa volta a causa di
una voce a lui ben familiare.
“Naruto!”
Si voltò
indietro per veder avvicinarsi a lui Hinata, sembrava leggermente
trafelata e con la frangia in disordine, quasi avesse corso fin da poco.
“Hinata-chan!
Che ci fai qui?” Esclamò sorpreso di vederla.
“Naruto,”
Dissolse il rimasuglio di distanza che li separava con una piccola
corsa, mentre la borsa a tracolla le urtava le gambe.
“volevo farti
una sorpresa stamattina e fare colazione assieme.”
Mormorò gettando un’occhiata imbarazzata alla
giovane dagli occhi violetti in prossimità di Naruto.
“Ma strada
facendo ho incontrato Sakura…”
Non riuscì a
terminare la frase che il ragazzo le afferrò con forza le
spalle inondandola di domande.
“L’hai
vista? Dove? Che ti ha detto? Hinata?”
Ma lei rimase a bocca
aperta di fronte all’esagitazione di Naruto senza neppur
tentare di dare una benché misera risposta.
“Hinata, dimmi
tutto.” La sollecitò con sguardo rattristato.
“M-mi ha detto
di ricordarti che stamattina avevate una specie di ritrovo per la
missione, insieme a Sai e maestro Yamato, immaginava che tu di sicuro
te ne fossi scordato.” Biascicò cercando di far
allentare la presa di Naruto, il quale rendendosi conto di quei
tentativi le lasciò le spalle abbandonando le braccia
mollemente lungo i fianchi.
“No, non
è vero.” Mormorò osservando un punto
indefinito in lontananza, perso nei suoi pensieri.
Hinata si
preoccupò a quell’affermazione e ormai ignorando
completamente la presenza di un’estranea a pochi passi da
loro, si attaccò al braccio di Naruto reclamando con forza
una spiegazione.
“Come sarebbe
a dire che non è vero? Ne sei sicuro?”
“Ti ha
mentito, non c’era nessun ritrovo.”
Continuò imperterrito senza degnarla di uno sguardo.
Hinata
indietreggiò stupefatta. “C-come mi ha mentito? E
Perché?” Si limitò a balbettare confusa.
Naruto si fece vicino
prendendo con delicatezza un’estremità
dell’abitino bianco richiamando la sua piena attenzione.
“Dimmi
dov’era.”
“Perché
avrebbe dovuto dirmi una bugia? Che vuoi fare?”
“Hinata, dimmi
dov’è Sakura.” Reiterò Naruto
sforzandosi di mantenere un tono pacato.
“Al termine
del boschetto di faggi sulla strada per il quartiere Hyuu..”
Non poté
ultimare il discorso che Naruto la scostò da sé
per correre via rapidissimo a grandi balzi.
La giovane donna, di
nome Touei, sorrise raggiante portandosi le mani ai fianchi.
“Che ragazzo
pieno di vita!” Commentò tra sé e
sé.
Hinata le
dedicò un'ultima torva occhiata per poi correre via nel
tentativo di raggiungere Naruto.
Angolino
Autrice:
Ed
ecco a voi l’undicesimo capitolo, uff che faticaccia!
Ignorate
pure questa Touei, è soltanto frutto di un mio sghiribizzo
mentale e comunque avrà soltanto una piccola quanto
trascurabile parte nel capitolo finale. E fatevi pure quattro risate
sull'apparizione dei due loschi parenti di Hinata xD
Passo subito a rispondere alle recensioni! Che sono tre…
Tre! Cavolo, tra un po’ mi commuovo ç///////ç Grazie
di cuore ragazzi! Sarà forse merito dello spirito natalizio
ancora aleggiante nell’aria? Bah, lasciatemi perdere che
è meglio… -_____-
Vaius: Il mio
recensore number one!
Grazie infinite per i complimenti e per il sostegno! ^-^ Le
frasi dello scorso capitolo di cui non hai inteso bene il significato
ho provato a renderle in un modo migliore, ma alla fine ho deciso di
eliminarle, infine ho sistemato un pò di punteggiatura.
Credo che ti riferissi a quelle in cui Hinata si paragona a una madre e
Naruto invece è rapportato alla figura paterna. Quello che
intendevo dire era che Naruto e Hinata fossero lontani dal riconoscersi
in una coppia tradizionale, in cui l’amore presente
è rappresentato da quello tra un uomo e una donna,
bensì rischiavano spesso di equivocare il loro amore e
confonderlo o utilizzarlo come sostituto a quello genitoriale.
Poiché a entrambi in un modo o nell’altro
è mancato l’affetto dei
familiari, colmavano quella mancanza tra di loro,
trasfigurando il proprio amore, il ché a livello di coppia
non credo sia naturale o comunque positivo. Sì lo so mi sono
spiegata da schifo, ma abbi pazienza u__u
Spero
sia questa la parte che ti era poco chiara, nel caso avessi sbagliato
fammelo presente : )
wari: Grazie mille
per aver recensito e per esserti interessata alla mia storiella! Ho
capito perfettamente cosa intendevi riguardo l’IC dei
personaggi e riconosco che, lasciando da parte Sakura che
l’ho messa in una condizione d’insania mentale, la
maggior parte dei personaggi hanno avuto atteggiamenti ooc, escludo
solo Hinata perché è l’unica in cui
riesco a rispecchiare la mia personale idea che ho su di lei. Quello
che vorrei dire è che, in particolare per Naruto e Sai, non
solo mi discosto dalla tua resa e visione del personaggio, ma purtroppo
anche dalla mia, tuttavia non mi sembrano dei comportamenti
così eccessivamente fuori dal personaggio da dover mettere
l’ooc nelle note.
Ho corretto tutti gli errori che mi hai elencato e altri che
giustamente non sei stata lì a scrivermi, altrimenti sarebbe
venuta fuori una lista lunghissima. Ti ringrazio davvero per esserti
presa la briga di segnalarmeli e avermi dato anche la correzione
già bella e pronta. Solo uno non l’ho corretto
perché non era un errore accidentale, il
“più migliore” inserito in un dialogo di
Naruto era voluto. Ho pensato che parlando, a una persona possa
capitare di utilizzare forme grammaticali sbagliate e così
mi sono presa questa libertà. (So che in un libro sarebbe
sbagliato un ragionamento del genere, ma essendo una fanfiction penso
si possa fare). Ho voluto caratterizzare il parlare di Naruto in questo
modo, non perché lo considero un grullo sgrammaticato (come
la sottoscritta xD),
ma perché è molto enfatico nei modi. Lo stesso
ragionamento vale per “esageroso” al posto di
“esagerato” in un dialogo di Sakura.
Hai
centrato perfettamente il mio problema, spesso mi arrampico in frasi
troppo contorte che ovviamente non riesco a gestire.
Non
mi ha seccato per nulla la tua recensione, anzi mi hai dato un grande
aiuto, è stata veramente
preziosa. Spero di ritrovarti! ^-^
missredlights: Tantissime grazie per aver recensito e per
il tuo sostegno! Spero che questo capitolo non ti deluda :)
Un’ultima
cosa e poi vi lascio in pace, il titolo di questo capitolo
l’ho letteralmente rubato all’omonima canzone dei
Suicide Silence, se vi va o avete due minuti da perdere, ascoltatela.
^.^
Ringrazio
ovviamente anche tutti coloro che leggono e che hanno aggiunto la
storia nelle seguite e da ricordare.
Alla prossima!
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Capitolo 12 *** Comorbid ***
Comorbid
Correva
velocissimo tanto che i piedi a malapena sfioravano il suolo. Il nome
di Sakura, conficcato come un chiodo fra marginali pensieri, non faceva
altro che riecheggiare la sua importanza.
Desiderava unicamente
raggiungerla il prima possibile, prenderla con sé e
riportarla al sicuro, perché in qualsiasi luogo se sola
nello stato mentale in cui versava, sarebbe stata in pericolo.
Con il vento che gli
sferzava violento sul volto, percorse rapido il campo in erba. In breve
apparve all’orizzonte il margine del faggeto indicatogli da
Hinata insieme alle lunghe ombre degli alberi che oscuravano il verde
del prato. Aggiunse potenza alla spinta delle gambe e tendendo le
braccia all’indietro pervenne a una perfetta posizione
aerodinamica. Nello slancio si sollevò dal terreno spiccando
un salto dalla notevole altezza, in modo da poter sorvolare la restante
distanza che lo divideva dal bosco.
L’aria,
divenuta sottile e tagliente dalla velocità, gli
scompigliò i capelli biondi fischiandogli con prepotenza
nelle orecchie, mentre la maglia nera sbatacchiava vibratamente
gonfiata dal vento.
Al culmine del balzo
scorse una figura rossastra ai piedi di due maestosi faggi proprio al
principio della selva. Acuì lo sguardo rimanendo sospeso tra
le brezze.
In pochi attimi
riconobbe in quella figura il volto di Sakura, la quale
sollevò gli occhi al cielo lasciando che una luce di pura
malizia le riverberasse nelle iridi smeraldine. Dopo un labile sorriso
indietreggiò fuggendo nel profondo della vegetazione.
“Dannazione!”
Sibilò a denti stretti osservando l’amica
scomparirgli da davanti agli occhi.
Senza esitazione si
gettò a capofitto nella sua direzione. Atterrò
provocando due profondi solchi nel suolo, e ripartì subito
all’inseguimento inoltrandosi nel fitto degli alberi.
Correva sebbene non
avesse nemmeno una misera pista da seguire, Sakura era scomparsa senza
lasciar tracce. Eppure non si dava per vinto.
Era mosso più che dalla ragione dalla feroce collera che gli
cresceva nel cuore verso se stesso, verso la sua completa
incapacità di aiutare le persone che amava. Verso la sua
incredibile bravura nel lasciarsele sfuggire tra le mani.
“Sakuraaaaaaa!”
Gridò accovacciandosi sul ramo di un albero. Si
guardò intorno scoraggiato, rendendosi tristemente conto di
non riuscire più a orientarsi. Serrò i pugni in
un moto di rabbia fin quando non scorse per un breve istante una
sottile figura cremisi tra l’intrico dei rami.
