Di nuovo insieme di kia_85 (/viewuser.php?uid=72632)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Ciao a tutti!!!
questa é la
mia seconda storia su City Hunter.
spenderò solo
poche parole prima di lasciarvi alla lettura...
il Ryo che ho provato a
descrivere (nel mio modo imperfetto), é un uomo
più maturo di quello che conosciamo dal manga o dall'anime.
un uomo che ha dovuto
sopportare una grave perdita, ma non potendo cedere al proprio dolore,
é andato avanti...
la storia parte qualche
anno dopo questo lutto...
diciamo che questo
potrebbe essere un nuovo inizio...
Ultima cosa: troverete
molti dettagli non corcordanti con la storia originale, ma per motivi
di narrazione ho dovuto prendere questa decisione... non me ne
vogliate...
che altro dire??
Buona lettura ;)
spero che in qualche modo
la storia che ho scritto vi piaccia :)
16 Settembre 2000
Casa Saeba
– Tokyo
ore 8
Shan
In
Sono distesa sul mio
letto.
Nella stanza che una
volta è stata quella di mia madre.
La disposizione dei
mobili e delle sue cose sono rimaste esattamente come quando
c’era lei.
Dopo aver litigato
tanto con papà, alla fine mi ha permesso di trasferirmi qui.
Così ho
come la sensazione di averla più vicina.
Mi manca.
Mi manca tantissimo.
E più il
tempo passa, più mi sembra di dimenticare quelle piccole
cose che conosco di lei.
Il suo profumo, il suo
sorriso.
Non ricordo nemmeno il
suo viso.
Ero troppo piccola
quando se ne è andata.
Sono passati ormai tre
anni da allora.
Ho chiesto a
papà di darmi una sua foto, così da poterla
vedere e parlarle quando mi sento sola.
Me ne ha data una che
raffigura noi tre insieme, scattata poco dopo la mia nascita.
Mamma aveva un sorriso
dolcissimo.
Papà ne ha
una uguale sopra il suo comodino.
So che manca tanto
anche a lui.
Eppure una parte di me
sa che non è morta.
Se papà
venisse a sapere di questi miei pensieri probabilmente si infurierebbe.
Mi ha ripetuto fino
allo sfinimento come è successo.
Un incidente stradale.
Mentre mi stava
portando a fare un giro al parco, un camion non ha rispettato il
semaforo rosso e l’ha travolta.
Per evitare che io mi
facessi del male, mamma mi ha spinto lontano, mentre lei è
stata presa in pieno.
Per un po’
papà Ryo non ha voluto nemmeno guardarmi in faccia.
Era troppo sconvolto.
Ho avuto anche la
sensazione che mi avrebbe abbandonata.
Invece pian piano si
è ripreso e mi ha perdonato.
Perché
infondo lo so che mi ritiene la responsabile della morte della mamma.
E non capisce che se
fosse dipeso da me, avrei fatto di tutto per salvarla, dando anche la
mia vita in cambio della sua.
“Shan In? Ci
sei?! È pronto!”
È lui.
Mi sta chiamando.
Asciugo velocemente le
lacrime che ormai scendono automaticamente quando penso a lei.
“Arrivo!”
Mi guardo allo
specchio, do un bacio alla foto e sorrido.
“vado a
scuola, ma torno presto mamma. Ci vediamo dopo!”
Apro la porta e corro
in cucina.
Trovo papà
con il grembiule legato in vita intento a mettere la colazione in
tavola.
“Dai Shan
In, sbrigati, sei in ritardo!”
E mi scompiglia i
capelli sorridente.
Anche se si sforza di
essere sempre spensierato, lo so che non è più lo
stesso.
Da quando mamma non
c’è più, ha uno sguardo spento, quasi
assente.
Gli zii mi ripetono
continuamente che se non ci fossi stata io, probabilmente avrebbe
finito con il commettere una stupidaggine.
Invece la mia presenza
lo ha fatto riprendere.
Vive solo per me
adesso.
E mi sento amata, cosa
che invece non merito.
“Papà
ma quanto hai cucinato?!”
Lo vedo arrossire
leggermente.
