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Il
Signore Della Umbrella – La Compagnia Dell’Anello -
Capitolo 1: Una festa a lungo attesa -
Tutto ebbe inizio con la fondazione della Umbrella, la più grossa azienda farmaceutica mai esistita
al mondo. O almeno, questa era la sua copertura. In realtà ciò era solo un
paravento per le loro ricerche, finalizzate a creare armi biologiche. L’Umbrella non suscitò mai l’interesse del governo degli
Stati Uniti finchè il suo presidente, Albert Wesker, non invase, con le sue truppe, varie città degli
Stati Uniti. Il Governo attuò così diverse controffensive al fine di sradicare
l’Umbrella, ma nessuna si rivelò efficace. La guerra
andava per le lunghe, così Wesker, il quale a
insaputa dei più era anche un potente e malvagio stregone, pari quasi all’ormai
deceduto Lord Voldemort, decise di attuare un piano
per giungere alla vittoria in breve tempo. Creò un anello, e lo dotò del potere di rendere invisibile chi lo
indossava e di vivere una lunga vita. Così, Wesker
passò rapidamente in vantaggio, e mobilitò le sue armate contro Washington.
Molti soldati perirono nel tentare di arrestare l’avanzata dell’U.B.C.S., i mercenari della Umbrella,
ma essi, incluso lo stesso Wesker, sembravano invincibili.
Fu in quel momento, quando ogni speranza sembrava perduta, che accadde un fatto
inatteso: un uomo, di origine britanniche, chiamato James Potter, riuscì a
stordire Wesker e a privarlo dell’Anello. Furioso e
sconfitto, Wesker fuggì, mentre il suo esercito
veniva annientato. Le controffensive successive del governo statunitense portarono
alla distruzione di Raccoon City, sede della Umbrella. Ma al male fu permesso di perdurare. Wesker era ancora vivo, e in breve costruì una base segreta,
nella quale si nascose per gli anni successivi, che impiegò nel dare la caccia
a James Potter. Quando finalmente scoprì la sua ubicazione, inviò dei soldati a
ucciderlo, ma quando arrivarono si ritrovarono davanti uno spettacolo
inatteso: la sua casa era distrutta, e portava i segni inconfondibili di
un’esplosione. Gli inviati riferirono immediatamente a Wesker,
il quale ordinò di cercare l’Anello. Ma sebbene i soldati avessero setacciato a
tappeto sia la casa che il villaggio, non trovarono traccia dell’Anello. Wesker, furioso, scatenò la sua ira su di loro, e passò gli
anni successivi nel preparare un esercito, con il quale avrebbe finalmente
sottomesso il mondo.
ANNI DOPO…
Harry Potter si svegliò di soprassalto. Aveva appena
udito il rumore di una motocicletta che frenava rumorosamente davanti casa sua.
Si affacciò per vedere chi fosse, poi, dopo averlo riconosciuto, si gettò al
piano di sotto. Quando uscì dalla porta di casa, la figura enorme stava ancora
sul vialetto.
«Sei in ritardo» gli disse Harry.
«Un Mezzogigante non è mai in ritardo, Harry Potter»
rispose RubeusHagrid, «né
in anticipo. Ci arriva precisamente quando intende farlo»
Rimasero per un po’ a fissarsi, poi scoppiarono a ridere, e Harry si precipitò
a salutarlo. Ridendo, i due entrarono in casa
«Come stai, Hagrid?» chiese Harry
«Benone!» urlò Hagrid. «Tu che mi dici?»
«Nulla di che» rispose Harry, scrollando le spalle. «E tu?»
«Io niente» disse Hagrid. «Mi ci sono cresciute delle
ciliegie grosse quanto il culo che ti ritrovi!»
«Perché non provi a farti crescere qualcos’altro, invece?» ridacchiò Harry
«Cosa vorresti insinuare?» fece Hagrid, falsamente
minaccioso
«Be’, lo sai» disse Harry, «chi si sviluppa in altezza, non si sviluppa in
lunghezza. E non mi sembri proprio bassino sai» Harry
rise, e Hagrid rise con lui.
«Be’, non mi ci inviti a entrare?» chiese Hagrid.
«Ah, adesso siamo passati agli autoinviti, eh?» scherzò Harry. «Dai, entra » Hagrid rise. Harry prese la bacchetta, la puntò sulla
poltrona del salotto e la allargò e la rinforzò, dopodiché invitò Hagrid a sedersi.
«Grazie» disse Hagrid. Harry si sedette
«E allora,» esordì Harry, «a che dobbiamo il piacere della visita?»
«Ci ero passato per salutare» rispose Hagrid. «Ma
dov’è Ginny?»
«E’ andata con Luna a fare shopping» rispose Harry. «Donne» aggiunse poi. Hagrid ridacchiò.
«E che mi ci dici della festa?» disse Hagrid. «Che ci
ha in mente di fare?»
«Conosci Luna» rispose Harry. «L’ha trasformata in una baraonda. Mezza Hogwarts è stata invitata. E l’altra metà si presenterà
comunque» Hagrid rise.
«E non è tutto» proseguì Harry. «E’ diventata strana, questo periodo. Più del
solito»
«Che intendi?»
«Be’, ha in mente qualcosa. Non so cosa di preciso»
«Dai, ora ci vedo se ci riesco a farci rinsavire io»
«Ma se non ci sono riuscito io, che la conosco meglio!»
