Fiori di ciliegio

di leocaccino
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** - Capitolo 1: Il ricevimento - ***
Capitolo 3: *** - Capitolo 2: Lezioni private - ***
Capitolo 4: *** - Capitolo 3: Scuse - ***
Capitolo 5: *** - Capitolo 4: Lutto - ***
Capitolo 6: *** - Capitolo 5: Partire o restare? - ***
Capitolo 7: *** - Capitolo 6: Verità - ***
Capitolo 8: *** - Capitolo 7: Lettera - ***
Capitolo 9: *** - Capitolo 8: Sbagliare - ***
Capitolo 10: *** - Capitolo 9: Confessione - ***
Capitolo 11: *** - Capitolo 10: Gara di ballo - ***
Capitolo 12: *** - Capitolo 11: Quello che ti dice il cuore - ***
Capitolo 13: *** - Capitolo 12: Paure - ***
Capitolo 14: *** - Capitolo 13: Amici? - ***
Capitolo 15: *** - Capitolo 14: Diciottesimo compleanno - ***
Capitolo 16: *** - Capitolo 15: Problemi natalizi - ***
Capitolo 17: *** - Capitolo 16: Il matrimonio- ***
Capitolo 18: *** - Capitolo 17: Quando fioriscono i ciliegi - ***
Capitolo 19: *** - Epilogo: Wherever I go - ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                         
                                                                                                                        Prologo
 



 
- Alex, svegliati !!! – la voce acuta di una donna raggiunse le orecchie di un diciassettenne steso sul suo letto a dormire profondamente –  Alex farai tardi a scuola! Sveglia!!! – il giovane si alzò di scatto e sbuffò guardando l’orologio attaccato in camera sua.
- Sono sveglio, zia – gridò di rimando cercando di non cadere dal letto mentre si alzava. Quando fu in piedi, prese i primi vestiti che gli capitavano sott’occhio e corse in bagno. Doveva farsi una doccia. Mentre si spogliava frettolosamente, si guardò allo specchio di sfuggita: le sue occhiaie erano abbastanza profonde e la riga di matita con cui aveva contornato i suoi occhi zaffiro, era sbiadita. I boccoli dorati raggiungevano la fine del collo, coprendolo.
Entrò nella doccia con la fretta che lo scuoteva: come il solito si era svegliato in ritardo. Pensare che la scuola era cominciata da ormai sei mesi, se non di più, era febbraio inoltrato e lui non riusciva ancora ad arrivare puntuale a scuola.
Quando uscì dalla doccia, si asciugò, si vestì il più velocemente possibile e si rimise la matita nera intorno agli occhi. Quando ebbe finito prese lo zaino, preparato la sera prima e uscì di corsa congedando la zia con un bacio sulla guancia.

 
Thomas si era svegliato con un peso sul petto. Si stropicciò gli occhi con entrambe le mani. Con una di queste, poi costatò di chi era quel peso piacevole. Carezzo i lunghi e lisci capelli della donna con cui aveva fatto l’amore la sera prima. Sorrise tra se e se: si era trasferito da meno di un mese e già si era trovato una donna. A volte si chiedeva se le donne lo volevano perché era un bell’uomo o per la fama e la gloria di scrittore che si portava dietro. La donna sussultò, si era svegliata.
- Buon giorno Caterina – sussurrò dolcemente Thomas. Lei si voltò verso di lui.
- Buon giorno amore – la donna lo baciò sulle labbra. Stettero abbracciati un po’ prima che il silenzio fosse interrotto con una domanda della donna – Da quanto sei sveglio? – Thomas la guardò con stupore. Che cosa importava adesso?
- Mi sono svegliato poco prima di te –guardo il Rolex al suo polso – Anzi siamo in ritardo – la donna si staccò da lui – Devo lavorare e tu anche –
- Si, giusto – si alzò dal letto e cominciò a rivestirsi. Quando vide che anche Thomas si stava rivestendo per uscire le venne un dubbio – Dove vai te? – era un po’ gelosa.
- Ti accompagno a casa – lo scrittore le sorrise.

 
I ciliegi erano in fiore e Alex era categoricamente in ritardo. Fortuna vuole che non abitasse lontano dalla sua scuola. L’unico modo per arrivarci però era percorrere un viale. Un viale bellissimo che faceva da ponte tra la casa e la scuola, pieno di alberi di ciliegio.
Sarebbe stato belo fermarsi a guardare gli alberi dai fiori rosa ma Alex era troppo in ritardo per farlo, quindi continuò a correre.   
  

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Capitolo 2
*** - Capitolo 1: Il ricevimento - ***


    
 
 
    - Capitolo 1: Il ricevimento -




 
 L’intervallo era appena suonato e la lezione era finalmente conclusa. Alex quella mattina era entrato in classe per un soffio. Si guardò in giro e vide il suo migliore amico avvicinarsi con un sorriso abbagliante.
- Alex che fai stasera? – il biondino lo guardò e rise: il suo abbigliamento mutava ogni giorno. Da quando si erano conosciuti, erano diventati inseparabile. Un moro e un biondo che giravano per la città scherzando e amoreggiando come due fidanzatini. Che strana coppia. Dopotutto quello era il loro modo di divertirsi. In realtà il moro era fidanzato.
- Devo andare con mia zia a un ricevimento di un suo amico – incrociò le braccia e s’imbronciò. Alex odiava quelle feste fatte nelle grandi ville, organizzate da ricconi che gettavano soldi a palate solo per crearsi spazio in società.
- Un ricevimento? – il ricciolo annuì vigorosamente – Questo amico di tua zia è un tipo importante? – il moretto era più esaltato di Alex.
- Hai presento quello scrittore che si è trasferito in città quasi un mese fa? – l’amico lo guardò entusiasta e annuì – Ecco, è lui – fece un profondo respirò poi continuò – Deve presentare un libro che ha scritto recentemente, un giallo credo e per farlo, ha deciso di dare un ricevimento –
- Beato te! – esclamò l’altro con gli occhi luccicanti – Chissà quanti cibi da ricci mangerai e quante belle pollastre incontrerai o conoscerai a questi festini –
- Lucas, non esagerare –
- Sì, sì dici così, ma chissà quante te ne fai lì – il moro gli diede una pacca sulla schiena.
- E dai lo sai che sono ancora vergine! – Alex gli mise il broncio scherzosamente.
- Si lo so, lo so – sospirò e quando il ricciolo lo guardò nuovamente, avvicinò la faccia alla sua e aggiunse – So anche che l’unica persona che avrà l’onore di sverginarti, sarò io – gli sorrise. Alex arrossì violentemente. Poi scoppiarono entrambi a ridere.
La ricreazione finì presto e le ore di lezione successive furono uno strazio. Il riccio continuava a guardare l’orologio. I minuti non passavano mai. La testa cominciò a vorticargli.
“ Che noia la scuola” avrebbe voluto urlarlo ai professori e al mondo intero. L’unica cosa che lo teneva legato a quel banco era la promessa che aveva fatto a sua madre: non abbandonare gli studi, mai. Quando anche l’ultima ora passò, Alex si diresse verso casa, attraversando il viale che faceva da ponte tra casa sua e la scuola. La strada era ricoperta di petali rosa. Il ragazzo alzò lo sguardo.
- Gli alberi sono in fiore – sussurrò sorridendo. Lui adorava i fiori, soprattutto quelli di ciliegio che avevano un profumo, per lui, sublime. Si mise una mano tra i capelli e si accorse che un petalo rosa era rimasto incastrato tra i suoi ricci. Lo strinse nel palmo della mano delicatamente e poi lo guardò. Era stupendo, un petalo a forma di cuore. Continuava a fissare il palmo della sua mano sorridente. Così piccolo e bello allo stesso tempo. Fragile. Era proprio come lui. Lo infilò nella tasca della giacca e poi, senza staccare gli occhi dagli alberi in fiore, continuò la strada verso casa.
 
 Thomas era pronto. Aveva passato tutto il pomeriggio al computer per continuare a scrivere il seguito del libro che, quella sera, avrebbe presentato per la prima volta. Si guardò allo specchio: lo smoking che aveva scelto Caterina per l’occasione gli stava veramente bene. Si tirò indietro i capelli ancora leggermente bagnati per la recente doccia, lasciando che qualche ciocca ribelle gli ricadesse sulla fronte. Si sistemò un’ultima volta la cravatta e la giacca.
- Come sei vanitoso – Caterina era sulla soglia della sua camera e l’uomo che l’aveva vista attraverso lo specchio le sorrise. Lei si avvicinò e quando gli fu alle spalle, gli cinse i fianchi – Sei, come sempre, bellissimo amore mio – gli sussurrò poi nell’orecchio.
Lui si voltò per guardarla meglio. Indossava un bellissimo abito blu cobalto. I suoi capelli erano raccolti in uno chignon fermato da una matita azzurra.
- Anche tu sei bellissima, Caterina – non era mai riuscito a chiamare nessuno, amore o tesoro. Per lui nessuna donna era stata mai veramente importante. La donna di fronte a lui non diede molto peso a questo, anche se dentro di lei ci pativa.
Thomas, le baciò, però, le labbra e prendendola per la mano l’accompagnò fino al garage di casa sua. Lì li aspettava un fiammeggiante Spider rosso fuoco. La fece salire e quando lui fu al posto di guida, mise in moto.
- Siamo pronti – respirò a fondo e aprendo le porte del garage aggiunse – Andiamo! -
 
Come Alex aveva immaginato, la sala del ricevimento era stupenda. Un’intera stanza più grande della casa dove viveva con la zia lo accolse. La sala apparteneva a una villa di marmo bianco. Il ragazzo guardò pareti e soffitto: dipinti rinascimentali lo colpirono molto. Erano stupendi. Mentre il suo sguardo ritornava sulle persone presenti a quella festa, si domandò perché sua zia volesse giocare a fare la ricca, quando in realtà non lo era. Nessuno della loro famiglia lo era mai stato.
- Ti piace qui? – i suoi pensieri furono interrotti dalla voce di sua zia che gli si avvicinò.
- Sì, è un posto fantastico – le sorrise.
- Thomas l’ha scelto tra le migliori ville in città – Alex la guardò interrogativo.  
- Thomas? – che si trattasse proprio di quel famoso scrittore.
- Sì, Thomas Rey – lui sussultò di sorpresa. Lei lo guardò: la felpa e i jeans che indossava non erano certo adatti per il ricevimento. Meno male che lei pensava sempre a tutto – Ora però vatti a cambiare – gli ordinò – Vieni- Alex la seguì in una sala adiacente, un po’ più piccola, dove una ventina di cameriere aspettavano qualcosa o qualcuno. La donna prese da sopra un tavolo sgombro, uno smoking di piccola taglia – Indossalo – sospirò – Dorai sembrare un damerino – il riccio fece spallucce e incominciò a togliersi la felpa, mostrando il fisico asciutto. Le cameriere risero.
- Non qui stupido! – tuonò la zia – Vai nel bagno degli uomini – lui prese lo smoking dalle mani della zia e corse in bagno.
- E levati quella matita nera da sotto gli occhi! – era l’ultima cosa che aveva sentito mentre si chiudeva nel bagno.  
Lì impiegò quasi un’ora per indossare il completo. La cravatta fu quella che gli causò più problemi. Quando ebbe finito di indossare l’abito al completo, pensò a struccarsi. Fortunatamente portava sempre con sé le salviette. Mentre si struccava, pensò a quante volte le donne compivano quel gesto in una sola giornata.
“ Quanto sono femminile” sospirò e gettò la salvietta sporca nel cestino dei rifiuti. Poi si sciacquò la faccia e uscì dal bagno.
- La zia mi starà cercando – sussurrò tra se e se mentre metteva i vestiti che si era tolto nella tracolla che si era portato dietro. Non ebbe nemmeno il tempo di alzare lo sguardo che andò a sbattere contro qualcosa di duro. Inizialmente credeva fosse un muro. Poi però quando alzò la testa, si accorse che il “ qualcosa di duro” era un uomo.
- Sta un po’ attento a dove metti i piedi ! – gli urlò contro l’uomo. Lui arrossì e scusandosi goffamente corse via. Posò nella stanza, dove aveva visto le cameriere, la sua tracolla e poi tornò alla festa.
Con lo smoking addosso si sentiva un pinguino. Bevve qualche bicchiere di champagne e mangiò alcuni stuzzichini. C’era del sushi e del caviale, che lui non degnò minimamente di uno sguardo. Le ore passavano lente e noiose. Alla fine, però, arrivò il momento che tutta la sala aspettava. Le luci si concentrarono in un unico punto: un palco di legno montato apposta per l’occasione. Sul palchetto salì un uomo elegante e molto giovane. I capelli tirati all’indietro gli davano un’aria seria e misteriosa. Alex si aspettava un tipo con la pancia e i capelli bianchi. Non pensava certo che lo scrittore fosse un tipo tanto bello. L’uomo sorrise all’applauso che partì dalla folla. Al ragazzo ricordava qualcuno che aveva già visto.
“ Oddio è quello contro cui sono andato a sbattere prima” lo guardò corrucciato mentre parlava del libro che stringeva tra le dita. Quel tipo non gli piaceva per niente. Lo fissò in malo modo finché non scese dal palco. Lo guardò avvicinarsi poi a sua zia e farle il baciamano.
“ Che fa? Flirta con mia zia?” il ragazzo decise di interromperli. Si avvicinò a loro. Sua zia lo guardò sorridente.
- Thomas, lui è mio nipote, il figlio di mia sorella – disse sua zia prima che il riccio potesse dire qualsiasi cosa. Sembrava che lo scrittore non l’avesse riconosciuto. Anzi gli sorrise e gli tese la mano.
- Piacere, Thomas Rey – aveva una voce calda e sicura. Il ragazzo gli strinse la mano con poca convinzione.
- Piacere – borbottò – Alex - aggiunse quasi sussurrando. Poi abbozzò un sorriso che gli uscì male.
- Come? – Thomas gli lasciò la mano guardandolo con curiosità.
- A- Alex – ripeté il ragazzo maledicendosi per aver parlato. Quando l’uomo di fronte a lui lo guardò con fare interrogativo lui aggiunse – E’ il mio nome – arrossì leggermente. Thomas scoppiò a ridere.
“ Che cazzo ridi!” si trattenne dall’urlando, limitandosi solo al pensiero. La sua espressione si corrugò e le sue guance diventarono ancora più rosse: non per vergogna ma per rabbia.
- Scusa – disse l’uomo tornando serio – Sei così buffo quando t’imbarazzi – Alex avvampò nuovamente, questa volta per vergogna. La zia del biondo li guardava socializzare, poi gli venne un’idea geniale.
- Thomas posso parlarti? – poi aggiunse, lanciando un’occhiata al nipote – In privato – Alex li guardò allontanarsi a braccetto. Confabularono qualcosa in un angolo della sala. Ogni tanto i loro sguardi si concentravano sul ragazzino. Thomas sorrideva come se fosse divertito e a volte si voltava donandogli degli sguardi seri.
“ E’ sexy quando assume quello sguardo” pensò distrattamente mentre li guardava “ Aspetta! Che vado a pensare!!!” si prese la testa tra le mani e si riscosse.
Quando tornarono vicino a lui, si salutarono e Thomas, dopo aver guardato un’ultima volta Alex, tornò nel pieno del ricevimento a prendersi il maggior numero di complimenti possibili.
- Che vi siete detti tu e quella specie di pinguino? – chiese il ragazzo solo quando l’altro sparì nella folla.
- Poi ti racconto – si voltò a salutare altre persone che lui non conosceva. Ringraziò il cielo che la zia non gli presentò nessun altro, non voleva fare altre brutte figure.
 
Quando il ricevimento finì, Alex e su zia si ritrovarono nella macchina, sulla strada di casa. Il ragazzo era taciturno.
- Come mai non ti sta simpatico Thomas? – chiese la donna curiosa.
- E’ un donnaiolo vanitoso e non mi piace come ti guardava – la donna rise di gusto.
- Lui fa così con tutte – sorrise – Noi siamo molto amici – guardò il nipote imbronciato – Secondo me sei geloso delle attenzioni che riserva a me – lo stuzzicò lei. Alex sgranò gli occhi.
- Mi hai preso forse per una ragazzina innamorata!?! – sapeva che la zia scherzava e perciò assunse un tono tranquillo e con una vena di umorismo – A proposito – cercò di sviare il discorso – Non mi hai più detto che vi siete detti tu e lui –
- Giusto, me ne stavo dimenticando – sospirò – Sapendo che tu non sei molto bravo in letteratura – ad Alex venne una mezza idea di quello che avevano confabulato – Da domani andrai a casa di Thomas per delle ripetizioni –
- Da quel pinguino?!? – urlò senza volere.
- Almeno recupererai quella materia in poco tempo – sorrise la zia.
Ad Alex quell’idea non piaceva proprio per niente ma non polemizzò oltre. La promessa fatta a sua madre gli rimbombava nella testa.
 
 








 
 
 
 
 
Bene primo capitolo concluso … Per il momento ( per le amanti sfrenate dello yaoi) di scene spinte non ce ne saranno, nemmeno nei prossimi capitoli… per quelle bisognerà aspettare un po’… Al prossimo capitolo lettori…
 
 
Angolo risposte:
 
DeathKid Bene vedo che hai accettato la mia proposta di leggere anche questa mia ff… Cercherò di non deluderti… Come infatti spero che questo capitolo non abbia distrutto tutte le tue belle aspettative… Speriamo =)
Allora ci sono tre cose che voglio dirti:
1 concordo con te sulle storie in cui l’amore scatta dopo nemmeno 30 righe…. Cosa troppo scontata…
2 Alex ha un motivo per avere la matita intorno agli occhi… Presto lo scoprirai…
3 Per gli errori di battitura ti giuro che io rileggo un milione di volte… Però non so se riesci a capirmi… a volte le battute e le parole che vuoi scrivere le hai talmente impiantate in testa, che mentre rileggi non noti gli errori… Non so se ti è mai capitato…
Grazie per aver recensito e soprattutto, grazie per sostenermi in ogni ff che ho scritto finora  XD XD
Baci e a presto by Marco =)
 
 
 YUKO CHAN  Molto bene… Come avrai letto in questo capitolo Thomas è uno scrittore e non il professore di Alex… ( anche se… ) Per il papiro che scriverai non preoccuparti… a me piacciono i commenti consistenti… perché mi fanno sentire fiero di quello che ho scritto… Anche perché se scrivi tanto significa che hai recepito altrettanto dalla mia storia… e questo può farmi solo che piacere… al prossimo capitolo …
Baci, Marco…                   

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Capitolo 3
*** - Capitolo 2: Lezioni private - ***


    
 
 
                                                           - Capitolo 2: Lezioni private - 



 
Alex era immobile davanti al portone di un enorme edificio. In mano aveva un foglietto con l’indirizzo della casa di Thomas e il numero dell’appartamento. Con l’altra mano reggeva un cesto di vimini contenente delle specialità fatte da sua zia, come ringraziamento. Era imbambolato davanti al citofono, indeciso se suonare o no. La promessa che aveva fatto tempo prima a sua madre, gli rimbombò nella testa, come succedeva sempre nelle sue situazioni di pura indecisione. Alla fine si convinse a suonare al numero scritto sul pezzo di carta datogli dalla zia.
- Chi è? – la voce di una donna lo sorprese poco dopo. Possibile che sua zia avesse sbagliato l’indirizzo? O magari lui aveva schiacciato il pulsante sbagliato. Un milione di pensieri gli attraversò la testa. La sua voce non riusciva a uscire dalle labbra.
- Chi è? – la donna chiese nuovamente tramite l’apparecchio elettronico.
- S-Stavo cercando Thomas – finalmente la voce, anche se flebile, fuoriuscì dalle sue labbra rosee – Sono Alex – aggiunse subito dopo.
- Oh sali pure – allora era il numero giusto. Che ci faceva però una donna a casa di quel tipo. Forse era una delle sue tante amanti. Quando il portone scattò con un suono strano, il ragazzo entrò. Sali le scale lentamente, perdendosi a ogni scalino nei suoi pensieri contorti.
Quando arrivò davanti alla porta, con, a lato, il numero scritto nel bigliettino di carta, suonò il campanello. Era arrivato. Fu una donna dai capelli lunghi e corvini ad aprirgli. Un sorriso caldo e sicuro lo accolse.
“ E’ davvero bella” pensò subito. Ricambiò il sorriso timidamente.
- Entra – lei si fece da parte e quando il biondino passò la soglia della porta blindata, la donna aggiunse – Thomas non è ancora arrivato –
- Capisco – si sentiva quasi preso in giro.
“ Incominciamo bene” si risparmiò dal dirlo. Non sapeva che fare. Stava in piedi a guardare il pavimento lucido. Il marmo rifletteva la sua immagine. Quando la donna lo spinse dolcemente in avanti, verso quello che sembrava la sala da pranzo, lui si riscosse e alzò la testa. L’appartamento era enorme. Se l’era aspettato, ma non credeva fosse così bello. Le stanze erano tutte collegate tra loro. Il grande salotto fungeva anche da entrata ed era il centro dell’appartamento stesso. Ogni porta, di ogni stanza, affacciava sul padiglione centrale.
- Posa le tue cose nella sala da pranzo e poi raggiungimi qui – Alex annuì e s’incamminò verso la sala scelta dalla donna per posare i suoi “effetti personali”. A ogni passò si guardava in giro. Il rumore delle sue scarpe che scontravano il marmo, rimbombava in tutta la casa. Si vedeva che l’unico ad abitare li era lo scrittore. Dopo aver posato la tracolla e la giacca sopra una sedia e il cesto di vimini sul tavolo, si guardò in torno. La sala da pranzo era grande come la sua camera e inoltre era piena di quadri. Sul lungo tavolo di legno erano sistemati tre candelabri d’argento. Uscì da quella stanza per tornare nel salotto, dove la donna lo stava aspettando, seduta comodamente sul divano di pelle.
- Su, vieni a sederti vicino a me – il ragazzo eseguì subito quello che la donna gli aveva chiesto. Era si bellissima, ma la sua espressione tra il dolce e la scocciata lo faceva tremare. Aveva paura a contrariarla. Una volta vicino a lei, la donna gli tese la mano.
- Io sono Caterina – lui la strinse saldamente – Che presa salda – scherzò lei.
- Come mai Thomas non c’è ancora? – Alex ignorò il suo umorismo. Non gli interessava socializzare con la donna. Voleva solo studiare e andarsene da lì il prima possibile. Caterina sembrò innervosirsi a quella domanda.
- E’ andato a una conferenza per presentare, in televisione, il suo nuovo libro – lei gli sorrise forzatamente – Io sono qui per stare con te finché lui non torna –
“ Tu sei qui per assicurarti che io non faccia danni o che non rubi nulla” pensò lui “ I ricchi sono tutti uguali”
- Ti piace la casa? – Caterina ruppe il silenzio che era calato.
- Bella, si – non aveva voglia di parlare. Quella situazione gli faceva schifo. Quella casa era solo uno spreco. Si chiese se Thomas avesse mai usato tutte le stanze. Si guardò nuovamente in giro. La casa, comunque, lo affascinava molto. 
- Vuoi qualcosa da bere? – incalzò lei – O magari da mangiare? –
- No grazie – fu la risposta lapidaria e fredda. Caterina lo osservò guardarsi in giro con curiosità.
- Vorresti per caso fare un giro turistico per la casa? – ad Alex brillarono gli occhi. Finalmente la donna poteva farsi ascoltare – Molto bene allora, alzati dal divano e seguimi – Caterina gli fece visitare la cucina, dove un’altra donna, molto più anziana stava preparando da mangiare – Lei è Olga, la cameriera e cuoca di Thomas – la presentò con disprezzo. Alex le fece un gran sorriso. La cuoca ricambiò come se lo conoscesse da anni.
- Piacere io sono Al… - Caterina lo interruppe bruscamente tirandolo, per un braccio, via dalla stanza e solo fuori lo ammonì.
– Non bisogna mai parlare con i camerieri – la donna assunse un tono stizzoso.
- Mi scusi – Alex abbassò gli occhi.
- Non scusarti – la donna gli prese il mento e gli alzò la testa – L’importante è che non si ripeta mai più – un sorriso maligno le attraversò il volto – Dai ora continuiamo il giro – si diresse verso un’altra stanza. Alex la seguì silenziosamente. Caterina gli mostrò lo studio del suo fidanzato, alcune stanze piene di oggetti preziosi e quadri stupendi e infine la biblioteca. Una stanza dedicata solo a milioni di libri di ogni genere. Al ragazzo piaceva tantissimo leggere e quella stanza era forse la più bella di tutta la casa, almeno per lui. Andò subito verso le enormi librerie a leggere sul dorso dei libri il titolo, molte volte inciso a caratteri dorati o rosso fuoco. Erano tomi enormi. Alcuni grandi classici, altre enciclopedie di vecchia data. In un angolo di una libreria c’erano dei libri piccoli, con la copertina giallognola. Lesse i titoli: sembravano molto più recenti degli altri. Poi lesse il nome dell’autore.
- Thomas Rey – erano stati scritti dal suo nuovo insegnante privato.
- Quelli sono i libri che ha scritto Thomas – questa volta il suo tono si era addolcito, sembrava compiaciuta. Si avvicinò al ragazzo e gli mise le mani sulle spalle - Ti piace questa stanza? –
- Si – rispose Alex in un sussurro.
- Molto bene – una risatina stizzita aleggiò nella stanza – Sarà proprio qui che studierai con Thomas –
 
Ci volle ancora una buona mezz’ora prima che lo scrittore tornasse dalla conferenza. Erano passate ben due ore da quando Alex aveva messo piede in quella casa.
- Scusa il ritardo piccolino – gli arruffò i capelli appena lo vide e poi rivolto a Caterina aggiunse – Puoi anche andare, ora ci sono io – e dopo averle scoccato un bacio sulle labbra, lei girò i tacchi e uscì dall’appartamento.
“ Piccolino?” che nervoso gli faceva venire quel pinguino “ Quanto crede che io sia piccolo?!?” dopotutto quanta differenza di età poteva esserci tra di loro? Anche Caterina sembrava molto giovane.
Thomas poi lo fece accomodare nella biblioteca dove, oltre alle enormi librerie, c’era un tavolo rotondo di cristallo. Lui mentre usciva dalla stanza gli fece l’occhiolino e disse – Vado a cambiarmi, ci metto poco – si passò una mano tra i capelli e continuò – Aspettami qui – quando lui sparì dalla stanza, Alex si alzò dalla sedia e andò vicino alla libreria, dal reparto, dove c’erano i libri scritti dal suo insegnante privato. Anche se Caterina, poco prima, gli aveva proibito di toccarli, ne sfilò una dalla fila. Uno a caso. Lesse mentalmente il titolo “ La via della Morte” che razza di titolo era. Ne sfogliò le pagine. Lesse alcune battute. Presto si perse a leggere il prologo. Come storia, già dalle prime pagine, sembrava avvincente e anche se il ragazzo non amava i Gialli, questo lo stava rapendo lentamente. Era talmente immerso nella lettura che non si accorse nemmeno della presenza di Thomas, che lo osservava sulla soglia della porta a braccia incrociate, divertito.
- Ti piace? – Alex trasalì. Il cuore gli batteva a mille. Thomas lo aveva beccato in pieno a frugare nella sua libreria. Tra le sue cose. Il ragazzo lo guardò: senza lo smoking e con indosso quel maglioncino bianco e un paio di jeans sembrava ancora più giovane.
- Io… stavo solo … leggendo – gesticolava goffamente e balbettava – Mi scusi – abbassò lo sguardo e arrossì. L’altro scoppiò in una risata che rimbombò tra le pareti della stanza.
- Guarda che non ti stavo accusando di nulla – si avvicinò a lui e lo tirò verso il tavolo – Se ti va quello te lo presto – indicò il libro che il ragazzo stringeva ancora nella mano.
- Non ce n’è bisogno – lo posò sul tavolo – A me i Gialli non piacciono molto – poi aggiunse – La ringrazio comunque – e incominciò a prendere i libri dalla tracolla, che aveva recuperato dalla sala da pranzo insieme alla sua giacca.
- Va bene – sorrise – In cosa devo darti delle ripetizioni? –
- Filosofia e letteratura – aprì uno dei suoi libri e lo porse allo scrittore, che scosse la testa.
- Useremo i miei libri – si alzò e andò verso una delle librerie – Quelli sono scritti male e non hanno abbastanza informazioni su cui lavorare – tornò al tavolo con due tomi enormi, rilegati in pelle. Sembravano molto vecchi - Appartengono alla mia famiglia da parecchio tempo –
- Che argomento stai affrontando in letteratura? - Alex non sapeva cosa rispondere, in tutta sincerità non stava molto a sentire durante le lezioni di quella materia. Thomas, vedendo il suo mutismo, ne aprì uno e incominciò a leggere una poesia del primo autore che gli capitò sott’occhio. Alex si perse in quella voce suadente e calda. Gli sguardi che Thomas ogni tanto gli donava lo facevano andare in confusione. Lo stava trattando come una ragazzina? O si sbagliava? Si riscosse scuotendo la testa, mentre lo scrittore aveva lo sguardo basso, verso le pagine che stava leggendo.
“ Non ce la faccio” si alzò di scatto dalla sedia. Lo scrittore lo guardò sorpreso e smise di leggere. Alex s’infilò la giacca e mise i libri nella tracolla di fretta. Poi fece per uscire dalla stanza ma fu bloccato per un braccio da Thomas.
- Che succede? – chiese tra lo stizzito e il preoccupato.
- Mi sono dimenticato che oggi avevo un impegno improrogabile – mentì il ragazzo – Mi scusi – Thomas chiuse il tomo e lo poggiò sul tavolo, vicino all’altro.
- Allora va via no? – si era innervosito, o almeno così sembrava ad Alex.
- Sì, mi scusi di nuovo – uscì dalla sala, ma prima di aprire la porta si ricordò del cesto di vimini che aveva lasciato in sala da pranzo e tornò indietro. Thomas stava mettendo a posto i due libri – Mi sono dimenticato di dirle che mia zia le ha mandato un cesto con del cibo, fatto da lei -  al silenzio dello scrittore, il ragazzo capì che si era arrabbiato. L’unica cosa da fare era andare via e così successe: si voltò e corse via.  
 
Thomas era furioso. Quel ragazzino non aveva proprio rispetto di lui. Alla festa lo aveva guardato malissimo per tutto il tempo e poi quando gli era stato presentato, aveva fatto il burbero. Inoltre lui aveva accettato di fargli da insegnante privato e in tutta risposta lui andava via quando la lezione di recupero iniziava. Che nervoso. Finì di mettere i libri a posto e poi cercò il cesto di vimini di cui gli aveva parlato pochi secondi prima il ragazzo. Cominciò a girare per la casa. Quando lo trovò, lo scartò in fretta e notò subito una cosa. Sopra tutto il cibo impacchettato nella carta-alluminio, c’era un bigliettino scritto dalla zia del ragazzo. Almeno la calligrafia sembrava la sua. Lo lesse con attenzione.
 
“ Thomas ti ringrazio molto per aver accettato la mia proposta.
Alex è un ragazzo molto chiuso, soprattutto da quando vive con me.
Spero che la tua compagnia e la tua pazienza lo facciano cambiare e aprire un po’ di più.
Ti prego sin da ora di non mollare, specialmente quando la testardaggine di mio nipote emergerà.
Al mio ringraziamento si aggiungono le tue pietanze preferite.
A presto”
 
Allo scrittore si dipinse un sorriso dolce sulle labbra. La rabbia provata poco prima era scomparsa.
- Olga – chiamò subito. Quando la donna arrivò nella sala da pranzo, aggiunse – Stasera rimane a mangiare qui? -
- Si signor Rey – sorrise. Era la prima volta che la trattava in quel modo – Che cosa devo preparare per cena? –
- Nulla – sorrise lui di rimando – Quel ragazzino pestifero mi ha portato questo cesto pieno di cibo – la donna annuì e fece per uscire ma fu fermata dalla voce dello scrittore – Ah Olga – si voltò – Grazie – un sorriso spontaneo e caldo spuntò sulle labbra di Thomas, sorprendendo la donna e se stesso.
 
Quella sera la zia di Alex chiamò Thomas.
- Ciao Nina – la voce dello scritto la riscosse, mentre aspettava con il telefono attaccato all’orecchio.
- Ciao Thomas – la sua voce era leggermente preoccupata – Ti disturbo? –
- No figurati – una risatina ironica la contagiò – Ho appena finito di mangiare e stavo aiutando Olga a sparecchiare –
“ Thomas che sparecchia?” la donna era leggermente sorpresa “Non ce lo vedo proprio”
- Hai ricevuto il mio cesto di cibo? -
- Ho mangiato proprio quello – un’altra risatina la contagiò.
- Allora avrai letto anche il bigliettino – sussurrò – Mi dispiace per quello che è successo oggi con Alex – continuò a spiegare – Come ti ho scritto, è un tipo testardo e non ti ha preso molto in simpatia –
- Non ti preoccupare, cambierà idea – la rassicurò lui.
La chiamata continuò tra costatazioni e complimenti, da parte di Nina, sul libro di Thomas.
- Bene, allora domani Alex può tornare da te? -
- Si –
- Allora sono tranquilla, ci sentiamo Thomas – sospirò di sollievo – Grazie, ciao –
- Ciao Nina –
 
 
 
 
 
 
 



 
 
Capitolo concluso lettori… Dovrete aspettare per il terzo… Sarà un compito molto difficile scriverlo senza intoppi… Sapete la distrazione di un ragazzo sexy sul mio letto mi fa impazzire e se continuo a vederlo tutti i gironi mi sa tanto che scrivere senza saltargli addosso sarà difficile … ( scusate lo sfogo XD ) A presto !!!
 
 
Angolo risposte:
 
YUKO CHAN  Sono felice che il capitolo ti spia piaciuto… Per il momento i due non fanno e non faranno nulla… Ripeto: PER IL MOMENTO… Anche se non credo inserirò scene di sesso tra loro due… Questa l’aveva immaginata più come una storia romantica… Nel quale volevo colpire i sentimenti delle persone che la leggeranno e che la leggono tutt’ora…
Spero di che sta volta ci siamo molti meno errori di battitura… XD XD XD Ho controllato una decina di volte e mi sembra che non ce ne siano… Quelli che c’erano li ho corretti… ;)
La tempesta tra quei due comunque, sta per iniziare…
Al prossimo capito
Baci, MARCO      

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Capitolo 4
*** - Capitolo 3: Scuse - ***


 
 
 
                                                           - Capitolo 3: Scuse -




 
- E lo hai lasciato così? – Lucas era sorpreso. Alex gli aveva appena raccontato tutta la giornata precedente e il finale lo aveva lasciato di stucco.
- Sì – sospirò – E’ insopportabile! – s’imbronciò. Lucas pensò che fosse veramente carino quando si arrabbiava – Prima fa il cascamorto con mia zia, poi prende un impegno con me cui arriva in ritardo e infine mi tratta come una sua ammiratrice! Che cosa crede, che io sia un bambino che lo ammira?!? – quest’ultima frase l’aveva detta tutta d’un fiato – Mi fa venire i nervi! – era diventato rosso in viso – Si è anche permesso di chiamarmi piccolino!!! – era veramente furioso e Lucas tratteneva a stento le risate – Che cazzo ridi te! – l’urlo questa volta era rivolto all’amico, uno sfogo quasi con un tono divertito. L’altro per risposta scoppiò a ridere, piegandosi in due. Solo quando le lacrime smisero di sgorgargli dai lati degli occhi e la risata scemò, riuscì a parlare.
- Scusa, è che quando ti arrabbi sei troppo carino – Alex, che era rosso come un pomodoro, sbiancò. Un apprezzamento così spinto dal suo migliore amico non lo aveva mai ricevuto. Inoltre non sembrava che scherzasse. Lo guardò a occhi sgranati, quasi con un’espressione da pesce lesso. Ormai boccheggiava. Lucas scoppiò nuovamente a ridere – Comunque secondo me ti piace – questa si che era una battuta, però il cuore di Alex perse un battito solo a sentire quelle parole.
- Luck tu non stai per niente bene – affermazione alquanto umoristica da parte del biondino che non era solito scherzare troppo, soprattutto dopo quello che era successo qualche anno prima, da quando viveva con la zia.
- Perché scusa? – il ragazzo moro provò a imitare “ l’adorabile” broncio del suo amico, senza ottenere però buoni risultati.
- Non fare mai più queste affermazioni – lo fulminò con lo sguardo.
- Guarda che non ci sarebbe nulla di male a stare con un ragazzo – sogghignò – Sarebbe un’esperienza come tante –
- Lui è un uomo – sospirò massaggiandosi il setto nasale – Ed è insopportabile! – quante volte aveva ripetuto questa frase nella sua mente.
- Però parli solo di lui – gli fece notare l’altro – Questa è una caratteristica degli innamorati cronici – sogghignò nuovamente.
- Basta! – Alex era esasperato. Perché anche Lucas gli voleva far notare che si stava comportando da ragazzina innamorata? – Chiudiamo qui il discorso – incrociò le braccia e s’imbronciò come solo lui sapeva fare.
 
Il pomeriggio, sotto ordine di sua zia e della sua coscienza macchiata, tornò a casa di Thomas prima del solito orario. Quando suonò al citofono, fu, come il giorno prima, una donna a rispondergli.
- Sei Alex? – questa volta la voce era rauca. Sembrava più vissuta di quella di Caterina.
- Sì – il portone scattò subito a quella risposta. Il ragazzo entrò e incominciò a salire le scale lentamente.
“ Quella voce apparteneva a Olga” suppose mentalmente. Quando fu davanti alla porta dell’appartamento dello scrittore, esitò. Non sapeva bene se Thomas lo volesse ancora vedere. Soprattutto dopo il suo comportamento. Che cosa gli era preso il giorno prima? Forse si stava annoiando? Forse si sentiva preso in giro? Non lo sapeva nemmeno più lui. Fu la promessa fatta a sua madre, che rimbombava nelle sue orecchie, che lo fece smuovere. Suonò il campanello e la porta si aprì dopo pochissimo. Olga lo stava aspettando.
- Ciao – gli sorrise la donna.
- Salve – anche lui le sorrise. Con quella donnina si trovava bene. Lui si sentiva veramente accolto quando gli sorrideva. Anzi, secondo il ragazzo, erano persone molto simili, loro due.
- Non darmi del lei – chiuse la porta blindata con un sonoro tonfo e lo fece accomodare in biblioteca – Il signorino Thomas mi ha detto di farti aspettare qui, se fossi venuto – lui le sorrise. Alex adorava categoricamente quella stanza e ci si accomodò con molto piacere. Posò subito la tracolla e la giacca sopra una delle sedie e si avvicinò alle librerie. Si limitò solo a leggere i titoli. Questa volta non toccò nulla, aveva troppa paura di essere scoperto dal proprietario. Olga tornò nella sala-biblioteca a passo svelto – Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? –
- No – sorrise – Sono a posto così grazie – quando, però lei fece per andarsene, lui la fermò – Quando arriva Thomas? –
- E’ nel suo studio – sospirò, battendo le mani sui fianchi – Quell’uomo lavora giorno e notte – Alex era sorpreso – Fra un’oretta dovrebbe aver finito – costatò lei guardando l’orologio al polso.
- Va bene – ora si che si sentiva preso in giro.
“Che nervoso che mi fa venire!” si sedette e cominciò a guardare da lontano i libri. Da lì sembravano un’unica macchia marrone. Solo uno spazio nell’ultima libreria spezzava la tonalità monocromatica. Una decina di volumetti giallastri: i libri scritti da Thomas. Si alzò e li andò a vedere per l’ennesima volta. Quel colore strano e i titoli scritti a caratteri neri lo attraevano in un modo pazzesco. Estrasse dalla fila quello che stava leggendo il giorno precedente, prima di essere colto in flagrante dal suo insegnante privato. Se lo portò dietro, andandosi a sedere sulla sedia che occupava poco prima e riprese a leggerlo dal punto in cui era stato interrotto la volta precedente. Il prologo si terminò dopo poche righe e il primo capitolo fu divorato dal ragazzo in una decina di minuti. Continuò a leggere incurante del tempo che passava. Non si accorse nemmeno che una porta nella casa, era stata aperta. Solo quando la voce di Thomas gli raggiunse le orecchie, si riscosse – Meno male che i Gialli non ti piacevano – sorrise lui. Alex invece era letteralmente saltato dalla paura. Era talmente immerso nella lettura che la voce calda di Thomas gli era sembrata un petardo scoppiato improvvisamente. Lo guardò terrorizzato, lasciando cadere il libro sul tavolo.
- Ti ho spaventato? – il suo sorriso svanì, lasciando spazio a un’espressione preoccupata.
“ E me lo chiedi pure!?!” urlò nella sua mente.
- Non si preoccupi – abbassò lo sguardo e adagiando il libro da un lato del tavolo prese la sua tracolla e ne estrasse i libri.
- Ti ripeto che useremo i miei – precisò l’altro facendogli l’occhiolino. Perché lo trattava in quel modo? Sembrava quasi ci stesse provando con Alex – Sei riuscito a scoprire che argomento stai affrontando in letteratura? – lo prese un po’ in giro lo scrittore.
- Scrittori stranieri – prese un foglietto dal fondo del suo zaino e lesse – Shakespeare –
- Che opera? – gli occhi di Thomas brillarono. Si vedeva lontano un miglio che Shakespeare era uno dei suoi autori preferiti.
- Romeo e Giulietta – finì di leggere nel bigliettino. Thomas non parlò, agì. Si diresse verso una delle sue librerie e ne estrasse un volume. Quando lo poggiò sul tavolo di cristallo delicatamente, Alex lesse il titolo “ Opere di William Shakespeare”. Non aveva sbagliato a pensarlo: quello era uno dei suoi autori preferiti. Quando, dopo una sfogliata veloce, lo scrittore trovò quello che stava cercando cominciò a leggere.
- Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa – la sua voce era così espressiva e calda che Alex non gli tolse gli occhi da dosso nemmeno per un secondo. Era rimasto imbambolato. Thomas gli donò uno sguardo intenso. Poi riprese a leggere imperterrito e con la stessa passione di un tenero amante. Quando chiuse il libro e lo riposò sul tavolo, chiese al ragazzo cosa aveva capito. Alex rimase imbambolato. Non aveva capito molto di quello che aveva letto il suo insegnante. I suoi occhi avevano ammirato le sue labbra muoversi, così belle e irresistibili.
-Alex almeno prova a seguirmi, altrimenti le ripetizioni sono inutili – sospirò – A cosa stavi pensando? – il ragazzo arrossì. Stava pensando a quanto era bello lo scrittore, ma non poteva di certo dirglielo. Un secondo sospirò di quest’ultimo gli fece abbassare la testa. Era un disastro. Provò a pensare alle parole che vagamente gli erano entrate in testa.
-In questo brano parla Romeo – provò a rispondere alla sua prima domanda – E sta parlando a se stesso perché crede che Giulietta sia morta – Thomas annuì e gli occhi gli si accesero.
-Sì, bravo continua – lo incitò.
-Romeo crede che Giulietta sia morta e si dispera – scavò ancora più affondo nella sua testa e nelle sue conoscenze – E questa disperazione lo porterà al suicidio tramite il veleno accanto al corpo di Giulietta – Thomas continuava a incitarlo annuendo – In realtà la fanciulla – quanto suonavano strane quelle parole dette dalle sue labbra – Sta solo dormendo e quando si sveglia e trova Romeo morto al suo fianco si suicida anche lei, con una stilettata, congiungendosi, nella morte, al suo amato –
-Bravissimo – la voce esaltata di Thomas lo fece sobbalzare – Ora continuerò a leggere, tu ascoltami bene questa volta, così dopo ripeterai senza problemi – l’uomo continuò a leggere.
 
La lezione durò due ore buone, tra filosofia e letteratura.Alex si sorprese di come riusciva a seguire i discorsi di Thomas senza problemi e di come riuscisse a ripetere con tanta facilità. Quando la lezione terminò, lui cominciò a prepararsi per andar via, mentre lo scrittore metteva a posto i due tomi che aveva sfilato dalla libreria.
-Thomas – l’uomo si voltò.
- Dimmi – gli sorrise dolcemente.
“ Quel sorriso non mi aiuta molto” sospirò “ Già è difficile dire certe cose!” avrebbe voluto urlargli queste parole.
- Volevo chiederle… - una risatina dell’uomo di fronte a lui interruppe il discorso di Alex.
- Dammi del tu, ti prego – uno sguardo sereno e profondo fece perdere un battito al ragazzo – In fondo io sono più grande di te solo di una decina d’anni – Alex annuì – Scusa continua pure –
- Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato ieri – le parole gli uscirono una dietro l’altra, veloci e sicure. Il viso rosso di vergogna.
- Accetto le tue scuse – gli si avvicinò – Però voglio sapere perché te ne sei andato così di fretta – lo guardò un po’ indispettito e incrociò le braccia sul petto ampio.
- Perché mi sono sentito preso in giro – prima di confessare la verità passarono alcuni minuti, lenti e, per Alex, anche dolorosi. Non voleva dirgli che non lo sopportava e che lo faceva innervosire, anche perché le cose erano cambiate. Quel tipo cominciava a essergli simpatico.
- Scusami – Thomas lo guardò con ammirazione. Era la prima persona che era riuscito a tenergli testa. Forse quella scontrosità che gli aveva dimostrato inizialmente stava svanendo. L’armatura che in tutti questi anni lo aveva protetto si stava screpolando. Stava emergendo lentamente il vero Alex. Uno sicuro di se. Gli arruffo i capelli quel tanto che poteva e poi aggiunse in un sussurro – Ora vai – Alex arrossì violentemente. Mentre stava uscendo dalla stanza, la voce di Thomas lo fece girare – Ti stai dimenticando questo – in mano aveva “ La via della Morte”.
- Me lo presti? – gli chiese con fare ironico.
- Certo – era serissimo. Alex si avvicinò a lui e quando glie lo prese di mano, lo infilò nella tracolla ed emise un timido grazie. Poi fuggì, sperando che Thomas non avesse sentito il suo battito cardiaco accelerare.
Quando scese in strada, corse verso casa, felice dopo tanto tempo.                 
 
 
 






 
 
 
 
 
 
 
 
Cari lettori il capitolo è concluso… Spero vi sia piaciuto… Ma soprattutto spero che non ci siano errori grammaticali… Se ci sono, mi scuso tanto ma rileggere non è semplice per lo stesso motivo per cui non è facile scrivere ultimamente… XD ( E’ il motivo dello sfogo della mia ultima volta) Scusate XD
 
 
   Angolo risposte XD :
 
YUKO CHAN Molto bene vedo che la storia ti piace e che la segui bene…
Caterina è la ( abbonami il termine) TROIA del momento… Sinceramente come personaggio mi piace molto…( E’ divertente scrivere le sue battute sadiche) E’ sicuramente una tipa determinata che punta al meglio per avere ciò che vuole… E Thomas è il meglio : ricco, bello e famoso…
Alex s’incomincia a scoprire… e anche Thomas in un certo senso…
Come sempre spero che il capitolo ti sia piaciuto e che tu non abbia trovato Orrori grammaticali o di sintassi… anche se non mi sembra di averne fatti…
Baci baci, MARCO…. =P
 
 
DeathKid Wella devo rispondere a due recensioni … la precedente e quella ancora prima XD
Cominciamo con quella del primo capitolo: Oddio no non ci sarà nulla di scottante ( se è quello che la mia mente da perverso crede XD) non in questa ff…
Su Thomas hai ciccato di brutto… E’ eterissimo!! XD Si comporta un po’ da cascamorto è vero… Però dovresti leggere con più attenzione mia cara XD ( quanto sono cattivo XD ) Thomas dice – SEI BUFFO QUANDO T’IMBARAZZI – quasi con scherno…
Poi la mia frase era “Per lui nessuna donna era stata mai veramente importante”
Evviva la matematica XD
Risposta al secondo capitolo: Allora la fase da rimorchio è passata ( Come leggi nell’altra ff) puoi immaginare… sono fidanzato XD Solo che lo stronzo si diverte a farmi impazzire mentre scrivo… Oggi infatti ci ho messo 3 ore e mezza per scrivere il capitolo ( mannaggia a lui)
Alex è un tipo molto chiuso come dice il bigliettino di Nina… ( scoprirai presto perché)
Su Caterina ci hai azzeccato in pieno… Una tipa snob e mooolto stronza!
Per quanto riguarda la promessa che ha fatto Alex a sua madre mi sembrava chiara XD ( leggi meglio XD XD oggi sono in vena di fare lo stronzetto XD ) è esplicato nel primo capitolo
L’unica cosa che lo teneva legato a quel banco era la promessa che aveva fatto a sua madre: non abbandonare gli studi, mai. “
Si mi hai fatto del puro terrorismo psicologico… Ora sono terrorizzato di fare errori XD PANICO!!!! XD
A presto mia cara …. Bacioni, Marco… =)  



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Capitolo 5
*** - Capitolo 4: Lutto - ***


 
 
 
                                                                   
                                                                     - Capitolo 4: Lutto -







 
 - Come mai hai fatto così tardi? – Alex era appena entrato dalla porta di casa e si era ritrovato la zia ad aspettarlo nel corridoio. Lei lo guardava con un’aria divertita, con le mani sui fianchi.
- Sono stato da Thomas – spiegò subito – Oggi la lezione è durata un po’ di più – le mani dietro la schiena come per nascondere qualcosa.
- Che cos’hai dietro la schiena? – gli si avvicinò.
- Sorpresa – un mazzo di fiori non troppo grande le si presentò davanti – Garofani, sono i tuoi preferiti no? – gli occhi della donna s’illuminarono.
- Sono bellissimi – una lacrima di felicità le attraversò il volto.
- Mettili in un vaso, sennò appassiscono – lei annuì prontamente e, preso il mazzo di fiori, corse in cucina. Alex mentre si cambiava, sentì lo scroscio dell’acqua che cadeva in una superficie solida. Quando raggiunse la zia in cucina, trovò la tavola già apparecchiata.
- Mi hai aspettato per mangiare? – i due non mangiavano da parecchio tempo insieme.
- Sì, ti va bene? – la donna gli sorrise.
- Certo – i due si sedettero a tavola e cominciarono a mangiare. Durante la cena Alex raccontò il suo pomeriggio con Thomas. Di come lo scrittore leggesse con passione. Del fatto che era riuscito a seguirlo senza problemi. E infine del prestito che gli aveva fatto il più grande.
- La via della Morte – lesse sulla copertina del libro che Alex gli aveva passato – Non l’ho ancora letto –
- E’ l’ultimo che ha scritto – spiegò lui – Quello che ha presentato al ricevimento –
- Vedo che lo hai cambiato idea su di lui – gli fece notare la zia – Sono felice –
- Però rimane sempre un pinguino – ironizzò Alex. Scoppiarono entrambi a ridere.
- Da come ne parli, sembra quasi che tu ne sia perdutamente innamorato – la zia ironizzava ma il ragazzo si chiese perché tutti scherzassero su quell’argomento. Alex sbiancò di colpo – Guarda che scherzavo piccolino – lo rassicurò lei – E poi non ci sarebbe nulla di male in un rapporto tra due maschi – gli si avvicinò e gli arruffò i boccoli dorati. Alex perse non uno ma due battiti cardiaci. Era una cosa imbarazzante parlare di Thomas in quel modo.
- Possiamo cambiare argomento? – chiese cercando di svincolare l’ironia della donna.
- Certo –
La cena continuò tra racconti e battute varie. I due si stavano divertendo molto. Parlavano animatamente come non facevano da molto tempo. Erano due anni e mezzo ormai che convivevano sotto lo stesso tetto eppure non si conoscevano per niente. Finita la cena, Alex si chiuse in camera sua e continuò a leggere il libro che gli aveva prestato Thomas. Divorò i capitoli con una velocità pazzesca. Il suo insegnante privato era davvero bravo, lo doveva ammettere. Scriveva in modo scorrevole e con termini semplici, in modo che la storia fosse recepita e capita da tutti quelli che la leggevano. Il mistero, essendo un Giallo, non mancava ma la cosa che sorprese Alex, fu l’effetto sorprendente che le scene romantiche, mixate a quel fascino oscuro dei romanzi Gialli donavano al libro. Thomas era veramente un genio, ecco perché aveva tanto successo, sia trai giovani sia tra gli adulti. In una notte Alex terminò il libro. La storia e i personaggi lo avevano coinvolto talmente tanto che non aveva fatto a meno di continuare fino alla fine.
“ Questo libro è un capolavoro” si disse mentre usciva di soppiatto dalla sua stanza e si spostava in cucina cercando di non far scricchiolare il parchè. Non voleva svegliare la zia. Dentro la cucina bevve un po’ d’acqua fredda e poi gettò un’occhiata all’orologio che segnava l’una e un quarto. Con passi felpati e silenziosi corse in camera sua. Era sicuro che il giorno dopo avrebbe fatto tardi a scuola.
 
- Alex come mai quell’espressione così stanca? – Lucas lo guardò divertito. Alex dormiva sulla sedia del fastfood, con il panino stretto tra le mani.
- Questa notte non ho dormito molto – rispose lui con voce roca. Poi addentò il panino senza voglia ne forza.
- Come mai? – chiese curioso l’altro – Troppo sesso? – a quell’affermazione il ricciolo si drizzò e lo fulmino con lo sguardo.
- Perché continui a fare queste battute da pervertito!?! – sbottò tra lo stizzito e il divertito.
- Mi piace farti incazzare – sembrava serio – Sei carino quando assumi il tuo broncio da finto offeso e arrossisci – in quel periodo il biondo stava perdendo troppi battiti cardiaci. Quelle affermazioni, sia di sua zia sia del suo migliore amico, lo facevano sbiancare, come se in fondo fossero vere. Alex non rispose e continuò a mangiare. La loro discussione si chiuse li. Si congedarono poco dopo il pranzo con la promessa che si sarebbero visti la sera del giorno dopo, Alex doveva correre a ripetizioni.
 
- Buon giorno Alex – fu Thomas ad aprirgli la porta blindata.
- Ciao Thomas – il sorriso del biondo si aggiunse alla risposta.
- Accomodati in biblioteca, io ti raggiungo subito – andò verso il suo studio. Alex invece s’infilò nella biblioteca e posò le sue cose sulla solita sedia. Tirò fuori i libri e poi aspettò. Thomas arrivò poco dopo, prese i libri che avevano utilizzato il giorno prima dalla libreria di legno e poi fece iniziare la lezione.
- Allora, in classe avete affrontato qualche opera nuova? –
- Sì, Otello – allo scrittore brillarono gli occhi. Si vedeva che la letteratura inglese lo affascinava particolarmente. Aprì il tomo sulle opere di Shakespeare e cominciò a leggere casualmente.
- Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d’amore… - Alex cercò di non concentrarsi sulle labbra del suo insegnante, né tantomeno sugli occhi, che lo fissavano con intensità di tanto in tanto. Chiuse le palpebre e ascoltò. Le parole assumevano un peso rilevante nella sua mente. Quando Thomas terminò la lettura, come aveva fatto il giorno prima, chiese di ripetere. Un compito a cui Alex adempì con facilità e naturalezza, come se lo avesse sempre fatto. Cominciava a usare termini specifici e un uso della grammatica più approfondito. Insomma, stava migliorando parecchio.
- Veramente un fenomeno – gli fece un applauso – Migliori ogni giorno di più, presto io sarò di troppo – gli sorrise con fare ironico.
- Grazie – fu l’unica risposta che passava per la mente di Alex.
- Facciamo una piccola pausa, dai – sospirò e chiuse il libro – Te la meriti – questa volta uno sguardo sexy gli attraversò il volto. Alex arrossì.
“ Perché mi fa quest’effetto?”
- O-Ok – balbettò timidamente in tutta risposta. Thomas si sedette al suo fianco.
- Allora, ti piace il libro che ti ho prestato? – ad Alex si accese una lampadina nella mente.
- L’ho finito – stava frugando nella tracolla in cerca del Giallo.
- Complimenti – si batté le mani sulle cosce, producendo un suono che si espanse in tutta la stanza – Non credevo ti potesse piacere tanto – sospirò serenamente – Come l’hai trovato? – Thomas era assolutamente curioso.
- E’ stupendo! – lo aveva appena trovato tra il caos generale presente nella sua tracolla – Cioè, è ben strutturato e i personaggi sono descritti, psicologicamente, in modo efficace. Le ambientazioni sono magnifiche e i fattori mistero e suspense, sono molto accentuati –
- Devo dire che sei cresciuto nell’esposizione dei contenuti di un testo – sorrise dolcemente. Alex gli posò il libro sul tavolo.
“ Ti prego, non guardarmi così! Mi confondi troppo!!!” urlò mentalmente.
- Grazie – l’entusiasmo iniziale scemò per lasciar spazio alla più pura timidezza. Una risata divertita uscì dalle labbra di Thomas.
- Amore! – la voce di Caterina superò la risatina dello scrittore. Thomas si alzò e la strinse in un abbraccio. Si scambiarono anche un bacio passionale.
“ E’ arrivata la cornacchia” era leggermente disgustato da quell’effusione. Caterina lo stringeva, gli affondava le sue unghie nella schiena, come se quel corpo fosse di sua proprietà. Con una leggera tosse, Alex riportò l’attenzione su di se.
- Continuiamo Thomas? – Caterina lo guardò acidamente. Come se fosse gelosa.
- Sì – si sedette nuovamente – Caterina ci lasci soli per favore? – lei gli sorrise. Alex si accorse che quello era un sorriso falso e ipocrita. La donna dopo aver guardato malissimo il biondino e aver schioccato un bacio sulle labbra al suo fidanzato, uscì dalla stanza ancheggiando.
 
