Nulla è Reale ... Tutto è Lecito!

di _Atlas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




Capitolo 1



Per le strade di Padova era un tranquillo pomeriggio primaverile quando due studentesse universitarie di ventun anni stavano per fare rientro alla loro casa, di cui condividevano l’affitto.
Percorrevano il lungo viale alberato che conduceva alla via dove era situata la casupola, quando una delle due disse, un po’ alterata:
“Lo sai che Gianluca è da una settimana che mi fa gli occhi dolci, e poi scopro che è fidanzato? Ma non si vergogna?!”
Era alta, con i capelli castani e ondulati lasciati lunghi, con una frangia un po’ spettinata e un bel paio di grandi occhi azzurri. Vestiva con un paio di jeans, scarpe da ginnastica e una felpa verde.
“Alessia, ma non porti neanche il problema. Tanto Gianluca, sempre se ho capito chi è esattamente, è brutto come il peccato! Perciò, non vedo il motivo di preoccuparsi.”
Rispose l’altra con calma. Era alta come l’amica, ma con i capelli biondo-castani di media lunghezza raccolti nel classico chignon, sempre con la frangia, e gli occhi nocciola dalla forma un po’ orientale. Portava anche lei un paio di comodi jeans chiari, scarponcini da montagna e, sopra la felpa bianca, una leggera giacca che usava solitamente per andare a cavallo.
“Ah, Bea, sai sempre calmarmi! In effetti, Gianluca è proprio brutto.”
E si misero entrambe a ridere come due pazze.
“Ma, ridendo e scherzando, che ore sono?”
Chiese la mora. La bionda guardò l’orologio che portava rigorosamente da anni al polso destro.
“E’ l’una e mezza, e io ho una fame da lupi.”
L’altra concordò: “Pure io. Chi cucina oggi?”
Beatrice ci pensò un po’ su.
“Bah, visto che ieri ho cucinato io e dato che ho un bel po’ da studiare... ti lascio l’onore!”
“Affare fatto. Cosa preparo?”
Rispose Alessia.
“Ma tutto io ti devo dire?” Scherzò l’altra. “Mmh, fai pure una pasta.”
L’altra alzò il mento a mo’ di nobilotta.
“Di certo non mi mettevo a preparare un banchetto reale con tanto di faraona ripiena e patate lesse!”
“Non nutrivo dubbi al riguardo. Cosa vuoi farci, da te non si può pretendere granché...”
Alessia fece la sua classica faccia da cagnolino bastonato, e poi scoppiarono come sempre a ridere.
Alla fine, giunsero all’agognata meta.
“Ce le hai tu le chiavi?”
Domandò la bionda.
“Credevo le avessi tu!”
Rispose la mora spalancando gli occhi.
“Oddio. L’ho sempre detto che siamo in buone mani!”
Disse Beatrice, piantandosi il palmo della mano sulla faccia con fare drammatico.
“Aspetta che ‘observo’ in cartella...”
Alessia si mise a frugare nello zaino blu, dove regnava il disordine più totale.
“Di questo passo non entreremo mai...”
Commentò sarcasticamente l’altra.
“Beh, potevi portarti le chiavi!”
Rispose acidamente la mora, a cui non sfuggiva mai nessun commento.
Finalmente, dopo lunghe ed estenuanti ricerche, ritrovarono le fatidiche chiavi e riuscirono ad aprire il cancelletto del giardino. Attraversarono il piccolo vialetto e si fiondarono dentro casa.
 
Finito di mangiare la pasta, Beatrice si rifiondò in soggiorno a ripassare tra i libri di medicina, mentre Alessia si concesse una sana e meritata pausa, accomodata sul divano accanto all’amica.
Prima di mettersi a leggere il suo libro di narrativa preferito, la mora buttò uno sguardo sui libri dell’altra e sbuffò, vedendo polmoni, reni e apparati di vario genere.
“Ah, questa roba non fa per me!”
La bionda alzò un momento gli occhi dai suoi amati e polverosi libri di medicina, con la fidata matita HB tra le labbra.
“Guarda, tu e la tua algebra! Ci vai d’accordo meglio che con una persona.”
L’altra ridacchiò.
“Da che pulpito!”
Beatrice le diede una gomitata scherzosa e ritornò tra i tomi.
“Ma sentila! Fannullona, dovresti ripassare un po’, piuttosto.”
Alessia, di tutta risposta, ficcò la testa nel libro che stava leggendo e la ignorò bellamente.
Dopo qualche ora di sacrosanto silenzio la mora, stanca di leggere, posò il libro sul tavolino di legno e si rivolse alla bionda.
“Hei, ci sei? C’è ancora qualche traccia di vita lì dentro?”
Nessuna risposta.
Allora Alessia, presi i lati del tomo di medicina, li richiuse di colpo provocando un rumore pari allo scoppio di una bomba atomica su una città Giapponese.
Beatrice per poco non fu colpita da un infarto e, brandendo la micidiale matita, urlò:
“Porco- Ma sei matta?! Figlia di... brava donna!”
La mora scoppiò a ridere come una pazza, piegandosi in due. Quando si rimise dritta, con gli occhi che lacrimavano e gli addominali che le dolevano, spostò lo sguardo sulla bionda, che la guardava in modo truce arroccata sull’angolo estremo del divano.
“Dai, stacca un po’! Rilassati, fai qualcosa di... diverso...”
Disse Alessia facendo gesti vaghi con le mani. Beatrice la guardò sospettosa.
“So dove vuoi andare a parare.”
L’altra sogghignò furbamente.
“Allora che aspettiamo? Accendiamo la TV e prepariamo la play!”
E senza aspettare repliche, balzò in piedi e si mise all’opera. Prese in mano due custodie e chiese all’amica:
“Assassin’s Creed uno o due?”
La bionda ci pensò su un momento, ormai rassegnata dalla decisione della controparte, poi rispose:
“Mah, torniamo alle origini! Metti su l’uno. So che preferisci Altaїr a Ezio, cosa credi!”
La mora sogghignò e annuì soddisfatta, eseguendo prontamente.
Dopo aver aspettato caricamenti vari, loghi e video di presentazione, poterono continuare la partita.
 
“Mavaffanbrodo, ancora in acqua!”
Urlò Alessia per l’ennesima volta.
“Almeno Ezio sapeva nuotare... Dovresti saperlo che Altaїr è un incapace!”
Rispose Beatrice sbuffando. Era ormai la milionesima volta che l’amica annegava il povero Assassino nel tentativo di uccidere Sibrando, e si stava esasperando.
“Beh, allora fallo tu, se sei tanto brava!”
Disse Alessia mettendo il gioco in pausa.
“Ma per carità, lo sai che Alty mi sta antipatico ad una maniera palingenetica!”
“Mmh... Trovato! Trasforma Altaїr nel tuo caro Malik e fammi sta missione!”
Ridacchiò maliziosamente la mora. La bionda sbuffò.
“E va bene, passami quel coso.”
Alessia le passò il joystick e afferrò un cuscino come d’abitudine.
“Prima di tutto non credo che con questo stratagemma ti dispiaccia poi tanto fare la missione. Secondo... grazie.”
Beatrice sorrise e riprese la partita, riuscendo nell’agognata impresa al primo colpo.
“Ma uffi, tu ci riesci sempre subito!”
Si lamentò l’amica.
“Beh, così impari a dire che Altaїr è migliore. Forza, chiudiamo che ormai sono le sei.”
 
---- Altro luogo, altra epoca ... 
 

