Swordplay di tippy (/viewuser.php?uid=115736)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Waking up - Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Waking up - part 2 ***
Capitolo 3: *** New Day - Parte 1 ***
Capitolo 4: *** New Day - Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Love the way you lie - Parte 1 ***
Capitolo 6: *** Love the way you lie - Parte 2 ***
Capitolo 7: *** Fire & Ice - Parte 1 ***
Capitolo 8: *** Fire & Ice - Parte 2 ***
Capitolo 9: *** The Crow & the Butterfly - Parte 1 ***
Capitolo 10: *** The Crow & the Butterfly - Parte 2 ***
Capitolo 11: *** Close to you - Parte 1 ***
Capitolo 12: *** Close to you - Parte 2 ***
Capitolo 1 *** Waking up - Parte 1 ***
Buio...era confusa,si
sentiva in trappola..."dove diavolo mi trovo?!perchè sono
qui?!"...rumore di passi in lontananza..."stai calma,non
farti scoprire!" ...i passi si
avvicinarono...silenzio..."Kate!".Il cuore le si fermò
appena riconobbe quella voce..."ma-...mamma?"...lacrime
cominciarono a riempirle gli occhi."mamma...sei proprio
tu?",Kate si voltò e riconobbe appena dietro di lei una
sagoma umana,senza però riuscire a distinguerne i
lineamenti...
una voce a lei familiare
rispose:"si,tesoro...sono io!".
All'improvviso una luce
illuminò il buio...la giovanne donna si guardò
intorno:pareti bianche...nient'altro,ma nell'istante in cui incrociò
lo sguardo di quella figura, Kate la riconobbe...era proprio lei!
"mamma!Dio,sei proprio tu!",una lacrima le rigò la
guancia.
Le labbra della donna,in
risposta,si incresparono in un sorriso pieno di tenerezza.Kate la
osservò in silenzio per qualche secondo,poi lentamente alzò
il braccio destro e lo allungò verso la persona che più
aveva amato nella sua vita,e che più le mancava ora che la
morte l'aveva strappata via con la forza da lei...un
sussurro:"mamma..."
all'improvviso un urlo di
dolore...sangue che gocciola a terra...Kate alzò lo sguardo
per guardare la madre e ciò che vide la scioccò:il
corpo della donna era straziato da pugnalate e perdeva molto
sangue..."MAMMA!!!"
"Kate...mi dispiace
tanto...mi dispiace così tanto..."
"mamma,ti prego non
lasciarmi di nuovo!",Kate ebbe l'impressione che la madre si
allontanasse sempre di più,per quanto lei cercasse in ogni
modo di raggiungerla...provò ad urlare di nuovo,ma non uscì
alcun suono...provò a correre ma non riusciva più a
muoversi...la luce si spense e di nuovo il buio...
Kate si risvegliò
nel suo letto ansimando,le mancava il respiro...si mise a sedere sul
letto e si passò una mano tra i capelli:"mamma..."
,sussurrò.Guardò la catenina con l'anello di sua madre
poggiato sul comodino,poi diresse il suo sguardo alla finestra,dalla
quale filtravano le prime luci dell'alba."Sarà meglio che
mi alzi",pensò.
ore 8.00
Richard:"Giorno,madre!come
mai già in piedi dopo la sbronza di ieri?"
Martha:"Oh
Richard,sei sempre il solito esagerato!di quale sbronza stai
parlando?ieri sera ho solo...bevuto un pò!"
Richard:"se per te
bere un pò vuol dire scolarsi due bottiglie di vino e far
fuori 4 martini allora va bene!"
Martha:"ok,ok!hai
vinto!sono un pò sbronza...e comunque smettila di urlare così
forte,la testa mi sta scoppiando!"
Richard la guardò
con un'espressione che dimostrava abbastanza eloquentemente ciò
che pensava,ma aggiunse solo:"ti consiglio di andare nella tua
stanza a dormire e poi vai a farti una bella doccia rigenerante!"
Martha:"pivello,non
devi dare consigli post-sbronza all'esperta delle sbronze Martha
Rodgers!"
Richard:"ok,ok!come
vuole lei,madame!"
Martha:"in ogni
caso,che ci fai ancora qui?Beckett non ti ha ancora chiamato?"
Richard:"no,e fin
quando non ci sarà un caso d'omicidio il telefono non
squillerà!",proprio in quel momento si udì
provenire dalla tasca di Richard la cavalcata delle Valchirie!
Martha:"ma che razza
di suoneria hai scelto?!"
Richard:"madre...come
fai a dire una cosa del genere?"
Martha:"non metto in
dubbio l'opera in sè,ma trovo il suo uso come suoneria
alquanto inappropriato!"
Nel frattempo Richard tirò
fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e guardò lo
schermo:"Uh,è Beckett!parli del diavolo...Good
morning,sunshine!",disse rispondendo alla chiamata.
Kate:"Castle,potresti
smetterla di inventarti una 'frase ad effetto' ogni santa volta che
rispondi al cellulare?stai cominciando a stufarmi!",fu la
risposta che ottenne all'altro capo della linea.
Richard:"di già?è
solo la...",cominciò a contare sulle dita,"...quinta
volta che lo faccio!"
Kate:"ecco,appunto...basta
così!piuttosto,vuoi venire qui o no?"
"certo,dammi
l'indirizzo",così dicendo Richard salutò la madre
con un gesto della mano,prese le chiavi dell'auto e si avviò
verso la porta.
Quando Richard arrivò
sul posto,Ryan ed Esposito erano lì ad attenderlo.
Esposito:"Hey,salve
Castle!Finalmente sei arrivato!"
Richard:"scusate
ragazzi:lungo la strada c'era un bel pò di traffico.E io non
posso avvantaggiarmi della mia posizione per evitarlo,come voi
poliziotti!"
"Aaaah,ma
taci!",dissero in coro i due agenti.
Richard indirizzò
loro una smorfia,poi diventò serio:"allora,che cosa
abbiamo?"
I tre entrarono in un
appartamento molto grande al centro di New York,al quinto piano di un
vecchio palazzo.Entrando,Richard vide due adulti,un uomo e una
donna,l'uno accanto all'altra.L'uomo aveva circa 40 anni,teneva gli
occhi fissi sulla donna al suo fianco e le stringeva delicatamente
una mano con la sua;la donna parlava con Beckett e nel frattempo
singhiozzava.Gli occhi fissi su un punto indistinto del tappeto che
copriva il pavimento.Beckett si voltò per un attimo verso la
porta d'ingresso dell'appartamento per vedere chi stesse
entrando;quando vide Castle gli fece un cenno di saluto con la
testa,poi ritornò a parlare con la signora accanto a
lei.Richard intuì che quelli dovevano essere parenti della
vittima.Mentre si dirigeva con Ryan ed Esposito nel corridoio che dal
salone portava alle camere da letto,lo scrittore si voltò
un'ultima volta per dare un'altra occhiata alla stanza che stava
lasciando,quando vide una figura in piedi dietro il divano dove era
seduta Kate con la coppia:era una ragazzina di circa 17 anni che
osservava con lo sguardo perso il paesaggio che la città le
offriva al di là del vetro.
"Hey,perchè ti
sei fermato,che stai guardando?",chiese Ryan.Richard,interrotto
dalle domande dell'agente,ritornò in sè:"osservavo
quella ragazza laggiù..."
Esposito:"Quella è
la sorella della vittima...ha trovato lei il cadavere..."
I tre si diressero verso
una camera da letto.Entrati,i tre trovarono Lanie inginocchiata ad
osservare con la massima attenzione il corpo senza vita di una
ragazzina:il cadavere era disteso sul letto e sembrava dormire un
sonno profondo.
Richard:"cavolo,quella
ragazzina avrà si e no 17 anni!"
Esposito:"16 per
l'esattezza",disse consultando il suo block-notes,"il suo
nome è Kathy Bryce;Beckett in questo momento sta parlando con
i genitori".
<< La donna in
lacrime e l'uomo accanto a lei >>,pensò Richard.Poi si
avvicinò al letto per osservare meglio:"eppure non vedo
sangue,nè ferite...sembra stia dormendo!"
"questo perchè
molto probabilmente è morta nel sonno!",replicò
Lanie.
Richard:"nel sonno?!e
allora noi che ci facciamo qui?"
Una voce alle sue spalle
rispose alla sua domanda:"perchè potrebbe essere stata
uccisa per sbaglio!"
Richard si voltò:era
Kate.La osservò per qualche secondo,poi si avvicinò al
medico legale.
Lanie:"come tu hai
detto poco fa,sembra che la ragazza stia dormendo;inoltre non ci sono
nè ferite,nè sangue.Questo perchè probabilmente
ciò che l'ha uccisa...",spostò il cadavere in modo
da mostrare la parte posteriore del cranio,"...è stata
una forte emorraggia interna partita da questa zona,sicuramente
contro qualcosa di massiccio...vedi questo gonfiore?La vittima con
ogni probabilità avrà pensato di non essersi fatta
niente di che,e invece...ha lasciato che l'emorraggia si espandesse
fino a ucciderla..."
Richard:"quindi
l'assassino non aveva intenzione di ucciderla!E' stato un incidente!"
Esposito:"beh,in
realtà non siamo ancora sicuri che si tratti di omicidio"
Kate:"potrebbe anche
essersi fatta male da sola accidentalmente,ma...sì,in ogni
caso bisognerà prima verificarlo con l'autopsia".
Kate autorizzò il
trasporto del cadavere in obitorio per accertare la causa della morte
e un eventuale passaggio del caso alla polizia di New York.Mentre il
corpo veniva chiuso in un sacco mortuario,Richard si avvicinò
a Kate:"allora,sembra che questo caso,sempre che lo sia,sarà
facile da risolvere!"
Kate puntò i suoi
occhi su di lui:"Ti dispiace non poter applicare la tua amata
teoria sullo spionaggio?",gli chiese sarcasticamente.
Richard,sostenne il suo
sguardo,si voltò a guardare il sacco che veniva trasportato
all'obitorio,poi si voltò di nuovo verso Kate:"no,anzi,sono
contento:Kathy avrà subito giustizia".
Obitorio.
Richard e Kate entrarono
in fretta nella grande stanza bianca:Lanie doveva comunicargli
l'esito dell'autopsia.
Kate:"allora,Lanie,quali
sono le novità?"
Lanie:"Posso
ufficialmente dirvi che questo è un omicidio",fece loro
cenno di avvicinarsi al corpo disteso sul tavolo,"vedete,il
colpo che ha subito la ragazza è stato abbastanza forte,e non
può essere andata da sola contro qualcosa con una forza
tale,nemmeno cadendo...credo che qualcuno l'abbia spinta...e sarebbe
stato facile per chiunque più grande di lei farle del
male,perchè c'è anche un'altra cosa..."
Richard:"cosa?"
Lanie:"la ragazzina
probabilmente era nata con una malattia al cuore e questo,più
le varie cure che ha subito fin da neonata,hanno influito molto sulla
sua crescita:era molto fragile e non era alta e robusta come una
normale ragazzina della sua età"
Kate:"bene,allora
procediamo subito con le indagini...darò a Ryan ed Esposito
l'incarico di controllare tra le amicizie della ragazza e vediamo se
spunta fuori anche un fidanzato...",si voltò verso
Richard,"noi intanto parleremo con la famiglia"
Richard:"la parte più
noiosa..."
Kate gli lanciò
un'occhiataccia,Richard alzò le mani in segno di
resa:"scherzavo...",Kate lo fulminò di nuovo con lo
sguardo:"ok,battuta stupida e inopportuna".Kate fu
soddisfatta.Intanto Lanie guardava la scena divertita e come al
solito era l'unica a vedere ciò che quei due sembravano non
vedere...o forse non volevano vedere.
Kate e Richard si
avviarono verso l'uscita:"Noi,andiamo,grazie Lanie!",i due
la salutarono con un cenno della mano; lei ricambiò con
un:"quando vuoi!"
Richard e Kate stavano per
entrare nell'ufficio di lei,dove la famiglia della vittima attendeva
di parlare con loro,quando la donna si bloccò di colpo davanti
la porta,si girò in direzione di Richard,che si trovava dietro
di lei,e guardandolo il più minacciosamente possibile,gli
puntò l'indice contro il petto e,come accadeva sempre,gli
faceva le sue raccomandazioni:"prima di entrare voglio solo
dirti due cose:non parlare a meno che tu non venga interpellato ma
soprattutto..."
Richard la interruppe e
continuò la frase al suo posto,facendole il verso:"...non
fare domande che potrebbero imbarazzare o mettere in soggezione le
persone con cui stiamo per parlare!".L'aveva sentita tante di
quelle volte che ormai l'aveva imparata a memoria.E,come ogni
volta,rispose:"non preoccuparti Beckett,ho imparato la
lezione,promesso!".Non era vero:aveva sempre infranto la
promessa e l'avrebbe fatto anche oggi.Ad ogni modo,provò a
rendersi più convincente sfoggiando uno dei suoi sorrisi più
accattivanti.
Kate sapeva che non le
avrebbe dato ascolto,ma ormai quello per lei era diventato una specie
di rituale,inoltre si divertiva nel comandarlo a bacchetta.Si lasciò
affascinare dall'uomo che aveva davanti per pochi istanti...dal suo
sorriso ammaliante,dai suoi occhi color del cielo...le sfuggì
un sorriso appena accennato...poi ritornò seria:era il momento
di tornare al lavoro:"entriamo".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Waking up - part 2 ***
Ecco
la seconda parte.
Ore
15:30,loft di Richard.
Quando
Alexis aprì la porta di casa, trovò il padre seduto sul
divano a fissare qualcosa, forse una foto. L'uomo si voltò
verso la porta per vedere chi fosse entrato, distogliendo la mente
per un attimo da chissà quali pensieri:"Hey, tesoro.
Com'è andata a scuola?"
"Bene
papà. Grazie...Come mai già a casa? Nessun caso
d'omicidio?", rispose Alexis e sedendosi accanto al padre si
chiese perchè stringesse tra le mani una foto di lei al suo
ultimo compleanno.
"Si,
c'è un caso d'omicidio, ma credo sia piuttosto semplice”,
disse Richard, “Una ragazzina è stata uccisa per
sbaglio. Abbiamo parlato con i genitori e indagato su di loro ma non
c'è nessuna pista... Appena Ryan ed Esposito avranno novità,
Beckett mi chiamerà e risolveremo il caso il prima
possibile... Credo che entro stasera lo si potrà considerare
un caso chiuso..."
"Papà...
Quanti anni aveva questa ragazzina?", Alexis pensò di
aver intuito il perchè dell'atteggiamento del padre: era
davvero difficile vedere Richard Castle seduto su un divano, serio,
silenzioso e con un'espressione che mostrava una vena di tristezza
mal celata.
Richard
osservò per qualche secondo la foto che aveva tra le mani, poi
rispose:"16 anni... Aveva 16 anni..."
Alexis
si avvicinò al padre e, guardando la sua immagine immortalata
mentre sorrideva nel giorno del suo compleanno lo scorso anno,
disse:"E' per questo che hai preso questa mia fotografia? Per
qualche motivo hai associato me a quella ragazzina?"
Richard
alzò di scatto la testa, puntò i suoi occhi chiari sul
volto della figlia; si lasciò scappare un sorriso:"Mi
conosci proprio bene tu,sai?"
"Sono
o non sono tua figlia?", rispose lei, e lo invitò a
proseguire con uno sguardo rassicurante.
"Il
punto è che ogni volta che a morire è una ragazzina che
ha più o meno la tua età, non posso fare a meno di
pensare a te, a quanto sarei disperato se dovessi perderti... Sai che
sono sempre stato una persona superficiale praticamente su tutto, ma
quando si tratta di te... Le cose cambiano... Tu sei la mia vita e
immaginarmi senza di te... Il solo pensarci mi sembra impossibile"
"Aaaaw,
papà", la ragazzina si avvicinò e lo strinse
nell'abbraccio più forte di cui era capace. Poi lo guardò
dritto negli occhi e disse:"Smettila di essere così
catastrofico! Non è da te! E poi sappi che tutto ciò
che hai detto ora, un giorno potrebbe ritorcersi contro di te perchè
non ti libererai così facilmente di me! E' vero che sei
superficiale, bambinone e donnaiolo..."
Richard
la guardò contrariato:"Ah, grazie mille figlia!"
Alexis
sorrise:"Dico solo la verità padre! Ma la verità
la dico anche quando affermo che sei con assoluta certezza il padre
migliore del mondo... E ti sarò eternamente grata per
questo..."
Richard
la guardò con affetto e le accarezzò i capelli:"Grazie
piccola!"
In
quell'istante, il cellulare dello scrittore prese a squillare.
Alexis
guardò perplessa il padre mentre lo prendeva dalla tasca ed
esclamò:"La cavalcata delle Valchirie?! Non ti sembra un
po' esagerato?"
"Hey,
non criticare! Io la trovo carina!", replicò Richard
sentendosi risentito perchè dopo la madre, anche la figlia
aveva avuto da ridire sulla sua scelta.
Alexis
fece un'altra battutina tanto per stuzzicarlo ancora un po', poi
stampò un bacio sulla fronte del padre e andò nella sua
stanza.
Richard
la osservò affettuosamente mentre si allontanava, poi
finalmente prese la chiamata:"Castle a Beckett,ricevuto!"
Dall'altro
capo del telefono la risposta fu:"Castle, un'altra battuta di
queste e quando ti vedo ti sparo!"
Richard
raggiunse Kate davanti alla lavagna magnetica con due caffè,
gliene offrì uno e poi iniziò a sorseggiare il suo.
Dopo aver deglutito, il suo volto si trasformò in una smorfia
di disgusto. Kate lo guardò incuriosita:"Che c'è?"
"Dio,
quant'è amaro questo caffè! Come ho fatto a dimenticare
lo zucchero??",esclamò l'uomo.
Kate
scosse la testa e sorrise:<< Il solito Castle >>
"Allora,
quali novità ci sono?", chiese lo scrittore, e nonostante
il caffè non fosse di suo gradimento, continuò a
berlo... E Kate continuava a guardarlo sempre più
perplessa:"Non capisco perchè ti ostini a bere quel
caffè!"
"Perché
sono caffè-dipendente!", replicò lui.
La
giovane donna ignorò la risposta e iniziò a informarlo
sul caso:"A momenti arriveranno Ryan ed Esposito con i dettagli,
ma pare che ci sia una pista che porta al fidanzato della vittima"
Squillò
il cellulare di Richard.
Kate
lo guardò perplessa e disse:"La cavalcata delle
Valchirie?! Sul serio?!?"
Richard
prese il cellulare e irritato replicò:"va bene, ho
capito! Dopo la cambio!", poi rispose al cellulare:"
Hey,piccola!", Kate lo osservava mentre parlava al cellulare,
curiosa di sapere chi fosse questa 'piccola', "si si, è
tutto okay non ti preoccupare! Parlare con te mi ha fatto bene... Ci
vediamo stasera a casa. E dì a tua nonna di non scolarsi tutta
la bottiglia di vino prima del mio arrivo!! Ti voglio bene!"
Era
Alexis. Kate si sentì sollevata, ma dopo due secondi ordinò
mentalmente a se stessa di smetterla di irritarsi ogni volta che
Castle sembrava ricevere una telefonata da qualche donna che non
fosse lei: non erano affari suoi; e poi lui era tornato con la sua ex
moglie. Altra irritazione e un po' di tristezza al ricordo di quello
che era successo la scorsa estate.
Una
voce la riportò alla realtà:"...Beckett, ci sei?".
Era Richard.
"Scusa,
dicevi?", chiese lei distratta.
"No,niente....",
rispose lui; la osservò per qualche secondo, poi disse:"...Era
Alexis, comunque".
"Ma
io non te l'ho chiesto", replicò Kate imbarazzata.
"No...
Non ad alta voce almeno", rispose Castle con un sorrisetto
beffardo stampato in faccia.
La
detective si schiarì la voce e cercò di ritrovare il
controllo:"Allora, come mai questa telefonata? Di solito non
chiama, al massimo vi mandate messaggi", chiese cercando di non
sembrare invadente.
"Oh,
niente... Questo caso mi ha messo un po' di tristezza, sai Kathy era
coetanea di Alexis... E pensavo che non vorrei mai essere nei panni
dei genitori di quella povera ragazza... Non so cosa farei...
Ovviamente si è accorta subito che c'era qualcosa che non
andava e ha voluto che ne parlassi con lei", rispose Richard
sorridendo.
"Sei
proprio fortunato ad avere una figlia come Alexis", osservò
Kate.
"Già..."
"...E
lei è fortunata ad avere te", concluse la detective.
A
quelle parole, Richard si voltò verso di lei, un po' stupito.
Kate ricambiò lo sguardo, ma si sentiva a disagio: pensava di
aver fatto trasparire troppo con una semplice frase.
Il
silenzio fu interrotto dall'arrivo improvviso di Ryan ed Esposito.
"Eccoci!
“, cominciò Ryan, “Allora ab-", stava per
parlare del caso, ma fu interrotto da Esposito che, accortosi
dell'atmosfera che avvolgeva i due, aveva provato a fermare il
compagno con una gomitata, ma era troppo tardi.
"Ehm...
Sì?", Kate fu grata di sentire la voce dell'agente.
Lo
sguardo di Ryan si posò prima su Kate, poi su Richard e così
via, come se stesse seguendo una partita di tennis, poi disse:"...
Ho interrotto qualcosa?"
I
due risposero insieme, ma ovviamente in maniera diversa: lei con un
irritato e imbarazzato “No!!!”, lui con un tranquillo e
sorridente ”Sì”.
I
due agenti si guardarono, e dopo aver a stento trattenuto una
risatina, Ryan riprese a parlare:"Dicevo...", passò
a Kate la foto di un ragazzo sui vent'anni, capelli corti neri e
occhi chiari,"Si chiama James Kent, ha 21 anni, non ha
precedenti; ma parlando con gli amici della vittima abbiamo scoperto
che ultimamente il giovanotto si è fatto prendere un po'
troppo dalla gelosia: ha fatto un paio di scenate alla sua
fidanzata".
Esposito
consultò il suo fedele block-notes e continuò:"Una
volta sembra che sia partito addirittura uno schiaffo".
Richard
e Kate si guardarono, poi l'uomo esclamò:"Mi sa che
abbiamo l'assassino".
Stanza
interrogatori.
Kate
e Richard erano seduti l'uno accanto all'altra e insieme osservavano
il ragazzo di fronte a loro. James Kent si guardava le mani poggiate
sul tavolo: in quel momento la sua vittima designata era una
pellicina che torturava senza sosta. Richard lo osservava con
attenzione ormai da alcuni minuti:<< E' parecchio nervoso...
Segno di colpevolezza?... Eppure il mio istinto mi dice che lui non
c'entra >>.
Una
voce lo distolse dai suoi pensieri: era Kate, che aveva iniziato
l'interrogatorio. La osservò: ancora non riusciva a capire
come facesse a essere così bella dopo tante ore di lavoro. E
poi quello che era successo prima: forse aveva immaginato una
situazione che non esisteva,forse quella frase era un semplice
complimento, eppure lui ci aveva visto qualcosa di più... Una
cosa l'aveva percepita e non aveva dubbi: lei era imbarazzata e si
era sentita a disagio dopo quello che aveva detto.<< Ma forse
ho un'immaginazione troppo fervida... E poi sto con la mia ex
moglie,cavolo! >>, pensò.
Kate,
sentendosi osservata in maniera insistente, lasciò cadere per
un attimo il discorso con l'indiziato e rivolse a Richard uno sguardo
interrogativo:"... Allora??".
L'uomo,
preso alla sprovvista, replicò con un confuso:"Ehem...
Cosa?"
"Non
lo so, dimmelo tu! Eri lì a fissarmi, pensavo dovessi dirmi
qualcosa!", replicò la detective.
"Io
non ti stavo...", okay: era stato colto sul fatto! Ma per
fortuna lei non si era accorta del motivo per il quale la stava
fissando. Sorrise lievemente e poi le rispose:"...niente,
prosegui pure",mentre si mordeva il labbro inferiore le diede
un'ultima occhiata con i suoi occhi vivaci; poi posò lo
sguardo sul giovane, provando a concentrarsi sul caso.
Nell'attesa,
il ragazzo era diventato ancora più nervoso: la pellicina era
stata eliminata e ora una goccia di sangue prendeva il suo posto;
James mise il dito in bocca.
Kate
riprese l'interrogatorio:"Allora, signor Kent... Mi è
stato detto che ultimamente l'Otello che è in lei ha avuto il
sopravvento"
Il
ragazzo parve confuso:"Cosa intende dire?"
"Intende
dire che avresti dovuto studiare un po' di più quando eri a
scuola!", intervenne Richard.
Kate
lo fulminò con lo sguardo, lui fece spallucce:"...Intendevo
dire...", disse lei riprendendo il discorso, "Che
nell'ultimo periodo era diventato parecchio geloso di Kathy"
Richard
la interruppe di nuovo:"Sappiamo che sei passato alle mani"
James
spostò lo sguardo da Kate a Richard, poi abbassò la
testa e si passò nervosamente le mani fra i capelli. Queste
ritornarono sul tavolo mentre lui prese a fissare un punto indefinito
della sua superficie:"Io... E' vero, ultimamente litigavamo
spesso ma... Io... Il punto è che nelle ultime settimane era
diventata parecchio distante e ogni volta che cercavo di affrontare
l'argomento si arrabbiava, mi dava dello stupido, diceva che
l'opprimevo... Quello schiaffo... Io..."
"Era
una ragazzina e per di più il suo problema di salute la
rendeva ancora più fragile di qualunque altra sua coetanea",
andò giù dura Kate.
"Lo
so, io...", il giovane stava diventando sempre più
nervoso.
"E
nonostante ciò le hai dato uno schiaffo!", esclamò
duramente la detective, rincarando la dose.
Richard
provò ad aumentare la pressione sul ragazzo:"Magari
l'altra sera non sei riuscito a trattenerti e l'hai spinta, lei è
finita contro qualcosa e la frittata è fatta!"
Inaspettatamente,
James iniziò a piangere a dirotto:"...Lo so che lei era
solo una ragazzina, ma io... Io la amavo! Ero innamorato di lei!"
Richard
si avvicinò a Kate e le sussurrò all'orecchio:"Questo
tizio non è l'assassino!"
Kate
si voltò verso di lui e se lo ritrovò a pochi
centimetri... Le tornò in mente quella volta in cui le aveva
detto:"Profumi di ciliegia" e aveva sentito un brivido
attraversarle la schiena nel trovarsi così vicina ai suoi
occhi, alle sue labbra... Se non fossero arrivati Esposito e Ryan ad
interromperli... Ancora non sapeva se essere contenta o meno per
quell'inconsapevole intervento da parte dei suoi amici agenti...
Ritornò alla realtà e si accorse di essere ancora
troppo vicina a lui, così rivolse lo sguardo dalla parte
opposta.
In
quel momento Ryan aprì la porta, con un'espressione parecchio
seria sul volto, e rivolgendosi alla donna, disse:"Beckett...
C'è qualcuno che vorrebbe confessare..."
Kate
e Richard non potevano credere ai loro occhi: la sorella maggiore di
Kathy, Rachel, era seduta di fronte a loro, i genitori stravolti e
disperati le sedevano accanto.
Kate
poggiò le mani sul tavolo e si piegò leggermente in
avanti, cercando lo sguardo della ragazza:"Rachel...", la
ragazza alzò il viso e la fissò con i suoi occhi
neri,"...Prima di chiederti come sono andati i fatti, devo farti
una domanda: sei sicura di quello che stai per fare? Perchè se
lo stai facendo per proteggere qualcuno, io non-"
Rachel
la interruppe:"No, no! Anzi, appena ho saputo che James era
stato portato qui per essere interrogato, ho obbligato i miei ad
accompagnarmi. Ho confessato loro tutto, hanno cercato di fermarmi
ma...", si interruppe... La voce rotta dal pianto, "...Non
potevo permettere che James andasse in prigione per colpa mia! Lui
non c'entra niente! Vi prego credetemi, lui non ha fatto niente,
lasciatelo andare!"
"E'
James la causa dell'incidente?", chiese all'improvviso Richard.
Rachel
lo guardò stupita:"Lei come..."
"Sono
un buon osservatore...", rispose lui.
Kate
guardò Richard, poi il suo sguardo tornò a
Rachel:"Allora... Ti va di dirci com'è andata?"
Rachel
fece due respiri profondi, poi iniziò:"Io e Kathy eravamo
più che sorelle... Eravamo amiche... Eravamo tutto l'una per
l'altra... Poi lei iniziò a uscire con James...", le
sfuggì un sorriso velato da profonda tristezza:"...
All'inizio non lo sopportavo... Ma Kathy voleva che lo conoscessi
meglio, che io e il suo ragazzo avessimo buoni rapporti... E così,
ho imparato a conoscerlo... E... Io..."
"...Ti
sei presa una cotta per lui", era di nuovo lo scrittore ad
intervenire.
Rachel
annuì debolmente, poi proseguì:"Mia sorella
l'aveva intuito, ma io avevo sempre negato... Non volevo creare
problemi... Poi due settimane fa ho scoperto che Kathy stava tradendo
James con un altro... Avevo provato in tutti i modi a non mettermi in
mezzo, ma non riuscivo a sopportare che James venisse trattato così:
è un bravo ragazzo e non se lo meritava... Così... Così
l'altra sera sono andata in camera di Kathy per affrontarla e farle
capire che stava facendo un errore...", le lacrime si fecero
sempre più copiose; Rachel si passò una mano sulle
guance per asciugarle,"E invece... Finimmo per litigare... Lei
mi urlò che dovevo farmi gli affari miei, che ero
un'impicciona... Io...Io le dissi che se James fosse stato con me non
l'avrei mai trattato in quel modo... Lei si arrabbiò molto e
mi diede uno spintone...",l a ragazza cominciò a
singhiozzare,"Mio Dio, non volevo... Io non volevo... Mi
dispiace così tanto..."
Kate
la invitò a proseguire:"Cosa è successo?"
La
madre di Rachel le strinse la mano... Disperazione nella
disperazione... La ragazza cercò di calmarsi e riprese a
parlare:"...Io... Ero arrabbiata anche io... Le ho dato uno
spintone... E lei, lei... Non avrei dovuto, era così
fragile... Ha sbattuto la testa contro la colonna del suo letto a
baldacchino ed è caduta a terra priva di sensi... Ero nel
panico totale perchè i miei non erano in casa... Ma dopo pochi
secondi si è ripresa e l'ho aiutata a sedersi... Le ho chiesto
scusa mille volte, ma lei continuava a dire che non era niente, che
eravamo state due stupide ad aver litigato... Mi aveva perdonata... E
io invece l'ho uccisa!"
"Non
l'hai uccisa, Rachel”, intervenne Kate, “...E' stato un
incidente... Tu e tua sorella siete state molto sfortunate..."
Richard
e Kate uscirono dalla stanza degli interrogatori.
"E
ora che ne sarà di lei?", le chiese lo scrittore.
Kate
sospirò:" Per prima cosa verrà verificata la
confessione della ragazza, anche se credo che dica la verità.
Comunque non penso che verrà condannata: è minorenne,
incensurata e per di più è stato palesemente un caso
molto sfortunato.. Un mero incidente... Spero solo che i genitori le
rimangano vicini"
Richard:"Già,
anche se credo che una parte di lei si sentirà sempre in
colpa"
Kate:"Lo
credo anche io...", prese il cappotto e si rivolse di nuovo a
lui,"Andiamo via insieme?"
Richard
sorrise:"Certo!"
Scesi
in strada, i due si prepararono a congedarsi.
"Allora,
a domani?",chiese Kate; ovviamente non si aspettava una
risposta: sapeva già che la mattina dopo se lo sarebbe
ritrovato al distretto pronto per un nuovo caso, come sempre.
"Certo!”,rispose
lui, “Sperando di avere una giornata piena di criminali da
catturare e sbattere in prigione!"
"Magari
finalmente la tua teoria sulla CIA servirà a qualcosa!",gli
disse lei, prendendolo in giro. Rise.
Ogni
volta che Richard la vedeva ridere, non riusciva a non fare
altrettanto...I loro occhi si incrociarono... Momenti brevi e
interminabili allo stesso tempo...
All'improvviso
una persona, poco distante da loro chiamò:"Kate Beckett?"
Kate,
distratta, rispose:"Si?"
"Saluti
tanto sua madre da parte nostra quando la incontrerà"
Gli
attimi successivi per Kate sembrarono svolgersi al rallentatore, come
se qualcuno con un telecomando avesse voluto guastarsi la scena:
l'uomo sconosciuto estrasse la pistola e la puntò contro Kate,
ma nell'istante in cui il colpo partì, Richard le si piazzò
davanti per farle da scudo. La donna non riusciva più a
sentire alcun suono... Vide l'uomo che aveva sparato allontanarsi tra
la folla spaventata: aveva un berretto nero e una folta barba,
occhiali da sole neri. Impossibile fare di meglio da quella distanza.
Avrebbe voluto seguirlo ma ormai era scomparso. D'un tratto si
ricordò:"Castle!!!"
Richard
era a terra, gli occhi chiusi, il sangue che si allargava lentamente
sul marciapiede come una macchia d'olio. La donna si inginocchiò
vicino a lui:"Castle!", ma l'uomo era privo di sensi; Kate
era nel panico... La gente cominciava ad avvicinarsi:"Rick,
maledizione rispondimi!!!!"
-Mi scuso se in questa puntata il caso
non è stato granché, ma questa prima puntata era di
prova perchè quando la scrissi non sapevo se avrei continuato
a scrivere la ff. Inoltre,ciò che mi interessa di più è
il rapporto tra Kate e Richard, quindi perdonatemi se i casi non
saranno molto avvincenti come quelli del telefilm.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** New Day - Parte 1 ***
Rieccomi
con la prima parte del secondo capitolo. Buona lettura!
P.S:
A un certo punto, c'è il titolo di una canzone subito prima di
una scena. Questo vuol dire che dovete leggerla con la canzone
indicata come sottofondo (ma non siete obbligati a farlo! xD ). Da
questo capitolo in poi succederà spesso, quindi ogni volta che
vedete il titolo di una canzone tra parentesi quadre, la scena
immediatamente sotto va letta con quella. Cliccate sul titolo della
canzone così avrete il link per scaricarla.
Buio...
Degli occhi si aprirono lentamente, sbattendo più volte le
palpebre per cercare di mettere a fuoco... Richard era disteso a
terra ma non ricordava perchè, aveva la mente confusa... La
prima cosa che vide di fronte a sè fu una donna bellissima,
china su di lui... La vide voltarsi verso due uomini e sentì
delle voci parlare:"Ma che diavolo è successo??", la
voce gli sembrava familiare:<< Esposito... >>, pensò
ancora intontito... La donna rispose:"Un uomo ha provato a
spararmi, Richard mi ha fatto da scudo e...", "Kate...?",
chiese l'uomo con un tono di incertezza; appena la donna sentì
la sua voce, si voltò verso di lui e Rick si accorse che aveva
gli occhi lucidi e un'espressione di angoscia le dominava il viso.
"Hey,
come ti senti?",chiese Kate, sollevata nel vederlo sveglio.
"Mmm...
Bene",rispose lui, ma stava mentendo: sentiva il braccio
sinistro intorpidito e aveva freddo; allungò la mano destra
verso la guancia di Kate per asciugarle una lacrima che era riuscita
a liberarsi dalla ferma volontà di lei di non piangere:"Perché
piangi?"
