Durch Raum und Zeit;

di unleashedliebe
(/viewuser.php?uid=100745)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


 

Questa è la terza fanfiction che pubblico sui Tokio Hotel, wow! Non so, mi ispirano troppo! Questa storia l'ho scritta in tre giorni, penso l'ispirazione sia dovuta all'aria natalizia XD
I fatti narrati sono frutto della mia mente contorta e malata, quindi non sono successi veramente. I Tokio Hotel non mi appartengono (che peccato!) e non è una storia a scopo di lucro.
Godetevi il primo capitolo e fatemi sapere cosa pensate,
sia in positivo che in negativo,
Anna

Capitolo uno

Stavo seduta sui sedili posteriori di una bellissima Audi nera diretta verso un luogo a me ancora sconosciuto. Scorsi velocemente la mia immagine allo specchio e storsi il naso con disapprovazione. Il vetro rifletteva una bella ragazza dall’aria terribilmente stanca e sciupata, me. Avevo raccolto in una treccia – fatta male tra l’altro – i capelli  rovinati e scompigliati dopo una pessima nottata passata insonne. Le occhiaie violacee contrastavano con la mia carnagione pallida. Sospirai, sembravo uno zombie. Il mio pensiero corse alle truccatrici che dovevano prendermi in consegna: avevano un gran lavoro da fare quel giorno.
- Franz, cosa devo fare precisamente oggi? Con quale personaggio famoso collaboro oggi?- chiesi al mio manager con tono piatto, erano le solite domande di routine. Avevo perso passione per quel lavoro, tempo fa avrei affrontato la giornata con un sorriso a trentadue denti stampato in volto ma ora.. l’entusiasmo si era affievolito.
- Un gruppo tedesco molto famoso, Tokio Hotel; penso tu li conosca. Stanno preparando i servizi fotografici in vista del nuovo album Humanoid che uscirà ad ottobre. Se tutto andrà bene verrai ingaggiata anche per i photoshoots successivi della band. La paga è davvero buona quindi comportati bene Deike –
Arricciai il naso dopo aver sentito le ultime parole di Franz: era un uomo terribilmente materialista e superficiale! Disgraziatamente era un amico di mia madre perciò mi era impossibile licenziarlo. Riflettei su ciò che aveva detto, la band con cui avrei dovuto lavorare, i Tokio Hotel. Era da così tanto che non sentivo quel nome, almeno un paio d’anni! Quando ancora dovevo iniziare a fare la modella e vivevo in Italia, Trentino Alto Adige per la precisione, ero una loro fan; probabilmente avevo ancora i loro cd nascosti fra gli scatoli del trasloco. Ero rimasta all’album Zimmer 483, risalente a quando ero sedicenne. Non avevo avuto più occasione di ascoltarli in seguito alla mia ascesa nel mondo della moda, non avevo più tempo per nulla, a malapena per studiare! Chissà come erano diventati, com’erano cambiati.. mi scoprì emozionata, la parte adolescente del mio carattere stava tornando a galla dopo parecchio tempo di ibernazione. Frugai fra i miei ricordi e rievocai l’immagine dei quattro componenti della band. Sorrisi di rimando: sarebbe stata un’esperienza interessante lavorare con loro, avevo collaborato con molte star, la maggioranza maleducate e sfrontate; ora finalmente avrei incontrato il gruppo che da sedicenne m’aveva fatta emozionare.
- Siamo arrivati, scendi e va in sala trucco. Io parcheggio e poi parlerò con il signor Jost, il manager. Ti scriverò un messaggio quando finiamo, appena hai finito col trucco vai nella saletta che ti verrà indicata e aspetta lì la band, capito tutto? – Annuì cercando di memorizzare tutte le informazioni ricevute.
Scesi silenziosamente dalla vettura e mi avviai all’entrata del luogo prescelto per gli scatti. Da fuori faceva la sua figura: un vecchio edificio scolastico dai mattoni rossi e finestre sbarrate, ricordava un po’ la mia vecchia scuola. Mi coprì gli occhi con un paio di occhiali da sole per evitare a tutti i presenti la vista del mio povero viso sciupato.
L’entrata era sorvegliata da due omoni vestiti di nero, gli oltrepassai indifferente mostrando la mia carta d’identità. L’interno era molto caotico: tecnici delle luci, fotografici e truccatrici fremevano in attesa dei quattro. Chiesi informazioni per capire dov’era la sala trucco e vi fui accompagnata. Ad attendermi c’era una donna sulla trentina, capelli biondi e un viso dall’espressione gentile.
- Piacere! Sono Natalie, la truccatrice dei Tokio Hotel; tu sei Deike Beerten, giusto?-
- Si, piacere mio Natalie.- Le porsi educatamente la mano e lei me la strinse, aveva delle unghie davvero belle. Maledissi lo stress dell’ultimo periodo che m’aveva indotto a mangiucchiare le mie.
- È un onore lavorare con te! Il servizio che hai fatto su Vanity Fair del mese di maggio era fantastico!-
Inevitabilmente arrossì e ringraziai. Imprecai mentalmente contro il mio colorito pallido che faceva risultare le mie guance nel momento in cui avvampavano.
- Vieni, ti mostro i vestiti. Poi ti dico il trucco che abbiamo pensato e mi dici se ti va bene- Riferì la truccatrice.
- Abbiamo?- Le domandai incuriosita dal plurale.
- Oh si, per i servizi collaboro sempre con Bill, sai è un ragazzo molto preciso e ci tiene molto- Doveva conoscere bene quei ragazzi, pensai. Il tono che aveva usato era molto affettuoso.
- Da quanto lavoro con loro?- chiesi io curiosa.
- Oh beh, da tanto tempo ormai! Dai tempi di Schrei, quindi quattro anni. Si può dire che li ho visti crescere! Tu conosci la band? – fu il suo turno di domandare stavolta.
- Diciamo che.. li conoscevo. Sono rimasta all’album Zimmer 483, poi ho iniziato a lavorare e non ho avuto più tempo per seguirli. Qualche canzone la ricordo, ecco- fu la mia sincera risposta.
- Penso ti stupirai vedendoli. Sono diventati proprio carini sai? Ecco siamo arrivati, i tuoi vestiti sono in quello stand lì, il primo che devi mettere è l’abito nero.- m’informò lei.
Guardai attentamente il primo vestito: era bello, tutto nero, stile Gothic Lolita e accompagnato da un paio di scarpe dal tacco dieci sempre nere. Gli altri abiti erano più semplici: maglia blu scuro, skinny jeans grigi e un paio di stivali marca Ugg neri. Andai nel camerino e mi spogliai velocemente per indossare ciò che era sullo stand.
Natalie non mi lasciò neanche il tempo di guardarmi allo specchio che mi trascinò nella zona trucco.

{ wird fortgesetzt..


 

Se volete vedere i vestiti cliccate questo link - http://i53.tinypic.com/23igwnr.jpg
Hallo :)


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Salve :) Eccomi qui con il nuovo capitolo. Volevo dirvi che, se vi sembra che il capitolo non sia molto "interessante", avete ragione!
Questo perchè ho scritto la storia di getto, tutta di seguito, non per capitoli, quindi devo pubblicarla a pezzi.
Anna


- Ti piacciono i vestiti?  Il vestito l’ha scelto Bill, le scarpe io. Molto stile gotico!- disse allegra.
- Si,  sono molto belli! Quest’abito mi piace, molto gotico, hai ragione!- sorrisi io, mi stava simpatica. Le altre truccatrici che avevo conosciuto erano taciturne e musone, finalmente l’eccezione alla regola!
-Adesso arriverà il parrucchiere, ti farà la piega e poi le punte ricce. Fra circa due - tre ore arriveranno i ragazzi, ce ne è di tempo quindi- mi sorrise presentando l’uomo che avrebbe acconciato la mia massa informe.
Cominciò a sciogliermi la treccia. – Hai davvero dei bei capelli sai? Conosco donne che pagano centinaia di euro per fare la permanente e avere ricci come i tuoi. Anche il colore è bello, particolare!- Bofonchiai un grazie imbarazzato. Approfittai di quel momento di relax per prendere il cellulare e chiamare la amica Alice, non la sentivo da più di un mese oramai.
- Pronto, Alice? Sono Deike!- La salutai io in italiano, per evitare che orecchie indiscrete sentissero.
- Dede! Oddio da quanto tempo non ti sento! Come stai?- Ridacchiai colpita dal suo entusiasmo.
- Non chiamarmi Dede! Lo sai che non mi piace! Comunque tutto bene, sono solamente un po’ stanca. Avrei bisogno di una vacanza! E tu invece? Quando inizi l’università?-
- Il mese prossimo, a settembre! Non vedo l’ora! Speriamo non sia difficile. Comunque, che hai fatto durante il mese in cui non ci siamo sentite?-
- Il solito, servizi fotografici e sfilate. Adesso sono a Pinneberg, vicino ad Hamburg. Sai con chi lavorerò oggi?-
- Simpatica, come faccio a saperlo?- disse sarcastica.
- Uhm, non posso dire il loro nome ad alta voce, troppi curiosoni! Ti do un indizio: band tedesca, quattro ragazzi.-
- O. Mio. Dio! Non ci posso credere! Tu.. tu.. lavorerai con LORO? Ma.. i Tokio Hotel? Scherzi vero? Mi fai fare un autografo? Ti prego! Oddio!- Rimasi stordita per la sua reazione così.. entusiasta! Non immaginavo fosse rimasta una loro fan, quante cose mi ero persa!
- Glielo chiederò!- Le promisi.
- Quindi.. ricapitolando.. tu farai un servizio con i Tokio Hotel? Per che rivista? Così la compro e me la incornicio!-
- Oddio, evita Ali ti prego! Comunque è per Bild. Per la promozione del nuovo album.-
- Ah l’album! Che bello! Non vedo l’ora che esca! Ho aspettato così tanto! Beata te modella ingrata che puoi conoscerli! E parlarci! E toccarli! E..-
- Alice frena! È solo un servizio fotografico, non un the! Cambiando discorso, raccontami un po’ te qualcosa! Che hai fatto in questo mese senza di me?- Bingo! Avevo attaccato il bottone giusto, parlò ininterrottamente per un’ora, raccontandomi di come avesse convinto sua madre a farla andare in vacanza da sola al mare e di come avesse abbordato un turista tedesco. Sempre la solita! Mi scoprì invidiosa di lei. Per quanto potesse essere emozionante fare la modella – viaggi, incontri persone famose, guadagni alti – la mia vita era vuota. A parte lei, di amici non ne avevo. Un ragazzo? L’ultimo che avevo avuto risaliva a quando ero quindicenne. Che depressione! Un’ora dopo avevo dei bellissimi capelli lisci che m’arrivavano alla vita, arricciate alle punte. Conclusi frettolosamente la chiamata con Alice e mi recai da Natalie che m’attendeva alla postazione trucco. Tirò fuori una valigetta piena di ombretti, matite ed eye-liner, spalancai la bocca, era fornitissima! Ridacchiò vedendo la mia reazione e cominciò a passarmi il primo strato di fondotinta sulla mia pelle. Poi passò al resto.  In un’ora il mio viso risplendeva: colorito sempre pallido, guance rosate, rossetto scarlatto, sguardo reso intenso dall’ombretto grigio che sfumava in bianco, linea lunga di eye-liner, matita nera e tanto mascara.
- Wow Natalie! Sei bravissima cavoli! Grazie- Le dissi dopo essermi rimirata per un po’. Stavolta fu il suo turno di arrossire, mi sorrise entusiasta e poi mi rispose.
- Oh beh, ho fatto il mio lavoro! Poi sei bellissima di tuo! Forza, è ora di mettersi i vestiti! Il loro manager mi ha chiamato e m’ha detto che dovrebbero arrivare tra un’ora esatta, traffico permettendo.-
Detto ciò ci dirigemmo ai camerini e indossai il primo vestito e le scarpe. Mi stava alla perfezione, il colore scuso dell’abito  risaltava il mio colorito cadaverico e il trucco del viso, il corpetto snelliva le mie forme non molto sviluppate e i capelli si posavano dolci sulla vita. Le scarpe col tacco slanciavano le mie gambe già molto lunghe.
Sospirai, ero fantastica. Come un manichino o come una bambola. Nonostante tutto, non mi piacevo. Ero magra, troppo magra. Non avevo mai avuto problemi di peso, anoressia o altro; il problema principale era mia madre, controllava ogni cosa. Sognavo il giorno in cui avrei abbandonato la mia breve carriera per dedicarmi ad altro.
Mi riscossi dai miei tristi pensieri per raggiungere Franz che m’aspettava insieme al signor Jost.
- Buongiorno!- Salutai entrando nell’ufficio improvvisato.
- Salve signorina Beerten! S’accomodi pure lì- Disse il manager indicandomi una sedia davanti alla cattedra.
- Mi chiami pure Deike, signor Jost – non mi piacevano le cose troppo formali.
- Va bene Deike. Ti vorrei spiegare un po’ come si svolgeranno gli scatti. Le location sono due: una classe e  la palestra. Le foto finiranno sul sito dell’Universal e sul giornale Bild. Farai varie foto insieme alla band e poi con i singoli componenti, le pose poi verranno scelte dal regista. Se oggi tutto andrà bene, provvederemo ad assumerti anche per i prossimi impegni, sarai così occupata fino all’inizio di novembre. Avrai i vari photoshoot con i Tokio Hotel soprattutto per quanto riguarda le pubblicità per gli sponsor. Capito tutto?-
Una bella occasione insomma! Annuì e mi porse il contratto da firmare, lessi i termini distrattamente e un sorriso soddisfatto nacque sul mio viso una volta letta la paga, alla faccia! Davvero un bel stipendio. Presi una penna e firmai tutte le carte necessarie.


Allora? :)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Ringrazio _Dark Angel_ 483 e LaAriii_TK per le recensioni :)
Scusate se ho aspettato un po' per postare, ero sommersa di verifiche fino alle orecchie!
Fra un po' arriva Natale, sei giorni! Finalmente! E poi sono contenta, ho il best of dei Th nelle mie mani! *-*
Anna

Capitolo tre

- Buona fortuna per il servizio allora! Ho parlato con Natalie, pensa tu sia perfetta per questo lavoro. Ora puoi andare nel tuo camerino, ti faremo chiamare quando i quattro arrivano-
Ringraziai e tornai al camerino. Ora avevo circa tre quarti d’ora di libertà, presi lo zaino che m’ero portata appresso e ne estrassi il contenuto: un quaderno e l’astuccio. Disegnare era la mia passione, fin da piccina. A luglio m’ero diplomata – seppur con difficoltà visto tutti gli impegni come modella – al liceo artistico e sognavo di diventare fotografa, un giorno. Sfogliai il quaderno e osservai distrattamente tutti i disegni fatti da me e le varie scritte fra le pagine. Vi scrivevo un po’ di tutto, da frasi di canzoni sentite per la radio a pensieri usciti dalla mia testina malata. Presi un carboncino e cominciai a tracciare qualche linea senza seguire un ordine preciso o un’immagine; pian piano le varie linee presero forma: un campo di girasoli. Sorrisi, erano i miei fiori preferiti: secondo me mettevano allegria, erano così colorati e raffinati!
Finito lo schizzo uno dei bodyguard mi informò dell’arrivo della band, erano però già andati nella zona trucco per questo avrei dovuto aspettare ancora per vederli. Approfittai dell’altro lasso di tempo libero richiamai Alice, per informarla delle novità.
- Dede! Devo sentirmi onorata eh? E’ già un miracolo ricevere una tua chiamata, figuriamoci due in un giorno solo! Che dici, mi gioco la data di oggi al lotto?- Sarcastica al massimo come al solito.
- Simpatica Ali, come la sabbia nelle mutande, sul serio! Guarda te, e io che volevo raccontarti le novità. Te lo scordi l’autografo adesso!- Le dissi io con un tono fra l’acido e il scherzoso.
- Ma no stella, lo sai che ti voglio bene! Ma tanto, davvero tanto!- che mielosa santo cielo!-
- Ruffiana che non sei altro! Comunque, ho firmato il contratto. Probabilmente se mi assumeranno ancora dopo oggi, riuscirò finalmente ad acquistare un appartamento per me! Sia lodato il cielo!- La informai io felice.
- Davvero? Beata te, a me tocca vivere con mia madre! Però.. insomma, me li presenterai vero i Tokio Hotel? Se io fossi te, appena li vedrei probabilmente sverrei! Troppa bellezza in un colpo solo!-
- Scema! Più che altro sono curiosa, chissà come sono diventati in questi tre anni! Tu lo sai, io no! Sono rimasta indietro! Speriamo vada tutto bene, ho bisogno di soldi e anche in fretta! L’appartamento che ho affittato fa un po’ schifo, non c’è neanche l’ascensore e sono al terzo piano!- Piagnucolai io.
- Sei bravissima, simpaticissima, ingambissima, bellissima, carismaticissima e pure sexy! Se non ti assumono sono dei cretini, sul serio. Un po’ di Selbstachtung ciccia! Avessi io il tuo fisico guarda.. avrei già lasciato l’università per fare l’attrice, o la modella, o la velina! Guarda un po’, tutta la bellezza ce l’hai tu però!-
Sorrisi, era davvero un’amica fantastica Alice. Sapeva sempre tirarmi su il morale! Continuammo a chiacchierare al telefono per una mezzoretta quando venne a bussare Natalie, aveva finito con il trucco dei quattro e voleva presentarmeli. Congelai la ragazza al telefono e mi diressi titubante dietro alla truccatrice.
-  Rilassati, guarda che non ti mangiano mica. Sono ragazzi come tutti, l’unico problema è che, essendo pur sempre uomini con gli ormoni a mille, ti potrebbero saltare addosso! Disse scherzosa facendomi scappare una risata. Mi portò fino al camerino e bussò la porta. Dall’altra parte si sentivano delle risate finchè qualcuno non si decise ad aprire la porta. Nat mi trascinò dentro e mi presentò agli altri.
- Ragazzi, lei è la modella della quale vi ho accennato prima!- Gli sguardi dei componenti si posarono su di me e mi sentì avvampare. Ringraziai mentalmente tutto il fondotinta sulla mia faccia che permise al rossore di non essere notato. Guardai chi avevo di fronte.. Ali aveva ragione! Rimasi sconvolta da tanta bellezza racchiusa in quei pochi metri quadrati. Georg e Gustav erano rimasti gli stessi ragazzi di tre anni fa, qualche muscolo in più forse. Tom e Bill erano cambiati: i rasta biondi del primo erano stati sostituiti da cornrows neri mentre la chioma leonina del secondo aveva lasciato posto a capelli neri lasciati liberi sulle spalle e da rasta bianchi. Però.. erano sempre stupendi. Dovetti far uso a tutto l’autocontrollo possibile per non far uscir bava dalla mia bocca. Ne avevo visti tanti di belli, lavoravo pur sempre con modelli! Ma loro erano.. indescrivibili! Di una bellezza unica!