“Altaїr, piccolo bimbo viziato, togliti da quell’affare che se ci becca Al Mualim siamo nei guai!”
Disse Malik strattonando Altaїr per un braccio.
“Dai, solo un’altra occhiatina! Ormai credo di aver capito come aprirla...”
Malik spalancò gli occhi.
“Eh no! I patti erano guardare ma non toccare!”
Altaїr sbuffò e ritornò a studiare con noncuranza la Mela.
“Uffi, proprio adesso che quel vecchio muffoso si è schiodato di qui per un po’...”
L’amico scosse ripetutamente la testa e riprese a strattonarlo.
“No, i patti erano chiari. Forza, andiamocene prima che combini qualche guaio!”
“Hei, ragazzi! Che state facendo qui nello studio del Maestro?”
Fece una vocina squillante e gioviale.
Malik girò la testa in tempo per vedere suo fratello Kadar arrivargli vicino e abbracciarlo, mentre Altaïr approfittò di quell’attimo di distrazione dell’amico per rituffarsi a studiare l’oggetto tondo e  luminescente, per poi esclamare:
“Hei, guardate questa specie di pulsante! Chissà che succede se lo premo...”
“No!!”
Malik e Kadar sgranarono gli occhi e fecero per fermarlo... troppo tardi.
Click
E furono avvolti da fasci di luce bianca ed argentata.







L'angolo delle autrici

Heilà gente! Dunque, ci presentiamo:

Beatrice (la vostra cara Ama)
&
Alessia (bozzista XD eccetera eccetera)

Si, capito bene, siamo in due (le due della storia XD)! In verità questo sarebbe il mio regalo di natale per la qui presente Alessia ^-^ E già che ci siamo, perchè non mettere la storia su EFP? XD
Come primo chap non abbiamo da dire molto, perciò lasciamo a voi

Bacioni <3 Ama&Ushy





 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Capitolo 2


“Cavolo, Alessia! Ma sei capace di spolverare o hai un handicap?!”
Urlò Beatrice dalla cucina. Stava preparando una delle sue specialità, il tiramisù.
Alessia sbuffò rumorosamente, in modo da essere udita dall’amica, e riprese a spolverare come se nulla fosse, cantando un motivetto idiota.
“Sampei, Sampei! Pescatore grandi orecchie a sventola! Sorriso di sale, Sampei...”
La bionda fece capolino dalla porta della cucina con il recipiente della crema e una frusta da dolci tra le mani, lanciando uno sguardo truce alla mora.
“Se non la smetti di cantare la sigla di Sampei, giuro che ti do la suddetta frusta per dolci sulla testa!”
Alessia scoppiò a ridere.
“Ma dai! Piuttosto, canta con me!”
La bionda sbuffò e tornò in cucina, riprendendo possesso del grembiule bianco e delle uova.
Di colpo dal soggiorno provenì un forte rumore, simile ad un pezzo di legno secco che si spezza a metà. Beatrice tornò ad affacciarsi dalla porta ed osservò Alessia, inclinando un sopracciglio.
“Hai spezzato una mensola, per caso?”
La mora si guardò attorno basita.
“No, quel rumore sembrava provenire dal soffitto, ma...”
In pochi secondi la stanza fu avvolta da una forte luce bianca, tanto che le due ragazze dovettero coprirsi gli occhi, e ci fu un tonfo.
Si susseguirono altri rumori, seguiti da un verso strozzato e parole sconnesse.
Quando la luce si dissipò, si presentò una scena che lasciò le due amiche parecchio interdette:
Una massa informe ed indistinta si ergeva dal tappeto, in un misto di vesti mani e piedi recalcitranti.
Pian piano l’agglomerato prese la forma di tre ragazzi. I due più grandi, una volta alzati, presero a litigare come se nulla fosse.
“Te l’avevo detto, Altaïr, di non giocare con la Mela! Ma lui no, non mi ascolta mai!!”
“E mamma mia, Malik, non è mica successo niente! C’è stata una grande luce, ma nient’altro!”
Solo il più giovane dei tre, dopo aver scosso ripetutamente la testa, aveva cominciato a guardarsi attorno. Appena incrociò lo sguardo delle due ragazze e si fu reso conto che qualcosa non andava, spalancò gli occhioni azzurri e richiamò l’attenzione dei due litiganti.
“Ra-ragazzi..? Mi sa che... che dovreste guardarvi intorno...”
I due si bloccarono ed osservarono il più giovane.
“Kadar, che cos-...”
Calò il silenzio.
Passò qualche secondo, mentre gli sconosciuti spostavano lo sguardo da una parte all’altra della stanza, senza parole.
D’un tratto Altaïr puntò lo sguardo su Alessia, ancora immobile con lo straccio e la bomboletta di Pronto in mano. L’Assassino sguainò la lama corta e si diresse a grandi passi verso la ragazza, prima che qualcuno potesse fermarlo, con sguardo minaccioso.
“Chi siete?! Dove ci troviamo?! Sennò...”
Fece lui, puntandole la lama alla gola. La mora spalancò gli occhi e, lanciando un urlo di battaglia, sollevò la bomboletta della cera per mobili e la spruzzò con decisione in faccia ad Altaïr, che cadde a terra agonizzando e tentando di riparasi, mentre la ragazza continuava ad infierire con accanimento. Gli altri due osservarono per qualche istante i due, molto stupiti, per poi rivolgere gli sguardi su Beatrice, ancora immobile da ormai diversi minuti.
Malik si diresse pacatamente verso l’altra ragazza, ignorando Altaïr che urlava contorcendosi dal dolore. La bionda spalancò gli occhi ancor più di quanto non li avesse già e strinse con maggior forza il manico del frustino per dolci, pronta ad usarlo se necessario.
L’Assassino, notata la tensione della ragazza, alzò lentamente le mani e parlò con voce calma.
“Non ti agitare, veniamo... cioè, almeno io, vengo in pace. Con tranquillità, potete spiegarci un paio di cosette? Con tutta calma, chiaro!”
Beatrice si rilassò leggermente e posò la frusta per dolci e la crema del tiramisù sul tavolo della cucina. Appena buttò l’occhio alle spalle dell’Assassino, potè vedere Alessia esibire una perfetta mossa di judo: mentre teneva bloccate dietro la schiena le mani del ‘malintenzionato’ e con un ginocchio puntato sul suo dorso, stava continuando a spruzzare la cera per mobili sulla sua faccia.
Lo spray terminò, la ragazza afferrò direttamente la bomboletta e cominciò ad utilizzarla a mo’ di mazza contro l’Assassino urlante.
“E... hum, si... ovviamente anche voi dovrete... spiegarci qualche cosa. Ora, se vuoi scusarmi, vado a fermare quella piccola furia in soggiorno...”
Detto questo, la bionda si precipitò in soggiorno, con ancora il grembiule da cucina addosso. Prese l’amica per le spalle e la persuase a fermare il massacro.
“Andiamo, Alessia, credo che possa bastare... l’hai ridotto in brandelli.”
La mora lasciò l’Assassino, che ricadde sul tappeto con un tonfo e si trascinò nel lato opposto della stanza, lanciando sguardi truci da sotto il cappuccio, quasi colmo di schiuma.
Alessia gli tirò il panno con malagrazia, centrandogli in pieno la faccia.
“Tieni, pulisciti.”
Altaïr cominciò a strofinarsi la faccia con lo straccio, mentre Beatrice e Alessia si sedevano sul divano, facendo cenno ai due superstiti di fare altrettanto su quello opposto.
“Innanzitutto, diteci chi siete e da dove venite.”
Cominciò la bionda. Nel frattempo uno zoppicante Assassino si era andato a sedere al fianco degli altri, massaggiandosi la schiena. Lui e la mora si lanciarono uno sguardo truce.
“Io sono Malik Al-Sayf, e lui è mio fratello Kadar. Quel derelitto è invece Altaïr Ibn’La-Ahad. Noi veniamo dalla Siria, precisamente da Masyaf. Siamo Hashashin e l’epoca in cui dovremmo trovarci è il 1191 d.C.”
Le due ragazze spalancarono gli occhi, incredule, dopo aver riconosciuto i tre. Si lanciarono uno sguardo d’intesa e decisero che Beatrice avrebbe fatto da portavoce, vista l’abilità esplicativa.
“Bene bene, allora... Mi raccomando, non interrompete e fate domande solo alla fine.”
Fece la bionda, mentre la mora sollevò la temibile bomboletta di cera per mobili in segno di minaccia. I tre annuirono. La ragazza si schiarì la voce.
“Perfetto. Dunque, io sono Beatrice Zanchetta, mentre la furia è Alessia Conte. Ci troviamo a Padova, in Italia, e siamo nell’anno 2010 d.C.”
I tre spalancarono gli occhi e, dopo qualche secondo, Malik e Kadar girarono lentamente la testa verso Altaïr, nascosto dietro un cuscino.
“Un momento, un momento! Suvvia, lasciate in pace quel povero cristo!”
Fece Alessia sull’attenti. Tutti i presenti spostarono l’attenzione su di lei.
“Ma scusa... Poco fa non stavi tentando di ammazzarlo?”
Fece Malik, perplesso.
La mora balbettò frasi sconnesse, gesticolando ampiamente e arrossendo visibilmente.
Beatrice le tappò la bocca e intervenne.
“La verità è che poco fa non sapeva che l’intruso fosse Altaïr.”
Prima che la bionda potesse approfondire l’argomento, Alessia scattò come un soldatino e le sbattè un cuscino in faccia.
“La verità è che la persona qui presente non sa quello che sta dicendo..!”
“In realtà lo so benissimo!!”
Mugugnò Beatrice da dietro il cuscino.
“Taci!”
Sussurrò tra i denti inviperita la mora. La bionda si zittì.
Alessia cambiò discorso, passando a qualcosa di più concreto.
“Adesso, visto che fino a quando non capirete come tornarvene a casa resterete qui, troviamovi una sistemazione per la notte, dei vestiti decenti e... un posto dove mettere le armi che, mettiamo subito in chiaro, in questa società non sono moralmente accettabili. Ci sarà tempo domani per altre domande, chiarimenti, dubbi o perplessità.”
Decisero che Malik e Kadar avrebbero dormito sui divani, mentre Altaïr sul tappeto con qualche cuscino e una coperta. Le armi furono messe in uno scatolone chiuso a chiave, a sua volta posizionato all’interno della cassaforte dietro al quadro nella camera di Beatrice.
“Come li vestiamo? Non possiamo di certo mettergli maglie attillate, minigonne e vestiti!”
Chiese Alessia, scrutando i tre.
“Mmh, fammi pensare... Ah, già! Ti ricordi quando mio cugino Cesare è stato qui un paio di giorni? Mi sembra che avesse lasciato qui qualcosa...”
Detto questo, la bionda si fiondò nello sgabuzzino. Quando uscì, aveva tra le mani dei vestiti e nella stanza non si riusciva più a capire dove fosse il soffitto e dove il pavimento.
“Ecco qui. Una maglia, una felpa e un paio di pantaloni da ginnastica per Malik, jeans, maglia e felpa per Altaïr e una tuta da ginnastica per Kadar.”
Beatrice distribuì i vestiti ai tre e indicò loro dove cambiarsi.
“Altaïr in bagno, Malik in camera mia e Kadar in camera di Alessia. Noi aspettiamo qui.”
Gli Assassini si diressero nei luoghi prefissati e le due amiche si sedettero in soggiorno.
“Ma Bea, ti rendi conto?!”
Cominciò Alessia, quasi gioiosa.
“Penso di si. Almeno suppongo... Sai che proprio facendo ipotesi l’essere umano ha sviluppato la sua mente ed è diventato ciò che è ora? Pensa, partendo da una pietra e...”
Beatrice cominciò a divagare come suo solito e la mora sbuffò.
“Ah, questi discorsi...”
In quel momento, piombò in soggiorno un Altaïr con felpa slacciata e pantaloni si e no messi su.
“Come si chiudono queste dannate cose?!”
La bionda scoppiò a ridere e diede una gomitata all’altra, facendole capire di dare una mano allo sconcertato Assassino. Alessia si alzò, afferrò Altaïr per il polso e lo trascinò in bagno, cercando di insegnargli ad indossare e chiudere felpa e pantaloni dalla cerniera problematica.









