Full Metal Shippuden 2: Wings of Glory

di Darkshin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di vecchi amici e nuovi nemici ***
Capitolo 2: *** Lui e lei ***
Capitolo 3: *** Pace, sorella ***
Capitolo 4: *** Morire un pò ***
Capitolo 5: *** Racoon' Night ***
Capitolo 6: *** Dall'altra parte ***
Capitolo 7: *** Armi, che passione! ***



Capitolo 1
*** Di vecchi amici e nuovi nemici ***


Wings of Glory                                                                                        
                                                                                                          Di vecchi amici e di nuovi nemici



Prima di salire, Naruto lasciò scorrere lo sguardo su tutto il mezzo che avrebbe portato lui e tutti i suoi compagni verso il loro prossimo futuro; con sicurezza, si ritrovò a stabilire che il pullman in questione era un vecchio pullman di linea riadattato allo scopo: qua e là, la vecchia vernice color oliva appariva scrostata e arrugginita, e nel complesso dava un idea di decadente, come il vecchio conducente dai denti anneriti dal tabacco, che non perse occasione di squadrarli dall'alto in basso fin dal loro arrivo, etichettandoli all'istante come "delinquenti".
Ma lui e tutti gli altri erano fin troppo abituati ad un trattamento del genere, così si limitarono a ricambiare l'ostilità con una neutrale antipatia al momento di salire sul mezzo di trasporto.
Con loro sorpresa, si accorsero di non essere gli unici viaggiatori, infatti qui e là, seduti sui vecchi seggiolini di plastica dura, si notavano diverse facce, alcune sconosciute, altre fin troppo conosciute...
"Shino!"
Con un misto di rabbia e sorpresa, Kiba spinse da parte con foga Naruto, piazzandosi di fronte all'ex-compagno e attuale traditore, che leggermente spaventato si ritrasse sul sedile, forse timoroso di contrarre la rabbia dal Cane Rosso
"...Kiba"
Sentire il suo nome pronunciato da lui fece scattare qualcosa nella testa del castano, che portò il destro dietro la spalla; ma Choji fu più veloce, ed era anche più robusto, così riuscì a trattenerlo senza difficoltà. Ignorando gli sguardi curiosi dei presenti, fu Sasuke a prendere la parola
"Che ci fai qui, bastardo?" scandì, poggiando il piede sul sedile di fianco al ragazzo per squadrarlo meglio da vicino
"Io... io ecco: mi sono arruolato" completò a fatica, tormentando le maniche del cappottino lacero che indossava sempre
"Ti hanno beccato e hai deciso di scontare la pena in guerra?" inarcò il sopracciglio sorpreso il Falco; ma stavolta fu il turno di Shino di guardarlo sconcertato
"Eh? No... no. Come ho detto. Mi sono arruolato, l'ho deciso io... non sapevo questa cosa, davvero vi hanno liberato per combattere?" chiese timoroso, ma nessuno gli rispose. D'altronde erano stati arrestati proprio a causa sua, quindi poteva tranquillamente trarre le conclusioni da solo "Io... avevo paura di quello, di quello sbirro. E poi... mi vergognavo. Di me stesso. Voglio tornare, voglio tornare quello che ero" completò chinando la testa per poi tremare leggermente, a causa della tensione e dei primi effetti dell'astinenza, ma quelle poche parole sembravano averlo scaricato di parte del lordume che si portava appresso.
I ragazzi si scambiarono occhiate cariche di significato sottinteso, chiedendo implicitamente ciascuno all'altro cosa fare, ma quello che per primo si risolse fu Kiba: alzandosi dal sedile sul quale era stato scaraventato, si chinò per fissare Shino negli occhi con serietà
"Sarà lunga. E dura" mormorò con la voce carica d'intensità: implicitamente, Shino stava chiedendo perdono e aiuto, lo aveva capito, ma non si poteva passare un colpo di spugna come se niente fosse stato.A causa sua, tutti loro avevano perso qualcuno, avevano rischiato la vita, erano stati rinchiusi anche se per poco in una fetida cella, con il rischio di dover fronteggiare secondini e detenuti più anziani. Con le sue parole, Kiba non intendeva che solo ritrovare sè stesso sarebbe stato duro, ma anche ottenere il loro perdono ed essere accettato come compagno.
Shino pareva non aspettarsi niente di meglio, così annuì docile, seguendo con lo sguardo il suo vecchio amico che andava a cercare posto in fondo al veicolo; forse, se avesse potuto guardare oltre la sua testa, avrebbe scorto la palpebra del ragazzo che tremava leggermente, ma per una volta, forse, non era collera, ma qualcosa di simile ala commozione.
Nel frattempo, Shikamaru aveva trovato posto, anzi, posti: ora stava sdraiato su due sedili, la schiena appoggiata ai finestrini ed un'aria soddisfatta come fosse stato sdraiato su di un letto matrimoniale; Neji era appena dietro di lui, seduto di fianco a Gaara: con il Cervo davanti e il rosso al fianco, era relativamente certo di fare un viaggio tranquillo ancorché scomodo.
Il capo dei Sand invece aveva deciso di sedersi lì dietro per mettere una pietra sopra con Shikamaru sulla faccenda della sorella, nel senso di mettere una pietra sopra Shikamaru e possibilmente seppellircelo; il resto non gli interessava molto, aveva seguito Naruto perché era uno dei pochi amici che aveva e perché si annoiava in carcere. Almeno si prospettavano giornate interessanti, dal suo punto di vista, così aveva deciso di approfittare dell'offerta del Generale Jiraya che da quanto aveva capito era in qualche modo imparentato con il biondino.
Anche Temari aveva accettato di scontare così la pena, ma era stata destinata ad un altro campo, mentre Kankuro aveva deciso di restare in carcere: se ci fosse stata un'altra chiamata, forse ne avrebbe approfittato, ma accettare adesso sarebbe stato quasi un suicidio.
Sasuke era capitato con Choji, che miracolosamente pareva essere della taglia giusta del sedile o quasi, mentre Naruto restava in piedi, parlando con un pò tutti, finché con uno scarto deciso del volante l'autista gli segnalò che magari fosse il caso di sedersi e non rompere le scatole che non erano in gita domenicale.
Prendendo posto, si ritrovò al fianco di un buffo ragazzo dagli scuri capelli a scodella, lisci, gli occhi incredibilmente tondi e fissi; ma quello che era più inquietante erano le sue enormi e vaste sopracciglia!
Diffidente, il sopracciglione lo fissava con sospetto, finché Naruto decise di ricorrere alla sua arma brevettata: sorridendo, tese la sua mano al giovane, che parve rilassarsi all'istante
"Naruto Uzumaki"
"Edward Lee, per gli amici Rock Lee, piacere mio"
Nonostante l'aspetto buffo, Naruto decise all'istante che quel tipo gli ispirava simpatia
"Come mai anche tu in mezzo a noi? Che hai combinato di bello?"
"Prego?"
"Ma si... insomma: perché sei finito dentro? Spaccio, rapina... omicidio... che so..."
"Stupro!" Si intromise Kiba "La faccia da maniaco ce l'ha!"
"Ma che stupro e stupro!" insorse il moretto, ormai rosso e indignato "Non sono un galeotto, sono un panettiere! Mi sono arruolato di mia spontanea volontà, su consiglio di un poliziotto che mi ha visto rincorrere un rapinatore e recuperare il frutto di una rapina ai nostri danni!" concluse fiero e con orgoglio, mentre Naruto e Kiba si scambiavano occhiatine divertite dovute al modo "antico" di parlare del ragazzo
"Voi piuttosto! Deduco che avete avuto a che fare con la giustizia, o sbaglio?"
Con noncuranza divertita, il biondo sventolò la mano "Toglici stupro e omicidio: il resto lo abbiamo fatto tutto" ghignò, all'espressione quasi scandalizzata dell'altro "Ma abbiamo deciso di redimerci e ritrovare la retta via, tornare ad essere onesti cittadini versando il nostro sangue come pegno" continuò melodrammaticamente la Volpe, imitando i modi aulici dell'altro, che tuttavia sembrò apprezzare
"Questo vi fa onore" approvò mostrando loro il pollice alzato "E' evidente che la forza della giovinezza scorre potente in voi!" declamò, scatenando l'ilarità generale.

"Ma guarda te" borbottò acidamente l'autista, fissando dallo specchietto retrovisore quello che stava succedendo alle sue spalle "Questi pensano di andare a divertirsi"
"Suvvia... lasciamo che ridano. Di tempo per piangere ce ne sarà fin troppo" commentò conciliante Kakashi, senza interrompere la sua lettura ma sorridendo leggermente sotto la maschera
"Si piange da fin troppo tempo" convenne l'altro "Ci sarà mai fine? Ormai la terra del fuoco è zuppa di sangue e lacrime"
"Lo so, ma chissà? Magari proprio questa manica di giovani sarà l'artefice della nostra vittoria e forse, della pace. Sono destinati al campo sette." completò l'argenteo, in risposta all'occhiata sorpresa del vecchio
"Al sette? Non resisteranno un giorno. Ibiki gli spezzerà le ossa e ci si pulirà i denti. Pah!" sputò un tocco di tabacco fuori il finestrino.
"Chi vivrà vedrà." tagliò corto il giovane, tornando a immergersi nel suo passatempo. E tacque.

Poco a poco, l'allegria iniziale scemò, cedendo il passo a un silenzio neutro: ognuno dei giovani futuri soldati aveva il capo chino, immerso nei propri pensieri, o svogliatamente rivolto verso i finestrini, guardando senza in realtà vedere le zone aride che con calma si trasformavano in ampie distese di verde e di colline: laggiù non arrivava il veleno condensato della città, la sua polvere e i suoi liquami e per pochi istanti si poteva fingere di trovarsi in un epoca più remota, di essere diretti nel tranquillo paesello di campagna, con il suo bravo medico condotto e la figlia del sacerdote locale da sedurre, come in quei vecchi film.
Le severe reti d'acciaio che circondavano il campo d'addestramento però riportarono i giovani con i piedi per terra; alte e corredate di filo spinato, si facevano sentire a modo loro, un memento della onnipresenza della guerra sotto forma di grigio e freddo acciaio, qua e là corroso dalla ruggine e rappezzato in maniera provvisoria. Non ci furono commenti, non appena il pullman terminò il suo viaggio al centro dell'ampio campo, i ragazzi si alzarono silenziosi, seguendo in fila l'ufficiale orbo che li conduceva; per una sorta d'istinto, gli ormai ex Sprouts scesero insieme, a dimostrare che ovunque e comunque loro c'erano e niente e nessuno avrebbe sfondato quel fronte.
Ad attenderli, due uomini e una donna, ritti in piedi al centro della piazzetta di terra battuta e indifferenti al sole che picchiava; uno degli uomini, quello a destra, aveva regolari scarponi e pantaloni grigio mimetici, ma indossava una semplice canotta, assieme a delle bende che coprivano la metà inferiore del volto; lo sguardo serio e intenso, la sua snella robustezza, tutto l'insieme dava l'idea di una sbarra d'acciaio; la donna a sinistra indossava un completo che lì per lì poteva sembrare fuori luogo: gli short cortissimi, un lungo cappotto leggero e soprattutto la sottile maglia di rete senza biancheria davano l'impressione di una prostituta al seguito dell'esercito, eppure il sorrisino che aveva fatto alla loro vista lasciava presagire che forse era ancora più temibile del primo.
L'altro uomo, quello al centro, per contrasto dava un idea di tranquillità, sembrava semplicemente "militare" e non un potenziale psicopatico come gli altri: era vestito con il regolamentare completo grigio scuro, con tanto di mostrine e gradi; l'unica concessione all'eccentricità era una bandana di stoffa scura, che comunque lasciava indovinare il cranio rasato.
Senza badare a loro, ma con pochi gesti, Kakashi fece disporre i ragazzi in fila uno di fianco all'altro e tutti di fronte ai tre che palesemente dovevano essere i loro istruttori, per poi andarsi a piazzare di fianco alla ragazza
"Sono tutti tuoi, Ibiki-san" mormorò scherzosamente, mentre l'altro annuiva con un sobrio cenno del capo.
Le mani incrociate dietro la schiena, prese a percorrere su e giù, senza fretta, la lunga fila  di giovani, prendendo mentalmente nota di ognuno e cercando una sommaria risposta alla domanda: "è adatto a fare il soldato?". Erano anni che lo faceva e i casi in cui si era sbagliato si contavano su una mano; ora però si ritrovava con una manica di delinquenti da raddrizzare e indirizzare verso il fronte con tanto di sigillo di garanzia "Campo Sette" e la novità della sfida lo intrigava, come non succedeva dai tempi del leggendario Team U.H.N..
"Bene signorine!" tuonò con voce stentorea, quando si reputò soddisfatto dell'esame "Benvenuti al Campo d'Addestramento numero Sette! Il mio nome è Sergente Istruttore Morino, ma voi mi chiamerete Sergente! Inizierete e concluderete ogni frase con "Signore", mi sono spiegato?!"
"Signore, signorsi signore" esclamarono in coro le reclute
"Non vi sento! Tirate fuori le palle e la voce, se le avete!"
"SIGNORE, SIGNORSì SIGNORE!"
"... è arrivato Rambo, uhn" ridacchiò qualcuno a bassa voce; purtroppo, nel silenzio che seguì la risposta, fu perfettamente udibile.
A passo sostenuto, il sergente si fermò davanti a un biondino dai capelli lunghi, quasi androgino nell'aspetto forse un pò troppo delicato
"Ti faccio ridere, soldato?" masticò con fredda rabbia "Perché non fai ridere anche me, dai?"
Prima ancora che il ragazzo potesse semplicemente pensare di rispondere, si ritrovò a terra a respirare nella polvere: quella che gli era sembrata una cannonata era stato in realtà un semplice pugno alla bocca dello stomaco; per un attimo, si ritrovò confusamente a pensare che quel vecchio bastardo avesse un maglio d'acciaio nel guanto.
Morino sollevò lo sguardo per fissare il resto del gruppo e accertarsi che avessero imparato la lezione, poi fece un cenno all'uomo allampanato
"Sei ore di fossa. Vediamo se gli passa la voglia di ridere." sibilò, prima di tornare a rivolgersi agli altri "Spero sia chiaro signori. Qui non si ride. Qui non si piange. Qui si impara a uccidere o a essere uccisi. E basta"
Soddisfatto, riprese a camminare
"Quando mi avevano detto che avrei dovuto addestrare dei criminali e dei delinquenti e farne soldati, sono stato contento: non mi aspettavo molto, ma mi auguravo di ricevere uomini. Invece, vedo che mi hanno rifilato lo scarto del barile, mocciosi che tra un anno a questa parte saranno da qualche parte nel mondo ad ingrassare i vermi. Tu, biondino!" abbaiò rivolto a Naruto "Tagliati quegli orrendi capelli, prima che ti strappi le palle e ti scaraventi su un marciapiede! Tu, sta dritto! Vuoi che ti ficchi una mazza di scopa su per il culo?" stavolta ad essere minacciato era Shikamaru, che prontamente abbandonò la postura rilassata per una più consona.
"Tu invece?  Cosa saresti, una specie di artista pervertito?"
"Si signore!"
"Bene, signori, guardate un pò e prendete esempio dal soldato Mozzarella: il capo ha sempre ragione, diamo sempre ragione al capo, non è così ragazzo mio?" sorrise, prima di tornare all'espressione di prima e atterrare il povero Sai con un cazzotto in testa
"Chi cazzo pensi di prendere in giro, eh? Mi vuoi prendere per il culo, recluta?"
"Signore!"
Naruto avanzò di un passo rompendo la fila "Signore, Sai è davvero un pittore, non aveva intenzione di prenderla in giro!"
Le sue parole riuscirono a distogliere l'istruttore dall'infierire sul povero Sai, ma quello che non aveva messo in conto era che adesso se lo ritrovava lui a mezzo centimetro dal suo naso
"Ti ho forse dato il permesso di parlare, soldato?" sibilò con voce mortifera
"No signore ma..."
"ALLORA PERCHè CAZZO PARLI! QUI VOI NON CONTATE UN CAZZO! IO PARLO, VOI ASCOLTATE! IO COMANDO,VOI OBBEDITE! SONO-STATO CHIARO?!"
"S...signorsi!"
"NON TI SENTO!" urlò come un ossesso
"SIGNORSì SIGNORE!"
"Bene! Ora che abbiamo messo in chiaro le cose e come premio per l'insubordinazione dieci giri di campo. Tutti quanti! E ringraziate il soldato Margheritina per il gentile gesto! Per la cronaca: il perimetro del campo principale sono quattro chilometri, vedete di alzare le chiappe se stasera volete cenare!"
"Quattro per dieci..." cominciò a sudare freddo Choji
"... sono quaranta chilometri" completò Shikamaru, sconvolto. Probabilmente non faceva quella distanza in un anno intero!
"Choji, per favore: sparami"
"Sei impazzito?... e dopo a me chi mi spara?" replicò grugnendo l'altro, incominciando a inseguire il gruppetto che aveva cominciato quella maratona fuori programma.




