Prenditi cura di lui di Rinalamisteriosa (/viewuser.php?uid=52428)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***
Capitolo 4: *** Parte 4 ***
Capitolo 5: *** Parte 5 ***
Capitolo 6: *** Parte 6 ***
Capitolo 7: *** Parte 7 ***
Capitolo 1 *** Parte 1 ***
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Titolo:
Prenditi cura di lui
Autrice:
Rinalamisteriosa
Genere:
commedia, fantasy
Personaggi:
Arthur, Merlin, Morgana, Un po' tutti
Rating: verde
Avvertimenti: What if?
Nota:
ispirata a "Baby Merlin" di fioremessaggero
(col suo permesso), con la differenza che io parto direttamente dall’idea di
Merlin già bambino e che bambino rimarrà fino a tempo indeterminato. Mi sono
lasciata prendere la mano, ma ho adorato scrivere questo primo chappy! XD
I
personaggi non mi appartengono e la fic non é stata scritta a scopo di
lucro.
***
Parte
1
Lady
Morgana sedeva comodamente nella poltrona della sua stanza sfarzosa e solitaria,
quella mattina.
Pettinava i
lunghi e ondulati capelli, osservandosi allo specchio mentre compiva un gesto così naturale per una donna.
Improvvisamente,
una vocina dolce e familiare la fece girare piano: nel farlo, depose il pettine
sul comodino accanto.
“Bella signora!” salutò.
Un corpicino
minuto dai capelli scuri e dagli occhioni azzurri e lucidi le si era avvicinato, tendendo le braccia e sperando che lei lo
prendesse in braccio.
Morgana,
con espressione dolce e materna, si alzò e lo sollevò da terra, abbracciandolo e
cullandolo, mentre il piccolo Merlin le piangeva sul petto.
“Che cosa c'è, piccolino? Che cos'hai?” domandò piano, per non turbarlo ulteriormente.
Lui
non le rispose. Si limitò a indicarle la porta, con il musetto imbronciato e le
guance bagnate dalle lacrime.
“Non dirmi che Arthur ti ha trattato male...” ipotizzò, continuando a cullarlo.
Un
cenno con la testolina le confermò che aveva pienamente ragione.
Morgana
sospirò, senza sorprendersi più di tanto.
“C'era da aspettarselo da quello lì! Non ne combina una
giusta” pensò a voce alta la giovane donna.
“Oh, se è per questo non sono l'unico! Chi è quello
stupido che si è fatto trasformare?” fece
Arthur ironico, entrando inaspettatamente nella camera della sorellastra.
“Lo stupido sei tu, non si parla così davanti a un
bambino...” lo rimproverò, guardandolo male,
mentre Merlin piangeva più forte, tenendola stretta.
“Lo difendi perché non sai cosa mi ha
fatto!” tuonò lui.
“Cosa? - Morgana
lo fissò accigliata - Che può aver fatto di male un bambino così piccolo? Eh?”
“Il
bambino così piccolo, come lo chiami, l'ha combinata davvero grossa! Ha
osato prendere il MIO elmo e farci la pipì all'interno!” protestò disgustato
Arthur, ripensando inorridito al suo povero oggetto dorato e regale.
“Ti
sta bene!” si limitò a rispondere Morgana, mostrando la lingua.
“Ah!
Lo difendi pure?” constatò.
“Certo!
Merlin si è comportato così perché tu, caro il mio fratellastro, lo
tratti male, pur trovandosi in queste condizioni” spiegò.
“Io?!”
“Sì,
Arthur. Perché invece di aiutarlo, di farlo sentire a proprio agio, tu lo
sgridi sempre e lo minacci di morte, come hai fatto ieri, quando ti ha versato
il latte nei pantaloni” gli ricordò.
“Non
farmici pensare, per poco non mi ustionavo!” sbottò.
“Almeno
hai capito la motivazione?” sperò Morgana.
Arthur
ci rifletté un momento: per quanto lo riguardava, lui aveva provato a trattare
bene Merlin - era tornato bambino, dopotutto -, solo che cambiava idea
nel momento in cui quel birbante combinava qualcosa ai suoi danni, provocandolo
e facendolo imbestialire come mai.
Però,
da un lato, Morgana aveva ragione. Un giorno o l'altro Merlin sarebbe ritornato
normale, ma per farlo aveva bisogno dell'aiuto di tutti, Arthur compreso.
“Allora?
Vuoi rispondere?” gli chiese un'esasperata Morgana, risvegliandolo dal trance.
“È
possibile che debba vincerla quell'idiota? D'accordo!
Sarò bravo con lui, contenta?”
Morgana
incurvò le labbra in un lieve sorriso, soddisfatta di aver fatto ragionare
Arthur.
Fu
allora che le venne un'idea.
“Perché
non cominci da ora?” gli domandò, con sguardo eloquentemente furbo.
E
senza dare al fratellastro il tempo di rispondere, si avvicinò di soppiatto e
gli passò il bambino, che cominciò a divincolarsi e ad urlare, ancora offeso e
in lacrime.
“Ehi!
Ma non vedi che non vuole stare?" le fece notare Arthur, scocciato.
Morgana,
alzando la voce per coprire le urla di Merlin, replicò: “È un tuo problema. Da adesso in poi, sarai tu a prenderti
cura di lui. E se dimostrerai di saperlo fare senza contare sul mio aiuto,
allora potrò dire che avrai svolto con successo il tuo compito”.
“Mi
stai sfidando, per caso?”
“Chi?
Io? Non mi permetterei mai” concluse, furba, uscendo dalla stanza e lasciando
uno scettico principe in balia di un moccioso di cinque anni, che fino a due
giorni prima era un giovane uomo.
Continua...
Note:
Ecco la prima parte del mio progetto ispirato alla fic della mia amica Anto: le
ho chiesto un parere e, dato che ne era entusiasta, ecco che la rendo pubblica
anche a voi!^_^
Naturalmente
non ne seguirò la stessa trama… però vi consiglio di leggere anche la sua (se
non l’avete ancora fatto) perché a me piace tanto tanto^^ (Adoro il piccolo
Merlin! *_* E mi sembra di averlo dimostrato, no? XD)
Prendete
questa come una storia “parallela” alla sua.
Con
questo vi saluto… a presto!
Bacioni,
Rinalamisteriosa
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Capitolo 2 *** Parte 2 ***
Parte
2
“Tu adesso rimani
qui buono buono, intesi?” si raccomandò il
giovane principe, serio, puntando il dito contro un imbronciato Merlin, da poco
seduto sopra un vecchio baule del castello di Camelot.
Ma trattandosi
di un bambino - e di cinque anni, per giunta - non sarebbe stato facile per lui
obbedire a quel diretto ordine.
Sentiva dentro
di sé un impulso irrefrenabile di alzarsi e correre via, di giocare a
nascondino, oppure di fare i dispetti a quell'adulto antipatico, che di
bello e gentile non avrebbe mai avuto niente.
Nel preciso
momento in cui Arthur si voltò, credendo di aver finalmente risolto il problema,
ecco che il dispettoso Merlin attuò un piccolo balzo, e intrufolandosi tra
l'apertura delle sue gambe fuggì.
“Acc...
MERLIN! È la quarta volta che non ubbidisci! Ne
avrai ancora per molto?” sbraitò Arthur, mettendosi una mani tra i capelli e
ripensando ai tentativi precedenti, finiti tutti allo stesso
modo.
