Idris's Heartbeat.

di ClaryMorgenstern
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «Ciao Max.» ***
Capitolo 2: *** The same sky. ***
Capitolo 3: *** Clouds ***
Capitolo 4: *** No place like home. ***
Capitolo 5: *** Happy New fear ***



Capitolo 1
*** «Ciao Max.» ***


 

Numero 1: «Ciao Max.»


«Ciao Max.»

Il sole era totalmente assente da Alicante ed una leggera pioggia bagnava i capelli ed il viso di Isabelle, seduta sull'erba con lo sguardo fisso sulla lastra di marmo che aveva davanti agli occhi.

Le era sembrata una buona idea. Venire al cimitero, parlare con Max, ma ora non sapeva cosa dire.

Cosa avrebbe potuto dire? Mi dispiace che tu sia morto? Avrei dovuto proteggerti meglio? Solo a pensare a quelle parole si era sentita peggio, orribile come quando si era risvegliata ed aveva trovato il corpo del fratello accanto a lei.

Era stata colpa sua.

Lei che non dava mai retta a quel che diceva il fratello, che lo scacciava via sempre.

Ricordava ancora il giorno in cui era nato, non aveva mai visto uno sguardo così intelligente, né così dolce. La sua prima parola è stata "Izzy".Max le voleva così bene, vedeva del buono in lei che neanche sapeva di avere.

«Non so neanche io perché sono qui.» le parole risuonarono strane nel silenzio del cimitero. «Non credo che tu possa sentirmi, o che tu voglia farlo.» scosse la testa mentre le lacrime lottavano per scendere giù. «Sai, Jace si è fidanzato. Ricordi Clary? Sua sorella? Beh, non lo era davvero.» le dita della ragazza stringevano silenziosamente i fili d'erba intorno a lei rompendosi le unghie. Il sangue bagnò il terriccio insieme alle lacrime. «E Alec? Non immagineresti mai chi lo ha fatto felice: Un nascosto, uno stregone davvero molto carino, e molto consapevole di esserlo.» fece una risata che suonò triste anche alle sue orecchie. Si chiedeva se non fosse pazza a parlare con una lapide, chissà se suo fratello avrebbe pensato che fosse impazzita.

«Non credo di avere il diritto di essere qui.» disse poi. «Sicuramente sono l'ultima persona che vorresti vedere. Sono venuta per portarti questo.» Posò il soldatino vicino alla lapide, sembrava quasi fare la guardia al suo riposo. «Jace vuole che lo abbia tu.»

Isabelle si mise carponi ed accarezzò l'epitaffio inciso sul marmo, sicuramente era stato Alec a sceglierlo.

Diceva: Maxwell Lightwood. 1998 - 2007. Sei stato un bravo soldato Max.

«Lo sei, Max.» sorrise debolmente mentre le lacrime scendevano silenziose.

«Lo sei sempre stato.» Era Alec, sedendosi vicino a lei le strinse la mano. senza dire nulla la ragazza appoggiò la testa alla sua spalla mentre le lacrime scendevano più forti

Jace comparve vicino ad Alec e conficcando una spada angelica nel terreno si sedette vicino alla sorella stringendole la mano.

«Pensate ci senta?» chiese la ragazza.

«Io credo di si.» la voce di Alec tremava.

L'unico suono che si sentiva era prodotto le goccioline di pioggia che nascevano dal cielo e morivano sulla terra che come la vita dei Nephilim era breve e troppo veloce, ma necessaria.

I due fratelli guardarono Jace il cui volto sembrava scolpito nel marmo quando una lacrima scese silenziosa dagli occhi ambrati.

«Ti vogliamo bene Max.»

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Capitolo 2
*** The same sky. ***


Numero 2: The same Sky.



Il bosco intriso dall' oscurità non lasciava trapelare la luce della luna che si ergeva imponente su Alicante vegliandone il riposo.  Non un suono, non un sussurro, non un sospiro destava il sonno delle creature della piana di Brocelynd.

Ogni tanto si poteva scorgere un frammento del lago dell'angelo -limpido e cristallino- così rinominato dopo gli ultimi eventi, ancora si poteva vedere dove le pietre intrise di sangue angelico avevano destato la terra.

Una figlia della luna correva a tutta velocità per l'oscurità beandosi del senso di pace del silenzio e dell'aria che le inebriava i polmoni liberi.

Un figlio della notte correva spedito saltando ogni tanto da un albero all'altro, gioendo della libertà che portava l'essere libero .

