Insegnami ad Amare

di Sanya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanti auguri, piccola mia! ***
Capitolo 2: *** Dritto nel mio cuore ***
Capitolo 3: *** Mandami un segno ***



Capitolo 1
*** Tanti auguri, piccola mia! ***


~ Insegnami ad Amare ~
Capitolo 1: Tanti auguri, piccola mia!



Quella mattina la piccola Esme si svegliò già in agitazione. Balzò giù dal letto non appena il gallo della signora Dupont, la loro vicina, cantò. Si lavò e si vestì in tutta fretta e si precipitò al piano inferiore.
«Buon compleanno, Esme cara!», esclamò la madre della piccola bambina, non appena questa varcò la porta della cucina.
«Grazie, mamma», mormorò eccitata lei.
Esme si lasciò cadere su una delle sedie di vimini che circondavano il piccolo tavolo della cucina.
Bevve avidamente il latte dalla tazza in ceramica fine e si mise a sgranocchiare qualche biscotto allo zenzero.
«È tutto pronto per oggi, vero, mamma?», chiese irrequieta Esme.
«Certo, tesoro», rispose questa, mentre lavava la pila di piatti che affiancava il lavello.
«Bene», sospirò Esme.
Quel giorno era il suo ottavo compleanno. Il giorno che aveva sempre sognato di vivere e che finalmente era arrivato.
In quell’anno,aveva partecipato a tutte le feste di compleanno delle sue amiche: erano state sfarzose, con un tocco principesco nel modo in cui venivano trattate le festeggiate. Si era ingelosita quando aveva ammirato gli splendidi regali che le bambine scartavano, aveva invidiato la luce che brillava nei loro occhi e la loro vocina riconoscente esclamare: «Grazie».
Così aveva deciso che anche lei avrebbe organizzato una festa come quella che avevano avuto loro e, dopo vari pianti e scenate, era riuscita a convincere la sua mamma. Era da più di un mese che organizzava ogni singolo secondo di quel giorno tanto atteso: i vari giochi nei quali si sarebbe intrattenuta insieme alle sue amiche, la sistemazione dei piatti, dei bicchieri e delle posate sui tavoli posizionati sotto i portici, la forma della torta e la quantità di glassa da spalmarci sopra una volta cotta, le infinite teglie di biscotti che avrebbe mangiucchiato all’ombra dei meli del frutteto, circondata dai suoi nuovi giocattoli.
Un moto d’ansia e gioia si impadroniva del suo stomaco ogni qualvolta pensava a quanto sarebbe stata radiosa quel pomeriggio.
Nulla sembrava ingombrare la strada della sua felicità, tutto era perfetto. Ma non poteva nemmeno minimamente immaginare che quel giorno la sua vita avrebbe cominciato a cambiare e che quelle trasformazioni l’avrebbero resa la donna che sarebbe diventata.
 
