Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo - Il Potere del Trio

di Fred Halliwell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** LA CUGINA DELLA DODDS VIENE A FARMI UNA VISITA ***
Capitolo 3: *** GROVER MI CONSIGLIA IL TÈ ***
Capitolo 4: *** INCONTRO IL GALLO DEL POLLAIO ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


 Ed eccomi qua gente XD. Già sono io, Fred Cullen! Hahaha.
 
Non ho mai postato nulla in questa sezione e questa è la mia prima storia su Percy Jackson, quindi siate clementi for contesy ahahaha.
Comunque prima di mettere il primo capitolo volevo fare una breve introduzione anche se so che a nessuno interessa minimamente XD.
 
In questa probabilmente ci saranno un’infinità di errori. Non di grammatica (anche se ci saranno anche quelli XD) ma nella trama.
Vedete io ho visto prima il film e poi ho letto il libro. Vidi il film , poi, perché mi piaceva il protagonista -_-. Logan Lerman, è un grande attore (il mio preferito ormai) e sono certa che diventerà il nuovo Leonardo Di Caprio, bello (Logan è molto bello in effetti *ç*), bravo e simpatico XD!
Dopo aver visto il film, però, mi sono resa conto di quanto bella fosse la trama, di quanto fosse accattivante la storia di questo semidio! Mi sono resa conto che Rick Riordan era un genio per scrivere una cosa del genere, così mi sono data da fare per leggere il libro.
Come saprà che ha letto altre mia storie, quest’anno ho dovuto fare l’esame per la maturità classica, quindi diciamo che non ho avuto molto tempo per aggiornare le mie storia o leggere libri, ma quando ho potuto l’ho letto tutto d’un fiato!
Avverto chiunque non abbia letto il libro che ora ne parlerò, quindi se non vuole rovinarsi la sorpresa è meglio che non legga oltre.
Non appena ho cominciato a leggerlo mi sono subito innamorata del piccolo Percy, che nel libro ha solo dodici anni. La prima cosa che ho notato, infatti, è la completa diversità della trama, troppo diversa per poter sperare in un proseguimento della saga cinematografica. Ho trovato meravigliose entrambe la storie (sono così diverse da sembrare due racconti differenti)  ma nel frattempo avevo già incominciato a scrivere questo racconto prima di leggere il libro, non pensando fosse così diverso. La trama del libro, quindi, in questa mia storia è stravolta, o meglio, mischiata con quella del film. In più, avendo solo un’idea generale di cosa succeda negli altri libri non succederà nulla di quanto era previsto. Ci saranno, poi, tantissimi personaggi di mia invenzione. Ho cercando, in corso d’opera, ad adattarmi allo stile di Rick Riordan, rendendolo il più simile possibile.
 
Ora vi lascio alla storia, sperando che vi sia gradita che i miei personaggi vi catturino il cuore, come Percy ha catturato il mio!. Mi raccomando, commentate numerosi XD che ho bisogno del vostro appoggio hahaha.
 
Buona lettura…

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Capitolo 2
*** LA CUGINA DELLA DODDS VIENE A FARMI UNA VISITA ***


Ed ecco qua il primo capitolo. Una volta una mia lettrice mi ha detto che scrivevo capitoli troppo corti, beh, spero con questas storia di aver risolto il problema XD. Tutto quello che dovevate sapere l'ho già scritto nell'introduzione, quaindi per il momento non so che dire XD. Buone lettura e commentate numerosi hahaha.
Buona lettura...
 

Uno
La cugina della Dodds viene
a farmi una visita

 
 

Non ho scelto io di essere un mezzosangue. L’ho sempre detto e sempre l’ho ripeterò.
Essere eroi, essere come noi, non è bello sapete? Non è tutto onore e gloria…anzi! Essere mezzosangue è pericoloso, E’ terrificante! Nella maggior parte dei casi, si finisce ammazzati, sbranati, o comunque si muore in modi orribili e dolorosi.
Quando ho scoperto la mia vera natura…beh è una storia lunga questa, perché in realtà io non ho scoperto un bel niente! Non avevo la più pallida idea di cosa fossi o che ero destinato a grandi imprese prima di vedere la mia professoressa di matematica, la Dodds, trasformarsi in una Furia…ops…volevo dire Benevola…per tentare di uccidermi.

Si, avete letto bene e no, non sto scherzando. Se credete che tutto questo non sia davvero successo beh, vi invidio…in realtà è successo, ed è successo proprio e me!
Piacere, mi chiamo Percy Jackson, sono miracolosamente sopravvissuto fino all’età di sedici anni e sono figlio di Poseidone. Avete presente chi è Poseidone, vero? Alto, barbuto, col tridente…dio greco del mare…
Le creature della mitologia greca e gli dei dell’Olimpo, in realtà, non sono scomparsi, hanno solo cambiato domicilio, trasferendosi nella caotica New York, più vivi e litigiosi di prima e l’ultimo loro bisticcio ha rischiato di trascinare il mondo nel caos.
Qualcuno aveva rubato la Folgore di Zeus, simbolo del suo potere, e io, povero fesso che credeva di essere un semplice sfigato, dislessico ed iperattivo, ero stato accusato ingiustamente del furto.
Alla fine la mia innocenza fu dimostrata e io andai ad addestrarmi nel “Campo Mezzosangue”.
Ed ogni estate, per tre mesi, era un susseguirsi di allenamenti massacranti e sacrifici vari per diventare il migliore o più semplicemente per sopravvivere a tutti i mostri che tentavano di uccidermi per farsi uno spuntino…

Insomma, essere uno mezzosangue non è una passeggiata. Quindi se credete di essere uno dei nostri o vi riconoscete in queste pagine vi consiglio di smettere di leggere! Sul serio! Statevene buoni, buoni a casa vostra ignorando ciò che sapete. Perché quando voi ne avrete la certezza, lo sapranno anche loro e verranno a cercarvi!
Non dite che non vi avevo avvertito…
 

Dai racconti di coloro che stavano qui da più tempo di me, il Campo Mezzosangue non era mai stato un posto tranquillo o rilassante…soprattutto da quando ero arrivato io…
Dal mio punto di visto, però, quello era un posto speciale, un posto dove mi sentivo a casa e in pace con me stesso. Anche se era stancante era lì che volevo stare, perché quel posto, i suoi ritmi e le sue tradizioni, erano tutto ciò che mi legava al mio padre perduto e recentemente ritrovato.
 I miei pensieri furono interrotti da un pesce che mi arrivò ad un centimetro dal naso e scappò via spaventato emettendo una scia di bolle quando lo guardai incuriosito.
Sorrisi per quella manifestazione di paura. Infondo non potevo pretendere che tutti gli abitanti del lago si abituassero alla mia presenza, anche se erano passati anni dal mio arrivo e mi immergevo quasi ogni giorno.
Mi guardai attorno.
A parte il pesce di poco prima e pochi altri, però, la maggior parte delle creature del lago, Naiadi comprese, si erano ormai adattati alle mie frequenti immersioni. Seduto sul fondo di quello specchio d’acqua osservavo il mondo sottomarino che sentiva sempre più suo.
Ma non c’era da sorprendersi se il figlio del Dio del Mare, Poseidone, si trovasse a suo agio sul fondo del mare…o in quel caso del lago…giusto? Nel silenzio assoluto di quel luogo mi sentivo in pace…lì’unico posto nel quale riuscivo a pensare. Molto spesso mi chiedevo se fosse così anche per mio padre ma sapevo che nessuno, se non lui in persona, avrebbe potuto rispondermi.
Un nuovo pesce, di un brillante blu elettrico, mi passò vicinissimo al braccio sinistro. Chiusi un paio di volte le palpebre e allungai una mano nel tentativo, inutile, di sfiorarlo. L’animale per tutte risposta scappò via.
Risi, facendo un altro paio di passi in avanti.
Il fatto di non bagnarmi e di poter respirare in acqua era un vero spasso! Potevo stare là sotto per ore e fare tutto ciò che volevo se non avessi avuto degli impegni che mi aspettavano in superficie. Impegno chiamato: caccia alla bandiera!
 

Sbucai proprio sotto il pontile della casa n.3 , quella che “mio padre” (infondo ancora mi riusciva difficile ritenerlo tale) aveva costruito per me al Campo Mezzosangue e con una torsione delle braccia, esili ma ormai ben allenate, mi issai sul pontile e rientrai in casa.
- Percy! -. Non avevo fatto neanche un passo che la voce di Grover si sentì in lontananza - Chirone sta chiamando le squadre a raccolta! -.
Mi girai e vidi un ragazzo dalla pelle scura e l’aria vivace correre nella mia direzione. Aveva la mia età, anche se dimostrava una decina di anni in più, ma questo per uno come lui era normale e non era neanche la sua caratterista più sconvolgente. Insomma, voglio dire, chi non troverebbe sconvolgente un paio di zampe di capra al posto delle gambe?!
Grover Underwood era un satiro, il mio custode, ma prima di tutto era il mio migliore amico!
- Arrivo -. Presi Vortice, la “penna” speciale, e l’elmo con le decorazioni azzurre.
Raggiunsi Grover con un sorriso. - Ah, l’ho sempre detto che qui lo prendere troppo sul serio questo gioco -.
Lui per tutte risposta mi fece un linguaccia ma rise lo stesso. Anche lui la pensavas come me infondo.
Diedi un ultimo sguardo al lago, dello stesso azzurro dei miei occhi. “Quanto preferirei restare là sotto”: pensai sconsolato sbuffando sonoramente.
- Non fare quella faccia eroe -. Mi prese in giro Grover ricevendo in risposta un’occhiataccia da parte mia. - Non hai voglia di rivedere Annabeth? -. Continuò dandomi una sonora pacca sulle spalle.
Sentii una strana fitta in mezzo al petto. Annabeth: questo era uno dei problemi principali. Credevo di essersi preso una cotta per lei e anche lei pareva interessata…ma ogni volta che avevo tentato di trasformare la nostra amicizia in qualcosa di più profondo, lei aveva mandato tutto a monte.
Sbuffai e m’incamminai verso il campo d’addestramento senza rispondere.
Il campo d’addestramento non era altro che un grande spazio verdeggiante, circondato da alberi maestosi e capanne di legno, contenenti svariati tipi d’armi. Solitamente era semi vuoto, in quanto ci si allenava a gruppi, in base ai programmi delle varie case, ma sta volta era decisamente più affollato.
Tutti gli altri erano già arrivati e ognuno di loro indossava già l’elmo protettivo e distintivo: chi azzurro, come il mio, chi rosso….come quello di Annabeth…e fu tra una ventina di testa rosse che la vidi: carina come sempre, con i lunghi capelli castano chiaro, sparsi al vento, e i grandi occhi grigi che si guardavano intorno curiosi, vispi ed intelligenti. Mi avevano sempre colpito ed ipnotizzato i suoi occhi.
D’altronde era la figlia di Atena, non poteva essere qualcosa di meno di quello che era.
- Finalmente il grande eroe è arrivato -. Commentò acida Clarisse, figlia di Ares. Io e lei ci eravamo detestati fin dal primo momento. Ricordo ancora quando lei tentò di infilarmi con la testa nel water ed io, facendo esplodere i tubi, la inzuppai completamente scaraventandola fuori dal bagno.
- Conserva lo spirito combattivo per dopo guerriera! -. L’ammonì Chirone guardandomi con cipiglio severo. Chirone, il mitico centauro delle leggende, allenatore di eroi e grande guerriero, era uno dei pochi che aveva creduto fin da subito in me, consigliandomi e aiutandomi anche quando gli altri si arrendevano davanti al mio poco docile temperamento.
- Mi scusi per il ritardo -. Feci passandomi una mano tra i miei capelli castano scuro, già spettinati.
- Non chiedere scusa e mettiti in posizione - .Rispose sbattendo nervosamente uno zoccolo a terra e appoggiandosi al suo fedele bastone. Feci come gli era stato ordinato, schierandomi
tra le file della squadra azzurra, ma prima di mettermi l’elmo lanciai un sorridente sguardo ad Annabeth, lei però distolse lo sguardo, puntandolo altrove.
Una nuova fitta mi perforò il petto: “Perché si comporta in questo modo?...”
- Bene -. Tuonò la voce di Chirone - La caccia abbia inizio! -.