Kate
capì le sue intenzioni, lo anticipò e si asciugò
la lacrima prima che potesse farlo lui: si sentiva già troppo
in imbarazzo così, con i colleghi dietro di lei che guardavano
la scena,un tocco di lui e sarebbe scoppiata in lacrime... E non
sapeva nemmeno perchè! O forse voleva accuratamente evitare di
scoprirlo... " Io... Non sto piangendo!", replicò
irritata, "… Ho solo una cosa nell'occhio..."
Rick
sorrise; non le credeva nemmeno un po' ma rispose soltanto:"Certo...
Una cosa nell'occhio..."; cambiò argomento, "…
Perché sono disteso sul marciapiede?"
"Un
uomo ha tentato di spararmi e tu mi hai fatto da scudo, e..."
A
quelle parole, Richard ebbe un flash: nella sua mente riaffiorarono
in veloce sequenza quegli attimi; d'improvviso provò a
mettersi a sedere e cominciò a osservare Kate con
attenzione:"Oh mio Dio, ora ricordo! Come stai? Sei fer- Ahi,
ahi, ahi!", quando provò ad appoggiarsi sul braccio
sinistro una fitta di dolore lo riportò nella posizione
iniziale. Kate lo aiutò, poi disse:"Sto bene, sto bene...
Tu piuttosto, vuoi stare fermo?! Hai perso un bel po' di sangue..."
Nel
frattempo, Ryan ed Esposito, che erano rimasti in disparte fino a
quel momento, si erano avvicinati.
“Hey,
amico! Ora ti metti a fare l'eroe?", chiese Esposito,
prendendolo in giro.
"Lo
sai che sei un idiota?", rincarò la dose Ryan.
Richard
contrariato replicò:"Eh?!"
Kate,
un po' divertita, rispose:"Sai, Castle... In effetti ha ragione
Ryan!"
"Come?!?”,
esclamò Richard, “E questo è il ringraziamento?"
"Io
sono un poliziotto!!”, disse la donna, “Ero armata e sono
più preparata di te ad affrontare certe cose, e..."
Richard
provò a replicare:"Ma io..."
"...Niente
ma!”, lo interruppe lei, “Potevi rimanere ucciso!!! E non
ti voglio sulla coscienza, soprattutto perchè hai una figlia
fantastica che non merita di perdere il padre!"
L'arrivo
dell'ambulanza pose fine a ogni altra possibile replica, e Richard fu
caricato su una barella, pronto per essere trasportato in ospedale.
Mentre
l'ambulanza stava per portarlo via, Kate si avvicinò a
lui:"Verrò a trovarti più tardi con Ryan ed
Esposito... Intanto vado ad avvertire tua madre e Alexis", stava
per allontanarsi ma si sentì trattenere: Rick le stringeva
forte la mano. La guardò dritto negli occhi:"Vieni con
me..."
Kate
rivolse lo sguardo a Ryan ed Esposito, che le sorrisero in segno di
assenso... Osservò la sua mano in quella di lui per alcuni
secondi, poi si voltò guardandolo negli occhi, sostenendo il
suo sguardo; esitò per qualche secondo, poi salì con
lui sull'ambulanza.
Ospedale.
Kate
era in sala d'attesa; Richard in sala operatoria: secondo i medici
l'intervento sarebbe stato semplice e di breve durata; era passata
solo un'ora, ma le sembrava che ne fossero già passate tre. Si
alzò dalla sedia, camminò più volte avanti e
indietro; tornò a sedersi. Arrivarono anche Ryan ed Esposito,
Kate li vide e si alzò per raggiungerli.
"Allora?",
chiese Esposito.
"E'
in sala operatoria, ma non ha subito lesioni gravi: sembra che si sia
rotto il braccio sinistro e ha perso abbastanza sangue da avere
bisogno di una trasfusione... Oltre questo devono estrarre il
proiettile, ma i medici hanno detto che, se non fossero sorte
complicazioni, ci sarebbero volute meno di due ore...",rispose
lei... Si sedette di nuovo e si prese la testa fra le mani.
I
due agenti le sedettero accanto e la fissarono preoccupati: la
conoscevano e sapevano che in quel momento Kate si sentiva in colpa
per quanto successo... Senza contare il coinvolgimento emotivo che
evidentemente c'era tra lei e Castle, che tutti vedevano ma che i due
interessati sembravano non voler ammettere.
Ryan
le mise una mano sulla spalla:"Non è stata colpa tua!"
"Già,
e poi lo sai com'è fatto Castle!”, disse Esposito,
appoggiando il collega, “Se c'è un pericolo ci si tuffa
senza pensarci due volte!"
"Esatto,
ormai dovresti saperlo che è un idiota!", provò a
sdrammatizzare Ryan. Kate sorrise, "… E poi si trattava
di te...”, continuò l'agente, “Credo che se fosse
stato necessario si sarebbe buttato anche nel fuoco..."
Kate
alzò improvvisamente lo sguardo verso il collega, non sapeva
che dire, se credergli o no.
"Hai
avvertito la madre e la figlia?", chiese Esposito cercando di
cambiare argomento: aveva capito che Ryan l'aveva messa in imbarazzo;
infatti, prima che lei potesse vederlo, lanciò un'occhiataccia
al collega e col solo uso delle labbra gli diede dell'idiota. Ryan
fece spallucce.
"Sì,
arriveranno fra poco".
In
quel momento un medico entrò in sala d'attesa e
chiamò:"Detective Beckett?"
I
tre si alzarono, Kate fece due passi avanti:"Sono io...",
lo stomaco le si contorse.
"Allora,
il signor Castle sta bene, si è appena svegliato
dall'anestesia. L'intervento è andato bene: abbiamo estratto
il proiettile e sistemato la frattura al braccio, anche se dovrà
tenerlo fasciato per un po'", Kate sentì lo stomaco
liberarsi di un peso grande quanto un macigno, i due agenti dietro di
lei sorrisero sollevati; il medico continuò,"se volete,
potete entrare a fargli visita, ma solo per pochi minuti".
La
detective e i due poliziotti entrarono in una stanza bianca e
anonima, come tutte le stanze d'ospedale. Richard era nel suo letto,
col braccio sinistro disteso e totalmente fasciato fino alla mano,
solo le dita rimanevano scoperte. Aveva gli occhi socchiusi e stava
quasi per addormentarsi, ma quando vide i suoi tre amici, provò
subito a sembrare più sveglio di quanto non fosse in realtà
e tentò di mettersi a sedere, ma non vi riuscì. Vederlo
così fece una strana sensazione a Kate, era abituata a
incontrarlo in situazioni totalmente diverse...
"Hey,
ragazzi! Come va?"
"E
lo chiedi a noi? Tu come stai piuttosto?",chiese Esposito.
Ryan
lo punzecchiò:"Sembri sul punto di cadere nel mondo dei
sogni da un momento all'altro!"
Esposito
ridacchiò, Richard replicò quasi stizzito:"Non è
vero, sono sveglissimo!"
Kate
cercò di nascondere una risata con la mano; Richard la vide
sorridere e fece altrettanto:"Come stai?", chiese rivolto a
lei.
Kate,
presa alla sprovvista rispose:"Ehm... Bene, grazie... Ma
dovresti pensare a te!"
"Sei
stanca, da quanto tempo sei qui?", Richard era sempre stato un
ottimo osservatore e anche stavolta colpì nel segno.
"Non
è vero, non son-", Richard la fulminò con lo
sguardo: non le credeva e non si sarebbe bevuto nessuna delle sue
scuse; Kate si arrese, "Sono qui da quando siamo arrivati in
ospedale..."
Richard
esclamò:"E non sei mai andata a casa a riposarti, nemmeno
per mezz'ora??"
"Castle...
Riesci a essere insopportabile anche in un letto d'ospedale!"
Ryan
ed Esposito soffocarono le loro risate, poi con una scusa uscirono
dalla stanza e lasciarono i due da soli.
[
Love the way you lie - Rihanna ]
Richard
e Kate si fissarono per qualche momento, poi insieme
esclamarono:"Senti, io..", "Volevo dirti..."
"Oh,
scusa ti ho interrotta!", disse lui.
"No,
affatto!”, replicò lei, mostrando un lieve sorriso: era
contenta di vederlo sano e salvo, “Cosa volevi dirmi?"
Richard
esitò qualche secondo, poi parlò:"Senti, mi rendo
conto di aver sbagliato, che probabilmente avrei potuto rimanere
ucciso, o che forse potevamo rimanere uccisi entrambi, ma... Ho agito
d'impulso... Con le persone a cui tengo divento ancora più
stupido e irrazionale di quanto già non sia...", se non
l'avesse guardata negli occhi per tutto il tempo non si sarebbe
accorto del cambiamento nell' espressione di lei nel sentirgli
pronunciare quell'ultima frase... Passarono i secondi senza che
nessuno dei due proferisse parola, ma sembrava che riuscissero a
parlare tra loro attraverso gli sguardi che si scambiavano...
Ultimamente ce n'erano stati anche troppi. Lei era fin troppo
imbarazzata e confusa dalla cosa, lui invece, sembrava voler
affrontare la situazione.
“Senti
Kate..."
"Papà!!!",
Alexis entrò nella stanza e corse ad abbracciare Richard.
"Ahi,
ahi, attenta... Il braccio!"
Alexis
si allontanò dal padre e gli guardò il braccio
fasciato:"Ops, scusa!"
Richard
le offrì un sorriso rassicurante:"Non fa niente tesoro!"
Martha
si diresse verso il figlio:"Oh Richard, ci hai fatto prendere un
colpo! Quando abbiamo sentito la notizia alla tv..."
"Sono
finito in tv?", chiese l'uomo: sembrava che la cosa lo
divertisse.
"Sì,
e preferirei che la prossima volta non tentassi di farti uccidere!",
una voce proveniente dalla porta fece voltare tutti: era la ex-moglie
di Richard, Gina, nonché sua editrice. Senza contare che tra i
due la scorsa estate c'era stato un ritorno di fiamma e da allora
avevano ripreso a frequentarsi.
Quando
Kate la vide, provò un senso di irritazione... O forse era
meglio dire gelosia? Preferì non scoprire quale tra le due
cose prevalesse e cominciò silenziosamente a dirigersi verso
la porta, quando una voce la bloccò:"Beckett, vai via?",
era Richard.
Kate
sentì lo stomaco contorcersi... Chiuse gli occhi, fece un
respiro profondo e si voltò:"Sì, ormai la tua
famiglia è qui, quindi posso andare a casa..."
"Kate,
ti ringrazio tanto per essere stata vicino a papà!",
disse Alexis, mostrando il suo dolce sorriso.
"E
grazie per averci telefonato!",continuò Martha.
Kate
sorrise:"Era il minimo che potessi fare..."
"Salutami
Ryan, Esposito e Montgomery... E grazie di tutto...", Richard
sembrava dispiaciuto di vederla andare via.
"....Di
niente...", rispose lei, ma riuscì a malapena a guardarlo
negli occhi. Si voltò e uscì dalla stanza mentre l'uomo
la osservava andare via.
Mattina
seguente, dipartimento della Polizia di New York.
Il
sole aveva appena iniziato a fare capolino e a illuminare tutto
attraverso le finestre, ma Kate era già sveglia. Non aveva
dormito per tutta la notte, era passata a casa sua solo per farsi una
doccia, poi era ritornata subito al distretto. Era rimasta ore e ore
alla scrivania a pensare all'uomo sconosciuto, cercando di rimettere
insieme i pezzi che nella sua mente le raccontavano attimo dopo
attimo ciò che era accaduto, sperando di ritrovare un
dettaglio, qualsiasi cosa che potesse portare alla sua
identificazione... Ma le cose non erano andate come sperava e quella
notte passata a spremersi le meningi non le aveva giovato. Si alzò
dalla scrivania e andò alla macchinetta del caffè.
Prese la tazza e aspettò che la bevanda uscisse... La cosa le
ricordò Richard: di solito prendevano il caffè insieme
e discutevano dei casi cercando di risolverli. Anche se non voleva
ammetterlo di fronte a lui, lo considerava un aiuto molto valido;
certo, era un rompiscatole ed era fissato con la teoria sulla CIA che
non vedeva l'ora di piazzare in qualsiasi caso, sperando che fosse la
volta giusta, ma era davvero un ottimo osservatore e questo era di
aiuto nella soluzione dei casi... Kate sorrise, nella sua mente
ricordi: Caste che le porta il caffè, Castle che fa le ipotesi
più assurde, Castle che le sorride... Castle che le fa da
scudo... Castle a terra, insanguinato e privo di sensi... Castle che
le stringe la mano e la guarda negli occhi... Castle e le sue parole
all'ospedale... Castle e la sua ex-di nuovo-fiamma... Kate fissava la
sua tazza di caffè fumante, ma pensava a tutt'altro... Ok,
doveva ammetterlo: provava qualcosa per lui e quello che era successo
l'estate scorsa l'aveva scottata... La prima volta che l'aveva
conosciuto sapeva com'era fatto, sapeva chi era, ed era convinta di
odiare i tipi come lui: superficiali, donnaioli e contenti della loro
reputazione di cattivo ragazzo ; e Richard era superficiale,
donnaiolo e contento della sua reputazione di cattivo ragazzo!
Ma era anche un grande scrittore, un padre fantastico, una brava
persona e alla fine aveva subito anche lei il suo fascino... <<
Perché anche se non vorresti, lui ti prende e ti travolge
comunque... >>, pensò. Finalmente Kate cominciò a
bere il suo caffè, ma i pensieri continuavano a viaggiare
nella stessa direzione... Si chiedeva che cosa stesse per dirle ieri
prima che Alexis entrasse nella stanza... Dopo qualche secondo però
si convinse che la cosa non aveva importanza, non doveva averne,
qualunque cosa essa fosse, perchè lui era impegnato, non aveva
perso tempo a rigirare il suo invito negli Hamptons alla sua ex dopo
che lei gli aveva detto no... Certo, era anche vero che lui credeva
che lei stesse ancora con Demming e non sapeva che lei aveva cambiato
idea... << Ma ora le cose stanno così e dovranno
rimanere tali! Basta, devo dare un taglio a tutta questa storia! >>,
esclamò nella sua testa. Finì il caffè, prese il
cappotto e uscì dal distretto.
Lanie
e Kate erano sedute al tavolino di un bar. Ormai erano amiche già
da qualche anno e quando riuscivano a trovare un po' di tempo libero,
ne approfittavano per parlare e confidarsi. Quello era decisamente il
giorno di Kate di sfogarsi un po'.
"Sei
riuscita a trovare qualcosa?", chiese Lanie.
"No,
un bel niente... Sono stata sveglia tutta la notte ma non è
servito...", rispose Kate ravviandosi i capelli. Sbuffò,
"...Immagino che anche stavolta dovrò lasciare il caso
sospeso e sperare in un colpo di fortuna. Era troppo lontano da me
per identificarlo, in più tra barba, occhialoni scuri e
berretto aveva il volto ben nascosto... Stavo per seguirlo, ma c'era
Castle a terra, non potevo lasciarlo lì senza che nessuno si
prendesse cura di lui nel frattempo..."
Lanie
era contenta che l'amica avesse tirato fuori lei stessa l'argomento '
Castle ' ; voleva sapere, ma non le aveva accennato niente perchè
quando si trattava di quell'uomo, Kate si chiudeva a riccio ed
evitava tutte le sue provocazioni e frecciatine, benché
perfettamente create per estorcerle informazioni. Finse indifferenza
e chiese:"Ah già, Castle... Come sta?"
"Ha
giocato a fare l'eroe e per fortuna gli è andata bene... Non
l'avrei voluto sulla coscienza per niente al mondo!"
A
quel punto Lanie non riuscì a trattenersi e scagliò una
delle sue frecciate:"... Ho sentito dire che eri parecchio
sconvolta da ciò che è successo a Castle... Sembra ci
sia stato un momento intimo tra voi due prima e dopo l'arrivo
dell'ambulanza...", le lanciò un sguardo indagatore.
Kate
alzò gli occhi al cielo e poi ritornò a guardare la sua
amica:"Ryan ed Esposito, vero?... Quei due me la pagheranno!".
Lanie
sogghignò:"Allora avevano ragione! Mi hanno detto che sei
stata molto vicina al nostro caro scrittore...", fece una pausa,
"...Mi sto ancora chiedendo perchè non gli hai detto di
quello che è successo la scorsa estate! Se glielo dicessi,
magari..."
"No!",
esclamò Kate.
"Ma-",
provò a insistere l'amica.
"NO!!!"
Lanie
alzò le mani in segno di resa:"Ok, come vuoi... Ma
dovresti farlo! Possibile che siano passati oltre 2 anni e ancora non
ve la siete spassata un po'?"
Kate
esclamò sbalordita:"Lanie!!!"
La
donna sorrise:"Scusa ma sono solo onesta! Quell'uomo ti guarda
in un modo... E tu non sei da meno!"
"Io?!?”,
le guance di Kate andarono a fuoco, “Senti, Castle è
impegnato ormai, non c'è più niente di cui discutere!
Inoltre, a proposito di questo, guarda com'è andata a finire
per stare ad ascoltarvi: io ho lasciato Demming per andare con lui
negli Hamptons e lui si presenta con la ex-moglie! Se mi decidessi a
dirgli quello che stavo per fare la scorsa estate, probabilmente mi
anticiperebbe dicendomi che sta per risposarsi con Gina!"
"Okay,
hai ragione a sentirti scottata, ma è stata pura sfortuna:
semplicemente non vi siete trovati con i tempi! Scommetto che
stavolta se gli parlassi, lascerebbe subito quella per stare con te!"
"Ma
questo non accadrà perchè non ho nessuna intenzione di
parlargli! In più, in questo momento non voglio avere
relazioni sentimentali, figuriamoci con uno come Castle!"
Lanie
la guardò per qualche istante, poi replicò
mormorando:"Bugiarda..."
In
quell'istante squillò il cellulare di Kate:"Beckett".
Mentre la detective era ancora al cellulare, vibrò il
cerca-persone di Lanie.
Kate
chiuse la chiamata e si rivolse all'amica:"Mi dispiace, devo
andare: sembra sia stato trovato il cadavere di un uomo a qualche
chilometro da qui..."
"In
realtà ho ricevuto anche io la stessa chiamata..."
"Allora
ci vediamo sul posto"
"Ok,
a dopo!", la donna si alzò e andò via.
Kate
riprese il cellulare e selezionò tra le chiamate rapide il
numero di Castle, subito dopo però riattaccò e
guardando il cellulare pensò: << Che stupida: oggi
Richard non c'è... >>.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** New Day - Parte 2 ***
Ecco
la seconda parte! Buona lettura!
Ospedale.
Richard,
seduto sul suo letto, leggeva un quotidiano; in quinta pagina un
articolo parlava dell'attentato a Kate, di lui e del suo gesto da '
vero eroe '. Titolo: Lo scrittore salva la sua musa. L'uomo
era lusingato dal modo in cui il giornale parlava di lui ( anche
perchè l'autore dell'articolo era un suo amico ), ma allo
stesso tempo sapeva che Beckett non l'avrebbe presa tanto bene, anche
perchè c'era un accenno a un gossip secondo cui i due
avrebbero avuto una relazione, prima che lui tornasse con la sua
ex-moglie. Richard immaginò Kate, arrabbiata dopo aver letto
l'articolo, prendersela con lui per non essere stato in grado di far
stare zitti i suoi amici giornalisti. Un sorriso gli apparve sulle
labbra...
"Ciao
papà!", Alexis apparve sulla porta sorridendogli, poi si
avvicinò e gli stampò un bacio sulla fronte, "Come
ti senti oggi?"
Richard
ricambiò il sorriso:"Bene! Sento solo un po' il braccio
intorpidito, ma il medico ha detto che è normale".
"Bene!
E' venuto qualcun altro a trovarti, oltre la nonna?"
"Sì,
è passata Gina, ma aveva degli impegni urgenti ed è
rimasta solo pochi minuti". Alexis sembrò un po'
sorpresa, "Perché quella faccia?", le chiese.
"E'
che Kate ha chiamato a casa per sapere come stavi e ha detto che
sarebbe passata più o meno un'ora fa"
Richard
sembrò quasi deluso, ma tentò di nasconderlo e
sorridendo disse:"Oh, probabilmente avrà avuto da fare!
Forse ci sono novità che riguardano quel pazzo che voleva
ucciderla, o forse ha semplicemente un caso di omicidio di cui
occuparsi"
“Già,
credo tu abbia ragione. Scommetto che non vedi l'ora di uscire di qui
per poter tornare a seguire dei casi con lei!"
"Sì,
sono stanco di starmene seduto qui a non fare niente!", fece una
pausa, poi lo sguardo gli si illuminò e sorrise:"Sai, mi
è venuta un'idea! Chiamerò Ryan sul cellulare: se
Beckett si sta occupando di un caso, lui ed Esposito saranno
sicuramente con lei!"
Alexis
lo guardò un po' contrariata:"Papà, ci saranno
tanti casi di cui potrai occuparti una volta guarito, perchè
devi avere sempre tanta fretta?"
Richard
nel frattempo aveva già preso il cellulare e stava per
selezionare il numero di Ryan:"Perché mi annoio
facilmente, ho bisogno di azione!", avvicinò
l'apparecchio telefonico all'orecchio.
Alexis
scosse la testa in segno di disapprovazione, ma sapeva di non poter
fare nulla: il padre era come un uragano in piena azione e fermarlo
era praticamente impossibile!
Finalmente
all'altro capo della linea qualcuno rispose. Richard sorrise ed
esclamò:"Hey, Ryan! Hai qualcosa di interessante per
risollevare il morale a un povero e annoiato convalescente?... Magari
un omicidio?".
Kate
entrò nella stanza di uno dei peggiori motel della zona: si
guardò intorno,la carta da parati era ormai consunta dal tempo
e sporca; un forte odore di urina e muffa le invase le narici e
un'espressione di disgusto le attraversò il volto:"A
quanto pare la signora delle pulizie passa spesso da queste parti..."
"Già",
concordò Ryan: si copriva la bocca e il naso con un
fazzoletto; Esposito lo guardò per qualche istante,
poi:"Latte-miele... La tua ragazza lo sa che sei una
femminuccia? Perchè se le serve un vero uomo dille pure che io
sono sempre disponibile", sorrise sfrontatamente all'amico, che
ricambiò con un pestone sull'alluce.
"La
smettete di comportarvi come due bambini dell'asilo?”, li
rimproverò Kate, “Andate a parlare con il gestore del
motel, voglio sapere se nelle camere accanto a questa c'erano altre
persone che potrebbero aver sentito qualcosa. Se è così,
voglio nomi e indirizzi."
Mentre
i due uscivano dalla stanza, la detective si avvicinò a Lanie,
intenta a osservare le ferite sul corpo di un uomo disteso a terra a
pancia in giù: diverse coltellate attraversavano la schiena.
"Allora...
Cos'abbiamo?"
"Diverse
ferite inferte con un coltello piuttosto grande, direi... Se vuoi
informazioni sulla vittima, abbiamo trovato il portafogli. Ti dico
già che non è stata rapina, i soldi sono al loro
posto."
Kate
mise i guanti e prese il portafogli poggiato su un tavolino. Prese la
carta d'identità e lesse ad alta voce:"Pablo Santiago, 50
anni, colombiano".
In
quel momento il suo cellulare prese a squillare:"Beckett",
dall'altro lato una voce rispose:"Heilà, detective! Qui
parla Castle!"
"Castle!...
Come stai?"
Lanie
si fermò per un istante, ma continuò ad ascoltare
mentre fingeva di valutare le ferite.
Richard,
intanto, rispose all'altro capo della linea:"Bene! E grazie per
aver chiamato oggi per sapere come stavo! Alexis mi ha detto che
saresti dovuta passare a trovarmi, ma non sei più venuta..."
"Beh,
si... Ho avuto un contrattempo... Mi sto occupando di un caso",
disse Kate riluttante: non voleva che Castle le ritornasse subito tra
i piedi, sentiva che era meglio averlo lontano, anche solo per
qualche giorno.
"A
proposito di questo...", cominciò lui.
Kate
lo interruppe, irritata:"Lo sapevo che avevi chiamato per un
motivo! Cosa vuoi?"
"Niente,
volevo solo sapere di che si tratta... Magari posso aiutare..."
Kate
sentì la rabbia salire:"No!! Non se ne parla nemmeno! Ti
hanno sparato solo ieri e non ho intenzione di averti già tra
i piedi! E poi,come avresti intenzione di aiutare, se sei ancora in
ospedale?"
"In
verità... Sono appena stato dimesso!", sorrise lui.
"Tu...
Tu! Non provare a presentarti qui! Vai a casa e riposa!"
"Ma-",
provò a replicare Richard.
Kate
quasi urlò:"NO!!!", e riattaccò.
"Dai,
non far-... Pronto? Pronto, Kate?"
Uscita
dell'ospedale.
Richard
entrò nel taxi, dove sua figlia Alexis lo aspettava per
tornare a casa insieme.
La
ragazza vide l'espressione del padre, capì e chiese:"E'
andata male, vero?"
Richard
assunse un' espressione da bambino deluso:"Già... Ha
detto che devo restare a casa a riposare e che non mi vuole tra i
piedi..."
Alexis
sorrise:"Sai, sono contenta che ti abbia detto di no! Ha
ragione, sei appena uscito dall'ospedale dopo che uno sconosciuto ti
ha sparato, dovresti smetterla di comportarti come un ragazzino! Sono
invecchiata di 10 anni in mezz'ora per via dei tuoi colpi di testa!"
Richard
guardò la figlia negli occhi... Come al solito si comportava
da egoista. E la sua Alexis era già così matura e
responsabile per la sua età! Non voleva correre il rischio di
farla crescere ancora più in fretta. Un lieve sorriso gli
increspò le labbra, accarezzò i capelli della figlia e
disse:"Hai ragione, tesoro. Sono il solito irresponsabile...",
fece una pausa, "...Ma-"
"Papà!!!",
esclamò Alexis in segno di rimprovero.
Richard
alzò l'indice al cielo e con sguardo deciso esclamò:"...Non
mi arrendo! La metterò alle strette fin quando non sarà
costretta a farmi seguire il caso!", sorrise soddisfatto
dell'idea.
"…
Sembrava troppo bello per essere vero! Sei sempre il solito!".
Richard,
col suo solito sorriso sfacciato sulle labbra, esclamò:"Lo
so!", e mentre la figlia scuoteva la testa perplessa, lui
selezionò il numero di Ryan tra le chiamate rapide. Quando
l'agente rispose, lo scrittore non perse tempo e arrivò subito
al dunque:"Ryan, dimmi tutto quello che c'è da sapere su
questo caso!"
Contemporaneamente,
all'obitorio.
Kate
entrò e come al solito, appena varcò la soglia, le
venne un brivido: la temperatura lì dentro era sempre più
bassa rispetto all'esterno.
Lanie
sentì la porta aprirsi, ma senza neanche voltarsi a vedere chi
fosse, salutò:"Ciao, Kate"
"Lanie...
Allora, cos'hai scoperto?"
"Le
coltellate in tutto sono 11... Nessuna delle ferite inferte è
la causa della morte, o meglio... Tutte le coltellate hanno
contribuito alla sua dipartita perchè..."
"…
E' morto dissanguato", disse Kate completando la frase al posto
dell'amica.
"Esatto",
Lanie fece una pausa e intanto fissava la detective.
Kate
si voltò a guardarla a sua volta ed esclamò:"Che
c'è Lanie?"
"...Mm...
No, niente..."
La
detective alzò gli occhi al cielo e sbuffò:"Lanie...
Credi che non mi sia accorta che origliavi la conversazione che ho
avuto con Castle mentre eravamo al motel?"
"Sono
davvero un' origliatrice così pessima?"
Kate
sorrise:"Sì! Comunque, se ti interessa sapere di cosa
abbiamo parlato-"
"O
urlato...",la interruppe Lanie.
“Senti,
quell'uomo è qualcosa di insopportabilmente..."
“Sexy!",
la interruppe di nuovo.
"Lanie,
per favore! Si è fatto dimettere dall'ospedale per seguire il
caso! E non so come l'abbia scop-",fece una breve pausa e
strinse gli occhi come per mettere a fuoco qualcosa che ora sembrava
apparire sempre più chiaro:"... Ryan ed Esposito!! Solo
loro possono averlo informato!"
“Scusa
ma io non ci trovo niente di male! E' di bella presenza, è
divertente, e soprattutto è utile alle indagini!"
"Gli hanno
sparato ieri!", esclamò Kate.
"La
verità è che non te la senti di vederlo", replicò
il medico legale.
"Non
è vero, io...", il cellulare prese a squillare; guardò
il numero: era Castle. Rifiutò la chiamata e rimise il
cellulare in tasca.
"Era
lui?"
Kate
rispose irritata:"...Sì..."
"Perché
non rispondi?"
"Perché
non mi arrendo! Potrà provare in tutti i modi possibili e
immaginabili a convincermi, ma non ce la farà!", esclamò
con determinazione.
Lanie
replicò semplicemente:"Per me stai esagerando"
"Lanie,
sinceramente non mi interessa quello che pensi in questo momento! Non
voglio che segua il caso e farò in modo che non accada!".
Loft
di Richard.
Ormai
era sera, Castle era seduto sul divano. Kate gli aveva appena
rifiutato la chiamata. Mormorò:"... Mmm... Accidenti,
Beckett è proprio un osso duro... E' l'unica donna che in
tutta la mia vita mi abbia detto di no più di due volte!"
"E'
per questo che adoro quella donna!", disse Martha.
"Già,
anche io!”, aggiunse Alexis, “A parte noi due è
l'unica che sembra aver davvero capito come ci si deve comportare con
te!"
"Grazie
tesoro, sei adorabile quando mi dici queste cose!", la figlia
gli fece una linguaccia e rise. Il padre ricambiò con una
smorfia, ma alla fine sorrise anche lui. Rimase in silenzio per
qualche minuto, poi disse:"Ragazze, io esco. Ho... Una cosa da
fare!"
Alexis
si voltò a guardare il padre con i suoi grandi occhi verdi, e
disse:"Papà, per favore: niente sciocchezze!"
"Nessuna
sciocchezza! Promesso!", rispose lui, e presa la giacca, uscì
dall'appartamento.
Richard
scese da un taxi, e si avviò verso il portone di un palazzo.
Era già aperto, per cui entrò senza citofonare. Salì
le scale fin quando non si trovò di fronte alla porta di uno
degli appartamenti del piano e bussò.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Love the way you lie - Parte 1 ***
Camera
da letto di Kate. 6 del mattino.
La
detective era stesa nel suo letto, dormiva su un fianco, il viso
rivolto verso la finestra. Proprio in quel momento i raggi del sole
stavano iniziando a farsi strada tra le tende, illuminandole il
volto. La giovane donna si coprì con le coperte; in quel
momento sentì un braccio posarsi su di lei. Spalancò
improvvisamente gli occhi e terrorizzata cominciò a pensare:<<
Oh, mio Dio!!!... Chi diavolo... Aspetta... Kate, stai calma! Cos'è
successo ieri sera?? >>, si sforzò di ricordare ma non
servì a nulla; l'unica cosa di cui era sicura era che la sera
prima, dopo essere tornata a casa, aveva bevuto qualche bicchiere di
vino di troppo e si sentiva un po' brilla; poi avevano bussato alla
porta e... Gli occhi le si sbarrarono e mormorò:"Ti prego
dimmi che non è vero, dimmi che non è vero, dimmi che
non è vero!". Provò a girarsi, ma prima che
potesse farlo, la mano della persona dietro di lei prese la sua e
gliela strinse delicatamente: la mano era fasciata, solo le dita
rimanevano scoperte. A quel punto Kate non riuscì più a
mantenere la calma, si alzò di scatto e si posizionò
davanti al letto.
Una
voce urlò:"Ahi, ahi, ahi... Il braccio!"
"Castle,
che ci fai nel mio letto?!?!?"
"Cavolo,
non potevi alzarti dal letto senza provare a spezzarmi di nuovo il
braccio?!"
Kate
ripeté la domanda, un accenno di isteria cominciava a emergere
dal tono di voce:"Castle... CHE DIAVOLO CI FAI NEL MIO
LETTO?!?!"
Richard
si stropicciò gli occhi per cercare di svegliarsi del tutto,
poi si mise a sedere:"Sono venuto ieri sera per provare a
convincerti a farmi partecipare al caso... Solo che ti ho trovata un
po' brilla”, cercò di nascondere un sogghigno ma non vi
riuscì.
"Questo
lo so!!! E' che..."
Richard
la interruppe:"Aaaah... Ho capito: non ricordi quello che è
successo dopo. Beh,in effetti dopo il mio arrivo ci hai dato dentro
con quella bottiglia di vino!"
Kate,esasperata
esclamò:"Castle, per favore!"
Richard
la osservò per qualche secondo:"Posso dirti che non è
successo niente di male in questo letto, anche se io non la definirei
una brutta cosa, anzi..."
"Castle!!!"
"Ok,
va bene! Comunque come puoi vedere sono vestito, quindi..."
Kate
lo osservò: in effetti era vestito; si guardò: anche
lei aveva addosso i vestiti della sera precedente. Ma aveva paura che
fosse successo qualcos'altro prima... Ovviamente, però ,non
aveva il coraggio di chiederglielo.
"Non
ricordi proprio niente di ieri sera?", chiese lo scrittore.
"No...",
ammise lei seccata.
Richard
decise di girare la cosa a suo favore:"Allora, visto che le cose
stanno così... Ti dirò cos'è successo se mi
farai partecipare al caso!"
Kate
rimase a bocca aperta:" Questo-... Questo è ricatto in
piena regola!"
"Prendere
o lasciare...", replicò Castle sorridendo sfrontatamente.
Kate
lo guardò, si morse il labbro inferiore:"Sei... Tu...
Questa me la paghi, Castle!"
Loft
di Richard.
L'uomo
aprì la porta il più delicatamente possibile: vide la
casa
vuota,
assaporò il silenzio e andò di corsa in camera sua per
cambiarsi.
Dopo
essersi dato una rinfrescata e aver indossato abiti puliti andò
in cucina, per fare colazione, nella speranza che la madre e la
figlia non si fossero accorte della sua assenza.
Richard
diede loro il buongiorno, cercando di mostrare la massima
indifferenza possibile, come se fosse stato a casa tutta la notte:"
'Giorno ragazze", provò a stampare un bacio sulla fronte
ad Alexis, ma la figlia si scansò. L'uomo, sorpreso, guardò
la madre, che gli lanciò uno sguardo che avrebbe incenerito
anche il diavolo.
A
quel punto, Richard capì e cominciò a parlare:"Lo
so, lo so! Ieri sera non sono più tornato a casa e non ho
avvisato!", Alexis fece per parlare ma il padre la
interruppe,"Prima che tu dica qualsiasi cosa, sappi che mi si
era scaricato il cellulare, ecco perchè non ho avvisato!"
Alexis
replicò perplessa:"E nel posto in cui ti trovavi non
c'erano telefoni?"
Richard
la guardò per alcuni secondi, poi spostò lo sguardo
sulla madre, la quale era ancora più curiosa di sentire cosa
il figlio avesse da dire; esitò, poi rispose:"Ehem... Sì,
c'era ma...Non volevo che capiste dov'ero..."
Alexis
era contrariata:"Perchè?! Papà ti rendi conto che
siamo state in pensiero per te tutta la notte??"
"Lo
so, tesoro e hai ragione, ma-"
Martha
lo interruppe:"Niente ' ma ' signorino! Ora ci dici dove diamine
sei stato!"
"Papà,
noi ci siamo sempre detti tutto, ma da un po' tu ci tieni nascoste le
cose, non avvisi quando fai tardi... Ti fai sparare!!E questo non va
bene!"
"Ok...