“S-Sakura!”
Sgranò gli occhi celesti ritornati più vividi che
mai e scattò rapidissimo in direzione della compagna.
Appena qualche falcata e
la sagoma svanì confondendosi tra il fogliame.
Naruto iniziò
a chiamarla con voce tanto forte quanto disperata. Come in uno scherzo
di cattivo gusto, l’immagine di Sakura continuava ad apparire
e svanire all'improvviso. Ormai al limite della sopportazione, quando
l’amica si rivelò per l’ennesima volta,
con uno scatto fulmineo riuscì a portarsi a brevissima
distanza da lei. Sakura si rigirò per guardarlo in volto e
tempestiva spiccò un salto scomparendo oltre le fronde dei
faggi. Naruto avvertì il polso della ragazza sfuggirgli via
dalla mano che si richiuse stringendo il nulla. Non perse tempo
scagliandosi anche lui al di là dell’apertura tra
le chiome degli alberi.
I forti raggi del sole
lo colsero di sorpresa abbagliando i suoi poveri occhi ormai abituati
alla penombra della boscaglia. Atterrò pochi metri
più avanti in una piccola radura dalla caratteristica forma
a mezzaluna. Riprese fiato poggiandosi sulle ginocchia sfiorate dalla
fresca erba ricoperta da teneri e sporadici fiorellini bianchi.
Notò con profondo sollievo che anche Sakura aveva deciso di
arrestare finalmente la sua fuga, fermandosi a poca distanza da lui.
_____________________________________________________________________________________
Hinata si
fermò trafelata al margine del faggeto. Era sempre stata
troppo lenta, non aveva avuto nessuna speranza di poter raggiungere
Naruto.
Respirò forte
scostandosi le ciocche bagnate dalla fronte. Sul terreno davanti a lei
facevano bella mostra due profondi solchi e poco più avanti
delle impronte di sandali, segno inequivocabile che i due si fossero
diretti nel fitto del bosco.
Congiunse le mani al
seno attivando il Byakugan e immediatamente piccole vene iniziarono ad
affiorarle ai lati degli occhi di perla.
Gettò un
ultimo sguardo sconsolato alla borsa che portava con sé.
Un’ampia macchia violacea faceva sfoggio sul chiaro tessuto.
Con un breve sospiro si
scalzò la tracolla dalle spalle e si addentrò
correndo tra i faggi.
Povera torta di mirtilli.
_____________________________________________________________________________________
La radura era circondata
da un lato da alti faggi, mentre il margine rettilineo della sua
conformazione a semicerchio cadeva a precipizio, diventando
nient’altro che uno dei due lati rocciosi di un profondissimo
strapiombo, in fondo al quale era possibile scorgere il letto di un
fiume riarso dalla siccità estiva.
Naruto schiuse le labbra
alla ricerca d’aria e sollevandosi in piedi puntò
il vivido sguardo su quello di Sakura. Un rivolo di sudore gli percorse
una tempia andando a ricongiungersi sulla gote con il lungo graffio
provocato da una ramo particolarmente appuntito. Così come
la guancia anche entrambe le braccia erano ricoperte da segni rossastri
dovuti allo sfregamento con ruvide cortecce. Strofinò
d’impulso con il dorso della mano la bruciante abrasione,
lasciando una striatura di rosso sfumato sul lato del volto.
“Sakura-chan
torniamo a casa.” Mormorò arcuando le sopracciglia
in una mesta espressione.
La ragazza rimase
impassibile dondolando le braccia mollemente abbandonate ai fianchi.
Accennò un sorriso sul volto tirato, spalancò gli
occhi verde reale e stringendosi in un abbraccio incominciò
a ciondolarsi a testa bassa.
Improvvisamente uno
stormo di anitre selvatiche striò l’azzurro del
cielo librandosi oltre le fronde degli alberi con chiassosi starnazzi.
Naruto volse lo sguardo in alto colto di sorpresa da
quell’inaspettato trambusto.
Proprio in quel momento Sakura prese a volteggiare seguendo la cornice
di un immaginario cerchio dall’ampio raggio di cui lui era
centro. Eseguì lineari volteggi, semplici piroette
aiutandosi con l’apertura delle braccia per mantenere
l’equilibrio ed eleganti salti da cervo ridiscendendo sulla
punta dei piedi. Sfociarono sulle sue labbra con naturalezza frequenti
risate, graziosi sorrisi accompagnati da sguardi compiaciuti.
Naruto rigirò
sul posto per riuscire a seguire i flessuosi e cadenzati movimenti di
Sakura. Schiuse leggermente le labbra, incapace di porre fine a quel
controverso balletto.
“Sono felice
Naruto-kun, sapessi quanto sono felice.” Cantilenò
allusiva. “Ho trovato Sasuke-kun, l’ho trovato
finalmente.”
Si fermò un
attimo chinandosi in avanti e inclinò armoniosamente il
viso, mentre la brezza leggera le scompigliava i capelli rosati.
“E non sai
quanto questo possa rendermi felice.” Soggiunse infine
socchiudendo con dolcezza le iridi verdi.
Naruto
abbassò lo sguardo stringendo con forza i pugni fino a farsi
sbiancare le nocche. Sempre il nome di Sasuke su quelle labbra, come
appiccicoso miele.
“Sakura
torniamo a casa. Ora.” Pronunciò perentorio
cercando di non lasciar trapelare il profondo sconforto che lentamente
aveva iniziato a penetrare nel suo animo.
La ragazza proruppe per
risposta in una risata cristallina. Le parole di Naruto non erano altro
che fresca acqua che scivolava via senza lasciar segno. Non la
toccavano minimamente. L'unica cosa degna di rilievo era
l’irreversibile piega a cui avrebbe condotto gli eventi, la
sua eccezionale soluzione per portare tutti e tre alla salvezza
contemplando il sacrificio di uno.
Questo, però,
Naruto non poteva immaginarlo. Lui sapeva solo che Sakura stava male,
che aveva bisogno d’aiuto e che tutto il resto poteva anche
aspettare.
Haruno del resto di
fronte a quell’ingenuità non reagiva in altro modo
se non ridendo, tanto valeva che lo lasciasse fare, era così
esilarante in un certo senso vederlo impegnarsi per il nulla.
“Ora vieni con
me Sakura-chan, andiamo insieme
da Tsunade-sama e tutti insieme
risolveremo il problema, ti aiuteremo Sakura-chan, ma ora devi venire
con me, per favore.” Insisté con decisione mista a
dolcezza incominciando ad appropinquarsi verso l’amica.
Sarebbe uscito da quel bosco solamente insieme lei, si ripromise che a
tutti i costi l’avrebbe ricondotta indietro.
Sakura permise a Naruto
di avvicinarsi, l’osservava sorridendo fiduciosa.
Lasciò che quella calda mano stringesse con forza la sua,
bianca e fredda. Cadaverica.
“Sakura-chan,
andrà tutto bene, vedrai.”
Amava i sorrisi di
Naruto, erano sempre stati incredibilmente belli.
S’inarcò
fulminea su se stessa sfilando un kunai dalla fascia in cuoio
allacciata alla coscia, e tenuta coperta da un lembo dello smanicato.
Con ancora il riso sulle
labbra si puntò l’arma sotto il mento.
“Allontanati
immediatamente, o giuro che mi ammazzo.” Sibilò
tagliente.
Naruto sgranò
gli occhi celesti, esterrefatto. Sakura era completamente
imprevedibile, nessuna azione partorita dalla sua mente inferma poteva
darsi per scontata, e mai si sarebbe perdonato se a causa sua si fosse
anche solamente procurata un graffio. Perciò senza pensarci
due volte l’assecondò lasciandole la mano e
indietreggiando di pochi passi.
Non riusciva in alcun
modo a distogliere lo sguardo attonito dalla punta affilata del kunai
che Sakura perseguiva a pungolarsi sulla morbida pelle. A bocca schiusa
si ritrovò a balbettare frasi sconnesse come suppliche.
“Sakura, non
fare follie.” Sussurrò infine sbiancando in volto.
Si sentiva completamente spiazzato, in balia degli eventi, senza alcuna
possibilità di prendere il controllo della situazione.
“Follie no, io
non ne faccio Naru-chan. Piuttosto se fossi in te, starei attenta a non
farle.” Computò sarcastica facendo schioccare la
lingua contro il palato.
Naruto cercò
di recuperare un poco di freddezza e autocontrollo respirando
profondamente. Era pur sempre Sakura, la Sakura che conosceva da anni,
con cui era cresciuto insieme. Possibile che non riuscisse a trovare un
modo per approcciarsi a lei, una via d’uscita da
quell’assurdità?
Scosse la testa,
frastornato, provando a ritrovare la calma e tentando di escogitare una
qualunque strategia per riportarla alla ragione.
“Sakura,”
Mormorò dopo un’ampia pausa. Avrebbe provato a far
leva sui ricordi dell’intima conversazione che avevano
sostenuto nel suo monolocale la notte.
“Che
vuoi?” Domandò brusca, punzecchiandosi sul collo
con maggior frenesia il kunai, consapevole di quanto questo potesse
angosciarlo.
“ti ricordi
cosa ti ho detto la notte scorsa?” Sorrise piano in modo da
sembrare incoraggiante.
Naruto era sempre stato tanto innocente quanto ingenuo e questo suo
aspetto stuzzico l’ilarità di Sakura.
S’irrigidì sul posto posizionando le braccia tese
lungo i fianchi e le gambe perfettamente appaiate.
“Tornerà
te lo prometto. Non so quanto ci metterò per trovarlo e
riportarlo qui da te, ma ti prometto, dovessi metterci tutta la vita,
che ti riporterò il nostro Sasuke. Salverò
Sasuke, fosse l’ultima cosa che faccio.”
Pronunciò in tono solenne contraffacendo la voce fino a
raggiungere distorti e possenti vocalizzi.
“Parole,
parole, parole. Soltanto questo tu sei.” Sogghignò
piano, assaporando in pieno l’immagine del volto distrutto di
Naruto che la guardava a occhi sbarrati.