 

Stavo correndo nel bosco cercando di fare il minimo rumore. Dietro di me marciavano altri due della squadra azzurra. Mentre tutti quanti combattevano, ci erano allontanati di nascosto per cercare la bandiera della squadra rossa. Trovandola e portandola al di là del confine avremmo vinto. Facevamo una caccia alla bandiera circa due volte al mese.  Le ultime due sessioni, quelle di giugno, erano state vinte dalla squadra rossa: dovevamo vincere assolutamente noi!
Ci accucciammo dietro un cespuglio aspettando che passasse una truppa della squadra rossa. Oramai eravamo già entrati nel loro territorio, dovevamo fare molta attenzione.
- Max -. Dissi bisbigliando a uno dei due che mi accompagnavano. - Sei davvero sicuro che questa sia la direzione giusta? -.
- Si Percy! - Rispose quello con convinzione - Li ho visti portare la bandiera in quella direzione - e indicò un gruppo di abeti di fronte a noi - …Non si sono neanche accorti che li stavo seguendo - e sorrise  con soddisfazione.
Alzai gli occhi al cielo. Mi risultava molto difficile credere che Max fosse passato inosservato, soprattutto considerando che si stava parlando di uno dei figli del signor D. (alias Dioniso)…e beh…non era certo un dio che non dava nell’occhio…
- Ok, lo hanno visto di sicuro… -. Commentò pacatamente un altro ragazzo mentre si sistemava meglio gli occhiali sul naso.
- Sta zitto tu, Richard! Tu e il tuo pessimismo non siete d’aiuto! - rispose Max voltandosi indietro di scatto e facendo scompigliare i capelli biondo platino. Miracolo! Visto che mi metteva su talmente tanta gelatina che ormai si erano cementificati.
- Se è per questo non abbiamo neanche bisogno dei tuoi strilli per farci sentire dalla squadra rossa! – feci io a mia volta. Max stava davvero alzando un po’ troppo il tono di voce…  - Forza figlio di Efesto - continuai poi rivolto verso il ragazzo con gli occhiali - Dacci un assaggio della tua tecnologia -.
Richard sorrise e tirò fuori dalla tasca dei jeans un piccolo palmare argentato cominciando a picchiettarci sopra con un dito.
“Pure Touch Screen!” pensai sinceramente ammirato. In realtà avevo già saggiato la tecnologia di Efesto. Fu circa quattro anni fa. Io e Annabeth (si, sempre lei) rimanemmo bloccati in una sua trappola per umiliare Afrodite, sua moglie, ed Ares, amante della dea. Delle telecamere avrebbero mandato in diretta la loro figuraccia sull’Olimpo…ed invece ci finii io…
 - Paradossalmente Max potrebbe anche avere ragione - commentò Richard dopo qualche minuto continuando a far scorrere il dito sullo schermo - Stiamo andando verso il fiume, luogo dove hanno  nascosto la bandiera l’ultima volta - riposò il palmare - Statisticamente è il posto più sicuro: ci sono meno probabilità che qualcuno dei nostri vada di nuovo lì per cercare la bandiera… -.
- Che vi avevo detto?! – Fece Max esultante. – Ho visto anche Annabeth Chase insieme alla bandiera; è di sicuro una sua strategia! – E si avviò, seguito a poca distanza da Richard.
Io, invece, rimasi un po’ indietro…Fiume, bandiera, caccia, Annabeth…tutto come quando l’avevo incontrata la prima volta…
Feci un profondo respiro e raggiunsi i miei compagni.
 

Ci accovacciammo dietro un cespuglio. Potevo perfettamente vedere la bandiera avversaria sventolare mossa dal vento dal luogo dove mi trovavo. Era tutto fin troppo facile. Ero certo che da qualche parte sull’altra sponda, Annabeth attendesse, nascosta, di attaccare chiunque si fosse avvicinato troppo.
“Chissà se attaccherebbe anche me…”Scossi nervosamente la testa cercando di eliminare quella folle idea. Annabeth era una guerriera, una stratega e tra noi non c’era nulla, se non una salda amicizia, che potesse fermarla. “O almeno per il momentoc’è solo questo…”
I miei pensieri, però, furono interrotti da un bisbiglio leggermente fastidioso… - Percy, secondo te dov’è la tua ragazza? - ….nuova fitta, nuovo dolore…
Richard, capendo il problema, diede una gomitata nel fianco del biondo.
- Ahi! – Si lamentò quello. – Turner, mi hai fatto male! –
- Oh, sta zitto Barnes! –
- State zitti entrambi! – Li ripresi io. Quando cominciavano a chiamarsi per cognome era quasi impossibile fermarli, quindi meglio bloccarli sul nascere. – Altrimenti Annabeth, o chiunque altro sia, ci sentirà! –       Mi girai a guardarli. Max arrossì leggermente e si voltò piccato verso la bandiera. Io e Richard, invece, ci scambiammo uno sguardo eloquente. Come al solito aveva capito prima di tutti le cose come stavano ed era intervenuto per aiutarmi. Mormorai un “Grazie” appena udibile, al quale il figlio di Efesto sorrise.
            - Io dico di andare! – fece Max all’improvviso e si buttò nel fiume senza neanche attendere una risposta.
- Ma che lo dice a fare prima se poi fa comunque di testa sua?! – commentò Richard esasperato gettandosi all’inseguimento del biondo insieme a me.
 


Li avevo visti fin dall’inizio, lì, nascosti dietro il cespuglio. Facevano fin troppo chiasso per non essere notati, anche se non capivo di cosa parlassero. Erano in tre: Maxwell Barnes, Richard Turner e Percy.
Non avevo potuto non soffermarmi un attimo sul bel viso di quest’ultimo mentre scrutava la boscaglia alla mia ricerca. Ero certa che sapesse che centravo io. Mi conosceva fin troppo bene per non riconosce il mio zampino.
Già…mi conosceva bene…ma io? Io mi conoscevo? Beh di sicuro non conoscevo i miei sentimenti per il figlio di Poseidone.
Quando la nostra amicizia cominciò io gli dissi che i miei sentimenti per lui erano molto forti ma non sapevo ancora bene come definirli, che quando lo avrei saputo gli avrei fatto un fischio. Il fischio ancora non glielo avevo fatto…
Non ero stupida! Mi ero accorta perfettamente di piacere a Percy. Si vedeva dal modo in cui mi guardava e cercava la mia attenzione. Ma cercavo sempre di evitare di restare sola con lui per paura che mi confessi i suoi sentimenti…confessione alla quale non avrei saputo che rispondere.
Ero così prese dai miei pensieri che quasi non mi accorsi di Max che usciva, o meglio ruzzolava, fuori dal loro nascondiglio seguito dagli altri due. Percy si guardava attorno cauto. Sapevo che mi stava ancora cercando e non mi sarei fatta attendere oltre!
Saltai giù dal ramo su cui ero appollaiata senza farmi vedere e colpii Richard alla nuca con l’elsa della spada. Il suo corpo svenuto cadde al suolo con un tonfo, che attirò l’attenzione degli altri due. Max mi si scaraventò contro, ma con un movimento preciso e aggraziato del braccio anche il biondo fu a terra.
Ora mancava solo lui…

 

In quel momento era una mia avversaria, lo sapevo! Ma restava Annabeth, la mia migliore amica, la ragazza che mi aveva accompagnato in mille avventure! Si, si, lo so! Sono troppo sentimentale! Infondo questo è solo uno stupido gioco. Ma ce la fareste voi e colpire con una spada vera e tagliente un vostro amico, anche solo per gioco?
La vidi mettere K.O. Max come se niente fosse, scavalcare il corpo privo di sensi di Richard e prepararsi ad affrontare una nuova lotta, ma sta volta l’avversario ero io!
La mia mano andò automaticamente a Vortice, ancora sotto forma di penna nel mio taschino, pronto a difendermi.
Annabeth, però, intuì la mia mossa e scattò in avanti, con un Attacco dall’alto. Io scansai il colpo per poco, facendo un mezza capriola a sinistra e ritrovandomi semi inginocchiato a terra. Presi la penna e la stappai, liberando la lucente lama bronzea di Vortice.
La ragazza mi attaccò di nuovo, sta volta con un affondo, poi un altro e un’altro ancora. Riuscii a mettermi in piedi a fatica, tale era la forza degli attacchi, e le mie gambe tremavano sotto i suoi colpi. Sembrava una furia…e come avrete ben capito io di Furie ne sapevo qualcosa…
- Annabeth, ho capito che è un allenamento, ma puoi anche darti un calmata! – Niente da fare, continuava ad insistere con la sua tecnica massacrante. Mi stava portando allo sfinimento, costringendomi a difendermi ed indietreggiare senza aver mai un attimo di tregue per respirare o contrattaccare.
“Ho capito!”Nella mia testa sembrava essersi accesa una lampadina. “Vuole allontanarmi dalla bandiera. Ma perché?...Forse non vuole farmi vedere qualcosa.”
Con la coda del occhio lanciai uno sguardo alla bandiera giusto in tempo per vedere un altro membro della squadra rossa prendere la bandiera e scappare via. Dovevo aspettarmelo, Annabeth era troppo intelligente per farsi fregare così. Doveva aver previsto il nostro arrivo e aveva preso le sue contromisure, escogitando un piano che stava funzionando perfettamente. Io ero bloccato da lei e i miei amici erano svenuti.
Fu allora che la ragazza commise un errore fatale. Mi spinse troppo indietro, dimenticandosi della presenza del fiume alle mie spalle. Immersi un piede nella corrente e non appena sentii il contatto freddo dell’acqua sulla pelle, subito mi sentii rinvigorito: “Il fiume!” Pensai entusiasta.
Mi concentrai affondo. “Difendimi!” Ordinai all’acqua, e sta volta il nuovo affondo di Annabeth finì invischiato in un muro trasparente e gelido che bloccò la sua spada con tutte la mano.
Annabeth gridò adirata, impossibilitata a muoversi ed io presi a correre dietro il semidio scomparso con la bandiera.
 
