Anything for Love

di Perfidia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La leggenda di Harry Potter ***
Capitolo 2: *** Buone Nuove ***
Capitolo 3: *** L'uomo divenuto Leggenda e la nuova vita! ***
Capitolo 4: *** Tutti a tavola! ***
Capitolo 5: *** Una brutta scossa ***
Capitolo 6: *** Loschi presagi. ***
Capitolo 7: *** Tante ipotesi... ***
Capitolo 8: *** Un Babbo Natale arrosto! ***
Capitolo 9: *** Botti e botte di Natale. ***
Capitolo 10: *** Una deludente domenica ***
Capitolo 11: *** Maschera ***
Capitolo 12: *** Perdita ***
Capitolo 13: *** Arha... ***
Capitolo 14: *** Subdola.... ***
Capitolo 15: *** Amore ***
Capitolo 16: *** Riflessioni. ***
Capitolo 17: *** Connessioni inspiegabili... ***
Capitolo 18: *** Gringott ***
Capitolo 19: *** il risveglio ***
Capitolo 20: *** Notte movimentata. ***
Capitolo 21: *** Dissapori... ***
Capitolo 22: *** Veleno... ***



Capitolo 1
*** La leggenda di Harry Potter ***


 Anythings for Love

Cap. 1.  " La leggenda di Harry Potter"

C'era una volta, non molto tempo fa a dire il vero, un ragazzo con un grandissimo compito, quello di salvare l'umanità da una grandissima minaccia.
Il tutto a causa di una profezia.

  • Che profezia mamma?- Chiese impaziente una bimbetta di appena quattro anni, con un       musetto da furfante e biondi riccioli che facevano da cornice a profondi occhi verdi.
  • La profezia di un insegnante di HOGWARTS... La professoressa Cooman
  • ohhh...- esclamò la bimbetta adorante,  la sua mamma sapeva sempre tutto.

 
La profezia diceva che quel bambino si sarebbe scontrato con il più crudele mago di tutti i tempi.

  • Chi era mamma?

Voldemort era il suo nome. Secondo la profezia solo uno dei due si sarebbe salvato.

  • Come si chiamava il bambino mamma? – chiese curiosa la piccola Sylvie.
  • Harry amore mio.
  • Harry… come lo zio Harry?
  • Si Sylvie, proprio come lo zio Harry. Posso andare avanti?
  • Si..

Questo Bambino aveva rischiato di essere ucciso dal mago cattivo.. Per questo il preside di Hogwarts, Albus Silente lo consegnò ad una famiglia babbana, dove crebbe fino ai suoi 11 anni. Giorno in cui gli giunse una lettera dalla scuola tramite gufo. Nella lettera c’era l’invito ad entrare a far parte della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

  • Ohhh…

Puoi ben immaginare la sorpresa di Harry, che non conosceva affatto la magia. Venne prelevato dalla casa da Hagrid il guardiano della scuola, il quale lo guidò a Diagon Halley per prepararsi al meglio ad affrontare il suo primo anno scolastico. Prima di portarlo al binario 9 e ¾ il guardiano regalò al fanciullo una bianchissima civetta delle nevi di nome Edvige.  Fu proprio a quel binario che Harry conobbe, quello che sarebbe diventato il suo migliore amico. Suo malgrado sul treno conobbe anche qualcuno che sarebbe diventato suo nemico.

  • Uh… e chi era mamma?

Proprio in quel momento, un uomo alto e biondo entro nella stanza.

  • Che succede qui? M’è sembrato di sentire una vocina che a quest’ora dovrebbe dormire…
  • Papàààà!- urlò la bambina, saltando fuori dalle coperte, con i suoi riccioli biondi ciondolanti e tuffandosi fra le braccia dell’uomo; che l’accolse sollevandola da terra e facendola volteggiare in aria. Una ..due… tre volte.
  • Ancora papà… ancora…
  • E va bene furfantella. – aggiunse poi rassegnato. - tanto vinci sempre tu!

La donna stesa sul letto sorrideva di cuore a quella scena. Dopo tutto il male subito, la vita aveva preso davvero una bella piega.

  • Dai ora piccola furfante, andiamo a letto! – lei ubbidì e si intrufolò sotto le coperte.
  • La mamma mi raccontava una storia. Tu la conosci papà?
  • Si amore, papà la conosce… siamo arrivati al binario 9 e ¾ papà, quello in cui Harry conobbe i suoi amici e i suoi nemici. – disse la donna ammiccando.

Draco storse il naso.

  • Sorvoliamo sui nemici.
  • Ma papà?!- protestò.- diventarono tutti amici poi?
  • Si furfantella! Diventarono tutti amici. – Hermione baciò la sua creatura e si diresse fuori dalla stanza. Raccontare la loro vita alla sua bambina sottoforma di fiaba, era un idea che le balenava in testa da tempo. Dopo la guerra, finiti gli studi, aveva iniziato una carriera di scrittrice per bambini, e Luna Lovegood, divenuta nel frattempo la moglie di Ron, era la sua illustratrice. Fu mentre scendeva le scale, che realizzò di avere nostalgia dei vecchi tempi, così corse in cucina a scrivere due righe per invitare i suoi amici a cena il giorno successivo.

 
“ Domani sera alle 19.00 tutti a cena al Malfoy Manor, nessun rifiuto sarà accettato senza ripercussioni”.  
                                                                                                                                    La vostra Herm!

 
Spedì le lettere via gufo  , mangiò un biscotto al cioccolato e salì al piano di sopra.
Arrivò alla porta della stanza di Sylvie, sbirciò dentro. Draco dormiva beato con la piccola accoccolata come un uccellino sotto l’ala della mamma. Sorrise, stava osservando lo spettacolo più bello e dolce del mondo. Rimase ancora qualche istante, poi entrò anche lei e si stese sul letto, all’altro fianco della bambina.  Sollevò piano le coperte, ma a quel rumore il maritò si svegliò, guardò Hermione e si baciarono. Poi si riaddormentò, lasciando Hermione intenta ad osservare il cielo stellato della cameretta. E fu così che contando le stelle, prese sonno anche lei.

 

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Capitolo 2
*** Buone Nuove ***


Buone Nuove


Un gufo picchiettò alla finestra.

La ragazza dall’aria stralunata e lunghissimi scomposti capelli biondi , aprì distrattamente il vetro lasciando che la lettera che l’uccello portava con se scivolasse in casa.

- Ohhh che meraviglia, grazie gufetto, è la prima lettera della mattina!- e saltellando svagata, come da sua abitudine, fluttuò fino al pianerottolo, dove il suo uomo era alle prese con i lacci delle scarpe. – Amoreee… ti porto liete nuove! – il ragazzo sollevò lo sguardo, si raddrizzò e la strinse a se.

- Dimmi, sono tutto orecchie.

- È una lettera della nostra cara Hermione, anche se non capisco l’utilità, ci incontreremo fra poco a lavoro.

- Beh Luna, se la apri lo sapremo.

- Giusto Ronald, a volte la tua perspicacia mi sorprende. – disse lei con un’aria decisamente sorpresa.

Ron la guardò e si ritrovò a pensare che dai tempi della scuola, la sua Luna non era mai cambiata. Non fu facile per lui scoprire di amarla. Dopo tutti gli anni passati ad essere segretamente innamorato di Hermione, fu sorprendente scoprire che provava un affetto profondo e viscerale, per quella stramba ragazza. La prima cosa che pensò fu che lei veniva senza dubbio da un altro pianeta, popolato di nargilli e riccio corni. Ma la cosa che senza dubbio lo sorprese di più fu la mirata acutezza della ragazza. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato da una come lei.

Ma una sera a cena, mentre mangiavano tutti assieme subito dopo i M.A.G.O. , Luna lo guardò mentre lui la fissava e gli disse.

- Ronald sento cosa vogliono dirmi i tuoi occhi. Ma non capisco perché non lasci libera la tua bocca di farlo.

Ron a quel punto si sentì incoraggiato e spiazzato al tempo stesso. E non disse nulla, arrossì fino a diventare paonazzo, ma alla fine della cena si offrì di accompagnare a casa la ragazza, la quale accettò di buon grado l’idea di una passeggiata a piedi nudi in giardino prima di rincasare. Fu durante quella passeggiata che Ron le si parò davanti , le prese le mani, e inginocchiandosi con una fermezza d’animo che non gli era mai appartenuta, le disse:

- Luna in quest’ ultimo periodo mi sono reso conto di che creatura straordinaria sei diventata. La tua stravaganza a volte stupisce e nasconde la bellissima donna che sei diventata. lei pareva stordita dalla situazione, mentre lui parlava. Lui lo notò e venne al dunque. - senti Luna, forse non sarò mai un uomo straordinario e stravagante quanto te, ma nutro un sentimento sincero nei tuoi confronti. E vorrei chiederti, se per te vale lo stesso, diventeresti la mia ragazza? – Luna finalmente sorrise.

- Oh Ronald Weasley, tu sei straordinariamente ordinario. Ma credo che gli gnomi da giardino sarebbero felici se concludessimo questa scena con un bacio.

- Mi stai dicendo che accetti? - La ragazza lo baciò sulle labbra, lievemente. Raccolse un fiore di luna che cresceva sul tronco di un vecchio albero caduto, lo incantò in modo che non morisse mai. E lo donò al ragazzo dicendo.

- Si Ronald Weasley.

La luce della luna Brillava sulla sua pelle chiara e sui lunghi capelli mossi lievemente dal vento della sera. Ron era estasiato da quella bellezza. E continuava a tener caro il ricordo di quella sera, quanto il fiore che la ragazza gli donò. Quel fiore che non mancava mai di portare con se nella tasca più interna della giacca. Proprio vicina al cuore.


- Oohh che sorpresa!

- Cosa? – chiese lui distolto bruscamente dai suoi pensieri.

- Hermione ci ha invitati ad una cena da loro questa sera! Alle 19.00. Sembra che ci tenga proprio, dice che non accetta rifiuti.

- La solita Hermione.

- È stata tanto cara! – lui sorrise e disse.

- Ora tesoro devo proprio andare, o farò tardi al Ministero. Oggi avrò un ispezione da fare.

- Buon lavoro caro.

- Anche a te.

- Mi troverai già da Hermione alle 19.00, magari le occorrerà un po’ del mio ingrediente segreto per la cena!

- Spero vivamente che non cucini Draco. Ripetere l’ultima esperienza sarebbe catastrofico.

- Suvvia Ronald non essere cattivo! È stato lodevole da parte sua prepararci una cenetta. Va apprezzato l’ impegno. Certo se avesse evitato di irritare i nargilli con i suoi modi burberi, loro non avrebbero avvelenato la zuppa aggiungendo il succo di rabarbaro.

- Luna, non sono stati i nargilli. Loro non esistono!

- Oh Ronald – disse lei con fare perentorio di chi si arrende davanti ad uno che vuole negare l’evidenza. - alle volte sai essere proprio sciocco! –

Ron sorrise uscendo dalla porta.


Non sarebbe mai cambiata!

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Capitolo 3
*** L'uomo divenuto Leggenda e la nuova vita! ***


L’uomo divenuto leggenda e la nuova vita!
 



- James per carità divina molla tuo fratello!
- Ma mamma! – protesto il fanciullo – stiamo solo giocando.
- Non è quello il modo di giocare! Harry di qualcosa ai tuoi figli!
- Qualcosa! – disse Harry sovrappensiero.
- Ma Harry?! – alle proteste ella moglie che lo guardava con le fiamme negli occhi, il giovane si alzò raggiunse le sue due bestie e messe le due mani grandi sulle teste dei due pargoli impertinenti , li premette pesantemente sul divano.
- Allora piccole canaglie. Basta litigare! Vostra madre ha ragione! Siete due pesti. Quindi siccome ne io ne lei abbiamo voglia e bisogno di avvelenarci l’anima per le vostre beghe, al prossimo strillo vi do in pasto al basilisco! – disse con fare falsamente minacciosa. I due ragazzini rimasero ammutoliti. – e adesso in marcia… prendete i vostri zainetti, e tutti a scuola. Così la mamma potrà rilassarsi. - mentre salivano le scale verso le camere, Harry si accuccio sui bambini. – piccoli, lo sapete che il papà non dice sul serio vero? – i due lo guardarono perplessi. – ma la mamma non deve stancarsi, sta aspettando la vostra sorellina. Non dobbiamo farla agitare. Quindi piccole pesti siete pregati di comportarvi in maniera civile per i prossimi 6 mesi.
- Papà quando nascerà la nostra sorellina? – chiese allora Albus.
- In estate… e sarà bella come la vostra mamma.
- No papà! Sarà la più superbellissima del mondo! – disse James correndo a prendere il suo zainetto e quello del fratello, nella loro stanza.

Harry guardò i suoi piccoli mostriciattoli, era estremamente soddisfatto. Erano ormai sei anni che ogni giorno provava lo stesso medesimo tipo di gioia. Si svegliava col suono di piedini affrettati nelle mattine più tranquille, o di urla cristalline, quando invece i due mostriciattoli davano il loro meglio. Era sereno. Di quella serenità , che vedeva riflessa sul volto di Ginny.
Loro si erano fidanzati ufficialmente subito dopo la battaglia di Hogwarts quella in cui, malauguratamente, Fred perse la vita. La decisione di farlo subito era stata presa da Ginny, voleva riportare il sorriso negli occhi dei genitori, e in quelli di tutta la famiglia. Soprattutto per George, per il quale scoprire della perdita del fratello era stato davvero un duro colpo. Ginny volle che fosse proprio lui, due anni dopo, insieme ad Hermione a farle da testimone. Cosa che gli diede, per quanto possibile un po’ di gioia. Ad Harry invece fecero da testimoni Ron e per un assurdo contrappasso, Malfoy.

Successe tutto velocemente. Dopo la vittoria con la sconfitta di Voldemort. Malfoy si avvicinò ad Harry.
- Potter … ecco … io… volevo dirti grazie. – Harry che era al tavolo con Ron Hermione e Ginny, rimase sorpreso da quelle parole. Si alzò in piedi a fronteggiare Draco , senza astio stavolta, gli porse la mano. Che l’altro afferro, scambiandosi una poderosa stretta. - Vuoi sederti con noi? – chiese Harry. Draco annuì, e mentre erano li, si sentì in dovere di scusarsi con tutti loro per il suo pessimo comportamento degli anni precedenti. E complici il momento di euforia generale e la stanchezza estrema del post battaglia, fecero si che tutte le malefatte gli furono perdonate. Si ripartiva da zero. E stavolta Draco sapeva che non avrebbe voluto fare errori.
Da quel giorno infatti iniziò a frequentare i ragazzi, dal momento che ad Hogwarts era diventato tutto diverso.
Si era creata una bella comitiva, in cui Harry e Ginny facevano coppia fissa, Ron ed Hermione anche, ma non era la storia della loro vita e infatti terminò quando si resero reciprocamente conto, di nutrire l’uno per l’altra un sentimento profondo di affetto, ma niente di più di quello che provavano entrambi per Harry. Fu da questa conclusione che la comitiva assunse le sembianze attuali, in cui Ron faceva coppia con Luna e Hermione con Draco.



Harry e i due marmocchi scesero al piano inferiore, dove Ginny li aspettava sulla porta con una lettera in mano.

- Ragazzi la zia Hermione ci ha invitati tutti a cena questa sera.
- Che bello!
- Giocheremo con Sylvie! - disse James.
- No io giocherò con Sylvie! È la mia ragazza!
- No è la mia!
- Bambini! – disse Harry lanciandogli un occhiataccia.- è meglio per voi che non lo diciate in giro. E non vi facciate sentire da zio Draco. Lo sapete che è gelosissimo della sua Sylvie.
A quel punto balenarono nella mente dei bambini, tutte le atroci macchine da tortura che c’erano negli scantinati del Malfoy Manor. E allora facce sconcertate e brividi lungo la schiena, si palesarono nei loro corpi.
- Tutto bene bambini? – chiese Ginny.
- Mamma, lo zio Draco non ci torturerà vero se diamo un bacetto a Sylvie per salutarla?- i due giovani genitori risero di cuore alle parole di James.
- No tesoro. Non vi torturerà. Zio adora voi due.
- Potremmo usare le scope stasera? – chiese Albus.
- No, ovvio che no. – disse Harry. – siete troppo piccoli. E poi fa troppo freddo fuori. In primavera vi prometto che giocheremo tutti a quiddich insieme. Quando ci sarà anche Ted con noi.
- Papà, Ted è stato smistato in Grifondoro ?
- Si Al.
- E lui imparerà a giocare a quiddich? – chiese James.
- Si certo, mi ha scritto l’altra settimana, che ha passato le selezioni come portiere.
- Sai papà non vedo l’ora che torni a vivere qui da noi. Ci divertiamo tanto quando c’è lui.
- Non preoccupatevi, a giugno tornerà e starete insieme tutta l’estate! – disse Ginny. – ora forza piccoli, sta passando il pulmino della scuola, non vorrete perderlo. – i due piccoli corsero fuori dal vialetto di casa, dopo aver dato un bacio alla mamma, proprio in concomitanza dell’arrivo del bus, dal quale scese una giovane ragazza, che salutò gentilmente con la mano i signori Potter.
Rientrarono in casa e chiusero la porta un istante prima che anche Harry uscisse per recarsi a lavoro.
- Allora amore, a che ora tornerai stasera?- chiese Ginny.-  Dobbiamo essere da Herm per le 19.00, pena per il ritardo è la decapitazione. – disse la bella rossa sorridendo.
- Tranquilla tesoro, oggi dovrei far presto, come sai ora per noi Auror, non c’è molto lavoro. Te che programmi hai per oggi? – chiese Harry cingendo la moglie in un abbraccio, per qualche coccola pre-lavorativa.
- Credo che rassetterò la casa, con voi tre bestie, è inevitabile. Poi preparerò il pranzo per i ragazzi, e farò un salto da George a dargli una mano. Inizia ad avvicinarsi il natale, e a bottega ha un bel da fare! – disse lei pensierosa.
- Va bene amore. Non stancarti troppo mi raccomando. Qui dentro – continuò carezzandole il ventre – c’è la nostra piccola perla. Trattamela bene. – disse baciandola sulle labbra, poi uscì di casa, e finalmente Ginny poté stendersi sul divano e rilassarsi un po’!




Finito un altro capitolo^^. Volevo presentare tutte e tre le coppie principali della storia, prima di entrare nel vivo, con avvenimenti e fatti. Quindi dal prossimo capitolo inizierà davvero la storia. Ho delle precisazioni da fare. Anche se riprendo i nomi di Mamma Rowling i nuovi personaggi, Albus e James, in particolare, non saranno come l’autrice li ha pensati, ma come li inventerò io man mano nella storia. Ringrazio tutte le persone che hanno letto questi primi capitoli, e le ragazze che hanno recensito^^
Alla prossima Perfidia

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Capitolo 4
*** Tutti a tavola! ***


 Tutti a tavola!

 

Draco Malfoy, uno degli studenti più velenosi di tutta Hogwarts, quella mattina dovette arrendersi davanti all’evidenza dei fatti, aveva perso ogni potere su casa sua, da quando a spadroneggiare su Villa Molfoy c’erano le sue due donne. 
Era seduto al tavolo della cucina sorseggiando il suo caffè nero, con la gazzetta del profeta davanti, nel silenzio più totale, quando dalle scale trotterellò giù quella furfante di sua figlia, inseguita niente meno che da Hermione Jane Granger.

  • Sylvie basta fare i capricci, non è da signorinella rispettabile comportarsi così. – disse la riccia , rincorrendo la bambina con lo zainetto della scuola e il cappellino.
  • Ma mamma?! Io non voglio… non voglio andare a scuola! – protestò la piccola schizzando oltre il tavolo.  Il tutto mentre Draco, che non era stato affatto notato, continuava imperterrito a sorseggiare il suo caffè.
  • Sylvie ti prego, farai far tardi anche a me! Lo sai che la mamma non ha tempo al mattino per stare con te. Altrimenti non ti manderebbe a scuola. – ma non c’era verso di convincere la piccola a fermarsi, tant’è che sgattaiolò  in soggiorno. A quel punto Hermione si arrese, guardo il marito e disse.
  • Quando, messere, ha finito di bere il caffè, le spiacerebbe muovere il sederino platinato e aiutarmi con la peste? – Draco la guardò sollevando un sopracciglio. Era il gesto universalmente riconosciuto, che valeva a dire “ovviamente no!”.
A quel punto Hermione sufficientemente inviperita disse.
– Ah bene sig. papà dell’anno. Se non solleva all’istante il suo sacro deretano, le giuro che il mio adorato mandolino, non lo vedrà per un bel po’ di tempo!
 Non c’era verso, quella donna sapeva sempre esattamente che tasto premere. A quel punto a malincuore, posò il giornale, finì in fretta il caffè, e andò a recuperare la bimbetta che si era nascosta accuratamente sotto la sedia a dondolo. Lui naturalmente la notò subito. Ma non voleva essere brutale come sua moglie. Quindi stette al gioco della piccola.
 

  • Sylvie? Dove ti sei cacciata? – nessuna risposta. Allora fece finta di cercare dietro la tenda. – lo so che sei li… dai vieni fuori…- scosto la tenda e disse – buuuh! – e si finse sorpreso non vedendola.  – ma dove si sarà cacciata la mia bambina? – a quel punto spiando dal suo nascondiglio sicuro le espressioni del volto del padre, la piccola Sylvie, non resistette più e rise .
Draco allora si accuccio.
 – aaah t’ho trovato piccola furfante! - E iniziò a spernacchiarle la pancia.

  • Basta papà! Ahahha basta!- la piccola aveva le lacrime agli occhi. A quel punto Draco la mise giù di nuovo.
  • Dai forza furfantella… dobbiamo andare a scuola.
  • Ma non voglio! Papà ti prego… solo per oggi promesso!
  • Sylvie, è la stessa promessa della settimana scorsa! – s’intromise Hermione raggiungendoli in salotto. – dai forza. Che stasera la mamma ti farà una bella sorpresa!
Draco a quelle parole di Hermione tremò. Sapeva perfettamente cosa significassero pronunciate dalla moglie, d’altronde non c’erano molte alternative. Draco la guardò, lei guardò lui.
  • No Herm! Non dirmi che … - lei annuì…- no! La cena no!!! Ma perché stasera??!
  • La cena??? Che succede a cena? Papà?!- chiese la bimba allarmata dal profondo sconforto del padre.
  • Furfantella tremo all’idea. – disse lui scosso.
  • Tesoro a cena verranno Albus e James per giocare con te! – alla piccola si allargò un sorriso smisurato sul viso.
  • Che bellooooooooooooooo!
  • Ma ad una condizione! – la bambina guardò la mamma con lo stesso cipiglio del padre.- Che tu vada a scuola senza fare altre storie. – la bambina mise il musetto ed Hermione continuò. – Ti accompagnerà papà, io scappo in redazione che è tardissimo. – scoccò un bacio al marito, una carezza alla pargoletta e uscì di casa.
 
Rimasti soli i due Malfoy si guardarono. Avevano entrambi una faccia funerea. La piccola perché doveva andare a scuola, il grande perché sapeva che sarebbe toccata a lui la cena, e dopo l’ultima prestazione, sarebbe stata davvero una catastrofe, e il tutto perché quella testona di sua moglie faceva parte del C.R.E.P.A , anzi per essere corretti ne era la fondatrice, il che significava niente elfi domestici in casa loro.  
Dopo qualche minuto di silenzio la piccola si rivolse al papà.

  • Papà… devo andarci davvero a scuola? – lui la guardò intenerito.
  • No se prometti di non dirlo alla mamma! – La bambina aveva gli occhi brillanti e pieni di gioia, il suo papà era il migliore del mondo. Si attacco alla sua gamba e gli fece cenno di abbassarsi.  Draco lo fece e la piccola gli scoccò un grosso bacio sulla guancia.
Draco sosprirò arreso era proprio tutta sua madre!
Intanto in redazione Hermione e Luna si trovarono nello stesso ascensore.

  • Salve Hermione! – disse la bionda in tono frizzante entrando.
  • Ciao Luna! Ti vedo allegra… dormito bene ? – Hermione si aspettava un “si magnificamente”, come al solito del resto, ma Luna la sorprese dicendo.
  • In realtà no, non ho dormito molto, questa era la notte ideale per osservare i riccio corni schiantosi. – Hermione la guardò e disse…
  • Ahh capisco… - scese un silenzio imbarazzante, che Hermione decise di interrompere con l’idea che le era venuta e di cui voleva parlare con la sua collaboratrice. - Sai Luna, stavo pensando di scrivere la storia a di Harry.
  • È favoloso! Lo hai detto a lui?
  • No ovviamente. Voglio dedicargli la pubblicazione, magari entro il suo compleanno.
  • Ottimo, è un idea eccezionale, e Draco che ne pensa?
  • Perché Draco pensa? – Luna guardò  Hermione, un po’ perplessa. Non era certa di aver capito.
  • Suppongo di si! – azzardò la bionda.
  • Mah! Non credo. E poi sono convinta che mia figlia lo abbia convinto a non portarla all’asilo.
  • Questo denota grande intelligenza da parte della piccola.
  • Oh no cara Luna. -  disse Hermione con fare saccente. – Questo denota che ho un marito senza spina dorsale.
  • Ma Draco era il Principe delle Serpi. L’uomo di ghiaccio. – disse Luna col suo modo sbarazzino di parlare.
  • Oh si lo era, finchè non è nata quella stufetta di sua figlia. È capace di sciogliere l’uomo di ghiaccio, come la neve al sole.
  • E non solo lui. Hai una bambina adorabile Hermione. Non lo dico per dire. Ma se mai io e Ron dovessimo avere dei bambini, beh vorrei che fosserò come la tua piccola Sylvie.
  • Buon pro ti faccio! – disse mentre si aprivano le porte e le due colleghe si avviavano al loro ufficio.
 
Toc- toc

  • Avanti. – disse Harry seduto alla sua scrivania, intento a leggere delle carte.
  • Ciao Harry.
  • Buon giorno Ron! – disse il moro alzandosi per salutarlo. – Com’è andata l’ispezione?
  • Non saprei dirti. Ho come il sospetto che stia strisciando qualcosa di losco nelle vie di Nockturn Alley -  Harry percepì la notizia come una doccia fredda.
  • Com’è possibile? – chiese con evidente sorpresa.
  • Non lo so, ti ripeto è una sensazione. Ma lavorerò per scoprire di più. – disse il Rosso stravaccandosi un po’ sulla sedia di fronte all’amico. Poi propose. – che ne dici di un Caffè?
  • Si ci sto. Dopo questa bella notizia che mi hai dato, mi ci vuole. – disse Harry avvilito. Per sei anni, l’ombra del male, non lo aveva neanche sfiorato, e ora invece era come se tutte le cose belle stessero per andare in frantumi.
  • No Harry, non prenderla così. È una mia impressione. Magari non è niente di fondato. – disse Ron alzandosi, mentre Harry si infilava sciarpa e cappotto. Un ultimo sguardo all’ufficio e uscirono.
 
 Al Malfoy Manor intanto i due inquilini rimasti erano indaffarati in cucina.

  • Papà… la farina. – Draco guardò interdetto sua figlia.
  • Che vuoi farci con quella?
  • Una torta! – disse la piccola con grande allegria. Draco sapeva perfettamente che sarebbe stato un disastro, ma a quel puntò suonò il campanello. – la porta! Vado io papà. – disse in fretta la piccola lasciando cadere il sacco di farina, che si sparse su tutto il pavimento.
 
Arrivata alla porta la piccola Sylvie chiese.
 

  • Chi bussa? – la donna dall’altra parte sorrise.
  • Sono la nonna. – la piccola allora aprì immediatamente. – nonna Jane!
  • Ciao piccola, dammi un bacio! – subito la bambina saltò in braccio alla nonna e la baciò.
  • Tesoro ci sono la mamma o il papà? – poi si fermò a riflettere. – Come mai sei a casa te?- La piccola saltellò via.
  • Papà è nonna Jane. – Draco che stava sistemando il casotto creato dalla sua piccola creatura, pensò che sua suocera arrivava come la manna dal cielo. Era un’ ottima cuoca Jane. E lui adorava il suo Rosbif .
  • Ciao Draco!- disse la donna divertita dalla scena.
  • Ciao Jane. – Draco andò ad abbracciarla. Da quando si era messo con sua figlia, quella donna, lo aveva coccolato come figlio suo. – qual buon vento ti porta da noi?
  • Speravo di trovare mia figlia in realtà, ma trovare voi mi riempie altrettanto di gioia.
  • Siedi ti preparo un caffè.
  • Grazie. Ma che state combinando?
  • La mamma dice che a cene verranno gli zii. – disse la piccola strafelice.
  • Si! – continuò Draco con area funebre.- è una delle Cene di tua figlia.
  • Ahahah. Vi serve una mano? – Draco guardò quella santa donna, e un irrefrenabile impulso di abbracciarla lo colpì.
  • Magari!- disse il giovane. – Arrivi come manna dal cielo Jane. Io sono un disastro in cucina, come del resto già sai. E la mia valida aiutante – continuò ammiccando verso sua figlia.- non fa altro che combinare guai.
  • Bene allora! Mettiamoci a lavoro.
 
E così i due Malfoy grazie all’aiuto di nonna Jane riuscirono a mettere su una cenetta davvero con i fiocchi.
 
Erano le 17.00 passate quando Harry James Potter, varcò la soglia di casa. Sua moglie si stava preparando per la cena e i due pargoli invece, essendo già pronti, stavano giocando davanti alla tv.

  • Harry sei tu? – chiese Ginny, avendo sentito la porta chiudersi.
  • Si cara, sono io. – disse lui avviandosi per le scale.
  • Ti spiacerebbe darmi una mano a chiuderlo? – chiese la moglie alludendo alla  Zip del vestito. Il marito allora iniziò ad accarezzarle dolcemente la pelle della schiena e successivamente della pancia. Ginny fu percorsa da un brivido di piacere. Era stupendo essere li con il suo uomo, due meravigliosi bambini, e una piccola perla in arrivo. – allora amore raccontami…- disse la donna. – Com’è andata la giornata?
  • Beh cara, direi stancante. - disse Harry in tono piatto, cosa che insospettì non poco Ginny.
  • Tutto qui? – chiese indagatrice.
  • Si sono stanco, adesso voglio pensare solo a passare una bella serata fra noi. – disse chiudendo la zip della moglie e abbracciandola forte. – I ragazzi sono pronti?
  • Si caro! Sono così impazienti di andare, che appena tornati da scuola si sono fatti fare la doccia e si sono preparati senza fare storie! – disse divertita e soddisfatta.
  • E la tua di giornata com’è andata?
  • Bene amore! In bottega con George è sempre uno spasso. Poi ho rivisto Dean, era una vita che non passava da Diagon Halley.
  • Ah davvero? – chiese Harry rallegrato e sorpreso. – e come sta?
  • Oh benissimo. Lui e Lavanda hanno avuto un figlio, avrà avuto più o meno tre anni, si chiama Thobias ed è tutto suo padre.
  • Immagino che sia terribile allora. Povera Lavanda!
  • Chissà! I nostri figli si ritroveranno tutti ad Hogwarts, come lo siamo stati noi! – disse Ginny.
  • Già, posso solo immaginare quante ne combineranno.
  • Verissimo! – disse Ginny stendendosi sul letto accanto al marito.
 
Hermione e Luna aprirono la porta del Malfoy Manor, e appena entrate, un buonissimo odore di Rosbif colpì le loro narici.

  • Che profumo delizioso.!– esclamò Luna annusando l’aria e fluttuando dentro, col suo solito fare svagato.
  • Già è sorprendente.- Disse Hermione con un misto di sorpresa e sospetto. – Non riesco a credere che Draco si sia messo di sua spontanea volontà a cucinare.
  • Ma dai… sempre pronta a svilirlo, infondo è un bravo ragazzo. E se non sbaglio anche l’ultima volta c’ha usato la stessa gentilezza, preparandoci la cena. – riflettè Luna, che come sempre vedeva del buono in tutto.
  • Si certo, c’ha usato proprio una gentilezza tentando di ucciderci con la sua zuppa di zucca al rabarbaro. – disse Hermione ammiccando.
  • Ma no Hermione. Sappiamo che quello è stato per colpa dei Nargilli, inviperiti dai brutti modi di Draco. Ne discutevo giusto stamattina con Ronald. – disse pensierosa, mentre Hermione pensava “ ora mi dirà che Ron è il solito testone che non crede nei Nargilli”.- si perché quel testone continua a ripetermi che i nargilli non esistono. Ma io li ho visti!
  • Lo so.. lo..so! – fece Hermione col suo modo affabile mentre faceva accomodare la sua amica in salotto. – Ron è proprio un testone.
  • Eh puoi dirlo forte! – in quel momento nella stanza irruppe Draco.  Hermione lo osservò un istante, e gli parve stranamente pallido. Ma non gli diede troppo peso, forse un effetto delle luci, o semplicemente era stanco. D’altronde lui si comportò normalmente.
  • Buona sera ragazze! – disse baciando sua moglie e rivolgendosi a Luna. – Benvenuta Luna, è un piacere immenso vederti! – disse baciandole la mano.
  • È un piacere anche per me Draco! – disse la bionda. – ma cos’è quest’ottimo odore?
  • È una sorpresa! – disse Draco. – Volevo fare un buona azione per la mia adorata metà.
  • Malfoy che devi farti perdonare? – chiese Hermione sospettosa. E in quel frangente entrò la piccola Sylvie.  Che sorridente corse fra le braccia di sua zia Luna. Era la zia preferita dalla bambina, perché era divertente, e poi le regalava sempre dei bellissimi disegni.
  • Zia Lunaaa!
  • Ciao Sylvie! – la piccola la baciò e le disse.
  • Corri zia! Vieni a vedere come siamo stati bravi io e il papà. – le due biondine si spostarono in cucina. E Hermione guardò il marito.
  • Non l’hai portata a scuola vero? – Draco sorrise affondando nel divano.
  • No! Non so resistere, sono un vero pappamolle Hermione! E del resto lei è davvero tutta te! – Hermione sorrise, se lo aspettava. E poi chiese.
  • Ma dimmi, hai davvero cucinato tutto da solo? – Draco rise.
  • Ovvio che no! Vuoi che ci avveleni? – disse schernendosi da solo. – no amore, è venuta tua madre a trovarci, perché voleva parlare con te, dell’eredità di tua nonna Sophie. E visto che io e la peste eravamo in alto mare con i preparativi, ci ha insegnato a fare il suo ottimo Rosbif.
  • Ah capisco! Dovrò chiamarla allora! – disse Hermione avviandosi al telefono.
  • Oh no, ha detto che non serve. Li ho invitati a pranzo domenica. Ne parlerete li.
  • D’accordo allora. – disse la donna, mentre il campanello suonava. – vado io.
 
Alla porta erano arrivati tutti gli altri . Harry e la sua famiglia, e Ron da solo, si erano appena incontrati davanti ai cancelli della casa. Una volta fatti i saluti rituali e baci e abbracci sparsi. Si sederono tutti a tavola. Sylvie a capotavola da un lato e suo padre in quello opposto. Accanto alla piccola c’erano da un lato Albus e dall’altro James. Poi Ginny e Hermione vicino ai bambini Luna con il vuoto di fronte , dove solitamente sedeva Hermione per lasciar il posto a Ted, e i tre uomini vicini. Con Draco in centro.
La cena iniziò a svolgersi in totale spensieratezza, e nello stupore generale per la bontà delle pietanze servite. Tanto che Draco ricevette fiumi di complimenti.
Il tutto finchè non accadde l’impensabile.  

 

 
Eccomi qui con un altro capitolo. E credo sarà l ultimo che pubblicherò questa settimana, perché domani, se la neve lo consente a quest’ora dovrei essere a Francoforte. Quindi per il prossimo dovrete pazientare fino a giovedì prossimo.
Ringrazio come sempre tutti i lettori e i recensori^_^.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
Un enorme abbraccio.  
Perfidia

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Capitolo 5
*** Una brutta scossa ***


 Una brutta scossa.


 
Erano quasi giunti al dolce, dopo essersi riempiti la pancia di Rosbif purè e patate al forno speziate, quando Draco iniziò a sentirsi strano. Inizialmente pensò che fosse effetto del vino che avevano bevuto, forse aveva esagerato un po’. Ma a pensarci bene quello che aveva davanti era ancora il secondo bicchiere. E mai e poi mai un Malfoy si sarebbe ubriacato dopo un bicchiere di buon rosso. Si posò una mano sulla testa, mentre le parole di Harry e Ron sul quiddich si riducevano e poco più di un brusio confuso e fastidioso. Posò le mani sul tavolo e fece per alzarsi. Tutti istintivamente si voltarono verso di lui. Il quale disse per non destare preoccupazioni.