«Ok, allora vaffanculo!» Harry e Hagrid
risero, proprio mentre la porta si aprì. Sulla soglia c’erano Ginny e Luna, le quali non appena videro Hagrid si aprirono in larghi sorrisi e si precipitarono a
salutarlo.
«Hagrid, come stai?» chiese Ginny.
«Alla grande!» rispose Hagrid.«Vi vedo in forma!»
«Sì, certo. Quanto ti ha pagato Harry per dirlo?»
«Mah, veramente lui non c’entra niente»
«Sì, come no», risero.
«Ciao Hagrid» disse Luna.
«Ciao Luna» rispose Hagrid. «cinquantasei anni, eh?
Non sei invecchiata di un giorno!»
«Sono quarantasei» lo corresse Luna, sorridendo. «Ma grazie lo stesso»
«Si be’, quarantasei, cinquantasei, non fa molta
differenza» ridacchiò Hagrid.
Passarono così buona parte del pomeriggio a ridere, scherzare e chiacchierare,
poi, verso la sera, Hagrid si congedò.
«Be’, gente, io ci devo andare!» li salutò tutti.
«Ciao Hagrid!» risposero gli altri
«Ci vediamo alla festa!» aggiunse Ginny
«Sicuro!» convenne Hagrid.
«Oh, Hagrid aspettami, vengo anch’io» intervenne Luna
a sorpresa, come al solito
«Ma tu di solito non ti Smaterializzi?» domandò Hagrid
«Sì, ma oggi ho voglia di un po’ d’aria fresca» rispose Luna
«Oh be’, se la metti così» disse Hagrid.
«Andiamo!»
Salutarono ancora poi si recarono alla motocicletta volante. Hagrid fece salire Luna, poi montò in groppa(alla moto,
eh), che sprofondò di parecchi centimetri. Accese il motore e partì rombando.
Luna applicò un Incantesimo di Disillusione su di loro
«Grazie Luna!» disse Hagrid, e presero il volo.
«Allora, Luna, come te la passi?»
«Bah, ti dirò» rispose Luna, «non una meraviglia»
«Come mai?»
«Sai, sono stufa di questa vita monotona. E’ sempre la solita routine, e poi mi
manca mio padre. Io sono vecchia, Hagrid. So che non
lo sembro, è che sono stanca. Sottile. Come…» esitò, «…il burro spalmato sul troppo pane. Vorrei andare a
rivedere mio padre. Penso che mi ci voglia una vacanza. Una lunghissima
vacanza. E non penso che ritornerò. In effetti non voglio farlo» aggiunse dopo
un po’.
«Su, su, Luna» la rassicurò Hagrid. «Non dire così.
Ci è un po’ di depressione che viene di solito ai compleanni. Capita a tutti»
«Forse hai ragione» convenne Luna, non del tutto convinta. «Verrai alla mia
festa, vero?»
«Sicuro!»
Il giorno dopo, tutti erano agitati per l’imminente
festa di Luna. Dato che aveva affittato una sala a Londra, nessuno degli
invitati poteva arrivarci per vie magiche, così furono tutti costretti a usare
mezzi Babbani. Quando però entrarono, si capiva fin
da subito che l’aria era satura di magia. I cellulari dei presenti si spegnevano
e si riaccendevano, si impallavano e la potenza del segnale variava dal massimo
al minimo. E tutto più del solito. Le uniche apparecchiature elettroniche che
funzionavano erano gli altoparlanti che diffondevano una piacevole musica da
festa, poiché protette dalla stessa magia che le faceva impazzire. Nel
complesso, la festa era molto divertente. Harry fu felice di rincontrare quasi
tutti i suoi vecchi compagni di Hogwarts e dell’ES,
molti dei quali adesso lavoravano per lui nell’Ufficio Auror.
Tuttavia, non riuscì a scorgere da nessuna parte SeamusFinnigan, che non vedeva più dalla fine di Hogwarts. Evidentemente anche Dean, il suo migliore amico,
doveva pensarla allo stesso modo, dato che anche lui era preoccupato, anche se
cercava di non darlo a vedere. Osservava la sua ex-moglie Luna, che ora ballava
con il suo nuovo marito, Neville, senza però provare nulla. Aveva da tempo
dimenticato, e ora erano normalissimi, anche se stranamente, amici. La festa
proseguiva per le lunghe, molti erano ubriachi, Hagrid
lo era più di tutti, e tutti si divertivano. Harry, che ballava con Ginny, non aveva notato che Lily e Rose, che erano migliori
amiche, stavano sgattaiolando verso la sala di controllo della sala. Erano
tutte e due ubriache, e quando entrarono nella sala controllo lanciarono degli Schiantesimi ai presenti senza quasi accorgersene. Si
recarono davanti ai comandi e li azionarono a caso. La musica prese a saltare
pezzi, a interrompersi e a ricominciare all’improvviso, a ripetere da capo una
canzone, tutto questo mentre i presenti si guardavano attorno smarriti e Lily e
Rose ridevano come due matte. Poi azionarono un ultimo interruttore, e la sala
piombò nell’oscurità. Alcuni non si accorsero di niente, altri risero più forte
di prima, altri ancora urlarono senza una motivazione precisa. Harry, che era
ancora sobrio, accesa la bacchetta e si recò nella sala controllo, dove trovò
Lily e Rose che pomiciavano. Harry inarcò un sopracciglio, fece un rapido
calcolo mentale su quanto dovessero essere ubriache, dopodiché si avvicinò e le
separò tirandole per le orecchie. Le due ragazze trasalirono.