Ma prima voglio solo dirvi questo: qualsiasi cosa stia per uscire
dalla mia bocca... Non è come sembra!"
"Va
bene, papà... Dove sei stato fino a poco fa?"
Richard
guardò a terra, poi alzò la testa, si grattò
distrattamente la nuca e nella maniera più disinvolta
possibile disse:"... A casa di Beckett"
Alexis
e Martha lo apostrofarono insieme con un sonoro:"Papà!!!",
"Richard!!!"
"Lo
sapevo che avreste reagito così! Sentite, vi ho detto che non
è successo niente!"
"Papà,
lo sai che stai con Gina vero?"
"Ma
certo che lo so!!!", peccato che la sera prima i suoi pensieri,
i suoi occhi e i suoi desideri fossero pieni di un'altra donna...
"Richard,
voglio crederti”, cominciò Martha, “Anche perchè
penso che Beckett non ti darebbe mai la possibilità di far
accadere qualcosa tra di voi"
"Già",
rispose Richard: nel suo tono un accenno di delusione per
l'affermazione della madre. Ritornò in sè ed
esclamò,"Visto che abbiamo risolto la cosa,io andrei.
Devo andare al distretto per sapere quali sono le novità sul
caso"
"Ma
se Kate aveva detto che non voleva che partecipassi!", esclamò
la figlia; all'improvviso Alexis strinse gli occhi e osservò
il padre, come se ci fosse qualcosa che non riusciva a mettere a
fuoco, poi d'un tratto capì e chiese:"Papà... Che
cosa ti sei inventato stavolta per convincerla?"
"Ehm...
Niente! Ha semplicemente cambiato idea"
"Chissà
perchè papà, ma non ti credo! Che cosa è
successo ieri?"
"Niente
tesoro, davvero! Come ha detto tua nonna, Beckett non lascerebbe mai
che possa accadere qualcosa tra me e lei...", prese le chiavi e
la giacca e si avviò verso la porta,"Ci vediamo
stasera!", disse richiudendosi la porta alle spalle.
Dipartimento
della Polizia di New York.
Kate
era seduta alla scrivania. Sembrava stesse scrivendo qualcosa, in
realtà stava scarabocchiando mentre fissava il foglio, come se
cercasse di vederci attraverso: i suoi pensieri erano rivolti a
quello che era successo la sera prima. Ricordava perfettamente di
aver aperto la porta di casa sua e di essersi trovata davanti
Castle... Ricordava la stupida battuta di lui dopo essersi accorto
che era brilla e ricordava anche di aver continuato a bere il vino
rimasto nella bottiglia. Ma di lì in poi non ricordava niente,
c'era un vuoto che non riusciva a colmare che partiva da quel momento
fino alla mattina, quando se l'era ritrovato nel letto... Posò
la penna e si passò una mano sugli occhi; aveva un mal di
testa insopportabile. Sbuffò... Il ricordo della mano di lui
che stringeva la sua... Un brivido le percorse la schiena. In quel
momento vide una tazza di caffè posarsi sulla scrivania; alzò
lo sguardo: era Richard:" 'Giorno"
Kate
ricambiò a malapena con un cenno del capo.
Richard
si sedette sulla sua sedia e sorseggiò il suo caffè...
Forse un po' troppo rumorosamente.
"Potresti
evitare di fare tutto questo rumore quando bevi? Mi dà sui
nervi!"
Richard
la punzecchiò:"Ancora non hai smaltito la sbornia di
ieri?"
Kate
lo fulminò con lo sguardo:"Castle... Non pensare di
poterti prendere certe confidenze con me solo perchè ora credi
di avere una posizione di vantaggio! Potrei anche non ricordare
quello che è successo ieri ma stai pur certo che non la
passerai liscia!"
"Ricordare
cosa?", si intromise Ryan: si era appena avvicinato alla
scrivania con Esposito.
"Niente!"
risposero Kate e Richard all'unisono.
Ryan
ed Esposito si scambiarono uno sguardo interrogativo.
Kate
cercò subito di cambiare argomento:"Allora... Cosa avete
scoperto?"
"La
vittima risiedeva legalmente negli Stati Uniti da circa 23 anni e da
15 lavorava in una macelleria a tre isolati da qui", disse Ryan.
"E
per quanto riguarda gli eventuali testimoni delle altre stanze?",
chiese la detective.
Esposito
controllò il block-notes, poi rispose:"Quella sera gli
unici clienti avevano la stanza troppo lontana da quella del signor
Santiago per poter sentire qualcosa. In compenso abbiamo scoperto che
era un cliente abituale del motel. Ogni mese prendeva una camera"
"Litigio
con amante sfociato in omicidio?",si domandò lo scrittore
ad alta voce; pensò per qualche istante all'ipotesi appena
formulata, poi esclamò:"Naaa, troppo semplice!"
"Il
fatto che tu lo ritenga qualcosa di troppo semplice e scontato non
vuol dire che non sia plausibile!", rispose la donna, irritata.
"Si,
ma se, per esempio, tu fossi la mia amante di certo non ti vedrei una
volta al mese, per giunta in uno dei peggiori motel della zona!",
fu la replica di lui.
Kate
sentì le guance diventare di fuoco:"Non tutti hanno le
tue stesse possibilità di spendere soldi e soprattutto di
perdere tempo!A differenza tua c'è gente che lavora per
vivere!"
"Uuuuuuh...
Castle, che cosa hai combinato per farla arrabbiare così?!",
chiese Esposito.
Richard
e Kate, di nuovo:"Niente!"
Esposito
e Ryan si scambiarono un'espressione a dir poco perplessa.
Kate
fece finta di niente e continuò a parlare del caso:"Scoprite
tutto quello che c'è da sapere sulla famiglia della vittima:
moglie, figli, divorzi, amanti"
I
due agenti annuirono ed uscirono dal distretto.
La
detective prese il cappotto, lo indossò e fece per
andarsene,quando Richard la fermò:"Hey, dove stai
andando?"
Kate,
senza neanche voltarsi, rispose:"Io vado alla macelleria dove
lavorava la vittima. Se vuoi venire, altrimenti puoi tranquillamente
tornare a casa a grattarti la pancia", e si avviò verso
l'uscita.
Richard,
con espressione irritata, si alzò, afferrò al volo la
giacca appoggiata alla sedia e la seguì.
"Salve,
vorrei parlare con il signor...", Kate controllò il
foglietto che aveva in mano,"... Perez".
Un
uomo alto e robusto alzò lo sguardo e rispose:"Sono io,
mi dica"
Kate
mostrò il distintivo:"Sono il detective Beckett, Polizia
di New York, volevo far-"
"E
io sono Richard Castle, vorremmo farle alc-"
Kate
gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe gelato perfino un
pinguino, e riprese a parlare:"Dicevo... vorrei farle alcune
domande riguardo il signor Santiago"
"Gli
è successo qualcosa?”, chiese il signor Perez, “Sono
due giorni che non viene al lavoro e sono preoccupato perchè
di solito avvisa sempre quando non può venire... Ho anche
chiamato a casa ma non risponde nessuno... La figlia dev'essere
andata a trovare la nonna...", disse pensieroso.
"Il
signor Santiago è stato ucciso, signor Perez", lo informò
Kate.
L'uomo
spalancò gli occhi, e dopo qualche secondo di incredulità,
esclamò:"Ma è terribile! Come vi ho detto, ero un
po' preoccupato perchè di solito avvisa sempre se ha problemi
nel venire al lavoro ma non pensavo... Povera Maria!"
Richard
e Kate chiesero insieme:"Chi è Maria?", si
guardarono: lei gli lanciò l'ennesima occhiataccia, lui prima
sorrise, poi quando si accorse dell'espressione di lei, abbassò
lo sguardo come un bimbo sgridato dalla mamma.
"E'
la figlia. Quella povera ragazza è già dovuta crescere
senza la madre, ora ha perso anche il padre...", rispose il
signore ancora incredulo.
"Capisco...
E i rapporti con lei qui al lavoro?", chiese la donna.
"Oh,
Pablo è sempre stato un gran lavoratore e una brava persona...
Proprio non riesco a immaginare chi abbia potuto fare una cosa del
genere! Quell'uomo non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca!"
Uscita
dalla macelleria, Kate entrò in auto e diede a Castle giusto
il tempo di entrare prima che partisse a razzo.
"Woooah,
calma Schumacher o ci schianteremo contro un'altra auto!"
Nessuna
risposta.
[Rosie
Thomas - Since you've been around]
Mentre
il silenzio regnava incontrastato, lo scrittore si mise ad osservare
la donna che aveva di fianco: la mascella serrata, le mani che
stringevano talmente forte il volante che le nocche delle mani erano
diventate bianche; lo sguardo fisso sulla strada.
A
quel punto decise di rompere il gelo e chiese:"Si può
sapere perchè ti comporti così?"
"Così
come?", rispose Kate cercando di trattenere la rabbia che
provava.
"Mi
ignori, sei acida, non vuoi neanche che faccia le domande alle
persone!!!"
La
detective cominciò a far trasparire il suo nervosismo:"Non
dirmi che sei talmente stupido da non capire il motivo del mio
comportamento!", esclamò sorridendo in maniera
sarcastica.
Richard
alzò gli occhi al cielo:"Sei arrabbiata per quelle due
battute di stamattina??"
Kate
sbottò:"Non è solo quello Castle! La verità
è che sono arrabbiata con me stessa!", scese dall'auto e
sbatté la portiera.
Lo
scrittore la seguì:"Perché? Se ti riferisci a ieri
sera, abbiamo un accordo, no? Stasera ti dirò tutto!"
Kate
si voltò di scatto verso di lui, guardandolo dritto negli
occhi:"Davvero?? E secondo te dovrei essere contenta di essere
sotto ricatto?!"
Richard
la guardò sconcertato:"Ricatto?!? Kate, non credi di
stare esagerando? Se vuoi che ti dica cosa è successo lo farò
in questo istante, va bene?"
"No,
non va bene! Perché non mi fido di te, okay? Non potrò
mai avere la certezza che quello che mi hai detto è vero o no,
a meno che non mi ritorni la memoria! E non posso sapere se lo andrai
a dire in giro, a vantarti di aver fatto la tua ennesima conquista!
Immagino che gran vanto sia per te! E la colpa di tutto questo è
solo mia, perchè ti ho aperto quella maledetta porta ieri
sera!!!", si voltò decisa a lasciarlo lì ma lui la
afferrò per un braccio.
"E
se fosse davvero successo qualcosa ieri sera?"
Kate
sentì un tuffo al cuore:<< Ti prego dimmi che stai
mentendo... >>
L'uomo
tenendola ancora stretta con la mano, la costrinse a voltarsi, poi si
avvicinò:"Se fosse accaduto qualcosa... Sarebbe così
terribile per te?", fissò i suoi occhi color del cielo
dritti in quelli di lei... Continuò a guardarla: gli sembrava
confusa... Forse sarebbe riuscito a strapparle quella
risposta,"...Perché hai così tanta paura che
ci sia stato qualcosa tra noi? Perché è come se avessi
paura di non essere riuscita a trattenerti e di aver fatto o detto
qualcosa che doveva rimanere nascosta... O sbaglio?"
Kate
non rispose... Continuava a guardarlo negli occhi; era nel panico più
totale:<< Sta dicendo la verità? E' successo qualcosa?
Cos'ho combinato??... Kate perchè diamine non ricordi
niente?!? >>. Da quella distanza Richard riusciva a sentire il
profumo di ciliegia che lo faceva impazzire ormai da un paio
d'anni... Si avvicinò ancora di più.
<< Non
guardarmi con quegli occhi, Castle! >>. La giovane donna cercò
di distrarsi e posò lo sguardo sul braccio che lo scrittore
teneva ancora stretto.
Richard
se ne accorse e mollò la presa:"... Scusa... Ti ho fatta
male?"
Kate
rispose con un filo di voce:"...No...", rimasero entrambi
in silenzio per qualche attimo, poi la detective riprese a
parlare,"Vado ad organizzare un incontro con la figlia di
Santiago...Se vuoi partecipare ti aspetto nel mio ufficio", e
senza aggiungere altro, si diresse verso l'entrata del distretto,
lasciando Richard a fissarla confuso e senza risposte.
Ufficio
di Kate.
Una
ragazza di poco più di vent'anni sedeva di fronte alla
detective e allo scrittore. Stringeva tra le mani un fazzoletto
bagnato dalle lacrime versate alla notizia della morte del padre.
"Io...
Io non posso crederci..."
"Capisco
che sia molto provata in questo momento ma deve fare uno sforzo per
aiutarci a capire cosa è successo a suo padre"
"Cosa
c'è da capire?! E' stato ucciso!!!", esclamò la
ragazza, con un accenno di isteria nella voce; dopo aver ripreso il
controllo di sè, proseguì,"... Mi dispiace,
detective Beckett; non volevo essere scortese... E' che davvero non
riesco a capire chi abbia potuto fare una cosa del genere a papà!
Era una brava persona!", disse portandosi il fazzoletto al viso
per asciugarsi una lacrima.
"Ricorda
se per caso suo padre abbia avuto problemi con qualcuno
ultimamente?", chiese Richard.
Maria
rifletté per qualche istante, poi disse:"In effetti le
cose al lavoro non andavano benissimo. Il signor Perez ha problemi
economici e voleva abbassare lo stipendio di papà. Hanno avuto
una discussione abbastanza accesa la settimana scorsa per questo
motivo... Ma alla fine papà era riuscito a fargli cambiare
idea... Non penserete che il signor Perez..."
"Dobbiamo
tenere in conto qualsiasi pista, signorina Santiago...”,
rispose Kate, “Comunque non si preoccupi, le garantisco che
consegneremo alla giustizia l'assassino di suo padre"
"Grazie,detective
Beckett"
“Ha
idea perchè suo padre frequentasse quel motel?"
"Non
ne ho la più pallida idea, mi creda detective... Non sapevo
che mio padre frequentasse quel posto..."
"Un'ultima
domanda...Ha notato atteggiamenti insoliti da parte di suo padre?",
aggiunse Castle.
"Mmm...
No, al momento non ricordo niente di strano...", fu la risposta
della ragazza.
"Grazie,
signorina Santiago",l e disse la detective accompagnandola alla
porta, "Se ricorda qualcosa non esiti a chiamare al numero che
le ho dato".
Kate,
seguita da Richard, si diresse verso Ryan ed Esposito:"Voglio i
tabulati telefonici e i movimenti bancari dell'ultimo mese; speriamo
ci aiutino a capire perchè ogni mese la vittima frequentava
quel motel. E voglio che mi portiate qui il signor Perez".
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Love the way you lie - Parte 2 ***
Loft
di Richard.
Lo
scrittore era seduto sul divano a pensare a quello che era successo
qualche ora prima. Non riusciva a capire quella donna... Sapeva
quello che aveva sentito uscire dalle sue labbra la sera prima, ma in
fondo era ubriaca...<< Ecco, appunto! Era ubriaca, e quando si
alza troppo il gomito non ci sono freni inibitori! Lei ha detto di
non fidarsi di me, che non saprà mai la verità, ma si
sbaglia! Se la verità è quello che vuole, allora gliela
darò! >>.
In
quel momento squillò il cellulare, lo prese dalla tasca e
guardò la schermata: era Gina.
"Hey,
Gina! Ciao!"
"Ciao
Richard! Come va il braccio?"
"Bene,
grazie. Tu come stai?"
“Bene...
Mi sorprende che tu me lo chieda!"
Richard,
stranito, rispose:"... Perchè non dovrei scusa?"
"Perché
da quando sei uscito dall'ospedale non ti sei fatto né vedere
né sentire"
Richard:"sono
passati solo due giorni da quando sono stato dimesso"
"Ti
sei autodimesso vorrai dire! Comunque volevo invitarti a casa da me
per cena... Ti va?"
Richard
alzò gli occhi al cielo, poi li chiuse, esitò per
qualche secondo e disse:"Gina... Ti ringrazio, ma sto seguendo
un caso e sono po' stanco... Possiamo fare un'altra volta?"
"...Va
bene, come vuoi...", rispose Gina un po' delusa.
"Non
rimanerci male, ti prego"
"No
no, nessun problema Rick! Sarà per un'altra sera..."
"…
Certo...", riattaccò la chiamata e sbuffò.<<
Gina... Mi ero completamente dimenticato di lei... >>.
"Papà?
Che ci fai già a casa?", era Alexis. Era appena tornata
da scuola, ed entrando in casa aveva trovato il padre seduto sul
divano a fissare il suo smartphone.
Richard,
ripresosi dai suoi pensieri, la accolse con un caloroso:"Tesoro!
Vieni qui, fatti abbracciare!", la figlia gli si avvicinò
e lui la strinse in un forte abbraccio, poi le stampò un bacio
sulla fronte,"Sono qui per riposare un po', ma tra poco devo
andare di nuovo al distretto"
“Come
va con Beckett?"
"All'inizio
era un po' arrabbiata con me, ma poi abbiamo fatto pace... O almeno
credo"
"Papà...
Sicuro che non sia successo niente tra voi ieri?"
"Ma
certo che ne sono sicuro! Sono le solite scaramucce tra me e lei!",
cercò di nascondere tutto con uno dei suoi soliti sorrisi ma
Alexis osservò il padre con un'espressione per niente
convinta; preferì non dire nulla, aggiunse solo:"In ogni
caso, lo sai che puoi parlare con me di qualsiasi cosa, vero?"
Richard
le accarezzò una guancia e le sorrise:"Lo so tesoro,l o
so! Ora però devo andare! Ti voglio bene, ci vediamo stasera",
e dopo averle stampato un altro bacio sulla fronte, afferrò la
giacca e si chiuse la porta alle spalle.
Stanza
interrogatori.
"Allora,
signor Perez... A quanto pare ha omesso di dirci qualcosa riguardo i
suoi rapporti con il signor Santiago: abbiamo scoperto che avete
litigato per motivi economici la scorsa settimana", disse Kate,
arrivando subito al dunque.
"E
anche in maniera piuttosto accesa...", incalzò Richard.
Il
signor Perez, seduto dall'altro lato del tavolo, rispose:"E'
vero, abbiamo litigato la scorsa settimana, ma siccome abbiamo
risolto la questione non mi è sembrata una cosa rilevante...
Aspettate... Non penserete mica che...?"
"Ce
lo dica lei cosa pensare, signor Perez", disse Kate in tono
accusatorio.
"Giuro
detective Beckett, che non avrei mai fatto del mal-"
"Non
gli avrei fatto mai del male, blah, blah, blah! Dicono tutti
così!", esclamò Richard all'improvviso.
Kate
gli lanciò un'occhiata perplessa:"Castle!", l'uomo
fece spallucce e la detective scosse la testa:"Lo scusi, signor
Perez...", disse lanciando un'ultima occhiata di rimprovero allo
scrittore,"Allora... Dov'era martedì tra le 22 e la
mezzanotte?"
"Martedì?",
il signor Perez ci pensò su per alcuni istanti, poi
esclamò:"Sì, martedì ero alla macelleria
per il controllo delle entrate e delle uscite del mese precedente"
"C'è
qualcuno che può testimoniarlo?", chiese Castle.
"C'era
mia figlia con me, e se volete esserne sicuri al 100%, ci sono le
telecamere di sorveglianza".
In
quel momento entrò Esposito:"Beckett, abbiamo scoperto
qualcosa".
"Allora
Esposito, quali sono queste novità?"
"Abbiamo
controllato i tabulati telefonici e gli eventuali movimenti bancari
dell'ultimo mese, come ci avevi chiesto"
"e...?",
chiese Richard, impaziente.
Ryan
continuò:"... E abbiamo scoperto che due settimane fa il
signor Santiago ha depositato in banca 20 mila dollari. In più,
nell'ultimo mese ha ricevuto ed effettuato parecchie telefonate da e
verso lo stesso numero"
"La
cosa ci è sembrata strana”, proseguì Esposito,
“Così abbiamo controllato anche i mesi precedenti..."
"E...??",
lo interruppe di nuovo lo scrittore.
Esposito
gli lanciò un'occhiataccia:"Un attimo, Mr.
Non-riesco-a-trattenerla...", Richard assunse un'espressione
confusa e contrariata; a quel punto l'agente, con un ghigno stampato
in faccia, continuò:"...La curiosità..."
Kate
guardò prima il collega e a stentò riuscì a
trattenere una risata; quando però i suoi occhi caddero su
Castle, si accorse che l'uomo le stava lanciando uno dei suoi soliti
sguardi. Imbarazzata, riprese a parlare del caso:"Ehem...
Allora, cosa avete scoperto?"
"Il
defunto signor Santiago ha depositato in banca 10 mila dollari negli
ultimi 3 mesi per un totale di 30 mila bigliettoni"
"Perchè
ne ha depositati 20 mila stavolta?", si chiese Castle ad alta
voce.
"I
soldi potrebbero essere il movente; magari quei 10 mila dollari in
più non erano suoi..."
"…
Forse il caro signor Santiago non era poi così innocente come
faceva credere... Per tirare avanti e avere, perchè no,
qualche soldino in più per vivere meglio, la nostra vittima si
dedica a delle attività extra-lavorative non propriamente...
legali, diciamo...", cominciò Richard, mentre Ryan ed
Esposito lo ascoltavano con attenzione, "Probabilmente aveva un
socio con cui spartire il malloppo, ma un giorno, per chissà
quale motivo, il signor Santiago decide di tenere i soldi per sè,
facendo andare il partner in affari su tutte le furie..."
"…
I due si incontrano in quel motel da due soldi, hanno un litigio...",
continuò Ryan.
"…
E il socio lo fa fuori! Buona teoria, Castle!", concluse
Esposito.
"Già,
per la prima volta da quando sei qui non ci hai propinato la tua
solita teoria sullo spionaggio o storie da romanzo!”, esclamò
Kate, ”Ryan, Esposito: voglio che scopriate di chi è
quel numero telefonico e che controlliate l'alibi del signor Perez",
i due agenti annuirono e si allontanarono.
Dopo
una pausa caffè, Kate e Richard si avvicinarono alla lavagna.
"Ci
manca l'arma del delitto...", osservò la donna.
"Già...",
aggiunse semplicemente Castle,"Mmm... Lanie ti ha detto che
dalle ferite l'arma dovrebbe essere un coltello piuttosto grande
giusto?"
"Si...",
rispose lei.
La
detective e lo scrittore continuarono ad osservare la parte vuota
della lavagna sotto la scritta arma
del delitto,
quando all'improvviso in entrambi sembrò accendersi una
lampadina,"Un coltello piuttosto grande...", cominciò
Kate
"…
Come quello di un macellaio!", concluse Richard.
Nonostante
le incomprensioni, i due avevano sempre un'ottima intesa... Almeno
nei casi...
"Si,
ma il signor Perez sembrava piuttosto sicuro del suo alibi... Anche
se ovviamente è ancora da verificare..."
"Ma
infatti io non credo che sia stato lui... “, ribattè
Richard, “Chi ti dice che qualcuno non abbia preso in prestito
un coltello?", disse virgolettando la parola prestito con
le dita.
"Mmm...
E come?", chiese Kate.
Richard
aprì la bocca per cercare di dare un'ipotesi che avesse un
minimo di senso, ma dopo qualche secondo di silenzio l'unica cosa che
gli uscì dalla bocca fu:"... Non lo so..."
Kate
sbuffò. In quel momento Ryan ed Esposito fecero il loro
ingresso al distretto. L'agente dagli occhi azzurri alzò una
mano per mostrare dei cd:" Abbiamo i video della macelleria!"
Kate
era seduta alla scrivania; accanto a lei, a quella che ormai era la
sua postazione, Richard, gambe accavallate l'una sull'altra, dito
indice premuto sulle labbra e sguardo pensieroso.
<<
Scommetto che si starà scervellando per cercare di capire come
il colpevole abbia preso il coltello alla macelleria... Perché
lui è convinto che sia stato preso lì! >>, pensò
la detective osservandolo; la luce del tramonto che entrava dalle
finestre dava una sfumatura particolare a quegli color del cielo.
Kate senza rendersene conto, vi si perse dentro, abbassando la
guardia.
Richard
la guardò e chiese:"C'è qualcosa che non va?"
Kate,
presa alla sprovvista rispose:"No, niente!", ma la voce era
un po' troppo stridula per farglielo credere.
Richard
incalzò:"Perchè mi fissavi?"
Le
guance della donna andarono a fuoco:<< Accidenti a te, Castle!
>>, ”Io..." ,<< Kate, una scusa... ORA! >>,
"… Mi chiedevo se fossi riuscito a trovare una soluzione
per questa storia del coltello, ora che abbiamo controllato l'alibi
di Perez", disse in tutta fretta, soddisfatta di aver trovato
una scusa decente.
<<
Buona scusa, Kate >>, pensò lo scrittore, sollevando un
angolo della bocca in un mezzo sorrisetto.
<<
Che diavolo ha da sorridere in quel modo?! Dio, quanto mi irrita!!!
>>.
"Comunque
no, non ho trovato nessuna possibile spiegazione, ma di una cosa sono
certo: quel coltello viene dalla macelleria!"
<<
Lo sapevo! >>, esclamò Kate nella sua testa. Alzò
le mani e disse:"Ah beh, se lo dice il signor Castle..."
"Il
mio intuito ha mai fallito?", chiese lui convinto.
"Mmm...",
Kate fece finta di pensarci su per qualche secondo, poi rispose:"...
Sì e più di una volta"
Richard
stava per ribattere, ma Ryan ed Esposito tornarono alla carica.
"Gente,
ci sono novità!", dichiarò soddisfatto Esposito.
"Abbiamo
il nome della persona a cui appartiene il famoso numero di telefono",
disse Ryan.
Esposito
controllò il block-notes:"Si tratta di un certo Eduardo
Solìs, 52 anni, arrestato 3 anni fa per possesso e spaccio di
droga; è uscito 9 mesi fa"
"Credo
proprio sia il caso di fare due chiacchiere con questo tizio"
Stanza
interrogatori.
Kate
e Richard sedevano di fronte a un uomo sud-americano grande quanto un
armadio, tatuato e barbuto: dall'espressione che aveva non prometteva
nulla di buono.
Kate
aveva già capito che probabilmente sarebbe dovuta passare alle
maniere forti; Richard, invece ,capì che sarebbe stato meglio
non farlo arrabbiare.
"Signor
Solìs”,cominciò la detective, “A quanto
pare abbiamo un bel curriculum... Aggressione, spaccio e possesso di
droga, furto..."
“Furto?
Scommetto che allora sa come rubare un coltello in una macelleria",
esclamò Castle.
L'uomo
passò lo sguardo dalla detective allo scrittore, ringhiandogli
contro. Richard spalancò gli occhi spaventato e indietreggiò
con la sedia.
"Tsk...
Femminuccia...", disse Solìs a mezza bocca.
Kate
guardò Castle e scosse la testa rassegnata; Richard la guardò
di rimando e fece spallucce come a dire:"Non è colpa mia
se questo tizio fa paura!"
La
donna rivolse di nuovo lo sguardo verso il criminale:"Allora
Solìs... Conosce quest'uomo?", chiese mostrando la foto
del signor Santiago.
"Mai
visto"
Richard
intanto aveva continuato ad osservarlo, e notò che l'uomo
aveva cambiato per un attimo espressione vedendo la foto e che aveva
esitato prima di rispondere. Si avvicinò a Kate e le mormorò
all'orecchio:"Hai notato la sua reazione quan-"
"Si,
Castle, ho notato", disse Kate interrompendolo,"Ne è
sicuro? Perché quest'uomo è stato ucciso e non abbiamo
l'arma del delitto", disse rivolta a Solìs.
"E
allora?", rispose lui.
"Allora
non le dispiace se andiamo a dare un'occhiata a casa sua?"
L'uomo
cominciò a innervosirsi:"Mi dispiace eccome! Non capisco
perchè voi sbirri avete sempre questa dannata voglia di
rovistare nelle cose degli altri!", ringhiò alla
detective.
"Calmo
Godzilla! Se non c'entri niente con questa storia allora perchè
ti scaldi tanto?"
L'uomo-armadio
non rispose. Kate continuò:"Allora, possiamo andare a
casa tua o devo sventolarti in faccia un mandato?"
"Voglio
il mandato"
<< Maledizione!! >>
, pensò la detective. "Come vuoi, Solìs... Puoi
andare"
"Non
lasci la città", aggiunse Castle.
L'uomo
gli lanciò un'occhiataccia e uscì scortato da un paio
di agenti.
Poco
dopo, la detective e lo scrittore uscirono dalla stanza.
"E'
stato lui, ne sono convinta!"
"Anche
io!", concordò Richard.
"Ma
senza mandato non possiamo entrare in casa sua e prima che riusciamo
ad ottenerlo quel troglodita potrebbe sbarazzarsi dell'arma..."
"A
proposito di soprannomi... Godzilla?", disse sogghignando.
"Perché,
non ti è piaciuto?"
"Parecchio!",
rispose lo scrittore, continuando a sghignazzare; poi a un tratto
tornò serio:"Ho un'idea! Se l'energumeno ha rubato il
coltello alla macelleria, dove ci sono le telecamere di
sorveglianza..."
Kate
capì e le si illuminò il viso:"... Dovrebbe essere
stato ripreso!", disse terminando la frase al posto suo.
"Esatto!",
esclamò l'uomo.
"Io
vado da Montgomery per chiedere il mandato, tu vai da Ryan ed
Esposito e controllate i video della sorveglianza, vi raggiungo tra
poco".
Kate
e Richard scesero dall'auto, dietro di loro Ryan ed Esposito.
"Sei
stata veloce ad ottenere quel pezzo di carta!", esclamò
Castle sorridendo.
"
E voi altrettanto nel trovare il video che inchioda quel figlio di
puttana mentre ruba il coltello!"
"Grazie",
disse lui accennando un inchino.
I
tre poliziotti e lo scrittore indossarono i giubbotti anti-proiettile
ed entrarono in un vecchio palazzo.
"Godzilla
abita davvero qui?!", chiese Castle disgustato mentre salivano
le scale,"... Gli si addice"
"
Già, sudicio quanto lui", aggiunse Ryan.
Arrivati
davanti la porta, Kate bussò e fece segno agli agenti di
tenersi pronti a qualsiasi evenienza:"Solìs sono il
detective Beckett, abbiamo il mandato, facci entrare!".
Ma
dall'appartamento non venne nessuna risposta. Kate bussò di
nuovo:" Solìs apri la porta!!!". Silenzio.
A
quel punto Kate fece un altro segno ai colleghi e con un calcio
spalancò la porta, beccando Solìs mentre cercava di
scappare dalla finestra con in mano il coltello.
Ryan
ed Esposito puntarono le pistole contro il criminale e gli urlarono
di lasciar andare il coltello e alzare le braccia. Solìs,
ormai alle strette, fece cadere il coltello e lasciò che Kate
gli mettesse le manette.
Ufficio
di Kate.
La
detective sedeva sulla poltrona; di fronte a lei Maria, la figlia
della vittima.
"Quindi...
Lei mi sta dicendo che papà spacciava droga con questo signor
Solìs?", chiese la ragazza incredula.
"In
realtà si occupava soprattutto del trasporto dalla Colombia
agli Stati Uniti. Abbiamo trovato il sangue di tuo padre sul coltello
che Solìs aveva cercato di pulire. Ma ad inchiodarlo è
stato il video della macelleria: ha confessato solo dopo essersi
visto mentre rubava l'arma del delitto"
“Io...
Io non capisco... Perchè? Avevamo una vita tranquilla",
si chiese disperata la ragazza.
"Secondo
la confessione di Solìs, tuo padre aveva paura di essere
licenziato dal signor Perez, e non voleva che tu rinunciassi ai tuoi
studi. A quanto pare lui e Solìs erano amici d'infanzia. Si
sono incontrati dopo anni 4 mesi fa; tuo padre parla con lui dei suoi
problemi economici e quel delinquente gli offre di diventare soci.I
due si incontravano ogni mese nel motel dove è stato ucciso
per mettersi d'accordo. Ma nell'ultima consegna qualcosa è
andato storto, la polizia stava quasi per beccarli. Tuo padre incolpa
Solìs per questo e decide di tenersi i soldi anzichè
spartirli. Poi, dopo la discussione con Perez, tuo padre chiama il
socio e gli dice che da quel momento in poi lui si tira fuori. La
cosa fa arrabbiare Solìs, che tra l'altro vuole i suoi soldi.
Gli chiede appuntamento al solito motel per un chiarimento, ma in
realtà il suo scopo è un altro. Ruba il coltello alla
macelleria del signor Perez e... Il resto lo sai... Mi dispiace
Maria..."
"Se
solo avessi saputo... Tutto questo per colpa mia...", disse la
giovane tra le lacrime.
"Non
devi incolparti per quello che è successo... Tuo padre ti
amava e voleva il meglio per te... Ma ha scelto una strada
sbagliata...", le disse Kate mettendole una mano sulla spalla,"
So che questo non ti ridarà indietro tuo padre, ma stai pur
certa che quell'assassino rimarrà dietro le sbarre per un bel
po' "
"Grazie,
detective Beckett..."
Era
ormai sera inoltrata; Richard e Kate si trovavano davanti all'entrata
del distretto, sul marciapiede, in attesa di un taxi.
"Come
è andata con la ragazza?", chiese Richard.
"Maria?...
Beh, non è stato facile, come sempre... Spero non si tormenti
troppo, anche se capisco cosa vuol dire perdere un genitore in quel
modo..."
"Già...
Comunque la mia teoria era esatta e il mio intuito non ha fallito!",
esclamò lo scrittore, tutto tronfio.
“Vero!”,
esclamò Kate sorridendo, “Per questa volta puoi
pavoneggiarti quanto vuoi Castle, te lo lascio fare!"
Richard
sorrise di rimando, poi tornò serio e la osservò in
silenzio; sapeva che era arrivato il momento di parlare di quella
cosa, ma non sapeva se affrontare per primo l'argomento. Ci pensò
Kate a cominciare:".... Allora...", disse lasciando in
sospeso la frase.
Richard
capì e disse:"Allora... Visto che i patti vanno
rispettati, è ora che ti dica quello che è successo la
fatidica sera di ieri...", fece una breve pausa, poi disse,"...
Ma prima devo chiederti una cosa... In realtà te l'ho già
chiesto oggi, ma forse nella foga della discussione... Perché
sai, volevo chiedertelo, ma in realtà non sapevo se farlo o
no, perchè, sai co-"
"Castle"
"Sì...
Arrivo al dunque..."
"Bravo"
"Io
ti prometto di dirti la verità, ma voglio che tu mi risponda
altrettanto sinceramente..."
<<
Ti prego, dimmi che non devi farmi quella domanda!!! >>,
pensò Kate, "Va bene.... Prometto di rispondere
sinceramente", disse cercando di mostrarsi il più calma
possibile.
Richard
fece un respiro profondo e parlò:"Se ti dicessi che fra
noi c'è stato qualcosa la scorsa notte, davvero non
riusciresti a sopportarlo?"
<<
Richard... >> , Kate lo guardò negli occhi, che con
l'oscurità erano diventati ancora più profondi; provò
a reggere il suo sguardo... Esitò... Gli sembrò di
vedere nell'espressione di lui un qualcosa che sembrava speranza...
Speranza di riuscire a strappare la verità da
quell'esitazione. La donna abbassò lo sguardo e senza
guardarlo negli occhi - perché non ne aveva il coraggio –
disse:"Castle... La cosa sarebbe... Terribile!"
Richard
si sentì come colpito al petto da una coltellata; provò
a nascondere la delusione e l'amarezza con un sorriso beffardo e
agitando la mano disse:"Ma certo, hai ragione! Lo penso anche
io! Insomma sarebbe..."
