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di Franca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SVEGLIA!! ***
Capitolo 2: *** II e III CAP: GRAZIE ***
Capitolo 3: *** PRIMO GIORNO DI SCUOLA ***
Capitolo 4: *** FRANCESCA ***
Capitolo 5: *** LA FERITA ***
Capitolo 6: *** MI SONO APPENA TRASFERITO... ***
Capitolo 7: *** LONDRA??!!! ***
Capitolo 8: *** CERTO CHE SEI SIMPATICO... ***
Capitolo 9: *** SARA ***
Capitolo 10: *** "IRIS" ***
Capitolo 11: *** CONTROLLATI ***
Capitolo 12: *** GIULIA... ***
Capitolo 13: *** PERCHE' SEI ARRABBIATA?? ***
Capitolo 14: *** A KISS FOR YOU ***
Capitolo 15: *** STASERA CUCINO IO!! ***
Capitolo 16: *** VIGILANZA NOTTURNA ***
Capitolo 17: *** DOLORE ***
Capitolo 18: *** IL RITORNO DI LUCA ***
Capitolo 19: *** LA TELEFONATA DI LUCA ***
Capitolo 20: *** BUGIE ***
Capitolo 21: *** MI HAI TRADITO..... ***
Capitolo 22: *** DELUSIONE ***
Capitolo 23: *** A DREAM ***
Capitolo 24: *** NON PUOI LASCIARMI COSI'.... ***
Capitolo 25: *** ME NE VADO ***
Capitolo 26: *** UN NUOVO INCONTRO ***
Capitolo 27: *** LABORATORIO DI CHIMICA ***
Capitolo 28: *** SE NE VA???!!! ***
Capitolo 29: *** UN DEBOLE SORRISO PER UNA NUOVA SPERANZA ***
Capitolo 30: *** SCOOP!!! ***
Capitolo 31: *** COSA C'è SCRITTO?! ***
Capitolo 32: *** IL FILO ***
Capitolo 33: *** LA STELLA PIU' GRANDE ***
Capitolo 34: *** TE NE ANDRAI.....?? ***
Capitolo 35: *** LA RISSA E LA VERITA' ***
Capitolo 36: *** UN NUOVO ARRIVO ***
Capitolo 37: *** PAOLO ***
Capitolo 38: *** ETTORE ***
Capitolo 39: *** LA TELEFONATA ***
Capitolo 40: *** L' ARRIVO DI PAOLO ***
Capitolo 41: *** UNA ***
Capitolo 42: *** PI... PI.. PIGIAMA?! ***
Capitolo 43: *** INTERROGATIVI ***
Capitolo 44: *** SCAMBIO CULTURALE ***
Capitolo 45: *** L' ARRIVO ***
Capitolo 46: *** PABLO ***
Capitolo 47: *** TUO FRATELLO!! ***
Capitolo 48: *** "PACE"? NO ***
Capitolo 49: *** GELOSIA ***
Capitolo 50: *** CHIARIMENTI ***
Capitolo 51: *** UN ***
Capitolo 52: *** IL MARPIONE A GAMBE ALL'ARIA ***
Capitolo 53: *** UN NUOVO CAVALIERE PER CAMILLA ***
Capitolo 54: *** SENTIMENTI NASCOSTI ***
Capitolo 55: *** TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO! ***
Capitolo 56: *** IL SEGRETO DI CAMILLA ***



Capitolo 1
*** SVEGLIA!! ***


CAPITOLO I

CAPITOLO I

 

 

“Bi- bip, bi-bip, bi-bip….” Nell’oscurità della stanza una mano cercava a tentoni la sveglia, trovato l’obbiettivo, delle dita sottili e assonnate schiacciarono un tasto. “bi- bip bi…\\”. La sveglia tacque: una nuova giornata aveva inizio.

La ragazza stesa sul letto però, richiuse gli occhi e si assopì nuovamente.

 

 

-Giovanniiiiiiiiii???? SVEGLIATI!! Sono le 7 emmezza!!-

degli occhi azzurri come il cielo si aprirono di scatto, certo non era un bel risveglio.

-cavolo è tardi-, pensò il ragazzo alzandosi e cercando a stento la porta della camera.

Uscì dalla stanza e fu colpito dalla luce, non troppo forte di una mattina qualunque di mezza stagione.

-Buongiorno!- lo salutò dolcemente la madre e aggiunse:- pronto per il tuo primo giorno di scuola??- a cui Giovanni rispose con un grugnito non molto cordiale, prima di buttarsi in bagno superando in velocità la povera sorellina che era rimasta davanti alla porta del bagno, fregata. Infatti la famiglia di giò si era appena trasferita e il ragazzo naturalmente aveva dovuto con molto malincuore cambiare scuola.

 

Intanto la ragazza era stata buttata giù dal letto dal fratello 20enne che dormiva, con sua grande sfortuna con la sorella.

-Fra??? Sai che ore sono?? Sono le 8 meno dieci- disse Stefano con aria orgogliosa

Francesca si alzò di scatto dal letto, colpita dall’orario

-funziona sempre- pensò Stefano guardando la sveglia che invece segnava le 7 e 32 minuti

-no bè…. Un po’ meno delle 8 meno dieci-

-cretino- sussurrò Francesca osservando la sveglia e alzandosi.

 

Venti min. dopo Giovanni scendeva assonnato nel box per prendere la bici.

Con Una mossa veloce e fatta miliardi di volte aprì la catena, liberò la bici, aprì il box e partì, buttandosi a capofitto nel traffico delle 8 di milano.

Invece Francesca stava ancora seduta al tavolo di colazione guardando con occhi stanchi il video di una nuova canzone

“because you had a bad day” disse la canzone

-mi sa che anch’io oggi avrò una brutta giornata- pensò sconfortata guardando la tazza del caffelatte che non riusciva proprio a mandare giù-

-BUONGIORNO SORELLINA!!!- irruppe in cucina Stefano, che chissà come mai al mattino era sempre felice al contrario di Francesca

-emmm.. guarda che adesso sono veramente le 8 meno 10- esclamò Stefano indicando l’orologio coi versi degli uccelli in cucina.

-si si vado vado….- disse sommessamente Francesca e uscì salutando il resto della famiglia.

Anche lei, come giovanni prese la sua nuova bici fiammante della Holland con cestino incorporato (molto utile per portare il dizionario di greco).

Salì la salita del box e si trovò in strada.

-STAI ATTENTA!- gli urlò la madre dalla finestra

-tranquilla mamma non ti preoccupare!!- le urlò a sua volta la figlia.

Doveva fare veramente poca strada la scuola era alla fine della sua via.

Al primo semaforo si fermò e girando la testa osservò che tutti i passanti sul marciapiede avevano la sua stessa, assonata faccia da mattina presto.

Quando il semaforo divenne verde sospirò e riprese a pedalare.

Da una viuzza a destra spuntò un tipo, biondo alto e magro che si dirigeva anch’esso verso la sua stessa scuola

-non l’ho mai visto- pensò Francesca guardando che poi non era così malaccio. Ripartì e poco dopo si trovò davanti al semaforo rosso proprio vicino al ragazzo biondo. Si guardarono. Francesca notò i suoi grandi occhi azzurri e giovanni notò che non era male quella li.

- va bè pensò, ho altro da pensare ora… nuova scuola, nuovi compagni, nuovi prof… oddio…-

il semaforo non voleva diventare verde, sembrava che facesse apposta, sembrava che volesse far stare ancora vicini quei due ragazzini. Si riguardarono. Francesca lo guardò con aria perplessa. Lui guardò il semaforo. Aveva deciso: voleva sfidare quella tipa. Cominciò a guardare, sempre più velocemente prima lei poi il semaforo, lei, Il semaforo, Lei il semaforo…

Francesca capì e si preparò alla corsa. Appena diventò verde il ragazzo parti a tutta volata pedalando come un pazzo. Lei gli stava dietro pensando –ma va che cretino questo qua che c’ha voglia di farsi vedere alle 8 di mattina….-

Po lui le tagliò la strada guardandola con una strana espressione salendo sulla pista ciclabile che portava direttamente a scuola. –demente- pensò lei.

Legò la bici al palo ed entrò a scuola. Ormai si era già dimenticata del ciclista folle.

 

 

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Capitolo 2
*** II e III CAP: GRAZIE ***


II CAPITOLO

II CAPITOLO

 

“Driiiiiiiiiiiiiiiiin”

la campanella suonò a mezzogiorno puntuale.

Un’orda di ragazzi si buttò fuori dalle corrispettive aule camminando verso la sospirata uscita.

In quel momento a Francesca tornò in mente il pirloide biondo di quella mattina e si accorse che non l’aveva visto all’intervallo… boh forse non era della sua scuola.

Ma perché ci pensava? Quel ragazzo la incuriosiva, voleva scoprire di più, come si chiamava? Dove viveva?

Ma i suoi pensieri furono interrotti dalla sua amica, Sara, che la chiamava da fuori dell’aula:-Fraaaaaaa??? Andiamo???- le urlò Sara sorridendole.

-         a cosa pensi?- chiese a Francesca mentre questa la raggiungeva –al principe azzurro che arriva a prenderti col cavallo bianco?-

-         “no su una bici”- pensò sorridendo Francesca

Si avviarono all’uscita e scesero i gradini del liceo pieni di ragazzi e fumo.

-Sara io ho la bici- -ah….- le rispose delusa l’amica

-va bè domani la porto anch’io così torniamo insieme!- e le mandò un bacio.

Francesca sorrise e si avviò al palo dove l’aspettava la sua amata bicicletta.

Mentre la slegava si guardò intorno, la sua era rossa un po’ sverniciata, chissà magari l’aveva lasciata anche lui li… ma non c’era nessuna bici rossa..

Francesca alzò le spalle e partì – ma perché ci penso?? Non lo conosco neanche!- pensò fra sé e sé e infatti lo dimenticò, fino al giorno dopo.

 

III CAPITOLO

 

Bi- bip, bi-bip, stessa scena della mattina precedente, Francesca allungò la mano e spense velocemente la sveglia. Quel suono non lo sopportava proprio.

Non si assopì però come la mattina precedente. Anzi, sembrava quasi che avesse voglia di alzarsi. Chissà perché. Stefano era nel letto a fianco che russava esageratamente, beato lui all’università sarebbe entrato alle 10.

Routine di tutte le mattine: bagno, trucco, colazione, denti e bicicletta nel box.

Quando si trovò in strada pensò al ragazzo. Chissà se l’avrebbe incontrato ancora. Cominciò a pedalare guardandosi in giro speranzosa ma del ciclista nessuna traccia, volti stanchi con valigette in mano, donne con bambini urlanti poco vogliosi di andare a scuola, automobilisti quasi addormentati sul volante, portinai che spolveravano l’ingresso del loro condominio. Ma del biondo nessuna traccia. Arrivò a scuola e come di consueto legò il mezzo al palo, oh li davanti c’era anche la bici di Sara. Che bello sarebbe tornata con lei all’una.

Chiuse velocemente il lucchetto e si avviò verso scuola. Salì velocemente i gradini di pietra gremiti di alunni poco vogliosi di entrare, e oltrepassò la porta a vetri.

-le dico che sono di qua!! Di questa scuola!!- Francesca si girò a sinistra. Un ragazzo biondo e alto cercava di convincere il bidello, di 40 centimetri più alto di lui.

“oddio è il tipo della bicicletta…..” pensò nel panico Francesca.

Si avvicinò alla bacheca nella parete opposta e facendo finta di leggere, origliò i discorsi dei due.

-non ti ho mai visto qua, ragazzo. Non puoi entrare-

-MA IO SONO DI QUESTA SCUOLA!! SONO APPENA ARRIVATO! SONO NUOVO! Non lo vuole capire???-

-allora se sei di questa scuola, dovresti avere il libretto dei voti. Ce l’hai?- chiese flemmatico il bidello, piuttosto divertito da una situazione in cui non si era mai trovato.

-no , non me l’hanno ancora dato…- rispose rassegnato Giovanni

-non ti posso far entrare ragazz…-

-MARCO CIAO!!!- Francesca si avvicinò a Giovanni mettendogli una mano sulla spalla.

-E’ DA GIORNI CHE TI CERCO! Come stai??- gli chiese Francesca lanciandogli un’occhiata eloquente.

Giovanni capendo il trucco sorrise debolmente, piuttosto imbarazzato.

-vi conoscete voi due?- chiese il bidello aggrottando le folte sopracciglia.-

-si!- rispose solare Francesca recitando alla perfezione –lui è del.. del..-

-terzo anno!- la interruppe Giovanni

-quindi sei di questa scuola?- chiese l’uomo avvicinandosi col viso al ragazzo per scrutarlo meglio e cercando di ricordarsi chi fosse

-CERTO!!- risposero in coro i due.

-allora ti dovrai far dare il libretto alla segreteria ragazzo.. arrivederci- disse il bidello allontanandosi da loro piuttosto rassegnato per non aver compiuto il suo importante ruolo di “scovatore di intrusi”.

-grazie…- disse Giovanni alla ragazza mentre salivano le scale

-oh niente figurati… mi piace recitare..- rispose sorridendo Francesca

-però il libretto te lo devi far dare, se no rischi di essere mandato a casa veramente…- finì la ragazza

-oh certo certo- rispose Giovanni. La campanella suonò l’inizio delle lezioni

-oh bè io.. devo andare.. ci si vede- lo salutò con la mano la ragazza

-ah no, scusa- si fermò- come ti chiami veramente?- chiese sorridendo

-Giovanni-

-bene! Ciao!- e si allontanò

-e tu??- cercò di chiedergli il ragazzo, ma Francesca si era ormai dileguata nei corridoi

 

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Capitolo 3
*** PRIMO GIORNO DI SCUOLA ***


IV CAPITOLO

IV CAPITOLO

 

All’intervallo Francesca raccontava eccittata l’accaduto a Sara che mangiucchiava una merendina fresca fresca di distributore.

-mmmmmm si…- disse svogliatamente Sara. Forse la sua attenzione era rivolta alla kinder delice che purtroppo stava finendo.

-non ti sembra un passo avanti?? Però io continuo a non vederlo qui in giro- disse Francesca guardandosi curiosa in torno.

-scusa, se l’hai visto stamattina dirigersi verso qui…. Sarà di qui non ti pare?- le rispose sara ora più interessata alla questione che alle merendine.

-si infatti però…….. ECCOLO!!! E’ LUI!!! Guarda guarda!! Quello li con la maglietta gialla tutto solo!!-

-si carino…. – disse svogliatamente Sara

-cosa faccio?? Vado a parlargli?? Cosa faccio cosa faccio??- disse Francesca saltellando sul posto sempre più agitata

-vai a parlargli no?? Visto che stamattina gli hai salvato la vita… salutalo-

-ma no come faccio…..- mentre Francesca rispondeva suonò la campanella della fine dell’intervallo e il ragazzo sparì nella folla.

-nooooo accipicchia….-dissero in coro le due amiche.

 

 

V CAPITOLO

 

-         oddio no ora c’è quella pazza di matematica…- pensò Giovanni.

Infatti poco dopo che i ragazzi si furono sistemati entrò una prof che non sembrava molto tranquilla… sbattè il registro sulla cattedra e cominciò a squadrare i 22 visi paralizzati dal terrore che stavano davanti a lei.

-GUARDINO!!- urlò lei

-si??- disse timidamente Giovanni

-capisco che è appena arrivato ma deve alzarsi quando io entro….-

-ma io mi sono alzato!!- rispose il ragazzo

-         ti sei alzato dopo che io ero entrata in classe perché hai visto gli altri 21!!-

-         -ma….- cercò di replicare lui

-niente ma!!- -cos’è, sei stato fino ad ora in un liceo di barboni guardino??-

il viso di giovanni si infiammò dalla rabbia, i suoi pugni si strinsero. Questo non lo doveva dire. Voleva tornare a casa sua. Nella sua vecchia scuola, fra i suoi vecchi compagni.

Mentre si risiedeva con quasi le lacrime agli occhi sentì i compagni che ridacchiavano e lo squadravano.

-allora, svelti, aprite il libro a pag. 152..SVELTI SE NO INTERROGO!!- urlò la prof.

Cavolo. Giovanni non aveva il libro. Si era dimenticato, l’aveva lasciato a casa. Fu preso dal panico.

-Non hai il libro?- gli chiese una voce alla sua destra

-gio si girò, un ragazzo con una faccia simpatica gli stava sorridendo.

-ehmmmm si- rispose lui

-vieni, mettiti qui vicino a me, lo leggiamo assieme-

giovanni sorrise e si mise vicino al ragazzo. Forse aveva trovato un amico.

 

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Capitolo 4
*** FRANCESCA ***


VI CAPITOLO

VI CAPITOLO

 

-ti abituerai non ti preoccupare. È solo questione di giorni- disse Francesco, il ragazzo che aveva appena salvato Giovanni da una nota certa.

-         certo che alla Ricci non ti abituerai mai mi sa….-disse ridendo

-         chi è la Ricci?- chiese gio aggrottando le sopracciglia.

-         -quella di matematica-

-         -ah lo credo anch’io- gli rispose il niovo arrivato

La campanella dell’una era suonata. Il secondo giorno di scuola per Giovanni era finito.

Con Francesco si avvicinò all’uscita. Fuori dal portone vide la ragazza che aveva sfidato due mattine prima. Stava parlando con un’altra tipa. Stavano ridendo. Beate loro.

-chi guardi?- gli chiese curioso Francesco allungando la testa per guardare meglio oltre la folla.

-ah loro due…..- disse Francesco.

-chi sono??- chiese curioso Giovanni.

-due ragazze del terzo anno come noi. No so in che classe siano. Una mi sembra che si chiami Francesca, l’altra non so.-

-Francesca?? Quale si chiama Francesca??-

-Quella più alta, mi sembra- disse Francesco .

-ah- disse Giovanni con una falsa indifferenza.

-come mai tutto questo interesse?? Già il terzo giorno ma ti dai da fare!!- disse Francesco dandogli una pacca sulla spalla-

-ehi!- gli rispose a sua volta Gio dandogli un pugno amichevole in pancia.

Dopo aver salutato Francesco, Giovanni si avvicinò alla sua bicicletta. Doveva tornare a casa velocemente: la mamma era al lavoro, Silvia, sua sorella era malata e quindi era a casa da sola e poi aveva già molti compiti da fare. Sentì delle risate dietro di lui. Francesca e Sara si stavano avvicinando.

-eccolo è lui!- disse Sara a Francesca

-shhhh, si è lui sta zitta-

mentre dicevano questo, Giovanni salì sulla bici e partì

-         no che cretino se n’è andato….- disse sconsolata Francesca

 

 

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Capitolo 5
*** LA FERITA ***


VII CAPITOLO

VII CAPITOLO                                              

 

Giovanni si girò. Macchine e macchine. Ma delle due ragazze neanche l’ombra. Va bè. Però, Francesca era un bel nome. Simpatico! Chissà dove abita questa Francesca…. Visto che veniva dritto di qua… abiterà li in fondo però potrebbe vivere svoltato qua dietro oppure la davanti…..bah.

Mentre pensava ciò giovanni si accorse di essere arrivato. Prese le chiavi del portone. Lo aprì ed entrò nel cortile.

-giooooooooooooooooooooo????????- gli urlò dal balcone la sorellina.

-oh no silvia…… me n’ero dimenticato-

-arrivo strega arrivo….-

-gioooooooooo mi sono provata la febbreeeeeeeeee-

-e quanto haiiiiiiiiiiiiiiii- le rispose in coro il fratello.

-non lo so mi si è rotto il termometro…- disse silvia facendo spallucce.

-come ti si è rotto il termometro?! Oddio questa s’è mangiata il mercurio…- disse giò correndo verso casa.

-appena entrato in casa giovanni si buttò sulla sorella.

-hai ingoiato il mercurio??? Silvia dimmelo per favore HAI INGOIATO IL MERCURIO??!!- gli urlò giò spaventatissimo

-no no è tutto in quella bacinella- disse silvia indicando un vasetto per terra.

-ci ho anche giocato, è bello sai?? ti scappa fra le dita!!-

basta che non tu l’abbia mangiato- gli rispose giò.

Afferrò la bacinella e svuotò il pericoloso metallo nel lavandino

-silvia vai a lavarti BENE le mani- gli disse seccato giovanni.

-sei sicura di nn esserti messa in bocca le mani silvia??- le chiese ancora con una falsa dolcezza

-nooooooooooooooo- le rispose la sorella dal bagno.

“quali sono i sintomi per ingurgitamento di mercurio??” penso fra sé e sé giovanni. Mamma mia che roba… l’ho detto alla mamma, silvia non deve essere lasciata sola, ha solo 7 anni.

 

-eccomi!- disse la sorellina arrivando in cucina saltellando felice.

“sembra che stia bene” pensò giovanni guardandola preoccupata mentre versava in pentola “4 salti in padella findus” e leggeva le istruzioni che gli aveva lasciato la madre.

-         ti sei spaventato gio??? hai una faccia!! Allora vuol dire che mi vuoi bene!- disse allegra Silvia.

Giò si girò verso la sorella. Non aveva mai parlato cosi. Stava crescendo.

-bè un po’ silvia…. Non è che sia il massimo versare il mercurio…-

ah si?? Perché è cattivo??- gli chiese curiosa

-si molto- rispose secco il fratello.

 

Dopo aver finito il pranzo e dopo aver finalmente provato l a febbre alla sorellina (ancora 37 emmezzo, ciò vuol dire che donani stara- ancora a casa pensò sconsolato giovanni), giovanni entrò in camera sua. Si sedette sulla sedia davanti alla scrivania.

Guardò il muro  davanti a sé. La stanza era ancora sottospora visto che si erano trasferiti da poco lui, silvia e la madre. Eh si, perché il papà di giovanni non c’era più.

Era morto 5 anni prima di un brutto tumore. Silvia era troppo piccola, il padre non se lo ricordava neanche. Ma lui si. Gli mancava, molto, gli mancava una figura maschile con cui parlare, confrontarsi, un modello insomma. Ecco spiegata la tristezza che velava i cerulei occhi di giovanni. Un dolore che aveva lasciato una ferita apertissima nel suo cuore.

Spesso sentiva la madre piangere nella sua camera, seduta sul letto. E molto spesso si sedeva vicino a lei, la abbracciava e cercava di consolarla.

Il primo passo che avevano fatto per dare una svolta alla loro vita era quello di cambiare casa. La casa precedente era troppo vuota, , troppo triste. E non si poteva far crescere silvia in quell’ambiente. Cos’ dopo 5 anni la famiglia guardino decise di cambiare casa, per sempre.

Non ci sarebbero stati problemi: la mamma si sarebb fatta trasferire di sede, giovanni avrebbe cominciato il terzo anno di liceo in un’altra struttura e silvia avrebbe cominciato la seconda elementare in un’altra scuola.

Mentre ripensava a questo, giovanni si accorse che stava piangendo. Mentre si asciugava le lacrime irruppe silvia in camera sua.

-gioooooooo devo prendere la medic…. Giò ma stai piangendo?- le chiese la sorella avvicinandosi a lui.

-no ma va silvia mi sono messo un dito nell’occhio..-mentì giovanni. Regola numero uno: basta parlare di papà in presenza di silvia. Era stata già sballottata parecchio nel corso di 4 anni.

-mi dispiace di averti fatto spaventare…. Starò più attenta la prossima volta col termometro- disse silvia avvicinandosi al fratello e abbracciandolo affettuosamente.

-che ingenua…-pensò giò prendendola in braccio e coccolandosela tutta.

 

 

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Capitolo 6
*** MI SONO APPENA TRASFERITO... ***


VIII CAPITOLO

VIII CAPITOLO

 

La mattina dopo ,Milano era sotto una pioggia battente.

Sia Giovanni che Francesca, sentendo la pioggia che batteva sulle finestre, non avevano molta voglia di alzarsi dal calduccio del letto.

-oggi niente bici- penso Francesca alzandosi

-no, devo andare a scuola a piedi oggi…- pensò invece sconsolato Giovanni.

Partirono di buon’ora. C’erano già delle grosse pozzanghere, evidentemente pioveva da molto.

I jeans un po’ troppo lunghi di Francesca cominciavano ad inzupparsi dal fondo, mentre le superga blu erano totalmente sommerse.

-che giornata…..-pensò Francesca tenendo stretto l’ombrello, unica cosa utile in quel momento.

Arrivarono a scuola bagnati e infreddoliti. Mentre Francesca saliva le scale per entrare nell’istututo, Giovanni entrava dal cancello. Chissà come mai, ma ogni piccola coincidenza, ogni piccolissimo lasso di tempo non faceva mai incontrare quei due ragazzi…

La mattina fu ancora più noiosa, forse per la pioggia, forse per le materie…

Finalmente la campanella suonò, ma non sembrava che volesse smettere di piovere.

Sara e Francesca uscirono vicine sotto i loro colorati ombrelli.

Dopo aver salutato Sara, Francesca si incamminò verso casa, sotto la pioggia battente.

Ad un certo punto, comparve di fianco a lei un ragazzo… era Giovanni

-Giovanni?- chiese timidamente la ragazza

il ragazzo si voltò e vedendola sorrise

-oh ciao, non ti avevo vista-

-come stai?- chiese la ragazza avvicinandosi

-bene, bene grazie tu?-

-tutto a posto- il viso di Francesca si infiammò. Era veramente carino.

Camminarono per altri 5 metri in assoluto silenzio.

-sei nuovo di qui?- chiese Francesca

-oh si… mi sono appena trasferito- tagliò corto Giovanni

Francesca annuì silenziosamente

-bè io giro di qua… ci vediamo- disse Giovanni prima di allontanarsi

 

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Capitolo 7
*** LONDRA??!!! ***


IX CAPITOLO

 

IX CAPITOLO

 

Chissà perché, ma mentre Francesca camminava verso casa, la pioggia non si sentiva quasi più. Era tutto cosi silenzioso, ovattato… viaggiava ancora nel mondo dei sogni, quando un clacson la fece sobbalzare. Era Stefano, suo fratello che tornava dall’università. Abbassò il finestrino e Francesca si avvicinò

-Fra….- disse lui lottando con la pioggia che cercava di entrare in macchina

-mi ha appena chiamato la mamma, ci sta aspettando al ristorante con papà…-

strano. Di solito all’ora di pranzo si mangiava a casa.

-ok…- disse Francesca salendo in macchina e bagnando con la giacca i sedili nuovi di zecca

-cavolo Fra… la macchina nuova… DAI!!- il fratello ebbe un sussulto quando vide la sorella, buttare sul sedile dietro l’ombrello zuppo.

-che sarà mai… tanto con tutto quello che ci porterai dentro, non durerà tanto sto splendore…- rispose Francesca accendendo lo stereo

Stefano grugnì e partì velocemente.

-come mai al ristorante?- chiese incuriosita Francesca osservando la pioggia che batteva aritmicamente sul finestrino, mentre i tergicristalli formavano strane forme con la pioggia

-non so boh… mamma era piuttosto eccitata.. chissà cos’è successo…-

in pochi minuti arrivarono davanti al ristorante. La ragazza con una mossa veloce, riprese l’ombrello dietro a sé, lasciando in tutta la macchina una scia di goccioline che fece rabbrividire Stefano.

Entrati nel locale, il caldo dei forni e il profumo di cibo li avvolse immediatamente

-siamo qui!!- la madre dei ragazzi gesticolava eccitata dall’altra parte della sala, mentre il padre guardava distrattamente il menù.

-ciao mà…- disse Stefano sedendosi

-come mai…..- chiese Francesca togliendosi il cappotto

-abbiamo una grande notizia da darvi!!- disse eccitata loro madre

-papà ha avuto una promozione e dovrà andare a lavorare per almeno 3 settimane a Londra..-

-quindi??- chiesero in coro i figli

-quindi andremo a LONDRA!!!!- rispose più felice che mai il padre

 

 

X CAPITOLO

 

-c.. come.. a Londra??- chiese preoccupata Francesca –e la scuola?? L’università, TUTTO???-

-pensavate di dover venire anche voi??- chiese accigliato da sopra il menù il padre

-andate solo voi due??- chiese Stefano con gli occhi che brillavano

-MA CERTO STEFANO!! 3 settimane!!!- urlò la madre

i due fratelli si scambiarono un grande sorriso: 3 settimane da soli, da non crederci…

Il giorno dopo Francesca non incontrò Giovanni, ma solo all’uscita

Tornarono a casa assieme. Parlarono del più e del meno, in che classe fossero, che vita facessero…

Arrivarono alla svolta, Giovanni abitava a sinistra, mentre Francesca doveva continuare.

-ti… ti accompagno se vuoi- gli disse Giovanni

-ah si grazie ma se devi andare a casa…-le rispose Francesca.

-no no, bè c’è mia sorella malata ma oggi finalmente è stata a casa mia madre con lei… sai ieri si stava per mangiare il mercurio del termometro..-

-o mamma mia!- le rispose Francesca ridendo.

Arrivarono a casa. Sembrava che si conoscessero da una vita.

-bè allora ciao!- gli disse Giò

-ciao……..-le rispose Francesca mentre citofonava.

Giovanni si allontanò salticchiando felice.

-quali erano gli atteggiamenti di un uomo innamorato???- pensò Francesca salendo le scale.

-ma a cosa pensi Francesca!! Non lo conosci neanche, potrebbe essere un serial killer, un maniaco, un mafioso e tu ti chiedi se è già innamorato??? Ma roba da matti..- i suoi pensieri furono bruscamente bloccati dal fratello, che con atteggiamento bellicoso era sulla soglia di casa con strane pantofole ai piedi.

-CHI è QUELLO LI……….??? E COS’è QUELLO STRANO ROSSORE SULLE TUE GUANCIE???-

-c… c.. cosa scusa??- lo guardo sbalordita Francesca.

QUELLO CHI??!!

-quel tipo biondo che ti ha accompagnato a casa….- rispose Stefano mentre si levava dalla porta per far entrare la sorella.

-CHE COSA SCUSA???!!-ora Francesca urlava

FAMMI CAPIRE UNA COSA, tu mi guardi dalla finestra, MI CONTROLLI???!!- Stefano era il miglior fratello del mondo, ma quando faceva queste scenate di gelosia era insopportabile

-non è che ti controllo ma è che……… disse sottovoce Stefano guardandosi le tragiche pantofole rosse.

-MA CHE COSA STEFANO??!! CHE COSA?? TU MI CONTROLLI!! Già CI SONO PAPà E MAMMA… MANCHI SOLO TU!!

-TI CONTROLLO perché TENGO A TE FRANCESCA!!-

ora urlava anche lui

-TI VOGLIO BENE MOLTO Più DI QUELLO CHE TU TIENI PER ME!! È QUESTO! SOLO QUESTOOOO-

si guardarono negli occhi

aveva colpito nell’animo la sorella, molto profondamente. Non poteva pensare questo.

Buttò la cartella per terra, entrò in camera sua e sbattè la porta. Si sedette sulla poltrona. Calde lacrime scendevano sulle guance ancora arrossate, non per Giovanni, ma per la lite col fratello.

Le parole appena dette da Stefano gli pulsavano nella mente…

“ti voglio bene………… ma tu non tieni a me….. tengo a te. Chi è quel tipo…….” Sentì Stefano indirizzarsi verso la cucina. Oggi dovevano mangiare da soli in casa.

Ma Francesca non aveva per niente voglia di mangiare con un tizio che le aveva appena fatto l’interrogatorio.

-fra- si sentì dall’altra parte della porta – è pronto….-

-non ho fame- rispose secca Francesca.

Stefano si allontanò dalla porta. La sorella sentì che accese la tv.

Era colpita, ferita. Si sentiva stanca, debole. Nel giro di pochi minuti chiuse gli occhi e si addormentò.

Si risvegliò un’ora dopo. Le lacrime erano scomparse ma la ferita era ancora aperta. Una calda coperta di lana le copriva il corpo ancora intorpidito.

-strano, non mi ricordo di essermi addormentata con la coperta…..- pensò Francesca.

Si alzò, aprì la porta e si diresse in salotto. Sul divano c’era Stefano che guardava la tv con i piedi appoggiati al tavolino di cristallo.

Girò il viso, vide la sorella.

-vieni qui- sussurrò aprendo le braccia. Francesca si avvicinò e si buttò nelle sue braccia . Si abbracciarono.

-guarda che io tengo a te, ti voglio bene-

-lo so lo so bimba è che quando si è arrabbiati ti escono delle parole così, a vanvera…. comunque……. Chi era allora quel tipo??-

Francesca lo fulminò con lo sguardo, ma sorridendo. –un amico- rispose pacata.

-ooooooooh, cosi va meglio- disse stringendosi la sorella e dandole un bacio sulla fronte.

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Capitolo 8
*** CERTO CHE SEI SIMPATICO... ***


XI CAPITOLO

XI CAPITOLO

 

La mattina dopo Francesca riprese a prendere la bici.

Quando il semaforo stava diventando verde sbucò lui dalla solita viuzza. Sembrava molto accaldato, pedalava come un pazzo

-chissà- penso Francesca –forse voleva incontrarmi…-

quando Giovanni vide Francesca si illuminò. Era tardi, non credeva di trovarla ancora li.

Le si accostò. Ormai il semaforo era tornato rosso.

-ehi ciao……..- le disse lui sbuffando.

-in ritardo oggi- gli disse fra sorridendogli

-eh si…., mia sorella stamattina non voleva andare a scuola, dice che i nuovi compagni non le piacciono, e quindi si è chiusa in bagno. Io e mia mamma ci abbiamo messo 20 min. di trattative per tirarla fuori!- spiegò Giovanni

-Francesca sorrise.

Il semaforo era ridiventato verde

-alla fine è andata a scuola?- chiese curiosa lei.

-si si certo è stata caricata in macchina a forza…- - sai mi piacerebbe avere un fratello più grande…-

-ci sono altri problemi- tagliò corto la ragazza guardando il semaforo

risero.

Arrivarono davanti a scuola e legarono le bici

-scusa una cosa….- disse Francesca alzando la testa e guardando perplessa Giovanni.

-dov’eri prima?- le chiese dolcemente.

-bè in un’altra scuola!-le rispose risoluto giovanni

Francesca lo guardò con un’aria perplessa “ma va???” pensò.

-o cavolo è tardi! Ci conviene andare!!- disse gio

-si è vero- disse Francesca guardando l’orologio. Era un po’ delusa. Perché a quelle domande Giovanni aveva risposto vagamente? Forse non era il caso di insistere.

Entrarono a scuola, si salutarono e ognuno si indirizzò alla propria classe.

 

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Capitolo 9
*** SARA ***


XII CAPITOLO

XII CAPITOLO

 

“non ho voglia di raccontarle tutta la mia stupenda storia” pensò giovanni.

Ogni cosa ha il suo tempo. Però ha notato che le ho risposto un po’ cosi…… continuò a pensare giovanni.

-GUARDINO???- A COSA STAI PENSANDO??- chiese la Ricci con sguardo malefico davanti alla lavagna piena di strane equazioni. –AI FIORI, ALLE API E ALLE BELLE COSE DELLA TUA CITTà???- la classe rise sommessamente.

Perché continuava a fare riferimenti alla sua vecchia vita??? Non poteva evitare?? NON CAPIVA??.

-no prof….- rispose lui abbassando gli occhi.

-ecco, allora fammi il piacere di stare attento perché domani FARò UNA VERIFICA SU QUESTE COSE… alzò la voce-NOOOOOOOOOOOOOOOOO-disse in coro la classe

-NON SI DISCUTE!!- urlò la Ricci.

Ecco. Perfetto. Magnifico. Ora tutti avrebbero pensato che per colpa sua quella serpe avrebbe fatto la verifica l’indomani.

Infatti tutta la classe cominciò a guardarlo con aria schifata.

Si girò verso il compagno di banco, Francesco. Egli lo guardò con un espressione che voleva dire: non ti preoccupare, fa niente.