La lezione continuò senza ulteriori intoppi o distrazioni. Caterina era sparita e non diede più fastidio a nessuno dei due. Filosofia fu più difficile da affrontare come argomento. Platone era sicuramente un filoso ostico da analizzare, non piaceva nemmeno allo scrittore. Solo quando i due finirono anche le ripetizioni in filosofia, Thomas parlò con tranquillità.
- Senti, ti andrebbe di venire a mangiare qui domani sera? – Alex non seppe che rispondere. Prima doveva decidere. Thomas non lo poteva mettere sempre in situazioni dove lui non sapeva che rispondere – Con tua zia logicamente -
- Io veramente… non saprei – ammise infine.
- Ci sarà anche Caterina, se la cosa ti rende più tranquillo –
“ Tranquillo? Perché non dovrei esserlo solo stando con te??” un milione di pensieri gli attraversarono il cervello “ Quella strega non mi sta nemmeno simpatica!” era quello che avrebbe voluto dire ma si trattenne per non offendere i gusti personali del suo insegnante privato.
- Chiederò alla zia e poi ti faccio sapere -
- Benissimo – quando Alex si voltò verso l’uscita, fu bloccato da Thomas – Fammi sapere per telefono, ricorda a tua zia di chiamarmi stasera – il riccio annuì e poi fuggì.
Quella sera si chiuse in camera dopo aver cenato, come al solito da sola. Sua zia era in ritardo. Quando tornò a casa, lui era già nel mondo dei sogni.
Solo l’indomani mattina si ricordò della proposta di Thomas. Corse in cucina ancora mezzo nudo.
- Zia, Thomas ci ha invitato a cena stasera – la donna lo guardò con un’aria sorpresa e corse al telefono. Rimase attaccata a quell’apparecchio per un’ora intera, di Alex si era praticamente dimenticata. Il ragazzo, sentendosi ignorato per ogni cosa che provava a dirle, uscì prima del solito di casa e si diresse a scuola.
Solo nel pomeriggio, quando tornò nell’appartamento che divideva con la zia, riuscì a instaurare un dialogo vero e proprio.  
- Stasera non posso venire a cena da Thomas – fu la prima frase che gli uscì da bocca.
- Come non puoi ? –
- Ho promesso a Lucas che ci saremo visti stasera – rispose con noncuranza.
- E me lo dici adesso? – si alzò dalla sedia stizzita.
- Stamattina mi hai praticamente ignorato – fu la risposta lapidaria – Ho provato a dirtelo, ma tu eri troppo eccitata all’idea di andare a cena dal tuo caro amico – il suo tono era carico di disprezzo.
- Non parlarmi così – urlò lei.
- No, io adesso parlo come voglio e tu mi ascolterai – stava urlando anche lui ormai – Mi sono stancato dei tuoi modi – la zia lo fulminò con lo sguardo – Arrivi tardi la sera, cerchi di imitare i ricchi e non ti preoccupi nemmeno un po’ di me, dei miei problemi e dei miei stati d’animo. Te ne freghi di tutto e di tutti. Sei egocentrica e se provi ad aiutare gli altri sbagli sempre – il suo viso era rosso per la rabbia.
- Ascoltami bene tu sei stato affidato a me e farai quello che ti dico – gli puntò il dito contro – Questa sera verrai con me a cena da Thomas, sono stata chiara?-
- Tu non sei mia madre! – lo schiaffò che la donna gli tirò dopo quelle parole, bruciò sul viso di Alex. Il segno rosso sulla sua guancia si stava formando lentamente. Delle lacrime di rabbia fecero sbavare la matita nera del ragazzo. Dopo successe tutto rapidamente: Alex prese la sua tracolla e uscì di casa. La donna, rimasta sola scoppiò in un pianto afono. Cadde in ginocchio per la disperazione.
 
Quella sera, solo Nina si presentò a casa di Thomas. Lo scrittore chiese subito di Alex non vedendolo e la zia rispose semplicemente la verità – Aveva un altro impegno e se l’era dimenticato –
La cena non si prolungò molto. Mangiarono tutti in religioso silenzio. Ogni tanto Thomas le faceva alcune domande a cui lei rispondeva in monosillabi: si, forse, no, non lo so. Lo scrittore inizialmente sospettò qualcosa ma poi lasciò stare. Non voleva impicciarsi. Quando la cena terminò, la donna si mise in macchina e si avviò verso casa. Mentre guidava, provò a chiamare più volte Alex, che per ripicca, almeno lei pensava questo, non rispondeva al cellulare.
“ Diamine, rispondi” era la decima volta che provava a chiamarlo. Guardò la strada bagnata fuori dal finestrino: stava piovendo a dirotto. Gli abbaglianti di un camion improvvisamente l’accecarono e il volante le sfuggì dalla sola mano con cui guidava. La pioggia contribuì a non far funzionare i freni. Probabilmente finì nella corsia opposta, perché l’ultima cosa che sentì fu il clacson di un autotreno, poi solo buio.
 
Alex era appena tornato a casa. Era fradicio. Sperava che sua zia fosse lì per chiedergli scusa. Lo voleva fare per telefono, ma nella fretta lo aveva dimenticato sul mobile dell’entrata. Lo prese e guardo le chiamate. Dieci perse, da sua zia. Provò a richiamare. Il cellulare squillava ma non c’era nessuno a rispondere. Si arrese solo al quindicesimo squillo. Passò un’ora buona, poi una chiamata da un numero sconosciuto. Rispose con timore.           
- Dove diavolo eri finito? - era la voce di Thomas. Sembrava agitato.
- Ero fuori – cercò di restare calmo – Perché che succede? –
- Tua zia ha avuto un incidente stradale – il cuore di Alex si bloccò – E’ morta –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 



 
 
 
Capitolo non molto allegro questo… Mi dispiace se nell’ultima parte troverete qualche errore ( anche se non credo di averne fatti) andavo un po’ di fretta… XD  XD
Cari lettori ci vediamo al prossimo capitolo XD
Ps = Thomas ha 28 anni… E’ abbastanza giovane XD
 
 
Angolo risposte :
 
 DeathKid Mia carissima, come si dice: la vendetta va servita su un piatto d’argento… XD XD ( inteso per il terrorismo psicologico)
Ora avrai più materiale per fare un bel confronto tra me e Alex XD
Thomas è etero lo ripeto… Poi con il mutare della storia capirai che succederà…
Giorni tristi per Alex… ( è morta la zia ) peccato XD
Sai perché ci ho messo tre ore e mezzo per scrivere il capitolo ieri ??? Perché ho fatto pausa sesso XD XD Sono proprio incorreggibile..
Bacioni , Marco… =)
 
YUKO CHAN è tornata la strega !!! Per poco ma è tornata XD
E la zia Muore! Cosa che servirà per la storia… Sennò i nostri due protagonisti non si avvicineranno mai..
Al prossimo capitolo…
BACiO, marco
 
Minou90 Felice che ti sia piaciuta la storia.. XD XD Il bello deve ancora venire XD XD
Caterina è fatta così che c vuoi fare… Io mi diverto a scrivere di lei… Da una nota sadica e maligna alla storia…
Per sapere come andrà a finire tra Caterina e Thomas dovrai leggere…
Al prossimo chappy XD XD
Ciaooooo  

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Capitolo 6
*** - Capitolo 5: Partire o restare? - ***


 
 
 
                                                       - Capitolo 5: Partire o restare? -





 
Alex mollò il cellulare che cadde a terra, rompendosi. Le lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance candide. Non voleva crederci. Sua zia non poteva essere morta. Le gambe gli tremarono, poi dopo poco cedettero, facendolo cadere in ginocchio. Con le mani si copri gli occhi. I palmi freddi si bagnarono delle sue lacrime calde. I singhiozzi lo assalirono. Era distrutto. L’unica scena che gli ronzava nella mente era il litigio che avevano affrontato, lui e la donna, poche ore prima. Il sonno e il dolore per la perdita inaspettata lo misero al tappeto, facendolo addormentare lentamente tra le lacrime.
Fu il suono del telefono fisso a svegliarlo nel cuore della notte. Si alzò lentamente da terra, infreddolito e dolorante: il pavimento e la posizione avevano contribuito a fargli venire mal di schiena.
- Pronto – respinse uno sbadiglio.
- Alex perché non rispondi al cellulare? – era la voce di Thomas. Lui era sveglio e il suo tono di voce era agitato e preoccupato – Mi hai fatto preoccupare! – Alex si guardò in giro. Cercò il cellulare e lo trovò per terra in mille pezzi. In un solo istante tutto quello che era successo qualche ora prima gli ritornò alla mente. Lui che rispondeva a Thomas sul cellulare e la notizia della morte di sua zia. Le lacrime gli bruciarono gli occhi per l’ennesima volta. Cominciarono a rigargli le guance e a gocciolare fin sotto il mento. Trattenne un singhiozzo.
- Scendi, sono sotto casa tua – la voce calda di Thomas lo riportò alla realtà – Mi spiegherai tutto in macchina – Alex non rispose. Rimase immobile anche dopo aver riattaccato. Non aveva la forza per muoversi. Le lacrime erano finite e per quanto si sforzasse di piangere e di sfogarsi non ci riusciva. Solo dei singhiozzi improvvisi lo facevano sussultare ogni tanto. Quando trovò la forza di muoversi, prese le chiavi di casa da sopra il mobile dell’entrata e scese a passo lento e pesante le scale. Quando, però, dopo essere sceso per strada, vide Thomas appoggiato alla macchina, gli corse incontro. L’altro in tutta risposta lo prese tra le sue braccia, stringendolo in un forte e caloroso abbraccio. Alex si avvinghiò a lui e affondò la testa nel suo petto. I singhiozzi continuavano a scuoterlo. Oltre a singhiozzare, il ragazzo, stava tremando dal freddo. Thomas se ne accorse quasi subito e prendendogli una mano lo fece accomodare nella macchina, stranamente accesa. Dentro il riscaldamento era al massimo. Lo scrittore mise in moto.
- Dove stiamo andando? – chiese in un sussurro e ancora singhiozzante il biondo.
- A casa mia – il suo tono era freddo – Dormirai lì per stanotte – sembrava che fosse arrabbiato con lui.
- Non ho sonno – la sua voce era sempre più flebile.
- Non importa – si voltò verso il ragazzo e lo guardò gelido – Se non vuoi dormire, starai sotto le coperte al caldo – non ci fu risposta.
- Come mai non rispondevi al cellulare? – ancora nessuna risposta. Quel silenzio feriva Thomas. Si sentiva escluso. Non capiva perché il ragazzo non si apriva con nessuno. E’ vero aveva ricevuto un duro colpo poche ore prima ma di lui si poteva fidare. Lo sapeva questo?
- Cazzo rispondi Alex! – il suo tono alterato fece sobbalzare il ragazzino.
- Mi è caduto da mano e si è rotto – fu la flebile risposta. Poi il riccio si chiuse di nuovo in se stesso. Il resto del viaggio continuò nel silenzio assoluto. Thomas ogni tanto gettava delle occhiate al ragazzo che guardava la strada con uno sguardo vuoto. Gli occhi gli si stavano chiudendo. Si stava lentamente addormentando. Quel ragazzino lo faceva impazzire. Combinava solo danni, era impacciato e aveva un carattere terrificante, eppure riusciva a farsi amare dalle persone. Era come una calamita.
“Si è addormentato” Alex era nel mondo dei sogni. Sul suo viso era dipinto un sorriso sereno. La matita che portava sotto gli occhi gli aveva sporcato le guance.
Quando arrivarono a casa, Thomas lo prese in braccio: lo reggeva dalla schiena e dalle gambe. La testa del ragazzo appoggiata sul suo petto. Thomas sorrise tristemente e lo poggiò sul suo letto. Gli tolse le scarpe e la felpa. Poi lo coprì con un piumone. Prima di uscire dalla stanza gli carezzò il volto e gli poggiò le labbra sulla fronte.
- Buona notte piccolo -      
 
Quando Alex si svegliò, gli girava la testa. Si trovava in un letto che non conosceva. Un letto matrimoniale comodissimo. Un piumone rosso carminio lo copriva fino al collo e lo scaldava. Aveva ancora a dosso la maglietta e i jeans. L’ultima cosa che ricordava era che lui stava in macchina di Thomas e che le lacrime continuavano a scendere incessanti. Si alzò a sedere e scostò la coperta. Si guardò un po’ in giro.
“ E’ la stanza di Thomas?” si chiese mentre si alzava. Le sue scarpe erano a lato del letto. Le infilò e uscì dalla camera.
Come aveva sospettato si trovava a casa dello scrittore e quella era la sua stanza. Aveva dormito con lui? Il solo pensiero lo fece arrossire. Il respiro profondo e pesante di qualcuno lo fece riscuotere. Si avvicinò al divano e vide che steso sopra di questo, c’era Thomas. Stava dormendo profondamente. Lo guardò bene: i capelli scompigliati, le labbra socchiuse, i lineamenti della mascella ben calcati e infine il petto, che s’intravedeva dalla camicia sbottonata fino all’ombelico. I pettorali erano ben disegnati e coperti da una leggerissima peluria chiara. Gli addominali sembravano dei quadrati disegnati geometricamente sulla sua pancia. Corse di nuovo in camera e prese il piumone da sopra il letto. Lo portò fino al divano, dove coprì Thomas come, probabilmente, aveva fatto lui con il ragazzo la sera prima. Si sedette nel poco spazio che era rimasto e gli accarezzò la guancia.
“E’ proprio bello” si ritrovò a pensare “ Aspetta ma cosa vado a pensare!! E’ un maschio e anch’io lo sono” ritrasse la mano che lo stava accarezzando. Lo guardò un’ultima volta, poi corse nel bagno. Si guardò allo specchio: era un mostro. Si sciacquò la faccia per pulirsi gli occhi e le guance che avevano numerose strisce nere che le marcavano. Quando fissò nuovamente il suo riflesso, era tutto sparito.
Uscì e si ritrovò Thomas davanti. I due si guardarono per un istante, molto intensamente. Entrambi provavano lo stesso dolore.
- Mi hai coperto tu? – lo scrittore fece un cenno con la testa verso il divano.
- Sì, ti ho svegliato? – chiese preoccupato. Si ricordò l’urlo che aveva sentito dalle labbra del suo insegnate privato, la sera prima. Tremò al solo pensiero.
- Ero già sveglio – il sangue nelle vene di Alex si bloccò. Aveva sentito la carezza sulla sua guancia e magari lo aveva anche visto arrossire mentre lo guardava di sottecchi – Ero più in una fase di dormiveglia – aggiunse poi Thomas. Non ci fu risposta. Lo sguardo dello scrittore da divertito diventò serio – Ti va se facciamo colazione insieme?– gli arruffò i ricci – Così parliamo un po’ –
- Va bene – fu il sussurro di risposta.
- Aspettami in sala da pranzo allora – mentre entrava nel bagno, aggiunse – Io mi lavo, mi cambiò e ti raggiungo – gli fece un sorriso dolce prima di chiudere la porta alle sue spalle. Alex raggiunse la sala da pranzo e fu accolto da Olga con un abbraccio.
- Il signor Thomas mi ha detto quello che è successo ieri sera – Alex abbassò lo sguardo mentre si sedeva – Condoglia… - la governante fu interrotta bruscamente.
- Non dire quella parola – la voce di Alex era cupa – La odio – alzò lo sguardo. Una lacrima solitaria gli rigava il volto – L’ho sentita troppe volte in vita mia –
- Scusa – disse sommessa la donna.
- Non è colpa tua – la voce di Alex sembrava quella di un vero uomo.
- Che cosa succede? – Thomas sbucò dalla porta improvvisamente. Il maglioncino che indossava era talmente aderente che lasciava intravedere il fisico atletico.
- Nulla – mentì Alex – Stavamo parlando del più e del meno – sorrise falso. Era da un po’ di tempo che aveva imparato a mentire. Thomas però non si fece ingannare e dopo aver gettato uno sguardo gelido a Olga, si sedette a tavola, vicino ad Alex.
- Olga portaci la colazione – la governante a quest’ordine sparì in cucina per poi tornare, poco dopo, con un vassoio pieno di cibo: biscotti, marmellate, frutta e due caffèlatte bollenti. Poi scomparve in cucina.
- Non sono stupido – Thomas ruppe il silenzio, rivolto al ragazzo che stava inzuppando un biscotto nel latte – Stavate parlando dell’incidente, vero? – inizialmente Alex non rispose, non voleva parlare di quello che era successo. Però prima che Thomas potesse riaprire bocca, emise un flebile – Sì –
- Non ne vuoi parlare vero? – il ragazzo annuì – Però devo dirti almeno una cosa –
- Sì, dimmi – Alex gli puntò a dosso gli occhi tristi.
- Domani mattina si terrà il funerale – sospirò e si massaggiò il setto nasale con l’indice e il pollice – Verranno anche i tuoi nonni –
- Lo so – la sua voce si era ridotta a un sussurro – Prima che tu possa dire altro, so anche che dovrò trasferirmi da loro –
- Perché? – questo Thomas non lo sapeva.
- Ho diciassette anni e fino alla maggiore età devo avere un tutore – lo scrittore annuì – E loro sono i parenti che abitano più vicino a questa città –
- Abitano ancora in quel paesino fuori città, in aperta campagna? – chiese l’altro.
- Sì –
- Quindi dovrai cambiare scuola e giro di amicizie ? – Alex annuì tristemente – E ti va bene così? –
- Ho forse un’altra scelta? – il suo tono di voce era alterato. Tutte quelle domande di cui Thomas conosceva già la risposta lo facevano innervosire. A che scopo glie lo chiedeva? Lui dopotutto era un amico di famiglia, no? Conosceva sua zia. Erano stati grandi amici. Quindi probabilmente conosceva anche i suoi nonni. Lo scrittore non rispose alla sua domanda.
- Come mai non sei venuto ieri sera a cena? –
- Avevo un altro impegno – il senso di colpa lo investì – E avevo litigato con la zia – una lacrima gli rigò il volto – E’ colpa mia se è morta –
- No, assolutamente no – lo rassicurò Thomas – Tu non c’entri nulla –
- Sì invece – un’altra lacrima gli rigò la guancia – Se non avessimo litigato e io non fossi scappato, lei non si sarebbe mai preoccupata di dov’ero e di come stavo e non avrebbe fatto l’incidente – i singhiozzi lo scossero. Thomas lo strinse in un abbraccio. Alex affondò la testa nel suo petto. Il cuore dello scrittore batteva all’impazzata, più veloce del suo. Che il contatto tra loro lo facesse agitare? Le lacrime si fermarono.
- Pensare che poche ore prima le avevo rinfacciato tutto quello che non mi stava bene – un singhiozzo lo fermò – Le ho urlato che lei non era mia madre e che non doveva darmi ordini – le lacrime ripresero a scendere. Thomas lo fece calmare cullandolo nel suo abbraccio.
- Adesso calmati – gli sussurrò dolcemente – Tu non hai nessuna colpa, nessuno ne ha – Alex lentamente smise di piangere e singhiozzare. Il contatto con lo scrittore lo calmò.
 
Poco prima del pranzo, si presentò Caterina. I tre pranzarono insieme. Caterina guardava il ragazzo in modo glaciale. Lei non capiva perché Thomas s’interessasse tanto a un ragazzino che conosceva da poco.
- Amore domani ti andrebbe di uscire? – Caterina sorrise compiaciuta. Sapeva benissimo cosa sarebbe accaduto l’indomani. Voleva solo stuzzicare a tal punto Alex da farsi urlare contro. A quel punto Thomas lo avrebbe sbattuto fuori di casa e lei se ne sarebbe liberata. Non sapeva perché, ma per lei quel ragazzino era un ostacolo.
- Domani c’è il funerale – Thomas non la guardò nemmeno. Voltò però lo sguardo verso il biondino al suo fianco, guardandolo con affetto. Caterina diventò verde d’invidia. Dopo quello smacco si ammutolì per tutto il pomeriggio. Thomas e Alex invece erano rimasti in biblioteca fino a sera. Leggevano le opere classiche. Lo scrittore cercava di tirarlo su di morale, leggendogli delle commedie. Quando uscirono dalla stanza e Caterina li vide ridere e scherzare bruciò di gelosia e rabbia. Perché con lei Thomas non era così allegro e scherzoso? Doveva sbarazzarsi a tutti i costi del ragazzino.
Alex durante la cena si chiese il perché del comportamento ostile della donna. Lo guardava sempre in cagnesco e lo trattava sempre male.
Dopo la cena Thomas andò nel suo studio a lavorare, mentre Caterina e Alex rimasero in salotto da soli. Caterina lo guardava gelida dalla parte opposta del divano.
- Perché quello sguardo omicida? – ironizzò lui. Il silenzio fu l’unica risposta. Alex si alzò dal divano – Ok, non ti sto simpatico, lo avevo capito –
- Già se lo hai capito, perché non te ne vai ? – Caterina assunse un’espressione maligna e acida.
- Non ti preoccupare, appena finito il funerale, non mi rivedrai mai più –  prese la felpa e la indossò – Anzi se ti rende felice, me ne torno a casa – si voltò e quando uscì dalla porta blindata, la lasciò sbattere.
Thomas uscì di corsa dal suo studio.
- Cos’è successo? – era preoccupato. Caterina lo guardò con falsa tristezza.
- Alex mi ha urlato contro ed è scappato – Thomas si passò una mano sul volto. Caterina sorrise compiaciuta: il suo piano stava funzionando.
- Devo raggiungerlo – Thomas s’infilò la giacca – Vado e torno – si chiuse la porta alle spalle, lasciando sola una furente Caterina. In strada lo intercetto subito e quando lo raggiunse lo prese per un braccio e lo fece voltare. Lo guardò in volto torvo. Solo quando si accorse che stava piangendo la sua espressione si addolcì.
- Alex torna su – lo tirò per un braccio.
- Lasciami! – urlò lui in tutta risposta.
- No, non ti lascio – anche l’altro stava urlando – Mi sono stancato del tuo carattere irascibile – gli prese le spalle con entrambi le mani – Voglio sapere perché hai urlato contro Caterina – le lacrime rigarono le guance di Alex.
- Perché… - le parole gli morirono in gola. Non voleva che Thomas litigasse con la sua fidanzata. Un singhiozzo lo scosse. Thomas lo cinse in un abbraccio.
- Scusa – un secondo singhiozzo lo fece sobbalzare.
- Vieni, torniamo a casa – il sorriso caldo dello scrittore lo fece calmare.
 
Al funerale Alex pianse tutto il tempo. Dietro di lui Thomas poggiava le sue mani sulle sue spalle, in segno di conforto. Anche Caterina andò al funerale. Da brava attrice si vesti con un vestito nero attillato, che evidenziava le sue forme. Un paio di occhiali da sole gli copriva gli occhi. I capelli corvini erano sciolti sulle spalle. Sembrava più a una sfilata di moda che a un funerale. Le persone intorno alla fossa erano poche. Tra tutti c’erano anche i nonni di Alex, che dopo la cerimonia funeraria gli si avvicinarono.
- Alex è il momento che tu venga con noi – fu l’uomo a parlare.
- Che cosa siete venuti a fare? – il tono di Alex era carico di rancore.
- Siamo venuti per commemorare nostra figlia – il tono di voce del vecchio era già alterato – Ora andiamo –
- No, ora che vi siete liberati della pecora nera della famiglia volete solo comandarmi – le sue parole erano più taglienti di un coltello – Andatevene – prima che il ragazzo potesse andare oltre, Thomas intervenne.
- Salve, signori – sorrise falso.
- Thomas Rey – costatò il vecchio – Tu sei una delle cause dell’allontanamento di mia figlia – Alex lo guardò interrogativo.
- Posso parlare con voi un attimo? – i nonni di Alex acconsentirono – Caterina, stai con Alex – la donna sbuffò, mentre li guardava allontanarsi.
Quando Thomas tornò indietro, i nonni del ragazzo erano spariti. Se n’erano andati via.
- Alex torna a casa e prepara le tue valige – gli disse allegro Thomas – Ti porterò nella tua nuova casa personalmente – gli porse un cellulare – Fammi uno squillo quando sei pronto, il mio numero è il primo della rubrica -
- Ok – Anche Thomas e Caterina se ne andarono. Era rimasto solo. Corse a casa e preparò le valige il più in fretta possibile. Voleva andarsene da quel luogo e non tornare mai più in quella casa.
 
- Finalmente quella peste se ne va - Caterina si tolse gli occhiali e si gettò sul divano in modo teatrale – Sinceramente non lo sopportavo più – Thomas scoppiò a ridere –Che cos’hai da ridere? – chiese indispettita.
- Ti ci dovrai abituare – sorrise lui sarcastico – Ho convinto i due vecchi che per Alex è meglio restare qui, almeno fino alla maggiore età –
- Che cosa? – lo gelò con lo sguardo lei.
- Intendo che Alex verrà a vivere con me – sospirò - Sono il suo nuovo tutore -             
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Finitooooooo !!! Carissimi lettori… spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non abbiate trovato errori…
E’ un capitolo un po’ noioso… e un po’ pasticciato… e mi scuso per questo…
Al prossimo capitolo… BYE XD
 
 
 
 
 
Angolo risposte:
 
DeathKid ho risposto alla tua domanda con questo capitolo… e presto risponderò a molte altre che mi hai fatto in precedenza…. Spero che Alex cominci a piacerti… Perché è il piccolino di casa ora… e mi sembra già molto cambiato… comunque capiscilo… poverino… ( aspetta al prossimo capitolo lo capirai ancora meglio)
Thomas sta perdendo il suo essere L’etero della situazione… non so se hai notato XD
Ci sono anche i sensi di colpa ….
Al prossimo capitolo…. Carissimo aspetto con ansia la tua recensione XD XD
 
Minou90 Assaggino dello sfaldamento del rapporto tra Caterina e Thomas… Ti è piaciuto XD? Spero di si…
Al prossimo chappy XD XD 
 
YUKO CHAN La strega continua a persistere…. Nel prossimo capitolo apparirà poco però….
Sono felice che il precedente capitolo ti abbia commosso… era quello il mio intento…
Al prossimo capitolo… =) 

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Capitolo 7
*** - Capitolo 6: Verità - ***


 
 
 
                                                                       - Capitolo 6: Verità -









 
Alex aveva appena chiamato Thomas. Gli aveva detto che era pronto per partire. Per andarsene dalla città. Per andare dai suoi nonni. Si era fatto la doccia per l’ultima volta in quella casa. Poi si era cambiato. Prima di uscire, aveva indossato il ciondolo che sua zia teneva per le occasioni importanti, una collana tutta in argento. Il ciondolo era una chiave di sol. Infine aveva chiuso per l’ultima volta la porta di casa alle sue spalle e aveva sceso le scale, un gradino alla volta, lentamente. Aspettò poco l’arrivo del suo insegnante privato. Una fiammante Spider rosso fuoco gli si fermò davanti. Da li uscì Thomas. Era vestito come un pinguino, come al solito. Alex trattenne un sorriso divertito. Lo scrittore gli si avvicinò e gli arruffò i capelli.
- Hai solo due valige? – chiese, indicando il borsone e la valigia.  
- Non ho molta roba mia – spiegò lui velocemente. Thomas gli sorrise come faceva spesso ultimamente.
- Forza allora – gli prese la valigia di mano – Ti aiuto a caricarle nel cofano – Alex non rispose. I suoi occhi lo guardarono dolcemente, come ringraziamento. Il ragazzo si chiese perché lo scrittore fosse così allegro. A quanto pare voleva a tutti i costi che il ragazzo uscisse dalla sua vita. Alex era forse stato un peso per lui? Mentre salivano in macchina, i pensieri investirono il ragazzino come un fiume in piena.
“ Prima di arrivare a casa dei nonni devo chiedergli spiegazioni” un dubbio lo assalì. Perché i suoi nonni avevano detto che Thomas era stato uno dei problemi per cui sua zia si era allontanata da casa? Cosa c’entrava il suo, ormai ex, insegnante privato?
- Partiamo? – la voce di Thomas lo riscosse da quei brutti pensieri. Alex annuì poco convinto e lo scrittore gli fece un sorriso, mettendo in moto l’auto. Alex non faceva altro che guardare fuori dal finestrino, preoccupato per la sua sorte. Si scervellava pensando alle parole di suo nonno.
Quando poi Thomas non girò verso la superstrada, i dubbi nella sua testa s’infittirono. Dove lo stava portando?
- Dove stiamo andando? – chiese tra il preoccupato e il curioso.
- Sarà una sorpresa – sorrise lui di rimando.
- Hai appena mancato la via che porta alla superstrada – costatò scetticamente – Non mi porti dai nonni? –
- Se te lo dico, non è più una sorpresa – gli ricordò sventolando un dito a vuoto.
- Non è giusto – incrociò le braccia e mise il broncio.
- Guarda che se fai così non m’impietosisci mica – scoppiò in una risata – Anzi ti trovo molto carino – a Thomas era solo sembrato di aver pensato quella frase. Il rossore sulle guance di Alex però lo face arrivare alla realtà dei fatti: aveva pronunciato quelle parole. Lui, un uomo, aveva appena detto “sei carino” a un altro uomo. 
- Sul serio mi trovi carino? – il ragazzo voleva capire.
- Si – ammise lui – Però io intendevo come lo direbbe un fratello maggiore al suo fratellino più piccolo – mentì e sorrise per sembrare il più credibile possibile - Era solo una costatazione –
Alex non la bevve, ma rimase in silenzio. Sapeva che quello era un sorriso finto: Thomas non sapeva proprio mentire. Sorrise tra se e se. Quando però lo scrittore accostò, incominciò a preoccuparsi. L’uomo spense la macchina e si voltò verso Alex. Estrasse un foulard nero dalla tasca della giacca.
-Mettilo sugli occhi – il ragazzino arrossì – Guarda che non ti voglio fare nulla – sorrise poi. Uno dei suoi sorrisi più belli e caldi. Ad Alex venne spontaneo fidarsi di lui dopo quel sorriso. Prese il fazzoletto e se lo legò dietro la nuca, coprendosi gli occhi.
- Quante sono? – chiese Thomas dopo avergli messo due dita davanti agli occhi.
- Non vedo nulla – ammise l’altro.
- Bene – Alex intuì che stava sorridendo – Si riparte – la macchina cominciò a muoversi nuovamente. Alex non aveva paura, era solo curioso.
- Perché questa benda all’improvviso? – chiese di getto spezzando il silenzio calato tra di loro.
- Non voglio che tu capisca dove ti sto portando – il ragazzino s’imbronciò nuovamente. Da una parte, per la frustrazione di non sapere la destinazione di quel tragitto. Dall’altra, per la speranza che Thomas ripetesse che lo trovava carino. La cosa però non successe. Lo scrittore non commentò e il viaggio continuò immerso nel puro silenzio. Quando la macchina si fermò, Alex fece per togliersi la benda ma le mani calde di Thomas lo fermarono.
- Fermo – fu l’unica, lapidaria, parola – Non sbirciare – mollò le sue mani e poi scese dalla macchina. Un venticello fresco fece rabbrividire Alex mentre la sua portiera si apriva magicamente.
- Prendi la mia mano – Alex si slacciò la cintura e strinse la mano che l’altro gli porgeva – Non toglierti la benda – Alex, una volta in piedi, fuori dalla macchina, gli strinse la mano, intrecciando le sue dita a quelle di Thomas. Arrossì subito dopo quel gesto. Quel giorno si sentiva intraprendente. Strinse più forte la presa.
- Hai paura di cadere? – chiese a quelle reazioni lo scrittore – Ci sono io qui, non ti lascio per nessun motivo – sospirò – Anzi – gli mollò la mano e lo prese in braccio, come aveva fatto due sere prima – Per farti sentire più sicuro, ti porterò in braccio –
- No, dai, è imbarazzante – provò a protestare il biondino – Fammi scendere – le sue urla si propagarono per la strada, facendo girare nella loro direzione molte persone.
- Sta zitto! – esclamò divertito l’altro. Poi cominciò ad avanzare.
- E le valige? – chiese per curiosità il ricciolo.
- Le prendo dopo – sospirò Thomas. Poi lo strinse più a se e lo trasportò fin dentro un portone. Salì lentamente le scale, su cui rischio di cadere un paio di volte. Alex non stava un secondo fermo. Era stato più semplice trasportarlo da addormentato, almeno non dava problemi. Quando arrivarono davanti alla porta di casa, lo fece scendere. - Posso togliermela adesso ? – chiese alludendo al foulard nero.
- Aspetta ancora un attimo – rispose l’altro. Alex notò che non aveva il fiatone. Magari nascondeva la stanchezza. Il rumore di una porta che si apriva sotto lo scatto della serratura, lo fece tornare alla realtà. Thomas lo spinse in avanti con le sue mani. Il suo tocco delicato e forte allo stesso tempo, lo fece rabbrividire. Era proprio un caso perso. Poi un soffio caldo gli sfiorò il collo.
- Ora puoi toglierla – la voce suadente e sensuale dello scrittore gli punzecchiò l’orecchio. Alex, con le mani, in realtà tutto il corpo, che gli tremavano, sciolse il nodo dietro la nuca e la benda nera scivolò per terra. La porta alle loro spalle si chiuse. Il ragazzo si guardò in giro: era la casa di Thomas.
- Questa… è… casa tua – Alex balbettava. Era emozionato e felice.
- Ora è anche la tua – il biondino si girò verso di lui e gli saltò al collo. Thomas ricambiò l’abbraccio sorridendo felice. Quando il ragazzo sciolse quel contatto, i loro cuori battevano a mille e Alex decise di fare una pazzia. Si avvicinò al suo viso e gli schioccò un bacio sulla guancia.
- Grazie – sussurrò poi imbarazzato dal gesto appena compiuto. Thomas lo guardò stupito ma felice. Voleva che quel ragazzo stesse bene e vivesse la vita migliore. Lui poteva dargli tutto questo e non si sarebbe tirato indietro nel farlo.
- Gira pure per casa, vai dove vuoi – sorrise, cercando di nascondere il turbamento per quel bacio inaspettato – Non so se hai fatto un giro completo della casa –
- Sì – la sua risposta pronta e sicura sorprese nuovamente lo scrittore – Me l’ha fatto fare Caterina – la sua espressione s’incupì. Quella donna gli metteva a dosso il malumore – Solo che non mi ha permesso di entrare in camera tua e in quella a fianco –
- Camera mia l’hai già vista – costatò Thomas – Vai pure a vedere l’altra, è una stanza dove tengo degli oggetti a me cari – sospirò perdendosi nei ricordi – Giocattoli, peluche, ricordi dei miei genitori – gli occhi gli luccicarono.
- Ok, vado – prima di voltarsi aggiunse – Tu, però, dove vai ?- aveva un po’ di paura di essere lasciato solo.
- Scendo a prendere le valige – gli arruffò i capelli – Faccio in un attimo – quando il ragazzo si allontanò, lui si posò una mano sulla guancia baciata da quest’ultimo. Gli sembrava di sentire ancora le labbra bollenti di Alex poggiate sulla sua pelle. Sperò solo che il biondo non avesse sentito il suo cuore fermarsi mentre gli scoccava quel baciò.               
 
Quando Thomas tornò in casa con le due valige, sentì Alex leggere un brano tratto da “Romeo e Giulietta”. Si avviò verso la biblioteca dopo aver poggiato le due valige per terra, vicino al divano. Si appoggiò alla porta a guardarlo ondeggiare, mentre le frasi che pronunciavano echeggiavano nella stanza. A Thomas sfuggì un sorriso divertito.
- Oh Romeo, Romeo – si fermò – Perché sei tu Romeo? – stava recitando benissimo. Sembrava proprio una ragazzina innamorata. L’applauso dello scrittore lo fece sobbalzare. Poi gli si avvicinò e gli chiuse il libro. Gli prese una mano, che tremava e lo tirò verso il salotto. Quando furono lì, gli indicò le valige.
- Puoi metterle nella mia stanza – sorrise – Ti lascio metà armadio libero –
- Va bene – la vicinanza e l’espressione dannatamente sexy di Thomas lo facevano avvampare – Ho fatto un giretto per la casa e ho costatato che non ci sono altre camere da letto, oltre alla tua – Thomas alzò un sopracciglio – La mia domanda è : dove dormo io? – mentre lo diceva, sperava che la risposta non fosse quella che stava pensando.
- Domani ordinerò un armadio e un letto per te – si passò una mano sul viso per la stanchezza – Chiederò al miglior falegname, voglio che sia perfetto – ad Alex brillarono gli occhi – Nel frattempo dormirai con me – il biondo avvampò.
- Con te? – chiese quasi balbettando.
- Che problema c’è? Siamo due uomini dopotutto, no? – Alex annuì rassegnato – A proposito, domani torni a scuola – lo avvisò Thomas.
- Come vuoi – sorrise di rimando Alex.
Nel pomeriggio arrivò anche Caterina, che face la falsa, come suo solito. Cerco di fingersi felice della presenza del ragazzino. Cosa che però non gli riusciva molto bene. Per il resto della serata e durante tutta la cena continuò a gettargli addosso sguardi glaciali. Alex sembrava divertito dalle sue reazioni. Sapeva che fingeva e si domandava come facesse Thomas a non accorgersene. Lei era interessata solo al denaro e al potere. Non era la compagna ideale per lo scrittore. Almeno Alex la pensava così.
“A Thomas ci vorrebbe una tipa con il mio carattere!” pensò ogni volta che guardava lo scrittore “ Anzi se fossi proprio io, sarebbe ancora meglio” sorrise tra se e se prima di accorgersi che il suo monologo interiore era degenerato “ Ma cosa vado a pensare!!! Sono un uomo dopotutto”.
Fortunatamente dopo una cena abbondante, Caterina tornò a casa sua. Prima di andarsene però, baciò Thomas proprio davanti al biondino, che abbassò lo sguardo, rassegnato. Dopo un ghigno compiaciuto li lasciò soli, seduti sul divano di pelle.
- Thomas, posso chiederti una cosa? – Alex stringeva il cuscino tra le braccia e guardava un punto fisso davanti a lui.
- Dimmi piccolino – si voltò verso di lui.
- Vorrei sapere qualcosa di te – ammise il ragazzo, incrociando il suo sguardo.
- Riguarda quello che ha detto tuo nonno quando mi ha visto al funerale? – che intuito che aveva quel tipo.
- Sì – fu la flebile risposta.
- Bene, sapevo che alla fine avrei dovuto dirtelo – sospirò e si massaggiò il setto nasale – Devi sapere che quando eravamo ragazzi, avevamo quasi la tua età, io e tua zia Nina, eravamo fidanzati – Alex sgranò gli occhi, sorpreso – Ci amavamo e ai tuoi nonni andava bene il nostro fidanzamento – il suo sguardo si corrucciò – C’era solo un problema: io ero un ragazzo di città e lei una ragazza di campagna. Avevamo abitudini diverse e uno dei due doveva adattarsi all’altro – chiuse gli occhi come se stesse ricordando qualcosa di doloroso – Fu tua zia ad adattarsi al mio stile di vita e venne a vivere con me, in questa casa. Era il periodo in cui io avevo pubblicato il mio primo romanzo e quindi ero molto occupato -  quando riaprì gli occhi erano lucidi – I tuoi nonni non mi hanno mai perdonato per averla allontanata di casa e a quanto pare, non hanno perdonato nemmeno lei –
- Poi? Come mai vi siete lasciati? – Alex era incredulo.
- Il mio lavoro era troppo ed io non volevo intoppi, anche perché ero all’inizio della mia carriera. Fu lei a lasciarmi e io abbandonai la città - sorrise amaramente – Ora tocca a te – gli prese il ciuscino dalle braccia – Come mai porti la matita intorno agli occhi? – Alex s’incupì.
- Se non ne vuoi parlare, fa lo stesso – si preoccupò l’altro.
- No, è giusto che tu sappia – la sua voce tremava – E’ la matita che utilizzava mia madre –
- Spiegati meglio – Thomas alzò un sopracciglio.
- Mia madre usava questa matita per il contorno occhi – si soffermò su ogni parola – E’ l’unico ricordo che ho di lei – allo sguardo interrogativo dello scrittore Alex aggiunse – La zia non ti ha raccontato nulla?- Thomas scosse la testa.
- Bene – sospirò il biondo – Mia madre rimase in cinta a diciotto anni e il suo fidanzato, nonché mio padre, la lasciò e scappò dalla casa che dividevano – lo scrittore annuì. Quel ragazzo aveva sofferto tanto nella vita – Dopo aver partorito me, mi crebbe da sola, senza l’aiuto di nessuno, in questa città – una lacrima gli rigò la guancia – Dopo i miei tredici anni di vita, si ammalò di leucemia e nel giro di un anno morì – le lacrime scendevano costantemente dai suoi occhi – Da allora ho vissuto con mia zia. Il resto lo sai – Thomas annuì – Quindi ogni volta che metto la matita sotto gli occhi, sento che lei è con me e che mi protegge. E poi è anche l’unica cosa che mi ha lasciato – Thomas gli si avvicinò e con il pollice destro gli asciugò le lacrime. Poi lo strinse contro il suo petto.
- Su, ora a dormire – gli prese il mento con una mano e gli baciò la fronte – Ricordati che io non vado da nessuna parte –
- Grazie per quello che stai facendo per me – sussurrò prima di correre in camera e chiudersi la porta alle spalle in preda all’imbarazzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo concluso… Spero che come al solito vi piaccia… Scusate il ritardo per l’aggiornamento…
A presto miei cari lettori … BYE =)
 
 
 
Angolo risposte:
 
makimakismile : Grazie per aver commentato e grazie per i complimenti…
Eccoti servito il “prossimo” capitolo…
A presto …
 
YUKO CHAN Legame che cresce sempre più… e presto entrambi si accorgeranno di una cosa… ( sorpresa del prossimo capitolo XD )
Caterina non demorderà per niente… è una strega a tutti gli effetti …
Al prossimo capitolo… baci, Marco.. =)
 
Minou90 Postato il più presto che ho potuto… (dannati regali di Natale !!!)
Comunque… Caterina c’è stata poco questa volta nel capitolo… Mentre la convivenza inizia al meglio… E la eterosessualità di Thomas va a farsi benedire…  XD XD
A presto… =)
 
Haciko91 Caterina… Beh è una strega… ma mi diverto troppo a scrivere la sua parte… E’ bello calarsi nei panni del nemico di turno… Non ti preoccupare presto scomparirà XD XD 
Per quanto riguarda Thomas : E’ MIO! E non si tocca… Per crearlo mi sono ispirato ad Alex Pettyfer (http://ones2watch4.com/content/wp-content/gallery/alex-pettyfer/alex-3.jpg ---> foto) il mio attore ( e uomo dei sogni) preferito… =) =)
Ti lascio con piacere Alex… che incomincio a non sopportare più…
 
 
 DeathKid: Aspettavo la tua recensione per inserire il capitolo… Mi hai fatto aspettare XD XD ( scherzo..) Comunque… Thomas mi sa tanto che rinuncerà presto alla sua eterosessualità… XD Misteri svelati !!!! XD
 Sai a me i cambi scena piacciono spezzati, perché lasciano quel che di misterioso… Sennò è tutto troppo scontato… Scusa per l’errore di battitura sulla sfumatura del rosso ( sono andato a correggerlo)
Baci  Baci.. By Marco XD
 
federica santantonio : Grazie… ^^ Sono felice che ti sia piaciuto il chappy XD XD …. Alla prossima =) 
  

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Capitolo 8
*** - Capitolo 7: Lettera - ***


    
 
 
                                                               - Capitolo 7: Lettera -







 

 
 Quando Alex si svegliò, era solo. Il piumone rosso carminio lo copriva fino al collo. La sera precedente si era addormentato appena dopo essersi chiuso in camera, lasciando Thomas sul divano. Prima di addormentarsi non aveva sentito lo scrittore entrare in camera. Si alzò lentamente dal letto. Si guardò in giro. Nella camera non c’era nessuno oltre a lui. Prese il cellulare dal comodino: c’era un messaggio. Lo lesse velocemente mentre usciva dalla camera.
- Oggi ti va di uscire? – era Lucas. Rispose in fretta con un – Sì – e si diresse nella sala da pranzo. Thomas era lì.
- Dormito bene ? – la sua voce era calda e delicata. Sul suo volto un sorriso era dipinto solo per il ragazzo.
- Si – arrossì leggermente pensando al fatto che avevano condiviso il letto – Tu? – chiese poco dopo timidamente.
- Io ho lavorato tutta la notte – Alex non lo aveva notato ma Thomas era veramente sconvolto. Aveva un po’ di barba incolta sul mento e gli occhi erano rossi.
- Quindi non abbiamo dormito insieme? – chiese speranzoso.
- Sono solo venuto a metterti il piumone addosso – sorrise – Quando sono entrato nella stanza stavi tremando – Alex tirò un sospiro di sollievo, mentalmente. Cominciò a fare colazione. Bevve il caffèlatte il più in fretta possibile, attento a non ustionarsi la lingua. Non voleva fare tardi a scuola. Thomas lo guardava con tenerezza. Quel ragazzino gli ricordava molto la zia: dolce, tenero e timido. Così solare ed estroverso. Una botta di vita insomma.
“ Chissà se ha una ragazza?” si chiese mentre lo guardava addentare goffamente un biscotto “ Mi sembra improbabile, però voglio chiederglielo”.
- Alex sei fidanzato? – il ragazzo per poco non si strozzava con un sorso di caffelatte.
- Perché questa domanda? – arrossì violentemente mentre guardava l’altro.
- Solo per sapere – ammise lo scrittore.
- No, non ho la ragazza – il suo tono era piatto, inespressivo. Aveva calcato la parola “ragazza”, come se volesse confermare la sua eterosessualità che Thomas non metteva in dubbio. Semmai lui cominciava a mettere in dubbio la sua.
- Guarda che se fossi fidanzato con un ragazzo non ci sarebbero differenze – sorrise lo scrittore come risposta. Alex cercò di non sputare quello che aveva in bocca. Era sicuramente la mattina più imbarazzante della sua vita. Inoltre Thomas era il secondo che metteva in dubbio il suo gusto per le belle donne. Alla fine decise di non controbattere. Sperava che lo scrittore non aggiungesse altro.  
- Vuoi che ti accompagni con la macchina a scuola? – chiese poco dopo Thomas per allentare la tensione. Alex stava per rispondere di sì, però poi pensò: una spider rosso fuoco con dentro uno scrittore famoso non lo avrebbe fatto passare inosservato.
- No, no – sorrise falso – Prendo l’autobus – Thomas s’intristì, ci teneva ad accompagnarlo – Tu devi dormire – gli prese un polso e lo fece alzare. Lo tirò fuori dalla sala da pranzo, fino alla loro camera. Lì lo mollò e lo spinse verso il letto. Quando ripensò però a quello che aveva appena fatto, arrossì. Non pensava di avere tutto quel coraggio.
- Come sei premuroso – Thomas gli si avvicinò e gli scompigliò i capelli. Gli piaceva affondare la mano in quei ricci voluminosi. Lo guardò, poi, fisso negli occhi, il verde incontrò l’azzurro. Lo sguardo magnetico dello scrittore fece arrossire Alex – Ora a scuola – gli sussurrò dopo avergli baciato la cute. Alex corse via dalla camera da letto. Aveva il cuore a mille. Prese la tracolla e corse alla fermata.
 
Thomas si svegliò nel suo letto solo nel primo pomeriggio. Gli girava leggermente la testa e il profumo dolce di Alex gli inebriava le narici. Aveva dormito abbracciato al cuscino dove il ragazzo aveva poggiato la testa. Si guardò allo specchio. Si tolse la camicia e la getto dietro di se, sul letto sfatto. Si passò una mano sul viso, sul mento e poi sul petto. Poi tornò a stendersi sul letto. Era molto confuso. Prese il cuscino che aveva stretto mentre dormiva e lo odorò per l’ultima volta. Voleva sentire ancora il profumo seducente di Alex. Quel ragazzo lo faceva impazzire. Per lui sentiva qualcosa che non sapeva descrivere. Più del volergli bene. Sentiva quel sentimento, anche se non così forte, che sentiva con Nina: amore. Forse stava impazzendo. Lui, un donnaiolo, che s’innamorava come un ragazzino. Per giunta di un ragazzo, che probabilmente era etero. Che razza d’idiota.
Dopo una bella doccia rinfrescante decise di chiamare Caterina. Doveva parlarle assolutamente. Magari poteva provare a spiegarle che cosa gli stava succedendo. Magari bastava una semplice scopata con la sua donna, cosa che non faceva da parecchi giorni, per fargli passare la fissa per Alex. Mentre cercava il cellulare in giro per casa, trovò un bigliettino attaccato alla porta di casa. Era attaccato con il nastro adesivo. Lo stacco dalla superficie e lo lesse ad alta voce, come se ci fosse qualcuno che lo stesso ascoltando.
- Torno questa sera – in fondo c’era la firma – Alex – Thomas scosse la testa. Aveva un po’ di paura a lasciarlo uscire tutta la giornata, si preoccupava che potesse accadergli qualcosa. O forse quella che provava, era gelosia? No impossibile. Non per quel ragazzino almeno. Trovò il telefono nella sala da pranzo e chiamò subito Caterina.
- Pronto? – era la sua voce sensuale. A Thomas quella donna era sempre piaciuta.
- Caterina, sono Thomas –
- Amore mio, che sorpresa – esclamò lei in tutta risposta – Stavo venendo proprio da te – sospirò un po’ scocciata – Il ragazzino è con te? –
- No – la risposta lapidaria la fece gioire – Fai presto, ho bisogno di stare un po’ con te – Thomas si sentì ridicolo a pronunciare quelle parole. Lui non aveva mai avuto bisogno di nessuno. Ora invece stava soffrendo per un sentimento che provava per un altro uomo, un sentimento fuori natura. Inoltre stava chiedendo aiuto alla persona che lo amava, un gesto da veri insensibili.
- Arrivo subito – dopo quelle parole pose fine alla conversazione, chiudendo la chiamata. In meno di un quarto d’ora, Thomas se la trovò in casa, bellissima e fatale come sempre. La sua scollatura era molto provocante ma allo scrittore non fece nessun effetto. Si scambiarono un bacio passionale prima di accomodarsi sul divano.
- Volevi parlarmi? – lui non rispose. Non poteva certo dirgli che l’aveva fatta correre da lui solo per parlare dei sentimenti che provava per Alex. Il suo silenzio straziava la donna di fronte a lui – Che cos’hai Thomas? Ultimamente sei strano – lui voltò la testa da un’altra parte, non riusciva nemmeno a guardarla in faccia. Lei gli si avvicinò e gli prese la mano. La strinse e con l’altra gli prese il mento e lo fece voltare verso di lui – Ultimamente non mi noti nemmeno più – gli baciò le labbra. Un bacio che Thomas non ricambiò – Prima mi dicevi che ero bellissima, ma da quando è arrivato quel – Thomas la guardò male – Quel ragazzino insolente e pestifero – Thomas si liberò della sua mano e si alzò in piedi. Si passò una mano sul volto e poi si voltò, era infuriato.
- Non azzardarti a parlare così di Alex – stava urlando.
- Vedi? – Caterina scattò in piedi, anche lei urlando – E’ per colpa di quel ragazzino se litighiamo – le sue lacrime da attrice scesero veloci lungo le guance, marchiandole di nero: la matita si era sciolta – Da quando è arrivato lui, non noti più come sono vestita, se mi parli sei freddo, non facciamo più l’amore e con lui sei sempre solare – le sue parole turbarono Thomas. Possibile che si fosse dimenticato di Caterina? – Io voglio un rapporto serio con te – lo scrittore non aveva mai voluto impegnarsi, né con lei, né con altre donne – Voglio un fidanzamento ufficiale, perché non posso continuare così – la sola idea di lasciare soli Alex e il suo uomo, la faceva impazzire.
- Forse dovremmo prenderci un periodo di pausa, per pensare a quello che veramente vogliamo – era lo stesso discorso che aveva fatto a molte donne, prima di lei – Ora io sono troppo preso dal lavoro – che grossa bugia.
- E’ per questo che mi hai fatto correre fino a qui – il suo tono acido intristì Thomas. Non voleva che soffrisse. Era meglio che il loro rapporto finisse lì, in quel preciso istante.
- Sì – fu l’unica risposta. Poi il silenzio. Le vere lacrime di Caterina scivolarono dai suoi occhi. Era veramente distrutta. Prese la sua borsa e il suo copri spalle e uscì da quella casa. Thomas si ritirò nel suo studio fino a quando non tornò Alex, sfogando la sua frustrazione scrivendo.
 
Erano passati quasi due mesi da quando Alex si era trasferito da Thomas. Era fine aprile. I due vivevano armoniosamente. Dormivano nello stesso letto e mangiavano sempre insieme: l’unica regola che Thomas aveva imposto al ragazzo.
Alex cominciava a capire meglio quello che provava per Thomas, e la sola idea di non poterlo sfiorare lo faceva morire di dolore. Era una pena indescrivibile ed enorme. Il suo desiderio di stargli vicino si accentuava di notte, quando dormivano vicini. Il corpo di Thomas, le sua labbra e i capelli scompigliati sul cuscino, lo rendevano estremamente sexy anche mentre dormiva. Quello strano sentimento che Alex provava per lo scrittore, però oltre a rallegrarlo, gli faceva infinitamente paura. L’amore tra due uomini erano una cosa assurda e anormale.  
Per lo scrittore la situazione invece era diversa. In quei due mesi non aveva fatto altro che trattare Alex come una ragazzina. Come la sua ragazza. Pendeva praticamente dalle sue labbra. Certo anche lui aveva paura di innamorarsene. Se però fosse successo, sarebbe stato lontano da lui per un po’ per dimenticarsene. Inoltre da quando lui e Caterina si erano presi una pausa, Thomas era uscito con molte altre donne, anche con due o tre contemporaneamente, sempre tutto all’insaputa di Alex. A lui non aveva detto nemmeno che lui e Caterina si erano presi una pausa.  Sfortunatamente neanche uscire con altre donne servì per togliersi Alex dalla testa. E il colpo di grazia arrivò una mattina. Il ragazzo era ancora a scuola e lui scese per prendere la posta dalla buca delle lettere. Tra tutte le bollette c’era una busta rosa. Una scritta troneggiava su tutto il resto “ Per Alex” lesse mentalmente. La scritta era inscritta in un cuore.
“ Una lettera d’amore?” la gettò sul tavolo insieme alle altre e si andò a sedere sul divano pensieroso.
- A quanto pare Alex ha fatto colpo su una ragazzina – sorrise tra se e se – Dovrei essere felice per lui, ma non ci riesco – si alzò e andò nel bagno. Dopo essersi guardato allo specchio aggiunse – Sono curioso, troppo – solo quando si accorse che stava parlando da solo si diede mentalmente dello stupido. Come stava cadendo in basso. Ritornò nell’entrata e prese la busta rosa, lasciando le altre sul tavolo. Si diresse poi nel suo studio, per restare solo e in tranquillità. Lì aprì la busta. Si accorse subito che la ragazza era molto timida, dalla scrittura e da quello che aveva scritto.
“ Ciao Alex
Tu mi piaci molto e credo
 che anche io potrei piacerti
 Debby
P.S.: Il mio numero è scritto dietro il foglio”
Thomas voltò il foglio e lesse il numero. Mandò un messaggio ad Alex – Oggi puoi anche mangiare con Lucas, scusa se infrango la regola, ma devo uscire – sembrava una scusa abbastanza valida. La risposta arrivò subito – Ok, poi questa sera mi racconti – Alex se l’era bevuta, ora poteva attuare il suo piano. Digitò il numero che la ragazza aveva scritto dietro il foglio e la chiamò. Gli squilli arrivarono a tre prima della risposta.
- Chi è? – la voce della ragazza era calda e sicura.
- Il tutore di Alex – la risposta sembrò turbare Debby.
- Che cosa succede? – la sua voce tremava – Lei non vuole che io e suo figlio ci frequentiamo? –
- No, no – una risatina la fece sospirare di sollievo – Voglio solo farti venire a casa nostra, per aiutarti a conquistarlo – come sempre voleva solo la felicità del ragazzo.
- Oggi? – chiese poco sicura la ragazzina.
- Sì, ne approfitteremo che Alex non è in casa. Che ne dici? – alla risposta affermativa della ragazza aggiunse – Allora appena dopo mangiato recati all’indirizzo che t’invierò per messaggio, ciao –
- Salve – fu l’ultima cosa che sentì Thomas prima di chiudere la chiamata. Poco dopo gli inviò tramite messaggio il suo indirizzo.
 