Il ragazzo
mostrò sulle labbra una smorfia dolente. Sakura poteva anche
prendersi gioco di lui, ridicolizzarlo come meglio credeva o come la
sua follia le dettava, ma non le avrebbe permesso di mettere in dubbio
la promessa, o meglio l’obiettivo che con tutto se stesso si
era prefissato di mantenere.
“Sakura, io
intendo ancora mantenere la mia parola! Non potrei mai abbandonare
Sasuke, come non potrei mai abbondare te!” Rispose con forza
strattonandosi la maglia all’altezza del cuore.
Lei si passò
velocemente una mano tra i capelli spiegandoli al vento, come ansiosa
di liberarsi presto dai discorsi di Naruto.
“Ne sono
convinta che tu non
potresti mai abbandonare Sas’ke. Molto meno del
fatto che non abbandoneresti me, sporco traditore.” Ridusse
gli occhi a strette e verdi fessure sputando con rabbia le parole.
“S-sporco
traditore? Ma che stai dicendo? “ Sussultò confuso.
“Che cosa sto
dicendo? Che cosa sto dicendo? Sto dicendo la verità. Sporco
traditore.” Reiterò ridendo, ma di un sorriso
strano, simile piuttosto a una smorfia contrita atta a nascondere
l’incontenibile rancore.
“Io davvero
non riesco a seguirti…”
Fu interrottò
prontamente da Sakura. Non aveva alcuna intenzione o desiderio di
lasciarlo parlare, ormai aveva cominciato, e non si sarebbe trattenuta
dal vomitargli addosso tutta la verità. Principiò
così a schernirlo recitando con vocina infantile e pigolante.
“Sakura-chan,
ma io ti capisco perché… Perché
anch’io amo Sasuke.” Congiunse le mani
all’altezza del seno e sollevò lo sguardo come
colta da una chimerica vocazione.
“Non
è forse questo che mi hai detto la notte scorsa, quando ti
accusai di non capire i miei sentimenti per Sasuke? Prova a
negarlo!” Cambiò repentinamente atteggiamento
iniziando a sbraitare e a puntarsi con violenza l’arma al
collo.
Abbassò di
colpo il capo rovesciando la frangia bionda sul viso. Serrò
le labbra in una stretta e dolorosa espressione.
“Prova a
negarlo!” Strepitò Sakura rossa in volto scuotendo
nella foga la chioma rosata, nessun tentativo di soffocare la rabbia.
Naruto mantenne la
stessa identica posizione limitandosi a voltarsi lievemente di lato.
Non
so bene il motivo, eppure proprio adesso mi torna alla memoria quel
giorno passato.
Era
un bel giorno, settimane prima che decidessi di partire.
Seduti
in un prato, io e Sakura.
Non
c’erano fiori di ciliegio nell’aria. Non era quella
la stagione,
però
lei c’era.
Parlammo
di Sasuke.
Parlavamo
sempre di Sasuke,
quando
eravamo solo noi due.
In
un certo senso, forse, ci sembrava di tornare tutti insieme.
“Prova
a negarlo, dai.” Insisté velando
d’insensata amabilità la voce. Gli porse i palmi
delle mani invogliandolo a darle una qualche spiegazione, che per certo
non avrebbe degnato di ascolto.
Naruto alzò
finalmente lo sguardo avanzando di due impercettibili passi.
“Non posso
negarlo, Sakura-chan.” Confermò pacatamente. Non
c’era più ragione per mentire -non ce
n’era mai stata- da quando le speranze erano cadute una dopo
l’altra.
Sakura trattene una
triste risata coprendosi malamente la bocca con il dorso della mano.
“Lo vedi che
sei uno sporco traditore? Lo vedi come lo ammetti? E tu che te
n’eri andato per salvarlo, che mi hai lasciata sola per
riportarlo da me. Da me? O da te? Quale promessa? Nessuna
promessa.” Iniziò a vaneggiare camminando avanti e
indietro pestando con furia gli steli dei minuscoli fiorellini candidi.
Persa nei meandri delle sue riflessioni si portava una mano tra i
capelli, mentre con l’altra, incurvando innaturalmente il
polso, si strusciava la lama del kunai provocandosi lunghe striature
rossastre sul collo.
“Hai sempre
voluto salvarlo solo per te stesso! L’avresti riportato da te
allontanandolo da me! E io cosa avrei dovuto fare? Guardarvi sparire
senza dire niente, senza fare nulla?!” Scoppiò in
grida esasperate lasciando sgorgare incurante lacrime furiose e
brucianti.
Naruto
inghiottì aria, ogni lacrima su quel volto era
l’ennesimo squarcio nel suo cuore. Si sforzò con
tutto se stesso di guardare Sakura negli occhi deciso a ribattere, ma
ogni discorso gli morì in gola di fronte al suo viso segnato
dal pianto di disperazione, di fronte a lei, che con le sue ragioni e
la sua malinconica follia riusciva a renderlo inerme e piccolissimo.
“E poi
dimmelo, dimmelo che cosa c’entra Hinata. Quella piccola,
stupida, ingenua Hinata.” Scosse la testa ridendo e
singhiozzando insieme, il kunai a percorrerle veloce la linea bluastra
della giugulare.
“Ti odio lo
capisci, vero? Odio come hai preso in giro tutti quanti
dall’inizio alla fine. Non è Sasuke il vero
traditore, ma solo tu. Hai tradito la mia fiducia, hai tradito Hinata,
hai tradito quell’insulso sentimento che tu chiami
amore!”
Non c’era modo
di risollevare gli angoli della bocca verso il cielo.
“Adesso
basta!” L’urlò di Naruto
squarciò l’aria spezzando le parole di Sakura, che
rimasta basita a fissarlo cessò di singhiozzare.
Socchiuse gli occhi
celesti provando un leggero quanto melenso torpore nel pronunciare la
successiva frase.
Mi
disse che in medicina esiste un termine.
Comorbosità.
Disse
anche di sentirsi “malata”.
Io
sorridevo guardando il cielo.
È
sempre stata così, così…
Melodrammatica Sakura.
Non
volevo ascoltare, ma soffrivo ugualmente.
Parlò
tanto di amore, affetto e amicizia.
Ovviamente,
ripeté ogni volta il nome di Sasuke.
Forse,
solo per poterlo sentire.
“So
perfettamente che il mio sogno per Sasuke è atto a rimanere
tale e sono certo, al contrario di quello che tu possa pensare, che il
mio amore per Hinata è sincero. Nessuno dei due
lascerà il posto nel mio cuore, come nessuno dei due
sentimenti soffocherà o allontanerà in alcun modo
l’altro, mai.” Sorrise piano mortificato.
“Anche tu,
Sakura, non mi permetterò mai di lasciarti andare, non
sopporterò che questo accada.”
Sakura fece cadere nel
vuoto l’ultima frase senza degnarla di un commento,
rabbrividì solo, scossa dai fremiti del pianto.
“Dici che
è un sogno,” Si asciugò le guancie
bagnate scostandosi i capelli che fastidiosi le si appiccicavano in
viso. “ma allora perché desideri così
tanto riportarlo indietro? Non ti vorrà, è solo
un sogno, no? E così vale per me, anche se mi rifiuto di
crederci.” Sussurrò lieve mordendosi il labbro,
mentre gli occhi verdi affogavano nell’acqua.
Naruto
sollevò per un breve istante lo sguardo al cielo, come per
ricercare il coraggio di mettere a nudo i suoi pensieri e sentimenti.
“Non rivoglio
Sasuke per me, e probabilmente non desidero riportarlo indietro
solamente per mantenere fede alla promessa che ti ho fatto.
Salverò Sasuke solo per se stesso.” Rispose
cercando di mantenere un tono calmo, nonostante ci fossero le forti
emozioni pronte a incrinargli la voce. Avanzò di qualche
passo cogliendo l’occasione concessagli da una Sakura
assorta; infatti la giovane teneva lo sguardo basso e il braccio con
cui stringeva il kunai flesso a mezz’aria, finalmente lontano
dal suo collo.
“Potrò
anche rassegnarmi e sacrificare i miei sentimenti per Sasuke, ma lo
salverò ugualmente e salverò anche te. Non
intendo arrendermi finché vivo. Insieme, solamente insieme
riusciremo a far tornare tutto come prima.”
Allungò la mano verso di lei che lo guardò
stupefatta, accortasi solo allora di quanto si fosse avvicinato.
Si portò le
mani al volto cercando di proteggersi con un gesto istintivo. Proprio
in quella circostanza, Naruto notò stupidamente per la prima
volta i lividi scuri che percorrevano un braccio della kunoichi.
“Sakura, ma
che ti è successo?!” Esclamò
apprensivo, perdendo in un sol momento, vinto dalla preoccupazione per
l’amica, qualsiasi coerenza con gli avvenimenti presenti.
Sakura fu costretta ad
arretrare portando sul volto i segni di un evidentissimo atteggiamento
fobico.
“Ti ho detto
di starmi lontano! Stammi lontano! Stammi lontano! Lontano! Lontano!
Lontano!” Strillò raggiungendo acuti
così perforanti da rendere irriconoscibili le parole. Si
ritrovò poi a mordendosi con tale furia il labbro inferiore
da farselo sanguinare. Agitandosi come un’ossessa,
tracciò sul collo sfregi a fior di pelle che subito
iniziarono a spillare gocce vermiglie.
Naruto
arretrò velocemente sconvolto dalla reazione di Sakura.
Sbiancò in volto nel terrore che l’amica potesse
recidersi la gola da un momento all’altro.
Si ritrovò a
supplicarla quasi piangendo, ma le sue urla non cessavano sprofondando
in un delirio sempre più incolmabile.
“Tornare tutto
come prima?! Tornare tutto come prima?! Non Farmi ridere!”
Farfugliò scoppiando subito dopo in una risata sguaiata,
mettendo in evidenza i candidi denti macchiati dal sangue del labbro
rotto. Ripiegò il collo percorso da sottilissimi rivoli
sanguinanti.
“Sakura, ti
prego!” Esalò Naruto, senza ascolto.
