Insieme a Venezia

di Berenike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preparativi ***
Capitolo 2: *** In Viaggio ***
Capitolo 3: *** Viaggio di Nozze ***
Capitolo 4: *** Una verità ingombrante ***
Capitolo 5: *** Il mistero dell'Acqua Alta ***
Capitolo 6: *** Il Centro Benessere ***
Capitolo 7: *** Shopping Veneziano ***
Capitolo 8: *** Casinò ***
Capitolo 9: *** Svegliati, Castle! ***
Capitolo 10: *** Ripensamenti ***
Capitolo 11: *** Di nuovo Insieme ***



Capitolo 1
*** Preparativi ***




Ciao a tutti! Due piccole comunicazioni di servizio prima di iniziare.
Mentre scrivevo questo capitolo, ho ascoltato per almeno 200 volte QUESTA CANZONE, che mi ha ispirata e che se volete, potete ascoltare anche voi mentre leggete questo primo capitolo di Insieme a Venezia!
Questa serie è dedicata a tutti coloro che hanno seguito la serie Kate ti Salverò, e in particolare a Lucia, che domani festeggia il suo onomastico... Auguri!
Non resta altro che... iniziare!


Insieme a Venezia



Capitolo 1: Preparativi

Kate Beckett guardava fuori dalla finestra, malinconica. In quei giorni, ogni anno, non c'era mai molto lavoro: faceva troppo freddo per qualsiasi cosa, perfino per commettere omicidi.
Era l'antivigilia di Natale e come ogni anno la detective Beckett era in centrale a sbrigare scartoffie prima dei pochi giorni di ferie che il Capitano le concedeva. Ryan ed Esposito erano già andati a casa, solo Castle teneva ancora compagnia all'animo malinconico di Kate.
La donna, alzando gli occhi vigili dal documento che stava compilando, guardò fuori dalla finestra: grandi fiocchi di neve cadevano pigri dal cielo, ovattando tutto ciò che toccassero. La neve rendeva New York accogliente e bellissima, quasi come se fosse sotto una campana di vetro: quasi non si sentivano più rumori, le persone non uscivano più di casa, tutti si rintanavano con le proprie famiglie al caldo, davanti ad una fumante tazza di cioccolata calda.
Tutti, tranne la detective Kate Beckett.
Castle tornò dalla sala caffè con due tazze fumanti in mano. Fissò per qualche secondo il viso stanco di Kate, e pregò con tutto sé stesso che lei non notasse il suo sguardo incantato e ammagliato da tanta bellezza. Prima di domandarle ciò che da giorni agognava di chiederle, si riprese appena e anche lui guardò la neve che cadeva fuori dalla finestra.
-Beckett, tu cosa farai questo Natale? - Lei gli rispose con voce bassa, ancora incantata a guardare fuori dalla finestra. La neve aveva un effetto magico su di lei.
-Mio padre mi ha chiamata questa mattina – pausa, in cui sorseggiò il proprio caffè caldo – ed ha annullato la nostra cena di Natale. -
-Ti ha detto il perché? - le rispose gentilmente Castle. Non voleva ferire i suoi sentimenti. Non come al solito almeno.
-Tutti gli aeroporti sono bloccati a causa della neve. Il suo volo è stato cancellato... -
Dopo queste poche parole, la conversazione si chiuse. Per dieci interminabili minuti, l'unica cosa che si sentì nella Centrale di Polizia di New York fu il lento sorseggiare di Castle, che ancora fissava la neve cadere, e la penna della detective, che veloce scriveva dettagli sul caso appena chiuso.
Poi Castle la guardò, ancora quello sguardo ammagliato. Come resistere ad una donna così dannatamente bella, intelligente, forte?
-Kate – Richard non riuscì più a trattenersi. Nemmeno si accorse di aver chiamato la detective per nome; notò successivamente però che in quel momento, nemmeno Beckett ci fece caso.
-Hai mai sognato qualcosa per Natale? Un regalo speciale, qualcosa che hai sempre sognato ad occhi aperti ma che non hai mai realizzato? - La voce di Castle era così sensuale, così profonda, così vera.
La prima reazione di Kate fu di difendersi da quell'intromissione nei suoi sentimenti. Prima di tutto si irrigidì, spostò le spalle indietro, incrociò le braccia, e si morse un labbro.
Castle capì subito di averle fatto una domanda troppo personale, e fece per ritrarla, ma aspettò.
Kate Beckett si alzò in piedi e si diresse verso la grande vetrata che permetteva loro di avere New York sotto ai loro sguardi vigili; un vero spettacolo in quel periodo dell'anno.
Castle notò che la detective si sciolse come fosse stata di fronte ad un caminetto; aspettò qualche secondo prima di sentire la risposta, che Kate gli concesse senza guardarlo negli occhi, fissando quella città magica ricoperta da uno strato di glassa bianca.
-Quand'ero piccola io e mia madre sognavamo di andare a Venezia, per le vacanze di Natale. Mi diceva sempre che Venezia era la città più romantica del mondo, mi diceva che quando avrei avuto un marito e dei figli, avrei dovuto andarci con loro... -
Castle rispettò quel momento di confidenza. Lasciò da parte il suo lato ironico e si concentrò sui sentimenti della Detective. Lei non si era mai aperta con lui in quel modo, l'unica cosa che lo scrittore di gialli riuscì a pensare fu che quella era la sensazione più bella del mondo; decisamente, avrebbe voluto provarla per tutta la vita.
-Che stupida che sono... Non andrò mai a Venezia... -
-E perché no? - le disse Castle, interropendo i suoi pensieri ad alta voce.
-Prima di tutto perché i biglietti per l'Europa sono carissimi e poi... -
-E poi cosa? Non sei sposata con figli? -
Kate annuì freddamente. Aveva sbagliato ad esporsi con Castle, non doveva concedergli nemmeno quella confidenza, perché anche se lui chiedeva solo un dito, finiva sempre che poi si prendeva tutto il braccio.
Castle rimase seduto nella propria sedia, innervosito. Non aveva ben capito cosa avesse fatto questa volta, ma era sicuro di aver sbagliato in qualche modo.
E fu allora che decise di farsi perdonare. A modo suo.


Richard Castle si alzò così forte dalla propria sedia che spaventò la detective Beckett, che tracciò un lungo e indelebile segno sul perfetto foglio che stava compilando. Si girò furiosa verso Castle, ma rimase interdetta quando notò che questo la stava guardando malizioso, e le stava rivolgendo uno dei suoi sorrisi migliori.
-Cosa c'è, Castle? Hai messo della droga in quel caffè? Perché in tal caso, dovrei arrestarti. -
-Domani mattina ti passo a prendere alle 6. - Castle non la smetteva di sorridere, e questo inquietò ancora di più la detective.
-Cosa? Ma sei impazzito? Domani è il mio primo giorno di ferie! -
-Appunto... Ti prometto che saremo di ritorno per il 28 Dicembre sera. Così il giorno seguente puoi tornare al lavoro... -
-Castle, non se ne parla. - La detective quasi tremava dall'angoscia. Quel sorriso non le presagiva nulla di buono. Castle al contrario, non stava più nella pelle.
-Ti consiglio di portarti vestiti comodi, ma anche qualcosa di elegante... - le disse lui maliziosamente.
-Cosa non hai capito esattamente di “Non se ne parla”? - I due si guardarono in cagnesco. Castle non aveva nessuna intenzione di darle vinta anche questa battaglia; doveva resistere contro lo sguardo minaccioso della detective. Lui, in difesa, continuò a sorridere, e sembrò funzionare.
-E dove andremmo di bello, alle sei del mattino? -
-E' una sorpresa! - rispose lui, saltando di gioia. Fece per uscire dalla centrale, ma la detective lo fermò.
-Dove stai andando adesso? -
-Devo andare a casa a... fare delle telefonate. - Tutto sommato non era una bugia. Era vero.
-Castle, mi prometti che non me ne pentirò? - Lui le sorrise come non mai. Era una domanda senza risposta, chi avrebbe mai potuto prometterle una cosa simile? Così lo scrittore, da bravo retorico qual'era, le girò la domanda.
-E tu mi prometti che domani mattina ti troverò a casa ad aspettarmi? -
La detective ci pensò per qualche secondo. Probabilmente lui le aveva appena sconvolto i piani. Per convincerla, le sorrise a trentadue denti.
-Basta che la smetti di sorridere! - gli rispose, infine, rassegnata.
Castle, di tutta risposta si mise il giubbotto e chiamò l'ascensore, con l'espressione più triste e malinconica che avesse mai fatto in tutta la propria vita.
Se solo si fosse girato a guardare la detective, andando via, avrebbe notato che mentre lui appariva triste, lei stava sorridendo come non mai.


Mezz'ora dopo, in casa Castle, Martha ed Alexis avevano appena appreso la grande notizia. Castle cercò di contenere i loro entusiasmi, ma senza grande successo. Martha stava già impacchettando tutte le proprie cose, come se il viaggio durasse un paio d'anni; Alexis invece stava facendo una ricerca in internet per segnarsi tutte le cose che una volta arrivata nella città più romantica del mondo, avrebbe voluto visitare.
Castle non aveva tempo per lasciarsi prendere dall'euforia. Aveva pochissime ore per organizzare un viaggio extra continentale.
Prese così la rubrica del telefono, e compose il primo numero che era d'obbligo chiamare in momenti come quello.
-Pronto? - gli rispose una voce maschile dall'altra parte della cornetta.
-Christian, sono Richard Castle – l'ultimo nome da lui pronunciato scosse il presunto Christian.
-Castle, che piacere! -
-Non ne sarei sicuro. Devo chiederti una cosa. -
-Richard, ti allevio un dispiacere. Non si può partire in questi giorni, troppa neve. -
Castle si aspettava questa reazione. Ma se aveva vinto contro Kate, a confronto il comandante del suo jet provato sarebbe stato uno scherzo.
-E' per questo che ho chiamato te, Chris. Quando mai un po' di neve ti ha fermato? -
L'uomo dall'altra parte della cornetta sbuffò. Lo scrittore aveva ragione: aveva volato con condizioni ben peggiori.
-E quale sarebbe la destinazione? - Ecco il tasto dolente che Castle avrebbe voluto evitare. Una volta saputa la destinazione, l'uomo avrebbe sicuramente fatto marcia indietro.
-Ecco, Chris... Diciamo, lontano... - Silenzio da entrambe le parti.
-Castle, quanto lontano? -
-Diciamo... in Europa? - In principio pensò che il Capitano fosse svenuto, poi sentì una risata sforzata dall'altra parte. Castle rimase serio e propose la propria idea all'uomo:
-La destinazione è Venezia. Ti pago il doppio del compenso abituale, in più puoi portare anche tua moglie e pago ad entrambi il soggiorno veneziano per tutti e quattro in giorni. Non ci vedremo per tutta la vacanza, ritorno il 28 Dicembre, all'ora che più ti comoda. Puoi essere interessato? -
Anche questa volta non ottenne una risposta immediata. Poi sentì un urlo femminile acuto, ed infine una risposta.
-No Castle, io non sono interessato. Ma mia moglie si. Ci vediamo domani mattina alle 7 in aeroporto. -
E chiuse la telefonata, l'urlo della donna ancora presente. Castle sperò che la Signora non dimostrasse la sua gioia anche durante le 8 ore di volo.
Lo scrittore prese il secondo numero di telefono e lo chiamò. Era il numerodi un piccolo hotel veneziano in cui era stato con la sua prima moglie tanti anni prima, e prenotò (pagando anticipatamente il doppio della somma richiesta) l'ultima camera disponibile per il Capitano e sua moglie.
Mentre lui, lui voleva l'Hilton. Compose il numero.
-Mulino Stucky di Venezia, in cosa posso aiutarla? - Castle si sforzò di apparire sensuale.
-Salve, sono Richard Castle. -
-Salve, io sono Vanessa. In cosa posso essere utile? - lo scrittore sorrise, ricordando che in Europa non era celebre quanto che negli Stati Uniti. Il suo charme, in questo caso, non poteva aiutarlo.
-Vorrei prenotare tre camere per, due singole ed una doppia, per favore.
-Per quale anno? - Castle si sorprese e rise sonoramente.
-Non sto scherzando, Signore. Siamo pieni fino al 2012. -
Castle pensò a Kate, e decise che per la sua prima volta a Venezia, avrebbe avuto solo il meglio.
-Lei mi trovi queste tre camere, e io gliele pagherò per intero, anticipatamente, senza rimborso. E il doppio. A camera. - Richard si ricordò che, se anche il suo charme non poteva funzionare, il profumo dei soldi, quello funzionava sempre.
Quanto gli stava costando questo viaggio?
-Controllo subito. - Castle sorrise. Poi si ricordò della promessa fatta a Kate e assunse un'aria dispiaciuta.
-Posso darle due doppie, è il massimo che posso fare. -
Senza pensarci due volte, lo scrittore accettò l'offerta.


Una volta abbassata la cornetta, Richard non riuscì più a contenersi, e si ritrovò a sorridere come un bambino. Alexis, mentre scriveva freneticamente al cellulare per avvertire le amiche della sua partenza, notò l'espressione del padre e avvicinandosi, gli chiese:
-Allora? - Richard la guardò compiaciuto, le baciò la fronte e urlò:
-Andiamo a Venezia! - In quel momento comparve anche Martha, e tutti e tre saltarono sui divani.
Solo alla fine Martha si rivolse al figlio, il fiato corto ma lo sguardo deciso:
-Richard, ho ascoltato la telefonata con il cordless... - Castle deglutii sonoramente. Allora qualcuno sapeva.
-Quando hai intenzione di dire a Kate che dovrete dormire insieme? - Alexis si girò verso il padre, scioccata. Castle guardò le due donne, e assumendo l'espressione più discolpante che potesse rispose:
-Mai? - Martha lo guardò preoccupata.
-Prima o poi lo scoprirà, Richard. Ed allora, non vorrei proprio essere in te. - E corse a finire di preparare le valigie.






ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti fan di Castle, è con gioia che vi annuncio che sono tornata!
A tutti coloro che già mi conoscono rivolgo un caloroso abbraccio di bentornati, mentre per tutti quelli che mi leggono per la prima volta (male, male!!) mando un bacio telematico e dico: benvenuti! (sono matta, non fateci caso...)!
Ecco qui il primo capitolo di Insieme a Venezia: è un pò più lungo di quanto avessi programmato, ma si sa, Castle è incontenibile!
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, non perdetevi la continuazione di questa storia!
Se potete, sarebbe bello se poteste commentare questo primo capitolo e dirmi cosa ne pensate: è fondamentale per capire come far procedere la storia, come sempre, HO BISOGNO DI VOI LETTORI, PER CUI NON ABBIATE PAURA, NON HO ANCORA MANGIATO NESSUNO! (ancora...)
Vorrei tanto far partecipare questa storia ai NESA di Dicembre, dedicati alle ff natalizie... Chissà però se riuscirò a concluderla in tempo! Lo spero... Nel frattempo, fatemi sapere cosa ne pensate!
La vostra fedelissima e un pò malaticcia,
Berenike



(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 2
*** In Viaggio ***


Insieme a Venezia




Capitolo 2: In viaggio

La mattina seguente, nonostante la ragione le consigliasse il contrario, Kate Beckett si alzò alle 5 del mattino per finire di preparare la valigia e vestirsi.
Tutto era già pronto: un piccolo trolley era stato appoggiato sul tavolo; all'interno c'erano pochi vestiti. Insomma, l'indispensabile per quattro giorni.
La detective ripose ordinatamente le ultime cose nella valigia: spazzolino, carica batterie, trucchi...
Poi, già vestita, pettinata e truccata (per quanto una persona possa riuscire a truccarsi alle 5 del mattino), si diresse verso la cucina a fare colazione. Guardò l'ora, 5:35 del mattino.
“Kate, cosa stai facendo?” pensò, mentre prendeva il latte dal frigo.
“Kate, non fare la stupida... Non accadrà mai quello che pensi... Questa volta prese cucchiaino e zucchero.
“Kate, cosa stai facendo? si ripeté un'ultima volta, guardandosi intorno. Si sedette su una delle sedie che circondavano il tavolo e decise di fare il punto della situazione.
“Detective” iniziò “Non può accadere nulla di male: tutti gli aeroporti sono chiusi, per cui non andrete tanto lontani...” Kate si rilassò appena.
“Punto due: sono solo quattro giorni, cosa potrà mai succedere in quattro giorni?” La detective iniziò a sciogliersi. Notò la luce fioca, riflettuta dalla neve di New York penetrare dalla piccola finestra e solo allora pensò:
“E poi cos'altro hai da fare?” Questo ultimo pensiero sembrò portarla alla normalità più di tutti gli altri. Era vero: l'alternativa era passare il Natale da sola. Almeno con Castle, ovunque stessero andando, si sarebbe divertita.
Castle... Castle...
Nonostante i pensieri logici aiutassero la detective a razionalizzare e a vedere con più chiarezza la situazione, non era comunque riuscita a liberarsi di quel nodo allo stomaco che aveva da quando si era svegliata. In principio aveva pensato che fosse dovuto all'ora del mattino; ma poi capii.
Quella sensazione di farfalle nello stomaco l'aveva già provata, e la provava ogni volta che c'era di mezzo Castle: non l'aveva ancora ben compresa, non era possibile razionalizzarla, sapeva solo che era gioia, paura, amore, terrore, odio, calore... tutto insieme.
Sapeva bene che si sarebbe pentita di questo viaggio, ma ancora non sapeva quanto.


Dieci minuti dopo, in perfetto orario, Castle passò a prendere Kate: questa notò subito che non era venuto con la sua solita macchina. Al contrario, aveva preso un taxi.
Cosa questo potesse comportare non lo sapeva, ma la inquietava parecchio. Appena arrivato, Castle fece cenno al taxi di aspettarlo lì, mentre lui salì velocemente le scale per aiutare la detective.
Ma era chiaro che questa non aveva bisogno d'aiuto: quando lo scrittore di gialli più famoso di tutta New York la raggiunse, questa aveva già chiuso la porta ed elegantissima, portava a mano la sua piccola valigia.
Nel vederla Richard quasi non cadde dalle scale. Cercò di ricomporsi tenendosi stretto al poggiamano, sperando che la cosa passasse inosservata. Si avvicinò piano, mentre Kate sorrideva compiaciuta.
-Sei bellissima... - le disse piano, in un suono quasi impercettibile. Lei lo guardò per qualche secondo, poi facendo finta di non capire, gli chiese:
-Cosa Castle? - Questo si destò appena, sentendosi appellare per il cognome. Doveva ricordarsi che quella donna era pur sempre la detective Kate Beckett e che non andava sottovalutata. Non ancora.
-Nulla, stavo notando che... hai un bagaglio molto piccolo! Prendo gli altri, se mi apri la porta... -
Kate rise dolcemente. Castle, sempre così infantile.
-Andiamo, il taxi ci aspetta. - gli ordinò lei ancora sorridendo. Lui rimase impietrito di fronte alla porta dell'appartamento per qualche secondo, poi la raggiunse al taxi.
-Tu non hai valigie? - gli chiese Kate, una volta scoperto che dentro al bagagliaio del tipico taxi giallo di New York non c'erano altri bagagli che il suo.
-No, i miei sono già stati imbarcati...-
-Castle, cosa intendi per imbarcati? -


-Castle devi assolutamente dirmi dove stiamo andando, è un ordine! - Kate Beckett era seduta su un lussuossimo jet privato. Ma non un jet privato qualsiasi: il jet di Richard Castle.
Nessuno poteva dubitare che quel mezzo appartenesse allo scrittore: all'esterno del piccolo aereo c'erano decine di foto dello scrittore mentre firmava autografi; c'erano pubblicità dei suoi libri passati e dei suoi prossimi successi; tutto rappresentava lui ed il suo successo.
Non per nulla quello era l'aereo usato per pubblicizzare i suoi libri, nelle campagne.
Chi avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe servito anche come mezzo di trasporto vero e proprio? All'interno invece, il jet era molto più sobrio ed elegante: i rivestimenti erano in pelle, tutto ricordava un certo sfarzo, ma nulla ostentava ricchezza.
Decisamente, gli interni non li aveva scelti Rick Castle.
Lo scrittore, sempre più compiaciuto, guardava in viso la detective, incapace di smettere di sorridere.
-Castle, per l'ultima volta, dove stiamo andando? - Kate Beckett era furiosa. Sapeva che si sarebbe presto pentita di aver accettato la proposta folle di passare quattro giorni con Castle, ma...
Forse non si aspettava di doversene pentire così presto, tutto qui.
-Kate, fidati, ti piacerà! - la voce dello scrittore appariva sicura e suadente; avrebbe funzionato con qualsiasi donna del pianeta tranne una. Lei.
-Castle, sai che odio le sorprese... e non chiamarmi Kate! - la situazione si stava decisamente scaldando. Forse era giunto il momento di svelare la situazione.
-Va bene, ti dirò dove stiamo andando, a patto che ti calmi... sei in vacanza! - le disse lui continuando a sorridere. Lei si lasciò coccolare per un attimo da quello sguardo penetrante e da quel sorriso dolce, poi si riprese. Fece cenno di rilassamento, aspettando di sapere la destinazione.
-Stiamo andando a... Venezia! - Castle aprì le braccia, come se avesse appena annunciato che la donna di fronte a sé avesse appena vinto un milione di dollari. Dall'altra parte però non ottenne lo stesso entusiasmo. Si avvicinò a Kate, che era ancora senza parole.
-Kate, so che è una pazzia... ma... era il tuo sogno natalizio! E' il mio regalo per te! - Kate non credette alle parole che aveva appena sentito. La sua mente viaggiava alla velocità della luce, sfrecciando da uno stato di gioia infinita, ad uno stato catatonico, ad una rabbia così intensa che avrebbe presto bruciato il motore.
Richard sembrò accorgersi di questi sentimenti contrastanti, si inginocchiò accanto a lei e le sussurrò, prendendole le mani:
-Kate, so di non essere tuo marito... -
-No, infatti. - fu l'unica risposta che ottenne.
-Però, se me lo permetterai, vorrei essere il tuo cavaliere per questi giorni. - le rivolse lo sguardo più dolce e tenero che le avesse mai fatto. Lei non riuscì a resistere e sorrise.
Stava andando a Venezia!
-E per quanto riguarda i figli... - Kate lo guardò sorpresa. Non erano soli?
-Ho pensato anche a quello! - In quel momento entrarono Alexis e Martha nel jet: la prima carica di libri, la seconda ricoperta da uno scialle di seta azzurra.
-Alexis! - urlò Kate, che si alzò per abbracciare la ragazza.
-Che bella sorpresa!- disse infine, rivolgendosi a Castle. A tempo debito, l'avrebbe ringraziato come si doveva.
-Ah, ma non è lei la bambina – disse Castle, avvicinandosi alla figlia ancora carica di libri – Lei è la nostra guida. - Poi si girò verso Martha, sua madre, e tutti ascoltarono per un attimo la conversazione che stava avendo con un fattorino:
-Certo, caro ragazzo che tra le mie valigie ce n'è una completamente vuota! Come potrebbe essere un errore? Stiamo andando in Italia, hai presente? La nazione della moda! Al ritorno quella valigia sarà così piena da non riuscire a chiuderla... -
-Ecco – finì lo scrittore, sorridendo – è lei la bambina. - E tutti risero esaltati da quel momento magico.