"…
Imbarazzante!!!", esclamò con voce stridula.
"…
Già!", aggiunse fingendo disinvoltura,"Beh... Puoi
stare tranquilla Beckett, ieri sera non è successo
assolutamente niente! So che ti tormentava l'idea che ci potesse
essere stato un bacio...",
Kate
sentì una vampata di calore salirle fino alle guance:<<
Perchè sente sempre il bisogno di mettermi in imbarazzo?! >>,
"…
Ma non c'è stato nulla! Ti sei scolata una bottiglia e mezzo
di vino e hai parlato a vanvera dicendo cose senza senso, ma eri
ubriaca quindi la cosa non mi ha stupito. Poi quando ti ho messa a
letto perchè stavi ormai crollando, mi hai chiesto di rimanere
e così... Sono rimasto", disse Richard accennando un
sorriso.
"Ti
ho chiesto di rimanere? Davvero?", gli chiese sorpresa.
"Già!",
sorrise dolcemente lui al ricordo," E ti sei addormentata subito
come un sasso! Lo sai che russi?"
Le
guance erano in fiamme:"Io non...", Richard cominciò
a sghignazzare; la giovane donna gli diede una spinta,"Idiota!"
"Ahi,
ahi, il braccio!!!"
"Così
impari!!"
Il
taxi arrivò e Richard aprì la portiera per Kate:"...
Ti ringrazio per avermi detto la verità" ,<< Mi
dispiace non essere stata altrettanto sincera... .>>,pensò.
"Di
niente! Grazie a te per avermi fatto partecipare al caso! A domani!",
rispose lui.
La
detective salì sul taxi e Richard chiuse la portiera. Rimase
sul marciapiede alcuni minuti mentre guardava l'auto gialla andare
via con lei, poi si voltò e cominciò a dirigersi verso
casa. E mentre camminava, lasciò che la mente vagasse...
Flashback:
Sera precedente...
Richard
bussò alla porta.
Kate
si avviò lentamente verso l'uscio, lo aprì e se lo
ritrovò davanti:"Castle?", chiese con tono incerto.
"Kate?
Sei ubriaca per caso?", domandò sorpreso.
"Non
sono ubriaca, sono un po' brilla tutto qui... E comunque, che cosa
vuoi a quest'ora?"
"Voglio
partecipare al caso!", esclamò Richard, deciso.
[OneRepublic
- Secrets]
Kate sbuffò
sonoramente, poi, lasciando la porta aperta per farlo entrare, si
voltò e con passo incerto si diresse verso il divano. Richard
entrò e chiuse la porta. La osservò mentre si riempiva
un altro bicchiere e si sedette accanto a lei:" Sai, il fatto
che tu sia ubriaca non toglie nulla al tuo fascino, anzi...", e
alzò le sopracciglia con fare malizioso.
"Il solito
idiota...", biascicò lei.
"Vedo che l'alcool
ti ha resa più acida di quando mi hai sbattuto il telefono in
faccia", osservò lui sogghignando.
"Castle... Un'altra
battuta e ti ritrovi con due braccia fratturate anziché una",
minacciò la detective.
"Scusa"
"Comunque per quanto
mi riguarda puoi anche tornartene a casa: ti ho detto che non
parteciperai al caso e rimango ferma sulla mia decisione", disse
Kate prima di mandare giù un altro bicchiere.
"Mi dici cosa ti ho
fatto?"
"Castle, per
favore..."
"Sto bene! Perchè
non dovr-"
"Ti hanno sparato
ieri, Castle! Ieri!!!", esclamò la donna, arrabbiata.
Fece una pausa e mandò giù un altro sorso.
"Senti, forse
dovresti smettere con il vino per stasera", cercò di
toglierle il bicchiere di mano, ma la donna scansò il braccio
per evitare il suo attacco.
"Dovevo saperlo che
sarebbe successo qualcosa quando ho sognato mamma quella mattina...",
borbottò Kate.
"Perché?
Cos'hai sognato?"
"Quello che sogno
spesso da quando è morta mia madre... Me la ritrovo davanti
all'improvviso, la voglio stringere a me, ma poi la vedo piena di
sangue, cerco di raggiungerla, urlo, piango...E alla fine mi
sveglio... E ogni volta che faccio questo sogno succede qualcosa alle
persone a cui tengo... Una notte feci questo stesso sogno, e il
giorno dopo Ryan stava per beccarsi una pallottola in testa..."
"Quindi ci tieni a
me?", chiese lui, contento di aver sentito quelle parole.
"Abbassa la cresta,
gallo...", disse lei riempiendo l'ennesimo bicchiere,"...
Ti ho visto a terra e... Ho rivissuto un incubo..."
"Mi dispiace... Non
volevo farti stare male..."
"Beh, ormai da
quando stai con Gina ho imparato a star male per colpa tua... E io
che come un'imbecille ho lasciato Demming per poter venire con te
nella tua stupida villa...", biascicò la donna, parlando
più a se stessa che con la persona che aveva di fianco,"...
Mi passi la bottiglia per favore?", chiese, ormai completamente
sbronza.
Richard sbatté le
palpebre più volte, la guardò per qualche secondo, poi
chiese:"Come hai detto scusa?"
"Ho detto... Mi
passi quella bottiglia? Sei diventato sordo per caso?!", e si
allungò verso Richard per prendere la bottiglia che si trovava
sul tavolino dietro di lui.
"Avevi lasciato
Demming per venire con me negli Hamptons?" , << Perché
diamine non ho aspettato prima di chiedere a Gina?!?! >>.
La domanda fece bloccare
Kate proprio mentre si stava allungando verso la bottiglia,
trovandosi con il volto a pochi centimetri da quello di lui. Si
guardarono per alcuni secondi in silenzio, poi la giovane donna
distolse lo sguardo e, presa la bottiglia, ritornò seduta al
suo posto. Senza proferire parola, si riempì di nuovo il
bicchiere.
"Kate?...",
Richard era ancora in attesa di una risposta.
"Sono ubriaca,
Castle..."
"Era per quello che
mi avevi chiesto di parlare noi due da soli?... Perché mi hai
lasciato andare via con Gina senza dire niente??"
Kate appoggiò la
testa contro il divano e chiuse gli occhi:"La verità è
che sono tanto stanca... E tu non sei più disponibile, quindi
è inutile parlarne...", mormorò e lentamente
scivolò verso di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
L'uomo si accorse che
Kate stava per addormentarsi, così la prese in braccio e la
portò in camera da letto. Le tolse le scarpe e la mise sotto
le coperte. Stava per andarsene, quando la voce di Kate lo fermò:"...
Ti va di farmi compagnia?"
Richard, sorpreso, la
osservò per qualche secondo; poi sorrise, e in tutta risposta
si tolse le scarpe e si fiondò sotto le coperte.
" Ti avverto,
Castle: prova ad allungare le mani e ti faccio fuori".
Richard sogghignò:"
Agli ordini capo!".
Kate non fece neanche in
tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che si addormentò
profondamente; quando Richard, che l'aveva osservata in silenzio fino
a quel momento, ebbe la certezza che stesse dormendo, le accarezzò
dolcemente i capelli e si addormentò accanto a lei.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Fire & Ice - Parte 1 ***
Notte
fonda. Kate e Richard stavano facendo un appostamento davanti a un
palazzo. Erano da soli dentro il furgone della polizia.
“Castle!”
, esclamò Kate: si era voltata solo qualche secondo e già
lo aveva trovato sul punto di addormentarsi... Per la terza volta in
10 minuti.
“Eh?
Cos'è successo??”, biascicò l'uomo, dopo essere
stato svegliato dalla voce della detective.
Kate
rise:<< Il solito, incorreggibile Castle >>, pensò.
“Come mai così tanto sonno? Tieni, prendi il mio caffè”.
<<
Non ho dormito perchè ero a letto con Gina ma pensavo a te! >>
, pensò lo scrittore, ma disse:”Niente, è che ho
un rubinetto a casa che perde e... Sai com'è: il rumore
dell'acqua che gocciola è parecchio fastidioso!”
Kate
lo osservò, scettica:”Certo... Castle?”
“Sì?”
“Perché
racconti balle? Cosa c'è che non va, problemi con Alexis?”
“No,
cioè sì, cioè...”, Richard fece un respiro
profondo e disse:”Il problema sei tu!”
Kate
spalancò gli occhi:”Come scusa?!”
Richard
si accostò con la sedia a quella di lei:”... Devo
farlo...”
“Castle,
mi stai spaventando!”
Lo
scrittore prese il viso della donna tra le mani e si avvicinò
ancora: ormai i loro volti distavano pochi centimetri l'uno
dall'altro...
”Castle-”
”Sshh...”,
Richard la guardava dritta negli occhi, con un'intensità tale
che stava seriamente mettendo in crisi la detective. A un tratto
l'uomo smise, e passò qualche secondo a osservarle le labbra;
Kate temeva di aver capito cosa sarebbe accaduto di lì a
poco... Richard da quella distanza era ormai inebriato dal profumo di
lei:”Ciliegia...”, sussurrò... Con un filo di
voce, la donna riuscì a chiedere:”Castle... Che vuoi
fare?”
“Una
cosa che avrei dovuto fare molto tempo fa...”, avvicinò
ancora il suo volto a quello di Kate: le loro labbra erano sul punto
di sfiorarsi, quando si sentì esclamare:”PAPA' !!!!!”
“EH?COS-
CHE COSA???”, urlò Castle.
“Papà,
è tardissimo!”, esclamò Alexis, “Non ti sei
alzato con la sveglia, ti hanno chiamato al cellulare, ma dormivi
così profondamente che non ti sei accorto di niente! A
proposito... Sbaglio o ti ho sentito dire il nome “ Kate ”
mentre dormivi? Hai sognato Beckett?”
“Io?
Nooo, ma cosa dici tesoro! Avrai capito male!”, disse lui
stampandosi sulla faccia uno dei suoi soliti sorrisi.
“Se
lo dici tu... Comunque io ora vado... Ci vediamo più tardi”,
lo salutò la figlia prima di uscire dalla stanza.
Richard,
rimasto solo nella sua camera da letto, si passò una mano tra
i capelli spettinati:”Solo un sogno...”, mugugnò.
Prese il cellulare per controllare le chiamate perse; ce n'erano due:
una era Gina, l'altra era Kate.
<<
E' una settimana che ignoro Gina... Forse dovrei chiamarla... Però
se Kate ha telefonato, vuol dire che c'è un caso... >>,
pensò.
Osservò
per qualche secondo i due numeri, poi schiacciò un pulsante e
avvicinò il cellulare all'orecchio, e quando dall'altro capo
risposero, esclamò:” 'Giorno Beckett! Chi hanno ucciso
oggi?”
“George
Hilton... Il politico?”, chiese Richard entrando con Kate in un
lussuoso palazzo al centro di New York.
“Sì,
proprio lui.”, rispose la detective, “ Stiamo andando a
parlare con la moglie, è stata lei a trovare il cadavere”.
“Salve
signora Hilton, sono la detective Beckett”, disse Kate
presentandosi, “Lui è Richard Castle. Vorremmo parlare
con lei di quanto accaduto a suo marito”.
“Certo,
entrate pure...”, a risponderle fu una quarantacinquenne,
capelli biondi e occhi marroni arrossati, probabilmente dal pianto;
appariva parecchio provata, “Prego, accomodatevi...”,
disse loro indicando il divano.
Kate
e Richard sedettero vicini, mentre la signora Hilton si accomodò
sulla poltrona accanto.
“Allora...
Vorrei chiederle quando e come ha trovato suo marito”, iniziò
la detective preparando il block-notes per eventuali appunti.
“Certo,
ehm... Avevo lasciato George qui a casa per passare il week-end da
mia madre... Sta poco bene e devo starle vicina, sa... L'ho chiamato
un paio di volte e aveva detto che era tutto okay... Poi stamattina
torno a casa e...” , le lacrime cominciarono a rigare il viso
della donna, “L'ho- l'ho trovato sul pavimento dell'ufficio...
C'era sangue ovunque!”
“Signora,
ha notato qualcosa di strano nel comportamento di suo marito? Aveva
qualche nemico, insomma... Qualcuno che volesse fargli del male?”,
chiese Richard.
La
donna si asciugò le lacrime con il fazzoletto che aveva tra le
mani:”Beh, è ovvio che avesse dei nemici... Quale
politico non ne ha?... Comunque la settimana scorsa siamo andati
dalla polizia per denunciare delle minacce che sono arrivate a mio
marito, ma... Ormai è troppo tardi...”
“Pensa
che chi ha inviato queste minacce, sia anche l'assassino di suo
marito?”, chiese Kate segnando qualcosa sul block-notes.
“Credo
proprio di sì... Stamattina, prima che lo trovassi...”,
la signora Hilton fece un respiro profondo, poi proseguì,
“Stavo controllando la posta del week-end, e trovo una busta...
dentro c'era un proiettile...”
“Bene...
Questo ci può essere utile... Le dispiace consegnarceli?
Potrebbero aiutarci a risalire al mandante della busta”
“Certo,
vado a prenderli...”
Obitorio.
Lanie
era al microscopio. La porta si aprì e la donna, senza nemmeno
voltarsi, salutò:” Buongiorno a voi!”
“Come
fai a sapere che siamo noi? E se fosse un assassino?”, disse
Richard, mimando il gesto del pugnale alzato, pronto a colpire.
“Se
l'assassino fossi tu, ti metterei K.O. in meno di dieci secondi!”,
rispose tranquillamente il medico legale, mentre dal microscopio si
spostava al cadavere.
Richard
assunse un'espressione da cane bastonato, mentre Kate soppresse a
malapena un sorriso divertito.
“Tornando
a noi... Il nostro caro amico è stato ucciso con un colpo
dritto in testa... E' morto all'istante. Ho estratto il proiettile e
posso dirvi che viene da una semiautomatica calibro 6.35 mm”,spiegò
Lanie.
“Bene!”,
esclamò Kate, “allora potrai dirci se quel proiettile e
questo...”, disse estraendo dalla tasca una bustina trasparente
contenente una pallottola, “...Appartengono alla stessa arma”
“Certo!
Vi faccio sapere prima possibile”
“Passeranno
Ryan ed Esposito per i risultati”, rispose la detective, e
insieme a Castle uscì dall'obitorio.
Kate
e Richard erano seduti ai loro soliti posti.
Erano
in silenzio ormai da alcuni minuti. La detective fissava il vuoto
davanti a sé, il mento appoggiato sul pugno chiuso. Lo
scrittore intanto la osservava, incurante del fatto che lei se ne
accorgesse o meno. Stava ripensando al sogno che aveva fatto su di
lei... Su loro due... Pensava che in quel momento era abbastanza
vicino da-
“Castle?”
“Cosa?”
“Potresti
smetterla di fissarmi in quel modo? E comunque se devi dirmi
qualcosa, non c'è bisogno di avvicinarsi così tanto, ci
sento benissimo anche da lì”
A
quell'osservazione, Richard si rese conto di essersi avvicinato con
la sua sedia a quella di lei... Un po' troppo...
“Scusa,
non me ne sono reso conto!”, esclamò lanciandole uno dei
suoi soliti sorrisi, “... Non dirmi che la cosa ti turba! Sono
troppo vicino perchè tu possa resistere?” chiese,
aggiungendo la classica alzata di sopracciglia e lo sguardo
malizioso.
“Idiota!”,
rispose lei, cercando di mostrarsi il più irritata possibile,
ma le labbra le si incresparono in un mezzo sorriso. All'improvviso
tornò seria e disse:”Castle... C'è una cosa che
vorrei chiederti...”
Ma
ad interrompere tutto ci pensarono Ryan ed Esposito. ”Abbiamo i
risultati: le pallottole appartengono alla stessa pistola”,
esclamò Ryan.
La
detective e lo scrittore si voltarono distratti:”Come?”
Ryan
alzò gli occhi al cielo:”Due proiettili, stessa pistola”
“Bene!
Avete fatto quella ricerca che vi avevo chiesto?”, domandò
Kate.
“Certo
prof!”, esclamò l'agente dagli occhi azzurri. Kate gli
lanciò uno sguardo perplesso; Esposito e Castle riuscirono a
trattenere a stento le risate, “Okay, battuta pessima...”
Kate
sorrise:”Dai, continua”
“Dicevo...”,
fece Ryan avvicinandosi al pc, “Abbiamo controllato quali fra
tutti i possibili nemici di Hilton possiedono una pistola di questo
tipo, ed è saltato fuori lui”, girò il monitor
verso la scrivania di Kate per mostrare la foto di un uomo sui 60
anni, grasso e basso, “Mason Williamson, uomo d'affari
arrestato 8 anni fa per corruzione. E' uscito di prigione da due anni
e da allora è riuscito a rifarsi una vita comprando una
vecchia agenzia immobiliare e rendendola una delle più ricche
di New York. E indovinate un po' chi è stato, allora, a
sbatterlo dentro?”
“La
nostra vittima immagino”, rispose Richard.
“Proprio
così”
“Credo
sia giunto il momento di fare una visitina al caro signor
Williamson”.
Kate
bussò alla porta di una villa.
Ad
aprire fu proprio il signor Williamson, che appena vide Richard
esclamò:”Hey, ma lei è Richard Castle,vero?”
“Già,
sono io”, rispose lo scrittore, soddisfatto di essere stato
riconosciuto.
“Sono
un suo grandissimo fan, sa?”, continuò l'uomo, poi si
accorse della presenza di Kate; sorpreso, la osservò per
qualche secondo, poi disse: “E lei deve essere Kate Beckett, la
sua musa ispiratrice!”
“Sì,
già...”, rispose la detective in maniera sbrigativa,
“Signor Williamson, le dispiace farci entrare? Avrei delle
domande da farle”
“Assolutamente!
Prego, accomodatevi!”, rispose l'uomo facendoli entrare, “A
cosa devo questa visita?”
“Si
tratta del signor Hilton, immagino abbia già saputo...”
“Oh
certo, l'ho sentito alla tv poco fa! Che tragedia...”, ma
l'uomo non sembrava per niente dispiaciuto.
“Non
mi sembra così afflitto per la morte di Hilton... C'entra
forse col fatto che sia stato lui a far sì che venisse
arrestato 8 anni fa?”, domandò Kate, andando dritta al
punto.
“Senta,
ho capito dove vuole arrivare. Mi dispiace deluderla però,
perchè, per quanto ce l'avessi con lui, farlo fuori non mi
avrebbe portato alcun giovamento... E poi si stava già
scavando la fossa da solo”, affermò con un sorrisetto
compiaciuto sul volto continuando a fissare in maniera insistente la
detective, che ricambiò con uno sguardo interrogativo.
Richard
si avvicinò a Kate e le disse all'orecchio:”Ha ragione:
Hilton era stato coinvolto in alcuni scandali con delle prostitute...
Sai, le solite cose da politici!”
“Castle,
per tua informazione... I giornali li leggo anche io!”, ribatté
lei.
“Il
signor Hilton è stato ucciso da una semiautomatica calibro 3.5
mm... E lei ne possiede una”, insistette Kate, rivolgendosi al
signor Williamson.
“Possedevo!”,
la corresse lui, “Me l'hanno rubata l'anno scorso”,
aggiunse; un altro sorrisetto di soddisfazione stampato in faccia. E
ancora sguardi insistenti rivolti alla donna.
<<
Questo tizio sta cominciando ad irritarmi con quei sorrisetti del
cavolo... E poi cos' avrà da fissarmi così?! >>,
pensò la detective.
“Bene...
Allora non le dispiace se diamo un' occhiata in giro?”, chiese
Richard all'improvviso.
Il
viso paffuto dell'uomo cambiò per un attimo colore, poi
disse:” Mi dispiace, ma se non avete un mandato...”
<<
Accidenti!... Ma si può sapere cosa diavolo ha questo tizio,
che continua a fissare Kate in quel modo?! >>, Castle diresse
lo sguardo verso Beckett.
“ Se
non vi dispiace, sto organizzando l'inaugurazione della mia nuova
casa”, disse indicando con le braccia la villa ancora in
disordine per il trasloco, “ E ho parecchio da fare...”
Kate
e Richard si stavano avviando verso la porta, quando Williamson li
fermò: “Pensavo... Castle, perchè lei e la sua
amica detective non venite domani alla mia festa? Sarebbe un grande
onore per me avervi come ospiti! Ma per favore, niente indagini!”,
disse con un sorriso affettato.
Richard
si affrettò a rispondere: “Ma certamente signor
Williamson! Non si può certo rifiutare l'invito di un fan così
affezionato!Vero Beckett... Vero, Beckett??”
Kate
era sbalordita: “Io non-”, Richard le diede una leggera
gomitata e la guardò con un'espressione che diceva chiaramente
“Assecondami!”, “Ehehm... Accetto volentieri il
suo invito. E promesso... Niente indagini!”, rispose alla fine,
mostrando un sorriso tutt'altro che convinto.
Una
volta fuori, Kate ricambiò la gomitata ricevuta.
“Ahi!
Ma che cavolo...?!”, esclamò Richard, piegato in due per
il colpo.
“Ma
si può sapere per quale motivo hai accettato l'invito di
quel...quel...”
“Semplice:
Ci vuole tempo per ottenere il mandato e mentre lo aspettiamo... Con
questa scusa entriamo in casa per sbirciare un po'...”
Kate
arricciò le labbra: “Mmm... Devo ammetterlo: ero troppo
irritata dagli sguardi di quel tizio per pensare con chiarezza.
Era... inquietante!”
“Già,
non dirlo a me! Cosa cavolo aveva da fissarti in quel modo??”,
esclamò Richard irritato.
“Geloso?”,
lo provocò Kate.
“Ha-ha...
Spiritosa!”
Nel
frattempo, Williamson prese il cellulare e compose un numero:
“Indovina chi è stato qui?”
Casa
di Kate.
La
donna era in piedi davanti al suo armadio semivuoto. Quasi tutto
quello che aveva era finito in polvere dopo l'esplosione del suo
vecchio appartamento.
“Accidenti
a me quando ho accettato di assecondare Castle! Ora che diamine metto
stasera?”, si lasciò andare sul letto, disperata. Dopo
alcuni secondi passati a fissare il soffitto, bussarono alla porta.
Sbuffando, Kate si alzò per andare ad aprire:<< E ora
chi diamine...? Vuoi vedere che è... >>, la donna aprì
la porta, “... Castle... Che sorpresa...”
“Hey,
un po' di contegno! Il tuo entusiasmo mi sta mettendo in imbarazzo!”,
esclamò l'uomo entrando.
“Spiritoso...”
“Dai,
non fare quella faccia! Sto per portarti in un bel posto!”, le
disse Rick sorridendo.
“Dove?”,
domandò Kate sospettosa.
“Vieni
con me e vedrai!”
“Aspettami
qui, vado a cambiarmi...”
La
donna stava per avviarsi verso la camera da letto, quando si sentì
trattenere: Castle l'aveva presa per mano esclamando:”Non ce
n'è bisogno, stai benissimo così!”, e la trascinò
con sé fuori dall'appartamento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Fire & Ice - Parte 2 ***
“Castle...
Si può sapere dove mi stai portando?”, chiese Kate, per
l'ennesima volta.
“Te
lo ripeto: aspetta e vedrai”, rispose lui col suo solito
sorriso.
Una
volta arrivati, Richard scese dall'auto, e aprì la portiera
per Kate.
“Grazie!”,
esclamò la detective, sorpresa dalla galanteria dello
scrittore; la donna scese dall'auto, “Allora? Dove si va?”,
era curiosa di sapere dove la stesse portando quell'uragano di
Castle.
“Tra
poco vedrai.... Vieni”, e tenendola per mano, l'uomo la portò
davanti a una vetrina immensa, con esposti degli abiti a dir poco
stupendi.
“Eccoci
arrivati”
Kate
era sbalordita:”Ma questa è una delle boutique più
costose di New York! Non avrai intenzione...”
“...
Di regalarti un vestito per la festa di stasera? Indovinato!”,
replicò Richard sorridendole.
“No,
non posso accettare! E' già successo una volta, non-”
“Non
voglio sentire scuse! Per me è un piacere e dovresti saperlo”,
in quel momento Kate sentì un tocco: Richard le teneva ancora
stretta la mano e con il pollice le stava accarezzando delicatamente
il dorso. La detective sentì una vampata di calore infiammarle
le guance... Allontanò la mano da quella dello scrittore e,
dirigendosi verso l'entrata della boutique, disse:”Okay,
entriamo....”
Qualcuno,
intanto, li osservava a poca distanza dal negozio...
“Salve
signor Castle!”, salutò una donna, quando
Richard e Kate entrarono nella boutique.
“Buon
pomeriggio, Grace!”, rispose lo scrittore, sorridendo.
“Era
da un po' che non veniva da queste parti! E' piaciuto quel vestito
che ha preso da noi la volta scorsa?”
Richard
osservò Kate per qualche secondo poi, rivolgendosi alla donna,
rispose: “Le stava d'incanto! Posso sempre contare su di voi!”
“Sempre!”,
sottolineò Grace soddisfatta, “Allora... Come posso
aiutarla?”
“Vorrei
regalarle un altro vestito... Crede che potremmo trovare qualcosa di
adatto?”
La
donna osservò Kate, poi esclamò: “Ma certamente!
Da questa parte, prego!”, e precedendoli, li portò
davanti ai camerini, di fronte ai quali c'era un lungo divano in
pelle, “Aspettatemi qui, arrivo subito”, disse
allontanandosi.
Kate
si avvicinò a Richard: “Non dirmi che quel vestito che
mi hai regalato quella volta, l'hai comprato qui!”
“Sì,
perché?”
“Tu
sei pazzo, ti sarà costato un occhio della testa! Se l'avessi
saputo non-”
“Ecco
qui!”, Grace era tornata con un portabiti pieno di capi
stupendi.
“Grazie,
Grace! Può andare ora”, disse lo scrittore, rivolgendole
un sorriso gentile. La donna ricambiò il sorriso e si
allontanò.
Rick
si avvicinò al portabiti: “Io comincerei con questo...”,
disse prendendone uno nero e passandolo alla detective, “... E
questo...”, continuò scegliendone un altro color
bronzo.
Kate
provò a protestare: “Richard...”
“Ssh!
Vai e prova!”, e così dicendo, la spinse delicatamente
verso i camerini, per poi accomodarsi sul divano.
Dopo
dieci minuti, Kate uscì dal camerino con il primo vestito.
“Allora?”,
chiese facendo un giro su se tessa.
“Stupenda...
Ma no!”, fu la risposta di Castle. Kate, contrariata, rientrò
nel camerino.
Alcuni
minuti dopo, era di nuovo fuori: questa volta con l'abito nero.
“Mmm...
Non credo che il nero mi doni tantissimo...”, commentò
Kate.
“Io
credo che ti stia molto bene... Ma non è l' abito adatto!”,
rispose Richard, dirigendosi verso gli altri vestiti, “Prova
questo... Questo, e... Questo!”, e le riempì le braccia
con altri tre abiti.
La
donna si diresse sbuffando verso i camerini.
Passato
un po' di tempo, Beckett uscì con il terzo abito, e anche
stavolta il commento di Castle fu: “Bellissimo, ma... No!”.
Stessa cosa per il quarto e il quinto.
Alla
fine, le mise tra le mani uno strepitoso abito blu notte, decorato
con piccole pietre bianche, “Ho trovato l'abito adatto”.
“E'
stupendo...”
“Su,
vai a provarlo”, la incitò lo scrittore.
Dopo
alcuni minuti passati ad attendere in silenzio, Richard la chiamò:
“Hey, sei ancora lì vero?”
“Sì...
E' che... Non riesco ad alzare la cerniera...”
“Vuoi
che ti aiuti?”, chiese.
“Sì,
grazie”
Quando
Richard aprì la porta del camerino, rimase a bocca aperta per
alcuni secondi.
“Allora?
Che aspetti?”, gli domandò Kate guardandolo dallo
specchio di fronte a lei.
“Ehm...
Sì”, rispose lui, cercando di riprendersi da quella
visione.
All'improvviso,
Kate sentì un brivido attraversarle la schiena: mentre faceva
salire la chiusura dell'abito, Richard le sfiorava la pelle con il
dorso dell'indice; le guardava la schiena come se non ne avesse mai
vista una in tutta la sua vita.
La
donna si schiarì la voce per riprendersi e disse: “Credo...
Credo sia meglio uscire di qui, così possiamo vedere meglio
come mi sta...”
Richard
riuscì a rispondere con un distratto: “Sì...”,
e si spostò per farla passare.
[
Just the way you are – Bruno Mars ]
Kate
si guardò nel grande specchio della boutique, vicino al
portabiti, poi fece un veloce giro su se stessa fermandosi di fronte
a Castle in attesa di un suo commento.
Lo
scrittore sorrise: “Sei stupenda...”, le disse,
mangiandosela con gli occhi.
I
due rimasero a guardarsi in silenzio per alcuni secondi,poi l'uomo
estrasse dalla tasca un cofanetto lungo di velluto, “... Un
tocco per rendere perfetto il tutto...”
<<
Ti prego, non dirmi che ha comprato anche una collana! >>, Kate
sentì le guance diventare di fuoco.
Rick
aprì il cofanetto e apparve uno splendido gioiello, che si
abbinava in maniera perfetta con l'abito che indossava la detective,
“Ora alza i capelli, così posso mettertela”, disse
avvicinandosi a lei. La donna, senza protestare, obbedì, e
appena sentì il contatto delle mani di lui dietro il collo,
ebbe un brivido... Di nuovo...
<<
Possibile che ogni volta che mi sfiora devo sentirmi così?!?
>>. E in quel momento lo sentì sussurrarle all'orecchio:
“Perfetta...”. Kate, ritornata alla realtà, si
guardò allo specchio... Lei e l'uomo che aveva dietro, che la
guardava con quegli occhi color del cielo... x (la crocetta indica dove dovrebbe terminare la canzone)
A
un tratto, dallo specchio, le sembrò di vedere sul marciapiede
opposto alla vetrina della boutique, qualcuno che li stava
osservando... Strinse gli occhi per alcuni secondi, poi li spalancò
per la sorpresa ed esclamò: “Ma quello è....!!!”,
ma quando si voltò il marciapiede era vuoto.
“Chi
è chi?”, domandò Richard, senza capire.
“...No...
Nessuno...”, rispose mentre continuava a fissare il
marciapiede, “.... Devo essermi sbagliata...”
Loft
di Richard.
Lo
scrittore si stava preparando per la serata: Kate sarebbe arrivata di
lì a poco.
Alexis
entrò nella stanza del padre e andò a sistemargli la
cravatta: “Kate ha gradito i regali?”
“Non
voleva accettarli, ma l'ho costretta!”, rispose l'uomo,
sorridendo.
“Bene!
Scommetto che le sta tutto benissimo... Ecco qui, la cravatta è
sistemata!”
“Grazie,
tesoro... Comunque Kate sarà qui tra poco, vedrai: è
stupenda!”
“Papà...”,
Alexis lo osservò per alcuni secondi, “... Ti brillano
gli occhi! Senti, non è che...”, in quel momento
suonarono alla porta.
“Uh,
questa dev'essere Beckett!”, e così dicendo lo scrittore
si avviò in tutta fretta ad aprire, “Sera Beck-”
“Ciao
Rick...”
“Gina...
Ciao, entra”
La
donna entrò nell'appartamento, osservando l'abbigliamento di
Richard: “Stai aspettando qualcuno?”
“No”,
Alexis gli lanciò un'occhiataccia, “Cioè, sì...
Ma è per lavoro. Io e Beckett stiamo indagando su un tizio,
che è mio fan e ci ha invitati a una festa... Ma non posso
dirti molto sai... E' comunque un'indagine ancora in corso”
“Certo,
certo... Tu e Beckett... Senti Rick, perchè invece di evitarmi
non dici come stanno le cose e basta?”
“Lo
so che sei arrabbiata perchè non mi sono fatto sentire, ma-”
“E
cosa ti ha impedito di chiamare, Rick? O forse dovrei dire chi?”
Richard
rimase in silenzio per qualche secondo, senza sapere cosa dire,
quando bussarono: “Ehm... Dovrei aprire...”, si diresse
verso la porta.
Davanti
a sé apparve Kate, con l'abito e la collana che gli aveva
regalato quel pomeriggio. Richard rimase in silenzio ad osservarla
rapito, poi ritornò in sé, e sorridendole la salutò:
“Hey... Sei stupenda... Prego, entra”
“Ciao
Kate!”, la salutò Alexis avvicinandosi, “Aveva
ragione papà: stai d'incanto!”, esclamò.
La
detective arrossì: “Ehm.. Grazie, Alexis...”
“Beckett!
Sei stupenda!”, esclamò Martha, mentre scendeva le
scale, “Uh Gina, anche tu qui!”
“Salve
Martha...”
Kate,
accortasi della presenza della donna solo in quel momento, alzò
la mano in segno di saluto: “Ciao, Gina...”
La
bionda, in tutta risposta, la squadrò da capo a piedi e
ricambiò con un lieve cenno del capo.
“Non
vorrei aver interrotto niente di importante con il mio arrivo ma...
Castle, dovremmo andare ora... Ho già dato ordine a Ryan ed
Esposito di tenersi pronti a venire, nel caso fosse pronto il
mandato”.
“Bene...
Gina, ne parliamo domani okay?”, ma la donna lo fulminò
con lo sguardo senza rispondere, << Andiamo bene! >>.
“Divertitevi!”,
esclamò Martha.
“Madre...”,
la apostrofò Richard in segno di rimprovero.
Kate,
invece, le sorrise: “Ci proveremo!”
Sera.
Richard
e Kate arrivarono davanti alla villa di Williamson. Tutto era stato
preparato alla perfezione, c'erano persino i body-guard
e, come sempre, non potevano mancare alcuni paparazzi pronti a
scattare foto degli ospiti più importanti.
Richard
scese dall'auto e andò dal lato passeggero per aprire la
portiera a Kate, poi lasciò le chiavi al posteggiatore.
“Il
nostro amico ha fatto le cose in grande,eh?”, commentò
lo scrittore.
“Già...
Scommetto che i paparazzi li ha chiamati lui...”, replicò
la detective, parecchio irritata.
“Cosa
c'è che ti irrita tanto? Temi che pensino che stiamo insieme?”
“Sì,
ti piacerebbe...”
Mentre
stavano passando di fronte ai fotografi, Richard le cinse la vita con
il braccio e la avvicinò a sé.
Kate,
rossa in viso, gli sussurrò: “Che diavolo stai facendo?”
“Se
non ti da fastidio che lo pensino... Qual è il problema?”,
chiese in maniera chiaramente provocatoria, e si stampò in
faccia uno dei suoi sorrisi sfacciati.
Arrivati
all'entrata, ci pensò lo stesso Williamson
ad accoglierli: “Buona sera signor Castle! Sono felice di
vederla qui stasera!”, poi passò lo sguardo su Kate:
“Detective Beckett!E' assolutamente stupenda! Ma prego,
accomodatevi! E divertitevi!”.
Una
volta allontanatosi, lo scrittore si rivolse alla detective: “Ok,
quel tizio mi ha stancato! Vado a mollargli un pugno sul naso!”
Ma
la donna lo afferrò per il braccio: “Fermo, dove vai?!”
“Non
mi piace affatto come ti fissa!”
“Neanche
a me, ma abbiamo un caso da risolvere e vorrei che evitassi scenate
inutili! E poi non preoccuparti... Non è il mio tipo!”
“Lo
so, il tuo tipo è proprio di fronte a te!”, affermò
lanciandole uno dei suoi soliti sguardi.
“Come
sempre la prima cosa che si nota di te è la modestia!”,
rispose Kate sarcastica.