“Non farmi
ridere! Non farmi ridere! Non farmi ridere, non farmi ridere, non farmi
ridere, non farmi ridernon farmiriderenonfarmi
ridernonfarmiridernonfarmi ridere non farmi ridere farmi non ridere
farmi ridere non…” Si chinò verso il
basso cingendosi l’addome sorpresa da
un’incontenibile ridarella.
Sputò tra i
fili d’erba saliva mista sangue e con lentezza eccessiva
iniziò a dirigersi ricurva verso il ciglio del dirupo,
strappando al suo passaggio gli alti steli dei soffici fiori.
Naruto la
fissò a occhi sbarrati. E ora che cosa avrebbe voluto fare?
Gettarsi di sotto? Si preparò all’azione
portandosi con discrezione più vicino a lei.
Sakura intuì
immediatamente le sue intenzioni e si bloccò sul posto
traffigendolo con sguardo raggelante.
“Non un passo
se non vuoi che prima mi sgozzi e poi mi lanci nel vuoto.”
Sillabò lentamente come a voler far intendere il concetto a
una persona dallo scarso comprendonio.
“Sakura
perché stai facendo tutto questo? Ti prego ascoltami, cerca
di ragionare, si può sapere cosa credi di ottenere? Non
possiamo arrivare a tanto…” La voce di Naruto si
ruppe nel tentativo di trattenere le lacrime.
“Sono certo
che c’è ancora un modo per poter risistemare le
cose, ci sarà pur qualcosa che io posso fare.”
Levò lo sguardo terso su Sakura senza poter nascondere la
dolce supplica suggellata in ogni parola.
Haruno
sospirò affranta, snervata dal dover ancora una volta
ribadire il concetto.
“Risistemare
le cose. Far tornare tutto come prima. Ti rendi conto di quanto siano
inconsistenti queste parole, vuote di significato? Mi dispiace Naruto,
ma ormai ogni cosa è compromessa, non
c’è modo, non c’è
più soluzione. Non so come dirtelo. Puoi continuare se vuoi
a mascherarti sotto questo finto eroismo, chiuderti gli occhi di fronte
alla verità, credere ancora in qualcosa. Puoi sperare,
Naruto, e non sarò certo io a costringerti a non farlo. Non
ho alcun interesse a cambiare i tuoi istinti da martire, a bloccare
l’afflusso” Si fermò in una piccola
pausa assottigliando lo sguardo, come se una certa irritazione avesse
preso il sopravvento a tal punto da toglierle la voce.
“delle tue
stupide frasi ricolme d’insulse fantasie di salvezza a cui
nemmeno tu riesci più a credere. Salverò quello,
salverò quell’altro. Inizia a salvare te stesso,
se sei tanto bravo. ” Riprese a parlare rocamente scostandosi
una ciocca dietro l’orecchio, mentre sul volto
iniziò a delinearsi un cinico sorriso.
“La vuoi la
verità?” Gliela offrì così,
come a un cane il biscotto.
Naruto gettò
lo sguardo a terra, perfino quei timidi e bistrattati fiorellini
bianchi parevano malinconici. “Quale
verità?” Si limitò a domandare con gli
occhi lucidi.
“Io ti
detesto.” Allungò la smorfia sulle labbra.
Disse
di essere la mia comorbosità.
Sillabavo
incerto quel termine. Era brutto, suonava male.
Soprattutto,
non lo capivo.
Spiegò
d’avere importanti implicazioni nel mio esito finale.
-Quale
esito se non la morte?-
Rideva
giocando con le ciocche rosate.
Non
aveva alcuna intenzione di rispondermi.
Poi
iniziò a guardarmi, sembrava aver dimenticato qualcosa.
“La
comorbosità è”
Carezzava
i fili d’erba, ansiosa.
“una
patologia secondaria non necessariamente correlata con la patologia
principale.”
Accennai
a una smorfia d’assenso.
Si
avvicinò al mio viso.
Volse
per un attimo lo sguardo al cielo,
quasi
volesse verificare la stessa intensità di azzurro nei miei
occhi.
“Io
e Sasuke siamo due sintomi della stessa malattia.”
Sussurrò
lieve, le tremava la voce.
“Ti odio dal
profondo del cuore.” Lo disse con una tale leggerezza da
sembrare una soave dichiarazione d’affetto. Quelle parole
simili a petali incandescenti si posarono sulla pelle di Naruto
ustionandola, la liquefecero fino a raggiungere il suo intimo
strinandogli il cuore.
Il ragazzo si
chinò in avanti come se fosse stato fisicamente percosso da
quella frase.
“La
verità fa male, Naruto, ma credimi, era un macigno
così pesante che non vedevo l’ora di
liberarmene.” Continuò osservandosi le unghie
scheggiate della mano, poi la placida espressione degli occhi
mutò assumendo tratti allucinati e rabbiosi.
“Detesto la
tua inettitudine, la tua stupidità, tutto, odio tutto di te!
Mi hai lasciata sola come un cane, non hai saputo nemmeno mantenere la
promessa! Hai tradito me e Sasuke con quella stupida ragazzina! Lo
capisci il perché ti odio?! Lo vuoi vedere il motivo?!
Manuke! Manuke! Manuke*!”
Urlò in un continuo crescendo della voce, dapprima sibilata
e soffocata dalla furia e poi scoppiettante ed esasperata nella collera
in piena.
Naruto rimase stoico
sotto i colpi vibranti degli insulti di Sakura, questa volta non
chinò il volto, ma sorbì tutto con coraggio e
apparente impassibilità.
Sakura avanzò
di qualche passo avvicinandosi pericolosamente al ciglio del dirupo.
“Sei solo un
vile e io solo una stupida ad aver provato a credere in te. Sei fatto
solo di parole e finta speranza, Naruto. Solo di promesse mai
mantenute, sei solamente questo.” Fece sfociare un sorriso
ricolmo di amarezza che le disciolse dal viso le ombre taglienti della
rabbia.
Si levò una
brezza leggera che le carezzò i capelli rosati messi a
cornice del volto. Seppur tenue, il venticello strappò i
delicatissimi petali dei bianchi fiorellini e li librò
nell’aria trasportandoli via con sé.
“Sakura…
Forse hai ragione, io non sono ancora riuscito a mantenere la promessa
fatta, ma conosci la mia determinazione tu sai
che…” Non vi riuscì. Non
poté terminare la frase. Una lacrima silenziosa uccise le
sue parole sul nascere, morirono in gola per poi essere usurpate dalla
voce aspra di Sakura che riprese prontamente la parola.
“Ora che sai
tutto questo. Che sai il ribrezzo che mi provochi, il voltastomaco che
mi nasce al solo vederti. Ora che sai quanto ti odio, dimmi Naruto, mi
vorrai salvare ancora?” Accennò un sorriso
sporgendo con espressione birichina un piede nel vuoto. Granelli di
terriccio e sassolini capitolarono giù dalla parete di nuda
roccia. Naruto perse un battito nell’osservare
l’amica in una posizione così rischiosa, avrebbe
voluto stringerla subito tra le braccia e portarla via da lì
il prima possibile, ma temeva per come avrebbe potuto reagire,
probabilmente commettendo la peggiore delle follie. Deglutì
il groppo alla gola intanto che il cuore gli palpitava sfrenato.
“Allora? Mi
salverai ugualmente, Naruto-kun?” Reiterò la
domanda inclinando graziosamente il viso.
Naruto sollevato che
fosse tornata con tutti e due i piedi ben saldi a terra
prestò attenzione alle sue parole. Lasciò
sfociare sulle labbra un sorriso appena accennato.
“Non importa
se mi odi, mi fa malissimo certo, ma non importa. Per quanto tu mi
possa detestare io non ti lascerò mai Sakura. Ti
salverò ancora e ancora fino a che non avrai cambiato idea
su di me fino a che non starai bene. Ti salverò ora e
sempre.” Mormorò pacato, l’ennesima
promessa da suicidio.
“Allora, se
stanno così le cose…”
Bisbigliò a fior di labbra sovrapponendo con creanza la
punta dei piedi.
“Accomodati.”
Aprì le
braccia e si gettò di schiena nel vuoto.
Il tempo sembrava
essersi fermato. Davanti agli occhi di Naruto ogni secondo sembrava
trascorre con innaturale lentezza.
Il corpo di Sakura, quel
sorriso spensierato stampato sul volto, gli occhi verdi fissi su di lui
come a chiederli –Cosa aspetti? Vieni-. Restavano
lì, fermi, crocefissi nel vuoto. La Sakura che lui vedeva
non voleva cadere, non sarebbe caduta.
“Sakura!!”
Non riuscì
nemmeno a riconoscere come suo l’urlo che dilaniò
l’aria, che già le sue gambe si muovevano autonome
e disperate. Mai gli erano sembrate così lente, tanto da
esser certo che mai avrebbe potuto raggiungerla, che mai sarebbe
riuscito a coprire quelle poche falcate che lo dividevano da lei.
Si lanciò in
avanti, tentando il tutto per tutto e riuscendo insperatamente ad
afferrare appena in tempo la mano di Sakura. Non poté
più trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrere
velandogli gli occhi cerulei.
“Sakura.”
Sussurrò a fior di labbra, pronto a issarla al sicuro prima
che i suoi piedi perdessero quel poco di aderenza rimastagli al terreno.
Un sorriso febbrile si
fece largo sul volto della ragazza, solo in quel momento Naruto
comprese che Sakura si stava opponendo resistenza.
Puntò i piedi
sulla parete rocciosa e con tutta la forza che aveva in corpo
afferrò entrambe le braccia di Naruto tirandolo
giù di peso. Colto alla sprovvista, il ragazzo non
riuscì a reagire in tempo, perdendo così
irrimediabilmente il precario equilibrio.
Ebbe un tuffo al cuore
quando il vuoto lo accolse. Il vento fortissimo iniziò a
sferzargli il volto costringendolo a socchiudere gli occhi.
Sakura si
aggrappò a lui in un morboso abbraccio intrecciando le gambe
intorno alla sua schiena. Naruto tentò di liberarsi cercando
di scorgere un qualche possibile appiglio per riuscire a salvare
entrambi; ma Sakura non glielo permise, gli bloccò ogni
possibile movimento e immergendo il viso nell'incavo del suo collo
andò a stuzzicargli le labbra con i capelli rosati spazzati
dalle brezze.