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.

Mi maledissi mentalmente: assomigliavo a un adolescente in calore, ma ero una “donna in carriera” diciannovenne! Mi riscossi dai miei pensieri e strinsi la mano con unghie laccate di nero che il cantante m’aveva gentilmente posto insieme a un sorriso gentile.
- Piacere Bill Kaulitz, il cantante. Loro sono Georg – bassista -, Gustav – batterista – e mio fratello Tom – chitarrista.- accompagnò la presentazione con un gesto svelto della mano.
Ricambiai il sorriso e passai alla mia presentazione. –Piacere mio, io sono Deike – la modella.
- Lo so! Ho visto le tue foto nel servizio fotografico che hai fatto per Vanity Fair, davvero stupende! Comunque ti piace il vestito? O è troppo.. gotico?- mi domandò curioso Bill.
- Oh no, è davvero molto bello! Si accosta bene con il tuo stile poi-  risposi sincera.
- E ti fa anche delle belle gambe!- s’intromise Tom nel discorso, facendomi arrossire! Si scambiò un’occhiata maliziosa con Georg ma si guadagnò una gomitata dal gemello.
- Lascia perdere mio fratello, è un pervertito. Ma dimmi.. sei una nostra fan?- mi domandò con gli occhi scintillanti lui, sembrava proprio un bambino!
-  uhm.. ero una vostra fan. Non fraintendere, non è che non mi piacete più! Sono rimasta al vostro secondo album, poi ho iniziato a fare la modella e non ho avuto più tempo per altro, così vi ho persi di vista.-
- Sacrilegio! Provvederò a ampliare il tuo vuoto al più presto!- mi disse Bill sorridendo.
Risposi al sorriso e poi uscimmo dalla stanza, richiamati dal fotografo per iniziare il tutto. Camminavo a fianco dei ragazzi, ero alta come il frontman, figo! Grazie ai tacchi, ovvio.
Andammo nella classe prescelta che era stata addobbata per l’occasione: sui muri prima bianchi erano stati dipinti – probabilmente con delle bombolette spray – il nome della band e dei componenti, era stata poi utilizzata della vernice rossa per dare l’effetto del sangue. Molto bella la location.   
Iniziarono i Tokio Hotel con vari scatti: tutti seduti sulla cattedra, o su un banco, o sul pavimento, o con un mix fra i due prima scritti. Successivamente entrai in scena io, sdraiata sulla cattedra con la band seduta sotto, seduta sui banchi con loro e altre pose simili. Cambiai anche i vestiti.
Poi vi furono scatti individuali e quelli a coppie. Non vi furono particolari problemi coi ragazzi, tranne per Tom che metteva le mani dove non doveva.
-Ok ragazzi, per oggi abbiamo finito! Siete stati tutti fenomenali oggi, i miei complimenti!- ci disse il fotografo dopo due ore di scatti. Ero stanca e avevo anche fame, dannazione.
- Deike, io e gli altri abbiamo a mangiare in un ristorante qua vicino, vuoi venire con noi?- mi domandò Gustav.
- Se non disturbo vengo davvero volentieri! Per gli altri va bene?- Chiesi, l’altro annuì.
- Okay, allora. Vado ad avvertire il mio manager, il tempo di cambiarmi e arrivo!-
Andai ad avvertire il mio manager che non fece obiezioni e poi in camerino a cambiarmi. Tolsi la maglia e i jeans e mi rinfilai ciò che indossavo prima, abiti più anonimi: t-shirt marrone dei Rolling Stone, jeans corti e un paio di converse. Capelli raccolti in una coda alta. Viso struccato e in condizioni veramente pessime.
Sbuffai, chissà.. probabilmente vedendomi al naturale mi avrebbero licenziato seduta stante.
Uscì dalla scuola e andai verso Georg che mi aiutò a salire nella loro macchina. Anzi, un bellissimo furgoncino dai vetri oscurati con in tutto sei posti, mi toccò stare seduta vicino a Tom. Non che avessi qualcosa contro di lui però.. mi sembrava un ragazzo superficiale e non mi ispirava molta fiducia.
Estrassi il cellulare dal mio zaino e notai che avevo ricevuto due messaggi: uno di Franz e uno di Ali.

Aprì prima quella della mia amica. “Allora stella, sei sopravvissuta di fronte a cotanta bellezza? Ammettilo, avevo ragione, sono terribilmente strafighi.Ricordati L’AUTOGRAFO! Grazie mille!” Sorrisi e le risposi in fretta.
Alice! Ma sei sempre la solita sai? Però.. stavolta avevi proprio ragione! Sono proprio carini. Sto andando a pranzo con loro. Scommetto che sei verde d’invidia. Non dimenticherò l’autografo, soprattutto perché me lo hai detto mille volte!
Inviai la risposta e poi lessi l’altro sms. “Congratulazioni, David Jost ha accettato di ingaggiarti fino a  novembre.”

Istantaneamente mi si stampò in faccia un sorrise da ebete. Nel frattempo tutta la band entrò nella vettura, destinazione luogo di ristorazione!
- Com’è che hai un sorriso da ebete stampato in faccia?- Chiese Tom con la solita delicatezza che lo distingueva dagli altri membri.
- Oh, nulla. Il mio manager mi ha informato che lavorerò con voi fino a novembre circa- risposi.
- Davvero? Bello! Il servizio di oggi è stato fantastico, le foto saranno strepitose!- disse Bill.
- Già! – Concordarono all’unisono le due G. Tom si limitò ad una scrollata di spalle.
Il viaggio non fu molto lungo, cinque minuti dopo eravamo già arrivati al locale. Scendemmo accompagnati dalle guardie del corpo e ci sedemmo al tavolo, ovviamente nella zona più riservata. I Tokio Hotel ordinarono pizza con le patatine, io mi limitai a una margherita.
- Allora, ci racconti qualcosa in più di te? – domandò Gustav.
- Non c’è un gran che da dire- risposi io indifferente.
- Ma dai, sei una modella, avrai girato il mondo, no?- s’intromise Georg.
- Allora, sono nata in Südtirol, per questo parlo bene il tedesco. Ho cominciato a fare la modella quando avevo sedici anni, sono andata a lavorare per un anno a New York, poi anche in  Francia e Roma. Sono riuscita anche a finire la scuola. A luglio mi sono diplomata e ho deciso di trasferirmi in Germania -.
- Davvero, hai finito la scuola?- domandò curioso Tom.
- Già! È stato difficile continuare a studiare perché ho frequentato diverse scuole in diversi paesi. Ho frequentato il liceo artistico! Ho passato la maturità col massimo dei voti- dissi con tono orgoglioso.
- Scommetto che la maggioranza dei professori erano maschi!- E ti pareva, non poteva farsi mancare un commentino, figuriamoci! Stavo per rispondergli quando partì la suoneria del mio cellulare. Nulla di eclatante, semplicemente un drin. Guardai il display, Alice! Probabilmente voleva ricordarmi di farle fare l’autografo.
- Alice, che vuoi?- risposi in italiano.
- Ehi! Chi ti dice che voglia qualcosa? Modella screanzata che non sei altro!-
- Alice cara, so che sei leggermente avara! E una chiamata Italia – Germania è abbastanza cara. Quindi, lo dico per non farti spendere troppi soldi. Va dritta al punto! È anche da maleducati parlare a tavola, sto pranzando!-
- Come vuoi! AUTOGRAFO!- dissi addio a dieci decibel del mio udito e, non feci in tempo a urlarle dietro, che aveva già messo giù! Tirchia fino al midollo lei!
- Parli anche l’italiano?- Mi domandò Georg.
- Si, il Trentino è bilingue. Ero al telefono con una mia amica, non è che mi fareste un favore? Mi sta assillando perché vuole un vostro autografo e se non glielo faccio avere posso considerarmi morta. Non potreste..?-
I ragazzi risero divertiti, tirai fuori dal mio zaino il mio quaderno, lo aprì in una pagina bianca e glielo porsi assieme a una penna. Poco dopo sulla pagina c’erano quattro firme dei componenti della band più amata d’Europa. Sorrisi pensando alla gioia di Ali quando li avrebbe visti.
- Grazie mille ragazzi! Mi avete salvata da morte certa! – dissi sincera.
- Ci devi un favore ora.- mi comunicò il Kaulitz maggiore. Inarcai un sopracciglio scettica.
- Non fare quella faccia! L’hai detto tu che ti abbiamo salvato da morte certa! – Dannazione, aveva ragione.
- Che favore scusa?- chiesi sospettosa.


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


- A me nessuno, l’ho fatto volentieri l’autografo. Mio fratello invece è un po’ più materialista. Un po’ eh, mica tanto!- disse Bill, anche Georg e Gustav erano d’accordo su questo punto.
- E dai, non capita tutti i giorni di trovarsi faccia a faccia con Tom Kaulitz sai? Non vorresti approfittare della situazione?- domandò malizioso leccandosi il piercing al labbro.
Quel gesto mi mandò in tilt, era così dannatamente sensuale! Ma io non cedevo facilmente. Non ero una facile.
- Potrei dire la stessa cosa. Non capita tutti i giorni di trovarsi faccia a faccia con Deike Beerten sai?- controbattei io scimmiottando la sua voce, provocando le risate generali.
- Certo che sei permalosetta eh! E dai, un’uscita tra amici!- disse facendo gli occhi dolci e il labbro tremante. Wow.
- Dipende: che intendi con uscita tra amici? Insomma, preferisco non sapere cosa fai solitamente con le amiche!- risposi ocheggiando la parola amiche. 
- Uhm, una bella serata nella camera del mio hotel..- esclamò malizioso guadagnandosi un’occhiataccia da tutti.
- Scordatelo! – dissi piccata io.
- Allora facciamo così.. domani sera io e te usciamo! Mi devi un favore, meglio sbrigarsela subito, più si aspetta più la mia mente potrebbe elaborare qualcosa di perverso!- spiegò malefico.
- Dobbiamo proprio? Insomma.. e dai!- la mia voglia di uscire era pari a zero.
- Hai paura di me per caso?- domandò inarcando un sopracciglio. Mi domandai che muscoli facciali avesse per riuscire a raggiungere una tale elevazione, io non ne ero capace.
- Beh, in effetti.. sei molto spaventoso. Le tue trecce incutono terrore!- esclamai sarcastica.
- Ahah! Simpatica davvero, quasi come Bill di prima mattina!- mi rispose lui, dovette poi soffocare un gemito di dolore. Sorrisi, il fratello gli aveva calpestato il piede da sotto il tavolo.
- Okay allora. Via il dente via il dolore!- dissi io con tono melodrammatico.
- Un po’ di allegria Dè! Non stai mica morendo! Dovresti saltare di gioia, un appuntamento con Tom Kaulitz, è una cosa unica che rara; di solito, salto quella fase per quella successiva!- spiegò allusivo.
- Ma.. riesci a pensare a qualcosa che non sia sesso?- domandai io. In quel momento arrivò il cameriere con le nostre ordinazioni. – Cibo!- Esclamò il chitarrista con sguardo famelico facendo ridere gli altri. Pizza e sesso, che mix.. fantastico? Mah. Finimmo in fretta i nostri piatti, eravamo tutti decisamente affamati.
Erano già le tre! Fra circa qualche minuto avrebbe chiamato mia madre.. e infatti poco dopo il telefono squillò.
Mi scusai con i Tokio Hotel e uscì fuori per poter rispondere.
- ciao mamma- dissi completamente priva di entusiasmo, parlando in tedesco.
- Ciao tesoro! Come stai?- domandò con il suo solito tono mieloso – vomitevole.
- Come al solito mamma, sono stanca ma tutto bene!- Storsi la bocca, sapevo che non le interessava.
- Perfetto! Com’è andata a lavoro oggi?- ecco, ti pareva. Subito al punto insomma.
- Tutto bene anche a lavoro, oggi ho fatto un servizio con i Tokio Hotel. Lavorerò con loro per quattro mesi-
- Wow! Vedi che l’ultima dieta ti ha fatto bene?! Scommetto che guadagni molto! È così?- iniziai a innervosirmi.
- Mamma, evita okay? Se vuoi sapere i dettagli chiedi a Franz, sarà più esauriente di me! Ora devo andare, mi stanno aspettando. Ti richiamo io- conclusi sbrigativa. Non capivo, perché a me una mamma del genere? Era così dannatamente superficiale e attaccata al denaro! Per lei ero una macchina per guadagnare, m’aveva sfruttata abbastanza. E faceva male, mio padre era morto quando ancora avevo pochi mesi quindi non ne soffrivo ma sentivo terribilmente la mancanza di una figura materna, crescere da sola non era facile. Si cerca sempre un esempio da seguire, un modello. Per le bambine è la madre, per i maschi il padre. Io non avevo nessuno dei due.
Non rientrai subito, dovevo ritrovare il buon umore prima. Mi appoggiai al muro e tirai fuori dalla tasca dei jeans l’ultima sigaretta che m’era rimasta, presi l’accendino e l’accesi.
Guardavo distrattamente il paesaggio circostante finchè non vidi un’ombra avvicinarsi.
- Il fumo uccide Dè- mi disse il ragazzo a cui apparteneva l’ombra: Tom.
- Non chiamarmi Dè, non mi piace. Il fumo rilassa, non ti pare? Far uscire il fumo dalla tua gola e vedere la forma che assume. Ti distrae dai tuoi pensieri- mi guardò un attimo accigliato, probabilmente si stava chiedendo se la sigaretta contenesse altre sostanze oltre alla nicotina.
- Lascia perdere Kaulitz – nel frattempo si era appoggiato al muro, di fianco a me.
- Sei fuori da tanto. Con chi eri al telefono? Se si può sapere- domandò noncurante.
- Mia madre. Dopo ogni conversazione con lei ho bisogno di un po’ di tempo per sbollire- gli riferì mentre mi staccavo dal muro per rientrare, onde evitare domande sulla mia famiglia.
Rientrati nel ristorante restammo lì per un'altra mezzoretta e poi lasciammo il locale.
- Ti portiamo a casa?- domandò Georg una volta dentro la vettura.
- No, mi potreste lasciare all’incrocio tra la Große Bleichen e la Poststraße? Ho delle cose da fare lì-
Annuirono e cominciammo così il tragitto, tre quarti d’ora dopo li salutai per recarmi nella libreria. Conoscevo il proprietario, un anziano signore molto simpatico, perciò quando entrai fui accolta calorosamente da lui. Mi diede il libro che avevo ordinato, restai a vagare fra gli scomparti per un po’ di tempo, poi decisi di tornare a casa. Misi gli occhiali da sole e uscì in strada, casa mia non era distante, circa una quindicina di minuti. Adoravo camminare, uno dei pochi momenti in cui mi sembrava d’esser normale: scivolare fra la gente senza essere riconosciuta, guardare tutti i volti delle persone e immaginare la loro storia, lasciar correre la fantasia insomma.
Fui fermata due volte per strada da un gruppo di ragazzine che mi chiesero un autografo. Sorrisi e glielo feci, erano emozionate di fronte a me, una cosa strana no? Pensare che avermi incontrato avesse reso la loro giornata più bella. Arrivai allo stabile in cui abitavo: non era un granché, niente ascensore, casa al terzo piano, due camere da letto, bagno, cucina e salotto. Lo avevo affittato perché mi piaceva la zona, non vedevo l’ora d’aver abbastanza soldi per acquistare qualcosa di meglio.
Entrai in casa e mi lasciai cadere sul divano. Era stata una giornata abbastanza pesante. Rimasi distesa fino alle sette, poi cucinai qualcosa da mangiare. Finita la cena, mi distesi sul letto e iniziai a leggere il libro comprato il pomeriggio, addormentandomi con lui fra le braccia.
Mi svegliai a mezzogiorno passato, finalmente ero riuscita a dormire un po’! Guardai fuori dalla finestra e sorrisi soddisfatta vedendo il sole alto in cielo. Mangiai qualcosa velocemente e poi guardai un po’ di televisione. Il mio cellulare iniziò a squillare e rimasi un po’ perplessa: numero privato.
- Pronto?- feci io piatta.
- Buongiorno Dè! Sono Tom, mi sono fatto dare il numero da David!- Maledetto il manager che gliel’aveva dato!
- ‘Giorno Kaulitz. Evita di chiamarmi Dè, per favore! E.. che vuoi?- mi sfuggiva qualcosa forse?
- No, non ti sarai dimenticata del nostro impegno di stasera vero?- domandò sarcastico.
- Oh figurati! Come potrei dimenticarmene?- l’avevo fatto invece, eccome.
- Ahah, molto simpatica. Hai promesso saresti venuta quindi.. mi serve il tuo indirizzo!- Sbuffai e glielo diedi.
- Preparati, ti vengo a prendere per le otto! Vestiti elegante mi raccomando!- detto ciò mi sbatté il telefono in faccia. Incredibile, pure elegante dovevo vestirmi? Ah mannaggia a me che avevo accettato!