“Grazie!”,
disse lui, accennando un inchino.
Kate
scosse la testa sorridendo, poi tornò seria e iniziò a
guardarsi intorno, “Facciamoci vedere in giro per qualche
minuto ancora, e dopo ci avvieremo il più discretamente
possibile verso le camere...”
“Bene,
allora... Vuoi qualcosa da bere?”
“No,
sono in servizio”
“Vero...
Va bene, bevo io per te”, disse sorseggiando un cocktail,
“Certo che ha pensato proprio a tutto... Peccato che non potrà
goderselo a lungo...”, commentò guardandosi intorno.
“Pensi
che sia stato lui?”, chiese Kate.
“Sì...
Perché, tu no?”
“Sì,
lo credo anche io... Posso chiederti una cosa?”
“Certo,
dimmi”
“Ho
notato che Gina era un po' nervosa... Ti ha lanciato
un'occhiataccia!”
“...
Beh, non ha tutti i torti... Non mi son fatto sentire per una
settimana, e si è arrabbiata...”
“Giustamente,
direi!”
“Già...”,
mormorò Richard, avvicinando il bicchiere alle labbra.
“Per
un attimo ho pensato ce l'avesse con me! Mi ha a malapena salutato!”
Sentendo
quell'affermazione, a Rick andò la bevanda di traverso e
riuscì a non strozzarsi per poco.
“Hey,
tutto bene?”
“Sì”,
riuscì a rispondere l'uomo tra un colpo di tosse e l'altro,
“... Mi è andato di traverso...”, disse indicando
il bicchiere.
“Sei
sempre il solito!”, Kate diede un'occhiata in giro, poi indicò
Williamson con la testa: “Il padrone di casa è impegnato
con altri ospiti...”
“...
E' il momento di dare una sbirciatina in giro...”, disse Rick
completando la frase della detective.
Salirono
le scale il più velocemente possibile, per poi ritrovarsi in
un largo corridoio con decine di stanze sia sul lato destro che
sinistro.
“Bene!
Da dove iniziamo?”
“Non
ne ho idea... Io vado nella prima a destra, tu in quella a sinistra”
“Okay”
Dopo
alcuni minuti, i due uscirono dalle stanze.
“Non
ho trovato niente, tu?”, chiese lo scrittore.
“Nemmeno
io... Okay, proviamo con le seconde due”, rispose la detective
dirigendosi verso la porta successiva; dopo pochi secondi si ritrovò
Rick nella stanza.
“La
mia era il bagno...”, disse con disappunto.
“Castle,
mi hai fatto prendere un colpo!!!”, esclamò lanciandogli
uno dei cuscini adagiati sul letto.
Lo
scrittore si protesse il volto con le braccia:”Ahi!”
“Smettila
di frignare, era solo un cuscino”
L'uomo
prese il cuscino da terra e lo rimise sul letto, poi si diresse verso
un armadio. D'un tratto Kate lo sentì esclamare:” A-ah!
Lo sapevo!”
La
detective si voltò a guardarlo speranzosa: “Hai trovato
la pistola?”
Rick
si voltò: “Lo sapevo che portava la parrucca!”,
disse mostrandogliene una con soddisfazione.
La
donna lo guardò perplessa: “A volte mi chiedo perché
continuo a portarti con me...”
“Perché
non puoi farne a meno!”, replicò lui con convinzione.
Dopo
un ulteriore controllo, uscirono dalla stanza senza alcun risultato.
“Dove
diavolo ha messa quella maledetta pistola?”
“Non
ne ho idea, so solo che... Aspetta...”
“Cosa?”
“Ssh...
Lo senti?”
La
detective rimase alcuni secondi in silenzio, poi disse:“Sta
arrivando qualcu-”, non fece neanche in tempo a finire la frase
che lo scrittore la spinse fino a sbatterla al muro opposto del
corridoio, “-no...”
Kate
aveva la schiena appoggiata alla parete; di fronte a lei Richard,
così vicino che quegli occhi ormai le sembravano grandi quanto
l'oceano. Più il rumore dei passi si avvicinava, più
lui si faceva vicino... Aveva la sensazione che il cuore stesse per
uscirle dal petto... L'uomo le osservò le labbra per alcuni
secondi, la detective lo vide avvicinarsi sempre più
velocemente... Chiuse gli occhi in attesa che il momento arrivasse...
Quando lo sentì sussurrarle all'orecchio: “Io rimango
così, tu fai qualche risatina e vedrai che chiunque sia non
farà caso a noi...”
Kate
aprì gli occhi... Non sapeva definire ciò che provava
in quel momento... Delusione?
Finalmente
i passi si materializzarono: Kate vide avvicinarsi all'inizio del
corridoio un uomo alto, barba lunga, capelli mossi scuri. Peccato che
il respiro di Richard sul suo collo la distraesse parecchio. La
detective cercò di concentrarsi e osservò il tizio
evitando di farsi scoprire: “E' un uomo”, informò
lo scrittore.
“Okay,
sorridi, dì qualcosa... Penserà che stiamo
flirtando...”
<<
Bene! >>, pensò la donna alzando gli occhi al cielo, “Si
sta avvicinando...”, mormorò.
Richard
mise la mano dietro la schiena di Kate e la avvicinò
delicatamente a sé; poi piegò leggermente la testa di
lato e le sfiorò il collo con le labbra.
<<
Oh, mio Dio... Kate! Concentrati! >>, l'uomo era ormai quasi di
fronte a loro, così la donna iniziò a fare ciò
che Rick le aveva ordinato, “Dai, smettila!”, esclamò
in una risatina.
“E'
di fronte a noi?”, le sussurrò lui all'orecchio.
“Sì”,
rispose lei sorridendo. Ma quando l'uomo le passò davanti, si
accorse che la stava fissando. I loro sguardi d'un tratto si
incrociarono... Lui affrettò il passo e si allontanò,
mentre Kate sentì come una strana sensazione... <<
Perché mi sembra di averlo già visto?... >>
“E'
andato via?”, la domanda di Richard la riportò alla
realtà.
“Sì...”
Lo
scrittore si allontanò leggermente da lei, continuando a
tenerle la mano sulla schiena. Si guardarono in silenzio per alcuni
secondi, poi lo scrittore allungò l'altra mano verso il viso
della donna, portandole delicatamente una ciocca ribelle dietro
l'orecchio: “Ti si è un po' guastata l'acconciatura...”
“Se
avessi evitato di sbattermi al muro!”, replicò lei,
liberandosi dall'abbraccio di lui, “E un'altra cosa... Lo vedi
questo braccio? Se non impari a tenerlo al suo posto... Non ti darò
il tempo di farlo guarire del tutto, perchè te lo spezzerò
di nuovo! Intesi?”
“Mmm...
Perché non ammetti che ti è piaciuto?”
“Come
scusa?!”
“Non
negare: quando ti ho sfiorato il collo con le labbra ti è
venuta la pelle d'oca e mi hai stretto il braccio con la mano
destra...”
<<
Cavolo, non me ne sono resa conto! >>, pensò la
detective imbarazzata.
“...Stavi
morendo di desiderio!”, disse lui tutto tronfio.
Le
guance di Kate diventarono rosso fuoco: “Tu!... Spaccone che
non sei altro, io quel braccio te lo spez-”, ma non poté
terminare la sua minaccia, che squillò il cellulare,
“Pronto?”, disse continuando a lanciare occhiatacce a
Castle, che nel frattempo le mostrava incurante la sua faccia
strafottente.
“E
cosa aspettate? Sbrigatevi!”, esclamò per poi
riagganciare.
“Chi
era?”
“Ryan
ed Esposito... Stanno arrivando con il mandato”.
Kate
e Richard ritornarono a mischiarsi tra gli ospiti della festa proprio
nell'attimo in cui Ryan ed Esposito si presentarono all'entrata. I
body-guard non volevano farli entrare perchè non presenti
sulla lista, ma quando i due mostrarono il distintivo, si fecero da
parte per farli passare.
Il
signor Williamson si diresse verso i due agenti: “Sono
spiacente, ma non siete autorizzati ad entrare, questa è una
festa privata”
Esposito,
in tutta risposta, gli sventolò in faccia un foglio di carta:
“Agenti Esposito e Ryan... E questo è un mandato di
perquisizione per la sua abitazione”
Mentre
i due si avviavano verso le scale con la detective e lo scrittore,
Williamson cominciò a sbraitare: “Voi non avete nessun
diritto di perquisire la mia casa!!! Dovete avete intenzione di
andare?!?”, facendo voltare tutti i presenti.
Dopo
un'ora passata a perquisire la villa, Kate e gli altri tornarono al
piano di sotto, dove ormai non era rimasto nessuno oltre il padrone
di casa e alcuni agenti. La detective portava in mano una busta
trasparente contenente una semiautomatica calibro 3,5 mm. La lasciò
sospesa davanti agli occhi di Williamson: “L'aveva persa,
eh?... Ah no, mi correggo: gliel'avevano rubata!”
“Beh,
sembra che il ladro gliel' abbia restituita!”, esclamò
Richard in tono sarcastico.
Ryan
si avvicinò all'uomo: “Signor Williamson, la dichiaro in
arresto per l'omicidio di George Hilton” , disse mettendogli le
manette.
Nell'attimo
in cui l'agente passò di fronte a Kate insieme all'uomo,
quest'ultimo si voltò verso di lei con aria minacciosa: “Io
starei molto attenta se fossi in lei... Detective Beckett...”
Kate
e Richard si fissarono per qualche secondo con preoccupazione, “Che
diavolo intendeva quel viscido??”, chiese lo scrittore.
Kate,
guardando l'arrestato mentre si allontanava, rispose: “... Non
ne ho idea...”.
Lo
scrittore e la detective si stavano avviando verso l'automobile,
quando il cellulare di Kate iniziò a squillare. La donna lo
prese e guardò la schermata: “E' mio padre, devo
prendere la chiamata! Tu vai pure a prendere l'auto, io ti aspetto
qui”
“Forse
è meglio se ti aspetto... Non vorrei che le minacce di quel
tizio avessero del fondamento...”
“Castle,
anche se ci fosse qualcuno pronto ad aggredirmi, saprei cavarmela da
sola, non credi?”
Richard
rimase in silenzio per qualche secondo: non era ancora convinto che
lasciarla da sola sarebbe stata una buona idea.
“Castle...
Vuoi andare o devo prenderti a calci nel sedere?”, e con la
mano gli fece segno di andare, poi rispose al telefono, “Papà?...
Ciao, come stai?”
Dopo
qualche minuto un furgone bianco si avvicinò al marciapiede.
Le porte posteriori si aprirono all'improvviso e Kate vide Richard...
Dietro di lui un uomo che gli puntava una pistola alla testa. Kate
riattaccò e provò a prendere la pistola dalla borsa, ma
l'uomo misterioso urlò: “Prendi la pistola e il tuo
amico è morto!”
“Chi
sei?”
“Ma
come, non mi riconosci?”
Kate
lo osservò per qualche secondo: “Tu... Ci sei passato
davanti nel corridoio stasera!”
“Kate,
questo è il tizio che voleva ucciderti!”, esclamò
lo scrittore.
“Mmm...
Sei troppo sveglio per i miei gusti...”, l'uomo colpì
Castle sulla testa col calcio della pistola.
“NO!”,
Kate non riuscì a trattenere l'urlo vedendo Richard cadere
privo di sensi.
“Ora...
Tu vieni con me! Altrimenti il tuo amico lo lascio per strada con una
pallottola piantata nel cervello... E tu non lo vuoi, vero?”
“Voglio
che tu lo lasci andare...”
“Spiacente,
ma il tizio mi ha riconosciuto, e appena si riprenderà
avviserà i tuoi amici poliziotti, quindi non se ne parla.
Ora... Che ne dici di buttare a terra la borsa che hai in mano con la
bella pistola che c'è dentro e seguirmi? E ti avverto: prova a
scappare e gli buco la testa!”, disse indicando Castle, ancora
svenuto.
Kate
rimase per qualche secondo ad osservare in silenzio l'uomo che in
quel momento le puntava l'arma contro.
“Allora?!
Sbrigati o lui muore!”, disse ripuntando la pistola su Castle.
Kate
passò lo sguardo su Richard, poi in silenzio prima buttò
la borsa, poi salì sul furgone.
“Brava
detective!”, e così dicendo il tizio misterioso scese e
chiuse le porte dall'esterno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** The Crow & the Butterfly - Parte 1 ***
Scusate se vi ho fatto aspettare così
tanto tempo, ma l'università e altri impegni mi hanno tenuta
lontana dalla fan fiction. Spero che questo capitolo sia di vostro
gradimento!:)
“Ehi... Ti sei svegliato
finalmente...”, furono le prime parole che udì Richard
quando riprese conoscenza.
“Ciao...”, rispose l'uomo
a Kate guardando il suo volto dal basso: lo scrittore era disteso con
la testa appoggiata sulle gambe di lei, “Mmm... Ahi...”,
mugugnò Rick, e posando la mano sulla parte dolorante, si
accorse che la detective gli teneva la mano sulla testa. Il contatto
tra le due mani si prolungò per qualche secondo, mentre i due
si guardavano dritto negli occhi, in silenzio... Poi Kate sfilò
la mano da quella di Rick e si schiarì la voce: “Ricordi
quello che è successo?”
“Sì”, rispose lo
scrittore mettendosi a sedere, “Quel... Quel tizio mi ha
sorpreso da dietro e mi ha trascinato nel suo furgone... Poi mi ha
dato una botta in testa... Immagino che ti abbia costretta a salire
minacciando di uccidermi...”
“Già...”
“Mi dispiace...”
“No, dispiace a me... E' con me
che ce l'ha ed è colpa mia se sei rimasto coinvolto in questa
storia...”
“Sarei rimasto comunque
coinvolto: non ti avrei mai lasciato andare da sola con quello...”
La detective si voltò a
guardarlo, sul viso di lui un'espressione che non aveva mai visto:
riusciva a percepire la serietà in ciò che aveva detto,
e la preoccupazione che ne traspariva. Dal modo in cui la guardava si
capiva chiaramente che Castle aveva paura di qualcosa... <<
Paura di cosa? >>, si chiese Kate mentre sosteneva lo sguardo
di lui... Passarono alcuni secondi di interminabile silenzio mentre,
nella poca luce che entrava dal retro del furgone, i due continuavano
a guardarsi.
“Kate...”, Richard ruppe il
silenzio pronunciando il nome della donna che ormai da tempo non
riusciva più a togliersi dalla testa... Lo scrittore cominciò
ad avvicinarsi lentamente... La detective sentiva lo stomaco in
subbuglio, il cervello che le urlava di allontanarsi, ma non ci
riusciva... Rimase immobile per qualche attimo poi, come guidata
dalla volontà di qualcun altro, avvicinò il suo viso a
quello di lui... Quando le porte del furgone si aprirono.
Contemporaneamente, loft di Richard.
“Allora, mi dica cosa è
successo”, chiese Ryan a Martha, seduta sul divano insieme ad
Alexis.
La donna, visibilmente preoccupata
rispose: “ Ho chiamato Richard poco meno di un'ora fa e
all'improvviso, mentre eravamo al telefono, l'ho sentito urlare
qualcosa del tipo 'Chi sei, cosa vuoi?', e poi...”, la donna
fece un respiro profondo, “... Poi... La comunicazione si è
interrotta...”.
In quel momento, il cellulare
dell'agente squillò, “Scusate...”, disse rivolto
alle due donne e si allontanò per rispondere, “Ryan.”
“Ehi”, rispose Esposito
all'altro capo del telefono; il poliziotto si trovava a poca distanza
dalla villa di Williamson... Nella mano sinistra la borsa di Kate.
Ryan si voltò per un secondo a
guardare Martha ed Alexis: “ Credi che quel Williamson c'entri
qualcosa? Quelle minacce verso Beckett non mi sono piaciute per
niente”.
“Non lo so, ma ho un cattivo
presentimento... Credo che sia meglio fargli qualche domanda”
“Okay, tu torna al distretto, io
ti raggiungo fra poco”, l'uomo riattaccò e si sedette di
fronte alla madre e alla figlia di quello che ormai era uno dei suoi
amici più cari: “Mi ha appena telefonato Esposito...
Crediamo che Castle e Beckett siano stati rapiti...”
Alexis, in stato di shock, si coprì
il volto con le mani, mentre Martha le carezzava la testa nel vano
tentativo di calmarla.
Ryan si avvicinò alla ragazzina
e le poggiò una mano sulla spalla: “Alexis, non devi
preoccuparti: il fatto che tua nonna ci abbia chiamati subito è
molto importante, ci permetterà di rintracciarli molto più
facilmente. Vedrete che Rick tornerà a casa sano e salvo”.La
figlia di Richard alzò lo sguardo verso il poliziotto, gli
occhi arrossati dal pianto, “... Te lo prometto”, le
disse, mostrandole un lieve sorriso.
“Forza, scendete!”, urlò
l'uomo misterioso.
Kate e Richard, con la pistola puntata
contro, non poterono fare altro che obbedire. I due si ritrovarono
davanti a una vecchia fabbrica abbandonata alla periferia della
città.
“Tenete le mani in alto, bene in
vista”, ordinò l'uomo ai due, che fecero ciò che
gli era stato detto, “E ora lentamente dirigetevi verso
l'entrata”.
Richard sentì Kate schiarirsi la
gola una volta... Due... La terza volta lo fece in maniera
particolarmente forte... Castle capì che doveva voltarsi a
guardarla: la donna gli fece un cenno con la testa; lo scrittore capì
che la detective avrebbe fatto qualcosa ma non sapeva cosa e nemmeno
quando l'avrebbe fatto.
“Ehi, tu!”, esclamò
il tizio rivolgendosi a Kate, “Niente scherzi... O il tuo
fidanzato qui muore”, continuò, puntando l'arma contro
la testa di Richard. La donna gli lanciò un'occhiata di
disprezzo e in silenzio cominciò ad avviarsi verso l'edificio.
Dodicesimo distretto della Polizia di
New York.
Stanza interrogatori.
Ryan ed Esposito erano seduti di fronte
all'uomo che avevano arrestato poco meno di due ore prima:
Williamson.
Esposito si allungò in avanti
verso l'uomo, rompendo il silenzio: “Allora, signor
Williamson... Abbiamo una buona e una cattiva notizia per lei...
Quale vuole ascoltare per prima?”, la risposta fu il silenzio,
“... Bene... Vorrà dire che sceglierò io... Anzi,
no: scegli tu Ryan”
“Io partirei con la cattiva... Mi
dispiace dirle, anche se ormai credo se ne sia già reso conto,
che verrà processato per l'omicidio del signor Hilton. Avrebbe
dovuto sbarazzarsi di quella pistola... Per non parlare delle minacce
rivolte alla detective Beckett... Tutto ciò potrebbe costarle
parecchi anni di carcere... E non credo che lei sia un tipo a cui
piaccia stare al fresco”
“... Quindi, ecco in arrivo per
lei la buona notizia: se collabora, potremmo trovare un accordo con
il suo avvocato...”, continuò Esposito.
“Aaaah... Ho capito dove volete
arrivare... E' successo qualcosa alla cara detective Beckett”,
disse l'uomo con un ghigno stampato in faccia.
Esposito si alzò di scatto e
afferrò Williamson per la maglia:“Brutto figlio di
puttana, dicci tutto quello che sai, altrimenti-”, ma l'agente
fu bloccato dal collega che riuscì a calmarlo e farlo sedere
di nuovo.
Williamson, decisamente intimorito dal
corpo a corpo con Esposito, decise di collaborare: “Okay, va
bene...”, disse aggiustandosi la maglietta con mani tremanti,
“... Cosa volete sapere?”.
Mentre si allontanavano dal furgone,
Kate cominciò a spostarsi in maniera impercettibile, di modo
che il rapitore si trovasse appena dietro di lei. Richard, intanto la
osservava in attesa che la donna facesse la sua mossa.Tutto accadde
in fretta: la detective riuscì a sferrare una gomitata nello
stomaco del rapitore, facendolo indietreggiare di alcuni passi. Poi,
con un calcio gli tolse la pistola; la donna l'afferrò e la
puntò contro l'uomo, ancora piegato in due per il colpo
ricevuto: “ Dammi le chiavi del furgone!!!”, urlò
Beckett, ma il tizio barbuto non obbedì, “Le chiavi ho
detto!!!”. Dopo qualche secondo di esitazione il rapitore mise
la mano in tasca, estrasse le chiavi e stese il braccio in direzione
della detective. Kate afferrò le chiavi e, senza staccare gli
occhi dal deliquente, si rivolse a Richard: “Castle, vieni qui.
Prendi le chiavi e fai partire il furgone, io intanto lo chiudo nel
retro”.
Ryan ed Esposito scesero dalla volante
insieme ad altri poliziotti: di fronte a loro una vecchia fabbrica
abbandonata, alla periferia della città. Proprio come aveva
indicato Williamson.
“Hey, guarda qui!”, Ryan
fece qualche passo in avanti e si abbasso per prendere qualcosa, poi
si voltò verso Esposito con un oggetto tra le mani, “E'
il cellulare di Castle!”.
“Williamson ha detto la verità,
quel tizio li ha portati qui... Ma credo siano andati via”,
disse indicando al collega le impronte di pneumatico sul terreno,
“Vanno da quella parte”.
“Ragazzi,voi restate qui, noi
cerchiamo di trovare il furgone”, esclamò Esposito agli
altri agenti, mentre con Ryan rientrava in auto.
Kate aveva gli occhi fissi
sull'asfalto, le mani che stringevano forte il volante del furgone,
la mascella serrata. Richard la osservava in silenzio. Tutto ciò
era decisamente un deja-vù per lui: gli era già
capitato di vederla guidare in quel modo e ciò indicava che
era scossa... Arrabbiata... Certo, quella volta lo era a causa sua,
stavolta però sapeva di non avere niente a che fare col suo
stato d'animo. Ma non sopportava di vederla così, voleva che
ne parlasse con lui, sperava che in questo modo potesse sentirsi
meglio almeno in parte. In più stava guidando a una velocità
assurda e non voleva che si uccidessero in un'incidente d'auto dopo
essere riusciti a disarmare quel tizio!
“Kate, rallenta! Non siamo a una
corsa di Formula 1!”, ma non ricevette alcuna risposta. Brutto
segnale... Decise di sdrammatizzare, “Sai, vederti sferrare
quel calcio con addosso quel vestito elegante è stato...
Parecchio sexy! Sembrava la scena di un film di spie!”
Finalmente la detective accennò
un sorriso e Richard non poté non fare altrettanto; dopo
qualche secondo di interminabile silenzio, lo scrittore riprese:
“...Come ti senti?”
Kate esitò, poi rispose: “A
dire la verità...”
“... Un po' sottosopra?”,
chiese lui completando la frase al posto suo.
La donna si voltò a guardarlo
negli occhi... Quell'uomo ormai le leggeva nel pensiero: “Già...
Ho nel retro di un furgone un tizio che probabilmente ha a che fare
con la morte di mia madre... Pensavo che non sarei mai arrivata così
tanto vicina alla soluzione del suo omicidio... E invece arrivi tu
con la tua voglia di investigare”, gli sorrise, “...
All'inizio avrei voluto ucciderti!”
Richard sorrise di rimando: “Sì,
lo so... E avevi tutte le ragioni per farlo: sono stato un po'
invadente... Ma non riuscivo ad accettare che una persona fantastica
come te dovesse vivere con questo dolore, questo... Questo peso del
non poter sapere... Non capivo perchè una come te avesse
rinunciato a combattere per la verità...”, i suoi occhi
erano due fari nella notte ed erano puntati su di lei.
Kate sentì il suo sguardo
addosso e si voltò a guardarlo: una sensazione che non
riusciva a descrivere le strinse lo stomaco; rivolse lo sguardo alla
strada: “Posso chiederti una cosa?”, chiese dopo qualche
secondo di silenzio.
“Certo”
“Quando eravamo nel furgone...
Ho... Ho come avuto la sensazione che avessi paura di qualcosa,
mentre mi parlavi...”
“Avevo... Avevo paura di
perderti...”
Kate sentì rimbalzare quelle
parole dal cervello, allo stomaco, al cuore: si voltò di nuovo
a guardarlo, stupita da quelle parole e dalla semplicità con
cui lui lo aveva ammesso...
<< Kate, fatti forza e parla! >>,
fu tutto ciò che la donna sentì gridare nella sua
testa.
“Richard...”, l'uomo la
osservava in silenzio, “... Senti, io...”,ma proprio nel
momento in cui aprì la bocca per poter dare voce a tutto
quello che avrebbe voluto dirgli,le sue parole furono interrotte
dall' urlo improvviso di lui, mentre indicava qualcosa al di là
del finestrino: “KATE!!!”.
La donna non fece in tempo a voltarsi:
ci fu uno schianto, poi il buio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** The Crow & the Butterfly - Parte 2 ***
La prima cosa che Kate vide, quando
aprì gli occhi, fu un soffitto bianco. Abbassando lo sguardo
notò una porta e affianco ad essa un tavolino con sopra vasi
pieni di fiori. Si rese conto di essere distesa in un letto, ma di
sicuro non era il suo.
Girò lentamente la testa di lato
e si accorse della presenza di una persona. Era un uomo, seduto su
una poltrona, con la testa appoggiata sul letto e una mano che
stringeva la sua.
<< Ecco cos'era quella sensazione
di caldo sulla mano... >>, pensò la donna. Nonostante le
risultasse faticoso, cercò di mettersi in una posizione più
eretta e di mettere a fuoco per capire chi fosse quella sagoma che le
teneva la mano.
“Castle?”, chiese con
sorpresa, quando si accorse che era proprio lo scrittore quello
addormentato accanto a lei. L'uomo, però, non rispose, voltò
semplicemente il viso verso Kate, ancora addormentato. La detective
lo osservò per alcuni secondi in silenzio e non poté
fare a meno di sorridere: era così carino addormentato sulla
poltrona mentre le teneva la mano... Non sapeva perchè ma le
ricordava un cucciolotto... Un po' cresciuto!
Rimase in silenzio ancora per alcuni
attimi, poi decise di svegliarlo: “Castle... Castle... Richard,
svegliati”, gli disse mentre muoveva la mano sotto la sua nel
tentativo di destarlo dal sonno.
“Eh?Cos- chi è??”,
esclamò lo scrittore, scosso dal risveglio improvviso,
“Beckett, ero appena riuscito ad addorment-”
In quel momento la donna vide Richard
fermarsi di colpo, sbattere più volte le palpebre per poi
sgranare gli occhi; la fissava con un'espressione strana: sembrava
sorpreso... Ma anche preoccupato e... Era un'impressione o aveva gli
occhi lucidi?
“Kate? Kate!! Sei sveglia!”,
lo scrittore cominciò ad agitarsi sulla poltrona, le prese la
mano e la strinse forte.
Kate continuava a non capire: “Ehm...
Sì... Perché non dovrei?”, rispose passando lo
sguardo dalle loro mani al viso di lui.
“Allora non ricordi! Kate...”
“Hey!!! Perché ho una
flebo attaccata al braccio?? Sono...”
“... In ospedale, Kate. Non
ricordi proprio niente?”, le chiese lui preoccupato.
“No... Ho solo un gran mal di
testa...”, rispose lei confusa.
“Credo sia meglio che vada a
chiamare il dottore ora”, disse l'uomo alzandosi dalla
poltrona, “ti spiegherò tutto dopo, okay?”
“Bene, sembra sia tutto okay e la
cosa è alquanto sorprendente!”, disse il medico
sorridendo, “L'unico problema sembra essere questo vuoto di
memoria, giusto?”, chiese poi voltandosi verso Richard.
“Sì, quando si è
svegliata era... Confusa”, affermò lo scrittore.
“Ricordo solo che quel tizio ci
aveva rapiti”, intervenne Kate, “ma sono riuscita a
togliergli le chiavi del furgone e stavamo andando in centr-”,
in quel momento, un'immagine apparve come un flash nella sua mente:
Lei col viso rivolto verso Rick, è sul punto di dirgli
qualcosa quando all'improvviso lo scrittore urla il suo nome... Poi
uno schianto fortissimo... Nient'altro...
La detective rimase in silenzio per
alcuni secondi, poi rivolse lo sguardo allo scrittore: “Cos'era
quello schianto? Che ne è stato del rapitore?... E cosa hai
fatto alla mano??”, chiese preoccupata. Si era resa conto solo
in quel momento che l'uomo aveva la mano destra fasciata.
Richard si voltò verso il
medico: “... Credo proprio che stia iniziando a ricordare”
“Bene, è un buon segno!
Credo che dobbiate discutere di alcune cose, quindi vi lascio soli.
Verrò più tardi per effettuare altri controlli. E non
rimanga per più di dieci minuti, va bene? La paziente ha
bisogno di riposo”, disse il medico ammonendo Castle.
Una volta andato via, i due rimasero
soli nella stanza. Richard era in piedi di fronte al letto di Kate...
Incrociò il suo sguardo... Si guardarono in silenzio fin
quando la detective non decise di riprendere il discorso: “Allora?”
Lo scrittore si avvicinò,
prendendo posto sulla poltrona; la guardò dritto negli occhi:
“Kate... Abbiamo avuto un incidente stradale... Un camion ci è
finito addosso e il furgone si è capovolto... Per fortuna Ryan
ed Esposito ci stavano seguendo e non appena hanno visto cos'era
accaduto, hanno chiamato i soccorsi... Io ne sono uscito con una
leggera commozione e un taglio alla mano... Tu... Tu...”,
rimase in silenzio per qualche secondo: il ricordo di quegli attimi
lo provava ancora... Fece un respiro profondo, poi riprese a
parlare, “ … Eri più grave... Sei stata in
coma...”
“In coma?!”, Kate era
scioccata; deglutì, “Per quanti giorni?”
“Una settimana...”
La detective sentì come se
qualcuno le avesse dato un pugno in pieno stomaco... Aveva rischiato
di morire... Era stata in coma, con la possibilità di non
svegliarsi più... Avrebbe potuto non rivedere più suo
padre... Ryan, Esposito, Lanie e tutti quelli del distretto...
Castle... Un altro colpo allo stomaco...
“E il rapitore?”, ricordò
all'improvviso. Quell'uomo era al momento l'unica persona che poteva
aiutarla a risolvere l'omicidio della madre. Ma quando vide
l'espressione di Richard alla sua domanda, capì: l'uomo scosse
lievemente la testa: “Il camion ha colpito in pieno il retro
del furgone dal lato sinistro... E' morto sul colpo... Mi dispiace,
Kate...”
[Barcelona-
Get up]
Gli occhi della detective iniziarono a
riempirsi di lacrime, la rabbia e la disperazione a riempirle il
cuore: “Maledizione!!”, esclamò battendo il pugno
sul letto, “Maledizione, maledizione, malediz-”, i
singhiozzi ormai coprivano le parole, le lacrime le rigavano il viso.
Richard sedette sul letto e la strinse
forte a sé, “Fai un respiro profondo... Respira...”,
Kate fece quello che lo scrittore le stava dicendo... Respirò
e lentamente poggiò il viso e le mani contro il petto di
lui... Chiuse gli occhi... Andava decisamente meglio... Ma proprio in
quel momento si rese conto della situazione che si era venuta a
creare: lei e Richard erano pericolosamente vicini; sentiva il calore
del suo corpo, avvolta dal suo odore... Si allontanò, ma
quando alzò lo sguardo ritrovò quello dell'uomo a pochi
centimetri da lei: quegli occhi azzurri la stavano fissando... E in
un modo che la faceva star male... Voleva distogliere lo sguardo ma
non ci riusciva, era come ipnotizzata... Sentiva il suo respiro sul
viso...
Richard non riusciva a staccarle gli
occhi di dosso. Aveva rischiato di perderla, il solo pensiero lo
aveva tormentato per una settimana. Aveva deciso che se si fosse
svegliata, non avrebbe più trovato scuse, non avrebbe più
esitato, avrebbe agito...E ora aveva l'occasione per farlo...
“Kate, questa settimana è
stata dura per tutti noi... Per me... Vederti per giorni su quel
letto, parlarti sperando che ti svegliassi... Tante volte mi sono
alzato nel cuore della notte pensando che fossi... E invece bastava
voltarmi per vederti ancora lì...”
“Sei rimasto qui di notte?”,
chiese Kate sorpresa.
“Sì... Ho provato a far
rimanere tuo padre a casa per riposare un po' ma sono riuscito solo a
convincerlo a fare a turno... Verrà a trovarti tra poco...”
Kate sorrise: “Castle... Grazie”
Richard la osservò in silenzio:
il suo sorriso... Gli era mancato tanto durante quella settimana...
Troppo... “Kate, io... Quello che volevo dire è...”
La detective attendeva in silenzio le
sue parole... Il cuore batteva forte...
“Kate, tu non ha idea di quanto
io...”x
“Kate! Come ti senti cara?”,
una voce femminile proveniente dalla porta fece voltare i due: era
Martha.
Richard alzò gli occhi al cielo:
<< Madre, ma... Maledizione!!! >>
Lo scrittore si allontanò per
permettere alla donna di salutare Kate.
“Cara, sono così contenta
che tu stia bene!”, esclamò Martha abbracciando la
detective.
“Grazie... E io sono contenta di
vederti”, rispose Kate sorridendo.
“Salve, madre... Tempismo
perfetto!”,
disse tra i denti Castle.
“Come?”
“Niente, lascia perdere”.
Gli occhi si aprirono lentamente...
Bruciavano... La vista era molto debole. Richard si sentiva stordito
e la poca luce non aiutava a vedere meglio.
“Dio, che mal di testa!”,
esclamò debolmente; provò a muovere la mano per
portarla alla fronte, ma un dolore atroce lo bloccò: un pezzo
di vetro gli si era infilato nel dorso della mano destra, ma
fortunatamente non sembrava una ferita molto profonda: avrebbe potuto
estrarlo da sé, ma per precauzione decise di lasciare il
frammento dove si trovava fino all'arrivo in ospedale... Ospedale...
Perché il vetro del furgone era rotto? E perché il
furgone si era rovesciato?Dov'era...
“Kate!!”
La detective era seduta sul sedile del
guidatore, priva di sensi... La testa di lato, quasi a toccare la
spalla... Aveva un taglio appena sopra il sopracciglio da cui era
uscito del sangue che le aveva rigato la guancia di rosso...
“Kate!, urlò Richard,
“Kate, svegliati!”
“Papà!”
La voce si affievoliva sempre di più:
“Kate... Ti prego!”
“Papà!!”
Lo scrittore si voltò: Alexis lo
stava fissando con un'espressione interrogativa e preoccupata
insieme, “Papà? Va tutto bene?”
Il padre le rispose annuendo
debolmente, ma non parlò.
“... Sei spaventosamente
silenzioso oggi!”, esclamò la ragazzina prendendolo un
po' in giro; poi cambiò espressione, “... E' successo
qualcosa a Kate?”
“No, no. Sta bene... O almeno
spero, visto che l'ho appena lasciata in compagnia di tua nonna”,
rispose lui mostrando un lieve sorriso.
Alexis ridacchiò: “Credo
che Kate sia abbastanza forte da poter sopravvivere a una visita
della nonna!”
“Già...”, Richard
sembrava sovrappensiero.
“Papà... A cosa stavi
pensando prima?”
“Io... Niente, tesoro”,
Richard non voleva che la figlia si preoccupasse per lui. Aveva già
permesso troppe volte che accadesse... Ma come al solito, lei aveva
capito tutto e lui aveva bisogno di parlare con qualcuno...