“lo so ho
esagerato, ma non sono ancora molto pratico di queste
cose…”
Rido divertita.
Effettivamente fino a
un anno fa, papà non sapeva nemmeno accendere il gas.
Non parliamo della
lavatrice.
Un nemico impossibile.
Non mi stupisce che
non fosse molto adatto alle faccende domestiche.
Prima a queste cose ci
pensava sempre la mamma.
Un nodo alla gola
rischia di sciogliersi.
Meglio parlare.
“Ti ricordi
vero che oggi ho scuola solo fino alle 13?! Non mi far aspettare come
al solito. Ai bambini non piace essere presi per
ultimi…”
Mi guarda pensieroso.
Lo sapevo che sarebbe
successo.
Se
n’é dimenticato.
“Papà?!
Te lo ricordavi vero?!”
Sbianca.
Cattivo segno.
“ehm…
veramente io ho un impegno oggi. Ho promesso a Mick di andare a fare un
sopralluogo a Osaka per lavoro”
Aggrotto le
sopracciglia.
Odio quando mette il
lavoro prima di me.
“Ah.
Ok”
Lo sente che ci sono
rimasta male.
Ma non voglio che si
preoccupi.
“vorrà
dire che chiederò a zia Miki se posso andare da lei.
Così colgo l’occasione per imparare a fare la
cioccolata calda”
E gli sorrido.
Lo vedo rilassarsi.
“ok, allora
se hai finito, vai a lavarti i denti, così io intanto la
chiamo e glielo dico”
Annuisco.
Mi alzo e sparecchio
la mia tazza e il piatto che ho usato, dirigendomi così in
bagno.
Mentre spazzolo
minuziosamente le mie gengive, sento papà parlare con la zia.
“Pronto
Miki?! Sono Ryo”
Pausa.
“sì
qui tutto bene, voi?”
Pausa.
“Bene.
Ascolta, avrei da chiederti un favore. Non è che potresti
andare a prendere Shan In a scuola oggi? Finisce prima, alle 13. Io
devo andare ad Osaka per lavoro”
Pausa.
“Grazie
mille”
Sorride e riattacca.
Sfrutto
l’occasione per ricomparire in salotto.
“sono
pronta. Andiamo?!”
Lui annuisce
tranquillo e prendendo la giacca, mi afferra la mano e ci incamminiamo
per le strade di Shinjuku.
Stiamo in silenzio.
Ogni tanto lo fisso
per vedere cosa fa, ma il suo sguardo è perso in
chissà quali riflessioni.
Decido di non volerci
pensare.
Mi guardo in giro e
noto tanti visi completamente sconosciuti.
Invece molte di queste
persone devono la propria vita a papà e alla mamma.
Al loro lavoro.
Da quando
però mamma non c’è più, ha
preso il suo posto lo zio Mick.
Un giorno forse
capirò cosa fanno.
Fino ad ora non mi
è stato possibile sapere nulla.
Papà ha
sempre rifiutato di parlarmene e io ho capito che non sono ancora
pronta per scoprirlo.
Magari quando
sarà più grande. Chissà!?
Spero solo di essere
all’altezza per prendere il loro posto un giorno.
Poi improvvisamente il
mio sguardo cade su un giornale per terra.
‘Finalmente
la strepitosa modella Miyuki Takashi tornerà a sfilare nella
sua città natale: Tokyo’
Mi blocco
immediatamente.
“Papà
mi puoi comprare quel giornale?!”
E gli indico la
testata che ha suscitato il mio interesse.
Lui abbassa lo sguardo
per vedere di cosa parlo e sbuffa.
“Shan In!
Non ne posso più della tua ossessione per quella modella. Mi
vuoi spiegare cosa ci trovi di così stupefacente in lei?!
Abbiamo casa piena di articoli e foto che la ritraggono.
Basta!”
Sbuffo e riprendo a
camminare arrabbiata.
Perché
l’unica cosa che gli chiedo me la deve sempre rinfacciare?!
Eppure non sono come
le bambine della mia età, capricciose e vanitose.
Sempre a chiedere
giocattoli nuovi o vestitini alla moda.