  • Signori, vado a prendere il dolce. – i bambini esplosero in grida di gioia.
Hermione guardò suo marito, e lanciò un occhiata a Harry e Ron mentre lui si allontanava verso la cucina. Dove, una volta arrivato, dovette fare un grosso sforzo per raggiungere il tavolo. Dove si poggiò con tutto il peso del corpo. Le gambe gli tremavano, una vampata di calore seguita da dei brividi lo colse, e un senso acuto di nausea, lo fece spostare verso il lavello, dove mandò a benedire la cena. Si sciacquò la faccia e a quel punto un  dolore fulmineo lo colpì al polso. Fu un dolore così intenso che lo fece letteralmente accartocciare su se stesso. Cadde in ginocchio con tutto il suo peso trascinandosi dietro lo strofinaccio, sul quale posavano dei bicchieri, che caddero infrangendosi in mille pezzi. A quel rumore tutti in sala si guardarono.
  • Draco va tutto bene? – chiese Hermione.
Lui appoggiandosi con le spalle al mobile del lavello, avrebbe voluto dire di si. Ma non ci riuscì.
  • Tranquilla Herm vado io ad aiutarlo. – disse Ron alzandosi e avviandosi in cucina.
 Quando vi giunse lo spettacolo che gli si parò davanti era peggio di ciò che si aspettava. Subito si chinò su Draco, il quale si teneva stretto il polso, digrignando i denti dolorante.
  •  Draco che succede? – il biondo ammiccò verso il polso.
 Un bruttissimo presentimento colpì Ron. Fu quello il momento in cui capì che i suoi sospetti su Noctur Alley erano più che fondati.
 –   Ce la fai ad alzarti? – chiese il rosso. Draco ci provò, ma entrambi si resero conto che non era possibile.
 –   Harry vieni per favore. – gridò Ron verso la sala.

  • Ma che succede? Hanno fatto una torta gigante? – chiese Ginny un po’ sarcastica. Nessuno poteva immaginare.
  • Non lo so, ve lo saprò dire tra poco.- disse Harry andando in cucina. – Draco… Ron… ma che diavolo…
  • Harry presto… aiutami, dobbiamo portarlo di sopra.
  • Si ma che succede? – a quel punto Draco emise un grido  disumano. Il dolore acuto come se fosse stato appena trafitto da una lama incandescente avvelenata. A quel grido anche le donne in sala da pranzo si allarmarono.
  • Ginny porta di sopra i bambini. – disse Hermione risoluta.
  • Si. Andiamo ragazzi. – disse facendo scendere la piccola Sylvie dalla sedia. Nel frattempo Hermione e Luna si precipitarono in cucina.
  • Zia che succede? Era papà che gridava? – Ginny guardò la piccola mentre salivano le scale.
  • Si amore.
  • Che succede mamma?
  • Perché zio Draco ha gridato così.
  • Non lo so James. Forse s’è tagliato affettando la torta. – disse lei, anche se sospettava che quella non fosse la verità.
  • Che tonto zio Draco. – disse allora Albus.
  • Non è tonto mio papà! – esclamò Sylvie mentre le lacrime le sgorgarono a fiotti dagli occhi.
  • Al! Chiedi immediatamente scusa a tua cugina! Non si dicono certe cose.
  • Scusami Sylvie. – poi Ginny prese la bambina in braccio e la baciò.
  • Sta tranquilla tesoro. Vedrai che papà starà benissimo. – disse Ginny in tono così amorevole che la piccola Sylvie, succhiandosi il pollice, annuì. - Ora state qui e giocate. Tra poco la mamma salirà a portarvi la torta.
Intanto in cucina…
  • Giusto cielo Draco!- gridò Hermione con una voce così acuta, che solo per miracolo i bicchieri rimasti interi, non scoppiarono. – Draco che ti prende? Che hai?
 Draco aprì gli occhi fissando quelli della moglie. Erano un mare di argento. Languidi. Sembravano enormi e spiccavano sul volto cinereo del giovane. Una smorfia di dolore si dipinse sul suo volto. E di colpo gli amici intorno a lui, sua moglie,  i mobili, il dolore, tutto svanì. L’ultima cose che Draco vide fu la luce bianca del neon della cucina.
  • Oh no… Draco… Draco… forza bello apri gli occhi. – diceva Ron scuotendo l’amico privo di sensi.
  • Portiamolo a letto. – disse Harry.
 Hermione era in panne, le lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi. A quel punto Luna che non era una persona particolarmente fisica , abbraccio l’amica. Sembrava l’unica in quella stanza a non essere sconvolta e forse fu questo che la portò a riflettere in maniera più veloce degli altri, o forse fu semplicemente il suo modo stravagante di vedere la realtà.
  • Io penso. – disse sembrando più assurda del solito. – che sia meglio portarlo fuori a prendere una boccata d’aria.
  • Ma Luna! Lo vedi che è svenuto? – disse Hermione con la voce ridotta ad un sibilo.
  • Si certo. Ma io so che l’aria fresca fa sempre bene.
  • Forse ha ragione. Harry portiamolo in veranda. – disse Ron. E così lo portarono fuori. E lo stesero sul dondolo.
L’aria gelida dell’inverno inglese, provocò un brivido lungo il corpo di Draco.
  • Si sta riprendendo… - disse Harry guardandolo. Mentre Hermione con gli occhi lucidi si teneva una mano sulla bocca. Draco spalancò i suoi occhi argentei.
  • Dio Malfoy ci hai fatto perdere dieci anni di vita. – disse il rosso. Draco si sentiva debolissimo. Non riuscì a far altro che un mezzo sorriso.
  • Credo sia bene che beva del succo di zucca. – disse Luna.
  • Si è vero… vado…vado a prenderlo. – disse un Hermione ancora scossa, ma leggermente sollevata.
  • Come ti senti?- chiese Harry al biondo.
  • Ho freddo… davvero freddo. – Ron si tolse la giacca e aiutandolo a sedersi gliela posò sulle spalle. – va meglio? – il biondo strizzò gli occhi, non si era mai sentito peggio in vita sua. Ma annuì con un lieve cenno del capo. Hermione tornò con il succo di zucca e Ginny al seguito.
  • Per Merlino. Draco non t’ho mai visto così!- esclamò la rossa. Hermione gli porse il succo, che Draco non bevve. Solo l’odore lo stava facendo morire. Guardò Harry e disse.
  • Possiamo andare a letto?
  • Certo. Andiamo. – i ragazzi lo portarono a letto. Decisero che fosse meglio che restasse li a riposare. Scesero di nuovo scossi e si ritrovarono in silenzio in salotto. Su tutti loro aleggiava un oscuro presagio. Quello che per sei anni, era stato la cosa più lontana dalle loro menti.
 
Salve gente, chiedo umilmente perdono per il ritardo. Ma la mia vacanza a Francoforte ha subito un prolungamento inatteso. Perché una bufera di neve ha bloccato l’aereoporto. È stata un’esperienza.  Era incantevole, mai vista tanta neve tutta assieme. Ma tornando al capitolo. Spero che possiate perdonarmi per il ritardo nel postarlo. È un capitolo veloce. Ho deciso di tagliarlo così, perché prolungandolo perderebbe molto a mio avviso. Già non è un gran chè… fin ora è quello che mi piace meno, Poi magari sbaglio e magari allungandolo sarebbe meglio. Ma preferisco così per ora.  
Ad ogni modo. Un grazie a tutti i lettori^^.
p.s. Ringrazio Panty e Poseidonia per le recensioni ai capitoli precedenti e alla song-fic , sono strafelice che vi sia piaciuta!!! A presto care!)
ciao a tutti!
Perfidia

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Capitolo 6
*** Loschi presagi. ***


Loschi presagi

Loschi presagi.

Nel Salotto del Malfoy Manor.

-        Harry cosa pensi gli sia accaduto? – chiese Ginny interrompendo il silenzio in salotto.

-        Non lo so… non riesco davvero ad immaginarlo.

-        Io si… quando sono arrivato si teneva il polso… era quello a fargli male. – cadde di nuovo un gelido silenzio fra i presenti. Ron aspettò un momento poi riprese. – Temo che i miei sospetti su losche attività a Nocturn Alley siano fondate.

-        Quali losche attività? – chiese Hermione, in pena per suo marito.

-        Di preciso Herm non so dirti. Sono andato a fare un ispezione ieri nei bassi fondi. E si respirava nell’aria che stessero tramando qualcosa. In un angolo c’erano tre uomini che bisbigliavano, intenti in strani traffici coperti nei loro mantelli. Quando gli sono passato davanti hanno interrotto tutto e mi hanno fissato con sguardi torvi. Credo sapessero chi sono.

-        Temi si tratti di un suo ritorno? – chiese Ginny dando voce ai dubbi di tutti, eccetto Luna ovviamente. Lei non aveva alcuna sensazione di oscuri presagi e in tutta calma disse.

-        È impossibile, Harry l’ha sconfitto. Voldemort è morto davanti ai nostri occhi.

-        Cosa potrebbe essere allora? – chiese allora Hermione. – Non riesco ad immaginare niente di diverso.

-        Magari qualche mangia morte ancora devoto alla causa, vuole farla scontare a Draco perché sta dalla parte dei buoni. – disse Ron, continuando a rifletterci.

-        O magari è stato solo un caso. – azzardò Ginny. – Sappimo talmente poco della magia dei marchi neri, che potrebbe anche trattarsi di un effetto a lungo termine di una qualche maledizione.

-        Si potrebbe anche trattarsi di questo.- disse Harry. – Ma perché adesso?

-        Hermione, Draco t’è parso strano in questo periodo? – chiese Ron.

-        No, per niente. È un po’ sotto stress, il lavoro in laboratorio gli occupa tutta la giornata. Stanno sperimentando degli antidoti contro le Maledizioni senza perdono. – disse la riccia. Anche lei pensierosa. – Ma Draco non mi ha parlato ne di problemi ne di altro.

-        Magari a qualcuno questa ricerca sta scomoda. – disse Ginny.

-        È impossibile c’è il massimo riserbo al riguardo. Lo sanno solo gli uomini che ci lavorano. Io perché in un momento di stress ho costretto Draco a raccontarmi tutto. E voi. Considerate che di questo non è informato neanche il ministero della magia.

-        Chi l’ha autorizzata allora? – chiese Ron sorpreso.

-        Ahahah… autorizzata? Quando mai Draco ha avuto bisogno di autorizzazioni per fare qualcosa?

-        Hermione Draco ti ha detto che lavora con lui? Magari quello che è successo a Draco è capitato anche a loro. – disse Harry, sentendosi sull’orlo di una nuova catastrofe.

-        Anche su questo c’è il massimo riserbo. Ma sappiamo tutti che dove c’è Draco, c’è Blaise. Quindi se c’è qualcuno che può saperne qualcosa è lui.

-        Ma dai? Sono ancora in contatto le due serpi? – disse Ron sorpreso.

-        Si certo. Per quanto serpi erano legati. – spiegò Hermione. – Un po’ come noi infondo.

Quelle parole giunsero alle orecchie di tutti, facendoli ripiombare ognuno a modo suo, negli avvenimenti che avevano riempito la loro adolescenza. Sempre assieme, tutto insieme. Luna a quel punto incrociò le gambe e parlò.

-        Ragazzi, credo che sia opportuno andare a vedere come si sente Draco. Proprio non aveva una bella cera. – Hermione e gli altri la guardarono. E lei riprese. – continuate pure a parlare, salirò io da lui. Herm è in cucina il succo di zucca?

-        Si certo.

-        Straordinariamente ordinario!- esclamò. E fluttuando come il professor Vitius, andò a prenderlo. Nessuno si stupiva più molto delle sue esclamazioni assurde. Luna era Luna, e loro l’adoravano così com’era.

Intanto nella stanza dei giochi le tre piccole pesti si erano addormentate sul tappeto. Luna prima di recarsi nella stanza di Draco, andò a dare un occhiata. Erano una meraviglia così addormentati. Li prese in braccio uno alla volta e li portò nella camera di Sylvie. Dove continuarono a dormire in compagnia dei loro sogni beati.

Una volta ripreso il succo si recò nella stanza del biondo, si avvicinò al letto. Draco non stava riposando bene, era tormentato anche nel sonno. Luna posò la sua mano fredda e leggera sulla fronte del ragazzo, il quale a quel tocco si rilassò. Non capiva cosa fosse, ma quel tocco così lieve e così tranquillo era un sollievo, non stava solo nella stanza c’era qualcuno con lui. Luna notando che i suoi lineamenti si distendevano iniziò a carezzargli la testa. Era caldo  medito di sudore.

-        Draco… - sussurrò piano.- Come ti senti? – il giovane aprì gli occhi e rispose.

-        Come se mi avesse investito il nottetempo. – Luna rise.

-        Credo tu abbia un po’ di febbre. – disse la bionda. – Bevi un po’. Fa bene bere in questi casi. – Draco si lasciò servire, cosa che in casi normali non avrebbe mai permesso di fare a Luna.

-        Grazie… - disse dopo un sorso alla biondina.

-        Di niente. Sai ponderando sulla cosa, temo che si tratti di gorgo sprizzi in questo caso.

-        Ma di che parli? – chiese il biondo faticando a capirla.

-        Delle macchie…

-        Che macchie?

-        Quelle che ci sono in questa stanza. – Draco si arrese. Adorava Luna, stravagante e sempre nel suo mondo. Ma alle volte era davvero incomprensibile, lui era l unico che dava sempre corda alle sue strampalate teorie.

-        Certo di sicuro si tratta di loro. – Luna rise.

-        Forse è meglio che ora ti lasci riposare. – disse facendo per uscire.

-        Luna? – Draco la fermò. – Resta ancora un po’. - La bionda annuì e si sedette vicino a lui.

-        Vuoi che ti racconti una storia? – Draco parve sorpreso… poi annuì e si accoccolò nelle coperte. Si sentiva un bambino coccolato dalla mamma. Anche se in realtà Luna sembrava più una sorellina più piccola. A Draco piacque da morire. Non voleva restare solo. Si sentiva vulnerabile in quel momento.

 

Intanto al piano disotto si discuteva ancora. Luna, non appena Draco si addormentò,scese.

-        Come sta? – chiese Hermione.

-        Oh dorme sereno adesso. Credo abbia un po’ di febbre. Ma sarà stato lo sforzo forse. – disse la biondina tornando a sedersi. – Dormono anche i bambini.

-        Oddio i piccoli!- Esclamò Ginny. – In questo trambusto mi ero scordata di loro. Gli avevo promesso la torta! – disse con una faccia dispiaciuta. Tutti a quel punto sorrisero, era la cosa più futile che potesse venir fuori in quel momento. Ma fu un vero sollievo che alleggerì l’aria. Draco stava meglio e anche se non sapevano cosa diavolo avesse. E per ora il pericolo sembrava scampato.

-        Ragazzi volete un caffè? – chiese Hermione, visto che la cena era stata quasi più disastrosa di quella in cui era stato Draco a cucinare.

-        Si . – risposero tutti. Così Hermione seguita da Ginny andò in cucina.

-        Sai Harry, penso che da domani sia il caso di scandagliare affondo Noctur.

-        Se è li che ritieni giusto affondare le tue ricerche Ron, per me hai carta bianca.

-        Ragazzi io credo sia opportuno recuperare qualche altro Ex. Mangiamorte. – così potremmo controllare la situazione.

-        Lu alle volte sei geniale.

-        Grazie Ronald. Sembri sempre sorpreso. – disse la ragazza.  Harry rise.

-        Mi sembra strano però che sia opera di Voldemort, non mi ha creato problemi la cicatrice.

-        Harry lui è morto, e i morti fino a prova contraria non possono far danni.- disse Luna. In quel mentre tornarono le ragazze con il caffè.  Dopo il quale i ragazzi si congedarono.

-        Ginny lasciateli dormire qui i bambini. Non svegliateli. Saranno contenti di stare tutti assieme domattina. – disse Hermione.

-        Sei sicura che non disturbino?- chiese Harry vista la situazione.

-        Certo che no… e poi terranno occupata Sylvie. Altrimenti starebbe sempre addosso al padre.

-        D’accordo, ma per qualunque cosa chiamaci, anche in piena notte. – si raccomandò Ginny uscendo.

-        Si certo. Potete stare tranquilli. – Ron si avvicinò all’amica e la tenne stretta.

-        Vuoi che rimanga qui nel caso ti servisse qualcosa?

-        No Ron. Ti ringrazio del pensiero. E se ci saranno problemi lo sapreste nell’immediato. – Disse abbracciandolo e baciandogli una guancia.

-        Herm cara… ci vediamo domani al lavoro.- disse Luna abbracciandola. – e sta tranquilla mi raccomando.

 

Gli ospiti uscirono ed Hermione salì in camera da suo marito. Era pallido come un cencio, ma ora sembrava riposare tranquillo. Hermione si fece una doccia mise la camicia da notte e si infilò fra le coperte al suo fianco. Solo tenendoselo stretto, e sentendo il suo respiro regolare riuscì a calmarsi quel tanto che bastava per prendere sonno. Ma non fu una notte serena. Face un incubo terribile sognò di svegliarsi e di trovarlo li morto al suo fianco.  Sognò i suoi occhi color ghiaccio sbarrati e il suo corpo freddo. Sussultò e si svegliò. Il sole filtrava dalla finestra. E Draco al suo fianco non c’era. Sprofondò nel cuscino sollevata, quello era stato solo un sogno. Ma se non era al suo fianco, dove era finito quello screanzato? Piombò giù dal letto senza mettere neanche le pantofole. Scese e lo trovò al tavolo della cucina, col suo caffè e il giornale.

-        Buongiorno Hermione.

-        Che ci fai qui? Mi è preso un colpo. Non ti reggevi in piedi ieri sera. Come… come stai?

-        Sto bene. – disse lui sollevando le sopracciglia. Hermione lo scrutò bene.

-        Hai fatto colazione?- Draco sollevò il caffè. – Quella non è una colazione.- ribattè lei impettita. – ti preparo i pancake. I bambini sono svegli?

-        Bambini??? Mi sono perso qualcosa? Non ne avevamo solo una?

-        Malfoy hai battuto la testa?  Sto parlando di James e Albus, si sono addormentati qui, e non avevo il cuore di svegliarli.

-        Ahhh. No hai fatto bene. Così giocheranno con Sylvie. – poi ripensando alla sera prima. – si è spaventata?

-        No caro… non credo almeno. Ginny li ha portati subito di sopra a giocare. Era distratta.

-        Speriamo sia davvero così Herm.Herm si avvicinò a lui e lo abbracciò.

-        Ci hai fatti  spaventare a morte ieri sera. – disse stringendolo forte. Draco ricambiò l’abbraccio.

-        Ho avuto paura anche io. – sussurrò.

-        Pensi di sapere di cosa si trattasse?- Chiese Hermione con la testa affondata nel suo petto.

-        No… sinceramente non ne ho idea. Ma è stato lancinante. E doloroso.

-        Amore ho temuto di perderti. – Draco allora la strinse forte e la baciò.

 

 

Ciao a tutti…

Altro capitolino… pubblico tardi stasera, ma ho avuto una giornata impegnativa e domani non sarà da meno… Facciò un mercatino con mia cugina, con le nostre creazioni. Si, se vi state chiedendo se non faccio un casio tutto il giorno, la risposta è si! Cioè in realtà lavoro. Ma è un lavoro in cui posso inventare parecchio… XD

Tutto questo preambolo per dire che il prossimo aggiornamento sarà lunedì^^.

Ringrazio tutti voi lettori. E un grazie speciali alle ragazze che hanno recensito.

A presto.

Un bacione.

Perfidia.

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Capitolo 7
*** Tante ipotesi... ***


 Tante ipotesi .
 
I giorni successivi all’incidente di Draco, si svolsero in uno stato di velata frenesia. Tutti dovevano fare e cercare senza giungere a risultati accettabili. Mentre lui, il Biondo si era buttato sul lavoro senza darsi tregua. Non gli era piaciuto quello che era successo. E non gli piaceva pensare che una minaccia per lui e la sua famiglia potesse farsi viva. Temeva soprattutto per il suo piccolo angelo biondo. 

  • Buongiorno Draco. – disse una voce profonda alle sue spalle.
  • Se!- rispose il biondo continuando ad osservare al microscopio una reazione chimica.
  • Sua signoria è di malumore stamane? – Draco alzò lo sguardo dal suo lavoro, fissò l’uomo di fronte a lui e disse.
  • Qui non si va avanti. Questa situazione di stallo mi sta sfiancando. – disse avvilito e al contempo profondamente urtato.
  • Forse dovresti fare una pausa. – Disse il moro di fronte a lui.
  • Blaise non dire cagate. Ho urgenza di capire. – Blaise Zabini, affascinante uomo sulla venti cinquina, osservò l’amico e collega e sospirò.
  • Hai fretta per quello che è accaduto l’altra sera?- chiese osservando Draco.
  • Tu come diavolo fai a saperlo? – Blaise scoppiò a ridere.
  • Vuoi scherzare?!
  • Hermione! Maledetta non tiene mai chiusa quella boccaccia! – esclamò rabbioso.
  • Ma smettila! Quella bocca la agogni anche in questo istante.
  • Fammi il piacere di tacere. Ho altro per la testa adesso.
  • Si certo, come no!
  • Blaise sei venuto a torturarmi o a fare il tuo lavoro? – chiese seriamente irritato stavolta.
  • Sono venuto a vedere come stavi. Ti ha più fatto male? – chiese ammiccando al polso.
  • Cosa? No! Non m’ha più dato problemi.
  • Mostramelo per favore! – Draco era un fascio di nervi.
  • Senti Blaise sto bene! Lascia i tuoi consigli da medimago fuori da casa mia e dal laboratorio. Ho da fare! – Blaise corrucciò la fronte, stava per andarsene, quando Draco, che si era sforzato troppo con qll scatto d’ira, dovette appoggiarsi con le mani al banco per non cadere. Fece subito dietrofront e mise Draco seduto sullo sgabello da laboratorio, prendendogli le pulsazioni.
  • Draco rilassati… hai fatto colazione?
  • Si  il solito caffè.
  • Quella non è una colazione.
  • Per Merlino, parli come Hermione.   
  • Per forza abbiamo a che fare con lo stesso testa di cazzo! – Draco incassò il colpo, non poteva controbattere era la verità.  Blaise  lasciato passare un attimo di silenzio riprese. – Saliamo in camera tua. Devo visitarti. – Draco lo guardò torvo ma non poté far altro che salire con lui. Arrivati in camera Blaise lo spogliò e iniziò a visitarlo.  Il suo amico era debole e pallido. Non era normale che a 25 anni perdesse il controllo del suo corpo per un piccolo scatto di nervi come quello. – Draco… so che mi detesterai per quello che sto per dirti. Ma devi ricoverarti. Ho bisogno di farti più analisi. E non  posso in alcun modo farlo da qui.
  • Blaise, io non posso mollare tutto adesso. Non è il momento di farmi una vacanza lo capisci. Ho fretta di capire.
  • Draco non dire puttanate. Ne va della tua vita.
  • Non m’interessa. Non è per la mia di vita che temo.
  • Certo bello per Sylvie crescere senza un padre perché da cretino non ha voluto aspettare. – Quella frase colpì il biondo dritto al cuore. Si fermò a riflettere. Draco non voleva sapere cosa non andasse. Ne aveva una paura fottuta. Non era capace di affrontare la morte, lui non era Potter. E poi aveva la sua bambina e sua moglie da proteggere.  Blaise era concentrato a tenergli le pulsazioni che erano in accelerazione. Interruppe il flusso dei suoi pensieri . – Draco calmati. Ti verrà un infarto. Tua moglie e tua figlia non hanno niente da temere.
  • Blaise farò i tuoi esami, ad una condizione. Che tu me li faccia tutti oggi stesso, e che per le 16.00 io sia libero di andare a prendere Sylvie a scuola. – Blaise stava per ribattere, ma conosceva bene il sig.Draco Malfoy e quello era un ultimatum.
  • D’accordo Malfoy andiamo subito.
 
Intanto a casa Weasley, Luna stava decorando la casa con addobbi Natalizi. Con un elegante tocco di bacchetta, le bianche mura del salotto presero le sembianze di un paesaggio natalizio, dipinto da Luna poche ore prima. Sembrava di essere in un bosco innevato. Illuminò il soffitto con luci azzurre e l’albero di natale candito di neve, con decorazioni cristalline. La stanza era diventata meravigliosamente brillante. E non contenta fece in modo che in base alle ore del giorno i colori cambiassero con la luce diversa.  Fatta questa operazione salì allegra  a vestirsi per andare a lavoro.  Quella notte aveva sognato una splendida storia da disegnare. E decise che l’avrebbe regalata ai suoi nipotini per l’imminente arrivo del Natale.
 
Blaise entrò nella stanzetta, dove aveva fatto accomodare Draco sul letto.  Il Biondo guardava fuori dalla finestra ancora col broncio.

  • Draco, toglierai quel muso un attimo? – chiese l’amico. Poi facendo più serio si avvicinò al letto. E prese il polso di Draco iniziando a studiare il suo marchio nero con uno strumento che emetteva una strana luce verdognola. Draco non lo degnò né di uno sguardo né tanto meno di una risposta. Blaise scosse il capo quello che vedeva non gli piaceva affatto. – Draco devo prelevarti un campione di epidermide in questo punto.
  • Cosa speri di trovare. – sbottò Draco inviperito. – Quel marchio è maledetto Blaise, e sono maledetto io, perché me lo porterò dietro a vita, per la mia stupidità. – Blaise sospirò.
  • Sta tranquillo … non so cosa troverò. Forse niente. Ma Draco non stai bene. Dalle analisi che ho fatto non risulta nulla. Quindi non è il fisico ad avere qualcosa che non va. Sei tu. Stai subendo gli effetti di un forte stress, e rischi l’esaurimento se continui così. Devi assolutamente staccare la spina per un po’. Non so davvero dove mettere le mani altrimenti. – Draco lo guardò con gli occhi incendiati. Era davvero inquietante in quello stato.
  • Blaise vuoi capirlo che IO NON HO TEMPO DA PERDERE! – a quel punto si sentì un crack , Draco si portò una mano al petto. Rimase senza fiato. Blaise prontamente lo stese. E gli tirò un ceffone.
  • ORA MI CREDI BRUTTO DEFICIENTE! – gli stampò in faccia la mascherina dell’ossigeno. Draco riprese lentamente a respirare. – Hai bisogno di Tranquillità, e riposo pressoché  assoluto. Come amico ti consiglio di stare attento. E come medico ti vieto l’ingresso al laboratorio da qui a un mese almeno.  Non ci sono ne ma ne se ne forse che tengano. Se ci tieni alle tue ricerche, se c tieni alla tua famiglia. Se tieni a Sylvie fa quello che ti dico. E ora sta qui e dormi un paio d’ore. Ti somministro dei sedativi. E come promesso per le quattro  sarai da tua figlia.- disse iniettandogli i sedativi direttamente per via venosa.  Cosa che stese il biondo pressoché all’istante.
 
Blase a quel punto si rese conto che doveva avvisare Hermione, così ordinò all’infermiera di trattenere Draco fino al suo rientro.  Dopo di che, tolto il camice mise il cappotto e uscì.
Arrivato nei pressi della stazione incrociò Ron sui suoi passi.

  • Ehilà Weasley. Salutò cordialmente. – Ron lo mise a fuoco poi lo riconobbe e si avvicinò a  Zabini.
  • Zabini… quanto tempo, ho stentato a riconoscerti.
  • Lo credo bene sono passati anni.
  • È già! Ma dimmi, come ti vanno le cose? – chiese il rosso.
  • Che vuoi che ti dica. Vanno… sono ancora uno scapolone di quelli da 1 milione di dollari . – disse scherzando. – E te invece? Messa su famiglia?
  • Per ora siamo solo io e Luna. Ma non abbiamo bambini.
  • Scusa se sono indelicato. Ma come mai? – Ron non si sorprese della domanda era la stessa che gli ponevano tutti.
  • Tranquillo è una domanda frequente. Diciamo che io e Luna ce la prendiamo comoda. Comunque come mai da queste parti?
  • Mi stavo recando da Hermione.
  • Anche io andavo da lei, dovrebbe esserci anche mia moglie. Ma come mai ti trovi ad andarci? – chiese mentre entrambi si dirigevano al loro treno.
  • Perché ho fatto dei controlli a Draco, dopo il malessere dell’altra sera. E sono preoccupato.
  • È qualcosa di grave? – chiese il Rosso sinceramente interessato, dopo tutto Malfoy era di famiglia ormai.
  • Beh… se non lo conoscessi, direi di no. Ma so che razza di testone sia. Quindi sono seriamente preoccupato per lui.
  • Cos’ha?
  • È fortemente stressato, e fingendo di non esserlo sta rischiando grosso.
  • Che vuoi dire?
  • Che il suo fisico inizia già a risentirne. Ma Hermione m’ha detto che tu hai visto la scena. Raccontami com’è andata. – disse Blaise, col tipico tono da dottore. – Potrebbe essermi utile per altri controlli. – spiegò.
  • Beh ah essere sincero quando sono entrato l’ho trovato a terra, era molto debole, e si teneva il polso. Quello col marchio. Sembrava fosse quello a procurargli dolore. – spiegò Ron.
  • Si ho prelevato un campione per fare dei controlli, ma temo che questa pista non porti da nessuna parte.
  • Ci sono stati altri casi simili fra i mangia morte? – chiese il Rosso, entrando nel ruolo che ricopriva di mestiere.
  • Oh no. Non che io sappia almeno. – disse pensandoci. – Sto valutando anche l’ipotesi che si tratti di una qualche maledizione a tempo. Qualcosa con una scadenza stabilita a tavolino.
  • Mi sembra stranissima una cosa del genere. – disse Ron perplesso.
  • Si persino a me che l’ho elaborata sembra piuttosto fantasiosa come teoria. Manon so cos’altro credere. A parte che sia un problema nella testa di Draco. Forse lo stress lo sta facendo regredire al periodo in cui doveva fare il missionario per Voldemort. L’ho visto in una condizione simile solo allora. – spiegò Blaise. – La situazione mi preoccupa davvero. Oggi stavamo discutendo, ad un tratto s’è premuto il petto. Era rimasto senza fiato. Temo che qualcosa che parta da lui o no, non lo so, lo stia uccidendo da dentro. E il tutto nasce quando prova emozioni forti. Quindi gli ho raccomandato riposo  assoluto e gli prescriverò sedativi. Ma Draco va tenuto d’occhio. Posso contare su di te Weasley? – chiese Zabini serissimo.
  • Ovvio. Ne va di mezzo la vita del testone e la felicità di Herm e della piccola. Siamo tutti molto preoccupati per lui.
 
Scese il silenzio mentre il treno giungeva a destinazione. Dopo diversi minuti Ron riprese a parlare.

  • Zabini, sai nulla della ricerca che sta conducendo Malfoy? – Blaise esitò, ma si convinse che Ron era affidabile. Quindi disse…
  • Si… perché?
  • È una mia ipotesi. Ma magari, visto che sei un medico forse potresti scoprirlo, potrebbe esserci qualcuno che per mantenere il segreto delle maledizioni senza perdono, stia tentando di farlo secco? – Blaise ci pensò sopra un momento.
  • Si in effetti potrebbe trattarsi di qualcosa del genere. Ma solo dopo aver avuto tutti i riscontri saprò dirtelo.
  • D’accordo. Mi raccomando Zabini. Fammi sapere in fretta. – disse Ron lasciandolo davanti all’ufficio d Hermione, avendo notato sua moglie in un'altra sala a parlare con una segretaria.
 
Zabini bussò alla porta.

  • Avanti! – disse Hermione sollevando gli occhi dalle sue ricerche.
  • Ciao Hermione!
  • Salve Blaise, è un piacere vederti. – disse andando a salutarlo.
  • Si anche per me. Ti vedo bene!
  • Ti ringrazio. Anche tu non stai per niente male, ma accomodati e dimmi tutto. – disse la bruna facendolo sedere di fronte  alla sua scrivania. Allora il moro iniziò a parlare. Gli raccontò di Draco delle analisi, dei tranquillanti e del riposo forzato che il biondo avrebbe dovuto rispettare. La donna era preoccupata. Si vedeva chiaramente.
  • Blaise, sicuro che basti questo? Io voglio tutto il possibile perché stia bene. – disse in ansia.
  • Sta tranquilla, Draco è in buone mani. È il mio più caro amico, e non gli permetterò mai di buttare via la sua vita a costo d pietrificarlo per tenerlo a letto.
  • Grazie Blaise.
  • Ora vado da lui. Gli ho promesso che alle 16 poteva stare da Sylvie per riportarla a casa. Naturalmente andrò con lui. Ma Herm mi raccomando. Non trattatelo da malato. Sai quanto sia insofferente a questo genere di cose. 
  • Si lo so…- Disse la mora. – E’ un vero testone. Ti ringrazio di tutto Blaise. Come posso sdebitarmi?
  • Ma ti pare? Non ce n’è bisogno. A presto! – disse e usci dall’ufficio smaterializzandosi nella sua clinica privata.  Dove Draco si stava rivestendo per andarsene.
  • Oh bene! Vedo che sei già pronto. – disse Blaise a Draco che era in piedi vicino al letto mettendo la sciarpa.
  • Si lo sono!- confermò l’altro.
  • Come ti senti? – chiese Blaise.
  • Non lo so. È pesante quella roba che mi hai dato. Faccio una fatica terribile a stare in piedi. – spiegò il biondo.
  • Siediti! – disse riprendendogli il polso. – Draco hai mangiato qualcosa?
  • No. E sento un forte senso di nausea. – disse.
  • Va bene. Usciamo! L’aria fresca ti farà bene. E mangeremo qualcosa strada facendo.
 
Così i due lasciarono la clinica e si recarono all’uscita della scuola. Dove ripresero la piccola Sylvie con la quale bevvero una cioccolata calda in un bar prima di tornare a casa.               
 
Una volta arrivati Blaise si congedò,  anche se Draco insistette affinché si fermasse per cena.
Una volta in casa la piccola Sylvie chiese al padre di giocare con lei. Draco si dispiacque molto nel dirle di no. Ma proprio non se la sentiva. Fortunatamente di li a qualche secondo suonarono alla porta. Erano Ron e Harry, che con la scusa di dover parlare con Hermione erano andati li ad assicurarsi delle sue condizioni di salute. Draco li fece accomodare e offrì loro un bicchiere di scotch.  Mentre Sylvie buona buona era salita nella stanza dei giochi. Dopo un po’ che parlavano Draco si scusò con loro. Li pregò di restare e parlare ma lui doveva stendersi sul divano, l’iniezione di Blaise era davvero potente.

  • Ragazzi so che è indecente. Ma ho bisogno di stendermi.
  • Certo fa pure. – disse Harry . – non ci crea problemi.
  • Sai Draco parlandone con Blaise, pare che il tuo incidente sia stato un caso unico. Quindi sei pregato di raccontarci la verità. – disse Ron. – Non è per farci gli affari tuoi. Ma potrebbe essere utile per le indagini.
  • Weasley io non so di cosa stiate parlando.
  • Cosa ricordi dell’altra sera? – chiese Harry.
  • Che eravamo qui a cena, e ho iniziato a sentirmi strano. Inizialmente ho creduto fosse il vino. –
  • Ma non ne hai bevuto molto.
  • No infatti. È stato in cucina che hanno iniziato a cedermi le gambe. Mi girava la testa e avevo la nausea, ho rimesso la cena, e a quel punto mi reggevo più in piedi, sono crollato a terra. – ci fu un istante di silenzio. – poi il marchio ha iniziato a bruciare, sembrava catrame sulla pelle. Un dolore indescrivibile, poi sei entrato te Ron e no ricordo più nulla. – disse il biondo.
  • A quel punto hai perso i sensi. -  gli spiegò Ron.
  • T’è più capitato da quel momento?- chiese Harry.
  • No. Più nulla, fatto salvo per questa enorme debolezza. In questi giorni mi sono buttato a capofitto sul lavoro.
  • Certo startene a riposo non era da te sig. Malfoy! – la voce irritata di sua moglie fece irruzione interrompendo tutti i discorsi.
  • Hermione ti prego… lasciami in pace. – disse in modo stanco.
  • Sei un’incosciente!  - gridò la moglie tirandogli il secondo mal rovescio della giornata. – se oggi non ci fosse stato Blaise qui, che ti sarebbe successo in quel laboratorio? Èh? Non ci PENSI VERO? NON PENSI ALLA TUA SALUTE, NON PENSI A ME E A SYLVIE? NON PENSI A SYLVIE? –gli occhi di Hermione erano due fessure incendiate come braci ardenti. Draco non rispose. E Ron intervenne.
  • Hermione non gridare.- azzardò.
  • TACI RONALD! – a quel punto Sylvie comparve dall’alto delle scale.
  • No mamma, non litigate!- la bambina scoppiò in un pianto disperato.
 