“Andiamo da
Sasuke insieme.”
Nonostante i fischi
perpetui e frastornanti del vento, riuscì a udire ugualmente
le parole di Sakura sussurrate a pochissima distanza dal suo viso.
Subito dopo la ragazza
gli prese il volto tra le mani e senza alcun preavviso gli
sferrò una violentissima testata, fronte contro fronte.
Naruto rimase
frastornato avvertendo all'istante una spiacevole sensazione di
bagnato, poté immaginare il rivolo di sangue che aveva preso
a colargli fra gli occhi.
Quando Sakura tornò ad abbracciarlo con forza, un lancinante
dolore alla testa lo colse e in pochi attimi incominciò ad
annebbiarsi la vista.
C’erano ancora
davanti a lui, seppur ottenebrati da irreali ombre nere, gli occhi
verde smeraldo di Sakura appena socchiusi.
C’era, tra
contorni indefiniti, il suo lieve sorriso di soffusa beatitudine.
C’erano quei
bei capelli rosa, purtroppo offuscati, che spiegati dall’aria
arrivavano a solleticargli il naso.
Che gli occhi fossero
chiusi o aperti, ormai non faceva più differenza.
Era arrivato il buio.
E anche il vuoto, anzi
quello c’era sempre stato,
ed era molto peggio del
buio.
Rimasi
ad osservare il cielo, senza altre domande.
Ora,
non voglio dire che avessi compreso il concetto,
semplicemente,
mi andava bene così.
O
almeno, per un attimo pensai che andasse bene.
Mi
voltai verso Sakura.
Presumibilmente
con espressione da ebete.
“Aspetta,
aspetta…” Mormorai pensoso.
Lei
sorrise.
“Se tu e Sasuke siete due sintomi della stessa malattia,
la
malattia, qual è?”
Socchiuse
gli occhi pungolandomi con un dito la spalla.
“Baka.”
Si lagnò divertita.
“È
l’amore, no?”
Manuke*= stupido.
Angolino
Autrice:
In
primis, mi scuso profondamente per il vergognoso ritardo,
ma non starò a giustificarmi visto che gli impegni, in fin
dei conti, ce li abbiamo tutti.
Non
perdo tempo neanche a commentare il capitolo che passo subito a
rispondere alle recensioni:
Vaius: Come
sempre ti ringrazio moltissimo per aver recensito! Sono contentissima
che lo scorso capitolo ti sia piaciuto. ^-^
In
effetti hai ragione, Hinata la sto un po’ maltrattando e poi
in questo capitolo non compare quasi, ma spero che sia riuscita a
fartelo apprezzare ugualmente.
Il
prossimo sarà l’ultimo… E no, non
è uno scherzo xD
Ti
ringrazio ancora per il tuo interesse, appoggio e sostegno che sono
stati determinanti per questa storia.
wari: Levatelo
della testa che le tue recensioni mi secchino, anzi, se proprio vuoi la
verità be’, io le adoro u__ù
per
il semplice fatto che mi stai aiutando veramente tantissimo e riconosco
perfettamente che non sia cosa da poco spendere il proprio tempo per
scrivere, come le chiami tu, degli elenchi della spesa, solo per darmi
una mano nel migliorare questa storia. E poi non è
assolutamente colpa tua se vengono così lunghe (tra
l’altro le trovo stupende anche per questo), per lo meno io
la vedo in questo modo, se facessi meno errori, sicuramente, tu non ti
ritroveresti a segnalarmeli e le recensioni sarebbe di certo
più corte.
Dopo
aver postato questo capitolo, ho corretto tutti gli errori che mi hai
indicato nello scorso, ti ringrazio moltissimo e dico che hai
perfettamente ragione, devo stare più attenta con il
lessico, facile usarne uno forbito, ma poi devo anche saperlo usare.
Per quanto riguarda l’osservazione sugli epiteti associati a
Hiashi, ecco, li vorrei spiegare in questo modo: poiché non
lo reputo Hiashi un vero padre per Hinata, ho deciso di usare dei
sinonimi, un po’ grotteschi, della parola padre per
evidenziare la distanza, il profondo distacco emotivo tra i due. Mi
dispiace se l’intento sia risultato un po’
ridicolo.
La
farfalla di quella specie esiste davvero, il suo nome volgare
è Large Blue. Felicissima che tu abbia apprezzato certi
dettagli e alcune dinamiche della storia, in particolare
l’inutile comparsa di Touei. *-*
All’inizio
della recensione hai scritto che 'sta volta andava un po’
meglio. Non mi sento di dire che sia andata effettivamente meglio o che
sia stata tu disattenta, ma di una cosa sono certa, che nel precedente
capitolo ho davvero cercato di fare meglio, di sforzarmi di migliorare,
e questo grazie alla tua recensione che ha saputo spronarmi!
Quindi,
semplicemente, GRAZIE.
Missredlights: Grazie
mille per aver recensito! Mi dispiace se lo scorso capitolo ti abbia
fatta un po’ alterare, ma mi sa che in questo sia andata
ancora peggio! Però se volevi che Sakura facesse una brutta
fine, forse, forse, sono riuscita ad accontentarti xD Comunque, spero
tanto che ti sia piaciuto! *-*
Un
bacio.
Non
trovo per niente giusto rispondere così tardi alle vostre
recensioni, quindi non aspetterò più di postare
il capitolo successivo per farlo. Detto questo, sperando che il
capitolo non vi abbia schifato più del dovuto…
Al
prossimo aggiornamento! ^O^
Ringrazio,
ovviamente, anche tutti i lettori!
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Capitolo 13 *** Insomniac doze ***
Insomniac Doze
Lacrima.
Uno,
due, tre.
Lacrima.
Uno,
due, tre.
Lacrima.
Le raccolgono tutte, una
dopo l’altra, le mani di Tsunade. Come se la pelle arida
segnata dagli anni non desiderasse altro che il contatto con quelle
delicate gocce d’acqua.
Posò lo
sguardo offuscato dalle sue mani al suo studio. Al di là
della scrivania era un tale disastro. La biblioteca in pezzi, alcuni
tomi rari e dall’inestimabile valore gettati a terra alla
rinfusa, altri erano stati scaraventati fuori dalla finestra che ancora
adesso, rimaneva spalancata.
Non era riuscita a
contenersi Tsunade. Perché la rabbia e il dolore li
conosceva bene e sapeva quant’era inutile imporsi,
resistergli.
Alcuni dicono che basta
sfogarsi e tutto passa.
Ma non è vero
niente.
Lo dimostrava il fatto che per
due giorni Tsunade era rimasta a demolire il suo studio e osservare le
lacrime cadere, senza riuscire a far altro. Eppure il dolore non era
scomparso né tanto meno si era attenuato. Era rimasto
perfettamente uguale, una perpetua e atroce fitta nel cuore. Sarebbe
rimasto tale anche nei giorni, nei mesi e probabilmente negli anni a
seguire, Tsunade dubitava che si sarebbe mai placato. Forse la
sofferenza col tempo sarebbe divenuta una torbida cicatrice, che per
quanto non sanguinasse rimaneva comunque un indelebile segno.
Lasciò cadere
gli occhi castani sulla piccola fotografia incorniciata, in bilico
sull’orlo della spaccatura che divideva a metà la
scrivania in rovere. I suoi pugni scagliati con cieca rabbia non
avevano risparmiato neppure quella.
L’immagine
ritratta nel quadretto era allegra, soffusa di calda
serenità. Sullo sfondo c’era Shizune che teneva
stretta tra le braccia una fuggiasca TomTom, Naruto, sbucato
all’ultimo momento, rimaneva sulla destra leggermente
sfocato, mentre con un sorriso beffardo sul volto faceva il segno di
vittoria, in primo piano, invece, c’era Tsunade con le mani
poggiate sulle spalle di Sakura.
In quella foto
sorridevano tutti, inclusa Sakura. Teneva le braccia nascoste dietro la
schiena, le gote leggermente arrossate per chissà quale
imbarazzo e gli occhi, verdissimi e vivaci, erano rivolti verso
l’alto per cogliere uno sguardo d’intesa dalla
maestra.
Sakura non
potrà più sorridere.
Sul vetro della
fotografia iniziarono a precipitare silenziose lacrime che rompendosi
in microscopiche gocce si disseminarono per i volti delle persone
raffigurate. In quel momento parve un’immagine di lutto,
perfino il sorriso sfacciato di Naruto si trasformò in una
smorfia amara.
Sakura aveva deciso di
andarsene. Aveva semplicemente capito che era troppo per lei, per le
sue possibilità di sopportazione.
La solitudine spesso
paralizza le persone dai propri intenti, per questo non se ne sarebbe
mai andata da sola. Per partire aveva bisogno di Naruto, e Naruto fu la
spinta di quel volo che si rivelò caduta.
“Signorina
Tsunade…” Questa è Shizune. Mormora
sempre e lascia le frasi incomplete, è un brutto vizio.
Si
solleva un nugolo di sospiri affranti dai restanti ninja medico
dell’improvvisata spedizione. Come se Tsunade avesse bisogno
della commiserazione degli altri, come se il dolore che lentamente si
scava una nicchia nel suo animo necessitasse di pietà. Non
solo lei, ma l’intero villaggio, quella mattina, richiedevano
silenzio e comprensione, non inutile compatimento.
Per
pochi secondi non sentì nulla, solo la freddezza e le
ciniche maniere di un medico esperto che analizza e risolve. Per pochi
attimi le parve che nulla osasse fiatare, risuonava soltanto il
cadenzato vibrare della sua mantella verde mossa dal vento.
Le
basta uno sguardo a Tsunade per capire se c’è
modo, soluzione, o se non c’è più
niente; ed è così che un’occhiata
clinica le è sufficiente per comprendere che lì
non c’è più nulla. La ragazzina dai
capelli rosati seppellita dalla polvere e dal corpo
dell’amico è immobile al centro del paesaggio.