Chiedo solo di poter
comprare qualche stupida rivista che mi dia informazioni su una modella
secondo il mio parere bellissima.
Mi trattengo dal
piangere.
Quando usa questo tono
così duro mi sciolgo sempre.
Invece devo essere
forte.
Mi giro a guardare le
vetrine, cercando di calmarmi.
Ci fermiamo ad un
semaforo e noto un televisore acceso su un telegiornale.
Leggo i sottotitoli.
‘La
signorina Miyuki Takashi arriverà alle 10 di oggi a Tokyo.
Si dirigerà direttamente al Plaza Hotel dove sarà
impegnata tutto il pomeriggio nelle prove per la sfilata che si
terrà stasera in suo onore. Sarà la modella
d’apertura e di chiusura della collezione di una delle
stiliste più note nel mondo della moda, Natasha
Urameshi’
Sento papà
tirare la mia mano per intimarmi di muovermi e inizio a camminare
automaticamente.
Oggi pomeriggio lei
sarà al Plaza.
Proprio oggi che
finisco scuola prima.
È un segno
del destino ne sono sicura.
Mentre elaboro il mio
piano di fuga, sento papà fermarsi.
“Siamo
arrivati. Allora ti verrà a prendere la zia Miki. Mi
raccomando, fai la brava! Ok?!”
Io annuisco, ancora un
po’ imbronciata.
Mi accarezza una
guancia e mi stampa un bacio sulla fronte.
“buona
giornata Shan In!”
Non riesco a
trattenermi quando fa così.
Sa come prendermi
ormai.
Gli allaccio le
braccia al collo e sorrido felice.
“buona
giornata anche a te, papà. Fai il bravo pure tu. E non far
ammattire lo zio Mick!”
Lo sento ridere e
mentre mi da una pacca sul sedere, mi fissa fino a quando non sono
entrata nel portone della scuola.
Ormai è una
sorta di tradizione.
Quando mi accompagna
deve accertarsi che io entri senza problemi.
Mi giro
un’ultima volta e lo saluto con la mano, prima di percorrere
il corridoio che mi porterà nella mia classe.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Strade
di Shinjuku – Tokyo
Ore
8.55
Ryo
È incredibile come il tempo sia volato.
Vedo Shan In davanti a me, mentre mi saluta gioiosa con la mano e mi
rendo conto che ormai sono tre anni che va avanti questa routine.
Da quel maledetto giorno in cui mi è stata portata via la
mia unica ragione di vita.
Kaori.
È strano come cose futili improvvisamente diventino
importanti.
Come la colazione che mi portava a letto tutte le mattine.
L’odore di caffè appena fatto, che mi arrivava
alle narici poco prima del suo dolce profumo alla pesca.
Il sorriso che mi regalava appena sveglio, dando un senso alla giornata
che iniziava.
Fino a quando Kaori è mancata, non avevo fatto caso a tutte
queste piccole cose che mi rendevano felice.
Enormemente felice.
Ed ora non le ho più.
Vado avanti solo per nostra figlia.
Quando la guardo negli occhi, mi sembra di rivedere quelli di Kaori che
mi fissano e mi dicono che devo farmi forza.
Se non fosse stato per Shan In, probabilmente starei facendo compagnia
a Kaori nell’aldilà.
E questo pensiero certe volte mi induce a provare un certo risentimento
verso nostra figlia.
È qualcosa che prescinde dalla mia volontà.
Eppure una parte di me odia avere questo piccolo legame verso la vita.
Se Kaori venisse a conoscenza di questi miei pensieri, probabilmente mi
lancerebbe uno dei suoi fantomatici martelli per punirmi.
Lei che è sempre stata ispiratrice di vita, mi detesterebbe
per quello a cui ho appena pensato.
Io amo Shan In, più della mia stessa vita, ma…
C’è sempre un ma che aleggia nella mia mente.
Sapere oltretutto che Kaori ha perso la vita per proteggere quella di
nostra figlia, non mi ha aiutato ad accettare la situazione.
Per giorni non sono riuscito nemmeno a guardare in faccia la nostra
piccola.
Provavo odio, puro e incondizionato.