A Hermione si strinse il cuore, l’aveva spaventata gridando. Draco era spiazzato. Allora Harry si alzò e raggiunse la piccola.

  • Sylvie…- disse abbracciandola. – La mamma e il papà stanno solo discutendo. Vieni con me. Io e lo zio Ron stiamo andando a comprare il gelato per tutti! Non è vero Ron? – Ron sorrise.
  • Certo che è vero. E scommetto quello che vuoi, che questa piagnucolona qui ne vuole uno bello grande alla fragola. – La bambina Sorrise.
  • È vero!-  Disse.
  • Allora forza. Noi tre andiamo a prendervi il gelato. – presero i cappotti e uscirono.
 
Hermione crollò sul divano con il viso in lacrime.

  • Che cosa ho fatto? – chiese piangendo. Draco si alzò e la raggiunse.
  • Niente amore. Niente! È solo colpa mia. – disse carezzandole i capelli.
  • Draco ti prego io non voglio perderti. Fa quello che dice Blaise. Tra poco è natale, per allora starai meglio.
  • Si Herm lo farò.
  • Me lo giuri?
  • Certo.
  • Grazie. – disse lei asciugandosi le lacrime.
  • Ora ti prego andiamo a stenderci. – disse Draco. - Voglio le coccole.
 Salve a tutti^^,
come promesso ecco il nuovo capitolo appena sfornato. Come avete potuto notare Zabini ha fatto il suo ingresso in scena. Nelle veci di dottore e ricercatore. Sarà un personaggio utile nello svolgimento della storia, che anche se per ora non vi sarà chiara, andando avanti comprenderete meglio.

Ringrazio come di consueto i lettori e le ragazze che gentilmente non mancano mai di farmi sapere le loro opinioni.
Grazie 1000^^
a presto
Perfidia^^

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Capitolo 8
*** Un Babbo Natale arrosto! ***


 Un Babbo Natale arrosto!

 
Tra un preparativo e l’altro finalmente giunse la vigilia di Natale.
Hermione stava preparando la ciccolata calda, mentre Sylvie e Draco addobbavano l’albero con i biscotti fatti tutti e tre insieme poco prima. Da quando Draco aveva iniziato a seguire i consigli di Blaise, le cose andavano molto meglio. L’atmosfera tra i coniugi era più rilassata, e Draco lentamente si stava riprendendo.  Tutto sembrava essere solo un incubo lontano anche se non se ne capivano le cause. Tuttavia da quello strano attacco, Draco non aveva più sentito nulla.
Casa Potter quella sera era in fermento,  tutti i Weasley con gentili consorti al seguito sarebbero stati presenti all’appello. Fleur e Molly furono le prime ad arrivare e spodestarono Ginny dalla cucina, visto che nel suo stato avrebbe dovuto riposare. Harry e gli uomini di casa Weasley escluso Ron, che non era ancora arrivato, stavano in salotto davanti al caminetto a parlare di quiddich e altre “cose da uomini”, come aveva detto Arthur alla gentile consorte. E in tutto ciò i ragazzini stavano pensando a come fare per acciuffare babbo natale e derubarlo della slitta. Il tutto sotto la supervisione di Ted, che faceva la spola fra i grandi e i piccoli. All’appello erano presenti , i tue tifoni Albus e James, Susan e Michael i figli di Bill e Fleur, Jonathan ed Evelin, figli di Persy, e naturalmente a complottare con loro, lo Zio George, che era rimasto il più bambino di tutti, con la sua piccola Valery, figlia del matrimonio andato a finire male con Kathy Bell, la quale gli aveva concesso di tenere la piccola che sarebbe partita con lei e la sua nuova fiamma per un viaggio in Italia il giorno seguente. Quindi facendo un rapido resoconto in casa Potter al momento c’erano tutti i Weasley eccetto Ron e Charlie che non aveva potuto liberarsi dai suoi impegni.  Erano solo le 18.00 e già la padrona di casa era esausta. Agognava l’arrivo di Hermione e Luna, perché le sue cognate e sua madre la stremavano.
 Intanto al piano di sopra.

 

  •  Ted, c’ha detto papà che puoi volare sulla scopa! Quindi nel nostro piano sarai tu a scattare sul tetto e acciuffare il vecchio! – disse James con fare Risoluto. Poi voltandosi verso Michael .- Tu invece caro Miky , dovrai dare il segnale a Ted appena avvisti Babbo Natale. 
  • E tu Suzan insieme a Valery, dovrete tenere a bada i grandi!- disse Al tutto impettito.  – George guardava la scena dalla porta profondamente divertito.
  • Io e Al invece attenderemo che arrivi anche Sylvie e saliremo dalla soffitta e vi porteremo il grande sacco di Babbo Natale.
  • Evviva!- esclamò all’unisono la banda di piccoli teppisti.- George allora intervenne, lui sapeva che ad un certo punto della serata Ron sarebbe giunto scendendo dal camino con i regali. Sarebbe stato meraviglioso giocargli un simile scherzo, e l’idea che qualcuno potesse non essere d’accordo non lo sfiorò minimamente. E disse.
  • Bambini… bambini… avete tanto da imparare! – invece di salire sul tetto che è pericoloso, dovrete provvedere a tenere ben accesa la fiamma del camino. Così Babbo Natale sarà costretto ad entrare dalla porta. E a quel punto…
  • Lo acciuffiamo!- esclamò Al.
  • Esatto!- eslamò  lo zio soddisfatto.  Uscì ridendo dalla cameretta e scese fra gli adulti. Dove nel frattempo le signore Weasley avevano servito l’aperitivo.

Suonò la porta e scappò in casa una donna biondissima, esile e bellissima. Luna Lovegood entrò in casa coi capelli imperlati di neve. Felice e allegra come non mai. Adorava il Natale.  Dietro di lei entrò il suo uomo intirizzito dal freddo, ma felice di essere li con tutti, e salutò con un allegro sorriso tutti i presenti sfilandosi il cappotto. Luna salutò tutti cordialmente e corse dalla padrona di casa che sedeva annoiata su un divanetto. Mentre Ron fece il giro degli ospiti.
A questo punto a mancare all’appello erano solo i Malfoy.

 

  • Draco sei pronto? – chiese Hermione scattando da una stanza all’altra nel corridoio al piano di sopra.
  • Si Herm. Per l’ennesima volta si! Sono pronto bello e profumato. – disse schernendola. Era più di mezz’ ora che lui e la piccola Sylvie giocavano a carte magiche per ingannare il tempo.  
  • E tu Sylvie sei pronta? – chiese affacciandosi alle scale.
  • SI mamma! – disse la bambina annoiata gettando sul tavolo la carta di Albus Silente, che le fece un occhiolino divertito prima d sparire.
  • Brava bambina! – esclamò la mamma , che ora rischiava di capitombolare per le scale infilandosi una decolté rossa fiammante.  –eccomi, eccomi… sono pronta. – disse tutta affrettata soffiando via dal viso, una ciocca di capelli.
  • Evviva! – esclamò la piccola.
  • Alla buon ora! Ci staranno tutti aspettando. – disse Draco col classico tono, da marito annoiato e stufo di aspettare.
  • Dovevo sistemare quella cosa! – fece Hermione ammiccando. Cosa che Draco non comprese.
  • Che cosa?
  • Quella cosa! – disse ancora, mettendo più enfasi nella mimica facciale. Ma niente suo marito era di legno.
  • Quella cosa, cosa?- Hermione trasse un profondo respiro.
  • Nulla Draco…Nulla… andiamo forza. – disse uscendo.  

 
Intanto a casa Potter.

 

  • Ma che fine ha fatto Hermione? – chiese Luna a Ginny.
  • Non lo so… ma non appena arriva la piumo…ci ha abbandonate in balia di queste pazze.- disse Ginny  irritata.
  • Oh… Lùnà, che piaceré rivedertì. – Luna si schiacciò ancora di più sul bracciolo della poltrona.  Da quando aveva sposato Bill, quella ragazza era diventata una Molly, vent’anni più giovane.  Luna rispose educatamente all’abbraccio della francesina.  – oh Lunà… hai un aspettò magnifìc! Ci nascondi qualcosa qui dentrò? – continuò indicando il ventre piatto e atletico della ragazza. Lei arrossì.
  • Oh no, no… non nascondo nulla. – disse chiedendo a Ginny un aiuto con gli occhi.
  • Peccatò… sarebbe un bella sorpresà Natalizià. – continuò la ragazza dai capelli argentei tornando in cucina da Molly.
  • Uff! – Luna appoggiò la testa sconsolata sulla palla di Ginny. La quale le carezzò la testa.  – Mi piacerebbe tanto averne uno. Vedo i vostri piccoli, sono tutti così meravigliosi. – disse con gli occhi lucidi.
  • No tesoro!  Non preoccuparti. Arriveranno anche per te. E saranno belli e brillanti come te. Almeno glielo auguro, se dovessero riprendere da quel fesso di Ronald sarebbero rovinati! – concluse Ginny in modo pratico. Cosa che fece sorridere Luna.
  • Hai ragione! Non devo smettere di sperare! – in quel mentre bussarono alla porta.  
  • Deve essere Herm. – mentre Ginny lo diceva Bill che si trovava per caso sulla porta aprì.
  • Buona Sera ragazzi. – disse cordiale.
  • Buona sera Bill.- rispose la riccia.
  • Prego accomodatevi. – disse.- Ginny sono arrivati Hermione e Senape!
  • Cominciamo bene!- commentò Draco acido nell’orecchio della moglie.
  • No! Vedi di non cominciare. – lo ammonì la moglie.
  • Va bene! Mi metterò buonino sul camino col mio Drink! – disse ironico.
  • Sylvie vieni dalla mamma che ti tolgo la mantella. – la bambina si lasciò spogliare e schizzò via a salutare le zie in poltrona poi tutti gli altri, e corse dai suoi amici.

Intanto anche Hermione e Draco, posarono i cappotti nell’anticamera e avanzarono in mezzo alla confusione, con il caldo e gli odori della cucina che rendevano perfettamente l’atmosfera natalizia in quella casa.
 

  • Alla buon’ora Herm! – disse Ginny, che voleva strigliarla un po’. – Mi hai lasciata sola in balia delle pazze fino a quest’ora, nel mio stato poi! Che razza di amica sei!??? – la mora rise, e la strinse forte e disse.
  • Vedo che sei sopravvissuta lo stesso! Stai benissimo!
  • Grazie! – poi la mora salutò Luna.
  • Ciao cara. – disse abbracciandola. – Hai un aspetto raggiante stasera!
  • Grazie! È merito dei miei orecchini! – disse mostrandoli all’amica. Erano due bellissime lune di cristallo di Swarovski. Ron non aveva badato a spese quell ‘anno. Le aveva dato il suo regalo qualche ora prima.

Flash Back
Ron era appena rincasato tutto infreddolito e con la neve nei capelli. Fuori nevicava e l’aria era gelida. Non appena aprì la porta il calore della casa lo accolse, come un morbido e caloroso abbraccio. Quando fu dentro disse.

 

  • Luna  sono tornato! – buttò il mantello sulla cassapanca e avanzò in casa.  Passando davanti al salotto dove la luce era sapientemente spenta. Rimase estasiato. Tutta la stanza brillava di un tenue azzurro.  Sembrava di stare in una foresta abitata da fate. Era un sogno. Avanzò all’internò di questa visione, e notò il camino acceso, anche la sua fiamma era azzurra. Non c’era niente da dire, la sua donna era una vera artista. E quello in cui si trovava era il più bel quadrò che avesse mai visto. Sbalordito e sognante si portò una mano sul petto, e sentì la scatolina di plastica che aveva impacchettato per sua moglie, la commessa della gioielleria. Uscì da quel sogno, lanciandogli un ultimo sguardo e salì verso la loro camera da letto. Luna era voltata verso lo specchio intenta a scegliere gli orecchini. Ron l’abbraccio da dietro dicendo.
  • Sei fantastica lo sai? – lei sorrise.
  • Grazie. – poi l ‘uomo continuò baciandola sul collo. Lei rise .- Ron mi fai il solletico! – rise anche lui e si tirò su.
  • Wao… Luna sei più bella di un unicorno stasera.
  • Ma che dici Ronald! Non ho il corno io! – Ron estrasse il regalo.
  • Tieni amore! Questo è per te. Volevo dartelo domani. Ma una donna così bella, merita questo ed altro. – Luna lo scartò, rimase estasiata. Per lei non contava il valore intrinseco dell’oggetto donatole. Quello che la colpiva era la moltitudine di riflessi che quel gioiello emanava. – ti piacciono? – lei con le la gioia di una bambina lo strinse forte e disse.
  • Si Ronald, moltissimo! – si voltò verso lo specchio e li misurò sull’orecchio per vedere l’effetto. – mi aiuti ad indossarli? – Ron li inserì nel morbido lobo di Luna. Lei si sollevò e lo baciò. – grazie Ronald.

Poi i due avevano ultimato i preparativi e si erano recati a casa Potter.
Fine flash back
 
Dopo aver terminato i saluti, finalmente si sedettero tutti in tavola.  Dove fu servita la cena per la felicità di tutti gli ospiti. Ai bambini in realtà importava poco della cena erano tutti tremendamente emozionati per la venuta di Babbo Natale che si avvicinava.
Ad un certo punto della cena fingendo un impegno improvviso Ron e Luna uscirono e si recarono alla porta sul retro dalla quale rientrarono e di soppiatto sgattaiolarono in bagno per truccare Ron da babbo natale, ma non alla maniera babbana. Ovviamente ogni mago che si rispetti queste cose le fa con la bacchetta. E con un tocco leggiadro Luna invecchiò Ron più o meno di 200 anni! A vederlo ricordava la prozia Tessa.

 

  • Amore, un incantesimo meno doloroso non potevi trovarlo? – disse Ron. – ho male a tutte le ossa!
  • Ahahhah Ronald sei davvero un perfetto babbo natale. – rise la bionda compiaciuta del suo lavoro.  Poi tornò quatta quatta in cucina dove  Ginny  e Dracol’aspettavano con la scopa per far arrivare Ronald sul tetto e il mantello dell’invisibilità per lei, di modo che potesse godersi la scena.

Poi Ginny tornò in sala con il dolce e Draco con la bacchetta spense tutte le Luci, come era stato concordato. Quando il buio calò i bambini ebbero un sussulto soprattutto le piccole Sasan e Valery.  
In quel frangente un lampò scosse la mente dei due baby tifoni made in Potterland.

 

  • Al, pensi quello che penso io? – bisbigliò James.
  • Si Jam… credo di si… - fecero cenno a Michael  e Jonathan. Mentre Ted era impegnato in un discorso con Evelin la quale studiava ad Hogwarts con lui.  I piccoli sgattaiolarono sotto il tavolo e fecero abbassare la piccola Sylvie, che però era in braccio ad Hermione e non poteva partecipare al loro piano diabolico. Michael che era il più piccolo fu messo al camino a buttare legna sul fuoco, i grandi non notarono nulla, mentre invece George se la rideva sotto i baffi. Aveva proprio dei bravi nipotini! E pensava tra se “sono tutti me!”

Intanto sul tetto Ron aveva iniziato a calarsi nel camino dicendo.
 

  • OHOHOH… Buon Natale… ohohoh..

In casa  le bambine. In coro.
 

  • È babbo natale! - E scattarono tutte intorno al camino.

Ma ahimè, il nostro babbo natale ebbe una brutta sorpresa. Scendendo notò che il fuoco era acceso e il fumo lo stava accecando. Così salì alla svelta fuori dalla canna fumaria, e decise di entrare dalla porta. Ma di colpo un pensiero bizzarrò gli balzò nella mente … “ e se volessero proprio che entrassi dalla porta?” .  Ron ci rifletté solo un istante, e di colpo puntò la bacchetta sul fuoco dicendo AGUAMENTI!  Di colpo una cascata d’acqua si rovesciò sul fuoco spegnendolo. I bambini rimasero sorpresi, e in un baleno ci fu un cambio di piano. Si fiondarono tutti sul camino.
 

  • ALL’ATTACCOOO – gridò James.

Nel momento in cui Ron uscì dal camino tirandosi dietro il sacco, fu travolto da quella carovana d’infanti.  Di colpo Draco accese le luci e alcuni  genitori ammonirono i figli mentre i più. Compreso lo stesso Draco  si sbellicarono dalle risate. Era il caos!
 Al e Jonathan tiravano il sacco dalle mani di babbo Natale mentre James , Michael e le bambine tenevano fermo il malcapitato.

 

  • Bambini basta fermatevi! – gridò nonna Molly. E di colpo tutti i bambini ubbidirono.   

Una volta ristabilita la calma e dopo aver offerto uno scotch al povero babbo Natale ci fu la distribuzione dei regali.  Uno per ciascuno.
A Ted una scopa nuova per il quiddich. Ad Evelin un gufo. Ai due bimbi Michael e Jonathan il nuovissimo set del maghetto.  A Valery e Susan  una bambola. Alla piccola Sylvie una puffola Pigmea. E ai due Tifoni Potter arrivarono le scatole matte dal negozio dello zio George. Poi tutti loro ricevettero il libro illustrato da Luna. 
Dopo aver scartato i regali e aver passato pochi altri momenti insieme , tutti si congedarono e rientrarono ognuno alla propria casa. Eccetto ovviamente  coloro che c’erano già.

 Salve a tutti!!!
Finito anche questo capitolo. Vi ringrazio e spero sia stato di vostro gradimento!
grazie alle gentilissime ragazze che hanno recensito! ( più tardi risponderò... oggi purtroppo ho poco tempo.
un bacione
a prestissimo !
Perfidia.

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Capitolo 9
*** Botti e botte di Natale. ***


 Botti e botte di Natale.
 

Quella mattina era iniziata nella maniera più consona per il giorno di Natale.  La piccola Sylvie aveva aperto gli occhi trovando sul cuscino accanto alla sua testa la piccola Puffola Pigmea addormentata. La bambina sorrise.
 

  • Dovrò darti un nome… - iniziò a pensarci e l’unico nome che continuava a ronzarle in testa era Pilù. Scese dal lettone scalza e corse in camera dei suoi genitori, erano entrambi addormentati, allora si arrampicò nel letto intrufolandosi fra loro. – papà! Svegliati è giorno! Scendi a preparare la colazione per me e la mamma! – Draco in tutta risposta grugnì allora la piccola si acciambellò su di lui. – Papino ti preegoooo…  - Mr. Malfoy allora aprì gli occhioni sbadigliò e disse.
  • buon Natale anche a te piccola. - lei come se nulla fosse disse.
  • Grazie papà… - lui perplesso si sollevò e scese dal letto, prendendo vestaglia e pantofole. Mentre la piccola Sylvie si accostava a sua mamma, dandole un bacio e svegliandola con un “Buon Natale Mamma” che fece ringhiare suo padre, mentre si avviava in cucina.
  • Oh piccina! Buon Natale anche a te. – la piccola rimase accoccolata con sua mamma. Ancora un po’. Poi Hermione notò la piccola puffola rimasta a sonnecchiare ai piedi del letto. – allota tesoro, come l’hai chiamata?
  • Pilù! – disse la piccola.
  • Ohhh è un nome adorabile. – disse la mamma alla piccina. – adesso scendiamo, non lasciamo da solo il povero papà! 

Intanto a casa Potter.
Un boato fece sobbalzare i due signori Potter nel letto.

 

  • Cosa diavolo è stato? – chiese Ginny di soprassalto.
  • Vado a vedere! – disse Harry saltando giù dal letto.

Non è difficile immaginare cosa fosse stato. Il boato veniva dalla cantina, dove i due baby tifoni stavano dando il loro meglio…
 

  • Nooooooooooooo Al hai visto che figataaaaa??? – Disse James letteralmente estasiato.
  • Magnificoooooooooo! Ancora ancora! – disse l’altro. – scoppiane un altro.
  • Sisi… dai proviamo questo! – di nuovo un boato riempì casa Potter.  Harry che stava scendendo le scale dovette attaccarsi al corrimano. Fu in quel momento che Ted piombò giù dalla soffitta tutto agitato bacchetta alla mano.
  • Zio Harry che diamine è stato? – chiese il ragazzo ansioso.
  • Davvero non riesci ad immaginarlo Ted?! – disse Harry rassegnato, ormai era chiaro, i suoi piccoli teppisti volevano buttare giù la casa. – Adesso mi sentono.- disse proprio mentre la casa veniva scossa da un altro boato.  Di una cosa era certo. I suoi due gemelli avevano la stessa risme di Fred e George, avevano ripreso tutto da quel ramo della famiglia.

Poche volte in vita suo Ted aveva visto suo Zio Harry irritato a morte, e questa era senza dubbio la volta in cui lo era di più. Scese al piano inferiore a passo d’elefante in carica. Ci fu l’ennesimo Boato, ma sembrò non farci minimamente caso. Aprì la porta furente e da li iniziò il desio. Quel giorno di Natale i due gemelli lo avrebbero ricordato per tutta la vita.
 

  • Che diamine sta succedendo qui? – James preso in flagrante con un razzo acceso in mano sobbalzò e lo fece accidentalmente cadere nella cassa piena di razzi dalle forme più svariate. Harry sgranò gli occhi, mezza frazione di secondo e poi – PRESTO TUTTI FUORI DA QUI!!!!

Si precipitarono fuori dalla cantina dimenticando di serrare la porta. Un drago di fuoco fece il pelo alla testa del povero Ted, mentre mille fuochi artificiali devastavano la cantina e la casa dei Potter. Furono istanti di panico le mura della casa tremavano. Ginny scese in pantofole infilando la vestaglia lungo le scale e dovette schiacciarsi al muro per non essere travolta da una manica di zebre verde menta in corsa.  Dopo qualche minuto il fracasso infernale terminò.  Grimmauld Place scese nel silenzio. Ma i piccoli Potter ebbero la netta sensazione di trovarsi nell’ occhio del ciclone, esattamente nell’attimo che precede la distruzione totale.
 
Luna aprì i suoi brillanti occhi blu. Aveva fatto un sogno stranissimo quella notte. Aveva sognato un bambino. Forse il suo futuro bambino, quello che da qualche giorno si era accorta di volere. Era una sensazione strana, non era da lei desiderare qualcosa. Non aveva mai sognato qualcosa del genere.  Si voltò al suo fianco allungando la mano, ma Ron non c’era. Si sollevò dal letto come al solito, nel suo pigiamone blu di pile stellato, mise le pantofole da elfo, e scese di sotto dove Ron era intento a prepararle la coazione.

 

  • Buongiorno amore. – disse lui. – volevo farti una sorpresa e viziarti un po’ stamattina, ma sei scesa!
  • Sei adorabilmente premuroso Ronald! Buon giorno anche a te. – Disse baciandolo per poi sedersi, mentre lui le serviva la colazione.
  • Tesoro Buon Natale! – disse Luna poco più tardi porgendo a Ron un pacchettino. Lui lo scartò sorridente. Era un bellissimo Orologio.  Lei Hermione e Ginny qualche tempo prima erano uscite a far compere per Londra e per i loro mariti avevano deciso per quel regalo. Ad ognuno un orologio. 
  • Grazie amore… è stupendo… ma come si usa???
  • Sii serio… c’è Hermione per questo! Dovrebbe essere già appunto però! – Disse Luna alzandosi per fluttuare via zampettando come natura impone.

 
 
A casa Potter nel mentre Ginny aveva assunto la sua posizione da guerra. Braccia ai fianchi, gambe lievemente divaricate, bocca talmente contratta da far sembrare bianche le sue labbra, e sguardo omicida saettante, fra gli occhi dei due mocciosi combina guai. Harry dal canto suo quella mattina non era da meno, era così arrabbiato che disse poche parole, che gelarono il sangue dei figli. 

 

  • Questo è troppo! – rivolgendosi poi alla moglie. – Toglimeli dalla vista o stavolta non rispondo di me. – E andò a sedersi in poltrona nel suo studio sbattendo la porta.
  • Bene! – iniziò Ginny. – Ted per favore lasciaci. – il ragazzo obbedì.  I due piccoli si sentirono per la prima volta in vita loro, seriamente minacciati dalla madre. – Vi farò questo discorso oggi e mai più. Quindi aprite le orecchie.  Io non tollero simili comportamenti in casa mia. Sto allevando dei figli non dei teppisti.  Quindi se è questo il vostro modo di comportarvi, quella..- disse puntando l’indice verso la porta. – E’ la porta. Non accetto di tenere in casa degli animali. È chiaro il concetto?  - i due bambini si sentirono terribilmente mortificati da quel rimprovero e  esitanti mugugnarono .
  • Si mamma.
  • Bene. Adesso andate di sopra, scusatevi con vostro padre se vorrà vedervi e poi filate dritti in camera vostra. Non voglio sentir volare una mosca fino all’ ora di pranzo. Dopo di che  tornerete in camera vostra e niente lagne. Oggi sarete in punizione. Avete capito? – disse con lo sguardo ancora fiammeggiante.
  • Si mamma! – dissero i due con la coda fra le gambe.
  • Ora andate. – disse iniziando subito dopo a mormorare incantesimi per porre rimedio a quel disastro.

 
 I due bambini salirono contriti le scale, e arrivati alla porta dello studio del padre bussarono, cosa che in casa Potter non s’era mai vista. Da dentro Harry senza che la porta si aprisse disse.

 

  • Non ora sono impegnato.  – i due allora non insistettero e filarono in camera loro.

Finita di sistemare, la casa era diventata più bella di prima. Ginny allora salì nello studio di Harry. Si avvicinò al marito dicendo.
 

  • Credi che siamo stati troppo duri?
  • Forse, ma avrebbero potuto farsi seriamente del male. Devono imparare già da adesso che ci sono dei limiti che vanno rispettati per la loro sicurezza. E quelle due pesti per oggi hanno esagerato. Avverti Hermione che non staremo a pranzo da Ron e Luna oggi. Voglio che imparino chiaramente quello che possono e che non possono permettersi.
  • D’accordo, l’avvertirò subito. Ma Harry oggi è Natale, non credi che potremmo fare una sosta e rimetterli in punizione da domani? – Harry ci pensò un attimo, aveva deciso di essere irremovibile. –  Per favore. – aveva aggiunto sua moglie guardandolo con i suoi grandi occhi blu.  E a quella richiesta luci cedette.
  • Va bene Ginny, ma non metteranno giù i piedi dal tavolo. Salvo che per andare in bagno. Da quando arriviamo a quando torneremo. – disse fermo.
  • D’accordo, è un compromesso ragionevole.  

 
Qualche ora più tardi Harry uscì con la macchina, sua moglie accanto e i due teppisti più Ted nel sedile posteriore. Harry ancora non aveva intenzione di parlare con loro. Disse solo.

 

  • Ringraziate vostra madre. Se fosse dipeso da me sareste rimasti a casa oggi.  – disse avviando il motore, mentre Ginny riprese il discorso. 
  • Andremo al pranzo.  Entrerete saluterete tutti come vi ho insegnato e prenderete posto al tavolo. Dopo di che non scenderete finché non andremo via.
  • Neanche per fare pipì? – chiese ingenuamente James.
  • Si quella sarà l’unica cosa che vi sarà concessa d fare. – aggiunse voltandosi poi verso la strada. I due tipetti allora guardarono speranzosi Ted per un po’ di comprensione. Ma lui che era più grande adesso poteva capire che i suoi zii avevano avuto davvero paura per quello che era successo, e lui stesso si era profondamente preoccupato. Quindi scosse il capo, e sii voltò a guardare il paesaggio scorrere fuori dal finestrino.

 
Arrivarono a casa di Ron in contemporanea con Hermione che era allegra e divertita da sua figlia e la sua puffola, che provocava non pochi fastidi al nasetto delicato di Draco. Che non sapeva, fino ad allora, di essere allergico al pelo magico. Lo aveva scoperto sfortunatamente poche ore prima, quando la piccola furfante si sedette sulle sue ginocchia con la creaturina in braccio.
 
Flash Back
La piccola testa di riccioli biondi, corse dal padre con la piccola palla pelosa in mano. Si fece prendere sulle ginocchia e disse.

 

  • Papà ti voglio presentare Pilù. – poi rivolta all’animaletto. – Pilù questo è papà. – Draco guardava l’esserino con un certo ribrezzo. Quando sua moglie gli aveva comunicato che era ora che la sua piccina avesse delle responsabilità e quindi un animaletto, Draco aveva suggerito un piccolo animale elettronico come quelli tanto in voga tra i babbani.  Ma sua moglie testarda si era categoricamente opposta a quei falsi surrogati elettronici da persone fallite ( così li aveva definiti. ). A tale rifiuto allora lui le aveva consigliato di regalare alla bambina un animale squamato da tenere in acquario o in teca. Ma per tutta risposta si era sentito dire “ non ci serve un’altra serpe in casa, abbiamo già te amore.” Lui ad ogni modo aveva incassato il colpo, e l’aveva addirittura scongiurata di non portare in casa bestie portatrici di pulci e pidocchi. Hermione a quel punto aveva riso, dicendogli di stare tranquillo, le pulci non si attaccano a quelli col sangue velenoso come il suo. E così erano usciti dal negozio di animali, con un set di cose utili per una piccola puffola pigmea. Set che Hermione s’era premurata di montare nello studio perché diceva che in quel posto c’era bisogno di allegria, e poi in camera della bambina non c’era lo spazio necessario.  Arreso ancora una volta al suo destino di re spodestato, Draco non potè far altro che accettare.
  • Papà… saluta Pilù! – intimò la bambina. E Draco con profondo schifo, malcelato, allungò l’indice sfiorando la bestiola solo ed esclusivamente con la punta del dito. 
  • Ciao Pilù. – Sentiva un impulso insostenibile di andare a disinfettarsi. Quando iniziò a starnutire ripetutamente.
  • Papà stai male? – chiese la bambina. 
  • No tesoro… scusa un istante. – in un batti baleno i suoi occhi erano diventati rossi e gonfi, e il suo naso aveva cominciato a colare. In più non c’era parte del corpo che non gli prudesse. Sentendolo starnutiire così, Hermione entrò in bagno.
  • Draco stai bene? Ti sei raffreddato? – chiese premurosa. Lui allora si voltò e alzò il medio.
  • No cara, non sono raffreddato, questo è dovuto a quel mostro! – disse iniziando a perdere le staffe.
  • Che mostro… ti riferisci a Pilù?
  • No… mi riferisco a Morto, perché è così che lo chiameremo se mi ricapita fra le mani. – a quel punto una saponetta lo colpì sulla fronte. – ahia! Come  ti permetti?! – disse indignato.
  • Non osare toccare quella povera bestiola! – disse sua moglie minacciosa. – Se lo farai tua figlia non ti rivolgerà più la parola, e io non ti rivolgerò nient’altro.  – disse uscendo e lasciandolo solo in bagno.

 
Fine flash back.

 

 

  • Ciao ragazzi!- disse la riccia calorosa come sempre, e anche Sylvie salutò con entusiasmo. Ma in risposta notarono i musi lunghi dei ragazzi, e le espressioni irritate dei genitori, solo Ted parve cordiale come sempre.  – Va tutto bene? – chiese a quel punto.  Ginny lanciò un occhiata ai suoi figli e Harry rispose.
  • Ciao  Hermione, Draco… ciao fatina dello zio , dammi un bacio. – la piccola lo baciò. E Harry riprese a parlare. – diciamo che questa mattina qualcuno è uscito troppo fuori dalle righe.
  • Vieni Herm ti racconterò strada facendo, disse Ginny prendendola sotto braccio. – voi due teppisti! Davanti a me dove posso vedervi. – disse indicandogli di precederla. La piccola Sylvie allora si fiondò fra le braccia di Ted il quale la portò in casa in braccio. Rimasti soli Harry si voltò verso Draco, per dirgli di entrare, e notò solo allora, il suo naso nel fazzoletto di seta verde e gli occhi rossi.
  • Sei raffreddato? – chiese Harry.
  • No… taci Potter. Ho appena scoperto che i peli di quella palla di pulci, possono uccidermi. – Harry rise.
  • Draco Malfoy steso da una puffola! Ahahhaha.  Non posso crederci. – continuò divertito.
  • A quanto pare…
  • Ad averlo saputo ai tempi della scuola, te ne avrei regalate un tir per il tuo compleanno!
  • Certo… ma se vuoi vedermi morto, puoi recuperare!
  • Nono… Hermione  mi ucciderebbe. – in quel frangente Ron li chiamò dal barbecue, sul retro del giardino, per farsi aiutare a portar dentro la seconda portata.

Il resto del pranzo trascorse in serenità parlando del più e del meno. I ragazzini si comportarono in modo esemplare, e con la complicità degli zii, l’arrabbiatura dei genitori andò sciamando, cosicché rientrando a casa fu più facile per loro farsi perdonare.


Salve a tutti!
ecco un nuovo capitolo dedicato al periodo natalizio!  Spero vi sia piaciuto.

Come consuetudine ringrazio tutti i lettori, e in particolare le gentilissime ragazze che recensiscono questa storia^^
A presto...
Perfidia.

 

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Capitolo 10
*** Una deludente domenica ***


Una deludente domenica

Una deludente domenica.

 

Casa Potter.

Un gufo quella mattina planò direttamente sul letto dell’ex bambino sopravvissuto, e consegnò a lui la lettera.  Non c’era mittente.

L’aprì. La grafia sul foglio gli era sconosciuta.

Gentile Sig. Potter,

è pregato di presentarsi questa sera alle 21.00 presso il Ministero della Magia. I motivi le saranno comunicati nella sede stabilita.

Cordiali Saluti.   

Il messaggio non diceva altro. Pensò che fosse tutto piuttosto strano. Voleva parlarne con sua moglie, aveva un presentimento nient’affatto gradevole. Era assurdo che in tempo di pace e senza idee malvagie qualcuno volesse celare la sua identità. Si alzò e cercando Ginny s’imbatté nei  due teppisti made in Potterland.

-        Buongiorno papà!- disse Al per primo. Seguito a ruota da James.

-        Buongiorno ragazzi, che ci fate già svegli?- e senza dare il tempo di rispondere chiese.- Dov’è la mamma?

-        Uscita.

-        La partita. – dissero in contemporanea Al e James rispondendo ognuno ad una domanda.  Harry li guardò confuso.

-        Alt uno per volta, per alzata di mano. – James fu il più veloce. – si Jam. – il cucciolo Potter prese la parola.

-        La partita di Quiddich papà! È domenica!- disse tutto eccitato.

-        Si ma è ancora presto sono solo le 8. – obiettò Harry.

-        Ma noi non vogliamo fare tardi. –concluse Al, come al solito più pacato del fratello. – comunque la mamma è uscita. È domenica, oggi..- ma Harry lo precedette.

-        Shopping fra donne! – ora però che si era reso conto del giorno in cui si trovavano, un nuovo presentimento si aggiunse al vecchio. Cosa diavolo volevano dal ministero di domenica? Tuttavia travolto dall’esuberanza delle due pesti accantonò il pensiero e iniziò a prepararsi.

Intanto anche Ron si era svegliato.  Luna si era alzata molte volte quella notte. Ron gli aveva chiesto cosa avesse, ma non riusciva a carpirle risposte, alla fine la ragazza era riuscita ad addormentarsi, e ora era stesa al suo fianco a riposare tranquilla, come se nulla fosse accaduto. Quando aprì i suoi due occhioni blu Ron la guardava.

-        Buongiorno cara, come ti senti? – domandò lui apprensivo.

-        Magnificamente Ronald, perché? – chiese svagata come sempre e aggiunse.- Buongiorno anche a te.

-        Non lo so, eri agitata stanotte. E poi non mi rispondevi. – disse Ron.

-        Ma che hai sognato Ron? Io non mi sono mai mossa dal letto. – disse lei, con un’espressione così tranquilla che Ron iniziò a dubitare di se stesso. Poi le chiese.

-        A che ora vi vedete voi ragazze?

-        Alle 10.00 alla stazione. E te ed Harry? – Ron ci pensò un istante.

-        Io ed Harry alle 11.15 da Draco. Posso accompagnarti dalle ragazze? Magari facciamo colazione al bar questa mattina, che ne dici?

-        È un’idea terribilmente meravigliosa Ronald. – così si alzarono e iniziarono a prepararsi.

Casa Malfoy...