Un ululato lo riportò alla realtà. Sorrise mostrando i canini aguzzi eccitati dalla corsa. Sentiva l'odore della figlia della luna da quella distanza, sapeva di pura eccitazione e di libertà.

Tutto ad Alicante sapeva di libertà, quel dolce senso di appartenere all'unico e solo mondo invisibile.

Era arrivato al Lago Lyn, quando un peso lo getto a terra facendolo rotolare sulla sabbia umida. quando riaprii gli occhi vide una figura sorridente con delle treccine scure sopra di lui a tenerlo bloccato. «Preso!»

Ringhiò dolcemente prendendole le mani. «ti piacerebbe.» Rotolarono insieme sulla sabbia ridendo e ringhiando insieme, finirono sulla riva bagnati dolcemente dalla riva del lago.

Lui le accarezzava distrattamente i capelli scuri, Quando lei avvicinò la bocca alla sua mano sembrava volerle dare un bacio, invece chiuse la mano tra i denti in un morso che l'avrebbe lasciato senza fiato se lui respirasse.

Ridendo come una pazza si gettò nel lago lavandolo da capo a piede.

Rise anche lui gettandosi a capofitto nell'acqua. Non aveva avuto una grande coordinazione mano occhio però adorava nuotare, anche da vivo era piuttosto bravo.

Raggiunse la lupacchiotta e la strinse forte. «Presa!»

Ridendo si liberò della stretta in una velocità decisamente non umana, guardò il vampiro nei suoi occhi scuri prendendo grandi boccate d'aria.

La luna riversava il suo riflesso sull'acqua limpida, grande e bianca come un grande disco di latte. Illuminava i due nascosti che si guardavano negli occhi sciogliendo ogni qualsiasi faida che nei secoli si era cicatrizzata tra figli della notte e della luna.

Ora erano solo Simon e Maia, nel lago Lyn, insieme.

Il ragazzo le si avvicinò piano prendendo un inutile boccata d'aria, le poggiò una mano sul collo sentiva il suo sangue caldo sotto la carne tenera.  Il suo cuore da lupo batteva veloce come le ali di un colibrì quando avvicinò il viso al suo. All'improvviso la ragazza lo spinse giù nel'acqua ridendo. «Ma che diavolo..?» urlò il ragazzo. Ma le parole furono interrotte dalle labbra di lei dolcissime e impetuose sulle sue.

Dopo un lungo momento in cui la pace li avvolse come le ali di un angelo, la ragazza sussurrò: «Chi arriva primo?»

Il ragazzo la guardò per un secondo come se fosse impazzita. La nascosta sorrise e con un tuffo ad angelo si lanciò verso la riva.

Mostrando i canini in un ringhio di pura eccitazione si gettò all'inseguimento della ragazza, leggero e felice come mai nella sua vita.

E nemmeno nella sua morte.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Clouds ***


Numero 3: Clouds.



«Pensi mai alle nuvole, Alexander?»

Alec strappò un paio di fili d'erba dall'imponente collina, stringendoli come se fossero il più grande dei tesori. Da quella posizione non poteva credere che il mondo fosse tanto orrendo quanto credeva: Alicante occupava tutta la sua visuale ricordandogli quando era bambino e tutto ciò che desiderava dalla vita era poter salire sulle torri antidemoni e volare.

Il cacciatore però era cresciuto, non erano le torri specchiate di Alicante a riempire i suoi sogni e i suoi desideri, ma degli occhi verdi con delle pupille decisamente maliziose, occhi da felino che appartenevano a chi un tempo li aveva odiati fino ad od odiarsi.

Accarezzò distrattamente i lunghi capelli neri del figlio dei Lilith. «a cosa dovrei pensare?»

«Alle nuvole, sciocchino.» gli schiaffeggiò delicatamente la mano sui suoi capelli, prima di stringerla. «io le adoro. Sono fumo grigio che non possiamo raggiungere. E' poetico, non credi?» Lentamente alzò un braccio, mosse le dita in cerchio lasciando scappare delle scintille azzurre come il cielo sopra di loro. Le nuvole si mossero più velocemente. Alcune presero la forma di degli orsacchiotti, altre di faccine sorridenti, una addirittura diventò un coniglio.

«Non ti facevo così filosofico.» gli disse con un sorriso.

«Io non ti facevo così carino quando sorridi. Siamo pari.» sorrise con quell'accenno di malizia che lo faceva sempre diventare rosso. Si coprì le guancie con le mani cercando di non farlo notare. «Non sempre sono così poetiche. Non quando sei circondato da demoni e la nebbia ti fa vedere poco e niente.» disse.

«Non tutta la vita si basa sulla guerra, Alexander.» disse lo stregone.