Poi con il passare dei giorni, ho capito che questo sentimento era solo
dettato dalla mia rabbia.
Dal fatto che non ero pronto ad un evento come quello.
Io dipendevo completamente da Kaori.
In tutto.
E nonostante il tempo che è passato, mi riscopro ancora suo.
Incondizionatamente suo.
Nessuna donna ha messo piede nella nostra casa, nella mia vita, dopo di
lei.
E non mi dispiace nemmeno ammettere che probabilmente
rimarrò solo fino alla mia morte, perché nessuna
mi potrebbe donare lo stesso amore che mi ha dato lei nei dodici anni
in cui mi è stata accanto.
Mi manca.
Terribilmente.
Ogni notte prima di addormentarmi, stringo il suo cuscino e le lacrime
prendono il sopravvento.
Cerco di essere spensierato e allegro davanti a Shan In, ma so che lei
sa.
Percepisco l’angoscia che anche lei prova.
In questo noi due siamo più simili di quanto sembriamo.
Tendiamo a soffrire in silenzio, apparendo agli altri felici e
spensierati.
Ammiro come riesce ad affrontare la vita.
Ha solo 6 anni, eppure è molto più sveglia di
tante altre sue coetanee.
Ha imparato a leggere a quattro anni.
È brillante, allegra, solare.
Ma so che dentro di lei ha un vuoto che nessuno di noi può
colmare.
Me lo dice il suo continuo chiedermi di Kaori.
Ogni sera mi costringe a raccontarle qualcosa di un passato in cui lei
ancora non c’era.
Di come io e sua madre ci siamo conosciuti, quando abbiamo capito di
amarci e cose del genere.
All’inizio mi imbarazzava parlarne, lo ammetto.
Ma poi mi sono reso conto che più l’accontentavo,
più i ricordi si facevano vivi dentro di me.
E alla fine mi sono ritrovato a regalarle una copia della foto che
ritrae noi tre insieme.
Il giorno in cui la nostra piccola è nata.
Kaori aveva quel sorriso che le ho visto solo poche volte.
Quello che riservava solo per i momenti più importanti.
Perso come sono in questi pensieri non mi sono nemmeno reso conto di
essere già arrivato in ufficio.
Guardo l’insegna e sorrido.
È stata un’idea di Mick.
Gli avevo detto che non volevo più lavorare come City
Hunter, così lui ha insistito per mettere su
un’azienda di dispositivi dall’allarme.
Ogni tanto veniamo ancora contattati per qualche lavoretto sporco, ma
abbiamo limitato il più possibile.
Soprattutto ora che devo accudire da solo Shan In.
Non potrei sopportare l’idea di lasciarla senza nessuno dei
suoi genitori.
Già così è stato molto difficile
andare avanti.
Non voglio nemmeno immaginare se io non ci fossi più.
Appena entro nel mio ufficio, vedo Mick seduto ad aspettarmi.
“alla buonora capo. Vedo che ti fai attendere stamani eh!?
Nottataccia?! Sei più pallido del solito”
Sorrido appena.
“no! È che ieri sera ho riguardato il bilancio per
il commercialista e ho finito molto tardi. C’ho messo
più del previsto… lo sai che non sono bravo in
queste cose!”
Lui si rabbuia un secondo.
Sta pensando la stessa cosa che sto pensando io.
Fino a quando Kaori era in vita a queste cose ci pensava sempre lei.
Non siamo mai riusciti a capire come riuscisse a fare così
tante cose ed avere anche il tempo di crescere una figlia, badare ad un
marito e occuparsi degli amici.
Era davvero un portento di donna.
Mia moglie.
Ci siamo sposati poco dopo che mi ha detto di essere incinta.
Fu una cerimonia davvero molto intima.
Mick e Umibozu mi fecero da testimoni, mentre Miki e Kazue furono
quelli di Kaori.
Contrariamente alla tradizione, però, non ci scambiammo gli
abituali anelli.
Decidemmo invece di farci tatuare il nome dell’altro sul
corpo.
Io ho ‘Kaori’ scritto poco sopra il linguine.
