Swordplay

di tippy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Waking up - Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Waking up - part 2 ***
Capitolo 3: *** New Day - Parte 1 ***
Capitolo 4: *** New Day - Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Love the way you lie - Parte 1 ***
Capitolo 6: *** Love the way you lie - Parte 2 ***
Capitolo 7: *** Fire & Ice - Parte 1 ***
Capitolo 8: *** Fire & Ice - Parte 2 ***
Capitolo 9: *** The Crow & the Butterfly - Parte 1 ***
Capitolo 10: *** The Crow & the Butterfly - Parte 2 ***
Capitolo 11: *** Close to you - Parte 1 ***
Capitolo 12: *** Close to you - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Waking up - Parte 1 ***


Buio...era confusa,si sentiva in trappola..."dove diavolo mi trovo?!perchè sono qui?!"...rumore di passi in lontananza..."stai calma,non farti scoprire!" ...i passi si avvicinarono...silenzio..."Kate!".Il cuore le si fermò appena riconobbe quella voce..."ma-...mamma?"...lacrime cominciarono a riempirle gli occhi."mamma...sei proprio tu?",Kate si voltò e riconobbe appena dietro di lei una sagoma umana,senza però riuscire a distinguerne i lineamenti...

una voce a lei familiare rispose:"si,tesoro...sono io!".

All'improvviso una luce illuminò il buio...la giovanne donna si guardò intorno:pareti bianche...nient'altro,ma nell'istante in cui incrociò lo sguardo di quella figura, Kate la riconobbe...era proprio lei! "mamma!Dio,sei proprio tu!",una lacrima le rigò la guancia.

Le labbra della donna,in risposta,si incresparono in un sorriso pieno di tenerezza.Kate la osservò in silenzio per qualche secondo,poi lentamente alzò il braccio destro e lo allungò verso la persona che più aveva amato nella sua vita,e che più le mancava ora che la morte l'aveva strappata via con la forza da lei...un sussurro:"mamma..."

all'improvviso un urlo di dolore...sangue che gocciola a terra...Kate alzò lo sguardo per guardare la madre e ciò che vide la scioccò:il corpo della donna era straziato da pugnalate e perdeva molto sangue..."MAMMA!!!"

"Kate...mi dispiace tanto...mi dispiace così tanto..."

"mamma,ti prego non lasciarmi di nuovo!",Kate ebbe l'impressione che la madre si allontanasse sempre di più,per quanto lei cercasse in ogni modo di raggiungerla...provò ad urlare di nuovo,ma non uscì alcun suono...provò a correre ma non riusciva più a muoversi...la luce si spense e di nuovo il buio...

Kate si risvegliò nel suo letto ansimando,le mancava il respiro...si mise a sedere sul letto e si passò una mano tra i capelli:"mamma..." ,sussurrò.Guardò la catenina con l'anello di sua madre poggiato sul comodino,poi diresse il suo sguardo alla finestra,dalla quale filtravano le prime luci dell'alba."Sarà meglio che mi alzi",pensò.




ore 8.00


Richard:"Giorno,madre!come mai già in piedi dopo la sbronza di ieri?"

Martha:"Oh Richard,sei sempre il solito esagerato!di quale sbronza stai parlando?ieri sera ho solo...bevuto un pò!"

Richard:"se per te bere un pò vuol dire scolarsi due bottiglie di vino e far fuori 4 martini allora va bene!"

Martha:"ok,ok!hai vinto!sono un pò sbronza...e comunque smettila di urlare così forte,la testa mi sta scoppiando!"

Richard la guardò con un'espressione che dimostrava abbastanza eloquentemente ciò che pensava,ma aggiunse solo:"ti consiglio di andare nella tua stanza a dormire e poi vai a farti una bella doccia rigenerante!"

Martha:"pivello,non devi dare consigli post-sbronza all'esperta delle sbronze Martha Rodgers!"

Richard:"ok,ok!come vuole lei,madame!"

Martha:"in ogni caso,che ci fai ancora qui?Beckett non ti ha ancora chiamato?"

Richard:"no,e fin quando non ci sarà un caso d'omicidio il telefono non squillerà!",proprio in quel momento si udì provenire dalla tasca di Richard la cavalcata delle Valchirie!

Martha:"ma che razza di suoneria hai scelto?!"

Richard:"madre...come fai a dire una cosa del genere?"

Martha:"non metto in dubbio l'opera in sè,ma trovo il suo uso come suoneria alquanto inappropriato!"

Nel frattempo Richard tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e guardò lo schermo:"Uh,è Beckett!parli del diavolo...Good morning,sunshine!",disse rispondendo alla chiamata.

Kate:"Castle,potresti smetterla di inventarti una 'frase ad effetto' ogni santa volta che rispondi al cellulare?stai cominciando a stufarmi!",fu la risposta che ottenne all'altro capo della linea.

Richard:"di già?è solo la...",cominciò a contare sulle dita,"...quinta volta che lo faccio!"

Kate:"ecco,appunto...basta così!piuttosto,vuoi venire qui o no?"

"certo,dammi l'indirizzo",così dicendo Richard salutò la madre con un gesto della mano,prese le chiavi dell'auto e si avviò verso la porta.





Quando Richard arrivò sul posto,Ryan ed Esposito erano lì ad attenderlo.

Esposito:"Hey,salve Castle!Finalmente sei arrivato!"

Richard:"scusate ragazzi:lungo la strada c'era un bel pò di traffico.E io non posso avvantaggiarmi della mia posizione per evitarlo,come voi poliziotti!"

"Aaaah,ma taci!",dissero in coro i due agenti.

Richard indirizzò loro una smorfia,poi diventò serio:"allora,che cosa abbiamo?"




I tre entrarono in un appartamento molto grande al centro di New York,al quinto piano di un vecchio palazzo.Entrando,Richard vide due adulti,un uomo e una donna,l'uno accanto all'altra.L'uomo aveva circa 40 anni,teneva gli occhi fissi sulla donna al suo fianco e le stringeva delicatamente una mano con la sua;la donna parlava con Beckett e nel frattempo singhiozzava.Gli occhi fissi su un punto indistinto del tappeto che copriva il pavimento.Beckett si voltò per un attimo verso la porta d'ingresso dell'appartamento per vedere chi stesse entrando;quando vide Castle gli fece un cenno di saluto con la testa,poi ritornò a parlare con la signora accanto a lei.Richard intuì che quelli dovevano essere parenti della vittima.Mentre si dirigeva con Ryan ed Esposito nel corridoio che dal salone portava alle camere da letto,lo scrittore si voltò un'ultima volta per dare un'altra occhiata alla stanza che stava lasciando,quando vide una figura in piedi dietro il divano dove era seduta Kate con la coppia:era una ragazzina di circa 17 anni che osservava con lo sguardo perso il paesaggio che la città le offriva al di là del vetro.

"Hey,perchè ti sei fermato,che stai guardando?",chiese Ryan.Richard,interrotto dalle domande dell'agente,ritornò in sè:"osservavo quella ragazza laggiù..."

Esposito:"Quella è la sorella della vittima...ha trovato lei il cadavere..."

I tre si diressero verso una camera da letto.Entrati,i tre trovarono Lanie inginocchiata ad osservare con la massima attenzione il corpo senza vita di una ragazzina:il cadavere era disteso sul letto e sembrava dormire un sonno profondo.

Richard:"cavolo,quella ragazzina avrà si e no 17 anni!"

Esposito:"16 per l'esattezza",disse consultando il suo block-notes,"il suo nome è Kathy Bryce;Beckett in questo momento sta parlando con i genitori".

<< La donna in lacrime e l'uomo accanto a lei >>,pensò Richard.Poi si avvicinò al letto per osservare meglio:"eppure non vedo sangue,nè ferite...sembra stia dormendo!"

"questo perchè molto probabilmente è morta nel sonno!",replicò Lanie.

Richard:"nel sonno?!e allora noi che ci facciamo qui?"

Una voce alle sue spalle rispose alla sua domanda:"perchè potrebbe essere stata uccisa per sbaglio!"

Richard si voltò:era Kate.La osservò per qualche secondo,poi si avvicinò al medico legale.

Lanie:"come tu hai detto poco fa,sembra che la ragazza stia dormendo;inoltre non ci sono nè ferite,nè sangue.Questo perchè probabilmente ciò che l'ha uccisa...",spostò il cadavere in modo da mostrare la parte posteriore del cranio,"...è stata una forte emorraggia interna partita da questa zona,sicuramente contro qualcosa di massiccio...vedi questo gonfiore?La vittima con ogni probabilità avrà pensato di non essersi fatta niente di che,e invece...ha lasciato che l'emorraggia si espandesse fino a ucciderla..."

Richard:"quindi l'assassino non aveva intenzione di ucciderla!E' stato un incidente!"

Esposito:"beh,in realtà non siamo ancora sicuri che si tratti di omicidio"

Kate:"potrebbe anche essersi fatta male da sola accidentalmente,ma...sì,in ogni caso bisognerà prima verificarlo con l'autopsia".

Kate autorizzò il trasporto del cadavere in obitorio per accertare la causa della morte e un eventuale passaggio del caso alla polizia di New York.Mentre il corpo veniva chiuso in un sacco mortuario,Richard si avvicinò a Kate:"allora,sembra che questo caso,sempre che lo sia,sarà facile da risolvere!"

Kate puntò i suoi occhi su di lui:"Ti dispiace non poter applicare la tua amata teoria sullo spionaggio?",gli chiese sarcasticamente.

Richard,sostenne il suo sguardo,si voltò a guardare il sacco che veniva trasportato all'obitorio,poi si voltò di nuovo verso Kate:"no,anzi,sono contento:Kathy avrà subito giustizia".




Obitorio.

Richard e Kate entrarono in fretta nella grande stanza bianca:Lanie doveva comunicargli l'esito dell'autopsia.

Kate:"allora,Lanie,quali sono le novità?"

Lanie:"Posso ufficialmente dirvi che questo è un omicidio",fece loro cenno di avvicinarsi al corpo disteso sul tavolo,"vedete,il colpo che ha subito la ragazza è stato abbastanza forte,e non può essere andata da sola contro qualcosa con una forza tale,nemmeno cadendo...credo che qualcuno l'abbia spinta...e sarebbe stato facile per chiunque più grande di lei farle del male,perchè c'è anche un'altra cosa..."

Richard:"cosa?"

Lanie:"la ragazzina probabilmente era nata con una malattia al cuore e questo,più le varie cure che ha subito fin da neonata,hanno influito molto sulla sua crescita:era molto fragile e non era alta e robusta come una normale ragazzina della sua età"

Kate:"bene,allora procediamo subito con le indagini...darò a Ryan ed Esposito l'incarico di controllare tra le amicizie della ragazza e vediamo se spunta fuori anche un fidanzato...",si voltò verso Richard,"noi intanto parleremo con la famiglia"

Richard:"la parte più noiosa..."

Kate gli lanciò un'occhiataccia,Richard alzò le mani in segno di resa:"scherzavo...",Kate lo fulminò di nuovo con lo sguardo:"ok,battuta stupida e inopportuna".Kate fu soddisfatta.Intanto Lanie guardava la scena divertita e come al solito era l'unica a vedere ciò che quei due sembravano non vedere...o forse non volevano vedere.

Kate e Richard si avviarono verso l'uscita:"Noi,andiamo,grazie Lanie!",i due la salutarono con un cenno della mano; lei ricambiò con un:"quando vuoi!"





Richard e Kate stavano per entrare nell'ufficio di lei,dove la famiglia della vittima attendeva di parlare con loro,quando la donna si bloccò di colpo davanti la porta,si girò in direzione di Richard,che si trovava dietro di lei,e guardandolo il più minacciosamente possibile,gli puntò l'indice contro il petto e,come accadeva sempre,gli faceva le sue raccomandazioni:"prima di entrare voglio solo dirti due cose:non parlare a meno che tu non venga interpellato ma soprattutto..."

Richard la interruppe e continuò la frase al suo posto,facendole il verso:"...non fare domande che potrebbero imbarazzare o mettere in soggezione le persone con cui stiamo per parlare!".L'aveva sentita tante di quelle volte che ormai l'aveva imparata a memoria.E,come ogni volta,rispose:"non preoccuparti Beckett,ho imparato la lezione,promesso!".Non era vero:aveva sempre infranto la promessa e l'avrebbe fatto anche oggi.Ad ogni modo,provò a rendersi più convincente sfoggiando uno dei suoi sorrisi più accattivanti.

Kate sapeva che non le avrebbe dato ascolto,ma ormai quello per lei era diventato una specie di rituale,inoltre si divertiva nel comandarlo a bacchetta.Si lasciò affascinare dall'uomo che aveva davanti per pochi istanti...dal suo sorriso ammaliante,dai suoi occhi color del cielo...le sfuggì un sorriso appena accennato...poi ritornò seria:era il momento di tornare al lavoro:"entriamo".


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Capitolo 2
*** Waking up - part 2 ***


Ecco la seconda parte.




Ore 15:30,loft di Richard.

Quando Alexis aprì la porta di casa, trovò il padre seduto sul divano a fissare qualcosa, forse una foto. L'uomo si voltò verso la porta per vedere chi fosse entrato, distogliendo la mente per un attimo da chissà quali pensieri:"Hey, tesoro. Com'è andata a scuola?"

"Bene papà. Grazie...Come mai già a casa? Nessun caso d'omicidio?", rispose Alexis e sedendosi accanto al padre si chiese perchè stringesse tra le mani una foto di lei al suo ultimo compleanno.

"Si, c'è un caso d'omicidio, ma credo sia piuttosto semplice”, disse Richard, “Una ragazzina è stata uccisa per sbaglio. Abbiamo parlato con i genitori e indagato su di loro ma non c'è nessuna pista... Appena Ryan ed Esposito avranno novità, Beckett mi chiamerà e risolveremo il caso il prima possibile... Credo che entro stasera lo si potrà considerare un caso chiuso..."

"Papà... Quanti anni aveva questa ragazzina?", Alexis pensò di aver intuito il perchè dell'atteggiamento del padre: era davvero difficile vedere Richard Castle seduto su un divano, serio, silenzioso e con un'espressione che mostrava una vena di tristezza mal celata.

Richard osservò per qualche secondo la foto che aveva tra le mani, poi rispose:"16 anni... Aveva 16 anni..."

Alexis si avvicinò al padre e, guardando la sua immagine immortalata mentre sorrideva nel giorno del suo compleanno lo scorso anno, disse:"E' per questo che hai preso questa mia fotografia? Per qualche motivo hai associato me a quella ragazzina?"

Richard alzò di scatto la testa, puntò i suoi occhi chiari sul volto della figlia; si lasciò scappare un sorriso:"Mi conosci proprio bene tu,sai?"

"Sono o non sono tua figlia?", rispose lei, e lo invitò a proseguire con uno sguardo rassicurante.

"Il punto è che ogni volta che a morire è una ragazzina che ha più o meno la tua età, non posso fare a meno di pensare a te, a quanto sarei disperato se dovessi perderti... Sai che sono sempre stato una persona superficiale praticamente su tutto, ma quando si tratta di te... Le cose cambiano... Tu sei la mia vita e immaginarmi senza di te... Il solo pensarci mi sembra impossibile"

"Aaaaw, papà", la ragazzina si avvicinò e lo strinse nell'abbraccio più forte di cui era capace. Poi lo guardò dritto negli occhi e disse:"Smettila di essere così catastrofico! Non è da te! E poi sappi che tutto ciò che hai detto ora, un giorno potrebbe ritorcersi contro di te perchè non ti libererai così facilmente di me! E' vero che sei superficiale, bambinone e donnaiolo..."

Richard la guardò contrariato:"Ah, grazie mille figlia!"

Alexis sorrise:"Dico solo la verità padre! Ma la verità la dico anche quando affermo che sei con assoluta certezza il padre migliore del mondo... E ti sarò eternamente grata per questo..."

Richard la guardò con affetto e le accarezzò i capelli:"Grazie piccola!"

In quell'istante, il cellulare dello scrittore prese a squillare.

Alexis guardò perplessa il padre mentre lo prendeva dalla tasca ed esclamò:"La cavalcata delle Valchirie?! Non ti sembra un po' esagerato?"

"Hey, non criticare! Io la trovo carina!", replicò Richard sentendosi risentito perchè dopo la madre, anche la figlia aveva avuto da ridire sulla sua scelta.

Alexis fece un'altra battutina tanto per stuzzicarlo ancora un po', poi stampò un bacio sulla fronte del padre e andò nella sua stanza.

Richard la osservò affettuosamente mentre si allontanava, poi finalmente prese la chiamata:"Castle a Beckett,ricevuto!"

Dall'altro capo del telefono la risposta fu:"Castle, un'altra battuta di queste e quando ti vedo ti sparo!"






Richard raggiunse Kate davanti alla lavagna magnetica con due caffè, gliene offrì uno e poi iniziò a sorseggiare il suo. Dopo aver deglutito, il suo volto si trasformò in una smorfia di disgusto. Kate lo guardò incuriosita:"Che c'è?"

"Dio, quant'è amaro questo caffè! Come ho fatto a dimenticare lo zucchero??",esclamò l'uomo.

Kate scosse la testa e sorrise:<< Il solito Castle >>

"Allora, quali novità ci sono?", chiese lo scrittore, e nonostante il caffè non fosse di suo gradimento, continuò a berlo... E Kate continuava a guardarlo sempre più perplessa:"Non capisco perchè ti ostini a bere quel caffè!"

"Perché sono caffè-dipendente!", replicò lui.

La giovane donna ignorò la risposta e iniziò a informarlo sul caso:"A momenti arriveranno Ryan ed Esposito con i dettagli, ma pare che ci sia una pista che porta al fidanzato della vittima"

Squillò il cellulare di Richard.

Kate lo guardò perplessa e disse:"La cavalcata delle Valchirie?! Sul serio?!?"

Richard prese il cellulare e irritato replicò:"va bene, ho capito! Dopo la cambio!", poi rispose al cellulare:" Hey,piccola!", Kate lo osservava mentre parlava al cellulare, curiosa di sapere chi fosse questa 'piccola', "si si, è tutto okay non ti preoccupare! Parlare con te mi ha fatto bene... Ci vediamo stasera a casa. E dì a tua nonna di non scolarsi tutta la bottiglia di vino prima del mio arrivo!! Ti voglio bene!"

Era Alexis. Kate si sentì sollevata, ma dopo due secondi ordinò mentalmente a se stessa di smetterla di irritarsi ogni volta che Castle sembrava ricevere una telefonata da qualche donna che non fosse lei: non erano affari suoi; e poi lui era tornato con la sua ex moglie. Altra irritazione e un po' di tristezza al ricordo di quello che era successo la scorsa estate.

Una voce la riportò alla realtà:"...Beckett, ci sei?". Era Richard.

"Scusa, dicevi?", chiese lei distratta.

"No,niente....", rispose lui; la osservò per qualche secondo, poi disse:"...Era Alexis, comunque".

"Ma io non te l'ho chiesto", replicò Kate imbarazzata.

"No... Non ad alta voce almeno", rispose Castle con un sorrisetto beffardo stampato in faccia.

La detective si schiarì la voce e cercò di ritrovare il controllo:"Allora, come mai questa telefonata? Di solito non chiama, al massimo vi mandate messaggi", chiese cercando di non sembrare invadente.

"Oh, niente... Questo caso mi ha messo un po' di tristezza, sai Kathy era coetanea di Alexis... E pensavo che non vorrei mai essere nei panni dei genitori di quella povera ragazza... Non so cosa farei... Ovviamente si è accorta subito che c'era qualcosa che non andava e ha voluto che ne parlassi con lei", rispose Richard sorridendo.

"Sei proprio fortunato ad avere una figlia come Alexis", osservò Kate.

"Già..."

"...E lei è fortunata ad avere te", concluse la detective.

A quelle parole, Richard si voltò verso di lei, un po' stupito. Kate ricambiò lo sguardo, ma si sentiva a disagio: pensava di aver fatto trasparire troppo con una semplice frase.

Il silenzio fu interrotto dall'arrivo improvviso di Ryan ed Esposito.

"Eccoci! “, cominciò Ryan, “Allora ab-", stava per parlare del caso, ma fu interrotto da Esposito che, accortosi dell'atmosfera che avvolgeva i due, aveva provato a fermare il compagno con una gomitata, ma era troppo tardi.

"Ehm... Sì?", Kate fu grata di sentire la voce dell'agente.

Lo sguardo di Ryan si posò prima su Kate, poi su Richard e così via, come se stesse seguendo una partita di tennis, poi disse:"... Ho interrotto qualcosa?"

I due risposero insieme, ma ovviamente in maniera diversa: lei con un irritato e imbarazzato “No!!!”, lui con un tranquillo e sorridente ”Sì”.

I due agenti si guardarono, e dopo aver a stento trattenuto una risatina, Ryan riprese a parlare:"Dicevo...", passò a Kate la foto di un ragazzo sui vent'anni, capelli corti neri e occhi chiari,"Si chiama James Kent, ha 21 anni, non ha precedenti; ma parlando con gli amici della vittima abbiamo scoperto che ultimamente il giovanotto si è fatto prendere un po' troppo dalla gelosia: ha fatto un paio di scenate alla sua fidanzata".

Esposito consultò il suo fedele block-notes e continuò:"Una volta sembra che sia partito addirittura uno schiaffo".

Richard e Kate si guardarono, poi l'uomo esclamò:"Mi sa che abbiamo l'assassino".






Stanza interrogatori.

Kate e Richard erano seduti l'uno accanto all'altra e insieme osservavano il ragazzo di fronte a loro. James Kent si guardava le mani poggiate sul tavolo: in quel momento la sua vittima designata era una pellicina che torturava senza sosta. Richard lo osservava con attenzione ormai da alcuni minuti:<< E' parecchio nervoso... Segno di colpevolezza?... Eppure il mio istinto mi dice che lui non c'entra >>.

Una voce lo distolse dai suoi pensieri: era Kate, che aveva iniziato l'interrogatorio. La osservò: ancora non riusciva a capire come facesse a essere così bella dopo tante ore di lavoro. E poi quello che era successo prima: forse aveva immaginato una situazione che non esisteva,forse quella frase era un semplice complimento, eppure lui ci aveva visto qualcosa di più... Una cosa l'aveva percepita e non aveva dubbi: lei era imbarazzata e si era sentita a disagio dopo quello che aveva detto.<< Ma forse ho un'immaginazione troppo fervida... E poi sto con la mia ex moglie,cavolo! >>, pensò.

Kate, sentendosi osservata in maniera insistente, lasciò cadere per un attimo il discorso con l'indiziato e rivolse a Richard uno sguardo interrogativo:"... Allora??".

L'uomo, preso alla sprovvista, replicò con un confuso:"Ehem... Cosa?"

"Non lo so, dimmelo tu! Eri lì a fissarmi, pensavo dovessi dirmi qualcosa!", replicò la detective.

"Io non ti stavo...", okay: era stato colto sul fatto! Ma per fortuna lei non si era accorta del motivo per il quale la stava fissando. Sorrise lievemente e poi le rispose:"...niente, prosegui pure",mentre si mordeva il labbro inferiore le diede un'ultima occhiata con i suoi occhi vivaci; poi posò lo sguardo sul giovane, provando a concentrarsi sul caso.

Nell'attesa, il ragazzo era diventato ancora più nervoso: la pellicina era stata eliminata e ora una goccia di sangue prendeva il suo posto; James mise il dito in bocca.

Kate riprese l'interrogatorio:"Allora, signor Kent... Mi è stato detto che ultimamente l'Otello che è in lei ha avuto il sopravvento"

Il ragazzo parve confuso:"Cosa intende dire?"

"Intende dire che avresti dovuto studiare un po' di più quando eri a scuola!", intervenne Richard.

Kate lo fulminò con lo sguardo, lui fece spallucce:"...Intendevo dire...", disse lei riprendendo il discorso, "Che nell'ultimo periodo era diventato parecchio geloso di Kathy"

Richard la interruppe di nuovo:"Sappiamo che sei passato alle mani"

James spostò lo sguardo da Kate a Richard, poi abbassò la testa e si passò nervosamente le mani fra i capelli. Queste ritornarono sul tavolo mentre lui prese a fissare un punto indefinito della sua superficie:"Io... E' vero, ultimamente litigavamo spesso ma... Io... Il punto è che nelle ultime settimane era diventata parecchio distante e ogni volta che cercavo di affrontare l'argomento si arrabbiava, mi dava dello stupido, diceva che l'opprimevo... Quello schiaffo... Io..."

"Era una ragazzina e per di più il suo problema di salute la rendeva ancora più fragile di qualunque altra sua coetanea", andò giù dura Kate.

"Lo so, io...", il giovane stava diventando sempre più nervoso.

"E nonostante ciò le hai dato uno schiaffo!", esclamò duramente la detective, rincarando la dose.

Richard provò ad aumentare la pressione sul ragazzo:"Magari l'altra sera non sei riuscito a trattenerti e l'hai spinta, lei è finita contro qualcosa e la frittata è fatta!"

Inaspettatamente, James iniziò a piangere a dirotto:"...Lo so che lei era solo una ragazzina, ma io... Io la amavo! Ero innamorato di lei!"

Richard si avvicinò a Kate e le sussurrò all'orecchio:"Questo tizio non è l'assassino!"

Kate si voltò verso di lui e se lo ritrovò a pochi centimetri... Le tornò in mente quella volta in cui le aveva detto:"Profumi di ciliegia" e aveva sentito un brivido attraversarle la schiena nel trovarsi così vicina ai suoi occhi, alle sue labbra... Se non fossero arrivati Esposito e Ryan ad interromperli... Ancora non sapeva se essere contenta o meno per quell'inconsapevole intervento da parte dei suoi amici agenti... Ritornò alla realtà e si accorse di essere ancora troppo vicina a lui, così rivolse lo sguardo dalla parte opposta.

In quel momento Ryan aprì la porta, con un'espressione parecchio seria sul volto, e rivolgendosi alla donna, disse:"Beckett... C'è qualcuno che vorrebbe confessare..."





Kate e Richard non potevano credere ai loro occhi: la sorella maggiore di Kathy, Rachel, era seduta di fronte a loro, i genitori stravolti e disperati le sedevano accanto.

Kate poggiò le mani sul tavolo e si piegò leggermente in avanti, cercando lo sguardo della ragazza:"Rachel...", la ragazza alzò il viso e la fissò con i suoi occhi neri,"...Prima di chiederti come sono andati i fatti, devo farti una domanda: sei sicura di quello che stai per fare? Perchè se lo stai facendo per proteggere qualcuno, io non-"

Rachel la interruppe:"No, no! Anzi, appena ho saputo che James era stato portato qui per essere interrogato, ho obbligato i miei ad accompagnarmi. Ho confessato loro tutto, hanno cercato di fermarmi ma...", si interruppe... La voce rotta dal pianto, "...Non potevo permettere che James andasse in prigione per colpa mia! Lui non c'entra niente! Vi prego credetemi, lui non ha fatto niente, lasciatelo andare!"

"E' James la causa dell'incidente?", chiese all'improvviso Richard.

Rachel lo guardò stupita:"Lei come..."

"Sono un buon osservatore...", rispose lui.

Kate guardò Richard, poi il suo sguardo tornò a Rachel:"Allora... Ti va di dirci com'è andata?"

Rachel fece due respiri profondi, poi iniziò:"Io e Kathy eravamo più che sorelle... Eravamo amiche... Eravamo tutto l'una per l'altra... Poi lei iniziò a uscire con James...", le sfuggì un sorriso velato da profonda tristezza:"... All'inizio non lo sopportavo... Ma Kathy voleva che lo conoscessi meglio, che io e il suo ragazzo avessimo buoni rapporti... E così, ho imparato a conoscerlo... E... Io..."

"...Ti sei presa una cotta per lui", era di nuovo lo scrittore ad intervenire.

Rachel annuì debolmente, poi proseguì:"Mia sorella l'aveva intuito, ma io avevo sempre negato... Non volevo creare problemi... Poi due settimane fa ho scoperto che Kathy stava tradendo James con un altro... Avevo provato in tutti i modi a non mettermi in mezzo, ma non riuscivo a sopportare che James venisse trattato così: è un bravo ragazzo e non se lo meritava... Così... Così l'altra sera sono andata in camera di Kathy per affrontarla e farle capire che stava facendo un errore...", le lacrime si fecero sempre più copiose; Rachel si passò una mano sulle guance per asciugarle,"E invece... Finimmo per litigare... Lei mi urlò che dovevo farmi gli affari miei, che ero un'impicciona... Io...Io le dissi che se James fosse stato con me non l'avrei mai trattato in quel modo... Lei si arrabbiò molto e mi diede uno spintone...",l a ragazza cominciò a singhiozzare,"Mio Dio, non volevo... Io non volevo... Mi dispiace così tanto..."

Kate la invitò a proseguire:"Cosa è successo?"

La madre di Rachel le strinse la mano... Disperazione nella disperazione... La ragazza cercò di calmarsi e riprese a parlare:"...Io... Ero arrabbiata anche io... Le ho dato uno spintone... E lei, lei... Non avrei dovuto, era così fragile... Ha sbattuto la testa contro la colonna del suo letto a baldacchino ed è caduta a terra priva di sensi... Ero nel panico totale perchè i miei non erano in casa... Ma dopo pochi secondi si è ripresa e l'ho aiutata a sedersi... Le ho chiesto scusa mille volte, ma lei continuava a dire che non era niente, che eravamo state due stupide ad aver litigato... Mi aveva perdonata... E io invece l'ho uccisa!"

"Non l'hai uccisa, Rachel”, intervenne Kate, “...E' stato un incidente... Tu e tua sorella siete state molto sfortunate..."

Richard e Kate uscirono dalla stanza degli interrogatori.

"E ora che ne sarà di lei?", le chiese lo scrittore.

Kate sospirò:" Per prima cosa verrà verificata la confessione della ragazza, anche se credo che dica la verità. Comunque non penso che verrà condannata: è minorenne, incensurata e per di più è stato palesemente un caso molto sfortunato.. Un mero incidente... Spero solo che i genitori le rimangano vicini"

Richard:"Già, anche se credo che una parte di lei si sentirà sempre in colpa"

Kate:"Lo credo anche io...", prese il cappotto e si rivolse di nuovo a lui,"Andiamo via insieme?"

Richard sorrise:"Certo!"





Scesi in strada, i due si prepararono a congedarsi.

"Allora, a domani?",chiese Kate; ovviamente non si aspettava una risposta: sapeva già che la mattina dopo se lo sarebbe ritrovato al distretto pronto per un nuovo caso, come sempre.

"Certo!”,rispose lui, “Sperando di avere una giornata piena di criminali da catturare e sbattere in prigione!"

"Magari finalmente la tua teoria sulla CIA servirà a qualcosa!",gli disse lei, prendendolo in giro. Rise.

Ogni volta che Richard la vedeva ridere, non riusciva a non fare altrettanto...I loro occhi si incrociarono... Momenti brevi e interminabili allo stesso tempo...

All'improvviso una persona, poco distante da loro chiamò:"Kate Beckett?"

Kate, distratta, rispose:"Si?"

"Saluti tanto sua madre da parte nostra quando la incontrerà"

Gli attimi successivi per Kate sembrarono svolgersi al rallentatore, come se qualcuno con un telecomando avesse voluto guastarsi la scena: l'uomo sconosciuto estrasse la pistola e la puntò contro Kate, ma nell'istante in cui il colpo partì, Richard le si piazzò davanti per farle da scudo. La donna non riusciva più a sentire alcun suono... Vide l'uomo che aveva sparato allontanarsi tra la folla spaventata: aveva un berretto nero e una folta barba, occhiali da sole neri. Impossibile fare di meglio da quella distanza. Avrebbe voluto seguirlo ma ormai era scomparso. D'un tratto si ricordò:"Castle!!!"

Richard era a terra, gli occhi chiusi, il sangue che si allargava lentamente sul marciapiede come una macchia d'olio. La donna si inginocchiò vicino a lui:"Castle!", ma l'uomo era privo di sensi; Kate era nel panico... La gente cominciava ad avvicinarsi:"Rick, maledizione rispondimi!!!!"




-Mi scuso se in questa puntata il caso non è stato granché, ma questa prima puntata era di prova perchè quando la scrissi non sapevo se avrei continuato a scrivere la ff. Inoltre,ciò che mi interessa di più è il rapporto tra Kate e Richard, quindi perdonatemi se i casi non saranno molto avvincenti come quelli del telefilm.

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Capitolo 3
*** New Day - Parte 1 ***


Rieccomi con la prima parte del secondo capitolo. Buona lettura!


P.S: A un certo punto, c'è il titolo di una canzone subito prima di una scena. Questo vuol dire che dovete leggerla con la canzone indicata come sottofondo (ma non siete obbligati a farlo! xD ). Da questo capitolo in poi succederà spesso, quindi ogni volta che vedete il titolo di una canzone tra parentesi quadre, la scena immediatamente sotto va letta con quella. Cliccate sul titolo della canzone così avrete il link per scaricarla.



Buio... Degli occhi si aprirono lentamente, sbattendo più volte le palpebre per cercare di mettere a fuoco... Richard era disteso a terra ma non ricordava perchè, aveva la mente confusa... La prima cosa che vide di fronte a sè fu una donna bellissima, china su di lui... La vide voltarsi verso due uomini e sentì delle voci parlare:"Ma che diavolo è successo??", la voce gli sembrava familiare:<< Esposito... >>, pensò ancora intontito... La donna rispose:"Un uomo ha provato a spararmi, Richard mi ha fatto da scudo e...", "Kate...?", chiese l'uomo con un tono di incertezza; appena la donna sentì la sua voce, si voltò verso di lui e Rick si accorse che aveva gli occhi lucidi e un'espressione di angoscia le dominava il viso.

"Hey, come ti senti?",chiese Kate, sollevata nel vederlo sveglio.

"Mmm... Bene",rispose lui, ma stava mentendo: sentiva il braccio sinistro intorpidito e aveva freddo; allungò la mano destra verso la guancia di Kate per asciugarle una lacrima che era riuscita a liberarsi dalla ferma volontà di lei di non piangere:"Perché piangi?"