Come santuario ha scelto il letto arido di un fiume, percorso ai lati
da alte pareti di roccia viva. Non c’è sangue a
bagnare il fondo sabbioso che sollevato dalla brezza ricopre visi e
capelli. Solo un rivolo nerastro incrosta ciglia e ciocche bionde sulla
fronte di Naruto, tutto il resto è pulito, forse dormono.
Il
silenzio permane, mancano i suoni. Il tonfo di Hinata, che ormai perse
le forze cade svenuta, diviene sordo. Il sibilo dell’aria
è un impercettibile taglio nella quiete, perfino quel
fastidioso ticchettio è cessato.
L’orologio
di Tsunade si è rotto, ha smesso per sempre di funzionare.
Si
tratta di un meccanismo delicato e naturale, insito
nell’anima. Scandisce la vita con disarmante precisione. Il
conteggio ha inizio da quando la madre sente la vita germogliare e
crescere in lei. I rintocchi si fanno più intesi quando la
perla preziosa viene al mondo e continuano a riecheggiare con gioia
come campane in festa fino a quando, un giorno, non
s’interrompono. Tsunade non ha mai conosciuto
l’immensa felicità di essere madre, ma a suo modo
lo è diventata. Ha incontrato Sakura, ne è
diventata la sensei, ha imparato a conoscerla, a volerle bene come
allieva e ad amarla come una figlia.
La
valutazione medica effettuata con uno sguardo termina insieme al
melodico ticchettio: fratture multiple alle prime due vertebre
cervicali, organi interni presumibilmente collassati.
L’analisi
è interrotta, la sentenza è già fin
troppo evidente. La vita non scorre più in Sakura.
Basta.
Fermi tutti.
La
freddezza di Tsunade è sciolta sotto lo scorrere di lacrime
incandescenti, e le labbra si piegano, si contorcono in spasimi di
dolore. Le invisibili sopracciglia bionde si corrucciano, gli occhi si
stringono come a non voler vedere, cancellare
l’incancellabile.
I
suoni pian piano tornano a sfiorarle l’orecchio, i sentimenti
il cuore. La stretta di Shizune intorno al suo braccio come a volerle
donare un vano conforto. Hinata che si schianta al suolo, era
già caduta da alcuni secondi, eppur quel secco rumore e la
polvere che si solleva di conseguenza, Tsunade li può
percepire solamente ora. Gli occhi le si sgranano,
l’autocontrollo imposto per pochi attimi si dissolve sotto
l’urlo di una madre distrutta, assassinata. È la
stessa mamma che le dice che non è morta, che è
ancora in tempo per salvare, per vedere il sorriso di Sakura ancora,
ancora e ancora… É la stessa che le da la forza
di gettarsi sui corpi dei due ragazzi, che la sgrida disperata
dicendole che può aiutarli, strapparli alla morte come
sempre è riuscita a fare, come sempre ha tentato di fare,
come…
“Non
ho mai salvato nessuno. Le persone che amavo le ho lasciate morire tra
le mie mani. Senza poter far nulla.”
E
si sente dannatamente in colpa.
Perché
anche questa volta è arrivata troppo tardi quando
l’orologio aveva già interrotto i battiti.
Ha
paura che questa volta non bastino le lacrime, ed è stanca
di questa continua, perpetua, sofferenza che non fa altro che
ingigantirsi finché un giorno non la soffocherà
completamente.
Il
viso di Sakura è così freddo, impolverato.
E
la stessa scena si ripete, Tsunade l’ha impressa nei ricordi,
n’è assuefatta.
Nawari,
Dan, Sakura…
“Signorina
Tsunade.”
Dopo aver bussato
incessantemente senza alcun cenno di risposta, Shizune si era decisa ad
aprire ugualmente la porta con o senza il permesso della Godaime.
Tsunade
sollevò lo sguardo nocciola stringendo con astio gli occhi.
Detestava farsi veder piangere, era un momento in cui tutta la sua
debolezza emergeva lampante.
“Ti avevo
chiesto esplicitamente di non disturbarmi per alcun motivo,
Shizune!” Sbraitò con forza asciugandosi con un
gesto veloce del palmo le ultime ribelli.
“L-le chiedo
scusa Madamigella Tsunade.” Mormorò mortificata
notando lo stato in cui versava la maestra. Senza più la
tecnica segreta a renderle l’aspetto di una ventenne, davanti
a suoi occhi si presentava una debole anziana dai profondi solchi a
segnarle il viso e dalle dita deboli e ossute intrecciate fra loro.
“Naruto si
è appena risvegliato, sta bene, pensavo che sarebbe stata
felice di andarlo a trovare.” Spiegò Shizune
chinando leggermente il capo.
Tsunade si volse verso
la finestra da cui entrava una brezza lieve ed estiva. Racchiuse le
mani a pugno sotto il mento mordicchiandosi per un attimo il labbro
inferiore. Un sottile bagliore le attraversò le iridi velate
dalle lacrime.
“Sa,
già?” Domandò scandendo con lentezza le
parole.
“No, o meglio
nessuno gli ha ancora detto nulla.” Rispose Shizune con una
punta di tristezza.
Tsunade
sospirò tornando a posare lo sguardo sulla giovane
assistente.
“Ci saranno
persone che Naruto avrà ben più a cuore di
vedere, che una vecchia smidollata come me.” Disse terminando
la frase con un piccolo quanto amaro sorriso.
“Andrò più tardi da lui. Ora, per
favore, lasciami sola.”
Shizune, dopo aver
accennato un inchino, tornò alla porta. Lasciò
cadere un’ultima volta lo sguardo sulla maestra ritrovandosi
a stringere con foga la maniglia.
“Tsunade-sama
se io potessi…”
“Lasciami
sola.” Bisbigliò esausta. “Per
favore.”
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Sbatté
più volte le palpebre, frastornato, mentre i caldi raggi del
sole che filtravano dalla finestra gli sfioravano il volto.
Ancora una volta si
ritrovò in quella stanza immacolata d’ospedale. Il
solo contrasto a quel bianco innaturale era dato dallo spicchio di
cielo estivo che s’intravedeva dalla finestra, e dalla
graziosa ragazza dai capelli scuri come la notte che riposava
tranquilla accanto al suo capezzale.
“Hi-Hinata.”
Mormorò con voce roca carezzando con delicatezza la chioma
corvina.
La giovane si
svegliò di soprassalto facendo stridere le gambe del piccolo
sgabello su cui sedeva.
Guardò Naruto
spalancando sempre più i candidi occhi. Dischiuse le labbra
per prendersi un grosso respiro, quasi stesse lì per
lì per morire di meraviglia e felicità.
Gli gettò le
braccia al collo scoccandogli un morbido bacio sulla zazzera bionda.
“Oh Naruto,
finalmente ti sei svegliato.” Gli stuzzicò un
orecchio con quel lieve bisbiglio.
Il ragazzo si
discostò con garbo da Hinata, portandosi la sola mano
destra, poiché il braccio sinistro era stato completamente
ingessato, al capo cercando di alleviare le fitte di dolore. Sotto le
dita avvertì subito la ruvida fasciatura ben stretta intorno
alla fronte.
Strinse gli occhi
cerulei tirando in una smorfia di sofferenza le labbra.
“Naruto, tutto
bene?” Gli chiese un’apprensiva Hinata sfiorandogli
il viso con una dolce carezza.
“Che
è successo?” Mormorò rauco sforzandosi
di ricollegare tutti i piccoli particolari che pian piano gli
riaffioravano alla mente.
Hinata sembrò
sospirare di sollievo. In un certo senso trovava confortante che Naruto
fosse ancora all’oscuro della triste notizia o che comunque
non ricordasse gli ultimi avvenimenti. Ciò però
significava che presto o tardi qualcuno avrebbe dovuto informarlo, e
quel compito sentiva che non poteva spettare a nessun altro che a lei.
Hinata sorrise
amaramente, mentre Naruto osservava il panorama fuori dalla finestra e
le stringeva la mano per trovare conforto.
“Non lo so,
Naruto.” Sussurrò adagiandosi sulla spalla del
ragazzo.
Non aveva mentito
Hinata. Lei davvero non sapeva come fossero precipitati nel letto in
secca del fiume, come fosse potuta accadere una simile tragedia.
Fremette lievemente al ricordo di quell’immagine straziante.
Naruto e Sakura gettati
come bambole nella polvere, abbracciati l’uno
all’altra. Era questa l’atroce visione che si era
presentata davanti agli occhi spauriti di Hinata. Aveva raggiunto i due
corpi correndo per poi inginocchiarsi di colpo, mentre le lacrime
silenziose avevano preso a rigarle il viso. Con mano tremante aveva
sentito il polso di entrambi, e mentre quello di Naruto seppur debole
era presente, i battiti di Sakura si erano già fermati da
tempo.
Hinata dovette bloccare il flusso dei suoi pensieri, troncare ogni
sentimento sul nascere e così, d’impulso,
costringersi a fare la cosa giusta: tornare sui suoi passi e correre,
volare, ad avvertire Tsunade. Era certa che fosse la Godaime
l’unica persona capace di salvare il suo Naruto e forse,
anche Sakura; sì anche lei, perché Hinata ancora
non riusciva a capacitarsi di come la morte avesse potuto strapparla
così presto e ingiustamente alla vita. La speranza non
abbandonò mai la ragazza, da quando senza distoglierli da
quel commovente e ultimo abbraccio posò un delicato bacio
sulla fronte di Naruto, fino a quando divorandosi le labbra per
l’angoscia e conficcandosi le unghie nei palmi non raggiunse
rapidissima il palazzo dell’Hokage.
Una volta guidata
Tsunade e gli altri ninja medico sul posto, Hinata, sfiancata dalla
corsa e distrutta da quel cuore che le batteva a mille nel petto, si
lasciò crollare al suolo, mentre l’immagine di
Naruto spariva lentamente dai suoi occhi tra polvere e ombre.
“Dov’è
Sakura?”
Hinata si distolse
bruscamente dai propri pensieri non appena udì la domanda di
Naruto. Irrigidì il collo scostandosi le ciocche corvine dal
viso.
“Hinata.”