Draco aveva aperto gli occhi, erano le 10 e tre quarti, in casi normali sarebbe stato in piedi da tempo, ma in quell ‘ occasione aveva  deciso di dare ragione a Blaise, e comportarsi da malato. I pranzi e le cene dei giorni precedenti erano stati piuttosto stancanti per via della confusione e del doversi comportare carinamente con tutti, almeno il più possibile. Ormai da tempo era entrato a far parte della cerchia di amicizie di sua moglie, e non aveva niente in contrario. Aveva capito finalmente di aver trovato dei buon amici. Ma talvolta continuava a sentirsi a disagio con loro. Un po’ per senso di colpa, un po’ perché dopotutto quella non era la realtà a cui era abituato. Talvolta gli sembrava di vivere nel paese di Pan di Zucchero, dove gli omini erano di biscotto e tutte le giornate trascorrevano dolci e felici. Certo questa era un’esagerazione. Li ognuno aveva qualche piccola gatta da pelare. Ma non c’era ombra di odio o rancore fra i presenti.  Non era come a casa sua. Dopo la battaglia di Hogwarts suo padre fu sbattuto ad AZCABAN  e anche sua madre, per via dei crimini commessi per il signore oscuro. Lui l’aveva passata liscia perché era un ragazzo, e il ministro ritenne che lo faceva non per scelta propria ma perché traviato dai suoi genitori. Ora a distanza di anni, sua madre e suo padre erano liberi. Ma continuavano a frequentarsi pochissimo. Tanto che Sylvie si chiedeva spesso come mai il suo secondo nome fosse Narcissa, se quella nonna lei non l’aveva praticamente neanche conosciuta.  Hermione ogni tanto cercava di spingere Draco a portare sua figlia dai suoi genitori. Ma la realtà era che lui non era pronto ad affrontarli. Per il tempo in cui erano stati in carcere era andato a trovarli ogni anno solo il giorno di Natale. Sua madre di questo si rammaricava. E ne parlava con Andromeda sua sorella maggiore. Che spesso al contrario del figlio, si recava in carcere per lei.

Dopo la colazione, da perfetta coppietta felice, Ron accompagnò Luna all’appuntamento con le altre ragazze e dal momento che era presto si recò da Harry, il quale gli parlò dello strano biglietto che gli era arrivato.

-        Ne sai qualcosa te Ron? – chiese il moro pensieroso.

-        No Harry, non ne ho idea, ma non mi piacciono affatto queste cose. – rispose il rosso, con l’aria di chi crede fermamente che ci sia del marcio sotto.-  Credo che sarebbe meglio evitare di andarci. – ma lo sguardo di Harry fu eloquente e lui si riprese dicendo.- Oppure se decidi di farlo io ti accompagno. Lo hai detto ad Herm e Ginny? – la domanda spiazzò un poco il moro.

-        No, Ginny non l’ho vista per niente questa mattina e per quanto riguarda Hermione non ho pensato di avvertirl, anzi mi era passata di mente la lettera. – disse Harry mentre si accingevano ad uscire.

-        Papà, papà, guarda che fighi i capelli di Ted. – gridò James dalle scale.

-        Hanno lo stesso colore dei Chudley Cannons.- spiegò Al.

-        Ahahah… Ted sei meraviglioso! –  esclamò Ron ridendo.

-        Già! Tua madre sarebbe orgogliosa! – disse Harry spettinandolo.

-        Grazie Zio Harry. – disse Ted Ridendo. 

Ted era un ragazzo timido e impacciato ma viveva in un ambiente stracoccolato, i suoi zii e i nonni, non gli permettevano di sentire la mancanza dei suoi genitori, perché tutti loro ne prendevano di volta in volta le veci. Ma Harry fra tutti, era quello che sentiva più vicino, in parte perché condividevano un esperienza simile, in parte perché era a tutti gli effetti il suo tutore legale.

Intanto il Malfoy scese disotto, cercando sua moglie, ma della riccia non c’era traccia. Provò in camera di Sylvie, ma non c’era nulla neanche li.

-        Dove diamine sono finite. Hermione? – la chiamò entrando nello studio. Ma non c’era, e non era neanche in cucina. Già che c’era decise che era l’ora giusta per il suo caffè, e sul tavolo notò un bigliettino scritto da sua moglie.

Buongiorno  dormiglione,

Sicuramente  te ne sarai scordato, ma io e Sylvie siamo uscite a fare shopping con Luna e Ginny, per la nostra mattinata fra donne. Te riposa, più tardi passeranno Harry e Ron a prenderti. Fatti trovare pronto per le 11.15. 

A dopo Amore.

Tua per sempre

Hermione.

Ora un espressione perplessa aleggiava sul volto di Mr. Malfoy, rilesse la lettera, fatti trovare pronto! Ma pronto per cosa? , si chiese salendo le scale. Arrivato in camera prese l’orologio sul comodino e guardò l’ora. Le 11.08. A quel punto il panico s’impossessò di lui, questione di minuti e lenticchia e sfregiato sarebbero stati li. E lui, Mr. Perfetto in ogni occasione, non solo era in pigiama, ma non aveva idea di come diavolo vestirsi visto che non sapeva per cosa doveva uscire.  Non fece in tempo a finir di pensare, che…

Din don…

Merda! Sono già qui!

Scese così com’era imprecando mentalmente. Arrivato alla porta il corollario d’insulti e parolacce conosciute era stato già ripassato due volte. Aprì la porta, e si trovò davanti i due adulti con la ciurma di ragazzini al seguito. Ora tutto gli era tornato chiaro in testa. Il quiddich! La partita!

-        Buon… Draco ma stai ancora così? – disse Harry stupito. Il biondo cercando di recuperare la situazione.

-        Buongiorno Potter, Weasley… è il mio nuovo completo, vi piace?

-        Se vuoi parlare della nuova collezione autunno inverno, direi che è un po’ poco natalizio per i miei gusti!- disse Ron squadrandolo con fare da intenditore.

-        Se come no… serpe svelto a preparati. – intimò Potter. Lui ingoiò una parolaccia e disse.

-        Accomodatevi, faccio presto. – e sparì.

-        Ah beh… ha detto che fa presto. – disse Ron.

-        Oh si… vedrai che fra mezz’ ora siamo ancora qui. – disse Harry rassegnato buttandosi a peso morto nel divano.

Intanto le loro belle Pulzelle erano a zonzo nel centro di Londra. Le vetrine addobbate per Natale erano meravigliose. Hermione e Ginny camminavano sorseggiando un caldo cappuccino, mentre Luna e la piccola Sylvie, poco più indietro erano impegnate con una crep al cioccolato più grande di loro. La piccola Sylvie aveva il cioccolato perfino sul naso. Quando Luna abbasso lo sguardo su di lei rise, la piccina non colse il perché, finché non si osservò riflessa nella vetrina di un negozio di giocattoli. A quel punto corse dalla mamma. Per farsi pulire, e poi affondare nuovamente il suo dolce visino nella merenda.

-        Com’è  buona! Grazie zia Luna. – disse felice prendendo la mano della zia.

-        Ma ti pare amore, non dirlo neanche! – disse la ragazza camminando. Passando davanti ad un negozio di vestiti Ginny ed Hermione rimasero letteralmente incollate alla vetrina.  C’erano abiti meravigliosi là dentro.  Uno in particolare colpì l’attenzione delle due donne che si voltarono verso la bionda con gli occhi imploranti di chi sta per dire.

-        Compralo!- esclamarono contemporaneamente le due Signore. Luna le guardò perplessa.

-        Oh tesoro ci staresti d’incanto. – disse Ginny. – hai un fisico da paura, non sei una mongolfiera come me! – in realtà non era affatto una mongolfiera, la sua pancia iniziava appena a vedersi.

-        Dai vieni Luna… andiamo a provarlo.

-        Ma veramente io…

E se la trascinarono dietro.

Intanto i ragazzi con prole al seguito erano alla partita di Quiddich, Ballycastle Bats contro Chudley Cannons, giocavano in casa e stavano tenendo alto l’onore del loro nome, mantenevano un vantaggio schiacciante in quel momento. E tutto sembrava essere perfetto. Finchè il cercatore dei Ballycastle Bats, non intercettò il boccino soffiandolo per un inerzia a quello dei Chudley Cannons . La delusione fu tale per i nostri uomini che Harry stesso ammise che quella partita di certo non era valsa il biglietto.

E così delusi e contriti tornarono a casa. Dove nel mentre erano rientrate anche le loro bellissime donne, che a differenza loro erano raggianti di felicità per gli acquisti fatti, in particolare per quei bellissimi vestiti che avevano comperato.

-        Salve ragazzi! – disse Hermione aprendo la porta. – Come mai questi musi lunghi?

-        Indovina?- sfrecciarono gli adulti. Ma Al e James i più delusi di tutti, si avvicinarono alla zia. E James disse.

-        Zia avrei proprio bisogno di una cioccolata calda… sono così depresso. -  la donna scoppiò a ridere e li strinse a se.

-        Ahahahsusu … se siete depressi urge proprio la cioccolata speziata della zia per tirarvi su… correte da zia Luna ne ha già due belle tazze pronte per voi.– disse indicandogli Luna, per poi sollevarsi e baciare Ted sulla testa , i suoi amici sulle guance ed infine  il suo uomo sulla bocca.

Dopo la cioccolata i ragazzi salirono nella stanza dei giochi con Sylvie e Pilù. E i grandi si misero a parlare del biglietto ricevuto da Harry. La cosa parve a tutti strana, e spettri del passato iniziarono a farsi più vividi in loro. Lasciati i ragazzi in mano a Ted, si recarono al ministero.

Una voce dall’alto catturò la loro attenzione.

-        Bene bene sig. Potter, finalmente ci incontriamo.

 

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Capitolo 11
*** Maschera ***


 MASCHERA
 



Quella voce era glaciale e l’atrio del ministero l’amplificava.
  • Ma bene Sig. Potter posso vedere che ha con lei i suoi amici. Ma mi dica, quello accanto a lei, non è per caso il sig. Malfoy? – a quel punto Harry prese la parola.
  • Bene vedo con piacere che la vista non le manca. Ma sarebbe il caso che si mostrasse di modo che anche noi possiamo vedere con chi abbiamo il piacere di parlare questa sera.
La figura a quel punto uscì dall’ombra. Era una donna, lunghi capelli biondi incorniciavano un viso piccolo e grazioso. Estremamente esile, sembrava fatta di materia inconsistente. Non era un fantasma ne uno spirito. I suoi occhi erano color ghiaccio, celeste tenue, tanto chiari da faticare per distinguere l’iride dall’occhio.
  • Credo sia giunto il momento delle presentazioni.  Io sono Emily Artemisia Carson, ovviamente la sorprenderà il mio modo di convocarla qui, sig. Potter, ma dal momento che non abbiamo avuto occasioni di presentarci in precedenza, risultava irrilevante conoscere o meno il mio nome. – iniziò la donna.
  • Sarebbe stato indubbiamente meno inquietante. – si lasciò sfuggire Ron.
  • Credo che abbia ragione – disse guardando con quello sguardo così freddo il povero Ron, che si sentì scorrere brividi lungo la schiena. – Immagino che lei sia il signor Weasley? – chiese la donna, che aveva un’aura strana intorno. I ragazzi non capivano se era possibile fidarsi o meno di lei.
  • Scusi ma qual è il motivo per cui ha convocato qui Harry? – chiese Hermione, alla quale le lunghe cantilene senza profitto non erano mai piaciute.
  • Sig.ra Granger o dovrei piuttosto dire, Malfoy?- chiese Emily con il suo modo distaccato e aristocratico.- Ho chiesto al suo amico di venire qui a quest’ora, perché – E aggiungendo una nota di sarcasmo. - come può notare, il ministero è vuoto.
  • Si ma a quale scopo le serve il ministero vuoto? – chiese Ginny questa volta.
  • Ecco… ritengo personalmente che ci troviamo di fronte ad una grande minaccia per il mondo magico. – esordì la donna, iniziando a camminare avanti e indietro come un insegnante davanti alla cattedra.
  • Si spieghi meglio. – chiese Harry.
  • Ho motivo di credere che ci sia ancora qualche discendente di Voldemort in vita. – Disse la donna lasciandoli di stucco.
  • Non è possibile, non aveva figli. – disse Draco. – io lo so, l’ho conosciuto, non ha mai menzionato dei discendenti.
  • Infatti la mia è una supposizione. – ribadì la donna.
  • E su che basa le formula? – chiese Hermione.
  • C’erano dicerie al riguardo. – iniziò la donna.
  • Ha un senso - esordì Luna che fino a quel momento era stata in silenzio.
  • Che cosa ha un senso? – chiese Harry.
  • Che abbia dei discendenti,  è il modo più comune per non morire. – terminò la frase la biondina.
  • Che stai dicendo? – chiese Ron.
  • Ron un bambino, è il perseverare della vita dei genitori. – a parlare questa volta fu Hermione che si trovava pienamente d’accordo con l’amica.
  • Lei come ha avuto questa idea? – chiese Harry con fare inquisitorio.
  • Sono una sorta di ricercatrice. Ho una missione di cui per il momento non posso dirvi, ma ritengo che presto mi porterà di nuovo da voi. Ma venendo alle mie supposizioni, ecco c’è stato un lungo periodo in cui Voldemort ha soggiornato in Scozia. Aveva circa trent’anni.
  • Prima che uccidesse i miei genitori quindi. – concluse Harry.
  • Esatto sig. Potter. – disse la donna leggermente infastidita dalle continue interruzioni. - Si da il caso che in quel periodo l’uomo si frequentasse con un’aristocratica del posto.
  • Ma ti pare? Aveva pure l’amante..
  • Taci Ron! – fu l’obiezione secca di Ginny. – Falla parlare.
  • Grazie.- Emily riprese.-  La giovane figlia dei coniugi Dumor. La ragazza era una perla di rara bellezza. E tutti erano ben lieti di vederla accompagnata ad un giovane di bell’aspetto come lo era l’Oscuro a quei tempi. Tutti incoraggiavano quell’unione eccetto Victor Ugo Dumor. Il padre della giovane. L’uomo non accettava che sua figlia stesse con un ragazzo uscito dall’orfanotrofio, senza famiglia, senza nulla. Quella frequentazione intaccava l’onore della sua giovane figlia. E lui da bravo padre non poteva permetterlo.  E questo spinse la giovane ad una fuga amorosa con l’Oscuro. Allora conosciuto solo come Tom Riddle. Durante una notte tempestosa di inizio novembre i due giovani se ne andarono. I testimoni dicono assieme.  Sparirono per più di un anno facendo perdere ogni traccia. Finché accadde. Una mattina dei pescatori  ritrovarono il cadavere della giovane su una scogliera. C’ erano su di lei evidenti i segni di un parto recente, ma non si seppe mai  nulla del bambino. Il resto della storia vi è tristemente noto.- fra i presenti cadde il silenzio. Harry ebbe quasi un mancamento voltandosi verso Ginny, che si coccolava la pancia, come a voler tranquillizzare la bambina e se stessa per quello che aveva sentito.
  • Questo è terribile. – mormorò Luna quasi impercettibilmente. La storia l’aveva colpita nel profondo, dall’espressione addolorata del suo volto si vedeva. Draco la vide ciondolare, e avvicinandosi a lei  le passò un braccio sulla vita per sostenerla
  • Luna ti senti bene? – chiese il biondo. Mentre la ragazza, appariva sempre più pallida e sconvolta.
  • Ha idea di dove possa essere questo discendente? – chiese Ron, che come gli altri erano presi dal discorso della donna.
  • Ho motivo di credere che si trovi in Scozia.- disse.-  Ma non ne so di più. Ho tentato di cercarne le tracce per lungo tempo, ma l’associazione Auror di Scozia non collabora con me. E non sono riuscita ad ottenere risultati incoraggianti. Per questo mi rivolgo a voi in privato Sig. Potter.
  • Cosa ritiene che si debba fare? – chiese Hermione.
Mentre parlavano Luna si accasciò fra le braccia di Draco con una mano sul ventre.
  • Luna che ti succede?- ripeté il biondoma la ragazza perse i sensi afflosciandosi al suolo come una bambola di stoffa. – RON LUNA STA MALE! – tutti si voltarono verso di lei. Fino a quel momento nessuno se ne era accorto. Luna era semidistesa a terra e Draco la sosteneva inginocchiato. Ron la guardò sconvolto chinandosi anche lui in terra.
  • Cosa succede?- chiese Harry.
  • Presto va portata in ospedale.- disse Emily.
La portarono nell’ospedale più vicino. Era un ospedale babbano. Nel pronto soccorso la portarono via immediatamente ai piani superiori lasciando tutti a snervarsi in sala d’aspetto.  Le fecero tutte le cure necessarie, poi un medico dopo un’ora circa  si avvicinò a Ron.
  • È lei il marito della signorina? – chiese l’uomo brizzolato sulla cinquantina.
  • Si come sta?- chiese il rosso agitato alzandosi in piedi.
  • Signore sarò onesto sta rischiando di perdere suo figlio. – disse l’uomo senza mezzi termini. Ron rimase basito.
  • Come scusi? – chiese Harry al posto dell’amico.
  • La signorina è incinta di poche settimane.  E forse per lo stress o la stanchezza, o non so dirle al momento niente di preciso, ma sta rischiando un aborto spontaneo. - È sensazionale come in un secondo si possa passare dalla gioia al dolore. La mente di Ron stava metabolizzando la parola figlio, la sua Luna era incinta e quel piccolo essere che stava per morire era già la cosa che lui amava di più al mondo. -  È la sua prima gravidanza?
  • Si.. Noi.. noi non lo sapevamo.- disse Ron ancora allibito. Mentre la paura si impossessava di lui. - Posso vederla?
  • Non ancora mi dispiace. L’avviserò appena potrà farlo. – disse tornando dietro la porta dalla quale era uscito. Ron iniziò a realizzare la situazione.
  • Per Merlino, la mia Luna, è… - ma non terminò la frase che cadde a terra anche lui per l’emozione.
  • Infermiera presto. – esclamò Hermione.- Credo sia svenuto per l’emozione. – la donna, una grassa infermiera dai capelli rossi incollati, come sotto uno strato di smalto,  gli diede due poderosi ceffoni, che ridestarono il povero Ron dal mondo dei sogni.
  • Si svegli bell’addormentato. Che razza di uomo è? – disse la grassona andandosene.
 Harry e Ginny tirarono su Ron. Mentre Hermione si alzava per raggiungere Draco e la donna misteriosa che attendevano nel terrazzino, dove Draco aveva giù fumato più di qualche sigaretta.  Erano rimasti fuori a parlare per non intralciare in corridoio visto che la sala d’aspetto era un nugolo di gente.
  • Quindi lei, signora, ritiene che Voldemort abbia avuto degli eredi, e stando ai calcoli avranno pressappoco  la nostra età.- rifletté ad alta voce il biondo.
  • Esatto! – poi la donna fece una smorfia strana. – Mi scusi Sig. Malfoy ma devo andare.-  e senza attendere ne dire altro si smaterializzò, lasciando Draco solo con un mare di domande.
 Hermione uscì dalla portafinestra sorprendendo alle spalle suo marito.
  • Draco? – esordì la riccia. Il biondo si voltò verso di lei.
  • Come sta Luna?- chiese preoccupato.
  • Non lo sappiamo ancora, ma c’è una bella notizia. È incinta!- disse la ragazza con un velo di felicità. Temeva in realtà perché lo avevano scoperto appena e non erano ancora completamente certi dell’esito delle cose.
  • Oh mamma… è bellissimo. – disse Draco entusiasta. Poi osservò bene la moglie.- Tu non sei felice Herm?
  • Si ma non si sa se ce la farà. – di colpo con quelle parole tornò il freddo.
  • Ma come scusa? – disse Draco con un espressione addolorata.
  • Non sappiamo ancora se il piccolo ce la farà. -  spiegò Hermione. – è la sua prima gravidanza, e Luna è giovane, poi la vedi è così esile. Se anche dovesse farcela saranno 9 mesi durissimi i prossimi.
  • Capisco. – disse  Draco con la voglia di tirare pugni nel muro. Quante altre brutte notizie sarebbero dovute arrivare quella sera?  Luna era la persona a cui più di ogni altra lui augurava ogni bene. E l’idea che stesse male non gli piaceva affatto. Forse era senso di protezione, oppure soltanto l’amicizia che aveva ricevuto da quella ragazza a farlo sentire così profondamente scosso. Stavano per rientrare quando Draco si bloccò. Non poteva restare li. Doveva vederci chiaro. – Hermione senti. Fa gli auguri a Ron. Io devo andare in un posto. – lei rimase spaesata.
  • Non puoi farlo dopo, Draco… -  poi si accorse dell’assenza della donna. - Dov’è finita quella donna? – chiese alludendo al vuoto.
  • Non ne ho idea. – disse Draco. – Ma ho bisogno di vedere mio padre. Se c’è qualcuno che sa qualcosa di quegli anni, lui deve saperlo.  – E senza darle il tempo di rispondere si smaterializzò.
Hermione rimase perplessa, era sparito, qualcosa lo aveva stordito questo era certo.. Draco non vedeva i suoi da tempo, perché ora con tutta quell’urgenza. Cosa gli aveva detto quella strana donna?
Quando Hermione tornò dai suoi amici , trovò Ginny in lacrime, capì al volo che le cose non stavano andando per il verso giusto.

  • Che succede? – chiese Hermione. Ron era attaccato al vetro della porta dal quale era uscito prima il medico. Nessuno le rispondeva. Allora lei gridò. – Harry che succede qui?
  • Hermione Luna è peggiorata. – disse Harry, alzandosi per abbracciarla. – è in sala operatoria adesso.
  • Oh no!-  Disse la mora lasciandosi cadere su una sedia della sala d’aspetto. 
Troppe emozioni quella sera. Iniziava a girarle la testa.
  • Harry ho bisogno d’aria. Portami fuori per favore. – chiese tremante.
  • Certo… - disse Harry alzandosi..-  Ginny resti te con Ron?
  • Si, resto io. – rispose la rossa fra un singhiozzo e l’altro.
Usciti dalla saletta e dall’ospedale Harry fece sedere Hermione su una panchina.
  • Ti senti meglio? – chiese dopo qualche istante.
  • Si… ma vi hanno detto cosa succede a Luna? – Harry scosse la testa.
  • No, hanno detto a Ron di non farsi false speranze.. temono seriamente di non riuscire a salvare il piccolo. – disse Harry profondamente addolorato. Sua moglie aspettava Lily, poteva solo immaginare come Ron si sentisse in quel momento.
  • Ma Luna starà bene?  Potrà averne altri? – chiese Hermione agitata.
  • Non si sa nulla Hermione. – ribadì Harry.  Calò il silenzio fra i due.
Intanto a villa Malfoy.
  • Ted dove sono mamma e papà? – chiese la piccola bambina riccioluta.
  • Non lo so Sylvie, ma sono certo che presto torneranno. – disse il ragazzo sorridendo. Si stava facendo tardi ed era strano che nessuno fosse ancora tornato. – ragazzi facciamo una cosa, prepariamoci tutti ad andare a letto. – propose Ted facendo l’adulto della situazione, e dopo qualche obiezione da parte dei tifoni Potter, giunsero all’accordo che se si fossero messi a letto Ted gli avrebbe raccontato ben tre storie. Una ciascuno. Dopo essersi preparati e infilati nel letto di Sylvie Ted iniziò a leggere.
Emily Artemisia Carson, non era una strega normale. Aveva un potere e quel potere doveva essere trasmesso a qualcuno prima della sua morte. Lei non aveva discendenti, e si rendeva conto che la sua vita era in pericolo. Ma come custode dell’origine della magia, lei non poteva permettersi di morire. Non era stato un caso che avesse raggiunto i Potter. Lei voleva istaurare il seme di quella magia straordinaria in quella famiglia dove poteva essere difesa. Ma gli era impossibile sul momento. La magia poteva essere trasmessa solo ad una donna e sfortunatamente per lei, i Potter non avevano ancora avuto una figlia femmina. Ma parlando fuori dall’ospedale con  Draco aveva scoperto che lui aveva una bambina. Decise allora che la custode di quel seme, con o contro la sua volontà sarebbe stata la piccola Sylvie. Si smaterializzò all’interno della casa. I bambini lasciati da soli dormivano. Tutti eccetto Ted, il quale sentendo il “pop” della materializzazione, credé che fossero tornati gli adulti. Si precipitò all’ingresso, ma uno schiantesimo lo colpì sbattendolo al muro, prima ancora che si rendesse conto di quello che stava accadendo. La donna agiva in quel momento come se si trovasse in uno stato di trance, si avvicinò alla stanza dei bambini sollevò a mezz’aria il corpo della piccola Sylvie addormentata e iniziò a mormorare strane parole in una lingua sepolta nella polvere dei secoli. Con una mano sul suo petto fece risalire magicamente lungo il suo esofago quel magico seme nero fino a farselo uscire dalla gola. Con il seme magico in mano la donna continuò a mormorare parole senza senso. Finché Un dolore lancinante colpì al cuore la bambina, che rimase senza fiato, sbarrando gli occhi quando il seme s’impiantò dentro di lei. La donna poi la fece ricalare nel letto, dove la bambina continuò a dormire beata come se niente fosse accaduto. La donna stremata da quell’oscura magia cadde a terra priva di sensi.
Ad occhi chiusi con l’odore di legno nelle narici, si sentì vuota. Per la prima volta si sentì pienamente vulnerabile, come la più comune delle streghe. Dopo qualche istante in terra si riprese. Sapeva di aver messo al sicuro quel piccolo seme. Solo un cuore candido infatti avrebbe potuto accoglierlo. Guardò un’ultima volta la bambina. Trasse un profondo respiro e poi sparì nel nulla.
 
 

Salve a tutti^^
Ecco il nuovo capitolo..
Ringrazio i lettori e le lettrici che affettuosamente seguono la storie e esprimono i loro pareri.
spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
A presto...
Perfidia

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Capitolo 12
*** Perdita ***


Perdita

Perdita.

 

Portarono Luna nella stanza che era notte inoltrata. Ron mandò a casa gli altri. Voleva rimanere da solo ed essere li, quando la sua ragazza si sarebbe svegliata. Ciò avvenne con i primi raggi del sole. Luna aprì i suoi brillanti occhi blu. Ron era preso a guardare fuori dalla finestra.

-        Ronald? – lo chiamò con un filo di voce. Lui si voltò con gli occhi arrossati dal lungo piangere notturno.

-        Buongiorno amore.- disse baciandole la mano, tesa verso di lui. – come ti senti?

-        Confusa… - rispose Luna. – molto confusa.

-        Lo immagino. – disse Ron poco sorpreso.

-        Ronald cosa m’è successo? Dov’è la signora bionda? Dove sono tutti? Dove siamo?- disse spaventata trovandosi in un posto sconosciuto con un ago infilato nel braccio. Sensazione del tutto nuova e sconvolgente per lei.

-        Shhhh… calmati Luna. – Ron l’abbracciò a se tranquillizzandola. – Stanno tutti bene, la signora  Carson non ho idea di dove sia, ma non è importante saperlo adesso. Ora devi pensare a riposare e a rimetterti. – qualcosa dentro Ron lo spingeva a negare la verità, voleva non dire nulla a sua moglie. Temeva per come l’avrebbe presa, temeva anche per se stesso.  Raccontarlo lo faceva diventare più reale.

-        Ron cosa m’è successo?  - chiese la biondina confusa.

-        Sei svenuta  di colpo, dopo il racconto di quella donna, ti abbiamo portato qui, è un ospedale babbano, e i medici hanno coperto che eri incinta. – spiegò Ron.

-        Ero? Come, cosa vuol dire che ero? Non lo sono più? Ron non lo sono più???

-        Purtroppo no amore, il bambino è…- Ma non riuscì a terminare la frase, Luna scoppiò in singhiozzi, così forti da riempire la stanza. A Ron in quel momento si spezzò il cuore. Luna era sempre stata una donna forte a suo modo.  Vederla li così, in preda ai singhiozzi la mostrò per quello che era, una ragazza di soli ventiquattro  anni che stava affrontando una cosa  forse troppo grande per lei. Lui la tenne stretta a se con il cuore infranto. Ma una domanda da parte di Luna lo stupì.

-        Com’è accaduto?

-        Tesoro non lo sanno di preciso, forse troppe emozioni o la stancante giornata. Avete camminato tutto il giorno tu e le ragazze, e non sapevamo neanche che tu fossi…

-        No, non lo sapevamo. – ripeté la ragazza, che iniziava a perdersi in un turbinio di pensieri che la stavano trascinando con forza fuori dalla realtà. Ron non seppe come mai ne perché ma ebbe l’istinto di afferrarla e scuoterla.

-        No Luna, resta con me. – disse Ron. Luna sembrò tornare alla realtà.

-        Certo Ronald. – disse accovacciandosi su di lui.

Durante la notte nella dimora dei Malfoy era entrato l’unico erede di quella nobile casata. Il suo arrivo improvviso creò non poco scompiglio.

-        Nullità, ho bisogno di conferire con mio padre. – disse senza un briciolo di cortesia al povero elfo domestico di turno. Se lo avesse sentito Hermione probabilmente lo avrebbe incenerito.

-        Ma il signore mi ha  detto…- provò il piccolo Elfo ma Draco incalzò.

-        Butta immediatamente giù dal letto mio padre o lo farò io… uno… Due – ma all’improvviso una figura snella apparve sulla cima delle scale.

-        Cos’è questo baccano? -  chiese la donna infilando la vestaglia lungo le scale.

-        Madre. – disse Draco  rimanendo impalato. La donna scese, con i capelli disfatti il viso struccato, ma senza perdere il suo regale portamento si accinse a raggiungere suo figlio. Il quale non era ancora pronto ad accoglierla in un abbraccio.

-        Draco è un piacere vederti, ma temo sia capitato qualcosa di sconvolgente se ti ha fatto presentare qui a quest’ora della notte. – Draco s’inchinò e le baciò la mano.

-        Necessito di parlare con mio padre.- Narcissa con un cenno del capo mandò l’elfo a chiamare suo marito.

-        Accomodiamoci Draco. – disse la donna indicando il salotto. Il giovane si sedette sul divano di fronte alla poltrona con sua madre. – Come vanno le cose figliolo? Ti vedo scosso. Hermione e la bambina stanno bene?

-        Si… stanno tutti bene.  – tagliò corto lui.

-        Eppure qualcosa ti spaventa. – Draco parve spiazzato. – cos’è accaduto?

-        Giorni fa il marchio ha fatto sangue. È successo anche a voi? – la donna non parve sorpresa, in quel mentre Lucius li raggiunse.

-        Buona sera Draco, hai scordato le buone maniere? – chiese subito sarcastico il platinato 1.

-        Buona sera Padre. No non ho dimenticato le buone maniere, ma se sono qui è per urgenza.

-        Cos’è capitato? – chiese Lucius altezzoso.

-        Nulla,  ma ho bisogno di sapere. L’Oscuro ha avuto degli eredi? – Lucius parve spiazzato dalla domanda.- se c’è qualcuno che lo sa, quello siete voi. Dunque rispondete. Ha eredi quel verme immondo?

-        Temo, di non poterti essere utile figlio mio. – disse Lucius alzandosi per tornare a letto. Ma fu Narcissa che rispose a quel punto.

-        Si accadde. Voldemort ebbe una figlia.

-        Cissy che dici? – disse Lucius allarmato.

-        Ebbe una figlia, da una donna molto bella, mentre era in Scozia.

-        Narcissa… non dovresti…

-        Taci Lucius.. – l’imperativo della donna, fece ritirare l’uomo senza più midollo nelle stanze superiori.

-        Conosco questa parte, la donna venne rinvenuta morta dopo il parto.

-        Quello che non sai è che la donna è stata uccisa proprio da quel parto.  Fu un tale colpo per l’oscuro che tentò d’uccidere quell’ esserino immondo che se l’era portata via. Ma qualcosa lo fermò. Uccidendola avrebbe ucciso una parte di se, e il ricordo della donna da lui tanto amata. Così consegnò la ragazzina ad un uomo, che la crescesse al posto suo.

-        Chi era quest’uomo?

-        Uno scozzese, viveva su un isola a Ovest della scozia.

-        Che ne è stato di lei?

-        Non lo so. Dovrebbe essere cresciuta all’oscuro e ignara di tutto. Lei non credo che l’abbia mai conosciuto. – Concluse Narcissa.

-        Vi  ringrazio madre. – disse Draco alzandosi, e mentre stava per andarsene Narcissa disse.

-        Draco spero che tu ci faccia l’onore di portare qui la tua famiglia. Voglio incontrare la mia nipotina. – Draco rimase spiazzato.

-        Questo non posso promettervelo. Arrivederci madre.- e in un Pop scomparve.

Intanto in ospedale un medico aveva appena finito di visitare Luna.

-        Signorina come si sente?

-        Non saprei, confusa.

-        Credo sia normale, è anche l’effetto delle medicine questo.

-        Quando potrò tornare a casa?

-        Presto signorina. Potrà farlo anche domani in mattinata, la sua condizione fisica è ottima. Piuttosto è la condizione psicologica che mi preoccupa. Mi sentirei più tranquillo se parlasse con una mia collega.

-        Come vuole ma ora può lasciarmi da sola?

-        Certamente… faccio entrare suo marito?

-        No, la prego… gli dica che voglio riposare.

-        Come desidera. – disse il medico uscendo.

Luna a quel punto si voltò verso la finestra e massaggiandosi la pancia scoppiò a piangere. Per la prima volta in vita sua avrebbe voluto avere accanto sua madre. Luna era una bambina cresciuta in fretta per forza di cose. Aveva preservato tutta la sua innocenza e la sua fragilità coprendole con strati di certezze fantasiose creati da suo padre inizialmente e poi da se stessa. Questo la rendeva unica, la capacità di non farsi mai abbattere la rendeva forte. Ma ora tutto questo dov’era finito.  Chiuse gli occhi e piangendo si addormentò.

Intanto Draco aveva fatto ritorno a casa, Hermione dormiva adesso nella loro stanza da letto. Era ancora vestita, voleva dire solo che era tornata da poco dall’ospedale. Draco notò che i ragazzi erano ancora in camera di Sylvie e che c’era Ted che dormiva nella stanza degli ospiti. Scese in cucina allora e si preparò un caffè. Scrisse un biglietto ad Hermione, e decise vincendo il ribrezzo che provava, di recarsi in ospedale, per sapere qualcosa di Luna. Quando arrivò trovò un Ron stanco morto, seduto su una poltroncina.

-        ‘Giorno Ron. – mormorò il biondo porgendogli un caffè.

-        Grazie Draco. – rispose il rosso.

-        Come sta?

-        Il medico dice che fisicamente sta benissimo e domani la dimetteranno.

-        Perché non sei con lei?

-        Ha detto che vuole riposare…

-        Capisco…- disse Draco. – credo sia il caso che lo faccia anche tu. Resterò io qui, magari un paio d’ore nel tuo letto ti faranno bene.

-        Grazie… ma vorrei starle vicino. – ripetè Ron.

-        Lo so… - disse Draco sedendosi accanto a lui. -  Sta tranquillo, Luna è forte, supererà anche questa.

-        Lo spero. – Ron era avvilito… non lo era mai stato così tanto in vita sua.

-        Ha visto morire sua madre Ron, quando per un bambino la madre rappresenta tutto l’ universo.

-        Questo è vero. – ammise Ron.

-        Sta sereno… e pensa a riposare, ne hai bisogno.

-        D’accordo… andrò a riposare.  Stai te con lei? – Draco gli mise un braccio su una spalla.

-         Si sta tranquillo.  Sto io con lei. – Disse il biondo accompagnandolo .

Ron entrò in bagno e si smaterializzò. A quel punto Draco entrò nella camera di Luna.

-        Luna stai dormendo? – la ragazza si girò verso la porta.

-        No… Ciao Draco. – disse ancora coperta.

-        Ma che mi combini? – disse lui per alleggerire quella penosa situazione.

-        Che vuoi che ti dica? Non saranno stati i Nargilli stavolta. – Draco le  scompigliò i capelli.

-        Dai Luna. Lo sai che avrete altre occasioni. Questa forse non era quella giusta. – la ragazza stava per scoppiare nuovamente in lacrime. Ma sapeva che la serpe aveva ragione.

-        E che… è passato e non me ne sono neanche accorta Draco. Come ho fatto a non capire che un esserino si stava formando in me?

-        Semplicemente era troppo presto Luna.- disse il biondo guardando quella ragazza proprio come avrebbe fatto un fratello.

-        Ma Draco che razza di madre sarei…- Draco la interruppe bruscamente.

-        Luna..  non dire idiozie. Sarai un’ottima madre, ti vedo con Sylvie, e con Al e James. Sarai la migliore delle madri. Semplicemente perché sei la migliore persona che conosco. – Luna a quelle parole si commosse. - Sei la forza del nostro gruppo. Noi abbiamo bisogno che tu ci sia. Soprattutto adesso. –  in quel momento a Luna tornò in mente la donna.

-        Draco, quella donna ieri sera, cos’è successo? – Draco non sapeva se parlare, dare altre preoccupazioni a Luna in quel momento forse non era consigliabile. Ma forse raccontarle tutto l’avrebbe distolta dai suoi pensieri.

-        Che ne dici? Ci facciamo una passeggiata mentre parliamo? – chiese Draco porgendole la sua giacca.

-        Si usciamo da qui. – Draco la face accomodare su una sedia a rotelle e la portò fuori nel parco.