 

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Capitolo 2
*** Lui e lei ***


2
                                                                                           Lui e Lei


Dall'alto della sua intelligenza, Shikamaru non riusciva a capire perché, nonostante fosse pieno inverno, la giornata sembrava non finire mai: poteva essere perché oramai correvano da più di un ora in scarponi  e tuta d'addestramento tutto intorno al perimetro del vastissimo campo d'addestramento?
Erano riusciti  finora a completare poco più di tre giri, ma oltre all'evidente sforzo fisico quel tour de force presentava l'indubbia utilità di fornire loro una più precisa idea della conformazione e disposizione delle strutture del Campo 7: di forma pressochè quadrata, un quarto di questa ospitava baracche, alloggiamenti e uffici, compresa la piazza dove ogni mattina si sarebbe svolta la cerimonia dell'alzabandiera; un ulteriore quarto era occupato da un fitto boschetto, i cui alti alberi lasciavano comunque intravedere un tetto di tegole rosse che doveva appartenere ad una villa o a qualcosa del genere.
La porzione restante era occupata da una immensa landa brulla, con i sachi di sabbia e i bersagli del poligono di tiro, una piccola palude in un angolo che li costringeva a poco piacevoli passeggiate nel fango e poco altro.
Dopo avere praticamente memorizzato ogni singola cosa, le giovani reclute persero interesse per qualunque cosa non fosse il finire il prima possibile per poi buttare qualcosa sotto i denti e sdraiarsi da qualche parte; l'unico evento interessante si verificava intorno al terzo chilometro, dove nel mezzo di un campo di terra battuta, l'altro istruttore, quello alto e freddo, sedeva su una roccia reggendo per una estremità una pesante pala come fosse uno spadone, calandola di tanto in tanto ora a destra ora a sinistra di un masso giallo.
Anzi, biondo.
Che strillava come un aquila.

"YAARGH!"
Stavolta Deidara strillò con molta più convinzione di quanto avesse fatto prima: la pesante pala era stata vicinissima a sfondargli la testa. Se avesse potuto girare il collo, era sicuro di vedere alcuni dei suoi lunghi capelli biondi recisi da quello psicotico che sedeva, noiosamente divertito, alle sue spalle.
Quando il sergente Morino lo aveva condannato alla fossa, beh, non si sarebbe mai aspettato una buca scavata nel mezzo del nulla, profonda e stretta; solo la testa spuntava dal terreno nel quale l'istruttore che aveva appreso chiamarsi Zabusa lo aveva piantato manco fosse stato una carota
"Piantala di strillare, biondina. Mi infastidisci" sibilò da sotto le bende, annoiato, lo psicotico in questione prima di calare un altro colpo, stavolta alla sua sinistra
"Dovresti essermi grato, ti sto facendo un favore: se non fosse per me, saresti in balia delle formiche e delle mosche, come voleva il sergente. Ma io sono un tipo generoso, non trovi, biondina?"
"S-ssissignore!" trovò la forza di replicare, pensando al tempo stesso che avrebbe avuto bisogno di un cambio di biancheria una volta rientrato. La prossima volta, se avesse mai avuto voglia di ridere dell'istruttore, si sarebbe fatto saltare i denti con una granata.
Poco ma sicuro.

"Che idiota" commentò un ragazzo dai capelli rossi che correva con loro, molto simile a Gaara; parlando del più e del meno, era venuto fuori che anche lui proveniva dalle stesse terre del capo dei Sand, dove capelli castano chiarissimo o rossi non erano una rarità. Disse di chiamarsi Sasori, arrestato perché omosessuale, assieme al suo compagno che in questo momento era curato dalle amorevoli attenzioni di Zabusa.
"Non sei preoccupato per Deidara?" chiese con curiosità Naruto, ma l'altro scrollò le spalle
"Credimi. Finisse con la testa rotta non sarebbe un danno per l'umanità... è colpa di quel cretino se siamo stati arrestati" aggiunse, per poi tacere e riprendere a concentrarsi sul ritmo di corsa.
Dal canto suo, Naruto non fece più domande, per la vecchia abitudine acquisita mentre ancora erano gli Sprouts, preferendo pensare ai messaggi che gli arrivavano dallo stomaco, indignato per le scarse attenzioni che riceveva: era da quella mattina che non avevano mangiato più niente: le ragazze avevano portato diversi cestini-pranzo, chiaramente contente di cucinare per i loro ragazzi. Tuttavia loro erano decisamente troppi, così una volta divisi i pochi cestini erano riusciti a buttare giù solo pochi bocconi a testa, eccellenti peraltro.
Per associazione di idee, si ritrovò a pensare alle ultime parole che si erano scambiati prima di partire: aveva svelato a Sakura dove si trovava il nascondiglio del denaro e delle provviste, chiedendole di dividerle con le compagne e i genitori di Shikamaru; sulle prime la ragazza non ne aveva voluto sapere niente, impuntandosi sul fatto che avrebbe conservato la roba per loro, ma Sasuke, sbrigativamente, le aveva ricordato che non sapevano quando, e soprattutto se, sarebbero tornati, quindi tanto valeva ne approfittassero loro. Con moderazione e senza aggiungere altro, quello che avevano accumulato sarebbe bastato per un paio d'anni abbondanti.
Anche Sasuke era immerso nei suoi pensieri, che orbitavano tutti intorno ad una ragazza dai capelli rosa: se sarebbe stata al sicuro con Itachi, se la avrebbe trattata bene... e se lui ci avesse provato con lei? Trasalì, per poi tranquillizzarsi subito dopo: oggettivamente Itachi era un bel ragazzo, vero. Ma sempre oggettivamente lui era molto più bello del fratello maggiore, impensabile che una ragazza scegliesse Itachi quando aveva Sasuke.
Ma Sasuke era lontano, in quel momento...
Shikamaru invece, non fosse che stava facendo la cosa per lui più inutile e odiosa del mondo, vale a dire correre, sarebbe sembrato l'icona della tranquillità coniugale, convinto com'era che casomai era Temari a doversi preoccupare per lui come probabilmente stava facendo. Conoscendola, se fosse riuscito ad intrufolarsi nel campo in cui era alloggiata la avrebbe trovata seduta su un trono a mangiare gelato al limone e a gestire un traffico di contrabbando e di scommesse illegali sulle lotte tra cani, o qualcosa del genere e se avesse saputo che era stato in pensiero per lei, poteva quasi vederla sghignazzare sadicamente alla sua maniera, per poi torcergli orecchie e tirargli il codino, anche se la cosa, più che farlo rabbrividire, lo fece sorridere leggermente.

"Kaaa-kaaa-shiii..." canterellò una voce ahilui conosciuta, prima di mettergli le mani davanti agli occhi e la bocca vicino al suo orecchio per sussurrargli a bassa voce un sensuale e infantile "Chi è?".
L'argenteo non si scompose per l'assalto a sorpresa "Puzza di sudore e polvere da sparo..." finse di pensarci "non sarai mica Anko?"
"Stupido. Io non puzzo, caprone" inveì l'altra lasciando la presa e mettendogli il broncio, che durò appena mezzo secondo. Era il loro modo di salutarsi oramai, quindi si strinse leggermente al suo braccio
"Mi sentivo tanto sola, darling..." gli sorrise sempre con quel suo tono a metà tra la femme fatale e la lolita, ma ormai Kakashi era immune
"Beh, c'era Zabusa, qua, non credo tu ti sia annoiata"
"Si ma sempre lo stesso uomo tutti i giorni è come avere dango e tè a colazione, pranzo e cena! Variare un pò fa bene alla salute, sai?"
L'altro inarcò semplicemente l'unico sopracciglio visibile: questa gli giungeva nuova
"Dobbiamo preoccuparci che tu assalti nel sonno una o più delle reclute, tanto per variare?"
"Chissà..." ghignò lei, contenta di avere l'ultima parola, sempre.
Kakashi non aveva parlato al plurale tanto per: ormai era cosa risaputa che Anko sarebbe stata sempre una donna divisa in due e soprattutto di nessuno: indipendente e testarda, aveva accettato di legarsi a due uomini insieme e loro due erano stati obbligati ad accettare.
Amava dominare: al tempo in cui erano ancora una squadra specializzata in assassinio e spionaggio, era lei a dirigerli e a decidere in che letto stare la notte; sempre lei, detta il Serpente come Zabusa era detto Nebbia e Kakashi Segugio, si incaricava di estorcere con le buone le informazioni dai prigionieri, buone che andavano dai bacetti sul collo che scioglievano un monaco agli spiedi piantati in punti nevralgici del corpo; una volta aveva introdotto formiche velenose nelle orecchie dei prigionieri, una cosa atanto atroce che persino Zabusa era rimasto scosso.
 Dopo il trattamento, ridotti ormai a marionette dai fili spezzati, li avevano dovuti sopprimere mentre lei si limava in tutta tranquillità le unghie
"Rimani?" chiese speranzosa alla metà dei suoi ragazzi. Purtroppo con il suo nuovo ruolo era più il tempo che Kakashi stava via che quello in cui stava con lei, e cominciava a sentirsi pericolosamente monogama
"Sono stato incaricato di fornire un istruzione teorica militare alle reclute, visto che non ci saranno altri reclutamenti per un bel pezzo. Anzi, questa potrebbe anche essere l'ultima leva" rispose gravemente, anche se il suo nuovo ruolo non gli dispiaceva affatto visto che insegnare era sempre stato il suo sogno; ma il modo in cui lo aveva detto, che sapeva tanto di ultima chance, speranza finale o qualcosa del genere, non la impressionò minimamente, anzi: l'unica cosa che aveva capito era che lui sarebbe rimasto, quindi non le costò fatica tirare fuori uno dei suoi migliori sorrisi
"Diamoci dentro, allora!"