E il bello era
che tutti i mezzi per farlo stare buono, che si erano succeduti nel corso di
un'ora, non erano serviti a nulla, e se andavano avanti così per tutta la
giornata, sarebbe arrivato alla sera senza neanche la forza di reggersi in
piedi.
“E adesso? Dove
si sarà cacciato...” pensò,
rassegnato, andando cauto alla sua ricerca.
Quella piccola
peste, oltre a farlo impazzire, avrebbe potuto combinare grossi
guai.
E chi ne avrebbe
levato la colpa, se non colui che gli faceva da balia?
“Giuro che
Morgana me la pagherà” si trovò a
pensare, accelerando il passo.
Re Uther e altri
autorevoli uomini del reame erano riuniti attorno ad una grande tavola
rettangolare, con un vistoso stemma di Camelot raffigurato al centro di
essa.
Con loro stava
pure Gaius, medico di corte, invitato a prendere parte alla riunione dallo
stesso sovrano.
Si sa che la
curiosità è una caratteristica tipica dei bambini piccoli.
Merlin, dopo
aver girovagato per i corridoi, vedendo davanti a sé uno spesso tendone blu
dalle rifiniture dorate, non poté non avvicinarsi gioioso a questo, afferrarlo
con le sue manine e strattonarlo.
Risultato?
Il bel tendone
si strappò, rivelando il contenuto della stanza che avrebbe dovuto celare e che
- guarda caso - era la stessa della
riunione.
“Ops! Fatto
guaio” farfugliò
allarmato il bambino, vedendo rivolte verso di lui delle facce poco rassicuranti
e arrabbiate.
Re Uther si alzò
in piedi, scocciato, nel viso un’espressione grave.
“Che ci fa lui
qui? Dove si trova Morgana? Non doveva badare a lui?”
Si guardò
intorno, sperando di vedere la figliastra e di chiederle spiegazioni in
merito.
Anche se non lo
aveva rimproverato direttamente, a Merlin fece comunque paura e arretrò di un
passo, con un ditino tremante alla bocca e una mano a stringere il tessuto di
seta blu del tendone.
Anche Gaius si
alzò.
“Probabilmente
le è scappato... oh, Merlin!” sospirò il suo mentore, scuotendo il capo.
Al bambino
stavano salendo le lacrime agli occhi.
Lui non l'aveva
fatto apposta. Non voleva rompere la tenda, ma solo
giocarci!
Perché
gli adulti non arrivano mai a comprendere le necessità dei
bambini?
“Lo porto fuori,
sire” aggiunse Gaius, prendendogli il braccio per trascinarlo fuori, mentre i
presenti parlottarono a bassa voce tra di loro.
“Oh, Merlin,
allora non è solo il fisico ad essere regredito allo stato infantile...”
ipotizzò ad alta voce Gaius.
“Io non
volevo... io n-non fatto apposta!” mormorò il piccolo, la vocina sottile e gli
occhi lucidi.
“Lo so, Merlin.
Lo capisco”.
Gli diede una
carezza sulla testolina scura. In fondo sapeva che era vero, che non era
realmente colpa sua, bensì di una magia misteriosa.
Ma avrebbe
continuato a studiare la strana faccenda, su questo non c'erano
dubbi.
Intanto il
principe Arthur, stanco e trafelato, li raggiunse
correndo.
“Eccoti qui,
brutto monello! Spero che non abbia fatto guai...” fece Arthur guardando in
tralice Merlin, per poi fermarsi a riprendere fiato, il capo chino e le mani
sulle ginocchia.
“Tranquillo.
Ha solo rotto un tendone reale” lo informò pazientemente Gaius. “Quello della
sala delle riunioni”.
“Cosa?!
E mio padre?”
“È
arrabbiato, ma gli passerà”.
“Ah! Benissimo!
Ecco la prima grana che mi tocca sopportare: dannata Morgana! Mi ha affidato il
bambino, quindi se ne laverà le mani!”
“Oh, io invece
trovo sia una splendida idea” commentò stranamente divertito il
vecchio.
“Che cosa
intende?” chiese il giovane, confuso.
“È
una splendida idea, Mio Signore, perché se lei un giorno diverrà padre,
comincerà a fare pratica già da ora” gli disse, guardandolo come se fosse la cosa più naturale
del mondo.
Arthur non era
d'accordo.
“Se diverrò
padre, mio figlio crescerà sicuramente più intelligente di questo...
EHI!”
Sentendosi
tirato in ballo, il bambino aveva subitamente pestato il piede al giovane, che
si piegò a cacciarlo dalla parte lesa.
“Forse
non è così stupido come affermate, Sire” proferì Gaius,
andandosene via, le mani dietro la schiena e tanta voglia di fischiare un
motivetto allegro.
“Stupido
vecchio, non capisce... AHI! Ancora?!” sbraitò Arthur, mentre Merlin lo guardava
di traverso.
Allora
gli diede le spalle, per poi scoppiare a piangere all'improvviso, urlando:
“WEEE! Fame... ho fame! Voglio la pappa! WEEE!”.
Arthur
era dell'idea che il suo cervello già provato non avrebbe retto, che sarebbe di certo esploso con gli strilli
isterici e infantili del piccolo valletto.
“D'accordo!
D'ACCORDO!” alzò
la voce, quel tanto che bastava per sovrastarlo.
Merlin sembrò
capire la sua irritazione: smise di urlare, calmandosi, nonostante gli occhi e
le guance fossero ancora umidi di pianto.
Il principe,
rassegnato, lo prese in braccio e si avviarono insieme verso le cucine
reali.
Continua…
Ecco
il tanto atteso secondo capitolo! ^^
Care,
spero di non avervi deluso.
Fatemi
sapere! E se volete darmi anche critiche e consigli, prego ^^ io accetto
tutto!
Intanto,
ringrazio di cuore hay_chan, Sammy Malfoy (Grazie mille! E alla tua
domanda rispondo: " Seguimi fino all'epilogo, lì potrei farlo tornare normale!”
XD), antote, bacinaru, shurei, Ransi (Non lo so se era bricconcello XD
però a me serve così, quindi... Ah, dimenticavo: grazie! ^_^), valerya90 e chi ha messo quest’idea nei
preferiti.
Un
saluto e un bacione a tutti... alla prossima! ^^
Rinalamisteriosa
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Capitolo 3 *** Parte 3 ***
Avviso: Ho scritto il
seguente capitolo prima del previsto, non è venuto proprio come lo immaginavo
all’inizio (ero in vena di dolcezza xD), ma spero piaccia lo stesso
^^
Parte
3
Nelle ore di
quel pomeriggio inoltrato, nelle ore in cui tutta la servitù si concedeva una
pausa dai vari compiti assegnati, risultava difficile trovare qualcuno - o
qualcuna - nelle cucine del maniero.
Infatti, Arthur
le trovò completamente deserte.
“Certo che dovevi
trovare proprio un bel momento per avere fame, vero?”
Se voleva
calmare il piccolo servitore al quale si era rivolto in tono sarcastico, la
richiesta doveva essere soddisfatta.
Come
se fosse lui il principe! I ruoli si erano decisamente invertiti.
“Ascoltami bene,
Merlin...” cominciò, facendolo sedere su un
ripiano alto e armandosi di una pazienza che raramente mostrava, “devo
trovare qualcuno che sia disposto a prepararti qualcosa. Purtroppo io non so
cucinare. Mi prometti che, durante la mia assenza, non ti muovi da qui e non
combini altri pasticci?” domandò.