Quella mattina Sylvie aprì i suoi occhioni verdi.  Era fra le braccia del piccolo James, mentre Al dormiva con la bocca aperta.  La piccina aveva fatto uno strano sogno quella notte. Una donna nera era entrata in casa, e mentre dormiva l’aveva incantata. E poi era sparita. Si alzò la magliettina del pigiamino per vedere se era tutto apposto. E costatò che era tutto in ordine. La sua belle chiara e il piccolo ombelico non avevano niente di diverso dal solito. Allora si tranquillizzò. E tornò ad accoccolarsi ai cuginetti.

-        Draco non hai freddo senza giacca? – chiese Luna dopo un po’ che camminavano.

-        No sta tranquilla.- disse fermandosi a guardare gli alberi nel parco.

-        Allora Draco, parlami di ieri sera. Che voleva quella donna? Ricordo che parlava di una donna morta.

-        Si Luna. Il Lord oscuro ha avuto una figlia da quella donna morta. – disse Draco alla luce dei racconti di sua madre.

-        Ma come? – La ragazza sembrava perplessa e sorpresa.

-        Mia madre dice che l’ha  affidata a qualcuno su un isola in Scozia. Il tutto è molto vago. – sospirò il biondo.

-        È stato a causa sua che il tuo marchio ha bruciato? – chiese Luna attenta.

-        Non posso dirlo  con certezza ma è probabile. – Ipotizzò il ragazzo.

-        Dobbiamo capire dove si trova. – disse Luna alzandosi di scatto. Cosa che preoccupò non poco Draco.  Non capiva  molto di medicina, ma forse non era opinabile che facesse scatti del genere.

-        E ora dove vai? – chiese il Malfoy alla biondina seguendola.

-        Ho visto un bucaneve!- esclamò la biondina chinandosi ai bordi di un’aiuola ricoperta di neve. – guarda Draco… Non è meraviglioso? – Gli occhi della ragazza brillavano. Draco non comprese appieno il motivo per il quale lo facessero. Sperava che Luna tirasse fuori la sua grinta e reagisse. Forse quello scatto cosi “da Luna” era un buon segno. Decise d’incoraggiarla allora.

-        Si Luna lo è. – disse chinandosi accanto a lei.

-        Bianco è il mio colore preferito, lo sai Draco?

-        Non ne avevo idea, ma si, direi che è proprio il tuo colore.- Luna era la persona più sincera che avesse mai conosciuto.

-        Sai Draco, questo fiore ha delle foglie resistentissime. Sopporta bene il gelo, per questo è il primo a sbocciare, è da questa caratteristica che prende il nome.

-        Non lo sapevo. – ammise il ragazzo, che la ascoltava affascinato.

-        È così forte, nonostante sembri così delicato. – Continuò la ragazza.

-        Allora Luna è proprio come te. – la ragazza rimase sorpresa dal complimento e arrossì. Draco allora l’abbracciò.

-        Dai torniamo dentro, non credo sia troppo raccomandabile che te stia fuori  lungo, e non voglio i rimproveri di mia moglie e tuo marito.

-        Per non parlare di Ginny. – aggiunse Luna.

-        Ecco si… soprattutto dei suoi. – disse Draco facendo finalmente sorridere la biondina. Prima di rientrare dentro Draco si fermò e si parò davanti a Luna guardandola negli occhi.

-        Luna, dimmi la verità , come ti senti adesso? – Sapeva che non poteva risponderle di essere felice, dopo quello che era capitato. Voleva essere certo però che ce l’avrebbe fatta a superare la cosa da sola.

-        Meglio Draco… - Non era molto, ma per ora questo era il massimo che avrebbe potuto aspettarsi dalla biondina. Questo Draco lo sapeva.

 

Tornando di sopra trovarono Hermione e Ginny alla porta. Erano andate a trovare Luna, dopo che Herm aveva letto il biglietto di Draco. La prima a parlare fu Ginny, mentre Hermione baciava i due.

-        ciao tesoro, come ti senti? – chiese la rossa rivolgendosi a Luna. Era una domanda strana, da fare in quella circostanza, ma era senza dubbio una domanda in stile Ginny. Luna alzò le spalle.

-        Va meglio, Draco mi ha fatto passeggiare in giardino. – sia la rossa che la riccia puntarono Draco, con uno sguardo che lo accusava senza remore di essere un incosciente. Luna non lo notò e continuò dicendo. – m’ha fatto bene. Devo iniziare a riposizionare le cose al loro posto.

-        Certo cara. – disse la rossa sempre comprensiva.

-        Luna cosa ti hanno detto i medici? Quando potrai uscire?- chiese Hermione.

-        Domani, ma il medico vuole che parli con un babbano cervellotico prima di farmi uscire.

-        Uno psicologo Luna.

-        Si uno psicologo. – confermò la ragazza. – Hanno nomi così complessi i babbani. – Accorgendosi poi solo in quel momento dell’assenza di suo marito chiese. – Dov’è Ron?

-        Oh, l’ho mandato a casa a riposare, tanto sarei rimasto io con te. – Spiegò Draco.

-        Beh amore dovresti andare anche tu Draco. – Disse Hermione. – Restiamo noi con te.

-        Ma a dire il vero io resterei ancora un po’. – poi guardò le facce delle due donne, e capì che le comari avevano qualcosa in mente. – Ma Sylvie è sola a casa?

-        Si amore e sta aspettando il suo papà?

-        Ma sei impazzita? Lasci sola una bambina? – chiese lui sconvolto.

-        Tesoro non è una bambina normale e poi c’è Ted con lei. Ma se vuoi stare tranquillo raggiungili. – Draco accolse il suggerimento, salutò Luna sussurrandole all’orecchio qualcosa che la fece ridere, e poi se ne andò, smaterializzandosi dal bagno.

Le donne rimaste da sole parlarono un po’, e con loro Luna affrontò quello che era successo. Alla fine era una perdita, ma tutto era avvenuto tanto in fretta, da non riuscire a rendersene conto. Alla fine di quella giornata Luna aveva recuperato la sua forza di sempre e questo era confortante per tutti. Soprattutto per Ron, il quale tornando in ospedale trovò una Luna diversa da quella che aveva lasciato qualche ora prima.

 

 

Salve ragazzuoli^_^.

Passato bene il Natale?

Come di consueto ringrazio tutti i lettori, e i recensori… ( Panty grazie davvero tanto^_^) .

Spero che anche questo non vi dispiaccia, nel caso in cui lo facesse, ditemelo mi raccomando.

A presto, e Buon inizio settimana a tutti^^

Perfidia..

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Capitolo 13
*** Arha... ***


Arha...

 Flash back
Isola di Sule Skerry  Scozia,

 

  • Cassandra cosa ti sei messa in testa? – chiese un uomo, con una lunga barba grigia e gli occhi corvini, come i capelli della ragazza di fronte a lui.
  • Niente mio maestro. – rispose con voce glaciale. – niente che voi approvereste almeno.
  • Cassandra ti ordino di smetterla! – disse il vecchio.
  • Voi mi ordinate?  Ahhahahah! – l’ironia  di quella ragazzina stupenda era crudele. Nera. Malvagia come la sua anima. Racchiusa da un involucro perfetto di porcellana finissima.  Pelle diafana, occhi blu come i fiordalisi. Capelli corvini. - Io vincerò dove Lui ha fallito.
  • Ma questo è assurdo, come puoi? – ma l’uomo non terminò la frase.
  • Lui aveva un piano, doveva uccidere Potter per essere il signore del mondo magico. Io non mi accontento di questo. Io voglio sterminare Potter i suoi amici e tutta la progenie. Voglio ridurre Drasticamente il numero di fattucchieri, maghi, streghe e creature magiche, fino a rimanere io, l’unica a possedere potere. Allora si tutto l’universo sarà mio.
  • Cassandra, stai vaneggiando. – disse l’uomo tremante.
  • Silenzio! Io non sto vaneggiando, niente affatto. Lui ha frammentato la sua anima. Io terrò integra la mia. Devo trovare un modo per essere immortale senza bisogno di indebolire la mia anima frammentandola.- iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.-  Il tuo libro d’incantesimi! – disse con fermezza.
  • Dovrai passare sul mio corpo. – disse l’uomo tenendolo stretto  a se.
  • Non ripetermelo vecchio! O ci passerò davvero e senza remore sul tuo corpo.
  • Non te lo permetterò, piccola pazza! Non è così che io t’ho cresciuta!
  • Taci! Mi stai davvero scocciando. Io sono il prototipo perfetto Voldemort mio padre, non era altri che la prova malriuscita di quello che sarebbe venuto dopo. E ciò che verrà dopo di lui, beh sarò io. In questi anni mi sono sacrificata, ho fatto il voto di praticare e appartenere devotamente alle arti oscure. Io Cassandra Adamanta Riddle, figlia di Tom Riddle sarò la rovina dei servi infedeli. Comincerò da loro a dare il via al mio sterminio di massa.  
  • CassaNDRA…
  • Io sono la padrona della magia oscura. Ne conosco ogni remoto anfratto. So cosa c’è e quello che devo aspettarmi… io so cose che tu neanche immagini.
  • Stai vaneggiando ragazzina.
  • Voglio il tuo libro.
  • Mai! – disse il vecchio tentando la fuga.
  • Crucio! – l’uomo cadde a terra fra i rantoli. – vecchio stolto che non sei altro! – disse iniziando a sfogliare il libro.
  • Il modo migliore per essere immortale è avere un erede. – poi si rivolse al vecchio.- Vecchio, per questo lavoro mi servi tu. – l’uomo rabbrividì. La ragazza voleva il suo sperma per avere un erede.  

 
Fine flash back
 
Emily entrò nel palazzo verde smeraldo infondo alla grotta senza tempo, la Arha la custode del tempo l’attendeva.

 

  • Mia signora… - esordì la donna.
  • Benvenuta Emily, ho visto che hai portato a termine la tua missione. – disse Arha accogliendo la sua adepta.

 
Arha era essenza di puro spirito, era lei l’inizio e la fine, viveva infondo alla grotta, reggendo un globo di cristallo, dal quale vedeva ogni cosa. A lei non era concesso di aiutare i mortali. Il suo compito era quello di sostenere l’equilibrio del mondo. Per questo all’origine spartì i quattro più grandi mondi magici, con quattro persone diverse. Li chiamò custodi. Ognuno di loro possedeva le chiavi di un mondo magico.

Il primo custode che Arha creò fu il custode delle magie arcane. Egli possedeva le magie più potenti, incantesimi capaci di distruggere e creare. Poteva dominare tutti gli elementi naturali a suo piacimento. Questa maglia derivante dalla terra stessa era la più terribile e devastante di tutte. Per questo poteva essere correttamente dominata solo da un cuore puro.  Questa carica era la più difficile da ricoprire. Molti dei custodi che Arha designava non erano in grado di sviluppare quel tipo di magia.  E quando questo accadeva Arha doveva tentare nuovamente fino a trovare la persona giusta. Come aveva fatto con Emily. Lei era stata in grado di possedere quei poteri fin dal principio. 
Il secondo custode, è il custode della magia bianca. Magia derivante da quella Arcana, votata al bene.
Il terzo, è il custode della magia oscura, anch’essa derivante dalla magia arcana, era quella che  creava più spesso problemi, poiché era sua caratterista quella di possedere il cuore di chi credeva di possederla.
Infine c’era il custode delle anime defunte, propriamente era colui che accoglieva le essenze magiche degli esseri fatati e dei maghi dopo la loro dipartita.

A causa dei tempi bui in cui si era trovato il mondo magico negli ultimi decenni, Arha aveva perso il controllo sugli spostamenti di queste cariche, che passavano di uomo in donna ogni 7 generazioni. Questo avveniva per evitare che si scoprisse il segreto delle origini della magia.
 Era infatti difficile risalire indietro di secoli in una famiglia, spesso se ne perdevano le tracce. Questi poteri passavano nei discendenti anche indiretti, purché scorresse nelle loro vene una traccia della famiglia originaria. 
Arha secoli prima, al tempo dei Druidi aveva affidato questi poteri a quattro personaggi. I loro nomi erano  Cath , Dyfan ,Sioda e Hurquhat. Da loro discesero altri egregi maghi e streghe, fra cui Merlino custode della magia Bianca, e Morgana custode della magia nera.
 Nel corso dei secoli questa magia toccò la più grandi famiglie di maghi e streghe moderne , poiché imparentandosi molto spesso fra consanguinei il potere si frantumava fra i rami cadetti delle famiglie.  
La famiglia Malfoy annoverava diversi custodi, così come la famiglia Black e molte altre. I così detti purosangue infatti senza saperlo potevano essere portatori di sangue di quegli antichi primi custodi, di cui persino la storia era dimentica.
 

 

  • Si mia signora.  Come da voi ordinato, ho trovato fra i Malfoy la portatrice del sangue di Cath.
  • Eccellente, un lavoro perfetto, come sempre del resto.  – disse lo spirito compiaciuto.
  • Siete troppo buona mia signora. – Disse Emily chinando il capo.
  • Ora mia diletta ho un altro compito per voi. 
  • Si mia signora ditemi.
  • Sento scricchiolare gli equilibri del mondo. Una grave minaccia sta per abbattersi sulla terra. Non posso dirvi quando avverrà, ma io lo sento. – la voce di Arha era profonda e tradiva in qualche modo preoccupazione.
  • Mia signora ditemi come fare, e io farò tutto ciò che è in mio potere per mantenere l’ordine. – disse la donna.
  • Data la giovane età della custode prescelta dovrai impartirle una Clausola. Il potere in lei non dovrà svilupparsi fino a quando non sarà capace di difenderlo. Questo è molto importante, se si sviluppasse ora, quel potere la ucciderebbe. – disse con voce cupa lo spirito.
  •  Sarà fatto. – disse Emily.
  • Dovrai cercare poi il custode della magia bianca, e il custode del mondo dei morti. Dovrai fare in modo che abbiano la capacità di combattere al fianco della piccola per sconfiggere il potere del custode della magia oscura.
  • Mia signora, come posso trovarli? – chiese Emily.
  • Sarà una ricerca ardua mia diletta.  Alla prossima luna piena il potere della magia bianca dovrebbe lasciare il corpo mortale i cui si trova adesso e trasferirsi in uno nuovo.
  • State dicendo che devo intercettare quel flusso magico e seguirlo?
  • Esatto. Non mi è concesso dirti come. Dovrei essere giudice imparziale.
  • Certo mia signora. Troverò il modo. Ogni quanto i custodi della magia sono costretti a passare il testimone? -  Chiese Emily. 
  •  Nessun mortale può mantenere questi poteri più di 25 anni. È questo un modo per far si che il mondo mantenga il suo equilibrio.
  • Capisco.  E per quanto riguarda la magia arcana?
  • Per quello, come hai visto, lo sente chi la possiede. Te hai capito che era ora di cedere il passo, e lo hai fatto.
  • Si ma finche la bambina non sarà in grado di gestire il potere sarà come se questa carica non esistesse.
  • No… se una grave minaccia dovesse  presentarsi il potere agirà. Ora va… porta a compimento questa missione.  Cerca validi alleati per sconfiggere le tenebre. – con un profondo inchino Emily scomparve.

 
 
Intanto Harry e Ron erano tornati a lavoro, Draco li aveva messi al corrente di quello che aveva saputo dai suoi genitori. Era una situazione strana. Si trovavano tutti e tre nell’ ufficio di Harry.
Draco non poteva stare con le mani in mano, ma non poteva neanche entrare in laboratorio per via degli ordini di Blaise, quindi aveva deciso che avrebbe lavorato di nascosto alle ricerche con gli altri. Il tutto tenendo allo scuro Hermione.
Ron dal canto suo non ci stava molto con la testa, Harry gli aveva chiesto di prendersi del tempo per stare con Luna, ma lui a casa impazziva, e poi Luna sembrava che si stesse riprendendo bene.  Non faceva altro che disegnare tutto il giorno, da quando era tornata dall’ospedale, e Ron la lasciava fare, perché Luna era così. Quando aveva i suoi momenti di ispirazione si chiudeva su quello e non pensava ad altro. Fortunatamente era una scheggia nel disegnare. Quindi i suoi progetti li terminava in tempi brevissimi.
Per quanto riguardava il bambino sopravvissuto, era turbato dalle parole del biondo, si trovavano di fronte all’ennesima minaccia, stavolta però lui era all’oscuro di tutto. La cicatrice non bruciava, e non sapeva chi fosse realmente il nemico che avrebbero dovuto fronteggiare. Non sapeva in realtà neanche quando tutto questo sarebbe avvenuto.

 

  • Quindi Draco, fammi capire… - disse Ron. – il verme ha avuto una figlia da quella donna, da qualche parte in Scozia. Solo che non l’ha mai voluta.
  • Esatto.
  • È quindi possibile che ella non sappia di chi è figlia. – concluse Harry sovrappensiero.
  • Questo non lo so. È probabile, ma con la fama di Voldemort, credo che sia difficile che questa donna non lo sappia. – il Biondo erano giorni che ci pensava.
  • Anche questo è vero.
  • Beh sappiamo almeno da dove partire con le ricerche. – disse il Rosso. – Quante isole ha la Scozia?

 
 

Intanto i bambini avevano ripreso la scuola.  Ted era tornato ad Hogwarts e in casa Potter  regnava il silenzio. C’era solo Ginny affaccendata come al solito, per risistemare i guai dei suoi uomini.
Hermione invece era nel suo studio impegnata con la storia di Harry, ma era distratta al contempo dai pensieri relativi agli annunci di Emily di qualche settimana prima.
Stava per iniziare una ricerca, quando Luna entrò in ufficio con in mano un grosso blocco da disegno una cartellina righe squadre e tutto il suo materiale. Hermione allora si alzò e andò a darle una mano.



Salve a tutti ragazzuoli belli^^
ecco il nuovo capitolo, spero sia di vostro gradimento.
Ringrazio tuti i lettori e i recensori...
a presto (spero)
Perfidia

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Capitolo 14
*** Subdola.... ***


La riccia si affrettò alla porta

La riccia si affrettò alla porta.

-        Luna ma che diamine…

-        Felice giorno Hermione! – disse la biondina spingendo la porta con un piede.

-        Buongiorno anche a te … ma che ci fai qui? E cos’hai in mano? Anzi dammi che ti aiuto! – disse prendendole dalle mani una cartella piena di fogli svolazzanti.

-        Grazie! – rispose l’altra continuando a parlare.- E’ una sorpresa! – disse sorridendo. Poi sbancando la scrivania da tutta la roba che conteneva, fece cadere rumorosamente le cose che portava in mano e iniziò ad aprire le cartelline cercando quello che doveva mostrare. Tutte contenevano immagini coloratissime, alcune reali altre astratte, ma in tutte si leggeva chiaramente la firma di Luna, poiché era evidente, in ogni immagine c’era la sua visione del mondo, e tutto questo era veramente affascinante per chi l’aveva intorno.

-        Disegni meravigliosamente Luna! – esclamò Hermione ammaliata da quei disegni che Luna spostava in fretta alla ricerca di quelli che le occorrevano.

-        Eccoli! Herm guarda! Questo è come io ho trasfigurato la tua idea. – davanti agli occhi di Hermione si apriva uno spaccato della vita di Harry che era anche la sua vita, e quella di Ron di Luna di Ginny. Davanti ai suoi occhi ambrati c’erano tanti ragazzi con le bacchette alzate e illuminate. Era la foto mentale di Luna di quel momento, resa perfettamente e magicamente con acquerello e pennelli. La riccia rimase fissa e senza parole per un istante.

-        Luna… è….

-        Guarda questo è il mio preferito. – disse estraendo un disegno in cui Harry a cavallo della scopa schizzava, con Malfoy alle calcagna per afferrare un boccino. Luna aveva pensato davverò a tutto, aveva raccontato la vita di Harry in disegni, talmente bene che quasi non servivano più le parole.

Rimasero diverse ore in studio a guardare quei disegni, per studiare bene la storia e per ricostruirla nel modo migliore.

Intanto a casa Malfoy,  Blaise stava visitando l’amico. Draco il principe delle Serpi, era contrariato. Odiava i medici, e odiava Blaise, perché era irremovibile come medico. Quando  diceva no, era no! E ora per l’ennesima volta gliene aveva propinato uno.

-        Sai Blaise odio quando fai così!

-        Così come? – chiese stupito l’altro. – Tossisci!

-        Cof..cof… - disse il biondo. – quando fai il medico serioso con me!

-        Testa di rabarbaro! Se uno non ti dice no a brutto muso, tu fai come  ti pare!

-        Ovvio! Sono un Malfoy!

-        Al diavolo … sei una Serpe!- disse il moro.

-        Anche tu lo sei! – insinuò il biondo gongolante.

-        Se certo… comunque no! Non ti do il permesso di rintanarti nel tuo laboratorio.

-        Blaise non puoi tenermi lontano dal mio lavoro per sempre! – obiettò il principe delle serpi.

-        Ma posso evitare di mandarti in galera ancora per qualche giorno! – disse Sornione il moro. – Comunque Draco quand’è che organizziamo una cenetta a quattro?

-        Perché a quattro…?? – chiese li per li stupito.

-        Perché… ecco vedi, ho conosciuto una donna. – il moro stava arrossendo, ma grazie alla sua carnagione scura questo non risultava evidente.

-        Finalmente! Iniziavo a temere che ti piacessero le mazze! Considerando che chiedi a tutti i tuoi pazienti di spogliarsi! – disse Draco conscio di aver messo un altro punto a segno, iniziò a rivestirsi.

-        No testone, non sono x le mazze… se non sono di legno da battitore e non posso tirartele dietro.

-        Sempre ammesso che tu ci prenda! – disse il biondastro velenoso.

-        Se certo, seriamente..- disse Blaise riportando all’ordine quella conversazione degenere.- Quando posso presentarla a te e Hermione?

-        È una cosa seria dunque. – disse Draco.

-        Si penso sia la donna giusta per me!

-        Bene è il caso di brindare allora! – e andò a versare per l’amico e per se, due bicchieri di Cognac . – a te Blaise, e al tuo futuro , non più da scapolone d’oro, ma da uomo felicemente sposato!

-        Ehi ora non correre! Mi vuoi già mettere il cappio al collo?!- disse il moro restando scandalizzato.

Intanto in studio.

-        Luna ma sei sicura che tornare così presto a lavoro sia un bene? – chiese Ginny, che era stata chiamata dalle amiche, proprio per vedere il lavoro di Luna.

-        Si Gy… dovevo distrarmi, e questo è il modo migliore per farlo, io quando disegno sono arte, e l’arte non ha sentimenti. Li crea li plasma, li regala agli altri. Ma non li possiede. Arte è un messaggio, il mio con questi disegni voleva essere ,che la vita va avanti nonostante le batoste che ci da… e Harry è meraviglioso per questo messaggio.

-        Oh Luna, anche tu lo sei! – disse Ginny presa da un moto d’affetto, e abbracciò stretta l’amica, quasi commossa.  Hermione rientrò in quel momento portando tre caffè e qualche biscotto.

-        Allora Ginny che ne pensi? È un buon progetto?

-        È perfetto Harry ne sarà strafelice! – disse entusiasta. Poi presero il caffè conversando allegramente. E vista l’ora uscirono per andare a riprendere i bambini da scuola. Anche Luna uscì con loro. 

 

Flash Back               

Una donna passeggiava canticchiando una ninna nanna, col suo piccolo in braccio. Il bambino aveva pochi mesi era castano, e  aveva profondi occhi blu proprio come quelli dei fiordalisi. Quella notte il piccino era agitato, e le braccia della mamma non erano sufficienti a calmarlo.

 

-        su piccolo mio… dormi…. – disse la giovane cullandolo.

Era stranissimo vedere quella creatura algida cullare un piccolo e morbido fagotto come quello. L’uomo che osservava la scena era commosso, era quasi convinto che quel bambino l’avesse  fatta tornare la bambina meravigliosa di un tempo.

Fine flash back

 

 

La donna riprese conoscenza era sola e legata con le braccia a una trave fissa sul muro. Si guardò intorno tentando di cercare una via di fuga. Pronunciò alcuni incantesimi non verbali, tentando di liberarsi, ma non ottenne risultati.  Era senza poteri. La paura s’impossessò del suo cuore e iniziò a piangere.

 

Emily bussò all’ufficio di Harry. Nel quale si trovava anche Ron.  

- Salve signori . – disse la donna entrando. – signor Weasley, può lasciarci da soli perfavore?

-        Si certo! – disse Ron pensando che si trattasse del caso. Anche se la cosa, gli parve un po’ strana. Ma non  aveva motivi apparenti per dubitare della donna. – Va bene Harry, ti aspetto all’uscita. Così torniamo a casa insieme.

-        D’accordo Ron. – disse il moro anche lui lievemente sorpreso dalla situazione.  

-        Arrivederci Emily . – Salutò il rosso uscendo.- ciao Harry.

-        Ciao Ron.- poi rivolgendosi alla donna. – Bene Emily, si accomodi di che voleva parlarmi?

-        Ecco io volevo…. – in quel momento la donna finse uno svenimento.

-        Merlino! Emily sta bene? – chiese Harry. La donna allora incrociò il suo sguardo con quello di Harry, mormorò tre parole. Harry si sentì strano. Perse ogni capacità. Pendeva dagli occhi di quella donna.

-        Signor Potter.

-        Si mia signora. – disse il moro ipnotizzato.

-        Adesso lei si recherà disotto, come concordato con il signor Weasley. E quando sarà tornato a casa, chiamerà il signor Malfoy, lo condurrà qui con una scusa, questa stessa sera alle undici. Dopo di che berrà questa pozione. E si scorderà di tutto questo dialogo. – disse la donna i cui occhi erano passati dall’azzurro al rosso.

-        Si mia signora. – disse lui ipnotizzato.

-        Ora va mio schiavo. E portami Malfoy.

-        Si mia signora.

 

 

Salve ragazzi, scusate se il capitolo è breve e vi ho fatto aspettare un po’, ma ho ancora la febbre, e faccio davvero fatica a stare al pc.

Ad ogni modo, spero non sia venuto uno schifo.

Ringrazio come sempre tutti i lettori e le ragazze che hanno recensito.

A presto!

Un bacione

Perfidia!

 

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Capitolo 15
*** Amore ***


Amore…

Amore…

Blaise Zabini, non era mai stato innamorato. Mai fino a quel momento. Era capitato così. Senza preavviso come un fulmine a ciel sereno.

Stava camminando nei pressi di King ‘s Cross e si era imbattuto in lei. Una donna di una bellezza ammaliante. Camminava sui tacchi di fretta tenendo stretto in una mano, il polso di un bimbetto di 4 o 5 anni. E un baule con le rotelle nell’altra. Era una strega, si capiva a naso. E questo lo fece impazzire.  Notò subito che la donna, non aveva fedi all’anulare sinistro. La seguì fuori dalla stazione, completamente dimentico, di quello che avrebbe dovuto fare quella mattina.  Fuori dalla stazione pioveva, e la donna non aveva ombrelli con se, per lei e per il suo bambino. Così Blaise, le si fece accanto e con gentilezza gli porse il suo.

-        Buongiorno, mi permetta di prestarle il mio ombrello.- la donna si voltò verso di lui, sorpresa e grata a quell’uomo che non aveva mai visto prima.

-        Oh… la ringrazio molto. Christopher stai buono vieni qui. – disse rivolta al bambino.- Mi scusi, mio figlio è un discolo.

-        Ma si figuri! Lo siamo stati tutti a quell’età . – Disse Blaise coprendoli con il suo ombrello.  – siete nuovi di Londra?

-        Si, si vede tanto? – chiese la donna dai capelli scuri e gli occhi blu.

-        Ma no! Era solo una domanda. Se mi consente sono disposto ad accompagnarla dovunque sia diretta. – disse Blaise col suo fare un po’ da gigolò . La donna era veramente sorpresa da tanta gentilezza. Lei non era mai stata in contatto con le persone. E non sapeva cosa aspettarsi dal prossimo.

-        Veramente, non so dove sono diretta, ero in cerca di una pensioncina o un hotel modesto, per me e il mio bambino. Il tempo che serve per trovarci casa. – spiegò la donna.

-        Avete intenzione di trasferirvi qui? – chiese Blaise.

-        Si, era quella l’idea. – ammise la donna.

-        Facciamo così… se vi fa piacere, per questa notte, visto che è tardi, potreste stare nella dependance della mia villa. Domani con calma cercherete una sistemazione. – propose Blaise.

-        Ma non vorrei mai che vi recassimo disturbo. – disse la donna.

-        Ma si figuri! Se fosse un disturbo, certamente non glielo chiederei.

-        Lei è un angelo! – disse la donna sorridendo.

-        Oh no! Io sono Blaise. Blaise Zabini!

-        Piacere sig. Zabini. Io sono Catherine Alice Mallory e questo giovanotto è mio figlio.

-        È un piacere! Come ti chiami?

-        Christopher . – disse il bimbetto giocando con le sue scarpe.

Così li accompagnò alla sua auto, e da quel momento era iniziata per lui una nuova esperienza. L’amore.

Nella cella umida, una donna bionda dalla pelle candida era distesa a terra.

-        Su alzati! È indecente guardare una strega prostrata a terra così! – disse  una donna dai capelli corvini e gli occhi blu, alla donna incatenata e stesa ai suoi piedi.

-        Rivoglio i miei poteri! – disse la bionda con un filo di voce.

-        I tuoi poteri! Ahahah! Li riavrai se mi aggraderà ridarteli. Per ora necessito dei tuoi capelli!- disse la donna avvicinandosi all’altra. La quale strisciò indietro tremante. – Cosa c’è Custode, mi temi? – La donna non rispose. Ma smise di tremare, e le lanciò uno sguardo di sfida.

-        Non so di cosa tu stia parlando! Adamanta!- la donna non seppe da dove le venne quel nome, ma dal volto della donna di fronte a lei, trapelò che aveva colpito nel segno.

-        Ahahha! – rise l’altra - Ti senti forte perché conosci il mio nome? Eh? È così non è vero? – fece avvicinandosi al volto dell’altra con la bacchetta puntata. - Anche io conosco il tuo Emily Artemisia Carson, Custode della magia arcana. So tutto di te… e risucchierò i tuoi segreti, come si succhia una stecca di liquirizia. Piano… piano. Fino a consumarti del tutto! – disse la donna con la sua gelida voce.

-        Non te lo permetterò mai! – disse l’altra con la sua voce ridotta a un sibilo.

-        Ah si… e…Vediamo… come pensi d’impedirmelo? – chiese la mora sprezzante.

-        Semplicemente non essendone più in possesso. – disse Emily con candore. - Adamanta, sapevo che mi stavi cercando. Cosa credi, che solo tu come custode della magia oscura possa essere furba? – questo imprevisto fece saltare i nervi di Cassandra. La quale le scagliò contro una Cruciatus alla donna.

-        No… io non sono furba…- disse con odio, mentre la donna si contorceva per i gemiti. – Ma se fossi in te ci penserei due volte a fiatare. - e uscì inviperita dalla stanza, dopo averle rubato una ciocca di capelli.

Tornò nelle sue stanze, e iniziò a preparare della pozione polisucco, riflettendo sull’accaduto.

Adamanta era il nome della sua trisavola, lei era stata una strega potentissima, di una cattiveria inaudita. E quando nacque, Tom ritenne che, dandole quel nome, sarebbe stato di buon auspicio per un suo futuro in ascesa. E mai cosa fu più vera. Lo spirito di Adamanta era stato chiuso in un opale, che la donna portava al collo fin dalla nascita. Essa stessa non sapeva che potenziale avesse quel gioiello, sapeva solo che non era magia buona. E questo la colmava di profondo piacere. Poiché lei l’essenza della cattiveria, possedeva la magia oscura. E solo lei sapeva come spingersi oltre. Dove neanche suo padre, e la stessa adamanta erano riusciti ad arrivare.

Intanto Harry, dopo essere stato silenzioso, tutto il tempo con Ron, giunse a villa Molfoy, dove Draco era intento a cucinare, mentre Hermione e Emily facevano i compiti.

-        Ciao Potter! Che ci fai qui?- chiese il biondo stupito di vederlo.

-        Devi venire con me Malfoy, è urgente! – disse il moro pilotato come un automa.

-        È successo qualcosa di grave a Weasley? Avverto Hermione! – disse Draco pulendosi le mani nel grembiule e avviandosi.

-        No non c’è tempo, andiamo svelto! – disse Harry spingendolo nella sua auto.

-        Potter ma ti senti bene? – chiese Draco perplesso. Quel comportamento era assurdo, e poi oltretutto non era da Potter. Pensò che lo stesse portando in qualche locale a luci rosse, come scherzo, per una qualche evenienza che lui aveva scordato. Ma quando lo vide sterzare verso il ministero capì che qualcosa stava andando storto.

-        Potter dove mi stai portando?

-        Al ministero.

-        Ma che diavolo dobbiamo fare al ministero a quest’ora?

-        Cosa c’è Malfoy? Te la fai sotto? – chiese il moro con gli occhi saettanti.

-        Sia mai! – disse Draco, la loro vecchia ostilità posata sotto anni di cenere si stava rinvigorendo. Il tutto al biondo sembrava molto strano. Potter che si comportava così, non gli suonava giusto.

Entrarono nel ministero a passo veloce, sfilarono attraverso corridoi interminabili, sale scure e uffici, fino a giungere nell’ufficio di Potter, dove una donna bionda li attendeva. Non appena entrarono la porta dietro di loro si chiuse a chiave. Harry secondo il piano, bevve la pozione che la strega gli aveva dato, e cadde a terra fra i rantoli, schiumando dalla bocca. Draco restò paralizzato, quello era un agguato. Si buttò su Harry cercando di scuoterlo. Ma lui sembrava in preda ad un attacco epilettico, era stato avvelenato.

-        Bene bene Signor Malfoy, ora vedrà il suo amico morire!- disse la donna con una voce glaciale acuta e goduriosa. Sembrava la reincarnazione di sua zia Bellatrix.

-        Emily è impazzita? Lo aiuti, farò tutto quello che vuole ma faccia qualcosa. – disse tenendo la testa di Harry fra le braccia.

-        Malfoy io voglio che tu soffra! Quindi vedrai ad uno ad uno i tuoi amici e i tuoi famigliari andarsene. Tutti. E l’ultima sarà lei! Il tuo piccolo angelo biondo! Io la ucciderò con queste mani. – Draco era nel panico, Harry rantolava, e era scioccato nel vedere quella donna che gli sembrava amica, comportarsi così, e fare tali minacce. Draco stacco gli occhi da Harry si voltò verso la donna. – è un attimo Malfoy, e lui se ne andrà… digli addio! – ma in quel momento la porta dello studio saltò  in aria e si udì gridare…

-        Stupeficium! – la donna colpita alla sprovvista fu scaraventata contro il muro. 

-        Ron! – il rosso si voltò verso il biondo e vedi Harry a terra.

-        Presto mettigli in bocca questo! – Ron lanciò al biondo un Bezoar. Da quando Harry lo aveva salvato nello studio di Lumacorno, Ron non se ne separava mai. Draco lo mise fra le labbra del moro, che smise di muoversi. Per un istante interminabile sembrò morto, come se tutto fosse successo troppo in fretta e al tempo stesso troppo tardi per salvarlo. Quando Harry aprì gli occhi, i due amici tirarono un sospiro di sollievo, ma voltandosi verso la donna si accorsero che quella era scomparsa. Sconvolti dall’accaduto, portarono Harry a casa con la metro polvere, e chiamarono Blaise, perché venisse a visitarlo. Mentre Draco si fumava una sigaretta in veranda, al freddo, Ron gli si fece accanto con un caffè.

-        Come hai fatto ad essere li in quel momento? – chiese Draco che ci aveva sbattuto la testa fino a quel momento.

-        Me lo sentivo. – disse semplicemente il rosso.

-        E come? È stato tutto così veloce…

-        Conosco Harry, e non era in lui oggi pomeriggio. Se lo fosse stato non avrebbe mai bevuto quella porcheria. L’hai annusata? – chiese il Rosso.

-        Si… è fenolo  misto a qualcos’altro, che analizzerei in laboratorio se qualcuno me lo permettesse. – e mentre pronunciava quelle parole si fece viva l’altra serpe.

-        Permesso accordato, biondo testa da battipalo. Ma solo questa analisi ok? – disse Blaise con Ron testimone.

-        Va bene, ma come sta Potter? – che il biondo che stava mandando giù lo stress solo allora.

-        Vivo per miracolo, ma si rimetterà… ottima trovata il bezoar .- si complimentò Blaise col Rosso.

-        L’ho copiata dal migliore. – disse Ron alludendo ad Harry.

-        Un istante in più e sarebbe morto. – disse Blaise.

-        Ora è a letto? – chiese Draco.

-        Si Ginny se lo sta coccolando un po’. S’è presa una bella paura.

-        A chi lo dici! – esclamò Draco.

-        E pensare che un tempo l’avresti voluto morto.- disse Ron.

