Firework

di SunshinePol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The wedding ***
Capitolo 2: *** Crossfire of heaven and hell ***
Capitolo 3: *** Running up the hill ***
Capitolo 4: *** Dance with me, make me sway, Like a lazy ocean hugs the shore ***
Capitolo 5: *** Make you chocolate pancakes, pretend like it's the weekend now ***
Capitolo 6: *** Use somebody ***
Capitolo 7: *** With your name tattooed across my heart ***
Capitolo 8: *** AVVISO ***
Capitolo 9: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** The wedding ***


E' la prima fanfiction che scrivo. Ho ricevuto l'illuminazione divina mentre ero in università e spero di riuscire a scrivere qualcosa di carino. L'aggiornamento dovrebbe essere settimanale, tranne in caso di studio intensivo! Un particolare ringraziamento a HappyCloud che mi ha spronato a scrivere e a pubblicare. Love u so so much darling!

George:
Ti vedo là, da sola, al tuo tavolo, con il vestito lavanda…
Julianne: Ti ho detto che ho un vestito lavanda?
George: I capelli raccolti, il dolce ancora intatto e forse con le dita che tamburellano sulla tovaglia di lino bianco, come fai sempre quando sei molto giù, e magari ti guardi le unghie e pensi: “Dio! Se invece di tante macchinazioni fossi andata dalla manicure…” Ma è troppo tardi.
Julianne: George non ti ho mai detto che il mio vestito è lavanda.
George: E a un tratto una nota canzone…e tu ti alzi dalla sedia, con movenza leggera…sorpresa…cercando…fiutando il vento come una gazzella…Dio ha ascoltato la tua preghiera: - Cenerentola danzerà ancora? - Ed ecco…all’improvviso…la folla si apre…e appare lui…bellissimo…DRINNNNNNNNNNNNNNNNNNN - Buon giorno L.A., sono le 7.30 di uno splendido sabato mattino…
L’odioso suono della sveglia mi strappa dal bellissimo sogno che stavo facendo. Ho sempre adorato quel film e riguardarlo la sera prima del matrimonio di mio fratello Tyler credo non sia stata un’ottima idea. Probabilmente Freud mi direbbe che è il mio inconscio che tenta di mandarmi un messaggio, poiché è esattamente ciò che mi aspetta oggi, ma senza nessun salvataggio.
Al matrimonio in pompa magna saranno presenti tutti i miei parenti che mi tartasseranno di domande sul rapporto tra me e il mio “perfetto, elegante, bellissimo, ricco, intelligente,…eccetera, eccetera” fidanzato, adorato molto più di me dalla mia stessa famiglia. Dovrò ripetere per ore che io e quel fantastico uomo, che è tra l’altro cugino della sposa, non stiamo più insieme, dato che mi ha tradito ripetutamente per tutto il periodo della nostra relazione.
Ci siamo conosciuti tre anni fa, ero in spiaggia con le mie migliori amiche, ci stavamo godendo il meritato riposo dopo la fine del primo anno di college quando sono stata colpita da un pallone e da un fulmine. Mi si è presentato un adone greco: alto, muscoloso al punto giusto, con corti capelli biondi e occhi color ghiaccio…il tipico surfista californiano. Sembrava un angelo, ma in realtà si è rivelato un vero stronzo! Ha avuto anche il coraggio di negare il tradimento dopo che l’ho sorpreso a letto con una biondona tutta rifatta. E ha avuto anche la faccia tosta di raccontare a tutti che mi ha lasciato lui, perché “non ero all’altezza dei suoi standard”
Mi perdo in queste elucubrazioni per non pensare che oggi sia il grande giorno del mio fratellone, che sono la sua testimone e che sarò l’unica irrimediabilmente single a un matrimonio. Sono passati solo sei mesi dalla rottura con Evan, ma già mi vedo tacciata da tutti, parenti della sposa e dello sposo, come la povera ragazza lasciata dall’uomo perfetto, condannata a una vita di zitellaggio, circondata da gatti e centrini, piena di rimpianti per essersi fatta sfuggire l’uomo perfetto!
Basta! Non posso perdermi in questi pensieri, è il giorno del matrimonio di mio fratello e non devo nemmeno sprecarmi a immaginare con quale supermodella Evan si presenterà quest’oggi! Mi basta aspettare poche ore per scoprirlo, purtroppo.
Mi alzo di malavoglia, scendo in cucina, dove trovo mia mamma nel panico: il suo bimbo si sposa, è praticamente una tragedia greca.
- Buongiorno genitori! - Li saluto entrambi con un bacio sulla guancia, recupero una tazza di caffè fumante, un muffin al cioccolato e vado nella stanza accanto alla mia a svegliare mio fratello. Mi fermo sulla porta a osservarlo: non posso crederci che quel Don Giovanni stia per sposarsi. Ha fatto passare più donne lui di Rocco Siffredi e invece ha messo la testa a posto nell’esatto momento in cui ha posato gli occhi su quella santa donna di Alice: un concentrato di energia e gioia rinchiusi in un metro e settanta di bellezza californiana.
Sono la coppia più bella che io abbia mai visto, anche se non è stato per niente facile per Tyler conquistarla; non era mai successo che mio fratello fosse rifiutato da una donna, fino a che non è arrivata lei. E ora lo sta portando all’altare. Stanno insieme da soli otto mesi, ma sono sicura che il loro sarà un matrimonio perfetto, sempre che io mi decida a svegliare quel dormiglione tiratardi!
Appoggio la colazione sul comodino, mi avvicino alla finestra e la spalanco urlando.
- Buongiorno fratellone, forza in piedi, è il grande giorno oggi!
L’unica risposta che ricevo è un grugnito indefinito.
- Possibile che nemmeno il giorno del tuo matrimon…
- Non osare ripetere quella parola! – mi urla mio fratello nascondendo la testa sotto il cuscino.
- Oh oh…qualcuno qui è nervoso al pensiero di restare con la stessa donna per tutta la vita??? Ci stai ripensando Tyler? Lo sai che se abbandoni Alice all’altare puoi dire addio ai tuoi preziosi gioielli di famiglia?
Sbuffando Ty riemerge dal limbo e con due occhi da cucciolo terrorizzato mi domanda: - Mi proteggeresti tu, vero sorellina e mia testimone?
- Non credo proprio! Ti sei scelto male il tuo testimone. Per avere protezione avresti dovuto scegliere uno di quei tuoi pompatissimi compagni di squadra!
Li odio tutti: sono dei montati che passano la loro vita a giocare a football o a surfare. Mi hanno reso la vita un inferno prendendomi in giro per quei chiletti di troppo che avevo alle superiori; intendiamoci, ero veramente bruttina, ma non meritavo un trattamento del genere.
- Violet lo sai che tu sei la mia migliore amica, non che la più bella, più intelligente, più simpatica…in pratica la mia sorellina preferita!
- Nonché unica sorella che hai!
- Pffff…dettagli.
Io e mio fratello abbiamo solo due anni di differenza e il nostro rapporto è stato conflittuale fino a che non si è diplomato. Da quel momento siamo diventati molto uniti, nonostante lui abbia frequentato l’UCLA ed io, con le mie migliori amiche, abbia frequentato Yale. Mi sono appena laureata in economia, esattamente come mio fratello, per poter lavorare nell’azienda di nostro padre; Tyler ci lavora già da un paio d’anni, mentre io inizierò fra qualche settimana.
- Dai, su, datti una mossa, fai colazione e poi preparati: devi essere bellissimo, altrimenti Alice capirà l’errore che sta facendo.
Mi sposto appena in tempo prima di ricevere un cuscino direttamente in faccia; poi Ty si alza, beve un goccio di caffè, ormai quasi freddo, sbocconcella il muffin e prima che io me ne vada mi scocca un bacio sulla guancia.
Mi fiondo in bagno per una doccia veloce, uso il mio shampoo preferito dal profumo leggermente fruttato e decido di lasciare i miei lunghi capelli scuri liberi e sciolti.
- Violet sbrigatiiiiii! Stai occupando questo bagno da un’eternità. Mamma dille qualcosa. Mi devo sposare io oggi non lei!
- Tyler, non essere così scortese con tua sorella! –
La mia adorata mammina è intervenuta in mia difesa e mi fa spuntare un sorrisone sulle labbra mentre apro la porta del bagno per lasciare spazio a mio fratello che si sta esibendo nel suo migliore sguardo da cucciolo bastonato bisognoso d’affetto che come al solito stende mia madre.
- Tua sorella ha bisogno di più tempo per prepararsi, invece tu sei sempre bellissimo e perfetto, anche appena alzato e reduce da una sbronza colossale.
Ecco! Mi sembrava strano che mia mamma stesse prendendo le mie parti in una discussione con mio fratello, il quale mi rivolge uno sguardo tronfio e abbraccia quella screanzata di nostra madre facendola commuovere. Devo capirla, è il giorno del matrimonio del suo bimbo: con la reputazione di Tyler aveva perso le speranze di vederlo all’altare, e invece si starà già immaginando tanti piccoli nipotini che Alice dovrà sfornare!
Sbuffando urlo a Ty di sbrigarsi
– Tra mezz’ora devo essere alla casa sulla spiaggia!
Non ascolto la colorita risposta di mio fratello e vado in camera mia a preparare scarpe, vestito, borsa e accessori per la giornata. Infilo un paio di shorts di jeans, una canotta e le ballerine e sono pronta per andare. Mi siedo sul letto ad aspettare e ripenso agli ultimi otto mesi e all’organizzazione del matrimonio del secolo: nonostante io fossi dall’altra parte dello stato sono riusciti a esaurire tutta la mia pazienza. Ero già sotto stress per gli esami finali, per la laurea e per la rottura del mio rapporto con Evan, ci mancavano solo le telefonate a qualunque ora del giorno e della notte per eliminare i dubbi di Tyler, per consigliare alla sposa la lingerie adatta e per decidere il colore dei fiori dei centrotavola per il pranzo.
I due futuri sposi hanno deciso di celebrare la cerimonia in spiaggia, a Malibù, come nei migliori film. D'altronde non ci sono problemi economici né nella nostra famiglia, né in quella di Alice; mio padre John ha un’azienda di elettronica conosciuta in tutto il mondo, mia madre Claire è l’avvocato civilista migliore dello stato. I genitori di Alice hanno un’azienda di cosmetici diretta dall’altro loro figlio, Scotty. Io adoro quel ragazzo: gay fino al midollo, di un’intelligenza, di una simpatia e dolcezza fuori dal comune; ed è pure un gran bel pezzo di ragazzo, che non guasta mai! Mi ha preso sotto la sua ala protettrice dopo che ci siamo trovati d’accordo su tutti i dettagli del matrimonio, dimostrando di avere gli stessi gusti, e dopo che ha scoperto la mia trasformazione da bruco a farfalla: mi ha detto che la sua fiaba preferita è sempre stata “Il brutto anatroccolo” e che io incarno perfettamente il povero anatroccolo che è diventato un bellissimo cigno.
Lo scambio dei voti e delle fedi si terrà in riva al mare, la preparazione della sposa, delle damigelle e la mia è stata organizzata nella casetta sulla spiaggia di Scotty.
In realtà io, in qualità di testimone dello sposo, mi sarei dovuta preparare insieme a mio fratello e agli altri testimoni, ma essendo io una ragazza hanno preferito destinarmi alla sposa.
Sono talmente presa da questi pensieri che non mi accorgo del tempo che passa fino a che non sento in lontananza delle campane rintoccare: è passata più di mezz’ora da quando mio fratello si è chiuso in bagno, e poi siamo noi donne quelle vanitose, che passano ore a prepararsi!
- Tyler ti vuoi dare una mossa?!?!? Se non esci entro un minuto giuro che ti lascio qui e uso la tua macchina per andarmene!
Non faccio in tempo a finire la frase che mio fratello esce dalla porta del bagno.
 - Non oseresti mai guidare la mia piccola!
- Assurdo! Sei più geloso della sua stupida macchina che della tua fidanzata!
- Hey…non offendere la mia piccola, ha un animo sensibile, lei.
E quando Ty inizia a parlare della sua macchina come di una donna, allora non c’è più niente da fare: passerà i successivi 20-25 minuti a illustrarti tutti i vantaggi della sua BMW serie 1 e di quanto un’automobile sia più affidabile e fedele di una ragazza.
Lo interrompo sul nascere con un gesto della mano.
 - Oddio, ti prego non posso sentire ancora una volta questi discorsi stupidi e maschilisti. E’ tardi, dobbiamo andare!
- Violet datti una calmata, sono io che mi devo sposare! Sei più agitata di me!
- E certo che sono più in ansia io, tu sei ancora sotto gli effetti della sbronza colossale di due sere fa al tuo addio al celibato.
- Ahhhhh…puoi dirlo! Come al solito le feste organizzate da Coop sono sempre le migliori.
Cooper Dalton: quel nome è la mia condanna. Nel sentirlo pronunciare il mio cuore si ferma, per la prima volta dopo quattro anni rivedrò il migliore amico di mio fratello. E’ stato il mio primo amore, ovviamente non corrisposto, e il mio incubo più grande; mi ha sempre preso in giro per il mio aspetto. E’ stato lui a inventare il soprannome odioso che mi ha accompagnata per tutti e quattro gli anni delle superiori e che mi ha spinto a scegliere un college dall’altra parte del paese. Non volevo più vederlo, ma essendo lui sempre a casa nostra era molto difficile riuscirci; nei weekend in cui tornavo dall’università evitavo accuratamente d’incontrarlo e le vacanze le passavo in giro per il mondo con le mie amiche, pur di non vederlo. Dalla sera della mia festa di diploma, in cui avevo programmato di dichiararmi e invece l’ho scoperto in atteggiamenti molto intimi con mia cugina Caroline, l’amore ha lasciato il posto all’odio. Ha reso la mia vita un inferno e ho deciso di trattarlo con indifferenza e superiorità: non si merita più niente da me, nemmeno la mia rabbia o il mio risentimento, sono sprecati per un buzzurro come lui. Avevo pensato di vendicarmi, ma ho capito che l’aver perso tutta quella ciccetta di troppo, l’essere diventata una bella ragazza e l’essermi laureata con il massimo dei voti sono la mia rivincita personale, senza che io abbia bisogno di mezzucci e trucchetti per umiliarlo.
L’unico problema è che non potrò più sbattergli in faccia la mia “perfetta” storia d’amore. Idiota di un Evan, doveva farsi beccare proprio prima del matrimonio???? Non poteva aspettare qualche mese????
Sono così persa nel ricordare il mio passato, che non mi accorgo di essere ferma davanti alla macchina da qualche minuto con Tyler che mi osserva stranito. Un colpo di clacson mi spaventa a morte e mi risveglia dai miei pensieri.
- Allora Violet, hai intenzione di salire su questo gioiello di macchina, o devo aspettarti ancora molto? Devo sempre aspettarti.
La faccia tosta di mio fratello non ha veramente limiti; mi trattengo dall’ucciderlo, solo per non rendere Alice vedova ancora prima di essersi sposata. Mi limito a pizzicargli un fianco e a salire in macchina, dopo aver sistemato tutto il necessaire per la giornata; in dieci minuti arriviamo a destinazione. Io mi dirigo a casa di Scotty, mentre Ty va a prepararsi a casa di Cooper che dista poche centinaia di metri.
Mi fermo davanti alla porta della villetta per trovare il coraggio di suonare: spero nella presenza del padrone di casa e del suo adorabile fidanzato Jack per sopravvivere nella stessa stanza con le amiche di Alice. Sono vanesie, vanitose e inutili: passano il loro tempo a cianciare su chi si è rifatto cosa, su come accalappiarsi un vecchio riccone, trovarsi un amante e farsi mantenere da entrambi. Il loro unico problema e se andare prima o dopo la palestra a fare shopping e quando prenotare le sessioni settimanali dall’estetista; non capisco come Alice possa essere amica di ragazze così e la stessa cosa se la chiedono suo fratello e il suo probabile futuro cognato. Prima che io riesca a suonare il campanello, la porta si spalanca, Scotty e Jack mi si presentano davanti, belli come dei fotomodelli, mi abbracciano in contemporanea e mi scoccano due rumorosi baci su entrambe le guance. Non ci vediamo da qualche settimana e mi mancano le nostre uscite a base di cibo messicano, sangria e pettegolezzi. Purtroppo abbiamo dovuto limitarle dato la mia lontananza, ma ora che torno a vivere a L.A. potremo vederci molto più spesso.
- Cucciola, oddio per fortuna che sei arrivata tu! Quelle arpie non hanno fatto altro che tentare di metterci le loro zampacce da galline addosso; sei il primo, e temo anche l’ultimo, individuo di sesso femminile con un po’ di cervello che mette piede in questa casa.
- Ragazzi, non iniziate a terrorizzarmi e a lusingarmi altrimenti non troverò mai il coraggio di entrare in quella stanza! E’ così tragica come penso, la situazione?
- E’ addirittura peggio – mi risponde Jack.
- Ok, ho bisogno di qualcosa di forte, di molto forte per poter reggere tutte quelle chiacchiere insulse e cattive, anzi direi che meglio ancora ho bisogno di andarmene il più lontano possibile da questo matrimonio! Tra le galline starnazzanti, la riunione del parentado, la presenza di Evan con la sua nuova fiamma e Cooper non so cos’altro potrebbe andare peggio!
- No cucciola, non dire così…ci sono i tuoi due cavalieri dall’armatura griffata a proteggerti. Nei nostri smoking super eleganti saremo i più belli, tu dopo una veloce seduta di trucco e parrucco sarai perfetta e saremo l’invidia di tutti gli invitati. Il vestito che abbiamo scelto ti sta d’incanto, quindi non preoccuparti, sarai stupenda.
Li abbraccio di slancio entrambi: dopo questa iniezione di autostima e buon’umore posso sopportare tutto, quindi con passo veloce e armata di coraggio entro nella camera-salone di bellezza dove trovo la sposa e le sue damigelle.
Alice mi vede, si alza e mi travolge con un abbraccio stritolatore, poi mi trascina alla postazione della toletta dove l’estetista ingaggiata per l’occasione mi trucca leggermente e la parrucchiera sistema i miei capelli con il ferro per arricciare meglio i miei boccoli naturali.
Dopo di me tocca alla sposa, la aiutiamo a indossare l’abito bianco, molto semplice, senza spalline, con una fascia color avorio sotto il seno, con un leggero strascico. E’ assolutamente perfetta con i suoi bellissimi capelli color grano raccolti in un morbido chignon; mi commuovo nell’osservarla e vedo che anche Scotty è emozionato come me mentre stringe la mano del suo Jack. Sento una piccola punta di gelosia per quel rapporto perfetto che hanno i due ragazzi e non posso fare a meno di pensare che fino a pochi mesi prima anch’io ero nella loro stessa situazione, innamorata, felice e con un ragazzo che credevo fantastico al mio fianco. Ora è tutto finito, rovinato e mi assale la paura di non riuscire più a provare quei sentimenti, quelle sensazioni di nuovo. Scotty mi guarda interrogativo, deve aver notato che il mio sguardo si è rattristato; non posso rovinare la giornata a nessuno, nemmeno a me quindi mi impongo di non pensarci e sorrido al bel ragazzo che mi osserva.
Jack prende la bottiglia di champagne, ne versa un po’ nei calici di tutti e propone un brindisi.
 - A questa bellissima sposa, mia futura cognata (si spera) e al suo purtroppo troppo etero futuro marito – io e Scotty gli rifiliamo due gomitate in contemporanea, mentre tutti scoppiano a ridere – ouch…sto scherzando!
Beviamo tutti un sorso di quel buonissimo vino frizzante: non abbiamo proprio badato a spese, scorreranno fiumi di Dom Pérignon quest’oggi! Le bollicine e l’alcool mi accarezzano la lingua e proseguono il loro viaggio verso il mio stomaco; devo decisamente stare lontana dagli alcolici oggi: li reggo malissimo e voglio essere lucida e nel pieno delle mie facoltà per godermi appieno l’evento.
- Ma se mio fratello sposa tua sorella tu ed io che grado di parentela abbiamo?!?!?
Scotty mi guarda stralunato, scervellandosi per trovare una risposta.