L'angolo di Zazzy & Ubi (si, abbiamo cambiato nickname tutt'e due XD):

-Yay, siamo tornate con un nuovo chap!!! :]
SI, anno nuovo, idee fresche! Ah, già... BUON ANNO E GAZIE A TUTTE LE BUONE ANIME CHE LEGGONO QUESTA STORIA!!!!!! :DDD
Che dire, ai commenti rispondiamo col nuovo metodo 'botta e risposta' e... non ci resta che sperare che abbiate gradito il chap ^-^

Bacioni <3 Zazzy e Ubi




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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Capitolo 3

 

Dopo qualche minuto Malik e Kadar uscirono dalle camere. Solo il più piccolo non era riuscito a chiudersi la zip della felpa, e prontamente fu aiutato da Beatrice, come si fa con i bambini dell’asilo.
Anzi, sul momento la bionda pensò davvero che fosse caruccio come un piccoletto della prima infanzia.
Malik colse l’occasione per fare alcune domande nell’attesa del ritorno di Altaïr, quando un urlo proveniente dal bagno distolse tutti dalla conversazione.
Beatrice balzò in piedi e si precipitò davanti alla porta di legno scuro al di là del corridoio, mentre i due fratelli arrivarono a scoppio ritardato.
I tre rimasero immobili innanzi al bagno, scrutando la soglia ora immersa nel silenzio più totale.
Di colpo, però, un altro urlo squarciò l’aria e la bionda, preoccupata, spalancò la porta con decisione.
“Che cosa succede?!”
Urlò, per poi bloccarsi sul posto con gli occhi spalancati per la scena che le si profilava davanti.
Un Altaïr con i piedi piantati per terra come un Menhir che sudava e... Alessia inginocchiata di fronte a lui che armeggiava con la zip dei suoi pantaloni.
I cinque si scrutarono a lungo, in silenzio, con gli occhi sbarrati.
Rotolò un cespuglio texano sospinto dai freddi venti che spiravano dai canyon...
Poi Malik, improvvisamente, si portò una mano alla bocca e scoppiò a ridere. Non riusciva a contenersi, tanto che cadde addosso a Beatrice, la quale proruppe a sua volta in un eccesso di riso, sia per la scena che per la risata contagiosa di Malik. Così si ritrovarono tutti a ridere, meno il povero Altaïr, che per poco non scoppiava a piangere, sia per l’imbarazzo e sia per il dolore.
Difatti, nella zip si era impigliato qualcosa che non ci è dato sapere...
Con un ultimo, disumano e straziante grido di dolore da parte dell’Hashashin, la zip tornò a chiudersi con un sonoro colpo secco.
La mora si lasciò cadere a terra dopo quegli estenuanti minuti di duro lavoro e sbuffò pesantemente.
Altaïr, invece, si accasciò al suolo mugolando frasi incomprensibili con le lacrimucce ai lati degli occhi.
Anche Malik e gli altri avevano i lucciconi, ma per un altro motivo.
 
Dopo cena, il resto della serata trascorse in modo tranquillo, con Alessia e Beatrice che aggiornavano gli Assassini sulle ultime novità del millennio, mentre quelli pendevano dalle loro labbra e quasi prendevano appunti. Tutti a parte Altaïr, che per quella giornata ne aveva avuto decisamente abbastanza.
Alle nove e mezzo scattò il coprifuoco e tutti si sistemarono per la notte.
Le due amiche, dopo aver messo a letto i bravi Hashashin, discussero sulla faccenda ‘shopping selvaggio per tre sciagurati’.
“Che dici se domani pomeriggio andiamo al mercato, così li vestiamo decentemente?”
Chiese Alessia, speranzosa.
Beatrice ci pensò un attimo, ma poi scosse la testa.
“Mi spiace Ubi, ma io ho l’obbligo di frequentazione. Te la dovrai cavare da sola!”
E detto questo, filò a letto, abbandonando l’amica sconcertata più che mai.
Che palle la facoltà di medicina!Pensò la mora, prima di infilarsi sotto le coperte.
 