Ma giovanni ebbe l’impressione che anche a lui stava antipatico. Stava fingendo anche lui, come Francesca, tutti, ma proprio tutti lo odiavano.

Si girò con aria incavolata.

La sua mano, sotto il banco stava torturando una povera penna.

 

-capisci??? È strano, quando gli ho fatto quelle domande mi ha risposto male, come se gli seccasse…- raccontò Francesca a sara durante il chiassoso intervallo.

Sara era particolarmente incavolata e seccata anche lei da quando Francesca le aveva felicemente spiegato che giovanni non si riferiva a lei per i complimenti, ma proprio all’amica.

-mmmmmmmmmm- mugugnò disinteressata sara.

Fra si stava seccando, ma tanto.

Era da quando avevano cominciato la scuola, quindi da mesi e mesi che sara si comportava cosi. Non l’ascoltava, sembrava che non gliene fregasse niente.

I bei tempi in cui erano inseparabili erano passati: ora Francesca si trovava davanti una ragazza che non conosceva più: indisponente, odiosa.

Stava per esplodere. Era da tanto che voleva dirgliene quattro. Ma non ci riusciva mai.

La madre le aveva consigliato di stare buona, di capirla. Infatti i genitori di sara si erano appena separati. Ma ora basta. Al diavolo la comprensione.

-ehi!! Le urlò Francesca prendendola dalle esili spalle e scuotendola. –cos’hai???- non mi ascolti più, NON MI ASCOLTI PIU’!!!!- improvvisamente il corridoio si zittì di colpo, tutti si girarono verso loro.

Francesca se ne accorse, ma se ne fregò.

-perché SEI COSI???? Perché?? SEI ODIOSA !!! SEMBRA CHE NIENTE TI VADA BENE!!.

Sara era impietrita. Guardava l’amica (anzi ex amica) con gli occhi sbarrati. Però sembrava soddisfatta, come se avesse centrato l’obbiettivo.

Prima di replicare si guardò attorno. Tutta quell’attenzione le piaceva. Voleva farsi vedere, cominciò a recitare. Si tolse dalla morsa  delle mani di Francesca.

-AH SI??? NON TI ASCOLTO PIU’ DICI??? E ALLORA TU NON MI PARLARE!! LASCIAMI PERDERE!!-urlava tantissimo. Il corridoio era ancora zitto.

-sarà la prima cosa che farò, sara- le sussurrò Francesca.

Si allontanò. Era ferita, distrutta, un’amicizia era andata in fumo. Si sentiva usata, sfruttata da quella ragazza. L’aveva usata come gioiellino da mostrare, esibire. Se no sara sarebbe sola. Completamente. Come ora.

Infatti nessuno, ma proprio nessuno la reggeva. L’unica che l’aveva capita, sollevata, aiutata era lei, Francesca. Ma ora si era stufata di fare l’angioletto protettore. Basta. Mentre camminava veloce, via, via dalla sua classe si accorse che stava piangendo

“perché sto piangendo?”dovrei sentirmi liberata” pensò. Si indirizzò nel bagno delle ragazze sotto l’attenzione generale, anche giovanni aveva ascoltato. Si chiuse dentro.

Poco dopo sentì dei passi avvicinarsi ed entrare nel bagno. Francesca tenne chiusa la porta.

-francesca?- una voce maschile la chiamava, era giovanni

-dove sei??-

Francesca rimase muta. Non voleva farsi vedere in quello stato.

Poi però pensò che forse le sarebbe stato utile  parlare con qualcuno.

-sono qua- gli disse dall’altra parte della porta con una voce piena di pianto.

Lei era appoggiata alla porta dentro, lui alla stessa porta, ma fuori.

-tutto bene?- gli sussurrò lui

-si- rispose lei, mentendo –mi hai sentito?- chiese preoccupata.

-chi non vi ha sentito!urlavate come delle pazze!- Francesca sorrise

-puoi aprire la porta?- le chiese lui

-no, forse è meglio di no-

-daaaaaaaaaaaai- disse lui

-si sentì un suono meccanico, Francesca aveva aperto la serratura. Piano piano aprì la porta, si trovò davanti un giovanni con una espressione comprensiva, non pietosa.

Francesca abbassò lo sguardo pieno di lacrime.

-ehi- gli disse lui alzandole lo sguardo- hai fatto la cosa migliore, credimi- se non succedeva oggi, sarebbe successa domani non è vero?- continuò giovanni.

-si infatti- gli rispose Francesca asciugandosi le lacrime.

Suonò la campanella della ricreazione.

-bisogna andare- disse lei facendo per uscire.

-no- la trattenne giovanni

-non puoi entrare in classe conciata così- -daresti soddisfazione alla tua amica- le suggerì giovanni.

-e allora cosa facciamo?- chiese lei.

-saltiamo questa ora, tanto io ho religione non la faccio, ho un’ora buca!-

-io ho fisica- non posso saltarla.

-porta la giustifica domani no?- le disse giovanni

-ok- disse Francesca.

 

Stettero tutta l’ora in bagno, lei seduta sul water, lui seduto per terra a parlare, parlare…

Francesca gli raccontò la storia di sara, lui la storia della ricci e di tutti i problemi che ava incontrato dopo il cambio di scuola. Si trovavano bene insieme. Ma giovanni non voleva raccontarle la verità, non se la sentiva visto che lei gli aveva appena raccontato il motivo per cui aveva fatto amicizia con sara: commiserazione, solo commiserazione. E lui non voleva che lei gli volesse bene solo per il suo passato. Lui voleva che gli volesse bene per come era fatto. Punto.

 

-che lavoro fanno i tuoi genitori?- chiese Francesca interrompendo il silenzio che si era creato fra loro

-mia mamma è la dirigente di una piccola azienda di famiglia, mio papà è…..è…. oddio. Cosa le avrebbe detto ora? Si bloccò

-è?….- lo spronò Francesca  sorridendogli

-era… emmm è un medico. Un ricercatore. Ma non è mai qui, viaggia molto- era vero, in effetti il padre era proprio un ricercatore di fama.

-ah ecco perché vi siete trasferiti e tutto……- disse Francesca capendo.

Giovanni la guardò con una strana espressione. Le aveva appena mentito.

-non è vero…….?- chiese conferma la ragazza, guardando lo sguardo vuoto dell’amico.

-eh già già……-

 

RECENSITE NUMEROSI!!

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Capitolo 10
*** "IRIS" ***


XIII CAPITOLO

 

XIII CAPITOLO

 

Mancavano pochi giorni alla partenza dei genitori di Francesca. Un brivido di felicità la percorse pensando che lei e suo fratello sarebbero stati ben 2 settimane da soli…

 ripensò a Giovanni: gli era grato per quello che aveva fatto giorni prima per lei. Nessuno tranne Sara l’aveva sollevata così. E già Sara…. Finiva tante volte a pensarla.. a dir la verità le mancava , e tanto, ma le aveva fatto troppo male per poterla perdonare. Ogni volta che si girava in classe per guardarla, Sara le rispondeva con uno sguardo sprezzante e pieno di odio. Ormai passava tutto il tempo con un gruppetto di oche, che quando erano ancora amiche non sopportava.. lo faceva solo per far ingelosire Francesca.. ne era sicura..

-FRANCESCA!- una voce esplose di fianco a lei: era la  maestra di danza moderna del corso scolastico, a cui Francesca partecipava da più di un anno

-sbrigati c’è il tuo pezzo ora- le disse severa. Francesca sospirò e si alzò, raggiungendo il gruppo delle compagne. La maestra si diresse verso lo stereo

-posizionatevi, svelte!- disse prima di schiacciare “play”.

“iris” dei Goo Goo Dools risuonò per la stanza, mentre le ragazze cominciarono a ballare sinuosamente. La mente di Francesca non pensava ai difficili passi da fare, ma viaggiava ancora per suo conto… le immagine di Sara, di Giovanni, di Francesco e di sua madre si sovrapponevano mentre Francesca ballava distrattamente. Si muoveva ancora quando la maestra esplose:

-stop, stop, STOP!- -FRANCESCA COSA STAI FACENDO??? SEI ANCORA FRA NOI??- l’attenzione generale cadde sulla ragazza che si fermò di botto, rossa in viso

-non eri concentrata- continuò la maestra osservando la ragazza in top e pantaloni da danza.

Francesca si morse le labbra.

-per oggi abbiamo finito- disse seccata la donna staccando la spina dello stereo. Mentre passava di fianco a Francesca le disse –o la prossima volta sei più concentrata, o ti caccio a casa con 3- e già perché danza era una materia di studio. Proprio come latino e greco. Ci si poteva sottoporre volontariamente, ma il voto compariva in pagella.

Francesca aspettò che la maestra si fosse allontanata prima di dirigersi verso lo spogliatoio dove le altre ragazze la guardavano curiose

Francesca si avvicinò silenziosa alla panca, aprì la borsa e si spogliò velocemente rimettendosi gli abiti normali

-ragazze- esordì una tipa con lunghi capelli d’oro mentre si metteva le scarpe

-è arrivato un nuovo ragazzo in classe mia… ed è piuttosto caruccio…- sorrise maliziosamente

Francesca si mise la giacca ed uscì dalla stanza, mentre la ragazza cominciava a descrivere un ragazzo chiamato Giovanni Guardino.

 

 

 

P.S : DEVO RINGRAZIARE MIELE CHE E’ L?UNICA PERSONA CHE COMMENTA LA MIA FIC!!! Miele, non posso risponderti su commento perché non hai un account… sperando in altri commenti ti ringrazio!

 

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Capitolo 11
*** CONTROLLATI ***


XIV CAPITOLO

XIV CAPITOLO

 

Francesca uscì veloce dalla palestra. Mentre apriva la porta a vetri dell’uscita, si accorse di essersi dimenticata il cellulare sulla cattedra dell’insegnante, dove venivano custoditi tutti gli oggetti preziosi delle ballerine. Tornò velocemente dentro e scese in palestra. C’era un altro gruppo di ragazze che ballavano con un’altra insegnante. Mentre Francesca si dirigeva verso la cattedra, guardò le tribune blu scuro. Non c’era nessuno, come sempre, tranne un ragazzo biondo e alto che guardava interessato la lezione… Giovanni

Francesca ebbe un tuffo al cuore. Cosa ci faceva li a quell’ora? E chi era venuto a vedere?

Giovanni guardò giù e si accorse di Francesca. Si sbracciò per farsi notare.

La ragazza si avvicinò alle tribune per salutarlo

-cosa ci fai qui……?- chiese imbarazzata

-emmm…. Sono venuto a vederti, ma non c’eri fra loro- disse Giò indicando il gruppo che ballava dietro a Francesca

-oh bè…- disse Francesca diventando ancora più rossa

-io non sono di quel gruppo, la mia lezione è prima…-

-oh cavolo  che cretino…- vabbè dai aspettami che scendo..- disse Giovanni allontanandosi.

Tornarono a casa assieme ridendo e scherzando mentre Giovanni imitava una ragazza che ballava un po’ maluccio…

-bè io vado allora…- disse prima di allontanarsi

“devo chiedergli il numero, devi chiedergli il numero….” Pensava imbarazzata Francesca

-ah no aspetta! Dammi il tuo numero!- le disse il ragazzo ri avvicinandosi a lei

-oh certo- sorrise lei e glielo diede

-ok grazie! Ci vediamo domani!- e corse via…

 

 

un’ora dopo a casa Guardino durante la cena, Giovanni e sua madre cercavano di capire di cosa stesse parlando Silvia. Era da un po’ di tempo che raccontava a sua mamma di strane cose che le sue nuove amichette dicevano

-che cose, Silvia??- chiese quella sera a cena la madre dei ragazzi

-boh di strane cose, tipo di cesso-

-di… di cosa Silvia?cesso??- chiese perplesso il fratello

-no no aspetta…….. di SESSO!! SESSO!!-

a madre e figlio maggiore andò di traverso la pizza.

-CHE COSA?!?!?- chiesero in coro

-perché,- chiese ingenuamente silvia –cos’è il sesso??-

si guardarono.

-A 7 ANNI PARLANO DI SESSO?!?!?- urlo Giovanni.

-GIOVANNI!!- gli urlò la madre lanciandogli un occhiata che voleva dire –stai zitto per favore non facciamo precipitare ancora di più la situazione.-

Silvia era li, col viso che arrivava a malapena al tavolo e  il pomodoro cosparso intorno alla bocca che guardava con aria beata i parenti.

 

 

Mentre in casa guardino si stava sviluppando questa accesa discussione a casa di Francesca vigeva in silenzio.

Erano tutti a tavola, strano perché di solito Stefano non c’era mai. Ognuno pensava ai fatti suoi. Non c’era conversazione. -Che brutto- pensò Francesca.

Una volta che c’è Stefano e nessuno parla… che famiglia-

Il silenzio fu rotto finalmente da Paolo, il padre. Un padre premuroso, generoso ma che con Stefano non aveva mai trovato un punto d’accordo. Forse perché considerava solo Francesca come “sua prediletta”

-allora?? Come va la scuola?- disse guardando i figli

-bene- risposero in coro loro.

Il padre, la madre e Stefano cominciarono a parlare di università e Stefano presentava i suoi progetti futuri. A Francesca veniva male quando sentiva il fratello parlare di “casa sua”, “lavoro probabilmente all’estero”…. Non voleva perderlo.

Mentre i famigliari parlavano Francesca si perse nei suoi racconti. Nessuno della famiglia sapeva dell’esistenza di Giovanni e del forte rapporto che aveva instaurato con lui. Solo Stefano l’aveva intravisto circa un mese prima dalla finestra, ma poi non aveva osato richiedere, avendo paura di un ulteriore scenata da parte della sorella.

Non voleva dire niente.tutti avrebbero cominciato a fargli domande : ma chi è, chi non è, dove vive, con chi vive…… per carità.

-ragazzi io e papà partiamo dopodomani alle 3 di pomeriggio- iniziò la madre. A Stefano brillarono gli occhi

-NON VOGLIO- ora la voce della donna era parecchio minacciosa, dal momento che aveva notato il luccichio negli occhi del figlio maggiore

-che in questa casa succedano cose strane, dal momento che non ci siamo…..-

-non ti fidi di noi mamma???- disse innocentemente Stefano

-NO- -è proprio per questo che ho chiesto alla sig.ra Montini….

-noooooooooooooo mà, noooo- la interruppe Stefano

-di venirvi a dare una controllatina ogni mattina e ogni sera- finì la madre non ascoltando le lamentele del figlio

-MA MAMMA!! Cosa vuoi che facciamo!!- cercò di convincerla Stefano

-e normale, Ste- cominciò il padre

-che due ragazzi di 15 e 19 anni, progettino di far baldoria mentre i genitori non ci sono… feste fino a tardi, fumo, sesso droga e rock n’ roll..- ora sorrideva, Francesca rispose al suo sorriso. Sicuramente lei non se ne sarebbe approfittata, visto che non aveva molti amici da invitare a casa.. ma Stefano figuriamoci: minimo ogni sera una festa.

-non si discute ragazzi- riprese parola la madre –vogliamo essere tranquilli.-

 

P.S. un enorme GRAZIE a VANELSE per le sue bellissime recensioni!! Grazie mille.. ti anticipo solo che ci sarà bufera nella coppia…

Ciao! bacio

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Capitolo 12
*** GIULIA... ***


XVI CAPITOLO

 

XVI CAPITOLO

 

-Ma è pazzesco!! Pazzesco! A 8 anni già parlano di sesso! Ma ti sembra normale??- chiese Giovanni a Francesca mentre pedalavano tranquilli verso la scuola.

-no per niente, è anche molto preoccupante- rispose Francesca.

-infatti!! Ma roba da matti! Mia sorella deve stare insieme a quelle assatanate??-

-bè non ci saranno solo assatanate, spero……- disse Francesca.

Come era carino però. Si interessava alla sorellina. E si preoccupava di lei….

 

 

 

Tornò a casa con Giovanni. Durante il tragitto gli chiese se avesse mai avuto una ragazza

-si……-

-ah si????? Quando??- gli chiese sempre più incuriosita.

-bè l’anno scorso alla scuola vecchia-

-e………. ti ha lasciato lei??-

-no- rispose secco lui

-no? Allora l’hai lasciata tu!- la cosa stava diventando interessante

-no no……. Veramente non ci siamo mai lasciati…..-

la bici di Francesca si impennò di colpo. Aveva rischiato di cadere.

-c…….c…. cosa scusa??- gli chiese diventando bianca . –mi stai dicendo che tu sei ancora assieme a questa ragazza???- voleva urlare ma si trattenne

-si perché?- disse tranquillamente lui guardandola come se non avesse detto nulla.

O mio dio. Che shock. Questo non doveva capitare. Il mondo le cadde addosso. Era fidanzato. ERA FIDANZATO!!

-ah…..- disse lei con un sorriso falso

-e……… e…. come si chiama?- fingendo un falso interesse

-Giulia- rispose lui

-e vi sentite ancora ora??- gli chiese lei. Stava per vomitare, stava malissimo.

-certo, stiamo assieme! Mi sembra logico!- rispose tranquillo lui.

Arrivarono all’incrocio. Giovanni doveva svoltare.

-bè allora ciao.. a domani- disse lui normalmente

Francesca non lo salutò neanche, se ne andò. Di nuovo, per l’ennesima volta, ferita. Era incavolata. Incavolata nera. Non poteva dirglielo subito di questa Giulia? Doveva illuderla cosi?? E chi era questa Giulia?? CHI ERA!!

Arrivò persino a pensare a tutte le Giulie che lei conosceva: la gelosia la stava facendo diventare pazza.

Chi era veramente Giovanni? Chi era? Della sua vecchia vita, lei ne sapeva a malapena qualcosa: sapeva soltanto che viveva in un’altra città, e si era dovuto trasferire per il lavoro del padre (di cui non ne parlava mai)

Quel pomeriggio ricevette vari squilli dal ragazzo.. naturalmente non rispose.

P.S. DEVO RINGRAZIARE MIELE E VANELSE, CHE SONO LE MIE LETTRICI DI FIDUCIA! un bacio!

 

 

 

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Capitolo 13
*** PERCHE' SEI ARRABBIATA?? ***


XVI CAPITOLO

XVI CAPITOLO

 

Francesca passò una notte di incubi e tormenti. Sognò Giovanni che baciava una ragazza davanti a scuola…. Lei che lo picchiava disperata… quella Giulia che cercava di difenderlo graffiando Francesca…

-FRAAAA SVEGLIATI!- Stefano era in piedi vicino al letto della sorella

-mmmm si… mmm che ore sono?- chiese assonnata Francesca aprendo gli occhi

-7 emmezza. Su svelta che facciamo colazione-

-umpf si…- rispose Francesca riappoggiandosi esausta sul cuscino

 

-ma secondo te la Montini ci farà la guardia tutto il giorno??- chiese preoccupato Stefano mentre si versava il caffè nel latte

-boh…- rispose disinteressata la sorella seduta a tavola con gli occhi gonfi di sonno

-no sai perché, insomma… come si fa a non fare neanche una seratina divertente quando non ci sono i genitori.. daaaai è di rito, è FON- DA-MEN-TA-LE- scandì le parole il fratello

“alla faccia delle seratine…” pensò Francesca osservando un biscotto

“l’ultima volta che mamma e papà se ne sono andati avrà invitato minimo 40 persone che sono state qua tutta la notte facendo un casino assurdo….” “e io avevo pure il compito di latino il giorno dopo”..

-allora?? Che dici??- le richiese Stefano sedendosi di fronte a lei

-non lo so Stefano, so solo che se facciamo anche un minimo rumorino dopo il coprifuoco quella chiama mamma…- gli rispose pucciando un biscotto nel latte

-quindi questo vuol dire… niente seratine?-

-no, niente seratine- rispose decisa Francesca mentre il fratello osservava sconsolato lo schermo spento della tv.

 

Prese veloce la bici. Era un po’ in ritardo. Arrivò veloce al solito semaforo dove spesso incrociava Giovanni. Ma fortunatamente quella mattina non c’era.

Salì veloce le scale e incrociò Francesco che camminava con Giovanni

-ciao fra!!- le disse felice Francesco

-oh ciao come va??- le chiese Giovanni

Francesca mormorò un “ciao” seccato e si allontanò sotto gli sguardi perplessi dei due amici.

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Capitolo 14
*** A KISS FOR YOU ***


XVII CAPITOLO

XVII CAPITOLO

 

Passarono così diversi giorni. Francesca evitava accuratamente Giovanni, mentre lui la cercava continuamente.

-ma cos’ha la Fra , Giò?- chiese sussurrando Francesco al compagno di banco durante l’ora di inglese

-non so- rispose secco lui

-è successo qualcosa??-

-no-

-bè Giò scusa si comporta stranamente.. ti evita non hai notato?-

-si?-

-bè abbastanza.. quando ti vede nei corridoi si nasconde dietro alle amiche..-

-ah non avevo notato-

-non è che le hai fatto qualcosa?? Tipo detto qualcosa che le ha fatto dispiacere?- chiese l’amico

-no non mi sembra… avrà le sue paturnie, cosa ti devo dire Fra, avrà problemi a casa….-

Francesco lo finì di guardare con un’espressione scettica.. intanto Giovanni fingeva di ascoltare la prof mentre pensava a quanto era stato idiota… sapeva perfettamente per quale motivo Francesca si comportava cosi.

 

Alla fine delle lezioni Giovanni preparò velocemente la cartella ed uscì dall’aula senza salutare nessuno. Doveva trovarla. Assolutamente.

Scese le scale con la speranza che Francesca non fosse già uscita..

Si guardò in giro: già molta gente stava uscendo dalle aule e si stava riversando sulle scale. Ad un certo punto vide un gruppo di amiche di Francesca che parlavano concitate fra loro. Giovanni si avvicinò e vide Francesca coi lunghi capelli scuri avvolti in una coda che scendeva le scale assieme ad un’altra ragazza che l’ascoltava attenta.

-fra…. FRA!!- si sbracciò Giovanni. La ragazza alzò lo sguardo e lo osservò per un secondo, come se non si ricordasse chi fosse… poi come se non avesse visto nessuno, riabbassò lo sguardo triste mentre l’amica guardava Giovanni intensamente.

Giovanni si avvicinò a loro e prese per la manica della giacca Francesca nel tentativo di fermarla. Lei sussurrò un “Giovanni devo andare” mentre l’amica guardò con un’aria di disprezzo il ragazzo

-ma non ti basta quello che le hai fatto?? E torni pure da lei?- gli chiese piuttosto seccata

Giovanni non rispose guardò fisso in direzione di Francesca che stava scendendo le scale dell’ingresso per poi buttarsi nella folla dello spiazzo davanti a scuola. Senza curarsi dell’amica Giovanni scese velocemente e rincorse la ragazza

-FRA ASPETTA!!- le urlò arrancando

-ti devo parla…. Ops scusa- aveva appena investito un ragazzino

Francesca si girò e lo guardò: aveva gli occhi lucidi

-stasera passo da te. Alle 8 in cortile, devo anare a mangiare da Francesco-

l’espressione di Francesca era impassibile, aveva la mascella e le labbra serrate.

-ci sarai?- le chiese piano Giovanni ignorando il gruppo di ragazzine petulanti che stavano cercando di portar via la ragazza

Francesca fece uno strano gesto e poi si allontanò scortata dalle amiche che la sotterravano di domande su cosa le avesse detto il ragazzo..

 

 

 

XVIII CAPITOLO

                                             

però in fondo in fondo, non poteva negare, le fece piacere, almeno ha il coraggio di chiarire, pensò lei.

Giovanni le fece uno squillo quel pomeriggio come per volere dire:- allora??? Posso venire?-

Lei non rispose, tanto cocciuto com’era sarebbe venuto lo stesso.

Alle 8 precise dalla sua camera, sentì un campanello di bicicletta.

Era sola in casa con la madre, il fratello non c’era e il padre lavorava.

-MAMMA??? VADO Giù A LEGARE LA BICI E A COPRIRLAAAAAAAAA-

-VA BENEEEE- disse la madre

scese veloce i gradini, il cuore le batteva forte.

Aperta la porta un vento freddo le mosse i capelli.era tutto buio, non vedeva niente.

Con le braccia conserte per trattenere un po’ il calore, avanzò nell’oscurità

-dov’è??- si chiese.

-ehi- esclamò una voce bassissima dietro di lei. –sono qua- continuò.

Ora gli occhi di Francesca si erano abituati all’oscurità e poteva scorgere nel buio una figura esile, seduta su una bici.

Gli si avvicinò. Stette zitta e volse il capo, come offesa.

-che hai- gli chiese lui

-e me lo chiedi?- le rispose seccata lei, continuando a non guardarlo.

-guardami- le disse. Francesca si girò e vide due occhi cerulei che la guardavano con aria severa.

-ti sei arrabbiata per quello che ti ho detto l’altro giorno? Per la fidanzata?- le chiese ora più dolcemente.

-calde lacrime accarezzavano le gote rosate della ragazza. Lui se ne accorse. Si avvicinò.

-bè- disse cercando di non fare notare il proprio pianto

-un po’ si..-

lui si avvicinò a lei le appoggiò una mano calda sul viso. Si avvicinò con la testa. Francesca per un attimo temette che la volesse baciare.

-non c’è nessuna ragazza- le sussurrò all’orecchio

-c.. c.. come??-

chiese sbigottita lei guardandolo sorpreso.

-non esiste nessuna fidanzata, nessuna Giulia, capisci? Era uno scherzo!- le sorrise

Francesca non sapeva se piangere, ridere o prenderlo a botte

-SEI UN CRETINO, UN CRETINO!!- gli urlò ridendo e dandogli pugni.

-hei!!- disse lui, proteggendosi

-ehi- gli disse con voce più calma avvicinandosi sempre di più – però ci sei cascata, questo mi fa piacere-, le disse prima di darle un bacio sulle labbra. Francesca era troppo sbigottita dalla situazione e non rispose al bacio.

Lui capì e accarezzandola sulla testa disse,-devo andare a mangiare da Francesco, ci vediamo domani!- e si allontanò in bici facendole il solito gesto che le faceva ormai da mesi per salutarla.

Ma il bacio non c’era mai stato. Mai. Inimmaginabile.

Francesca rimase li, paralizzata più dalla felicità che dallo stupore.

-EHI FRA!!- LE URLò LA MADRE- UN QUARTO D’ORA PER LEGARE UNA BICICLETTA??

-AH SI SI.. SCUSA- disse Francesca svegliandosi dal sogno in cui viveva.- Arrivo…-

-SE SE….- disse la madre fra sé e sé, altro che bicicletta… pensò sorridendo.

 

P.S. un enorme bacio a dondy (mia fedele compagna di scuola e di avventure) a cui naturalmente questa storia è dedicata (forse non te l’avevo mai detto)

Poi un grazie a tutte le ragazze che mi commentano (miele, gil, vanelse, lady kari , minnie19 e Ayla (a proposito… se vuoi te lo faccio conoscere Stefano!!;))…. CONTINUATE A LEGGERE E COMMENTARE!

Grazie di cuore,

Franca

 

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Capitolo 15
*** STASERA CUCINO IO!! ***


XIX CAPITOLO

XIX CAPITOLO

 

 

L’aveva appena baciata!! Salì i gradini senza accorgersene, con ancora un forte battito nel petto.

Le piaceva do morire e voleva dirglielo, urlarglielo in tutti i modi.

Ma preferì restare calma, da astuta pessimista pensava già all’eventuale rovescio della medaglia ma per ora rimaneva solo la felicità

Dormì benissimo sognando e risognando quello che l’era capitato.

Sembrava che il mondo l’amasse, che tutti le volevano bene: i dolori, le preoccupazioni, le ansie. Tutto, ma proprio tutto cancellato: questa è la magia dell’amore.

 

La mattina dopo prese la bici ma non l’incontrò. Lo vide però all’intervallo.

Sembrava tutto cambiato dopo quel bacio, anche lui.

Erano imbarazzati, sapevano benissimo cos’era successo la sera prima ma nessuno osava giocare a carte scoperte.

Durante un interminabile minuto di silenzio seduti su dei gradini Giovanni prese per mano Francesca e la baciò: tutto quello che non era riuscita a dirle, gliel’aveva espresso con quel gesto.

Tornarono a casa assieme. Non parlarono del bacio né di quello che era successo.però si resero conto che le loro conversazioni erano più spigliate, più spontanee…. Prima tutte e due avevano il sospetto di non conoscersi, mentre ora…. Sapevano di conoscersi, e da tanto.

I genitori sarebbero partiti quel pomeriggio. Stefano e Francesca li accompagnarono in aeroporto. Dopo le varie raccomandazioni, saluti e baci partirono. Appena sparirono dopo il check-in i due si diedero il 5: finalmente soli

Tornarono a casa ridendo e scherzando immaginando con disgusto quello che avrebbero mangiato già dalla sera stessa senza la provvidenziale mamma..

Arrivati a casa Stefano si indirizzò verso la cucina, motivato a preparare qualcosa di buono. Si accorse che il frigor era invaso da bigliettini e promemoria su ogni contenitore: gliel’aveva lasciati la mamma. aver preparò una semplice pasta al pesto seguendo i consigli dei biglietti. All’apparenza sembrava buona

 

-allora? Com’è?- chiedeva interessato alla sorella pochi minuti più tardi.

Francesca prese una pennetta con la forchetta e se la portò alla bocca. Dopo averla masticato la inghiottì a forza

-mmmm bè, secondo certi punti di vista buoni…. Però forse…-

-è cattiva vero?- chiese sconsolato il fratello

-bè no è…… DISGUSTOSA!!-

scoppiarono a ridere. Era veramente immangiabile.

 

“bi- bip, bi- bip” era arrivato un sms sul cellulare di Francesca

“Ciao fra cosa fate voi due?? Io sono qua solo perché mia madre è andata al cinema con mia sorella… non è che posso venire da voi??

Tvb

Giò”

 

-STEEEEEEEEEEEE può venire Giovanni qua a casa??? È solo!-

-si ok digli di portare 3 pizze però…..-

 

 

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Capitolo 16
*** VIGILANZA NOTTURNA ***


XXI CAPITOLO

XXI CAPITOLO

Passarono una serata divertente mangiando la pizza e guardando la tv.

-bene ragazzi… io vado!- esclamò felice Stefano verso le 11:00.

-dove?- chiese la sorella

-bè fuori-

-ma non dovevi rimanere qui??-

-si ma visto che c’è Giovanni con te, non ho sensi di colpa a lasciarti a casa da sola!- e detto questo prese la giacca ed uscì, lasciando Francesca e Giovanni parecchio perplessi sul divano.

 Non erano mai rimasti a casa da soli e per questo l’imbarazzo calò su di loro.

-bè… che facciamo?- chiese Francesca alzandosi interrompendo il silenzio

-non so………….- rispose Giovanni sorridendo.

-Sai Fra…- cominciò Giovanni guardandola

-cosa?- chiese lei risedendosi

- mi dispiace per quello scherzo, ci sei rimasta un po’ male.. credo…-

-devo dire che sei stato bravissimo a recitare.. in effetti ci sono rimasta male, un pomeriggio sono rimasta 2 ore a piangere seduta in bagno..- sorrise

Giovanni la guardò. Certo che era proprio carina: i capelli le cadevano mossi sulle spalle larghe e contornavano un viso con lineamenti quasi perfetti. Era rossa in viso e sembrava che avesse i grandi occhi scuri lucidi. Lo guardò e gli sorrise.

-mi piaci tanto sai?- gli disse in un soffio

-anche tu- le rispose Giovanni.

 Si stavano per baciare quando suonò il campanello.

-tuo fratello è già di ritorno?-

-mi sembra strano…- rispose Francesca alzandosi innervosita e maledicendo chi li aveva interrotti.

aprì la porta e non si trovò davanti Stefano, bensì una donna piuttosto bassa e grassottella con grandi bigodini in testa. La guardava con due occhietti cerulei piuttosto vispi e aveva le mani appoggiate ai fianchi. Francesca rabbrividì: la sig.ra Montini, la loro vicina a cui sua madre aveva dato il compito di sorvegliare i due fratelli.

-b… b.. buona sera…- balbettò Francesca preoccupata

-buonasera- rispose decisa la donna con voce stridula allungando la testa per vedere dietro a Francesca

-dov’è tuo fratello?-

-emmmmm… sotto la doccia- rispose arrossendo la ragazza. Se la Montini avesse saputo che Stefano era uscito alle 11 di sera, lasciando la sorella sola, sarebbe subito andata a riferirlo a sua madre

-posso entrare-?

-si.. si certo..- rispose la ragazza tremante facendo entrare la donna. Francesca pregava in cuor suo che Giovanni stesse fermo, immobile sul divano e che non gli venisse in mente di alzarsi per venire a vedere chi fosse…

-sotto la doccia eh??- chiese la vicina con gli occhi ridotti a fessura

-si sotto la doccia- rispose ferma la ragazza

-ho sentito dei movimenti prima… è per caso venuto qualcuno qui??-

-no assolutamente. Mio fratello è sceso per buttare la spazzatura- la ragazza si stupì dell’abilità con cui aveva appena detto quella frottola.

-la spazzatura eh???- la bocca della donna si aprì in un ghigno

-si la spazzatura- rispose decisa la ragazza guardandola dall’alto verso il basso.

-sono venuta per chiederti un po’ di farina- mentì la donna guardandosi intorno.

-si certo gliela vado a prendere- disse borbottando Francesca allontanandosi dall’ingresso. Arrivata in soggiorno fece cenno a Giovanni di chiudersi in bagno.

-apri l’acqua della doccia. Le ho detto che mio fratello è in bagno- gli sussurrò mentre il ragazzo si alzava dal divano.

-con chi stavi parlando?- la vicina si stava avvicinando in cucina. Conosceva bene quella casa: spesso la madre dei ragazzi era stata costretta ad invitarla per un thè

-parlare? Io?- chiese sorpresa Francesca cercando di velare l’imbarazzo

-si ho sentito che sussurravi qualcosa a qualcuno..-

-ah bè si eh eh- la ragazza proruppe in una risatina isterica –ho detto a mio fratello che lei era qui…-

-ah…- rispose scettica la donna

-ecco la farina- Francesca porse il pacchetto alla donna e la accompagnò all’uscio. Prima che potesse dire niente le aveva già aperto la porta

-buona notte sig.ra Montini, sogni d’oro!- e richiuse violentemente.

-maleducata- disse stizzita la donna dirigendosi verso casa sua –guarda cosa mi tocca fare per controllare due ragazzini….-

Francesca si appoggiò alla porta sospirando. Tutto per colpa di Stefano. La prossima volta non l’ avrebbe più coperto. Sfilò il cellulare dalla tasca dei jeans e digitò un messaggio

“è venuta qui la Montini, non ti preoccupare ti ho coperto. Fai piano quando torni, quella chiama la polizia, minimo” tvb. Fra.

Lo inviò velocemente alla voce “Stefano” e si rimise l’apparecchio in tasca.

-o cavolo Giò è ancora chiuso in bagno!- esclamò divertita

aprì la porta e trovò il ragazzo appoggiato al numero che giochicchiava col telefonino mentre l’acqua nella doccia scorreva veloce.

-via libera!- gli sussurrò

-mamma mia quella li sarebbe stata perfetta a fare la SS…- disse a Francesca mentre chiudeva la doccia.

-Fra, io devo andare mi ha appena chiamato mia madre che sono tornate…- disse deluso

-stai a casa da sola? Ti dispiace?-

-no no figurati, Stefano tornerà fra poco..

-ok!- detto questo prese la giacca, diede un bacio sulle labbra a Francesca ed uscì.

Lo osservò allontanarsi dalla finestra, felice di aver trovato finalmente, quello giusto.

 

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Capitolo 17
*** DOLORE ***


XXII CAPITOLO

XXII CAPITOLO

 

Il giorno dopo Giovanni non andò a scuola.

Francesca non si spiegava proprio il comportamento dell’amico. Non poteva stare così male non avendo niente.