Durante il volo.
-Non vedo l'ora di arrivare! - disse Alexis, stringendosi forte al braccio di Kate. Richard stava dormendo in una delle poltroncine alla fine del piccolo aereo, le braccia aperte ed il colletto della camicia slacciato in segno di resa. Martha stava leggendo un libro sulla meditazione Zen, poco lontana. Solo Kate ed Alexis erano ancora sveglie ed attive: erano le uniche due, in quel aereo, a non essere mai state non solo a Venezia, ma anche in Europa. Erano così elettrizzate che non riuscivano a smettere di parlare ed ad immaginare ciò che sarebbe successo una volta giunte a destinazione.
-Papà ha prenotato al Mulino Stucky, sarà grandioso! - disse Alexis, informando la detective dei dettagli del viaggio.
Kate rimase pietrificata: guardò verso Castle e fu felice che per una volta lui non potesse vederla. Si scoprì addolcita dall'immagine di lui così tranquillo, pacifico, addormentato. Sembrava un angelo con i capelli appena davanti agli occhi, la camicia semi aperta, le labbra screpolate...
Kate si immaginò mentre si alzava, lo raggiungeva e lo baciava così da poter bagnare quelle labbra così...
-Kate mi senti? - Kate tornò in sé stessa. Si riprese subito e pregò che Alexis non avesse notato nulla. Anche lei guardò il padre, poi il suo sguardo tornò su Kate.
-Anche io non vedo l'ora di arrivare in hotel. - disse la detective infine, rivolgendosi ad Alexis e aprendo una nuova conversazione su dove avrebbero potuto mangiare la sera stessa.
Ma prima che questa potesse iniziare, si levò una voce femminile dal fondo, che disse:
-Oh, mia cara, è sicuramente Richard quello che più ha voglia di arrivare in hotel. - Alexis guardò la nonna in modo colpevole, sperando di avere ancora un padre, la mattina successiva.


Nove ore, due turbolenze e parecchi drink dopo, il jet privato di Richard Castle arrivò all'aeroporto di Venezia. Nessuno parlava italiano (a parte Alexis, che si era comprata un mini dizionario sulle frasi più comuni), per cui tutti dovettero affidarsi alle cure premurose degli assistenti aeroportuali.
Questi indicarono loro dove prelevare le valigie (una sola di Kate, due di Alexis e ben quattro di Martha; tale madre, tale figlio), dove dirigersi per prendere un taxi che li avrebbe portati ai vaporetti. Fu così che il viaggio fu prolungato di un'altra ora, in cui la pioggia picchiava forte e la marea si alzava inesorabilmente.
A chiunque incontrasse, Castle diceva:
-Sapete, io sono per metà Veneziano! - per fortuna il vento spargeva le sue parole, incomprensibili in ogni caso ai veneziani. Kate fu subito incuriosita da quella storia, così si avvicinò a Martha, chiedendole spiegazioni.
-Lo dice in ogni posto in cui va. Non avendo conosciuto suo padre, pensa che questo possa essere di qualunque città del mondo, per cui si sente un po' figlio di Venezia, di Parigi, di Londra... - Martha scosse la testa in segno di disapprovazione. Kate rise e cercò di non pensare a quanto Richard potesse essere triste per l'assenza di una figura paterna.
Una volta saliti sui vaporetti, tutti restarono ammirati dalla bellezza di Venezia: Alexis abbracciò silenziosamente il padre che, incantato, guardava gli alti palazzi veneziani con ammirazione.
Qualche volta indicava alla figlia dove guardare, facendole notare quei piccoli dettagli che solo un uomo colto e attento come lui soleva notare. Kate invece si perdeva in altri dettagli, diversi da quelli architettonici: notò subito che a Venezia era Natale in ogni angolo della città.
Ogni casa, al suo interno, aveva un grande albero pieno di decorazioni e di luci; in ogni giardino c'erano fiocchi rossi, alberi addobbati, perfino babbi natale finti che con le loro scalette scendevano dai balconi...
Per questo, senza pensarci, uscì dalla parte interna del vaporetto, e andò a guardare fuori: l'acqua rifletteva quelle luci colorate e le moltiplicava; tutto era così magico, così vivo, così vero. Avrebbe voluto rimanere lì, a fissare il Natale rispecchiato sull'acqua di Venezia, per tutta la vita.
Ben presto però il freddo vinse e si vide costretta a rientrare. Raggiunse senza difficoltà Castle, che la aspettava con un sorriso raggiante.
-Hai visto che spettacolo? - le sussurrò all'orecchio.
-E' bellissimo, Richard. - disse lei, quasi con le lacrime agli occhi. Rick la guardò come se fosse un diamante prezioso. Ogni cellula del suo corpo amava quella donna più di qualsiasi altra cosa; eccetto Alexis. Ma quello era un amore completamente diverso.
Senza pensarsi, e spezzando la promessa che lo scrittore aveva fatto con sé stesso, cioè di non importunare la detective e di non farsi trascinare dai sentimenti, Castle alzò la mano e con le dita calde prima accarezzò il viso bagnato dalla pioggia della detective, poi le toccò dolcemente i capelli, catturando nelle dita le gocce di pioggia.
Kate vibrò sotto quel tocco angelico, e desiderò con tutta sé stessa di abbracciare quell'uomo e di sentire quelle mani calde sul proprio corpo; quando si riprese e tornò alla realtà Kate tremò appena sentendosi accarezzare i capelli.
-Cosa c'è? - le chiese lui, sperando di non aver sbagliato. Di nuovo.
-Nulla – rispose lei – un brivido di freddo. - mentii.
Castle si tolse il proprio giaccone sotto gli occhi increduli di tutti, e lo avvolse attorno a Kate.
-Castle, ma sei impazzito? Ci saranno meno 5 gradi! - Lui la guardò con quello sguardo minaccioso che le rivolgeva in centrale.
-Toccami – le disse con aria di sfida, indicando la propria pancia.
-Senti quanto caldo sono. - La detective accettò la sfida. Insomma era solo una pancia, cosa poteva accadere?
La mano della detective si allungò appena, e toccò quella parte del corpo avvolta dai maglioni.
La detective arrossì all'istante. Era caduta in una trappola in cui non doveva cadere.
-Cosa c'è detective? - le chiese lui, malizioso.
-Decisamente – disse lei, ritirando la mano e stringendosi nel giubbotto di Castle – non hai bisogno della giacca. - E si girò verso Martha, che la guardò come se fosse ovvio che quello del figlio era un tranello del diavolo. Ancora non lo conosceva?
Kate Beckett sorrise, nascondendo il volto ancora arrossato dalla vergogna.
Quando aveva sfiorato il corpo di Castle due cose l'avevano sorpresa più di qualunque altra: la prima era che quell'uomo era ad una temperatura esageratamente elevata; quasi si era scottata toccandolo e subito immaginò quanto dovesse essere bello stare sotto le coperte con lui, quando fuori era inverso...
La seconda cosa che avvertì fu che quel pezzo di carne non era semplicemente una pancia. Era un concentrato di duri e ben formati addominali.
Maledizione pensò la detective. Sarà più difficile del previsto...
E ancora non sapeva quanto.





ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Non ho mai aggiornato tanto in fretta... Aspettatevi un aggiornamento dietro l'altro per questa serie, deve essere finita entro Natale per partecipare ai NESA!!
Ma non voglio perdermi in chiacchere...
Prima di tutto volevo ringraziare di cuore le 10 persone che hanno commentato il primo capitolo di questa ff e tutti coloro che l'hanno letta ed apprezzata: grazie mille a tutti! Spero che anche questo secondo capitolo riscontri lo stesso successo...
So che non è ciò che vi aspettavate: anche io avevo pensato di saltare il viaggio e di andare direttamente in hotel con i nostri protagonisti, ma poi mi sono persa nei meandri del racconto, e così ecco a voi il secondo capitolo: IN VIAGGIO.
Vi prometto che nel prossimo episodio si arriverà in hotel, non disperate!!
Ho una piccola comunicazione da fare, prima di salutarci fino ai prossimi aggiornamenti: inizialmente avevo messo RATING VERDE per questa storia; ho intenzione di cambiarlo in ARANCIONE ed ora ve ne spiego le motivazioni.
Come avrete notato c'è parecchia tensione sessuale tra i protagonisti, che crescerà sempre di più di capitolo in capitolo...
Spero che la cosa non vi dispiaccia, anzi spero che aumenti in voi la curiosità... se ne vedranno delle belle! Come dicevo alla mia amica Lucia, sto scrivendo una scena futura nel centro benessere in cui...
Phaahhahahahha non riesco a smettere di ridere, scusate!!
Non posso dirvi nulla, per scoprirlo non vi resta che continuare a leggere questa serie!
A presto ed ovviamente, OGNI COMMENTO SARA' MOLTO GRADITO!
Berenike



(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 3
*** Viaggio di Nozze ***


Insieme a Venezia




Capitolo 3: Viaggio di Nozze

Il viaggio in vaporetto non fu lungo. Dopo soli 10 minuti la famiglia Castle e la detective Kate Beckett arrivarono alla sponda destra dell'isola della Giudecca, in cui si trovava il bellissimo hotel Hilton, denominato Mulino Stucky. Arrivarono subito due uomini per aiutare gli ospiti con le valigie (Kate fece resistenza per lasciare andare la sua, ma nulla fece desistere quei due poveri facchini), ma dovettero subito entrare costretti dalla pioggia e dal vento.
Entrando, Kate sbuffò. Avrebbe voluto guardare meglio l'esterno del vecchio Mulino, ammirare la sponda su cui erano approdati, toccare con una mano l'acqua fredda e capire che era davvero a Venezia... Che non era tutto un sogno...
Una volta entrati, tutti rimasero senza parole: l'hotel era semplicemente enorme, decorato in ogni angolo. C'erano alberi addobbati ovunque in quella reception, e ancora decori, fiocchi, ghirlande!
Castle notò che alle pareti erano appese foto di Venezia e le indicò anche a Martha. Questa ignorò l'invito del figlio e si mise a braccetto di Kate che, sorridendo, avanzava sicura. Al suo passaggio, tutti si giravano a guardarla: traspirava sicurezza da ogni poro, per non parlare della sua aria da Detective.
Una donna sicura di sé, è una donna sexy.
Castle si accorse subito di queste attenzioni, e le si avvicinò con la scusa delle foto al muro; dopo tutto quello che aveva organizzato, non aveva nessuna intenzione di farsela portare via da un affascinante italiano.
Non puoi farti portare via qualcosa che non è tuo gli disse una voce nella sua testa.
Castle abbandonò il sorriso per qualche secondo, ma poi non resistette a quell'aria natalizia che era semplicemente travolgente. E sorrise.
E' arrivato il momento si disse tra sé e sé. Sorpassò con passo veloce le donne, compresa Alexis che era quella che guidava il gruppo, e si avvicinò subito alla reception.
-Posso aiutarla? - si rivolse a lui una giovane signorina. Castle esibì tutto il proprio fascino.
Si guardò intorno: Alexis era al suo fianco mentre Martha aveva rapito Kate e le stava mostrando il lusso utilizzato in quella sala. Ringraziò il cielo di non dover morire di fronte a tutte quelle persone.
-Certo – si affrettò a dire, prima che Beckett riuscisse a sentire anche una sola parola di quella conversazione. - Ho una prenotazione sotto il nome di Richard Castle. -
Lo scrittore e la figlia si sorrisero: era giunto il momento che tutti (tranne Kate) stavano aspettando.
La signorina al bancone dette loro tutte le indicazioni per le cene, le colazioni, dove trovare le camere; diede loro delle mappe dell'albergo, indicò dove trovare la piscina ed il centro benessere; diede loro due chiavi (che Castle nascose immediatamente) e augurò loro una buona permanenza.
Rick ed Alexis salutarono esibendo un precario uso dell'italiano e si avviarono verso gli ascensori.
Poco lontano, Martha e Kate si accorsero del loro movimento, e li seguirono. Tutti sorridevano divertiti da quell'atmosfera speciale: perfino in ascensore c'era un piccolo albero di Natale tutto addobbato.
Poteva essere più Natale di così?
Castle si stava vantando del fatto di aver prenotato suite per tutti, e si stava già preparando al sapore dello champagne che avrebbe trovato in camera insieme ad un cesto di frutta fresca, quando le porte dell'ascensore si aprirono.
Quarto piano. Lo scrittore diede la chiave della camera alla madre che, seguita da Alexis e da due fattorini, si avviarono verso la stanza numero 408.
L'uomo guardò poi il numero d'oro ricamato sulla seconda chiave: 469. Prese la cartina dell'albergo. Loro erano da tutt'altra parte.
Kate lo guardò sospettosa e gli chiese:
-A me non dai la chiave della mia camera? - Castle sorrise.
Non era ancora giunto il momento di morire. Sentì il proprio cuore accelerare il battito.
Da lontano sentì Martha urlargli:
-Buona fortuna! - il figlio rispose con un cenno della mano. Sentì il proprio respiro diventare più affannoso e sentì le guance divampare di calore; guardò Kate e si perse nei suoi occhi color nocciola.
Poteva una donna così bella, essere anche tanto temibile? Certo, sola una però: lei.
-La chiave della tua camera la tengo io per il momento, ti accompagno. - le disse infine, sperando che la detective scoprisse la verità più tardi possibile.
Questa credette alla bugia dello scrittore e si fece scortare davanti alla camera.
469. Eccola. La camera di Beckett e Castle.
-Ora posso avere le mie chiavi? - chiese, agitando le mani. La detective era chiaramente eccitata all'idea di dormire in una suite. Si passò la lingua tra le labbra, assolutamente perfetta.
-Certo – disse Castle, tirando fuori le chiavi dalla tasca.
-Tu che numero sei? Sei vicino alla mia camera? - Castle sorrise.
-Non sai quanto... - entrambi sorrisero, e fu allora che Beckett iniziò ad essere sospettosa.
-Castle, c'è qualcosa che devi dirmi? - lui sorrise di nuovo. Non era affatto un buon segno.
-No nulla. Non sei curiosa di vedere la tua camera? - le disse, con aria tenera. Pregò con tutto sé stesso che il proprio piano funzionasse, non voleva morire, era ancora troppo giovane.
Kate gli prese la chiave dalle mani senza che lo scrittore se ne accorgesse. La guardò per qualche secondo e sorrise. Niente avrebbe potuto rovinare quei giorni Veneziani, nemmeno Castle...
La Detective inserì la chiave nella toppa, sorridendo come non mai. Non voleva dare all'uomo la soddisfazione di sapere che portarla a Venezia era stato il regalo più bello che avesse mai ricevuto, ma non riusciva a contenere la propria gioia.
Girò la chiave nella serratura ed aprì la porta, il cuore che batteva a mille. Le luci erano ancora tutte spente, così non riuscì a vedere assolutamente nulla.
-Aspetta! - le disse Castle all'improvviso, facendola sobbalzare. Lei si girò verso di lui e assunse quell'aria interrogativa che tanto faceva impazzire Castle.
-Chiudi gli occhi... - Kate lo guardò come le stesse chiedendo di spogliarsi.
-Ti fidi di me? - le chiese infine, notando il suo imbarazzo. La donna guardò negli occhi lo scrittore, e si perse immaginando le sue mani calde toccarle gli occhi per chiuderglieli...
Quelle mani non si fecero aspettare. Richard le alzò, le avvicinò al viso di Kate che socchiuse gli occhi, continuando a guardare le labbra carnose dello scrittore. Appena quelle mani calde e grandi la toccarono, ebbe un sussulto e tremò appena. Chiuse gli occhi e lasciò che Richard la guidasse.
-Batti le mani. - le disse, facendola avanzare di qualche passo.
Kate non domandò a cosa servisse quel gesto; appena iniziò a battere le mani, vide attraverso le mani chiuse di Castle davanti ai suoi occhi, tutte le luci accendersi.
Non era mai stata in una suite, né mai aveva visto delle luci accendersi e spegnersi attraverso il battito delle mani. Magico.
-Ora posso guardare? - chiese lei, dolcemente. Non avrebbe mai voluto separarsi da quel calore maschile, ma prima o poi doveva succedere.
-No, non ancora. Rimani ferma qui, accendo l'albero. - Kate rimase ferma in quello che le parve il centro della camera. Sentì la porta chiudersi, avvertì Castle spostarsi in fretta e immaginò stesse accendendo l'albero di Natale. Aveva un albero di Natale in camera?
-Ora puoi aprire gli occhi... -
Kate Beckett ci mise qualche secondo prima di rendersi conto di dove si trovava. Era al centro della camera più bella che avesse mai visto. Era grande, ma non troppo; davanti a lei c'era un immenso letto matrimoniale, sopra cui erano state sparse delle rose. Alla sua destra c'era un angolo cottura: su ogni credenza o cassetto erano state appese luccicanti decorazioni natalizie. Notò subito che sul tavolo c'era una bottiglia di Champagne, frutta fresca, un Pandoro e un biglietto d'Auguri da parte di tutto lo staff. Poi guardò verso Richard, che era accanto all'albero di Natale più grande, caldo ed accogliente che avesse mai visto: brillava di mille luci, era decorato d'oro con angeli e fiocchi bianchi come la neve. Castle la guardava divertito: lui era abituato a quel lusso, mentre Kate era nuova in quell'ambiente. Solo in un secondo momento notò la grande vetrata dietro all'uomo, che dava sul Canale. Kate sorrise come non mai, e si diresse verso Richard.
-Grazie, io non so cosa dire... - Richard la prese per mano. Non si era aspettata un tale gesto, ma si lasciò trasportare dall'atmosfera romantica.
Era proprio vero ciò che dicevano di Venezia: è una città magica, piena di romanticismo.
Come sotto incantesimo si perse nello sguardo tenero dello scrittore, ma poi, come nello svegliarsi da un bel sogno, di ritrasse e si allontanò appena da lui. Si era ripromessa di passare quattro giorni fantastici, senza coinvolgimenti emotivi.
-Vieni. - le disse lui, riprendendola per mano. Questa volta i loro sguardi non si incontrarono, semplicemente Castle la guidò verso le due porte tra la cucina e la camera da letto.
-Cosa ci sarà dietro a queste porte? L'ingresso per Narnia? Una camera segreta? - scherzò lui.
Voleva vederla ridere e quando ci riuscì, si rilassò appena.
Kate non disse nulla, sorrise appena e aprì la prima porta. Quasi urlò trovandosi di fronte alla cabina armadio più lussuosa che avesse mai visto; era pressoché vuota, ma bellissima. Fu allora che Kate capì subito cosa poteva nascondersi dietro alla seconda porta, che si precipitò ad aprire.
Fu così presa dalla sua euforia, che non notò lo sguardo cubo di Castle.
Era giunto il momento di morire.
Kate entrò nella seconda porta: il bagno. Al centro c'era una iacuzzi da due persone, e sognò di immergersi per tutta la notte e non far altro che giocare con le bolle dell'idromassaggio.
Poi si guardò intorno: era un bagno elegante, lussuoso, ricco di elettrodomestici super tecnologici ed assolutamente inutili.
Ricchi, pensò la detective con disgusto.
Poi si perse in dettagli che prima non aveva notato. Castle, all'esterno del bagno, restava in silenzio, in attesa...
Beckett contò: due paia di pantofole, due asciugamani, due accappatoi, due phon, due asciugamani più piccoli, due costumi per la iacuzzi (uno maschile ed uno femminile)...
Due, due, due.
E allora capii.
-Castle! - urlò la detective uscendo dal bagno e dimenticandosi di battere le mani per spegnere la luce.
Lo scrittore la guardò con aria innocente. Era sicuro che lei avrebbe capito subito. Fece qualche passo indietro...
-Quello sguardo da cucciolo abbandonato in autostrada non funzionerà, questa volta! - Castle sorrise appena. Assunse l'aria più discolpante che riuscisse a fare, e la guardò.
-Richard Castle, non dormirò con te! - Castle alzò le mani, come per dire che non aveva scelta.
Poi finalmente, parlò.
-Kate, ho prenotato ieri... Non c'erano altre camere disponibili in tutta Venezia... -
-Non mi interessa! Perché non posso dormire con Alexis? - Castle la guardò divertito.
-Mia madre russa come un rinoceronte. Piuttosto dormo in corridoio! -
-Bene allora tu dormirai con Alexis, ed io con Martha. Siamo due donne adulte, ce la caveremo... - gli disse, spingendolo verso la porta.
-Alexis è un'adolescente e si vergogna a dormire con suo padre... sai, il suo corpo sta cambiando... Dai, Kate, questa era l'unica possibilità! - La detective continuava a spingere l'uomo verso la porta.
Gli toccò gli addominali, i muscoli delle braccia; ora nulla aveva più importanza.
Non poteva, decisamente non poteva, dormire con lui.
Kate aprì la porta. Castle la guardò supplicando.
-Dove mi stai portando? - le chiese, gli occhi chiusi in una fessura.
-Nel luogo in cui dormirai per le prossime notti. - Kate lo lasciò. Lui era appena fuori dalla camera, lei invece era ancora dentro la stanza. Per un attimo si guardarono in cagnesco, e Beckett sbatté la porta in faccia allo scrittore. Castle sentì appena pronunciare, al di là della porta:
-In corridoio! -
Kate si schiacciò contro la porta d'entrata. Era consapevole di essere stata troppo dura con Richard, ma dormire insieme era decisamente troppo.
Toc, Toc
Sentì bussare alla porta. Un caldo rabbioso le invase ogni fibra del suo corpo, e urlò infuriata:
-Castle, ti ho detto che non dormiremo insieme! -
Toc, Toc
Ancora! Questa volta non urlò nulla, pensò che prima o poi si sarebbe stancato di importunarla.
Toc, Toc
Questo era decisamente troppo! Kate si girò di scatto, aprì di forza la porta e disse:
-Castle, sono capace di farti arrestare per molestie... - La donna si vergognò come mai in vita sua.
Di fronte a lei non c'era Richard, bensì i fattorini, con le valigie.
-Signora Castle, vi abbiamo portato le valigie. - Kate sorrise forzatamente. Richard era dietro ai due uomini, ed entrò con loro quando questi portarono nella stanza il piccolo trolley della detective e la grande valigia di Castle.
-Grazie mille. - disse lei, rivolgendosi verso i due uomini. Cercò di ignorare il sorriso compiaciuto dello scrittore.
-Va tutto bene, Signora? - le chiesero questi, non potendo passar sopra a ciò che era appena successo. Kate ci mise qualche secondo a rispondere, ma Castle fu più veloce di lei:
-Ma certo – rispose sfoggiando il suo sorriso migliore – Io e mia moglie stiamo passando qui il nostro viaggio di nozze e, sapete come sono le donne... - fece un occhiolino ai due.
Kate divenne tutta rossa e si domandò a cosa Castle si riferisse. Quel maledetto.
-Buona permanenza allora. - risposero i due facchini, indicando il letto matrimoniale e sorridendo compiaciuti.
Si chiusero la porta alle spalle. Castle abbracciò Kate e le si avvicinò più di quanto gli fosse permesso. La donna sentì il suo corpo andare a fuoco nel contatto con quello statuario di Castle.
Fece per sottrarsi a quel contatto, ma lo scrittore era più forte della sua debole volontà.
Maledetta aria magica di Venezia.
-Dai, Kate... ci divertiremo un mondo! - Lui la guardò dolce e sexy allo stesso tempo.
Kate sperò con tutto il cuore che l'idea di divertimento dello scrittore non coincidesse con le immagini che le si stavano formando nella mente...
A letto, insieme... Sarebbe riuscita a resistergli?
-Tu dormi per terra. - gli disse, andando indietro con la schiena, per evitare ulteriori contatti.
Troppo tardi, Richard la cingeva forte, senza dar segno di volerla lasciare andare.
-Kate, è Natale... - piegò appena la testa verso destra. Kate non riuscì più a resistergli.
-E va bene, ma solo perché la stanza l'hai pagata tu! Però ti avverto – disse, riuscendo finalmente ad allontanarsi da lui – io dormo con la mia pistola. Un solo passo falso, e sei un uomo morto. -
Castle mandò giù la saliva. Adorava quel lato aggressivo della donna, rendeva il gioco ancora più divertente e sensuale. Infine annuì, in segno di accordo.
Poi si avvicinò verso la porta e senza girarsi verso la detective la aprì.
-Dove vai? - Castle sorrise sentendo la voce della detective. Era la stessa voce che le mogliettine hanno quando il marito esce di casa senza dir loro nulla. Anche Beckett sembrò accorgersi di questo suo tono pieno di saccarosio, e si riprese subito.
-Andiamo a cena? - le disse, voltandosi verso di lei e ridendo come non mai.
-Alexis e Martha saranno già a tavola. - Aggiunse, dando un'occhiata al suo costoso Rolex.
-Tu vai – rispose la Detective. Il tono decisamente più duro del precedente – io rimango qui a farmi un bagno, non ho fame. -
Castle le fece un segno con la mano, salutandola. Infine chiuse la porta dietro di sé.
Ma non si avviò subito verso il ristorante quattro stelle del Mulino Stucky. Rimase fermo, per qualche secondo, immaginandosi la Detective Beckett nuda dentro la iacuzzi.
Prima che i suoi pensieri si mostrassero anche all'esterno del proprio corpo, sentendo l'eccitazione impossessarsi delle proprie vene come fuoco, cacciò quel pensiero piccante e si diresse verso il piano terra.
Venezia era davvero una città magica.





ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Sarò breve, non voglio tediarvi con i miei giri di parole!
Prima di tutto vorrei SCUSARMI con tutti voi lettori per il ritardo con cui ho postato questo terzo capitolo: dovete essere pazienti con me, sono sotto esami all'università e mi sto dando allo studio selvaggio!
Poi vorrei RINGRAZIARE di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito i due primi capitoli di questa serie: siete stati tantissimi, e tutti fin troppo gentili con me... GRAZIE MILLE DAVVERO!
Quando ho iniziato questa ff, non avrei mai pensato che potesse piacere tanto!
Ecco quindi il terzo capitolo: spero vi piaccia! Non so ancora dirvi quanti saranno in totale i capitoli di Insieme a Venezia, posso solo sperare di riuscire ad aggiornare e a finire il tutto entro il 25 Dicembre... Vorrei far partecipare questa storia ai NESA NATALIZI...
A proposito di NESA... Mi rivolgo a tutti gli scrittori che mi hanno dato la loro adesione a partecipare ai NESA di GENNAIO, con tematica CASTLE: vi confermo che il concorso ci sarà, quando ci si avvicinerà alla data delle iscrizioni, scriverò a tutti una mail per speigare meglio i vari procedimenti! Grazie ancora per la vostra partecipazione, ricordo a tutti che ci si può iscrivere fino al 25 GENNAIO, per cui, per chi mi avesse detto di no e sta avendo dei ripensamenti, si può aggiungere senza problemi!
Come al solito mi sono dilungata troppo, chiedo umilmente perdono!
Vi prego solo di farmi sapere cosa pensate di questo capitolo: so che in questo periodo siamo tutti molto impegnati, però una recensione porta via talmente poco, regalando però così tanto, che davvero apprezzerei ogni vostra opinione, per quanto piccola o corta possa essere!
Vi ringrazio anticipatamente e vi abbraccio uno a uno; ci leggiamo ai prossimi aggiornamenti...
Berenike




(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 4
*** Una verità ingombrante ***


Insieme a Venezia




Capitolo 4: Una verità ingombrante

Poche ore dopo lo scrittore di fama mondiale Richard Castle si avviò verso la propria stanza.
Aveva passato una serata incredibilmente piacevole: aveva cenato nel ristorante più chic dell'hotel (aveva potuto scegliere tra ben cinque ristoranti); aveva mangiato pesce fresco e ben curato, aveva scherzato con Alexis e Martha, che furono sorprese di vederlo ancora vivo.
-La Detective non ti ha ancora sparato? - gli disse Martha appena lo vide. Castle rise sonoramente. Poi assunse un'aria seria e le rispose:
-No non ancora. Ma non manca molto... - Alexis lo aveva abbracciato con affetto.
Era tutto perfetto.
Con la scusa della stanchezza per il viaggio però, lo scrittore finì presto la serata con la propria famiglia e si diresse in camera subito dopo aver cenato. Era combattuto tra la voglia irrefrenabile di sorprendere la Detective nuda nella iacuzzi, e il desiderio di stare insieme a lei, semplicemente ballare, parlare e stare insieme, come due persone adulte.
Spinto più dal primo istinto che dal secondo, Richard si precipitò al quarto piano e si fermò così davanti alla porta: cercò di sentire qualche rumore, ma nulla. Doveva farsi avanti senza difese.
Toc, Toc
Si era dimenticato lo chiavi, nella foga di uscire. Sperò con tutto il cuore che la Detective non stesse dormendo.
Questa, al contrario, gli aprì subito, senza farlo attendere se non pochi secondi.
Appena aprì la porta, Castle notò che si era cambiata: ora indossava una tuta nera che le aveva già visto quando una volta era andato a vederla allenarsi. Stava benissimo: le forme si vedevano appena sotto quel tessuto elastico, che si adagiava al corpo della donna in maniera impeccabile.
-Ti ho disturbata? - le chiese dolcemente lo scrittore, sperando di non scatenare una seconda lite.
-No, non ti preoccupare. - Lei tornò china verso la propria valigia. Stava riponendo le proprie cose nella cabina armadio, ormai aveva quasi finito.
-Com'è stato il bagno? - Castle non riuscì a trattenersi. Non voleva, non doveva pensare a quell'episodio, ma la sua mente traditrice gli portava alla mente continuamente l'immagine della Detective in iacuzzi. Da impazzire.
Kate non sembrò accorgersi dell'eccitazione dell'uomo, così rispose animatamente:
-Benissimo! E' una vasca meravigliosa... idromassaggio! - disse, come fosse una bambina di fronte ad una bambola nuova.
-Sono felice che ti sia piaciuta... - le rispose lui, senza nascondere un certo imbarazzo. Avrebbe voluto anche lui rilassarsi in quella trappola di acqua e bolle, ma non da solo.
-Ti ho portato una cosa. - disse improvvisamente poi, iniziando a disfare la propria valigia. Da dietro la schiena le porse un cestino, un carico abbastanza pesante per un contenitore così piccolo.
-Cosa? - Kate sembrò sorpresa. Annusò il contenuto del cestino: un profumo decisamente invitante.
Si sedette sul letto ed aprì curiosa il contenitore di quelle prelibatezze: era affamata. Il suo orgoglio le aveva vietato di scendere a cena insieme all'uomo con cui avrebbe dovuto dormire, ma ora non poteva vietarle di sbranare quei due panini ed un tramezzino che Castle le aveva portato. All'interno del cestino notò anche una bottiglietta d'acqua, un caffè da portar via (Kate sospettò fosse il caffè che le piaceva tanto e che lo scrittore le portava ogni mattina al distretto), e della frutta.
Castle disfò la valigia mentre la osservava sbranarsi il cestino che le aveva portato: era semplicemente meravigliosa quando era concentrata in qualcosa. Se ne scopriva innamorato ogni secondo che passava insieme a quella donna.
-Cosa c'è? - gli chiese lei, vedendo che la stava osservando senza mai sbattere le palpebre.
-Nulla – Castle si svegliò come da un sogno. - Mi sono incantato! - sorrise dolcemente. Mentre finiva di riporre le proprie cose nei vari cassetti, si domandò cosa avrebbero fatto lui e Kate per tutto quel tempo da passare insieme. Ebbe paura dell'imbarazzo che si sarebbe potuto creare; pensò infine che forse sarebbe stato meglio dormire con sua madre, nonostante russasse come un trombone.
-Richard, corri! - Lo scrittore non se lo fece ripetere due volte. Sorpassò velocemente la cabina armadio e rise quando scoprì Kate premuta contro la vetrata, il naso schiacciato pur di guardar fuori, più lontano possibile. Lui le si avvicinò lentamente, come fosse stato un gatto, per non farla sobbalzare. Quel viaggio gli stava rivelando una Kate curiosa, bambina, dolce, orgogliosa...
-Guarda, nevica! - Rick si avvicinò alla grande vetrata. Appoggiando le mani sul vetro, notò che era molto freddo, e ritrasse le mani come fosse stato ghiaccio. Kate, al contrario, non si mosse.
Poi lo scrittore guardò fuori: la prima cosa che pensò fu che sarebbe stato impossibile descrivere a parole descrivere quello spettacolo.
La neve scendeva pigramente dal cielo, ballando nel buio tra le stelle; alla fine, si confondeva con il mare del Canale e si immergeva nell'acqua gelida fino a sciogliersi.
Era uno spettacolo insieme magico e straordinario. Castle si girò verso Kate: lo spettacolo più bello di tutti però, ce lo aveva di fianco.
Doveva andare fino a Venezia per capire che la cosa più preziosa l'aveva sempre avuta accanto?
La detective stava ancora fissando la neve: i suoi occhi erano rapaci di quello spettacolo, si spostavano attenti da un fiocco di neve all'altro. La sua mente però sapeva che gli occhi dell'uomo erano posati su di lei e su di lei soltanto; avrebbe dato qualsiasi cosa pur di trovarsi sotto la neve insieme a Castle.
-Ho un idea folle! - disse Rick all'improvviso.
-Non avevo dubbi... - rispose sarcastica la donna.
-Perché non andiamo giù a giocare con la neve? - Lo scrittore sorrise ancora.
Maledizione. Kate cercò di resistergli, ma era più difficile di quanto pensasse.
Sopratutto quando la guardava con quello sguardo dolce, quando le sorrideva come se lei fosse la cosa più bella del mondo...
-Sei matto? Fa freddissimo fuori! - Kate, al sol pensarci, si strinse nella sua felpa della tuta.
Castle le sorrise ancora. Ecco di nuovo quell'espressione da cucciolo.
-Per favore... - Decisamente resistergli era cosa non facile.
-E va bene, te lo concedo, sarà divertente! -
Castle passò il giubbotto alla donna, si vestì con il suo e la seguì quando questa uscì per raggiungere il pian terreno.


Dopo due ore di palle di neve, di urla, di prese, di affetto e di malizia, Richard e Kate tornarono nella propria stanza. Ormai erano le undici passate della Vigilia di Natale e loro erano più felici che mai. In ascensore, Castle notò che la donna aveva le guance rosse per la fatica: si erano ricorsi, avevano lottato come bambini e com'era prevedibile, aveva vinto lei.
Ma poco importava: si erano divertiti ed ora erano più stanchi che mai.
Kate tremava dal freddo: mentre era fuori a giocare non si era accorta del freddo che facesse ma, ora che era al caldo, sentiva la differenza di temperatura come se fosse nel deserto e fosse stata in un ghiacciaio.
La coppia entrò in camera: entrambi si tolsero le giacche, e sfiniti, ancora con il fiatone ed il cuore martellante nel petto, si distesero sul letto.
Castle si buttò ed istintivamente si mise a forma di stella: era tutto sudato, aveva caldo per la corsa e per quella differenza di temperatura improvvisa.
Kate al contrario si rannicchiò nell'angolo, cercando di concentrare tutto il calore che le era rimasto e non farlo uscire dal proprio corpo.
-Kate, stai tremando? - Rick si alzò appena con il busto, e notò che la detective era all'angolo, tremante. Aveva le mani rosse e i denti le battevano.
Non gli rispose.
-Spogliati. - le ordinò lo scrittore, alzandosi in piedi.
Kate sollevò la testa da dentro le braccia.
-Scusa? - era sbalordita.
-Stai tremando. Spogliati. - Lo scrittore iniziò a togliersi il maglione di cachemire, la camicia, i pantaloni. Rimase solo in boxer e in canottiera.
Kate lo guardò per un secondo, poi distolse lo sguardo.
-Spogliati. O prenderai un raffreddore. - le ordinò ancora.
Kate cercò di resistere poi guardò quell'uomo che emanava calore da ogni cellula: sapeva che se ne sarebbe pentita, ma o abbracciava un termosifone, o sentiva che sarebbe morta dal freddo.
Non poteva permettersi di passare i seguenti tre giorni chiusa in casa con la febbre. Doveva accettare le conseguenze delle proprie azioni.
Si alzò in piedi ed iniziò a spogliarsi velocemente: era una tortura togliersi i vestiti.
Davanti a Castle.
Lo scrittore fece il gentiluomo e non la guardò: al contrario entrò nel letto e disse
-Intanto scaldo il letto... - Sorrise preoccupato.
In un secondo Kate era pronta: si era tolta la tuta nera ed ora aveva solo i calzini di lana, ed un completino intimo di seta.
Castle cercò di non guardarla, ma i suoi occhi traditori agirono senza il suo permesso.
-Stavi aspettando qualcuno? - scherzò, notando l'eleganza del suo abbigliamento intimo.
Kate lo fulminò con lo sguardo ed entrò nel letto.
Notò subito che era bollente: Richard aveva scaldato con la sua sola presenza tutto il letto, poteva sentire il profumo maschile in ogni dove.
Poi lo scrittore le si avvicinò.
-Castle, non mi pare il caso... - Lui le si avvicinò ancora.
Kate scappò da quelle mani che si allungavano sotto le coperte calde, ma presto il letto finì e dovette fermarsi.
-Castle, preferirei di no, sto bene così...-
Lui sorrise ancora. Le si avvicinò fino al bordo del letto, poi con forza la tirò a sé come se fosse la cosa più fragile e leggera dell'universo.
Kate al suo tocco si sciolse: era bollente, mentre lei si scoprì fredda come la neve con cui avevano giocato.
-Senti come sei fredda... Vieni qui. - Se la tirò ancora verso sé, delicatamente. La detective si lasciò fare questa volta, succube di quel calore così avvolgente.
I loro corpi non erano mai stati così vicini: il seno di Kate era appoggiato al petto di Richard che emanava un calore immenso. Le loro gambe erano intrecciate e Beckett cercò i piedi dello scrittore per appoggiare i propri: i suoi erano davvero freddissimi.
Se proprio doveva andare all'inferno...
Solo i loro bacini non si stavano toccando, anche se Kate poteva sentire distintamente gli addominali premere contro la propria pancia. La donna contrasse tutti i muscoli: non ne aveva bisogno, ma non voleva perdere in quella gara.
Poco a poco la donna si scaldò, ma mai, nemmeno per un secondo, Richard la lasciò andare: anzi, Kate poteva sentire le sue braccia muscolose stringerla forte come se per la prima volta potesse dirle che non l'avrebbe mai lasciata.
Come ghiaccio al sole, la detective si sciolse: Castle la guardava teneramente, preoccupandosi di scaldarle la pancia, le gambe, i piedi, le mani.
Poi, per un movimento sbagliato, il bacino di Kate si scontrò con quello di Richard.
Ci volle un secondo perché lei analizzasse la situazione, mentre Castle abbassò lo sguardo, conscio di ciò che sarebbe presto accaduto.
-Tu! - lo additò la detective, alzandosi in piedi e liberandosi della sua stretta.
-Kate mi dispiace, ma...-
-Ma cosa? Tutto questo l'hai organizzato per cosa, per venire a letto con me? -
Castle tenne fisso lo sguardo. Si sentì in colpa per ciò che la detective aveva sentito sotto le coperte, quel chiaro segno di eccitazione maschile che lo aveva mascherato troppo presto, ma non voleva che pensasse che quella era tutta una sua macchinazione.
-Kate non è così, non è come pensi... - le disse. Questa si avvicinò appena al letto, coprendo Castle con le coperte.
-E com'è allora? - gli chiese inquisitoria. Sapeva che tutto quello era stato uno sbaglio, sapeva che non avrebbe dovuto partire...
-Kate, io sono un uomo. E tu sei... Bellissima. - A queste parole Kate si sciolse come se fossero stati ancora abbracciati. In effetti Castle non era persona da programmare tutto quello se non per passare qualche giorno felice con la propria famiglia e con un'amica.
Kate, improvvisamente imbarazzata per l'eccitazione di Castle e la sua reazione improvvisa a ciò che aveva sentito, si rivestì ed andò in bagno.
Kate cosa stai combinando? Non devi mostrarti così vulnerabile, così suscettibile. Sei una detective ricordi? Vedi cadaveri tutti i giorni, e poi ti scandalizzi per un'eccitazione?
Castle rimase fermo, nel letto, complice della propria colpa. Si alzò, si rivestì e pensò ad una buona idea per farsi perdonare. Possibile che non ne combinasse una giusta?
Quando la detective uscì dal bagno con un sorriso stampato in faccia, si sorprese di trovare Castle vestito, accanto al tavolo dell'angolo cottura, con una bottiglia di Champagne in mano.
-Che ne dici? - Richard sorrise dolcemente. Aveva già preparato i due bicchieri ed aspettava solo l'approvazione della donna.
-Versa pure, ne avevo proprio voglia... - Sorrise in cambio. Guardò involontariamente nei pantaloni dello scrittore: la situazione era tornata normale. Rabbrividii nel sentire ancora il membro di Castle contro la propria vita sottile.
Lui era così forte, così virile, così prepotente.
L'uomo, ignaro di tutto ciò che stesse succedendo, versò da bere e attese che Kate gli si avvicinò per brindare.
-A cosa brindiamo? - Chiese lui, senza azzardare nulla. Per quella sera era stato fin troppo coinvolto.
-A noi due, Insieme a Venezia. - disse Kate, sorridendo. Non c'era nulla di malizioso in ciò che aveva appena detto, era la pura verità. Era solo grazie a lui se ora lei era in quella città meravigliosa.
Entrambi alzarono i calici e brindarono alla magia e al romanticismo che regnava in quella stanza.
All'improvviso, in uno dei suoi tipici gesti folli, lo scrittore di gialli abbassò il calice, lo posò sulla tavola, e fece fare lo stesso alla detective.
Questa lo guardò preoccupata che potesse chiederle ancora di spogliarsi.
Non era nulla del genere: sapeva che Richard, tutto sommato, era un gentiluomo.
Castle si avvicinò allo stereo, sintonizzò una stazione radio qualsiasi e si inchinò verso Kate.
La detective non poteva credere ai suoi occhi: la stava forse invitando a ballare?
-Vuoi ballare con me? - Kate rise, in segno affermativo.
Pochi secondi e la canzone sconosciuta che stavano ascoltando finì. L'uomo alla radio annunciò in italiano il titolo della canzone successiva, e la coppia attese, in piedi mano nella mano.
E poi iniziò.
Let it Snow di Micheal Bublé.
Ed insieme al cantante canadese, anche Castle si mise a cantare, ballando insieme alla detective.
-Oh the weather outside is frightful, but the fire is so delightful, and since we've no place to go, let it snow, let it snow, let it snow! -
Kate rideva di gusto mentre Castle cantava e ballava insieme a lei. Poi fu il suo turno:
-It doesn't show signs of stopping, and I've brought some corn for popping, the lights are turned way down low, let is snow, let it snow, let it snow! -
-Vai così, detective! - Insieme intonarono le strofe successive, mentre ballavano, si guardano e si scambiavano sguardi divertiti. Fuori la neve sembrava cadere a tempo di musica.
Quando la canzone finì (fu Castle ad intonare l'ultimo: “As long as you love me so, let it snow, let it snow, let it snow!”) entrambi erano esausti.
Tornarono ai loro bicchieri e ancora con il battito accelerato e il fiatone, bevvero gli ultimi sorsi rimasti. E fu così che guardando la neve cadere fuori dalla grande vetrata, e dando un'occhiata al proprio orologio (00:04), Richard guardò negli occhi Kate e le sussurrò:
-Buona Natale, Detective. -
-Buona Natale, Rick. -






ANGOLO DELL'AUTRICE
A un solo giorno di distanza dal terzo capitolo, ecco a voi il quarto capitolo di questa serie, intitolato Una verità ingombrante.
Non so quanti di voi abbiano capito a cosa mi riferisco con questo titolo, spero sia chiaro alla fine della lettura!
Ho adorato descrivere un Castle eccitato ed una Beckett imbarazzata: insomma, per quanto lei sia una dura, non penso che rimarrebbe tanto indifferente all'eccitazione di Castle! :-)
La canzone che i due protagonisti cantano è una canzone secondo me meraivigliosa di Frank Sinatra, intitolata appunto Let it snow, e riproposta da Micheal Bublé nel suo album natalizio.
Potete ascoltare questa canzone QUI!... Spero piaccia a voi, com'è tanto piaciuta a me la prima volta che l'ho ascoltata!
Mi pare di aver detto tutto... Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito il terzo capitolo, spero continuerete a seguirmi!
Ovviamente, ogni recensione è sempre ben accetta...
La vostra,
Berenike




(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 5
*** Il mistero dell'Acqua Alta ***


Insieme a Venezia




Capitolo 5: Il mistero dell'Acqua Alta

La notte passò velocemente. Sia Richard che Beckett erano esausti dopo aver giocato sotto la neve ed aver ballato e cantato a tempo di musica con Micheal Bublé.
Al contrario di quanto la detective si aspettasse, Castle non si avvicinò mai a lei durante la notte, né cercò in alcun modo di toccarla: nel momento esatto in cui lo scrittore sembrò toccare la federa del cuscino, era già nel mondo dei sogni.
Kate ci mise qualche minuto in più ad addormentarsi, poi però sopraffatta dalla stanchezza, si abbandonò al tepore del letto matrimoniale, chiuse gli occhi e sentendosi protetta ed amata come non mai, si addormentò.
La mattina successiva la neve era scomparsa: al suo posto c'era una pioggia battente e costante, che non lasciava tregua. Come il giorno precedente, Kate chiamò Castle alla finestra, con la sola differenza che questa volta la sua voce appariva molto più preoccupata ed angosciata.
-Rick, corri! Guarda! - gli disse, indicando la calle in cui solo la sera prima avevano giocato a palle di neve. Castle corse alla finestra, sorpassando ed andando a sbattere contro l'albero di Natale spento.
-Non te lo aspettavi eh? - rispose lui guardando verso il basso. Si mise a ridere sonoramente quando notò lo sguardo perplesso della detective.
-Mai sentito parlare di acqua alta? - continuò lui.
Era chiaro che anche se la donna ne avesse sentito parlare, non avrebbe mai immaginato cosa significasse realmente. Guardò nuovamente giù: l'acqua aveva inondato tutto.
La calle non esisteva più, come la piazzetta accanto, o quel pontile su cui avevano camminato il giorno dell'arrivo: tutto era stato sommerso dal mare, che avanzava prepotente. In lontananza si potevano scorgere gli ultimi scalini di un ponte di pietra, anch'esso inglobato nel grande mare scuro di Venezia.
-Vuoi dire che tutto questo è normale? - chiese lei, interessata ma decisamente più rilassata dopo la reazione dello scrittore.
-D'inverno c'è acqua alta quasi tutti i giorni... Peccato, temo che dovremmo rimandare la nostra giornata a Venezia. - disse lui, alzando le spalle ed allontanandosi dalla finestra.
Per tutto il tempo in cui Castle rimase in bagno a prepararsi (era più lento di una donna!) Kate non abbassò mai lo sguardo da quello spettacolo: se la neve l'aveva incantata, l'avanzare del mare la stava ipnotizzando.
-Non sei ancora pronta? - le disse Richard, uscendo dal bagno. Evidentemente gli abiti che metteva in centrale non facevano parte di ciò che lui definiva eleganti: Kate notò che quella mattina stava benissimo nel proprio completo blu scuro, era molto affascinante.
La detective lo guardò prima piena d'ammirazione, poi lo fissò con aria di sfida e rispose:
-Il bagno era occupato. - Prese le sue cose, si diresse in bagno e prima ancora che Castle potesse lamentarsi, era già pronta, vestita e truccata.
-Ve lo insegnano in accademia, a prepararvi così velocemente? -
Beckett sorrise. In realtà no, era sempre stata così. Anche ben prima dell'accademia.
Presero le chiavi e si diressero verso la sala della colazione.