“Sììì!”
esultò il piccolo, battendo le manine.
“Wow! Riprendi a
ubbidire, come è giusto che sia. Bravo!” si
finse sorpreso, complimentandosi ironico per poi allontanarsi.
Rimasto solo,
Merlin si guardò intorno: c'erano delle credenze, tante credenze e un lungo
tavolo rettangolare al centro della stanza. A tratti era infarinato, poiché
recava i segni del duro lavoro delle cuoche.
Si incuriosì
molto quando, nella sua esplorazione visiva, notò un recipiente arancione
situato in alto.
“Vieni a me…” sussurrò
inconsciamente nell'antica lingua, a labbra strette, tendendo una manina
nell'aria e in direzione dell'oggetto tanto bramato.
Se fosse stato
un bambino come tutti gli altri, quel gesto non sarebbe servito a nulla.
Ma lui non era
come tutti gli altri.
Lui era un mago
e quindi, in un batter d'occhio, il recipiente levitò leggero, fermandosi solo
al tocco delle manine su di esso.
Emise un
sussulto di gioia quando si accorse che vi erano degli invitanti biscotti
all'interno.
Ne
assaggiò uno, per poi passare al prossimo, masticando avidamente.
“Dove hai preso
quei biscotti, Merlin?” domandò con
perplessità il giovane principe, entrando.
“Erano qui!” rispose lui, ingenuamente e a bocca piena.
Adorava quei
biscotti.
Li adorava così
tanto che aveva già consumato mezzo recipiente.
Il principe
diede per buona la risposta, anche se non lo convinceva pienamente.
Il ripiano su
cui aveva lasciato Merlin era alto circa un metro, e prima gli era sembrato che,
intorno, non vi fossero oggetti, tantomeno un recipiente così vistoso.
Strano.
“Allora... non ho
trovato la cuoca, così sono andato da Gaius. Lui mi ha dato questo brodino e ha
detto chiaramente che ti sarebbe piaciuto”,
fece Arthur, indicandogli la ciotola in questione, che teneva in mano.
Merlin annuì.
Mise da parte il
recipiente e atterrò sul pavimento con un balzo.
Si fece dare la
sua pappa, ma dopo averla fissata schifato la lanciò sul pavimento senza tanti
complimenti, riversandola tutta.
“Merlin! Avevamo
detto niente pasticci, ricordi?” lo rimproverò
Arthur.
“Ma che
schifezza! Preferisco biscotti, io!” chiarì
con una noticina di irritazione.
“Adesso pulisci
tutto!” ordinò, categorico.
“Perché?”
“Perché è tuo
dovere pulire”.
“Perché?” ripeté, questa volta battendo un piede per terra.
Arthur sospirò
pesantemente: comportandosi così, Merlin sembrava davvero un
idiota.
A questo punto
lo preferiva da grande, quando non faceva così tante storie per un ordine
impartitogli.
Il bambino
incrociò le braccia, serio. Attendeva qualcosa.
“Ho
ancora fame!” sbuffò, dopo un po'.
“Non si vive di
soli biscotti, Merlin. Ci sarà qualcos'altro, qui dentro, che ti piace...” ipotizzò Arthur, avvicinandosi a una credenza e
aprendo le ante.
“Il miele ti
piace?” chiese.
“Ehm... non
ricordo...” ammise in un sussurro.
“Cosa
non ricordi? Va bene, vieni qui”, lo invitò ad avvicinarsi con un cenno.
Il principe,
preso il barattolo contenente il frutto del lavoro delle api e un cucchiaino, si
sedette su uno sgabello a caso.
Riempì il
cucchiaino e lo diede in mano al bambino, che dapprima lo fissò stupito da quel
giallo così denso, poi lo mise in bocca.
“È buono!”
Pronunciò
l'esclamazione in modo talmente adorabile che fece sorridere persino un duro
come Arthur.
Lui si riprese
il cucchiaino, per dargliene ancora e ancora, finché il piccolo lo avesse
richiesto.
Per un attimo,
avevano dimenticato chi fossero.
Per un attimo,
loro due sembravano davvero padre e figlio.
Quello che aveva
detto Gaius, poche ore prima, pareva essersi concretizzato.
E
da dietro la porta socchiusa, la figura silenziosa che li stava spiando provò
tenerezza.
***
“Insomma! Si può
sapere dov’è finito Arthur?”
Conclusa la
riunione che stava tenendo, re Uther camminava nervoso per i corridoi,
domandandosi dove diavolo si fosse cacciato suo figlio.
Erano ore che
non si faceva vedere, e al campo d'addestramento non c'era, perché altrimenti le
guardie con cui aveva appena parlato lo avrebbero visto di sicuro.
Non era neanche
andato a cavallo, perché l'animale in questione si trovava nelle
stalle.
Decise quindi di
cercare Morgana. Magari lei sapeva qualcosa che lui ignorava.
E poi doveva
parlarle di Merlin, di tenerlo buono invece di farlo aggirare tranquillamente
per il castello a far danni.
Nello stato in
cui si trovava, andava tenuto costantemente d'occhio.
Continua...
Note:
Sono
andata a rivedere il telefilm e mi sono resa conto che non potrò essere sempre
coerente con la caratterizzazione dei personaggi.
Spero
che per voi non sia un problema… chiedo scusa!
>.<
Cercherò
di rimediare nei prossimi…
Anche
io posso sbagliare: nessuno è perfetto, siamo tutti qui per migliorare
^^
Ringrazio
tutti quelli che mi seguono, nessuno escluso.
Davvero,
non me l'aspettavo!
Bacioni,
Rinalamisteriosa
PS:
Un grazie speciale alla madrina della fic, Anto! Il fatto che le piaccia mi
sprona a continuarla e a portarla a termine, anche se ho così tante idee che
metterle tutte in ordine sarà difficile! XD
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Capitolo 4 *** Parte 4 ***
Parte
4
Re
Uther si aggirava nervoso e irritabile per gli ampi corridoi del castello:
persino il mantello che portava pareva agitarsi dietro a ogni suo
passo.
Il
fatto di non aver ancora incontrato nessuno dei due che cercava, poi, lo fece
esasperare più del solito.
Questo
finché non incrociò per caso la serva di Lady Morgana, Gwen.
Non
era la sua figliastra in persona, ma di certo doveva sapere qualcosa, dato che
le due donne erano spesso insieme.
“Sire,
sto tornando a casa” esordì, fermandosi e facendo un lieve inchino.
“Aspetta... sai
dirmi dove si trova Morgana?” domandò lui, con cipiglio severo e
autoritario.
“Non so…
Forse...” tentennò.
“Sono qui!”
La risposta era
arrivata chiara e cristallina dal fondo del corridoio, dove si vedeva la giovane
donna che avanzava a passo sicuro ed elegante verso il proprio
tutore.
Gwen la fissò,
grata per averla tirata d'impaccio; dopo aver augurato la buona notte a entrambi
i nobili con un inchino, la popolana se ne andò.
“Morgana...”
cominciò Uther, “dobbiamo parlare! Quel... moccioso di un servitore, dove l'hai
lasciato?”
“Quel moccioso ha un nome, padre! Adesso è con
Arthur. Sai, gli sto impartendo una lezione di responsabilità che non
dimenticherà facilmente”.
Detto questo,
Morgana sorrise dolcemente.