La richiamò debolmente aspettando una qualsiasi risposta.
La ragazza
abbassò il capo, annientata. Come avrebbe potuto dirgli: mi
dispiace, ma Sakura è volata in cielo, è
tramontata. Come avrebbe potuto dirgli che la sua amica, una delle
persone più care che aveva al mondo se n’era
andata per sempre?
Strinse i pugni, mentre
i gemiti di Naruto iniziarono a trapassarle le orecchie.
Un pianto liberatorio
fatto di sussulti incontrollati e d’irrefrenabili lacrime
invase l’asettica stanza. Non c’era più
bisogno che dicesse nulla Hinata, il suo silenzio era bastato.
Da quando aveva riaperto
gli occhi stupendosi della calda luce del sole, Naruto aveva
già percepito la voragine, la mancanza che si era aperta nel
suo cuore accanto a quella di Sasuke, solo che in quel momento non era
riuscito a darle un nome.
Ora invece, mentre si
piegava in avanti soffocando le urla con il bianchissimo lenzuolo e si
stringeva il volto con l’unica mano valida, quel nome
l’aveva trovato.
Sakura gli bruciava in petto, ogni suo singolo muscolo si stringeva
intorno a quel viso, a quegli occhi, a quella voce che ormai erano
ridotti a solo un ricordo. La tremenda consapevolezza che di Sakura non
gli era rimasto null’altro.
Il calore di Hinata
abbracciata a lui, che inutilmente gli mormorava parole di conforto,
non lo percepiva nemmeno. C’era solo lui, il nome di Sakura
urlato disperatamente, e la voglia di distruggere le fredde pareti di
quella stanza.
Far crollare le barriere
del mondo, riprendersi il
suo tutto e stringerlo tra le mani per non lasciarlo mai
più andar via.
“Non me ne
faccio nulla della vita se non posso condividerla con loro.”
Esalò immergendo il volto segnato dal pianto tra le lenzuola.
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Un lieve bussare alla
porta costrinse Hinata a sollevare il volto dalla spalla di Naruto, il
quale, nonostante il lungo lasso di tempo trascorso, rimaneva ancora
scosso dai singhiozzi.
La porta si dischiuse
lasciando intravedere la sagoma di una giovane infermiera.
“È
permesso?” Chiese la signorina spezzando con il suo vociare
allegro la triste atmosfera della camera.
Hinata
abbassò il capo socchiudendo gli occhi. - Tanto sei
già entrata! - pensò con fastidio.
“Salve.”
Salutò cortesemente lasciando ricadere lo sguardo prima su
Naruto e poi sulla corvina.
Hinata la
osservò attentamente, c’era qualcosa di familiare
in quel volto, era quasi certa di averla già vista.
Infatti, quegli occhi color magenta erano inconfondibili, era di certo
la stessa donna che aveva incontrato domenica insieme a Naruto.
Dato che dopo alcuni
secondi non ottenne alcuna risposta al saluto, la giovane
continuò.
“Sono Touei
Ashimura, l’infermiera che si occuperà
personalmente di Naruto. Ora, vorrei chiederle gentilmente di lasciare
la stanza. Devo rifargli le fasciature.” Sorrise impacciata
indicando il piccolo kit-medico che teneva al fianco.
“Potrà venire a trovarlo più tardi,
durante l’orario di visita serale che va dalle sei fino alle
otto.”
Hinata tornò
a posare lo sguardo su Naruto che lentamente si era sollevato
poggiandosi allo schienale del letto.
Il ragazzo
guardò Hinata con gli occhi cerulei ancora lucidi e rossi di
pianto.
“Hinata non
preoccuparti, vai pure.” Mormorò con un filo di
voce.
“Ma, Naruto,
guarda che non ci sono problemi. Io…”
“Davvero, va
bene così.” Disse piano. “Grazie
Hinata.”
Gli regalò un
piccolo bacio sull’angolo della bocca e dopo avergli
carezzato il viso, si alzò per avviarsi alla porta.
Touei sorrise allegra al
passaggio di Hinata e si avvicinò a Naruto che
preferì voltarsi dalla parte opposta per osservare il
panorama alla finestra.
“Bene, Naruto
Uzumaki,” Sottolineò il nome pronunciandolo con
brio. “cambiamo queste fasciature?”
Non ricevette risposta e
iniziò ad armeggiare con garze e batuffoli di cotone
imbevuti in acqua ossigenata.
“Sai noi ci
siamo già incontrati, sei quel ragazzino che non trovava
più la sua amica, giusto?” Continuò
togliendo delicatamente le bende attorno alla fronte del ragazzo.
“Sì,
e lei è la donna a cui sono andato a sbattere
contro.” Replicò atono.
“Esatto,”
Rise piano. “ma ho un nome, sai? Io mi chiamo
Touei.” Cominciò a tamponare con cura la ferita
che ancora non si era completamente rimarginata.
Naruto
sollevò lo sguardo su di lei soffermandosi sui vivaci e
attenti occhi magenta e sul viso ovale incorniciato da ciocche castane.
“È
molto carina la tua fidanzata.” Sorrise aggiungendo
dell’altro disinfettante.
Naruto strinse gli occhi
infastidito dal bruciore. Nonostante Touei si sforzasse di instaurare
una conversazione, lui non ne aveva alcuna intenzione, preferiva
rimanere solo nel silenzio e nel suo dolore.
La giovane
sembrò capire e continuò a medicarlo senza
proferir parola.
“Stringe
troppo così?” Gli chiese una volta terminato di
applicare le bende pulite.
“Mhf”
Bofonchiò di risposta tornando a posare lo sguardo celeste
alla finestra.
Touei ritirò
il materiale nel kit-medico e con lievi tocchi lisciò le
pieghe della gonna blu da infermiera.
“Non
dirò nulla, Naruto, riguardo a ciò che
è successo, so che non varrebbe a niente un semplice mi
dispiace. Ma sappi che comunque ti sono vicina e ti
comprendo.” Disse piano con tono dolce posandogli una mano
sulla spalla.
Naruto si
voltò verso di lei lievemente sorpreso, poi distolse lo
sguardo, mentre le lacrime iniziavano a pizzicargli nuovamente gli
angoli degli occhi.
“Come fa a
dire che mi comprende?” Ribatté con rabbia in un
roco sussurro.
“Anch’io
quando avevo all’incirca la tua età persi una
persona a me molto cara, e per quanto le sofferenze non siano mai una
uguale all’altra, un po’ posso capire cosa provi in
questo momento.” Spiegò allungando sulle labbra un
piccolo sorriso d’incoraggiamento.
Naruto non aggiunse
nient’altro e Touei invece di uscire dalla stanza preso posto
sulla sedia accanto al comò.
Il cielo estivo vibrava
di un azzurro inteso e terso, screziato unicamente dai rari voli dei
falchi. La montagna degli Hokage tagliava l’orizzonte ed era
nascosta in parte dalle fronde rigogliose di peschi e ciliegi.
Era la stessa stanza in cui era stato ricoverato dopo lo scontro con
Sasuke, e nulla era cambiato da allora in quel posto. Le stesse bianche
pareti, lo stesso caldo sole estivo, mancavano unicamente i fiori di
Sakura. Quei bellissimi amaranti e camelie non li avrebbe
più portati nessuno.
Di nuovo il desiderio di
distruggere le fredde pareti della camera raggiunse Naruto. La voglia
di far cadere una a una le barriere del mondo e riprendersi il tutto,
stringerlo fra le mani per non farselo mai più sfuggire.
Per quanto il ricordo
più intenso era ora Sakura, quello di Sasuke emergeva
ugualmente con forza. Come una striscia nel limpido cielo, le memorie
dei due amici si fondevano in un unico colore. Spalancò gli
occhi celesti, quasi potesse rivedere i volti di Sakura e Sasuke nel
panorama estivo, mentre il pensiero continuo e soffocante di - avrei
dovuto esserci io al loro posto - non gli dava pace.
Sakura, come quei petali
di ciliegio a cui tanto somigliava, era volata lontano trasportata dal
vento, Sasuke, invece, era precipitato nel baratro delle tenebre.
Naruto, che restava fermo e tremante proprio nel mezzo, vedeva sempre
più difficile il dividersi per salire in cielo da una parte
e il cadere nella perdizione per raggiungere l’amico
dall’altra. Quanto avrebbe desiderato poter prenderli
entrambi per mano e riportarli con sé nel mezzo, ma la
realtà spezzava le sue speranze come ali di passero.
“A cosa
pensi?” La fresca voce di Touei lo riscosse bruscamente dai
propri pensieri.
Asciugò
veloce la lacrima solitaria che aveva preso a scorrergli lungo la
guancia. “A perché resta.”
La giovane
fletté la bocca, stranita.
“Ah dici a me?
Ma dammi pure del tu, non essere così formale!”
Esclamò sorridendo piano.
“Non ha altri
pazienti di cui occuparsi?”
“A dir la
verità oggi è il mio giorno libero.”
Stiracchiò le
gambe in avanti per poi lasciarle dondolare alternate.
“Pensavo che
un po’ di compagnia ti avrebbe fatto piacere, ma non
preoccuparti, tolgo subito il disturbo.” Disse alzandosi di
scatto per avviarsi alla porta.
Con la mano alzata era
pronta a dargli l’ultimo saluto prima di uscire, ma si
bloccò con il braccio a mezz’aria. Naruto in quel
momento le dava le spalle, ma guardandolo nel riflesso della finestra
le sembrava proprio di scorgere gli occhi del ragazzo lucidi di pianto.
Le prese un groppo alla gola, e come ogni volta che vedeva una persona
in difficoltà si lasciò commuovere.
Iniziò così a parlare a vanvera nella speranza di
strappargli un piccolo sorriso.
“Sono qui
fuori nel corridoio, ok? Tu se hai bisogno di qualunque cosa basta che
suoni la campanella che hai lì vicino e io arrivo subito!
Sai al mio villaggio natale gli ospedali non ci sono manco, abbiamo
solo dei capannoni improvvisati! Pensa che i feriti, poveretti, se gli
serve qualcosa devono gridare - infermiera! - a squarciagola per farsi
sentire da un capo all’altro. Qui alla foglia, invece, che
fortuna, avete tutte le comodità!” Disse con animo
mimando la scena.