-Buon Natale! - Alexis corse in contro al padre ed a Kate per augurare loro il buon giorno ed il buon Natale. Dietro di lei c'era Martha, che salutò tutti con un gesto molto teatrale della mano, poi baciò la detective ed in un ultimo si rivolse al figlio.
-Strano trovarti ancora vivo, figliolo. Buon Natale, visto che sei ancora tra noi... - Richard aggottò le sopracciglia. Non poteva darle torno: la sera prima aveva davvero rischiato di essere ucciso dalla detective.
-Papà, hai visto quante cose che ci sono per la colazione? Non vedo l'ora di raccontare tutto ad Ashley! - Kate e Rick seguirono la ragazza nella sala colazioni. Quando Alexis aprì le porte la detective quasi svenne dalla sorpresa: davanti a lei si estendevano in lunghezza tre tavolate colme di qualsiasi tipo di dolciume, bevanda o piatto che avesse mai sognato.
Tutti si stavano servendo da soli, facendo uso dei grandi piatti dorati che si trovavano alle estremità dei tavoli. Castle sorrise nel vedere dei turisti francesi prendere dieci brioche l'uno, e sperò con tutto sé stesso che gli permettessero di fare altrettanto. Ognuno si perse nella scelta dei propri piatti e bevande: Alexis, vestita per l'occasione con un elegante abito rosso, si stava servendo di cioccolata e muffin; Martha, avvolta da scialli color verde smeraldo, stava razziando le caraffe di caffè e le montagne di veneziane; Castle invece, neanche a dirlo, stava riempiendo il piatto di tutto ciò che questo riuscisse a contenere: dai panini salati, ai funghi, alla pancetta, passando per i plumcake, le brioche, le torte alla crema. Kate cercò di fermarlo appellandosi al suo buon senso, ma fu tutto inutile.
La sala non era ricca solo nel buffet, ma anche nell'arredamento: un grande albero di Natale tutto illuminato e decorato era stato piazzato proprio al centro della grande sala; di sottofondo si potevano sentire le note di una canzone natalizia intonata da Mariah Carey.
Richard prese le mani occupate di Alexis per ballare con lei, cantando sorridente:
-All I want for Christmas is you! -
-Papà lasciarmi andare, o verserò tutto il cappuccino! -
-Il cosa? - Nessuno, fino a quel momento, aveva notato l'imbarazzo e la goffaggine della detective.
Il suo piatto era pressoché vuoto, se non fosse stato per una tazza fumante di caffè americano ed un waffle ricoperto di miele. Fu Martha la prima ad andarle vicino:
-Mia cara, sei in Italia! Non puoi mangiare waffle, qui! - Kate sorrise educatamente. Non era mai stata nel bel paese prima di allora, ignorava la cucina e le abitudini italiane; per questo si era fiondata sull'unica cosa che conoscesse: caffè e waffle.
-Detective non ti preoccupare, potrai assaggiare ciò che vuoi dal mio piatto! - Castle le sorrise orgoglioso, sedendosi al tavolo e mostrandole un grande piatto stracolmo di ogni delizia.
Tutte e tre le donne attorno a lui rabbrividirono, dando segno di disapprovazione. Poi all'unisono dissero:
-Uomini! - Castle alzò la testa dal piatto. Sorrise con la bocca ancora piena di zucchero a velo ed esclamò:
-E' davvero un piacere stare con voi, sapete? - Tutte e tre risero.
-Papà, hai visto com'è alta la marea questa mattina? - Alexis e Kate iniziarono una lunga conversazione su quanto fossero rimaste scioccate nel vedere il livello del mare così alto. Martha invece si concentrò sul proprio piatto, mentre Castle, Castle fece altri due giri al buffet.
Per fortuna che Kate era impegnata, o l'avrebbe sicuramente fermato.
Una volta alzatosi dal tavolo, la famiglia Castle e la detective Kate Beckett si chiesero cosa potessero fare per tutto il giorno, chiusi in hotel. Alexis fu profondamente delusa nel sapere che non avrebbe potuto visitare musei, mentre Martha tirò un sospiro di sollievo pensando a diversi modi di rilassarsi...
-Perché non andiamo giù alla reception a chiedere se fanno qualche attività extra? - chiese la più giovane del gruppo al padre. Tutti annuirono e dal secondo piano quale era il piano dedicato alla colazione, presero l'ascensore per scendere fino al piano terra.
Richard premette il tasto 0 e l'ascensore iniziò a scendere...
Ma una volta aperte le porte, nessuno poté aspettarsi ciò che accadde.
Richard, Kate, Martha ed Alexis urlarono contemporaneamente, cercando di non uscire dall'ascensore una volta aperte le porte.
L'acqua non aveva sommerso solo il pontile.
Tutto il pian terreno dell'hotel era sommerso dal mare.
Ma nessuno, tranne quei quattro turisti americani nell'ascensore, sembrò accorgersene.
Uscirono cauti, cercando con i piedi un luogo asciutto; invano. Kate sentì l'acqua penetrarle i jeans stretti ed arrivarle fino ai piedi, alle gambe, sentì il freddo impossessarsi del suo corpo. Ripensò all'ultima volta in cui aveva avuto freddo, e Castle...
La detective lasciò andare quel pensiero. Non era proprio il momento di mettersi a fantasticare.
-Castle, anche questo è normale? - gli chiese, aggrappandosi a lui pur di non toccare l'acqua gelida.
-Non lo so, non penso! - disse lui.
Martha era la più sconvolta: i suoi lunghi scialli avevano le punte bagnate e sembrava più infuriata per le proprie scarpe che preoccupata per un raffreddore.
-Signori posso aiutarvi? - chiese loro una delle Signorine della Reception in un perfetto inglese.
Tutti si guardarono sorpresi. Aiuto? Aiuto?
Il piano stava affondando come il Titanic!
-Qui si sta allagando tutto! - Alexis fu la prima a parlare. Guardò il padre preoccupata: possibile che loro fossero gli unici ad essere sorpresi da quell'inondazione?
Si guardò intorno: tutti i lavoratori, proprio come la sera del loro arrivo, continuavano a svolgere le loro mansioni come se nulla fosse, indossando degli strani stivali di gomma alti fino al ginocchio.
Si muovevano con naturalezza, come se fosse la calzatura più comoda al mondo.
Gli altri turisti stavano facendo colazione al bar, nessuno si stava preoccupando dell'acqua che bagnava loro i piedi, tutti erano concentrati sul proprio caffè o sul proprio Mattino di Venezia.
-Allagando? In che senso? - la Signorina era ora più sorpresa di tutti. I quattro americani la guardarono con disprezzo, infine fu proprio Kate a parlare.
-Mi scusi ma, la vede l'acqua? - alzò un piede, mostrandole le scarpe completamente inzuppate.
-Ah questa! - indicò la receptionist – questa è l'alta marea! Nulla di cui preoccuparsi... Tra sei ore esatte sarà tutto finito. -
Alta marea. Acqua alta. Allagamento di un hotel a cinque stelle. C'era davvero differenza tra un termine e l'altro?
L'unico che sembrava divertirsi era Castle: da un iniziale stato di confusione, era ora passato ad un sorriso smagliante. Saltellava per la reception allagata cercando di schizzare quanta più acqua possibile addosso alle altre persone. Ancora una volta, nessuno notò il suo comportamento infantile, o quasi.
-Castle! Cosa stai facendo? - Beckett lo guardò con un'aria di superiorità.
-Invidiosa eh? - le disse lui, saltando un tavolino di legno che galleggiava nell'acqua.
Kate sbuffò. Era tutta bagnata e non era ancora uscita.
-Mi scusi Signorina – Martha interruppe tutti – mi sa dire dov'è il centro benessere? -
Kate ed Alexis si illuminarono. Castle stava saltando troppo lontano per sentire la conversazione.
-Certo, è al settimo piano. Bisogna aver prenotato però...-
-Le sembro una che ha bisogno di prenotare, io? - Martha guardò la Signorina dall'alto della sua regalità. Questa diventò piccola piccola e rispose:
-Certo che no, avverto subito che state arrivando. -
Tutti sorrisero. Rientrarono in ascensore, seguiti da Castle che era ora bagnato fino alla vita. Alexis rise sonoramente nel vederlo, al contrario di Beckett che gli lanciò un'occhiata di disapprovazione.
Una volta entrati tutti nell'ascensore, Martha premette il tasto 7, decisamente soddisfatta.
Nel vederla, il figlio le chiese:
-Dove stiamo andando? -






ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Sarò breve... sto preparando un esame difficilissimo e devo cercare di conciliare la scrittura con lo studio servaggio!
Prima di tutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito i capitoli precedenti... siete stati tantissimi! Grazie di cuore a tutti davvero... Un giorno spero di potervi ringraziare uno a uno... Ve lo meritate!
Ecco a voi il quinto capitolo (non so se avete notato che sto scrivendo un capitolo al giorno... sono una macchina da guerra!): in realtà doveva essere MOLTO più lungo, ma ho deciso di spezzarlo a metà creando un capitolo 5 e 6 (che uscirà DOMANI!!)... Ho preferito non stancare i vostri occhi ed i miei, per non parlare del fatto che troppe azioni alla Castle vi avrebbero fatto impazzire :-)
La canzone che Castle canta nella sala della colazione è davvero stupenda: per chi non l'avesse capito ho intenzione di proporvi tutte le mie canzoni preferite di Natale, e questa è sicuramente tra quelle!! La potete ascoltare QUI!...
Per il momento penso sia tutto... Spero davvero con tutto il cuore che anche questo capitolo, per quanto semplice, vi piaccia.
E per coloro che saranno scettici riguardo l'episodio dell'acqua al piano terra posso confermarvi che è tuttoVERO: io studio a Venezia da 3 anni e, fidatevi, i professori continuano a far lezioni anche se l'aula è allagata fino a fin sopra i banchi!!
Buona lettura a tutti quindi, vi aspetto DOMANI con il capitolo sesto!
Berenike




(Aggiunta postuma)
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Capitolo 6
*** Il Centro Benessere ***


Insieme a Venezia




Capitolo 6: Il Centro Benessere

Il centro benessere del Mulino Stucky Hilton di Venezia era decisamente all'altezza delle aspettative di tutti. Era suddiviso in quattro aree ben distinte, ognuna delle quali era stata decorata in maniera diversa a seconda delle decorazioni natalizie che vi erano state aggiunte.
La prima zona, o area dorata, era ricoperta di angeli e di statuette dei Santi. In quest'area c'erano giovani massaggiatrici che massaggiavano con cura i corpi dei clienti, rilassandoli e dando giovamento ai loro dolori.
La seconda area era quella azzurra: tutto era rivestito con finta neve; questa parte era dedicata ai trattamenti di bellezza: manicure, pedicure, cura del viso, fanghi...
La terza area era rossa come le palline degli alberi di Natale: questa era la parte più rilassante di tutte, in cui ci si poteva immergere in un idromassaggio, nelle due piscine riscaldate, o godersi una sauna o un bagno turco. Per finire c'erano docce aromatiche, cascate di ghiaccio e percorsi per stimolare la circolazione sanguigna attraverso la contrapposizione tra acqua calda e fredda.
La quarta zona, o zona verde era addobbata con ghirlande e bacche natalizie, ed era la zona dedicata ai tè, alle tisane e a riposo: qui chiunque poteva addormentarsi nei comodi lettini, cullato da una rilassante musica orientale e sorseggiando una tazza di tisana fumante...
Martha fu la prima a scegliere l'area che faceva al suo caso: ovviamente prenotò subito dei massaggi nell'area dorata, che sembrava essere fatta apposta per lei.
Alexis preferì invece l'area azzurra: prenotò una manicure, un pulizia del viso e un fango per il pomeriggio.
Rimanevano solo Castle e Beckett: la detective era indecisa. Da una parte avrebbe voluto seguire Martha nella zona massaggi, dall'altra si sentiva in colpa di lasciare Castle da solo. Certamente lui avrebbe scelto la zona delle piscine, e pensò che seguirlo era forse l'idea migliore.
-Tu cosa pensi di fare? - le domandò alla fine lui, chiaramente indeciso. Nel suo sguardo traspariva distintamente la voglia di rimanere insieme; allo stesso tempo però il suo viso contratto supplicava la detective di un obbligarlo a subire ore e ore di trattamenti di bellezza...
-Che ne dici se andassimo a rilassarci nella zona... - Beckett lo lasciò sulle spine per qualche secondo. Adorava vederlo agonizzante e avrebbe prolungato questa tortura per quanto fosse possibile.
-Rossa? - Castle le sorrise rassicurato. La prese per mano e dirigendosi verso il relax assoluto, le sussurrò:
-Sei la migliore. - Kate rabbrividii a quelle parole e sperò con tutta sé stessa di non aver fatto la scelta sbagliata.


Dopo una lunga mezz'ora in cui tutti si prepararono a raggiungere le sale destinate al relax che avevano scelto, vestendosi di costume, accappatoio, ciabattine, il tutto gentilmente fornito dall'albergo, si avviarono ognuno alla propria zona.
Castle aveva evidentemente fatto prima di Kate e si immerse prima di lei nell'idromassaggio bollente. Chiuse appena gli occhi, assaporando la magia di quel momento. Ogni poro della sua pelle si stava aprendo a quella sensazione calda ed avvolgente; la sua mente era libera da qualunque pensiero...
Poi arrivò Kate e la sua mente traditrice iniziò ad impazzire, analizzando un milione di informazioni al secondo.
Kate era bellissima nel suo costume bianco come la neve; la sera prima lo scrittore non aveva potuto soffermarsi così nella sinuosità delle sue curve, nella delicatezza dei suoi seni; nella muscolosità dei suoi addominali e del suo di dietro...
-Castle ti senti bene? - Kate lo guardò sorridendo. Si era accorta della suo sguardo nel momento esatta in cui era entrata, ma sicura del proprio fisico muscoloso, lo aveva lasciato sbavare per qualche secondo; prima di richiamarlo alla realtà.
-Si, sto benissimo. Ti stavo aspettando... - mentii. Le fece cenno di raggiungerlo nella vasca idromassaggio e quando lei si avvicinò e mise il piede nella vasca, lui si spostò appena per farle spazio. Non voleva che la scena imbarazzante del giorno prima si ripetesse così tenne sé stesso e la propria eccitazione, questa volta nascosta dalle bolle dell'idromassaggio, lontane da Kate.
-Cosa c'è, ti faccio paura? - gli chiese lei maliziosa, notando che lo scrittore si stava allontanando sempre di più.
Lui non rispose, anzi cercò di allontanarsi sempre di più. Ma l'idromassaggio era piccolo e ovunque andasse, non poteva scapparle.
-Richard... - iniziò poi lei, per interrompere quel silenzio scomodo.
-Grazie per... per tutto questo. - la detective si bagnò i capelli. Per Richard fu come se gli avessero tirato addosso un secchio di acqua gelata; appena sentì cosa gli stava dicendo Kate.
-Figurati, è stato un piacere. - Non poteva guardarla, non doveva guardarla. In quel momento, in quel luogo, lei era come una droga per lui: Castle non poteva avvicinarsi a lei e sfiorarle i capelli lucenti; non poteva sfiorarle le labbra e farle sentire il suo calore; non poteva nemmeno toccarla e farle capire quanto la amasse, quanto la desiderasse ardentemente...
Kate per lui era come una droga, e come tutte le droghe nuoceva gravemente alla sua salute.
-Rick, va tutto bene? - lo scrittore si destò. Cercò di non guardarla ma i suoi occhi avevano bisogno di lei come i polmoni dell'ossigeno per respirare.
-Si tutto bene... - mentii ancora. Per quanto tempo avrebbe dovuto sopportare questa tortura?
-Sai, a mia madre sarebbe piaciuto tanto tutto questo, saresti piaciuto tanto anche tu... - Castle diventò serio all'improvviso. Quando Kate nominava la madre, bisognava smettere di scherzare o di fantasticare. Cercò di concentrarsi sulle bolle e si calmò un po'.
-Dici davvero? Anche io? Allora eravate molto diverse! - Castle, vedendo la detective sorridere, sorrise a sua volta. Quel sorriso era così dolce.
Perché non poteva abbracciarla e dirle che da allora in poi ci sarebbe stato lui a prendersi cura di lei?
Kate sorrise a quella battuta, sollevò un po' di schiuma e gliela lanciò sul viso. Richard quasi soffocò, poiché stava ancora ridendo con la bocca aperta quando la schiuma lo investì in pieno viso.
Questa volta non riuscì a resistere.
E fu guerra dichiarata.
Dopo soli due minuti di lotta con la schiuma, nella vasca non c'era più nulla: solo acqua, bolle e quei due corpi caldi ed entrambi molto eccitati. La schiuma era sparsa nei contorni di tutta la vasca, come fosse stata vittima di due bambini turbolenti. Kate, fin da subito, notò l'eccitazione di Castle. Questa volta però la sua reazione fu completamente diversa: non ne fu scandalizzata, anzi; la consapevolezza di eccitare con la sua sola presenza quell'uomo la eccitò a sua volta. Si sentì importante, si sentì sensuale e allora giocò quella carta di famme fatale che tanto stava facendo impazzire lo scrittore.
Giocarono per quelle che a loro sembrarono ore e schizzarono schiuma ovunque: Castle sapeva che la donna doveva esserci accorta della sua eccitazione; sentì il contatto con la sua gamba e nel sentire che lei accettava tutto questo, non sentendola ritrarre ma al contrario, sentendola sempre più vicina, si eccitò sempre di più.
Quando non c'erano più bolle a loro disposizione, entrambi si fermarono da un lato opposto della vasca idromassaggio, e attesero che l'altro facesse la prima mossa.
-Io penso che andrò nel bagno turco ora. - disse per prima Kate. Era imbarazzata per essersi lasciata andare in quel modo; dall'altra parte però era così eccitata che non riusciva a nascondere la propria felicità. Alle conseguenze delle proprie azioni ci avrebbe pensato una volta tornata a casa.
-Vieni con me? - chiese all'uomo uscendo e dirigendosi verso il bagno turco. Questo le sorrise imbarazzato.
-Vengo tra un attimo. - e maledisse quel chiaro segno d'eccitazione che con il costume, se fosse uscito in quel momento, sarebbe stato visibile ad anni luce di distanza.


Pochi minuti dopo Castle raggiunse la detective nel bagno turco: per lui, sempre così caldo, quel luogo era una sofferenza continua... Ma per Kate... Quello era il paradiso.
Richard non l'aveva mai vista così felice: forse lo stress del lavoro la rendeva sempre nervosa, per quello non le aveva mai visto quello sguardo di beatitudine in viso. Avrebbe voluto dirle che se fosse rimasta con lui per tutta la vita, avrebbe potuto vivere un'esperienza con quella anche tutti i giorni...
Non avrebbe più dovuto lavorare, se non voleva. Potevano anche andare a vivere a Venezia: potevano comprare anche la luna, se solo lei l'avesse chiesta.
Ma lei sembrava aver bisogno di qualcosa che Castle non poteva offrirle.
Richard non riusciva proprio a pensare a cosa: la amava, non era forse questo l'importante?