“Niente?? Sei uno dei peggiori
bugiardi che abbia mai conosciuto! Una volta eri più bravo,
sai?” , replicò la ragazzina cercando di sdrammatizzare
un po', “Da quando tu e Kate avete avuto quell'incidente non
sei più te stesso, e so che vorresti parlarne con qualcuno...
E so anche che non vuoi farlo con me perchè sei protettivo nei
miei confronti,ma-”, Richard si alzò all'improvviso dal
divano e strinse la figlia tra le braccia, impedendole di terminare
la frase.
“Non so cos'ho fatto per meritare
una figlia come te”
“Niente! Sei solo il padre
migliore del mondo... Anche se ti comporti da dodicenne!”,
esclamò Alexis trattenendo una risata.
Richard si staccò dall'abbraccio
e guardò la figlia fingendo di essere offeso: “Grazie,
figlia!”
Alexis in tutta risposta gli fece la
linguaccia, poi sorrise e sedette sul divano: “Allora... Ti va
di parlare?”, chiese battendo dei piccoli colpi sul posto
accanto al suo.
Richard accettò l'invito e prese
posto accanto alla figlia; esitò per qualche istante, poi
iniziò a parlare: “Stavo... Stavo ricordando il momento
in cui mi sono svegliato dopo l'incidente... La mano faceva un male
cane, non ricordavo quasi nulla... Poi all'improvviso tutto è
tornato a galla e la prima cosa che ho fatto è stata
controllare che Kate stesse bene... E invece era lì accanto a
me, priva di sensi... E io non potevo far niente. E questa settimana
in ospedale...”.
Richard si voltò a guardare la
figlia negli occhi, “Mi dispiace di non essere stato molto
presente a casa in questi giorni, ma proprio non me la sentivo di
lasciare l'ospedale...”
“Non devi scusarti, papà”,
replicò Alexis prendendo le mani del padre tra le sue, “Io
avrei fatto lo stesso per la persona che amo”.
Richard sgranò gli occhi,
sorpreso dalle parole della figlia; la ragazzina gli lanciò
uno sguardo complice e mostrò uno dei suoi dolci sorrisi. Lo
scrittore osservò per qualche silenzioso momento la sua
piccola grande Alexis, poi non poté fare a meno di ricambiare
il suo sorriso.
Sera dopo, ospedale.
Richard arrivò alla stanza di
Kate: Lanie, Ryan ed Esposito erano venuti a trovarla e in quel
momento stavano ridendo.
<< Ryan ne avrà detta una
delle sue >>, pensò lo scrittore sorridendo.
“Hey!”, esclamò Kate
all'improvviso, con lo sguardo rivolto alla porta; gli altri si
voltarono e salutarono lo scrittore non appena lo videro: “Heilà,
Castle!”
“Beckett ci aveva detto che eri a
casa a riposare, ma dall'aspetto orribile che ti ritrovi, presumo tu
non l'abbia fatto!”, lo prese in giro Esposito.
“Ha-ha! Che simpatico”,
rispose stizzito Rick.
“Esposito ha ragione: non ti
avevo espressamente ordinato di andare a casa e recuperare qualche
ora di sonno?”, intervenne Kate.
“Credimi ci ho provato, ma non ci
sono riuscito...”, rispose lo scrittore.
“La rottura con Gina ti porta via
il sonno?”. Ryan e il suo tempismo perfetto.
Kate si voltò di scatto verso
l'agente dagli occhi azzurri, “Come scusa?”, il pensiero
che quelle parole potessero essere vere fece contorcere lo stomaco
alla detective. Si voltò verso Richard in attesa di una sua
conferma.
“Ehem... Scusate, ma io devo
andare in bagno”, disse Lanie all'improvviso, poi diede una
leggera gomitata ad Esposito, “Ragazzi, voi due non volevate
prendervi un caffè?”
L'agente si alzò: “Già,
ne abbiamo proprio bisogno prima di tornare al lavoro. Vero Ryan?
Ryan?”
“A dire la verità,io-”,
ma prima che il poliziotto potesse rispondere, il collega gli diede
uno schiaffo sulla nuca, “Ahi! Ma che...??”, Ryan si
voltò a guardare Esposito e quando vide la sua occhiataccia,
finalmente sembrò capire, “ Aaah, sì! Ora che ci
penso, ho proprio bisogno di un caffè di distributore”.
Dopo che i tre furono usciti dalla
stanza, Richard e Kate si scambiarono un'occhiata perplessa.
Poi Kate non riuscì a trattenere
un risata: “Oddio, sono proprio pessimi!”
Richard sorrise: “A dir poco!”
I loro sguardi si incrociarono... D'un
tratto tornarono seri e un imbarazzante silenzio scese tra i due.
“Perché non mi hai detto
niente di te e Gina?”, disse Kate rompendo il silenzio.
“Beh... E' passato solo un
giorno da quando ti sei svegliata dal coma, non mi sembrava opportuno
darti il 'bentornata tra noi' con un 'Kate, sei sveglia
finalmente! Sai ho rotto con Gina!' ”
La detective sorrise: “Sì,
in effetti hai ragione”
“E poi... Perché ti
interessa così tanto?”
La detective sentì il viso
andare in fiamme:<< Lo sapevo! La mia reazione è stata
eccessiva, avrei dovuto far finta di niente, ma Ryan mi ha
completamente presa alla sprovvista! >>, Kate provò a
riprendere il controllo di sé, e rispose: “Io... Beh,
perché... Perché siamo amici, e gli amici parlano anche
di queste cose, no?”
Richard sembrò deluso dalla
risposta della donna: “Sì... Siamo amici...”, no,
proprio non gli andava giù quella risposta: da quella sera in
cui era andata a trovarla a casa sua erano successe tante cose,
troppe perchè si potesse ancora negare quello che c'era tra
loro. Aveva ammesso a sé stesso ciò che provava da
tempo ormai, e sapeva che Kate provava le stesse cose. Voleva solo
che finalmente lo ammettesse anche lei, “Senti Kate, io... Io
devo dirti una cosa...”, e se... E se pronunciare quelle parole
l'avesse allontanata? Avrebbe perso anche il loro rapporto
d'amicizia... Ma valeva la pena rischiare...
Kate attendeva in silenzio, il cuore
batteva forte, le mani sudate, lo stomaco sottosopra... Sapeva cosa
lui avrebbe detto di lì a pochi secondi, lo sapeva... E la
cosa la spaventava e la riempiva di gioia allo stesso tempo. Seguire
la testa o il cuore? Lo osservava mentre teneva il viso rivolto verso
il basso, mentre cercava le parole giuste...
“Quello che volevo dirti è...”,
Richard esitò qualche secondo, poi all'improvviso alzò
lo sguardo verso di lei... Sorrise, “Alexis è davvero
felice che tu stia bene, verrà a trovarti non appena tornerai
a casa... Ora devo andare. Buonanotte”.
Uscita dell'ospedale.
Richard stava per dirigersi nel
parcheggio, quando incontrò Lanie: “Hey, che ci fai qui?
Non eri in bagno?”
“Sì, ma poi ho deciso di
venire qui a prendere un po' d'aria, mentre voi parlavate”.
Sguardo indagatore.
“Okay, Lanie. Cosa vuoi sapere?”
“Di cosa avete parlato?”
“Niente, le ho detto che ho rotto
con Gina”
“E nient'altro?”
Richard rivolse al medico legale
un'espressione interrogativa: “No... Avremmo dovuto parlare di
altro?”
Lanie esitò qualche secondo poi
disse: “No no, niente! O perlomeno... Niente che io possa
dirti”
“Che cosa intendi dire? Che ti ha
detto Kate?”, chiese Richard.
Lanie sorrise tra sé e sé:
sapeva che un minimo accenno sarebbe bastato. Lo scrittore era di una
curiosità assurda; se si trattava di Kate poi...
“Okay, ma tieni presente che non
avrei dovuto dirtelo perchè voleva parlartene lei e non era
neanche del tutto sicura di volerlo fare. Quindi non azzardarti a
parlargliene a meno che non lo faccia prima lei, altrimenti mi
uccide!”
Lo scrittore si mise la mano sul petto,
“Promesso!”, disse con aria solenne.
Lanie gli lanciò un'occhiata
perplessa, poi proseguì, “Kate mi ha parlato della sera
in cui sei andato a casa sua qualche settimana fa... Del fatto che
lei fosse ubriaca, che non ricordasse niente la mattina successiva e
che tu eri nel suo letto”
“Ma sai che non è successo
niente, no?”
“Sì, come so che l'hai
'ricattata'...
E che il giorno dopo che avete risolto il caso ha ricordato
tutto...”, Lanie sganciò la bomba e rimase a guardare.
Richard sgranò gli occhi: questa
proprio non se l'aspettava. Rimase qualche secondo in silenzio, poi
si rivolse al medico legale, “Quindi... Quindi sa cos'è
successo quella sera...”, << E sa che le ho mentito >>,
disse a sé stesso.
“Sì”, rispose Lanie,
“Mi ha detto che stava pensando di parlartene, poi... E'
successo quel che è successo...”, attese ancora qualche
secondo, poi continuò, “Senti, posso chiederti un
favore?”
“Certo, dimmi pure”
“Kate domani verrà
dimessa... E voleva usare un taxi per tornare a casa!”
I due si scambiarono sguardi di
disapprovazione.
“Pessima idea, vero?”,
chiese Lanie cercando l'appoggio dello scrittore.
“Concordo”
“Mi ero offerta di accompagnarla
io, ma mi hanno appena chiamata per dirmi che domani devo rimanere
all'obitorio tutta la giornata: c'è un caso importante a cui
devo lavorare. Mi chiedevo se potevi accompagnarla tu...”, la
donna alzò lo sguardo verso lo scrittore in attesa della sua
risposta.
“Certo, ci penso io!”,
replicò lui.
“Perfetto!”, esclamò
il medico legale mostrando un sorriso che andava da un orecchio
all'altro, “Allora le dico che passi a prenderla tu! Devi
essere qui domani sera alle 20”
“Va bene! Buonanotte Lanie!”
“Notte, Castle!”, salutò
la donna mentre Richard si dirigeva verso la sua auto, <<
Missione compiuta! >>.
Sera successiva, ore 19:50. Ospedale.
Kate stava firmando le ultime carte
prima di uscire finalmente da lì. Finalmente sarebbe tornata a
casa! Da quando si era svegliata riusciva a pensare solo a casa sua
e...
“Castle!”, esclamò
la detective vedendolo arrivare dal corridoio.
“Hey! Allora, sei pronta per
tornare a casa?”, chiese lui sorridendo.
“Sì, appena Lanie arriva
prendo la borsa con le mie cose e-”
“Lanie non ti ha avvertita?”,
la interruppe Richard.
“Di cosa?”, Kate cominciò
a preoccuparsi: quella donna era capace di tutto, e in effetti
cominciava a chiedersi come Castle sapesse del suo ritorno a casa,
visto che lei non gli aveva detto niente.
“Ti accompagno io”, disse
lo scrittore.
La detective alzò gli occhi al
cielo: “Lanie”, si chiedeva cosa avesse in mente...
Richard la distolse dalle sue
congetture: “Allora, dove sono le tue cose?”
“Credo che questa sia la prima
volta che ti vedo guidare!”, disse Kate dopo averlo osservato
in silenzio per parte del tragitto.
“Non sono poi così male,
no?”, replicò lui alzando il sopracciglio e rivolgendole
uno dei suoi sguardi.
“No, non lo sei...”,
rispose lei accennando un lieve sorriso.
D'un tratto i loro volti diventarono
seri, i loro sguardi si incrociarono, rimanendo incatenati l'uno
all'altro per pochi interminabili attimi... Poi Richard rivolse di
nuovo lo sguardo alla strada.
Le porte dell'ascensore si aprirono e i
due si trovarono davanti la porta dell'appartamento di Kate.
Lo scrittore e la detective rimasero a
guardarsi in un imbarazzante silenzio.
“Ehm... Ti ringrazio per avermi
accompagnata, sei stato davvero gentile”, disse Kate per
rompere il ghiaccio.
“Oh, di niente... Sai che farei
qualsiasi cosa per te...”, rispose lui con dolcezza.
Kate rimase a guardarlo per qualche
secondo... I suoi occhi... Le sue labbra... << Okay Kate, è
ora di entrare! >>.
“Beh... Allora ci vediamo
presto...”, disse la detective cercando di liquidarlo, e mise
la chiave nella toppa della serratura.
La donna aveva aperto la porta e stava
per entrare, quando Richard la fermò: “Non... Non c'è
niente che vorresti dirmi?”
“... No...”, rispose Kate,
confusa dalla domanda, “Scusami Castle ma vorrei andare a
riposare un po'...”
La detective entrò e stava per
chiudere la porta, ma Richard glielo impedì facendo forza con
la mano: “So che hai ricordato quello che è successo la
sera che sono venuto a casa tua!”
Kate aprì la porta, fulminò
Richard con lo sguardo ed esclamò: “E tu come fai a...”,
poi capì e alzò gli occhi al cielo: “Lanie!!!”
“Non importa come faccio a
saperlo... Perché non me ne hai parlato?”
“Stavo per accennartelo al
distretto un paio di settimane fa, ma Ryan ed Esposito ci hanno
interrotti. E da allora non c'è stata più l'occasione
per discuterne. E poi non ero sicura di voler affrontare
l'argomento...”
“E sai perchè? Perché
sai esattamente cosa hai detto quella sera!”
“E tu hai mentito, perchè
avevi promesso di dirmi la verità ma non l'hai fatto!”,
Kate cercò di girare la frittata.
“Io ho mentito... IO! Sai perchè
l'ho fatto? Perché mi sentivo... Ferito!”
Kate apparve confusa: “Ferito?”
“Quando ti ho chiesto se sarebbe
stato insopportabile per te sapere che c'era stato qualcosa tra noi,
tu hai risposto che sarebbe stato, testuali parole, 'terribile'! E
sapevo che stavi mentendo, nonostante avessi promesso di rispondere
sinceramente! Ho agito d'impulso, ma ora so che avrei dovuto dirti la
verità, metterti di fronte alle tue stesse parole...”
Kate riusciva a malapena a sostenere il
suo sguardo. Sapeva che Richard aveva ragione, lei aveva mentito,
negando prima a sé stessa e poi a lui quelli che erano i suoi
sentimenti.
“Ricordo benissimo cosa che hai
detto, e dopo quella sera sono successe tante di quelle cose... Quel
giorno alla boutique, la sera a casa di Williamson... Non credere che
non ti abbia vista chiudere gli occhi e aspettare quel bacio...”,
le disse senza riuscire a nascondere un mezzo sorriso. La detective
sgranò gli occhi, mentre le guance presero velocemente colore.
Abbassò il viso per evitare ulteriore contatto visivo con lo
scrittore.
“E poi... Poi c'è stato
l'incidente, e lì ho avuto la mia epifania. Sono rimasto in
ospedale un paio di giorni; ero steso nel letto, e accanto a me avevo
mia madre, la mia Alexis... E Gina... E più la vedevo seduta
accanto a me, più mi rendevo conto di una cosa che avevo
sempre saputo, ma che avevo ammesso a me stesso solo da poco: la
persona che volevo fosse seduta su quella sedia non era lei. La
persona che volevo più di tutte in quel momento si trovava in
coma, in un letto a poche camere di distanza dalla mia...”
Kate sentì lo stomaco annodarsi
e contorcersi: Richard Castle si stava praticamente dichiarando e lei
era lì, ferma di fronte a lui con lo sguardo rivolto al
pavimento del pianerottolo senza sapere cosa dire.
Lo scrittore mise la mano sotto il
mento della detective, alzandole il viso in direzione del suo. La
guardò dritto negli occhi: “Kate...”
I due rimasero a guardarsi in silenzio,
poi d'un tratto Richard cominciò ad avvicinarsi lentamente al
viso di lei... Kate, con lo sguardo ancora incatenato al suo, si alzò
leggermente sulla punta dei piedi... Entrambi riuscivano a sentire il
respiro dell'altro sul viso, le loro labbra erano sul punto di
sfiorarsi...
“Mi- mi dispiace, io...”,
Kate allontanò il viso e si voltò per entrare in casa,
“... Notte”, fu l'unica cosa che riuscì a dire e
in tutta fretta chiuse la porta di casa.
Richard rimase per qualche secondo ad
osservare la porta chiusa di fronte a sé, poi scosse
lentamente la testa e con lo sguardo rivolto verso il basso si
diresse verso l'ascensore.
[One
Republic – All this time]
7:00 di mattina. Loft di Richard.
Lo scrittore era disteso nel suo letto.
Guardava il soffitto della sua stanza ormai da un paio d'ore. Dopo
essere tornato a casa, era crollato per la stanchezza e per quello
che era accaduto poco prima con Kate. E da quando si era svegliato
non era riuscito a fare altro, se non pensare a lei.
Con la mente rivolta sempre nella
stessa direzione, si alzò e andò in cucina a fare
colazione.
Si erano quasi baciati, ma lei alla
fine si era tirata indietro... Ormai era sicuro dei suoi sentimenti e
sapeva che lei provava le stesse cose... Ma si era anche reso conto
che probabilmente Kate non era pronta quanto lui... O forse non era
sicura proprio di lui?
Lo scrittore avrebbe fatto di tutto
perchè la detective sapesse quanto teneva a lei: non aveva
nessuna intenzione di mollare, amava troppo quella donna perchè
la lasciasse andare... La amava...
Fece colazione in tutta fretta, si
preparò il più velocemente possibile, poi afferrò
chiavi e cappotto e lasciò l'appartamento.
Contemporaneamente, appartamento di
Kate.
La detective era seduta su una sedia
della cucina. Leggeva un giornale mentre faceva colazione. In realtà
tutto ciò che stava facendo era guardare le immagini. La sua
mente era occupata dai ricordi della sera precedente: la sua
discussione con Richard, la sua dichiarazione, il loro quasi-bacio...
Riusciva ancora a sentire il suo profumo... Si chiedeva perchè
non l'avesse baciato, di cosa avesse paura... Sapeva che non ci
sarebbe stato un nuovo 'Hamptons', eppure aveva paura di soffrire di
nuovo... E peggio stavolta... Era rimasta a lungo chiusa in sé
stessa dopo la morte della madre e sapeva che l'unica persona che era
riuscita ad abbattere quel muro era stata proprio Richard... Ne
avevano passate tante insieme: l'aveva aiutata, protetta, consolata;
grazie a lui stava quasi per risolvere l'omicidio della madre... Per
qualsiasi cosa lui c'era sempre... Sembrava essere l'unico che
riuscisse a capirla anche solo con uno sguardo... Si comportava da
dodicenne? Beh, lo amava anche per questo... Lo amava... Ma allora
cosa stava facendo?
Lasciò
la colazione sul tavolo, afferrò borsa e cappotto e lasciò
l'appartamento.
Richard scese in tutta fretta dal taxi,
prese l'ascensore e non appena le porte si aprirono, si fiondò
nel distretto.
“Hey, Castle! Come mai qui?”,
chiese Ryan.
“C'è Beckett?”
“No, torna fra un paio di giorni,
perchè?”, chiese l'agente.
“Niente, salutami Esposito e
Montgomery”, e così come era entrato al dodicesimo, così
andò via, mentre il poliziotto lo osservava con sguardo
interrogativo.
Kate pagò il taxista e scese
dall'auto gialla, dirigendosi velocemente verso il marciapiede.
Entrò in un palazzo, prese
l'ascensore e schiacciò il pulsante del piano. Nell'attesa
cominciò a mordersi nervosamente il labbro. Quando le porte si
aprirono, bussò alla porta di un appartamento.
“Kate!”.
“Ciao Alexis!”, disse la
detective sorridendo, “Tuo padre è in casa?”
“A dire la verità l'ho
visto uscire dieci minuti fa in tutta fretta!”
Kate alzò gli occhi al cielo:
“Sai dov'è andato?”
“Ehm.. No, mi dispiace!”
“Ok, grazie! Vienimi a trovare
presto, ci conto!”
“ Va bene”
La detective fece per andarsene, poi si
voltò di nuovo verso la ragazzina: “Nel caso sentissi
Richard, digli che lo sto cercando. Mi troverà a casa”
Richard si trovava in un taxi, quando
sentì il telefono vibrare; rispose: “Hey, piccola!”
“Papà, Kate è
appena venuta a casa, ti sta cercando... E' successo qualcosa?
Stamattina sei scappato via e lei era strana... Sembrava dovesse
dirti qualcosa di importante”
“Ti ha detto qualcos'altro?”,
chiese Richard con impazienza.
“Sì, ha detto che-”,
proprio in quel momento lo scrittore vide Kate scendere da un taxi
all'altro lato della strada.
“Scusami tesoro devo andare”,
disse Richard interrompendo la chiamata.
Dopo essere sceso dal taxi, lo
scrittore cominciò a zigzagare tra le auto urlando il nome
della detective: “Kate! Kate!!! Kaaate! Kate sono qui!”
Dopo qualche altro tentativo e aver
rischiato di essere investito, la detective si voltò proprio
mentre lui stava per raggiungerla.
L'uomo si fermò davanti a lei,
con il fiatone: “Hey...”
Kate sorrise: “Hey!”
Richard fece qualche respiro profondo:
“Ecco, così va meglio!”, fece qualche passo verso
la detective, “Stavo cercando proprio te...”
“Anche io...”
“Lo so. Ha chiamato Alexis”,
sorrise, “Senti, volevo dirti che-”
“Richard Castle”, lo
interruppe Kate, “Tu parli troppo!”. La detective si
avvicinò passo dopo passo allo scrittore, fino a ritrovarsi
faccia a faccia con lui. Alzò il viso per poter vedere meglio
i suoi occhi azzurri, poggiò una mano sul suo petto... E posò
le labbra su quelle di lui. Richard fu colto da un attimo di sorpresa
iniziale, poi poggiò la mano dietro la schiena di lei e la
avvicinò a sé con forza, baciandola come se aspettasse
quel momento da una vita intera... Perché lo sapeva... Sapeva
che per tutta la vita era LEI che stava aspettando. x
Angolo dell'autore:
Avevo deciso che questo doveva essere
l'ultimo capitolo, ma poi ho scelto di aggiungere uno o due capitoli.
Anche se non le ho inserite, per la
scena tra Alexis e Richard e quella tra Richard e Kate davanti
all'appartamento mi sono state molto di aiuto rispettivamente queste
due canzoni: Dan
Black – Cocoon e Shinedown
– The Crow & the Butterfly. Da quest'ultima ho preso
anche in prestito il titolo.
Ovviamente le recensioni saranno
graditissime, anche solo un rigo basta per farmi contenta!:)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Close to you - Parte 1 ***
Salve a tutti! Eccomi qui col nuovo
capitolo.
P.S.: La canzone che troverete non
credo terminerà esattamente alla fine della scena, ma magari
se leggete un po' più lentamente ci si riesce a farli
coincidere!;)
Ore 23.
Richard era seduto sul divano davanti
alla tv... Nell'appartamento di Kate. La detective era stesa con la
testa sulle gambe di lui e da quando si era addormentata lo scrittore
non era riuscito a fare altro se non guardarla e carezzarle
delicatamente i capelli. Erano passati due giorni da quando si erano
baciati e quella sera Rick aveva deciso di andarla a trovare per due
motivi: 1) Voleva sapere come andava il recupero dopo l'incidente e
2) Aveva passato un giorno senza vederla e aveva una voglia matta di
baciarla.
Era piombato a casa di Kate portandole
un bel mazzo di fiori che lei aveva molto gradito. La donna non aveva
niente da poter trasformare in una cena degna di quel nome, così
ordinarono una pizza. Nell'attesa sedettero sul divano e iniziarono a
parlare; Richard si sentiva un po' nervoso: fosse stato per lui
l'avrebbe già riempita di baci, ma non voleva sembrare il
solito Castle che si comporta da bambinone, così cominciò
a riempirla di domande per sapere come si sentiva e cosa aveva fatto
il giorno prima – nonostante lo sapesse benissimo perchè
si erano sentiti per telefono.
Kate dal canto suo aveva capito che lo
scrittore era un po' agitato e, guardandolo mentre le poneva tutte
quelle domande, non poté fare a meno di sorridere. A quel
punto l'uomo smise di parlare: osservò rapito quel sorriso che
tanto amava e l'espressione che lei assumeva di conseguenza.
La detective smise di sorridere e lo
guardò perplessa: “Che c'è?”.
Fu in quel momento che Rick non riuscì
più a trattenersi e attirò a sé la donna,
mandando al diavolo il suo tentativo di sembrare meno entusiasta di
vederla di quanto non fosse in realtà. Tutto accadde così
velocemente che Kate fu colta da un attimo di sorpresa: le labbra
dello scrittore erano sulle sue, sentiva il suo buon odore e il suo
braccio mentre la avvicinava ancora di più a sé. La
detective si staccò di qualche centimetro, continuando a
guardare quegli occhi azzurri.
Richard le lanciò uno sguardo
confuso: “Che c'è?”, Kate fece per rispondere ma
lui riprese a parlare, “Oddio, non sarà... Giuro di aver
lavato i denti prima di venire qua!”
A quel punto Beckett scoppiò a
ridere: “Mi avevi colta talmente di sorpresa con quel bacio che
ero rimasta rigida come uno stoccafisso! Volevo riprendermi un
attimo, ma te ne sei uscito con questa cosa...”, la donna provò
a trattenere un'altra risata e scosse la testa; in quelle ore che
avevano seguito il bacio si era chiesta più volte se da quel
momento in poi avrebbe scoperto un altro Richard Castle, e la cosa la
preoccupava un po'. Invece era sempre lui, il solito sciocco e
adorabile scrittore. Alzò lo sguardo verso di lui e sorrise,
“... Grazie.”
Richard, un po' imbarazzato per la
mezza figuraccia, si sentì sollevato: la cosa che più
lo rendeva felice era sapere che lei stava bene. Soprattutto se era
lui a farla sentire in quel modo. “Beh... Prego”, rispose
mostrando la sua espressione da cucciolo.
Kate lo osservò: lo sapeva da
tempo, ma solo da un paio di giorni si concedeva il lusso di
ammettere che quando Castle assumeva quell'espressione, si scioglieva
come un ghiacciolo al sole. Decise che forse era giunto il momento di
dargli un piccolo premio. E di lasciarsi un pochettino andare... In
fondo era una ricompensa anche per lei. Si alzò dal divano e
si sedette sulle gambe di lui; Richard rimase sorpreso dalla cosa. Un
angolo della bocca si alzò lasciando trasparire un mezzo
sorrisetto.
La detective capì che lo
scrittore era stato preso alla sprovvista da quella mossa, ma in
maniera piacevole: la cosa lo intrigava parecchio. Lo guardò
dritto negli occhi, mentre gli metteva le braccia intorno al collo:
“Mi dispiace di aver interrotto... Dove eravamo rimasti?”,
disse mentre avvicinava il suo viso a quello di lui.
Richard si sentiva stordito: stava
cominciando a considerare l'idea che quel profumo di ciliegia avesse
degli strani effetti su di lui... O forse era semplicemente lei? ,
pensò mentre le osservava le labbra.
La distanza tra di loro ormai era
questione di millimetri, quando bussarono alla porta. Richard alzò
gli occhi al cielo e sbuffando maledisse mentalmente la persona
che si trovava all'altro lato della porta.
Kate sorrise nel vedere la smorfia che
si era formata sul volto di Richard e si alzò per andare ad
aprire: era arrivata la pizza.
Da quel momento in poi, passarono la
serata a parlare del più e del meno tra una fetta di pizza e
l'altra. In particolare, decisero di non rendere pubblica la loro
relazione anche se Richard sapeva di non poter tenere nascosta la
cosa ad Alexis ancora per molto: la ragazzina infatti aveva già
intuito qualcosa, e lui si era trattenuto solo perchè Kate
glielo aveva espressamente chiesto. Altrimenti quel giorno sarebbe
tornato a casa e come una compagna di scuola di Alexis, sarebbe corso
da lei a raccontarle tutto nei minimi dettagli, felice come una
pasqua. In realtà non era riuscito a mascherare molto bene la
cosa perchè era tornato nel loft con un sorriso da ebete sulla
faccia e la figlia, conoscendo il suo pollo, cominciò a
riempirlo di domande. Per fortuna Martha non c'era, altrimenti
avrebbe dovuto sorbirsi un vero e proprio interrogatorio.
Così, dopo essere riuscito a
eludere momentaneamente madre e figlia, i due decisero che avrebbero
continuato a comportarsi come se niente fosse mai accaduto anche e
soprattutto al distretto.
Dopo la pizza, i
due decisero di guardare un vecchio film che davano in tv, ma Kate si
era addormentata dopo dieci minuti. Richard la stava osservando
beatamente quando un cellulare prese a squillare. La detective,
destata dal sonno, prese il suo smartphone dal tavolino di fronte a
lei e rispose: “Pronto?”, ci fu una pausa, poi : “Okay,
sarem- ehm, sarò lì tra dieci minuti”.
Kate scese dall'auto e si diresse verso
il vicolo che Esposito gli aveva indicato al telefono. Era contenta
di tornare al lavoro, anche se la chiamata era arrivata nel momento
sbagliato... Ripensò alla serata passata con Richard e gli
angoli della bocca si alzarono mostrando un sorriso, che la
detective nascose prontamente quando vide i due colleghi poliziotti
venirle incontro.
“Beckett” , salutò
Esposito, mentre Ryan si limitò a un cenno del capo e un
sorriso appena accennato.
“Ragazzi”, rispose lei
sorridendo: era contenta di vederli. Tornare al lavoro era proprio
ciò che le serviva, anche a notte inoltrata.
“Mi dispiace averti chiamata a
quest'ora, ma i tuoi giorni di riposo erano finiti e ho pensato che-”
“Non c'è problema Esposito
anzi, hai fatto bene! Ritornare al lavoro è proprio quello di
cui ho bisogno”.
“Hey, bentornata!”, Kate si
voltò: Lanie stava analizzando il cadavere riverso a terra e
senza guardarla le fece cenno di avvicinarsi.
La detective obbedì e si abbassò
anche lei per dare un'occhiata al corpo.
“Donna sui 30 anni, ritrovata
mezz'ora fa da un signore che portava a spasso il cane. Direi che è
deceduta da non più di un paio d'ore”, Lanie smise di
parlare e osservò l'amica, “Come stai?”
“Bene, grazie! Sappiamo chi è?”,
chiese Kate ritornando al cadavere.
“Sì, i documenti erano
nella borsa, che è stata ritrovata intatta”
“Quindi non si è trattato
di una rapina”, constatò la detective, mentre infilava i
guanti. Prese il portafogli ed estrasse la carta d'indentità,
“Cheryl Dawn, 33 anni”, cercò qualche altro
possibile documento che potesse risultare utile per
l'identificazione, ma non trovò nulla. Alzò lo sguardo
e si accorse che Lanie la stava osservando in maniera piuttosto
insistente: sembrava le stesse facendo una radiografia. Le due si
scrutarono in silenzio per qualche secondo, con espressione
interrogativa la detective, con sguardo indagatore il medico legale.
“Che c'è??”, chiese
poi Kate.
“Che c'è cosa?”,
chiese a sua volta l'amica con finta innocenza.
“Perché mi fissi in quel
modo?”
“Dov'è Castle?”
Kate sentì lo stomaco fare le
montagne russe: “E io cosa dovrei saperne??”
“Hey, non sapevo che oggi fosse
il giorno del 'rispondi a una domanda con un'altra domanda'!”
Le due donne si voltarono in direzione
della voce, “E comunque eccomi qui!”
“Castle”, salutò il
medico legale.
“Lanie”, rispose lo
scrittore. Poi si voltò verso Kate e le mostrò uno dei
suoi soliti sorrisi ammaliatori. La detective avrebbe voluto
ricambiare, ma sapeva che Lanie li stava guardando, così
allungò la mano verso quella di Richard, afferrò il
suo caffè e mantenendosi a distanza di sicurezza lo invitò
a seguirla.
“Allora, hai parlato col
testimone?”, chiese Kate al collega dagli occhi azzurri. Lei e
Richard avevano appena raggiunto Ryan.
“Sì”, rispose il
poliziotto dando un'occhiata al suo block-notes, “Il signor
Serretti stava portando a spasso il suo cane, un bel labrador color
miele di nome...”, alzò lo sguardo e si accorse che la
detective lo stava guardando con una certa perplessità, “...
Immagino che non sia di rilevanza, ehem... Dicevo, il testimone stava
portando a spasso il cane quando quest'ultimo ha iniziato a
comportarsi in maniera strana per poi trascinare il padrone nel
vicolo, conducendolo dritto al corpo della donna”.
“C'è nient'altro?”
“No, non ha saputo fornirci altre
informazioni utili”
“Va bene, noi torniamo al
distretto. Tu ed Esposito mandate a chiamare il parente più
vicino alla vittima e controllate se nelle vicinanze c'è
qualche telecamera di sorveglianza che possa aver ripreso qualcosa”.
Salutato Ryan, Kate e Richard si
avviarono verso l'auto. Lo scrittore cominciò a guardarsi
intorno in maniera furtiva e quando la detective stava per aprire la
portiera, lui la fermò e la voltò delicatamente verso
di sé.
La donna aveva capito quali erano le
intenzioni di Richard, ma era intrappolata tra lui e la macchina;
poggiò la mano sul petto dello scrittore e, proprio mentre lui
cercava di avvicinarsi, fece forza per allontanarlo: “Hey,
hey! Che stai facendo?”, domandò con aria di rimprovero,
“Credo tu non abbia ascoltato quando ho detto 'sul lavoro siamo
solo una detective e uno scrittore'”
“Ho ascoltato, ma noi non siamo
mai stati solo una detective e uno scrittore”, rispose
sorridendole, e Kate non poté non fare altrettanto: era la
verità, doveva ammetterlo... Ma di certo non a lui, “E
poi ho controllato, non c'è nessun poliziotto o tizio della
scientifica nei paraggi”, aggiunse lui, dando ancora qualche
sguardo in giro, “Daiii, solo un bacetto”.
Kate lo osservò mentre assumeva
la sua solita espressione da cucciolone, godendosela per qualche
istante. Poi, sorridendo, cominciò ad avvicinare lentamente il
suo viso a quello di lui... Richard era già pronto a ricevere
il bacio tanto atteso, mentre lei dava un veloce sguardo alle sue
labbra... Quando ormai la distanza tra i loro volti era questione di
pochi centimetri, Kate si fermò e con espressione compiaciuta
lo guardò negli occhi: “No”, disse allontanandosi.
Richard, come un povero cane bastonato,
fece il giro dell'auto ed entrò dal lato passeggero.
La detective girò la chiave e
mise in moto, ma prima di partire si voltò verso lo scrittore:
“Però... Preparati per quando saremo soli”.
“Signora Dawn, mi dispiace per
ciò che è accaduto a sua figlia”, Kate era seduta
su una poltrona in una delle stanze del distretto; di fronte a lei
la madre della vittima. Richard sedeva in silenzio accanto alla
detective.
“Grazie...”, rispose la
donna cercando di non mostrare la propria sofferenza, ma una lacrima
era sfuggita al suo tentativo di autocontrollo, rigandole la guancia,
“Cosa... Cosa posso fare per aiutarvi?”, chiese mentre
catturava la lacrima con un dito.
“Ho bisogno di sapere se Cheryl
ultimamente ha agito in modo strano; che lei sappia ha litigato con
qualcuno? Aveva un ex fidanzato che la molestava? Qualunque cosa può
esserci d'aiuto”.
La signora Dawn ci pensò su per
qualche secondo, “Mi dispiace, ma non ricordo nulla di diverso
dal solito nel suo atteggiamento degli ultimi giorni...”,
rispose scuotendo la testa sconsolata, “... Mi sento così...