«Lily Potter» sospirò Harry guardandola, a metà tra il divertito e
l’esasperato, «e Rose Weasley» aggiunse poi spostando
lo sguardo sull’altra ragazza. «Dovevo immaginarlo»
Dopo che ebbero sistemato il casino provocato da
Lily e Rose, la festa riprese. Verso la fine, Luna salì sul palco, incitata dai
presenti, per fare un discorso
«Allora,» esordì, «da dove cominciare?» Ruttò, e rise: era ancora ubriaca
fradicia.
«BieigariBotter e Weazley, Baciock e Dhomas, Magmillan e Abbodd, e duddi voi vegghi membri della zcuola di Magia e Zdregoneria di Hogguarzz, grazie ber ezzere
venuti!»
I presenti, o almeno quelli che avevano capito, applaudirono.
«Oggi è il mio guarantazeiezimogombleanno,
e ho una voglia di zgobareinimmagiabile!»
Tutti risero.
«Inimmaginabile» la corresse Hermione, poi scoppiò a
ridere insieme agli altri
«Guindi, denevo a pregizare al mio amore Neville di brebararsi,
berghèstazera lo devasto!»
I presenti continuarono a ridere, persino Neville, che non sembrava aver capito
niente di quello che succedeva
«Guanto a duddi gli altri!» proseguì Luna. «Volevo
dire ghegonozgo la medà di voi zolo a medà e nudro ber meno della medà di voi zolomedà dell’affeddoghemeridade»
Nessuno capì niente, alcuni per via dell’alcool, altri perchè
comunque Luna aveva sparato una serie di parole senza alcun nesso logico. Poi,
all’improvviso, Luna si fece seria, e parve riacquistare un po’ di lucidità.
«Ora gende» singhiozzò. «Devo fare un annungio. Vi informo gheguesta è la fine. Me ne vado. Vi zaluto
dal biùbrofondo del mio guore. Addio»
E detto questo scomparve.
Ok
ragazzi/e, questa è la mia nuova fan fiction. Per chi mi conosce, saprà che i
commenti o i dialoghi in grassetto sono frasi dirette dell’autore (cioè io), e
sono lieto di presentare questo nuovo crossover! Spero vi piaccia, e dal
prossimo capitolo questo spazio sarà riservato alla risposta alle recensioni.
Ma ora, è il momento di salutarci, l’appuntamento è martedì prossimo con il
secondo capitolo: L’ombra del passato.
Ciao ragazzi/e, ci si vede Martedì!
Il
Signore Della Umbrella – La Compagnia dell’Anello -
Capitolo 2: L’ombra del passato -
Quei pochi che erano ancora sobri trasalirono. Come
aveva fatto Luna a scomparire senza evocare alcun incantesimo e senza alcun
Mantello? I sobri mormoravano e facevano congetture, e si misero a cercare
Luna. Ma per quanto la cercarono, non la trovarono da nessuna parte. Poi, a
Harry venne l’illuminazione: l’unico luogo dove poteva essere andata era a casa
sua a prendere le valigie per andarsene: erano settimane che diceva che
l’avrebbe fatto. Poiché non vedeva Ginny da nessuna
parte, e il suo telefono era bello che impazzito, decise che l’avrebbe
telefonata più tardi, dopodiché girò sul posto e si Smaterializzò.
Riapparve davanti casa di Luna. Tirò un sospiro di
sollievo quando vide le luci accese. Si avvicinò alla porta, ma era chiusa.
Harry sfoderò la bacchetta, la puntò verso la porta e disse: «Alohomora»
La porta si aprì. Harry entrò, ispezionò la casa, e nel salotto vide Luna,
ormai completamente sobria, che ridacchiava mentre preparava la valigia. Harry
ripose la bacchetta nei pantaloni, dietro la schiena, poi si avvicinò a Luna,
che non l’aveva ancora notato, e disse: «Ti riterrai incredibilmente scaltra»
Luna si girò di scatto, sfoderando la bacchetta. Rimase per un po’ in allerta,
poi sospirò, rimettendo a posto la bacchetta: «Come hai fatto a trovarmi?»
«Facile» rispose Harry. «Erano settimane che dicevi di volertene andare. E ti
conosco abbastanza bene da sapere che l’avresti fatto in maniera spettacolare»
«Oh, e dai» fece Luna. «Era solo per giocare un po’. Hai visto le loro facce?»
si girò e riprese a preparare la valigia.
«Be’, di quelli che erano sobri sì. E si stanno ancora chiedendo come hai fatto
a scomparire senza nemmeno usare un incantesimo o un Mantello
dell’Invisibilità»
Luna si fermò, e si mise a fissare la parete di fronte.
«Coraggio, puoi dirmelo» la rassicurò Harry. Luna esitò, poi si girò
lentamente, estraendo dalla tasca un oggetto
«Con questo» disse Luna. Harry osservò ciò che aveva in mano: era un anello
d’oro, senza fregi, né scritte.