Già alle cinque di mattina a casa delle due studentesse c’era un minimo segno di vita.
Era sabato, e Beatrice doveva -visto l’obbligo di frequentazione- andare a lezione, mentre Alessia poteva permettersi di stare a casa. Non che ciò fosse molto eclatante, visto che avrebbe dovuto portare i ‘tre moschettieri’ a fare spese.
“Ahia!”
Esclamò la bionda, che era andata a sbattere contro il comodino.
“Ssh! Fai piano!”
Sibilò la mora, alludendo ai ‘belli addormentati nel soggiorno’.
Le due arrancarono brancolando nell’oscurità fino alla cucina e, una volta lì, la mora accese una candela aromatica.
La bionda la guardò storto.
“... E quella da dove l’hai presa?”
“L’ho sempre avuta, è che non è mai stata tanto utile quanto adesso.”
Di tutta risposta, Beatrice si infilò in bocca una fetta di pane tostato e partì alla volta dello studio.
Alessia le trotterellò dietro.
“La vuoi una colazione per benino? Ti faccio delle belle fette di pane, burro e marmellata di fragole. Riusciresti ad andartene senza averle mangiate?”
Disse, melliflua. Subito la bionda la guardò adorante, poi però strinse gli occhi e le puntò l’indice contro. “No! Non mi corromperai, non resterò a casa!”
E detto questo, arraffò i libri e si diresse a grandi passi verso la porta d’uscita.
“... Ok, ti volevo in parte corrompere... però era anche una cortesia! Mmh, vabè, me le farò per me... augurami almeno buona fortuna!!”
La bionda la guardò truce, si voltò ed uscì chiudendosi la porta alle spalle, borbottando qualcosa del tipo: “Buona tortura!”
La mora sbuffò e si apprestò ad andare in salotto ad aprire le tende: per i ‘bambini’ era ora di alzarsi.






L'Angolo di Zazzy & Ubi

Zazzy: Eccoci, dopo tempo immemore siamo tornate!! Scusateci, ma l'ispirazione -e il tempo- proprio ci mancava T^T
Ubi: Eh si! Ma adesso che entrambi questi fattori sono pseudo-debellati, aggiorneremo più spesso (almeno ci spero!) E poi mi sembra che l'ispirazione che ci è venuta è a dir poco spettacolare! Dico bene Zazzy?
Zazzy: Eh, beh, diria! Basta leggere la ''scenetta X'' di questo chap!! XDD Speriamo che vi diverta come ha divertito noi :)
Ubi: Bè, ora lasiamo a voi la parola... e se volete darci una mano, ricordate:
Zazzy: "Le recensioni lughe e corpose sono la nostra linfa vitale!"

Bacioni <3 Zazzy&Ubi




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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Capitolo 4 


Alessia si diresse con passo deciso verso il soggiorno, ma un attimo prima di aprire la porta si bloccò, realizzando che erano le cinque del mattino.
Sarà meglio lasciarli dormire un altro po’...Si disse, e filò in camera sua.
In effetti, constatò poi, era ancora nel suo pigiama rosa, in tessuto di raso, con ricamati fiori di ciliegio in stile giapponese.
Quando varcò la soglia della sua stanza per poco non precipitò sul letto per essere inciampata su un paio di mutande che le si erano subdolamente avviluppate attorno alle caviglie.
Lanciato uno sguardo truce al disordine che regnava sovrano in quella camera, si sedette sulla sedia davanti alla scrivania di legno chiaro e ragionò sul da farsi nell’attesa del risveglio -molto alla Franco Battiato.
Mmh... potrei magari riordinare la mia stanza..? Ne avrebbe bisogno.
Poi, però, un pensiero la folgorò come un fulmine su un prato primaverile.
Cazzo! Devo ripassare!E si gettò immediatamente a scavare fra i libri di studio.
 
“Bambini, è ora di alzarsi, sono le otto!”
Urlò Alessia, entrando in soggiorno.
Nessuno si mosse.
Intanto la mora spalancò le finestre, tanto per non accendere la luce. Malik socchiuse gli occhi, evidentemente abituati alla semioscurità: difatti, mentre Altaïr stava scompostamente stravaccato per terra in un grumo di coperte e cuscini, lui era seduto sul divano con Kadar che ronfava beato con la testa appoggiata sulle sue cosce.
Alessia sbattè le palpebre, osservando l’unico assassino in modalità ‘on’.
“Da quanto sei sveglio?”
“Da circa due ore.”
La mora incrociò le braccia.
“Mmh, notevole. Comunque, tu sveglia quella pucciosità unica di tuo fratello, che io provo a far ridestare a vita quel corpo in stato vegetativo.”
Malik inclinò un sopracciglio: evidentemente non gli era chiaro il significato del termine ‘puccioso’.
In ogni caso si accinse a svegliare Kadar nel modo meno traumatico possibile.
Alessia si assicurò che il giovinetto si fosse svegliato, dopodichè si rimboccò le maniche e si chinò sull’assassino riverso sul tappeto, pensando nel frattempo ad un nuovo modo fantasioso di scrollarlo dal suo letargo.
Le idee tardavano a manifestarsi e così la mora, sovrappensiero, prese a tamburellare involontariamente le dita sulla spalla dell’interessato, che cominciò pigramente a destarsi per conto suo.
 
Quando Altaïr aprì gli occhi si trovò a fissare un formoso decolleté piazzato davanti alla faccia.
“Ma buongiorno!” Esclamò contento.
Raramente aveva avuto l’occasione di svegliarsi così piacevolmente.
Malik, leggermente stupito dal tono dell’amico, alzò gli occhi... e sbiancò, coprendo istintivamente gli occhi a Kadar, che prese a gridare: “Cosa?! Dove?!”
La scena in realtà non era decisamente ‘spinta’, ma l’istinto primario del fratello più grande aveva vinto sulla ragione dei fatti.
In ogni caso Alessia fu brutalmente riportata alla realtà dal tono di Kadar... e da una mano che era andata irrimediabilmente a posarsi su una a quanto pare morbida ed invitante ‘collina’.
“Porco!” Ululò infuriata, mollando un sonoro ceffone in faccia all’assassino, che gliela fece girare di almeno novanta gradi.
 
Alessia, che aveva già preparato la colazione da un paio d’ore, mandò i tre a rifocillarsi, minacciando Altaïr che se avesse combinato qualche guaio gli avrebbe “infilato un palo su per il culo arrivando fino alla sommità della testa”. Era stata molto convincente.
Nel frattempo era filata in camera sua a vestirsi, dopo l’esperienza fin troppo particolare della mattinata che le aveva rivelato un po’ di più sul carattere dell’assassino.
“Sei proprio un depravato, Altaïr.”
Fece Malik, intento ad inzuppare un biscotto nella sua tazza di latte tiepido.
Kadar avrebbe voluto chiedere “Perché?”, ma dalla bocca piena di frollini gli uscì solo un incomprensibile “Pfghrr?” e così nessuno gli diede retta.
Altaïr rispose con un’alzata di spalle e tornò a concentrarsi sulla sua scodella di latte. Da come la fissava, però, pareva che la volesse più far lievitare che bere.
“In ogni caso, non è importante. Piuttosto, come ce ne ritorniamo a casa? Dove sarà finita la Mela?”
Proseguì Malik, poggiando i gomiti sul tavolo.
L’amico si massaggiò le tempie.
“Mi stai facendo troppe domande. Mi scoppia la testa...”
L’altro lo fissò interdetto, per poi sbuffare e finire la sua colazione.
Vuotò la tazza dal suo contenuto e aspettò pazientemente che anche il fratello finisse. Dopodichè prese le stoviglie e le sciacquò nel lavello, il quale uso e funzionamento gli era stato spiegato il giorno prima da Beatrice.
Altaïr rimase a bocca spalancata dallo stupore quando vide fluire dell’acqua limpida da quella misteriosa tubatura, e così Kadar gli diede un colpetto alla mascella per fargliela chiudere.
Malik decise di informarlo degli altri ‘eventi del millennio’, anche se non era pienamente sicuro che la testolina del suo amico sarebbe riuscita a sopportare tutte quelle nozioni senza collassare, cosa che in parte effettivamente successe.
 