- Direi che, anche se convenzionalmente non siamo parenti in nessun modo, da questo momento in poi possiamo considerarci fratelli, non di sangue, ma di anima…che ne dici???
Lo abbraccio di slancio, nascondendo il viso nel suo petto per impedire che tutti notino i miei occhi lucidi.
- Direi che è perfetto.
 Glielo sussurro prima che Jack venga a reclamare il suo fidanzato.
- Ehi ehi ehi! Cosa state combinando voi due??? Devo essere geloso?
E’ terribilmente serio, ma la luce nei suoi occhi mi fa capire che sta scherzando; gli scocco un bacio sulla guancia.
- Assolutamente no. Non puoi essere geloso, lo sai che sei tu il più bello fra i due.
Inizio a correre inseguita dal testimone della sposa, mentre sento l’altro ragazzo ridere; Scotty riesce ad acciuffarmi e inizia a farmi il solletico: mi dimeno come una pazza, fino a che Shelley, la migliore amica di Alice, non mi riprende.
- Santo cielo, Violet. Hai una certa età, non puoi correre in questo modo e comportarti come una bambina.
Oddio, mi sembra di tornare ai miei otto anni, quando venivo ripresa per le mie continue marachelle; mi mordo la lingua per non rispondere a tono a quella specie di vipera travestita da Barbie Malibù. Che poi come cavolo si fa a pensare di poter indossare un vestitino che arriva appena sotto le chiappe, esageratamente scollato, di quel rosa evidenziatore e tutto lucido, al matrimonio della tua migliore amica??? Anzi, meglio dire come cavolo si fa a pensare di poter indossare un vestito così in qualunque altra occasione che non sia Halloween???
Soprassiedo per non creare problemi alla mia futura cognatina e indosso il mio abito. E’ stupendo, l’ho adorato dal primo momento che l’ho visto: è verde scuro, colore che sposa perfettamente con la mia carnagione leggermente abbronzata e con i miei occhi dello stesso colore dell’abito. Arriva qualche centimetro sopra al ginocchio, con un solo spallino largo, aderente fino a sotto il seno, dove si arriccia per poi cadere leggermente più morbido sulle gambe.
Mi guardo allo specchio e sono decisamente soddisfatta di ciò che vedo; qualche anno fa non sarei mai riuscita ad ottenere un risultato così.
Stufa di tutto quel chiacchiericcio inutile che stanno producendo le galline bionde, recupero gli orecchini e il bracciale, anch’essi verdi e la pochette con lo stretto necessario. Indosso i sandali neri con il tacco e raggiungo i ragazzi in cucina.
- Uuuuu…cucciola hai intenzione di infrangere molti cuori oggi???’
- Ma smettila, Scotty! Anche se l’idea di far sbavare un po’ quei trogloditi degli amici di mio fratello, che mi hanno preso in giro per una vita, non mi dispiace per niente.
- Sbaveranno tutti, non solo loro. Anche noi due se non fossimo così gay ci proveremmo con te, ma ti va male ragazza: devi accontentarti della nostra sconfinata invidia per quanto tu sia più bella di noi.
- Ahahahha…direi che posso accontentarmi. Vado a controllare mio fratello, non vorrei che fosse scappato per colpa di una crisi di panico! Ci vediamo dopo!
Esco e cammino sulla spiaggia percorrendo quei pochi passi che dividono casa di Scotty e Jack dalla casa di Cooper. Gli invitati iniziano ad arrivare, incrocio molti parenti che non vedo da secoli, alcuni amici di famiglia e intravedo Evan, bello come al solito, con quell’aria da bravo ragazzo. Mi incanto un attimo a osservarlo, fino a che non poso lo sguardo sulla stangona che lo accompagna: devo dire che fa concorrenza a Shelley con quel miniabito oro, che lascia scoperte tutte le grazie. E quei capelli rosso fuoco sposano molto poco con il colore del vestito che indossa; non voglio farmi vedere, non in questo momento. So che sarà inevitabile, ma spero di poter contare sul sostegno delle mie amiche quando succederà!
Mi nascondo tra le pareti di due case confinanti con il cuore che batte all’impazzata; mentre aspetto che quei due se ne vadano mi accorgo di essermi nascosta proprio dietro alla casa di Coop. Sento i ragazzi parlare, prendo un respiro profondo, faccio un passo in avanti, quando sento che uno degli amici di mio fratello ha appena pronunciato il mio nome. Mi acquatto di nuovo, voglio proprio sentire cosa dicono di me in mia assenza.
- Tyler non ved l’ora di vedere tua sorella. Mi manca prenderla in giro, era il mio passatempo preferito.
Dopo questa brillante uscita, quel macaco di Chad scoppia a ridere sguaiatamente, seguito a ruota dagli altri; è rimasto lo stesso cafone di un tempo, anche se mi fa impressione vedere quei muscoli troppo pompati stretti in un completo elegante. E’ sempre stato il più costante nel deridermi, non ha mai perso un’occasione, nonostante il cervello rimpicciolito dagli anabolizzanti.
- Chad, smettila! E’ mia sorella, porca miseria!
- Oh ti prego, Ty. Ci hai sempre appoggiati e aiutati.
Ecco Conrad, un altro gorilla che si è spappolato il cervello a furia di prendere colpi in testa a football.
- Lo so, ma questo era prima che crescessimo entrambi e che diventassimo così legati. E’ la mia testimone, la mia sorellina e che nessuno provi a prenderla in giro di nuovo. Sono stato chiaro?
Caspita, mio fratello si è fatto valere e ha preso le mie parti con i suoi amici. Direi che posso perdonarlo per tutti gli anni passati dopo questa difesa accorata.
- Ha ragione Tyler, siamo cresciuti e lo è anche lei.
E’ la voce di Cooper quella che mi ha appena difesa?!?!? Non posso credere alle mie orecchie. Mi guardo in giro, ma non lo vedo, è fuori dal mio raggio visivo. Peccato, perché nonostante tutto è comunque un gran bel guardare. Forse anche lui è cresciuto e maturato, forse gli dispiace per tutto il male che mi ha fatto. Forse posso evitare di ucciderlo lentamente e dolorosamente, direi che una morte veloce e indolore possa essere sufficiente, dopotutto forse è pentito.
- Basta chiamarla Balenottera.
Ecco. Ha firmato la sua condanna a morte. Erano anni che non sentivo quel soprannome, e mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, alle superiori con i miei chili di troppo, i vestiti non abbastanza alla moda e la sensazione di inadeguatezza torna a farsi spazio prepotentemente. Non riesco a cancellare tutti quegli anni in un secondo, solo perché, probabilmente per compiacere il suo migliore amico, mi ha difesa. E’ assurdo come una parola, pronunciata da quella voce, riesca a distruggermi di nuovo; mi impongo di non piangere, non posso rovinarmi la giornata e quel ragazzo mi ha già fatto troppo male, non posso permettergli di farlo di nuovo.
Senza fare rumore mi giro e torno in spiaggia, dagli ospiti; scorgo le mie due migliori amiche che camminano sulla sabbia. Le raggiungo e non appena mi vedono mi stritolano in un abbraccio. Sono passate poche ore da quando abbiamo lasciato il nostro appartamento di Yale, ma sembra passata una vita.
Ally mi scruta.
- Che cosa è successo???
E’ assurdo come solo con uno sguardo riesca a capirmi.
- Niente, non ti preoccupare. E’ solo l’ansia per la cerimonia.
- Sicura? – Interviene anche Lexie. Mi osservano scettiche, hanno capito che sto mentendo.
- E che cavolo. Non riesco mai a farla franca con voi due. Ho visto Evan, con una stangona, e ho sentito quegli scimmioni degli amici di mio fratello parlare di me.
Racconto loro tutto mentre camminiamo sulla sabbia. Lexie, la più impulsiva, sta già partendo con passo di carica per andare a dirgliene quattro, ma riesco fortunatamente a fermarla.
- Stai tranquilla, sto bene. E’ stato solo un attimo, ora è tutto passato. Piuttosto dove sono le vostre dolci metà???
Lo sguardo di tutte e due si addolcisce immediatamente. Ally è fidanzata dal penultimo anno di superiori con il nostro compagno di scuola Josh, sono super innamorati e nonostante la distanza sono riusciti a tenere in piedi la loro relazione senza problemi. Lexie invece sta da poco più di un anno con Paul, un ragazzo di un anno più grande, che ha conosciuto a Yale. E’ californiano anche lui, anzi vivono a pochi passi di distanza l’uno dall’altra, ma non si sono mai incrociati fino a che lui non ha rovesciato il prezioso caffè che Lexie aveva appena comprato: è stato amore a prima vista e da allora sono inseparabili.
- Stanno arrivando, stavano parcheggiando e ammirando il parco macchine degli invitati. Gli uomini e le macchine: non capirò mai la loro passione per i veicoli a quattro ruote. – Mi risponde Allison.
- Non parliamone proprio! Stamattina ho rischiato di dovermi sorbire la spiegazione dei cavalli e dei consumi della macchina di mio fratello, non ce l’avrei fatta a sopportarlo.
Mentre ridiamo ci raggiungono Josh e Paul, li saluto entrambi e restiamo a chiacchierare tutti insieme aspettando l’inizio della cerimonia. Da quando io e Evan ci siamo lasciati, hanno dovuto sopportarmi molto di più di prima: né Ally né Lexie mi hanno permesso di stare a casa a deprimermi per la fine della mia storia d’amore e mi hanno costretta a uscire con loro quattro nonostante la mia riluttanza. Mi sembrava di mettermi in mezzo alle due coppiette: le mie due amiche non hanno voluto sentire scuse e così i ragazzi. Anche se sono rimasti amici del mio ex, si sono schierati dalla mia parte, mi hanno sostenuta come hanno potuto e non riuscirò mai a ringraziarli abbastanza.
Controllo l’ora: mancano una ventina di minuti all’inizio della cerimonia.
- Ragazzi, io vado a recuperare lo sposo, sempre che non sia già fuggito in Alaska dopo una crisi di panico.
- Ahahahah…veniamo anche noi, così iniziamo a prendere posto prima che i tutti gli invitati si siedano nei posti migliori. Vorremmo evitare di trovarci sedute accanto a tua zia Peach. – esclama Ally.
Oddio…la zia Peach: è tutta un programma. Sorda come una campana da sempre, urla in continuazione, si veste sempre con abiti larghissimi con stampe floreali, ci abbina scarpe, cappelli e accessori dai colori improponibili e si spruzza litri e litri di un insopportabile profumo alla violetta. Bisogna evitare di entrare nel suo raggio d’azione o il suo olezzo ti rimane appiccicato addosso per giorni.
Cerco mio fratello tra gli invitati, ma non lo vedo; incrocio i miei genitori e i genitori della sposa.
- Oddio tesoro, sei stupenda. L’abito che ti abbiamo scelto è perfetto.
Mia mamma sorride sotto i baffi, nel sentire le parole che Kelly la madre di Alice ha appena pronunciato: se io, Scotty e la mia mammina non ci fossimo opposti categoricamente, quella donna mi avrebbe fatto indossare un abito di taffettà, rosa confetto, con milioni di veli.
- Ha ragione Kelly, sei stupenda. Vieni a dare un bacio al tuo papà; un attimo primo li tieni in braccio e ti stanno sul palmo di una mano e un attimo dopo sono già laureati e pronti a lavorare nella tua stessa azienda. Non mi abituerò mai a vedervi crescere.
Abbraccio mio padre mentre rido di gusto: sembra un orso scorbutico, ma in realtà ha un cuore di panna.
- Scusate, ma avete visto Tyler??? Non lo trovo da nessuna parte. Non sarà mica scappato vero???
Domando fintamente preoccupata, non lo farebbe mai.
- Sì, è ancora a casa di Cooper. Ha detto che non esce da lì, se non vai a recuperarlo tu. Detto fra noi, il mio futuro genero se la sta facendo sotto.
Ridendo mi allontano dai quattro futuri, ancora per poco, consuoceri. Arrivo davanti alla porta di casa Dalton, prendo un respiro per farmi coraggio e senza indugiare suono il campanello.
- Oddio sorellina meno male che sei arrivata! Ma si può sapere dove cavolo eri finita??? Sono nel panico e tu non mi stai supportando abbastanza.
Lo guardo scettica e entro in casa.
- Dove sono tutti gli altri?
- Sono fuori, in piscina; stavamo bevendo qualcosa per allentare la tensione.
- Ty, evita di presentarti brillo al tuo matrimonio. Non sarebbe il caso.
Mi osserva offeso.
- Non sono mica come te, che non reggo nemmeno un goccio d’alcool sorellina.
Sto per rispondergli a tono, quando sento esclamare da Chad: - Porca puttana!
Mi sento osservata da cinque paia di occhi, non mi ero resa conto che gli scimmioni, richiamati dalle nostre chiacchiere, erano rientrati in casa. Mi giro e li trovo che mi osservano con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite: devo dire che non è affatto male come sensazione.
- Cazzo Tyler, ma potevi dircelo prima che tua sorella era diventata una fig…
- Devooooooon, le parole!
- Una figliola così bella…volevo dire figliola, non figa.
Gli arriva uno scappellotto da parte di mio fratello e una gomitata da Cooper,che finalmente sembra risvegliarsi dallo stato catatonico in cui era caduto. Lo osservo qualche secondo e mi stupisco di quanto sia bello, ancora più bello di prima; sembra più grande, con quel completo elegante, nero che lo fa sembrare ancora più alto, la camicia bianca che fa risaltare le spalle larghe e muscolose, i capelli sapientemente spettinati e quegli occhi verdi che mi scrutano. Mi perdo in quei fantastici occhi, che mi hanno sempre affascinata, e perdo contatto con la realtà. Dio, mi sento di nuovo una goffa e impacciata 15enne con l’apparecchio ai denti che osserva da lontano il più bello della scuola; è come se non fosse cambiato niente da quando sognavo di riuscire a parlargli senza fare la figura della stupida, senza balbettare, senza arrossire, senza dire fesserie.
Mi si secca la gola, vorrei parlare, ma non mi ricordo come si fa ad articolare le parole. A cavarmi da questo impiccio è Conrad.
- E così la nostra piccola Violet è cresciuta, ed è cresciuta decisamente bene. Non avrei mai pensato che saresti diventata…così. Temo che sarò costretto a ballare con te più di una volta oggi.
- Oh, ma quale onore. Non ti preoccupare, direi che non è necessario. Non vorrei che le altre ragazze dovessero rimanerci male perché balli solo con me; ti cedo, anche se a malincuore, alle altre.
- Be, effettivamente, sarebbero tutte gelose di te. Ma credo di potermi dividere tra tutte voi fanciulle, sono un vero maschio io.
Ok, è una causa persa. Non solo non ha capito che ero assolutamente sarcastica e che piuttosto di ballare con lui mi farei amputare tutti e due i piedi, ma si crede anche un gran figo. Decisamente non è cambiato da quando eravamo alle superiori. Al pensiero di ballare con lui mi sorge spontaneo fare una smorfia, che viene intercettata da quel sadico di mio fratello.
- Non preoccupatevi ragazzi! Stavo giusto parlando con mia sorella di voi ieri e mi ha confessato che aveva proprio voglia di vedervi, che le siete mancati e che vorrebbe ballare con tutti voi.
E’ ufficiale: mio fratello è un uomo morto. Gli lancio un’occhiata di fuoco e sento una risatina provenire da Coop, l’unico tra i presenti che possiede un minimo di cervello, per quanto mi costa ammetterlo, e che ha capito che non sono per niente d’accordo con quello che ha detto quello scellerato di Tyler.
- Sarà il caso di stabilire l’ordine, oppure di mettere i numerini perché nessuno di noi ha intenzione di perdersi quest’opportunità, io per primo.
Cooper ha appena detto che vuole ballare con me, Cooper, il mio Cooper, vuole ballare con me, davanti a tutti, come al ballo di fine anno, come una vera coppia…
Ok, stop, fermi tutti. Resettiamo il cervello, anzi accendiamolo, perché questi pensieri sono davvero inopportuni: lui non è il mio Cooper, è solo Cooper, anzi non è proprio nessuno, è un ectoplasma, con un gran bel corpo, ma solo un ectoplasma, e noi non balleremo insiemi, né davanti a tutti, né da soli, non ci parleremo nemmeno. Ecco qua, l’ordine è ristabilito, è stato un attimo di pura follia dovuta al caldo, allo champagne che ho bevuto prima e all’agitazione per la giornata. E’ certamente dovuto a tutto questo.
Borbotto sarcasticamente un “sicuramente” e mi rivolgo allo sposo.
- Tyler è ora di andare. Sono le 11 e 55, fra 5 minuti ti sposi, non puoi arrivare tardi al tuo matrimonio! Andiamo!
- Sì hai ragione, andiamo. Le fedi le hai tu vero?
Lo guardo sconvolta.
- No che non le ho io le fedi, hai detto che volevi tenerle tu.
Mi guarda terrorizzato. Fra pochi minuti si deve sposare e non ha le fedi.
- Le ho io le fedi Ty, me le hai date l’altra sera prima di svenire dopo l’ennesimo shot di tequila. E pensare che mi hai anche detto “Coop, queste sono gli anelli per il tuo matrimonio con mia sorella!” A saperlo che era diventata così, avrei potuto prenderti in parola.
- Tyler David Stevenson tu hai detto che cosa?!?!?
- Oddio. Grazie Coop, potevi anche evitarti questa uscita.
- Scusa, non sono riuscito a trattenermi.
Scoppiano tutti a ridere, mentre la mia rabbia cresce a dismisura, gonfio le guance come una bambina, le orecchie mi si tingono di rosso, sto per scoppiare.
- Scusami, scusami, scusami sorellina adorata. Ero sotto i fumi dell’alcool, se fossi stato sobrio non l’avrei mai detta una cosa così. Ti prego, perdonami, non posso vivere sapendo che ti ho ferita.- Esclama buttandosi in ginocchio ai miei piedi.
E’ sempre il solito pagliaccio, ma la sua sceneggiata riesce a calmarmi e addirittura a farmi ridere.
- Ti perdono solo perché sono estremamente buona, ma guardati le spalle perché mi vendicherò nel momento in cui meno te lo aspetti.
Si alza di colpo, mi abbraccia e poi trascina me e il detentore delle fedi verso la porta. E’ arrivato il momento di far iniziare la cerimonia.
Tyler si posiziona davanti al pastore, io qualche passo più a destra e Coop accanto a me. Posso sentire il suo profumo solleticarmi il naso, sento il suo sguardo su di me e percepisco il suo corpo accanto al mio.
- V. puoi chiedere a Cooper di tenere le fedi fino a che non sarà il momento di consegnarle a me?
Riluttante mi giro verso il ragazzo al mio fianco: mi guarda dritto negli occhi, poi con una mano sposta un ciuffo di capelli che sono sfuggiti alla mollettina che me li teneva fermi e me li porta dietro l’orecchio sfiorandomi poi il collo in una carezza leggera che mi azzera la salivazione. Mi sento le mani sudate, le guance imporporate e le gambe molli. Dio, che effetto che mi fa questo ragazzo. Sussurro un grazie imbarazzato e lui con voce leggermente roca mi risponde.
- Figurati. E’ stato un piacere.
Mi giro senza nemmeno riferirgli le parole di mio fratello, nemmeno mi ricordo le parole di mio fratello. Nel farlo incrocio gli sguardi stupiti di Ally e Lexie che ridono apertamente del mio imbarazzo; ho giusto il tempo di rispondere loro con una linguaccia degna di una bimba dell’asilo, che parte la marcia nuziale. Arriva prima Scotty che si mette al suo posto e mi sorride radioso facendomi l’occhiolino, poi arriva Alice accompagnata da suo padre Robert. Mentre i due camminano fra gli invitati, sento la presenza di Cooper sempre più vicina e il suo respiro mi solletica il lobo dell’orecchio.
- Hai già spezzato molti cuori oggi. Quel ragazzo biondo in terza fila non ti stacca gli occhi di dosso!
Mi giro verso di lui per cercare tracce di derisione, ma trovo solo una sincerità disarmante. Cerco tra la folla il “ragazzo biondo”: purtroppo è Evan che osserva furioso la troppa poca distanza tra me e Coop, che si avvicina ancora di più.
- Direi che è decisamente geloso. Lo conosci?
- Sì, purtroppo. E’ il mio ex.
- Mmmm…la cosa si fa sempre più interessante. Certo che non è stato molto intelligente a farsi sfuggire una come te, o sbaglio?
O cavolo. Le sue parole mi provocano le palpitazioni, vorrei scappare, ma non posso. Faccio un respiro profondo e mi impongo di stare calma.
Temo proprio che sarà la giornata più lunga di tutta la mia vita.