 Morino era rimasto ancora lì, fermo davanti alla lunga asta sulla quale ogni giorno issavano i loro colori, in posizione di riposo: se nei dintorni ci fosse stato qualcuno che lo conosceva bene, avrebbe potuto facilmente leggere sul volto granitico il fastidio dipinto a chiare lettere: ai suoi occhi, il primo convoglio era molto più interessante degli ospiti che attendeva e che già intravedeva arrivare dal fondo della strada: una lunga carovana di berline blu scuro, che senza rallentare si diressero oltre gli alloggiamenti puntando il rustico sentiero che conduceva nel folto boschetto.
Tutte, meno una.
Una delle lussuose vetture si fermò proprio di fronte all'istruttore, che ancora non muoveva un singolo muscolo; dalla macchina emerse l'alta figura del Colonnello Hyuga, uno dei suoi superiori e incidentalmente quello che odiava di più, seguito dalla sua scialba e perfettina figliola. Per un attimo l'uomo si ritrovò a provare un curioso senso di dejà vu alla vista dell'ufficiale: era ovviamente identico a suo fratello, quel grand'uomo di Hizashi, ma non era lui che gli ricordava, era un ricordo, come dire, più fresco...
Mentre suo padre parlava con quell'uomo dal viso severo, Hinata ne approfittò per guardarsi intorno: nonostante quello che vedeva avesse un aspetto povero, le ispirava un senso di ordine e pulizia, ben lontano dalle baraccopoli che le capitava di vedere alla Foglia  o nelle altre città che aveva visitato; silenzioso e pacifico, la tranquillità del luogo era interrotta solo da un rumore di passi crescente e dal respiro pesante di qualcuno. Poco a poco, una ventina di metri più in là, cominciarono a comparire le prime giubbe grigie, le reclute che ormai erano arrivate al settimo giro; per natura timida e riservata, la fanciulla distolse lo sguardo per evitare di incrociare gli occhi con qualcuno. Al tempo stesso la curiosità la spingeva a timorose occhiatine nascoste, che le sarebbero costate severe punizioni da parte del padre; l'uomo non aveva ancora afferrato il concetto che la figlia era ormai donna e come tale interessata ai giovani della sua età.
Le reclute invece di questi problemi non se ne facevano: la presenza di Morino serviva a dissuaderli da commenti fuori luogo molto più delle stellette e dei gradi sulle spalline dell'altro, che per loro non significavano nulla; lì per lì, Naruto non si accorse di nulla, ma quando Kiba gli diede una bella gomitata nelle costole e un cenno nella direzione della corvina, alzò lo sguardo.
E la vide  Era Lei..
Per uno scherzo del destino, anche lei si volse nella sua direzione, incrociando gli splendidi occhi color zaffiro.
Era Lui.
Due cuori per i quali il destino, burattinaio talvolta impietoso, aveva brigato tanto per fare incontrare, divisi da un rango e da un odio nascosto che affondava le radici in una infamia.
"Non è possibile..."
Dietro di lui Gaara aveva una espressione inedita sul viso solitamente algido e impassibile
"Già..." rispose distrattamente Naruto. Ma il rosso non stava guardando Hinata.

Dico, vogliamo scherzare? SEI COMMENTI! Maremma gatta, sono oltremodo commosso, dico sul serio ç_ç
Ad immaginare che c'era così tanta gente ad attendere il sequel avrei cominciato molto prima, accidenti a me... purtroppo a questo proposito devo darvi una triste conferma: a causa  del sovrapporsi del lavoro con gli studi universitari per preparare gli esami, gli aggiornamenti saranno molto, ehm, random;  vi prometto però che da settembre ci saranno aggiornamenti regolari, parola di Dark.


Detto questo, le risposte ^^



Sahrita: sono contento ti piaccia la storia, farò del mio meglio per continuare così ^^. Kiba e Naruto "delinquenti" ti piacciono? Bè, anche nel manga stesso un pò l'aria da teppisti ce l'hanno, non trovi?
Mmm... mi chiedi degli U.H.N. ... no spoiler ^^ No dai, non ha senso fare i misteriosi
CENTRO!!! La signorina vince una bambolina a forma di tasso idrofobo XD

Vaius: Eh sì, Ibiki = Hartman è perfetta... del resto la storia è palesemente ispirata a Full metal jacket, addirittura ne riprendo il nome; però, come sono solito, ci saranno altre "comparsate" di personaggi e spezzoni di altri film: aspettatevi di tutto, dopo l'addestramento avremo un Naruto in versione inedita XD
Hinata è comparsa, presto comparirà anche Sakura; sono solo un attimo indeciso se lasciarla fedele e amorevole o fare patire Sasuke, ci penserò, anche se ora avremo un pò di "aiutiamo Naruto nell'assalto al castello per salvare la sua principessa" ^^

wari: mia carissima e splendida compagna di demenza e sciocchezzuole varie! Vedere il tuo nome tra i commenti come di consueto mi illumina la giornata XD Rock panettiere mi è venuta sul momento, te lo immagini con il grembiulino bianco e mezzo sporco di farina? Io l'ho trovato simaptico
Spiacente di deluderla, ma di roba in riserva ce n'è ben poca: è tutto nella mia fragile testolina, in attesa di essere messo sul pc.
Ah, se le macchine scrivessero mentre noi dettiamo.... (attacco di shikamaurite acuta)

Yuki21: ah, neve, purtroppo so bene che manga è un sito complicato per queste cose... ogni volta che devo leggere la tua mi fa penare >_< però ci saranno parolacce, situazioni di violenza e magari del lemon e sono stato obbligato a mettercelo :-(
Il mio stile è inconfondibile... quando l'ho letto per poco non mi sono commosso; poi mi sono ricordato di avere la sensibilità di un cucchiaino, però grazie mille: fa un piacere immenso sentirselo dire U_U

paradisekiss: un nuovo commentatore! faccio gli onori di casa? *ride* benvenuta/o! Guarda, i tuoi primi due punti per me si traducono in una istigazione a dare il massimo, grazie mille ^^ Lee panettiere sta avendo successo, magari ne uscirà fuori uno spin-off? XD
No, dai: nel manga mi pare troppo corretto e ligio alle regole per fare il deviato e il delinquente e poi non sapevo minimamente che farne di lui anche perchè molte idee sono cambiate in corso d'opera anche grazie a dei commenti illuminanti... anche adesso, la storia è abbozzata a grandi linee ma se suggerite idee interessanti sicuramente le metterò in pratica :-)
Sadico correre? Ehm... riflettendoci, 40 km sono poco meno di una maratona, però mi serviva una punizione adatta per quei lavativi, e non sarà l'unica: Ibiki crede fermamente nel contrappasso e non aggiungo altro ^^

Y_ALE_Y: chi sono io per disobbedire ai desideri di kakashi-sensei? XD farò il possibile, conciliando tutto con gli impegni che ho citato, ma tranquilla/o: non lascerò le cose a metà, sarà una storia lunga che ho pianificato con il mio beta-reader ma la porterò assolutamente a termine. Grazie ancora


 





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Capitolo 3
*** Pace, sorella ***


3
                                                                                          Pace, sorella.


                                                                                                                                                                                                         a Lily Evans

Dalla lussuosa macchina, una terza persona era scesa, una figura minuta dai lunghi capelli raccolti in una folta e curata treccia e che tratteneva sulla testa con una mano un ampio cappello bianco per impedire che il vento se lo portasse via
"Santo cielo, finalmente siamo arrivati" fu il primo commento soddisfatto non appena mise piede a terra.
Solo a quel punto, l'altezzoso colonnello sembrò ricordarsi di lei, rispondendo alla muta domanda del sergente
"Mi pare che lei non abbia mai conosciuto la mia secondogenita, o sbaglio?"
"Il mio nome è Hanabi Hyuga, piacere di conoscerla signor Sergente"
A differenza della sorella, che si era presentata con un garbato inchino, lei porse direttamente la mano al colosso, che leggermente stupito ricambiò dopo pochi attimi di esitazione
"Sapevo che vostra figlia era all'estero, signor Colonnello"
"Sì, studiava alla Gauron, ma ho preferito richiamarla in patria per tenere unita la famiglia" rispose con sufficienza l'ufficiale
-Ipocrita bastardo- strinse i denti la ragazzina, mentre non lasciava trasparire niente all'esterno.
Morino invece si era già fatto una sua idea: se quella era la studentessa di un college prestigioso, lui era di sicuro un monaco buddista! La sicurezza che lasciava trasparire e il piglio deciso degli occhi erano una prova della sua durezza, come i calli rivelatori sulla mano che gli aveva porto; probabilmente non reggeva una penna da anni, ma era di certo molto pratica con la pistola.
Per il corpo, sentì un guizzo d'interesse: quanto gli sarebbe piaciuto addestrare quella bambolina d'acciaio!
Da parte sua, Hanabi sembrava assolutamente impermeabile, sia al disprezzo del genitore che all'interesse dell'istruttore.
"Signor Sergente, vorrei visitare il vostro campo" se ne uscì inaspettatamente la ragazzina.
"Penso che..." cominciò il padre, intenzionato ad opporsi, quando finalmente gettò un occhio sulle reclute che passavano, impallidendo "... sia un ottima idea:" capitolò. "Devo discutere alcuni affari con il Sergente Morino, vi precederemo alla villa. La cena è alle otto, puntuali, e portati tua sorella"
Le ragazze non si aspettavano una concessione tanto rapida, ma furono veloci ad allontanarsi con il caporaletto che il Sergente aveva chiamato a fare loro da guida
"Salga in macchina, Sergente"
Morino era notevolmente combattuto tra l'ordine di un superiore e l'antipatia che provava per quell'uomo, ma lo Hyuga, forse per la prima volta, se ne accorse, concedendosi il lusso di un sorriso
"Non le sono molto simpatico, vero Sergente?"
"Se posso parlare con franchezza, signore..."
Attese il cenno d'approvazione dell'altro.
"No. Lei mi sta immensamente sulle palle. E' diverso." 

-Cosa hai in mente, Hanabi?-
Era molto tempo che non vedeva la sorella minore, ma la conosceva bene: era scaltra e anche un pochino approfittatrice, talvolta spietata e non conoscere le sue intenzioni la metteva profondamente a disagio, mentre la osservava guardarsi intorno, entusiasta di tutto come una liceale in gita di piacere.
"Accidenti, è enorme!" esclamò ammirativa nei confronti della baraccopoli che costituiva il cuore centrale del campo
"Effettivamente il nostro è il campo più grande della regione, e quello in cui vengono sfornati i migliori soldati" gonfiò il petto orgoglioso il piccolo sottoufficiale
"Davvero?! Ah, che meraviglia..." sgranò gli occhi piacevolmente sorpresa la ragazzina "Ma, scusi se glielo chiedo, signor Caporale..." continuò mezza timida.
"Dica, dica pure"
-Avesse la coda, in questo momento scodinzolerebbe- ghignò tra sè la Hyuga più piccola
"Come fate a non perdervi, a sapere sempre dove andare? Insomma, a me sembrano davvero tutte uguali queste abitazioni..."
"Bè, è semplice: quelli laggiù a destra sono lo spaccio, l'ufficio contabile" cominciò ad indicare baracche poco lontane " E quella laggiù...."
"E' l'armeria" completò l'altra inavvertitamente
"... giusto" sorrise dopo un attimo di stupore "Come ha fatto?"
-Mica difficile, idiota: la puzza di grasso e polvere arriva fino qui...-
"Ho visto due guardie davanti l'ingresso, e allora... lì invece?" sviò immediatamente il discorso
"Quelle? Quelle sono gli alloggiamenti della truppa, niente di importante..."
-Bingo!-
"E come si dividono? La prego..."
Come resistere a occhi tanto... come dire...  "Pucciosi", ecco, la parola giusta
"Ogni porta reca un numero impresso, a seconda del battaglione si viene smistati in un alloggio differente, ad esempio..."
"Quelli che correvano?"
"Ah, i nuovi arrivi! Baracca numero 5, mi pare" commentò sovrappensiero
Perfetto. Ora aveva tutte le informazioni che le servivano!
"Interessante... oh, no, Hinata! Come si è fatto tardi!" esclamò preoccupata guardando con ostentazione l'orologio "La vostra compagnia è stata davvero piacevole, signor Caporale. Dovrebbe passare per un tè, un pomeriggio di questi" sorrise civettuola, dando il colpo di grazia al poveretto che ormai sorrideva come un ebete.

Ormai era arrivata al limite: quando fu sicura che nessuno potesse ascoltare, finalmente sbottò
"Hanabi. Cosa cerchi di fare, quali sono le tue intenzioni!?"
L'altra si degnò appena di guardarla di sbieco, prima di replicare candidamente
"Non so a cosa tu ti stia riferendo, Hinatuccia"
"Non fare la carina con me, ti conosco! Sei apparsa di punto in bianco, dopo anni, nessuno sa perchè; e ora questo tuo atteggiamento... cosa vuoi?"
Ormai la Hyuga più piccola era decisamente sorpresa
"Però! La gattina ha tirato fuori gli artigli..." ridacchiò "Va bene."
Ogni traccia di finta cordialità era scomparsa di colpo dal suo viso, mentre si rivolgeva a muso duro alla sorella
"L'ho fatto per salvarmi la pelle. Contenta?"
L'altra rimase ferma e tesa, in attesa attenta: chiaramente la stringata spiegazione non le era sufficiente, così si sentì in dovere di proseguire, più pacatamente
"Dopo che il mio ragazzo, suo fratello e sua sorella sono stati arrestati, la mia posizione nel clan dei Sand si sarebbe fatta pericolosa: Matsuri, una ex di Gaara mi odia a morte e sfortunatamente ha più seguito di me, che ero rispettata solo in quanto ragazza del capo. Per giunta il Sand è sempre stato un gruppo molto chiuso e mi ha sempre vista con ostilità; ho preferito tagliare la corda prima che loro mi tagliassero la gola. Ti spiace forse che tua sorella non sia crepata, Hinata?" sibilò sarcasticamente la piccola
"No, Hanabi. Mi spiace solo che mia sorella non sia stata sincera con me. Tutto qui." replicò con triste dignità
Presa in contropiede, l'altra annaspò in cerca di una risposta valida
"Non serve dire altro Hanabi. Non credere che io ti odi, non l'ho mai fatto. Neanche per un momento ho odiato te e Neji, perchè ero felice che almeno voi foste scampati alla tirannia di nostro padre. Ho preso volentieri su di me il peso della sua collera e del suo disprezzo per noi"
"Tu... tu..."
 