-        Quel tempo è passato. – disse Draco gettando il mozzicone di sigaretta.

-        Avete visto chi era quella donna? – chiese Blaise.

-        No… l’ho solo colpita.-  disse Ron.

-        Io si, ho avuto il tempo di vederla. Era Emily!

-        L’ho detto io che quella donna non mi convinceva. – disse Ron. – Troppo ambigua.

-        Non lo so… aveva una voce strana, non sembrava neanche lei. – disse Draco pensieroso. Non l’aveva convinta quella donna. Fisicamente era identica, ma quei modi, quelle minacce. Nulla lo portava a credere che si trattasse di Emily.

-        Beh ragazzi, ora che il mio lavoro è finito, andrei… ho un appuntamento stasera.- disse Blaise chiudendosi il cappotto lungo.

-        Ah già… la donna delle tua vita..- fece Draco sarcastico.

-        Si proprio lei, e il suo bambino. – disse Blaise lasciando Draco di stucco, e Ron a cercare di recuperare il filo.

-        Bambinooo?? – fece esterrefatto il biondo. – non hai mai avuto una donna, e te la sei trovata già incastrata con un figlio… certo che te non sai proprio regolarti!

-        Ahahah… sta calmo furetto… è libera come l’aria… diciamo che è una peccatrice… ma dopotutto… chi non lo è? – e con un sorriso beffardo, lasciò i due mariti in veranda e se ne andò fischiettando.

 Blaise si allontanò, mentre Hermione uscì.

-        ok chi dei due mi spiega che diamine è successo?

-        Non io Herm… - disse Ron filandosela.

-        Beh non mi resti che tu amore.- facendo la gattona con Draco, portandosi poi le braccia ai fianchi… segno inconfondibile di sfida.

-        Lasciami in pace Hermione. Vado da Sylvie… ci vediamo a casa. Salutami Potter. – disse andandosene.

-        Ma Draco

 

Draco rientrò in casa materializzandosi all’ingresso. La piccola Sylvie era nella sua cameretta a giocare mentre nonna Jane era disotto ad aspettare notizie. Il pop della materializzazione si udì in tutta la casa. La piccola Sylvie si fiondò giù dalle scale. Mentre Draco gettando a terra il soprabito non vedeva l’ora di abbracciarla.

-        papà

-        ciao furfantella! – disse mentre la piccola le si buttava fra le braccia, accolta da un grande abbraccio.

-        Papà che è successo? – chiese la piccola, che ormai sapeva che se la nonna spuntava dal nulla c’era qualcosa che non andava.

-        Ciao Draco… - disse Jane avvicinandosi.

-        Ciao Jane Draco abbracciò la donna. -  Grazie per avere guardato la piccola.

-        Ma figurati! Piuttosto come sta Harry?

-        Bene… ora bene.

-        Hanno fatto male a zio Harry?- chiese Sylvie preoccupata.

-        Un po’ furfantella… ma sta benissimo adesso. – disse Draco baciandola sulla testa. La bambina parve tranquillizzarsi con quelle parole.

-        Mi leggi le storie papà? – chiese.

-        Si amore… va a lavarti mentre parlo con la nonna… dopo ti leggerò quello che vorrai.

-        Si papà. – e la piccola schizzò via. Draco andò a sprofondare nel divano. Mentre Jane gentilmente gli serviva un cognac.

-        Grazie Jane.

-        Di nulla figliolo. Ma dimmi, cosa t’affligge.- talvolta Draco aveva l’impressione che Jane lo leggesse. Quella donna capiva tutto quello che lui cercava di tenere nascosto. Con scarsi risultati comunque. Fra quella donna e sua moglie non riusciva a mantenere un solo segreto.

-        Mah… niente Jane, è stata una giornata lunga e faticosa… e ho trattato male tua figlia.

-        E perché? – chiese Jane stupita.

-        Perché s’è messa con le braccia sui fianchi e pretendeva che le raccontassi cosa è successo ad Harry. E sono stato una merda ad agire così…

-        Sta tranquillo DracoHermione capirà. – disse Jane abbracciandolo.

-        Papàààà sono pronta! – gridò Sylvie dal piano superiore.

-        Arrivo amore… - disse Draco

-        Su va da lei… magari domani passa da me caro… ho fatto i biscotti che ti piacciono.- disse Jane abbracciandolo.

-        Si Jane, se posso lo farò senz’altro.

-        Va bene, a domani. Buona notte Sylvie.

-        Buona notte nonnaaa- gridò la piccola dalle scale.

 

Draco salì allora al piano superiore. Si stese sul letto della bambina e iniziò a leggere. Le lesse la storia di Babba Rabba… e si addormentò abbracciato alla sua bambina. Porre fine a quella giornata era tutto quello che voleva, e stare con la sua piccola era senza dubbio il miglior modo per farlo.

 

 Salve ragazzi,

pubblico tardi questo capitolo , finito adesso…

Ringrazio tutti voi lettori e le ragazze che hanno recensito^_^.

Spero di pubblicare presto il prossimo capitolo.

Un bacione

A presto.

Perfidia.

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Capitolo 16
*** Riflessioni. ***


Riflessioni

Riflessioni.

Quando Hermione rientrò in casa quella sera, il silenzio regnava sovrano. Sua madre era tornata a casa, probabilmente lo aveva fatto quando era rincasato Draco. La ragazza si sentiva stranamente scossa. Uno dei suoi migliori amici era quasi morto, e suo marito aveva vissuto la scena e non voleva parlarne con lei. Harry dell’accaduto non ricordava assolutamente nulla. Ne avevano già parlato e non era stato in grado di dirle nulla al riguardo. Ron stesso non sapeva molto. Era capitato li a fagiolo, l’unica cosa che aveva saputo dirle era stata, che Harry era stato strano, dopo l’incontro con Emily, nel suo studio quella mattina. Sempre ammettendo che quella donna fosse davvero Emily. Perché sempre stando alle parole di Ron, a Draco quella donna non era sembrata Emily, malgrado fosse identica nell’aspetto.

“ potrebbe trattarsi di pozione polisucco, ma se realmente fosse così. Chi è l’artefice di tutto questo?”

Pensò la riccia sedendosi al buio in salotto. Il buio talvolta l’aiutava a pensare.  Era li intenta nelle sue riflessioni quando si rese conto che doveva esserci qualcos’ altro sotto. Suo marito era stato troppo sfuggente. Non che non fosse da Malfoy, ma gli sembrava strano.  E poi oltretutto lei non aveva fatto niente di male. 

  Starà dormendo ora… meglio non disturbarlo.” 

Hermione però sentiva dentro di se il bisogno di parlare. Quando le accadeva qualcosa di simile e non potendo parlare con Draco, l’altra persona che le veniva in mente era sua nonna Sophie.  Lei era sempre pronta ad ascoltarla e a darle i suo consigli. Oltretutto sua nonna sapeva una moltitudine inspiegabile di fatti sui maghi, considerando sempre che nella sua famiglia non avevano i poteri. Ora riflettendo sua nonna le sembrò essere una persona stranissima che nascondeva qualcosa. 

Si alzò di scatto dal divano, si diresse allo scrittoio dello studio. Dentro c’erano gli atti notarili di sua nonna, una lettera ancora chiusa, che non aveva avuto l coraggio di leggere, e la chiave della villa di Londra, di sua nonna. Casa che la donna, aveva lasciato in eredità alla sua unica nipote.  Prese il mantello nell’anticamera e si smaterializzò, senza lasciare notizie al marito ne a nessuno, su dove si fosse diretta.

 

Intanto Blaise guardava estasiato la donna che gli dormiva accanto. Era stranissimo. Aveva conosciuto Catherine solo qualche settimana prima. Ma da subito l’aveva amata. Era una donna strana e affascinante al tempo stesso. Aveva l’impressione che non fosse solo quello che mostrava di essere. Ma poi la guardava mentre accudiva suo figlio, o mentre premurosa gli preparava il pranzo, e allora dubitava di se stesso, sentendosi un verme nel pensare quelle cose. La donna non viveva più nella sua dependance, aveva trovato un appartamentino nei pressi di Trafalgar Square. Era  un appartamento datato, appartenuto ad un vecchio mago, che glielo aveva affittato ad una cifra modica, perché quella donna gli ricordava la sua bambina. Era un bel posto quello per far crescere Christopher e poi non era lontano da casa sua, così avrebbe potuto vederla sempre. La donna schiuse i suoi occhi blu e profondi.

-        Buongiorno signorina.. – disse Blaise.

-        Buongiorno a lei… - poi si tirò su a sedere. Le sue spalle nude e candide in contrasto con i capelli scuri lo mandavano in visibilio. La donna si voltò verso Blaise imbambolato a guardarla. – qualcosa non va?

-        Sei bellissima. – disse lui. Lei avvicinò a lui le sue labbra e sussurrò…

-        Lo sei anche tu. – poi si alzò e si avvolse nella vestaglia nera di lui.  

-        E ora dove vai? – chiese Blaise ancora nudo nel letto.

-        Devo andare ad un colloquio. Posso lasciarti Chris? Temo dorma ancora. – spiegò la donna.

-        Si certo. Lascialo pure qui.

-        Ti ringrazio Blaise, sono stata davvero fortunata ad incontrarti. – disse la donna baciandolo.

-        Lo sono stato anche io… trovandoti e trovando il piccolo Chris. – disse lui.

-        Blaise… Chris non ha mai avuto un padre. Ne io un uomo… è tutto così strano.

-        Credimi è strano anche per me… ma non abbiamo fretta… vediamo come andranno le cose.

-        D’ accordo Blaise… - disse la donna baciandolo.

Finì di vestirsi e uscì… in fretta raggiunse un vicolo buio e da li si smaterializzò.

Intanto a casa Potter …

-        Harry come ti senti? – chiese Ginny appena sveglia al marito.

-        Bene amore… - disse Harry , che era disotto in salotto a cercare di ricordare il giorno precedente.– rispiegami cosa è successo ieri.

-        Eri sotto incantesimo, e Emily t’ha ordinato di bere del veleno. E io non so esattamente, Ron non sapeva, è stato un caso che fosse li e che avesse un Bezoar, sei vivo per miracolo Harry. – spiego Ginny carezzandolo.  

-        E Draco? Lui come sta? – chiese Harry. – era con me anche lui no?

-        Si ha detto Ron che sei andato a prenderlo. E lui non lo avevo mai visto tanto  sconvolto… era un fascio di nervi Harry. – continuò la rossa.

-        Merlino, sono stato infinocchiato come un pivellino. Devo andare a parlare con Draco. – disse il moro alzandosi.

-        Si, sarà meglio. Ma amore… tieni bassi i toni… ieri sera ha litigato con Hermione, e anche lei era perplessa.

-        Va bene amore… non ho intenzione di litigare. – disse Harry a mo’ di scuse.

-        No Harry, non era quello che intendevo. È che… insomma è un momentaccio per Draco, e lui non lo regge bene. – spiego Ginny, la quale ne aveva parlato con Hermione, in una delle tante confidenze fra amiche che erano solite scambiarsi.

-        Si certo… non voglio che gli capiti nulla. – disse Harry, poi baciò sua moglie, e infilato il cappotto uscì.

 

Quando Draco aprì gli occhi quella mattina, si sentì terribilmente stanco. Era come se non avesse dormito affatto. Gli fu di conforto però vedere la manina di Sylvie, posata sulla sua pancia. Era un angelo quella bambina. Draco questo lo sapeva. Guardandola un brivido lungo la schiena lo scosse. Quella pazza era in libertà, e la minaccia era chiara. Avrebbe fatto fuori tutti i suoi cari, e anche la sua preziosa bambolina. Un senso d’ansia gli attanagliò le viscere. Voleva scordare tutto. Voleva che tutto finisse.  Si alzò in piedi… e corse in bagno.

Hermione si era materializzata davanti al piccolo cancello in ferro battuto, arrugginito. Era poco più di un anno che sua nonna era defunta. Ma la casa da quel momento non era più stata toccata da alcuno. Il giardino che la nonna teneva curatissimo, ora era una piccola giungla domestica, dove le rose erano diventati rovi più alti della stessa ragazza. Hermione scavalcò il cancelletto, come faceva di consueto da ragazzina. Arrivata davanti alla porta d’entrata pronunciò mentalmente “Alohomora” . Immediatamente  la serratura scattò e la porta si aprì cigolando. Hermione varcò la soglia esitante.

Era tutto come allora. I mobili seppur coperti con dei grandi teli bianchi, avevano mantenuto la stessa posizione. Hermione li trasse via di colpo tutti insieme con un rapido movimento di polso.

Il piccolo e accogliente salotto, ora si apriva davanti a lei come era sempre stato. Hermione trattenne il pianto quando vide, ancora poggiata sulla poltrona la mantella di lana che la nonna, non aveva avuto il tempo di finire.

Si avvicinò  alla mensola sopra al camino, c’erano tante foto… sue e di suo padre da bambino. La nonna aveva sempre detto che l’amava più di suo figlio. perché tu sei una bambina specialeallora nonna tu lo sapevi…” pensò Hermione mentre stringeva tra le mani una sua fotografia. Era molto più giovane allora, ed era una gran bella donna.

 Un mare di ricordi s’affollarono nella sua mente. C’era cresciuta in quella casa. Non sapeva esattamente quale fosse la ragione per cui si era precipitata li. Ma un senso di pace la colse.

Passò diverse ore li dentro a guardarsi attorno, e a parlare con sua nonna come faceva un tempo. Anche se la donna non le avrebbe più risposto, era un sollievo per lei sentire che li avrebbe potuto ritrovarla.

La donna dai capelli corvini entrò di colpo nella cella.

-        Emily in piedi. – disse con fermezza strattonando la donna bionda rannicchiata in un angolo. – alzati Custode dei miei stivali… è giunta la tua ora. – disse portandola fuori dalla cella tirandosela dietro con una presa sui suoi lunghi capelli.

Scaraventò la donna su un tavolo, dal quale dal nulla nacquero rami di rosa spinosa che le immobilizzarono gli arti. Le spine della pianta irrorate di una sostanza tossica, penetrarono nella tenera carne della donna.  La quale sentì come non mai la fine avvicinarsi.  La tossina che lentamente penetrava nel sangue la stava paralizzando. In quella situazione estrema, l’unica cosa che riuscì a fare, fu inviare un messaggio telepatico alla creatura che aveva scelto come sua erede.

Sylvie scattò seduta sul letto, e iniziò ad urlare. Draco che era in bagno intento a scegliere delle pillole, credendo che le stessero facendo del male, si fiondò in camera della piccola.

-        Sylvie che succede? – chiese Draco terrorizzato, non era da sua figlia gridare in quella maniera. – amore dove hai male? – la piccola si teneva la testa. Iniziò a piangere e a singhiozzare. Draco la strinse forte a se. Per la seconda volta nell’arco di poche ore. Il giovane Malfoy, si sentì inutile e impotente davanti alla sofferenza di un suo caro.

-        Sylvie sta tranquilla papà è qui. – disse continuando a cullarla… in quel momento suonò il campanello. Draco con la piccola urlante in braccio, corse giù per le scale e aprì la porta.

La scena che Harry si trovò davanti meritava una sola domanda.

-        Draco che succede? – chiese allora il moro.

-        Non lo so, ero in bagno lei dormiva, e ha iniziato ad urlare… io non…. “ sei inutile Draco!”  .-  disse il biondo agitato.

-        Sta calmo Draco… - disse Harry prendendogli Sylvie dalle braccia.  – vediamo cos’ha. – quando Harry prese in braccio la bambina, la voce cessò d’urlare nella testa della piccola. Sylvie si calmò mentre calde lacrime le sgorgavano dagli occhi.

-        Furfantella che è successo? – chiese Draco alla piccola.

-        Una donna papà… zio…. vuole ammazzarla… - le parole della piccola erano confuse, loro non sapevano e non capivano.

-        Chi è la donna Sylvie? – chiese Harry.

-        Non lo so… è bionda… è debole… papàà… morirà? - chiese allarmata e terrorizzata la piccola.

-        No amore no… ci pensa papà. – disse il biondo… “ sei inutile Malfoy

-        Principessa sai dirmi dove era quella donna? – chiese Harry che teneva ancora la piccola in braccio…

-        Legata a un tavolo… faceva male… tanto male. – disse mentre gli occhi di nuovo le si riempivano di lacrime.

-        Su calmati ora… resta con papà… chiamo lo zio Ron. –  disse Harry stringendola, più per farsi sentire da Draco, che non per la bambina.

Draco riprese fra le braccia la sua piccola, e riprese a cullarla…

-        papà quella donna sta tanto male.  – disse la piccola impaurita.

-        Sta tranquilla furfantella, ci pensiamo noi. Tu sei stata bravissima. – disse il biondo baciandola sulla fronte. “ Tu sei inutile Malfoy”.

Ron e Luna arrivarono immediatamente a casa di Draco. La giovane donna, prese la bambina addormentata e la rimise nel suo lettino. Poi scese di sotto per vedere come andavano le cose.

-        dorme? – chiese Draco appena Luna fu scesa.

-        Si Draco dorme… - disse la bionda. – ora sta tranquillo, e prendi fiato anche tu…

 

Allora Draco si lasciò andare sul divano. Mentre Ron e Harry andavano al ministero per contattare gli altri auror e scoprire qualcosa.

 

Salve ragazzuoli

Finito un altro capitolo! Anche stasera pubblico tardi… in realtà speravo di farlo entro la mezzanotte, così che la data di pubblicazione fosse 11-1-11… ma niente, non ce l’ho fatta!

(sono fissata con un mare  di sciocchezze!)

Volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito, e tutti i lettori.

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento… in ogni caso, anche le critiche sono ben accette… quindi a voi libero sfogo…

Vi auguro buona notte data l’ora^^…

A presto

Perfidia

 

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Capitolo 17
*** Connessioni inspiegabili... ***


  
Connessioni inspiegabili…

Draco era salito di sopra dalla sua piccola, mentre Luna al piano di sotto aveva deciso di recarsi in ufficio, per vedere se Hermione si trovasse li, avendo più volte provato a chiamare al cellulare della riccia, senza risultati. Ma una volta arrivata in redazione fu sorpresa di sapere che li non si era vista. Tornò allora al Malfoy Manor. Nel mentre erano rientrati anche Harry e Ron.

  • Draco??? – chiamò Harry a gran voce. L’uomo scese e si ritrovarono  in salotto.
  • Novità? – chiese il biondo.
  • No per ora no, ma ho diramato l’allarme a tutti gli auror. – disse Harry.
  • Come sta Sylvie? – chiese Luna.
  • Ho chiamato Blaise e sta arrivando. Ora dorme, ma è agitata. Hai trovato Hermione? – chiese poi alla bionda.
  • No. In ufficio non c’è andata questa mattina. – disse Luna sprofondando nel divano.
  • Come non c’è andata? Dove diavolo è allora? – disse Draco preso di nuovo da un senso di ansia .
  • È tornata qui stanotte? – chiese Ron, il quale si alzò in piedi per fermare il biondo che camminava avanti e indietro nel salotto.
  • Non lo so… ho dormito con Sylvie, non so se è tornata. Chiamo Jane… - disse Draco affrettandosi al telefono. Mentre gli altri rimasero a guardarsi perplessi. Ginny aveva ragione pensò Harry, Draco era proprio un fascio di nervi.
  • Pronto Jane? Oh ciao Mike… - disse il biondo parlando nella cornetta. – Hermione è venuta da voi? – l’uomo dall’altro lato rispose di no e chiamò sua moglie, magari poteva dirgli qualcosa di più. – pronto Jane? … si ciao… senti sai dove è finita tua figlia? No..no… non è neanche a lavoro. Da Ginny?? No è qui Harry, ma non la vede da ieri sera. No…no… Jane, non dirmi di stare calmo anche te… si so che tua figlia ogni tanto si comporta così… si… forse è arrabbiata con me “ Malfoy sei inutile” . No… non avrei dovuto… si… va bene Jane… farò come dici te. Grazie!
  • Allora? – chiese Ron.
  • È da loro?
  • No… non l’hanno vista. Ho bisogno di un caffè, voi ne volete? – chiese il biondo alzandosi, non riusciva a stare fermo.
  • Io si grazie. - disse Ron.
  • Harry.. Luna… voi?
  • Si grazie… - dissero.
  • Ritengo Draco che per te sia meglio una camomilla. – disse Luna alzandosi dietro al biondo.
  • Non esiste! - in quel momento il campanello suonò. - Vado io..
  • Buongiorno Draco… - Disse il moro entrando con Chris per mano.
  • Ciao Blaise grazie di essere venuto…- poi guardando in basso si rese conto del bambino. – e lui chi è?
  • Christopher il figlio di Catherine. – disse il moro semplicemente.
  • E perché è con te? – Draco guardò stupito il bimbetto, dai capelli castani il viso ben fatto e gli occhi blu, bassi verso le scarpe. Doveva avere più o meno l’età di Sylvie.
  • La mamma aveva da fare questa mattina, quindi me lo ha lasciato.- disse l’altro sorridendo al piccolo. 
  • Accomodatevi in salotto… - disse Draco pensando che Blaise si fosse fumato il cervello.
  • Dov’è Sylvie? – chiese Blaise.
  • Di sopra in camera sua. – in quel mentre Luna li raggiunse.
  • Ragazzi ci penso io ai caffè… voi salite pure. – disse la Bionda. – e tu chi sei? Blaise hai avuto figli? Auguri!
  • No Luna, non è suo… - spiegò Draco.
  • È della persona con cui mi frequento. – spiegò Blaise.
  • Ah capisco… beh ciao piccolo, come ti chiami? – chiese la giovane chinandosi davanti a lui.
  • Christopher… - disse il bambino.
  • Hai un bellissimo nome lo sai? – disse la bionda con dolcezza. – io sono Luna.
  • Su Chris fa il bravo ometto, come si dice? – chiese Blaise al bimbo, con fare paterno, cosa che colpì molto Draco.
  • Piacere signorina. – Luna si sciolse davanti a tanta dolcezza, e lo baciò.
  • Chris ti va di venire con me in cucina? – chiese Luna dolcemente. Il piccino indietreggiò dietro la gamba di Blaise.
  • Dai ometto… va con Luna… io salgo un momento di sopra, e poi andremo via. – disse Blaise convincendo il bambino, ad andare con la ragazza.
  • Grazie per i caffè Luna. – disse Draco.
  • Figurati.- Poi rivolta al giovanotto, lo prese per mano e lo portò con se in salotto. – vieni tesoro, ti presento mio marito e Harry.  
  • E lui chi è? – chiese Ron vedendo il bambino per la prima volta in vita sua.
  • È un nuovo amico… è un po’ timido.. – disse la donna… - ma scommetto che una cioccolata risolverà tutto.
Intanto al piano di sopra Blaise aveva visitato la piccola. Tutto era in ordine, non stava male. Penso che si fosse trattato di un brutto sogno o di una sorta di telepatia, che lui non era in grado di spiegare. Comunque prima di uscire dalla stanza si fece raccontare ogni cosa dalla piccola Sylvie.
  • Dimmi bambolina, cos’è successo? – chiese dolcemente tenendo in braccio la piccola.
  • Zio ho visto una donna, stava tanto male… mi chiamava… diceva aiuto… - L’uomo guardò la piccola. Dai suoi occhi impauriti si rese conto che non poteva trattarsi di un sogno. Decise allora di vederci chiaro e cercò di entrare nella mente della piccola, per aiutare la donna.
  • Sylvie ho bisogno che tu stia tranquilla… ci riesci amore? – la piccola annuì e Blaise riprese. – Lo zio proverà a vedere quello che tu hai visto… sarà  un po’ fastidioso… posso farlo piccola?
  • Si zio, si… quella signora sta male… - disse la bambina accorata. Blaise allora prese le mani della bambina, mantenne fisso il contatto visivo, e entrò nella mente della piccola, nel modo più gentile che riuscì a trovare.  Le immagini che vide erano chiare, era una cella, una donna incatenata ad un tavolo era quasi totalmente paralizzata, gli occhi sbarrati, ma dentro urlava… provava dolore, tanto dolore. Una figura esile e dai capelli scuri stava infierendo sul suo corpo con la bacchetta, a suon di Crociatus . Si concentrò guardandosi intorno, per capire in che luogo si trovassero. Ad un tratto ebbe un’illuminazione.  Erano le segrete della Gringott. Blaise lasciò le mani della bambina, interrompendo il contatto. Poi la prese e la strinse forte. – Sei stata bravissima tesoro… una vera strega!- disse alla bambina prima di metterla di nuovo stesa sul letto. – Ora dormi tesoro mio…
  • Zio…
  • Dimmi piccola…
  • La salverete vero? – preso così da quelle parole, dette con quella vocina e quel faccino, Blaise disse.
  • Si Sylvie, zio te lo promette. – stava per uscire per dire a Draco di stare tranquillo, e che la piccola stava bene. Ma quando uscì dalla porta, lo trovò per terra.
  • Merlino… Draco stai bene?
  • Si… è solo un attimo… come sta Sylvie?
  • Bene .. sta bene… Sei tu che non hai una bella cera. – disse scrutando l’amico.
  • Ho dormito male stanotte… spiegò il biondo.. non guardarmi con quello sguardo da dottore, non è niente. – disse seccato, e per dargli la dimostrazione si alzò in piedi. – Hai capito cosa le è successo?  Blaise allora tornando alla realtà disse.
  •  si… dobbiamo affrettarci nelle segrete della Gringott, è li la donna che ha visto Sylvie.
  • Bene… andiamo… - disse scendendo le scale…- Potter, Weasley, sappiamo dov’è!
Nel frangente in cui Draco entrò in salotto, Hermione si materializzò all’ingresso. Trovandosi davanti tutta quella gente rimase un istante perplessa.
  • Draco che succede qui? – chiese al marito che gli dava le spalle.
  • Oh sei tornata, ti dirà Luna, noi non abbiamo un attimo da perdere. – e detto ciò i quattro sparirono. Lasciando la donna allibita, e Luna coi 4 caffè in mano  e il piccolo Chris nascosto dietro alle gambe.  La riccia allora si voltò verso Luna.
  • Dove sono andati?
  • Non ne ho idea. – disse la bionda posando i caffè sul tavolo del salotto.
  • Che è successo Luna… e chi è questo bambino?
  • Hermione una domanda alla volta! – disse Luna sedendosi. – intanto… Lui è Chris, il figlio dell’amica di Blaise.
  • Ah si… ?  Ciao Chris… - disse Hermione sorridendo. Lui per tutta risposta affondò la faccia nella spalla di Luna.
  • È un po’ impaurito da tutti questi sballottamenti. – disse la bionda. – Comunque, è successo che Sylvie ha avuto una sorta di visione… nella quale una donna rischiava di morire.
  • Come? Che … dov’è mia figlia?
  • È su che dorme, Blaise l’ha visitata.. è per questo che il piccolo è qui… era da lui..
  • Capisco… senti ti spiace se salgo dalla piccola?
  • No certo che no… - disse la bionda.
Hermione salì di sopra dalla sua bambina. La trovò serenamente addormentata, abbracciata alla piccola Pilù… sembrava serena… le posò un bacio sulla fronte e tornò disotto. Dove Luna era riuscita a convincere il piccolo Chris a bere la cioccolata.
  • Sei più serena adesso? – chiese Luna all’amica.
  • Si…  ma Luna spiegami bene… - la biondina allora riprese il racconto, le disse che Harry era passato e si era trovato con Draco e Sylvie che urlava e che per quella ragione aveva chiamato Ron, poi era arrivato Zabini per visitare la piccola e evidentemente avevano scoperto qualcosa sulla donna, ma che lei non sapeva di puù, poiché era stata tutto il tempo in cucina col bambino.
  • Oki… quindi noi non sappiamo in che guaio si stiano cacciando questi screanzati!- concluse la riccia.
  • Esatto… a proposito chiama Jane. Draco era agitatissimo, ha smosso mari e monti. – così la donna chiamò sua madre.
  • Pronto mamma? … Ciao… si… tutto bene… si… tranquilla… dov’ero? Ah… no… dalla nonna… si.. no mamma, cercavo un vecchio fermaglio… si… per un vestito… no, no tranquilla, l’ho trovato… si davvero. Si… salutami il papà… ciao mamma… ciao. – Hermione Jane Granger aveva appena raccontato una balla a sua madre, ma era presto per raccontarle cosa realmente era andata a fare in quella casa.            
  • Un fermaglio? – chiese Luna, che non c’era cascata.
  • Ehm…
  • Hermione non sai mentire… perché sei andata li?
  • Perché… ne avevo bisogno. – rispose semplicemente…
  • Questo è già più accettabile..
  • Mamma? – sentirono pigolare dalle scale. Sylvie si era svegliata e stava scendendo. Quando arrivò in salotto, si ritrovò quel bambino sconosciuto davanti. Allora facendo la timida salì in braccio ad Hermione.
  • Ciao tesoro.. ti sei svegliata finalmente. – disse la donna baciandola. – come stai?
  • Bene… buongiorno zia Luna. – disse mentre scrutava il bambino in braccio alla donna. Poi all’orecchio della mamma chiese. – chi è lui mamma?
  • Tesoro, chiediglielo no? – allora la piccola si fece coraggio, mentre Luna se la rideva.
  • Ciao… io sono Sylvie, tu chi sei? – il bambino al’ò gli occhi e la guardò… fu amore a prima vista, per quell’angioletto biondo.
  • Io.. io… mi chiamo Christopher. – disse timidamente il marmocchio.
  • Bene ora che vi siete presentati… perché non salite nella stanza dei giochi? – propose Hermione.
  • Mi sembra un’ottima Idea… vai Chris, Sali su con Sylvie.
  • Ma Blaise…
  • Tornerà presto, gli dirò io che sei li… sta tranquillo. – Sylvie prese il bimbo per mano e lo portò disopra.
Intanto nella cella della Gringott…
  • Bene così…  - la giovane e perfida donna guardava l’altra strega diventare sempre più pallida, mentre l’opale che portava al collo risucchiava senza ritegno la sua essenza magica. Era compiaciuta dal suo lavoro. Lei Cassandra Adamanta Riddle aveva catturato una custode… e la stava derubando dei suoi segreti, presto sarebbe stata lei a essere la Strega più potente della storia. Questo almeno secondo i suoi piani. Non sapeva che, Emily non aveva mentito. Lei non era più in possesso dei segreti delle magie arcane.. loro avevano un'altra custode adesso. E lei non aveva idea di chi potesse essere.  Persa nei suoi deliri di potere la donna gongolava. Ma a rompere questo momento perfetto giunse il suo umile e fedele servitore. La feccia che si occupava del suo lavoro sporco.
  • Mia signora. C’è un problemino. – disse il deforme elfo col naso adunco e le orecchie appuntite.
  • Si Rotanfolus… - disse la donna con sufficienza, guardando compiaciuta, il suo opale passare da un colore all’altro.
  • Stanno arrivando… - disse l’elfo agitato.
  • Chi sta arrivando?
  • Gli auror mia signora… dovete andarvene, presto …
  • Ancora un istante… siamo quasi alla fine…- e una risata diabolica si dipinse sul suo viso.
  • Non c’è tempo…  non c’è tempo…
  • Taci feccia… - poi avvicinandosi, prese il mento di Emily fra le mani… - sei stata fortunata… con te finirò un’altra volta…  Crucio!- disse con un sorriso crudele sul volto… 
  • Da questa parte…- disse l’elfo domestico della donna trascinandola via per gli stretti corridoi.
Salve ragazzuoli
Ecco il nuovo capitolo, fresco fresco di stesura! Spero vi aggrada!
Ringrazio tutti voi lettori in special modo Panty96 e Poseidonia che non mancano mai di farmi conoscere le loro opinioni!
Grazie ragazze.
Un bacione
A presto
Perfidia

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Capitolo 18
*** Gringott ***


Gringott

Gringott

 

Arrivati davanti alla Gringott i giovani si guardarono in faccia.

-        Allora Potter qual è il piano? – chiese Draco.

-        Quale piano? – fece il moro sorpreso.

-        Che bello! Finalmente sono uno dei vostri in un’avventura… vi confesso che è quello che ho sempre sognato di fare! – disse Blaise felice come un bimbetto la notte di Natale! Mentre i tre lo guardavano perplessi…- si avevate una vita così attiva in quegli anni!

-        Zabini tu fumi erba medica vero? – disse Ron tanto sorpreso quanto convinto che Blaise avesse tare in zucca.

-        Non hai un PIANO? – urlò Draco spazientito.

-        No.. ti pare che sia quello dei piani? È tua moglie miss piano perfetto! E poi che ti strilli… siamo al mercato per caso? – disse il moro.

-        Che cazz…. – Draco era in procinto di scomodare tutti i santi del paradiso in ordine dal 1 gennaio al 31 dicmbre. Quando Blaise tirò fuori un piano..

-        Beh io penso che mentre io e Ron distraiamo i folletti con mezzi leciti o meno, voi due possiate sgattagliolare dentro e…- ma Ron lo interruppe.

-        Ragazzi per favore! Siamo adulti e vaccinati… Harry siamo del ministero, siamo la legge…vorrà pur dire qualcosa…- era il discorso più sensato uscito fino a quel momento ma la Serpe lo trovò esilarante.

-        Se ahahahh!

-        Malfoy?

-        Qualcosa non va? – chiese Harry scocciato.

-        Niente capitan Potter! E’ esilarante pensare che mentre noi stiam qui a battibeccare quella donna rischia di morire… è forse il caso che qualcuno muova le chiappe!

-        Ha ragione la serpe… entriamo… e quando siam li… beh s’improvvisa. – disse il moro.

-        Perfetto… - Blaise era eccitatissimo, mentre Ron…

-        Io temevo questa frase… non succederà niente di buono! – si disse mentre schermati come una difesa davanti ad un calcio di rigore, varcavano la soglia della Gringott.

-        Ok cerchiamo di non dare nell’occhio… - disse Harry.

Con i mantelli svolazzanti procederono camminando rapidamente sperando di non essere notati. Quando un folletto gli si parò davanti.

-        Ehi voi…. Dove credete di andare?  - i quattro, davanti agli occhietti perfidi del folletto addetto alla guardia delle porte, si guardarono.. Harry provò ad aprire la bocca ma Draco fu più furbo e meno tollerante.

-        Petrificus! – il folletto cadde a terra con un piccolo tonfo…

-        Malfoy! Avevo detto senza farci notare… - disse Harry.

-        Sese.. forza. – i quattro sgattagliolarono nella folla verso i sotterranei…

-        No… non da quella parte. Li ci sono le camere Blindate. – disse Harry…

-        Dove allora? – chiese Draco davanti a un bivio. 

-        Separiamoci.

-        Harry è una pessima, pessima idea. – fece Ron scuotendo la testa.

-        No ha ragione, saremo più veloci.

-        Ma non sappiamo con chi avremo a che fare… - obiettò giustamente il rosso.

-        Sentite stiamo perdendo minuti preziosi, potrebbe essere già morta, e questo sotterraneo è interminabile… dividiamoci.

-        Blaise tu e Ron a destra.

-        Oki…

-        Daccordo.

-        Malfoy io e te a sinistra.

-        Bene andiamo…

-        Ragazzi  fra 15 minuti ci troviamo quii. Allo scadere aspettiamo 10 minuti, se non ci troviamo chiamate rinforzi. Noi faremo lo stesso.

-        D’accordo… - i quattro si separarono.

Cassandra si ritrovò all’uscita della Gringott, era soddisfatta, malgrado Emily fosse ancora in vita.  Era convinta di aver carpito i suoi poteri e di essere la strega più potente sulla faccia della terra. Ma c’erano ancora troppe cose che la donna, accecata dalla brama di potere non aveva considerato.

Harry e Draco corsero come forsennati fra una stanza e l’altra.

-        È immenso questo posto. – disse Malfoy.

-        Non la troveremo continuando così. – ma proprio in quel momento udirono un rumore, poco lontano da loro. Facendo attenzione, cautamente si avvicinarono…

-        Stanza 409, scendete prego…

-        Cazzo… i folletti…

-        Shhh… - fece Harry facendosi indietro… - andiamo di là…

Intanto Blaise e Ron procedevano lungo uno stretto cunicolo scavato nel tufo.. L’ umidità pesante impregnava l’aria.

-        Che schifo di posto… - si lamentò Ron.

-        Già puoi ben dirlo… da i brividi. –continuò  Blaise in risposta. - quanto tempo abbiamo? – Ron guardò il suo orologio da polso.

-        Ancora otto minuti… - stava dicendolo quando Zabini lo zitti.

-        Shhhhh hai sentito anche tu… - Ron chiuse la bocca e si mise a sentire…

-        Sta arrivando qualcuno. – i due si addossaro alle parti pronti a stendere chiunque gli si parasse davati.

-        Si avvicinano…al mio tre.-  disse Blaise, Ron annuì.

-        Uno… due…- Blaise e Ron alzarono le bacchette.-  tre…

-        Stupeficium.- gridò Ron.