Quando Alessia fece ingresso in cucina trovò i  tre assassini che conversavano sulle nuove invenzioni in generale, sulle regole complicate in cui si era evoluta la società e sul fatto che si trovassero in Italia e che sapessero parlare come l’Arabo la lingua locale.
“Forza ragazzi, preparatevi che vi porto a fare spese!” Esclamò la ragazza con un moto di energia.
Li condusse all’ingresso, dove frugò alla ricerca di tre paia di scarpe che calzassero alla combriccola. Trovandone nella scarpiera soltanto un paio per Kadar, provò a sondare i reconditi spazi dello sgabuzzino.
Miracolosamente recuperò due coppie di scarponcini e li fece indossare agli altri due reduci.
Alessia ringraziò mentalmente lo ‘sgabuzzino degli eventi soprannaturali’ e, afferrata la sua fidata borsa a tracolla verde con i fiori con su scritto “I love London”, partì verso il centro, seguita dalla marmaglia recalcitrante. Si profilava una giornata piuttosto piena.
 
Malik si guardò attorno stupito e frastornato: quel luogo assomigliava molto al mercato che si svolgeva settimanalmente a Masyaf, anche se più affollato e con una maggiore quantità di bancarelle ricolme.
Era piuttosto difficile seguire Alessia in mezzo a tutta quella confusione, e Kadar che gli stava aggrappato alla manica della felpa non gli facilitava di certo il compito.
Altaïr, per suo conto, si limitava a procedere spedito e a capo chino, non facendosi troppi problemi ad urtare i passanti che non si scostavano al suo passaggio. Evidentemente era ancora rimasto con la mente al rispetto che aveva a Masyaf in quanto assassino di alto rango.
Adesso che ci pensava, il suo passato non esisteva più e non aveva alcuna influenza sul presente. Era come se fosse, per così dire, ‘rinato’. Non ci aveva mai ragionato sopra prima di quel momento.
Ma effettivamente si trovava lì da ancora poco tempo e, con tutto quello che era successo, non aveva mai avuto tempo di riunirsi in sé stesso.
Perso com’era nei suoi pensieri, andò bruscamente a scontrarsi con la schiena di Alessia, che si era fermata a rimirare la vasta scelta di cinque abiti che proponeva una bancarella.
“Oh, scusa!” Esclamò, preso alla sprovvista.
La mora non gli badò, limitandosi a fargli un cenno con la mano, e riprese a scrutare le bancarelle.
Dopo un po’ Alessia fermò la ciurma: aveva individuato un banchetto che faceva al caso loro.
“Fermiamoci qua!”
Mentre la mora rovistava nelle ceste di abiti da uomo, Malik e Kadar contemplavano in silenzio la dura opera e Altaïr, ovviamente, rompeva passivamente le balle ai passanti stando piantato in mezzo al flusso di persone, intralciando il passaggio con le sue imponenti spalle.
Alessia, ad occhio per le misure, acquistò una grande quantità di indumenti in vista del periodo di permanenza dei tre di non specificata durata, spendendo relativamente poco.
“Le serve una borsa?” Chiese garbatamente il negoziante con un sorriso a trentadue denti.
“No, grazie, ho la mia.” Rispose la ragazza, estraendo un secondo sacchetto di tela dalla sua tracolla ed infilandoci gli acquisti.
Quand’ebbe finito picchiettò una mano sulla spalla di Altaïr per fargli capire che potevano tornare indietro e, quando lui si scostò seguendo obbediente gli amici, dalla folla parve sollevarsi un sospiro di comune sollievo.
 
Arrivati a casa, Alessia per prima cosa stipò gli abiti nella cassapanca in corridoio, vicino alla stufa a legna, dopodichè si diresse in cucina per iniziare a preparare la cena. Erano già le cinque passate e la sera si andava a letto presto.
Quando varcò la soglia trovò Beatrice che studiava, occupando il lato terminale del tavolo con vari libri e quaderni colmi di appunti, e sui fornelli una misteriosa pentola chiusa con il coperchio che cucinava a fuoco lento.
Gli ormai comuni inquilini si salutarono e la bionda, messi via i libri, si fece raccontare gli avvenimenti della giornata.
Non rivelò a nessuno il contenuto del tegame fino a quando, alle sette, servì agli amici una zuppa di colore chiaro che emanava un buon profumo.
“Che cos’è?” Chiese Malik, scrutando curioso la pietanza.
“Zuppa di porro e patate.” Rispose Beatrice, sorridendogli.
L’assassino arrossì leggermente e spostò l’attenzione sul suo piatto.
 
Finito di mangiare, il gruppetto chiacchierò un pochino in soggiorno, e alle nove le ragazze andarono a letto, consigliando agli assassini di farsi una bella dormita ristoratrice per cercare di riprendersi almeno un pochino dagli avvenimenti degli ultimi giorni.
Kadar si addormentò quasi subito, mentre Malik rimase per un po’ disteso a terra accanto ad Altaïr, sussurrando per non disturbare.
“A volte ho l’impressione che tutto questo non sia reale.” Fece d’un tratto, pensieroso.
“Bravo, Malik, hai centrato il punto uno del nostro Credo.” Se ne uscì sarcasticamente l’altro.
Il moro sbuffò ed incrociò le mani dietro alla testa.
“Lo sai cosa intendo...”
L’altro annuì e socchiuse gli occhi, ed entrambi rimasero a guardare lo spicchio di cielo stellato che si vedeva dalla finestra di fronte a loro. Sullo sfondo le cime degli alberi ondeggiavano scosse dal morbido e freddo vento notturno.
“Che tette favolose!” Esclamò di colpo Altaïr, trasognato.
Malik spalancò gli occhi. “Ma sei proprio un pervertito!”
L’amico ghignò.
“Heh, non puoi capire... Dopotutto non posso pretendere molto da uno che non è mai stato con una donna..!”
Il moro, mortificato, arrossì leggermente e, afferrato un cuscino, lo sbattè in faccia ad Altaïr.
“Faremo meglio a dormire, piuttosto!”
E mentre l’altro si massaggiava il naso andò a raggomitolarsi nel suo giaciglio.
 
 
 
 
 
 
 
L’Angolo di Zazzy&Ubi
 

Heilà, gente! ^-^
Da, siamo tornate con un nuovo, lunghissimo per gli standard, appassionante(??) capitolo!!
Ok, non lapidateci .-.
Ci abbiamo messo un sacco, ma lo sapete come vanno queste cose... creatività, impegno, tempo... però almeno abbiamo aggiornato, no? XD
Forza popolo, facci sentire la tua voce attraverso tante corpose recensioni!!
Per farci scrivere dovete alimentarci, cosa credete ù___u
 
Ecco, per invogliarvi a commentare Zazzy ha inventato qual cosina per voi:
nella recensione che lascerete a questo chap (perché lo farete) specificherete anche il nome di un personaggio di Assassin’s Creed... che volete che vi risponda! ^-^
Si, in pratica voi recensite e alla fine del capitolo dopo vi risponderanno Altaïr, Kadar... Al-Mualim... XD A scelta!
Perciò vedremo di impegnarci per aggiornare più spesso ^-^’’
 
Facciamo un patto comune?
Voi vi impegnate a recensire e noi ci impegniamo per scrivere più celermente.
Fatta? XD
 