C’era sicuramente qualcosa sotto, forse grave o forse no che Giovanni le nascondeva.

 

Giovanni invece era rimasto a casa perché non stava bene. Un forte mal di testa lo attanagliava dalla sera prima. I suoi pensieri non gli davano pace. Non riusciva a non pensare al padre.

5 anni prima infatti, per l’anniversario dei genitori prima ancora che al padre venisse diagnosticato il tumore, erano andati a fare un viaggio a Parigi. Giovanni si era divertito moltissimo. Sembrava tutto così bello. Solo dopo un mese il tumore, e poco dopo la morte del padre. Dopo 5 anni l’arrivo a Milano della famiglia ormai spezzata. Era questo il peso che ogni giorno si portava il ragazzo sulle spalle.

Suonò il telefono. Giovanni si alzò a fatica dal divano e rispose

-pronto? Chiese con voce mogia pensando alla madre.

-pronto famiglia Guardino?- chiese una voce squillante dall’altra parte.

-si… chi è?- rispose disinteressato il ragazzo.

-siamo dell’agenzia viaggi “Marakesh” di Milano, abbiamo chiamato per prenotare il viaggio per l’anniversario suo e di sua moglie…abbiamo qua tutti i volantini,quest anno ci sono un sacco di offerte interess…- ma non riuscì a finire il discorso che Giovanni le disse

-mio…. Mio… mio padre E’ MORTO!!!- ora urlava

-LASCIATECI STARE!! E mise giù. Mancava solo questo, fantastico. L’agenzia di viaggi che chiamava per prenotare il viaggio. Ma non avevano capito che era morto?? MORTO?? Perché scavare ancora involontariamente in quella ferita?? Perché??

Sbattè il cordless per terra, rompendolo. Si accasciò per terra con la testa fra le mani. Basta. Non poteva andare avanti cosi. Piangere e disperarsi non avrebbe portato a nulla. Il padre non sarebbe tornato lo stesso e non gli sarebbe piaciuto questo comportamento. Ora doveva guardare avanti: cambiare vita.

 

Quel pomeriggio ricevette la telefonata di Francesco che gli dettava i compiti.

-senti Giò- gli chiese interrompendosi nella dettatura degli esercizi.

-         ma per caso ti sei messa con Francesca?

-         No,non mi sono messo con lei….

-         -ah no sai perché state sempre insieme e quindi lo fa pensare….-

-         -finiti gli esercizi??- cambiò discorso Giovanni. Non volva parlargli del rapporto con Francesca.

-         -ah si si certo finiti….-

-         -ok allora ci vediamo, grazie e ciao- riattaccò veloce la cornetta

-         Dall’altra parte rimase uno sbigottito Francesco.

 

Gli piaceva moltissimo Francesca. Era sicuramente l’unica ragione per cui c’era motivo di stare in quella grande e straniera città. Si era pentito per lo scherzo che le aveva fatto, ma almeno aveva una sicurezza in più: ora sapeva di piacerle.

Per ora non voleva mettersi con lei. Prima doveva raccontarle tutta la verità. Non poteva mentirle ancora.

 

P.S. mi fa molto piacere che alla lista dei lettori che leggono la mia fic se ne siano aggiunti altri come pikkyfan, ryashiro e serpe89!! Grazie mille ragazzi continuate cosi!

Non sono molto contenta di questo cap… è un po’ triste non pensate??

Sondaggio: SECONDO VOI GIOVANNI DEVE DIRE DELLA MORTE DEL PADRE A FRANCESCA, O MANTENERE IL SEGRETO?? Grazie!

Cmq vi annuncio già che nei prox cap, Francesca sarà un po’ confusa x l’arrivo di un nuovo person… BATA BASTA NON DICO NIENTE!! Un bacio

Franca

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Capitolo 18
*** IL RITORNO DI LUCA ***


XXIII CAPITOLO

 

XXIII CAPITOLO

 

Nello stesso pomeriggio Francesca non osava chiamarlo. Magari stava ancora male.

aveva la strana sensazione di non sapere qualcosa, di non essere al corrente di tutta la vita che l’amico aveva passato.

 

Il giorno dopo si rincontrarono in strada. Pioveva moltissimo quindi erano a piedi. Giovanni si era rimesso benissimo. Ogni barlume di tristezza era completamente sparito dai suoi occhi.

Mentre parlavano cercando di evitare le enormi pozzanghere che si erano formate Francesca gli chiese:

-allora vuoi dirmi cosa ti è successo ieri?? Sembravi triste… senti Giò, ho l’impressione che tu mi nasconda qualcosa.-

cavolo. Aveva capito. Non poteva mentirle ancora non poteva….

“dai Gio diglielo, raccontale tutto, confessati….” Pensò lui.

-no no Fra è solo che avevo molto mal di testa sai io soffro e quindi….-

“cretino!! Perché non hai parlato?? Vuoi aspettare ancora un po’??…”pensò nuovamente lui.

-ah ok…..-disse affranta lei. Non l’aveva bevuta. Assolutamente.

 

 

 

XXIV CAPITOLO

 

All’uscita da scuola non si videro, Giovanni infatti usciva un’ora dopo.

Si avviò verso casa con una compagna di classe, abbastanza petulante e pettegola che aveva appena cambiato casa per la felicità di Francesca.

-allora si dice che hai il ragazzo eh?? È vero?? è vero???- chiese a Francesca camminandole praticamente di fronte per cogliere ogni minima espressione che poteva fregare l’imputata.

-no, non sono fidanzata…- disse asciutta Francesca.

-ah si?? Perché giri sempre con quel tipo!! Ma chi è, chi è??- a Francesca venne voglia di buttarla in un tombino li vicino aperto per lavori.

-è un mio amico, solo un amico- disse cercando di controllarsi..-

-ah…. – disse delusa la ragazza . finalmente stava zitta.

Suonò il telefono di Francesca.

-chi è, chi è??- ricominciò a cinguettare l’amica.

Francesca la fulminò con lo sguardo mentre cercava nella borsa il cellulare. Non aveva molta confidenza con quella tipa tanto da mandarla al diavolo purtroppo…

Guardò lo schermo del cellulare squillante. Sussultò. Era Luca, un suo vecchio amico. Emm… fidanzato dell’anno prima.

Il volto si infiammò, il cuore cominciava a battere.

Cosa voleva ancora?? L’anno prima dopo ben 6 mesi di fidanzamento l’aveva beccato sotto casa sua a baciarsi appassionatamente un’altra. Dopo il conseguente litigio non si erano più visti. L’aveva proprio fatta star male.

Non rispose al telefono, ma l’amica al suo fianco si accorse dello strano rossore che aveva dipinto le gote di Francesca

-chi è??- cominciò a dire, -è lui, è lui?, perché non rispondi?? Dai dai rispondi!!-

-non è lui e poi non voglio rispondere- rispose Francesca mentre il cellulare cessava di suonare. Avrebbe scommesso 100.000$ che il giorno dopo tutta la classe sapeva di “strane” telefonate che riceveva Francesca, al quale non voleva rispondere, perché era un maniaco, o un violentatore che la tampinava. Ci scommetteva, sicuro.

-         va bè allora io vado, abito qui!!- disse la ragazza indicando uno squallido casermone in una viuzza sporca.

-         -ah….- disse sorridendo falsamente Francesca –carina…-

-un giorno ti inviterò nella mia nuova casa!!- le urlò quella allontanandosi e salutandola con la mano

-certo!!- rispose Francesca. “come no…” disse a bassa voce rispondendo al saluto.

“come mai l’aveva chiamata? Sicuramente aveva mollato quella oca e ora ricercava Francesca… certo che le piaceva un sacco… no Francesca cosa pensi!! Ora c’è Giovanni, SOLO GIOVANNI”…

 

 

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Capitolo 19
*** LA TELEFONATA DI LUCA ***


XXV CAPITOLO

XXV CAPITOLO

 

Quel pomeriggio riuscì a malapena a finire i compiti. Il pensiero che Luca l’aveva cercata dopo più di un anno la agitava ma nello stesso tempo la incuriosiva notevolmente. Cosa voleva da lei? Scarabocchiando sul libro di greco cominciò a perdersi nei propri pensieri…. Un pomeriggio di sole nel parco due ragazzi erano sdraiati sull’erba… lui faceva ridere una ragazzina di appena 14 anni ammezzo, minuta con lunghi capelli ambrati e occhi grandi grandi … denti bianchissimi si potevano scorgere sotto labbra carnose e rosse. Prime forme sotto la maglietta annunciavano l’addio ad un corpo di bambina e  vicino a lei un ragazzo piuttosto alto, con capelli lunghi e neri che coprivano quasi gli occhi, nerissimi come la pece. Due gote arrossate facevano contrasto con la carnagione scura ed un naso piuttosto pronunciato  rendevano il tutto particolarmente buffo. Indossava una maglietta nera con scritte incomprensibili e da sotto la manica, delle grosse voglie rosse cercavano di farsi strada prepotentemente. Ce le aveva da quando era nato e ne faceva il suo punto di forza. Per questo, si faceva chiamare “il mutante”….

 

-FRAAAAAA- la voce di Stufano la fece tornare alla realtà

-si?-

-stasera esco con Flavia….-

-chi è Flavia?-

-la mia nuova ragazza!!- Stefano sorrise con gli occhi blu che brillavano

-ah..-

-ah mi raccomando….- il fratello tornò in camera della sorella

-occhio alla Montini!!- finì facendole l’occhiolino

Francesca borbottò qualche protesta e tornò alla sua frase di greco… dopo 10 min sempre ferma sulla stessa parola, chiuse di scatto libro e vocabolario, seccata. Non riusciva proprio a non pensare a Luca.. e a come toglierselo di mezzo.

 

XXVI CAPITOLO

             

La sera stessa squillò il cellulare. Quasi certa che sarebbe stato Giovanni a chiamarla, si buttò sul telefono con un sorriso ebete sulla faccia. Ma sul display del cellulare invece, comparì LUCA e il sorriso scomparì dal viso della ragazza.

Non poteva non rispondere ancora. Però.. cosa gli avrebbe detto? Cosa voleva ancora da lei?

Rispose:

-pronto….- disse lei

-ehi ciao Fra sono Luca…- disse con voce calda e armoniosa.

-l’avevo capito..-

-perché ieri non mi hai risposto?-

-non avevo il cellulare dietro, senti perché mi hai chiamato?- cercò di concludere in fretta la ragazza

-bè volevo salutarti… è da tanto che non ci sentiamo…-

-ah bene, va bè io vado ciao…- stava per mettere giù quando Luca la fermò

-no aspetta Fra, dai perché non ci vediamo uno di questi giorni?-

oddio. E ora? Cosa gli avrebbe detto?

-no è meglio di no- rispose lei

-meglio di no? E cosa vuol dire?-

-vuol dire che è meglio di no Luca! Cos’è, non hai più la tua ragazza?-

-non ho mai avuto altre ragazze dopo di te…- rispose flemmatico lui.

“come no, certo, peccato che quella li te la sei baciata, dici poco” pensò Francesca. Ma non aveva voglia di mettersi  a fare una questione. La cosa si era conclusa. Punto.

-va bè senti sono di fretta-

-hai il ragazzo vero?- chiese lui

-cosa te ne frega!! Ma senti questo qui… comunque si, se proprio vuoi saperlo…- disse Francesca diventando paonazza dalla rabbia e torturando un povero pupazzino che l’era capitato fra le mani.

-chi è- chiese con voce austera l’ex fidanzato.

-senti luca stai superando il limite, non stiamo più insieme ok? E non sei tenuto a sapere i fatti miei. Ciao- mise giù e spense velocemente il telefono sapendo che l’avrebbe immediatamente richiamata.

 

Dopo due minuti squillò il telefono di casa. “oddio…” pensò Francesca

Rispose suo fratello dal soggiorno.

Sentì che Stefano freddamente esclamava: -ah ciao Luca.. Come stai?’ -

Al suono di queste parole Francesca si buttò fuori dalla camera e si gettò sul fratello. Cercando di fargli gesti gli fece capire che doveva dire che lei non c’era.

-ah si si Luca emmmmmm- disse Stefano guardando imbarazzato la sorella che si sbracciava silenziosamente in piedi sul divano.

-no bè emmmm.. Francesca non è in casa.. dov’è andata dici??- Francesca spalancò gli occhi, ma cosa gliene importava! Non erano fatti suoi.

-bè emmm…- continuava Stefano non troppo convincente

-è uscita con un ragazzo si… non so dove siano andati-

che grande suo fratello. Aveva colto tutto al volo.

-prova a chiamarla sul cellulare! Ah è spento.. non saprei.. quando torna dici??-

il ragazzo  gettò un’occhiata implorante a Francesca

-emmmm- disse lui guardando la ragazza che gli faceva il gesto di un orario non ben definito.

-non saprei Luca non saprei si…, ok va bene glielo dirò. Niente figurati ciao!. Concluse così

-oh grazie Ste!!!- gli si buttò al collo Francesca mentre questo riattaccava

-perchè non vuoi parlargli?- le chiese subito.

-perché no perché no….- disse risoluta Francesca

-peccato perché era proprio un bravo ragazzo quel Luca, così carino, cosi gentile…..da spaccargli una sedia in testa!! comunque ha detto di ritelefonargli…-

-come no…..-pensava fra sé e sé Francesca.

-Fra io esco.. tornerò un po’ tardi vai pure a letto.. CIAO!- ed uscì

Francesca si afflosciò sul divano .Non era finita li. Ne era sicura. Non si sarebbe limitato a tampinarla telefonicamente…..

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Capitolo 20
*** BUGIE ***


XXVI CAPITOLO

XXVI CAPITOLO

 

IL giorno dopo non osò raccontare nulla a Giovanni. Sicuramente si sarebbe arrabbiato, non con lei ma con quel tipo e sarebbe successo  un pandemonio. Francesca si sentiva confusa: aveva amato quel ragazzo, le aveva fatto passare degli attimi stupendi e poterli rivivere però… no no, era inimmaginabile. Avrebbe fatto del male a se stessa e a Giovanni. Raccontò invece la situazione al fratello, Stefano.

Stefano non aveva mai amato particolarmente Luca.

disse alla sorella che se si fosse presentato sotto casa loro l’avrebbe accolto con una carabina in mano. Poco pacifico il fratello.

 

il giorno dopo uscì con Giovanni.

. Scese le scale e si guardò intorno: sempre le stesse facce, ragazzi che parlavano, che fumavano.. poi scorse un ragazzo più alto degli altri, capelli abbastanza lunghi e neri che gli coprivano parzialmente gli occhi,indossava una felpa gialla con una scritta… la mente di Francesca tornò indietro negli anni: ora si trovava in un piccolo negozio, molto affollato… provava ad un ragazzo quella felpa..quel ragazzo era Luca.

-ehi fra- la distolse Giovanni- stai bene? Hai una faccia…-

-eh?? Si si scusa è che…- disse lei preoccupata guardandosi in giro e controllando luca che stava parlando amichevolmente con certi vecchi amici. Era cambiato: i capelli erano più lunghi, il fisico più asciutto e slanciato.. era perfino più bello.

“ma dai a cosa pensi, ora bisogna levarsi di qui, quello li sa che questa è la mia scuola…”

-Giò- disse

-si..?- chiese lui guardandola con fare interrogativo

-al mio 3….. corri.-

-cosa scusa??-chiese Giovanni con occhi a palla –corri??. Come corr…-

-1-2-3…. Via!! Corri!- disse lei prendendolo per il braccio e cominciando a correre tra la folla. Luca era lontano:bene, non l’aveva vista.

Uscirono dal cancello sempre correndo, corsero fino a quando si trovarono in una via sicura. Si fermarono ansimando

-ma tu sei scema…..- disse Giovanni –cosa avevi da correre cosi??-

-shhh, niente zitto ti spiegherò- sussurrò Francesca guardando dietro l’angolo. Di Luca nessuna traccia.

-possiamo andare!-gli disse sorridendo come se niente fosse mettendosi a posto i capelli.

-chi c’era??, perché ti sei messa a correre?-

-no niente c’era una persona che non volevo incontrare ecco…-

-Sara??- le chiese giovanni

Francesca prese la palla al balzo.

-si esatto!! Proprio lei , sai dopo che abbiamo litigato insomma…-

-ma tu la devi lasciar perdere quella li, insomma che motivo c’era…-

-lo so scusa, sono stata una cretina..-

lui sorrise. Si salutarono e ognuno continuò la propria strada.

.ehi!!- le urlò lei –domani bici eh?? “almeno sarebbe sfuggita meglio a Luca “ pensò

-si!!- disse lui- se non piove!- disse guardando il cielo che non prometteva niente di buono.

 

Gli aveva mentito, la storia non poteva andare avanti, Luca non poteva rientrare nella sua vita, aveva ragione Giovanni doveva lasciar perdere quella persona…

 

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Capitolo 21
*** MI HAI TRADITO..... ***


XXVII CAPITOLO

XXVII CAPITOLO

 

Di Luca per due giorni neanche l’ombra. Francesca ne era felicissima. Finalmente aveva capito che era tutto finito, ma non per molto…

 

Due pomeriggi dopo fu mandata andò a ritirare dei pantaloni da orlare nella lavanderia li vicino attaccata al supermercato.

Entrò nel negozio stringendo nella mano destra il cartellino rosa che le avrebbe permesso di portare via velocemente i pantaloni.

Dietro al banco non c’era nessuno. Dopo pochi secondi notò che sul banco c’era un campanello. Non esitò a suonarlo.

Da dietro la tendina comparve una ragazza straniera, forse indiana, o forse filippina molto graziosa con grandi occhi neri.

Le sorrise.Francesca le consegnà il prezioso biglietto.

La ragazza scomparve dietro la tendina, Francesca potè scorgere che stava cercando i suoi pantaloni in un mucchio di roba colorata.

Si guardò intorno e notò molti volantini colorati appesi ai muri. Il suo studio venne interrotto dalla voce dolce e poco sicura della commessa.

-ecco tutto- le disse mettendo sul banco i pantaloni e piegandoli nel sacchetto di plastica con una raffinatezza e dolcezza mai vista prima, soprattutto da una commessa.

-sono… 5 euro e 25-disse guardando lo schermo della cassa.

-ecco..- le disse Francesca dandole i soldi. Mentre la cassiera contava lentamente il resto con la stessa dolcezza di quando piegava i pantaloni ,dietro Francesca, dall’altra parte della vetrina del negozio passava la famiglia guardino. La mamma di Giovanni tirava il carrello, mentre teneva con una mano la piccola Silvia. Giovanni era dietro che seguiva con un espressione annoiata. Quando Francesca si girò Giovanni era già entrato nel supermercato.

 

Francesca salutò la cassiera, ma non fece a tempo ad aprire la porta che un ragazzo si mise arrogantemente davanti a lei. Era parecchio alto. Francesca alzò lo sguardo per guardarlo in faccia: era Luca.

Ebbe un tuffo al cuore, il viso si infiammò. Oddio. Cosa ci faceva li?

-ciao. Disse lui baciandola sulla guancia.

-c… c.. cosa ci fai qui?- disse lei spiazzata.

-visto che non mi rispondi mai e ti spacci sempre assente, sono venuto a cercarti- disse lui guardandola severamente dall’alto.

-senti Luca, lasc…- disse lei scansandolo e cercando di allontanarsi. Ma non ce la fece perché il ragazzo la tenne per un braccio, chiudendolo nella morsa delle sue grandi mani.

-lasciami niente cara Francesca…. Ora PARLIAMO invece- disse lui con una falsa voce dolce.

Francesca deglutì. Aveva paura. Ci si poteva aspettare tutto da Luca. avrebbe tanto voluto che arrivasse il fratello in quel momento…

Il ragazzo mollò la presa, Francesca scansò rapida il braccio ma chissà come mai non aveva più voglia di fuggire come prima…

Stettero (anzi stette) 20 minuti a parlare.

Luca le elencò tutti i motivi per cui non poteva fare a meno di lei e di come gli mancava… la riempiva di progetti per colpire il suo cuore. Ormai Francesca non lo ascoltava più: la sua mente era un vortice di parole, di Giovanni di Luca, Giovanni, Luca… non si accorse neanche che Luca si era chinato su di lei e la stava baciando. Poco più in la, nascosto da una colonna un paralizzato Giovanni osservava la scena attonito.. si chiese se stava sognando o no… più che un sogno era un incubo. Corse via col viso che stava diventando bordeaux dalla rabbia e dalla delusione. Mentre correva via, Francesca che si era ripresa staccò luca e gli diede un sonoro ceffone in pieno viso.

-vai via….- gli disse sottovoce ….vai via…. SPARISCI!!- ora urlava. Molta gente si era girata a bocca aperta. Luca si allontanò lentamente.

Lei rimase li, come un’idiota il viso rosso dalla rabbia che guardava il pavimento col sacchetto dei pantaloni ormai per terra, quasi aperto.

Era distrutta.. come aveva potuto?? Perché si era approfittato in quel modo di lei?

Tornò a casa velocemente. Il rossore stava passando dal suo viso. Ma quella povera ragazza non sapeva ancora cosa sarebbe successo di li a poche ore, perché qualcuno che non doveva assistere, aveva assistito in parte a quella scena, senza però vederne il finale.

 

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Capitolo 22
*** DELUSIONE ***


XXVIII CAPITOLO

XXVIII CAPITOLO

             

Giovanni sbattè con violenza i sacchetti della spesa nel bagagliaio della macchina, facendo rovesciare parzialmente il loro contenuto.

Silvia faceva i capricci perché voleva andare a comprare un giochino non ben definito… il fratello la prese per il braccio e la spinse bruscamente in macchina. Silvia cominciò ad urlare, senza che alcuna lacrima le sfiorasse le guance.

La madre, avendo assistito alla scena urlò: - GIOVANNI!! MA COSA FAI?? CHE COS’HAI?? TRATTA MEGLIO TUA SORELLA PERDINCI!!-

Giovanni le lanciò uno sguardo come per dire :per favore non metterti anche tu”. La madre si voltò verso il volante capendo che forse non era il caso di proseguire con la sgridata.. d’altra parte Giovanni non aveva mai questi scatti d’ira ma quando ce li aveva voleva dire che aveva i suoi buoni motivi.

Il viaggio in macchina  fu silenzioso tranne che dagli urli insensati di Silvia

-PER FAVORE SILVIA!!- le urlò la madre girandosi al primo semaforo rosso,  -CHE COSA SARA’ MAI DAI!! Ma cosa avete tutte e due?? Eravate cosi calmini prima…- disse guardando giovanni al suo fianco.

Il ragazzo non si voltò. La madre non poteva capire cos’era successo. Per sua fortuna lei non aveva questi problemi… e neanche Silvia. Però Silvia poteva diventare una potenziale ragazzetta da 4 soldi proprio come Francesca.

-Silvia..- disse giovanni senza girarsi

-si- dise lei con una falsa nota di offesa nella voce.

-cresci bene. Gli uomini non sono giocattoli. Ricordatelo.- la sorella inarcò le sopracciglia. Ma cosa voleva dire?

La madre capì al volo. Qualcuno, o meglio qualcuna lo stava facendo sentire male.

-senti ma….- gli chiese la donna

-quella ragazza… Francesca.. come sta?-

Giovanni rivolse gli occhi al cielo. Ma perché le madri capiscono tutto?-

-eh??- disse lui con falsa indifferenza

-ah bene bene..-

-bene- disse la donna, che scema non era.

 

Arrivati a casa Giovanni si perse nei suoi pensieri. Era stato uno shock. Un vero shock. Come aveva potuto?? Come aveva potuto prenderlo in giro cosi? Era arrabbiato, deluso, sconcertato… ogni sogno era sparito.

Anche l’unico motivo per cui stava in quella città si era dissolto. Voleva tornare a casa. Ma come? Con chi? Quando? Si ricordò che al suo vecchio paese c’erano gli zii con gli odiati cugini… no no non poteva fare questo tipo di ragionamento: impensabile. E la madre? La  sorella? Che ne avrebbe fatto di loro?

Però tornare indietro non sarebbe stato male. Non c’era più motivo di stare a Milano.  Nessuno.

Quella sera Giovanni pensò a tutti i modi in cui poteva dare uno schiaffo morale a Francesca: farle capire la sua rabbia, farla disperare, soffrire… doveva rendersi conto di quello che faceva.

Era talmente disperato che un briciolo di ottimismo gli colpì l’animo: magari non era Francesca quella ragazza. Era talmente preoccupato dal fatto di perderla che la vedeva in tutti i posti.. no no. Era lei, i suoi capelli i suoi jeans.. niente da fare quel ragazzo stava baciando proprio lei: la sua unica speranza di felicità in quel turbine di dolori.

Ma il turbine ormai aveva risucchiato anche quel barlume di felicità. In un attimo, improvvisamente.

 

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Capitolo 23
*** A DREAM ***


IXXX CAPITOLO

 

IXXX CAPITOLO

 

Francesca dormì molto male quella notte. Sognava Luca, poi Giovanni, Luca… si trovò in una stanza buia, pieno di fumo, seduta su una sedia.

L’unica cosa che poteva vedere era un tavolo nero davanti a lei illuminato da una fioca luce proveniente da una lampada verde li sopra.

Sopra il tavolo c’erano due carte, bianche. A Francesca venne voglia di scoprirle, ma una mano grossa e rugosa la bloccò, prendendola per il braccio. Alzò lo sguardo davanti a lei:era comparso un uomo, pareva molto anziano, con lunghi capelli grigi. La faccia era particolarmente brutta e inquietava. Due grandi occhi azzurri la guardavano seriamente dall’alto. Si sedette tranquillamente. Le disse con una voce roca e profonda: -tu non puoi scoprire quelle carte, tu non hai nessuna decisione a riguardo…-

-chi sei?- gli chiese Francesca, assai spaventata.

-il destino, mi sembra logico. Allora vuoi scoprirle queste carte?- le chiese avvicinando il suo viso a quello della ragazza con un espressione divertita che segnava la sua brutta faccia,

-s..si- mormorò lei.

L’uomo scoprì la prima carta: si trattava di luca. era una foto abbastanza grande ma aveva un qualcosa di strano, magico.. era animata.

Il ragazzo la salutò dalla foto facendole un gesto. Francesca era atterrita: non aveva mai visto niente di simile.

L’uomo notando la sua espressione, con un ghigno sul viso scoprì la seconda carta a destra della precedente. Ora comparì un Giovanni sorridente, come l’aveva sempre visto. Nell’immagine stava pedalando fortissimo, ridendo. Francesca guardò sbalordita l’uomo: ma cosa stava succedendo…?

-fai un po’ tu- le disse flemmatico l’uomo, appoggiandosi con la schiena allo schienale della sedia…

-BI BIP! BI BIP!- Francesca si svegliò di colpo. Oddio. Era solo un sogno che spavento.

 

Non pensò al sogno fino a quando si trovò in bagno. Mentre si lavava i denti le immagini delle carte del sogno ritornarono nella sua mente. Il significato di quell’incubo era particolarmente significativo e facile da capire. Ma perché doveva scegliere?? E perché quell’uomo all’inizio le aveva detto: “non hai decisione a riguardo”?.

 

Il sogno di quella notte le rimase nitido per tutta la giornata. Continuava a vedere il volto del vecchio uomo, pensando se quella persona esistesse veramente e se la conosceva. Ma non riusciva ad affiancare quel volto ad una sua conoscenza.

Mentre legava la bici al solito palo si guardò in giro: non c’era  la bicicletta di Giovanni. Si sentiva un po’ in colpa per aver nascosto il ritorno di Luca all’amico. Ma almeno il loro rapporto non si era incrinato.

Francesca entrò a scuola: aveva la prima ora di religione, decise di saltarla, inventandosi che non stava bene e che doveva andare in infermeria. Ma invece andò in biblioteca: amava moltissimo quel posto, stare in mezzo agli scaffali, pieni di polverosi libri le trasmetteva un senso di tranquillità infinita. Entrò e si trovò davanti la faccia simpatica della bibliotecaria.

-cerchi qualcosa?- le chiese gentilmente prima di farla entrare.

-no no, devo solo consultare dei libri per una ricerca- mentì Francesca.

Non doveva fare nessuna ricerca, ma almeno li dentro sarebbe stata sola e non disturbata da petulanti amiche.

-ah ok,  certo certo fai pure…- le disse la signora.

Francesca cominciò a passeggiare tranquillamente fra gli scaffali. Visto che la biblioteca era grandissima, riuscì a sfuggire alle occhiate perplesse della bibliotecaria che la guardava sonnacchiosa dalla sua scrivania.

 

Mentre camminava notò dall’altra parte dello scaffale una testa bionda che si muoveva, si avvicinò sorridendo, credendo il ragazzo Giovanni, ma sfortunatamente quando il ragazzo si voltò a guardarla, Francesca si accorse che non era l’amico.

Andò delusa nel reparto “STORIA” cominciò a passare le dita fra grossi e polverosi volumi che parlavano di eroi, guerre, imprese. Amava leggere notizie e curiosità sui grandi personaggi del passato, di cui spesso i libri di storia scolastici non parlavano.

Prese un grosso volume: “LA VITA DI ALESSANDRO MAGNO” sicuramente fra gli eroi del passato era quello che preferiva.

Si sedette su una grande poltrona e cominciò a leggere interessata. La sua lettura fu interrotta dal suono della campanella un’ora dopo. Si alzò velocemente, si mise in spalla la borsa e rimise a posto il grosso libro.

-cos’hai preso cara?- le chiese la bibliotecaria.

-no, niente, sig.ra Gardi ho solo letto un libro-

-ah bene, allora ci vediamo la prossima volta!- la salutò mentre le apriva la porta. Era la prof. Che le stava sicuramente più simpatica fra tutte.

Quell’ora passata in quel luogo e sicuramente il libro le avevano fatto dimenticare il sogno, a cui non pensò per tutta la giornata.

Corse verso l’armadietto rosso, contenente i suoi libri. Lo aprì e prese il libro di matematica. Sempre correndo corse verso l’aula di fisica. Non poteva arrivare in ritardo.

 

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Capitolo 24
*** NON PUOI LASCIARMI COSI'.... ***


XXXI CAPITOLO

 

 

XXXI CAPITOLO

 

All’intervallo tornò nel corridoi degli armadietti, aprì il suo pieno di foto,frasi e ricordi, ci ripose dentro il libro di matematica e prese quello di greco, per l’ora successiva.

Mentre metteva a posto, sentì dei passi frettolosi che si avvicinavano alla sua destra. Ma visto che l’antina dell’armadietto le copriva la vista, abbassò lo sguardo e vide le scarpe di Giovanni.

Spuntò dall’armadietto ma non si trovò davanti il solito sorriso di Giovanni, anzi il viso dell’amico era rosso e un espressione di rabbia lo caratterizzava.

-ciao…- gli disse lei temendo. Forse aveva preso un brutto voto, o aveva litigato con la madre… ma a Francesca non passò neanche per la mente che Giovanni potesse aver scoperto (e frainteso) tutto.

-che hai?- gli chiese lei.

Lui aprì con forza il suo armadietto, poco lontano da quello di Francesca e sparì dietro l’anta.

Lei, lasciando aperto il suo si avvicinò a lui.

Giovanni chiuse l’armadietto sbattendolo con forza. Molti si girarono.

-eh??? Che hai??- le chiese lui

-CERTO CHE SEI UNA BELLA TIPA!! E ME LO CHIEDI PURE.. MA VERGOGNATI…- le urlò staccando la chiave dal lucchetto e riagganciandosela al collo. Poi si allontanò.

-CHE COSA??? COSA VUOI DIRE??- disse Francesca

- MI FAI SCHIFO OK?? MI FAI SCHIFO!- le urlò in faccia, correndo poi via.

Francesca rimase ferma attonita. Molta gente si era fermata a guardare, curiosa.

No. Non era possibile. Come aveva fatto. Non poteva averla vista con Luca, non poteva, non c’era nessuno… il cuore le batteva fortissimo: forse si riferiva a qualcos’altro. Ma a cosa?

Ormai Giovanni era sparito nei corridoi. Non aveva voglia di inseguirlo. Francesca capì che se aveva visto lei e Luca, aveva frainteso tutto. Ma come fare per spiegarlo?

 

All’uscita non lo vide. Era distrutta. Non poteva abbandonarla così.

Sulle scale vide Francesco che rideva con altri compagni di Giovanni. Corse verso di lui.

-Franci, Franci!!- gli urlò avvicinandosi

-cosa c’è- le rispose con freddezza guardandola male. Evidentemente Giovanni gli aveva raccontato tutto.

-cos’ha Giovanni?- gli chiese ansimando.

-senti, - le rispose schivandola, cercando di allontanarsi fra la folla da lei. Ma Francesca gli stava dietro.

-dovresti chiederlo a lui. E poi dovresti saperlo.

-come dovrei saperlo?? Cosa ho fatto??-

-bè mi ha detto che ti ha visto l’altro giorno baciare un ragazzo.. più di così-

-ma no!! Ha frainteso Fra!! È stato lui che mi ha bac…-

-senti senti Fra- le disse mettendolo una mano sulla spalla. –non reggono più queste scuse ok? Trovatene un’altra- e si allontanò

 

P.S:un po’ triste questo cap. non pensate??? :’( e vabbè…

Ho letto dalle vostre recensioni, che qualcuno pensa che l’uomo nel sogno di francesca sia il padre di Giovanni… no no assolutamente!! Francesca non lo conosce, è solo il frutto del suo inconsio.. non esiste!!

Vi sprono a continuare a leggere la storia e naturalmente a.. commentare!! Un grazie enorme ad Ayla, Vanelse, Minnie19, Miele, gil e ai nuovi arrivati, Reby, Ran91 , Gio90 e ryashiro!! UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI!!

                          Franca

 

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Capitolo 25
*** ME NE VADO ***


XXXII CAPITOLO

XXXII CAPITOLO

 

-Mamma- esclamò mogio Giovanni sedendosi a tavola

-si??-le rispose la donna indaffarata ai fornelli.

-io torno a casa-.

Una pentola schizzò dalle mani della madre e cadde per terra producendo un forte rumore metallico.

-cosa?- gli chiese a bassa voce guardandolo, diventando improvvisamente pallida.

-torno a casa. Mi sembra semplice, vado dagli zii-

-stai scherzando vero?? Bè se è così bella battuta- disse abbozzando un sorriso, -vero?? È uno scherzo no??- chiese conferma preoccupata al figlio.

-no- disse lui secco, guardando il piatto vuoto davanti a sé e alzando uno sguardo pieno di dolore.

-ma… ma…- cercò di parlare la madre ora sedendosi a tavola davanti al figlio

-ma… ora siamo qua Giò, abbiamo cambiato vita, non potevamo stare più là.. perché non vuoi stare qua?-

-mi sento straniero. È semplice. Non riconosco niente, nulla.. voglio tornare alla mia vita, anche se so che senza papà non sarà come prima…-

al suono di “papà” lo sguardo della donna si abbassò. Giovanni notò che una lacrima le stava scendendo dalla guancia.

-ma… noi siamo qui.. come faremo.. come farò io??COME FARA’ SILVIA??- ora stava piangendo più violentemente. Giovanni aveva visto poche volta la madre piangere, aveva mantenuto sempre una certa dignità.

-è grande, non ha bisogno di m…-

-SI INVECE GIOVANNI! SI CHE HA BISOGNO DI TE!! E ANCH’IO HO BISOGNO DI TE!-ora si era alzata di scatto. Delle ciocche disordinate le cadevano sul viso rosso e rigato di lacrime

-GIA’ LA NOSTRA FAMIGLIA SI è DISTRUTTA- continuò, -SE TE NE VAI ANCHE TU…-disse ora con voce più calma, risedendosi e prendendosi la testa fra le mani.

-non posso sostituire papà per Silvia, lo sai- disse Giovanni alla madre guardandola severamente.