Il sospiro di Alec echeggiò nel vuoto. «Per i nephilim, è così.» dei profondi occhi azzurri incorniciati da degli occhiali troppo grandi apparvero nei suoi ricordi. Strappò altri fili d'erba, con foga, con rabbia, con dolore. Una mano affusolata strinse la sua fermando lo sterminio della vegetazione. Ebbe l'effetto di un calmante, il giovane si accovacciò sul petto del nascosto assaporando la dolce sensazione di serenità.

«Non conosci un incantesimo per arrivare sulle nuvole?» chiese dolcemente giocherellando con la collana appesa al collo dello stregone.

«Ne conosco uno per superarle.» posò le labbra sulle sue in una muta richiesta dell'amore che gli fu negato per troppo tempo. Le labbra dello stregone sapevano di fragole, ma più di ogni altra cosa gli ricordavano che adesso non doveva più nascondersi, non doveva più mentire.

Quando si decise a ricambiare il bacio, le goccioline di pioggia cominciarono a cadere.
 

Okey, lo ammetto, è a me che piacciono le nuvole. *scappa via*

 

 

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Capitolo 4
*** No place like home. ***


No Place like home.

Jocelyn alzò lo sguardo al cielo. Era arrivata l'ora blu. Ogni cosa si era tinta di un delicato color indaco che dava al mondo un aureola di magia.

La parte più romantica di una Jocelyn a vent'anni aveva desiderato sposarsi al tramonto, per poi poter danzare alla luce blu del cielo, densa di magia.

Valentine non aveva voluto. Aveva voluto la cerimonia durante il mattino, alla luce del sole, con l'aria ancora fresca della notte trascorsa. Esattamente come voleva la tradizione.

Jocelyn amava Valentine. Lo aveva accontentato.

Ma adesso erano passati più di quindici anni da quel giorno che le era sembrato il più bello della sua vita, con l'uomo della sua vita, pronta ad affrontare la vita che aveva sempre voluto.

Non aveva idea di quanto si sbagliava. Ma la magia, o la magia di quel giorno! Era riuscita ad eclissare qualunque cosa. La più piccola tristezza era stata spazzata via, ogni preoccupazione via.

Fece un passo avanti e per mano del sommo stregone di Brooklyn le panche di raso scomparvero, lasciando il posto alla piazza dell'angelo, con la sua luce blu.

Se glielo avessero chiesto, Jocelyn non avrebbe mai pensato ad invitare Magnus Bane, ma la sua piccola Clary aveva tanto insistito. «Siamo una famiglia» aveva detto, ed il cuore di Jocelyn si era sciolto come burro al sole.

Lo vide ai margini della sua visuale, farle l'occhiolino con il suo sguardo felino. Con un vestito che sarebbe stato definito sublime nel Milleottocento, eppure era sempre affascinante. Stringeva la mano al figlio di Maryse, Alexander. Jocelyn ricordava il bambino con i grandi occhi azzurri che si rotolava sull'erba delle colline. Le venne da sorridere nel constatare che era lo stesso ragazzo che stringeva la mano del sommo stregone di Brooklyn, anche se aveva gli stessi identici grandi occhi azzurri.

Sentì un tocco delicato sulla spalla. Girandosi vide un viso tanto amato, anche se all'inizio in maniera sbagliata. Il suo Luke le sorrideva serafico sotto la luce dell'ora blu, e le porgeva una mano che, Jocelyn sapeva sarebbe stata calda e forte. «Posso avere questo ballo?»

Jocelyn posò la mano sulla sua. Sentì la mano sinistra di Luke cingerle un fianco con dolcezza, mentre la faceva volteggiare al centro della piazza. Si sentiva meravigliosa in quel momento, fantastica solo perché a stringerla era l'uomo della sua vita.

Ballarono a lungo, il primo, il secondo, il terzo brano. Non si sentiva stanca, solo bene, quando poggiò la guancia sulla spalla di Luke, che era sempre stato più alto di lei. Le braccia di Luke la stringevano forti, ma con dolcezza. Erano sempre state così calde le sue braccia? Era sempre stato così veloce e libero il suo cuore, quando la stringeva?

Jocelyn aprì gli occhi. La luce blu stava ormai svanendo per lasciare posto alla notte scura illuminata dalla stregaluce, ma la magia continuava ad esserci. E Jocelyn sapeva che sarebbe durata per sempre.