Au revoir! See ya! °-^
 
Bacioni<3 Zazzy&Ubi
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



Capitolo 5


Alessia, girando la chiave nella toppa, spalancò la porta ed urlò:
“Ho cambiato indirizzo! Diventerò biologa!”
Malik, che stava cercando di capire come usare un acciarino per destare il fuoco nella stufa a nuova esistenza, voltò il viso verso di lei e spalancò gli occhi mentre Kadar, fintanto che meditava rapito ad osservare il fratello, sobbalzò come colpito da una scossa elettrica.
Beatrice, saltando fuori dallo sgabuzzino con indosso un largo maglione bianco, si precipitò dall’amica.
“Era ora che ti decidessi! Già alle superiori non avevi capito un cazzo dei radicali, figurati l’università!” La prese in giro, congratulandosi.
“Si, si, sfotti pure, Herr Mediken! A proposito, sai qualcosa di come sia andato il tuo esame?”
La bionda si strinse nelle spalle.
“Niente di niente... Eppure hanno avuto tre mesi da Giugno, i pezzenti!”
La mora posò lo zaino a terra, incurante del fatto che qualcuno entrando dalla porta avrebbe potuto rischiare la vita, e si diresse in cucina seguita da Beatrice.
“Mmh, che profumino! Cos’hai cucinato di buono?”
La bionda sogghignò.
“Non io...”
Alessia la guardò interrogativa e, spalancando la porta della cucina, si ritrovò di fronte ad una scena quantomeno bizzarra:
Altaïr, con un grembiule rosato legato in vita, stava spadellando qua e là davanti ai fornelli tutto concentrato, tanto che non si era accorto dell’intromissione delle due ‘esiliate’.
La mora sgranò gli occhi e, fallendo miseramente nel tentativo di darsi un contegno, scoppiò a ridere, facendo sobbalzare l’assassino, colto inflagrante.
“Ti avevo detto di non far entrare nessuno!” Sbottò quello, in direzione di Beatrice.
Quella si strinse nelle spalle, ghignando.
“E’ partita come un caccia bombardiere; che dovevo fare, scusa?”
Nel frattempo, attratti dalle sonore risate della mora, fecero capolino in cucina anche i due fratelli che, non appena videro l’amico conciato con quel grembiulino color pastello, si unirono inevitabilmente ed irrimediabilmente all’ilare coro.
Altaïr, dopo aver attraversato tutte le tonalità dello spettro dei colori, si girò di scatto verso i fornelli e ringhiò:
“Sedetevi a tavola e non rompete i coglioni, che è quasi pronto.”
“Coraggio amici nanetti, che Biancaneve sta finendo di cucinare!” Gli fece il verso Alessia, accomodandosi platealmente al suo posto ed invitando gli altri a fare lo stesso con gesti esagerati.
 
“Faccio il caffè!”
Annunciò trionfalmente Beatrice alzandosi da tavola quando tutti ebbero finito di pranzare, prettamente per togliersi dalla bocca il cattivo sapore del pesce appena consumato.
Altaïr, difatti, aveva preparato trota e patate lesse, uno dei piatti preferiti di Alessia, e la bionda odiava qualsiasi prodotto ittico.
“Approvo.” Assentì Malik. “Il caffè di Beatrice non lo batte nessuno!”
La bionda si avvicinò al candido ripiano dei fornelli, ma per poco non svenne dall’olezzo di pesce.
“Si, ma solo se il ‘gentiluomo’ ripulisce la cucina, o non arriverò a domani!” Esclamò, portandosi una mano alla bocca.
Altaïr scattò in piedi come un soldatino e si precipitò a dare una pulita, più perché il fetore era arrivato anche a lui che per fare un favore a Beatrice.
Quand’ebbe finito, la ragazza potè finalmente dedicarsi alla preparazione della sua famosa e decantata bevanda.
 
Mentre gli inquilini sorseggiavano placidi il caffè, chi con tanto zucchero e chi con tanto latte, Beatrice cominciò a sorridere ed a lanciare sguardi complici agli assassini che, partendo da Malik e finendo con Kadar che sorrideva soltanto perché lo facevano gli altri due, criptarono al volo il messaggio.
“Alessia,” Annunciò la bionda all’amica, “ti vorrei presentare qualcuno...”
Allo sguardo disorientato e perplesso della mora, risposero immediatamente a turno i ‘tre moschettieri’:
“Piacere, Fabio Giordano!” Esclamò Altaïr, solenne.
“Piacere, Felice Lanzieri!” Proclamò Malik.
“Piacere, Benvenuto Lanzieri!” Concluse Kadar, enfatico.
La bionda si affrettò a spiegare, vista la palpabile confusione che regnava sul volto di Alessia.
“Le mie conoscenze hanno finalmente procurato loro delle carte d’identità e documenti italiani! Non è fantastico?”
L’amica sbattè più volte le palpebre, cercando di rimettere in ordine le notizie appena apprese, ed esclamò rivolta ai tre, con un cipiglio severo:
“... Guai se vi azzardate a chiamarvi Fabio, Felice e Benvenuto tra di voi o rischio di sclerare!”
 
Scrutando rapita il calendario alle spalle di un Malik leggermente suggestionato, Beatrice provocò l’infarto dei presenti esplodendo in un:
“Porca puttana, oggi ci sono le corse!!”
E scattò in camera sua senza dire altro.
Kadar, il primo a riscuotersi, si voltò con gli occhioni azzurri spalancati verso Alessia, in cerca di una spiegazione.
“Intende le corse dei cavalli all’ippodromo delle Padovanelle... oggi, se non sbaglio, c’è il galoppo.”
Il più piccolo si illuminò immediatamente, esclamando con un sorrisone:
“Nooo, i cavalliii!!”
E, volgendosi verso il fratello ed aggrappandosi al suo braccio: “Andiamo anche noi? Andiamo, andiamo, andiamo, andiamo, andiamo, andiamo!!”
Malik si arrese subito ed annuì, sorridendo debolmente a Kadar, ed entrambi si alzarono da tavola.
“Chi viene con me?” Fece la bionda, uscita dalla camera, mentre si infilava il fedele basco marroncino a fantasia scozzese e i guanti neri in similpelle, dirigendosi verso l’ingresso per mettersi gli stivali e il giubbotto blu.
Malik la seguì con un esagitato Kadar che sventolava il braccio teso sopra la testa e continuava cantilenando “Io, io, io, io, io!!”.
 
“Tu non vai con loro?” Chiese Alessia ad Altaïr quando sentì la porta dell’uscio chiudersi.
All’incomprensibile borbottio di risposta da cui riuscì a carpire soltanto un “non m’importa; i cavalli non mi sono mai piaciuti” la mora, mentre osservava con il mento appoggiato sul dorso della mano l’assassino sparecchiare, rispose sogghignando.
“Che, sei anticonformista?”
“Più o meno...” Fu la replica di lui.