«E’ un anello magico» proseguì Luna. «Mi permette di diventare invisibile solo
infilandolo, e prolunga la vita di chi lo porta»
«Ah, ecco» capì Harry. «Ora si spiega perché non sei invecchiata di un giorno.
Ma dove l’hai trovato?»
Luna esitò, poi si girò di scatto e sbottò: «Fatti i cazzi tuoi»
Harry fu sorpreso: era la prima volta che Luna rispondeva così, peraltro a un
vecchissimo amico.
«Io penso che tu l’abbia tenuto a lungo» disse Harry, convinto che la causa di
questa reazione fosse l’anello. «Secondo me dovresti lasciarlo qui. Ti è così
difficile?»
Luna si girò. Aveva un’espressione strana in faccia. Sembrava quasi pazza. Non
stralunata come al solito
«Be’, no» rispose Luna, non del tutto convinta. La sua espressione si incupì.
«E invece sì» aggiunse, e si girò di nuovo.
«Ora che lo guardo» proseguì, «non voglio separarmene. E’ mio, l’ho trovato io,
è venuto da me!»
«Non è il caso di arrabbiarsi» fece Harry, sempre più sorpreso.
«Se sono arrabbiata è colpa tua!» sbottò Luna. Harry sbarrò gli occhi.
«E’ mio. Tutto mio» disse Luna, con una voce da psicopatica, mentre lo
accarezzava come si accarezza un bambino appena nato. «Il mio tesoro»
Harry trasalì. Non era la prima volta che sentiva qualcuno nominare così un
oggetto, e gli pareva che ciò fosse inerente proprio a un anello
«Tesoro?» ripetè questi. «Ho già sentito di qualcuno
che chiamava così un anello, ma non te»
Luna si girò di scatto e urlò, fuori di sé: «Dah, non
te ne deve fregare un cazzo di quello che faccio con le mie cose!»
«Io credo che tu l’abbia tenuto abbastanza» ribadì Harry.
«Lo vuoi per te, eh?». Harry perse le staffe. Sfoderò la bacchetta e la puntò
verso Luna.
«LUNA LOVEGOOD» esplose Harry. Lei indietreggiò, terrorizzata, dimenticandosi
persino di poter sfoderare la bacchetta. «NON PRENDERMI PER UN LURIDO MAGO DA
QUATTRO SOLDI. NON CERCO DI DERUBARTI» Harry si
calmò, poi riprese: «Cerco di aiutarti»
A quel punto Luna reagì in maniera ancora più stramba di prima, e decisamente
più del solito: scoppiò a piangere, e si avvicinò a Harry, che l’abbracciò.
«Per tutti questi anni sono stato amico tuo» continuò Harry. «Ho solo e sempre
voluto il tuo bene. Credimi, come in passato: lascialo qui»
Luna tirò su col naso, poi disse: «Hai ragione, Harry. L’anello rimarrà qui»
Si avvicinò verso il tavolo dov’era posata la sua valigia, vi puntò contro la
bacchetta e mormorò: «Baule Locomotor».
Luna si avviò verso la porta, con la valigia che la seguiva, poi esordì: «E’
tardi. E’ ora di andare» Fece per varcare la porta, quando Harry la chiamò:
«Luna»
Questa si fermò, e per un attimo assunse l’espressione di uno che è appena
stato scoperto a fare una cosa di nascosto. Poi si girò verso Harry,
sorridendo. «Sì?»
«Hai ancora l’anello in tasca» osservò Harry.
«Ah già, che sbadata» fece Luna, con l’aria di uno che lo sapeva benissimo.
Estrasse l’anello dalla tasca e lo tenne in mano. Lo fissò a lungo con
espressione seria, indecisa sul da farsi. Harry si avvicinò con cautela, pronto
ad agire se Luna avesse tentato la fuga. Poi, lei reclinò lentamente la mano,
finchè l’anello non cadde, con un tonfo spropositato per il suo peso, sul
pavimento. Luna lo fissò ancora un secondo, poi uscì e spedì il suo baule verso
la sua destinazione, quindi tirò un sospiro, e si girò verso Harry che usciva
da casa sua.
«Sai, Harry» disse Luna. «Mi sembra di sentirmi più leggera. Ti devo
ringraziare»
«E’ stato un piacere, Luna» si schermì Harry. «Per gli amici questo è altro»
Luna guardò Harry. «Addio, Harry»
«Addio, cara amica» si abbracciarono. Poi Luna si girò e si Smaterializzò. «Al
prossimo incontro» aggiunse Harry, benché ormai non potesse sentirlo.
Quando rientrò dentro casa era talmente pensieroso
che si dimenticò di raccogliere l’anello che giaceva per terra. Si sedette su
una poltrona e si mise a riflettere. Da chi aveva già sentito quelle parole?
“Il mio tesoro”
Chi le aveva già pronunciate? Gli pareva di ricordare che Luna una volta aveva
raccontato che, mentre stava passeggiando per la Foresta Proibita, si era
addentrata in una caverna buia. All’interno aveva trovato una creatura ignota,
e per salvarsi da questa, che voleva mangiarla, aveva vinto una gara di
indovinelli. Non sentì nemmeno un rumoroso crac
fuori la porta, e qualcuno che entrò di corsa in casa, esclamando: «Luna!». Era
la voce di Neville. Harry non vi fece caso, anzi continuava a rimuginare e a
mormorare: «Indovinelli nell’oscurità»
Neville intanto si chinò, raccolse l’anello, poi notò Harry e si avvicinò. «Se
n’è andata, vero?» domandò.