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Guardai l’orologio: erano le tre e mezza, avevo ancora tempo. Aprì l’armadio alla ricerca di qualcosa che poteva essere definito “elegante”. Dopo mezz’ora di estenuante ricerca estrassi dal fondo del guardaroba un vestito azzurro messo solamente una volta per un servizio fotografico a Parigi: era corto e semplice, arrivava poco sopra al ginocchio, optai per un paio di ballerine celesti, niente tacchi! Scelto l’abbigliamento, feci un lungo bagno. Uscì dalla vasca un’ora dopo, con le mani palmate ormai. Asciugai i capelli lasciandoli ricci e non mi truccai.
Passai il tempo prima dell’appuntamento leggendo il libro della sera prima. Feci un mezzo infarto quando sentì il campanello suonare, ero immersa nelle pagine. Mi guardai frettolosamente allo specchio e scesi di corsa le scale.
Tom Kaulitz era sotto che m’aspettava, appoggiato a una bellissima Cadillac, bello come una statua greca. Fascia in testa per raccogliere le treccine, maglietta larga verde e i soliti jeans. Per quanto fosse insopportabile, in fatto che fosse un ragazzo terribilmente affascinante era innegabile. Io squadrai lui e lui squadrò me, sorrise soddisfatto dal mio vestito ma storse il naso vedendo che non portavo tacchi.
- Buonasera Tom!- lo salutai per prima.
-‘Sera Deike – aveva eliminato il nomignolo, per fortuna!
- Niente guardie del corpo stasera?- domandai.
- No, David mi ha concesso la libera uscita. Da segnare sul calendario guarda!-
- Ehi! Dove andiamo comunque?- chiesi curiosa.
Non rispose,si limitò ad aprirmi la portiera come un gentiluomo. Un gentiluomo col le trecce e i vestiti taglia large. Ridacchiai e mi fissò stranito.
- Che hai fatto oggi di bello? Scommetto che mi hai pensato tutto la giornata!- disse ironico.
- Oh guarda, certamente! Non ho fatto nulla di che, mi sono svegliata tardi, ho mangiato, guardato la televisione, letto un libro e mi sono preparata per uscire. Tu?-
- Dormito fino a tardi, mangiato, guardato la televisione, giocato ai videogiochi e preparato per uscire!-
- Che giornate interessanti!- commentai io ridendo.
- Hai ragione!- rise anche lui. La sua risata mi stordì per un istante: non era la solita risata di scherno o quella sarcastica, era una risata vera, piacevole.
Chiacchierammo piacevolmente lungo il tragitto, si fermò dopo una mezz’oretta di viaggio davanti a un ristorantino molto bello da fuori, con un bel giardino.
- Wow, è un bel posto!- gli dissi sorridendo. Mi sorrise di rimando e si fece indicare il nostro tavolo, ovviamente aveva prenotato tutta la sala! Ci sedemmo nel tavolino più isolato e iniziammo a sfogliare il menù. Io ordinai risotto ai funghi, lui carbonara. Esatto, m’aveva portato in un ristorante italiano! Che carino.
- Ah tieni, questo è una sorta di regalo da parte nostra- disse tirando fuori dalla grande tasca un’ipod nuovo di zecca, lo guardai interrogativa e mi spiegò.
-E’ stata un’idea di Bill, come forse immagini. Ci sono tutte le nostre canzoni, anche quelle dell’album nuovo, vedi di non farle girare, sono in anteprima solo per te!- mi disse allegro. Ringraziai promettendo che l’avrei ascoltato tutto e gli avrei fatto sapere.
- Allora, come ti senti a lavorare con i Tokio Hotel?- domandò divertito.
- Uhm.. è bello! Ho collaborato con altre star, la maggior parte sono maleducate, voi no. Poi mi piace perché vi apprezzo come artisti e, da quanto ho cominciato a conoscervi, come persone- fu la mia sincera risposta.
- Ci fa piacere! Posso farti una domanda? Sei libera di non rispondere- annuì incuriosita.
- Ma.. il tuo lavoro ti piace? Insomma. So che è insolita come domanda ma.. sei diversa dalle altre modelle con cui abbiamo lavorato, loro non mangiavano, avevano sempre il muso e beh.. erano insopportabili!-
Arrossì, a modo suo m’aveva fatto un complimento. Ora toccava la risposta.
- Se devo essere sincera essere una modella per me è un hobby, spero di non dover continuare a lungo.-
- Perché? È un bel lavoro, no?-
- Si, è molto bello: hai la possibilità di viaggiare e di conoscere molte persone. Il problema è che la maggior parte della gente che fa questo lavoro è falsa e doppiogiochista, non sai che discussioni si accendono nei backstage! E si è costantemente sottopressione, bisogna contare tutte le calorie che mangi e essere sempre perfette.-
- Perché continui allora? Se non ti piace.. perché non cambi?- domandò sinceramente curioso. Tante volte mi ero posta la stessa domanda.
-E’ complicato Tom – risposi evitando il suo sguardo.
- Penso di poter capire – insistette lui. Sospirai pronta a raccontare tutto.
- Vedi, ho iniziato per volere di mia madre, lei voleva fare la modella ma, una volta restata incinta, ha dovuto abbandonare tutto. Così non appena diventai abbastanza carina, riversò il suo sogno su di me. Mi portò a tutti i casting, mi mise sotto dieta ferrea, controllava tutto quello che mangiavo e, se sgarravo, potevo saltare un pasto. All’inizio il lavoro mi piaceva, vedevo tutto con occhi nuovo e entusiasti; mia madre voleva lasciassi la scuola e mi opposi con tutta me stessa, non sai che fatica è stato l’ultimo anno: mi svegliavo alle cinque per studiare, andavo a scuola, poi servizi fotografici e sfilate e infine a casa per studiare. Ho frequentato varie scuole, quando ho vissuto in America ho studiato lì, poi anche in Francia e Roma. È stato traumatico sai? Appena ti affezioni a qualcuno spunta fuori un’opportunità di lavoro a cui non puoi rinunciare così sei costretto a iniziare tutto daccapo. Alla fine ho smesso perfino di parlare con le altre ragazze, per evitare di soffrire. Non vedevo l’ora di compire diciotto anni, avevo già comprato casa e tutto. Disgraziatamente scoprì che il mio conto in banca era alquanto scarno, poiché mia mamma aveva speso tutto per comprare varie cose a parer mio inutili. Per questo faccio ancora la modella, appena avrò abbastanza denaro lascio tutto e mi dedico ad altro. Mi piace fare fotografie e sono brava in disegno. Ho anche la patente per il computer, vedi? Una donna dai mille talenti!-
Conclusi il discorso con una battuta per alleviare la tensione che s’era creata.
Mi guardò per un attimo accennando un sorriso, probabilmente stava metabolizzando tutte le parole che aveva sentito, sarà stato uno dei discorsi più lunghi che avessi fatto negli ultimi mesi.

- Non so che dire, insomma. È una situazione di merda, no? Io al posto tuo sarei già esploso. Se non potessi far musica non so come farei, è tutto per me. Devi solo resistere, non ti manca tanto!-
- Già, hai ragione. Immagino già la crisi isterica di mia madre quando le dirò che non voglio più fare la modella!- Ghignai soddisfatta alla visione del’immagine di lei mezza disperata. 
- Come sei perfida!- Esclamò lui, tornammo a ridere come due bambini, la tensione che prima c’era nell’aria s’era completamente disciolta.  Per fortuna!
- Ora parlami un po’ di te, Tom. Insomma, tu sai tutta la mia vita adesso!- chiesi allegra.
- Oh beh.. non saprei cosa dirti! È strano sai? È da tanto che non parlo di me, tutte le persone che conosco sanno già ogni dettaglio della mia vita. Non saprei da dove cominciare..- rispose.
- Parti da quando eri piccolo e vai crescendo, penso che la tua vita sia interessante, insomma.. sei o no Tom Kaulitz, il chitarrista della famosissima band tedesca Tokio Hotel, amato da tutte le ragazzine e idolatrato per la sua eterea bellezza a sensualità?- gli dissi imitando la sua voce alla fine, facendolo ridere.
- Uhm, allora.. i miei genitori si sono separati quando io e Bill avevamo sei anni; mia madre si è poi fidanzata con Gordon, lui ci ha trasmesso la passione per la musica. Ho cominciato a suonare la chitarra fin da piccolo, andavo anche a scuola.. diciamo che non è stato un bel periodo. Eravamo considerati diversi, mio fratello veniva sempre preso in giro per il suo look e io provvedevo a difenderlo, anche.. con le mani! Per fortuna siamo stati notati da Peter Hoffman, ci ha messo sotto contratto. Poco dopo è uscito il singolo moonsoon, e il resto.. è storia- concluse con voce saggia e sapiente. Scossi la testa, era proprio simpatico.
 -E con tuo padre come va?- domandai, in fondo non l’aveva nominato più di tanto. Alla domanda lo vidi rabbuiarsi, perciò cercai di rimediare alla gaffe. – Tom, se non vuoi parlarne fa niente-
- Oh, non preoccuparti, solamente non è uno dei miei argomenti preferiti. Non ho un rapporto con Jorg, mio padre. Lui non ci è mai stato con me, la mia figura di riferimento è sempre stato Gordon. Dopo il divorzio ci vedevamo raramente, il problema è venuto quando abbiamo iniziato a farci conoscere in Europa: eravamo ancora minorenni quindi serviva l’autorizzazione di tutti e due i genitori per ogni apparizione, per questo in quel periodo siamo stati un po’ a contatto. Divenuti maggiorenni non ci siamo quasi più sentiti- disse alzando le spalle.
- Posso capirti, in parte. Anche con mia madre è così, lei c’è stata finchè non ho compiuto la maggior età, poi però sono stata io ad allontanarmi da lei, non il contrario- confessai.
Ci fu un momento di silenzio, non di quelli imbarazzanti. Stavamo riflettendo sulle parole appena sentite. Fu il cameriere a rompere il silenzio, portando i piatti. Cenammo tranquillamente.

- Su, raccontami qualcosa.. qualche aneddoto di quando eravate in tour? Fatti divertenti e cose varie- domandai curiosa di sentire la risposta. Per quel poco che li conoscevo.. potevo immaginare.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


- Andare in tour è fantastico, senti un’adrenalina incredibile; inoltre passo tutto il tempo con i miei migliori amici, meglio di così! Vediamo che ti posso raccontare.. ah, si, di Bill! Credo avrai capito che è leggermente perfezionista e maniacale, ecco.. una mattina si è svegliato con un minuscolo brufolo sul mento, ha sclerato! Natalie quel giorno era in pausa quindi non poteva truccarlo e avevamo un’intervista. Fatto sta che per coprire il tutto, si è avvolto in una sciarpa di lana fino al naso e si è presentato così all’intervista. Il risultato? I giornali del giorno dopo scrissero che era conciato così per nascondere un succhiotto, appena lesse ciò ebbe una crisi isterica che non ti puoi immaginare. Un altro fatto riguarda Georg.. tornando dal concerto s’era ritrovato nel camerino una ragazza bionda, molto formosa e abbastanza bella, ovviamente non si è fatto mancare l’occasione. Per sua fortuna, prima che cominciassero a tubare, è arrivato Saki e l’ha portata fuori. Ci spiegò poi che l’aveva fatto perché Giorgia – il nome che aveva dato lei – era in realtà.. Giorgio. Hagen è sbiancato quando l’ha scoperto, non sai che risate! Insomma.. ne succedono di tutti i colori! E tu invece, fra le modelle è tutto rose e fiori?-  
Aspettai un attimo prima di rispondere, dovevo soffocare le risate dovute al suo racconto.
- Oh beh, tu non puoi immaginare cosa succede nei backstage delle sfilate... le modelle sanno essere crudeli! Una volta per esempio, a Milano, lo stilista era indeciso fra due ragazze, decise perciò di aspettare che fossero truccate e pettinate per scegliere chi mandare in passerella. Una delle due, sostituì il balsamo per capelli mettendovi dentro tintura verde! Esatto.. verde! Una volta finito la seduta trucco-parrucco, si guardò allo specchio e si mise a piangere, facendo colorare tutto il trucco. Quando lo stilista la vide, rimase estasiato e la fece sfilare così, capelli verdi e trucco colato. Per non parlare di quanto sono acide, c’è sempre una tensione nell’aria.. temo sempre di vedere ragazze che si tirano per i capelli, sembra d’esser in trincea insomma!- conclusi ridendo, anche Tom era rimasto contagiato dal racconto e rideva anche lui.
Restammo seduti a parlare del più e del meno fino alle dieci e mezza.
- Tom, sono fotografi quelli accampati dietro la tua macchina?- domandai stupita indicando delle macchine fotografiche che spuntavano dietro la Cadillac.
- Oh, scheiße! Ci toccherà uscire dal retro!- esclamò contrariato lui. Pagò il conto e ci recammo verso l’altra uscita. Appena aperta la porta, scoprimmo che c’erano paparazzi pure li. Mi prese per mano e mi trascinò via, cominciando a correre verso una meta sconosciuta. Correvamo e ridavamo come due cretini, dieci minuti dopo ci fermammo su una panchina, in un bellissimo parco.
- Ho fatto bene a mettere le ballerine stasera allora! Non sarei mai riuscita a correre con dei trampoli ai piedi!-
- Hai ragione! Mamma mia che corsa! Non sono abituato!- disse col fiatone.
- Dovresti fare altro esercizio fisico oltre quello sotto le coperte sai?- dissi sarcastica facendolo ridere.
Alzai lo sguardo al cielo e osservai le stelle: era una bella giornata d’agosto, il cielo era limpido e stellato. Mi persi nei miei pensieri finchè la voce di Tom non interruppe il silenzio.
- Sei così.. assorta! A cosa stai pensando tanto intensamente?-
- Alle stelle. A volte mi ci identifico. Sono così tante, anche se le osservi tutte le sere, non riusciresti ad accorgerti se una si spegne. Mi chiedo se succederà anche a me. Però poi guardo le cose da un altro punto di vista: le altre stelle, quelle vicine a quella spenta, sentiranno la sua mancanza, non percepirebbero il suo calore e la luce che emana, ne risentirebbero no? Sono così belle, le stelle- risposi.
Mi sentì squadrare da lui, secondo me si stava domandando se fossi del tutto normale.
- Sei strana Deike. In senso positivo intendo. Ragioni in modo contorto- disse tranquillamente.
- In effetti, diciamo che vivo in un mondo tutto mio- gli sorrisi.
Un colpo di vento fece svolazzare i miei ricci da tutte le parti e, istantaneamente, rabbrividì.
- Hai freddo?- domando Kaulitz, annuì e si tolse delicatamente la felpa xxl porgendomela. Lui rimase con addosso una maglietta a maniche lunghe nera, scollo a v, aderente. Rimasi un attimo imbambolata dopo la visione di Tom con un abito del genere, si vedevano chiaramente gli addominali..
- Grazie mille Tom! Ma.. è tua quella maglia?- domandai accigliata indicando ciò che indossava, sbuffò.
- No, mi hai beccato! In realtà – come forse hai capito – è di Bill, tutte le mie magliette a maniche lunghe sono state buttate dopo una lavata andata a male: mio fratello ha sbagliato a impostare la lavatrice e sono uscite tutte rosa e rimpicciolite, finchè non ho un po’ di tempo per fare shopping sono costretto a indossare questi vestiti immondi!- esclamò disgustato. Nel frattempo avevo indossato la sua giacca, mi faceva da secondo vestito in pratica! Mi sentì avvolgere dal profumo del chitarrista, sapeva da menta e da sigaretta. Fantastico!
Chiamò Saki per farci venire a prendere, dopo aver preso la sofferta decisione di lasciar la sua amatissima Cadillac nel parcheggio del ristorante.
- Tom, è stata una bella serata, mi sono divertita! Pensavo peggio- dissi sorridendo.
- Vale anche per me Dè! Sarà da un paio d’anni che non esco con una ragazza.-
- Lo stesso per me, più o meno da quando avevo sedici anni- sospirai io.
- Wow! Vuol dire che è da tre anni che non hai un appuntamento con un ragazzo?- Domandò stupito, io annuì.
 – Quindi.. sei ancora vergine?- mi chiese sorridendo malizioso facendomi arrossire.
- Non sono fatti tuoi Kaulitz!- esclamai indignata.
- Ho capito! Sei ancora vergine! Che ragazza candida e pura!- fece sarcastico.
- E dai, non è divertente! Non sono una di quelle che vuole arrivare vergine al matrimonio, non sia mai! Però non volevo neanche andare a letto col primo modello che passa, senza sapere il suo nome. Una botta e via insomma, no, non fanno per me queste cose- dissi alzando le spalle in segno di resa.
Il nostro scambio di battute fu interrotto dall’arrivo di Saki, grazie al cielo!
Il viaggio di ritorno sembrò più breve, a mezzanotte ero a casa. Tom m’accompagnò all’entrata.
- Grazie ancora per la bella serata- dissi felice e sincera.
- Di nulla, è stata piacevole Deike. Ci sentiamo presto, ricordati d’ascoltare il cd e di farci sapere eh!- rispose lui, baciandomi all’angolo della bocca. Sorrisi imbarazzata e corsi su per le scale, rossa come un peperone.