Sorrise perché
le tornò alla mente il suo fratellastro che dava il miele al bambino, il quale
sembrava finalmente felice di stare con lui, senza che litigassero ogni cinque
minuti.
Sì, doveva
ammetterlo, quella di affidargli il bambino era stata un'idea a dir poco geniale
e furba.
Peccato che il
suo tutore non fosse molto d'accordo.
Infatti...
“Che cosa vuoi
dire, Morgana?” sbottò, squadrandola con uno sguardo che non prometteva nulla di
buono.
Lei tornò seria
e rispose, fronteggiandolo: “Voglio che sia Arthur ad occuparsi di Merlin,
finché Gaius non troverà un modo per farlo tornare
normale”.
“Stai
scherzando, spero! Morgana, tu conosci bene i doveri di Arthur qui a Camelot.
Come può fare da balia a un bambino di quattro anni?”
“Cinque anni!”
lo corresse lei, imbronciata.
“Beh... che
abbia quattro o cinque anni è pur sempre un problema per tutti
noi!”
“Ma che fastidio
può arrecarci? È così tenero...” mormorò.
Uther sospirò
pesantemente.
“Guarda cosa mi
tocca sentire! È mai possibile che, quando si tratta di bambini, tu perda il
senno? La tua richiesta è inammissibile!” tuonò alla fine, lasciandola basita in
mezzo al corridoio.
***
“Basta così,
grazie!” esclamò concitato Merlin, consegnando il cucchiaino ad
Arthur.
“Va bene... e
adesso? Che stai facendo?”
Infatti, egli
stava seguendo con la coda dell'occhio il bambino che era corso alla parte
opposta delle cucine, per poi ritornare con uno strofinaccio in
mano.
Con gli occhi
vispi e allegri, si era inginocchiato vicino al punto del pavimento in cui aveva
sporcato con quella disgustosa
brodaglia e qui aveva iniziato a pulire lentamente.
Arthur ne fu
sorpreso: non credeva bastasse così poco per convincerlo a fare
qualcosa.
“Mi stupisce
sempre, anche da bambino...” si ritrovò a
pensare.
Ad un certo
punto, nel lento e incessante oscillare delle braccia avanti e indietro, avanti
e indietro, Merlin sentì il sonno incalzare, impedendo ai suoi minuti occhi
azzurri di restare aperti.
Abbandonò lo
straccio sul grigio pavimento, strofinandoseli piano con le
manine.
Poi si sdraiò
ingenuamente su quella superficie dura e ruvida, sbadigliando e lasciando che il
torpore di una nuova dormita lo cullasse.
Tutti i bambini
piccoli sono così: prima corrono, si agitano, mangiano e giocano; poi si
stancano e si addormentano, recando intorno a loro attimi, minuti e ore di
silenzio e di pace.
Il principe, che
aveva assistito immobile alla scena, con le braccia incrociate al petto, la
tipica espressione beffarda ed insolente, pensò che forse era il caso di non lasciarlo
dormire lì, anche se sarebbe stata la giusta punizione per la pipì all'interno
dell'elmo.
Per questa
volta, però, poteva metterci una pietra sopra e lasciar
perdere.
Dopotutto, non
era colpa del suo servitore se si era ritrovato in questa delicata situazione,
se era tornato bambino.
***
Il vecchio
Gaius, immerso nella lettura di un grosso tomo riguardante le proprietà mediche
delle piante, avvertì i passi di qualcuno entrare circospetto nella stanza.
Senza alzare gli
occhi dalla pagina - l'aveva riconosciuto comunque - gli
parlò.
“A che devo la
vostra visita, principe?”
“Gaius, io...
non era certo mia intenzione disturbare. Metto Merlin nel suo letto e me ne
vado”, si giustificò.
“D'accordo…”
affermò con un sorriso compiaciuto, mentre Arthur emetteva un sospiro di
rassegnazione.
Dopo aver fatto
il suo dovere e aver coperto il bambino, che riposava beato e tranquillo, con un
semplice lenzuolo, si apprestò ad uscire, ma prima si ricordò che doveva ancora
dire una cosa.
“Ah! Gaius…
riguardo al discorso di prima, sappiate sono la persona meno adatta a fare il
padre: è troppo complicato!”
E se ne uscì
regalmente, senza dare all'anziano il tempo di replicare.
Arrivato nelle
sue stanze, si lasciò cadere sul letto: non aveva la benché minima voglia di
alzarsi, ma non perché fosse stanco, no!
Figurarsi: ci
voleva ben altro per stancare il principe ereditario e il miglior cavaliere di
Camelot!
Lui voleva
semplicemente fermarsi a pensare, a rilassarsi, a stendere i
nervi.
Che cosa gli
prendeva ultimamente?
Sebbene la
situazione non gli andasse molto a genio, sebbene Merlin era in grado di farlo
innervosire come mai prima d'ora, c'erano dei momenti in cui non riusciva né a
fargli del male, né a sgridarlo.
C'erano dei
momenti in cui stavano bene, in cui l'uno riusciva a calmare l'altro e
viceversa.
Gli tornarono
persino alla mente le seguenti parole di Morgana:
“Perché invece
di aiutarlo, di farlo sentire a proprio agio, tu lo sgridi sempre e lo minacci
di morte!”
Forse non era
più così.
E gli erano
bastate poche ore per capirlo, possibile?
Peccato che,
proprio in quell'istante, il re aveva deciso di interrompere il corso dei suoi
pensieri, senza dargli tempo per trovare una risposta
convincente.
Si rizzò a
sedere all'ingresso altezzoso dell'uomo.
“Finalmente!”
sbottò il re.
“Perché
finalmente, padre? È successo qualcosa?” chiese, alzandosi in
piedi.
“Non
fraintendermi, Arthur, volevo solo sapere come mai oggi hai trascurato i tuoi
doveri. Esigo una spiegazione!” si espresse così, come se facesse finta di non
sapere nulla.
“Ho avuto...
altro a cui pensare oggi...” gli rispose, abbassando lo sguardo
incerto.
Non gli piaceva
deludere suo padre, infatti quando ciò accadeva, gli veniva difficile guardarlo
dritto negli occhi.
“Ah, davvero? Si
dà il caso che io sappia già! Ho appena rimproverato Morgana... e non intendo
rimproverare anche te, perciò ascolta: domani ho dei compiti da
assegnarti”.
“Ma... padre-”
tentò.
“Non ci sono ma che tengano! È un ordine… sono stato
chiaro?”
“Sì.
Chiarissimo”, asserì, anche se non capiva. Non capiva come mai suo padre
apparisse così scontroso, così freddo.
“Bene!” terminò
Uther, per poi lasciare la stanza.
Arthur si
diresse spedito alla finestra chiusa e la spalancò, lasciandosi investire da una
leggera folata di vento.
Il sole stava
per tramontare su Camelot: molto presto sarebbe sopraggiunta la sera, che si
preannunciava serena e pacata.
“Che cosa
succede a tutti quanti?! Gaius è strano, Morgana è strana, mio padre è strano,
Merlin è strano, io... IO sono strano!”
Rimuginò
inquieto, con le mani strette a pugno sul parapetto della finestra e lo sguardo
che cercava di andare oltre ciò che vedeva.
E non era il
solo a essere affacciato ad una finestra; anche la bella Morgana, dall'altra
parte del castello, quella riservata a lei, rivolgeva il suo sguardo triste al
cielo azzurro.