All’altezza del bordo degli slip, in modo che nessuno possa
vederlo, a meno che non sia senza biancheria intima, il che
è praticamente impossibile.
Lei invece aveva ‘Ryo’ tatuato poco sopra il sedere.
Due fedi sarebbero state troppo vistose nel nostro lavoro di sweeper.
Solo dopo la nascita di Shan In decidemmo di aprire l’azienda
di antifurti.
Ora ho un conto in banca che fa quasi paura.
Non credo di aver mai visto tanti soldi in tutta la mia vita.
“Allora andiamo a Osaka oggi?!”
Mick mi riporta al presente e mi scopro ad annuire senza nemmeno
rendermene conto.
“perfetto. Allora vado a prendere i biglietti del
treno!”
“sì…”
Si blocca sulla porta.
Evidentemente ha capito che qualcosa non va.
“Ehi Ryo, vuoi dirmi cosa hai?! Problemi con Shan
In?!”
Sbuffo.
La sfuriata che le ho fatto stamani per quella stupida rivista mi ha un
po’ amareggiato.
Ormai sono diventato prevedibile.
“ma no, niente… è che le ho risposto
male e mi sento un po’ in colpa”
Si avvicina e si siede tranquillo su una delle sedie davanti a me.
“Ryo ti rendi conto che ti comporti con lei esattamente come
facevi con Kaori!?”
“eh?!”
Rimango allibito.
“sì. Ogni volta che sei un po’
più turbato o semplicemente nervoso, riversi tutto questo su
quella piccola creatura, esattamente come eri solito fare con
Kaori-chan. Solo che Shan In è solo una bambina. Non
può sbatterti ad un muro e farti ragionare. Ingoia in
silenzio senza replicare”
Mi rabbuio.
In effetti ha ragione.
Su di lei scarico tutta la mia amarezza.
Sempre.
“già… dovrei contenermi…
però lei è così uguale
a…”
Mi passo le mani sul volto.
Devo riprendermi.
“vabbé via… l’ora delle
confidenze è finito”
Mi alzo e do una pacca sulla spalla del mio migliore amico.
“andiamo a Osaka, è tardi!”
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Scuola
elementare di Shinjuku – Tokyo
Ore
13
Shan
In
Lo sapevo, la zia
è già qui.
Non posso attuare il
mio piano.
Vabbé
aspetterò un momento migliore.
Sorrido per non farla
preoccupare.
“buongiorno
zia! Come va?!”
Lei mi abbraccia forte.
“tutto bene
piccola. Te? Come è andata a scuola?!”
“benissimo.
Hanno detto che devono fare dei lavori all’edificio e quindi
la didattica è sospesa per due settimane!”
La vedo strabuzzare
gli occhi.
“Cosa?!
Perché nessuno ci ha avvisati?!”
Sospiro.
Certe volte la zia si
dimentica di non essere una mia vera parente e che non viene informata
di tutto.
“hanno
chiamato papà la settimana scorsa per avvertirlo, ma
probabilmente se ne sarà già
dimenticato… andiamo?”
E le porgo la mano.
Ormai è una
abitudine che ho preso.
Camminare mano nella
mano.
Quando ho iniziato a
muovere i miei primi passi, sembra che non volessi mai lasciare quella
della mamma, per paura che mi abbandonasse da un momento
all’altro.
E ora mi aggrappo a
chiunque mi stia vicino.
“allora che
ti va di fare oggi?!”
Le parole della zia mi
fanno tornare con i piedi per terra.
“beh mi
potresti insegnare a fare la cioccolata calda?!”
Lei annuisce e sorride.
So che le fa piacere
se passo un po’ di tempo con lei e lo zio Falcon.
Infatti li considero
come una seconda famiglia.
Quando arriviamo
troviamo lo zio sommerso dalle ordinazioni.
La zia gli sorride e
corre a dargli una mano, mentre io mi sistemo su un tavolo libero e mi
guardo in giro annoiata.
Devo trovare un modo
per evadere.
Giro la testa verso la
televisione che c’è sulla parete e ascolto le
novità.