Appena varcata la soglia di casa, mi tolsi le scarpe e mi misi a saltellare come una stupida. Dopo essermi resa conto di ciò che stavo facendo, impallidì di botto: mi stavo comportando come una tredicenne dagli ormoni impazziti! Mi tolsi velocemente i vestiti e mi infilai a letto avvolta dalla felpa di Tom.
Fui svegliata dallo squillo del telefonino, guardai distrattamente la sveglia sul comò: erano le undici.
- Pronto?- bofonchiai ancora mezza addormentata, senza guardare chi chiamava.
- Stella, non ti sarai mica svegliata ora?- Alice, e chi altro poteva essere?
- Cosa? Scherzi! Sono sveglia dalle otto guarda!- dissi sarcastica.
- E dai, volevo sapere com’è andata la serata! Sono solamente curiosa! Non puoi biasimarmi, sei uscita con il SexGott! Voglio i dettagli!- oddio, chi la fermava questa?
- SexGott?- chiesi con un sopracciglio inarcato, m’era nuova.
- Si, è chiamato così da noi fan, ti lascio immaginare il motivo- disse maliziosa.
Sbuffai contrariata, che palle! Passai il quarto d’ora successivo a fornire tutti i dettagli della serata.
- Hai già ascoltato il cd?- domandò lei curiosa.
-Secondo te? Considerando che appena sveglia sono stata catturata al telefono da quella pettegola della mia migliore amica! Devo ancora sentire la canzoni. Hanno messo dentro anche quelle dell’album nuovo sai?-
Sentì un urlo dall’altra parte del telefono, mi immaginai Alice con gli occhi luccicanti e un sorriso enorme.
- Tu! Non ti rendi conto che immensa fortuna hai! Alza il culo, prendi l’ipod e ascolta tutto!-
Detto ciò mise giù il telefono, lasciandomi imbambolata con la cornetta in mano. Scrollai la testa, che amica che mi ritrovavo! Sorridendo, tirai fuori dalla borsa l’ipod nuovo di zecca a scorsi un po’ di titoli. L’album Scream conteneva le canzoni di Zimmer 483 ma in versione inglese, invece quelli in Humanoid – sia in versione tedesca che inglese - erano tutte nuove.
Riascoltai le prime con piacere, in fondo non ricordavo molto del secondo album, sono moonsoon ch’era la più famosa. Poi passai ad Humanoid. Mi distesi sul divano, musica sulle orecchie e mi lasciai cullare da quelle melodie. Mi ritrovai a sorridere ascoltandole, erano stupende. Una più bella dell’altra! Ascoltandone alcune, mi commossi addirittura. Era da tanto che non piangevo, non immaginavo potessero scendermi lacrime per semplici canzoni. Era incredibile come potessi identificarmi nei testi. Passai tutto il pomeriggio così, immersa nelle note. 
Finito l’ascolto, presi il cellulare e scrissi un messaggio a Tom – m’aveva lasciato il suo numero la sera precedente –. Composi il testo velocemente e lo inviai.
Sono sopravvissuta all’ascolto di tutti i bravi, evviva! Oddio, non so che dire! Sono stupende, una più bella dell’altra! È uscita la fan che è in me, cercherò di non svenire la prossima volta che vedrò i Tokio Hotel davanti a me!
Giunse veloce la sera, non avendo voglia di cucinare indossai qualcosa in fretta, occhiali da sole e capelli raccolti per non farmi riconoscere, e mi recai al ristorante di fronte a casa. Canticchiavo allegra, dopo tanto tempo finalmente m’era tornato il buon umore. Mentre mangiavo un’insalatona mi arrivò un messaggio da Alice, molto criptico in effetti, diceva: “C’è una sorpresa per te, sfoglia Bravo”. Curiosa, uscì dal locale e mi recai alla prima edicola disponibile,  comprai il giornale e tornai a casa per leggerlo. Girai distrattamente le pagine finchè due non attirarono la mia attenzione: Tom che usciva dalla Cadillac in compagnia di una bella ragazza, Tom dentro a un ristorante con la stessa, i due che ridono molto vicini. Sbiancai, scheiße.. i paparazzi c’avevano beccato!
Lessi le didascalie sotto le immagini, ripresi colore guardandole.
Ieri sera il chitarrista Tom Kaulitz è stato paparazzato assieme a una ragazza sconosciuta, molto bella. I due sono andati al ristorante insieme e, come dimostrano le foto, sembrano essersi divertiti. Non vi sono foto dell’uscita poiché se ne sono andati dalla porta di servizio, lasciando la Cadillac del SexGott nel parcheggio. Che pensate, il bel playboy ha trovato l’anima gemella? ” Mi ritrovai a sorridere, quante idiozie!
Per la seconda sera, mi riaddormentai col sorriso sulle labbra.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Il giorno dopo Franz bussò alla mia porta per portarmi all’Universal, i Tokio Hotel avrebbero avuto una conferenza stampa per presentare il loro nuovo album e, per l’occasione, sarei stata presentata alla stampa come modella che collaborava con la band, non come fidanzata di Tom Kaulitz. Mi lavai in fretta, lasciai i miei capelli ricci ricadere sulle spalle, indossai una camicetta bianca, jeans neri, converse nere e mi truccai leggermente con del mascara, il mio manager mi guidò fino alla casa discografica e mi lasciò lì. Entrai mostrando il pass e raggiunsi la band che m’aspettava nell’ufficio del signor Jost.
- Buongiorno ragazzi! Signor Jost – salutai entrando. Ricambiarono con un sorriso.
- Salve Deike. Penso il tuo manager t’abbia spiegato cosa succederà stamattina, giusto?- annuì e continuò.  – allora, voi ragazzi avrete la conferenza stampa riguardante l’uscita del vostro album, solite domande di rito. Poi, una volta finita la prima parte dell’intervista, entrerai tu e Tom ti presenterà come modella che collabora con noi, ciò per smentire le voci che ti vedono come sua ragazza.- Detto ciò ci congedò e ci lasciò andare in una saletta.
- Sei più bella riccia Deike!- disse Bill osservandomi attentamente, facendomi arrossire.
- Grazie mille!- commentai imbarazzata.
- Ma che carina, è arrossita!- si intromise Tom, guadagnandosi un’occhiata assassina.
- Tom, e smettila! Allora, ti piacciono le canzoni?- domandò Georg.
- Si, sono stupende, davvero!- risposi sincera.
- Quali ti piacciono di più?- s’intromise Gustav.
- Non saprei. Ho sempre adorato Ich bin da, quindi di conseguenza mi sono innamorata di by your side. Dell’album nuovo sono tutte stupende, phantomrider, alien e zoom sono le mie preferite.-
- Siamo felici che ti piacciano!- commentò sempre col sorriso Bill. – Pronta a essere presentata al pubblico? Potrai dire addio alla tua privacy!- scossi le spalle, indifferente. Saki arrivò e si portò via i ragazzi, mentre io rimasi nella stanzetta da sola. Aspettai circa tre quarti d’ora e vennero a prendermi per portarmi da loro.
- Ora vi presentiamo la modella che collaborerà con noi nei prossimi due mesi. Parteciperà ai vari servizi fotografici e viaggerà con noi. Deike Beerten!- Disse Kaulitz sorridendo, a quel punto, imbarazzata, entrai io. Sentì tutti gli occhi dei giornalisti su di me e risposi alle occhiate con un sorriso.
Seguirono varie domande su di me e sulla mia carriera, risposi a tutti molto educatamente e neutra, senza dare troppe informazioni, volevo pur sempre un po’ di privacy.
- Complimenti, sei andata benissimo!- si complimentò Tom con me, passandomi un braccio sulla spalla.
- Grazie mille Kaulitz!- risposi soddisfatta, sorridendo.
- Che ne dite? Mangiamo qualcosa?- chiese Gustav.
- Non ho voglia di pizza oggi però- sbuffò Georg.
- Idee migliori Georg? A meno che non abbia sviluppato qualche dote culinaria durante la notte, sei negato in cucina! Come me, Bill e Gus del resto!- esclamò Tom.
- Cucino io se volete!- m’intromisi, catturando l’attenzione della band.
Un’ora dopo eravamo seduti nella cucina del loro appartamento di Amburgo con un bel piatto di pasta al pomodoro sotto. La loro casa era bella, molto vissuta: arredamento moderno e tanto disordine.
Avevo preparato il pranzo per tutti e loro avevano decisamente gradito.
- Ragazzi, io dovrei andare a casa! Potreste chiamarmi un taxi?- chiesi guardando l’orologio, erano le cinque.
- Ma che taxi, ti accompagna Tom.. vero Tom?- domandò Bill guardando il gemello e con un tono che non ammetteva obiezioni. Il chitarrista lanciò un’occhiataccia al fratello e prese le chiavi dell’auto.
- Allora, ti sei divertita oggi?- domandò una volta saliti nella vettura.
- Si, molto! Mi piace collaborare con voi- ammisi sincera, rispose con un sorriso smagliante.
Poco dopo arrivammo al mio appartamento.
- Devo restituirti la maglia, mi aspetti mentre vado a prenderla?- chiesi.
- Hai paura a farmi entrare a casa tua? Nascondi qualcosa forse?- rispose con tono scherzoso.
- No, so che hai il fato corto e volevo evitarti i tre piani di scale!- lo rimbeccai io.
Tre piani di scale dopo lui era tranquillamente seduto nel salotto di casa mia.
- Sono belli- disse indicando i vari quadri e fogli di disegno attaccati alle pareti.
- Davvero ti piacciono? Li ho messi per addobbare ‘sto buco!-
- Si, sei davvero bravissima! Sei sprecata come modella- disse sincero.
Gli sorrisi e andai a prendergli la maglietta in camera, lui mi seguì e rimase a bocca aperta.
- E’ stupendo!- Esclamò indicando un muro della stanza, su cui avevo scritto il mio nome con la bomboletta nera e azzurra, in effetti era proprio figo. Gli riconsegnai la maglia, bevemmo qualcosa insieme e poi se ne andò.
Passai la sera china su un album da disegno, intenta a ritrarre il chitarrista. Cercai di catturare tutti i dettagli di lui che mi colpivano: il naso dritto, gli occhi dal taglio perfetto, la bocca carnosa e il piercing che le donava un’innata sensualità, le sopracciglia abbastanza folte, mascelle squadrate, collo lungo e capelli scuri. Impegnai cinque ore del mio “prezioso” tempo per finirlo e, una volta posati matita e carboncino, fissai la mia opera soddisfatta: era uno dei miei ritratti migliori, somigliante all’originale e pieno di sentimenti.