«Avanti, Esme! Apri i regali!», esortò Annette, con la bocca piena di torta.
Esme annuì e si avvicinò lentamente al lungo tavolo dove tutti gli invitati avevano posato i pacchetti incartati e infiocchettati con cura.
Prese a caso uno dei tanti e si sedette a terra a gambe incrociate cominciando a strappare via la carta che lo avvolgeva. Aprì con foga il coperchio della scatola rivelando agli occhi di tutti uno splendido portagioie color cobalto. Alzò lo sguardo e mormorò un “grazie” commosso.
Fece così per la miriade di regali che continuavano a passarle tra le mani. Più spacchettava e mostrava i regali ai presenti, più vedeva gli occhi delle sue amiche coprirsi di un velo di astio, lo stesso che aveva dovuto reprimere più volte in loro presenza. Non poteva nascondere a sé stessa che quegli sguardi la riempivano di una gioia sadica.
«Tieni, Esme. Questo è il mio regalo», annunciò sua madre, porgendole l’ultimo tra i pacchi. Era piccolo, avvolto precariamente in una carta giallo canarino, ruvida al tatto. Il fiocco violetto era sproporzionato rispetto al resto.
Sorrise serena alla madre e cominciò a strappare la pesante carta, rivelando una piccola scatolina in metallo. La aprì circospetta, come se al suo interno si trovasse la dose più letale di dinamite. Fece scivolare nelle sue manine minute il contenuto della scatola e rimase stupita, quando vide cosa questa nascondeva.
La chiave dorata riluceva sotto la luce potente di quel pomeriggio assolato di primavera. La esaminò con attenzione, rigirandola più volte tra le dita.
Esme guardò perplessa la madre, corrugando un poco le sopracciglia. In risposta la donna sorrise enigmatica e indicò con un gesto rapido del capo l’arco che divideva il grosso casale dal frutteto della fattoria del signor Sullivan.
Di primo impatto non capì cosa la madre intendesse con quel cenno; ragionò e ragionò prima di giungere ad una conclusione.
Alzò lo sguardo verso la madre che le sorrise benevola. Ad Esme si illuminarono gli occhi. Corse a perdifiatoverso il grande arco e poi giù per la stradina sterrata, seguita a pochi passi dal gruppetto di invitati.
“Possibile che la mamma mi abbia regalato la bicicletta che tanto desideravo?”, pensò confusa la bambina mentre percorreva, ormai senza fiato, l’ultimo tratto che la divideva con la rimessa della fattoria.
Si fermò a pochi passi dalla piccola porta instabile, la chiave dorata stretta tra le sue deboli dita. Le mani tremavano dall’emozione, impedendole di centrare al primo colpo la toppa.
Quando riuscìad aprire la pesante porta, tra cigolii e starnuti provocati dall’odore acre, non volle credere ai suoi occhi: nemmeno nei suoi incubi peggiori avrebbe immaginato di ricevere un regalo del genere. Rimase qualche minuto sconcertata mentre guardava la scena. Nel frattempo, gli altri raggiunsero la piccola Esme sulla soglia della rimessa.
«Tanti auguri, piccola mia. Spero ti piaccia», disse la madre, posando le mani sulle spalle della sua bambina.
Esme si voltò di scatto verso l’amorevole madre e le schioccò uno sguardo misto d’odio e rabbia. «Mamma, spiegami cosa ti fa pensare che possa piacermi un coniglio come regalo di compleanno!», gridò, scacciando via dalle spalle le mani della madre.
La madre non capì come la sua piccola potesse essere così tanto arrabbiata con lei: pensava che, avendo perso il padre e non avendo fratelli o sorelle con cui giocare, Esme sarebbe stata felice di poter passare il tempo con qualcosa di vivo, di compartire i sentimenti con un’anima diversa da quella umana.
Esme guardò con disprezzo il piccolo animaletto che sgambettava inquieto nella gabbia: lo vedeva osservare tutto ciò che lo circondava, cercando di capire cosa qualcosa riguardo alla situazione che aleggiava in quella stanza polverosa.
Gli occhi di Esme cominciarono a riempirsi di lacrime di rabbia.
«No, Esme, non fare così»,disse la madre, avvicinandosi per prendere sua figlia tra le braccia in un vago tentativo di conforto.
«No!», sbottò seccata Esme. «Lasciami in pace!».
Scappò via, lasciandosi alle spalle tutta quella festa di compleanno che si era trasformata in un incubo ad occhi aperti. Salì di corsa le scale di legno e si andò a nascondere tra le pieghe indefinite del suo soffice piumone. Fu lì che le sue lacrime caddero libere, bagnando tutto il tessuto azzurrino nel quale nascondeva il viso.
Quella sera non scese per la cena, non si alzò minimamente da letto; rimase tutto il tempo a singhiozzare chiedendosi il perché quel giorno dovesse essere rovinato proprio dalla persona che più amava al mondo.
Smise di singhiozzare solo per qualche minuto, quando sua madre entrò di soppiatto nella stanza per posare sul comodino il vassoio che conteneva un bicchiere di latte e miele e dei biscotti al cacao.
Esme non la guardò nemmeno, rimase immobile nel suo letto, aspettando che se ne andasse.
Quando sentì la porta chiudersi e i passi stanchi della madre dirigersi verso le scale scricchiolanti, ricominciò a crogiolarsi nel suo dolore di bambina.  

**********
Grammatica e Sintassi: 8.5/10
 
Grammatica quasi ineccepibile. Percentuale di parole scritte correttamente… diciamo un 80%. Nel primo capitolo ho trovato: un "perdi fiato" (si scrive "perdifiato", ma probabilmente è stato un errore di distrazione; un "con un tocco di principesco" (il "di" è errato), e l'espressione "piccola porticina" (si dice o "piccola porta", o semplicemente "porticina", altrimenti significherebbe "piccola porta piccola"). Stesso discorso vale per "piccola finestrella", nel secondo capito. Sempre a proposito della porta, ho notato una lieve contraddizione: prima la porta è piccola, nel rigo seguente è "pesante" [cit.], e mi è sembrato strano che una porticina potesse essere così difficile da aprire, anche per una bambina. Ancora, nel secondo capitolo hai scritto "infondo", mentre intendevi dire "in fondo", anche questo sarà stato un errore di distrazione; hai ripetuto il nome "Esme" per tre volte in tre righi, in questo punto: "Esme rimase impietrita" […] "si chiedeva confusa Esme" […] "ma, Esme" […]. Nel terzo capitolo c'è qualche errore di battitura in più, come ad esempio un "pregò" senza l'accento sulla o, un "qua e…" dove non c'è il "là" (qua e là), e "quel albero". Infine, riguardo alla punteggiatura, questa è indubbiamente presente e buona, anche se avrei inserito qualche punto e virgola in più e qualche virgola in meno.

