Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo 0 - L'origine *** Capitolo 2: *** Capitolo 1 - L'ordinaria vita di una ragazza come tante *** Capitolo 3: *** Capitolo 2 - La scelta *** Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Una nuova vita *** Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Vite separate *** Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Attacco combinato *** Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Una nuova minaccia *** Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Alexander *** Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Scontro sul tetto ***
C'era uno strano odore nell'aria, quella sera e lei, una bambina di
soli nove
anni, era sdraiata in terra...e aveva un mal di testa tremendo. Ma che
ci
faceva a terra? Quella non era casa sua, non avrebbe dovuto essere
lì... Ovunque
fosse quel "lì"... Si mise
lentamente in ginocchio, sfregandosi le braccia per il freddo
pungente
che sentiva in quel luogo umido e scuro. E, allora, d'improvviso
ricordò tutto.
Senza riuscire a trattenere le lacrime (e non avendo nessun motivo per
farlo,
visto che era sola) la bambina si accasciò di nuovo a terra,
tremando al
pensiero di casa sua. Voleva tornare, voleva rivedere volti conosciuti.
Semplicemente, voleva andar via da lì. Una voce
mai sentita prima la riscosse ad un tratto, mentre un ragazzo
bellissimo le si avvicinava lentamente. Lei si ritrasse d'istinto,
asciugandosi
di scatto le lacrime con una mano e tirando su col naso mentre assumeva
la sua
espressione più forte e ribelle. Lui si chinò a
terra a qualche passo di
distanza, restando per un momento ad osservarla. Prese un respiro
profondo,
chiudendo per un attimo gli occhi chiari al pensiero di aver trovato
chi stava
cercando. Beh, se non altro era un inizio... Tornò
a fissarla, notando che lei lo scrutava con aria
curiosa e un non so che
di fiero nella sua figura di bambina. "Va
tutto bene?" le chiese lui con voce dolcissima, chinando
lievemente il capo verso il basso, ritrovandosi così chiare
ciocche di capelli
castani a coprirgli la fronte, mentre lei continuava a fissarlo in
silenzio
"Mi senti?" chiese ancora e ancora non ricevette risposta. Neppure un
semplice cenno del capo che gli facesse capire che stava bene. Lui
scosse lentamente la testa, alzandosi di nuovo in piedi. "Vieni,
ti porto via di qui."
Capitolo 2 *** Capitolo 1 - L'ordinaria vita di una ragazza come tante ***
Capitolo 1 - L'ordinaria vita di una ragazza come tante
Capitolo 1
L'ordinaria vita di
una ragazza come tante
Isole
Shetland, sei anni dopo. Una
ragazza dagli occhi di due colori diversi correva a perdifiato,
ignorando i
capelli castani che le finivano davanti al viso quando si voltava a
controllare
a quanta distanza fossero da lei. Maledizione, le stavano ancora tutti
addosso!
Eppure, le pareva di non aver visto
qualcuno…Tornò a guardare avanti, svoltando
solo all’ultimo momento in una traversa sulla destra nel
tentativo di
depistarli. Niente, erano ancora dietro di lei! E tutto questo per
cosa, poi?
Non era neppure riuscita nel suo intento e si era fatta scoprire come
una
dilettante. E ora, proprio come una dilettante, non riusciva neppure a
seminarli. "Dannazione!" la
ragazza inveì mentalmente, rivolta più
a sé stessa che ai suoi inseguitori “Avevo
promesso che sarei tornata per
cena ma, vista la situazione, dubito che ci
riuscirò…"
sospirò,
immaginando il momento in cui avrebbe varcato la soglia di casa e le
mille
domande che le sarebbero state poste. D’altra parte, capiva
che erano più che
lecite: la scusa della biblioteca era diventata poco credibile ormai,
visti gli
orari che quei continui imprevisti le facevano fare.
"Ho fallito ancora" si
disse poi, mordendosi
nervosamente il labbro inferiore al pensiero di non essere stata
abbastanza
forte, di non aver saputo chiudere in fretta la questione. Diamine, ora
era
costretta a tornare ancora in quel posto squallido e umidiccio!
L’umidità le
aveva sempre dato fastidio… Scosse la
testa, tentando di tornare a concentrarsi sul momento: poco
più
avanti, la strada che stava percorrendo si apriva in una graziosa
piazzetta con
troppi lampioni e tanto di fontana illuminata. La via davanti a lei si
diramava
di nuovo in due direzioni opposte ma, qualunque scelta avesse fatto, la
troppa
luce del luogo l’avrebbe senz’altro tradita.
Strinse gli occhi con una punta di
irritazione, sfogando la sua ira sul primo lampione che si
trovò davanti: bastò
un suo sguardo perché la lampadina e il vetro che la
proteggeva scoppiassero,
lasciando cadere a terra i loro resti. Un istante dopo, tutte le altre
luci nel
giro di un isolato imitarono quell’esempio, lasciando le
strade e le abitazioni
nei dintorni completamente al buio. La ragazza sentì i passi
dietro di lei
rallentare fino a fermarsi e poi le voci di quella mezza dozzina di
persone
che, spaesate, cercavano di capire dove andare. Un sorriso compiaciuto
si formò
sulle sue labbra, quando si voltò nuovamente a cercare
quelle figure scure
nella notte, fermandosi un solo istante a godersi il momento, prima di
rendersi
conto che i suoi inseguitori avevano ripreso a correre. Si
appiattì contro il
muro di una casa, completamente colta alla sprovvista, quando
sentì che le
erano vicini, troppo vicini. La gola si era fatta improvvisamente secca
e le
gambe non le rispondevano più, inchiodate
com’erano sul posto. Se si fosse
mossa l’avrebbero sentita, se non lo avesse fatto,
l’avrebbero trovata…Cosa
poteva fare? Certo, poteva sempre andarsene ma, se lo avesse fatto,
probabilmente loro avrebbero captato i suoi spostamenti e
l’avrebbero seguita
fino a casa sua. Un mago avverte sempre la magia altrui, quando vi
si trova vicino. Mosse lentamente un passo contro la parete,
controllando
le figure che le si stavano avvicinando. Quanto avrebbe voluto essere
andata
davvero in biblioteca e aver fatto esattamente ciò che aveva
detto alla sua
famiglia e ai suoi amici, per una volta nella vita! Voleva tornare a
casa, ma
sapeva di non poter rischiare tanto: non poteva permettere che
quei…quei mostri
trovassero le persone che amava, non poteva permettere che facessero
loro del
male!Fece
un altro passo, strisciando furtivamente contro il muro e di nuovo si
assicurò di non essere stata vista. Se avesse continuato con
questo ritmo,
l’avrebbero raggiunta in una decina di secondi al massimo, ma
cos’altro poteva
fare, mettersi di nuovo a correre e attirare ancora la loro attenzione?
Prese
un respiro profondo, annuendo una sola volta con un gesto semplice e
conciso,
prima di decidersi a staccarsi da quel muro e cominciare ad accelerare
il passo
per riprendere la corsa. Ma, pochi secondi dopo, qualcuno
l’attirò in un vicolo
tanto piccolo da essere sfuggito alla sua vista e tanto scuro da essere
semplicemente perfetto per aggirare quegli scocciatori. Dietro di lei,
la
persona che l’aveva attirata in quel luogo la tenne stretta a
sé, premendole
una mano sulle sue labbra dolci per impedirle di parlare. Lei si tenne
stretta
a quel braccio, lottando senza troppa convinzione per potersi
allontanare,
quando i passi dei suoi inseguitori superarono di corsa il vicolo,
mentre
quelli imprecavano, capendo di averla persa. Nello stesso istante, la
presa
dello sconosciuto su di lei si rinsaldò ancora e i due si
appiattirono più che
poterono contro il muro per essere sicuri di non essere visti.
Così vicino a
quella figura alle sue spalle, la ragazza poté sentire tutti
i battiti del suo
cuore che pulsava con forza, il suo petto che si riempiva e poi si
sgonfiava
dell'aria inspirata l'attimo prima. Quando il gruppo fu ormai lontano,
lei fu
di nuovo libera e poté allontanarsi di un passo e voltarsi a
guardare chi
l’avesse salvata da quella spiacevole situazione di stallo.
La luce della luna
riusciva ad illuminare solo in parte il volto del ragazzo che si
trovava di
fronte, non permettendole di vedere i suoi occhi. Era di poco
più alto di lei,
come tutti del resto, il fisico snello e tonico di un atleta. Il suo
sorriso,
poi, era davvero magnifico…
Il ragazzo fece un passo avanti, mostrandosi interamente alla tenue
luce della
sera.
Tsk, e dire che per un attimo le era parso anche bello…
"Mi sembrava mancasse qualcuno all’appello…"
disse, mentre sul suo
volto si dipingeva subito un’espressione carica di
insofferenza.
Al vederla, lui sorrise ancora, soddisfatto per avere indovinato la
reazione
che l’altra avrebbe avuto nel riconoscerlo.
"Sapevo che non mi avresti neppure ringraziato…"
sussurrò lui con
voce calda e profonda, mentre scuoteva la testa senza mai distogliere
lo
sguardo da quegli occhi fiammanti che aveva di fronte. La ragazza non
disse una
parola e la sua espressione divenne ancora più furente, se
possibile. Non ne
poteva più di quel tipo, non poteva più tollerare
i suoi continui tentativi di
essere gentile con lei. Continuava a starle tra i piedi, nonostante il
suo
posto fosse dall’altro lato del campo di battaglia e il fatto
stesso che se lo
ritrovasse sempre dietro non faceva altro che confonderla, senza capire
se
davvero lui fosse cambiato. No, le "persone" come lui non potevano
cambiare, se l’era ripetuto miliardi di volte. Non sarebbe
stata così stupida
da credere alle sue parole. In fondo, se si trovava in
quell’assurda
situazione, era anche colpa sua…
Imperterrita, continuò ad aspettare in silenzio che lui
capisse di doversene
andare, fissandolo con una profonda aria di sfida e quel pizzico
d’ira che era
sufficiente a far tremare un leone.
Lui si portò le mani ai fianchi e scosse di nuovo la testa,
sospirando.
"Non cambierai mai…" commentò, lievemente deluso
dalla reazione della
ragazza. Rimase ancora un istante a perdersi nelle
profondità dei suoi occhi
chiari, prima di avvicinare l’indice e il medio della mano
destra alla fronte
in una specie di saluto militare e di correre via senza dire una parola
di più.
***
Quando
si ripresentò a casa, a circa duemila e trecento chilometri
di distanza dal
luogo in cui si trovava fino a un attimo prima, la ragazza si sorprese
nel non
venire subito accolta dal terzo grado di routine. Stupita,
guardò l'orologio al
suo cellulare, chiedendosi come avesse fatto a rientrare in tempo.
Le nove di sera.
No, era di nuovo in ritardo...
Posò le chiavi nella ciotola verde accanto alla porta ed
andò in salotto,
trovando solo due persone ad aspettarla.
"Sei in ritardo." disse Lee, il ragazzo dagli occhi chiari e il viso
perfetto seduto a gambe incrociate sul divano, dopo aver alzato per un
solo
istante gli occhi dal libro di latino che stava leggendo. Dimostrava al
massimo
vent'anni, ma lei sapeva che ne aveva molti, molti di più.
Sorrise, dopo
essersi ricordata che il latino, lui, lo aveva parlato a suo tempo e
che quel
libro doveva essere una specie di barzelletta per uno del suo calibro.
"Lo so" sussurrò lei, ricordando d'improvviso di avere
ancora le sue
care versioni di latino, ad attenderla "mi spiace, ho perso
l'autobus..."
"E non potevi usare la magia?" chiese allora l'altro ragazzo,
distogliendo lo sguardo dal gunblade che stava pulendo con cura quasi
materna,
per posarlo su quello della ragazza che aveva di fronte, pronto a
cogliere un
suo minimo cenno d'imbarazzo nel caso stesse mentendo.
"No, non ero sola." rispose lei, tentando di essere il più
naturale
possibile, notando il classico sguardo inquisitorio che lui le
riservava
quando le sentiva addosso l'odore dei guai. In quei momenti, Squall
sembrava
proprio il SeeD che era sempre stato. Diamine, neanche la polizia era
tosta
quanto lui! Non lo avesse conosciuto da una vita (e se lui non fosse
stato
pazzamente innamorato di una certa persona...) probabilmente avrebbe
completamente perso la testa per lui. Ma le cose stavano in un'altra
maniera e
lei non poté evitarsi di sorridere a quel pensiero.
Perdere la testa per Squall...dopo tutto quel tempo insieme, lo
considerava
quasi un incesto...
Lee si alzò in piedi, avvicinandosi a lei con in mano
il suo quaderno di latino. Glielo porse, posandosi contro di lei per
sussurrarle qualcosa all'orecchio.
"La prossima volta che faccio i compiti per te" mormorò,
fissandola
con la coda dell'occhio per studiare la sua reazione "cerca almeno di
essere sincera."
Lei chinò lo sguardo, stringendo a sé il
quadernino scuro "Scusa."
"Ah, smettila con le scuse, Yuna! Quante volte te lo devo dire che mi
impressiona guardare te e vedere la sua faccia al posto della tua?" Lee
alzò improvvisamente il tono, indicando con
un brusco gesto del braccio il
ragazzo dietro di sé, che intanto aveva ripreso a lucidare
la sua Lionheart.
Yuna sorrise, trattenendosi a stento dal sussurrare un altro "Scusa".
Lee sparì in cucina e il rumore del frigo che si apriva
ricordò allo stomaco
della ragazza che l'ora di cena era passata già da un pezzo
per lei. Andò a
sedersi accanto a Squall, lanciando il quaderno che aveva ancora in
mano
sull'altro divano e sprofondando accanto all'amico.
"Forse passiamo davvero troppo tempo insieme..." disse, grattandosi
distrattamente il collo mentre parlava.
Squall la guardò perplesso, senza dire una sola parola.
"Insomma, Lee non perde mai l'occasione di farmi notare quanto abbia
preso
a somigliarti e tu...tu non sembri neanche più lo stesso che
ho conosciuto sette
anni fa! Ai tuoi amici prenderebbe un colpo, se sapessero quanto sei
cambiato..."
Squall sorrise, pensando malignamente al volto di Zell che mutava in
un'espressione di puro stupore lasciandolo, per una volta, senza una
delle sue
solite scemenze da dire. Chissà, magari gli sarebbe
letteralmente preso un
colpo...
"Squall..." la voce seccata della ragazza seduta al suo fianco lo
riportò alla realtà, fissando di nuovo la sua
attenzione su di lei. Lui alzò un
sopracciglio, aspettando che dicesse qualcosa.
"Smettila di fare pensieri maligni!"
Per un momento, lui ci rimase come uno scemo, sorprendendosi del modo
in cui
lei aveva capito ciò a cui stava pensando. Alzò
lo sguardo al soffitto,
ricordandosi che con lei era sempre così. Ma come diavolo
faceva?
"Squall..." la voce improvvisamente triste di Yuna lo
riportò con i
piedi per terra, fissando gli occhioni chiari della ragazza che
scrutavano
mesti il pavimento. "Mi ripeti perché diavolo sei ancora
qui? Perché non
te ne torni a casa tua?"
"Finché tu sarai qui, questa è casa mia." disse
lui, convinto,
inginocchiandosi davanti al divano per catturare il suo sguardo. "E poi
hai sentito Lee, no? In questa era il tempo per me non passa, posso
stare qui
quanto voglio senza che nessuno a Balamb si accorga della mia assenza."
Yuna sorrise, incrociando gli occhi azzurri del ragazzo che aveva di
fronte. Il
Griver ciondolava inerte sotto al suo viso, stonando del tutto con gli
abiti in
borghese di Squall. Dopo tanti anni che lo vedeva aggirarsi per casa
così, lei
continuava a figurarselo con indosso i suoi vestiti scuri, la giacca
col collo
di pelliccia, gli anfibi neri e le decine di cinte che teneva legate ai
pantaloni. Quella era la sua natura, no? Il comandante ammirato suo
malgrado da
tutti sempre pronto ad ammazzare un grat quando meno te lo aspetti. Che
cosa ci
faceva seduto in un comunissimo salotto a pulire la sua arma e magari a
chiacchierare allegramente con lei? Quasi si aspettava che un giorno,
rientrando a casa, trovasse due chiodini fissati nel muro sopra al
caminetto,
pronti ad accogliere il suo gunblade!
"Ancora speri di convincermi a venire con te?"
Lui alzò le spalle, sorridendole di rimando. "Forse."
Beh, fortuna che conservava le sue battute più celebri, o
sarebbe stata lei
quella che avrebbe rischiato un colpo...
In quel momento, Lee sbucò di nuovo fuori dalla cucina,
tenendo tra le mani tre
piatti, bicchieri e parecchie buste del take-away e stringendo le
bacchette
ancora incartate tra i denti.
"Wow, hai ordinato il giapponese!" esclamò Yuna, raggiante,
andando a
prendergli qualche busta dalle mani.
Appena riuscì a trovare un dito in cui tenere le bacchette,
Lee le prese e si
sedette a terra con lei, mentre diceva "Non guardare me, è
stata un'idea
sua."
Lei si voltò a guardare Squall: decisamente, la sua
influenza cominciava a
farsi sentire...
***
Dopo
cena, quasi in un tacito accordo, Squall e Yuna si piazzarono davanti
alla play
station, impazienti di vedere il filmato finale di Kingdom Hearts 2,
che
sapevano essere ad un passo da loro. Lee, invece, riprese il suo posto
sul
divano, stiracchiandosi stancamente prima di tuffarsi nella lettura di
un
romanzo fantasy che gli aveva suggerito Yuna solo qualche giorno prima.
La
ragazza aveva appena caricato il salvataggio, quando un suono mostruoso
interruppe il suo "momento perfetto". A tanto così dalla
fine, il
cellulare di Lee prese a squillare. Squall scosse la testa, incrociando
le
braccia sul petto in previsione dell'imminente lotta che sapeva lei
avrebbe
ingaggiato con Lee per fargli pagare quello scherzetto. Strano come il
suo
cellulare suonasse sempre nel momento meno adatto...
***
Il
giorno dopo, nonostante fosse sabato, Yuna si alzò presto e
sgattaiolò fuori di
casa prima che Squall si svegliasse. Sperava di passare inosservata e
ce
l'aveva quasi fatta, quando fuori di casa vide la moto scura di Lee
fermarsi
giusto davanti a lei, mentre il ragazzo liberava i capelli castani dal
casco.
"Già in piedi a quest'ora?" chiese, posando il casco davanti
a sé e
poggiandosi con le braccia al manubrio, tenendo il mento sulle mani
strette
l'una nell'altra. L'espressione colpevole che ricevette in risposta la
tradì
più di quanto lei avrebbe mai voluto.
"Yu, si può sapere cosa sta succedendo?" domandò
ancora, scuotendo
debolmente il capo mentre la fissava dal basso. "Non me la racconti
giusta. So che non lo hai mai fatto, ma ultimamente mi pare che la cosa
stia
degenerando. Sicura di non essere nei guai?"
Lei scosse la testa, tentando di sorridere. "Sono solo le solite cose,
Lee."
"Continui a giocare al gatto e al topo con quei tipi?"
sussurrò lui,
rabbuiandosi di una leggera preoccupazione mentre rialzava la testa e
si
metteva del tutto in piedi, tenendo ferma la moto con le braccia per
evitare
che gli cadesse su una gamba, come succedeva sempre a
quell'intelligentona della
sua amica.
Lei sospirò, sapendo di non potergli rispondere, anche se
consapevole che quel
semplice gesto era una conferma più che palese. "Squall non
lo sa,
vero?"
"Scherzi? Morirebbe se sapesse in che genere di guai continui a
cacciarti!
E prega perché non capiti anche a te, una volta o l'altra..."
Lee si rimise il casco, sfrecciando via come un fulmine, ansioso di
terminare
quella conversazione. Possibile che non riuscisse a vivere senza
rischiare la
pelle un giorno sì e l'altro pure?
***
Quando
lui si fu allontanato, Yuna si diresse con passo veloce verso il retro
della
casa, fissando nella mente il luogo in cui desiderava andare e
schioccò le dita
per scomparire nel nulla.
Stavolta ci sarebbe riuscita, non poteva fallire ancora: avrebbe
aspettato nell'ombra
che qualcuno arrivasse solo e l'avrebbe colto di sorpresa, per poi
sigillare lo
spirito del demone che aveva in pugno uno di quei cinque ragazzi.
Poteva
farcela. Doveva farcela.
Yuna si accucciò nell'ombra della vegetazione scozzese,
trattenendo a stento
uno starnuto per il freddo pungente del mattino. Non doveva farsi
sentire, non
doveva farsi notare. Certo, l'essere uscita di casa con il cambio in
stile
pistolera di Final Fantasy X-2 rischiava di non farla passare del tutto
inosservata, ma cosa poteva farci se solo così stava comoda
per combattere?
Ogni volta che l'aveva fatto con altri vestiti, qualche furbo di quegli
scocciatori glieli aveva strappati. Ogni singola volta. E lei era stufa
di
doversi rifare l'armadio praticamente ogni settimana. Lo shopping
doveva essere
un piacere, non una necessità, no?
Yuna bevve un lungo sorso da una fiaschetta di legno scuro, posando per
un attimo il suo gunblade a
terra accanto a lei. Per tutta la mattina era stata indecisa su che
gunblade
scegliere. Aveva cominciato a farsi mille problemi come qual'era il
più forte,
quale il più maneggevole, quale si abbinasse meglio alla sua
mise...Alla fine
aveva optato per la Crime&Penality, dato che il nero sta bene
con tutto ma,
non ancora del tutto convinta, aveva deciso anche di...
Qualcosa di tremendamente freddo le sfiorò il collo,
sorprendendola alle spalle
mentre lei osservava dritto davanti a sé. Già
vedeva la faccia di Squall,
quella sua espressione a prima vista imperscrutabile, ma che a chi lo
conosceva
rivelava ogni sua più piccola emozione: sarebbe
stato deluso e si sarebbe
preoccupato per lei.
"Diamine, Yu: possibile che in tanti anni tu non abbia imparato proprio
nulla da me? Come ti è saltato in mente di abbandonare la
tua arma in
terra?" Un attimo di silenzio "La Crime&Penality, Yuna!"
Avrebbe voluto ridere all'immagine di quel volto familiare che le
faceva
l'ennesima predica sulla cura di un gunblade, ma una voce fin troppo
conosciuta
le ricordò in che situazione si trovava.
"Potrei ucciderti, lo sai?" Chris, l'infame...cioè, il
ragazzo...che
ieri non le aveva fatto saltare la cena. "Non dovresti lasciare armi
incustodite in questo modo."
Yuna voltò appena la testa verso di lui e la luce della lama
si riflesse nei
suoi occhi, accentuando il suo sguardo colmo di collera.
"Ti dispiace ridarmi la spada?" chiese lei, alzando le sopracciglia e
porgendogli una mano perché lui lo facesse.
"E chi mi assicura che, una volta che l'avrò fatto, tu non
mi
ucciderai?"
"Nessuno" rispose, mentre un lieve sorriso si posava a illuminarle il
giovane viso "è per questo che è divertente!"
Lui si inginocchiò davanti a lei, girando l'arma con un
movimento fluido
dell'unica mano in cui la teneva, facendo in modo che lei la prendesse
per
l'elsa.
"Mi ripeti quand'è che sarai maggiorenne?" le chiese,
poggiando i
gomiti sulle ginocchia e continuando a guardarla mentre lei si
ravvivava
teneramente i capelli.
"No" disse, secca "Non te l'ho mai detto, non posso
ripetertelo." Odiava quelle sue velate avances, odiava sentirlo
ricordarle
che aveva dei sentimenti: perché doveva rendere tutto
così maledettamente
difficile quel deficiente di un demone? Ma non aveva altri da
importunare? Non
aveva una "schiera oscura" da guidare, lui che era il capo?
Lui sorrise, inclinando lievemente la testa su un lato, fissandola con
un'espressione
da bambino innocente stampata in volto. Inutile: lei non ci cascava e
lui lo
sapeva bene. Ma un tentativo lo poteva anche fare, no?
"Che stai facendo?" le chiese, affiancando il suo viso a quello della
ragazza per poter seguire il suo sguardo.
"Cerco di ammazzare i tuoi amici." rispose lei, voltandosi di nuovo a
guardarlo con un sorriso tirato.
Beh, almeno non gli stava mentendo. Non lo ignorava, non lo prendeva a
calci...si poteva considerare un traguardo...
Lui rise, soddisfatto per la sincerità che lei gli aveva
dimostrato.
"Cos'hai da ridere? Hai deciso di sabotarmi?" domandò Yuna,
stavolta
irritata al pensiero che quello scemo potesse farla scoprire. Non aveva
voglia
di ripetere l'esperienza del giorno precedente, non aveva voglia di
correre
ancora.
Chris scosse la testa, portando una mano stretta a pugno a coprirsi la
bocca,
mentre cercava di trattenersi. "Scusa" disse "stavo
solo...pensando..."
Yuna si trattenne dall'aggiungere qualcosa di acido nei suoi confronti,
visto
che lui stava cercando di non darle fastidio più del dovuto.
"Perché sei qui, Chris?" Prima regola della cacciatrice: mai
chiamare
la preda per nome, finisci per affezionarti. Da quando lo aveva
conosciuto,
Yuna non lo aveva mai fatto. "Perché non vai ad avvisare i
tuoi amici?"
Eppure, in quel momento le era venuto così naturale...quasi
lui fosse...suo
amico...
Scosse energicamente la testa, tentando di scacciare quei pensieri
assurdi. Che
fosse in astinenza da caffeina? Si voltò un momento verso il
ragazzo alle sue
spalle, quando un dubbio le si infilò nella mente: e se
fosse opera sua? Non
poteva esserne certa, ma il suo istinto le suggeriva di allontanarsi
subito da
lui, che non era una buona idea restare l'uno accanto all'altra.
"Chris?"
"Mh?"
"Qualunque cosa tu stia facendo, ti conviene smetterla, se non vuoi
ricominciare a cercare un corpo in cui stare!" Yuna gli
puntò il gunblade
al collo e il ragazzo fu costretto ad alzare il viso per non essere
ferito
dalla sua lama, mentre uno strano sorriso si dipingeva sulle sue labbra.
"Scusa, cercavo solo di avere una sana conversazione tra amici, tutto
qui!"