Continua…
Note:
Ecco
il quarto capitolo. Mi auguro che vi sia piaciuto ^^
Non
è stato facile scriverlo, lo ammetto!
Oggi
mi limiterò a ringraziare tutti allo stesso modo: non so proprio che dire
xD
GRAZIE
PER I COMMENTI E I PREFERITI. GRAZIE PER ESSERE SOLO PASSATI DI
QUI.
Un
saluto e un bacione,
Rinalamisteriosa
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Capitolo 5 *** Parte 5 ***
Parte
5
Quando arrivò il
momento di cenare, nessuno dei tre nobili seduti alla grande tavola rettangolare
osò proferire parola.
Uther consumava
tranquillo il proprio pasto, come se non fosse successo nulla, mentre Morgana
spezzava in due un panino e Arthur era intento a rigirare il liquido rossastro
presente nel calice che stringeva in mano.
Di tanto in
tanto, capitava che si lanciassero occhiate furtive, ma nulla più di
questo.
Nessuna
conversazione, anche piccola.
Nessun sorriso
di circostanza.
Nessun cenno.
Erano così seri
e silenziosi che la situazione non sarebbe potuta peggiorare, per quanto era già
tesa.
Il primo a
finire e ad alzarsi in piedi fu il principe, che lasciò la sala da pranzo a
testa alta, così com'era entrato.
Poco dopo, anche
Lady Morgana lo imitò.
E Uther
Pendragon pensò che non era la prima volta che suo figlio e la figliastra non
gli rivolgessero il saluto per qualcosa che aveva detto o fatto, e non sarebbe
stata di certo l'ultima.
Per questo
motivo, non rimase stupito e svuotò in una sorsata il proprio calice di
vino.
“Arthur?”
La voce ovattata
di Morgana che lo chiamava per nome lo costrinse a fermarsi nel corridoio,
interrompendone la pesante traversata.
“Non
gli darai ascolto, vero?” proseguì la donna dietro di lui, con il tono di voce
un po' più alto. “Tu mi conosci. Se io lo avessi ascoltato tutte le volte che
sono stata rimproverata, a quest'ora mi sarei impiccata!”
“Morgana, io non
sono come te. Nostro padre ha ragione, ho trascurato i miei doveri per stare
dietro a Merlin...” ammise
lui.
“Ma se non ti
avessi sfidato a farlo, lo avresti fatto comunque?” lo canzonò lei.
Arthur ci pensò
un attimo.
“Credo proprio di
no”, le rispose.
“Ah, davvero?
Strano. Non sembravi tanto seccato quando hai preso il barattolo di miele per
darlo al bambino...” insinuò.
Lui si girò di
colpo: come faceva a saperlo?
Lei lo fissò con
sguardo furbo per un attimo, poi tornò seria,
anticipandolo.
“Non importa come
lo so. Ma c'è una cosa importante che tu non devi dimenticare, Arthur...
Merlin-”.
“Non azzardarti a
raccontarlo in giro!” esclamò lui, punto
nell'orgoglio e facendo finta di non aver ascoltato l'ultima frase, troncandola
sul nascere.
“Non lo
racconterò, ma adesso ascoltami bene: Merlin avrebbe fatto la stessa cosa per
te”.
“Oh,
davvero?” domandò,
sarcastico.
“Sì. Ne sono
certa”, ribadì lei,
convinta.
“Sarà... ma con
tutto quello che gli ordino di fare, dubito che non gli faccia piacere vedermi a
cinque anni. Secondo me farebbe i salti di gioia!”
affermò.
“Beh... in ogni
caso domani passerò a trovarlo. L'hai lasciato da Gaius, vero?”
“Sì, è con
lui”.
“D'accordo. E se
tu possiedi quel briciolo di responsabilità che ho percepito, Arthur Pendragon,
farai lo stesso. Non ti sto dicendo di trascurare i tuoi doveri, ma di
ritagliare del tempo per il tuo servitore. Ci riuscirai, vero?”
Nel fargli
questa richiesta, Morgana si era fatta un po' più vicina e aveva abbassato la
testa.
Sembrava...
triste, più triste del solito.
“Vedrò
quello che posso fare...”, le garantì.
Non se la
sentiva proprio di deluderla o, peggio ancora, di darle l'illusione di essersi
arreso alla prima difficoltà.
Dopo
aver sospirato pesantemente, lei gli augurò la buonanotte mentre, sorpassandolo,
si allontanava rapida.
“Buonanotte”, ricambiò il principe, non udito.
***
Merlin si destò
nel cuore della notte, quando tutti gli abitanti di Camelot erano immersi in un
sonno profondo e ristoratore.
Si era svegliato
all'improvviso, così come era crollato nelle cucine: l'ultimo ricordo che aveva,
infatti, era quello del pasticcio che stava ripulendo.
Strizzò gli
occhietti per poter focalizzare meglio la stanza in cui giaceva, rischiarata
dalla luce soffusa della luna piena che penetrava dalla finestrella sopra di
lui.
Era un tantino
confuso: di sicuro non era nella stanza di
Morgana, no, perché la bella signora - come la chiamava spesso -
disponeva di una camera stupenda, amplia, spaziosa, dal lettone comodissimo di
seta bianca e dalla ricchezza delle decorazioni delle tende e dei
mobili.
Quella in cui si
trovava adesso, invece, era diversa: una stanzetta umile, povera di arredi e
disordinata.
Poi gli venne in mente che poteva essere la sua, quella
che gli aveva dato Gaius.
Si scostò le
coperte di dosso, e gattonando nel materasso raggiunse il bordo del letto, per
poi poggiare i piedini nudi sul pavimento di legno scuro.
Qui si sedette per indossare le scarpette comode che gli
aveva comprato Morgana; sentendosi pronto e sveglio, raggiunse la porta chiusa,
l'unica uscita disponibile.
Riuscì a girare
il pomello per miracolo, la aprì spingendola e scese le scale, piano, per non
inciampare e rotolare giù.
Per paura di
farsi la bua, si aiutò tastando il muro con le dita: era così basso e leggero
che i suoi piccoli passi non facevano molto rumore.
Nemmeno
il grande stanzone utilizzato da Gaius come laboratorio e in cui il vecchio
aveva persino disposto un letto in un angolo, per dormirci sopra, era molto
illuminato e il bambino dovette aguzzare la vista per dare un'occhiata in
giro.
Ma
quell'atmosfera cupa non gli piaceva per niente, così richiamò a sé una candela
e l'accese con il solo bagliore dorato che i suoi occhi sprigionavano
istintivamente.
Perché, anche se
i suoi poteri erano dimezzati in proporzione allo stato attuale, lui poteva
ancora utilizzare la magia, dimostrandosi persino più prudente del Merlin
adulto.
Quella tenue e
calda fiammella servì a tranquillizzarlo un pochino.
Ma la sua
attenzione fu presto catturata da un'ombra nera che si stagliava minacciosa nel
muro davanti a lui.
Trasalendo, il
bambino si girò rapidamente, scoprendo un innocuo topolino a ridosso delle scale
da cui era sceso.
Un
topolino...
Quand'era stata
l'ultima volta che ne aveva visto uno?
Ah,
sì!
*-*-*-*
C'era lui,
adulto, che stava facendo le pulizie nella stanza di Arthur, quando vide la
bestiola in questione sbucare da uno stivale.
Guarda caso, era
la stessa che aveva già danneggiato... vediamo un
po'... cinque paia di stivali e una tenda!