 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Crossfire of heaven and hell ***


Sono nascosta dietro alla staccionata di una delle tante casette sulla spiaggia, con specchietto e trucchi vari in bilico tra le mani e un improbabile appoggio di pietra. Devo darmi una sistemata o questi occhi rossi saranno l’unica cosa che si ricorderanno tutti di questa giornata. Stavo piangendo come una fontana. Stavo piangendo come una fontana al matrimonio di mio fratello e mi stavano fissando tutti. Sempre la solita, riesco a farmi riconoscere ovunque! Però non è colpa mia, non capisco come mai quasi nessun altro stia piangendo, escludendo le mamme, le nonne e le zie degli sposi: insomma, la cerimonia è stata fantastica, le promesse così sincere e piene d’amore e il bacio finale da capogiro.  E’ stato impossibile trattenersi. E mi hanno indicando tutti come la squilibrata che stava per innaffiare tutti gli invitati con le sue lacrime. Cerco di guardarmi nel minuscolo specchio e contemporaneamente di asciugarmi gli occhi, soffiarmi il naso perché si da il caso che io debba anche fare le foto con gli sposi, con i genitori, con le damigelle, con gli altri testimoni; e si da il caso che tra questi ultimi ci sia anche quel diavolo tentatore di Cooper. Non so come io sia riuscita a trattenermi dal saltargli addosso e privarlo dei vestiti mentre mi parlava con voce sensuale all’orecchio…forse il fatto che fossimo in pubblico, in pieno giorno, davanti a una folla d’invitati, tra cui tutti i miei parenti, e che lui sia una delle persone che odio di più al mondo può avermi aiutato. E poi io non posso fare questi pensieri così poco casti su di lui: insomma è Cooper, il bimbo cui mancavano i denti davanti quando era in quarta elementare, che sembrava tanto dolce, ma che in realtà era già un gran bastardo. Lo stesso ragazzo che mi ha umiliata in ogni occasione possibile. Certo è, che è un gran bel pezzo di figliolo! E’ ancora meglio di quanto mi ricordassi: non c’è da stupirsi che io abbia una cotta per lui…voglio dire che avessi una cotta per lui, avessi, decisamente al passato, passato remoto.  Scuoto la testa per cacciare questi pensieri inopportuni e nel farlo mino il già precario equilibrio dei cosmetici che devo usare: miracolosamente riesco a non far cadere niente. Per una volta non ho combinato nessun danno, sono molto fiera di me stessa! Estraggo il pennello del mascara e con delicatezza ritocco il trucco sulle ciglia: sono talmente concentrata che non sento la presenza dietro di me.
- Violet chi cavolo è quel tizio che ti stava appiccicata durante la cerimonia?
Faccio un salto per lo spavento e mi ficco il pennellino del make-up in un occhio: porca miseria che dolore! Mi giro infuriata per rispondere a quel babbeo del mio ex fidanzato.
- Accidenti, per colpa tua mi devo nuovamente rifare il trucco, potevi evitare di arrivare di soppiatto e farmi prendere un colpo. E comunque non sono affari che ti riguardano Evan, sei tu che mi hai tradita e hai rovinato tutto. Se voglio rifarmi una vita ne ho tutto il diritto.
A dir la verità non starei con Cooper nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla terra, ma evito di dirglielo: devo fargliela pagare in qualche modo.
- Dimmelo. Voglio sapere chi è.
- Che c’è, sei geloso per caso? Non mi sembrava t’interessasse qualcosa di me mentre facevi sesso con quella tizia, o con tutte le altre che sono passate nel tuo letto in questi anni.
- Non sono geloso. E non ne ho nessun motivo, vero?
Lo guardo stranita, non capisco dove voglia andare a parare. Sta facendo tutto lui, è stato lui a venire da me e a farmi tutte quelle domande e ora si risponde anche da solo. Non sto capendo niente. Scoppia improvvisamente a ridere, prima di proseguire nel suo monologo senza senso.
- Anche perché a pensarci bene, chi ti vorrebbe??? Chi vorrebbe stare con te? Sei carina, sì, ma niente di speciale e lasciatelo dire: a letto non sei questo granché.  Cosa gli hai promesso per strusciartisi addosso???
Gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime. E’ proprio vero che l’amore rende ciechi e anche sordi: come ho fatto in tutto questo tempo a non accorgermi che era un essere spregevole? Non posso credere a tutte le cattiverie che sta dicendo.
- Evan smettila. Sei cattivo.
- Io cattivo? No tesoro, sono solo obiettivo e realista. Devi accettare la verità, quel ragazzo, come del resto nessun altro sano di mente, ti vuole. E non puoi stupirti se facevo sesso con le altre donne: sei fredda e incapace di amare.
Quelle parole mi colpiscono come una stilettata al cuore.
- Violet, c’è qualche problema?
Non ho bisogno di girarmi per sapere chi ha parlato: riconosco la voce di Cooper che tradisce una certa dolcezza e un filo di preoccupazione. Non l’ho mai sentito rivolgersi a me con questo tono.
Apro la bocca per rispondergli, ma le parole rimangono cristallizzate nella mia testa, non riesco ad articolare nessun suono.
Cooper mi si avvicina guardandomi intensamente con quei due occhi color smeraldo che, nonostante la situazione, riescono ad emozionarmi. Mi accarezza il viso con una mano.
- Oddio che scena commovente, sembra quasi vera – sbotta Evan, portandosi una mano al cuore con fare drammatico.
Coop sposta lo sguardo da me al ragazzo che si trova di fronte a lui, e poi nuovamente da lui a me.
- V. che cosa sta succedendo? Di cosa sta parlando?
Non riesco a rispondergli: è la prima volta che mi chiama così, di solito lo fanno solo mio fratello e le mie amiche; questo gesto, anche se involontario, mi scalda il cuore e mi permette di riprendermi un po’.
- Scusa non ci siamo nemmeno presentati. Io sono Evan, l’ex fidanzato di Violet. Non ha voluto dirmi la verità, ma l’ho capito da solo che ti ha “ingaggiato” per farmi ingelosire.
- Scusa?!?!?
- Coop, non…
- Cooper?!?!? L’amico di tuo fratello, quello che odi? Ti sei abbassata a tanto per riconquistarmi?
La rabbia sta crescendo sempre di più dentro di me, sto per rispondergli a tono, ma un gesto mi spiazza. Cooper ha fatto scivolare una mano dietro la mia schiena, mi prende per un fianco e mi avvicina al suo corpo.
Ruoto di qualche centimetro la testa, sorpresa da quel gesto: sento le guance che mi vanno a fuoco. La mano che mi tiene per la vita mi stringe leggermente, la mascella di Coop è tesa e sento i muscoli del braccio guizzare. E’ agitato, sta tentando di trattenersi; mi sorprende la dolcezza di questi gesti e mi viene spontaneo accarezzare con la mia mano la sua. Mi calmo impercettibilmente appoggiandomi al suo petto. Sento che anche i suoi muscoli si rilassano, fa un respiro profondo prima di parlare.
- Credo che tu abbia capito male, Evan. Non sapevo nemmeno chi tu fossi prima di qualche attimo fa; Violet non mi ha mai parlato di te durante i nostri appuntamenti. Vero tesoro?
Si gira verso di me, mi sorride e mi lascia un bacio sulla tempia.
Il mio cuore aumenta in modo esponenziale i battiti, la salivazione è azzerata e non riesco a fare a meno di pensare che mi sembra di essere in paradiso.
- Sì, scusa. Non pensavo fosse importante parlartene. Mi dispiace.
Il suo sorriso si allarga ancora di più.
- Non ti preoccupare. Potrai farti perdonare stanotte.
Mi fa l’occhiolino e io vado letteralmente a fuoco. Ok la finzione, ok che mi sta aiutando, evitandomi una figuraccia e dando una lezione a quel pallone gonfiato, ma così è un po’ troppo. Cerco di mettere qualche centimetro tra i nostri corpi, ma la sua stretta me lo impedisce e mi tiene ancorata a lui.
Balbetto qualche parola senza senso. Evan si schiarisce rumorosamente la gola salvandomi da questo impiccio.
- Sì, io me ne vado. Ah Cooper, ti avverto, non è molto brava sotto le lenzuola, ma questo lo saprai da te se siete così intimi come dite di essere.
Sento la presa allentarsi e percepisco un senso di vuoto che mi spiazza; la mano che mi teneva stretta fino ad un attimo prima, ora è stretta a pugno e sta per avventarsi su quella faccia da schiaffi che si ritrova il mio ex fidanzato. Afferro l’altra mano di Coop e la stringo nella mia: è stato un gesto improvviso, l’ho fatto senza rifletterci, ma voglio fermarlo e nell’istante in cui sfioro la sua pelle percepisco un brivido che mi percorre tutta la schiena. Nonostante sia molto più forte di me e sia notevolmente incazzato riesco a far si che non lo colpisca. Evan, da coniglio fifone qual è, se ne va con la coda tra le gambe.
Rimaniamo immobili in questa posizione per qualche secondo; Cooper apre e chiude la mano, come a voler far scemare la tensione e io respiro profondamente prima di parlare.
- Coop…
 
