Il telefono squilla sempre due volte

di gemellina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** That don't impress me much ***
Capitolo 2: *** Matchpoint ***
Capitolo 3: *** Indovina che ti annuncio a cena... ***
Capitolo 4: *** Tutta colpa dei letterati fiorentini ***
Capitolo 5: *** What Women Want ***
Capitolo 6: *** Missione:conquistare il capo ***
Capitolo 7: *** Lei è Hermione, la mia fidanzata ***
Capitolo 8: *** Meglio lo shopping che la cultura ***
Capitolo 9: *** Happy New Year ***
Capitolo 10: *** Come un servizio da tè ***
Capitolo 11: *** What time is it? ***
Capitolo 12: *** Senza parte maschile ***
Capitolo 13: *** Paranoid ***
Capitolo 14: *** A quale indirizzo si trova Hermione?! ***
Capitolo 15: *** Paura ***
Capitolo 16: *** The day after tomorrow ***
Capitolo 17: *** Il cibo non è una priorità! ***
Capitolo 18: *** La frittata mi fa schifo! ***
Capitolo 19: *** A che servono gli amici? ***
Capitolo 20: *** Il telefono squilla sempre due volte ***



Capitolo 1
*** That don't impress me much ***


impress

 

Pensavate che vi abbandonassi dopo il successo riscosso?

So per certo che il sequel di: Qual è l’indirizzo dell'’amore? Non riscuoterà lo stesso esito positivo, ma dopo un flash avuto guardando un minuto circa di un film in una giornata piuttosto noiosa, ho messo insieme questa storia che vuole essere un seguito.

Spero di riuscire nell’intento.

Buona Lettura

 

 

 

                   -Dedicata a tutti coloro che hanno ingigantito il mio ego^^-

 

                                                                  §§§

 

 

Il telefono squilla sempre due volte

 

-That don’t impress me much-

 

 

 

 

Era solo una porta, ma per Draco Malfoy rappresentava l’inizio della fine.

 

 

                                                                    ***

 

Una giornata disastrosa inizia sempre quando si mette il primo piede in ufficio, e può succedere anche se tu sei il capo e hai l’assoluta convinzione che starai l’intera giornata lavorativa a sonnecchiare sulla tua lussuosa poltrona girevole.

 

Il nauseante odore di dopobarba infestava gli spazi dell’edificio, e uomini in giacca e cravatta e donne in eleganti tailleur vagavano terrorizzati per i corridoi.

Draco Malfoy aveva uno strano presentimento.

E il brutto presentimento divenne realtà quando si trovò nella stanza circolare insieme a maghi e streghe che come lui erano a capo di importanti società di Magiche Relazioni.

Avrebbe tanto voluto chiedere cosa diavolo stesse accadendo, ma le facce sconvolte dei più lo fecero desistere dall’ardua impresa.

“Possiamo dare inizio alle danze”, la voce tonante di Agnus Ethnìa rimbombò per tutta la sala provocando un quasi collasso ad una signora piuttosto attempata con quasi tutto il trucco sciolto.

“Sapete benissimo il motivo per cui vi ho convocati…”, e fu lì che Draco credette di essersi perso qualche passaggio della sua vita.

“…ed è con orgoglio che vi presento il progetto dell’anno che porterà l’Inghilterra Magica alla conquista del mondo magico!”

Improvvisamente una lavagna comparve davanti ai loro occhi e tutti poterono inebriarsi del dolce suono della parola: SEMINARIO.

“Seminario?”, si azzardò a domandare un uomo dalla corporatura piuttosto robusta.

“Signor Smith…”, cominciò con voce dolce, “…se le domande che sa porre hanno la specialità di essere ovvie, provvederemo ad un licenziamento!”, proseguì continuando a seminare terrore tra i presenti.

“Se siete qui, è perché il grande capo, vuole che voi non passiate le vostre giornate a fare sesso e mangiare, ma vuole che vi facciate una cultura su luoghi che forse non avete mai sentito nominare”

Squadrò l’intera sala e proseguì contento, “Dov’è l’Austria? Qual è il piatto tipico della Spagna? Cos’è il Colosseo? Come si chiama il mio cane?E via dicendo…”

E Draco lì vide qualcosa che andava oltre l’immaginabile… qualcuno aveva preso appunti e aveva anche appuntato l’ultima domanda proferita –ironicamente- da Agnus Ethnìa.

“Ognuno di voi, seguirà delle speciali lezioni che lo catapulteranno in posti meravigliosi colmi di storia, cultura e letteratura. Ci sono domande?”, i suoi occhi feroci sfrecciarono sui volti dei presenti, finchè si fermarono su una giovane donna piuttosto preoccupata per la sua vita.

“Mi scusi… ma con quale criterio ad ognuno di noi verrà assegnato uno stato?”

L’uomo sorrise sornione, “Con il criterio che più mi ispira.”, e dopo la frase che li fece annegare nel pozzo della disperazione, uscì dalla stanza circolare sbattendo furiosamente la porta.

 

Quella che doveva essere una semplice riunione si stava rivelando catastrofica per l’equilibrio mentale di alcuni individui, tra cui spiccava il nome di Draco Malfoy.

 

“Non capisco davvero a cosa possa servirmi sapere cos’è la bruschetta!”, sbottò uno di quelli che come Draco era costretto a seguire il seminario sull’Italia.

Draco si limitò a fare spallucce e pregò affinché venisse rapito da un gruppo di elfi domestici inferociti pronti a rivendicare i loro diritti torturando l’anello di congiunzione dei Black e dei Malfoy e felicemente innamorato di colei che aveva dato vita al C.R.E.P.A.

Continuava a sperarlo, perché almeno il suo collega, sapeva già che in Italia esisteva qualcosa di non ben identificato chiamata bruschetta, lui no.

La stanza che avrebbe dovuto accogliere le lezioni sull’Italia tenute dal professore Costantino Paroceti, era stracolma di aggeggi assurdi e plastici di monumenti mai visti e mai sentiti nominare.

Il professor Paroceti era un uomo dall’aria piuttosto burbera e non faceva presagire nulla di positivo, tranne l’idea del suicidio visto come l’unica via d’uscita.

Draco prese posto vicino al collega e ciò che vide non gli piacque per niente: il testo di Romeo e Giulietta troneggiava sul banchetto, ma fu quello che udì poco dopo che lo portò ad un’istantanea voglia di scagliarsi un’Avada Kedavra.

“Giulietta era una puttana!”

 

La storia sembrava ripetersi.

 

                                                        ***

 

“Sarà stato un caso… e poi, non sei stato mica tu a dire che Giulietta era una puttana, no?”

Era ormai trascorso un anno da quella folle nottata che aveva portato Draco alla palese conclusione che l’indirizzo dell’amore era al 7 di ArsMagica Terrace tra le braccia della sua Hermione.

Era trascorso un anno, e da più di sei mesi i due amanti convivevano felici nell’appartamento dell’amore visto il provvidenziale sloggio di Saber, la bella biondina in shorts un po’ matta.

Era trascorso un anno e solo dopo numerose preghiere a Merlino con annessi sacrifici, che i genitori di David gli avevano accordato il matrimonio con Cassidy Gordon.

Ed era proprio nello sterminato parco che circondava Urquhart Manor, che Draco ed Hermione passeggiavano felici prima della funzione laica, ovviamente.

“Non l’avrò detto al seminario sull’Italia, ma se ben ricordi, la mia nuova vita iniziò proprio con quell’affermazione”, rispose piccato ripensando a quella strana giornata nata per via di una scommessa su fondamenta di alcool e fumo con i suoi migliori amici.

“Draco, non capisco cosa ti preoccupa, alla fine non sei tu quello che continua a sostenere che Giulietta era una puttana?”

“Sì”

“E allora?”

“E allora… è meglio che vada da Blaise, so per certo che avrà fatto in modo che David scoppiasse in una crisi isterica”

Hermione sorrise, e baciandolo lievemente sulle labbra si allontanò andando a parlare con alcuni conoscenti.

 

                                                                  ***

 

La situazione che vedeva protagonista David era da panico.

Lasciato in balìa di una crisi isterica, Blaise sembrava essere nelle stesse condizioni drammatiche dello sposo, nonostante lui fosse un semplice invitato, Theodore continuava a inseguirlo insistendo che una canna lo avrebbe calmato e Adrian sembrava troppo occupato a conoscere più in profondità la cugina dello sposo.

Draco vide quel quadretto di nevrosi e prese la saggia decisione di tornare da Hermione e dimenticare i suoi amici e cibi e usanze prettamente italiane.

 

Stava giusto avvicinandosi al tavolo degli aperitivi, quando le sue orecchie captarono un richiamo: “Draco, Meredith”.

I due si voltarono e videro che la signor Urquhart, ancora convinta che quella fosse la cugina intelligente di quell’imbecille di Cassidy, in un orribile tailleur verde pistacchio con un gigantesco cappello della medesima tinta sgargiante.

“Signora Urquhart”, la salutarono cordialmente.

“Oh Meredith, che piacere… stavo giusto andando a chiedere a tua zia che fine avessi fatto!”

E sarebbe stato davvero esilarante scoprire che la signora Gordon non era a conoscenza di una nipote di spiccata intelligenza e di sopraffina bellezza.

“Mia zia mi… mi detesta!”, rispose prontamente Hermione mandando giù il bicchiere di prosecco, mentre avvertiva la mano di Draco stringerla più forte.

La signora Urquhart si rabbuiò, “Oh beh… sarà sicuramente tutta invidia, visto che, senza offesa, i tuoi parenti sono davvero degli id…”

“Ehm ehm”, il lieve tossire di una donna dietro le spalle della madre di David, fece in modo che la giovane coppia riuscisse a trovare il momento propizio per fuggire dalla ragnatela di pettegolezzi della signora in verde.

Inutile aggiungere che la presenza dietro le sue spalle era la madre della dolce Cassidy.

 

                                                        ***

 

 

Anche colui che celebrava la disperata unione tra David e Cassidy sembrava essere un contemporaneo di William Shakespeare, e di questa similitudine, Draco Malfoy non sembrava esserne poi così contento.

“La signora Padmood ha la ricrescita e sua figlia non si è depilata a dovere”, asserì Draco annoiato a morte, mentre Hermione stava per riferirgli che il nonno di Cassidy aveva appena palpato il sedere alla cugina dello sposo con cui stava approfondendo l’amicizia Adrian.

Era un modo come un altro per cercare di sopravvivere a quella voce tremula e straziante.

“Se c’è qualcuno a conoscenza di un motivo valido per cui questa coppia non debba…”

“Il celebrante ha il parrucchino”

E cercando di non dare spettacolo, i due soffocarono le risate facendo finta di essersi affogati in sincrono.

“…parli ora o taccia per sempre.”

E Draco ed Hermione poterono benissimo notare che la signora Urquhart ficcò le unghie finemente smaltate nella seggiola… in qualche modo doveva pur trattenersi dal dire che quell’unione era altamente immorale.

 

                                                        ***

 

 

“E’ assurdo! E’ come se mi fossi fatto David!”

Hermione si strozzò con lo Champagne, ma la cosa più strana fu vedere Theodore schifarsi.

Era una nota positiva, almeno l’affermazione di Adrian lo aveva coinvolto in qualcosa che non avesse a che fare con il suo mondo personale fatto di orsetti sorridenti e cascate di FireWiskhy.

“Adrian, non sono cose da dire…”, lo redarguì Blaise.

“Cioè… sua cugina è davvero ben messa, ma vi giuro che è come parlare con David! E’ una sensazione orribile!”

Il gruppetto rise, finchè una branco di donne esagitate trascinarono Hermione e Pansy un po’ più in là per il lancio del Bouquet.

 

                                                        ***

 

“Pronto per il grande passo?”

“No Blaise, e tu?”

“Per niente, Draco”

 

                                                        ***

 

 

E quel lancio sembrò essere baciato dal fato.

A prendere il Bouquet fu la signora Zabini, probabilmente pronta per convolare a nozze con quello che sarebbe stato il suo decimo marito.

Sia Hermione che Draco trassero un lungo sospiro di sollievo.

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Capitolo 2
*** Matchpoint ***


match

 

 

 

 

-Matchpoint-

                                                                       ***

 

 

 

Draco Malfoy la mattina adorava leggere.

Non stiracchiarsi o fare una sana e calibrata colazione, lui adorava leggere.

“Draco, non riesco a credere che riesca a pavoneggiarti anche dopo aver scoperto di essere presbite!”, la voce divertita di Hermione lo distolse dalla sua lettura, ma si impose comunque di ignorarla.

Hermione aveva centrato in pieno, lui adorava leggere soprattutto per poter indossare gli occhiali e rimirare la sua bellezza da intellettuale sensuale.

“Sai perché sono presbite, mia cara?”

“Perché una grande disgrazia s’è abbattuta sulla tua lungimirante persona?”, rispose lei con tono ironico riponendo lo spazzolino.

“No, per colpa del corso di letteratura babbana, tua e di quei romanzi!”

“Dai sempre la colpa a me… potrei offendermi, sai?”, disse sensuale avvicinandosi gattonando al suo lui.

“E come potrei riuscire a farmi perdonare?”, domandò retoricamente poggiando gli occhiali sul comodino baciandole le spalle lasciatele scoperte dalla maglia troppo grande per il suo esile corpicino.

Hermione gli mordicchiò il lobo dell’orecchio, “Facendo l’amore con me”, sussurrò maliziosa.

Draco ghignò e capovolse le posizioni.

Amava averla sotto il suo corpo, sentirla fremere sotto il suo tocco e i suoi baci. Emanava così tanta innocente sensualità che riusciva a mandarlo in confusione solo con un bacio.

Era una sensazione particolare

“Qual è la capitale dell’Italia?”, domandò mentre le sue mani esploravano il torace e scendevano sempre più giù.

Draco gemette e la guardò intensamente, “Tu sai come fare eccitare un uomo, Granger”

Hermione sorrise mordace e lui la coinvolse in un bacio quasi violento che non le lasciò il tempo di reagire in alcun modo se non aggrappandosi alla sua schiena con forza.

 

                                                        ***

 

Appagati e soddisfatti stavano cercando di riprendersi dall’amplesso appena avvenuto.

Era il loro consueto risveglio. Una sorta di rito sacro.

Un po’ come prendere il caffè, leggere il giornale e cercar di far capire al cane che c’era una bella differenza tra il tronco degli alberi e le proprie gambe.

“E’ tardissimo!”, annunciò Hermione sfrecciando verso l’armadio alla ricerca di qualcosa di decente da mettere per conoscere il nuovo cliente che aveva fatto affidamento su di lei per l’inaugurazione del proprio pub.

“Merda! Il seminario!”, e anche Draco sfrecciò per il bagno per una doccia.

“No, non ci provare! La doccia serve a me!”

“No, Granger! E’ mia! Ne ho assoluto bisogno!”

“Anche io, Malfoy”

Ma il ringhio di Hermione non servì a nulla, poiché Draco s’era barricato nella doccia e non aveva intenzione di lasciarle libero accesso.

Sapeva come sarebbe andata a finire…

 

 

                                                        ***

 

“Siamo tutti d’accordo sul punto uno?”, domandò il professore Paroceti con una specie di frusta in mano.

Un uomo alzò la mano per avere il permesso di parlare che gli venne concessa dopo un’occhiata severa da parte del professore.

“Ehm…”, si allentò il colletto, “…quale sarebbe il punto uno?”

Il professore dette una frustata al tavolo, gesto che fece impallidire i presenti

“Giulietta era una puttana, mi sembra ovvio”

Era la seconda lezione e Draco non riusciva ancora a credere che lui era un genio e che aveva predetto quella terribile verità quasi due anni prima.

“Gli italiani vi diranno che Giulietta era una dolce fanciulla in cerca del vero amore, ma ciò che vi dico io è che era una puttana e che gli italiani sono tutti pizza e spaghetti!”

Molti deglutirono, realmente impauriti da quell’uomo poco più di un metro e sessanta centimetri con folta capigliatura bianca e cipiglio severo.

“Gli italiani amano il vino e la birra… sono tutti degli alcolizzati! Le donne tramano alle spalle degli uomini… e sono loro a condurre il gioco! Agli uomini non è rimasto nulla… NULLA!”

“Professore, mi scusi, ma cos’è il Limoncello?”

“Un liquore al gusto di limone… signor Bustworker, certo che una domanda più idiota non avrebbe potuto farla, complimenti!”

E sconvolto dalla piega che stava prendendo la sua vita, Draco Malfoy decise che a quel seminario la cosa migliore da fare era tacere.

 

                                                        ***

 

 

La giornata lavorativa era finita lasciando in Draco una voglia disperata di uccidere il professore Paroceti, distruggere i suoi plastici sul Duomo di Milano, sulla Mole Antonelliana e il Colosseo e le sue fedeli riproduzioni del Caravaggio e del Masaccio.

Ma un pensiero lo fece desistere dalla sua opera di vandalismo, aveva appuntamento in quello che era stato il suo appartamento, ormai fissa dimora di Blaise, con la speciale partecipazione di Adrian e Theodore.

Una serata come ai bei vecchi tempi andati…

 

                                                        ***

 

I bei tempi erano probabilmente andati, ma l’idiozia di determinati adolescenti era rimasta intatta, e per quel che se ne poteva dire dell’uomo amato da Hermione Granger, beh… anche in lui l’idiozia aveva edificato basi resistenti a tutto.

Blaise Zabini aveva fatto in modo di ricostruire la loro stanza nel dormitorio, e c’era riuscito veramente bene, visto che ciò che l’aveva sempre resa speciale erano i fiumi di alcool che sgorgavano da ogni dove, e la scorta personale di Theodore Nott che amava dividere con i suoi amici.

Era trascorsa solo un’ora ed erano già nel pieno del delirio.

“Peccato che manchi David…”, disse Draco ammirato dal fumo che usciva dalla sua bocca con infinita arte.

“Ormai il Capitano è andato… Cassidy ce l’ha portato via per sempre…”, convenne Blaise sorseggiando del vino elfico di cui ormai il suo organismo sembrava essere saturo.

“Se vi manca così tanto, la prossima volta vi porto sua cugina!”

“E perchè?”, domandò Theodore prendendo ciò che gli passava Draco.

Adrian si posizionò meglio sul divano, “Perché vi giuro che se non l’avessi vista nuda, avrei giurato che fosse stato David”

Scoppiarono in una fragorosa risata continuando a divertirsi alle spalle della cugina di David e di tutto ciò che era stato Hogwarts per loro, ricordando con particolare nostalgia i loro festini clandestini.

 

                                                        ***

 

 

La rimpatriata di Draco aveva fatto venire voglia ad Hermione di una rimpatriata con i suoi amici a casa sua con l’unica differenza che loro avrebbero visto un film in tutta tranquillità sorseggiando di tanto in tanto una Burrobirra, niente di drastico.

Lei, Harry, Ron, Ginny e Neville erano sul divano a guardare Matchpoint di Woody Allen sgranocchiando patatine e biscotti con una certa voracità.

 

“Perché sei così fredda con me?”

“Non sono fredda!”

“Sì invece!”

“Da quando siamo tornati dalla campagna sei distante…sfuggente…”

“Non voglio incoraggiare niente…”

 

Il film procedeva a meraviglia, ma l’unica realmente presa sembrava essere Hermione, forse perché presa anche da mille ricordi con Draco protagonista. Lei adorava quel film perché era stato il primo ad essere visto da Draco e il commento che ne aveva dato li aveva fatti batti beccare come alle lezioni della Romance.

 

“Sono tutti così coinvolgenti questi film?”, le aveva domandato lui alzandosi dal divano e stiracchiandosi con eleganza, lasciando a lei l’ingrato compito di togliere di mezzo tutte le cartacce delle patatine che si erano fatti fuori.

“I film sono tutti diversi, e non tutti riescono a coinvolgerti!”, spiegò lei.

“Devo ammettere che questo Woody è un genio del crimine…”

“Genio del crimine?”, ripetè lei dubbiosa.

“Sì, devi ammettere che per un finale del genere ci vuole una mente criminale! Insomma, è un finale che ti toglie il fiato… e poi devo ammettere anche che ha dipinto il tipo come una specie di animale perennemente eccitato”, disse sorridendo.

“Sono certa che Woody Allen non voleva dipingerlo come un animale perennemente eccitato, mette in risalto la passione, l’erotismo…”

“Era semplicemente arrapato”, asserì lui non dando particolare importanza all’arringa made in Granger.

“Tu sai sempre come distruggere un capolavoro”, disse scuotendo la testa e continuando a pulire.

“Dai su, come lo chiami uno che ti afferra per il sedere a quel modo?”

“Uomo eccitato?”, rispose lei facendo la finta pensierosa.

Draco inarcò il sopracciglio, “Uomo arrapato perverso”

“Ehm, in poche parole il tuo ritratto, no?”

“No”, e fu lì che l’aveva attirata a sè caricandosela sulle spalle, sotto le proteste violente di Hermione, e portatola a letto avevano fatto l’amore senza strane perversioni.

 

Sorrise al ricordo di quella serata mentre Ron sbadigliava sonoramente, Harry e Ginny si dedicavano a qualcosa di più fisico e Neville cercava di non arrossire alle varie scene un po’ più scottanti.

Sorrise inevitabilmente al pensiero di come fosse diverso Draco da tutto ciò che l’aveva sempre circondata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                  ####

 

 

Credo proprio mi sia venuta l’influenza e quindi prima di andare a sprofondare nel lettuccio vi lascio ad un nuovo capitolo!

 

Vorrei dilungarmi, ma il mal di testa lancinante non mi aiuta nell’intento.

 

Un ringraziamento particolare a coloro che hanno recensito il 1° capitolo e dandomi il bentornato con questo sequel.

 

Grazie infinite ragazze, sperando che anche questo capitolo vi sia almeno piaciucchiato^^

 

Fatemi sapere!

 

P.S. Il titolo del capitolo così come il pezzo di film è proprio Matchpoint del grande Woody Allen.