La settimana si concluse in fretta, la conferenza fu mandata in onda e io diventai parte della vita della band, viaggiavo con loro e partecipavo ai servizi fotografici. A ciò si aggiunsero stuoli di paparazzi sotto casa mia e una privacy diventata ormai inesistente. Conclusa la prima settimana, iniziò la seconda.
- Pronto Franz, che succede?- chiesi rispondendo al telefono, erano le nove di lunedì mattina, sapeva che a quell’ora sicuramente dormivo. Come dice il detto? Mai disturbar il can che dorme..
- Oggi pomeriggio hai un servizio fotografico per una nota marca americana a Berlino, vogliono te insieme al chitarrista, Tom Kaulitz, scatti di coppia. Ho già accettato, fatti una doccia, fra un’ora ti vengo a prendere e partiamo per la città.- Neanche il tempo di ribattere che mise giù. Mi innervosiva in maniera assurda quando si comportava in questo modo, era si il mio manager, ma le decisioni dovevamo prenderle insieme! Abbastanza di malumore mi immersi nella vasca da bagno e mi lavai con il mio solito bagnoschiuma al sapor di cioccolato. Puntuale come un orologio svizzero, Franz bussò alla mia porta sessanta minuti dopo.
Non lo salutai neppure, misi le cuffie sull’orecchio e feci partire le canzoni dei Tokio Hotel a volume massimo.
Dopo il viaggio in assoluto silenzio, arrivammo finalmente a destinazione. La location del servizio fotografico era una camera da letto in stile moderno, letto basso, cuscini bianchi e lenzuola di seta nera. No, non mi piaceva per niente. Un letto matrimoniale? A cosa serviva un letto matrimoniale?
Mi recai nella zona trucco e vi trovai Tom, stesso umore del mio.
- Buongiorno Tom. Svegliato anche tu a quest’ora improponibile?- mugugnai io.
- Già! Visto la location?- domandò malizioso.
- Uhm.. non farmi pensare va.. chissà come sono i vestiti!- esclamai io contrita.
Non potei guardarli subito, prima il trucco. I capelli li lasciarono ricci, con dei brillantini sparsi per la testa. Il trucco era.. sexy? Esatto! Rossetto rosso fuoco, matita e eye-liner neri, ombretto perlato. I miei occhi color ambra risaltavano così. Venni portata in camerino per vedere il vestito, istantaneamente inorridì. Non era decisamente il mio stile! Corpetto nero che si legava con diversi spaghi dietro la schiena, gonna che arrivava a due spanne abbondanti sopra al ginocchio di pizzo; la mia vita era circondata da una cintura rossa come le mie labbra. Lo indossai velocemente e mi rimirai allo specchio: se fossi stata un uomo probabilmente mi sarei saltata addosso. Perché, per essere bella ero bella. Peccato che con addosso quel robo ero terribilmente a disagio, senza contare i trampoli che avevo ai piedi, tacco dieci perdio!
Uscì piano dal camerino, alla ricerca di Tom. Lui indossava vestiti simile agli altri, di diverso dal solito era la camicia nera a sostituzione della felpa extra large. Incrociò il mio sguardo e mi squadrò attentamente.
- Wow Deike, sei assolutamente bellissima!- in tutta risposta ricevette un bellissimo dito medio, con unghia smaltata di rosso sangue. In fotografo ci accompagnò al set e andò tutto bene finchè non cominciò a dettare pose strane.
- Vi voglio più sensuali! Tom avvicinati a lei e mettile una mano sulla schiena, dovete guardarvi negli occhi!-
Mi persi nei suoi occhi, avevano un effetto destabilizzante su di me. Color nocciola, così caldi..
Click.
- Bellissima! Adesso Deike appoggiati sul petto di Tom e guardalo negli occhi-
Il mio cuore cominciò automaticamente a battere più veloce.
Click.
- Okay, ora Tom avvicinati al collo di lei e lasciale un leggero bacio-
Avvampai, anche il chitarrista era in imbarazzo, solamente lui riusciva a mascherarlo meglio. Nel momento in cui le sue labbra vennero a contatto con il mio collo, mi mancò un battito.
Click.
- Ora abbracciatevi, avvicinatevi e guardatevi negli occhi!-
Circondai la sua schiena con le mie esili braccia e lui ci cinse la vita con le sue mani calde. I nostri sguardi si incrociarono. Oro fuso su nocciola.
Click. 
- Perfetto! Ora l’ultima, il pezzo forte! Deike, togliti le scarpe e posale lì. Bene, ora avvicinatevi. Tom prendile il viso fra le mani, si così e.. baciatevi. Non guardatemi così!  Un bel bacio appassionato e abbiamo finito!-
Le mani calde del ragazzo presero delicatamente il mio viso, per arrivare al suo livello dovetti alzarmi in punta di piedi, circondando le sue spalle con le mie braccia. Lentamente ci sporgemmo l’uno verso l’altro e le nostre labbra entrarono in collisione. Socchiusi leggermente la bocca per permettere alla sua lingua di entrare e giocare con la mia. Il suo piercing mi solleticava. Incredibile, stavo baciando appassionatamente il SexGott. E mi piaceva.
Sicuramente ero arrossita, per fortuna il trucco non permetteva agli altri di capirlo. Il cuore però.. batteva fortissimo! Mi domandai se per caso lo sentisse anche lui, dal momento che era stretto a me.
Click. Click. Click.
- Tom e Deike siete stati assolutamente fantastici! Abbiamo finito, il servizio uscirà fra una settimana, se avete pazienza, vi stampo le foto e fra un’ora ve le consegno. Okay?- ci domandò il fotografo. Annuimmo insieme.
Ora in più.. ora in meno, nulla cambiava. Mi recai silenziosamente in camerino e mi cambia, togliendo tutto quel trucco che non mi apparteneva e quei vestiti che mi sembravano così fuori luogo su di me. Indossai la mia semplice t-shirt e i jeans e uscì nel giardino posteriore del set, dove non c’era nessuno.
Tirai fuori la sigaretta e pensai a poco prima. Tom.. quel bacio era stato così bello, dolce e passionale allo stesso tempo. Se fosse stato per me non avrei di certo interrotto il contatto. Quello che avevo provato mi spaventava, di ragazzi ne avevo baciati, ma con lui era stato diverso, tutto più amplificato!
Era chiaro, stava nascendo qualcosa verso di lui. Non andava assolutamente bene! Lui era lui, io ero io!
Feci uscire una nuvola di fumo dalla mia bocca e la osservai. Il sentimento che stavo provando verso di lui doveva per forza avere la stessa evoluzione: prima piccolo, si ingrandisce e poi.. si dissolve.
Ero talmente assolta nei miei pensieri che non m’accorsi dell’arrivo del protagonista dei miei viaggi mentali.
- Ehi – disse lui prendendo posto a fianco a me. S’era cambiato anche lui. 
- Ehi a te – risposi fintamente tranquilla io.
- E’ stato interessante oggi.. non trovo?- chiese lui leggermente ironico.
- Già. Interessante – dissi non molto convinta.
- Beh, per essere ancora una verginella baci bene! – mi prese in giro lui.
- Cretino! Solo perché sia vergine non significa che non abbia mai baciato nessuno!- esclamai col broncio.
- Dai, scherzavo! Era un complimento comunque, renditi conto: il SexGott ha appena detto che baci bene!-
Scoppiai a ridere, era proprio uno stampo di ragazzo. –Anche tu baci bene, se ci tieni a saperlo- gli comunicai.
- Ma grazie! Ovviamente lo sapevo già, ma è sempre bello sentirselo dire!- Sorrisi, era sempre il solito.
Ci punzecchiammo ancora per un po’, finchè non andammo a ritirare le foto.
Erano venute davvero bene, tutti e due eravamo oltremodo stupendi. Poi si vedeva l’intesa fra i nostri sguardi. Si poteva ben percepire la tensione sessuale presente fra noi due.
- Franz mi ha scritto un messaggio, ha detto che devi accompagnarmi a casa tu. Ti dispiace? Posso sempre chiamare un taxi- gli domandai dopo aver visto le foto.
- No, non ti preoccupare, non mi dispiace stare in tua compagnia- disse dedicandomi un sorriso stupendo.
- Grazie mille! – ricambiai il sorriso.
Il viaggio trascorse tranquillo, le complicazioni arrivarono una volta giunti al mio appartamento. Era pieno di paparazzi!
- O dio! Se esco dalla tua macchina sarà la mia fine!- mormorai disperata.
- Se vuoi puoi dormire da noi, i ragazzi sono fuori stasera, rimangono all’Universal.- disse tranquillo.
Pensai alla proposta.. io da sola con Tom Kaulitz! Dovevo rifiutare!
- Okay, grazie ancora! – cuore e cervello erano scollegati.
Guidò ancora finchè non arrivammo al loro bellissimo appartamento.
- Mangiamo qualcosa?- propose una volta entrati.
- Solo se cucino io. Non voglio morire avvelenata!- disse ridendo.
Mi fiondai ai fornelli e frugai fra gli scaffali e in frigo: non erano molto forniti. Optai per i soliti spaghetti al pomodoro e poi feci una bella frittata.
- Tadan! Ecco in tavola!- Esclamai mettendo in tavola i piatti.
Mangiammo in silenzio, con sottofondo la televisione, ognuno distratto nei propri pensieri.
Finito di cenare lavai i piatti mentre lui s’era comodamente buttato sul divano. Poco dopo lo raggiunsi e mi sedetti nei bordi del bellissimo divano di pelle nera, molto stile Bill.
- Non ti mangio mica! Vieni qui!- detto ciò mi avvicinai a lui e appoggiai la testa sul suo petto. Non so se fosse per la stanchezza, ma mi sembrò sentire il suo cuore accelerare. Sorrisi.
Prese ad accarezzarmi i capelli lentamente.
- Cosa farai una volta finito di lavorare con noi? Non manca molto, sei settimane circa- domandò spezzando il silenzio che s’era creato.
- Compro casa! Ho abbastanza soldi finalmente! Poi cercherò un lavoro come fotografa o anche nel campo dell’informatica, non so. Ovviamente addio alle sfilate! Voglio anche farmi un tatuaggio!-
- Davvero, un tatuaggio? Perché non lo fai ora? -
- Si, un tatuaggio! Non posso farlo adesso, alcuni stilisti si rifiutano di far sfilare le ragazze con un tatuaggio perciò devo aspettare.-
- Dove vorresti farlo? E cosa?- chiese curioso.
- Vorrei una scritta, penso sulla spalla. Avevo pensato a farmi tatuare la frase “
Zoom dich zu mir”-
- Ah, conosco quella canzone, la trovo fantastica! Poi il chitarrista del gruppo che la suona è un figo, non trovi? -
- Oh certo, è davvero molto carino!- gli dissi guardandolo. Ci fissammo per gli occhi per un istante, poi s’avvicinò al mio viso. Pregai perché non facesse ciò che immaginavo volesse fare, non sarei riuscita ad oppormi. Perché, in fondo, lo volevo. Ma sapevo le conseguenze a cui sarei andata in contro. Non mi mossi però, ero incatenata a suo sguardo. Appena le sue labbra incontrarono le mie, il mio cervello si scollegò.
Cominciò ad accarezzarmi lentamente la schiena, facendomi rabbrividire. Ribaltò le posizioni e mi ritrovai sotto di lui, in balia dei suoi maledettissimi occhi nocciola. Prese a lasciarmi una scia di baci infuocati lungo il collo, mentre le sue mani percorrevano il mio corpo esile.
- Tom.. smettila- soffiai piano, come se temessi di spezzare il momento. Mi guardò interrogativo per un attimo.
- Perché?- chiese dolce. Già, perché? Forse perché lui era il SexGott e io non ero una groupies?
- Se non la smetti, non riuscirò a fermarti dopo- confessai piano.
- E perché dovresti fermarmi?- disse interrogativo.
- L’hai detto tu Tom, l’hai detto tu che sono diversa. Non posso, non voglio essere il tuo giocattolo di una notte, non ce la faccio, non sono così!- Mi guardò interdetto, per poi addolcire il suo sguardo.
- Si, sei diversa. E questa notte sarà diversa. Intanto perché so il tuo nome e ti conosco, le groupies invece sono per me sconosciute. E poi tu.. mi piaci. Non riuscirei a fare lo stronzo con te, non ci riesco.-
Come potevo fermarlo? Non ce l’avrei fatta, dopo quello che aveva detto..

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


- Leb die Sekunde?- domandai piano, e lui annuì. Si alzò dal divano, mi prese per mano e mi trascinò verso la sua stanza. Era bella, c’era un gran letto matrimoniale, magliette sparse ovunque e vari cd sulla scrivania.
Appena varcata la soglia riprese a baciarmi e mi fece distendere sul letto. Baciai delicatamente il lobo del suo orecchio e lo sentì sospirare, avevo trovato il suo punto debole! Lentamente cominciò a sfilarmi la t-shirt e rimasi davanti a lui coperta dal semplice reggiseno nero. Cominciò a lasciarmi scie di soffici baci sulla pancia. Presi la sua maglietta e gliela sfilai, rimase a petto nudo: una visione strabiliante. Passai le mie mani sulla schiena, baciandogli la spalla. Poi sfilò i miei short e io tolsi i suoi pantaloni. Prima di compiere il passo successivo mi guardò negli occhi, per avere una conferma. Gli sorrisi e mi sfilò gli slip. Con una dolcezza disarmante entrò dentro di me, mi uscì una lacrima che lui raccolse col dito e ci lasciammo andare alla passione.
Non avevo mai fatto progetti sulla mia prima volta, non sognavo candele e petali di rose sul letto. Neanche il principe azzurro. Di certo non avrei mai immaginato sarebbe stata con Tom Kaulitz, chitarrista della mia band preferita e ragazzo di cui mi stavo innamorando, anzi.. di cui ero innamorata. Ed era stata una notte fantastica, non me n’ero pentita. Non sapevo che sarebbe successo il giorno dopo, intanto godevo il momento. Stretta fra la braccia del ragazzo, con il suo respiro sul collo.

La mattina, quando mi sveglia, ci misi un po’ a capire dove mi trovavo. Il braccio che circondava la mia vita mi fece comprendere: avevo passato la serata con Tom.
- Buongiorno – mormorò con voce roca, stava aprendo gli occhi.
- ‘giorno – risposi con voce dolce, stringendomi a lui.
- Come stai?- chiese ansioso. Secondo lui come stavo? Tra le sue braccia, a contatto col suo corpo nudo..
- Io? Benissimo! E tu?- domandai a mia volta, guardandolo attenta. Sul suo volte comparve un sorriso bellissimo, come quelli delle pubblicità dei dentifrici.
- Anche- si fermò per poi riprendere il discorso. – senti.. per ieri sera..- era imbarazzato, lo guardai incoraggiandolo a continuare. –Io.. non sono pronto per una storia seria okay? Non so.. non credo di esserne capace capisci?- tutta la felicità di prima svanì, come il sorriso sulle mie labbra. Mi morsi il labbro per non permettere alle lacrime di uscire.
- Quindi Tom? Cosa.. cosa dovremmo fare? Cancellare questa notte? Io.. non capisco- mormorai abbassando gli occhi. Mi sollevò il viso permettendo ai miei occhi di incrociare i suoi. Vi si leggevano tante cose dentro.
- Non ho detto questo! Te l’ho detto ieri no? Tu mi piaci. Io sto bene così, con te-
- Cioè? Ti piace parlare con me e.. fare altro. A cosa non vuoi rinunciare? Alle uscite? Alla tua libertà? O alle tue amate grupies?- dissi con tono amaro, portando lo sguardo altrove.
Boccheggiò colto alla sprovvista dalla mia domanda, chiuse la bocca e non rispose.
- Okay Tom. Come preferisci! Facciamo finta di nulla, va bene? Ieri sera non è successo nulla. Ho solo dormito qui, niente di più, niente di meno. Da adesso, tu e io siamo solo.. colleghi di lavoro- conclusi con tono deluso.
Silenziosamente mi alzai dal letto, raccolsi i miei vestiti e li indossai. Sentivo ancora il profumo di Tom su di me. Mi stavo dirigendo verso la porta pregando che cambiasse idea, che venisse da me e si scusasse. Che si dichiarasse, che facesse qualcosa insomma!
- Deike.. – sussurrò talmente piano che pensavo di essermelo immaginato. Mi girai verso lentamente verso il chitarrista, aveva indossato i boxer e era di fronte a me che mi fissava impotente. Aprì la bocca ma la richiuse subito dopo. Sospirai e chiusi la porta alle mie spalle, lasciandolo lì.
Scesi di corsa le scale, chiamai un taxi e tornai a casa mia.
Ero stata una stupida, ma non mi ero pentita. Fare l’amore con lui era stato fantastico, non potevo odiarlo per ciò che era successo dopo. D'altronde, non m’aveva promesso né amore eterno né altro, ero io che avevo lasciato correre la fantasia. Appena varcata la porta di casa, mi buttai a letto e chiamai Ali.
- Buongiorno Alice – dissi senza allegria.
- Stella! Che è successo?- sorrisi, capiva subito quando qualcosa non andava.
- Ho fatto una cazzata, ma una grande. Insomma, perché devo sempre fantasticare io? Dovrei essere più realista! Si soffre di meno!- sbottai triste.
- Mi sono persa qualche passaggio. Che è successo?- chiese in ansia.
- Ieri sera.. sono andata a letto con Tom – confessai.
Silenzio. Non rispondeva, cominciai preoccuparmi.
- Alice? .. non mi sono comportata da meretrice vero?- domandai incerta.
- Deike, ti sei innamorata- non era una domanda, era una costatazione.
- Già, sono stata proprio una stupida. Perché di lui? Perché non di uno che poteva ricambiare?-
-Ehi piccola, non abbatterti così. Ma.. come siete rimasti?- le fui grata per non avermi chiesto dettagli.
- Non se la sente. Non se la sente d’avere una ragazza. Però ha detto che gli piaccio. Ma che cazzo devo fare adesso io? Quando me ne sono andata gli ho detto che saremmo stati solo colleghi. Ho fatto male?-
Sentì un lungo respiro dall’altra parte della linea. – No, non hai fatto male. Però.. soffrirai da morire, lo sai vero? Tu con lui ci lavori, lo vedrai tutti i giorni. Poi probabilmente anche gli altri si accorgeranno che qualcosa è cambiato fra di voi. – aveva ragione, come sempre.
- Lo so, soffrirò solo perché quella sottospecie di chitarrista sexy e bellissimo non sa venire a patto con il suo cuore del cazzo! Ma guarda, tutte a me devono capitare!- esclamai esasperata e ironica, facendo ridere la mia amica.
- Tu, promettimi una cosa: non devi piangere. Tu sei forte, ne hai superate tante, non vale la pena sprecare le tue lacrime. Tienile per qualcosa di bello, okay?-
- Te lo prometto- le dissi sinceramente. Non rispose subito, sentivo che mi voleva chiedere qualcosa ma forse non ne aveva il coraggio. –Alice? Si, è bravo a letto se vuoi saperlo. Si merita il soprannome di SexGott -
Detto ciò chiusi la comunicazione e mi immersi nella vasca. Uscì un’ora dopo, pulita e profumata. Era ancora mattina, avevo un mucchio di tempo libero visto che l’impegni oggi erano scarsi: solamente un’uscita alle dieci, dovevamo passare la serata in discoteca. Che depressione. Sommersa nei pensieri più cupi, sentì il cellulare suonare e sbiancai alla vista dell’interlocutore: mia madre. Era da una settimana che non la sentivo, dovevo chiamarla io. Ops, me n’ero dimenticata!
- Deike! Ma allora sei ancora viva eh? Non dovevi chiamare?- che palle.
- Scusa mamma, sono stata molto impegnata.- scusa patetica.
- Uhm, si certo! Allora come va? Tutto bene a lavoro?- sbuffai.
- Si, tutto bene! Senti, devo andare, devo prepararmi, ciao-
La ciliegina sulla torta di una giornata iniziata pessima. Sconsolata, mi buttai sul divano decisa a non alzarmi fino a sera. Così feci. Riemersi dai cuscini alle otto per fiondarmi nell’armadio. La mia voglia d’uscire era pari a zero, ma era pur sempre lavoro. Scelsi un vestito nero – come il mio umore in effetti -, lungo fino a metà coscia, non molto attillato e  un paio di ballerine nere. Raccolsi i capelli in uno chignon, lasciando ricadere due boccoli sulle spalle. Non mi truccai, uscì di casa alle nove e mezza, chiamai un taxi che mi portò al locale. Entrai cercando di evitare troppi paparazzi e cercai il tavolo dei ragazzi, arrivati una mezzora prima di me.
- Ciao ragazzi!- salutai cercando di sembrare allegra.
- Ciao Deike!-  risposero in coro, tranne Tom che teneva lo sguardo basso.
- Come siete belli stasera!- esclami squadrandoli: Bill aveva i dread legati in una coda, indossava una maglietta nera con scollo a v e jeans attillati. Gustav e Georg avevano l’abbigliamento di sempre. Tom aveva una camicia a scacchi neri e verdi – amavo il verde su di lui – e un paio di mega jeans.
- Anche tu sei molto bella Deike! Belle gambe davvero!- si complimentò Georg, che si guadagnò una profonda occhiataccia dal chitarrista. Arrossì e bofonchiai un grazie poco convinto.
- Tutto bene? Sembri.. diversa!- disse Bill, io avvampai mentre Tom quasi si strozzò con la birra che stava bevendo.
- Oh no, forse è perché ho legato i capelli in modo diverso!- inventai una scusa al momento.
- Sarà..- disse ma non era molto convinto. 
- Abbiamo visto le foto del servizio fotografico di ieri, sono davvero molto belle!- Disse Gus.
- Già, secondo me sareste una bellissima coppia!- aggiunse Bill con l’aria di chi la sa lunga.
Lanciai un’occhiata a Tom, non spiccava parola. Il gemello intercettò la mia occhiata e mi spiegò.
- Lascialo perdere, è da stamattina che è così taciturno!- il chitarrista lo fulminò.
- Ragazzi.. ho fatto abbastanza presenza per stasera? Dite che posso andare a casa?- dissi speranzosa dopo esser stata lì un’ora a chiacchierare con loro.
- Si dai, hai fatto abbastanza! Ti serve un passaggio?- domandò Georg.
- No, non serve! Abito qua vicino!- sorrisi e corsi fuori dal locale, un po’ d’aria finalmente!
La strada era silenziosa, se non fosse stata così illuminata avrei avuto paura. Sentì dei passi dietro di me e mi girai spaventatissima.
- Oddio, Tom! Mi hai fatto prendere un colpo!- Esclamai dopo aver riconosciuto il chitarrista. Avevo il cuore in gola. Che ci faceva dietro di me?
- Scusami – disse solamente. Lo guardai in attesa di una spiegazione.
- Bill mi ha obbligato a seguirti, era preoccupato a farti andare da sola- si giustificò.
- Ah – dissi delusa. Speravo volesse chiarire. E invece.. no.
- Senti, dobbiamo parlare.. posso salire?- domandò incerto. Annuì. Salimmo i tre piani di scale in religioso silenzio. Aprì la porta di casa e si accomodò a disagio sul divano. Io mi sedetti sul tavolo della cucina.
- Mi dispiace – interruppe il silenzio. – mi sono comportato da stronzo-
- Un po’- sospirai. – però.. è stata anche colpa mia. Non dovevo illudermi- dissi triste. Abbassai lo sguardo e lui fece lo stesso. Rimanemmo in silenzio per un po’, finchè non lo sentì alzarsi per prendere qualcosa vicino alla televisione. Alzai gli occhi e vidi che teneva in mano il ritratto che gli avevo fatto, arrossì.
- E’.. bellissimo – disse dopo un po’. Non rispose e lui si avvicinò a me.
- Scusami- sussurrò a un millimetro dalla mia bocca.
- Tom – misi le mani sul suo petto e lo distanziai da me.
- Io.. credo.. credo di essermi innamorato di te!- disse tutto d’un fiato, grattandosi l’orecchio, lo faceva quando era in imbarazzo. Il mio cuore cominciò a battere velocemente. Appena pronunciata quella frase, non gli lasciai tempo di dire altro: aveva le labbra occupate in altre attività. Ciò che era iniziato in cucina, si concluse in camera da letto, dove divenni sua per la seconda volta.