Così...”
“... Impotente?”, chiese
Kate, completando la frase al suo posto; la signora Dawn sollevò
lo sguardo verso la detective... Gli occhi lucidi... Beckett si
allungò in avanti e poggiò delicatamente la sua mano su
quella della donna, “Non si preoccupi, signora”, disse
provando a rassicurarla, “Mi creda, capisco perfettamente come
si sente in questo momento. Faccia una cosa: vada a casa a riposare
un po' e se dovesse, in qualunque momento, venirle in mente qualcosa,
non esiti a chiamarmi a questo numero, okay?”, estrasse il suo
biglietto da visita e lo porse alla donna, che ricambiò
accennando appena un sorriso, “La ringrazio, detective”.
Dopo aver accompagnato la donna alla
porta, Kate si voltò e si accorse che Richard la stava
fissando. Si lasciò sfuggire un sorriso divertito: “Perchè
quella faccia?”
“Niente...”, rispose lui
avvicinandosi, “... E' che ammiro molto la tua capacità
di comprendere e interagire con le persone. Riesci ad essere dolce e
comprensiva con chi soffre e ha bisogno di conforto, ma sai anche
diventare una leonessa nella stanza degli interrogatori. E' una delle
cose che amo di più di te”, mentre le sorrideva , lo
scrittore le prese la mano e cominciò a carezzarle il dorso
con il pollice. Richard era già pronto a sentire la mano di
lei ritirarsi, per poi beccarsi una bella ramanzina ma, con sua
grande sorpresa, Kate non fece niente di tutto ciò: abbassò
lo sguardo per vedere le loro mani l'una nell'altra, poi alzò
il viso verso di lui e ,guardandolo negli occhi, gli sorrise con
dolcezza.
“Hey, ho appena chiamato
Esposito, sta arriv-”, Ryan si era diretto verso di loro, non
rendendosi conto di ciò che stava accadendo tra i due, poi i
suoi occhi caddero su quelle mani intrecciate e il poliziotto non
potè fare a meno di chiedersi cosa si fosse perso.
Kate, nell'imbarazzo più totale,
separò la sua mano da quella di Richard e la portò
dietro la schiena, come se stesse cercando di nascondere l'arma di un
delitto.
“Hey, Ryan! Novità?”,
chiese Rick con un'espressione assolutamente indecifrabile. Il
poliziotto dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata
indagatrice, ma lo scrittore si comportò come se non fosse
accaduto nulla. A quel punto, ritornò alla detective: “Abbiamo
i video della sorveglianza”.
Mentre Ryan, Kate e Rick erano seduti
alla scrivania del poliziotto di origini irlandesi, l'ascensore del
distretto si aprì ed Esposito si diresse verso di loro in
tutta fretta, “Scusate il ritardo, c'era traffico”, disse
estraendo un cd dalla custodia, “Questo è il video di
sorveglianza di un negozio di alimentari che si trova all'altro lato
della strada rispetto al vicolo in cui è stato ritrovato il
corpo della Dawn. Il proprietario del market non mi ha garantito che
le sue telecamere riprendano anche quella parte di strada, ma è
l'unica che ho trovato”.
“Vale la pena provare”,
affermò la detective, prendendo il cd dalle mani del collega e
inserendolo nel lettore.
Mentre attendevano che il computer
leggesse il disco, il telefono alla postazione di Kate cominciò
a squillare. La donna si alzò, dirigendosi verso la sua
scrivania.
Approfittando del momento di assenza
della donna, Ryan andò all'attacco: “Allora Castle, si
può sapere cosa ci nascondete tu e Beckett?”
Esposito, ancora ignaro di ciò
che era accaduto poco prima, si voltò prima verso lo scrittore
con espressione sorpresa, poi si rivolse al suo collega: “Cosa
mi sono perso??”, chiese con fare curioso.
“Li avevo visti congedare la
madre della vittima e mi stavo dirigendo verso di loro mentre ero al
telefono con te”
Mentre Ryan parlava, Esposito annuiva
con aria interessata: “Sì, ma vai al punto”
“In breve: li ho visti tenersi la
mano come una coppietta innamorata!”, sorrise il poliziotto con
fare malizioso, “ E appena Beckett mi ha visto, ha subito
ritirato la mano ed era vistosamente -e sottolineo vistosamente-
imbarazzata”
“E noi sappiamo che la sera in
cui Kate è stata dimessa dall'ospedale è stato Castle
ad accompagnarla a casa”, proseguì Esposito, anche lui
contagiato dal sorriso malizioso di Ryan.
“La smettete di parlare come se
io non fossi qui?!”, si intromise Richard, un po' stizzito.
I due agenti si voltarono verso lo
scrittore e lo fissarono entrambi con la stessa espressione:
sopracciglio inarcato e sguardo indagatore.
“Che state combinando, invece di
fare il vostro dovere?”, i due agenti alzarono lo sguardo verso
la detective, poi ritornarono allo scrittore, e infine si scambiarono
uno sguardo d'intesa.
“Niente Beckett, stavamo
semplicemente attendendo che il computer caricasse il video”,
rispose Esposito.
Kate si rivolse a Richard con
espressione interrogativa e curiosa insieme, ma lo scrittore le fece
capire che non era il momento giusto per parlarne.
“Ha chiamato Lanie. Ha i
risultati dell'autopsia, quindi sto per andare all'obitorio”,
disse la detective infilandosi il cappotto, “Se trovate
qualcosa prima del mio ritorno, chiamatemi”.
Richard si alzò e fece per
seguirla, ma Kate si voltò verso di lui, poggiando il dito
indice sul suo petto: “Castle tu rimani qui stavolta, a quei
due potrebbe servire il tuo aiuto”.
Kate entrò nell'obitorio con
aria irritata: “Possibile che ci sia ancora traffico a
quest'ora?!”
“Buona sera a te, cara”,
rispose il medico legale, mostrando un sorriso divertito.
“Scusa Lanie. Allora, che novità
ci sono?”
“Per quanto riguarda la causa
della morte, la mia prima ipotesi era esatta: strangolamento”,
disse la donna facendo segno all'amica detective di avvicinarsi al
cadavere, “Vedi questi segni? Sono stati provocati dall'arma
del delitto, che credo...”, Lanie sospese la frase e si spostò
sul piano accanto al microscopio, “... Sia costituito da fibre
simili a queste che ho trovato sul collo della vittima”, disse
infine, mostrando a Kate una bustina trasparente contenente un paio
di fili sottili di colore scuro.
La giovane donna prese la bustina dalle
mani del medico legale e osservò con attenzione il contenuto:
“Questo potrebbe esserci di grande aiuto... Per ora siamo a un
punto morto: la madre non ha saputo darci alcuna informazione utile
fino ad ora. Domani faremo un sopralluogo sul posto di lavoro della
ragazza”
“Stai parlando al plurale, ma non
vedo nessuno qui con te... Dov'è Castle?”
Kate spostò lo sguardo dalla
bustina all'amica e non appena sentì la domanda, alzò
gli occhi al cielo: “Punto primo: parlo al plurale perchè,
nel caso l'avessi dimenticato, ci sono anche Ryan ed Esposito ad
aiutarmi a risolvere i casi; punto secondo: si può sapere
cos'hai oggi? E' la seconda volta che mi chiedi di Richard in maniera
così insistente!”
“Lo chiami per nome, adesso?”,
domandò Lanie in maniera evidentemente provocatoria.
Kate sentì lo stomaco
contorcersi: “Capita qualche volta ”, tentò di
giustificarsi in qualche modo, “Cosa c'è di strano?”
“Oh, niente...”, rispose
l'amica facendo spallucce. Nonostante quell'affermazione, però,
la detective aveva capito che l'amica non aveva concluso la sua
indagine dal modo in cui continuava a fissarla.
“... Ma?”, chiese Kate
irritata.
“Ma cosa?”
“Oh, andiamo Lanie! Smettila di
fare la finta tonta e arriva al dunque”
“Hey signorina, non trattarmi
così! Io sono la tua migliore amica e ho il diritto di
sapere!”
Kate non riuscì a trattenere un
sorriso nel sentire Lanie farle quella specie di ramanzina: “Sapere
cosa?”
“E la finta tonta sarei io!
Katherine Beckett, credi che io non sappia che tu sai benissimo che
sono stata io a fare in modo che Castle ti accompagnasse a casa
quella sera?”
“Certo che lo
so! E sappi che me la pagherai!”
“Andiamo, vuoi dire che ho
architettato quel piano perfetto e non è accaduto niente tra
voi?”, chiese Lanie con espressione decisamente delusa.
A quelle parole, una serie di flash si
fecero strada nella mente di Kate: lei e Richard davanti casa sua...
Il loro quasi-bacio... E poi finalmente il loro primo bacio la
mattina successiva... La detective sentì il rossore invaderle
le guance.
Il medico legale si accorse del
cambiamento di espressione da parte dell'amica e riprese a sperare:
“Aaaah, non dirmi che FINALMENTE è successo qualcosa!!!
Vi siete baciati??”, domandò impaziente di sapere.
<< Complimenti, Kate! Ti sei
appena aggiudicata il premio per la persona più idiota
d'America! >>, “Non- non è successo assolutamente
niente!”, rispose più aggressiva del necessario, per
cercare di nascondere il proprio imbarazzo.
“Oh, ma guardati: sei tutta
rossa!”, esclamò Lanie sghignazzando.
“Ora devo andare”
“Permalosa, eh?”, disse la
dottoressa, rivolgendosi al corpo esanime sul tavolo d'acciaio.
Kate scosse la testa: “Ciao,
Lanie”
Mentre la donna si avviava verso
l'uscita, la dottoressa le urlò dietro: “Ad ogni modo...
Sono contenta che non sia successo niente”.
Dodicesimo distretto della Polizia di
New York.
Kate uscì dall'ascensore e si
diresse alla macchina del caffè, trovando i tre della sua
squadra a gusatrsi un cappuccino, “Hey, avete già
finito?”, domandò sorpresa.
“Sì... Purtroppo la
telecamera del market non riprende quel vicolo”, rispose
Esposito.
“Siamo di nuovo al punto di
partenza. Non abbiamo niente a parte la causa della morte e delle
fibre sottili trovate da Lanie sul corpo della vittima... Ma se non
possiamo metterle a confronto con qualcosa, servono a ben poco...”
“Tieni...”, Kate riconobbe
quella voce: si voltò e vide Richard porgerle un caffè,
“...Grazie”, rispose lei sorridendo. Prese il caffè
e ne buttò giù un sorso. Rimasero tutti in silenzio a
godersi le loro bevande calde, poi la detective ruppe il silenzio:
“Credo che per oggi possa bastare. Tornate a casa ragazzi, ci
rivediamo domattina”.
Kate osservava il cielo dalla finestra:
quella sera era pieno di stelle e la luna splendeva indisturbata in
tutta la sua bellezza. Ma i pensieri della detective non erano
altrettanto sereni: anche se cercava di non darlo a vedere, spesso si
era ritrovata -come in quel momento- a pensare a quello che era
successo poco tempo prima: il rapimento, l'incidente... Ma
soprattutto la morte di quell'uomo misterioso... Certo, tanto
misterioso non lo era più, dato che Williamson aveva fornito
nome e cognome: Derryl Crew, condannato per omicidio colposo; era
uscito di prigione pochi mesi fa. I due si erano conosciuti mentre si
trovavano entrambi al fresco e, a detta di Williamson, Crew conosceva
l'assassino di sua madre. L'ex imprenditore si era ritrovato a fargli
da complice nel rapimento di Kate e Richard come scambio di favori,
dopo che Crew gli aveva salvato un paio di volte il culo in prigione.
Questo era tutto ciò che sapeva... E probabilmente non avrebbe
saputo altro, ora che il tizio era morto... L'unica nota positiva di
tutta quella vicenda era stato il suo avvicinamento a Richard.
Probabilmente sarebbe accaduto lo stesso, ma la sua settimana di coma
sembrava aver velocizzato le cose... << Se qualcuno mi avesse
detto, il giorno in cui l'ho conosciuto, che sarebbe andata a finire
così, gli avrei riso letteralmente in faccia! >>, pensò
Kate. Gli angoli della bocca si alzarono, mostrando un sorriso.
“Hey, che stai facendo?”,
Richard l'aveva abbracciata da dietro, cogliendola di sorpresa.
“Hey... Niente, ero un po'
sovrappensiero”, Kate si lasciò andare leggermente
contro il corpo caldo dello scrittore, poggiando delicatamente le
mani sulle braccia di lui, che le cingevano la vita.
“A cosa pensavi?”, le
sussurrò Rick all'orecchio.
La donna alzò nuovamente gli
occhi al cielo: “Pensavo a quello che è successo
nell'ultimo periodo... Adesso che ero così vicina a scoprire
la verità sull'omicidio di mia madre... E' sfumato tutto...”
Richard notò una nota di
amarezza nelle sue parole, così girò delicatamente Kate
verso di sé, così che potessero trovarsi faccia a
faccia. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi lo
scrittore allungò la mano verso il viso della detective,
carezzandole dolcemente una guancia: “Capisco che ti senta
amareggiata per quello che è accaduto, ma non è di
certo colpa tua se quel tizio è morto... E comunque tu
dimentichi una cosa: hai accanto a te lo scrittore di gialli più
famoso d'America, l'uomo dalla mente più brillante che esista
al mondo, il più affascinante, imprevedibile, geniale-”
“L'eco del signor Richard Castle
è pregato di non allargarsi troppo, grazie”
“Hey! La prendo come un'offesa!”,
esclamò lui, fingendosi stizzito.
“Lo era!”, rispose lei
provocatoriamente.
“Quello che volevo dire è...
Meriti di conoscere la verità e sono sicuro che prima o poi la
scoprirai... E quando tutto ciò accadrà, io sarò
accanto a te...”
Kate osservò Richard in silenzio
mentre le sorrideva nel modo più dolce che avesse mai visto.
Spostò il viso verso il basso, quasi imbarazzata per lo
sguardo che lo scrittore le stava rivolgendo; poi alzò di
nuovo gli occhi verso i suoi, sorridendo: “... Grazie...”
Dopo qualche secondo di silenzio
passato a scambiarsi sguardi pieni di dolcezza mista a desiderio,
Richard prese Kate per mano e la trascinò di fronte al divano,
poi prese un telecomando e premette un pulsante, facendo partire
delle note dalle casse dello stereo.
[Black
Lab – Close to you]
“Accomodati
e rilassati un po'. Io preparerò qualcosa da bere mentre
ascoltiamo un po' di musica. Ti va?”
“Sì, certo”, la
detective prese posto sul divano e si lasciò andare contro lo
schienale.
Poco dopo Rick apparve davanti a lei
con in mano due bicchieri: “Ecco a te”, disse
porgendogliene uno.
“Grazie”
Lo scrittore si sedette accanto alla
detective e mandò giù un sorso, poi si voltò a
guardarla: “... Sei bellissima... Come sempre”
La giovane donna ricambiò
timidamente il sorriso, mentre iniziava a perdersi dentro quegli
occhi color del cielo... Richard sostenne quello sguardo in silenzio,
rapito dalla bellezza della persona che aveva di fronte... Kate
ripensò improvvisamente al tentativo di quella mattina di Rick
di baciarla davanti all'auto e la cosa la fece sorridere. Questo,
però, le fece anche tornare alla mente ciò che gli
aveva detto prima di tornare al distretto: 'Preparati per quando
saremo soli...' ... Avevano
passato un giornata intera cercando di avere il minor contatto fisico
possibile... O almeno lei ci aveva provato, lui un po' meno... Ma ora
non c'era più bisogno di nascondersi... E non poteva negare a
sé stessa il desiderio che aveva di abbracciarlo, baciarlo,
stargli vicina... Cominciò lentamente ad avvicinarsi
allo scrittore, allungò la mano verso il suo viso,
sfiorandogli la guancia... Continuando a guardarlo negli occhi,
diminuì la distanza tra i loro volti... Abbassò lo
sguardo sulle labbra di lui per pochi secondi, per poi ritornare ai
suoi occhi... La mano, rimasta sospesa fino a quel momento, poggiò
delicatamente sulla guancia di Richard, mentre le labbra erano sul
punto di sfiorarsi... Lo scrittore riusciva ormai a sentire il
profumo di ciliegia di Kate invadergli le narici... Senza guardare,
Castle allungò la mano verso il tavolino per posare il
bicchiere ma questi cadde a terra, rovesciando il liquido sul
tappetto, “Oh, al diavolo!”. Senza attendere oltre,
l'uomo ruppe quell'attesa: poggiò la mano dietro la schiena
della detective e la attirò a sé, mentre le loro labbra
finalmente si incontravano... Dopo qualche secondo Kate si staccò:
“Forse... Forse è meglio che vada...”, disse con
un filo di voce. La verità era che si sentiva combattuta: il
cervello le diceva di andarci piano, prenderla con calma... Ma se
avesse dovuto agire di pancia, beh... Andare via era l'ultima cosa
che voleva.
“Ne sei sicura?”, chiese lo
scrittore, continuando a tenerla stretta a sé. Richard non
l'avrebbe mai costretta a fare le cose troppo di fretta se lei non
avesse voluto, ma era anche chiaro dal modo in cui attendeva la sua
risposta, che sperava tanto che non andasse via... E Kate l'aveva
capito... La detective ci pensò su per qualche secondo, “...
Magari posso rimanere un altro po'...”, rispose alla fine, “...
Il tempo di un altro bacio...”, afferrò il colletto
della camicia e lo attirò a sé... Le loro labbra
rimasero incollate le une alle altre per interminabili attimi, poi lo
scrittore cominciò a scendere lungo il collo e la detective
sentì un brivido attraversarle la schiena quando le sue labbra
le sfiorarono la pelle... Chiuse gli occhi, portando leggermente la
testa all'indietro... Ricordi: quella sera a casa di Williamson,
Richard aveva fatto esattamente la stessa cosa e la reazione di Kate
era stata identica... Stavolta però, non aveva bisogno di
negare il piacere che stava provando... L'uomo risalì al viso
e posò le labbra schiuse su quelle di lei, mentre con il
braccio le cingeva la vita, attirandola a sé con desiderio.
Beckett sentiva il cuore a mille, la mente annebbiata... Infilò
una mano tra i capelli di Castle, mentre lasciava che l'altra
poggiasse dolcemente sul suo petto...
Dopo qualche secondo i loro volti si
separarono... Richard fissò i suoi occhi azzurri in quelli di
Kate per qualche interminabile istante... Stava per chiederle se era
ancora dell'idea di andare via, quando la vide abbassare lo sguardo
verso il suo petto; fece lo stesso anche lui e si rese conto che la
donna stava indugiando con la mano sul bottone della sua camicia... I
due si guardarono per qualche secondo, poi Kate riportò di
nuovo il suo viso a poca distanza da quello di Rick... Le loro labbra
si sfiorarono, rimanendo sospese in quel modo per poco meno di un
istante... Alla fine la detective riprese a baciarlo con trasporto,
mentre lentamente cominciava a sbottonargli la camicia.
Angolo dell'autore:
Spero che questa prima parte sia stata
di vostro gradimento!
Mi raccomando, recensite! Anche solo
poche righe -positive o negative che siano- basteranno!:)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Close to you - Parte 2 ***
Salve a tutti! Dopo mesi eccomi qui con
il capitolo finale! So di avervi fatto aspettare tanto, ma tra
impegni universitari e blocchi dello scrittore mi ci è voluto
parecchio tempo per terminare, anche perchè questo capitolo è
venuto fuori più lungo degli altri. Spero tanto che non vi
annoi e soprattutto che sia di vostro gradimento! Vi ringrazio
tantissimo per aver seguito la mia storia e per aver recensito, ma
soprattutto vi ringrazio per la pazienza con la quale avete atteso
gli ultimi capitoli! Siete stati straordinari!:) Grazie ancora!<3
P.S.: Non la inserisco “ufficialmente”
ma se vi va per l'ultima scena potete ascoltare in sottofondo questa
canzone [The
Boyce Avenue – Find me]
“Papà!!!”
“Alexis?!?”
“... Kate?!?!?!”, Alexis
aveva deciso che la scena che le si era presentata davanti agli
occhi, dopo aver aperto la porta di casa, non sarebbe stata
dimenticata troppo facilmente. Non tanto perchè avesse beccato
il padre mezzo svestito mentre era in atteggiamento intimo con una
donna, quanto per il fatto che la donna in questione fosse la
detective Beckett.
“Io... Ehm... ”, il viso
della ragazzina era diventato più rosso dei suoi capelli, “...
Mi sono appena ricordata che devo andare da Ginny...”, e così
dicendo Alexis si avviò in tutta fretta verso la porta;
Richard aprì bocca per chiamarla, ma non fece in tempo ad
emettere alcun suono, che la figlia si era già dileguata.
La casa fu pervasa dal silenzio più
totale per alcuni secondi, poi Kate si alzò: “Beh, credo
sia meglio andare...”, disse mentre dava una sistemata alla
camicetta.
A quelle parole, Richard si alzò
con una chiara espressione di delusione sul volto: “N-no!
Perché vai via? Alexis era solo imbarazzata, vedrai che quando
torna a casa...”
“... Si sentirà ancora più
in imbarazzo se mi trova ancora qui!”, rispose la detective,
interrompendolo, “ Non voglio essere troppo invadente nel
vostro rapporto. Passi già troppo tempo a starmi dietro al
distretto, e adesso ha anche scoperto, nella maniera più
imbarazzante possibile, che occuperai parte del tuo tempo libero con
me. Siamo state buone amiche fino ad ora e non voglio che le cose
vadano male proprio adesso”.
Lo scrittore le cinse la vita con il
braccio e la attirò a se, guardandola dritta negli occhi:
“Quanto sei sexy quando fai questi discorsi così
profondi... Mi fa venire in mente qualche giochetto tra paziente e
psicologa”, disse alzando le sopracciglia con fare malizioso.
Kate non riuscì a trattenere un
sorriso: “ Che scemo!”, esclamò mentre lo
allontanava dandogli uno leggero schiaffo sulla guancia.
“Ahi!!!” esclamò
Richard, posando la mano sulla guancia-secondo lui-dolorante.
“Ma dai, era sì e no un
buffetto!”, rispose la detective sbuffando, “Sei proprio
un bambino lo sai?”
“Sì”, ribatté
lui imitando una voce infantile, “E il piccolo Ricky vuole un
bacino sulla bua, così può guarire”.
Kate era in parte irritata da
quell'atteggiamento: era riuscito a passare da un argomento serio
come quello di cui avevano parlato fino a pochi secondi fa a una
scenetta così!
Prese la giacca e si avviò verso
la porta: “Allora ci vediamo domattina”.
“Ma... Te ne vai così??”,
chiese lo scrittore con espressione delusa.
Kate si fermò: “Ah sì,
hai ragione. Ho dimenticato...”, rispose tornando indietro
verso di lui, “... questo...”, una volta faccia a faccia,
gli posò una mano dietro il collo e lo guardò con i
suoi magnifici occhi verdi... Richard era quasi stordito: quegli
occhi sembravano dire tante cose, tanti desideri inespressi... E
questo lo confondeva: fino a due secondi prima voleva andarsene in
tutta fretta... Mentre vedeva le sue labbra avvicinarsi, cominciò
a sentire il suo profumo diventare sempre più forte... Gli
occhi di Kate si concentrarono per qualche secondo sulle labbra di
Castle, poi sorrise, compiaciuta... Lo scrittore stava già
assaporando il momento in cui le loro labbra si sarebbero incontrate,
quando sentì i capelli di lei solleticargli il naso... Le
labbra della donna si posarono leggere sulla sua guancia, vi rimasero
per un paio di secondi... Poi la detective si allontanò.
“Questo era per la bua...
Piccolo Ricky”.
“Salve,
detective Kate Beckett. Ho un appuntamento col signor Latimer”,
si presentò la detective mostrando il distintivo alla
segretaria dietro la scrivania.
La ragazza passò
lo sguardo da Kate a Richard e strinse gli occhi, come per cercare di
metterlo a fuoco poi, come se si fosse accesa una lampadina, il suo
voltò si aprì in un'espressione di piacevole sorpresa
ed esclamò: “Ma lei è... è Richard
Castle!”
La detective alzò
gli occhi al cielo e si trattene appena dallo sbuffare sonoramente,
mentre sentiva lo scrittore pavoneggiarsi con la ragazza.
“Sì,
sono io”, rispose Castle tutto tronfio, mentre la segretaria
afferrava carta e penna con mani tremanti.
“P-potrebbe...
Ecco... Un autografo... Sa, sono una sua grande fan!”, esclamò
lei con una odiosa vocetta stridula.
“Ma certo!”
Kate avrebbe
sopportato di tutto, fin quando quell'oca non l'avesse additata
come...
“E lei è
Nikki Heat! Giusto?”. Appunto.
La detective mostrò
un sorriso forzato: “Ehm... No, sono la detective Beckett”,
rispose irritata, ma cercò di non darlo a vedere, “Mi
spiace interrompervi ma dovr-”, Kate si interruppe: era una sua
impressione o quella sgualdrina stava deliberatamente mostrando il
davanzale a Richard?! Sicuramente c'era qualcosa di interessante da
vedere, data l'espressione imbambolata di lui! Kate sentì
forte la tentazione di prendere quella ragazza e rimetterla al suo
posto... Magari con una bella tirata di capelli, se fosse stato
necessario.
<< Kate,
calmati! Respira! >>, ordinò a sé stessa. Senza
farsi vedere, usando il tacco pestò il piede a Richard.
“Ahi, ma che
diavolo...???”
“Mi dispiace
interrompervi, ma vorrei parlare col suo capo... Adesso”, disse
Kate parlando sopra la voce dello scrittore, e rivolgendo alla
segretaria il sorriso più falso di cui era capace.
La ragazza si alzò:
“Oh sì, ha proprio ragione, mi scusi tanto. Prego,
seguitemi”, replicò facendo loro strada verso l'ufficio
del capo.
Kate sentiva lo
sguardo di Richard addosso; si voltò e gli lanciò
un'occhiataccia che avrebbe mandato in fiamme persino il diavolo.
Lo scrittore rimase
un po' intimorito dallo sguardo, ma mormorò lo stesso: “Si
può sapere cos'hai? Perché mi hai pestato il piede?!?
Fa male!!!”, si lamentò.
“Perché
ti ho pest-”, la detective si zittì: erano arrivati
davanti alla porta dello studio, “Ne parliamo dopo, Castle”.
Kate entrò di corsa nel
Dodicesimo e si fermò davanti alla lavagna, piazzandoci sopra
una fotografia: ritraeva un gruppo di ragazze e ragazzi vestiti tutti
allo stesso modo.
Richard la raggiunse e si sedette al
suo posto, vicino alla scrivania della detective.
“Cos'è quella foto?”,
chiese Esposito, avvicinandosi per guardarla meglio.
“Siamo andati sul luogo di lavoro
di Cheryl...”, replicò Kate, “... e non ne avevamo
cavato un ragno dal buco...”
“... Fin quando la mia vista di
falco non ha notato questa fotografia nel corridoio appena fuori
l'ufficio del suo capo”
“Sì, la tua vista di falco
aveva notato anche qualcos'altro...”, mormorò Kate a
denti stretti.
“Come scusa?”, chiese
Richard scrutandola con sguardo indagatore.
Kate sentì il calore salirle
alle guance: come aveva fatto a sentirla?!
“N-niente, stavo semplicemente
dicendo...”, cercò di replicare ,ma lo scrittore
continuava a fissarla con uno strano sorrisetto stampato in faccia;
lei gli lanciò un'occhiataccia, ma lui non mollava. Nel
frattempo era arrivato anche Ryan, ed Esposito gli stava mostrando la
scenetta in atto tra i due: Beckett usando solo il labiale chiese a
Castle che cosa avesse da sorridere a quel modo, ma lui non rispose.
Kate si accorse che i due colleghi li
osservavano alquanto divertiti, così decise di ignorare lo
scrittore e ritornare al caso: “Dicevo... Castle ha visto
questa foto e abbiamo notato che le ragazze e i ragazzi vestono tutti
allo stesso modo, in pratica indossavano una sorta di divisa...”
“ … E le ragazze hanno al
collo dei foulard color nero e rosso pompeiano”, continuò
Rick.
“State dicendo che la vittima
potrebbe essere stata strangolata con uno di quei foulard?”,
domandò Ryan.
“Esatto”, rispose Kate,
“Ognuna delle ragazze teneva il proprio nell'armadietto. Li
abbiamo perquisiti e l'unico a mancare è quello di Cheryl”.
Ma Esposito continuava a non
capire:“Come facciamo a sapere chi è l'assassino se
l'arma del delitto è scomparsa?”
La detective aprì bocca per
rispondere, ma Richard la anticipò: “Beh, ma mi sembra
ovv-”, lo scrittore si fermò quando vide la detective
lanciargli l'ennesima occhiataccia, ma ricambiò con un sorriso
da angioletto e un battito di ciglia, come se lei gli avesse mandato
un bacio; Kate alzò gli occhi al cielo: << Vi prego,
qualcuno mi dica perchè frequento quest'uomo!!! >>,
decise che era meglio continuare con la strategia dell'indifferenza,
“ In realtà abbiamo un sospettato... Si tratta della
migliore amica della vittima, Elizabeth. E' da quando è morta
Cheryl che non si presenta al lavoro. Contattatela e ditele di
presentarsi tra un'ora.”
I due poliziotti annuirono e si
allontanarono, mentre Kate afferrava la giacca e si dirigeva verso
l'ascensore.
Richard la guardò contrariato,
si alzò dalla sedia e la seguì:“Per me è
tutto molto chiaro”, disse, “L'assassino è
sicuramente la sua migliore amica! Voglio dire, Cheryl e lei
scompare! E come dici sempre tu, non esistono cose come le
coincidenze”.
“Hai ragione, io non credo nelle
coincidenze, ma se non ho prove concrete non posso arrestare la gente
basandomi su mere supposizioni! Ci segui da tre anni ormai, dovresti
saperlo!”, gli rispose, in attesa che le porte dell'ascensore
si aprissero.
“Posso chiederti una cosa?”,
disse la detective, dopo qualche secondo di silenzio. Richard annuì,
“Si può sapere cosa avevi da ridere prima?”
“Oh, niente...”, rispose
lui evasivo.
Rick la osservò in silenzio per
qualche secondo. Kate sapeva che stava morendo dalla curiosità
di sapere dove stesse andando.
“Dove stai andando?”, le
chiese alla fine.
La detective a stento riuscì a
trattenere un sorrisetto compiaciuto: “Ho un appuntamento”.
Le porte si aprirono ed entrarono entrambi, poi si richiusero davanti
a loro.
Lo scrittore sembrava essere stato
colto da una paresi e la detective non poté fare a meno di
tranquillizzarlo:“ Rilassati, vado a pranzo con tua figlia”,
rispose divertita. Le porte si aprirono di nuovo e Kate stava per
uscire, ma si sentì trattenere; si voltò e vide che
Richard le stava stringendo la mano. Alzò lo sguardo e si
fissarono per pochi istanti, occhi negli occhi. Kate sostenne lo
sguardo che quegli occhi azzurri le rivolgevano... Gli sorrise
dolcemente, si liberò dalla stretta e andò via.
In un bar poco lontano dal Dodicesimo,
Alexis sedeva a un tavolino; quando vide Kate avvicinarsi, si alzò.
“Salve Beckett”
“Ciao Alexis”, rispose Kate
sorridendo. Riusciva a sentire l'imbarazzo che provava la figlia di
Richard e a dirla tutta, un po' ne provava anche lei. Decise di non
indugiare oltre e ruppe subito il ghiaccio, “Senti, so che
questa è una situazione un po'...”
“... Imbarazzante?”,
continuò la ragazzina.
La detective mostrò un mezzo
sorriso: “... Già.”
“Già”.
“Mi dispiace per quello che è
successo ieri sera. Non dovevi scoprirlo in quel modo, per questo
volevo scusarmi con te per avertelo tenuto nascosto. E' stata colpa
mia, io ho chiesto a tuo padre di aspettare un po' prima di dirtelo,
altrimenti sono sicura che l'avrebbe fatto subito. E' che accaduto
tutto così in fretta...”
“Sì, in effetti è
stato un po'... Scioccante.”, la interruppe Alexis, “ Ma
sappi che non ce l'ho con te, né tanto meno con papà.
Insomma... Credo di aver capito prima di voi che il vostro non era
più solo un rapporto di lavoro, e poi tu mi piaci...”.
Kate vide la ragazza abbassare la
testa, lasciando la frase in sospeso: “Ma...?”, Alexis
alzò lo sguardo, “Non preoccuparti, ti ho chiesto di
pranzare con me per poter passare un po' di tempo insieme e chiarire
questa faccenda.”
“Ma...”, Alexis esitò,
“ Ecco, io...”
La detective capì che aveva
bisogno di un po' di incoraggiamento: “Ma ora che ci
frequentiamo, hai paura che tuo padre passi troppo tempo con me e il
vostro rapporto non sia più lo stesso”.
Beckett osservò la figlia di
Richard alzare di scatto lo sguardo verso di lei, guardarla con
sorpresa mista a senso di colpa, poi parlò: “Sì...”
“Lo immaginavo, e ti capisco! Per
questo siamo qui: voglio che tu sappia che ne ho già parlato
con tuo padre dopo... Beh, dopo quello che è successo”,
replicò sorridendo un po' imbarazzata, “Voglio che non
trascuri il vostro rapporto, tu sei sua figlia e hai la precedenza su
tutto. E poi non voglio che la nostra amicizia si rovini proprio ora.
Per non parlare della mia salute mentale: frequentarlo troppo
potrebbe farmi venire voglia di ucciderlo... Ma questo non glielo
diciamo!”, esclamò Kate facendo l'occhiolino
all'indirizzo di Alexis.
“In effetti hai ragione.”,
replicò la ragazza divertita, “Vuol dire che dovrò
darti delle lezioni! Sai, io sono specializzata in Gestione di
Richard Castle!”. Risero.
“Allora...
Tutto okay?”, domandò la detective.
“Certo”,
rispose Alexis sorridendo.
“Bene!”,
replicò Kate raggiante, “Allora possiamo ordinare”.
Dopo aver pranzato
con Alexis, Kate ritornò al distretto, per farsi aggiornare
sulla situazione. Entrò e si diresse subito verso Ryan ed
Esposito, seduti alla scrivania del poliziotto dagli occhi azzurri:
“Allora, E' arrivata la ragazza?”, chiese.
“No, ma sarà
qui tra poco”, rispose Ryan.
La detective rimase
in silenzio per qualche secondo, poi cominciò a guardarsi
intorno: “Dov'è Castle?”, chiese.
“Ah, già.
E' lì dentro”, rispose indicando la stanza dove tenevano
la macchina del caffè.
Kate la osservò:
di solito la porta era aperta e le piccole veneziane anche. Richard
aveva chiuso tutto. La detective si rivolse ai due colleghi con
sguardo interrogativo.
Ryan ed Esposito
fecero spallucce, come a dire: “Non chiederlo a noi!”,
poi Ryan disse: “Ha ricevuto una telefonata poco fa e si è
allontanato. Poi è entrato là dentro e ha
categoricamente vietato a tutti di entrare”.
“E ci ha
espressamente chiesto di dirti che voleva parlare con te, appena
saresti arrivata”, aggiunse Esposito.
Kate si voltò
di nuovo verso la stanza chiusa, con aria perplessa: “Va
bene... Vado a vedere che cosa vuole...”
Mentre la detective
si allontanava, Esposito si rivolse al collega sorridendo
maliziosamente: “Sono proprio curioso di sapere che cosa ha in
mente!”