Saltai un paio di rami e sassi ma del fuggitivo nessuna traccia. Diedi, frustrato, un calcio a dei rametti sparsi sul terreno. Me l’ero lasciato scappare. Non ci voleva proprio. L’avevo quasi presa quella maledetta bandiera, ci era mancato così poco!
Mi fermai ai piedi di una grande quercia, cercando di riprendere il fiato perduto. Potevo stare ore sottacqua per poi farmi spompare così da una corsa di cinque minuti, ero davvero patetico.
Automaticamente portai una mano alla fronte, spostando i capelli inumiditi dal sudore e chiusi gli occhi, lasciandomi scivolare lungo il tronco dell’albero. Cominciò a spirare un leggero venticello, che mi diede un po’ di sollievo e aiutandomi a riprendermi.
Mi stavo giust’appunto beando di quella situazione quando sentii uno strano fruscio. Un rumore inquietante, come il battito d’ali d’un pipistrello.
Aprii gli occhi giusto in tempo per vedere una strana creatura piumata piombare su di me…






Allora? Come vi è sembrato? Spero bello!
Alla prossima gente hahahah!

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Capitolo 3
*** GROVER MI CONSIGLIA IL TÈ ***


Ed eccomi qua, salve gente XD!
Wow o.o non credevo di fare così presto sapete? Ho già scritto gran parte di questa storia, ma su carta, quindi temevo ci avrei messo secoli ahahah! Se qualche volta aggiornerò tardi, quindi, sarà per questo motivo: copia!
Leggendo le vostre recensioni mi sono commossa, davvero ç_ç siete stati dei tesori ^//^ grazie! Spero che continuerete a seguirmi, ci conto ok? Vvttttttb!
Prima di lasciarvi al nuovo capitolo, però, volevo fare degli ulteriori ringraziamenti.
A partire da quelle persone che hanno anche solamente letto la storia senza commentare, fino a whiteroses (che l'ha inserita nelle preferite) e data81 e granchietta (che l'hanno inserita tra le preferite). A voi un immenso GRAZIE!
Poi volevo anceh rispondere a coloro che mi hanno recensito ^^.
Quindi: SPAZIO RISPOSTE XD
granchietta: Grazie mille tex! Il tuo incoraggimento mi è sempre stato d'aiuto, anche nelle tue recensioni delle mie altre storie, grazie! kiss! Sono contenta che Percy ti abbia conquistata, ho cercato di renderlo il più possibile vicino al personaggio del libro, e spero di esserci riuscita! Per quel che riguarda Annabeth, beh il caro P.J. potrebbe anche riuscirci, chi lo sà! Ma non è detto che il suo tentativo vada a buon fine U.U Spero che continuerai a seguirmi, ancora grazie! Tvttb
data81: Grazie, davvero gentilissima ^^! Sono contenta che il mio mix sia riuscito bene o.o temevo di fare un casino anche perchè, come ho già spiegato, ho iniziato a scrivere prima ancora di leggere il libro, quindi, soprattutto i primi capitoli, sono stati drasticamente modificati U.U Ti ringrazio, poi, moltissimo per avermi detto degli errori O.o cercherò di fare più attenzione hihihi ma purtroppo temo di non poter promettere nulla XD. Grazie ancora e continua a seguirmi ok? Kiss!
giugiu_4ever: Sei curiosa? XD Beh eccoti accontenta hahaha! Spero di non averti fatto aspettare troppo e che ciò che leggerai non ti deluderà U.U
Moonlight___xX : Ciao carissima XD! In effetti si, ti dovrei picchiare lo sai? Sto aspettando da secoli il tuo nuovo capitolo e tu niente U.U! A parte gli scherzi non ti preoccupare, vedrai che ad una come te l'ispirazione viene di sicuro ahahah! Sono contenta che la mia storia ti piaccia, la tua opinione per me è davvero importante U.U Per quel che riguardfa la tua domanda immediata temo di non poterti rispondere XD, ma se con Parcabeth intendi la coppia Percy-Annabeth, mi sa che questo capitolo potrà darti una risposta XD. Se così non fosse sono disposta a darti ulteriori chiarimenti, basta chiedere ^^! Continua a seguirmi e aggoirna presto ok? Tvttb!

Bene, ed ora.......BUONA LETTURA!



 Due
Grover mi consiglia il tè


 

                 

Feci una capriola laterale giusto in tempo per evitare l’attacco di quella strana creatura.. – Ma che diavolo è? – Imprecai ad alta voce vedendo i suoi artigli conficcati nella quercia, proprio nel posto dove fino a pochi secondi prima c’era la mia schiena. Ingoiai rumorosamente…avevo rischiato grosso.
Con uno strillo acutissimo il mostro si liberò, distruggendo la corteccia dell’albero, e volò sopra uno dei suoi rami e scricchiolò sotto il suo peso. Sentii un brivido percorrermi la schiena quando vidi due occhi, grandi e rossi come rubini, scrutarmi attentamente. Era una donna, o almeno questo sembrava, solo che al posto delle braccia aveva ali piumate e al posto delle gambe zampe con possenti artigli.
- Percy Jackson! – Gracchiò con la sua voce stridula e terrorizzante.
“Oh no, ci risiamo…”Pensai disperato. L’ultima volta che un mostro è venuto a cercarmi non solo ha tentato di uccidere me ed i miei amici, ma mi ha anche fatto passare dei mesi infernali! – Cosa vuoi? – Urlai. – Cosa sei? Vuoi accusarmi di un altro furto? – Ogni riferimenti è puramente casuale…
La creatura non rispose ma dopo un altro strillo si lanciò nuovamente in picchiata contro di me. Sta volta, però, ero pronto e aspettavo il suo attacco. Con un rapido movimento del polso mossi la spada (che non avevo richiuso dallo scontro con Annabeth) e riuscì e ferire un ala di quel “coso” con la punta della lama.
Il mostro strillò nuovamente, ma sta volta di dolore. Si appollaiò su un altro ramo, dilaniandolo con i suoi artigli. Inghiottii di nuovo al pensiero che quel ramo poteva essere il mio braccio.
- Percy Jackson! – Gracchiò nuovamente il mio nome, ma sta volta potevo distinguere anche una nota d’odio nella sua voce.

Spiccò un altro volo, di nuovo puntando su di me. Aprii le enormi zampe e scese il picchiata. Sta volta impugnai Vortice con entrambe le mani, per darle tutta la forza di cui ero capace, e colpii le creatura. Vortice non trovò alcun ostacolo, la lama passò da parte a parte decapitando quella bestiaccia di netto.
            Mi lasciai cadere sul sottobosco di foglie secche respirando affannosamente. C’era mancato davvero poco…ma non sembrava che volesse uccidermi…Si, lo so! Sembra un controsenso ma ho avuto questa sensazione. Non voleva uccidermi, ma indebolirmi e ferirmi. Nell’ultimo attacco aveva completamente disteso gli artigli, come se si stesse preparando a catturarmi più che a trafiggermi…
            Molto probabilmente ero solo scosso dall’accaduto ma il pensiero che quella creatura volesse portarmi da qualche parte mi faceva più paura del fatto che volesse uccidermi!
            - Percy! – Qualcuno mi stava chiamando, e quando mi girai, e vidi che non era una strana donna piumata ma il mio amico satiro, capii che potevo svenire tranquillamente…
   
            - Allora amico? Come ti senti? – La voce di Grover mi giunse come ovattata alle orecchie mentre pian piano riprendevo conoscenza. Ero semiseduto in un letto dell’infermeria del campo mezzosangue. Orami le ninfe che si prendevano cura di noi potevo farmi l’abbonamento tante erano le volta che ci finivo.
            - Bene Grover, sto bene. – risposi esasperato passandomi una mano tra i capelli corvini – E’ la quarta volta che me lo chiedi! –
            - Fa bene a chiedertelo – fece Richard, disteso nel lettino accanto al suo, non sollevando neanche gli occhi da un libro in greco che stava leggendo. – Non a tutti capita di essere attaccati da un’arpia e di essere in grado di raccontarlo. –
            - Arpia? Quel “coso” era un’arpia?! – chiesi sconvolto. Avevo letto qualcosa sul loro conto ma mai avrei pensato di incontrarne una.
            - Già sei stato attaccato proprio da una di loro, beee! – Fece Grover abbassando lo sguardo e torturandosi la dita. Mi stava nascondendo qualcosa.
            - In realtà non credo di essere stato “attaccato”, ho avuto come l’impressione che volesse portarmi via… - Diedi voce ai miei pensieri aspettandomi di essere deriso per la mie idee, ma invece Richard mi diede il suo appoggio.
            Lo vidi chiudere finalmente il libro e posare il suo sguardo nel vuoto – In effetti la arpie sono anche chiamate “le rapitrici”. – Commentò. – Ma non vedo perché ti debbano rapire e non uccidere , per loro sei solo un pericolo, sei un eroe e gli eroi uccidono le arpie! –
            - A meno che qualcuno non glielo abbia ordinato, dico bene Grover? – Il satiro fu preso alla sprovvista dalla mia domanda e arrossì di botto cominciando a belare nervosamente, non sapeva che rispondere per non dire troppo e contemporaneamente non farmi arrabbiare.
Tra di noi cadde un momento di silenzio, interrotto solo dal belare di Grover e il russare di Max, disteso nel lettino successivo a quello di Richard.
            - Chirone ci sta ancora lavorando. – Rispose solo, guardandosi intorno.
            - Lavorando su cosa di preciso? Sul fatto che molto probabilmente qualcuno mi vuole rapire, o su come un’arpia sia riuscita ad entrare nel campo mezzosangue? – Chiesi furioso. Ora era troppo non potevano continuare a trattarmi come un bambino, non lo ero più da tempo, se mai lo ero stato…
            - Un po’ su tutto… -
            - Ora basta Grover! – Feci mettendomi seduto. - Ti conosco abbastanza da sapere che mi stai nascondendo qualcosa. -
            - Non spetta a me dirtelo. – Ammise il satiro. – Quindi ti prego, non chiedermi altro, non mi va di doverti mentire. –Aggiunse stroncando ogni mio tentativo di protesta.
            Nella stanza cadde un silenzio di tomba. Io e Grover ci guardammo imbarazzati per qualche secondo prima che una voce mi risvegliasse dai miei pensieri.
            - Percy! – Cinque secondi dopo vidi Annabeth entrare velocemente nell’infermeria. – Oh Percy. – Sospirò sedendosi poi su una sedia vicina la mio letto. – Per fortuna stai bene. Quando mi hanno detto che eri stato attaccato da un’arpia sono stata malissimo, mi sono preoccupata tantissimo. -
            La osservai attentamente, notando il rossore e il lucido dei suoi occhi. Si era preoccupata sul serio. Stranamente, però, non ero felice di questo: l’avevo fatta stare in ansia e mi sentivo in colpa.
            - Hai saputo il perché dell’attacco? – Mi chiese speranzosa.
            - No, non ancora. – Risposi guardando Grover di sbieco. – O almeno non io –
            - Smettila Percy. Sei ingiusto con me. – Fece il satiro. – Mi è stato ordinato di non dirti niente, ti prego. –
            - Ma sai qualcosa che non mi stai dicendo, qualcosa che riguarda me. – Grover abbassò lo sguardo colpevole. – Ho il diritto di sapere! –
            - Non è detto che ti piacerebbe. – Tuonò la voce di Chirone dalla porta. – Vieni fuori Perseus…dobbiamo parlare… -
 