Una giornata intera dopo di idromassaggi, bagni turchi, saune, tè e tisane, relax, docce gelate (solo per Castle), docce aromatizzate (solo per Kate) e bagni nelle piscine riscaldate, la detective e lo scrittore tornarono in stanza, stravolti.
Alexis e Martha fecero loro visita in camera una volta finiti tutti i loro trattamenti: la madre di Castle appariva decisamente ringiovanita e rilassata; Alexis aveva la pelle più bella che Kate avesse mai visto. La figlia dello scrittore mostrò poi a Beckett le sue unghie perfette e ringraziò il padre per averle regalato quel pomeriggio.
-Perché non era gratis? - fu la risposta dell'uomo. Le donne della famiglia Castle annuirono divertite. Kate non sapeva quanto quel pomeriggio potesse costare, ma era sicura di due cose: la prima era che lei non avrebbe mai potuto permetterselo; e la seconda era che... bé di sicuro non era gratis!
-E quanto mi sarebbe costato questo pomeriggio? -
-Dai Richard, non vedi che pelle morbida ha, la tua bambina? - Richard annuì sorridendo. Non gli era mai importato dei soldi, anche se si divertiva a scherzarci sopra. Il sorriso di sua figlia lo ripagava di qualunque spesa.
Le due donne se ne andarono presto, lasciando Castle e Beckett di nuovo soli. Era ormai ora di cena ma nessuno di dei sembrava aver fame, o la volontà di raccogliere le ultime forze rimaste ed alzarsi dal letto...
Castle fu il primo a buttarsi nel letto matrimoniale, mentre Beckett era in bagno a prepararsi (questa volta, per ovvie ragioni di tempo, fu lei la prima ad andare). Nessuno dei due parlò molto, tanto stanchi che erano.
Quando, mezz'ora dopo, Richard Castle tornò dal bagno, trovò Kate addormentata sul letto. Aveva già il pigiama, ma forse, non aspettandosi di addormentarsi così presto, non si era ancora infilata sotto le coperte.
Richard si fermò a guardarla: era la donna più bella che avesse mai visto; sapeva molte cose su di lei, ma quello che più lo spaventava era che riusciva ad apprezzare in quella donna sia i pregi che i difetti. Con le proprie ex mogli non aveva mai provato quella sensazione: nei primi tempi si limitava a concentrarsi sui pregi, ed una volta scoperti i difetti, la coppia scoppiava come un palloncino di compleanno.
Con Kate tutto era diverso, partendo dal fatto che lei chiaramente non provava la stessa attrazione che provava lui. O almeno non lo dava a vedere.
Richard si avvicinò piano a lei, stando attento a non urtare l'albero di Natale acceso al suo passaggio; le si accostò e per non svegliarla si sedette nel freddo pavimento.
La studiò con calma: il suo viso angelico era così tranquillo, così pacifico. Poi alzandosi in piedi, la prese in braccio e la accomodò con la testa sul cuscino. Infine prese le coperte e la coprì, in modo tale che non provasse freddo.
L'ultima volta che aveva cercato di riscaldarla non era finita proprio come aveva sperato.
Rifece il giro del letto (questa volta urtando quel povero albero, costante vittima delle disattenzioni dello scrittore), e si mise disteso accanto a lei. Non si coprì di coperte: l'amore che provava nei confronti di quella donna era sufficiente a riscaldarlo e a mantenerlo ad una temperatura costante di almeno 40 gradi. O forse anche di più.
Così, Richard Castle, rimase in quella posizione per tutta la notte. Semplicemente guardò la detective Kate Beckett per tutta la notte, studiandone il volto, il ventre, le gambe; fece più volte per baciarla ma tutte le volte ritrasse il proprio volto. Sapeva che prima o poi, a Venezia o a New York o in qualunque altra città del mondo, lui e la detective si sarebbero baciati; lo scrittore però voleva che in tal caso Kate fosse cosciente e consenziente. Il loro primo bacio doveva essere importante, doveva essere vero, e Kate doveva farne parte.
L'ultima cosa che Richard Castle pensò, prima di addormentarsi all'alba della mattina di Santo Stefano, fu che ti accorgi di amare una persona quando passi tutta la notte a guardarla, senza mai stancarti.
-Ti Amo, Kate. - le disse, prima di crollare sotto le prime luci del mattino.








ANGOLO DELL'AUTRICE
Ohhhhhh, ma non vi state sciogliendo anche voi?
Ad un solo giorno di distanza dal precedente capitolo, ecco a voi il sesto episodio di questa serie! Ora capite perchè ho dovuto dividerli? Erano decisamente troppo lunghi da affrontare insieme (parlo dei capitoli 5 e 6), spero non mi odiate per averli separati!
Questo è un capitolo decisamente più piccante: pian piano Kate sta accettando le avances di Castle,e questo non fa che eccitare il nostro povero scrittore ormai sull'orlo della disperazione...
Per scoprire cosa accadrà nei prossimi capitoli, continuate a seguirmi!! Kate riuscirà a lasciarsi andare completamente o rimarrà la dura detective che conosciamo?
Grazie, grazie, grazie per seguire e commentare questa storia, che è nata grazie alla vostra passione e alla vostra importantissima fiducia nei contronti delle mie storie e della mia penna (o sarebbe meglio dire tastiera?)
Per cui grazie a tutti davvero!
Un solo piccolo appunto: per il prossimo capitolo bisognerà aspettare GIOVEDì 23 DICEMBRE, ma non preoccupatevi, per Natale sarà completa (per chi non lo sapesse, vorrei far partecipare questa storia ai NESA!)
Fatemi un "in bocca al lupo" per l'esame di domani, spero con tutto il cuore che questo capitolo vi sia piaciuto...
Ovviamente ogni recensione/commento/giudizio/complimento/critica sarà ben accetto!! A giovedì quindi...
La vostra affezionatissima,
Berenike




(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 7
*** Shopping Veneziano ***


Insieme a Venezia




Capitolo 7: Shopping Veneziano

La Mattina di Santo Stefano la detective Kate Beckett si svegliò alle prime luci del mattino. Si sentiva stranamente riposata e rimase per qualche secondo assopita tra quelle morbide lenzuola di seta. Poi, girandosi cautamente, sistemò il cuscino e si guardò intorno. I suoi occhi erano ancora semi chiusi ed i suoi muscoli addormentati e doloranti: Kate sognò subito di ritornare al centro benessere, quel giorno.
Richard Castle stava dormendo accanto a lei, sopra le coperte. La donna gli sfiorò il braccio, per sentire se avesse freddo, ma al contatto capii subito che non aveva bisogno di coperte.
Kate lo guardò per qualche secondo, rapita dalla beatitudine del suo sonno e dalla morbidezza delle sue labbra. Sognò di svegliarlo accarezzandogli i capelli ed augurandogli il buon giorno con un lungo e dolce bacio, ma sapeva che tutto questo era impossibile.
Presto sarebbero tornati alla vita reale e allora la favola sarebbe finita, l'incantesimo spezzato.
Kate sorrise notando ogni piccolo dettaglio di quella stanza: avrebbe voluto abbandonare New York, il suo lavoro, la sua vita precedente per poter stare semplicemente lì dov'era in quel momento.
Avrebbe voluto passare il resto della sua vita in quella camera da letto, accanto a Richard addormentato, con i primi raggi del sole che penetravano pigramente in camera.
La detective si alzò cercando di non svegliare lo scrittore ma, scoprendo presto che anche avesse avuto il passo pesante, questo non si sarebbe svegliato comunque: aveva un aspetto orribile, decisamente molto stanco; come se fosse stato alzato tutta la notte.
Kate rabbrividii nel pensare che l'uomo fosse sgattaiolato fuori dalla camera e avesse passato la notte con una formosa donna italiana; sperò con tutto il cuore di sbagliarsi.
All'improvviso Beckett si ricordò di un episodio lontano, rimosso nella sua mente, ma che ora poteva tornarle molto utile... Nella sua mente vide i ragazzi dell'Accademia scherzare e prendersi gioco dei nuovi arrivati mentre dormivano...
Forse era arrivato il suo turno di vendetta.
Così, quatta quatta e stando attenta a non far rumore, la donna andò in bagno, prese la schiuma da barba dello scrittore e la portò con sé nella camera da letto. Per un attimo la sua coscienza le consigliò di non farlo, ma perché no? Quell'uomo la faceva impazzire ogni giorno della sua vita... Perché non prendersi una piccola rivincita?
Kate Beckett, riunendo tutto il proprio coraggio, spruzzò della schiuma da barba sulla mano destra dello scrittore, sentendosi come una ragazzina al college. Ogni dettaglio era importante negli scherzi, non doveva saltare nessun dettaglio vitale.
Poi iniziò la fase due: prese il proprio pennello della terra che usava per truccarsi ed avvicinandosi a Rick glielo strofinò più volte sul naso.
Una, due, tre, cinque volte...
E lo scrittore ancora niente... Non dava segno di irritazione, non sembrava nemmeno accorgersi del fastidio.
Kate stava quasi per darsi per vinta quando, dopo quasi un minuto dall'inizio dell'operazione, lo scrittore si grattò il naso con un gesto involontario, usando proprio quella mano destra piena di schiuma da barba. E si svegliò.
Starnutì una volta poi aprì gli occhi, incapace di capire cosa stesse succedendo.
Fu un attimo: i suoi occhi assonnati si appoggiarono prima sulla propria mano destra, poi sulla detective che era in piedi su di lui con un'aria insieme complice e vendicativa; così capii all'istante e tutto il sonno che pochi secondi prima sembrava essergli piombato addosso come cemento, lo abbandonò improvvisamente.
E si alzò. Kate continuava a ridere senza sosta, continuando a guardare la faccia sorpresa ed arrabbiata di Castle. Questo fece per andare verso il bagno a pulirsi, ma a metà del tragitto cambiò idea e si buttò di peso addosso a Kate, che cadde sul letto.
Lei prese questa come un'offesa personale ed iniziò a lottare come fosse in uno dei tappeti morbidi della sua palestra in centrale: si difese, attaccò, evitò dei colpi ed iniziò con quell'uomo una danza nel letto, tra colpi, abbracci, e gambe incrociate.
Dopo mezz'ora di combattimento erano entrambi decisamente sudati, molto agitati, probabilmente eccitati ed entrambi davvero molto imbarazzati.
Kate era sopra di Richard, che era disteso a pancia in su con la detective a gambe aperte sopra il suo bacino. L'imbarazzo si scarse nell'aria ed entrambi evitarono un contatto visivo.
-Andiamo a colazione? - suggerì poi lo scrittore, per alleggerire la situazione.
-Ottima idea – disse la detective, sciogliendo quella posa così naturale e al tempo stesso così dannatamente sbagliata.


Due ore e due docce dopo i due si avviarono per la colazione. Alexis e Martha, vedendoli, notarono subito che doveva essere successo qualcosa tra loro. Castle sembra stanco come se avesse dormito una sola ora, e Kate non riusciva a guardarlo negli occhi. Quella mattina poi era tornata ai suoi waffle con caffè americano: brutto segno.
Fu Martha la prima ad avvicinarsi a lei, dicendole:
-Mia cara, non devi essere così sorpresa. Prima o poi doveva succedere che...-
Kate la guardò scioccata. Di cosa stava parlando?
-Martha... Non è come pensi... -
-Ma io non ho detto nulla. - rispose per ultima Martha, allontanandosi da lei quasi fluttuando.
Kate cercò di eliminare quella conversazione ma la sua mente elaborò ugualmente ciò che aveva appena sentito: cosa voleva dire con Prima o poi doveva succedere?


-Signor Castle, Signora Castle... - una gentile receptionist accolse la famiglia Castle al pian terreno, per informare tutti loro delle attività della giornata.
-Richard, perché mi ha chiamato Signora Castle? - Beckett, improvvisamente libera dall'imbarazzo di quella mattina, si rivolse acida allo scrittore.
Perché in quell'hotel nessuno capiva che lei non era sposata con Richard?
-Dormiamo nella stessa camera... Cosa volevi che dicessi? Qui in Italia hanno il Papa, non si scherza con certe cose! - Tutte e tre le donne di fronte a lui si misero a ridere. Poco distante anche l'addetta alla reception accennò ad un sorriso.
Castle, semplicemente unico.
-Cosa si può fare oggi? - domandò piena di entusiasmo Alexis.
-Possiamo visitare i musei? -
La Signorina le rivolse un grande sorriso.
-Certo, qui a Venezia non esiste giorno dell'anno in cui musei e negozi siano chiusi! -
-Negozi! - Martha sussultò. Finalmente poteva fare ciò per cui era andata in Italia: shopping.
-Mamma, frena il volo! Oggi tu ed Alexis andrete a musei... - disse, indicandole da dietro le spalle la detective. Martha capii al volo e disse, accigliata:
-Anzi, ho un'irrefrenabile voglia di vedere i musei oggi...! - Alexis si illuminò in un sorriso.
-Grazie Nonna! - Martha non sembrava contenta tanto quanto Alexis ma la abbracciò comunque.
Andando fuori dall'albergo per raggiungere il vaporetto che li avrebbe portati in Piazza San Marco, Alexis abbracciò il padre e sua moglie, mentre Martha sussurrò all'orecchio del figlio:
-Vedi di concludere oggi, perché io per te mi sto perdendo un giorno di shopping a Venezia! - detto questo, si lanciò uno scialle dietro la schiena con un gesto teatrale e lasciò la scena.
Castle e Beckett si guardarono, di nuovo soli.
-Shopping? - domandò lui, sperando di non pentirsene.
-Ottima idea! - disse per la seconda volta nella giornata Kate; che Rick avesse ragione, non era affatto un buon segno.


Richard Castle scoprì presto che far shopping con la detective Beckett era decisamente più rilassante rispetto alla corsa sfrenata che aveva dovuto sopportare prima con sua madre e poi con le sue due ex mogli. La detective non amava entrare nei negozi, preferiva osservare le vetrine dall'esterno.
Si fece offrire una cioccolata calda da sorseggiare per le strette calli di Venezia, ma non spese nemmeno un dollaro di quella scintillante carta di credito Gold che Richard esibiva davanti ad ogni negozio. Kate non si soffermava molto sui vestiti alle vetrine, o sulle borse, o sulle scarpe: i suoi occhi erano avidi della storia di Venezia, erano ghiotti di ponti, di poggioli, di palazzi, di luci natalizie sparse per tutta la città; era bisognosa di festa, di calore, di affetto, di decorazioni di Natale che si potevano trovare in ogni angolo di Venezia. Guardava desiderosa ogni albero di Natale, come potesse chiedere di portarselo a casa ed infine, guardò con meraviglia la bellissima Basilica di San Marco.
Castle amò profondamente questo lato della detective. Era così dolce, così bambina, così semplice.
Il suo animo non aveva bisogno di grandi spese per essere felice, le bastava essere li, essere felice, essere con lui.
Durante quella giornata di shopping (per Rick) e di visite (per Kate) i due si parlarono poco ma lo scrittore notò che, presa dalla foga e dall'entusiasmo della passeggiata, Kate lo prese per mano e non gliela lasciò fino a sera.
A fine giornata Richard poteva contare due nuove cravatte di Gucci, due camicie della Bottega Veneta, un abito di Armani ed tre cinture di Dolce e Gabbana. Infine non aveva proprio potuto resistere alla tentazione di entrare da Vuitton e comprare un porta computer ed un paio di occhiali da vista.
-Ma tu ci vedi benissimo! - replicò la detective, che era sbalordita dal quello shopping sfrenato. Lo scrittore aveva speso in un giorno, quello che lei guadagnava in sei mesi.
-Se mai un giorno, quando diventerò vecchio ne avrò bisogno, li avrò già no?- e per l'ennesima volta Kate sbuffò, divertita da quel lato un po' femminile dello scrittore.
Beckett non si era lasciata trasportare da nessun negozio in particolare; Castle cercava di comprarle dei regali in ogni negozio in cui entravano, ma non c'era stato verso. O almeno fino a che la donna non vide le maschere: entrando in un tipico piccolissimo negozio veneziano, le guardò come se le volesse tutte e così Richard fece la cosa che più la lasciò senza parole.
-Scegline otto che ti piacciono.- La detective si illuminò come una bambina a Natale.
-Perché otto? - chiese cortese, sperando che non cambiasse idea sul numero.
-Una per te, una per me, una per Martha e Alexis, e poi bisogna considerare Ryan, Esposito, il Capitano e tuo padre... Mi pare siano otto in tutto no? -
Kate sorrise raggiante. E così buona parte del pomeriggio la passarono lì, in quel piccolo negozio antico, a provare maschere e a pensare ognuno dei propri amici con una di esse.


Alle otto e mezzo della sera la famiglia Castle si ritrovò nel magnifico hotel Mulino Stucky. Alexis e Martha raccontarono entusiaste della loro giornata e sorrisero felici alla vista delle maschere comprate per loro. Nemmeno Martha sembrava più arrabbiata con il figlio: dopo aver visto il Teatro Goldoni ed il Teatro della Fenice, non faceva altro che ripete che potevano lasciarla lì per il resto della vita, e lei sarebbe stata felice.
Dopo cena Alexis propose di scendere al terzo piano dell'albergo per partecipare ai giochi da tavolo organizzati per gli ospiti; Kate fu la più entusiasta dell'idea, ma Richard ancora una volta stravolse i piano di tutti:
-Io e Kate abbiamo un altro impegno, per questa sera. -
Alexis assunse un'espressione felice. Stava quindi succedendo qualcosa tra loro? Le sarebbe piaciuta Kate come nuova mamma.
Martha invece sembrò capire i suoi piani e questa volta però non accettò di essere lasciata in disparte.
-Richard Castle, questa volta non riuscirai a fermarmi dal venire con voi! -
Richard la guardò beffardo. Poi rise.
-Mamma non ho così tanti soldi! - Martha non lo ascoltò, ed andò a prepararsi.
Kate invece, che non aveva ancora capito quali fossero i piani per la serata, si rivolse ad Alexis e le chiese:
-Tu hai capito qualcosa? -
-No, ma ho come l'impressione di non poter venire! -
-Infatti – la interruppe Richard – i minorenni non possono entrare, mi dispiace! - Poi si girò verso Kate – Noi invece dobbiamo andare a prepararci, muoviamoci prima che mia madre sia pronta! -
Entrambe le donne di fronte a lui risero, facendo sentire Rick finalmente a casa: le sue due donne, insieme, che ridevano e scherzavano, come una famiglia...
Sarebbero mai potute andare così le cose?


Una volta in stanza, Castle si cambiò e lasciò Kate sbalordita: era a dir poco elegantissimo, come forse lo era mai stato in sua presenza. Era così affascinante, così sensuale nel suo abito nero, con la sua cravatta e la sua camicia bianca. Era semplice, ma assolutamente perfetto.
Kate guardò all'interno della sua piccola valigetta, e si sentì un po' come Cenerentola. Non aveva portato nulla di così elegante, e anche se ancora non sapeva dov'erano diretti, sapeva bene che non poteva indossare i jeans con la felpa dell'Accademia.
-Richard, grazie per l'invito ma sono un po' stanca dopo la giornata di oggi... - mentii. Certo avevano camminato molto, ma aveva una voglia matta di scoprire dove erano diretti.
-Non vieni nemmeno se... - Castle aprì la propria valigia e ne estrasse un grande pacco regalo di Chanel – ho preso questo per te? - le allungò il regalo.
La detective non riuscì ad attendere, ignorò la scatola con su scritto Chanel in ogni angolo ed aprì subito il grande contenitore: per un attimo pensò che lo scrittore la stesse prendendo in giro.
In quel semplice pacco c'era un mondo a cui lei era completamente estranea: per prime notò le scarpe di Chanel, tacco probabilmente 12, massimo 13, nere di camoscio; poi i suoi occhi si posarono sull'intimo rosso di Chanel, di sera, elegantissimo; per ultimo notò un lungo abito rosso senza spalline, che partiva dal seno e arrivava fino per terra; a metà si apriva un grande spacco; in mezzo al seno c'era il logo di Chanel in oro bianco.
Le aveva regalato un gioiello sotto forma di abito da sera.
-E non è tutto – si intromise lo scrittore tra i suoi pensieri. Tornò alla propria valigia e questa volta ne estrasse un pacchetto più piccolo, di Dior.
-Aprilo. - La detective sentì le proprie mani tremare. Scartò con cura quel secondo pacchetto, cercando di assaporare ogni secondo di quel regalo: solo la confezione era un regalo di per sé. In velluto nero, pregiatissima. Kate la aprii e restò senza respirare per qualche secondo.
-Ovviamente se sei stanca, e se non vuoi nulla di tutto questo... Se non ti piace, domani puoi sempre portarlo indietro, decidi tu se hai voglia di uscire... -
-Richard Castle stai zitto! - o interruppe all'improvviso. Poi sorrise raggiante e gli prese le mani.
-Grazie Rick, nessuno mi aveva mai fatto dei regali simili... - lo scrittore arrossì appena.
-Non devi ringraziare me, ma la commessa del negozio; ha scelto tutto lei! Tranne il completino intimo, quello l'ho scelto io...! - scherzò malizioso. Poi lasciò le mani della donna e si incamminò verso la reception, lasciandole lo spazio e tutto il tempo di cui aveva bisogno per trasformarsi in una principessa.
Kate, guardandolo uscire, posò nuovamente gli occhi sul secondo regalo: una collana di oro bianco tappezzata di brillanti, lunga fino al seno e finita con un piccolo cuoricino di diamante, che doveva infilarsi perfettamente all'interno del suo seno.


Richard capì subito quando Kate stava scendendo: lo capii dagli sguardi degli uomini, che erano tutti d'ammirazione per la donna più bella che avessero mai visto; lo capii dal calore che sentì improvvisamente divampare in quella sala; lo sentì nella propria eccitazione nel vedere la donna più intelligente ed unica che avesse mai conosciuto, uscire dall'ascensore e dirigersi verso di lui.
L'uomo notò subito che non si sentiva perfettamente a proprio agio in quegli abiti così diversi dai propri abituali: amò moltissimo questo lato timido e allo stesso tempo sexy del suo carattere; era così diversa da tutto ciò che aveva conosciuto fino a quel momento.
Dirigendosi verso di lui, Kate non lo salutò. Si limitò a rispondere con un piccolo inchino a quello fatto dallo scrittore; poi prese l'uomo sotto braccio e si diresse insieme a lui verso ancora non sapeva dove; ma già le piaceva.
Ad attenderli, fuori dall'hotel, c'era una gondola chiamata apposta per loro, all'interno della quale Martha si era già accomodata.
-Finalmente! - disse, vedendoli. Fece cenno al gondoliere italiano che coloro che stavano aspettando erano arrivati e che potevano partire.
-Colpa mia! - disse Kate, prendendo posto accanto a Castle. Questo non faceva che guardarla: ancora non l'aveva vista vestita con l'abito rosso perché era scesa già con il cappotto nero addosso; poteva intravedere solo la fine dell'abito e le scarpe con il tacco.
Pensò che nel momento in cui quel cappotto fosse stato tolto, lui probabilmente avrebbe fatto un infarto, e addio mondo.
-Perché quello sguardo deluso, Richard? - gli chiese Martha, notando il suo sguardo all'arrivo.
-Speravo di seminarti in hotel; invece sei stata veloce! -
-Sai bene che non mi perderei mai una serata – Richard le fece cenno di fermare la frase in tempo, ma sua madre non riconobbe il segnale e continuò la frase fino alla fine – al Casinò! -
Attimi di silenzio.
-Casinò? - Kate Beckett aveva finalmente scoperto dov'erano diretti. E sorrise eccitata.








ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutte, mie adorate lettrici!! Sarò breve con il commento (lo so: lo dico tutte le volte e poi non lo sono mai!)
Vi avevo promesso un settimo capitolo entro ieri ed intitolato Casinò: bene, non sono riuscita a mantenere nessuna delle due promesse!
Ma non è proprio tutta colpa mia: ero davvero intenzionata a scrivere riguardo al Casinò ma poi mi sono persa nei dettagli dei negozi e dello shopping ed il capitolo è diventato più lungo del previsto! Così ho dovuto dividerlo dal prossimo capitolo, che si intitolerà Casinò (davvero questa volta!)
L'ottavo capitolo di cui vi sto parlando uscirà domani, il giorno di NATALE!!! Per cui i miei auguri più cari li troverete nel capitolo di domani mattina... Un piccolo regalo natalizio da parte mia! :-)
Questo capitolo è molto particolare: mi sono divertita molto a pensare ad ogni dettaglio, alle preferenze di Richard ed a quelle di Kate... spero di esserci riuscita!
Spero che questo episodio vi sia piaciuto come i precedenti e spero che sarete così gentili da lasciarmi una recensione, il vostro giudizio è davvero molto importante per me!!
Volo a finire di scrivere l'ottavo capitolo...
BUONA VIGILIA A TUTTI!
Berenike
ps. a tutti coloro che se lo stiano chiedendo, questa storia PARTECIPERA' ai NESA NATALIZI: mi sono informata meglio e si può partecipare anche con una storia incompleta. Per cui, finita o non, incrociamo le dita!!!





(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 8
*** Casinò ***


Insieme a Venezia




Capitolo 8: Casinò

Il viaggio in gondola non fu lungo; durante il tragitto parlarono solo Martha e Kate, si scambiarono le proprie opinioni sulla città di Venezia, parlarono di quanto fosse magica, quanto fosse romantica, quanto fosse unica, sopratutto in quel periodo dell'anno.
Rick si limitava a studiare Kate che, ad ogni secondo, gli appariva più bella, più unica, più speciale; proprio come Venezia sotto Natale.
Il gondoliere aiutò le signore a scendere dalla propria piccola imbarcazione e si fece pagare un ammontare esagerato dallo scrittore ingenuo; americani, pensò l'italiano, sorridendo ed intascandosi il bottino.
Ad accoglierli arrivarono subito due consièrge. Li scortarono fino al Casinò, che si trovava al centro di una piccola isola fuori Venezia. Tutta l'isola era dedicata a quello svago, c'erano solo ristoranti lussuosi, hotel e negozi per persone pronte a spendere il doppio di quanto fosse realmente necessario.
Kate non poteva smettere di sorridere: lì il Natale era presente come non mai. C'erano così tante luci, così tanti alberi e decorazioni luccicanti e scintillanti, che l'isola era illuminata a giorno.
-Dopo di te. - le disse galante Richard aprendole la porta. La detective notò subito che una volta entrati Martha si era già volatilizzata. Anche Castle notò la sua assenza, insieme all'assenza di una delle sue carte di credito.
C'era da aspettarselo.
Lui e Kate seguirono tutte le procedure: Kate non era mai stata registrata per cui dovette compilare delle carte e firmare dei documenti; infine a seguito della foto identificativa, fu libera di andare.
Lo scrittore invece era già stato registrato un paio di anni prima, e fu salutato dalle guardie come un vecchio amico.
Si aprì davanti ai loro occhi un mondo stellato ed incantato: proprio alla fine della scalinata principale Kate vide subito le slot machines, subito dopo c'erano i tavoli con le roulettes e poco distanti i tavoli da poker. Tutto era così lussuoso, così regale, così unico.
Richard le sfilò il cappotto, lei sentì le sue mani calde appoggiarsi delicatamente sulle sue spalle e si sentì al sicuro, anche in quel mare di consumismo ed avvoltoi del denaro. Lei non aveva denaro con sé, ma guardando l'abito e la collana che indossava, pensò che non ne aveva bisogno.
Richard Castle si sentì come mancare: era la donna più bella che avesse mai visto; più snella di una modella, più soda di una presentatrice, più sorridente di un'attrice; era radiosa, brillante, intelligente... Ed in quel momento assomigliava ad una principessa.
-Sei bellissima. - lo scrittore non riuscì a trattenersi. Poi continuò – sembri una Principessa... Ti andrebbe se, solo per questa sera, io fossi il tuo Principe? Mi renderebbe davvero molto felice. -
Kate sorrise e gli prese la mano per entrare insieme in quel mondo fatato.
Nell'orecchio gli sussurrò un Si pieno d'ammirazione.
Richard Castle scoprì presto che la detective Beckett non era solo uno schianto ed una donna brillante: scoprii ben presto che portava anche molta fortuna. Fin dal primo minuto della serata, e più precisamente dalla prima roulette, scoprii che starle vicino significava vincere, mentre allontanarsene significava perdere. Con questa scusa le rimase sempre vicino, offrendole continuamente champagne e baciandola sulla guancia prima di ogni tiro di dadi.
Kate non si era mai divertita tanto: gli uomini si fermavano per ammirala ed ad ogni sguardo si sentiva sempre più a proprio agio e più sensuale.
Anche Richard la guardava pieno di eccitazione: notò però nei suoi occhi che il suo desiderio di possederla era ben diverso da quello degli altri. Per un attimo la sua coscienza le rivelò che quello di Richard era amore, mentre quello degli altri uomini della sala era semplicemente lussuria.
Ma la detective scacciò questo pensiero com'era arrivato: doveva sempre tenere ben in mente che quella non era la vita reale; stava vivendo il sogno di un'altra persona e di un'altra famiglia; lei non apparteneva a quel mondo ed una volta tornata a casa tutto sarebbe tornato alla normalità. Forse perfino quell'abito si sarebbe ritrasformato in zucca alla fine della serata.
Richard Castle si scoprì un avido giocatore mentre la sua bella accompagnatrice preferiva meno puntate con meno soldi; ogni centesimo perso le sembravano ore e ore di duro lavoro buttate via; ricordò solo successivamente che quello di Richard Castle non era un vero lavoro; lui non doveva sudare per arrivare a fine mese, a lui i soldi scendevano dal cielo come pioggia d'autunno.
-Salve, Signori Castle! - di sicuro non si aspettarono di essere riconosciuti. Erano al tavolo dei dati; Kate e Richard erano in piedi davanti al banco. Rick lanciava i dadi ad ogni puntata, dopo il bacio portafortuna alla sua Principessa. Attorno a loro si erano riuniti decine di giocatori o semplici curiosi attenti nel seguire le loro giocate. Poco dopo si erano aggiunti due uomini, bassi, di semplice aspetto che Kate e Richard ci misero qualche secondo a riconoscere, senza le divise del Mulino Stucky.
-Non ci riconoscete? Siamo i due fattorini dell'Hilton; ci siamo visti al vostro arrivo! - dissero i due.
La detective, sempre minuziosa per i dettagli, notò subito che i due dovevano aver bevuto parecchio: le loro parole erano trascinate dalla ragione, ed il loro alito puzzava di alcool.
-Certo, come state? - rispose cortesemente lo scrittore, per non mancare loro di rispetto. Poi però tornò al gioco, togliendo loro l'attenzione.
Ma questi se la riguadagnarono. La seconda volta però non si rivolsero più a Castle ed a Beckett, ma a tutto il tavolo.
-Sapete che questi due sono in viaggio di nozze? - dissero, sempre più barcollanti e sempre meno lucidi.
-Ma non vi abbiamo ancora visti baciarvi... - continuò il secondo uomo, ancora più ubriaco del primo.
Il tavolo aspettò qualche secondo prima di agire; gli uomini e le donne presenti si scambiarono qualche occhiata d'intesa e poi tutti iniziarono ad urlare:
-Bacio!, Bacio!, Bacio!, Bacio! - Ed ancora – Bacio! Bacio! Bacio! - lo champagne bevuto li aiutava sicuramente ad essere così intraprendenti.
Kate e Richard si staccarono all'istante. Le loro mani, che non si erano lasciate dal secondo in cui erano arrivati, si lasciarono; Kate fece un gesto involontario di allontanamento, mentre il suo accompagnatore cercò di salvare ciò che era possibile:
-Signori, vi prego, a noi non piace sbandierare la nostra intimità... -
Kate sorrise in segno d'accordo. Sperò che questo bastasse a calmare gli animi, ma questi continuarono:
-Bacio!, Bacio!, Bacio!, Bacio! -
Richard si girò verso la sua detective, la sua Principessa: la guardò come non aveva mai fatto, mostrandole per la prima volta una nuova parte della propria anima. Non era più solo ammirazione, non era più solo amicizia, non era più affetto: era passione, era amore, era dipendenza per lei che si era rivelata come una droga per il suo cuore spezzato, la sua unica guarigione...
-Baciami! - gli disse lei improvvisamente, avvicinandosi a lui e volendo sentire il contatto con il corpo di quell'uomo che troppo aveva desiderato. La sua coscienza cercò di fermarla da quell'atto che, se avesse compiuto, le avrebbe cambiato la vita per sempre; ma lei la zittii come fosse stata una vecchia amica poco presa in considerazione.
Richard Castle non se lo fece ripetere due volte. Ancora sotto le urla delle persone intorno a loro (Bacio!, Bacio! Bacio!), si avvicinò a lei con violenza, quasi in un impeto istintivo, come se fosse ciò che aspettava da tempo di fare. Allungò le mani e la prese dietro il collo, avvicinandosela sempre di più. Lei si lasciò trasportare da quel bisogno d'amore, da quel bisogno di stare insieme; lo cinse con le braccia, lo abbracciò selvaggiamente, come se li ci fossero solo loro due.
Mentre le loro mani ed i loro corpi si cercavano, le loro labbra si trovarono senza affanni. Rick assaporò quelle labbra morbide che sapevano di fragola; mentre Kate chiuse gli occhi al contatto con quelle labbra carnose che sembravano volerla assaggiare, ed infine mangiare lentamente.
Ma non fu un contatto solo fisico: le loro anime si toccarono e si strinsero come fossero nude in una stanza vuota; si compresero e dialogarono insieme. I loro corpi ansimavano ed agognavano un contatto più intimo, una notte insieme di calore, di affetto, e di amore.
Il loro pubblico si zittì insieme a loro e si perse nel loro bacio appassionato. Molte coppie intorno si baciarono all'unisono ed altri esclamarono:
-Per fortuna che non gli piace sbandierare la loro intimità! - Ed altri:
-Ora basta, playboy! Lasciane un po' anche per dopo... -
Richard e Kate non si staccarono, né ripresero fiato: si allontanarono appena dal tavolo, continuando a cercarsi con le braccia e con le gambe, per essere sempre più vicini. Le loro lingue giocavano a nascondino all'interno delle loro bocche assetate d'amore; le loro mani cercavano il corpo dell'altro come fosse l'unico cibo al mondo che li potesse mai saziare.
Dopo quella che sembrò ad entrambi un eternità, si staccarono e furono applauditi da tutti; con la sola differenza che nessuno sapeva quanto quel primo bacio fosse stata agognato.
Senza che nessuno dei due dicesse nulla si avvicinarono al tavolo, Castle prese tutte le fiche che aveva con sé e le puntò sul numero sette.
-Rick, sei impazzito? - Kate cercò di fermarlo, ma ormai il banco aveva chiamato i dati.
Castle le sorrise malizioso e lanciando i dadi le sussurrò:
-Questa sera mi sento fortunato! - Lei gli sorrise, chiudendo gli occhi per non guardare i dati roteare...
-Numero cinque! - Kate si sentì mancare: quanti soldi avevano appena perso? Preferì non fare il conto. L'uomo al suo fianco, per nulla preoccupato, la guardò raggiante:
-Sfortunato nel gioco, fortunato in amore... - La prese a braccetto e lasciarono la sala, diretti verso l'albergo.


C'era una gondola ad aspettarli all'esterno del casinò; la coppia la prese in silenzio, aggrappati solo al ricordo del loro bacio e di quella passione che li aveva travolti.
Questa volta, essendo soli, Kate e Richard poterono abbracciarsi sotto le stelle, e farsi cullare dall'andamento costante delle onde. Non c'era bisogno di parlare: le loro anime si capivano attraverso gli sguardi senza bisogno di dire nemmeno una parola.
-Hai freddo? - le domandò lui, a metà del tragitto. Non si era accorto che il freddo tipico di Dicembre era molto più penetrante in mezzo al mare di Venezia. Kate fece cenno di No con la testa, stringendosi ancora di più all'uomo che aveva scoperto amare in quel lussuoso casinò.
Poi le venne in mente un dettaglio che avevano tralasciato:
-E Martha? - Castle rise sonoramente, la sua risata echeggiò per il canale.
-Non ti preoccupare per lei: domani mattina ricomparirà completamente sbronza, accompagnata da due affascinanti gentiluomini...- entrambi sorrisero a quella scena, che si abbinava perfettamente al tipo di personaggio.


Una volta tornati in camera entrambi avvertirono un certo imbarazzo: dopo quello che era successo, ci si aspettava che succedesse qualcosa di più? Come ricreare quella atmosfera magica che li aveva tanto avvicinati solo un'ora prima?
Richard fu il primo ad andare in bagno a prepararsi: il fatto che si fece la doccia e ci mise più del solito fece capire alla detective che si stava preparando per qualcosa di speciale.
Facendosi la doccia poi, ed indossando quel nuovo completino che proprio l'uomo che la stava aspettando in stanza le aveva regalato, Kate pensò che quella doveva essere una serata speciale: l'avevano attesa così a lungo, nulla poteva andare storto.
Si guardò allo specchio per l'ultima volta e poi aprii la porta del bagno, trovandosi davanti ad uno spettacolo che di sicuro non si sarebbe mai aspettata: Castle si era acceso la televisione, forse per aspettarla, ma si era addormentato nell'attesa. La sera prima, per qualche ragione che Beckett ignorava, lo scrittore non aveva dormito praticamente per nulla, ed ora la stanchezza della giornata gli era piombata addosso.
Kate si guardò nel proprio completino intimo di seta di Chanel e si sentì una sciocca; avrebbe dovuto indossare il proprio completo sportivo di cotone, come sempre.
Ma non si arrabbiò per quella serata persa: avrebbero avuto tutta la vita davanti per fare l'amore, per parlare di mille cose, per costruire una nuova eccitante vita insieme.
Si distese quindi accanto allo scrittore e spegnendo la televisione, si addormentò abbracciata a quel corpo così caldo e protettivo. Quand'era accanto a Richard Castle si sentiva finalmente viva.


Ma la favola stava per giungere al termine.










ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Prima di tutto auguro ad ogni di voi un sereno e affettuoso BUON NATALE!!
Spero che questo Natale vi porti tanta serenità e la realizzazione di tutti i vostri sogni...
Ma parliamo di questo capitolo: spero vi sia piaciuto!! E' un capitolo davvero cruciale: c'è il primo bacio, Kate inizia a sciogliersi un pò per non parlare del "grande passo" che entrambi sono pronti a compiere e che avrebbero anche fatto se qualcuno non si fosse addormentato!! :-) :-)
Questo capitolo parteciperà ai NESA come BEST KISS: voi cosa ne pensate? è un bacio all'altezza di un concorso di fanfiction? Vi è piaciuto?
A proposito dei NESA: oggi si chiude il termine di partecipazione!! In questi giorni si aprirà la votazione per BEST READER'S CHOISE, ovvero la storia che più (tra le iscritte) vi è piaciuta leggere...
Se vi va di votare per Insieme a Venezia lo potete fare QUI, cliccando su READER'S CHOISE DICIASETTESIMO TURNO (prima di votare penso dobbiate iscrivervi!)
Se avete apprezzato questa storia vi prego di votarla: ha bisogno di voi per poter affermarsi e farsi conoscere anche al di fuori di efp!
Ma passiamo ad altro: molte volte mi è stato chiesto da dove prendessi le mie informazioni riguardo Venezia, il Mulino Stucky e tutti i dettagli da me trattati in questa fanfiction! Visto che è Natale ho deciso di rivelarvi le mie fonti...
Io sono nata a Padova, ma ora studio e praticamente vivo a Venezia da tre anni... conosco questa città meglio delle mie tasche! Per cui capite che non è stato difficile inserire nella storia quanti più dettagli fossero possibili...
Per quanto riguarda il Mulino Stucky, questa è tutt'altra storia: si da il caso che questo magnifico hotel si trovi esattamente di fronte alla mia università (nell'isola della Giudecca, com'è scritto nella mia storia); il mio ragazzo, Marco, sapendo quanto lo adorassi mi ci ha portato per festeggiare il nostro quarto anniversario di fidanzamento!
Posso giurarvi che tutto ciò che ho descritto riguardo la sala colazione, la reception, il centro benessere e le stanze... bè è tutto profondamente vero!! E' un hotel davvero molto lussuoso e se vi va di farvi coccolare per qualche giorno, ve lo consiglio vivamente!
Ovviamente, in tal caso, chiamatemi così vi verrò a trovare!
Ho selezionato quattro foto del mio weekend romantico con il mio Richard Castle personale! E ve le propongo qui, con i miei più sinceri AUGURI NATALIZI!!
Berenike







(Aggiunta postuma)
La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE. Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 9
*** Svegliati, Castle! ***


Insieme a Venezia




Capitolo 9: Svegliati, Castle!


Ma la favola stava per giungere al termine.


Kate e Richard non dormivano nemmeno da un'ora che il telefono della detective (sempre acceso) iniziò a squillare.
Nessuno sembrò accorgersi di quel piccolo oggetto tecnologico che faceva di tutto per richiamare la loro attenzione. Richard Castle fu il primo a svegliarsi:
-Kate... spegnilo... - e si riaddormentò all'istante.
Chiunque fosse sembrava aver capito di dover richiamare più tardi. O almeno così sembrava.
Beep, Beep, Beep
Il cellulare riprese a suonare, e ancora... e ancora... e ancora... -Kate? Sei sveglia? - Lo scrittore alzò appena la testa. Al di fuori della finestra era ancora buio, dovevano essere le tre, massimo quattro del mattino.
-Cosa c'è? - la detective Beckett riemerse dalle coperte. Si era cambiata dalla sera prima, si era infilata il pigiama e si accorse solo in un secondo momento di essere abbracciata a Castle.
-Il cellulare... - rispose questo. Le loro voci erano lente, pigre ed assonnate.
Beep, Beep, Beep
Il cellulare non dava loro tregua. Kate Beckett cercò di ignorarlo il più possibile, fino a che non smise definitivamente di suonare.
-Finalmente. - fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare lo scrittore, prima di rigirarsi nel letto, cercare il corpo freddo della detective ed aggrapparsi a questo come fosse la sua unica ancora di salvezza.
Kate reagì a quell'abbraccio in modo insolito: come se solo in quell'attimo si fosse accorta di chi fosse e di quale telefono stesse suonando, scostò violentemente il corpo assonnato e pensante di Rick e si precipitò accanto al telefono.
Questo ricominciò a suonare frenetico.
Beep, Beep, Beep
-Pronto! - rispose lei, al primo squillo. La sua voce era quella di sempre: attenta, scaltra, brillante e perfettamente sveglia.
-Detective Beckett, sono il Capitano... Posso chiedere dove ti trovi? In segreteria mi risponde una voce in un'altra lingua... cos'è Italiano? -
-Capitano siamo, anzi sono a... - Ma l'uomo non le fece finire la risposta.
-Non importa dove sei Beckett. Qui c'è bisogno di te. - La voce del Capitano aveva un tono deciso ed allo stesso tempo supplichevole. Era ben consapevole di aver disturbato durante le vacanze natalizie della Detective ma lei era in assoluto la migliore, e aveva bisogno del suo aiuto.
Kate restò in silenzio per qualche secondo. Come aveva previsto, la realtà era tornata a bussare alla sua porta, ed era il momento di decidere da che parte stare. Chi era lei: era una bellissima principessa coccolata e viziata dal proprio principe azzurro, o era la Detective Beckett, che lottava ogni giorno contro il crimine e risolveva più casi di qualsiasi detective di sesso maschile di New York?
-Arrivo. - rispose secca.
-Ah, Beckett... - la chiamò per l'ultima volta il Capitano – non penso ci sia bisogno di disturbare Castle. - La detective si girò appena a guardare lo scrittore che giaceva accanto a lei, addormentato.
-Stavo pensando la stessa cosa. -
Quando la donna abbassò la cornetta si sentì in colpa come se l'omicidio l'avesse commesso lei stessa; ma non poteva abbandonare la propria vita, la propria carriera per un sogno che non si sarebbe mai realizzato.
Si alzò velocemente ed iniziò a preparare la valigia. Cercò di non far rumore; in cuor suo però sperava che lo scrittore si svegliasse e le chiedesse di restare.
Non sarebbe comunque servito a nulla.
Richard sembrò svegliarsi. Nel vedere la detective alzata e vestita si spaventò e si tirò su con i gomiti.
-Cosa stai facendo? - le chiese preoccupato. -Va tutto bene? -
Lei decise che la sincerità sarebbe stata la sua unica arma, in quell'occasione.
-Mi ha chiamata il Capitano... - c'è bisogno di me. - E continuò a fare la valigia, cercando di non incontrare gli occhi di quell'uomo che la stava studiando come fosse un animale in estinzione.
-Che cosa? - Castle si alzò dal letto. Kate pensò che questo non aiutava... Era così maledettamente bello e la consapevolezza di aver quasi fatto l'amore con lui...
Castle si piazzò davanti alla valigia e le cinse la vita con le mani.
-Guardami. - le disse gentilmente. - Kate tenne lo sguardo prima basso, poi (maledetto orgoglio) lo alzò, in tono di sfida.
-Cosa c'è? - chiese lei, come se andarsene nel bel mezzo della notte fosse la cosa più normale del mondo.
-Non puoi tornare a casa ora... -
-E' quello che sto facendo, Castle – pesò in modo particolare il cognome dello scrittore. Nonostante ora fossero così vicini, non erano mai stati tanto lontani.
-E cosa ne sarà di questo viaggio? Cosa ne sarà... di noi? - Castle sembrava un bambino, con gli occhi spalancati e le mani tremanti.
-Castle svegliati! - disse lei, urlando. Aveva recitato la parte della sposa perfetta in questi pochi giorni Veneziani, ma prima o poi doveva finire tutto... - Non capisci? Questa non è la realtà, questa non è la vita reale! Nella realtà io sono una detective e non tua moglie! Tu sei un ricco e viziato scrittore miliardario e... e... - Lo sfogo sembrava terminato. La detective avrebbe potuto continuare ma vedendo lo sguardo ferito dell'uomo di fronte a sé, preferì non continuare.
-Tu potresti diventarlo. - Rispose semplicemente.
-Che cosa? - disse lei, prendendo le ultime cose dal bagno.
-Mia moglie. Se solo tu lo volessi. - La guardò dritta negli occhi, trafiggendole l'anima.
Perché doveva essere così complicato? Perché Richard stava rendendo le cose così difficili?
-E poi cosa dovrei fare? Rimanere a casa ad accudire i nostri bambini? Castle, io non sono tua moglie e... -
-E cosa? Mai lo sarai? - Rick iniziava a scaldarsi. Dentro al proprio cuore sapeva, sapeva che anche lei lo amava e sapeva che c'era stato qualcosa di speciale, la sera prima.
-Non sto dicendo questo, Richard. Devo andare. - disse in velocità, trattenendo le lacrime. Sapeva bene che questa sarebbe stata probabilmente l'unica volta che si vedevano.
-Kate... - la rincorse lui verso la porta. La chiuse con un tonfo secco. -Aspetta solo un secondo. - Si guardarono intensamente, aspettando che uno dei due dicesse qualcosa. La mano grande di Castle era ancora premuta contro la porta, Kate gli dava le spalle.
Se lo avesse guardato, sarebbe scoppiata in lacrime.
-Cosa mi dici allora di ieri sera? - Lo scrittore chiuse gli occhi. Il ricordo gli faceva solo male.
-Cosa vuoi che ti dica? - rispose lei secca, sperando che l'uomo non notasse il tremolio della sua voce.
-Non puoi negare che ci sia stato qualcosa... Noi stavamo per... - Kate si girò all'improvviso. Decise che continuando così non sarebbe mai riuscita a partire; non avrebbe mai ripreso la propria vita; e sarebbe stata persa per sempre.
Doveva dire ciò che più avrebbe ferito lo scrittore; così che questo la lasciasse andare.
-Noi stavamo per fare l'amore. Lo so. - lo guardò negli occhi. Era abituata a fissare i criminali senza far trasparire emozioni ed anche in quell'occasione guardò l'uomo di fronte a sé come se avesse commesso un terribile omicidio.
-Ed è stato un bene che non sia successo nulla. - disse lei, scandendo le parole. Castle lasciò andare la porta, ritraendo la mano come se avesse appena ricevuto un pugno in pieno petto.
-Cosa vuoi dire? - fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare.
-Dai, Richard, parliamoci chiaro! Questa non è la vita reale: appena torneremo a casa tu mi tradirai con una modella di vent'anni ed io avrò perso il mio lavoro, la mia vita, il mio onore... Fare l'amore ci avrebbe portati in un punto di non ritorno mentre ora possiamo ancora scegliere! -
-E' questo che pensi di me? Che ti avrei tradita? - Kate lo fissò con disgusto. In un solo momento ripensò a tutti i motivi per cui in due anni di collaborazione non aveva mai ceduto al suo fascino: Richard Castle era un bambino, era un viziato bambino che agiva senza pensare, mettendo a rischio il proprio cuore e quello degli altri.
-Si, è questo che penso. Ora devo proprio andare. - Questa volta lo scrittore non bloccò la porta, lasciò andare la detective come fosse una foglia trascinata dal vento.
Non la fermò, non le corse dietro; semplicemente la guardò correre verso l'ascensore, senza girarsi mai a guardarlo. La fissò mentre trascinava con forza il proprio trolley e nel momento in cui le porte dell'ascensore si chiusero dietro di lei, sentì una lacrima rigargli il volto.