Il nodo nella strozza si stava facendo sempre più stretto
"TU SEI UNA STUPIDA!!!" pianse "Sei... sei troppo buona... sei stupida" singhiozzò "Ti preoccupi per noi... ti dovresti preoccupare di te stessa... stupi-"
Le parole le morirono in gola: Hinata la aveva abbracciata leggermente e ora la sua testa poggiava sulla sua spalla
" Tranquilla. Va tutto bene" mormorò materna, lasciando che la sua sorella più piccola si sfogasse per bene "Va meglio ora?"
Come una bambina, Hanbi tirò su col naso, asciugandosi con la mano della camicetta leggera
"Uhm!"
Poche parole e alcune lacrime avevano spezzato di colpo il muro di ghiaccio che le due avevano eretto in anni di convivenza e di assenza, l'una sprezzante della stupidità dell'altra, l'altra timorosa della forza e della crudeltà della sorella.
Ma ormai, Hanabi poteva vedere con chiarezza che quella che aveva scambiato per stupidità era pura bontà, la candida purezza della neve; a sua volta Hinata aveva ormai la certezza che la forza ostentata dalla minore altro non fosse che paura, profonda paura di soccombere al mondo.
Ormai parole non servivano più, tranquillamente, le ragazze si incamminarono verso la villa, dove li aspettava il Colonnello Hyuga. Non loro padre.
Ma i conti andavano saldati fino in fondo
"Sorellona... non ti ho detto una cosa"
"Dimmi pure"
"Ecco... io sapevo che Gaara era qui. Un signore dai capelli bianchi mi aveva avvertito... diceva di essere un parente di Naruto" ridacchiò osservando come al solo pronunciare quel nome la sorella fosse andata in palla
"E'stato gentile, anche se aveva l'aria del maniaco. Ora te lo chiedo io: che intenzioni hai, furbacchiona?"
"I-io...io... che significa che intenzioni hai?" arrossì con violenza
"Ma dai!". Ora era genuinamente sorpresa "Non mi dire che non hai capito perchè ho voluto sapere dove dormiva Gaara!" ghignò

Le due sorelle, ormai sulla via della riappacificazione, erano quasi arrivate alla loro temporanea prgione; i ragazzi, stremati, continuavano ad arrancare sperando che il supplizio avesse presto fine.
A Leaftown, in una sala d'attesa, una ragazza aspettava in piedi, davanti ad una segretaria con malcelata impazienza, donodolandosi sui piedi mentre rifletteva cupamente su quello che avrebbe dovuto dire in dieci minuti a questa parte.
Finalmente, la segretaria concluse la telefonata, rivolgendo un cortese sorriso alla ragazza:
"Prego signorina Haruno: il dottor Kurotsuchi la sta aspettando"


Allora, signori: chiedo umilmente venia, ma ho già ripetuto le mie scuse fino alla nausea, lo so, quindi mi limito a spiegare il perchè della dedica: molto semplicemente, la cara Lily ha seguito con ammirevole costanza e dedizione questo scrittore sfaccendato e io come la ripago? Mettendo il rating rosso alla mia storia e impedendole di leggere il seguito. Davvero un genio.
Cos' ho deciso di abbassare il rating e in segno di scusa, di dedicare a lei questo capitolo.
Tutto qui :-)

Sahrita: Ecco la risposta: Gaara a visto Hanabi! Non te lo aspettavi, vero? All'inizio una cosa del genere non era prevista, ma Hinata aveva assolutamente bisogno di qualcuno che le desse una mano e vedrai come la sorellina sarà essere efficente! XD
Carina quella frase sul potere, ma come vedi qui Hiashi se n'è accorto eccome di suo nipote: che succederà ora, lo ostacolerà o lo aiuterà?

luminum10. NARUHINA forever! (è anche il titolo di una fic splendida, tra l'altro...). Comunque sì, non ci sono crack pairings, anche se mai dire mai. Fermo restando quei due, mi piace far passare Sakura da un letto all'altro :-)

Sasukina90:: eeh... come ho detto su, Sakura è un personaggio che odio abbastanza ma che mi diverte. Tra lei e il suo ragazzo non so chi sia peggio da scrivere: che vorrà combinare con un dottore? Si saprà nel prossimo cap, tranquilla

paradisekiss: accidenti, ci hai azzeccato in pieno! ^^ bravissima... mi piace come coppia GaaHana, che ne dici? Non mi annoio di certo a leggere che vi piace la storia, è il mio stimolo a fare sempre meglio... siamo tutti un pò vanesi e una parola gentile fa sempre bene.
Non ti preoccupare se non recensisci dei capitoli, la storia credo sarà anche più lunga della precedente!

Vaius: Che squadra al campo sette, Ibiki Anko e Zabusa... mi mancava giusto Lord Voldemort e poi eravamo al completo! No dai, io adoro tutti e tre, quando ho visto Full Metal Jacket ho detto: "Questo è Morino spiccicato!"
Naruto ha trovato Hinata, Gaara la sorella di lei... chissà come andranno le altre coppie? Non credo ce ne saranno altre che si incontreranno mentre i ragazzi sono al campo, Sasusaku e Shikatema li ho già fatti vedere nella prima storia
Naruto attento ad Anko? Meno Choji, credo valga un pò per tutti all'interno del campo... prepararsi ad incursioni notturne dell'istruttrice con annessa vendetta di Zabusa XD


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Capitolo 4
*** Morire un pò ***


4
                                                                                                  Morire un pò



Deidara ne avrebbe avuto ancora per un pò con la sua punizione, così Zabusa, annoiato e infastidito dal fatto di avere la possibilità e non poterlo uccidere, decise di lasciarlo alle mosche per andare a controllare la situazione dalle parti del suo superiore.
Con sua grande sorpresa, in piazza d'armi non c'era nessuno, fatto fuori dal comune: dalla sua decennale esperienza, sapeva che Morino non si sarebbe mai mosso da quella posizione fino alla fine della punizione delle reclute, né per fame, né per sete, né per altro, continuando a fissare e a imporre la sua volontà  ai nuovi arrivati semplicemente con la sua presenza omicida e vagamente psicotica.
Proprio in quel momento, i ragazzi stavano per passare dal punto in cui si trovava lui; non aveva la minima idea di quanti giri avessero già fatto, se più o meno di dieci, ma visto che quella sera si era in vena d'eccezioni, decise autonomamente di andare avanti con il copione: un lungo e acuto fischio richiamò l'attenzione dei nuovi arrivati, che dopo quella quasi maratona avevano la stessa espressione di un bue rincoglionito.
Con intimo sollievo i ragazzi accolsero quella pausa, raggiungendo il caporale alto e silenzioso ad un suo cenno brusco; qualcuno ebbe la tentazione di buttarsi a terra, ma una occhiata malevola bastò a metterli tutti in riga, ansanti e piegati in due come cani da caccia esausti, mentre Zabusa percorreva la fila, osservandoli di sbieco.
In realtà, quel compito sarebbe spettato a Morino,  che li avrebbe poi demolito con il suo sarcasmo, ma il moro preferì tacere  e fare a modo suo, o si sarebbe senz'altro coperto di ridicolo.
"Bene, signori."
Prima non lo avevano sentito parlare; aveva una voce bassa, profonda, che sembrava provenire da un petto ben più ampio di quello di un palo della luce assassino.
"Avete visto quello che vi attende, se solo osate sgarrare dalle regole del campo. Rigate dritto e succederà la stessa cosa".
Sguardi perplessi scambiati fugacemente tra le reclute, ma Zabusa li ignorò bellamente, proseguendo diritto.
"Per i duri di comprendonio, sarò più chiaro: questa è una corsa contro il tempo. Il vostro tempo. Noi faremo del nostro meglio per uccidervi un pò, giorno per giorno. Voi cercherete di restare vivi. Se sopravviverete al nostro addestramento, sarete armi; se fallirete, a gioire saranno i cani".
Prese un respiro profondo, fermandosi a un capo della lunga fila.
"COSA NE DITE, VI PIACE?".
"Sissignore!".
"NON VI SENTO!".
"SISSIGNORE!".
Beh, era un progresso. Almeno stavolta avevano tirato fuori le palle già al secondo tentativo.
Ansimando, piegato in due, Naruto strinse la stoffa dei suoi pantaloni: quella era senza dubbio una sfida, il linguaggio che capiva meglio. Il caporale Zabusa li stava sfidando a sopravvivere, ma loro cosa avevano fatto finora? Se i muscoli del volto non fossero stati congelati dalla fatica, avrebbe sorriso.
Avrebbe superato il duro addestramento.
Avrebbe conquistato e fatto sua Hinata anche sotto il naso di suo padre.
Era una scommessa, un gioco, ma non avrebbe accettato niente di meno del jackpot.
Nel frattempo, l'alto caporale si stava incamminando verso le baracche, facendo loro segno di seguirlo.
"Abbiamo finito per oggi?" chiese speranzoso Shikamaru alla sua schiena "Signore?" aggiunse.
"Non ho ancora finito di uccidervi, per oggi. Venite con me".


Nervoso, Orochimaru si versò un abbondante dose di brandy nel capiente bicchiere.
Nell'altra stanza, immerso nel sangue, giaceva Kabuto; solo il suo pesante respiro,che sibilava attraverso i denti rotti rivelava che non era ancora pronto per il camposanto.
Doveva sfogarsi con qualcuno, Orochimaru, e i capelli del sottoposto gli ricordavano troppo quelli dell'Hatake, finché non avevano cominciato a sbiadire e ad essere troppo simili a quelli di quel porco di Jiraya.
Quel porco.
Sì, indubbiamente era opera sua se quel pomeriggio non aveva sdraiato sul lettino la progenie dei migliori soldati della Foglia.
Poteva renderli perfetti, armi ideali al servizio di un idea, la sua idea.
Invece...
Quando aveva chiesto informazioni, nella speranza di un semplice trasferimento imprevisto, si era sentito rispondere picche: arruolamento d'emergenza, che idea geniale! Ma per una cosa del genere serviva un permesso, un permesso che poteva rilasciare solo una persona...
"Non mi sembra che l'alcool ti faccia bene, dottore".
Lui.
Dal riflesso di uno specchio, finalmente si accorse di avere come ospite il Comandante Uchiha, comodamente immerso in una soffice poltrona di velluto rosso e intento a fare man bassa della ciotola di frutta candita sul tavolinetto di cristallo di lato.
"Che ci fai qui? Come sei entrato?!" ringhiò, senza minimamente impressionare l'altro.
"Mio caro, non ci sono porte chiuse per me, dovresti saperlo" sorrise soave, prima di buttare giù un'altra manciata di dolci.
Orochimaru si rassegnò, ma rimase in piedi, come un subordinato.
"Cosa vuoi?".
"Ero passato per un saluto, ma ho visto che eri impegnato con quel ragazzino e così ho preferito aspettare. Fai davvero delle robe tremende, dottore caro" cominciò, distrattamente.
"Tanto tremende che mi son detto: e se avesse fatto lo stesso con mio nipote? " lo guardò, rivelando in un istante una collera profonda come l'oceano e altrettando temibile, facendo arretrare istintivamente.
"Io non...".
"Ti prego" si alzò "Non offendere la mia intelligenza. Ho già fatto le ricerche del caso. Sei stato fortunato che le cose siano andate così...".
"Non mi sembravi tipo da affetti familiari" lo interruppe quasi beffardo l'albino, mentre l'uomo osservava il panorama della città dall'ampia vetrata.
"L'affetto non c'entra. Ho altri progetti per Sasuke, è una pedina fondamentale per il successo del piano" si girò.
"Tocca Sasuke e sei morto."
"Siamo alle minacce, Uchiha?" lo sfidò Orochimaru in un sussulto d'orgoglio.
Era un medico, Orochimaru, non un soldato. I suoi avversari li voleva legati, non aveva mai misurato la sua forza con un altro uomo.
Il manrovescio improvviso gli fece vedere le stelle e sentire nella bocca il sapore ferrigno del sangue, ma prima che potesse realizzare di essere stato colpito, una mano pesate e guantata lo prese per il retro della nuca, scaraventandolo di fronte sugli intarsi di legno del tavolitetto di cristallo, distruggendolo.
"Si chiamano minacce quando c'è una minima possibilità che non si avverino,  dottore. Non è questo il caso." mormorò con una certa perfida dolcezza alla maschera di cocci e sangue, lasciandolo cadere in mezzo ai frammenti con indifferenza. 