Harry non rispose.
«Aveva detto tanto volte che voleva farlo» continuò Neville. «Ma non l’ho mai
presa sul serio» raggiunse Harry, il quale però continuava a non dare segni di
vita. «Harry?»
Questi si riscosse. Si girò verso Neville e confermò le sue parole: «Sì,
Neville. Mi dispiace. Ho provato a fermarla, ma lei è stata irremovibile. Ma ti
ha lasciato la casa, insieme a tutti i suoi beni. L’anello è tuo, ora»
Neville esitò, poi borbottò: «Non lo voglio»
Harry lo guardò sorpreso. «Perché?»
«Perché» rispose Neville, «quell’anello l’ha fatta diventare pazza. L’ho vista.
Quando lei credeva che nessuno la vedesse, io la vedevo che lo accarezzava,
quasi teneramente, e ci parlava. Sono
sicuro che è per questo coso che se n’è andata. Prendilo tu, Harry» e glielo
porse. Harry allungò la mano, perplesso su questo nuovo comportamento di Luna,
e prese l’anello. Poi si alzò dalla poltrona e si recò alla porta.
«Harry!» lo chiamò Neville. Harry si fermò sulla soglia. «Mi aiuterai a
ritrovare Luna?»
Harry non seppe che dirgli. Prese un respiro, si girò verso Neville, e gli
disse: «Vedrò cosa posso fare». Poi uscì e anche lui si Smaterializzò.
Riapparve poco dopo davanti casa sua. Prese la
bacchetta, la puntò verso la porta e mormorò: «Alohomora». La porta si aprì. Harry entrò e accese la luce
dell’ingresso. Poi prese il telefono, che nel frattempo era rinsavito, e
compose il numero di Ginny. Dopo alcuni squilli, Ginny rispose preoccupata:
«Pronto, Harry? Ma dov’eri finito? Ti
abbiamo cercato dappertutto!»
«Amore scusa, stavo cercando Luna» disse Harry.
«E be’? L’hai trovata?»
«Sì, ma se n’è andata lo stesso. Non ha voluto darmi retta»
«Merda. E Neville, come l’ha presa?»
«Bene, ma penso che sia solo perché è ancora brillo»
«Ho capito. Ma ora dove sei?»
«Sto a casa, ma devo andare un attimo alla sede dell’Evening Standard»
«Perché?»
«Devo vedere una cosa. E’ importante»
«Ok, allora ci vediamo dopo a casa»
«Ok. A dopo»
«Ti amo»
«Anch’io». Harry mise giù il telefono, si cambiò velocemente gli abiti e prese
il Mantello dell’Invisibilità. Poi uscì di casa e si Smaterializzò.
Riapparve davanti la sede dell’Evening Standard, il quotidiano più diffuso di Londra, che
chiaramente a quell’ora era chiuso, ma per lui non era un problema. Si mise il
Mantello dell’Invisibilità e, dopo che ebbe aperto la porta e fu entrato, puntò
la bacchetta sull’allarme all’ingresso e mormorò: «Hiberno»
Il meccanismo si congelò. Harry accese la bacchetta e si addentrò, congelando
di volta in volta ogni dispositivo d’allarme, fino ad arrivare nel magazzino
dell’edificio. Qui erano stipati tutti i numeri precedenti, archiviati in
scaffali ordinati per mese e anno. Harry scorse un po’ gli scaffali, fino a
trovare quello che gli serviva: 1978. Entrò nella corsia e la percorse finchè
non trovò la sezione di febbraio. Questa era a sua volta suddivisa in
settimane. Cercò tra i giornali della terza settimana, finchè non trovò quello
che cercava. Si guardò attorno per accertarsi che non ci fossero telecamere
nelle vicinanze, poi prese il giornale. Andò per prima cosa a vedere la data,
ed era quella giusta: 17 Febbraio 1978. Il titolo recitava: Raccoon City rasa al suolo
Harry cominciò a leggere finchè non arrivò al punto in cui c’era scritto:
‘Ancora
nessuna traccia del presidente della Umbrella, Albert Wesker, scomparso qualche
giorno fa. Qui di seguito la testimonianza di Logan Orvol, che ha assistito
alla battaglia:
«Ricordo che i soldati della Umbrella ci hanno attaccato all’improvviso. Mentre
l’esercito degli Stati Uniti moriva per colpa della Umbrella, ho visto un
tizio, apparentemente disarmato, sfilare da sotto la giacca qualcosa. Non ho
visto bene di cosa si trattasse perché stavo scappando, ma subito dopo sono
stato accecato da una luce e quando mi sono ripreso ho visto Wesker contorcersi
dal dolore, mentre l’uomo che avevo visto prima stava scappando via,
mimetizzandosi nella folla e mettendosi qualcosa in tasca. Guardando meglio
Wesker ho notato che aveva perso la mano destra e si guardava attorno, ma dopo
un po’ se l’è data a gambe»
Secondo quindi questa fonte, pare che Albert Wesker sia ancora vivo, anche se
privo di una mano. “Può descrivermi questo tizio che lei ha visto?” ho chiesto
al signor Orvol
«Allora, aveva dei capelli neri arruffati, di media lunghezza» ha cominciato la
descrizione, «era di statura normale, e portava un paio di occhiali rotondi»…’
Harry rimase di stucco. Quante possibilità c’erano
che si trattasse di suo padre? Eppure la descrizione che aveva fornito quel
tizio combaciava, e pochi sanno evocare una luce accecante sfilando da sotto la
giacca qualcosa, a meno che non sia una granata apposita. Harry, ancora
dubbioso, finì di leggere l’articolo, ma non c’erano altre notizie su Wesker o
sul suo presunto padre. Così rimise il giornale al suo posto e ne cercò un
altro precedente alla distruzione di Raccoon City. Dovette però prendere uno
della prima settimana di febbraio per trovare ciò che gli interessava. Il
titolo citava: Umbrella vs Stati Uniti
Harry aprì il giornale e lesse l’articolo, ma non c’era niente di interessante.