Si gira immediatamente, il contatto tra le nostre mani s’interrompe e il mio cuore perde un battito. Mi fissa intensamente e noto che i suoi occhi sono resi più scuri del solito dalla rabbia; incapace di sostenere il suo sguardo che mi fa sentire nuda, abbasso la testa. Lo sento inspirare ed espirare un paio di volte, poi, con due dita sotto il mento, mi fa alzare il viso: mi specchio nei suoi occhi che sono tornati del solito verde brillante. Mi asciuga le ultime tracce delle lacrime con i pollici e mi sorride, anche se è un po’ titubante; io resto impalata, senza sapere né cosa fare né cosa dire. E’ lui a interrompere il silenzio.
- Scusa, non avrei dovuto tentare di colpirlo, ma quello che ha detto mi ha fatto perdere il lume della ragione.
Lo guardo stupita per una frazione di secondo prima di abbracciarlo stretto, rimane rigido un attimo, poi passa le sue mani sulla mia schiena e mi stringe a se.
Rimaniamo così per un tempo indefinito, fino a che non sentiamo delle voci che ci chiamano. Ci stacchiamo come se avessimo preso la scossa.
- Grazie Coop e scusami tu, non volevo coinvolgerti.
- Non dirlo nemmeno per scherzo. Se dovesse darti fastidio di nuovo devi solo dirmelo, ok?
- Sì, sì, non preoccuparti. Però non dire niente a nessuno, soprattutto a Tyler, non voglio rovinargli la giornata, per favore.
- D’accordo, non gli dirò niente, ma credo che farà qualche domanda vedendoci appiccicati tutto il giorno! Anzi, faranno tutti un sacco di domande.
- Come?!?!?
- Be, sì, se vuoi che quell’idiota del tuo ex creda al fatto che stiamo insieme dobbiamo stare vicini vicini tutto il giorno. E dovrai ballare con me, parecchio volte.
- Cosa?!??! No, non ci pensare nemmeno, non esageriamo. Non farà più domande.
- Ma l’hai visto??? Fremeva di rabbia e di gelosia; è stato ferito nell’orgoglio, non esiterà a sputtanarti se ne avrà l’occasione. Quindi è deciso, oggi faremo i piccioncini tutto il giorno. Non vedo l’ora.
Ero letteralmente senza parole: avrei dovuto fingere davanti a tutti di stare con Cooper. Era un incubo, non ce l’avrei mai fatta, io non ero per niente brava a raccontare bugie e il soggetto in questione mi metteva anche in agitazione. Non ce l’avrei fatta ad arrivare alla fine della giornata del tutto sana di mente.
Sono ancora ferma immobile, con la bocca spalancata dallo stupore quando mi accorgo che Coop è più avanti di qualche metro.
- Forza tesoro, ci stanno cercando tutti per le foto, dobbiamo andare.
Come un automa inizio a camminare e lo affianco, senza però andargli troppo vicino. Devo assolutamente parlare con Ally e Lexie o impazzirò del tutto.
- Eccovi! Ma si può sapere dove cavolo vi eravate cacciati? E poi cosa ci fate insieme? E perché non state litigando?
Ecco, bella domanda! E ora cosa rispondo a Tyler?
A salvarmi dall’impiccio è Cooper.
- Scusaci Ty, ma stavamo facendo due chiacchiere e non ci siamo accorti che fosse così tardi. Sai com’è: il tempo vola quando ci diverte.
Oddio, ma cosa dice questo idiota???
- Due chiacchiere? Il tempo vola quando ci si diverte? Ma cosa…Cooper Dalton se sei ubriaco e se hai fatto bere qualcosa a mia sorella io ti ammazzo!
Ecco, ci mancava solo questa.
- Fratellone, stai tranquillo, siamo perfettamente sobri. Ci siamo trovati per caso a scambiare due parole e ho capito che forse non è così male come mi ricordavo.
- Vedi, che non ho fatto niente di male, amico. E pensavamo che bisognerebbe proprio approfittare di questa amicizia appena nata: dovresti fare un cambio di posti e metterla al tavolo dei testimoni.
- Cosa!??!? No, no, assolutamente no! Io sono al tavolo con Lexie, Ally e i loro ragazzi, non ci penso nemmeno a cambiare posto.
- Effettivamente Coop, sarebbe un po’ complicato cambiare tutto adesso, ma è anche vero che vedervi allo stesso tavolo sarebbe bellissimo.
- Senti Ty, decidi tu. Io devo assolutamente andare a cercare le ragazze. Ci vediamo dopo.
Scappo quasi di corsa. Ho bisogno di riordinare le idee e di parlare con le ragazze, subito.
Le cerco e le trovo che chiacchierano con Scotty e Jack: esattamente le persone che mi servono per risolvere questo casino.
- Violet, finalmente! Ti cercavamo tutti. – esordisce Ally.
- Ragazzi, non potete capire.
Racconto tutti i fatti brevemente e mi ascoltano nel silenzio assoluto. Appena termino la mia spiegazione c’è un attimo di silenzio, la quiete prima della tempesta, perché poi scoppiano tutti a ridere.
- Sono contenta che lo troviate divertente. E’ una tragedia, non lo capite!?!??!
- Eddai V. non esagerare. Insomma quel Cooper, non so come fosse qualche anno fa, ma ora è decisamente un gran gnocco,  fattelo dire da uno che ne capisce di uomini.- è il commento di Scotty.
- Oddio, tesoro, hai perfettamente ragione. – gli da man forte Jack.
- Be, ragazzi io e Ally vi possiamo assicurare che era figo così anche alle superiori. – esclama Lexie.
E’ una congiura contro di me?!?!? Il mio karma si sta rivoltando contro di me! Cosa ho fatto di male nella mia vita per ritrovarmi degli amici così?!??!
- Ragazze vi siete forse dimenticate cosa mi ha fatto passare qualche anno fa???
- No tesoro, non l’abbiamo dimenticato, ma anche tu devi ammettere che prima si è comportato davvero bene e che dimostra di essere cresciuto. Potresti pensare di perdonarlo.
- Perdonarlo?!?!? Non se ne parla nemmeno.
- Almeno una tregua, solo per oggi! Giusto per dar fastidio a Evan. Mi è sempre piaciuto poco quel biondo ossigenato del tuo ex, ma non credevo potesse arrivare a tanto.
Effettivamente Ally non ha tutti i torti.
- Ok, solo una piccola tregua. Solo per oggi. E voi tutti dovresti supportarmi e se vi mando dei segnali dovrete venire immediatamente a salvarmi. Siamo intesi?
- Signorsì signora. – Mi rispondono tutti in coro.
Subito dopo scoppiamo a ridere e poi ci troviamo stritolati in un abbraccio di gruppo. Non so come farei senza di loro e direi che oggi avrò decisamente bisogno del loro aiuto!

 
 
 
 
 
Ecco qua il nuovo capitolo! Scusate il ritardo, ma ieri ero troppo stanca e svogliata per correggere il capitolo!
Grazie a tutte le persone che hanno letto il primo capitolo, che hanno messo la storia tra le seguite e tra le preferite.

HappyCloud: Tesoro della zia non stupirti dei miei termini forbiti. Uso sempre un linguaggio aulico! Super grazie per la recensione e per avermi messo tra i preferiti, anche perché se non l’avessi fatto ti avrei tolto il saluto ;-)
Hai fatto bene sì, a convincermi! Spero che ti piaccia anche questo secondo capitolo, anche se metà l’hai già letto in anteprima assoluta! Tanti baci
 
valecampy: Grazie mille per le belle parole! E’ un esperimento: non avrei mai pensato di riuscire a “partorire” una storia così, con addirittura qualcuno che lascia delle recensioni positive! Thanks! Baci

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Capitolo 3
*** Running up the hill ***


- Shoot, shoot, shoot, shoot! No, no, no ragazzi, non va bene così! Dovete metterci passione, mettete l’anima in questi scatti. Dovete essere sexy, spiritosi, audaci…
Ok, quest’uomo non è normale; è un esaltato! Pensa di essere ad America’s next top model?!?!? Non stiamo facendo un servizio fotografico per Vogue, stiamo solo facendo le foto per l’album del matrimonio. E poi, perché parla al plurale che ci sono solo io?!?! Va bene che questi scatti resteranno nei secoli dei secoli e tutti chiederanno alla sposa di poterli vedere, quindi bisogna essere decenti e bla bla bla, ma così stiamo proprio esagerando. Io ho sempre odiato mettermi in posa e sono sempre uscita da schifo: le pellicole le ho sempre “impressionate” e non in modo positivo!
In più se consideriamo che sto morendo di caldo, ho granellini minuscoli, molto fastidiosi, di sabbia nei posti più impensabili e sto letteralmente morendo di fame il quadro è completo. E non sono sicuramente nello stato mentale adatto per sopportare gli ordini di questo fin troppo suscettibile fotografo da strapazzo.
- Di un po’ tu – mi guardo attorno sperando che non stia parlando con me – sì, sì sto parlando proprio con te. Dovresti metterti in posa.
Sta proprio parlando con me. No, non ci siamo proprio. Questo omuncolo di un metro e una cicca, con quei tre capelli in croce, riportati tra l’altro, sta marciando male.
- Sono in posa.
- Oh, ti prego. Questa la chiami posa? Sorridi, ancheggia, muovi un po’ quello che madre natura ti ha dato.
Vergognandomi come una ladra, più per far finire quella tortura che altro, tiro le labbra in un sorrisetto fintissimo, mi atteggio come una top model sperando che questa tortura finisca presto, mentre nella mia testa immagino un milione di modi diversi per fare molto male a quel fotografo dei miei stivali.
E per fortuna che sono qui da sola. Il “direttore artistico”, come ha voluto definirsi lui, ha deciso che prima ci immortalerà singolarmente e poi tutti insieme.
- Bellezza, devi scioglierti. Devi fare l’amore con questa macchina fotografica.
Stiamo degenerando. E va bene che sono sei mesi che non faccio sesso, ma non per questo mi butterò su una fotocamera digitale.
Mi sento estremamente ridicola e sto per scoppiare: potrei non rispondere più delle mie azioni se non la smette di guardarmi con quel sorrisino sarcastico mentre pensa che sono una povera mentecatta.
Sto per inveirgli contro quando mi sento osservata. E so anche chi mi sta guardando. Un formicolio mi attraversa la spina dorsale e un brivido si propaga alla base del collo. Adoro questa sensazione, anche se mi mette tremendamente in imbarazzo: so che le mie guance stanno raggiungendo una tonalità bordeaux e le orecchie, che hanno lo stesso colore, scottano. Faccio qualche respiro profondo per calmarmi, mentre sento che la presenza dietro di me si fa sempre più vicina: e stranamente il suo profumo mi aiuta a riprendere contatto con la realtà. E’ una fragranza buonissima: profuma di mare, di sole, di uomo. E c’è anche una leggera presenza di The One di D&G, il mio profumo preferito. Caspita, il mix perfetto.
- Hai intenzione di fissarmi ancora molto Coop?
- Come facevi a sapere che ero io?
- Ho delle doti nascoste.
- Lo sto notando.
Mi volto di scatto e vedo che il suo sguardo è un po’ troppo in basso.
- I miei occhi sono più in alto.
- Lo so. – ma non accenna a muoversi.
Mi giro di nuovo con cipiglio incazzato quando in realtà, devo ammettere, che questi suoi continui apprezzamenti mi fanno piacere, troppo piacere. E non va bene, non va bene proprio per niente.
Il fotografo mi lancia occhiate di fuoco.
- Abbiamo finito piccioncini? Dovrei fare il mio lavoro, io.
Sto seriamente prendendo in considerazione l’idea di mandarlo a quel paese, molto poco gentilmente.
- Ha ragione, mi scusi. Lei sta facendo il suo lavoro e noi le stiamo facendo perdere tempo. Che ne dice, se per farci perdonare iniziamo a scattare le foto che dobbiamo fare insieme?
Che tono zuccheroso che ha usato Coop.
- Si può fare…tesoro.
Cosa sono tutte queste smancerie con lui e tutta quell’accidia nei miei confronti?
Faccio qualche passo verso Cooper, troppo curiosa per accorgermi che sono eccessivamente vicina al suo corpo, e non è un bene per la mia salute mentale!
Ovviamente il mio tormento personale non si fa sfuggire l’occasione e notando la mia vicinanza mi poggia un braccio dietro alla schiena, diminuendo ulteriormente la nostra distanza.
In un moto di orgoglio, decido di non farmi imbarazzare dal calore della sua mano che mi accarezza, sfiorandomi delicatamente il collo, e mi avvicino al suo orecchio per non farmi sentire dall’omuncolo munito di macchina fotografica.
- Come mai tutta questa gentilezza nei suoi confronti? Devo pensare che le tue sfrontate punzecchiature siano un privilegio solo mio?
- Assolutamente! Tu tiri fuori il miglio di me. O il peggio, dipende dai punti di vista. In più quell’ometto ha una certa inclinazione nei miei confronti, direi che è rimasto affascinato dalla mia prestanza fisica, dal mio portamento e dal mio charme. Credo si sia innamorato di me. E chi potrebbe biasimarlo? Comunque, visto che non voglio incoraggiarlo, ma nemmeno trattarlo troppo male, mi sto comportando gentilmente.
- Ah, ma sei sicuro di non essere interessato? Perché se la nostra messinscena di oggi dovesse impedire la nascita di un amore non me lo perdonerei mai.
Il suo sguardo da cucciolo spaventato mi fa scoppiare a ridere e pochi secondi dopo mi segue anche lui: la sua risata e il sorriso che gli illumina gli occhi mi tolgono il fiato. E’ dannatamente bello. Non mi accorgo nemmeno che il soggetto dei nostri discorsi sta continuando a scattare foto.
- Ragazzi siete davvero inquietanti. Tutto questo vostro tubare è…non trovo nemmeno le parole per definirvi.
La voce di mio fratello mi fa fare un salto, tento di staccarmi dal corpo di Coop, ma questi me lo impedisce tenendomi stretta. Il mio viso passa attraverso tutte le tonalità del rosso.
- Già, inquieta anche noi, ma il nostro è un grande amore, vero V?
Il nostro è un grande amore. Un grande amore. Le sue parole mi gelano. Ho sempre sognato di sentirglielo dire, nel letto la sera prima di addormentarmi mi immaginavo che il bellissimo amico di mio fratello si accorgesse di me, del mio essere una ragazza come le altre e che capisse di essere innamorato di me. E non è mai successo. E io ci sono stata male, molto male. Stiamo andando troppo oltre, rischio di scottarmi di nuovo e in questo momento è l’ultima cosa che mi serve. Devo tornare con i piedi per terra, sopravvivere a questa giornata e poi dimenticarmi di nuovo della sua esistenza.
Mi stacco dal suo abbraccio di malavoglia, mi sentivo perfettamente a mio agio tra le sue braccia: questa cosa non va bene per niente. Ci raggiungono anche la sposa, che è radiosa, gli altri testimoni, e le damigelle. Fortunatamente c’è anche Scotty, mi lancio su di lui, che mi sorride capendo la situazione e si posiziona accanto a me per fare le foto.
Cooper mi fissa insistentemente, ma non mi giro, non lo guardo. Riesco a resistere fino alla fine della sessione fotografica, sempre con il suo sguardo addosso. Non appena l’omuncolo ci congeda tento di scappare, ma Coop è più veloce di me e mi afferra il braccio.
- Si può sapere che cosa cavolo è successo? Un secondo prima stavamo chiacchierando tranquillamente e un secondo dopo sei scappata. Perché?
- Non è successo niente Coop. Sono arrivati gli altri e mi sono spostata per fare le foto che rimanevano.
- Non dirmi stronzate Violet. Sei scappata. Di cosa hai paura?
- Io non ho paura e non sono scappata.
- Sì invece. E non capisco il perché. Lo so che non siamo mai andati molto d’accordo, ma ci conosciamo praticamente da sempre. Siamo cresciuti insieme.
- Non siamo mai andati d’accordo?!?!? E’ l’eufemismo del secolo. Mi hai tartassata dal primo momento che mi hai vista e sinceramente non ho ancora capito il motivo del tuo odio. Il mio era giustificato: hai reso la mia adolescenza un inferno, ma tu? Tu perché l’hai fatto? E noi non ci conosciamo. Ci siamo sempre limitati a sfiorarci senza mai conoscerci veramente, quindi non sputare sentenze su di me. Non ne hai nessun diritto; non puoi venire qui, dopo quattro anni che non ci vediamo e dirmi che ho paura e che sto scappando da te. Chi ti da il permesso di farlo?
Sto tremando dalla rabbia, ma da una parte mi sento più leggera, quasi sollevata: finalmente gli ho detto quello che avrei sempre voluto dirgli, ma per cui non ho mai avuto il coraggio.
Mi guarda basito e spaesato, evidentemente non si aspettava tutto questo risentimento.
- Io non…tu hai…Scusami. Mi sono comportato come un cretino, ero solo un ragazzino immaturo e stupido che aveva bisogno dell’approvazione degli altri perché aveva troppa paura di essere se stesso e di essere respinto. E tu eri il capro espiatorio perfetto, eri indifesa e insicura; umiliati gratificava il mio ego. Dio, quanto sono stato meschino e pessimo. Lo so che non ho scuse, ma davvero, se potessi tornare indietro non lo rifarei.
Lo guardo scettico: non ci credo assolutamente. Si accorge del mio sguardo.
- Ok, hai ragione. Mi sarei comportato allo stesso modo, perché a 17 anni ero un pallone gonfiato e il mio cervello era cotto dal sole. Però mi dispiace lo stesso, davvero.
Non guardarlo negli occhi, non guardarlo in quei bellissimi occhi verdi, oddio ma come si fa a resistere a quell’espressione da cucciolotto bisognoso di coccole? E’ lui che si deve sentire in colpa, non io. E perché si sta avvicinando in questo modo? Vade retro satana; non può indurmi in tentazione ogni volta che mi perdo in quel mare verde smeraldo, o che mi sfiora, o che sento il suo profumo. Devo darmi una regolata, non posso caderci di nuovo, no no no!
- Sì, ok va…va bene. C…cosa stai facendo?
Un lampo malizioso illumina i suoi occhi e mi preoccupo ancora di più: ho la gola secca, le mani sudate e mi sento chiusa in un angolo. Alza una mano e lentamente mi sfiora con le dita il profilo del viso, passa poi al lobo dell’orecchio e al collo. Mi tremano le gambe e mi sto sciogliendo come un gelato al sole. Si avvicina, con l’altra mano mi prende per un fianco facendomi appoggiare al suo petto e soffia al mio orecchio:
- Puoi perdonarmi V?
Porca pupattola! Ho i brividi ovunque. Se non mi stesse sostenendo con la sua presa sarei già caduta a terra. Respiro profondamente per far prendere aria al cervello: sono talmente scombussolata che non so nemmeno cosa e come rispondere.
- Mi dispiace davvero.
Mi appoggio con tutte e due le mani al suo petto, che è incredibilmente sodo; con il palmo, sotto la stoffa pregiata della sua giacca e della camicia, sento il suo cuore che batte furiosamente. Questa cosa mi stupisce, mi da coraggio: alzo il viso e di nuovo rimango incantata da quegli occhi luminosi. Sembra veramente sincero. Sarà il caldo, il clima di amore che si respira al matrimonio, il fatto che sia incredibilmente bello e che con tutte queste lusinghe, con questi sguardi, con questi gesti mi stia facendo sentire come mai prima d’ora, ma decido di dargli una possibilità.
- Va bene, ti credo.
Mi abbraccia di slancio e mi stringe forte a sé: mi sento praticamente in paradiso. Appoggio il viso nell’incavo del suo collo e mormoro:
- Non farmene pentire, ti prego.
- Non lo farò. Andiamo dai, ci staranno cercando tutti. Penseranno che ci stiamo scannando, conoscendo i precedenti.
Mi prende per mano facendo intrecciare le nostre dita in un incastro perfetto e inizia a correre. Arriviamo al ristorante, che è a qualche centinaia di metri dal luogo della cerimonia: io ho il fiatone mentre Cooper non ha nemmeno un capello fuori posto, come se non si fosse nemmeno mosso. La mia milza implora pietà e il mio cuore sta per uscire dalla cassa toracica…ok, forse quest’ultimo batte così velocemente anche perché mi sta ancora tenendo per mano.
I tavoli, perfettamente apparecchiati e decorati con fiori bianchi, sono posizionati in una veranda aperta che si affaccia sul mare; sono già tutti seduti e ci fissano insistentemente. Con il viso imporporato mi nascondo dietro al cartellone dei posti per controllare a che tavolo sono stata assegnata e noto che mio fratello ha, purtroppo o per fortuna, deciso di ascoltare il consiglio del suo migliore amico. Sono seduta al tavolo di testimoni e damigelle, quindi con Coop, Scotty, quei trogloditi di Chad e Conrad e le due Barbie Malibù, rifatte, Stacy e Jessica.
- Andiamo a sederci che manchiamo solo noi V.
- Vai pure, io devo andare alla toilette.
- Va bene. Ci vediamo fra poco.
Apro la porta del bagno e mi appoggio al lavandino. La porta si spalanca di colpo, spaventandomi a morte, facendo comparire Lexie e Ally.
- Ma si può sapere dove cavolo siete finiti? Vi abbiamo cercato dappertutto – mi chiede Lexie.
- Oddio, cosa avete combinato??? Avete fatto gli sporcaccioni????
- Ally! Ma cosa ti viene in mente. Non abbiamo fatto niente, abbiamo solo parlato, abbiamo chiarito e si è scusato.
- E tu ovviamente non l’hai perdonato, vero?
Non riesco a reggere lo sguardo di Lexie e bisbiglio un sì.
- Sì non l’hai perdonato o sì l’hai perdonato?
La guardo negli occhi supplicandola di non giudicarmi. Ally si porta una mano davanti alla bocca spalancata.
- Violet, ti sei innamorata di lui di nuovo.
- Cosa?!?!? No, no, siamo solo amici.
- V guardati allo specchio, guarda i tuoi occhi.
Fisso la mia immagine allo specchio e inorridisco: ci sono cascata di nuovo e con tutte le scarpe.
- No, ragazze. Tranquille, è solo la corsa che mi ha fatto fare, è il clima d’amore che si respira fra voi coppiette felici che mi fa questo effetto. Non sono innamorata di lui. No. Punto. E ora andiamo che sto morendo di fame.
- Ok, se sei convinta tu. Quando però ti accorgerai che stai solo mentendo a te stessa, mi permetterai di ballare la conga mentre ti dico “Te l’avevo detto”?
Io e Ally fissiamo sbalordite Lexie, immaginando la scena e poi scoppiamo tutte e tre a ridere.
- Va bene, sarai autorizzata a farlo, ma verrai ripresa, metteremo il video su youtube e diventerai la più famosa del web…tipo Paris Hilton!
- No, dai come Paris, no! Dovrei essere nuda e in atteggiamenti intimi per diventare come lei…e anche bionda. Mi ci vedete platinata, vestita di rosa e con un chihuahua nella borsa ricoperta di Swarovski?
Scoppiamo nuovamente a ridere, mentre raggiungiamo gli altri ospiti.
- Non parlami di bionde platinate che dovrò sopportarne due al mio stesso tavolo tutta la giornata, mi viene male solo al pensiero!
- Oddeo…non vorrei essere nei tuoi panni!
- Lasciamo perdereeee! Per fortuna che ci sono Scotty e…basta, Scotty.
- Sì, certo Scotty. Cooper vorrai dire!
Faccio loro una linguaccia mentre si siedono al tavolo, accanto ai loro fidanzati e mi dirigo al mio posto. Mi accomodo sull’unica sedia libera rimasta: alla mia destra ho Scotty, poi c’è Jack, le due galline, i due macachi e alla mia sinistra il mio tormento personale. Penso che d’ora in poi lo soprannominerò in questo modo!
- Cucciola, eccoti finalmente!
- Scusatemi, sono stata trattenuta.
Lancio un’occhiata al mio altro vicino di posto, che sfoggia un’espressione da angioletto.
- Ditemi cosa mi sono persa.
- Niente di intelligente, di interessante sì, ma intelligente no. Basta considerare i soggetti che abbiamo qui di fronte. Sono talmente stupide che non hanno ancora capito che siamo gay. Ho praticamente perso le speranze di trovare una qualche forma di vita intelligente all’interno della loro scatola cranica!
Scoppio a ridere insieme ai due ragazzi e mi metto ad ascoltare i discorsi degli altri commensali seduti al mio tavolo.
Le ragazze stanno disquisendo, anche se dubito che sappiano il significato di questo vocabolo, su quanto siano importanti le unghie alla french e l’abbronzatura per “essere sempre al top”.
Scuoto la testa e ridacchio. Lascio vagare lo sguardo su tutti gli invitati, sugli sposi, sulla mia famiglia: è veramente una splendida giornata e nonostante i miei timori iniziali sono davvero felice.
I camerieri hanno iniziato a servire le varie portate, sono tutte buonissime e io gusto ogni piatto che mi trovo davanti.
Sento un profumo strano, annuso l’aria fino a che, inorridita, non capisco a chi appartiene questo olezzo di violetta: sta arrivando la terribile zia Peach.
 