L’Angolo di Zazzy&Song
 

[Si, la vecchia Ubi (Alessia, per chi non lo sapesse ^^) ha cambiato nickname! Adesso è Song, la gatta bianca dagli occhi turchesi che fa più pandan con Zazzy, il gatto nero con gli occhi azzurro ghiaccio :3]
 
Zazzy: Si, ce l’abbiamo ufficialmente fatta! ^^ Ecco un nuovo chap tutto per voi, pronto da gustare :3
Song: Per la serie “è stata dura, ma ce l’abbiamo fatta”... Sorvolando le ambiguità XD
Zazzy: E non preoccupatevi, questo è un preludio, il bello sarà nel prossimo! :D
Song:Che tu avresti dovuto postare insieme a questo... Ma non importa, dai! Più che altro, spero che avrete la forza di arrivare al finale XD Spero vi piacciano i cavalli :3
Zazzy: Vabbuò... ma suvvia, non facciamo attendere oltre i nostri amati lettori e facciamo rispondere, come promesso, i nostri inquilini alle loro bellissime recensioni <3
 
[Mi raccomando! Non scordatevi di mettere il nome di chi volete vi risponda nel prossimo chap anche in queste recensioni! :D]
 
Zazzy: *prende la prima recensione* Oh, bene, Selena_! Amo quando scrivono tanto *fa le fusa* Alty, è il tuo turno!
Altaïr: Che? Di già?
Song: Beh? Sei il protagonista di AC, è ovvio che sei gettonato!
Altaïr: Si, si, va beh... comunque *afferra recensione* Beh, starai sicuramente ridendo, me lo sento! Non preoccuparti, il computer un po’ lo so usare (merito di Zazzy e Song), anche se ha molti lati oscuri per me...
Zazzy: Ovvio
Alty: Non t’impicciare! Hum, dicevo... Hah... hem... già, la palpatina...
Song: NON azzardarti a ricordarmela, pervertito di uno!
Alty: Huh, corro ai ripari!
Zazzy: Beh, Selena_, grazie mille di tutto! Spero che la storia continui ad appassionarti! ^^ *prende seconda recensione* Ed è il turno di... Rashida!! :D Mia cara! ^3^ Kadaaaaar, è il tuo turno!
Kadar:Chi? Io?!
Zazzy: La tua pucciosità scioglierebbe anche un muro; ovvio che qualcuno ti sceglieva! X°D
Kadar:Huh, ok... *prende recensione* Cavolo, questa storia le piace proprio! ^^
Song: Se ha recensito c’è un motivo...
Zazzy: Take it easy, Song. E’ un cucciolo, che ci vuoi fare...
Kadar:Aww, grazie cara! <3 ... Hei, ma... Zazzy!! Cosa vuol dire “bonazzo”?
Zazzy: Noooo, tranquillo Kadar! Ti basti sapere che è un complimento ^-^’’
Kadar:... Ok! *saltella via seguito da una scia di fiorellini colorati*
Song: Uuuf, scampata bella... *affera terza recensione* E ora tocca a SkyDragon!
Zazzy: Ah, già...
Song: Hei ma... vuole che sia la Mela a rispondere? O___O
Zazzy: Megalomania portami via...
Song: Hem... ma noi non sappiamo ancora dov’è!
Zazzy: Proviamo lo stesso; al limite piazziamo una Melinda e scappiamo
Song: Si, vabbè... Melaaaaa!!!
Mela:*Pooooof! Compare*
Zazzy: Rispondi alla recensione, forza!
Mela:*pulsa*
Tutti:??
Mela:*pulsa, fa luce e scompare*
Zazzy: Hem... ok, sorvoliamo... Tanto a SkyDragon avevo risposto. Andiamo avanti! *prende quarta recensione* Che si prepari willy the wombat!
Alty: Heh no! Voglio rispondere io! *incazzato mode-on*
Tutti:O-ok...
Alty: Senti, heh... willy... uno può essere figo quanto vuole, ma se ha sfiga non significa che non sta rispettando il suo carattere! E’ semplicemente sfortuna!
Zazzy: Grazie Alty, avrei voluto dirlo anche io *prende quinta recensione* e ora, last but not least... kyuubbetto9!
Song: Yay! ^^ ... Hei, ma... Yusuf?! O___O
Zazzy: Questi recensori si scatenano! XD Dai, chiamiamolo; non gli dispiacerà! ^^
Yusuf:*si guarda attorno spaesato* E questa che storia è? Ma... che dovrei fare? Chi siete? °-°
Tutti:*gli spiegano tutto*
Yusuf:Aaaaahn, capito! *sorrisone* Bene! :D Grazie kyub (non ti spiace se abbrevio, vero?), sono sicuro che le autrici apprezzano molto! :3 Oh, io mi defilo, non ho più tempo... alla prossima, ok? Vi saluto Ezio! ^3^ *scompare*
Zazzy: Mmh, devo sistemare la durata dei richiami...
Tutti:Ciao!! Alla prossima e recensite in tanti! Vi vogliamo tanto bene!! ^3^ <3 <3
 
 
 
Bacioni <3 Zazzy&Song



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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Capitolo 6



Il profumo forte ed intenso delle piste erbose, appena bagnate dalla breve pioggerellina autunnale, mischiato al fieno dei cavalli da corsa, creava l’atmosfera perfetta per gli amanti delle corse.
Appena giunti di fronte alle staccionate candide che delimitavano la pista, i tre si fermarono a contemplare alcuni cavalli che si spostavano verso il tondino di riscaldamento vicino alle tribune.
A Kadar brillarono gli occhi, e prese ad indicare i vari cavalli chiedendo informazioni, parlando così forte da rischiare di assordare gli interpellati.
“Kadar, porco cane, abbassa la voce!” Sbottò Malik, dando un leggero scappellotto al fratello, che prontamente si zittì.
Al richiamo del megafono, che annunciava l’imminente inizio delle corse, Beatrice guidò gli amici al posto migliore per assistere alla prima corsa della giornata, ovvero sulla piattaforma sopraelevata posta proprio di fronte al palo d’arrivo.
“Mi raccomando, fate attenzione a questi scalini.” Li raccomandò la ragazza, salendo. “Ho rischiato di fare parecchi voli.”
I tre arrivarono in cima, dove già qualche scommettitore accanito aveva preso posto per studiare i cavalli, e si sistemarono con lo sguardo rivolto al tondino di riscaldamento.
Beatrice prese il fascicoletto delle corse giornaliere e si mise a passare in rassegna cavalli e fantini, per inquadrare i favoriti ed individuarli.
Kadar, che stava cercando di leggere meglio le informazioni dal libricino che la bionda teneva tra le mani, le si attaccò a mo’ di sanguisuga per apprendere il più possibile sui ‘segreti’ delle corse.
“Vedi, sia Bel Killer che Breeno sono favoriti; ma Serafino Gatti, nonostante non sia granché come corridore, è montato da un fantino migliore di quelli dei probabili vincitori, perciò anche quel piccoletto ha una chance di vittoria. Inoltre...”
Malik, che si stava altamente rompendo le balle non per il fatto che non gli interessasse ma più perché preferiva semplicemente vedere i cavalli in azione, si appoggiò pigramente alla ringhiera... e si inzuppò schiena e gomiti di acqua piovana, suscitando l’ilarità dei due compagni.
Non potè non sfuggirgli un’imprecazione.
Si preannunciava proprio una bella giornata.
 
“Per me Arman, in questa Steeple-Chase, li straccia tutti!” Proclamò Malik, convinto, indicando il cavallo baio scuro che si dirigeva al piccolo galoppo verso i cancelletti di partenza.
Beatrice scosse la testa, e commentò: “Pfft, dilettante... Ma non hai visto come camminava male?”
Kadar approvò con un vigoroso cenno del capo, anche se la sua affidabilità era piuttosto relativa e dubbia per il fatto che, fino a quel momento, aveva sempre approvato senza riserve ogni cosa detta dalla bionda.
L’altro stava per ribattere, ma venne interrotto dalla voce del megafono, che prese a commentare la corsa in direttissima:
“E sono fuori! Arcadius si porta in testa, seguito da... un momento: Arman, il favorito, sbaglia tempo di galoppo! Ecco il gruppo che si appresta al primo salto... superato senza problemi da Arcadius, seguito da Iroquois che si avvicina dall’esterno... Arman cade! Il cavallo si rialza senza problemi, il fantino lo segue fuori pista. Intanto passa in testa Iroquois...”
La ragazza lanciò un sorriso sornione ad un delusissimo Malik e, dandogli una pacca consolatrice sulla spalla, annunciò: “Hai ancora molto da imparare...”
 