Poi vide qualcosa che le fece perdere un battito. Al limitare della piazza, lontani da sguardi indiscreti e gente rumorosa c'era la sua piccola Clary, bellissima del vestito da damigella in argento che dava ai capelli rossi una sfumatura quasi metallica e brillante. Teneva le braccia attorno al collo di Jace Lightwood, davvero molto carino nel suo abito da testimone, ma non poi tanto carino con le mani posate sui fianchi della sua bambina! Eppure, nel guardare i due ragazzi guardarsi con dolcezza - solo guardarsi, niente di più - Jocelyn fu inondata di tenerezza. Non ricordava di aver mai visto la sua bambina così felice.

Luke seguì il suo sguardo ed il suo petto fu scosso da una leggera risata. «Non eravamo noi la coppia della serata?»

Jocelyn alzò il viso sul suo per posare dolcemente le labbra su quelle di suo marito. «Noi siamo più carini.» disse sorridendo.

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Capitolo 5
*** Happy New fear ***


Happy new fear

Si, era proprio un felice anno nuovo

Magnus bevve in un sorso il drink che stringeva in mano, prima che le effervescenti bollicine rovinassero il vetro decorato del bicchiere.  Alzò uno sguardo sui suoi ospiti sparsi in ogni angolino dell'appartamento.
Altro che accordi. Magnus Bane era l'unica persona in questo e negli altri mondi capace di fare una festa con ogni tipo di nascosto e, di recente, anche con dei Nephilim senza che si mangiassero a vicenda.
Beh, questo è ancora da vedere. Pensò mentre gettava uno sguardo alla piccola Clary in braccio a Jace, che sembrava se la stesse mangiando con lo sguardo, oltre che di baci.
Improvvisamente a disagio, distolse lo sguardo da loro ed andò ad intrattenersi dagli altri suoi ospiti.
Peccato che quella fastidiosa sensazione di disagio non lo abbandonasse ormai da giorni.
 
«Quindi non verrai?»
Il ragazzo scosse la testa, stanco di quel discorso. «Non mi piacciono le feste Magnus. Dovresti saperlo, ormai.»
«E tu dovresti sapere che non si può non festeggiare l'ultimo dell'anno!» esclamò lo stregone. «E' come festeggiare il compleanno senza torta!»
Alec sospirò. «Io non vengo. Tu vacci pure. » Si diresse verso la porta e prima di chiudersela alle spalle con un ultimo colpo disse: «Abbi un felice anno nuovo, Magnus»

 
Quasi mezzanotte, e al cuore della festa mancava il cuore.
Era decisamente un pessimo nuovo anno.
E non era nemmeno cominciato.
**
 
«Okey Nascosti e un po' meno nascosti» disse Magnus, gettando ad una coppia sul divano un'occhiata raggelante. Si portò al centro della sala. Con un leggero movimento della mano la musica si ridusse ad un leggero sottofondo alle sue parole e le luci si fecero calde e  soffuse. «Manca meno di un minuto a mezzanotte.»
Gli ospiti si sistemarono intorno a lui con i calici colorati in mano. Molti di loro erano stretti in coppia, stretti in un abbraccio che sapeva di un anno passato insieme e di tanti altri davanti, alcuni addirittura avevano davanti l'eternità.
Cominciò il conto alla rovescia, ogni numero calcato da colpi di pianoforte, più o meno delicati.
 
«Tre
Un leggero tocco sulla spalla lo fece sobbalzare. Un altro scocciatore solo per la notte di Capodanno. Ormai aveva perso il conto di quanti fossero venuti da lui, quella sera.
 
«Due!»
Girandosi incontrò un paio di occhi azzurri come il cielo mattutino. Così chiari e trasparenti che quasi gli sembrò di vedere l'anima del ragazzo che gli stava davanti. Ma forse così gli sembrava perché Magnus era l'unico a cui Alec avesse mai mostrato così la propria anima.
 
«Uno!»
Alec sorrise con tenerezza, con quello sguardo così dolce, e puro che lo facevano sempre sentire inappropriato. Lui, che di puro non aveva nulla, a cominciare dal sangue.
 
Botti di Champagne accompagnarono il «Felice anno nuovo!» che seguì. Volarono i festoni e i brillantini per tutta la stanza, insieme ai primi baci dell'anno nuovo.
Alec gli posò le mani sui fianchi e gettandogli un ultimo sguardo carico di tenerezza lo baciò, facendo tremare Magnus di felicità ed eccitazione. Con l'ultimo sprazzo di lucidità vide i capelli neri di Alec, per una volta più coperti di brillantini dei suoi.
Poi chiuse gli occhi, lasciandosi andare al dolce oblio di felicità che l'anno nuovo stava portando con sé.
Si, era decisamente un felice anno nuovo.

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