 

 

Kisses

 

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Capitolo 3
*** Indovina che ti annuncio a cena... ***


indovina

-Indovina che ti annuncio a cena…-

 

 

Erano trascorsi quindici giorni e nella mente di Draco Malfoy imperversava un uragano di non sapeva bene cosa.

Ciondolava in boxer per casa alla ricerca del frigorifero e di qualcosa che non portasse nomi italiani.

Ne aveva le scatole piene e l’unica cosa che voleva era qualcosa di prettamente inglese che lo aiutasse a prepararsi psicologicamente prima della grande cena con il professor Paroceti, Agnus Ethnìa e quello che veniva definito il grande capo.

Una confezione da sei lattine di Bitter Ale, sembrava incarnare l’aperitivo che l’avrebbe aiutato nella sua opera di sbornia prima della cena.

 

“Amore, cosa stai facendo con quelle sei birre?”

Draco abbassò lo sguardo verso ciò che teneva in mano e rispose facendo spallucce.

“Draco, c’è qualche problema?”, domandò insistendo.

“No, davvero… sto bene!”, Hermione lasciò perdere ciò che stava facendo e gli scostò i capelli da davanti gli occhi scendendo poi verso il mento dove la barba le fece uno strano effetto.

“E’ da giorni che non ti fai la barba…è questo per un uomo è un brutto segno”, Draco si lasciò accarezzare ma non dette nessuna risposta alle deduzioni di Hermione su ciò che simboleggiava la barba incolta per un uomo.

“Cosa stavi scribacchiando?”, le domandò per distoglierla dal suo ragionamento a vuoto sulla barba.

Lei lanciò uno sguardo alla pila di pergamene sul tavolo della cucina e sospirò, “Sto organizzando l’inaugurazione del Pub di Lucas Perabo e non gliene va bene una! Credo che un giorno di questi finirò ad Azkaban per omicidio premeditato”

Draco gettò le birre sul tavolo e l’abbracciò, “Cercherò comunque di farti evadere...”.

Hermione sorrise e sollevatasi sulle punte unì le sua labbra a quelle di lui, stuzzicandogliele con la punta della lingua.

Riuscì nel suo intento e il divano fu pronto ad accoglierli, ormai assisteva a quella scena quotidianamente.

“Draco…”, sospirò cercando di staccarlo da sé con l’aiuto della sua mano sul petto scolpito di lui.

“Sì?”

“Devo lavorare…”, disse mugolando cercando anche di scansarlo e mettersi in piedi visto che l’immagine di Lucas Perabo imbestialito si stava ormai ramificando nella sua giovane mente, “…e tu devi prepararti per la cena”, aggiunse, e solo grazie a quella frase Draco decise che era meglio rimandare ad un momento propizio quegli istanti intimi e speciali.

 

Driiin Driiin

 

Draco Malfoy sussultò a quella specie di diabolica musichetta del male.

Era il semplice squillare di un telefono e lui non aveva ancora capito né il suo uso né il perché avesse quella forma obsoleta né il perché Hermione si ostinasse a tenerlo quando vivevano nel centro della Londra Magica e la posta via gufo era ritenuta ancora un mezzo moderno.

“Ciao mamma”

Draco deglutì un po’ troppo rumorosamente.

“Domenica?”

Troppo rumorosamente.

“No, non ci sono problemi! Ah mamma… vi porto una sorpresa!”

Era forse il momento giusto per svenire.

“Perfetto! Salutami papà”

E dopo quella magnifica frase, lei si girò radiosa verso un Draco troppo pallido e sulla via di una morte precoce.

“Erano i miei.”, annunciò gioviale.

Esattamente quello che non avrebbe mai voluto sentirsi dire.

“Domenica siamo invitati a pranzo da loro. Gli diremo di noi...”

Draco storse il labbro in una stranissima smorfia; quella notizia era terribile poiché loro stavano insieme da un anno, ma i signori Granger ignoravano che la loro bambina convivesse con quello che le aveva reso la vita ad Hogwarts una specie di inferno.

Loro avevano sempre saputo chi fosse Draco Malfoy, e siccome la loro bambina lo aveva detestato per anni per la sua insolenza, Draco aveva il minuscolo sospetto che quei simpatici babbani non lo vedessero di buon occhio e magari dopo che Hermione gli aveva parlato di una sorpresa avevano pensato che fosse in procinto di sposarsi con Lenticchia o aspettasse un bambino dal vecchio Potty, si aspettavano di tutto non di certo che Draco Malfoy fosse…

“…non è fantastico?”

“Meraviglioso!”

Hermione gli sorrise felice, mentre si buttava sul suo lavoro e cercare di far felice anche quel dannato Lucas Perabo.

 

                                                                  ***

 

Draco Malfoy stava attraversando un periodo piuttosto strano della vita.

Era cresciuto con la capacità di saper gestire tutto ciò che lo circondava e di sapere prevedere gli imprevisti, ma dopo determinati accadimenti non era più sicuro di saperlo e fare e tutto sembrava maledettamente avverso e maledettamente complicato e sfuggente.

 

                                                                  ***

 

 

Draco Malfoy appariva come vestito di un’eleganza selvaggia, unica nel suo unico genere.

Dannatamente bello da fare invidia agli uomini e portare ad un desiderio velenoso le donne.

Hermione sapeva di essere fortunata sotto ogni punto di vista.

“Sicuro di non stare andando dall’amante?”

“Mi hai scoperto! Non volevo davvero che venissi a conoscenza in questo modo della relazione con il professor Paroceti.”, disse in tono drammatico recitando la sua parte.

“Che uomo fortunato”, e dopo un tenerissimo bacio si materializzò ad Hogsmeade dove aveva appuntamento con alcuni soggetti pazzi, altrimenti detti colleghi.

 

                                                                  ***

 

 

Al Calderone Draco Malfoy non avrebbe mai indetto una cena di lavoro, ma siccome era costretto a sottostare alle volontà di un branco di matusalemme, non poteva di certo esporre il suo giovanile punto di vista.

“Buonasera signor Malfoy”

E con una salda stretta di mano ad ognuno dei simpatici vecchietti sadici, si decisero ad entrare in quello che sembrava una grande bara intrisa di puzza di cadavere.

 

“Le va un altro bicchiere di vino?”

Erano ormai arrivati alla fine della cena e Draco e il collega Bustworker non avevano avuto modo di capire il perché di quella cena in quel posto e soprattutto il perché erano stati obbligati a partecipare a quello straziante seminario.

“Costantino, credo sia venuto il momento di dire ai signori il perché di questa cena e il fine del seminario sull’Italia”

Draco bevve una sorsata generosa di vino, c’era qualcosa che non lo aiutava a prendere quella notizia con la consueta calma di cui era sempre stato provvisto.

 

                                                        ***

 

“Cosa? Sta dicendoci che dovremmo trascorrere dieci mesi nella Firenze magica? Sta dicendoci che quello era lo scopo del seminario?”

Aaron Bustworker era sbigottito e Draco Malfoy era totalmente scioccato.

“Sarà una grandiosa esperienza, molti vostri colleghi ucciderebbero per essere al vostro posto”, disse Costantino Paroceti.

“E quando dovremmo partire?”, chiese Draco in preda a mille domande a cui non riusciva a dare una cavolo di risposta.

“Sabato pomeriggio… vi si dà l’opportunità di familiarizzare con il luogo sia Sabato sera che tutta la Domenica visto che il Lunedì inizia la vostra attività lavorativa”, spiegò pragmatico il signor Ethnìa.

Bustworker decise di trascorrere il resto della serata nella solitudine della Testa di Porco, Draco invece continuava a pensare ad Hermione e a come l’avrebbe presa.

 

                                                        ***

 

Si era materializzato nell’ingresso facendo quasi cadere il famoso portaombrelli e cozzando contro un mobiletto dai toni caldi.

Sembrava che non gliene andasse una giusta

Con passo felpato si diresse nel soggiorno dove la visione di Hermione beatamente addormentata sul divano lo fece sorridere, e prendendola in braccio salì le scale che portavano alla loro camera da letto, mentre il libro su Ettore e Andromaca che la ragazza stava leggendo cadde sul pavimento.

 

 

 

                                                                           ###

 

L’influenza va l’influenza viene ed io posto alla velocità della luce.

Mi sto dando alla pazza gioia, visto che quando Lunedì continuerò a frequentare l’università normalmente, non so con quanta frequenza posterò.

Nel frattempo mi diverto a scrivere i capitolo successivi^^

 

Ed ecco il fine del seminario sull’Italia… povero Draco^___^

 

Grazie mille alle dolci donzelle che mi fanno sapere cosa ne pensano.

 

London, Hermione92, AuraD, meli_mao, koala3, HermyKitty e Lucy Light.

 

Siete davvero adorabili. Grazie ancora.

 

Kisses

 

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Capitolo 4
*** Tutta colpa dei letterati fiorentini ***


fiore

-         Tutta colpa dei letterati fiorentini-

 

 

Perché la notte è buia?

Cos’è l’immenso?

Ci sono davvero sette sosia nel mondo?

Qual è il reale concetto di sonno?

Dio esiste?

Come cercar di far passare la notte quando la mente non ne vuole sapere niente di cadere in un sono profondo.

Aveva trascorso parte del tempo a rimuginare sulla notizia sconvolgente appresa alla cena, ma per il resto aveva deciso anche di cimentarsi in domande un po’ più esistenziali e sostanziose.

Aveva preso sonno solo mezzora prima del suono della sveglia.

 

Hermione aveva aperto gli occhi e notando Draco completamente assorbito dalla fase R.E.M decise di svegliarlo nel più dolce dei modi che conosceva.

Lui si girò sull’altro fianco mentre le mani di Hermione si aggiravano furtive sul petto e sul collo.

Mancava ormai poco al risveglio visto che il ragazzo stava diventando irrequieto, ma lo sarebbe stato ancora di più quando si sarebbe guardato allo specchio e avrebbe notato lunghe e orride borse sotto agli occhi.

“Buongiorno amore”

Era solo il 5 Novembre e Draco decise di catalogare quel giorno come uno dei più brutti della sua terribile esistenza.

“ ‘giorno”.

Non ce la faceva davvero ad essere più felice

Hermione si mise subito alla ricerca di qualcosa di decente da mettere mentre Draco stava aspettando la fatidica domanda che lo avrebbe portato a far diventare l’incubo pura realtà.

“Ieri sera mi sono addormentata e dire che mi ero ripromessa di aspettarti sveglia… mmm… ma dimmi, com’è andata la cena?”

Eccola lì, ancora più musicale di come se l’aspettava.

Si voltò a guardarla mentre era indecisa se mettere la gonna o il jeans.

“E’ andata bene.”

“Non mi sembri molto convinto”, asserì lei posando entrambi i capi d’abbigliamento e gattonando verso di lui.

“Ok, non è andata bene… o almeno non è andata come mi aspettavo”, ammise truce specchiandosi in quegli occhi coloro caramello che amava.

“E cos’è successo?”

Draco si sollevò e si poggiò allo schienale del letto.

“E’ sorto un problema… un problema che durerà dieci mesi”

Hermione lo guardò interrogativa.

“Potresti essere meno criptico?”

“Ok, domani devo partire per Firenze e starò lì per dieci mesi”

Ecco ciò che una donna non vorrebbe mai sentirsi dire dall’uomo che ama

 

La mente di Hermione lavorò febbrile e cercando di trovare un’altra spiegazione a quella frase arrivò alla conclusione che non esisteva altra soluzione se non quella.

“Dieci mesi? Firenze?”, domandò incredula.

“Sì”, rispose semplicemente lui tenendola stretta come se avesse paura di perderla di nuovo.

“E partirai domani?”, chiese e dal tono usato Draco si accorse che stava facendo di tutto per trattenere le lacrime, avrebbe potuto strattonarla ma preferì lasciarla lì con il viso sul suo petto facendo finta di niente.

“Sì, ma se vuoi… potresti venire con me.”, disse sperando che la sua risposta sarebbe stata positiva.

“Draco… tu sai quanto ti amo, ma non me la sento di lasciare il mio lavoro per dieci mesi…soprattutto ora che mi occupo del lancio di un personaggio illustre nel mondo magico londinese”

Draco sorrise amaramente.

“Lo capisco… sarebbe egoistico da parte mia sperare di…”

Non riuscì ad ultimare la frase perché le labbra di Hermione lo colsero alla sprovvista regalandogli un bacio al sapore di sale.

“Ti prego non aggiungere niente”.

La attrasse a sé e continuò a baciarla voracemente, volendola sempre più vicina, non avendone abbastanza del suo corpo e sperando che quando avrebbe riaperto gli occhi e incamerato ossigeno la sua imminente partenza non fosse mai stata decisa.

 

                                                        ***

 

 

 

Una notizia che era piombata un po’ come un fulmine a ciel sereno.

Era piombata come la peste nera nel 1348.

Li aveva colpiti come colpiva un genere qualsiasi di cataclisma.

“Dieci mesi? Beh Draco… è un po’ una tragedia, ma dicono anche che le italiane siano piuttosto passionali”

La mente deviata di Adrian Pucey era a senso unico, non riusciva a vedere il lato non erotico delle cose e delle situazioni.

Nella mente di un Draco psicologicamente provato si delineò nitidamente un ricordo piuttosto inquietante.

 

Draco Malfoy e David Urquhart erano stati messi in punizione per uno scherzetto, da loro definito innocente, ad un noto grifone non particolarmente dotato in Pozioni: Neville Paciok.

Grazie a quei trenta minuti di puro divertimento, la professoressa McGranitt si era avvalsa della facoltà di punirli, e quando entrambi erano rientrati in dormitorio più stanchi che mai, Adrian Pucey aveva esordito:

“Guardate il lato positivo! Potete sempre scappare dalle grinfie della vecchia e sodomizzare qualche bella grifona!”.

Ovviamente quella frase aveva disgustato un po’ tutti, ma Adrian aveva la convinzione che ogni luogo e ogni momento fossero propizi per praticare il libero amore.

 

“Ti ricordo che io sto con Hermione”, ci tenne a precisare il ragazzo.

“Dettagli!”, rispose pacifico, mentre Blaise si asciugava una lacrima solitaria e decideva di togliergli la vita soffocandolo in un abbraccio mortale.

“Blaise, non sto per morire… sto solo partendo per l’Italia”

Ma Blaise non sembrava essere nelle condizioni di trovare un lato positivo alla notizia che il suo migliore amico stava per abbandonarlo per andare in Italia a svolgere chissà quale assurda funzione.

“E’ così lontana l’Italia…”

“Blaise, stai diventando paranoico… e poi non l’hai sempre decantata per vie delle tue origini?”

La voce di Theodore sembrò come quella di una qualche identità pronta a proferire le letture della verità assoluta o altre cavolate mistiche.

“Origini? Italia? Io?”

Si era ufficialmente perso nei meandri del suo egocentrismo e non c’era più niente da fare se non giocare a Scacchi Magici o scappare chiudendolo in bagno e far perdere le loro tracce.

 

                                                                  ***

 

Se Blaise aveva trascorso la notte a ricordare i bei tempi con Draco guardando innumerevoli fotografie, Adrian era ritornato dalla cugina di David e Theodore aveva cercato di consolare Blaise, ma poi si era dedicato al suo passatempo preferito.

 Così almeno avrebbe avuto più elasticità mentale per ascoltare le sue chiacchiere sentimentalmente patetiche.

 

Anche Harry e Ron avevano appreso la notizia e con indescrivibile gioia gli avevano fatto recapitare un bigliettino che gli augurava un buon viaggio e il piccolo promemoria che le ragazze italiane erano davvero passionali.

 

                                                                  ***

 

Era il 6 Novembre quando Draco Malfoy avrebbe iniziato la sua nuova vita nella Firenze magica.

Il professor Paroceti e il suo collega, che come lui stava abbandonando la sua vita per dieci mesi, si trovavano nel luogo d’incontro dove poi si sarebbero smaterializzati per raggiungere l’Italia.

Hermione stava facendo di tutto per trattenere le lacrime e evitare a Draco di partire con un ricordo spiacevole in più.

“Io lo sapevo che non avrei dovuto leggere Ettore e Andromaca…”, la buttò giù lei giocando con il colletto della camicia di Draco.

“Amore, non sto mica andando in guerra, sai?”

“Sì, ma dieci mesi sono sempre dieci mesi”, disse tirando su con il naso tenendo lo sguardo basso.

Draco se ne accorse e le sollevò il viso prendendolo tra le sue mani.

“Ehi piccola, sai che ti amo e che per te farei qualunque cosa…”

“Signor Malfoy, è pronto?”, domandò il professor Paroceti e Draco annuì mentre il cuore gli si stringeva in una morsa dolorosa.

“Draco…”, ma non le dette il tempo di aggiungere altro che si chinò a baciare quelle labbra che amava tanto e che dal loro primo bacio al sapore di febbre erano la sua delizia e il suo tormento.

“… so che scoppierai a ridere, ma siccome so che mi mancherà la tua presenza, soprattutto a letto, ho deciso di chiamare il mio orsacchiotto… Draco”

Draco le sorrise teneramente e dopo un altro bacio si smaterializzarono nella bella Firenze.

 

 

 

E Draco partì per l’Italia pronto per diventare pizzaiolo…

Oggi è il 6 Novembre e mi sento un po’ fusa per via delle 10 ore trascorse all’Università!

 

Per chi, nelle recensioni, mi avesse chiesto se sono di Firenze… beh… sfatiamo il mito, non lo sono ed ho scelto proprio Firenze perché è una città che mi ispira e soprattutto piena di cultura!

Ma comunque ognuna di voi può benissimo immaginare che Draco si trovi nella vostra città Natale… XDXDXD

 

Ah, quasi dimenticavo, non mi uccidete per il fatto che Hermione è rimasta sola a Londra, ok? XDXDXD

 

Adesso vado a buttarmi sul letto per riprendermi dalle lezioni del giorno.

 

Grazie mille a chi ha commentato e mi raccomando… fatemi sapere che ve ne pare… perché sappiate che potrei anche lasciarla in 13XDXD

 

Kisses

 

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Capitolo 5
*** What Women Want ***


what wm

-         What Women want

 

 

Era ormai trascorso un mese dal fatidico arrivederci, e Draco Malfoy e Aaron Bustworker avevano più o meno capito come funzionava la mentalità dei maghi e delle streghe del luogo.

Draco abitava in una villa di dimensioni sconsiderate poco distante dalla città e immersa nel verde della natura toscana, ed era a capo di un’importante società di Magiche Relazioni conosciuta in tutto il mondo, aveva il mondo ai suoi piedi, ma la mancanza di Hermione alle volte era così forte da soffocarlo.

                                                                  ***

 

“Signor Malfoy, gliela metto sulla scrivania?”

L’unica cosa che non sopportava erano le segretarie e il loro modo insano di attirare l’attenzione.

Incarnavano il sogno erotico- più volte soddisfatto- del Draco quindicenne e ogni volta che le vedeva lì, pronte per essere prese e sbattute violentemente al muro, non poteva far altro che ridere dei loro metodi che non tenevano conto della personalità e dell’orgoglio della donna in quanto persona e non in quanto oggetto.

Volevano essere dei giocattolini eroticamente carichi e non delle persone con una mente e la facoltà di astenersi dal compiere gesti di una semplicità macabra.

“Sì, e poi esca dal mio ufficio”

Le segretarie, quelle con il mascara nel cervello, guardavano Draco con la stessa intensità con cui un uomo a dieta avrebbe guardato un pasticcino al cioccolato con una spruzzatina di panna.

Erano delle assatanate, in particolare quella che era la sua segretaria personale e che quindi si sentiva in dovere di finire a letto con il suo capo.

La bella e prosperosa Stefania non aveva di certo spessore mentale

 

                                                                  ***

 

“Com’è andata con il capo?”, domandò la segretaria del reparto, anch’essa piuttosto piacente dai lunghi capelli rossi e dai tailleur un po’ troppo microscopici.

Stefania afferrò la lametta per le unghie, “E’ inglese, ci verrà un po’ più del previsto per farlo capitolare”

Cecilia sorrise maliziosamente all’indirizzo dell'amica mentre ricambiava l’occhiolino di Aaron Bustworker che nel pieno di una crisi esistenziale aveva bisogno di scambiare quattro chiacchiere con Draco Malfoy, l’unico suo appiglio, l’unico che lo avrebbe capito.

Era inglese e aveva venti anni di meno, avrebbe sicuramente capito quello di cui aveva bisogno.

 

Draco Malfoy d’altro canto stava semplicemente godendosi il paesaggio che si vedeva dalla grandi vetrate del suo sterminato ufficio e sorseggiando un caffè. Un delizioso caffè italiano.

“Draco, ho bisogno di parlarti”

Il ragazzo si voltò verso il nuovo interlocutore e iniziò a scrutarlo.

Aaron Bustworker era un uomo sui quarantacinque anni, frustrato sessualmente e goffo nei movimenti e in tutto ciò che faceva e diceva.

“Dimmi”

“Hai impegni per stasera?”

“No”, disse noncurante attratto da un tagliacarte particolarmente strano.

“Perfetto! Stasera ci faremo un giro per i locali della città con Alessio Ganelli, il vicepresidente della Art…”

“Sì, ho conosciuto il signor Ganelli una settimana fa ad una conferenza”

Aaron Bustworker si illuminò d’immenso.

“Sarai con noi, allora?”, domandò speranzoso.

Draco valutò la proposta, alla fine quella sera non aveva niente da fare e non c’era nemmeno nessuna cena di lavoro, poteva benissimo concedersi qualche ora di fittizia libertà.

 “Sì”

Aaron si sfregò le mani, “Allora a stasera”

“A stasera”

E quando il suo collega uscì dalla sua porta si sedette malamente sulla sua poltrona girevole, aveva mal di testa e l’unico suo pensiero costante era Hermione.

 

                                                                  ***

 

La sua pazzia quel giorno festeggiava un mese.

Hermione era totalmente impazzita per via dei particolari gusti di quell’idiota di Lucas Perabo, che oltre a volere uno scenario arabo-cinese per le decorazioni del locale, voleva anche che sugli inviti venisse scritto il suo nome per intero, e la situazione per la povera fanciulla stava diventando impossibile.