 
 
 
 
 
Chiedo umilmente scusa per questo ritardo, ma sono sotto esame e mi sono sepolta tra i libri. In più questo capitolo mi convinceva ( o convince) poco e mi ci è voluto più tempo per scriverlo.  Grazie a tutti, chi mi ha messo tra le seguite, tra le preferite, tra le ricordate e a chi legge semplicemente. Un bacio a tutte
 
HappyCloud: Donnaaaaa…ti odio! Mi hai spaventata a morte con quella recensione. Pensavo davvero non ti fosse piaciuto! Hope u like it. Tanto cuore per te.
 
Mirya: Caspita, una recensione positiva da te mi lusinga parecchio. Sono una tua fan e anche se ti ho scoperta da poco ho già letto e riletto più volte Succo di zucca (la adoro!).
Spero di non deludere le tue aspettative e che continui a incuriosirti questo mio esperimento. E concordo con te sul volere uno schiaccianoci a portata di mano in certe occasioni, di fronte a certe persone. Grazie ancora.

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Capitolo 4
*** Dance with me, make me sway, Like a lazy ocean hugs the shore ***


Ho assolutamente bisogno di un caffè, per svegliarmi, e di una bombola di ossigeno, o di un aitante giovanotto che mi faccia la respirazione bocca a bocca: potrei chiedere a Coop se si vuole offrire volontario. Mmmm, potrebbe essere un’ottima idea questa, con quelle sue fantastiche labbra, leggermente carnose…ok, sto degenerando. E’ tutta colpa dei “fumi” floreali che ha lasciato la Zia Peach e che mi stanno annebbiando il cervello.  Si è avvicinata quatta quatta al nostro tavolo, prima mi ha abbracciata e sbaciucchiata per mezz’ora e poi mi ha rapita: doveva farmi conoscere il figlio del nipote del cugino del fratello di non so più chi, famoso avvocato di Los Angeles. Saremmo stati una fantastica coppia secondo lei. Peccato che l’uomo in questione abbia un’incipiente calvizie, denti storti e parli troppo: mi ha tediata per interminabili minuti su quanto sia stato bravo a laurearsi con il massimo dei voti, su quanti complimenti gli abbiano fatto i suoi professori, su come sia già riuscito a trovare un posto in uno studio. Tutto vero, per carità, ma non mi interessa minimamente; e poi continuava a darmi colpetti al braccio, cosa che non sopporto. Mi “annuso” i capelli e inorridisco, l’odore dolciastro che li pervade mi da la nausea, dovrò farmi 10 shampi di seguito per eliminarlo. Sono super piena, ho mangiato tutto quello che hanno portato e mi sono gustata tutto: mi sento un pallone rotolante e non siamo nemmeno arrivati ai dolci, la mia passione. In più fra poco dovrò pronunciare il mio discorso, davanti a tutti, con un microfono in mano e comincio a sudare freddo solo al pensiero. E da quando sono una ragazzina che stare davanti ad una folla di gente mi mette in imbarazzo, le mani iniziano a inumidirsi, mi si secca la gola, le guance diventano paonazze e mi si attorciglia lo stomaco…praticamente lo stesso effetto che mi fa la vicinanza di Cooper! Ritorno al mio tavolo guardandomi attorno: ho una strana sensazione, ma non riesco a individuarne il motivo.
- Cucciola, sei tornata finalm…oddio, hai bisogno di prendere aria, hai lo stesso odore di quei vecchi cappotti lasciati per mesi negli armadi, con i profumatori per ambienti da quattro soldi!
- Grazie Scotty, i tuoi complimenti mi gratificano sempre. La mia autostima ti ringrazia.
- Lo sai che se non fossi irrimediabilmente gay avrei già approfittato di te.
- Ah, lo so. Ed io non mi sarei proprio lamentata.
- Gay?!?!? Tu sei gay?!?!?
Io, Scotty, Jack e Cooper ci giriamo contemporaneamente a guardare Stacy con gli occhi fuori dalle orbite. Dopo un attimo di silenzio scoppiamo a ridere. Non ci posso credere, non aveva ancora capito che il fratello della sua cosiddetta migliore amica è omosessuale, ed è pure fidanzato. Non riesco a smettere di ridere, ho le lacrime agli occhi e mi fanno male gli addominali, mi appoggio alla prima persona che trovo per non cadere, e figuriamoci se questa persona non è proprio il mio tormento personale. Lo osservo mentre ride a crepapelle anche lui ed è perfetto anche in questo momento. Ma non è giusto, non può sempre sembrare un fotomodello appena passato sotto le sapienti mani di truccatori, parrucchieri e stilisti vari, avrà un qualche difetto anche lui…non so, qualcosa come un parrucchino. Mi sorge il dubbio e per sincerarmene allungo una mano, afferro una ciocca di morbidi capelli sapientemente spettinati e tiro.
- Ouch, ma sei impazzita???? Ma cosa ti viene in mente.
Sono paralizzata, l’ho fatto davvero. Devo avere una scimmietta che batte i piatti nella scatola cranica, non un cervello.
- Mi hai tirato i capelli, mi hai tirato i capelli. Tu non sei normale.
- No, scusa io, non, volevo solo, è che, eri tu…oh, insomma scusa.
- Tu hai dei seri problemi. Ma si può sapere cosa stavi facendo?
Sto boccheggiando. Mi guardo intorno spaesata e incontro gli sguardi confusi di Scotty e Jack, mentre le due oche mi guardano con un certo schifo malcelato.
- Ecco, io pensavo, che insomma, sì cioè, tu non puoi essere, oh, niente, avevi un capello bianco e ho pensato di estirparlo. Ti ho fatto un favore, dovresti ringraziarmi.
- Cosa? Un capello bianco? Io non ho capelli bianchi. Non, non ho capelli bianchi vero? Scotty ho i capelli bianchi? Jack?
- Coop, non hai capelli bianchi.
Nonostante io abbia lanciato uno sguardo di pura supplica alla coppietta, quei due non mi hanno aiutato.
- Certo che non li hai. Te l’ho appena strappato io.
Mi guarda scettico e sta per ribattere, quando una voce a un microfono chiama il mio nome. Salvata in corner. Oddio, salvata, non saprei dato che è ora del mio discorso.
Per calmarmi prendo dei respiri profondi, molto profondi, troppo profondi…sto andando in iperventilazione. Devo calmarmi o non riuscirò a spiccicare una parola.
- Violet, tutto bene? Mi sembri un pochino agitata.
- No, figurati. Niente di che. Sto solo per fare una delle figure peggiori della mia vita. Non mi ricordo più quello che devo dire, avevo scritto un discorso, ma ora non so più cosa…ahhhhh. Perché mi devo sempre ficcare nei casini? Non potevo rifiutarmi di fare la testimone? No, dovevo per forza farmi abbindolare da quel labbrino sporgente e tremolante di mio fratello.
- Dai, forza e coraggio. Devi solo parlare con il cuore e vedrai che andrà tutto bene.
Lo guardo e automaticamente il mio sopracciglio si alza a dimostrare il mio disappunto per queste cavolate new age.
- Ahahahahahah. Sì, hai ragione, non ci credo nemmeno io. Dirai una qualche assurdità delle tue e farai una pessima figura davanti a tutti. Devo sbrigarmi a trovare un posto in prima fila, non posso perdermi questo spettacolo.
Lo guardo furibonda, gli do la schiena e con passo da alpino mi dirigo al tavolo degli sposi, mentre sento la, fin troppo melodiosa, risata di Cooper che mi accompagna.
- Sei pronta sorellina? Mi raccomando, stai tranquilla, che qualsiasi cosa dirai sarà perfetta.
Che tenero il mio fratellone. Lo abbraccio e prendo il microfono.
- Emmmm, buona, buonasera.
Cominciamo bene. Più scontata di così non potevo iniziare. E che voce gracchiante mi è uscita?
Mi schiarisco la gola e faccio scorrere lo sguardo su tutti i presenti.
- Non sono molto brava con i discorsi, soprattutto se devo farli in pubblico, ma per Tyler e Alice ho deciso di fare un’eccezione. Io e Ty non siamo sempre andati d’accordo e i nostri genitori ne sono testimoni: le nostre liti si sentivano in tutto il vicinato. Poi non si sa come, all’improvviso abbiamo scoperto di essere affini, molto più di quanto avessimo mai immaginato. E ora siamo qui, il giorno del suo matrimonio, dove io sono il suo best man, e spero di riuscire a svolgere sempre al meglio questo ruolo. Tyler in qualsiasi momento tu dovessi aver bisogno di me, sappi che io ci sarò, sempre. Ti voglio bene fratellone.
Poggio il microfono sul tavolo mentre mio fratello si avvicina, mi abbraccia stretta e mi sussurra all’orecchio:
- Grazie V, sei stata fantastica. Sei la sorella migliore che potessi mai desiderare. E anche io per te ci sono e ci sarò sempre.
Gli scocco un bacio sulla guancia e cerco di trattenere le lacrime. Mi lascia andare e torna a sedersi accanto a sua moglie. Caspita, moglie. Non riesco ancora a crederci.
Mi risiedo al mio posto ascoltando il commovente discorso di Scotty. Quel ragazzo avrebbe proprio dovuto fare lo scrittore.
Il cantante del gruppo ingaggiato dagli sposi annuncia che è il momento del ballo degli sposi. Tyler con un pomposo inchino invita la sua dama a ballare e si posizionano al certo dello spazio adibito alle danze. Poco dopo si uniscono a loro anche i nostri genitori e quelli di Alice; poi Scotty mi si avvicina porgendomi la mano. Accetto volentieri il suo invito e balliamo per tutto il resto della canzone; finita la melodia sento una mano toccarmi la spalla: mi giro e trovo il faccione ebete di Chad che mi osserva speranzoso.
- Vuoi ballare?
- Em, veramente non, non saprei…
- Ma stamattina tuo fratello ha detto che volevi ballare con tutti noi, così abbiamo deciso i turni. Ci spettano 3 balli a testa. Sei contenta???
Io lo ammazzo. E rendo Alice vedova dopo sole 10 ore di matrimonio.
- Ah, ecco, sì, non so. Mio fratello non intendeva sul serio. Cioè…
- Sta scherzando Chad. E’ felicissima di ballare con tutti voi.
Fulmino Scotty che se la ride sotto i baffi. Mi toccherà uccidere anche lui. Sto ideando troppi piani omicidi, non va bene, proprio per niente.
- Perfetto, allora. Signorina…
Caspita sembra quasi una persona normale. Quasi, perché si smentisce subito, fissandomi il seno, insistentemente per tutta la durata dei 3 balli. Senza alzare mai gli occhi. Sto cominciando a credere che i miei occhi si siano spostati più in basso.
Dopo Chad tocca a Conrad che tenta in continuazione di annusarmi i capelli: decisamente inquietante.
Poi passo fra le braccia di Kyle che sposta la sua mano un po’ troppe volte verso il mio fondoschiena, nonostante io gli abbia più volte intimato di smetterla. Sta per iniziare la terza canzone  e le nuova discesa dell’arto, che sto seriamente pensando di tranciare di netto, quando una mano mi afferra il polso e mi trascina via dalla pista da ballo. Sono contenta da una parte perché ha messo fine a questa tortura, ma dall’altra mi indispettisce questo modo di fare un po’ prepotente. Si ferma solo quando siamo in spiaggia, in riva al mare.
- Cooper, lasciami il braccio e smettila di tirarmi. Ma si può sapere cosa ti è preso? Sembri un pazzo.
- Senti, quell’idiota di Kyle stava allungando troppo le mani. E Chad ti ha fissato le tette per tutto il tempo, mentre Conrad ti stava praticamente stritolando.
- Oddio, non esagerare, per favore.
Sembra quasi…non so se ho il coraggio di pensarlo: sembra geloso!
- Ah. Quindi ti faceva piacere. Evidentemente non avevo capito. Pensavo che anche tu…niente, torna pure a farti spupazzare da tutti i giocatori della squadra di football della città.
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo.
- Mi hai appena dato della puttana? Bene, vedo che i progressi fatti in queste ore sono già stati mandati a quel paese. C’è voluto poco, devi dire. Tutte le tue belle parole e i gesti, tutte stronzate. Non so cosa mi aspettassi da te, ma mi piaceva il Cooper di oggi. Quello di adesso è tornato invece il borioso ragazzino di 17 anni che ho tanto odiato.
- Scusa.
- Non è abbastanza Coop.
Mi giro per andarmene, ma lui mi raggiunge e si posiziona davanti a me.
- Scusa.
- L’hai già detto.
- Lo so. Ma è l’unica cosa che posso dirti e te l’ho ripetuto più volte in queste ore, troppe volte. Dico o faccio sempre qualcosa di sbagliato, ma l’ultima cosa che voglio è farti soffrire. Davvero. Solo, non sono abituato ad avere un rapporto normale con te e non so ancora cosa devo fare di preciso, ma ti prometto che mi impegnerò al massimo.
Pff. Riesce sempre a intortarmi. Dove cavolo è finita la mia forza di volontà? E’ andata ai tropici insieme ai miei neuroni? Sono rimasti solo gli ormoni???
- Va bene. Ma questa è l’ultima volta. E non provare mai più a darmi della poco di buono, perché non lo sono.
- Lo so. E non lo intendevo nemmeno prima. Solo mi da fastidio che tu abbia ballato con loro.
L’ultima parte della frase l’ha appena bisbigliata. Cosa avrà voluto dire?
- Perché? Perché ti da fastidio?
Mi guarda stupito. Probabilmente non si è nemmeno reso conto di avere pronunciato ad alta quelle parole.
- Ecco, perché, sì insomma…perché non hai ancora ballato con me. Vuoi ballare?
Vuole ballare con me. Cooper vuole ballare con me. Il cuore inizia a battere fortissimo nel mio petto, tanto che temo riesca a sentirlo anche lui.
- Qui?
- Sì.
Alza una mano verso di me, con il palmo rivolto al cielo. Mi sfilo e sandali rimanendo a piedi nudi: decido di fidarmi e appoggio le dita con leggerezza sulla sua pelle morbida. Lui mi afferra deciso e fa aderire i nostri corpi. Con il braccio sinistro mi avvolge la schiena, la mia mano si appoggia sul suo petto sodo, proprio sopra il suo cuore che batte furioso: una scossa si propaga dalla punta delle mie dita a tutto il mio corpo, facendomi provare una sensazione che non sentivo da anni. Le nostre mani si intrecciano e posso inspirare quel buonissimo profumo che lo caratterizza. Senza i tacchi, nonostante il mio metro e settantacinque di altezza, mi sento piccolissima, il mio naso sfiora la clavicola di Cooper. Le sue braccia mi avvolgono e mi sento protetta. La musica finisce, ma noi non ce ne accorgiamo nemmeno. Sono passate ore dalla cerimonia, il sole è calato e il cielo è pieno di stelle, le onde si infrangono dolcemente sul bagnasciuga e l’ondeggiare dei nostri corpi mi culla. Mi sento in pace con il mondo, sono tranquilla, rilassata e felice come non sono da tempo, forse come non sono mai stata. E questo mi preoccupa da morire. Un semplice ballo non può farmi questo effetto, altrimenti sono fregata. E quando realizzo che il mio unico pensiero è che tutto questo non finisca mai, capisco che in realtà sono già fregata. Mi sono innamorata di nuovo di Cooper. O forse non ho mai smesso di amarlo. E adesso, cosa cavolo faccio?
 