Poi, verso la fine, notò un pezzo:
‘…il governo
statunitense offre un’enorme ricompensa, di un milione di dollari, a chi riesca
a consegnare Wesker alle autorità. Ecco qui di seguito un identikit, quindi, di
Albert Wesker:
Capelli biondo-cenere tirati indietro. Occhiali da sole Ray Ban. Lungo
impermeabile nero. Guanti neri. Maglia nera con zip che risalta i pettorali e
gli addominali. Anello d’oro con fregi rossi sulla mano destra. Pantaloni e
stivali neri’
Seguiva anche una fotografia. Harry si soffermò
sull’anello nell’indice destro, e trasalì quando si rese conto che era quasi
identico a quello che aveva trovato a casa di Luna. Si mise la mano in tasca
per accertarsi che fosse veramente lo stesso, ma si accorse con orrore che era
sparito.
Ok
ragazzi/e, ecco qui il secondo capitolo! Piaciuto? Spero di sì, e spero anche
che le recensioni siano un po’ di più dell’unica del primo capitolo, alla quale
per altro adesso rispondo:
Konoha_Hellsing_94:Be’,
sono contento che ti sia piaciuta, e mi farebbe piacere se continuassi a
seguirla. Ma hai comunque tralasciato un personaggio importante: il mitico e
unico Albert Wesker, direttamente dal mondo di Resident Evil.
Bene, qui finisce il terzo capitolo,
l’appuntamento è per martedì prossimo con il capitolo successivo: La verità. Ciao ragazzi/e, a martedì! E
ricordatevi di recensire se vi è piaciuto!
Il
Signore Della Umbrella – La Compagnia Dell’Anello
- Capitolo 3: La verità -
Harry si controllò e ricontrollò più volte le tasche
in maniera furiosa, ma alla fine dovette capitolare: l’anello era sparito. Si
sforzò di non sembrare preoccupato: in fondo valeva quanto una patacca, e non
sapeva nemmeno se si trattasse dell’anello di Wesker.
Eppure, non riusciva a calmarsi. Aveva come una sensazione di disperazione nell’animo,
che non riusciva a spiegare. Si mise quindi a cercare l’anello rifacendo il
percorso all’indietro. Fu talmente bramoso di ritrovarlo che fu quasi per
essere ripreso dalle telecamere di sorveglianza. Se ne accorse fortunatamente
mentre il Mantello dell’Invisibilità gli stava scoprendo la testa. Ma per
quanto lo cercò, non riuscì a trovarlo da nessuna parte. Alla fine dovette
rassegnarsi. Si recò col broncio verso l’uscita, dimenticandosi persino che poteva
Smaterializzarsi, continuando a rimuginare su dove accidenti fosse finito l’Anello.
***
La macchina imboccò il vialetto e si fermò dopo aver
parcheggiato. L’autista spense la macchina, dopodiché discese. Era una donna
con un bel vestito dorato elegante, con delle scarpe con i tacchi dello stesso
colore, un velo di trucco e una folgorante chioma di capelli rossi. GinnyWeasley cominciò a frugare
dentro la borsa in cerca della bacchetta, mentre i figli James e Albus spostavano di peso la sorella Lily, che era ancora
addormentata.
«Uff, ma perché l’Incantesimo di Librazione non
funziona sugli esseri viventi?» sbuffò James. Albus
sorrise. Ginny trovò finalmente la bacchetta, si diresse verso
la porta di casa e sciolse l’incantesimo con la quale l’aveva chiusa a chiave. Ginny precedette i figli nell’ingresso, dopodiché si
diresse in camera sua. James e Albus trascinarono
Lily fino alla sua vecchia camera, poi la scaricarono sul letto senza tanti
complimenti. James guardò Albus
«Vai te?» gli chiese.
«Sì» rispose lui. James annuì, e si recò nella sua vecchia stanza, mentre Albus andava in quella della madre.
«Ma’» chiamò
«Che c’è?» domandò Ginny, da dentro.
«Abbiamo messo Lily in camera» rispose Albus
«Ok. Buonanotte» disse Ginny
«’Notte» Albus fece per scendere le scale, quando notò su un
gradino qualcosa che prima non aveva visto: un anello d’oro, senza alcun tipo
di decorazione, che a occhio e croce doveva valere appena qualche spicciolo. Si
chinò a raccoglierlo per esaminarlo da vicino. Era freddo al tatto, e
monotonamente uniforme. Lo intascò senza quasi pensarci, poi si diresse nella
sua vecchia stanza. Tolse l’anello dalla tasca, lo mise nel suo comodino, poi si
mise il pigiama e si coricò.