La lama scura dell'arma passò ad un centimetro dai suoi
occhi, facendolo
balzare d'istinto all'indietro. Perse l'equilibrio, cadendo malamente
sull'erba, mentre osservava una ciocca dei suoi capelli neri cadere a
terra
accanto a lui. Eppure, erano così corti...Come aveva fatto a
non prendergli
direttamente lo scalpo?
"Vattene" disse lei, tornando a voltarsi ad osservare la situazione.
Tutto tranquillo, troppo tranquillo e quel deficiente che le teneva
compagnia
era quasi riuscito a farle tornare il suo solito mal di testa. Doveva
andarsene, prima che il danno fosse completato. Si alzò in
piedi, incurante
dello sguardo dell'altro su di sé, cominciando ad
incamminarsi verso l'ingresso
della loro tana.
"Yuna, aspetta!" Chris tentò di fermarla, ma la ragazza era
ormai
lontana e lui non poteva rischiare di farsi sentire dagli
altri. "Maledetta
impulsiva!" gridò nella sua mente,
picchiando il terreno sotto di
sé. Aveva voglia di prendersela con un molboro, ma i mostri,
in quell'assurda
epoca, non sapevano neppure che fossero. L'ultimo pianto lunare
risaliva
all'ultimo secolo del Medioevo e, da allora, erano stati eliminati
tutti,
lasciando solo miti e leggende al loro passaggio. Ah, che epoca d'oro
il
Medioevo: c'era almeno un pianto ogni secolo, se proprio diceva male!
Ogni
giorno poteva uscire a caccia senza problemi, ogni giorno poteva
sterminare
montagne di molboro senza la paura che si estinguessero! Ora, invece,
tutto
quello che gli era rimasto da fare era correre dietro a quella
ragazzina
immatura che, chissà perché, lo attirava
così tanto. Forse era per via di
quella sua straordinaria calamita per i guai che tanto gli piacevano.
Adorava
avere qualcosa da fare e con lei non si annoiava mai. Un angolo delle
sue
labbra si alzò lievemente in un debole sorriso, mentre il
ragazzo chiudeva gli
occhi, chinando la testa in terra. Quanto amava averla tra i piedi!
***
Yuna si
addentrò con passo felino attraverso i corridoi sotterranei
del covo di quel
gruppo di demoni a cui dava la caccia da una vita. Strinse la presa
sulla sua
arma, al ricordo di tutte le volte in cui li aveva uccisi e quelli
avevano
continuato a tornare e tornare e tornare...Ora, però, sapeva
come agire. Aveva
imparato dai suoi errori, studiato di nascosto i testi segreti di Lee,
cercato
ed interpretato in tutti i modi possibili i miti che potevano
riguardarli e
finalmente aveva capito. C'era un solo modo per distruggerli:
sigillarli.
Mandarli in una specie di coma eterno, che può essere rotto
soltanto da chi ha
compiuto l'incantesimo. Lei non l'avrebbe fatto neanche sotto tortura,
l'aveva
giurato a sé stessa, avrebbe impedito che quei mostri
tornassero ancora! Gli
occhi le bruciarono di rabbia al pensiero di tutto ciò che
aveva sofferto per
loro. Non avrebbe permesso che accadesse mai più, a costo di
rimetterci la
vita. E, se anche lei non fosse riuscita a portare a termine
quell'impresa, di
certo Lee avrebbe trovato il diario che lei aveva "accidentalmente"
lasciato nel baule della sua moto. Lui poteva farcela senz'altro, ma
era una
questione personale e non aveva intenzione di fargli spazio per essere
sicura
che le cose andassero per il verso giusto. Voleva tentare di risolverla
da sola
e, se non ci fosse riuscita...allora si sarebbe fatto avanti qualcun
altro. In
un certo senso, Lee era come loro perché non poteva morire,
perciò non aveva
paura per lui. Comunque, quella era la sua battaglia: era nata con lei
e con
lei sarebbe morta, che fosse in senso letterale oppure no.
Un eco profondo rimbombò nel passaggio, un rumore di passi
che si avvicinavano
con aria inquietante. Tentò di ignorare il groppo alla gola
che sentiva di
avere e si costrinse ad andare a nascondersi in un angolo, aspettando
che la
sua vittima le fosse passata davanti, per poi attaccarla alle spalle.
Certo non
era corretto e lei odiava ricorrere a certi mezzucci, ma non aveva
altra
scelta, non poteva rischiare di mandare tutto all'aria solo per
rispettare il
galateo del bravo guerriero. Attese di vedere di chi fossero quei passi
e
attese ancora, quando si rese conto che era solo Chris. Beh, presto o
tardi
sarebbe toccato anche a lui, quindi...
Altri passi la trattennero dall'attaccarlo e un altro "ragazzo"
dall'aspetto conosciuto si fece incontro al primo, andando a
controllare la sua
identità con tanto di pistola in mano. "Certo, come se ne avesse bisogno..." Quante scene
dovevano fare quei tipi, tutto quel darsi da fare per tentare
di sembrare
umani! "Chris, sei tu. Dove
ti eri cacciato? Ti abbiamo cercato ovunque!"
"Evidentemente dovreste cercare meglio, visto che ero a soli pochi
passi
da qui..." disse lui, in un tono vagamente acido, guardandosi intorno
alla
ricerca di qualcosa, di qualcuno. Di lei... "Si può sapere
che cosa vuole? Non avrà mica paura che possa riuscire a
battere tutti loro?" la
ragazza sorrise, improvvisamente più
tranquilla e sicura di sé per ciò che avrebbe
fatto. Ci sarebbe riuscita, ora
ne era certa. Si sporse di poco dalla sua posizione riparata,
osservando Chris
guardarla con una strana espressione dipinta in viso. Scosse la testa
in un
modo quasi impercettibile, quando il sorriso di lei si fece
più ampio.
"Troppo tardi, bello!" Yuna prese la mira in un attimo, ma poi ci
ripensò e decise di non premere il grilletto, o avrebbe
potuto fare "ciao
ciao" al fattore sorpresa per tutti gli altri, e corse contro l'ultimo
arrivato, strisciando a terra il gunblade proprio come Squall le aveva
insegnato, tentando di ripetere il Colpo imperiale lungo la schiena del
povero
malcapitato. Il ragazzo, però, si voltò troppo in
fretta e riuscì a schivare
facilmente l'attacco. Ora Yuna si trovava in una posizione
svantaggiata, con le
braccia alzate al cielo e l'arma che era troppo pesante per
contrattaccare
all'istante il suo avversario. "No!" Chris sentì una
stretta al cuore, al vedere la ragazza
affrontare qualcuno. Non poteva aiutarla, non quella volta, ma non
poteva
permettere che le accadesse qualcosa. Cosa doveva fare, cosa?
Lei si accasciò al suolo, tenendo la mano sinistra
saldamente ancorata al fianco
ferito e la Crime&Penality altrettanto stretta nella destra.
Strinse i
denti, senza neppure capire cosa l'avesse ferita. Ma non aveva una
pistola? E
allora perché la ferita di un'arma da taglio?
Dalle mani del suo avversario, intanto, era appena sparito qualcosa che
non era
riuscita a distinguere. Il suo sorriso, invece: quello lo aveva visto
benissimo. E non poteva perdonarlo.
Velocemente, passò il gunblade nella mano sinistra e con la
bocca si sfilò il
guanto di pelle nera che usava per non farsi scivolare la spada di
mano.
L'affinità col suo elemento preferito era più
forte che mai in quel momento e
aveva bisogno della mano libera, per non dover dire addio all'ennesimo
guanto
destro. Aveva perso il conto di quelli che aveva bruciato solo in quei
pochi giorni
di inizio mese e non aveva intenzione di continuare la sua lista. Si
posò un
istante la mano sulla fronte, con il palmo rivolto verso l'esterno e
poi
strinse il pugno all'altezza del cuore, portandolo in basso e poi
davanti a sé
con un unico gesto improvviso.
"Firaga!" gridò, ma qualcosa la colpì alle spalle
proprio mentre la
magia si sprigionava dal suo corpo. Ci fu un tonfo e poi il buio
più totale,
mentre veniva trascinata indietro per i piedi.
Fu una
goccia d'acqua a svegliarla. La costante, lenta e straziante caduta
delle gocce
che continuavano a battere contro la terra, nelle piccole
pozze che
avevano formato a furia di erodere la roccia e persino contro di lei,
che se ne
stava distesa a faccia in giù sulla pietra fredda, con la
maglia completamente
bagnata e i piedi a mollo in una piccola pozzanghera. Gli stivali si
erano
fatti pesanti, per via di tutta l'acqua che avevano assorbito e il
freddo le
arrivava fin nelle ossa, facendola tremare vistosamente.
Alzò lentamente la testa, senza riuscire però a
sopportare il dolore che
provava al capo. Portò lentamente una mano sul punto leso,
per poi passarsela
davanti agli occhi per accertarsi che non stesse sanguinando.
"È stata una pazzia..." la
voce di Chris le rimbombò nel cervello e le fece alzare lo
sguardo a cercarlo.
Se ne stava andando.
"Che intenzioni hanno i tuoi amici?"
chiese lei, bloccandolo prima che si allontanasse troppo "Se vogliono
uccidermi, perché mi hanno tenuta
qui?"
"Ho insistito perché ci fosse uno scontro ad armi pare...e
tu eri
ferita."
Eri? Yuna si tastò istintivamente il fianco sinistro,
cercando un taglio che
adesso non trovava: l'aveva anche curata, quel...quel...non aveva
neanche più
insulti da riservargli, li aveva già usati tutti.
Si alzò in piedi a fatica, risentendo della pesante botta
presa alla testa
prima di svenire, e si avvicinò al ragazzo, per poi
superarlo senza lanciargli
un singolo sguardo.
"Dov'è il mio gunblade?"
sentì i passi dell'altro seguirla veloci, mentre lei
continuava a camminare
senza voltarsi.
Lui non le rispose, affiancandola in silenzio e per la prima volta da
quando si
era svegliata, Yuna incrociò il suo sguardo, irritata dal
suo modo di fare,
risvegliando nel ragazzo uno strano senso di rabbia fusa a una
più piccola
parte di preoccupazione.
"Non avresti dovuto far..."
"Che t'importa?" lei lo interruppe, fermandosi di scatto
per poterlo guardare meglio negli occhi, rivolgendosi a lui con un tono
alto ed
infastidito dall'evidente rimprovero che aveva sentito nelle sue
parole. "Eliminerò anche te, non appena ne avrò
l'opportunità, perciò smettila di starmi tra i
piedi."
"Chris?" la voce di una donna la fece voltare d'istinto
verso di lei, lentamente perché non capisse di averla colta
di sorpresa. Era
alta e robusta, sulla trentina, con i capelli corti tinti di un biondo
deciso.
Yuna non conosceva il suo nome, ma sapeva che faceva parte della sua
lista
degli scocciatori che avrebbe dovuto eliminare. L'aveva vista tante
volte. In
effetti, non conosceva i nomi degli altri quattro mostri e non sapeva
neppure
se Chris fosse il nome stesso del demone o del ragazzo che abitava. Non
si era
mai chiesta come avrebbe fatto a riconoscerli senza sapere neppure i
loro nomi
perché ogni volta che uno cambiava, lo vedeva sempre insieme
agli altri e vi
arrivava per logica. Chi altri avrebbe potuto accompagnarsi a loro? Da
quando
li aveva conosciuti, solo lui aveva sempre mantenuto lo stesso aspetto,
solo
lui era abbastanza forte da resisterle. E, Yuna sapeva, neppure si
impegnava
nel combattere con lei, non l'aveva mai considerata più di
un semplice gioco
col quale divertirsi: se avesse superato i limiti della sua pazienza
nell'affrontarlo, di sicuro l'avrebbe uccisa senza pensarci due volte.
Scosse
debolmente la testa, tentando di ignorare il ricordo di lei, in
ginocchio per
la sconfitta. Quell'immagine le faceva ancora ribollire il sangue nelle
vene,
nonostante fossero passati mesi dal suo ultimo scontro con Chris.
Rialzò lo sguardo, tornando a concentrarsi di nuovo sul
presente: il ragazzo
stava parlando con quella donna, annuendo un paio di volte prima di
tornare a
voltarsi verso di lei. L'altra si allontanò in fretta,
riservando uno sguardo
carico di odio nella sua direzione. Se sperava di spaventarla, si stava
solo
illudendo.
D'improvviso, Chris l'afferrò per un braccio, trascinandola
velocemente dietro
la donna. La teneva stretta con forza, quasi volendo rimarcare la sua
posizione
di superiorità nei suoi confronti. Gli avrebbe volentieri
tirato un pugno sul
naso, se non fosse stata tanto ansiosa di battersi con gli altri.
Una ventina di secondi dopo, i tre si ritrovarono di nuovo all'aperto,
insieme
agli altri tre demoni. Yuna stava già per scattare e
liberarsi dalla presa del
ragazzo al suo fianco, quando quello fece un lieve cenno ai suoi
compagni e la
tirò a sé, trattenendola ora contro il suo corpo
con tutte le forze che gli
servivano per contrastarla. La teneva saldamente per le spalle, senza
dire una
parola, ignorando i suoi svariati tentativi di piegarlo a furia di
dimenarsi e
di tirar calci in qualunque direzione. Gli altri ridevano, vedendola
così
debole e indifesa. Tutti, tutti tranne lui, immobile alle sue spalle.
"Andate!" ordinò con tono
rabbioso, nel suo solito modo di imporre la sua superiorità
agli altri.
Immediatamente quelli smisero di ridere e sparirono nel nulla, uno
dietro
l'altro. Yuna mostrò un'espressione confusa, scattando in
avanti per l'ennesima
volta nella speranza di riuscire a liberarsi.
"Adoro quando fai così..."
la voce di Chris si era fatta ad un tratto dolce e suadente,
sussurrando quelle
parole contro la sua pelle, mentre cominciava a baciarla lentamente
dietro
l'orecchio, scendendo poi lungo il suo collo, assaporando il gusto
della sua
pelle così giovane e fresca. L'aveva sentita irrigidirsi in
un attimo, non
appena l'aveva sfiorata con le labbra, aggrappata al braccio di lui che
la
stringeva appena sotto le spalle. Il ragazzo sorrise, continuando la
sua lenta
discesa lungo il suo corpo, intenzionato a voltarla verso di lui per
catturare
avidamente la sua bocca, quando a un tratto gli arrivò una
potente gomitata
nello stomaco, tanto forte ed improvvisa da riuscire a coglierlo di
sorpresa,
mollando la presa sulla sua preda tutt'altro che indifesa. Yuna
ansimava,
fissandolo con quanta più ira aveva in corpo.
"Provaci un'altra volta...e ti rispedisco
all'inferno da dove provieni, Chris!" gridò lei, chinandosi
lievemente in avanti per tirare fuori più voce possibile. Un
brivido le corse
lungo tutta la schiena quando sentì la sua risata divertita,
mentre lo vedeva
rimettersi diritto e allontanare le mani dallo stomaco, senza
più risentire di
quello che, per lui, era stato solo un leggero colpo. Quando lo vide
sparire,
Yuna seppe perfettamente che se lo sarebbe ritrovato ancora alle sue
spalle, ma
non ebbe il tempo di reagire che quello era già ricomparso
dietro di lei.
"Mfh, voglio proprio vedere come
farai!" nonostante la vicinanza, la ragazza si sentì
estremamente rassicurata nel notare che il suo tono non era
più dolce e
ammaliatore, ma solo di sfida.
"Tsk!" lei voltò la testa,
mentre una mano le si poggiava sulla spalla destra e in un attimo si
ritrovava
altrove, in mezzo a delle rovine che sembravano celtiche. Rimase un
momento
estasiata dalla bellezza di quel luogo, l'antracite di quei resti che
si
fondeva meravigliosamente con la natura lì intorno. Si
sentiva lo scroscio del
mare e, voltandosi, poté notare che il verde lucente di quel
prato si
interrompeva d'un tratto davanti a uno strapiombo a picco sulle onde
fredde
dell'oceano. Il suo sorriso ammaliato si spense non appena
individuò le altre
quattro figure presenti in quello spettacolo della natura. L'ambiente
passò
subito in secondo piano, mentre lei allontanò bruscamente
una spalla per
liberarsi della mano di Chris ancora ferma su di lei. Nessuno
parlò mentre lei
avanzava attraverso il campo, con lo sguardo cupo e deciso che non si
staccava
un attimo da quello dei quattro di fronte a sé.
"Allora" gridò, fermandosi
alla stessa distanza tra Chris e loro "chi
si sacrifica per primo?" La Crime&Penality riapparve nella
sua mano destra, in una nube di fumo nero che andava allontanandosi
dalla sua
mano quasi fosse un naturale prolungamento del suo braccio, fino a
disegnare la
forma del potente gunblade e a raddensarsi nel suo pregiato metallo.
Nessuno di loro si fece avanti, così lei alzò un
sopracciglio con fare
divertito. "Che c'è, avete paura?"
li provocò, illuminandosi di un sorriso di scherno che
abbandonò di colpo, non
appena tutti si lasciarono andare ad una risata sguaiata, come avesse
detto
qualcosa di veramente assurdo. Cos'avevano in mente? Il suo volto
divenne una
maschera di risentimento e fu costretta a stringere i pugni per non
perdere il
controllo e agire d'impulso.
"No" disse il ragazzo che
l'aveva ferita "non abbiamo paura."
Gli altri risero ancora e poi sparirono insieme, per poi ricomparire in
un
ampio circolo intorno a lei. Yuna cominciò a voltare lo
sguardo a fissarli e
poi girò tutto il corpo, senza sapere a chi dovesse prestare
attenzione. "Maledetti!" gridò nella sua
testa, non appena si rese
conto delle loro intenzioni: attaccarla tutti insieme, che vigliacchi!
Ma non
aveva nessuna importanza, li avrebbe affrontati ugualmente e l'esito
della
battaglia non sarebbe certo cambiato. Non poteva permetterselo, non
sarebbe
successo!
***
Riuscì a
resistere solo un'ora contro tutti loro. In quel breve lasso di tempo,
aveva
continuato ad inveire contro Squall, addossandogli la colpa per la sua
debolezza: avrebbe dovuto insegnarle ad evocare i G.F., avrebbe dovuto
addestrarla come un vero guerriero, invece di limitarsi a giocare alla
guerra
con lei come fosse una bambina! Perché, perché
non l'aveva mai considerata
all'altezza?
Yuna stava ora in ginocchio, ansimante, sorretta solo dal gunblade,
intriso di
sangue proprio come i suoi abiti. Era riuscita ad eliminarne due, ma
gli altri
avevano assimilato gli spiriti dei demoni caduti e
avevano preso ad
attaccarla con più grinta e forza di quanto avrebbe mai
potuto immaginare. Il
tutto sotto gli occhi inespressivi di Chris, che in tutto quel tempo
non aveva
mosso un dito, restando a braccia conserte ad osservare la scena che
gli si
svolgeva davanti. Aveva inutilmente usato numerose magie di recupero e
di
protezione, ma quelle da sole non bastavano ad evitare l'inevitabile.
Si voltò
a cercare lo sguardo di Chris, per poi ritrovarsi a stringere
i denti e a
fissare l'erba sotto di sé, cercando di togliersi dalla
testa quell'idea
assurda: perché lo aveva fatto? Che diavolo avrebbe potuto
interessarle di lui? "Ora basta!" si disse, tornando a fissare
gli ultimi due
avversari rimasti davanti a lei. Chiuse a pugno la mano sinistra e
strinse la
destra sull'elsa della spada, scattando in piedi così
velocemente da riuscire a
sorprenderli entrambi, riuscendo a ferirli con un solo fendente, anche
se solo
di striscio. Magari avesse saputo fare il Renzokuken: sarebbero stati
già tutti
supini, a quest'ora!
La donna dai corti capelli biondi parve non gradire particolarmente il
lungo
taglio che le aveva sfregiato il braccio destro e lanciò un
blizzaga alla
ragazza già esausta che non riuscì ad evitarlo.
Portò istintivamente il
gunblade a coprirsi il volto, nel tentativo di ridurre i danni al
minimo, ma la
magia la sbalzò comunque a qualche metro di distanza,
sbattendola malamente a
terra nella caduta. Il gunblade finì lontano da lei,
arrivando a pochi passi da
Chris, che non fece una piega al vederselo volare contro. Gli
bastò
semplicemente stendere un braccio davanti a sé per
arrestarne l'avanzata e
farlo cadere inerte al suolo. "Hai paura?" la voce del ragazzo
le risuonò nella testa
come in una stanza vuota e il rimbombo fu così fastidioso in
quel momento, da
costringerla a portarsi una mano al capo: non era abituata alla
telepatia e il
contatto le faceva sempre male. "Dovrei?" chiese lei,
incrociando un momento il suo
sguardo. "I
tuoi amici non mi spaventano, non riusciranno ad
uccidermi!"
Chris sorrise debolmente, chiedendosi se ci credesse davvero, mentre
vedeva
Yuna alzarsi ancora, nonostante l'altro demone la stesse letteralmente
massacrando di botte. Sputò sangue, mentre una lacrima calda
scendeva a
bagnarle il viso per il dolore, quando all'improvviso un ragazzo
apparso dal
nulla si scagliò contro il suo avversario, gettandolo a
terra sotto una scarica
di pugni. "Lee!" il ragazzo le
rivolse uno sguardo e un lieve
sorriso, prima di tornare a concentrarsi sullo "scontro". Continuava
a picchiare la figura stesa sotto di lui, con un ritmo quasi cadenzato
ormai,
quando pian piano cominciò a rallentare i colpi fino a
fermarsi del tutto.
Scosse il capo, alzando gli occhi al cielo con rassegnazione, prima di
aprire
il palmo destro a un soffio dal naso del ragazzo. Sorrise malignamente,
mentre
diceva con calma: "Sancta."
Il demone fu rapido e riuscì a sparire prima che la magia di
luce non gli
lasciasse più scampo. Se l'era vista brutta e l'espressione
furiosa sul suo
viso lo dimostrava ampliamente. Si passò un pugno sulle
labbra spaccate,
continuando a fissare Lee con aria truce, mentre lui si interessava
soltanto a
Yuna. "Stai bene?" le chiese
"Ce la fai?"
Lei annuì, sentendo il tenero calore tipico delle magie
curative rinvigorirla
velocemente. "Come sapevi...?"
"Ho trovato il tuo diario." Lee la interruppe, per un
attimo alzando lo sguardo ad incontrare quello della ragazza. "Lo immaginavo..."
sussurrò
lei, controllando i demoni che li fissavano in silenzio.
Perché non si
muovevano? Cosa stavano architettando? "Fortuna che mi serviva
un altro casco, o
sarebbe stato troppo tardi..."
Yuna non lo ascoltava più: la situazione si era fatta
sospetta, quei due si
erano fatti sospetti! Tentò di seguire i loro sguardi e vide
che portavano a
Chris, ancora fermo alle sue spalle. "Si stanno dicendo
qualcosa"
capì, tornando a fissare
avanti a sé. "Lee?" la ragazza
sussurrò appena, posando una mano sul braccio dell'amico,
prima che i due
scattassero insieme verso di loro e che Chris l'afferrasse saldamente
per le
spalle, allontanandola dal ragazzo. "Lee!" gridò
quando lo vide
affrontare da solo tutti i demoni che lei aveva dovuto combattere.
Quella era
la sua battaglia, non poteva permettersi di coinvolgere anche lui! "Lasciami, bastardo!"
urlò
ancora, cercando di divincolarsi dalla stretta alle sue spalle.
"Lasciami!"
Lee non sembrava faticare affatto nel combattere quei due,
affrontandoli con il
solo uso delle magie. Non si stava impegnando al massimo, strano per
uno come
lui. Non aveva mai sottovalutato i suoi avversari, non era mai stato
tanto
superbo da credersi migliore di loro. Adesso, però, sembrava
sicuro di sé,
troppo sicuro. Sicuro al punto da lasciarsi distrarre dal ragazzo che
lanciava
via Yuna come fosse una bambola di pezza, scagliandola abbastanza
lontano
perché non potesse tornare in tempo per lui,
perché potesse vederlo cadere.
Chris gli si avvicinò con passo spedito, sparendo a
metà strada per
riapparirgli subito davanti e piazzargli a sorpresa un pugno dritto
nello
stomaco, facendolo piegare su sé stesso per la botta. Lee
rialzò il capo e si
trovò di fronte la mano dell'altro aperta a un centimetro
dal suo viso. Il
sorriso che vide sul viso del suo avversario gli fece pulsare
rabbiosamente le
vene nel collo, mentre si rendeva conto di ciò che stava per
accadere: con la
coda dell'occhio, aveva visto gli altri due portare avanti le mani,
proprio come
quel ragazzo che aveva di fronte. Si voltò velocemente a
cercare Yuna, notando
che si stava rialzando in quel momento: avrebbe visto tutto, senza
poterlo
impedire. Gli si strinse il cuore al pensiero di quanto
avrebbe sofferto
per lui. "Combatti." le disse,
sorridendole appena, mentre una
luce azzurrina iniziava ad avvolgerlo. "Combatti per me, Yuna."
La ragazza rimase a fissare la scena a bocca aperta, senza capire cosa
stesse
succedendo e quale fosse il motivo per cui Lee avesse pronunciato
parole che
sarebbero state bene sulle labbra di chi stia per morire. Lui non
poteva
morire. E poi perché cavolo aveva usato la telepatia, se
sapeva perfettamente
quanto lei la odiasse?
Chris si voltò verso di lei con un'espressione
indecifrabile, per poi sparire
nel nulla insieme agli altri due superstiti. Un attimo dopo, Lee cadde
a terra
senza neppure un lamento, chiudendo gli occhi prima ancora di toccare
il suolo. "Lee!" Yuna corse verso
di
lui, gridando forte il suo nome, continuando a non capire e non capire
e
non...Quando lo prese tra le braccia, d'un tratto le fu tutto chiaro:
lo vide
respirare, sentì il suo cuore pulsare ma, per quanto potesse
affannarsi, per
quanto potesse chiamarlo, lui continuava a non reagire, a non
svegliarsi
neppure di fronte alle sue suppliche disperate. L'avevano sigillato.
Qualcosa
in mezzo al petto sembrò frantumarsi, quando si rese conto
che mai e poi mai
quei mostri lo avrebbero risvegliato. "Lee..."
e il tutto per causa sua. Se solo fosse riuscita a dimenticare, se solo
la
vendetta non fosse stato il suo unico scopo nella vita, se solo fosse
stata più
forte...
Lo strinse forte a sé, dondolando lentamente avanti e
indietro con lui, mentre
quel momento sembrava prolungarsi in eterno. "NO!"