            - Come sarebbe a dire che devo trasferirmi?! – Strillai, peggio dell’arpia di prima, in direzione di Chirone. – Per quale ragione?! - Eravamo in riva al lago, ma nonostante questo ebbi la sensazione che avessero sentito il mio strillo fin dal campo d’addestramento.
            Chirone sospiro pesantemente, posando tutto il suo peso sul suo fedele bastone che scricchiolò sofferente. – Per proteggerti… -
            - Proteggermi? – Sentii un’enorme rabbia montarmi dentro. – Sta parlando sul serio? – Lui non rispose, allora io, sempre più furioso, continuai. – E’ sempre la stessa storia vero? Come quando frequentavo la Yancy Accademy? –
I ricordi della mia infanzia tormentata e piena di incidenti bizzarri mi tornarono prepotentemente alla mente. Quegli anni furono una serie infinita di bugie e sotterfugi, scuole cambiate ogni anno e amici abbandonati…tutto perché sostenevano, Chirone e mia madre, che se fossi stato all’oscuro di tutto, della mia natura e dell’identità di mio padre, sarei stato al sicuro, sarei stato protetto.
Cazzate! Loro mi trovarono lo stesso e quando avevo solo dodici anni il mondo in cui credevo mi era crollato addosso, rivelandomi il posto cui di diritto appartenevo…
- Quando avete provato a proteggermi l’ultima volta mia madre ci ha quasi rimesso la vita! – Sta volta urlai sul serio, ero talmente arrabbiato che, muovendo una mano, alzai un piccolo muro d’acqua.
Chirone guardo sconsolato ciò che avevo fatto con l’acqua. – Il tuo temperamento è ancora troppo selvaggio, Perseus… -
- Il mare odia essere limitato... -  Risposi utilizzando la stessa frase che mio padre mi disse qualche tempo prima. – E non cerchi ti cambiare argomento! -
- Sta volta è diverso, ragazzo. – Fece Chirone tornando a guardarmi. – Tempo fa fosti accusato di furto, per non dire di tradimento, vista l’importanza dell’oggetto trafugato. Fosti inseguito e minacciato di morte per questa ragione ben precisa. – Il suo sguardo si fece ancora più penetrante, come se potesse leggermi dentro. – Sta volta è diverso, non sappiamo perché quell’arpia ha tentato di ucciderti. –
- O di rapirmi… - Conclusi io per lui.
- O di rapirti… - Concordò il centauro.
- Ma davvero non lo sapete? -  Mi sembrava davvero assurdo. – Non avete neanche un sospetto? Non sa dirvi nulla neanche l’oracolo? –
- No, mi spiace Perseus. – Scosse la testa. – Nulla, non sappiamo nulla. –
- E mi cacciate via lo stesso? Insomma, non avete indizi ma io devo comunque andare via? – Domandai rattristandomi. Non volevo lasciare quel posto. Era casa mia! Li avevo tutti i miei amici e al mia vita.
- Non ti stiamo cacciando figliolo. – Fece Chirone con la sua stoica calma. – Ti stiamo mettendo al sicuro. – Abbassai lo sguardo e sentii rumore di zoccoli. Rimasi immobile finché non sentii il peso di una calda mano sulla spalla. – La cosa preoccupante non è tanto l’agguato in sé, ma il fatto che l’arpia sia riuscita ad entrare entro i nostri confini! –
- In effetti credevo che mostri come le arpie non potessero entrare nei nostri confini –
- Infatti non possono. Qualcuno deve averla aiutata, ma finché non scopriamo chi è stato e perché, dobbiamo nasconderti. Questo non è più un posto sicuro per te, Perseus… -
Alzai lo sguardo incontrando quello di Chirone, stranamente addolcito e comprensivo. – Nascondermi? E dove? Credevo che il campo mezzosangue fosse il posto più sicuro per quelli come me. –
- Si, è il più sicuro. – Rise, come se io mi stessi perdendo una battuta divertentissima. – Ma il fatto che sia il più sicuro non significa che sia l’unico più sicuro! -
Io lo guardai confuso, non capendo a cosa Chirone si stesse riferendo. Quando parlava in codice era insopportabile. Oddio, parlava sempre in modo strano, ma ogni tanto esagerava proprio! Peggio di una Sfinge! – Ma cosa…? –
- Spero che ti piaccia il tè Percy Jackson. – Continuò a ridere. – Stai per essere trasferito nella versione inglese del campo mezzosangue. - E mentre lui si allontanava ridacchiando io rimasi li impalato. “Versione inglese? Ma che diavolo...?" Pensai confuso più di prima. - Chirone sta decisamente invecchiando! -
 
- Quindi vai a fare un salutino alla regina, eh? Mi raccomando devi bere almeno una tazza di tè o ti cacceranno via! - Rise Grover dandomi una potente pacca sulla spalla. – Beh se questo tuo viaggetto non fosse dovuto ad un mostro che ha tentato di ucciderti, sarei invidioso di te, sai? -
- Grazie Grover, sei davvero molto rassicurante. – Commentai sarcastico mentre sistemavo alcune magliette in un enorme borsone. – Tu non devi fare un viaggio in aereo dopo che il tuo adorato zietto  ti ha ordinato di non farlo mai più! – Un brivido mi percorse la spina dorsale quando pensati a Zeus e a ciò che aveva detto.
Grover rise di guasto alla vista della mia faccia preoccupata. - Oh sta tranquillo, il pezzo grosso non ti farà nulla. Non può rischiare una guerra con suo fratello perché tu hai preso un aereo e lui ti ha fulminato. Sarebbero tutti contro di lui!. – E rise nuovamente passandomi un paio di pantaloni. – E poi stai andando in Inghilterra Percy, ma ti rendi conto? Un viaggio gratis in un posto che dicono non sia neanche tanto male. – Fece qualche passo per la stanza della casa n.3, riempiendola del clop-clop dei suoi zoccoli sul legno.
Si avvicinò alla scrivania, prendendo tra le mani una foto incorniciata. In essa erano raffigurati tre ragazzi sorridenti: io, lui e Annabeth al ritorno della nostra prima impresa. Lo vidi passare un dito sul mio viso di dodicenne. – Sei cresciuto in fretta… -
- Io? Tu dimostri dieci anni in più di quelli che hai! -
            Grover rise di giusto. Infondo era vero, per i satiri funzionava così! Io intendevo che non sei più un bambino, hai sedici anni ormai. E sai una cosa? Credo proprio che mi mancherai quando sarai in Inghilterra… - Posò la cornice e si stropicciò gli occhi restando di spalle: si stava commovendo.
            - Non fare in sentimentale Grover. – Lo presi in giro io, ma sentivo gli occhi pizzicare anche a me. Grover era il mio migliore amico, un pezzo importantissimo della mia vita di ragazzo e di semidio. Lasciarlo sarebbe stato molto duro. – Non me ne vado mica per sempre! Tornerò, e anche presto visto che non voglio neanche partire. E poi continueremo a sentirci con I-Phone, ok? – (Dove la “I” stava per Iride) Mi passai una mano tra i capelli, vizio che a quanto pare avevo preso da un po’, cercando di dissimulare la tristezza e aggiunsi con un sorriso malinconico: - Tu, Annabeth, Rick, Max, Chirone…mi mancherete tutti. Sono certo che avrò nostalgia persino degli allenamenti! -
            - Almeno parti con tua madre. – Fece Grover.
            Io sorrisi. Quella era l’unica nota positiva della partenza: mia madre mi avrebbe accompagnato e sarebbe rimasta con me al campo inglese. – Già. – Dissi. – In Gran Bretagna potrà finalmente realizzare il suo sogno e trovare il tempo per scrivere un bel libro. Poi potremo vederci ogni giorno. – Chiusi la zip del borsone e lo contemplai per qualche secondo prima di voltarmi verso il satiro.
            - Allora in bocca al lupo e non metterti nei guai. – Mi abbracciò forte ed io risposi con altrettanta energia.
            - Oh, andiamo Grover! Lo sai perfettamente che cerco sempre di evitarli, ma loro mi trovano lo stesso! –
            - Siamo già al momento degli adii? – La domanda proveniva dal ingresso della tenda. Io e Grover ci lasciammo e mi voltai verso la porta. Sullo stipite stava la figura di Annabeth che ci guardava sorridente.
            - Oh, ciao Annabeth! – Fece Grover e mi guardò di striscio sorridendomi malizioso. – Ti aspetto fuori Percy! – E uscì trottando.
            Tra me ed Annabeth scese un imbarazzante silenzio che durò per qualche altro minuto ancora. Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare per primo e ci guardavamo attorno confusi e agitati.
            - Allora finalmente te ne vai Testa d’Alga? – Fece lei prendendo l’iniziativa.
Io sorrisi sentendola usare il mio nomignolo, che tanto odiavo, che mi ricordava i bei momenti passati con lei. L’agitazione passò, lasciando spazio al divertimento – Sembrerebbe di si. Non vedevi l’ora, dì la verità! –
            - Non fare casini Percy. – Cominciò ignorando la mia battuta. – Non ci vedremo per così tanto tempo e non ho voglia di vederti tornare con un braccio rotto o peggio! -
            “Non ci vedremo per così tanto tempo…” Già, Annabeth aveva ragione, sarebbero passate settimane, se non anni, prima che potessimo rivederci…quella era la mia unica occasione per confessarle tutto, ed eravamo anche da soli!
            - Annabeth, senti, prima che partissi ho un assoluto bisogno di confessarti una cosa… - 
 