Lucas Domingo Bernanrd Giulian Paolus Sarmanio Carlos Perabo.

 “Lucas, non potremmo cambiare lo stile? Non è consueto lo stile arabo-cinese!” 

Lucas si specchiò nello specchietto che teneva sempre in tasca e si voltò verso la ragazza visibilmente avvilita.

“Mia cara, sei tu l’organizzatrice di eventi… non io!”

Un macigno si abbatté sul suo sistema nervoso già provato, mentre il simpaticissimo Lucas Perabo annunciava di avere appuntamento dall’estetista e dal parrucchiere.

Hermione ringhiò mentre vari metodi di omicidio facevano capolino nella sua mente ormai contorta macabramente; stava giusto prendendosela con una tazza stracolma di caffè quando Blaise Zabini si materializzò dietro le sue spalle facendola sussultare e facendo anche in modo che il caffè finisse sulle pergamene dove aveva preso qualche appunto sull’organizzazione della dannata apertura del Pub di quel dannato Lucas Perabo.

“Giornataccia?”

“Ciao Blaise”

“Cosa farai per Natale?”

“Se sono ancora viva… vado a Firenze da Draco”

Blaise sorrise amabilmente.

“Verrò con te”

E senza che Hermione potesse aggiungere altro, Blaise le aveva già dato un bacio sui capelli e come era venuto se n’era andato, lasciando la povera ragazza completamente perplessa.

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi con un nuovo capitolo.

La vita italiana è appena iniziata da un mese e le cose vanno piuttosto bene.

Spero che anche se corto questo capitolo vi sia piaciuto.

 

Un grazie particolare a:

 

meli_mao: La tua idea l’avevo anche presa in considerazione, ma poi non ci sarebbe stata storia.

Quindi ho deciso che la smaterializzazione non conviene in quanto hanno due vite lavorative piuttosto impegnate, e sempre questo strazio di lavoro li costringe a stare sempre a casette loro.

Ma non mancheranno le vacanze. Quelle ci sono sempre.

 

AuraD: Le donne sono più mature e se ne fanno una ragione anche se la sofferenza c’è sempre. Blaise invece non ha capito che quella da amare sarebbe Pansy e non uno dei suoi migliori amici^^

 

Marygenoana: grazie. E’ bello risentirti.

 

Lucy Light: Era il tuo compleanno? Li accetti ancora gli auguri? BUON COMPLEANNO!

Non diventa triste… o almeno non tristissima.

Per Paroceti stavo giusto architettando qualcosa del genere… alla fine questi tanto decantati spaghetti…beh… non sono poi così tanto innocenti!

 

Juju210: Sono davvero felice che anche questo sequel ti stia piacendo!

Sostengo ancora che sia un disastro totale.

Vediamo cosa succederà nei prossimi capitoli…di certo Draco la ama tanto.

 

Lenù88: Forse vedremo Blaise sull’orlo del suicidio! Ok, scherzo!

Per i regalini… ci penserò…

 

Grazie mille.

 

Kisses

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Missione:conquistare il capo ***


miss

- Missione: conquistare il capo

 

“E’ un po’ come andare sulla ruota panoramica”

Streap al Sugo era il quinto night della Firenze Magica che una strana compagnia formata da: Draco Malfoy, Aaron Bustworker, Alessio Ganelli, Stefania, Cecilia e Melissa, stava visitando.

Sembravano tutti entusiasti, ma Draco sembrava piuttosto assente e cogitabondo e di sicuro non si stava divertendo.

La particolarità del locale erano le spogliarelliste che… beh… avevano a che fare con il sugo di pomodoro.

Un’insana attrazione che stava facendo nauseare il povero Draco alle prese con una specie di menù sporco anch’esso di sugo.

“Avrei una domanda”

Tutti si voltarono a guardare Draco poiché quelle erano la decima, undicesima e dodicesima parola che stava proferendo dopo ore di vagabondare per i night più squallidi della città.

“Ma un locale normale esiste?”

Alessio e le tre oche si risentirono a quelle parole.

“Non ti sono piaciuti questi locali?”, domandò garbato.

Draco sorrise sprezzante, “No, fanno letteralmente schifo!”, ammise.

Aaron si sentì male per il giovane collega londinese e decise di prendere in mano la situazione per salvarla.

“Draco non voleva di certo essere scortese, ma da noi non esistono spogliarelliste al sugo…”

“Oh beh, potevi dirlo che ti piacciono le cose più sobrie!”, disse Alessio alzandosi, “Non sapevo che non ti piacessero le cose estreme!”

“Cosa intendi per estremo?”

Draco Malfoy viveva agli estremi da quando aveva messo piede ad Hogwarts e ne aveva fatte di tutti i colori e non era certo per un po’ di ragazze in salsa che quel locale gli faceva schifo, ma siccome di quei cinque imbecilli, nessuno sembrava carpire la sua vera natura decise di divertirsi un po’ in maniera sadica.

Avrebbe finto di essere un bamboccione, magari ancora vergine, che non aveva esperienza di nessun genere.

“Intendo donne… beh…”

Effettivamente stare con una donna era estremo.

 Draco fece di tutto per non scoppiare a ridergli in faccia.

 

                                                                  ***

 

Alessio non era riuscito a dare la definizione di estremo, ma aveva anche notato che a Draco non gliene fregava nulla.

 

Il Barbone era un altro dei mitici localini strani, pieni di donne seminude e uomini completamente sbronzi.

Alla fine era un posto accettabile per qualche birra o per qualche altro cocktails più o meno magico.

“…e così mi ha ammanettato al letto lasciandomi nudo! Lei aveva un completino di pizzo rosso e…”

I racconti erotici di Aaron Bustworker più che fare eccitare facevano ridere, o almeno facevano ridere Draco, ma non poteva permetterselo visto che stava recitando la parte del bravo ragazzo.

“E tu cosa hai fatto?”, domandò scioccamente Alessio.

Ha sicuramente giocato a bridge con uno scoiattolo e un castoro, pensò Draco mortalmente annoiato mentre cercava di farsi coraggio con uno Scotch doppio.

“…non ti dico come stava messo il mio amico…”, e dicendolo indicò il suo amico senza farsi troppe paranoie e scrupoli viste le donzelle presenti.

Le tre ragazze emisero risolini divertiti.

“Ci credo! Con quella pupa…”

Aaron sorrise e mandò giù il quinto Martini.

“… ma la cosa iniziò a farsi calda, quando dall’armadio è sbucata un’altra ragazza… non vi dico che attributi…”

Draco decise di fare la sua parte.

“Ma avete fatto…”, boccheggiò per qualche istante per rendere il suo bigottismo credibile, e poi si avvicinò ai cinque con fare cospiratorio, “…sesso?”

Dopo due anni stava apprezzando il bigottismo degli otto compagni alle lezioni della Romance.

Ridere di loro, lo aveva aiutato a mettere su un bel personaggio.

“Sì… perché? Oh Merlino, tu non hai mai fatto sesso, vero?”

Draco annuì e si voltò subito verso il barman.

“Stai dicendo che non hai mai visto una donna nuda?”

“No, credo che si debba fare sesso solo per procreare e non per provare piacere.”, li squadrò ad uno ad uno per godere delle loro espressioni sbigottite e poi aggiunse, “Ovviamente mai fare sesso prima del matrimonio.”

Adesso sì che iniziava ad apprezzare la serata, e qualsiasi luogo in cui l’avessero portato sarebbe andato più che bene.

“E non hai mai provato pulsioni sessuali?”, domandò curiosa Melissa.

“Uh… no, non so neppure cosa siano!”, asserì blando.

Tutti stentavano a credere alle parole di quel ragazzo dall’indubbio fascino e da quello sguardo che trasmetteva solo eros.

 

 

                                                                           ***

 

Hermione Granger era stata trascinata a forza a cena con Blaise Zabini ed Harry Potter.

Il trio era abbastanza insolito, ma per ovvie ragioni gli altri non erano riusciti a partecipare al tour de force che aveva ideato Blaise per una serata tra amici.

Dopo una cena a casa di Harry, si erano trovati a bere Burrobirra per le strade di Hogsmeade alla stregua dei barboni.

“So solo che era un grandissimo imbecille! Non è normale buttarsi a pesce sul capo, no?”

Scoppiarono a ridere convulsamente, non curandosi delle coppie e delle occhiate che gli lanciavano.

“Ma che fine ha fatto il furetto?”, domandò poi Harry.

Hermione alzò gli occhi verso il cielo trapuntato di stelle, “E’ a Firenze ormai da un mese…”

“… e andremo a trovarlo a Natale!”, aggiunse entusiasta Blaise stringendo forte in vita Hermione e dondolandosi con lei.

Andremo?”, ripetè Harry.

“Oh sì! Mentre loro due si daranno alla ginnastica da camera, io ne approfitterò per andare a trovare i miei parenti… qualche vecchio zio, un frammento della mia nobile casata… qualsiasi cosa!”

Harry annuì poco convinto mentre Blaise continuava a dondolarsi con la statica partecipazione della donna del suo migliore amico.

“Che ne dite di andare a giocare in qualche parco giochi babbano?”, propose dopo qualche minuto di silenzio Blaise.

Hermione ed Harry si guardarono e dopo aver deciso che la proposta di Blaise era terribilmente matta, si materializzarono e giocarono per tutta la notte come tre bambini piuttosto discoli.

 

                                                                           ***

 

Aaron e Alessio erano ubriachi fradici, felici e spensierati sparavano cazzate a vanvera mentre le dolci donzelle gli si strusciavano contro per fargli intendere che la nottata sarebbe proseguita sotto le lenzuola.

Solo Stefania non sembrava divertirsi, visto che Draco, dopo numerosi cocktails, era ancora nel pieno delle sue facoltà e sembrava non volesse avere nessun contatto fisico con l’avvenente ragazza italiana sedutagli accanto.

“Uff”

“Qualcosa non va?”, domandò Draco alla ragazza.

“Oh no, è tutto ok!”, si sforzò di sorridere quando invece avrebbe voluto urlargli che niente andava bene e che aveva una gran voglia di saltargli addosso e farlo godere per tutta la notte.

“Ok”, si limitò a risponderle facendo spallucce e ordinando l’ennesimo Martini rosso.

“Che ne dite di proseguire ognuno a casa sua?”, propose al limite della sbornia Aaron mentre Alessio gli rispondeva con una gomitata allusiva nel costato.

“Uh… mi sembra un’ottima idea! Ho ancora i calzini da rammendare!”

Le ragazze si scambiarono un’occhiata dubbiosa per poi compatire la povera Stefania che per quella sera sarebbe andata in bianco.

“Rammendare i calzini?”

“Sì, mi piace cucire!”

E dire che Draco Malfoy, se non fosse stato per Hermione, non sarebbe mai venuto a conoscenza dell’uso dell’ago e di un filo.

“Oh beh, buon divertimento!”

E trotterellando allegramente, Draco si recò nella sua sterminata villa, dove dopo un bagno ristoratore e uno spuntino si assopì sul suo immenso letto stracolmo di guanciali coloratissimi.

 

                                              

 

Vorrei soffermarmi ma non posso.

 

Me lo lasciate un commentino?

 

Kisses

 

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Capitolo 7
*** Lei è Hermione, la mia fidanzata ***


jingle

-Lei è Hermione, la mia fidanzata

 

Erano trascorsi venti giorni da quella fatidica sera dove il capo aveva ammesso di avere dei calzini da rammendare.

Erano trascorsi venti giorni da quella sera in cui Stefania avrebbe dovuto far suo il capo.

Erano trascorsi venti giorni ed era il 24 Dicembre.

Era il 24 Dicembre e Draco aspettava con ansia la sua Hermione.

 

                                                        ***

 

La Gherlandi&Co, la società magica italiana che come capo temporaneo aveva Draco Malfoy, aveva indetto una festa per la vigilia di Natale, e Stefania, Melissa e Cecilia stavano facendosi belle dall’estetista.

“…Aaron dice che rimarrò a bocca aperta quando vedrò il suo regalo!”, disse concitata Melissa con due fette di cetriolo sugli occhi e una maschera di bellezza al sedano che le ricopriva il resto del viso.

Cecilia emise un urletto di compiacimento nei confronti dell’amica, mentre la prorompente Stefania si abbandonava ad un sospiro pieno di tristezza.

“Cosa c’è?”

“Si tratta di Draco!”

“Ma non dà nessun segno di cedimento?”, domandò Melissa.

La ragazza fece segno di no con la testa.

“Ma hai provato a…”

“Ho fatto di tutto… qualsiasi cosa sia in grado di fare una donna per farsi desiderare da un uomo”, disse sconsolata e affranta.

“Magari è gay”, disse saggiamente Cecilia sospettando che il biondino inglese mirasse all’aitante Alessio Ganelli.

 

                                                        ***

 

 

Quando una luce verdognola si accese nel suo camino si aspettava di veder sbucare solo Hermione, non di certo anche quel idiota di Blaise, uno di quei pochi eletti che aveva il privilegio di essere conosciuto come suo migliore amico.

“Malfoy, ti sei comprato un televisore al plasma ultrapiatto?”

“Anche tu mi sei mancata!”, le disse, mentre Hermione era intenta a guardarsi intorno notando che il suo Purosangue preferito viveva come i babbani e non ne sembrava per niente infastidito.

“E questo? Cucini?”

“Sto imparando a farlo, qui in Italia non ammettono gli elfi”

“Adoro l’Italia… dovrò inserire questo paese nella campagna pubblicitaria del C.R.E.P.A!”

Continuò a guardarsi intorno estasiata, mentre Blaise aspettava che il suo migliore amico si accorgesse della sua presenza e la piantasse di pensare al sesso con Hermione.

“Non vorrei farne un dramma, ma ti rendi conto che non mi hai neppure salutato come si deve dicendomi che ti manco tanto e che senza di me la tua vita non ha senso…”

Hermione si voltò verso Draco e ascoltò il fiume di parole.

“L’avrei fatto, ma la presenza di Blaise mi inquieta… oh Merlino, hai un letto che è grande quanto il mio appartamento”

La vide buttarsi sul letto e Hermione prese a saltare sul morbido materasso facendo volare di qua e di là i vari cuscini coloratissimi mentre Draco cercava ancora di farsi salutare in maniera decente e Blaise aspettava che il suo amico si accorgesse di lui.

 

                                                        ***

 

Hermione aveva ispezionato la villa da cima a fondo emettendo urletti per ogni cosa vedesse e soprattutto per tutte le cose babbane che Draco aveva acquistato per la sua sopravvivenza italiana.

Draco s’era finalmente reso conto che con la sua dolce donna pazza c’era anche il suo pazzo amico e insieme avevano deciso di bere dell’ottimo vino toscano e parlare di ciò che era accaduto in quei mesi.

E così dopo che Blaise aveva dichiarato di non aver tempo da perdere perché la ricerca sarebbe stata lunga e difficoltosa, Draco era riuscito ad acchiappare Hermione e baciarla come avrebbe voluto fare quando era uscita dal camino.

“Mi sei mancato da morire”

“Anche tu, ma non avrei mai creduto che ti mettessi ad emettere urletti eccitati per la mia mobilia invece di saltarmi addosso…”

Hermione gli si fece più vicina, e quando la sua bocca raggiunse l’orecchio aggiunse: “Non mi sembrava il caso di rinchiudermi in camera con te, sapendo che c’era Blaise…”

“Mi sarebbe bastato un bacio… o un abbraccio… anche un semplice ciao…”

“E’ da due mesi che non ti vedo, se non via camino, come avrei potuto fermarmi a un bacio?”

Draco le sorrise e poi la baciò.

E tra un bacio e l’altro finirono per collaudare l’enorme letto stracolmo di cuscini coloratissimi.

 

                                                        ***

 

 

“Hai detto che sei vergine e rammendi calzini?”

Hermione si mise su un fianco per guardare Draco, che le sorrideva divertito per la sua ingegnosa idea di assomigliare ad uno dei cari amici della sua dolce donna.

Uno come Anthony Goldstain, uno preso alla cieca dal mucchio delle conoscenze bigotte di Draco.

“E stasera, alla festa, fingeremo di vivere la nostra vita di coppia rammendando calzini, accudendo gatti e lavorando a maglia, ok?”

 Hermione gli dedicò un’occhiata piena di perplessità.

“Sei sicuro di non aver subito nessun trauma da piccolo?”

“Ti ricordo che sono figlio di Lucius e Narcissa Malfoy e sono anche nipote di Bellatrix Lestrange… secondo te ne ho subiti?”

Hermione arricciò il naso e si accoccolò contro il petto di lui, “Forse qualcuno”, ammise con voce flebile.

Draco le accarezzò la schiena nuda, prima di guardare l’orario e rendersi conto che erano in mostruoso ritardo per la festa, e che le coccole sarebbero state rimandate a tarda nottata.

 

                                                        ****

 

La festa della Vigilia era una deliziosa occasione per fare in modo che Giacomo Ghirlandi, il direttore assoluto di numerose società di Magiche Relazioni sparse per l’Italia, si facesse un’idea del personale che lavorava per lui e decidere chi licenziare dopo le festività natalizie.

Nessuno aveva ancora scoperto il vero motivo di quella festa che ogni anno sembrava essere più bella che mai.

“Professor Paroceti, ho saputo che Draco Malfoy è un uomo valido… complimenti per la scelta…”

Giacomo Ghirlandi era anche l’uomo che aveva ideato quel seminario.

Aveva una disperata voglia di estendere il suo impero coloniale e istituire quella specie di gemellaggio stava dando i suoi frutti e anche se Aaron Bustworker non era particolarmente soddisfacente, a mantenere l’onore inglese c’era sempre Draco Malfoy.

“…non avrei mai creduto che un ragazzo così giovane fosse così preparato”

Costantino Paroceti sorrise compiaciuto, mentre afferrava un flute di champagne dal vassoio di uno dei camerieri.

“Essendo l’unico erede dei Malfoy… il padre lo avrà immesso nel mondo degli affari piuttosto precocemente”

“Possibile”, asserì l’uomo, mentre poco distante, tre donne in abiti provocanti, parlavano dello stesso ragazzo, ma sotto altri termini.

 

 

“Stasera sarà mio”

“Lo spero tanto! Ma ancora non è arrivato?”, domandò scioccamente Melissa guardandosi intorno.

Stefania le lanciò un’occhiataccia, “Credi che se fosse arrivato starei ancora qui a parlare con te?”, le disse acida, mentre la ragazza mora chinava il capo come dispiaciuta.

“Oh eccolo!”, esordì Cecilia, “E con lui c’è anche una donna!”

Gli occhi di Stefania si erano illuminati al solo sentire che lui era arrivato, ma si erano subito spenti quando l’amica aveva aggiunto la presenza di un soggetto femminile al suo fianco.

“E quella chi è?”, grugnì.

“Magari sua sorella”, per Melissa, non dire stupidaggini, sembrava davvero una missione impossibile.

In quello stesso istante, a fare compagnia alle tre segretarie, erano andati Aaron e Alessio e così, Draco s’era trovato in dovere di iniziare le presentazioni dal gruppetto di quei cinque imbecilli.

 

                                                                  ***

 

Draco e Hermione potevano benissimo definirsi una semplice coppia, ma c’era qualcosa che li faceva apparire come la coppia.

La bellezza indiscussa di Draco e l’eleganza di Hermione sembravano essere ciò che li differenziava dalle altre coppie presenti.

“Buonasera”

E dopo i vari convenevoli, Draco presentò la sua Hermione.

“Lei è Hermione, la mia fidanzata”

Hermione sorrise e i due uomini sorrisero scioccamente, la fidanzata del capo era di una bellezza semplice, ma splendidamente particolare.

Ovviamente suscitò l’invidia di Stefania, l’indifferenza di Cecilia e l’ammirazione di Melissa, che sembrava l’unica ad avere un minimo di cervello anche se poteva sembrare il contrario.

 

 

                                                        ***

 

La festa, anche se un po’ noiosa, stava comunque svolgendosi al meglio.

Melissa e Aaron Bustworker erano rimasti ammaliati dall’intelligenza della giovanissima ragazza, e Draco Malfoy non poteva far altro che sentirsi orgoglioso di colei che si ostinava a chiamare la mia piccola.

“E tu pensi che bisognerebbe agire?”

Si parlava di strategie finanziarie.

“Oh sì… altrimenti il capitale si perderebbe inutilmente…”

Aaron la guardò ammirato, “Ehi Draco, è la prima donna con cui ho l’onore di parlare che sa mantenere una discussione a sfondo finanziario”

“Visto che non facciamo sesso, dovremmo pur trovare qualche passatempo”, disse sorridente stringendola in vita.

“Quindi… parlate di finanza?”, domandò Alessio Ganelli, nuovo acquisto della conversazione.

“Sì… credo che Draco vi abbia detto dell’assenza della nostra vita sessuale…”

I tre annuirono, mentre nella testa di Draco si susseguivano vari complimenti con cui l’avrebbe ricoperta. Era sensazionale, e la cosa che più lo entusiasmava era sapere che con lei ci si poteva sempre divertire, sempre come se fossero ad Hogwarts a batti-beccare su quei romanzi, a ridere… ad essere sempre loro… senza cambiare i loro caratteri e diventare qualcun altro; e se qualcuno gli avesse chiesto qual era la sua paura più grande… beh… avrebbe risposto: non sono cazzi vostri!

Era Draco Malfoy, dopotutto.

“Draco, il signor Ghirlandi vorrebbe parlarti…”, era Costantino Paroceti e scusandosi il ragazzo lasciò Hermione a parlare con quei tre a divertirsi da sola.

 

 

                                                        ***

 

Dopo qualche minuto Hermione s’era allontanata dal gruppo per andare a prendere qualcosa da bere al tavolo del buffet.

Draco era ancora immerso in un’ignota conversazione e ogni tanto lanciava occhiate alla sua lei con le quali voleva dirle che ne aveva le pluffe piene e che li avrebbe cruciati senza pietà.