Stile: 9.5/10
 
Ho davvero apprezzato il tuo stile: non è pomposo e formale, ma neanche semplice e "scarno". Mi ha catturata e il tuo linguaggio particolarmente elegante mi è sembrato che si addicesse molto ad Esme. Quindi, complimenti^^ Dato che sono davvero una rompi****e, due piccoli appunti: "quando riuscì ad aprire la pesante porta […] "non riuscì a credere ai suoi occhi" (i due "riuscì" a troppa poca distanza), e "tempo vuoto" ("tempo perso"). Tutto qui, per il resto è perfetto^^

Originalità: 10/10
 
E qui il punteggio pieno non te lo toglie nessuno! È una storia davvero originale, gli eventi si susseguono in modo naturale ma al contempo inaspettato, e il finale ambiguo (davvero ambiguo, dato che sono andata a ricontrollare la mail, pensando di aver dimenticato di scaricare un capitolo xD) non mi è per niente dispiaciuto, anzi. Hai centrato in pieno il tema del contest e il piccolo coniglietto ha inciso in modo decisamente sorprendente nella vita di Esme, poiché non è cambiato quello che le stava intorno, ma lei stessa. La tua storia mi ha "presa molto"; figurati che, dopo aver letto il primo capitolo, ho dovuto portare il mio cane a fare i bisogni, e per tutto il tempo ho pensato a come sarebbe andata avanti e cosa sarebbe successo. Insomma, davvero brava :)

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
 
L'unico personaggio è Esme, e quindi posso giudicare praticamente solo lei. Bene, lei è talmente tanto IC che… non avrei saputo renderla meglio. Non ho mai letto una storia che tratti di Esme da piccola, eppure se avessi dovuto scriverne una me la sarei immaginata proprio così, delicata e con dei tratti fiabeschi…

Uso dei prompt:
1. animale: 10/10
 
Paradossalmente, quello che ho apprezzato di più del piccolo coniglio è che… beh, non gli hai dato un nome. Non so perché, ma l'ho trovato più che adeguato al ruolo che svolge. Ci sono rimasta malissimo quando è morto, anche perché anche io ho avuto due coniglietti, e ho sofferto tremendamente quando se ne sono andati (uno dei due, tra l'altro, anche prematuramente): quando hai descritto il momento in cui Esme lo trova, mi è sembrato di rivivere quello in cui l'ho trovato io. E no, non è una cosa brutta, non preoccuparti! Significa che hai descritto il tutto alla perfezione, anche perché anche quando hai presentato il rapporto tra la bambina e il suo animaletto mi ci sono rivista completamente^^

2. personaggio: 5/5
 
Punteggio pieno, e già ho spiegato prima perché. La bimba Esme che hai ritratto è destinata a diventare la Esme dei libri della Meyer, poco ma sicuro :)

Gradimento personale: 5/5
 
C'è bisogno anche che argomenti questo punteggio? Voglio dire, è una storia davvero, davvero bella. Mi ha colpita, mi ha emozionata e… beh, basti sapere che l'ho riletta per ben tre volte! Complimenti, sei stata davvero brava!^^
 
Totale: 58/62 

**********

Sono davvero entusiasta di come si sia svolto questo contest! Wow, vi rendete conto?! Prima classificata!! *o*
Bhe, che dire di questa storia?! Come sicuramente avrete capito, è ambientata prima dell'inizio della saga. Esme è bambina (ancora umana, ovviamente) che, come tutte le
amichette della sua età non desidera altro che ricevere dei regali di compleanno che la rendano invidiata da tutti, ma...non è così ;)
 La storia sarà una Long-Fic di tre capitoli...Lunghina, già, ma credo che non sarei mai riuscita a riassumere tutto in una One-Shot: le idee da sviluppare erano troppe xD
Diciamo anche che, per certi versi, è autobiografica....
Ora, passiamo ai ringraziamenti: vorrei ringraziare innanzitutto ForgottenSnow che ci ha dato la possibilità di cimentiarci in un contest così particolare e diverso dagli altri, l'idea mi ha subito rapita dall'inizio e, bhe, non sono riuscita a resistere xD
Poi, EleMasenCullen: devo baciarmi i gomiti per aver trovato un'amica così disponibile e buona con me. Grazie cara, ti porto nel cuore <3
E, infine, ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino a questo punto: spero che la storia vi piaccia e che vorrete seguirmi in questa perversa e astrusa follia che mi è capitata per la testa. E, ovviamente, tutte quelle anime buone che lasceranno anche una piccola recensione! Grazie in anticipo per la pazienza!!
A presto ;)


 

CACapi
CaCap 

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Capitolo 2
*** Dritto nel mio cuore ***