     
            - Annabeth, senti, prima che partissi ho un assoluto bisogno di confessarti una cosa… - A quelle parole un brivido mi percorse la schiena. Vedere Percy Jackson imbarazzato era un evento più unico che raro, ma quando si tormentava le dita, proprio come stava facendo in quel momento, era uno di quei casi.
            Eravamo amici da anni, ci conoscevamo benissimo e Percy non aveva nessuno motivo per essere imbarazzato di fronte a me se non quello che temevo. Sapevo perfettamente dove voleva andare a parare e non avevo la minima voglia di rifiutarlo bruscamente. Si, rifiutarlo: perché come ho già detto non sono certa di cosa provo per lui, quindi meglio non dargli troppe illusioni. Decisi quindi di stroncare sul nascere ogni suo tentativo: - No Percy, so già cosa vuoi dirmi… -
            Vidi il semidio sbiancare. – Co…cosa? – Riuscì mormorare solo questo dato lo shock.
            - So che tu provi un certo interesse nei miei confronti. – Ammisi arrossendo. Percy, invece, passò dal bianco cadavere al rosso pomodoro in meno di un secondo. – Tu sei un così bravo ragazzo… - A quelle parole sul suo viso si dipinse una strana espressione: mix di tristezza, freddezza e rabbia. Abbassò lo sguardo e pronunciò un nervoso: - Ma? -
             Io socchiusi la bocca punta sul vivo. Infondo io conoscevo bene lui, come lui conosceva bene me. - La tua frase lasciava presupporre un ma. –
 Abbassai lo sguardo colpevole. – Ma…io non provo quello che provi tu…o almeno non ne sono ancora sicura… - Quella fu la goccia che fecce traboccare il vaso. Prese la borsa e la gettò in terra con rabbia. Io non ebbi il coraggio di alzare gli occhi dal pavimento.
            - Non ne sei sicura? Cosa c’è di difficile da capire? Forse vuoi trovare una ragione filosofica  per i tuoi “forti sentimenti” nei miei confronti?! -
Aveva urlato. Percy non aveva mai urlato con me. La rabbia e la frustrazione si fecero strada nel mio petto. I miei occhi cominciarono a pizzicare. – Non è giusto che tu usi la mie stesse parole contro di me! -
            - Non è giusto? Proprio tu parli di giustizia? – Lanciò un calcio al borsone. – E dimmi sapientona, ti sembra giusto lasciarmi, ora che devo partire, in questa situazione d’incertezza? Dopo che per settimane ho tentato di farti capire cosa provavo? Il tempo per decifrare cosa provi lo hai avuto! -
            - Non sono stata io ad iniziare questo discorso proprio ora.. – Mi stavo arrampicando sugli specchi, Percy aveva ragione e lo sapevo!
            - Questa non è una scusa Annabeth! – Prese il borsone ed uscì furioso dalla capanna.
            - Dove vai? – Chiesi.
            - Parto, non ricordi? – E rise sprezzante. – Vado lontano da te! Con la speranza che al mio ritorno tu sia sicura dei tuoi sentimenti! – E sparì dietro un albero.
            Non si era neanche voltato a guardarmi prima di andare, neanche per un ultimo saluto. Si era direttamente avviato per quella strada che lo avrebbe realmente portato lontano da me molto lontano da me, in un altro continente. Era decisamente arrabbiato, ma mi avrebbe perdonato, Testa d’Alga lo facevo sempre, e mi avrebbe aspettata o almeno era quello che speravo.
            - Te lo prometto Percy. – Mormorai al vento. – Quando tornerai sarò sicura se sei un amico o qualcosa di più! – Sorrisi. – Tanto lo so che mi aspetterai. – In effetti su questo ero tranquilla: Percy non si era mai interessato ad un’altra ragazza che non fossi io!
            - Non dovresti essere così presuntuosa sai? – La voce di Grover mi investì come una doccia fredda.
            - Cosa intendi? –
            - Non sei l’unica ragazza carina al mondo, sai? E lui non è di tua proprietà. – Scesa dal colonnato della capanna e mi superò incamminandosi nella stessa direzione del semidio. –Spera davvero che quando tu sarai sicura, lui non sia sicuro di amare un’altra. Ho sentito dire, poi, che le inglesi siano molto carine…- E scomparve anche lui dietro l’albero.
            Abbassai il viso. “No…lui vuole me!” Mi dissi e pregai mentalmente che quella fosse la verità…





Allora, come viè sembrato il capitolo? Fatemelo sapere ok?
Baci dalla vostra Fred Cullen





 

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Capitolo 4
*** INCONTRO IL GALLO DEL POLLAIO ***


 Ed eccomi qui gente! XD Spero di non avervi fatto aspettare tanto come invece sto facendo con i miei lettori di Harry Potter O.o (ps. se c’è qualcuno che legge entrambe le mie storie vi chiedo ancora scusa anche da questa pagina, ma sto apportando delle modifiche alla trama e quindi sto riscrivendo i capitoli che avere già ricopiato sul computer-_-). Cmq bando alla ciance ^^ ora vi lascio alla lettura del nuovo capitolo, rispondendo alle vostra graditissime recensioni dopo il testo. Ma prima un DOMANDONE! O.o
Ho letto su alcune storie di questa sezione che Percy ha un cugino figlio di Ade. Su wikipedia (nella versione inglese, perché italiana non c’è -_-) lo chiamano Nico Di Angelo, però sulle storia viene chiamato Caleb. Qualcuno sa dirmi qual è il suo vero nome? O.o e Se è Caleb, come fa di cognome? O.o Vi prego rispondetemi perché mi servirebbe per la mia storia XD. Grazie!
Poi volevo fare un altro annuncio U.U…è uscito il secondo libro di Percy! Wow XD! Io l’ho già cominciato a leggere ad è bellissmo! Hahaha! Non dirò nulla perché temo di fare qualche Sproiler, ma se non lo avete comprato fatelo U.U
Altra novità: Ho creato un trailer della mia storia, tra poco lo metterò su youtube e poi vi darò il link per vederlo, non l'ho ancora fatto perchè ci sono personaggi ceh devono ancorqa comparire e non voglio rovinarvi la sorpresa! XD
Poi altra notizia U.U voglio fare un volto ai miei personaggi XD. Così anche voi mi direte se concordate. I personaggi creati da Rick Riordan avranno cmq il volto degli attori del film, non ho intenzione di fare alcuna modifica su questo, quindi non metterò le loro foto. Cmq inizierò da Maxwell Barnes, figlio di Dioniso, comparso nel primo capitolo, poi toccherà agni altri in ordine di comparsa, se avete dei suggerimenti fatemi sapere oki?
Ed ecco a voi Tom felton, nei panni dal simpaticissimo Max! XD

Draco Malfoy Pictures, Images and Photos

 Ultima nota prima di lasciarvi finalmente al capitolo. Un ringraziamento speciale va a Melanzana, Patata e Broccolina! Le mie carissime colleghe d’università in incognito XD che hanno deciso di leggere le mie storie. Questo capitolo è dedicato a voi e soprattutto a voi sono ispirati dei personaggi. Il primo che comparirà sarà il tuo Melanzana! XD Sarà solo una comparsa ma l’importante è partecipare no? Hahaha! Vvvvvb! E ora vi lascio al capitolo, buona lettura!


 Tre

 

Incontro il gallo del pollaio

 
Grover aveva insistito per accompagnare me e mia madre fino all’aeroporto e li ci eravamo salutati definitivamente. Posso giurare di avergli anche visto versare una lacrima. Mia madre, invece, non aveva resistito e lo aveva abbracciato stretto in un mare di lacrime: con gli anni si era affezionata. Persino Argo, che ci avevo portato lì con la macchina, si scompose sotto lo stritolante abbraccio di mia madre.
            Il viaggio che ci aspettava era molto lungo e stancante. Mia madre si addormentò quasi subito mentre io non riuscivo proprio a prendere sonno. Ogni minimo rumore dell’aereo mi terrorizzava, temendo che il mio adorato zio volesse divertirsi alla mie spalle. Per fortuna non accadde nulla, ma comunque non riuscii a rilassarmi. Mi ero portato un libro, logicamente scritto in greco, altrimenti leggerlo sarebbe stata una tortura, ma quando avevo iniziato a sfogliare le prime pagine vidi alcuni passeggeri che mi guardavano sconvolti. Beh, non è da tutti leggere come se niente fosse un libro in greco!
            La mia mente, poi, non riusciva a concentrarsi, proiettata com’era al campo mezzosangue e alla situazione che avevo lasciato (alias la lite con Annabeth). Più volte mi ero domandato se non avessi esagerato ad aggredirla in questo modo, ma più ci riflettevo più mi convincevo che avevo fatto bene!
            Il suo comportamento mi aveva proprio irritato e di certo non era la prima volta! Maledizione! Aveva capito tutto da settimane, ma non si era degnata di dirmelo, lasciandomi a patire pene d’amore per lei. “Non ne sono sicura.” La scimmiottai lentamente rileggendo, forse per la decima volta, lo stesso rigo della prima pagina. “Ma vaffanculo tu e la tua insicurezza!”
            Guardai fuori dal finestrino dell’aereo. Stavamo sorvolando l’oceano ed inconsciamente sorrisi: quello era il mio regno, il regno di mio padre Poseidone. Ma chi, nonostante conoscesse la rinomata forza di mio padre, tentava ancora di uccidermi? Insomma, ci voleva del fegato per sfidare un dio! Certo, loro non potevano intervenire nelle questioni umane, ma se si arrabbiava un maremoto non lo evitava nessuno!
            Gli unici che potevamo permettersi uno scontro con lui erano Zeus e Ade, i suoi fratelli, ma non avrebbero rischiato una guerra solo per uccidere me. Oddio, Ade mi odiava! L’avevo umiliato tempo fa. E secondo Zeus ero un pericolo constante per il suo dominio, ma non erano così folli!
            E poi c’era Luke…Quando lo smascherammo come il “ladro di fulmini”, lui scappò e nessuno riuscì a scoprire dove si era nascosto. Che fosse lui il mandante dell’omicidio? Non volevo crederlo. Per tutto il tempo che avevamo passato assieme avevo cominciato a considerarlo un amico, anche se poi mi aveva tradito e aveva tentato di incastrarmi per il furto.
            La stanchezza iniziò a farsi sentire e mi accasciai sul sedile. L’ultima cosa che ricordo è di aver pensato nuovamente al campo mezzosangue e ai suoi studenti. E si, mi sarebbero mancati tutti…persino Clarisse e il signor D. …
 