Stava giusto servendosi da bere, quando la donna al suo fianco buttò giù una frase per iniziare una conversazione. Forse.

“E così tu sei la ragazza di Draco Malfoy…”

“Sì, ci siamo presentate… tu sei Stefania, vero?”

“Sì, sono la segretaria personale del tuo ragazzo…”, disse con fare seducente facendo oscillare la folta chioma biondo cenere di lunghi capelli perfettamente piastrati.

Hermione si portò alle labbra il calice colmo di vino rosso rubino, “E dimmi, ti trovi bene a lavorare con lui?”, domandò tranquillamente, mentre Stefania rodeva dentro perché non era riuscita ad attaccarla verbalmente.

Decise così di cambiare tattica e farle capire, senza mezzi termini, che tra lei e il capo la relazione non si fermava al tipico rapporto di ufficio, ma andava ben oltre.

“Sì, molto. Ha dei modi di fare molto gentili e garbati. Quasi ogni mattina mi porta il caffé a letto quando dovrei essere io a portarlo a lui”

“Davvero?”, si limitò a dire, in tutta tranquillità, Hermione.

Ormai Stefania si sentiva la vittoria verbale in pugno e si sentì in dovere di continuare, esagerando.

“Sì, però io mi sento sempre in dovere di ricambiare la sua gentilezza e così gli porto il caffé come lo gradisce lui… ormai c’è una certa intimità”, disse allusiva e la ragazza si limitò ad annuire sorridente.

“E come lo gradisce?”, chiese pacata, mandandola ancora più in bestia.

“Con una zolletta di zucchero”

Il sorriso di Hermione si allargò beffardo e avvicinandosi alla donna avvenente le sussurrò all’orecchio: “Sei brava a recitare… c’è solo un particolare che non va nel tuo racconto pieno di fervida immaginazione… lui il caffé lo prende amaro!”

Stefania rimase lì impietrita, pronta per afferrarla per i capelli, ma quando si riprese dalla trance, Hermione era accanto a Draco e chiacchierava in armonia con il grande capo come se avesse davanti il suo più caro amico.

Era un dato di fatto: Stefania odiava Hermione Granger con tutta se stessa e avrebbe fatto di tutto per far si che Draco Malfoy finisse nel suo letto.

 

 

 

 

 

E finalmente sono arrivate le tanto attese vacanze di Natale in cui le due colombelle si sono riunite.

 

E adesso passo a ringraziare chi ha commentato lo scorso capitolo.

 

meli_mao: E dire che non ero nemmeno convinta della frase sul rammendare i calzini, ma a quanto ho potuto notare è piaciuta! Beh…meglio così, forse solo Hermione è rimasta poco perplessa della scoperta assurda sugli hobbies di Draco.

 

London: Un giorno, forse, farò in modo che Draco venga a conoscenza di Girolamo Savonarola… non si sa mai! J

A te la scuola porta via un sacco di tempo e anche con me l’università fa altrettanto! Un giorno ci beccheremo sicuramente JJJ Anche per noi, dopotutto, Natale è vicino!

 

SiLvIeTT4: Sapere di un Draco ancora vergine ha fatto stranire anche Hermione e forse anche me che l’ho scritto XD

Per fortuna nessuno di questi italiani è a conoscenza del suo losco passato, perché credo gli verrebbe una specie di trauma XD

 

Marygenoana: Grazie mille.

 

Lucy Light: Concordo con te nel dire che quell’uomo ispira ses… ehm ispira tanta voglia di conoscerlo approfonditamente XD

Per quanto riguarda Harry e Blaise… beh, essendo che i loro migliori amici hanno intrapreso una relazione di amorosi sensi, è ovvio che siano stati costretti a far amicizia!

 

Rivoltella J: Hai contribuito a ingigantire il mio ego, credo che esploderà a breve! Spero che la festa della Vigilia ti sia piaciuta… o almeno la scena dello zucchero! E’ quella che preferisco!XD

 

Lenù88: Ma graaaazie! Spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento! Blaise avrà l’onore di conoscere i suoi parenti… o almeno ci proverà! Grazie per le due recensioni, e poi adesso che ci si mette anche Hermione a fare credere che loro due parlano di finanza invece di copulare spero che ti sia piaciuto! J

 

Kisses

 

 

 

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Capitolo 8
*** Meglio lo shopping che la cultura ***


shop

- Meglio lo shopping che la cultura

 

Erano ormai trascorsi alcuni giorni dalla festa della Vigilia, e se Stefania aveva trascorso tutte le feste a pensare ad un modo efficace per far fuori la fidanzata del capo e farsi il capo, al contrario il capo e la sua fidanzata s’erano dati alla pazza gioia, visitando le più belle città d’Italia.

 

                                                        ***

 

“Non potevamo smaterializzarci?”, chiese Draco con il fiatone mentre Hermione lo ammoniva per via della vista mozzafiato che si vedeva dalla cima della Torre di Pisa.

“Ok… a quanto pare era meglio lasciarci la vita!”

“Draco, piantala di lagnarti e… guarda!”

Draco guardò il paesaggio mozzafiato e l’unica cosa che potè fare fu trarre a sé Hermione e tempestarle il collo di baci mentre un leggero venticello scompigliava loro i capelli.

 

                                                        ***

 

“Un bagno nella Fontana di Trevi?”

“Sei sempre il solito… prova a guardare le cose senza il cervello offuscato dal caldo…”

“Tesoro è praticamente impossibile!”

Hermione gli lanciò un’occhiata dubbiosa e quasi del tutto assassina.

“Ci sono 40° all’ombra”, ammise sbuffando, ma la ragazza non volle sapere ragioni, e presolo per mano lo trascinò fino al Colosseo.

 

                                                        ***

 

 

“Non hai esagerato?”, domandò Draco guardandola carica di sacchetti da dove affiorava un’ingente quantità di cioccolato.

“No, non mi pare”

“Cosa ne faremo di tutto questo cioccolato?”, domandò curioso.

“Beh… lo regaleremo ai nostri amici”

Draco annuì perplesso… pensando ad uno in particolare dei suoi amici.

Se non si fumava Theodore non sapeva cosa farsene.

“Perché sorridi?”

“Oh niente… siamo a Perugia e mi viene da ridere!”

 

 

                                                        ***

 

“Secondo te non acquistavo questa giacca Gucci?”

“Invece di perdere tempo con le giacche e cinture, avremmo potuto visitare il Duomo”

Draco continuò ad ammirare i suoi acquisti.

“Sai Hermione, Milano non è solo Duomo… è anche moda!”

“Sai Draco, Milano non è solo moda… è anche cultura!”

Draco sbuffò sonoramente, e quando rimase abbagliato per una maglia Armani, si vide scaraventato in un vicolo dalla sua selvaggia Hermione.

                                                       

                                                        ***

 

“Adesso, per favore, spiegami cosa ce ne importa a noi di gente morta, ok?”

“Draco, non è gente morta… sono gli antichi egizi!”

“Ben detto, sono antichi e sono pure morti!”

Hermione lo guardò quasi sofferente, ma non gliel’avrebbe data vinta.

“Cosa vorresti fare?”

“Ho sentito parlare del Parco del Valentino e… sarebbe meraviglioso poterti coccolare lì invece di star qui a guardare la gente morta da mille anni”

Hermione sorrise al dolce pensiero che Draco aveva nascosto tra le righe di quella frase un po’ strampalata.

“Ti amo”

“Non è vero… so che è il Faraone il vero uomo amato da te”

“Andiamo al Valentino?”

Draco le sorrise, “Sai, certe volte ti amo anch’io!”

 

                                                        ***

 

 

“Tu sai quanto io odi i volatili!”

“Ne stai facendo una tragedia”

L’espressione assunta da Draco non era di certo rilassata.

Lui odiava i volatili e tutti quei piccioni di certo non lo rasserenavano.

“Siamo pure in mezzo all’acqua”

Hermione fece finta di non sentirlo e si avviò verso un gondoliere.

“Ti va un giro in gondola?”, domandò, ma non dette il tempo di rispondergli che erano già seduti.

“E se questa cosa non regge?”

“Draco chiudi il becco e… baciami!”

“Ok, meglio stare zitto”.

La guardò malizioso per poi baciarla e coccolarla senza sosta godendosi tutto quel romanticismo che trasmetteva quella specie di battello strano.

 

                                                        ***

 

“E questo? Cosa sarebbe?”

“Secondo te?”

Draco assottigliò gli occhi per mettere a fuoco l’immagine.

Hermione attendeva una risposta, mentre la mente di Draco credeva che la donna che amava gli avesse teso un tranello.

“Un balcone?”

“E ti dice niente?”, incalzò lei.

Draco lo guardò minuziosamente.

“No”

“E Giulietta? Cosa ti dice?”

Draco fece finta di pensarci su, mentre le labbra si distendevano in un sorrisino maligno.

“Che era una puttana”

Hermione non ebbe il tempo di replicare in alcun modo che Draco l’aveva bagnata dalla testa ai piedi con una bottiglietta d’acqua.

“Quando cambierai?”, gli urlò contro cercano di mettergli paura.

Draco rise dal suo nascondiglio per sopravvivere alla furia della Grifondoro. “Mai”

E l’unica cosa che avrebbe fatto Hermione, sarebbe stato gettarlo in un fiume insieme ai preziosi acquisti fatti a Milano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ammetto che il capito è corto, che probabilmente non si capisce nulla, che non era fondamentale per la trama, che con molta probabilità vi farà schifo… ma non ho potuto esimermi dallo scriverlo!

E’ stato divertente!

 

E adesso ringraziamenti per quelle sante donne che mi seguono con costanza J

 

Un grazie megagalattico a:

 

Lucy Light: Dopo il tuo avvertimento sono andata subito a correggere, meno male che me l’hai detto… detesto gli errori nei titoli. Per l’essere sboccata…beh, credo che questo capitolo non ti abbia fatto uscir fuori niente che non sia ancora stato accettato dai mitici alunni della Romance.

 

Marygenoana: L’unica informazione che è uscita fin ora è che è la procace segretaria di Draco. Prossimamente gli sviluppi.

 

meli_mao: Hermione è un pozzo di scienza, lei può discutere di ogni cosa..

Per la tua (?) gioia rivedremo Stefania nel prossimo capitolo, e poi sono felice che non abbia frainteso il carattere di Melissa, alla fine lei è la più innocua anche se ha atteggiamenti da ochetta giuliva.

 

SiLvIeTT4: E queste pseudo chiacchierate tra due “idioti” ti sono piaciute?

 

Potterina_88_: Ma certo che sei perdonata, e poi leggere Qual è l’indirizzo dell'’amore in due giorni sarà stato traumatico, no? J

Ti ringrazio tantissimo per la recensione, sei stata gentilissima ed hai contribuito ad ingigantire il mio egoJ

E già dal prossimo capitolo Stefania affilerà gli artigli…

 

Lenu88: Stefania potrebbe finire a pubblicizzare mascara… non è una cattiva idea, no?

Alla fine un’occupazione se la dovrà pur trovare se non porterà a termine il suo scopo…

 

Cipychan87: Ciao Stefania! Mi spiace per aver usato il tuo nome, ma c’è anche una ragione per l’aver scelto giusto questo nome.

Una bambina di nome Stefania è stata la mia prima delusione in amicizia, non potevamo avere che 5 anni, ma è stata una botta! E’ una cosa davvero assurda… ma il nome è finito nel mio mirinoJ

Grazie mille per il commento, sei la mia Stefania preferita, anche perché dopo quella bimba non ho incontrato più nessuna “Stefania” XD

 

London: La scuola ti sta massacrando, eh? Spero di rivederti su msn.

E Stefania cetriolata…beh… ho riso come una pazza! XD

 

kIsSeS

 

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Capitolo 9
*** Happy New Year ***


jkaihaii

- Happy New Year

 

 

Le vacanze italiane di due londinesi a Firenze, si erano rivelate massacranti per la controparte maschile della coppia.

Non abituato a visitare musei, a passeggiate interminabili, a miseri panini per pranzo e soli quindici minuti di relax, erano stati giorni deleteri per il suo stato psico-fisico.

“Adesso stai esagerando”

“Esagerando?”, sbottò infastidito dopo le accuse di Hermione.

Lui, che nella sua vita aveva sempre…

Ehm, si stava arrampicando sugli specchi e di certo l’immagine che si presentava agli occhi della ragazza non lo aiutava a esporre l’arringa che stava, al momento, preparandosi mentalmente.

Avvolto nel piumone aveva dichiarato di non voler fare nulla per il resto delle vacanze di Natale.

“Mi hai fatto girare tutta l’Italia senza sosta non curandoti delle mie necessità da Purosangue viziato”

“Credevo che avessimo superato questa fase…”, constatò lei infastidita porgendogli malamente la tazza con la cioccolata calda che aveva richiesto con la stessa insistenza di un innocente pargolo infreddolito.

“Questa fase non verrà mai superata, e lo sai bene! Sono sempre stato viziato e per quanto sia cambiato ci sono parti del mio carattere che…”

Hermione s’intenerì a quel fiume di parole.

Non era di certo una novità; Draco Malfoy era stato viziato e le cose non sarebbero di certo cambiate solo perché era innamorato di una Mezzosangue.

Era viziato, ma era anche terribilmente innamorato da anteporre i suoi desideri da principino per la felicità della donna che amava.

Stava lagnandosi dei giorni trascorsi in giro per l’Italia, ma era anche vero che Draco l’aveva seguita senza tante storie solo per vederla sorridere e saziare la sua voglia di sapienza.

Per lui quella casa sarebbe potuta bastare per tutti i giorni che Hermione avrebbe trascorso a Firenze e lei, sapeva che dopotutto anche il principe viziato aveva un cuore.

“Sei incredibilmente scemo”, si era avvicinata al suo principe e aveva baciato quelle labbra al sapore di cioccolato, poteva tutto fermarsi lì, ma la voglia del ragazzino viziato di tenerla stretta tra le sue braccia e fare l’amore era troppa, così, dimenticandosi di essere avvolto in due piumoni con in mano una tazza colma di cioccolata calda se la rovesciò di sopra sporcando un po’ tutto.

Hermione scoppiò a ridere incontrollatamente per la goffaggine di Draco Malfoy, ma quello, liberatosi dall’aggroviglio di piumoni la prese di peso e la trascinò in bagno dove le fece fare una doccia d’acqua gelata senza curarsi delle sue proteste.

 

                                                                  ***

 

La dimora di Alessio Ganelli non esprimeva il concetto di umile dimora.

Non era esattamente ciò che in Inghilterra veniva chiamato Maniero e neanche ci si avvicinava.

La dimora di Alessio Ganelli era inclassificabile.

Era la notte del 31 Dicembre e il celebre Veglione di Capodanno si sarebbe tenuto in quella casa.

“Quanta ricchezza che devono ostentare questi nuovi ricchi…”, asserì Draco prendendo sottobraccio la sua dama e avviandosi verso l’ingresso dove un paio di uomini cristallizzati davano il benvenuto agli ospiti.

“Parli come se fossi il figlio di un contadino…”, gli fece notare Hermione.

“Io sono il vero ricco della situazione… Alessio Ganelli è solo uno che ostenta ricchezza quando non sa dove sta di casa l’essere nobile!”

Hermione sorrise, e quando vennero accompagnati nel grande salone delle feste, Draco Malfoy non potè far altro che commentare il cattivo gusto nell’arredamento.

 

                                                                  ***

 

 

La festa era nel pieno del suo delirio.

Stefania stava giusto delirando a proposito del cattivo gusto in fatto di donne del magnetico Draco Malfoy.

“E’…è così scialba!”

I truccatissimi occhi di Stefania trafissero la fidanzata del capo intenta a scambiare qualche parola con Giacomo Ghirlandi e la rabbia la invase.

Nessuna donna era mai riuscita a catturare l’attenzione del misogino Giacomo Ghirlandi né tanto meno era riuscita a farlo ridere.

Quella donna invece sembrava avere il mondo degli uomini ai suoi piedi.

Giacomo Ghirlandi sembrava essere stato rapito dalla parlantina della ragazza, il professor Paroceti la ascoltava estasiato e agli occhi di quelli che l’avevano sempre visto come una specie di mummia appariva come un comune mortale con la sola voglia di godersi la festa, ma cosa ben più importante Hermione Granger era amata da Draco Malfoy.

Era questa la cosa che le rodeva più di tutte.

Aveva trascorso giorni a pensare a come farla fuori, ma ancora nessuna idea era andata a farle visita.

“Non è vero!”, disse risoluta Melissa, “E’ una ragazza con un fascino particolare e poi dovresti sentirla parlare di strategie finanziarie…”

Stefania la guardò come se avesse detto che Jimmy Choo non faceva scarpe di classe.

“Tu ti intendi di strategie finanziarie?”

“No… però è bello sapere che almeno lei non sarà costretta a finire a letto con qualcuno d’importante per essere qualcuno”, ammise tristemente, facendo andare su tutte le furie la collega che non perse tempo a stringerle il polso e ruggirle tutto il suo disappunto.

“Noi non ci facciamo scopare dagli uomini importanti per diventare qualcuno, chiaro?”

Melissa la fronteggiò con lo sguardo, “Cristallino, ma permettimi di pensarla così”, le disse prima di afferrare la borsetta e dirigersi verso altri ospiti.

 

                                                        ***

 

Draco Malfoy non aveva mai trascorso un 31 Dicembre a quel modo.

Era estasiato da ogni cosa o persona che lo circondava e si sentiva in una specie di mondo parallelo.

Tutti innalzavano i calici per i brindisi più assurdi, si davano a danze scalmanate, a giochetti assurdi con la frutta e a trenini chilometrici.

Improvvisamente l’atmosfera s’era fatta più romantica e Alessio Ganelli aveva invitato le coppie in sala a tuffarsi nella magia di balli particolarmente romantici.

Draco non aveva perso tempo ad invitare la sua dama.

“L’Italia ti fa uno strano effetto, te ne sei reso conto?”

“A dire il vero non è l’Italia che mi fa uno strano effetto… sei tu Granger”

Il ballo era appena finito e Aaron Bustworker gli aveva chiesto il permesso di danzare con Hermione.

Draco glielo aveva concesso e aveva iniziato a volteggiare con Melissa che stava iniziando a innervosirsi per via di uno sguardo un po’ troppo insistente sulla sua schiena nuda dove erano poggiate le mani del capo.

Inutile dire che lo sguardo apparteneva a Stefania e che era livida di rabbia.

 

Il ballo non era ancora finito, ma un’indisponente segretaria di nome Stefania aveva strappato l’amica Melissa dalle braccia del capo senza tanti complimenti e lo aveva costretto a ballare con lei.

“Ti piace ballare, capo?”

“Non particolarmente”

“Ti muovi bene…”

“Non so quale sia il tuo concetto di muoversi… perché a dire il vero stai facendo tutto tu…”

Draco era completamente fuori di testa e di certo non era nelle condizioni mentali di capire che fine avesse quello di strusciarsi contro le sue gambe.

Credeva di ballare senza malizia, ma agli occhi degli altri di malizia ne era presente una gran percentuale.

“Ti va di fare il trenino?”, gli domandò suadente con le mani sul torace che risalivano lentamente sul collo.

“Stefania non so…”, non gli diede il tempo di esprimersi che si ritrovò coinvolto attaccato alle spalle di un italiano impazzito.

 

Hermione aveva finito di ballare già da parecchio e di certo non gli stava piacendo come la segretaria flirtasse con il suo fidanzato.

Draco Malfoy era proprietà privata e dallo strusciarsi della segretaria sembrava proprio che il concetto fosse sfuggito a qualcuno.

 

                                                                  ***

 

Mancava meno di minuto all’inizio dell’anno nuovo e Draco era da più di venti minuti che cercava di capire cosa passasse nella testa di Hermione e capire il perché lo stava ignorando.

“Hermione…”

Gli girava maledettamente la testa e si reggeva a fatica in piedi.

Era da troppo che non si riduceva in quello stato.

“Lasciami in pace”

“Hermione…”

“Ti sei divertito abbastanza con quella?

Quella?

Hermione iniziò a surriscaldarsi.

“Sì, la sgualdrina da quattro soldi che ti ritrovi come segretaria…”, disse irata voltandosi, ma Draco la afferrò per il polso costringendola a guardarlo.

“Dieci, nove, otto, sette, sei…”

Si sentiva solo una baraonda di persone e il loro conto alla rovescia mentre Hermione continuava a guardare la faccia tosta di quello che doveva essere il suo fidanzato fedele.

“Hermione…”

“Cosa Draco? Cosa?

“…cinque, quattro…”

Mancava davvero pochissimo all’inizio del nuovo anno e sembrava che l’unica cosa che volesse fare Hermione era quella di schiaffeggiare Draco; la mano stava per colpirlo, ma lui fu più veloce, la strinse a sé…

“…tre, due, uno… BUON ANNO!”

…e la baciò.

 

 

 

 

 

 

“Evvivaaaaaaa è arrivato Topo Gigiooooooo”

 

E sotto l’influenza dello Zecchino d’oro vi ho partorito questo capitolo.

Purtroppo adesso l’infante che è in me deve correre per dar vita ad una tesina e non posso soffermarmi quanto vorrei.

 

Mi scuso per non aver citato tutte le città d’Italia, ma probabilmente verranno visitate dai due protagonisti in seguito J

 

Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo… cavolo, vi è piaciuto!

Ed io che credevo fosse una schifezza -___-

 

Vi adoro.

 

Kisses

 

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Capitolo 10
*** Come un servizio da tè ***


hiaua

-Come un servizio da tè

 

“Hermione…”

Hermione entrò in casa e si tolse il cappotto gettandolo malamente sul divano.

Fu un particolare che non sfuggì all’occhio di Draco.

C’era qualcosa che non andava e l’appena compiuto comportamento di Hermione ne era stato la conferma.

“Possiamo parlare?”, chiese pacato seguendola per la casa, ma la ragazza sembrava non sentirlo, troppo presa com’era dall’andare lasciando i vari pezzi dell’abito indossato alla festa per la casa.