Kate capì le sue intenzioni, lo anticipò e si asciugò la lacrima prima che potesse farlo lui: si sentiva già troppo in imbarazzo così, con i colleghi dietro di lei che guardavano la scena,un tocco di lui e sarebbe scoppiata in lacrime... E non sapeva nemmeno perchè! O forse voleva accuratamente evitare di scoprirlo... " Io... Non sto piangendo!", replicò irritata, "… Ho solo una cosa nell'occhio..."

Rick sorrise; non le credeva nemmeno un po' ma rispose soltanto:"Certo... Una cosa nell'occhio..."; cambiò argomento, "… Perché sono disteso sul marciapiede?"

"Un uomo ha tentato di spararmi e tu mi hai fatto da scudo, e..."

A quelle parole, Richard ebbe un flash: nella sua mente riaffiorarono in veloce sequenza quegli attimi; d'improvviso provò a mettersi a sedere e cominciò a osservare Kate con attenzione:"Oh mio Dio, ora ricordo! Come stai? Sei fer- Ahi, ahi, ahi!", quando provò ad appoggiarsi sul braccio sinistro una fitta di dolore lo riportò nella posizione iniziale. Kate lo aiutò, poi disse:"Sto bene, sto bene... Tu piuttosto, vuoi stare fermo?! Hai perso un bel po' di sangue..."

Nel frattempo, Ryan ed Esposito, che erano rimasti in disparte fino a quel momento, si erano avvicinati.

Hey, amico! Ora ti metti a fare l'eroe?", chiese Esposito, prendendolo in giro.

"Lo sai che sei un idiota?", rincarò la dose Ryan.

Richard contrariato replicò:"Eh?!"

Kate, un po' divertita, rispose:"Sai, Castle... In effetti ha ragione Ryan!"

"Come?!?”, esclamò Richard, “E questo è il ringraziamento?"

"Io sono un poliziotto!!”, disse la donna, “Ero armata e sono più preparata di te ad affrontare certe cose, e..."

Richard provò a replicare:"Ma io..."

"...Niente ma!”, lo interruppe lei, “Potevi rimanere ucciso!!! E non ti voglio sulla coscienza, soprattutto perchè hai una figlia fantastica che non merita di perdere il padre!"

L'arrivo dell'ambulanza pose fine a ogni altra possibile replica, e Richard fu caricato su una barella, pronto per essere trasportato in ospedale.

Mentre l'ambulanza stava per portarlo via, Kate si avvicinò a lui:"Verrò a trovarti più tardi con Ryan ed Esposito... Intanto vado ad avvertire tua madre e Alexis", stava per allontanarsi ma si sentì trattenere: Rick le stringeva forte la mano. La guardò dritto negli occhi:"Vieni con me..."

Kate rivolse lo sguardo a Ryan ed Esposito, che le sorrisero in segno di assenso... Osservò la sua mano in quella di lui per alcuni secondi, poi si voltò guardandolo negli occhi, sostenendo il suo sguardo; esitò per qualche secondo, poi salì con lui sull'ambulanza.







Ospedale.

Kate era in sala d'attesa; Richard in sala operatoria: secondo i medici l'intervento sarebbe stato semplice e di breve durata; era passata solo un'ora, ma le sembrava che ne fossero già passate tre. Si alzò dalla sedia, camminò più volte avanti e indietro; tornò a sedersi. Arrivarono anche Ryan ed Esposito, Kate li vide e si alzò per raggiungerli.

"Allora?", chiese Esposito.

"E' in sala operatoria, ma non ha subito lesioni gravi: sembra che si sia rotto il braccio sinistro e ha perso abbastanza sangue da avere bisogno di una trasfusione... Oltre questo devono estrarre il proiettile, ma i medici hanno detto che, se non fossero sorte complicazioni, ci sarebbero volute meno di due ore...",rispose lei... Si sedette di nuovo e si prese la testa fra le mani.

I due agenti le sedettero accanto e la fissarono preoccupati: la conoscevano e sapevano che in quel momento Kate si sentiva in colpa per quanto successo... Senza contare il coinvolgimento emotivo che evidentemente c'era tra lei e Castle, che tutti vedevano ma che i due interessati sembravano non voler ammettere.

Ryan le mise una mano sulla spalla:"Non è stata colpa tua!"

"Già, e poi lo sai com'è fatto Castle!”, disse Esposito, appoggiando il collega, “Se c'è un pericolo ci si tuffa senza pensarci due volte!"

"Esatto, ormai dovresti saperlo che è un idiota!", provò a sdrammatizzare Ryan. Kate sorrise, "… E poi si trattava di te...”, continuò l'agente, “Credo che se fosse stato necessario si sarebbe buttato anche nel fuoco..."

Kate alzò improvvisamente lo sguardo verso il collega, non sapeva che dire, se credergli o no.

"Hai avvertito la madre e la figlia?", chiese Esposito cercando di cambiare argomento: aveva capito che Ryan l'aveva messa in imbarazzo; infatti, prima che lei potesse vederlo, lanciò un'occhiataccia al collega e col solo uso delle labbra gli diede dell'idiota. Ryan fece spallucce.

"Sì, arriveranno fra poco".

In quel momento un medico entrò in sala d'attesa e chiamò:"Detective Beckett?"

I tre si alzarono, Kate fece due passi avanti:"Sono io...", lo stomaco le si contorse.

"Allora, il signor Castle sta bene, si è appena svegliato dall'anestesia. L'intervento è andato bene: abbiamo estratto il proiettile e sistemato la frattura al braccio, anche se dovrà tenerlo fasciato per un po'", Kate sentì lo stomaco liberarsi di un peso grande quanto un macigno, i due agenti dietro di lei sorrisero sollevati; il medico continuò,"se volete, potete entrare a fargli visita, ma solo per pochi minuti".





La detective e i due poliziotti entrarono in una stanza bianca e anonima, come tutte le stanze d'ospedale. Richard era nel suo letto, col braccio sinistro disteso e totalmente fasciato fino alla mano, solo le dita rimanevano scoperte. Aveva gli occhi socchiusi e stava quasi per addormentarsi, ma quando vide i suoi tre amici, provò subito a sembrare più sveglio di quanto non fosse in realtà e tentò di mettersi a sedere, ma non vi riuscì. Vederlo così fece una strana sensazione a Kate, era abituata a incontrarlo in situazioni totalmente diverse...

"Hey, ragazzi! Come va?"

"E lo chiedi a noi? Tu come stai piuttosto?",chiese Esposito.

Ryan lo punzecchiò:"Sembri sul punto di cadere nel mondo dei sogni da un momento all'altro!"

Esposito ridacchiò, Richard replicò quasi stizzito:"Non è vero, sono sveglissimo!"

Kate cercò di nascondere una risata con la mano; Richard la vide sorridere e fece altrettanto:"Come stai?", chiese rivolto a lei.

Kate, presa alla sprovvista rispose:"Ehm... Bene, grazie... Ma dovresti pensare a te!"

"Sei stanca, da quanto tempo sei qui?", Richard era sempre stato un ottimo osservatore e anche stavolta colpì nel segno.

"Non è vero, non son-", Richard la fulminò con lo sguardo: non le credeva e non si sarebbe bevuto nessuna delle sue scuse; Kate si arrese, "Sono qui da quando siamo arrivati in ospedale..."

Richard esclamò:"E non sei mai andata a casa a riposarti, nemmeno per mezz'ora??"

"Castle... Riesci a essere insopportabile anche in un letto d'ospedale!"

Ryan ed Esposito soffocarono le loro risate, poi con una scusa uscirono dalla stanza e lasciarono i due da soli.

[ Love the way you lie - Rihanna ]

Richard e Kate si fissarono per qualche momento, poi insieme esclamarono:"Senti, io..", "Volevo dirti..."

"Oh, scusa ti ho interrotta!", disse lui.

"No, affatto!”, replicò lei, mostrando un lieve sorriso: era contenta di vederlo sano e salvo, “Cosa volevi dirmi?"

Richard esitò qualche secondo, poi parlò:"Senti, mi rendo conto di aver sbagliato, che probabilmente avrei potuto rimanere ucciso, o che forse potevamo rimanere uccisi entrambi, ma... Ho agito d'impulso... Con le persone a cui tengo divento ancora più stupido e irrazionale di quanto già non sia...", se non l'avesse guardata negli occhi per tutto il tempo non si sarebbe accorto del cambiamento nell' espressione di lei nel sentirgli pronunciare quell'ultima frase... Passarono i secondi senza che nessuno dei due proferisse parola, ma sembrava che riuscissero a parlare tra loro attraverso gli sguardi che si scambiavano... Ultimamente ce n'erano stati anche troppi. Lei era fin troppo imbarazzata e confusa dalla cosa, lui invece, sembrava voler affrontare la situazione.

Senti Kate..."

"Papà!!!", Alexis entrò nella stanza e corse ad abbracciare Richard.

"Ahi, ahi, attenta... Il braccio!"

Alexis si allontanò dal padre e gli guardò il braccio fasciato:"Ops, scusa!"

Richard le offrì un sorriso rassicurante:"Non fa niente tesoro!"

Martha si diresse verso il figlio:"Oh Richard, ci hai fatto prendere un colpo! Quando abbiamo sentito la notizia alla tv..."

"Sono finito in tv?", chiese l'uomo: sembrava che la cosa lo divertisse.

"Sì, e preferirei che la prossima volta non tentassi di farti uccidere!", una voce proveniente dalla porta fece voltare tutti: era la ex-moglie di Richard, Gina, nonché sua editrice. Senza contare che tra i due la scorsa estate c'era stato un ritorno di fiamma e da allora avevano ripreso a frequentarsi.

Quando Kate la vide, provò un senso di irritazione... O forse era meglio dire gelosia? Preferì non scoprire quale tra le due cose prevalesse e cominciò silenziosamente a dirigersi verso la porta, quando una voce la bloccò:"Beckett, vai via?", era Richard.

Kate sentì lo stomaco contorcersi... Chiuse gli occhi, fece un respiro profondo e si voltò:"Sì, ormai la tua famiglia è qui, quindi posso andare a casa..."

"Kate, ti ringrazio tanto per essere stata vicino a papà!", disse Alexis, mostrando il suo dolce sorriso.

"E grazie per averci telefonato!",continuò Martha.

Kate sorrise:"Era il minimo che potessi fare..."

"Salutami Ryan, Esposito e Montgomery... E grazie di tutto...", Richard sembrava dispiaciuto di vederla andare via.

"....Di niente...", rispose lei, ma riuscì a malapena a guardarlo negli occhi. Si voltò e uscì dalla stanza mentre l'uomo la osservava andare via.




Mattina seguente, dipartimento della Polizia di New York.

Il sole aveva appena iniziato a fare capolino e a illuminare tutto attraverso le finestre, ma Kate era già sveglia. Non aveva dormito per tutta la notte, era passata a casa sua solo per farsi una doccia, poi era ritornata subito al distretto. Era rimasta ore e ore alla scrivania a pensare all'uomo sconosciuto, cercando di rimettere insieme i pezzi che nella sua mente le raccontavano attimo dopo attimo ciò che era accaduto, sperando di ritrovare un dettaglio, qualsiasi cosa che potesse portare alla sua identificazione... Ma le cose non erano andate come sperava e quella notte passata a spremersi le meningi non le aveva giovato. Si alzò dalla scrivania e andò alla macchinetta del caffè. Prese la tazza e aspettò che la bevanda uscisse... La cosa le ricordò Richard: di solito prendevano il caffè insieme e discutevano dei casi cercando di risolverli. Anche se non voleva ammetterlo di fronte a lui, lo considerava un aiuto molto valido; certo, era un rompiscatole ed era fissato con la teoria sulla CIA che non vedeva l'ora di piazzare in qualsiasi caso, sperando che fosse la volta giusta, ma era davvero un ottimo osservatore e questo era di aiuto nella soluzione dei casi... Kate sorrise, nella sua mente ricordi: Caste che le porta il caffè, Castle che fa le ipotesi più assurde, Castle che le sorride... Castle che le fa da scudo... Castle a terra, insanguinato e privo di sensi... Castle che le stringe la mano e la guarda negli occhi... Castle e le sue parole all'ospedale... Castle e la sua ex-di nuovo-fiamma... Kate fissava la sua tazza di caffè fumante, ma pensava a tutt'altro... Ok, doveva ammetterlo: provava qualcosa per lui e quello che era successo l'estate scorsa l'aveva scottata... La prima volta che l'aveva conosciuto sapeva com'era fatto, sapeva chi era, ed era convinta di odiare i tipi come lui: superficiali, donnaioli e contenti della loro reputazione di cattivo ragazzo ; e Richard era superficiale, donnaiolo e contento della sua reputazione di cattivo ragazzo! Ma era anche un grande scrittore, un padre fantastico, una brava persona e alla fine aveva subito anche lei il suo fascino... << Perché anche se non vorresti, lui ti prende e ti travolge comunque... >>, pensò. Finalmente Kate cominciò a bere il suo caffè, ma i pensieri continuavano a viaggiare nella stessa direzione... Si chiedeva che cosa stesse per dirle ieri prima che Alexis entrasse nella stanza... Dopo qualche secondo però si convinse che la cosa non aveva importanza, non doveva averne, qualunque cosa essa fosse, perchè lui era impegnato, non aveva perso tempo a rigirare il suo invito negli Hamptons alla sua ex dopo che lei gli aveva detto no... Certo, era anche vero che lui credeva che lei stesse ancora con Demming e non sapeva che lei aveva cambiato idea... << Ma ora le cose stanno così e dovranno rimanere tali! Basta, devo dare un taglio a tutta questa storia! >>, esclamò nella sua testa. Finì il caffè, prese il cappotto e uscì dal distretto.





Lanie e Kate erano sedute al tavolino di un bar. Ormai erano amiche già da qualche anno e quando riuscivano a trovare un po' di tempo libero, ne approfittavano per parlare e confidarsi. Quello era decisamente il giorno di Kate di sfogarsi un po'.

"Sei riuscita a trovare qualcosa?", chiese Lanie.

"No, un bel niente... Sono stata sveglia tutta la notte ma non è servito...", rispose Kate ravviandosi i capelli. Sbuffò, "...Immagino che anche stavolta dovrò lasciare il caso sospeso e sperare in un colpo di fortuna. Era troppo lontano da me per identificarlo, in più tra barba, occhialoni scuri e berretto aveva il volto ben nascosto... Stavo per seguirlo, ma c'era Castle a terra, non potevo lasciarlo lì senza che nessuno si prendesse cura di lui nel frattempo..."

Lanie era contenta che l'amica avesse tirato fuori lei stessa l'argomento ' Castle ' ; voleva sapere, ma non le aveva accennato niente perchè quando si trattava di quell'uomo, Kate si chiudeva a riccio ed evitava tutte le sue provocazioni e frecciatine, benché perfettamente create per estorcerle informazioni. Finse indifferenza e chiese:"Ah già, Castle... Come sta?"

"Ha giocato a fare l'eroe e per fortuna gli è andata bene... Non l'avrei voluto sulla coscienza per niente al mondo!"

A quel punto Lanie non riuscì a trattenersi e scagliò una delle sue frecciate:"... Ho sentito dire che eri parecchio sconvolta da ciò che è successo a Castle... Sembra ci sia stato un momento intimo tra voi due prima e dopo l'arrivo dell'ambulanza...", le lanciò un sguardo indagatore.

Kate alzò gli occhi al cielo e poi ritornò a guardare la sua amica:"Ryan ed Esposito, vero?... Quei due me la pagheranno!".

Lanie sogghignò:"Allora avevano ragione! Mi hanno detto che sei stata molto vicina al nostro caro scrittore...", fece una pausa, "...Mi sto ancora chiedendo perchè non gli hai detto di quello che è successo la scorsa estate! Se glielo dicessi, magari..."

"No!", esclamò Kate.

"Ma-", provò a insistere l'amica.

"NO!!!"

Lanie alzò le mani in segno di resa:"Ok, come vuoi... Ma dovresti farlo! Possibile che siano passati oltre 2 anni e ancora non ve la siete spassata un po'?"

Kate esclamò sbalordita:"Lanie!!!"

La donna sorrise:"Scusa ma sono solo onesta! Quell'uomo ti guarda in un modo... E tu non sei da meno!"

"Io?!?”, le guance di Kate andarono a fuoco, “Senti, Castle è impegnato ormai, non c'è più niente di cui discutere! Inoltre, a proposito di questo, guarda com'è andata a finire per stare ad ascoltarvi: io ho lasciato Demming per andare con lui negli Hamptons e lui si presenta con la ex-moglie! Se mi decidessi a dirgli quello che stavo per fare la scorsa estate, probabilmente mi anticiperebbe dicendomi che sta per risposarsi con Gina!"

"Okay, hai ragione a sentirti scottata, ma è stata pura sfortuna: semplicemente non vi siete trovati con i tempi! Scommetto che stavolta se gli parlassi, lascerebbe subito quella per stare con te!"

"Ma questo non accadrà perchè non ho nessuna intenzione di parlargli! In più, in questo momento non voglio avere relazioni sentimentali, figuriamoci con uno come Castle!"

Lanie la guardò per qualche istante, poi replicò mormorando:"Bugiarda..."

In quell'istante squillò il cellulare di Kate:"Beckett". Mentre la detective era ancora al cellulare, vibrò il cerca-persone di Lanie.

Kate chiuse la chiamata e si rivolse all'amica:"Mi dispiace, devo andare: sembra sia stato trovato il cadavere di un uomo a qualche chilometro da qui..."

"In realtà ho ricevuto anche io la stessa chiamata..."

"Allora ci vediamo sul posto"

"Ok, a dopo!", la donna si alzò e andò via.

Kate riprese il cellulare e selezionò tra le chiamate rapide il numero di Castle, subito dopo però riattaccò e guardando il cellulare pensò: << Che stupida: oggi Richard non c'è... >>.


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Capitolo 4
*** New Day - Parte 2 ***


Ecco la seconda parte! Buona lettura!



Ospedale.

Richard, seduto sul suo letto, leggeva un quotidiano; in quinta pagina un articolo parlava dell'attentato a Kate, di lui e del suo gesto da ' vero eroe '. Titolo: Lo scrittore salva la sua musa. L'uomo era lusingato dal modo in cui il giornale parlava di lui ( anche perchè l'autore dell'articolo era un suo amico ), ma allo stesso tempo sapeva che Beckett non l'avrebbe presa tanto bene, anche perchè c'era un accenno a un gossip secondo cui i due avrebbero avuto una relazione, prima che lui tornasse con la sua ex-moglie. Richard immaginò Kate, arrabbiata dopo aver letto l'articolo, prendersela con lui per non essere stato in grado di far stare zitti i suoi amici giornalisti. Un sorriso gli apparve sulle labbra...

"Ciao papà!", Alexis apparve sulla porta sorridendogli, poi si avvicinò e gli stampò un bacio sulla fronte, "Come ti senti oggi?"

Richard ricambiò il sorriso:"Bene! Sento solo un po' il braccio intorpidito, ma il medico ha detto che è normale".

"Bene! E' venuto qualcun altro a trovarti, oltre la nonna?"

"Sì, è passata Gina, ma aveva degli impegni urgenti ed è rimasta solo pochi minuti". Alexis sembrò un po' sorpresa, "Perché quella faccia?", le chiese.

"E' che Kate ha chiamato a casa per sapere come stavi e ha detto che sarebbe passata più o meno un'ora fa"

Richard sembrò quasi deluso, ma tentò di nasconderlo e sorridendo disse:"Oh, probabilmente avrà avuto da fare! Forse ci sono novità che riguardano quel pazzo che voleva ucciderla, o forse ha semplicemente un caso di omicidio di cui occuparsi"

Già, credo tu abbia ragione. Scommetto che non vedi l'ora di uscire di qui per poter tornare a seguire dei casi con lei!"

"Sì, sono stanco di starmene seduto qui a non fare niente!", fece una pausa, poi lo sguardo gli si illuminò e sorrise:"Sai, mi è venuta un'idea! Chiamerò Ryan sul cellulare: se Beckett si sta occupando di un caso, lui ed Esposito saranno sicuramente con lei!"

Alexis lo guardò un po' contrariata:"Papà, ci saranno tanti casi di cui potrai occuparti una volta guarito, perchè devi avere sempre tanta fretta?"

Richard nel frattempo aveva già preso il cellulare e stava per selezionare il numero di Ryan:"Perché mi annoio facilmente, ho bisogno di azione!", avvicinò l'apparecchio telefonico all'orecchio.

Alexis scosse la testa in segno di disapprovazione, ma sapeva di non poter fare nulla: il padre era come un uragano in piena azione e fermarlo era praticamente impossibile!

Finalmente all'altro capo della linea qualcuno rispose. Richard sorrise ed esclamò:"Hey, Ryan! Hai qualcosa di interessante per risollevare il morale a un povero e annoiato convalescente?... Magari un omicidio?".





Kate entrò nella stanza di uno dei peggiori motel della zona: si guardò intorno,la carta da parati era ormai consunta dal tempo e sporca; un forte odore di urina e muffa le invase le narici e un'espressione di disgusto le attraversò il volto:"A quanto pare la signora delle pulizie passa spesso da queste parti..."

"Già", concordò Ryan: si copriva la bocca e il naso con un fazzoletto; Esposito lo guardò per qualche istante, poi:"Latte-miele... La tua ragazza lo sa che sei una femminuccia? Perchè se le serve un vero uomo dille pure che io sono sempre disponibile", sorrise sfrontatamente all'amico, che ricambiò con un pestone sull'alluce.

"La smettete di comportarvi come due bambini dell'asilo?”, li rimproverò Kate, “Andate a parlare con il gestore del motel, voglio sapere se nelle camere accanto a questa c'erano altre persone che potrebbero aver sentito qualcosa. Se è così, voglio nomi e indirizzi."

Mentre i due uscivano dalla stanza, la detective si avvicinò a Lanie, intenta a osservare le ferite sul corpo di un uomo disteso a terra a pancia in giù: diverse coltellate attraversavano la schiena.

"Allora... Cos'abbiamo?"

"Diverse ferite inferte con un coltello piuttosto grande, direi... Se vuoi informazioni sulla vittima, abbiamo trovato il portafogli. Ti dico già che non è stata rapina, i soldi sono al loro posto."

Kate mise i guanti e prese il portafogli poggiato su un tavolino. Prese la carta d'identità e lesse ad alta voce:"Pablo Santiago, 50 anni, colombiano".

In quel momento il suo cellulare prese a squillare:"Beckett", dall'altro lato una voce rispose:"Heilà, detective! Qui parla Castle!"

"Castle!... Come stai?"

Lanie si fermò per un istante, ma continuò ad ascoltare mentre fingeva di valutare le ferite.

Richard, intanto, rispose all'altro capo della linea:"Bene! E grazie per aver chiamato oggi per sapere come stavo! Alexis mi ha detto che saresti dovuta passare a trovarmi, ma non sei più venuta..."

"Beh, si... Ho avuto un contrattempo... Mi sto occupando di un caso", disse Kate riluttante: non voleva che Castle le ritornasse subito tra i piedi, sentiva che era meglio averlo lontano, anche solo per qualche giorno.

"A proposito di questo...", cominciò lui.

Kate lo interruppe, irritata:"Lo sapevo che avevi chiamato per un motivo! Cosa vuoi?"

"Niente, volevo solo sapere di che si tratta... Magari posso aiutare..."

Kate sentì la rabbia salire:"No!! Non se ne parla nemmeno! Ti hanno sparato solo ieri e non ho intenzione di averti già tra i piedi! E poi,come avresti intenzione di aiutare, se sei ancora in ospedale?"

"In verità... Sono appena stato dimesso!", sorrise lui.

"Tu... Tu! Non provare a presentarti qui! Vai a casa e riposa!"

"Ma-", provò a replicare Richard.

Kate quasi urlò:"NO!!!", e riattaccò.

"Dai, non far-... Pronto? Pronto, Kate?"







Uscita dell'ospedale.

Richard entrò nel taxi, dove sua figlia Alexis lo aspettava per tornare a casa insieme.

La ragazza vide l'espressione del padre, capì e chiese:"E' andata male, vero?"

Richard assunse un' espressione da bambino deluso:"Già... Ha detto che devo restare a casa a riposare e che non mi vuole tra i piedi..."

Alexis sorrise:"Sai, sono contenta che ti abbia detto di no! Ha ragione, sei appena uscito dall'ospedale dopo che uno sconosciuto ti ha sparato, dovresti smetterla di comportarti come un ragazzino! Sono invecchiata di 10 anni in mezz'ora per via dei tuoi colpi di testa!"

Richard guardò la figlia negli occhi... Come al solito si comportava da egoista. E la sua Alexis era già così matura e responsabile per la sua età! Non voleva correre il rischio di farla crescere ancora più in fretta. Un lieve sorriso gli increspò le labbra, accarezzò i capelli della figlia e disse:"Hai ragione, tesoro. Sono il solito irresponsabile...", fece una pausa, "...Ma-"

"Papà!!!", esclamò Alexis in segno di rimprovero.

Richard alzò l'indice al cielo e con sguardo deciso esclamò:"...Non mi arrendo! La metterò alle strette fin quando non sarà costretta a farmi seguire il caso!", sorrise soddisfatto dell'idea.

"… Sembrava troppo bello per essere vero! Sei sempre il solito!".

Richard, col suo solito sorriso sfacciato sulle labbra, esclamò:"Lo so!", e mentre la figlia scuoteva la testa perplessa, lui selezionò il numero di Ryan tra le chiamate rapide. Quando l'agente rispose, lo scrittore non perse tempo e arrivò subito al dunque:"Ryan, dimmi tutto quello che c'è da sapere su questo caso!"





Contemporaneamente, all'obitorio.

Kate entrò e come al solito, appena varcò la soglia, le venne un brivido: la temperatura lì dentro era sempre più bassa rispetto all'esterno.

Lanie sentì la porta aprirsi, ma senza neanche voltarsi a vedere chi fosse, salutò:"Ciao, Kate"

"Lanie... Allora, cos'hai scoperto?"

"Le coltellate in tutto sono 11... Nessuna delle ferite inferte è la causa della morte, o meglio... Tutte le coltellate hanno contribuito alla sua dipartita perchè..."

"… E' morto dissanguato", disse Kate completando la frase al posto dell'amica.

"Esatto", Lanie fece una pausa e intanto fissava la detective.

Kate si voltò a guardarla a sua volta ed esclamò:"Che c'è Lanie?"

"...Mm... No, niente..."

La detective alzò gli occhi al cielo e sbuffò:"Lanie... Credi che non mi sia accorta che origliavi la conversazione che ho avuto con Castle mentre eravamo al motel?"

"Sono davvero un' origliatrice così pessima?"

Kate sorrise:"Sì! Comunque, se ti interessa sapere di cosa abbiamo parlato-"

"O urlato...",la interruppe Lanie.

Senti, quell'uomo è qualcosa di insopportabilmente..."

Sexy!", la interruppe di nuovo.

"Lanie, per favore! Si è fatto dimettere dall'ospedale per seguire il caso! E non so come l'abbia scop-",fece una breve pausa e strinse gli occhi come per mettere a fuoco qualcosa che ora sembrava apparire sempre più chiaro:"... Ryan ed Esposito!! Solo loro possono averlo informato!"

Scusa ma io non ci trovo niente di male! E' di bella presenza, è divertente, e soprattutto è utile alle indagini!"

"Gli hanno sparato ieri!", esclamò Kate.

"La verità è che non te la senti di vederlo", replicò il medico legale.

"Non è vero, io...", il cellulare prese a squillare; guardò il numero: era Castle. Rifiutò la chiamata e rimise il cellulare in tasca.

"Era lui?"

Kate rispose irritata:"...Sì..."

"Perché non rispondi?"

"Perché non mi arrendo! Potrà provare in tutti i modi possibili e immaginabili a convincermi, ma non ce la farà!", esclamò con determinazione.

Lanie replicò semplicemente:"Per me stai esagerando"

"Lanie, sinceramente non mi interessa quello che pensi in questo momento! Non voglio che segua il caso e farò in modo che non accada!".






Loft di Richard.

Ormai era sera, Castle era seduto sul divano. Kate gli aveva appena rifiutato la chiamata. Mormorò:"... Mmm... Accidenti, Beckett è proprio un osso duro... E' l'unica donna che in tutta la mia vita mi abbia detto di no più di due volte!"

"E' per questo che adoro quella donna!", disse Martha.

"Già, anche io!”, aggiunse Alexis, “A parte noi due è l'unica che sembra aver davvero capito come ci si deve comportare con te!"

"Grazie tesoro, sei adorabile quando mi dici queste cose!", la figlia gli fece una linguaccia e rise. Il padre ricambiò con una smorfia, ma alla fine sorrise anche lui. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi disse:"Ragazze, io esco. Ho... Una cosa da fare!"

Alexis si voltò a guardare il padre con i suoi grandi occhi verdi, e disse:"Papà, per favore: niente sciocchezze!"

"Nessuna sciocchezza! Promesso!", rispose lui, e presa la giacca, uscì dall'appartamento.





Richard scese da un taxi, e si avviò verso il portone di un palazzo. Era già aperto, per cui entrò senza citofonare. Salì le scale fin quando non si trovò di fronte alla porta di uno degli appartamenti del piano e bussò.

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Capitolo 5
*** Love the way you lie - Parte 1 ***


Camera da letto di Kate. 6 del mattino.

La detective era stesa nel suo letto, dormiva su un fianco, il viso rivolto verso la finestra. Proprio in quel momento i raggi del sole stavano iniziando a farsi strada tra le tende, illuminandole il volto. La giovane donna si coprì con le coperte; in quel momento sentì un braccio posarsi su di lei. Spalancò improvvisamente gli occhi e terrorizzata cominciò a pensare:<< Oh, mio Dio!!!... Chi diavolo... Aspetta... Kate, stai calma! Cos'è successo ieri sera?? >>, si sforzò di ricordare ma non servì a nulla; l'unica cosa di cui era sicura era che la sera prima, dopo essere tornata a casa, aveva bevuto qualche bicchiere di vino di troppo e si sentiva un po' brilla; poi avevano bussato alla porta e... Gli occhi le si sbarrarono e mormorò:"Ti prego dimmi che non è vero, dimmi che non è vero, dimmi che non è vero!". Provò a girarsi, ma prima che potesse farlo, la mano della persona dietro di lei prese la sua e gliela strinse delicatamente: la mano era fasciata, solo le dita rimanevano scoperte. A quel punto Kate non riuscì più a mantenere la calma, si alzò di scatto e si posizionò davanti al letto.

Una voce urlò:"Ahi, ahi, ahi... Il braccio!"

"Castle, che ci fai nel mio letto?!?!?"

"Cavolo, non potevi alzarti dal letto senza provare a spezzarmi di nuovo il braccio?!"

Kate ripeté la domanda, un accenno di isteria cominciava a emergere dal tono di voce:"Castle... CHE DIAVOLO CI FAI NEL MIO LETTO?!?!"

Richard si stropicciò gli occhi per cercare di svegliarsi del tutto, poi si mise a sedere:"Sono venuto ieri sera per provare a convincerti a farmi partecipare al caso... Solo che ti ho trovata un po' brilla”, cercò di nascondere un sogghigno ma non vi riuscì.

"Questo lo so!!! E' che..."

Richard la interruppe:"Aaaah... Ho capito: non ricordi quello che è successo dopo. Beh,in effetti dopo il mio arrivo ci hai dato dentro con quella bottiglia di vino!"

Kate,esasperata esclamò:"Castle, per favore!"

Richard la osservò per qualche secondo:"Posso dirti che non è successo niente di male in questo letto, anche se io non la definirei una brutta cosa, anzi..."

"Castle!!!"

"Ok, va bene! Comunque come puoi vedere sono vestito, quindi..."

Kate lo osservò: in effetti era vestito; si guardò: anche lei aveva addosso i vestiti della sera precedente. Ma aveva paura che fosse successo qualcos'altro prima... Ovviamente, però ,non aveva il coraggio di chiederglielo.

"Non ricordi proprio niente di ieri sera?", chiese lo scrittore.

"No...", ammise lei seccata.

Richard decise di girare la cosa a suo favore:"Allora, visto che le cose stanno così... Ti dirò cos'è successo se mi farai partecipare al caso!"

Kate rimase a bocca aperta:" Questo-... Questo è ricatto in piena regola!"

"Prendere o lasciare...", replicò Castle sorridendo sfrontatamente.

Kate lo guardò, si morse il labbro inferiore:"Sei... Tu... Questa me la paghi, Castle!"





Loft di Richard.

L'uomo aprì la porta il più delicatamente possibile: vide la casa

vuota, assaporò il silenzio e andò di corsa in camera sua per cambiarsi.

Dopo essersi dato una rinfrescata e aver indossato abiti puliti andò in cucina, per fare colazione, nella speranza che la madre e la figlia non si fossero accorte della sua assenza.

Richard diede loro il buongiorno, cercando di mostrare la massima indifferenza possibile, come se fosse stato a casa tutta la notte:" 'Giorno ragazze", provò a stampare un bacio sulla fronte ad Alexis, ma la figlia si scansò. L'uomo, sorpreso, guardò la madre, che gli lanciò uno sguardo che avrebbe incenerito anche il diavolo.

A quel punto, Richard capì e cominciò a parlare:"Lo so, lo so! Ieri sera non sono più tornato a casa e non ho avvisato!", Alexis fece per parlare ma il padre la interruppe,"Prima che tu dica qualsiasi cosa, sappi che mi si era scaricato il cellulare, ecco perchè non ho avvisato!"

Alexis replicò perplessa:"E nel posto in cui ti trovavi non c'erano telefoni?"

Richard la guardò per alcuni secondi, poi spostò lo sguardo sulla madre, la quale era ancora più curiosa di sentire cosa il figlio avesse da dire; esitò, poi rispose:"Ehem... Sì, c'era ma...Non volevo che capiste dov'ero..."

Alexis era contrariata:"Perchè?! Papà ti rendi conto che siamo state in pensiero per te tutta la notte??"

"Lo so, tesoro e hai ragione, ma-"

Martha lo interruppe:"Niente ' ma ' signorino! Ora ci dici dove diamine sei stato!"

"Papà, noi ci siamo sempre detti tutto, ma da un po' tu ci tieni nascoste le cose, non avvisi quando fai tardi... Ti fai sparare!!E questo non va bene!"