Poche ore dopo, Alexis Castle si avviò felice verso la sala delle colazioni. Sua nonna non era tornata a dormire quella notte, mentre le pareva di aver sentito rientrare il padre e la detective Beckett.
Non vedeva l'ora di sentire i racconti di questi ultimi riguardo la serata precedente; era sicura di trovare tutti al buffet; così quasi corse per i corridoi dell'Hilton.
Quando entrò nella sala colazioni la trovò piena, come le mattine precedenti: non vide né il padre né quella che sperava profondamente fosse la sua compagna.
Martha Castle invece era seduta ad un tavolo imbandito: aveva le borse sotto gli occhi ma sorrideva come una quindicenne al concerto del proprio cantante preferito. Era abbracciata a due signori sulla sessantina che le sorridevano e l'abbracciavamo come fosse la loro amante. Molte famiglie lì attorno guardavano la scena divertite, Martha adorava avere tutta l'attenzione su di sé.
Appena però la donna vide la nipote, spinse via i due pretendenti facendo loro cenno di allontanarsi.
Questi cambiarono tavolo e lasciarono posto alla ragazza.
-Nonna! Com'è andata la serata? - le chiese sorridendo ed accennando ai due uomini che continuavano a guardarla con ammirazione.
-Bene direi! – la nonna baciò sulla fronte la propria nipote – Peccato che domani dobbiamo già tornare... - Alexis annuì tristemente. Venezia le piaceva tantissimo, e non era la sola cosa.
-A te com'è andata la serata? Imparato un po' d'italiano? - Alexis non poteva smettere di sorridere.
Non rispose subito, annuì dolcemente persa nei ricordi della sera precedente.
-Nonna, Venezia è davvero la città più romantica del mondo! - E l'abbracciò, senza dare spiegazioni.
Poi, addentando una brioche alla crema le chiese curiosa:
-Ma che fine hanno fatto papà e Kate? Erano con te ieri sera? -
Martha sorseggiò lentamente il suo tè alla vaniglia.
-No, ci siamo persi di vista... Oh! Ecco tuo padre... - Alzò appena la mano per farsi vedere. Lo scrittore si avviò verso quel tavolo. Stranamente non prese nulla da mangiare.
Appena fu più vicino alle due donne, queste notarono quanto fosse trasandato: non doveva essersi fatto la doccia dalla sera prima; aveva rimesso gli abiti del giorno precedente che avevano decisamente bisogno di una stirata; la barba incolta gli era cresciuta sul viso stanco e triste.
-Papà, hai un aspetto orribile! - Richard Castle si avvicinò alla figlia e le baciò la fronte. Salutò la madre con un cenno della mano e rispose appena:
-Lo so... - Le due donne si guardarono scioccate. Non mancava qualcuno?
-Dov'è la detective Beckett? - chiese Martha, seria. Nel vedere il figlio ridotto in quel modo non trovò niente da ridere.
-E' partita. - rispose lui, secco. Alexis sgranò gli occhi mentre Martha rimase impassibile.
-Oggi se non vi dispiace vorrei rimanere un po' da solo... - Continuò, sperando che lo capissero.
Le due donne della famiglia Castle annuirono. Solo Martha ad un certo punto, vedendolo alzarsi dal tavolo gli chiese:
-Ti piace proprio tanto eh? - Richard non riuscì a mentire.
-Già. Ma a quanto pare non sono quello giusto per lei... -
Si allontanò in fretta dal tavolo, le parole viziato e traditore ancora nella propria testa.








ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Come prima cosa vorrei augurare a tutti i miei adorati lettori e recensori uno splendido 2011!
Che questo nuovo anno possa avverare tutti i vostri desideri...!
Mi devo poi scusare davvero con il cuore per questo ritardo: di solito non aspetto così tanto ad aggiornare, ma sono stata via per tutte le feste e sono tornata solo Domenica...
Due giorni per scrivere questo capitolo e via... pubblicato!
Voglio parlare subito di questo nono capitolo: come avrete notato, è completamente diverso dai precedenti! All'inizio ho ripreso la stessa frase che tanto vi aveva messo in subbuglio alla fine dello scorso capitolo. Come molti di voi avevano capito, era una minaccia bella e buona più che un avvertimento di fine vacanza...
So che dopo questo capitolo molti di voi saranno scioccati: non è ciò a cui vi avevo abituato; qui vediamo una Kate molto più realistica, molto più dura e decisamente più combattiva. Oserei dire che la "principessa" che c'era in lei è stata cacciata ed è tornata la "bad girl" che tutti conosciamo...
Che dire del povero Castle? So che molti di voi non apprezzeranno il fatto che un uomo pianga; io l'ho trovato molto dolce e fidatevi, se si perde l'amore della propria vita, anche gli uomini sanno piangere.
In ogni caso non disperate: non è ancora tutto perduto... Mancano ancora dei capitoli!
Si ribalterà ancora la situazione?
Non vi resta che scoprirlo leggendo i prossimi capitoli che (prometto) si faranno aspettare sicuramente meno di questo!
Ancora una volta vi chiedo davvero di cuore di recensire lasciando un commentino: mai come ora la vostra opinione è stata importante per me... Spero che mi dedichiate qualche preziosissimo minuto del vostro tempo per farmi sapere cosa ne pensate.
A presto!
Berenike



La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE.
Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 10
*** Ripensamenti ***




Se volete durante la lettura di questo decimo capitolo potete ascoltare QUESTA CANZONE, che mi ha ispirata ed emozionata durante la stesura del testo. Se vi concentrate sulle parole, capirete che è una canzone magica, perfetta per questa coppia.


Insieme a Venezia




Capitolo 10: Ripensamenti

Richard Castle poteva finalmente sedersi e riflettere su quanto era accaduto quella notte. Fino all'ora di pranzo non aveva avuto un attimo libero: quello era il loro ultimo giorno a Venezia, per cui aveva dovuto occuparsi di tutte quelle cose necessarie alla fine di un viaggio.
Come prima cosa aveva chiamato Christian per accordarsi sull'orario di partenza del giorno successivo; lui e la moglie erano in fila davanti alla basilica di San Marco e lo scrittore poteva sentire le urla agitate dalla Signora accanto al Capitano.
Poi preparò la propria valigia, saldò tutti i conti in sospeso (il centro benessere, le camere, le colazioni) in modo tale che il giorno successivo non incontrasse grandi problemi.
Aveva salutato poi Martha ed Alexis che si erano dirette verso il centro, ed i negozi. Aveva dato loro la sua carta di credito American Express Oro: nel dargliela sperò con tutto il cuore che la figlia riuscisse a tener d'occhio la nonna...
Infine si era vestito, lavato e si era diretto verso il pontile. Ad attenderlo c'era un taxi, pronto a portarlo ovunque lui desiderasse.
Appena salito sorrise al taxista, che in un inglese elementare gli chiese:
-Dove desidera andare, San Marco?- Evidentemente era la meta preferita da tutti i turisti.
Castle scandì bene le parole, nella speranza di non sbagliare pronuncia.
-No, mi porti a Dorsoduro, all'università di Ca' Foscari. - Il taxista lo guardò sorpreso. Non erano molti i turisti che chiedevano quella meta, era piuttosto insolita.
Lo scrittore di gialli si godé il tragitto: sapeva che l'università non doveva essere lontana e sperò con tutto sé stesso che le cose non fossero cambiate affatto dall'ultima volta che l'aveva visitata, tanti anni prima.
Come previsto non ci mise molto, pagò il veneziano più di quanto fosse necessario e si diresse con passo deciso nell'unico luogo in cui poteva pensare davvero.
La sua casa. Quella casa che poteva trovare in tutto il mondo, che gli dava conforto, lo coccolava come solo una vera casa sa fare.
La biblioteca.
Ricordava bene dove fosse lì a Venezia: era proprio accanto all'università; qualche anno prima vi si era recato per tenere un convegno sulla scrittura creativa, ed era rimasto affascinato dalle aule così antiche ma allo stesso tempo così tecnologiche, per non parlare della biblioteca centrale, così grande, così spaziosa e così ben fornita.
Dopo qualche ponte e poi due o tre calli si ritrovò di fronte all'antico palazzo che stava cercando.
Sentiva il bisogno di ritrovarsi a casa, in mezzo ai libri, in mezzo alla cultura e così sorpassò l'entrata ed esibendo il badge dell'università che aveva conservato ancora dall'ultima volta, entrò senza problemi.
La biblioteca era vuota: tutti gli studenti erano a casa per le vacanze di Natale e così tutti e nove i piani ripieni di scaffali erano solo per lui.
Quindi si diresse al terzo piano, nella sezione che più amava: Letteratura Inglese.
Assaporò l'odore di carta che aleggiava nell'aria; poi chiuse gli occhi, cercando di rilassare la mente e pensare con razionalità. Iniziò così a sfiorare le copertine dei vecchi libri e ne aprì alcuni a caso, andando sempre più avanti con i secoli: prima Chauser, poi Keats, Shelley, Shakespeare, Pope, e poi ancora Wordsworth, Coleridge, Byron... Andò su e giù per gli scaffali fino a che le rime e le strofe non gli riempirono la testa e lo confusero...
Era a casa. Lontano dal dolore, lontano dalla realtà, rifugiato in quel solo suo mondo che riusciva a confortarlo.
Infine, stremato da quella lettura compulsiva, si sedette nel freddo pavimento di marmo ed estrasse il cellulare. Nonostante fosse tornato per un attimo a casa, la tentazione di fissare quel piccolo aggeggio malefico era stata troppo forte.
Lo fissò come se con la sola forza dello sguardo potesse farlo squillare. Questo era tra le sue mani, inerme, assolutamente silenzioso e non curante dell'ansia del proprio proprietario. Castle, da uomo ferito qual'era, aveva deciso di non interessarsi del destino della detective: lei aveva deciso di intraprendere la propria strada, respingendolo, e doveva ora far fronte alle conseguenze delle proprie azioni.
Ma era troppo preoccupato.
Sbloccò la tastiera. Cercò l'applicazione di Internet e la connessione wireless. La trovò immediatamente.
Digitò sul canale di google il sito dell'aeroporto di Venezia e cercò i voli del mattino.
La detective Beckett doveva aver preso il volo delle dieci e mezza per New York. Richard cliccò sul volo e ne scoprì il prezzo: 450 euro.
Una morsa si impadronì del suo stomaco, poi delle gambe, delle caviglie fino ai piedi, impedendogli di muoversi. Cercò rifugio in quel libri che tanto lo avevano aiutato negli anni di difficoltà, ma nemmeno questi gli furono d'aiuto.
450 euro. La metà dello stipendio mensile della detective.
Non era giusto; doveva ridarle ogni centesimo di quella somma, anche se lei non glielo avesse mai permesso. Lui l'aveva trascinata dall'altra parte del mondo; era solo colpa sua se Beckett si era ritrovata a spendere quella cifra.
Decise che una volta tornato a casa, avrebbe ripagato tutto.
Una volta tornato a casa...
Un brivido gli percorse la schiena.
Cosa sarebbe successo, una volta tornati a New York? Avrebbe continuato a collaborare con il distretto, o la detective lo avrebbe allontanato come aveva fatto quella notte?
Quella notte... Maledetta notte. Ora che il sole splendeva fuori, quel litigio assurdo sembrava così stupido, così surreale.
Castle ripensò a ciò di cui era stato accusato: di essere un bambino, un viziato, un traditore...
Era davvero così che lo vedeva la detective?
Non aveva ancora capito che non c'era nulla, nulla di più maturo e sincero dei sentimenti che provava per lei?
Richard Castle sembrò sentirsi male: gli mancò l'aria e cercò conforto nell'unico mondo che più volte gli aveva salvato la vita.
Aprì a caso Tutte le opere di Shakespeare in lingua originale e cercò ispirazione tra quelle pagine giallastre. Fermò il dito poco prima della metà del grosso libro e lesse la prima frase che vide:
“Chiunque può sopportare un dolore tranne chi ce l'ha”
Richard Castle sorrise. Si fece forza e pieno d'una nuova energia uscì alla biblioteca.
Non aveva perso, non ancora.


Kate Beckett corse verso l'aeroporto di Venezia. Nonostante qualche difficoltà nel trovare un taxi disponibile a quell'ora di notte e nel raggiungere il grande aeroporto, riuscì ad arrivare in tempo per il volo delle dieci e mezza.
Mancavano più di due ore alla partenza, aveva giusto il tempo di bere un caffè, fare il check-in e lasciare quella città magica: senza dubbio l'aveva incantata.
Ma in questo ormai non trovava più nulla di positivo: aveva perso la propria razionalità, il proprio buon senso, il proprio fiuto nel sentire le situazioni pericolose.
Ripensò ad Alexis e Martha e si sentì in colpa per essere partita così, senza ringraziamenti o quant'altro.
Era così stanca che non riusciva nemmeno a pensare ad un modo per tirarsi su di morale.
Poteva sentire il proprio cuore pulsare nel petto: cercava di scappare, di ritornare dal proprio amore... Da Richard. Ma il cervello lo teneva ben saldo e non gli permetteva di esprimersi come avrebbe voluto.
Aveva fatto fin troppi danni.
Due caffè ed un waffle dopo l'aereo della detective fu chiamato. Salendo ed accomodandosi la detective si sentì male nel pensare che metà del proprio stipendio era stato scalato dal proprio bancomat. Forse per Castle quelli non erano che spiccioli; lei invece avrebbe dovuto chiedere un prestito a suo padre quel mese, per pagare l'affitto.
Maledizione Pensò.
Questi erano i piccoli compromessi che doveva accettare per essere una donna indipendente: era ovvio che l'aiuto economico di un fidanzato, o perfino di un marito, l'avrebbe aiutata molto ma... Non ne valeva la pena. Non era mai valsa la pena.
Fino a quel momento.
Stava davvero facendo la cosa giusta? Era giusto sacrificare l'amore della propria vita in cambio della libertà?
L'avrebbe scoperto solo con il tempo.
L'unica cosa che chiedeva era di non rivedere più Richard, almeno per il momento: rivedere quegli occhi, ripensare a quel momento... L'avrebbero uccisa.
Solo un ricordo la fece sorridere: quello della sera prima, al Casinò. Quel bacio era stato così perfetto, così istintivo, così sincero, così selvaggio...
Ma faceva parte di una favola che era ora arrivata all'ultima pagina, alla parola: fine.
Se solo avessero fatto l'amore, sarebbe tutto diverso, ora.
Solo la sera prima Kate aveva pensato che avrebbero avuto tutta la vita per fare l'amore e per parlare e per costruire un futuro insieme a quell'uomo...
Sembrava un tempo così lontano.
Allora la realtà non era ancora arrivata a bussare alla loro porta. Ma non si era fatta aspettare a lungo.
-Allacciare le cinture, siamo in fase di decollo. - sentì dire all'altoparlante.
Si strinse forte al sedile, sperando di non pentirsi mai di quella partenza. Guardò per l'ultima volta fuori dal finestrino, cercando di intrappolare nella propria mente ogni ricordo di quella città meravigliosa che l'aveva incantata ed ingannata.
Era stata ingannata da quelle luci e da quella felicità apparente, tanto da dimenticarsi chi era e cos'era...
Infine allungò appena la mano, come per toccare la fredda terra e conservarne un ricordo eterno.
Una lacrima le rigò il volto, mentre le sue labbra sussurrarono, piano:
-Addio, Richard. Ti amo. -
Poi, esausta dalla notte passata in bianco e dal proprio cuore ferito, si addormentò, le lacrime che ancora scendevano sul suo volto stravolto.

Quando la detective scese dall'aereo, quel 27 Dicembre 2010, si sentiva come se avesse lasciato un pezzo del proprio cuore lontano da sé, a Venezia.
Non riusciva a capire cosa ci facesse a New York, senza Castle. Senza di lui nulla era lo stesso: i colori erano grigi e spenti, avevano perso il loro splendore. I fiori non profumano più, al contrario non emanavano nessun profumo che lei riuscisse a sentire.
Il distretto le parve così vuoto, così triste, così malinconico senza di lui che capì immediatamente di aver sbagliato ogni cosa: non aveva capito che Richard Castle non le toglieva la vita, né la libertà.
Lui le dava la forza per andare avanti, era la sua energia, ed il suo ossigeno: era il motore che la spingeva ogni giorno a proseguire. Senza di lui, niente era più lo stesso.
New York non era più la stessa.
Conoscere e poi lasciare lo scrittore era stato come venire a sapere dell'esistenza dell'elettricità per poi tornare nella propria casa fredda, senza luci né riscaldamento...
Kate Beckett sperò solo che non fosse troppo tardi.









ANGOLO DELL'AUTRICE
Eccomi qui, tornata più in forma che mai! Due capitoli in due giorni: ammettetelo... mi sto facendo perdonare eh?
Il capitolo di ieri vi aveva scioccato: spero che con questo decimo capitolo abbiate tirato un sospiro di sollievo.
Come vi avevo preannunciato, non tutto è perduto! I nostri due amanti (lontani) stanno ripendando alle proprie azioni...
Che sia l'inizio di un nuovo riavvicinamento? :-)
Questo capitolo è un pò più corto degli altri... Mi serviva per spiegare la situazione e per far capire che cosa stanno attraversando i due personaggi.
Castle si rintana in biblioteca (che tra le altre cose esiste davvero ed è... la biblioteva dalla mia università!) per cercare risposte che gli arrivano da Shakespeare. In realtà è il proprio cuore che ammette di aver sbagliato e che vuole cercare di riprendere le redini della situazione...
Che dire di Beckett: lei è davvero un osso duro! Rinuncia all'amore della sua vita per mantentere la propria libertà ed indipendenza; ma una volta arrivata a New York si accorge che tutto è cambiato... ora che Castle non è più con lei!
Si sta avvicinando la fine di questa long-fiction... che emozione!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto... La dolcezza regna sovrana!
A presto con l'undicesimo capitolo quindi... Ogni recensione sarà davvero davvero molto gradita!
Berenike



La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE.
Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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Capitolo 11
*** Di nuovo Insieme ***




Attenzione: Capitolo Finale. E' consigliata la vicinanza ad un pacchetto di fazzoletti e ad un barattolo di Nutella.