“Hermione…”

Era anche arrivato il turno del corpetto ed era praticamente rimasta  nella sua provocante lingerie.

Draco si massaggiò le tempie lentamente prima di afferrarle il polso e cercare di capire cosa stesse facendo o dimostrando lasciando pezzi di abiti per tutta casa.

“Lasciami”

“Posso sapere cosa stai facendo?”, domandò al limite della pazienza guardandola intensamente.

Hermione voltò lo sguardo verso la grande finestra per evitare quello sguardo che in quel momento sembrava volesse sondare i suoi pensieri.

“Hermione…”, si avvicinò maggiormente a lei senza lasciarle il polso e quando cercò di farla voltare lei si ritrasse ancora una volta, “Hermione, cazzo, guardami!”

Il cuore che gli batteva a mille e la paura che lo attanagliava per via del tono usato con la sua dea.

Hermione si irrigidì e voltandosi lentamente verso Draco, lui non potè non notare una lacrima che scendeva a rigarle la guancia rosea.

“Draco…”

Il ragazzo si avvicinò al suo viso e poggiò le labbra sulla lacrima solitaria, mentre Hermione rimaneva inerme.

“Cosa ti è preso? Dimmelo!”, la supplicò quasi.

Hermione iniziò a rilassarsi e solo quando Draco la abbracciò trasmettendole tutto il suo amore si sciolse e scoppiò in lacrime.

La prese tra le braccia e la fece distendere sul letto sempre abbracciandola per farle capire che lui era lì e che non se ne sarebbe andato.

“Draco… io non so cosa mi è preso, non so cosa volessi dimostrare una volta rimasta senza alcun indumento addosso… non so perché sono scoppiata a piangere… io…”

La ascoltò senza dire nulla ma le fece avvertire la sua presenza tenendola stretta sempre di più ad ogni singulto e ad ogni silenzio.

Aveva pianto senza fermarsi per parecchio tempo finchè non era crollata per il sonno e la stanchezza, Draco al contrario non aveva preso sonno per tutta la notte.

Era rimasto sveglio a guardarla e a vegliare sul suo sonno.

 

                                                                  ***

 

Il profumo di caffè e di un qualcosa di dolce appena riscaldato nel micronde misero in allerta i sensi dell’Hermione dormiente.

Draco non era in grado di fare certe cose quindi con molta probabilità qualcuno lo aveva rapito e adesso le stava preparando la colazione.

Ripresa conoscenza notò che aveva dormito in lingerie e che i suoi occhi erano gonfi di pianto.

Non ricordava assolutamente nulla della sera precedente, o almeno non ricordava niente dopo che l’immagine di Stefania che flirtava spudoratamente con Draco s’era come marchiata a fuoco nella sua mente.

Si decise comunque ad indossare la camicia di Draco e scese in cucina dove lo trovò intento a spalmare della marmellata sul pane tostato.

“Come mai ti sei dato alla preparazione della colazione?”

“Non riuscivo a dormire”

Hermione guardò il caos che aveva creato: il pane bruciacchiato, la marmellata dappertutto, circa quattro piatti distrutti, succo di zucca sul piano cottura…

Draco era un disastro in cucina, ma non era di certo quello il momento per farglielo notare.

“Dura la vita senza elfi?”

“E’ più dura senza magia!”

“Come mai non hai preparato la colazione con la bacchetta?”, chiese curiosa lei sedendosi su uno degli sgabelli.

Draco le porse un piatto con il pane tostato, “Se avessi usato la magia avrei finito dopo cinque minuti… io volevo perdere quanto più tempo possibile!”

Hermione addentò il pane tostato e inevitabilmente riuscì a sporcarsi gran parte del viso.

“Non sai neppure mangiare…”, celiò lui dall’alto della sua perfezione.

“Non è colpa mia se c’hai spalmato mezzo barattolo di marmellata”, sbottò lei alzandosi in piedi in cerca di una superficie riflettente.

“E dire che io volevo solo essere gentile…”

“Hai qualcosa da farti perdonare?”, domandò lei a bruciapelo con più serietà di quanto aveva previsto e Draco aveva notato quel piccolo particolare presente anche la sera precedente.

“Hermione, c’è qualcosa che non va e non dirmi che non è vero perché ti conosco e so che stai mentendo”

Hermione trasse un lungo respiro e si voltò verso di lui.

“Hai ragione Draco”

“Posso sapere?”

Hermione annuì.

“Ieri mi sono sentita inadatta”, ci fu una breve pausa, “Ieri sera, quando hai ballato con Melissa sono stata pervasa da una sottile gelosia, ma non è stato nulla di preoccupante… la sensazione si è ingigantita quando tra le tue braccia c’era Stefania”

“E’ solo per un…”

“Lasciami finire”

Draco si appoggiò alla cucina ed Hermione continuò a spiegargli cosa le era preso la sera precedente nell’umile dimora di Alessio Ganelli.

“La mia mente è tornata ad Hogwarts e a quando ti si vedeva in giro con la Parkinson o con la sciacquetta del momento, ed è stato come credere che…”

Stava cedendo di nuovo alle lacrime.

Draco invece non riusciva a definire il suo stato, ma sapeva per certo quale fosse la conclusione di quelle parole e non voleva che venissero dette.

Silenziosamente le andò vicino e la strinse a sé cullandola tra le sue braccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehilà.

Perdonate il capitolo corto e anche senza senso.

Ma di questi capitoli contorti ce ne vogliono perché altrimenti non sapremmo mai che scherzi tira la mente umana.

 

Detto questo, dico che non c’è nessun baby Malfoy in cantiere e che vi ringrazio delle recensioni.

 

Adesso devo scappare!

Ho un paio di faccende da sbrigare prima di cena e non posso soffermarmi.

 

Fatemi sapere.

 

Kisses

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Capitolo 11
*** What time is it? ***


giulio

- What time is it?

 

Le feste natalizie erano giunte alla fine e ormai la vita lavorativa era nel pieno da ben una settimana.

Hermione aveva un nuovo incarico ed era stato traumatico sapere che esisteva qualcuno peggiore del capriccioso Lucas Perabo.

Francis Whitefox pretendeva la realizzazione delle cose più assurde e, solo dopo due cene di conoscenza, Hermione aveva capito che non sarebbe uscita viva da quell’incarico.

 

Blaise Zabini invece aveva sommerso i propri amici di souvenir dall’Italia, e solo Theodore non aveva trovato utile la rappresentazione in miniatura del Colosseo.

Blaise aveva anche istituito una specie di rito sacro ogni mercoledì.

Difatti ogni mercoledì tutti i suoi amici erano costretti a recarsi a casa sua per una cena tutta italiana preparata interamente da lui grazie ai consigli delle varie zie e cugine.

Inutile dire che chi dei suoi amici aveva l’obbligo di trascorrere il mercoledì sera in ufficio veniva visto come una specie di divinità da pregare affinché la stessa grazia cogliesse anche lui il mercoledì successivo.

 

Draco Malfoy invece era tornato a convivere con la solitudine e andare in ufficio con la voglia di uccidere qualcuno.

Il professor Paroceti non faceva altro che invitarlo a pranzo e a cena e la cosa stata iniziando a dare fastidio al caro collega Aaron Bustworker.

I giorni erano scanditi dalla solita noia e Draco aveva trovato nella televisione un’ottima amica con cui trascorrere il suo tempo.

Aveva anche trovato un paio di ragazzi con cui organizzare sporadiche partite di Quidditch e in qualche modo riusciva a sopravvivere alla solitudine e alla mancanza di Hermione e delle serate con i suoi amici.

 

                                                        ***

 

 

I giorni trascorrevano così come i mesi e in tutto quel tempo Stefania non era ancora riuscita a far suo il capo.

Aveva praticamente provato con tutto e le suonava strano sentirsi dire dalle sue amiche che era solo perché era ancora vergine che non finiva tra le sue gambe, ma per Stefania quella scusa non era per niente convincente perché se davvero fosse stato vergine allora sarebbe stato più facile da adescare.

“Capo, è stata convocata una riunione d’urgenza, è gradito nella…”

“Ne sono già stato messo al corrente”, rispose lui pragmatico non distogliendo lo sguardo da alcune carte che stava precedentemente controllando.

Stefania fu costretta a fare dietro front e non poter aggiungere doppi sensi allusivi alla conversazione visto che per il capo la conversazione era finita.

 

                                                        ***

 

Hermione in quei mesi aveva perso di vista la sua vita privata.

Esisteva solo il lavoro e non perché non voleva pensare ad altro, ma solo perché Francis Whitefox era difficile se non impossibile da accontentare.

Tra lei e Draco c’erano solo alcuni messaggi recapitati via gufo, poiché nessuno dei due aveva il tempo di guardarsi intorno e capire che aveva anche una vita privata.

Le visite via camino erano diminuite e il tempo che si dedicavano era quasi inesistente.

Harry, Ron, Blaise, Adrian, David e persino Theodore si erano resi conto della situazione che stavano vivendo i loro amici e così un venerdì sera decisero di invitare Hermione a cena per farle trascorrere una serata senza pensare al lavoro e allo stress che gli provocava.

Ovviamente non avrebbe cucinato Blaise. Gli era stato severamente proibito.

 

                                                        ***

 

Nel medesimo istante in cui Hermione metteva piede a casa di Adrian e Theodore, Draco si accingeva ad entrare nella sala in cui era stata indetta quella riunione che gli avrebbe anche tolto il piacere di mangiare una pizza davanti alla sua nuova migliore amica: la televisione.

 

                                                        ***

 

“Fa freddo fuori?”

“Sta diluviando!”

Le cose ovvie non erano percepite immediatamente dallo sguardo assente di Theodore e gli sembrava logico chiederlo ad un’Hermione zuppa d’acqua per esserne certo.

Un forte odore di spezzatino si era propagato nell’aria e la voglia di sedersi a tavola e riscaldarsi con qualcosa di caldo si faceva via via sempre più pressante.

“Chi sta cucinando?”, domandò la ragazza a Theodore che intanto le porgeva un bicchiere con dentro qualcosa che fungesse da aperitivo.

“Dovevo cucinare io, ma Adrian ha preso il controllo di tutto perché crede che avrei potuto aromatizzare la carne con strane spezie, poi è arrivato Potter ed hanno iniziato a litigare sul tempo di cottura… adesso, dopo parecchie liti di là in cucina ci sono Ron e David”

Hermione annuì e gli sorrise, poi lui lasciò da sola nel salotto.

 

                                                        ***

 

Nel medesimo istante, a Firenze, stava per succedere qualcosa di drammatico, o almeno così avevano predetto le stelle per il segno del Capricorno.

Aaron Bustworker era terrorizzato dall’esito della riunione.

Era conscio di non aver assolto esattamente i suoi compiti, ma di aver la bella vita sfruttando la sua posizione.

Tutto dipendeva da quei quarantacinque minuti di riunione.

“… i grafici parlano chiaramente e so per certo che molti di voi si staranno chiedendo cosa…”

 

                                                        ***

 

Lo spezzatino era alla fine risultato troppo aromatizzato, ma Hermione mangiò comunque tutto ciò che c’era nel suo piatto, perché far presente ai suoi amici che la cannella non serviva per insaporire la carne per lo spezzatino era del tutto fuori luogo.

Era a cena con sei uomini, ma quelle cene a mangiare cose strane, non le avrebbe cambiate per nulla al mondo.

Era strano vederli tutti a cena insieme che ridevano e scherzavano, ed era ancor più strano vedere tre Grifondoro nel covo del gruppetto dei temibili Serpeverde, ma da quando s’era legata un’amicizia forzata per via dell’unione di Draco e Hermione, era più strano vederli separati.

D’altro canto i quattro Serpeverde adoravano Hermione e in mancanza del loro Malfoy preferito, ognuno di loro la trattava come se fosse una cosa preziosa da custodire gelosamente.

Ovviamente non l’avrebbero mai detto a Draco.

“E comunque la cannella non va nello spezzatino!”

Era stato Theodore a parlare e il suo suggerimento culinario fece risentire i due cuochi che avevano dato vita alla cena.

“Mi fustigherò stanotte per ciò che ho fatto, oh sommo chef! Ron, lo farai anche tu, no?”

Ron rise e appoggiò in pieno l’idiozia di David atto a prostrarsi al cospetto dell’amico.

“Siete due idioti!”, sbottò Blaise facendo levitare i piatti sporchi in cucina e distribuendo quelli puliti per la torta al cocco che aveva preparato seguendo la ricetta datagli da una sua zia.

“Hermione, ma non ti manca Draco?”, proseguì Blaise e la domanda lasciò tutti sgomenti. Quale filo logico-razionale aveva portato Blaise a fare quella domanda in quel contesto?

Ognuno si dette la risposta che più gli piaceva.

“Certo che mi manca”, rispose imbarazzata.

“E perché non vai a trovarlo?”

“Forse perché ho avuto tanto da lavorare e…”

“Hermione”

“Sì?”

“Prenditi tre giorni di riposo e corri da lui. Ce lo prometti?”

Hermione li guardò e per non sprofondare in sentimentalismi, Adrian prese a raccontare della sua ultima conquista sessuale.

Stavolta nella sua trappola era caduta una medimaga del San Mungo, ma Blaise lo fece tacere.

“Partirai domani?”

Hermione si mordicchiò il labbro, “Ok, ma dovrei avvertirlo…”

Blaise sorrise sornione, “Meglio fargli una sorpresa!”

 

                                                        ***

 

“… è per questo che stasera stessa partirà per Zurigo!”

“Stasera?”

“Sì, è un Congresso di tre giorni, si divertirà…”

“Ma…”

“E’ un problema signor Malfoy?”

“No, per niente!”

Giacomo Ghirlandi sorrise.

“Perfetto!”

 

 

 

 

 

 

Vi annuncio che mancano forse 5 capitoli alla fine di questa storia e poi sarete liberi da questa maledizione.

 

Complimenti a chi ha avuto il coraggio di leggerla e di recensirlaJ

 

Scusate la mia telegraficità, ma sto troppo male.

 

Kisses

 

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Capitolo 12
*** Senza parte maschile ***


maschio

- Senza parte maschile

 

Draco Malfoy era stato mandato a Zurigo per un congresso di tre giorni e ancora stentava a crederci.

Non aveva avuto modo di farsi un minimo di bagaglio e non aveva neanche avuto il modo di avvertire Hermione per dirle del momentaneo trasferimento.

Era solo stato catapultato sul letto dell’albergo in cui avrebbe dovuto alloggiare e si era addormentato di colpo, così appena sveglio aveva deciso di inviarle un gufo e farle sapere che non era morto o stato rapito da qualche associazione che lo voleva morto.

 

                                                        ***

 

“Blaise, non c’era comunque bisogno di dormire con me”, disse Hermione mentre il ragazzo le faceva la valigia, “Potrei farmela anche da sola… e poi credo che Pansy mi detesti!”

Blaise le sorrise dandosi da fare per prepararle anche il beauty-case.

“Sciocchezze! Pansy ti adora!”

E il concetto che aveva di adorazione era altamente alterato, tanto da non accorgersi della furia omicida che lampeggiava negli occhi della sua ragazza ogni qual volta si nominasse il nome di Hermione.

“Sarà…”

“E adesso, smaterializzati a Firenze! Buon viaggio!”

“Grazie”

 

                                                         ***

 

Negli uffici della Ghirlandi&Co, Aaron Bustworker stava dando di matto.

“E adesso dov’è quel fascicolo?”, sbottò irato facendo cadere il vaso di fiori sulla scrivania insieme al tagliacarte e alla tazza colma di caffè.

“Cazzo!”

Dal corridoio Stefania si accorse delle urla che provenivano dall’ufficio del capo che in quel momento stava seguendo una raccapricciante colazione di accoglienza nei grandi giardini del lussuoso hotel svizzero, così decise di andare a vedere chi lo stava mettendo a soqquadro.

“E’ permesso?”, chiese gentilmente aprendo lentamente la porta, e solo quando Aaron le fece cenno di accomodarsi entrò nell’ufficio.

“C’è qualcosa che non va?”, domandò.

L’uomo si passò la mano sudaticcia tra i capelli.

Era palesemente disperato.

“Non riesco a trovare il fascicolo per l’espansione della società in Germania”

“Hai provato a guardare nei cassetti?”

“Il primo posto dove ho guardato”, disse lui sempre più disperato.

Dopo minuti di estenuante ricerca, Aaron Bustworker ebbe come una sorta di illuminazione cerebrale.

“E se lo avesse portato a casa sua?”

Gli occhi di Stefania brillarono di malizia e gli si avvicinò suadente, “E se andassi a cercarlo?”, disse facendogli l’occhiolino.

Aaron valutò l’offerta, sapeva che non avrebbe dovuto darle il permesso, ma quel fascicolo gli serviva maledettamente e poi non sapeva resistere a quelle movenze da felino predatore…

Era così altamente… tossica.

“Va bene, ma fa presto!”

E con un bacio sulla guancia e una mano al di sotto della cintura dei pantaloni, si smaterializzò nella villa di Draco Malfoy.

 

 

                                                         ***

 

Stefania stava provando la stessa sensazione che si prova da bambini nello scartare i regali di Natale, e doveva ammettere che la residenza di Draco Malfoy era un bellissimo regalo.

Il suo profumo era ovunque, e poter sbirciare nella sua intimità le donava una strana sensazione di gloria.

 

 

E mentre Stefania dava un’occhiata un po’ dappertutto, Aaron sudava freddo nell’attesa dell’agognato fascicolo, Draco stava maledicendo quella dannata colazione di benvenuto, Hermione stava giusto per suonare il campanello di casa.

Avrebbe potuto benissimo smaterializzarsi all’interno, ma l’effetto sorpresa sarebbe stato più forte se gli avesse fatto credere di essere un vicino che richiedeva del sale.

 

Driiin Driiin

 

Aaron Bustworker le aveva ribadito di non farsi notare da nessuno, quindi a nessuno avrebbe dovuto aprire la porta, ma la curiosità è donna e non resistette nell’andare a vedere chi era il seccatore.

Dallo spioncino vide il visino della fidanzata del capo e nella sua testa piena di mascara si azionò una specie di piano con il quale sarebbe di sicuro riuscita a farsi il capo.

Dopotutto bastava poco per far cedere un uomo… per quanto fedele potesse essere…

 

Di fretta e furia si spogliò e si infilò sotto la doccia giusto il tempo di farle credere che usciva da là sotto, poi si avvolse nell’accappatoio di Draco e lasciando il rubinetto aperto andò ad aprire la porta.

“Desidera?”

“Vedere il mio fidanzato!”, le disse sopingendola di lato ed entrando in casa.

Stefania sorrise.

Aveva la vittoria in pugno.

“Oh, è sotto la doccia… ci hai interrotti!”, disse con tono suadente, mentre Hermione fiammeggiava dalla rabbia.

“Vi ho interrotti?”, ripetè incredula mentre  la mano stretta a pugno era solleticata dalla voglia di distruggerle quel faccino plastificato.

Si limitò a bussare alla porta del bagno, da cui ovviamente non ottenne alcuna risposta.

“Draco?”

Niente

“Apri questa dannata porta e trova una spiegazione a questo!”, era fiammeggiante e il non ricevere risposta la mandò ancora più in bestia.

Era così accecata che non prese in considerazione l’idea che Stefania le avesse architettato tutto facendola cadere nella sua trappola.

“Draco, cazzo, apri questa cazzo di porta!”

“Non ti vuole parlare… io rinuncerei!”

Hermione non disse nulla, le sferrò solo un pugno dritta sul naso e si smaterializzò in lacrime a Londra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco la risposta alle vostre domande.

I piccioncini non si sono incontrati e Stefania ha avuto un lampo di genio… se così può essere chiamato!

 

Fa molto commedia dei ritardi… ovviamente sempre e solo Romeo&Giulietta J

Oramai non posso più vivere senza Giulietta!

Poveretta!

 

I miei grazie più sinceri vanno alle mie care recensitici, e strano ma vero, prevedo tante brutte parole nelle recensioni, (sempre che me ne lasciate!).

 

Lucy Light, marygenoana, juju210, potterina_88_, SiLvIeTT4, cipychan87, redRon e lenu88.

 

Grazie mille.

 

Kisses

 

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Capitolo 13
*** Paranoid ***


para

- Paranoid

 

Non era esattamente lucida.

Non corrispondeva alla descrizione di quella che poteva essere una donna lucida mentalmente.

Non sapeva dove aveva trovato la forza di smaterializzarsi a Londra e non sapeva neppure il perché si era andata a rifugiare nell’appartamento di Blaise.

Aveva provato da Ron e Harry, ma Ron era in ritiro con la squadra, e Harry era ad un matrimonio con Ginny, e di certo non era quello il momento per presentarglisi in lacrime iniziando a tracannare vino e maledire Draco.

Blaise dunque incarnava ciò di cui aveva bisogno, ma neanche lui era in casa e disturbare David e Cassidy non era il caso.

Rimanevano solo Adrian e Theodore.

 

                                                        ***

 

Adrian non era in casa, e ad aprirle la porta era andato Theodore con simpatici boxer su cui erano disegnate foglie di marijuana e il solito profumo al seguito.

“Ma tu non dovevi essere a Firenze?”, le domandò porgendole una scatola di fazzolettini che qualcuno aveva prontamente abbandonato in cucina.

“Dovevo… ma Draco era… era in dolce…”, non riuscì a proseguire e scoppiò in un pianto disperato.

“Vado a vestirmi… torno subito e mi racconti cos’è successo, ok?”

Hermione annuì, e nell’andare nella sua camera in cerca di qualcosa da mettere Theodore sapeva bene quali erano i suoi limiti, e di certo non sapeva come consolare una donna.

 

                                                        ***

 

“Ciao”

Una voce armoniosa distolse Hermione da alcuni pensieri che la stavano solo torturando psicologicamente.

Alzò lo sguardo e una ragazza dai corti capelli rossi, dagli intensi occhi verdi e dai numerosi piercing, era avvolta in un accappatoio rosso e la guardava incerta: “Io sono Carly, piacere”

“Hermione”, le porse la mano prima di afferrare l’ennesimo fazzoletto e asciugarsi il naso.