Nella sua
mente si figurò subito una burla ai danni del
principe, uno scherzo che avrebbe avuto per protagonista proprio quell'ignaro
ospite.
E gli bastò
pronunciare delle parole magiche in una lingua sconosciuta per intrappolarlo e poi scusarsi con quel piccolino
mentalmente.
“Che carne è
questa? Ha una consistenza molto strana..." constatò
Arthur, dopo essere stato costretto da Merlino a mettere qualcosa sotto i
denti, anche se era tremendamente dispiaciuto per il suo popolo che moriva di
fame.
“È
maiale”, rispose
prontamente Merlino, dicendo il primo animale che gli venne in
mente.
“Non è maiale. È
troppo fibroso, che cos'è? È...”
Ci arrivò da
solo. “È ratto, vero?”
Il servitore
annuì, per poi aggiungere: “ Cercate di non
pensarci”.
Ma le cose non
andarono affatto come aveva previsto da Merlin: a dimostrazione di ciò, subito
dopo, il principe lo fece sedere al proprio posto, gli ordinò categoricamente di
mangiare e rimase a guardarlo, facendogli persino il verso di chi trovava tutto
delizioso.
Altro che detto
chi la fa, l'aspetti: nel suo caso,
questo gli si era decisamente rivoltato contro.
Se non fosse
entrata Morgana, proprio quando era arrivato al terzo cucchiaio - di questo ne
era certo - avrebbe passato l'ora successiva in bagno, a cercare di rimettere
tutto quello schifo!
*-*-*-*
“Sciò!” sibilò il
bambino, scacciando via il topolino.
E il senso di
nausea scemò, segno che, anche se in Merlin prevaleva la parte fanciullesca, la
sua parte adulta era perfettamente nascosta in lui, pronta ad uscire nei momenti
più inaspettati.
Poi si volse
verso il tavolo da lavoro del vecchio, si issò in piedi sullo sgabello e ripose
la candela sulla superficie legnosa davanti a lui.
Poté così notare
che c'erano parecchie ampolle di cristallo, di varie dimensioni, alcune vuote,
altre contenenti strani intrugli; recipienti per erbe e materiale vario, che non
poteva conoscere nella sua ingenuità.
E non sapeva
dare nome a tutti gli oggetti dalla forma strana, particolare, che stavano nella
stanza.
Un po' per
gioco, un po' per passatempo, il bambino decise di mettersi a miscelare
spensierato tutte quelle cose, senza rendersi conto del guaio che stava
combinando.
Ma i bambini
sono così imprevedibili: una ne pensano, cento ne
fanno.
La mattina dopo,
quando Gaius si levò dal letto, per un attimo restò sconcertato di fronte a quel
pandemonio.
Sapeva chi era
stato e avrebbe voluto sgridarlo, ma vedendo il piccolo Merlin rannicchiato su
se stesso, con la testolina scura poggiata sulle braccia incrociate e gli occhi
chiusi, si trattenne.
E dicendosi che
non era colpa sua - come facevano tutti, del resto - cercò di rimediare da solo
al danno provocato dal suo piccolo protetto.
Continua...
Note:
Ed ecco a voi la quinta parte di questa meravigliosa fic, che io continuo a
definire assurda, ma che mi piace davvero tanto! *__*
Ho
persino fatto riferimento a una scena che mi fa scompisciare dalle risate, ossia
quella del “ratto” riferita alla puntata 1x11.
Non
so se farò altri riferimenti nel corso della storia, ma per adesso
accontentatevi di questo! xD
Al
solito, ringrazio di vero cuore i gentilissimi commentatori dello scorso
capitolo, e rispondo a due di loro, Grinpow e Arwen
Woodbane:
sono
contenta che abbiate trovato i due protagonisti (ormai si capisce che sono loro
due xD) adorabili, pucciosi e chi più ne ha, più ne
metta.
La
scena che mi avete proposto - devo ammetterlo - è allettante, perciò potrei
farci un pensierino più avanti visto che, come avete letto in questo capitolo,
le cose dovevano andare come le ha pensate la sottoscritta ^^
E
la storia durerà ancora parecchio, visto che ho tante idee a riguardo *_*:
preparatevi!
Spero
solo di non aver deluso le aspettative di tutti quelli che mi
seguono.
E
ho notato (con sommo piacere, aggiungerei) che tutti odiamo Uther: potremo
formare una lega anti-Uther, che ne dite? xD
Ok,
la smetto con questi sproloqui e vi saluto.
Bacioni,
Rinalamisteriosa
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Capitolo 6 *** Parte 6 ***
Parte
6
Una
mandria di cavalli imbizzarriti, sfuggiti al controllo dei contadini, liberi di
dedicarsi a una corsa folle ed estrema fra i campi
estesi.
Un
bambino piccolo e indifeso, dalla zazzera corvina, inginocchiato a cogliere
fiorellini bianchi, così felice e spensierato da non accorgersi dell'imminente
pericolo dietro di lui...
Con
un verso strozzato dal terrore, la bella Morgana si svegliò di soprassalto,
l'espressione impaurita e confusa contornata da minuscole gocce di freddo
sudore.
Si
portò a sedere, appoggiando una mano all'altezza del cuore mentre cercava di
regolarizzare il proprio respiro reso irregolare e ansimante
dall'incubo.
Ma
ne era sicura? Si trattava davvero di un incubo?
Negli
ultimi tempi, le sue visioni oniriche si erano spesso realizzate, quindi c'erano
delle buone probabilità che Merlin rischiasse seriamente di venire travolto da
quelle bestie impazzite e indomabili così numerose.
Una
premonizione?
No,
non doveva pensarci!
Basta!
Perché,
anche se fosse vero, lei avrebbe impedito che il bambino rimanesse da solo un
momento, anche a costo di controllarlo personalmente, di portarselo sempre
appresso.
Si
stese di nuovo e chiuse gli occhi.
Quando
sopraggiunse la mattina e fu costretta a riaprirli per l’abbagliante luce del
sole, che prepotente penetrava dalle finestre e le arrivava fino al viso, trovò
Gwen accanto al letto con un cesto di vimini in mano.
“Ha
dormito bene, mia signora?” esordì, con un lieve sorriso.
“Sì.
Benissimo”, mentì. “Vorrei andare dal bambino”, aggiunse poi, con fermezza.
“D’accordo!
La aiuto a prepararsi, ma prima pensi a fare colazione… questo me l’ha dato la
cuoca”, rispose gentile, porgendole l’oggetto imbandito di biscotti ancora caldi
e dal profumo invitante a risalire fino alle narici.
Morgana
sbuffò e prese un biscotto, solo uno, per assaggiarlo e poi aggiungere
deliziata: “Penso che al piccolo Merlin piaceranno. Sarà affamato, poverino”.
Gwen
sospirò teatralmente, intuendo che nulla avrebbe cancellato dalla mente della
figliastra del re quel nuovo senso materno che si era impadronito
improvvisamente di lei.
“Allora
che aspettiamo a portarglieli?”
Grata,
Morgana accennò un sorriso.
***
“Ma-mamma...”
Così
aveva mugugnato nel sonno, con il capo ancora adagiato sulle braccia
incrociate.
“Mamma...
mamma!” quasi strillò.
“Ehi,
Merlino, che cos’hai?” lo richiamò qualcuno, nella stanza. “Era solo un sogno,
la tua mamma non è qui, ma per quanto ne so sta benone”.