Quella stessa sera, Sakura era riuscita ad ottenere un colloquio con il dottor Kurotsuchi, preside della sua facoltà di medicina.
"Posso?".
"Avanti mia cara, avanti" ghignò dall'interno una voce.
Alla facoltà di medicina, gli studenti di ogni anno si erano sempre posti, almeno una volta, la fatidica domanda: cos'era più inquietante, nel dottor Kurotsuchi? I denti d'oro, la pelle albina truccata di blu o il fatto che era totalmente e incontrovertibilmente pazzo e un tocco sadico?.
"Ah, la signorina Haruno... posso chiamarla Sakura?" ridacchiò.
Ovvio che poteva. C'è forse qualcosa che un professore universitario non può nei confronti di uno studente?
"Si accomodi, si accomodi... Allora, la signorina Haruno, Haruno..." dalle carte che ingombravano la scrivania tirò fuori una scheda. L'aveva preparata in precedenza, magli piaceva fare teatro.
"Uhm... sì, sì... ottimi voti, referenze eccellenti, mente acuta e grandi abilità manuali" scorse rapidamente la scheda, sollevando poi gli occhi "la dottoressa Unohana ti stima... e non è da tutti. Ti vorrebbe come assistente il prima possibile".
"La ringrazio..." balbettò la rosa, presa in contropiede.
"Ma io non sono d'accordo" allargò il ghigno l'uomo, sporgendosi sulla scrivania e lasciandola interdetta "Hai un talento eccezzionale per la chimica farmaceutica, non ho mai avuto una studentessa come te. Quando vuoi cominciare? A lavorare sul serio intendo".
"Ma... mi mancano ancora alcuni esami..." protestò debolmente.
"Storia della farmacia, filosofia della medicina e Logica applicata. Possiamo scrivere due righe e il problema è risolto".
Era inquietante, pazzo, quei dannati denti luccicanti la mettevano dannatamente a disagio.
Però...
Era venuta per tutt'altro motivo e ora quello stramboide le stava offrendo il suo sogno su un piatto d'argento. Diventare chmica e ricercatrice, una professionista; i soldi investiti nell'università che finalmente davano frutto, la ricchezza e l'agio per lei e sua madre. Sarebbe rimasta a Leaftown, risparmiandosi quello che sapeva l'aspettava... a Leaftown c'era anche Itachi, in fondo...
Prese un respiro profondo, cacciando quei pensieri.
"La ringrazio, professore." prese più decisa "Ma non sono venuta per questo" aggiunse.
"Prego?" .
Kurotsuchi era perplesso e contrariato: per avere quella possibilità qualunque studente avrebbe dato una gamba e un braccio e lei osava addirittura rifiutare? Era tentato di cacciarla su due piedi e intiarle di non farsi più rivedere almeno finché non avesse recuperato la ragione, ma la curiosità dello scienziato ebbe la meglio.
"Voglio far parte del corpo delle Infermiere e per farlo ho bisogno di un attestato da parte vostra".
Eccolo là, il difetto. Come si dice, nessuno è perfetto, no? Perché un cervello acuto e brillante come un diamante doveva essere finito nel corpo di una banale patriottica?  
"Le infermiere?" ridacchiò "Assurdo... assurdo. Ci rifletta bene, signorina Haruno. Vuole buttare una brillante carriera e un futuro radioso in mezzo alla marmaglia e al fango? Per cosa, poi... Questo stato è fottuto, signorina, se ne faccia una ragione. Se proprio vuole rendersi utile, qui con noi...".
"Mi scusi, temo che lei mi stia fraintendendo. Il patriottismo non c'entra. Non sono nemmeno un angelo, mi interessa poco salvare vite in questo momento."
"Ah no?".
"Il mio ragazzo è... partito in guerra. Voglio essere con lui, voglio essere io quella che lo curerà quando starà male e si ferirà".
Cosa c'è di peggio di una patriottica? Una romanticona.
"Mi ha deluso, signorina" sospirò "Mi aspettavo chissà cosa da lei... Ma siete ancora una ragazzina".
Una ragazzina dallo sguardo ostinato, avrebbe dovuto aggiungere in tutta sincerità.
"Forse sono stata un pò melodrammatica... ma non posso farci niente. Non posso rimanere ad aspettare senza fare niente mentre lui è in guerra".
"Per fare l'infermiera non occorre un semplice attestato, ma tanta abilità pratica".
"Non è un problema" affermò Sakura decisa, meritandosi un'occhiata perplessa.
"Me lo dovrà dimostrare. Non potrà limitarsi a fare la dolce infermierina solo per il suo ragazzo; non potrà scegliere chi curare e chi no".
"Me ne rendo conto".
Che tempra, quella ragazza! Il veloce cervello di Kurotsuchi, rinomato nel suo ambente, lavorava veloce più che mai, alla ricerca di un motivo valido perché quel gioiello rimanesse con lui.
"Il fronte è molto esteso... chi le dice che finirà nello stesso posto di questo fantomatico ragazzo?" ghignò, furbo. L'asso nella manica: cosa ci vai a fare, Sakura, se potrebbero passare anni prima che riusciate a incontrarvi e potreste entrambi morire molto prima? Non è più saggio aspettare in un porto sicuro?
"Ho già risolto questo problema" esitò un attimo la ragazza, riprendendo il controllo di sè.
Kurotsuchi alzò le mani, sconfitto: riconosceva una battaglia persa, quando ne vedeva una.
"Ritorni tra qualche giorno" capitolò "Vediamo cosa si può fare".
La ragazza per poco non saltava ad abbracciarlo: ovviamente si inchinò una infinità di volte, ringraziandolo a più riprese e garantendo che sarebbe tornata e che avrebbe accettato solo allora quel posto, sempre che lui intendesse ancora offrirglielo.
Rimasto solo, il dottore ripensò alla sua ultima frase, che aveva segnato la sua sconfitta: che diavolo significava, ho già risolto questo problema? Delle due, o aveva mentito, o la ragazza era più marcia di quanto ci si sarebbe potuti aspettare.
Ghignò nella penombra: la cosa lo intrigava un sacco.

Quando Zabusa aveva parlato di ucciderli un altro pò, i ragazzi non avevano potuto fare a meno di chiedersi a quale sadica e pazza tortura sarebbero andati incontro, viste le premesse; quello che non si aspettavano, era di finire in una lunga sala ricoperta di piastrelle color crema sporco, che dava l'idea di un ospedale o di una clinica.
Da un lato, una lunga fila di panche, dall'altro lavandini, specchi e numerosi tipi in camice pressappoco bianco, alti e robusti, cosa che inquietò non poco le giovani reclute; comunque, onde evitare punizioni superflue, si sedettero tutti sulla lunga panca, mentre a gruppetti venivano fatti sedere sugli alti e scomodi sgabelli d'acciaio.
Quando gli uomini tirarono fuori forbici e macchinette, un sospiro di sollievo serpeggiò tra i ragazzi: erano semplici barbieri! Quello di Zabusa doveva essere stato una specie di scherzo, nella sua ottica perversa.
Ma quando i primi uomini uscirono trasfigurati dalle mani dei presunti barbieri, Gaara, che nonostante l'apparenza algida nascondeva una profonda sensibilità, capì immediatamente che Zabusa non stava scherzando affatto: i capelli sono una parte essenziale di noi, della nostra identità: Il loro colore, come li acconciamo, come li curiamo... tutto contribuisce a definire un essere umano nella sua originalità, ci parlano della personalità del suo proprietario, rivelano un sacco di cose, a saperli interrogare.
Perdere i capelli, mutilarli, è come perdere il nostro nome: una parte della nostra umanità se ne va con essi, rendendoci ciechi pezzi di carne che si muovono accidentalmente.
Guardando i suoi compagni, capì che anche gli altri, forse meno chiaramente, erano arrivati alle stesse conclusioni: non si stupì nel vedere Naruto e Sasuke schizzare in piedi, al turno successivo, in un gesto coraggioso e di sfida nei confronti di quel sistema barbaro.
Il biondo chiuse appena gli occhi, mentre le ciocche color sole cadevano a terra sotto i denti della macchinetta; Sasuke storse appena la bocca, mentre i macellai violentavano il suo leggendario culo di papera che faceva tanto ridere la sua compagna.
Finirono rapidamente, e altrettanto rapidamente arrivò il vero spettacolo
"Miseria, teme quanto sei brutto! Attenzione, alieno bastardo tra noi!"
In effetti il moro, senza i suoi capelli, sembrava avere un volto eccessivamente lungo e affilato, ma se aveva perso i capelli, conservava ancora la lingua tagliente
"Mettete su due braci, abbiamo un pesce gatto idiota per cena" Paragone ovvio, dati i baffi e il faccione che sembrava molto più tondo
Quelle poche buffonate e le risate che ne seguirono risollevarono percettibilmente il morale della compagnia: dopo di loro, tutti si sottoposero più rilassati allo scempio.
Neji non fece storie, anche se intimamente giurò a sè stesso che non si sarebbe più fatto ricrescere i capelli così lunghi... insomma, cinque anni di sacrifici buttati nel cesso!
Kiba fece inceppare tre volte la macchina, tanto aveva il pelo duro e ispido; i barbieri si incavolarono come iene.
Choji, senza i capelli era la copia sputata di un monaco, altrettanto pacioso e rassicurante.
Il più problematico fu sorprendentemente Shikamaru, che non voleva rinunciare al codino, sostenendo di avere già i capelli abbastanza corti: finì che un armadio ambulante lo prese come un coniglio per il codino, tenendolo sollevato e recidendolo con un deciso taglio di forbici.
Inutile aggiungere che a quella scena, tutti i presenti creparono dalle risate.

Seduto fuori la baracca a fumare una sigaretta, Zabusa non si curava dei suoni allegri che provenivano da dentro. Non era affar suo.
Anko era chissà dove con Kakashi, che indubbiamente reclamava i turni perduti.
Niente di male, in fondo, anzi: il moro si sentiva decisamente sollevato... tenerla a bada praticamente tutte le notti non era cosa da poco per un  uomo solo!
Un fruscio nell'oscurità attirò la sua attenzione: anche se rilassato, era sempre un soldato, am quando percepì che si trattava di Morino, ricadde a sedere: avevano abbandonato da tempo le formalità, tuttavia, una volta che il suo viso fu esposto alla fioca luce dei lampioni, non potè fare a meno di sentire un brivido lungo la schiena.
Morino sorrideva!
Se al mondo ci fosse stata una sola certezza, era quella che il Sergente Istruttore Ibiki Morino, non sorrideva soprattutto, non sorrideva apertamente e amichevolmente.
Il moro sospirò.
La metà delle reclute non avrebbe passato la giornata di domani.


Ah... finalmente è passato ferragosto, l'incubo di ogni alberghiere-ristoratore-barista... arriva l'autunno, la mia creatività aumenta e il caldo si smorza. Perfetto, no? :-)

Angolo recensioni:

Sahrita: Nikita, che bel paragone con la mia Hanabi! Ho letto un sacco di fic su di lei e per lo più la trattano male... qui è solo una adolescente che farebbe di tutto, lecito e non per il suo ragazzo (ad averla, una così ç_ç)... Ih ih, ormai la vecchina e il gatto sono bruciati, come scusa? Speriamo che l'autunno mi porti consiglio allora XD Per Hanabi che aiuta Hinata, arriverà il loro momento, ma non credo immediatamaente: è pur sempre una fic di guerra, dovranno anche allenarsi questi qui, no? :-)
Tra parentesi: adoro i papiri ^^

luminum10: Sakura se li va proprio a cercare i guai, non trovi? Ora il suo destino dipende da un pazzo stramboide... come se la caverà? Un indizio: attenzione al bel cognatino :-)

paradisekiss: Mostro assassino? Naah... è soltanto "spietata", se vuole qualcosa non si fa problemi a prendersela. Tutto il contrario della dolce sorella, in fondo... mi chiedo chi dele due sia meglio, mah. Ora i ragazzi hanno smesso di correre, ma Ibiki non si accontenta certo di così poco, ne vedrete delle belle (complice mio padre e i suoi aneddoti sulla vita militare... quando gli ho raccontato della cosa è morto dalle risate XD)

yuki21: Non ho intenzioni precise per il tuo personaggio preferito... diciamo che io scrivo e lei và avanti per conto suo. Voglio però farla più tosta di quanto l'abbiano fatta nel manga, lì la trovo veramente insopportabile :-) Ora conosci le sue intenzioni, vuole partire in guerra anche lei e ti dico che non sarà la sola, aspetta e vedrai

Vaius: Eh già, non fraintendere, Ibiki la vuole per farne un soldato, non credo abbia tendenze pedofile XD Anko2? è un idea *_*... non ci avevo pensato, ma da questo spunto ne può uscire roba epica per il futuro, thank you!
Per Choji... dai, a modo suo è carino e cicciottello, paciocco... ma non è una sex-machine XD (il mio parere da uomo però conta poco, lo so)

Lily Evans 93: Mia cara, te lo dovevo. In fondo non c'era ragione di avere un rating più alto, non sono uno scrittore di roba oscena o decisamente splatter... ci saranno violenza e parolacce ma conoscendomi ninte eccessivo, insomma. Fammi sapere come hai troato anche questo capitolo, mi racomando!


 

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Capitolo 5
*** Racoon' Night ***


5      
                                        Racoon' Night



Sdraiato sul suo letto, Gaara fissava il soffitto, bluastro alla luce dei fari al neon che trapelavano dalla finestra. Una persona qualsiasi al posto suo avrebbe avuto molti motivi per crollare esausto, soprattutto dopo una giornata così pesante; a onor del vero, un motivo valido per non dormire poteva tranquillamente essere il saporaccio di zuppa che aveva ancora in bocca e che non voleva andare via, qualcosa a metà tra il catrame e l'acquaragia, oppure a tenerlo sveglio poteva essere il russare contemporaneo di quaranta camerati.
Niente di tutto questo.
Nei suoi pensieri, solo una ragazza dal finto aspetto di bambina e la malizia di puttana matura, fedele solo a lui. Strinse convulsamente la coperta leggera: sapendola distante, stranamente, non si era preoccupato troppo; ma averla vicina e non poterla avere tra le sue braccia lo faceva andare pazzo.
Di scatto, si tirò su a sedere. Fanculo. Dicevano che l'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi, no?
Ma non era diventato il capo di una potente organizzazione criminale cedendo agli impulsi: si rimise a letto, aguzzando l'orecchio e cercando di andare oltre i rumori della stanza affollata. Qualcuno stava passeggiando fuori l'edificio, sentinelle, probabilmente. Non era sicuro di quante potessero essere, così si impose di aspettare, in modo da fissare gli ultimi dettagli ed evitare sbagli

Nella sua villa, Hanabi era ancora sveglia. Con circospezione, aprì la porta, spiando a destra e a sinistra. Nessuno. Era evidente che all'interno della casa non c'erano soldati, come si era aspettata.
Si concesse un sorriso interiore, le cose sarebbero state immensamente più facili
"Dove stai andando?" la gelò una voce familiare, non appena mise un piede fuori dalla stanza. Non si era minimamente accorta dell'arrivo di suo padre.
"Colonnello Hyuga, che piacere vederla a quest'ora tarda" ghignò con sfrontatezza, mentre il padre stringeva i denti così forte che quasi stava per spezzarli.
Era evidente che avrebbe voluto colpire la ragazzina, ma lei lo anticipò
"Non così in fretta. Ricordi il patto? Davanti alle persone io avrei fatto la brava bambina di papà, ma poi... nemici come prima"
L'unico modo per non perdere la faccia per il prode colonnello: la sua carriera sarebbe stata compromessa dallo scandalo se si fosse venuto a sapere delle imprese di sua figlia minore e di suo nipote, tanto per inciso. Per l'ultimo forse c'era ancora speranza di recuperarlo alla sua parte, ma nonostante fosse sprovvisto di istinto paterno, sapeva con certezza che ormai non aveva più potere su Hanabi. Ciò nonostante, aveva voluto tentare: entrambi avevano solo da guadagnarci, in fondo
Il silenzio si fece pesante, finché Hinata non si affacciò fuori dalla stanza
"Andiamo?"
Ora ci si metteva anche la maggiore? Ma che diavolo di discendenza aveva, cosa c'era di storto?
"Andare dove?" ringhiò in direzione dell'ultima arrivata, che non si scompo se
"Sul tetto"
"A vedere le stelle" colse la palla al balzo la più piccola, rincarando la dose con sufficenza "Leaftown è troppo inquinata, qui il cielo è limpido e ci sono poche luci"
"Ma guarda" commentò beffardo l'uomo "Non pensavo che mia figlia fosse così romantica"
"Buffo, vero? Credo di aver ripreso da mia madre, in questo"
L'ultima parola era sempre la sua: voltandosi, lasciò il padre in piedi come uno stoccafisso, avviandosi verso il tetto con la sorella maggiore al seguito
Effettivamente, il cielo era di un blu intenso: in inverno, l'aria era limpida e fredda e le stelle sembravano creare un soffitto di brillanti scintillanti; affacciata alla balaustra del tetto, Hanabi si voltò verso la sorella
"Grazie sorellona" ghignò birichina "Non fosse stato per te.... stavo dimenticando una cosa fondamentale" fece più seria, affacciandosi per osservare il perimetro della villa, sorvegliato da diverse sentinelle. Le stelle continuavano a brillare fredde, ma lei aveva occhi solo per quello che stava succedendo sotto di sè.