Quando notò
che Naruto non si era nemmeno voltato a guardarla, rise imbarazzata
convinta di aver esagerato.
Uscì dalla
stanza e mormorando un saluto richiuse la porta alle sue spalle.
“Che casinista.”
“Hu! Che
spavento, non ti avevo visto!” Vociò Touei
fermandosi appena in tempo prima di andarsi a scontrare con un anziano
signore.
Il vecchio incanutito
biascicò qualcosa d’incomprensibile e si strinse
meglio nella candida mantella.
“Che ci fai
già qui, scusa?” Gli chiese la giovane
squadrandolo incuriosita.
“Non mi hai
detto quando sarei potuto entrare, stupida.”
Sibilò soffiando sui corti baffi.
“Di certo non
adesso, l’orario delle visite è già
terminato da un pezzo, se entrassi ora attireresti dei sospetti.
Già il fatto che te ne vai in giro così per
l’ospedale… ma scusami, non potevi startene
tranquillo nascosto?” Sbuffò Touei seccata alzando
lievemente il tono di voce.
L’anziano
tacque trapassandola con lo sguardo.
“Sicuro che in
questo villaggio debbano essere tutti scemi, non
c’è altra spiegazione.”
Continuò per nulla intimorita dall’occhiata
minacciosa dell’altro. “Altrimenti non ti
comporteresti certo in modo così avventato.”
“Anche tu sei
piuttosto avventata per rivolgerti a me in questa maniera.”
Sentenziò assottigliando le iridi di ghiaccio.
“Ah simpatico!
Prima sgancia i soldi poi ti dirò quando potrai venire in
tutta sicurezza.” Allungò sulle labbra un sorriso
smaliziato porgendogli il palmo della mano aperto.
“Mi sembrava
di esser stato abbastanza chiaro quando ti ho detto che non ti avrei
pagata per il servizio.” Replicò inespressivo.
“Già,
già, ricordo.” Ritrasse la mano richiudendola con
lentezza. “Per lo meno non mi negherai di vedere il tuo vero
volto, giusto?”
Con suo immenso stupore
l’anziano acconsentì davvero alla sua richiesta,
che in fin dei conti era stata detta poco seriamente, molto
più per scherzo.
Calò il
morbido cappuccio sul capo e nello stesso istante sciolse il ninjutsu
che ne modificava le fattezze.
“Niente
male!” Commentò allegra Touei congiungendo le mani
al seno. Pochi attimi e di nuovo davanti a lei ricomparve il viso
segnato dagli anni dell’attempato signore.
“Questa sera
alle otto quando Hinata uscirà dalla stanza, fatti trovare
già qui, siamo intensi?” Raccomandò
sventolandogli l’indice alzato innanzi al volto.
L’anziano le
diede le spalle avviandosi con passo lento e zoppicante verso le scale.
Touei osservò
l’uomo discendere incerto gli scalini, poi portò
le mani ai fianchi nella sua solita posa e si lasciò andare
a un profondo sospiro.
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Hinata aprì
delicatamente la porta della stanza di Naruto. Si affacciò
appena dallo spiraglio osservando per alcuni attimi il viso voltato a
tre quarti del ragazzo.
“Naruto.”
Lo richiamò piano attirando la sua attenzione.
Il giovane
inclinò di poco il capo lasciando comparire sulle labbra un
timido sorriso.
“È
appena andata via Tsunade per poco non vi siete incrociate.”
“Invece sono
riuscita a incontrarla, mi ha detto che l’hai supplicata di
farti dimettere, ma purtroppo dovrai aspettare fino a domani.”
Sicuramente Naruto si sarebbe sentito meglio nel suo amato monolocale,
ma non si poteva ovviare alla prassi. Almeno quella notte avrebbe
dovuto trascorrerla in ospedale.
Rimasero in silenzio.
Naruto poggiato alla spalla di Hinata che intanto giocherellava con le
ciocche dorate persa in chissà quali pensieri.
“Dovete aver
parlato molto di Sakura, tu e Tsunade-sama.”
Mormorò la ragazza interrompendo il silenzio.
Alzò lo sguardo al bianco soffitto lasciando ricadere i
lisci capelli corvini dietro le spalle.
“Già.”
Biascicò Naruto distogliendo lo sguardo da Hinata, un
leggero rossore andò a pitturargli le gote.
“Sakura
è ovunque in questa stanza.” Sorrise candidamente
socchiudendo tra le ciglia gli occhi di perla.
Naruto la
osservò sorpreso, in seguito scosse piano la testa
sospirando. Già, Sakura era ovunque, il suo ricordo
aleggiava nell’aria come miriadi d’invisibili
bollicine.
Hinata si
alzò dal piccolo sgabello e sotto lo sguardo attento del
ragazzo si avvicinò alla finestra. Rimase a osservare il
panorama poggiando i gomiti sul davanzale e incorniciando il viso tra
le dita affusolate.
“Ti dispiace
se apro? Almeno entra un po’ di aria fresca.” Gli
chiese voltandosi verso di lui per guardarlo negli occhi.
“No,
anzi.”
Spalancò le
ante lasciando che l’aria frizzante della sera
s’intrufolasse in camera. Lo spettacolo del tramonto era
meraviglioso e ora più che mai i bagliori rossi e rosati del
sole coloravano con vivide tinte i volti e i capelli dei due giovani,
riscaldando con delicate sfumature l’impersonale stanza.
Un bussare abbastanza
concitato alla porta catturò immediatamente
l’attenzione di entrambi. In breve il bel viso di Touei fece
capolino.
“Sono
terribilmente mortificata di dovervi disturbare, ma l’orario
delle visite è terminato. Quindi la pregherei Madamigella
Hinata…”
La ragazza
recepì subito il messaggio e si affrettò a
riprendersi la borsa poggiata ai piedi del letto. Si
avvicinò a Naruto e sfiorandogli il volto con i lunghi
capelli gli posò un casto bacio sulle labbra. Il giovane
volle prolungare quella dolce unione immergendo le dita tra la chioma
corvina di Hinata spingendola verso di lui.
Si sussurrarono brevi
frasi in saluto, dopodiché la ragazza fu costretta a
lasciare la stanza accompagnata da una sorridente Touei.
Appena fuori dalla porta
Hinata dedicò una breve occhiata all’anziano
signore che giaceva appisolato su una sedia nel corridoio, poi si
affrettò lungo le scale salutando con un cenno
l’infermiera.
“Vedi di
muoverti.” Sibilò a denti stretti Touei al
vecchio.
Il signore si
alzò lentamente e con fatica mosse alcuni passi verso la
camera di Naruto.
Naruto rimase
incuriosito a osservare la porta aprirsi nuovamente. Touei aveva appena
detto che l’orario per le visite era terminato, quindi non
era possibile che qualche suo amico fosse venuto a trovarlo. Oltretutto
avrebbe preferito rimanere finalmente da solo con i propri pensieri.
Sgranò gli
occhi celesti quando la soglia fu varcata da una strana figura
slanciata avvolta in una candida mantella, il cui cappuccio ne
ricopriva quasi interamente il volto.
“Si
può sapere chi sei?” Domando aspramente.
Seguì con lo sguardo lo sconosciuto che senza degnarlo di
risposta continuò ad avanzare, mentre i raggi del sole in
tramonto tracciavano sulla sua veste singolari riflessi vermigli.
Si fermò ai
piedi del letto voltandosi verso Naruto. Lunghi capelli neri gli
incorniciavano il viso e un lieve ghigno, che forse avrebbe voluto
essere un sorriso, si delineò sulle labbra sottili.
Naruto schiuse la bocca
spalancando ancor più gli occhi cerulei. Incredulo di fronte
alla persona che ora si stagliava di fronte a lui.
Lo vide posare le
pallide mani sul cappuccio e con un’ elegante movenza
svelarsi il volto.
Inclinò
lievemente il capo posando dopo un’infinità di
attimi lo sguardo intenso sull’amico.
Quegli occhi, Naruto,
non avrebbe mai potuto dimenticarli. Semplicistico dire che sono neri.
Drammaticamente racchiudono la potenzialità inespressa di
ogni colore.
“Sas’ke.”
Angolino
Autrice:
Sì,
ecco, dichiaro solennemente che lo strazio,
ehm volevo dire la storia, è finita. u_ù
Il
finale è quello che è, per lo meno o per lo male
sono rimasta fedele alla mia idea iniziale. Probabilmente è
strano, come penso strana sia stata tutta la fan fiction, spero
originale e che non vi abbia deluso più di tanto. Non
è un lieto fine, ma non penso nemmeno tragico, anzi, secondo
me non poteva finir meglio se non con il ritorno di Sasuke, da
intendere come preferite in tutte le sue sfumature. Il finale aperto
è fatto proprio per questo, per interpretarlo a proprio
piacere.
Ho
corretto tutti i capitoli precedenti, ma senza stravolgerli.
Più che altro ho cercato di eliminare il più
grosso: errori ortografici e frasi eccessivamente distorte.
Vorrei
ringraziare con tutto il cuore i lettori, coloro che hanno inserito la
storia tra i preferiti, le seguite e ricordate, e i recensori: Vaius, Ainsel, Missredlights, wari e Lisely91.
Un
ringraziamento particolare va assolutamente a wari e a Vaius:
Vaius, perché hai seguito la mia storia fin
dall’inizio commentando ogni capitolo. Apprezzo lo sforzo xD,
ma soprattutto ti ringrazio per l’enorme e stupendo sostegno
che hai saputo darmi, invogliandomi a continuare! ^-^
wari, perché le tue recensioni mi sono state
utilissime, e in modo molto sincero e gentile hai saputo dirmi dove
sbagliavo e in che modo poter migliorarmi. Grazie a te ho cercato
davvero di rendere più bella e corretta questa storia.
Quindi, un enorme grazie per il tempo che hai speso tu stessa per
aiutarmi e per il tuo grandioso supporto.
Il titolo di questo capitolo è tratto dal nome dell'album
della band giapponese Envy.
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