~ Insegnami ad Amare ~
Capitolo 2: Dritto nel mio cuore
DrittoD 

Rimase chiusa nella sua camera per tre giorni. Non mangiò nulla, non parlò con nessuno, non giocò con nessuno dei suoi regali. Rimase chiusa nella sua bolla di rancore come un riccio si nasconde nella sua corazza di spine. Non riusciva a capire come sua madre, la persona che adorava di più al mondo, avesse potuto deluderla in quel modo.
Passava molto del suo tempo a guardare come la vita continuasse imperterrita fuori dalla finestrella impolverata. Ogni mattina vedeva il signor Sullivan dirigersi con passo deciso verso la maleodorante stalla, osservava la signora Dupont stendere i panni alla luce cristallina del sole, guardava ondeggiare le tovaglie e le lenzuola a ritmo delle leggere brezze primaverili.
Quel giorno però, dopo aver versato le ultime lacrime sul tessuto rosato del suo cuscino preferito, decise di uscire da quella stanza che era stata il suo rifugio, di scendere le scale e di affrontare le sue delusioni a testa alta.
Quando Esme entrò in cucina salutando la madre con un tono glaciale, questa fece cadere il mestolo col quale stava preparando il pranzo.
Si parlavano molto raramente, per di più riguardo ad argomenti di poco significato come il tempo o cosa avrebbero mangiato a cena. La madre sapeva di non poter più ricucire il rapporto con la figlia: l’aveva delusa, per di più davanti a tutte le persone dalle quali voleva ricevere solo ammirazione. Una parte di lei, quella che tutte le madri hanno nei confronti dei propri figli, però sapeva che la piccola Esme avrebbe continuato ad amarla e che la delusione si sarebbe sfilacciata come un nodo malfatto.
 
Arrivò l’estate. Quell’anno l’inizio della stagione era giunto inaspettatamente: la pioggia esasperava le terre un giorno e il giorno dopo un sole incessante, indescrivibile spazzava via ogni traccia della fredda solitudine invernale e della colorata indecisione primaverile.
Era l’ora più calda del giorno, l’ora in cui gli adulti si concedono il sonnellino e l’ora in cui i bambini non osano smettere di giocare, nemmeno se il caldo diventa insopportabile. 
Esme giocava spensierata, raccoglieva i fiori che avrebbe portato a sua madre in dono. Era tranquilla, nessun pensiero particolarmente rumoroso: ragionava su come accostare i fiori per farli sembrare più luminosi, si perdeva a decifrare il colore di cui ogni petalo risplendeva.
Tutto sembrava annoiato, monotono, finché non sentì uno strano verso provenire dalla stalla. Alzò lo sguardo, cercando di capire quale animale avesse potuto produrlo.
Sì alzò e si incamminò circospetta verso la cigolante porta. La aprì, ma nulla al suo interno rivelava una situazione di pericolo o di tensione.
Ad un tratto un suono acuto e prolungato la spinse all’esterno e a quel punto capì tutto. Dietro la costruzione cadente, c’era un piccolo recinto nel quale spuntava una costruzione in legno dal tetto a punta. Si aggrappò saldamente all’intreccio fitto e regolare del ferro e si alzò sulle punte per vedere meglio.
Una massa increspata color ruggine si avviava quatta verso quella che sarebbe stata la sua preda, una piccola creatura color caffè. Riusciva a vedere gli occhi vitrei della preda, spalancati per terrore della morte imminente, incapaci di piangere le lacrime per scongiurare l’assassino a scegliere qualcun altro.
Nessuno riesce a capire bene quello che sia passato nella testa di Esme in quel momento, molti dicono che sia stata solo colpita dalla brutta fine che quell’animaletto poteva fare, ma io credo che in quel preciso istante la parte del suo cuore più amorevole sia riuscita a sciogliere le catene di ghiaccio che la tenevano intrappolata in un angolo, sovrastata dall’egoismo.
Esme corse a cercare qualsiasi cosa potesse esserle utile e raccolse dallo stanzino accanto alla rimessa la scopa con la quale la signora Cambell ripuliva l’aia ogni mattina.
Strinse la scopa forte tra le sue mani minute ed entrò spavalda nel recinto. Diede due colpetti alla povera volpe, che, accorgendosi della presenza di un’estranea nella sua caccia, sgattaiolò rapida nel boschetto.
Ed Esme rimase così, a scambiarsi sguardi col piccolo coniglietto che tanto aveva detestato. Vide i suoi occhi cambiare espressione: passarono dalla confusione alla serenità. Se avesse potuto sorriderle, lo avrebbe fatto. Se avesse potuto abbracciarla, lo avrebbe fatto. Sgambettò felice verso di lei e si accucciò tra i suoi piedi.
Esme rimase impietrita. “Come può una creatura tanto piccola e fragile riuscire ad amare una persona che non riesce a provare altro che rancore nei suoi confronti?”, si chiedeva confusa. Ma, è questo l’amore: anche se non si è ricambiati, anche se il sentimento opposto è solo rancore e odio, non si riuscirà mai a reprimerlo in fondo a una parte buia di noi stessi.
Si chinò e prese in braccio quella piccola e dolce creatura. Accarezzò indecisa il morbido pelo scuro, impaurita di stringere tra le braccia un essere così delicato.
Si sdraiò sul manto erboso, appoggiando il piccolo coniglietto sul suo petto. Si guardarono, entrarono l’uno nelle iridi dell’altra, dritti nella porta del cuore che li avrebbe contenuti per sempre.
«Mi dispiace», mormorò. «Mi dispiace per come ti ho odiato».
La lingua ruvida del coniglietto si trascinò sul palmo della mano di Esme.
«Ti voglio già bene», sussurrò. I loro cuori batterono insieme.  