“E’ per colpa di un uomo che stai così?”, le chiese mentre con disinvoltura versava dell’acqua calda in due tazze.

Sembrava quasi conoscesse quella cucina come le sue tasche.

“Ne vuoi parlare?”, domandò porgendole una delle due tazze.

“Mi sento a pezzi… e non saprei cosa dirti, non so nemmeno io cosa è successo… mi sembra così… così… irreale…”, ammise tirando su col naso e cercando di ricostruire ciò che era accaduto a Firenze meno di un’ora prima.

 

                                                        ***

 

Nel medesimo istante un gufo dal piumaggio marroncino era planato sul davanzale dell'’abitazione di Hermione, e non trovandovi nessuno aveva ben deciso di appollaiarsi lì e aspettare finchè non sarebbe arrivata.

Draco Malfoy invece era appena uscito da una delirante riunione e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era scagliarsi un’Avada Kedavra per non dover sopportare oltre quelle atroci torture applicate al suo stato psico-fisico da sadici uomini da ufficio.

“Sarai dei nostri stasera?”

Non ce la faceva davvero più.

 

                                                        ***

 

E mentre un gufo dormiva sognando di giorni migliori e Draco veniva trascinato di locale in locale con la sola voglia di sprofondare in un letto, una scena insolita si stava svolgendo a casa di Theodore dove si erano riuniti anche gli altri ragazzi e stavano cercando di consolare Hermione come solo un gruppo di amiche avrebbe saputo fare.

E infatti tra cioccolata, vino e fazzoletti, i quattro ragazzi stavano cercando di fare del loro meglio dopo che Carly aveva dovuto abbandonare il suo ruolo di consolatrice per andare a lavorare.

“E’ uno stronzo!”

“Blaise, però sono sicuro che c’è una spiegazione!”,disse Theodore accendendosi una delle sue sigarette, e fu un gesto che fece perdere credibilità alla sua frase.

“Che spiegazione dovrebbe esserci?”, domandò animandosi Blaise.

“Sai perfettamente che Draco è cambiato, no?”

“Lo so”

“E sai benissimo che non tradirebbe mai Hermione, no?”

“Sì”

“E allora…”

Blaise avrebbe voluto dire di tutto contro Draco, ma nonostante tutto gli voleva bene e sapeva davvero quanto era cambiato e che era totalmente pazzo di Hermione, e dunque non riusciva a capire come avesse potuto finire a fare del sesso con la segretaria italiana.

“Sai Theo, mi sfuggono parecchie cose, ma so di certo che Hermione è nostra amica e che quando un’amica subisce queste cose, le amiche la consolano mangiando cioccolato, bevendo vino e dicendone di tutti i colori a quel poveretto…”

David sospirò forse un po’ troppo rumorosamente, “Noi non siamo donne!”

“Siamo noi i suoi amici, è così difficile da farvi capire?”

“Hai detto bene, Blaise, siamo suoi amici non amiche”, ribattè David sorseggiando del vino, “Questo è un compito per Pansy e Cassidy”, aggiunse con convinzione.

“Non esageriamo! Sai bene che quelle due la detestano, no?”, fece presente Theodore lanciando il pacchetto di sigarette a Adrian, svaccato comodamente sul divano a mangiare quanti più cioccolatini al liquore.

“Ecco che venite al mio discorso…”, disse Blaise con sguardo vittorioso.

“Ok, hai vinto! Draco è uno stronzo, e adesso? Che facciamo?”

Hermione era giusto tornata dal bagno, “Di che parlavate?”, ma nessuno le rispose, solo Blaise andò a circondarle le spalle con un braccio e le propose di fare un bel gioco in cui avrebbe potuto sfogare il suo dolore.

 

                                                        ***

 

“Io so solo… solo che se non avrò sue notizie in questi due giorni… io… lo amo Blaise, ma davvero… non sopporterei un tradimento, un suo tradimento…”

                                                        ***

 

Quella sera Hermione dormì da Blaise, mentre numerose lettere di Ron e Harry erano arrivate con la minaccia di ridurre il furetto in pelliccia per dame purosangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione e i pugni ormai sono una cosa sola.

Non mi ero mai concentrata sul fatto che in ogni mia storia Hermione tira pugni con la stessa frequenza di un pugile professionista! U_u

Non è un problema, giusto?

Ringrazio chi mi ha proposto di iscrivermi al S.A.S! E’ una buona idea, ma siccome voi siete buone mi starete sempre vicino, vero?

 

Adesso devo scappare. L’università chiama!

 

Ringrazio tutti, anche i nuovi recensitori, (Non sparite, fatemi sapere che ve ne pare di questo improvvisato gruppo di amiche**)

 

Kisses

 

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Capitolo 14
*** A quale indirizzo si trova Hermione?! ***


a

A quale indirizzo si trova Hermione?

 

Erano trascorsi i due giorni, e Draco Malfoy aveva esultato di gioia quando aveva sentito mettere la parola fine a quel congresso maledettamente stancante e noioso.

Non aveva ricevuto notizie da Hermione, e nonostante il sonno che sembrava divorarlo, voleva assolutamente sapere cosa diavolo era successo visto che lei non aveva mai tardato con le risposte e non rispondeva nemmeno alle chiamate via camino, quindi aveva ben deciso di deviare il suo percorso di smaterializzazione e fare una capatina a Londra, precisamente a quell’indirizzo che lo faceva sentire felice e stranamente se stesso.

 

                                                       

“Draco?”

 “Posso farti una domanda?”

“Certo”

 “Qual è l’indirizzo dell'’amore?”

“Londra Magica, 7 ArsMagica Terrace”.

 “Ti amo, Draco”

 

 

                                                        ***

 

L’appartamento era completamente al buio e sembrava che le finestre non venissero aperte da giorni per cercare di far cambiare l’aria, ormai viziata.

Diretto in cucina notò che la piantina a cui Hermione era particolarmente devota, aveva visto giorni migliori e che nella loro stanza sembrava avessero fatto una visitina i predoni del deserto.

C’era qualcosa che non quadrava, anche perché il gufo che le aveva spedito giorni fa era ancora appollaiato sul davanzale e sembrava non essersi mosso minimamente da lì.

Una sola domanda frullava nella mente di Draco: dove era finita Hermione?

 

                                                        ***

 

Aveva cercato di fare mente locale e l’unica cosa che gli rimaneva da fare era mettere piede a casa di Potter, dopotutto era sempre la sua migliore amica anche se trascorreva il tempo ad aiutare i più deboli e pastrugnarsi con la più piccola di casa Weasley.

Era stata una decisione ponderata, ma per trovare Hermione avrebbe fatto qualsiasi cosa.

Harry Potter non stava di certo cercando una soluzione per ridurre la criminalità mondiale, anche perché l’espressione da beota, i capelli arruffati, gli occhiali storti, un paio di boxer e delle infradito piuttosto colorate ai piedi non gli davano quella vaga espressione che avrebbe potuto sfoggiare un uomo intento a cercare una soluzione per ridurre la criminalità mondiale.

“Malfoy”, lo ringhiò quasi, e benché Draco sapesse che Potter lo detestava si aspettava un tono di voce molto più docile.

“Potter, sapresti dirmi dov’è Hermione?”, si disse che era molto meglio andare dritto al sodo, invece di perdersi nelle solite battutine stupide da adolescenti con seri problemi di grandezza.

Harry rise sarcastico, “Mi chiedi… dov’è Hermione?”

“Già, sai darmi la risposta?”

Harry si accarezzò pensoso il pizzetto, “Vediamo… uhm, magari sta facendo sesso sotto la doccia con il suo segretario italiano… oh forse… uhm, forse stanno cucinando nudi una bella pizza… oppure…”

“Potter, non ho tempo per i tuoi deliri… dov’è Hermione?”

“Fottiti, Malfoy”

E lo sbattere della porta non suggerì a Draco di provare a parlare nuovamente a quel troglodita.

Magari Ron Weasley sarebbe stato più esaustivo.

 

                                                        ***

 

Il grande campo da Quidditch ospitava la squadra dei Cannoni di Chudley, di cui Ron era il portiere, per gli allenamenti.

Il tempismo di Draco aveva fatto in modo di trovare il portiere intento a bere dell’acqua per rinfrescarsi.

“Ehilà Weasley”, doveva essere il più amichevole possibile, non sapeva se aveva la luna storta come il suo caro amichetto occhialuto.

“Malfoy”, pronunciò con sdegno.

“Hai per caso visto Hermione?”

Ron lo guardò dall’alto in basso e nel suo sguardo poteva benissimo leggersi la voglia che aveva di scagliargli una maledizione.

“No, e se lo sapessi non te lo direi!”, gli disse con odio voltandosi dall’altra parte del campo per evitare di incrociare quella faccia da schiaffi.

“Senti Lenticchia.. tu non piaci a me ed io non piaccio a te, ma Hermione è la mia fidanzata e pensavo avessimo chiarito questo punto…”

Ron si voltò verso Draco con sguardo sarcastico, “Io so che Hermione è la tua fidanzata, ma tu?”

Draco non capì, avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma ormai gli allenamenti erano ripresi e aveva come la sensazione che se avesse aggiunto altro si sarebbe ritrovato ad essere colpito al posto delle pluffe.

 

                                                        ***

 

Se avesse subito pensato a David si sarebbe sicuramente risparmiato due spiacevoli incontri.

Non che David fosse il migliore amico di Hermione e fosse a conoscenza di ogni spostamento della ragazza, ma Draco era fiducioso.

“Tu… tu mi stai chiedendo dov’è Hermione?”, gli chiese incredulo alzandosi dalla sua poltrona sulla quale era comodamente seduto.

La reazione dell'’amico venne collegata istintivamente alle precedenti reazioni di Potty e Lenticchia, e un piccolo e insignificante particolare si fece spazio nella mente del giovane Malfoy.

Poteva cercare di comprendere le stupide e immotivate reazioni di quei due cerebro lesi, ma quella di David, uno dei suoi migliori amici, non aveva nessuna spiegazione.

“La domanda non mi sembra complicata!”, si limitò a dire guardandolo come se fosse un frigorifero parlante che si accingeva a ballare il Lago dei Cigni.

“Draco…”

“Ciao Draco, ma non eri a Firenze?”, il ragazzo interpellato si voltò verso Cassidy, appena tornata da un estenuante pomeriggio all’insegna dello shopping sfrenato.

“Sì, ma sono tornato per…”

“Meraviglioso! David, mi aiuteresti con tutti questi pacchi?”

E quella domanda non poteva essere proferita in un momento più perfetto di quello.

Si era salvato per un pelo, e sorridendo al suo amico, spariva con una quantità indegna di pacchi e borse nella camera da letto, costringendolo così ad andare a cercare Hermione da qualche altra parte.

Era più doloroso di quanto pensasse

 

                                                        ***

 

Una logica irrazionale si era impadronita spudoratamente della sua mente.

Stava arrivando a dare per scontato che Hermione fosse scappata in Tibet per diventare un monaco e bere latte di Yak.

Aveva anche creduto che in realtà amare Hermione era solo una sua mera illusione, ma forse, era più confortante pensare a lei come un probabile monaco tibetano.

“E perciò…non sai dove possa essere?”

Adrian stava sudando freddo.

Sapeva dov’era Hermione, ma era combattuto.

Draco era uno dei suoi migliori amici, ma non riusciva a vedere quella probabile scappatella con la procace segretaria italiana come un qualcosa di normale che potesse rientrare nella categoria: pulsione sessuale.

Era addirittura impensabile.

Lui era uno di quelli a cui non fregava un bel niente delle donne, e una sana scopata con una procace segretaria italiana nonostante una relazione importante non lo aveva mai disgustato, ma si trovò ad ammettere che Draco lo disgustava, perché grazie a ciò che Hermione era riuscita a fare sul suo cinico migliore amico… beh… allora aveva iniziato a credere che esisteva davvero l’indirizzo dell’amore, e che lui doveva solo cercare meglio.

“Sarò sincero… lo so, ma non te lo dirò!”

Il viso di Draco era contratto in una smorfia di rabbia.

Era arrabbiato con i suoi amici, con Hermione, con Potty e Lenticchia, con il suo nuovo lavoro, con la distanza…e anche con se stesso.

Soprattutto con se stesso. Perché se Hermione non voleva vederlo allora aveva combinato qualcosa di veramente grave.

“Ci vediamo, Adrian”, e così dicendo sbattè violentemente la porta.

Adrian avvertì il peso di un macigno sullo stomaco

 

                                                        ***

 

Avrebbe voluto chiedere a Theodore, ma aveva paura di avere la stessa risposta che gli avevano già dato.

Era stanco. Davvero.

Improvvisamente la porta dell’appartamento si aprì.

“Draco”

Alzò lo sguardo e vide Theodore affannato e gocciolante, con un solo asciugamano a ricoprirgli le vergogne.

“Theo”

Di sicuro Adrian non approvava ciò che stava per fare theodore, ma il ragazzo castano se ne infischiò bellamente.

Nonostante tutto, non riusciva davvero a credere che avesse potuto cedere alle grazie di una insulsa donna dopo che aveva l’amore di una donna come Hermione Granger.

“E’ da Blaise!”

Draco gli sorrise e a Theo bastò quello, nonostante Adrian aveva minacciato di trasfigurare tutto il suo fumo in Sali da Bagno.

Chiuse la porta e guardò il ragazzo con la bacchetta alla mano.

“Non m’importa di quello che farai…”

Adrian sorrise.

“Hai fatto la cosa migliore”, si limitò a dire prima di andarsi ad accendere una sigaretta nella solitudine del terrazzo.

 

                                                        ***

 

“So che Hermione è qui!”

Blaise lo guardò con fare interrogativo.

“So che è qui!”

“Draco…lei… non…”

Draco rimase interdetto dalla voce tremula usata dal ragazzo moro.

Si comportavano tutti in maniera troppo strana con lui.

“Devo parlarle!”

“Lei non vuole!”

Improvvisamente una piccola mano si posò sulla spalla di Blaise.

“Grazie Blaise, anch’io ho qualcosa da dirgli.”

 

 

 

 

 

Per le vostre pene d’amor perduto potete sempre rivolgervi al gruppo di amiche più strano che possa esistere^^

 

Sono davvero contenta che il capitolo scorso vi sia piaciuto tanto tanto, soprattutto il magico quartetto, ma adesso ditemi, cosa ne pensate di questo?

 

Spero anche che la velocità con la quale ho postata sia stata di vostro gradimento.

 

Un grazie mega a: potterina_88_, SiLvIeTT4, marygenoana, AuraD, buffy88, juju210, koala3, lenu88.

 

E adesso vado a cucinare^^ Avvelenerò qualcuno?

 

Kisses

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Paura ***


paura

- Paura

 

 

Il cuore le batteva all’impazzata, si sentiva soffocare e avrebbe solo voluto scendere da quella giostra di sensazioni contrastanti e avere il coraggio di mettere a tacere ciò che provava.

L’aveva tradita e averlo davanti la disgustava maggiormente, ma doveva parlargli, dopotutto non condividevano più nulla e aveva anche una voglia matta di sentire le sue stupide spiegazioni su quanto era accaduto con la procace segretaria italiana.

 

“Hermione… non mi sono chiare parecchie cose…”

La ragazza si voltò e uno sguardo assassino trapassò i suoi occhi di ghiaccio.

Lo avevano ferito più di quanti avesse potuto fare un fiume di parole intrise di odio.

“Con quale coraggio sei venuto qui?”, domandò furente.

Draco trasse un lungo respiro.

Era semplice: non capiva.

Non poteva capire

“Non parli? Eppure ne avresti di cose da raccontare… la vita che conduci a Firenze ha delle sfumature interessanti!”

“Dove vuoi andare a parare, Hermione?”

Hermione gli voltò le spalle e prese a guardare il paesaggio fuori dalla grande finestra, dove si stagliava un’immensa foresta.

Era inquietante come paesaggio.

“Pensavo che per te Firenze fosse solo lavoro.”

Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure.

Odiava non capire e lei si stava mostrando piuttosto criptica.

“E cos’altro dovrebbe essere?”

Suonava come una domanda retorica, e lei emise un risolino che lo fece rabbrividire per il gelo che trasmetteva.

“Non lo so, Draco. Dimmelo tu…”

“Non so di cosa tu stia parlando!”

“Non lo sai?”, ripetè lei con voce quasi isterica.

Lui scosse la testa, non sapeva cosa ribattere benché sapesse di essere innocente.

Non sapeva cosa stava accadendo e la furia, la frustrazione e la tristezza palese della donna che amava non riuscivano a farlo reagire.

Era come sotto incantesimo.

Non aveva voglia di difendersi, anche e soprattutto perché non sapeva il crimine commesso.

“Draco, basta con le bugie! Sei stato bravo a mentire, mi hai addirittura fatto innamorare di te… ed io stupida che credevo che tu fossi cambiato, che io ero l’unica per te…”

“Tu sei l’unica per me!”

“Oh per favore”, sbottò la ragazza, “Hai un concetto di unico un po’ distorto!”

“E allora spiegami qual è il reale concetto di unico, Granger!”

Si stavano fronteggiando e non riuscivano neppure a smettere di guardarsi.

Era il loro primo grande litigio?

Beh…Draco avrebbe anche voluto sapere per cosa diamine stavano litigando, ma sembrava non esserci nessun verso per farlo dire da quelle labbra che comparivano spesso nei suoi sogni.

Poi, Hermione distolse lo sguardo da quello di lui.

Quegli occhi grigi erano sempre stati letali, ma c’era un particolare che non riusciva a sfuggire dalla mente di Hermione.

Ad Hogwarts, Draco Malfoy, non era di certo stato un campione di coraggio.

Era subdolo e vigliacco, ma da quando aveva imparato a conoscerlo, sapeva che se non era l’artefice di un crimine, reagiva in tutt’altro modo.

E di certo non la guardava con quello sguardo.

“Draco… sono molto confusa.”, disse voltandosi, e quella fu la frase che lo fece innervosire inverosimilmente, perché se c’era qualcuno confuso in quella stanza, quello era lui-incriminato di un delitto mai commesso- e non lei.

L’afferrò per il braccio e la costrinse a sostenere il suo sguardo di ghiaccio.

“Io sono confuso, perché non so nemmeno perché stiamo avendo questa discussione.”

“La tua intelligenza è pari alla tua bellezza, trai le conclusioni.”, disse tristemente cercando di liberarsi dalla stretta di Draco senza però riuscirci.

“Hermione…”

“Draco, te la sei scopata o forse avete fatto l’amore… o forse hai scopato me ed io sempre creduto che facessimo l’amore… non so…”

 

Sciaff

 

Quella mano che aveva baciato più volte e che più volte l’aveva accarezzata e toccata facendola sentire amata, si era infranta contro la sua guancia rosea.

Un dolore lacerante al petto e quello schiaffo che l’aveva fatta rinsavire per un istante.

Aveva davvero pronunciato quelle parole?

Lo sguardo di Draco era furioso, mai lo aveva visto in quello stato.

Lo aveva ferito. Lo sapeva.

“Come cazzo puoi aver solo pensato una cosa del genere?”

Aveva le mani tra i capelli e una voglia disperata di scoppiare a piangere distruggendo tutto ciò che incrociava il suo sguardo di fuoco.

Hermione non aveva davvero pronunciato quella frase. Non era stata lei.

“Hai idea di quello che rappresenti per me, Hermione?”

Immobile.

“Hai una vaga idea?”

Hermione venne scossa dal tono della sua voce.

Era roco, alterato.

“Draco… tu non ti sei scopato la segretaria, vero?”

Piangeva e tremava, e sembrava così piccola e fragile.

Una freccia infuocata colpì quel muscolo che pulsava solo da quando aveva capito di amarla più della sua stessa vita.

“Hermione, come potrei guardare un’altra donna che non sia tu?”

Piangeva disperatamente.

Aveva paura. Paura che un’oca alla stregua di quelle che si scopava ad Hogwarts, lo portasse nella sua tela.

Aveva paura e sapeva che non doveva averne, ma la paura è irrazionale.

E lei si sentiva sprofondare sempre di più, perché non poteva farsi manovrare dalla paura.

Lei era Hermione Granger. Era fin troppo razionale.

“E adesso dove vai?”, domandò vedendole aprire la porta.

Lei si voltò rivolgendogli un sorriso sghembo.

“Ho bisogno di tempo”

Non riusciva ancora a capire.

Improvvisamente sentì le labbra di lei sulle sue.

Un lieve bacio a fior di labbra. Dolce.

“Ti prego”, disse guardandolo negli occhi e lui non riuscendo a dirle niente la vide sparire oltre la porta; rimase qualche minuto a guardare laddove era sparita e poco dopo si smaterializzò nel suo ufficio a Firenze.

                                                       

 

                                                       

 

 

 

 

E Draco non c’ha capito una beneamata mazza! Yahoo!

Non so perché, ma ho la vaga impressione che anche voi –mie adorate lettrici- c’avete capito poco.

 

Beh ditemi un po’ cosa avete capito e cosa no.

 

Sono curiosissima di sapere che cosa ho combinato! ^^

 

Ringrazio: cipychan87, potterina_88_, AuraD, marygenoana, lenu88, buffy88, koala3, juju210 e BaD_eVal_

 

Chi aspettava la riappacificazione… deve aspettare un altro po’!

 

Non abbandonatemi!

 

Kisses

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** The day after tomorrow ***


day

-The day after tomorrow

 

L’ufficio era nelle stesse condizioni della sua camera nel dormitorio Serpeverde la sera del fantomatico ballo.

Non riusciva a credere a ciò che Hermione aveva detto.

Non riusciva a credere che quelle parole fossero state realmente pensate e vomitate dalla donna che amava.

Draco si guardò intorno e ciò che vide non gli piacque per niente: aveva distrutto praticamente tutto e specchiandosi nella lucida vetrata riuscì a scorgere il suo volto rigato dalle lacrime e la rabbia vivida nei suo occhi.