-        Protego! – Grazie al cielo Harry fu pronto a salvare sia lui che il biondo.

-        Per merlino…

-        Siete impazziti?

-        Che ci fate voi qui?

-        Abbiamo avuto un piccolo inconveniente… - disse Harry.  

-        Di la non si passa, ci sono stanze blindate segretissime. – disse Draco.

-        Bene, dev’essere per forza di qua allora. – concluse Ron.

-        Si andiamo.

Emily nella cella aveva perso i sensi, l’ultima maledizione era stata troppo pesante per lei da reggere. Paralizzata dalla tossina presente in quella rara specie di Rose aveva sentito pienamente tutto il dolore provocatole. Era una strega potente, poteva sopportare le torture, ma non in quello stato. Anche per lei era stato troppo. Nel silenzio più totale della cella, e paralizzata in quella maniera, era pressappoco sepolta viva. 

Intato a casa Malfoy.

-        Hermione ti conosco troppo bene. Cosa sei andata a fare a casa di tua nonna? Non dire che era perché ti sentivi giù di corda. Per quello avresti parlato con Draco. C’è di più è vero? – Ginny era in cucina con la riccia, mentre preparava il pranzo per tutti, e Luna si occupava dei bambini.

-        Ginny per favore. – disse Hermione stanca dell’inquisizione che l’amica le stava riservando.

-        Lo sai che non ti lascerò in pace finché non mi avrai detto la verità.

-        Si ti conosco, so che mi perseguiterai. – continuò Hermione tritando le carote, con molta enfasi.

-        Avanti, cos’è di così terribile da non potermene parlare? – perseverò Ginny.

-        Non è questo, è che non so cosa sto cercando, ho la netta sensazione che mia nonna fosse un essere appartenuto al mondo magico. Ma ho bisogno di prove. E ora non le ho. Per questo ero li. – disse la riccia sfibrata.

-        Capisco… vuoi che ti aiuti a cercarle? Faremo prima in due. – propose la rossa. Hermione rimase sorpresa dalla proposta. 

-        Ma non sappiamo dove siano finiti quei tre testoni, per giunta abbiamo anche il bambino di Blaise. – il lato coscienzioso di Hermione emerse. Era un po’ preoccupata per tutto quello che stava accadenso, in realtà non ne aveva la piena percezione, e non aveva inteso quale fosse la reale gravità della cosa. Quando era arrivata Ginny, Luna aveva ripetuto per filo e per segno le stesse cose dette ad Hermione poco prima. Ma il tutto risultava strano, e poco chiaro, dal momento che nessuna di loro conosceva per intero la storia.

-        Blaise ha un figlio? – fece sorpresa Ginny.

-        No mi sono espressa male,- disse la riccia ripiombando sulla terra.-  è il figlio della sua nuova fiamma, da quel che mi riferisce Draco pare che ne sia follemente innamorato. – disse Hermione con quel modo tutto femminile che solo le donne hanno.

-        Non è strano che uno come lui si comporti così? – chiese la Rossa stupita dalle parole di Hermione.

-        Perché lo dici?

-        Non lo so… l’ho sempre visto come uno che non si fa coinvolgere dall’amore… mi sbaglio? – chiese la Rossa.

-        No, fondamentalmente no, ma prima o poi per tutti arriva il momento di mettere la testa apposto. – disse Hermione. Nel mentre Luna entrò..

-        Allora ragazze finito di spettegolare su Blaise? – chiese portandosi alla bocca un acino d’uva preso dalla frutteria sul tavolo.  Le altre risero…

-        Si …

-        Finito…

-        Male! Non si fanno queste cose senza di me! – disse prendendo tutto il grappolo. – buonissima quest’uva. – disse passando di palo in frasca.

-        Si… Draco non sa cucinare, ma sa scegliere la frutta.- ammise Hermione

-        Ha doti nascoste il tuo uomo!  – disse Ginny

-        E tu che lo sminuisci sempre! – continuò la biondina.

-        Dai… non fate le sceme.. - disse Hermione scherzando.

-        Sese

-        Ma non sono ancora tornati? – chiese Luna ingenuamente.

-        No in effetti, non ancora…

-        Tu proprio non hai idea di dove siano finiti? – chiese Herm.

-        No… ve lo avrei già detto… ma potremmo chiederlo a Sylvie!

-        Si potremmo in effetti. – disse Ginny. Hermione guardò le amiche.

-        Non lo so. È solo una bambina…

 

Intanto al piano di sopra…

I due tifoni Potter la piccola Malfoy e il nuovo amico Cris, che in quanto a guai non era loro secondo. Stavano azzardando ipotesi sulla visione della bambina. Secondo il piccolo Cris era un folletto del sonno, secondo James grillo parlante, per Al invece era un fantasma… argomento che terrorizzava la piccola Sylvie. Anche se Draco era stato un’intera serata a spiegarle che i fantasmi  non sono creature malvagie. La piccola peste restava diffidente al riguardo. Mentre parlottavano di questo, Sylvie cadde in uno stato di catatonia.

“ aiutami… ti prego… aiutami…”

-        Syl….

-        Sylvie…

-        Va tutto bene? – chiesero i tre bambini vedendola fissare la porta

-        No… - si alzò e scappo fuori… arrivata in cima alle scale. – MAMMA … MAMMA!

-        Che succede? Che ha? – chiese Cris

-        Forse è matta! – concluse James…

-        No… forse la sentita di nuovo.  – spiegò Al come sempre il più sveglio di tutti.

Hermione sentì la bambina.

-        cosa c’è Sylvie? – chiese. La piccola era agitata.

-        Mamma l’ho sentita… l’ho sentita… la signora, mi chiede aiuto… la signora… dobbiamo aiutarla. – disse accorata.

-        Sylvie stai calma… - disse…

-        Dobbiamo andare da lei… - Hermione rimase sorpresa.

-        Sylvie ferma, buona ragiona… c’è papà che la sta cercando, con zio Ron Zio Harry e Zio Blaise… - la piccola tirò su il sopracciglio, come suo padre. In quel momento a Hermione lo ricordò da morire.

-        Ma mamma… - obiettò col suo musetto.

-        Sylvie… tu non sai neanche dove sia questa donna. – cercò di non ferire i sentimenti della piccola ponderando al meglio le parole.

-        Ma zio Blaise l’ha capito!- disse la piccola.

-        Cosa? E come avrebbe fatto… - chiese Hermione.

-        Mi ha preso le mani, è stato gentile e ha visto… - Sylvie in realtà non sapeva cosa avesse fatto.

-        Sylvie… - Hermione non voleva… era solo una bambina… la sua bambina

-        Mamma fallo anche tu…. Per favore….-  quegli occhioni verdi la imploravano, era solo una bambina ed era già coraggiosissima. Era fiera di lei - Dobbiamo aiutarla…. Dobbiamo dobbiamo

-        D’accordo… sediamoci sul divano, e dammi le mani. – Hermione era ancora riluttante a quel genere di incantesimi, ma era chiaro che era necessario. Prese le mani della figlia, insieme chiusero gli occhi, e Hermione guardò… riconobbe immediatamente il sotterraneo della Gringott. 797… scritto su una lastra di ottone buttata in terra.  Lasciò le mani e guardò Sylvie. – amore tutto bene?

-        Si mamma. – rispose subito la bambina. - Sai dov’è?

-        Si amore la mamma lo sa… - Hermione lasciò la piccola sul divano. Cercò di contattare Draco e gli altri con il cellulare, ma non c’era modo, partivano le segreterie. Non poteva permettere che quella donna morisse a sua figlia si sarebbe spezzato il cuore. – amore. Te sta buona con le zie…

-        Mamma dove vai? Voglio venire…

-        Tranquilla… torno presto. – disse passando dal salotto all’ingresso e da li disse. – ragazze so dove è la donna. Vado da lei… sono certa che ci siano anche i ragazzi , a dopo…

-        Ma…- Ginny accolse la notizia a bocca aperta…

-        Herm aspetta. – disse Luna schizzando all’ingresso ma la donna si era già smaterializzata.

 

La riccia si materializzo alla Gringott, entrò e raggiunse le scale passando fra un mago e l’altro senza farsi notare, una volta raggiunti i sotterranei si trovò al bivio, come i ragazzi, e li sentì battibeccare da dentro.

-        Draco? – Hermione entrando nei cunicoli iniziò a dargli voce.

-        Shhh avete sentito?  - chiese Draco agli altri.

-        No Malfoy .- disse Ron

-        Nn ho sentito niente..

-        senti le voci? – chiese Harry ironico.

-        Harry …Ron? – Hermione si era avvicinata e ora tutti l’avevano sentita.

-        Avete sentito anche voi ora…- disse Blaise.

-        Si… - fecero il rosso e il moro.

-        Hermione che diavolo ci fai qui? – chiese Ron sorpreso di vederla.

-        Partite per un’avventura e mi lasciate indietro? Non sta bene Ronald. – disse la donna…

-        Ma ora sei una donna rispettabile. – disse ammiccando a Malfoy..

-        Non dovresti stare qui… - azzardò Draco

-        No… tu non dovresti stare qui… e tu Blaise che razza di medico sei… dovevi lasciarlo a casa|!

-        Herm stai scherzando?

-        È impensabile mi avrebbe fulminato Herm.- disse Blaise guardandosi le unghie.

-        Gente all’ordine… dobbiamo trovare quella donna. – disse Harry riportando i suoi amici sulla terra.

-        È ancora viva…Sylvie l’ha sentita. – disse Hermione.

-        Bene…

-        Poi mi spieghi  vero…

-        Si ora andiamo non c’è tempo da perdere… dobbiamo trovare la cella 797. – disse Hermione.  

-        Che stiamo cercando? – chiese Blaise.

-        Stanza 797. – disse Hermione iniziando a camminare..

-        dividiamoci. – propose Harry…

-        Si faremo prima. – concordò Malfoy, - noi guardiamo le celle a sinistra…

-        Noi le altre…

-        Io corro infondo al corridoio. – disse Harry.

-        No vado io… tu sta con Draco. – disse Hermione. E corse via… mentre gli altri scorrevano le celle una ad una.. passando davanti ad una cella ….

-        Harryyyyy  quiii… correte…. – disse Hermione.

 

Davanti agli occhi della donna c’era la cella illuminata da alcune torce. I ragazzi la raggiunsero, Draco e Harry entrarono per primi…

-        è tranquillo entrate. – disse Harry.

-        Merlino… Emily… - Draco corse al tavolo…  la donna era li immobile. Aveva ferite sul tutto il corpo e nelle braccia erano conficcate le spine. Draco stava agendo d’istinto e stava per strapparle con le mani, ma Blaise gridando lo blocco.

-        È tossica… NON TOCCARLA. – Draco si fermò…- non poi staccarla così… va bruciata dalla radice. O ti avvelenerai anche tu. – spiegò.

-        Che pianta è? – chiese Ron

-        Una rosa magica molto rara…e molto pericolosa… è maledetta…  dobbiamo bruciarla dalla radice. – disse Hermione. – ma trattenete il respiro, anche il fumo è tossico… è paralizzante.

-        Ferma le funzioni vitali fino alla morte. – terminò Blaise.

-        Esatto…  dobbiamo agire in fretta… - disse la riccia.

-        E ti pare…

-        Ragazzi io prendo Emily voi bruciate…. E poi usciamo di qui. – disse Draco.

-        Va bene.

-        Ora – i quattro bruciarono la pianta e un denso fumo nero si alzò nella cella formando una cappa… la vista era offuscata e gli occhi lacrimavano. Appena la pianta semiarsa mollò la presa su Emily. Corsero fuori dalla cella, fino al bivio. Dove si erano fermati prima. Una volta li Draco stese Emily a terra. E Harry gli sentì il battito.

-        È viva… - i cinque apparvero visibilmente sollevati. Anche Draco lo era..la smorfia di un sorriso sollevato affiorò sul suo viso.  Quando fece per alzarsi da terra però fu sopraffatto dallo stress di quella giornata, troppo lunga e troppo impegnativa per lui in quel momento.  Si alzò e tutto si fece scuro..

-        Oddio DRACO! – Hermione gli si buttò addosso… - DracoBlaise….

-        Cazzo…

 

 

Salve ragazzi… dopo un era geologica sono riuscita a finire questo capitolo. Non lo so perché, ma non riuscivo a scriverlo.

Un Grazie a tutti i lettori… e un grazie speciali ai recensori…

Spero vivamente che il capitolo sia di vostro gradimento.

A presto (spero)

Perfidia

 

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Capitolo 19
*** il risveglio ***


Il risveglio.

 Draco si risvegliò diverse ore più tardi, era steso a letto in una stanza bianca. La riconobbe, era nella clinica di Blaise, aveva un ago conficcato nelle vene, dal quale colava un liquido ambrato.
Era estremamente fastidioso. Si voltò verso la finestra… sua moglie era li in piedi che guardava fuori, con un braccio stretto al petto e una mano vicina alla bocca. Era pensierosa. 
Draco lo aveva capito anche se lei gli dava parzialmente le spalle.

  • Herm… - disse con la sua voce impastata. Aveva la testa imbottita, e si sentiva intontito dai farmaci. La donna si voltò. Fino ad un attimo prima era decisa a dargli un ceffone appena si sarebbe svegliato. Ma ora, davanti a quegli occhi d’argento fuso, non ce l’avrebbe fatta. Draco le tese la mano senza flebo, e la giovane donna la strinse.
  • Come ti senti? – chiese baciandolo dolcemente sulla fronte.
  • Intontito, cos’è  successo?
  • Ti sei strapazzato, e sei finito qui. Stavolta Blaise è irremovibile Draco… non ti alzerai da questo letto finché non ti avrà fatto tutti gli esami. Non è normale che tu abbia questo genere di reazioni.
  • Hermione…
  • No… non dirlo. Non stai bene Draco. Sei irascibile, sempre stanco e ossessionato dalla tua ricerca. Sei sempre più pallido. Credi davvero che io non me ne sia accorta? – Draco la guardò tristemente. –  Il tuo marchio ha sanguinato ancora, non è vero?
  • Si è vero, l’ha fatto.
  • Perché non me lo hai detto?
  • Hermione, abbiamo già tanti problemi… non volevo aggiungere questo alla lista.
  • Non hai pensato che dal momento che sono tua moglie, avrei dovuto saperlo? – Draco tacque… si sentiva in torto. Cercava di fingere che tutto andasse bene. Ma non era così. Sentiva un peso schiacciargli l’anima e mozzargli il fiato.
  • Si sentiva inutile, un buono a nulla che stonava in mezzo a quelle persone. Non si sentiva al suo posto. E nonostante avesse una moglie fantastica e un angelo di figlia, lui non si sentiva felice.
  • Ripensò a cosa era andato a fare in bagno quella mattina. Di colpo si sentì un idiota, non aveva avuto neanche il coraggio di buttare giù qualche pillola. Si sentì profondamente umiliato, e privo di qualsiasi spirito di iniziativa.
  • Sentiva che dal buio in cui si era lasciato scivolare dal primo incidente col marchio, lui non sarebbe uscito con le sue forze. Perché sentiva di esserne assolutamente privo. Tutta la storia in cui stavano ripiombando lo aveva catapultato nel passato, lo aveva trascinato come un onda intrappolandolo nei suoi flutti. E lui si era lasciato andare in balia della corrente.  Hermione lo stava scrutando.  – Draco ti gira la testa?
  • No… sono solo stanco.
  • Si è stata una giornata dura per tutti. – disse lei.
  • Herm… come sta Emily? – chiese il biondo ricordandosi solo in quel momento tutti gli eventi della giornata.
  • È molto grave. Ha detto Blaise che se supererà questa notte forse, se la caverà, ma sarà lunga. Ha dei tassi altissimi di tossina nel sangue, ma stanno facendo il possibile affinché si riprenda.  
  • Qualche minuto in più e sarebbe morta. – disse Hermione sedendosi a fianco del marito nel letto.
  • Chi è stato a farle questo?
  • Probabilmente chi sta cercando di farti del male. Draco consideriamo i fatti.  Il marchio dolorante e che sanguina. Qualcuno che rapisce Emily e la tortura, dopo che lei è venuta a cercarci. Qualcuno che prende le sue sembianze per inibire Harry e convincerlo a portarti allo scoperto.  Cos’è successo l’altra notte Draco? – Draco trasse un respiro.
  • Hermione… ti prego… lascia stare.
  • Non esiste… dimmi la verità. Sono tua moglie ho diritto di saperla.
  • Emily o chiunque fosse, quella notte, quando ha tentato di uccidere Harry, ha minacciato tutti voi. Perché io ho tradito l’oscuro. E devo pagare. Vi ucciderà tutti e per ultimo come colpo di grazia ha minacciato Sylvie.
  • Draco perché non me l’hai detto?
  • Perché mi consegnerò a lei per fermare tutto questo. Se è me che vuole è me che avrà.
  • Oh no… non se ne parla, non ti manderemo a fare il martire.
  • HERMIONE ! Non è questione di fare il martire. Io non ho la forza di  riaffrontare di nuovo tutto questo. Non… non posso reggere. Mi dispiace…
  • Draco… - Hermione lo abbracciò stretto.  – Non devi vergognarti delle tue debolezze. Le abbiamo tutti. Nessuno di noi è pronto ad affrontare una nuova guerra. Come non lo eravamo ad affrontare la prima. Ma Draco, io ti amo e ho bisogno di te per crescere nostra figlia. E anche lei ha bisogno di te. Non puoi abbandonarci.  – In quel momento Blaise entrò.  Capì subito di aver interrotto qualcosa ma aveva una notizia da dare.
  • Ragazzi scusate l’interruzione. Bene Draco ti sei svegliato, come ti senti? – il biondo alzò un sopracciglio.  –  Emily ha farfugliato qualcosa di confuso nel sonno… un nome… non sono sicuro di aver afferrato bene, ma mi pare che abbia detto, Cassandra.
  • Sarà una sua amica? Sua figlia o chissà cos’altro.
  • O la sua aguzzina.
  • Come sta?
  • Non in buone condizioni, non ho un rimedio contro quella maledizione, neanche il bezoar funziona.
  • Vedi che devo tornare a lavoro?- fece il biondo sarcastico…
  • No. – urlò Blaise.
  • Non se ne parla. – aggiunse Hermione.
  • Ragazzi quella donna rischia di morire. – disse Draco accorato.
  • Anche tu se continui così… Draco quando ti convincerai che non stai bene? Crollare a terra tre volte nell’arco di un mese non ti basta?
  • Ah… se è per quello Blaise…
  • Che vuoi dire?
  • Sono un uomo morto comunque. La donna che ha torturato Emily vuole colpire me. E vuole farlo colpendo tutti voi.
  • Non devi preoccuparti per noi. Sappiamo badare a noi stessi. – disse Blaise. – E poi non sei morto… ci siamo tutti noi con te.
  • Ha ragione Blaise. – disse Hermione guardandolo amorevolmente e carezzandogli la fronte.
  • Herm quella donna è potente ha usato Harry come una marionetta. Credi che con voi sarebbe diverso? Ragionate vi prego. L’unica soluzione è che io mi consegni e che sia quel che sia.
  • No.
  • È fuori discussione.
  • NON POTETE IMPEDIRMELO.- urlò fuori di se.  
  • Non ti sforzare testone. – disse Blaise, sorridendo al pensiero che il suo amico era proprio un tipo fumino . – Ora sarà meglio lasciarti riposare.
  • No… non ho bisogno di riposare. Voglio tornare a casa Blaise.
  • Non stasera. Domani continuerò con gli esami. Quindi questa notte te la passi qui tranquillo e pensi solo a riposare.
  • Dai Draco, lo sai anche tu che è meglio così. – disse Hermione. A quel punto Draco si arrese. Non avrebbe comunque potuto fare niente. Si ammusò e si girò verso la finestra.
  • Ciao amore. – disse Hermione baciandolo sulle labbra.-  Ci vediamo domattina.
  • Si certo! Bacia la piccola.- disse sempre fissando il buio all’esterno.
  • Buona notte Draco.
  • Notte Blaise. – Hermione e Blaise uscirono dalla stanza.

Draco iniziò a ripensare a quello che era accaduto in quella giornata, ma la stanchezza più forte di lui lo fece addormentare nel giro di pochi minuti.
Arrivati davanti allo studio di Blaise l’uomo chiese ad Hermione di attenderlo, doveva posare il suo camice, una volta fatto uscirono insieme. 
Intanto al Malfoy manor Luna e Ginny erano state messe al corrente di tutto, e Harry e Ron erano tornati al ministero. Le indagini dovevano partire subito.

  • Harry oltre alle prove, ammesso che ce ne siano dopo questi sopralluoghi, come ci muoviamo? Se Emily non si riprende non abbiamo nulla di certo in mano.
  • Lo so Ron. Lo so… ma è tutto quello che possiamo fare per ora, a parte mandare qualcuno in Scozia, ma non voglio creare clamori… quando succedono queste cose, tutti ci remano contro. E anche se Voldemort è morto, il suo nome arde sotto le ceneri.

Hermione e Blaise rientrarono a casa dove trovarono i bambini e le due donne in salotto.

  • Ragazzi! –disse Luna felice di vederli.
  • Come stanno? – chiese Ginny preoccupata.
  • Vi spiegherà con calma Hermione. Io devo andare, è ora che questo ragazzaccio torni da sua madre.- il bambino si preparò alla  svelta salutando i suoi nuovi amichetti.
  • Quale ragazzaccio, è un amore di bambino. – disse Luna con dolcezza.
  • Si certo… la madre sarà in pensiero. Siamo spariti da questa mattina e non ho neanche avuto il tempo di chiamarla. – disse un po’ rammaricato.
  • Grazie di tutto il tuo aiuto Blaise.
  • Figurati Hermione. Quando c’è di mezzo la vita delle persone è meglio agire in modo concreto. Sono stato felice di aiutarvi e spero sinceramente che quella donna si riprenda. Ha patito parecchio. Il suo corpo è martoriato. Deve essere un mostro la persona che l’ha ridotta così.
  • Si hai ragione.
  • Rimane da capire perché se la sono presa con lei…
  • Perché ha tanti poteri magici. – disse Sylvie che stava ascoltando, mentre giocava sul tappeto con gli altri.
  • Come scusa?
  • Che ha detto la bambina.
  • Sylvie puoi ripetere amore? – chiese Hermione guardando la figlia. Lei allora alzò gli occhi dai giochi e guardò i gli adulti.
  • Mamma Emily è tanto forte.  Sta tanto male adesso. Ma è tanto magica.
  • E tu come lo sai? – chiese Blaise.
  • Io non lo so come lo so… ma lo so zio Blaise.
  • Ti crediamo amore. – disse Luna per rassicurarla.
  • Va bene ragazze, di tutto questo ne parleremo domani. per qualsiasi cosa non esitate a chiamarmi. Vi raggiungerò all’istante. – disse Blaise prendendo Chris in braccio.
  • Certo Blaise. Sarà fatto.
  • Chris hai salutato tutti?
  • Ciao a tutti.
  • Ciao piccolo. – dissero le donne che lo avevano accudito tutto il giorno.

Blaise e il piccolo uscirono. E rientrarono a casa. Mentre le tre donne decisero di preparare la cena.  Non sapevano a che ora Harry e Ron sarebbero rincasati. Ma speravano che accadesse presto.
 
Blaise entrò nell’appartamento con il piccolo Chris addormentato in spalle. Catherine appena sentì la chiave nella toppa, corse  alla porta.

  • Dove siete stati? – chiese agitata. – credevo mi fosse successo qualcosa di grave.
  • Ciao cara, scusa se non ti ho avvertito, ho avuto un urgenza a lavoro, e sono fuori da questa mattina, non ho avuto un attimo per avvisarti.
  • È  successo qualcosa di grave?
  • Si, ma non ho voglia di parlarne, sono davvero esausto in questo momento. – scese dalle spalle il piccolo Chris e lo stese sul divano.
  • Come hai fatto col bambino? – chiese la donna guardandolo placidamente addormentato.
  • L’ho lasciato a casa di un’amica. È stato in compagnia di tanti bambini oggi.
  • Deve aver avuto una bella giornata piena.- sorrise la donna, baciando Blaise sulla bocca. – Grazie di tutto Blaise.
  • Figurati… dovremmo ringraziare Ginny e Luna che sono state con lui. Ma dimmi, com’è andata la tua giornata? E il colloquio?
  • Stava andando tutto a meraviglia, ma c’è stato un intoppo, quando avevo quasi terminato la prova.  
  • Ne ha pregiudicato l’esito? – chiese Blaise interessato.
  • Non lo so… non amo doverci rimettere le mani in quello che faccio. Mi hanno fissato un altro colloquio.
  • Capisco. Quindi è stato un po’ inutile andarci oggi. – disse Blaise versandosi uno scotch. – Ne vuoi?
  • No grazie.  Di là ho preparato dei sandwich, vado a prenderli se ne hai voglia. – disse la donna con gentilezza.
  • No, sta tranquilla faccio io. – Blaise si voltò di spalle e andò in cucina.

 
 
Intanto al Malfoy Manor Harry e Ron erano rientrati e stavano finendo di cenare con gli altri. I bambini erano già schizzati al piano di sopra così gli adulti parlarono della giornata, chiedendo di Emily e Draco, e dell’indagine appena avviata.
 
Intanto in ospedale Draco si svegliò madido di sudore. Aveva avuto un incubo. C’era quella donna, con le sembianze di Emily che teneva una bacchetta sulla gola di Hermione, mentre lui le puntava la sua contro.
La donna gli sventagliava in faccia la sua inutilità, mentre lui era preso dal panico e crollava a terra in lacrime, sotto gli occhi imploranti di Hermione, che veniva uccisa.
Si guardò intorno spaesato con la scarsa luce che filtrava dalla finestra.

  • Era solo un sogno. – si disse con la testa fra le mani.

Si voltò poi verso l’aggeggio che aveva nel polso. Era terminato. Estrasse da solo l’ago dalla vena. Era cosciente del fatto che Blaise si sarebbe incazzato a morte.
Questo da un lato lo divertiva profondamente. Infilò le ciabatte di carta che un’infermiera aveva lasciato ai piedi del letto. Infilò la sua giacca sopra al camicione da ospedale che portava e uscì, facendo attenzione a non essere visto. 
Immaginò che Emily fosse in rianimazione. Raggiunse quel reparto, e fu attratto verso la stanza giusta dall’aura magica che Emily emanava. Non c’era bisogno di vederla, si sentiva.
Aprì la porta, e la vide li distesa con il suo pallore agghiacciante. Draco si avvicinò con cautela alla donna, posandole una mano sulla fronte.
Era calda.  Buon segno pensò il biondo, ragionando sul fatto che non poteva essere morta.  Rimase li, su una sedia accanto a quel letto tutta la notte.
 


Salve ragazzuoli…
Ecco un altro capitolo… ormai ci si avvicina alla resa dei conti. Nel frattempo però ringrazio tutti voi lettori che continuate a seguire la storia.
Un grazie enorme a Panty96 e Poseidonia^_^…
Al prossimo capitolo, sperando di catturare ancora il vostro interesse.
Un abbraccio
Perfidia

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Capitolo 20
*** Notte movimentata. ***


L’infermiera di ronda al piano, rimase allibita trovando la stanza del signor Malfoy vuota

L’infermiera di ronda al piano, rimase allibita trovando la stanza del signor Malfoy vuota.

Il dott. Zabini era stato chiaro al riguardo, per qualunque problema in quella stanza, lui doveva essere contattato all’istante. Così la giovane infermiera corse al banco e telefonò al cellulare del moro che iniziò a squillare, svegliando Catherine. Blaise dormiva pesantemente, così rispose la donna.

-         Pronto?

-         Dottor Zabini è un’emergenza, il signor Malfoy è sparito? – la donna accolse la notizia sorpresa e confusa.

-         Ma chi parla? – chiese allora intontita.

-         Si precipiti qui.  La prego…- L’infermiera chiuse la telefonata. Catherine svegliò Blaise.

-         Blaise caro svegliati.

-         Uhm… no mamma… 5 minuti dai!

-         BLAISE! – urlò la donna .

-         Ahhhh… cosa Cathy stai male? – L’uomo scosso di soprassalto dal sonno urlò a sua volta.

-         No per carità! Hanno chiamato dalla clinica. Un paziente è scomparso! – disse lei.

-         Lo sapevo… quel cretino…- saltò in piedi e si vestì in tutta fretta.

-         Vengo con te! – disse la donna vedendolo agitato.

-         No sta col bambino… fammi un favore chiama Hermione. Il numero è nella rubrica. Dille di venire in clinica all’istante.

-         Sarà fatto!

-         Grazie Cathy…

-         Ma ti pare…- mentre Blaise usciva in fretta.

 

Il telefono squillò, ed Hermione scattò in piedi…

-         Pronto ? – rispose con la voce impastata di sonno.

-         Salve… lei non mi conosce… sono Catherine, la compagnia di Blaise… deve andare in clinica suo marito è sparito. – disse Catherine che in quel momento si sentiva una venditrice telefonica.

-         Come scusi? – chiese Hermione che non aveva capito molto.

-         Suo marito, non riescono a trovarlo. Deve aver lasciato l’ospedale… - a Hermione si gelò il sangue. 

-         Vado subito…- disse concitata, poi si blocco. -  No mia figlia… non posso lasciarla qui.

-         La porti da me… la tengo io. Siamo da Blaise. – disse la donna.

-         Lei è un angelo.

-         Per così poco. – e riagganciarono il ricevitore.

 

Hermione si precipitò a casa di Blaise con la piccola Sylvie fra le braccia addormentata. La lasciò fra le braccia di Catherine che la mise a dormire nel letto con Chris. Lasciando Hermione libera di correre da suo marito.

 

In quel momento all’ospedale  un Urlo squarciò il silenzio. Draco si svegliò di colpo…

Emily era immobile nel letto e urlava terrorizzata.  Il biondo allora le carezzò la testa .

-         Sta tranquilla Emily… ci sono io qui…  - La  donna lo guardò spaesata.

-         Va tutto bene, sei salva adesso… ti abbiamo portata qui…- Le spiegò Draco con voce calma.

-         Malfoy… - disse lei riconoscendolo.

-         No… non parlare riposa. - ma la donna non voleva assolutamente restare sola, era terrorizzata in quel momento. Nel sonno causato dai farmaci aveva rivissuto le sue torture una ad una. Lo  guardò con gli occhi colmi di lacrime. Draco allora la strinse a se. – Sta tranquilla, non ti accadrà più nulla.  

 

Intanto Zabini era arrivato in clinica, mentre Draco usciva dalla stanza di Emily si rese conto del trambusto. Un’infermiera l’urtò per sbaglio.

-         Oh, mi scusi.. ma non dovrebbe essere qui, non è orario di visite questo!

-         Sono spiacente… ma vede io… - Fece lui imbarazzato.

-         Se ne vada la prego… un paziente è sparito e non posso davvero occuparmi di lei adesso! – disse l’infermiera bassa e tozza con poco garbo.

-         Son impazziti tutti… - pensò, e con estrema nonchalance si avviò giù per le scale verso la sua camera. Dove trovò Blaise che parlava con sua moglie.  Quando lo videro arrivare per poco non gli saltarono al collo, e non per abbracciarlo.

-         Che succede Blaise? Cos’è questo trambusto? Chi è fuggito? – chiese quando li vide li.

-         Tu scemo! – disse il moro furibondo. - Dove sei stato?

-         Io? – fece il biondo con faccia angelica, mentre un’Hermione sollevata si lasciava cadere sul letto. – Ma ero solo salito da Emily.

-         Come ti salta in mente? – chiese Blaise che era una maschera di rabbia.

-         Non mi sembra così strano. – disse il biondo.

-         Draco è piena notte. Eri attaccato ad una flebo. All’infermiera è preso un colpo. – disse il moro.

-         Già per non parlare di noi. – continuò Hermione. Draco scoppiò a ridere.

-         Non ditemi che mi hai messo sotto sorveglianza speciale. – in quel frangente la serpe provava un profondo divertimento.

-         È ovvio, considerando il soggetto che sei! – disse il moro astioso.

-         Ahahah… ben ti sta! – disse Draco poggiandosi allo stipite della porta con la schiena. All’improvviso si sentì debole. Sentì tutto il sangue del suo corpo, fluire verso il marchio.

-         Draco… smettila di fare il bambino… ci hai fatto morire di paura. – disse Hermione.

-         Ehi… che ti prende? - Chiese Blaise, vedendolo impallidire bruscamente.  Draco non ebbe bisogno di rispondere. Dal marchio iniziò a colare sangue… lento e vischioso scendeva gocciolando a terra. – Hermione presto chiama un’infermiera. – La donna corse fuori, mentre Blaise stendeva Draco a letto, cercando, con il lenzuolo, di arginare il sangue che usciva, ora copioso, dal tatuaggio magico inciso nella sua carne.

-         Blaise lascia stare… fra un po’ smetterà. – Disse il biondo.

-         Non è normale tutto questo Draco. Lasciatelo dire. – disse Blaise, che aveva completamente scordato la rabbia, sostituendola con una profonda preoccupazione.

-         Lo so anch’io Blaise, cosa credi? – disse il biondo, che anche se indebolito non perdeva la sua verve.

-         Credo che tu sia un’idiota. – disse il moro. – Da quanto va avanti?

-         Da un po’. – l’istinto di picchiarlo in Blaise salì alle stelle in quel momento.

-         Chi può essere a farti questo? – chiese.

-         Forse la stessa persona che stava uccidendo Emily.

-         Vuol farti morire dissanguato? -  chiese il moro perplesso.

-          No… non credo - disse Lui che non si sentiva affatto bene, iniziava a non reggere più il discorso.

 

Intanto nella camera da letto di un palazzo.

-         Questa è l’apoteosi per me… altro che il sesso. – disse la donna al suo fedele servo.

-         Sono lieto della sua felicità mia signora. – disse lui con veemenza.

-         Fai bene… Emily è fuori dai giochi ammesso che sia ancora viva, passerà molto tempo prima che si rimetta, e che il suo corpo possa utilizzare la magia. E adesso posso concentrarmi a giocare con il signor Malfoy… - disse premendosi la bacchetta con forza sul marchio.

 

-         AHHHHHRG – Dracò urlò forte per il dolore, mentre Blaise tamponava.

 

-         Draco? – chiese Blaise colpito da quell’urlo. Il biondo respirava lentamente tentando di riprendersi. - Cos’è stato?

 

-         Una fitta..- disse il biondo. In quel frangente i due si accorsero che il sangue aveva smesso di scorrere.

-         Non puoi andare avanti così. – disse Blaise fermamente.

-         Blaise ti rendi conto da solo che non dipende da me.

-         Draco

-         Blaise voglio uscire da qui… gli esami li hai fatti. Io ho bisogno del mio laboratorio. E tu devi darmi una mano.

-         Draco… fuori non sei al sicuro.

-         Nemmeno qui. – ribatte il biondo astioso,

 

 

-         Basta così per oggi… mi sono divertita abbastanza con te sig. Malfoy. – disse la donna al suo servo fedele, smettendo di premere sul suo polso.

***

 

Passarono diversi giorni,  prima che Emily si riprendesse abbastanza da poter parlare.

Luna  entrò nella sua stanza quella mattina, come faceva sempre prima di andare a lavoro in redazione.

-         buongiorno Emily, come stai? – chiesa la bionda, convinta che l’altra fosse incosciente.

-         Meglio grazie. – rispose Emily con la voce impastata. Quella notte la donna aveva sognato Arha, era convinta che fosse stata lei con una qualche magia a guarirla. Nel sogno Arha parlava della sua missione. Doveva rintracciare gli altri due custodi prima che lo facesse Cassandra. Poiché se lo avesse fatto e li avesse uccisi sarebbe diventata davvero invincibile. Tuttavia Emily era priva di poteri magici. Quindi l’unica cosa che poteva fare in quella situazione era raccontare tutto a qualcuno. In quel momento c’era la ragazza dagli occhi blu e profondi.  Luna era entrata nella stanza da letto con in mano dei fiori freschi da mettere nel vaso, e rimase sorpresa quando si sentì rispondere. Era la prima volta che succedeva da quando la donna era arrivata li.

-         Oh… questo mi rallegra.

-         Lo percepisco Luna, te possiedi un cuore sincero. – Luna sorrise imbarazzata. - Grazie dei fiori e della cura che ti sei presa per me.

-         Figurati! È il minimo…

-         Come sta la  piccola Sylvie? – la domanda stupì non poco Luna.

-         Molto bene… Draco ti ha parlato di lei? – chiese la biondina cercando di capire il perché della domanda.

-         Oh no… Luna ho bisogno di dirti cose importanti. Gli altri non so se capirebbero. Ma ho bisogno che tu mi presti la massima attenzione.

-         Dimmi…- disse Luna sedendosi.