Il pomeriggio arrivò presto e Debby con questo. Quando Thomas le aprì la porta blindata, si trovò davanti una ragazza stupenda: bassina e magra. I suoi capelli mossi erano castani e gli occhi di un verde intenso.
“ Certo che Alex si è dato da fare” sorrise divertito alla sua stessa costatazione.
- Lei è Thomas Rey? – con lo smoking indosso lo riconoscevano subito tutti. E quella, sfortunatamente per Alex, era anche una sua fan, magari anche accanita – Alex è suo figlio? - chiese con sorpresa.
- No, sono solo… - fu interrotto.
- Lo zio? Il fratello? Il cugino? – quella ragazza sembrava una mitraglietta. Sparava parole una dopo l’altra. A Thomas venne il mal di testa.
- Sono solo il suo tutore – e prima che la ragazza potesse chiedere altro, aggiunse – Ti ho fatto venire qua per parlare della lettera che hai scritto ad Alex – la ragazza annuì. Lui chiuse la porta seguito dallo sguardo di Debby – Vieni con me – la ragazzina lo seguiva come un cane con il suo padrone. A Thomas sembrava quasi che sbavasse. Lui la fece accomodare sul divano e poi prese la lettera spiegazzata dalla tasca della giacca.
- Vedi, hai usato un tipo di carta scadente e una scrittura a dir poco obbrobriosa – la rimproverò subito – Poi hai disegnato cuoricini ovunque e il contenuto è troppo poco – sospirò – Insomma ti ho fatta venire qui per aiutarti a conquistare Alex – che stava facendo? Lui voleva il meglio per quel ragazzino, però provava dei sentimenti forti per lui. Non lo avrebbe mai diviso con nessuno. Mentre però pensava a queste cose, si ricordò che non era più un ragazzino innamorato dell’amore, ma un uomo. Avrebbe fatto il suo dovere di tutore e amico.
- Cioè mi scriverà lei una lettera? – Thomas fu scosso da questa domanda.
- Sì – sorrise. Prima se la levava di torno e meglio era – Però solo una – precisò prima di andare a prendere carta e penna. Quando però si ritrovò solo nel suo studio, si bloccò. Che stava facendo? Aiutava il suo nemico? Che razza d’idiota. No, non era un’idiota. Stava facendo la cosa giusta: dimenticarsi di Alex.
Quando tornò nel salotto, trovò la ragazza nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata. Si sorprese. Anzi, gli scappò quasi da ridere. Poggiò entrambi gli oggetti sul tavolo di vetro e poi si rivolse a Debby.
- Perché sei interessata ad Alex? – chiese involontariamente. Era curioso e voleva proteggere a tutti i costi quel ragazzo – Cioè, vi conoscete? Oppure lo hai visto a scuola e ti è piaciuto? - sembrava una mamma che protegge il suo bambino da eventuali pericoli. Anzi, un investigatore sulle tracce dell’assassino.
- Come mai tutte queste domande? – la ragazza sembrava infastidita.
- Perché io scrivo e quindi devo sapere un po’ di cose – mentì. Lei invece sembrò gradire quella falsa premura.
- Beh, ecco… L’ho visto pochi giorni fa a scuola – arrossì – E mi è subito piaciuto – sospirò, come se stesse pensando a lui – Così solare e insicuro di se. E’ tenero – ammise alla fine. Il cuore di Thomas scricchiolò sotto il peso di quelle parole. Qualcun altro condivideva i suoi pensieri su Alex. Solo che quel qualcun altro era una ragazza, anche molto bella.
- Bene, ora posso scrivere – la sua voce era roca – Puoi andare – Debby non si mosse.
- Posso chiederti un ultimo favore – Thomas le sorrise falso e annuì – Mi fai un autografo? – lo scrittore girò la lettera che aveva scritto la ragazzina e la firmò. Un gesto che ormai gli veniva spontaneo. Poi porse il foglio a Debby che gli schioccò un bacio sulla guancia. Anche a questo era abituato. Si alzò dal divano e l’accompagnò fino alla porta. Prima che però potesse andarsene, la fermò.
- Debby, tu non sei mai stata qui – l’avvisò – Non voglio avere problemi con Alex – poi chiuse la porta prima che la ragazzina potesse rispondergli. Era stato maleducato. Però che cosa poteva farci? Era stramaledettamente geloso. E quel sentimento si manifestava come una fitta nello stomaco. Come se una lama bollente lo trafiggesse. Aveva paura di perderlo.
 
Quando Alex tornò a casa, Thomas gli porse la lettera scritta quel pomeriggio. Lui però lo guardò male e lo scansò. Andò dritto in biblioteca e lì s’immerse nella lettura di un libro.  
- Piccolo – la voce sensuale dello scrittore lo faceva letteralmente impazzire. Ma non poteva perdonarlo – E’ pronta la cena -
- Non ho fame – Thomas gli si avvicinò.
- Hai mangiato tanto a pranzo? – chiese curioso l’altro. Non capiva il suo comportamento.
- Sì, ho mangiato da Lucas – alzò lo sguardo dal libro – A proposito, domani sera andrò a dormire da lui –
- E la scuola? – quell’Alex così freddo lo turbava non poco.
- Domani è sabato – precisò lui acido.
- Che ti succede? – sbottò l’altro, facendo saltare il ragazzo dalla sedia – Sembri arrabbiato con me – Alex non rispose e puntò lo sguardo sul libro – Vieni a mangiare, per favore – il suo tono era sempre calmo.
- No, non voglio mangiare con te – il ragazzo si alzò in piedi e chiuse il libro.
- Che ti ho fatto adesso? – provò a chiedere spiegazioni dopo un lungo sospiro di stanchezza.
- Nulla – rispose lapidario – Infrango solo la regola come hai fatto tu – sputò acido la sua sentenza.
- Io l’ho fatto per un buon motivo – spiegò lui rimanendo nel vago.
- Sì, per stare con Caterina, solo – gli occhi gli diventarono lucidi.
- Che cosa stai dicendo? – Thomas non capiva veramente come lui potesse pensare una cosa del genere.
- Il tuo computer non ti lascia un segno di rossetto a forma di labbra – lo scrittore si ricordò solo in quel momento che Debby portava il rossetto di un colore intenso. Quando l’aveva baciato, doveva aver lasciato la forma delle sue labbra sulla sua guancia. Si pulì con il dorso della mano. Si vergognò senza motivo di una cosa che non aveva fatto.
- Io… - provò a trovare una scusa.
- Tu sei libero di fare tutto quello che vuoi – lasciò la stanza. Thomas lo seguì e lo fermò. Aveva in mano ancora la lettera che aveva scritto per conto di Debby.
- Almeno leggi questa, era nella buca delle lettere – Alex glie la strappò di mano e si chiuse nel bagno. Quando uscì, gettò nel cestino dell’immondizia le due parti strappate della lettera. Thomas lo fermò per un braccio prima che potesse chiudersi in qualche altra stanza. Lui si voltò di scatto, stizzito per un qualcosa che lo scrittore non aveva fatto: delle lacrime nere gli rigavano il volto.
- Perché l’hai strappata? – la voce roca di Thomas si espanse per la casa vuota.
- Perché non m’interessa questa ragazza – si liberò della presa e si asciugò le lacrime – Io amo già qualcun altro – Thomas rimase inebetito. Il cuore gli si spezzò in mille pezzi. Alex invece lo lasciò lì, immobile, in piedi in mezzo al salone, proprio vicino al divano e si chiuse in camera da letto. Thomas si sedette lentamente sul divano, ancora shockato. Chi era questa persona di cui era innamorato? Voleva saperlo. Si alzò di scatto e si diresse in camere, come una furiosa tempesta. Quando però costatò che Alex già dormiva, si calmò. Gli si avvicinò lentamente e dopo avergli baciato la fronte, sussurrò –Scusa piccolino –
 
                                   
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Thomas è un grandissimo scemo! ( e lo dico io che sono l’autore XD )
L’altro scemo è Alex...
Si sono trovati XD
A grande richiesta, la strega ha fatto la sua ultima magia: è sparita =) Non vedevo l’ora… per un po’ non si vedrà  XD
Al prossimo capitolo mie cari lettori =) Bye…
 
 
 
 
Angolo risposta:
 
 
DeathKid Carissima… Hai perfettamente ragione… Le cose che mi hai fatto notare  sono scene da anime… Però secondo me ci stavano… Cioè uno dei due prima o poi doveva prendere coscienza che deve fare qualcosa per conquistare l’altro… Thomas mi è sembrato il più indicato… E poi ho messo un po’ di dolcezza in più dai XD
Thomas sta crollano letteralmente… Alex è capace di farlo ridere quanto di fargli provare gelosia assoluta XD
Mentre Alex è un tipo seriamente scazzato! XD
E la strega sparisce XD
A proposito-àsei andata a vedere a chi mi sono ispirato per creare Thomas ??? se no vai a vedere nelle risposte del capitolo precedente… dovrebbe esserci il link dell’immagine XD
Ultima cosa… Non ho capito mai in che senso dicevi ( nell’altra storia) che io ho una sensibilità diversa a scrivere le Yaoi… quindi: in che senso ???
Baci baci… by Marcolino XD
 
YUKO CHAN Addio alle fugaci apparizioni di Caterina… Lei non è sparita del tutto però… Ti avviso XD
Il seguito del precedente capitolo è un clamoroso litigio come hai appena letto XD
Sono cattivo lo so… Non ti preoccupare però… Il tempo aggiusta tutto…
Alla prossima Yuko… Baci… ^^
 
Haciko91 No no .. nessun emo/ punk… è un ragazzo semplice… che usa la matita per sentirsi vicino alla mamma…
Haci ancora non è successo nulla tra quei due… Aspetta ancora un po’ e avrai delle sorprese =P
Al prossimo capitolo … ^^
 
federica santantonio In poche parole una bomba ipercalorica… XD XD  Spero che il capitolo ti sia piaciuto come sempre… ^^
 
Minou90 Allora! XD Pettyfer è solo mio!!!! Come Thomas dopotutto… XD certo che io sono scemo … bah…
Il Natale sarà anche fantastico ma con sta neve girare per le strade è difficile… Moooolto difficile !!!
Baci baci… al prossimo capitolo!!! XP 
 
        
                                                               

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Capitolo 9
*** - Capitolo 8: Sbagliare - ***


    
 
 
                                                                         - Capitolo 8: Sbagliare -












 
Thomas quella notte non aveva dormito con Alex. Per quasi metà della notte era rimasto davanti al suo computer, a sfogare un po’ la tristezza e la frustrazione, come faceva spesso ultimamente. La seconda metà della nottata invece, la passò a pensare un piano o un semplice stratagemma per farsi perdonare da Alex. Pensò a lungo, eppure le idee a lui non erano mai mancate. Forse però era giusto che lui si allontanasse dal ragazzo. In fondo erano due uomini e lui non doveva innamorarsene. Forse però era troppo tardi. Si mise le mani tra i capelli. Quel ragazzo lo faceva impazzire. Thomas si stese sul divano e continuò a pensare.
“ E’ già strano che dormiamo insieme” si strofinò gli occhi “ Forse dovrei parlarne con lui” le palpebre stavano diventando pesanti “ Già dovrei” Morfeo fece, in fine, il suo compito e Thomas cadde tra le sue braccia.
Quando si svegliò, erano appena le sei del mattino, non aveva dormito nemmeno tre ore. Si alzò lentamente dal divano, gli girava la testa. Prima di andare in sala da pranzo passò nel bagno per rinfrescarsi. Si guardò allo specchio: il rossetto, orami sbavato dalla sua mano, era ancora lì, sulla sua guancia sinistra. Possibile che non lo avesse sentito sulla sua pelle? Possibile che non avesse visto al momento giusto che Debby portava il rossetto? No, dopotutto quando si metteva a scrivere poteva anche scoppiargli una bomba in casa, lui rimaneva concentrato su quello che doveva scrivere. Infatti, dopo quel bacio, si era subito messo a cercare le parole più romantiche che conoscesse, per esprimere i sentimenti, che lui stesso provava per Alex. In quel momento tutto era diventato insignificante, anche la macchia di rossetto. Poi dopo aver finito di scrivere la lettera, Thomas si era anche dimenticato di pulirsi la guancia: ecco com’erano andate la cosa. Forse per farsi perdonare da Alex, era meglio dirgli la verità. No, essere sinceri significava dirgli di Debby e della lettera che lui stesso gli aveva scritto. Non poteva. Non poteva dirgli che lo faceva impazzire, che lo trovava molto carino e tenero, che ogni volta che dormivano insieme lui doveva frenarsi per non stringerlo tra le sue braccia. Doveva tenere ancora per un po’ la bocca chiusa. Ancora poco. Continuò a guardarsi allo specchio mentre si aggiustava la cravatta e si riabbottonava la camicia: si era addormentato con lo smoking.
“ Ieri inoltre ha detto di essere innamorato di qualcuno” la gelosia lo catturò nuovamente “ Voglio scoprire chi è” si maledisse un milione dio volte per quello che pensava nelle ultime settimane, sembrava proprio un’adolescente. Poi, piano, entrò nella camera da letto. Alex era rannicchiato in posizione fetale, scoperto. Thomas sorrise involontariamente. Si sedette a lato del letto, vicino a lui. Le guancie del ragazzo erano piene di righe nere: probabilmente aveva pianto molto prima di addormentarsi. Lo scrittore si alzò dal letto e uscì dalla camera, non voleva disturbare il sonno di Alex.
 
Quando il ragazzino si alzò dal letto, sentiva freddo. Si alzò a sedere e notò che la coperta era ai piedi del letto, probabilmente si era scoperto durante la notte. Come succedeva spesso ultimamente, Thomas non aveva dormito con lui. Forse era tempo di rivedere le sue decisioni: infatti, quando Thomas aveva chiamato il miglior falegname della città, il ragazzo aveva espressamente chiesto che, per almeno i primi mesi, avrebbe preferito dormire con lui. Magari lo scrittore non era più tanto disposto a dividere il suo letto con un quasi estraneo, anche se i due si erano avvicinati molto in quei mesi. Con questi pensieri che gli ronzavano in testa, uscì dalla camera e andò nel bagno per darsi una rinfrescata prima di fare colazione e, probabilmente, di ascoltare la predica di Thomas per come si era comportato la sera prima, d'altronde chi poteva biasimare lo scrittore, era liberissimo di fare quello che voleva. L’unico problema era che Alex gli moriva dietro e non sopportava quando trascorreva del tempo con quell’arpia di Caterina.
Quando entrò in cucina tutto si aspettava, tranne il silenzio dello scrittore. I due si guardarono a lungo. Alex aveva stampato sul volto uno sguardo di sfida, misto a rancore e tristezza. Thomas invece emanava solo dispiacere dai suoi occhi: non ci teneva proprio a far soffrire quel ragazzino. Quando Alex si sedette, Thomas prese subito la parola.
- Scusa – la sua voce era roca. “Scusa se sto cercando di non innamorarmi di te e se provo anche un minimo di gelosia per te, scusami davvero” erano queste le parole giuste che ronzavano nella testa di Thomas.
- Non ti devi scusare – Alex non lo guardava nemmeno – Tu e Caterina siete liberi di fare tutto quello che volete, questa è casa tua – Thomas era sbalordito, non si aspettava un tale astio da parte del ragazzo.
- Io… - ancora una volta non sapeva cosa rispondere, cosa dire – Non volevo rompere la regola, ti prego non avercela con me – la voce di Thomas assomigliava sempre di più a un sussurro. Alex addentò un pezzo di pane con il burro.
- Senti Alex – fu lo scrittore a rompere il silenzio che era calato – Mi chiedevo se tu volessi uno spazio tutto tuo – si schiarì la voce, parlare della camera per Alex gli metteva un po’ tristezza, come se andasse via per sempre – Tipo una camera solo per te – deglutì sperando in una risposta negativa.
- Ci stavo pensando anch’io – la voce del ragazzo era sempre fredda – Non voglio dormire più nel letto dove tu e Caterina scopate – si alzò dalla sedia – Con permesso – fece una sorta d’inchino storpiato e uscì dalla stanza.
Thomas si passò una mano sul viso “ Adesso basta” le parole marchiate a fuoco nella sua mente, lo tartassavano. Si alzò dalla sedia di colpo e gli corse dietro. Quando lo intercetto nella biblioteca, parlò tutto di un fiato.
- Non pensavo di doverti tante spiegazioni per fare la pace – era esasperato. Alex però non lo ascoltava, anzi faceva finta di non sentire – Ho lasciato Caterina! – sbottò – Non ieri, ma due mesi fa – Alex alzò lo sguardo sorpreso – Non ti ho detto nulla perché non lo ritenevo così importante – Thomas si stava torturando le mani mentre parlava e cercava mentalmente le parole giuste per non lasciarsi troppo andare – Nel frattempo però ho visto altre donne per dimenticarmi di lei – che grossa bugia. Alex abbassò di nuovo lo sguardo.
- Se mi hai rincorso per cantarmi le lodi di Caterina, stai perdendo solo tempo – si mise in spalla la tracolla e scansò lo scrittore mentre usciva dalla stanza. Thomas non demorse e gli afferrò un braccio, facendolo girare. I loro visi erano vicinissimi, Alex arrossì violentemente, come non faceva da giorni. Il ragazzo improvvisamente, però, volto lo sguardo altrove. Thomas gli lasciò il baraccio e continuò.
- Ti ho mentito e me ne pento – gli prese il mento con le dita e portò il suo sguardo sul suo viso – Ti prego – lui non aveva mai chiesto il perdono di nessuno e ora questo ragazzino lo sconvolgeva a tal punto – Potrei anche mettermi in ginocchio, vuoi questo? – Alex non rispose, anche se mentalmente sorrideva: sarebbe stato divertente vederlo in ginocchio.
- No – un buon minuto, Alex rispose flebilmente, poi si voltò e uscì di casa, lasciando per l’ennesima volta lo scrittore interdetto. Thomas si sedette su una delle sedie della biblioteca e si prese la testa tra le mani. Come poteva fare con quel ragazzo? Aveva accettato l’idea di cambiare stanza da letto. Forse però era meglio così. Inoltre in tutto quel discorso, Thomas, non era riuscito a scoprire chi fosse la persona che Alex amava. Forse però si era già fatto un’idea.
 
Dopo la scuola Alex mangiò fuori senza nemmeno avvisare Thomas. Non sarebbe tornato a casa fino all’indomani, anche perché quella mattina, prima di uscire, era riuscito a prendere tutto quello che poteva servirgli per passare la notte da Lucas. Dopo aver pranzato con il suo migliore amico, i due si diressero al “ritrovo”, così lo aveva chiamato il moro. Durante il tragitto gli provò anche a spiegare che cos’era.
- In poche parole è un luogo, dove vanno molti nostri compagni di scuola, in cui ci si può svagare – sorrise Lucas.
- Tipo? – Alex era curioso e ne voleva sapere assolutamente di più.
- Si balla, si gioca a basket e – fece una pausa in cui Alex aspetto impaziente – si rimorchia – Lucas diede una gomitata amichevole all’amico – Magari trovi qualche bella ragazza – il ricciolo non rispose e Lucas non disse più nulla, ma rimase con il sorriso sulle labbra. Quando la strada finì, la musica arrivò ai timpani del biondino. Sembrava una canzone latino-americana mischiata all’hip-hop. Veramente bella. Ritmata al massimo da tamburi in sottofondo. Un pezzo perfetto per chi voleva ballare. Quando Alex voltò l’angolo della strada, si ritrovò in un cortile di pietra. Ogni angolo era scritto con le bombolette spray, creando un gioco di colori stupendo. In un angolo del cortile c’era una specie di campo da basket, nel quale giocavano una decina di ragazzi. Il resto era dedicato a un gruppo di ragazzi che ballavano sule note di quella canzone che martellava i timpani di tutti. La maggior parte del corpo di ballo erano ragazze, tutte molto belle, tre more e tre bionde: questo era il “ritrovo”.
- Wow – furono le uniche parole che Alex riuscì a pronunciare.
- Ti piace? – Lucas gli cinse i fianchi con le mani – Ci speravo – quando Alex lo guardò stupito, lui sciolse quel contatto – Ultimamente sei così… assente – il biondo gli sorrise.
- Mi piace molto questo posto – gli tirò un pugno delicato sulla spalla – Oggi sarà una giornata divertente – lo sguardo triste di Lucas, però lo fece pensare tutto il pomeriggio.
Al ritrovo conobbe altri ragazzi, non solo della sua scuola, molto simpatici. Fece amicizia quasi subito con tutti. C’erano alcuni che lo guardavano male, magari solo perché portava la matita sotto gli occhi. Il resto del pomeriggio lo passò seduto su una panchina a guardare la coreografia delle ballerine, che provavano sempre con la stessa canzone. Lucas invece aveva giocato almeno a una quindicina di partite a basket. Alex continuò a fissare le ballerine e in poco tempo imparò la coreografia che stavano ballando. Quando decise di sgranchirsi un po’ le gambe, una delle ragazze del corpo di ballo, che durante le prove non gli aveva levato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, lo fermò e gli porse un foglio stampato giallo.
- Che cosa sarebbe? – chiese lui.
- Un volantino – sorrise lei – Fra cinque giorni c’è una competizione con un’altra band e questo è il volantino che la promuove –
- Vi date molto da fare vedo – ad Alex era sempre piaciuta la competizione – Vi consiglio di correggere alcuni passi, altrimenti non vincerete mai – aggiunse con un pizzico di superbia.
- La coreografia è perfetta – la ragazza sembrava essersi innervosita – Chi ti credi di essere per dire una cosa del genere? –urlò poi. Sì, si era innervosita.             
- Uno che ha studiato hip-hop e che prima della morte di sua madre ha partecipato a molte gare, tutte vinte grazie alla sua bravura – il suo tono era rimasto calmo, stranamente. Forse la superbia lo calmava, ma lo rendeva antipatico.
- Mi dispiace io non… non lo sapevo – disse in un sussurro la ragazza.
- Fa niente – sorrise lui – Volete una mano? – quando la ragazza lo guardò interrogativa, aggiunse – Con la coreografia –
- Chiedo agli altri – poi lo prese per un braccio e lo portò nel gruppo di ballerini, dove venne accolto con affetto, come se lo conoscessero tutti da molto tempo – Lui è… -
- Alex – precisò lui. Lei gli sorrise.
- Ha studiato hip-hop e ha vinto delle gare – annuirono in molti, soprattutto le ragazze – E’ disposto a darci una mano per migliorare la coreografia – quest’affermazione fu accolta da un grido di gioia. La ragazza incrociò le braccia. Probabilmente era stata lei a ideare i passi.
- La coreografia è già molto buona – la ragazza si riscosse e gli sorrise – Ci vogliono solo alcuni momenti in più dedicati ai ragazzi, nella tua coreografia – si rivolse alla ragazza – I ragazzi intervengono solo una volta durante tutto il balletto – un ragazzo di colore esultò alla nuova scelta. Alex spiegò nuove cose e passi che gli altri ragazzi non avevano mai visto. In meno di un’ora ideò mentalmente una nuova coreografia, tenendo fede a molti passi della vecchia. Lucas da dietro la rete del campetto di basket lo osservava divertito: un po’ di svago gli serviva proprio.
 
Quel pomeriggio Thomas si strusse di gelosia steso sul divano. Non ce la faceva più. Pensava solo ad Alex e la cosa lo faceva impazzire. Si sentiva preso in giro da quel ragazzino. Quel giorno non avevano nemmeno pranzato insieme: e poi era lui quello che infrangeva la regola. Si alzò e prese il telefono per chiamarlo, voleva che tornasse subito a casa e se gli avesse disubbidito, lo sarebbe andato a prendere con la forza, ovunque si trovasse. Una volta a casa gli avrebbe detto la verità: i sentimenti che provava per lui e la lettera. Proprio mentre cercava il suo numero, però, il campanello della porta suonò. Chi poteva essere a quest’ora del pomeriggio? Olga si affettò alla porta mentre lui faceva squillare il cellulare di Alex, che non rispondeva. Quando terminò la chiamata, si ritrovò davanti Debby.
- Sono venuta per il signor Rey – Olga si voltò verso di lui e la fece passare. Thomas le gettò un’occhiata gelida addosso. Era colpa di quella ragazzina se Alex non gli parlava più. Era deciso a cacciarla di casa, quando un’idea peggiore gli sfiorò la mente. La fece accomodare sul divano e chiese alla governante di tenerle compagnia. Corse in biblioteca e cercò nel cestino, sperando che Olga non lo avesse già svuotato. Quando trovò ciò che cercava ritornò nel salotto e congedò la domestica. Poi gettò le due parti della lettera sul tavolino di fronte al divano.
- Che cos’è? – chiese lei un po’ curiosa.
- La tua lettera – finse dispiacere – Anzi la mia – precisò.
- Perché è ridotta così ? – alla ragazzina cominciarono a luccicare gli occhi, come se volesse piangere da un momento all’altro. Thomas si sentì leggermente in colpa, ma doveva togliersela dai piedi se voleva capire una buona volta che cosa provava per Alex.
- Alex dopo averla letta svogliatamente l’ha strappata e l’ha buttata nel cestino dell’immondizia – lo scrittore si massaggiò il setto nasale, dopotutto non stava nemmeno mentendo – Ha detto che è innamorato di un’altra – neanche adesso stava mentendo. Una lacrima solitaria rigò la guancia destra di Debby. Thomas la strinse a se – Prova a dimenticarlo – erano le parole che si ripeteva da due mesi e ora le stava dicendo a una ragazzina. Si stava veramente comportando da adolescente. La ragazza dopo uno sfogo si staccò dallo scrittore e silenziosamente uscì dalla casa, senza nemmeno un saluto. Thomas aveva vinto e perso allo stesso tempo. Si sentiva felice perché ora senza rivali poteva capire benissimo i sentimenti che provava per Alex. Si sentiva, però, anche un po’ in colpa: aveva appena fatto soffrire una ragazza innocente, dopotutto. In fin dei conti ormai nemmeno lui ci capiva più qualcosa. Si stese nuovamente sul divano felice e si dimenticò di chiamare il biondino.
 
L’appartamento in cui viveva Lucas con i suoi genitori, era sempre lo stesso: piccolo, accogliente e pulito, molto pulito. Solo la camera del moro era sempre in disordine, nulla era mai al suo posto. I genitore di Lucas quella sera non c’erano.
- I tuoi ? – chiese dopo essersi messo comodo il biondino.
- Sono alle terme – sorrise il moretto – Staranno via tutto il fine settimana, perché? – si guardò le unghie con fare innocente.
- Solo per sapere – Lucas si alzò in piedi e si tolse la maglietta, rimanendo a torso nudo – Che stai facendo? – Alex cercò di non guardarlo troppo, la nudità di qualcuno lo aveva sempre imbarazzato.
- Mi vado a fare una doccia – poi passandogli accanto aggiunse – Te la consiglio anche a te, ballerino – l’ultima parola la calcò con tono sarcastico. Voleva prenderlo un po’ in giro. Lui scattò in piedi e lo raggiunse subito in bagno, trovandolo solo con i boxer indosso. Il ricciolo avvampò di colpo.
- Ti conviene spogliarti – gli consigliò il moretto.
- Non la fai prima te la doccia? – Alex incominciava a preoccuparsi.
- E’ da quando ci conosciamo che la facciamo insieme, su spogliati – Alex chiuse la porta del bagno alle sue spalle e cominciò a togliersi lentamente la maglietta – Prima di notte – lo incitò l’altro.
- Voltati, mi vergogno – Lucas lo accontentò.
- Hai finito piagnone? – scherzò dopo un po’.
- Sì – quando Lucas si volò, lo trovò già nudo nella doccia, voltato di spalle – Entra e chiudi i vetri – gli ordinò da dentro il biondino. Lucas eseguì, era rimasto sconcertato dalla visione di Alex nudo, tanto che si era dimenticato di levarsi i boxer. Quando Alex sentì i vetri chiudersi e il respiro caldo del moro sul collo, aprì l’acqua calda. Il fumo coprì l’intimità di entrambi. Alex non riusciva a guardare nulla di Lucas, era troppo imbarazzato. L’altro invece lo stava lentamente mangiando con gli occhi un boccone alla volta. Quando però i loro sguardi s’incontrarono, entrambi capirono quanto erano diversi anche essendo tutt’e due ragazzi. Alex era più basso di Lucas almeno di una decina di centimetri. Il moro era più muscoloso, nonostante il fisico atletico e snello di Alex. I suoi occhi nocciola e i capelli corti e tirati su con il gel, ponevano fine alle distinzioni tra i due. Dopo l’imbarazzo della doccia, i due mangiarono in religioso silenzio una pizza, dato che nessuno dei due sapeva cucinare qualcosa di commestibile.  
- Come vanno i tuoi rapporti con Thomas? – fu il moro a spezzare il silenzio.
- Abbiamo litigato – tagliò corto l’altro che non aveva per niente voglia di parlare dello scrittore in quel momento.
- Ecco perché oggi eri così giù di corda – costatò l’altro –Ho fatto bene a farti svagare un po’ oggi – sorrise divertito. Alex fu contagiato da quella risata. Poi la cena continuò in pace. Dopo aver gettato i cartoni delle pizze in un angolo del tavolo, guardarono un po’ di televisione: sport, un programma sul ballo, attività che piaceva a entrambi anche se per stili diversi. Quando arrivò l’ora di andare a dormire sorsero i primi problemi. Alex si voltò in modo da dare le spalle al moro, aveva leggermente paura a dormire in compagnia, l’aveva sempre avuta. Quando poi Lucas lo abbracciò e la sua erezione andò a scontrare la sua gamba, Alex sobbalzò, voltandosi verso il moro, che dormiva.
- Lucas – sussurrò per svegliarlo – Sveglia! – un leggero urlo fece scattare a sedere il moro, spaventato.
- Che c’è? – chiese scocciato poco dopo.
- Mi stavi abbracciando ed eri parecchio eccitato – alzò un sopracciglio – Che stavi sognando? – chiese sospettoso.
- Nulla – si alzò in piedi. L’erezione era molto evidente nei pantaloni di tuta che usava per dormire – Vado in bagno – sogghignò poi.
“ Chissà a fare cosa?” pensò divertito il biondo. Poi si rimise a dormire, a pancia all’aria. Chiuse gli occhi. Non riusciva a prendere sonno, pensava solo a Thomas. Si era comportato male nei suoi confronti, doveva scusarsi. Forse però non era l’ora giusta. Quando sentì, però, la pressione sulla sua pancia, aprì gli occhi di colpo e si ritrovò il viso di Lucas a pochi centimetri dal suo. Cercò di guardare in basso. L’erezione era scomparsa.
“ Come pensavo, non è andato in bagno di certo per giocare a carte con il bidet” sospirò silenziosamente.
- Sai che sei troppo carino mentre dormi? – i complimenti di Lucas gli facevano sempre un po’ paura ma ora più delle altre volte.
- Grazie – sussurrò lui di risposta.  
- Quanto ci metterai a capirlo? – gli prese il mento con le dita. La sua mano odorava di sperma, non che se ne intendeva, precisiamo, ma l’odore era riconoscibile.
- Che cosa? – chiese Alex facendo lo gnorri.
- Che mi piaci – Alex lo aveva capito da un po’, ma quell’affermazione sicura e perfetta gli fece sgranare gli occhi – E che ti voglio – continuò poco dopo con meno convinzione.
- Lucas, io… - prese coraggio. Il suo migliore amico si era confidato con lui, anche il biondino ora doveva farlo – Io sono innamorato già di un’altra persona – come poteva essere così insensibile? Doveva farlo però, per il suo bene e per non far soffrire l’amico – Io amo Thomas – lo aveva detto e ora si sentiva più leggero. Un’espressione di tristezza si dipinse sul volto del moro. Anche se subito dopo fu sostituita da un sorriso tirato. Lucas doveva essere felice per il suo amico.
- Posso almeno strapparti un bacio – Alex ci pensò un attimo, poi annuì con convinzione. Lucas unì le sue labbra a quelle del ragazzo sotto di lui. La sua lingua si face schiudere le labbra del biondino che rispose con foga. Quel contatto piacque a entrambi. Solo quando Lucas non aveva più aria, si staccò dalle labbra dell’altro – Grazie – sussurrò mentre si stendeva nuovamente al fianco di Alex - Buona notte, biondino –
- Notte Lucky – era da tanto che non usava quel soprannome per chiamare il suo migliore amico. Mentre ci pensava, Morfeo lo cullò tra le sue braccia.
 
Thomas era solo nel suo letto. Stretto contro il petto aveva il cuscino, dove Alex poggiava la testa. Nella mente un’unica frase era marchiata a fuoco: “ Voglio Alex”
- Mi manchi – sussurrò lo scrittore prima di addormentarsi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bene mie care lettrici, BUON NATALE… sono riuscito a scriverlo in tempo… XD XD Me FELICE !!!! Buon natale a tutti voi… e speriamo di riuscire a scrivere il prossimo prima di capodanno XD XD A presto!
 
 
 
Angolo risposte: =)
 
YUKO CHAN in primis auguroni… spero che come sempre il capitolo ti sia piaciuto…
Si la strega non è sparita per sempre…  tornerà più forte di prima XD
Ci sono altri sviluppi… hai letto? XD Certo che avrai letto… Lucas che si dichiara è la scena più bella del capitolo però XD
Buon Natale Yuko… al prossimo capitolo… ^^
 
   DeathKid Carissima Auguri… è Natale… Non per i nostri protagonisti però XD
Molto bene vedo che la vigilia ti fa parlare di uccelli XD XD A proposito spero di aver risposto a tutti i tuoi dubbi… XD Ora capisco il discorso che facevi XD ^^ Grazie allora del complimento !!
 Problemino… mi riferisco alla tua recensione… NoN capisco a chi ti riferisci nella prima parentesi  “( penso di aver capito chi sono, da un punto di vista metaforico… ecc) “ Ti riferisci a Thomas e Alex?
Bacioni e tantissimi auguroni XD XD ^^
 
      Haciko91 Haci spero ti piaccia anche questo capitolo… come sempre… vado mootlo di fretta.. inizia il cenone.. a presto mia cara…^^ 

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Capitolo 10
*** - Capitolo 9: Confessione - ***


 
 
 
                                                                     - Capitolo 9: Confessione -
 







La domenica mattina, Thomas si era svegliato con il mal di testa. Il cuscino ancora stretto tra le braccia. Si alzò lentamente per evitare di aggravare i giramenti di testa. Poi uscì dalla camera e come tutte le mattine, si diresse in bagno. Si guardò subito allo specchio. Aveva delle occhiaie profonde e scure. Gli occhi erano spenti. Inoltre doveva assolutamente radersi, lui odiava i peli sul viso. I suoi capelli erano scompigliati e sporchi. Prese subito una decisione: prima si faceva la doccia e poi si sbarbava. Si spogliò lentamente dai vestiti e gettò tutto nella cesta di vimini sotto il lavandino di marmo bianco. Si guardò un’ultima volta allo specchio prima d’infilarsi sotto l’acqua bollente.
Come aveva deciso dopo la doccia rinvigorente e rinfrescante, Thomas si tolse quel poco di barba che gli era cresciuto la notte. Mentre si radeva, guardandosi allo specchio, notò che i suoi occhi cominciavano a esprimere un po’ più di vitalità. Mentre passava la lametta sulla schiuma bianca sulle sue guance, si concentrò su un’unica cosa: Alex. Doveva assolutamente fare pace con lui. Prima però doveva parlare con qualcuno. Qualcuno di cui si potesse tranquillamente fidare. Pensò e ripensò, ma l’unica persona di cui riusciva ad avere un’immagine fissa e limpida nella sua mente, era Alex. Non riusciva proprio a pensare ad altro. Si pulì il viso sbarbato con il morbido asciugamano al suo fianco, si vestì e poi si diresse in sala da pranzo, dove lo aspettava un’abbondante colazione. Prima di entrare in sala da pranzo raccattò dalla tasca dei suoi jeans il cellulare. Mentre si sedeva a tavola, cercò nella rubrica il numero di Will, l’unica persona di cui si poteva veramente fidare, un suo caro e vecchio amico. Lo chiamò senza preoccuparsi dell’ora.
- Pronto? – una voce assonnata rispose alla chiamata.
- Will, sono Thomas – cercò di non farlo alterare, non perché ne avesse paura, solo perché non voleva che gli staccasse il telefono in faccia.
- So che sei Thomas, ma che vuoi a quest’ora? – sembrava nervoso. Dopotutto chiunque lo sarebbe stato.
- Dovrei parlarti, possiamo vederci durante la mattinata? – la voce di Thomas rimase fredda.
- Fra un’ora da te – Will ormai era sveglio e pronto ad aiutarlo con i suoi problemi di cuore – A dopo – non aspettò nemmeno la risposta di Thomas e chiuse la chiamata. Lo scrittore guardò l’ora: erano le sei e mezzo del mattino. Doveva aspettare ancora un’ora e poi si sarebbe sfogato a suo piacimento, accettando eventuali consigli. Nell’attesa provò a chiamare più volte Alex, che non rispondeva. Era sinceramente preoccupato. La sera prima, anche se andava a dormire da Lucas, il suo migliore amico, non aveva avvisato nemmeno che era arrivato, che era tutto a posto e che non era successo nulla. Thomas era preoccupato. Mentre aspettava e chiamava Alex allo stesso tempo, addentò un pezzo di pane con il burro spalmato sopra, la colazione preferita del ragazzo, in modo da allentare i suoi nervi.
 
Furono lo squillare del cellulare e il russare di Luca che svegliarono Alex. Era domenica e il biondino aveva già il mal di testa di prima mattina. Si tolse le coperte da dosso e corse verso la sedia dove aveva poggiato i suoi jeans. Appena trovato il cellulare e gli occhi pieni di sonno lessero sullo schermo illuminato “ Thomas”, il ragazzo lo lasciò squillare, incurante dei lamenti provenienti da un Lucas sull’orlo di una crisi nervosa per il suono acuto prodotto dall’aggeggio elettronico. Prima che Alex potesse imboscare il cellulare sotto il cumulo dei suoi vestiti, Lucas sbottò.
- Chi cazzo è che ti chiama alle sei del mattino?!? – si era alzato a sedere, infastidito e nervoso.
- Sono le sei e mezzo, pigrone – specificò il biondo con superbia, facendo sorridere il moro – Comunque è Thomas – Alex abbassò lo sguardo sullo schermo, fissando il nome dello scrittore. L’espressione dell’altro s’intristì: Thomas, che cosa aveva più di lui? I soldi? Il successo? No, Thomas era diventato indispensabile per Alex, ecco perché il biondo se n’era innamorato. Lucas invece era sempre stato una figura fraterna per il ricciolo. La sera prima, però era riuscito a strappargli un bacio, chissà se poteva tirare un po’ di più la corda? Il moro si alzò dal letto e appoggiò la testa sulla spalla di Alex.
- Perché non rispondi? – gli schioccò poi un bacio tenero sulla guancia – Magari è preoccupato – gli cinse i fianchi con le braccia e il riccio s’irrigidì.
- Sono ancora arrabbiato con lui – in realtà non lo era per niente, ma adorava farlo sentire in colpa e quando provava a farsi perdonare. Poi tanto lo avrebbe rivisto quel pomeriggio.
- Vuoi tornare a letto? – chiese Lucas sciogliendo l’abbraccio e incrociando le braccia.
- Non ho più sonno – il cellulare smise di squillare e Alex dopo averlo posato nella tasca dei jeans, s’incamminò verso la cucina – Ho fame – si voltò e sorrise – Facciamo colazione? – come poteva Lucas dire di no a quel sorriso.
- Certo – gli sorrise anche lui di rimando, avrebbe approfittato di quel momento per parlare. Lo seguì piano fino al tavolo della cucina, intorno a cui si sedettero appena imbandita la tavola per la colazione imminente, uno di fronte all’altro.
- Hai intenzione di tornare subito a casa? – chiese subito Lucas.
- No, se non ti dispiace, credo comunque di no, voglio passare la mattinata con te – lo guardò seriamente – voglio parlare un po’ con te. A Lucas s’illuminarono gli occhi, forse Alex aveva cambiato idea? Forse quel bacio gli aveva fatto capire che amava lui e non Thomas? Una valanga di domande occupò la mente ristretta del moro.
- Quindi starai qui tutta la mattina e poi tornerai a casa? – chiese ancora incredulo.     
- Sì – sorrise Alex un po’ divertito dall’espressione da pesce bollito che aveva assunto il suo amico a quella risposta, doveva prima far chiarezza con lui se poi voleva affrontare sul serio Thomas. Doveva farlo per il bene di tutti.
- Beh incominciamo a parlare, no? – Lucas era esaltato, ignaro di quello che doveva dirgli veramente Alex – Stiamo perdendo tempo –
- Forse è meglio parlarne dopo la colazione – sorrise falso Alex. La protesta del moro però fu interrotta da un nuovo squillo del cellulare del biondino.
- Vado a rispondere – avrebbe anche fatto un patto con il diavolo per uscire da quella cucina in quel preciso istante, la tensione era troppa per sostenerla. Corse quindi in camera di Lucas e rispose al cellulare, era Thomas, lo immaginava.
- Che vuoi? – cercò di assumere un tono freddo e sgarbato. L’emozione nel sentire la voce tranquilla ma triste di Thomas che rispondeva, però lo fece vacillare.
- Disturbo? –
- No – la risposta fu calma. “ Tu non potresti mai disturbarmi” pensò mentre Thomas avanzava un’altra domanda.
- Non ti ho svegliato vero? –
- No – Alex rispondeva a monosillabi, non gli piaceva parlare a telefono.
- Dovrei parlarti – quelle parole, però sorpresero il ricciolo. La voce di Thomas aveva assunto un tono serio e triste. Forse Alex doveva preoccuparsi? – Quando torni? –
- Dopo pranzo – lo informò. Poi accantonò l’orgoglio e il suo sadismo nel voler far sentire in colpa l’altro e lasciò spazio alla preoccupazione – Va tutto bene? –
- Sì, non preoccuparti – sembrava che sorridesse. Che lo avesse giocato per farlo sentire in colpa a sua volta? Stava per rispondergli male, quando lo scrittore aggiunse – Volevo solo sapere se stavi bene e se avevi passato una buona nottata – Alex involontariamente avvampò. Gli piaceva quando Thomas lo ricopriva di attenzioni. Com’era potuto arrabbiarsi con una persona così dolce. Avrebbe voluto dirgli tutte le parole che in due mesi gli aveva nascosto, ma si trattenne ripetendosi in mente una sola frase: “ Aspetta ancora qualche ora”.
- Tornerò il prima possibile – lo rassicurò il biondo. Non aspettò nemmeno la risposta dell’altro – Ora vado, ciao – aggiunse in un sussurro prima di chiudere la chiamata. Dopo aver posato il cellulare sul comodino vicino al letto, si voltò e si trovò davanti Lucas, che lo guardava intensamente.
- Come mai quegli occhi tristi? – gli prese il mento e lo costrinse a guardarlo fisso.
- Non credo che Thomas stia molto bene – sospirò, sottraendosi a quel contatto – Devo dirti una cosa – Lucas sorrise. Poi gli prese una mano e lo fece sedere sul letto vicino a lui.
- Parla pure, ti ascolto – lo guardò quasi divertito. Ad Alex dava sui nervi quell’espressione.
- Per prima cosa prendimi sul serio – lo guardò stizzito. Lucas abbassò subito lo sguardo, diventato ormai triste.
- Scusa – sussurrò poi a sguardo basso.
- Niente – anche la voce di Alex era ridotta a un sussurro. Si schiarì poi la gola e continuò – Senti Lucas, io non voglio ferirti – incominciò. Gli sembrava anche un buon inizio – Come ti ho già detto ieri, io sono innamorato di Thomas. Tu per me sei come un fratello e per quanto ti voglia bene, non potrò mai amarti – ci pensò un attimo poi si corresse subito – Anzi io posso amarti – Lucas alzò lo sguardo che si era riacceso, a quell’affermazione – Però un amore fraterno – Alex si alzò in piedi – Ti prego quindi di trattenerti quando stai vicino a me – si morse la lingua in anticipo per quello che stava per dire – Mettiamo in chiaro le cose, con te non intendo andare oltre quello che è successo ieri sera. Ti prego quindi di controllare i tuoi istinti animali – al moro scappò una risatina – E poi tu non sei già fidanzato? –
- Ero fidanzato – abbassò nuovamente lo sguardo – L’ho lasciata qualche giorno fa. Ero deciso a conquistare te – lo guardò con intensità, costringendolo a scostare lo sguardo da lui.
- Capisco – la sua voce era di nuovo un sussurro – Comunque ora che ci siamo chiariti, io devo andare – la sua affermazione fu lapidaria. Lucas non provò nemmeno a ribattere anche perché non aveva mai visto un Alex così deciso. Sorpreso, lo lasciò andare senza ulteriori discussioni. Prima di uscire di casa Alex si voltò, gli fece l’occhiolino e lo guardò sillabare un “grazie”. Poi si chiuse la porta alle spalle.
 
Will era arrivato puntuale, un’ora esatta dopo la telefonata. Quest’ultimo aveva la stessa età dello scrittore, anche perché i due erano stati compagni al liceo. Si conoscevano da tanto e Thomas si fidava di lui. Will era diventato il miglior confidente dello scrittore, forse anche grazie alla sua carriera di psicologo. Thomas lo fece accomodare in biblioteca e li cominciarono a discutere. Iniziarono parlando di lavoro. Lo psicologo si complimentò per il nuovo libro, disse che lo aveva trovato di suo gradimento e che, come avevano detto tutti i critici, era il capolavoro dell’anno, il miglior libro che potesse essere pubblicato, per il momento. Presero un caffè, servito da Olga e continuarono a ridere e scherzare per un po’ di tempo. Quando però Will si ricordò il perché fosse andato così presto da Thomas, prese nuovamente parola.
- Di che volevi parlarmi? – l’uomo si fece serio.
- Di Alex – ammise lui dopo un po’ di riflessione mentale. Doveva parlargli dei suoi problemi amorosi, è vero, ma forse era meglio partire da Alex.
- Chi sarebbe? – Will sembrò un po’ sorpreso.
- E’ un ragazzino, di cui mi prendo cura – sorrise timidamente. L’altro non lo aveva mai visto fare una cosa del genere – Sono il suo tutore e sono molto affezionato a lui – era meglio andare per gradi.
- Affezionato in che modo Thomas? – come sempre Will aveva capito tutto. Quell’uomo non si lasciava sfuggire nulla.
- All’inizio gli volevo solo un bene fraterno. Ora però incomincio a dubitare dei miei gusti sessuali, anzi sono certo che questo ragazzo mi piace, molto – lo aveva detto tutto d’un fiato e si sentiva più leggero.
- Vuoi dire che te ne stai innamorando? –
- Innamorando è un termine grosso che non si addice a me – ironizzò lo scrittore.
- Non fare lo stupido – lo ammonì subito l’altro – Che cosa provi per lui? –
- Ultimamente se mi sta vicino, la pancia si riempie di farfalle e mi scalda il cuore con i suoi sorrisi – chiuse gli occhi per immaginare le sensazioni – Mi tremano le gambe quando lo vedo e m’ispira tanta tenerezza quando dorme. Inoltre appena sveglio, ha un’aria da volpino sperduto che è irresistibile – provò a immaginarselo un’ultima volta – Ultimamente sono anche geloso si ogni essere che gli si avvicina – Will scoppiò a ridere – Perché quelle risate ?- chiese Thomas pensando che lo stesse prendendo in giro. Va bene che si comportava come un’adolescente, ma arrivare a ridere di lui.
- Caro mio, ne sei proprio innamorato cotto –lo apostrofò lo psicologo. Thomas perse un battito. Sì, lo aveva capito da un po’ di tempo, però sentirselo dire era un’altra cosa.
- Secondo te sono un caso perso? –
- In che senso scusa? – Will aggrottò la fronte.
- Inteso come: posso riuscire ancora a non innamorarmene troppo, oppure lo sono già tanto? –
- Non capisco questa tua preoccupazione – l’altro scosse la testa – Cioè se ti piace così tanto, perché non dirglielo –
- Ho paura della sua reazione – sospirò – Non voglio che mi prenda male, se i suoi gusti non corrispondono ai miei –
- Da quando ti fai tutti questi problemi, Thomas? – lo schernì scherzosamente l’altro – Con nessuna donna hai mai avuto problemi nel parlare, perché proprio con questo ragazzino ti devi prendere tante brighe –
- Con lui è diverso – alzò l’indice – Primo, non ho mai condiviso la casa con nessuna delle mie precedenti donne – fu poi la volta del medio – Secondo, Alex non è una donna. E’ un ragazzo, parecchio sensibile, che non mi va di fare soffrire –
- Intendi per quel tuo piccolo problemino? – precisò Will.
- Sì, sai bene che con le donne io non riesco a lasciarmi andare più di tanto. E’ vero che ne ho avute tante, ma solo con la zia di Alex sono riuscito a essere veramente me stesso. Con questo ragazzo sento le stesse cose, se non di più –
- Proprio per questo motivo, buttati – Will si alzò dalla sedia. I rintocchi della campana erano dodici, precisi – E’ già ora di pranzo, mia moglie mi stara cercando – ironizzò – Se non corro a casa, mi uccide – già Will si era sposato due anni prima, e sua moglie era anche gravida.
- Ve bene, allora grazie della chiacchierata e dei consigli, cercherò di seguirli alla lettera – i due si strinsero saldamente la mano.
- Ci si vede Thomas – aprì la porta – Coraggio, buttati e vedrai che sarai più felice – sorrise e si chiuse la porta blindata alle spalle. Thomas si stese sul divano. La sua felicità sarebbe arrivata dopo pranzo, forse. Prima però avrebbe dovuto dire ad Alex che gli aveva mentito.
 
Alex si avviò lentamente verso casa. Camminava lentamente per le strade, aveva rinunciato a prendere l’autobus. Preferiva camminare, almeno avrebbe preso più tempo per pensare e per organizzarsi un discorso di senso compiuto. Almeno non avrebbe fatto la figura dell’idiota che provava a chiedere scusa senza nemmeno sapere il perché lo stava facendo. Mangiò un panino al volo comprato in una rosticceria. Sinceramente però non aveva molta fame, ma se non avesse mangiato sicuramente Thomas, si sarebbe preoccupato, non che la cosa gli desse più di tanto fastidio anzi, però non voleva che lo facesse.
“ Devo assolutamente dirgli che mi sono innamorato di lui” sospirò mentre tirava un calcio a una lattina di birra vuota, per la strada “Non riuscirò mai a sostenere il suo sguardo” tirò un secondo sospiro, questa volta più lungo del primo “E se non gli piacessero i maschi?” alzò le sopracciglia “Cioè non è detto che il mio amore sia corrisposto, devo pensare anche a questo” il terzo sospiro fece spegnere anche i suoi pensieri. Continuò quindi a camminare, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni. Lì trovò, oltre al cellulare, un bigliettino di carta. Si fermò e dopo averlo estratto dalla tasca, cominciò a leggerlo: - Buona fortuna con Thomas -
 Era stato Lucas a scriverlo. Forse glie lo aveva messo nella tasca prima che se ne andasse, mentre parlava a telefono. Dopotutto aveva dato le spalle alla porta per tutta la durata della chiamata e la sedia con i vestiti era proprio lì vicino. Alex sorrise, gli faceva piacere avere un augurio da qualcuno. Con quella sicurezza in più cominciò a camminare a passo svelto: prima arrivava a casa, prima riusciva a esprimere quello che provava per Thomas al diretto interessato e prima si sentiva meglio, indipendentemente dalla risposta.
Quando entrò in casa, Alex trovò Thomas nella biblioteca. Stava leggendo e non lo aveva ne visto, ne sentito entrare. Era troppo concentrato nella lettura. Lui corse in camera, cercando di non farsi scoprire. Posò la tracolla e prese qualche vestito pulito, poi si chiuse nel bagno. Lì si cambiò e si diede una rinfrescata. Si tolse la matita nera da sotto gli occhi: Thomas una volta gli aveva detto che stava infinitamente meglio senza. Poi uscito dal bagno, si diresse a passo lento in biblioteca. Gli si avvicinò silenziosamente e lesse mentalmente il titolo del libro “Amleto”. Avrebbe voluto strozzarlo, era la milionesima volta lo leggeva.
- Ogni tanto potresti anche cambiare lettura – Thomas sobbalzò. Poi guardò il ragazzo con gli occhi che luccicavano. Poggiò il libro sul tavolo, si alzò e lo abbraccio.
- Dio santo, mi sono preoccupato tantissimo – sciolse l’abbraccio subito dopo queste parole beccandosi un mugolio di dissenso da parte di Alex – Stai bene? Hai mangiato? – si preoccupò subito dopo.
- Sì Thomas – il ragazzo mise il broncio – Ti devo parlare –
- Anch’io – esclamò Thomas.
- Scusami, ti ho mentito – dissero all’unisono dopo un respiro.
- Mi hai mentito? – chiese stranito Alex.
- Sì, sulla storia della lettera – Alex lo guardò un po’ torvo - Siediti, ti racconto tutto -
Thomas gli raccontò tutto. Della lettera obbrobriosa scritta da Debby, della sua telefonata e dell’aiuto che aveva dato alla ragazza. Gli aveva detto che la lettera che aveva strappato, l’aveva scritta lui e non Debby. Inoltre quando la ragazza era tornata per sapere come l’aveva presa il ragazzo, lui l’aveva cacciata.
- Thomas sei… - Alex strinse i pugni fino a far diventare bianche le nocche – Perché lo hai fatto? Perché non sei stato al tuo posto? -
- Io… - la sua mente mandava suggerimenti “ Digli che lo hai fatto per gelosia. Che non puoi vivere senza di lui. Che lo ami”
- Tu ultimamente non hai mai una risposta – si alzò in piedi, cercando di trattenersi dall’urlare – Buona notte – Thomas gettò uno sguardo al Rolex sul suo polso.
- Alex sono solo le sei – lo rincorse e lo fermò per un braccio – Dove vai? –
- A dormire – fu la lapidaria risposta. Thomas allentò la presa, continuando però a trattenerlo – Lasciami! – gridò il biondo.
- No, mi devi parlare anche tu, non è così? – lo costrinse a voltarsi. Si ritrovarono faccia a faccia. Thomas avrebbe potuto benissimo allungare un po’ il collo e baciarlo. Si trattenne e si limitò a guardarlo intensamente.
- Mi è passata la voglia di discutere con te – cercava in tutti i modi di non arrossire e di sembrare freddo. Non ci riuscì nemmeno un po’. Avvampò quando Thomas si avvicinò ancora di più e le gambe cominciarono a tremargli.
- Perdonami, ti prego – gli soffiò sulle labbra l’altro. Alex puntò lo sguardo nei suoi occhi verdi, tristi. Gli venne quasi voglia di svenire tra le sue braccia. L’attimo di debolezza però passò prima del previsto.
- No – e con uno strattone si libero della presa, ormai debole di Thomas. Poi si chiuse in camera da letto, lasciando, come succedeva spesso, lo scrittore senza parole, immobile in un punto della stanza. Quest’ultimo si rifugiò nella biblioteca e continuò a leggere, scaricando la frustrazione. Quando fu l’ora adatta, cenò solo, in religioso silenzio. Fu Olga, tra una portata e l’altra, a rompere il silenzio.
- Ha litigato con Alex? – Thomas alzò lo sguardo sulla donna.
- Sì – la sua voce era roca, quasi volesse piangere.
- Che cosa è successo? – poi ci pensò su – Se posso permettermi –
- Sì, Olga – sospirò – Siediti – la donna, un po’ sorpresa da quella gentilezza improvvisa, eseguì.
- Vedi, è successo tutto per colpa mia – si massaggiò il setto nasale – Non dovevo impicciarmi negli affari suoi –
- Lei prova dei sentimenti forti per quel ragazzo? – la domanda sorprese Thomas. Possibile che si vedesse tanto che era attratto, anzi innamorato, di Alex?
- Sì – un’altra flebile risposta – Se mi sono impicciato, è perché gli voglio bene e perché sono geloso – Olga sorrise. Secondo Thomas riusciva a leggergli nella mente.
- Forse se lei gli dicesse queste cose, magari Alex la perdonerebbe subito – Thomas ebbe l’illuminazione. Scattò in piedi e schioccò un bacio sulla guancia morbida della donna.
- Grazie Olga – la donna sorrise sorpresa come unica risposta. Lo scrittore, invece, si fiondò fuori dalla sala da pranzo e percorse a passo svelto tutto il salone, arrivando così di fronte alla porta di camera sua, dove stava, probabilmente, dormendo Alex. Aprì piano la porta e lo trovò a pancia all’aria, che dormiva profondamente. Lo guardò, era bellissimo, almeno per lui. Si sedette a lato del letto. Di certo non voleva svegliarlo. Si accinse a dargli il solito bacio sulla fronte, quando si fermò. I loro visi erano così vicini, proprio com’era successo poche ore prima. Il volto di Thomas si avvicinò sempre di più a quello di Alex. Lo scrittore lentamente unì le sue labbra a quelle del biondino.
“ Sono calde” costatò Thomas. Quello fu un bacio soffice, a stampo, di certo non poteva andare oltre. Si accontentò di quello. Stette a contatto con le labbra di Alex per un po’ e quando si staccò gli sfiorò la guancia con il pollice.
- Buona notte piccolino – sussurrò prima di alzarsi e uscire dalla stanza.          
 
 
 
 

"Perdono!
Se quel che è fatto è fatto
Io però chiedo… scusa
Regalami un sorriso
Io ti porgo una… rosa”
 
 
 
 

 

 
 
 
 




 
 
Capitolo concluso, gente… Spero vi sia piaciuto molto… Finalmente succede qualcosa!!!!!!!!!
Per le strofe scritte alla fine, per chi non la conoscesse, appartengono alla canzone “Perdono” ( che fantasia) di Tiziano Ferro… ( credo però che la conosciate tutti)Scusate ma non resistevo a inserirle...^^
Spero di riuscire a aggiornare presto… mi devo dedicare ai compiti XD ( Se come no.. l’unico mio compito è uscire con il mio ragazzo XD XD scherzo)       
A presto!!! XD BYE
P.S. Buon anno a tutti!       
    