La mattina dopo si svegliò verso le undici, dato che
era domenica. Rimase per un po’ steso a letto, poi la porta si aprì e si
affacciò una Lily con una faccia sconvolta, che gli chiese bruscamente: «Vuoi
fare colazione?» Albus si stropicciò gli occhi, poi annuì. Lily uscì
sbattendo la porta. Albus ridacchiò: i postumi di
sbronza non erano mai piacevoli. Si alzò dal letto, si diede una rapida
sistemata allo specchio e scese. Trovò James e Lily seduti, lui con espressione
serena, lei con espressione truce, e Ginny che
preparava la colazione. Si sedette affianco a James e si guardò intorno alla
ricerca del padre. Quando non lo vide, chiese dove fosse.
«E’ uscito presto per lavoro, stamattina» rispose Ginny,
vagamente stizzita.
«Come mai?» domandò Albus.
«Hermione» fece Ginny. «Ha
chiamato Harry e gli ha detto che poco prima dei tipi loschi con un mantello
nero che li copriva del tutto sono andati a casa di Neville»
«E che volevano?»
«Cercavano Luna. Ad ogni modo, Neville deve aver pensato che avessero qualcosa
che non andava, e ha avvisato la polizia. Ma siccome Hermione
lavora lì come Infiltrata dell’Ufficio Auror, non ha
esitato ad avvisare Harry».
Il resto della giornata passò tranquilla e piuttosto monotona, funestata solo
dai continui conati di Lily. Harry si fece vivo solo a pranzo.
«Allora?» chiese Ginny al marito.
«Non sono neanche tornato e già mi chiedi com’è andata?» sorrise Harry.
«Comunque direi bene. Neville aveva visto giusto: quei tipi non erano comuni Babbani»
«Chi erano?» domandò James.
«Non lo sappiamo» rispose Harry. «Ma Hermione mi ha
detto che numerose persone stamattina hanno esposto denuncia perché vedevano
aggirarsi dei tipi loschi ricoperti da capo a piedi da un mantello nero. La
polizia è intervenuta, ma non sono riusciti a beccarli»
«Che volevano da Luna?» disse Albus
«Non ho idea» ammise Harry. «Ma pare che abbiano chiesto anche ai vicini, e
sembravano determinati a trovare informazioni su di lei. Ma nessuno ha saputo
dargliele»
La casa scese di nuovo nel silenzio. Lily tornò dal bagno, in cui era andata
poco prima che tornasse il padre.
«Oh ciao» la salutò Harry. «Come va?»
«Una merda» rispose Lily, schietta. Tutti risero, e anche lei si aprì in un abbozzo
di sorriso. Poi si sedette in attesa del pranzo. Ma, all’improvviso, il
cellulare di Harry squillò. Questi lo prese, rimase perplesso a fissare per un
po’ il testo che digitava ‘Neville’, poi rispose
«Pronto?»
«Se vuoi rivedere il tuo amico sano e
salvo, consegnaci l’Anello»
Era una voce fredda e spettrale, da far ghiacciare le vene. Con un sussulto
Harry si ricordò di Voldemort.
«Chi sei?»
«Fatti i cazzi tuoi» rispose la voce
dall’altro capo del telefono. «Portaci l’Anello
e il tuo amichetto Neville sarà salvo. Non portare nessuno con te. Ti
aspettiamo qui a mezzanotte, e porta l’Anello»
«Che cosa intendi?»
«Lo sai benissimo. L’Anello del mio
Padrone. Hai presente?»
Harry spalancò gli occhi. Credeva di sapere a cosa si riferiva. «Sì» rispose,
cercando di rimanere calmo.
«Allora ecco cosa farai. Accertati che
sia veramente quello. Gettalo nel fuoco, e se non ne verrà intaccato e
compariranno delle scritte rosse vuol dire che è giusto. In tal caso, ti
aspettiamo a mezzanotte a casa del tuo caro amichetto Neville» e detto
questo riattaccò.
«Che è successo?» domandò Lily. Harry non rispose. «Papà?»
Harry si riscosse. «Niente, un deficiente che m’ha fatto uno scherzo
telefonico. Tutto qui»
Il pranzo fu servito poco dopo. Harry era pensieroso, tanto che non partecipò
alla conversazione di famiglia. Chi era quella persona? Che aveva fatto a
Neville? Come ci era riuscita? E come sapeva dell’Anello di Luna? Aveva detto
che quell’anello era l’Anello del suo Padrone. Quale Padrone? E comparivano
veramente delle scritte rosse se lo si gettava nel fuoco? Harry continuava a
rimuginare sopra, quando si accorse di un problema insormontabile: l’Anello era
sparito. Era dal giorno prima che non lo trovava. Eppure non poteva essere
lontano. Senza pensarci, tirò fuori la bacchetta e disse, sotto gli occhi
sbalorditi della famiglia: «Accio Anello»
Si sentì una serie di tonfi dal piano di sopra. Harry si alzò, e seguì la fonte
del rumore.
«Amore, dove vai?» domandò Ginny. Harry la ignorò. I
tonfi sembravano provenire dalla camera di Albus.