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Grammatica e Sintassi: 8.5/10
 
Grammatica quasi ineccepibile. Percentuale di parole scritte correttamente… diciamo un 80%. Nel primo capitolo ho trovato: un "perdi fiato" (si scrive "perdifiato", ma probabilmente è stato un errore di distrazione; un "con un tocco di principesco" (il "di" è errato), e l'espressione "piccola porticina" (si dice o "piccola porta", o semplicemente "porticina", altrimenti significherebbe "piccola porta piccola"). Stesso discorso vale per "piccola finestrella", nel secondo capito. Sempre a proposito della porta, ho notato una lieve contraddizione: prima la porta è piccola, nel rigo seguente è "pesante" [cit.], e mi è sembrato strano che una porticina potesse essere così difficile da aprire, anche per una bambina. Ancora, nel secondo capitolo hai scritto "infondo", mentre intendevi dire "in fondo", anche questo sarà stato un errore di distrazione; hai ripetuto il nome "Esme" per tre volte in tre righi, in questo punto: "Esme rimase impietrita" […] "si chiedeva confusa Esme" […] "ma, Esme" […]. Nel terzo capitolo c'è qualche errore di battitura in più, come ad esempio un "pregò" senza l'accento sulla o, un "qua e…" dove non c'è il "là" (qua e là), e "quel albero". Infine, riguardo alla punteggiatura, questa è indubbiamente presente e buona, anche se avrei inserito qualche punto e virgola in più e qualche virgola in meno.

Stile: 9.5/10
 
Ho davvero apprezzato il tuo stile: non è pomposo e formale, ma neanche semplice e "scarno". Mi ha catturata e il tuo linguaggio particolarmente elegante mi è sembrato che si addicesse molto ad Esme. Quindi, complimenti^^ Dato che sono davvero una rompi****e, due piccoli appunti: "quando riuscì ad aprire la pesante porta […] "non riuscì a credere ai suoi occhi" (i due "riuscì" a troppa poca distanza), e "tempo vuoto" ("tempo perso"). Tutto qui, per il resto è perfetto^^

Originalità: 10/10
 
E qui il punteggio pieno non te lo toglie nessuno! È una storia davvero originale, gli eventi si susseguono in modo naturale ma al contempo inaspettato, e il finale ambiguo (davvero ambiguo, dato che sono andata a ricontrollare la mail, pensando di aver dimenticato di scaricare un capitolo xD) non mi è per niente dispiaciuto, anzi. Hai centrato in pieno il tema del contest e il piccolo coniglietto ha inciso in modo decisamente sorprendente nella vita di Esme, poiché non è cambiato quello che le stava intorno, ma lei stessa. La tua storia mi ha "presa molto"; figurati che, dopo aver letto il primo capitolo, ho dovuto portare il mio cane a fare i bisogni, e per tutto il tempo ho pensato a come sarebbe andata avanti e cosa sarebbe successo. Insomma, davvero brava :)

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
 
L'unico personaggio è Esme, e quindi posso giudicare praticamente solo lei. Bene, lei è talmente tanto IC che… non avrei saputo renderla meglio. Non ho mai letto una storia che tratti di Esme da piccola, eppure se avessi dovuto scriverne una me la sarei immaginata proprio così, delicata e con dei tratti fiabeschi…

Uso dei prompt:
1. animale: 10/10
 
Paradossalmente, quello che ho apprezzato di più del piccolo coniglio è che… beh, non gli hai dato un nome. Non so perché, ma l'ho trovato più che adeguato al ruolo che svolge. Ci sono rimasta malissimo quando è morto, anche perché anche io ho avuto due coniglietti, e ho sofferto tremendamente quando se ne sono andati (uno dei due, tra l'altro, anche prematuramente): quando hai descritto il momento in cui Esme lo trova, mi è sembrato di rivivere quello in cui l'ho trovato io. E no, non è una cosa brutta, non preoccuparti! Significa che hai descritto il tutto alla perfezione, anche perché anche quando hai presentato il rapporto tra la bambina e il suo animaletto mi ci sono rivista completamente^^

2. personaggio: 5/5
 
Punteggio pieno, e già ho spiegato prima perché. La bimba Esme che hai ritratto è destinata a diventare la Esme dei libri della Meyer, poco ma sicuro :)

Gradimento personale: 5/5
 
C'è bisogno anche che argomenti questo punteggio? Voglio dire, è una storia davvero, davvero bella. Mi ha colpita, mi ha emozionata e… beh, basti sapere che l'ho riletta per ben tre volte! Complimenti, sei stata davvero brava!^^
 
Totale: 58/62 

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Ed eccomi qui! Già, sono un po' in ritardo, pensando che i capitoli sono già scritti >.< Ma sapete com'è: la scuola, l'adrenalina per le riprese di BD (*o* Sclero totale!!)
Comunque prometto che il terzo (e ultimo) arriverà entro domenica, giuro =)
Bhe, che dire, in questo capitolo finalmente Esme ha lasciato da parte il rancore svegliando l'amore!!
Spero che anche questo capitolo vi possa piacere ^^
Grazie mille per aver letto! E magari anche di lasciare una recensione: ne sarei molto felice!!