"Ok... Ma prima voglio solo dirvi questo: qualsiasi cosa stia per uscire dalla mia bocca... Non è come sembra!"

"Va bene, papà... Dove sei stato fino a poco fa?"

Richard guardò a terra, poi alzò la testa, si grattò distrattamente la nuca e nella maniera più disinvolta possibile disse:"... A casa di Beckett"

Alexis e Martha lo apostrofarono insieme con un sonoro:"Papà!!!", "Richard!!!"

"Lo sapevo che avreste reagito così! Sentite, vi ho detto che non è successo niente!"

"Papà, lo sai che stai con Gina vero?"

"Ma certo che lo so!!!", peccato che la sera prima i suoi pensieri, i suoi occhi e i suoi desideri fossero pieni di un'altra donna...

"Richard, voglio crederti”, cominciò Martha, “Anche perchè penso che Beckett non ti darebbe mai la possibilità di far accadere qualcosa tra di voi"

"Già", rispose Richard: nel suo tono un accenno di delusione per l'affermazione della madre. Ritornò in sè ed esclamò,"Visto che abbiamo risolto la cosa,io andrei. Devo andare al distretto per sapere quali sono le novità sul caso"

"Ma se Kate aveva detto che non voleva che partecipassi!", esclamò la figlia; all'improvviso Alexis strinse gli occhi e osservò il padre, come se ci fosse qualcosa che non riusciva a mettere a fuoco, poi d'un tratto capì e chiese:"Papà... Che cosa ti sei inventato stavolta per convincerla?"

"Ehm... Niente! Ha semplicemente cambiato idea"

"Chissà perchè papà, ma non ti credo! Che cosa è successo ieri?"

"Niente tesoro, davvero! Come ha detto tua nonna, Beckett non lascerebbe mai che possa accadere qualcosa tra me e lei...", prese le chiavi e la giacca e si avviò verso la porta,"Ci vediamo stasera!", disse richiudendosi la porta alle spalle.




Dipartimento della Polizia di New York.

Kate era seduta alla scrivania. Sembrava stesse scrivendo qualcosa, in realtà stava scarabocchiando mentre fissava il foglio, come se cercasse di vederci attraverso: i suoi pensieri erano rivolti a quello che era successo la sera prima. Ricordava perfettamente di aver aperto la porta di casa sua e di essersi trovata davanti Castle... Ricordava la stupida battuta di lui dopo essersi accorto che era brilla e ricordava anche di aver continuato a bere il vino rimasto nella bottiglia. Ma di lì in poi non ricordava niente, c'era un vuoto che non riusciva a colmare che partiva da quel momento fino alla mattina, quando se l'era ritrovato nel letto... Posò la penna e si passò una mano sugli occhi; aveva un mal di testa insopportabile. Sbuffò... Il ricordo della mano di lui che stringeva la sua... Un brivido le percorse la schiena. In quel momento vide una tazza di caffè posarsi sulla scrivania; alzò lo sguardo: era Richard:" 'Giorno"

Kate ricambiò a malapena con un cenno del capo.

Richard si sedette sulla sua sedia e sorseggiò il suo caffè... Forse un po' troppo rumorosamente.

"Potresti evitare di fare tutto questo rumore quando bevi? Mi dà sui nervi!"

Richard la punzecchiò:"Ancora non hai smaltito la sbornia di ieri?"

Kate lo fulminò con lo sguardo:"Castle... Non pensare di poterti prendere certe confidenze con me solo perchè ora credi di avere una posizione di vantaggio! Potrei anche non ricordare quello che è successo ieri ma stai pur certo che non la passerai liscia!"

"Ricordare cosa?", si intromise Ryan: si era appena avvicinato alla scrivania con Esposito.

"Niente!" risposero Kate e Richard all'unisono.

Ryan ed Esposito si scambiarono uno sguardo interrogativo.

Kate cercò subito di cambiare argomento:"Allora... Cosa avete scoperto?"

"La vittima risiedeva legalmente negli Stati Uniti da circa 23 anni e da 15 lavorava in una macelleria a tre isolati da qui", disse Ryan.

"E per quanto riguarda gli eventuali testimoni delle altre stanze?", chiese la detective.

Esposito controllò il block-notes, poi rispose:"Quella sera gli unici clienti avevano la stanza troppo lontana da quella del signor Santiago per poter sentire qualcosa. In compenso abbiamo scoperto che era un cliente abituale del motel. Ogni mese prendeva una camera"

"Litigio con amante sfociato in omicidio?",si domandò lo scrittore ad alta voce; pensò per qualche istante all'ipotesi appena formulata, poi esclamò:"Naaa, troppo semplice!"

"Il fatto che tu lo ritenga qualcosa di troppo semplice e scontato non vuol dire che non sia plausibile!", rispose la donna, irritata.

"Si, ma se, per esempio, tu fossi la mia amante di certo non ti vedrei una volta al mese, per giunta in uno dei peggiori motel della zona!", fu la replica di lui.

Kate sentì le guance diventare di fuoco:"Non tutti hanno le tue stesse possibilità di spendere soldi e soprattutto di perdere tempo!A differenza tua c'è gente che lavora per vivere!"

"Uuuuuuh... Castle, che cosa hai combinato per farla arrabbiare così?!", chiese Esposito.

Richard e Kate, di nuovo:"Niente!"

Esposito e Ryan si scambiarono un'espressione a dir poco perplessa.

Kate fece finta di niente e continuò a parlare del caso:"Scoprite tutto quello che c'è da sapere sulla famiglia della vittima: moglie, figli, divorzi, amanti"

I due agenti annuirono ed uscirono dal distretto.

La detective prese il cappotto, lo indossò e fece per andarsene,quando Richard la fermò:"Hey, dove stai andando?"

Kate, senza neanche voltarsi, rispose:"Io vado alla macelleria dove lavorava la vittima. Se vuoi venire, altrimenti puoi tranquillamente tornare a casa a grattarti la pancia", e si avviò verso l'uscita.

Richard, con espressione irritata, si alzò, afferrò al volo la giacca appoggiata alla sedia e la seguì.





"Salve, vorrei parlare con il signor...", Kate controllò il foglietto che aveva in mano,"... Perez".

Un uomo alto e robusto alzò lo sguardo e rispose:"Sono io, mi dica"

Kate mostrò il distintivo:"Sono il detective Beckett, Polizia di New York, volevo far-"

"E io sono Richard Castle, vorremmo farle alc-"

Kate gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe gelato perfino un pinguino, e riprese a parlare:"Dicevo... vorrei farle alcune domande riguardo il signor Santiago"

"Gli è successo qualcosa?”, chiese il signor Perez, “Sono due giorni che non viene al lavoro e sono preoccupato perchè di solito avvisa sempre quando non può venire... Ho anche chiamato a casa ma non risponde nessuno... La figlia dev'essere andata a trovare la nonna...", disse pensieroso.

"Il signor Santiago è stato ucciso, signor Perez", lo informò Kate.

L'uomo spalancò gli occhi, e dopo qualche secondo di incredulità, esclamò:"Ma è terribile! Come vi ho detto, ero un po' preoccupato perchè di solito avvisa sempre se ha problemi nel venire al lavoro ma non pensavo... Povera Maria!"

Richard e Kate chiesero insieme:"Chi è Maria?", si guardarono: lei gli lanciò l'ennesima occhiataccia, lui prima sorrise, poi quando si accorse dell'espressione di lei, abbassò lo sguardo come un bimbo sgridato dalla mamma.

"E' la figlia. Quella povera ragazza è già dovuta crescere senza la madre, ora ha perso anche il padre...", rispose il signore ancora incredulo.

"Capisco... E i rapporti con lei qui al lavoro?", chiese la donna.

"Oh, Pablo è sempre stato un gran lavoratore e una brava persona... Proprio non riesco a immaginare chi abbia potuto fare una cosa del genere! Quell'uomo non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca!"

Uscita dalla macelleria, Kate entrò in auto e diede a Castle giusto il tempo di entrare prima che partisse a razzo.

"Woooah, calma Schumacher o ci schianteremo contro un'altra auto!"

Nessuna risposta.

[Rosie Thomas - Since you've been around]

Mentre il silenzio regnava incontrastato, lo scrittore si mise ad osservare la donna che aveva di fianco: la mascella serrata, le mani che stringevano talmente forte il volante che le nocche delle mani erano diventate bianche; lo sguardo fisso sulla strada.

A quel punto decise di rompere il gelo e chiese:"Si può sapere perchè ti comporti così?"

"Così come?", rispose Kate cercando di trattenere la rabbia che provava.

"Mi ignori, sei acida, non vuoi neanche che faccia le domande alle persone!!!"

La detective cominciò a far trasparire il suo nervosismo:"Non dirmi che sei talmente stupido da non capire il motivo del mio comportamento!", esclamò sorridendo in maniera sarcastica.

Richard alzò gli occhi al cielo:"Sei arrabbiata per quelle due battute di stamattina??"

Kate sbottò:"Non è solo quello Castle! La verità è che sono arrabbiata con me stessa!", scese dall'auto e sbatté la portiera.

Lo scrittore la seguì:"Perché? Se ti riferisci a ieri sera, abbiamo un accordo, no? Stasera ti dirò tutto!"

Kate si voltò di scatto verso di lui, guardandolo dritto negli occhi:"Davvero?? E secondo te dovrei essere contenta di essere sotto ricatto?!"

Richard la guardò sconcertato:"Ricatto?!? Kate, non credi di stare esagerando? Se vuoi che ti dica cosa è successo lo farò in questo istante, va bene?"

"No, non va bene! Perché non mi fido di te, okay? Non potrò mai avere la certezza che quello che mi hai detto è vero o no, a meno che non mi ritorni la memoria! E non posso sapere se lo andrai a dire in giro, a vantarti di aver fatto la tua ennesima conquista! Immagino che gran vanto sia per te! E la colpa di tutto questo è solo mia, perchè ti ho aperto quella maledetta porta ieri sera!!!", si voltò decisa a lasciarlo lì ma lui la afferrò per un braccio.

"E se fosse davvero successo qualcosa ieri sera?"

Kate sentì un tuffo al cuore:<< Ti prego dimmi che stai mentendo... >>

L'uomo tenendola ancora stretta con la mano, la costrinse a voltarsi, poi si avvicinò:"Se fosse accaduto qualcosa... Sarebbe così terribile per te?", fissò i suoi occhi color del cielo dritti in quelli di lei... Continuò a guardarla: gli sembrava confusa... Forse sarebbe riuscito a strapparle quella risposta,"...Perché hai così tanta paura che ci sia stato qualcosa tra noi? Perché è come se avessi paura di non essere riuscita a trattenerti e di aver fatto o detto qualcosa che doveva rimanere nascosta... O sbaglio?"

Kate non rispose... Continuava a guardarlo negli occhi; era nel panico più totale:<< Sta dicendo la verità? E' successo qualcosa? Cos'ho combinato??... Kate perchè diamine non ricordi niente?!? >>. Da quella distanza Richard riusciva a sentire il profumo di ciliegia che lo faceva impazzire ormai da un paio d'anni... Si avvicinò ancora di più.

<< Non guardarmi con quegli occhi, Castle! >>. La giovane donna cercò di distrarsi e posò lo sguardo sul braccio che lo scrittore teneva ancora stretto.

Richard se ne accorse e mollò la presa:"... Scusa... Ti ho fatta male?"

Kate rispose con un filo di voce:"...No...", rimasero entrambi in silenzio per qualche attimo, poi la detective riprese a parlare,"Vado ad organizzare un incontro con la figlia di Santiago...Se vuoi partecipare ti aspetto nel mio ufficio", e senza aggiungere altro, si diresse verso l'entrata del distretto, lasciando Richard a fissarla confuso e senza risposte.





Ufficio di Kate.

Una ragazza di poco più di vent'anni sedeva di fronte alla detective e allo scrittore. Stringeva tra le mani un fazzoletto bagnato dalle lacrime versate alla notizia della morte del padre.

"Io... Io non posso crederci..."

"Capisco che sia molto provata in questo momento ma deve fare uno sforzo per aiutarci a capire cosa è successo a suo padre"

"Cosa c'è da capire?! E' stato ucciso!!!", esclamò la ragazza, con un accenno di isteria nella voce; dopo aver ripreso il controllo di sè, proseguì,"... Mi dispiace, detective Beckett; non volevo essere scortese... E' che davvero non riesco a capire chi abbia potuto fare una cosa del genere a papà! Era una brava persona!", disse portandosi il fazzoletto al viso per asciugarsi una lacrima.

"Ricorda se per caso suo padre abbia avuto problemi con qualcuno ultimamente?", chiese Richard.

Maria rifletté per qualche istante, poi disse:"In effetti le cose al lavoro non andavano benissimo. Il signor Perez ha problemi economici e voleva abbassare lo stipendio di papà. Hanno avuto una discussione abbastanza accesa la settimana scorsa per questo motivo... Ma alla fine papà era riuscito a fargli cambiare idea... Non penserete che il signor Perez..."

"Dobbiamo tenere in conto qualsiasi pista, signorina Santiago...”, rispose Kate, “Comunque non si preoccupi, le garantisco che consegneremo alla giustizia l'assassino di suo padre"

"Grazie,detective Beckett"

Ha idea perchè suo padre frequentasse quel motel?"

"Non ne ho la più pallida idea, mi creda detective... Non sapevo che mio padre frequentasse quel posto..."

"Un'ultima domanda...Ha notato atteggiamenti insoliti da parte di suo padre?", aggiunse Castle.

"Mmm... No, al momento non ricordo niente di strano...", fu la risposta della ragazza.

"Grazie, signorina Santiago",l e disse la detective accompagnandola alla porta, "Se ricorda qualcosa non esiti a chiamare al numero che le ho dato".

Kate, seguita da Richard, si diresse verso Ryan ed Esposito:"Voglio i tabulati telefonici e i movimenti bancari dell'ultimo mese; speriamo ci aiutino a capire perchè ogni mese la vittima frequentava quel motel. E voglio che mi portiate qui il signor Perez".



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Capitolo 6
*** Love the way you lie - Parte 2 ***


Loft di Richard.

Lo scrittore era seduto sul divano a pensare a quello che era successo qualche ora prima. Non riusciva a capire quella donna... Sapeva quello che aveva sentito uscire dalle sue labbra la sera prima, ma in fondo era ubriaca...<< Ecco, appunto! Era ubriaca, e quando si alza troppo il gomito non ci sono freni inibitori! Lei ha detto di non fidarsi di me, che non saprà mai la verità, ma si sbaglia! Se la verità è quello che vuole, allora gliela darò! >>.

In quel momento squillò il cellulare, lo prese dalla tasca e guardò la schermata: era Gina.

"Hey, Gina! Ciao!"

"Ciao Richard! Come va il braccio?"

"Bene, grazie. Tu come stai?"

Bene... Mi sorprende che tu me lo chieda!"

Richard, stranito, rispose:"... Perchè non dovrei scusa?"

"Perché da quando sei uscito dall'ospedale non ti sei fatto né vedere né sentire"

Richard:"sono passati solo due giorni da quando sono stato dimesso"

"Ti sei autodimesso vorrai dire! Comunque volevo invitarti a casa da me per cena... Ti va?"

Richard alzò gli occhi al cielo, poi li chiuse, esitò per qualche secondo e disse:"Gina... Ti ringrazio, ma sto seguendo un caso e sono po' stanco... Possiamo fare un'altra volta?"

"...Va bene, come vuoi...", rispose Gina un po' delusa.

"Non rimanerci male, ti prego"

"No no, nessun problema Rick! Sarà per un'altra sera..."

"… Certo...", riattaccò la chiamata e sbuffò.<< Gina... Mi ero completamente dimenticato di lei... >>.

"Papà? Che ci fai già a casa?", era Alexis. Era appena tornata da scuola, ed entrando in casa aveva trovato il padre seduto sul divano a fissare il suo smartphone.

Richard, ripresosi dai suoi pensieri, la accolse con un caloroso:"Tesoro! Vieni qui, fatti abbracciare!", la figlia gli si avvicinò e lui la strinse in un forte abbraccio, poi le stampò un bacio sulla fronte,"Sono qui per riposare un po', ma tra poco devo andare di nuovo al distretto"

Come va con Beckett?"

"All'inizio era un po' arrabbiata con me, ma poi abbiamo fatto pace... O almeno credo"

"Papà... Sicuro che non sia successo niente tra voi ieri?"

"Ma certo che ne sono sicuro! Sono le solite scaramucce tra me e lei!", cercò di nascondere tutto con uno dei suoi soliti sorrisi ma Alexis osservò il padre con un'espressione per niente convinta; preferì non dire nulla, aggiunse solo:"In ogni caso, lo sai che puoi parlare con me di qualsiasi cosa, vero?"

Richard le accarezzò una guancia e le sorrise:"Lo so tesoro,l o so! Ora però devo andare! Ti voglio bene, ci vediamo stasera", e dopo averle stampato un altro bacio sulla fronte, afferrò la giacca e si chiuse la porta alle spalle.







Stanza interrogatori.

"Allora, signor Perez... A quanto pare ha omesso di dirci qualcosa riguardo i suoi rapporti con il signor Santiago: abbiamo scoperto che avete litigato per motivi economici la scorsa settimana", disse Kate, arrivando subito al dunque.

"E anche in maniera piuttosto accesa...", incalzò Richard.

Il signor Perez, seduto dall'altro lato del tavolo, rispose:"E' vero, abbiamo litigato la scorsa settimana, ma siccome abbiamo risolto la questione non mi è sembrata una cosa rilevante... Aspettate... Non penserete mica che...?"

"Ce lo dica lei cosa pensare, signor Perez", disse Kate in tono accusatorio.

"Giuro detective Beckett, che non avrei mai fatto del mal-"

"Non gli avrei fatto mai del male, blah, blah, blah! Dicono tutti così!", esclamò Richard all'improvviso.

Kate gli lanciò un'occhiata perplessa:"Castle!", l'uomo fece spallucce e la detective scosse la testa:"Lo scusi, signor Perez...", disse lanciando un'ultima occhiata di rimprovero allo scrittore,"Allora... Dov'era martedì tra le 22 e la mezzanotte?"

"Martedì?", il signor Perez ci pensò su per alcuni istanti, poi esclamò:"Sì, martedì ero alla macelleria per il controllo delle entrate e delle uscite del mese precedente"

"C'è qualcuno che può testimoniarlo?", chiese Castle.

"C'era mia figlia con me, e se volete esserne sicuri al 100%, ci sono le telecamere di sorveglianza".

In quel momento entrò Esposito:"Beckett, abbiamo scoperto qualcosa".





"Allora Esposito, quali sono queste novità?"

"Abbiamo controllato i tabulati telefonici e gli eventuali movimenti bancari dell'ultimo mese, come ci avevi chiesto"

"e...?", chiese Richard, impaziente.

Ryan continuò:"... E abbiamo scoperto che due settimane fa il signor Santiago ha depositato in banca 20 mila dollari. In più, nell'ultimo mese ha ricevuto ed effettuato parecchie telefonate da e verso lo stesso numero"

"La cosa ci è sembrata strana”, proseguì Esposito, “Così abbiamo controllato anche i mesi precedenti..."

"E...??", lo interruppe di nuovo lo scrittore.

Esposito gli lanciò un'occhiataccia:"Un attimo, Mr. Non-riesco-a-trattenerla...", Richard assunse un'espressione confusa e contrariata; a quel punto l'agente, con un ghigno stampato in faccia, continuò:"...La curiosità..."

Kate guardò prima il collega e a stentò riuscì a trattenere una risata; quando però i suoi occhi caddero su Castle, si accorse che l'uomo le stava lanciando uno dei suoi soliti sguardi. Imbarazzata, riprese a parlare del caso:"Ehem... Allora, cosa avete scoperto?"

"Il defunto signor Santiago ha depositato in banca 10 mila dollari negli ultimi 3 mesi per un totale di 30 mila bigliettoni"

"Perchè ne ha depositati 20 mila stavolta?", si chiese Castle ad alta voce.

"I soldi potrebbero essere il movente; magari quei 10 mila dollari in più non erano suoi..."

"… Forse il caro signor Santiago non era poi così innocente come faceva credere... Per tirare avanti e avere, perchè no, qualche soldino in più per vivere meglio, la nostra vittima si dedica a delle attività extra-lavorative non propriamente... legali, diciamo...", cominciò Richard, mentre Ryan ed Esposito lo ascoltavano con attenzione, "Probabilmente aveva un socio con cui spartire il malloppo, ma un giorno, per chissà quale motivo, il signor Santiago decide di tenere i soldi per sè, facendo andare il partner in affari su tutte le furie..."

"… I due si incontrano in quel motel da due soldi, hanno un litigio...", continuò Ryan.

"… E il socio lo fa fuori! Buona teoria, Castle!", concluse Esposito.

"Già, per la prima volta da quando sei qui non ci hai propinato la tua solita teoria sullo spionaggio o storie da romanzo!”, esclamò Kate, ”Ryan, Esposito: voglio che scopriate di chi è quel numero telefonico e che controlliate l'alibi del signor Perez", i due agenti annuirono e si allontanarono.

Dopo una pausa caffè, Kate e Richard si avvicinarono alla lavagna.

"Ci manca l'arma del delitto...", osservò la donna.

"Già...", aggiunse semplicemente Castle,"Mmm... Lanie ti ha detto che dalle ferite l'arma dovrebbe essere un coltello piuttosto grande giusto?"

"Si...", rispose lei.

La detective e lo scrittore continuarono ad osservare la parte vuota della lavagna sotto la scritta arma del delitto, quando all'improvviso in entrambi sembrò accendersi una lampadina,"Un coltello piuttosto grande...", cominciò Kate

"… Come quello di un macellaio!", concluse Richard.

Nonostante le incomprensioni, i due avevano sempre un'ottima intesa... Almeno nei casi...

"Si, ma il signor Perez sembrava piuttosto sicuro del suo alibi... Anche se ovviamente è ancora da verificare..."

"Ma infatti io non credo che sia stato lui... “, ribattè Richard, “Chi ti dice che qualcuno non abbia preso in prestito un coltello?", disse virgolettando la parola prestito con le dita.

"Mmm... E come?", chiese Kate.

Richard aprì la bocca per cercare di dare un'ipotesi che avesse un minimo di senso, ma dopo qualche secondo di silenzio l'unica cosa che gli uscì dalla bocca fu:"... Non lo so..."

Kate sbuffò. In quel momento Ryan ed Esposito fecero il loro ingresso al distretto. L'agente dagli occhi azzurri alzò una mano per mostrare dei cd:" Abbiamo i video della macelleria!"





Kate era seduta alla scrivania; accanto a lei, a quella che ormai era la sua postazione, Richard, gambe accavallate l'una sull'altra, dito indice premuto sulle labbra e sguardo pensieroso.

<< Scommetto che si starà scervellando per cercare di capire come il colpevole abbia preso il coltello alla macelleria... Perché lui è convinto che sia stato preso lì! >>, pensò la detective osservandolo; la luce del tramonto che entrava dalle finestre dava una sfumatura particolare a quegli color del cielo. Kate senza rendersene conto, vi si perse dentro, abbassando la guardia.

Richard la guardò e chiese:"C'è qualcosa che non va?"

Kate, presa alla sprovvista rispose:"No, niente!", ma la voce era un po' troppo stridula per farglielo credere.

Richard incalzò:"Perchè mi fissavi?"

Le guance della donna andarono a fuoco:<< Accidenti a te, Castle! >>, ”Io..." ,<< Kate, una scusa... ORA! >>, "… Mi chiedevo se fossi riuscito a trovare una soluzione per questa storia del coltello, ora che abbiamo controllato l'alibi di Perez", disse in tutta fretta, soddisfatta di aver trovato una scusa decente.

<< Buona scusa, Kate >>, pensò lo scrittore, sollevando un angolo della bocca in un mezzo sorrisetto.

<< Che diavolo ha da sorridere in quel modo?! Dio, quanto mi irrita!!! >>.

"Comunque no, non ho trovato nessuna possibile spiegazione, ma di una cosa sono certo: quel coltello viene dalla macelleria!"

<< Lo sapevo! >>, esclamò Kate nella sua testa. Alzò le mani e disse:"Ah beh, se lo dice il signor Castle..."

"Il mio intuito ha mai fallito?", chiese lui convinto.

"Mmm...", Kate fece finta di pensarci su per qualche secondo, poi rispose:"... Sì e più di una volta"

Richard stava per ribattere, ma Ryan ed Esposito tornarono alla carica.

"Gente, ci sono novità!", dichiarò soddisfatto Esposito.

"Abbiamo il nome della persona a cui appartiene il famoso numero di telefono", disse Ryan.

Esposito controllò il block-notes:"Si tratta di un certo Eduardo Solìs, 52 anni, arrestato 3 anni fa per possesso e spaccio di droga; è uscito 9 mesi fa"

"Credo proprio sia il caso di fare due chiacchiere con questo tizio"





Stanza interrogatori.

Kate e Richard sedevano di fronte a un uomo sud-americano grande quanto un armadio, tatuato e barbuto: dall'espressione che aveva non prometteva nulla di buono.

Kate aveva già capito che probabilmente sarebbe dovuta passare alle maniere forti; Richard, invece ,capì che sarebbe stato meglio non farlo arrabbiare.

"Signor Solìs”,cominciò la detective, “A quanto pare abbiamo un bel curriculum... Aggressione, spaccio e possesso di droga, furto..."

Furto? Scommetto che allora sa come rubare un coltello in una macelleria", esclamò Castle.

L'uomo passò lo sguardo dalla detective allo scrittore, ringhiandogli contro. Richard spalancò gli occhi spaventato e indietreggiò con la sedia.

"Tsk... Femminuccia...", disse Solìs a mezza bocca.

Kate guardò Castle e scosse la testa rassegnata; Richard la guardò di rimando e fece spallucce come a dire:"Non è colpa mia se questo tizio fa paura!"

La donna rivolse di nuovo lo sguardo verso il criminale:"Allora Solìs... Conosce quest'uomo?", chiese mostrando la foto del signor Santiago.

"Mai visto"

Richard intanto aveva continuato ad osservarlo, e notò che l'uomo aveva cambiato per un attimo espressione vedendo la foto e che aveva esitato prima di rispondere. Si avvicinò a Kate e le mormorò all'orecchio:"Hai notato la sua reazione quan-"

"Si, Castle, ho notato", disse Kate interrompendolo,"Ne è sicuro? Perché quest'uomo è stato ucciso e non abbiamo l'arma del delitto", disse rivolta a Solìs.

"E allora?", rispose lui.

"Allora non le dispiace se andiamo a dare un'occhiata a casa sua?"

L'uomo cominciò a innervosirsi:"Mi dispiace eccome! Non capisco perchè voi sbirri avete sempre questa dannata voglia di rovistare nelle cose degli altri!", ringhiò alla detective.

"Calmo Godzilla! Se non c'entri niente con questa storia allora perchè ti scaldi tanto?"

L'uomo-armadio non rispose. Kate continuò:"Allora, possiamo andare a casa tua o devo sventolarti in faccia un mandato?"

"Voglio il mandato"

<< Maledizione!! >> , pensò la detective. "Come vuoi, Solìs... Puoi andare"

"Non lasci la città", aggiunse Castle.

L'uomo gli lanciò un'occhiataccia e uscì scortato da un paio di agenti.

Poco dopo, la detective e lo scrittore uscirono dalla stanza.

"E' stato lui, ne sono convinta!"

"Anche io!", concordò Richard.

"Ma senza mandato non possiamo entrare in casa sua e prima che riusciamo ad ottenerlo quel troglodita potrebbe sbarazzarsi dell'arma..."

"A proposito di soprannomi... Godzilla?", disse sogghignando.

"Perché, non ti è piaciuto?"

"Parecchio!", rispose lo scrittore, continuando a sghignazzare; poi a un tratto tornò serio:"Ho un'idea! Se l'energumeno ha rubato il coltello alla macelleria, dove ci sono le telecamere di sorveglianza..."

Kate capì e le si illuminò il viso:"... Dovrebbe essere stato ripreso!", disse terminando la frase al posto suo.

"Esatto!", esclamò l'uomo.

"Io vado da Montgomery per chiedere il mandato, tu vai da Ryan ed Esposito e controllate i video della sorveglianza, vi raggiungo tra poco".





Kate e Richard scesero dall'auto, dietro di loro Ryan ed Esposito.

"Sei stata veloce ad ottenere quel pezzo di carta!", esclamò Castle sorridendo.

" E voi altrettanto nel trovare il video che inchioda quel figlio di puttana mentre ruba il coltello!"

"Grazie", disse lui accennando un inchino.

I tre poliziotti e lo scrittore indossarono i giubbotti anti-proiettile ed entrarono in un vecchio palazzo.

"Godzilla abita davvero qui?!", chiese Castle disgustato mentre salivano le scale,"... Gli si addice"

" Già, sudicio quanto lui", aggiunse Ryan.

Arrivati davanti la porta, Kate bussò e fece segno agli agenti di tenersi pronti a qualsiasi evenienza:"Solìs sono il detective Beckett, abbiamo il mandato, facci entrare!".

Ma dall'appartamento non venne nessuna risposta. Kate bussò di nuovo:" Solìs apri la porta!!!". Silenzio.

A quel punto Kate fece un altro segno ai colleghi e con un calcio spalancò la porta, beccando Solìs mentre cercava di scappare dalla finestra con in mano il coltello.

Ryan ed Esposito puntarono le pistole contro il criminale e gli urlarono di lasciar andare il coltello e alzare le braccia. Solìs, ormai alle strette, fece cadere il coltello e lasciò che Kate gli mettesse le manette.




Ufficio di Kate.

La detective sedeva sulla poltrona; di fronte a lei Maria, la figlia della vittima.

"Quindi... Lei mi sta dicendo che papà spacciava droga con questo signor Solìs?", chiese la ragazza incredula.

"In realtà si occupava soprattutto del trasporto dalla Colombia agli Stati Uniti. Abbiamo trovato il sangue di tuo padre sul coltello che Solìs aveva cercato di pulire. Ma ad inchiodarlo è stato il video della macelleria: ha confessato solo dopo essersi visto mentre rubava l'arma del delitto"

Io... Io non capisco... Perchè? Avevamo una vita tranquilla", si chiese disperata la ragazza.

"Secondo la confessione di Solìs, tuo padre aveva paura di essere licenziato dal signor Perez, e non voleva che tu rinunciassi ai tuoi studi. A quanto pare lui e Solìs erano amici d'infanzia. Si sono incontrati dopo anni 4 mesi fa; tuo padre parla con lui dei suoi problemi economici e quel delinquente gli offre di diventare soci.I due si incontravano ogni mese nel motel dove è stato ucciso per mettersi d'accordo. Ma nell'ultima consegna qualcosa è andato storto, la polizia stava quasi per beccarli. Tuo padre incolpa Solìs per questo e decide di tenersi i soldi anzichè spartirli. Poi, dopo la discussione con Perez, tuo padre chiama il socio e gli dice che da quel momento in poi lui si tira fuori. La cosa fa arrabbiare Solìs, che tra l'altro vuole i suoi soldi. Gli chiede appuntamento al solito motel per un chiarimento, ma in realtà il suo scopo è un altro. Ruba il coltello alla macelleria del signor Perez e... Il resto lo sai... Mi dispiace Maria..."

"Se solo avessi saputo... Tutto questo per colpa mia...", disse la giovane tra le lacrime.

"Non devi incolparti per quello che è successo... Tuo padre ti amava e voleva il meglio per te... Ma ha scelto una strada sbagliata...", le disse Kate mettendole una mano sulla spalla," So che questo non ti ridarà indietro tuo padre, ma stai pur certa che quell'assassino rimarrà dietro le sbarre per un bel po' "

"Grazie, detective Beckett..."






Era ormai sera inoltrata; Richard e Kate si trovavano davanti all'entrata del distretto, sul marciapiede, in attesa di un taxi.

"Come è andata con la ragazza?", chiese Richard.

"Maria?... Beh, non è stato facile, come sempre... Spero non si tormenti troppo, anche se capisco cosa vuol dire perdere un genitore in quel modo..."

"Già... Comunque la mia teoria era esatta e il mio intuito non ha fallito!", esclamò lo scrittore, tutto tronfio.

Vero!”, esclamò Kate sorridendo, “Per questa volta puoi pavoneggiarti quanto vuoi Castle, te lo lascio fare!"

Richard sorrise di rimando, poi tornò serio e la osservò in silenzio; sapeva che era arrivato il momento di parlare di quella cosa, ma non sapeva se affrontare per primo l'argomento. Ci pensò Kate a cominciare:".... Allora...", disse lasciando in sospeso la frase.

Richard capì e disse:"Allora... Visto che i patti vanno rispettati, è ora che ti dica quello che è successo la fatidica sera di ieri...", fece una breve pausa, poi disse,"... Ma prima devo chiederti una cosa... In realtà te l'ho già chiesto oggi, ma forse nella foga della discussione... Perché sai, volevo chiedertelo, ma in realtà non sapevo se farlo o no, perchè, sai co-"

"Castle"

"Sì... Arrivo al dunque..."

"Bravo"

"Io ti prometto di dirti la verità, ma voglio che tu mi risponda altrettanto sinceramente..."

<< Ti prego, dimmi che non devi farmi quella domanda!!! >>, pensò Kate, "Va bene.... Prometto di rispondere sinceramente", disse cercando di mostrarsi il più calma possibile.

Richard fece un respiro profondo e parlò:"Se ti dicessi che fra noi c'è stato qualcosa la scorsa notte, davvero non riusciresti a sopportarlo?"

<< Richard... >> , Kate lo guardò negli occhi, che con l'oscurità erano diventati ancora più profondi; provò a reggere il suo sguardo... Esitò... Gli sembrò di vedere nell'espressione di lui un qualcosa che sembrava speranza... Speranza di riuscire a strappare la verità da quell'esitazione. La donna abbassò lo sguardo e senza guardarlo negli occhi - perché non ne aveva il coraggio – disse:"Castle... La cosa sarebbe... Terribile!"

Richard si sentì come colpito al petto da una coltellata; provò a nascondere la delusione e l'amarezza con un sorriso beffardo e agitando la mano disse:"Ma certo, hai ragione! Lo penso anche io! Insomma sarebbe..."

"… Imbarazzante!!!", esclamò con voce stridula.