Stava male e neanche il tagliacarte che aveva trasfigurato in un pacchetto di sigarette era riuscito a calmarlo.

Le aveva fumate tutte una dopo l’altra ma nessuna sembrava avere il potere di rilassare i suoi nervi contratti dalla rabbia.

Solo la mattina seguente era riuscito a ripercorrere serenamente la discussione avvenuta con Hermione.

Guardò la sua mano, colpevole.

Ripensò alle parole vomitate.

Ripensò al suo sguardo, al suo corpo tremane e riuscì a fare una sorta di collegamento.

Hermione aveva parlato di cose che Draco avrebbe dovuto sapere ma che in realtà ignorava e che quindi le sue parole erano state pesanti proprio per colpirlo e fargli male perché, anche se lui non sapeva, lei aveva sofferto per colpa sua.

Una serie di eventi si fecero spazio nella sua mente dilaniata da un mal di testa particolarmente feroce, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il Congresso a Zurigo.

C’entrava sicuramente qualcosa in quell’aggroviglio di pensieri e quasi sicuramente qualcosa era andato storto quando aveva mandato il gufo a Londra.

 

Pop

 

“Draco”

“Ciao Theo”

“Come stai?”

Draco si guardò un po’ intorno.

“Sono nella stessa condizione di questo ufficio”

Theodore si guardò intorno seguendo lo sguardo dell'’amico e siccome la stanza si presentava completamente distrutta, ne dedusse che Draco non doveva stare benissimo.

“Draco… ho come l’impressione che tu non sappia cosa sia successo, vero?”

Domandò sedendosi cautamente su un divanetto ormai quasi del tutto bruciacchiato.

Draco volse lo sguardo al soffitto, probabilmente per ricacciare le lacrime.

“Già…”

“Ho parlato con il professor Paroceti…”

“Come hai fatto? E’ praticamente impossibile.”

Theo sorrise, “E’ un vecchio amico di famiglia, deve molto alla famiglia Nott”

I muscoli di Draco si tesero e decise di sprofondare nella sua poltrona girevole facendo comparire due tazze di tè fumante.

Theo si accinse a prenderne una e proseguì, “Mi ha detto che sei stato mandato a Zurigo con quindici minuti di preavviso…”

Draco picchettò nervosamente le dita sulla superficie della scrivania ascoltando le parole dell’amico.

“…nello stesso istante Blaise esortava Hermione a farti una sorpresa presentandosi a casa tua e passare insieme il week-end…”

“E lei non ha mai ricevuto la lettera perché quando il gufo planava a casa nostra lei si trovava a Firenze, giusto?”

Theo annuì e bevve dell'’altro tè.

“Ok, ma cos’è successo quando è arrivata qui a Firenze? Io non c’ero e non condivido la casa con nessuno…”

Si presela testa tra le mani che continuava a pulsare maledettamente.

“Qualcuno c’era”

“Chi?”

“Hermione è venuta da me in lacrime e tra i singhiozzi ha raccontato che tu eri sotto la doccia con una certa Stefania”

“Stefania…”

Il ghigno che lo aveva sempre contraddistinto si ridisegnò sulle sue labbra.

“Chi è questa Stefania?”

“La vuoi presentata?”

Theo non capì, ma assecondò l’amico che aveva fatto partire una specie di suono dalla sua bacchetta per richiamare la procace segretaria.

Quando la porta dell'’ufficio si aprì, si presentò Stefania in una fascia che doveva avere le stesse funzioni di una gonna, la camicetta che non lasciava spazio all’immaginazione e il reggiseno probabilmente di una taglia più piccola.

“Buongiorno signor Malfoy”

La ragazza si guardò intorno, ma non osò chiedere cosa fosse accaduto; “Desidera qualcosa?”, proseguì melensa.

Draco la guardò compiaciuto mentre Theo stava cercando di capire se le ragazze italiane erano tutte simili puttane.

“Dovresti cercarmi il fascicolo per l’espansione della società in Germania”, disse con voce ferma ma altamente e studiatamente sensuale.

“E’ a casa sua nel mobile in noce accanto al televisore del salotto”

Draco si massaggiò il pizzetto mentre Theo non aveva capito una parola di quella conversazione.

“Stefania, come fai a sapere dove si trova con così tanta precisione e cura nei particolari? Ho forse mai detto di avere un mobile in noce accanto al televisore che c’è nel mio salotto?”

Theo sorrise all’amico e notò la segretaria sprofondare nell’imbarazzo.

“L’ho forse detto, Stefania?”, domandò di nuovo lui con ferocia nello sguardo.

“N-no”, sussurrò lei.

“E come fai a saperlo?”

“Io…io…”

Draco si alzò dalla sua postazione e le si avvicinò mordace.

 “Qualcuno dei tuoi spasimanti ti ha mangiato la lingua?”, insinuò velenoso.

Lei negò con la testa.

Era stata umiliata dal suo capo,un ragazzo troppo giovane che sembrava avere l’esperienza di vita di un uomo di quaranta anni.

“Visto che abbiamo appurato che la tua lingua è intatta, perché non mi spieghi la dinamica dei fatti che ti hanno portata in casa mia?”

Stefania si morse il labbro inferiore.

“Bustworker cercava il fascicolo e mi sono offerta per andarlo a prendere…”, disse con voce flebile.

“Bustworker sapeva..”, prese a dire Draco con la rabbia che ribolliva nel sangue, ma lei fu più veloce.

“Bustworker non c’entra nulla, sono stata io… io l’ho sedotto e lui s’è convinto, lui sapeva che non avrebbe dovuto darmi il permesso, ma…”

“… voleva finire tra le tue gambe!”, suggerì Theo che aveva acchiappato il filo del discorso.

Stefania annuì rossa in volto e preda dell'’umiliazione.

Draco si massaggiò il viso, era visibilmente stanco, ma più che andare a dormire gli premeva sapere cosa era successo in casa sua, senza di lui, con la sua Hermione.

“Hai aperto la porta a qualcuno quando ti sei introdotta in casa mia?”, riprese malevolo girandole attorno come un avvoltoio.

“Sì”, ammise con voce tremula.

“A chi?”

Lei deglutì, “Alla sua fidanzata”

“E cosa è successo tra voi?”

“Le ho fatto credere che… le ho fatto… le ho detto che io e lei eravamo…”, le si formò un gruppo in gola e gli occhi dei due ragazzi non la aiutavano di certo.

“Eravamo?”, la incitò Theo.

“… sotto la doccia”

“Immagino a fare sesso, dico bene?”

Stefania annuì.

Draco guardò per qualche secondo fuori dalla finestra e si perse ad ammirare la città di Firenze dall’alto.

Sembrava calmo e Theo sapeva che lo era davvero.

“Grazie per il racconto signorina Ferretti”

“Po-posso andare?”

Draco non la guardò, continuava a tenere lo sguardo incollato al paesaggio.

“Sì”

Sentì il rumore della porta che si apriva e si voltò di scatto; “Quasi dimenticavo signorina Ferretti…”

Stefania lo guardò a sua volta, speranzosa.

“Lei è licenziata”

 

                                                        ***

 

 

Erano rimasti soli nell’ufficio distrutto e Theo stava fumandosi una sigaretta in attesa che il suo amico parlasse.

Lo conosceva abbastanza da sapere che Draco aveva bisogno del suo tempo per riavere il controllo della sua mente.

Era stato abituato a determinate cose da bambino, la sua educazione era stata molto severa e da quando si conoscevano sapeva che parlargli non sarebbe servito a niente.

“Potrebbe essere tutto risolto, ma non lo è…”

Theo ciccò la sigaretta.

“Credi che Hermione non terrà conto della realtà dei fatti?”, domandò.

“Conosco Hermione e so che la sua paura più grande sono le puttane di cui mi sono sempre circondato e che continuano a ronzarmi intorno.”

Theo si stropicciò gli occhi sperando di capire quelle parole.

Lui di donne non capiva niente, ma stranamente gli andava bene così.

“Lei non è un’oca e alcune volte, nonostante la sua intelligenza, crede di non essere all’altezza di quelle che sono state le mie bamboline”

“Lei non è la tua bambolina…”

Draco sorrise.

“Non lo è mai stata lei lo sa, ma la sua paura è irrazionale ed io non so come aiutarla per eliminare questi tarli dalla sua testa”

Quale secondo di silenzio li avvolse, mentre fuori dalla finestra stormi di rondini cinguettavano quasi fastidiosamente.

“Và da lei… e anche se Blaise e gli altri sono stati particolarmente irriverenti nei tuoi confronti, beh… sappi semplicemente che le vogliono un gran bene”

Draco gli si avvicinò e lo abbracciò di slancio lasciando che la sigaretta che teneva tra le labbra gli bruciasse il maglioncino grigio che indossava.

 

                                                        ***

 

Non passava una notte intera a piangere da secoli e tutto le sembrava così stramaledettamente sbagliato che non riusciva a pensare in maniera razionale.

Aveva paura, era una costante che l’aveva sempre assillata.

I suoi capelli crespi e la sua dentatura da castoro erano state le sue croci e solo quando aveva scoperto di amare il suo migliore amico aveva acquistato un po’ di coraggio, ma poi, quando lui si era fidanzato con Lavanda Brown, le sue certezze erano crollate miseramente e non perché il ragazzo che amava aveva preferito un’altra, ma perché quell’altra non era il ritratto dell'’intelligenza, ma della bellezza.

Era sempre stato così e quando Draco Malfoy era piombato nella sua vita, era stato tutto fin troppo perfetto.

Draco Malfoy era il desiderio proibito di ogni ragazza e lei, la secchiona so-tutto-io, era riuscita ad ammaliarlo e farlo innamorare di lei, di una bellezza semplice che adorava leggere invece di stare a perdere ore davanti ad uno specchio per cercare di rendere lisci i suoi capelli o curare la sua pelle con impacchi Catervinia selvatica.

“Hermione”

Lei alzò lo sguardo e lo vide.

Era lì davanti a lei e non s’era nemmeno resa conto del rumore che produceva la Smaterializzazione.

“E’ stato tutto un fraintendimento… un equivoco…”, spiegò lui.

Lo sguardo vitreo di lei però non lo aiutava ad andare avanti.

“Hermione…”

“Draco, mi dispiace per ciò che ti ho detto, sono stata una merda… ma ti prego, io ho bisogno di tempo…”

“Tempo per cosa?”, domandò lui confuso.

“Io ho paura e non posso…”

Draco la fece alzare e la strinse forte a sé, “Hermione, ti amo”

“Ti amo anch’io”, disse tra i singhiozzi mentre le lacrime bagnavano il maglioncino di Draco.

“E allora…”

“Ho bisogno di tempo”

 

 

 

        

 

 

 

Care ragazze, perdonate l’immenso ritardo.

Spero non vi siate estinte e continuiate a leggere e dirmi cosa ne pensate.

Purtroppo non posso ringraziarvi singolarmente, ma sappiate comunque che vi adoro e che probabilmente il prossimo capitolo sarà l’ultimo.

 

Un grazie di cuore.

 

Kisses

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Il cibo non è una priorità! ***


cibo

Il cibo non è una priorità!

 

Era trascorsa quasi una settimana e di Hermione non ne aveva più avuto notizie.

David e Theodore avevano trascorso qualche giorno con lui per cercare di farlo riprendere, ma sembravano aver fatto un buco nell’acqua: Draco non era in sé e aveva assunto le sembianze di un vegetale.

Il professor Paroceti e Aaron Bustworker continuavano a chiedere di lui, ma lui aveva annunciato di essersi preso qualche giorno di malattia senza lasciare spiegazioni di alcuna sorta specialmente su ciò che riguardava il licenziamento di Stefania Ferretti.

“Ho preparato la zuppa”

“Uhm…”

Theodore aveva scoperto di possedere notevoli doti culinarie, ma l’espressione che aveva assunto, ormai sepolto da alcuni plaid da diversi giorni, sembrava quella di un condannato a morte che sapeva che dentro la zuppa avrebbe trovato la morte data per via di un potentissimo veleno al sapore di noce moscata.

“Draco, non mangi da giorni…”

“Theo, prendilo come una sorta di sciopero della fame, immagina che io sia ridotto così per via di qualcosa di… uhm.. politico!”

L’amico lo guardò sconsolato e lavò le stoviglie con un colpo di bacchetta, poi, si mise accanto a Draco brandendo in mano una scatola di cioccolatini.

“Draco”

Il ragazzo emerse da sotto le coperte.

“Dobbiamo parlare”

E la sua testa si nascose di nuovo sotto le coperte, provvidenzialmente.

 

                                                                  ***

 

Hermione era nelle stesse condizioni.

Harry, Ron e Blaise non sapevano più dove sbattere la testa.

“E’ stata lei a lasciarlo, dopotutto…”

Ron non era ancora riuscito a far diventare la sua sensibilità paragonabile a qualcosa di più grande di uno stupido cucchiaino da tè.

“Ron, ti ricordo che anch’io ho lasciato Ginny al nostro sesto anno, ma questo non vuol dire che stavo bene…”

L’ultimo maschio dei Weasley si rabbuiò e tornò a fissare il grande vaso all’ingresso di casa Zabini.

Blaise apparve sulla soglia del suo salotto con delle cioccolate calde:

“Secondo voi se gliela porto su in camera, me la lancerà sui capelli?”, domandò perplesso non sapendo decidersi sul da farsi.

“Da a me, gliela porto io”, si offrì volontario Harry prendendo il piccolo vassoietto dalle mani di Blaise che si accomodò sul divano in preda ad una stanchezza inquietante.

“Hai notizie di Malfoy?”, domandò Ron.

“Mi ha appena mandato un gufo Theo e dice che tra Draco e una lattuga non c’è alcuna differenza… anzi, ha detto che c’è solo una differenza…”

“Sarebbe?”

“La lattuga lo ascolta senza fare tante storie!”

 

                                                        ***

 

 

Toc Toc

 

Non ricevendo alcuna risposta, Harry si diede il permesso di oltrepassare la soglia.

Aprendo la porta, vide la sua migliore amica che guardava assorta il paesaggio aldilà della grande finestra.

“Come va?”

Hermione si voltò lentamente.

“Sai Harry? Io credo di essere un’idiota!”, ammise.

Il ragazzo occhialuto le si sedette accanto e con il suo silenzio la incitò a proseguire e magari spiegare il perché si sentisse un’idiota.

“Questa era la stanza di Draco, quando abitava qui e su quella mensola sono rimasti degli oggetti che gli sono appartenuti…”

Harry si voltò verso quella mensola e vide alcuni oggetti piuttosto impolverati.

Blaise e le sue manie di pulizia non erano riuscite a spolverare quella stanza.

“Ho trovato un accendino, un blocco di disegni, un fazzoletto, alcune foto e qualche libro, sai che libri, Harry?”

Harry scosse la testa.

“Ho trovato quattro libri che per me significano tanto, Romeo e Giulietta, Uccelli di Rovo, Qual è l’indirizzo dell’amore? e Il telefono squilla sempre due volte”

Harry non sembrava aver colto il filo del discorso, ma dallo sguardo serioso non traspariva questa sua mancanza di allacciamento al filo conduttore.

“Sulla prima pagina di ognuno di essi vi è scritta una data, e per me quelle date significano tanto, poi, ho preso a leggere Il telefono squilla sempre due volte… sai Harry, ho sempre creduto che la morale fosse un’idiozia per adolescenti… mi sono dovuta ricredere”, disse guardandosi le mani per poi volgere lo sguardo sul suo migliore amico.

“Hai capito che Draco non meritava questo trattamento?”

Lei non parlò, solo un urlo, proveniente dal salotto li fece spaventare e correre verso la fonte di quell’improvviso sfogo d’ugola.

 

                                                        ***

 

Ron era caduto dal divano e un gufo era immobilizzato davanti a Blaise –colui che aveva cacciato l’urlo.

“Cos’è successo? Ci hai fatti spaventare!”, disse Hermione aiutando Ron a rialzarsi da terra.

“Per tutti i copricapo di Merlino, mia madre si sposa per la decima volta!”

Era impallidito all’improvviso e faceva davvero paura.

“ E cosa c’è di male?”, chiese Adrian distolto dal sonno per via del grido di guerra.

Blaise scosse la testa, “E’ il mio decimo padre”

 

 

                                                        ***

 

“Ehi Draco, c’è posta per te!”

“Uhm, come fai a conoscere anche tu quel programma?”

Theodore rimase imbambolato da quella domanda.

Cos’era un programma?

“Draco, tu sta qui io vado a chiamare un Medimago, ok?”

Propose fiducioso nella arti mediche.

“Theo, sto parlando di televisione…”

Come se grazie a quella spiegazione fosse tutto più chiaro…

“Si tratta di un invito, qualcuno sta per sposarsi…”

Il cuore di Draco mancò un battito.

“Chi?”, domandò con voce tremante.

“La mamma di Blaise. Wow, il suo decimo marito, spero non sia un cretino come il nono”

Draco chiuse gli occhi.

Aveva bisogno di fare una bella dormita.

 

 

 

 

 

Ok, c’ho ripensato.

Avevo in mente un finale, adesso ne ho un altro.

Ringrazio tantissimo voi, care ragazze, senza di voi avrei già messo la parola: Fine.

 

Ditemi sempre cosa ve n’è parso, altrimenti faccio un incursione e l’aggiungo dopo la parola fine, ma sempre in questo capitolo.

XDXD

 

Purtroppo, ormai è abitudine, non posso ringraziarvi singolarmente, ma lo studio mi chiama.

 

Kisses

 

 

 

        

                           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** La frittata mi fa schifo! ***


frittata

- La frittata mi fa schifo!

 

 Aveva come l’impressione di aver chiuso gli occhi per circa una decina di minuti, ma il rumore di alcune uova rotte in una terrina gli suggerì che era quasi ora di cena e che Theodore sembrava assuefatto dalla sua passione per la cucina.

Draco prese a guardarlo, non aveva né intenzione di muoversi né di aprire bocca.

“Buongiorno principino”

“Uhm…”

“Stasera frittata!”, annunciò voltandosi verso l’amico con un sorriso preoccupante.

Draco inarcò un sopracciglio.

“Sai che la frittata mi ha sempre fatto schifo, no?”

“Certo che lo so”

“E allora? Perché la stai preparando?”

Theo tornò a sbattere le uova.

“Sai Draco? Visto che vivi come un vegetale mi sono preso la briga di fare su di te tutto quello che voglio…”

Draco era scandalizzato.

“Non reagisci, Draco.”

Il ragazzo non ribattè, si limitò solo ad accendere la televisione e immergersi completamente nella visione di una stupida soap serale.

 

                                                        ***

 

Aveva già visto due soap e un quiz e si disse che guardare la televisione era un buon metodo per annientare il proprio essere.

Poteva benissimo farsi carico dei problemi di quei personaggi e lasciare i suoi in un cantuccio della sua mente.

“Draco… c’è una Strillettera per te!”

“Chi è il mittente?”

“Alessio Ganelli, conosci?”

Si limitò ad annuire e prese ad ascoltare che ciò che aveva da urlargli Alessio Ganelli.

 

“DRACO, COME HAI POTUTO LICENZIARE QUELLA GRAN GNOCCA DI STEFANIA? TI SEI AMMATTITO? ESIGGO UNA SPIEGAZIONE… E DEVE ESSERE SERIA, NON TI INVENTARE CHE L’HAI LICENZIATA PERCHE’ NON TE L’HA DATA, OK? PERCHE’ NON CI CREDEREI! VOGLIO UNA RISPOSTA SODDISFACENTE, CHIARO?”

 

“Secondo me questo Alessio s’è fatto un’idea sbagliata della tua ex-segretaria”, asserì Theo avvicinandosi a Draco con un cucchiaio di legno per fargli assaggiare la sua salsa speciale che avrebbe accentuato il sapore dei fagiolini sbollentati.

“Alessio è un coglione e in questa salsa ci vorrebbe un po’ più di burro”.

“Burro?”

“Sì, la renderebbe più cremosa”

“Uhm… per una volta seguirò il tuo consiglio anche se di cucina non ne capisci niente”

Draco fece spallucce, “Fa come vuoi”, disse prima di farsi seppellire dai suoi amati plaid.

“Cosa intendi fare?”, riprese Theo dal suo angolo cottura.

“Riguardo alla salsa per i fagiolini sbollentati?”, domandò.

“No, riguardo la risposta che devi dare ad Alessio…”

Ci pensò un po’ su, l’unica cosa da fare era procurarsi della pergamena, una piuma, dell'’inchiostro e un gufo… sarebbe stato breve e conciso, d’altronde lui odiava le mille parole senza senso che il genere umano amava tanto.

Perciò, con un incantesimo d’appello richiamò ciò che gli serviva e si mise a scrivere la risposta esauriente per Alessio Ganelli.

“Theo, quando finisci con quell’affare... trasfiguralo in alcool!”

Theo rise sardonico, “Malfoy, non ti permetterò di distruggere il mio capolavoro di alta gastronomia…”

“Nott, è di alcool che stiamo parlando!”

Theo si voltò con un coltello da macellaio in mano, tanto che Draco pensò che volesse ucciderlo alla babbana.

“Draco, tu non puoi affogare i tuoi dispiaceri nell’alcool”

“Sì che posso, nella tua vita tu non hai fatto altro”

“Vuoi forse diventare come me?”, gli domandò con più severità di quanto avesse voluto.

Draco chiuse gli occhi, “Sì, voglio diventare come te, Theo! Ti ho sempre invidiato… non hai mai sofferto per amore…”

Il ragazzo castano sorrise amaramente e abbandonato il coltello da macellaio sul tavolo si avvicinò al suo amico isterico in preda a vaneggiamenti da uomo depresso.

“Sei davvero sicuro che io non abbia mai sofferto per amore?”

“Forse per Daphne…”

“Esattamente Draco, ho sofferto per Daphne, e tu non ti puoi ridurre come mi sono ridotto io, per Hermione”

La vena sulla fronte di Draco prese a pulsare violentemente e la guance gli si tinsero di rosa.

“Non pronunciare quel nome…”, ruggì tra i denti.