 
 
Angolo risposte =) :
 
DeathKid Sai che mi hai fatto dannare… credevo non volessi più commentare =( Invece eccoti qui XD Carissima… Auguri di buon anno per prima cosa…
Secondo… ti ripeto tranquillamente che le tue recensioni, con eventuali critiche e correzioni, sono sempre ben accette…
Thomas secondo me avrà una crisi di nervi….!!!! XD Scherzo logicamente…. Quell’uomo trova sempre soluzioni a tutto…. XP
Povero Alex, capiscilo, è anche lui geloso… di Caterina e delle altre donne che girano intorno a Thomas…
Lucas per il momento si accontenta… Speriamo XD
A presto mia cara… =) Al prossimo capitolo Baci !!
Risposta al Ps 2 :  Sì, ma ( quando mi deciderò ad aggiornare) scoprirai chi ( sempre che tu non lo sappia già…)
 
 yuki_chan Bene sono veramente felice che tu mi faccia tutti questi complimenti ( che non mi merito) Non sono poi così bravo… Grazie per aver messo la storia tra le preferite…
Ecco, siccome hai detto che ho caratterizzato bene i personaggi  XD Dimmi, qual è il tuo preferito? ( mi piace interagire con i lettori XD)
Ti lascio con questa domanda e ti auguro buon anno!!! Bye
 
 YUKO CHAN Si la gelosia ti fa diventare pazzo… ( mi viene in mente il moulinrouge)  ^^ Ora Thomas però ha capito che è innamorato di Alex… Entrambi provano la stessa cosa… XD  Solo che sono deficienti e non sanno esprimersi!!! Comunque scusa lo sfogo XD Torniamo a noi … Il bacio tra Lucky e Alex è triste… sì molto… ma era quello il mio intento.. mettere un po’ di amarezza… ecco più che triste, il bacio, è amaro… molto amaro.. Per la lora amicizia non ti assicuro nulla… XD Non sono sicuro continuerà come prima….  
Buon anno… al prossimo capitolo …
BACi =)
 
 Achi13 Wow… non c’è che dire… Anzi forse si ho da dire qualcosa… Non sono così bravo… Scrivere mi viene naturale… meglio di mangiare e bere… XD Sinceramente vorrei farne la mia professione… Sarebbe un bel traguardo…
Comunque Ti auguro buon Anno e non ti preoccupare continuerò… e sperò che tu continuerai a commentare… ( ogni tanto XD )
BYE …. A presto!!
 
Lorelei95 Grazie dei complimenti… a me sinceramente le storie yaoi che toccano troppo l’inverosimile non piacciono… Sarò strano io però mi piace la realtà delle cose… Sarà perché io alcune cose che scrivo le vivo, però non so… Mi piace rimanere realisti…
Thomas troverà un modo per farsi perdonare, però è ancora presto ( mi devo divertire un altro po’)
Buon anno e al prossimo capitolo…. Bye … ^^
 
 Haciko91 Siccome il precedente ti è piaciuto molto… spero ch anche questo ti sia piaciuto tanto…
Ho mantenuto la promessa hai visto? Prima di Capodanno XD
I due in questione non hanno fatto pace… non del tutto almeno… XD A presto…
Baci baci XD
 
 
   

 

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Capitolo 11
*** - Capitolo 10: Gara di ballo - ***


    
 
 
                                                                    - Capitolo 10: Gara di ballo -
 









 Alex si alzò a sedere sul letto, infastidito dal suono del suo cellulare che suonava: la sveglia. Si alzò in piedi la testa gli girava. Quella notte aveva fatto un sogno strano. Più di un sogno gli sembrava la vivida realtà. Aveva sognato Thomas che lo baciava, un contatto di pochi secondi, caldo e umido. Dolce. Sulle labbra sentiva come uno strano formicolio. Le sentiva calde e bagnate, come se il bacio lo avesse ricevuto veramente. Il biondino si lascio cadere sul letto, era così stanco di nascondere i suoi sentimenti e di accontentarsi di sogni che lo ritraevano in un quadretto felice con Thomas. Soprattutto era stanco del suo carattere così strano, il giorno prima era arrabbiato e quello dopo felice come una pasqua. Sbuffò e si rialzò, dirigendosi in bagno. Lì si guardò allo specchio e si sciacquò la faccia e si passò la matita nera sotto gli occhi. La sera prima l’aveva tolta e forse era per questo motivo che non era riuscito a concludere nulla con lo scrittore. D'altronde quella matita lo aveva sempre fatto sentire protetto dalla madre, anche se lei non c’era più ormai. Dopo una rinfrescata lenta e goduta, in cui pensò come e quando perdonare Thomas, cosa che in verità aveva già fatto ma che non voleva ammettere, si diresse verso la sala da pranzo. Nella sala non c’era nessuno. Era solo.
“ Strano” pensò “ Thomas non ha dormito con me, non era sul divano e non è qui” addentò un pezzo di pane e marmellata “ Che sia nel suo studio?” si alzò e fece per uscire dalla sala da pranzo ma la voce acuta e un po’ rauca di Olga lo fermò.

- Dove credi di andare tu? – Alex si voltò sorridente, cercando di nascondere la tristezza. Olga di rimando mise le mani sui fianchi contrariata ma felice allo stesso tempo.
- Da Thomas – era la verità, se lo avesse trovato sveglio, magari sarebbe riuscito a perdonarlo apertamente e a confessargli i suoi sentimenti.
- Avete fatto pace alla fine? – Olga sorrise felice. Cosa ne sapeva lei del loro litigio? Che Thomas le avesse detto qualcosa
-In che senso scusa? – chiese un po’ sorpreso il ragazzino. Lei alzò un sopracciglio.
- Ieri sera io e il signor Rey abbiamo parlato un po’ e lui mi ha confessato che era seriamente dispiaciuto per averti fatto minimamente soffrire – Alex si sedette nuovamente per ascoltare e lasciò che anche la donna si accomodasse su una sedia – In fondo lui vuole solo proteggerti Alex e ieri sera era deciso a dirti tutto questo – il ricciolo non capiva.
- Io ieri sera stavo già dormendo – spiegò il ragazzo.
- Strano perché il signor Rey quando è uscito dalla vostra camera, aveva un’espressione più serena di quando vi è entrato – la donna sorrise – Ho pensato quindi che voi aveste fatto pace –
- Con me lui non ha parlato, perché, ripeto, io dormivo – prese un altro pezzo di pane e ci spalmò sopra il burro – E poi se deve solo chiedermi scusa, può anche risparmiarselo – il suo tono aveva assunto una nota di superbia.
- Perché lo tratti in questo modo? – costatò Olga – Insomma lui ti vuole veramente bene, solo che le sue idee, se non sono per i suoi libri, sono limitate – Alex rise di gusto, prendere in giro Thomas lo rendeva un po’ allegro.
- Il fatto è che io l’ho già perdonato, anzi non sono mai stato arrabbiato con lui -  spiegò poi.
- Allora perché non glie lo dici – lo incalzò la donna – Su forza. Ieri sera, dopo essere uscito dalla vostra camera, si è rifugiato nel suo studio con uno sguardo sereno e un sorriso stampato sul volto – Alex a stento tratteneva le risate mentre immaginava lo scrittore con un sorriso ebete stampato sul volto che si aggirava per la casa come un’anima in pena. Il ragazzo quindi si alzò dalla sedia e fece per uscire dalla sala da pranzo tutto felice e rinvigorito dalle parole della governante, quando la voce della donna lo richiamò all’attenzione un’ultima volta – Alex, tu lo ami, vero? – più che una domanda sembrava un’affermazione. Il ragazzo avvampò. Olga lo aveva scoperto. Il biondino non seppe che rispondere, stava cominciando a cedere però.
 – Sì – ammise flebilmente dopo un minuto buono di silenzio. Aveva paura che lo venisse a sapere Thomas, o peggio ancora: altre persone al di fuori di quella casa. Escludendo Lucas logicamente, che già sapeva tutto. La donna dopo uno sguardo accurato, sembrò leggergli nella mente.
- Non ti preoccupare questo sarà il nostro piccolo segreto – lo rassicurò subito dopo. Alex le sorrise, sforzandosi di fidarsi di lei. Poi uscì velocemente, prima che Olga potesse fare altre domande o affermazioni, a cui lui non avrebbe retto. Mentre si dirigeva verso lo studio di Thomas, gli venne in mente la gara di ballo, si era praticamente dimenticato che aveva tutti i pomeriggi le prove. Corse subito in camera da letto e prese un pezzo di carta su cui scrivere, doveva avvisare Thomas che quel giorno non avrebbero pranzato insieme e che sarebbe tornato solo la sera. Quando scrisse tutto il necessario per far sapere allo scrittore con chi era e dove andava nel pomeriggio, si avviò nuovamente verso lo studio. Aprì la porta lentamente e silenziosamente sgattaiolò dentro, in modo che se Thomas stesse dormendo, non lo avrebbe svegliato. Aveva proprio visto giusto, l’uomo ronfava con la testa poggiata sulla scrivania, le braccia a fargli da cuscino. La giacca dello smoking era appesa allo schienale della sedia. Alex gli carezzò i capelli. La sua espressione era serena, anche se manteneva sempre una ruga di tristezza. Ritrasse la mano e guardò il computer: era ancora acceso, solo il monitor si era spento. La curiosità era veramente forte ma Alex riuscì a tenerla a freno. Lasciò il bigliettino di carta sulla scrivania e prima di uscire coprì Thomas mettendogli la giacca dello smoking sulle spalle. I suoi muscoli erano tesi. Chissà che stava sognando? Con questo pensiero che gli martellava la testa, il ricciolo uscì da casa stranamente in anticipo, per una volta.
 
Thomas si svegliò con una sensazione di calore sulle spalle e con il rumore dell’aspirapolvere che gli martellava le orecchie. La testa gli faceva male a causa della lunga permanenza notturna davanti al computer. Si massaggiò le tempie e poi si alzò. Scoprì subito, con la caduta di quello che aveva sulle spalle in terra, che la sensazione di calore era prodotta dalla giacca dello smoking. Lui però non si era coperto prima di addormentarsi. Che fosse stato Alex? Ci sperava. Almeno quel gesto dimostrava che ci teneva a lui. La raccolse e la gettò svogliatamente sulla sedia. Poi si avviò al bagno, per farsi la solita doccia mattutina e perdersi quindi nei suoi pensieri. Lì si preparò una bella vasca di acqua calda e ci s’immerse. Reclinò la testa all’indietro e ascoltò il silenzio. L’assenza di rumore lo rilassava, lo faceva sentire libero. Respirò a pieni polmoni il vapore che saliva dall’acqua bollente che sapeva di menta. Chiuse gli occhi e la sua mente corse alla sera prima. Alle sue labbra che si poggiavano su quelle di Alex. A quel bacio rubato così, senza motivo, senza una spiegazione logica. Thomas si passò una mano bagnata sul viso.
“ Le sue labbra erano così calde e invitanti” cercò una scusa mentalmente “ No il problema vero è che lo amo e ormai non posso farci più nulla” si arrese prima di immergere la testa sott’acqua “ Devo assolutamente dirgli quello che provo per lui, magari quando torna da scuola” si alzò dalla vasca e si asciugò lentamente continuando a pensare ad Alex. Quel ragazzo ormai occupava la sua mente ventiquattrore su ventiquattro. Era il suo chiodo fisso. Dopo essersi vestito Thomas fece una veloce colazione per poi tornare a lavoro. Quando entrò nel suo studio, intercettò subito un bigliettino sulla sua scrivania. Lo lesse velocemente nella sua mente.
“ Thomas oggi non torno a pranzo scusa. Ho le prove per una gara di ballo. Non preoccuparti sono con Lucas. A stasera” lo appallottolò dopo averlo finito di leggere e lo gettò nel cestino al suo fianco. Certo secondo lui doveva rimanere tranquillo. Thomas rodeva di gelosia. Gli dava fastidio solo sentire il nome di quel ragazzo.
- Con Lucas … - sussurrò a denti stretti. Si gettò sulla sedia e si tenne la testa tra le mani, le dita scivolarono tra i capelli stringendoli per la rabbia – Ora capisco, è di lui che è innamorato – un altro mormorio. Come si era ridotto male. Anzi, com’era riuscito a ridurlo Alex. Lo faceva persino parlare da solo. Guardò l’ora sul suo Rolex, erano appena le dieci del mattino. Magari avrebbe prima scaricato la rabbia, la frustrazione e la gelosia scrivendo e poi avrebbe chiamato Alex, per sapere almeno se aveva mangiato e se era arrivato al luogo delle prove. A proposito, chissà dove si tenevano? E se fosse stata una zona poco sicura? Appena avrebbe chiamato il ragazzo, glie lo avrebbe chiesto. Con tutte quelle preoccupazioni che gli martellavano la testa e, soprattutto, il cuore, inforcò gli occhiali sul naso e cominciò a scrivere.
 
Finalmente si mangiava. Alex addentò il suo panino famelicamente, come se non mangiasse da secoli. Lucas, di fronte a lui, lo guardò con tenerezza: il biondino quando era affamato era ancora più carino. Poi cercò di mettere da parte i suoi pensieri, anche quelli poco casti, che stava facendo sul suo amico e cominciò a mangiare a sua volta.
- Allora, sei riuscito a confessare i tuoi sentimenti a Thomas? – il moro ruppe il silenzio.
- In verità abbiamo litigato di nuovo – Alex rispose a bocca piena, ma la sua espressione sembrava triste.
- Colpa tua o colpa sua? – lo incalzò l’altro.
- Sua! – rispose di getto il ricciolo. Poi ci pensò un attimo – Di entrambi – ammise dopo aver ingoiato.
- Che cos’è successo? – Lucas voleva sapere. Magari scoprendo più cose, avrebbe anche capito perché Alex preferiva Thomas a lui. Il riccio a quella domanda si lasciò andare, sfogandosi come non faceva da giorni. Gli raccontò della lettera ricevuta da Debby, che poi alla fine si era scoperto che era stata scritta da Thomas. Gli spiegò la gelosia che provava per ogni minima persona ronzasse intorno allo scrittore. Gli raccontò dell’amore forte che non riusciva a gestire. E infine gli raccontò il sogno che aveva fatto la notte prima. Quel bacio che sembrava così vero, così raggiungibile. Un contatto di pochi secondi che gli aveva procurato un formicolio sulle labbra, una fitta al cuore, ma non di dolore, di felicità e di stupore. Lucas lo ascoltò con un sorriso triste stampato sulle labbra, un sorriso di cui Alex non sembrava nemmeno accorgersi, anche perché continuava imperterrito a parlare del “suo” Thomas.
- Lui si è scusato con te? – chiese il moro interrompendolo.
- Sì, troppe volte – sospirò.
- E tu lo hai perdonato? –
- Non proprio – Lucas si preoccupò della risposta un po’ vaga.
- In che senso scusa? –
- Gli ho urlato contro e mi sono chiuso in camera da letto, senza cenare – confessò lui. Lucas lo guardò divertito, contagiando anche Alex con il suo sorriso.
- Posso chiederti una cosa? – cambiò poi discorso il moro.
- Certo! – esclamò felice l’altro.
- Quando tu ed io ci siamo baciati – Lucas prese un bel respiro. Alex sapeva cosa stava per dire, ma non lo interruppe – Beh ecco vedi, mi chiedevo se tu avessi provato lo stesso formicolio appena dopo il nostro contatto – Alex sospirò.
- Vedi Lucky – ormai quel soprannome serviva a rassicurarlo – Io non provo per te quello che sento per Thomas e quindi non proverò mai le stesse sensazioni che ho con lui, anche in un sogno – il moro abbassò lo sguardo. Alex lo guardò con tenerezza, gli dispiaceva un sacco farlo soffrire, ma in fondo era l’unico modo per fargli capire che non lo avrebbe mai amato, non come Thomas. Il pranzo continuò in assoluto silenzio. Lucas aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, magari di fargli qualche domanda cui non andava di rispondere. Alex invece era immerso nei ricordi del sogno che aveva fatto la sera prima: sarebbe stato bello se Thomas lo avesse baciato veramente. Fu lo squillare del suo cellulare che interruppe il silenzio calato. Alex fissò lo schermo con poca voglia. “Thomas” lesse mentalmente. Chissà perché ogni volta che lo pensava, lui lo chiamava magicamente. Sembrava che tra i due ci fosse un contatto mentale. Alex rispose con un “ciao” euforico.
- Come mai tutta questa felicità? – la voce di Thomas sembrava triste.
- Nulla – Alex si preoccupò – E’ successo qualcosa? –
- Perché lo chiedi? – la voce dello scrittore assunse un tono speranzoso.
- Perché mi preoccupo di te, zuccone - “E perché ti amo”si limitò solo al pensiero. Poi però aggiunse – E perché avevi la voce triste –
- Ti preoccupi per me? – Thomas sembrava sorpreso.
- Certo – il biondino poi pensò alla scenata che aveva fatto a Thomas il pomeriggio prima – Guarda che ti voglio bene, anche se a volte litighiamo – quelle parole gli erano uscite da bocca senza volere. Thomas era rimasto muto, senza ribattere. Strano ma vero. Lo scrittore più famoso del momento, ammutolito da una dichiarazione d’affetto di un ragazzino – Come mai eri triste? – aggiunse infine il biondino per spezzare la tensione.
- Perché ho letto il tuo bigliettino – Alex perse un battito. Che si fosse offeso? – E perché mi manchi – il ragazzo finì con l’avvampare, facendo ridere di gusto il moro di fronte a lui. Alex lo guardò male facendolo zittire: non sopportava quando si rideva di lui.
- Scusa, adesso devo andare – cercò di chiudere lì la conversazione che sicuramente lo avrebbe fatto cedere in poco tempo – Ci vediamo stasera – tagliò corto e chiuse la chiamata senza aspettare la risposta. Riprese a mangiare il resto del panino ma fu interrotto dopo solo un morso da Lucas.
- Era Thomas? –
- Già – non voleva parlare con lui di quello che si erano detti, anche se dal suo rossore ancora presente sulle guance, si poteva intuire tranquillamente.
- Che cosa ha detto? – insistette il moro.
- Che non devo fare tardi – mentì l’altro – Piuttosto, perché vieni anche tu al ritrovo?- non ci aveva ancora pensavo.
- Per giocare un po’ a basket e per guardarti ballare – la sua espressione sorridente faceva paura al biondino – Sai sei sexy quando ti muovi a passo di danza – ecco il perché delle sue paure.
- Sai che questo panino è proprio buono – Alex cercò subito di sviare il discorso prima che Lucas potesse andare troppo oltre con i complimenti. Il pranzo tornò al suo religioso silenzio. Alex invece continuò a pensare a Thomas. Anzi, a quello che gli aveva detto. “Mi manchi” due parole che gli rimbombavano nella mente, dette sempre con il tono triste e rassegnato che aveva lo scrittore nel momento in cui gli erano scappate di bocca. Con questo pensiero che gli ronzava in testa, affrontò il duro pomeriggio: le prove per la gara e tutti gli esercizi per il riscaldamento. Quell’affermazione lo fece distrarre più volte, arrivando a sbagliare anche alcuni passi. Inoltre non riusciva più a sostenere nella sua testa la scena che aveva sognato la notte prima.
 
Thomas era steso sul divano. Le mani nelle tasche della felpa bianca che indossava stringevano il cellulare. Che stupido era stato, aveva chiamato Alex e non gli aveva nemmeno chiesto dove si svolgevano le prove della gara di ballo. Che razza d’idiota. Era bastata la voce del biondino per farlo andare in confusione. Inutile dire che sembrava quasi che i ruoli si fossero invertiti, Alex l’uomo e Thomas l’adolescente. Chissà se anche il ragazzino aveva dei dubbi e delle incertezze tipiche della sua età.
“Quando diamine torna a casa ?”erano minuti che Thomas si torturava con questa domanda. Erano solo le quattro del pomeriggio, chissà quanto avrebbe dovuto aspettare ancora? Si passò una mano sul viso. Di chiamarlo non se ne parlava proprio. Non voleva fare la parte di quello che assillava. Doveva solo aspettare ma soprattutto doveva rimanere tranquillo.
“Ha detto che mi vuole bene”ripensò alla loro chiacchierata telefonica. Alex sembrava più tranquillo quando stava lontano da lui, meno nervoso e più naturale. Forse solo perché stava con Lucas.
- Lucas… - mormorò flebilmente – Solo se sta con lui, riesce a essere allegro – stava di nuovo parlando da solo. Si alzò a sedere e si massaggiò il setto nasale. Poi si alzò e si diresse nel suo studio. Scrivere lo faceva insolitamente calmare. Inoltre accese la musica e si mise un paio di cuffie per non disturbare nessuno, volendo alzare il volume al massimo.
 
Alex era distrutto, sia mentalmente sia fisicamente. Non volendo inoltre scomodare nessuno in casa, aprì con il suo mazzo di chiavi: un doppione delle originali che Thomas aveva fatto duplicare solo per lui. Già, quante cose aveva fatto lo scrittore per lui e in cambio Alex gli urlava sempre contro, oppure se la prendeva per delle stupidaggini, tenendogli il muso per giorni interi.
“ Basta, è il momento di crescere e affrontare i miei sentimenti per Thomas” si ripeté mentalmente mentre posava la tracolla nella camera da letto e  prendeva dei vestiti per cambiarsi dopo la doccia che voleva fare. Di Thomas non aveva visto nemmeno l’ombra, che fosse uscito con qualche sua spasimante? Solo a pensarci gli saliva il sangue al cervello. Corse subito in bagno, aveva bisogno di lavarsi, anche perché puzzava come una capra. Dopo essersi fatto un bagno caldo e rilassante, fece un giro per la casa, voleva assolutamente trovare quello zuccone dello scrittore, aveva bisogno di parlargli e di stare un po’ vicino a lui. Dopo un giro accurato della casa e delle stanze, gli rimase solo lo studio da controllare. Entrò lentamente e attento a non far rumore. Non si era sbagliato, Thomas era davanti al computer, aveva le cuffiette con la musica accesa. Alex gli poggiò le mani sulle spalle. Come quella mattina i muscoli erano tesi come una corda di violino. Lo scrittore sobbalzò di spavento a quel contatto. Si voltò di scatto e quando incontrò gli occhi sorridenti e felici del biondino, gli sorrise.
- Quando sei tornato? – Thomas tornò a fissare il monitor, spegnendolo insieme al computer.               
- Poco fa – Alex cominciò a massaggiargli le spalle. Thomas mugolò di piacere, probabilmente ne aveva proprio bisogno. Poi a un tratto s’irrigidì.
- A proposito, dove si svolge la gara? – era una domanda un po’ insolito.
- Al ritrovo – e la risposta fu semplice.
- Questo lo avevo capito – Thomas si stava innervosendo – Dove si trova questo posto? – chiese rimanendo però calmo. Alex gli diede una rapida serie d’indicazioni per raggiungerlo.
- Come mai queste domande? – una lampadina poi gli illuminò i pensieri – Vuoi per caso venirmi a vedere ballare? – era leggermente esaltato alla sola idea. Gli avrebbe fatto sicuramente piacere.
- Che giorno? – chiese subito curioso.
- Giovedì pomeriggio –
- Non posso – mentì Thomas. Non voleva dargli la soddisfazione di dipendere da lui. Non ancora almeno. La risposta così lapidaria ferì Alex. Il ragazzo lasciò la presa sulle spalle dello scrittore e indietreggiò leggermente. Aspetto che l’altro si alzasse e che lo guardasse per parlare.
- Che cosa devi fare di così importante ? – chiese stizzito il biondino.
- Cose che non posso dirti – continuò a mentire il più grande. Thomas continuò a reggere lo sguardo divertito del ragazzino. Poi gli si avvicinò e gli arruffò i capelli prima di uscire dalla stanza. Alex lo seguì e, in salotto, lo bloccò per un polso.
- Non avevi detto oggi che ti mancavo? – chiese con strafottenza.
- Non ci credi? – Thomas sorresse il suo sguardo con tristezza.
- No! – rispose lapidario. Thomas strattonò il braccio e lo tirò a se. Con la mano libera gli prese il mento e avvicino il viso di Alex al suo. Gli venne la tentazione di baciarlo lì, su due piedi e dirli soprattutto che lo amava da morire.  
- Mi manchi tuttora – sussurrò nell’orecchio destro del ragazzo – Nel senso che non ti riconosco più – lo lasciò. Il biondino prese la dovuta distanza per non cedere alla passione che gli sussurrava nella testa di prendere l’iniziativa e dirgli “ti amo”. Un gesto però che Thomas interpretò come un rifiuto – D’altronde non riconosco nemmeno più me stesso – detto questo, si girò e si chiuse in bagno. Quando fu il momento di cenare, i due non scambiarono una parola. Alex era troppo impegnato a pensare alle parole che gli aveva detto poco prima lo scrittore.
“In che senso non mi riconosce più?” ebbe però paura di fargli questa domanda. Provava anche un po’ d’imbarazzo per il gesto di Thomas: insomma lo aveva tirato a se ed erano così vicini. Perché lo aveva fatto? Forse aveva capito che Alex gli moriva dietro? Questi pensieri martellavano la testa del biondino e gli procurarono una forte emicrania. Quando ebbe finito di mangiare, si ricordò che lui e Thomas non avrebbero potuto pranzare insieme almeno fino a venerdì.
- Thomas – cercò di portarlo alla sua attenzione. Lo scrittore alzò la testa verso di lui – Fino a venerdì posso mangiare fuori? – prima che Thomas però potesse dire qualcosa, aggiunse – Sai è per le prove. Le ho tutte i pomeriggi – dopotutto era la verità ma perché si sentiva così male.
- Come vuoi – l’altro gli sorrise con indifferenza. Alex si chiese perché adesso lo trattava così. Uscì dalla sala da pranzo salutandolo appena. Poi si chiuse in camera e prima di addormentarsi pensò che avrebbe dovuto trascorrere dei giorni veramente stancanti per via delle prove della coreografia.
 
I giorni passarono veloci. I due parlavano poco e se lo facevano era solo per salutarsi. La maggior parte delle volte era Alex che incominciava un discorso a cui Thomas partecipava tramite monosillabi. La cosa faceva andare in bestia il ragazzino, che ce la stava mettendo tutta per far tornare Thomas solare com’era prima della loro ultima lite. Che avesse anche lui dei problemi? Ogni volta che si faceva questa domanda, gli tornava in mente l’ultimo vero discorso che avevano fatto.
“ Forse oggi doveva fare qualcosa per risolvere i suoi ipotetici problemi” pensò mentre si cambiava e indossava, al posto dei soliti vestiti, gli abiti per ballare: una maglietta bianca larga, sicuramente due taglie in più della sua, un pantalone blu notte che doveva portare tirato fin sotto il ginocchio, in modo da tener scoperto il polpaccio, a una gamba e infine un cappellino blu e bianco da hip-hop.
 “Ecco perché non è venuto a vedermi” continuò il suo discorso monologo mentale mentre, insieme al suo gruppo, saliva sul piccolo palco scenico che era stato allestito al ritrovo. Tra il pubblico c’era molta gente, tra cui Lucas, che durante la presentazione del giudice, un noto critico e maestro di ballo, gli fece l’occhiolino e sillabò “buona fortuna”. Alex prima dell’inizio della musica, guardò le altre, anche perché i ragazzi entravano dopo, e costatò se erano pronte. Si chiese mille volte perché lui doveva ballare con le ragazze e soprattutto doveva essere vestito come loro.
La musica iniziò, come anche tutti i ballerini cominciarono a muoversi e a danzare. Alex ce la stava mettendo tutto. La coreografia era veramente difficile. Quasi a metà della canzone, entrarono anche tutti gli altri ragazzi e il balletto si concluse poco dopo con un’acrobazia di uno di loro. Come ultimo passo, Alex girò su se stesso e puntò gli occhi sul pubblico. Sgranò gli occhi quando video un sorridente Thomas appoggiato a uno dei muri dipinti da mille graffiti colorati, le braccia incrociate sul petto. Indossava una camicia a maniche corte abbastanza aderente nera e un paio di jeans probabilmente griffati. Sembrava più bello del solito. Alex ricambiò il sorriso. Alla fine era venuto, ma durante tutto il balletto e nemmeno prima di iniziare lo aveva visto. Magari a causa di tutta la folla. Quando Alex scese dal palco corse subito nel luogo in cui lo aveva visto, mentre il gruppo sfidante ballava. Arrivato lì, però non vide nessuno e fu presto inghiottito dalla folla euforica. Ritornò quindi a festeggiare, anzi per meglio dire, a essere festeggiato dalla propria squadra per il perfetto balletto che aveva ideato. Solo alla fine di tutta la gara, vinta da Alex e la sua squadra, Lucas gli si avvicinò.
- Sei stato fantastico – gli occhi gli brillavano. Alex sorrise timidamente.
- Dai non esagerare – una delle ballerine gli tirò una gomitata amichevole e intervenne.
- Accettalo un complimento una volta ogni tanto – e gli fece l’occhiolino. Alex la fulminò con lo sguardo. Chissà cosa aveva capito.
- A proposito – Alex cambiò discorso – Hai visto mica Thomas in giro? – chiese speranzoso.
- No, perché? – lo sguardo triste di Lucas lo fece subito sentire in colpa.
- Nulla, dai non importa – sorrise per sdrammatizzare.
– Andiamo? – era la ragazza che si era intromessa prima, poi tirò Alex a se - Carino il tuo ragazzo – gli sussurrò nell’orecchio. Alex la guardò male.
- E’ solo un amico – sussurrò di rimando. La ragazzina sorrise e gli fece l’occhiolino nuovamente prima di andarsene a braccetto con il suo, probabile, ragazzo. Alex si voltò verso Lucas.
- Io dovrei andare – trovò una giustificazione per correre a casa, voleva vedere Thomas, doveva parlargli e chiedergli un paio di cose.
- Va bene – e gli schioccò un bacetto sulla guancia – Ci vediamo domani a scuola – aggiunse Lucas.
- Ciao Lucky – gli sorrise Alex. Poi corse a casa.
 
Alex non si era ancora cambiato, aveva ancora indosso i vestiti che aveva usato durante la gara di ballo. Entrò in casa vestito così, usando le sue chiavi, per non scomodare nessuno.            
- Sono a casa! – esclamò appena chiusa la pesante porta blindata. Non arrivò nessuna risposta – Thomas, Olga ci siete? – continuò il ragazzo imperterrito. Ancora nessuna risposta. Si avviò lentamente verso la camera da letto e prese il cambio di vestiti. Poi corse in bagno, come ormai succedeva tutti i pomeriggi, per farsi un bel bagno rilassante. Aveva tutti i muscoli doloranti e tesi, una bella rinfrescata ci voleva proprio. Quando s’immerse nell’acqua bollente, cominciò a pensare nel silenzio assoluto.
“Chissà come mai non c’è nessuno” presto lasciò stare quest’argomento e pensò alla gara di ballo “Ho visto Thomas, non mi sono sbagliato” si rallegrò un poco e quando uscì dal bagno, vestito e profumato, continuò i pensieri “ Chissà, però dov’è ora?” si chiese mentre entrava in sala da pranzo.
- Sorpresa! – urlarono Olga e Thomas mentre il tappo in sughero di una bottiglia di spumante volava a terra. Olga batté le mani due o tre volte, poi gli si avvicinò e lo spupazzò un po’, tra abbracci e baci. Thomas rise di gusto, era da tanto che Alex non lo vedeva divertirsi così.     
- Vado a prendere da mangiare – sentenziò poi lei e sparì in cucina. Solo quando Olga se ne andò, Thomas si avvicinò ad Alex.
- Sei stato bravissimo – gli arruffò i capelli affettuosamente.
- Grazie – un sorriso splendido apparve sulle labbra del ragazzo, solo per lo scrittore – Ho cercato di raggiungerti appena sceso dal palco, però tu non c’eri già più. Ho creduto di aver avuto una visione – Thomas rise divertito.
- Sono dovuto scappare – si giustificò poi. Alex dopo averlo fissato un’ultima volta, guardò la tavola imbandita. I piatti erano tre, come anche i bicchieri, i tovaglioli e i tipi di posate.
- Come mai la tavola è apparecchiata per tre? – chiese riportando lo sguardo su un felice e sorridente Thomas.
- Mangia con noi anche Olga – Thomas si avvicinò e gli prese il mento con una mano. L’altra mano la poggiò sulla sua spalla – Alex, io… - Olga entrò tempestiva con un vassoio enorme. Thomas sciolse quel contatto subito e corse in suo soccorso – Ti do una mano che pesa – poggiarono il vassoio in mezzo al tavolo e poi si sedettero tutti. Durante la cena, Alex penso a quello che voleva dire Thomas prima che entrasse Olga. Non gli tolse gli occhi di dosso nemmeno per un secondo. Continuò a fissarlo anche mentre mangiavano o bevevano. Thomas dal canto suo ogni tanto si voltava verso il ragazzo e gli sorrideva allegramente per rassicurarlo che andava tutto bene. Solo dopo la cena, durata non poco, lo scrittore si riavvicinò al biondino.
- Adesso vai a dormire – Alex si stropicciò gli occhi e sbadigliò solo a sentire la parola “dormire”. Aveva sonno e non avrebbe retto nessun discorso serio – Io finisco di aiutare Olga a sparecchiare, poi ti raggiungo – Alex sgranò gli occhi prima di trascinarsi in camera. Da quando in qua Thomas aiutava la governante. Preso da questi pensieri, si addormentò subito.
 
Alex si svegliò nel cuore della notte. Si guardò intorno. Thomas dormiva al suo fianco, molto profondamente. Si avvicinò lentamente a lui, per non svegliarlo, quando un mugolio lo fece sobbalzare.
- Alex – sussurrò Thomas. Il ragazzo lo guardò sorpreso: possibile che fosse sveglio? – Alex – un secondo sussurro seguito da un mugolio scocciato, però gli fece capire tutto: Thomas stava dormendo. Alex avvicinò il viso a quello dello scrittore, fino a che i loro nasi non si sfiorarono.
“Mi sta sognando” Alex avrebbe voluto urlare.
 
 
 
 

Escuchame una cosita (ascolta una cosina)
Ahora te voy a explicar ( adesso ti spiego)
No mires para otro lado ( non guardare da un’altra parte)
Mirame fijo para empezar ( guardami fisso per iniziar )

A mi me gustan las cosas con sal ( a me piacciono le cose con il sale)  
Que no lastimen y sean de verdad ( che non facciano male e siano vere)
Que no me aburra y me agan soñar ( che non mi annoino e mi facciano sognar)  
Que tengan ritmo Hip Hop cha cha cha (che abbiano ritmo “ hip hop cha cha cha”)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
Ecco la fine del decimo capitolo… Non me ne volete se ho interrotto così bruscamente… (è una cosa fatta di proposito) XD Inoltre scusate il ritardo dell’aggiornamento… Però come vedete, il capitolo è più lungo degli altri… Inoltre ho dovuto riscrivere l’inizio almeno una decina di volte… E alcune battute le ho dovute riguardare…
Al prossimo capitolo gente (cercherò di aggiornare presto lo giuro…) Bye
P.S. Allora le due strofe che ho scritto alla fine appartengono alla canzone " Eso no se hace"... Sarebbe la canzone su cui Alex e il suo gruppo ballano alla gara.... Per chi volesse ascoltarla  metto il link tra prentesi (http://www.youtube.com/watch?v=EJ8HjTHegLI )
 
Angolo risposte:
 
 
DeathKid  Carissima, finalmente commenti…. Ho aspettato te ( come al solito)... XD Ok Alex comincia a stare antipatico anche a me… Lucas è scemo… anche perché dopo tutto quello che fa Alex  per fargli capire che con lui non può andare, continua a persistere… Da un lato lo stimo… dall’altro mi sta diventando antipatico anche lui…
Caterina non si è fatta più vedere… Ma (anticipazione) tornerà… Anche se non molto presto... =)
Comunque il bacio “rubato” è si triste ma secondo me ci stava… cioè alla fine qualcuno doveva cedere… Inoltre (seconda anticipazione) il prossimo capitolo credo sia quello giusto… Ormai sono abbastanza vicini e inoltre grazie all’interruzione rimane un po’ di suspense per il prossimo capitolo… E se Thomas si svegliasse? XD
Ora vado… che devo rispondere ad altri e in più devo lavorare all’undicesimo capitolo di “L’angelo e il diavolo” XD XD (lo posterò presto non ti preoccupare….)
Baci baci… =P
 
 Sakura Nakamura Evviva la sincerità…. Comunque … Ciao XD Secondo me, però Thomas è scemo… XD Cioè, come dici te, se ne sono accorti tutti che si amano… Alex lo sa ma ha paura e Thomas con quel: “- Alex, io... – “ voleva dire qualcosa… ma per la solita sfiga è stato interrotto…
Per quanto riguarda Lucky mi sembra di averti risposto praticamente con il capitolo… XP Per Caterina invece, beh si la rivedremo… non presto ma tornerà… Più forte e sicura di prima…
Bye… al prossimo capitolo… ^^
 
Achi13 Se il precedente capitolo ti ha fatto stare sulle spine, questo allora ti ha fatto morire di curiosità… XD E aspetta il prossimo allora… Quello si che sarà bello… XD
Molto bene i problemi tra Alex e Thomas sembrano finiti finalmente… ( torneranno anche loro) 
Ora vado… ciao… ^^
 
 
 federica santantonio  Grazie… dai non sono così bravo… E’ solo la mia passione la scrittura…  ^^
 
 YUKO CHAN Presto i consigli di Olga e di Will non serviranno più… Si è vero i due vivono ancora nel loro mondo… Il prossimo capitolo però sarà il momento di svegliarsi…
Con Lucas non credo che le cose torneranno come prima… non ancora almeno… Cioè prova a comprenderli un poco… Insomma è un rapporto un po’ strano il loro… Non sono sconosciuti e si conoscono molto bene… è comunque molto difficile per Alex accettare di piacere a un suo amico molto caro… è uno shock…
Yuko cara ora vado… Ciaooo … al prossimo capitolo… bacioni ^^
 
 Smanukil si, si, si … un maschi che legge yaoi!!! Finalmente!!!! Ok scusa la mia euforia… ma pensavo di essere l’unico ad apprezzare l’amore tra i maschi… e magari anche a viverlo (?)…. Ok era una domanda XD indiretta XD
Comunque come posso dire… Il bacio mi serviva per questo capitolo… e poi uno dei due doveva fare qualcosa…. Thomas è il più grande e mi sembrava anche il più adatto… Anche se più insicuro di Alex…
Lucas invece io non lo sopporto proprio… anche se lo vedrei bene insieme al biondino… Cioè il rapporto sarebbe più caliente e ci sarebbero delle belle scene di sesso… XD (ok io penso solo a quello)
La zia… beh lei doveva morire o sparire… in un modo o nell’altro non doveva far parte della storia… Serviva solo all’inizio… L’unica cosa che rimpiango è che di lei si sa veramente poco… è una cosa che mi lascia un po’ di amaro in bocca…
Ho lasciato spazio sia a Lucas sia a Olga… come avevi sperato… anche perché mi serviranno entrambi nel seguito della storia… ^^
Felice che tu abbia commentato e speranzoso che continuerai a seguirmi… Ti saluto…
Bye Alla prossima…
P.S. Non odiare il mio adorato Thomas… Insomma lui è troppo dolce XD
 
 Lorelei95 L’incontro tra Thomas e Lucas… Diciamo che stava per accadere… mi era venuta una vaga idea.. ma la terrò per il seguito….
Thomas ha avuto già abbastanza coraggio… Credo che si sia stancato del carattere ingestibile di Alex… (-àtestone e lunatico)
Alla prossima … Bye Bye… ^^   
 
      
    

 

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Capitolo 12
*** - Capitolo 11: Quello che ti dice il cuore - ***


    
 
 
                                                                - Capitolo 11: Quello che ti dice il cuore -
 









 “Mi sta sognando” Alex avrebbe voluto urlare ma si trattenne per non svegliare Thomas. Si mise, però a guardare il suo volto con attenzione. Sembrava rilassato, anzi quasi felice. Il ragazzo sorrise involontariamente “ Ha detto il mio nome” continuò a fissarlo: le sue labbra socchiuse da cui aveva emesso quelle parole che avevano reso Alex così felice, erano così invitanti e belle.
“ Mi sta sognando” Alex si alzò dal letto, attento a non inciampare nel lenzuolo. Una volta in piedi, intento a non far rumore, si diresse in bagno. Lì si guardò allo specchio. Era euforico, sprizzava gioia da tutti i pori.
- Mi stava sognando! – esclamò guardandosi allo specchio – Insomma, sognava me. Ha detto il mio nome durante il sonno – il suo sorriso si allargò al massimo, era felice dopo tanto. Quando però si rese conto di parlare alla sua immagine riflessa allo specchio, si vergognò. Doveva parlare con qualcuno, ma chi? Chi era disposto a parlare di Thomas nel cuore della notte? Parlare allo stesso scrittore gli sembrava un’idea stupida. Olga era a casa sua e lui non aveva nemmeno il suo numero, ma dubitava che la donna avesse voglia di parlare ancora dopo una giornata di duro lavoro. Lucas invece sarebbe morto di gelosia, meglio lasciarlo dormire. Dopo minuti interi di pensieri, decise che ne avrebbe parlato l’indomani con la governante, dopotutto lei stessa aveva detto che per qualsiasi cosa ci sarebbe stata. Quindi, un po’ meno felice, tornò a letto. Mentre s’infilava sotto il lenzuolo, costatò che Thomas dormiva profondamente. Lo guardò per un’ultima volta e poi si addormentò tutto felice.
 
Thomas si svegliò tardi quella mattina. La sera prima era rimasto ad aiutare Olga fino a che la donna non era tornata a casa sua. Poi quella notte aveva fatto un sogno stupendo: lui e Alex che si baciavano, un bacio così denso di passione ma allo stesso tempo dolce come il miele. Le mani corsero alle labbra, involontariamente, sfiorandole quasi con timidezza. Si guardò poi a fianco, il letto era vuoto, o per lo meno c’era solo lui. Alex probabilmente era già sveglio. Thomas allora corse nel bagno per prepararsi. Doveva fare presto, voleva a tutti i costi parlare con il biondino. Quando fu pronto, vestito con il suo solito smoking, si diresse nella sala da pranzo, sperando di trovarci il ragazzo. Così fu, Alex era seduto al suo solito posto, con un pezzo di pane coperto di burro in mano. Thomas nel guardarlo perse un battito: possibile che gli facesse quest’effetto? Lasciò andare la porta di proposito, facendola sbattere. Alex sobbalzò dallo spavento e si voltò di scatto. Quando però incontrò lo sguardo dello scrittore, gli sfuggì un sorriso, che agli occhi di Thomas era stupendo. I due stettero fermi a guardarsi per un tempo lunghissimo, nessuno dei due seppe per quanto, se ore, minuti o secondi. Thomas era fermo in piedi che non riusciva nemmeno a muovere un muscolo. Gli passò in mente la scena del sogno. 
“Basta sogni e fantasie. Basta segreti. Devo dirgli tutto” Thomas era deciso più che mai, avrebbe parlato in quel momento. Gli avrebbe detto che lo amava e che voleva stare con lui. Gli avrebbe spiegato anche il come si era innamorato, se necessario.
- Alex – Il ragazzino lo guardò con interesse, sorridendo – Io … - fu Olga, come aveva fatto la sera prima, a interrompere tutto entrando in sala da pranzo con due caffelatte. Alex puntò subito lo sguardo altrove e la ringraziò. Thomas invece rimase lì, deluso. Non si aspettava un’interruzione così brusca. Si avviò al suo posto e quando passò di fianco ad Alex, gli arruffò i capelli sussurrando un “buon giorno” svogliato. Alex dopo avergli risposto, continuò a chiacchierare animatamente con la governante senza curarsi dello sguardo triste con cui lo guardava Thomas. Finalmente, dopo un tempo che a Thomas sembrò infinito, Olga li lasciò soli. Alex però bevve velocemente il caffelatte, ormai tiepido, e si alzò.
- Vado o farò tardi a scuola – disse con un sorriso raggiante. Poi gli si avvicinò e, dopo avergli schioccato un tenero bacio sulla guancia, corse via dalla stanza. Thomas sfiorò con le dita il punto baciato dal biondino, mentre quest’ultimo lasciava sbattere la porta blindata, per far capire che era uscito.
“ Mi ha baciato la guancia” allo scrittore sembrò di arrossire. Rimase lì, immobile senza nemmeno la forza e la voglia di pensare. Quando Olga lo vide in quello stato, quasi vegetativo a dire il vero, si sorprese e lo scrollò per una spalla, credendo che si sentisse male.

- Signor Rey sta bene? – chiese tra il divertito e il preoccupato.
- Certo, perché? – Thomas probabilmente non si era neanche accorto di avere un’espressione da pesce lesso.
- Era incantato – la governante alzò un sopracciglio – Posso parlarle un attimo? – chiese poi quasi preoccupata. Thomas le fece cenno di sedersi e la incitò, con un cenno della testa, a parlare.
- Non vorrei sembrare invadente – cominciò subito – La mia domanda, però lo sarà un pochino - Thomas sbuffò.  
- Qual è il punto? – lo scrittore incrociò le braccia.
- Che cosa prova lei per il signorino Alex? – biascicò tutto di un fiato. Thomas si accigliò, probabilmente per la preoccupazione ma anche un po’ per la vergogna, insomma nemmeno lui era un pezzo di ferro.
- Affetto – rispose dopo averci pensato un po’.
- Solo questo? – lo incitò la governante.
- Anche gelosia – ammise lui. Thomas non riuscì più a guardarla in faccia per la vergogna. Parlare di Alex gli faceva uno strano effetto. Il perché non lo aveva mai capito. Olga sorrise compiaciuta, stava ottenendo quello che voleva.
- Lei lo a… - le sue parole furono interrotte dal suono acuto del cellulare dello scrittore. Thomas lo sfilò velocemente dalla tasca della giacca e lesse sul display il nome di chi lo stava chiamando, sperando con tutto il cuore che fosse Alex.
“Caterina” Thomas pigiò il tasto rosso e chiuse la chiamata. Non voleva sentirla, anche se sospettava che alla fine sarebbe tornata. Si sentiva un po’ codardo. In fondo era vero, non aveva il coraggio di specificare e annunciare anche a lei che era tutto finito. Soprattutto non aveva il coraggio di dirle che si era innamorato di un’altra persona, che amava Alex.   
- Dicevamo?- finse un sorriso. In verità era preoccupato. Olga lo guardò con sospetto, poi sospirò.
- Lei lo ama? – chiese subito la governante, approfittando dell’attenzione dello scrittore. Thomas sgranò gli occhi.
- Chi? Chi dovrei amare? – fece finta di non capire.
- Alex, stavamo parlando di lui – la donna sembrava quasi scocciata. A Thomas si fermò il cuore. Sentì le orecchie bruciargli, probabilmente erano arrossite. Quando però trovò il coraggio di rispondergli la verità, il cellulare squillò nuovamente. Era salvo, almeno così credeva. Non guardò nemmeno il nome sul display e rispose.
- Thomas! – esclamò la voce familiare di una donna. Allo scrittore venne voglia di chiudere nuovamente la chiamata e spegnere il cellulare. Sapeva però che Caterina non si sarebbe fermata tanto facilmente. Tanto valeva farle capire che lui non provava più nulla.
- Caterina – rispose subito dopo, con un tono di falsa sorpresa.
- Ti ho chiamato prima ma hai rifiutato di rispondere – il suo tono acido lo innervosiva.
- No – cercò di trovare una scusa – Stavo parlando con la casa editrice del mio romanzo, era molto importante –
- Capisco – il tono amareggiato di Caterina gli fece intendere che non l’aveva bevuta.
- A cosa devo questa telefonata? – chiese con poca curiosità lo scrittore.
- Sai in questi mesi ho pensato molto al nostro rapporto e mi sono accorta che senza di te non ce la faccio – Caterina aveva abbandonato il suo tono acido e aveva preso a piagnucolare – Credevo che la distanza mi avrebbe fatto dimenticare di te, invece non ha fatto altro che aumentare il mio desiderio nei tuoi confronti – Thomas la lasciò parlare, rimanendo in silenzio – Dimmi che anche tu hai pensato al nostro rapporto. Dimmi che anche tu hai bisogno di riprovare a costruire qualcosa con me – lo scrittore era stupito. Anche lui aveva pensato al loro rapporto in quei due mesi, anche se il vero e unico pensiero che troneggiava nella sua mente era Alex. Quel ragazzino gli aveva sconvolto la vita. Lo aveva fatto impazzire. Gli aveva fatto lasciare Caterina.
“ Non è colpa sua, è solo colpa mia se Caterina ed io ci siamo lasciati, era una cosa che si trascinava da tempo. Un rapporto che non sarebbe durato oltre” quelle parole gli ronzarono in testa. Si odiò talmente tanto in un solo minuto per aver incolpato Alex.
- Che cosa vuoi che faccia? – chiese sospirando. Olga continuò a guardarlo sospettosa.
- Invitami a cena- Thomas sgranò gli occhi - Ti mostrerò che tra noi c’è ancora la passione che c’era due mesi fa -
“ Dritta al punto” sogghignò nella sua mente lo scrittore. Poi rispose.
- Ristorante? – chiese lui con poca voglia.
- Sì, preferirei stare soli. Non vorrei che quella pes… - Caterina si bloccò come se non volesse finire la frase. Sapeva quanto Thomas tenesse ad Alex e sicuramente un commento negativo su di lui, l’avrebbe messa subito in cattiva luce – Che quel dolce ragazzino si senta a disagio - Thomas alzò involontariamente un sopracciglio. Da quando Caterina faceva un apprezzamento sul suo biondino.
- Non ti preoccupare non si sentirà a disagio, non se ci sarò io – lo scrittore si preparò a essere insultato e finalmente lasciato in pace dalla donna – Mangeremo a casa mia, tutti e tre insiemi – annunciò. Capì che Caterina si tratteneva dal ringhiare furiosa.
- Come vuoi Thomas – un falso tono dolce sorprese un po’ lo scrittore – Quando? –
- Se ti va bene anche questa sera – la informò lui.
- Sicuro, prima ci riconciliamo, meglio è – il suo tono era tornato acido. A Thomas scappò un sorriso, quella sera si sarebbe liberato di lei, una volta e per sempre.
- Allora a questa sera – la informò lui – Devo andare ora – non aspettò nemmeno la risposta. Pigiò il tasto rosso e s’infilò il cellulare in tasca. Prima di uscire dalla stanza e rinchiudersi nel suo studio per lavorare, sorrise radioso a Olga. Una risposta più che adeguata alla sua domanda.
 
Alex non ascoltò nessuna delle lezioni. Si limitava a guardare smarrito Lucas e i professori. Quel giorno la professoressa di letteratura l’aveva ripreso almeno una decina di volte. Solo quando minacciò di sospenderlo, Alex provò a concentrarsi e a porre attenzione. Lucas lo guardò sospettoso. Ormai sapeva chi era in grado di ridurlo in quello stato: il solo e unico Thomas. A metà mattina, durante la ricreazione, lo tirò per un braccio fino al fondo dell’aula.
- Che cos’è successo con Thomas? – bisbigliò indispettito. Alex non rispose. Si limitò ad arrossire. Pensò alla notte trascorsa. Thomas lo aveva sognato. Aveva fatto un sogno su di lui e Alex logicamente non poteva che saltellare di gioia.
- Porca di quella troia, Alex! – Lucas lo richiamò dal mondo dei sogni con quell’esclamazione – Ti stai rincoglionendo – biascicò poi.
- E’ successa una cosa bella – sorrise tristemente lui.
- E? – lo incitò il moro.
- Non ho voglia di parlarne – Alex s’imbronciò – Non voglio continuare a ferirti – sembrava dispiaciuto. In verità ci aveva pensato tutta la notte. Nei giorni precedenti non si era mai accorto che parlando solo e sempre di Thomas aveva fatto male al suo migliore amico, che in fondo era attratto da lui.
- Senti – cominciò Lucas – Mi potrai anche piacere quanto vuoi – Alex lo lasciò continuare – Tu però non ricambi quello che provo ed io mi sono rassegnato, però rimango sempre il tuo migliore amico – al biondo s’illuminarono gli occhi – E con me puoi parlare di tutto – Alex gli saltò al collo. Lucas lo strinse, mentre tutta la classe gli puntava gli occhi addosso. I due se ne fregarono, anche se il riccio era molto imbarazzato.
- Grazie – gli sussurrò in un orecchio.
- Non c’è di che – gli sorrise il moro mentre scioglieva l’abbraccio – Dimmi pure tutto, ti ascolto - Alex gli raccontò dei loro contatti ravvicinati e di quel “ Alex … io…” pronunciato due volte da Thomas, sempre e puntualmente interrotto dalle entrate a sorpresa di Olga.  Di come la stessa governante avesse scoperto il suo amore per Thomas. Poi si concentrò sulla notte precedente. Gli spiegò che Thomas lo aveva sognato e che aveva detto il suo nome per ben due volte nel sonno profondo. Lucas aveva ascoltato tutto senza interromperlo e senza fiatare.
- Allora? – chiese speranzoso il biondo.
- C’è solo una cosa da fare piccolino – il moro gli fece l’occhiolino – Dirgli che lo ami –
 
Quel pomeriggio tornare a casa senza inciampare almeno un centinaio di volte fu un problema per Alex. Insomma aveva in testa solo i momenti più belli passati con Thomas e più cercava di scacciarli via, più loro tornavano con insistenza, facendolo puntualmente inciampare. Solo quando fu dentro il grande appartamento che condivideva con lo scrittore, quei pensieri, anche quelli poco casti e molto eccitanti, lo abbandonarono. Trovò Olga che spolverava a più non posso ogni angolo della casa. Alex fu sorpreso. La governante aveva sempre un modo impeccabile di pulire. Questa volta però rispendeva tutto, sembrava quasi che le pareti e i pavimenti brillassero. I due si guardarono e si scambiarono un sorriso, come saluto. Quando però Alex si avvicinò alla donna, lei spense l’aspirapolvere di scatto e fu pronta a rispondere a ogni eventuale domanda. Tra loro era sempre così, un’intesa perfetta che poteva fare invidia a molte persone. D'altronde Alex e Olga provenivano da una società meno ricca di quella in cui si trovavano entrambi ora.
- Come mai tutti questi affanni? – chiese Alex con curiosità.
- Il signor Rey mi ha chiesto di pulire meglio del solito e di preparare una cena per tre persone, un menù abbondante e soprattutto da ricchi – la donna poi ironizzò – Ci sarà anche il caviale – Alex sorrise alla battuta. In verità tutto quel lusso per una semplice cena lo preoccupava.
- Chi è l’invitato ? – la governante si rabbuiò. Quando però stava per rispondere, il ricciolo la bloccò.
- Non importa, chiederò a Thomas – Alex non la lasciò nemmeno ribattere e aggiunse – Dov’è? –
- E’ uscito – rispose Olga afflitta. Sapeva cosa sarebbe capitato quella sera ed era molto dispiaciuta per il ragazzino. Si chiedeva perché quei due non capissero da soli di amarsi. Ci voleva per forza l’aiuto di qualcuno? La governante riprese a pulire. Alex invece corse a cambiarsi. Dopo aver indossato degli abiti per rimanere in casa: una maglietta verde fluorescente e un paio di pantaloni di tuta neri, si rinchiuse in biblioteca, luogo che ormai era diventato il suo regno quando era in casa. Si dilettò a cercare un romanzo che non avesse già letto, cosa quasi impossibile. Girò per tutt’e tre le grandi librerie di legno massiccio e una cosa lo sorprese, come la prima volta che li aveva visti: i libri scritti da Thomas. Li aveva letti tutti in quei due mesi e gli erano anche piaciuti molto. Alex sorrise involontariamente per tutti i pensieri che aveva fatto su Thomas: cominciò con i commenti mentali scettici e brutti, di quanto fosse un farfallone, cascamorto. Poi passò a quando per la prima volta aveva pensato che lo scrittore era sexy. Infine i pensieri di quegli istanti lo aggredirono.
“ Alex questa volta ti sei innamorato sul serio ma tienilo per te, non è una cosa giusta, l’amore fra due uomini” la mente, i pensieri e la ragione gli sussurrarono questo.
“ Buttati”gridò il cuore. Alex pensò di stare impazzendo. Era in contraddizione con se stesso. Non gli capitava da troppo tempo ormai. Immerso nei suoi pensieri, non senti nemmeno la porta blindata chiudersi dietro un sorridente Thomas, che lo aveva intercettato subito. Lo scrittore gli si avvicinò lentamente, non voleva disturbarlo. Quando gli fu dietro, gli cinse i fianchi con le mani e gli sussurrò nell’orecchio –Bentornato – Alex sobbalzò dallo spavento.
- Sei impazzito! – gridò subito – Mi hai fatto spaventare – aggiunse in tono più tranquillo. Thomas rise di gusto per la sua reazione. Gli piaceva scherzare con Alex, insomma il biondino era ancora più carino quando si arrabbiava e metteva il broncio.
- Ti serve qualche libro in alto – continuò lui divertito. Era inutile, punzecchiarlo ogni tanto lo rendeva allegro. Inoltre sapeva che Alex non se la prendeva per così poco.
- Stai insinuando che sono basso? – il ricciolo incrociò le braccia.
- No, non potrei mai – continuò a ironizzare lo scrittore. Poi gli si avvicinò e gli sussurrò nell’orecchio – Ti ho preso una cosa. E’ sul tavolo davanti al divano – quando punto il suo solito sguardo serio e dolce allo stesso tempo, negli occhi del ragazzo, questo arrossì violentemente e corse nel salone. Proprio come aveva detto Thomas, un sacchettino era appoggiato sul tavolino di cristallo.
- Che cos’è? – chiese voltandosi verso lo scrittore seduto al suo fianco. Allo stesso tempo armeggiava con il nastro azzurrino e la carta da regalo, cercando di aprire quel pacchetto fatto con affetto dall’uomo che amava.
- Aprilo – Alex strappò tutta la carta rimasta e, dai resti di nastro e del pacchetto in generale, estrasse un dvd – Chocolat – il biondino sorrise radiosamente.
- E’ il tuo film preferito no? – Thomas era ancora più felice del ragazzino.  
- Sì! – esclamò lui – Come mai questo regalo? Festeggiamo qualcosa d’importante insieme? – l’ultima domanda l’aveva rivolta involontariamente. Quando si accorse di aver detto una cosa simile, avvampò tra i sorrisi dolci di Thomas.
- No, l’ho visto nella vetrina di un negozio e ho pensato a te – Alex sbiancò, poi arrossì nuovamente e inoltre perse un battito.
- G-Grazie, non dovevi – biascicò poi imbarazzato. Thomas si alzò dal divano e si avviò nel suo studio, lasciando un felicissimo Alex. Poi a metà strada si ricordò di una cosa – Questa sera verrà a mangiare qui Caterina – il suo sguardo si era fatto serio – Ti chiedo solo di essere gentile –
- Caterina? – Alex era interdetto. Perché? Perché proprio ora? Proprio il giorno in cui aveva deciso di dirgli “ti amo”.
- Vuole riconciliarsi con me – lo scrittore abbassò lo sguardo – Io però… - non finì nemmeno la frase che Alex corse in bagno, biascicando un triste “scusa”. Lì dentro si sfogò. Le lacrime sgorgavano lente e calde dai lati degli occhi chiusi. Quando uscì, dopo essersi sciacquato la faccia, si chiuse in camera e cominciò a prepararsi. Aveva deciso tra tante riflessioni: avrebbe lasciato che i due si rimettessero insieme, senza causare problemi. Era il minimo che poteva fare per la persona che amava.
 