-è grande per cavarsela da sola. Io voglio tornare a casa. Punto e stop. -Se voi volete venire con me, benissimo, se no fa niente.-

La madre di Giovanni era ferita. Come “fa niente”? aveva tentato da 5 anni a questa parte di rimettere insieme i cocci di una famiglia che era andata in frantumi e ora… suo figlio se ne andava?

Non disse più nulla. Era talmente disperata che non riusciva a proferire parola. Giovanni si alzò e per quella sera rimase chiuso in camera sua, cuffie nelle orecchie che martellavano musica rock, sdraiato sul letto, a piangere.

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Capitolo 26
*** UN NUOVO INCONTRO ***


XXXIII CAPITOLO

 

XXXIII CAPITOLO

 

La mattina dopo un pallido sole illuminava la sonnacchiosa Milano.

C’era chi aveva dormito molto, c’era chi si era alzato già da un po’ per andare a lavorare, chi aveva passato una notte di passione.. e c’era chi aveva passato una notte di puro inferno.

Sia Francesca che Giovanni non avevano dormito per niente quella notte. Al primo le parole della madre rimbombarono nella testa per molte ore, la seconda era troppo agitata e in colpa per poter dormire.

Giovanni non trovò la madre a casa che faceva normalmente la colazione: si era alzata prima ed era andata al lavoro in anticipo. Preparò la colazione a Silvia. La sera prima, fortunatamente la bambina dormiva già e quindi non aveva sentito nulla… o quasi.

-cos’erano quelle urla ieri sera Gio? mi sembrava la mamma….- chiese Silvia. Inzuppando una quantità enorme di cornflakes nel latte.

-la mamma?- chiese con finto stupore il fratello.- ah no, era la televisione..-

-ah…-disse la sorella.

In effetti si sentiva un po’ in colpa di lasciare Silvia e la madre da sola. Ma d’altra parte non c’era più motivo di stare li: perfino Francesca l’aveva deluso.

La mattina Giovanni dovette schivare varie volte Francesca: prima davanti al bagno, poi davanti l’armadietto, poi al bar.. non voleva proprio incontrarla.

Però, per quel poco che l’aveva potuta osservare, notò che aveva una faccia pallidissima ed un’espressione di dolore infinito.

Durante l’ultima ora chiese di andare in bagno. Era da tre ore che non si muoveva e ormai sentiva il proprio sedere intorpidito sopra la sedia.

Si avviò al bagno dove avrebbe bevuto un po’.

Passò davanti al bagno femminile. Passando velocemente notò una figura con lunghi capelli scuri girata verso la finestra. Sembrava che stesse piangendo, perché noto un fazzoletto in mano alla ragazza.

La ragazza sentì che c’era qualcuno dietro di sé. Si girò di scatto. Era Francesca.

La ragazza vedendo Giovanni si asciugò velocemente le lacrime, sembrava che non  volesse farsi vedere in quello stato e si appoggiò ad un  lavandino.

Giovanni esitò davanti alla porta senza dire nulla. Gli venne la tentazione di entrare ma si allontanò velocemente.

Francesca emise un gemito e ricominciò a piangere violentemente.

 

Perché stava piangendo?

Era in colpa? Si era pentita? Quel ragazzo l’aveva lasciata, lasciandola sola? Oppure era tutto come diceva lei, un fraintendimento?

Giovanni non capiva, ma si rese conto che la sua rabbia si affievolì e il suo umore migliorò.

Per fortuna non avrebbe visto la madre fino a sera, e poi? Cosa le avrebbe detto?

Mentre ci ripensava Giovanni serrò le labbra e sospirò. Ora però doveva andare a prendere a scuola la sorella.

Era già uscita da un pezzo e aspettava mano per la mano con un altro bambino il fratello, che evidentemente aspettava pure lui la propria madre.

-sei in ritardo- gli disse severa la sorellina

-scusa Silvia, c’era traffico lo sai che è lontana da…-

-si si ho capito, andiamo andiamo…- gli rispose seccata lasciando il bambino che teneva per mano.

-e lui??- disse Giovanni –sta qua solo??-

-non lo so- rispose lei.

Giovanni si avvicinò al bimbo e gli chiese chi stava aspettando. Il bambino disse che stava per arrivare la sorella.

Giovanni decise di aspettarla con lui, ormai fuori dalla scuola non c’era più nessuno e non poteva lasciarlo li da solo.

Dopo pochi min. arrivò a tutta velocità un motorino rosa con sopra una ragazza bionda.

Scese velocemente. Non sembrava tanto grande, avrà avuto 17 anni al massimo.

Le corse in contro il bambino

-Elisa Elisa- le urlò abbracciandola. Lei rispose all’abbraccio poi guardò Silvia e poi Giovanni.

-ciao Silvia- le disse dolcemente

-ciao…- rispose la bambina

-sono rimasti qui ad aspettarti perché non arrivavi…- le spiegò il bambino.

-ah si?? Oh grazie mille veramente- disse guardando Giovanni.

Era molto carina. Molto.

-bè noi andiamo- disse la ragazza mettendo un casco al fratello e issandolo sul motorino

-ciao…- urlò mentre partiva.

Giovanni e Silvia le risposero con un cenno.

Era proprio carina quella ragazza…

-         ma è proprio la sorella del tuo amichetto quella li?- chiese con falsa indifferenza Giovanni.

-         -si certo..- rispose Silvia.

-sai dove va a scuola??-

-nooooo- gli rispose la sorella facendo spallucce –perché me lo chiedi? Ti interessa?- chiese al fratello con uno sguardo alquanto furbo.

-ma no, è che non l’ho mai vista e quindi….- cercò di arrampicarsi sugli specchi

-si si certo…-disse Silvia sorridendo.     

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Capitolo 27
*** LABORATORIO DI CHIMICA ***


XXXIV CAPITOLO

XXXIV CAPITOLO

 

Quella sera la madre non gli disse niente riguardo al suo sogno di tornare a casa. La donna soffriva molto e si era giurata che avrebbe fatto il possibile per non farlo partire. Passarono una bella sera, pizza e film tutti e tre insieme.

Giovanni rimase perplesso dalla strana felicità della madre di quella sera, visto quello che era successo poche ora prima.. ma cercò di non pensarci. Forse la madre aveva accettato la cosa e voleva passare gli ultimi momenti felici insieme…

Ma invece si sbagliava di grosso perché la donna, conoscendo il figlio abbastanza lunatico, sapeva che era stata una cosa detta così a caso, forse perché aveva litigato con qualcuno.

La mattina dopo Giovanni fu felicissimo di dover andare a riprendere la sorella a scuola quel pomeriggio. Forse avrebbe potuto rivedere la ragazza.

E infatti era li che chiacchierava col fratellino, ridendo e baciandolo.

Quel giorno però si presentò: si chiamava Elisa e aveva 17 anni. Un anno più di Giovanni. Frequentava un liceo scientifico lontano.

Era alta con lunghi capelli color dell’oro e occhi verdi. Era molto bella e a Giovanni piacque immediatamente

Si rividero il pomeriggio dopo, portando al parchetto i rispettivi fratelli.

Si sedettero su una panchina e si raccontarono a vicenda le loro cose. Era molto carina e disponibile e ascoltava attenta il racconto della morte del padre di Giovanni: cosa che a Francesca non aveva neanche accennato e per questo non ebbe nessun rimorso particolare.

Tornando a casa Giovanni continuava a pensare ad Elisa, l’aveva stregato.

Il giorno dopo per sua grande sfortuna andò la mamma a prendere Silvia. Peccato, doveva chiederle il numero.

 

Francesca non riusciva a darsi pace. In quei giorni fece più volte il numero di Giovanni ma era sempre spento. E a scuola continuava ad evitarla. Non voleva perderlo. Ma si rendeva conto che le stava facendo del male? Non poteva per una volta lasciar perdere il proprio orgoglio e la propria testardaggine? Non poteva ascoltarla?

L’occasione si presentò il giorno dopo. Incontrò Giovanni nell’aula di chimica. Infatti le loro classi solo per quelle lezioni erano gemellate.

Francesca si mise di tavolo proprio vicino a lui, e mentre cominciavano a miscelare dosi chimiche nelle delicate ampolle cominciò a parlargli.

-senti….- gli disse

Giovanni non mosse un dito. Almeno non se n’era andato come le volte prima.

-lo so che non mi crederai mai ma….-

-infatti- rispose secco lui prendendo un’ampolla dal tavolo

-ma…. – continuò Francesca come se non l’avesse sentito

-ti volevo dire che hai frainteso tutto, tutto quello che hai visto è stato solo un fraintendimento- Francesca scorse sotto la mascherina protettiva trasparente di Giò un’espressione strana, mista rabbia e falsa indifferenza.

Subito dopo quelle parole l’ampolla di Giovanni scoppiò dalla troppa pressione del gas contenuto.

Francesca emise un piccolo urlo e fece un balzo all’indietro. Giovanni non fece di meglio.

-GUARDINO!!- gli urlò il professore dalla cattedra

-SAI CHE ORA DEVE PULIRE??-

-si prof pulisco pulisco…- disse scocciato Giovanni levandosi la mascherina e chinandosi a terra per raccogliere i frantumi dell’ampolla-

-cavolo…….-continuò lei

-vuoi capire che quel ragazzo non l’ho baciato io ma mi è praticamente saltato addosso prima che io potessi dire bè??-

Giovanni alzò lo sguardo verso di lei. La sua espressione voleva dire “e a chi la dai a bere?” ma Francesca ci scorse, conoscendolo bene un bagliore di speranza in quei cerulei occhi.

Francesca, spronata dal fatto che forse aveva FINALMENTE CAPITO continuò con più sicurezza nella voce:

-se tu avessi visto dopo, ho dato uno schiaf…- ma non riuscì a finire la frase che la campanella suonò e Giovanni si alzò da terra e dopo aver buttato i cocci dell’ampolla e aver appeso il suo grembiule, uscì dall’aula.

Francesca sospirò. Evidentemente non voleva ancora ascoltarla.

 

 

 

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Capitolo 28
*** SE NE VA???!!! ***


XXXV CAPITOLO

XXXV CAPITOLO

 

Mentre cercava di pulirsi dalle mani quella schifosa miscela che era spruzzata dall’ampolla rotta di Giovanni, Francesca sentì che due ragazze del secondo anno parlottavano fra loro vicino a lei.

-hai sentito?? Pare che Guardino voglia andarsene…- disse la prima all’amica

-ah si?? E perché?? Peccato era cosi carino…-disse la seconda prima di scoppiare in una risatina isterica, seguita subita dall’altra.

A Francesca si gelò il sangue. Se ne sarebbe andato?? Ma dove? Oh no non poteva succedere anche questo…. Non poteva… chiuse gli occhi appoggiandosi con la mano bagnata al muro davanti a lei.

-ehi?? Stai bene??- le chiese una delle due petulanti ragazzine

-emmm si si certo…- mentì Francesca tirandosi su e ricomponendosi.

-ok..- disse quella prima di andarsene a braccetto con l’amica.

Francesca si accasciò per terra, sperando tanto che nessuno entrasse in quel momento.. l’ultima volta che aveva pianto in bagno era stato vari mesi prima quando aveva appena litigato con Sara.. e un Giovanni che non aveva ancora conosciuto pienamente l’era stata vicino a consolarla… ma Francesca sapeva che quel giorno nessun Giovanni sarebbe venuto a consolarla..

Una lacrima cominciò a scivolare sulla guancia della ragazza e finì il suo percorso per terra, vicino alla superga di Francesca.

 

Francesca però non si accorse che proprio in quel momento passava di li Francesco, casualmente, vide la ragazza per terra, ma non osò farsi vedere….

 

-NON STA MENTENDO GIO!! SE NO NON PASSEREBBE LE ORE IN BAGNO A PIANGERE SEDUTA PER TERRA!!- urlò Francesco a Giovanni durante un cambio dell’ora. Francesco aveva cambiato idea: conosceva Francesca e sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere, soprattutto ad una persona che amava. E i pianti lo dimostravano.

Giovanni era seduto al suo posto, un tappo della bic in bocca che guardava con aria vaga fuori dalla finestra.

-potrebbe piangere per quel tipo- disse con voce pacata e risoluta Giovanni, ma senza credere alle sue parole.

Francesco sospirò. Non voleva capirla. Che testardo che era…

-ho conosciuto un’altra- disse con lo stesso tono di voce.

Francesco spalancò i grandi occhi neri, non riuscì a dire niente.

Giovanni si alzò e si diresse verso la porta dell’aula, coperta da gente che aspettava il prof. Dell’ora successiva.

-NON PUOI FARLE QUESTO!!- gli urlò da dov’era Francesco.

Giovanni si fermò un attimo. Chiuse gli occhi. Ma poi continuò il suo cammino, uscendo dall’aula.

 

Francesca passò giorni d’inferno. Solo l’idea che Giovanni potesse partire la faceva impazzire. Magari erano notizie false, bastava una voce e tutto si poteva estorcere e ingrandire.

Stefano disse a Francesca, per farla smettere di piangere, che sicuramente Giovanni non sarebbe partito, la madre non gliel’avrebbe sicuramente permesso. Quindi non c’era nessun motivo di disperarsi in quel modo. Poi le aveva consigliato di starsene buona e di non calcare ulteriormente. Infatti molto presto, secondo Stefano Giovanni sarebbe tornato. Sicuramente.

 

 

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Capitolo 29
*** UN DEBOLE SORRISO PER UNA NUOVA SPERANZA ***


XXXVI CAPITOLO

XXXVI  CAPITOLO

 

Le parole di Francesco avevano fatto riflettere molto Giovanni. In effetti aveva anche lui visto che Francesca piangeva molto, in bagno, uscendo da scuola… ma d’altra parte poteva piangere per quel ragazzo. Ormai Giovanni pensava poco a quella storia: il natale si stava avvicinando e lui per il nuovo anno, sarebbe tornato finalmente a casa. Ma non osò ribadire i progetti alla madre.

Gli sarebbe piaciuto fare una festa, una specie di “addio” celata da una normalissima festa di natale a casa sua. In fondo era stato accolto bene dalla scuola e dalla città…

Grazie all’aiuto della sorella, che molto abilmente era riuscita ad estorcere il numero di cellulare di quell’Elisa aveva potuto chiamarla.

Le aveva chiesto se voleva uscire una volta, ma lei rispose che non poteva mai perché doveva studiare tanto … Giovanni capì che era una scusa bella e buona, infatti una settimana dopo Silvia comunicò gloriosa al fratello che l’amichetto le aveva detto in gran segreto che la sorella si era fidanzata…. Giovanni ci era rimasto male, senza dubbio, ma neanche esageratamente.

Con l’andare avanti del tempo si rese conto che si era comportato male con Francesca. Non le aveva neanche dato l’opportunità di parlare, ma d’altra parte la questione era di una gravità talmente grande che Giovanni non voleva sentire spiegazioni. Fino a quel momento.

Francesco gli comunicò poco dopo che aveva parlato con Francesca.

 

-guarda che da come parla e da come si comporta non mi sembra che abbia mentito…- disse Francesco all’amico un giorno all’intervallo. Giovanni però non rispose, stette zitto e pensieroso.

-quindi fai un po’ te. Parlale, chiarisciti ma non mandare tutto all’aria.- detto questo si allontanò. Giovanni si rese conto che una persona che mente non passerebbe il tempo chiusa nei bagni a piangere e disperarsi… doveva parlarle. E si affidò totalmente a Francesco…

solo che rimaneva un problema: Giovanni si continuava a chiedere se il ri-avvicinamento con Francesca lo avrebbe distolto dal fatto di dover tornare a casa…

 

 

il giorno dopo incontrò Francesca nel corridoio degli armadietti. Era particolarmente pallida e aveva gli occhi rossi. Stava sistemando dei libri e sembrava che stesse per cominciare a piangere. Vide Giovanni: si voltò di scatto.

Lui si avvicinò e si fermò dietro di lei, che non si era accorta di nulla.

Francesca si girò di scatto ed ebbe un sussulto quando si trovò di fronte Giovanni.

Lui la guardava con un’espressione di pietà infinita, un misto di dispiacere e tristezza.

Si guardarono per attimi che sembravano lunghissimi in cui Francesca non ebbe modo di dire niente ,non aveva voglia di litigare ancora. Poi all’improvviso Giovanni le sorrise. Era un sorriso appena accennato, quasi invisibile ma che Francesca notò con molta meraviglia.

Arrivò di corsa Francesco a prendere Giovanni, dovevano andare a ed. fisica.

Mentre si allontanavano a Francesca sembrò che Francesco le stesse facendo un occhiolino: era buon segno.

 

Giovanni era felice: finalmente si era reso conto che per Francesca quel ragazzo non era nulla e che la ragazza in quel periodo stava veramente male. Mentre pensava a questo, seduto in panchina in attesa di giocare, a Giovanni ritornò in mente la partenza. Ebbe un tuffo al cuore. Con che coraggio sarebbe partito ora che le cose si erano sistemate e che tutto cominciava ad riavere un senso?e sua madre? Sua sorella? Da quella sera, ormai di varie settimane prima, il discorso non era più stato riaperto. E Simona, la mamma di Giovanni ormai era convinta che era stato un impulso del figlio, forse per problemi a scuola. Ma Giovanni voleva partire. Quella non era la sua terra.

Ormai non poteva annullare la festa, la voce era girata a tutte le persone che conosceva, tranne che a Francesca. Avrebbe voluto dirglielo ma… in effetti pensava che la ragazza non sapesse nulla delle sue intenzioni.. ma non era così. Il fischio del prof lo fece tornare alla realtà.

Cominciò a giocare coi compagni a basket. La palla passava velocissima da mano in mano. Il gioco era concentrato, teso.. Francesco prese finalmente in mano la palla e si diresse verso l’ambito canestro. All’ultimo minuto la passò a Giovanni che però, venne colpito in pieno viso.

Cadde a terra, svenuto. I compagni si radunarono preoccupati intorno all’amico steso per terra.

-via, via VIA SPOSTATEVI!- urlò il professore chinandosi sopra Giovanni

-QUALCUNO CHIAMI UN’ AMBULANZA…. PRESTO!!-

 

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Capitolo 30
*** SCOOP!!! ***


XXXVII CAPITOLO

XXXVII CAPITOLO

Dopo un’ora, sembrata però un’eternità, Giovanni si svegliò in un letto d’ospedale. Sua madre si alzò di scatto quando si accorse che si era svegliato

-Giovanni… stai bene?- si buttò sul figlio abbracciandolo

-mi hanno chiamato circa un’ora fa al lavoro dicendo che ti stavano portando al pronto soccorso.. mamma mia che paura non puoi immaginare.. mi sono venuti i capelli bianchi in un secondo… guarda??- disse la madre facendogli vedere una ciocca di capelli che però era ancora scura.

Giovanni sorrise. Era un po’ intontito e sentiva dolore al braccio: si accorse che era fasciato

-quando ti hanno tirato involontariamente la palla addosso sei caduto e te lo sei stortato- disse la madre indicando il braccio

-hai anche il labbro gonfio….- finì passandogli un cubetto di ghiaccio sulla ferita-

-quando potrò uscire?- chiese con voce assonnata il ragazzo

-         fra due ore circa. Tempo di vedere le lastre-

 

 

il giorno dopo Francesca guardava annoiata, ma felice, fuori dalla finestra della sua aula, durante una noiosissima lezione di religione. Fuori stava

 passando una vecchina, che si tirava dietro un grosso sacchetto della spesa. Magari potesse fare la vita di quella donna… senza preoccupazioni scolastiche e di altro tipo… i suoi pensieri furono interrotti dal suono sordo di un bigliettino planato sul suo banco. Francesca lo aprì curiosa. Proveniva da Claudio, un compagno di squadra di Giovanni e compagno di classe di Francesca.

Claudio le riferiva che una settimana dopo ci sarebbe stata una festa di Giovanni a casa sua, si doveva far passare la voce.

Sarebbe stata invitata? Non poteva certo presentarsi alla porta senza essere neanche invitata dal diretto interessato.

Ritornò nello sconforto… le sarebbe tanto piaciuto andarci…

Dopo un’ora andò al suo vecchio, caro armadietto.  Trovò davanti al suo Giovanni. Era immobile, sembrava che fissasse il vuoto, ma invece Francesca capì che stava aspettando qualcuno. Quando vide la ragazza sussultò e si girò di scatto. Lei si avvicinò.

-ciao..- gli disse

-ciao….-le rispose lui diventando rosso.era parecchio imbarazzato. Si guardava le scarpe.

-ciao!!… ma.. cosa hai fatto?- chiese guardando il braccio

-emmmmmmm durante l’ora di fisica, sono caduto

Francesca sorrise. Il silenzio cadde su di loro- Giovanni Voleva dire qualcosa ma non riusciva.

Francesca lo guardò con aria perplessa. Non aveva mai fatto così.

-senti…..- cominciò lui.

Non riuscì a finire la frase che arrivò quella vecchia pettegola amica che tempo prima aveva sfortunatamente accompagnato a casa. Prese per il braccio Francesca e la trascinò via sotto lo sguardo stralunato di Giovanni.. peccato voleva invitarla alla festa e..parlarle.

 

-ehi! C…. c… cosa vuoi…..- cercò di dire Francesca mentre veniva portata a forza in giro per la scuola, verso una meta misteriosa-

-vieni vieni- rispose lei –ti devo fare vedere una cosa.-

finalmente la corsa finì e Francesca si trovò davanti alla grande bacheca dove venivano affissi gli annunci al piano terra.

-guarda guarda!!- disse eccitata l’”amica” indicando un grosso foglio appeso.

Era la prima pagina del giornalino mensile scolastico. La pagina era parzialmente occupata da una grande foto che ritraeva due ragazzi seduti sulla panchina del cortile mano per mano… lei e Giovanni…

Francesca spalancò gli occhi. Ma l’incubo non era finito.

Infatti proprio sotto alla foto un enorme titolo si stagliava sull’azzurrina pagina:

 

    DURERA’??????

 

E ancora sotto un sottotitolo che fece rabbrividire Francesca:

 

Tutti i misteri, retroscena e curiosità sulla turbolenta relazione dell’anno!

 

Francesca si tappò la bocca, attonita. Il cuore aveva cominciato a pulsarle violentemente nel petto. Era troppo sconvolta per poter dire qualcosa

-allora???- chiese l’autrice dell’articolo

-ti piace??? L’HO SCRITTO IO!!- squittì orgogliosa.

-m….m…..ma.. non puo….-

-si che posso!!- la interruppe l’ “amica”- -infatti sto andando dalla preside a chiederle il permesso di poter fare uscire il numero domani!!-

Francesca era a dir poco sbigottita. Per la prima volta in vita sua ebbe la tentazione di buttarsi addosso a quella ragazza e farle passare l’inferno. Ma si trattenne, vedendosi già sospesa o addirittura espulsa.

-naturalmente….- continuò orgogliosa facendo molti gesti, -questo numero sarà un successone!! Faremo molti soldi!! Il 20% andrà a te, intendiamoci…- disse prima di correre via verso la presidenza.

Non essendosi potuta vendicare sull’autrice di quel “simpatico” articolo( e non volendo neanche immaginare il CONTENUTO, visto che si era limitata al titolo) diede un pugno alla bacheca di vetro, rompendola. Era furiosa. Per fortuna non c’era nessuno intorno e quando sentì dei passi avvicinarsi corse via.

Mentre scappava sentì un dolore acuto alle nocche: erano in un lago di sangue.

 

 

P.S. BUON ANNO RAGAZZI!!! Come va?? Lo so, sono stata un po’ lenta ad aggiornare causa pranzi e cose varie.. comunque eccomi qui tornata!!!

Lo so, l’idea del giornalino è un po’ inverosimile ma mi piaceva troppo…..!!!

Giovanni inviterà Francesca alla sua festa?? Cosa succederà?? MAH!! Lascio tutto alla vostra fantasia aspettando i prox capitoli che arriveranno, non preoccupatevi, prestissimo!!

Vi piace l’idea della musica alla fine del cap?? (l’ho copiata da una autrice che scrive nella sezione libri- tre metri sopra il cielo e mi è piaciuta troppo!!) cmq non sono ancora riuscita a capire bene come si fa ad ascoltare il brano mentre si legge, cioè a far partire la musica appena si clicca il capitolo.. se qualcuno di voi è esperto in maniera, è graditissimo un aiuto!! (se notate tutte le canzoni sono affini al tema del cap… CHE FIGATA!!! WOW!!)

Ringrazio veramente tutti quelli che mi hanno recensito, cioè:

 

_Ayla: grazi delle tue stupende recensioni e… si si lo so, anche a me non è piaciuto Giovanni nell’ultimo periodo ma… ti assicuro che non ti deluderà più!! (non farà più il mandrillone.. hi hi:=D) bacio

 

_Harryherm: mi fa piacere che ti piaccia, allora qualche anticipazione.. durante la festa un piccolo inconveniente, ma MOOOOLTA intimità… (prima dell’inconveniente), poi un pestaggio e finalmente.. LA VERITA’(tutto ciò però dal XXXX cap..). Basta non dico altro… a presto!! Un bacio!

Vi dico poi (per tranquillizzarvi) che NON si lasceranno…

 

UN BACIO GRANDE A TUTTE VOI E… CONTINUATE A RECENSIRE!

 

                         Franca

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Capitolo 31
*** COSA C'è SCRITTO?! ***


XXXVIII CAPITOLO

XXXVIII CAPITOLO

 

 

Francesca si indirizzò velocemente in infermeria. Avrebbe saltato matematica, poco male. Non era una ferita grave, ma certamente non poteva tornare a casa cosi…

 

-cosa ti sei fatta?- chiese curiosa l’infermiera, facendo salire sul lettino la ragazza ed esaminandole la mano.

-sono caduta- mentì Francesca sperando che la donna non avesse ancora sentito della strana rottura di una bacheca.

-caduta??- le chiese inarcando le sopracciglia e guardandola severa da sopra gli occhiali. –non mi sembra una ferita da caduta, più che altro da taglio- concluse.

-no no- continuò a mentire Francesca. –sono caduta in cortile.

-va bene, va bene….- disse non credendo l’infermiera, prendendo il disinfettante.

Dopo aversi fatto fasciare la ferita, Francesca lasciò l’infermeria. Era stato poco furbo andare li: la voce della misteriosa rottura della bacheca si era già sparsa nei corridoi e sicuramente l’infermiera avrebbe potuto ricordarsi di lei..

Non poteva tornare in classe: tutti avrebbero notato la fascia sulla sua mano.

Tornò al suo armadietto, ormai Giovanni non c’era più.

“maledizione” pensò “proprio quando stava per parlarmi….”

Si accorse che il suo armadietto era chiuso. Si toccò il collo in cerca della chiave appesa a mò di collana, ma la chiave non c’era. Francesca sospettò che l’armadietto le era stato chiuso da Giovanni.

Dove poteva andare ora?? Per fortuna quella era l’ultima ora della mattinata, dopo ci sarebbe stata l’uscita. Non poteva stare tanto in giro, avrebbe rischiato di ri incontrare quella stupida cretina, maledetta… le imprecazioni di Francesca non finirono li.

Si diresse verso la biblioteca dove sarebbe stata protetta. Passando davanti alla bacheca rotta, notò il bidello che raccoglieva i pezzi di vetro inginocchiato per terra. Bestemmiava talmente forte che non si accorse di Francesca che gli sgattaiolò dietro, senza dimenticare di raccogliere la prima pagina del giornalino, ormai afflosciata per terra e calpestata.

Davanti al cestino li vicino, la ragazza strappò in mille pezzi il maledetto foglio e lo buttò.

Chissà se Cristina, la cara amica, autrice dell’articolo, aveva ottenuto il permesso della preside…. Francesca sperò naturalmente di no, ma il giorno dopo le sue speranze furono distrutte.

Infatti, già all’entrata di scuola c’era uno strano mormorio di curiosità ed eccitazione. Molti parlottavano fra sé ridendo. Quando arrivò Francesca, tutti si girarono verso di lei, indicandola e ricominciando a mandarsi occhiate strane. Francesca ebbe la triste intuizione che il numero era già uscito. Sulle scale di ingresso molti ragazzi aspettavano di entrare, seduti, concentratissimi nella lettura del giornale, ormai fuori dalla realtà per la curiosità e l’avidità nel leggere l’articolo. Francesca non osò neanche immaginare cosa c’era scritto e non aveva nessuna intenzione di saperlo. Entrò svelta a scuola, evitando le occhiate curiose degli alunni nei corridoi. Davanti all’armadietto c’era Giovanni, appoggiato anche lui immerso nella lettura del giornale. Quando vide Francesca cercò di nascondere l’oggetto.

-che cosa c’è scritto……?- chiese con uno sguardo di preoccupazione la ragazza indicando il giornale in mano a Giovanni.

Dalla faccia del ragazzo capì che non c’erano scritte cose molto rassicuranti…

-non ho parole…- sussurrò lui –dovremmo girare per la scuola incappucciati mi sa….-

Francesca gli lanciò un altro sguardo di terrore. Sospirando aprì il giornale.

 

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Capitolo 32
*** IL FILO ***


XXXVIII CAPITOLO

XXXVIII CAPITOLO

 

 

Francesca si indirizzò velocemente in infermeria. Avrebbe saltato matematica, poco male. Non era una ferita grave, ma certamente non poteva tornare a casa cosi…

 

-cosa ti sei fatta?- chiese curiosa l’infermiera, facendo salire sul lettino la ragazza ed esaminandole la mano.

-sono caduta- mentì Francesca sperando che la donna non avesse ancora sentito della strana rottura di una bacheca.

-caduta??- le chiese inarcando le sopracciglia e guardandola severa da sopra gli occhiali. –non mi sembra una ferita da caduta, più che altro da taglio- concluse.

-no no- continuò a mentire Francesca. –sono caduta in cortile.

-va bene, va bene….- disse non credendo l’infermiera, prendendo il disinfettante.

Dopo aversi fatto fasciare la ferita, Francesca lasciò l’infermeria. Era stato poco furbo andare li: la voce della misteriosa rottura della bacheca si era già sparsa nei corridoi e sicuramente l’infermiera avrebbe potuto ricordarsi di lei..

Non poteva tornare in classe: tutti avrebbero notato la fascia sulla sua mano.

Tornò al suo armadietto, ormai Giovanni non c’era più.

“maledizione” pensò “proprio quando stava per parlarmi….”

Si accorse che il suo armadietto era chiuso. Si toccò il collo in cerca della chiave appesa a mò di collana, ma la chiave non c’era. Francesca sospettò che l’armadietto le era stato chiuso da Giovanni.

Dove poteva andare ora?? Per fortuna quella era l’ultima ora della mattinata, dopo ci sarebbe stata l’uscita. Non poteva stare tanto in giro, avrebbe rischiato di ri incontrare quella stupida cretina, maledetta… le invocazioni di Francesca non finirono li.

Si diresse verso la biblioteca dove sarebbe stata protetta. Passando davanti alla bacheca rotta, notò il bidello che raccoglieva i pezzi di vetro inginocchiato per terra. Bestemmiava talmente forte che non si accorse di Francesca che gli sgattaiolò dietro, senza dimenticare di raccogliere la prima pagina del giornalino, ormai afflosciata per terra e calpestata.

Davanti al cestino li vicino, la ragazza strappò in mille pezzi il maledetto foglio e lo buttò.

Chissà se Cristina, la cara amica, autrice dell’articolo, aveva ottenuto il permesso della preside…. Francesca sperò naturalmente di no, ma il giorno dopo le sue speranze furono distrutte.

Infatti, già all’entrata di scuola c’era uno strano mormorio di curiosità ed eccitazione. Molti parlottavano fra sé ridendo. Quando arrivò Francesca, tutti si girarono verso di lei, indicandola e ricominciando a mandarsi occhiate strane. Francesca ebbe la triste intuizione che il numero era già uscito. Sulle scale di ingresso molti ragazzi aspettavano di entrare, seduti, concentratissimi nella lettura del giornale, ormai fuori dalla realtà per la curiosità e l’avidità nel leggere l’articolo. Francesca non osò neanche immaginare cosa c’era scritto e non aveva nessuna intenzione di saperlo. Entrò svelta a scuola, evitando le occhiate curiose degli alunni nei corridoi. Davanti all’armadietto c’era Giovanni, appoggiato anche lui immerso nella lettura del giornale. Quando vide Francesca cercò di nascondere l’oggetto.

-che cosa c’è scritto……?- chiese con uno sguardo di preoccupazione la ragazza indicando il giornale in mano a Giovanni.

Dalla faccia del ragazzo capì che non c’erano scritte cose molto rassicuranti…

-non ho parole…- sussurrò lui –dovremmo girare per la scuola incappucciati mi sa….-

Francesca gli lanciò un altro sguardo di terrore. Sospirando aprì il giornale.

 

IXXXX CAPITOLO

 

Man mano che leggeva fra le righe il suo cuore cominciò a pulsarle violentemente nel petto e il viso si infiammò.

Cristina non aveva tralasciato nulla. Ma proprio nulla.

L’inizio della loro “love story” come la chiamava lei, era stata descritta minuziosamente: dal loro primo incontro, alla prima litigata e poi all’ultima rottura, appena conclusasi. Era perfino descritta una falsa telefonata fra Francesca e “l’amante misterioso” responsabile della rottura fra i due. Il viso di Francesca, se possibile, si infiammò ancor di più.

Quando ebbe finito la penosa lettura, chiuse di scatto il giornale.

-non ci crederai mica vero??- chiese con severità a Giovanni.

-no no… conoscendo Cristina non ci credo.-

Francesca sospirò. Erano in un bel guaio. E chissà i professori, cosa avrebbero detto quando avrebbero letto l’articolo…

-senti- cominciò Giovanni

-non ci dobbiamo far spaventare da una cavolata del genere. Tutti conoscono Cristina quindi… quindi.. capiranno, lo  spero.-

Francesca tratteneva a malapena le lacrime. Era stata sfruttata e tradita da quella ragazza.

-dai vieni qui…- disse Giovanni prendendo fra le braccia la ragazza e mandando sguardi pieni d’ira ai passanti che ridacchiavano.

-la cosa si risolverà.. già domani tutti avranno dimenticato…- concluse passando la sua mano fra i capelli della ragazza.

 

E infatti fu così. Già dopo due giorni la curiosità sulla “relazione dell’anno” era sparita. Cristina girava per scuola cercando di vendere altri numeri di quel giornale. Ma ormai l’interesse generale era svanito.

-chissà quanti soldi ha fatto….- disse Francesca mentre passava insieme a Giovanni davanti ad una Cristina che cercava in tutti i modi di convincere due bambinette del primo anno a comprarle il numero.

-per quello non me ne frega molto- ribattè veloce lui –speriamo che almeno usi quei soldi per comprarsi un cervello decente…-

si misero a ridere felici. Ormai non erano più preoccupati per quella sciocchezza: avevano fatto pace, ed era questo che valeva.

 

La festa di Giovanni ci sarebbe stata quel sabato sera. Naturalmente Francesca era stata invitata. Non osava però iniziare il discorso della partenza di Giovanni col diretto interessato. Logicamente sperava in un cambio di idea.

Anche Giovanni era ormai dubbioso se partire o no. Ora che le cose si erano sistemate, con che coraggio sarebbe partito?

Sua mamma era diventata particolarmente attenta e premurosa verso Giovanni. Gli aveva regalato il computer nuovo, cosa insolita poco prima di natale, e lo trattava con più affetto di prima. Logicamente non voleva perderlo.

Ma era come se Giovanni fosse ancora legato con un filo alla sua vecchia città. E ora sentiva che il filo lo tirava, sempre più forte verso casa sua.

 

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Capitolo 33
*** LA STELLA PIU' GRANDE ***


XXXX CAPITOLO

XXXX CAPITOLO

 

Sabato sera dalle 8 in punto la casa di Giovanni cominciò a riempirsi sempre di più di ragazzi,  anche sconosciuti.