Risposte alle recensioni:
0o0Felicity0o0: Ciao cara! Grazie mille per aver recensito ^^
Grazie mille per i complimenti! Anche tu scrivi molto bene e la tua storia era davvero molto particolare e bizzarra (in senso buono! xD)
Già, devo dire che la mia storia è parecchio, parecchio astrusa... Diciamo che, rileggendola, faccio fatica di aver scritto così della povera piccola Esme...! Mi sta tanto a cuore come personaggio!!
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!
Alla Prossima ;)

EleMasenCullen: Eleee! O meglio, Cip! xD Bhe che dire, abbiamo parlato tantissime volte della nostra amcizia, tante, incontabili. Ne abbiamo passate tante (sembro una novantenne che parla con la vicina di poltrona dal parrucchiere! xD), comunque abbastanza. Non credo che mi sarei mai ritrovata a dire una cosa del genere, visto che non sono riuscita a legare davvero con qualcuno (apparte con...Chi tu sai), ma noi siamo legate. Sono felice di questo ^^
Sono felice anche del fatto che tu pensi che la nostra amicizia è perfetta così, con lunghe chiacchierate al telefono, con commenti sulle nostre storie e sulle nostre pazzie, con discussioni su internet che farebbero rabbrividire gli schizzofrenici di un manicomio! Davvero, sono davvero fiera di averti come amica!
Sono davvero felice che le mie idee confuse e senza nè capo nè coda ti piacciano! Soprattutto, sai quanto sono legata a questo racconto, visto che come ho già detto è autobiografica...
Bhe, ora ti lascio...Dopo questo mio poema ti lascio tranquilla!! xD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
Ti Voglio Bene <3 
A presto!

The Red One: Hey Ale!! Grazie mille per ogni tuo complimento...Sai anche tu che infondo non li merito ^^"
Certo che mi ricordo della Fan Fiction su Edward, la mia primissima Fan Fiction. Ho ancora i file salvati nel pc e ogni tanto mi metto a leggerli! Quanti ricordi....!!! @_@
Bhe sì, ho inserito la mamma di Esme in una situazione non poco complicata...Io personalmente mi sarei messa a piangere, pensando di aver deluso la persona a cui tengo di più al mondo, mia figlia ç.ç
Spero che in questo capitolo la piccola Esme ti sia sembrata più simile a quella che tutti conosciamo!
Ti Voglio Bene, cara <3
Alla prossima ;)

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Capitolo 3
*** Mandami un segno ***


~ Insegnami ad Amare ~
Capitolo 3: Mandami un segno
 

Da quel momento, Esme non riuscì più a fare a meno del suo coniglietto. Passava ogni singolo giorno a prendersi cura di lui, a parlargli del più e del meno, iniziando discorsi infiniti che non portavano a nulla di concreto. Insieme a lui, passava pomeriggi interi a guardare le nuvole o più semplicemente a perdersi nei suoi movimenti goffi e indecisi.
Ora, nulla era più importante della gioia che il suo nuovo amico poteva offrirle. Non c’era niente di più speciale, di minimamente paragonabile alle emozioni vere e pure che il loro rapporto produceva.
Quando le amiche di Esme vedevano il profondo rapporto che legava i loro due corpi, storcevano il naso pensando che dei sentimenti del genere fossero esagerati, troppo potenti per essere ricambiati da un animale. Esme cominciò a non frequentarle più. Non aveva rimpianti per quanto riguardava quella scelta: dovette solamente scegliere tra i sentimenti limpidi e semplici e quelli complicati e basati solo su un desiderio momentaneo. La scelta fu semplice e scontata.
Il legame crebbe di intensità, diventò sempre più indissolubile ed essenziale. Alcune sere, quelle nelle quali la solitudine e la paura prendono il sopravvento sulla serenità del sonno, intrufolava di nascosto il piccolo coniglietto sotto le candide lenzuola e lo faceva dormire insieme a lei, perfino.
Le stagioni passarono, gli inverni si sostituirono alle estati, le primavere agli autunni.
Per Esme era facile andare avanti, nonostante i giorni fossero sempre conditi allo stesso modo. Provava un amore infinito ed era ricambiata, cosa poteva desiderare di più?