***
Quella
sera, quando tornò a casa, a Squall parve che Yuna fosse
stranamente triste e
taciturna ed intuì subito che qualcosa non andava. "Che cosa
c'è?" le chiese,
sedendosi accanto a lei sul suo letto. Yuna si voltò a
guardarlo per un
momento, senza riuscire a sorridergli come faceva sempre quando lui si
preoccupava per lei. Era così raro che lui glielo chiedesse,
che in qualche
modo sentiva di doverlo ringraziare dello sforzo. "Nie...niente..."
sussurrò
lei, scuotendo lentamente il capo, irritata per non essere riuscita a
dire
neanche una parola che non lo insospettisse. "Ho
litigato con Lee, tutto qua." si decise ad aggiungere,
quando
il silenzio le fece capire che lui attendeva spiegazioni,
accompagnandosi con
una scrollata di spalle quasi impercettibile.
Squall non le fece altre domande, chinando piuttosto lo sguardo in
terra: era
così raro che Lee e Yuna non fossero d'accordo, come
potevano aver litigato? Da
quando si erano conosciuti, lei aveva sempre adorato Lee e lui le stava
sempre
accanto, probabilmente pensando di doverla proteggere. Squall sapeva
che le
aveva insegnato le cose più disparate: l'aiutava con la
scuola, le dava
consigli su come fare colpo (che lei non aveva mai ascoltato, distratta
com'era
da mille altri pensieri) e le insegnava a difendersi. Lui non lo faceva
molto
spesso e all'inizio la ricattava con l'idea che le avrebbe insegnato a
combattere sul serio solo se lei avesse deciso di seguirlo. Ma Yuna non
lo
aveva mai neanche preso in considerazione e lui non aveva mai pensato
di dover
mantenere quella promessa: in fondo, lei aveva la sua vita e non se ne
sarebbe
staccata. Gli amici, la scuola, la band... "Squall..." la voce
seria e
profonda della ragazza lo riscosse improvvisamente dai suoi pensieri,
facendogli portare di nuovo lo sguardo su di lei. "voglio
venire con te." disse lei, annuendo negli occhi chiari
dell'amico, mentre lui la guardava con un'espressione spaesata e
confusa. "Se è solo
per Lee, vedrai che le cose si
aggiusteranno, non devi scappare così..." Lei scosse
energicamente la testa, mentre lui continuava a trovare mille scuse. "E la tua famiglia, i
tuoi amici, la tua
vita? Rinunceresti a tutto? Indietro non si torna, Yu..."
"Lo so." rispose lei, stizzita "Ma
io non ho intenzione di tornare indietro, non voglio più
vedere questo mondo,
non voglio più avere nulla a che fare con i suoi affari..." Di fronte all'ennesimo
tentativo di Squall di parlare, la ragazza sembrò
spazientirsi ancora di più, voltandosi ulteriormente a
guardarlo e affondando
pesantemente le mani nel materasso morbido. "Squall,
perché diamine ti fai tanti problemi se è una
vita che mi chiedi di partire?
Credevo ti avrebbe fatto piacere che fossi finalmente riuscito a
convincermi e
invece...!" Lui sorrise debolmente,
mentre lei incrociava le braccia con foga. "Beh, se sei davvero
sicura..."
"Sì, sono sicura!" lo interruppe lei, voltando bruscamente
il capo a guardare altrove. "D'accordo." disse lui,
dopo un po' "Ti porto con me."
Dire
che il tempo nell'epoca di Squall
non fosse affatto passato durante la sua assenza non era del tutto
corretto. Più lentamente, certo, ma era comunque andato
avanti e
i suoi amici si erano accorti della sua assenza in quelle tre
settimane che lui era stato lontano, chissà dove. Squall
notò che erano trascorsi tre giorni per ogni anno passato
mille
anni addietro, insieme a quella ragazzina che ormai aveva solo due anni
meno di lui. Era stato sorpreso quando lei gli aveva detto, finalmente,
di volerlo seguire e sulle prime non riusciva neanche a credere che
fosse seria ma poi, vista la sua insistenza, aveva dovuto ricredersi.
Aveva pensato ai suoi amici, a Rinoa e a quanto sarebbe stato bello
rivederli dopo tutto quel tempo, chiedendosi come avrebbe potuto
resistere dal saltar loro addosso nel salutarli primo perché
sarebbe stato decisamente sospetto, visto che non
era assolutamente passato molto tempo dall'ultima volta che si erano
visti e secondo perché aveva la sua reputazione da lupo
solitario da difendere e in quel periodo aveva già fatto
abbastanza progressi nei rapporti con gli altri: li aveva appena
chiamati amici, giusto? E poi, a volte gli capitava pure di sorridere
ormai e questo gli era più che sufficiente.
Il "din" dell'ascensore lo riscosse dai suoi pensieri, ricordandogli
dov'era. Quando le porte si aprirono Squall Leonhart, comandante dei
SeeD del garden di Balamb, si diresse a passo spedito verso l'ufficio
del preside Kramer. La porta era aperta, ma lui si fermò
comunque a bussare e attese che l'uomo alzasse lo sguardo dalle
scartoffie che stava esaminando per rivolgergli il saluto militare. Cid
si alzò in piedi con un'espressione stupita e al tempo
stesso
felice stampata sul volto, avvicinandosi al ragazzo che stava fermo
sulla soglia del suo ufficio senza riuscire a credere ai suoi occhi. "Squall,
sei qui! Allora stai bene!" esclamò il preside con il
suo solito tono paterno stranamente sollevato al vederlo. "Dove sei
stato tutto questo tempo?" Ecco la
parte più difficile: il momento delle spiegazioni. Non
poteva certo dire la verità, ma mentire così
spudoratamente all'uomo che lo aveva cresciuto e poi sicuramente anche
ai suoi amici gli creava un certo fastidio. "In
ferie, signore." rispose Squall, sorprendendosi di quanta
naturalezza potessero mostrare le sue parole. Era una fortuna che la
sua scomparsa da quel mondo fosse avvenuta proprio in corrispondenza
con il giorno in cui il preside gli aveva detto che aveva diritto ad un
po' di riposo e lo aveva letteralmente costretto ad accettare,
ricattandolo con la possibilità di sbrigare il lavoro
burocratico per tutto il mese a venire. Tutto sommato, si era preso
sette anni di vacanza... "Mi aveva dato il permesso di prendermi un
periodo di riposo, ricorda? Sono stato a Winhill e non sapevo quanto mi
sarei trattenuto..." "Certo,
capisco" fece l'uomo, intrecciando le mani dietro la schiena
mentre annuiva con decisione "ma credevo saresti tornato, non appena
avessi saputo la notizia." Il
ragazzo aggrottò le sopracciglia, domandandosi a cosa si
stesse riferendo. Vedendo la sua espressione, il preside gli
suggerì: "La fusione, Squall, la fusione con la ShinRa!" Squall
spalancò gli occhi, sperando di non aver capito bene. La
fusione con la ShinRa? Diamine, era stato via per meno di un mese e il
garden andava in malora senza di lui? Insomma, prima che diventasse
SeeD c'era sempre Kramer al potere e l'accademia era sopravvissuta per
anni solo con le sue forze. Ora che bisogno c'era di tirare in mezzo la
ShinRa? Un'azienda scoppiata, per giunta! Vista
l'espressione ancora confusa sul volto del suo miglior ragazzo,
Cid tornò a sedersi, lasciando intuire che la cosa sarebbe
andata per le lunghe.
"Oh
beh,
pazienza!"
pensò
Squall, trattenendo a stento la risatina isterica che avrebbe invece
voluto liberare "tanto
quella pazza furiosa che ho lasciato in camera mia non si metterebbe
mai a curiosare tra le mie cose..." rimase un
momento assorto, mentre si avvicinava alla scrivania del preside, posta
davanti al ponte di comando "Maledizione,
mi smonterà la stanza!" "Beh,
immagino che sia comprensibile che tu non ne sappia nulla, visto
che Winhill è un posto fuori dal mondo. D'altronde, dove
avrebbe
mai potuto rilassarsi uno della tua fama se non in un luogo come
quello? Suppongo fosse l'unica scelta possibile..." La sua
fama. Squall odiava sentirlo dire. Credeva che col tempo la cosa
sarebbe migliorata, ma anche dopo quelle ultime tre settimane lontano
sembrava che l'opinione pubblica non volesse smettere di parlare di lui
e dei suoi amici, gli eroi che avevano salvato il mondo dalla
compressione temporale. In meno di una settimana erano apparsi su tutti
i canali nazionali e non, sulle copertine di svariate riviste come il
"Timber maniacs", "Il mio cane" (nel caso di Rinoa, che era stata
invitata
a posare con Angelo), "Armi del mese" e tutte le maggiori testate di
quotidiani. Si era sentito ridicolo a dover restare immobile davanti a
un fotografo, con quello che gli diceva dove stare e cosa fare,
tentando di convincerlo ad assumere posizioni più
rilassate. All'assurda richiesta dei tanti che ci avevano provato, i
suoi amici erano sempre scoppiati a ridere e qualcuno di loro aveva
spiegato che Squall non si rilassava mai. E dire che loro sembravano
così naturali in quei momenti...I giornalisti, poi, avevano
tentato di scavare nelle loro vite, di rievocare alla loro
memoria
le emozioni che avevano provato durante lo scontro con Artemisia, di
farsi spiegare cosa avevano sentito dopo essersi divisi...Squall aveva
tentato di dimenticare l'orribile sensazione di vuoto che aveva provato
nel trovarsi da solo, stremato e confuso in un luogo fuori dal tempo e
dallo spazio. Aveva creduto che sarebbe morto lì e aveva
temuto
che i suoi amici, che Rinoa, avrebbero fatto la stessa fine o peggio,
che tutti loro fossero solo un immagine sfocata nella sua mente e che
non fossero mai esistiti davvero. Questo, naturalmente, non lo aveva
saputo mai nessuno, tanto meno i giornalisti. Squall
sospirò,
ricordando che il clamore per le vicende della ShinRa era durato per
mesi, prima che la stampa iniziasse a occuparsi di loro. Avevano solo
bisogno di un diversivo per scrollarseli di dosso: bastava che qualcun
altro salvasse il mondo, o che tentasse di distruggerlo
perché
lo scaricabarile avvenisse.
Il
preside mise i gomiti sul tavolo e posò il mento sulle mani
strette l'una nell'altra, prima di cominciare a spiegare: "Da quando
avete sconfitto Norg, la situazione economica del garden si
è un
po' complicata..."
Squall
rimase immobile
nella sua classica posizione rigida dell'attenti (che per lui era quasi
una filosofia di vita), mentre ascoltava l'uomo parlare.
Così
era questo il problema: il garden si era venduto...per soldi? E
dov'erano finiti tutti i loro principi, tutto quello che la scuola
aveva insegnato loro? Se la ShinRa si fosse messa in mezzo ai loro
affari, Squall sapeva perfettamente che il corpo speciale dei SeeD, a
cui lui aveva dedicato tutta una vita, si sarebbe trasformato in un
esercito di spietate macchine da guerra senza più sentimenti
né religione. E dire che Kramer aveva sempre lottato
perché questo non accadesse...
"Avrei
voluto sentire la tua opinione al riguardo, ma non sono riuscito a
rintracciarti in alcun modo..."
"Perché,
sarebbe cambiato qualcosa? Parlare con me avrebbe risolto i problemi
del garden? Non avrei avuto comunque scelta..." "Ho mandato i
tuoi amici a cercarti, ma non si sono ancora fatti sentire. Solo
Quistis è ancora qui al garden, ha ripreso ad insegnare,
sai?"
Squall
chinò
leggermente lo sguardo, sospirando impercettibilmente: come avrebbero
potuto trovarlo, se non era in quel tempo?
"Li
avviserò
che sono tornato, allora." disse lui, col solito tono fermo e deciso
che la gente di quel mondo aveva imparato a sentirgli usare. "È
tutto?" Il
preside annuì, facendo un gesto stanco con la mano per
fargli capire che aveva finito "Certo, puoi andare."
Il
ragazzo esibì di nuovo il saluto militare, prima di
voltarsi.
Ma ebbe appena il tempo di muovere qualche passo, che gli
tornò
in mente un'idea assurda sulla quale meditava da anni, ormai.
Tornò a guardare Kramer, attirando di nuovo lo
sguardo
dell'uomo. "Signore, avrei un favore da chiederle..."
***
Quando
scese al primo piano per tornare al dormitorio, Squall notò
che
aveva di nuovo gli sguardi di tutti su di sé e stavolta
ne intuì il motivo: si stavano chiedendo dove fosse stato,
mentre il
garden andava in rovina. Lui, l'eroe che aveva salvato il mondo, non
aveva salvato la loro casa. Il ragazzo accelerò il passo,
svoltando a destra nella hall, mentre sul suo volto tornava a
dipingersi la sua tipica espressione fredda ed imperscrutabile. Quando
arrivò davanti la sua stanza, Squall cercò la
scheda
magnetica nelle tasche, ma non la trovò. Sospirò,
guardandosi intorno per accertarsi che il dormitorio fosse
deserto
come sempre, mentre con riluttanza si costringeva a bussare alla porta. "Parola
d'ordine?" domandò una voce dall'interno e ci
mancò
poco che le rispondesse male. Parola d'ordine? Per entrare nella sua stanza? "Ma tu
non dovevi evitare di farti sentire?" le chiese invece, portando
con fare stanco due dita a massaggiarsi le tempie. "Dai Yu, non farmi
perdere tempo." La
ragazza aprì la porta, sorridendo nel trovarsi di fronte
l'amico. Lui passò senza dirle una parola, mentre lei
controllava che nessuno l'avesse vista, prima di richiudere la porta. "Allora,
com'è andata?" gli chiese lei, intrecciando le dita
dietro la schiena e dondolando lievemente, senza notare l'espressione
sconvolta sul volto di lui. "Yuna,
sai per caso se un archeosaurus è scappato dal centro
addestramento?" Lei
rimase un attimo confusa a quella domanda e impiegò alcuni
secondi per riuscire a rispondere "No...perché?" Squall si
voltò a guardarla in faccia, indicando con un gesto il
disordine che riempiva la sua stanza. Ignorò di nuovo la sua
domanda, gridando invece: "E allora perché sembra che sia
stata
combattuta una guerra qui dentro? Si può sapere che diavolo
hai
fatto alla mia stanza?" Yuna
sorrise al vederlo tanto agitato. Beh, non si poteva certo dire
che avesse torto: le riviste erano sparse ovunque sul letto e anche a
terra; i vecchi libri di scuola affollavano la scrivania solitamente
tanto ordinata; le foto dei suoi amici erano state spostate e la divisa
da studente e quella SeeD (entrambe praticamente nuove e mai messe per
più di due volte) erano poggiate sul letto, invece che
appese al
loro posto sulla parete. Senza parlare della sua preziosa custodia del
gunblade, poi... "Ho solo
curiosato un po'." sussurrò lei, mostrando la sua
classica espressione da "bambina innocente" per intenerire Squall. Il
suo sorriso divenne più ampio, mentre faceva un paio di
giravolte con entusiasmo. Per un attimo, a Squall parve di
vedere
Selphie in lei. "Non mi sembra ancora vero che tutto questo sia reale!" Yuna
riuscì a strappargli un sorriso, mentre lui si voltava di
nuovo e cominciava a raccogliere le varie riviste sparse per la stanza:
incredibile che riuscisse sempre a cavarsela così... "Squall?"
il ragazzo le rivolse uno sguardo, mentre lei gli si
avvicinava e andava a sedersi sul letto. "Faresti una cosa per me?" Lui
alzò le spalle, voltandosi verso la libreria incassata nella
parete per riporvi i giornali. "Se posso" le disse, mentre tornava a
guardarla con le sopracciglia aggrottate per la lieve
curiosità. "Ti
metteresti i tuoi soliti abiti?" Silenzio.
Ci vollero parecchi secondi perché Squall muovesse un
muscolo e cominciasse a ridere di gusto per la serietà con
cui
quella domanda banale gli era stata posta. "Cos'hai
da ridere?" Il SeeD
scosse la testa, chiedendo invece: "Scommetto che non hai fatto in
tempo a guardare nel mio armadio, vero?" Lei
rimase un momento immobile, fissandolo con espressione neutra, prima di
annuire una sola volta. "E magari
lo immagini come quello di Bart Simpson, tutto pieno delle stesse
maglie e pantaloni?" Lei
sorrise, annuendo ancora: "Qualcosa del genere, sì..." Squall
ricambiò, battendo una mano sulla spalla della
ragazza, prima
di riprendere a sistemare le sue cose. "Ne avrai
l'occasione, sta' tranquilla: mi vedrai con i miei soliti abiti, come
dici te." Yuna
voltò altrove lo sguardo, delusa da quella
risposta: era una vita che voleva vederlo nelle sue "vesti ufficiali" e
l'idea di dover attendere ancora non le piaceva affatto. "D'accordo"
disse comunque, andando ad affacciarsi alla finestra per
osservare il giardino che ormai era stato quasi del tutto ricostruito.
"Ma la divisa SeeD? Neanche quella?" "Quella
neanche in tutta una vita riusciresti a vedermela di nuovo addosso!" I due
rimasero in silenzio fin quando Squall finì di sistemare
le sue cose, mentre Yuna restava ad osservare i suoi abiti: i pantaloni
neri e l'immancabile canottiera bianca, gli irrinunciabili anfibi e le
fasce di cuoio legate al braccio. C'era quasi, ma il suo stile era
ancora troppo normale per essere davvero lui. Solo il Griver le
ricordava chi era. "Senti,
Yuna" la ragazza alzò lo sguardo a incontrare il suo,
aggrottando istintivamente le sopracciglia nel sentirsi chiamare "ho
parlato col preside e..." Squall si interruppe, guardandosi un momento
intorno, per poi indicarle il letto e farle capire di sedersi. Lei lo
fece, mentre vedeva Squall spostare la sedia da sotto la scrivania e
sedersi a cavalcioni, posando le braccia sullo schienale. Rimase
così un istante, prima di alzarsi di nuovo e voltare la
sedia,
stavolta sedendosi a testa china, i gomiti appoggiati sulle gambe
larghe e le dita intrecciate a sorreggere il mento. "...beh,
lui è d'accordo a farti diventare SeeD al più
presto..." "Aspetta,
aspetta!" la ragazza si sporse sul letto, agitando una mano
davanti al viso "Gli hai parlato di me? Ma non ne avevamo ancora
discusso!" In
effetti il concetto di "discutere" per Squall non era molto
chiaro... "Scusa,
credevo lo volessi..." si giustificò, tornando a chinare
la testa dopo un attimo in cui il suo sguardo aveva incontrato quello
di lei. Yuna
annuì con decisione, ma il suo volto teso non riusciva
proprio a rilassarsi. "Certo che lo voglio, Squall, ma sai
perfettamente che non posso." Gli occhi
confusi del SeeD tornarono ad incrociare quelli
improvvisamente tristi della ragazza. "Il garden dà la
caccia a
quelle come me!" "Come si
dice nel tuo tempo? Il posto migliore per nascondersi...è a
duecento metri dalla centrale di polizia." Yuna ci
ragionò su un momento e poi continuò a restare in
silenzio per il resto del minuto, con le braccia incrociate sul petto e
le labbra strette in un'espressione che andava via via convincendosi,
fino ad alleviarsi in un fermo sorriso. Chiuse la mano destra in un
pugno, decisa e serena alla prospettiva di poter seguire le orme del
suo eroe personale. "Hai ragione, Squall: lo posso fare!" Era
così raro che Squall mostrasse tanta fiducia in lei:
possibile che la considerasse all'altezza di quel compito? Non poteva
permettersi di deluderlo e non lo avrebbe fatto. Il tenero
sorriso che lui le riservò la convinse definitivamente
a seguire quella strada: lo avrebbe reso felice, sarebbe stato fiero di
lei! "Insomma"
continuò, battendosi le mani sulle ginocchia prima di
alzarsi in piedi e andare ad appoggiare la schiena ad una parete, con
le gambe incrociate e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni
scuri "hai la raccomandazione del comandante Leonhart in persona, ti
è permesso fare uno strappo alle regole, se davvero lo vuoi.
Siamo già in primavera, ma se ti impegni sono certo che
sarai in
grado di sostenere l'esame SeeD di quest'anno. In fondo, sei cresciuta
con me, no?" "Certo!"
fece lei, raggiante, socchiudendo dolcemente gli occhi al
pensiero di quanta premura lui avesse mostrato. "Ci darò
dentro!" Squall
sorrise ancora, prima di rivolgere lo sguardo al soffitto: se i
suoi amici avessero visto quella scena, probabilmente avrebbero pensato
che fosse in punto di morte o qualcosa del genere. Stava perdendo
punti, non c'era dubbio...
***
Yuna si stiracchiò sulla sedia, guardando l'orologio
digitale
sulla mensola sopra la scrivania: le 02.45 di notte. Diamine, Squall
non le dava pace! Però, doveva ammettere che studiare le
materie
del garden non era noioso come a scuola e, il più delle
volte,
non le dispiaceva neanche. Posò la matita sulle labbra,
mentre
appoggiava stancamente il mento su una mano. "Cosa
succede se usi drain su un avversario in status zombie?" le
chiese Squall, osservandola mentre lei lasciava cadere di peso la testa
sulla scrivania. Era esausta, ma l'esame scritto era tra soli due
giorni e lui voleva essere certo che non fallisse. "C'è
anche bisogno che ti risponda?" gli disse stancamente,
mentre lo vedeva alzare le sopracciglia in attesa di una risposta
migliore. La ragazza sospirò, distogliendo lo sguardo da lui
per
riportarlo all'orologio fermo ancora alla stessa ora. "Assorbi lo
status zombie." Squall
annuì soddisfatto, chiudendo i libri sulla scrivania. "Sono
cose che ho imparato giocando..." sussurrò lei, scuotendo
debolmente la testa "Non dovrei imparare cose che non so?" "Non dare
per scontato che sia logico, molti studenti cadono proprio su certe
cose..." Yuna non
poté evitarsi di sorridere, al pensiero di quanto fosse
banale per lei tutto quello che Squall le aveva fatto imparare. Si
alzò e tirò il ragazzo per una manica, per poi
lasciarsi
cadere sul letto con lui. Chissà perché, il
preside aveva
deciso che la sua presenza all'interno del garden dovesse restare
segreta perché aveva in mente "qualcosa di speciale" per lei
e,
così, non le era neppure stata assegnata una stanza. Ma,
d'altra
parte, era piombata lì così all'improvviso che
non poteva
aspettarsi altro. Anzi, era stata anche troppo fortunata, dato che
c'era Squall ad occuparsi di lei. Come una bambina piccola, Yuna si
rannicchiò in posizione fetale, stringendosi al petto la
mano di
lui ancora stretta tra le sue. Si addormentò
così, col
ragazzo che le accarezzava i capelli e tentava timidamente di trovare
una posizione in cui potersi mettere senza starle troppo addosso. Dopo
aver mandato al diavolo tutte le preoccupazioni e i pensieri che aveva,
Squall si arrese e la strinse con naturalezza tra le braccia, chiudendo
gli occhi come lei, troppo stanco e rilassato per resistere al sonno
che lo reclamava.
***
Dopo aver sostenuto l'esame scritto, Yuna insistette per andare a
sfogarsi con l'amico nel centro addestramento, alla ricerca di qualche
grat da fare fuori. Anzi, a dire il vero, lei cercava un archeosaurus,
ma Squall non sembrava molto d'accordo... Di quelli
che erano partiti a cercarlo, solo Selphie ed Irvine avevano
già fatto ritorno: la prima per organizzare il festival di
primavera e l'altro, che si era finalmente deciso a ufficializzare il
suo stato di SeeD "ad honorem" con una posizione più chiara,
per
sostenere la prova scritta. Anche Quistis era molto impegnata per via
degli
esami pratici che la sua classe si apprestava a sostenere e non aveva
molto tempo da dedicare ad altro, così lui aveva avuto modo
di
vedere i suoi amici solo di rado, visto che ognuno (compreso lui) aveva
altro a cui pensare al momento. Squall non lo avrebbe mai ammesso ad
alta voce ma, nelle rare occasioni in cui si ritrovava da solo a
pensare, si sorprendeva a ricordare i vecchi tempi, il tempo passato
con loro, le missioni affrontate, i problemi superati insieme...come
una famiglia. O, almeno, come la sua idea di famiglia. In fondo, poteva
solo immaginare cosa volesse dire quella parola... E gli
mancavano, alle volte, gli mancavano come poteva mancargli un
pezzo del suo corpo. Si chiedeva se le cose tra loro non stessero
lentamente cambiando, se quel poco tempo in cui erano stati lontani
fosse bastato a far sì che il loro rapporto si allentasse... "Le tue
solite paranoie!" si era quasi sentito dire mentre, ad occhi
chiusi, se ne stava appoggiato ad una parete dell'ascensore. Era certo
che Rinoa avrebbe scosso la testa e gli avrebbe detto qualcosa del
genere, se avesse saputo quello che stava pensando. Squall sorrise,
mentre le porte della cabina si aprivano e lui si affrettava a
raggiungere la sua stanza per andare a prendere Yuna. Quando
arrivò, le disse di seguirlo e tornò con lei
nella hall,
attendendo che l'ascensore raggiungesse di nuovo il piano terra. "Dove
stiamo andando?" gli chiese lei, ferma al suo fianco. "Il
preside ti vuole vedere, non ha detto altro." rispose il ragazzo,
alzando le spalle con fare indifferente, distratto com'era da un altro
pensiero. Cosa poteva importargliene in quel momento, quando lui stava
lottando con sé stesso per esprimere ad alta voce
ciò che avrebbe voluto dire già da parecchio a
quella
ragazza che gli stava accanto? "Senti
Yu..." cominciò ad un tratto, chinando lo sguardo per
essere certo di non incontrare il suo. Quando si rese conto di quanto
quel gesto potesse apparire codardo, posò immediatamente gli
occhi in quelli dell'amica, mentre la sua espressione curiosa lo
convinceva a continuare "vorrei solo che sapessi...che ci
sarò
sempre per te, se hai bisogno di una mano, potrai sempre contare su di
me. E non importa quanto tu possa diventare forte, io
continuerò a difenderti e a proteggerti dal mondo
come...come fossi parte...come fossimo una famiglia. Te lo
prometto." Il "din"
dell'ascensore lo salvò dal peso di quello sguardo
confuso e poi commosso che la ragazza gli aveva riservato, mentre lui
si affrettava ad entrare per sfuggire all'effetto che le sue parole
avevano provocato. Yuna lo seguì un attimo dopo, scuotendo
lievemente la testa, mentre lui schiacciava il tasto tre e inseriva la
tessera che gli avrebbe permesso di raggiungere la presidenza. "Oh,
Squall..." sussurrò lei, avvicinandosi di un passo al
ragazzo
che aveva di fronte "adesso un abbraccio non te lo risparmia proprio
nessuno!" esclamò, gettandogli le braccia al collo un
istante
prima che le porte si chiudessero e prendendo lui completamente in
contropiede, costringendolo a spostare indietro la gamba sinistra per
non perdere l'equilibrio. Sulle prime, colto alla sprovvista, Squall
rimase immobile, con le braccia lontane dai fianchi e le mani strette a
pugno. Poi, pian piano, mentre l'ascensore saliva, il ragazzo si
lasciò andare ad un timido sorriso e si decise a posare le
mani
sulla schiena di lei, affondando il viso tra i suoi capelli morbidi. "Saremo
come fratelli!" si disse, felice "Come
una famiglia!"