Simona e Silvia erano andate al cinema e la casa era stata adibita a festa: enormi ghirlande cingevano i muri e un grosso albero di natale si stagliava in sala. In opposizione a questa atmosfera natalizia, Giovanni aveva provveduto ad installare grossi fari e luci colorate da discoteca. La casa poi, era immersa da una musica forte, martellante. Già alle nove la sala era invasa dal fumo e da ragazzi scatenati che ballavano. Giovanni sperò che quel fumo di innocenti sigarette non si sarebbe tramutato in fumo di altro genere.

Passò un’ora buona insieme a Francesca, ad andare avanti e indietro a riempire ciotole di pop corn e altri snacks che venivano eliminati alla velocità della luce. Poi tutti  due si godettero la festa. Francesca si mise a parlare con un gruppo di amiche di altri corsi, mentre Giovanni venne coinvolto in una discussione riguardante l’ultima partita del campionato di basket italiano.

Dopo un po’ il fumo, le luci e la musica fecero girare la testa a Giovanni. Salì in camera sua per sdraiarsi un attimo. Tanto la sua assenza non sarebbe stata sicuramente notata, tranne che a Francesca.

Lo vide salire particolarmente pallido, mentre veniva sepolta da domande su dove avesse comprato l’abito, quanto costava… lasciò poco dispiaciuta le amiche e seguì Giovanni.

Non era mai stata al piano superiore. La casa era molto grande e bella. Le pareti del piano superiore erano piene di foto ritraenti Giovanni con in braccio Silvia neonata, e molte altre, quasi tutti che ritraevano il papà di Giovanni. Francesca però, notò con stupore che in tutte le foto dove c’era il padre, Giovanni era molto piccolo e Silvia non c’era neanche. Non c’era una foto recente col padre.

Venne richiamata alla realtà da un rumore in una stanza. Bussò ed entrò. C’era Giovanni seduto sul letto, un po’ provato.

-non stai bene?- chiese allarmata la ragazza.

-no no…-  rispose lui prendendosi la testa fra le mani.

-sono solo un po’ stordito dal fumo e dalle luci-

-ah…- disse la ragazza sedendosi sul letto di fianco a lui.

Passarono così quasi mezz’ora sdraiati sul letto uno di fianco all’altro a parlare e ad osservare le stelle e i pianeti fosforescenti attaccati sul soffitto.

-sai…- cominciò lui – ho dato un nome ad ogni stella, tipo: quella li piccolina a sinistra è Silvia, quella a fianco è mia mamma- disse indicando il soffitto.

-quel pianeta li a destra, il più grosso è mio papà…-

-a proposito- lo interruppe Francesca. –come sta tuo padre? Dov’è?-

Giovanni ebbe un tuffo al cuore. Si era completamente dimenticato che Francesca non sapeva della morte del padre.

-bene. È in America- tagliò corto il ragazzo , ricominciando a indicare il soffitto e ad elencare le stelle.

-io chi sono?- chiese con un tono ironico Francesca.

-quella stella là in alto, quella più in alto- indicò Giovanni.

-quella più grossa?- chiese incuriosita lei, notando che quella stella era veramente la più grossa in assoluto nel gruppo.

-si…- disse Giovanni sussurrando.

Francesca sorrise. Le faceva piacere. Si girò verso Giovanni che sorrideva. Si avvicinò alla ragazza e cominciò a baciarla molto dolcemente. Mentre stavano li, abbracciati, la porta si spalancò. Giovanni fece un salto. Sulla porta si stagliava la figurina esile di Silvia.

-che vuoi- chiese in tono brusco il ragazzo sperando vivamente che la bambina non corresse dalla madre urlandole “Giovanni è sul letto che bacia una ragazza”.

-siamo tornate- disse con una vocina  dolce.

-ah…- Giovanni sentì il caos al piano terra e si ricordò che c’era una festa di natale a casa sua…

-io vado a letto…- concluse Silvia.

-dov’è mamma?- chiese Giovanni ormai in piedi e abbastanza imbarazzato come Francesca.

-è giù che sta raccontando ai tuoi amici il film. Le è piaciuto molto- finì Silvia prima di andarsene.

-oddio….- sussurrò Giovanni prima di prendere per mano Francesca e di scendere velocemente in sala.

Li trovò suo mamma che imitava un cavallo, evidentemente il protagonista del film, davanti agli sguardi incuriositi di qualche ragazzo.

-oddio, quella è sbronza- disse Giovanni a Francesca mentre correva verso la madre.

 

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Capitolo 34
*** TE NE ANDRAI.....?? ***


XXXXI CAPITOLO

XXXXI CAPITOLO

 

Quando Simona stava per fare un nitrito molto verosimile, Giovanni la prese per un braccio e la allontanò dal pubblico che si era ormai formato.

-mamma… che hai..- chiese alla madre lanciando sguardi nervosi in giro.

-io?? niente!!!- disse con un’insolita allegria Simona prima di cominciare a nitrire.

-hai bevuto qualcosa mamma??- chiese con falsa dolcezza il figlio.

-no.. non mi sembra- disse lei facendo un sorriso folle al figlio.

-ah no bè… se ci penso bene..-

-COSA??- chiese più preoccupato Giovanni.

-un the. Ah si. Proprio un the!! Un the!! Ma poi aveva un sapore strano quasi come se fosse… fosse…-

-FOSSE???-

-COGNAC!!- che strano eh??? Cognac al posto del the!! Però non era maleeee- disse Simona cominciando a barcollare tanto che Giovanni la dovete sostenere.

Che idioti, probabilmente quelli del bar del cinema se ne erano approfittati dandole cognac al posto del the oppure…. Sua madre aveva chiesto realmente del cognac e aveva un po’ esagerato…

-ok, ok mamma andiamo a letto ora ok??- le disse dolcemente ricordandosi che tempo prima aveva dovuto soccorrere la sorella che forse aveva bevuto il mercurio e ora si trovava con una mamma fra le braccia completamente ubriaca.

La portò sulle scale mentre Francesca gli corse incontro ed aiutandolo a trasportare la donna in camera sua.

 

Svestita e messa a letto, un po’ di gente cominciò ad andarsene. Giovanni accompagnò Francesca a casa. Era abbastanza sconvolto per la madre, non aveva mai fatto cose di questo tipo…

-scusa per mia madre.- esordì

-ma da quando è mor…- si bloccò di colpo. Stava per tradirsi.

-ma da quando??- chiese Francesca mentre tirava fuori le chiavi di casa.

-ma da quando… quando.. ha cambiato città è strana, ecco.-

-ah….- disse la ragazza.

-ma tu te ne andrai?-  gli chiese preoccupata tutto d’un fiato.

Giovanni esitò molto prima di rispondere – non lo so…- disse

-bè… mi dispiacerebbe ecco…- disse improvvisamente Francesca guardandolo con uno sguardo molto triste.

Giovanni abbozzò un sorriso. Francesca si avvicinò a lui e gli diede un bacio a stampo sulle labbra.

-ciao…- bisbigliò prima di varcare la soglia di casa.

Giovanni girò i tacchi e tornò a casa. Era felicissimo per quello che era successo durante la festa però… era deluso dal comportamento della madre. Certo, era rimasta sconvolta dalla morte prematura del marito però…. Come diceva proprio lei bisognava andare avanti… Giovanni sospirò ed entrò a casa.

Salì i gradini e sentì la madre che vomitava in bagno. Entrò in camera sua, si spogliò e si infilò a letto osservando le stelle sopra di lui.

Chissà perché ma le uniche stelle che brillavano nell’oscurità erano il pianeta del padre e quella stella più in alto, la più grossa fra tutte.

 

 

 

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Capitolo 35
*** LA RISSA E LA VERITA' ***


XXXXII CAPITOLO

XXXXII CAPITOLO

 

La mattina dopo la mamma di Giovanni, era molto pallida e con i grandi occhi azzurri assai spenti. Giovanni si sedette a tavola per fare colazione senza dire nulla a Simona che guardava con sguardo vuoto la tv spenta alla sua sinistra, mentre Silvia lanciava dei cornflakes contro il fratello.

 

-riguardo ieri sera…..- cominciò esitante la madre ma venne subito bloccata da Giovanni.

-complimenti- disse a bassa voce lui.-

-Giò scusa, non era mia intenzione metterti in imbarazzo coi tuoi amici ma….-

-non è quello, mamma- disse a denti stretti il ragazzo mentre Silvia, ignara di tutto, giochicchiava con un pupazzino trovato nella scatola dei cereali…

-TI SEI UBRIACATA!!! È qUELLO IL DRAMMA!!!- le urlò Giovanni – E PER DI PIU’, DAVANTI A TUA FIGLIA!!

Silvia ora osservava la scena a bocca aperta stringendo in mano il pupazzino che non veniva degnato di uno sguardo.

-è vero Giò, lo sai non è facile per me, volevo solo tirarmi un po’ su…-

-CON UN BICCHIERE PIENO DI COGNAC?? LO DICEVI ANCHE TU CHE BISOGNAVA ANDARE AVANTI… E TU COSA FAI?? TI UBRIACHI ADDIRITTURA DAVANTI A SILVIA???- Detto questo Giovanni si alzò, prese la giacca e uscì di casa sbattendo la porta.

-cos’è mamma la ubriacada?- chiese innocentemente Silvia.

-niente Silvia- sbottò sua madre – forza siamo in ritardo prendi la giacca e la cartella.-

 

Quella mattina non incontrò Francesca prima dell’intervallo. Camminando nei corridoi pieni di schiamazzanti ragazzi Giovanni si sfogò con lei.

-bè ma devi capirla Giò, cambiare città, casa, tutto non deve essere facilissimo, poi tuo papà che è sempre al lavoro non l’aiuta sicuramente…- cercò di convincerlo Francesca, ancora ignara della morte del padre di Giovanni.

-lo so però…- ribattè Giovanni –non me la sarei aspettata una cosa del genere, soprattutto da una donna ormai matura e soprattutto da mia madre…-

-vuoi avvertire tuo padre?- chiese la ragazza.

-no no. Si creerebbero altri problemi. Meglio di no- concluse Giovanni.

 

Poco dopo si avvicinò un gruppo di ragazzi del loro hanno. Non avevano una buona reputazione a scuola, e tutti ne stavano il più possibile alla larga.

-EHI GUARDINO!!!- gli urlò uno di loro – HA SMESSO DI NITRIRE TUA MAMMA???- i compagni cominciarono a ridere sguaiatamente . Giovanni non rispose, si limitò a guardarli male e a girarsi. Evidentemente la notizia era già girata…

-MA CERTO- urlò poi un altro ragazzo –POVERINA, COME FA TUA MAMMA A SFOGARSI SENZA  IL SUO STALLONE???- il gruppo non ebbe modo di esplodere in un’altra maligna risata che Giovanni era già addosso al ragazzo.

-NO GIO’!! LASCIALO STARE!! E’ UN IDIOTA!!- cercò di fermarlo Francesca ma venne strattonata per un braccio.

Solo dopo pochi minuti due ragazzi riuscirono a staccare Giovanni dal bullo, che giaceva a terra col naso rotto e un occhio nero. Giovanni invece se l’era cavata con un labbro un po’ gonfio.

Prima che i ragazzi intorno che avevano seguito la scena attoniti potessero dire qualcosa, Giovanni corse verso il bagno seguito da Francesca.

Lo trovò appoggiato al muro col labbro sanguinante. Si teneva la testa fra le mani.

-li devi lasciare perdere quelli li… sono solo idioti..- gli disse dolcemente Francesca avvicinandosi a lui.

Giovanni mugugnò guardando fuori dalla finestra.

-perché hai reagito cosi quando hanno parlato di tuo padre?- gli chiese Francesca.

Giovanni sembrava una bomba ad orologeria. Da un momento all’altro sarebbe scoppiato.

-PERCHE’ MIO PADRE E’ MORTO!! LO CAPISCI!! M-O-R-T-O- le urlò prima di accasciarsi a terra. Francesca rimase sbalordita. Non se l’aspettava non lo sapeva… perché non gliel’aveva detto prima.. l’avrebbe aiutato…

-scusa… n.. n.. non lo sapevo.. mi.. mi.. dispiace- balbettò.

Giovanni sospirò scuotendo la testa.

La porta si aprì. Una figura esile si stagliò davanti all’uscita del bagno. Era il prof. Di religione.

-sig.r Guardino… -disse – la preside l’aspetta nel suo ufficio.- mormorò.

-mi dispiace….-

Giovanni si alzò bruscamente e gettò con forza la sua felpa per terra. Quando ormai era fuori, Francesca la raccolse. Si appoggiò ad un lavandino, sospirando.

 

 

 

 

XXXXIII CAPITOLO

 

Poco dopo si accorse che la campanella dell’intervallo era suonata. Si gettò fuori dal bagno notando che ormai i corridoi erano vuoti. Di Giovanni nessuna traccia. Era sicuramente in presidenza destinato ad una sospensione. Mentre si avviava alla sua classe fu raggiunta da un bidello.

-ti vuole la preside nel suo ufficio- le disse.

-va bene..- mormorò lei.

Aprì la porta dell’ufficio. trovò Giovanni seduto di fronte ad una grossa scrivania , e dall’altra parte, una donna tarchiata e piuttosto brutta, con piccoli occhi incorniciati da degli occhiali rossi e un rossetto di un viola acceso che le accarezzava le labbra: la preside

-si segga -  disse a Francesca con una vocetta stridula e abbastanza seccata.

Francesca si sedette di fianco a Giovanni. Lo guardò, ma lui osservava con sguardo vuoto un grosso trofeo di basket dietro alla preside.

-sentite., ho molte cose da fare oggi- cominciò con la solita voce stridula.- quindi, non ho nessuna intenzione di perdere molto tempo.- -un bidello mi ha informato che alle ore 10:30, esattamente durante l’intervallo…- disse tutto d’un fiato

-il sig.r Guardino ha cominciato a picchiare un ragazzo, per non so quale motivazione…-

-ha insultato i miei genitori e in particolare mio padre…..- la interruppe Giovanni, -che è morto-.

La preside stava per saltargli addosso, non amava tanto essere interrotta durante un suo discorso, ma quando sentì la parola “insultato” e “morto” i suoi lineamenti si addolcirono.

-che cosa ha detto di preciso quel ragazzo, Guardino?- chiese con voce melliflua.

-Bè… emmm..- cominciò Giovanni esitante. Non era carino ripetere le parole di quel bullo. Lanciò un’occhiata imprecante a Francesca che subito disse.- ha detto che sua mamma è strana nell’ultimo periodo perché non può “sfogarsi col suo stallone” che è.. è…- cercò di continuare con voce meno decisa –morto-.

La preside spalancò gli occhi. I ragazzi notarono che la  pelle del suo viso, ormai non tanto giovane, arrossì violentemente.

-ah…- disse imbarazzata…- bè sig.r Guardino.. poteva trattenersi e venire subito da me.. non crede?- accennò ad un sorriso.

-non sono riuscito a trattenermi.. non erano carine quelle parole, lo creda- disse a denti stretti Giovanni.

-certo, certo.. però la prossima volta cerchi di trattenersi, va bene?-

-s..si- rispose il ragazzo. Forse non l’avrebbe sospeso.

-non ho intenzione di avvisare i suoi gen… emmm sua madre- si corresse la preside.- questa volta non è colpa sua….- -bene bene, andate andate.. sciò- disse alzandosi e spingendo i due ragazzi fuori dall’ufficio. Giovanni e Francesca sentirono che la preside dava ordine allo stesso bidello che aveva chiamato Francesca, di andare a prendere quel ragazzo, il bullo.

Felici ma non troppo, i due ragazzi tornarono nelle aule senza dire una parola.

 

 

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Capitolo 36
*** UN NUOVO ARRIVO ***


XXXXIV CAPITOLO

 

XXXXIV CAPITOLO

 

 

 

Tornarono a casa in bici. Erano silenziosi. Francesca non aveva il coraggio di chiedergli spiegazioni e Giovanni, dal canto suo di dargliele.

 

-senti, mi dispiace- prese coraggio Giovanni fermandosi con la bicicletta.

Francesca si bloccò. Era a vari passi davanti a lui. Si girò col viso.

-non importa Giò… dispiace a me, non avrei il coraggio di biasimarti perché non me l’hai detto e quindi….-

-non te l’ho detto perché avevo avuto già troppa compassione alla mia vecchia città. E non volevo avere anche la tua- il viso di Giovanni era severo, i grandi occhi azzurri erano insolitamente freddi e spenti. Il labbro aveva smesso di sanguinare ma era parecchio gonfio.

-bè.. certo ti capisco.. però avrei potuto aiutarti- gli disse dolcemente appoggiando la bici ad un palo e avvicinandosi al ragazzo che teneva gli occhi bassi.

-avrei visto e affrontato le cose con te da un punto di vista diverso e..- cercò di finire Francesca.

-mi avresti trattato diversamente eh?? È proprio per questo che non l’ho detto a nessuno. Odio l’ipocrisia. Voglio essere trattato per come sono io. Non come un piccolo e povero orfanello.- alzò il viso. Le sue gote si erano leggermente arrossate per il freddo, e per la rabbia.

Prese da terra la sua bici. Non riuscì ad andarsene che Francesca disse

-non sarei mai stata ipocrita con te. Neanche se avessi saputo la verità.- Giovanni si bloccò.

-tu mi piaci moltissimo Giò.. dalla prima volta che ti ho visto mentre cercavi di entrare a scuola senza il libretto…- Giovanni abbozzò un sorriso e si girò verso la ragazza. Si era dimenticato di quel particolare.

-         e mi saresti piaciuto anche se mi avessi detto subito che tuo padre era.. morto-

Giovanni si avvicinò e timidamente la prese in un grosso abbraccio. Era felice. Ora lei sapeva la verità e l’aveva accettata senza fiatare. Senza compatirlo o altro. La amava, e molto.

 

-bisogna fare qualcosa per questo labbro mi sa…- disse staccandosi e guardando divertita il labbro di Giovanni, che assomigliava più ad una salsiccia che ad altro.- devi metterti un po’ di ghiaccio. Tua mamma capirà subito che hai fatto a botte con qualcuno.-

-eh già..- disse lui divertito. La sua felicità svanì in un attimo. Si era completamente dimenticato della mamma e di quello che era successo.

-potresti venire a casa mia? Mia mamma torna tardi stasera e mia sorella finge di essere nuovamente malata… ho bisogno di sostegno- disse abbozzando un sorriso.

-oh certo! Ok dai, andiamo- disse allegramente Francesca raccogliendo la bici e partendo di nuovo.

Non era arrabbiata, per niente. Non c’era motivo di arrabbiarsi e capiva Giovanni, anche se non riusciva proprio a comprendere come ci si potesse sentire a perdere un genitore… rabbrividì al solo pensiero.

 

Mangiarono allegramente  loro tre, lui Silvia e Francesca prendendo in giro la scarsa abilità culinaria di Giovanni. Dopo pranzo Silvia fu mandata a letto, anche se sapevano perfettamente che non aveva una linea di febbre.

 

-ahi- disse Giovanni mentre Francesca tentava di curargli il labbro rotto.

-ops scusa ti ho premuto troppo il ghiaccio..?- disse esitante lei

-emmmm- disse Giovanni sorridendo.

Erano vicinissimi. Potevano quasi sfiorarsi. Francesca controllava attentamente il labbro violaceo del ragazzo.

Giovanni osservava Francesca. Era particolarmente pallida. Bè, non era stata facile per lei quella mattinata: aveva assistito al pestaggio del suo fidanzato e dopo quasi 4 mesi d conoscenza, le aveva detto che suo padre era morto.

Era proprio carina a sostenerlo così. Sicuramente un’altra ragazza non avrebbe perso tempo stando seduta sull’orlo della vasca a medicare un labbro.

Francesca intanto, pensava ad altro. “e se non mi avesse detto tutto? Se avesse altri segreti?”si rimproverò subito per la poca fiducia che riteneva in Giovanni.. però era comprensibile. Ora capiva il motivo della strana e costante assenza del padre da casa di Giovanni e dello strano comportamento di sua mamma.

Tornando alla realtà si accorse che stava ormai asciugando il labbro di Giovanni con la carta igienica ormai da parecchi minuti. Il ragazzo la guardava con aria divertita.

-a cosa stavi pensando?- le chiese.

-no no niente…- cercò di divagare Francesca.

-grazie- sussurrò lui, prima di avvicinarsi a Francesca e cominciandola a baciare. Era un bacio sincero, affettuoso. Finalmente senza preoccupazione o ansie.

 

 

 

XXXXV CAPITOLO

 

Poco dopo la ragazza tornò a casa. Davanti al portone c’era un camion e dietro al mezzo, della gente era indaffarata con parecchi scatoloni. Francesca si avvicinò curiosa. Era sicuramente un trasloco. Oltre agli operai che aiutavano a trasportare i pesanti mobili c’erano un uomo e una donna anziani ed una ragazzina che avrà avuto al massimo 16 anni. Lunghi capelli ricci le ricadevano disordinati sulle esili spalle e un paio di grossi occhiali a lente spessa le conferivano un’aria da secchiona.

Francesca si avvicinò.

-volete una mano?- chiese all’anziana che dirigeva gli spostamenti

-no no grazie cara non ti preoccupare…-

-abbiamo quasi finito- aggiunse la ragazzina mentre portava dentro un grosso scatolone. Aveva una voce simpatica ed era molto sorridente.

-ok…- disse Francesca salendo i gradini e raggiungendo l’ascensore.

Non sapeva ancora che quel nuovo arrivo le avrebbe portato una persona speciale, che sarebbe diventata uno degli elementi più importanti nella sua vita.

 

 

                  

Il giorno dopo Francesca uscì per andare a fare delle commissioni. Chiuse velocemente la porta d’ingresso e scese le scale. Si imbattè subito nella ragazzina con gli occhiali, che aveva visto il giorno prima

-ciao..- mormorò timidamente lei abbassando la testa

-ciao!- rispose Francesca con voce più sicura

La ragazzina abbozzò un sorriso e salì le scale evitando lo sguardo di Francesca

-ehi!- la fermò Francesca

-come ti chiami?-

La ragazzina si fermò a metà delle scale. –Camilla…- mormorò diventando rossa

-io sono Francesca.. piacere- e le strinse la mano

-sei nuova qui?-

-oh si, mi sono appena trasferita…-

era parecchio graziosa, ma era una bellezza velata dalla timidezza e dalla insicurezza che la caratterizzava.

-ok.. allora ci si vede!- e dopo averla salutata Francesca scese veloce i gradini, trovandosi in strada.

 

 

Il discorso della morte del padre di Giovanni non fu più ripreso da Francesca. Temeva che potesse dar fastidio al ragazzo.

Natale era arrivato, portando freddo, neve, gioia ma soprattutto vacanze.

Gli alunni del liceo passavano ormai molti intervalli a giocare con la neve, aspettando le sospirate vacanze. I milanesi ormai avevano dovuto mettere via golf leggeri autunnali, per far posto a pesanti giacconi e piumini.

C’era un’atmosfera diversa in giro: luci bianche e colorate cingevano i pali e i semafori, ghirlande di un verde acceso con grosse palle rosse adornavano le insegne dei negozi. Ma l’atmosfera giusta la dava sicuramente la neve. Scesa fitta per più di 3 giorni.

Giovanni era insolitamente allegro in quel periodo: il pensiero della partenza non l’aveva più minimamente sfiorato. D’altra parte la famiglia Guardino si preparava a passare il quinto natale senza il padre: Un grosso albero adornava il soggiorno, mentre grosse ghirlande cingevano le scale.

Silvia aveva voluto spruzzare un po’ di neve finta alle finestre, davanti alle quali ogni volta che Simona ci passava davanti il pensiero di come avrebbe dovuto pulire quella robaccia attanagliava la sua mente.

Il fatto successo quella sera di settimane prima, dopo la festa di natale non preoccupava più Giovanni. E Simona, dal canto suo, non sapeva che il figlio aveva preso a botte un ragazzo a scuola…

 

La scuola finì poco dopo: le vacanze erano finalmente iniziate, purtroppo cariche di compiti, soprattutto per Giovanni che aveva ricevuto una bella D in matematica sulla pagella del primo quadrimestre. La prof.ssa non gli aveva dato scampo.

Francesca e Giovanni però non smisero di vedersi. Andavano in giro a cercare regali per parenti e amici.

Il pomeriggio feriale del 23 dicembre i ragazzi ne approfittarono per finire gli ultimi acquisti. Giovanni non sapeva cosa regalare alla sorella, e per questo si era portato Francesca per aiutarlo.

Entrarono in un enorme negozio di giocattoli, stracarico di bambini e mamme che sceglievano i regali. L’attenzione di Francesca cadde sul reparto delle barbie: un regalo sicuro.

Si avvicinarono, c’erano parecchi modelli, prima che Giovanni scegliesse quello giusto ci volle una bella mezz’ora.

 

Francesca aveva regalato al ragazzo un cd della sua musica preferita, aveva speso un po’, ma almeno era sicura che gli sarebbe piaciuto.

Invece, il regalo di Giovanni era ancora misterioso..

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Capitolo 37
*** PAOLO ***


XXXXVI CAPITOLO

XXXXVI CAPITOLO

 

Giovanni tornò a casa a pomeriggio inoltrato. Ormai si era fatto buio. Trovò la sorella da sola, rannicchiata sul divano, tremante che guardava con sguardo terrorizzato la televisione.

-ma cosa stai guardando per tremare cosi??- le chiese Giovanni togliendosi la giacca e andando davanti al televisore. La bambina non distolse lo sguardo dall’apparecchio. Giovanni si avvicinò, ma alla tv davano solo un cartone di tom &jerry , non stava guardando cose strane.

-ehi ma che hai?- chiese ad una Silvia particolarmente pallida, sedendosi di fianco a lei.

-niente- mentì velocemente con una vocetta acuta

-Silvia…. Che cosa è successo, cosa hai fatto….- disse Giovanni guardandosi preoccupato in giro. Magari aveva semplicemente rotto un vaso o un quadro, giocando a fare Harry Potter su scope volanti. Ma non c’era nulla di rotto.

-oi Silvia!- le abbaiò contro Giovanni scuotendola- cos’è successo?!?!-

la bambina alzò finalmente lo sguardo su Giovanni:era terrorizzata.

-P….. Pa…. Paolo…- disse con voce flebile balbettando.

-Paolo cosa- la interruppe. –cosa ha fatto Paolo?-

-ha… ha….- cercò di continuare la bambina con gli occhi pieni di lacrime

-ha cosa Silvia!! COSA HA FATTO PAOLO?? ME LO DEVI DIRE!!-

-ha chiamato- finì finalmente Silvia.

Giovanni tolse velocemente le mani che stringevano le esili spalle della sorella, e si alzò velocemente.

-quando ha chiamato- chiese in modo brusco.

-mezz’ora fa….- disse gemendo la bimba.

-cosa ha detto….?- chiese con falsa indifferenza  Giovanni voltandosi di scatto, per non far vedere a Silvia la sua espressione: un misto di rabbia, dolore e terrore.

-che noi gli manchiamo e che richiamerà…..-

Giovanni strinse la mandibola e i pugni. Ma perché quando le cose andavano bene e sembrava che cominciassero ad avere un senso, qualcuno portava scompiglio, rovinandole?

Paolo era il fratello maggiore di Giovanni. Aveva circa 27 anni. Giovanni lo odiava: se n’era andato di casa a 16 anni, poiché odiava i genitori. E al funerale del padre non si era presentato. Era da ormai 5 anni che non si faceva vivo. Aveva abbandonato lui e tutta la sua famiglia. E quando tutti avevano bisogno di lui, non c’era stato.

Era vietato parlare in casa di Paolo: sua madre non ne voleva sapere, ormai era un figlio perso.

Da quando era nata, Silvia aveva visto i suoi genitori litigare ininterrottamente con quel ragazzo che non veniva capito, e che non capiva. Spesso Paolo picchiava la madre, quando non c’era il padre. Davanti a questa assurda scena un bambinetto, Giovanni, ed una bambina di pochi anni rimanevano inermi, a fissare a bocca aperta un ragazzo che picchiava loro madre. Erano cresciuti con la mentalità che Paolo era cattivo e che non gli voleva bene.

Silvia aveva ancora in mente quelle scene di violenza, come del resto Giovanni. il tempo spesso corrode, portando via ricordi belli ma anche brutti. Ma questo ricordo non era scivolato via: anzi, qualche volta ritornava nitido nelle menti dei ragazzi, continuandoli a terrorizzare.

 

-non dire alla mamma che ha chiamato, intesi?- disse Giovanni a Silvia

-si…-annuì flebilmente la bambina

-tanto non si rifarà vivo, stai tranquilla- la rassicurò Giovanni prima di chiudersi in camera.

 

Grossi colpi e grida…… qualcuno che sbatteva qualcosa contro il muro… urla soffocate da singhiozzi…. Rabbia… tanta rabbia… un bambino piccolo, biondo in pigiama si avvicinava lentamente e silenziosamente alla porta della cucina…. Il cuore batteva forte.. ma tanto sapeva già cosa avrebbe visto… era capitato tanto volte ormai quando il padre era al lavoro… le grida si facevano più vicine… una porta che si apriva….. un ragazzo basso, tarchiato con capelli biondo cenere, urlava contro una donna, alta e magra.. le tirava addosso di tutto, posate, piatti…

Il bambino poi correva via.. entrava in un’altra stanza prendeva da una lettino una bambina di appena 3 anni e se la stringeva a sé, mentre le urla aumentavano……

Giovanni si svegliò di soprassalto, sudato e tremante. Era solo un sogno… solo un sogno…

 

 

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Capitolo 38
*** ETTORE ***


XXXXVII CAPITOLO

 

XXXXVII CAPITOLO

 

Nei giorni seguenti Paolo non si fece sentire. Ogni volta che suonava il telefono era un tuffo al cuore per Giovanni, ma anche per Silvia.. se avesse risposto la madre? Invece erano solo auguri di Natale da lontani parenti che Giovanni non aveva neanche conosciuto.

 

Un pomeriggio delle vacanze natalizie i ragazzi si scambiarono i regali. Il cd di Francesca era piaciuto molto a Giovanni, tanto che lo mise subito nello stereo e una musica rock, rimbombò immediatamente nella stanza. Dopo che Francesca riuscì a far abbassare il volume  Giovanni le diede il suo regalo. Era un grosso pacco rettangolare di un rosso accesso. Francesca lo prese fra le mani: era abbastanza pesante e al tatto sembrava… freddo, come se fosse metallo.

Incuriosita cominciò a sbatacchiarlo ma fu subito fermata da Giovanni che esclamò –povero! Smettila!- povero chi?-

-bè… il regalo!- rispose imbarazzato Giovanni.

Francesca appoggiò a terra il misterioso pacco. I due si sedettero davanti ad esso.

Francesca cominciò ad aprire con un’audacia incredibile la carta: sembrava una gabbia. E dentro ad essa un batuffolo bianco con grosse orecchie la guardava spaventata, accoccolato in un angolino.. terrorizzato.

-è un coniglio!!- disse radioso Giovanni guardando la ragazza che era rimasta attonita, guardando il batuffolo accoccolato sulla sabbietta grigia. Fece un grosso sorriso: era troppo felice per poter dire qualcosa. Avere un coniglio era il suo sogno: e Giovanni gliel’aveva esaudito.

-         o mio dio…. È bellissimo!!- disse la ragazza aprendo lo sportellino e cominciando ad accarezzare il coniglietto. Lo prese fra le mani e lo tolse dalla gabbia.

-         -MU CIAO!! MA QUANTO SEI BELLO??- cominciò a dire al coniglio che la guardava perplesso

 

-grazie mille Giò… era da tanto che volevo un coniglio…-

Giovanni si limitò a rispondere con un grande sorriso. Si avvicinò alla ragazza e la baciò mentre il batuffolo candido si guardava intorno perplesso, seduto nel grembo di Francesca, la sua nuova padrona.

 

 

Francesca era sdraiato sul letto, tenendo alto con le mani il coniglio.

Ormai la sera era calata. Intorno a lei, i segni del Natale appena passato: regali e cartacce ancora sulla scrivania, abiti nuovi riversi sulla spalliera del letto. Suonò il telefono era un sms: era Stefano, il fratello. Non aveva passato le vacanze a casa, bensì a Zanzibar con la sua ragazza, che naturalmente, Francesca odiava. Francesca si era parecchio arrabbiata: come si permetteva Stefano, di passare il Natale lontano e per di più, con una sconosciuta?

Ripose il cellulare sul comodino, non aveva voglia di rispondergli. Le ritornò in mente la litigata di mesi prima col fratello: ora capiva cos’era la gelosia fra fratelli.

-dovrei metterti un nome- disse Francesca al coniglietto che ora si stava pulendo le orecchie.

-mmmmmmmm Squeety?- no troppo banale……-

-bè vediamo… lo sceglierai tu!- gli disse alzandosi di scatto davanti all’animaletto che la guardava ora attento.

Prese dei foglietti di carta e su ognuno scrisse un nome: Squeety, White, Ettore, Achille ed Ulisse.

Posizionò i fogliettini per terra e sopra ad ognuno ci mise un semino di girasole, di quelli che il coniglio mangiava.

Poi mise a debita distanza l’animale e lo lasciò andare. Il coniglietto, sentendo l’odore del cibo si indirizzò verso i semini. Si posizionò prima davanti al semino del nome Squeety, lo annusò, ma si allontanò, come se avesse letto il nome e non gli fosse piaciuto. Poi si avvicinò al semino di Ettore, lo guardò, lo annusò e poi lo prese con la bocchina, cominciando a mangiarlo.

-bene bene- disse Francesca avvicinandosi.

-benvenuto fra noi, Ettore!-

 

Mentre riponeva il coniglietto nella gabbietta, si ricordò di Camilla: era da vari giorni che non la vedeva.

Si infilò le pantofole ed uscì da casa. Salì i vari gradini fino ad arrivare al quarto piano. Suonò il campanello. Dopo pochi istanti di attesa una donna anziana aprì la porta. Le fece un gran sorriso, ricordandosi chi fosse.

-buongiorno..- mormorò intimidita Francesca

-cerchi Camilla?- chiese la donna molto dolcemente

-oh bè si…-

-non è ancora tornata, ma sarà qui a momenti, prego prego entra pure.-

Francesca entrò in casa: era piuttosto spaziosa e soleggiata. C’erano ancora molti scatoloni per terra, e degli imbianchini tinteggiavano il muro di un rosa pallido.

-scusa per il disordine, ma ci siamo appena trasferiti!- esclamò la donna raccogliendo delle cartacce per terra.

-è molto bella..- disse la ragazza guardandosi in torno e sorridendo alla donna. Questa rispose al suo sorriso.

-mi fa piacere che Camilla abbia già trovato un’amica- disse sedendosi su una grossa poltrona, e invitando Francesca a fare lo stesso.

-si bè, ho parlato con Camilla solo una volta, e mi sembrava un po’ spaesata, così ho portato dei biscotti che ho fatto io…- Francesca mostrò un sacchettino che teneva in mano.

Mentre diceva ciò la porta d’ingresso si aprì ed entrò Camilla. Sorrise alla donna e poi, vedendo Francesca ebbe un sussulto.

-Camì, cara, è venuta la signorina a portarti dei biscotti…- disse la donna indicando Francesca

Camilla sorrise e si levò la giacca. Mormorò un grazie e si sedette di fianco alla donna.

Dopo qualche chiacchera, la donna si alzò e lasciò sole le ragazze.

-vuoi venire?- chiese Camilla indicando la sua stanza

-oh certo-

la stanza era piuttosto spaziosa e molto disordinata. Scatoloni su scatoloni, abiti sul letto e sulla poltrona, libri dappertutto. Ma non fu questo che colpì Francesca: bensì le foto: tantissime, appese dappertutto, sul muro, sulle lampade, sulla testata del letto..