Insieme a Venezia




Capitolo 11: Di nuovo Insieme

Nemmeno quel Natale la detective Kate Beckett era riuscita a godersi le vacanze. Era stata infatti chiamata dal Capitano in persona che, con urgenza, aveva richiesto la sua presenza in centrale.
Mancavano ancora due giorni al suo ritorno al lavoro e la detective si domandò se proprio in quei due giorni la sua vita avrebbe potuto cambiare radicalmente.
Lo scrittore che le aveva regalato tre giorni da favola nell'incantevole città di Venezia non era tornato con lei, al contrario, avrebbe fatto ritorno solo il giorno successivo.
Le cose non erano andate proprio secondo i piani: dopo aver trascorso delle giornate regali, come dentro ad una favola della Disney, la realtà era tornata burrascosa a farsi sentire, trasformando il sogno in incubo.
La detective però non ebbe il tempo di pensare a tutto questo: una volta atterrata a New York, nemmeno il tempo di portare a casa il suo bagaglio e rinfrescarsi un po', che era già al distretto ad interrogare i testimoni. Nella grande Mela era ancora ora di pranzo: la detective era nauseata per il fuso orario e per aver dormito così poco.
C'era stato un delitto spaventoso, e Kate capì subito perché era stata richiesta la sua presenza: era stato brutalmente ucciso un poliziotto di colore del loro distretto ed, accanto al corpo, era stato trovato un antico simbolo razzista, appartenente al Ku Klux Klan. Il corpo era ridotto così male che, per la prima volta dopo anni in servizio, perfino la forte detective Beckett provò orrore per quell'omicidio. In questo caso si scontravano più problemi contemporaneamente: l'omicidio di un pubblico ufficiale, l'omicidio di una persona di colore ed il razzismo; per non parlare di un possibile ritorno delle brutali azioni del Klan: era un delitto solitario, o sarebbe stato seguito da altri?
Gli assassini andavano fermati prima che ci fosse un ulteriore corpo massacrato a terra.
La stampa importunava la detective ogni pochi minuti, cercando nuove informazioni da rivelare al mondo... Il caso aveva suscitato molto scalpore. Così tanto scalpore che la notizia arrivò fino a Venezia...
Più di 7000 km di distanza, lo scrittore Richard Castle seguiva il caso in diretta televisiva; e nonostante la cronaca fosse in italiano, Rick osservava comunque cosa stavo succedendo, accanto alla figlia e alla madre, entrambe molto preoccupate.
-Sembra molto stanca – disse Alexis, mettendosi il pigiama. Castle annuì; la donna sembrava stanca e depressa, come non l'aveva vista da tempo.
Non guardava mai la telecamera direttamente, e parlava del caso distaccatamente, come se non le appartenesse. Cosa le era successo?


-Beckett, posso parlarti? - il Capitano chiamò la sua miglior detective nel proprio ufficio.
-Certo, Capitano – acconsentì lei, entrando e chiudendo la porta dietro di sé.
-Beckett, cosa ti sta succedendo? Non sei concentrata, non sei focalizzata... - Beckett piegò la testa verso il basso, concentrandosi sulle proprie scarpe. Per un attimo vide le magnifiche scarpe con tacco che aveva indossato quella sera al Casinò e si lasciò andare al ricordo di quella sera così magica... Il Capitano attirò di nuovo la sua attenzione, stava parlando di qualcosa che riguardava la stampa.
-... davanti a milioni di persone, capisci? Non possiamo fallire, né dare l'impressione di non impegnarci abbastanza. Sai cosa devi fare. Pensi di farcela? -
-Si Signore – rispose decisa.
Non poteva crederci: in tutti quegli anni era la prima volta in cui veniva accusata di essere poco professionale. Tutta colpa di Richard... Nemmeno ora che non c'era la lasciava lavorare in santa pace.
Mentre, lontano anni luce, lo scrittore di gialli spegneva la televisione e si dirigeva verso la propria camera per andare a dormire, Kate riuniva tutta la propria forza di volontà e le proprie energie per concentrarle sul caso in corso.
Non corse mai così tanto come quel pomeriggio, non interrogò mai tanti sospettati, testimoni, famigliari ed amici; l'America intera era testimone del suo impegno.
Ma mentre chiedeva informazioni a coloro che erano nei paraggi dell'omicidio, mentre limitava le ore dell'azione nella lavagna bianca e durante le sue continue chiamate a Lanie per scoprire sempre nuove informazioni riguardo il brutale scempio del corpo, la sua testa era altrove. Era con Richard, al Mulino Stucky, era con lui a Venezia, in piazza San Marco, nei negozi, in centro... Era ovunque, a patto che fosse con lui.
Ogni cosa le ricordava la collaborazione con lo scrittore, ogni angolo della centrale le ricordava una battuta, una risata, un battibecco che negli ultimi due anni aveva avuto con Rick.
Come aveva potuto trattarlo così? Come aveva potuto ferirlo, dopo tutto ciò che lui aveva fatto per lei?
Guardò l'orologio: Venezia aveva sei ore di differenza con New York.
Richard stava dormendo; nel loro letto, nella loro camera, nel loro hotel.


Ma Richard Castle non stava affatto dormendo. Continuava a rigirarsi nelle coperte, inquieto, metà tra la veglia ed il sonno. A tratti chiudeva gli occhi, e gli incubi prendevano possesso della sua mente, poi aveva caldo e si svegliava, e poi freddo, e poi ancora incubi, e poi ancora caldo...
Fino a che non si svegliò del tutto.
Si guardò intorno, cercò l'orologio accanto al letto... Erano le cinque del mattino.
Per una frazione di secondo cercò Kate accanto a sé, allungò il braccio pensando di sentire il suo corpo freddo ancora lì con lui...
Ma non trovò nessuno.
Era solo come mai prima d'ora: Kate non solo era partita, ma si era anche allontanata da lui forse per sempre.
Rick si abbracciò al cuscino, come fosse un bambino in cerca di protezione. Nella sua mente, complice del buio e della tristezza tipica della notte, albergavano pensieri disperati di solitudine, di speranze spezzate, di fraintendimenti.
Lo scrittore, prima di addormentarsi l'ultima volta, si domandò se sarebbe mai più riuscito a dormire senza l'amore della propria vita accanto.


Il caso occupò tutto il pomeriggio della detective, ed ancora la sera fino a notte fonda. I giornalisti non davano segno di volersene andare, mentre fuori dal distretto si riunivano sempre più persone che protestavano contro il razzismo.
La detective non vedeva più la fine di quell'incubo: contando il fuso orario, era sveglia da quasi 24 ore e mancava poco che si accasciasse al suolo, stremata.
Il Capitano riuscì infine ad allontanare fanatici e giornalisti, liberando la detective a mezzanotte passata.
Questa entrò nella propria auto quasi meccanicamente, senza nemmeno riuscire a pensare a cosa stesse facendo. Girò la chiave del motore e partì, la mente offuscata e lo stomaco in subbuglio.
Un quarto d'ora dopo si domandò dove il suo corpo stanco la stesse portando: non stava guidando verso casa sua, la sua mente era così stanca che aveva lasciato la guida al corpo che eseguiva le mansioni meccanicamente, come un robot.
La detective si fermò, esausta. Dov'era? Perché non era andata direttamente a casa?
Guardò fuori dal finestrino appannato, ed ebbe un sussulto.
Quel quartiere era decisamente troppo lussuoso perché fosse il proprio; era davanti al condominio di Castle.
Scese dalla macchina ed i suoi sensi si svegliarono con il freddo di Dicembre. Non si era nemmeno accorta che stava nevicando.
Guardò su, verso la finestra senza luci dell'appartamento dell scrittore. Si appoggiò alla macchina e rimase lì, per quelle che le sembrarono ore, in contemplazione di quella finestra da cui, sperava, prima o poi si sarebbe affacciato Richard.
-Cosa ho fatto? - sussurrò appena, sentendo le lacrime che le stavano salendo agli occhi.
Le ricacciò dentro, sperando che non tornassero a farle visita.
Ma queste, traditrici, si ripresentarono e fu allora che la detective, forse per la prima volta, si lasciò andare.
Pianse davanti a quell'appartamento che rappresentava la vita che avrebbe potuto avere se solo non fosse stata così stupida, così prudente. Pianse davanti a quell'occasione di vita persa, pianse perché ora era più sola che mai...
Aveva cacciato l'unico uomo che aveva mai amato, l'unico che la comprendeva e che le era rimasto sempre accanto, nonostante tutto.
Pianse lacrime fredde come la neve che scendeva dal cielo e che andava a posarsi su quella finestra senza luci.
Perché Castle non era in casa. Non era a New York. Non era con lei.


La mattina del 28 Dicembre, la famiglia Castle prese il vaporetto e salutò con tristezza la città di Venezia. Alexis pianse dopo aver salutato il ragazzo per cui aveva preso una cotta quella sera in hotel, e pianse davanti alla casa del Modigliani, che non era riuscita a visitare.
Martha invece gioì di quel ritorno: se fosse rimasta un giorno in più avrebbe dovuto comprare un'altra valigia per farci stare tutti i propri acquisti. Secondo lei infatti:
-Una vacanza finisce quando le valigie sono piene! -
E nel suo caso, erano decisamente stracolme.
Richard Castle contava i minuti che lo separavano dell'arrivo a New York; dove sarebbe andato una volta arrivato nella metropoli?
Sicuramente sarebbe corso al distretto, da Kate. Doveva dirle che le dispiaceva, doveva dirle che non voleva perderla, che l'amava, che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di renderla felice...
Anche di andarsene, se era questo che voleva davvero.
Il viaggio di ritorno fu decisamente più silenzioso di quello di andata: non c'era Kate ad allietare le loro conversazioni. Alexis dormì appena, poi scaricò le foto fatte nel computer.
Martha fece alcune telefonate e poi si concentrò sugli propri acquisti, dividendo i regali dalle spese personali.
Richard era come un'anima in pena: non riusciva a dormire, non poteva rimanere seduto, non riusciva a leggere né a scrivere... Passeggiava su e giù per l'aereo, nonostante questo gli facesse venire il voltastomaco.
-Vuoi stare fermo, per piacere? - gli chiese infine la madre. -Mi stai facendo venire l'ansia. -
Castle si sedette. Dopo pochi minuti era già in piedi, di nuovo.


Otto ore, due sonnellini ed un capitolo (da buttare) dopo, lo scrittore di gialli arrivò a New York.
Salutò la madre, baciò sulla fronte Alexis e si lanciò verso New York, con tutte le forze che aveva in corpo. Prese un taxi ed indicò come meta il distretto di polizia.
Guardò l'ora, erano appena le 10:48. Kate era sicuramente in centrale.
Spronò il taxi ad andare più veloce,come fosse un cavallo. Quell'uomo non poteva capire che c'era solo quella misera strada (a confronto delle otto ore d'aereo appena fatte) a separarlo da lei...
Destra, sinistra, il lungo viale, ancora destra...
Arrivati.
Lo scrittore pagò il taxista senza prendere il resto, non c'era tempo. Prese l'ascensore e nella salita verso l'undicesimo piano della centrale sentì il proprio cuore battere all'impazzata.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, notò che la centrale brulicava di persone, molte delle quasi conosceva grazie alla propria carriera di scrittore di fama mondiale.
-Ciao Rick! - lo salutarono in molti, cercando di parlare con lui. Castle non badò a loro, ma cercò la detective in ogni stanza...
-Capitano! - lo trovò infine.
-Oh, Castle! Ben tornato... Scusami ma ho moltissimo lavoro da fare... - lo liquidò, chiudendo la porta del proprio ufficio. Rick la riaprì senza riserbo.
-Capitano, dov'è Beckett? - doveva aver fatto la domanda sbagliata, perché l'uomo diventò paonazzo e strinse i pugni.
-Si è presa la mattinata libera! Proprio oggi, proprio adesso, proprio quando tutti i giornalisti sono qui...! - Castle non ascoltò le lamentele ed uscì, veloce, diretto verso casa della detective.


Kate Beckett si svegliò con un male alla schiena ed al collo davvero impressionante. Aveva i piedi intorpiditi e si accorse solo successivamente di avere molto freddo. Si strizzò gli occhi, sentendo l'imbottitura del proprio giubbotto sfregarle il viso.
Non ricordava esattamente cosa fosse successo la notte prima, evidentemente però era troppo stanca per tornare a casa e si era addormentata, ancora con le lacrime che le rigavano il volto, nel sedile della propria macchina. Era ancora davanti a casa di Castle.
Istintivamente guardò verso la finestra che la sera prima le aveva tenuto compagnia: era ancora priva di luci e di vita. Non erano ancora tornati.
Guardò l'ora, sperando di avere il tempo di tornare a casa a cambiarsi prima di tornare al distretto.
10:02
Maledizione! Si guardò nello specchietto retrovisore: decisamente non poteva andare conciata così al distretto, non con tutti quei giornalisti avidi di riprenderla al lavoro.
Chiamò quindi il Capitano e domandò la mattinata libera. Sapeva che non era il momento, ma non aveva altra scelta. Aveva bisogno di una doccia, di vestiti puliti e di rilassarsi un po'.
Accese la macchina e tornò a casa, più triste che mai. La notte le aveva lasciato una tristezza nel cuore ed il fatto che Castle non l'avesse ancora chiamata, nonostante ormai dovesse essere arrivato a New York, non faceva che aumentare la sua disperazione.
Arrivò a casa alle dieci e mezza. Si buttò a letto, disfò la valigia e si infilò sotto la doccia.
Beep!
Qualcuno stava suonando al citofono.
Bepp!
Ancora.
Beep!
Beckett non poteva sentirlo.
Chiunque fosse sembrò desistere perché non suonò più.
La detective uscì dalla doccia, decisamente più rilassata e felice. Come sempre, l'acqua calda sulla pelle le dava quel senso di lavare via ogni pensiero negativo. E così fu anche quella volta.
Si diresse in cucina per mangiare qualcosa, ancora con l'asciugamano nei capelli e l'accappatoio sopra il corpo nudo.
Tum tum!
Qualcuno bussò violentemente alla sua porta.
Tum, tum!
Questo qualcuno sembrò non avere molta pazienza.
Kate si allarmò, andò verso la porta e l'aprì, preparandosi alla difesa personale.
-Tu! - le disse l'uomo davanti a sé, urlando – sono due ore che sono il campanello! Perché non mi hai aperto? -
Kate sorrise raggiante. Era Richard. Richard Castle.
Lui si riprese appena, si sistemò la giacca tutta stropicciata dal viaggio e la guardò.
-Oh, si, doccia. - chiuse subito. Lei lo guardò con occhi teneri e gli disse:
-Vuoi entrare? - Lo scrittore fece un passo avanti, poi si fermò.
-No. - la detective non sembrò capire le intenzioni dello scrittore.
Era ancora arrabbiato con lei? Perché era andato fino a li allora?
Aspettò una sua risposta.
-Prima – disse, ancora con il fiatone – devo capire cosa provi per me. Entrare significherebbe entrare nella tua vita e non so se è questo ciò che vuoi. -
-Lo voglio. - gli disse prontamente lei, sorridendogli. Castle sembrò riprendersi appena.
-Cos'è che vuoi? - Fece un ulteriore passo avanti, come se entrare in quella casa rappresentasse penetrare il cuore della detective, un passo alla volta, stando attendo a non calpestare nulla.
-Voglio te, voglio un noi, voglio... - non fece ora a finire.
Richard Castle l'abbracciò con forza, entrando in casa e chiudendo la porta dietro di sé.
I due si guardarono negli occhi, come se fosse la prima volta che i loro sguardi si incrociavano: poi Richard si avvicinò lentamente alla sua bocca, la baciò, le accarezzò le labbra con la lingua e poi la baciò ancora, e ancora...
Kate aiutò lo scrittore a togliersi la giacca, e poi la maglietta ed ancora a slacciarsi i pantaloni; le loro bocche si cercavano e durante tutto ciò non si staccarono mai, come se ora che si erano ritrovate, non avrebbero mai più potuto allontanarsi.
Kate fece per togliersi l'accappatoio, desiderosa di sentire il corpo caldo dell'uomo che amava nella sua pelle, fino a fondersi con lui in un abbraccio d'amore...
Ma Richard la fermò, continuando a baciarle il viso, il naso, la bocca, la fronte...
L'asciugamano che teneva i capelli della detective cadde a terra, sciogliendo i capelli bagnati sulle sue spalle e su quelle dello scrittore.
-Ferma, ferma, ferma... - sussurrò appena lui, cercando di fermarsi ma facendosi trasportare dalla propria eccitazione.
Kate non si fermò. Lo strinse a sé e gli fece toccare il proprio collo, e poi il proprio corpo, introducendolo alla propria pelle liscia e alle proprie forme sensuali.
-No, Kate...- disse lui, distanziandosi appena...
-Cosa c'è? - riuscì a domandare la detective, tra un bacio e l'altro. Lo scrittore rispose appena la donna iniziò a baciargli il collo, facendo eccitare ancora di più...
-Kate io ti desidero... tanto... - la allontanò da sé, e la guardò negli occhi – ma non così. -
La detective sembrò vergognarsi appena, stringendosi nel proprio accappatoio, poi però sembrò capire a cosa lo scrittore si riferiva.
-Non voglio andare troppo di fretta... Abbiamo tutta la vita... per questo. - disse, dandole un bacio sulla fronte.
Kate lo guardò: era così sensuale senza camicia, così maschile, così selvaggio, così Castle.
-Kate, - continuò, guardandola negli occhi – ti andrebbe di uscire con me, questa sera? -
Kate si strinse a lui, come una bambina.
-Si, se mi prometti una cosa. - Castle la guardò sorpreso.
-Qualsiasi cosa per il mio Amore. - A Kate scese una lacrima, ma non se ne vergognò.
-Non mi lascerai mai più? -
-Tecnicamente sei tu che te ne sei andata ma... - disse lo scrittore, lasciandola in sospeso... - Mai Amore Mio. Sarò sempre qui con te. - attimo di silenzio. -Non qui qui, insomma questa è casa tua, intendo qui vicino a te però sai, preferisco qui casa mia e non qui qui... -
-Stai zitto! - gli disse lei, tornando a baciarlo ed ad accarezzare i suoi addominali ben formati.
Dopo qualche minuto (in cui la passione si stava per impadronire di nuovo delle loro menti e dei loro corpi), si staccarono e la detective chiese:
-Cosa facciamo adesso? - Castle sorrise.
-Adesso abbiamo un omicidio da risolvere. - Kate sorrise.
-Insieme. -








ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti, miei adorati lettori... Ecco a voi l'ultimo capitolo di questa fanfiction: Di nuovo Insieme.
Non avevo previsto che si sarebbe arrivati alla fine così presto, pensavo ci fossero almeno altri due capitoli prima della fine...
Questi in effetti sarebbero i due capitoli FINALI: li ho uniti però e pubblicati insieme perchè mi sembrava davvero un peccato lasciarvi (ancora una volta) con il fiato sospeso...
Prima di passare ai ringraziamenti vorrei parlare di questo ultimo episodio (come sapete, adoro commentare i miei stessi capitoli!): prima di tutto vorrei rivolgermi a coloro che non fossero sufficientemente infomati riguardo i fusorari e i voli aerei, così che non ci siano dubbi riguardo gli orari e le tempistiche nella storia.
Venezia e New York distano 7200 km (circa) ed hanno 6 ore esatte di differenza di fuso orario (Venezia è, per essere precisi 6 ore avanti rispetto a New York). Il volo di questa tratta dura circa 8 ore, però se si considera il fuso orario, in realtà dura 2 ore. Ecco perchè:
Kate è partita alle 10.30 del mattino dall'aeroporto di Venezia. Il volo dura 8 ore (per cui arriva alle 18:30 ora italiana), però togliendo le sei ore di fuso orario a New York sono le 12:30. Ecco come fa Kate a partire la mattina dall'Italia ed arrivare in America per pranzo...
Spero di non avervi annoiato, pensavo fosse importante essere precisa.
Per quanto riguarda il caso, l'ho reso il più tragico possibile... Fosse stato un caso semplice, non ci sarebbe stato bisogno di chaiamre Kate da Venezia...
Che dire... Sono davvero triste che questa serie sia finita, non potete sapere quanto! Mettere il tic sulla casella "Completa" mi ha riempito insieme di orgoglio e di malinconia...
Prima però di farmi prendere dalla disperazione (non manca molto) vorrei ringraziare davvero di cuore tutti coloro che hanno letto e recensito questa fanfiction... ognuno di voi è stato fondamentale per questa storia... Per cui Grazie.
Un grazie speciale va anche a tutti i lettori silenziosi che leggono le mie storie e mi seguono dal principio... Anche se non ho mai avuto l'onore di conoscervi personalmente, vi ringrazio.

Parto quindi dando un abbraccio stritolante a tutti coloro che hanno inserito Insieme a Venezia tra le storie Preferite:
1 - 4everBasketball 
2 - Becka_ 
3 - beckett4ever 
4 - Blah 
5 - daddyna 
6 - DesdemonaMalfoy 
7 - Fall 
8 - Giset 
9 - gy_93 
10 - IagoLily 
11 - KittyNikkiHeat_ 
12 - letisxD 
13 - lud_194 
14 - Luli87 
15 - Luna Renesmee Lilian Cullen 
16 - Lupo90 
17 - nana1827 
18 - Nomad609 
19 - sapphire 
20 - shedar86 
21 - titina 
22 - tomis 


Un bacio speciale a tutti coloro che l'hanno inserita tra le storie da Ricordare:
1 - bambola_e_bibola 
2 - Luli87 
3 - Penn 
4 - zac7957
 

E tra le Seguite:
1 - Angol 
2 - babi19 
3 - Cristie 
4 - Curtaz92 
5 - ecchanLOL 
6 - Giset 
7 - IagoLily 
8 - ketax 
9 - KittyNikkiHeat_ 
10 - Lady_Ginevra Black_ 
11 - LazioNelCuore 1711 
12 - lud_194 
13 - Luli87 
14 - Martysquit 
15 - NemesiS_ 
16 - noemi s 
17 - piccy6 
18 - sabb3 
19 - tomis 
20 - Veronica91
 

Siete stati davvero tantissimi!
Vorrei potervi ringraziare uno ad uno, offrirvi un thè con i pasticcini, o una cioccolata (rigorosamente con panna!) per farvi capire quanto tutti voi siate stati importanti per me e per questa storia...
Ringrazio in particolare coloro che hanno seguito e recensito questa storia fin dall'inizio e chi ha creduto in me più di quando non avessi fatto io stessa!
Non vi nascondo che sono un pò triste, è la seconda long-fiction che termino ed ogni volta è come se salutassi un figlio!
Spero che questa storia vi sia piaciuta, e che questo finale sia stato all'altezza delle vostre aspettative...
Vi chiedo un ultimo sforzo: scrivete un commento a questo capitolo, chiunque voi siate; amici, nemici, lettori silenziosi, commentatori costanti... E' l'ultimo capitolo, la vostra ultima possibilità per dirmi la vostra opinione.
Per fortuna questo non è un addio! Ci leggiamo presto con i nuovi capitoli di CENERENTOLA VA AL BALLO
e con le mie mille one-shot... Ne ho moltissime in mente!
Un bacio grande e grazie ancora a tutti...
Berenike






La fanfiction INSIEME A VENEZIA ha vinto i NESA NATALIZI nella sezione BEST KISS e BEST READER'S CHOISE.
Ringrazio tutti i miei lettori e coloro che mi hanno votata!



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