***
Zell si stiracchiò stancamente, allungando le braccia in
ogni
direzione possibile. "Aaaargh, finalmente a casa!" esclamò,
guardando con aria assorta il garden che si trovava finalmente davanti
ai suoi occhi. Lo avevano rimesso a Balamb, come da principio, e veniva
spostato solo per i controlli al motore e qualche riparazione di
routine, affidato alle mani esperte della gente di Fisherman's Horizon.
"Non vedo l'ora di arrivare in mensa, sto morendo di fame! Che dici,
sarà rimasto qualche panino?" chiese poi, volgendo un
momento lo
sguardo alla ragazza che aveva accanto, mentre riprendevano a camminare. "Sicuro,
Zell! Lo sai che la signora della mensa te li mette sempre da
parte, dalla storia di Artemisia!" Rinoa sorrideva, serena come sempre,
al pensiero che presto avrebbe rivisto una certa persona. Era stata
così felice quando Quistis le aveva detto che Squall era
tornato, che quasi non riusciva a crederci! Gli avrebbe fatto una bella
lavata di capo: andarsene così, senza neppure una
telefonata...Ma, in fondo, Squall aveva fatto fin troppi progressi da
quando si erano conosciuti e di sicuro gliel'avrebbe perdonata, a patto
che lui le raccontasse cos'aveva fatto nel tempo che avevano passato
lontani. I due
ragazzi sorrisero, assaporando l'aria indaffarata e familiare della
hall, mentre si guardavano intorno con nostalgia. "Guarda,
Rin: c'è Squall!" Zell le urlò in un orecchio,
tirandole un braccio per farla voltare e indicandole con entusiasmo
l'ascensore. Rinoa sorrise, pensando di mettersi a correre per arrivare
da lui prima che le porte si chiudessero, ma poi la scena le
gelò il sangue nelle vene. Lui non era solo...era
con...con... Lontano,
il sorriso
angelico di Rinoa abbandonò il suo volto, nel vedere una
ragazza stringersi alla persona che amava.
Non era ancora
l'alba quando Yuna
riaprì gli occhi: la sveglia accanto al letto segnava le
quattro
del mattino. Al vederlo, la ragazza mugugnò qualcosa di
incomprensibile, coprendosi la testa col cuscino per togliersi i numeri
rossi dell'orologio da davanti gli occhi stanchi. Sospirando,
ricordò che era stato un incubo a svegliarla: aveva sognato
Lee,
lo aveva visto perdere i sensi dopo l'attacco dei demoni che lo avevano
colto di sorpresa e sigillato. Yuna continuava a vedere il suo volto,
sentiva la sua voce che le chiedeva di combattere per lui, mentre i
ricordi di tutto il tempo passato insieme tornavano a farsi vivi nella
sua memoria.
Deglutendo, la ragazza chiuse un momento gli occhi, prima di alzarsi di
scatto dal letto per evitare di continuare a pensare a lui. Si
stiracchiò, tentando di far scrocchiare la spalla sinistra
che
le stava facendo male. Nella stanza accanto lanciò uno
sguardo
al telefono, solo per notare che la segreteria era tristemente vuota.
Da quando aveva lasciato il garden, Squall non si faceva sentire spesso
quanto lei avrebbe voluto e la lontananza che era costretta a
sopportare a volte rischiava di farla impazzire. Si era trasferita a
Midgar, sperando di trovare un lavoro nella ShinRa (che stava venendo
in fretta ricostruita) nel tentativo di scoprire qualcosa sui demoni
che cercava e che non aveva dimenticato. "Dove c'è puzza di
guai, c'è la ShinRa di mezzo!" si era detta e aveva deciso
che
quello sarebbe stato il modo più semplice per riuscire nel
suo
intento. Grazie al breve ma intensivo addestramento che Squall le aveva
fatto seguire, Yuna non aveva avuto problemi a farsi assumere come
soldier e in un solo mese di lavoro aveva già scalato
più
gradini di quanti un comune soldato possa superare in un'intera
carriera. Si era creata un nome e i suoi colleghi la rispettavano,
nonostante la giovane età. Non aveva detto a nessuno del suo
rapporto con Squall e, per la verità, non parlava molto di
sé all'interno dell'azienda: ascoltava le conversazioni
degli
altri soldati e capitava spesso che si trattenesse a
chiacchierare
con loro, ma nessuno nell'intera Midgar poteva dire di sapere qualcosa
di lei che non riguardasse il suo lavoro. Trascinatasi in bagno come
uno zombie, la ragazza aprì l'acqua della doccia, attendendo
di
vedere il vapore appannare il vetro prima di decidersi ad entrare. Fu
fuori dal bagno in una decina di minuti, con i capelli ancora bagnati e
la divisa da soldier indosso. Tornò in camera e si sedette
sul
letto, infilando gli anfibi e stringendone saldamente i lacci.
Rialzandosi tirò su le bretelle, mentre andava a prendere
gli
spallacci nell'armadio e si metteva anche quelli, voltandosi a fissare
la spada che aveva abbandonato sotto la finestra: la lama della Death's
Chaos, uno spadone a una mano e mezza dalla forma slanciata, brillava
di un argento splendente, nettamente in contrasto col rosso vivo del
resto dell'arma. L'elsa corvina era tappezzata di rune per facilitare
ed amplificare la magia del suo padrone e le permetteva di sparire ed
apparire a comando. Yuna la prese e alcuni di quei simboli si
illuminarono per un attimo, mentre lei sussurrava: "Via." L'arma
sparì, implodendo in una piccola nube di fumo rosso,
lasciando
solo l'elsa nelle mani diafane della ragazza, che se la
infilò
nel borsellino che teneva legato alla cintura, sul fianco destro. Si
voltò verso la porta della stanza, incamminandosi verso il
piccolo salotto, stendendo un braccio per richiamare le due pistole che
giacevano sul comodino, che apparvero obbedienti nelle sue mani dopo
appena un attimo. Ne sistemò una nella cinta stretta sulla
gamba
sinistra, infilando l'altra dietro la schiena, nei pantaloni. Si
guardò intorno solo un momento, prendendo le chiavi e il
cellulare dal tavolino all'ingresso, prima di uscire e di allontanarsi
in fretta da casa sua. Il display della sveglia, intanto, segnava le
quattro e mezza.
***
Yuna sospirò stancamente nel guardare l'ora sul suo
cellulare,
attendendo che l'ascensore arrivasse al piano. Le porte non si erano
ancora aperte del tutto quando vi si infilò dentro e
premette il
pulsante T. Si concesse un momento di riposo, appoggiandosi
contro
la parete a specchio, prima di decidersi a sparire poco prima di
raggiungere il piano terra. Si ritrovò sull'orlo di un fitto
bosco e la sua espressione triste si rabbuiò ancora di
più varcando la barriera che celava la grotta in cui stava
entrando al mondo dei mortali. Le pareti del lungo corridoio erano
rischiarate da piccoli globi bianchi sospesi per aria, sorretti da una
magia millenaria. Non vi era traccia di umidità in quel
luogo,
ne vi aveva mai visto un ragno o un pipistrello o qualunque altro
essere usava abitare in simili antri: lui ci teneva che non la si
chiamasse "tana". Avanzò ancora, fino a raggiungere la fine
del
passaggio, che si apriva in una "stanza" dalla forma tondeggiante.
Numerosi altri corridoi si stendevano davanti a lei, ma Yuna sapeva di
non dover imboccare nessuna di quelle strade. Piuttosto, si
avvicinò all'altare al centro della stanza e, posando per
sbaglio lo sguardo su un piccolo rialzo lì davanti, le
sembrò di rivederlo lì seduto, con in mano
chissà
quale libro, sorridendo nel notarla di fronte a lui. Distolse
rapidamente lo sguardo, sapendo di non poter affrontare simili ricordi.
Si appoggiò di peso all'altare e cominciò a
spingerlo con
tutte le sue forze, fin quando lo sentì muoversi sotto le
sue a
prima vista esili braccia. Si fermò solo quando fu certa che
lo
spazio che aveva creato nello spostarlo fosse sufficiente a farla
entrare in quel passaggio sotterraneo che nessuno conosceva. Scese con
calma per le scale, mentre l'altare tornava da solo al suo posto,
chiudendo a poco a poco lo spiraglio di luce che filtrava dalla stanza
superiore. Quando le scale terminarono, Yuna si ritrovò in
una
camera gemella, con la luce soffusa e il freddo pungente che entrava
nelle ossa, per via dell'incantesimo che lei stessa aveva usato mille
anni prima. Si avvicinò lentamente al ragazzo steso in
terra, la
cui bellezza era scolpita nello splendore del ghiaccio che lei aveva
creato perché il tempo non lo scalfisse. Ogni volta che
tornava
là sotto e lo vedeva così, a Yuna pareva di
vedere una
scena del "Titanic", quando Leonardo Di Caprio sta congelando nelle
gelide acque dell'Atlantico. No, lui era molto più bello,
niente
a che vedere col caro Jack. Sedendosi accanto a lui, la ragazza
posò il mento sulle ginocchia strette al petto, cinte dalle
sue
braccia nude ora così fredde. Rimase a fissarlo a lungo,
immobile e in silenzio, prima di riuscire a sussurrare, con le labbra
che le tremavano lievemente: "Ciao...Lee..."
***
Alle sei del mattino, parecchio prima che il sole sorgesse, Yuna stava
già percorrendo la scalinata che portava all'ingresso della
ShinRa, salutando con un sorriso e un cenno della mano la receptionist
del turno di notte che era intenta a limarsi le unghie. Alzò
appena lo sguardo, commentando in direzione dell'altra ragazza:
"Mattiniera come sempre, eh?"
"Come sempre."
Si avvicinò al bancone, posandovi sopra le braccia e
lasciando cadere la testa su queste. "C'è qualcosa per me?"
La centralinista spostò lo sguardo sul computer, mentre
abbandonava la limetta sulla scrivania. Scrisse velocemente qualcosa
sulla tastiera e attese un momento prima di rispondere con un sorriso:
"Il presidente ti vuole vedere, dice che è una questione
delicata e che devi pensarci te..."
"Ok." Yuna annuì, spingendo contro il bancone per
riallontanarsi. "A che ora?"
"Alle otto. Sei libera fino ad allora."
Sorridendo, il soldier si allontanò di qualche passo,
voltando
la testa verso l'altra ragazza mentre le diceva "Allora vado ad
allenarmi. Sono al quarantanove, se serve."
Con la coda dell'occhio, Yuna la vide riprendere in mano la limetta,
mentre annuiva lievemente. Passando oltre, non poté
evitare
di chiedersi se quella ragazza così semplice e tanto attenta
all'aspetto fisico fosse comunque un soldato. Insomma, per lavorare in
un'azienda del genere, come minimo dovresti avere un addestramento di
base che ti consenta di difenderti, se necessario. O, almeno, questo
era ciò che pensava lei. Una risposta certa,
però, non sapeva proprio
darsela.
***
Dopo quasi due ore ininterrotte di denso allenamento e una breve doccia
per rinfrescarsi, Yuna salì con l'ascensore fino all'ultimo
piano, raggiungendo l'ufficio del presidente. L'uomo grassoccio e con
gli occhiali che aveva preso il posto di Rufus ShinRa non le piaceva
affatto ed era convinta fosse solo un pagliaccio, per nulla in grado di
amministrare una società del genere. In fondo, se la ShinRa
era
stata ricostruita tanto in fretta, tutti sapevano che era merito del
consiglio di amministrazione che sperava di tornare presto a guadagnare
con l'azienda e l'aveva perciò rimessa a nuovo in un attimo.
Kaim Sharley (così si chiamava il maggior azionario del
consiglio, autoproclamatosi presidente) era seduto dietro la sua grande
scrivania, con il mento tra le mani e la cravatta scura allentata come
sempre. Yuna perse un momento lo sguardo sull'enorme vetrata dietro di
lui, prima di mostrargli il saluto militare e di avvicinarsi a un suo
cenno. Pagliaccio o no che fosse, le aveva dato parecchie promozioni e,
per questo, doveva ringraziarlo. Più arrivava in alto,
maggiori
probabilità aveva di finire immischiata nei loschi traffici
che
di certo la ShinRa continuava ad amministrare.
"Mi ha fatto chiamare, signore?" chiese la ragazza, immobile nella
rigida posizione dell'attenti che aveva imparato da Squall.
"Sì, avrei un paio di cose da dirti." la voce profonda e
gutturale dell'uomo riempì l'enorme stanza, quando lui
parlò "Visti i recenti successi avuti nel recupero dei resti
del
reattore inabissatosi tre mesi fa, ho deciso di affidarti un incarico
maggiore."
Maggiore della sua posizione? Cos'è, voleva farla
vicepresidente?
"Sei stata una buona guida per la squadra che ti ho affiancato, sei
rispettata ed hai un'ottima preparazione, nonostante la tua
età...Di solito non assumiamo persone tanto giovani, ma nel
tuo
caso abbiamo ritenuto fosse il caso di fare un'eccezione. E adesso,
guardati: promossa alla più alta carica disponibile nella
tua
categoria, comandante generale." "Comandante?...Come
Squall?"
"L'intero corpo dei soldier risponde ai tuoi ordini, ora.
Congratulazioni soldato!"
Yuna ripeté il saluto militare, col braccio destro che
formava
un angolo retto e il pugno stretto davanti al cuore.
Comandante...comandante...suonava proprio bene...ma sarebbe bastato per
scoprire i segreti della ShinRa? Sarebbe stato sufficiente per ottenere
informazioni su quegli esseri?
"Grazie, signore." formale come sempre quando si trovava davanti ai
suoi superiori, la ragazza non mosse un muscolo fin quando Sharley
ricominciò a parlare.
"Ho anche lasciato detto che c'era una questione delicata di cui vorrei
ti occupassi di persona. Era necessario che fossi promossa, per
occuparti degli affari interni dell'azienda."
Yuna fece del suo meglio per reprimere il sorriso soddisfatto e
l'ondata di curiosità che quelle parole le avevano scatenato
in
corpo: promossa da due minuti e già stava per avere
importanti
rivelazioni sul conto della ShinRa, qualcosa di così grande
e
oscuro da costringere le alte cariche dell'azienda ad occuparsene di
persona! Non riusciva a credere di avere tanta fortuna, all'improvviso!
Quando il presidente riprese a parlare, Yuna non perse neppure una
sillaba di ciò che gli uscì dalla bocca.
***
Cinque SeeD e una ragazza dai capelli corvini erano riuniti fuori
dall'ufficio del preside, quella mattina. Kramer li aveva
fatti
chiamare di buon'ora e ora loro stavano aspettando che l'uomo finisse
di parlare al telefono con un funzionario della ShinRa per essere
ricevuti e conoscere il motivo per cui si trovavano lì. La
scena
era la stessa di sempre: Zell saltellava sul posto, tirando pugni a
vuoto per ammazzare il tempo; Quistis era appoggiata contro un mobile
di legno lucido, con la testa china e le braccia strette l'una
nell'altra; al suo fianco, Rinoa se ne stava seduta lì
sopra,
fissando le gambe stese davanti a lei mentre si teneva stretta al bordo
del mobile; Selphie era affacciata alla finestra e a volte si alzava
sulle punte dei piedi per osservare meglio fuori dal garden; Irvine
stava accanto a lei, seduto su una sedia foderata di velluto verde, con
le gambe stese ed incrociate davanti a lui, le braccia dietro la testa
e il cappello da cowboy calato sul viso. Squall, come sempre, stava
rigido nella sua postura perfetta, senza incrociare lo sguardo di
nessuno dei suoi amici mentre restava fermo a pensare. Dovettero
attendere ancora una decina di minuti circa, prima che il preside li
facesse entrare per spiegare loro la situazione. "La
fusione con la
ShinRa è imminente." disse loro, diretto e senza giri di
parole,
passeggiando avanti e indietro per il suo ufficio con le dita
intrecciate dietro la schiena. "Voglio che se ne occupino i miei
migliori uomini, partirete domani con il treno delle sette, diretto a
Dollet. Da lì ne prenderete uno per Timber, dove vi
imbarcherete
per il continente di Centra. Midgar è a poco meno di un'ora
di distanza dal porto in cui sbarcherete, quindi dovreste riuscire ad
essere lì nella prima
mattinata di dopodomani." I cinque
SeeD
batterono i tacchi a terra, portando la mano destra alla fronte nel
saluto militare del garden. Rinoa, invece, rimase per un momento a
fissare la scena, prima di decidersi a domandare: "Scusi ma
perché ha chiamato anche me? Ha detto che voleva i suoi
uomini
migliori, ma io non sono un SeeD..." Kramer si
tolse gli
occhiali e cominciò a pulirli con un candido fazzolettino
che
aveva estratto dalla tasca del panciotto, sorridendo nel rispondere
alla ragazza: "Beh, squadra che vince non si cambia." Perplessa,
Rinoa
rimase immobile, senza sapere come reagire, per poi ricambiare con un
sorriso spontaneo quello dell'uomo che aveva davanti. Incredibile
quanto la facessero sentire a casa nel garden... "Arrivati
alla ShinRa
sarete accolti da un loro rappresentante che si occuperà per
loro della faccenda. Qui ci sono le nostre richieste" il preside
porse a Squall una busta gialla, che la prese senza fare una
piega
"non voglio assolutamente che il garden sia ceduto senza la certezza
che rispetteranno i nostri principi e che non si immischieranno nella
nostra amministrazione. Fa' in modo che sia ben chiaro, Squall!" "Sissignore."
rispose il ragazzo con voce inespressiva, annuendo una volta in
direzione dell'uomo. "Signore?"
Irvine non
poté trattenersi dall'esprimere ad alta voce il dubbio che
aveva
dal momento stesso in cui il preside aveva detto loro perché
li
aveva convocati "Non è un po' eccessivo spedire sei uomini
per
un incarico di rappresentanza?" Cid
cominciò a
scuotere la testa, fissando il ragazzo mentre si rimetteva gli occhiali
"Della ShinRa non ci si può mai fidare, ragazzi. Mai. Voglio
che
non lo dimentichiate, non abbassate la guardia mentre siete
lì:
non si può mai sapere cos'hanno in mente quelli che tirano
le
corde dell'organizzazione..." Tutti
annuirono,
preoccupati per l'evidente agitazione di Kramer: come aveva detto
Irvine, stava spedendo sei uomini per svolgere un semplice incarico di
burocrazia e non dei soldati comuni, poi, ma le sue migliori risorse.
Forse, non sarebbe stata poi una missione così semplice come
loro avevano creduto...
***
C'era
un non so che di
piacevole nel far finire tra le "specie protette" i grat del centro
d'addestramento. Perlomeno, il comandante Leonhart la pensava
così. Anche quella volta le sue gambe lo avevano
inconsciamente
portato nel centro d'addestramento e la sua mano destra aveva
iniziato a prudere improvvisamente quando aveva varcato la soglia di
uno dei due portoni blindati del posto. Dopo solo mezz'ora che stava
estinguendo la specie, Squall aveva capito perché aveva
avuto
bisogno di sterminare tutte quelle povere erbacce radioattive: mai
l'avrebbe ammesso davanti a qualcuno, ma l'idea che il garden stesse
cambiando lo spaventava a morte. Insomma, quella era casa sua
da...neanche ricordava da quanto fosse lì, ma sapeva che non
era
colpa dei G.F.. "Se
la ShinRa assorbe il garden, niente qui sarà più
come prima."
Squall si rese conto solo allora di aver sbagliato luogo: di solito
certi pensieri gli venivano nella sua stanza, prima di addormentarsi... "Non sarà
più casa mia questa..."
scosse la testa, sparando all'ennesimo povero grat che lo
aveva
attaccato. Ma insomma, dove erano gli archeosaurus quando aveva bisogno
di loro? Si lasciò cadere a sedere su un masso, posando le
mani
sull'elsa della spada e abbandonandovi sopra la testa. I capelli
caddero a coprirgli il viso stanco, mentre il ragazzo sospirava con
rassegnazione: non importava cosa lui volesse, quelli erano gli ordini.
Avrebbe contrattato la vendita del garden e di tutti i suoi studenti,
tutti i suoi SeeD e i suoi insegnanti senza battere ciglio. Quello era
ciò che era stato addestrato a fare: volente o no che fosse,
avrebbe portato a termine la sua missione prima ancora di riuscire a
dire Quidd... "Si può
sapere come diavolo mi è venuto in mente Harry Potter, ora?"
Squall scosse la testa, sorridendo lievemente mentre
pensava che
forse Yuna aveva ragione nel dire che stava cambiando: colpa della sua
influenza...e di tutti i film che gli aveva fatto vedere in quegli
anni, anche.
***
Con
un cd infilato nello stereo e il volume pieno che riempiva la casa,
Yuna stava seduta a gambe incrociate sul divano, sorseggiando a tratti
il tè freddo posato accanto a lei mentre puliva la sua bella
Death's
Chaos. Era felice quella sera, felice come non lo era da tempo, certa
che sarebbe riuscita a rimettere le cose a posto, ora che era forte
abbastanza da non dover temere nulla. La voce lievemente in ritardo di
Yuna faceva eco a quella dello stereo, col sorriso che le illuminava il
volto mentre tentava di sovrastare il volume della musica. Le
cose sarebbero tornate com'erano una volta, in un modo o nell'altro. Lo
aveva promesso a sé stessa e ci sarebbe riuscita. Ci sarebbe
riuscita
senz'altro.
Come
previsto, Squall e compagni arrivarono nel continente di Centra alle
sette del
mattino e affittarono una macchina nell'insignificante porticciolo in
cui si
trovavano per essere a Midgar per le otto. Selphie e Irvine
continuavano a
cantare come stessero andando a fare una scampagnata da quando erano
saliti in
macchina mentre Zell, seduto sul sedile del passeggero, continuava a
dire a
Squall cose che lui non stava neanche a sentire riguardo una ragazza
che
lavorava in biblioteca. Lui era troppo impegnato a pensare a Rinoa che,
stranamente silenziosa, aveva lo sguardo fisso fuori dal finestrino. A
volte la
sbirciava dallo specchietto retrovisore, sperando di non essere notato,
ma la
ragazza neppure se ne accorgeva. Quistis stava in silenzio accanto a
lei,
stretta tra lei ed Irvine, ma per lei quella era la norma.
Rinoa, invece,
era sempre così allegra e vitale che vederla tanto calma
era...strano. Era così
da quando era tornata e Squall aveva pensato che fosse
perché se ne era andato
all'improvviso, senza uno straccio di messaggio che la potesse
rassicurare. Ma
ora, dopo tutto quel tempo, il ragazzo non poteva credere che non ci
fosse
altro dietro al suo comportamento: in fondo, Rinoa era incapace di
portare
rancore perché scordava in fretta i torti subiti. Doveva
essere successo
qualcosa, non c'era dubbio. Ma cosa poteva essere?
Sospirando,
Squall guardò un'ultima volta nello specchietto, prima di
tornare a
concentrarsi sulla strada.
***
Seduto
sulla sua moto nera, un ragazzo dai tratti delicati aveva appena finito
di
ascoltare i messaggi nella segreteria del suo cellulare e con uno
scatto deciso
aveva chiuso lo sportellino, per poi infilarselo in una tasca dei
pantaloni
neri, coprendosi gli occhi cerulei con gli occhiali scuri. Si
guardò intorno
solo un attimo per accertarsi che non ci fossero mostri nei paraggi,
prima di
accendere il motore con un gesto deciso e di partire immediatamente,
sfrecciando attraverso la vallata rossastra che circondava Midgar.
Aveva avuto
delle consegne da fare, ora che lavorava come corriere, ma adesso stava
tornando in città per andare a prendere Marlene e stare un
po' insieme, come
promesso. Quella bambina riusciva sempre a strappargliene una, quando
davvero
voleva...
Parcheggiò dietro il locale di Tifa e Marlene gli
andò subito incontro quando
lo vide, stringendo le braccia attorno alla sua vita e abbandonando la
testa
sul suo maglioncino morbido.
"Sei venuto, Cloud!" esclamò, felice, mentre la ragazza
dietro al
bancone sorrideva al nuovo arrivato. "Mi hai fatto aspettare parecchio,
sai?" continuò la bambina, alzando gli occhi ad incontrare
lo sguardo del
silenzioso ragazzo.
"Marlene..." Tifa scosse la testa, sussurrando il nome della bambina
con un tono di vago rimprovero, mentre riprendeva a pulire il bancone
con più
attenzione, distogliendo lo sguardo dai due.
"Allora, andiamo?" chiese la piccola con enfasi, ignorando
completamente la ragazza mentre alzava speranzosa le sopracciglia, in
attesa di
una risposta.
Cloud attese di incrociare lo sguardo di Tifa e le sorrise debolmente,
prendendo per mano la bambina che gli si affiancava felice mentre lui
annuiva
nella sua direzione. Uscirono insieme dal
locale, incamminandosi per le
strade affollate e caotiche di Midgar. Passeggiavano tranquillamente,
mano
nella mano, nonostante la maggior parte delle persone guardasse lui con
timore
e la piccola con aria preoccupata, visto che si accompagnava a un tipo
che
girava con una spada enorme sulla schiena. Marlene non notava nulla di
tutto
ciò e Cloud...beh, lui non ci aveva mai fatto caso, a dire
la verità: era più
che normale, per lui, avere almeno un'arma con sé quando
usciva di casa, perciò
non si era mai posto il dubbio del perché di quelle occhiate.