-devo ancora mettere a posto….- bisbigliò Camilla

-oh non ti preoccupare, anche io sono piuttosto disordinata..- rispose Francesca. Camilla rispose al suo sorriso e si sedette davanti alla scrivania.

-che scuola farai??- chiese Francesca sedendosi sul grande letto

-mi sono iscritta al *****, quella laggiù in fondo- indicò fuori dalla finestra.

-ci vado anche io!!- esclamò eccitata Francesca . –sai già la classe?-

-no no…- mormorò la ragazzina arrossendo. Era veramente, troppo timida, ma a Francesca piacque da subito. Chissà perché, ma anche se conosceva la nuova arrivata da pochi giorni, sembrava che la conoscesse da un’eternità.

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Capitolo 39
*** LA TELEFONATA ***


XXXXVIII CAPITOLO

 

XXXXVIII CAPITOLO

 

IL pomeriggio dopo Francesca studiava a casa di Giovanni insieme a lui e a Silvia. Era una giornata soleggiata, anche se la neve era ancora alta a Milano. Si sentivano in lontananza scoppi di petardi, in preparazione alla sera successiva, capodanno.

Una leggera musica orientale risuonava per tutta la casa e lunghi incensi esalavano fumi profumati, in contrapposizioni alle ghirlande e all’albero natalizio.

Giovanni tentava di far capire una difficile regola di geometria a Francesca. Silvia colorava una grossa figura sul suo libro di italiano.

All’improvviso suonò il telefono. Paolo era da tempo che non si faceva sentire. Ormai la sua telefonata con Silvia risaliva a 10 giorni prima. I ragazzi si guardarono preoccupati, Giovanni si alzò con naturalezza dalla sedia seguito dallo sguardo ansioso delle due ragazzine e andò davanti al telefono.

-pronto?- rispose con sicurezza

-ehi Gio ciao!- la voce squillava allegra e sicura, inconfondibile… :Paolo.

-cosa vuoi- rispose prontamente il ragazzo a denti stretti per non farsi sentire dalla sorella.

-mamma mia che accoglienza…. Volevo solo salutarvi e augurarvi buon Natale! E…-

-bene bene grazie ciao….- cercò di chiudere la conversazione Giovanni ma fu fermato da Paolo

-no aspetta! Volevo chiedervi se Silvia aveva il piacere di passare il capodanno con me e con…..-

-NO!!- Giovanni esplose –SILVIA NON LA TOCCHI HAI CAPITO?? NON LA TOCCHI!!- 

la bambina cominciò a piagnucolare e Francesca la prese con se abbracciandola, cercando di calmarla.

-ok ok ho capito….- rispose stranamente tranquillo Paolo- vedo che l’accoglienza non è delle migliori, ma sai fratellino che non mi puoi negare di rivedere mia sorella…. Quindi verrò io fra un po’ di giorni…-

Giovanni  non ebbe il tempo di rispondere che il fratello riattaccò. Rimase con la cornetta sospesa, guardando ancora livido di rabbia il vuoto. Riattaccò la cornetta e si indirizzò verso la sala da pranzo dove Francesca e Silvia lo guardavano con occhi sbarrati.

 

Si risedette davanti al tavolo, sgomento. Non ci poteva credere: Paolo sarebbe arrivato li, in casa loro fra pochi giorni…

Silvia ricominciò a piagnucolare: -torna Paolo vero?? Torna qua a picchiare la mamma!!!-

-torna?- chiese flebile Francesca

Giovanni annuì. Aveva la bocca impastata, non riusciva a parlare.

Silvia cominciò a piangere se possibile, ancora più forte, mentre Francesca cercava di rassicurarla con parole dolci.

-BASTA SILVIA DI PIAGNUCOLARE!! IO E FRANCESCA DOVREMMO STUDIARE!!- sbottò Giovanni, rosso di rabbia facendo sobbalzare Francesca e la sorella.

La bambina smise immediatamente di piangere, corse via e si chiuse in camera sua.

Francesca, dopo averla seguita con lo sguardo, chiese debolmente a Giovanni :- ritornerà a stare da voi?-

-no. Spero proprio di no- rispose pronto Giovanni. –ha detto che verrà i giorni prossimi per vedere Silvia…- si prese le mani fra la testa –e ora chi lo dice a mia madre?-

 

 

-ehmmm mamma?- disse Giovanni entrando in cucina mentre Simona  era particolarmente indaffarata a cercare di non far bruciare gli spiedini.

-si ciccio? Cosa c’è- chiese prendendo la forchetta e girando uno spiedino, compiacendosi che quello non fosse per niente nero. Diminuì il gas e guardò il figlio che era a testa bassa seduto al tavolo

-hai preso un altro 4 in matematica?-

-no, peggio…- rispose lui

-peggio?? 3??- gli chiese la madre sorridendo, pronta ad una cattiva notizia.

-no mamma, torna Paolo- disse tutto d’un fiato.

Simona fece cadere due padelle, provocando uno sgradevole rumore metallico sulle piastrelle bianche. Non curandosi di queste, Simona disse, anzi urlò

-COSA?? C… c… come torna P… Pa..

- si mamma torna Paolo, ha chiamato ieri e ha detto che vuole rivedere Silvia…-

La madre cominciò a torturarsi nervosamente una ciocca di capelli dorati, dimenticandosi degli spiedini sul fuoco. Deglutì.

-ah- rispose cercando di mantenere la voce calma.- e quando dovrebbe.. venire??- chiese spostando lo sguardo sugli spiedini che stavano per bruciarsi.

-non l’ha detto, fra pochi giorni, immagino.-

-bè vorrei sapere almeno quando arriva e cosa ha intenzione di fare… VISTO CHE E’ DA 5 ANNI CHE NON SI FA VIVO….-

-non me l’ha detto mamma…. Non so proprio…-

Simona sospirò, spostando uno sguardo alquanto preoccupato dal figlio agli spiedini e cosi diventò ancora più preoccupato…

-mannaggia!! Si stavano bruciando….. Gio chiama tua sorella è pronto…- disse al figlio mentre spegneva il fuoco.

 

Giovanni sospirò, era andata. Ma quando sarebbe arrivato Paolo?? Cosa avrebbe dovuto fare? Sorridergli e fare il fratellino affettuoso? E se sarebbe arrivato il giorno dopo? Giovanni rabbrividì al solo pensiero.

-SILVIA?? LA CENA E’ PRONTA, FORZA!-

 

 

 

 

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Capitolo 40
*** L' ARRIVO DI PAOLO ***


IL capitolo

 

IL capitolo

 

A cena non si parlò di Paolo. Giovanni notò che la madre aveva poca voglia di mangiare e stava stranamente in silenzio.

-mamma?- mise fine al silenzio Silvia.

-si?- rispose sorridendo Simona, cercando di non pensare a Paolo e di non far capire ai figli i suoi pensieri.

-ho preso una nota a scuola oggi….- disse sorridendo debolmente, approfittando dello stato d’animo della madre per non farsi sgridare.

-mmmmmm ah- disse la donna torturando con la forchetta un pezzo di carne.

-come “ah” mamma!! Ha preso una nota! Che hai fatto Silvia??- disse Giovanni notando che la sorella gli lanciava occhiate di fuoco.

-nell’ora di ginnastica ho colpito con la palla di basket una mia compagna antipatica…-

-cosa?? E volontariamente??- disse furibondo Giovanni cercando appoggio nella madre, che evidentemente riteneva più importante il pezzo di carne freddo nel suo piatto, che le note di sua figlia.

-bè si… mi aveva detto cose cattive..- disse Silvia

Giovanni aprì la bocca ma non riuscì a dire niente.

-le hai fatto male?- chiese calma Simona, sempre con lo sguardo rivolto sul piatto.

-le sanguinava un po’ il naso….- rispose Silvia facendo spallucce. Dopodiché si alzò e andò in camera sua.

Giovanni rimase a bocca aperta.

-mamma… ha rotto il naso ad una sua compagna e tu.. tu.. tu non le dici niente?- sibilò –devo essere io A SGRIDARLA??- ora Simona alzò lo sguardo verso il figlio che aveva aumentato il tono di voce.

-onestamente Giovanni, ho da pensare a cose più import…-

-COSE PIU’ IMPORTANTI?? MA NON TI RENDI CONTO CHE SILVIA HA AVUTO UNA NOTA?? IN PRIMA ELEMENTARE? NON TI RENDI CONTO CHE QUELLA BAMBINA HA BISOGNO DI CURE?? E’ TRASCURATA CAVOLO!!-

lo sguardo di Simona rimaneva impassibile fisso sul figlio.

-infatti, Giovanni, ho chiesto aiuto a te per farla cresc..-

-NON SONO SUO PADRE!! LO VUOI CAPIRE?!  si alzò di scatto

-HO 16 ANNI E SONO SUO FRATELLO SE FORSE NON TE NE SEI RESA CONTO! SUO PADRE E’ MORTO……- la voce del ragazzo si incrinò e un espressione di dolore passò per il viso della madre

-………..e non posso fare le sue veci.- finì Giovanni

-spero, che almeno ora che arriva Paolo, tu le stia vicino, le spieghi la situazione e la tranquillizzi.- disse il ragazzo. – Paolo la vuole portare via- sussurrò prima di andarsene.

Simona spalancò gli occhi, terrorizzata.

 

-e tu- disse Giovanni spalancando la porta della camera della sorella

-sei in punizione per una settimana: niente tv, niente giornalini, niente telefono-.

Richiuse la porta violentemente lasciando una Silvia corrucciata seduta sul letto a fiori.

 

 

L CAPITOLO     

 

-MAMMA???- -hai sentito Stefano??- Francesca urlava dalla sua camera da letto. Si era appena accorta che non sentiva il fratello dal giorno precedente.

-no Francesca… io e papà non riusciamo a contattarlo da ieri sera…- le rispose la madre alle prese coi fornelli.

Francesca andò velocemente in cucina, prese il telefono e digitò velocemente e nervosamente il numero del fratello.

-biiiiip…….biiiiiiip……..- era libero.

-pronto?- rispose una dolce voce femminile

-Caterina? Dov’è Stefano?- chiese bruscamente Francesca sotto lo sguardo severo della madre.

-bè Stefano.. ehmmmmm- rispose evasiva la fidanzata del fratello

-dov’è STEFANO! E’ DA DUE GIORNI CHE NON LO SENTIAMO!-disse  ancora più bruscamente Francesca

-FRANCESCA!- sbottò a sua volta la madre.

-         dai cavolo vieni…. Non abbiamo ancora finito.. ma chi è Cate…- disse in sottofondo una voce maschile insonnolita con un accento straniero.. sicuramente non di Stefano..

-chi è Caterina?? Non è Stefano vero?- disse Francesca cercando di calmarsi

-emmm no.. veramente lui, nel senso che.. bè..- tergiversava la ragazza.

-cosa stai facendo Caterina.. chi è quel tipo… oddio no… non dirmi CHE STAI TRADENDO MIO FRATELLO!!- disse sorridendo, certamente senza divertimento Francesca, mentre sua mamma, incuriosita si avvicinava.

-TI STAI FACENDO UN ALTRO MENTRE MIO FRATELLO E’ FUORI??- urlò Francesca. Sua madre sussultò al suo fianco e in quel momento entrava suo padre, incuriosito dallo strano movimento in cucina.

I due coniugi si scambiarono un veloce sguardo interrogativo.

-non so che dirti Francesca… io.. io.. tuo fratello è a fare sub..- disse imbarazzata la ragazza.

-oddio- sussurrò Francesca. –bè quando torna digli che ho chiamato- rispose veloce Francesca, riattaccando.

-         era.. era..  era a letto con un altro?- sibilò la madre

-         -si- -l’avevo detto io che quella li era una pu…-

-         -FRANCESCA!!- sbottarono i genitori.

 

Solo la mattina successiva riuscirono a parlare con Stefano, che, scoperta la tresca della fidanzata con un cubano, che andava ormai avanti dal loro arrivo nell’isola paradisiaca. Stava tornando avvilito a casa, lasciando là una confusa Caterina che mormorava qualcosa come “voglio farmi una vita qui con lui….”

Tornato a casa, Stefano passò due giorni chiuso in camera, senza volere contatti col mondo esterno.

 

Pochi giorni dopo Capodanno, Francesca andò a casa di Giovanni per ultimare i compiti, prima del temuto rientro a scuola.

Legò veloce la bici in cortile come al solito e salì le scale. Dopo aver fatto pochi gradini sentì dei rumori dietro a sé. Si girò di scatto e vide un ragazzo alto e biondo con un pesante valigione in mano che  cercava di salire le scale.

-oh ciao…- le disse ansimando sorridendo. –vai a casa Guardino?- le chiese allegro, indicando la porta dell’appartamento di Giovanni.

-si- disse timidamente Francesca intuendo l’identità del ragazzo.. Paolo

-bene! Io sono Paolo! Il fratello di Giovanni!, te ne avrò parlato!- disse Paolo porgendole la mano.

-oh si si…- rispose preoccupatissima Francesca, temendo che Giovanni non si aspettasse l’arrivo del fratello..

-sei un’amica?- le chiese tirandosi dietro la valigia e raggiungendo il pianerottolo

-si- mormorò Francesca, parecchio ansiosa.

Suonarono il campanello. Giovanni aprì subito: si trovò davanti il fratello che gli sorrideva amorevolmente e al suo fianco, invece, una pallidissima Francesca.

Silvia sbucò dalla sua porta e visto il nuovo arrivato, ritornò in camera, urlante.

-CIAO GIO!!- gli urlò Paolo abbracciandolo, mentre Francesca entrava timidamente in casa, sentendosi un po’ estranea a quella “allegra” rimpatriata.

Quando Giovanni riuscì a staccarsi dall’abbraccio del fratello disse bisbigliando, anche lui molto agitato

-vado a recuperare Silvia che è meglio…- e si allontanò

Paolo appoggiò per terra la borsa e si sedette sul divano, con ancora il sorriso entusiasmato sulle labbra.

-siediti!- disse a Francesca. La ragazza si tolse riluttante la giacca, mentre avrebbe voluto tenerla addosso e correre via… ma no, doveva rimanere ad aiutare Giovanni almeno moralmente…

si sedette sul divano vicino a Paolo, mentre questo osservava entusiasmato la casa.

-proprio bella.. proprio bella…- disse prima di rivolgere lo sguardo a Francesca che sorrise lievemente.

Il ragazzo cominciò ad osservare attentamente ogni centimetro di Francesca. E Francesca in cuor suo, pregava che Giovanni tornasse presto…

-che bei capelli che hai…- disse Paolo impressionato mentre sfiorava con la mano una ciocca ribelle sfuggita allo chignon arrotolato sulla testa della ragazza.

-non toccarla- sibilò Giovanni dietro a loro, mentre teneva in braccio una Silvia in lacrime.

-SILVIA!!- si alzò di scatto Paolo, non curandosi minimamente delle parole del fratello.

Mentre il figlio maggiore si slanciava su Silvia, Giovanni la ritrasse a sé, stringendola ancora di più.

-no- sussurrò.

Paolo lo guardò interrogativo, bloccandosi. La sua bocca però, si aprì di nuovo nel sorriso stereotipato e falso che aveva sempre avuto.

-allora porto di là valigia!- disse allegramente sollevando la borsa da terra.

 

 

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Capitolo 41
*** UNA ***


LI CAPITOLO

 

LI CAPITOLO

 

Giovanni osservò con attenzione i movimenti del fratello, tenendo stretto a sé la sorellina ancora singhiozzante. Si girò verso Francesca, le sorrise debolmente e pose a terra la sorella che si buttò sul divano.

Giovanni si avvicinò alla ragazza e le diede un bacio frettoloso sulla guancia.

-aiutami- le sussurrò nell’orecchio sedendosi vicino a lei.

-ma Giò, forse è meglio che vada a questo pun..-

-no, stai qua per favore, stammi vicina..- la supplicò Giovanni.

Francesca prese la mano del ragazzo mentre Paolo tornava in soggiorno e si sedeva davanti a loro.

-la mamma come sta?- chiese al fratello.

-bene- rispose freddamente Giovanni, guardando la televisione che Silvia aveva appena acceso.

-ma quando torna…….?- chiese cauto Paolo

-fra poco- fu la risposta gelida di Giovanni.

Passarono 10 minuti in un totale silenzio imbarazzante, mentre Silvia cercava di non incontrare lo sguardo di Paolo che le sorrideva affettuosamente. E dal canto suo, Giovanni osservava ogni minimo movimento di Paolo con la coda dell’occhio, come se si aspettasse che potesse buttarsi sulla sorellina e picchiarla.

Dopo un buon quarto d’ora la porta d’ingresso si aprì. Entrò Simona coi sacchetti della spesa in mano.

-ciao ragazzi….- disse ancora prima di aver visto Paolo – Giò aiutami a portare i sacc…- alzò lo sguardo e vide il figlio maggiore. Si bloccò di colpo, pietrificata. Una ciocca di capelli le usciva disordinatamente dalla coda ben fatta e la sciarpa le cadeva sulla giacca.

-MAMMA!!- urlò Paolo lanciandosi sulla madre e abbracciandola.

Simona si divincolò dalla stretta del figlio e mormorò –presto andatevi a lavare le mani che mangiamo-

Giovanni andò ad aiutarla, mentre Paolo guardava la madre col suo solito sorriso ebete sulla faccia.

-o che tardi!! Io dovrei tornare a casa… ciao a tutti, ciao Giò, ciao Silvia.. ciao…- disse timidamente Francesca rivolta verso Paolo.

-ciao Francesca! Piacere di averti conosciuta!- le rispose allegro Paolo aprendole la porta.

-TI CHIAMO DOPO FRA!- le urlò Giovanni, mentre preparava la tavola.

Simona stava preparando, anzi, cercando di preparare la cena. I suoi gesti erano meccanici e nervosi e si mordeva il labbro, senza degnare di uno sguardo il nuovo arrivato.

-cosa mangiamo mamma?- cercò di disgelare la situazione Giovanni.

-la pizza- rispose nervosamente Simona, prima di rischiare di far cadere un bicchiere.

-amo la pizza!- disse Paolo sedendosi a tavola. –anche tu vero Silviotta?- chiese alla sorellina che gli rispose di si con gli occhi spalancati dalla paura.

Mangiarono silenziosi.

-dove abiti?- chiese Simona, cercando di controllare la voce.

-a Bolzano, con mia moglie- rispose Paolo intento a mangiare la pizza.

-moglie?- chiese bevendo Simona. Giovanni notò che la mano le tremava.

-ho sposato Sara un anno fa- rispose veloce Paolo.

-non sapevamo- disse a denti stretti sua madre.

-che bella casa! Veramente bella!- cambiò discorso Paolo

-grazie- risposero contemporaneamente Giovanni e Simona.

-chi l’ha addobbata cosi bene?- continuò Paolo osservando l’albero dietro a loro.

-IO!- alzò la mano Silvia, orgogliosa, dimenticandosi di chi aveva davanti.

-che brava! Sei stata proprio brava amore!- le rispose Paolo sorridendole.

Silvia lo guardò sfuggevole e continuò a mangiare nervosamente la pizza.

 La mattina dopo Giovanni si mise di buon’ora a finire i compiti. Ormai mancava una settimana all’inizio della scuola. La sera prima era riuscito a chiamare Francesca, chiudendosi in bagno, evitando domande maliziose che il fratello gli avrebbe sicuramente fatto.

Paolo si sarebbe fermato solo quella giornata e sarebbe partito la sera stessa. “manca poco, manca poco…..! pensava Giovanni.

 

Mentre cercava di raccogliere idee sul tragico tema che doveva fare :”pensieri sotto l’albero di Natale”, si aprì di scatto la porta.

Giovanni si volse ancora perso nei suoi pensieri.

Sull’uscio c’era un uomo, non tanto alto ma parecchio robusto. Era biondi e grandi occhi azzurri lo guardavano. Teneva una palla di basket in mano e sotto la felpa, si intravedeva un po’ di pancetta… suo padre.

 

gli sorrise –sono tornato presto dal lavoro oggi. Che te ne pare di fare una partitina?? Dovrei un po’ dimagrire…- disse indicando la pancetta

-papà!- esclamò felice Giovanni

-Giò, cosa stai dicendo…..-

A poco a poco l’immagine del padre si dissolse e Giovanni si accorse che sull’uscio c’era Paolo, non il padre, che lo guardava con aria interrogativa.

-Giò stai bene? Ho sentito male o mi hai chiamato… papà?- gli chiese preoccupato Paolo.

Giovanni non ci poteva credere. Aveva appena avuto una visione di suo padre dopo 5 anni dalla sua scomparsa e per di più l’aveva scambiato per.. suo fratello.

-no no sto bene, scusa sono un po’ stanco- rispose fugace Giovanni girandosi verso il computer e divampando.

-allora vuoi giocare?- gli richiese Paolo, tornando alla sua vocetta allegra.

-no, devo studiare- fu la risposta secca di Giovanni.

Paolo si girò, uscì e chiuse piano la porta.

 

 

Quel pomeriggio Giovanni andò a casa di Francesca e le raccontò del fatto successo la mattina.

-ho visto mio padre al posto di mio fratello! Come se fosse stata una visione! È pazzesco…-

-Bè Giò mi sembra normale, poi se dici che gli assomiglia particolarmente….-

-troppo- lo interruppe Giovanni, serio.

-però cerca di vivere queste ultime ore che è a casa vostra serenamente ok? Se no è una tortura..- gli consigliò Francesca.

-.non posso fare buon viso a cattivo gioco, Fra… quando lo guardo negli occhi vedo…-

-tuo padre?- lo interruppe Francesca.

-no. Rivedo davanti a me le scene di quando lui.. lui.. picchiava mia madre- rispose in un sibilo Giovanni.

-pensa che domani, anzi stasera non ci sarà già più eh??- gli disse affettuosamente passando una mano fra i capelli del ragazzo.

Giovanni abbozzò un sorriso. Si guardò in giro e vide la gabbietta del coniglio.

-ah! – disse osservando il batuffolo bianco. –mi sono dimenticato di chiedertelo.. come l’hai chiamato poi il coniglio?-

Francesca si indirizzò verso la gabbietta, la aprì e ne estrasse l’animaletto.

-lui….- disse la ragazza portandolo verso Giovanni –è Ettore!-

Giovanni sorrise

-dai un bacino a Giò Ettore…- disse Francesca cercando di avvicinare il coniglio al viso del ragazzo.

-no.. no… Fra.. dai- lo respinse Giovanni. Neanche Ettore sembrava troppo felice.

“almeno non puzza” pensò Giovanni osservando Francesca che rimetteva amorevolmente Ettore in gabbia.

 

 

 

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Capitolo 42
*** PI... PI.. PIGIAMA?! ***


LII CAPITOLO

LII CAPITOLO

 

Paolo partì e la famiglia Guardino potè tirare un sospirò di sollievo. Le giornate passavano veloci, cariche di freddo e compiti.

 

-Fra senti….- le disse suo padre a tavola –dopodomani è l’anniversario mio e di mamma e per questo volevamo passare due giorni noi due a Venezia se non ti dispiace..-

-certo! – rispose Francesca guardando sorridendo i genitori. –Stefano lo sa?-

-si si a lui l’abbiamo già detto, solo che la notte di dopodomani la dovrai passare da sola, perché Stefano va da Flavia, sai la sua nuova…-

 le disse timidamente la madre.

-ah ok! Non c’è nessun problema! – rispose allegra la ragazza.

-se vuoi può venire qua la nonna..- continuò la madre che si sentiva un po’ in colpa.

-ma no mamma, figurati! Non è la prima volta che sto a casa da sola, e sono sempre sopravvissuta!- rispose la ragazza versandosi dell’acqua.

I due coniugi si sorrisero.

-chi è questa.. Flavia?- chiese con finta noncuranza Francesca.

-la nuova ragazza di tuo fratello… speriamo che almeno questa sia quella giusta..- sospirò la madre alzando gli occhi al cielo.

Dopo pranzo Francesca fece uno squillo a Camilla. Era colpita dall’abilità della ragazza a scomparire per giorni.. certo che era strana.

Camilla rispose subito allo squillo. Francesca le mandò un messaggio con su scritto se poteva scendere da lei.

In pochi minuti Francesca e Camilla erano sedute sul letto a chiacchierare. Francesca aveva raccontato del (breve) viaggio dei suoi genitori e Camilla raccontava che sua nonna voleva a tutti i costi farle mettere un orrendo completo per il suo primo giorno di scuola.

-ma non è tua mamma quella signora??- chiese confusa Francesca. Non sembrava così anziana da essere addirittura “nonna”.

-no è mia nonna- rispose freddamente lei.

-e i tuoi genitori… dove sono?- chiese sorridendo, e pentendosi di quello che aveva appena chiesto. Si preparò al peggio.

-sono all’estero per lavoro. A Taipei e ci rimarranno per molto- Francesca emise un sospiro di sollievo fra sé e sé.

-e quando torneranno…. Te ne andrai?- chiese preoccupata

-non lo so- rispose secca Camilla. Improvvisamente il sorriso era svanito dalle sue labbra e il suo viso si era corrucciato in un’espressione di profondo dolore. Quel viso le aveva ricordato particolarmente…. Giovanni. Ma si Giovanni, durante i suoi momenti di crisi, quando pensava al padre.

 

Poco dopo Camilla andò in bagno, Francesca notò che aveva lasciato il suo cellulare sul letto. Vinta dalla curiosità cominciò a “sfogliare” la rubrica: non c’era neanche un nome maschile.

Andò nella sezione dei messaggi: cartella vuota

“strano….” Pensò fra sé e sé.

I suoi pensieri furono bloccati dal ritorno della ragazza.

-dimmi Camilla…- disse mentre questa si risiedeva.

-hai mai avuto un ragazzo?-

Camilla spalancò gli occhi e divenne del colore della sua camicettina rossa a fiori gialli. Certo non moderna.

Scosse la testa osservandosi i piedi.

-bene bene….- disse Francesca con un luccichio particolare nei grandi occhi color nocciola. 

 

Il giorno dopo Francesca chiamò Giovanni.

-senti Giò… i miei partono domani per Venezia e ritornano dopodomani sera.. perché non vieni a mangiare qualcosa da me?? Se no sono sola..-

-certo ok!!- - c’è anche tuo fratello?-

-no, no è fuori tutta la notte…- rispose la ragazza.

-ah ok certo bè.. ma i tuoi lo sanno che vengo?-

-bè no non glielo dico, non so se sarebbero d’accordissimo…. Tanto non lo scopriranno mai!- rispose Francesca

-allora va bene…. A domani un bacio!-

-bacio!- rispose Francesca prima di riattaccare.

Era felicissima: si levava di torno genitori e fratello e avrebbe passato una sera con Giovanni… era eccitata al solo pensiero.

 

-mamma?- entrò in camera da letto Giovanni.

-si?. Gli chiese la madre, sdraiata sul letto, guardandolo da sopra il libro che stava leggendo.

-domani sera posso andare a mangiare da Francesco?- mentì Giovanni.

-Francesco ? il tuo amico?-

-si-

-si certo Giò, io e Silvia andremo al cinema.- -ma ti fermi a dormire da lui?-

Veramente Giovanni non ci aveva pensato. Francesca gli aveva detto che era sola quella notte e quindi…

-si- rispose veloce

-ok!-

Giovanni le sorrise e uscì dalla stanza più felice che mai.

 

 

La sera dopo, puntuale, suonò alla porta di Francesca.

-ehi ciao!- gli disse Francesca aprendogli. Era particolarmente carina quella sera: aveva una gonna lunga e un golfino blu. I capelli le cadevano mossi sulle spalle e una leggera passata di cipria le accarezzava le guance.

-cos’è quello?- chiese a Giovanni indicando lo zaino che aveva sulle spalle.

-lo zaino dove ho il pigiama!- le sorrise il ragazzo.

-pi… giama?- mormorò Francesca.

-bè visto che tuo fratello non c’è e che io ho raccontato la balla a mia madre che stavo da Francesco per la notte…. Posso dormire sul divano no?- chiese naturale a Francesca.

Francesca era a bocca aperta davanti a lui, le sue gote erano avvampate

-bè.. io non mi aspettavo che.. tu…- cercò di dire Francesca.

-è vero non te l’ho chiesto, ma credo che non ci siano problemi se io dormo sul divano no?- chiese sorridendo amabilmente Giovanni, come se fosse la cosa più naturale al mondo.

“o cavolo” penso fra sé e sé la ragazza.  

 

 

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Capitolo 43
*** INTERROGATIVI ***


LIII CAPITOLO

LIII CAPITOLO

 

Passarono una bellissima serata: mangiarono pizza a volontà e guardarono assieme un horror che aveva noleggiato Giovanni (per la “gioia” di Francesca).

Mentre guardavano il film, Giovanni rideva a crepapelle trovando stupendamente divertente la storia, mentre Francesca era a dir poco terrorizzata, pensando per quante notti non avrebbe dormito.. fortuna che di fianco a lei che dormiva c’era Stefano..

Il film, fortunatamente durò poco e i due ragazzi verso le 2 di notte si trovarono a prendersi a cuscinate  sul letto della ragazza, mentre dei vicini un po’ meno divertiti brontolavano fra di loro.

Una cuscinata un pò troppo violenta mise k.o il povero Giovanni che cadde sdraiato sul letto ridendo come un pazzo.

Con una mossa veloce, il ragazzo tirò le caviglie di Francesca, facendola cadere su di lui. Cominciarono a ridere a crepapelle, tutti sudati e ansimanti per la lotta, sdraiati uno sopra l’altro. Giovanni smise improvvisamente di ridere avvicinò a sé Francesca e cominciò a baciarla. Cominciò ad accarezzarle la schiena e mise la  mano sotto la maglietta della ragazza. Quando si avvicinò all’attaccatura del reggiseno Francesca si staccò di colpo mettendosi a sedere sul letto, divampando.

-scusa ma io…- cominciò

-no scusa te, Fra, non dovevo veramente…-

-è che.. non l’ho mai…- disse la ragazza mordendosi il labbro

-cosa?- chiese Giovanni mettendosi seduto a ginocchia incrociate, appoggiando le mani su quelle di Francesca.

-bè….- disse arrossendo la ragazza.

-         ma no Fra.. certo ma neanche io per quello, non pensare che volessi…- sorrise arrossendo il ragazzo

la ragazza sorrise timidamente. Si avvicinò a Giovanni e lo baciò. –andiamo a dormire?-

-si forse è meglio sono le.. caspita sono le 3! Io domani mattina dovrei andare via presto se non voglio incontrare your brother…- disse Giovanni ancora rosso in viso alzandosi dal letto.

-buona notte- le disse affettuosamente dandole un bacio sulla fronte e uscendo dalla camera.

Francesca rimase seduta sul letto, ancora rossa e spettinata. Forse Giovanni c’era rimasto male per quello che gli aveva detto.. però quella mano sotto la maglietta l’aveva fatta pensare.. 16 anni erano troppo pochi per fare un passo del genere.. oppure no.. d’altronde  stavano assieme solo da 4 mesi..

Francesca si alzò ancora pensierosa, si spogliò, andò in bagno e poi si infilò a letto velocemente.

Il sonno la prese a sé quasi subito.

 

Perché Francesca aveva pensato a quelle cose? Lui non aveva proprio intenzione di.. bè di fare quella cosa.

Conosceva da poco la ragazza e non si sarebbe mai permesso…

Giovanni sperava solo che la ragazza non si fosse offesa. Ah le donne..!

Si infilò nel divano letto e si addormentò subito dopo.

Poco dopo sentì dei rumori e si svegliò di soprassalto. Aprì gli occhi e si trovò davanti una figurina esile in pigiama rosa.

-ho fatto un incubo…- disse la ragazza

Giovanni rise. –non dovevo prendere il film horror eh?- le chiese

-no bè ma.. sono un po’ suscettibile… - rispose ridendo la ragazza.

-dai vieni qua- gli sussurrò Giovanni aprendo la coperta e facendole segno di entrare nel letto.-

Francesca salì sul letto, il cuore le batteva forte: non aveva mai dormito con un ragazzo nello stesso letto.

-buona notte- gli sussurrò Giovanni.

Dopo pochi minuti di silenzio imbarazzato, Giovanni allungò il braccio sopra Francesca e la strinse a sé.

-ti voglio bene- le sussurrò nell’orecchio

-anch’io…- rispose Francesca con il cuore che batteva a mille. Poteva sentire il suo respiro regolare sul collo. Dopo pochi minuti Francesca interruppe il silenzio.

-Giò?-

-si?-

-non è conosci qualche ragazzo carino da far conoscere a Camilla?-

 

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Capitolo 44
*** SCAMBIO CULTURALE ***


LIV CAPITOLO

LIV CAPITOLO

 

I giorni passarono tranquilli e lenti. Le giornate cominciarono ad allungarsi e la neve ormai se n’era andata, lasciando piccolissime goccioline d’acqua sui rami degli alberi.

I genitori di Francesca erano tornati entusiasti dal loro viaggio a Venezia, pieni di foto e souvenir. Francesca era riuscita abilmente a non far trapelare la presenza di qualche notte prima di Giovanni a casa loro, e Stefano non si era neanche insospettito, quando tornato la mattina a casa, aveva trovato addormentata e sola nel divano- letto la sorella.

 

Tornati a scuola, i ragazzi dell’istituto ricevettero una circolare della preside: la settimana successiva, la dirigente li avrebbe aspettati in aula magna per annunciare una notizia.

Nei giorni successivi, la misteriosa convocazione della preside era l’argomento principale delle chiacchere fra i ragazzi, e girava già voce di strane novità che sarebbe accadute a scuola, come per esempio una sfilata di moda, un servizio fotografico, o addirittura, qualcuno bisbigliava che sarebbe stato indetto un concorso per un viaggio spaziale, offerto cortesemente dalla NASA in persona. Qualcuno credeva a queste fandonie uscite da menti piuttosto fantasiose e abili nell’imbrogliare il prossimo, tanto che  spesso si vedevano in giro avvenenti ragazzine di 14- 15 anni, truccate pesantemente per farsi notare da fotografi, che secondo qualcuno, giravano per la scuola, cercando i prossimi soggetti delle loro foto.

Francesco giurò anche di aver visto un ragazzo del quarto anno in biblioteca, chino su un libro di ingegneria aerospaziale, che cercava di capire qualcosa sui possibili effetti di un viaggio spaziale sopra un essere umano.

 

Il martedì successivo una folla di studenti si riversò ordinata in aula magna. Ad aspettare gli alunni c’era la preside, eretta nella sua bassa statura dietro al pulpito, da cui avrebbe parlato.

Il suo sguardo era severo e rigido e scrutava impaziente i ragazzi che stavano prendendo posto sotto di lei.

Quando ormai tutti gli alunni si furono seduti e un silenzio carico di curiosità piombò sopra di loro, la donna cominciò a parlare.

-ehm ehm- si schiarì la voce

-ehm ehm-

-HEM HEM- guardò torva un gruppo di squillanti ragazzine del primo anno che si ostinavano a parlare.

-allora.- -vi ho convocato qui per annunciarvi una novità che arriverà proprio nella nostra scuola.- i ragazzi presenti erano attentissimi.

-         in questo periodo vanno molto di moda i cosiddetti scambi culturali.-

 

le speranze di molte cinguettanti ragazzine che speravano in un loro lancio nella moda, cominciarono a svanire.

-proprio per questo,- continuò la preside abbastanza eccitata, non come l’insegnante di inglese di Francesca e Giovanni dietro di lei, che saltellava impaziente, sorridendo

-il nostro istituto ha deciso di accogliere uno scambio culturale. In cosa consiste: 4 ragazzi di nazionalità inglese, francese, tedesca e spagnola, già contattati da noi, saranno ospitati qua da noi e rimarranno per circa un mese. Naturalmente, visto che nelle loro scuole studiano la lingua italiana, per loro sarà mooolto utile frequentare le nostre lezioni-

un bisbiglio eccitato percorse l’aula. Molti ragazzi si guardavano e parlottavano chini fra loro.