Il resto della giornata trascorse tra scommesse, dibattiti, esulti e discorsi che non c’entravano una ceppa con il luogo.
Alla fine arrivarono le sette, e con loro anche il momento di tornare a casa.
“E’ stata proprio una bella giornata sul Turf.” Commentò Beatrice con un sospiro soddisfatto, mentre raccoglieva il giubbotto appoggiato alla ringhiera e si dirigeva alla scalinata.
“E io ho imparato un sacco di cose!” Annuì Kadar, seguendola diligentemente, a mo’ di soldatino.
Malik, che non ne aveva centrata una in tutta la giornata, sbuffò abbassando il capo e prese a seguire mestamente i compagni.
Appoggiò fiaccamente il piede sul primo scalino e... l’avesse mai fatto.
Il gradino, ancora umido di pioggia, ricalcò le orme di una novella pista di lancio e fece planare il poveretto faccia a terra, fin quasi ai piedi della scalinata.
Kadar e Beatrice si precipitarono al suo fianco e, appurato che stava bene, cominciarono a ridergli dietro e a prenderlo scherzosamente in giro.
Malik si convinse di aver preso la famosa Maledizione di Altaïr, perciò si rassegnò al fatto che la giornata si sarebbe conclusa in modo se non altro disastroso, qualunque cosa avesse tentato di fare, così la prese sul ridere e con filosofia.
In realtà era incavolato nero, ma dettagli...
 
Appena usciti dall’ippodromo una piacevole e fresca brezza serale gelò gli zigomi e gli animi di tutti i presenti, costringendoli a intabarrarsi come palombari in spedizione in Alaska.
Che i palombari non andassero nella neve ma in acqua era una sottigliezza trascurabile; l’anticonformismo non ha limiti.
Kadar si auto-abbracciò, non in un attacco di schietto narcisismo, ma perché stava congelando, uniformandosi alla massa.
“Chiuditi la felpa.” Ordinò meccanicamente il maggiore dei due, con il tono piatto delle stanche madri moderne, che non ne possono più degli schiamazzi dei figlioletti.
“Ma è chiusa!” Mugugnò l’altro, imbronciato.
Malik si bloccò a metà passo, girò lentamente il viso verso il fratello, inchiodandolo sul posto, e con una voce che arrivava dritta dall’Ade esclamò:
“Non ti sei portato il giubbotto?!”
Kadar sgranò gli occhi, ed istintivamente si nascose dietro la schiena di Beatrice, che di tutta risposta si scansò e farfugliò un “Non mettetemi in mezzo; sbrigatevela da soli!”.
Il maggiore sospirò stancamente, si tolse il cappotto e lo appoggiò sulle spalle del minore, che si aspettava al massimo uno scappellotto.
Dall’altro lato della strada, una ragazza dai capelli scuri si paralizzò per la sorpresa di un gesto di così gentile amore fraterno... e scoppiò in un attacco di pucciosità.
Dopo qualche frazione di secondo si chiese dove avesse già visto da qualche parte quei due, ma venne distolta dal flusso dei suoi pensieri dalla voce del fratello che, non amorevole come il precedente, la strattonava per una manica, incalzandola a proseguire.
Lei si avviò di malavoglia, ma quella sensazione di aver già visto quei due non svanì nemmeno una volta arrivati a casa.
 
Beatrice precedette i due amici sul vialetto e, dopo aver scavato nel marsupio in cerca della chiave, la trovò e fece per girarla nella toppa della porta di casa, ma si bloccò.
Aveva percepito dei... rumorini sospetti.
Intuì al volo, e non volle indagare oltre.
Si girò di scatto verso gli altri due, che stavano pacificamente varcando il cancelletto, e ragionò in fretta, calcolando su due piedi un piano mentale che, nonostante facesse acqua da tutte le parti, al momento le parve una salvezza al pari del divino.
Partì cacciatissima e, dopo averli afferrati con decisione per il coppino, li trascinò nuovamente in strada, urlando come assatanata:
“Andiamo a mangiare la pizza!”
 
 
 
 
 
 
 
L’Angolo di Zazzy(&Song)
 

Hei gente! :D
Dopo mezzo secolo abbiamo partorito questo difficoltoso, rognoso e noioso capitolo! YEE!! XD
Non uccideteci .-.
Oggi vi risponderò io, ovvero Zazzy, poiché come avrete potuto compriendere alla fine, la nostra Song è... hem... impegnata...
XD Fangirls, non odiatela; il prossimo chap sarà rivelatore!
... O forse no? MWAHAHAHA!!!
 
Anyway, non mi dilungo oltre e mi accingo a rispondere alle vostre recensioni;
See ya soon! °-^
 
Bacioni <3 Zazzy
 

 
L’Angolo delle Recensioni
 

Zazzy:Oh mah gawd, per fortuna siamo stabili alle 5 recensioni! :D Ma passiamo a rispondere ai nostri fedeli lettori ^^ Ah, ma prima mi raccomado! Alla fine delle vostre prossime recensioni basta che, dopo magari la vostra firma, saltate uno spazietto e scrivete "Personaggio: Nomedichivoletechevirisponda", ok? Conto su di voi!
Malik: Si si, ma comincia...
Zazzy: Che palloso che sei... solo perchè nel chap precedente non ti ha scelto nessuno! Tsk... *prende prima recensione* Oh, buondì _ H i k a r u! :D *si gira* Alty, turno tuo!
Altair: Ma che-... Ancora?!
Malik: Si cazzone, ancora!
Altair: Invidioso! *ride* Comunque, cara... *legge nome lettrice* ... Hikaru, ti ringrazio per avermi scelto e...
Malik: Frase di circostanza...
Altair: Oh, piantala tu! Hum, dicevo... Ah, beh, per la questione del grembiule... *si vergogna* Più che altro è... il primo straccio che ho trovato, e... *si guarda intorno* ... Hey, guarda lì!! *scappa*
Zazzy: Tipico... andiamo avanti, suvvìa! *prende seconda recensione* Heilà, Artemis- sama! ... Hum, non hai specificato chi vuoi che ti risponda... perciò ci penso io come da copione ^^ Ti ho già ringraziato via messaggio, perciò mi auguro che la nostra ff continui a piacerti come ha fatto fino ad ora :3 *prende terza recensione* E ora... SkyDragon, chi non muore si rivede! XD Sei sempre tu che hai i "risponditori" originali, perciò bando alle ciance e diamo il benvenuto alla Volpe! ^^
La Volpe: *compare* 'Giorno a tutti.
Malik: Ma... non sei spaesato?
La Volpe: Taci; io so tutto di tutti su tutto. Insomma, sono un tuttologo. *prende recensione* Oh, che cara, sono il suo personaggio preferito *sorride sornione* ... Oh, ma guarda! Altair, tutti ti fanno i complimenti!
Altair: Lasciatemi solo... *torna nell'angolo a contemplare il battiscopa*
Zazzy: Contemplare i battiscopa è un passatempo sopravvalutato...
La Volpe: Orbene, men vo'... alla prossima! *scompare*
Zazzy: Visita lampo... d'altronde è un tipo strano *prende quarta recensione* ... Welcome, Narjis ^^
Altair: *legge recensione* ... Oh, andiamo... *se ne và*
Malik: Si, e la vitaccia l'avrebbe fatta lui... *borbotta*
Zazzy: *compatpatisce Malik* Sarà per la prossima... *prende quinta recensione* Come al solito, last but not least... Amata Selena_!!! :DD
Malik: Allora è lei! :D
Zazzy: Già! ^^ Hey, contenta della capatina nella ff? X3 Lo spero! :) Forza, è il turno di... boh, questi recensori se lo dimenticano sempre! XD
Malik: *gorgoglia e se ne va a contemplare il battiscopa con Alty*
Kadar: ... *li osserva* ... Cosa fanno?
Zazzy: Contemplano il battiscopa nell'angolo della depressione
Kadar: ... Sembra divertente! *va a contemplare il battiscopa*
Zazzy: Hmm, si, ok... anyway, see ya bros, e recensite! Alla prossima! :D *va a contemplare con gli altri il battiscopa*


Bacioni <3 Zazzy(&Song)



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