Il
vecchio Gaius gli fece sapere questo, quando lo intravide sobbalzare sullo
sgabello e guardarsi freneticamente intorno.
“Quindi
la mia mamma non c'è”.
Non
era una domanda, bensì una frase di auto-convincimento, pronunciata da una voce
sottile e malinconica.
“Già…”
confermò l'altro con sottile dispiacere, mentre ordinava le ampolle a seconda
del contenuto: è vero che erano state dimezzate a causa dei giochi notturni del
maghetto, ma almeno adesso il salvabile era al sicuro. Aveva quasi
finito.
“Ho
fame!” esclamò all'improvviso il bambino, balzando in piedi per raggiungerlo,
deciso a ottenere qualcosa.
“Se
aspetti due minuti preparo la colazione”, dichiarò, laconico e paziente,
l'adulto senza guardarlo: quando però si sentì tirare il pastrano, dovette
abbassare lo sguardo calmo per incrociare quello imbronciato di
Merlin.
“Io
ho fame adesso! Voglio mangiare subito!” insisté testardamente, parendo quasi
isterico e petulante come un vero marmocchio.
“Uhm...
potrei darti un pezzo di pane, nel frattempo!” decise Gaius, mollando per un
attimo le ampolle e dirigendosi verso una vecchia credenza da dove estrasse ciò
che aveva menzionato: lo diede in mano al bambino, il quale squadrò il suo nuovo
pasto con espressione assorta.
“Per
caso qui dentro c'è miele?” domandò ingenuamente, illuminandosi al pensiero di
poter gustare nuovamente quel liquido ambrato, denso e dolciastro che si era
goduto il giorno prima.
“No”,
negò Gaius senza capire quello strano desiderio, “però è buono e ti riempirà
momentaneamente lo stomaco: scommetto che è da ieri che mangi pochissimo, oggi
rimediamo”.
“Se
lo mangio, poi posso avere il miele?” s’informò, sperando in un
sì.
“Certamente”.
“Evviva!”
esultò il piccolo, per poi dare finalmente un morso e masticare lentamente il
suo primo pasto mattutino.
Gaius
gli lanciò una veloce occhiata apprensiva e tornò ad ultimare le sue
faccende.
Come
faceva a dirgli che non ne aveva?
Nel
frattempo, Morgana e Gwen stavano risalendo gli scalini che le avrebbero portate
nella residenza del vecchio medico di corte, la prima era oltremodo impaziente e
ansiosa di vedere Merlin a causa del terribile incubo
notturno.
Sì,
si sarebbe calmata del tutto solo sapendolo al sicuro, o con lei o con il
fratellastro che, poco prima, avevano incrociato mentre si dirigeva serio e
silenzioso verso la sala delle udienze.
“Buongiorno”,
salutò cordialmente Morgana al suo arrivo. Cercò con lo sguardo il bambino e lo
trovò seduto per terra, a gambe incrociate.
Sollevata,
sorrise. Adesso che lo vedeva e che poteva stare con lui, nulla l'avrebbe
spaventata.
“Merlin,
non si saluta?” domandò gioviale, andandogli incontro e inchinandosi accanto a
lui.
“Bella
signora!” la riconobbe.
Merlin
si slanciò in tutta la sua minuta ed esile figura e la abbracciò, come se questo
gesto gli ricordasse in qualche modo la vicinanza della madre che aveva appena
sognato.
Morgana
ricambiò l'abbraccio, facendo cenno con la testa a Gwen di avvicinarsi con il
cestino di vimini.
“Ti ho portato
dei biscotti, li mangiamo insieme?" chiese dolcemente
al suo orecchio, prendendone uno con il fazzoletto e mostrandoglielo. “Sono
molto buoni”.
“Sì!
Ma sono al miele, vero?” sperò.
“Certo!
Non tutti, però dovrebbero essercene tre farciti con il miele”, rispose,
intervenendo, Gwen. “Aspetta che controllo...”.
E
mentre la buona e remissiva Gwen smistava il contenuto della cesta, Morgana
avrebbe voluto che si andasse avanti così, con questi momenti di spensierata e
fanciullesca felicità...
...all'infinito.
Continua...
AUGURI
SORELLINA!!! ^O^
Ti
avevo assicurato che non mi sarei dimenticata di riprendere in mano questa long
in occasione del tuo compleanno.
Ed
eccomi qui, sto poco bene ma l'importante è che riesca a reggermi in piedi
xD
Mi
scuso umilmente con te e con tutti i lettori di Merlin, se volete mi prostro
persino ai vostri piedi ç_ç sono imperdonabile, lo so, ma ho avuto altri
pensieri e ho dovuto sospenderla ^^''
A
questo proposito ringrazio Grinpow,
Arwen
Woodbane,
bacinaru,
antote,
valerya90,
Sloth e
Shurei
per i commenti allo scorso capitolo e spero che non si siano dimenticati del
piccolo Merlin! *_*
Lo
so che questo capitolo non è lungo, ma prometto di rifarmi con il prossimo che -
vi anticipo - sarà incentrato su Arthur (qui ha fatto solo una mini comparsa
xD)
A
proposito dell'attore di Arthur: sorellina, siete nati lo stesso giorno, lo
sapevi? ^O^
Al
prossimo aggiornamento, in data da stabilirsi!
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
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Capitolo 7 *** Parte 7 ***
Parte
7
Nonostante
tutti i pensieri, tutti i problemi e tutte le perplessità che seguirono il
cambiamento inaspettato di quell'idiota del suo servitore, Arthur quella notte
non aveva faticato a prendere sonno.
Quando
poi si era destato all'alba, richiamato dallo squillo sonante delle trombe che
preannunciavano l'udienza mattutina e disturbato da un raggio di sole
proveniente dalla finestra di lato dritto negli occhi cerulei, s'impose
d'alzarsi e prepararsi adeguatamente per una nuova giornata e per i doveri che
l'attendevano fuori dalla porta della propria camera.
E
chissà se suo padre, il re, era ancora nervoso per quell'assurda faccenda, anche
se in verità ad essere contrariato e furente dovrebbe essere proprio lui, il
principe, che non poteva certo pretendere da un bambino piccolo, vivace ed
inefficiente gli stessi servigi di prima.
Anzi,
beato Merlin!
Senza
volerlo aveva trovato la scusa per essere esonerato da tutto e - fatto ancora
più incredibile! - per stravolgere le cose, per farsi coccolare da Morgana e
poi venire imboccato come un poppante da chi?
Ma
dal futuro erede al trono, naturalmente!
Dopo
aver scosso il capo, essersi vestito con capi apparentemente puliti prelevati a
caso dall'armadio e aver calzato i soliti stivali larghi posti all'angolo del
letto, dirigendosi verso la porta chiusa notò che la tavola era stata comunque
imbandita per la colazione; afferrò una pagnotta ancora calda, la divorò in tre
bocconi accompagnandola con del formaggio, prese la brocca dell'acqua e se la
versò in una coppa vuota, dalla quale bevve prima di uscire rapidamente dalle
sue stanze.
Se
voleva evitare un'altra ramanzina paterna, doveva quantomeno presentarsi in
tempo.
In
uno dei mille corridoi di pietra del castello incrociò Morgana e Gwen, ma era
troppo... troppo serio e concentrato per rivolgere loro un qualsiasi cenno di
saluto e qualche parola o battutina ironica, così proseguì finché non giunse a
destinazione.