"Uno... due e tre. Tre persone"
Stavolta era sicuro. A giudicare dal rumore, erano in tre a fare la guardia; nessun uggiolio o latrato o rumore di catene, quindi niente cani. Meglio così.
Rapido e silenzioso, Gaara raccolse da sotto il letto gli scarponi, allacciandoli alla svelta. Ogni minuto che passava era un minuto in meno che poteva passare con la sua ragazza.
In una tasca nelle mutande aveva messo qualcosa che forse gli sarebbe stato utile; Naruto aveva abbandonato una maglietta pulita ai piedi del suo letto, raccolse anche quella usandola a mò di cappuccio. Per un attimo fu tentato di risolvere lì e subito la faccenda con il Nara, ma poi Naruto e Temari si sarebbero discretamente incazzati e poi non aveva tempo, quindi lasciò perdere per il momento.
Attento al rumore, aprì la porta sul retro: nessuno. Il campo era immerso nel buio, rischiarato appena dal chiarore dello stellato e dei pochi fari che sorvegliavano i confini: evidentemente la loro unica preoccupazione era quella di impedire gl ingressi e le uscite illegali, mntre se ne fregavano di quello che succedeva all'interno del campo.
Nonostante l'area fosse piuttosto estesa, il ragazzo aveva già fatto i suoi conti, programmando una rozza mappa nella sua testa: forse era stato un pò imprudente da parte sua, agire con così poche informazioni, ma per una volta cedeva all'istinto.
A testa bassa, evitando di passare davanti alle finestre Gaara procedeva con rapida cautela, attento ad ogni minimo rumore che potesse significare pericolo. Alloggi. Alloggi. Lo spaccio. Bidone giallo dietro lo spaccio...
"Ehi, tu!"
Il fascio potente di una torcia lo investì in pieno, abbagliandolo per un istante, prima che si mettesse a correre: alle calcagna, sentiva la sentinella, con gli altri due compari che lo avevano immediatamente raggiunto.
Non c'era tempo per pensare: il rosso correva e basta, nel tentativo di seminarli: davanti a sè, una specie di sottopassaggio.
Forse gli era venuta una idea.

Era passata un ora, da quando aveva cominciato la sua attività di osservazione, scambiando al più qualche parola distratta con la sorella, tanto per fare intendere a eventuali spioni che fosse una tranquilla serata tra sorelle: adesso aveva tutte le informazioni che le servivano, lo schema dei cambi di guardia e i relativi punti ciechi.
Storse la bocca, disgustata. Ma chi addestrava quei tipi, il Pupazzo Kon? Conoscendo suo padre, doveva aver provveduto di persona, quelli dovevano essere i suoi "pretoriani".
Meglio così. Gabbarli sarebbe stato più divertente.
Aspettò tre minuti, il tempo in cui le due guardie  sotto di lei si fossero date il cambio lasciando scoperto un angolo: la facciata orientale della villa, piena di decorazioni architettoniche e di griglie di legno per le piante rampicanti era quasi una autostrada a quattro corsie per lei, con tanto di illuminazione.
Aveva visto giusto: fu tanto rapida e silenziosa che era già nel folto della vegetazione che circondava la villa prima ancora che i guardiani fossero in vista.
La villa era in leggera collina rispetto al resto del campo: la ragazzina si appiattì nell'erba, per osservare la situazione o almeno quel poco che riusciva a distinguere. Verso l'estrema sinistra del campo si muoveva freneticamente una torcia, lanciando bagliori dappertutto: praticamente le sentinelle le stavano rivelando la loro presenza, così Hanabi si diresse verso l'estrema destra, protetta di tanto in tanto da qualche albero, o da una finta trincea o dalle prime file di baracche buie
"Spero che ne valga la pena...." mormorò a sè stessa, facendosi per un istante compagnia con la sua voce. Nessun rumore sospetto, poteva procedere tranquillamente. Di tanto in tanto, alla sua sinistra, vedeva ancora guizzare la torcia bianca, che la rassicurava.
Sorpassato un bidone giallo, sapeva di essere arrivata. Con cautela, si affacciò alla finestra della baracca dove Gaara dormiva con i suoi compagni, ma non appena si alzò...
"Non ti muovere!"

Le tre sentinelle imboccarono velocemente il sottopassaggio, ma all'uscita la strada si divideva in più vie. L'intruso incappucciato doveva avere imboccato una di quelle, così decisero di dividersi e tenersi in contatto con le ricetrasmittenti. Il suono dei passi diventò rapidamente lontano e quando il silenzio fu assoluto, qualcosa cadde dal soffitto del cunicolo.
Gaara si era velocemente arrampicato, puntellandosi contro le pareti con mani e gambe e nascondendosi contro una delle grosse tubazioni per l'acqua che passavano per lì sotto.
Il ragazzo sospirò tra sè "Che seccatura..." si morse la lingua. Così somigliava troppo a suo "cognato".
Però non potè trattenersi dal sentirsi ammirato di sè per l'eccellente manovra: chissà, forse in una vita precedente era un ninja?
Il difficile era passato, ormai era fuori dalla cittadella di baracche: usare l'ambiente per avanzare non era un grosso problema, soprattutto l'ultimo tratto, che creava una naturale barriera vegetale di piante in modo da impedire alle persone del campo di vedere quello che succedeva all'interno.
Ormai Gaara aveva raggiunto la siepe che circondava la casa e poteva farsi una idea più precisa della situazione, in modo da trovare un varco per entrare, ma quando stava per entrare in azione, sentì la pressione della canna di una pistola puntata alla tempia: un soldato lo teneva sotto tiro davanti a sè mentre l'altro lo bloccava da dietro. Non aveva sentito niente. Dovevano essere dei professionisti di buon livello.
"Muovi un muscolo e sei morto" gli intimò quello alle sue spalle "Togliti il cappuccio. Lentamente."
Gaara fece come gli era stato chiesto. Rimpianse di non essersi portato il trucco appresso per alterare i connotati, ma ormai la frittata era fatta
"Una recluta. Che cazzo ci fai fuori dalla camerata, eh?"
"E soprattutto, che cazzo ci fai qui? Questa è la villa del Colonnello Hyuga"
"Lo so" rispose con freddezza: aveva già riguadagnato la sua abituale compostezza dopo il primo attimo di stupore, ma non durò a lungo. Il soldato davanti a sè lo colpì con violenza con il calcio del fucile alla mascella
"Lo so, signore." lo corresse, mentre il ragazzo si asciugava il sangue "Lo sapevi. Bene. Cosa cercavi, qui?" gli ripuntò il fucile.
Con calma, Gaara aprì il pugno che aveva serrato, mostrando una cosa raccolta poco prima di essere catturato
"U... un fiore? Mi prendi per il culo!?"
"Un fiore di oleandro" precisò "Mi hanno sfidato a venire qui di notte: come prova, avrei dovuto portare questo"
Il tono era gelido, sicuramente non quello di un giovane che confessa una ragazzata; il soldato alle sue spalle strinse un pò di più la presa, facendo arrivare alle narici di Gaara un odore familiare
"A me non mi convince affatto" dichiarò quello davanti "Portiamolo dal Colonnello"
"Io ho una proposta migliore: vediamo se vi convince"

"Si-signorina Hanabi?!"
"Oh, caporale Ebisu! Che fortuna!" singhiozzò la ragazzina, slanciandosi verso di lui con le lacrime agli occhi
"Che... che le è successo? Perchè siete qui fuori?" La tentazione di abbracciarla era forte, ma la consapevolezza del grado e della presenza dei suoi uomini lo trattenne
"Dovete essere un angelo, caporale... sono uscita per fare un giro, quando cambio letto non riesco mai a dormire, e ora..." fece una con una vocina piccola piccola "ecco... insomma, non so più come tornare indietro! Stavo cercando qualcuno già sveglio per indicarmi la strada e siete arrivato voi, fortunatamente" sorrise, piena di riconoscenza
Aveva avuto fin troppo Ebisu per una giornata sola: declinò gentilmente le sue galanti offerte di riaccompagnamento adducendo vaghe scuse, per poi incamminarsi nella direzione che gli aveva indicato con tanta gentilezza il babbeo.
Se l'occhialuto avesse avuto il potere di leggere nella mente, i pensieri di morte dolorosa che stava progettando Hanabi gli avrebbero tolto il sonno per un bel pezzo, anche se furono interrotti bruscamente: davanti al bidone giallo, qualcuno stava trafficando ma si voltò non appena sentì i passi della ragazzina. Stupefatto, i suoi occhi color acquamarina sembravano aver divorato la faccia per come erano spalancati; dal suo canto, un soffice rossore affiorò sulle guance della giovane, che si era coperta la mano per non strillare.
Un solo attimo di breve incredulità e Hanabi era già tra le braccia di Gaara: si stringevano, come se l'uno avesse voluto fondersi con il corpo dell'altro; nemmeno si baciavano o parlavano, mugolavano dalla gioia, testa contro spalla, le esili braccia che stringevano l'ampio torace, la guancia che sfiorava la tempia.
Un leone spelato con la leonessa dalla lunga criniera.
"A quanto pare non mi libererò mai di te, donna". La voce non era più gelida, ma soltanto bassa e profonda. La ragazza scosse il capo
"Tu sei il mio tasso, io la tua pulce: scrollati finché vuoi, non ti abbandonerò mai"
"Quanto romanticismo in una persona sola!"
"Sei il secondo stanotte che mi dice una cosa del genere" rise, per osservarlo più attentamente "Ma... sei ferito!"
In breve il ragazzo le raccontò della sua cattura
"... fortunatamente quello che mi ha preso aveva addosso odore di stupefacenti. Ho promesso loro un pò della roba che avevo portato in cambio della libertà e che gliela avrei nascosta qui... a momenti verranno a prenderla" borbottò abbattuto per poi ringhiare "Mi hanno persino minacciato... mi hanno minacciato di passare da loro se voglio fare entrare  erba o roba del genere nel campo."
"Bastardi" sibilò lei, comprensiva. Ma appoggiata la testa al petto del suo uomo, nascose un sorrisino malvagio "Hai detto che stanno venendo qua, giusto? Ora ci pensa la tua Hanabi. Nasconditi e stà a guardare"

Quella stessa notte, da dietro un mucchio di casse vuote dello spaccio, Gaara potè godere del talento da attrice della sua ragazza: aveva portato Ebisu e i suoi nel luogo della consegna, dove le sentinelle avrebbero dovuto raccogliere la busta d'erba lasciata da Gaara.
Il colmo, quello che rischiò di strappare una sonora risata al ragazzo, si ebbe quando quelli tentarono di dare la colpa a "una recluta": con la massima tranquillità, Ebisu li informò che la signorina Hanabi li aveva sentiti dire che in caso di necessità avrebbero dato la colpa a uno dei nuovi arrivati!
A nulla valsero le proteste: una sommaria perquisizione e gli agenti trovarono altre sostanze illegali addosso agli idioti, rendendo la loro posizione estremamente difficile.
Il colpo di grazia lo diede proprio Hanabi, che montò su un tale casino da ragazzina perbene di buona famiglia, tutta casa e chiesa (ovviamente minacciando di informare il padre della questione e che lui sarebbe stato totalmente d'accordo con la figlia) che il caporale si convinse della assoluta necessità di cacciare fuori i due dal campo quella sera stessa.
Nel frattempo, mentre i due venivano scortati da un ufficiale per formalizzare la cosa, Gaara ne approfittò per tornare con tutta tranquillità agli alloggi, nonostante tutto, soddisfatto: era come diceva quello, "amare non vuol dire passare tutta la vita insieme in pace, ma lottare per stare anche solo un istante con la persona che ami."*
O qualcosa del genere
 

*Palesemente rubata a una fic di Omega. Perdonami ^^
 

Angolo recensioni:

yuki21: il fatto dei capelli è ispirato a una stroia vera. La mia ç_ç li avevo fatti crescere per un anno, lunghi lisci e castani. Poi al lavoro sono stato costretto a mettere mano alla macchinetta X(. Miserie umane. Se le ragazze sensibili non ti stanno bene, questa sarà la fic che fa per te. Tutte le ragazze sono "toste", anche HInata. Vabbè, magari lei non immediatamente, però.,..

Sahrita: ahah, si, l'ho visto, ma pensavo più a Full Metal Jacket. Poi i film di guerra mi piacciono un sacco, quindi sono abbastanza documentato sull'argomento.
"Scrittoagnaficamente" m'è piaciuta, un neologismo che rende l'idea. XD farò del mio meglio per meritarmelo il più spesso possibile.
Per il ritardo... bè, oggi sono stato assalito da un orda di tedeschi cappuccinomani, spero sia abbastanza originale come giustificazione :-)

Vaius: Eh, anche Ibiki sorride, e come Zabusa ha capito, non è un buon segno. Diciamo che involontariamente il colonnello gli ha dato buone notizie riguardo l'identità dei giovani e magari lui vuole tentare di bissare il successo del gruppo di allievi più famoso dell'esercito. Certo che... quando scrivevo immaginavo i personaggi con i capelli quasi a zero: sono brutti sul serio!

luminum10: sono contento ti sia piaciuto! Ti posso assicurare che non ci sarà tempo per una seconda passata dal barbiere per i ragazzi, ma... Niente spoiler :-)

Lily Evans 93: ti capisco benissimo... anche io dovrei preparare un esame ma ogni volta vedo il libro, lui mi vede, ci salutiamo e poi ognuno per la sua strada. Mah, spero che mi facciano passare perchè sono bello, aitante e simpatico (modestia-time). Già, che morino sorrida preoccupa un pò, giusto. Farà del suo peggio, ma i ragazzi non si faranno spezzare (spero). Anche tu una fan di Sakura la tosta? XD Non potevo mica mandare in guerra una piagnona :-)

wari: eccovi servita, mia buona amica. Come le avevo promesso, oggi ho aggiornato, spero che il piatto sia di vostro gradimento U_U. Ancora un pò di Hanabi e di GaaHana, tonico sovrano contro la depressione, mi fanno morire sti due: stanno scalando la classifica delle coppie più amate XD
Kakashi e Anko, ti sono piaciuti? Penso sia una bella coppia, ma anche Zabusa è un personaggio che si è visto troppo poco... dove diavolo sono le sfere del drago quando servono?