La sera arrivò presto e insieme a lei, Caterina. Alex e Thomas erano seduti sul divano. Lo scrittore aveva cercato di attaccar conversazione ma nulla, il biondo era di pietra. Non voleva parlare, non con lui almeno. Olga lo guardava preoccupata. Quando però suonò il citofono, si alzarono entrambi, allo stesso tempo e quando la donna suonò al campanello di casa, fu proprio il ragazzino ad aprire la porta blindata, tra lo stupore generale. Alex sorrise subito a Caterina chiudendo la porta alle loro spalle.
- Come sei cresciuto! – esclamò falsa la donna. Si scambiarono due baci sulle guance. Thomas li guardava interdetto.
- Sei stupenda – Alex sorrise falso – Come sempre – aggiunse dopo aver guardato Thomas con tristezza. Quando i due finirono i saluti, Caterina avanzò verso Thomas, rivolgendo un cenno sgarbato alla governante. Thomas continuò a guardarla avanzare: era fasciata da un abito nero, con rifiniture d’argento. Le scarpe nere avevano dei tacchi vertiginosi, grazie ai quali, per poco non superava anche Thomas in altezza. I capelli corvini erano sciolti e alcune ciocche erano intrecciate con fili d’argento.
- Sei bellissima – ammise lo scrittore abbracciandola. Lei sciolse quasi subito l’abbraccio e gli sorrise.
- Anche tu sei bellissimo – si avvicinò lentamente. Quando però provò a baciarlo lo scrittore, si distanziò. Lei, disperata, aggiunse – Come sempre – Thomas l’accompagnò nella sala da pranzo e la fece sedere al suo fianco. Alex lì seguì e si sedette dall’altro lato, di fronte a Caterina. Durante tutta la cena donna non fece altro che flirtare con lo scrittore. Alex li guardava divorato lentamente dalla gelosia, senza accorgersi che Thomas lo guardava tristemente e cercava di respingere ogni avance della donna al suo fianco. Verso la fine della cena Alex corse in bagno, non ce la faceva più a vederli insieme. Thomas quindi ne approfittò per togliersela dai piedi, spiegarle come stavano realmente le cose. Limitandosi al vago logicamente. Non gli avrebbe mai detto “sono innamorato di Alex”. La fece alzare e la portò fuori dalla sala da pranzo, nel salone.
- Caterina, devo dirti una cosa – cominciò seriamente – Io… -
- Non vedo l’ora – lo interruppe lei. Quando se ne accorse, però aggiunse – Scusa, continua –
- Dicevo – sospirò – Io non… - Caterina lo interruppe nuovamente, questa volta con un bacio, non dolce, non passionale. Solo prepotente.
Alex uscì dal bagno lentamente, aveva sentito tutto il discorso che stava cercando di fare Thomas, forse si sbagliava, lui non voleva riconciliarsi con Caterina. Quello che vide però smentì tutto. Caterina e Thomas si stavano baciando. Senza nemmeno dir nulla corse in biblioteca, al buio. Non voleva sentire e vedere più nulla. Le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi, sciogliendogli il filo di matita. Lì rimase.
Thomas si staccò da Caterina, rabbioso - Sei pazza! – gridò subito.
- No, amore mio, avevo solo voglia di baciarti – si giustificò lei, stranita da quella reazione.
- Se avessi ascoltato tutto quello che ho da dirti, ti sarebbe passata la voglia di baciarmi – il suo respiro era rumoroso, e i muscoli tutti tesi per l’arrabbiatura – Io non ti amo! – sbottò alla fine, allontanandosi da lei. Caterina represse le lacrime.
- Tu mi hai invitato a cena qui a casa tua solo per dirmi questo ?– la scena si stava ripetendo. Questa volta però era definitiva.
- Sì – rispose calmandosi Thomas. Poi aggiunse – Sarebbe meglio dire che ti sei auto invitata – ora era il suo tono a essere acido.
- Io ti amo – sussurrò lei, cedendo infine alle lacrime e ai singhiozzi.
- Io no – fu la lapidaria risposta. Lei a quelle parole, prese la borsetta dal sopra il divano e si dileguò piangendo. Thomas sospirò e si massaggiò il setto nasale. Sentì improvvisamente dei singhiozzi sommessi provenire dalla biblioteca.
“Alex” pensò subito. Corse lì e accesa la luce, lo vide seduto contro una libreria, le ginocchia al petto. Si sedette al suo fianco e gli accarezzò i capelli. Il ragazzo però si scostò e fece per alzarsi.

- Che cosa ti ho fatto adesso? – chiese lo scrittore bloccandogli il polso. Alex si divincolò e aspettò che anche Thomas si alzasse per cominciare a parlare. Questa volta non sarebbe scappato, lo avrebbe affrontato.
- Sei un mostro! – gridò subito – Credevo fossi diverso. Invece sei proprio come avevo immaginato all’inizio. Ecco, ho capito finalmente che cosa sei! Una persona esuberante, egocentrica e che crede di essere migliore degli altri! - Thomas sgranò gli occhi sorpreso da quella reazione.
- Perché? – chiese subito per indurlo a continuare.
- Per quanto io potessi odiare Caterina, tu l’hai trattata male. Troppo male. Tanto che mi viene da pensare che un giorno, se ti stuferai anche di me, mi tratterai così. Essere innamorato di te non servirà a nulla. Tu non lo accetti l’amore, vero Thomas?- lo scrittore deglutì, Alex aveva appena detto di amarlo? – Tu non sai cosa significa la parola “amore”! – sbottò per finire. Thomas era serio ma sorpreso da quelle parole allo stesso tempo. Guardò Alex piangere. Non voleva essere la causa delle sue lacrime.
- So perfettamente cosa significa – il suo sguardo rimase magnetico, fisso sul biondino – “Amore” è quello che sento per te, Alex - il biondo smise di piangere improvvisamente.
 “ Buttati” gli sussurrò il cuore. Alex si slanciò in avanti e unì le sue labbra a quelle di Thomas. Un bacio dolce che aveva desiderato per troppo tempo.
 
 
 
 
 



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fine del capitolo… E adesso inizia il bello… XD Mi divertirò…
Scusate se la strega è tornata… Mi serviva… Peccato che però non sia ancora sparita del tutto… Non demorderà mai…
Al prossimo capitolo cari lettori…
 
Ps  Scusate il ritardo… ho avuto la febbre… Scusate ancora… ^^                
 
 
 
 
 
 
Angolo risposte:
 
SNeptune84 Ecco ora è successo qualcosa… XD Grazie del commento .. sono felice che ti piaccia la storia…  =) Spero continuerai a commentare...  Bacioni… =P
 
DeathKid Carissima eccomi qui… Con il nuovo capitolo… ( perdonami ancora per il ritardo…) Grazie dei complimenti… Spero che non troverai questo capitolo troppo costruito… Insomma il ritorno di Caterina era necessario… e il finale… Wow! Quando l’ho pensato, mi sono emozionato da solo… Come vedi Lucas e Alex hanno trovato una stabilità…
Al prossimo capitolo… Baci ...  ;)
Ci sentiamo per mail XD
 
 kiki4ever Sono un maschio -.-“ Ok scrivo yaoi anche io…
Comunque grazie per i complimenti… spero continuerai a seguirmi!
 
__ArYa__ Anna ti sei sprecata!!! XD TVB XD ci vediamo a scuola XD
 
YUKO CHAN Cara mia… XD Perdona il mio ritardo… Però eccoti servito il prossimo capitolo… Come dico sopra: adesso viene il bello… Continua a seguirmi e capirai…
E’ tornata Caterina hai letto? XD Che tristezza… mi è dispiaciuto per lei alla fine XD
Bacioni e a presto!! XD
 
Achi13 Ora soffrirai ancora di più allora… Fino al prossimo ti dannerai… Almeno si sono baciati dai…
Scusa il ritardo… a presto =)
 
 Smanukil Eccomi… Ho recensito finalmente.. è stata dura ma ce l’ho fatta… =)
Bene bene… si sono baciati… Finalmente direi…
Non ce la facevo più … era straziante scrivere i loro litigi…
Mi viene quasi il dubbio che ti piaccia molto ( inteso come bellezza) Lucas… XD Sai ho preso spunto da un mio compagno di classe XD XD
L’amore è incasinato… sempre XD
Ciauuuu XD al prossimo chappy XD
 
 
Lorelei95 Alex mi sta simpatico… anche se mi suscita un po’ d’invidia .. insomma si bacia con quel Patato di Thomas *sbaw*  XD ok mi riprendo… Ho troncato di nuovo il capitolo.. spero che non mi odierai per questo…
XD A presto XD  =) 

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Capitolo 13
*** - Capitolo 12: Paure - ***


 
 
 

                                                          - Capitolo 12: Paure –






 
“Amore è quello che sento per te, Alex” le parole di Thomas bruciarono nella mente di Alex mentre univa le sue labbra a quelle dello scrittore. Il bacio a stampo fu dolce e tenero. Le mani di Thomas salirono al viso del biondino, accarezzandogli con i pollici le guance leggermente rosse. Quelle del ricciolo invece indugiarono sulla pancia dello scrittore, carezzando gli addominali contratti sotto la camicia. Una delle cosce di Alex costrinse le gambe di Thomas ad aprirsi, piazzandosi prepotentemente in mezzo a loro. Infine con una leggera pressione sulla pancia dello scrittore, Alex lo fece indietreggiare, facendolo appoggiare alla libreria. Il problema di dover prendere aria per respirare sciolse quel magnifico contatto. Alex si distanziò subito, guardando altrove. Stava morendo di vergogna. Vide solo i piedi di Thomas avvicinarsi a lui. Lo scrittore capendo l’imbarazzo che era calato, prese il mento del ragazzino tra le dita, delicatamente. Con il pollice glie lo carezzo e gli alzò il viso. Appena i loro sguardi s’incrociarono Alex mormorò qualcosa che Thomas non capì. Lo scrittore aggrottò le sopracciglia facendo capire all’altro che doveva alzare leggermente la voce.
- Scusa – sussurrò poco dopo il biondino, cercando di non guardarlo in faccia.
- Va tutto bene – lo rassicurò Thomas, sorridendogli dolcemente.
- No, è tutto sbagliato – Alex si asciugò le guance bagnate con il dorso della mano – Insomma siamo… - Thomas lo zittì baciandogli leggermente le labbra. Quando si staccò, finì per lui la frase.
- Due uomini – sorrise – Ci ho pensato tanto anch’io sai? - Alex lo guardò sorpreso. Da quanto era innamorato di lui? – Sinceramente non m’interessa – quest’affermazione sconvolse ancora di più il biondino. Un secondo sorriso gli scaldò poi il cuore. Thomas lo riusciva a calmare, sempre.
- Ora però è tardi – gli soffiò nell’orecchio – A dormire – aggiunse prima di baciargli la fronte. Alex non rispose nulla, era confuso e felice allo stesso tempo. Soprattutto era tanto, troppo imbarazzato. Corse solo in camera da letto e spogliatosi, si seppellì sotto il lenzuolo.
 
Il giorno dopo Alex si svegliò tardi, dopotutto era domenica. Non trovò Thomas nel letto, anche perché prima di addormentarsi, non lo aveva sentito stendersi al suo fianco. Aveva mal di testa, quindi si alzò lentamente dal letto. Non aveva nemmeno voglia di cambiarsi e con la sonnolenza che lo spingeva a terra, si diresse nella sala da pranzo, sperando di trovarci Thomas. Mentre attraversava il salone, notò che il divano era disfatto, come se qualcuno ci avesse dormito sopra.
“ Che sorpresa” sorrise per l’ironia “Ha dormito sul divano”. Poi ciabattò fino alla sala da pranzo e aprendo la porta, trovò Thomas al solito posto che lo guardava sorridendo. In quel momento non doveva essere il ragazzo più bello del mondo: era in pigiama, con i capelli arruffati e la matita sbavata, che probabilmente gli aveva procurato le “occhiaie da panda”, come adorava chiamarle Thomas. Lo scrittore però si alzò dalla sua sedia e gli andò in contro. Alex non fece nemmeno in tempo a sorridergli che gli arrivò un bacio sulle labbra, un delicato e veloce contatto.
- Buon giorno Alex – gli arruffò poi i capelli.
- Ciao Thomas – biascicò imbarazzato l’altro. Allora era vero, non aveva sognato nulla. La sera prima lui e lo scrittore si erano baciati. Possibile che Thomas gli avesse detto di amarlo? Con questa domanda che gli ronzava in testa, si sedette al suo fianco, aspettando i caffelatte di Olga. Nell’attesa approfitto per parlare un po’.
- Thomas – richiamò l’attenzione dell’altro che stava leggendo il giornale – Ieri sera cos’è successo di preciso?- lo scrittore si fece serio.  
- Perché me lo chiedi? – sembrava preoccupato – Non dirmi che non ti ricordo nulla –
- In verità, mi ricordo che abbiamo avuto una discussione – Thomas tornò a sorridere, rasserenato – E che ci siamo… - Alex avvampò – Baciati – il ragazzino avrebbe voluto nascondersi dietro qualcosa per il troppo imbarazzo. Insomma erano comunque due uomini e il loro rapporto era sbagliato, anche se entrambi lo desideravano.
- Ti sei risposto da solo – concluse Thomas.
- Quindi non ho sognato nulla? – chiese ancora incredulo Alex.
- Per niente piccolino – lo scrittore sfoggiò uno dei suoi sorrisi, che puntualmente rassicurò Alex. Quando Olga entrò con i caffelatte, Thomas tornò a leggere il giornale. Poi sorrise alla governante.
- Oggi è felice signor Rey? – chiese curiosa la donna.
- Molto Olga – rispose subito. La governante a quel comportamento si voltò verso Alex e gli fece l’occhiolino. Thomas trattenne una risata mentre la donna spariva in cucina. La colazione continuò nel silenzio tra molti sguardi dolci e imbarazzati.
- Cosa ne dici se dopo andiamo a fare un giro? – chiese Thomas spezzando il silenzio. Sembrava lui il ragazzino e con quella domanda spiazzò Alex. Era già molto confuso e shockato da quello che era successo la sera prima. Uscire con Thomas come “fidanzati” o comunque come due persone innamorate, era il suo sogno, ma sicuramente avrebbe aumentato la confusione nella sua testa.     
- Dovrei studiare – era la scusa più banale che gli venisse in mente.
- Vuoi una mano, così finisci prima e poi usciamo ? – l’insistenza di Thomas gli fece venire i nervi.
- Ricordati che non ho più bisogno di ripetizioni – lo fulminò con lo sguardo.
- Non volevo mica darti ripetizioni – precisò l’altro – Volevo solo aiutarti -
- No, grazie – si alzò senza nemmeno finire la colazione – Faccio da solo – detto questo, uscì dalla sala da pranzo e corse in bagno, aveva bisogno di una doccia. Mentre era immerso nell’acqua calda, cominciò a sentire i sensi di colpa. Insomma Thomas voleva essere solo gentile. Magari poi voleva anche portarlo in qualche bel posto. Si passò una mano sul volto.
“E’ una cosa innaturale” sussurrò ammaliante la ragione “ Due uomini non possono amarsi”. Ad Alex sembrò d’impazzire, adesso sentiva anche le voci. S’immerse sotto l’acqua e quando ne riemerse, uscì dalla vasca. Si asciugò e si rivestì lentamente. Non voleva incontrare Thomas così presto, aveva troppa vergogna. Appena però uscì dal bagno se lo ritrovò davanti.
- Era ora – sorrise lui – Devo farmi anch’io una doccia – gli arruffò i riccioli umidi ed entrò nel bagno. Alex lo guardò sparire dietro la porta e fargli un occhiolino. Alex vagò per il salotto. Si sedette sul divano e prese tra le mani un cuscino. Lo strinse forte e si stese lentamente. Si riempì il naso del profumo di Thomas, che era impregnato su tutto il divano. Respirò profondamente.
“ Lo amo” si disse “Forse dovrei uscire con lui” quei pensieri furono improvvisamente interrotti dalla porta del bagno che si apriva. Alex si alzò di scatto e mollò il cuscino. Poi si voltò e vide uno stupendo Thomas uscire dal bagno. I jeans stretti sulle cosce gli davano un’aria più giovanile e la camicia aperta, che lasciava spazio al petto e all’addome, e i capelli ancora un po’ bagnati, gli davano un’aria sexy e allucinogena. Alex avvampò mentre l’altro gli andava incontro. Avrebbe voluto scavare una fosse e seppellirsi, era troppo imbarazzato.
- Come mai sei vestito così? – deglutì il biondo.
- Ho preso i primi vestiti che mi sono capitati sott’occhio – sorrise l’altro.
“Non ti credo!” urlò mentalmente. Thomas cominciò a chiudersi la camicia.
- Per rimanere in casa? - il suo tono aveva assunto una vena di gelosia.
- Sì, mentre tu studi – si sedette sul divano e prese il dvd ancora sul tavolino – Io guardo “Chocolat”- e gli sventolò la custodia davanti agli occhi.
“ Che stronzo!”il biondino incrociò le braccia “Lo sapevo che c’era il trucco”. Thomas fece per alzarsi, poi però si fermò e prese con le dita il mento di Alex, facendogli alzare lo sguardo. Lentamente avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, fino a unire le loro labbra in un dolce bacio a stampo.
“ Ora che mi viene in mente, non è ancora andato oltre il bacio a stampo” Alex appoggiò la mano su quella con cui lo scrittore gli teneva il mento e, portandola lontano dai loro visi, intrecciò le loro dita. Quando però cercò di baciarlo usando anche la lingua, Thomas si ritrasse. Gli sorrise e poi sussurrò nel suo orecchio – Buono studio – si alzò velocemente dal divano e prima che Alex potesse ribattere si chiuse nel suo studio, portandosi dietro il dvd.
Passò così la mattinata. Alex trovò qualcosa da ripassare e Thomas guardò “Chocolat”. Quando il film finì, Olga li chiamò per il pranzo. Thomas si chiese quando ci avrebbe messo per cedere. Capiva benissimo la paura che provava il ragazzino. Insomma anche lui la stava provando. Ogni istante che stava vicino ad Alex, lo scrittore sentiva emozioni indescrivibili, e sicuramente aveva paura, a volte anche di baciarlo.

“ Questa sera abbatterò ogni muro” si disse felice Thomas “ Gli chiederò di stare con me” sorrise fra se e se, beccandosi uno sguardo di stupore da parte del ragazzino al suo fianco. Anche quest’ultimo durante il pranzo pensò molto. Non voleva darla vinta a Thomas, sia per orgoglio sia per vergogna. Sarebbe stato bellissimo uscire con lui, ma allo stesso tempo veramente imbarazzante.  I due si guardarono un’ultima volta dopo la fine del pranzo, poi Alex si dileguò con la scusa del “devo continuare a studiare”. Thomas lo lasciò fare, sapeva che alla fine si sarebbe arreso.
 
Non erano nemmeno le tre del pomeriggio ma Alex non ce la faceva più. Chiuse di botto tutti i libri. Si precipitò nello studio di Thomas, anche perché era sicuro di trovarlo lì. Infatti, lo scrittore stava lavorando, continuando a ticchettare con le dita sulla tastiera del computer.
- Thomas – fece il biondo per attirare la sua attenzione.
- Dimmi piccino – lo scrittore smise di scrivere e si voltò verso l’altro.
- Mi arrendo – biascicò arrossendo Alex – Usciamo? –
- Come vuoi – sorrise Thomas – Vatti a cambiare – lo incitò poi.
- E tu? – il ragazzino era curioso.
- Io sono già vestito – si alzò in piedi: era rimasto vestito come la mattina. Alex uscì dalla camera avvampando di colpo.
“ Aveva previsto tutto!” pensò mentre cercava qualcosa da mettersi addosso per uscire. Si trovava in una situazione peggiore di quella di una ragazza alle prese con il ballo scolastico. In poche parole, non sapeva cosa indossare “Chissà dove mi porta” si torturò le mani mentre indossava un paio di jeans neri e una maglietta aderente verde fluorescente. Sopra di questa, indossò una felpa bianca e verde. Quando uscì dalla camera da letto si ritrovò davanti Thomas che lo guardava sorridendo.
- Sei bellissimo – finalmente poteva dirlo senza preoccupazioni. Alex deglutì e poi arrossì leggermente.
- Grazie – poi biascicò qualcosa d’incomprensibile, tanto che Thomas dovette dirgli apertamente che non aveva capito – Anche tu – sussurrò poco dopo. Thomas non rispose, si limitò a sorridergli.      
- Andiamo – aggiunse poi. Dopo aver avvisato Olga che sarebbero tornati per cena, Thomas prese la mano di Alex e glie la tenne nella sua finché non entrarono in macchina. Prima di mettere in moto però lo scrittore guardò fisso e serio il biondino.
- Alex, ti chiedo solo una cosa – il ragazzino gli sorrise, un po’ preoccupato – Quando siamo in pubblico o comunque a contatto con altre persone, non dobbiamo comportarci come facciamo di solito – Thomas arrossì lievemente – Insomma, come due fidanzati – Alex abbassò lo sguardo. Lo aveva immaginato, ma sentirselo dire era comunque brutto – Ne andrebbe della mia carriera – spiegò subito lo scrittore. Il ricciolo si limitò ad annuire. Thomas vedendolo triste gli baciò leggermente le labbra. Non ci fu una risposta al bacio e quindi lo scrittore mise in moto rassegnandosi.
Passarono tutto il pomeriggio come due amici. Alex si divertiva lo stesso, ma sentiva che mancava qualcosa. Thomas dal canto suo si sforzava di non dare nell’occhio, ma di essere comunque romantico. Avevano fatto insieme un giro nel centro della città, dove più volte erano stati assaliti dalle fans dello scrittore, poi avevano comprato un gelato e fatto una passeggiata sulla spiaggia e infine si erano rinchiusi in una biblioteca, dove, in un angolo un po’ appartato, era riusciti anche a baciarsi. Sulla via del ritorno parlarono abbastanza della giornata trascorsa, scoppiando a ridere di tanto in tanto.
- Hai visto che uscire con me, non è poi tanto male? – insinuò lo scrittore orgogliosamente.
- Tranne che per tutte le tue ammiratrici – sbuffò Alex.
- Sei geloso? – chiese seriamente l’altro.
- Un po’ – era più un sussurro che un’esclamazione. Thomas lo guardò con una punta di superbia. In fondo però era felice che Alex fosse geloso di lui. Quando entrarono in casa, erano già le otto passate, quindi senza esitare si diressero direttamente nella sala da pranzo, dove li aspettava una tavola già imbandita per la cena. Cenarono lentamente tra sguardi dolci e complici. Alex cominciava a capire che la paura di trattarsi da fidanzatini stava svanendo. Thomas invece cercava di non tremare ogni volta che baciava Alex.
“Quant’è bello”pensò lo scrittore mentre lo fissava. Il biondo si voltò di scatto verso di lui. Stranamente si sentiva osservato. Il ragazzino gli sorrise contagiandolo. In brave si ritrovarono a ridere senza motivo.
- Perché mi guardavi così ? – chiese Alex curioso ancora con il sorriso sulle labbra.
- Perché sei la seconda persona che è riuscita a farmi innamorare – il biondino pensò a sua zia. Era lei la prima. Avrebbe retto il confronto ? – Questa volta però… - gli prese la mano e la strinse nella sua – Non farò errori – Alex sorrise lievemente. La prima “love story” di Thomas era finita male, insomma alla fine lui e sua zia si erano lasciati perché lo scrittore preferiva far carriera e non aveva tempo per l’amore. Il ragazzino pregò che non succedesse la stessa cosa. Dopo la cena i due si sedettero sul divano, le dita di entrambe le mani intrecciate. Thomas aspettò che Olga tornasse a casa sua per fare una cosa di cui, sperava, non si sarebbe pentito.
- Alex – richiamò l’attenzione del ragazzino – Volevo dirti una cosa –
- Sì, dimmi – Alex gli sorrise, ma lo scrittore rimase serio di fronte a lui.
- Mi chiedevo se tu – fece un respiro profondo – Se tu volessi metterti con me – Alex non rispose, era sbiancato e aveva perso anche un battito. Non si aspettava che gli lo chiedesse in quel modo. Anzi non si aspettava proprio che gli lo chiedesse.
- Cosa? – con tante cose che poteva dire, Alex chiese spiegazioni. Quando però provò a rimediare al danno, Thomas continuò, un po’ imbarazzato.
- Sì, insomma vorrei che tu fossi il mio ragazzo – arrossì – Cioè, che stessimo insieme – per Alex non era questo il punto. Aveva paura, troppa paura per rispondere “si”.
- Io… - il ricciolo andò subito in paranoia. Lasciò che la paura lo sopraffacesse – ho bisogno di tempo per pensarci – Thomas abbassò lo sguardo.
- Oh… - sospirò – Capisco – rialzò lo sguardo e sorrise triste.
- Scusa – Alex si alzò dal divano e si chiuse in camera da letto, senza aggiungere altro. Come al solito aveva lasciato Thomas immobile, in una parte della stanza, senza parole.
“Mi sa che anche questa notte mi toccherà dormire sul divano”pensò ironicamente lo scrittore mentre si sbottonava la camicia.
 
Alex era a casa, nel salone d’ingresso. Sul divano lo stava aspettando un sorridente Thomas. Lui gli sorrise di rimando e cominciò ad avanzare verso di lui, quando Olga lo chiamò.
- Signorino Alex cosa desidera per cena? – chiese con sottomissione la donna.
- Olga sono Alex, non c’è bisogno che mi dai del lei – si affrettò a specificare il ragazzo.
- Lei è il fidanzato del signor Rey – nella sua voce il biondino lesse una punta di disgusto – Il rispetto è tutto – s’inchinò.
- No, io non voglio questo – prima che potesse aggiungere altro, la scena cambiò. Si trovava a scuola. Era vestito elegante ed era appena uscito da una lussuosa limousine. Una folla di ragazze lo accerchiò.
- Alex sei il mio mito! – gridò una e poi in coro – Ti amiamo! – si fece strada tra la folla urlante. Doveva trovare Lucas e parlargli. Quando riuscì a respingere l’ultimo attacco di ragazze urlanti, si ritrovò il moro praticamente davanti. Gli dava le spalle ed era vicino a un gruppo di bulletti della sua scuola. Gli si avvicinò e quando riuscì a catturare la sua attenzione, la prima cosa che ricevette fu uno sguardo scocciato.
- Che cazzo vuoi? – il suo tono scortese offese il biondino.
- Lucas, sono Alex – cercò di farlo ragionare l’altro.
- So chi sei, razza di frocio – una risata generale scaturì dal gruppo dietro di lui – Sei cambiato da quando stai con Thomas Rey, quello scrittore da quattro soldi –
- Io non sono cambiato, sono sempre Alex – la sua voce aveva assunto un tono di supplica.
- Guarda come sei vestito e come arrivi a scuola ogni mattina – un’altra risata riecheggiò dietro al moro – E tu non saresti cambiato – prima che però Alex potesse ribattere qualcosa, la scena cambiò nuovamente. Ora si trovava in una stanza buia, solo un fascio di luce lo illuminava. Improvvisamente sua zia uscì dall’ombra. Lo guardava con disprezzo.
- Credi che l’amore che Thomas prova per te possa superare quello che provava per me! – lo accusò subito.
- No, zia… - non finì nemmeno la frase che la figura della donna si tramutò in quella di Caterina.
- Io vinco sempre! – esclamò subito dopo e poi scomparve in uno sbuffo di fumo. Alex s’inginocchiò e cominciò a singhiozzare. Perché tutti lo trattavano con disprezzo? Dei passi interruppero i suoi pensieri. Alzò la testa e incontrò lo sguardo di sua madre. Era una donna bassina e magra. I capelli dorati erano mossi e lunghi fino alle scapole. Gli occhi erano color zaffiro, come quelli del figlio. Il suo viso sembrava quello di un angelo. Era bellissima, come la ricordava il ragazzo.
- Mamma! – esclamò lui. Le gettò subito le braccia al collo.
- Piccolo mio, come sei cresciuto – la donna gli accarezzò i capelli.
- Non voglio più soffrire – singhiozzò il ragazzo.
- Tu lo ami? – chiese subito la donna.
- Chi? – Alex sciolse il contatto per guardarla negli occhi.
- Thomas – come faceva lei a sapere di Thomas?
- Sì – sussurrò.
- L’amore a volte fa soffrire – i suoi occhi si rabbuiarono – Però ti da anche le gioie più grandi – gli sorrise infine. Alex le sorrise flebilmente di rimando.
Era la decima volta che ricordava il sogno che aveva fatto la notte precedente. Quella mattina inoltre era uscito da casa senza far colazione con Thomas, aveva addentato un biscotto e poi era scappato via. Non era ancora pronto per affrontare lo sguardo triste dello scrittore. Voleva parlare con Lucas, lui magari gli avrebbe dato qualche buon consiglio. Ora però era a lezione e stava cercando di concentrarsi. Aspettò l’intervallo per parlare con Lucas, che vedendolo in quello stato, cominciò a preoccuparsi.
- Vuoi spiegarmi che ti succede? – era appena suonata la campanella della ricreazione e Lucas lo aveva trascinato in fondo all’aula. Poi gli aveva fatto quella domanda, esprimendo tutta la sua preoccupazione.
- Thomas ed io ci siamo baciati – biascicò il biondo. Il moro invece esultò.
- Era ora! – poi pensò – E perché hai quella faccia da funerale? – chiese subito dopo.
- Se magari mi lasciassi finire – Alex incrociò le braccia.
- Scusa, continua – Lucas represse una risata. Il biondino era sempre così carino quando s’imbronciava. L’altro cominciò a raccontare dopo averlo fulminato con lo sguardo. Gli disse che si erano confessati il loro amore, che avevano passato un intero pomeriggio insieme e che poi Thomas gli aveva chiesto di stare insieme. Di fare coppia fissa insomma.
- E tu hai detto di sì, vero? – chiese preoccupato Lucas. Forse aveva capito il vero problema.
- Ho detto che dovevo pensarci – confessò l’altro.
- Cosa??? – Lucas aveva gridato e non se n’era nemmeno accorto – Sei diventato matto? Ti si presenta davanti l’occasione per stare insieme alla persona che ami e tu rifiuti! – il moretto sembrava infuriato – Mi hai respinto tutto questo tempo solo per Thomas e adesso che hai l’occasione per stare con lui, la sprechi! – ecco dove voleva andare a parare. Alex si accigliò.
- Smettila di gridare, o tutto il mondo saprà che di me e Thomas – lo ammonì subito il biondo.
- Quanto sei egocentrico – mormorò – Mi domando come faccio a continuare a esserti amico – lo guardò tristemente e fece per andarsene. La mano dell’altro però lo fermò.
- Ho avuto paura – confesso in un sussurro – Ho avuto paura di dirgli di si – Lucas si liberò dalla presa con uno strattone.
- Tu hai sempre paura – Alex avrebbe voluto piangere. Quando la campanella suonò, si andò a sedere vicino al moro, che non gli rivolse la parola per tutto il tempo. Forse aveva ragione lui. Era un codardo. Dopotutto, però era la sua prima vera storia con qualcuno. Chi non avrebbe avuto paura? Almeno un po’. Aspettò che finissero le lezioni e poi senza nemmeno aspettare la fine della spiegazione, prese le sue cose e si fiondò fuori. Non salutò nemmeno Lucas. Meno tempo impiegava ad arrivare a casa e meglio era. Voleva fare una cosa: abbandonarsi all’amore di Thomas, accantonando la paura una volta e per sempre.
 
Alex entrò di corsa in casa. Thomas non era in giro, probabilmente era ancora nel suo studio. Il biondino si liberò subito della felpa e della tracolla, scaricandole in camera da letto. Si guardò allo specchio e portò la mano al collo. Il ciondolo di sua zia risplendeva. Lo strinse forte, sperando che gli desse la forza necessaria per affrontare Thomas, senza cadere di nuovo nella morsa della paura. Dopo un ultimo sguardo all’immagine riflessa sullo specchio, si fiondò nello studio dello scrittore, dove trovò Thomas seduto davanti al suo portatile. Con un colpo di tosse forzato lo richiamò alla sua attenzione.
- Thomas, avrei una cosa da dirti – si avvicinò lentamente.
- Dimmi piccolino – nel suo sguardo non c’era tristezza, solo molta serietà. Lo aveva preso seriamente, era un buon inizio.
- Io… - prese coraggio. Però non bastò. Fece un respiro profondo e strinse il ciondolo della zia – Voglio stare con te – nello sguardo di Thomas comparve un lampo di felicità, anche se rimase serio. Lo scrittore si alzò in piedi e gli si avvicinò. Alex deglutì prima di continuare – Ieri sera ho avuto paura – cercò di giustificarsi.
- Non preoccuparti, anch’io ho e continuo ad avere paura – lo rassicuro il più grande.
- Davvero? – il biondo era sorpreso.
- Sì – gli sorrise – Ho paura di sbagliare qualcosa. Ho paura di baciarti a volte. Ho paura di andare oltre al bacio. Ho paura di perderti – in Alex aumentava lo stupore – Quindi ti chiedo, sei sicuro? – gli carezzò una guancia, il biondo arrossì, ma sostenne il suo sguardo.
- Di cosa? – Thomas lo aveva spiazzato.
- Di voler stare con me -
- Sì – disse deciso il ricciolo. L’altro lo guardò con una punta di malizia.
- E sia – gli prese il mento tra le dita e lo baciò teneramente. Questa volta era un bacio diverso dagli altri, era carico di passione.     
                            
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bene gente, il capitolo è concluso… Non era proprio carico di problemi, ma c’era un po’ d’incomprensione… Certo non poteva bastare un bacio per mettersi insieme… Dovevano un po’ chiarire no?  …
Al prossimo capitolo gente… ( Spoiler: Meno sei) XD
 
 
 
Angolo risposte:
 
Smanukil  Nel precedente si sono detti “Ti amo” … in questo si sono messi insieme… Finalmente aggiungerei…
Mi dispiace deluderti ma Caterina tornerà di nuovo… Servirà ancora una volta la sua “crudeltà” … Ma non la rivedrai per molto…
Ci voleva poco a capire che ti “piace” Lucas… Insomma non fai altro che parlare di lui… =) E per tua gioia il prossimo capitolo sarà incentrato tutto sul moro… XD
Alex comunque ha dei gusti particolari… XD Come me XD
Olga mi ricorda tanto mia nonna =) Non so come dire… La sento più degli altri personaggi… La sento familiare…
Al prossimo capitolo… =)
 
Haciko91 Thomas rimane il mio mito… fosse reale sarei il primo a stuprarlo XP ( non mi lamento anche perché per crearlo ho preso spunto dal mio ragazzo e dal mio attore preferito… che in via definitiva si somigliano XD)
Caterina non è sparita e tornerà…
Bacioni al prossimo capitolo
 
DeathKid Dopo una giornata intera di mail recensisco XD Beh ti ho risposto già abbondantemente nei messaggi che ci siamo scambiati… Mi sono dimenticato di aggiungere che le tue recensioni, appena le leggo, mi fanno sempre sorridere… Insomma è bello sapere il parere di una persona più grande di noi… Ci aiuta a crescere…
Anzi ti dirò l’altro giorno stavo rileggendo i  primi capitoli de “L’angelo e il diavolo” e li ho messi a confronto con gli ultimi scritti ( logicamente di “fiori di ciliegio”)  e mi sono reso conto da me che sono migliorato  nello scrivere e nel descrivere ambientazioni e situazioni…
Bacioni…. =)
Ps… Vado a rispondere anche alla mail XD Continueremo i nostri discorsi lì… =)
 
Lorelei95 Questa volta sono stato più veloce a scrivere ai visto? XD
Prepara la legna e la benzina … servirà XD
Per tua felicità il prossimo capitolo sarà interamente dedicato a Lucas …
Wei il mio Thomas non si tocca U.U XD
Al prossimo capitolo … Baci =)
 
YUKO CHAN Già povera Olga… insomma è sempre indaffarata… non solo con le faccende di casa… ma anche con le questioni di cuore di quei due… XD
Non è del tutto vero che primo passo l’ha fatto Alex… Insomma si gli ha detto “ti amo” indirettamente… ma non è stato proprio il primissimo passo…
Se non sbaglio ( e credo proprio di non sbagliare XD) è Thomas che gli ha detto seriamente “Ti amo” anche se gli ci è voluta una spintarella…
In questo capitolo però c’è la spiegazione del perché ha avuto bisogno di un aiutino… Insomma anche il “principe azzurro” ha paura… Non è di certo un cuor di leone… XD
Un bacio grande =) al prossimo capitolo
 
 kiki4ever Non preoccuparti.. posso capire che sia sconvolgente che un ragazzo scriva ( e viva) una yaoi XD ( Io però non sono un fumetto giapponese e nemmeno il protagonista di un libro)
Se intendevi le danze… nel senso in cui lo intendevo io… hai ciccato di brutto… Il rating è giallo… certo … Ma non aspettarti che facciano subito chissà cosa… si sono appena messi insieme… XD
Al prossimo capitolo.. .=)
 
 SNeptune84 Certo confessarsi davanti a Caterina sarebbe stato uno smacco per lei… ma un disastro per lui… Insomma lo scrittore ha una reputazione internazionale… che deve mantenere… è famoso… e non credo voglia avere problemi con la sua fama… ecco…
I problemi per il momento sono pochi… Ma fra poco inizieranno…
Alla prossima =)  

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Capitolo 14
*** - Capitolo 13: Amici? - ***


    
 
 
                                                                     - Capitolo 13: Amici? –
 





Erano passati ormai due mesi dal fidanzamento effettivo di Thomas e Alex, anche se il tutto rimaneva ancora nell’ombra. Per entrambi fu un periodo stupendo. Il lavoro dello scrittore andava a gonfie vele e, nonostante tutte le uscite che faceva con il suo “fidanzato”, aveva trovato il tempo necessario per andare avanti con la stesura del suo nuovo libro. Alex dal canto suo aveva trovato un equilibrio mentale. La confusione era sparita lentamente e ormai aveva accettato a pieno le sue scelte. Insomma aveva capito che amare Thomas non era sbagliato.
Era giugno e la scuola stava finendo, l’estate ormai era alle porte. Mancavano pochi giorni alla fine della scuola. Per Alex negli ultimi mesi, nella sua classe, era cambiato completamente tutto: Lucas non gli parlava praticamente più dalla loro ultima litigata e inoltre aveva anche cambiato banco. Vicino a lui si era piazzata una ragazzina che non smetteva di assillarlo con i suoi problemi di cuore.
- Sai oggi mancano precisamente tre giorni alla fine della scuola – la vocina della ragazza torturò nuovamente i timpani di Alex. Lui non le rispose. Era l’unico modo per spegnerla. Se invece era obbligato a rispondere lo faceva tramite monosillabi. Guardò distrattamente dietro di se, in fondo all’aula, verso Lucas: anche lui era cambiato a causa degli eventi. Aveva abbandonato il suo campionario variabile di vestiti e ormai indossava solo indumenti nello stile gothic-punk. Quando però Alex incontrò i gelidi occhi del moro, si voltò nuovamente, solo per essere assillato nuovamente dalla sua compagna di banco – Mi hai sentito? – gli schioccò le dita davanti agli occhi – Pronto? -
- Senti non mi scocciare – il suo tono era impassibile. La ragazzina lo fulminò con lo sguardo poi tornò a seguire la lezione. Alex si passò una mano sul volto. Ripensò alle ultime parole che Lucas gli aveva detto, ormai ci pensava ogni giorno. Erano vere, come aveva avuto paura di approfondire il rapporto con Thomas, ora aveva paura di salvare il rapporto con il suo, ormai ex, migliore amico. Si chiese per l’ennesima volta perché fosse così codardo.
- Taylor, sapresti ripetermi quello che ho appena detto? – la professoressa di filosofia guardò Alex, stizzita. Il biondino non stava nemmeno ascoltando, era troppo perso nei suoi pensieri.
- Non lo so, non ascoltavo – ammise il ricciolo sbuffando. La professoressa lo guardò male.
- Cerca di stare attento – aggiunse poi in tono amareggiato. Il resto della classe scoppiò in un mormorio divertito. La donna dietro la cattedra massiccia lì fulminò con uno sguardo assassino. Quando si furono tutti zittiti, continuò la sua spiegazione. Alex ricadde nei suoi pensieri. Fortunatamente quella era l’ultima ora, ancora qualche minuto e sarebbe tornato da Thomas. Forse per chiarire con Lucas aveva bisogno dell’aiuto dello scrittore. Poco dopo la campanella suonò e lui corse fuori dall’aula, non ce la faceva più a stare in quel forno crematorio. Mentre aspettava l’autobus che lo avrebbe portato a casa, si perse nei suoi pensieri: ormai mancavano solo tre giorni alla fine della scuola.
 
- Sono a casa – gridò Alex chiudendosi la porta blindata alle spalle. La sua voce riecheggiò in tutta la stanza. Nessuno rispose. Alex sbuffò: probabilmente Thomas era fuori e Olga non lo aveva sentito dalla cucina, dove era spesso chiusa. Il ragazzo posò le chiavi sul tavolino davanti al divano, nel posacenere di rame e si andò a spogliare in camera da letto. Levandosi i vestiti, fissò la sua immagine riflessa allo specchio. Il succhiotto lasciatogli da Thomas la sera prima era ancora rosso e soprattutto faceva ancora male. Lo sfiorò e ripensò alla sera passata con Thomas. I due non erano andati oltre ai baci e alle coccole. Anzi a dire la verità non avevano ancora fatto l’amore. Nessuno dei due ne aveva ancora sentito l’esigenza. Nessuno dei due lo voleva. Non ancora almeno. Alex uscì dalla stanza e si diresse nello studio di Thomas. Sperava di trovarlo a lavorare e così fu. Lo scrittore aveva un paio di cuffie alle orecchie, il motivo per cui non aveva sentito il suo “sono tornato”, e stava ticchettando sulla tastiera come suo solito. Alex gli si avvicinò lentamente, cercando di non farsi scoprire. Quando gli fu dietro, gli cinse il collo con le braccia e gli baciò la guancia sinistra. Thomas sciolse il contatto dolcemente, si tolse le cuffie e dopo essersi alzato dalla sedia, lo baciò sulle labbra. Le loro lingue s’incontrarono e si stuzzicarono per alcuni secondi, come se non lo facessero da secoli. Il loro ultimo bacio, però, risaliva a quella mattina. Thomas si staccò per prendere aria e guardandolo negli occhi, gli sorrise dolcemente.
- Ciao piccolino – soffiò poi nell’orecchio del biondo. Alex arrossì, come faceva ogni volta che lo scrittore lo chiamava in quel modo.
- Ciao Thomas – la voce del ricciolo era flebile. Lo scrittore gli prese la mano e annodò le dita con quelle del più piccolo, portandolo fino alla sala da pranzo già apparecchiata. I due pranzarono insieme, come sempre tra sorrisi e sguardi complici. Il loro stare insieme aveva messo allegria anche a Olga che lavorava con un sorriso radioso e canticchiava all’insaputa dei due “piccioncini”, come adorava chiamarli lei. Dopo il pranzo, i due si sedettero sul divano a guardare un film. Thomas era seduto e accarezzava i capelli di Alex che, essendo steso, poggiava la testa sulle sue gambe.
- Thomas – il ricciolo si alzò di scatto.
- Che c’è? – lo scrittore era imbronciato e il biondino non riuscì a trattenere una risatina divertita.
- Come mai quel broncio? – chiese con il sorriso mentre il più grande incrociava le braccia indispettito.
- Hai interrotto il nostro momento romantico – l’espressione di Thomas sembrava quella di un bambino capriccioso, come anche la voce. Alex a quelle parole però arrossì violentemente, poi guardando meglio l’altro scoppiò in una clamorosa risata. Anche lo scrittore scoppiò a ridere poco dopo – Che cosa volevi dirmi prima?- chiese poi Thomas tornando serio.
- Ho bisogno di un consiglio – il biondino arrossì di nuovo. Erano una coppia ma non pensava di dover chiedere aiuto a lui per le sue questioni personali – Lucas ed io non abbiamo ancora chiarito – Thomas annuì – Io tengo molto alla nostra amicizia, solo che non so cosa fare in modo che torni tutto com’era prima – lo scrittore rimase in silenzio per un po’.
- Hai già provato a parlargli? – chiese poco dopo.
- Se mi avvicino, lui mi scansa e va da un’altra parte – rispose tristemente.
- Fermalo e digli quello che ti tieni chiuso dentro da due mesi – Thomas sapeva benissimo il perché i due avevano litigato. Alex annuì, avrebbe provato così. Avrebbe abbattuto la paura come aveva fatto per Thomas.
- Grazie – il riccio schioccò un bacio sulle labbra dello scrittore, poi si ristese sul divano poggiando la testa sulle gambe dell’altro, lasciandosi cullare dalle carezze.
 
Lucas uscì dalla classe, dopotutto era appena suonata la campanella che indicava l’inizio dell’intervallo. Avrebbe fumato una sigaretta nel bagno e poi avrebbe fatto un giro alle macchinette, da lì riusciva a seguire i movimenti del suo, ormai ex, migliore amico. Gli mancava, si era ridotto a spiarlo e a fumare per dimenticarlo da quando avevano litigato. Da quel giorno cercava di evitarlo e aveva anche cambiato banco, era riuscito a farsi odiare e forse era meglio così. Almeno avrebbe lasciato che Alex si godesse l’amore di Thomas, senza che lui facesse da terzo incomodo. Non voleva creare problemi poiché il suo amore non era ricambiato. Non ebbe però nemmeno il tempo di entrare in bagno che una furia dai capelli dorati gli si parò davanti e gli tolse la sigaretta non ancora accesa da bocca, gettandola per terra.
- Che cazzo fai!?! – urlò Lucas.
- Quello che avrei dovuto fare due mesi fa – gli occhi di Alex erano sempre calmi come il mare, anche perché il loro colore ricordava le acque profonde dell’oceano, blu intenso – Ora tu mi ascolti – il moro sgranò gli occhi. Da quando Alex era così determinato? – Non m’interessa se non mi parli e se non vorrai rispondermi. Mi sono stancato di avere sempre paura e sono cresciuto – Lucas incrociò le braccia e alzò un sopracciglio – E’ vero per dire o fare molte cose non ho le palle e mi faccio prendere dall’ansia, però tu mi hai sempre aiutato a superare i momenti peggiori della mia vita, dandomi la forza di andare avanti e se ora dovessi perderti, non credo riuscirei a vivere serenamente come sempre – Alex sospirò. Era riuscito a esprimere tutto quello che si era tenuto dentro per due mesi, tutto in una volta.
- Ora hai Thomas – Lucas guardò altrove spazientito – A che ti servo io? –
- Tu e Thomas siete due cose completamente diverse – il ricciolo aveva perso la convinzione iniziale – Tu sei il mio migliore amico, lui è il mio rag… - Alex avvampò. Non riusciva ancora ad ammettere ad alta voce che Thomas era il suo fidanzato. Cioè era una cosa strana da dire, in più la timidezza di Alex la rendeva impossibile – Va beh, hai capito – Lucas scoppiò a ridere.
- Quindi dopo quello che ho detto mi consideri ancora il tuo migliore amico? – chiese trattenendo la felicità, cosa che non gli riuscì molto bene.
- Beh, quello che hai detto mi ha fatto capire che dovevo smetterla di avere sempre paura – sorrise – E’ stata la spintarella che mi ha permesso di dire “si” a Thomas – Lucas abbassò lo sguardo. Sapeva che i due stavano insieme e che erano felici, ma non pensava di essere stato lui a scavarsi la fossa da solo. Forse doveva solo dimenticare Alex, almeno non avrebbe più sofferto inutilmente.
- Ora posso andare a fumare? – chiese estraendo il pacchetto di sigarette dalla tasca dei bermuda.
- Non pensarci nemmeno – rispose l’altro prendendolo a braccetto e riportandolo in classe.
 
- E quindi abbiamo fatto pace – concluse Alex. Thomas era un ottimo ascoltatore, non aveva fiatato per tutto il racconto dettagliato che il suo “piccolino” gli aveva esposto.
- Quindi la mia idea ha avuto successo – non era una domanda. Era un modo per vantarsi e per fare indispettire il biondino che diventava ancora più carino quando s’imbronciava.
- Quando fai così, sei proprio antipatico – come previsto dallo scrittore, Alex incrociò le braccia e mise il broncio come un bambino di tre anni. Thomas non perse tempo e gli stampò un bacio tenero sulle labbra, che si trasformò presto in uno passionale e focoso. I due si trovarono presto stesi sul divano uno sopra l’altro a baciarsi appassionatamente. Furono però interrotti da un colpo di tosse di Olga.
- Scusate piccioncini, dovrei pulire la sala – la donna stava sorridendo. Alex arrossì. Non pensava che la governante potesse essere tanto diretta. Forse però era stata la cosa giusta fermarsi, anche perché al più piccolo stava salendo una strana voglia, una sorta di eccitazione, che fu repressa dal colpo di tosse della donna. Il biondino si divincolò dalla posizione in cui era, congedandosi con la scusa del “devo studiare”. Stesso valse per Thomas, la sua scusa però fu “devo lavorare”. Infine Olga si ritrovò sola, in mezzo alla sala, con l’aspirapolvere in mano, sorridente più che mai grazie alle scenette romantiche dei due “piccioncini”.
Passò qualche ora dall’episodio del divano. Alex era rinchiuso in biblioteca, ma aveva voglia di stare vicino a Thomas. Lo stesso valeva per l’altro. Fu il più piccolo, però, a mollare i libri e a recarsi nello studio del suo fidanzato. Thomas appena sentì la porta aprirsi si alzò in piedi e strinse in un abbraccio Alex. Era un contatto stupendo che nessuno dei due voleva sciogliere. Ad Alex però venne un’idea per distrarre un po’ Lucas. Se gli avesse trovato una ragazza di sicuro il moro, si sarebbe dimenticato di lui.
- Thomas – come sempre fu Alex a sciogliere il contatto, realizzando i mugolii di dissenso dello scrittore.
- Dimmi piccolino –
- Hai ancora il numero di quella ragazza che ti aveva chiesto di scriverle una lettera d’amore per me? – Thomas deglutì. Non che non si fidasse di Alex. Aveva solo paura di perderlo.
- Sì, perché?-
- Voglio conoscerla – nella sua mente, Alex, aveva già un piano per trovare a Lucas una ragazza.
- Per quale motivo? – Thomas si era rabbuiato.
- Sei geloso?- Alex sgranò gli occhi. Possibile che Thomas non si fidasse di lui?
- No – il tono del più grande era diventato freddo, come se lo scrittore fosse lontano anni luce.
- Thomas? – lo richiamò il biondino.
- Sì, tanto – ammise lo scrittore.
- Sai che ti puoi fidare di me, insomma noi due siamo fi… - Alex si era bloccato di nuovo. Era inutile, non riusciva proprio a dire che lui e Thomas stavano insieme, non ad alta voce almeno. Un barlume di speranza e di gioia si accese negli occhi del più grande.
- Siamo cosa? – lo incitò poi.
- Fidanzati – alla fine il ricciolo ci era riuscito, anche se con un po’ di fatica. Insomma la cosa lo imbarazzava e come ogni volta che era imbarazzato, arrossì violentemente – Mi puoi dare il numero di Debby? – Alex cercò deviare il discorso. Thomas non rispose ma si girò e dal cassetto della sua scrivania tirò fuori un foglio piegato in quattro parti e glie lo porse – Grazie – Alex gli balzò al collo e lo riempì di baci, sulle guance, sulle labbra e sul collo. Poi corse fuori dalla stanza senza aspettare risposte e digitò il numero sul cellulare. Uno squillo. Due squilli. Tre e poi quattro. Infine la ragazza rispose. Alex gli spiegò chi era e che voleva conoscerla, per parlare di “una cosa”. Aveva detto proprio quelle due parole. La conversazione fu breve e incisiva. Debby accettò subito di conoscerlo, anzi era proprio quello che voleva. Si diedero appuntamento per quella stessa sera, in un bar sotto casa sua e di Thomas. Alex, tramite le descrizioni di Thomas riuscì a riconoscerla subito. Gli si presentò davanti una ragazzina bassa e magra, con capelli castani, mossi e gli occhi di un verde intenso.
- Alex! – Debby gli saltò subito al collo stampandogli un bacio sulla guancia.
- Ehi calmati, sono fidanzato – disse cercando di staccarsela di dosso.
- Quindi non sei venuto qua per conoscermi in quel senso? – sembrava abbastanza dispiaciuta.
- No, mi dispiace – sospirò il ragazzo – Voglio parlarti di una cosa – si sedettero a un tavolino e ordinarono qualcosa da mangiare. Alex nel frattempo le spiegò che voleva organizzare un’uscita a tre con un suo amico, Lucas. Le spiegò che magari poteva piacerle. E che lei avrebbe trovato un fidanzato.
- Ok, ci sto – sorrise e gli porse la mano – Se non mi piace, però me ne vado – Alex le strinse la mano.
- Ci sto –
 
Il giorno dopo era già tutto organizzato. Alex aveva chiesto a Lucas di uscire per andare a prendersi un gelato. Questo logicamente aveva accettato, pur sapendo che non sarebbero stati soli. Il biondo gli aveva spiegato che ci sarebbe stata anche una sua amica, che voleva fargli conoscere. Quando s’incontrarono davanti alla paninoteca, i due si abbracciarono fraternamente. Di Debby però nemmeno l’ombra.
- La tua amica? – chiese Lucas scettico.
- Deve arrivare – ammise il biondino. Aspettarono fuori dal locale ancora una decina di minuti, finché il moro non perse la pazienza.
- Possiamo aspettarla dentro? Questo caldo mi uccide – propose nervosamente. Forse lui si aspettava un appuntamento solo soletto con il biondino.
- Certo – entrarono velocemente e aspettarono. Se qualche cameriere si avvicinava, il biondo gli diceva che stavano aspettando un’altra persona e che solo al suo arrivo avrebbero ordinato. La vibrazione del cellulare riportò il ricciolo alla realtà. Lo lesse velocemente e rispose. Era proprio Debby che avvisava che era quasi arrivata. Lui le rispose che la stavano aspettando dentro e nemmeno il tempo di una decina di minuti, la porta si spalancò ed entro il locale entrò la ragazza. Per l’occasione indossava un paio di pantaloncini di jeans, una maglietta che teneva sopra l’ombelico e un paio di scarpe con i tacchi. Lucas spalancò la bocca.
- Non dirmi che è lei – si rivolse sbigottito a un sorridente Alex.
- Sì è proprio lei – gli chiuse la bocca con una mano e poi continuò – Non ti piace? –
- Scherzi? E’ una figa paurosa – Debby sorrise al biondo e lanciò un’occhiataccia a Lucas, probabilmente non gli era andata bene che qualcuno la mangiasse con gli occhi. Alex però era riuscito nel suo intento.
“Due piccioni con una fava” pensò mentre guardava Lucas che si presentava a Debby.
- Ciao Alex – la ragazzina gli fece l’occhiolino e poi sorrise. Lui ricambiò e poi chiamò il cameriere. Ordinarono mentre Lucas non staccava gli occhi di dosso alla ragazza. Come previsto da Alex, di lui si era completamente dimenticato. Il biondo parlò poco, non voleva interrompere la conversazione, ormai romantica, degli altri due. Debby ogni tanto gli rivolgeva degli sguardi di ringraziamento, dolci e comprensivi. Lucas invece lo guardava sprizzante di gioia, anche lui, a modo suo, riconoscente. Strano ma vero, Alex aveva risolto uno dei suoi problemi maggiori tutto solo. Lui aveva organizzato tutto, e aveva evitato di far soffrire due persone che si erano affezionate molto a lui. Quando il ricciolo si alzò per andare in bagno, Lucas lo seguì. Una volta dentro lo abbracciò forte e cominciò a saltare felice.
- Grazie – sorrise Lucas – Insomma non credevo che la tua amica fosse la mia anima gemella –
- Sono o non sono il tuo migliore amico? – chiese ironico Alex.
- Per sempre? – chiese il moro speranzoso.
- Per sempre – confermò l’altro aprendosi in un sorriso radioso. Lucas lo abbracciò con forza, sollevandolo da terra. Ora che si erano ricongiunti nulla li avrebbe più separati.
 