"C'è un posto in particolare dove vuoi andare?"
domandò a un tratto
il ragazzo, agitando lievemente i capelli biondi e ben pettinati nel
voltare lo
sguardo verso il basso.
La bambina sembrò rifletterci parecchio, dondolando la mano
nella sua, prima di
rispondere con un sorriso: "No, passeggiamo. Voglio stare un po' con
te."
Cloud si sorprese come sempre della franchezza e
dell'ingenuità di lei,
restando per un momento immobile a fissarla, per poi distogliere lo
sguardo e
annuire una sola volta. Distratto dalla conversazione che stava avendo
con lei,
Cloud non notò di essere sulla strada di qualcuno e
finì con l'urtare un
ragazzo sulla ventina, che si scusò con lui come se
la colpa fosse sua,
superandolo poi come niente fosse. Senza smettere di camminare, Cloud
si voltò
indietro a cercarlo tra la folla, attirato da qualcosa che aveva colto
in lui:
gli era parsa una faccia conosciuta e non gli capitava molto spesso di
avere
una sensazione del genere. Lo vide allontanarsi con passo deciso, coi
capelli
chiari che ondeggiavano al vento e la pelle abbronzata che splendeva
alla luce
del sole. Decisamente, c'era qualcosa di familiare in quella figura...
Lanciò uno sguardo a Marlene, che continuava a fissarlo
sorridendo, e tornò a
fissare la strada davanti a lui, osservando con totale disinteresse gli
imponenti edifici che si ergevano oltre la strada.
***
Sulla via
del ritorno, mentre erano vicini al locale, i due udirono delle urla
che
provenivano da poco più avanti e la gente che correva in
ogni direzione. Alcuni
secondi dopo, Cloud poté notare che il panico era causato da
alcuni grendel che
scorrazzavano tranquillamente per le strade della città,
attaccando chiunque
capitasse loro a tiro. Il ragazzo lasciò la mano alla
bambina al suo fianco,
guardandola per un istante mentre afferrava la spada da dietro la
schiena.
"Marlene, torna al bar."
La bambina annuì alle sue parole, pronta già a
scattare verso casa, quando lui
la fermò. "Sta' attenta." le disse, restando a fissarla per
un po'
mentre si allontanava per essere certo che nessun mostro tentasse di
attaccarla, per poi concentrarsi solo sulle bestie che aveva davanti.
Non erano
avversari degni di nota per uno come lui e bastò un colpo
per uno per
abbatterli, ma fu difficile scovarli tutti perché quelli
continuavano a
scappare e il mare di folla che fuggiva gridando spaventata non lo
aiutava
certo a capirci qualcosa.
"Serve una mano?" la voce di Tifa lo fece voltare a cercarla, notando
che si stava infilando i guanti di pelle nera mentre gli sorrideva con
aria
amichevole. Insieme, ripresero a dare la caccia ai mostri, notando che
erano
molti di più di quanti ne potessero essere giunti per caso
attraverso i
cancelli della città.
"Ma quanti sono?" domandò la ragazza, guardandosi intorno
con
sorpresa quando, una decina di minuti dopo, si accorse che non
accennavano a
diminuire. "Non finiscono mai!" "Sta succedendo qualcosa..." Cloud strinse
i denti,
affondando la spada nello stomaco dell'ennesimo mostro, cercando una
risposta
alla domanda di Tifa. In un momento di riposo, il ragazzo si
guardò intorno,
cercando di capire da dove provenissero, quando un pensiero lo
folgorò di
colpo. "La ShinRa!" Alzò lo
sguardo verso l'imponente
costruzione, fissando con ira il colosso che era sempre stato la fonte
dei suoi
guai, e si mise a correre in quella direzione, gridando a Tifa di
seguirlo.
***
Squall
parcheggiò a un isolato di distanza dall'azienda, mentre
Zell inveiva contro i
soldati che avevano sbarrato il passaggio nel battersi contro dei
mostri che
aveva visto solo poche volte, ma che ricordava bene come tutti gli
altri
incontrati in vita sua.
"Tante storie per dei miseri cani!" gridò, scendendo dalla
macchina e
stringendo il pugno destro davanti al viso con determinazione. Squall
girò
intorno alla macchina, andando a recuperare le loro armi dal
portabagagli e
distribuendole ai loro legittimi proprietari, prima di prendere la
Lionheart e
di richiudere lo sportello con una spinta distratta, mentre
già si allontanava
per sparare con più facilità ad un
mostro che minacciava una bambina,
staccatasi dalla mano della madre per andare a recuperare il peluche
che aveva
perduto nella corsa. Il ragazzo scosse la testa, mentre Rinoa si
avvicinava
alla bimba per rassicurarla. D'altra parte, l'espressione che Squall
aveva sul
viso in quel momento spaventava anche lei, certe volte...
"Andiamo." disse lui dopo un attimo, freddo, mentre staccava gli
occhi dall'imponente palazzo che stava fissando per vedere i suoi amici
annuirgli
con convinzione. Correndo, si aprirono la strada fino alla ShinRa,
sorpresi nel
non venire fermati da qualcuno prima di entrare. Nell'ampio ingresso,
tutto
sembrava normale, non fosse stato per il frenetismo con cui i soldier
si
riversavano in strada a dar man forte a quelli che già
stavano combattendo. Una
ragazza alla reception si stava sistemando i capelli biondi,
controllando il
suo riflesso nello specchio che sicuramente teneva sotto al bancone.
Quando li
vide avvicinarsi, la ragazza alzò lo sguardo sui SeeD,
sorridendo cordialmente
mentre chiedeva: "Posso esservi utile?"
Squall avanzò fin davanti al bancone, mentre gli altri
restavano indietro per
scrutare il palazzo o semplicemente per lasciare spazio al capo.
"Sono Squall Leonhart, comandante del garden di Balamb e questa"
indicò alle sue spalle con un gesto della mano, notando che
la ragazza guardava
gli altri con aria interrogativa "è la mia squadra."
La centralinista annuì, battendo qualcosa sulla tastiera
mentre Squall
continuava a parlare, probabilmente a vuoto.
"Siamo qui per incontrare chi si occuperà con noi della
fusione."
"Sì" disse lei, lanciando al SeeD una rapida occhiata "temo
ci
sarà da attendere, però: al momento il nostro
incaricato si sta occupando dei
mostri, fuori, insieme ai suoi uomini."
Squall annuì un istante, prima di domandarle se sapesse
qualcosa riguardo ai
mostri in città.
"Mi dispiace" rispose la ragazza, facendo svolazzare a destra e a
sinistra i capelli chiari nello scuotere la testa "ne sappiamo quanto
voi,
purtroppo. Pare che i mostri siano apparsi
all'improvviso all'interno
della città e che non siano perciò entrati da
fuori. Come sia successo, però,
al momento è un mistero anche per noi..." sorrise e Squall
capì che non
aveva più nulla da dirgli. Si chiese se non avesse solo
eseguito un ordine
impartitole per non divulgare informazioni preziose o se davvero anche
la
ShinRa fosse all'oscuro di tutto, anche se la cosa gli sembrava
abbastanza
improbabile.
"Potete attendere al cinquantasettesimo piano, se volete..."
suggerì
la sorridente impiegata, sorpresa poi dallo squillo del telefono
accanto a lei.
Attese qualche secondo prima di alzare la cornetta. "...Mi scusi...."
disse al ragazzo davanti a lei, coprendo il microfono con una
mano, per
poi rivolgersi a chi aveva chiamato. "ShinRa Corporation, sono Heather,
in
che cosa posso esserle utile?"
Squall tornò ad avvicinarsi ai suoi amici, notando che
Selphie era
particolarmente perplessa.
"Ehi Sel, che hai?" chiese Rinoa, notando come lui l'espressione
accigliata dell'amica.
"Niente" disse lei, rilassandosi mentre scuoteva il capo "è
che
credevo che nelle grandi società le centraliniste avessero
la cuffia, non il
telefono....Sai quelle cuffiette carine con il microfono e l'auricolare
su un
solo orecchio?" Selphie esibì ampi gesti nello spiegare il
motivo del suo
turbamento, lasciando tutti a bocca aperta, prima di ricordarsi che per
lei era
normale avere certi pensieri.
La receptionist riprese a parlare e Squall tese un orecchio per captare
eventuali informazioni utili. Niente, solo la solita telefonata del
solito tipo
preoccupato per i mostri...
Dopo aver riattaccato l'apparecchio con un sospiro, la
centralinista tornò
a guardare i SeeD, scusandosi con loro dell'attesa e
tornando a
rivolgersi a Squall. Stava per dire qualcosa, quando l'ingresso di un
consistente gruppo di soldier la interruppe, per farle dire invece,
rivolta a
chissà chi in mezzo a tutte quelle divise: "Ah, comandante,
ci sono i SeeD
da Balamb per lei."
Una figura esile rimase a fissare la ragazza, dando le spalle al gruppo
di
amici che la fissava con aria perplessa, specialmente Squall.
"Oh, Heather, ti prego: mi hai dato del tu fino all'altro ieri! Non
cambiamo le cose, ok?"
"Certo, signore."
Il soldier portò una mano alla testa, scuotendo il capo in
un gesto familiare.
"Allora, dove hai detto che sono questi SeeD?"
Heather alzò la testa, indicando i sei ragazzi con
un gesto "Dietro
di te."
La ragazza si voltò lentamente, con l'espressione confusa
che mutava
immediatamente in sorpresa mista a pura gioia.
"Squall!" gridò, correndo ad abbracciare l'amico. Come al
solito,
l'entusiasmo e lo slancio di lei lo costrinsero a portare indietro una
gamba
per non perdere l'equilibrio e finire a terra entrambi. Squall sapeva
che i
suoi amici lo stavano fissando con espressione confusa e sorpresa e
poteva
anche vedere quella interessata della centralinista, che non staccava
loro gli
occhi di dosso neppure al suo sguardo truce.
"Ehi" fece Squall dopo un po', capendo che lei non si sarebbe
staccata tanto presto "cos'è questa storia del comandante?"
Delusa per non essere stata ricambiata nella stretta, Yuna lo
lasciò andare,
mostrandogli i suoi occhi chiari e un piccolo broncio da bambina, prima
di
rispondergli con un repentino cambio d'umore "Ho fatto carriera in
fretta,
non te l'ho detto?" con la punta dell'indice, la ragazza gli
sfiorò il
naso, per poi intrecciare le dita dietro la schiena, sorridendo con
aria felice
mentre lui scuoteva la testa "Oh, beh: me ne sarò
dimenticata..."
Squall sospirò, mentre un colpo di tosse da parte di Irvine
gli ricordò la
presenza dei suoi amici, che aveva momentaneamente scordato. Si
voltò verso di
loro con l'intenzione di presentargliela, ma si rese conto che era
molto più
difficile di quanto pensasse.
"Ciao, sono Yuna." disse lei semplicemente, risparmiando l'arduo
compito a uno Squall sulle spine come poche altre volte. Quanto avrebbe
voluto
fare una foto alla sua faccia, in quel momento! "Mi occupo io
dell'acquisizione del garden. Quindi, Kramer ha mandato voi a mediare:
i suoi migliori
uomini...deve tenere molto a questa storia..." la ragazza si
divertì a
fare la finta tonta e Squall ringraziò che ci riuscisse
così bene, perché gli
altri non sembravano averlo notato. Rinoa, però, la guardava
in modo strano...
"Se volete seguirmi, ci occupiamo di questa storia." Yuna si
incamminò verso gli ascensori, portandosi dietro i SeeD e
Rinoa, mentre teneva
Squall teneramente a braccetto, schiacciando il tasto per chiamare
l'ascensore.
"Sono nella sala grande al cinquantasette, se hai novità."
disse
mentre le porte si aprivano, rivolta alla centralinista che
annuì in risposta.
Trascinò dentro il ragazzo e attese che gli altri la
seguissero prima di
schiacciare il suddetto numero nella lunga lista di tasti. L'ascensore
iniziò a
salire e per un momento tutti rimasero in silenzio, senza sapere cosa
dire.
Tutti rimasero assolutamente scioccati nel vederla poggiare il capo
contro il
braccio di Squall, senza accennare minimamente a lasciarlo andare. Poi,
dopo un
po' che salivano, Quistis tentò di presentare i compagni, ma
lei la interruppe
dicendo che sapeva già chi erano. All'occhiata torva di
Squall, però, si
costrinse ad aggiungere: "La vostra fama vi precede, è
difficile non
ricordare i vostri volti ultimamente..."
"Ehi" Yuna concentrò tutta la sua attenzione su Squall,
fissandolo
dal basso nei suoi occhi di ghiaccio "tu sai qualcosa dei mostri?"
Lei scosse la testa, chinando lo sguardo per un attimo.
Mollò la presa sulla
sua giacca, grattandosi la testa con imbarazzo "Sono apparsi dal nulla
e
nel nulla sono spariti, dopo un po' che li combattevamo. Sembrava quasi
che
qualcuno li avesse...evocati. Farò rapporto appena
possibile, ma adesso mi devo
occupare di voi. Maledetta burocrazia, è sempre
così seccante..."
Squall sorrise, lasciando letteralmente di sasso i suoi amici.
"Sai, non mi aspettavo venissi di persona..."
"Beh, io non mi aspettavo che fossi tu il mediatore."
Sorridendo, Yuna varcò le porte dell'ascensore, che intanto
era appena arrivato
al piano, e disse a tutti di seguirla, conducendoli in una grande
stanza con
una parete completamente vetrata che affacciava sulla strada e un lungo
tavolo
rettangolare, circondato da comode sedie girevoli, dove evidentemente
si
tenevano le trattative. Un telefono era appoggiato sul tavolo, vicino a
dove si
era seduta la ragazza, che aveva fatto capire con un gesto agli altri
di
sedersi.
Un attimo dopo, la ragazza schiacciò il numero sei
sull'apparecchio e rimase un
momento in silenzio, prima di dire un'unica frase: "Joe, ho bisogno di
te
al cinquantasette, nella sala conferenze." Riattaccò la
cornetta senza
attendere risposta e un attimo dopo la porta si aprì,
lasciando entrare un
ragazzo vestito in modo elegante, che avanzava con passo deciso verso
di lei.
"Mi chiamo Joe Gordon, sono il responsabile dell'ufficio che
si
occupa dei rapporti con l'esterno." il ragazzo porse la mano a tutti,
prima di sedersi accanto alla collega.
Prendendo in mano i fogli che l'altro aveva appena portato, Yuna
aprì la bocca
per parlare ma si bloccò immediatamente quando il telefono
al suo fianco prese
a squillare.
"Yuna" disse, rispondendo dopo un attimo. Rimase in silenzio
per
qualche momento, prima di strillare con aria agitata: "Che cosa? Ok, io
vado, ma mandami su una squadra di supporto: non sappiamo con chi
abbiamo a che
fare..." attaccò dopo un momento, sbattendo la cornetta sul
telefono nella
fretta di scattare in piedi a denti stretti. "Scusate, abbiamo problemi
ai
piani alti..."
Squall annuì, alzandosi in piedi anche lui "Serve aiuto?"
Lei ci pensò su un attimo, annuendo poi con decisione.
"Grazie"
Squall fece un cenno agli altri SeeD, facendo loro capire di seguirlo
mentre
usciva di corsa con la ragazza.
***
Quando i
sette ragazzi arrivarono nell'ufficio del presidente, Yuna
bussò con enfasi,
chiamando a gran voce l'uomo all'interno. Non ricevendo risposta
tentò di
aprire la porta, ma la maniglia era bloccata.
"Maledizione!" gridò, allontanandosi di qualche passo mentre
con la
mano destra prendeva la pistola che teneva infilata nei pantaloni,
dietro la
schiena. "Fate attenzione." disse ai SeeD, che si scansarono
immediatamente quando la videro puntare l'arma davanti a lei e sparare
tre
colpi consecutivi all'altezza della maniglia. Si riavvicinò
di corsa, sfondando
con un calcio la già martoriata porta, che si
aprì di scatto sull'ufficio del
presidente. Yuna teneva la pistola con entrambe le mani, osservando con
attenzione la stanza davanti a lei. Entrò con passo lento,
stringendo più forte
l'arma tra le sue mani, mentre sentiva Squall alle sue spalle sguainare
la
Lionheart. Tutto sembrava in ordine, ma nella stanza non c'era nessuno.
Guardando in terra, la ragazza si accorse che una scia di sangue
sporcava il
pavimento dietro la scrivania. La poltrona in pelle nera girevole su
cui il
presidente sedeva sempre era voltata verso la vetrata, dando le spalle
ai nuovi
arrivati. Yuna abbassò l'arma, già scattando
verso la scrivania, quando la
poltrona fu voltata verso di lei, rivelando una figura nerovestita
seduta
comodamente sopra di essa, stringendo i braccioli sotto le mani
guantate di un
nero usurato. L'uomo, col volto coperto da un cappuccio calato fin
sopra gli
occhi, mise le gambe sulla scrivania ordinata, accavallandole una
sull'altra.
Squall si affiancò all'amica, alzando il gunblade verso lo
sconosciuto, mentre
lei si limitava a fissarlo con sguardo vuoto. Quello si spinse via dal
banco,
per poi alzarsi in piedi nella sua alta statura. Probabilmente avrebbe
potuto
guardare Squall negli occhi, se fossero stati faccia a faccia.
"Così, ci si rivede finalmente..." disse la figura in nero,
incrociando le braccia e posando la sua attenzione su Yuna, fino a quel
momento
immobile coi pugni stretti a fissare il sangue sul pavimento. Rialzando
lo
sguardo su di lui con espressione confusa, la ragazza lo vide sparire,
senza
riuscire a ricordare di aver mai sentito quella voce.
Impiegò un momento per
riprendersi dallo stupore iniziale, prima di correre dietro la
scrivania,
bloccandosi con lo sguardo fisso in terra quando si rese conto di
ciò che era
successo. I rinforzi arrivarono in quel momento, trovando la ragazza
inginocchiata in terra, che con voce tremante dava loro l'ordine di
dare
l'allarme. "Chiamate un medico, presto!" gridò, mentre
vedeva i
soldier correre via uno ad uno dopo le sue parole. Yuna
tornò a fissare l'uomo
a cui teneva sollevata la testa con gli occhi che bruciavano per la
rabbia.
Quistis le si avvicinò e rimase ad osservare per un momento
la pozza di sangue
in cui giaceva immobile Kaim Sharley, l'ultimo presidente della ShinRa,
a capo
dell'azienda da soli due mesi.
"Non si può più fare nulla." disse rivolta ai
suoi amici, mentre
scuoteva la testa con rassegnazione. "È morto."
Yuna si rialzò, continuando a tenere il capo chino. I pugni
stretti, il volto
teso: Squall sapeva che la ragazza non voleva mostrare gli occhi lucidi
che
sicuramente aveva. Lei non era abituata a simili spettacoli...
Dopo essersi ripresa, la ragazza continuò ad impartire
ordini ai suoi uomini
come se non avesse mai fatto altro in tutta una vita, perfettamente
padrona
della procedura da seguire in certi casi. Passò un'ora
così, un'ora in cui i
SeeD rimasero seduti fuori dall'ufficio del presidente a fissare il
continuo
via vai degli impiegati della ShinRa e di Yuna in particolare, che
continuava a
sparire nell'ufficio e ad uscire dopo qualche minuto, spiegando a tutti
cosa
fare e dove andare. Squall si sorprese per la fermezza e il
sangue freddo
con cui lei gestiva la situazione, ritrovandosi a pensare quanto fosse
cresciuta da quando si erano conosciuti, quanto fosse
diventata forte...
"Vi dispiace se rimandiamo a domani questa faccenda della fusione? Ora
non
mi sembra proprio il caso e tutti sono impegnati in qualcosa..."
Squall rialzò d'improvviso lo sguardo su Yuna, quando la
sentì parlare a pochi
passi da lui.
"Naturalmente avrete a disposizione delle stanze per stanotte, qui nel
dormitorio."
I ragazzi rivolsero lo sguardo al comandante, aspettando di conoscere
il suo
responso. Squall annuì, alzandosi in piedi.
"Bisognerà avvisare il
preside, però. C'è un posto tranquillo dove poter
telefonare?"
"Vieni, ti faccio vedere." Yuna fece un gesto con la mano, facendo
capire all'altro di seguirla e insieme si allontanarono da tutto quel
trambusto, sparendo poi nell'ascensore.
"Ehi, Rin" rimasti soli, Zell ne approfittò immediatamente
per
chiamare con una leggera gomitata l'amica al suo fianco,
avvicinandosi a
lei come per dirle un segreto "ma questa Yuna che lavora alla
ShinRa...non
ti sembrava quella ragazza?"
Rinoa chiuse le mani a pugno sulle gambe, chinando lo sguardo senza
dire una
parola.
"Quale ragazza?" s'intromise Selphie lì vicino, sporgendosi
un po' in
avanti per vedere meglio Zell.
"Quella che hanno beccato con Squall quando sono tornati al garden,
Sel!" le spiegò Irvine, scuotendo la testa con rassegnazione
mentre teneva
una mano sulla fronte.
"Ah, quella ragazza..."
"Non lo so, non l'ho notato." Quando Rinoa rispose, tutti si
accorsero del suo disagio. Dopo un po' che se ne stavano in silenzio,
tutti
attenti a non incontrare gli sguardi degli altri, Zell batté
un pugno sul palmo
dell'altra mano, attirando all'improvviso l'attenzione dei suoi amici.
"Ho trovato!" esclamò, sorridendo. "Mi è venuta
un'idea!"
"Perfetto, siamo rovinati!" il commento di Irvine fu subito stroncato
dalle occhiate torve di Selphie e di Quistis, che lo costrinsero ad
affondare
più in basso sulla panchina su cui stavano stretti i cinque
ragazzi, calcandosi
il cappello sulla testa in un istintivo tentativo di nascondersi ai
loro
sguardi inceneritori.
"Parla, Zell." gli disse Quistis, quando capì che Irvine non
avrebbe
più aperto bocca e dato fiato.
Annuendo, il ragazzo spalancò le braccia, costringendo tutti
ad abbassarsi o
appiattirsi contro lo schienale per evitare di essere colpiti. "Tutto
ciò
che dobbiamo fare è tenerli d'occhio, così
potremo capire che rapporto c'è tra
quei due!"
"Secondo me avete frainteso tutto..." sussurrò la bionda
ragazza,
sistemandosi meglio gli occhiali fini davanti agli occhi. "Squall non
è
così scemo da correre dietro alla prima che passa." Le
occhiate di tutti
si spostarono istintivamente su Irvine, a quelle parole "Non farebbe
mai
nulla per ferirti, Rin."
"Giusto, sicuramente abbiamo capito male. In fondo, si stavano solo
abbracciando, no?" aggiunse Selphie col suo solito entusiasmo, quando
finalmente riuscì a staccare lo sguardo dal cowboy al suo
fianco.
"Beh, trattandosi di Squall, anche un abbraccio è
incriminante..."
"Cos'è, tutto d'un tratto sei diventato l'uccello del
malaugurio,
tu?" sbottò l'allegra ragazzina, incrociando le braccia sul
petto con fare
stizzito.
Irvine alzò le mani in sua difesa quando per l'ennesima
volta i suoi amici lo
fulminarono con lo sguardo.
L'ascensore si aprì di nuovo e Yuna rispuntò
nella stanza, sorridendo per un
momento ai cinque ragazzi che la stavano fissando. Loro ricambiarono
con
imbarazzo, come colti con le mani nel sacco. Attesero che sparisse di
nuovo
nell'ufficio del presidente, prima di riprendere a parlare, stavolta
con tono
più basso.
"Quindi, voi dite che non mi devo preoccupare?" domandò
Rinoa,
incerta, tornando ad allentare le mani ancora strette a pugno.
"Sicuro!" fu l'unanime risposta delle due ragazze.
"Ma l'avete vista? Avete visto come si è stretta a lui, con
quanta
naturalezza l'ha fatto nonostante la nostra presenza?"
"Proprio per questo non può esserci nulla tra di loro." il
tono di
Irvine sembrava quello di chi spiega ad un bambino qualcosa di
elementare.
Sorpreso e rassegnato ai loro sguardi interrogativi, il ragazzo
chinò la testa,
battendosi una mano sulla fronte. "Ma devo proprio spiegarvi tutto?"
Nessuno rispose, attendendo la spiegazione del cecchino.
"Se davvero ci fosse qualcosa tra di loro, in pubblico sarebbero
impacciati e non si sfiorerebbero nemmeno per paura di destare
sospetti.
Invece, proprio perché sono così naturali
insieme, non c'è alcun motivo di
preoccuparsi. Chiaro il concetto?"
"Beh, su questo ha ragione..." sussurrò Zell, indicando con
il
pollice l'amico alle sue spalle.
"E se proprio vuoi esserne certa, allora ci penseremo noi ad
indagare!" l'entusiasmo di Selphie e il sostegno di tutti i suoi amici
riuscì a rianimare Rinoa, che sorrise di cuore a tutte le
loro premure.
"Grazie ragazzi!" un abbraccio generale strinse i cinque ragazzi,
tutti sorridenti nonostante il momento non fosse dei migliori. "Siete
gli
amici migliori che si possano desiderare!"
***
Quando
arrivarono ai piedi del colosso ShinRa, Cloud e Tifa furono
immediatamente
fermati da dei soldier all'ingresso. La ragazza provò a
domandare cosa fosse
successo, ma la risposta fu solo che non potevano rilasciare nessuna
informazione. Cloud notò l'agitazione nelle loro voci, nei
loro movimenti e
disse a Tifa di lasciar stare, avviandosi subito verso il bar.
"Che c'è?" le chiese lei, affiancandolo dopo un attimo.
Cloud scosse la testa, restando in silenzio. "Non sono solo i
mostri il
problema. Ci deve essere dell'altro, di sicuro...ma cosa?"
Senza riuscire a rispondersi, l'ex membro dell'Avalanche
continuò a camminare
senza dire una parola e senza mai incrociare lo sguardo di nessuno
lungo la
strada.
Capitolo 7 *** Capitolo 6 - Una nuova minaccia ***
Capitolo 6 - Una nuova minaccia
Capitolo 6 Una nuova minaccia
"...E
non è ancora stata stabilita la causa dell''improvvisa
comparsa di mostri al centro di Midgar."
La voce della reporter
del telegiornale del mattino le arrivava alle orecchie nonostante il
chiacchiericcio diffuso nel bar. Concentrata unicamente sulla tazza
fumante di caffè che stringeva tra le mani, Yuna cercava di
ignorarla, conoscendo già la maggior parte delle notizie che
stavano trasmettendo.