-verranno ospitati- continuò la preside con un sorriso furbo stampato in faccia, - a casa di 4 rispettivi ragazzi della nostra scuola, che naturalmente con loro NON potranno parlare in italiano, ma nella loro lingua….-

un esclamazione di dissenso si alzò dalla folla.

-non avrebbe senso il progetto ragazzi….- ringhiò a denti stretti la preside

-         MA naturalmente trattandosi di uno scambio culturale…

-PARTE ANCHE QUALCUNO DI NOI!!- urlò un ragazzino del secondo anno, eccitatissimo

-ESATTO, sig.r  Bellini, 4 ragazzi della nostra scuola, partiranno per rispettive 4 famiglie e scuole straniere da cui saranno cortesemente ospitate-

-MA- continuò la preside zittendo la folla

-potrà partire solo un ragazzo di ogni anno, dal secondo anno…-

molte proteste si alzarono da ragazzi del primo anno

-……… per permettere ai ragazzi appena arrivati da noi…- continuò la preside ignorando le proteste

-……… di ambientarsi nella NOSTRA scuola, e non in una straniera…-

-i genitori dei ragazzi scelti dal corpo docenti, seguendo precisi criteri, saranno convocati nei prossimi giorni.- ah no stavo per dimenticare…- disse la preside dopo che una prof dietro di lei le ebbe ricordato un particolare. – i 4 ragazzi della nostra scuola che partiranno, dovranno sottoporsi ad un test di lingua finale, e chi avrà ottenuto il punteggio migliore, riceverà 2000 euro, utili per una futura borsa di studio universitaria…-

un grande ooooooooooooohh ammirato si alzò dai ragazzi.

-e con questo….- disse mettendosi a tracolla la borsetta nera di coccodrillo -.. ho finito-

 

la folla si alzò disordinatamente, chiacchierando eccitata. Francesca sentì dire dalla preside in modo seccato “sarà il caso di togliere queste stupide ghirlande, non le sembra il caso prof.ss Rodolfi?” mentre usciva dall’aula insieme al prof di chimica.

 

-chi sa chi sceglieranno….- disse sognante Giovanni, mentre lui e Francesca si indirizzavano verso l’uscita da scuola. –2000 euro non sono da buttar….- stava per sbattere contro la porta vetri dell’uscita, ma Francesca lo trattene in tempo.

-torna fra noi Giò- gli disse severo la ragazza. –abbiamo una possibilità pari del 2 % di essere scelti, ricordatelo.. noi del terzo anno siamo più di 100…-

-eh già……- disse sospirando un rassegnato Giovanni, slegando la propria bici.

 

-CAMI CAMI!!!- Francesca si sbracciava eccitata di fianco a Giovanni

Camilla si avvicinò lentamente. Indossava un giaccone di lana piuttosto pesante e fuori moda, una gonna nera da cui spuntavano due esili gambine coperte da un paio di collant rosso fuoco. Il tutto finiva in due tragiche scarpettine che sarebbero state perfette per il ballo di fine anno dell’anno scolastico 1915- 1916.

Teneva sulle spalle una grossa cartella e parecchi libri in mano.

-è Camilla, la mia nuova vicina- sussurrò a Giovanni  che guardava perplesso la ragazzina che si stava avvicinando.

-ah-

-ciao Camilla, ti volevo presentare Giovanni-

i due si strinsero la mano. Giovanni era sorridente mentre Camilla era diventata bordeaux. Forse era il suo primo contatto fisico con un maschio.

Dopo calò un silenzio di tomba mentre Camilla si guardava, ancora rossa, le scarpe.

Francesca diede una gomitata a Giovanni.

-c.. come stai?- chiese imbarazzato

Camilla alzò lo sguardo sorpreso. Fece un gran sorriso.

-bene..- mormorò

tornarono a casa assieme parlando del più e del meno.

Scoprirono che Camilla non era in classe né con Giovanni né con Francesca, ma che era finita in una “strana” classe, come diceva Camilla.

Quella classe era famosa per essere frequentata dai cosiddetti “perversi” della scuola.

 

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Capitolo 45
*** L' ARRIVO ***


LV CAPITOLO

LV CAPITOLO

 

Due giorni dopo, su ogni armadietto fu affisso un cartello: diceva che la preside avrebbe di nuovo aspettato tutti gli alunni il giorno dopo, per leggere i nomi dei 4 fortunati che sarebbero partiti.

-se ci scelgono…- diceva un eccitato Giovanni all’intervallo, mentre mangiava una merendina, fresca fresca di distributore – andremo sicuramente in Inghilterra, noi studiamo l’inglese, no??-

-bè certo Giò, ma guarda che partirà solo una persona per ogni anno…-

-ah è vero- si ricordò Giovanni. Gli sarebbe stato comodo partire… saltare un mese di scuola, andare all’estero…. I 2000 euro… e poi non gli sarebbe dispiaciuto stare un po’ via da casa: il clima era notevolmente migliorato da quando era partito Paolo, ma sua mamma perdeva la pazienza un po’ troppo spesso, a causa della montagna di lavoro che il capo le aveva dato per il nuovo anno e sua sorella dal canto suo, ogni giorno si inventava che stava male per non andare a scuola… il vizio non l’aveva perso. Poi Silvia si era accorta della profonda amicizia fra Francesca e Giovanni, e per questo quando la ragazza andava a casa loro per studiare col fratello, scoppiava in vere e proprie scenate isteriche, buttandosi per terra e piangendo come una disperata… secondo Francesca era solo normale gelosia…

 

il giorno dopo alle 10 puntuali la sala era gremita di gente. Erano tutti silenziosi e molti, in prima fila pendevano dalla labbra delle preside.

Francesca aveva assistito a veri e propri piani per essere scelti da parte delle sue amiche nei giorni precedenti: compiti svolti in più, sorrisi e occhioni sbatacchianti sempre pronti, soprattutto per i prof maschi, che però non ci cascavano.

 

-allora- la voce amplificata della preside rimbombò per l’aula.

-ora elencherò i nomi dei 4 ragazzi che andranno all’estero. Devo premettere che i docenti hanno sudato non poco per fare scelte adatte. I ragazzi sono stati scelti per andamento scolastico, carattere ma soprattutto conoscenza della lingua-. Giovanni perse le speranze: non era molto bravo in inglese…

-         i 4 nomi sono: - la folla trattenne un unico ed enorme sospiro…

-Michele Santì del secondo anno che andrà in Francia, a Versailles!!-

una piccola folla, varie file più indietro a Francesca e Giovanni esplose in urla e applausi. Michele, un ragazzino esile, si strinse ancora di più nelle piccole spalle, sommerso da compagni urlanti.

-il secondo nome che andrà in Inghilterra ed esattamente a Londra…- Giovanni e Francesca trattennero il respiro, stringendosi le mani

-è Sara Chicconi del terzo anno!!!- la classe di Francesca esplose di fianco a Sara. L’ex migliore amica della ragazza… Sara si alzò e cominciò a salutare in giro, come una diva… molti la guardarono perplessi.

-e va bè…..- sussurrò Giovanni –sarà per un’altra volta…-

-non te la menare troppo cara…- sussurrò a denti stretti Francesca guardando Sara che ora baciava scioccamente le amiche sognanti dietro di lei che urlavano “brava brava….”

-il terzo nome è…- continuò la preside – Donatella Martinzi del quarto anno che andrà in Spagna, a Madrid!-

una ragazza nella fila davanti alla loro arrossì violentemente, guardandosi in torno imbarazzata, toccandosi una ciocca di capelli biondo cenere, mentre le amiche si buttarono sopra di lei.

-accipicchia, dovevo invitarla ad uscire, sabato………- disse piagnucoloso Francesco seduto di fianco a Giovanni.

 

-il quarto ed ultimo nome che andrà in Germania, a Berlino è… Tommaso Carfogni! Le sarà utile sig.r Carfogni per la maturità- disse felice la preside.

Fu sicuramente il ragazzo più acclamato in assoluto. Una folla si buttò letteralmente sopra di lui, mentre ragazzine sognanti facevano la fila per baciarlo: per tutti, anzi per tutte era il ragazzo più carino in assoluto della scuola…

-         figurati se non prendevano quello li… è bello e basta- disse imbronciato Giovanni.

-         - i ragazzi che ho appena nominato… per favore zitti…- cercò di continuare la preside

-partir… ZITTI!- scoppiò la donna. La folla si ammutolì di colpo

-stavo dicendo…- continuò la donna che era tornata al suo solito sorrisetto – i 4 ragazzi appena nominati partiranno fra 10 giorni esatti, e il giorno dopo arriveranno i nostri ospiti stranieri, che spero verranno trattati CON RIGUARDO…- ora lo sguardo della donna era assassino. Logicamente non voleva far brutta figura.

-e con questo ho finito- concluse la preside abbassando il microfono e scendendo dal podio

-bè almeno ci abbiamo provato….- sussurrò Giovanni alzandosi

 

 

LVI CAPITOLO

 

I ragazzi prescelti partirono 10 giorno dopo e gli ospiti stranieri arrivarono il giorno dopo. Entrarono imbarazzati a scuola, guidati da una gloriosa preside sotto la neve che ricominciava a scendere prepotentemente.  Erano due ragazze e due ragazzi. Le ragazze erano una tedesca e l’altra francese. La berlinese era piuttosto grassoccia ma aveva un volto particolarmente simpatico. La ragazza francese aveva lunghi capelli biondi come l’oro, in netto contrasto alla neve sotto di lei. Un naso pronunciato rovinava il suo perfetto profilo e grossi occhi azzurri guardavano altezzosi intorno a sé.

I ragazzi erano uno spagnolo e l’altro inglese. Ma fu il ragazzo spagnolo a colpire particolarmente l’attenzione delle ragazze dell’istituto. Era particolarmente alto, capelli ricci e neri, naso perfetto e gote arrossate per il freddo. Subito uno sciame di ragazzine cominciarono a cinguettare per farsi notare dal bel arrivato, ma lui sembrava particolarmente interessato alla scuola, evidentemente era colpito dai calcinacci che cadevano e dalle scritte spesso oscene che ricoprivano la facciata.. meno male che non le capiva

-cavolo, quello li è proprio carino…- sussurrò un’amica di Francesca alle altre ragazze

-già proprio tanto…- aggiunse un’altra guardando il nuovo arrivato con sguardo sognante.

-allora?? Chi state guardando??- proruppe Giovanni interrompendo la contemplazione

-lui…- una ragazzina indicò lo spagnolo

-umf…. E che sarà mai…-

 

-a te sembra carino lo spagnolo?- chiese con finta aria distratta Giovanni durante la mensa.

-bè si…- rispose la ragazza addentando una banana –ma…-

-ma cosa?-

-sei meglio tu..-

Giovanni nascose un sorriso soddisfatto e si ributtò sulla sua macedonia.

 

-scusate se vi disturbo….- Camilla si avvicinò esitante

-ciao Cami, niente figurati!- le sorrise Francesca

 

Camilla arrossì intercettando lo sguardo di Giovanni e si concentrò su Francesca

-Fra.. avresti per caso il libro di biologia.. quello che ti ho prestato..-

-ah si certo! Vieni andiamo a prenderlo- e si allontanarono dopo che Camilla fece un piccolo sorrisetto imbarazzato a Giovanni

 

poco dopo Francesca tornò al tavolo dove aveva lasciato Giovanni

-secondo me,- esordì il ragazzo mentre la ragazza si risiedeva

-non è normale quella li…-

-si chiama Camilla Giovanni…- sibilò Francesca – e ti ho pregato di trattarla bene perché….-

-è appena arrivata, si lo so, lo so- disse Giovanni facendo il verso di Francesca.

Francesca sospirò –è parecchio timida. Avrebbe bisogno di una scrollata-

-altro che scrollata!!- disse Giovanni facendo centro nel buttare il succo nella spazzatura vicino a lui.

-è per questo che volevo trovarle un ragazzo-

-non ti sembra un po’ esagerata come cosa?- chiese Giovanni intento ad accartocciare i fazzoletti

-esagerata cosa?-

-bè.. cercarle un ragazzo. Cavolo Fra è appena arrivata qui e tu vuoi cercarle un ragazzo!! Lei cosa ne dice?-

-non lo sa..-

-come non lo sa?? Oddio lascia perdere piuttosto falla inserire nelle attività extrascolastiche, cosi conosce un po’ di gente-

-non è una cattiva idea in effetti… potrebbe entrare nel gruppo di danza..- rispose Francesca pensierosa

-brava!- Giovanni le sorrise

-certo che qualche volta hai delle buone idee, Giò-

-ho sempre delle buone idee, IO-

Francesca gli dette un leggero pugno sulla spalla. Suonò la campanella e si alzò.

-ho lezione ora, ci vediamo dopo- e dopo essersi chinata a dare un bacio frettoloso sulle labbra a Giovanni, sparì fra la folla.

 

 

 

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Capitolo 46
*** PABLO ***


LVII CAPITOLO

 

LVII CAPITOLO

 

Francesca entrò in classe. Era ancora vuota e la prof. Non era ancora entrata. Si avvicinò al suo banco e sussultò quando vide il ragazzo spagnolo seduto in fondo.

-ciao…- mormorò imbarazzata

il ragazzo le fece un segno con la testa e si avvicinò a lei

-encantado- sussurrò porgendole la mano

-me chiamo Pablo-

-Francesca- strinse veloce la sua mano e la tolse immediatamente sedendosi.

Passarono così pochi minuti di silenzio imbarazzato. Pablo la guardava sorridendo, mentre Francesca, fregandosene delle buone maniere, gli dava le spalle, seduta composta al suo banco pregando vivamente il veloce arrivo dei compagni.

 Questi non si fecero attendere ed entrarono subito dopo. Le compagne di Francesca sussultarono e cominciarono a scambiarsi occhiate eloquenti guardando il nuovo arrivato.

 

-siete rimasti soli?? Eh?? Che ti ha detto?? Come si chiama??- la sua compagna di banco,Clotilde cominciò a farle domande a raffica.

-ci siamo solo presentati, si chiama Pablo- sussurrò Francesca cercando di non pensare che lui era proprio dietro a lei.

-beata te… quanto avrei pregato di parlarci almeno un minuto,, sai nell’intervallo e a mensa non si riesce perché ha sempre uno sciame di oche dietr….-

-SIG.NA BONFADINI! STIA ZITTA PER FAVORE! Cominciamo con la lezione-

la prof si alzò e cominciò a scrivere delle frasi sulla lavagna: lezione di italiano, la più noiosa in assoluto.

Mentre scriveva molte ragazze si giravano verso Pablo lanciandogli sguardi seducenti e sorrisetti, mentre i compagni maschi guardavano perplessi.

Francesca si girò verso Pablo per vedere la sua reazione a tutte quelle occhiate. Lui le sorrise ma Francesca si girò di scatto. Ora l’attenzione generale si era spostata su di lei. Tutte le ragazze come delle iene,  la guardavano con occhiate malvagie. Ma nessuno si era accorto che la prof. Aveva da tempo smesso di scrivere, e ora guardava la classe battendo ritmicamente un piede per terra.

-pare che sia più interessante il nuovo arrivato alla lezione di oggi- sibilò

-NON E’ VERO?????-

la classe sobbalzò.

-Per punizione, per acquietare gli ormoni un Po’ TROPPO ATTIVI, per la prossima volta SOLO le ragazze…-

i ragazzi emisero un sospiro di sollievo,

-faranno un tema scientifico, proprio sugli ormoni e sulla loro funzione nell’organismo. A mercoledì- mentre diceva ciò la campanella suonò e il gruppo delle ragazze si alzò avvilita dalle proprie sedie.

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Capitolo 47
*** TUO FRATELLO!! ***


LVIII CAPITOLO

LVIII CAPITOLO

 

-Buon giorno signora!!- Francesca era appena entrata in casa di Camilla

-Ciao Francesca, Camilla è di là, prego-

 

Camilla era seduta davanti alla sua scrivania intenta a leggere.

-certo che leggi tanto tu eh?-

Camilla sobbalzò. Non l’aveva sentita entrare

-ciao Francesca….-

 

-non è che avresti dei libri sulla funzione degli ormoni?-

-cosa??- Camilla la guadava stralunata

-         visto che le mie compagne invece di ascoltare a lezione guardavano lo spagnolo, la mia prof ci ha dato un tema da fare sugli ormoni per punizione….-

-lo guardavi anche tu lo spagnolo?- Camilla fece un sorrisetto furbo mentre cercava il libro fra i suoi scaffali.

-no!-

-sicura????- ora aveva trovato qualcosa e si era seduta sul letto davanti a Francesca

-bè è carino ma non lo guardavo con la bava che mi cadeva dalla bocca…-

-questo potrebbe andare, guarda un po’-

Francesca prese in mano il libro. Era di anatomia, e nell’indice compariva anche un articolo sugli ormoni.

-perfetto!! Grazie Cami-

-di niente..-

Camilla tornò alla scrivania e si sedette guardando Francesca.

-allora???- Francesca la guardava con un sorriso ebete stampato sulla faccia.

-allora cosa?-

-addocchiato qualcuno??-

-addocchiato???- Camilla diventò immediatamente rossa –oh no no….-

-neanche uno??-

-no a scuola no-

-e fuori??-

-no no, sono appena arrivata Fra, non so…- era parecchio imbarazzata, e torturava nervosamente con i denti una penna.

-ok….-

-no bè qualcuno… si ho visto qualcuno di interessante-

-ah si??? Chi???- Francesca la guardava interessantissima –basta che non sia Giovanni!-

-oh no no… non è proprio il mio tipo… senza offesa intendiamoci..-

-allora?? Dai dai chi è??-

-bè….. tuo fratello!-

 

 

CAPITOLO 59

 

-C…. cosa??- le parole le si bloccarono in gola

-tuo fratello!! È mooooooooooolto carino!!- disse Camilla prima di scoppiare in una risatina isterica

-quando hai visto mio fratello??-

-bè sulle scale.. è molto gentile…..- disse con aria sognante

-oh no no Cami…. Non è il caso.. proprio no….- Francesca si era alzata di botto dal letto e camminava nervosamente per la stanza

-perché no?-

-ma no! No no… assolutamente no…-

-ma perchè no???-

-ma…. Ma… ha 23 anni!! Tu ne hai a malapena 16!! Poi è grande. Troppo grande.. capisci??-

-l’età non è un problema. Mia nonna ha 10 anni meno di mio nonno- disse con aria imbronciata

-ma erano altri tempi!! Non puoi fare paragoni con l’epoca… poi tu tu… hai mai baciato un ragazzo?-

Camilla la squadrò interamente. La sua espressione era dura e severa.

-no. Ma la cosa non credo che sia un problema-

-è proprio per questo Cami!! Mio fratello avendo 23 anni, ha fatto esperienze che tu tu….

-io cosa?-

-non ti immagini neanche!!- Francesca si era bloccata davanti a lei con le braccia per aria. Era brutto dire quelle cose, ma era la pura verità… Stefano sicuramente non si era limitato ai baci…

-non mi immagino neanche??- ora Camilla si era alzata. Era rossa, non per l’imbarazzo, ma per la rabbia.

-NON MI IMMAGINO NEANCHE?!?!- ripetè urlando. Francesca non l’aveva mai vista così arrabbiata..

-tu non ti immagini neanche cosa IO ho passato- sibilò additandola.

-NESSUNO IMMAGINA COSA IO HO PASSATO NEGLI LTIMI ANNI!!!- scaraventò un libro sul letto, sfiorando per un pelo Francesca. Questa, era ancora in piedi. Deglutì.

-tutto a posto qua?- la nonna aveva fatto capolino dalla porta preoccupata dalle urla.

-si nonna.. chiudi pure…..- disse respirando Camilla –tanto ora Francesca se ne sta andando…- disse guardando Francesca.

La ragazza prese il libro di anatomia dal letto di Camilla, uscì dalla stanza, percorse il soggiorno e uscì dall’appartamento sbattendo la porta senza salutare.

-cos’è successo??- mormorò la donna alla nipote dopo aver seguito con lo sguardo la burrascosa uscita di scena di Francesca.

-niente… piccole incomprensioni…- rispose la ragazza risedendosi alla scrivania, dando le spalle alla nonna.

-va bene… fra 10 min è pronta la cena tesoro…- e uscì dalla stanza.

Camilla alzò lo sguardo verso il pannello di sughero dove erano affisse moltissime foto. Si soffermò su una, dove una donna ed un uomo la guardavano sorridenti abbracciati in riva al mare… i suoi genitori.

Una calda lacrima cominciò a scendere sulla guancia ancora arrossata di Camilla…. I suoi genitori… le persone più importanti della sua vita, che a causa di un violento incidente stradale l’avevano lasciata sola. Sola in mezzo ad estranei, in una città straniera, in una nuova vita che non prometteva niente di buono.

 

Francesca Fece i gradini che separavano il suo piano da quello di Camilla senza neanche accorgersene. Era arrabbiatissima. Anzi, furiosa.

Aveva cercato solo di aiutarla…. E lei cosa fa?? Si innamora di Stefano.. il suo opposto!! Forse aveva esagerato a presentarle la situazione così bruscamente… ma era vero!! Figurati se Stefano l’avrebbe mai notata.. stava cercando di preservarla da una delusione amorosa allucinante!! E lei cosa fa?? Risponde come un’isterica lanciando un libro?? E parlando del suo passato?? Faceva questo effetto un trasloco?’ o era lei un po’ nervosetta??

Entrò in casa veloce, evitando lo sguardo incuriosito e perplesso di Stefano, si sedette sul divano aprendo con finta non curanza il libro.

-cos’è successo??- Stefano si sedette di fianco a lei

-niente- rispose bruscamente

-non ci credo.. sei arrabbiatissima..-

-dimmi una cosa. Hai per caso conosciuto la nuova ragazzina del quarto piano?-

-no non mi sembra.. quale?-

-quella un po’ sfigata con gli occhiali…-

-ah si si. Ci siamo incontrati una volta sulle scale. È diventata bordeaux appena mi ha visto. Deve essere un po’ timida…- rispose Stefano pensieroso mentre si allacciava le stringhe.

-STEEEEEEEEEEEEE?? VIENI UN ATTIMO?? NON RIESCO AD APRIRE LA SCATOLA DEI PELATIIIIII-  sua madre lo chiamava dalla cucina.

Dopo aver sbuffato il ragazzo si alzò avviandosi verso sua madre.

 

Francesca si concentrò sull’articolo piuttosto esiguo sugli ormoni. Cominciò a leggere ma la sua attenzione era rivolta a tutt’altro..

-ahh maledetto libro- lo chiuse violentemente e lo lanciò sulla poltrona.

-domani dovrò andare in biblioteca….-

 

 

P.S è un po’ triste questo chappy non è vero??? Cmq Camilla ancora per molti capitoli non rivelerà a Francesca di essere orfana.. un po’ come Giovanni!!

La storia della cotta di Camilla per il fratello di Francesca l’ho tratta da uno STUPENDO telefilm, non più in onda da un po’ di tempo (chi è esperto capirà!! ^^) ringrazio ancora coloro che commentano… A PRESTO!!

Franca

 

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Capitolo 48
*** "PACE"? NO ***


LX CAPITOLO

LX CAPITOLO

 

La mattina dopo Francesca uscì in anticipo da casa per evitare Camilla. Arrivò subito a scuola e si diresse velocemente verso il suo armadietto, dove avrebbe preso il libro della prima lezione della mattina: greco.

Mentre stava cercando nel disordine, sentì una voce calda dietro a sé

-ciao Françiesca-

si girò di scatto e sussultò, trovandosi davanti, a pochi centimetri di distanza, Pablo.

-c.. come sai il mio nome?-

-ieri tue amigos hanno chiamato e io.. ricordato!- disse battendosi con l’indice la tempia.

Francesca arrossì velocemente. Era carino…. Tremendamente carino… ciocche di capelli neri coma la pece ricadevano disordinati sulla fronte, facendo intravedere due stupendi occhi grigi con qualche scaglia verde. Il naso era dritto, e i lineamenti perfetti del suo viso circondavano delle labbra rosse e carnose che nascondevano dei denti dritti e bianchissimi.

Francesca rimase incantata ad osservarlo e si risvegliò accorgendosi dello sguardo perplesso e incuriosito di Pablo. Si girò di scatto chiudendo l’armadietto e si allontanò, imbarazatissima. Fu ben presto raggiunta da Pablo che la prese per un braccio. Proprio in quel momento si era avvicinato Giovanni.

-UEI UEI SPAGNOLITO….-

-Giù LE MANI…….. GRAZIE…..- con un gesto deciso tolse la mano di Pablo dal braccio di Francesca. Lo spagnolo si allontanò senza dire nulla.

-comincia a starmi antipatico quel ragazzo..- disse Giovanni osservando il ragazzo che si allontanava

-brutto non è, e ha parecchio fascino.. troppo per i miei gusti..- continuò.

-già…..- disse la ragazza con sguardo sognante –e poi bacia proprio bene….- si morse il labbro con fare malizioso

-cosa?!- Giovanni le si era parato davanti

-SCHERZO!!!-

 

Dopo la lezione di greco Francesca si avviò verso la biblioteca. I corridoi erano deserti , come del resto la biblioteca. Si avviò verso il bancone della donna e chiese gentilmente dove avrebbe potuto trovare un libro sugli ormoni.

-corridoio 7, scaffale 14, libro mi sembra…. 786- la donna non la guardò neanche, intenta a digitare qualcosa al computer. Era formidabile il modo in cui conosceva per filo e per segno la posizione dei suoi adorati libri.

Francesca si avviò verso  il settimo corridoio e cominciò a contare gli scaffali.

Decimo…. Undicesimo… dodicesimo… tredicesimo… quattordicesimo!!

Cominciò a cercare il libro, ma ben presto si accorse che non era sola in quell’enorme stanza.

Cominciò a guardarsi intorno cercando di capire chi fosse.. sperò vivamente che non fosse ancora lui.. sarebbe stata una vera e propria persecuzione..

Sentì un fruscio di fianco a sé. Il cuore cominciò a battere. Odiava essere in quelle situazioni.. forse aveva visto troppi film in cui degli spietati killer arrivavano silenziosamente dietro di te e poi….. ZAC!

-AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH- Francesca lanciò un urlo pauroso

-AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH- un altro urlo. Ma non era ancora lei.

Francesca, togliendo un volume sovrappensiero dallo scaffale, si era trovata davanti dall’altra parte Camilla, che sentito l’urlo, aveva urlato anch’essa.

Meno male che la bibliotecaria non se n’era accorta..

Francesca deglutì –ah sei tu…-

-c’era bisogno di urlare?- Camilla era piuttosto scossa. Aveva i capelli arruffati ed era particolarmente pallida.

-scusa io..-

-devo andare- disse bruscamente Camilla allontanandosi con un volume in mano

-no aspetta!- Francesca l’aveva raggiunta e le aveva porto il libro che le aveva prestato.

-grazie- mormorò prima di allontanarsi.

Camilla era veramente arrabbiata. Francesca l’aveva ferita. L’aveva trattata come una bambina di 6 anni… è vero, non aveva mai baciato un ragazzo e allora?? Cosa vuol dire, anche se non l’hai mai fatto sei lo stesso grande… o no?

E poi, la cotta per Stefano se l’era presa veramente… e niente nessuno l’avrebbe ostacolata a provarci.. neanche Francesca.

 

Tornò in classe. Mentre rimetteva in cartella il libro che aveva prestato alla ragazza , cadde un bigliettino dalle pagine dello stesso. Camilla lo aprì. In una scrittura dolce e lineare c’era scritto “ PACE??” .

Camilla arrotolò il bigliettino e lo scagliò per terra . “no” pensò.

 

 

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Capitolo 49
*** GELOSIA ***


LXI CAPITOLO

LXI CAPITOLO

 

-Allora??, come sta andando avanti il piano: “facciamo entrare nella società Camilla”?- Giovanni e Francesca erano seduti sulle scale di ingresso durante l’intervallo. Faceva ancora molto freddo e la neve si ostinava a cadere sempre più fitta.

Francesca grugnì alla domanda del suo ragazzo.

-cosa vuol dire?? Piano fallito?-

-neanche iniziato- mormorò Francesca.

-ahiahiaiii, non va bene cosi mia cara..-

-lo so ma non mi interessa più. Abbiamo litigato-

-litigato? E perché?-

sotto il cappellino di lana gli occhi le divennero lucidi.

-si è innamorata di mio fratello-

-e allora?? Avete litigato per questo?-

-come allora Giò!!!- ora si era alzata

-mio fratello ha 23 anni, lei ne ha 16, lei non ha mai baciato un ragazzo, lui si sarà fatto mezza università!!!- mentre parlava tirava nervosamente indietro la sciarpa di lana che le continuava a cadere fastidiosamente sul giaccone.

-e allora?- Giovanni alzò un sopracciglio. –non mi sembra un problema-

Francesca sospirò.

-scusa, è la volta buona che può tirarsi un po’ fuori!! (e baciarsi un ragazzo!)-

-ma mio fratello le riderà in faccia, non capisci??-

-ne sei così sicura??- Giovanni le sorrise.

-non lo so….-

-         o forse è pura gelosia fra fratelli?? Io dare i numeri se scoprissi che Silvia uscisse con qualcuno!!-

Francesca sorrise. Forse Giovanni aveva ragione. Inconsciamente era gelosia.

Giovanni la fece sedere e la prese fra le braccia, dandole un bacio sulla fronte.

 

 

100 RECENSIONI!!!!!!!!!

Un grazie di cuore a tutte le persone che commentando, mi hanno accompagnato (e mi accompagneranno ancora per molto) in questa magnifica avventura!!

Un bacio a tutte (ARRIVIAMO ALLE 200 RECENSIONI, DAI!!)

Franca

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Capitolo 50
*** CHIARIMENTI ***


LXII CAPITOLO

LXII CAPITOLO

 

IL pomeriggio stesso, Francesca  tornava a casa. Era piena di neve fino alle mutande, aveva le mani e i piedi ghiacciati, e non vedeva l’ora di buttarsi sotto una doccia bollente… aprì veloce il portone e salì le scale.

Subito sentì delle voci familiari…

-come ti chiami?- era Stefano

-Camilla….- una voce mite e pacata aveva prontamente risposto.

-io Stefano..sono il fratello di Francesca..-

-si lo so…- disse Camilla prima di esplodere nella sua solita risatina isterica

Francesca stava ben attenta a non farsi vedere, nascosta dietro ad una colonna

-sei nuova qui?- chiese Stefano

-si mi sono appena trasferita- Francesca si immaginava già il viso di Camilla: rosso paonazzo.

Prese il coraggio e cominciò a salire. Stefano la vide

-ciao Fra! Tornata tardi oggi eh??-

Francesca sorrise e intercettò lo sguardo di Camilla: freddo e di sfida.

-allora ci vediamo.. ciao Stefano…- disse prima di allontanarsi.

-certo che è un po’ strana quella li….- disse Stefano mentre salivano

-mi ha bloccato per 10 minuti, e il bello è che stava zitta!! Meno male che sei arrivata tu…-

-ma è tua amica?-

-cosa??- Francesca aveva la testa da un’altra parte… quello sguardo di sfida… Camilla stava architettando qualcosa…

-ti ho chiesto se quella Camilla è tua amica-

-no- rispose la sorella aprendo la porta.

 

 

-te lo dico io, quella ha dei piani per farmi star male!-

-che cosa?!-

Giovanni e Francesca chiacchieravano fra un’ora e l’altra davanti ai rispettivi armadietti

-farti star male???? Credi che voglia questo??-

-si… ora mi vuole sfidare, ne sono sicura..-

-sfidare a cosa scusa?? A “chi piglia prima Stefano”?-

Francesca sorrise. Alla fine era proprio così. O era lei che si stava creando troppi problemi…

-aspetta…- Francesca si era appena ricordato qualcosa

-lei alla fine non si è arrabbiata tanto per la storia di Stefano, ma perché io l’ho sottovalutata per la storia che non aveva mai baciato un ragazzo… poi ha cominciato a urlare che io non mi immaginavo neanche cosa LEI avesse passato negli ultimi anni… bah..-

-negli ultimi anni?- Giovanni corrucciò la fronte, sembrava piuttosto interessato

-si negli ultimi anni…-

-dove sono i suoi genitori?- chiese Giovanni

-in America, lavorano. Qui vive con i nonni-

Giovanni si appoggiò pensieroso al suo armadietto.. alla fine anche lui aveva detto a Francesca che suo padre lavorava all’Estero.. forse anche Camilla mentiva..

La campanella suonò interrompendo i discorsi dei ragazzi.

-ok.. io vado- Giovanni si allontanò, improvvisamente rannubbiato in volto.

 

 

LXIII  CAPITOLO

 

Gennaio passò velocemente. Camilla e Francesca si evitavano accuratamente sia a casa che a scuola. Giovanni spingeva per una riconciliazione, ma evidentemente, Francesca capì che il bigliettino che aveva lasciato nel libro di anatomia fosse stato dimenticato, o peggio, buttato.

Camilla continuava imperterrita a provarci con Stefano. A metà del mese arrivò perfino a chiedergli il numero di cellulare e a sommergerlo di squilli, a cui il ragazzo non rispondeva.

La situazione stava diventando incontrollabile. Camilla le mancava, e tanto.. doveva fare qualcosa.

Il pomeriggio dopo salì veloce le scale fino ad arrivare al quarto piano. Suonò la porta. Subito comparve Camilla. Sussultò quando la vide, poi la sua espressione divenne severa, dura.

-ah sei tu…-

la fece entrare e si sedette sul divano, continuando a guardare la tv, ignorando Francesca.

-quasi finita la casa, vedo..- tentò di cominciare Francesca guardandosi intorno. Gli scatoloni erano scomparsi, e l’arredamento del soggiorno cominciava a prender forma.

-cosa vuoi- chiese a  denti stretti Camilla, sempre osservando la tv che trasmetteva un film.

-senti Cami- Francesca si sedette sulla poltrona di fianco a lei.

-non abbiamo 6 anni, ma il nostro comportamento lo dimostra. È da più di un mese che ci evitiamo…- Camilla distolse lo sguardo dallo schermo e lo posò per terra. La treccia le ricadeva sulla spalla e maneggiava nervosamente il telecomando.

-….ora basta.- continuò Francesca

-io ho le mie colpe, mi rendo conto di essere stata un po’ brusca dicendoti quelle cose e mi dispiace ma tu….-

-ma io cosa?- ora la ragazza aveva alzato lo sguardo. Gli occhi le divennero lucidi

-secondo te è carino sentirsi dire che non ho nessuna speranza con Stefano, perché LUI ha fatto sesso con mezza università, mentre IO non ho mai baciato un ragazzo?!- una lacrima le scendeva decisa da dietro la lente spessa e finì il suo viaggiò sul cuscino che la ragazza teneva in mano.

-tu sei la mia unica e migliore amica qui. Sarei sola senza di te. Ma.. una vera amica non mi avrebbe scoraggiato così, indipendentemente se Stefano fosse stato si o no suo fratello-

Francesca stava zitta e la osservava. Aveva ragione. Camilla aveva pienamente ragione. Contava su di lei e lei l’aveva delusa..

-mi… mi ero già immaginata i pomeriggi passati sul tuo letto con te a pianificare le mie prime parole con Stefano! E tu cosa fai?? MI DICI QUELLE COSE?!- ora le lacrime le rigavano il volto.

-è vero, scusa ho sbagliato… perdonami per favore..- anche a Francesca gli occhi divennero lucidi, sentendo quelle parole.