"… Già!", aggiunse fingendo disinvoltura,"Beh... Puoi stare tranquilla Beckett, ieri sera non è successo assolutamente niente! So che ti tormentava l'idea che ci potesse essere stato un bacio...",

Kate sentì una vampata di calore salirle fino alle guance:<< Perchè sente sempre il bisogno di mettermi in imbarazzo?! >>,

"… Ma non c'è stato nulla! Ti sei scolata una bottiglia e mezzo di vino e hai parlato a vanvera dicendo cose senza senso, ma eri ubriaca quindi la cosa non mi ha stupito. Poi quando ti ho messa a letto perchè stavi ormai crollando, mi hai chiesto di rimanere e così... Sono rimasto", disse Richard accennando un sorriso.

"Ti ho chiesto di rimanere? Davvero?", gli chiese sorpresa.

"Già!", sorrise dolcemente lui al ricordo," E ti sei addormentata subito come un sasso! Lo sai che russi?"

Le guance erano in fiamme:"Io non...", Richard cominciò a sghignazzare; la giovane donna gli diede una spinta,"Idiota!"

"Ahi, ahi, il braccio!!!"

"Così impari!!"

Il taxi arrivò e Richard aprì la portiera per Kate:"... Ti ringrazio per avermi detto la verità" ,<< Mi dispiace non essere stata altrettanto sincera... .>>,pensò.

"Di niente! Grazie a te per avermi fatto partecipare al caso! A domani!", rispose lui.

La detective salì sul taxi e Richard chiuse la portiera. Rimase sul marciapiede alcuni minuti mentre guardava l'auto gialla andare via con lei, poi si voltò e cominciò a dirigersi verso casa. E mentre camminava, lasciò che la mente vagasse...

Flashback: Sera precedente...

Richard bussò alla porta.

Kate si avviò lentamente verso l'uscio, lo aprì e se lo ritrovò davanti:"Castle?", chiese con tono incerto.

"Kate? Sei ubriaca per caso?", domandò sorpreso.

"Non sono ubriaca, sono un po' brilla tutto qui... E comunque, che cosa vuoi a quest'ora?"

"Voglio partecipare al caso!", esclamò Richard, deciso.

[OneRepublic - Secrets]

Kate sbuffò sonoramente, poi, lasciando la porta aperta per farlo entrare, si voltò e con passo incerto si diresse verso il divano. Richard entrò e chiuse la porta. La osservò mentre si riempiva un altro bicchiere e si sedette accanto a lei:" Sai, il fatto che tu sia ubriaca non toglie nulla al tuo fascino, anzi...", e alzò le sopracciglia con fare malizioso.

"Il solito idiota...", biascicò lei.

"Vedo che l'alcool ti ha resa più acida di quando mi hai sbattuto il telefono in faccia", osservò lui sogghignando.

"Castle... Un'altra battuta e ti ritrovi con due braccia fratturate anziché una", minacciò la detective.

"Scusa"

"Comunque per quanto mi riguarda puoi anche tornartene a casa: ti ho detto che non parteciperai al caso e rimango ferma sulla mia decisione", disse Kate prima di mandare giù un altro bicchiere.

"Mi dici cosa ti ho fatto?"

"Castle, per favore..."

"Sto bene! Perchè non dovr-"

"Ti hanno sparato ieri, Castle! Ieri!!!", esclamò la donna, arrabbiata. Fece una pausa e mandò giù un altro sorso.

"Senti, forse dovresti smettere con il vino per stasera", cercò di toglierle il bicchiere di mano, ma la donna scansò il braccio per evitare il suo attacco.

"Dovevo saperlo che sarebbe successo qualcosa quando ho sognato mamma quella mattina...", borbottò Kate.

"Perché? Cos'hai sognato?"

"Quello che sogno spesso da quando è morta mia madre... Me la ritrovo davanti all'improvviso, la voglio stringere a me, ma poi la vedo piena di sangue, cerco di raggiungerla, urlo, piango...E alla fine mi sveglio... E ogni volta che faccio questo sogno succede qualcosa alle persone a cui tengo... Una notte feci questo stesso sogno, e il giorno dopo Ryan stava per beccarsi una pallottola in testa..."

"Quindi ci tieni a me?", chiese lui, contento di aver sentito quelle parole.

"Abbassa la cresta, gallo...", disse lei riempiendo l'ennesimo bicchiere,"... Ti ho visto a terra e... Ho rivissuto un incubo..."

"Mi dispiace... Non volevo farti stare male..."

"Beh, ormai da quando stai con Gina ho imparato a star male per colpa tua... E io che come un'imbecille ho lasciato Demming per poter venire con te nella tua stupida villa...", biascicò la donna, parlando più a se stessa che con la persona che aveva di fianco,"... Mi passi la bottiglia per favore?", chiese, ormai completamente sbronza.

Richard sbatté le palpebre più volte, la guardò per qualche secondo, poi chiese:"Come hai detto scusa?"

"Ho detto... Mi passi quella bottiglia? Sei diventato sordo per caso?!", e si allungò verso Richard per prendere la bottiglia che si trovava sul tavolino dietro di lui.

"Avevi lasciato Demming per venire con me negli Hamptons?" , << Perché diamine non ho aspettato prima di chiedere a Gina?!?! >>.

La domanda fece bloccare Kate proprio mentre si stava allungando verso la bottiglia, trovandosi con il volto a pochi centimetri da quello di lui. Si guardarono per alcuni secondi in silenzio, poi la giovane donna distolse lo sguardo e, presa la bottiglia, ritornò seduta al suo posto. Senza proferire parola, si riempì di nuovo il bicchiere.

"Kate?...", Richard era ancora in attesa di una risposta.

"Sono ubriaca, Castle..."

"Era per quello che mi avevi chiesto di parlare noi due da soli?... Perché mi hai lasciato andare via con Gina senza dire niente??"

Kate appoggiò la testa contro il divano e chiuse gli occhi:"La verità è che sono tanto stanca... E tu non sei più disponibile, quindi è inutile parlarne...", mormorò e lentamente scivolò verso di lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.

L'uomo si accorse che Kate stava per addormentarsi, così la prese in braccio e la portò in camera da letto. Le tolse le scarpe e la mise sotto le coperte. Stava per andarsene, quando la voce di Kate lo fermò:"... Ti va di farmi compagnia?"

Richard, sorpreso, la osservò per qualche secondo; poi sorrise, e in tutta risposta si tolse le scarpe e si fiondò sotto le coperte.

" Ti avverto, Castle: prova ad allungare le mani e ti faccio fuori".

Richard sogghignò:" Agli ordini capo!".

Kate non fece neanche in tempo ad appoggiare la testa sul cuscino che si addormentò profondamente; quando Richard, che l'aveva osservata in silenzio fino a quel momento, ebbe la certezza che stesse dormendo, le accarezzò dolcemente i capelli e si addormentò accanto a lei.


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Capitolo 7
*** Fire & Ice - Parte 1 ***


Notte fonda. Kate e Richard stavano facendo un appostamento davanti a un palazzo. Erano da soli dentro il furgone della polizia.

Castle!” , esclamò Kate: si era voltata solo qualche secondo e già lo aveva trovato sul punto di addormentarsi... Per la terza volta in 10 minuti.

Eh? Cos'è successo??”, biascicò l'uomo, dopo essere stato svegliato dalla voce della detective.

Kate rise:<< Il solito, incorreggibile Castle >>, pensò. “Come mai così tanto sonno? Tieni, prendi il mio caffè”.

<< Non ho dormito perchè ero a letto con Gina ma pensavo a te! >> , pensò lo scrittore, ma disse:”Niente, è che ho un rubinetto a casa che perde e... Sai com'è: il rumore dell'acqua che gocciola è parecchio fastidioso!”

Kate lo osservò, scettica:”Certo... Castle?”

Sì?”

Perché racconti balle? Cosa c'è che non va, problemi con Alexis?”

No, cioè sì, cioè...”, Richard fece un respiro profondo e disse:”Il problema sei tu!”

Kate spalancò gli occhi:”Come scusa?!”

Richard si accostò con la sedia a quella di lei:”... Devo farlo...”

Castle, mi stai spaventando!”

Lo scrittore prese il viso della donna tra le mani e si avvicinò ancora: ormai i loro volti distavano pochi centimetri l'uno dall'altro...

Castle-”

Sshh...”, Richard la guardava dritta negli occhi, con un'intensità tale che stava seriamente mettendo in crisi la detective. A un tratto l'uomo smise, e passò qualche secondo a osservarle le labbra; Kate temeva di aver capito cosa sarebbe accaduto di lì a poco... Richard da quella distanza era ormai inebriato dal profumo di lei:”Ciliegia...”, sussurrò... Con un filo di voce, la donna riuscì a chiedere:”Castle... Che vuoi fare?”

Una cosa che avrei dovuto fare molto tempo fa...”, avvicinò ancora il suo volto a quello di Kate: le loro labbra erano sul punto di sfiorarsi, quando si sentì esclamare:”PAPA' !!!!!”

EH?COS- CHE COSA???”, urlò Castle.

Papà, è tardissimo!”, esclamò Alexis, “Non ti sei alzato con la sveglia, ti hanno chiamato al cellulare, ma dormivi così profondamente che non ti sei accorto di niente! A proposito... Sbaglio o ti ho sentito dire il nome “ Kate ” mentre dormivi? Hai sognato Beckett?”

Io? Nooo, ma cosa dici tesoro! Avrai capito male!”, disse lui stampandosi sulla faccia uno dei suoi soliti sorrisi.

Se lo dici tu... Comunque io ora vado... Ci vediamo più tardi”, lo salutò la figlia prima di uscire dalla stanza.

Richard, rimasto solo nella sua camera da letto, si passò una mano tra i capelli spettinati:”Solo un sogno...”, mugugnò. Prese il cellulare per controllare le chiamate perse; ce n'erano due: una era Gina, l'altra era Kate.

<< E' una settimana che ignoro Gina... Forse dovrei chiamarla... Però se Kate ha telefonato, vuol dire che c'è un caso... >>, pensò.

Osservò per qualche secondo i due numeri, poi schiacciò un pulsante e avvicinò il cellulare all'orecchio, e quando dall'altro capo risposero, esclamò:” 'Giorno Beckett! Chi hanno ucciso oggi?”






George Hilton... Il politico?”, chiese Richard entrando con Kate in un lussuoso palazzo al centro di New York.

Sì, proprio lui.”, rispose la detective, “ Stiamo andando a parlare con la moglie, è stata lei a trovare il cadavere”.


Salve signora Hilton, sono la detective Beckett”, disse Kate presentandosi, “Lui è Richard Castle. Vorremmo parlare con lei di quanto accaduto a suo marito”.

Certo, entrate pure...”, a risponderle fu una quarantacinquenne, capelli biondi e occhi marroni arrossati, probabilmente dal pianto; appariva parecchio provata, “Prego, accomodatevi...”, disse loro indicando il divano.

Kate e Richard sedettero vicini, mentre la signora Hilton si accomodò sulla poltrona accanto.

Allora... Vorrei chiederle quando e come ha trovato suo marito”, iniziò la detective preparando il block-notes per eventuali appunti.

Certo, ehm... Avevo lasciato George qui a casa per passare il week-end da mia madre... Sta poco bene e devo starle vicina, sa... L'ho chiamato un paio di volte e aveva detto che era tutto okay... Poi stamattina torno a casa e...” , le lacrime cominciarono a rigare il viso della donna, “L'ho- l'ho trovato sul pavimento dell'ufficio... C'era sangue ovunque!”

Signora, ha notato qualcosa di strano nel comportamento di suo marito? Aveva qualche nemico, insomma... Qualcuno che volesse fargli del male?”, chiese Richard.

La donna si asciugò le lacrime con il fazzoletto che aveva tra le mani:”Beh, è ovvio che avesse dei nemici... Quale politico non ne ha?... Comunque la settimana scorsa siamo andati dalla polizia per denunciare delle minacce che sono arrivate a mio marito, ma... Ormai è troppo tardi...”

Pensa che chi ha inviato queste minacce, sia anche l'assassino di suo marito?”, chiese Kate segnando qualcosa sul block-notes.

Credo proprio di sì... Stamattina, prima che lo trovassi...”, la signora Hilton fece un respiro profondo, poi proseguì, “Stavo controllando la posta del week-end, e trovo una busta... dentro c'era un proiettile...”

Bene... Questo ci può essere utile... Le dispiace consegnarceli? Potrebbero aiutarci a risalire al mandante della busta”

Certo, vado a prenderli...”






Obitorio.

Lanie era al microscopio. La porta si aprì e la donna, senza nemmeno voltarsi, salutò:” Buongiorno a voi!”

Come fai a sapere che siamo noi? E se fosse un assassino?”, disse Richard, mimando il gesto del pugnale alzato, pronto a colpire.

Se l'assassino fossi tu, ti metterei K.O. in meno di dieci secondi!”, rispose tranquillamente il medico legale, mentre dal microscopio si spostava al cadavere.

Richard assunse un'espressione da cane bastonato, mentre Kate soppresse a malapena un sorriso divertito.

Tornando a noi... Il nostro caro amico è stato ucciso con un colpo dritto in testa... E' morto all'istante. Ho estratto il proiettile e posso dirvi che viene da una semiautomatica calibro 6.35 mm”,spiegò Lanie.

Bene!”, esclamò Kate, “allora potrai dirci se quel proiettile e questo...”, disse estraendo dalla tasca una bustina trasparente contenente una pallottola, “...Appartengono alla stessa arma”

Certo! Vi faccio sapere prima possibile”

Passeranno Ryan ed Esposito per i risultati”, rispose la detective, e insieme a Castle uscì dall'obitorio.







Kate e Richard erano seduti ai loro soliti posti.

Erano in silenzio ormai da alcuni minuti. La detective fissava il vuoto davanti a sé, il mento appoggiato sul pugno chiuso. Lo scrittore intanto la osservava, incurante del fatto che lei se ne accorgesse o meno. Stava ripensando al sogno che aveva fatto su di lei... Su loro due... Pensava che in quel momento era abbastanza vicino da-

Castle?”

Cosa?”

Potresti smetterla di fissarmi in quel modo? E comunque se devi dirmi qualcosa, non c'è bisogno di avvicinarsi così tanto, ci sento benissimo anche da lì”

A quell'osservazione, Richard si rese conto di essersi avvicinato con la sua sedia a quella di lei... Un po' troppo...

Scusa, non me ne sono reso conto!”, esclamò lanciandole uno dei suoi soliti sorrisi, “... Non dirmi che la cosa ti turba! Sono troppo vicino perchè tu possa resistere?” chiese, aggiungendo la classica alzata di sopracciglia e lo sguardo malizioso.

Idiota!”, rispose lei, cercando di mostrarsi il più irritata possibile, ma le labbra le si incresparono in un mezzo sorriso. All'improvviso tornò seria e disse:”Castle... C'è una cosa che vorrei chiederti...”

Ma ad interrompere tutto ci pensarono Ryan ed Esposito. ”Abbiamo i risultati: le pallottole appartengono alla stessa pistola”, esclamò Ryan.

La detective e lo scrittore si voltarono distratti:”Come?”

Ryan alzò gli occhi al cielo:”Due proiettili, stessa pistola”

Bene! Avete fatto quella ricerca che vi avevo chiesto?”, domandò Kate.

Certo prof!”, esclamò l'agente dagli occhi azzurri. Kate gli lanciò uno sguardo perplesso; Esposito e Castle riuscirono a trattenere a stento le risate, “Okay, battuta pessima...”

Kate sorrise:”Dai, continua”

Dicevo...”, fece Ryan avvicinandosi al pc, “Abbiamo controllato quali fra tutti i possibili nemici di Hilton possiedono una pistola di questo tipo, ed è saltato fuori lui”, girò il monitor verso la scrivania di Kate per mostrare la foto di un uomo sui 60 anni, grasso e basso, “Mason Williamson, uomo d'affari arrestato 8 anni fa per corruzione. E' uscito di prigione da due anni e da allora è riuscito a rifarsi una vita comprando una vecchia agenzia immobiliare e rendendola una delle più ricche di New York. E indovinate un po' chi è stato, allora, a sbatterlo dentro?”

La nostra vittima immagino”, rispose Richard.

Proprio così”

Credo sia giunto il momento di fare una visitina al caro signor Williamson”.







Kate bussò alla porta di una villa.

Ad aprire fu proprio il signor Williamson, che appena vide Richard esclamò:”Hey, ma lei è Richard Castle,vero?”

Già, sono io”, rispose lo scrittore, soddisfatto di essere stato riconosciuto.

Sono un suo grandissimo fan, sa?”, continuò l'uomo, poi si accorse della presenza di Kate; sorpreso, la osservò per qualche secondo, poi disse: “E lei deve essere Kate Beckett, la sua musa ispiratrice!”

Sì, già...”, rispose la detective in maniera sbrigativa, “Signor Williamson, le dispiace farci entrare? Avrei delle domande da farle”

Assolutamente! Prego, accomodatevi!”, rispose l'uomo facendoli entrare, “A cosa devo questa visita?”

Si tratta del signor Hilton, immagino abbia già saputo...”

Oh certo, l'ho sentito alla tv poco fa! Che tragedia...”, ma l'uomo non sembrava per niente dispiaciuto.

Non mi sembra così afflitto per la morte di Hilton... C'entra forse col fatto che sia stato lui a far sì che venisse arrestato 8 anni fa?”, domandò Kate, andando dritta al punto.

Senta, ho capito dove vuole arrivare. Mi dispiace deluderla però, perchè, per quanto ce l'avessi con lui, farlo fuori non mi avrebbe portato alcun giovamento... E poi si stava già scavando la fossa da solo”, affermò con un sorrisetto compiaciuto sul volto continuando a fissare in maniera insistente la detective, che ricambiò con uno sguardo interrogativo.

Richard si avvicinò a Kate e le disse all'orecchio:”Ha ragione: Hilton era stato coinvolto in alcuni scandali con delle prostitute... Sai, le solite cose da politici!”

Castle, per tua informazione... I giornali li leggo anche io!”, ribatté lei.

Il signor Hilton è stato ucciso da una semiautomatica calibro 3.5 mm... E lei ne possiede una”, insistette Kate, rivolgendosi al signor Williamson.

Possedevo!”, la corresse lui, “Me l'hanno rubata l'anno scorso”, aggiunse; un altro sorrisetto di soddisfazione stampato in faccia. E ancora sguardi insistenti rivolti alla donna.

<< Questo tizio sta cominciando ad irritarmi con quei sorrisetti del cavolo... E poi cos' avrà da fissarmi così?! >>, pensò la detective.

Bene... Allora non le dispiace se diamo un' occhiata in giro?”, chiese Richard all'improvviso.

Il viso paffuto dell'uomo cambiò per un attimo colore, poi disse:” Mi dispiace, ma se non avete un mandato...”

<< Accidenti!... Ma si può sapere cosa diavolo ha questo tizio, che continua a fissare Kate in quel modo?! >>, Castle diresse lo sguardo verso Beckett.

Se non vi dispiace, sto organizzando l'inaugurazione della mia nuova casa”, disse indicando con le braccia la villa ancora in disordine per il trasloco, “ E ho parecchio da fare...”

Kate e Richard si stavano avviando verso la porta, quando Williamson li fermò: “Pensavo... Castle, perchè lei e la sua amica detective non venite domani alla mia festa? Sarebbe un grande onore per me avervi come ospiti! Ma per favore, niente indagini!”, disse con un sorriso affettato.

Richard si affrettò a rispondere: “Ma certamente signor Williamson! Non si può certo rifiutare l'invito di un fan così affezionato!Vero Beckett... Vero, Beckett??”

Kate era sbalordita: “Io non-”, Richard le diede una leggera gomitata e la guardò con un'espressione che diceva chiaramente “Assecondami!”, “Ehehm... Accetto volentieri il suo invito. E promesso... Niente indagini!”, rispose alla fine, mostrando un sorriso tutt'altro che convinto.

Una volta fuori, Kate ricambiò la gomitata ricevuta.

Ahi! Ma che cavolo...?!”, esclamò Richard, piegato in due per il colpo.

Ma si può sapere per quale motivo hai accettato l'invito di quel...quel...”

Semplice: Ci vuole tempo per ottenere il mandato e mentre lo aspettiamo... Con questa scusa entriamo in casa per sbirciare un po'...”

Kate arricciò le labbra: “Mmm... Devo ammetterlo: ero troppo irritata dagli sguardi di quel tizio per pensare con chiarezza. Era... inquietante!”

Già, non dirlo a me! Cosa cavolo aveva da fissarti in quel modo??”, esclamò Richard irritato.

Geloso?”, lo provocò Kate.

Ha-ha... Spiritosa!”


Nel frattempo, Williamson prese il cellulare e compose un numero: “Indovina chi è stato qui?”








Casa di Kate.

La donna era in piedi davanti al suo armadio semivuoto. Quasi tutto quello che aveva era finito in polvere dopo l'esplosione del suo vecchio appartamento.

Accidenti a me quando ho accettato di assecondare Castle! Ora che diamine metto stasera?”, si lasciò andare sul letto, disperata. Dopo alcuni secondi passati a fissare il soffitto, bussarono alla porta. Sbuffando, Kate si alzò per andare ad aprire:<< E ora chi diamine...? Vuoi vedere che è... >>, la donna aprì la porta, “... Castle... Che sorpresa...”

Hey, un po' di contegno! Il tuo entusiasmo mi sta mettendo in imbarazzo!”, esclamò l'uomo entrando.

Spiritoso...”

Dai, non fare quella faccia! Sto per portarti in un bel posto!”, le disse Rick sorridendo.

Dove?”, domandò Kate sospettosa.

Vieni con me e vedrai!”

Aspettami qui, vado a cambiarmi...”

La donna stava per avviarsi verso la camera da letto, quando si sentì trattenere: Castle l'aveva presa per mano esclamando:”Non ce n'è bisogno, stai benissimo così!”, e la trascinò con sé fuori dall'appartamento.


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Capitolo 8
*** Fire & Ice - Parte 2 ***


Castle... Si può sapere dove mi stai portando?”, chiese Kate, per l'ennesima volta.

Te lo ripeto: aspetta e vedrai”, rispose lui col suo solito sorriso.

Una volta arrivati, Richard scese dall'auto, e aprì la portiera per Kate.

Grazie!”, esclamò la detective, sorpresa dalla galanteria dello scrittore; la donna scese dall'auto, “Allora? Dove si va?”, era curiosa di sapere dove la stesse portando quell'uragano di Castle.

Tra poco vedrai.... Vieni”, e tenendola per mano, l'uomo la portò davanti a una vetrina immensa, con esposti degli abiti a dir poco stupendi.

Eccoci arrivati”

Kate era sbalordita:”Ma questa è una delle boutique più costose di New York! Non avrai intenzione...”

... Di regalarti un vestito per la festa di stasera? Indovinato!”, replicò Richard sorridendole.

No, non posso accettare! E' già successo una volta, non-”

Non voglio sentire scuse! Per me è un piacere e dovresti saperlo”, in quel momento Kate sentì un tocco: Richard le teneva ancora stretta la mano e con il pollice le stava accarezzando delicatamente il dorso. La detective sentì una vampata di calore infiammarle le guance... Allontanò la mano da quella dello scrittore e, dirigendosi verso l'entrata della boutique, disse:”Okay, entriamo....”


Qualcuno, intanto, li osservava a poca distanza dal negozio...






Salve signor Castle!”, salutò una donna, quando Richard e Kate entrarono nella boutique.

Buon pomeriggio, Grace!”, rispose lo scrittore, sorridendo.

Era da un po' che non veniva da queste parti! E' piaciuto quel vestito che ha preso da noi la volta scorsa?”

Richard osservò Kate per qualche secondo poi, rivolgendosi alla donna, rispose: “Le stava d'incanto! Posso sempre contare su di voi!”

Sempre!”, sottolineò Grace soddisfatta, “Allora... Come posso aiutarla?”

Vorrei regalarle un altro vestito... Crede che potremmo trovare qualcosa di adatto?”

La donna osservò Kate, poi esclamò: “Ma certamente! Da questa parte, prego!”, e precedendoli, li portò davanti ai camerini, di fronte ai quali c'era un lungo divano in pelle, “Aspettatemi qui, arrivo subito”, disse allontanandosi.

Kate si avvicinò a Richard: “Non dirmi che quel vestito che mi hai regalato quella volta, l'hai comprato qui!”

Sì, perché?”

Tu sei pazzo, ti sarà costato un occhio della testa! Se l'avessi saputo non-”

Ecco qui!”, Grace era tornata con un portabiti pieno di capi stupendi.

Grazie, Grace! Può andare ora”, disse lo scrittore, rivolgendole un sorriso gentile. La donna ricambiò il sorriso e si allontanò.

Rick si avvicinò al portabiti: “Io comincerei con questo...”, disse prendendone uno nero e passandolo alla detective, “... E questo...”, continuò scegliendone un altro color bronzo.

Kate provò a protestare: “Richard...”

Ssh! Vai e prova!”, e così dicendo, la spinse delicatamente verso i camerini, per poi accomodarsi sul divano.

Dopo dieci minuti, Kate uscì dal camerino con il primo vestito.

Allora?”, chiese facendo un giro su se tessa.

Stupenda... Ma no!”, fu la risposta di Castle. Kate, contrariata, rientrò nel camerino.

Alcuni minuti dopo, era di nuovo fuori: questa volta con l'abito nero.

Mmm... Non credo che il nero mi doni tantissimo...”, commentò Kate.

Io credo che ti stia molto bene... Ma non è l' abito adatto!”, rispose Richard, dirigendosi verso gli altri vestiti, “Prova questo... Questo, e... Questo!”, e le riempì le braccia con altri tre abiti.

La donna si diresse sbuffando verso i camerini.

Passato un po' di tempo, Beckett uscì con il terzo abito, e anche stavolta il commento di Castle fu: “Bellissimo, ma... No!”. Stessa cosa per il quarto e il quinto.

Alla fine, le mise tra le mani uno strepitoso abito blu notte, decorato con piccole pietre bianche, “Ho trovato l'abito adatto”.

E' stupendo...”

Su, vai a provarlo”, la incitò lo scrittore.

Dopo alcuni minuti passati ad attendere in silenzio, Richard la chiamò: “Hey, sei ancora lì vero?”

Sì... E' che... Non riesco ad alzare la cerniera...”

Vuoi che ti aiuti?”, chiese.

Sì, grazie”

Quando Richard aprì la porta del camerino, rimase a bocca aperta per alcuni secondi.

Allora? Che aspetti?”, gli domandò Kate guardandolo dallo specchio di fronte a lei.

Ehm... Sì”, rispose lui, cercando di riprendersi da quella visione.

All'improvviso, Kate sentì un brivido attraversarle la schiena: mentre faceva salire la chiusura dell'abito, Richard le sfiorava la pelle con il dorso dell'indice; le guardava la schiena come se non ne avesse mai vista una in tutta la sua vita.

La donna si schiarì la voce per riprendersi e disse: “Credo... Credo sia meglio uscire di qui, così possiamo vedere meglio come mi sta...”

Richard riuscì a rispondere con un distratto: “Sì...”, e si spostò per farla passare.

[ Just the way you are – Bruno Mars ]

Kate si guardò nel grande specchio della boutique, vicino al portabiti, poi fece un veloce giro su se stessa fermandosi di fronte a Castle in attesa di un suo commento.

Lo scrittore sorrise: “Sei stupenda...”, le disse, mangiandosela con gli occhi.

I due rimasero a guardarsi in silenzio per alcuni secondi,poi l'uomo estrasse dalla tasca un cofanetto lungo di velluto, “... Un tocco per rendere perfetto il tutto...”

<< Ti prego, non dirmi che ha comprato anche una collana! >>, Kate sentì le guance diventare di fuoco.

Rick aprì il cofanetto e apparve uno splendido gioiello, che si abbinava in maniera perfetta con l'abito che indossava la detective, “Ora alza i capelli, così posso mettertela”, disse avvicinandosi a lei. La donna, senza protestare, obbedì, e appena sentì il contatto delle mani di lui dietro il collo, ebbe un brivido... Di nuovo...

<< Possibile che ogni volta che mi sfiora devo sentirmi così?!? >>. E in quel momento lo sentì sussurrarle all'orecchio: “Perfetta...”. Kate, ritornata alla realtà, si guardò allo specchio... Lei e l'uomo che aveva dietro, che la guardava con quegli occhi color del cielo... x (la crocetta indica dove dovrebbe terminare la canzone)

A un tratto, dallo specchio, le sembrò di vedere sul marciapiede opposto alla vetrina della boutique, qualcuno che li stava osservando... Strinse gli occhi per alcuni secondi, poi li spalancò per la sorpresa ed esclamò: “Ma quello è....!!!”, ma quando si voltò il marciapiede era vuoto.

Chi è chi?”, domandò Richard, senza capire.

...No... Nessuno...”, rispose mentre continuava a fissare il marciapiede, “.... Devo essermi sbagliata...”








Loft di Richard.

Lo scrittore si stava preparando per la serata: Kate sarebbe arrivata di lì a poco.

Alexis entrò nella stanza del padre e andò a sistemargli la cravatta: “Kate ha gradito i regali?”

Non voleva accettarli, ma l'ho costretta!”, rispose l'uomo, sorridendo.

Bene! Scommetto che le sta tutto benissimo... Ecco qui, la cravatta è sistemata!”

Grazie, tesoro... Comunque Kate sarà qui tra poco, vedrai: è stupenda!”

Papà...”, Alexis lo osservò per alcuni secondi, “... Ti brillano gli occhi! Senti, non è che...”, in quel momento suonarono alla porta.

Uh, questa dev'essere Beckett!”, e così dicendo lo scrittore si avviò in tutta fretta ad aprire, “Sera Beck-”

Ciao Rick...”

Gina... Ciao, entra”

La donna entrò nell'appartamento, osservando l'abbigliamento di Richard: “Stai aspettando qualcuno?”

No”, Alexis gli lanciò un'occhiataccia, “Cioè, sì... Ma è per lavoro. Io e Beckett stiamo indagando su un tizio, che è mio fan e ci ha invitati a una festa... Ma non posso dirti molto sai... E' comunque un'indagine ancora in corso”

Certo, certo... Tu e Beckett... Senti Rick, perchè invece di evitarmi non dici come stanno le cose e basta?”

Lo so che sei arrabbiata perchè non mi sono fatto sentire, ma-”

E cosa ti ha impedito di chiamare, Rick? O forse dovrei dire chi?”

Richard rimase in silenzio per qualche secondo, senza sapere cosa dire, quando bussarono: “Ehm... Dovrei aprire...”, si diresse verso la porta.

Davanti a sé apparve Kate, con l'abito e la collana che gli aveva regalato quel pomeriggio. Richard rimase in silenzio ad osservarla rapito, poi ritornò in sé, e sorridendole la salutò: “Hey... Sei stupenda... Prego, entra”

Ciao Kate!”, la salutò Alexis avvicinandosi, “Aveva ragione papà: stai d'incanto!”, esclamò.

La detective arrossì: “Ehm.. Grazie, Alexis...”

Beckett! Sei stupenda!”, esclamò Martha, mentre scendeva le scale, “Uh Gina, anche tu qui!”

Salve Martha...”

Kate, accortasi della presenza della donna solo in quel momento, alzò la mano in segno di saluto: “Ciao, Gina...”

La bionda, in tutta risposta, la squadrò da capo a piedi e ricambiò con un lieve cenno del capo.

Non vorrei aver interrotto niente di importante con il mio arrivo ma... Castle, dovremmo andare ora... Ho già dato ordine a Ryan ed Esposito di tenersi pronti a venire, nel caso fosse pronto il mandato”.

Bene... Gina, ne parliamo domani okay?”, ma la donna lo fulminò con lo sguardo senza rispondere, << Andiamo bene! >>.

Divertitevi!”, esclamò Martha.

Madre...”, la apostrofò Richard in segno di rimprovero.

Kate, invece, le sorrise: “Ci proveremo!”





Sera.

Richard e Kate arrivarono davanti alla villa di Williamson. Tutto era stato preparato alla perfezione, c'erano persino i body-guard e, come sempre, non potevano mancare alcuni paparazzi pronti a scattare foto degli ospiti più importanti.

Richard scese dall'auto e andò dal lato passeggero per aprire la portiera a Kate, poi lasciò le chiavi al posteggiatore.

Il nostro amico ha fatto le cose in grande,eh?”, commentò lo scrittore.

Già... Scommetto che i paparazzi li ha chiamati lui...”, replicò la detective, parecchio irritata.

Cosa c'è che ti irrita tanto? Temi che pensino che stiamo insieme?”

Sì, ti piacerebbe...”

Mentre stavano passando di fronte ai fotografi, Richard le cinse la vita con il braccio e la avvicinò a sé.

Kate, rossa in viso, gli sussurrò: “Che diavolo stai facendo?”

Se non ti da fastidio che lo pensino... Qual è il problema?”, chiese in maniera chiaramente provocatoria, e si stampò in faccia uno dei suoi sorrisi sfacciati.

Arrivati all'entrata, ci pensò lo stesso Williamson ad accoglierli: “Buona sera signor Castle! Sono felice di vederla qui stasera!”, poi passò lo sguardo su Kate: “Detective Beckett!E' assolutamente stupenda! Ma prego, accomodatevi! E divertitevi!”.

Una volta allontanatosi, lo scrittore si rivolse alla detective: “Ok, quel tizio mi ha stancato! Vado a mollargli un pugno sul naso!”

Ma la donna lo afferrò per il braccio: “Fermo, dove vai?!”

Non mi piace affatto come ti fissa!”

Neanche a me, ma abbiamo un caso da risolvere e vorrei che evitassi scenate inutili! E poi non preoccuparti... Non è il mio tipo!”

Lo so, il tuo tipo è proprio di fronte a te!”, affermò lanciandole uno dei suoi soliti sguardi.

Come sempre la prima cosa che si nota di te è la modestia!”, rispose Kate sarcastica.

Grazie!”, disse lui, accennando un inchino.

Kate scosse la testa sorridendo, poi tornò seria e iniziò a guardarsi intorno, “Facciamoci vedere in giro per qualche minuto ancora, e dopo ci avvieremo il più discretamente possibile verso le camere...”

Bene, allora... Vuoi qualcosa da bere?”