"La ShinRa non si esprime al riguardo, come non si esprime sul
decesso del presidente Kaim Sharley, ancora avvolto nel mistero. Alle
domande dei giornalisti, gli addetti all'ufficio stampa hanno risposto
solo con un semplice 'no comment', spiegando che non erano autorizzati
a rilasciare informazioni di alcun genere riguardo gli avvenimenti di
questa movimentata mattinata."
La ragazza affondò lo sguardo nel caffè,
bevendone solo
un piccolo sorso per via del calore ancora eccessivo. Certo che 'non
erano autorizzati a rilasciare informazioni': era un suo ordine...
Sospirando, Yuna non notò i ragazzi che l'avevano affiancata
fin quando uno non le rivolse la parola.
"Ehi!" le disse, facendole alzare lo sguardo nella sua direzione.
Quattro volti conosciuti le stavano davanti, chi sorridendo, chi
sventolando una mano in segno di saluto. "Che coincidenza rivederci
qua...Possiamo sederci?"
Sorpresa, Yuna attese un momento prima di
annuire con calma. Irvine si sedette accanto a lei senza troppi
complimenti, posando subito un braccio sulla spalliera della panca
imbottita su cui stava la ragazza.
"Ahia! Ahia!"
Selphie lo fece subito rialzare, tirandolo su per un orecchio,
incurante degli sguardi degli altri clienti su di loro. "Smettila di
fare lo scemo!" gli disse lasciandolo, mentre portava con decisione i
pugni sui fianchi. Il cecchino si massaggiò l'orecchio
dolorante
con aria innocente, scrollando le spalle con un lieve sorriso. "Ops..."
Quistis stava ancora scuotendo la testa quando si sedette vicino al
soldier, mentre Zell aveva già in mano il menu per la
colazione.
Gli altri due li imitarono dopo un istante, spingendo Zell nell'angolo
sotto la finestra.
"Così...tu e Squall vi conoscete bene, eh?" chiese subito
Irvine, incrociando le braccia sul tavolo e protendendosi verso la
diretta interessata.
Yuna sorrise, scuotendo le spalle mentre sorseggiava nuovamente il
caffè. "Per quanto si possa conoscere uno come lui...A
proposito, sapete dov'è?"
"Con Rinoa." rispose Selphie, rubando il menu dalle mani di Zell per
osservarne attentamente il contenuto. "Dovrebbero essere qui a momenti,
comunque."
"O magari prima..." Irvine sventolò un braccio per farsi
vedere
dalla coppia appena entrata nel bar e le due ragazze che gli stavano
davanti si voltarono a cercarli.
"Ciao!" esclamò Rinoa, raggiante, mentre si sedeva vicino al
ragazzo coi capelli lunghi, seguita un attimo dopo da Squall.
Un coro di saluti le rispose. Approfittando del momento di distrazione,
Zell riprese il menu dalle mani dell'amica, che gli lanciò
un'occhiata gelida.
"Visto chi abbiamo trovato che faceva colazione qui?"
domandò il
ragazzo con fare indifferente, fingendo di non aver visto lo sguardo
assassino che gli era stato rivolto.
Yuna scrollò le spalle, alzandosi in piedi. "Purtroppo
per poco, devo tornare a lavoro. Chiedete di me stasera per le vostre
stanze. Buona giornata." Sorrise, nonostante tutti la fissassero con
aria curiosa. Squall, invece, sembrava perplesso e aveva di nuovo
l'espressione che le riservava quando sapeva che qualcosa non andava.
Ma non importava: in due minuti scarsi sarebbe stata fuori dal locale e
si sarebbe lasciata dietro tutte le domande del ragazzo.
Andò
alla cassa e pagò in fretta il conto, per poi uscire con
passo
spedito e falsamente tranquillo dal locale.
***
La
camminata veloce e
rigida di Yuna tradiva la sua incertezza, anche se né lei,
né tanto meno Squall sapevano a cosa questa fosse
dovuta.
"Ehi!" la voce del SeeD le arrivò dalle spalle, facendola
fermare per voltarsi a guardarlo mentre lui le si avvicinava con calma.
"Va tutto bene?"
La ragazza chinò lo sguardo, prendendosi un po' prima di
rispondere con tono freddo e distaccato, sferzando l'aria con un gesto
della mano. "Senti, non voglio crearti problemi, ok? Torno alla ShinRa,
oggi c'è parecchio da fare."
Senza attendere la sua reazione, lei si voltò e si
allontanò in fretta, ignorando completamente il tentativo di
lui
di fermarla. "Yuna, aspetta!"
***
Nonostante
avesse
davvero parecchio lavoro da svolgere alla ShinRa quel giorno, Yuna non
se la sentiva di andarci davvero. Non subito, se non altro. Si
diresse perciò fuori città, verso le immense
pianure
incolte che circondavano Midgar, premendo il tasto verde sul tastierino
del cellulare e scorrendo gli ultimi numeri chiamati. Trovato
quello che cercava, lo schiacciò di nuovo e attese
che la
ragazza che sapeva esserci dall'altra parte della cornetta le
rispondesse con professionalità. "ShinRa Corporation,
sono Heather, in che cosa posso esserle utile?" "Heather,
sono Yuna. Rientro nel pomeriggio. Se vi serve chiamatemi sul
cellulare."
"Certo."
"Mi raccomando, però: solo se indispensabile, altrimenti
gradirei non essere disturbata."
"Riferirò, signore."
Yuna attaccò e chiuse con un gesto lo sportellino del
cellulare,
infilandolo poi in una tasca dei pantaloni neri di pelle che si era
messa al posto della divisa da soldier, quasi completamente insozzata
di sangue. Sopra, invece, indossava una semplice canotta bianca
scollata e un unico guanto nero aderente a fasciare la mano destra.
Perfettamente in contrasto con l'aria dura che la pelle le donava,
decine di braccialetti colorati le riempivano l'avambraccio sinistro,
insieme a una piccola fascia gialla che aveva stretto appena sotto la
spalla. Un laccio di cuoio legato al collo senza
però
sorreggere nessun ciondolo le dava sempre fastidio quando si muoveva,
ma lo portava dal giorno in cui aveva deciso di seguire Squall e non
aveva intenzione di toglierselo: ogni volta che se lo sentiva addosso,
ogni volta che provava anche solo un minimo fastidio, la ragazza
ricordava perché era lì e quale fosse il
suo
obiettivo, il motivo per cui si era lasciata tutto alle spalle ed era
diventata...beh, quello che era. Gli anfibi facevano scricchiolare la
terra ed i piccoli sassolini che incontravano ad ogni suo passo,
risuonando nella piana deserta e inospitale come un invito a nozze per
i mostri. Il prurito che aveva alle mani le fece capire che non vedeva
l'ora di trovarsene uno davanti, tanto per rilassarsi un po'. Alle
volte il centro addestramento del garden le mancava proprio...
Continuò ad allontanarsi per molto, completamente delusa da
quei
poveri mostriciattoli che aveva incontrato e sistemato col semplice uso
della magia. Cercava qualcuno con cui impegnarsi, non di certo simili
schiappe! Sospirando, Yuna si guardò per un momento alle
spalle,
osservando la città oltre le carcasse dei mostri che aveva
abbattuto: sembrava così lontana...Un improvviso
ruggito
la fece tornare a voltarsi, sorridendo nel trovarsi davanti una chimera
e qualche piros, anche. "Finalmente cominciamo a
ragionare!" pensò
felice, allungando le braccia al cielo per stiracchiarsi prima di
cominciare a combattere sul serio. Estrasse l'elsa nera della Death's
Chaos dal borsellino legato alla cintura, mentre la chimera si
abbassava sulle zampe anteriori e alzava la coda a testa di serpente
per lanciarle contro una magia di tuono. Yuna si mise di fianco,
alzando il braccio sinistro a coprirsi il volto. "Cavolo, come si chiamavano
quelle magie per parare gli elementi? Para...para...giusto, parathund!"
Stava per usare la magia, quando una specie di
gabbia luminosa la avvolse per un momento, formando una sfera perfetta.
"Shell? Ma chi...?"
Un istante dopo, una moto nera si frappose tra lei e i mostri e un
ragazzo biondo con in mano una lunga spada dal grigio spento scese a
terra. Yuna rimase immobile a fissarlo mettere k.o. la chimera con
pochi colpi ben assestati, senza neppure rivolgerle uno sguardo mentre
lo faceva. La ragazza sapeva di avere un'espressione a dir poco
inebetita nell'ammirarlo, ma che ci poteva fare se con tanta gente che
poteva incontrare, proprio lui era venuto a mettersi in mezzo? Wow,
trovarsi Brad Pitt nella torta del compleanno doveva avere lo stesso
effetto...
Il ragazzo si occupò anche di un piros, prima che Yuna si
decidesse a reagire, tanto per non fare la figura della "donzella in
pericolo" con un simile schianto davanti. Velocemente,
richiamò
una magia di ghiaccio e in un attimo anche l'altro piros fu sistemato.
Solo allora lui si voltò a guardarla, squadrandola da capo a
piedi con espressione vagamente sorpresa.
Yuna chinò un momento il capo, imbarazzata nel sentirsi
addosso il suo sguardo. "Orlando Bloom gli fa un baffo a
questo qui..." pensò,
nervosa, mentre si spostava una ciocca di capelli dietro un orecchio e
con un sorriso stupendo tornava ad incrociare il suo sguardo. "Grazie
dell'aiuto." disse, cercando di ritrovare la calma "Ma non ce n'era
bisogno, davvero."
"L'ho notato." "Wow, che bella voce!"
pensò Yuna, cercando di non tornare a
mostrare l'espressione da pesce lesso che sapeva di aver avuto.
"Tutto ok?" le chiese il ragazzo, dopo un po' che se ne stava zitta.
Lei annuì semplicemente, intrecciando le dita dietro la
schiena.
Il ragazzo non poté fare a meno di notare il sorriso che lei
aveva sempre dipinto sulle labbra. Chissà cos'aveva tanto da
essere felice...
"Sono Cloud." si ritrovò a dire dopo un attimo, senza
neppure sapere perché si sentisse tanto socievole.
"Yuna" Ci mancò poco che gli rispondesse "lo so"...Dopo un
attimo di silenzio, Yuna si costrinse a chiedergli la prima cosa che le
era venuta in mente, nonostante ne conoscesse già la
risposta: tutto, pur di farlo parlare ancora! "Sei di Midgar?"
"Ci vivo." "Laconico peggio di
Squall: ci credo che a Kingdom Hearts facevano sempre comunella..." Ancora silenzio: Yuna non sapeva che dire,
nonostante fosse
felice come una ragazzina in una gelateria. Era così
difficile
conversare con un tipo del genere...
"Oh, beh...io..." dato che la situazione stagnava, la ragazza
indicò alle sue spalle con un pollice, non trovando altro da
fare se non andarsene. Si voltò, con l'espressione degna di
un
personaggio dei manga tanto era buffa e sofferente. Si fece forza e
mosse qualche passo verso la città, ormai stanca di cercare
mostri, quando Cloud la fermò, esclamando: "Ehi!" Yuna si
voltò di nuovo a guardarlo, pensando che tutto si sarebbe
aspettata, anche che Sephiroth in persona la invitasse a prendere il
tè, ma Cloud che le rivolgeva la parola di sua spontanea
volontà...
"Vai a Midgar?" le chiese.
La ragazza alzò le sopracciglia, restando per un momento
interdetta. "Sì" rispose poi "ci vivo."
Un angolo delle labbra di Cloud si alzò in un lieve
sorriso, spontaneo e inaspettato come solo i suoi sapevano essere. "Wow" pensò
Yuna nel vederlo "credevo
che la mia possibilità di vedere Cloud sorridere fosse pari
a
quella di diventare presidente della ShinRa! Quante cose si
imparano a questo mondo!"
Lui scosse lievemente la testa,
socchiudendo per un attimo gli occhi mentre l'espressione sul suo viso
tornava quella di sempre. Posò la mano sinistra su un
fianco,
mentre la destra stringeva ancora la spada, piccola solo per i suoi
standard. Con un lieve cenno del capo indicò la moto alle
sue
spalle, lontana qualche passo, e domandò ancora, come fosse
estremamente naturale per lui: "Ti va se ti do un passaggio?"
A Yuna per poco non prese un colpo nel sentirlo. Ma insomma, si
può sapere che diavolo stava succedendo a quel mondo: Squall
ordinava il giapponese, Cloud dispensava passaggi e sorrisetti come
niente fosse...Erano tutti impazziti? Comunque, sarebbe stata una
stupida se avesse sprecato l'occasione che lui le aveva offerto
così annuì, cercando di non sorridere troppo, con
scarsi
risultati però. Cloud sorrise di nuovo e Yuna
pensò che
fosse in fin di vita...o che lei fosse talmente ridicola da riuscire a
smuovere persino uno che un sorriso non lo aveva quasi mai fatto in
vita sua. Lentamente,
il ragazzo
si voltò verso Fenrir, continuando a tenere lo sguardo fisso
su
di lei finché poté, per poi incamminarsi verso la
moto
nera. Quando lui si fu seduto, Yuna gli si avvicinò con
passo
incerto, chiedendosi se non stesse sognando. Lo vide riporre la spada
nel vano a destra della moto e accendere il motore, per poi voltarsi a
guardarla con aria quasi impaziente. Le fece un cenno col capo a
indicare alle sue spalle, convincendola a sedersi dietro di lui. Quasi
timida nello stringersi a lui, Yuna appoggiò appena le mani
sui
suoi fianchi e Cloud alzò gli occhi al cielo, partendo
all'improvviso per coglierla di sorpresa e sperando che avesse i
riflessi pronti e non cadesse. Quando lo fece, la ragazza mise da parte
tutte le sue
riserve e si aggrappò forte al suo petto, con gli occhi
chiusi e
la testa affondata nella schiena di lui. Incredibile: era andata in
moto per anni, eppure ogni volta aveva sempre quello strano timore che
le impediva di tenere gli occhi aperti o semplicemente di strillare e
godersi il vento tra i capelli come faceva sempre lui... "Diamine,
perché finisco sempre col pensare a lui?" Yuna sospirò, senza riuscire a tenere a bada i
ricordi che riaffiorarono ad un tratto.
***
"Se
continui a
stringermi così, finirò col morire soffocato!"
Nonostante
probabilmente dicesse sul serio, la voce di Lee suonava limpida e
serena e, anche se Yuna era alle sue spalle, sapeva perfettamente che
il sorriso gli illuminava il volto.
"Moriremo se non lasci quel cavolo di acceleratore, pazzo
squinternato!" La ragazza si chiedeva come diamine riuscisse ad essere
sempre così bello, sicuro e tranquillo in qualunque
situazione.
In quel momento, per esempio, lei era spaventata a morte e le gambe non
volevano saperne di star ferme, nonostante odiasse l'idea che Lee
avvertisse la sua fragilità. La ragazza sapeva che quello
era
uno dei motivi per cui lui sorrideva tanto beatamente. L'altro,
naturalmente, è che stava guidando la sua moto.
"Non vedo dove sia il problema..."
"...Disse quello che non può morire..."
Lee scosse il capo e si voltò a guardare indietro, i capelli
liberi dal casco che gli svolazzavano davanti agli occhi chiari. "Sai,
proprio non capisco di cosa hai paura..." sussurrò lui,
l'aria
allegra e spensierata stampata in volto nonostante lo sguardo di
terrorizzato rimprovero che gli arrivò in risposta. Yuna gli
girò il capo a forza, facendolo tornare a guardare avanti.
"Ci manca solo che non guardi più la strada, per finire in
bellezza la giornata..."
Il silenzio calò tra i due per qualche minuto, lasciando che
la
mente di ognuno vagasse tra i propri pensieri. Nonostante le braccia le
facessero male e il ragazzo le avesse già detto e ripetuto
di
allentare la presa, Yuna continuava a stringersi a lui con quanta
più forza aveva in corpo, con la testa posata a cercare
riparo
sulla sua schiena e le gambe strette all'inverosimile contro la moto
scura che sfrecciava nel buio della notte. Era piena estate e l'aria
fresca che la velocità faceva battere contro di loro era un
vero
toccasana contro quel caldo afoso che finiva sempre col privarli delle
forze.
Solo qualche ora prima, Yuna era stata svegliata da uno strano rumore,
come di qualcosa che batteva contro un vetro. Si era alzata dal letto,
guardinga, e si era avvicinata alla finestra, scostando di poco le
tende per guardare fuori. Per poco non aveva urlato nel trovarsi di
fronte Lee, accucciato sul ramo della quercia più vicino
alla
finestra della sua stanza, sorridente nel vedere la ragazza. Le aveva
fatto cenno di aprire i vetri e lei aveva obbedito, docile e sorpresa,
convinta com'era che fosse solo un sogno. Con un balzo leggero, Lee era
atterrato sulla morbida moquette della stanza, senza fare il minimo
rumore.
"Ciao." le aveva detto, scoccandole un bacio sulla guancia mentre si
rimetteva in piedi e le regalava un sorriso angelico.
"Che ci fai qui?" gli aveva invece chiesto lei, seguendolo con lo
sguardo mentre lui andava a sdraiarsi sul suo letto, supino e con le
mani dietro la testa.
"Dici che il mastino di là mi avrà sentito?"
aveva
sussurrato Lee, dopo aver risposto con un'alzata di spalle alla domanda
di lei.
"M...mastino?" imbarazzata e sulle spine (oltre che mezza addormentata,
vista l'ora), Yuna non era riuscita a capire di chi stesse parlando e
ripeté quella parola, tentando inutilmente di ragionare. Lee
si
era messo seduto, notando immediatamente il lieve rossore sulle guance
dell'amica.
"Squall, chi altro? I tuoi non si sveglierebbero neanche se arrivassero
gli alieni..."
"Ah, già: Squall..." Di nuovo, a Lee non era sfuggito il
modo
quasi ossessivo con cui Yuna teneva le braccia strette al corpo, lo
sguardo basso che solo raramente guizzava ad incontrare il suo.
Sorridendo malignamente le si era avvicinato, mentre lei indietreggiava
d'istinto, fino ad arrivare con la schiena contro la parete chiara e il
ragazzo che, a pochi centimetri da lei, le impediva di fuggire.
"Non dirmi che ti vergogni!" l'aveva canzonata, sfiorandole la punta
del naso con l'indice della mano destra.
"Eh?"
Senza smettere di sorridere, Lee aveva lottato con la forza della
ragazza e le aveva allontanato le braccia del corpo,
valutando con sguardo critico ed attento il tenero baby-doll bianco
decorato di ibisco lilla che lei indossava...
"Però, non credevo dormissi così...Se l'avessi
saputo, sarei passato prima a farti visita!"
Yuna gli aveva tirato un calcio e lui finalmente, tra una risata
sommessa e un'impertinente tentativo di osservare oltre la scollatura
della ragazza, si era deciso a dirle cos'era venuto a fare
lì
nel cuore della notte.
"C'è una cosa che vorrei farti vedere, ma ti devi sbrigare.
Dai, cambiati che ho la moto qui sotto!"
Così, Yuna si era cambiata, dopo aver pazientemente lottato
con
Lee perché non la guardasse mentre lo faceva, se non voleva
che
il suo bel faccino venisse segnato a vita. Lo aveva seguito fuori dalla
finestra, curiosa e meno assonnata e si era subito stretta a lui,
quando di malavoglia era salita sulla moto del ragazzo.
Fu solo venti minuti più tardi che Lee, finalmente, si
decise a
rallentare e Yuna aprì gli occhi, guardandosi attorno con
interesse: Lee l'aveva portata in spiaggia, col mare scuro piatto come
una tavola per
l'assenza di vento e la luna quasi piena che stava lì
lì
per sparire e lasciare il posto all'alba. Lee parcheggiò e
subito prese lei per mano, correndo sulla spiaggia candida con
l'entusiasmo di un bambino.
"Coraggio, togliti le scarpe!" gridò e la spiaggia deserta
sembrò ancora più vasta quando la sua voce si
perse in
lontananza, unendosi al fruscio delle onde. Velocemente, entrambi si
tolsero le scarpe: lui gli intramontabili anfibi scuri, lei le
irrinunciabili
All Star candide. A piedi nudi e con la mano nella mano, corsero sulla
sabbia fredda, sul bagnasciuga umido, fino ad arrivare a bagnarsi i
piedi nell'acqua tiepida, ridendo di gioia mentre saltavano e si
schizzavano come bambini, finendo subito col bagnarsi del tutto.
Mezz'ora più tardi, dopo che il tempo era volato come
fossero
passati solo pochi minuti, il freddo pungente del mattino sorprese i
due amici, che si ritrovarono a tremare nonostante fosse la fine di
luglio. Stremati, si sedettero in terra, osservando il cielo che
cominciava a schiarirsi e a tingersi dei colori dell'alba. Yuna si
strofinava le braccia nel tentativo di scaldarsi, con le gambe strette
al petto e il mento posato sulle ginocchia, quando Lee le
posò
un caldo asciugamano sulle spalle. Yuna si voltò a guardarlo
sorridere, posandosi contro una sua spalla e lasciandosi abbracciare
per dividere con lui il telo morbido.
"Dove lo hai preso?" gli chiese lei, capendo immediatamente quando il
ragazzo schioccò le dita, mimando con le labbra un ironico
"Puff!"
"Sai, è la prima volta che vedo l'alba..."
sussurrò lei
dopo un po', estasiata dai colori pastello che dipingevano il cielo di
mille sfumature diverse.
"Lo so." rispose Lee con lo stesso tono di voce, basso e dolce da far
svenire.
Yuna distolse lo sguardo dal panorama di fronte a sé,
incrociando quello fisso e sereno del ragazzo accanto a lei, mentre un
identico sorriso si disegnava sulle labbra di entrambi.
***
"Siamo
arrivati." la
voce cupa e profonda di Cloud la riscosse all'improvviso dai suoi
pensieri, riportandola alla realtà. La moto era ferma sotto
casa
sua e il ragazzo teneva un piede a terra per sorreggerla. Yuna ci mise
un po' per ricordare cosa ci faceva lì e che dovesse fare.
Scosse la testa e scese di sella, tentando di dimenticare le dolorose
immagini che continuavano ad affollarle la mente, la voce dolce e
leggera di Lee che la riempiva di parole.
"Grazie" si costrinse a dire, quando si rese conto di avere lo sguardo
del ragazzo biondo addosso. "Grazie del passaggio."
Cloud annuì una volta soltanto, prima di ripartire senza una
parola o il minimo cenno di un sorriso, lasciandosi lei alle spalle.
***
Quella
sera, sommersa
dal lavoro e dalle scartoffie che continuavano ad ammucchiarsi sulla
sua nuova scrivania, Yuna decise di rimanere più a lungo a
lavoro e di aspettare anche l'arrivo dei SeeD per sistemarli di persona
negli alloggi liberi dell'azienda. China sul suo pasto, in mensa, stava
rileggendo per la quarta volta un documento di cui ancora non aveva
afferrato il contenuto, distratta com'era da mille altri pensieri:
Squall che era in città, l'incontro con Cloud, Lee... "Lee..."
Fu solo mentre si dirigeva verso il suo ufficio che la sua mente
iniziò a sgombrarsi e i crampi della fame a farsi sentire,
visto
che aveva avuto lo stomaco chiuso e in mensa non era riuscita a mandare
giù nulla. Oh, beh: tanto in ufficio teneva sempre qualche
snack...
Stava giusto per premere la maniglia della porta, quando un rumore
dall'interno la frenò, facendole istintivamente portare la
mano
libera ad afferrare una delle due pistole.
***
"Allora,
passiamo in mensa più tardi? Voglio proprio vedere se anche
qui i panini sono buoni come quelli del garden!"
Squall stava lottando con sé stesso per non appendere la
metà dei suoi compagni al primo muro libero, lottando col
solito
mal di testa che gli disturbava i pensieri. "Prima pensiamo a trovare
Yuna, poi andiamo in mensa." rispose lui, secco come sempre mentre
tentava di capire perché
il loro ultimo incontro si fosse interrotto tanto bruscamente e la
ragazza se ne fosse andata così, lasciandolo solo con quella
frase che non riusciva ad afferrare. Creargli problemi? Di che stava
parlando? Gli unici problemi che aveva al momento, oltre a
quell'orribile emicrania, erano Rinoa e la sua missione. Che c'entrava
lei con il "creare problemi"?
I sei ragazzi svoltarono l'ennesimo corridoio, seguendo una carta
dell'edificio che la centralinista che aveva sostituito quella
incontrata la mattina aveva dato loro, segnando con un pennarello verde
la strada fino all'ufficio di Yuna. Ormai non doveva mancare molto: il
piano era quello e, se il suo senso dell'orientamento non lo ingannava,
dovevano mancare solo poche svolte.
"Che bello, ci siamo quasi!" strillò Selphie in un suo
orecchio,
sbirciando oltre la spalla di Squall il percorso segnato sulla mappa e
saltando di gioia quando vide a che punto erano. Il mal di testa di
Squall, intanto, non accennava a diminuire...
***
"Ci
si rivede, finalmente..."
Quando il ragazzo incappucciato parlò di nuovo, Yuna si
accorse
con orrore di essere in trappola, spinta dallo sconosciuto fin contro
la scrivania e stretta tra lui e il mobile. Nonostante la minima
lontananza, quello continuava ad avvicinarsi al suo viso, spingendo lei
istintivamente sempre più indietro, spostando le mani sul
tavolo
e mandando indietro il busto fin quasi a farsi male.
"Quasi non ci speravo più..." sussurrò lui,
posando le
mani guantate di nero di fianco a quelle della ragazza, che tentava di
trattenere il respiro per non mostrare l'affanno e la tensione che in
realtà aveva. Erano bastate due mosse di quello sconosciuto
per
sfilarle di mano la pistola e altrettante erano servite per sbarazzarsi
della gemella e della Death's Chaos, che la ragazza non era neppure
riuscita ad evocare. Per finire, un novox le aveva impedito l'uso delle
magie
ed ora Yuna si sentiva totalmente inerme contro di lui. Comunque,
s'impose di mostrarsi forte e sicura di sé. "Chi sei? Cosa
vuoi?
Hai ucciso tu Kaim Sharley?" domandò con voce dura, mentre
una
lieve risata dell'altro le faceva aggrottare le sopracciglia, mentre
stringeva i denti d'istinto.
"Chi sei?" ripeté lui, mentre la sua risata si faceva
più
libera e la sua voce sempre più alta "Chi sei? Davvero non
immagini chi possa essere?"