Theo si ritrovò ad essere parecchio perplesso.

“E come dovrei chiamarla? Tu-Sai-Chi?”, chiese con una buona dose di sarcasmo.

Draco sembrò pensarci, “Sì, da ora in poi… lei sarà Tu-Sai-Chi!”

Si alzò dalla postazione sul bracciolo del divano e, ripreso il coltello da macellaio- tornò al suo angolo cottura, mentre il pazzo continuava a fare zapping con il suo telecomando.

Era nervoso, era nel pieno di una quasi crisi che sarebbe potuta diventare isterica con troppa facilità.

“Sai Draco? Io penso che tu non abbia problemi con l’amore… io credo che tu abbia problemi mentali”

“Theo?”

“Sì?”

“Lo vedi quel bellissimo coltello?”

Theo guardò il coltello che stava tagliuzzando del prezzemolo.

“Sì, perché?”

“Ficcatelo in culo!”

 

 

                                                                  ***

 

Era stato tutto un errore. Lo sapeva. Continuava a guardare quel maledetto telefono con la voglia matta di comporre il suo numero e dirgli che era stata una stupida e che era stata tutta colpa sua e che lui non avrebbe mai dovuto soffrire a quel modo.

 

“Cosa stai leggendo?”, domandò curioso Ron notando la sua migliore amica assorta da quel romanzo.

“Il telefono squilla sempre due volte”, rispose lei pacata anche se dentro avrebbe voluto urlare.

“Bel romanzo”, disse lui accovacciandosi accanto a lei e sgranocchiando dei biscotti che Blaise aveva lasciato provvidenzialmente sul piano cottura vicino al caffè.

“Tu lo hai forse letto?”, domandò preoccupata per ciò che le aveva appena confessato Ronald!

Lui non leggeva, se non era severamente costretto!

“Sì, me l’hanno regalato Bill e Fleur”

“Uhm… e cosa ne pensi?”

“Che devi prendere quel dannato telefono e farlo squillare per la seconda volta…”

Hermione abbassò lo sguardo, incapace di dare ragione, per una volta, al suo amico di sempre.

“Non… non posso”

“Perché non puoi?”, chiese.

“Perché io…”

“Non sai darmi una risposta, vero?”

La ragazza annuì, mentre il libro, con un tonfo sordo, cadeva sul pavimento.

“Sai perché non puoi? Perché hai paura e sei troppo orgogliosa…”

“Dici?”

“Dico”

Era totalmente assorta nei suoi pensieri, mentre qualche lacrima silenziosa si faceva spazio lungo le sue guance.

Ron aveva ragione, come ce l’aveva quello stupido romanzo.

“Credo che tu abbia ragione…”, ammise, e quando Ron l’abbracciò forte si sentì immediatamente meglio.

Forse non aveva più paura…

 

                                                        ***

 

Nella sua lussuosa dimora, Alessio Ganelli, stava festeggiando con cinque ragazze piacenti e quasi nude il suo compleanno, quando un gufo gli planò sul divano di pelle.

Bruscamente prese il messaggio che teneva tra le zampe e quando aprì la lettera ciò che vi era scritto lo lasciò perplesso, sconvolto e molto arrabbiato, tanto che fece agitare anche il gufo che prese a portare scompiglio tra le ragazze rovinando le costose e arzigogolate acconciature, fare la cacca dentro al ponch e graffiare il povero Alessio Ganelli.

 

 

Imbestialito come non mai non si preoccupò del fatto che le sue donne lo avessero abbandonato dedicandogli frasi poco gentili.

Diede un’altra occhiata alla lettera prima di lasciarla cadere sulla moquet.

 

 

Perché era una troia!

 

                            Draco Malfoy

 

 

 

 

 

 

Vi prego di scusarmi per il ritardo con il quale sto aggiornando, ma stranamente ho avuto molta più ispirazione per: Chi l’avrebbe mai detto?

 

Detto questo spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento.

Purtroppo non posso soffermarmi con i ringraziamenti, spero comunque che abbiate il buon cuore di farmi sapere cosa ve n’è parso di questo capitolo.

 

Vi ringrazio immensamente!

 

Kisses

 

 

 

 

        

                           

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** A che servono gli amici? ***


theo

 

Perché era una troia!

 

                            Draco Malfoy

 

 

Alessio Ganelli aveva avuto qualche problema con quel piccolo foglio di pergamena che lo aveva decisamente debilitato.

Stefania era altamente erotico e non riusciva a comprendere come potesse esistere al mondo un uomo capace di resisterle.

Draco Malfoy soprattutto.

Alessio aveva i suoi informatori, e sapeva che quel ragazzo dal viso angelico era stato una specie di calamità sessuale.

Riusciva a scatenare tempeste ormonali con la sola forza dello sguardo, ed era risaputo che la sua passione erano le donne.

Com’era possibile che fosse talmente fedele alla sua ragazza in Gran Bretagna quando aveva una gnocca come Stefania a portata di mano?

Era alquanto sconvolto, tanto che decise che l’unica cosa da fare era darci dentro con una delle ottime bottiglie di vino che troneggiavano sul suo tavolino in cristallo al centro esatto del suo lussuoso salone.

 

                                                                           ***

 

Erano le 4 del mattino e Theo fu svegliato da un fastidioso ronzare che lo accompagnava da quando aveva messo piede nella dimora italiana del suo amico psicotico.

La televisione stava diventando una sorta di minaccia, sia per il sonno di Theo che per la sanità mentale di Draco. Soprattutto per quella.

Draco Malfoy aveva ben deciso di diventare un tuttuno con il suo adorato divano e i suoi plaid.

Si alzava solo per andare a espletare le sue funzioni fisiologiche, per il resto non si muoveva di un millimetro.

Dormiva, fumava, mangiava, beveva, leggeva… insomma… era anche da troppi giorni che non si cambiava quei jeans e quella felpa e faceva un bagno rilassante e cercare di non puzzare.

La barba cresceva inesorabile, ma anche l’avergli messo uno specchio in mano aveva fatto desistere il vanitoso Draco di un tempo dall’andare a rinchiudersi in bagno e starci fin quando non sarebbe tornato quello di una volta.

Lo splendente anello di congiunzione tra i Black ed i Malfoy.

Quando Theo mise piede nel magico regno di Draco, la visione non lo sconvolse più di tanto.

La solita posa, le solite birre con le solite sigarette e la solita scatola nera che trasmetteva qualcosa… e a giudicare dal sottofondo, molto rumorosa.

“Draco?”

“Uh?”

“Non ti andrebbe una sana dormita? Magari nel tuo letto?”, sperava in una risposta positiva, ovviamente.

Draco sospirò, forse allettato dalla proposta dell'amico, ma con un cenno negativo del capo rifiutò.

A Theodore Nott sembrava d’impazzire.

“Cosa stai guardando?”, domandò afferrando una delle birre e accomodandosi sul bracciolo dello sterminato divano.

“Un film… in pratica devono riuscire a sopravvivere a quei mostri sotterranei…”

“Figo”, disse portandosi la bottiglia alla bocca.

“Già”

La filosofia di Theo era semplice: sapeva che Draco aveva bisogno dei suoi tempi, e sapeva anche che per riprendersi aveva bisogno di un miracolo… era per quello che cercava di stargli accanto anche alle 4 del mattino guardando un film di mostri sotterranei.

Non era niente male, dopotutto.

 

                                                                                     ***

 

Quattro ore dopo anche Theo aveva perso le sue sembianze umane.

“E questo cos’è?”

“A dire il vero non l’ho mai capito…”

“Ti va qualcosa per colazione?”, chiese Theo, poiché sapeva che Draco non avrebbe potuto sopravvivere se continuava a nutrirsi di birra e nachos.

Il ragazzo stranamente gli sorrise, e fu sorprendente quando Theo si sentì chiamare con voce sommessa… come se si vergognasse di ciò che stava per dire.

“Dimmi”

Trasse un lungo respiro.

“Grazie, Theo”

Sorrise.

“E di cosa?”

“Per essere stato con me a delirare per questi giorni, grazie semplicemente per esserci stato e per non avermi fatto morire…non so davvero come sdebitarmi.”

Le labbra di Theo si deformarono in un ghigno; “A dire il vero un modo ci sarebbe…”

“E qual è?”, chiese quasi contento.

“Vatti a fare un bagno…puzzi di vecchio!”

 

                                                                                              ***

 

 

A Londra la situazione era tesa.

Hermione lo era più della situazione.

Più cercava di trovare un nesso logico che la portasse a dire che quello che aveva sbagliato era Draco, più il nesso logico diventava illogico… ma forse lo diventava per il semplice fatto che quella situazione di logico non aveva un bel niente.

Aveva trovato la sua procace segretaria nell’appartamento ed era quasi subito giunta ad una conclusione sbagliata.

Il gufo non era stato preso in considerazione.

Si era costruita un film nella testa, e quando s’era sfogata… avrebbe dovuto saltargli al collo e baciarlo… non avrebbe dovuto fare altro.

E invece aveva fatto tutto tranne quello che le avrebbe salvato la sanità mentale.

Le sembrava d’impazzire.

“Hermione, ti va di fare colazione?”, domandò Harry facendo capolino nella stanza da dov’era rinchiusa dal pomeriggio del giorno precedente.

Scosse la testa.

“Ma qualcosa dovrai pur mangiarla! Non ti sentirai meglio se muori, sai?”

Harry, aveva l’assoluta convinzione che con quella frase avrebbe centrato in pieno l’orgoglio smisurato che albergava nella sua migliore amica, ma il sorriso che lei gli regalò fece crollare miserevolmente le sue stupide convinzioni.

“Vado a Firenze”, disse semplicemente alzandosi dal letto e prendendo una maglietta e un paio di jeans dell'’armadio in noce.

“A Firenze?”, ripetè sbigottito.

“Sì, Harry! Il telefono squilla sempre due volte…”

“Cosa?”

“Dovresti leggere di più, Harry!”

Hermione si ravvivò con le mani i capelli e afferrò la borsa.

“Vai così? Morirai di freddo, sai?”

Hermione gli sorrise. Si stava preoccupando per il freddo toscano.

“Quella è la stanza di Draco! Non troverai lì i tuoi maglioni!”

“Lo so, voglio una sua felpa!”

Harry sorrise e dopo averla stritolata per bene, la vide smaterializzarsi tra le sue braccia pronta a riprendersi ciò che era suo e che sapeva lo sarebbe stato per sempre.

 

___________________________________________________________

 

 

Ok, scusate il ritardo con il quale sto postando.

Mi dispiace davvero tanto, ma purtroppo tra esami e ispirazione quasi redente il terreno…non so riuscita a combinare molto con questa fan fiction!

Quindi… perdonatemi davvero tanto, ma vado di fretta!

Riuscirete mai a perdonarmi?

 

Kisses

 

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Capitolo 20
*** Il telefono squilla sempre due volte ***


Uh, lo so, lo so… nessuno si ricorda di me, né tanto meno di questa fan fiction lasciata al suo destino credo da due anni.
Che dire? M’è venuta nostalgia, e poi sono proprio scema, l’ho lasciata in 13 giusto quando mancava un solo capitolo.
Ho cercato di darle una conclusione, se vi va, prendetemi pure a parolacce! =D

 
 
Il telefono squilla sempre due volte
 
 
 
 
 
Ci mise ben 30 minuti per alzarsi dal divano, fare mente locale su dove fosse il bagno e appurare che puzzava. Puzzava veramente tanto.
“Ti sei deciso finalmente?”, domandò Theo sorridente.
“Direi di sì, anche se comunque l’odore che emano inizia a suggerirmi un futuro nel mondo dei profumi maschili… sai quanti soldi farei?”
Theo si massaggiò la fronte sconfortato.
Perché sosteneva con ardore il senso dell’amicizia?
“Non hai problemi di soldi, e sai bene che falliresti nel giro di due ore!”
“Ma…”
“Ora basta tergiversare! Va a farti un bagno!”
“Ok!”, disse mesto il biondino, mentre con portamento sbilenco e strascicato, si trascinava col suo immancabile plaid sulle spalle, dinnanzi la porta del bagno.
Theo lo spinse dentro in malo modo.
“Ahi! Ma che modi!”
Nonostante il suo amico avesse sbattuto il ginocchio contro un insulso mobiletto, il moretto non si fece prendere dai finti piagnistei e proseguì con la sua opera di bene per l’ambiente.
“Datti una mossa, Dra! Ricordi ancora come si usa il bagnoschiuma, vero?”
Draco lo guardò torvo, inarcando il sopracciglio destro e alzando il dito medio.
“Fottiti Nott!”
L’altro sorrise beffardo.
“Lavati Malfoy!”
Draco gli chiuse senza tante cerimonie la porta in faccia, poi si accucciò sulla tavoloccia del water pensieroso: doccia o bagno?
 
Ci vollero almeno 10 minuti, prima che il ragazzo decidesse che forse era meglio fare una doccia.
Sì, insomma… puzzava veramente tanto e se si fosse fatto un bagno, non avrebbe fatto altro che navigare nel suo stesso e sudicio sudiciume.
Fece per alzarsi e togliere i calzini, quando la voce tuonante di Theodore lo destò dai suoi pensieri.
“Perché non sento il rumore dell’acqua?!”
Sbuffò. Era peggio di una fidanzata assillante.
“Non mi stressare! Mi sto spogliando!!!”
“Ok!”, si sentì di rimando.
Un po’ più tranquillo, si avvicinò alla doccia.
I calzini erano volati per terra insieme ai pantaloni, ma prima di spogliarsi completamente era meglio evitare di trovare la sorpresa dell’acqua ghiacciata.
Avvicinò la mano alla manopola e fu catturato da un altro atroce dilemma:
Bagnoschiuma al cocco o al sandalo?
Prese i due flaconi in mano e si riandò ad accomodare sul water con fare pensoso.
 
***
 
Theo intanto aveva ben deciso di fumarsi una delle sue sigarette, in qualche modo doveva pur trovare la forza di evitare un collasso.
Accese quella scatola nera che parlava e trovò tanta gente che discuteva sull’amicizia.
Che cos’è per te l’amicizia?
Era la domanda che si stavano ponendo quei babbani.
Theo fece uscire il fumo denso dalla bocca in tanti piccoli cerchi e fece la domanda a se stesso.
“Per me amicizia è volere che Draco si dia un pulita!”, si auto sorrise, ma l’idillio durò poco… perché non sentiva ancora il rumore dell’acqua?
Si alzò dal divano e inciampando nel tappeto finì a peso morto su di un tavolinetto in mogano che Draco teneva in una postazione del tutto idiota.
“Accidenti!”
Aveva fatto cadere una specie di incensiera dallo stile arabeggiante e una fotografia che ritraeva il magico quintetto Serpeverde nel giorno del diploma.
Perso com’era nei ricordi, non si accorse che qualcuno con un “Pop” s’era smaterializzato in casa.
Ancora ignaro della visita, poggiò gli oggetti caduti sul tavolino e si attuò per richiamare al dovere quel discolo di un Malfoy.
“DRA…”
Ma si ammutolì, quando sentì il poggiarsi di una mano sulla sua spalla.
Dove cazzo aveva lasciato la bacchetta?
Bella domanda. Non ne aveva idea.
Si voltò e ciò che notò lo lasciò sbigottito in preda a boccheggiamenti coordinati.
La figura con l’indice sulle labbra, gli intimava di fare silenzio.
 “Ssshhh!!!”
Dal bagno intanto Draco aveva forse trovato l’illuminazione divina.
Dopo uno scontro di pensieri ecco il vincitore: il muschio bianco.
Un concorrente che non era neppure in gara, ma come dice il proverbio: tra i due litiganti il terzo gode; e in questo caso il bagnoschiuma alla fragranza di muschio bianco aveva vinto.
 
Si avvicinò nuovamente al box doccia. Stava per sfilare anche la maglietta quando sentì bussare alla porta.
Sbuffò.
“Sì, mamma… sto per andare a fare la doccia!”, disse infastidito imitando la voce di un bambino.
Ma Theo non parlò, si limitò a bussare ancora.
“Che cazzo vuoi?!”, gli urlò di rimando, ma nessuna voce raggiungeva le sue orecchie, anzi solo un fastidioso rumore alla porta.
“Theo! Adesso basta! Hai intenzione di distruggere la porta?!”
Nessuna risposta, ma l’incedere poco armonioso di un fastidioso “Toc Toc”
“Giuro che ti schianto!”, così imbestialito aprì la porta e ciò che si ritrovò davanti non era esattamente il suo amico.
 
Boccheggiava, boccheggiava da fare schifo.
“Cos… cosa… cos…???”
“Draco…”
Strabuzzò più volte gli occhi, magari era un allucinazione dovuta dalla sporcizia.
“Cosa ci fai qui?”
“Sono una scema, una grandissima scema… puoi perdonarmi?”
Incredulo
Scioccato
Inebetito
“Tu… cosa?”
Lei prese a tormentarsi le mani.
Ma quanto era stata scema?
Se l’era pure scritto sulle mani e sulle braccia per evitare di dimenticarlo.
“Io ti giuro che… sai cos’è? Cathie Bardam sta diventando la mia Bibbia.”
Lui storse la bocca.
“Ha fondato una nuova religione?!”, chiese sarcastico.
Non ce la faceva davvero più. Gli sembrava di impazzire.
Stefania, Aaron, Alessio, Blaise, Adrian, Potty e Weasley, il bagnoschiuma e la doccia e adesso lei che parlava della Bardam.
Scosse la testa.
“No Draco, no! Prima: qual è l’indirizzo dell’amore… adesso: Il telefono squilla sempre due volte… ti amo, Draco e non capisco come io abbia potuto dubitare di te… sì, insomma, quella vacca prosperosa poi… davvero, non so cosa mi sia successo…”
Nonostante nel suo stomaco i lombrichi avessero preso a volteggiare diventando farfalle, continuava a mostrare un’espressione scioccata che beh… lo rendeva strano.
Buttò per terra il flacone di bagnoschiuma che teneva tra le mani a mò di ancora di salvataggio e si avvicinò a lei prendendo le mani tra le sue.
“Sei scema, lo sai?”
Lei sorrise mesta.
“Sì, lo so… e per evitare di dimenticarlo, l’ho anche scritto sulle mani e sulle braccia.”
Le lasciò andare le mani e alzò la manica della sua felpa che portava.
Era vero.
S’era scritta il promemoria!
“No… non ho parole… sei davvero scema!”, le sorrise e la tensione di lei si alleggerì, poi però proseguì in maniera più seria: “Amo ogni centimetro di te, ormai sei come tatuata nella mia anima, cosa devo fare per farti entrare nella testolina che le altre nemmeno le guardo? Quello che è stato è stato, riguarda il mio passato, quel tipo di donne, dopo che ho messo piede nell’aula della Romance sono svanite. Io voglio amare te, voglio guardare te, voglio svegliarmi e addormentarmi tra le tue braccia, voglio fare colazione, pranzo e cena con te, voglio vivere con te… voglio…”
Ma non potè continuare col suo monologo zuccheroso perché la sua “LEI” lo aveva travolto in un bacio.
Theo dal soggiorno sorrideva.
Era impossibile e straziante non saperli insieme.
Draco accolse il bacio, la voleva… è come se la voleva.
La voleva come l’aria che respirava, la voleva sempre e comunque e mai avrebbe avuto dubbi su quello.
Sciolto il bacio lei si strinse a lui. La testolina sul suo petto.
“Lo voglio anch’io Draco, vorrei fare anch’io l’amore qui, adesso,ma…”
Il “ma” lo mise in allarme e dolcemente la scostò dal suo petto per incrociare il suo sguardo.
“Ma? C’è pure un ma?”
Lei sospirò.
“Io vorrei, ti giuro che vorrei, ma…”
“Ma?”
Si fece coraggio.
“Non dirmi che hai ancora dubbi??!”, disse un po’ allarmato.
Gli sorrise.
“Io non ho mai avuto dubbi, ho solo avuto paura… ma per quanto ti desideri… beh Draco… puzzi!!! Puzzi da fare schifo!”
Theo scoppiò a ridere in una maniera disperata e buttandosi sul pavimento non riusciva a calmarsi dagli scossoni provocati da una risata praticamente isterica.
 
***
 
Quella notte, dopo che Theo aveva levato le tende e il biondino fatta una doccia lunga un sogno, Hermione e Draco avevano fatto l’amore.
Avevano fatto l’amore tutta la notte, e poi la mattina e poi dopo la colazione e poi…
“Ti amo”, le sussurrò all’orecchio.
“Ti amo anch’io, quando non puzzi!”, sorrise sulle labbra del suo bello e sapeva che era una bugia, perché lo avrebbe amato anche se puzzolente.
 
 
 
 
 
Salve, risponde la segreteria telefonica di un povero londinese a Firenze.
Probabilmente non sono a casa, o forse ci sono e non mi va di rispondere, in ogni caso lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. Biiiip.
 
“Ciao Dra, sono Blaise, scusami davvero… ma sai com’è? Io quella ragazza la adoro. Mi potrai mai perdonare? Mi manchi!!!”
 
“Ciao furetto, perciò hai reticenze nel lavarti? Non ce l’aspettavamo davvero… ma grazie a questa piccola informazione io e Ron, sappiamo cosa regalarti per il compleanno, e a proposito di questo, ti aspettiamo con ansia!! Uhm forse ho esagerato… vabbè ti aspettiamo, magari non con ansia, ma ti aspettiamo!! Ciaooo!”
 
“Malfoy, sono Alessio, perché è da 5 giorni che sei irrintracciabile? Hai dimenticato di avere un lavoro? Guarda che se non ti presenti entro le 3 di questo pomeriggio sei licenziato!”
 
 
 
“Amore, è solo mezzogiorno, hai tutto il tempo di…”
Draco le mise l’indice sulle labbra.
“No, non ho voglia… e poi voglio tornare a Londra con te e non lasciarti mai più… che mi licenzi pure!”
“Ma…”
“Sssh... ora vieni qui…”
Non se lo fece ripetere due volte.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
THE END

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