No, sono in servizio”

Vero... Va bene, bevo io per te”, disse sorseggiando un cocktail, “Certo che ha pensato proprio a tutto... Peccato che non potrà goderselo a lungo...”, commentò guardandosi intorno.

Pensi che sia stato lui?”, chiese Kate.

Sì... Perché, tu no?”

Sì, lo credo anche io... Posso chiederti una cosa?”

Certo, dimmi”

Ho notato che Gina era un po' nervosa... Ti ha lanciato un'occhiataccia!”

... Beh, non ha tutti i torti... Non mi son fatto sentire per una settimana, e si è arrabbiata...”

Giustamente, direi!”

Già...”, mormorò Richard, avvicinando il bicchiere alle labbra.

Per un attimo ho pensato ce l'avesse con me! Mi ha a malapena salutato!”

Sentendo quell'affermazione, a Rick andò la bevanda di traverso e riuscì a non strozzarsi per poco.

Hey, tutto bene?”

Sì”, riuscì a rispondere l'uomo tra un colpo di tosse e l'altro, “... Mi è andato di traverso...”, disse indicando il bicchiere.

Sei sempre il solito!”, Kate diede un'occhiata in giro, poi indicò Williamson con la testa: “Il padrone di casa è impegnato con altri ospiti...”

... E' il momento di dare una sbirciatina in giro...”, disse Rick completando la frase della detective.


Salirono le scale il più velocemente possibile, per poi ritrovarsi in un largo corridoio con decine di stanze sia sul lato destro che sinistro.

Bene! Da dove iniziamo?”

Non ne ho idea... Io vado nella prima a destra, tu in quella a sinistra”

Okay”

Dopo alcuni minuti, i due uscirono dalle stanze.

Non ho trovato niente, tu?”, chiese lo scrittore.

Nemmeno io... Okay, proviamo con le seconde due”, rispose la detective dirigendosi verso la porta successiva; dopo pochi secondi si ritrovò Rick nella stanza.

La mia era il bagno...”, disse con disappunto.

Castle, mi hai fatto prendere un colpo!!!”, esclamò lanciandogli uno dei cuscini adagiati sul letto.

Lo scrittore si protesse il volto con le braccia:”Ahi!”

Smettila di frignare, era solo un cuscino”

L'uomo prese il cuscino da terra e lo rimise sul letto, poi si diresse verso un armadio. D'un tratto Kate lo sentì esclamare:” A-ah! Lo sapevo!”

La detective si voltò a guardarlo speranzosa: “Hai trovato la pistola?”

Rick si voltò: “Lo sapevo che portava la parrucca!”, disse mostrandogliene una con soddisfazione.

La donna lo guardò perplessa: “A volte mi chiedo perché continuo a portarti con me...”

Perché non puoi farne a meno!”, replicò lui con convinzione.

Dopo un ulteriore controllo, uscirono dalla stanza senza alcun risultato.

Dove diavolo ha messa quella maledetta pistola?”

Non ne ho idea, so solo che... Aspetta...”

Cosa?”

Ssh... Lo senti?”

La detective rimase alcuni secondi in silenzio, poi disse:“Sta arrivando qualcu-”, non fece neanche in tempo a finire la frase che lo scrittore la spinse fino a sbatterla al muro opposto del corridoio, “-no...”

Kate aveva la schiena appoggiata alla parete; di fronte a lei Richard, così vicino che quegli occhi ormai le sembravano grandi quanto l'oceano. Più il rumore dei passi si avvicinava, più lui si faceva vicino... Aveva la sensazione che il cuore stesse per uscirle dal petto... L'uomo le osservò le labbra per alcuni secondi, la detective lo vide avvicinarsi sempre più velocemente... Chiuse gli occhi in attesa che il momento arrivasse... Quando lo sentì sussurrarle all'orecchio: “Io rimango così, tu fai qualche risatina e vedrai che chiunque sia non farà caso a noi...”

Kate aprì gli occhi... Non sapeva definire ciò che provava in quel momento... Delusione?

Finalmente i passi si materializzarono: Kate vide avvicinarsi all'inizio del corridoio un uomo alto, barba lunga, capelli mossi scuri. Peccato che il respiro di Richard sul suo collo la distraesse parecchio. La detective cercò di concentrarsi e osservò il tizio evitando di farsi scoprire: “E' un uomo”, informò lo scrittore.

Okay, sorridi, dì qualcosa... Penserà che stiamo flirtando...”

<< Bene! >>, pensò la donna alzando gli occhi al cielo, “Si sta avvicinando...”, mormorò.

Richard mise la mano dietro la schiena di Kate e la avvicinò delicatamente a sé; poi piegò leggermente la testa di lato e le sfiorò il collo con le labbra.

<< Oh, mio Dio... Kate! Concentrati! >>, l'uomo era ormai quasi di fronte a loro, così la donna iniziò a fare ciò che Rick le aveva ordinato, “Dai, smettila!”, esclamò in una risatina.

E' di fronte a noi?”, le sussurrò lui all'orecchio.

Sì”, rispose lei sorridendo. Ma quando l'uomo le passò davanti, si accorse che la stava fissando. I loro sguardi d'un tratto si incrociarono... Lui affrettò il passo e si allontanò, mentre Kate sentì come una strana sensazione... << Perché mi sembra di averlo già visto?... >>

E' andato via?”, la domanda di Richard la riportò alla realtà.

Sì...”

Lo scrittore si allontanò leggermente da lei, continuando a tenerle la mano sulla schiena. Si guardarono in silenzio per alcuni secondi, poi lo scrittore allungò l'altra mano verso il viso della donna, portandole delicatamente una ciocca ribelle dietro l'orecchio: “Ti si è un po' guastata l'acconciatura...”

Se avessi evitato di sbattermi al muro!”, replicò lei, liberandosi dall'abbraccio di lui, “E un'altra cosa... Lo vedi questo braccio? Se non impari a tenerlo al suo posto... Non ti darò il tempo di farlo guarire del tutto, perchè te lo spezzerò di nuovo! Intesi?”

Mmm... Perché non ammetti che ti è piaciuto?”

Come scusa?!”

Non negare: quando ti ho sfiorato il collo con le labbra ti è venuta la pelle d'oca e mi hai stretto il braccio con la mano destra...”

<< Cavolo, non me ne sono resa conto! >>, pensò la detective imbarazzata.

...Stavi morendo di desiderio!”, disse lui tutto tronfio.

Le guance di Kate diventarono rosso fuoco: “Tu!... Spaccone che non sei altro, io quel braccio te lo spez-”, ma non poté terminare la sua minaccia, che squillò il cellulare, “Pronto?”, disse continuando a lanciare occhiatacce a Castle, che nel frattempo le mostrava incurante la sua faccia strafottente.

E cosa aspettate? Sbrigatevi!”, esclamò per poi riagganciare.

Chi era?”

Ryan ed Esposito... Stanno arrivando con il mandato”.







Kate e Richard ritornarono a mischiarsi tra gli ospiti della festa proprio nell'attimo in cui Ryan ed Esposito si presentarono all'entrata. I body-guard non volevano farli entrare perchè non presenti sulla lista, ma quando i due mostrarono il distintivo, si fecero da parte per farli passare.

Il signor Williamson si diresse verso i due agenti: “Sono spiacente, ma non siete autorizzati ad entrare, questa è una festa privata”

Esposito, in tutta risposta, gli sventolò in faccia un foglio di carta: “Agenti Esposito e Ryan... E questo è un mandato di perquisizione per la sua abitazione”

Mentre i due si avviavano verso le scale con la detective e lo scrittore, Williamson cominciò a sbraitare: “Voi non avete nessun diritto di perquisire la mia casa!!! Dovete avete intenzione di andare?!?”, facendo voltare tutti i presenti.

Dopo un'ora passata a perquisire la villa, Kate e gli altri tornarono al piano di sotto, dove ormai non era rimasto nessuno oltre il padrone di casa e alcuni agenti. La detective portava in mano una busta trasparente contenente una semiautomatica calibro 3,5 mm. La lasciò sospesa davanti agli occhi di Williamson: “L'aveva persa, eh?... Ah no, mi correggo: gliel'avevano rubata!”

Beh, sembra che il ladro gliel' abbia restituita!”, esclamò Richard in tono sarcastico.

Ryan si avvicinò all'uomo: “Signor Williamson, la dichiaro in arresto per l'omicidio di George Hilton” , disse mettendogli le manette.

Nell'attimo in cui l'agente passò di fronte a Kate insieme all'uomo, quest'ultimo si voltò verso di lei con aria minacciosa: “Io starei molto attenta se fossi in lei... Detective Beckett...”

Kate e Richard si fissarono per qualche secondo con preoccupazione, “Che diavolo intendeva quel viscido??”, chiese lo scrittore.

Kate, guardando l'arrestato mentre si allontanava, rispose: “... Non ne ho idea...”.






Lo scrittore e la detective si stavano avviando verso l'automobile, quando il cellulare di Kate iniziò a squillare. La donna lo prese e guardò la schermata: “E' mio padre, devo prendere la chiamata! Tu vai pure a prendere l'auto, io ti aspetto qui”

Forse è meglio se ti aspetto... Non vorrei che le minacce di quel tizio avessero del fondamento...”

Castle, anche se ci fosse qualcuno pronto ad aggredirmi, saprei cavarmela da sola, non credi?”

Richard rimase in silenzio per qualche secondo: non era ancora convinto che lasciarla da sola sarebbe stata una buona idea.

Castle... Vuoi andare o devo prenderti a calci nel sedere?”, e con la mano gli fece segno di andare, poi rispose al telefono, “Papà?... Ciao, come stai?”

Dopo qualche minuto un furgone bianco si avvicinò al marciapiede. Le porte posteriori si aprirono all'improvviso e Kate vide Richard... Dietro di lui un uomo che gli puntava una pistola alla testa. Kate riattaccò e provò a prendere la pistola dalla borsa, ma l'uomo misterioso urlò: “Prendi la pistola e il tuo amico è morto!”

Chi sei?”

Ma come, non mi riconosci?”

Kate lo osservò per qualche secondo: “Tu... Ci sei passato davanti nel corridoio stasera!”

Kate, questo è il tizio che voleva ucciderti!”, esclamò lo scrittore.

Mmm... Sei troppo sveglio per i miei gusti...”, l'uomo colpì Castle sulla testa col calcio della pistola.

NO!”, Kate non riuscì a trattenere l'urlo vedendo Richard cadere privo di sensi.

Ora... Tu vieni con me! Altrimenti il tuo amico lo lascio per strada con una pallottola piantata nel cervello... E tu non lo vuoi, vero?”

Voglio che tu lo lasci andare...”

Spiacente, ma il tizio mi ha riconosciuto, e appena si riprenderà avviserà i tuoi amici poliziotti, quindi non se ne parla. Ora... Che ne dici di buttare a terra la borsa che hai in mano con la bella pistola che c'è dentro e seguirmi? E ti avverto: prova a scappare e gli buco la testa!”, disse indicando Castle, ancora svenuto.

Kate rimase per qualche secondo ad osservare in silenzio l'uomo che in quel momento le puntava l'arma contro.

Allora?! Sbrigati o lui muore!”, disse ripuntando la pistola su Castle.

Kate passò lo sguardo su Richard, poi in silenzio prima buttò la borsa, poi salì sul furgone.

Brava detective!”, e così dicendo il tizio misterioso scese e chiuse le porte dall'esterno.

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Capitolo 9
*** The Crow & the Butterfly - Parte 1 ***


Scusate se vi ho fatto aspettare così tanto tempo, ma l'università e altri impegni mi hanno tenuta lontana dalla fan fiction. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!:)







“Ehi... Ti sei svegliato finalmente...”, furono le prime parole che udì Richard quando riprese conoscenza.

“Ciao...”, rispose l'uomo a Kate guardando il suo volto dal basso: lo scrittore era disteso con la testa appoggiata sulle gambe di lei, “Mmm... Ahi...”, mugugnò Rick, e posando la mano sulla parte dolorante, si accorse che la detective gli teneva la mano sulla testa. Il contatto tra le due mani si prolungò per qualche secondo, mentre i due si guardavano dritto negli occhi, in silenzio... Poi Kate sfilò la mano da quella di Rick e si schiarì la voce: “Ricordi quello che è successo?”

“Sì”, rispose lo scrittore mettendosi a sedere, “Quel... Quel tizio mi ha sorpreso da dietro e mi ha trascinato nel suo furgone... Poi mi ha dato una botta in testa... Immagino che ti abbia costretta a salire minacciando di uccidermi...”

“Già...”

“Mi dispiace...”

“No, dispiace a me... E' con me che ce l'ha ed è colpa mia se sei rimasto coinvolto in questa storia...”

“Sarei rimasto comunque coinvolto: non ti avrei mai lasciato andare da sola con quello...”

La detective si voltò a guardarlo, sul viso di lui un'espressione che non aveva mai visto: riusciva a percepire la serietà in ciò che aveva detto, e la preoccupazione che ne traspariva. Dal modo in cui la guardava si capiva chiaramente che Castle aveva paura di qualcosa... << Paura di cosa? >>, si chiese Kate mentre sosteneva lo sguardo di lui... Passarono alcuni secondi di interminabile silenzio mentre, nella poca luce che entrava dal retro del furgone, i due continuavano a guardarsi.

“Kate...”, Richard ruppe il silenzio pronunciando il nome della donna che ormai da tempo non riusciva più a togliersi dalla testa... Lo scrittore cominciò ad avvicinarsi lentamente... La detective sentiva lo stomaco in subbuglio, il cervello che le urlava di allontanarsi, ma non ci riusciva... Rimase immobile per qualche attimo poi, come guidata dalla volontà di qualcun altro, avvicinò il suo viso a quello di lui... Quando le porte del furgone si aprirono.






Contemporaneamente, loft di Richard.

“Allora, mi dica cosa è successo”, chiese Ryan a Martha, seduta sul divano insieme ad Alexis.

La donna, visibilmente preoccupata rispose: “ Ho chiamato Richard poco meno di un'ora fa e all'improvviso, mentre eravamo al telefono, l'ho sentito urlare qualcosa del tipo 'Chi sei, cosa vuoi?', e poi...”, la donna fece un respiro profondo, “... Poi... La comunicazione si è interrotta...”.

In quel momento, il cellulare dell'agente squillò, “Scusate...”, disse rivolto alle due donne e si allontanò per rispondere, “Ryan.”

“Ehi”, rispose Esposito all'altro capo del telefono; il poliziotto si trovava a poca distanza dalla villa di Williamson... Nella mano sinistra la borsa di Kate.

Ryan si voltò per un secondo a guardare Martha ed Alexis: “ Credi che quel Williamson c'entri qualcosa? Quelle minacce verso Beckett non mi sono piaciute per niente”.

“Non lo so, ma ho un cattivo presentimento... Credo che sia meglio fargli qualche domanda”

“Okay, tu torna al distretto, io ti raggiungo fra poco”, l'uomo riattaccò e si sedette di fronte alla madre e alla figlia di quello che ormai era uno dei suoi amici più cari: “Mi ha appena telefonato Esposito... Crediamo che Castle e Beckett siano stati rapiti...”

Alexis, in stato di shock, si coprì il volto con le mani, mentre Martha le carezzava la testa nel vano tentativo di calmarla.

Ryan si avvicinò alla ragazzina e le poggiò una mano sulla spalla: “Alexis, non devi preoccuparti: il fatto che tua nonna ci abbia chiamati subito è molto importante, ci permetterà di rintracciarli molto più facilmente. Vedrete che Rick tornerà a casa sano e salvo”.La figlia di Richard alzò lo sguardo verso il poliziotto, gli occhi arrossati dal pianto, “... Te lo prometto”, le disse, mostrandole un lieve sorriso.







“Forza, scendete!”, urlò l'uomo misterioso.

Kate e Richard, con la pistola puntata contro, non poterono fare altro che obbedire. I due si ritrovarono davanti a una vecchia fabbrica abbandonata alla periferia della città.

“Tenete le mani in alto, bene in vista”, ordinò l'uomo ai due, che fecero ciò che gli era stato detto, “E ora lentamente dirigetevi verso l'entrata”.

Richard sentì Kate schiarirsi la gola una volta... Due... La terza volta lo fece in maniera particolarmente forte... Castle capì che doveva voltarsi a guardarla: la donna gli fece un cenno con la testa; lo scrittore capì che la detective avrebbe fatto qualcosa ma non sapeva cosa e nemmeno quando l'avrebbe fatto.

“Ehi, tu!”, esclamò il tizio rivolgendosi a Kate, “Niente scherzi... O il tuo fidanzato qui muore”, continuò, puntando l'arma contro la testa di Richard. La donna gli lanciò un'occhiata di disprezzo e in silenzio cominciò ad avviarsi verso l'edificio.




Dodicesimo distretto della Polizia di New York.

Stanza interrogatori.

Ryan ed Esposito erano seduti di fronte all'uomo che avevano arrestato poco meno di due ore prima: Williamson.

Esposito si allungò in avanti verso l'uomo, rompendo il silenzio: “Allora, signor Williamson... Abbiamo una buona e una cattiva notizia per lei... Quale vuole ascoltare per prima?”, la risposta fu il silenzio, “... Bene... Vorrà dire che sceglierò io... Anzi, no: scegli tu Ryan”

“Io partirei con la cattiva... Mi dispiace dirle, anche se ormai credo se ne sia già reso conto, che verrà processato per l'omicidio del signor Hilton. Avrebbe dovuto sbarazzarsi di quella pistola... Per non parlare delle minacce rivolte alla detective Beckett... Tutto ciò potrebbe costarle parecchi anni di carcere... E non credo che lei sia un tipo a cui piaccia stare al fresco”

“... Quindi, ecco in arrivo per lei la buona notizia: se collabora, potremmo trovare un accordo con il suo avvocato...”, continuò Esposito.

“Aaaah... Ho capito dove volete arrivare... E' successo qualcosa alla cara detective Beckett”, disse l'uomo con un ghigno stampato in faccia.

Esposito si alzò di scatto e afferrò Williamson per la maglia:“Brutto figlio di puttana, dicci tutto quello che sai, altrimenti-”, ma l'agente fu bloccato dal collega che riuscì a calmarlo e farlo sedere di nuovo.

Williamson, decisamente intimorito dal corpo a corpo con Esposito, decise di collaborare: “Okay, va bene...”, disse aggiustandosi la maglietta con mani tremanti, “... Cosa volete sapere?”.





Mentre si allontanavano dal furgone, Kate cominciò a spostarsi in maniera impercettibile, di modo che il rapitore si trovasse appena dietro di lei. Richard, intanto la osservava in attesa che la donna facesse la sua mossa.Tutto accadde in fretta: la detective riuscì a sferrare una gomitata nello stomaco del rapitore, facendolo indietreggiare di alcuni passi. Poi, con un calcio gli tolse la pistola; la donna l'afferrò e la puntò contro l'uomo, ancora piegato in due per il colpo ricevuto: “ Dammi le chiavi del furgone!!!”, urlò Beckett, ma il tizio barbuto non obbedì, “Le chiavi ho detto!!!”. Dopo qualche secondo di esitazione il rapitore mise la mano in tasca, estrasse le chiavi e stese il braccio in direzione della detective. Kate afferrò le chiavi e, senza staccare gli occhi dal deliquente, si rivolse a Richard: “Castle, vieni qui. Prendi le chiavi e fai partire il furgone, io intanto lo chiudo nel retro”.




Ryan ed Esposito scesero dalla volante insieme ad altri poliziotti: di fronte a loro una vecchia fabbrica abbandonata, alla periferia della città. Proprio come aveva indicato Williamson.

“Hey, guarda qui!”, Ryan fece qualche passo in avanti e si abbasso per prendere qualcosa, poi si voltò verso Esposito con un oggetto tra le mani, “E' il cellulare di Castle!”.

“Williamson ha detto la verità, quel tizio li ha portati qui... Ma credo siano andati via”, disse indicando al collega le impronte di pneumatico sul terreno, “Vanno da quella parte”.

“Ragazzi,voi restate qui, noi cerchiamo di trovare il furgone”, esclamò Esposito agli altri agenti, mentre con Ryan rientrava in auto.





Kate aveva gli occhi fissi sull'asfalto, le mani che stringevano forte il volante del furgone, la mascella serrata. Richard la osservava in silenzio. Tutto ciò era decisamente un deja-vù per lui: gli era già capitato di vederla guidare in quel modo e ciò indicava che era scossa... Arrabbiata... Certo, quella volta lo era a causa sua, stavolta però sapeva di non avere niente a che fare col suo stato d'animo. Ma non sopportava di vederla così, voleva che ne parlasse con lui, sperava che in questo modo potesse sentirsi meglio almeno in parte. In più stava guidando a una velocità assurda e non voleva che si uccidessero in un'incidente d'auto dopo essere riusciti a disarmare quel tizio!

“Kate, rallenta! Non siamo a una corsa di Formula 1!”, ma non ricevette alcuna risposta. Brutto segnale... Decise di sdrammatizzare, “Sai, vederti sferrare quel calcio con addosso quel vestito elegante è stato... Parecchio sexy! Sembrava la scena di un film di spie!”

Finalmente la detective accennò un sorriso e Richard non poté non fare altrettanto; dopo qualche secondo di interminabile silenzio, lo scrittore riprese: “...Come ti senti?”

Kate esitò, poi rispose: “A dire la verità...”

“... Un po' sottosopra?”, chiese lui completando la frase al posto suo.

La donna si voltò a guardarlo negli occhi... Quell'uomo ormai le leggeva nel pensiero: “Già... Ho nel retro di un furgone un tizio che probabilmente ha a che fare con la morte di mia madre... Pensavo che non sarei mai arrivata così tanto vicina alla soluzione del suo omicidio... E invece arrivi tu con la tua voglia di investigare”, gli sorrise, “... All'inizio avrei voluto ucciderti!”

Richard sorrise di rimando: “Sì, lo so... E avevi tutte le ragioni per farlo: sono stato un po' invadente... Ma non riuscivo ad accettare che una persona fantastica come te dovesse vivere con questo dolore, questo... Questo peso del non poter sapere... Non capivo perchè una come te avesse rinunciato a combattere per la verità...”, i suoi occhi erano due fari nella notte ed erano puntati su di lei.

Kate sentì il suo sguardo addosso e si voltò a guardarlo: una sensazione che non riusciva a descrivere le strinse lo stomaco; rivolse lo sguardo alla strada: “Posso chiederti una cosa?”, chiese dopo qualche secondo di silenzio.

“Certo”

“Quando eravamo nel furgone... Ho... Ho come avuto la sensazione che avessi paura di qualcosa, mentre mi parlavi...”

“Avevo... Avevo paura di perderti...”

Kate sentì rimbalzare quelle parole dal cervello, allo stomaco, al cuore: si voltò di nuovo a guardarlo, stupita da quelle parole e dalla semplicità con cui lui lo aveva ammesso...

<< Kate, fatti forza e parla! >>, fu tutto ciò che la donna sentì gridare nella sua testa.

“Richard...”, l'uomo la osservava in silenzio, “... Senti, io...”,ma proprio nel momento in cui aprì la bocca per poter dare voce a tutto quello che avrebbe voluto dirgli,le sue parole furono interrotte dall' urlo improvviso di lui, mentre indicava qualcosa al di là del finestrino: “KATE!!!”.

La donna non fece in tempo a voltarsi: ci fu uno schianto, poi il buio.


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Capitolo 10
*** The Crow & the Butterfly - Parte 2 ***


La prima cosa che Kate vide, quando aprì gli occhi, fu un soffitto bianco. Abbassando lo sguardo notò una porta e affianco ad essa un tavolino con sopra vasi pieni di fiori. Si rese conto di essere distesa in un letto, ma di sicuro non era il suo.

Girò lentamente la testa di lato e si accorse della presenza di una persona. Era un uomo, seduto su una poltrona, con la testa appoggiata sul letto e una mano che stringeva la sua.

<< Ecco cos'era quella sensazione di caldo sulla mano... >>, pensò la donna. Nonostante le risultasse faticoso, cercò di mettersi in una posizione più eretta e di mettere a fuoco per capire chi fosse quella sagoma che le teneva la mano.

“Castle?”, chiese con sorpresa, quando si accorse che era proprio lo scrittore quello addormentato accanto a lei. L'uomo, però, non rispose, voltò semplicemente il viso verso Kate, ancora addormentato. La detective lo osservò per alcuni secondi in silenzio e non poté fare a meno di sorridere: era così carino addormentato sulla poltrona mentre le teneva la mano... Non sapeva perchè ma le ricordava un cucciolotto... Un po' cresciuto!

Rimase in silenzio ancora per alcuni attimi, poi decise di svegliarlo: “Castle... Castle... Richard, svegliati”, gli disse mentre muoveva la mano sotto la sua nel tentativo di destarlo dal sonno.

“Eh?Cos- chi è??”, esclamò lo scrittore, scosso dal risveglio improvviso, “Beckett, ero appena riuscito ad addorment-”

In quel momento la donna vide Richard fermarsi di colpo, sbattere più volte le palpebre per poi sgranare gli occhi; la fissava con un'espressione strana: sembrava sorpreso... Ma anche preoccupato e... Era un'impressione o aveva gli occhi lucidi?

“Kate? Kate!! Sei sveglia!”, lo scrittore cominciò ad agitarsi sulla poltrona, le prese la mano e la strinse forte.

Kate continuava a non capire: “Ehm... Sì... Perché non dovrei?”, rispose passando lo sguardo dalle loro mani al viso di lui.

“Allora non ricordi! Kate...”

“Hey!!! Perché ho una flebo attaccata al braccio?? Sono...”

“... In ospedale, Kate. Non ricordi proprio niente?”, le chiese lui preoccupato.

“No... Ho solo un gran mal di testa...”, rispose lei confusa.

“Credo sia meglio che vada a chiamare il dottore ora”, disse l'uomo alzandosi dalla poltrona, “ti spiegherò tutto dopo, okay?”




“Bene, sembra sia tutto okay e la cosa è alquanto sorprendente!”, disse il medico sorridendo, “L'unico problema sembra essere questo vuoto di memoria, giusto?”, chiese poi voltandosi verso Richard.

“Sì, quando si è svegliata era... Confusa”, affermò lo scrittore.

“Ricordo solo che quel tizio ci aveva rapiti”, intervenne Kate, “ma sono riuscita a togliergli le chiavi del furgone e stavamo andando in centr-”, in quel momento, un'immagine apparve come un flash nella sua mente: Lei col viso rivolto verso Rick, è sul punto di dirgli qualcosa quando all'improvviso lo scrittore urla il suo nome... Poi uno schianto fortissimo... Nient'altro...

La detective rimase in silenzio per alcuni secondi, poi rivolse lo sguardo allo scrittore: “Cos'era quello schianto? Che ne è stato del rapitore?... E cosa hai fatto alla mano??”, chiese preoccupata. Si era resa conto solo in quel momento che l'uomo aveva la mano destra fasciata.

Richard si voltò verso il medico: “... Credo proprio che stia iniziando a ricordare”

“Bene, è un buon segno! Credo che dobbiate discutere di alcune cose, quindi vi lascio soli. Verrò più tardi per effettuare altri controlli. E non rimanga per più di dieci minuti, va bene? La paziente ha bisogno di riposo”, disse il medico ammonendo Castle.

Una volta andato via, i due rimasero soli nella stanza. Richard era in piedi di fronte al letto di Kate... Incrociò il suo sguardo... Si guardarono in silenzio fin quando la detective non decise di riprendere il discorso: “Allora?”

Lo scrittore si avvicinò, prendendo posto sulla poltrona; la guardò dritto negli occhi: “Kate... Abbiamo avuto un incidente stradale... Un camion ci è finito addosso e il furgone si è capovolto... Per fortuna Ryan ed Esposito ci stavano seguendo e non appena hanno visto cos'era accaduto, hanno chiamato i soccorsi... Io ne sono uscito con una leggera commozione e un taglio alla mano... Tu... Tu...”, rimase in silenzio per qualche secondo: il ricordo di quegli attimi lo provava ancora... Fece un respiro profondo, poi riprese a parlare, “ … Eri più grave... Sei stata in coma...”

“In coma?!”, Kate era scioccata; deglutì, “Per quanti giorni?”

“Una settimana...”

La detective sentì come se qualcuno le avesse dato un pugno in pieno stomaco... Aveva rischiato di morire... Era stata in coma, con la possibilità di non svegliarsi più... Avrebbe potuto non rivedere più suo padre... Ryan, Esposito, Lanie e tutti quelli del distretto... Castle... Un altro colpo allo stomaco...

“E il rapitore?”, ricordò all'improvviso. Quell'uomo era al momento l'unica persona che poteva aiutarla a risolvere l'omicidio della madre. Ma quando vide l'espressione di Richard alla sua domanda, capì: l'uomo scosse lievemente la testa: “Il camion ha colpito in pieno il retro del furgone dal lato sinistro... E' morto sul colpo... Mi dispiace, Kate...”

[Barcelona- Get up]

Gli occhi della detective iniziarono a riempirsi di lacrime, la rabbia e la disperazione a riempirle il cuore: “Maledizione!!”, esclamò battendo il pugno sul letto, “Maledizione, maledizione, malediz-”, i singhiozzi ormai coprivano le parole, le lacrime le rigavano il viso.

Richard sedette sul letto e la strinse forte a sé, “Fai un respiro profondo... Respira...”, Kate fece quello che lo scrittore le stava dicendo... Respirò e lentamente poggiò il viso e le mani contro il petto di lui... Chiuse gli occhi... Andava decisamente meglio... Ma proprio in quel momento si rese conto della situazione che si era venuta a creare: lei e Richard erano pericolosamente vicini; sentiva il calore del suo corpo, avvolta dal suo odore... Si allontanò, ma quando alzò lo sguardo ritrovò quello dell'uomo a pochi centimetri da lei: quegli occhi azzurri la stavano fissando... E in un modo che la faceva star male... Voleva distogliere lo sguardo ma non ci riusciva, era come ipnotizzata... Sentiva il suo respiro sul viso...

Richard non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Aveva rischiato di perderla, il solo pensiero lo aveva tormentato per una settimana. Aveva deciso che se si fosse svegliata, non avrebbe più trovato scuse, non avrebbe più esitato, avrebbe agito...E ora aveva l'occasione per farlo...

“Kate, questa settimana è stata dura per tutti noi... Per me... Vederti per giorni su quel letto, parlarti sperando che ti svegliassi... Tante volte mi sono alzato nel cuore della notte pensando che fossi... E invece bastava voltarmi per vederti ancora lì...”

“Sei rimasto qui di notte?”, chiese Kate sorpresa.

“Sì... Ho provato a far rimanere tuo padre a casa per riposare un po' ma sono riuscito solo a convincerlo a fare a turno... Verrà a trovarti tra poco...”

Kate sorrise: “Castle... Grazie”

Richard la osservò in silenzio: il suo sorriso... Gli era mancato tanto durante quella settimana... Troppo... “Kate, io... Quello che volevo dire è...”

La detective attendeva in silenzio le sue parole... Il cuore batteva forte...

“Kate, tu non ha idea di quanto io...”x

“Kate! Come ti senti cara?”, una voce femminile proveniente dalla porta fece voltare i due: era Martha.

Richard alzò gli occhi al cielo: << Madre, ma... Maledizione!!! >>

Lo scrittore si allontanò per permettere alla donna di salutare Kate.

“Cara, sono così contenta che tu stia bene!”, esclamò Martha abbracciando la detective.

“Grazie... E io sono contenta di vederti”, rispose Kate sorridendo.

“Salve, madre... Tempismo perfetto!”, disse tra i denti Castle.

“Come?”

“Niente, lascia perdere”.





Gli occhi si aprirono lentamente... Bruciavano... La vista era molto debole. Richard si sentiva stordito e la poca luce non aiutava a vedere meglio.

“Dio, che mal di testa!”, esclamò debolmente; provò a muovere la mano per portarla alla fronte, ma un dolore atroce lo bloccò: un pezzo di vetro gli si era infilato nel dorso della mano destra, ma fortunatamente non sembrava una ferita molto profonda: avrebbe potuto estrarlo da sé, ma per precauzione decise di lasciare il frammento dove si trovava fino all'arrivo in ospedale... Ospedale... Perché il vetro del furgone era rotto? E perché il furgone si era rovesciato?Dov'era...

“Kate!!”

La detective era seduta sul sedile del guidatore, priva di sensi... La testa di lato, quasi a toccare la spalla... Aveva un taglio appena sopra il sopracciglio da cui era uscito del sangue che le aveva rigato la guancia di rosso...

“Kate!, urlò Richard, “Kate, svegliati!”

“Papà!”

La voce si affievoliva sempre di più: “Kate... Ti prego!”

“Papà!!”

Lo scrittore si voltò: Alexis lo stava fissando con un'espressione interrogativa e preoccupata insieme, “Papà? Va tutto bene?”

Il padre le rispose annuendo debolmente, ma non parlò.

“... Sei spaventosamente silenzioso oggi!”, esclamò la ragazzina prendendolo un po' in giro; poi cambiò espressione, “... E' successo qualcosa a Kate?”

“No, no. Sta bene... O almeno spero, visto che l'ho appena lasciata in compagnia di tua nonna”, rispose lui mostrando un lieve sorriso.

Alexis ridacchiò: “Credo che Kate sia abbastanza forte da poter sopravvivere a una visita della nonna!”

“Già...”, Richard sembrava sovrappensiero.

“Papà... A cosa stavi pensando prima?”

“Io... Niente, tesoro”, Richard non voleva che la figlia si preoccupasse per lui. Aveva già permesso troppe volte che accadesse... Ma come al solito, lei aveva capito tutto e lui aveva bisogno di parlare con qualcuno...

“Niente?? Sei uno dei peggiori bugiardi che abbia mai conosciuto! Una volta eri più bravo, sai?” , replicò la ragazzina cercando di sdrammatizzare un po', “Da quando tu e Kate avete avuto quell'incidente non sei più te stesso, e so che vorresti parlarne con qualcuno... E so anche che non vuoi farlo con me perchè sei protettivo nei miei confronti,ma-”, Richard si alzò all'improvviso dal divano e strinse la figlia tra le braccia, impedendole di terminare la frase.