“Un altro prigioniero... l'ennesimo! Insomma, che cosa devo
fare? Quanti altri stregoni dovrò condannare a morte prima che la magia si
estingua da ogni porzione di terra del mio regno?” udì.
Il
tono di Uther era alto, severo e grave, tanto grave che rimbombò tra le pareti
di marmo e arrivò sino alle fini orecchie di Arthur, che proprio in quel momento
si apprestava a varcare la soglia della sala del trono. Al suo passaggio, le due
guardie di lato alzarono le lance che tenevano incrociate per non far passare
nessun altro senza il diretto comando dei superiori, infatti le abbassarono
meccanicamente subito dopo.
“Che succede qui? Avete già iniziato?” s’informò, attirando
l’attenzione dei presenti su di sé.
“No”, negò seccato il re. E proseguì: “I testimoni non sono ancora arrivati: ne ho convocati tre,
giacché pare che dispongano di informazioni utili per condurci alla cattura di
uno o forse più druidi”.
“E...
ehm, volete che sia io a interrogarli?” domandò Arthur, cauto.
“Non
serve. Ma rimani al tuo posto, potrebbe essere interessante...” rispose rigido,
prima di puntare lo sguardo su una pergamena che gli aveva appena passato un
cavaliere.
“Come
desiderate, Padre”.
Senza
aggiungere altro, si posizionò accanto a una colonna portante della sala e
attese l’inizio dell’udienza, incrociando le braccia al petto e immergendosi
nuovamente nei suoi pensieri, che purtroppo erano ancora rivolti al guaio in cui
si era cacciato Merlin.
Guaio.
Decisamente
non c’era parola più calzante e inerente a quell'assurda situazione. Perché
altrimenti come si spiegava che da un giorno all'altro un uomo tornasse bambino
in tutti i sensi, con inclusa quella vivacità spensierata, esplosiva e a basso
livello di tolleranza che in seguito alla crescita, alla maturazione e
all'avvento delle responsabilità dovrebbe scomparire? Oppure, se proprio non
dovesse scomparire, almeno venire sminuita o compensata da altri e fondamentali
valori etici?
E
poi, bastava ripensare a quel giorno... precisamente alla mattina di quel
giorno.
Al
suo atteggiamento distratto, distaccato e meno insolente del solito.
Ai
suoi continui sospiri ansiosi, e al fatto che si ostinasse con ambiguo fervore a
sostenere che invece andava tutto bene.
Merlin
in questi casi non era affatto ciò che si poteva definire un libro aperto,
tutt’altro.
E
Arthur era rimasto con un vago dubbio sul suo comportamento fino a fatto
compiuto, quando a tardo pomeriggio l'aveva trovato in quello stato, con Gaius
pieno di interrogativi quanto lui e quell'idiota che strillava contro il tutore,
in modo capriccioso e infantile, di lasciarlo alzare dallo sgabello in cui era
costretto a sedere, mentre il medico di corte lo scrutava ed esaminava
attentamente per capire di quale arcana magia potesse trattarsi.
Allora
si dimenava e scalciava come mai l'aveva visto fare, e il principe si chiedeva
sconcertato se quello fosse davvero Merlin in carne e ossa oppure un suo piccolo
sosia, somigliante in tutto e per tutto all'originale.
O
un furbo diavoletto, giunto da chissà dove per tormentargli la vita. E che
occorreva dargli un po’ di miele per renderlo docile come un agnellino e buono
come un angelo.
Non
ricordava quasi più com'era lui, da bambino, però era certo di una cosa: non
s'era mai comportato così, in modo incontrollabile e ribelle e… strano.
Sforzandosi
forse avrebbe potuto ricordare di più, ripescare alcuni momenti della sua
infanzia, ma l'arrivo dei tre testimoni interruppe il flusso dei suoi pensieri,
riportandolo alla realtà.
Scortati
da tre cavalieri, due donne e un anziano avevano appena varcato la soglia e si
erano fermati al centro della sala, puntando i loro sguardi sulla figura del re,
che li fissava impassibile.
Arthur,
non potendo fare altro che osservare la scena davanti a sé, notò subito qualcosa
di strano: una delle due donne era molto giovane, oltretutto era anche la più
intimidita e agitata tra di loro.
Cespugliosi
capelli neri retti a malapena da una consunta bandana verde le contornavano un
volto pallido e arrossato, mentre indossava una veste troppo larga e sporca,
logora al livello delle maniche - così lunghe da celare le mani - e dei fianchi.
Si
stava torturando con i denti il labbro inferiore, in un chiaro segno di ansietà
e nervosismo.
Al
contrario, la donna bruna che le stava accanto era perfettamente calma, seria e
indossava un vestito rosso un po’ più dignitoso. Se c’era una cosa che le
accomunava però, era che entrambe erano decisamente bruttine per i suoi
gusti.
Nemmeno
l’uomo anziano dal sorrisino sdentato, sicuramente un contadino, pareva avere
nulla di sospetto da nascondere.
Quindi
che
fosse proprio la ragazza, a conoscenza del nascondiglio dei
druidi?
Al
momento era soltanto un’ipotesi, ma avendo assistito a tante altre udienze,
interrogatori e condanne Arthur ci aveva fatto l’abitudine; inoltre lo sapeva
bene, che era meglio non indugiare sulla prima impressione: l’apparenza talvolta
inganna.
Allora
perché quella fanciulla era così tesa?
Continua...
Ehm…
buonasera!
Vi
ha sorpreso enormemente questo aggiornamento, vero?
In
effetti sorprende anche me. Pensavo di non riuscire più a riprendere in mano
questa longfic puramente sperimentale; invece in questi giorni l’altalenante
ispirazione ha bussato alla mia porta e oggi - dopo un anno - ho concluso la
parte 7 di Prenditi cura di lui ^^’ lo so, mi rendo conto che è passato
parecchio e spero possiate perdonarmi. Lo farete?
Il
capitolo fortunatamente conta 1100 parole ed è più lungo del precedente,
comunque devo riabituarmi a trattare questi personaggi, quindi nel prossimo vi
garantisco che inserirò più scene, naturalmente tornando anche al piccolo Merlin
che qui è stato spesso citato, ma non è comparso.
E
povero Arthur, secondo me il suo cervello invoca pietà... l'ho fatto ragionare
troppo per i suoi standard ^^'
E
no, se ve lo state chiedendo lui non è preoccupato per la ragazza, pensa solo
che quell'evidente agitazione sia sospetta.
Grazie
a:
-
Anto
(*_*)
-
Hermi_chan
-
Grinpow
-
shurei
-
_Valux_
-
tutti
i lettori silenziosi e a chi l'ha inserita tra preferiti/ricordate/seguite.
Un
ringraziamento speciale a Claudia, per il suo incoraggiamento.
Ogni
vostro complimento, consiglio o critica sarà per me uno stimolo a fare sempre
meglio =)
Alla
prossima!
Un
bacione,
Rinalamisteriosa
*che spera di non far passare un altro anno*
PS:
Nelle prime sei parti ho corretto il nome Merlino in “Merlin”. Era necessario,
altrimenti avrei dovuto cambiare Arthur in “Artù” e mi sono resa conto di
preferire i nomi originali XD
Al
momento segnalo solo questa modifica.
EDIT
del 26/08/2013:
La revisione formale di tutti i capitoli è stata portata a termine.
Grazie mille a tutte/tutti! *__*
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