La mattina dopo mi sveglia presto, a causa di qualcosa che premeva sulla mia pancia: il braccio di Tom. Sorrisi guardandolo: sembrava un angioletto quando dormiva. Gli accarezzai delicatamente il viso lasciandogli un leggero bacio sulla bocca.
- buongiorno!- mormorò felice stringendomi a se.
- Anche a te – dissi aggrappandomi a lui e baciandogli il collo.
- Proprio una bella giornata!- disse malizioso, facendomi ridacchiare.
- Dobbiamo andare, Bill si sarà preoccupato non vedendomi rientrare, mi starà aspettando all’Universal. Andiamo?- domandò. Annuì andandomi a vestire.
Tornammo al locale per prendere la Cadillac e partimmo alla volta degli studi. Entrammo insieme, catturando le occhiate curiose degli impiegati e di chi era lì.
- Tom! Dove cavolo sei stato? Ah, ciao Deike.- disse il cantante guardandoci straniti.
- Ho passato la notte con la mia ragazza – rispose il chitarrista con semplicità. Il mio cuore fece i salti di gioia, ero la sua ragazza! Ero la sua ragazza! Ero la sua ragazza! La , sua, ragazza!
Bill ci mise un attimo per connettere, lanciò occhiate prima al fratello, poi a me. Finalmente, quando capì, il suo volto si illuminò con un bellissimo sorriso.
- Voi due? Insieme?- Ci travolse con un mega abbraccio. – lo sapevo io! L’avevo detto che eravate una bella coppia! Come siete dolci!- sorridemmo imbarazzati.
- Beh.. ehm.. cambiando discorso, che impegni abbiamo oggi?- bello Tom, anche lui era umano e si imbarazzava!
Mentre il cantante spiegava tutto il programma, presi il cellulare e inviai un messaggio ad Alice.
La tua migliore amica è la ragazza di Tom Kaulitz!” Un minuto dopo mi stava chiamando.
- Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!! Dici sul serio?- mi urlò Alice al telefono, catturando l’attenzione dei gemelli che mi fissarono curiosa.
- Si, sono così felice! Ha detto che.. crede di essersi innamorato di me! E ieri.. beh è successo ancora!- esclamai io rossa come un pomodoro, in italiano ovviamente per impedire agli altri di capire.
- Okay, adesso che avete rimesso a posto le cose voglio i dettagli! Com’è a letto Tom?- chiese ridacchiando.
- Te l’ho già detto piantala! Sono qui di fronte a me, sto facendo una figuraccia!-
- Oh. Loro.. che figura di merda! Ciao, ci sentiamo!- disse ridacchiando e mettendo giù il telefono.
- Chi era?- chiesero in coro curiosi.
- La mia migliore amica- dissi ridacchiando.
Poco dopo arrivarono anche gli altri due della band e anche il loro manager. Guardarono la mia mano stretta a quella di Tom, non dissero niente ma ci regalarono un sorriso. Prova passata.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Salve. Oggi è il 30 settembre e siamo in studio con Deike Beerten, la modella che collabora con i Tokio Hotel ormai da quasi due mesi. Pronta per la sua prima intervista senza la band signorina?
Credo di si. Mi chiami pure Deike comunque.
Okay. Allora cominciamo con la prima domanda. Come è arrivata a lavorare come modella per il gruppo? Quando ha iniziato la sua carriera?
Ho iniziato a fare casting a sedici anni, soprattutto per pubblicità di vestiti e cose varie. A diciassette anni ho fatto la mia prima sfilata a Milano, poi sono stata notata e così è iniziato tutto, gli eventi più importanti intendo. Ho lavorato anche a New York e a Parigi.
Una carriera in ascesa insomma! Ha abbandonato la scuola per la carriera?
No, ho fatto di tutto per farcela. È stato davvero difficile, ma ce l’ho fatta alla fine: mi sono diplomata a luglio con il massimo dei voti al liceo artistico.
Davvero? Quindi non vuoi fare la modella per sempre?
No, non lo farei comunque. Una modella smetterebbe comunque di lavorare una volta raggiunti i trent’anni. Quando smetterò, mi piacerebbe fare la fotografa.
Conoscevi i Tokio Hotel quando hai fatto il primo servizio con la band?
Si, li ascoltavo quando avevo sedici anni. Poi, se devo essere sincera, ho smesso: il lavoro non mi lasciava molto tempo. Sono stata molto felice quando ho scoperto di poter lavorare con loro.
Quali sono le foto fatte con loro che preferisci?
Non saprei, sono tutte molto belle. Ognuna ha un aspetto che mi affascina.
Ha visto che c’è un sito nel quale è in atto un sondaggio indetto dai fan per scegliere la foto più bella?
Davvero? Non lo sapevo, e quale vince?
Quelle fatte con Tom Kaulitz, nella scuola.
Capito, in effetti sono molto belle. [ride]
Ci puoi raccontare qualche aneddoto divertente che è successo in questi mesi?
Oh io lo farei ma.. devo lavorare con loro per altre due settimane e ci tengo alla mia vita.
Certo! Ora passiamo a qualche altra domanda.. più personale.
Uhm.. okay.
Hai creato un bel rapporto con i Tokio Hotel?
Si, sono dei ragazzi normali insomma. Ho trovato dei grandi amici e mi ritengo fortunata.
Chi preferivi dei quattro prima di conoscerli?
Quando avevo sedici anni intende? Allora.. sinceramente non avevo un preferito, però i rasta di Tom mi affascinavano parecchio e poi ho sempre sognato di riuscire a fare le unghie belle come quelle di Bill [ride]
Da un po’ di tempo circolano certe foto di te in compagnia del chitarrista Tom Kaulitz. Qualcosa da dire?
Si, sono belle foto. Mi piacciono le luci.
Nient’altro? In alcune vi tenevate per mano..
Solamente perché ho un pessimo senso dell’orientamento e altrimenti mi perdo.
In una però siete abbracciati!
Si. Allora? [sorride]
Quindi.. le fan vogliono sapere se c’è tra qualcosa tra di voi oppure no.
Ah, okay. Non so che dire, dipende dai punti di vista!
Che intende dire, dipende dai punti di vista?
Stiamo bene insieme, non saprei che altro dire.
Quindi state insieme?
Non ho detto questo.
Okay, abbiamo capito che non ci dirai niente su questo. Quindi passiamo ad altro. E’ da poco uscito l’album della band. Tu cosa pensi del loro nuovo lavoro?
Non saprei che dire se non che l’adoro.
Bene. L’intervista è finita, ringraziamo Deike per averci concesso del suo tempo.
E’ stato interessante, grazie a voi per avermi invitata!

Finalmente la mia prima intervista era finita, che faticaccia! Tornai a casa mia, sapevo che il chitarrista era lì che m’aspettava.
- sei stata molto brava Deike – mi disse il mio ragazzo sorridendo stanco. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Lo sentì stringere debolmente, quasi freddo. Lo guardai un attimo negli occhi, aveva lo sguardo triste.
Non capivo che succedeva, da due giorni a questa parte si comportava in modo più strano, come se.. mi evitasse! Anche Bill era strano, osservava il fratello e me con sguardo cupo.
- Tom, che succede? Perché ti comporti così? Sei.. diverso!- domandai fissandolo.
- Dobbiamo parlare. Tu.. domani finisci di lavorare con noi.. con la band inizieremo la promozione del tour e a febbraio iniziamo a girare per l’Europa. Non ce la faccio, non sono in grado di mantenere una relazione a distanza. Perciò.. penso sia meglio concluderla qui. Non riuscirei a starti fedele anche se.. ci tengo a te-
Abbassai lo sguardo, le punte delle mie converse erano davvero molto interessanti in effetti.
Mordevo morbosamente il labbro, sapevo sarei scoppiata a piangere da un momento all’altro. Era inutile che parlassi, lui aveva già preso la sua decisione.
- Non fare così.. tu sei diversa dalle altre..- presi un bel respiro per prendere il controllo della mia voce.
- Cosa dovrei fare scusa?- chiesi atona. – Dovrebbe essere una consolazione sapere di essere diversa?  Talmente differente da fare la stessa fine delle grupies no?  Vattene per favore.- continuai con voce tremante. Mi guardò indeciso per l’ultima volta, prese la porta e uscì dalla mia vita, forse.. per sempre.
Caddi a terra a peso morto. Era incredibile come una persona avesse rivoluzionato la mia vita in soli due mesi, era diventato la calamita e io ero il pezzo di ferro. Dipendevo da lui, lo amavo. Non glielo avevo mai detto, ma era così. E in cuor mio pensavo che anche lui mi amasse. Mi sbagliavo.
Mi lasciai andare a un pianto liberatorio, che continuò tutta la notte, finchè non mi addormentai appoggiata al muro.

Quando, la mattina, mi sveglia, avevo un mal di testa assurdo, senza pensare al dolore alla schiena per l’assurda posizione in cui avevo dormito e la faccia sconvolta da un lungo pianto: occhi rossi e gonfi, guance rigate dal mascara sciolto. Mi contemplai disgustata allo specchio. A interrompere l’attenta osservazione fu un messaggio arrivatomi da Franz. “Ricordati che stasera devi andare al locale Sterne per l’ultima serata in compagnia della band. Vestiti carina mi raccomando. Da domani bisogna cercare un nuovo lavoro” Sospirai, era lui che si doveva trovare un nuovo lavoro, io avevo già adocchiato un appartamento carino ad Amburgo, grande e.. c’era l’ascensore. Cosa più importante.. avevo abbastanza soldi per comprarmelo. Poi.. come facevo a farmi carina? Sembravo un mostro. Chiamai Alice, la mia salvatrice.
- Pronto, Alice? Ho bisogno di un consiglio- chiesi cercando di mantenere un tono normale.
- Dimmi tutto stella, sono qui apposta!- sorrisi, per fortuna avevo lei.
Presi fiato e le spiegai a grandissime linee la situazione – ho gli occhi rossi e gonfi. Stasera devo andare a una festa, come faccio per migliorare? Sembro Frankenstein!-
- Tesoro, che è successo? Cos’hai fatto per ridurti così?- ecco, l’avevo fatta preoccupare.
- Io non ho fatto niente. Ha fatto tutto Tom, mi ha lasciato- dissi piano.
Seguì un silenzio terribile dall’altra parte.
- Ti prego, non chiede niente, non ce la faccio a spiegarti. Fa male.- la implorai.
-  Prendi due cucchiaini e mettili in congelatore per dieci minuti. Tirali fuori e posali sugli occhi, lascali lì finchè non si scaldano.- Disse spedita.
- Grazie, ti voglio bene.- risposi e chiusi la conversazione.
Feci come m’aveva consigliato, per fortuna funzionò! Seguì un lungo bagno ristoratore e una seduta dall’estetista per farmi unghie e trucco. Stavo per scegliere i vestiti quando mi arrivò un messaggio dalla mia amica.
vestiti sexy. Non devi fargli capire quanto stai male. Ti voglio bene anche io, per te ci sono sempre” sorrisi rincuorata dall’sms di Alice e decisi di seguire il suggerimento. Tirai fuori dei capi dal guardaroba e chiamai Alice.
- Pronto, Ali?- chiesi con tono mogio.
- Ehi tesoro. Come stai? Un po’ meglio?- era ansiosa.
- No, di merda. Ma lasciamo perdere.. che tristezza!- dissi con tono amaro.
- Come ti sei vestita? Voglio descrizione completa: trucco, vestito, scarpe, capelli, accessori!-
- Allora.. ho messo un bellissimo vestito nero, senza spalline, corto e termina con un pizzo. Ha una fascia grigia sotto il seno; scarpe col tacco alto, aperte davanti. Cappotto grigio chiaro, orecchini pendenti grigi e neri, braccialetti neri. Capelli ricci, raccolti in uno chignon con vari ciuffetti ai lati del viso. Trucco semplice, un po’ di mascara e una linea di eye-liner -
- Scommetto sei bellissima! Senti.. ho parlato con mia madre di una cosa.. tu da domani sei libera no? Vorresti passare un paio di settimane qui in Trentino con me? Ho dato tutti gli esami all’Uni e ho tempo libero. E poi mi manchi da morire!-
- Davvero Alice? Dio, mi farebbe veramente piacere! Grazie mille, certo che vengo! Comincio a fare le valigie stasera, tanto non penso riuscirò a dormire- dissi triste.
- Su, su con morale tesoro! Pensa positivo, sei una figa pazzesca! Sei più bella quando sorridi!-
- Grazie mille, ora vado! Hanno suonato al citofono. Speriamo bene!-
Scesi lentamente dalle scale e trovai giù una bellissima limousine e la band era già dentro.
- Buonasera ragazzi!- salutai cercando di non fissare lui.
- Deike! Sei.. stupenda cavoli! Wow!- disse Georg.
- Grazie mille, anche voi siete bellissimi stasera! Quasi più del solito!- sorrisi.
Mi sedetti dal lato opposto di Tom, vicino a Bill.
- Ehi Deike, stai bene?- mi domandò il cantante a voce bassa per non farsi sentire.
- No, sinceramente sto da schifo. Però.. si sopravvive ecco. E.. lo sanno tutti?- domandai indicando gli altri.
Lui annuì, mordicchiai il labbro. Bill mi guardò comprensivo.
- Sai? Penso sia un cretino. Prima o poi lo capirà anche lui. Spero riuscirai a perdonarlo- disse dolce.
- Bill.. sai qual è il brutto dell’amore? Che non riesco ad odiarlo. Non ce la faccio, anche se dovesse tornare fra un anno, lo perdonerei. Anche se mi tradisse, lo perdonerei. Perché sono egoista, lo amo troppo per lasciarlo andare. Forse.. lo amo troppo- conclusi con la voce tremante.
- Che farai ora?-
- Domani parto, vado a stare in Trentino, da Alice, per un po’. Devo cambiare aria-
- Va bene. Mi dispiace davvero Deike!- era sincero, vedevo che soffriva anche lui. Scrollai le spalle.
- Niente dura per sempre- dissi con tono amaro.
- Cosa state confabulando voi due?- s’intromise Gustav nel discorso.
- Nulla!  Mi ha chiesto se domani l’accompagnavo all’aeroporto perché torna in Italia!- sorrisi, che bugiardo nato.
- Torni in Italia?- chiese Georg.
- Si, ho bisogno di rilassarmi dopo questi due mesi stressanti, vado a trovare Alice!-
- Ma dopo torni in Germania o resti lì?- domandò sempre il bassista.
- Non so, dipende. Devo vedere come vanno le cose! Comunque.. devo rimanere tutta la sera o posso andare a casa prima? Del tipo.. presenza per un’ora e poi torno a casa a fare le valigie?- chiesi con una nota speranzosa nella voce, sapevano che non ero tipa da feste.
- Jost ha detto che almeno un’ora bisogna rimanere, poi puoi tornare- disse Bill.
Lodai il cielo per la notizia e finalmente arrivammo al locale. Scesi io per prima, venendo accecata da una miriade di flash, sorrisi falsamente e salutai distrattamente i paparazzi, aspettai che anche gli altri scendessero e ci dirigemmo insieme dentro. Il posto era bellissimo, non c’era la solita musica spacca timpani, era serata anni Ottanta, per fortuna. I miei nervi non avrebbero retto troppo baccano.
Ci sedemmo in un tavolino abbastanza isolato e ordinammo qualcosa da bere.
- Ci canti qualcosa stasera? Non ti ho mai sentito cantare! È serata Karaoke!- esclamò allegro Bill facendo gli occhi dolci.. assomigliava così tanto a Tom! Stupida, erano gemelli!
- No! Oddio sono stonata!! Farei una figuraccia epica!- dissi convinta.
Talmente convinta che mezz’ora dopo m’avevano trascinata con la forza sul palchetto, messo un microfono in mano e fatto partire una canzone.
Iniziarono le note di sottofondo. Conoscevo quella canzone, era una delle mie preferite in assoluto. Chiusi gli occhi, respirai rumorosamente e feci uscire la voce.