-         Ecco devi sapere che la magia non è solo quello che vi insegnano a scuola. La sua origine è datata nel tempo. Non ti racconterò la storia della magia da allora, perché ci vorrebbe tutto il giorno. Ma devi sapere che gli equilibri magici si reggono su quattro custodi. Questi sono esseri umani, che per discendenza si ritrovano a sviluppare dei poteri fuori dal comune.  L’uso che ne fanno purtroppo è soggettivo e talvolta capita nelle mani sbagliate.  Ed è questo il caso sventurato in cui ci troviamo. Cassandra Adamanta Riddle.

-         Riddle? La figlia di Voldemort?

-         Si… è lei che mi ha ridotta così. È la custode della magia oscura. Sta cercando di accaparrarsi i poteri degli altri custodi. Per questo se l’è presa con me.

-         Sei una custode?  

-         Lo ero.

-         Ha preso i tuoi poteri?

-         No… fortunatamente li ho passati alla piccola Sylvie prima che lei mi trovasse.

-         Come?

-         Luna … devi ascoltarmi…

-         Sylvie è in pericolo?

-         No… no… Cassandra pensa di aver carpito da me i poteri. Questo ci da un vantaggio su di lei. Perché non sarà in grado di dominare la magia arcana, che ho impiantato  io stessa nel cuore della piccola Sylvie.

-         Oh cielo…. Lo hai detto a Draco?

-         No… e non devi farlo neanche tu…

-         Non puoi chiedermi di mentire.

-         Sylvie è al sicuro. Non svilupperà adesso i suoi poteri. È troppo piccola. E su di lei non c’è traccia che possa portare Cassandra a cercarla in quanto custode. Ma è più probabile che lei la cerchi per farla pagare a Malfoy?

-         Per quale ragione vuole farla pagare a Draco?

-         Perché lui e Lucius e Narcissa, hanno tradito suo padre e la sua causa.

-         Per questo il marchio di Draco sanguina?

-         Si, temo sia per questo.

-          Cosa vuoi che faccia?

-         Devi aiutarmi a rintracciare gli altri custodi prima che lo faccia Cassandra. Perché se lei s’impadronisse dei loro poteri saremmo tutti spacciati.

-         Dove posso trovarli?

-         Non lo so… è una ricerca ardua, e quasi impossibile forse. Ma magari in qualche modo si può fare… bisognerebbe scrivere un incantesimo buono per effettuare una ricerca.

-         Emily io non mi sento in grado di fare tutto questo. Perché non ne parli con Hermione?

-         Ha troppi pensieri adesso, e come ex Auror lei deve cercare con Harry e Ron di trovare Cassandra.

-         Capisco. – disse Luna alzandosi. –  E’ tardi… devo andare da Draco, che sta per essere dimesso. Gli ho promesso che lo avrei accompagnato io a casa.

-         Certo capisco. Mi dispiace di averti messo addosso questo peso Luna.

-         Non scusarti. Stiamo parlando di persone che amo. Sarò lieta di aiutare. Tu ora pensa a rimetterti. Abbiamo bisogno del tuo aiuto. – e con quelle parole Luna uscì.

 

 

In quei giorni Blaise rigirò il suo amico come un calzino. Con possente sdegno da parte del biondo. Tuttavia nonostante analisi ed accertamenti Draco non aveva nulla di clinicamente sbagliato o alterato, e questo faceva uscire Blaise fuori di testa, perché qualcosa che non  andava c’era. E gli attacchi che Draco aveva avuto anche in ospedale, qualcosa volevano pur dire. Tuttavia dopo una settimana il biondo era stufo di essere ancorato ad un letto e anche se non stava al meglio, fece tante pressioni su Blaise che alla fine per disperazione lo dimise.

 

-         oh buongiorno Draco, sei già pronto?

-         Si… buongiorno a te Luna, grazie di essere venuta, Hermione sono due  giorni che non mi parla per questa storia. E Blaise, beh, lo hai visto in corridoio, gli esce fumo dalle orecchie. – Luna sorrise.

-         Beh Draco forse loro hanno ragione.

-         Sei dalla loro parte?

-         No… non ci sono parti…  non stai al meglio, lo vedo pure io. Ma capisco che tu non voglia stare con le mani in mano. – disse la biondina porgendo la giacca a Draco. Draco la scrutò qualche secondo…

-         Luna ti vedo pensierosa, qualcosa non va?

-         Beh, no… ma devo parlare con Harry. Emily mi ha detto quali sono gli scopi di Cassandra.

-         Chi è questa?

-         La figlia di Tom Riddle. – scese il ghiaccio nella stanza. Luna dopo qualche istante si decise a rompere di nuovo il silenzio. – credo sia opportuno andare a casa, e magari discuterne tutti assieme, Blaise compreso.

-         Non credo verrà a casa con noi. Mi odia per questa mia decisione.

-         Ma smettila… è preoccupato per te Draco. Cassandra t’ha preso di mira.

-         Come fai a dirlo?

-         Emily… e tu lo sapevi vero?

-         Luna ti prego, sembri Hermione. Non voglio parlarne.

-         Hai ragione, andiamo via, e ci facciamo un Muffin prima di tornare da tua moglie. – disse con un sorriso la biondina.

 

 

Salve ragazzuoli

Posto adesso il nuovo capitolo…

Ringrazio tutti voi lettori che seguite la storia^^…

Panty96: grazie per la recensione XD …

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.

A presto

Perfidia

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Capitolo 21
*** Dissapori... ***


Dissapori…

Si fermarono in un bar a metà strada fra casa di Jane e la clinica di Blaise. Draco entrò con il suo incedere elegante, come un perfetto manager babbano, a testa alta. Mentre Luna lo seguiva saltellando su un piede solo, intenta a litigare con una scarpa.  Il cameriere si avvicinò loro chiedendo se desiderassero seguirlo ad un tavolo. Draco annuì, e l uomo li portò al primo tavolo libero vicino alla vetrata. C’era un buon odore di brioche e caffè, e il locale era affollato da babbani che se la prendevano più o meno comoda, a seconda del tempo di cui disponevano. L’attenzione di Luna si focalizzò su un uomo, aveva all’incirca sessant’anni e dava l’idea di essere un burbero scontroso. Draco osservava Luna presa dai suoi pensieri mentre scorreva il menù che il cameriere gli aveva portato .

  • Luna cosa pensi? – disse Draco seguendo la direzione in cui lo sguardo di Luna puntava. La ragazza distolse lo sguardo poi disse.
  • Draco secondo te è un mago quello?
  • Direi di si… come mai me lo chiedi? – chiese Draco osservandolo.
  • Oh… non so… è una sensazione credo… che prendiamo?
  • Caffè nero per me.- disse il biondo.
  • Ma non è una colazione quella!
  • Anche tu? Ma cosa avete tutti contro il caffè si può sapere? – Luna rise.- Ok visto che non mi rispondi fa te, mentre vado in bagno. – continuò il biondo alzandosi. Luna cercò con lo sguardo un cameriere e quando si rivoltò verso il posto di Draco, si ritrovò davanti l’uomo che stava osservando. La ragazza lo guardò interdetta.
  • Lo sai anche tu non è vero? – Luna lo guardò.
  • So cosa?
  • Sta arrivando…
  • Cosa sta arrivando?
  • Lei… sta arrivando… e ci ucciderà… ci ucciderà tutti!
  • Ma di cosa sta parlando signore.
  • Cassandra… lei ci ucciderà tutti! Scappa bambina finché sei in tempo… - e l’uomo si alzò col suo bastone andando verso la porta. Luna scossa si alzò e andò verso di lui gli afferrò il braccio. L’uomo allora si voltò e in malo modo disse.
  • Chi è lei scusi?
  • Ecco… lei… io…
  • Maleducata gioventù d’oggi. – e uscì sbattendo la porta.

In quel momento Draco uscì dal bagno, e vide Luna in piedi a fissare la porta. Era scossa Draco lo percepì all’istante. Le passò un braccio intorno alla spalla e chiese.

  • Luna stai bene? – Luna lo guardò. – è successo qualcosa? Avanti parla..
  • No… niente… ti va  di tornare a casa? Ho un improvviso bisogno di stendermi. – Draco la fece sedere al tavolo, e ordinò due succhi di frutta all’arancia. Quando il cameriere li porto lo fece bere a Luna, che nonostante le sue pressioni non aveva detto una parola su quello che era capitato con quell’uomo.  Finito di bere uscirono dal bar, e finalmente Luna aprì la bocca.
  • Draco ti va di guidare?
  • Si certo..- poi osservandola meglio .- Ti senti bene?
  • Si… sto bene.. è che… mi tremano le mani…
  • Non mi sembra che tu stia bene Luna.
  • Portami a casa Draco. Per favore …
  • Si certo… - Salirono sulla Mini di Luna e Draco prese il volante, diretti a casa di Ron.
  • Vuoi che ti porti a casa tua Luna?- la ragazza parve pensarci un po’.
  • No Draco, andiamo da te.
  • D’accordo… - Draco svoltò alla prima a sinistra e si immise sulla strada che li avrebbe portati al suo maniero.

Intanto  Catherine era intenta a studiare su un grosso tomo di magia, la pozione che stava preparando quando il suo piccolo Chris si avvicinò a lei.

  • Mamma…
  • Dimmi tesoro…
  • Questa notte ho sentito le urla di una bambina… come mai? – la donna osservò il piccolo sorpresa.
  • Sarà stato un brutto sogno tesoro. – disse carezzandolo dolcemente.
  • Dici davvero mamma? – chiese Chris poco convinto.
  • Si certo amore… vieni qui… fatti coccolare un po’ adesso. – il piccolo salì fra le braccia della madre… ma stretto nel suo abbraccio non si sentiva per niente tranquillo. La donna lo percepì… lo strinse allora più forte a se sussurrando mentalmente le parole di un vecchio incantesimo. Poi iniziò a cantare una ninna nanna… il piccolo Chris cadde addormentato all’istante. In un sonno tranquillo e profondo. La donna allora lo distese a letto e riprese la sua pozione.

 

A casa Malfoy nel mentre Hermione era nervosa a dir poco…  ce l’aveva a morte con suo marito. In più ci si metteva quel testone di Harry che aveva preso d’assedio il suo salotto con un mare di carte.

  • Harry per favore, spiegami di nuovo la storia della base auror nel mio salotto. Ti prego… - chiese la riccia lasciandosi andare su una poltrona ricoperta d carte.
  • Semplice… - disse il moro con fare pratico.- ci serviva un posto tranquillo che non fosse il ministero. E poi qui è perfetto. Ci sei tu… e ci servono le tue deduzioni brillanti. 
  • Certo come no. Non potevamo farlo da te o da Ron?
  • Da me no… Ginny si ficcherebbe in mezzo e nel suo stato non voglio. E poi ci sono le mie pesti, e li conosci. Tu hai solo Sylvie quell’ angelo di bambina… - continuò il moro leggendo il suo rapporto.
  • Si ok… perché non da Ron? – chiese sull’orlo dell’esasperazione.
  • Perché è fuori in ispezione e Luna non era in casa… quindi non potevo entrare in casa loro cm un ladro e appropriarmi del loro salotto.
  • Harry senti… io ho un mare di problemi… - disse Hermione in preda ad un attimo di confusione.- e Draco ha deciso di tornare a casa. Non voglio assolutamente che si occupi di questa cosa. Non è in condizioni di farlo.
  • Non sono in condizioni di fare cosa Hermione? – la donna si bloccò, la voce del marito le arrivò alle orecchie come un sasso sulla testa.
  • Ciao Draco. – disse Harry.
  • Ciao Potter… - continuò lui astioso. Harry allora colse la palla al balzo per mettere in chiaro le cose.
  • Tua moglie ti vuole fuori da questa storia, e lo voglio anche io. – esordì con il tono di voce usato con i suoi auror. - Quindi senza offesa… ma restane fuori.
  • Tranquilli non voglio impelagarmi più i quanto non lo sia già. – disse il biondo lasciandoli di stucco. - Anzi facciamo una cosa, mentre voi tramate qui, io mi defilo in laboratorio.
  • Draco tu non… - provò a parlare Hermione, ma Draco la stroncò prima che iniziasse.
  • Hermione non accetto che tu mi dica quello che devo o non devo fare… non starò con le mani in mano. E’ ora che ti entri in quella testa. – disse con sprezzo e lasciò il salotto per chiudersi nel suo laboratorio. Luna aveva atteso che la sfuriata finisse ed entrò in salotto.
  • Salve ragazzi. – disse lei con un sorriso incerto.
  • Ciao Luna…- disse Harry di rimando.
  • Ciao Luna, grazie di essere andata a prenderlo… maledetto testone… io lo avrei lasciato li.
  • Figurati… che è successo al tuo salotto? – chiese notando solo ora il casotto che regnava in quel posto.
  • Chiedilo ad Harry… vado a preparare del caffè, ne volete?
  • Si grazie.- risposero i due assieme. Hermione uscì e Luna iniziando a passeggiare per la stanza , cercando una superficie non coperta di carte per sedersi, chiese.
  • Quindi Harry che è successo qui?
  • Nulla… - rispose il moro semplicemente. - mi serviva un posto fuori dal ministero per organizzare la caccia all’aguzzina di Emily. Non mi fido del ministero.. c’ha giocato un mare di brutti tiri.
  • Si Harry hai ragione… ma forse posso darti una mano.
  • Luna sai che Ron non vorrebbe vederti in mezzo ai guai… ne avete passate già abbastanza non credi?
  • Tranquillo Harry… io credo che avrò da fare un po’… con le mie ricerche, ma so come che si chiama Cassandra Riddle, la donna che cerchi. – disse la bionda osservando le foto scattate al posto in cui tenevano Emily.
  • Tu come lo sai? – chiese Harry sorpreso.
  • È stata Emily a dirmelo.
  • Si è ripresa?
  • Più o meno… Blaise dice che è stata privata dei suoi poteri.
  • Deve essere terribile…
  • Temo di si… - disse Luna. – Perciò se hai intenzione di interrogarla chiedi prima a Blaise.
  • Certo… voglio che si rimetta prima di invischiarla di nuovo in questa storia.
  • Harry comunque credo sia opportuno liberare il salotto di Hermione… potete usare casa nostra. Siamo soli io e Ron, e a me non importa del salotto. Basta che non vi infilate nel mio studio a me va bene tutto.
  • Grazie Luna.  – Harry poi alzò gli occhi a guardarla. – Cos’altro ti ha detto Emily?
  • Di cercare due suoi amici… ha necessità di vederli.
  • Chi sono? – Luna non si aspettava la domanda e del resto neanche lei conosceva la risposta. 
  • Non ricordo… penso che andrò da lei più tardi a farmi ripetere quei nomi. Mi occuperò io di questo. È una cosa che posso fare.
  • Certo! Puoi fare tutto Luna. – disse incoraggiandola.

Nel frattempo Hermione tornò con i caffè. 

  • voi ragazzi bevete, vado a vedere se il testone ne vuole un po’.
  • Lascia Herm, vado io… - disse Harry..- Fra uomini ci capiamo meglio. – Hermione sorrise, mentre Luna continuò a ripensare all’uomo del bar. Qualcuno aveva voluto mandarle un messaggio… Era palese che quell’uomo fosse sotto imperio.  

Harry scese nel laboratorio… il biondo era preso a rileggere i suoi appunti.

  • Draco posso? – chiese facendosi avanti in quel posto pieno di ampolle colorate e fumanti, microscopi e lampade al neon.
  • Se proprio devi Potter. – rispose il biondo poco amichevole. - Ma se sei qui per dirmi di non fare qualcosa, sai perfettamente dov’è la porta.
  • No ecco in realtà volevo scusarmi per averti portato nelle braccia di Cassandra al ministero. – Disse Harry che si portava dietro quelle scuse da giorni.
  • Sei pazzo? – Draco lo guardò sorpreso. - È acqua passata Potter e poi non eri in te. 
  • Mi sono fatto raggirare come un pivello.- il biondo  rise amaro, non era Potter ad essere un pivello, ma quella donna ad essere incredibilmente potente.  
  •  Non era il suo scopo uccidermi quella sera. Voleva farmi soffrire Potter. E ha cominciato con te. – si lasciò sfuggire Draco.
  • Che vuoi dire?
  • Ha minacciato tutti voi. Vuole farmi soffrire, tanto da implorarla di uccidermi. E sono sicuro che fino ad allora non si fermerà. Vuole me. Come Voldemort voleva te. Harry io non sono un eroe come te, e non ho ideali eroici a cui votarmi. Ma se consegnarmi eviterà inutili massacri, io lo farò.
  • Draco ci deve essere un altro sistema. – disse il moro scuotendo il capo.
  • Ha torturato Emily, hai visto in che modo atroce. Non voglio che alle nostre ragazze capiti nulla del genere. – Draco aveva un cuore. Harry nonostante lo sapesse, ne rimaneva continuamente sorpreso.
  • Non accadrà Draco… e sono certo che ci siano altre ragioni. Emily non è collegata a te in nessun modo.
  • Ma deve averla vista con me all’ospedale con Luna… magari ci spiava.  
  • Oppure voleva qualcos’altro da lei. Blaise t ha detto che Emily non ha più poteri magici?
  • No… ovviamente io sono tenuto all’oscuro di tutto. – disse lui alzando il sopracciglio.
  • D’accordo qui c’è bisogno di chiarezza prima di tutto fra noi.  
  • Già…
  • A che stai lavorando?
  • Una pozione anti-avadakedavrizzante. E prima che tu me lo chieda… no… non è autorizzata.
  • Non avevo dubbi su questo.
  • Già…
  • Draco comunque… vieni di sopra, così ci mettiamo d’accordo per questa riunione… c’è bisogno di fare il punto.
  • D’accordo…
  • Ehì ti senti bene? – chiese Harry.
  • No… per niente…
  • Vuoi stenderti?
  • No.. vado un attimo in bagno e vi raggiungo in salotto. – disse il biondo.
  • Ok.

 

Quella mattina Blaise andò a visitare Emily, stava molto meglio. E la rassicurò sul fatto che non appena si fosse rimessa del tutto avrebbero trovato un sistema per ridarle i suoi poteri. In quel mentre ricevette in clinica la visita di Catherine, che un infermiera aveva portato fino alla stanza di Emily senza però lasciarla entrare. Catherine si affacciò leggermente alla porta per guardare Blaise, quando vide la donna stesa nel letto. Ci fu solo un fugace sguardo fra le due. Poi Blaise uscì per raggiungere la sua Catherine.

 

  • Ciao cara come mai sei qui? – chiese Blaise sorpreso.
  • Così.. avevo voglia di fare una passeggiata. – disse agganciandosi al braccio del bel dottore. – Vieni con me?
  • Si certo… aspetta che lascio il camice. – disse entrando nel suo studio.
  • Ok… ti aspetto qui.
  • E Chris dove lo hai lasciato? – chiese Blaise da dentro.
  • Tranquillo è in buone mani… volevo un po’ di tempo per noi. – Disse Catherine facendosi seria, mentre Blaise riusciva con indosso il cappotto. -  Perché devo dirti una cosa importante.
  • Sentiamo…
  • Dovrò partire per un po’ di tempo Blaise.  – Le parole uscirono tutte d’un fiato cadendo su Blaise come un macigno.
  • Perché? – chiese dopo un istante di stordimento.
  • Ecco vedi… mi hanno richiamata dalla Scozia… - A Blaise la donna parve evasiva. - Non posso fare a meno di andare. – continuò lei con aria dispiaciuta.-  Anche se è chiaro che io rinuncerei volentieri.
  • Perché ti rivogliono li? – chiese allora il moro che cercava di metabolizzare indagando senza troppe accortezze.
  • Oh non è niente di che… un breve ingaggio per una serie di sfilate. – disse lei guardandolo negli occhi.  
  • Non sapevo fossi una modella. – disse con un espressione sorpresa e ammirante.
  • Ahhahhaha  Blaise non essere sciocco… non sono una modella. Faccio parte dell’organizzazione. – spiegò la donna profondamente divertita, mentre passeggiavano per strada.
  • E Chris? – chiese Blaise ricordandosi solo in quel momento del bambino.
  • Lo porterò con me. – Rispose Cathy, come se quella di Blaise fosse la domanda più stupida del mondo.
  • Ne sei sicura? – chiese Blaise che sperava di tenerlo con lui, per avere un po’ della compagnia a cui si era abituato con tanta velocità.
  • Si certo, sei gentilissimo con me , ma non posso affibbiarti mio figlio sei già sufficientemente impegnato.
  • Quando partirai?- chiese allora.
  • stasera. – disse lei di getto.
  • stasera? – Blaise si sentì crollare il terreno sotto ai piedi. Fino a pochi istanti prima non avrebbe mai immaginato nulla del genere.-  E da quanto lo sapevi?
  • L’ho saputo mezz’ora fa.- Si scusò la donna. -  Mi dispiace Blaise.
  • Quanto starai via?
  • Non so dirtelo.. – cadde il silenzio fra i due per diversi minuti.
  • Cathy… sembra una fuga la tua. - disse l’uomo soppesando con cura le parole.
  • Non lo è Blaise! Non essere paranoico. Tornerò da te… promesso. – disse abbracciandolo.
  • D’accordo… è che prima d’ora non ho mai provato una cosa del genere Cathrine.
  • Lo capisco… ma sei un omone grande e grosso… resisterai… - gli scoccò un grosso bacio sulle labbra. – cercherò di essere veloce.
  • Mi mancherai.
  • Anche tu Blaise. – disse la donna baciandolo ancora appassionatamente. Blaise assaporò a fondo quel bacio.. come se fosse l’ ultimo che avrebbe mai ricevuto. - Arrivederci… - disse la donna lasciandogli la mano che Blaise riprese e strinse forte guardandola dritta negli occhi.  
  • Buona fortuna…
  • Ciao Blaise.
  • Ciao Cathy.

 

Tornando in clinica Blaise beccò Ron, che voleva salire da Emily per vedere come stava. Quindi i due salirono insieme alla stanza. Ma quando vi entrarono scoprirono che la situazione non era assolutamente quella che Blaise aveva lasciato.

 

Ragazzuoliiiii salve! Sono tornata… c’ho messo un po’ di tempo… ma spero ne sia valsa la pena.

Ringrazio Tutti voi lettori… la storia ha superato le 1500 visualizzazioni! E mando un grazie specialissimo e un bacio a Panty96 e alla cara Pos che è un po’ acciaccata!

Un bacione grande

A presto

Perfidia

 

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Capitolo 22
*** Veleno... ***


Veleno…

 

Entrarono nella stanza e trovarono Emily fra i rantoli che schiumava dalla bocca. Blaise corse su di lei e staccò immediatamente la flebo. Urlò a Ron di chiamare un’infermiera  poi prese la donna fra le braccia e corse fuori verso il laboratorio… aveva i canali respiratori quasi totalmente ostruiti dal liquido. Era questione di attimi e il veleno avrebbe raggiunto il cuore. La stese sul lettino lasciando Ron a sostenerle la testa in modo che il liquido uscisse senza soffocarla. Poi tornò di corsa  verso di loro e le fece un’iniezione di una sostanza blu. Subito fece la reazione sperata.  Emily rinvenne e sputò fuori in un colpo tutto quanto tossendo. Blaise allora le iniettò una sostanza argentea in vena. La donna si sentiva uno straccio. Ron la prese fra le braccia e la portò in bagno per pulirla.  Anche li la ragazza continuò a sputare del liquido giallognolo con Ron che la sosteneva, un po’ schifato dalla scena. Osservandola al Rosso  apparve chiaro che si trattava della stessa persona che aveva avvelenato Harry.  Mentre le infermiere entravano per pulire il macello generato, Blaise correva come un ossesso a cercare l’infermiera del piano, che avrebbe dovuto vegliare sulla giovane.  Cercò ovunque e della donna nessuna traccia. Un sospetto allora si affacciò nella sua mente. Sentì un urlo di terrore provenire dalla sua destra, nel corridoio poco distante da lui. Lo raggiunse in fretta e trovò l’infermiera bassa e tozza schiacciata contro la parete tremante.  Aprì la porta socchiusa dello stanzino delle scope. Trovò Margaret  a terra con una siringa nel braccio e un grosso bozzo viola in corrispondenza dell’entrata dell’ago. Blaise si chinò sulla giovane infermiera per sentirle il battito. Era troppo tardi giaceva  priva di vita, con i suoi enormi occhi verdi sbarrati e la bocca sporca di liquido giallo. Blaise sconvoltò prese fra le braccia il volto della giovane e le chiuse delicatamente gli occhi. Un profondo dolore gli attanagliò le viscere. La ragazza aveva terminato gli studi in Medimagia diplomandosi a pieni voti qualche mese prima, lavorava per lui da poche settimane e quello era il suo primo impiego. Era molto in gamba ed era stata un valido aiuto in quei giorni movimentati. Aveva un bellissimo futuro pieno di soddisfazioni secondo Blaise  e invece  anche lei , in quel momento,  era fra le sue braccia,  avvelenata dallo stesso veleno che probabilmente aveva iniettato nella flebo di Emily. Si sentì mancare l’aria e le lacrime gli pizzicavano gli occhi. Lasciò li la ragazza e corse alla prima finestra a respirare.  Tirò due grandi respiri poi si ricompose e raggiunse il laboratorio dove aveva lasciato Ron ed Emily. 

Quando entrò prese Ron da parte e gli disse di andare nello stanzino delle scope, perché c’era stato un altro omicidio.  Emily sentì la parola e un’espressione interrogativa si dipinse sul suo volto.  Blaise scosse il capo guardandola, come per dire “ non ci pensare neanche”, la donna rassegnata chiuse gli occhi. Effettivamente si sentiva troppo debole anche per pensare. Ma un omicidio era una cosa profondamente sconvolgente anche per lei.

Il cellulare squillò, mentre seduti sui divani in casa Malfoy, i padroni di casa discutevano animatamente di fronte ai loro ospiti che guardavano la scena, uno allibito e l’altra distratta.

  • -          Sono stufo Herm di questi tuoi modi da mamma… non sono tuo figlio io…
  • -          Oh ma ti comporti come se lo fossi! - Hermione si voltò verso Harry infastidita dal suono del cellulare. Harry si avvide solo in quel momento che si trattava del suo.
  • -          Scusate…- disse alzandosi e andando nell’altra stanza a rispondere. – mentre i coniugi Malfoy riprendevano il battibecco.
  • -          Pronto? – fece Harry tappandosi l’orecchio non coperto dal telefono per sentire meglio.
  • -          Harry sono Ron… - la voce di Ron gli giunse un po’ malferma.
  • -          Ciao Ron dimmi…
  • -          Vieni alla clinica di Blaise… è urgente. – disse il Rosso che dall’altro capo del ricevitore si trovava ritto davanti allo stanzino. Dal tono di voce dell’amico Harry capì che qualcosa non andava.
  • -          Arrivo.  – chiuse la chiamata e tornò in salotto a prendere la sua giacca.
  • -          Harry tutto ok? – Chiese Luna scuotendosi dai suoi pensieri.
  • -          Chi era al telefono? – chiese invece la riccia, piazzando un palmo aperto davanti alla faccia di suo marito, come segno per farlo tacere. Draco incazzato nero, chiuse la bocca.
  • -          Era Ron.. è successo qualcosa alla clinica di Blaise. Devo andare.
  • -          Vengo con te. - disse immediatamente il biondo. C’era il suo migliore amico li.  Prese la giacca, mentre le donne protestarono per andare con loro. Alla fine tutti e quattro si recarono alla Clinica, avvertendo Ginny di prendere anche Sylvie a scuola.
  • ***
  • -          Padrona...
  • -          Si Rotanfolus… - rispose la donna seduta su una poltrona presso il camino.
  • -          c’è qui la signorina. – disse il servo profondendo un inchino.
  • -          Falla passare...
  • -          Prego signorina. – disse l’elfo domestico alla ragazza. La giovane donna entrò.
  • -          Mia signora…- Disse la ragazza inchinandosi al cospetto della donna.
  • -          Sollevati ragazza… e raccontami…
  • -          Il piano procede mia signora, come da voi ordinato. – disse la giovane.
  • -          Eccellente… e dimmi è ancora viva? – Catherine scosse il capo. -  Bene questa volta Emily è davvero fuori dai giochi.. E nessuno… potrà mai raccontare cos’è successo. – disse la donna girandosi fra le mani un calice di vino rosso. – continua…
  • -          Il medico non sospetta di me… è innamorato perso. Non c’è stato neanche bisogno del vostro filtro d’amore.
  • -          Come immaginavo.. sono tutti uguali gli uomini. Ma dimmi…
  • -          Si mia signora.
  • -          Cos’hai scoperto su Malfoy?
  • -          Ha una figlia, ha l’età del vostro Chris… sua moglie me l’ha portata che era ancora addormentata l’altra sera. È una persona ingenua… sapendo che ero la compagna di un loro amico me l’ha lasciata senza problemi.
  • -          È andato tutto secondo i piani?
  • -          Si mia signora … Scommetto che non si sono accorti dello scambio. – disse la donna.
  • -          Eccellente. È stato facile?
  • -          Si… la bambina dormiva… è stato uno scherzo dare vita al coccio con il suo sangue. Plasmata ad arte mia signora. Io stessa faticavo a distinguerle.
  • -          Dov’è la piccola adesso?
  • -          Stregata in una cella segreta del maniero di Blaise. – spiegò la ragazza.
  • -          Potrebbe trovarla! Stupida! – Cassandra ebbe un moto d’ira.
  • -          No mia signora… ho reso la cella impenetrabile. Del resto in quelle segrete da secoli non scende più nessuno. E poi l’incantesimo che ho imposto su di lei la rende niente più che un burattino. Non può parlare, ne urlare ne piangere. Non può fare nulla. È una piccola bambola.
  • -          Bene… deve soffrire come un cane prima di morire. – pregustandosi il momento della vittoria la donna si strofinò le mani candide.
  • -          Mia signora.. consente una domanda?
  • -          Se è inevitabile…
  • -          Cosa intende farne della piccola?
  • -          La crescerò… e la rivolterò contro i genitori a tempo debito. Dopo di che si suiciderà. Pertanto ragazza mia, sta attenta a non tradirti. Devi conquistare la fiducia di quell’uomo, insinuarti nella sua casa e renderlo tuo.
  • -          Ma mia signora, basta il controllo mentale per quello.
  • -          Non darebbe gli stessi effetti. Ora ti prego di seguirmi… necessito che tu veda delle cose. – Catherine seguì Cassandra attraverso i corridoi angusti del grande palazzo.

Intanto alla clinica Blaise aveva riportato Emily nella sua stanze. Dopo averla stesa a letto, le aveva fatto bere una pozione che la rimettesse in sesto… ma non appena l’ebbe ingerita, si tirò su di scatto  e sputò di nuovo tutto mandandola in malora sul pavimento.

  • -          Meglio fuori che dentro .- disse Blaise. Ma quando la donna  ritirò su la testa, Blaise si accorse che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto.  A Emily colava sangue dal naso. Presto le sollevò il mento e tamponò. Emily lo guardava, i suoi occhi erano languidi, ebbe la sensazione che la donna non riuscisse a metterlo a fuoco. – Emily che hai?
  • -          La testa… Blaise… mi scoppia la testa… - l’uomo  le posò una mano sulla fronte. Era caldissima.  Doveva abbassarle in fretta la febbre.
  • -          Sta calma…- le impose un incantesimo refrigerante. – Sta qui… torno subito. – corse in laboratorio ad esaminare il sangue prelevato prima dalla ragazza. Non era lo stesso composto velenoso di Harry. Si rese conto solo in quel momento dell’errore fatto.  Prese tutto quello che gli serviva, aggiunse sangue di unicorno alla pozione che fece bollire in fretta rischiando si far esplodere tutto l’ospedale.  Nel giro di un’ora era risaluto alla stanza di Emily con la pozione che sperava fosse quella giusta.  Entrando in camera trovò la donna svenuta in terra.  Aveva tentato di alzarsi per qualche ragione. La ristese sul letto. E la svegliò.
  • -          Emily… devi bere questa… - la ragazza aprì gli occhi…
  • -          Mi gira la testa…-  disse…
  • -          È normale… bevi… starai meglio… - la ragazza ingoiò la pozione vischiosa che Blaise le porgeva sostenendo il bicchiere.  Sentì  sollievo lungo la gola, scenderle giù lungo le viscere.  Blaise scostò il bicchiere e attese qualche minuto per costatare il tipo di reazione.  Sembrava che non ve ne fossero per il momento.  – Emily ti da nausea?
  • -          Si… - rispose la donna. Blaise allora le iniettò di nuovo la stessa sostanza di qualche ora prima.
  • -          Ora dovrebbe andare meglio. Cerca di risposare. - La donna annuì… stremata com’era si addormentò.

Ron vide i suoi tre amici e Luna comparire in fondo al corridoio.  Andò verso di loro. Non voleva che sua moglie vedesse. Ma fu del tutto inutile. Visto che la biondina lo ignorò.

  • -          Cos’è successo? – nel frattempo anche Blaise li raggiunse.
  • -          È lunga da raccontare… credo che ci penserà Blaise. – rispose il rosso.
  • -          Perché  io? – chiese il moro prima di salutare.
  • -          Perché mi hai chiamato Ron? – insistette il bambino sopravvissuto.
  • -          Ci sono stati un omicidio e un tentato avvelenamento. – disse Ron.
  • -          Quando?
  • -          Non lo so… è successo tutto in pochi minuti. – un infermiera in quel momento tornò a chiamare Blaise un paziente aveva bisogno di lui. – scusatemi.
  • -          Ron spiegaci.. – disse Hermione.
  • -          Dov’è il cadavere?
  • -          Lì in fondo… - disse indicando la fine del corridoio.  - quella è l’infermiera che ha trovato il corpo. Parlaci te Hermione… io non ho avuto cuore di farlo. – spiegò il rosso.
  • -          Si ci penso io. – disse la riccia.
  • -          Ron chi è stato avvelenato? – chiese Draco con la sensazione di conoscere già la risposta.
  • -          Emily…
  • -          No… è viva?
  • -          Si Luna… - la biondina allora corse da lei.  Draco guardò la biondina correre via di volata.
  • -          Sta bene? – chiese invece Mr Malfoy, mentre Harry studiava il cadavere, chiamando gli altri per supervisionare la scena.
  • -          Non lo so Draco… Blaise è stato con lei fino ad ora. L’abbiamo ripresa per miracolo. – disse il rosso.
  • -          Capisco. Qui non vi servo giusto? – chiese sorprendendolo.
  • -          No… non credo.
  • -          Bene… andrò a cercare Blaise. – disse girando sui tacchi e riprendendo il corridoio.

Luna entrò nella stanza di Emily che dormiva. Doveva parlare con lei…. Doveva dirle dell’uomo e voleva saperne di più sulla storia dei custodi.

Ginny si presentò puntuale all’uscita da scuola. Il suo pancione cresceva a vista d’occhio, e non poteva essere più orgogliosa di portarlo in giro.   Le tre pesti che  stava aspettando arrivarono come scalmanati.

  • -          Ciao mamma. – disse Al baciandola…
  • -          Ciao ragazzi. – rispose  la donna, mentre James e Sylvie si apprestavano a baciarla.
  • -          Zia dov’è la mamma? – chiese la piccola perplessa, nel vedere li solo la zia.
  • -          Aveva da fare amore, ma sta tranquilla… avrai una bella sorpresa stasera. – disse la donna prendendola per mano.
  • -          Mamma… lo sai che oggi James s’è picchiato con un bambino? – disse Al di un fiato gongolando di rimando all’occhiataccia del fratello.
  • -          Come? Perché?- fu Sylvie a rispondere stavolta.
  • -          Perché un bambino la chiamato figlio di saetta! – disse la piccina scuotendo il capo riccioluto e biondissimo proprio con la disapprovazione che avrebbe usato sua madre.
  • -          Tesoro… non si picchia la gente. – disse Ginny rimproverandolo con dolcezza.
  • -          Lo so mamma. – disse lui. – Ma quel bambino mentiva.
  • -          Voleva stuzzicarti… - disse Al…
  • -          Volevo vedere se lo diceva  a te che facevi…
  • -          Nulla…
  • -          Non è vero… - continuò James.
  • -          Basta litigare bambini. – disse Ginny… - andiamo a mangiarci una bella Creps al cioccolato! – propose fra l’entusiasmo generale. Quando furono davanti a quattro belle Creps fumanti, Ginny notò che Sylvie non ne toccò neanche un pezzo.

 

 

Finito un altro capitolo…

Speravo di postarlo prima, ma ho inavvertitamente chiuso senza salvare. Questo perché sono una persona estremamente Furba! =_=’’ . Quindi m’è toccato ripartire da zero.  Mi  auguro che sia stato di vostro gradimento!

Ringrazio tutti voi lettori e recensori… grazie grazie grazie *.*

Vi auguro un buon proseguimento di giornata.

Al prossimo aggiornamento.

Perfidia!

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