            - Percy, tesoro, svegliati. Siamo arrivati, dobbiamo scendere. – Disse mia madre accarezzandomi dolcemente i capelli.
            Io aprii lentamente gli occhi,per abituali alla luce intensa ed improvvisa. Mi girai verso mia madre, che al momento era ancora una figura dai contorni sfumati. La vidi alzarsi ed io feci lo stesso. L’esterno dell’aereo era ancora più luminoso e faticai parecchio per tenere gli occhi aperti. La seguivo mansueto, ancora assonnato, ed intanto mi guardavo intorno.
            L’aeroporto dove eravamo atterrati era davvero molto grande. Io ero stato in una struttura del genere solo una volta in vita mia, ma anche perfino io capivo che doveva essere uno dei più importanti del paese. Era molto più grande, poi, di quello di New York, ed era anche molto più trafficato. Probabilmente non solo era il più grande dell’Inghilterra, ma anche il più grande dell’Unione Europea!
            - Mamma, passeremo per Londra secondo te? – Le chiesi ad un certo punto, dopo che eravamo saliti su un treno che ci avrebbe portato dal Terminal 3 al ritiro bagagli. – Vorrei tanto vederla, Grover mi ha detto che è molto bella. -
            - Non lo so tesoro. – Mi rispose lei. – Anche io vorrei visitarla ma questo è l’aeroporto di  Heathrow, il principale aeroporto di Londra. Proprio perché è il più grande è parecchio distante dal centro abitato, e non so se ci dovremmo passare. –
            Io annuii. Avevo intuito bene, dalla grandezza di quel posto non poteva essere diversamente. Guardai fuori dal finestrino. Nonostante ci fosse un’intensa luce il cielo era nuvoloso e tetro. “Tipico cielo londinese”, pensai sconsolato. E quella vista il Campo Mezzosangue mi mancava ancora di più: lì c’era sempre il sole!
            Scendemmo dalla navetta e facemmo i vari controlli di routine. Mia madre volle anche cambiare alcuni dollari in sterline. – Giusto per stare più tranquilli. – Disse. Prendemmo i bagagli e ci avviammo all’uscita.
            Fu allora che la mia mente fu assalita di un atroce dubbio: - Mamma, hai detto che non sai se dobbiamo passare per Londra, ma u sai almeno dov’è il Campo inglese, vero? – Avevo paura di sapere la risposta.
            - No. – Rispose semplicemente sorridendomi tranquilla. – Ma non preoccuparti, Il signor D. mi ha assicurato che ci sarà qualcuno che ci porterà direttamente a destinazione. – E si avviò avanti.
            Io guardai la sua schiena per qualche secondo e poi mi affrettai a seguirla: “Da quando mia mamma parla con il signor D.?” Mi chiesi, ma sapevo già che non avrei mai ricevuto risposta a quella domanda.
            Mi guardai intorno. Tra i vari tavolini e caffetterie c’erano molte persone con in mano dai cartelli con su segnati dei nomi, ed in effetti un cartello recava il nostro cognome. Mia madre lo individuò subito dopo di me e si affretto a raggiungere il nostro autista.
            Devo essere sincero, mi aspettavo omaccione grande e grosso, anche abbastanza pauroso, un po’ come Argo, non lei! Si, una lei, ed anche una lei molto carina. Era in effetti una bellissima donna, poteva avere sui trent’anni, ma in realtà sospettavo ne avessi molti ma molti di più! Aveva dei lungi e lucenti capelli rossicci, forse più tendenti al castano che al rosso, labbra carnose, e brillanti occhi color cioccolato, grandi come confetti.
            - Ben arrivati in Inghilterra! – ci disse con uno strano accento. La lingua, infondo, era la stessa, ma dovevo ammettere che sentita con quello strano tono di voce era comica. – voi siete Sally e Perseùs Jackson giusto? – Come era prevedibile aveva sbagliato l’accento del mio nome…ma perché si ostinavano a chiamarmi Perseus. Percy! Mi chiamo Percy! E’ tanto più bello!
            - Esattamente. - Disse mia madre stringendo la mano alla donna. – E tu sei qui per portarci in “quel posto”? – Domandò facendo anche il gesto delle virgolette.
            La donna sorrise e mi guardò. Io non potetti non arrossire, era davvero molto bella. -  Yes, sono qui per questo. – Disse sempre col suo strano accento. Si scansò leggermente, indicandoci, con un aggraziato gesto della mano, la direzione da seguire. – Prego, seguitemi. – E si avviò.
            - Come sono educati questi inglesi… - Commentò mia madre con un sorrisone. – Per poi raggiungere la donna. – Mi scusi signorina, passeremo per la capitale? -
            - No, mi dispiace, la nostra destinazione è in tutt’altra destinazione e poi… - Si girò verso di noi con un bellissimo sorriso. – Chiamatemi pure Psiche. –
            Io corrucciai le sopracciglia. Quel nome mi ricordava qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa…
 
            Il tragitto dall’aeroporto al campo mezzosangue durò quasi due ore. Il panorama inglese era veramente stupendo anche se uggioso, una distesa sterminata di verde e alberi. Per tutto il tempo mi ero divertito a guardare le altre persone nelle macchine, osservando i loro comportamenti e meravigliandomi della loro giuda sul lato sinistro. Sembrerà una stupidaggine ma fa effetto veder guidare le persone dal lato sbagliato della strada, davvero!
            Avevamo fatto il viaggio nell’auto di Psiche, una meravigliosa Aston Martin nera! – Come quella di 007! – Aveva commentato mia madre con una risata, alla quale la donna aveva risposto con un magnifico sorriso.
            Più la guardavo e più mi rendevo conto che non era umana, o meglio non era del tutto umana, ma non era neanche una dea. Emanava una strana aura, come di antico…di veramente antico. Era la stessa sensazione che i dava anche Chirone: molto probabilmente aveva anche lei qualche secolo alle spalle.
            Durante il viaggio, comunque, avevamo chiacchierato con lei e molte delle mie ipotesi vennero confermate.
            Ci disse di essere la moglie del direttore della “Contea mezzosangue” (non Campo come da noi…inglesi devono fare sempre tutto a modo loro…) e questo presupponeva fosse immortale sia lei sia il suo consorte, altrimenti gli dei non avrebbero concesso loro un incarico così importante. Proprio non mi riusciva di immaginare Zeus, così ostile al mio mondo, dare a due mortali l’incarico di allenare i semidei!
            Quando, poi, ci parlò della Contea capii che infondo avevano fatto bene a darle un nome diverso. Ce la descrisse come un luogo immerso nel verde e a diretto contatto con la natura, come il Campo, ma, nel profondo, completamente diversa! La prima differenza era la barriera di protezione, presente anche qui, ma che part metteva l’accesso anche ad alcuni umani, come per esempio mia madre.
            Il sapere che mia madre sarebbe potuta restare all’interno del Cam…ehm…della Contea, e non semplicemente nelle vicinanze mi riempì di gioia. Le era stata messa a disposizione una piccola casetta in mezzo ad un bosco, davvero molto graziosa, almeno a detta di Psiche.
            Io, però, non sarei potuto restare con lei. Avrei avuto un alloggio in un antico maniero, come gli altri semide, una stanza singola e una specie di salotto e un bagno in comune con altri allievi. Le chiesi sarei stato sistemato in un alloggio dedicato a Poseidone o, visto che comunque ero solo, sarei stato sistemato tra i figli di Ermes ma l’unica risposta che ebbi fu una sonora risata. A quanto pare qui alla Contea non c’era la suddivisione per case, ma avrei dovuto scoprire da solo dove sarei stato sistemato…
            Quando giungemmo a destinazione, Psiche parcheggiò nei pressi di una collina, sotto un maestoso pino. C’erano anche altre vetture, tra cui non potetti non notare una bellissima Mercedes nero pece.
            Ci arrampicammo su per la collina, seguendo un tortuoso sentiero ciottoloso, la fatica, però, era meritata, perché lo spettacolo che vidi in cima mi tolse il fiato.
            Era bellissimo…completamente diverso da come me lo aspettavo e dal Campo Mezzosangue!
            Il maniero, che io avrei definito più un castello, era enorme e spadroneggiava nel centro di una valle rigogliosa e verdeggiante. Era formato da un grande blocco centrale e tre alti torrioni, su ognuno dei quali svettava una bandiera colorata: una rossa, una gialla e una blu.
            Davanti al maestoso portone, c’era un piazzale senza alberi, dove vidi un paio di ragazzi andare a cavallo, a sinistra c’era un boschetto e a destra un lago…magnifico! Sicuramente nascosto dalla mole del castello dovevano esserci varie altre zone dove allenarsi e le stalle dei cavalli.
            Psiche mi si affiancò sorridente e mi mise una mano sulla spalla: - Benvenuto alla Contea Mezzosangue Perseùs Jackson! – E mi sorrise radiosa.
Col suo strano accento inglese aveva di nuovo sbagliato il mio nome, ma al momento non mi importava: avevo la magnifica sensazione che quel posto mi sarebbe piaciuto davvero tanto!
 