Salterellò senza fretta verso il recinto. Aprì il cancelletto cigolante e si voltò verso la piccola casetta di legno. Si insospettì: solitamente quando la mattina entrava a dare il buon giorno al suo piccolo coniglietto, questo zampettava ancora assonnato verso di lei in cerca della sua razione di coccole mattutine.
Lo chiamò più volte, cominciò a cercarlo sotto i cumuli di paglia secca. Ma niente. Sembrava scomparso nel nulla.
Sbirciò nella piccola apertura della casetta di legno e lo vide. Rabbrividì non appena si rese conto che non respirava, che il suo cuore aveva smesso di battere.
Tremante, raggiunse la madre, che sistemava le piccole aiuole, di corsa. Nascose il viso nella sua ampia gonna e cominciò a singhiozzare.
Erano lacrime di dolore, quelle, di puro dolore, che la perdita improvvisa aveva provocato. Improvvisamente sentì la terra che prima la sorreggeva franare e, da quel momento, niente sarebbe più stato sicuro.
Bastavano quattro anni di autentico amore a stemperare il dolore che d’ora in poi avrebbe preso casa nel suo cuore? No, non bastavano.
 
Si sedette a cavalcioni sul grosso ramo dell’olmo che distava pochi passi dal torrente in secca. Alzò il naso verso le pallide nuvole simili a batuffoli di candido cotone.
Chiuse gli occhi e pregò il Signore con tutte le sue forze di mandarle un segno dell’anima del suo piccolo coniglietto. Un qualunque segno, qualsiasi cosa. Ma tutto rimaneva inalterato. Non c’erano cambiamenti: non un filo d’aria permetteva alle foglie di ondeggiare, non un rumore si alzava dal silenzio.
Con un filo di delusione e di rabbia, abbassò lo sguardo.
Erano passati sei mesi dal giorno innominabile. Sei lunghissimi ed eterni mesi senza poterlo coccolare, abbracciare, guardare.
Ancora faticava a credere che quel giorno facesse davvero parte del suo passato: preferiva credere che fosse uno scherzo, un gioco, anche se in realtà sapeva perfettamente che non poteva nascondere la realtà dei fatti.
Il veterinario, venuto dopo varie preghiere, spiegò che probabilmente era tutta colpa di un virus, di una malattia non facilmente curabile. Anche se fosse intervenuto in tempo, probabilmente non avrebbe potuto fare nulla di concreto.
Il piccolo coniglietto fu seppellito dal signor Sullivan la sera stessa. Esme non volle partecipare a quel rito: era già abbastanza doloroso il solo pensare di averlo perso, non sarebbe riuscita a contenere tutto il turbinio di dolore, rimorso e rabbia che imperversava nel suo animo.
Qualche giorno dopo la macabra scoperta, la madre, durante il pranzo, mentre Esme punzecchiava qua e là le patate bollite che il piatto conteneva, propose perfino di prendere un altro coniglietto. La reazione di Esme fu quella di gettare a terra la forchetta e di salire spedita in camera sua, non aprendo bocca.
L’unico leggero sollievo era quello di salire su quell’albero per pregare un segno che non arrivava. Lo faceva ogni giorno da quando era arrivata la primavera. Sperava, agognava ogni giorno maggiormente che il suo piccolino le mandasse un messaggio per farle capire che, dovunque fosse, ancora le voleva bene. Ma, più sperava, più ogni volta rimaneva delusa.
Cominciò a scendere, stando attenta a poggiare bene i piedi sui rami irregolari.
D’un tratto, si accorse che l’erba si avvicinava ad una velocità inaudita, il vento le colpiva le guance come un colpo di frusta. Con un tonfo, cadde sul manto verde. Provò ad alzarsi, ma una delle sue gambe non si decideva a muoversi. Si accasciò con la guancia premuta contro l’umido, denso terreno scuro.
Lasciò che delle lacrime mute gli scorressero sulle guance. Non aveva la forza, né fisica né mentale, per chiedere aiuto.
Sospirò e chiuse gli occhi.
«O buon Dio. Stai bene, piccola?» 

**********
Grammatica e Sintassi: 8.5/10
 
Grammatica quasi ineccepibile. Percentuale di parole scritte correttamente… diciamo un 80%. Nel primo capitolo ho trovato: un "perdi fiato" (si scrive "perdifiato", ma probabilmente è stato un errore di distrazione; un "con un tocco di principesco" (il "di" è errato), e l'espressione "piccola porticina" (si dice o "piccola porta", o semplicemente "porticina", altrimenti significherebbe "piccola porta piccola"). Stesso discorso vale per "piccola finestrella", nel secondo capito. Sempre a proposito della porta, ho notato una lieve contraddizione: prima la porta è piccola, nel rigo seguente è "pesante" [cit.], e mi è sembrato strano che una porticina potesse essere così difficile da aprire, anche per una bambina. Ancora, nel secondo capitolo hai scritto "infondo", mentre intendevi dire "in fondo", anche questo sarà stato un errore di distrazione; hai ripetuto il nome "Esme" per tre volte in tre righi, in questo punto: "Esme rimase impietrita" […] "si chiedeva confusa Esme" […] "ma, Esme" […]. Nel terzo capitolo c'è qualche errore di battitura in più, come ad esempio un "pregò" senza l'accento sulla o, un "qua e…" dove non c'è il "là" (qua e là), e "quel albero". Infine, riguardo alla punteggiatura, questa è indubbiamente presente e buona, anche se avrei inserito qualche punto e virgola in più e qualche virgola in meno.