 
 
Scusate immensamente per questo ritardo! Sono imperdonabile, ma le feste e il cibo mi hanno distratta. In più l’ispirazione aveva deciso di concedersi una vacanza, ma è finalmente tornata. Spero continuerete a seguirmi nonostante tutto. Un bacione.
 

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Capitolo 5
*** Make you chocolate pancakes, pretend like it's the weekend now ***


Che cos’è questa strana sensazione? E’ come se avessi un peso, qualcosa di caldo, sullo stomaco. Per sapere di cosa si tratta dovrei aprire gli occhi, ma non ci riesco, un po’ per la stanchezza e un po’ per la paura di trovarmi un procione seduto addosso, come in una famosa pubblicità che ho visto in tv qualche giorno fa. Scuoto la testa per allontanare quest’assurda idea dalla mia testa e per sicurezza apro appena appena un occhio per sbirciare: ok, sono salva, nessun animale strano che riposa appollaiato sul mio corpo. Resta comunque il fatto che mi sento un peso sulla pancia, ma non voglio svegliarmi del tutto; non ho mai dormito così bene in tutta la mia vita. Il sole però decide di fare capolino fra le tende e di disturbarmi strappandomi del tutto dal mio stato d’incoscienza; senza aprire gli occhi allungo il braccio sinistro per recuperare il cellulare vedere l’ora.  Appoggio le dita sulla superficie ruvida del mio comodino…aspetta un momento, ruvida??? Il mio comodino è un trashissimo tavolinetto di morbido pelo color grigio perla: di pessimo gusto, ma sono stata obbligata a comprarlo da Lexie e Ally dopo aver perso una scommessa. Tocco di nuovo con la mano e verifico che effettivamente non è il mio comodino, apro gli occhi e noto che non sono nella mia camera. Richiudo gli occhi e faccio mente locale: dopo aver ballato con Cooper, abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia chiacchierando del più e del meno, poi siamo stati raggiunti dagli sposi, da Scotty e Jack, dalle mie due amiche con i loro rispettivi fidanzati e da altri amici degli sposi. Ci siamo seduti sulle sdraio in riva al mare, abbiamo parlato, riso, scherzato e cantato per ore, fino all’alba; abbiamo osservato il sole nascere in silenzio e ho notato che erano tutti accoppiati, tranne Coop e io. E poi, nulla, il vuoto: devo essermi addormentata, stremata dalla giornata e dalla nottata; evidentemente Scotty o Jack devono avermi portato a dormire da loro. Ormai sono sveglia, sbuffando decido di alzarmi e di prepararmi un caffè prima di togliere il disturbo e tornarmene a casa. Faccio per sedermi quando mi rendo conto che il peso sul mio stomaco è ancora lì: abbasso lo sguardo e noto una mano che se ne sta mollemente poggiata sul mio ombelico. Osservo le dita, da uomo, ma curate, passo al polso con un bracciale di cuoio marrone scuro, proseguo osservando il braccio muscoloso con le vene bluastre appena visibili. E’ girato a pancia in giù, con il lenzuolo che lascia scoperta tutta la schiena, ma copre appena il sedere, che sembra veramente sodo, oddio, che pensieri impuri che mi vengono. Il viso è girato verso di me, ha un sorriso dolce che gli increspa le labbra, i capelli sono tutti spettinati e gli coprono appena un occhio. Dio, quanto è bello Cooper. Alzo la mano per spostargli quelle ciocche ribelli, ma fortunatamente rinsavisco in tempo: stavo per fare una cavolata ma questa visione mi ha resettato il cervello. E poi, perché cavolo sono nel letto con Coop, che ha una mano sulla mia pancia e perché non mi crea nessun problema questo contatto così intimo???
Devo andarmene prima che si svegli, sarebbe altamente imbarazzante trovarci in questo letto insieme. Cerco di spostare la mano di Coop, ma senza risultati, ho paura di fare movimenti troppo bruschi; con estrema lentezza alzo un dito alla volta e finalmente riesco a liberarmi. Scivolo giù dal letto e mi dirigo in bagno cercando di non fare il minimo rumore: cerco di darmi una sistemata ai capelli, mi sciacquo il viso e torno in camera per recuperare scarpe e borsa. Il secondo sandalo è sepolto sotto la camicia del padrone di casa e sotto il mio vestito…perché il mio abito è per terra??? Perché il mio bellissimo abito verde è per terra??? Io non me lo sono tolta e di sicuro non ho indossato questa maglietta di 2 taglie in più dei Chicago hornets, né questi pantaloncini che devo arrotolare 3 volte sui fianchi per far si che non cadano. Quell’idiota mi ha spogliata e mi ha messo i suoi vestiti, cosa cavolo gli sarà passato per la testa per anche solo immaginare di avere il permesso di vedermi mezza nuda, solo in intimo??? Incavolata nera recupero tutte le mie cose sparse per la casa, poi con passo da alpino in marcia esco da quella casa e prima di dirigermi a casa di Scotty e Jack faccio due passi in spiaggia per sbollire la rabbia. Ma tu guarda quel maniaco, mi ha tolto i vestiti di dosso, se non lo castro è solo per amore di mio fratello e perché sarebbe effettivamente uno spreco un così bel ragazzo senza il suo gingillino, ma se lo meriterebbe! Mentre impreco mentalmente non guardo dove vado e non mi accorgo di un ragazzo che sta correndo proprio davanti a me, tanto che mi ci scontro finendo a gambe all’aria. Ottimo, sempre meglio.
- Brutto babbeo, ma guarda dove vai!
- Io?!?!? Ma se è colpa tua. Sei tu che devi aprire gli occhi mentre cammini e non pensare al fidanzatino che hai appena lasciato.
- Che cafone! Sei uno scimmione, palestrato e idiota. Macaco!
- Ahahahahah, ma che insulti sono questi??? Sei uno spasso ragazzina.
- Ragazzina??? Non è colpa mia se tu sei vecchio.
- Hey, bada a come parli, ho solo qualche anno in più di te, non 120!
- Sì, certo, come no! Avrai come minimo 40 anni!
- 40?!??! Ma se ne ho a mala pena 33.
- Davvero??? Ne dimostri di più.
Mi fa uno sguardo da cucciolo ferito e in effetti, ho avuto poco tatto, anche perché non li dimostra proprio per niente. Pensavo avesse solo qualche anno più di me.
- Dai, non fare quella faccia. Non dimostri 40 anni, ne dimostri di meno. Pensavo avessi 28-29 anni, non di più.
Ha un bel fisico, capelli corti, ma folti, penetranti occhi azzurro ghiaccio. Nel complesso è veramente un bell’uomo. Mi porge la mano.
- Piacere di conoscerti. Io sono Carter. E scusami per averti fatto cadere, spero tu non ti sia fatta male.
- Io sono Violet e scusami tu, non stavo guardando dove mettevo i piedi e non avrei dovuto insultarti.
- Non fa niente.
- Potresti smettere di saltellare sul posto? Mi stai innervosendo!
- No, non posso. Devo mantenere il ritmo, devo riprendere i miei tempi.
- Oddio, un altro atleta fissato. Vai, corri, che alla tua età devi allenarti o ti viene la pancia.
- Oh, che simpaticona. Dovresti correre anche tu, magari diventi un po’ meno acida, con il rilascio delle endorfine, sai com’è.
- Lasciamo perdere. Ci vediamo vecchietto.
- Ciao ragazzina.
Ricomincia a correre e ridacchiando verifico che non sembra per niente un vecchietto: ha proprio un bel fondoschiena!
Sono molto più rilassata e ho quasi dimenticato il motivo dell’incazzatura; scampanello a casa della mia coppietta gay preferita e dopo un po’, finalmente, compare la faccia assonnata di Scotty. Gli scocco un bacio sulla guancia e senza nemmeno farlo parlare entro e mi dirigo in cucina per preparare i miei famosi pancake con crema di cioccolato, una spolverata di vaniglia e accompagnati da gelato alla stracciatella.
- Torna pure dalla tua dolce metà, vi chiamo io quando è ora di mangiare.
Senza proferire parola si gira e se ne va in camera. Appoggio il vestito verde della cerimonia e i sandali con il tacco, recupero l’mp3 di Jack e inizio a preparare le mie opere d’arte.
Dopo quasi un’ora sto saltellando per la cucina al ritmo di Suspicious mind di Elvis: io dovrò fare un monumento a Jack, il suo mp3 è sempre pieno di canzoni fantastiche. Ballando in modo sconclusionato cerco di darmi una sistemata perché ho farina ovunque, sto sculettando come Beyoncè consapevole di avere un pubblico. Mi giro per invitare i padroni di casa a scatenarsi con me quando mi accorgo che ovviamente non sono loro, ma è Coop. Mi blocco e le mie guance assumono una tonalità porpora; con uno scatto fulmineo, che non mi appartiene per niente, scappo in camera di Scotty e mi lancio tra i due ragazzi nascondendomi sotto le lenzuola.
- Cucciola, posso sapere che cosa cavolo stai facendo?
- Penso si stia nascondendo da me.
Oddio, mi ha seguita fino a qui.
- Emmm…Cooper posso chiederti cosa ci fai qui?
- Mi sono svegliato 10 minuti fa e non trovando Violet da nessuna parte ho pensato fosse passata da voi, a salutarvi. Non credevo avrei assistito a una scena del genere. Avreste dovuto vederla mentre zampettava per la cucina canticchiando non si sa cosa, tutta sporca di farina. Fantastica.
- Non stavo zampettando e cantavo Elvis.
- Ah bè, se cantavi Elvis.
Scotty se la ride come un pazzo, mentre Jack è basito dopo questa offesa a uno dei suoi cantanti preferiti.
- Jack, difendimi tu.
Mi attacco al suo braccio e lo guardo con gli occhioni spalancati e il labbrino tremolante.
- Lasciamo stare queste due capre, non ne capiscono niente di musica, e di arte. Andiamo a fare colazione, anche se sono le 4 del pomeriggio.
- Ti ho preparato i miei famosi pancake.
- Pancake??? Ci sono i pancake? Li adoro.
- Coop, mi ha presa in giro fino a ora, tu non li mangi i miei pancake. E tu Scotty, non ridere sotto i baffi, perché salti anche tu.
- E’ casa mia, quindi li mangio.
Cavoli, ha ragione purtroppo. Lui e Jack si dirigono in bagno, lasciandomi da sola con l’intruso. Mi alzo anche io dal letto, mentre Cooper mi osserva con ancora un accenno di sorriso sulle labbra. E’ appoggiato allo stipite della porta, indossa un paio di pantaloncini neri che lasciano scoperti delle gambe abbronzate e muscolose, anche se non troppo, e una maglietta verde scuro, che sposa perfettamente con i suoi bellissimi occhi. Oddio, sto diventando troppo smielata, qualsiasi cosa di lui mi piace. Poiché non ha nessuna intenzione di spostarsi mi faccio coraggio e decido di passare; lo capisco troppo tardi che era tutto calcolato. Cerco di superarlo, ma mi blocca prima che io ci riesca: si avvicina, io indietreggio finendo contro l’altro stipite.
 – Non ti lascio passare se non mi prometti che mi lascerai mangiare i tuoi pancake.
Ma perché deve usare quella voce suadente per chiedermi una stronzata del genere? E perché io mi sciolgo quando mi guarda, quando mi parla in questo modo?
- Non…non te li meriti.
- Perché no? Sono stato tanto cattivo?
Oddio, che farabutto. E’ un seduttore nato questo ragazzo.
- Sì, hai detto che zampettavo.
- E’ vero. Però eri molto carina mentre zampettavi. E sexy.
- Ah, ah, ah…che ridere.
- Ma è vero. E non puoi capire quanto mi piaccia vederti con i miei vestiti addosso. Mi fa immaginare nottate “divertenti”, diciamo.
Mi aveva quasi convinta del tutto, ma quel riferimento ai vestiti che indosso, mi fa tornare in mente la rabbia e la vergogna che ho provato appena sveglia.
- I tuoi vestiti. A proposito dei tuoi vestiti. Si può sapere chi ti ha dato il permesso di spogliarmi, maniaco che non sei altro.
- Stai scherzando? Io pensavo di farti un favore, non credevo saresti stata comoda con quel vestitino addosso. E in più pensavo non volessi stropicciarlo.
Effettivamente ha ragione, forse è stato un gesto carino.
- E figurati se mi lasciavo sfuggire l’occasione di vederti in intimo.
- Stavo per chiederti scusa per essere stata stronza, ma devo dire che riesci sempre a dire la cosa sbagliata.
- Ma dai. Dovresti prenderlo come un complimento.
- Hai ragione, chissà perché non ci ho pensato prima.
- Vedi?!?! Comunque, se ti fa stare tranquilla, confesso che ero un po’ brillo e stanco, quindi non ti ho guardata bene, ma quello che ho visto ha messo a dura prova il mio autocontrollo.
Balbetto qualcosa imbarazzata e lusingata da questi complimenti. Si avvicina e bisbiglia al mio orecchio:
- E devo anche dire che non dormivo così bene da parecchio tempo.
Si allontana e si dirige verso la cucina urlando:
- Dovresti anche ritenerti fortunata, sei l’unica ragazza che abbia mai dormito nel mio letto e che abbia avuto il privilegio di svegliarsi con me accanto.
- Sbruffone.
Poteva evitare di urlarlo, adesso Scotty e Jack mi prenderanno in giro per ore.
I padroni di casa hanno preparato il tavolo nella veranda che si affaccia sulla spiaggia, così mi dirigo in cucina per finire di preparare la colazione-pranzo-merenda.
- Et voilà pancake con cioccolato, una spruzzata di vaniglia e gelato alla stracciatella. La mia specialità.
I tre ragazzi hanno già l’acquolina in bocca e tentano di rubarmi i piatti dalle mani. Non mi accorgo nemmeno del ragazzo che sta correndo davanti alla casa di Scotty, fino a che non si rivolge a noi:
- Hey ragazzina, ce n’è anche per me?
Mi giro per rispondergli per le rime, chi si permette di chiamarmi ragazzina?
- Senti un po’…Ah, sei tu. Vecchietto, non dovresti mangiarli, troppi grassi. Tutti sui fianchi si fermano queste calorie. Però è una tua scelta, se vuoi essere un grassone con le rughe io te li offro volentieri.
- Oh, che stilettata al cuore. Io non ho le rughe e nemmeno la pancia. Per riprendermi dovrò assolutamente mangiare qualcosa di dolce e tu devi farti perdonare.
- Dai, vieni, su. Ragazzi, lui è Carter.
- Carter, loro sono Scotty e Jack, e lui è Cooper.
La coppietta si presenta subito, mentre Coop è più restio, anche se non capisco il perché. Ci sediamo tutti e iniziamo a chiacchierare del più e del meno, tranne Coop che continua a spostare lo sguardo da me a Carter, senza nemmeno assaggiare i miei pancake.
- Cooper, non ti piacciono?
- Eh, cosa? No, no, ora li assaggio. Ero sovrappensiero.
Prende una forchettata, assapora il dolce e poi esclama:
- Porca miseria V, sono mmmm…Dio, non so nemmeno…mmmm. Cazzo, sono da orgasmo.
Lo fisso inebetita un secondo prima di scoppiare a ridere, seguita da tutti gli altri, mentre Coop, rendendosi conto di quello che ha appena detto, per la prima volta da quando lo conosco arrossisce imbarazzato.
 