Dark









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Capitolo 6
*** Dall'altra parte ***


6
                                                                                                               Dall'altra parte


Attenzione: elevata presenza di linguaggio non proprio "fine".

Seduto al piccolo tavolo nella sua tenda, Takenaka consultava i suoi appunti con aria vagamente perplessa: era evidente che la nazione del Fuoco fosse allo stremo, a giudicare dagli ultimi provvedimenti presi in materia di reclutamento, ma non si aspettava tanto. Le stime fatte dalla loro spia parlavano di un potenziale di oltre quindicimila nuovi soldati, cosa da non prendere assolutamente sotto gamba; i suoi ragazzi potevano certamente andare avanti ancora per molto, ma la carne da macello scarseggiava, come un mucchio di altra roba.
Stava ancora fumando con tranquillità cercando di fare quadrare i conti, quando l'attendente di campo venne ad avvertirlo che gli altri erano arrivati.
Francamente era la seconda cosa della giornata a stupirlo: quel piccolo gruppo di mercenari non rispondeva mai con troppa solerzia alle sue chiamate: evidentemente la forzata inattività doveva aver fatto loro un sacco di bene.
Mentre passeggiava per il piccolo villaggio di casupole di legno, qualche contadino lo salutò allegramente mentre brandiva la zappa, mentre donne e bambini gli rivolgevano un timido sorriso, da dietro i pesanti scialli. Takenada era un eroe. Takenada li avrebbe salvati dalla dittatura dei crudeli padroni del Fuoco. Takenada era un uomo come loro, un uomo di saldi principi come la terra rocciosa che ancora si ostinavano a coltivare, e lui non faceva molto per assecondare le loro idee, nonostante queste fossero del tutto sbagliate.
In realtà, Takenaka e i suoi stavano tirando anche troppo per le lunghe quella faccenda. Si sarebbero potuti arrendere molto tempo prima, risparmiando un elevato numero di vite umane e provare a cercare una sorta di pace; oppure, come vi era già stata la possibilità, avrebbero potuto sferrare un colpo decisivo alle armate nemiche, annientandole; purtroppo, entrambe le soluzioni erano poco gradite ai loro "sponsor", che vedevano la fine della guerra come la fine dei loro affari. Il loro contratto era stato chiaro: la guerra deve andare avanti, anche in eterno, se possibile. Ai lampi e alle luci di un massacro immediato, doveva sostituirsi il lento stillicidio di vite umane.
L'uomo non si nascondeva dietro un dito: sapeva di essere entrato a buon diritto nel novero degli stronzi a livello planetario, ma quello che contava di più per lui e che aveva messo sull'altro piatto della bilancia era molto più importante.
La tenda delle riunioni sorgeva in mezzo al villaggio, dove una volta c'era la piazza principale: al suo interno, c'erano tutti i professionisti che gli avevano mandato. A un lato del tavolo, un tipo orientale dai lunghi e sottili capelli scuri tentava di dare fuoco al tavolo; due ragazzini, dal capo opposto, si stavano tranquillamente scambiando i vestiti e una lunga parrucca argentata, mentre dietro di loro troneggiavano una gigantesca ascia e un M1918, un fucile semiautomatico con sopra un orsetto. Infine, seduti sulle casse in fondo, due uomini. Uno era un ragazzo piuttosto normale, castano con occhi grigi e una vistosa cicatrice a forma di croce sulla guancia. Nonostante stesse seduto, si avvertiva una certa rigidità militare nel suo modo di fare.L'altro era molto più anziano, scuro di carnagione e muscoloso, dai corti capelli a spazzola scuri; ghignò apertamente al suo indirizzo, mentre si sedeva al suo posto
"... Zolf, potresti togliere  di mezzo quell'accendino? Non so se hai notato, siamo in una tenda e quelli li in fondo, vicino a quel tipaccio sono esplosivi" sbuffò bonariamente Takenada "Voi due invece... insomma, è un riunione!"
"Ci dispiace signore" disse neutralmente quello dai capelli più corti
"Ma oggi fare il fratellino toccava a lui" completò l'altro... altra? Insomma, quello che aveva i capelli lunghi
L'ultimo uomo ghignò
"Qualcosa ti diverte, Gauron?"
"Oh, si... parecchie cose. Tanto per dirne una, non pensavo di ritrovarmi in un asilo nido con dei mocciosi..."
Fu un istante: la ragazzina dai capelli lunghi puntò il suo lungo fucile, Zolf invece tirò fuori dal lungo cappotto una pistola; il giovane che invece ancora non aveva parlato si mise immediatamente in posizione di difesa davanti a Gauron
"Signori, vi invito a sedervi... Gauron, se i tuoi compagni non ti stanno bene, quella è la porta"
"Tsk... riposo, Kashim" richiamò sprezzante il ragazzo
"Bene. Ora che abbiamo appianato le nostre divergenze, possiamo passare alle cose serie: i capi hanno deciso che a breve i tempi saranno maturi per l'"Occhio di Luna""
Erano anni che penavano, aspettando quel momento. A breve, avrebbero sovvertito i poteri della grande nazione del Fuoco e della maggior parte delle terre confinanti; grazie alle risorse che avevano accumulato durante quella lunga guerra, conquistare territori anche più ampi sarebbe stato uno scherzo, in una vorticosa reazione a catena che li avrebbe portati ad avere i controllo dell'intero mondo!
"Prima di tutto, le vostre missioni. Hansel, Gretel" Takenada porse loro un fascicolo "Qui ci sono i vostri prossimi obiettivi. Abbiamo lasciato il meglio per ultimo, c'è addirittura un capo di stato. Kimblee, come sei messo ad esplosivi?"
"Dimmi quando e dove"
"Tieni..."
"Ah" fece l'umo, sorridendo. "Ponti. Non sono come gli ospedali o le scuole, ma mi accontento"
"Gauron e Kashim, per ora voi siete in stand by. Non è ancora il momento di tirare fuori Arbalest e Venom"
"Il Venom sta facendo la polvere, ed è una cosa che non sopporto..." lo ammonì Gauron
"Aspettate il nostro terzo asso, questi sono gli ordini."
"Ok, ok..."
"Ricevuto" scattò sull'attenti Kashim

"Attenti, scarti di soldati! ieri sono stato permissivo e gentile, ma da oggi mi aspetto di più da voi!"
"Signorsì signore!"
"Ogni due giorni, farete allenamento con me. Negli altri, il caporale Zabusa vi addestrerà nelle tecniche di lotta, mentre il caporale Mitarashi e il capitano Hatake nell'uso delle armi. E' tutto! Rompete le righe!"
Quella mattina, quando li aveva svegliati, il sergente Morino era sembrato loro decisamente più allegro e meno su di giri del giorno prima; ingenuamente, si erano detti che magari avevano commesso un errore di valutazione, forse non era così tremendo come voleva apparire.
Speranze ovviamente ben presto andate in frantumi: pochi giri di corsa di campo che avevano già messo alla prova i muscoli stremati dal giorno prima, ed ecco che il loro adorabile istruttore aveva portato davanti al primo ostacolo le sue nuove reclute infagottate in lunghe maglie grigie e pantaloni verdi. Cappello a parte, era la stessa mise di Morino tra l'altro.
Per prima cosa, avevano tre cavalletti fatti con tronchi di legno davanti a loro: il primo serviva da pedana d' appoggio, essendo a non più di dieci centimetri da terra  Era necessario tuttavia per raggiungere il secondo a un metro e settanta e poi il terzo due metri e mezzo: Da lì, ci si lanciava sulla nuda terra.
Nulla di particolarmente difficile, infatti la maggior parte delle coppie, anche se arrancando, riusciva a portarlo a termine al primo tentativo.
Il problema però, come tutti prevedevano, fu Choji
"Si può sapere cosa cazzo stai facendo, grassone?" cominciò a urlare al suo indirizzo "Vuoi fregarmi? Vuoi attirare l'attenzione fingendo sofferenza? Alza quel culo grasso e salta quell'ostacolo, muoversi!"
Ogni tentativo però era peggiore del precedente: non che non si impegnasse, ma le braccia non erano allenate a quel tipo di sforzo: si aggrappava al secondo tronco e inevitabilmente crollava a terra, sotto lo sguardo disgustato e gli insulti sempre più pesanti di Morino.
Ancora peggio quando si trattò di fare piegamenti su una barra: dovevano aggrapparsi e tirarsi su con la sola forza delle braccia
"Margherita, forza! Saresti un soldato? Se tu sei un soldato io sono il papa! Se non ti alzi su quelle braccia ti spedisco a lavare cessi per un mese, forza!"
"Biondino del cazzo meno chiacchiere! Vuoi un altro giro nella fossa?"
"Su cazzo! Su ho detto! Fammene una per il tuo sergente! Fammene una per i caporali! Cos'è, i caporali non ti piacciono, sbiancato? Grassone, fammi tu un sollevamento per i caporali, forza! Che hai, hai frequentato troppo la signora mano ieri sera? Tirati su o sparisci, vescica ripiena di merda!"
Ansimava sempre di più... ma il peggio doveva venire: il terzo ostacolo era una sorta di enorme scala a pioli, larga e robusta abbastanza per tre persone: ci si doveva salire in cima per poi passare dall'altra parte e ridiscendere
"Sei patetico grassone, ti rendi conto? Anche mia nonna farebbe meglio del tuo culo flaccido, lo sai? Avanti, sali! Sali ho detto!"
Era arrivato in cima, quando almeno venti persone erano passate nel tempo che lui ci aveva messo, ma sembrava dubbioso
"Scavalca! Muoviti e scavalca, maledetto lardo ricoperto di ciccia! Scavalca!"
Ma non ce la faceva: oltre alla debolezza, anche le vertigini ci si erano messe
"Non vuoi scavalcare? Scendi, dannazione! Scendi dal mio ostacolo del cazzo! Hai bisogno di qualcuno che ti raddrizzi, grassone! Giuro che riuscirò a renderti un soldato decente, dovessi morirci sopra!"
E così via, per tutto il giorno: ora ce l'aveva con Naruto, ora con Sasuke, ogni tanto con Deidara o Sasori. Ma lui era sempre in mezzo, sempre il bersaglio preferito delle imprecazioni sempre più colorite e fantasiose. Fossero stati al cinema magari ne avrebbero sorriso, come in una sorta di commedia. Vista dall'esterno quella rabbia poteva sembrare esagerata e in un certo senso piacevole. Quando la parola di un uomo calvo e muscoloso si traduceva in vita o morte però la musica cambiava.
Naruto cominciava a capire quello che ne sarebbe stato di loro: nemmeno una volta, nel corso dell'addestramento, Morino aveva usato i loro nomi. nemmeno una, neanche per sbaglio.
Quando li aveva fatti correre nel fango, Kiba era scivolato e Neji, istintivamente gli aveva porto una mano per aiutarlo a rialzarsi, ma nel momento della stretta, la prima frustata della giornata si abbatté su di loro e sulle loro mani, forzando l'Aquila a lasciare il Cane, sotto lo sguardo adamantino e severo del sergente istruttore.

"E' dunque questa la routine di un campo di addestramento del Paese del Fuoco?" si domandò NAurto mentre l'acqua della doccia, a tratti bollente e a tratti gelida, lavava via lo sporco e parte della tensione.
Non conoscevano soldati di nessun altro campo quindi non avevano termini di paragone; però, quello che Morino voleva e che avevano solo sospettato ormai era
chiaro. Macchine, non uomini; privarli della loro originalità in quanto esseri umani, renderli ciascuno uguale all'altro, una massa anonima di carnefici con in testa solo il prossimo nemico da abbattere; voleva la loro mente, voleva loro come persone, per poi svuotarli e lasciare un guscio di ossa, muscoli e riflessi.
Mentre finalmente la temperatura dell'acqua raggiungeva una temperatura accettabile, Naruto rifletteva.
Aveva sempre i suoi amici, che potevano dargli una mano: ma la reazione di Morino alla vista dNeji che aiutava Kiba era stata chiara. Ognuno per sè.
Pensava a Chouji, che più di tutti pativa quella situazione e che rischiava di perdersi.
Fu solo nella cuccetta che una pallida soluzione gli venne in mente: tra il suo equipaggiamento, aveva un coltellino multiuso con una lama lunga circa cinque centimetri e un vecchio accendino ancora fuzionante per sterilizzarlo. Le mani tremavano un pò, chiunque vedendolo lo avrebbe preso per un fanatico, un fissato o magari un esibizionista.
Una mano più ferma impedì all'accendino di cadere: le fiamme danzavano negli occhi scuri di Sasuke, che lo fissavano come in attesa di qualcosa.
Il biondo annui, mentre lo sguardo dell'altro brillava quasi di composta fierezza.
Solo allora la Volpe lanciò la sua sfida: con la lama del coltello ancora calda, incise all'altezza del suo cuore un piccolo kanji: Naruto.
Come se fosse la cosa più naturale del mondo, l'amico fece lo stesso.
Ora, seduti fianco a fianco sulla stessa brandina, si fissavano in tralice
"Che ci provino ora, a fare i furbi..."
"Già... con chi diavolo credono di avere a che fare!?" risero insieme, facendo nascere nei compagni la convinzione che un solo giorno di allenamento li avesse resi pazzi sul serio.