Yuna rimase per un momento in silenzio, tentando di ricordare tutti
quelli che aveva conosciuto da quando era arrivata nel futuro. Poi,
d'un tratto, capì che forse doveva guardare ancora
più
indietro per trovare chi aveva davanti...
"...Chris?" domandò, incerta, provocando l'ennesima risata
di lui.
"Se così si può dire..."
Un lampo di speranza attraversò la mente di lei. "Bingo!" Ne
aveva trovato uno!
Il ragazzo le accarezzò lentamente una guancia,
avvicinandosi
fin quasi a baciarla, quando Yuna riuscì finalmente ad
allontanarsi, eseguendo una specie di capriola all'indietro mal
riuscita
sulla scrivania alle sue spalle.
"Mostrami il tuo volto, Chris, cosicché possa ritrovarti e
combatterti, un domani!"
Lui inclinò il capo e sotto l'ombra del cappuccio nero la
ragazza riuscì a scorgere un perfido sorriso.
"No, non ti piacerebbe sapere chi c'è qui sotto." disse lui,
convinto, mentre scuoteva la testa con le braccia incrociate sul petto.
"Perché, non hai trovato nessuno che avesse il faccino
abbastanza carino da soddisfare i tuoi standard?"
"No" ripeté lui "io lo dico per te..."
"Allora togliti quel dannato cappuccio e lascia che sia io a
giudicare!" gridò Yuna, falciando l'aria con un gesto secco
della mano, irritata come sempre quando era con lui.
Chris rise ancora, lasciando cadere le braccia lungo la linea del suo
corpo, prima di sussurrare: "Se proprio ci tieni così
tanto...ti
accontento subito, tesoro!" Se avesse
potuto
osservare il suo volto sconvolto, probabilmente Yuna avrebbe capito il
perché delle risate ancora più sguaiate di lui.
"Non è possibile!"
***
Quando
svoltarono
l'ultimo angolo, i sei ragazzi del garden giunsero nei pressi
dell'ufficio di Yuna giusto in tempo per sentirla gridare. Qualcosa
schizzò velocemente contro il muro del corridoio,
disintegrando
la parete che comunicava con l'ufficio della ragazza e alzando tanta
polvere da non permettere di vedere a un palmo di distanza da
sé.
"Ma che è stato?" fece Zell a nome di tutti, tossendo la
polvere che aveva respirato.
Poco più avanti, una figura camminava con passo lento verso
la
parete verso cui era scoppiato il muro distrutto, con una calma
straziante e a dir poco inquietante. Lentamente, l'ombra si
chinò a terra, restando immobile per qualche istante, mentre
qualcosa di fronte a lui si muoveva debolmente. Non importava quanta
polvere offuscasse la vista, non importava quanto tutto sembrasse
sconnesso e privo di significato, Squall poteva giurare che la figura a
terra fosse proprio Yuna.
"Povera piccola...avresti dovuto ascoltarmi, una buona volta..." disse
la voce di un uomo. Squall riconobbe di averla già sentita,
quella mattina. Quando l'uomo allungò una mano per
accarezzare
la guancia di Yuna, Squall sentì di non poter più
trattenersi dall'intervenire.
"Ehi!" gridò, sguainando la sua fedele Lionheart e
puntandola
contro di lui. La figura si voltò di scatto e, nel momento
stesso in cui Squall sparò un colpo di avvertimento verso
l'alto, quello sparì, mentre anche la nuvola di polvere
cominciava a calare. "Yuna!" Il SeeD abbandonò il gunblade
in
terra e corse immediatamente verso la ragazza (ora del tutto visibile,
mentre la visuale si faceva più nitida), arrivando da lei
con
una scivolata e inginocchiandosi al suo fianco, preoccupato e col cuore
a mille. "Yuna!" ripeté lui, sollevando il corpo della
ragazza
dalle macerie e posandolo un passo lontano, steso tra le sue braccia.
Squall trattenne istintivamente il fiato, quando la sentì
gemere
di dolore.
"M...ma...le...det...to!" biascicò lei, stringendo
debolmente i pugni per trattenere le lacrime che gridavano di uscire.
"Zitta, non sforzarti di parlare!" sussurrò il ragazzo,
spaventato, cercando con lo sguardo tutte le ferite che lei aveva.
Yuna incrociò il suo sguardo, sorridendo coraggiosamente a
tanta premura. "Cos'è...sto...sto per morire?"
"Certo che non stai per morire!" abbaiò Squall, tentando di
convincersi che doveva ritrovare il sangue freddo. Diamine, dov'erano
finiti tutti quegli anni di gelo, ora che gli serviva un po' di
lucidità? Non si era mai comportato così, dov'era
il suo
buon senso, la sua razionalità?
"Allora...smettila...di pensarlo!"
Il SeeD sorrise, rincuorato dalla forza d'animo dell'amica, annuendo
con convinzione. "Scusa" disse, prendendola delicatamente tra le
braccia e alzandosi lentamente in piedi.
"Selphie!" la ragazza scattò istintivamente sull'attenti al
sentirsi chiamare. "Trova l'infermeria su quella dannata carta!"
La SeeD annuì con vigore, cercando l'infermeria come le era
stato detto, aiutata anche da Quistis e Rinoa.
"Zell, Irvine: date un'occhiata lì dentro e controllate cosa
manca." Squall indicò l'ufficio con un cenno del capo e i
due
ragazzi scattarono immediatamente verso la stanza, saltando agilmente
le macerie per non perdere tempo nell'aggirarle.
"Quistis" la professoressa alzò gli occhi dalla carta che
stava
consultando, fissando il suo ex pupillo in attesa di ordini "informa
chi di dovere dell'accaduto. Selphie, questa carta?" Il tono del
ragazzo era spazientito, ma la risposta arrivò prontamente
"Ce
l'ho!" esclamò lei, raggiante "Seguimi!"
Mentre vedeva la ragazza scattare, Squall si prese un momento per
fissare Yuna, immobile tra le sue braccia: aveva perso i sensi e
probabilmente avrebbe perso molto di più, se non si fosse
dato
una mossa. Incrociò un momento lo sguardo di Rinoa, che gli
annuì in risposta, prima di seguire Selphie di corsa,
pregando
perché non succedesse nulla di brutto.
Squall
si svegliò lentamente quella mattina, cullato dal dolce
tepore
del sole che gli illuminava il volto stanco. Spaesato nel ritrovarsi in
una stanza sconosciuta, il ragazzo si perse in un minuto di
contemplazione, osservando tutto quel bianco che gli stava
intorno: le tende, le pareti, le
lenzuola...non fosse stato per il parquet di legno chiaro,
avrebbe creduto di essere morto. Perché il bianco
lui lo
aveva sempre associato alla morte. Alla morte...e agli ospedali, anche. D'un
tratto, quel pensiero lo riportò alla
lucidità e lo fece scattare a sedere. Certo, doveva essersi
addormentato
nell'infermeria della ShinRa, mentre vegliava Yuna... "Chissà
come sta..." si
chiese, passandosi una mano sugli occhi per scacciare il sonno che
ancora aveva. Stirando distrattamente la schiena, Squall
aprì di
nuovo gli occhi, sobbalzando quando vide che il letto in cui avrebbe
dovuto trovarsi la ragazza era vuoto. "Yuna!"
***
Lentamente, un uomo dal volto celato nell'ombra del suo cappuccio nero,
procedeva per le scure sale di un palazzo in rovina, senza curarsi
dell'incredibile stato di abbandono in cui esso si trovava: le macerie
erano sparse ovunque sul pavimento, ostacolando spesso il passaggio;
l'edera cresceva rigogliosa sulle pareti stinte e senza luce; l'acqua,
arrivata da chissà dove, scorreva a fiumi sul pavimento,
cadendo a
volte dai piani superiori e formando così tanto
spettacolari
quanto assurde e fuori luogo cascate. Ma la figura sembrava non
curarsene, avendo già visto più e più
volte quel luogo dallo splendore
perduto. Il sorriso sotto al suo mantello nero si poteva intravedere
persino nel buio. Ripensava all'espressione di quella povera, piccola
ragazzina quando lo aveva visto in volto, a come il suo viso avesse
pian piano assunto un'espressione sconvolta e il suo corpo si fosse
irrigidito, incapace di rispondere ai suoi pensieri. O, forse, di
pensieri non ne aveva avuti affatto, in quel momento perfetto.
Perfetto
per lui, almeno. La sua risata maligna riecheggiò per le
desolate sale
del palazzo, mentre si portava una mano a slegare i lacci sul collo,
liberandosi in un attimo del mantello sulle spalle. La sua pregiata
stoffa cadde svolazzando in terra, finendo nell'acqua candida. Ecco
dov'era finita, quella maledetta strega! Era andata nel futuro, non si
era arresa! Di
nuovo, il ragazzo rise, passandosi una mano tra i capelli chiari. Dopo
mille anni, finalmente le cose tornavano a farsi interessanti...
***
"Non è
possibile..."
Yuna aveva perso il conto delle volte in cui se lo era ripetuto da
quando si era svegliata, quella mattina in infermeria. Non riusciva ad
articolare altro, se non quelle tre, semplici parole che racchiudevano
tutto il suo sconcerto e il suo sconforto. Anche ora, seduta in terra
con una gamba stretta al petto tra le braccia infreddolite, Yuna non
riusciva a pensare ad altro. Scosse la testa, sospirando a lungo, prima
di rialzare un po' lo sguardo davanti a sé.
"Cosa devo fare, Lee? Tu
che faresti?" La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, nella
paziente attesa di una risposta che sapeva non sarebbe mai arrivata,
prima di sospirare ancora, sconsolata, alzandosi in piedi con una
spinta decisa. "Non posso esitare, vero? Anche se questo...dovesse
cambiare le cose..."
Di nuovo scosse il capo, chiudendo gli occhi per un istante. Un sorriso
triste le si dipinse sulle labbra, quando parlò di nuovo.
"Sono venuta qui per riportarti indietro, non posso permettermi
scrupoli." I pugni erano serrati con rabbia, lo sguardo si rifiutava di
incrociare la figura stesa lì in terra. Si
costrinse a
fissarlo, imprimendo bene nella mente quel doloroso momento per essere
certa di avere un motivo per non mollare. Per non mollare mai. Poi,
dopo secondi che le sembravano essere durati un'eternità,
finalmente si decise a voltarsi e a salire i gradini da cui era venuta.
L'espressione determinata sul volto, la forza della magia che non
chiedeva altro se non l'essere evocata, Yuna sparì nel
nulla,
indossando il guanto nero di pelle che usava per poter tenere la spada.
Intorno a lei il paesaggio era cambiato, la foresta fitta in cui si
trovava avrebbe spaventato chiunque e il buio regnava sovrano,
nonostante fosse mattina presto e in cielo non ci fosse neppure l'ombra
di una nuvola. Ma Yuna non si curava del paesaggio se non per cogliere
eventuali punti di fuga o figure in agguato nell'ombra. D'un tratto, un
sorriso maligno le illuminò lo sguardo, mentre inchiodava
sul
posto e si voltava a guardare verso la fonte del suo interesse, ben
nascosta tra tutta quella folta vegetazione. "Bingo!"
***
Senza farsi vedere, Squall continuava a lanciare rapide e continue
occhiate all'orologio appeso alla parete davanti a lui, in ansia.
Fuori, il comandante Leonhart stava trattando con quel tale,
Gordon, la fusione col colosso ShinRa, formale e professionale come
sempre, ma dentro...dentro Squall non si dava pace e continuava a
pensare: non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era preoccupato
per Yuna e per come stavano andando le cose tra di loro. Non erano mai
stati lontani tanto a lungo e temeva che la cosa potesse agire sulla
corazza che lei si era tanto faticosamente creata in quegli anni in cui
lui le era stato accanto. Qualcosa in lei gli sfuggiva. Era sempre
stato così, in effetti. Qualcosa, se lo sentiva nell'anima,
lei
glielo aveva sempre nascosto, nonostante tutto. Anche ora, quel
qualcosa li stava allontanando sempre di più...e lui non
voleva
neppure chiedersi fino a che punto avrebbe potuto spingerli.
Di nuovo, Squall guardò l'orologio: le nove e tre quarti.
Conclusa la trattativa, sarebbero ripartiti immediatamente e
ciò
significava che, se lei non si fosse sbrigata a tornare e a rifarsi
viva, lui sarebbe stato costretto ad andarsene senza neppure salutarla
e chissà quanto tempo sarebbe passato prima che si fossero
rivisti ancora...
Sospirando impercettibilmente, il comandante Leonhart riprese il
controllo sui pensieri del ragazzo.
Quando
la trattativa ebbe termine, il rappresentante della ShinRa si
congedò
dai SeeD (neo corpo speciale dell'azienda), mentre loro scendevano
verso la hall con passo spedito. Puntavano dritti verso la porta,
quando una voce li chiamò.
"Ehi, Squall! Ragazzi!" Yuna
correva verso di loro e l'espressione preoccupata sul suo viso faceva
subito intuire che qualcosa non andava. Tuttavia, il gruppo
sembrò
interessarsi più alla sua salute che alla sua faccia.
"Davvero ti senti già bene?" domandò
subito Selphie, lievemente preoccupata nel
vederla già in piedi dopo la confusione della sera prima.
"Già" le fece eco Quistis "un po' di riposo ti avrebbe fatto
solo del bene..."
"Non
c'è tempo per queste cose!" tagliò corto Yuna,
agitando freneticamente
una mano davanti al viso "Avete sentito? Anche il vicepresidente
è
stato attaccato! Proprio domani avrebbe dovuto salire di grado e
prendere il posto di Sharley, invece..." La ragazza lasciò
la frase in
sospeso e tutti immaginarono immediatamente il peggio.
"Invece?" le chiese Irvine, a nome di tutti.
"Invece
ora è in infermeria, in condizioni delicate. Sembra non sia
in fin di
vita, tuttavia ha subito seri danni e potrebbe restarne traccia..."
"Certo
che è strano" disse Zell, reggendosi il gomito con una mano
e posando
l'altro pugno sul mento mentre ragionava ad alta voce "in soli due
giorni, il presidente della ShinRa è morto, il comandante
dei soldier è
stato attaccato e ora, come se non bastasse, lo stesso trattamento
è
stato riservato anche al vicepresidente..."
"Sembra che qualcuno
stia tentando di distruggere l'azienda partendo dalle alte cariche..."
proseguì Quistis, cercando conferma nello sguardo freddo e
impassibile
di Squall.
"Qual è il punto?" domandò lui, sintetico come
sempre.
Yuna
incrociò le braccia, prendendosi qualche istante prima di
rispondere
"L'azienda vi vuole ancora qui...almeno finché la questione
non si sarà
risolta..."
I sei ragazzi davanti a lei annuirono, senza fare una piega.
"Solitamente
ci rivolgiamo al centralino per sapere se ci sono disposizioni per noi.
Stavolta, però, so io cosa dovete fare: dovrete scoprire chi
ha
attaccato me, il vicepresidente e l'ex-presidente Kaim Sharley. I video
della sorveglianza riprendono tutto, qui, ma non è insolito
che non ci
sia nessuno a controllare, sul momento. Riferirete direttamente al
vicepresidente, Alexander Dean Sharley. È molto
scrupoloso nel suo
lavoro e, soprattutto ora che l'azienda è completamente al
suo comando,
vuole essere al corrente di ogni singola mosca che si trova a volare
nell'edificio..."
"Sharley non è il nome...?"
"È suo figlio."
rispose Yuna, capendo in anticipo la domanda di Selphie. "A differenza
del padre, però, lui era un soldato. Lavora per la ShinRa da
quando
aveva diciassette anni e si è guadagnato la carica che ha
con anni di
addestramenti e missioni. Una mente davvero brillante, la sua..."
"Ti
ringrazio sentitamente" una voce alle spalle della ragazza la fece
voltare d'istinto, sapendo chi si sarebbe trovata di fronte.
Immediatamente, il soldier eseguì il saluto militare, subito
ricambiata
dal ragazzo di fronte a lei. Alexander D. Sharley stava in piedi di
fronte a lei, sorridendo cordialmente alle sue parole. I sei ragazzi
del garden lo scrutarono a fondo, vedendolo per la prima volta:
ventidue anni, biondo e con gli occhi chiari, saggi, il corpo alto e
robusto di un gran soldato, il sorriso dolce e affabile di un
ragazzo come tanti, uno che la guerra non l'ha mai vista da
vicino.
Come poteva lui sembrare tanto...sereno? "Ma mi sopravaluti, te l'ho
sempre detto..."
I due soldati si rilassarono praticamente nello stesso momento,
sorridendo e chiacchierando come cari amici.
"La pubblicità non fa mai male..."
Sharley junior alzò le sopracciglia in una buffa espressione
di divertimento, prima di rivolgersi ai SeeD.
"Tu
devi essere il comandante Leonhart." esclamò, stringendogli
la mano
"Mi avevano detto che eri giovane, ma non credevo tanto...Mi auguro che
continuerai a dare il meglio per l'azienda...e per il garden,
naturalmente! Abbiamo sempre bisogno di elementi tanto validi!"
Squall annuì semplicemente, chissà
perché infastidito da quelle parole.
"Beh,
ora vi lascio andare: avete un compito da svolgere. Per quanto riguarda
te, invece" voltò lo sguardo verso Yuna, puntandole un dito
contro
"avrei qualcosa da dirti."
I SeeD si allontanarono nella direzione
opposta, mentre Yuna seguiva il ragazzo verso l'ascensore. Quando le
porte si chiusero alle loro spalle, la ragazza non poté
trattenere
l'espressione insofferente che le si era formata sul viso.
"I video della sorveglianza?" domandò Sharley, schiacciando
un
tasto che Yuna non riuscì a vedere sulla lunga lista dei
piani.
"Me ne sono sbarazzata." rispose lei, con un automatico tono freddo e
distaccato.
"Bene"
sussurrò l'altro, voltandosi verso di lei e posando una mano
contro la
parete accanto alla ragazza. L'espressione beffarda che lui aveva sul
volto servì solo ad accentuare l'aria truce di lei. "Ma la
prossima
volta che ti azzardi ad attaccarmi...mi accerterò che tu non
possa
raccontarlo. Sono stato chiaro?"
Yuna distolse lo sguardo,
stringendo i pugni con rabbia mentre si poggiava alla parete. "La
prossima volta non sarai tanto fortunato, ricordatelo!"
Lui mostrò
un sorriso sghembo, allontanandosi da lei proprio mentre le porte si
aprivano. "Lo vedremo" sussurrò, mentre già si
incamminava fuori
dall'ascensore. "Lo vedremo..."
***
"Maledizione!" Zell picchiò un pugno contro il muro,
gridando con rabbia. "Non abbiamo trovato niente! Niente!"
"Calmati, Zell." lo rimproverò Squall, avanzando
nella
stanza scura verso tutti quei monitor luminosi. Le telecamere di
sorveglianza erano ovunque, all'interno della ShinRa, e non c'era luogo
o momento nel palazzo che non fosse registrato. O meglio, qualcosa
mancava, tra tutti quei video, ma Squall sapeva che era stata opera di
qualcuno che non voleva farli arrivare alla verità. Sesto
senso?
Intuizione? Poteva essere qualunque cosa, fatto stava che ogni volta
che aveva provato quella sensazione, chissà come il SeeD non
si
era mai sbagliato. Ora il problema era scoprire chi e perché
avesse fatto sparire quei video. E poi, erano stati distrutti o c'era
ancora speranza di ritrovarli?
"È inutile" Quistis tornò in quel momento
dall'archivio,
scuotendo la testa con aria frustrata "per quanto controlli la risposta
è sempre la stessa: le uniche registrazioni mancanti sono
quelle
dei tre attacchi alle alte cariche della ShinRa. Non c'è
altro
da dire."
***
Yuna
stava seduta su
uno scoglio vicino al molo, lanciando in aria con ritmo cadenzato una
scatola nera della grandezza di una cassetta. Al suo fianco erano
posate altre due scatole totalmente identiche, umide per gli schizzi
d'acqua che a volte le toccavano. La ragazza sospirò,
riflettendo: aveva preso la prima cassetta perché...beh,
ammettiamolo: sarebbe stato alquanto compromettente un video in libera
circolazione in cui lei si lanciava contro il futuro presidente ShinRa,
gridandogli contro di essere un demone. La gente non avrebbe capito...
E le altre due...sapeva esattamente perché le aveva prese:
l'aveva fatto per proteggere Chris e questo non le andava
giù.
Certo, poteva sempre ripetersi che, in realtà, aveva voluto
proteggerlo per non mettere a rischio la sua chance di battersi con lui
e di catturare anche quel demone, ma non ci credeva neppure lei. Era
talmente ovvio che non era per quella ragione! Cavolo, era stato
proprio un bello shock vederlo in faccia...
Yuna inspirò a fondo l'aria salmastra, riempiendosi i
polmoni di
quell'odore frizzantino, quando dei passi alle sue spalle la fecero
voltare indietro. Dovette trattenersi con quanta più forza
di
volontà aveva in corpo per non sorridere, o peggio, per non
correre incontro al ragazzo che aveva davanti e gettargli le braccia al
collo.
"Tu guarda com'è piccolo il mondo! Cloud, giusto?"
"Tu...lavori
alla ShinRa?" L'espressione sorpresa e al tempo stesso poco convinta
sul volto di Cloud fece sorridere Yuna d'istinto, intrecciando le dita
dietro la schiena mentre continuava a scrutare il ragazzo che camminava
al suo fianco. Non riusciva proprio a credere di essere sveglia: aveva
di nuovo incontrato Cloud e lo stava accompagnando in centro, dove lui
stava andando. Parlavano (e la cosa era davvero sorprendente,
considerando che si trattava di uno come lui): lei era in divisa,
così aveva dovuto spiegargli di essere un soldier, anche se
aveva omesso di dire quanta importanza avesse all'interno dell'azienda.
Stranamente, lui non si era voltato e se ne era andato, come lei si
sarebbe aspettata. Anzi, aveva notato che era piuttosto di compagnia
per il suo carattere...
Yuna annuì per l'ennesima volta, tornando a guardare la
strada davanti a lei. Midgar era una città orribile, ma si
potevano
fare davvero dei belli incontri...
Per un po' camminarono in silenzio, lei quasi saltellando per la gioia,
lui con il capo chino a riflettere.
"Senti" la ragazza tornò con i piedi per terra, quando lo
sentì di nuovo parlare "sai niente dei mostri in
città, ieri?"
I loro sguardi si incrociarono, mentre entrambi si fermavano
contemporaneamente. Yuna scosse il capo, chinando la testa per un
attimo soltanto.
"No" rispose poi, tornando a rialzare lo sguardo mentre riprendeva a
camminare lentamente "ma ho una mia teoria..."
Cloud rimase in silenzio, ma l'espressione sul suo volto faceva capire
chiaramente che era interessato a sentirla. Yuna, però, non
sembrava avere intenzione di continuare. "Quale?" le chiese allora lui,
dopo un po' che aspettava inutilmente.
Lei gli lanciò una breve occhiata e si portò una
ciocca
di capelli particolarmente ribelli dietro un orecchio, rivolgendo lo
sguardo al cielo, prima di decidersi a rispondere. "Credo che i mostri
siano stati solo un diversivo per arrivare al presidente, a cui nessuno
aveva fatto caso, in tutta quella confusione. I mostri erano troppi per
essere riusciti ad entrare da soli in città,
perciò sono
stati sicuramente evocati."
Cloud annuì una volta: beh, aveva una certa logica...
Quando si voltò a cercare di nuovo la ragazza, lei era
sparita.
Si guardò meglio intorno e la vide ferma davanti a un
negozio di
elettronica, con i televisori accesi che trasmettevano l'edizione
straordinaria di un tg. A Midgar la cosa non era affatto insolita,
grazie alle continue vicende della ShinRa: conferenze stampa, decisioni
di carattere politico o avvenimenti interni venivano sempre trasmessi
appena possibile.
Il volume era talmente alto che si riusciva a sentire cosa stessero
dicendo. Ancora una volta, quasi inevitabilmente, stavano parlando
della ShinRa.
"Sembra che, dopo l'omicidio dell'ormai ex-presidente Kaim Sharley,
anche suo figlio, il vicepresidente in carica Alexander Sharley e il
neo comandante generale dei soldier siano stati attaccati,
probabilmente dalla stessa persona o organizzazione che si è
occupata di Sharley senior."
"La stampa deve sempre rigirare a modo suo quello che gli addetti
riferiscono. Come diavolo fanno a sapere degli altri due attacchi?
L'ultimo è successo solo stamattina!" Yuna piazzò
di
scatto le mani sui fianchi, irritata nel capire che ormai notizie che
dovevano essere riservate erano invece diventate di dominio pubblico.
Prima che il servizio finisse, Cloud vide Yuffie passare di
lì e
salutò con un gesto della mano il soldier accanto a lui,
allontanandosi per seguire l'amica ninja. Yuna socchiuse gli occhi,
dispiaciuta nel doversi separare da lui. Non aveva neppure il suo
numero... "E
a che ti servirebbe?" le
chiese una vocina nella sua testa "Sai
benissimo che non risponde mai!" Yuna
sorrise, ricordando quel piccolo particolare. Di nuovo, la ragazza
posò gli occhi sullo schermo al di là del vetro,
sorpresa
per il tema che i giornalisti erano arrivati a trattare. Non fece
neppure caso alla sua espressione paralizzata che si rifletteva davanti
a lei.
"...A quattro anni esatti dalla scomparsa di Tidus, l'AS degli
Zanarkand Abes, il mondo del blitzball perde un altra stella: Jake
Neal, campione dei Duggles e grande amico di..."
Nessuna parola riuscì più ad arrivarle al
cervello.
Tidus...quel Tidus: lo stesso Tidus che le aveva fatto battere il cuore
nello scontro con Sin, lo stesso Tidus che aveva visto danzare
quell'invocatrice che tanto le somigliava, a Kilika, lo stesso Tidus
che tanto l'aveva fatta ridere con la sua leggerezza e la sua allegria,
quel Tidus che era riuscito a commuoverla quando aveva pianto, dopo
aver lottato contro il padre che aveva sempre odiato...Quel Tidus...era
reale? Anche la sua storia era reale? Zanarkand...Zanarkand esisteva
davvero? Non era solo un sogno, allora! Tidus...il giornalista aveva
detto che era scomparso da quattro anni...