            La discesa fu ancora più faticosa della salita, perché dovevamo anche far attenzione a non scivolare su erba e sassi.
            Psiche ci scortò all’interno dei confini della Contea, che anche qui erano delimitati da due grandi colonne corinzie. In cima una scritta in greco: “Benvenuti alla Contea Mezzosangue, luogo di pace e comunione con la natura”
            Mi guardai attorno ed in effetti quella frase non aveva bisogno di spiegazioni. Credevo che il Campo Mezzosangue fosse il luogo più armonioso che ci fosse, ma in quel momento dovevo ricredermi. Quel luogo sembrava un paradiso in terra! Verde e alberi ovunque, uccellini e scoiattoli che saltellavano nell’erba. Perfino il cielo, come a Londra nuvoloso, sembrava essere più clemente con quel pezzetto di terra, lasciando passare più luce di quanto sembrasse.
            Seguendo la nostra speciale guida attraversammo quello che doveva essere il campo d’addestramento, visto che un paio di ragazzi si stavano allenando.
            Mentre camminavamo, la maggior parte dei ragazzi si girò a guardarmi come se fossi un pezzo raro di un museo. Alcuni, addirittura, si misero a mormorare qualcosa al compagno vicino, il problema era che, essendo davvero pochi (al massimo sette), ogni loro movimento era facilmente individuabile.
            - Ma è davvero lui?… - disse una ragazza dai lineamenti elfici poco lontana da dove stavamo passando noi.
            - Si! – le rispose un ragazzo riccioluto che le era vicino – Deve essere Percy Jackson, il figlio di Poseidone! – Entrambi indossavano una maglietta a maniche corte rosso acceso. Sul davanti era raffigurato un grifone rampante e sotto una scritta rigorosamente in greco: “Contea Mezzosangue”
            Il fatto che sapessero chi fossi non faceva altro che mettermi maggiormente in imbarazzo!
            L’unica cosa che mi rincuorava era che nella Contea sembravano esserci decisamente meno allievi che al Campo!
            Questo mi ricordò molto il mio primo giorno al Campo Mezzosangue, quando andavo in giro con il corno di Minotauro appena reciso.
            Decisi, comunque, di ignorare la cosa e imponendomi un certo contegno seguii Psiche dentro il castello. Ora che potevo vederlo da vicino, notavo i chiari riferimenti all’arte greca che quel posto aveva: un mix perfetto di antichità e tradizione inglese!
            L’ingresso era una grande sala tappezzata di marmi colorati e preziosi, il centro era occupato da una grande scalinata che si biforcava in tre tronconi. Probabilmente ogni scalinata portava ad un torrione diverso, anche perché, al temine di ogni scalinata, c’era un arco, anch’esso in marmo, ma di colori simili al giallo (quello a destra), al rosso (quello al centro) e al blu (quello a sinistra).
Guardando la loro posizione ipotizai che quest’ultimo dava sul lago, mentre quello a destra sulla foresta.
            Ai lati della scalinata centrale, prima che si dividesse nei tra tronconi, c’erano una serie di porte, di cui una, quella più a destra, particolarmente grande ed intarsiata, che sembrava essere l’ingresso della sala più grande del maniero.
            - Seguitemi prego – disse dolcemente Psiche avviandosi verso una piccola porticina, molto modesta rispetto alle altre, proprio a sinistra dello scalone.
            Io e mia madre ci guardammo incerti, ma le seguimmo senza obbiettare.
 
            La stanza dove Psiche ci aveva fatto accomodare era relativamente piccola ma comunque dava l’impressione di essere gigantesca. Probabilmente perché era priva di mobili, se non si contava il maestoso lampadario di cristallo che pendeva dall’alto soffitto. Il pavimento, poi, era quasi totalmente occupato da un mosaico greco, che pareva estremamente antico, forse più del maniero stesso. Raffigurava un bel giovane biondo, con sulla schiena delle candide ali, tra le mani, poi, stringeva un arco e delle frecce.
            - Aspettate qui per favore – ci disse solamente mentre la sua voce rimbombava nella stanza trasportata dall’eco per poi scomparve dietro la porta.
            Io e mia madre cominciammo a guardarci intorno.
            A parte la completa assenza di mobile la sala sarebbe anche potuta sembrare normale se la sue pareti non fossero state tappezzate di quadri, o meglio, ritratti!
            Feci qualche passo con cautela, avendo il terrore di rovinare quella meraviglia che avevo sotto i piedi e mi avvicinai alle pareti per osservare meglio i dipinti.
            Alcuni di loro avevano inciso sotto il nome, altri anche delle date. Sotto il ritratto di una ragazzina bionda, che la targhetta diceva si chiamasse “Pamela”, ad esempio, riuscii a leggere anche se a fatica, “3 Febbraio 1978 – 14 Giugno 1990”, sotto un bambino brufoloso dall’aria saputa c’era scritto, invece, “25 Novembre 1975 – 4 Luglio 1987”. Sotto di lui c’era scritto pure il nome del genitore divino e leggerlo fu una tortura, “Ronald figlio di Ares”. Quelli dovevano essere gli allievi della Contea con i rispettivi genitori.
            A quanto pare la povera Pamela era ancora un’indeterminata.
            Non riuscivo a capire il perché di quella scritte, anche se una brutta sensazione mi attanagliava il petto. Un’idea del significato di quella insegne mi faceva accapponare la pelle ma cercavo di convincermi che significassero solo la loro data di nascita e il loro arrivo alla Contea e non la loro data di nascita e di morte.
            Tra i ritratti vidi anche quello della ragazza dai lineamenti elfici che avevo visto fuori dal maniero e questo, purtroppo eliminò ogni mia speranza. La ragazzi in questione era “Hannah figlia di Ermes” * e vicino al suo nome era segnata solo una data “19 Giugno 1992”. Avendola vista fuori, l’altra data non poteva significare l’arrivo al campo…
            Tutti quei ragazzi, quindi, erano morti…quella stanza era come uno strano cimitero in cui tutti gi eroi, vivi e morti convivevano.
            La cosa più inquietate era che pochissimi avevano vissuto più di dodici anni! Grover me lo ripeteva sempre: - I semidei non superano quasi mai i dodici anni! –
            Continuai ad osservarli ancora un po’…non c’era nessun figlio di Poseidone…
            Ad un certo punto, però, fui attratto da un volto in particolare: quello di una bellissima ragazza dai capelli rosso fuoco e dai penetranti occhi verde scuro. I suoi lineamenti erano strani, non avevo visto nessuno così fin’ora. Era davvero bellissima…
            Sotto di lei, per fortuna, c’era una sola data, quindi era viva, ma non c’era segnato il nome del genitore divino. Si chiamava “Scarlet” nata il “17 Ottobre 1992”…aveva la mia età…
            Automaticamente avvicinai la mano alla cornice per toccarla, non sapevo perché ma quel volto mi attirava così tanto che non riuscivo a farne a meno.
            - Ti consiglierei di non farlo. – Disse una voce maschile dietro di me. – A meno che tu non voglia ritrovarti con un bel mal di testa! -
            Mi girai ti scatto a quello che vidi mi sconvolse. Vicino a mia madre, accanto a Psiche, era comparso un bellissimo uomo dai corti capelli biondi e dagli occhi di un azzurro brillante, sembrava un angelo…ed in effetti aveva anche un pio di ali bianche e piumata sulla schiena.
            Si, avete capito bene! Ali!
            Un pensiero spontaneo occupò la mia mente sconvolta: - Oh per Zues! Tu sei Cupido! – e lo indicai con un dito tremante.
            Sia Psiche che l’uomo risero di gusto, poi lui parlò: - In effetti si…ma preferisco un altro nome, se non ti dispiace. – E mi sorrise rassicurante. – In realtà mi chiamo Eros, Dio dell’amore e direttore delle attività della Contea Mezzosangue. – E mise una mano attorno alla vita della moglie Psiche.
            Amore e Psiche…ecco dove avevo già sentito il suo nome! Lei era quella povera ragazza che innamorata di Eros si era sottoposta alla più impensabili fatiche per farsi accettare da Afrodite, madre del Dio. Alla fine sembrava che la Dea avesse accettato!
            - Ma un momento. – Feci sovrappensiero. – Tu sei una mortale! Dovresti essere morta da qualche secolo! -
            Psiche lanciò uno sguardo complice al marito e si voltò verso di me. – Diciamo che gli dei ci hanno concesso questo miracolo. Sono umana è vero…ma sono immortale… - E guardò di nuovo il Dio che le accarezzò una guancia con il dorso della mano.
            Il loro amore era palpabile, mi sentivo quasi a disagio a stare di fronte a loro. Mia madre invece tirò su col naso. Lei era sempre stata una romanticona e una scena del genere non poteva non commuoverla.
            Quel suono fece destare i due piccioncini e Psiche si voltò verso di lei rossa in viso ed imbarazzata. – Venga signora Jackson. – Le disse. – Le mostro il suo alloggio. – E dopo averla presa sotto braccio scomparve fuori la porta insieme a lei.
            Rimanemmo soli io e il galletto.
            - Allora Perseus. – Almeno lui non sbagliava la pronuncia. Si avvicinò lentamente, sembrava quasi emanare luce. – A quanto pare hai bisogno di protezione eh? – Io annuii incerto. Di dei ne avevo conosciuti abbastanza fin’ora ma Eros era diverso…aveva un non-so-chè che lo rendeva più umano. Forse erano i suoi poteri (l’amore è il più umano dei sentimenti no?) o il fatto che vivesse tra i mortali ma c’era qualcosa di strano in lui, qualcosa che non riuscissi a spiegarmi. Come se mi conoscesse più a fondo di quanto mi conoscessi io stesso.
            Senza contare che l’altro Direttore delle attività che avessi mai conosciuto, il signor D. (alias Dioniso) era un tipo abbastanza permaloso e scorbutico, non sopportava noi ragazzi perché era stato mandato al Campo per punizione, quindi non sapevo se per Eros era lo stesso. Ma il signor D. era stato punito per aver corteggiato non so quale ninfa proibita, cosa mai aveva potuto fare Eros?
            - Non preoccuparti. -  Continuò. – Qui sei al sicuro, e non mi devi nessuno spiegazione, perché Chirone mi ha già raccontato tutto. – E rise. Avevo come la strana sensazione che con quel tutto, non si stesse riferendo solo all’attacco dell’arpia.
            - Signore… - Tentai ma fui bloccato sul nascere.
            - Oh, no, per Zeus, no! Non chiamarmi signore. Ho i miei…ehm…anni sulle spalle e sentirmi chiamare signore non fa che ricordarmelo. Chiamami solo Eros, o al massimo Coop…quando ti sentirai più in confidenza. – E rise di nuovo.
            La sua faccia era talmente rilassata che fece sorridere anche in automatico. Mi piaceva quel tipo. – Ok….Eros. – Lui annuì soddisfatto. – La ringrazio di avermi offerto ospitalità e protezione nella sua Contea. –
            - Mi figurati ragazzo, per così poco! Poi per Chirone questo ed altro. Siamo molto amici io e lui, sai? Probabilmente sono uno dei pochi sull’Olimpo che apprezza le sue qualità come istruttore. Neanche mio cugino Dioniso, che lavora con lui al Campo lo fa! -
            - Beh presumo che il signor D. sia così scontroso che non lo appezzerebbe neanche se Chirone si mettesse a produrre vino. – Avevo parlato a sproposito, mi tappai la bocca in automatico arrossendo furiosamente. – Mi scusi, io non volevo… -
            Eros, però, non sembrava sconvolto, anzi, rise divertito.- Sai una cosa Percy Jackson hai proprio ragione! E non scusarti, non è colpa tua, ma mia. – Lo guardai confuso non capendo a cosa si riferisce. – E’ la mia presenza. – Spiegò. – Che ti ha fatto parlare. L’amore è anche spontaneità, chi si trova vicino a me agisce d’istinto e fa quello che più il suo inconscio più desidera. A quanto pare mio cugino lo detesti proprio eh? – E rise di nuovo, sta volta ancora più divertito. La sua risata sembrava tanto come il suono armonioso di tante campane. – Ma ora basta convenevoli, c’è qualcosa che desideri sapere sulla tua permanenza qui alla Contea? –
            - Ehm…dove alloggerò? – Era una domanda stupida, concordo, ma era la prima che mi era venuta in mente, e l’avevo detta senza pensare. Questo potere di Eros era un po’ troppo pericoloso.
            - Oh, mi dispiace ragazzo, ma questo non posso dirtelo! – Io lo guardai confuso. In che senso non poteva dirmelo? Eros rise per la mia faccia. – Non li decido io i posti, ma voi allievi… -
            - Quindi posso scegliere io? –
            Eros rise di nuovo. – No, non puoi scegliere tu, ma dipende in parte da te, dalle tue qualità! –
            - Qualità nel senso di poteri o abilità? Perché se è così siamo divisi in base al nostro genitore divino! -
            - No, qualità nel senso stretto del termine. Qualità! –
            - Oo-kay…- Non ero molto convinto…si sentiva vero? – Mi dispiace Eros, ma proprio non capisco! – Ammisi infine.
            Eros sbuffò, ma non sembrava infastidito dal fatto che io non capissi, più che altro sembrava scocciato, come se tutti quelli a cui lo spiegava avessero la stessa reazione. - Venendo qui avrai sicuramente notato i tre torrioni. – Disse con una pazienza infinita ed io annuii. – Avrai anche visto che su ognuno dei tre torrioni c’è una bandiera di una colore diverso. – Annuii di nuovo. – Bene! – Fece qualche passo in tondo nella sala. – Vedi figliolo, qui ognuno è smistato in una squadra. In tutto sono tre, con i nomi dei ter poemi epici per eccellenza! –
            - Odissea, Iliade ed Eneide? – Chiesi.
            - Si, esatto! – Sorrise compiaciuto. – Ognuna di queste squadre si riferisce ad un eroe diverso, rispettivamente: Ulisse, Achille ed Enea. Ognuno di loro rappresenta una delle tre qualità che un vero eroe dovrebbe avere! –
            - E sarebbero? – Domandai sull’orlo di una crisi isterica. Dove voleva andare a parare il pennuto?!
            - Ulisse rappresenta l’ingegno, Achille la determinazione ed Enea l’altruismo. In base alla qualità in te predominante sarai smistato. – Concluse semplicemente.
            - E questo chi lo deciderà? Come si vedrà qual è in me la qualità più presente? –
            - Ogni cosa a suo tempo Perseus, quando verrai smistato lo saprai… -
            “ Ma va?” pensai sconvolto, per fortuna ero riuscito a trattenermi e a non dirlo ad alta voce.
            - C’è qualcos’altro che vorresti sapere? -
            - Si – risposi risoluto – Perché prima mi ha impedito di toccare il ritratto? –
            - Vedi ragazzo. – La sua voce si era stranamente intristita. – Questa stanza è chiamata Sala dei Ricordi. Qui c’è un ritratto di ogni allievo che abbia mai messo piede qui alla Contea e come avrai potuto notare anche le loro date di nascita…e di morte… - Fece un attimo di pausa per poi ricominciare. – Questi ritratti, però, sono incantati. Toccando  i ritratti dei vivi, puoi sentire ciò che stanno provando in questo momento, toccando quello di un morto invece, beh la storia è completamente diversa. – Mi guardò intensamente. – Ti verrebbero riversati nella tasta tutti i pensieri e tutte le mozioni che hanno provato nell’arco di tutta la loro esistenza. Non è piacevole, credimi… -
            Tornai a guardare il ritratto della bella ragazza dai capelli rossi. Ora kla curiosità di toccare quel dipinto era ulteriormente aumentata. – Ci finirò anche io su questo muro? –
            - Certo, ma solo dopo il tuo smistamento. Il tuo ritratto comparirà automaticamente. – La sua voce era tornata di colpo pimpante.
            - Un’ultima domanda Eros. – Si girò verso di me curioso. – Come mai ti trovi qui al Campo? Il Signor D. è stato punito…tu invece? –
            - Diciamo che è stato un compromesso piacevole. – Lo guardai non capendo. – Serviva qualcuno che gestisse la succursale del Campo, visto che Chirone si trovava nella “sede” principale. E a me serviva Psiche. In cambio della sua immortalità ho lasciato tutti gli incarichi di Cupido a mia madre e ho accettato di gestire la Contea. Ma non me ne pento…anzi, per lei lo rifarei sempre…per lei avrei dato la mia stessa vita… -
            Quasi, quasi, mi stavo commuovendo anch’io…lo aveva fatto per amore! Logico cos’altro ci si poteva aspettare da Eros.
            - Ma ora bando alla ciancie! – Si girò verso la porta. – Ben! – Urlò. – Lo so che stai ascoltando, esci fuori! -
            La porta si aprì di nuovo, ma sta volta entrò un ragazzo dai lineamenti elfici, biondo e dalla tipica abbronzatura californiana. Indossava una maglietta blu elettrico, anche quella con su disegnato un grifone e l’immancabile scritta in greco “Contea Mezzosangue”. Doveva avere un paio di anni più di me, ma il suo sorriso malansdrino lasciava intendere fosse ancora un giocherellone. Non sapevo perché ma mi ricordava qualcuno.
            - Scusami Coop! – Si grattò la nuca imbarazzato. – Ma l’ho visto arrivare e non ho saputo resistere! -
            - Non fa nulla…poi avevo proprio bisogno di qualcuno che gli facesse da giuda! –
            - Perfetto! – Mi si avvicinò quasi saltellando e mi tese la mano. – Io sono Benjamin Carrey, ma chiamami Ben, piacere! –
            - Io sono Percy Jackson. -  Dissi stringendogliela.
            - Lo so chi sei! Sei il figlio di Poseidone, quello che la ha suonate a mio fratello! –
            -Fratello? – Non ci capivo nulla!
            - Si, fratello…io sono figlio di Ermes! –
            Luke! Ecco chi mi ricordava! Avevano gli stessi lineamenti e la stessa aria malandrina. – Oh, scusami io… -
            - Non ti scusare! E’ sempre stato un po’ montato, ci voleva qualcuno che gli desse una lezione. – E mi sorrise incoraggiante. – Dai vieni. Ti faccio fare un giro. E poi ci sono alcune persone che ti voglio far conoscere! -
            Salutai Eros e lanciai un’ultima occhiata alla ragazza del ritratto. “Scarlet…chissà se ti conoscerò…” E uscii dalla Sala dei Ricordi.