 
 
 



 

 
 
 
 
 
 
 
 
Scusate il ritardo gente ma in questa settimana ho avuto troppo da fare… Insomma era da tanto che non aggiornavo… Sono parecchio sconvolto… Spero di non aver perso nessun fan (se così vi posso chiamare) della mia storia…
Ringrazio tutti quelli che continuano a seguirmi e mi scuso ancora per il ritardo…
Ps.. Il capitolo è più corto ma serviva da collegamento… 
 

Angolo risposte:
 
YUKO CHAN Ora sono io a dovermi scusare per il ritardo… Mi dispiace che tu abbia avuto l’influenza… Come già avrai capito questo capitolo c’entra poco con la coppia… Insomma è centrato su Lucas come anticipavo nel precedente capitolo…. E’ relativamente inutile… XP
Si come dici tu i due “piccioncini” avranno parecchie difficoltà in futuro… Però non demorderanno, tenendo fede al loro forte spirito e alla testardaggine di Alex… E i problemi (il più importante almeno) lo darà la strega!!!! XD
Al prossimo capitolo… Un bacione!!
 
BritinLover Ciao nuova lettrice XD Hai fatto bene a recensire alla fine… Almeno leggevi tutto di un fiato… Sono felice che “fiori di ciliegio ti piaccia” …
Mi dispiace deluderti ma non penso ci saranno scene di sesso… Però se aspetti un po’ ci saranno i primi riscontri del loro contatto ravvicinato… XD
Credo che lo chiami “piccolino” perché lo ama… e lo sente come una cosa piccola da proteggere...
Quel numero scritto in parentesi significa che mancavano sei capitoli ora invece ne mancano cinque… XD
 
Smanukil Eccoti servito il capitolo su Lucas e Olga… Ci sono tutti e due visto??? Spero ti piaccia… Anche se è un po’ corto… Lo ammetto…
Adesso però ci vorrebbe un triplo alleluia… Insomma Alex ha fatto pace con il bel moretto, che ha cambiato moda: Gothic – punk… Tutto vestito di nero XD Un dark a bestia XP
Thomas non ha tutti i torti a non volersi far vedere in giro con Alex… La sua reputazione andrebbe letteralmente a puttane…!!!!
E si, Alex è un po’ ipocrita ma chi non lo è insomma anche io all’inizio mi facevo dei segoni mentali assurdi… Poi mi sono abituato e vivo meglio…
 
SNeptune84 Si per fine febbraio dovrei finire la storia… Spero… Almeno continuo “ l’angelo e il diavolo” alla quale mi sento più legato… E poi io sono un vulcano di idee… Pensa che già ho un’altra yaoi molto Lemon in testa… XD Tutta già strutturata… è solo da scrivere…
Comunque spero che questo capitolo ti piaccia come gli altri…
Bye …
 
kiki4ever Scrivo cose belle perché le vivo… Insomma sono un maschio e sono bisessuale… e sono fidanzato.. Certe frasi escono volontariamente dalla mia mente altre invece le prendo dai litigi e dalle sdolcinerie che dice il mio ragazzo…
Ho aggiornato il più in fretta possibile… Solo che ho avuto un po’ di problemi e quindi non riuscivo mai a finire di scrivere il capitolo…
Spero ti piaccia molto anche questo chappy…
A presto … un bacio
 
 DeathKid Oddio non so che scrivere… XD Ci siamo detti già tutto in mail… e anche molto di più… non so come risponderti…
Anzi no su una cosa voglio rispondere nuovamente…. Thomas è si un gran pezzo di merda per come provoca quel povero e innocente (seh come no -.-) ragazzo…. Però è anche un grandissimo figo! E io ho scelto… Mi sono ripreso Mirko… Insomma ma dove lo trovo uno che mi sopporta così tanto… Mirko è veramente la mia vita… Mi dispiace un po’ per Sebo però essendo io molto egoista: è la mia vita e devo essere felice io… non gli altri… certo mi dispiace far soffrire le persone ma se stessi a pensare agli altri io sarei infelice…
Ps… Sono stato tre giorni e tre notti a pensare a tutto quanto quello che è successo… e mi sono accorto che non vale la pena chiudere il fidanzamento con Mirko solo perché Sebo mi provoca certi effetti… Insomma non sono ceco, ci sono altri bei ragazzi ma il mio è il migliore di tutti…
Non è da tutti arrivare fin sotto casa, incurante dell’ora e di chi c’era in casa per portarmi un mazzo di rose rosse fresche XD LO AMO!!!! E non ho paura di urlarlo al mondo!!  

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Capitolo 15
*** - Capitolo 14: Diciottesimo compleanno - ***


 
 
 
                                                               - Capitolo 14: Diciottesimo compleanno –
 





 L’estate era letteralmente volata e l’amore tra Thomas e Alex cresceva sempre più. I due avevano passato le vacanze estive in città, a fare lunghe passeggiate nei parchi o chiusi in casa, stesi sul divano a coccolarsi. La causa principale per cui erano rimasti in città era stata il lavoro dello scrittore. Doveva rispettare molte date di consegna e la sua scusa per non muoversi dal suo studio era stata “Non riesco a concentrarmi se sono in un altro posto al di fuori del mio studio”. Alex non l’aveva presa molto bene e inoltre era anche triste per un altro motivo: tra Lucas e Debby non era andata bene. Erano usciti per due mesi buoni dopo l’incontro combinato da Alex, poi tra loro era crollato tutto. In fondo Lucas non ce la faceva a stare con qualcuno che serviva solo da distrazione e Debby non sopportava le attenzioni che il moro riservava solo per il ricciolo. Alex per questo ci stava male, non voleva che il loro “fidanzamento” si rompesse solo per colpa sua. Si sentiva un po’ la causa di tutto.
- Dai Alex, tirati su – lo incoraggiò Lucas. Il biondo alzò lo sguardo triste sull’amico in piedi davanti a lui – Non sono abbattuto io e lo sei tu? – chiese ironicamente il moro per far sorridere l’altro.
- Mi dispiace, tutto qui – sussurrò l’altro. Alex prese a guardare l’amico con attenzione: la maglia a giro maniche e i pantaloncini corti gli donavano e mettevano in risalto il suo fisico atletico.
- Ti ripeto, non m’importa nulla – Lucas sorrise – Adesso sorridimi – lo pregò dopo. Alex provò a mimare un sorriso poco convinto e tutto quello che riuscì a creare fu un sorriso arcaico. Il moro guardandolo non riuscì a trattenere le risate. Si piegò in due dal ridere accusando però dolore ai muscoli.
- Ecco cosa succede quando giochi tre giorni di fila per tutto il pomeriggio a basket – lo ribeccò il ricciolo – Ben ti sta – aggiunse sorridendo. In fondo era vero, i due avevano passato tre pomeriggi di fila insieme al ritrovo. Alex aveva ballato qualche ora con i ragazzi della gara e Lucas aveva giocato a basket tutti e tre i pomeriggi.
- Non è giusto che a te non faccia male nulla – si lamentò il moro toccandosi gli addominali – Insomma hai ballato fino a un’ora fa – poi si sedette al fianco del biondino, sul una panchina di pietra – E poi non fai attività fisica con Thomas di notte? – Alex gli mollò una gomitata nel costato – Dai scherzavo – si scusò Lucas - Però rispondi – aggiunse subito maliziosamente.
- Non lo abbiamo ancora fatto – sospirò Alex.
- Sei ancora vergine, quindi? – costatò subito l’altro – Possibile che un uomo dell’età di Thomas che ha già provato il piacere del sesso non voglia farlo con la persona che ama, cioè tu? –
- Credo che si trattenga – il riccio poi sventolò l’indice – Però ultimamente anch’io, quando sono vicino a lui, sento come un calore al basso ventre – arrossì. Parlare di queste cose lo imbarazzava da morire.
- Tu vorresti fare l’amore con lui? – la domanda diretta di Lucas spiazzò il biondino, che contrastando l’imbarazzo rispose lo stesso di getto.
- Sì – quando però si accorse di quello che aveva appena detto, gli venne quasi voglia di sotterrarsi vivo e non farsi mai più vedere.  
- Allora che male c’è? – il moro fece spallucce – Se vi amate e se entrambi volete farlo, perché vi trattenete? –
- Non lo so – Alex scosse la testa – Tu dici che questa sera dovrei farlo con lui? –
- No, no, non dico questo – sospirò Lucas – Insomma la prima volta deve essere naturale, non puoi programmarla – Alex alzò un sopracciglio – Ti spiego, la mia prima volta avrei voluto che fosse in un letto, sotto le coperte, non chiedevo una camera lussuosa di hotel, mi sarebbe bastata la mia cameretta – sospirò rumorosamente – Invece la mia prima volta è stata nel bagno di un bar – Alex sgranò gli occhi – Squallido, vero? – logicamente non era una domanda ma un’affermazione – Eppure non me ne pento, perché lo volevo veramente, è stata come una reazione chimica. Ecco perché ti sto dicendo che il sesso non si programma ma se si vuole veramente, non ti deve importare il luogo o il momento -           
- Terrò conto del tuo consiglio – il sorriso di Alex contagiò anche Lucas.
- Fra nemmeno due settimane compirai diciotto anni, non dovresti più aver bisogno del mio parere o del mio consiglio – lo ribeccò affettuosamente l’altro.
- Probabilmente diciotto anni non bastano per proseguire la vita da soli, dando conto solo a se stessi – Alex si alzò dalla panchina ormai bollente sotto il sole di settembre.
- Già, abbiamo bisogno sempre di qualcuno per camminare sulla retta via – lo canzonò il moro.
- Sì e la mia retta via, ora, è quella di casa, altrimenti Thomas mi farà una lunga scenata di gelosia – Alex stampò un bacio sulla guancia di Lucas e corse verso casa.
- Ciao – gli gridò dietro il moro che si teneva una mano sulla guancia baciata dal biondino.
 
Quando Alex entrò in casa, non c’era nessuno. Olga era in vacanza da ormai una settimana, era andata in un isolotto ad abbronzarsi: Thomas gli aveva spiegato che ogni volta che tornava dalle sue due settimane di vacanza, la donna era nera come un carboncino. Possibile che Thomas fosse ancora nel suo studio a lavorare? Insomma, dopotutto quando era uscito, lo aveva lasciato a ticchettare sulla tastiera del suo computer, non voleva credere che lui fosse ancora lì. Alex approfittò di quell’occasione per cambiarsi in santa pace, evitando una predica che aveva sentito già il giorno prima. Trovò anche il tempo di farsi una doccia fredda e veloce per togliersi la calura e il sudore di dosso. Mentre era sotto il getto d’acqua fresca, si mise a pensare alle parole di Lucas.
“Forse dovrei fare io il primo passo e dirgli che voglio fare l’amore” sospirò “No, no, Lucas mi ha detto che deve essere come una reazione chimica, che deve succedere senza programmazioni” Alex uscì dalla doccia con ancora mille pensieri che gli ronzavano in testa. Che cosa doveva fare? Dopotutto era anche la sua prima volta e lui non sapeva come agire. Mentre pensava al modo per far capire a Thomas che non riusciva più a trattenere le sue voglie, si diresse verso lo studio dello scrittore, ormai vestito e profumato. Quando entrò, partì subito in quarta a parlare, non voleva essere interrotto o avrebbe sicuramente perso il filo del discorso, o meglio si sarebbe perso nello sguardo serio di Thomas.      
- Ciao Thomas, senti avrei una cosa da dirti – il biondino guardò la poltrona su cui era seduto lo scrittore, il monitor acceso – Però ti chiedo di non interrompermi – nessun cenno, nessuna risposta – Io ci ho pensato molto e sono arrivato a una conclusione – Alex si torturò le mani - Insomma è un argomento abbastanza delicato che io non riesco però più a tenermi dentro - ancora nessuna parola da parte dello scrittore – Beh, ecco io vorrei fare l’amore con te, solo che quando siamo a letto a coccolarci non ho il coraggio di dirtelo perché ho paura che la mia voglia non sia corrisposta – Alex si avvicinò lentamente alla poltrona di pelle – E poi essendo la mia prima volta non so cosa fare, insomma sono un po’ inesperto – il ricciolo poggiò le sue mani sulle spalle di Thomas e scoprì che i suoi muscoli non erano per niente tesi, anzi erano molto rilassati – Thomas ?- Alex lasciò la presa sulle spalle dello scrittore e avvicinò il viso a quello del più grande. Lo guardò bene nella penombra dello studio: i suoi occhi erano chiusi e le labbra, leggermente aperte, lasciavano passare un lieve e silenzioso respiro. Thomas stava dormendo. Quindi non aveva sentito nulla?Alex sospirò e poi corse in camera a prendere una coperta per coprire Thomas. Quando però stava per lasciarlo solo nello studio, si ricordò di aver scorto un’unica scritta sul foglio bianco nel monitor. Si riavvicinò e la lesse a bassa voce.
- Voglio Alex – il biondino sgranò gli occhi sorpreso. Lo scrittore non aveva scritto nulla oltre a quelle due parole. Non era riuscito a trovare l’ispirazione per tutta la giornata e poi magari si era addormentato. Lentamente ticchettò sulla tastiera in modo da scrivere una frase. Quando ebbe finito, la rilesse mentalmente.
“Sono tornato, se mi vuoi, sono in biblioteca”
 
Non passò nemmeno un’ora dal ritorno di Alex. Thomas si era appena svegliato e aveva letto, anche se ancora insonnolito, la frase che aveva scritto il suo “piccolino” sul monitor. Non si ricordava nemmeno come si era addormentato. L’unica cosa che rammentava era di aver voglia di stare con Alex, soli, a coccolarsi sul letto. Quando però lesse che sopra la frase scritta da Alex, c’erano altre due parole scritte da lui, arrossì. Che il biondino le avesse lette? Dopo averci pensato un po’, restando in piedi davanti al monitor che si stava lentamente spegnendo insieme al computer, decise di andare nella biblioteca. Lì, come letto nel messaggio, trovò Alex immerso nella lettura di un libro. Era concentrato e non lo aveva nemmeno sentito arrivare. Thomas quindi si fermò sulla porta, a braccia incrociate, a guardarlo. Era così carino con quell’espressione da volpino in fase esplorativa. Thomas sorrise fra se e se e continuò a guardarlo, finché il ricciolo non alzò gli occhi dal libro e incontrò quelli seri e profondi dell’altro.
- T-Thomas, da quanto tempo sei qui – chiese chiudendo il libro e rialzandosi per metterlo apposto.
- Da un po’ – sorrise lo scrittore – Comunque continua pure a leggere, io devo fare una telefonata –
- No, non preoccuparti, mi stavo annoiando – Alex mise il libro al suo posto, poi tornò con lo sguardo fisso su Thomas – Comunque, chi devi chiamare? – la curiosità lasciò spazio alla gelosia nella mente del biondino.
- Devo fare un giro di telefonate per una cena di lavoro – ad Alex venne un colpo.
- Quando sarebbe questa cena di lavoro? – chiese un po’ preoccupato.
- La settima prossima, solo che se non prenoto ora ristorante e hotel, non troverò più posto – Thomas estrasse il cellulare dalla tasca. Alex invece abbassò lo sguardo.
- Capisco – sussurrò flebilmente. Thomas gli sorrise e poi lasciò la stanza.
 Passò lentamente un’ora, Thomas si era chiuso nel suo studio per delle lunghe telefonate di prenotazione e per quanto Alex avesse cercato di origliare, si per gelosia sia per curiosità, non era riuscito a sentire nulla. Il biondo quindi, arresosi, si chiuse in bagno. Ne uscì solo quando sentì Thomas spegnere il cellulare e abbandonarsi sul divano. Si avvicinò lentamente a lui, mentre lo scrittore faceva scrocchiare le dita.
- Thomas – lo richiamò all’attenzione – Stasera cucino io. Che cosa vuoi per cena? -  l’altro si girò verso di lui e gli sorrise.
- Quello che vuoi tu, amore mio – Alex sgranò gli occhi, era la prima volta che lo chiamava in quel modo, con tanta leggerezza soprattutto. Deglutì in preda all’imbarazzo cercando di non arrossire troppo. Si guardò un attimo intorno, poi puntò nuovamente lo sguardo verso gli occhi dolci dello scrittore. Almeno lui era felice.
- Ok – rispose lapidario, cercando di nascondere la vergogna. Poi sgattaiolò in cucina e provò a cucinare qualcosa di commestibile. Provò a imitare i piatti che erano stati serviti molte volte da Olga ma nulla, l’unico risultato era di pietanze stupide o troppo semplici.
- Guarda che non ti devi complicare la vita per cucinare qualcosa – Thomas gli cinse i fianchi con le braccia.
- Non vorrei avvelenarti – Alex provò a divincolarsi ma senza successo.
- Non potresti mai farcela – gli morse poi la punta dell’orecchio delicatamente – Riesci solo ad addolcirmi – Alex si chiese perché Thomas fosse così erotico.
- Allora dammi una mano tu – il ricciolo prese il sacchetto di farina mezzo vuoto e lo rovescio sui i capelli dell’altro, che mollò subito la presa dalla sua vita – E attento a non sporcarti – Scoppiarono entrambi a ridere e poco dopo Thomas si vendicò sporcando di sugo il viso di Alex. I due cominciarono una battaglia con il cibo e quando uscirono dalla cucina, erano completamente sporchi ma felici. Sul volto di entrambi c’era un grosso sorriso. Cenarono sorridendosi ogni tanto, ancora tutti sporchi di farina, sugo e quant’altro c’era in cucina.
- Sai che sei proprio bello? - Alex guardò il viso infarinato di Thomas sbigottito, mentre un grande sorriso si disegnava sulle labbra dello scrittore solo per lui.
- Grazie, anche tu sei bello – il biondino cercò di non arrossire.
- No, io sono figo – Thomas scoppiò a ridere, contagiando anche Alex. La serata continuò allegramente. Tra baci, risate e tante coccole. Alex aveva perfino dimenticato della gelosia provata il pomeriggio e quella piccola voglia che cresceva lentamente.
 
La settimana passò in fretta e il fatidico giorno del compleanno di Alex arrivò. Era il diciassette settembre e Alex si era appena svegliato. Al suo fianco aveva trovato Thomas, che ancora dormiva beatamente. Il biondino si strofinò gli occhi con il dorso delle mani, poi guardò il suo fidanzato attentamente: le sue labbra erano socchiuse, i capelli scompigliati sul cuscino e il petto si alzava e abbassava lentamente. Era uno spettacolo per gli occhi. Mai quanto, però, la sera prima, quando nel momento in cui si stavano baciando, lo scrittore aveva deciso di dare libertà ai muscoli togliendosi la maglietta e i jeans. Era la prima volta che Alex lo vedeva in boxer. Con questi pensieri che gli ronzavano in testa, il riccio si spostò in bagno per farsi una lunga doccia fredda, anche per far calare l’eccitazione. Quella era una delle poche volte che era riuscito a svegliarsi prima di Thomas. Inoltre Olga era tornata dalle sue vacanze e quindi non c’era più bisogno che i due preparassero a turno i rispettivi pasti. Quando Alex uscì dal bagno, pulito e profumato, si recò subito in sala da pranzo, per aspettare Thomas. Lì continuò a torturarsi mentalmente. La sera prima lo scrittore gli aveva detto che la cena di lavoro che organizzava da una settimana doveva tenersi proprio quella sera, il giorno del suo compleanno. Possibile che lo scrittore non si fosse ricordato che Alex compiva gli anni? Il filo dei suoi pensieri però fu interrotto proprio dall’entrata nella stanza da parte di Thomas.
- Buon giorno amore – il più grande schioccò sulla fronte del riccio un bacio – Dormito bene? -
- Sì, grazie – rispose l’altro flebilmente.
- Come mai quel tono così afflitto? – chiese Thomas sedendosi.
- Nulla, non preoccuparti –
- Non mi sembra nulla – Thomas sospirò – Forza, voglio sapere di che si tratta –
- Sai che giorno è oggi? – Alex alzò lo sguardo sull’altro.
- Il diciassette settembre, perché? – chiese quasi sorpreso l’altro. Il biondino lo fulminò con lo sguardo. Poi si alzò senza toccare nulla di quello che c’era in tavola e si avviò verso la porta. Possibile che il suo ragazzo non ricordasse la data del suo compleanno? Prima di uscire dalla porta però provò a fare un ultimo tentativo.
- Non ti ricorda nulla questa data? – gli chiese girandosi verso di lui.
- Sì – ad Alex si accese un barlume negli occhi – Stasera ci sarà la mia cena di lavoro – Alex uscì dalla stanza senza parlare, solo rivolgendo al suo fidanzato un flebile sorriso. Si sentiva triste e a passo lento raggiunse la camera da letto dove cominciò a spogliarsi e a cambiarsi per uscire, non voleva aspettare che Thomas si accorgesse che quel giorno era il suo compleanno e magari che avrebbe voluto festeggiarlo con lui, in modo romantico. Infatti, appena vestito si fiondò nel bagno e si aggiusto la matita, per non avere le sue famose “occhiaie da panda”. Poi tornò in sala da pranzo e avvisò Thomas che usciva, andava al ritrovo, con Lucas e altri amici.
- Torni prima che io esca? – chiese con un pizzico di gelosia il più grande.
- Non lo so – non voleva vederlo uscire per rendersi conto che sarebbe rimasto solo tutta la serata – Non credo comunque –
- Capisco – si arrese Thomas.
- Ciao, io vado – si voltò e con tono acido aggiunse – Buona cena di lavoro –
“ E buon pranzo solitario” aggiunse mentalmente. Poi girandosi di scatto, uscì dalla stanza e infine dall’appartamento. Prese un autobus per arrivare al ritrovo, voleva arrivare il prima possibile.
 
- Mi stai dicendo che non ha ricordato il tuo compleanno? – la faccia di Lucas era piena di stupore. Il moro era arrivato da un po’ e aveva ascoltato Alex sfogarsi. Si era anche meravigliato che il biondino non avesse pianto nemmeno un po’.
- Ultimamente è molto stressato per il libro nuovo – Alex aveva perdonato il suo fidanzato poco dopo essere arrivato al ritrovo – E’ meglio che lui vada a questa cena di lavoro, deve essere una cosa importante –
- Non stavo parlando della cena di lavoro – specificò Lucas alzando l’indice – Intendevo che lui non ti ha fatto nemmeno gli auguri – cominciò a sventolare il dito davanti al viso del biondino – Insomma, compi diciotto anni –
- Te l’ho detto, deve aver accumulato troppo stress e ha avrà avuto un vuoto mentale – sorrise il biondino. Gli piaceva prendere in giro Thomas, non lo faceva sentire più tanto “piccolo” nei suoi confronti. 
- Già – la risatina divertita contagiò anche Lucas – Il tuo ragazzo sta diventando vecchio – quella battuta smorzò la tensione.
- Non mi ci far pensare dai, oggi è il mio compleanno, voglio divertirmi –
I due cominciarono con una partita a basket, poi Alex insegnò al moro qualche passo di danza mentre aspettavano gli altri ballerini del ritrovo. Al loro arrivo Lucas tornò a giocare a basket e Alex cominciò a ballare seriamente. Arrivò anche l’ora di pranzo che fu accolta con grande felicità dai due migliori amici. Insieme, infatti, andarono a mangiare in un piccolo bar nelle vicinanze. Arrivò anche il pomeriggio, senza nemmeno una telefonata di Thomas. Erano le cinque in punto e di Thomas nemmeno un segno di vita. Fu Alex a preoccuparsi. Quel giorno sembrava quasi che i ruoli si stessero capovolgendo. Il biondino prese subito il cellulare dalla tasca dei jeans e chiamò il suo ragazzo. Uno squillo, due, tre, quattro squilli. Nulla, nessuno rispondeva. Staccò la chiamata e provò con il cellulare di Lucas. Nulla di nuovo. In Alex crebbe la preoccupazione.
- Lucky io vado a casa, non vorrei che fosse successo qualcosa – spiegò mentre prendeva la sua borsa e la metteva a tracolla.
- Dai non drammatizzare – il moro provò a dissuaderlo – Magari avrà lasciato il cellulare a casa e sarà uscito – nemmeno il tempo di una risposta che il rumore di una brusca frenata attraversò i timpani dei ragazzi presenti nel ritrovo. Tutti si voltarono verso l’unica via d’accesso per arrivare lì. In piedi, appoggiato a un muro, c’era Thomas Rey munito di occhiali da sole scurissimi. Alex sgranò gli occhi mentre si avvicinava a lui e ogni ragazzo del ritrovo tornava a farsi gli affari propri: probabilmente nessuno, oltre i due migliori amici, lo aveva riconosciuto come “il famoso scrittore”.
- Ciao piccolino – lo scrittore gli arruffò i capelli, poi alzò lo sguardo su un tizio vestito con un’uniforme da basket rosso fuoco: Lucas – Ciao Lucas – il moro fece un ghigno di risposta. Tra i due non correva buon sangue.
- Che cosa ci fai tu qui? – Alex riportò l’attenzione su di lui.
- Sono venuto a prenderti – sorrise – Tu ed io abbiamo un appuntamento romantico, amore – Thomas manteneva un tono sereno e dolce, anche in modo da non far sentire ai restanti ragazzi quello che diceva.
- Tu non avevi una cena di lavoro – sbottò acido il biondo. In tutta risposta però Thomas fece un risolino.
- Ci credevi veramente? – si tolse gli occhiali da sole e li agganciò al taschino della camicia – Era solo un modo per non farti scoprire la sorpresa che ho preparato per i tuoi diciotto anni – poi avvicinò il viso a quello del più piccolo – A proposito, auguri – e unì le labbra alle sue. Lucas fece una smorfia di disgusto. Quando i due si staccarono Thomas infilò le mani in tasca e si girò aggiungendo – Vieni piccolino, andiamo – Alex non se lo fece ripetere, salutò Lucas velocemente e poi seguì il suo ragazzo. Gli si affiancò e insieme raggiunsero una fiammante Spider rossa.
“Ecco da cosa proveniva il rumore di prima” Alex sorrise a quel pensiero.
- Io sarei un po’ sudato, non vorrai mica farmi uscire in queste condizioni – avvisò Alex appena entrati in macchina.
- Prima ti porto a casa e poi usciamo – Thomas mise in moto e partirono subito. Lo scrittore nel viaggio non aprì bocca, semplicemente non aveva nulla da dire. Ogni tanto faceva un sorriso al suo ragazzo, che ricambiava con entusiasmo.
- Come mai hai usato la scusa della cena di lavoro? Sai pensavo ti fossi dimenticato del mio compleanno – fu il ricciolo a interrompere quel gioco di sorrisi, sguardi e silenzio.
- Beh diciamo che non volevo che tu scoprissi la sorpresa che stavo organizzando per te, insomma volevo farti rimanere un po’ nel dubbio – il più grande sorrise di gusto – E poi ero sicuro che se non ti avessi tenuto segrete le mie intenzioni tu non avresti voluto festeggiare anche con i tuoi amici ma solo con me – Alex sgranò gli occhi. In effetti, se Thomas gli avesse detto che stava organizzando un’uscita romantica per loro due, lui non sarebbe mai andato al ritrovo, avrebbe preferito rimanere in casa e passare uno dei giorni più importanti della sua vita con la persona che amava. Si chiese, con paura, se Thomas ormai lo conoscesse troppo bene – Sai a volte il messaggio va adattato al ricevente, piuttosto che ostinarci a spedirlo così com’è – con un ultimo sorriso, Thomas frenò: erano arrivati a casa.
 
Dopo una bella doccia rinfrescante e un cambio d’abiti, Alex era pronto per l’appuntamento con Thomas, o meglio: per festeggiare i suoi diciotto anni. Scese di corsa per le scale e raggiunse la Spider rossa, dove lo aspettava Thomas. Erano le sette in punto e lo scrittore fece cenno di sbrigarsi. Quando Alex fu dentro l’auto, guardò attentamente il suo ragazzo: indosso aveva una camicia a maniche lunghe e un gilet nero gessato, chiuso da tre bottoni sull’addome e lasciato sbottonato sul petto. Anche la camicia era leggermente sbottonata. Ad Alex non venne un collasso per poco, Thomas era indubbiamente bellissimo, soprattutto confrontato a lui e al suo campionario di vestiti. Ora come ora era vestito come uno sfigato di prima categoria: maglietta a mezze maniche verde aderente e jeans neri. Sembrava un quindicenne al primo appuntamento con una ragazzina più piccola di lui. Si sentiva un po’ uno stupido.
- C’è qualcosa che non va? – mentre poneva la domanda, il più grande mise in moto l’auto.
- No, non preoccuparti – rispose prontamente il biondino, poi sorrise falso – Andiamo? – non voleva stressare il suo ragazzo con i suoi complessi d’inferiorità. Il viaggio fu silenzioso. Solo Thomas ogni tanto spiccicava qualche parola, magari una battuta. Alex rimase pensieroso per tutto il tragitto che durò un buon quarto d’ora. Quando arrivarono, il ragazzino si trovò davanti al ristorante più in della città. Entrati il ricciolo diede un’occhiata in giro, tutti i tavoli erano occupati da coppie o colleghi di lavoro, Tutti rigorosamente in “giacca e cravatta”. Lo guardavano un po’ tutti come se fosse un alieno o una strana creatura mutante. Gli sguardi passavano da lui al suo ragazzo, trasformandosi in ogni volta da ripudio a stupore totale. Thomas chiamò si avvicinò al bancone placcato in oro e bronzo e sussurrò qualcosa all’orecchio del cassiere. In poco tempo i due si ritrovarono in una saletta adiacente a quella d’entrata, fatta preparare apposta da Thomas. La stanza era piccola, provvista solo di due o tre tavoli, tutti vuoti.
- Siamo soli, non preoccuparti – lo rassicurò Thomas cingendogli le spalle con le braccia – Il padrone del locale è un mio amico e mi ha lasciato prenotare tutta questa sala, qui nessuno ci vedrà – Alex sorrise di sincera gratitudine – Ho pensato che tu non fossi abituato al lusso e ai fan che ti assalgono… - Alex lo interruppe con un bacio diretto sulle labbra. Thomas era stato dolcissimo. Magari aveva anche speso un capitale per mangiare in quel posto. Poco dopo quel contatto, entrambi si sedettero a tavola e ordinarono. La cena passò tra una risata e l’altra. Ogni tanto si creò anche l’occasione per baciarsi. Era stata sicuramente una serata romantica. E dopo la cena non era ancora finita. Thomas fece salire velocemente in macchina il suo amato e lo portò in un posto che aveva chiamato “speciale”. Con la Spider prese la super strada per uscire dalla città. Ci volle un’ora buona di macchina, tra stradine strette e in salita. Alla fine, però, il tragitto valse la sorpresa. In cima a una stradina di campagna stretta e tortuosa c’era uno spiazzo da dove si vedeva tutta la città. Da lì sopra il luogo in cui i due fidanzatini abitavano, sembrava un grande flipper.
- E’ bellissimo! – esclamò il biondino.
- Sono felice che ti piaccia – Thomas sorrise e abbracciò teneramente l’altro.
- Thomas – chiamò mentre affondava la testa sul petto del suo ragazzo – Ti amo –
- Ti amo anch’io piccolino – gli alzò la testa e lo baciò dolcemente.
 
 
 
 
 
 



 
Eccomi qui… Sono un po’ in ritardo ma ho postato… Scusate ancora il ritardo… Scusate se non rispondo alle recensioni ma vado di fretta… Scusate di nuovo… 
 
 
               



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Capitolo 16
*** - Capitolo 15: Problemi natalizi - ***


    
 
 

                                                   - Capitolo 15: Problemi natalizi –

 








- E’ la seconda volta che lo scrittore, Thomas Rey, viene visto e fotografato in compagnia di un ragazzo biondino. Ieri sera l’ultima foto, scattata all’entrata dell’Alabaster, il ristorante pi chic della città, mostra i due insieme, per una cena che sembra quasi romantica. Che segreti ha lo scrittore più famoso del momento? Ma soprattutto, chi è quel ragazzo che lo accompagna?- la presentatrice del telegiornale fece una pausa e diede una rapida occhiata al foglio che reggeva di fronte a se – Questa era l’ultima notizia per oggi, ci rivediamo stasera con gli ultimi aggiornamenti, grazie e buona giornata – la bionda presentatrice sorrise mentre i titoli di coda del First CoastNews partivano, facendo sparire la donna. Thomas recuperò il telecomando da sopra il tavolino di fronte al divano, su cui inoltre era appoggiata una rivista di gossip fresca di quella mattina che ritraeva lui e Alex all’entrata dell’Alabaster. Poi con stizza spense la televisione e si lasciò sprofondare nella morbida imbottitura del divano. Alex dormiva ancora, la precedente era stata una notte molto lunga. Dopo quel bacio romantico davanti a quel panorama mozzafiato, i due erano tornati a casa e lì avevano preso a baciarsi e strusciarsi l’uno contro l’altro in una danza erotica che aveva eccitato entrambi. Quella mattina Thomas ne pagava ancora le conseguenze. Strani pensieri gli attanagliarono la mente, era ormai da qualche giorno che aveva desiderio di fare l’amore con Alex, con il suo fidanzato, una parola che alle sue orecchie stonava parecchio ma che, guardando poi il biondino lo faceva tornare in armonia con se stesso. Si sentiva quasi combattuto ed era in quello stato perché aveva paura, ancora una volta, per la sua carriera di scrittore. I pregiudizi della gente a volte erano fatali per il lavoro delle persone “famose” come lui. Con questi pensieri, decise che una doccia fresca e ristoratrice lo avrebbe aiutato, non solo a dimenticare quello che aveva appena sentito al notiziario delle undici ma anche a sbollire l’eccitazione che si era accumulata sotto l’ombelico e che premeva contro i suoi boxer. Si diresse quindi subito verso il bagno e lì cominciò a spogliarsi, gli piaceva guardarsi allo specchio, non sembrava, ma Thomas era molto vanitoso. Ogni vestito che finiva nel portabiancheria sotto il lavandino, era un prezioso ricordo su cui Alex aveva poggiato il suo corpo. Le immagini della sera prima balenarono nuovamente nella mente dello scrittore: Alex quella sera non si era minimamente accorto che Thomas si era eccitato mentre si scambiavano effusioni. In un attimo, lo scrittore, si ritrovò con la schiena contro la parete di fronte allo specchio del bagno, con una mano nei pantaloni del pigiama. Quando spalancò gli occhi, notò che era completamente rosso in viso, era arrossito solo pensando ad Alex. Che cosa gli stava capitando? Con una mossa rapida finì di levarsi il resto dei vestiti e s’infilò sotto la doccia, prima che andasse troppo oltre con la mente e cominciasse a fantasticare su una probabile prima volta con il suo ragazzo. Sotto la fresca acqua che scivolava veloce sul suo corpo, Thomas continuò a pensare al telegiornale mattutino. Fino a quel momento nessun giornale o notiziario che fosse, aveva dato un’esclusiva “sulla nuova compagnia dello scrittore”.
“Mi ero ripromesso che qualsiasi cosa sarebbe successa avrei prima pensato ad Alex e poi alla mia carriera, non intendo rompere con lui come ho fatto in passato con Nina” mentre pensava questa frase, il volto della zia del ricciolo gli tornò in mente “Scusa, non farò lo stesso errore con Alex, te lo prometto” Thomas sorrise e chiuse l’acqua, voleva assolutamente stare un po’ con il suo biondino. Si cinse la vita con un asciugamano e velocemente aprì la porta del bagno, trovandosi davanti Alex. Il ricciolo sgranò gli occhi a quella vista: Thomas a torso nudo con solo un leggero tessuto in spugna a coprirgli le parti intime, una visione mozzafiato. Lo scrittore, infatti, scoppiò a ridere quando gli vide spalancare anche la bocca, mentre continuava a fissargli gli addominali.
- Gli occhi sono un po’ più su – precisò quasi subito, non gli dava più di tanto fastidio che qualcuno adulasse il suo corpo, e poi gli prese il mento facendogli alzare la testa – Buon giorno – sussurrò prima di baciarlo. Alex avvampò, la voce arrochita dall’eccitazione del suo fidanzato era alquanto sexy. Ricambiò il bacio in modo impacciato e quando si staccò, abbozzò un sorriso, che non gli riuscì molto bene, provocando un’altra risatina dello scrittore.
- Credevo fossi in sala da pranzo a fare colazione –  il biondino lo superò ed entrò nel bagno, togliendosi la maglietta a maniche corte che aveva usato per dormire. Il più grande si trattenne dall’attuare le sue fantasie – Ora, però vorrei farmi una doccia – Thomas annuì, sembrava un pesce lesso. Il ricciolo gli fece cenno di andarsene con la mano – Da solo magari – lo scrittore si diede dello stupido, era rimasto appoggiato alla porta a guardare il fisico magro e atletico del suo fidanzato, senza accorgersi che gli stava parlando. Quando chiuse poi la porta del bagno congedando il ricciolo con un bacio sulla guancia, si diresse verso la sua stanza pensando che ormai Alex era cresciuto. Infatti, negli ultimi mesi il biondino era diventato più alto, anche se arrivava ancora al naso di Thomas, compresi i capelli, e la sua muscolatura gli si era accentuata. Poi lo scrittore si cambiò in fretta e infine si diresse a far colazione, però prima prese la rivista di gossip dal tavolo e, dopo averla strappata a metà, la gettò nel cestino dell’immondizia del suo studio, dove il suo ragazzo non l’avrebbe mai trovata. Nessun notiziario o giornale che fosse gli avrebbe rovinato il fidanzamento, non una seconda volta.
 
Era il ventiquattro settembre e Alex si svegliò di soprassalto. La sveglia sul suo cellulare lo avvisava che erano le sei e mezzo e che lui doveva immediatamente alzarsi da quel comodo letto altrimenti avrebbe fatto tardi il primo giorno di scuola.
- Ti prego amore spegni quella tortura cinese – mugolò Thomas dalla parte opposta del letto – Mi sta fracassando i timpani – detto questo si coprì la testa con il cuscino, cercando di smorzare il suono orrendo della canzoncina che Alex aveva messo come sveglia. Il biondo non se lo fece ripetere e corse verso i suoi jeans per staccare la musichetta.
- Buon giorno anche a te – il biondino una volta tornato vicino al letto incrociò le braccia e aspettò una risposta dal suo ragazzo. Thomas si stiracchiò lentamente e poi si mise a sedere, con il cuscino sulle gambe.
- Buon giorno piccolino – lo scrittore gli sorrise dolcemente, poi lentamente scese dal letto e gli si avvicinò. La visione di Thomas a torso nudo e con i capelli leggermente arruffati fece arrossire non poco il biondino che provò a girare il viso verso un’altra parte della stanza, ma senza successo, infatti, il più grande gli prese il mento e poggiò le labbra su quelle rosse di Alex. Quando si staccarono Alex prese i vestiti che doveva indossare e corse in bagno. Forse in quella fuga non c’era solo il “non voler arrivare tardi a scuola” ma anche una voglia assoluta di uscire dalla camera da letto, il biondo era sicuro che lui e Thomas, altrimenti, non sarebbero usciti da quella stanza per tutta la giornata. Mentre si preparava per andare a scuola, ad Alex salì la voglia di fare l’amore con il suo ragazzo: la visione dello scrittore a torso nudo di prima mattina lo aveva eccitato da morire. Inoltre quando entrò nella sala da pranzo e trovò lo scrittore seduto a capotavola con le braccia incrociate sul petto nudo, esitò quasi ad avvicinarsi per paura che l’altro intercettasse la sua erezione: la visione di Thomas a torso nudo non lo aveva nuovamente aiutato.
- Amore vuoi che ti accompagni con la macchina? – chiese il più grande mentre Alex si sedeva al suo fianco.
- Grazie ma sai che adoro l’autobus, mi rilassa e poi se qualcuno ti vedesse con me, sarebbe un problema – il biondino abbassò lo sguardo sulla colazione: pane e marmellata – Dopo il polverone che i giornali e i notiziari hanno sollevato per l’uscita fatta al mio compleanno è meglio se stiamo più attenti a dove andiamo – Thomas lo guardò tristemente, non voleva privilegiare la sua carriera all’amore per quel ragazzino. Lo scrittore non riuscì nemmeno a rispondere che Alex si alzò e uscì dalla stanza salutandolo tristemente. Prese la sua tracolla da sopra il divano, l’mp3 da sopra il mobile affianco alla porta e uscì di casa. Nell’autobus, tra odore di chiuso e di sudore, il ricciolo trovò un posto a sedere: il tragitto per arrivare a scuola era lungo. Una volta sceso dal bus fece un ultimo tratto a piedi prima di arrivare davanti ai cancelli della scuola. Nella folla di ragazzi, che gli rivolse sguardi affascinati o schifati a seconda delle persone, Alex cercò il suo migliore amico, Lucas. Non impiegò molto a trovarlo: stava parlando con dei loro compagni di classe sulle vacanze trascorse. Quando gli si avvicinò, gli altri lo guardarono male, anche loro sembravano schifati.
- Ehi Alex, buon giorno – Lucas lo abbracciò calorosamente.
- Buon giorno Lucky – il biondino sciolse il contatto. E poi si rivolse agli altri – In che modo avete passato le vacanze ragazzi? – sorrise, ma in tutta risposta ricevette dei monosillabi. Per tutta la giornata nessuno, oltre a Lucas, che era tornato a essere il suo compagno di banco, gli rivolse la parola. Le ragazzine nella sua classe lo guardavano con gli occhi scintillanti di ammirazione e rispetto, i ragazzi con schifo totale. Quando le lezioni finirono e Alex uscì dai cancelli della scuola, una troop di giornalisti lo assalì.
- Ciao – azzardò subito uno di loro. Alex sgranò gli occhi per la paura. Cosa gli avrebbero chiesto? Soprattutto, però, perché erano lì? – Tu sei il ragazzo che la sera del diciassette settembre era con il signor Thomas Rey vero? – il biondino non rispose, quasi terrorizzato dal dire qualcosa di sbagliato.
- Il signor Rey non ha voluto lasciare dichiarazioni – intervenne un’altra giornalista – Tu potresti rispondere a qualche domanda? – la donna gli puntò il microfono alle labbra. Alex però non rispose ma cominciò a pensare. Lui aveva sempre mentito alla perfezione, raccontare qualche bugia, questa volta, lo avrebbe salvato.
- Che cosa volete chiedermi? – rispose lui, guardandoli in modo freddo. Intanto un gruppo di studenti si era raggruppato intorno alla folla di giornalisti, tra loro c’era anche Lucas.
- Bene – sorrise un giovane giornalista – Tu e il signor Rey in che rapporti siete? – Alex pensò al loro primo bacio e a tutte le volte che era stato abbracciato a Thomas, a farsi coccolare come un bambino. Se voleva proteggere quei momenti e i romanticismi futuri, doveva mentire.
- Thomas ed io viviamo nella stessa casa da qualche mese – i giornalisti ascoltavano con interesse ogni parola che il ricciolo diceva – I miei genitori sono amici di vecchia data di Thomas e hanno permesso che, in qualche modo, lui diventasse il mio tutore solo perché casa sua è molto più vicina alla mia scuola – Alex aveva mantenuto uno sguardo freddo per tutto il tempo della sua risposta. Una giornalista annuì.
- Per quale motivo eravate insieme la sera del diciassette settembre? – la donna fece una pausa – Se non sbaglio eravate all’Albaster, perché? Forse era una cena di lavoro? – dopo l’ultima domanda la giornalista sorrise finta.
- No, era il mio compleanno – questa volta non c’era bisogno di mentire – E siamo andati a festeggiarlo lì – Alex guardò il gruppo di ragazzi che si era radunato intorno alla folla di giornalisti e scorse Lucas tra loro.
- L’Alabster, però, è il ristorante più in della città – costatò un giornalista di mezza età vicino alla donna che aveva parlato prima – Come mai ti ha portato proprio lì? –
- Semplicemente perché glie l’ho chiesto io – rispose immediatamente con aria superba – Ora scusate ma devo tornare a casa – Alex sorrise freddo e poi scansò tutti i giornalisti che erano rimasti interdetti, ogni supposizione che avevano fatto era sbagliata. Alex raggiunse subito Lucas e gli sorrise.
- Hai fatto la cosa giusta – sentenziò il moro – Credo proprio che quei giornalisti vi lasceranno in pace per un bel po’, sempre che non vi facciate beccare in situazioni troppo romantiche – scherzò subito dopo. Alex scoppiò a ridere e poi si voltò verso gli altri studenti, molti dei quali stavano tornando a casa: le ragazze ora lo guardavano con odio, mentre nello sguardo dei ragazzi c’era un pizzico di ammirazione, solo perché ai loro occhi Alex aveva usato Thomas, il famoso scrittore, per i suoi comodi.
 
- Amore, sono a casa – urlò il biondino che si era appena chiuso la porta alle spalle. Scorse subito Thomas seduto sul divano che lo guardava con aria sorpresa e compiaciuta allo stesso tempo. Nel suo sguardo c’era un barlume di orgoglio. Lo scrittore si alzò e gli andò in contro, senza fiatare. Alex invece lo abbracciò forte appena fu abbastanza vicino e affondò la testa nell’incavo del suo collo, lasciando cadere la tracolla per terra.                        
- Mi sei mancato un casino – sussurrò poi. Thomas rimase immobile, senza fiatare. Gli strinse solo le braccia intorno alla vita. Alex si sorprese del suo essere così taciturno. Si staccò da lui e prendendolo per la mano, lo condusse fino al divano. Lì si sedettero entrambi e Alex cominciò a parlare – Mi hai visto in televisione vero? – chiese senza nemmeno riflettere un attimo.
- Già – Thomas emise una risposta flebile – Non pensavo che tenessi così tanto alla mia carriera – Alex non si sorprese per niente.
- Ci tengo perché è qualcosa d’importante per te – spiegò subito e poi aggiunse – E’ per questo che ho risposto alle domande che facevano quei giornalisti e non sai quant’è stato doloroso mentire sul nostro rapporto –
- Sono orgoglioso di te – sentenziò Thomas – Ti amo –
- Anch’io, carissimo amico di famiglia – scherzò il ricciolo. La risata presto contagiò anche lo scrittore.
 
Era pieno dicembre e dal primo giorno di scuola erano passati tre mesi. Nella classe di Alex le cose erano cambiate radicalmente dopo l’intervista fuori dai cancelli scolastici: le ragazzine della scuola non lo guardavano nemmeno più, i ragazzi invece, compreso Lucas, lo trattavano quasi con rispetto, ai loro occhi lui era un mito che stava sfruttando la fama di una persona famosa a suo vantaggio. Inoltre Alex aveva sostenuto l’esame per prendere la patente e lo aveva anche passato. Thomas invece aveva finito il libro e lo aveva pubblicato, trasformandolo in un nuovo successo. Sfortunatamente i due “piccioncini”, in tre mesi, erano riusciti a uscire poche volte insieme. Lo studio tartassava Alex e le conferenze televisive erano qualcosa che Thomas cominciava a odiare, tanto era il tempo che gli sottraevano. Inoltre, i primi giorni di dicembre, aveva cominciato a nevicare e la scuola era rimasta chiusa. Nonostante questo, il ricciolo rimaneva lunghi periodi in casa da solo, a volte anche giornate intere. In quei giorni di noia, con Olga, decise di fare l’albero di Natale, cosa che sorprese molto Thomas al suo ritorno a casa. Passarono le settimane e la neve non smetteva di cadere. I notiziari annunciarono il venti dicembre che la scuola sarebbe rimasta chiusa fino alla fine delle feste natalizie. Fu proprio in uno di quei pomeriggi solitari che Alex, mentre guardava la televisione, vide, tra le notizie del First Coast News, che nella periferia cittadina era stato allestito un mercatino pre-natalizio. Gli vennero in mente i giri che lui e sua madre facevano tra le bancarelle dei mercatini di paese, dove abitavano anche i suoi nonni. Gli erano sempre piaciuti, inoltre lì si trovavano molte cose belle a poco prezzo e magari con gli stessi soldi che spendevi per un jeans di marca, sulle bancarelle ne compravi due o tre. Sarebbe stato piacevole andarci con Thomas. Quando spense la televisione e si diresse in biblioteca, cominciò a pensarci su: magari valeva la pena chiederlo allo scrittore. Alex lesse fino a quando il suo fidanzato non tornò a casa. Si era cimentato nella lettura dell’ultimo capolavoro di Thomas e lo aveva già quasi finito.
- Ti piace il libro? – chiese lo scrittore appena entrato in biblioteca. Era riuscito a scorgere il biondino che lo posava al suo posto, come un cimelio prezioso.
- Sì, abbastanza – mentì l’altro, in realtà era uno dei più belli che avesse mai letto. Poi si ricordò del notiziario di quel pomeriggio – Thomas – chiamò subito mentre raggiungeva lo scrittore sul divano, dove era seduto.
- Dimmi piccolo mio – il più grande gli rivolse un sorriso dolce e caldo.
- Sai oggi in tv ho visto un notiziario che diceva che fuori città è stato allestito un mercatino pre-natalizio – Alex si morse il labbro inferiore.
- Beh allora prendi la mia macchina e vai pure – lo scrittore sospirò – Mi dispiace che tu rimanga tutti i giorni solo e senza nemmeno vedere Lucas – poi fece sorriso radioso – Prendi pure la macchina e andate insieme – il ricciolo, però, non sorrise. Come poteva, Thomas, non capire che ci voleva andare con lui e non con Lucas? Tanto valeva dirglielo.
- Io voglio andarci solo con te e con nessun altro – Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa. Non avrebbe mai pensato che Alex prendesse l’iniziativa di fare qualcosa insieme. Di solito era sempre lui che chiedeva al più piccolo di uscire o di fare qualsiasi cosa e spesso era anche lui che prendeva l’iniziativa di baciarlo. Questa volta invece fu Alex che gli stampò le labbra sulle sue – Mi ci porti? – chiese poi il riccio quando si furono staccati.
- Sì – Thomas lo strinse a se – Dal venti non dovrò più fare nessuna conferenza o interviste varie, quindi ci andiamo i giorni prima di Natale se ti va –
- Certo – il riccio sorrise, ora si che si sentiva veramente felice.
 
Passarono i giorni e presto arrivò il ventitré dicembre, la data che i due fidanzati avevano fissato per andare al mercatino. Alex si svegliò di soprassalto e guardò velocemente la sveglia sul comodino, erano le undici in punto. Si voltò di scatto verso Thomas e cominciò a scuoterlo dolcemente.
- Thomas – sussurrò – Svegliati è tardi – lo cominciò a scuotere con più decisione – Dai, svegliati. Avevi promesso che avremmo pranzato fuori – infatti, la sera prima lo scrittore aveva dato la mattina libera a Olga, poiché i due non ci sarebbero stati tutta la giornata. Alex cominciò a scuoterlo con più forza e finalmente provocò una leggera reazione infastidita da parte di Thomas.
- Ancora cinque minuti Alex – si lamentò il più grande.
- Non fare il bambino e alzati – intimò il ricciolo con il sorriso sul viso – Dai amore, svegliati che facciamo tardi - lo scosse l’ultima volta e poi si alzò. Cominciò a prendere i vestiti che aveva pensato di mettersi e prima di uscire dalla camera aggiunse – Se quando torno non sei sveglio e in piedi, ci vado con Lucas al mercatino – poi si chiuse la porta alle spalle e sparì in bagno. Dopo una doccia rinfrescante si vestì in fretta per il freddo, era pieno inverno e i riscaldamenti servivano a ben poco. Poi tornò in camera da letto e trovò Thomas ancora steso sul letto, addormentato. Gli si avvicino e quando gli fu di fianco la mano veloce dell’altro, gli prese il braccio tirandolo poi a se. Lo scrittore si era alzato a sedere e Alex invece era finito con la testa sul suo petto e una mano in mezzo alle gambe incrociate dell’altro. L’altra mano del riccio era poggiata sulla cosca di Thomas, vicina alla patta di quest’ultimo. Lì, infatti, sentiva una certa tensione e più calore del solito.
- Con chi vuoi andare al mercatino? - chiese con voce roca quasi divertito dal rossore che si era formato sulle guance di Alex. Il riccio però non rispose, pensando all’unico motivo possibile per la crescente tensione nei pantaloni del pigiama di Thomas.
- Amore ma sei eccitato? – chiese quasi ingenuamente il biondino. Quella domanda sconvolse completamente lo scrittore, che abbandonò la sua solita espressione strafottente per lasciare spazio al rossore che si propagava sulle guance – Thomas? – chiamò Alex lentamente. Non ci fu nessuna risposta, solo un gesto per il troppo imbarazzo: il più grande puntò lo sguardo altrove. Alex gli prese il viso e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
- Vuoi che io faccia qualcosa? – chiese istintivamente poi, però si pentì: se Thomas avesse detto “sì”, lui non avrebbe saputo che fare.
- No – rispose flebilmente lo scrittore – Vado a farmi una doccia – si alzò scansando Alex e presa la biancheria intima, si chiuse in bagno. Ne uscì solo una ventina di minuti dopo. Il riccio lo stava aspettando seduto sul divano.
- Andiamo? – Alex si voltò verso un sorridente Thomas, a cui sembrava non fosse successo nulla.  Il biondino si alzò dal divano e infilò la giacca poggiata sul divano.
- Sì andiamo – sorrise di rimando il ricciolo che decise di rimandare i suoi pensieri a quella sera. Ora li aspettava una bella giornata.
 
- Thomas – chiamò Alex. Il più grande lo raggiunse a una bancarella carinissima. C’era di tutto: giacche, jeans camicie e magliette. Per non parlare delle piccole statuette di folletti, fate e animali mitologici vari – Hai visto che belle che sono quelle fatine? – indicò l’angolo dedicato alle statuette.
- Ne vuoi una ? – chiese teneramente lo scrittore.
- No, no volevo solo fartele vedere – rispose subito l’altro – Ho una leggera fame – brontolò subito dopo.
- Abbiamo mangiato meno di un’ora fa – lo ribeccò Thomas – Sei un pozzo senza fondo – scherzò poi. Era vero, entrambi avevano mangiato meno di un’ora prima, proprio in un ristorantino fuori mano, che nessuno dei due conosceva. Era stato un pranzo veloce. Poi insieme avevano cominciato a girare per le bancarelle e Alex aveva già comprato un paio di magliette e una collana. Mentre Thomas aveva trovato un paio di cose carine da regalare al suo ragazzo per Natale, però non aveva avuto il coraggio di chiedere se gli piacevano veramente, anche per non cadere nell’usuale: se doveva fargli un regalo, voleva che fosse veramente speciale. Ora invece i due si stavano dirigendo verso un chiosco, dove vendevano da mangiare. Alex prese un cartoccio di patatine piene di ketchup e Thomas un semplice caffè. La cosa forse più bella per lo scrittore era che nessuno lo aveva riconosciuto come tale. Nessuno gli aveva chiesto autografi, e nessuno lo aveva inseguito come succedeva spesso nel centro cittadino. Lì non c’erano ragazzine urlanti, solo gente che pensava agli affari suoi, persone che non spendevano soldi per comprare cose inutili ma solo regali per i propri cari. Dopo la sosta per mangiare, i due continuarono a girare per le rispettive bancarelle, finché Alex non trovò quello che cercava. Si avvicinò allo stand e tirò dietro di se Thomas. Poi puntò il dito verso l’alto.
- Ti piace quella giacca di pelle? – il ragazzino aveva indicato una giacchetta di pelle marrone e opaca. Sembrava scolorita sui gomiti e sul colletto.
- Sì è parecchio bella – Thomas era rimasto affascinato da come un capo così semplice potesse sembrare tanto di alta moda, anche perché lui vestiva solo con abiti di marca, che fossero eleganti o sportivi. Alex si accorse subito che il suo fidanzato provava un interesse particolare nei confronti di quella giacca.
- Thomas mi fai un piacere? – chiese poco dopo il riccio.
- Dimmi piccolino – lo scrittore gli sorrise subito.
- Vai a vedere più avanti se c’è una bancarella per comprare una cornice di legno? – Alex aveva una bella idea in mente e voleva attuarla a tutti i costi.
- E tu? – chiese con ingenuità l’altro.
- Io devo prendere una cosa qui – Thomas non se lo fece ripetere un’altra volta e continuò la passeggiata da solo. Quando poi Alex lo raggiunse, lo scrittore aveva già scelto una cornice di media grandezza.
- Thomas devi comprare altro qui? – chiese avvicinandosi il biondino.
- No, perché vuoi andare via? – il più grande aveva intuito che ormai non gli importava più il mercatino, il suo ragazzo voleva sicuramente andare da qualche altra parte.
- Sì – Alex sorrise e poi aggiunse – Ho voglia di coccole – Thomas capì al volo e dopo avergli preso la mano, incurante degli sguardi della gente, lo condusse fino alla macchina. Lì dentro riuscì finalmente a dargli il secondo bacio della giornata: il primo erano riusciti a darselo nel ristorantino, mentre il cameriere portava via i piatti vuoti. Prese le chiavi della macchina dalla tasca dei jeans, però fu bloccato dalla voce di Alex.
- Prima vorrei fare una sosta in gioielleria – sorrise prima che Thomas mettesse in moto. Il viaggio di ritorno fu lungo ma divertente. I due cominciarono a costatare che a entrambi sarebbe piaciuto passare tutti i giorni così. Non si divertivano in quel modo da tanto tempo. Dopo una mezz’oretta raggiunsero di nuovo il centro città e si fermarono davanti a una gioielleria, dove entrambi entrarono.
- Che cosa devi fare qui? – chiese curioso Thomas.
- Mi prendo il mio regalo di compleanno – sorrise superbo l’altro – Ho visto come ti sei affiatato tutto il pomeriggio per trovarmi un regalo che mi piacesse – lo scrittore sgranò gli occhi – Semplicemente ti facilito il compito – l’altro gli sorrise.
- Quanto sei esuberante – scherzò Thomas – Quindi quale sarebbe questo regalo? – chiese poi curioso.
- In realtà sono due ma entrambi piccoli – sorrise per rassicurarlo poi continuò – Il primo è il secondo buco all’orecchio – si tirò un paio di boccoli dietro l’orecchio destro e mostrò allo scrittore un orecchino sulla punta del padiglione auricolare – Come secondo regalo invece vorrei che facessi anche tu il buco all’orecchio, nello stesso punto dove l’ho io ora – sorrise nuovamente per incoraggiarlo. Thomas durante il suo discorso aveva incrociato le braccia e alzato un sopracciglio per la sorpresa di quelle richieste. Ora invece sembrava acconsentire a entrambe.
- Se è quello che vuoi, allora acconsento – sorrise di rimando. Entrambi ci misero poco a fare i due buchi e dopo aver pagato, uscirono entrambi felici. Poi tornarono a casa e lì cominciarono a baciarsi non appena chiusero la porta. Posarono le borse per terra e in poco tempo si ritrovarono stesi sul divano, uno accanto all’altro, a coccolarsi.
- Thomas – chiamò il ricciolo – Ti ho comprato il regalo per Natale, lo vuoi già aprire? –
- Certo – sorrise subito. Alex allora non se lo fece ripetere e dopo essersi alzato dal divano, prese una delle buste da terra: era una di carta pinzata sulla cima – Allora auguri di buon Natale, anche se un po’ in anticipo – e glie la porse. Thomas strappò la cima e ne estrasse la favolosa giacca di pelle che aveva visto al mercatino con il suo amato biondino.
- Amore è bellissima! – esclamò lo scrittore estasiato. Poi lo abbracciò e lo baciò con passione – Grazie, ti amo da impazzire – poi pensò a quello che aveva appena detto – Non perché mi ha comprato una cosa così bella, cioè per quella anche ma non solo – ad Alex scappò una risatina: Thomas era andato in confusione e stava arrossendo lentamente.
- Ti amo anch’io – fu Alex a prendere l’iniziativa di baciarlo, abbandonandosi tra le sue braccia.
 