[…]But I see your true colors
Shining through
I see your true colors
And that's why I love you
So don't be afraid to let them show
Your true colors
True colors are beautiful,
Like a rainbow
[…]

Finita la canzone aprì gli occhi e fui travolta dagli applausi del pubblico, non essendo ancora abituata a stare al centro dell’attenzione, arrossì, bofonchiai a mezza voce un grazie e corsi dai ragazzi.
- Deike! Sei stata bravissima! Mi sono quasi commosso sai? Non credevo avessi una voce così bella!-  si complimentò Bill, seguito poi da Georg e Gustav.
- Esagerato! Grazie mille comunque e.. non fatemi più una cosa del genere!- dissi minacciosa.
Poco dopo vidi sparire il cantante e tornare con un pacco in mano e lo guardai interrogativa.
- Che è quella cosa Kaulitz?- chiesi sospettosa.
- Cosa pensavi? Che non ti facessimo un regalo? Si vede che non ci conosci! Tieni, questo è da parte di noi quattro!- disse porgendomi il pacco. Era sottile, rettangolare. Potevo immaginare il contenuto.
Lo aprì delicatamente, cercando di non strappare troppo la carta. Vidi il contenuto e sorrisi dolce: era una cornice che conteneva una nostra foto, molto grande con i loro autografi in basso. Scattata dal manager mentre ci rilassavamo dopo un’intervista: io avevo i capelli legati con qualche ciuffo che scendeva, seduta a gambe incrociate, appoggiata al divano. Di fianco a me Bill e Tom stavano chiacchierando fra loro mentre Gustav aveva gli occhi chiusi ed era seduto in poltrona; Georg invece stava mangiando un panino. Ringraziai i ragazzi con voce tremante dalla commozione.
- Beh, i miei regali invece li troverete domani quando arriverete all’Universal, sono nei vostri armadietti!-
Dissi io. Li avevo affidati a Saki, chiedendo di sistemarli li. Erano quattro ritratti che avevo fatto nei momenti di tempo liberi e messi in cornice. Il più bello era quello del chitarrista, quello fatto uno dei primi giorni, quello che aveva anche visto e definito bellissimo.
- Ci hai fatto un regalo?- Domandò Bill con lo sguardo luccicante, sembrava proprio un ragazzino!
- Si e no, non ti dirò cos’è! Lo scoprirai domani. Uhm, sono stata qui un’ora e mezza quindi posso essere libera d’andare! Non vi azzardate a venire in aeroporto domani, non vi voglio vedere! Il volo parte anche presto quindi.. fatemi un favore: restate a letto!- dissi congedandomi. Non mi piacevano gli addii, non ero portata.
Sfuggì velocemente dal locale, uscì fuori e chiamai un taxi.
Mezz’ora dopo ero a casa. L’ultima notte lì. Una tristezza mi invase: era la consapevolezza di un’avventura bellissima finita e delle cose che quest’avventura aveva portato. Gioia, felicità, amore, amicizia, cuore spezzato. Tanti bei momenti comunque. Non volli piangere, mi auto imposi di mantenere un certo controllo.
Due ore dopo avevo preparato le valigie ed ero sotto le coperte.

La sveglia suonò molto presto per i miei standard: erano le sette, l’aereo era alle nove precise. Controllai se non avessi dimenticato qualcosa dentro e, dopo aver accertato che fosse vuoto, trascinai le miei valigie per quei maledetti piani di scale e chiamai un taxi. Alle otto e mezza era in aeroporto, pronta a lasciarmi alle spalle la Germania.
- Deike!- Sentì qualcuno che mi chiamava, mi girai verso la voce e scoprì che era Bill, seguito da altre tre figure. Erano tutti e quattro travestiti per non farsi riconoscere.
- Vi avevo detto di non farvi vedere! Va a finire che piango e dai!- piagnucolai avvicinandomi a loro.
- Pensavi non saremmo venuti? Beh, sorpresa!- disse Georg. 
Mi avvicinai al bassista e lo abbracciai, dopo fu il turno del batterista. Andai da Bill e gli sorrisi.
- Mi fa piacere che sia venuto, comunque – dissi. Poco dopo fui avvolta dalle sue braccia, esili quanto le mie.
- Mi mancherai tanto Bill!- confessai mentre una lacrima scese sulla mia guancia.
- Anche tu! Prometti che ti farai sentire! E poi.. verrai a vederci in Italia vero?-
- Non so.. farò il possibile!- sorrisi.
- Va a salutare Tom, su! Non fare quella faccia, almeno un sorriso farglielo, piccolo!- Scossi la testa, mi avvicinai al chitarrista e aspettai che alzasse lo sguardo su di me. Aveva il viso stanco, come il mio. Gli rivolsi un debole sorriso e un lieve cenno di mano. Stava per dire qualcosa quando chiamarono il mio volo. Scrollai le spalle, presi le mie valigie, salutai l’ultima volta i quattro e andai verso l’aereo, senza voltarmi. Misi gli occhiali da sole per coprire le lacrime che avevano iniziato a scorrere copiose.
E così, in una giornata soleggiata di novembre, mi lasciai alle spalle la Germania.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Questo è l'ultimo capitolo! Volevo pubblicarlo in due distinti, ma visto che domani inizia la scuola e sarò un po' più assente, ho preferito fare due in uno! XD
Ringrazio EhMaco, _Dark Angel_ 483, Destiny Hope e _MINA_ per le recensioni!
E
Destiny Hope, grazie mille per il disegno, è stupendo davvero!
Ringrazio poi chi l'ha messa tra le preferite/ricordate/seguite: cris94, Dan, Deny_death, ElizaDupont, Funny_Lady_, LaArii_TKLoonygirl, SonnyScene, Tokia483, _Dark Angel_ 483, _MINA_, cry897, Tomi_Brbì, alessia96, CrazyGirls28, DarkAngel14, EhMaco, Lucrezia_, Marty483, Memories_Ps , Princy K, Roroana e Veronica91

:D  ,,,, Dankeeeeeeee *_________*

Anna

 

(C) Fatto da Destiny Hope


- Signorina, siamo arrivati a Trento!- mi informò una giovane hostess.
- Grazie mille signorina- dissi e scesi dall’aereo. Presi le mie valigie e mi diressi verso l’uscita del terminal.
Non feci tempo a entrare nella sala d’aspetto che un uragano mi travolse.
- Aliceeeeeeeeee!- urlai ridendo, cercando di riacquistare l’equilibrio dopo il suo mega abbraccio.
- Deike! Come mi sei mancata! Oddio che bello vederti!-
La guardai, era sempre bellissima. Era da sei mesi che non la vedevo, le erano cresciuti i capelli: lisci come spaghetti e castani, le arrivavano poco sotto le spalle. Gli occhi verdi chiaro erano circondati da un leggero strato di matita nera, indossava una felpa e un paio di jeans. Sorrisi, era stupendo riabbracciarla.
- Vieni, mia madre ci sta aspettando in auto- mi accompagnò alla macchina dove salutai anche la madre, era una signora fantastica come la figlia. Il viaggio fu tranquillo, chiacchierai con loro riguardo a tutto: dai miei servizi fotografici, all’università di Ali.
- Andiamo in camera mia, abbiamo tante cose da raccontarci!- disse la mia amica appena messo piede in casa.
Mi trascinò fino alla sua camera, era da più di un anno che non la vedevo, era piena di poster dei Tokio! Mi rabbuiai osservandoli.
- Oh scusa.. non avevo pensato..- era in difficoltà con le parole.
- Non ti preoccupare, sopravvivo!-
- Hai detto a tua madre che saresti tornata qui?- mi domandò lei.
- No, ci ho litigato due settimane fa.. una litigata davvero pesante! Le ho annunciato che avrei lasciato la carriera come modella e ha dato di matto, una crisi isterica! Ma sai?  Non mi importa, non ne sento la mancanza. Non è mai stata una costante nella mia vita- le spiegai.
Passammo tutto il giorno ad aggiornarci, mi raccontò della sua vita universitaria. L’argomento Tokio Hotel fu sempre evitato.

Erano passate due settimane da quando m’ero stanziata a casa della mia amica.
- Sei sicura non ti dia fastidio? Se vuoi posso cercare un appartamento! Non voglio essere un peso!- le chiese per la milionesima volta.
- Piantala! Mi fa piacere averti qui con me! Cambiando discorso.. hai chiamato Bill?- domandò a bruciapelo.
- No..- risposi io piano. Non ne avevo il coraggio.
- Perché?- chiese accigliata. – So che è difficile per Tom, ma Bill non centra! Ricordati che è tuo amico!-
- Sono senza soldi sul cellulare!- inventai una scusa al momento, pessima anche.
- Tieni- disse porgendomi il suo.
Sconfitta, stavo per comporre il numero quando mi sentì male.
- Stella, tutto bene? Sei pallidissima!- domandò spaventata. Non risposi, corsi il bagno e vomitai.
Tornai spossata da lei cinque minuti dopo.
-  Deike.. è la prima volta che vomiti?- mi chiese accigliata.
Ripensai ai giorni successivi.. era successo un paio di volte, sarà stato il cambiamento d’aria..
- No, negli ultimi giorni è successo altre due, tre volte.. perché?-
- Non prendermi per pazza ma non è che.. sei incinta?- chiese cauta.
Impallidì. No! Non poteva essere.. non potevo essere incinta! Feci i calcoli a mente, ero sempre stata puntuale come un orologio.. ventotto giorni.. ventotto giorni.. più di quindici giorni prima però. Cominciai a respirare irregolarmente. –Alice.. ho un ritardo di due settimane e mezzo!- la informai nel panico più completo.
- Ssh, senti.. potrebbe riguardare lo stress no? Adesso sta qui, cinque minuti.. vado e torno alla farmacia qui di fronte.. ti prendo un test e lo facciamo insieme, va bene?- Annuì, inerme.
Mi raggomitolai su me stessa, con lo sguardo perso nel vuoto. Non potevo essere incinta, no! No! No!
Cinque minuti dopo Ali era tornata col fiatone e il sacchetto della farmacia in mano. Mi strinse la mano e mi diede il test. Mi rifugiai il bagno, feci il test e lo diedi alla mia amica.
Furono i tre minuti più lunghi della mia vita.
- Allora?- domandai in ansia una volta scaduto il tempo. Guardò il display, poi me, aveva gli occhi lucidi. Mi abbracciò di slancio. Mi passò il test: due linee. Positivo.
- Non.. come.. come faccio? Io.. non posso!- cominciai a piangere aggrappandomi alle spalle di Ali.
- Calmati! Lo vuoi tenere vero?- domandò fissandomi negli occhi.
- Non potrei mai abortire.. è.. nostro figlio- sussurrai io.
- Devi dirlo a Tom!- esclamò lei.
- No, non devo! Non posso.. lui mi ha lasciato capisci? Non voglio che si senta obbligato verso di me per questo. Ha una carriera a cui pensare, sarei solo un peso!- dissi fra le lacrime.
- Ma.. lo ami ancora?- non potei che annuire.
- Rilassati Deike. Devi pensarci bene, è pur sempre suo padre. È giusto che lo sappia!-
Non risposi, mi acquattai alle pareti del bagno, lasciandomi scivolare sulle piastrelle fredde.

Erano passate altre due settimane da quel giorno e le cose andavano meglio e peggio.
Meglio perché ero riuscita ad accettare la gravidanza, ero andata anche a fare un controllo insieme alla mia amica e tutto procedeva bene. Peggio perché soffrivo da morire, Alice insisteva perché lo dicessi a Tom, io non volevo.
- Deike! Adesso vieni qua, prendi il mio telefono e chiami Bill! È da quattro settimane che non lo senti! È tuo amico, non scordartelo! Puoi anche sorvolare su quel dettaglio, ma chiamalo!-
Mi porse il suo telefono, incerta composi il numero di cellulare – che sapevo a memoria – e chiamai.
Tu. Tu. Tu. Tu. Tu. Tu. Tu. Tu. Tu.
Stavo per mettere giù quando sentì qualcuno dall’altra parte dell’apparecchio.
- Pronto, Bill? Sono Deike – dissi incerta. Non sentì subito la risposta.
- Sono Tom.. aspetta che ti chiamo mio fratello – Tom.. solo sentire la sua voce m’aveva fatto battere il cuore a mille, mi mancava così tanto!
- Deike! Alleluia! Chiamare prima no?- disse Bill con tono fintamente arrabbiato.
- Scusami, ho avuto degli imprevisti! Meglio tardi che mai, no?- e che imprevisti ..
- Hai ragione! Allora, come vanno le cose? Novità?-
Vediamo Bill, che novità? Ah, sono incinta del tuo gemello che, per giunta, mi ha lasciata! Non risposi così però.
- No, nulla di rilevante. Tu invece? Come va col cd?-  bugiarda.
- Le vendite vanno alla grande! Sono così felice! Sono uscite le date! Le hai viste?-
- No, non ne ho avuto l’occasione! Venite in Italia?-
- Certo! Abbiamo quattro date credo, però non ricordo i giorni. Vieni vero?- domandò.
- Non so..- dissi triste.
- Ehi- fece con tono dolce. – Ti manca?- domandò.
- Da morire- sospirai.
- Sta di merda anche lui, anche se non lo ammette. È un orgoglioso di merda cavolo!- sbottò facendomi ridere.
- Almeno non sono l’unica! Adesso devo andare, ti ho chiamato col telefono di Alice, non voglio finirle la ricarica. Ci sentiamo presto – più o meno – . Ti voglio bene, salutami gli altri!-
- Fatti viva presto eh! Ci manchi Deike!-
Sospirai e misi giù il telefono. Vidi Ali guardarmi con disapprovazione. Le feci un piccolo sorriso e mi sdraiai sul letto. La mia amica – che aveva origliato la conversazione – accese il computer e cominciò a cercare qualcosa a me sconosciuto.
- 25 marzo 2010. Torino – annunciò lei.
- Cosa?- domandai, non avevo afferrato il discorso.
- Tu e io andiamo al concerto. Fatti procurare pass per il backstage da Bill -
Rimasi interdetta. – non ci vado! Stai scherzando spero!-
- Ovvio che no. Che problemi ti fai?-
- Sarò al quinto mese cretina!- esclamai io.
- E..? What’s the problem?- chiese innocente lei.
- Non ce la posso fare. No e no!-
- Tanto alla fine verrai, e lo sai.-
Incrociai le braccia, per me era un argomento chiuso.

Tre settimane dopo eravamo nuovamente in ospedale, per la visita.
- Buongiorno signorina, prego. Si accomodi qui- disse la dottoressa con tono gentile, indicandomi un lettino.
- Lei è alla settima settimana. Vediamo un po’ come sta il feto- annunciò con tono formale mentre spalmava una sostanza appiccicosa sulla mia pancia. Passò poi un oggetto sul mio stomaco e l’immagine dell’esserino dentro di me comparve sul monitor. Sorrisi commossa.
- Oh!- esclamò la ginecologa sorpresa. La guardai preoccupata.
-  Ah, non volevo spaventarla! È che.. i feti stanno tutti e due bene-
Credevo d’aver capito male, guardai Alice che aveva la bocca spalancata come la mia. Avevo capito bene, due feti! Non un bambino, due!
- Gemelli, congratulazioni signorina!- disse la dottoressa allegra.
Cercai di sorridere, ma ciò che uscì fu più che altro una smorfia. Durante il tragitto di ritorno a casa, in auto ci fu un silenzio alquanto terrificante.
- Dobbiamo andare al concerto, devi dirlo a Tom!- esclamò convinta la mia amica.
Non le risposi neanche, non volevo cedere.