* Melanzana,, notato qualcosa di familiare XD ? Spero di si, perchè questo personaggio è ispirato a te! Patata e Broccolina, non temete, tra poco arriverà puure il vostro turno!

 Huuuhuuuuu! Finito! Allora come vi è parso? O.o Forza ditemi tutto XD sono pronta ad ogni genere di critica U.U….basta che non mi linciate ^^’’’!
Ora, però, è il momento di ulteriori ringraziamenti.
Ringrazio: 1 - 13_forever 2 - AiofJane  3 - cori71  4 - EmilyHalliwell  5 - LazioNelCuore 1711  6 - Lilla95  7 - maltrerio  8 - mattemilan1991  9 - roxen carry  10 - Sayuri_14  11 - Scorpiusthebest  12 - tamakisskiss che mi hanno inserito tra gli autori preferiti!
Ringrazio: 1 - bluenights  2 - Daphne_Descends che hanno inserito questa storia tra le seguite!
Ringrazio: 1 - data81 2 - EmilyHalliwell 3 - Moonlight___xX 4 - roxen carry che hanno inserito questa storia tra le preferite!
Ringrazio anche: Melanzana e sua madre! XD anche se non sono iscritte! Che mi hanno spronato a continuare! E anche Patata e Broccolina, che anche se non hanno letto questa storia continuano ad appoggiarmi! E EmilyHalliwell che si sorbisce sempre i miei sproloqui sulle mie storie!
Un bacio anceh a tutti coloro che leggono senza recensire! Grazie mille!
E ora la risposta ai commenti U.u!
EmilyHalliwell: che cara che sei! Non ti preoccupare, anche mio obbiettivo è che Percy non soffra! E farò in modo di farlo vivere tranquillo….più o meno XD! Ti ringrazio tantissimo per aver recensito! Mi fa sempre molto piacere sapere cosa pensi sui miei personaggi e lo sai! Tvtttb Tex! Alla prossima! Ps sono contenta che hai cambiato nome…questo ti si addice di più XD!
bluenights: Ma io ti amo! Sul serio! Non sai quanto mi faccia piacere ciò che hai appena detto! Trovo che Rick Riordan scriva davvero bene, ed essere paragonata a lui è una goduria! Grazie mille! Spero di non averti fatto aspettare troppo che la mia storia continui a piacerti! ^^ Kiss!
roxen carry: Eh Roxy! Stai un po’ indietro di la verità! XD Ma tvtttb lo stesso! Mi manchi un casino lo sai?! E mi mancano anche le tue sporadiche ma sempre graditissime recensioni! Alla prossima e fatti sentire oki? Kiss!
Moonlight___xX: Secondo me sei una veggente o.o! Dico sul serio! Ora che sto leggendo il libro anche io mi rendo conto che quei due sono fratelli, non amanti! La penso esattamente come te! Annabeth non mi sta antipatica, per carità, ma Percy proprio non ce lo vedo insieme alla sapientona! XD Per quel che poi riguarda la questione dell’età è vero, hai ragione o.o però ho scritto così perché Percy dice pure che probabilmente Grover era stato bocciato un paio di volte perché sembrava un po’ più grande quindi ho ipotizato che i satiri maturassero più velocemente degli umani, ed essendo trascorsi alcuni anni Grover sembri abbastanza più grande di Percy XD! Spero di essermi spiegata a sufficienza! La tua storia è davvero bellissima, i miei più sentiti complimenti! XD alla prossima cara! Ps. Ti ho recensita mi raccomando non farmi aspettare XD!
giugiu_4ever: XD sono contenta che ti piaccia cara! Spero di non averti fatto aspettare tanto! Continua a seguirmi ok? Tvttttttb!
Bene! Ora che ho finito voglio fare degli ultimi annunci! UNO! Per favore se qualcuno lo so mi dica il vero nome del cugino (figlio di Ade) di Percy e DUE:
CONCORSONE! XD sicuramente avrete letto il capitolo se siete arrivati a questo punto, quindi vi pongo una domanda: IN CHE SQADRA FINIRA’ PERCY SECONDO VOI? Nell’ingegnosa Odissea, nella determinata Iliade o nell’altruista Eneide? U.U
Vediamo chi indovina XD!
Alla prossima e recensite numerosi! ^^



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