“Non so cos'ho fatto per meritare una figlia come te”

“Niente! Sei solo il padre migliore del mondo... Anche se ti comporti da dodicenne!”, esclamò Alexis trattenendo una risata.

Richard si staccò dall'abbraccio e guardò la figlia fingendo di essere offeso: “Grazie, figlia!”

Alexis in tutta risposta gli fece la linguaccia, poi sorrise e sedette sul divano: “Allora... Ti va di parlare?”, chiese battendo dei piccoli colpi sul posto accanto al suo.

Richard accettò l'invito e prese posto accanto alla figlia; esitò per qualche istante, poi iniziò a parlare: “Stavo... Stavo ricordando il momento in cui mi sono svegliato dopo l'incidente... La mano faceva un male cane, non ricordavo quasi nulla... Poi all'improvviso tutto è tornato a galla e la prima cosa che ho fatto è stata controllare che Kate stesse bene... E invece era lì accanto a me, priva di sensi... E io non potevo far niente. E questa settimana in ospedale...”.

Richard si voltò a guardare la figlia negli occhi, “Mi dispiace di non essere stato molto presente a casa in questi giorni, ma proprio non me la sentivo di lasciare l'ospedale...”

“Non devi scusarti, papà”, replicò Alexis prendendo le mani del padre tra le sue, “Io avrei fatto lo stesso per la persona che amo”.

Richard sgranò gli occhi, sorpreso dalle parole della figlia; la ragazzina gli lanciò uno sguardo complice e mostrò uno dei suoi dolci sorrisi. Lo scrittore osservò per qualche silenzioso momento la sua piccola grande Alexis, poi non poté fare a meno di ricambiare il suo sorriso.




Sera dopo, ospedale.

Richard arrivò alla stanza di Kate: Lanie, Ryan ed Esposito erano venuti a trovarla e in quel momento stavano ridendo.

<< Ryan ne avrà detta una delle sue >>, pensò lo scrittore sorridendo.

“Hey!”, esclamò Kate all'improvviso, con lo sguardo rivolto alla porta; gli altri si voltarono e salutarono lo scrittore non appena lo videro: “Heilà, Castle!”

“Beckett ci aveva detto che eri a casa a riposare, ma dall'aspetto orribile che ti ritrovi, presumo tu non l'abbia fatto!”, lo prese in giro Esposito.

“Ha-ha! Che simpatico”, rispose stizzito Rick.

“Esposito ha ragione: non ti avevo espressamente ordinato di andare a casa e recuperare qualche ora di sonno?”, intervenne Kate.

“Credimi ci ho provato, ma non ci sono riuscito...”, rispose lo scrittore.

“La rottura con Gina ti porta via il sonno?”. Ryan e il suo tempismo perfetto.

Kate si voltò di scatto verso l'agente dagli occhi azzurri, “Come scusa?”, il pensiero che quelle parole potessero essere vere fece contorcere lo stomaco alla detective. Si voltò verso Richard in attesa di una sua conferma.

“Ehem... Scusate, ma io devo andare in bagno”, disse Lanie all'improvviso, poi diede una leggera gomitata ad Esposito, “Ragazzi, voi due non volevate prendervi un caffè?”

L'agente si alzò: “Già, ne abbiamo proprio bisogno prima di tornare al lavoro. Vero Ryan? Ryan?”

“A dire la verità,io-”, ma prima che il poliziotto potesse rispondere, il collega gli diede uno schiaffo sulla nuca, “Ahi! Ma che...??”, Ryan si voltò a guardare Esposito e quando vide la sua occhiataccia, finalmente sembrò capire, “ Aaah, sì! Ora che ci penso, ho proprio bisogno di un caffè di distributore”.

Dopo che i tre furono usciti dalla stanza, Richard e Kate si scambiarono un'occhiata perplessa.

Poi Kate non riuscì a trattenere un risata: “Oddio, sono proprio pessimi!”

Richard sorrise: “A dir poco!”

I loro sguardi si incrociarono... D'un tratto tornarono seri e un imbarazzante silenzio scese tra i due.

“Perché non mi hai detto niente di te e Gina?”, disse Kate rompendo il silenzio.

“Beh... E' passato solo un giorno da quando ti sei svegliata dal coma, non mi sembrava opportuno darti il 'bentornata tra noi' con un 'Kate, sei sveglia finalmente! Sai ho rotto con Gina!' ”

La detective sorrise: “Sì, in effetti hai ragione”

“E poi... Perché ti interessa così tanto?”

La detective sentì il viso andare in fiamme:<< Lo sapevo! La mia reazione è stata eccessiva, avrei dovuto far finta di niente, ma Ryan mi ha completamente presa alla sprovvista! >>, Kate provò a riprendere il controllo di sé, e rispose: “Io... Beh, perché... Perché siamo amici, e gli amici parlano anche di queste cose, no?”

Richard sembrò deluso dalla risposta della donna: “Sì... Siamo amici...”, no, proprio non gli andava giù quella risposta: da quella sera in cui era andata a trovarla a casa sua erano successe tante cose, troppe perchè si potesse ancora negare quello che c'era tra loro. Aveva ammesso a sé stesso ciò che provava da tempo ormai, e sapeva che Kate provava le stesse cose. Voleva solo che finalmente lo ammettesse anche lei, “Senti Kate, io... Io devo dirti una cosa...”, e se... E se pronunciare quelle parole l'avesse allontanata? Avrebbe perso anche il loro rapporto d'amicizia... Ma valeva la pena rischiare...

Kate attendeva in silenzio, il cuore batteva forte, le mani sudate, lo stomaco sottosopra... Sapeva cosa lui avrebbe detto di lì a pochi secondi, lo sapeva... E la cosa la spaventava e la riempiva di gioia allo stesso tempo. Seguire la testa o il cuore? Lo osservava mentre teneva il viso rivolto verso il basso, mentre cercava le parole giuste...

“Quello che volevo dirti è...”, Richard esitò qualche secondo, poi all'improvviso alzò lo sguardo verso di lei... Sorrise, “Alexis è davvero felice che tu stia bene, verrà a trovarti non appena tornerai a casa... Ora devo andare. Buonanotte”.






Uscita dell'ospedale.

Richard stava per dirigersi nel parcheggio, quando incontrò Lanie: “Hey, che ci fai qui? Non eri in bagno?”

“Sì, ma poi ho deciso di venire qui a prendere un po' d'aria, mentre voi parlavate”. Sguardo indagatore.

“Okay, Lanie. Cosa vuoi sapere?”

“Di cosa avete parlato?”

“Niente, le ho detto che ho rotto con Gina”

“E nient'altro?”

Richard rivolse al medico legale un'espressione interrogativa: “No... Avremmo dovuto parlare di altro?”

Lanie esitò qualche secondo poi disse: “No no, niente! O perlomeno... Niente che io possa dirti”

“Che cosa intendi dire? Che ti ha detto Kate?”, chiese Richard.

Lanie sorrise tra sé e sé: sapeva che un minimo accenno sarebbe bastato. Lo scrittore era di una curiosità assurda; se si trattava di Kate poi...

“Okay, ma tieni presente che non avrei dovuto dirtelo perchè voleva parlartene lei e non era neanche del tutto sicura di volerlo fare. Quindi non azzardarti a parlargliene a meno che non lo faccia prima lei, altrimenti mi uccide!”

Lo scrittore si mise la mano sul petto, “Promesso!”, disse con aria solenne.

Lanie gli lanciò un'occhiata perplessa, poi proseguì, “Kate mi ha parlato della sera in cui sei andato a casa sua qualche settimana fa... Del fatto che lei fosse ubriaca, che non ricordasse niente la mattina successiva e che tu eri nel suo letto”

“Ma sai che non è successo niente, no?”

“Sì, come so che l'hai 'ricattata'... E che il giorno dopo che avete risolto il caso ha ricordato tutto...”, Lanie sganciò la bomba e rimase a guardare.

Richard sgranò gli occhi: questa proprio non se l'aspettava. Rimase qualche secondo in silenzio, poi si rivolse al medico legale, “Quindi... Quindi sa cos'è successo quella sera...”, << E sa che le ho mentito >>, disse a sé stesso.

“Sì”, rispose Lanie, “Mi ha detto che stava pensando di parlartene, poi... E' successo quel che è successo...”, attese ancora qualche secondo, poi continuò, “Senti, posso chiederti un favore?”

“Certo, dimmi pure”

“Kate domani verrà dimessa... E voleva usare un taxi per tornare a casa!”

I due si scambiarono sguardi di disapprovazione.

“Pessima idea, vero?”, chiese Lanie cercando l'appoggio dello scrittore.

“Concordo”

“Mi ero offerta di accompagnarla io, ma mi hanno appena chiamata per dirmi che domani devo rimanere all'obitorio tutta la giornata: c'è un caso importante a cui devo lavorare. Mi chiedevo se potevi accompagnarla tu...”, la donna alzò lo sguardo verso lo scrittore in attesa della sua risposta.

“Certo, ci penso io!”, replicò lui.

“Perfetto!”, esclamò il medico legale mostrando un sorriso che andava da un orecchio all'altro, “Allora le dico che passi a prenderla tu! Devi essere qui domani sera alle 20”

“Va bene! Buonanotte Lanie!”

“Notte, Castle!”, salutò la donna mentre Richard si dirigeva verso la sua auto, << Missione compiuta! >>.





Sera successiva, ore 19:50. Ospedale.

Kate stava firmando le ultime carte prima di uscire finalmente da lì. Finalmente sarebbe tornata a casa! Da quando si era svegliata riusciva a pensare solo a casa sua e...

“Castle!”, esclamò la detective vedendolo arrivare dal corridoio.

“Hey! Allora, sei pronta per tornare a casa?”, chiese lui sorridendo.

“Sì, appena Lanie arriva prendo la borsa con le mie cose e-”

“Lanie non ti ha avvertita?”, la interruppe Richard.

“Di cosa?”, Kate cominciò a preoccuparsi: quella donna era capace di tutto, e in effetti cominciava a chiedersi come Castle sapesse del suo ritorno a casa, visto che lei non gli aveva detto niente.

“Ti accompagno io”, disse lo scrittore.

La detective alzò gli occhi al cielo: “Lanie”, si chiedeva cosa avesse in mente...

Richard la distolse dalle sue congetture: “Allora, dove sono le tue cose?”




“Credo che questa sia la prima volta che ti vedo guidare!”, disse Kate dopo averlo osservato in silenzio per parte del tragitto.

“Non sono poi così male, no?”, replicò lui alzando il sopracciglio e rivolgendole uno dei suoi sguardi.

“No, non lo sei...”, rispose lei accennando un lieve sorriso.

D'un tratto i loro volti diventarono seri, i loro sguardi si incrociarono, rimanendo incatenati l'uno all'altro per pochi interminabili attimi... Poi Richard rivolse di nuovo lo sguardo alla strada.





Le porte dell'ascensore si aprirono e i due si trovarono davanti la porta dell'appartamento di Kate.

Lo scrittore e la detective rimasero a guardarsi in un imbarazzante silenzio.

“Ehm... Ti ringrazio per avermi accompagnata, sei stato davvero gentile”, disse Kate per rompere il ghiaccio.

“Oh, di niente... Sai che farei qualsiasi cosa per te...”, rispose lui con dolcezza.

Kate rimase a guardarlo per qualche secondo... I suoi occhi... Le sue labbra... << Okay Kate, è ora di entrare! >>.

“Beh... Allora ci vediamo presto...”, disse la detective cercando di liquidarlo, e mise la chiave nella toppa della serratura.

La donna aveva aperto la porta e stava per entrare, quando Richard la fermò: “Non... Non c'è niente che vorresti dirmi?”

“... No...”, rispose Kate, confusa dalla domanda, “Scusami Castle ma vorrei andare a riposare un po'...”

La detective entrò e stava per chiudere la porta, ma Richard glielo impedì facendo forza con la mano: “So che hai ricordato quello che è successo la sera che sono venuto a casa tua!”

Kate aprì la porta, fulminò Richard con lo sguardo ed esclamò: “E tu come fai a...”, poi capì e alzò gli occhi al cielo: “Lanie!!!”

“Non importa come faccio a saperlo... Perché non me ne hai parlato?”

“Stavo per accennartelo al distretto un paio di settimane fa, ma Ryan ed Esposito ci hanno interrotti. E da allora non c'è stata più l'occasione per discuterne. E poi non ero sicura di voler affrontare l'argomento...”

“E sai perchè? Perché sai esattamente cosa hai detto quella sera!”

“E tu hai mentito, perchè avevi promesso di dirmi la verità ma non l'hai fatto!”, Kate cercò di girare la frittata.

“Io ho mentito... IO! Sai perchè l'ho fatto? Perché mi sentivo... Ferito!”

Kate apparve confusa: “Ferito?”

“Quando ti ho chiesto se sarebbe stato insopportabile per te sapere che c'era stato qualcosa tra noi, tu hai risposto che sarebbe stato, testuali parole, 'terribile'! E sapevo che stavi mentendo, nonostante avessi promesso di rispondere sinceramente! Ho agito d'impulso, ma ora so che avrei dovuto dirti la verità, metterti di fronte alle tue stesse parole...”

Kate riusciva a malapena a sostenere il suo sguardo. Sapeva che Richard aveva ragione, lei aveva mentito, negando prima a sé stessa e poi a lui quelli che erano i suoi sentimenti.

“Ricordo benissimo cosa che hai detto, e dopo quella sera sono successe tante di quelle cose... Quel giorno alla boutique, la sera a casa di Williamson... Non credere che non ti abbia vista chiudere gli occhi e aspettare quel bacio...”, le disse senza riuscire a nascondere un mezzo sorriso. La detective sgranò gli occhi, mentre le guance presero velocemente colore. Abbassò il viso per evitare ulteriore contatto visivo con lo scrittore.

“E poi... Poi c'è stato l'incidente, e lì ho avuto la mia epifania. Sono rimasto in ospedale un paio di giorni; ero steso nel letto, e accanto a me avevo mia madre, la mia Alexis... E Gina... E più la vedevo seduta accanto a me, più mi rendevo conto di una cosa che avevo sempre saputo, ma che avevo ammesso a me stesso solo da poco: la persona che volevo fosse seduta su quella sedia non era lei. La persona che volevo più di tutte in quel momento si trovava in coma, in un letto a poche camere di distanza dalla mia...”

Kate sentì lo stomaco annodarsi e contorcersi: Richard Castle si stava praticamente dichiarando e lei era lì, ferma di fronte a lui con lo sguardo rivolto al pavimento del pianerottolo senza sapere cosa dire.

Lo scrittore mise la mano sotto il mento della detective, alzandole il viso in direzione del suo. La guardò dritto negli occhi: “Kate...”

I due rimasero a guardarsi in silenzio, poi d'un tratto Richard cominciò ad avvicinarsi lentamente al viso di lei... Kate, con lo sguardo ancora incatenato al suo, si alzò leggermente sulla punta dei piedi... Entrambi riuscivano a sentire il respiro dell'altro sul viso, le loro labbra erano sul punto di sfiorarsi...

“Mi- mi dispiace, io...”, Kate allontanò il viso e si voltò per entrare in casa, “... Notte”, fu l'unica cosa che riuscì a dire e in tutta fretta chiuse la porta di casa.

Richard rimase per qualche secondo ad osservare la porta chiusa di fronte a sé, poi scosse lentamente la testa e con lo sguardo rivolto verso il basso si diresse verso l'ascensore.






[One Republic – All this time]

7:00 di mattina. Loft di Richard.

Lo scrittore era disteso nel suo letto. Guardava il soffitto della sua stanza ormai da un paio d'ore. Dopo essere tornato a casa, era crollato per la stanchezza e per quello che era accaduto poco prima con Kate. E da quando si era svegliato non era riuscito a fare altro, se non pensare a lei.

Con la mente rivolta sempre nella stessa direzione, si alzò e andò in cucina a fare colazione.

Si erano quasi baciati, ma lei alla fine si era tirata indietro... Ormai era sicuro dei suoi sentimenti e sapeva che lei provava le stesse cose... Ma si era anche reso conto che probabilmente Kate non era pronta quanto lui... O forse non era sicura proprio di lui?

Lo scrittore avrebbe fatto di tutto perchè la detective sapesse quanto teneva a lei: non aveva nessuna intenzione di mollare, amava troppo quella donna perchè la lasciasse andare... La amava...

Fece colazione in tutta fretta, si preparò il più velocemente possibile, poi afferrò chiavi e cappotto e lasciò l'appartamento.


Contemporaneamente, appartamento di Kate.

La detective era seduta su una sedia della cucina. Leggeva un giornale mentre faceva colazione. In realtà tutto ciò che stava facendo era guardare le immagini. La sua mente era occupata dai ricordi della sera precedente: la sua discussione con Richard, la sua dichiarazione, il loro quasi-bacio... Riusciva ancora a sentire il suo profumo... Si chiedeva perchè non l'avesse baciato, di cosa avesse paura... Sapeva che non ci sarebbe stato un nuovo 'Hamptons', eppure aveva paura di soffrire di nuovo... E peggio stavolta... Era rimasta a lungo chiusa in sé stessa dopo la morte della madre e sapeva che l'unica persona che era riuscita ad abbattere quel muro era stata proprio Richard... Ne avevano passate tante insieme: l'aveva aiutata, protetta, consolata; grazie a lui stava quasi per risolvere l'omicidio della madre... Per qualsiasi cosa lui c'era sempre... Sembrava essere l'unico che riuscisse a capirla anche solo con uno sguardo... Si comportava da dodicenne? Beh, lo amava anche per questo... Lo amava... Ma allora cosa stava facendo?

Lasciò la colazione sul tavolo, afferrò borsa e cappotto e lasciò l'appartamento.




Richard scese in tutta fretta dal taxi, prese l'ascensore e non appena le porte si aprirono, si fiondò nel distretto.

“Hey, Castle! Come mai qui?”, chiese Ryan.

“C'è Beckett?”

“No, torna fra un paio di giorni, perchè?”, chiese l'agente.

“Niente, salutami Esposito e Montgomery”, e così come era entrato al dodicesimo, così andò via, mentre il poliziotto lo osservava con sguardo interrogativo.



Kate pagò il taxista e scese dall'auto gialla, dirigendosi velocemente verso il marciapiede.

Entrò in un palazzo, prese l'ascensore e schiacciò il pulsante del piano. Nell'attesa cominciò a mordersi nervosamente il labbro. Quando le porte si aprirono, bussò alla porta di un appartamento.

“Kate!”.

“Ciao Alexis!”, disse la detective sorridendo, “Tuo padre è in casa?”

“A dire la verità l'ho visto uscire dieci minuti fa in tutta fretta!”

Kate alzò gli occhi al cielo: “Sai dov'è andato?”

“Ehm.. No, mi dispiace!”

“Ok, grazie! Vienimi a trovare presto, ci conto!”

“ Va bene”

La detective fece per andarsene, poi si voltò di nuovo verso la ragazzina: “Nel caso sentissi Richard, digli che lo sto cercando. Mi troverà a casa”




Richard si trovava in un taxi, quando sentì il telefono vibrare; rispose: “Hey, piccola!”

“Papà, Kate è appena venuta a casa, ti sta cercando... E' successo qualcosa? Stamattina sei scappato via e lei era strana... Sembrava dovesse dirti qualcosa di importante”

“Ti ha detto qualcos'altro?”, chiese Richard con impazienza.

“Sì, ha detto che-”, proprio in quel momento lo scrittore vide Kate scendere da un taxi all'altro lato della strada.

“Scusami tesoro devo andare”, disse Richard interrompendo la chiamata.

Dopo essere sceso dal taxi, lo scrittore cominciò a zigzagare tra le auto urlando il nome della detective: “Kate! Kate!!! Kaaate! Kate sono qui!”

Dopo qualche altro tentativo e aver rischiato di essere investito, la detective si voltò proprio mentre lui stava per raggiungerla.

L'uomo si fermò davanti a lei, con il fiatone: “Hey...”

Kate sorrise: “Hey!”

Richard fece qualche respiro profondo: “Ecco, così va meglio!”, fece qualche passo verso la detective, “Stavo cercando proprio te...”

“Anche io...”

“Lo so. Ha chiamato Alexis”, sorrise, “Senti, volevo dirti che-”

“Richard Castle”, lo interruppe Kate, “Tu parli troppo!”. La detective si avvicinò passo dopo passo allo scrittore, fino a ritrovarsi faccia a faccia con lui. Alzò il viso per poter vedere meglio i suoi occhi azzurri, poggiò una mano sul suo petto... E posò le labbra su quelle di lui. Richard fu colto da un attimo di sorpresa iniziale, poi poggiò la mano dietro la schiena di lei e la avvicinò a sé con forza, baciandola come se aspettasse quel momento da una vita intera... Perché lo sapeva... Sapeva che per tutta la vita era LEI che stava aspettando. x






Angolo dell'autore:

Avevo deciso che questo doveva essere l'ultimo capitolo, ma poi ho scelto di aggiungere uno o due capitoli.

Anche se non le ho inserite, per la scena tra Alexis e Richard e quella tra Richard e Kate davanti all'appartamento mi sono state molto di aiuto rispettivamente queste due canzoni: Dan Black – Cocoon e Shinedown – The Crow & the Butterfly. Da quest'ultima ho preso anche in prestito il titolo.

Ovviamente le recensioni saranno graditissime, anche solo un rigo basta per farmi contenta!:)


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Capitolo 11
*** Close to you - Parte 1 ***


Salve a tutti! Eccomi qui col nuovo capitolo.

P.S.: La canzone che troverete non credo terminerà esattamente alla fine della scena, ma magari se leggete un po' più lentamente ci si riesce a farli coincidere!;)




Ore 23.

Richard era seduto sul divano davanti alla tv... Nell'appartamento di Kate. La detective era stesa con la testa sulle gambe di lui e da quando si era addormentata lo scrittore non era riuscito a fare altro se non guardarla e carezzarle delicatamente i capelli. Erano passati due giorni da quando si erano baciati e quella sera Rick aveva deciso di andarla a trovare per due motivi: 1) Voleva sapere come andava il recupero dopo l'incidente e 2) Aveva passato un giorno senza vederla e aveva una voglia matta di baciarla.

Era piombato a casa di Kate portandole un bel mazzo di fiori che lei aveva molto gradito. La donna non aveva niente da poter trasformare in una cena degna di quel nome, così ordinarono una pizza. Nell'attesa sedettero sul divano e iniziarono a parlare; Richard si sentiva un po' nervoso: fosse stato per lui l'avrebbe già riempita di baci, ma non voleva sembrare il solito Castle che si comporta da bambinone, così cominciò a riempirla di domande per sapere come si sentiva e cosa aveva fatto il giorno prima – nonostante lo sapesse benissimo perchè si erano sentiti per telefono.

Kate dal canto suo aveva capito che lo scrittore era un po' agitato e, guardandolo mentre le poneva tutte quelle domande, non poté fare a meno di sorridere. A quel punto l'uomo smise di parlare: osservò rapito quel sorriso che tanto amava e l'espressione che lei assumeva di conseguenza.

La detective smise di sorridere e lo guardò perplessa: “Che c'è?”.

Fu in quel momento che Rick non riuscì più a trattenersi e attirò a sé la donna, mandando al diavolo il suo tentativo di sembrare meno entusiasta di vederla di quanto non fosse in realtà. Tutto accadde così velocemente che Kate fu colta da un attimo di sorpresa: le labbra dello scrittore erano sulle sue, sentiva il suo buon odore e il suo braccio mentre la avvicinava ancora di più a sé. La detective si staccò di qualche centimetro, continuando a guardare quegli occhi azzurri.

Richard le lanciò uno sguardo confuso: “Che c'è?”, Kate fece per rispondere ma lui riprese a parlare, “Oddio, non sarà... Giuro di aver lavato i denti prima di venire qua!”

A quel punto Beckett scoppiò a ridere: “Mi avevi colta talmente di sorpresa con quel bacio che ero rimasta rigida come uno stoccafisso! Volevo riprendermi un attimo, ma te ne sei uscito con questa cosa...”, la donna provò a trattenere un'altra risata e scosse la testa; in quelle ore che avevano seguito il bacio si era chiesta più volte se da quel momento in poi avrebbe scoperto un altro Richard Castle, e la cosa la preoccupava un po'. Invece era sempre lui, il solito sciocco e adorabile scrittore. Alzò lo sguardo verso di lui e sorrise, “... Grazie.”

Richard, un po' imbarazzato per la mezza figuraccia, si sentì sollevato: la cosa che più lo rendeva felice era sapere che lei stava bene. Soprattutto se era lui a farla sentire in quel modo. “Beh... Prego”, rispose mostrando la sua espressione da cucciolo.

Kate lo osservò: lo sapeva da tempo, ma solo da un paio di giorni si concedeva il lusso di ammettere che quando Castle assumeva quell'espressione, si scioglieva come un ghiacciolo al sole. Decise che forse era giunto il momento di dargli un piccolo premio. E di lasciarsi un pochettino andare... In fondo era una ricompensa anche per lei. Si alzò dal divano e si sedette sulle gambe di lui; Richard rimase sorpreso dalla cosa. Un angolo della bocca si alzò lasciando trasparire un mezzo sorrisetto.

La detective capì che lo scrittore era stato preso alla sprovvista da quella mossa, ma in maniera piacevole: la cosa lo intrigava parecchio. Lo guardò dritto negli occhi, mentre gli metteva le braccia intorno al collo: “Mi dispiace di aver interrotto... Dove eravamo rimasti?”, disse mentre avvicinava il suo viso a quello di lui.

Richard si sentiva stordito: stava cominciando a considerare l'idea che quel profumo di ciliegia avesse degli strani effetti su di lui... O forse era semplicemente lei? , pensò mentre le osservava le labbra.

La distanza tra di loro ormai era questione di millimetri, quando bussarono alla porta. Richard alzò gli occhi al cielo e sbuffando maledisse mentalmente la persona che si trovava all'altro lato della porta.

Kate sorrise nel vedere la smorfia che si era formata sul volto di Richard e si alzò per andare ad aprire: era arrivata la pizza.

Da quel momento in poi, passarono la serata a parlare del più e del meno tra una fetta di pizza e l'altra. In particolare, decisero di non rendere pubblica la loro relazione anche se Richard sapeva di non poter tenere nascosta la cosa ad Alexis ancora per molto: la ragazzina infatti aveva già intuito qualcosa, e lui si era trattenuto solo perchè Kate glielo aveva espressamente chiesto. Altrimenti quel giorno sarebbe tornato a casa e come una compagna di scuola di Alexis, sarebbe corso da lei a raccontarle tutto nei minimi dettagli, felice come una pasqua. In realtà non era riuscito a mascherare molto bene la cosa perchè era tornato nel loft con un sorriso da ebete sulla faccia e la figlia, conoscendo il suo pollo, cominciò a riempirlo di domande. Per fortuna Martha non c'era, altrimenti avrebbe dovuto sorbirsi un vero e proprio interrogatorio.

Così, dopo essere riuscito a eludere momentaneamente madre e figlia, i due decisero che avrebbero continuato a comportarsi come se niente fosse mai accaduto anche e soprattutto al distretto.

Dopo la pizza, i due decisero di guardare un vecchio film che davano in tv, ma Kate si era addormentata dopo dieci minuti. Richard la stava osservando beatamente quando un cellulare prese a squillare. La detective, destata dal sonno, prese il suo smartphone dal tavolino di fronte a lei e rispose: “Pronto?”, ci fu una pausa, poi : “Okay, sarem- ehm, sarò lì tra dieci minuti”.






Kate scese dall'auto e si diresse verso il vicolo che Esposito gli aveva indicato al telefono. Era contenta di tornare al lavoro, anche se la chiamata era arrivata nel momento sbagliato... Ripensò alla serata passata con Richard e gli angoli della bocca si alzarono mostrando un sorriso, che la detective nascose prontamente quando vide i due colleghi poliziotti venirle incontro.

“Beckett” , salutò Esposito, mentre Ryan si limitò a un cenno del capo e un sorriso appena accennato.

“Ragazzi”, rispose lei sorridendo: era contenta di vederli. Tornare al lavoro era proprio ciò che le serviva, anche a notte inoltrata.

“Mi dispiace averti chiamata a quest'ora, ma i tuoi giorni di riposo erano finiti e ho pensato che-”

“Non c'è problema Esposito anzi, hai fatto bene! Ritornare al lavoro è proprio quello di cui ho bisogno”.

“Hey, bentornata!”, Kate si voltò: Lanie stava analizzando il cadavere riverso a terra e senza guardarla le fece cenno di avvicinarsi.

La detective obbedì e si abbassò anche lei per dare un'occhiata al corpo.

“Donna sui 30 anni, ritrovata mezz'ora fa da un signore che portava a spasso il cane. Direi che è deceduta da non più di un paio d'ore”, Lanie smise di parlare e osservò l'amica, “Come stai?”

“Bene, grazie! Sappiamo chi è?”, chiese Kate ritornando al cadavere.

“Sì, i documenti erano nella borsa, che è stata ritrovata intatta”

“Quindi non si è trattato di una rapina”, constatò la detective, mentre infilava i guanti. Prese il portafogli ed estrasse la carta d'indentità, “Cheryl Dawn, 33 anni”, cercò qualche altro possibile documento che potesse risultare utile per l'identificazione, ma non trovò nulla. Alzò lo sguardo e si accorse che Lanie la stava osservando in maniera piuttosto insistente: sembrava le stesse facendo una radiografia. Le due si scrutarono in silenzio per qualche secondo, con espressione interrogativa la detective, con sguardo indagatore il medico legale.

“Che c'è??”, chiese poi Kate.

“Che c'è cosa?”, chiese a sua volta l'amica con finta innocenza.

“Perché mi fissi in quel modo?”

“Dov'è Castle?”

Kate sentì lo stomaco fare le montagne russe: “E io cosa dovrei saperne??”

“Hey, non sapevo che oggi fosse il giorno del 'rispondi a una domanda con un'altra domanda'!”

Le due donne si voltarono in direzione della voce, “E comunque eccomi qui!”

“Castle”, salutò il medico legale.

“Lanie”, rispose lo scrittore. Poi si voltò verso Kate e le mostrò uno dei suoi soliti sorrisi ammaliatori. La detective avrebbe voluto ricambiare, ma sapeva che Lanie li stava guardando, così allungò la mano verso quella di Richard, afferrò il suo caffè e mantenendosi a distanza di sicurezza lo invitò a seguirla.






“Allora, hai parlato col testimone?”, chiese Kate al collega dagli occhi azzurri. Lei e Richard avevano appena raggiunto Ryan.

“Sì”, rispose il poliziotto dando un'occhiata al suo block-notes, “Il signor Serretti stava portando a spasso il suo cane, un bel labrador color miele di nome...”, alzò lo sguardo e si accorse che la detective lo stava guardando con una certa perplessità, “... Immagino che non sia di rilevanza, ehem... Dicevo, il testimone stava portando a spasso il cane quando quest'ultimo ha iniziato a comportarsi in maniera strana per poi trascinare il padrone nel vicolo, conducendolo dritto al corpo della donna”.

“C'è nient'altro?”

“No, non ha saputo fornirci altre informazioni utili”

“Va bene, noi torniamo al distretto. Tu ed Esposito mandate a chiamare il parente più vicino alla vittima e controllate se nelle vicinanze c'è qualche telecamera di sorveglianza che possa aver ripreso qualcosa”.

Salutato Ryan, Kate e Richard si avviarono verso l'auto. Lo scrittore cominciò a guardarsi intorno in maniera furtiva e quando la detective stava per aprire la portiera, lui la fermò e la voltò delicatamente verso di sé.

La donna aveva capito quali erano le intenzioni di Richard, ma era intrappolata tra lui e la macchina; poggiò la mano sul petto dello scrittore e, proprio mentre lui cercava di avvicinarsi, fece forza per allontanarlo: “Hey, hey! Che stai facendo?”, domandò con aria di rimprovero, “Credo tu non abbia ascoltato quando ho detto 'sul lavoro siamo solo una detective e uno scrittore'”

“Ho ascoltato, ma noi non siamo mai stati solo una detective e uno scrittore”, rispose sorridendole, e Kate non poté non fare altrettanto: era la verità, doveva ammetterlo... Ma di certo non a lui, “E poi ho controllato, non c'è nessun poliziotto o tizio della scientifica nei paraggi”, aggiunse lui, dando ancora qualche sguardo in giro, “Daiii, solo un bacetto”.

Kate lo osservò mentre assumeva la sua solita espressione da cucciolone, godendosela per qualche istante. Poi, sorridendo, cominciò ad avvicinare lentamente il suo viso a quello di lui... Richard era già pronto a ricevere il bacio tanto atteso, mentre lei dava un veloce sguardo alle sue labbra... Quando ormai la distanza tra i loro volti era questione di pochi centimetri, Kate si fermò e con espressione compiaciuta lo guardò negli occhi: “No”, disse allontanandosi.

Richard, come un povero cane bastonato, fece il giro dell'auto ed entrò dal lato passeggero.

La detective girò la chiave e mise in moto, ma prima di partire si voltò verso lo scrittore: “Però... Preparati per quando saremo soli”.






“Signora Dawn, mi dispiace per ciò che è accaduto a sua figlia”, Kate era seduta su una poltrona in una delle stanze del distretto; di fronte a lei la madre della vittima. Richard sedeva in silenzio accanto alla detective.

“Grazie...”, rispose la donna cercando di non mostrare la propria sofferenza, ma una lacrima era sfuggita al suo tentativo di autocontrollo, rigandole la guancia, “Cosa... Cosa posso fare per aiutarvi?”, chiese mentre catturava la lacrima con un dito.

“Ho bisogno di sapere se Cheryl ultimamente ha agito in modo strano; che lei sappia ha litigato con qualcuno? Aveva un ex fidanzato che la molestava? Qualunque cosa può esserci d'aiuto”.

La signora Dawn ci pensò su per qualche secondo, “Mi dispiace, ma non ricordo nulla di diverso dal solito nel suo atteggiamento degli ultimi giorni...”, rispose scuotendo la testa sconsolata, “... Mi sento così... Così...”