Ehm... (vocina timida)...buongiorno... il vecchio Dark  è tornato dopo due mesi a farsi sentire, direte voi. Mi spiace molto per il ritardo... ma sapete, la vita è una cosa maledettamente difficile. Sono riuscito finalmente a ritrovare ispirazione, anche grazie ad un amico e spero di potere andare più spedito.
Scusate ancora :-(

Angolo recensioni:

Vaius: Bellissima coppia, i due... mi ricordano ShikaTema... non ce li vedevo a fare la coppietta melensa, e poi mi seerviva un alleato dalla parte di Hinata che la aiuti, povera ragazza, a trovare due briciole di coraggio! XD

Yuki21: eh, sai com'è... si è in guerra, il giusto e lo sbagliato perdono di significato U_U. Piaciuta la frase di Hanabi? ahaha... alle volte non so neanche come mi vengono XD. Che ci vuoi fare, comunque... siamo di una annata di romanticoni incalliti ^^

Lily Evans93: Ecco, con due mesi di ritardo il novo capitolo, perdona il tempo che hai aspettato... bon, pare che le coppie stiano bene a tutti! Ora non mi resta che mettere insieme quella principale e siamo a posto!


Per chi interessa e a chi piace Bleach, ho iniziato a postare anche una fic-giallo su quel mondo dal titolo "Dream Dream Dreamers", datele pure una occhiata se vi va!

Dark

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Capitolo 7
*** Armi, che passione! ***


Capitolo 6
                                                                                            Armi, che passione!



Ancora rigidi a causa del pesante allenamento del giorno prima e mezzi rintronati dalla sveglia eccessivamente mattutina, i futuri soldati erano stati fatti accomodare da un piantone in una specie di lungo e stretto capannone, grigio e umido come d'altronde sembrava essere quell'intero mondo. Visto che nessuno pareva di guardia, Shikamaru, seduto in fondo ne approfittò per un secondo sonnellino, tanto per alzare la media scandalosamente bassa per uno come lui di ore di sonno, ma al primo cenno di appisolamento, si percepì provenire da qualche parte uno schiocco secco, seguito da una imprecazione piuttosto pesante del ragazzo, che si massaggiava la fronte irritato.
"Che caz... un insetto?".
"No" commentò Neji, chinandosi e mostrando una pallina di gomma dura dalle dimensioni di un pisello circa.
"La prossima volta ne uso uno vero" lo avvisò una voce di donna, tra lo scocciato e il divertito.
Il caporale Anko Mitarashi, dall'alto del suo splendore in calzoncini corti e canotta, fece roteare la piccola pistola a gas: era stato senza dubbio un tiro magistrale, centrare una persona con pistola da quella distanza, ma la donna non pareva avere voglia di approfittare troppo dell'aura di genuina ammirazione e timore che aveva instaurato negli allievi, perchè si fiondò immediatamente dietro la cattedra.
"Benissimo, bambini! Noto con piacere che siete riusciti tutti ad alzarvi per venire a salutare la nuova maestra, me ne compiaccio!".
"Accidenti quanto urla questa pazza di prima mattina..." gemette Kiba, facendo il gesto di tapparsi le orecchie.
"Sembra un esaltata... come qualcuno di nostra conoscenza".
"Già... sarà mica parente di Naruto?" sghignazzò senza darlo troppo a vedere Sasuke, provocando un ringhio altrettanto basso e offeso da parte del biondo in questione.
Ulteriori battute furono troncate da una raffica di proiettili: stavolta l'istruttrice era passata ad una mitraglietta Uzi.
"Silenzio o sparo!".
-Decisamente è una che preferisce agire prima di parlare!- pensarono tutti.
"Se nessun altro ha da borbottare... sono il caporale Mitarashi Anko, incaricata di istruirvi sull'uso delle armi standard. Al termine del mio corso, saprete usare pistole, fucili e mitragliatori d'assalto a occhi chiusi!".
Involontario, un brivido di eccitazione passò tra i ranghi: avere delle armi in mano si prospettava decisamente interessante, convennero i più, ma la donna non aveva ancora finito: schioccando le dita, tre uomini portarono nella stanza altrettanti scatoloni sigillati, destando la curiosità di tutti che ovviamente pensarono immediatamente ai micidiali strumenti.
Le loro attese non furono deluse: dal primo cartone, la donna tirò fuori una piccola valigetta verde, al cui interno, in una nicchia di plastica, era contenuto un esemplare di pistola che a prima vista nessuno riuscì ad identificare, nera e leggermente più piccola della Colt semiautomatica che avevano usato fino a quel momento.
"Da oggi in poi, questa sarà la vostra unica compagna, amante e moglie! E' una Beretta M9: pratica e resistente, potete farci il bagno e dopo sparare tranquillamente" illustrò il caporale, gasandosi involontariamente "Ottima per gli scontri a corta distanza ed affidabilissima, è raro che faccia cilecca".
"E tutto questo alla modica cifra di...?" rise sotto i baffi il Cane facendo sorridere involontariamente Neji.
"Di un sacco di allenamento, stronzetto!" sbraitò in risposta la Mitarashi, stavolta centrandolo in pieno con la valigetta vuota, ben più pesante di un proiettile finto.
Seccata dalle continue interruzioni, fece cenno agli aiutanti di distribuire le confezioni.
Naruto, con impazienza, aprì la sua: è vero che preferiva armi bianche, ma quell'oggetto aveva un che di affascinante, se la rigirò tra le mani come stordito, quasi non ne avesse visto una in vita sua, dove invece erano passati più proiettili che giorni.
"Ok, signorini, posate le damigelle sul tavolo, ho qualcos'altro per voi".
"I caricatori" sorrise felice il biondo come un ragazzino che si ritrova la mattina di natale a scartare il regalo che aveva sempre sognato: stavolta però non ebbe fortuna, perchè la loro insegnante lo guardò come un perfetto idiota, segno che non ci aveva preso per niente.
"Sbagliato. Vi ho detto che le Beretta saranno le vostre donne: vorrai mica andare a letto con una donna senza conoscerla un pò, prima?"
"Sarebbe piacevole" buttò lì distrattamente Sasuke.
"Attento signorino, potrei prenderti in parola..." ghignò tra sè l'altra.
Ovviamente la Volpe, nella sua furbizia, non aveva capito nulla.
"E quindi?".
La risposta, precisa e puntuale come d'altronde sembrava ogni cosa nel campo, arrivò subito: nelle scatole, oltre alla pistola, c'erano dei piccoli sacchetti di tela, contenenti vari attrezzi chiaramente usati per la manutenzione delle armi.
"Vi eserciterete a smontare e rimontare le armi finchè non sarete in grado di farlo ad occhi chiusi! Alla lavagna trovate le istruzioni, mettetevi al lavoro!"
Un mormorio di disappunto da parte della folla, ora di dare il colpo di grazia.
Prima di andarsene per una sigaretta, la donna si voltò leggermente, con aria sadica.
"Dimenticavo: l'ultimo paga pegno!"
 

"Merda..."
Naruto mordicchiò il cacciavite, perplesso: ok, qui va il carrello, qui ci appoggiamo il cane, il grilletto...
-E questa che cacchio è?!- pensò perplesso sollevando una molla. Avrebbe volentieri chiesto aiuto a Sasuke, ma i portantini di prima sembravano scoraggiare chiunque da muoversi più del necessario, così si limitò a metterla da parte su un panno assieme agli altri pezzi.
"Tu, in fondo! Lavora!".
"Guarda che ho finito, l'ho montata e rimontata!".
Shikamaru porse vagamente seccato l'arma al controllore: effettivamente, constatò questi, i pezzi erano stati rimessi insieme di recente, lo poteva intuire dalle microfessure nell'arma, ma non poteva assolutamente credere che qualcuno avesse smontato e rimesso insieme un arma in, quanto erano, cinque minuti, forse meno?
"Rifallo" gli impose con uno sguardo cattivo la guardia sospettando che lo stesse prendendo in giro.
"Che seccatura".
Senza indugio, il moro smontò e rimise insieme la Beretta  esattamente come prima e mettendoci anche meno del tempo, visto che era più facile svitare i pezzi, sotto gli occhi ammirati o forse sconvolti degli altri ragazzi e della guardia stessa.
"Ecco. Contento?".
"... Che cazzo ci fai in un letamaio del genere? Dovresti stare in una scuola per geni, cazzo!".
"Troppa fatica" sbadigliò il moro, stiracchiandosi. Forse, quel suo piccolo sforzo gli sarebbe valso un buon riposino.
"Esibizionista..." borbottò il biondo rimettendosi per così dire al lavoro e trattenendo la voglia di sfasciare e prendere a martellate lo scheletro dell'arma in questione, giusto per il gusto di vederla separarsi. Ai tempi degli Sprouts di problemi del genere non ne aveva mai avuti, se un'arma non funzionava più o era completamente inutilizzabile si limitavano a buttarla e ad attingere alle loro scorte, di pensare di capire come funzionasse non gliene era mai importato niente, almeno fino a quel giorno.
"..."
Due occhioni castani lo fissavano da vicino, forse troppo.
"..."
"Ahem... si?"
"Recluta. Cosa sarebbe quella che hai in mano?".
"Ehm... una pistola smontata?".
"O un orribile capolavoro di arte moderna?".
Solo Sai ebbe il coraggio di mostrarsi apertamente interessato, trovando strano che il suo amico sapesse creare cose artistiche e che il caporale sapesse apprezzare.
"Rimontala".
Nemmeno per un secondo la donna tolse gli occhi di dosso dal giovane, scrutandolo con aria apparentemente neutra ma con un bagliore torvo negli occhi; non aprì nemmeno bocca, almeno fino a quando il ragazzo non finì di rimettere insieme i pezzi, con non pochi grattacapi.
"Bene. Ora sparami".
"EEH?".
"Su, muoviti. Non abbiamo tutta la giornata".
Ma il biondino non pareva proprio propenso ad ottemperare all'ordine, così fu lei stessa a strappare di mano la pistola a Naruto, armando in un unico fluido gesto il carrello e premendo a bruciapelo il grilletto davanti alla sua faccia. Il ragazzo non ebbe nemmeno in tempo di chiudere gli occhi per la sorpresa, ma non ce ne era bisogno.
Premuto il grilletto, il carrello non scattò come avrebbe dovuto: in sostanza, l'arma era inservibile.
"Se fossi stato al fronte, saresti morto da un pezzo. Qui c'è parecchio lavoro da fare" commentò, prima di lanciargli contro la molla che si era dimenticato di inserire.

Bene o male, tutti erano riusciti a mettere insieme i pezzi della Beretta in un tempo ragionevole... ragionevole per un normale essere umano: visto che non riusciva a concepire che uno con la faccia da fesso come il moro con il codino avesse compiuto un simile lavoro in un tempo ridicolmente breve, l'istruttrice aveva decretato che avrebbero continuato ad allenarsi in quel modo finché non si fossero almeno avvicinati ai quattro minuto ciascuno.
Tutti meno uno: l'unico ad avere problemi rimaneva Naruto. Non sapeva neanche lui perché, ma davanti ai piccoli e delicati meccanismi si perdeva, le mani gli sembravano grandi il doppio e totalmente inadatte allo scopo, così Anko Mitarashi lo tenne al banco per tutto il giorno, fino alla sera senza neanche lasciargli mettere qualcosa sotto i denti, anzi.
Per dargli motivazione si era fatta portare il pranzo direttamente lì, dove aveva preso a sbocconcellare un panino di fronte alla Volpe sempre più nervosa e di conseguenza meno efficiente, anche se a giudicare dagli sghignazzi delle altre guardie, comode manco fossero state a teatro, la cosa doveva parere piuttosto divertente soprattutto per merito del loro superiore che nell'arco delle ore era passata dagli insulti sempre più coloriti alle incitazioni, ai silenzi carichi di suspence!
Il culmine si era toccato quando gli aveva promesso che semmai fosse riuscito a "fare l'impresa" gli avrebbe concesso tre giorni di licenza!
Neanche a dirlo... non servì a niente.
Le reclute poterono riammirare la vaga peluria biondastra solo alla sera quando dopo l'appello di rito il ragazzo si era fiondato sul letto sedere all'aria, tanto se lo sentiva intorpidito!
"Awnnn..." si lamentò piano, mentre il suo migliore amico gli si avvicinava contrito.
"Vuoi un bacino dove hai la bua, caro?" chiese premuroso e materno.
"FOTTITI TEME! TU E QUELLA PAZZA!" urlò scatenando le risate di tutti che nonostante stanchi da morire apprezzarono molto il siparietto.
"Sigh... nessuno mi capisce, siete degli stronzi".
"Su col morale, ho delle notizie interessanti".
Amichevolmente Sai gli batté una pacca sulle chiappe: a salvarlo fu solo la curiosità dell'amico.
"Oggi pomeriggio, mentre ero in infermeria...".
"Eri in infermeria? Perché?"
"Lascia stare... insomma, ho scoperto una cosa dalle infermiere..."
"Seduttore" ghignò l'altro, mentre il gruppo si era fatto attento e silenzioso, magari fosse stata una cosa utile a tutti.
"Mi fai finire? Tra parentesi, erano cassonetti, gentili finché vuoi ma esteticamente... brr" .
Poco ci mancava che lì per lì Deidara e Sasori se lo andassero ad abbracciare per la felicità di avere un terzo artista in mezzo a quella massa di bruti.
"Insomma, a farla breve: pare che sia tradizione del campo concedere a tutti i soldati due giorni di licenza ogni tre settimane per una breve gita in un villaggio qui vicino!"
"Villaggio, uguale...".
"Riposo" sospirò Shikamaru.
"Cibo e birra!" gongolò Choji.
"Donne!" esultò Kiba, acclamato con una notevole standing ovation.
Sasuke sembrava guardare l'amico con un mezzo sorriso: forse era tempo di ripagare un debito, sorrise tra sè mentre con Gaara si scambiava un laconico segno di intesa: il Rosso poteva averla data a bere a chiunque, ma non a lui, così lo aveva praticamente costretto a vuotare il sacco sotto promessa di silenzio, cosa che in quel momento gli sarebbe tornata molto utile per il suo progetto!




 


Scusate il capitolo veloce e di fretta, ma serviva a riprendere contatto con la realtà della scrittura, non uccidetemi ^^
Risponderò ad eventuali recensioni tramite la nuova funzione di posta all'interno del sito, vi aspetto!
Dark

 


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