 
 
 
Ragazze scusate ancora per il ritardo ma ho avuto dei problemi di collegamento ad internet, che purtroppo non sono ancora risolti del tutto. Approfitto per aggiornare ora, sperando di non incappare in nuovi problemi e in nuovi ritardi. Grazie mille a tutti voi che avete recensito, a chi mi ha messo tra le seguite e tra le preferite.
Un bacione a tutti.
p.s. Thanks ancora HappyCloud per l’aiuto! Tanto cuore per te!
 
 
 

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Capitolo 6
*** Use somebody ***


- Violet, alzati. Sono già le 11. Dai, svegliaaaaa.
Mi giro nel mio letto facendo finta di niente e tento di rimettermi a dormire, ma dopo pochi secondi mia mamma ricomincia a urlare.
- VIOLEEEEEEEEET. E’ quasi mezzogiorno. In piedi.
Entra come una furia aprendo le tende e spalancando le finestre illuminando tutta la mia camera; apro scetticamente gli occhi e guardo l’ora. Sono le 10.15.
- Mamma, sono appena passate le 10. Non sono le 11, né tantomeno mezzogiorno. E per favore smettila di urlare, sto cercando di dormire.
- Basta dormire. Chi dorme non piglia pesci. E poi tuo padre ti aspetta in ufficio prima di pranzo per farti vedere alcuni documenti e per presentarti ufficialmente ai colleghi prima dell’inizio del tuo lavoro.
- Ok, ok. Fra poco mi alzo e vado.
- Io esco, devo incontrare un cliente. Tornerò verso l’ora di cena.
Mi da un bacio cui rispondo con un grugnito e se ne va, lasciandomi nel mio dormiveglia. Finalmente fra poco meno di 2 settimane inizierò a lavorare nell’azienda di mio padre: certo, conosco già molti dei miei futuri colleghi e Tyler sarà il mio capo, ma l’agitazione resta. Sono comunque molto eccitata al pensiero di mettere davvero in pratica tutto quello che ho studiato e imparato in questi anni, spero di essere all’altezza. Dopo qualche minuto decido di alzarmi, mi faccio una doccia veloce per eliminare ogni traccia di sonno e mi preparo un caffè: ho assolutamente bisogno di svegliarmi, ieri sera sono andata a letto parecchio tardi. Sono rimasta da Scotty e Jack con gli altri due uomini a chiacchierare fino all’ora di cena, poi sono corsa a casa a cambiarmi perché Ally e Lexie mi aspettavano per una rimpatriata con i nostri vecchi amici che non vedevamo da parecchio tempo, per colpa della lontananza. Siamo andati in un pub molto carino e ci siamo divertiti parecchio, ma tra una cosa e l’altra sono tornata a casa che erano le 3. Sto invecchiando, non ho più il fisico per andare a dormire tardi la notte e svegliarmi presto la mattina.
Mi piazzo davanti all’armadio cercando qualcosa di carino da mettermi: non troppo elegante, ma nemmeno troppo casual. Odio queste situazioni, non riesco mai a capire che vestiti abbinare agli eventi. Alla fine opto per un paio di jeans a sigaretta neri, una camicia bianca mezza manica e sopra una canottierina nera; mi metto un filo di trucco, preparo la borsa e recupero una mela. Dopo meno di 10 minuti parcheggio davanti all’ufficio di mio padre e l’agitazione cresce sempre di più: se sono così terrorizzata adesso, non oso immaginare le mie condizioni il primo giorno di lavoro.
Prendo un respiro profondo e sfilandomi gli occhiali da sole entro dalla porta a vetri.
- Buongiorno Scott. C’è mio padre?
- Signorina Stevenson, buongiorno. Sì, il Boss è di sopra.
Il portiere mi fa l’occhiolino mentre ridacchio per il soprannome che ha usato. Mio papà lo odia, ma tutti pensano sia azzeccato considerando l’aria professionale e seria che ha al lavoro.
Prendo l’ascensore con una certa ansia: ho sempre avuto un leggero timore a salire su questi trabiccoli, mi danno l’impressione di essere poco sicuri. Il rassicurante pling che segna l’arrivo al piano mi fa rilassare: fortunatamente non si è bloccato nemmeno questa volta.
- Clara, buongiorno. Ci è mancata al matrimonio.
- Oh, signorina Stevenson. Mi dispiace di non essere venuta, ma impegni di famiglia hanno richiesto la mia presenza.
Clara è la segretaria di mio padre da 20 anni, praticamente da sempre. E’ una donnona di almeno 60 anni, super efficiente e pratica; l’ha selezionata personalmente mia mamma, per “evitare distrazioni sul lavoro” a mio papà.
- Suo padre la sta aspettando.
- Grazie Clara. A dopo.
Busso alla porta dell’ufficio e dopo aver sentito urlare “avanti” entro.
- Ciao papi. Spero di non disturbarti. La mamma mi ha detto che mi aspettavi prima di pranzo.
- No che non disturbi tesoro mio. Effettivamente pensavo di darti alcuni documenti e poi di portarti a pranzo, ma purtroppo è sorto un problema e devo scappare.
- Sì, non ti preoccupare. Ma è qualcosa di grave?
- No, no. Ordinaria amministrazione, ma devo per forza essere presente. Proprio oggi che dovevo fare alcuni colloqui.
- Colloqui?
- Sì, abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi della parte legale per un affare molto importante di cui vi occuperete tu e Tyler. Di solito ci affidavamo a uno studio esterno, ma stavo pensando di assumere un avvocato che curi i nostri interessi sempre e non solo in alcuni casi.
- Posso fare qualcosa per aiutarti?
- Mmmm, forse potresti. Che ne dici di assistere Richard durante i colloqui?
- Io?!?!
- Sei sicuro che sia il caso? Non ho ancora iniziato a lavorare qui e non ho l’esperienza giusta.
- E invece penso proprio sia il caso. Ho bisogno di qualcuno di famiglia che faccia le mie veci. Non che non mi fidi di Richard, ma sarei più sicuro se ci fossi anche tu.
- Se lo dici tu.
- Oh, è perfetto. Ora organizzo tutto.
Clicca il tastino dell’interfono e chiede a Clara di farci raggiungere da Richard. E’ il figlio di Carl, il migliore amico, nonché socio, di mio padre che si è ritirato un paio di anni fa lasciando il posto al suo primogenito. Sinceramente non lo trovo particolarmente simpatico, né intelligente, mi sembra un furbetto un po’ viscido e ambiguo, ma è una cosa che penso solo io. Mio padre lo considera un bravo ragazzo e un bravo collega, così come mio fratello con cui ogni tanto esce a bere qualcosa. Io sono l’unica a cui non è mai andato a genio e non sono mai riuscita a capire il perché.
Sento bussare e pochi attimi dopo Richard fa la sua apparizione.
- Eccomi, Robert, mi hai fatto chiamare? Oh, ciao Violet.
- Richard.
Lo saluto educatamente ma con freddezza, è più forte di me, mi infastidisce la sua sola presenza.
- Richard, sì ti ho fatto chiamare. Oggi avremmo dovuto selezionare i candidati per il posto di avvocato, ma purtroppo è sorto un problema con un cliente e non potrò essere presente. Mi stavo chiedendo se tu potessi occupartene…
- …da solo. Certo non c’è problema.
- No, a dir la verità, pensavo che Violet potrebbe darti una mano. Tanto fra poco inizierà a lavorare anche lei qui e un po’ di esperienza in più non fa mai male. Sono convinto che sarete d’aiuto l’uno all’altro.
Ridacchio sotto i baffi mentre constato la delusione che Richard non riesce a mascherare bene, evidentemente pensava di poter gestire tutto da solo.
- Oh, ma certo. Va benissimo. Sei tu il capo. Violet ci vediamo in sala conferenze per le 2. Va bene?
- Perfetto. A dopo.
- Oh bene, allora posso andare anche io. Ragazzi mi raccomando, conto su di voi.  Abbiamo bisogno di qualcuno veramente in gamba.
- Ciao papi. Ci vediamo stasera.
Usciamo tutti e tre dall’ufficio e ci dividiamo. Decido di andare a prendere qualcosa da mangiare per non affrontare le selezioni a stomaco vuoto e per far passare il tempo: ho quasi due ore prima di dover tornare in ufficio.  Mi siedo ad un tavolino di un ristorante carinissimo che mi ha fatto conoscere Tyler e mi metto a leggere la lista.
- Violet!
Mi giro e mi trovo davanti Cooper, ancora più bello di come mi ricordavo, con un completo blu e una camicia azzurra che gli stanno da Dio.
- Cooper. Ciao. Che ci fai qui?
Senza quasi accorgermene mi alzo per salutarlo e gli lascio un bacio sulla guancia dove sento un leggero accenno di barba. Oddio è ancora più sexy così. Arrossisco e abbasso il viso per non farglielo notare.
- Ehi Coop, chi è questa bella ragazza che abbracci?
Nel sentire queste parole mi accorgo di essere ancora appoggiata al petto di Cooper che mi circonda la vita con un braccio. Mi stacco immediatamente, come se avessi preso la scossa e divento ancora più rossa. Posso dire addio ad ogni speranza di non far capire a nessuno che sono in imbarazzo e anche un po’ emozionata.
- Oh sì. Emm…Violet lui è Josè, un mio collega. Josè lei è Violet, una mia amica.
Amica. Per un momento mi trovo a sperare che abbia detto qualcos’altro, qualcosa di meno generico, che mi faccia capire cosa c’è tra di noi, che io sono importante per lui. Ma effettivamente, non saprei nemmeno io come definirci.
Allungo la mano verso il suo collega per presentarmi, ma questo, con un sorriso sfrontato da latin lover incallito, mi fa un baciamano abbastanza bavoso e disgustoso. Cerco di togliere la mia mano dalla sua perché la sta trattenendo un attimo di troppo, ma la tiene salda nella sua.
- Cara Violet, che ne diresti di unirti a noi per pranzo? Una così bella ragazza non può pranzare tutta sola.
Ecco, ci mancava solo il pranzo con noiosi avvocati di mezz’età che fanno i cascamorti.
- No, non si preoccupi. Non vorrei proprio disturbarvi e poi devo lavorare questo pomeriggio, quindi vorrei fare una cosa veloce.
- Ma mia cara Violet, se è una…cosa veloce che vuoi, sarai accontentata.
Trattengo a stento il disgusto per questa molto poco velata battuta a doppio senso di stampo sessuale, mentre vengo trascinata al tavolo dagli altri colleghi di Cooper. Mi giro a guardarlo per chiedergli aiuto, ma nei suoi occhi scorgo un lampo di rabbia che mi paralizza. Probabilmente non mi vuole tra i piedi.
Josè mi presenta a tutti i suoi colleghi, avvocati stempiati e con la pancia, che mi fanno sedere proprio di fronte a Coop. E’ teso, la mascella è contratta e continua a aprire e chiudere il pugno. Fortunatamente arriva il cameriere che viene a prendere le nostre ordinazioni.
- Direi che in onore della nostra bellissima ospite potremmo ordinare dello champagne.
Champagne durante la pausa pranzo? Questo Josè non è normale. Sono tutti entusiasti della proposta tranne me e il bellissimo ragazzo che ho di fronte.
- Emm…non serve davvero. Va benissimo l’acqua. E’ presto per gli alcolici.
- Alcolici?!?! Lo Champagne non può essere considerato un alcolico, magari come afrodisiaco, ma non come un alcolico.
Questi continui riferimenti sessuali mi stanno veramente irritando. Con un sorriso falso come una banconota da 7 dollari, sposto la mano che il portoricano aveva nuovamente poggiato sulla mia. Dopo una mezz’ora di chiacchiere inutili e di spiluccamento del mio piatto di pasta, sono allo stremo. Mi sto annoiando e innervosendo alquanto.
- Allora Violet, come mai vi conoscete tu e Dalton?
A parlare è stato il socio minore dello studio legale, in pratica uno dei capi.
- Violet è la sorella del mio migliore amico.
E’ stato Cooper a rispondere al mio posto con un tono decisamente tagliente. Josè lo squadra con sufficienza prima di rispondergli.
- Non mi sembra che qualcuno stesse parlando con te Dalton.
Mi giro lanciandogli un’occhiataccia. Chi cavolo pensa di essere per parlargli in questo modo?
- Non vedo che problema ci sia. Ha ragione lui, mi ha tolto le parole di bocca.
Liquida tutto con un gesto altezzoso della mano.
- Ma non hai ancora assaggiato il tuo flute di champagne.
- Già, trovo sia un po’ presto per bere.
- Ma che male può farti?
- Nessuno, ma non mi va lo stesso. E in più devo andare, mi aspettano in ufficio.
- Davvero? E’ un vero peccato. La tua compagnia ci delizia. Non puoi arrivare in ritardo? Sono sicuro che il tuo capo potrebbe fare un’eccezione per una bella ragazza come te.
No, adesso stiamo davvero esagerando e scadendo nel ridicolo.
- No, non può fare un’eccezione perché è mio padre. E non avrei nemmeno nessuna intenzione di ricevere un trattamento di favore, né per parentela, né per avvenenza. E scusate, ma ora devo proprio andare.
Mi alzo, recupero le mie cose e mi dirigo alla cassa per pagare il mio pranzo. Faccio per porgere i soldi al proprietario che mi ha fatto lo scontrino, quando una mano mi ferma e mi impedisce di pagare.
- Coop, cosa stai facendo? Devo pagare.
- No, ci penso io. Te lo devo dopo questo pranzo allucinante. Mi dispiace per quello che hanno detto e fatto.
- Cooper non devi assolutamente scusarti tu, al massimo dovrebbero farlo loro, ma ho i miei dubbi che capiscano anche solo minimamente che comportamento pessimo hanno tenuto. E anzi, sono io che devo scusarmi con te. Non avrei dovuto perdere la pazienza e rispondere in questo modo, spero di non averti creato problemi.
- No, non ti preoccupare. Peggio di così non penso possa andare.
E’ imbarazzato e triste. Mi si stringe il cuore a vederlo così. Gli prendo una mano e lo trascino fuori.
- Perché continui a lavorare lì, se ti trattano in questo modo?
- Perché è uno degli studi legali più importanti dello stato, se non di tutta la costa. E’ una fortuna che mi abbiano preso e ho finito da poche settimane i miei due anni di praticantato. Sto cercando in altri studi, ma non ho ancora avuto riscontri positivi.
- Mi dispiace. Se vuoi posso provare a darti una mano. Posso chiedere allo studio legale con cui collaboriamo e poi magari possiamo cercare un po’ di studi e fare qualche telefonata.
- Davvero mi aiuteresti?
 - Certo.
Soprattutto se mi guarda con quegli occhi. E poi Coop è veramente un ragazzo intelligente e molto preparato.
Mi abbraccia di slancio.
- Grazie, grazie, grazie. V. non sono cosa farei senza di te.
- Fi-figurati. Ora devo andare. Ti chiamo quando ho finito in ufficio.
- Ok. Potresti venire da me, ordiniamo del cibo cinese, o una pizza e vediamo cosa riusciamo a trovare.
Oddio, tutta sera a casa di Cooper. A cena solo con lui. Non posso farcela.
- Io non penso sia il caso.
- Hai ragione. Sprecherai una serata intera ad aiutarmi, il minimo che posso fare è cucinare per te, non prendere del cibo d’asporto. Ti aspetto alle 7 da me. Ora devo tornare dentro o si innervosiranno ancora di più.
Mi bacia una guancia e prolunga quel contatto per qualche secondo mandandomi in iperventilazione. Mi regala un sorriso stupendo e poi torna dentro al ristorante.
Rimango imbambolata qualche secondo. Poi mi riprendo e con la testa fra le nuvole mi dirigo verso l’ufficio di mio padre. Sono troppo agitata ed emozionata: devo darmi una calmata o col cavolo che ascolterò anche solo una parola dei colloqui che mi aspettano nel pomeriggio.
E ho un problema anche più grande: cosa cavolo mi metto stasera?!?!?!?
 
 
 
 
 
Buongiorno a tutte! Spero non mi abbiate dato per dispersa ma lo studio e altri mille impegni mi hanno tenuta lontana dal pc! Il prossimo capitolo dovrebbe essere (se tutto resta com’è nella mia testa) il capitolo di svolta nel rapporto tra Cooper e Violet, ma potrei decidere di sorprendervi e cambiare tutto. Non so, vedrò! Grazie mille a tutte voi che leggete, che recensite e che mi aspettate nonostante i miei ritardi.
 
Volevo anche consigliarvi due storie che io personalmente adoro:
 
“Chocolat” di SidRevo ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=608156 ) -> Vanessa ha deciso di abbandonare l’amore per colpa del suo ex che le ha spezzato il cuore. Vive serena con i suoi amici, un gay, una schiava del sesso e uno che salta da un letto all’altro, ma non sa che presto, molto presto un bellissimo uomo entrerà nella sua vita.
 
“C’eral’acca” di HappyCloud ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=594484 ) -> Sammy si ubriaca la sera dell’addio al nubilato della sua migliore amica, nonché datrice di lavoro, Valerie e in preda ai fumi dell’alcool firmerà la sua condanna accettando la scommessa di Nick, lo spogliarellista che le farà girare la testa.
 
Un bacione a tutte.