“... Impotente?”, chiese Kate, completando la frase al suo posto; la signora Dawn sollevò lo sguardo verso la detective... Gli occhi lucidi... Beckett si allungò in avanti e poggiò delicatamente la sua mano su quella della donna, “Non si preoccupi, signora”, disse provando a rassicurarla, “Mi creda, capisco perfettamente come si sente in questo momento. Faccia una cosa: vada a casa a riposare un po' e se dovesse, in qualunque momento, venirle in mente qualcosa, non esiti a chiamarmi a questo numero, okay?”, estrasse il suo biglietto da visita e lo porse alla donna, che ricambiò accennando appena un sorriso, “La ringrazio, detective”.

Dopo aver accompagnato la donna alla porta, Kate si voltò e si accorse che Richard la stava fissando. Si lasciò sfuggire un sorriso divertito: “Perchè quella faccia?”

“Niente...”, rispose lui avvicinandosi, “... E' che ammiro molto la tua capacità di comprendere e interagire con le persone. Riesci ad essere dolce e comprensiva con chi soffre e ha bisogno di conforto, ma sai anche diventare una leonessa nella stanza degli interrogatori. E' una delle cose che amo di più di te”, mentre le sorrideva , lo scrittore le prese la mano e cominciò a carezzarle il dorso con il pollice. Richard era già pronto a sentire la mano di lei ritirarsi, per poi beccarsi una bella ramanzina ma, con sua grande sorpresa, Kate non fece niente di tutto ciò: abbassò lo sguardo per vedere le loro mani l'una nell'altra, poi alzò il viso verso di lui e ,guardandolo negli occhi, gli sorrise con dolcezza.

“Hey, ho appena chiamato Esposito, sta arriv-”, Ryan si era diretto verso di loro, non rendendosi conto di ciò che stava accadendo tra i due, poi i suoi occhi caddero su quelle mani intrecciate e il poliziotto non potè fare a meno di chiedersi cosa si fosse perso.

Kate, nell'imbarazzo più totale, separò la sua mano da quella di Richard e la portò dietro la schiena, come se stesse cercando di nascondere l'arma di un delitto.

“Hey, Ryan! Novità?”, chiese Rick con un'espressione assolutamente indecifrabile. Il poliziotto dagli occhi azzurri gli lanciò un'occhiata indagatrice, ma lo scrittore si comportò come se non fosse accaduto nulla. A quel punto, ritornò alla detective: “Abbiamo i video della sorveglianza”.





Mentre Ryan, Kate e Rick erano seduti alla scrivania del poliziotto di origini irlandesi, l'ascensore del distretto si aprì ed Esposito si diresse verso di loro in tutta fretta, “Scusate il ritardo, c'era traffico”, disse estraendo un cd dalla custodia, “Questo è il video di sorveglianza di un negozio di alimentari che si trova all'altro lato della strada rispetto al vicolo in cui è stato ritrovato il corpo della Dawn. Il proprietario del market non mi ha garantito che le sue telecamere riprendano anche quella parte di strada, ma è l'unica che ho trovato”.

“Vale la pena provare”, affermò la detective, prendendo il cd dalle mani del collega e inserendolo nel lettore.

Mentre attendevano che il computer leggesse il disco, il telefono alla postazione di Kate cominciò a squillare. La donna si alzò, dirigendosi verso la sua scrivania.

Approfittando del momento di assenza della donna, Ryan andò all'attacco: “Allora Castle, si può sapere cosa ci nascondete tu e Beckett?”

Esposito, ancora ignaro di ciò che era accaduto poco prima, si voltò prima verso lo scrittore con espressione sorpresa, poi si rivolse al suo collega: “Cosa mi sono perso??”, chiese con fare curioso.

“Li avevo visti congedare la madre della vittima e mi stavo dirigendo verso di loro mentre ero al telefono con te”

Mentre Ryan parlava, Esposito annuiva con aria interessata: “Sì, ma vai al punto”

“In breve: li ho visti tenersi la mano come una coppietta innamorata!”, sorrise il poliziotto con fare malizioso, “ E appena Beckett mi ha visto, ha subito ritirato la mano ed era vistosamente -e sottolineo vistosamente- imbarazzata”

“E noi sappiamo che la sera in cui Kate è stata dimessa dall'ospedale è stato Castle ad accompagnarla a casa”, proseguì Esposito, anche lui contagiato dal sorriso malizioso di Ryan.

“La smettete di parlare come se io non fossi qui?!”, si intromise Richard, un po' stizzito.

I due agenti si voltarono verso lo scrittore e lo fissarono entrambi con la stessa espressione: sopracciglio inarcato e sguardo indagatore.

“Che state combinando, invece di fare il vostro dovere?”, i due agenti alzarono lo sguardo verso la detective, poi ritornarono allo scrittore, e infine si scambiarono uno sguardo d'intesa.

“Niente Beckett, stavamo semplicemente attendendo che il computer caricasse il video”, rispose Esposito.

Kate si rivolse a Richard con espressione interrogativa e curiosa insieme, ma lo scrittore le fece capire che non era il momento giusto per parlarne.

“Ha chiamato Lanie. Ha i risultati dell'autopsia, quindi sto per andare all'obitorio”, disse la detective infilandosi il cappotto, “Se trovate qualcosa prima del mio ritorno, chiamatemi”.

Richard si alzò e fece per seguirla, ma Kate si voltò verso di lui, poggiando il dito indice sul suo petto: “Castle tu rimani qui stavolta, a quei due potrebbe servire il tuo aiuto”.





Kate entrò nell'obitorio con aria irritata: “Possibile che ci sia ancora traffico a quest'ora?!”

“Buona sera a te, cara”, rispose il medico legale, mostrando un sorriso divertito.

“Scusa Lanie. Allora, che novità ci sono?”

“Per quanto riguarda la causa della morte, la mia prima ipotesi era esatta: strangolamento”, disse la donna facendo segno all'amica detective di avvicinarsi al cadavere, “Vedi questi segni? Sono stati provocati dall'arma del delitto, che credo...”, Lanie sospese la frase e si spostò sul piano accanto al microscopio, “... Sia costituito da fibre simili a queste che ho trovato sul collo della vittima”, disse infine, mostrando a Kate una bustina trasparente contenente un paio di fili sottili di colore scuro.

La giovane donna prese la bustina dalle mani del medico legale e osservò con attenzione il contenuto: “Questo potrebbe esserci di grande aiuto... Per ora siamo a un punto morto: la madre non ha saputo darci alcuna informazione utile fino ad ora. Domani faremo un sopralluogo sul posto di lavoro della ragazza”

“Stai parlando al plurale, ma non vedo nessuno qui con te... Dov'è Castle?”

Kate spostò lo sguardo dalla bustina all'amica e non appena sentì la domanda, alzò gli occhi al cielo: “Punto primo: parlo al plurale perchè, nel caso l'avessi dimenticato, ci sono anche Ryan ed Esposito ad aiutarmi a risolvere i casi; punto secondo: si può sapere cos'hai oggi? E' la seconda volta che mi chiedi di Richard in maniera così insistente!”

“Lo chiami per nome, adesso?”, domandò Lanie in maniera evidentemente provocatoria.

Kate sentì lo stomaco contorcersi: “Capita qualche volta ”, tentò di giustificarsi in qualche modo, “Cosa c'è di strano?”

“Oh, niente...”, rispose l'amica facendo spallucce. Nonostante quell'affermazione, però, la detective aveva capito che l'amica non aveva concluso la sua indagine dal modo in cui continuava a fissarla.

“... Ma?”, chiese Kate irritata.

“Ma cosa?”

“Oh, andiamo Lanie! Smettila di fare la finta tonta e arriva al dunque”

“Hey signorina, non trattarmi così! Io sono la tua migliore amica e ho il diritto di sapere!”

Kate non riuscì a trattenere un sorriso nel sentire Lanie farle quella specie di ramanzina: “Sapere cosa?”

“E la finta tonta sarei io! Katherine Beckett, credi che io non sappia che tu sai benissimo che sono stata io a fare in modo che Castle ti accompagnasse a casa quella sera?”

“Certo che lo so! E sappi che me la pagherai!”

“Andiamo, vuoi dire che ho architettato quel piano perfetto e non è accaduto niente tra voi?”, chiese Lanie con espressione decisamente delusa.

A quelle parole, una serie di flash si fecero strada nella mente di Kate: lei e Richard davanti casa sua... Il loro quasi-bacio... E poi finalmente il loro primo bacio la mattina successiva... La detective sentì il rossore invaderle le guance.

Il medico legale si accorse del cambiamento di espressione da parte dell'amica e riprese a sperare: “Aaaah, non dirmi che FINALMENTE è successo qualcosa!!! Vi siete baciati??”, domandò impaziente di sapere.

<< Complimenti, Kate! Ti sei appena aggiudicata il premio per la persona più idiota d'America! >>, “Non- non è successo assolutamente niente!”, rispose più aggressiva del necessario, per cercare di nascondere il proprio imbarazzo.

“Oh, ma guardati: sei tutta rossa!”, esclamò Lanie sghignazzando.

“Ora devo andare”

“Permalosa, eh?”, disse la dottoressa, rivolgendosi al corpo esanime sul tavolo d'acciaio.

Kate scosse la testa: “Ciao, Lanie”

Mentre la donna si avviava verso l'uscita, la dottoressa le urlò dietro: “Ad ogni modo... Sono contenta che non sia successo niente”.





Dodicesimo distretto della Polizia di New York.

Kate uscì dall'ascensore e si diresse alla macchina del caffè, trovando i tre della sua squadra a gusatrsi un cappuccino, “Hey, avete già finito?”, domandò sorpresa.

“Sì... Purtroppo la telecamera del market non riprende quel vicolo”, rispose Esposito.

“Siamo di nuovo al punto di partenza. Non abbiamo niente a parte la causa della morte e delle fibre sottili trovate da Lanie sul corpo della vittima... Ma se non possiamo metterle a confronto con qualcosa, servono a ben poco...”

“Tieni...”, Kate riconobbe quella voce: si voltò e vide Richard porgerle un caffè, “...Grazie”, rispose lei sorridendo. Prese il caffè e ne buttò giù un sorso. Rimasero tutti in silenzio a godersi le loro bevande calde, poi la detective ruppe il silenzio: “Credo che per oggi possa bastare. Tornate a casa ragazzi, ci rivediamo domattina”.







Kate osservava il cielo dalla finestra: quella sera era pieno di stelle e la luna splendeva indisturbata in tutta la sua bellezza. Ma i pensieri della detective non erano altrettanto sereni: anche se cercava di non darlo a vedere, spesso si era ritrovata -come in quel momento- a pensare a quello che era successo poco tempo prima: il rapimento, l'incidente... Ma soprattutto la morte di quell'uomo misterioso... Certo, tanto misterioso non lo era più, dato che Williamson aveva fornito nome e cognome: Derryl Crew, condannato per omicidio colposo; era uscito di prigione pochi mesi fa. I due si erano conosciuti mentre si trovavano entrambi al fresco e, a detta di Williamson, Crew conosceva l'assassino di sua madre. L'ex imprenditore si era ritrovato a fargli da complice nel rapimento di Kate e Richard come scambio di favori, dopo che Crew gli aveva salvato un paio di volte il culo in prigione. Questo era tutto ciò che sapeva... E probabilmente non avrebbe saputo altro, ora che il tizio era morto... L'unica nota positiva di tutta quella vicenda era stato il suo avvicinamento a Richard. Probabilmente sarebbe accaduto lo stesso, ma la sua settimana di coma sembrava aver velocizzato le cose... << Se qualcuno mi avesse detto, il giorno in cui l'ho conosciuto, che sarebbe andata a finire così, gli avrei riso letteralmente in faccia! >>, pensò Kate. Gli angoli della bocca si alzarono, mostrando un sorriso.

“Hey, che stai facendo?”, Richard l'aveva abbracciata da dietro, cogliendola di sorpresa.

“Hey... Niente, ero un po' sovrappensiero”, Kate si lasciò andare leggermente contro il corpo caldo dello scrittore, poggiando delicatamente le mani sulle braccia di lui, che le cingevano la vita.

“A cosa pensavi?”, le sussurrò Rick all'orecchio.

La donna alzò nuovamente gli occhi al cielo: “Pensavo a quello che è successo nell'ultimo periodo... Adesso che ero così vicina a scoprire la verità sull'omicidio di mia madre... E' sfumato tutto...”

Richard notò una nota di amarezza nelle sue parole, così girò delicatamente Kate verso di sé, così che potessero trovarsi faccia a faccia. I due si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi lo scrittore allungò la mano verso il viso della detective, carezzandole dolcemente una guancia: “Capisco che ti senta amareggiata per quello che è accaduto, ma non è di certo colpa tua se quel tizio è morto... E comunque tu dimentichi una cosa: hai accanto a te lo scrittore di gialli più famoso d'America, l'uomo dalla mente più brillante che esista al mondo, il più affascinante, imprevedibile, geniale-”

“L'eco del signor Richard Castle è pregato di non allargarsi troppo, grazie”

“Hey! La prendo come un'offesa!”, esclamò lui, fingendosi stizzito.

“Lo era!”, rispose lei provocatoriamente.

“Quello che volevo dire è... Meriti di conoscere la verità e sono sicuro che prima o poi la scoprirai... E quando tutto ciò accadrà, io sarò accanto a te...”

Kate osservò Richard in silenzio mentre le sorrideva nel modo più dolce che avesse mai visto. Spostò il viso verso il basso, quasi imbarazzata per lo sguardo che lo scrittore le stava rivolgendo; poi alzò di nuovo gli occhi verso i suoi, sorridendo: “... Grazie...”

Dopo qualche secondo di silenzio passato a scambiarsi sguardi pieni di dolcezza mista a desiderio, Richard prese Kate per mano e la trascinò di fronte al divano, poi prese un telecomando e premette un pulsante, facendo partire delle note dalle casse dello stereo.

[Black Lab – Close to you]

“Accomodati e rilassati un po'. Io preparerò qualcosa da bere mentre ascoltiamo un po' di musica. Ti va?”

“Sì, certo”, la detective prese posto sul divano e si lasciò andare contro lo schienale.

Poco dopo Rick apparve davanti a lei con in mano due bicchieri: “Ecco a te”, disse porgendogliene uno.

“Grazie”

Lo scrittore si sedette accanto alla detective e mandò giù un sorso, poi si voltò a guardarla: “... Sei bellissima... Come sempre”

La giovane donna ricambiò timidamente il sorriso, mentre iniziava a perdersi dentro quegli occhi color del cielo... Richard sostenne quello sguardo in silenzio, rapito dalla bellezza della persona che aveva di fronte... Kate ripensò improvvisamente al tentativo di quella mattina di Rick di baciarla davanti all'auto e la cosa la fece sorridere. Questo, però, le fece anche tornare alla mente ciò che gli aveva detto prima di tornare al distretto: 'Preparati per quando saremo soli...' ... Avevano passato un giornata intera cercando di avere il minor contatto fisico possibile... O almeno lei ci aveva provato, lui un po' meno... Ma ora non c'era più bisogno di nascondersi... E non poteva negare a sé stessa il desiderio che aveva di abbracciarlo, baciarlo, stargli vicina... Cominciò lentamente ad avvicinarsi allo scrittore, allungò la mano verso il suo viso, sfiorandogli la guancia... Continuando a guardarlo negli occhi, diminuì la distanza tra i loro volti... Abbassò lo sguardo sulle labbra di lui per pochi secondi, per poi ritornare ai suoi occhi... La mano, rimasta sospesa fino a quel momento, poggiò delicatamente sulla guancia di Richard, mentre le labbra erano sul punto di sfiorarsi... Lo scrittore riusciva ormai a sentire il profumo di ciliegia di Kate invadergli le narici... Senza guardare, Castle allungò la mano verso il tavolino per posare il bicchiere ma questi cadde a terra, rovesciando il liquido sul tappetto, “Oh, al diavolo!”. Senza attendere oltre, l'uomo ruppe quell'attesa: poggiò la mano dietro la schiena della detective e la attirò a sé, mentre le loro labbra finalmente si incontravano... Dopo qualche secondo Kate si staccò: “Forse... Forse è meglio che vada...”, disse con un filo di voce. La verità era che si sentiva combattuta: il cervello le diceva di andarci piano, prenderla con calma... Ma se avesse dovuto agire di pancia, beh... Andare via era l'ultima cosa che voleva.

“Ne sei sicura?”, chiese lo scrittore, continuando a tenerla stretta a sé. Richard non l'avrebbe mai costretta a fare le cose troppo di fretta se lei non avesse voluto, ma era anche chiaro dal modo in cui attendeva la sua risposta, che sperava tanto che non andasse via... E Kate l'aveva capito... La detective ci pensò su per qualche secondo, “... Magari posso rimanere un altro po'...”, rispose alla fine, “... Il tempo di un altro bacio...”, afferrò il colletto della camicia e lo attirò a sé... Le loro labbra rimasero incollate le une alle altre per interminabili attimi, poi lo scrittore cominciò a scendere lungo il collo e la detective sentì un brivido attraversarle la schiena quando le sue labbra le sfiorarono la pelle... Chiuse gli occhi, portando leggermente la testa all'indietro... Ricordi: quella sera a casa di Williamson, Richard aveva fatto esattamente la stessa cosa e la reazione di Kate era stata identica... Stavolta però, non aveva bisogno di negare il piacere che stava provando... L'uomo risalì al viso e posò le labbra schiuse su quelle di lei, mentre con il braccio le cingeva la vita, attirandola a sé con desiderio. Beckett sentiva il cuore a mille, la mente annebbiata... Infilò una mano tra i capelli di Castle, mentre lasciava che l'altra poggiasse dolcemente sul suo petto...

Dopo qualche secondo i loro volti si separarono... Richard fissò i suoi occhi azzurri in quelli di Kate per qualche interminabile istante... Stava per chiederle se era ancora dell'idea di andare via, quando la vide abbassare lo sguardo verso il suo petto; fece lo stesso anche lui e si rese conto che la donna stava indugiando con la mano sul bottone della sua camicia... I due si guardarono per qualche secondo, poi Kate riportò di nuovo il suo viso a poca distanza da quello di Rick... Le loro labbra si sfiorarono, rimanendo sospese in quel modo per poco meno di un istante... Alla fine la detective riprese a baciarlo con trasporto, mentre lentamente cominciava a sbottonargli la camicia.








Angolo dell'autore:

Spero che questa prima parte sia stata di vostro gradimento!

Mi raccomando, recensite! Anche solo poche righe -positive o negative che siano- basteranno!:)

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Capitolo 12
*** Close to you - Parte 2 ***


Salve a tutti! Dopo mesi eccomi qui con il capitolo finale! So di avervi fatto aspettare tanto, ma tra impegni universitari e blocchi dello scrittore mi ci è voluto parecchio tempo per terminare, anche perchè questo capitolo è venuto fuori più lungo degli altri. Spero tanto che non vi annoi e soprattutto che sia di vostro gradimento! Vi ringrazio tantissimo per aver seguito la mia storia e per aver recensito, ma soprattutto vi ringrazio per la pazienza con la quale avete atteso gli ultimi capitoli! Siete stati straordinari!:) Grazie ancora!<3

P.S.: Non la inserisco “ufficialmente” ma se vi va per l'ultima scena potete ascoltare in sottofondo questa canzone [The Boyce Avenue – Find me]







“Papà!!!”

“Alexis?!?”

“... Kate?!?!?!”, Alexis aveva deciso che la scena che le si era presentata davanti agli occhi, dopo aver aperto la porta di casa, non sarebbe stata dimenticata troppo facilmente. Non tanto perchè avesse beccato il padre mezzo svestito mentre era in atteggiamento intimo con una donna, quanto per il fatto che la donna in questione fosse la detective Beckett.

“Io... Ehm... ”, il viso della ragazzina era diventato più rosso dei suoi capelli, “... Mi sono appena ricordata che devo andare da Ginny...”, e così dicendo Alexis si avviò in tutta fretta verso la porta; Richard aprì bocca per chiamarla, ma non fece in tempo ad emettere alcun suono, che la figlia si era già dileguata.

La casa fu pervasa dal silenzio più totale per alcuni secondi, poi Kate si alzò: “Beh, credo sia meglio andare...”, disse mentre dava una sistemata alla camicetta.

A quelle parole, Richard si alzò con una chiara espressione di delusione sul volto: “N-no! Perché vai via? Alexis era solo imbarazzata, vedrai che quando torna a casa...”

“... Si sentirà ancora più in imbarazzo se mi trova ancora qui!”, rispose la detective, interrompendolo, “ Non voglio essere troppo invadente nel vostro rapporto. Passi già troppo tempo a starmi dietro al distretto, e adesso ha anche scoperto, nella maniera più imbarazzante possibile, che occuperai parte del tuo tempo libero con me. Siamo state buone amiche fino ad ora e non voglio che le cose vadano male proprio adesso”.

Lo scrittore le cinse la vita con il braccio e la attirò a se, guardandola dritta negli occhi: “Quanto sei sexy quando fai questi discorsi così profondi... Mi fa venire in mente qualche giochetto tra paziente e psicologa”, disse alzando le sopracciglia con fare malizioso.

Kate non riuscì a trattenere un sorriso: “ Che scemo!”, esclamò mentre lo allontanava dandogli uno leggero schiaffo sulla guancia.

“Ahi!!!” esclamò Richard, posando la mano sulla guancia-secondo lui-dolorante.

“Ma dai, era sì e no un buffetto!”, rispose la detective sbuffando, “Sei proprio un bambino lo sai?”

“Sì”, ribatté lui imitando una voce infantile, “E il piccolo Ricky vuole un bacino sulla bua, così può guarire”.

Kate era in parte irritata da quell'atteggiamento: era riuscito a passare da un argomento serio come quello di cui avevano parlato fino a pochi secondi fa a una scenetta così!

Prese la giacca e si avviò verso la porta: “Allora ci vediamo domattina”.

“Ma... Te ne vai così??”, chiese lo scrittore con espressione delusa.

Kate si fermò: “Ah sì, hai ragione. Ho dimenticato...”, rispose tornando indietro verso di lui, “... questo...”, una volta faccia a faccia, gli posò una mano dietro il collo e lo guardò con i suoi magnifici occhi verdi... Richard era quasi stordito: quegli occhi sembravano dire tante cose, tanti desideri inespressi... E questo lo confondeva: fino a due secondi prima voleva andarsene in tutta fretta... Mentre vedeva le sue labbra avvicinarsi, cominciò a sentire il suo profumo diventare sempre più forte... Gli occhi di Kate si concentrarono per qualche secondo sulle labbra di Castle, poi sorrise, compiaciuta... Lo scrittore stava già assaporando il momento in cui le loro labbra si sarebbero incontrate, quando sentì i capelli di lei solleticargli il naso... Le labbra della donna si posarono leggere sulla sua guancia, vi rimasero per un paio di secondi... Poi la detective si allontanò.

“Questo era per la bua... Piccolo Ricky”.






“Salve, detective Kate Beckett. Ho un appuntamento col signor Latimer”, si presentò la detective mostrando il distintivo alla segretaria dietro la scrivania.

La ragazza passò lo sguardo da Kate a Richard e strinse gli occhi, come per cercare di metterlo a fuoco poi, come se si fosse accesa una lampadina, il suo voltò si aprì in un'espressione di piacevole sorpresa ed esclamò: “Ma lei è... è Richard Castle!”

La detective alzò gli occhi al cielo e si trattene appena dallo sbuffare sonoramente, mentre sentiva lo scrittore pavoneggiarsi con la ragazza.

“Sì, sono io”, rispose Castle tutto tronfio, mentre la segretaria afferrava carta e penna con mani tremanti.

“P-potrebbe... Ecco... Un autografo... Sa, sono una sua grande fan!”, esclamò lei con una odiosa vocetta stridula.

“Ma certo!”

Kate avrebbe sopportato di tutto, fin quando quell'oca non l'avesse additata come...

“E lei è Nikki Heat! Giusto?”. Appunto.

La detective mostrò un sorriso forzato: “Ehm... No, sono la detective Beckett”, rispose irritata, ma cercò di non darlo a vedere, “Mi spiace interrompervi ma dovr-”, Kate si interruppe: era una sua impressione o quella sgualdrina stava deliberatamente mostrando il davanzale a Richard?! Sicuramente c'era qualcosa di interessante da vedere, data l'espressione imbambolata di lui! Kate sentì forte la tentazione di prendere quella ragazza e rimetterla al suo posto... Magari con una bella tirata di capelli, se fosse stato necessario.

<< Kate, calmati! Respira! >>, ordinò a sé stessa. Senza farsi vedere, usando il tacco pestò il piede a Richard.

“Ahi, ma che diavolo...???”

“Mi dispiace interrompervi, ma vorrei parlare col suo capo... Adesso”, disse Kate parlando sopra la voce dello scrittore, e rivolgendo alla segretaria il sorriso più falso di cui era capace.

La ragazza si alzò: “Oh sì, ha proprio ragione, mi scusi tanto. Prego, seguitemi”, replicò facendo loro strada verso l'ufficio del capo.

Kate sentiva lo sguardo di Richard addosso; si voltò e gli lanciò un'occhiataccia che avrebbe mandato in fiamme persino il diavolo.

Lo scrittore rimase un po' intimorito dallo sguardo, ma mormorò lo stesso: “Si può sapere cos'hai? Perché mi hai pestato il piede?!? Fa male!!!”, si lamentò.

“Perché ti ho pest-”, la detective si zittì: erano arrivati davanti alla porta dello studio, “Ne parliamo dopo, Castle”.






Kate entrò di corsa nel Dodicesimo e si fermò davanti alla lavagna, piazzandoci sopra una fotografia: ritraeva un gruppo di ragazze e ragazzi vestiti tutti allo stesso modo.

Richard la raggiunse e si sedette al suo posto, vicino alla scrivania della detective.

“Cos'è quella foto?”, chiese Esposito, avvicinandosi per guardarla meglio.

“Siamo andati sul luogo di lavoro di Cheryl...”, replicò Kate, “... e non ne avevamo cavato un ragno dal buco...”

“... Fin quando la mia vista di falco non ha notato questa fotografia nel corridoio appena fuori l'ufficio del suo capo”

“Sì, la tua vista di falco aveva notato anche qualcos'altro...”, mormorò Kate a denti stretti.

“Come scusa?”, chiese Richard scrutandola con sguardo indagatore.

Kate sentì il calore salirle alle guance: come aveva fatto a sentirla?!

“N-niente, stavo semplicemente dicendo...”, cercò di replicare ,ma lo scrittore continuava a fissarla con uno strano sorrisetto stampato in faccia; lei gli lanciò un'occhiataccia, ma lui non mollava. Nel frattempo era arrivato anche Ryan, ed Esposito gli stava mostrando la scenetta in atto tra i due: Beckett usando solo il labiale chiese a Castle che cosa avesse da sorridere a quel modo, ma lui non rispose.

Kate si accorse che i due colleghi li osservavano alquanto divertiti, così decise di ignorare lo scrittore e ritornare al caso: “Dicevo... Castle ha visto questa foto e abbiamo notato che le ragazze e i ragazzi vestono tutti allo stesso modo, in pratica indossavano una sorta di divisa...”

“ … E le ragazze hanno al collo dei foulard color nero e rosso pompeiano”, continuò Rick.

“State dicendo che la vittima potrebbe essere stata strangolata con uno di quei foulard?”, domandò Ryan.

“Esatto”, rispose Kate, “Ognuna delle ragazze teneva il proprio nell'armadietto. Li abbiamo perquisiti e l'unico a mancare è quello di Cheryl”.

Ma Esposito continuava a non capire:“Come facciamo a sapere chi è l'assassino se l'arma del delitto è scomparsa?”

La detective aprì bocca per rispondere, ma Richard la anticipò: “Beh, ma mi sembra ovv-”, lo scrittore si fermò quando vide la detective lanciargli l'ennesima occhiataccia, ma ricambiò con un sorriso da angioletto e un battito di ciglia, come se lei gli avesse mandato un bacio; Kate alzò gli occhi al cielo: << Vi prego, qualcuno mi dica perchè frequento quest'uomo!!! >>, decise che era meglio continuare con la strategia dell'indifferenza, “ In realtà abbiamo un sospettato... Si tratta della migliore amica della vittima, Elizabeth. E' da quando è morta Cheryl che non si presenta al lavoro. Contattatela e ditele di presentarsi tra un'ora.”

I due poliziotti annuirono e si allontanarono, mentre Kate afferrava la giacca e si dirigeva verso l'ascensore.

Richard la guardò contrariato, si alzò dalla sedia e la seguì:“Per me è tutto molto chiaro”, disse, “L'assassino è sicuramente la sua migliore amica! Voglio dire, Cheryl e lei scompare! E come dici sempre tu, non esistono cose come le coincidenze”.

“Hai ragione, io non credo nelle coincidenze, ma se non ho prove concrete non posso arrestare la gente basandomi su mere supposizioni! Ci segui da tre anni ormai, dovresti saperlo!”, gli rispose, in attesa che le porte dell'ascensore si aprissero.

“Posso chiederti una cosa?”, disse la detective, dopo qualche secondo di silenzio. Richard annuì, “Si può sapere cosa avevi da ridere prima?”

“Oh, niente...”, rispose lui evasivo.

Rick la osservò in silenzio per qualche secondo. Kate sapeva che stava morendo dalla curiosità di sapere dove stesse andando.

“Dove stai andando?”, le chiese alla fine.

La detective a stento riuscì a trattenere un sorrisetto compiaciuto: “Ho un appuntamento”. Le porte si aprirono ed entrarono entrambi, poi si richiusero davanti a loro.

Lo scrittore sembrava essere stato colto da una paresi e la detective non poté fare a meno di tranquillizzarlo:“ Rilassati, vado a pranzo con tua figlia”, rispose divertita. Le porte si aprirono di nuovo e Kate stava per uscire, ma si sentì trattenere; si voltò e vide che Richard le stava stringendo la mano. Alzò lo sguardo e si fissarono per pochi istanti, occhi negli occhi. Kate sostenne lo sguardo che quegli occhi azzurri le rivolgevano... Gli sorrise dolcemente, si liberò dalla stretta e andò via.





In un bar poco lontano dal Dodicesimo, Alexis sedeva a un tavolino; quando vide Kate avvicinarsi, si alzò.

“Salve Beckett”

“Ciao Alexis”, rispose Kate sorridendo. Riusciva a sentire l'imbarazzo che provava la figlia di Richard e a dirla tutta, un po' ne provava anche lei. Decise di non indugiare oltre e ruppe subito il ghiaccio, “Senti, so che questa è una situazione un po'...”

“... Imbarazzante?”, continuò la ragazzina.

La detective mostrò un mezzo sorriso: “... Già.”

“Già”.

“Mi dispiace per quello che è successo ieri sera. Non dovevi scoprirlo in quel modo, per questo volevo scusarmi con te per avertelo tenuto nascosto. E' stata colpa mia, io ho chiesto a tuo padre di aspettare un po' prima di dirtelo, altrimenti sono sicura che l'avrebbe fatto subito. E' che accaduto tutto così in fretta...”

“Sì, in effetti è stato un po'... Scioccante.”, la interruppe Alexis, “ Ma sappi che non ce l'ho con te, né tanto meno con papà. Insomma... Credo di aver capito prima di voi che il vostro non era più solo un rapporto di lavoro, e poi tu mi piaci...”.

Kate vide la ragazza abbassare la testa, lasciando la frase in sospeso: “Ma...?”, Alexis alzò lo sguardo, “Non preoccuparti, ti ho chiesto di pranzare con me per poter passare un po' di tempo insieme e chiarire questa faccenda.”

“Ma...”, Alexis esitò, “ Ecco, io...”

La detective capì che aveva bisogno di un po' di incoraggiamento: “Ma ora che ci frequentiamo, hai paura che tuo padre passi troppo tempo con me e il vostro rapporto non sia più lo stesso”.

Beckett osservò la figlia di Richard alzare di scatto lo sguardo verso di lei, guardarla con sorpresa mista a senso di colpa, poi parlò: “Sì...”

“Lo immaginavo, e ti capisco! Per questo siamo qui: voglio che tu sappia che ne ho già parlato con tuo padre dopo... Beh, dopo quello che è successo”, replicò sorridendo un po' imbarazzata, “Voglio che non trascuri il vostro rapporto, tu sei sua figlia e hai la precedenza su tutto. E poi non voglio che la nostra amicizia si rovini proprio ora. Per non parlare della mia salute mentale: frequentarlo troppo potrebbe farmi venire voglia di ucciderlo... Ma questo non glielo diciamo!”, esclamò Kate facendo l'occhiolino all'indirizzo di Alexis.

“In effetti hai ragione.”, replicò la ragazza divertita, “Vuol dire che dovrò darti delle lezioni! Sai, io sono specializzata in Gestione di Richard Castle!”. Risero.

“Allora... Tutto okay?”, domandò la detective.

“Certo”, rispose Alexis sorridendo.

“Bene!”, replicò Kate raggiante, “Allora possiamo ordinare”.







Dopo aver pranzato con Alexis, Kate ritornò al distretto, per farsi aggiornare sulla situazione. Entrò e si diresse subito verso Ryan ed Esposito, seduti alla scrivania del poliziotto dagli occhi azzurri: “Allora, E' arrivata la ragazza?”, chiese.

“No, ma sarà qui tra poco”, rispose Ryan.

La detective rimase in silenzio per qualche secondo, poi cominciò a guardarsi intorno: “Dov'è Castle?”, chiese.

“Ah, già. E' lì dentro”, rispose indicando la stanza dove tenevano la macchina del caffè.

Kate la osservò: di solito la porta era aperta e le piccole veneziane anche. Richard aveva chiuso tutto. La detective si rivolse ai due colleghi con sguardo interrogativo.

Ryan ed Esposito fecero spallucce, come a dire: “Non chiederlo a noi!”, poi Ryan disse: “Ha ricevuto una telefonata poco fa e si è allontanato. Poi è entrato là dentro e ha categoricamente vietato a tutti di entrare”.

“E ci ha espressamente chiesto di dirti che voleva parlare con te, appena saresti arrivata”, aggiunse Esposito.

Kate si voltò di nuovo verso la stanza chiusa, con aria perplessa: “Va bene... Vado a vedere che cosa vuole...”

Mentre la detective si allontanava, Esposito si rivolse al collega sorridendo maliziosamente: “Sono proprio curioso di sapere che cosa ha in mente!”





Kate entrò nella stanza; era un po' buia rispetto al solito, ma era riuscita a vedere Richard vicino alla macchina del caffè. Si voltò per chiudere la porta.