Passò Natale ma il pensiero fisso di Alex era unico: perché Thomas si era eccitato così tanto la mattina del ventitré dicembre? Ci pensava ormai da tre giorni, da quando gli era capitato di tastargli quasi la patta. Ogni mattina si alzava con questo pensiero e ogni sera, prima di addormentarsi, era lo stesso. Perfino ora, mentre stava facendo la doccia, ci pensava.
“Dovrei parlarne con lui” pensò mentre chiudeva l’acqua della doccia e si avvolgeva nell’asciugamano “Sì, lo farò appena esco da qui”. E così successe: appena vestito si recò nello studio di Thomas, dove lo scrittore stava rispondendo a un commento di un critico tramite mail.        
- Amore, devo parlarti – lo chiamò il biondino. L’altro si alzò dalla sedia e si avvicinò a lui.
- Dimmi tutto – gli puntò subito lo sguardo più serio e sexy che riuscisse a fare nelle iridi zaffiro. Poi incrociò le braccia.
- Perché la mattina in cui siamo andati al mercatino, tu eri eccitato? – Thomas sgranò gli occhi – Ti ricordi quando eravamo in camera? – Alex cominciò a perdere sicurezza e ad arrossire: non capitava tutti i giorni di parlare di certe cose con il proprio ragazzo, soprattutto con uno di dieci anni più grande.
- Sai è da un po’ che vorrei dirtelo – cominciò lo scrittore dopo un lungo sospiro – Però non ho mai capito come faro e soprattutto se farlo – dopo un secondo sospirò provò a continuare il discorso ma fu interrotto da un impaziente Alex.
- Insomma taglia corto Thomas e non fare giri di parole inutili –
- Io voglio fare l’amore con te, Alex –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 





 
 
 
 
 
Ok sono un po’ stronzo… prima vi lascio per quasi un mese e poi tronco così XD Beh a tutto c’è un motivo…
Inizio con il dire che tra anniversario *_* e problemi vari non sono riuscito a scrivere…
Spero di non aver perso lettori… ^^ A presto con il prossimo e penultimo capitolo  
Bacioni a tutti =)    
 
 
 
 
 
Angolo risposte:
kiki4ever  Ma ciao!!! Chi si sente… Finalmente ho pubblicato e come sempre spero che il capitolo ti sia piaciuto…
Non vedo l’ora di arrivare alla fine… E nel prossimo capitolo c’è il colpo di scena…  e ( attenzione che faccio spoiler) torna Caterina…
UN bacione e al prossimo capitolo ^.-
 
YUKO CHAN  Ciao carissima mi ha fatto piacere leggere la tua recensione e spero che mi recensirai anche in questo capitolo… Insomma il tipo biondo ha compiuto diciotto anni e tutto il resto… ora invece ha una notizia bomba…. Beh non è troppo per il suo piccolo cuore…??? Forse ti domanderai questo ma la risposta è no XD  Insomma i due si amano e dovrebbero farlo senza problemi… però ( rullo di tamburi ) Caterina rovinerà ancora una volta tutti i loro piani…
Bacioni, Marco… ^^
 
DeathKidManu ho pubblicato!!!!! Finalmente… dopo tante complicazioni e piaceri ce l’ho fatta… Noi parliamo già molto in mail quindi il poco che ho da dirti è: com’è andato l’anniversario??? Il mio alla grande… Magari ne parliamo sempre per mail , così siamo più tranquilli… Un bacione e un abbraccio, Marcolino =)
 
SNeptune84 Ciao ^^ ora ho risposto perché ho più tempo, anche se quel rompicoglioni del mio ragazzo mi disturba di continuo mentre provo a scrivere decentemente una risposta al tuo commento… XD Si è mooolto fastidioso sentire le sue labbra sul mio collo mentre scrivo XD XD Comunque togliamo di mezzo la mia vita privata… Gli impegni non sono stati per niente belli XD Insomma per poco non mi rompevo un piedi XD XP
Ora vado… un bacio, Marco..
 
Lorelei95  Allora qui sarai sconvolta… Insomma Thomas ha confessato … Vuole fare l’amore con il suo piccolo, ma cosa risponderà Alex? Tutto questo nella prossima puntata XD
UN bacio, MArco 

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Capitolo 17
*** - Capitolo 16: Il matrimonio- ***


 
 
 


                                                           - Capitolo16: Il matrimonio - 






“ Io voglio fare l’amore con te, Alex” erano le parole che ronzavano nella testa del biondino mentre era seduto sull’autobus che lo avrebbe portato da Lucas. Erano passate poche ore da quando lo scrittore aveva pronunciato quella frase e lui in tutta risposta aveva sorriso e poi era uscito di corsa da casa. Ma cosa gli aveva detto la testa? Possibile che ogni volta che Thomas decideva di fare un passo avanti nel loro rapporto lui doveva avere paura e poi fuggire dalla situazione? Insomma ormai aveva diciotto anni e si sentiva cresciuto dall’inizio della loro storia, allora perché aveva così tanta confusione tra i suoi pensieri in quel momento? Si prese la testa tra le mani e chiuse gli occhi trattenendo le lacrime, si sentiva uno stupido e soprattutto un sempliciotto che adorava parlare tanto ma non aveva mai il coraggio di agire. Sapeva che chiunque, davanti a una frase del genere, sarebbe caduto tra le braccia di Thomas e si sarebbe lasciato andare agli eventi, ma lui no, lui era scappato, come sempre dopotutto. Il cellulare vibrò nella tasca dei suoi pantaloni per la terza volta da quando era uscito da casa. Alex lo tirò fuori e guardo il nome scritto sul display colorato. Era il suo ragazzo, il suo “amore”. Per la terza volta pigiò il tasto rosso e ripose il cellulare nella tasca dei jeans neri. Poi, dopo essersi asciugato gli occhi, che ormai lacrimavano senza sosta, guardò fuori dal finestrino e si accorse che doveva scendere alla prossima fermata. Pigiò quindi il tasto blu per prenotare la fermata e si alzò dal sedile. Quando scese dall’autobus, si trovò sul marciapiede ricoperto di neve candida e si sentì stringere il cuore quando il cellulare vibrò per l’ennesima volta. Quanto tempo ci avrebbe impiegato Thomas a capire che non voleva parlare con lui. Senza estrarre il cellulare dalla tasca dei jeans cominciò a camminare a passo svelto fino al palazzo dove abitava il suo migliore amico. Quando suonò al citofono, rispose direttamente il moro.
- Chi è? – a sua voce era un po’ assonnata.
- Sono Alex – rispose il ricciolo un po’ titubante. Che lo avesse disturbato?
- Sali – e detto questo il portone scattò con un suono metallico. Alex non aspettò altro tempo e salì per le scale. L’appartamento del suo amico era al quinto piano e in quel vecchio palazzo non c’era l’ascensore, ora capiva come faceva Lucas a rimanere in forma senza fare palestra e continuando a mangiare schifezze. Quando il biondo arrivò al quinto piano, aveva il fiatone, non era di certo abituato a correre per cinque piani di fila. Il moro però lo aspettava appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate. Alex lo fissò titubante, Lucas gli sembrava sexy in quel momento e il suo sguardo gli ricordava troppo quello di Thomas. Pensò un solo secondo se saltargli al collo e sfogarsi piangendo, poi agì e in un secondo si ritrovò attaccato a Lucas che lo strinse a se come se fosse di sua proprietà. Quando i due si staccarono, Alex lo guardò negli occhi tra una lacrima e l’altra.
- Che cosa è successo? – chiese poco dopo il moro dolcemente, tenendogli ancora le mani nelle sue. Il ricciolo non rispose e abbassò lo sguardo, lasciando che le lacrime nere gli rigassero le guance – Riguarda Thomas vero? – Alex fece cenno di si con la testa.
- Io sono un codardo – sussurrò poi dopo un singhiozzo – Non sono degno di stare con lui – affondò poi la testa nel petto del suo amico che lo strinse di nuovo a se, come se volesse proteggerlo da tutto e da tutti.
- Vieni dentro, così ne parliamo un po’ – lo staccò dalla sua maglietta ormai rovinata dalla matita nera mischiata alle lacrime di Alex e lo afferrò per mano conducendolo dentro. Poi chiuse la porta  di casa dietro di loro e aggiunse con un sorriso – Fortuna che i miei sono fuori città – contagiando anche il ricciolo con la sua risatina.
 
- Lo hai lasciato in casa da solo dopo un sorriso? – chiese dolcemente Lucas dopo aver ascoltato bene tutto il racconto di Alex. Non gli sembrava vero, il ricciolo era sempre lo stesso, un po’ senza palle a parer suo – Gli hai detto dove andavi almeno? – il biondino scosse la testa.
- Ho solo sorriso – abbassò lo sguardo mentre le lacrime salivano di nuovo – E poi sono scappato dalla situazione come un codardo – si prese la faccia tra le mani – Come sempre, dopotutto – Lucas gli prese le spalle con le mani e appoggiò la fronte sopra ai suoi ricci.
- Ok, ammetto che sei un po’ senza coraggio – ironizzò subito – Però questo non vuol dire che tu non possa rimediare – Alex si liberò lentamente dalla presa del suo amico e puntò le sue iridi zaffiro in quelle dell’altro – Tu una volta mi hai detto che avevi desiderio di fare l’amore con Thomas, sbaglio? – Alex annuì flebilmente – Beh allora va da lui e diglielo, prendi il coraggio a due mani e vai a confessargli che anche tu vorresti fare l’amore con lui. Che come lui vuoi fare un passo avanti e non rimanere sempre agli stessi livelli –
- Magari ora lui è furioso – rispose quasi sussurrando il biondino.
- Se lo fosse, non ti avrebbe chiamato quattro volte – il moro gli arruffò i ricci e lo cinse, poi, in un abbraccio fraterno – E’ solo molto preoccupato, quindi torna a casa e prendi coraggio. Dopotutto la prima volta non è tanto male – poi sorrise e gli baciò la guancia – So che ce la puoi fare – Alex a quelle parole si sentì nuovamente attivo e pimpante, era un piacere sapere che qualcuno credeva in lui. Poi prese il viso di Lucas tra le mani e lo baciò teneramente sulle labbra.
- Grazie – gli sussurrò poi in un orecchio prima di andare via. Lucas era rimasto imbambolato, guardandolo uscire velocemente dalla porta e fargli un occhiolino. Era rimasto sorpreso dal suo gesto. Possibile che il suo migliore amico in anno fosse diventato più sexy e libertino? Che fosse stata l’influenza di quello scrittore antipatico che però anche ai suoi occhi era parecchio affascinante? Con queste due domande tornò nel suo letto, al caldo, a dormire, per quanto ci riuscisse.  
Alex, sceso in strada, prese il primo autobus per tornare a casa. Era appena salito quando il cellulare vibrò di nuovo nella tasca dei suoi jeans. Lui lo estrasse velocemente e guardo il mittente: era Thomas, come immaginava. Pigiò il tasto verde e se lo attaccò all’orecchio.
- Grazie a Dio – esclamò la voce dello scrittore dall’apparecchio telefonico – Cristo Alex mi hai fatto preoccupare! -
- Amore sta tranquillo, sto bene e sto tornando a casa - cercò di rassicurarlo il più possibile, in fondo non aveva fatto nulla di male, tranne l’essere scappato via senza un motivo plausibile. No, forse il motivo c’era: lui aveva paura, troppo timore di affrontare la sua prima volta serenamente. Dopotutto loro erano due uomini e il sesso sarebbe stato molto diverso che tra una coppia etero. Insomma alla fine chi avrebbe fatto la parte della donna?
- Scusami Alex – sussurrò lo scrittore mentre il ricciolo si tormentava con le sue tiritere mentali – Non dovevo essere così esplicito – sembrava molto dispiaciuto e il biondo si sentì mancare a sentire quelle scuse così tristi.   
- Tranquillo tesoro mio, ora torno a casa e ne parliamo meglio e con calma – sorrise fra se e se, mentre si sedeva su un sedile che si era appena liberato. In realtà aveva un piano un po’ diverso, un piano che non avrebbe previsto il parlare  – Ci vediamo tra un po’ – e chiuse la chiamata senza aspettare la risposta o il saluto del suo ragazzo. Presto si ritrovò alla fermata sotto casa sua a guardare le esposizioni floreali di un negozio di fiori. Tra le tante c’era un mazzo di fiori rosa, erano stupendi, anche perché erano contornati da eleganti rose bianche. Guardo il prezzo e notando che era abbastanza ragionevole, decise di comprarlo. Il fioraio precisò anche che era l’ultimo mazzo della settimana, anche perché i ciliegi fiorivano solo di febbraio ed era raro, anche nelle serre contenenti le piante più esotiche, trovare quei fiori stupendi. Probabilmente il fioraio aveva ragione, anche perché lui li aveva visti fiorire l’anno prima. Con quella bella composizione floreale stretta nella mano, si avviò a casa in fretta. Quando aprì la porta blindata, trovò Thomas seduto sul divano, intento a leggere un libro. Alex lo guardò con desiderio, oramai gli piaceva anche come portava gli occhiali sul naso. Si tolse la giacca e l’attaccò all’appendi abiti a muro Quando lo scrittore poi si voltò verso di lui, il biondino gli corse quasi incontro, avvinghiandosi al suo collo.
- Scusami Thomas – sussurrò nel suo orecchio.
- Ehi, non copiarmi – sdrammatizzò subito l’altro. Poi si staccò da lui e si ritrovò un mazzo di fiori davanti agli occhi – Sono per me? – chiese con sorpresa.
- E’ un modo per chiederti scusa – lo scrittore li accettò e ne sentì il profumo, poi si sedette nuovamente sul divano e invitò Alex a sedersi al suo fianco. Il ricciolo si accoccolò vicino a lui e poi aggiunse – Sì – Thomas lo guardò subito con fare enigmatico.
- Sì che cosa? – chiese poco dopo.
- Voglio fare l’amore con te – poi lo guardò negli occhi e gli salì cavalcioni sulle sue gambe – Adesso – aggiunse togliendosi la felpa di dosso e rimanendo solo a mezze maniche. Gli tolse gli occhiali lentamente e li poggiò sul tavolino dietro di lui. Poi prese a baciargli le labbra molto delicatamente. Thomas gli prese le spalle, però, e lo distanziò.
- Aspetta – sorrise – C’è ancora Olga – sembrava quasi arrossito per la vergogna.
- Al diavolo Olga! – Alex si alzò in piedi e prese le mani del suo ragazzo, trascinandolo fino alla loro camera da letto.
- Ehi ma non volevi parlare appena arrivato a casa? – chiese lo scrittore sedendosi sul letto e togliendosi il maglione di dosso. Poi si stese, poggiando la testa sul cuscino. Alex pensò al fatto che magari dovevano chiarire un po’ di cose prima di fare l’amore.
- Già, prima preferirei dirti una cosa – ammise poi sedendosi al suo fianco.
- Dimmi tutto – Thomas si alzò a sedere, appoggiandosi alla spalliera del letto e incrociando le braccia sul petto.  
- Noi siamo due maschi – lo scrittore annuì – E tra due maschi fare l’amore è diverso che in una coppia etero –
- Questo è sicuro – ironizzò l’altro.
- Non scherzare – Alex incrociò le braccia fingendosi offeso – Voglio solo spiegarti che io ho paura, insomma chi sarà tra di noi la donna? – la domanda gli uscì quasi spontanea, anche se il ragazzo sperava che lo scrittore lo capisse da solo.
- Nessuno Alex – rispose semplicemente Thomas – Se vuoi fare l’amore devi capire che esistiamo noi due soltanto, non ci sono donne, solo due uomini innamorati – al ricciolo brillarono gli occhi: Thomas lo aveva chiamato uomo di proposito o per sbaglio? – Io non so cosa succederà una volta che lo faremo ma sta sicuro che non ti obbligherò mai a fare qualcosa che tu non vuoi fare, ti amo troppo – Alex lo guardava sempre più catturato dal suo sguardo magnetico – E comunque anche io ho paura, tanta paura di sbagliare qualcosa e mettere così fine a tutto – solo a quel punto Alex si slanciò verso di lui e lo baciò sulle labbra, sia perché lo voleva sia per evitare inutili parole dopo quel “discorso ispirato”.
- Grazie – sussurrò una volta staccatosi.
- Prego amore mio – gli sorrise di rimando lo scrittore – E ora vuoi fare ancora l’amore con me? – chiese poco dopo. Il ragazzino sgranò gli occhi e pensò a quello che Lucas gli aveva detto pochi giorni prima del suo compleanno.
“Insomma la prima volta deve essere naturale, non puoi programmarla” lui aveva ragione ora probabilmente sarebbe stato bello, per l’ambiente, l’atmosfera e tutto il resto, però non c’era la magia che poteva far scattare l’atto in se.
- Sì, lo voglio – poi prima che Thomas si alzasse, aggiunse – Però non adesso -
- Concordo – sorrise Thomas mentre prendeva il suo maglione da terra e lo indossava nuovamente – Ho parecchia fame e sento il profumo del pranzo fino a qui – poi raggiunse il ricciolo e lo baciò – Facciamo a chi arriva prima in sala da pranzo? –
- Ci sto – sorrise il biondino prima di aprire la porta e sgusciare fuori inseguito da Thomas.
 
Alex tornò a scuola pochi giorni dopo aver chiarito la situazione con Thomas riguardo al fare l’amore. Era ormai gennaio e lui si sentiva più libero e soprattutto più leggero, come se un macigno enorme fosse scomparso da sopra le sue spalle. Anche Lucas notò che era più rilassato e sereno. Aspettò l’intervallo per farglielo notare.
- Tu hai la faccia di uno che ha scopato – sorrise Lucas.
- In realtà non è successo nulla – ammise subito il biondino.
- Che bugiardo che sei – lo stuzzicò l’altro – Avrete fatto per forza qualcosa –
- In realtà una cosa l’abbiamo fatta –
- Cosa? – chiese il moro tra lo speranzoso e il curioso.
- Abbiamo parlato – la faccia delusa di Lucas, però non frenò la serenità del biondino – Tutto grazie ai tuoi consigli dopotutto – sorrise alla fine.
- Non dirmi che è colpa mia se non avete fatto sesso – l’altro sembra un po’ stupito.
- Non sto dicendo questo, solo che nel tragitto da casa tua alla mia mi sono accorto, grazie alle tue parole, che la paura era dovuta a qualcosa e con Thomas sono riuscito a superarla – Lucas era veramente sbalordito. Gli dispiaceva da una parta che l’amico non avesse ancora provato la gioia del sesso, ma dall’altra era felice che avesse chiarito definitivamente con il suo fidanzato.
- Comunque hai paura per quale motivo? – chiese poi spontaneamente il moro.
- Sono tanti i motivi e uno di questi è che non saprei che fare una volta di fronte a lui, quando decideremo di farlo –
- Beh io potrei darti qualche consiglio – sorrise maliziosamente – Oppure potrei darti una piccola dimostrazione –
- Declino l’offerta con molto dispiacere – ironizzò il biondino.
- Peccato – ammiccò l’altro – Comunque ci sono tanti modi per capire come fare a soddisfare un uomo, e il mezzo più veloce per capire come fare e avere consigli buoni è internet – puntualizzò subito, sventolando l’indice nel vuoto.
- Cioè? – una piccola idea Alex l’aveva avuta – Dovrei guardare un porno per caso? –
- Questa è un’opzione – sorrise maliziosamente Lucas – Oppure ci sono altri modi –
- E quali sarebbero questi modi alternativi? - chiese con sempre meno pazienza il biondino.
- Per prima cosa chiama il tuo amore e digli che oggi passerai il pomeriggio con me – il moro sembrava quasi divertito nel tenerlo sulle spine.
- Va bene, va bene – prese il cellulare e poi digitò il numero che ormai aveva imparato a memoria – Spera solo per te che ne valga la pena – scherzò il ricciolo.
 
- Va bene amore, ma non fare tardi – sorrise Thomas mentre teneva il cellulare vicino all’orecchio – Ho voglia di stare un po’ con te -
- Certo che non farò tardi – rispose dall’altro capo del telefono Alex – Devo solo fare un progetto con Lucas e vado a casa sua, tranquillo – sospirò allegro – Piuttosto dì a Olga di preparare una cenetta con i fiocchi per stasera –
- Cosa si festeggia? – chiese curioso lo scrittore.
- E’ una sorpresa – lo punzecchiò dall’altro lato del telefono il biondino.
- Va bene, ora torno a lavoro – sospirò rumorosamente – Ciao amore – appena il ricciolo rispose lui chiuse la chiamata e si accasciò su una delle sedie della sala da pranzo, gettando il cellulare svogliatamente sul tavolo. Olga aveva assistito a tutta la scena e si era subito preoccupata. Avvicinandosi allo scrittore si accorse che qualcosa non andava.
- Se sospirerà ancora una volta, sarà in vetta per raggiungere il Guinness World Record per aver fatto troppi sospiri di seguito – a Thomas scappò una risatina – Se non sono indiscreta posso sapere che succede tra lei e il signorino Alex? –
- Nulla Olga – quando però la governante indietreggio temendo di aver detto una cosa di troppo, lo scrittore aggiunse – E’ solo che mi preoccupo –
- Per cosa? – chiese la donna.
- Semplicemente perché lui oggi andrà da Lucas tutto il santo pomeriggio – finì la frase con un sospiro più rumoroso e lungo degli altri – E a me quel ragazzo non piace – si massaggiò poi il setto nasale.
- Posso darle un consiglio? – domandò la governante.
- Certo, tanto ormai di me sai tutto – ironizzò l’altro. La donna lo fulminò con lo sguardo, poi si sedette vicino a lui.
- I due ragazzini sono solo amici e Alex la ama troppo per tradirla con qualcun altro, si vede – lo ribeccò subito – Dovrebbe solo essere meno geloso –
- Impossibile, quel ragazzino mi ha fatto perdere la testa – sorrise amaramente Thomas. Certo quell’idea gli piaceva, finalmente era riuscito a legarsi veramente a qualcuno oltre che a Nina. Si alzò dalla sedia e si strofinò una mano sul viso, si sentiva stanco e avrebbe voluto dormire. Però aveva ancora molto lavoro da fare a computer – Ora mi conviene tornare a lavoro – dichiarò poco dopo. La donna, ancora seduta al tavolo, si alzò lentamente, attenta che gli acciacchi della vecchiaia non la piegassero in due dal dolore. Quando poi Thomas fece per uscire dalla sala da pranzo si ricordò quello che gli aveva chiesto il suo “piccolino”.
- Olga Alex vorrebbe che tu preparassi una cenetta con i fiocchi – disse ad alta voce in modo che potesse sentire bene anche da dentro la cucina.
- Con piacere, signor Rey – rispose in una risatina la governante. La risatina contagiò anche Thomas, che sorrise. Poi prima di imboccare la porta si accorse che gli mancava qualcosa nelle tasche dei pantaloni: ma cosa? Quando si riavvicinò al tavolo, trovò l’oggetto che cercava, il suo cellulare, che oltretutto stava vibrando. Quando lo prese, guardò il display sperando che fosse di nuovo Alex, aveva ancora voglia di parlare con lui e dirgli delle frasi romantiche che, come sapeva benissimo, lo avrebbero fatto arrossire fino al midollo. Però, quando lesse il nome sullo schermo, sbiancò: sul display del cellulare c’era scritto “Caterina”.
 
Una volta entrato a casa di Lucas, Alex si sistemò al meglio: gettò la tracolla in un lato della stanza dell’amico, si tolse la giacca e sbottonò la felpa, tirandosi su le maniche, che ormai gli facevano caldo. I genitori del moro erano a lavoro e loro due erano praticamente soli in casa. Il ricciolo prese una delle sedie dalla cucina e la portò fino in camera di Lucas, dove la piazzò a fianco alla poltroncina appartenente alla scrivania. Si trovò presto al suo fianco, a guardare lo schermo del computer accendersi.
- Non hai ancora detto una porcata da quando siamo usciti da scuola – costatò il ricciolo per spezzare il silenzio e tutti quegli sguardi che gli lanciava il suo migliore amico.
- Mi sono tenuto tutte le battute per adesso – specificò in una risata il moro. Poi cominciò a digitare su uno dei tanti motori di ricerca in internet.
- Come fare un pompino perfetto? – chiese tra il divertito e lo spaventato, il biondino.
- Già – gli sorrise maliziosamente di rimando Lucas – Non lo sai che il sesso orale è quello che fa godere di più un uomo? –
- Sinceramente non m’interessa – ora Alex era davvero spaventato. Se per far star bene Thomas doveva succhiarglielo allora avrebbe preferito farsi prete e non avere mai un rapporto sessuale. Non avrebbe nemmeno voluto che il suo ragazzo si umiliasse a farne uno. Poi quando il moro iniziò a leggere ad alta voce quello che c’era scritto sul blog, il ricciolo avrebbe voluto sotterrarsi vivo.
- Intanto, quando s’inizia a fare un pompino, bisogna essere molto delicati, perché si va a toccare la parte più delicata del corpo di un uomo– iniziò Lucas – Non è difficile dai – costatò subito dopo – E se lo farai fidati che darai tanto piacere al tuo ragazzo –
- Non voglio, mi fa schifo! – strillò quasi in modo femmineo.
- Sai che quando fai così sembri una ragazzina?!? – ironizzò l’altro – Comunque se non vuoi imparare nulla del genere non ti obbligherò certo io – e chiuse la pagina internet, spegnendo poi il computer.
- Così va meglio – sospirò poi tornando tranquillo – Solo che ora sono più confuso di prima. Se dovesse accadere, non saprei proprio che fare – si alzò e prese la sedia per riportarla in cucina. La mano di Lucas però lo fermò e lo fece girare.
- Se vuoi, ti posso dare una dimostrazione, così non tornerai a casa inesperto come prima – propose come se niente fosse. Alex si divincolò subito.
- Ma cosa stai dicendo? – chiese in tono indignato per capire meglio.
- Semplicemente non voglio farti fare una figura da stupido davanti a Thomas e avevo comunque promesso di aiutarti – lo spinse sopra il letto e ci si mise cavalcioni sopra – E poi non mi sembravi tanto indignato quando mi hai baciato l’altra volta –
- E’ successo un casino di tempo fa e quando non stavo ancora con Thomas – lo accusò subito il biondino.
- No, io intendo quando sotto le feste di Natale sei venuto qua da me a disperarti perché non sapevi che rispondere a Thomas – precisò il moro – E quella volta hai preso tu l’iniziativa – Alex riuscì a sgattaiolare da sotto al suo corpo e si alzò in piedi, lasciandolo a quattro zampe sul suo letto.
- Forse hai frainteso Lucky – quel soprannome gli dava sempre un po’ più di sicurezza.
- Smettila di chiamarmi così! – urlò di rimando – Che cosa pensavi che potessi capire io con un bacio? Rispondimi! –
- Nulla – sussurrò Alex, inizialmente la reazione dell’amico lo aveva spaventato. Poi però si accorse di aver sbagliato, non doveva illuderlo, non doveva baciarlo – Scusami, ero solo troppo felice perché avevo capito tutto, avevo capito grazie a te –
- E hai deciso quindi di ricompensarmi con un tuo bacio! – lo guardò quasi con odio – Vattene! – urlò poi. Alex non se lo fece ripete e prese subito la sua roba, la giacca e la tracolla. Dopodiché uscì da quella casa velocemente, triste e dispiaciuto.
 
Thomas era seduto sul divano, tranquillo per quanto ci riuscisse, a leggere un libro. Anche Olga era parecchio agitata e faceva avanti e indietro per tutta la casa. Lo scrittore non avrebbe mai dovuto rispondere a quella telefonata, ora nessuno dei due sarebbe così agitato e così spaventato. Caterina in quella telefonata non gli aveva accennato nulla, solo che doveva parlargli urgentemente. Non era da lei dire solo poche parole, di solito faceva discorsi da megalomane prima di arrivare al punto vero e proprio. Olga cominciò a vestirsi, Thomas le aveva chiesto espressamente di andarsene, non voleva che qualcun altro sentisse tutto. E poi sicuramente se era una cosa importante, quanto sembrava, nemmeno Caterina avrebbe voluto altra gente. La governante prese le sue ultime cose e poi uscì da casa senza proferire parola. Sarebbe stato comunque inutile, Thomas e lei avevano parlato già prima. Lei aveva continuato a lavorare tranquillamente fino all’orario prestabilito per la visita di Caterina allo scrittore. Anzi preparò anche la cena galante per i due suoi cari “piccioncini”. Però che cosa voleva Caterina? E perché doveva parlargli così urgentemente? Queste domande e non solo loro ronzavano nella testa dell’uomo, che fingeva tranquillità, seduto sul suo amato divano. Quando poi il citofono suonò lui, corse ad aprire, prima avrebbe parlato con la sa ex, prima questa se ne sarebbe andata. Mentre la donna saliva le scale, lo scrittore andò a posare il libro in biblioteca, lasciando la porta aperta per una libera entrata di Caterina. Quando poi tornò nell’entrata a salotto, se la ritrovò davanti, splendida come sempre. Indossava una pelliccia, sotto a cui aveva un maglioncino rosa con i fiocchetti ai lati, e dei jeans attillati, infilati poi negli stilavi.
- Ciao Thomas – sorrise falsa lei. Si vedeva lontano un miglio che era molto compiaciuta di essere di nuovo lì, di fronte al suo ex. Probabilmente lui le piaceva ancora, anche se Thomas non era molto sicuro.
- Ciao Caterina – lui invece era rimasto serio, non voleva darle la soddisfazione di mostrarsi agitato – Accomodati pure – si finse poi gentile. Lei non se lo fece ripetere e toltasi la pelliccia, si accasciò teatralmente sul divano, accavallando poi le gambe. Thomas la raggiunse e si sedette al lato opposto, lontano da lei. Si ricordava che l’ultima volta che le era stato vicino, lei ci aveva provato spudoratamente, anzi lo aveva anche baciato contro il suo volere. Questa volta non avrebbe fatto gli stessi errori.
- Perché mi hai chiamato e perché sei qui? – chiese subito lui. Più Thomas la guardava, più capiva che le donne non gli suscitavano più interesse. Ora il suo interesse primario era Alex, quel presuntuoso e scontroso ragazzino che gli aveva fatto perdere la testa.
- Hai fatto il buco all’orecchio? – chiese disgustata la donna – E poi mi sembra quasi che sia cambiato tutto in questa casa e anche in te, sembri più sereno e sorridente, non sei più il Thomas di cui ero innamorata – poi indicò una giacca sull’attacca panni – E quella è orrenda. E’ pelle? –
- Sì e me l’ha regalata Alex per Natale – poi si passò una mano sul volto – Comunque a te non devo dare nessuna spiegazione. Te lo ripeto, perché sei qui? – richiese spazientito. La donna sembrò non ascoltarlo, infatti, continuò la sua predica.
- Non vedo il ragazzino – costatò – Lo hai mandato via o ha deciso lui di sparire dalla tua vita? – chiese maligna. Lei aveva capito che tra quei due c’era qualcosa di più dl semplice affetto fraterno. Lo aveva capito dal primo momento in cui Alex era entrato a far parte della vita dello scrittore, lo aveva percepito subito come un ostacolo, un muro che non si poteva buttare giù in alcun modo. Lei però aveva trovato l’espediente giusto per eliminare quel ragazzino.
- Ora basta Caterina – Thomas stava perdendo la pazienza – Dimmi subito perché sei qui, altrimenti vattene –
- Hai un figlio Thomas – rispose con noncuranza – Anzi abbiamo un figlio – Anche questa frase la disse senza preoccupazioni o timori.
- Vuoi dire che io ti ho messo in cinta? – lo scrittore perse un battito e sgranò gli occhi – Quando è successo? –
- Prima che ci lasciassimo – sorrise amaramente – Prima che quel ragazzino entrasse nella nostra relazione – poi fece un’espressione di vittoria – Tu lo ami vero Thomas? – lo scrittore la guardò ancora più timoroso: Caterina aveva capito tutto – Come ben pensavo voi due siete innamorati. Beh, buon per voi – si alzò e fece per andarsene.
- E se io non ti credessi? – domandò poco dopo lo scrittore – Insomma, io voglio delle prove – Thomas era tornato in se aveva momentaneamente superato lo shock. Caterina sorrise maligna e si avvicinò alla sua pelliccia, dove vicino aveva lasciato la borsetta. Da lì estrasse dei fogli lucidi, neri e una cartella clinica.
- Queste sono le tue prove – e lasciò cadere tutto sul tavolino di fronte allo scrittore – Radiografie e cartelle cliniche. Sono stata in ospedale quasi una settimana e mezzo, per via di questo – si alzò il golfino fino all’ombelico e indico una cicatrice orizzontale sotto di quello: aveva fatto il parto cesareo – Ti bastano come prove? –
- Sì – Thomas fu scosso da un tremito improvviso. Per la prima volta non sapeva come affrontare una situazione. Guardò gli occhi di Caterina, anche se aveva un sorriso pieno di cattiveria stampato sul volto, sembrava sincera – Che cosa vuoi? – chiese dopo aver lasciato cadere i fogli sopra il tavolo – Vuoi che ti paghi gli alimenti? Vuoi che ti sostenga finanziariamente? Che cosa vuoi da me e perché solo adesso ti viene in mente che io sono il padre del bambino? –
- Voglio solo due cose – sorrise con convinzione – La prima è che lasci il ragazzino, non m’importa come, basta che lo fai – Thomas la guardò con odio, immaginava inoltre quale fosse la sua altra richiesta – La seconda cosa è che tu mi sposi – incominciò a indossare la pelliccia e a prendere i documenti da sopra il tavolino di cristallo.
- E se io non facessi nulla? – chiese in tono di sfida lo scrittore.
- Allora non ti farò mai vedere tuo figlio – mise i documenti nella borsetta e poi si voltò – Vuoi forse che nostro figlio non conosca mai suo padre? – sorrise un’ultima volta, poi aggiunse – Ti lascio un giorno per decidere – poi si chiuse la porta alle spalle. Si accasciò sul divano e sospirò. Caterina lo aveva sconvolto. Non voleva che Alex conoscesse la verità, doveva solo farlo soffrire il necessario per farsi odiare, poi ci sarebbe stata una reazione a catena.
 
Pochi minuti dopo l’uscita di Caterina, lo scrittore sentì la serratura scattare e vide il suo ragazzo entrare corrucciato.
- Cosa cazzo ci faceva Caterina qui? – gli urlò subito contro – Vestita da puttana oltretutto – Thomas non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi. Però l’unica cosa che fece fu alzarsi e andare verso di lui. In questo momento aveva bisogno del suo supporto e del suo amore, non della sua gelosia.
“Scusami amore mio, ti amo, te lo giuro” fu la mente di Thomas a parlare, perché le sue parole furono più dure.
- Alex ti ho tradito – furono le uniche parole di Thomas. E rimasero lì, uno di fronte all’altro.      
 
   
             
 

I always knew this day would come  (Ho sempre Saputo che questo giorno sarebbe arrivato)
We'd be standing one by one (Saremmo stati in piedi l’uno di fronte all’altra) 
With our future in our hands  (Con il nostro futuro tra le mani)
So many dreams so many plans (Così tanti sogni così tanti piani)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi qui gente, con un mese di ritardo… ^^ Scusatemi tanto ma ho proprio poco tempo, e quello che ho lo spendo con il mio ragazzo… Alla fine però sono riuscito a pubblicare e ne sono felice… Il prossimo è l’ultimo capitolo, il gran finale gente!!!! E io non vedo l’ora… Alla prossima e continuate a seguirmi…       
A proposito:  BUONA PASQUA
Ps: La canzone è "I'll always remember you"  di Miley Cyrus....

 
 
 
 
Angolo risposte: =)
 
DeathKidChe dire?!? Sono riuscito a pubblicare Manu e ne sono felicissimo… Per il tatuaggio ti invierò il link della foto… Sempre se avrò tempo…  Sei riuscita a vedere l’ultima puntata della prima sere di QaF? Spero di si…
Inoltre hai capito dove mi hai ispirato??? ^^ Lo spero…
Un bacio a presto, ci sentiamo per mail… ^^
Marcolino
 
YUKO CHAN Spero ti piaccia anche questo come capitolo… E’ tornata la strega finalmente e ha preso Thomas per le palle XD
E’ quasi tutto finito… Spero che mi seguirai ancora nell’ultimo capitolo, un bacio…
Marcolino…
 
SNeptune84 Sono sparito per un altro mese… ma ho avuto da fare, non solo con il mio ragazzo… Beh comunque ho aggiornato e spero che questo capitolo ti piaccia….
UN BACIONE, Marco…
 
 Lorelei95 Un altro blocco da bastardi XD Beh l’argomento si è esaurito e logicamente non posso continuare all’infinito…
Spero come sempre che questo capitolo ti piaccia… Lo spero proprio… ^^
Un bacio, Marco
 
 kiki4ever Ciao ^^ è passato un mese ma ho sfornato un altro capitolo lungo no? Non ne è valsa la pena aspettare? Comunque Anche questo capitolo si blocca sul più bello…
Caterina ha un figlio da Thomas ( peggio di beautiful )XD
Un bacio, marco…  

 

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Capitolo 18
*** - Capitolo 17: Quando fioriscono i ciliegi - ***


  • Capitolo17: Quando fioriscono i ciliegi –
 
 
 
 
 
 
 - Alex ti ho tradito – furono le uniche parole di Thomas. E rimasero lì, uno di fronte all’altro.
 
I always knew this day would come  (Ho sempre Saputo che questo giorno sarebbe arrivato)
We'd be standing one by one (Saremmo stati in piedi l’uno di fronte all’altra) 
With our future in our hands  (Con il nostro futuro tra le mani)
So many dreams so many plans (Così tanti sogni così tanti piani)
 
Alex guardò Thomas quasi con ribrezzo prima di reagire, non gli sembrava vero ma il suo ragazzo lo aveva tradito sul serio. Nei suoi occhi leggeva il senso di colpa che si portava dentro. E infine Caterina era stata l’ultima prova: lei che aveva sempre fatto di tutto per dividerli, ora c’era riuscita. Alex si rese conto in un solo istante che il divano era sfatto e Thomas era sconvolto, con capelli arruffati e occhi pieni di lacrime. Probabilmente, quello di pochi minuti prima, era stato l’ultimo tradimento ma quanti ce ne erano stati prima? Al biondo venne un conato di vomito: Thomas e lui avevano dormito nello stesso letto dove il più grande scopava con Caterina, mentre loro stavano insieme. Probabilmente lui era innamorato ancora di lei, anche se aveva mentito mille volte dicendo di amare Alex. La mano gli partì da sola e solo dopo pochi istanti si accorse di aver lasciato un’impronta rossa sulla guancia di Thomas. Poi si sforzò di non piangere, di non mostrarsi triste e deluso davanti al suo, ormai ex, ragazzo. Voleva solo mostrargli tutto il suo rancore e la sua rabbia.

- Mi fai schifo – furono le uniche e flebili parole che riuscì a pronunciare il biondino. Poi com’era entrato pochi secondi prima, sparì dietro la porta blindata per l’ultima volta. Thomas rimase in piedi a fissare il vuoto di fronte a lui. Questa volta l’aveva fatta grossa, sapeva che non ci sarebbe stato nessun modo per ottenere il perdono di Alex. Doveva solo affrontare il suo destino di padre e di marito. Una lacrima gli rigò la guancia rossa per lo schiaffo. Insieme, lui e Alex, avrebbero potuto costruire un futuro sicuro e saldo ma ora era tutto sfumato. Si accasciò quindi sul divano e si coprì gli occhi lacrimanti con i palmi delle mani, cercando in qualche modo di frenare le lacrime che continuavano a scivolare sul suo volto incessanti.
 
Always knew after all these years ( Ho sempre saputo che dopo tutti questi anni)
There'd be laughter there'd be tears ( Ci sarebbero state risate e ci sarebbero state lacrime)
But never thought that I'd walk away (Ma non avrei pensato che me ne sarei andata)
With so much join but so much pain (Con tanto piacere ma anche tanto dolore)
And it's so hard to say goodbye (Ed è così difficile dire addio)

 
Alex corse verso la fermata dell’autobus più vicina. Era rimasto pochi minuti dietro la porta blindata della casa di Thomas, sperando che lui cercasse di fermarlo ma alla fine non era successo. Era tutto vero allora, lo scrittore non doveva dargli nessuna spiegazione, quello che il biondino aveva intuito era vero: Thomas lo aveva tradito sul serio.
Salì sul primo autobus diretto verso il ritrovo. Voleva stare da solo e pensare a quello che era successo. Non voleva più scuse o spiegazioni, solo un po’ di pace. Una volta seduto su un sedile libero, trattenne le lacrime e strinse i pugni. Non voleva più piangere, non voleva più soffrire, lo aveva già fatto troppe volte. Chiuse gli occhi e in un lampo lo assalirono i ricordi: la sera in cui aveva conosciuto Thomas, quando c’era ancora sua zia. L’istante in cui era fuggito durante la prima ripetizione. I sussurri del suo amato Thomas mentre gli diceva di amarlo. Il loro primo bacio, quello in cui era stato lui a prendere l’iniziativa dopo la frase liberatoria e romantica del suo ex fidanzato. Le volte in cui era scappato piantandolo in asso. La notte del suo compleanno. Le foto e i video girati dai giornalisti che li ritraevano. Il loro primo “appuntamento”. Il Natale trascorso insieme, a casa, mentre la neve imbiancava tutta la città. Le litigate. I sorrisi e le gioie passate insieme. Le lacrime versate per Thomas. E infine l’addio.
La mano di Alex si sciolse dalla stretta ferrea e andò a sfiorare l’orecchio destro, toccando così l’orecchino fatto sotto il periodo natalizio, con Thomas. Una lacrima gli sfuggì al controllo, rigandogli il volto. Strinse nuovamente i pugni e li infilò nelle tasche della giacca. La mano sinistra però andò a scontrare un mazzo di chiavi, quelle dell’appartamento di Thomas. Le aveva ancora lui. Le tirò fuori e le guardò con rabbia. Insieme all’orecchino, erano l’unica cosa che gli rimaneva del suo ex ragazzo. Anche tutta la sua roba era rimasta a Thomas, l’indomani sarebbe tornato a riprendersela.

But yesterdays gone we gotta keep moving on ( Ma il passato se n’è andato dobbiamo andare avanti)
I'm so thankful for the moments so glad I got to know ya (ti sono così grato per i momenti, sono così felice di averti conosciuto)
The times that we had I'll keep like a photograph (il tempo che abbiamo avuto lo terrò come una fotografia)
And hold you in my heart forever  (ti terrò nel mio cuore per sempre)
I'll always remember you (ti ricorderò per sempre)

 
 
Thomas si svegliò sul divano, aveva freddo e si sentiva la testa scoppiare. La sera prima, dopo che Alex se ne era andato, era rimasto steso sul divano a piangere rannicchiato, finche le lacrime non si erano esaurite. Nessuno quella notte era andato a coprirlo con un piumone. Era rimasto solo in quella casa gelida. Alex ormai non faceva più parte della sua vita. Quando si alzò dal soffice divano, si accorse che la testa gli girava. Si diresse, strisciando i piedi sul pavimento di marmo, verso la cucina e una volta entrato lì trovò la tavola ancora apparecchiata. Era imbandita per una cenetta romantica, con le candele ormai consumate e le portate fredde. Si sedette al suo solito posto, guardando poi verso la porta, forse sperando che entrasse Alex da un momento all’altro e gli dicesse “Buon giorno” come faceva tutte le mattine. Quando però si accorse che non sarebbe successo nulla del genere, abbassò lo sguardo sul piatto vuoto. Era lui stesso ad aver combinato quel casino, ad aver detto al suo, ormai ex, ragazzo che lo aveva tradito con Caterina. Perché non gli aveva detto la verità? Perché non aveva reso partecipe anche lui dei suoi problemi e delle sue paure? Soprattutto perché non lo aveva fermato una volta aver capito l’errore che aveva fatto? Inoltre era sicuro che Caterina gli stesse dicendo la verità? Era sicuro che la cicatrice sotto l’ombelico fosse stata causata da un parto cesareo e non da un aborto? Oppure che le radiografie non fossero false, magari di un’altra persona? Era sicuro di tutte queste cose? La sua mente ci lavorò su alcuni secondi e dopo poco arrivo a una conclusione: lui non era  sicuro di nulla. Almeno non in un momento simile. Per quanto però fosse triste e depresso, per quanto stesse soffrendo, lui doveva accertarsi che tutto quello che gli aveva detto Caterina era vero, doveva avere delle certezze.
Corse nell’entrata a salotto e prese il cellulare. Nella lista delle chiamate effettuate comparse subito il nome di “Caterina”. Bastò premere il tastino verde per inoltrare la chiamata. Non gli importava se era presto o se non le andava ancora di parlargli ma lui doveva sapere più cose possibili. Se la storia dell’aver partorito un figlio suo era vera allora l’avrebbe sposata, altrimenti avrebbe cercato di riprendersi il suo Alex a tutti i costi.
Uno squillo non basto. Ce ne furono altri quattro dopo il primo ma persistendo, Thomas ce la fece.
- Pronto Thomas – la voce di Caterina era assonnata e un po’ titubante – Che cosa vuoi? -
- Buon giorno Caterina – rispose freddo l’altro dall’altro lato dell’apparecchio elettronico – Vorrei vedere mio figlio e accertarmi che la tua non sia solo una macchinazione – Caterina sbuffò.
- Beh puoi venire nel pomeriggio – sembrava quasi in difficoltà.
- No, arrivo tra un’ora precisa – s’impuntò l’altro – Voglio vedere subito mio figlio – e calcò il tono della voce sulla parola “mio” come a rivendicarne l’appartenenza.
- Va bene, fa come vuoi – prima che Caterina però potesse continuare, Thomas la interruppe e le chiese dove poteva trovarla, dove abitava ora.
- Sono da mio fratello, ora abito da lui – rispose acida lei per poi sentirsi staccare la chiamata. Thomas gettò il cellulare sul divano e cominciò a spogliarsi mentre si dirigeva in bagno, dopo una doccia rinfrescante sarebbe sicuramente andato a casa di Caterina, per finalmente vedere suo figlio.
 
Alex arrivò a scuola in ritardo. Non gli capitava ormai da molto tempo. La giornata era magnifica, il sole brillava ma lui era completamente sconvolto, abbattuto e stanco. Aveva dormito nella vecchia casa, dove abitava con sua zia, dopotutto ormai quella era casa sua. Fortunatamente aveva attaccato le chiavi a quelle dell’appartamento di Thomas. Quando si sedette al suo posto, si accorse che Lucas non era al suo fianco. Fu come un flash, il ricordo di quello che era successo il pomeriggio prima con il suo migliore amico. Si voltò e come aveva previsto, lo trovò in fondo all’aula in uno degli ultimi banchi. I due si guardarono fissi. Alex non aveva nemmeno la forza di rinfacciargli che ci aveva provato un’ultima volta con lui e poi era uscito dalla sua vita dopo il suo rifiuto. Il biondino era troppo sconvolto e anche Lucas sembrò accorgersene. Quando però Alex si voltò verso la lavagna, la professoressa lo riprese, cacciandolo fuori dall’aula. Non gli era mai capitato di rimanere fuori dalla porta la prima ora di lezione. Si accasciò vicino agli armadietti fino a ritrovarsi con il sedere per terra. Si coprì poi la faccia con le mani e si lasciò andare ai pensieri, belli o brutti che fossero. I ricordi ben presto lo assalirono e una stretta al cuore lo fece vacillare emotivamente. Quando poi si mise le mani in tasca e sfiorò le chiavi, ricordò che quel pomeriggio avrebbe dovuto prendere le sue cose da casa di Thomas. Pensare a quell’uomo gli fece scappare una lacrima involontaria. Perché era successo tutto quel casino? Perché Thomas lo aveva tradito? Perché lui non aveva cercato risposte subito al posto di farsi molte domande ora? Perché ora che aveva perso tutto e tutti, in fondo, stava così bene? Probabilmente la perdita di Thomas lo faceva rattristare ma aver perso Lucas invece lo faceva quasi gioire. Era come se si fosse tolto un peso enorme dallo stomaco. Come se una sensazione di oppressione totale se ne fosse andata per sempre. Alex non aveva mai voluto l’amore del suo migliore amico, gli chiedeva solo affetto, tutto qui. Quando le lacrime cominciarono a scorrergli involontariamente sul viso, il biondino corse in bagno per avere un po’ di tranquillità. Si chiuse in uno dei gabinetti e si sfogò. Tra singhiozzi e lacrime amare si fece tante domande: perché lui era così sensibile? Perché non riusciva a cambiare? Perché non voleva tagliare i ponti con il passato? Soprattutto, perché se non gli importava di nulla, stava soffrendo tanto? Non trovò nessuna risposta, forse l’unica cosa da fare era cambiare tutto nella sua vita. Gli tornò in mente il sogno che aveva fatto quando stava ancora con Thomas. Lì tutti erano contro di lui perché amava un uomo e non una donna. Lì sua zia era arrabbiata perché Thomas l’aveva cancellata dal suo cuore. Lì quella strega di Caterina lo aveva avvisato che avrebbe vinto lei ed era successo così. Poi sua madre, la donna dai boccoli dorati come i suoi, gli aveva chiarito le idee.
- La matita di mia madre – sussurrò Alex. Aveva lasciato anche l’unico ricordo della sua adorata mamma in casa di Thomas. Quel pomeriggio avrebbe preso anche quella, magari mettendola nuovamente sarebbe riuscito ad acquistare un po’ di coraggio per andare avanti, come se quell’oggetto fosse in grado di fare magie. La magia però esiste solo nei libri, non nella realtà. Alex scosse la testa. Era un idiota per quello che pensava. Lucas glie lo aveva detto troppe volte: lui era un bambino anche se ormai aveva diciotto anni. Prese le chiavi dalla tasca della felpa e le strinse con forza. Basta, aveva deciso, sarebbe cambiato tutto da quel momento.
 
Thomas sapeva bene dove abitava il pregiudicato fratello di Caterina. In passato Richard, il fratellone della sua “promessa” sposa, era stato in galera per rapina e sequestro di persona. Ora però, dopo aver scontato la sua pena, viveva tranquillamente in un appartamento nel centro cittadino. Trovò subito il cognome di famiglia di Caterina al citofono. Suonò irrequieto e un po’ emozionato. Forse era vero che il figlio ipotetico di Caterina era anche il suo. Diventare padre sarebbe stato bello ma quel sogno era irrealizzabile quando stava con Alex. Ora però senza il biondino si sarebbe potuto avverare. Però se lui voleva un figlio e una famiglia vera perché la mancanza di quel ragazzino lo faceva stare così male? Che la lontananza da lui lo distruggesse lentamente?  Mentre saliva le scale si fece queste due domande. Una volta però raggiunto il pianerottolo, Caterina lo aspettava a braccia incrociate vicino alla porta. Thomas la guardò quasi con odio, era lei la causa di tutto quel casino. Quando poi entrò in casa si accorse che Richard non c’era e che le valige della sua promessa sposa erano sparse nella piccola entrata, alcune aperte, altre ancora chiuse. Probabilmente dopo che Thomas l’aveva lasciata, Caterina era stata sfrattata  dal piccolo appartamento in cui abitava e di cui lo scrittore pagava l’affitto.  Si accomodò lentamente nel cucinino, altrettanto incasinato da oggetti della donna e trovata una sedia libera si sedette tranquillamente. Caterina sposto un vestito firmato dalla sedia di fronte alla sua e si accomodò, guardandolo negli occhi. Lei già lo sentiva il profumo della vittoria.
- Allora, il bambino dov’è? – chiese con tono alterato e spazientito  Thomas.
- Abbassa la voce, sta ancora dormendo – sorrise la donna con stizza.  Lo scrittore allora si ammutolì un attimo,  poi riprese a parlare.
- Tuo fratello dov’è? –
- E’ uscito – rispose semplicemente Caterina. Dopo poco sospirò, quella situazione era difficile per entrambi. La mente di Thomas viaggiò ai momenti passati con Alex, era praticamente inutile, non pensava ad altro tutto il giorno. Avrebbe voluto aggiustare le cose ma la promessa fatta alla donna davanti a lui lo faceva tentennare. I suoi pensieri però furono interrotti da dei versi che solo un neonato poteva fare. Caterina sorrise quasi maligna e si alzò dalla sedia, correndo, quasi, nel salotto, dove c’era la culla con il piccolo neonato. In pochissimo tempo Thomas si ritrovò davanti una madre che teneva il suo bambino in braccio. Lo cullava quasi con gioia, in fondo era felice di essere madre. Thomas sorrise tra se e se, poi si alzò dalla sedia e le punto i suoi occhi muschio addosso.
- Cosa c’è? – chiese Caterina sorridendo.
- Voglio fare il test del DNA – lo sguardo di Thomas era serio, quasi irritato. Non voleva rendere le cose facili alla sua ex. Non solo perché per colpa sua aveva perso Alex, forse per sempre, ma anche perché non credeva ancora ai suoi occhi. Caterina avrebbe potuto benissimo farsi mettere in cinta da qualcun altro dopo che loro si erano lasciati.
- Non ti basta come prova? – chiese stizzita indicando con lo sguardo il neonato che teneva in braccio – Questa è anche tua figlia -  Thomas rimase immobile. Dentro di se era allibito dalle parole della donna ma in poco tempo si ricompose e la guardò ancora una volta irritato.
- Voglio i risultati del test entro due giorni – ora era lui quello che poteva ricattarla senza problemi – Altrimenti non ti sposo – continuò poi con calma. Quando ebbe finito la frase le voltò le spalle e come era entrato in quella casa, ne uscì. La rabbia gli faceva ribollire il sangue e la voglia di gridare era tanta. Continuò a camminare a passo svelto fino al suo bolide rosso fuoco, poi una volta entratoci e messo in moto, partì verso una meta che nemmeno lui conosceva.
 