Kate entrò
nella stanza; era un po' buia rispetto al solito, ma era riuscita a
vedere Richard vicino alla macchina del caffè. Si voltò
per chiudere la porta.
Nel momento in cui
stava per voltarsi di nuovo verso lo scrittore e chiedergli il perchè
di quell'atteggiamento, sentì le labbra di Castle sulle sue,
il suo respiro sul viso, una mano tra i capelli e l'altra dietro la
schiena. La detective, colta di sorpresa, stava per perdere
l'equilibrio, così afferrò la camicia di Richard... Lo
scrittore non poté fare altro che seguirla mentre la donna
andava a sbattere contro il tavolino dietro di lei. Alcuni bicchieri
poggiati lì sopra caddero a terra e il tavolino sbatté
contro la parete. Richard sorrise, tenendo il viso a pochi millimetri
da quello di lei... Si persero entrambi l'uno negli occhi
dell'altra... Kate si sentiva un po' confusa: era accaduto tutto così
velocemente...Nonostante tutto, per qualche strano motivo non stava
impedendo a Richard di baciarla... Strinse ancora di più la
presa sulla camicia e lo attirò a sé... Tutto intorno a
loro era come scomparso, le uniche cose che i suoi sensi riuscivano a
percepire erano i loro respiri, la mano di Richard che le accarezzava
la schiena e l'altra che dai capelli si spostava al suo viso... La
donna sentì la tensione andare via e il pugno che teneva
stretto il colletto della camicia dello scrittore si aprì,
scendendo con il palmo sul suo petto... Kate sentì il battito
di Richard rallentare gradualmente... Dopo quell'attimo di passione i
due si stavano godendo un dolce bacio nel silenzio della stanza del
distretto...
<< Il
distretto! >>, la detective aprì gli occhi in preda al
panico e si allontanò dallo scrittore.
Osservò la
stanza ed era vuota, a parte loro. Trasse un sospiro di sollievo, poi
lanciò un'occhiataccia a Richard: “Cos'è che non
ti è chiaro di 'Non provare a toccarmi quando siamo al
distretto' ?!”, disse ancora con il fiato un po' corto per
il bacio.
“Non mi pare che tu abbia opposto
tanta resistenza...”, replicò lui adoperando la sua
solita espressione: sopracciglio alzato e sorrisetto malizioso.
Kate avrebbe tanto voluto sparargli...
E saltargli addosso.
“N-non è questo il
punto!”, esclamò, “Mi hanno detto che hai ricevuto
una telefonata... E' successo qualcosa?”, chiese cercando di
cambiare argomento.
“Sì, ed è per
questo che ti ho fatta venire qui”, disse avvicinandosi di
nuovo a lei, “Mi ha chiamato Alexis e mi ha parlato del vostro
incontro a pranzo... Mi ha detto che sei stata fantastica, che avete
chiarito e che vi siete divertite molto... E che sono molto fortunato
ad aver incontrato una donna come te...”, le si avvicinò
ancora e le mise i capelli dietro l'orecchio, “...Ma questo lo
sapevo già”, disse quasi in un sussurro.
Kate sentì un tuffo al cuore
quando sentì quelle parole... Fissò quegli occhi
azzurri... Non le piaceva quando Richard la guardava così: era
come se in qualche modo fosse capace di farle perdere il controllo...
Beh, in realtà non le dispiaceva poi così tanto; vi si
perse dentro per qualche frazione di secondo, poi si riprese e
domandò: “E il motivo per cui mi sei saltato addosso?”
“Hai ragione, chiedo venia. In
realtà volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto con
Alexis, darti un bacino...”, rispose con aria innocente, “Ma
ci siamo fatti prendere un po' la mano a quanto pare...”, disse
sorridendo mentre guardava i bicchieri caduti a terra; li raccolse,
poi li rimise al loro posto.
“Ah, volevo chiederti un'altra
cosa...”
“Cosa?”
“Vuoi venire a cena con me
stasera?”, le chiese, “Ho chiesto già il permesso
ad Alexis”, aggiunse con espressione da cucciolo.
Kate esitò, poi rispose: “Va
bene... Vieni sotto casa mia alle 20”. Sorrise.
Richard era abbastanza vicino da poter
sentire il profumo di ciliegia che lo aveva avvolto durante quel
bacio mozzafiato... Quel sorriso era una delle cose che più lo
faceva impazzire... Si avvicinò ancora un po', le mise la mano
sotto il mento e le alzò delicatamente il viso: “Continuo
a chiedermi come ho fatto a vivere tutti questi anni senza di te”,
portò le sue labbra su quelle di Kate e la baciò.
Quando si staccarono la detective si
sistemò la camicia e si rivolse allo scrittore: “Sarà
meglio uscire di qui... Aspetta, hai un po' di lucido sulla
bocca...”.
I due uscirono dalla stanza con
circospezione, ma ad attenderli alla scrivania di Ryan c'erano già
i due poliziotti.
“Abbiamo sentito del rumore
mentre eravate lì dentro... E' successo qualcosa?”,
chiese Esposito. Il tono non era per niente preoccupato, ma alquanto
malizioso.
“Niente!”, si affrettò
a rispondere Kate, “E'... Elizabeth è arrivata?”,
chiese per cambiare discorso.
“Sì, è nella stanza
interrogatori da quasi 10 minuti ma... Non volevamo disturbare...”,
rispose Ryan.
Alla detective stava cominciando a dare
sui nervi l'atteggiamento dei suoi colleghi, ma sapeva che la colpa
era stata loro, per non essere stati abbastanza discreti, così
si avviò in silenzio verso la sala interrogatori evidentemente
irrigidita e a disagio. Richard stava per raggiungerla quando fu
bloccato da Esposito: “Hey, amico... Hai messo il rossetto?”
Ryan stentava a trattenere le risate.
Lo scrittore, impassibile, rispose: “Ho messo del burro
cacao... Sai... Per le labbra screpolate...”, e in tutta fretta
raggiunse Kate.
I due poliziotti lo guardarono andare
via, poi Esposito esclamò sorridendo: “Quei due stanno
insieme”
“Sicuro”, rispose il
collega annuendo.
Quando Castle entrò nella stanza
interrogatori, Kate aveva appena finito di presentarsi alla ragazza
di fronte a lei. Chiuse la porta e la osservò mentre si
avviava alla sua sedia: era una giovane donna sui 25 anni, capelli e
occhi neri; passò più volte lo sguardo da Kate a
Richard. Era evidentemente spaventata, ma non sembrava mostrare alcun
senso di colpa... Qualcosa gli diceva che si era sbagliato: quella
donna non c'entrava niente con l'omicidio di Cheryl.
“Allora, il suo nome è
Elizabeth Daves”, cominciò la detective, “Lavorava
con Cheryl... E ci hanno detto che eravate molto intime...”
Non appena la ragazza sentì
nominare il nome dell'amica assassinata, si abbandonò alle
lacrime: “S-sì...”, disse con la voce rotta dal
pianto, “I-io ero la sua... La sua migliore amica...”.
Kate la osservò per qualche
attimo prima di proseguire con le domande: la ragazza mostrava grande
sofferenza... Qualcosa le diceva che non era colpevole ma essendo un
poliziotto sapeva che andava verificata ogni possibile pista...
“Stamattina siamo andati a
controllare il luogo in cui lavori... E ci hanno detto che da quando
è morta Cheryl non vai a lavorare... Come mai?”, chiese
la detective.
“Io... Io... Non me la sentivo di
tornare al lavoro dopo quello che è accaduto a...”,
Elizabeth non riuscì a completare la frase e continuò a
piangere in silenzio.
“Capisco... Senti, Elizabeth...
Sai qualcosa che potrebbe essere utile alle indagini? Qualsiasi cosa”
“S-sì... In effetti c'è...
Qualcosa c-che dovreste sapere...”
Lo scrittore e la detective
incrociarono i loro sguardi, poi si voltarono entrambi verso la
giovane con interesse.
“Di cosa si tratta?”,
domandò Kate.
“Poche ore prima che...”,
Elizabeth si fece forza e andò avanti, “Che Cheryl
venisse uccisa, so che aveva un appuntamento con il nostro capo, il
signor Latimer”, Kate si accorse del disgusto con cui la
ragazza pronunciò quel nome.
“Questo non ce l'ha detto”,
constatò Richard, rivolgendosi alla detective, che annuì.
“E il motivo?”, domandò
Beckett.
“Non lo so, ma all'inizio Cheryl
non voleva presentarsi... Quel viscido da un po' di tempo le faceva
delle avances e continuava a favorirla sul lavoro... Gli altri ormai
non facevano che parlare male di Cheryl...”, affermò con
rabbia, “Alla fine però aveva deciso di andare: temeva
di perdere il posto se non l'avesse fatto...”
“Sai dove dovevano incontrarsi?”,
domandò Richard.
Elizabeth fece segno di no con la
testa: “Mi dispiace... Ora che ci penso però potreste
chiedere alla segretaria del signor Latimer!”
“L-la segretaria?”, chiese
Kate, lasciandosi sfuggire un'espressione riluttante: ripensò
a quella donna, che aveva mostrato a Richard il contenuto della sua
scollatura senza tanti complimenti. Il solo pensiero di doverla
rivedere le faceva venire l'orticaria, “Controlleremo”,
rispose ritornando alla realtà, “Grazie per la
collaborazione”.
Mentre la ragazza si allontanava, Kate
si accorse che Richard la stava fissando: si voltò verso di
lui e lo vide rivolgerle un sorriso maliziosamente compiaciuto.
“Che c'è?”, chiese
cercando di nascondere l'irritazione.
Lo scrittore fece spallucce: “Niente”.
Kate vide la segretaria sedersi in una
delle poltrone del suo ufficio: indossava un top succinto e una
minigonna quasi inesistente. Richard si era allontanato per andare in
bagno qualche minuto prima. Voleva approfittare della sua momentanea
assenza per entrare senza di lui, ma nell'attimo in cui poggiò
la mano sulla maniglia della porta, lo scrittore le si presentò
affianco.
“Allora, andiamo a parlare con la
segretaria?”, chiese tutto sorridente.
Kate si voltò a guardarlo e
quando vide quel sorriso, le venne voglia di prendere a cazzotti
quella faccia tosta che si ritrovava davanti. << Ma per quale
motivo dovresti farlo? Non sarai mica gelosa? >>, le chiese una
vocina impertinente nella sua mente. Scrollò leggermente la
testa come a scacciare quella domanda e si rivolse allo scrittore:
“Senti, non è necessario che tu venga stavolta. Devo
solo controllare il libretto degli appuntamenti e farle un paio di
domande”.
Rick annuì, ma il modo in cui lo
faceva a Kate sapeva tanto di presa in giro: “Non è che
nascondi qualche altro motivo per il quale non vuoi che io entri lì
dentro?”
Kate spalancò gli occhi, colta
alla sprovvista da quella domanda: << Kate, non sei gelosa, NON
sei gelosa!!!.... E anche se lo fossi... Non dargli la soddisfazione
di saperlo! >>
“Volevo solo risparmiarti
qualcosa di noioso... Se vuoi esserci anche tu, fai pure!”,
disse alla fine, ostentando indifferenza.
Mentre entravano, Richard la stava
osservando a sua insaputa con un sorriso divertito, ma con occhi
adoranti.
Kate si trovava davanti alla lavagna a
scrivere qualcosa sotto la linea temporale, poco prima dell'ora della
morte della vittima: “Allora, a quanto pare abbiamo un
sospettato, visto che la... Segretaria...”, disse riluttante
ricordando gli spiacevoli minuti passati a sopportare quella donna
mentre faceva la gatta morta col suo uomo... Di nuovo, “...
Aveva sul libretto l'appuntamento di Cheryl col capo poco prima della
sua morte... Grazie”, disse rivolta a Richard quando le porse
il caffè fumante.
La detective stava iniziando a bere, ma
proprio mentre le labbra stavano per sfiorare la tazza, si fermò
lasciando il braccio sospeso e si voltò verso lo scrittore:
“Cosa c'è?”, chiese irritata: Richard aveva di
nuovo quel sorrisetto compiaciuto stampato in faccia.
“Tu sei gelosa”, affermò
tranquillamente l'uomo fissandola con espressione maliziosa.
Kate sbarrò gli occhi, la
mascella quasi toccava terra. La detective, però, si riprese
quasi subito: “Non capisco a cosa ti riferisci...”, disse
cercando di mostrare indifferenza.
“Non fare la finta tonta... Credi
che non sappia il motivo per cui non volevi che fossi presente mentre
parlavi con la segretaria? Certo, all'ufficio di Latimer non l'avevo
ancora capito ma quando Elizabeth ha nominato la segretaria la tua
faccia era... Avresti dovuto vederti!”, Richard vide le guance
della donna andare in fiamme e il suo sorriso strafottente si allargò
ancora di più.
Nello stesso istante, Esposito li
osservava dalla stanza della pausa caffè: “Hey, vieni a
vedere...”, disse divertito a Ryan, che era appena entrato.
Il poliziotto si avvicinò al
collega e vide l'espressione di Beckett: “Cavolo, cosa le avrà
detto Castle per farle andare a fuoco la faccia??”
“Sshhh! Non muoverti troppo, non
vorrei che Beckett si accorgesse che li stiamo guardando...”
Kate tentò di rispondere per le
rime ma lo scrittore non le diede tempo di aprire bocca: “ Non
devi sentirti imbarazzata, tesoro. Mi piaci un sacco quando diventi
gelosa...”, le mise gli occhi addosso e il suo sguardo aveva
qualcosa di ben poco innocente, “... Diventi ancora più
sexy... Non sai cosa ti farei in questo momento se solo fossimo da
soli...”
La detective lo osservò
impassibile per qualche secondo, poi sorrise: “Beh... Tu non
sai cosa avrei voglia di farti io...”, disse ricambiando lo
sguardo, “Sto morendo dalla voglia di fare una cosa e... Credo
che la farò proprio adesso...”, mormorò in
maniera seducente mentre si avvicinava allo scrittore.
Esposito diede una gomitata a Ryan
senza togliere gli occhi dalla scena che si svolgeva davanti alla
lavagna: “Che sta facendo Beckett?... Oh, non dirmi che...”,
i due si guardarono sorpresi, “Davanti a tutto il distretto?!”
Ignaro degli agenti alle sue spalle che
li spiavano, Richard fissava Kate piacevolmente sorpreso... Non
sapeva cosa avesse in mente di fare, ma vederla avvicinarsi in quel
modo, sentirla parlare così come se non gliene importasse
niente del fatto che si trovassero nel distretto gli aveva fatto
perdere la testa... Vide il viso di Kate avvicinarsi al suo... Già
pregustava nella sua mente un bacio appassionato davanti a quella
lavagna dove avevano passato tanto tempo tra ipotesi, prove, momenti
d'intesa e di attrazione... Immaginava tutto il distretto fissarli
prima stupiti con le mascelle a terra e poi applaudirli mentre
trionfanti urlavano : “Finalmente!”, “Che bella
coppia!”, “Castle, vecchio volpone!”...
“Lo sta facendo davvero!!!”,
Ryan stava quasi urlando... Lui e il collega con gli occhi spalancati
osservavano la detective invadere lo spazio personale dello scrittore
in maniera decisamente pericolosa...
Kate allungò la mano verso il
viso di Richard, che le sorrise... Lei ricambiò ... E tirò
l'orecchio di Castle talmente forte che il povero scrittore non poté
fare a meno di cacciare un urlo.
Kate sorrise soddisfatta: “Mi
spiace, tesoro. Te lo sei
meritato”, poi alzò la testa verso la stanza della pausa
caffè, inchiodando Ryan ed Esposito con uno sguardo di
rimprovero.
“Accidenti!”,
esclamarono i due agenti in coro.
Richard e Kate
stavano raggiungendo l'obitorio.
La detective
camminava a passo talmente spedito che lo scrittore quasi non
riusciva a starle dietro.
“Hey, sei
arrabbiata con me perchè ho detto che sei gelosa?”,
chiese Rick quando riuscì a raggiungerla.
“Io non sono
gelosa!”
“Allora
perchè sei arrabbiata?”
“Io non sono
arrabbiata!”, davvero non lo era, ma le piaceva fargli credere
il contrario.
“Allora
perchè sei così silenziosa da quando abbiamo lasciato
il distretto?”
“Forse perchè
tu non la smetti di parlare??”
“Colpito”,
ammise lo scrittore e decise che era meglio stare zitto.
Kate si voltò
per non lasciargli vedere il sorrisetto divertito che le increspava
le labbra ed aprì la porta dell'obitorio.
“Ciao Lanie”
“Kate. Oh,
vedo che hai portato Castle”. Sorriso malizioso.
La detective le
lanciò un'occhiataccia: “Allora, qual è la svolta
di cui parlavi al telefono?”
“Beh... Ieri
sera, prima di andare via, ho pensato di controllare se per caso
l'assassino avesse lasciato delle impronte almeno parziali sul collo,
visto che siamo senza arma del delitto...”
“Oh, non
dirmi che l'hai trovata?”, domandò Richard entusiasta.
“E vi dirò
di più”, attese qualche secondo per dare suspence,
“Abbiamo un riscontro!”
La detective e lo
scrittore si guardarono speranzosi.
“Ottimo
lavoro Lanie!”, esclamò Kate sorridendo, “Di chi
si tratta?”
“Un
certo...”, si avvicinò al pc, “Donald Latimer”
Kate era al settimo
cielo: “Lanie, tu sei un genio! Andiamo sub-”, la
detective si interruppe: il cellulare di Richard aveva preso a
squillare.
“Scusate... Pronto? Ciao muffin alle carote!”, esclamò
lo scrittore sorridendo.
Lanie si rivolse a Kate con aria perplessa: “Muffin alle
carote??”
“Alexis”, rispose la detective, e la sua faccia sembrava
dire: “Non farci caso: è Castle!”
Mentre Richard parlava al telefono, il medico legale prese da parte
la detective: “Allora? L'avete fatto?”, bisbigliò
Lanie.
“Fatto cosa?”, chiese Kate confusa.
“Dimmi un po', devo farti un disegnino per caso?! L'avete fatto
o no??”
“Fatto cosa?”, Richard aveva terminato la telefonata.
“Voleva sapere se avevamo già preso un campione di DNA
del sospettato, ma... No, dobbiamo ancora procurarcelo. Anzi stiamo
andando proprio ora! Grazie mille per l'informazione dottoressa
Parish”, Lanie lanciò alla detective un'occhiataccia
come a dire: “Prima o poi mi dirai tutto”, che Kate
ricambiò con una linguaccia, prima di uscire dall'obitorio.
Era ormai sera; Kate e Richard
entrarono nella stanza interrogatori: lì ad aspettarla c'era
il signor Latimer, all'apparenza un uomo qualunque... A quanto
pareva, però, nascondeva parecchi segreti dietro quel volto da
uomo medio americano.
La detective cerco di arrivare dritta
al punto, per spingerlo a confessare prima che potesse arrivare il
suo avvocato. In caso contrario... Aveva sempre il piano B.
Beckett aprì il file e cominciò
a leggere: non era una lista molto lunga, ma sicuramente dava un'idea
della persona che sedeva di fronte a lei in quel momento ed era una
pista che portava dritta verso la soluzione dell'omicidio di Cheryl
Dawn: “Allora, signor Latimer... A quanto pare quando ci siamo
visti stamattina ha omesso alcuni dettagli della sua vita che non mi
sembrano poi così irrilevanti: è stato denunciato 4
anni fa da sua moglie per violenza domestica e 3 volte negli ultimi
due anni per tentata violenza sessuale nei confronti di una sua
conoscente, una cameriera e la sua ex fidanzata...”
L'uomo tentava di mostrarsi impassibile
ma era chiaramente teso: “Sono errori del passato... Se pensate
che abbia ucciso quella ragazza vi sbagliate di grosso!”,
esclamò all'improvviso, dopo un attimo di pausa.
“Ci hanno detto che ultimamente
prestava a Cheryl... Come posso dire... Un po' troppa attenzione”,
insinuò Richard, “Io credo che la ragazza l'abbia
rifiutata e lei abbia perso le staffe”
“Si può sapere perchè
questo tizio deve stare qui??”, esclamò Latimer
rivolgendosi a Kate, “E voi permettete che un pallone gonfiato
che si crede un poliziotto si rivolga a me in questo modo!”
Le volte in cui la detective aveva
visto lo scrittore con un'espressione così alterata e
minacciosa si potevano contare sulla dita di una sola mano... Questa
era una di quelle: Castle stava per alzarsi dalla sedia, ma Beckett
lo bloccò mettendogli il braccio davanti al petto; Richard la
guardò, lei sostenne il suo sguardo, gli fece un cenno con la
testa e si rivolse all'indiziato: “Signor Latimer, le assicuro
che il signor Castle non le rivolgerà più alcuna
domanda, né farà più insinuazioni nei suoi
confronti...”, lo scrittore, contrariato, stava per replicare
ma la detective continuò: “ So che sta cercando di
provocarci, e per quanto mi farebbe un enorme piacere se l'uomo che
siede accanto a me le mollasse un cazzotto dritto sul naso,
preferisco non darle un pretesto per potersela cavare. Inoltre credo
proprio che in questa stanza ci sia eccome un enorme pallone
gonfiato, e di certo non è il signor Castle”. Richard
non nascose il sorriso appena accennato che gli increspava le labbra:
in quel momento si sentiva orgoglioso di avere a fianco a sé
una donna come lei, molto più del solito. Ci voleva un bacio
di ringraziamento... Si voltò a guardarla con occhi pieni di
desiderio, mentre lei continuava a parlare col sospettato: <<
Richard smettila, se ti becca mentre la fissi così con Ryan ed
Esposito dietro il vetro ad osservare... >>, lo scrittore si
morse il labbro inferiore e si voltò verso Latimer.
“Allora, vuole rispondere alla
domanda?”, Domandò Kate in maniera pressante.
L'uomo afferrò il bicchiere
d'acqua sulla scrivania e bevve tutto d'un fiato: “Io non parlo
senza il mio avvocato”.
“Va bene”, Richard si voltò
a guardarla: la donna sembrava quasi sollevata, “Può
andare”.
“Come?”, Latimer era
confuso.
“I poliziotti fuori la porta lo
accompagneranno a casa. Non lasci la città”.
Appena uscito dalla porta, Kate
estrasse una bustina trasparente e vi mise dentro il bicchiere.
Ore 21.00, loft di Richard.
Lo scrittore e la detective avrebbero
dovuto incontrarsi alle 20 sotto casa di Kate, ma fino a mezz'ora
prima erano rimasti al distretto per l'interrogatorio con Latimer,
così avevano rimandato di un'ora l'appuntamento.
Rick era nella sua camera da letto, si
stava abbottonando la camicia davanti allo specchio. Era da giorni
che aveva in mente di chiederle di uscire, così aveva
pianificato il loro primo appuntamento nei minimi dettagli. Avrebbe
solo dovuto attendere che Kate accettasse il suo invito, e nel
pomeriggio lo aveva ottenuto. Lo specchio riflesse la sua immagine
che sorrideva tra sé mentre ripensava al bacio che si erano
scambiati al distretto...
“Perché sorridi?”,
Alexis era apparsa sulla porta.
“Oh, niente tesoro... Ero
sovrappensiero...”
“Pensavi a Kate?”, domandò
la figlia sorridendo maliziosa.
“Si nota davvero così
tanto?”, chiese senza riuscire a nascondere la propria
felicità.
“Papà... Sei cotto, e si
vede”, la ragazza si avvicinò all'armadio aperto del
padre, “Su, ti aiuto a scegliere la cravatta”.
Quando padre e figlia scesero le scale,
Martha si trovava seduta al bancone della cucina, con un bicchiere di
vino in mano.
Richard scese l'ultimo gradino e
afferrò il cappotto: “Madre io esco. Non mi aspettate in
piedi, potrei fare tardi”, disse mentre si avvicinava ad Alexis
per stamparle un bacio sulla fronte.
“Divertiti... E salutami
Beckett”, replicò la madre.
Richard si voltò di scatto verso
Martha con espressione quasi inorridita: “Come...???”,
poi si voltò verso la figlia.
“Non è stata colpa mia, mi
ha sentita parlare al telefono con te del pranzo con Kate! So che
avrei dovuto dirtelo prima, scusami...”
“Non fa niente, non ce l'ho con
te”, disse dolcemente alla figlia; poi si voltò verso la
madre, “So che tua nonna quando vuole scoprire qualcosa è
impossibile da ostacolare”
Martha fece spallucce: “Ti sbagli
caro, stavo semplicemente passando davanti alla stanza di Alexis
mentre andavo in bagno e mi è capitato di sentire per caso
qualcosa che a quanto pare non avrei dovuto sapere”, disse con
tono risentito verso il figlio, “Non capisco perchè non
me l'hai detto, Richard! Sono tua madre dopo tutto!”
“Madre, tranne Alexis, nessuno sa
che io e Kate ci frequentiamo, perchè è stata lei a
chiedermi di non dirlo ad anima viva”, replicò lo
scrittore.
“Capisco... Comunque sono
contenta che finalmente abbiate deciso di mettervi insieme, sappi che
hai la mia completa approvazione: quella donna fa al caso tuo. Anche
se non capisco cosa l'abbia spinta a mettersi con te”
“Grazie, madre!”,
esclamò Richard contrariato.
“Non fraintendermi tesoro, ma
sappi che se non vorrai fartela sfuggire dovrai crescere un po'! Lei
non è come le donne che hai frequentato fino ad ora”
“Lo so”, rispose lui, e
davvero era consapevole di quale persona speciale si fosse
innamorato... Sapeva che Kate non era come le altre... Lei era
speciale. Prese le chiavi dell'auto, salutò madre e figlia e
si chiuse la porta alle spalle.
Appartamento di Kate.
La donna stava fissando in silenzio il
suo letto, su di esso vi era una scatola aperta: Richard le aveva
regalato un altro vestito; questa volta però niente di
vistoso, un semplice vestito nero di seta lungo appena sopra il
ginocchio, con spalline sottili. Era decisa a farlo smettere con
quelle spese assurde, erano tutte cose stupende ma lei non ne aveva
bisogno... Le bastava la sua presenza, sentire il suo buon odore
mentre l'abbracciava, riuscire a essere una coppia normale che parla
del più e del meno e che guarda la tv insieme, come era
accaduto due sere prima proprio sul divano di casa sua.
Prese l'abito tra le mani e iniziò
a infilarselo... La seta le scivolava fresca e morbida lungo il
corpo... Non poteva nascondere a sé stessa la paura che
provava... Si chiedeva se sarebbero mai riusciti a essere una coppia
come le altre: lui era uno degli scrittori più famosi degli
Stati Uniti e lei era diventata alquanto conosciuta da quando era
diventata la sua musa... Per non parlare del gossip di cui lui è
stato spesso al centro... Era anche per questi motivi che aveva
deciso di non dire niente a nessuno riguardo quello che stava
accadendo tra loro due: temeva il momento in cui la cosa sarebbe
diventata di dominio pubblico – perchè non aveva dubbi
che sarebbe accaduto. Ma soprattutto temeva di soffrire... Continuava
a tormentarsi con pensieri del tipo: “E se è solo un
fuoco di paglia?”, “E se non funzionasse?”. Sapeva
di essersi posta queste domande anche prima e alla fine aveva seguito
il cuore, quella parte di sé che le faceva venire le
palpitazioni ogni volta che lo vedeva, che le faceva sentire le
farfalle allo stomaco ogni volta che sentiva la sua voce, che la
faceva impazzire ogni dannata volta che la fissava con quegli occhi
color del cielo... Quella parte di sé che le aveva fatto
decidere di correre dietro Richard quella mattina e di baciarlo su un
marciapiede di New York sotto un insolito sole caldo di fine Ottobre.
Allora, trascinata dai sentimenti che provava per lui, aveva corso il
rischio che qualche paparazzo li beccasse ma per fortuna non era
successo. E per quanto avesse realizzato che non aveva mai provato
per nessuno quello che provava nei confronti di quell'uomo, la parte
razionale di lei continuava a dirle di stare attenta, di non lasciare
il suo cuore così esposto, così vulnerabile... Sperava
che funzionasse tra loro, lo voleva davvero... Ma aveva bisogno di
tempo per riuscire ad abbattere del tutto quel muro che aveva eretto
negli anni e non sapeva se Richard avrebbe voluto fare quel viaggio
con lei... Si truccò, diede una sistemata ai capelli e mise le
scarpe. Stava per prendere il cappotto quando bussarono alla porta.
Richard apparve davanti alla soglia
sorridente; quando vide Kate nell'abito che le aveva regalato rimase
senza parole.
“Chiudi quella mascella o ti
cadrà a terra!”, esclamò la detective
sogghignando.
“Scusa, ma dovresti essere
arrestata: è reato essere così perfettamente...
Perfetta!”, replicò lui con occhi adoranti. “Certo
che per essere uno scrittore hai un vocabolario molto ampio”,
rispose Kate prendendolo in giro.
“E' colpa tua se sono rimasto
senza parole”, si giustificò lo scrittore. Poi le
sorrise dolcemente, “Dai andiamo. Sto per portarti in un posto
speciale”.
Lo scrittore scese dall'auto e passò
dal lato passeggero per aprire la portiera alla detective.
“Eccoci arrivati”, disse
Richard indicandole una piccola libreria di fronte a loro.
Kate la osservò stranita:
conosceva quel posto ma non capiva perchè Rick l'avesse
portata lì.
“Lo so, pensavi che ti avrei
portata al ristorante ma aspetta di entrare dentro...”, l'uomo
la prese per mano portandola davanti alla porta chiusa. Quando
entrarono Kate vide qualcosa che davvero non si aspettava: al centro
della libreria c'erano due sedie, un piccolo tavolo rotondo
apparecchiato, con una piccola candela all'interno di un bicchiere e
un carrello con la cena. Il resto dello spazio era illuminato da tre
piccole lampade coperte da sottili stoffe colorate, per riempire
l'atmosfera di luci soffuse e dare un po' di colore. Le pareti
coperte da scaffali pieni di libri.
“Purtroppo non mi hanno permesso
di usare altre candele... Sai, per la presenza di tutti questi
libri”, esordì Richard rompendo il silenzio, “Qui
ho tenuto per la prima volta un incontro con i fan per firmare i
libri, quando i miei romanzi avevano iniziato ad avere davvero
successo... E qui ho incontrato per la prima volta una persona
davvero speciale...”, a quelle parole Kate arrossì, “...
Peccato che non ricordi quell'incontro...”
La detective sentì lo stomaco
fare le montagne russe... Lei quell'incontro lo ricordava benissimo:
alcuni anni prima aveva trovato il tempo per andare nella stessa
libreria in cui si trovava adesso, per incontrare Richard Castle e
avere l'occasione di farsi autografare il suo nuovo romanzo.
Ovviamente sapeva che lui non ricordava quell'incontro, quel
pomeriggio c'erano decine e decine di persone. Si chiedeva come fosse
venuto a saperlo.
“Come fai a...?”
“Tuo padre... Abbiamo fatto due
chiacchiere qualche giorno fa”, rispose Richard sorridendole.
<< Papà?! >>, Kate
sbarrò gli occhi: suo padre sapeva? Come l'aveva presa?
“Non preoccuparti, non ho detto
niente a tuo padre, gli ho fatto delle domande con la scusa di voler
conoscere la mia musa dal punto di vista del papà.
E' giusto sia tu a decidere quando parlagliene”
“Grazie”,
rispose lei sorridendo. Gli era davvero grata per aver rispettato i
suoi tempi... Era un' impressione o il suo scrittore stava crescendo?
“In ogni caso
ho pensato 'Visto che non ricordo il nostro primo vero incontro,
perchè non passare nello stesso luogo il nostro primo
appuntamento per farmi perdonare questa mancanza?' Così mi
aiuterai a riviverlo attraverso i tuoi di ricordi... E mi racconterai
anche di come sei diventata mia fan e della tua piccola biblioteca
comprendente tutti i miei romanzi!”, concluse trionfante.
<< Devo
ricordarmi di uccidere papà la prossima volta che ci vediamo!
>>, pensò Kate mentre alzava gli occhi al cielo.
“Perché
non me l'hai mai detto?”
“Appena ci
siamo conosciuti non avrei osato darti questa soddisfazione nemmeno
per tutto l'oro del mondo. Il solo pensiero di vederti pavoneggiare
per tutto il distretto mi dava l'orticaria... Ma ora non mi
dispiacerebbe parlarne...”, ammise sorridendo.
“Allora... Ti
piace l'idea? Ho cercato di rendere la libreria il più
accogliente possibile... E poi pensavo che avresti preferito un po'
più di privacy visto che non siamo ancora usciti allo
scoperto...”
La detective si
sentì grata nei confronti dello scrittore per la comprensione
che le aveva dimostrato con quel piccolo gesto. Il sorriso che le
increspava le labbra divenne più ampio: “E' delizioso,
davvero... Sei stato molto dolce...”
Richard
ricambiò il sorriso mentre fissava i suoi occhi in quelli di
lei. Poi si fece serio: “Kate... So che non sono perfetto, che
per quanto tu possa amare il lato infantile e superficiale di me, hai
bisogno di qualcuno che sappia esserti accanto, di un uomo che sia
divertente, ma anche serio e responsabile... Vuoi qualcuno che ti dia
la sicurezza e l'amore di cui hai bisogno e io... Voglio solo che tu
sappia che quell'uomo sono io, Kate. Devo crescere lo so, e con te so
di poterlo fare, sono già cambiato molto durante questi anni
passati insieme... Dopo Alexis tu sei la cosa più
straordinaria che mi sia mai capitata... Non ho mai provato per
nessuno quello che provo per te... Voglio essere con te quando
prenderai l'assassino di tua madre, voglio prendermi cura di te, sono
pronto a fare qualsiasi cosa per te, perciò... Non importa
quanto tempo ci vorrà perchè tu possa aprirti
completamente a me, non importa quanto dovremmo tenere nascosta la
nostra relazione... Io sono l'uomo di cui hai bisogno, Kate... Lascia
che io sia quell'uomo...”
Kate non sapeva
cosa rispondere: si sentiva come se Richard avesse ripreso a rompere
quel muro che lei stessa aveva eretto tra sé e il mondo
esterno, buttandone giù una buona parte e portandosi via i
mattoni caduti... Aveva la sensazione di sentirsi più leggera,
come se i dubbi che aveva non la assillassero più... Guardava
quei sinceri occhi chiari penetrarle dentro fino a toccarle
l'anima... Voleva che lui fosse il suo uomo... Non aveva dubbi:
voleva urlare al mondo che Richard Castle l'aveva stregata nel corpo
e nell'anima, non voleva più ascoltare la parte razionale e
timorosa di sé, non poteva più farlo ormai: c'era
dentro fino al collo, era innamorata di lui e non voleva lasciarlo
andare... Se alla fine avesse sofferto, sapeva che ne sarebbe valsa
la pena... Si avvicinò piano allo scrittore e con dolcezza
posò le labbra schiuse su quelle di lui mentre gli portava le
braccia al collo, poi lo strinse a sé nell'abbraccio più
forte di cui fosse capace: petto contro petto, riusciva quasi a
sentire il cuore di Richard battere a tempo col suo... Sentì
lo scrittore stringerla ancora di più verso il suo corpo, come
se avesse paura che potesse svanire da un momento all'altro... Ma la
detective era lì e non sarebbe andata da nessuna parte, perché
il suo posto era con lui... Mentre chiudeva gli occhi serena, Kate
sentiva che dopo anni passati a viaggiare nel mare in tempesta, il
suo cuore era approdato in un porto sicuro dove potervi rimanere...
Magari per sempre.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=603810
|