Nel momento in cui stava per voltarsi di nuovo verso lo scrittore e chiedergli il perchè di quell'atteggiamento, sentì le labbra di Castle sulle sue, il suo respiro sul viso, una mano tra i capelli e l'altra dietro la schiena. La detective, colta di sorpresa, stava per perdere l'equilibrio, così afferrò la camicia di Richard... Lo scrittore non poté fare altro che seguirla mentre la donna andava a sbattere contro il tavolino dietro di lei. Alcuni bicchieri poggiati lì sopra caddero a terra e il tavolino sbatté contro la parete. Richard sorrise, tenendo il viso a pochi millimetri da quello di lei... Si persero entrambi l'uno negli occhi dell'altra... Kate si sentiva un po' confusa: era accaduto tutto così velocemente...Nonostante tutto, per qualche strano motivo non stava impedendo a Richard di baciarla... Strinse ancora di più la presa sulla camicia e lo attirò a sé... Tutto intorno a loro era come scomparso, le uniche cose che i suoi sensi riuscivano a percepire erano i loro respiri, la mano di Richard che le accarezzava la schiena e l'altra che dai capelli si spostava al suo viso... La donna sentì la tensione andare via e il pugno che teneva stretto il colletto della camicia dello scrittore si aprì, scendendo con il palmo sul suo petto... Kate sentì il battito di Richard rallentare gradualmente... Dopo quell'attimo di passione i due si stavano godendo un dolce bacio nel silenzio della stanza del distretto...

<< Il distretto! >>, la detective aprì gli occhi in preda al panico e si allontanò dallo scrittore.

Osservò la stanza ed era vuota, a parte loro. Trasse un sospiro di sollievo, poi lanciò un'occhiataccia a Richard: “Cos'è che non ti è chiaro di 'Non provare a toccarmi quando siamo al distretto' ?!”, disse ancora con il fiato un po' corto per il bacio.

“Non mi pare che tu abbia opposto tanta resistenza...”, replicò lui adoperando la sua solita espressione: sopracciglio alzato e sorrisetto malizioso.

Kate avrebbe tanto voluto sparargli... E saltargli addosso.

“N-non è questo il punto!”, esclamò, “Mi hanno detto che hai ricevuto una telefonata... E' successo qualcosa?”, chiese cercando di cambiare argomento.

“Sì, ed è per questo che ti ho fatta venire qui”, disse avvicinandosi di nuovo a lei, “Mi ha chiamato Alexis e mi ha parlato del vostro incontro a pranzo... Mi ha detto che sei stata fantastica, che avete chiarito e che vi siete divertite molto... E che sono molto fortunato ad aver incontrato una donna come te...”, le si avvicinò ancora e le mise i capelli dietro l'orecchio, “...Ma questo lo sapevo già”, disse quasi in un sussurro.

Kate sentì un tuffo al cuore quando sentì quelle parole... Fissò quegli occhi azzurri... Non le piaceva quando Richard la guardava così: era come se in qualche modo fosse capace di farle perdere il controllo... Beh, in realtà non le dispiaceva poi così tanto; vi si perse dentro per qualche frazione di secondo, poi si riprese e domandò: “E il motivo per cui mi sei saltato addosso?”

“Hai ragione, chiedo venia. In realtà volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto con Alexis, darti un bacino...”, rispose con aria innocente, “Ma ci siamo fatti prendere un po' la mano a quanto pare...”, disse sorridendo mentre guardava i bicchieri caduti a terra; li raccolse, poi li rimise al loro posto.

“Ah, volevo chiederti un'altra cosa...”

“Cosa?”

“Vuoi venire a cena con me stasera?”, le chiese, “Ho chiesto già il permesso ad Alexis”, aggiunse con espressione da cucciolo.

Kate esitò, poi rispose: “Va bene... Vieni sotto casa mia alle 20”. Sorrise.

Richard era abbastanza vicino da poter sentire il profumo di ciliegia che lo aveva avvolto durante quel bacio mozzafiato... Quel sorriso era una delle cose che più lo faceva impazzire... Si avvicinò ancora un po', le mise la mano sotto il mento e le alzò delicatamente il viso: “Continuo a chiedermi come ho fatto a vivere tutti questi anni senza di te”, portò le sue labbra su quelle di Kate e la baciò.

Quando si staccarono la detective si sistemò la camicia e si rivolse allo scrittore: “Sarà meglio uscire di qui... Aspetta, hai un po' di lucido sulla bocca...”.

I due uscirono dalla stanza con circospezione, ma ad attenderli alla scrivania di Ryan c'erano già i due poliziotti.

“Abbiamo sentito del rumore mentre eravate lì dentro... E' successo qualcosa?”, chiese Esposito. Il tono non era per niente preoccupato, ma alquanto malizioso.

“Niente!”, si affrettò a rispondere Kate, “E'... Elizabeth è arrivata?”, chiese per cambiare discorso.

“Sì, è nella stanza interrogatori da quasi 10 minuti ma... Non volevamo disturbare...”, rispose Ryan.

Alla detective stava cominciando a dare sui nervi l'atteggiamento dei suoi colleghi, ma sapeva che la colpa era stata loro, per non essere stati abbastanza discreti, così si avviò in silenzio verso la sala interrogatori evidentemente irrigidita e a disagio. Richard stava per raggiungerla quando fu bloccato da Esposito: “Hey, amico... Hai messo il rossetto?”

Ryan stentava a trattenere le risate. Lo scrittore, impassibile, rispose: “Ho messo del burro cacao... Sai... Per le labbra screpolate...”, e in tutta fretta raggiunse Kate.

I due poliziotti lo guardarono andare via, poi Esposito esclamò sorridendo: “Quei due stanno insieme”

“Sicuro”, rispose il collega annuendo.







Quando Castle entrò nella stanza interrogatori, Kate aveva appena finito di presentarsi alla ragazza di fronte a lei. Chiuse la porta e la osservò mentre si avviava alla sua sedia: era una giovane donna sui 25 anni, capelli e occhi neri; passò più volte lo sguardo da Kate a Richard. Era evidentemente spaventata, ma non sembrava mostrare alcun senso di colpa... Qualcosa gli diceva che si era sbagliato: quella donna non c'entrava niente con l'omicidio di Cheryl.

“Allora, il suo nome è Elizabeth Daves”, cominciò la detective, “Lavorava con Cheryl... E ci hanno detto che eravate molto intime...”

Non appena la ragazza sentì nominare il nome dell'amica assassinata, si abbandonò alle lacrime: “S-sì...”, disse con la voce rotta dal pianto, “I-io ero la sua... La sua migliore amica...”.

Kate la osservò per qualche attimo prima di proseguire con le domande: la ragazza mostrava grande sofferenza... Qualcosa le diceva che non era colpevole ma essendo un poliziotto sapeva che andava verificata ogni possibile pista...

“Stamattina siamo andati a controllare il luogo in cui lavori... E ci hanno detto che da quando è morta Cheryl non vai a lavorare... Come mai?”, chiese la detective.

“Io... Io... Non me la sentivo di tornare al lavoro dopo quello che è accaduto a...”, Elizabeth non riuscì a completare la frase e continuò a piangere in silenzio.

“Capisco... Senti, Elizabeth... Sai qualcosa che potrebbe essere utile alle indagini? Qualsiasi cosa”

“S-sì... In effetti c'è... Qualcosa c-che dovreste sapere...”

Lo scrittore e la detective incrociarono i loro sguardi, poi si voltarono entrambi verso la giovane con interesse.

“Di cosa si tratta?”, domandò Kate.

“Poche ore prima che...”, Elizabeth si fece forza e andò avanti, “Che Cheryl venisse uccisa, so che aveva un appuntamento con il nostro capo, il signor Latimer”, Kate si accorse del disgusto con cui la ragazza pronunciò quel nome.

“Questo non ce l'ha detto”, constatò Richard, rivolgendosi alla detective, che annuì.

“E il motivo?”, domandò Beckett.

“Non lo so, ma all'inizio Cheryl non voleva presentarsi... Quel viscido da un po' di tempo le faceva delle avances e continuava a favorirla sul lavoro... Gli altri ormai non facevano che parlare male di Cheryl...”, affermò con rabbia, “Alla fine però aveva deciso di andare: temeva di perdere il posto se non l'avesse fatto...”

“Sai dove dovevano incontrarsi?”, domandò Richard.

Elizabeth fece segno di no con la testa: “Mi dispiace... Ora che ci penso però potreste chiedere alla segretaria del signor Latimer!”

“L-la segretaria?”, chiese Kate, lasciandosi sfuggire un'espressione riluttante: ripensò a quella donna, che aveva mostrato a Richard il contenuto della sua scollatura senza tanti complimenti. Il solo pensiero di doverla rivedere le faceva venire l'orticaria, “Controlleremo”, rispose ritornando alla realtà, “Grazie per la collaborazione”.

Mentre la ragazza si allontanava, Kate si accorse che Richard la stava fissando: si voltò verso di lui e lo vide rivolgerle un sorriso maliziosamente compiaciuto.

“Che c'è?”, chiese cercando di nascondere l'irritazione.

Lo scrittore fece spallucce: “Niente”.







Kate vide la segretaria sedersi in una delle poltrone del suo ufficio: indossava un top succinto e una minigonna quasi inesistente. Richard si era allontanato per andare in bagno qualche minuto prima. Voleva approfittare della sua momentanea assenza per entrare senza di lui, ma nell'attimo in cui poggiò la mano sulla maniglia della porta, lo scrittore le si presentò affianco.

“Allora, andiamo a parlare con la segretaria?”, chiese tutto sorridente.

Kate si voltò a guardarlo e quando vide quel sorriso, le venne voglia di prendere a cazzotti quella faccia tosta che si ritrovava davanti. << Ma per quale motivo dovresti farlo? Non sarai mica gelosa? >>, le chiese una vocina impertinente nella sua mente. Scrollò leggermente la testa come a scacciare quella domanda e si rivolse allo scrittore: “Senti, non è necessario che tu venga stavolta. Devo solo controllare il libretto degli appuntamenti e farle un paio di domande”.

Rick annuì, ma il modo in cui lo faceva a Kate sapeva tanto di presa in giro: “Non è che nascondi qualche altro motivo per il quale non vuoi che io entri lì dentro?”

Kate spalancò gli occhi, colta alla sprovvista da quella domanda: << Kate, non sei gelosa, NON sei gelosa!!!.... E anche se lo fossi... Non dargli la soddisfazione di saperlo! >>

“Volevo solo risparmiarti qualcosa di noioso... Se vuoi esserci anche tu, fai pure!”, disse alla fine, ostentando indifferenza.

Mentre entravano, Richard la stava osservando a sua insaputa con un sorriso divertito, ma con occhi adoranti.





Kate si trovava davanti alla lavagna a scrivere qualcosa sotto la linea temporale, poco prima dell'ora della morte della vittima: “Allora, a quanto pare abbiamo un sospettato, visto che la... Segretaria...”, disse riluttante ricordando gli spiacevoli minuti passati a sopportare quella donna mentre faceva la gatta morta col suo uomo... Di nuovo, “... Aveva sul libretto l'appuntamento di Cheryl col capo poco prima della sua morte... Grazie”, disse rivolta a Richard quando le porse il caffè fumante.

La detective stava iniziando a bere, ma proprio mentre le labbra stavano per sfiorare la tazza, si fermò lasciando il braccio sospeso e si voltò verso lo scrittore: “Cosa c'è?”, chiese irritata: Richard aveva di nuovo quel sorrisetto compiaciuto stampato in faccia.

“Tu sei gelosa”, affermò tranquillamente l'uomo fissandola con espressione maliziosa.

Kate sbarrò gli occhi, la mascella quasi toccava terra. La detective, però, si riprese quasi subito: “Non capisco a cosa ti riferisci...”, disse cercando di mostrare indifferenza.

“Non fare la finta tonta... Credi che non sappia il motivo per cui non volevi che fossi presente mentre parlavi con la segretaria? Certo, all'ufficio di Latimer non l'avevo ancora capito ma quando Elizabeth ha nominato la segretaria la tua faccia era... Avresti dovuto vederti!”, Richard vide le guance della donna andare in fiamme e il suo sorriso strafottente si allargò ancora di più.


Nello stesso istante, Esposito li osservava dalla stanza della pausa caffè: “Hey, vieni a vedere...”, disse divertito a Ryan, che era appena entrato.

Il poliziotto si avvicinò al collega e vide l'espressione di Beckett: “Cavolo, cosa le avrà detto Castle per farle andare a fuoco la faccia??”

“Sshhh! Non muoverti troppo, non vorrei che Beckett si accorgesse che li stiamo guardando...”


Kate tentò di rispondere per le rime ma lo scrittore non le diede tempo di aprire bocca: “ Non devi sentirti imbarazzata, tesoro. Mi piaci un sacco quando diventi gelosa...”, le mise gli occhi addosso e il suo sguardo aveva qualcosa di ben poco innocente, “... Diventi ancora più sexy... Non sai cosa ti farei in questo momento se solo fossimo da soli...”

La detective lo osservò impassibile per qualche secondo, poi sorrise: “Beh... Tu non sai cosa avrei voglia di farti io...”, disse ricambiando lo sguardo, “Sto morendo dalla voglia di fare una cosa e... Credo che la farò proprio adesso...”, mormorò in maniera seducente mentre si avvicinava allo scrittore.


Esposito diede una gomitata a Ryan senza togliere gli occhi dalla scena che si svolgeva davanti alla lavagna: “Che sta facendo Beckett?... Oh, non dirmi che...”, i due si guardarono sorpresi, “Davanti a tutto il distretto?!”


Ignaro degli agenti alle sue spalle che li spiavano, Richard fissava Kate piacevolmente sorpreso... Non sapeva cosa avesse in mente di fare, ma vederla avvicinarsi in quel modo, sentirla parlare così come se non gliene importasse niente del fatto che si trovassero nel distretto gli aveva fatto perdere la testa... Vide il viso di Kate avvicinarsi al suo... Già pregustava nella sua mente un bacio appassionato davanti a quella lavagna dove avevano passato tanto tempo tra ipotesi, prove, momenti d'intesa e di attrazione... Immaginava tutto il distretto fissarli prima stupiti con le mascelle a terra e poi applaudirli mentre trionfanti urlavano : “Finalmente!”, “Che bella coppia!”, “Castle, vecchio volpone!”...


“Lo sta facendo davvero!!!”, Ryan stava quasi urlando... Lui e il collega con gli occhi spalancati osservavano la detective invadere lo spazio personale dello scrittore in maniera decisamente pericolosa...


Kate allungò la mano verso il viso di Richard, che le sorrise... Lei ricambiò ... E tirò l'orecchio di Castle talmente forte che il povero scrittore non poté fare a meno di cacciare un urlo.

Kate sorrise soddisfatta: “Mi spiace, tesoro. Te lo sei meritato”, poi alzò la testa verso la stanza della pausa caffè, inchiodando Ryan ed Esposito con uno sguardo di rimprovero.

“Accidenti!”, esclamarono i due agenti in coro.







Richard e Kate stavano raggiungendo l'obitorio.

La detective camminava a passo talmente spedito che lo scrittore quasi non riusciva a starle dietro.

“Hey, sei arrabbiata con me perchè ho detto che sei gelosa?”, chiese Rick quando riuscì a raggiungerla.

“Io non sono gelosa!”

“Allora perchè sei arrabbiata?”

“Io non sono arrabbiata!”, davvero non lo era, ma le piaceva fargli credere il contrario.

“Allora perchè sei così silenziosa da quando abbiamo lasciato il distretto?”

“Forse perchè tu non la smetti di parlare??”

“Colpito”, ammise lo scrittore e decise che era meglio stare zitto.

Kate si voltò per non lasciargli vedere il sorrisetto divertito che le increspava le labbra ed aprì la porta dell'obitorio.

“Ciao Lanie”

“Kate. Oh, vedo che hai portato Castle”. Sorriso malizioso.

La detective le lanciò un'occhiataccia: “Allora, qual è la svolta di cui parlavi al telefono?”

“Beh... Ieri sera, prima di andare via, ho pensato di controllare se per caso l'assassino avesse lasciato delle impronte almeno parziali sul collo, visto che siamo senza arma del delitto...”

“Oh, non dirmi che l'hai trovata?”, domandò Richard entusiasta.

“E vi dirò di più”, attese qualche secondo per dare suspence, “Abbiamo un riscontro!”

La detective e lo scrittore si guardarono speranzosi.

“Ottimo lavoro Lanie!”, esclamò Kate sorridendo, “Di chi si tratta?”

“Un certo...”, si avvicinò al pc, “Donald Latimer”

Kate era al settimo cielo: “Lanie, tu sei un genio! Andiamo sub-”, la detective si interruppe: il cellulare di Richard aveva preso a squillare.

“Scusate... Pronto? Ciao muffin alle carote!”, esclamò lo scrittore sorridendo.

Lanie si rivolse a Kate con aria perplessa: “Muffin alle carote??”

“Alexis”, rispose la detective, e la sua faccia sembrava dire: “Non farci caso: è Castle!”

Mentre Richard parlava al telefono, il medico legale prese da parte la detective: “Allora? L'avete fatto?”, bisbigliò Lanie.

“Fatto cosa?”, chiese Kate confusa.

“Dimmi un po', devo farti un disegnino per caso?! L'avete fatto o no??”

“Fatto cosa?”, Richard aveva terminato la telefonata.

“Voleva sapere se avevamo già preso un campione di DNA del sospettato, ma... No, dobbiamo ancora procurarcelo. Anzi stiamo andando proprio ora! Grazie mille per l'informazione dottoressa Parish”, Lanie lanciò alla detective un'occhiataccia come a dire: “Prima o poi mi dirai tutto”, che Kate ricambiò con una linguaccia, prima di uscire dall'obitorio.






Era ormai sera; Kate e Richard entrarono nella stanza interrogatori: lì ad aspettarla c'era il signor Latimer, all'apparenza un uomo qualunque... A quanto pareva, però, nascondeva parecchi segreti dietro quel volto da uomo medio americano.

La detective cerco di arrivare dritta al punto, per spingerlo a confessare prima che potesse arrivare il suo avvocato. In caso contrario... Aveva sempre il piano B.

Beckett aprì il file e cominciò a leggere: non era una lista molto lunga, ma sicuramente dava un'idea della persona che sedeva di fronte a lei in quel momento ed era una pista che portava dritta verso la soluzione dell'omicidio di Cheryl Dawn: “Allora, signor Latimer... A quanto pare quando ci siamo visti stamattina ha omesso alcuni dettagli della sua vita che non mi sembrano poi così irrilevanti: è stato denunciato 4 anni fa da sua moglie per violenza domestica e 3 volte negli ultimi due anni per tentata violenza sessuale nei confronti di una sua conoscente, una cameriera e la sua ex fidanzata...”

L'uomo tentava di mostrarsi impassibile ma era chiaramente teso: “Sono errori del passato... Se pensate che abbia ucciso quella ragazza vi sbagliate di grosso!”, esclamò all'improvviso, dopo un attimo di pausa.

“Ci hanno detto che ultimamente prestava a Cheryl... Come posso dire... Un po' troppa attenzione”, insinuò Richard, “Io credo che la ragazza l'abbia rifiutata e lei abbia perso le staffe”

“Si può sapere perchè questo tizio deve stare qui??”, esclamò Latimer rivolgendosi a Kate, “E voi permettete che un pallone gonfiato che si crede un poliziotto si rivolga a me in questo modo!”

Le volte in cui la detective aveva visto lo scrittore con un'espressione così alterata e minacciosa si potevano contare sulla dita di una sola mano... Questa era una di quelle: Castle stava per alzarsi dalla sedia, ma Beckett lo bloccò mettendogli il braccio davanti al petto; Richard la guardò, lei sostenne il suo sguardo, gli fece un cenno con la testa e si rivolse all'indiziato: “Signor Latimer, le assicuro che il signor Castle non le rivolgerà più alcuna domanda, né farà più insinuazioni nei suoi confronti...”, lo scrittore, contrariato, stava per replicare ma la detective continuò: “ So che sta cercando di provocarci, e per quanto mi farebbe un enorme piacere se l'uomo che siede accanto a me le mollasse un cazzotto dritto sul naso, preferisco non darle un pretesto per potersela cavare. Inoltre credo proprio che in questa stanza ci sia eccome un enorme pallone gonfiato, e di certo non è il signor Castle”. Richard non nascose il sorriso appena accennato che gli increspava le labbra: in quel momento si sentiva orgoglioso di avere a fianco a sé una donna come lei, molto più del solito. Ci voleva un bacio di ringraziamento... Si voltò a guardarla con occhi pieni di desiderio, mentre lei continuava a parlare col sospettato: << Richard smettila, se ti becca mentre la fissi così con Ryan ed Esposito dietro il vetro ad osservare... >>, lo scrittore si morse il labbro inferiore e si voltò verso Latimer.

“Allora, vuole rispondere alla domanda?”, Domandò Kate in maniera pressante.

L'uomo afferrò il bicchiere d'acqua sulla scrivania e bevve tutto d'un fiato: “Io non parlo senza il mio avvocato”.

“Va bene”, Richard si voltò a guardarla: la donna sembrava quasi sollevata, “Può andare”.

“Come?”, Latimer era confuso.

“I poliziotti fuori la porta lo accompagneranno a casa. Non lasci la città”.

Appena uscito dalla porta, Kate estrasse una bustina trasparente e vi mise dentro il bicchiere.







Ore 21.00, loft di Richard.

Lo scrittore e la detective avrebbero dovuto incontrarsi alle 20 sotto casa di Kate, ma fino a mezz'ora prima erano rimasti al distretto per l'interrogatorio con Latimer, così avevano rimandato di un'ora l'appuntamento.

Rick era nella sua camera da letto, si stava abbottonando la camicia davanti allo specchio. Era da giorni che aveva in mente di chiederle di uscire, così aveva pianificato il loro primo appuntamento nei minimi dettagli. Avrebbe solo dovuto attendere che Kate accettasse il suo invito, e nel pomeriggio lo aveva ottenuto. Lo specchio riflesse la sua immagine che sorrideva tra sé mentre ripensava al bacio che si erano scambiati al distretto...

“Perché sorridi?”, Alexis era apparsa sulla porta.

“Oh, niente tesoro... Ero sovrappensiero...”

“Pensavi a Kate?”, domandò la figlia sorridendo maliziosa.

“Si nota davvero così tanto?”, chiese senza riuscire a nascondere la propria felicità.

“Papà... Sei cotto, e si vede”, la ragazza si avvicinò all'armadio aperto del padre, “Su, ti aiuto a scegliere la cravatta”.


Quando padre e figlia scesero le scale, Martha si trovava seduta al bancone della cucina, con un bicchiere di vino in mano.

Richard scese l'ultimo gradino e afferrò il cappotto: “Madre io esco. Non mi aspettate in piedi, potrei fare tardi”, disse mentre si avvicinava ad Alexis per stamparle un bacio sulla fronte.

“Divertiti... E salutami Beckett”, replicò la madre.

Richard si voltò di scatto verso Martha con espressione quasi inorridita: “Come...???”, poi si voltò verso la figlia.

“Non è stata colpa mia, mi ha sentita parlare al telefono con te del pranzo con Kate! So che avrei dovuto dirtelo prima, scusami...”

“Non fa niente, non ce l'ho con te”, disse dolcemente alla figlia; poi si voltò verso la madre, “So che tua nonna quando vuole scoprire qualcosa è impossibile da ostacolare”

Martha fece spallucce: “Ti sbagli caro, stavo semplicemente passando davanti alla stanza di Alexis mentre andavo in bagno e mi è capitato di sentire per caso qualcosa che a quanto pare non avrei dovuto sapere”, disse con tono risentito verso il figlio, “Non capisco perchè non me l'hai detto, Richard! Sono tua madre dopo tutto!”

“Madre, tranne Alexis, nessuno sa che io e Kate ci frequentiamo, perchè è stata lei a chiedermi di non dirlo ad anima viva”, replicò lo scrittore.

“Capisco... Comunque sono contenta che finalmente abbiate deciso di mettervi insieme, sappi che hai la mia completa approvazione: quella donna fa al caso tuo. Anche se non capisco cosa l'abbia spinta a mettersi con te”

“Grazie, madre!”, esclamò Richard contrariato.

“Non fraintendermi tesoro, ma sappi che se non vorrai fartela sfuggire dovrai crescere un po'! Lei non è come le donne che hai frequentato fino ad ora”

“Lo so”, rispose lui, e davvero era consapevole di quale persona speciale si fosse innamorato... Sapeva che Kate non era come le altre... Lei era speciale. Prese le chiavi dell'auto, salutò madre e figlia e si chiuse la porta alle spalle.





Appartamento di Kate.

La donna stava fissando in silenzio il suo letto, su di esso vi era una scatola aperta: Richard le aveva regalato un altro vestito; questa volta però niente di vistoso, un semplice vestito nero di seta lungo appena sopra il ginocchio, con spalline sottili. Era decisa a farlo smettere con quelle spese assurde, erano tutte cose stupende ma lei non ne aveva bisogno... Le bastava la sua presenza, sentire il suo buon odore mentre l'abbracciava, riuscire a essere una coppia normale che parla del più e del meno e che guarda la tv insieme, come era accaduto due sere prima proprio sul divano di casa sua.

Prese l'abito tra le mani e iniziò a infilarselo... La seta le scivolava fresca e morbida lungo il corpo... Non poteva nascondere a sé stessa la paura che provava... Si chiedeva se sarebbero mai riusciti a essere una coppia come le altre: lui era uno degli scrittori più famosi degli Stati Uniti e lei era diventata alquanto conosciuta da quando era diventata la sua musa... Per non parlare del gossip di cui lui è stato spesso al centro... Era anche per questi motivi che aveva deciso di non dire niente a nessuno riguardo quello che stava accadendo tra loro due: temeva il momento in cui la cosa sarebbe diventata di dominio pubblico – perchè non aveva dubbi che sarebbe accaduto. Ma soprattutto temeva di soffrire... Continuava a tormentarsi con pensieri del tipo: “E se è solo un fuoco di paglia?”, “E se non funzionasse?”. Sapeva di essersi posta queste domande anche prima e alla fine aveva seguito il cuore, quella parte di sé che le faceva venire le palpitazioni ogni volta che lo vedeva, che le faceva sentire le farfalle allo stomaco ogni volta che sentiva la sua voce, che la faceva impazzire ogni dannata volta che la fissava con quegli occhi color del cielo... Quella parte di sé che le aveva fatto decidere di correre dietro Richard quella mattina e di baciarlo su un marciapiede di New York sotto un insolito sole caldo di fine Ottobre. Allora, trascinata dai sentimenti che provava per lui, aveva corso il rischio che qualche paparazzo li beccasse ma per fortuna non era successo. E per quanto avesse realizzato che non aveva mai provato per nessuno quello che provava nei confronti di quell'uomo, la parte razionale di lei continuava a dirle di stare attenta, di non lasciare il suo cuore così esposto, così vulnerabile... Sperava che funzionasse tra loro, lo voleva davvero... Ma aveva bisogno di tempo per riuscire ad abbattere del tutto quel muro che aveva eretto negli anni e non sapeva se Richard avrebbe voluto fare quel viaggio con lei... Si truccò, diede una sistemata ai capelli e mise le scarpe. Stava per prendere il cappotto quando bussarono alla porta.

Richard apparve davanti alla soglia sorridente; quando vide Kate nell'abito che le aveva regalato rimase senza parole.

“Chiudi quella mascella o ti cadrà a terra!”, esclamò la detective sogghignando.

“Scusa, ma dovresti essere arrestata: è reato essere così perfettamente... Perfetta!”, replicò lui con occhi adoranti.
“Certo che per essere uno scrittore hai un vocabolario molto ampio”, rispose Kate prendendolo in giro.

“E' colpa tua se sono rimasto senza parole”, si giustificò lo scrittore. Poi le sorrise dolcemente, “Dai andiamo. Sto per portarti in un posto speciale”.





Lo scrittore scese dall'auto e passò dal lato passeggero per aprire la portiera alla detective.

“Eccoci arrivati”, disse Richard indicandole una piccola libreria di fronte a loro.

Kate la osservò stranita: conosceva quel posto ma non capiva perchè Rick l'avesse portata lì.

“Lo so, pensavi che ti avrei portata al ristorante ma aspetta di entrare dentro...”, l'uomo la prese per mano portandola davanti alla porta chiusa. Quando entrarono Kate vide qualcosa che davvero non si aspettava: al centro della libreria c'erano due sedie, un piccolo tavolo rotondo apparecchiato, con una piccola candela all'interno di un bicchiere e un carrello con la cena. Il resto dello spazio era illuminato da tre piccole lampade coperte da sottili stoffe colorate, per riempire l'atmosfera di luci soffuse e dare un po' di colore. Le pareti coperte da scaffali pieni di libri.

“Purtroppo non mi hanno permesso di usare altre candele... Sai, per la presenza di tutti questi libri”, esordì Richard rompendo il silenzio, “Qui ho tenuto per la prima volta un incontro con i fan per firmare i libri, quando i miei romanzi avevano iniziato ad avere davvero successo... E qui ho incontrato per la prima volta una persona davvero speciale...”, a quelle parole Kate arrossì, “... Peccato che non ricordi quell'incontro...”

La detective sentì lo stomaco fare le montagne russe... Lei quell'incontro lo ricordava benissimo: alcuni anni prima aveva trovato il tempo per andare nella stessa libreria in cui si trovava adesso, per incontrare Richard Castle e avere l'occasione di farsi autografare il suo nuovo romanzo. Ovviamente sapeva che lui non ricordava quell'incontro, quel pomeriggio c'erano decine e decine di persone. Si chiedeva come fosse venuto a saperlo.

“Come fai a...?”

“Tuo padre... Abbiamo fatto due chiacchiere qualche giorno fa”, rispose Richard sorridendole.

<< Papà?! >>, Kate sbarrò gli occhi: suo padre sapeva? Come l'aveva presa?

“Non preoccuparti, non ho detto niente a tuo padre, gli ho fatto delle domande con la scusa di voler conoscere la mia musa dal punto di vista del papà. E' giusto sia tu a decidere quando parlagliene”

“Grazie”, rispose lei sorridendo. Gli era davvero grata per aver rispettato i suoi tempi... Era un' impressione o il suo scrittore stava crescendo?

“In ogni caso ho pensato 'Visto che non ricordo il nostro primo vero incontro, perchè non passare nello stesso luogo il nostro primo appuntamento per farmi perdonare questa mancanza?' Così mi aiuterai a riviverlo attraverso i tuoi di ricordi... E mi racconterai anche di come sei diventata mia fan e della tua piccola biblioteca comprendente tutti i miei romanzi!”, concluse trionfante.

<< Devo ricordarmi di uccidere papà la prossima volta che ci vediamo! >>, pensò Kate mentre alzava gli occhi al cielo.

“Perché non me l'hai mai detto?”

“Appena ci siamo conosciuti non avrei osato darti questa soddisfazione nemmeno per tutto l'oro del mondo. Il solo pensiero di vederti pavoneggiare per tutto il distretto mi dava l'orticaria... Ma ora non mi dispiacerebbe parlarne...”, ammise sorridendo.

“Allora... Ti piace l'idea? Ho cercato di rendere la libreria il più accogliente possibile... E poi pensavo che avresti preferito un po' più di privacy visto che non siamo ancora usciti allo scoperto...”

La detective si sentì grata nei confronti dello scrittore per la comprensione che le aveva dimostrato con quel piccolo gesto. Il sorriso che le increspava le labbra divenne più ampio: “E' delizioso, davvero... Sei stato molto dolce...”

Richard ricambiò il sorriso mentre fissava i suoi occhi in quelli di lei. Poi si fece serio: “Kate... So che non sono perfetto, che per quanto tu possa amare il lato infantile e superficiale di me, hai bisogno di qualcuno che sappia esserti accanto, di un uomo che sia divertente, ma anche serio e responsabile... Vuoi qualcuno che ti dia la sicurezza e l'amore di cui hai bisogno e io... Voglio solo che tu sappia che quell'uomo sono io, Kate. Devo crescere lo so, e con te so di poterlo fare, sono già cambiato molto durante questi anni passati insieme... Dopo Alexis tu sei la cosa più straordinaria che mi sia mai capitata... Non ho mai provato per nessuno quello che provo per te... Voglio essere con te quando prenderai l'assassino di tua madre, voglio prendermi cura di te, sono pronto a fare qualsiasi cosa per te, perciò... Non importa quanto tempo ci vorrà perchè tu possa aprirti completamente a me, non importa quanto dovremmo tenere nascosta la nostra relazione... Io sono l'uomo di cui hai bisogno, Kate... Lascia che io sia quell'uomo...”

Kate non sapeva cosa rispondere: si sentiva come se Richard avesse ripreso a rompere quel muro che lei stessa aveva eretto tra sé e il mondo esterno, buttandone giù una buona parte e portandosi via i mattoni caduti... Aveva la sensazione di sentirsi più leggera, come se i dubbi che aveva non la assillassero più... Guardava quei sinceri occhi chiari penetrarle dentro fino a toccarle l'anima... Voleva che lui fosse il suo uomo... Non aveva dubbi: voleva urlare al mondo che Richard Castle l'aveva stregata nel corpo e nell'anima, non voleva più ascoltare la parte razionale e timorosa di sé, non poteva più farlo ormai: c'era dentro fino al collo, era innamorata di lui e non voleva lasciarlo andare... Se alla fine avesse sofferto, sapeva che ne sarebbe valsa la pena... Si avvicinò piano allo scrittore e con dolcezza posò le labbra schiuse su quelle di lui mentre gli portava le braccia al collo, poi lo strinse a sé nell'abbraccio più forte di cui fosse capace: petto contro petto, riusciva quasi a sentire il cuore di Richard battere a tempo col suo... Sentì lo scrittore stringerla ancora di più verso il suo corpo, come se avesse paura che potesse svanire da un momento all'altro... Ma la detective era lì e non sarebbe andata da nessuna parte, perché il suo posto era con lui... Mentre chiudeva gli occhi serena, Kate sentiva che dopo anni passati a viaggiare nel mare in tempesta, il suo cuore era approdato in un porto sicuro dove potervi rimanere... Magari per sempre.

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