Stile: 9.5/10
 
Ho davvero apprezzato il tuo stile: non è pomposo e formale, ma neanche semplice e "scarno". Mi ha catturata e il tuo linguaggio particolarmente elegante mi è sembrato che si addicesse molto ad Esme. Quindi, complimenti^^ Dato che sono davvero una rompi****e, due piccoli appunti: "quando riuscì ad aprire la pesante porta […] "non riuscì a credere ai suoi occhi" (i due "riuscì" a troppa poca distanza), e "tempo vuoto" ("tempo perso"). Tutto qui, per il resto è perfetto^^

Originalità: 10/10
 
E qui il punteggio pieno non te lo toglie nessuno! È una storia davvero originale, gli eventi si susseguono in modo naturale ma al contempo inaspettato, e il finale ambiguo (davvero ambiguo, dato che sono andata a ricontrollare la mail, pensando di aver dimenticato di scaricare un capitolo xD) non mi è per niente dispiaciuto, anzi. Hai centrato in pieno il tema del contest e il piccolo coniglietto ha inciso in modo decisamente sorprendente nella vita di Esme, poiché non è cambiato quello che le stava intorno, ma lei stessa. La tua storia mi ha "presa molto"; figurati che, dopo aver letto il primo capitolo, ho dovuto portare il mio cane a fare i bisogni, e per tutto il tempo ho pensato a come sarebbe andata avanti e cosa sarebbe successo. Insomma, davvero brava :)

Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
 
L'unico personaggio è Esme, e quindi posso giudicare praticamente solo lei. Bene, lei è talmente tanto IC che… non avrei saputo renderla meglio. Non ho mai letto una storia che tratti di Esme da piccola, eppure se avessi dovuto scriverne una me la sarei immaginata proprio così, delicata e con dei tratti fiabeschi…

Uso dei prompt:
1. animale: 10/10
 
Paradossalmente, quello che ho apprezzato di più del piccolo coniglio è che… beh, non gli hai dato un nome. Non so perché, ma l'ho trovato più che adeguato al ruolo che svolge. Ci sono rimasta malissimo quando è morto, anche perché anche io ho avuto due coniglietti, e ho sofferto tremendamente quando se ne sono andati (uno dei due, tra l'altro, anche prematuramente): quando hai descritto il momento in cui Esme lo trova, mi è sembrato di rivivere quello in cui l'ho trovato io. E no, non è una cosa brutta, non preoccuparti! Significa che hai descritto il tutto alla perfezione, anche perché anche quando hai presentato il rapporto tra la bambina e il suo animaletto mi ci sono rivista completamente^^

2. personaggio: 5/5
 
Punteggio pieno, e già ho spiegato prima perché. La bimba Esme che hai ritratto è destinata a diventare la Esme dei libri della Meyer, poco ma sicuro :)

Gradimento personale: 5/5
 
C'è bisogno anche che argomenti questo punteggio? Voglio dire, è una storia davvero, davvero bella. Mi ha colpita, mi ha emozionata e… beh, basti sapere che l'ho riletta per ben tre volte! Complimenti, sei stata davvero brava!^^
 
Totale: 58/62 

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 Ed eccolo, il finale. Triste, eh? Già, direi che è anche abbastanza scontato. 
Per quanto riguarda l'ultima frase, io ho sempre adorato/odiato i finali aperti: adorato, perchè posso intrepretarlo come più preferisco, odiato, perchè la storia era finita =( Comunque, vorrei lasciarvi campo libero, adesso: provate a pensarci...Sono davvvero curiosa di sapere quali saranno i vostri pensieri al riguardo ^^
Bene, bene, che dire, è stato bello scrivere questa storia. Mi sono divertita e oltretutto a avuto anche un buon risultato al contest =) Cosa potrei volere di più?!?
D'accordo, ora vi lascio...
Alla prossima =)

Risposte alle recensioni:
EleMasenCullen: Ele! Ebbene, è giunta la fine =(
Mia vicina di parrucchiera, penso che quello che dici sia totalmente insensato! Non è assolutamente vero! E il progetto che stiamo mettendo in piedi ne è la pura dimostrazione!!
Speriamo che vado in porto, quella idea astrusa che solo un cervello come il mio poteva partorire!! *ops, ho rivelato qualche Spoiler?! xD*
Grazie mille per il tuo aiuto, davvero!! ^^
Alla prossima =)


 

 
 

M
mandaMa 

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