Passarono i mesi, era iniziato il nuovo anno: 2010. La mia pancia si era ingrossata, vivevo ancora dalla mia amica, avevo trovato lavoro come fotografa nello studio del paese, le cose andavano bene insomma.
Avevo sentito poche volte i ragazzi, ciò che sapevo lo dovevo ai giornali di gossip di Alice. Dopo averli comprati li nascondeva, sapeva che vederli mi faceva soffrire. Io avevo però trovato il nascondiglio. Non erano successe tante cose, più che altro si vedevano le foto di Tom che si strusciava con trenta ragazze diverse ogni sera.
E questo faceva male. Tanto male! Ero incinta di lui, aspettavo ben due gemelli.. e non avevo il coraggio di dirglielo. A interrompere i miei cupi pensieri fu l’arrivo della mia amica di ritorno dall’università.
- Deike! Ho una sorpresa per te! Per celebrare l’arrivo della primavera e dei miei ottimi voti all’università mamma m’ha regalato due biglietti per Torino! Una settimana, hotel a tre stelle in centro! Così potrai anche andare a vedere la mostra fotografica che t’interessava, che dici? Andiamo vero?-
Le dissi subito di sì, lei aveva fatto così tanto in quei mesi per lei, era il minimo per ricambiare!
Preparammo subito le valigie e partimmo il giorno successivo col treno, era più comodo per una donna incinta.
Arrivammo il pomeriggio in città, ci recammo all’albergo, era davvero molto bello! Sua madre aveva prenotato due camere con letto matrimoniale, aveva fatto le cose in grande stile insomma!
Passammo i primi quattro giorni in giro a fare shopping e a spasso per le mostre.
- Deike, io.. devo confessarti una cosa- disse la mattina del ventisei, il suo tono non mi piaceva per nulla.
- Dimmi..- risposi con tono sospettoso.
- Ecco.. guarda e capirai- disse tirando fuori dalla borsa due biglietti e due pass. Inizialmente non capì, poi collegai il tutto.. il concerto dei Tokio Hotel! Ero stata talmente occupata che l’avevo completamente scordato!
- Ho parlato con Bill in questi mesi.. quando l’hai chiamato con il mio cellulare ho memorizzato il numero. È stato lui a inviarmi il necessario per il concerto- m’informò con tono colpevole.
- Alice.. penso.. che ci andrò.- mi guardò stupita.
- Devo dirlo a Tom.. deve saperlo. Non importa come reagirà, hai ragione, ha il diritto di conoscere la verità.- dissi con un piccolo incerto sorriso. – ora però.. tu e Bill?- chiesi con tono malizioso, facendola arrossire.
- Non c’è niente da dire! Quando ci ho parlato per la prima volta sono quasi andata in iperventilazione, poi non sa neanche come sono fatta! Bando alle ciance, prepariamoci per il concerto!-
Passammo il pomeriggio a prepararci, dovevo stare attenta a non farmi riconoscere.
Alle cinque eravamo fuori di casa e davanti al palazzetto. Indossavo una maglietta nera dei Tokio Hotel – prestatami da Alice – di un paio di taglie più grandi di me, un paio di jeans aderenti, converse. Si vedeva bene il tatuaggio fatto a gennaio sul mio braccio: una scritta, partiva dalla spalla e andava fino al gomito: in corsivo era impressa sulla mia pelle la frase “zoom dich zu mir”. Ero orgogliosissima di quel tatuaggio, e anche dei tre piercing che m’ero fatta all’orecchio. Ah, anche della nuova acconciatura: avevo tagliato i capelli, ora m’arrivavano alle spalle ed erano scalati. Una nuova Deike, insomma. Guardai preoccupata il mio profilo allo specchio.
- Stella, non preoccuparti.. non si vede così tanto!- cercò di consolarmi la mia amica.
Sospirai, non era niente vero. Ero al quinto mese, la pancia si vedeva abbastanza, soprattutto perché ero magra di mio.
- Stella, Bill mi ha detto di entrare dal retro, c’è Saki che ci aspetta- disse la mia amica in preda a un attacco d’ansia. Sorrisi nel vederla così felice.
- Andiamo!-
Detto ciò ci incamminando e raggiungemmo l’entrare del retro, Saki era proprio lì, lo salutai con una stretta di mano e lo seguì lungo il corridoio che m’avrebbe portato da loro.
Perché il corridoio sembrava infinito?
Ci lasciò di fronte al camerino. Sulla porta c’era la targhetta “Tokio Hotel”. Bussai incerta. Ali mi stava stritolando la mano. Ad aprirci fu Bill, bellissimo come sempre. Al posto dei dread c’era una bellissima cresta. Non feci in tempo a dire niente che mi abbracciò di slancio.
- Deike! Cavolo come mi sei mancata! Sei bellissima! Ma.. sei ingrassata per caso?- domandò squadrandomi.
- Ehi! Come ti permetti! Anche tu mi sei mancato, sei fighissimo con quella cresta! Dove sono gli altri?- domandai, le due G e il chitarrista non c’erano.
- Gus e Georg stanno facendo un giro per il palasport mentre Tom è uscito a fumare una sigaretta. Come stai?- domandò fissandomi serio.  Morsicai la lingua. Dirglielo o no? Stavo per rispondere – con una bugia – quando Ali mi pestò un piede con forza.
- Ahia, cretina!- dissi in italiano. – Bill, lei è la mia migliore amica. Alice, lui è Bill Kaulitz – sorrisi.
Si stavano mangiando con gli occhi a vicenda.
- Che bello conoscerti davvero! Adesso però Dè deve dirti una cosa- oh, merda.
- Sono incinta!- dissi tutto d’un fiato.
Vidi che spalancò la bocca in maniera assurda, per poi guardarmi felice.
- E’ di Tom? Diventerò zio?- la sua reazione mi spiazzò.. era, entusiasta?
- Ovvio che è di Tom, cretino!- dissi irritata.
- Che bello! Ma.. glielo dirai vero?- domandò con tono serio e maturo.
- Si.. spero solo che prenda la notizia bene.- dissi abbassando lo sguardo.
- Ti ama, e questo lo so perché sono il suo gemello. Questi mesi è stato di merda, è troppo orgoglioso per ammetterlo.. quindi.. quando nascerà mio nipote?- domandò con gli occhi che brillavano.
- Agli inizi di luglio- confessai.
- Che bello! Sarò uno zio giovane! Sai già il sesso del bambino?-
- Ehm.. ho dimenticato un dettaglio. Sono due. Gemelli.- lo informai.
- COSAAAAAA? Che bello! Due piccoli Kaulitz in miniatura!- esclamò al settimo cielo.
- Bill, ma è che sto casino?- Tom irruppe sulla stanza, probabilmente allarmato dalle urla del gemello.
- Deike – sussurrò sorpreso di vedermi lì.
Non era cambiato in quei mesi. Era stramaledettamente bello e affascinante.
- Noi due usciamo, vi lasciamo soli, ci vediamo fra un po’!- disse Bill portandosi fuori Alice.
Mi avevano incastrato, era giunto il momento di confessare.
- Sei.. bellissima. Alla fine ti sei fatta il tatuaggio, è molto bello- sorrisi debolmente.
- Come stai?- domandò serio.
- Tom..- lo guardai triste. – Sono una stupida, sai perché? Perché mi manchi da morire. Io soffro mentre tu.. sei uscito con un mucchio di ragazze e.. fa male!- confessai.
- Devo parlarti seriamente Deike.. mi dispiace! Io.. spero non sia troppo tardi per rimediare. In questi mesi, così lontano da te, mi sono reso conto quanto tu sia importante per me. Sei una parte integrante della mia vita ormai, e.. anche se non te l’ho mai detto chiaro e tondo..- si grattò l’orecchio in imbarazzo. – mi sono innamorato di te, io ti amo Dè- sussurrò avvicinandosi a me.
- Tom.. guardami meglio per favore.- dissi alzandomi e girandomi leggermente di profilo. Inizialmente lo vidi confuso poi, percorse tutta la mia figura soffermandosi sulla pancia ben visibile.
- Ma.. tu..- iniziò incerto.
- sono incinta Tom, sono incinta di cinque mesi, di te- dissi abbassando lo sguardo.
- Perché.. perché non me l’hai detto subito?- domandò alzando leggermente la voce.
- Perché sono una fottuta egoista okay? L’idea che tu possa stare con me solo perché ti senti in dovere mi fa soffrire.. e poi non so.. insomma.. tu che vuoi fare? Come vorresti comportarti con me?- dissi con voce tremante.
S’avvicino ancora di più a me, mi alzò il mento con le dita calde, facendo si che i miei occhi si scontrassero con i suoi. Erano lucidi, come i miei.
- Ti amo. E.. non voglio lasciarti andare, non più. Voglio stare con te. Sempre se tu.. mi voglia ancora-
Lo abbracciai di slancio, sentendo il suo petto aderire sul mio, appoggiai la testa sulla sua spalla, lasciandomi cullare dal suo respiro.
- Quindi.. diventerò padre? Avrò un figlio?- chiese dolce.
- Due. Sono gemelli- sussurrai, lo vidi sorridere prima di poggiare le sue labbra sulle mie.
Mi era mancato così tanto, io ero sua. Sapevo non sarei mai riuscita a innamorarmi di nessun altro.
- Andiamo? Penso che Bill sia stanco di origliare dietro la porta, soprattutto perché non avrà sentito nulla-
Detto ciò, ci avvicinammo lentamente alla porta e la spalancammo di colpo, trovando sia Bill che Alice appoggiati su di essa, perciò al momento che il sostegno venne a mancare, caddero tutti e due col sedere per terra.
Scoppiammo tutti a ridere, era da tanto che non ridevo così!
- Allora?- domandarono all’unisono i due per terra.
- Siamo tornati insieme- comunicò Tom. Appena gli altri alzarono il culo da terra, ci abbracciarono in gruppo.
- Gustav, Georg e David dove sono?- chiesi io, ansiosa di dare la notizia. Bill e Ali si guardarono colpevoli.
- Veramente.. li abbiamo incrociati prima e.. ci è scappato! Non volevamo dirlo! Sul serio! Comunque sono felicissimi anche loro e si congratulano con voi! Adesso però dobbiamo provare, voi ragazze andate a prendere posto in prima fila, il concerto inizia fra un paio d’ore- disse il cantante preso da un attacco di logorroicità.
Andai con la mia migliore amica a sedermi e le raccontai tutto. Lei poi mi raccontò del tempo che aveva passato con il gemello del mio ragazzo, secondo me sarebbe nato del tenero. Le due ore prima dello show trascorsero tranquille, le passammo ad ascoltare le canzoni dall’ipod. Avevano aperto i cancelli e l’arena si era riempita.
Tutti erano in fibrillazione.
- Ciaoh Tourinoh!- la voce del leader dei Tokio Hotel si espanse per tutto il luogo, facendo urlare tutte le presenti.
Cominciarono a cantare, canzoni vecchie, canzoni nuove. Poi giunse la mia preferita.
- Adesso ci esibiremo in zoom dich zu mir! Vorremmo dedicare questa canzone a una ragazza.. che è nostra amica..- disse Bill in inglese, lasciando al gemello la conclusione. – e la mia ragazza. Questa canzone è per Dè!- concluse col suo pessimo tedesco. Il pubblico si azzittì, probabilmente traumatizzati dalla notizia del fidanzamento di Tom.

“Zomm dich zu mir
Ich Zoome mich zu dir
Durch den sturm
Durch die kälte der nacht
Und die ängste in dir
Weit weg von hier
Durch raum un zeit
Zomm dich zu mir”

Conclusa la canzone, mi ritrovai in lacrime. Alice era nelle mie stesse condizioni.
Finito lo show andai nel camerino per riabbracciare Tom.
- Tom, cosa facciamo ora?- chiesi dopo un po’.
- Vorresti venire a vivere con me, ad Amburgo? Sarà difficile.. io adesso sarò in tour.. farò il possibile per starti vicino, te l’ho detto. Non voglio che questo finisca- disse dolce.
- Io.. certo che voglio venire a vivere da te!- esclamai baciandolo.
- Ti amo- dicemmo all’unisono, scoppiando poi a ridere.
Finalmente eravamo tornati insieme, finalmente eravamo felici. 

 

Diciotto mesi fa le fan dei Tokio Hotel sono rimaste leggermente scioccate dalla notizia del fidanzamento del bel chitarrista, nonché SexGott del gruppo, Tom Kaulitz e la modella che aveva collaborato per due mesi con i ragazzi, Deike Beerten. Inizialmente i due avevano negato ogni coinvolgimento sentimentale. La conferma del fatto che non si frequentavano ci venne data dalle foto che ritraevano il gemello maggiore con diverse ragazze. 18 mesi fa però, durante il concerto di Torino, Bill dedicò la canzone Zoom alla ragazza e il fratello aggiunse che era per la sua ragazza. Gli scatti successivi a questa dichiarazione, riprendevano i due felici e mano nella mano per le vie di Amburgo. Cosa che sorprese tutti, fu la pancia della modella. Il manager David Jost tenne poi una conferenza stampa e annunciò lo stato interessante della signorina.
A luglio ha dato alla luce due bambini. Abbiamo ora intervistato la giovane coppia. Ecco a voi l’intervista.
Com’è andato il parto?
D:
oh beh.. dodici ore di travaglio ma alla fine ce l’ho fatto. Penso sia stata più traumatico per Tom, quasi sveniva alla vista del sangue! [ride]
T: non datele retta, non è vero! Ero solo un po’ pallido.
Non si sa niente sui vostri figli, come si chiamano?
D:
Christian e Andreas Kaulitz.
T: Io volevo chiamarli Tom Junior I e Tom Junior  II, ma lei non era d’accordo [ride]
A chi assomigliano?
D:
sono tutti e due belli come il papà.
T: e come la mamma! Hanno i miei occhi, però i capelli sono di Dè. Bill ritiene abbiano il suo naso. Il che è possibile considerando che siamo gemelli.
Come hanno reagito le vostre fan alla notizia dell’attesa?
D:
Alcune meglio di altre. Ho ricevuto parecchie lettere d’insulti e cose varie, forse perché pensano stia con lui per i soldi. Non pensano sia innamorata veramente di lui, bha. Adesso però va meglio.
T: Esatto, i primi tempi sono stati duri. L’episodio però più bello risale a quando, una ragazza, durante un m&g m’ha regalato due paia di scarpe per neonato fatte da lei, mi sono quasi commosso. M’ha fatto davvero piacere!
E’ difficile fare il padre con tutti gli impegni? Ora avete anche un nuovo album in produzione.
T:
No, riesco a conciliare il tutto. Loro mi danno anche una spinta in più. Li adoro.
A quando il matrimonio?
[si lanciano un’occhiata complice, Deike alza la mano e mostra un bellissimo solitario all’anulare]
D: Il matrimonio ci sarà. La data però è segreta.
Wow! Vivete in una casa da soli?
T:
No, conviviamo con mio fratello e Alice, la migliore amica di Deike.
D: Nonché fidanzata di Bill, tutto grazie a me! Meglio di un’agenzia matrimoniale.
Quante novità! C’è dell’altro?
T:
Si, ad aprile diventerò zio!
D: e padre per la terza volta! [sorride]
Ecco a voi l’intervista. Tante novità in casa Kaulitz!

- Guarda! Siamo venuti benissimo nella foto dell’articolo!- disse Tom.
- Già! Siamo bellissimi, ovviamente!-
Sorrisi, baciandolo. La nostra vita era bellissima, l’arrivo dei nostri due gemelli c’avevano reso ancor più felici. Poco dopo la loro nascita, Bill e Alice ci annunciarono il loro fidanzamento, sapevo sarebbe nato del tenero fra di loro! E giusto una settimana prima.. avevamo scoperto di essere incinte, tutte e due! Bill era rimasto inizialmente scioccato, poi aveva fatto i salti di gioia. Stessa reazione aveva avuto Tom.

 

Rigiro fra le mani una fascetta nera per capelli, la fascia di Tom. Fra poche ore tornerà a casa dal tour mondiale che lo ha portato lontano da me per quasi sei mesi.
E’ incredibile pensare siano già cinque anni che stiamo insieme, due anni dal nostro matrimonio. Ancora mi domando cos’abbia fatto per meritare un marito del genere, un uomo così bello e dolce, un ottimo padre.
Ho messo i bambini a letto un’ora fa. Chris e Andy hanno compiuto cinque anni il mese scorso mentre Seelene deve compierne quattro fra poche settimane. Un sorriso dolce nasce spontaneo al pensiero dei miei bambini, sono tutti e tre bellissimi, un mix perfetto fra il padre e la madre, delle piccole meraviglie insomma.
Giro la testa, a fianco a me Alice è nelle mie medesime condizioni. Se c’era qualcosa che in quei cinque anni non era cambiato, era la nostra amicizia. Insieme ne avevamo superate tante, ci siamo sposate anche insieme. Stesso giorno, io la sua testimone e lei la mia. Insieme anche nella sala parto, lei diede alla luce il piccolo Nathan.
Stringo la mano alla mia amica, sento una macchina entrare nel vialetto. Esco velocemente di casa, Tom esce dall’auto, bello come non mai. Vedo un sorriso nascere quando mi vede, un sorriso innamorato. Non posso fare altro che ricambiare. Corro verso di lui e lo abbraccio. Gli sussurro quanto mi sia mancato, lui risponde che mi ama. E io dico che lo so.

Nella vita è difficile avere delle certezze, si vive in un costante equilibrio precario. L’unica certezza che ho, è l’amore che provo verso mio marito Tom e quello che lui prova verso di me. Poi quello che noi proviamo verso i nostri figli. Ne avevamo affrontate tante durante gli anni, c’erano stati momenti duri. Li avevamo superati insieme, i litigi si risolvevano subito, facendo l’amore.
Non credevo nell’amore eterno, lui però  è entrato nella mia vita sconvolgendola, ribaltando tutte le mie convinzioni. E so che non ne uscirà mai, non mi lascerà sola.

Ich weiss das igerndwas bleibt, 'n bisschen von mir.
Ich bin mir ganz sicher, es bleibt was von Dir.
Für immer, für immer.

 

The end

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=613265