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Capitolo 7
*** With your name tattooed across my heart ***


Getto le chiavi di casa e la borsa sul letto, poi guardo l’ora per cercare di capire quanto tempo ho prima della fatica cena. Sono le 6.25: sono decisamente in ritardo e non ho ancora la minima idea di cosa mettermi. Che poi, che problemi mi faccio? E’ solo una cena, a casa di un…amico, chiamiamolo così. Non devo vestirmi chissà come, andrà bene qualsiasi cosa. E allora perché è tutto il pomeriggio che penso a cosa ho nell’armadio e non ho ancora trovato niente di soddisfacente da mettere? Decido di buttarmi in doccia, magari mi si schiariscono le idee e mi viene un lampo di genio, un’illuminazione su cosa indossare. Mi spoglio e getto tutto alla rinfusa sul pavimento di camera mia, non ho tempo per riordinare, ci penserò un’altra volta. Corro nel mio bagno personale e prima di mettermi sotto l’acqua accendo l’mp3 collegato alle casse: la bellissima voce del mio amore platonico Danny O’Donoghue si diffonde in tutta la stanza mettendomi immediatamente di buon umore. Mi lavo in pochi minuti, esco dalla doccia in fretta e rischio di rompermi l’osso del collo scivolando sul tappetino del bagno. Mi riprendo in fretta dando prova, stranamente, di notevole agilità e corro in camera: mi lancio nell’armadio, ma ancora non riesco a trovare niente di adatto. Ok, ho bisogno del consiglio di un esperto: prendo il cellulare, faccio scorrere la rubrica e trovo il numero che mi serve.
- Pronto?
- Ally ho assolutamente bisogno del tuo aiuto.
- Certo cara, dimmi. Cosa ti serve?
- Ho bisogno del tuo talento in fatto di moda. Sono in un ritardo fottuto e non so cosa mettermi.
- Tesoro devi almeno dirmi dove vai e con chi, altrimenti come faccio ad aiutarti?
- Oh, si giusto. Devo andare a cena a casa di un amico, per parlare di lavoro.
- Un amico? E secondo te io ti consiglio qualcosa se non mi dici immediatamente il nome dell’amico???
Sento dei rumori strani mentre parla.
- Ally ma cosa stai facendo???
- Sto chiamando Lexie su Skype, non può assolutamente perdersi la tua confessione e c’è bisogno anche del suo consiglio.
- Oddio, lo sapevo che non avrei dovuto chiamarti.
- Oh, ti prego. Hai fatto benissimo. Sei una frana in queste cose. Lexieeeeeeeeee, non crederai a quello che sto per dirti: Violet ha bisogno di un consiglio su cosa mettere per una cena con un amico.
Sento qualche urletto e poche parole sconnesse.
- Ally non ho capito niente.
- Ok, traduco. Vuole sapere il nome del misterioso ragazzo.
- Ma non è niente di che. E’ solo una cena per discutere di lavoro.
- Ah sì, certo. E’ per questo che ci hai chiamate in preda al panico.
- Punto primo non sono nel panico, punto secondo io ho chiamato solo per un consiglio veloce e voi lo state tramutando in un affare di stato.
- Pfff, dettagli. Ora dicci il nome o non ti aiutiamo.
- Ok. Ma ricordatemi di non chiedervi più niente. E’…Cpr.
- Come scusa?
- Cpr.
- Non abbiamo capito.
-COOPER.
O porca miseria. Potevo evitare quest’urlo. In che guaio mi sono cacciata! C’è un certo silenzio inquietante.
- Ragazze siete ancora lì?
Non faccio in tempo a finire la frase che iniziano le urla, tanto che sono costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio per non perdere un timpano. Le sento parlare in contemporanea e dire un sacco di cose che però non riesco a capire. Controllo l’ora di nuovo ed è sempre più tardi.
- Ragazze, RAGAZZE!
Si zittiscono finalmente.
- Domani potrete dirmi tutto quello che volete e vi racconterò tutto nei dettagli, ma fra dieci minuti esatti devo essere a casa di Coop e non mi sono ancora asciugata i capelli e nemmeno mi sono vestita. Datemi una mano, per favore.
- Ok. A domani i dettagli. Prepariamo un piano.
Oddio, Ally in modalità sergente degli alpini. Fa davvero paura quando comincia così.
- Capelli: non li asciughi, non hai tempo. Fai la treccia laterale, non è il massimo, ma andranno bene.  Mettiti un intimo carino, ma non troppo esagerato e in coordinato.
La sento confabulare con Lexie.
- Metti quello blu notte. Poi leggins neri, la maglia bianca con la stampa che ti abbiamo regalato noi al compleanno, e le ballerine nere in coordinato con la borsettina a tracolla. Collana con il ciondolo a palla e orecchini che ti ha regalato Alice. Va bene?
Sono stupefatta. Hanno risolto in 3 secondi il problema che mi assillava da ore.
- Ragazze sono senza parole. Domani vi offro il pranzo. Ora scappo.
- Facci sapere come va e mi raccomando non fate sesso al primo appuntamento.
- Ally.
Le sento ridere all’alto capo del telefono e senza che io abbia il tempo di replicare mi riattaccano il telefono in faccia.
Non perdo tempo a pensarci, indosso tutto quello che mi hanno detto, preparo la borsa, faccio la treccia, mi trucco leggermente e scappo di casa urlando un ciao ai miei genitori quando sono con un piede già fuori dalla porta. Ricontrollo l’ora: sono già le 7. Per fortuna che la casa di Cooper è a soli 10 minuti di distanza da casa mia. Arrivo finalmente a destinazione e parcheggio, prendo la torta gelato che mi sono fermata a comprare e mi blocco davanti alla porta.
Sono molto tentata dal girarmi e correre a casa immediatamente, cosa cavolo mi è venuto in mente di accettare questa cena? Oddio, accettare: non è che mi abbia dato molto scelta Coop a pranzo. Faccio un paio di respiri profondi e poggio il dito sul campanello, ma ancora non riesco a premerlo. E’ come quando devo farmi la ceretta: spalmo la cera, metto le strisce di carta e riesco a strapparle solo dopo aver fatto il conto alla rovescia almeno 10 volte. L’ansia e la paura mi paralizzano, non riesco a muovere la mano. Sento squillare il telefono e rispondo senza nemmeno controllare chi è.
- Cucciola, dovresti suonare il campanello, o quell’ometto incredibilmente sexy non capirà che sei fuori da casa sua.
- Scotty?!?! Come, come cavolo fai a sapere che sono davanti a casa sua?
- Ho parlato con le tue amiche e ti vedo da qui!
Mi guardo intorno shoccata e noto due ragazzi sulla spiaggia a qualche metro da me che mi osservano divertiti.
- Non ce la faccio, non riuscirò mai a resistere una cena intera con lui. No, io torno a casa.
- Non osare. Ora da donna con le palle quale sei, metti il tuo bel ditino sul campanello e lo premi. Poi passerai una bellissima serata con l’amore della tua vita, che è anche un gran pezzo di gnocco, intelligente e simpatico, che stravede per te.
- Non è l’amore della mia vita e non…davvero stravede per…. No, sono tutte cavolate Scotty. 
- Fidati, si vede.
- Se volevi agitarmi ancora di più ci sei riuscito. Grazie mille!
- Chissà allora come sarai in ansia fra pochi secondi!
- Pochi secondi? Perché cosa…no, Scotty no. Non ci provar…
Mi ha distratta al telefono e piano piano si è avvicinato, ha suonato il campanello ed è scappato.
La porta si apre e la scena che si presenta mi scioglie il cuore e riesce a calmarmi. Coop indossa un grembiule con le superchicche sopra ai vestiti e è sporco di pomodoro ovunque, ha una ciotola in mano e un cucchiaio nell’altra.
- V. Mi stavo preoccupando. Pensavo avessi cambiato idea!
-No, scusa ho solo avuto un piccolo contrattempo al lavoro e ho finito tardi. Però non ti ho nemmeno telefonato, scusa. Magari preferivi annullare tutto.
- Cosa? No, no, assolutamente. Sono felice che tu sia qui. Vieni, entra. Scusa, ma anche io ho finito tardi in ufficio e sono un attimino in ritardo.
- Ho portato una torta, ma andrebbe in freezer.
- Sì, vieni in cucina.
La cucina è nel caos più totale. Sistemo la torta e poi mi guardo intorno.
- Vuoi una mano?
- No. Tu sei l’ospite e hai lavorato fino ad ora. Tu ti siedi e ti godi il tuo meritato riposo.
- Ma anche tu hai lavorato tutto il giorno, molto più di me. Dai che ti do una mano, dimmi cosa vuoi che faccia.
- Sei sicura?
- Certo. Però voglio un grembiule anche io.
- Ok, aspetta che lo cerco.
Rovista in un cassetto prima di trovare quello che cerca. Lo alza al cielo con fare vittorioso, come se fosse una coppa.
- Eccolo!
Me lo passa, lo indosso e tento di allacciarlo dietro la schiena.
-Lascia, ci penso io.
E’ a pochi centimetri da me, sento il suo profumo e la sua presenza dietro di me e ho i brividi ovunque.
- Grazie.
Mi giro e Coop scoppia a ridere.
- Cosa c’è?
- Forse dovremmo fare cambio grembiuli!
Mi guardo allo specchio e inizio a ridere anche io. Sul mio c’è la stampa di un uomo muscoloso praticamente nudo.
- No, ci provare nemmeno. Questo è mio, non me lo levo più di dosso.  E ora prepariamo qualcosa che sto morendo di fame. Non ho mangiato molto a pranzo.
Lo sguardo di Coop si rabbuia e mi pento subito dell’uscita infelice.
- Sì, non so davvero cosa dire. Sono stati imperdonabili. Mi dispiace che ci sia andata di mezzo anche tu.
- No Cooper, davvero. Non è colpa tua e non è stato così male, se si esclude quasi tutta la compagnia e i discorsi!
Mi guarda scettico.
- Ok, ok, è vero. E’ stato uno dei pranzi peggiori della storia, ma ha portato qualcosa di buono: questa cena! E sono contenta di essere qui.
Sono decisamente arrossita, ma non riuscivo a sopportare lo sguardo triste di questo bel ragazzo.
- Anche io sono molto felice che tu abbia accettato di venire qui, stasera. Se qualcuno me l’avesse detto una settimana fa non ci avrei creduto e invece eccoci qui.
- Già. Cosa vuoi che faccia?
- Non manca molto, bisogna preparare l’insalata e finire di tagliare le olive e pomodorini per il sugo della pasta.
- Ok, mettiamoci al lavoro. Tu finisci il sugo che io penso al resto.
Finiamo di cucinare chiacchierando del più e del meno.
- Ok, ora butto la pasta e poi preparo il tavolo.
Si toglie il grembiule e mi accorgo che indossa ancora il completo del lavoro.
- Ma Coop, a che ora sei tornato a casa?
- Emmm…10 minuti prima che arrivassi tu. Avevo già programmato tutto, ma mi hanno trattenuto al lavoro per cercare una pratica inutile. Non sono riuscito nemmeno a fare la doccia.
- Senti, vai pure a lavarti, qui ci penso io.
- Cosa?!?  No, assolutamente  no. Tu sei l’ospite e già ti ho fatto lavorare in cucina.
- Coop, non discutere. Corri a lavarti e non preoccuparti, qui ci penso io.
- Grazie.
Fa i primi due scalini mentre inizia a slacciarsi i bottoni della camicia. Mi giro di scatto mentre pensieri molto poco casti mi vorticano in testa, scuoto la testa per scacciarli e cerco la tovaglia. Mentre preparo e controllo la cottura della pasta sento l’acqua della doccia che scorre e arrossisco al pensiero di Coop, nudo sotto la doccia. Non riesco a non pensare alle goccioline di acqua che si rincorrono sul suo corpo perfetto e l’immagine mi manda in iperventilazione. Mi sento tornare ai miei quindici anni, in piena tempesta ormonale e tra l’altro il soggetto di questi sogni è sempre lo stesso. Ora è anche più bello di prima e il fatto che andiamo d’accordo è un attentato al mio precario equilibro psichico. Cerco di darmi una calmata, di non pensarci, ma non ci riesco; decido allora di accendere lo stereo per distrarmi. Nemmeno a farlo apposta il cd inserito nel lettore è uno dei miei preferiti: Science and Faith dei The Script. Mi metto a canticchiare mentre assaggio la pasta per verificare la cottura e quando è pronta la scolo, unendola poi al sugo. Porto tutto sul tavolo della veranda e mi perdo ad osservare il mare rischiarato dalla luna. Sono talmente concentrata dalle operazioni che sto compiendo e dalle canzoni che sto cantando che non mi accorgo che l’acqua della doccia ha smesso di scorrere da un po’, che Coop si è cambiato e mi ha raggiunta.
Sono appoggiata alla balaustra quando sento il suo respiro sul collo.
- Vorrei baciarti V, ma ho paura che sia solo un sogno e che nello sfiorarti tu scompaia.
Mi giro di scatto e mi trovo a fissare quegli incredibili occhi verdi che brillano alla luce della luna; non so cosa dire, ho la gola secca e trattengo il respiro.
Da una parte vorrei tanto che mi baciasse, ma dall’altra ho paura che sia tutto finto, che mi farà soffrire ancora. Si avvicina ancora di più, aderendo al mio corpo, con le mani poggiate sulla ringhiera dietro di me. Osservo le sue labbra carnose e mi domando che sapore abbiano, quanto siano morbide. Alzo una mano e sfioro la sua bocca con l’indice, chiude gli occhi e sospira.
- Violet, se non vuoi devi fermarmi adesso, non credo di riuscire a resistere ancora.
Mando a quel paese la mia razionalità e mi avvicino fino a che tra me e lui non ci sono che pochi millimetri. Stiamo per annullare del tutto la distanza quando il suono del suo cellulare ci fa sobbalzare. Si stacca di colpo e anche io riprendo coscienza di me: sento un senso di incompletezza e di solitudine mentre lui si allontana per rispondere al telefono.
Riprendo fiato e mi lascio scivolare a terra: le gambe non mi reggono e ho la testa che gira. Stavo per baciare Cooper Dalton, se il telefono non si fosse messo a suonare ci saremmo baciati e mi rendo conto che stavo aspettando quel momento dal giorno del matrimonio di Tyler.
 
 
 
 
 
Scusate immensamente per il ritardo, ma purtroppo ho avuto un po’ di problemi in famiglia che mi hanno impedito di trovare il tempo per scrivere.
In questo capitolo ci sono due riferimenti ai The Script perché, oltre ad adorarli incondizionatamente, due settimane fa sono stata al loro concerto a Milano che è stato assolutamente fantastico. Ho pensato di rendere loro omaggio in questo modo.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché finalmente c’è una svolta tra Coop e Violet.
Grazie a chi mi ha inserita tra preferite, seguite e ricordate e a tutte le sante donne che mi commentano ogni capitolo.
Un bacione a tutte.
 
SPAZIO PUBBLICITA’:
“Chocolat” di SidRevo ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=608156) -> Vanessa ha deciso di abbandonare l’amore per colpa del suo ex che le ha spezzato il cuore. Vive serena con i suoi amici, un gay, una schiava del sesso e uno che salta da un letto all’altro, ma non sa che presto, molto presto un bellissimo uomo entrerà nella sua vita.
 
“C’eral’acca” di HappyCloud ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=594484) -> Sammy si ubriaca la sera dell’addio al nubilato della sua migliore amica, nonché datrice di lavoro, Valerie e in preda ai fumi dell’alcool firmerà la sua condanna accettando la scommessa di Nick, lo spogliarellista che le farà girare la testa.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** AVVISO ***


Cancellerò questo avviso fra pochi giorni. So che mi starete odiando per avervi illuso con l'arrivo di un nuovo capitolo, ma purtroppo non ci siamo ancora! Devo assolutamente chiedervi scusa e prostrarmi ai vostri piedi per il mio imperdonabile ritardo. Purtroppo ho avuto un blocco nell'ispirazione e ho scritto e cancellato il nuovo capitolo più di una volta; in più tra esami e cose varie ho avuto pochissimo tempo. Settimana prossima ho un esame, ma poi vi prometto che mi impegnerò a produrre qualcosa di decente! Grazie a tutte per la pazienza! Un bacio Paola

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Capitolo 9
*** Avviso ***


Buongiorno a tutte. Scusate se sono sparita per (ahimè) anni, e dubito ci sia ancora qualcuno che segue la mia storia, ma mi sono bloccata e non sono più riuscita a scrivere nemmeno un capitoletto. E in più non so proprio come fare continuare la storia: quando l'ho iniziata avevo previsto, più o meno, la fine, ma ho fatto passare troppo tempo, sono cambiata e quel finale non rappresenta più me e nemmeno la storia. Mi sono resa conto di essere una lettrice e di non essere in grado di tenere in piedi una storia, soprattutto considerando che so cosa vuol dire aspettare per mesi capitoli di storie. Per cui, prima di tutto vi ringrazio immensamente per le recensioni che mi avete lasciato, per aver letto, seguito e messo tra i preferiti questi pochi capitoli. È stato molto emozionante e mi fa sentire ancora più colpevole per avervi abbandonate e per aver abbandonato la storia. Seconda cosa vi devo delle scuse giganti per la mancanza della continuazione e del finale e per avervi lasciate in  sospeso per tutto questo tempo. Spero vi resterà comunque un buon ricordo di questi pochi capitoli che ho scritto. A me resterà sempre un bellissimo ricordo del vostro supporto. 
 
Detto questo, vi avviso che lascerò questo avviso per pochi giorni, per dare modo a tutte di leggere e poi cancellerò la storia e passerò al profilo solo lettrice. Se qualcuna di voi avesse piacere potete aggiungermi su fb http://www.facebook.com/paola.sunshinepolefp 
 
Un grazie immenso a tutte e scusatemi ancora!
 
Paola

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