-vieni qui…- Camilla aveva spalancato le braccia in cui Francesca si era fiondata immediatamente

-ora basta eh?? Mi sei mancata tantissimo Fra.. tantissimo…-

-allora qual è il piano?? Stasera pizza con te Giò e Stefano?- Francesca si era staccata dall’abbraccio dell’amica e si asciugava le lacrime

-siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii-

 

 

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Capitolo 51
*** UN ***


LXIV CAPITOLO

LXIV CAPITOLO

 

 

-STEEEEEEE, COSA FAI STASERAAAA??-

Francesca era appena tornata a casa sua

-niente.. perché?- Stefano uscì dallo studio di suo padre dove c’era il computer che il ragazzo usava continuamente (e di nascosto)

-perché io, Giovanni e Camilla volevamo andare a mangiare una pizza.. vuoi venire?-

-oh si certo-

-bene!- Francesca saltellava felice.

-ma perché anche io?? Non potete andare voi tre?-

-emmmmmm… no dai vieni anche tu…-

-ok ok…..-

“Cami tutto a posto viene anche mio fratello.. alle 8 ci troviamo sotto casa. Un bacio!”

Francesca cercò veloce sulla rubrica del cellulare la voce “CAMI” e inviò il messaggio

 

Andarono in una pizzeria vicino a casa. Nel tragitto in macchina Stefano e Giovanni parlavano fra loro di basket,  mentre Camilla e Francesca parlottavano su come Camilla si sarebbe dovuta comportare quella sera.

 

Poco dopo essersi seduti a tavola, calò il silenzio. Camilla giochicchiava nervosamente col braccialetto, mandando occhiate imploranti a Francesca che invece, guardava con fare eloquente Giovanni, spronandolo silenziosamente a cominciare un discorso. Poi improvvisamente, Camilla parlò

-ah Stefano… ho saputo che il tuo nome significa figlio del cielo…-

Francesca e Giovanni si guardarono con gli occhi sbarrati. No, non era questo il piano!!

-figlio del cielo??- rispose Stefano,- Io sapevo che significava “coron……..-

-MA CHE BELLO!! Io non ho un nome così importante STEFANO- Francesca diede un calcio al fratello sotto al tavolo mentre scandiva a denti stretti il suoi nome. Camilla ci sarebbe rimasta malissimo se Stefano l’avesse corretta… già la serata non prometteva niente di buono, Stefano dava segni di essere piuttosto scocciato, e Francesca non sapeva più cosa fare per rialzare le sorti…

-allora Stefano come va l’università?- la sorella fece quella strana domanda con voce stranamente mielosa

-bene. Come vuoi che vada..- rispose scocciato

(altro incrocio di sguardi preoccupati fra Francesca e Giovanni)

-Ste, come ti è sembrata l’ultima partita di basket di ieri?- era Giovanni

-ummmm carina… ma niente di che…- Stefano batteva distrattamente la forchetta sulle croste della sua pizza, lasciate nel piatto.

-anche a me piace il basket!!!- Camilla si era improvvisamente risvegliata dal suo lungo letargo durato più di 5 minuti..

-ah si?- Francesca sembrava l’unica interessata

-si!! Poi mi piace tanto quando fanno il “dribbling!!!”- sottolineò l’ultima parola con fare ampolloso.

-cosa?- Stefano aveva appena alzato lo sguardo perplesso

-il dribbling, giusto no…..?- Camilla incrociò lo sguardo di Giovanni. Lui, spalancò gli occhi dicendo un “no” silenzioso con le labbra. Camilla deglutì e guardò Stefano. La guardava perplesso

-il dribbling è nel calcio, ed è quando un giocatore scarta con la palla…- le spiegò Stefano

Camilla diventò paonazza. Mormorò “vado un attimo in bagno” e si alzò, correndo via. Francesca la seguì con lo sguardo, preoccupata. Poi guardò il fratello con aria severa.

-scusa Fra, dovevo stare zitto?? Va bene la storia del significato del nome, ma dirmi che i giocatori di basket fanno il dribbling… eh no quello no… povero basket…-

Giovanni ridacchiò sotto i baffi ma fu subito bloccato da un’occhiata di fuoco di Francesca.

La ragazza si alzò e si diresse verso il bagno

 

-Cami??? Sei qui?? Dai apri!-

-no- Camilla le rispose fra i singhiozzi

-dai Cami, che sarà mai… neanche io ci capisco molto di basket..-

-HO FATTO UNA FIGURACCIA FRA!! MA TI RENDI CONTO?! FARE UNA GAFFE SIMILE, POI PROPRIO SUL SUO SPORT PREFERITO!!-

mentre urlava disperatamente passarono dei camerieri che prima, guardarono la porta del bagno perplessi, poi Francesca. La ragazza fece segno di “non è niente” poi si avvicinò ancora di più alla porta

-Cami.. sta passando un po’ gente e mi guardano male.. esci per favore oppure fammi entrare..

la serratura della porta si aprì lentamente con un piccolo “clunk”. Comparve Camilla più disperata che mai. I capelli che prima erano legati in uno chignon, le ricadevano disordinati sulle spalle, e grosse lacrime comparivano da sotto gli occhiali.

-oh Cami, dai….- Francesca la strinse in un abbraccio affettuoso

-non è poi così tragico…-

-si invece..- le rispose la ragazza fra i singhiozzi

-ma hai visto come mi ha guardata quando ho detto quella cosa del dribbling??-

-si ho visto, ma Stefano fa sempre così dai..- mentì Francesca

 

Dopo pochi minuti tornarono a tavola. Francesca era riuscita ad asciugare le copiose lacrime di Camilla, ma la ragazza aveva ancora la faccia gonfia di pianto.

Si avvicinarono al tavolo ma ci trovarono solo Giovanni.

-dov’è Stefano?-

-emmmm, credo che abbia incontrato qualcuno…- disse Giovanni indicando la pista davanti al jukebok. Francesca e Camilla alzarono lo sguardo contemporaneamente.

Stefano stava ballando sinuosamente con delle ragazze sotto lo sguardo divertito del resto della clientela.

Francesca sospirò guardando Giovanni che fece spallucce. Camilla si sedette e cominciò a sbocconcellare nervosamente il pane che era rimasto in tavola.

Anche Francesca si sedette pianificando la scenata che avrebbe fatto al fratello, appena tornati a casa.

Dopo pochi minuti silenziosi, mentre i tre ragazzi osservavano uno Stefano scatenato che ballava come un pazzo sotto le note dei Rolling Stone, Giovanni si schiarì la voce.

-Bè Cami.. ora il mio consiglio è di cercare un ragazzo… insomma.. un po’ più alla tua portata…-

-in che senso?- Camilla aveva alzato di botto la testa guardando Giovanni

-nel senso che magari di cercare qualcuno della nostra età. Il fatto che non hai mai bac…. –Si interruppe di colpo dopo aver ricevuto una gomitata da Francesca

-lo sa?!- chiese Camilla guardando furibonda la ragazza e indicando Giò.

Francesca annuì

-oddio… che giornata..- Camilla si riappoggiò al tavolo chiudendo gli occhi

-andiamo a casa….- chiese sospirando 

 

 

 

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Capitolo 52
*** IL MARPIONE A GAMBE ALL'ARIA ***


LXV CAPITOLO

LXV CAPITOLO

 

-potevi almeno evitare di guardarla così, quando ha detto quella stronzata sul dribbling!! C’è rimasta male, piangeva come una fontana!!-

Francesca sgridava il fratello poco dopo essere entrati in casa.

-lo so Fra, ma scusa… quella ragazzina mi fa pena!! È terribile!!-

Francesca sospirò. Quelle parole non avrebbero certamente fatto piacere a Camilla…

-ma poi scusa, tutto questo interessamento verso di me, mi portate fuori, mi chiede il numero, vuoi che l’accompagni da tutte le parti… ma perché??!!-

-perché LE PIACI STEFANO!! DA IMPAZZ…- si tappò lo bocca, pentita.. no, non doveva dirglielo, no….

Stefano la guardava con uno strano sorrisetto sulle labbra

-ah si??-

-beh certo… certo che sei duro a non averlo capito prima eh??- disse battendosi il pugno sul palmo della mano

Stefano irruppe in un’enorme risata mentre si toglieva le scarpe seduto sul letto

-questa è bella… piaccio a quella lì…- disse fra le risate

-non ridere Stefano.. e poi si chiama Camilla…-

-bè è chiaro che a me non piace, quindi è inutile che si sforzi…- si alzò e si diresse ancora ridendo, in bagno.

 

Non doveva dirgli quella cosa… se Camilla l’avesse scoperto… o no..

Francesca sospirò mordendosi il labbro e si buttò sul letto, sfinita.

 

 

-ti ha detto qualcosa tuo fratello, ieri sera dopo la pizzeria?- Camilla e Francesca stavano studiando la mattina dopo in biblioteca

-no no…- mentì Francesca mentre sfogliava un libro per la ricerca di storia

-sicura?- Camilla non la bevve, si avvicinò un po’ di più a Francesca scrutandola, per carpire anche il minimo segno di debolezza dell’amica

-no Cami ti ho detto di no.. credimi- disse evitando lo sguardo indagatore della ragazzina

Camilla si riappoggiò allo schienale della sedia, sospirando

-ma perché non me ne sto zitta qualche volta?? Se non dicevo quella boiata sul dribbling, sarebbe filato tutto liscio…- gesticolava nervosamente

-ragazze…. Per favore…-la bibliotecaria fece segno di abbassare la voce. Le due ragazze si guardarono e si fondarono sui rispettivi libri.

 

Poco dopo Francesca si alzò

-Camilla io devo andare a lezione.. ci si ribecca fuori!- e le fece l’occhiolino prima di uscire dalla biblioteca, sotto lo sguardo severo della donna seduta al banco

-ok… ciao..-

 

dopo una mezz’ora anche Camilla uscì dalla biblioteca. Aveva parecchi libri in mano (come al suo solito) e pregava vivamente di arrivare presto alla sua aula per appoggiarli, cominciavano a diventare pesanti… svoltò l’angolo e vide affisso ad una bacheca un cartello che comunicava il ballo della scuola, che sarebbe stato anticipato a Marzo, per festeggiare l’arrivo dei ragazzi stranieri….. SBANG!

Camilla cadde con i suoi libri, sparpagliandoli sul pavimento

-oddio NO!! CAVOLO CERCA DI STARE PIU’ ATTENTA MALEDIZIONE! GUARDA CHE ROBA…- il ragazzo davanti a lei era caduto insieme ad un vassoio pieno di ampolle..

Camilla guardò a bocca aperta prima i cocci, poi il ragazzo. Era alto e con i capelli castano chiari, gli occhi azzurri.. proprio carino.

-oddio scusa.. non ti avevo visto, ero sepolta dai libri, io io.. mi dispiace- Camilla si stava rialzando e tentò di aiutare il ragazzo a raccogliere i vetri

-no, no, non ti preoccupare faccio io…- il ragazzo aveva le mani fra i capelli, disperato.. –mi ammazza il prof adesso…- piagnucolò

-mi dispiace io…-

-vai, vai, non ti preoccupare, è anche colpa mia..-

Camilla si allontanò veloce, paonazza.. che giornate ragazzi!!

Intanto il ragazzo cercava di raccogliere dal pavimento i vetri taglienti sbuffando e imprecando contro la ragazzina con cui si era appena scontrato..

-Ciao Francesco!!- Francesca passava di li, dopo aver finito la lezione

-ciao Fra…- sbuffò lui ancora chino in terra

-cosa stai facendo?-

-una demente di una mi è appena venuta addosso, e ho rovesciato le ampolle..-

-ahia guai in vista Fra!!- disse ridacchiando Francesca

-non ti ci mettere anche tu PER FAVORE!!-

-ciao ciao…- Francesca si allontanò ridacchiando. Certo che era strano vedere Francesco, un marpione sempre in cerca di donne, chino per terra a raccogliere cocci di ampolle… proprio divertente! Anche Francesca notò il cartello del ballo… un brivido le trapassò la schiena: quest anno non avrebbe avuto problemi per il cavaliere. L’anno precedente invece, dopo settimane di affannosa ricerca, era dovuta andare con un ragazzo piuttosto “sfigato” che aveva passato la serata a leggere un libro, lasciando Francesca sola come un cane su una poltroncina… fece una smorfia di disgusto al solo pensiero. Ora il problema non era suo: doveva trovare un cavaliere a Camilla

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Capitolo 53
*** UN NUOVO CAVALIERE PER CAMILLA ***


LXVI CAPITOLO

LXVI CAPITOLO

 

Il giorno stesso, Francesco, Francesca e Giovanni si incontrarono a mensa.

-allora come è andata col prof di chimica, Franci??- chiese Francesca in modo canzonatorio mentre beveva il suo succo di carota

-mmmmm- Francesco mugugnò alzando gli occhi al cielo mentre addentava il suo panino

-cioè?- Giovanni si era intrufolato nella conversazione, sedendosi anche lui al tavolo

Francesco fece segno 4 con le dita mentre masticava un grosso boccone

-4?? Ti ha dato quattro??-chiese sbalordita Francesca.

Francesco fece segno di no con la testa –no- disse con ancora la bocca piena, -mi dovrò fermare 4 pomeriggi settimana prossima per lucidare TUTTE le ampolle e provette del laboratorio di chimica..-

-sempre meglio di un 4…- disse Francesca cominciando a mangiare l’insalata dalla sua vaschettina

-sempre a dieta tu??- Francesco cominciò a prenderla in giro –ah già è vero, sei grassa, guarda che sedere…- disse sporgendosi e guardando sotto il tavolo.

Francesca spalancò la bocca, offesa

-ma scherzo scema! Se sei grassa tu, la Sarani cos’è???-

-non è grassa la Sarani…- bofonchiò Giovanni mentre beveva dalla bottiglietta.

-ah no.. accidenti!! Fra poco non sta più nel banco…-

-OOOOOOHHH ESAGERATO!!- urlarono in coro Francesca e Giovanni.

Si sapeva. Gli standard di Francesco erano severissimi. Le ragazze per lui dovevano essere magrissime, bionde, occhi azzurri, due tette enormi e soprattutto, particolare indispensabile: un neo sulla guancia vicino al naso.

Nessuno sapeva il perché di questa sua strana esigenza.

 

 

-con chi vai al ballo, Franci?- chiese Francesca con finta noncuranza,

Poco dopo i due ragazzi cominciarono a parlare di basket. Era a dir poco una mania. Francesca si perse nei suoi pensieri.. era da tanto che non vedeva Camilla.. di solito al giovedì all’ora di pranzo non aveva lezione…

-MA CERTO!!!- urlò la ragazza ridestandosi dai suoi pensieri. Molti altri ragazzi si girarono, perplessi

-ma certo Giò!!- disse guardando il ragazzo

-lui è un maschio!!- disse eccitata indicando Francesco

-ahhhhhhh grazie Fra!! Te ne sei accorta ora??- disse Francesco mentre addentava una barretta di cioccolato

-no??- Francesca non degnò le parole del ragazzo e continuava a guardare Giovanni con fare eloquente

-e.. allora?- Giovanni sembrava perplesso

-non ti dice niente il nome Camilla??….-

-chi è Camilla?? È carina?- Francesco si era inserito nella conversazione, ora attento.

-cosa vuoi fare Fra…- Giovanni pareva preoccupato

-domani Franci- disse Francesca rivolgendosi a Francesco, -ti presentiamo una persona…- gli fece l’occhiolino sorridendo

-ora devo andare.. a domani!- la ragazza si alzò velocemente, allontanandosi, piuttosto elettrizzata

-che cosa ha in mente?- chiese Francesco all’amico

-ahhh qualunque cosa sia, io non c’entro niente…- disse Giovanni alzando le braccia

 

-TI PRESENTIAMO UN RAGAZZO!!- Francesca era appena piombata in camera di Camilla, e come al solito l’aveva trovata seduta alla scrivania a leggere. La ragazza fece un salto sulla sedia

-la prossima volta potresti entrare PIANO e senza urlare….?-

-ok scusa… COMUNQUE TI HO TROVATO IL RAGAZZO PER IL BALLO!!-

Camilla la guardò perplessa. Francesca aveva i capelli raccolti in un chignon e aveva una fascia blu. portava un semplice golf di lana nera col collo alto,una minigonna di jeans che le faceva risaltare le gambe lunghe, collant e ballerine… Quanto sarebbe piaciuto a Camilla avere degli abiti cosi… sua nonna le comprava cose vecchissime e lei non aveva il coraggio di rifiutarle..

-Cami??-

Camilla si ridestò dai suoi pensieri.

-oh, che bello, chi è?- chiese con falsa eccitazione

-non ti interessa vero?- Francesca si stava sedendo sul letto

Camilla abbassò lo sguardo –a me piace tuo fratello- ammise

Francesca sospirò –bè ma questo non ti impedisce di conoscere nuova gente, no? Poi, non ti puoi portare mio fratello al ballo…-

-bè si certo però…-

Francesca si alzò e portò una sedia proprio davanti a Camilla. Si sedette.

-Cami, forse non te l’ho detto, ma Stefano è fidanzato con un certa Flavia..-

Camilla alzò lo sguardo. –ah si?-

-l’ho scoperto anche io poco fa. Mi dispiace. Te l’ho detto che mio fratello cambia ragazze come cambia i calzini-

-cioè tutti i giorni?- Camilla sorrideva

-quasi…- scoppiarono a ridere

-non fa niente Fra, stavo cercando di dimenticarlo… come si chiama questo ragazzo?-

-Francesco- rispose Francesca facendo un grande sorriso.

 

 

 

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Capitolo 54
*** SENTIMENTI NASCOSTI ***


LXVII CAPITOLO

LXVII CAPITOLO

 

-non ti devi comportare in nessun modo Cami, sii te stessa-

-devo essere me stessa, devo essere me stessa, devo essere me stessa, uff…-

il giorno dopo, Camilla e Francesca si stavano dirigendo a mensa, dove avrebbero incontrato Giovanni, e soprattutto Francesco. Camilla era piuttosto preoccupata e si faceva forza ripetendosi frasi incoraggianti, mentre respirava ritmicamente.

-sai, dopo la figura con tuo fratello, non ho molta sicurezza…-

Francesca la fulminò con lo sguardo.

La mattina Camilla si era preparata accuratamente, scegliendo i suoi abiti più belli, ma senza grandi risultati.. indossava stranamente dei jeans, a vita troppo alta, e un golf fucsia con strani disegni…

Arrivarono a mensa. Francesca alzò il collo alla ricerca fra la folla dei due ragazzi. Vide una testa bionda e individuò Giovanni

-eccoli sono li- sussurrò all’amica

si avvicinarono al tavolo. Francesco era girato di spalle.

-eccoci- Francesca strinse a sé Camilla

Francesco si girò e guardò Camilla spalancando gli occhi

-TU?!- dissero contemporaneamente Camilla e il ragazzo riconoscendosi

-vi conoscete?- chiese Francesca corrugando la fronte

-ti ricordi ieri, che ti ho raccontato che una ragazza mi era venuta addosso facendomi cadere le ampolle??… beh è lei- disse scocciato e girandosi di colpo

Francesca guardò Camilla che era diventata bordeaux. Non gliel’aveva detto

-va bè, comunque lei è Camilla-

-piacere- grugnì Francesco

-piacere…- Camilla gli strinse debolmente la mano, evitando il suo sguardo.

Francesca si sedette facendo cenno di fare lo stesso all’amica. Giovanni era piuttosto perplesso e guardava con un sorriso sulle labbra Camilla e Francesco. Francesca guardò con fare implorante Francesco, che però sembrava più interessato alla merendina che stringeva fra le mani che alla nuova arrivata. Camilla dal canto suo si guardava le scarpe rossa in viso… come sempre.

-oooops!! È tardi, io devo andare a lezione, anche tu Giò vero??- Francesca guardò con fare eloquente il ragazzo calcando l’ultima parola. Il piano era quello di lasciarli soli.

-oh si certo…- borbottò Giovanni alzando e prendendo la sua cartella

-bene.. allora ci vediamo dopo!!- Francesca salutò sorridendo, ignorando lo sguardo terrorizzato di Camilla, che la implorava silenziosamente di stare li con lei

i due ragazzi si allontanarono velocemente dopo aver buttato un occhio sul tavolo. Camilla era silenziosissima, e dal canto suo Francesco non degnava di uno sguardo la ragazza.

-non va Fra…..- Giovanni scosse la testa, dando un’ ultima occhiata al tavolo dietro di loro

-già, sembra anche a me..-

-non credo che serva a molto quello che stai facendo-

Giovanni si precipitò a precisare, dopo aver notato lo sguardo assassino della sua ragazza

-nel senso che forse se non la forzassimo tanto a trovare questo benedetto ragazzo..-

-forse lo troverebbe da sola- finì Francesca sospirando

-già-

 

intanto fra Camilla e Francesco regnava il silenzio. La ragazza osservava incantata le bollicine dell’acqua frizzante, nella bottiglia blu davanti a sé.

-come hai detto che ti chiami?- Francesco si risvegliò dal suo sonno

-C…Camilla- sussurrò

-come?- Francesco si avvicinò a lei non sentendo

-Camilla-

-come?? Non capisco, parla più for…-

-CAMILLA!! MI CHIAMO CAMILLA!!!- urlò. Francesco fece un grande salto  sulla sedia. Non si aspettava che da una creaturina così gracile potesse uscire un voce così acuta

-scusa scusa…., ora ho capito ti chiami Camilla- disse guardando la ragazza che annuiva

-ma dimmi un po’, hai sempre questa brutta abitudine di bisbigliare invece che parlare e di guardarti le scarpe?- disse tranquillo.

Camilla sbarrò gli occhi e se possibile diventò ancora più rossa. Si alzò veloce, prese le sue cose e si allontanò, lasciando un Francesco piuttosto perplesso

-bah- sussurrò fra sé prima di fare canestro buttando le cartacce nel cestino vicino a sé.

 

-CHE COSA LE HAI DETTO?!- Francesca cercava spiegazioni, furibonda, dopo aver trovato Camilla sola nell’aula di chimica a piangere

-le ho solo chiesto- rispose con voce pacata Francesco chiudendo tranquillamente il suo armadietto –perché parla così piano e si guarda continuamente le scarpe…-

-ti sembra gentile?-

-bè, le ho dato qualche consiglio. Se va avanti cosi Fra,- disse avvicinandosi a Francesca

-non avrà mai nessuno al suo fianco.- ora era a pochi centimetri dal viso di Francesca e la guardava con un’espressione dura e fredda. Un luccicchìo dorato gli baluginò negli occhi ed ebbe un attimo di incertezza prima di allontanarsi dalla ragazza che lo guardava esterrefatta.. le diede un leggero buffetto sulla guancia e se ne andò.

Francesca rimase lì, impietrita. Stava per baciarla… no, non era possibile.. Francesco era sempre stato un suo grande amico e non le era mai passato per la testa che potesse avere un interesse verso di lei.. ma quel luccichio nei suoi occhi l’aveva visto bene. Ed era sicura che stava per baciarla… non, non era possibile. Francesca si riscosse e si allontanò verso l’ uscita per tornare a casa

 

-mi dispiace Camilla ma.. ma.. –

-cosa ti ha detto??- Camilla la guardava non più in lacrime ma parecchio scossa sdraiata sul suo letto

-emmmm niente- mentì Francesca arrossendo

-deve abbassare un po’ la cresta quello li, è troppo arrogante! Insomma chi si crede di essere?? Certo è carino, e tanto ma…-

Francesca non ascoltava più Camilla, era completamente persa nei suoi pensieri. Stava ripensando a quello che era successo poche ore prima, e rabbrividì al pensiero che Giovanni potesse aver visto qualcosa..

-no è proprio il mio tipo, ah no, proprio per niente… e non sto facendo come la volpe e l’uva… Fra mi stai seguendo?-

-oh si certo-

-….senza offesa, ma non è proprio il mio tipo..- ribadì Camilla mentre agitava dei calzini che stava riponendo ordinatamente nel cassetto

 

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Capitolo 55
*** TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO! ***


LXVIII CAPITOLO

LXVIII CAPITOLO

 

-mi ha detto Francesco che ti sei arrabbiata con lui… hihi che ridere, mi sarebbe piaciuto vedere la scena….-

“e meno male che non l’hai vista” pensò fra sé e sé Francesca il giorno dopo, mentre lei e Giovanni erano seduti sulla gradinata dell’ingresso, aspettando l’inizio delle lezioni.

Francesca grugnì qualcosa di indefinito, guardando dei ragazzi che facevano a palle di neve davanti a lei

-di cattivo umore oggi??- le chiese riempiendola di baci. Era una giornata soleggiata e la neve si stava finalmente decidendo di sciogliersi

-si un po’….- rispose la ragazza appoggiandosi alla spalla di lui

-ho paura che mi interroghi in greco.. e non so nulla…-

-mmmmm vediamo un po’. Pagina?- chiese Giovanni sorridendole togliendole di mano il libro

-234… grazie Giò- gli rispose sorridendo affettuosamente prima di dargli un bacio sulle labbra.

I due ragazzi passarono così gli ultimi minuti di libertà, prima del fatidico suono della campana

 

A pranzo, dopo una (quasi) penosa interrogazione di greco, che le aveva fruttato un 6 stiracchiato, Francesca mangiava con altre ragazze, perché Camilla aveva ancora lezione. L’argomento del giorno (e come tanti altri) era sempre lo stesso: SESSO. Sembrava che tutte le ragazze presenti l’avessero già fatto un miliardo di volte, e davano utili consigli alle altre. Francesca faceva finta di ascoltare attentamente mentre messaggiava sotto il tavolo con Giovanni, che era rimasto a casa malato.

-tutti vi diranno che la prima volta farà un male assurdo, ma non è vero credetemi….- una ragazza pesantemente truccata guardava le altre con fare malizioso

-quando l’hai fatto per la prima volta?-una ragazza al suo fianco gliel’aveva appena chiesto, Francesca alzò lo sguardo e attese la risposta

-oh bè… un po’ di tempo fa-

-cioè?- ora era Francesca a chiedere

-a 13 anni….-

a Francesca andò di traverso il succo. Ma pareva che solo a lei avesse fatto quell’effetto

-13 anni??? Ma eri quasi una bambina!!- disse guardandola

-oh bè… ero un po’ emancipata…- e proruppe in una risatina scema a cui si aggregarono anche le altri presenti

-perché, tu non l’hai mai fatto?- disse guardandola seria e aspettandosi già la risposta

-no…-

-si dice in giro che stai con Guardino.. bella scelta…- le disse un’altra alla sua destra ridacchiando

-da quanto state assieme?- le richiese la ragazza “emancipata” che si chiamava Martina

Francesca deglutì. –6 mesi- rispose

-e non ci avete ancora pensato?-

Francesca arrossì violentemente –no, non direi-

-bè lui ci pensa di sicuro….- intervenne un’altra ragazza che stava addentando in modo sensuale una barretta di cioccolato

-anche io ci penso, ma non credo che…- cercò di ribattere Francesca

-vi assicuro che è una figata allucinante..- la interruppe Martina che ora guardava fuori dalla finestra masticando vistosamente una gonna da masticare.

Proprio in quel momento si avvicinò Francesco.

-ciao ragazze!- disse con un grande sorriso che fece sciogliere tutte le anime femminili davanti a sé che risposero un “ciao” sbatacchiando le ciglia truccate

-ciao Franci!!- Martina si buttò su di lui cominciando a baciarlo (o meglio, ad affondare la sua lingua nella bocca del ragazzo) sotto lo sguardo attonito di Francesca. Ma stavano assieme? Poteva dirlo subito, avrebbe evitato di presentargli Camilla…

-ragazze questo è il mio nuovo tipo!!- annunciò Martina sedendosi sulle ginocchia di Francesco.

Ma quindi Martina si riferiva proprio di lui, quando parlava delle sue “fighe esperienze”? a Francesca si annodò lo stomaco.

Francesco notò Francesca e la salutò con un gesto della testa.

-la conosci??- chiese Martina al suo nuovo “acquisto” indicando la ragazza

-si è mia amica, eravamo compagni alle medie..- Francesca giurò di avere intercettato uno sguardo di fuoco rivolto a lei da parte della ragazza, che ora era tornata a pomiciare con Franci.

Francesca si alzò dopo aver salutato e si allontanò veloce. Aveva visto Francesco baciare moltissime ragazze ormai, ma chissà perché, quella volta alla ragazza si annodò lo stomaco, ed un senso di malessere la pervase.

 

-quindi è fidanzato?? Lo sapevo….- Francesca aveva appena riferito a Camilla l’accaduto mentre lei rimetteva (faticosamente) a posto la sua camera.

-ma poi, chi si crede di essere a dirmi quelle cose! Neanche mia madr…- ma si bloccò mentre pronunciava quelle parole –ma neanche mia nonna me lo dice…- si buttò sul letto cercando di capire se Francesca aveva avuto una reazione a quella sua deviazione…

ma Francesca non la stava ad ascoltare, era persa nei suoi pensieri.. ripensava a quello che era successo il giorno prima e ai discorsi delle ragazze della mensa.

-…..senza offesa ma.. non è proprio il mio tipo, no no.. Fra mi stai ascoltando?- Francesca tornò alla realtà

-oh si si.. è vero Francesco è un po’ arrogante qualche volta… poi cambia ragazze…-

-come tuo fratello? Come i calzini?- la interruppe Camilla sorridendo

-si….-

si misero a fare i compiti. Camilla era proprio utile: aveva tutti 9, , e masticava il latino e il greco come l’italiano..

-tu credi che dovremmo farlo??- Francesca alzò gli occhi verso Camilla, intenta a scrivere sul suo quaderno

-cosa?- chiese mentre masticava il tappo della penna, concentratissima sulla traduzione

-io e Giovanni…..-

Camilla alzò lo sguardo dal foglio, mentre il grosso vocabolario si chiudeva

-tu e Giovanni….cosa?- chiese abbozzando un sorrisetto

Francesca deglutì. Era piuttosto imbarazzante parlare di una cosa del genere, anche con la migliore amica..

-bè, quella cosa…- disse arrossendo

-ah ok.. ma perché improvvisamente….?-

-oggi ho dovuto mangiare con Martina e le altre…..-

-oddio, loro no…-

-e invece si, e parlavano di… quello-

-come sempre- disse sospirando Camilla mettendosi a sedere sul letto e chiudendo il quaderno. –bè, non devono essere loro a decidere per te, è una cosa molto importante, insomma ne dovresti parlare con Giò…-

Francesca si rese conto in quel momento di quanto era idiota ad essersi fatta influenzare da quelle ragazze.. per loro era doveroso fare sesso il prima possibile..

-si hai ragione. Ma ti devo confessare che mi hanno messo una pulce nell’orecchio…-

-dovete essere voi a scegliere… comunque non sono la persona adatta per parlare di questo, ricordati che non ho mai baciato un ragazzo!!-

-smettila di continuare a ripetere questa cosa!!- Francesca le lanciò un cuscino in piena faccia.

-ehi vuoi la guerra??- disse Camilla togliendosi gli occhiali e cominciando a prendere a cuscinate  l’amica.

-ehi Cami.. stai proprio bene senza gli occhiali…- Francesca si era fermata di botto, osservando l’amica. E in effetti sembrava un’altra persona..

-dici?? Oh bè, non posso vivere senza gli occhiali…- disse sconsolata Camilla toccandosi nervosamente gli occhi

-bè, non esistono solo gli occhiali….- Francesca ricominciò a prenderla a cucinate con uno sguardo furbo

-cosa vuoi fare Fra…..??- chiese preoccupata Camilla evitando un cuscino

Francesca le rispose con un sorriso e la mise k.o sotto un colpo piuttosto forte.

 

 

 

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Capitolo 56
*** IL SEGRETO DI CAMILLA ***


ILVIII CAPITOLO

ILVIII CAPITOLO

 

Il giorno dopo Francesca e Giovanni andarono a scuola assieme

-mi ha detto Francesco che hai pranzato con Martina e le altre….-

-si è vero. Lo sapevi che Francesco si è fidanzato con Martina..?- a quel pensiero il suo stomaco fece un salto

-si me l’ha detto… contento lui…-

-credo che abbiano fatto l’amore Giò- Francesca pronunciò queste parole tutto d’un fiato, come se si dovesse togliere un peso..

Giovanni si bloccò un attimo. La guardò e cercò di mascherare il suo stupore, evidente nei suoi occhi azzurro cielo.

-oh beh, mi fa piacere per loro… e allora? Non mi stupisco - guardò la ragazza perplesso

Francesca intercettò il suo sguardo e lo distolse immediatamente

-no niente niente…-

continuarono il breve tragitto in assoluto silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.

 

Quel pomeriggio, Francesca aveva promesso a Camilla di accompagnarla dall’ottico: l’aveva convinta a mettersi le lenti a contatto.

 

-buon giorno- un signore piuttosto robusto si alzò da dietro al bancone, appena vide due ragazzine entrare timidamente nel suo negozio

-buongiorno…- il negozio era piuttosto spazioso, e centinaia di occhiali scrutavano i clienti riposti dietro le vetrine.

-ditemi-

-dovrei acquistare delle lenti a contatto- Camilla si fece avanti

-certo. Quante diottrie hai?-

-3…-

l’omone sparì dietro ad una tendina che nascondeva un piccolo studio- magazzino. Ricomparì poco dopo con in mano una scatoletta.

-devi venire con me a provarle però, non vorrei che ti dessero qualche problema-

-oh certo..- Camilla si avvicinò allo studio.

Mentre la ragazza provava le lenti Francesca si sedette sul divanetto lì vicino. Si perse nuovamente nei suoi pensieri, cosa che capitava molto spesso nell’ultimo periodo… Giovanni era sembrato sorpreso dal fatto che Martina e Francesco avessero già fatto sesso, e la cosa che a Francesca dava fastidio era la mancanza di comunicazione fra lei e Giò, riguardo questo delicatissimo tema. Sembrava che sfuggisse dall’idea…

Ma per ora lei non era ancora pronta. In fondo aveva solo 16 anni… troppo presto… o no?

-eccoci!- Camilla era comparsa dallo studio, sprizzante di gioia. Era un’altra persona: stava veramente bene senza gli occhiali, e finalmente si poteva vedere il suo bel viso.

Francesca sorrise, alzandosi –Cami.. stai veramente bene!-

Dopo aver pagato, le due ragazze uscirono dal negozio e tornarono a casa assieme.

 

Appena tornati in casa di Camilla, comparì una scena a dir poco terribile:il nonno di Camilla era seduto sulla poltrona, scosso dai singhiozzi, urlante, mentre la moglie cercava di tranquillizzarlo evitando che il marito facesse cadere degli oggetti vicino a lui. Nonostante l’età avanzata, dimenava le braccia e le gambe in modo spaventoso, quasi come se avesse le convulsioni

-Cesare per favore stà calmo, calmati, tesoro shh dai dai… ci sono le ragazze…- la nonna di Camilla lo supplicava di smettere

-NO NO! IO NON SMETTO! ME L’HANNO PORTATA VIA, ME L’HANNO PORTATA VIA… POVERA FIGLIA MIA, POVERA FIGLIA MIA.. NON C’è PIU’, NON C’E’ PIU’…..-

Camilla era rimasta impietrita davanti a quella scena, come del resto Francesca..

La donna fece gesto alla nipote di andare subito in camera sua con l’amica, mentre accarezzava le gote scavate e rosse del marito, cercando di dargli conforto. Camilla tirò Francesca e si chiusero in camera.

-ma che cosa…..- Francesca cercò spiegazioni indicando la porta

-non è niente, niente. Mio nonno soffre di depressione ultimamente…- Camilla cercò di spiegarsi, mente piegava convulsamente delle felpe

-di chi parlava Cami….? Ha perso una figlia.. chi è…?-

Camilla alzò lo sguardo –non ti riguarda- sibilò

Le due amiche per il resto del pomeriggio non parlarono dell’accaduto e studiarono in silenzio, senza guardarsi. Camilla sembrava sconvolta, scioccata ed aveva gli occhi lucidi. Ma Francesca non la costrinse a parlare, anche se in cuor suo, sapeva che Camilla, la sua migliore amica, nascondeva  qualcosa di grosso… ma cosa?

 

 

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