A un tratto, l'espressione sbiadita dallo stupore sul volto della
ragazza si fece ancora più sconvolta, capendo cosa quella
notizia rappresentasse per lei: aveva sperato di sbagliarsi, aveva
creduto che lui fosse ancora nel futuro, accanto ai suoi amici, non
che...che... "Che cosa ti hanno
fatto?" Riscuotendosi
d'improvviso da quello stato di shock, Yuna si mise a correre verso la
ShinRa, tentando di non pensare a cosa la promessa fatta ad un amico
l'avrebbe indotta a fare.
***
Non
si
fermò
davanti a nulla: superò la reception, dove Heather l'aveva
chiamata con un misto di preoccupazione e sorpresa, superò
Squall e il suo gruppo, superò persino alcuni soldier che
avevano il compito di fermarla e di chiederle l'autorizzazione per
accedere ai sotterranei, finendo loro addosso nella fretta di entrare
nell'ascensore che portava ai laboratori ShinRa. Solo allora si
fermò, riprendendo fiato dopo la lunga corsa. Quando fu
arrivata
al piano, le porte si aprirono lentamente davanti a lei, che si
infilò di fianco nel passaggio ancora stretto.
Osservò
appena ciò che aveva intorno, impegnata piuttosto in altri
affari: dovevano esserci dei dati riguardanti ciò che lei
stava cercando, c'erano senz'altro! Mentre cominciava a cercare tra le
carte
sparse sui lunghi banconi argentati pieni di provette, la luce verdina
delle lampade al neon si abbassò per un momento, donando
un'ombra ancora più tetra all'enorme stanzone pieno di
esperimenti. Alcuni mostri riposavano nelle vasche piene di mako, fiale
e provette riempivano ogni superficie piana, mentre l'enorme computer
che controllava tutto il laboratorio ronzava in un angolo, con lo
schermo
luminoso pieno di lettere e numeri senza un apparente senso logico.
Mentre tentava di trovare informazioni che le potessero essere utili a
rintracciare Chris o gli altri due demoni di cui non conosceva
l'identità, l'occhio le cadde involontariamente su una
cartellina nera sulla quale era incisa una sola parola.
"Deepground..." sussurrò Yuna, sgranando improvvisamente gli
occhi chiari. Stavano già lavorando al progetto Deepground?
Hojo...quel pazzo era ancora alla ShinRa?
"Non dovresti ficcare il naso in affari che non ti riguardano..." una
voce alle sue spalle la fece voltare, con lo sguardo carico di odio nel
riconoscere a chi apparteneva. A pochi passi da lei, Alexander Sharley
sorrideva con aria inquietante. Yuna strinse i pugni sul
bancone dietro di lei, sapendo che quel nuovo incontro con lui, in un
luogo in
cui neppure le telecamere riuscivano ad arrivare, significava soltanto
una cosa: si sarebbero battuti. L'elettricità nei loro
sguardi si poteva avvertire sulla pelle e l'aria era carica di
tensione. Nessuno li avrebbe interrotti, lì sotto. Eppure,
anche se l'idea di
lottare e soprattutto di sconfiggere il demone che aveva di fronte era
davvero allettante, Yuna non se la sentiva di battersi lì,
in quel luogo in cui qualunque cosa poteva essere accaduta, dove decine
e
decine di persone erano state torturate ed usate come cavie, dove i
mostri venivano modificati geneticamente e venivano resi ancora
più terribili e dove tutto, persino l'aria, sapeva di mako.
Deglutì un secondo, prima di scattare con una
rapidità
incredibile e di superare il ragazzo che prima aveva di fronte, mentre
le porte dell'ascensore si chiudevano alle sue spalle, appena in tempo
perché lui non la raggiungesse. Sola contro la parete,
tentò di riprendere a respirare regolarmente, portandosi una
mano sul cuore che pulsava velocemente. Chiuse gli occhi per un attimo,
rivolgendo il viso verso il soffitto. Poi l'ascensore si
fermò e le porte si aprirono ancora, permettendole di
fuggire attraverso le
stanze che conducevano all'atrio.
"Yuna!"
La ragazza si fermò per un momento, bloccandosi sul posto
quando si sentì chiamare. Squall era in un angolo insieme ai
suoi
amici, che al sentirlo parlare si erano voltati in direzione del suo
sguardo. "Scusa,
Squall: ho da fare al momento! Ci...ci vediamo a pranzo, ok?" Senza
neanche attendere la reazione di lui, Yuna riprese a correre, salendo a
due a due i gradini della grande scalinata che portava al primo piano,
dove premette con agitazione il pulsante per chiamare l'ennesimo
ascensore. La macchina impiegò qualche secondo per arrivare
al piano e la ragazza ebbe il tempo di vedere Sharley camminare con
studiata lentezza attraverso l'ingresso, senza distogliere per un solo
istante lo sguardo da lei. Indietreggiò fin quando
batté la schiena contro il muro alle sue spalle e le porte
meccanizzate le si chiusero davanti, quando schiacciò il
pulsante per arrivare sul tetto. Di nuovo, aveva il cuore in gola:
non per l'affanno della corsa o per la paura che neppure
avvertiva, ma per la consapevolezza che, nella hall, quel demone si
trovava a tanto così da Squall...bastava un attimo, una sola
mossa falsa perché lui...No, non voleva pensarci, non doveva
pensarci! Non sarebbe accaduto nulla: nessuno sapeva quanto tenessero
l'uno all'altra, non c'era motivo perché Sharley gli facesse
del male...
Yuna rivolse a un tratto lo sguardo verso il vetro che affacciava
sull'esterno, su Midgar, preparandosi psicologicamente alla battaglia
imminente. Mentre la distanza tra lei e il suolo continuava ad
aumentare, dalla tasca estrasse una piccola fiaschetta di legno scuro,
decorata da bordi argentati, e ne svitò il tappo, per poi
berne un lungo sorso. Sulle prime disgustata come tutte le volte dal
sapore forte e deciso di quel liquido tiepido, la ragazza
arricciò le labbra, richiudendo la boccetta e rimettendosela
in tasca. Mentalmente fece un breve inventario delle sue risorse,
toccando con mano ogni oggetto che nominava per assicurarsi che ci
fosse. "Death's Chaos, pistola
uno e pistola due, munizioni, oggetti di recupero..." sorrise
debolmente "Bene, ho
tutto. E adesso..."
Fissò un momento la telecamera in un angolo in alto, prima
di sparire e di apparire qualche piano più in alto, sul
tetto spoglio ed enorme del palazzo ShinRa.
La figura lontana e slanciata di un ragazzo interrompeva il piatto
orizzonte del tetto. Sharley era voltato di spalle, con le braccia
incrociate e il sorriso stampato sulle labbra chiare e malvagie.
"Allora, adesso sei pronta per morire?"
"Ah, taci!" gridò Yuna, afferrando velocemente l'elsa nera
della
Death's Chaos e risvegliandone l'enorme potere sopito. L'ombra della
spada si prolungò oltre l'elsa stretta tra le sue mani,
mentre
lei correva contro il suo avversario, presa dall'improvviso desiderio
di metterlo a tacere una volta per tutte. Lui non si voltò
neppure, sparendo direttamente dalla traiettoria che la lama brillante
della spada della ragazza aveva tracciato nell'aria. Un pugno ben
piazzato tra le scapole la fece chinare in avanti, riuscendo con fatica
a non farle perdere l'equilibrio. Si voltò, infuriata per
quel
colpo
basso, e strisciò la spada in terra, mentre le scintille
volavano ad illuminarla di un'inquietante luce azzurrina. Sharley
parò il colpo con la mano, sorridendo nonostante il sangue
sgorgasse copioso dalla sua ferita. Yuna ne rimase pietrificata,
osservando sconcertata la mossa avversaria. In un attimo si riprese,
stringendo la presa sulla sua arma e mostrando un'espressione terribile
sul volto. Le rune sulla Death's Chaos si illuminarono per un istante,
prima che la lama della spada tornasse ad essere solo fumo in una nube
rossastra. Spiazzato, Alexander non riuscì a reagire in
tempo,
quando lei gli lanciò contro la furia di un flare, per poi
piombargli addosso con la spada di nuovo tagliente, in un urlo di
battaglia che risuonò con un eco in tutto il piano. Il colpo
non
riuscì a scalfirlo, perché lui aveva evocato dal
nulla
una spada che aveva usato per parare il suo attacco. Le due lame
cozzarono con un fragore stridulo e assordante, portando i volti dei
due avversari a pochi centimetri l'uno dall'altro: da una parte, il
sorriso maligno e inquietante di un demone, dall'altro i denti stretti
e il viso teso di una ragazza che voleva solo vendetta.
Contemporaneamente, i due scattarono indietro, interrompendo
bruscamente quel contatto.
"Firag..." Yuna non fece in tempo a finire di pronunciare il nome della
magia, che Sharley l'aveva preceduta.
"Thundaga!"
Nell'evitare l'enorme fulmine, Yuna non si rese conto di essere saltata
contro il basso muretto che fungeva da parapetto. Le gambe le si
piegarono all'indietro e l'equilibrio venne a mancare, mentre la
prospettiva davanti a lei cambiava come in slow motion. Qualcosa
l'afferrò d'improvviso per il collo, salvandola dall'incubo
della caduta. L'aria iniziò a mancarle velocemente, quando
la
presa sul suo collo si fece più salda, fino ad arrivare a
stringerla in una morsa soffocante. Debolmente, tentò un
disperato fendente con la Death's Chaos, ma il colpo arrivò
così lentamente che per Sharley fu un giochetto da niente
riuscire a toglierle l'arma di mano e puntargliela alla gola.
Rise,
quando si accorse che lei si stava sforzando per riuscire a parlare.
"V...via!" riuscì a sussurrare lei, dopo svariati secondi
che ci
provava. La lama della spada scomparve, lasciando solo l'elsa dietro di
sé.
"Non lo vedi?" disse lui, sorridendo lievemente al tentativo di Yuna di
evitare l'inevitabile "Sei distrutta! Cosa credevi, che in questi mille
anni saremmo rimasti con le mani in mano ad aspettare che tornassi? Ci
siamo allenati, ragazzina, e ora tu sei più debole di
chiunque di
noi!"
Scagliò la ragazza lontana, finalmente libera di tornare a
respirare.Accovacciata
in terra con le mani strette intorno al collo, Yuna tentò di
riprendere a respirare regolarmente, ma l'ansia
della battaglia le
fece riportare lo sguardo in alto, a cercare il suo avversario. "È
sparito!"
si
disse, battendo un pugno a terra per la rabbia. Si rialzò in
piedi a fatica, guardandosi intorno alla ricerca di lui. "Dove
sei?...Dove?!" "Qui." Il dolore
di un contatto telepatico e poi solo il tempo per rendersi
conto di una presenza alle sue spalle, che qualcosa di estremamente
duro e doloroso la colpì lungo la schiena, ributtandola a
terra in un attimo. Davanti a sé poteva vedere l'ombra di
Sharley
che si chinava sopra di lei. "Per te
è finita!" E poi, il
tempo parve rallentare la sua corsa inarrestabile, mentre la
lama del demone cadeva su di lei con una lentezza irreale e continue
vampate alla schiena le impedivano di sottrarsi a quel colpo mortale
che ormai sembrava inevitabile. Yuna chiuse gli occhi d'istinto, quando
all'ennesimo tentativo di alzarsi le forze parvero abbandonarla. Ma,
quando la spada di lui si fermò contro qualcosa, il fragore
dell'impatto sembrò quello di due spade che si incontrano,
non
quello della carne che viene trafitta. Sorpresa e spaesata, Yuna
riaprì gli occhi e guardò l'ombra davanti a
sé:
ora c'erano due sagome sopra di lei. Con un incredibile sforzo e
parecchia tenacia, la ragazza riuscì a mettersi seduta,
ignorando il dolore lancinante che sentiva, e fissò lo
sguardo
sui due ragazzi che combattevano. Era stata la Lionheart a salvarle la
vita, cozzando contro l'arma del nemico in un istante soltanto. Ora, le
due lame erano ancora unite, in una gara di forza che sembrava favorire
Squall. Con un'ultima spinta decisa, il SeeD allontanò
l'altro da sé, mandandolo a qualche passo di distanza. "L'area
di
esercitazione è al quarantanovesimo piano." lo
liquidò Squall, col tono calmo e impersonale di sempre,
voltando
appena lo sguardo a controllare come stesse Yuna. Rinoa, intanto,
l'aveva raggiunta e si era inginocchiata accanto a lei per controllare
la sua ferita. La ragazza si lasciò sfuggire appena un
gemito,
alla vista di tutto quel sangue. Poi, il sangue freddo tornò
a
prendere il sopravvento di lei, facendole immediatamente sollevare le
mani verso la schiena del soldier per curarla, ma Yuna non sembrava
voler collaborare. Il vicepresidente ShinRa stava per attaccare di
nuovo Squall, correndo verso di lui con una maschera di puro odio in
volto.
"Maledetto ficcanaso!" ringhiò il demone a denti stretti,
quando la Lionheart fermò la furia della sua spada.
"Squall, scappa!" gridò Yuna alle sue spalle e nella sua
voce si
sentiva tutto il terrore che la ragazza provava al pensiero di quello
che sarebbe potuto accadere se i due si fossero affrontati. Il SeeD
voltò appena lo sguardo verso di lei, con un'espressione
confusa
stampata in faccia e la fronte corrugata per le mille domande che gli
affollavano la mente. "Va' via, ti prego!"
Rinoa cercava di tenerla ferma nel tentativo di curarla, ma lei
continuava a dimenarsi e a dirle di andarsene anche lei, prima che
fosse stato troppo tardi. Gli occhi imploranti della giovane soldier
erano pieni di supplica nell'incontrare quelli gelidi dell'amico, che
proprio non riusciva a capire il motivo delle sue parole. Scappare?
Andarsene? Yuna sapeva perfettamente con chi aveva a che fare e sapeva
anche che lui non l'avrebbe mai abbandonata così, sola
contro un
avversario che probabilmente era anche più forte di lei.
Sharley sparì di colpo, facendo quasi perdere l'equilibrio
al ragazzo per la sorpresa. "Ma che diavolo...?"
Squall si voltò ovunque alla ricerca di lui, sobbalzando
quando
lo vide comparire in ginocchio accanto a Yuna. Sorrideva, sfiorandole i
capelli con la mano e accompagnandoli gentilmente dietro un suo
orecchio.
"Tieni davvero molto a lui, eh?" la voce del vicepresidente si era
fatta pericolosamente bassa e soddisfatta, mentre con lo sguardo chiaro
continuava a scrutare gli occhi terrorizzati della ragazza. Le
si avvicinò ancora, fino a sussurrarle in un
orecchio:
"Voglio il piacere di portartelo via...proprio come
allora...quel...come si chiamava?"
Si rialzò piano, lasciando la ragazza pietrificata in terra
a
fissare Squall, davanti a lei. Anche Rinoa, al suo fianco, aveva
sentito ogni parola.
"Lee, se non sbaglio..."
Yuna strinse i pugni a terra e i capelli le ricaddero sul volto, quando
lo chinò in basso. Nessuno poteva immaginare il dolore che
provava, in quel momento. Solo le braccia si muovevano ancora, tremando
per la rabbia della verità che le era stata sbattuta in
faccia.
Un potente flare sbalzò Squall indietro, gettandolo a terra
a
parecchi metri di distanza. Dopo appena un attimo di esitazione, il
ragazzo tentò di rialzarsi, ma Sharley gli si
parò
davanti, con lo stesso sorriso maligno che aveva riservato a Yuna sulle
labbra. Squall alzò la Lionheart, tentando un fendente basso
per
distrarre l'avversario, ma Sharley non ci cascò e, dopo aver
evitato il colpo, anticipò la mossa dell'altro e lo sorprese
prima che lui avesse il tempo di allontanarsi rotolando su un fianco. A
quel punto, Sharley gli fu di nuovo sopra.
"Squall!" in quel momento, gli altri quattro amici SeeD arrivarono sul
tetto, bloccandosi simultaneamente quando videro in che condizioni lui
si trovasse.
Senza ancora smettere di sorridere, Sharley lo disarmò della
Lionheart con un calcio, mandando il gunblade a pochi passi di distanza
dal parapetto.
Squall strinse i denti, fissando con odio l'uomo che aveva davanti. Un
urlo lancinante squarciò a un tratto il silenzio, quando il
vicepresidente ShinRa calò con forza un piede a schiacciare
un
braccio a Squall e un tremendo suono di qualcosa che si spezza
lasciò capire a tutti cosa fosse successo. Il dolore di
Squall
sembrò piacere all'altro ragazzo, che si chinò su
di lui
con un nuovo sorriso sulle labbra e con una vena di sadismo che
riuscì ad inquietare persino l'imperturbabile comandante dei
SeeD.
"Povero ragazzo..." sussurrò Alexander "l'ennesima vittima
innocente di questo macabro spettacolo...e tutto perché lei
non
ha voluto arrendersi al suo destino..."
All'improvviso, Squall parve capire cosa stesse succedendo,
perché Yuna e il vicepresidente ShinRa avessero combattuto
con
tanta ferocia. Il lampo d'ira che attraversò gli occhi di
ghiaccio del giovane comandante rispecchiò l'antico trauma
che
la consapevolezza di quel momento aveva riportato a galla nella sua
memoria. Solo un'immagine si realizzò davanti a lui, quando
chiuse gli occhi d'istinto, un unico flash che non era sfuggito al suo
tentativo di dimenticare il passato, come aveva fatto per
tutta
una vita: l'immagine di una bambina, piangente, raggomitolata in un
angolo buio di quel posto sfocato e lontano. Lee che tentava di
avvicinarsi a lei, lei che, terrorizzata, gli lanciava contro una magia
senza neppure sapere come...E poi, solo quel ricordo di dolore, le
espressioni affrante dei due ragazzi al fissarla, a guardare come quei
mostri l'avevano ridotta, come erano riusciti a cambiarla. Tanti
anni
insieme non erano bastati per riuscire a parlare di quel giorno, per
tirare fuori tutto quel dolore...
"Tu...sei uno di loro!" mormorò Squall, riuscendo a fatica
ad
inginocchiarsi, senza mai smettere di tenere premuto il braccio rotto.
"Io...io..." L'insolita incertezza del ragazzo sorprese tutti i suoi
amici, trasmettendo loro la consapevolezza del suo dolore. Mai nessuno
aveva visto Squall così...umano.
"Sei morto!" l'ira repressa per tanti anni sfociò
in un
urlo di battaglia terribile, dando al SeeD la forza di rialzarsi e
combattere.
Ancora.
Ma stavolta non era come le altre.
Stavolta non lo faceva per sfida, o perché gli era stato
ordinato, o perché c'era qualcuno da difendere.
Stavolta combatteva per sé stesso.
Solo per lui.
"Bahamut!"
L'attacco devastante del guardian force diede il tempo al ragazzo di
correre a recuperare il suo gunblade. Ma la presa sull'elsa non era
molto salda e l'agilità nel movimento era scarsa, costretto
a
combattere con la sola mano destra. Squall si prese un momento per
fissare Yuna, ancora a terra con il capo chino e i pugni serrati
all'inverosimile. Poi, un'occhiata a Rinoa, un cenno e un debole
sorriso per tranquillizzarla, prima di gettarsi correndo contro
Sharley, ancora scosso per l'attacco di Bahamut, ma comunque troppo
vivo per uno che ha incontrato di persona quel G.F..
Il rapido affondo di Squall riuscì a ferire il suo
avversario,
che rimase a fissarlo con uno sguardo sconvolto, prima di liberare una
risata sguaiata. Con una sola mano e il perenne sorriso stampato sulle
labbra, Sharley estrasse la lama della Lionheart dal suo stesso corpo,
senza lasciarla neppure quando Squall cominciò a dimenarsi
per
riuscire a liberare l'arma dalla presa ferrea dell'altro. Delle
scintille illuminarono il volto sadico del demone, per poi attraversare
in un attimo la lama adamantina del gunblade, arrivando a colpire
Squall, che cadde a terra in un tonfo secco, quando la magia fu finita.
Di nuovo, Sharley si sbarazzò della Lionheart, scagliandola
lontano da loro, a pochi passi da Rinoa e da Yuna.
Squall era distrutto, allo stremo delle forze. Non era neppure in grado
di trovare la forza per lanciare una magia di recupero e gli
oggetti...dove diamine aveva lasciato gli oggetti?
Era finita.
Per una volta che affrontava una sua
battaglia, Squall Leonhart, l'eroe che aveva salvato il mondo dalla
follia della strega Artemisia, non era riuscito a sconfiggere qualcuno
per sé stesso.
Per orgoglio.
Per giustizia.
Per vendetta.
E ora? Che sarebbe successo? Qualcuno lo avrebbe salvato? I suoi amici
avrebbero rischiato la vita per lui e si sarebbero immischiati in
quella nuova battaglia, cadendo uno dopo l'altro nel tentativo di
proteggere lui? "Perché,
perché?"
Squall sapeva esattamente che quegli scemi si sarebbero fatti ammazzare
tutti pur di non vederlo morire. "...Non voglio..."
Lo sguardo guizzò d'istinto ai suoi amici e poi
a Rinoa,
mentre un unico pensiero riusciva a farsi strada tra tanti altri: "Andate via! Presto!" La lama gelida della spada di
Sharley gli
sfiorò il collo e un caldo rivolo di sangue
accarezzò i
suoi lineamenti forti, quando deglutì. "Andatevene."
Squall chiuse gli occhi, espirando piano l'aria che aveva a fatica
catturato solo un attimo prima.
Per la prima volta in vita sua, era certo che qualcuno avrebbe
sofferto, se lui non ci fosse più stato.
Non era più solo...e la cosa non gli piaceva per niente.
Sharley alzò la spada, preparandosi all'affondo che avrebbe
ucciso il SeeD, ma qualcosa di inaspettato lo fermò.
"No!" Tutto avvenne nell'attimo in cui Squall
riaprì gli
occhi: il grido di rabbia di Yuna, alle spalle del demone;
l'espressione di lui che si pietrificava in un istante; la lama della
Lionheart, attraverso il suo corpo.
Yuna estrasse di nuovo il gunblade, allontanando con un calcio il corpo
martoriato di Sharley.
"Mai più mi porterete via qualcuno che amo! Mai
più! Ho
già sofferto troppo a causa vostra...è arrivato
il momento di chiudere questa storia!"
Le parole incerte di Yuna scossero tutti i presenti, perché
cariche di tutto il dolore che la ragazza serbava nel cuore.
Con un gesto secco, il soldier conficcò la Lionheart a
terra,
congiungendo le mani e chiudendo gli occhi per qualche momento per
raggiungere la concentrazione necessaria per poter sconfiggere il
demone. A
un tratto si sentì pronta e riaprì gli occhi
sullo
scontro: Squall era ancora a terra, Sharley correva verso di lui. Yuna
si parò davanti all'amico,con
l'espressione truce di chi non ha più voglia di perdere
tempo. "Ora basta!" pensò,
stendendo il braccio destro verso il demone, che si avvicinava sempre
di più. "Assimila!"
Fu un attimo: Sharley cadde a terra privo di sensi, mentre
un'invisibile aura malefica lasciava il suo corpo per raggiungere
quello della ragazza, che cadde in ginocchio per lo sforzo che
quell'unico gesto le aveva chiesto. Aveva i palmi aperti al suolo e il
fiato grosso per la fatica di quello scontro. Il sudore le imperlava la
fronte e la coscienza andava e veniva, del tutto inconsapevole di
quello che stava succedendo attorno a lei. Non sentiva il frenetismo
degli amici di Squall che si precipitavano da lui per capire come
stava, non vedeva le lacrime di Rinoa nello stringersi a lui, quando il
ragazzo era riuscito faticosamente a rimettersi seduto, non si rendeva
neppure conto delle sue ferite. In quel momento, tutto ciò
che
poteva fare era lottare. Ancora. Lottare per la sua salvezza, per
imporre la sua superiorità sull'anima del demone che aveva
catturato, perché lui non prendesse il controllo del suo
corpo e
finisse il lavoro che aveva incominciato.
Non poteva permettergli di portare altro dolore, dopo tutto quello che
aveva già sopportato.
Non poteva permettere che vincesse lui. "Sta' indietro."
gli disse, neppure certa che lui la sentisse "Va' a fare compagnia al
compagno che ti ha preceduto, infame! E lasciami in pace,
finalmente..."
Pian piano tutta la fatica, il sudore, il dolore di quello scontro
invisibile scomparvero, riportando Yuna alla realtà. Squall
le
stava davanti e la scuoteva per le spalle, tentando di riportarla
indietro.
"Squall..."
Le sue ferite erano state curate, anche se il braccio gli faceva
evidentemente ancora male.
"Sei un idiota!" gridò lei, colpendolo in pieno viso con un
sonoro schiaffo. "Non avresti
dovuto farlo!" L'espressione
di
Squall di quando chiedeva silenziosamente spiegazioni si dipinse sul
suo viso, mentre si portava una mano sulla guancia colpita, confuso.
"Ti ha quasi ammazzato, Squall! Capisci? C'è mancato tanto
così...tanto così perché
tu...perché io..."
Yuna si interruppe, non riuscendo più a trovare le parole
"Non
posso perdere anche te, Squall, non posso permettermelo...non lo
sopporterei..."
Il ragazzo voltò un momento lo sguardo a cercare i suoi
amici,
sperando di incrociare quello di Rinoa. Lei lo fissava, sorridendo
debolmente mentre annuiva lievemente. Squall ricambiò, senza
neppure immaginare cosa quel piccolo, storto sorriso potesse
rappresentare per lei.
"Yuna" Squall tornò a guardarla, sollevandole il volto con
le
dita per poter incontrare i suoi occhi chiari. "questo non
succederà. Ricordi? Ti ho promesso che ci sarei
sempre
stato, se avessi avuto bisogno. E questo vuol dire che non
morirò, perché non posso lasciarti. Sei la mia
famiglia,
Yu...come io sono la tua..." "Oh, Squall!" Yuna gli si gettò addosso,
stringendolo con
quanta più forza aveva. Lui chiuse gli occhi, ricambiando
con
affetto quell'abbraccio, così caldo, così dolce,
eppure
così diverso da quello di Rinoa, solo qualche minuto prima.
Era
così bello il calore di qualcuno che lo stringeva e, ora che
lo
aveva provato, Squall sapeva di non poterselo più negare.
"Grazie..." gli disse Yuna, in un sussurro appena percettibile contro
il suo petto "...grazie..."
Mi state
intristendo...basta, non posto più se non arrivo ad almeno
tre recensioni su un capitolo. Ciao, a presto (spero)