Harry si avvicinò. Sì, provenivano proprio da lì. Aprì la porta ed entrò, e
sentì i tonfi più netti, come se qualcosa di pesante sbattesse contro una
superficie di legno. Analizzò la stanza, poi si diresse senza indugio sul
comodino vicino il letto. Lo aprì quel poco che bastava e l’Anello schizzò
fuori. Harry lo prese, poi scese di corsa al piano di sotto e lo gettò nel
fuoco. I familiari lo guardavano increduli
«Ehi!» esclamò Albus all’improvviso. Si alzò di
scatto e si avventò sul padre, che fu preso alla sprovvista. «Quello è il mio
anello, pezzo di merda!»
James e Lily erano esterrefatti, Ginny fu rapida ad
alzarsi, a puntare la bacchetta e urlare: «Impedimenta!» Albus fu bloccato sul posto dall’Incantesimo di
Ostacolo, ma continuava a dimenarsi, dando segno di voler mettere nuovamente le
mani addosso a Harry, il quale lo fissava senza crederci. Improvvisamente, si
ricordò della reazione di Luna quando aveva provato a sottrargli con le buone
maniere lo stesso anello che ora giaceva nel fuoco. Evidentemente Albus doveva averlo considerato un furto, ma non si
spiegava perché avesse reagito così. Deve essere opera dell’Anello, capì
Harry. Poi si rivolse a Albus: «Ok, Albus, adesso calmati…»
«Calmati un cazzo!» sbottò lui.
«Ascoltami!» alzò la voce Harry. «Non ho alcuna intenzione di rubarti l’anello.
Voglio solo controllare una cosa, ma non rubartelo»
Parve funzionare, perché Albus smise di muoversi,
anche se continuava a fissarlo truce. «Non mi fido» Ginny trattenne il fiato. «Non ti fidi di tuo padre?»
domandò Harry. Sostenne lo sguardo del figlio per un po’, il quale alla fine
parve perdere tutta la sua rabbia e afflosciarsi. Abbassò la testa in segno di
contrizione.
«Accio bacchetta di Albus»
ordinò Harry accigliato. La bacchetta volò dalla stanza del figlio. Harry
gliela porse: «Ecco, tieni. Io mi fido di te, perciò voglio che sia tu a
tirarlo fuori dal fuoco».
Sciolse l’Incantesimo di Ostacolo e gli consegnò la bacchetta. Albus la prese, fissò per un po’ il padre, poi si girò
verso il camino e richiamò l’Anello. Quello volò fuori dal fuoco e Albus lo prese al volo, ma con suo sommo stupore era
freddo.
«E’ freddo?» chiese Harry. Albus annuì, e a Harry si
formò un groppo in gola. «Che altro vedi? Vedi niente?»
«Niente» rispose Albus, sincero. Harry fu lì lì per tirare un sospiro di sollievo, quando Albus aggiunse: «Aspetta. C’è una scritta»
«Rossa?»
«Sì»
Harry sospirò e chiuse gli occhi. «Leggila»
«‘Un Anello per domarli, un Anello per
domarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli’»
Harry riaprì gli occhi. Lo sapevo,
pensò.
Per qualche strano scherzo del destino, ora suo figlio Albus,
il suo secondogenito, possedeva l’Anello del Potere di Albert Wesker.
Bene
gente, qui finisce il terzo capitolo. Mi scuso per il ritardo, solo che ieri ho
perso tutto il giorno per studiare Storia dell’Arte e non ho proprio avuto
tempo. Ma eccovi comunque serviti con un nuovo capitolo, che spero vi sia
piaciuto, e ora passiamo alle recensioni del capitolo precedente:
SofiDmfgCullen:
Be’, che dire, sono contento che la fiction ti piaccia. Ti ringrazio per il
fatto che pensi che scriva molto bene, mi sento, come dire, quasi onorato xD. Quanto all’idea, mi è venuta in mente mentre guardavo
Il Signore Degli Anelli, dopo aver concluso una partitella a ResidentEvil e pensando ad HP7
che avevo recentemente visto al cinema. Sì, lo so, non ho un cervello molto
normale xD BlackHayate: Non c’è cosa migliore
che vedere che un fan di una fic recensisce sia
quella di cui è fan sia un’altra che sto scrivendo. Quindi ricorda che se
volessi recensire le altre mie storie mi farebbe solo piacere :D. Quanto alla
genialità ti sbagli, io non sono un genio, sono pazzo…xD.
Tra l’altro, come mi pare di aver già scritto nel Mai Nato, mi fa piacere
sapere che se voglio riesco a far ridere anche senza volerlo. Be’, non ho altro
da aggiungere se non un banalissimo “continua a seguirmi” :D
Ok, qui finisce il terzo capitolo. Cosa
accadrà al povero Neville? Harry riuscirà, come al solito, a salvarlo? O questo
sarà il suo primo fallimento? E soprattutto, chi vi ha detto che la fic riprende solo i mondi del Signore Degli Anelli, di
Harry Potter, e di ResidentEvil?
Non vi svelo il nome del quarto capitolo, perché altrimenti vi rovinerei solo
la sorpresa. Curiosi? E allora l’appuntamento è per martedì prossimo. E
ricordatevi di dare un’occhiatina anche al Mai Nato!