Alex  entrò in casa di Thomas sperando che lo scrittore non ci fosse. Quando poi si fu accertato che non ci fosse nessuno, cominciò a raccogliere la sua roba. Cominciò dai vestiti.  Prese prima la roba estiva che ormai non gli serviva più, finché non gli capitò in mano la maglietta verde aderente che aveva messo il giorno del suo compleanno. Quello era stato un giorno stupendo che aveva passato con il suo unico e grande amore. Già, non era ancora riuscito togliersi dalla testa Thomas e più provava a non pensarci, più tutti i baci e tutte le sue frasi dette con amore gli tonavano in mente come un uragano, sconvolgendolo. Continuò a mettere i suoi vestiti in una valigia che si era portato dietro. Quando poi gettò una giacca nera nella valigia, un petalo rosa a forma di cuore cadde in terra. Lui lo guardò stranito. Non si ricordava dove lo avesse preso o come fosse finito nelle sue tasche. Qualche immagine gli attraversò la mente come un film. Presto i ricordi riaffiorarono e Alex capì che quel petalo era caduto da uno degli alberi del viale che collegava casa sua e la sua scuola. Presto inoltre i ciliegi sarebbero fioriti di nuovo ma se fosse stato per lui sarebbero potuti anche bruciare tutti.  Oramai li odiava. Erano diventati il simbolo dell’amore che c’era tra lui e Thomas e quando quell’amore era appassito anche la sua passione per quei fiori era scomparsa. Lasciò il petalo li dov’era e continuò a mettere i suoi vestiti nella valigia. Passò poi ai suoi effetti personali. Dal bagno prese lo spazzolino e tutto ciò che era suo. Poi gli capitò sottomano la matita nera di sua madre. Se la mise in fretta prima di continuare e poi gettò quella nella valigia insieme alle altre cose. Prima di andarsene lasciò le chiavi sul tavolo di cristallo, nell’entrata. Quando ebbe finito di prendere le sue cose passò davanti alla biblioteca e vi entrò lasciando la valigia vicino alla porta blindata. La girò tutta, come aveva fatto la prima volta. Chiuse gli occhi accarezzando i dorsi dei libri, sentendo sotto le dita i caratteri incisi in oro o in rosso. I ricordi lo schiacciarono come una pressa. Si voltò di scatto e gli sembro quasi di vedere Thomas appoggiato alla porta che gli sorrideva. Quando scosse la testa anche quell’immagine andò via, lasciando il vuoto. Fu solo Olga a sporgersi dalla porta guardandolo fisso, le braccia incrociate sul petto.
-Te ne vai Alex? – chiese un po’ triste.
- Si – il ricciolo abbassò la testa – Mi dispiace, ma non amo più Thomas – rimase con la testa bassa. Non riusciva a guardarla negli occhi. Sapeva che questa decisione avrebbe ferito anche lei.
- Dove andrai? – chiese poi la donna preoccupata.
- Non lo so – la sua voce era ridotta quasi a un sussurro – Voglio andare lontano da Thomas, lontano da questa casa e lontano da questa città –
- Hai un posto dove stare? –
- Si, finché non deciderò il luogo in cui andare starò nella casa di mia zia – alzò lo sguardo: gli occhi erano seri, ma una lacrima gli rigava la guancia – Dopotutto ora quella casa è mia –
- E la scuola? – Olga sembrava meno preoccupata.
- Finirò l’anno, poi mi trasferirò – si asciugò la guancia – Ti chiedo solo di non dire nulla a Thomas – la superò uscendo dalla stanza e poi prese la valigia. Prima di uscire dalla porta  si voltò e sorrise a Olga. Poi alzò il braccio in segno di saluto e uscì da casa. Mentre scendeva nell’ascensore molti ricordi lo attanagliarono: la prima volta che era salito per quelle scale, le lezioni che faceva con Thomas, le loro litigate e infine la sera in cui lui gli aveva detto di averlo tradito. Inizialmente lui non ci aveva creduto nemmeno per un secondo. Poi guardandosi in giro era arrivato alla conclusione che Thomas non stesse mentendo. Le lacrime gli rigarono il volto di nero. Non voleva piangere ma era l’unica opzione che aveva in quel momento. Non riusciva a fare altro. Non riusciva a pensare ad altro all’infuori di Thomas. Si asciugò le guance con il dorso delle mani e poi uscì dal portone di quel dannato palazzo per l’ultima volta.  Quando salì sull’autobus gli occhi gli cominciarono a lacrimare nuovamente e più lui provava ad asciugarli più quelli gli bagnavano le guance con calde lacrime.
 
Thomas era appena entrato in casa. Era mancato tutto il giorno. Ormai era tardo pomeriggio e fuori era già buio. Era stato tutto il pomeriggio al cimitero cittadino, davanti alla tomba di Nina, la zia di Alex. Aveva cambiato i fiori sulla sua tomba e poi era rimasto a parlare da solo, rivolto a lei, sperando che gli rispondesse qualcuno. Aveva raccontato cos’era accaduto con Alex. Gli aveva mentito e aveva infranto una promessa che si era fatto da solo tempo prima. Lo aveva fatto soffrire un’altra volta e lo aveva lasciato da solo. Quando però si chiuse la porta blindata alle spalle si aspettava forse che Alex uscisse da qualche stanza e guardandolo arrossisse, prima di correrlo a baciarlo e a farsi coccolare. Nulla successe però. Anzi quando Thomas si guardò meglio in giro, notò subito un mazzo di chiavi lasciate sul tavolo di cristallo. Si rese subito conto che si trattavano della copia che teneva con se il suo piccolo e fragile ex ragazzo. Si avvicinò al tavolino e le raccolse. Alex era stato lì, per l’ultima volta, ma almeno era tornato. Non gli importava se non voleva più vederlo, lo avrebbe sicuramente capito, una cosa però era sicura,  lui gli mancava in qualche modo. Fece un giro veloce per la casa e, con molta delusione e malumore, scoprì che Alex si era portato via tutto quello che era suo. Forse si era sbagliato, lui non gli mancava per niente. Il ricciolo era tornato solo per prendere la sua roba, poi era per sempre uscito dalla sua vita. Si guardò in giro in cerca di qualcosa. Era nervoso e senza accorgersene aveva fatto lo stesso percorso per almeno una decina di volte. Passeggiava nella camera da letto, come un’anima in pena. Quando poi calpesto qualcosa di colorato che era poggiato sul pavimento, si fermò. Era in preda al nervosismo e con stizza si abbassò per vedere cos’era. Presto si accorse che era un petalo rosa, un petalo di fiore di ciliegio. Era anche a forma di cuore. Lo strinse nella mano destra e se lo infilò in tasca. Non lo avrebbe buttato. Quello era un oggetto che Alex aveva perso senza, probabilmente, accorgersene mentre stava portando via la sua roba. Continuò a fare sù e giù per la stanza almeno una ventina di volte, prima però di aver pensato al tassello che mancava: Olga. Probabilmente la governante che era in ottimi rapporti con il biondino, sapeva qualcosa. Si diresse in cucina a passo ferreo e quando la scorse cucinare animatamente come se nulla fosse accaduto un moto di rabbia lo convinse ancora di più che la donna sapeva qualcosa. Probabilmente lei era in casa quando Alex aveva portato via le sue cose.
- Tu sai qualcosa, non è vero? – accusò Thomas mentre entrava in cucina con lo sguardo corruciato puntato sulla governante. La donna si voltò spaventata. Non si aspettava un’intrusione del genere e una tale cattiveria  e diffidenza nel tono dello scrittore.
- Di che parla signorino? – chiese lei dopo essersi leggermente ripresa. Il suo tono era rimasto stranamente tranquillo.
- Sto parlando di Alex – continuò lui con tono autoritario – Oggi è stato qui e tu sai sicuramente qualcosa – la sua voce prese una piega quasi maligna mentre pronunciava quelle parole – E io voglio sapere tutto – annunciò alla fine.
- Davvero crede questo signorino? – chiese subito lei sulla difensiva. Sentirsi attaccati in quel modo non faceva di certo piacere.
- Tu assicurami che non è così – lo sguardo di sfida di Thomas la fece vacillare, finchè lei non abbssò tutte le difese e confessò.
- E’ così – sospirò –Oggi alex è stato qui, ha preso la sua roba ed è andato via – disse poitutto d’un fiato.
- E tu non hai fatto nulla per fermarlo?!? – le urlò lui.
- Non volevo intralciare le sue decisioni – disse lei con sicurezza continuando a cucinare.
- Io lo amo Olga ! – gridò Thomas. La governante si voltò verso di lui, lo sguardo fiero e sicuro.
- Ma lui non ama più lei – rispose senza esitazioni, in modo quasi lapidario. Quell’affermazione fece barcollare lo scrittore. La sicurezza di Olga sembrava quella di Nina e di Alex. Non poteva crederci, anzi non voleva crederci. Alex lo amava ancora sicuramente. Ormai lo conosceva bene. Non poteva non amarlo. Non poteva non ricambiare il suo amore. Ormai erano una cosa sola e come soffriva lui, anche per il biondino era lo stesso.
- Non ti credo – annunciò mentre gli occhi gli brillavano, ormai prossimi alle lacrime – Ti prego dimmi dov’è – il suo tono si era calmato, anzi si era ridotto a una supplica.
- Ho promesso di non dirle niente signorino – la donna sembrava irremovibile sull’argomento.
- Non lo faresti nemmeno per un uomo innamorato ? –
- Si è trasferito nella casa dove abitava con sua zia, prima di venire qui – sospirò Olga rassegnata.
- Grazie – rispose lui. Corse verso la porta blindata, munendosi di giacca. Con una velocità assurda scese le scale del palazzo. Doveva raggiungero. Dirgli che lo amava e che non gli interessava nulla di Caterina. Soprattutto doveva dirgli la verità. Doveva dirgli di sua figlia, sempre che fosse veramente sua. Quando aprì il portone però una brutta presenza lo accolse. Lucas era fermo sulla soglia, con il dito pigiato sul tasto del citofono che segnalava il suo appartamento.
- Cosa ci fai tu qui? – chiese sgarbatamente Thomas.
- Sono venuto per parlare con Alex – ammise lui, con tono scontroso – Devo scusarmi con lui – a quelle parole Thomas si sentì ribbollire il sangue nelle vene. Quel tipo che aveva davanti non gli era mai andato a genio e ora che aveva tagliato i ponti con il suo ex ragazzo poteva agire tranquillamente. La mano si mosse prima del cervello e il pugno partì quasi da solo, andandosi a schiantare contro la guancia del moro.
 
Lucas e Thomas si trovavano uno di fronte all’altro, in un pub. Dopo il pugno dello scrittore un ematoma violaceo si era formato sulla guancia del ragazzo. Poi dopo quel colpo Lucas aveva chiesto spiegazioni, che non aveva ricevuto.  Alla fine però era riuscito a convincere Thomas che le parole erano meglio dei pugni e che comunque lui voleva chiarire molte cose, forse troppe e non solo con Alex ma anche con lui.
- So che che tra di noi non scorre buon sangue – cominciò Lucas massaggiandosi la guancia destra – E tu me lo hai anche dimostrato – rise indicando l’ematoma – Solo che non so il motivo, ma tu mi sei stato sempre simpatico… -
- Tu invece no – lo interruppe lo scrittore puntandogli addosso uno sguardo assassino.
- Forse sarà per la stima che provo per te come autore, forse per la fama o forse perché stai con il mio migliore amico… - continuò come se l’altro non avesse detto nulla fino alla seconda interruzione.
- Qual è il punto? – chiese Thomas impaziente.
- Il punto è Alex  - rispose lui con un sorriso furbo – Non credere che io sia stupido – precisò lui – Però ho visto lo sguardo affranto che aveva questa mattina – il suo sorriso si trasformò in uno sguardo vago – Inizialmente credevo che fosse a causa di quello che è successo ieri tra di noi… -
- Perché cos’è successo? – chiese l’altro allarmandosi.
- Dopo te lo spiegherò, lo prometto ma ora fammi continuare – gli sorrise Lucas, il suo sorriso era falso logicamente – Dicevo, inizialmente credevo che fosse così distrutto e triste per causa mia, poi però ho capito – il suo sguardo da vago diventò accusatore – La colpa è tutta tua Thomas – si massaggiò nuovamente la guancia – Cos’è successo tra di voi? – chiese poi.
- Nulla che ti riguardi – lo scrittore vacillò.
- Senti – sospirò – Non voglio che tra di noi ci sia una grande amicizia, ma io tengo molto ad Alex e vederlo soffrire mi spezza il cuore – spiegò. Thomas dal canto suo cominciava a stimare quel ragazzo, forse cominciava a essergli simpatico.
- Beh io e lui abbiamo litigato e ci siamo, come dire, lasciati – spiegò brevemente il più grande.
- Tu però lo ami ancora vero? – chiese subito Lucas.
- Certo – Thomas sorrise, il primo sorriso che rivolgeva al moro – E prima di darti quel pugno stavo andando a riprendermelo – puntualizzò subito dopo.
- Beh se vuoi un consiglio, io ti dico di aspettare che gli sbollisca un po’ la rabbia, qualsiasi cosa tu abbia fatto – poi fece un lungo sospiro – Anche se a seconda di cos’è successo potresti anche agire subito – Thomas lo guardò interrogativo. Poi lentamente arrivò a una conclusione: Lucas voleva sapere. E infatti dopo una breve ma dettagliata spiegazione il moro lo guardò un po’ torvo.
- Non dico che lo hai perso per sempre, ma il mio consiglio è: aspetta almeno due o tre giorni che sbollisca la rabbia – l’ematoma gli faceva male e faceva anche fatica a parlare troppo a raffica – Poi va da lui e digli la verità –
 
Alex si svegliò nella stanza di sua zia, fredda e buia. Quella casa era ridotta in condizioni pietose, la corrente era stata staccata e la polvere era ovunque. Erano passati ben tre giorni da quando aveva preso la sua roba dalla casa di Thomas. Poi in quella casa aveva sperato tutta la notte e il giorno seguente nell’arrivo dello scrittore e con quello anche delle sue scuse. Sfortunatamente per lui questo non era successo. Thomas non era arrivato e lui era rimasto lì altri due giorni. Aveva deciso quindi di sistemare le sue cose, negli armadi polverosi della zia, aveva dato una spolverata veloce alla casa e poi era uscito. Non sapeva il perché di quell’uscita e soprattutto non sapeva la meta. Aveva percorso quasi un chilometro da casa sua finchè non era capitato davanti a un tabacchino e vi entrò senza esitare. Si guardò intorno finchè un uomo abbastanza anziano non parlò.
- Desideri qualcosa? – chiese con voce gracchiante. Alex si voltò verso di lui e lo guardò con uno sguardo distante.
- Un pacchetto di quelle – indicò un pacco di sigarette rosso da venti – E questo – posò sul banco di fronte a lui anche un accendino con sopra scritto “Fuck you” in un colore giallo quasi fluorescente. L’uomo lo guardò incredulo e prima di posare il pacchetto di sigarette sul bancone e dirgli la cifra che spendeva si pose un’interrogativo.
- Hai mai fumato prima d’ora? – chiese con poco interesse tenendo stretto nella sua mano il pacchetto.
- Si – mentì con non curanza il ricciolo.
- E sei sicuro di non essere minorenne? – Alex gli rivolse uno sguardo torvo. Prese la carta d’identità dal portafoglio e glie la mostrò prima di parlare.
- Vuole continuare con il suo interrogatorio? – chiese poi il biondo in modo sgarbato.
- No, tranquillo – il vecchio poggiò le sigarette sul bancone, vicine all’accendino – Sembri più piccolio della tua età – aggiunse poi con un sorriso che però non gli venne ricambiato. Lo sguardo di Alex era buio, quasi inanimato. Ogni volta che sentiva quella parola, “piccolino”, si ricordava di come la diceva Thomas e allora si sentiva crollare il mondo addosso. Il vecchio lo guardò con preoccupazione poi gli disse la cifra che spendeva. Subito dopo aver pagato il ricciolo uscì velocemente dal negozio, senza ulteriori parole o saluti che fossero. Scartò il pacchetto e accese una sigaretta mentre l’aveva tra le labbra. Aspirò il fumo e la prima volta che questo gli scese verso i polmoni una forte tosse lo assalì. Gettò la sigaretta a terra e la spense con il tallone, poi continuò a camminare senza una meta. Pocopiù avanti gettò anche il pacchetto nel cestino dell’immondizia chiedendosi come faceva la maggior parte delle persone a fumare. Arrivò il pomeriggio e lui non aveva ancora pranzato, non perché non avesse soldi, ma perché quei pochi spiccioli che gli rimanevano gli servivano per fare ancora una cosa. Le parole del vecchio gli avevano scavato dentro, lo avevano colpito in pieno petto. Lui sembrava più piccolo della sua età, forse perché aveva i capelli lunghi e la matita sotto gli occhi. Prese subito una salvietta struccante, che teneva sempre in borsa, e alla prima vetrina che rifletteva la sua immagine, si tolse la matita dagli occhi, facendo emergere i due zaffiri dalle tenebre che li circondavano. Quella matita lo rendeva piccolo e soprattutto quei capelli. Si passò una mano tra i boccoli dorati mentre continuava a camminare. Ora aveva una meta. Forse la prima tappa per una nuova vita.
 
Con te
Ho speso tutta la mia età
Cosa ne farò
Di quelle frasi scritte sul telefono
Siamo noi la vita che fa vivere nel cuore
Questo amore incancellabile
Cosa ne farò
Le rileggerò
Per poi pensare che
Di te
Solo un messaggio resterà
Ma la verità
È solo una ferita dentro l'anima
Che si riaprirà tutte le volte
Che i pensieri danno scene irripetibili
La tua bugia
A una ragazza di periferia

 
Passarono i due giorni che Lucas gli aveva consigliato di aspettare, ma Thomas non si dava pace. Si era dimenticato di molte cose, perfino del matrimonio con Caterina e di sua figlia. Fu una lettera a ricordarglielo. Sulla busta c’era una grossa H stampata e sotto di questa una scritta troneggiava:Northwestern Memorial Hospital. Thomas l’aprì con calma, senza fretta. Aveva però molto timore. Forse di sapere che la bambina era anche sua e non solo di Caterina e che lei non stesse mentendo. Si ricordava che prima diandare al cimitero, quasi due giorni prima, era tornato in casa di Caterina poco dopo esserne uscito e le aveva dato una piccola boccetta del suo sangue. Da lì lei aveva fatto il test e ora c’era solo da affrontare il risultato. Lesse tutto d’un fiato il risultato scritto a caratteri neri, poi gettò il foglio sul tavolo di cristallo dell’entrata e si accasciò sul divano passandosi una mano sul volto. Era la verità, la neonata che Caterina gli aveva mostrato era anche sua figlia. Pensò ad Alex, al suo sorriso ea tutto il resto di lui. Doveva dire addio a tutto e sposare la madre di sua figlia. Era triste ma le cose stavano così.
 
Passò una settimana in cui Thomas si diede da fare, cercando, con i preparativi del matrimonio, di dimenticarsi di Alex. Face di tutto. Prenotò la chiesa più sfarzosa in assoluto per la cerimonia. Lasciò la scelta degli invitati e delle bomboniere a Caterina. Le lasciò anche la scelta dei fiori e un ristorante dove poi festeggiare, anche se per lui non succedeva nulla per cui fare festa. Era stato invitato a molti matrimoni prima di questo, ogni volta si era sentito agitato, immaginando, in un certo senso, il suo. Ora però non riusciva a immaginare nulla, anche perché la persona che voleva sposare non era Caterina. Avrebbe preferito di gran lunga Alex, non tanto da sposare, solo da amare e vivere insieme. La sua futura sposa si era anche trasferita in casa sua. Thomas dal canto suo aveva comprato una culla per la piccola e aveva cambiato la disposizione dei mobili in tutta la casa, a piacere della sua futura moglie. In quella settimana che li separava dal matrimonio però non aveva fatto altro che pensare ad Alex e quando rimaneva da solo o si chiudeva in bagno non riusciva a fare altro che piangere pensando a lui. Quella distanza lo straziava. Poi il fatidico giorno del matrimonio arrivò. Thomas si svegliò quella mattina con un forte vuoto interiore. Gli mancava qualcosa, anzi qualcuno. Caterina era già sveglia da un po’, febbricitando per l’attesa. Sapeva che quel giorno ci sarebbero stati anche i giornalisti e i cameramen per riprendere la cerimonia. Sarebbe stato un evento quasi nazionale. Thomas si alzò stanco dal letto e si avviò verso la sala da pranzo, dove lo aspettava un pimpante Caterina. Si chiese come faceva a essere così allegra e sveglia, visto che aveva passato tutta la notte a festeggiare con le amiche il suo addio al nubilato. Thomas dal canto suo aveva tenuto la figlia rinunciando al suo addio al celibato, anche se la cosa non gli importava molto. La sera prima aveva scoperto la gioia di essere padre e per nulla al mondo avrebbe gettato addosso alla neonata le colpe della madre, anzi le sue colpe. La guardò seriamente mentre lei pimpante, lo salutava.
- Buon giorno – sorrise – Selen dorme ancora? – già la piccola si chiamava Selen e mentre Thomas usciva dalla camera aveva cercato di fare silenzio, per non svegliarla. Lo scrittore annuì a quella domanda. Poi Caterina continuò – Oggi ci sposeremo – sorrise solare nuovamente. Forse quello era il giorno più bello per lei ma non per lui. Si impose che doveva farlo per sua figlia e non per la donna che gli stava davanti.
- Già – sorrise falso – Un gran giorno – la guardò nuovamente e si chiese perché lui fosse così debole da non dirle la verità. Non aveva nemmeno il coraggio di mettere le cose in chiaro una volte per tutte.
Le ore passarono lente e mentre Thomas si metteva lo smoking scelto da Caterina, lei era intenta a indossare il vestito da sposa. Come di abitudine, per scaramanzia, lo sposo non vide la sposa con il vestito bianco indosso. Fu lui il primo ad arrivare in chiesa con la sua Spider rosso fuoco. Lei arrivò lentamente con una limousine bianca. Nella macchina, con lei, c’erano i suoi genitori e alcune sue amiche. Oltretutto la chiesa era divisa in due. A destra i parenti dello sposo, che poi non erano molti, solo il suo migliore amico con moglie e figli e Olga. La parte di lei invece, alla sinistra, era piena , anzi era stracolma di gente, che era sfociata nella parte destra della chiesa.  Le panche erano addobbate con fiori d’arancio, nastri e tulle rosa. Quando poi cominciò la cerimonia e Caterina entro con un favoloso vestito candido, tutti si girarono verso di lei. L’organo suonava la marcia nuziale, mentre Thomas osservava, serio, il vestito di Caterina. Era completamente bianco, con il velo che le copriva il volto. I capelli erano sciolti e ricci, tra di essi perline e tulle facevano da sfarzo. Il corpetto era più stretto del dovuto ed era legato con un sontuoso fiocco che si univa allo strascico. Sotto la gonna completamente in tulle portava un paio di scarpe col tacco bianche. Era bellissima e terrificante allo stesso tempo. Quando poi gli fu vicino e si tolse il velo, lo scrittore notò che aveva esagerato con il trucco. La guardò, sempre serio, poi guardò un’ultima volta gli invitati prima che il prete cominciasse a parlare. La confusione nella testa di Thomas aumentava.
- Caterina Allen vuoi tu prendere Thomas Rey come tuo sposo per amarlo e rispettarlo, nel bene e nel male, fino alla fine dei tuoi giorni? – chiese con la solita domanda il prete.
- Sì, lo voglio – rispose lei con le lacrime d’attrice agli occhi.
- Thomas Rey vuoi tu prendere Caterina Allen come tua sposa per amarla e rispettarla, nel bene e nel male, fino alla fine dei tuoi giorni? – ripetè il parroco. Thomas non rispose, era perso nei suoi pensieri. Quel “sì” sarebbe stato la sua condanna a morte e la promessa che non avrebbe mai più rivisto Alex. Mai. Tutti nella chiesa, compresi giornalisti e cameramen rimasero con il fiato sospeso. Bastava un “sì” e tutto sarebbe finito. I testimoni dietro gli sposi rimasero interdetti, almeno così sembrava per Will che in realtà sarebbe stato più felice nel vederlo insieme ad Alex. Caterina poi lo guardò incredula, sperava con tutto il cuore in quel fatidico “sì”.
- Sì – sussurrò Thomas. Lo sguardo del prete si fece interrogativo e Thomas lo disse nuovamente – Sì, lo voglio – Caterina sorrise compiaciuta, Will abbassò la testa e il parroco continuò.
- Con i poteri che mi hanno conferito, io vi dichiaro marito e moglie – poi guardò Thomas con fare allegro – Ora può baciare la sposa – Thomas attaccò le sue labbra a quelle della donna in un semplice bacio a stampo, poi la prese a braccetto e la condusse fuori dove una miriade di fotografi scattavano foto per i giornali scandalstici. I giornalisti fecero alcune domande ai novelli sposi e i cameramen ripresero tutto. Tutti gli invitati gettavano riso su di loro da cui Caterina si riparava con fare scocciato. A Thomas invece non importava di nulla, ora aveva firmato la sua condanna a morte.
Nelle ore seguenti la festa al ristorante sembrò interminabile per lo scrittore, che rimase seduto al proprio tavolo tutto il tempo, a braccia incorciate. Nessuno notava il suo fare scocciato, Caterina era troppo persa nelle congratulazioni degli invitati. Solo Will gli stava accanto, ma ora come ora non gli serviva il suo migliore amico, lui voloeva Alex. Avrebbe voluto coccolarlo, baciarlo e soprattutto fare l’amore con lui. Lo voleva, ma sapeva che da quel giorno in poi avrebbe dovuto dimenticarlo. Selen, nel passeggino al suo fianco dormiva beata per la lunga giornata e lui la guardava ogni tanto con occhi pieni di dolcezza che fino a quel momento aveva riservato solo per il riccolo. Quando anche quel pomeriggio passò e il due sposi tornarono a casa con la piccola Thomas si chiuse in camera da letto a piangere. Aveva rovinato la sua esistenza e quella di Alex. Si erano divisi per una sua bugia e ora non poteva più farci nulla. Caterina dal canto suo non voleva disturbarlo e infatti aspettò che si addormentasse per entrare in camera da letto. Selen già dormiva da tanto con il ciuccio in bocca, nella sua nuova culla. Quando entrambi si svegliarono la mattina seguente Thomas sembrò come nuovo, pronto come sempre ad affrontare la vita con un colpo di testa, anche se la vita per lui aveva preso una svolta quasi drastica. I novelli sposiavevano deciso, cioè Caterina aveva deciso, di non andare in luna di miele per la presenza di Selen, la cosa più cara per lei. Già forse diventare mamma l’aveva addolcita e non poco. Anche con Olga era più paziente e meno scorbutica. Lasciavi a Thomas i suoi spazi e si prendeva cura della neonata quasi da sola. Thomas invece non faceva altro che concentrarsi sul suo lavoro e se poteva, quando aveva tempo, sulla bambina. Gli piaceva fare il padre, lo faceva sentire leggermente come quando stava con il suo Alex.
Era passato quasi un mese da quando i due si erano lasciati. I ciliegi erano in fiore da qualche giorno, ma quella giornata non avrebbe permesso a nessuno di guardare la loro bellezza. Fuori dall’appartamento di Thomas e logicamente in tutta la città, pioveva a dirotto. Faceva freddo e quando Olga entrò in casa di mattina portò con se un giornale di gossip. Thomas lo prese subito e guardò la prima pagina: c’era una foto sua e una di Caterina a braccetto, il giorno delle nozze. Il ricordo che pochi mesi prima erano stati paparazzati lui e Alex insieme e che le foto erano finite sui giornali, lo colpì violentemente. Si avviò verso la balconata e una volta aperto le porte-finestra, uscì al freddo e alla pioggia. Lasciò cadere il giornale per terra e cominciò a piangere come faceva ormai da parecchi giorni. La pioggi fortunatamente nascose le lacrime calde che bagnavano il suo volto.
- Thomas entra dentro o ti prenderai un malanno – lo ribeccò dolcemente Caterina entre lo trascinava dentro ormai zuppo. Lo fece sedere sul divano e gli gettò un’asciugamano sui capelli fradici. Lui li asciugò velocemente. Poi fece per alzarsi, ma venne bloccato dalla donna per un polso.
- So che ce l’hai con me per quello che è successo tra te e Alex – cominciò lei – Mi sento in colpa e non voglio che tu soffra – continuò cautamente. Thomas non la guardava nemmeno – Ti amo tanto Thomas e comprendo però che per te non è lo stesso. Tu ami quel ragazzino e forse io ho sbagliato a dividervi così – sospirò – La cosa che mi premeva di più però era che nostra figlia fosse riconosciuta anche da te – poi fu interrotta da un moto di rabbia di Thomas che si alzò in piedi.
- Perché allora ci hai fatti lasciare !?! – schizzò lui.
- Perché sono un’egoista e perché ero gelosa che le tue attenzioni andassero a lui e non a me e a Selen – ammise lei tutto d’un fiato. Thomas rimase interdetto e la lasciò continuare – Quello che volevo dirti però è che se lo ami tanto puoi andare da lui – Thomas sgranò gli occhi. Lei, Caterina Allen, quella che odiava di più al mondo Alex, gli stava dicendo una cosa simile? – Va da lui e digli tutta la verità, digli che non puoi vivere senza di lui. Se lui ricambia questi tuoi sentimenti allora non potrà mentirti e ti perdonerà, qualsiasi cosa tu abbia fatto – sorrise lei radiosa. Thomas continuava a guardarla incredulo. Perché aveva reagito così? Perché ora gli diceva che poteva correre da Alex? Dopotutto si erano sposati da pochi giorni e ora tutto cmabiava di colpo? Lui però non ci pensò due volte su. Prese la giacca e corse verso la porta fradicio com’era. Prima però di chiuderla alle sue spalle, si girò verso Caterina e gli disse – Grazie – sorridendole dopo tanto tempo in un modo che solo lui sapeva fare. Poi se ne andò.
 
Ci volle una buona mezz’ora per arrivare sotto casa di Alex. Si era ricordato che Lucas gli aveva detto che ora abitava nella vecchia casa che condivideva con la zia. Thomas scese di corsa dalla Spider e, inzuppandosi nuovamente da capo a piedi,  si diresse verso il portone di quel palazzo vecchio, dove ora abitava il suo unico amore. Suonò al citofono almeno una ventina di volte ma nulla. Nessuno rispondeva. Che se ne fosse andato per sempre. Lo scrittore ebbe la fortuna però che un anziano signore gli aprì il portone. Dopo averlo ringraziato si fiondò a razzo su per le scale fino al secondo piano e quando scorse la porta della casa di Nina, si attaccò al campanello. Provò un paio di volte fincè non sentì dei passi. Poi una voce squillante da ragazzo parlò.
- Chi è? – chiese con non curanza.
- Sono Thomas – rispose lo scrittore – Alex aprimi ti prego –
- Vattene! – fece lapidario l’altro. Poi si allontanò dalla porta perché Thomas sentì altri passi. Lo scrittore però non demorse e si attaccò nuovamente al campanello della porta. Quando poi senti Alex gridare un “Vattene!” più forte del secondo cominciò a parlare con tono implorante.
-Ti prego Alex – piagnucolò quasi – Ho bisogno di parlare con te urgentemente – guardò in basso, verso i suoi piedi – Ho bisogno di dirti una cosa importante – la sua voce era diventata quasi un sussurro. Ci furono pochi secondi di silenzio in cui sentì il ricciolo esitare dietro la porta.
- Di te non mi importa più nulla! – gridò poi con tutto il fiato che aveva in gola – Non ti voglio più vedere! Devi uscire dalla mia vita! Ti odio, ti odio, ti odio!! – continuava a gridare. Poi Thomas lo sentì singhiozzare. Tirò un pugno contro la superfice di legno massiccio e poi continuò anche lui in tono alterato.
- Cazzo Alex, aprimi! – gridò sul pianerottolo – Voglio vederti ti prego – il suo tono diventò implorante.
- Vai via – rispose Alex tra i singhiozzi.
- Se non vuoi aprire la porta allora io rimarrò qui fuori, anche tutta la notte – non era una minaccia, lui voleva solo convincerlo che faceva sul serio. Che lo amava sul serio – E prima o poi dovrai uscire – aggiunse poi – Quando lo farai io sarò qui ad aspettarti – poi si lasciò scivolare contro il muro di fianco alla porta. Rimase seduto lì, al freddo per quasi un’ora, quando poi senti la porta cigolare e una luce calda illuminare il pianerottolo. Alex era lì che lo guardava. Era diverso. Sembrava dimagrito ancora di più. Aveva i capelli tagliati, i suoi bellissimi boccoli vaporosi erano rimasti in pochi e la matita che solitamente aveva intorno ai suoi zaffiri era scomparsa. In compenso però aveva un po’ di occhiaie come se non dormisse da giorni e i suoi occhi erano rossi per il pianto. Sembrava anche più alto. Thomas si alzò e gli si parò di fronte: già sembrava davvero cresciuto, forse più uomo. Aveva un’espressione sicura dipinta sul volto.
- Entra, parla e poi vattene – annunciò e si scansò per farlo entrare. Thomas si guardò in giro. Il ricciolo aveva fatto pulizia e aveva sistemato tutto. Inoltre probabilmente si era dato da fare, trovando un lavoro part-time e studiando allo stesso tempo: forse era questa la ragione per avere due occhiaie così profonde. Si voltò verso il biondo che stava chiudendo la porta alle sue spalle.
- Su, forza parla – disse Alex mentre si poggiava contro il muro accanto alla porta, pronto per farlo uscire. Indossava una maglietta a maniche corte nera, aderente e un paio di jeans stretti, come suo solito. Poi incrociò le braccia sul petto e puntò il suo sguardo tagliente, quais omicida, addosso a Thomas.
- Io… - stare davanti a lui lo faceva sentire di nuovo felice – Io volevo che sapessi la verità – disse poi tutto d’un fiato.
- Su cosa? – chiese l’altro alzando un sopracciglio – Le tue parole mi sembravano abbastanza sincere – Thomas scosse la testa.
- No, ho mentito – ammise. Poi deglutì – Non ti ho mai tradito – sopirò prima di continuare – Ho una figlia – gli occhi di Alex s’illuminarono quasi di curiosita, poi il suo sguardo si corrugò - La figlia è mia e di Caterina – ebbe quasi paura a nominare il suo nome. Il ricciolo rise di puro sarcasmo. Sicuramente se lo aspettava.
- Già ho visto il tuo matrimonio in diretta nazionale – sorrise – Molto carina tua figlia – indicò un giornale scandalistico gettato per terra a fianco a Thomas, lo stesso che aveva letto lui quella mattina – E bella anche la cerimonia – sopirò un po’ irritato – Però avrei preferito che mi dicessi subito la verità –
- Sì, lo so. Però io sono venuto qui per dirtela- provò a giustificarsi – Io amo te e il matrimonio con Caterina è stato solo… -
- Un errore? – lo interruppe irritato – Una flasa? – lo guardò con odio – Cos’è successo Thomas? Caterina sapeva di noi e tu non volevi che ti rovinasse la carriera, ecco la verità – il ricciolo sputò la sua sentenza senza mezzi termini. Thomas non rispose come per ammettere la sua colpa. Già, Alex aveva ragione, anche quello era stato uno dei suoi motivi ma ora quella cosa era irrilevante, della carriera non glie ne importava più nulla. Gli interessava solo di Alex.
- Perdonami – implorò nuovamente – Non ho scusanti – sospirò – Di una cosa sono certo: io ti amo e ti amerò sempre – guardò in terra – Ho bisogno di te – aggiunse poi in un sussurro. Alex non rispose, guardandolo accigliato.
- Vattene – furono le sue uniche parole dopo interminabili minuti. Aprì la porta alle sue spalle e gli fece cenno di accomodarsi fuori. Thomas si mosse lentamente, poi prima che Alex chiudesse la porta dietro di lui gli fece un’ultima domanda.
- Tu mi odi sul serio Alex? Oppure mi ami ancora? – chiese flebilmente. Non ci fu risposta ma lo sguardo del biondo cambiò, come se l’altro avesse colpito nel suo profondo, come se quella domanda l’avesse sconvolto. Poi gli chiuse la porta in faccia senza esitare. Thomas aveva capito: Alex si stava nascondendo dalla verità. Scese le scale lentamente e quando fu fuori dal portone la pioggia lo bagno completamente, per l’ennesima volta ma questa volta non gli importava nulla. Aveva perso Alex, aveva perso tutto. Si diresse a testa bassa e passi lento fino alla Spider rossa. Prima però che ci si infilasse dentro la voce del suo unico amore lo bloccò.
- Thomas! – lo scritttore si voltò. Alex era a pochi passi da lui, fradicio. Rimase lì di fronte a lui a guardarlo per qualche minuto, poi aggiunse – Io non ho mai smesso di amarti, brutto pezzo d’asino – si avvicinò lentamente a lui, con qualche insicurezza – E non smetterò mai di farlo – e le loro labbra si unirono in un bacio che entrambi avevano desiderato da tanto tempo. La pioggia li inzuppava e Alex prendendo coraggio, aprì la portiera della Spider e si ci infilò dentro. Sicuramente sarebbe stato scomodo lì dentro, ma l’importante era che ci fossero lui e Thomas. Lo scrittore lo seguì a ruota e chiuse la portiera. Si continuarono a baciare. Finchè Alex non prese coraggio e agì. Con un braccio fece perno sulla gamba di Thomas e si spinse su di lui, ritrovandosi così a cavalcioni sulle sue gambe. Erano faccia a faccia, il volante dietro la schiena del biondo. Con il fastidio di quell’aggeggio contro la schiena, Alex decise di abbassare il sedile, cercando la levetta al lato di questo. Quando la tirò si ritrovarono entrambi stesi, uno sopra l’altro. Alex senza esitare mise una gamba tra quelle dello scrittore, facendosi spazio e premendo contro i suoi jeans. Poi cominciò a sbottonargli la camicia, cercando di sembrare il più sicuro possibile ma le mani gli tremavano comunque: era pur sempre la prima volta. Quando l’altro se ne accorse lo fermò e sussurrò dolcemente – Sei sicuro? – Alex annuì e allora l’altro lo lasciò. Il ricciolo era rosso in viso e Thomas vedendolo sorrise, era così bello. Quando poi il piccolo avvicinò le labbra al suo collo lo scrittore trasalì. Alex gli lasciò due succhiotti evidenti. Poi salì ancora più in su e gli morse l’orecchio cercando di essere sensuale, anche se sembrava più goffo che sexy. Scese di nuovo e cominciò a baciargli il petto fino a quel poco di camicia che era riuscito a sbottonargli. Finì con le mani di sbottonargli la camicia, mentre saliva con le labbra alla sua bocca. Le mani scendevano sempre più, cominciando a slacciare i jeans aderenti che cominciavano a essere di troppo. Poi si alzò e si levò la maglietta, gettandola sul sedile del passeggero. Mentre cominciava a sbottonarsi i pantaloni Thomas riuscì a prendere il controllo e girandosi lo fece finire sotto di lui. Lo bacio, gli morse le labbra delicatamente e scese giù fino ai jeans neri. Continuò a slacciarli e glie li tolse in un attimo insieme all’intimo. Passò le sue calde mani sulle sue gambe fredde per la bassa temperatuta. Alex fece la stessa cosa con lui, gli sfilò i jeans e lì buttò dove si erano ammucchiati i loro vestiti, contemplando poi per la prima volta la nudità di Thomas. Aveva paura ma non trmava solo per questo, aveva anche freddo. La voglia di farlo con il suo unico amore però sconfisse il timore e in poco tempo si ritrovarono a strofinarsi l’uno contro l’altro in una danza sensuale che prima d’ora non aveva mai sfiorato i pensieri più perversi di Alex. Quest’ultimo artiglio le sue mani alle scapole del compagno, poi gli strinse le braccia intorno al collo mentre le loro lingue giocavano, passando da una bocca all’altra. L’acqua della pioggia si era asciugata e mentre i vetri della macchina si appannavano per i loro gemiti di goduria, una patina di sudore si andava a formare sui loro corpi. Le loro eccitazioni si scontravano e man mano che andavano avanti, il ricciolo si lasciava andare, sempre di più. Le sue gambe si agganciarono al bacino di Thomas e le sue mani sprofondarono nei capelli del compagno. La poca barba che lo scrittore aveva graffiava la pelle del riccio che gemeva sempre più. Non erano mai arrivati a quel punto ma Alex sapeva che ormai era solo questione di tempo prima che succedesse. E in quel momento chi sarebbe stato la donna? Poi i ricordi lo rincuorarono. Pensò alle parole che il suo compagno gli aveva detto quasi unmese prima “– Se vuoi fare l’amore devi capire che esistiamo noi due soltanto, non ci sono donne, solo due uomini innamorati –“.  Allora capì, capì che era il momento giusto, che non gli importava di dov’erano. L’importante era che ci fossero loro due insieme. Si baciarono un’ultima volta prima che Alex interrompesse le labbra di Thomas.
- Ti voglio – sussurrò imbarazzato – Dentro di me – aggiunse poi con un filo di voce. Thomas lo guardò sorridente. Era un po’ incredulo per quell’affermazione, ma non si tirò indietro. Continuò a baciarlo mentre con le dita scendeva lungo i suoi fianchi. Il ricciolo avvinghiò le mani alla sua schiena, poi senti le dita dello scrittore entrare in se. Faceva male, tanto male. Trattenne un urlo. Quando però arrivò il dito si spinse più dentro, non riuscì più a trattenersi. Reclinò la testa all’indietro e aprì la bocca, urlando per il dolore. Si faceva male, ma ne valeva la pena, bastava solo resistere. Una lacrima involontaria gli rigò il volto. Thomas si fermò, aveva paura anche lui e non solo di fargli male ma anche di sbagliare qualcosa, di fare qualche cosa che all’altro non andava.
- Ne sei sicuro? – chiese con dolcezza, mostrandosi un po’ preoccupato.
- Sì – rispose lui gemendo. Thomas ritornò sicuro di se, cercando di fare piano entrò in lui. Spinse lentamente mentre Alex serrava gli occhi per il dolore, non voleva urlare. Doveva essere forte, perché sapeva che dopo la prima volta, sarebbe stato tutto più semplice e soprattutto più bello.
 
Avevano passato la notte a fare l’amore. Poi una volta che entrambi avevano goduto, Alex chiese a Thomas di rimanere dentro di lui. Gli piaceva quella sensazione, era come se si sentisse completo, come se sentisse lo scrittore una parte di lui. E in realtà era proprio così. Il più grande era dentro di lui come se ci fosse sempre stato. Era una sensazione nuova e strane per il ricciolo, ma gli piaceva tantissimo. Si erano addormentati poco dopo il loro rapporto: il petto di Thomas contro la schiena di Alex. Il più grande lo cingeva in un abbraccio caloroso e la giacca a impermeabile dello scrittore era diventata una coperta. Poi verso le due del mattino il più grande si era svegliato e, dopo essere uscito dal suo corpo, aveva estito Alex  e lo aveva steso sul sui sedili posteriri, coprendolo con la sua giacca. Infine si era rivestito anche lui e si era addormentato di nuovo sul sedile anteriore, con le mani sul volante. Quando si era svegliato aveva subito guardato dietro di se, sperando che non fosse stato tutto un sogno. Quando però vide Alex rannicchiato i posizione fetale aveva sorriso e aveva aspettato il suo risveglio. Il ricciolo si Svegliò poco dopo e dopo uno sforzo assurdo per mettersi seduto, il dolore al fondo schiena era ancora lancinante, avevav guardato fuori: c’era il sole e aveva smesso di piovere. Poi aveva chiamato Thomas, sperando che non dormisse. Quando però lo scrittore si voltò verso di lui gli inveì contro.
- Stronzo! Avresti dovuto avvertirmi che faceva così male – gridò subito – Ora riesco a stare a malapena seduto – incrociò le braccia fingendosi offeso. Thomas rise. E sì, era tornato tutto come prima. O forse no?
- Scusa piccolino – continuò a sorridere – Sei stato tu a dire che lo volevi – lo punzecciò poi.
- E’ vero – lui abbassò lo sguardo imbarazzato – E mi è piaciuto tantissimo – aggiunse poi affrontando lo sguardo dello scrittore, che rimase sorpreso. Già Alex era cresciuto in quel mese in cui erano stati separati. Ora avrebbe dovuto trattarlo come un adulto.
- Ti va di tornare a casa con me? – chiese incerto.
- E Caterina? Tua figlia? – la sera prima nessuno dei due aveva pensato a queste cose, si era solo lasciati travolgere dalla passione .
- Divorzierò e cercherò di non far mancare nulla a Selen – dopo lo sguardo interrogativo del piccolo, Thomas aggiunse – E’ mia figlia –
- E la tua carriera? – insistette Alex con tono acido.
- Fanculo alla carriera – rise Thomas – Ho te – aggiunse poi con un po’ d’imbarazzo – Se dovesse venir fuori non mentirò, dirò che amo te e che non mi interessa di quello che pensano gli altri – sospirò – Da oggi in poi non ci saranno più bugie o uscite di nascosto. Ci saremo solo noi due - Alex lo guardò sorridente poi si spinse in avenati per baciarlo ma una fitta di dolore lo bloccò.
- Dannato Thomas! – lo scrittore rise – Sì, ridi pure ma la prossima volta chelo faremo sarai tu a prenderlo nel… - Thomas lo interruppe allungando il collo e baciandolo.
- Va bene piccolino – sorrise poi mise in moto la Spider rosso fuoco. Insieme partirono per una nuova vita insieme. Felici e sicuramente molto innamorati. Questa volta niente e nessuno li avrebbe separati. Questa volta avrebbero vissuto il loro amore e la loro vita in tranquillità.  Dopo un anno di patimenti, mentre i ciliegi erano nel pieno del loro splendore, i due innamorati cominciarono la loro vera vita insieme.
 
 
 
THE END….
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questo è il finale mie care lettrici… So di avervi fatto penare un po’ tanto però spero che questa fine renda giustizia ai miei duie mesi di lavoro… Non sapete quanto ho dannato per scrivere questo capitolo… Tra interruzioni e riscritture stavo pensando di mollarlo lì… però poi ho capito che dovevo farcela…
Qui finiscono le vicende di Alex e Thomas… Ma non finisce la storia… Vi chiederete voi : E Caterina? E Lucas? E Olga ? La piccola Selen?
Ho pensato infatti di regalarvi un piccolo epilogo dove spiegherò molte cose… Quindi questo non è un addio…Ma un grande saluto… Non vi farò penare… Infatti conto di pubblicare anche l’epilogo entro stasera… Un bacio grande…
Marcolino…^^
Ps: le canzoni usate sono = “I’ll always remember you” di Miley Cyrus e “Ragazza di periferia” di Anna Tatangelo… Inoltre Alex si taglia i capelli in questo modo (link) http://www.modauomo.net/wp-content/uploads/2011/03/capelli-corti-uomo-ricci-con-ciuffo.jpg ... anzi alex l’ho immaginato molto come il tipo in foto…
 
 
 
Angolo autore:
 
 DeathKid: Carissima hai visto finalmente ho pubblicato… Con questo concludo le vicende di quei due scalmanati… Finalmente finisco… Come ho detto prima però non è del tutto finita… Ci sarà un piccolo epilogo… Visto Alex com’è cresciuto? E finalmente l’hanno fatto… Spero che il capitolo ti sia piaciuto… Un bacione
Marcolino
 
 Lorelei95: Tutto e bene quel che finisce bene no? Beh non è proprio finito… Sono felice di essere arrivato fin qui… E spero di non averti perso come lettrice… E’ successo tutto in un solo capitolo e con tutto intendo “TUTTO” XD beh ora ti saluto e spero che questo capitolo ti sia piaciuto…
Un bacio..
Marcolino…
 
YUKO CHAN: Cara è finito tutto, o almeno la storia principale… Ora tocca all’epilogo… Una cosa corta ma di vitale importanza per questa storia… Spero ti sia piaciuto, ora potro dedicarmi a tutt’altro… Finire storie in sospeso e letture in sospeso, soprattutto pubblicare nuove storie… XD
Un bacione…
Marcolino
 
SNeptune84: Eccomi.. Qusta volta non siamo sincronizzati… Spero però che ti sia piaciuto il capitolo… Ti ho fatto penare lo so… Ma ne è valsa la pena???? Lo spero tanto…
UN grosso bacio…
Marcolino
Ps ora mi dedicherò a leggere anche quello che mi resta della tua storia ^^
 
kiki4ever Volevi la Lemon??? Eccoti servita… anche se non credo di aver soddisfatto le tua aspettative… Ora la storia principale è finita… anche se ti ho fatto penare spero di non averti perso come lettrice… Un bacione…
Marcolino… ^^ 

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Capitolo 19
*** - Epilogo: Wherever I go - ***


    
            -  Epilogo: Wherever I go -
 




Alex camminava sulla terra battuta ricoperta di ghiaia. Ai suoi fianchi file e file di tombe marmoree. Ce n’erano di tutti i tipi: con un croce scolpita o con un’angelo che scendeva da un ipotetico cielo. Erano bellissime e il biondo ormai non le vedeva da tempo perché in quel posto non ci andava ormai da due anni. Dietro di lui c’era Thomas, che lo seguiva guardandosi in giro con sguardo fiero, le mani nelle tasche dei jeans. Il ricciolo però continuava imperterrito a camminare dritto, stava cercando qualcosa, anzi qualcuno. Thomas si chiese per l’ennesima volta cosa doveva fare il quel cimitero di campagna il suo ragazzo. Già, lo scrittore e il biondo erano tornati insieme. Erano tornati a vivere insieme, nella stessa casa. Poi il più grande aveva comprato una casa per Caterina e sua figlia e pagava una baby-sitter per Selen, in modo che la sua ex- moglie potesse lavorare e mantenersi da sola, anche se Thomas l’avrebbe sempre aiutata economicamente. Inoltre grazie alla discussione avuta, lo scrittore e Lucas avevano cominciato a sopportarsi un po’ di più, fino a diventare abbastanza amici. Infatti Alex aveva fatto pace con il moro solo grazie a Thomas. Lucas si era rassegnato nei confronti del ricciolo, preferiva averlo come amico e dopo il diploma si era trasferito in Europa, a Londra, per lavorare come giornalista. Si era trovato una compagna e si stava per sposare. Ne era passato di tempo dalle vicende che avevano passato i due fidanzatini. E Olga? Lei era rimasta a lavorare come governante in casa dello scrittore. Lei e Caterina aveva cominciato ad andare d’accordo e la governante si era affezionata alla piccola Selen, trattandola quasi come una nipote.
- Eccola! – annunciò il biondino, indicando una tomba marmorea. Era tutta bianca, candida. Con il tempo i lati del blocco di marmo erano diventati giallastri, come anche la croce scolpita sopra. I fiori erano freschi, posizionati in un vaso sopra il blocco di marmo candido: probabilmente lei aveva ricevuto visite. Dietro la tomba c’era un grosso salice piangente, quasi a voler commemorare la persona che riposava in pace sotto le sue fronde. Thomas raggiunse il suo fidanzato e quando si fu posizionato dietro di lui, gli cinse il collo in un abbraccio dolce.
- Finalmente ti sei fermato – sospirò – La mia schiena è a pezzi – sciolse il contatto e si massaggiò i lombi. Alex gli fece una linguaccia e poi lo provocò leggermente, anche perché sapeva che Thomas avrebbe potuto rimanere ferito dalla sua lingua tagliente.
- Almeno ora sai cos’ho provato io il giorno dopo la nostra prima volta – sorrise glaciale, quasi a volerlo far sentire in colpa. Thomas abbassò lo sguardo imbarazzato. Poi gli si avvicinò e gli baciò le labbra.
- A me va bene così – sorrise poco dopo. Alex si voltò mentre avvampava. Il ricordo della notte precedente lo fece quasi eccitare: lui era stato attivo. Che caso straordinario. Per scacciare quei pensieri però si concentrò sui caratteri dorati incisi sopra il marmo: Evangeline Taylor, sua madre. Thomas sorrise e lesse ad alta voce il resto. Alex si sentiva felice, gli faceva piacere rivedere lei, dopo così tanto tempo. I suoi occhi si soffermarono sulla foto di una bionda sorridente. Sì, era lei, se la ricordava perfettamente. Nei suoi gesti e nei suoi modi di fare. L’adorava. Una lacrima solitaria gli rigò la guancia. Non per tristezza, quella era gioia. Gioia di rivederla dopo due anni. Gioia di esserle vicino. Gioia di presentarle il suo ragazzo. Lui la sentiva come una parte di se, senza nemmeno più il bisogno di mettere la matita intorno agli occhi. La sentiva sua come mai prima.
“ Mamma da quanto tempo non ci vediamo” pensò aspettando una risposta.
“Da tanto tesoro mio, sei cresciuto” rispose una voce di donna familiare nella sua testa. Lui si guardò in giro e poi la vide, appoggiata al salice. Era vestita tutta di bianco. Gli occhi le brillavano. Sembrava un sogno.
- Amore puoi lasciarmi un po’ solo ? – chiese all’altro.
- Certo cuccciolo – rispose in un sorriso, poi si allontanò, non di molto ma abbastanza perché non potesse sentire nemmeno un’ipotetica parola. Poi tornò con lo sguardo all’albero, ma lei non c’era più.
“Tu non mi perderai mai” continuò la voce “Io sarò sempre con te e quando vorrai parlare basterà scavare a fondo nel tuo cuore, io sarò lì ad aspettarti”.
“ Grazie mamma” sorrise verso la foto “Ti verrò a trovare più spesso da oggi in poi” aggiunse mentalmente.
“ Ciao piccolino mio” Alex sentì un calore interiore. Come se qualcosa dentro di lui lo avesse scaldato dal profondo.
“ Ciao mamma” rispose lui. Poi cominciò a camminare verso Thomas con le mani in tasca, quando toccò qualcosa di lungo e duro, depositato lì in fondo. Tirò fuori qualsiasi cosa fosse e guardandola si accorse di esserse dimenticato una cosa. Voleva fare ancora una cosa. Tornò immediatamente indietro e poggiò la matita per gli occhi nera sulla tomba di sua madre.
- Tieni, questa è tua – sorrise alla foto – E a me non serve più – si mise nuovamente le mani in tasca – Ora ho te – aggiunse prima di raggiungere Thomas.
 
 

Here we are now
Everything is about to change
We face tomorrow as we say goodbye to yesterday
A chapter ending but the stories only just begun
A page is turning for everyone

 
So I’m moving on
Letting go
Holding on to tomorrow
I’ve always got the memories while I’m finding out who I’m gonna be
We might be apart but I hope you always know
You’ll be with me wherever I go
Wherever I go

 
So excited I can barely even catch my breath
WE have each other to lean on for the road ahead
This happy ending is the start of all our dreams
And I know your heart is with me

 
So I’m moving on
Letting go
Holding on to tomorrow
I’ve always got the memories while I’m finding out who I’m gonna be
We might be apart but I hope you always know
You’ll be with me wherever I go

 
Its time to show the world we’ve got something to say
A song to sing out loud we’ll never fade away
I know I’ll miss you but we’ll meet again someday
We’ll never fade away

 
So I’m moving on
Letting go
Holding on to tomorrow
I’ve always got the memories while I’m finding out who I’m gonna be
We might be apart but I hope you always know
You’ll be with me wherever I go

 
So I’m moving on
Letting go
Holding on to tomorrow
I’ve always got the memories while I’m finding out who I’m gonna be
We might be apart but I hope you always know
You’ll be with me wherever I go

Whereveri go
 
 
 
 
 
 
 
 
 








 


Qui finisce tutto mie care lettrici, il finale è questo… Si concludono le vicende di Thomas e Alex… Spero che la storia completa sia bella come speravo… Che vi abbia emozionato come ha emozionato me scriverla… brutto da dirsi ma spero anche che vi abbia fatto piangere e ridere… Io ogni volta che la rileggo sento che mi mancheranno questi personaggi… Lo so perché come scrittore mi sono entrati dentro e sono parte di me… Loro saranno con me WHEREVER I GO…
Un bacio a tutte…
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito…
Quelli che hanno solo letto…
Quelli che hanno commentato…
Soprattutto un ringraziamento va a tutti quelli che mi hanno sostenuto fino alla fine… che mi hanno dato la forza di andare avanti…
Il ringraziamento più speciale in assoluto va al mio ragazzo a cui dedico un personaggio della storia e la storia in se…
Arrivederci a tutti…
Marcolino… ^^
 
PS: la canzone è “Wherever I go” di Miley Cyrus…
 
 


Angolo autore:
 
 
Volevo rispondere a tutti i commenti che mi avete lasciato nel precedente capitolo con un discorso unico… Senza fare ripetizioni inutili: Grazie, tanto per cominciare… Grazie tante e voi commentatrici che mi siete state accanto dall’inizio alla fine… Cosa potri dire, sono molto emozionato di aver finito la storia, triste a contento allo stesso tempo… e come ho detto prima mi dispiace lasciare i personaggi… Mi mancheranno in un certo senso, come se fossero veri e propri amici miei… Pensare che a scrivere questo brevissimo epilogo mi è venuto anche da piangere… Mi dispiace soprattutto lasciare il carattere irrascibile di Alex… Lui si che mi dava un motivo in più per scrivere… Ahhh che scemo, mi sa che mi sono innamorato dei miei personaggi e ora è difficile lasciarli andar via… troppo difficile…
Per quanto riguarda voi spero tanto di non perdere i vostri consigli e pareri nelle prossime storie… La prossima è una riscrittura del mio cartone preferito: “La bella e la bestia”… una versione yaoi logicamente… scritta in tempi moderni… Appena pubblicherò il prologo ( cioè a breve) vi mandero una mail… La storia comunque si chiamerà “L’incantesimo dell’amore” ( un bel titolo sdolcinato e banale XD) …
Vi mando un grosso bacio e un abbraccio… Il vostro autore…
Marco… 

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