‘Sono
Ayase Komota, in diretta dall’aeroporto. La modella Miyuki
Takashi è atterrata in Giappone da tre ore. Ha perso molto
tempo a causa dei controlli per i bagagli. Dopo un giro veloce della
città, ha intrapreso la strada verso il Plaza Hotel.
È completamente circondata da guardie del corpo, tanto che
è impossibile avvicinarla. Purtroppo bisognerà
aspettare la conferenza stampa di stasera, prevista dopo la sfilata,
per poter parlare con lei. Qui è tutto. Linea allo
studio’
Cavolo, non avrei mai
creduto che fosse scortata in questo modo.
Devo trovare un modo
per intrufolarmi in quell’hotel.
Voglio vederla.
Non posso non fruttare
l’occasione che mi è stata data.
Lei che sta nella mia
stessa città.
A pochi chilometri di
distanza.
mamma avrebbe fatto lo
stesso.
Ne sono sicura.
Stringo il mio
zainetto e aprendolo, controllo quanti soldi ho.
10000 yen.
Bene mi dovrebbero
bastare per andare e tornare con il taxi.
Se sono fortunata
potrei anche fare in modo che gli zii non si accorgano della mia
assenza.
Ora è il
momento migliore per agire.
C’è
così tanta gente nel locale che non si renderanno conto che
sono uscita.
Anche i sensi super
sviluppati dello zio non dovrebbero riuscire a captarmi con tutte
queste persone intorno a me.
Prendo un bel respiro
e mi metto lo zainetto in spalla.
Sgattaiolando tra un
cliente e l’altro, esco fuori dal locale, inspirando
profondamente l’odore di libertà.
Mi guardo in giro e
vedo un taxi libero poco distante da me.
Mi ci tuffo
all’interno.
“Plaza Hotel
per favore”
L’uomo
annuisce solamente e parte.
Incrocio le dita e
prego che gli zii e papà non mi uccidano dopo questa bravata.
Plaza
Hotel – Tokyo
Ore
14
Shan In
Arrivo davanti
all’albergo dopo pochi minuti.
Pago il taxista e
rimango meravigliata dalla bellezza di questo edificio.
Non c’ero
mai stata prima.
C’è
così tanta gente, giornalisti soprattutto, che non faranno
caso ad una mezza cartuccia come me.
Infatti senza nemmeno
tanto faticare, sono già a vagare tra i piani alti.
Devo solo capire quale
è la stanza che mi interessa.
Trovo una signorina
delle pulizie e vengo attraversata da un’idea geniale.
So come fare.
Mentre lei entra nella
stanza di un cliente per cambiare gli asciugamani, mi avvicino al
carrello e guardo la cartella degli ospiti.
Scorro il dito per
cercare la T.
Ma non
c’è nessuna Takashi nella lista.
Rifletto un attimo.
Sicuramente
avrà usato un nome falso per evitare che chiunque la trovi.
Ripercorro con la
mente gli articoli che ho letto su di lei e mi illumino al ricordo di
una particolare intervista in cui la modella aveva confidato il suo
amore per i film romantici.
Riscorro di nuovo la
lista e la trovo.
“Marisa
Ventura. Trovata!!!!!”
Da quando ho letto
quell’intervista ho iniziato anche io a guardare questo
genere di film e ho scoperto che anche a me piacciono molto.
Solo dopo ho saputo da
papà che era anche il genere preferito della mamma.
Quante cose in comune.
Il nome che Miyuki ha
scelto è tratto dal film ‘Un amore a cinque
stelle’.
Lo sapevo che lei
è diversa da tutte le oche senza cervello che intraprendono
questo mestiere.
Stanza numero 3255.
Poso la cartella al
suo posto e corro verso l’ultimo piano.
Quella camera
corrisponde alla suite imperiale.
Appena arrivo
però non sono preparata a quello che trovo.
Ci sono una ventina di
uomini vestiti di nero posizionati per tutto il corridoio che arriva
alla porta della camera.
Non
riuscirò mai ad arrivarci senza essere vista.
Ma ancora prima di
riuscire a formulare un qualsiasi pensiero, un uomo mi si avvicina.
Non ha
l’aria gentile.
“ehi tu
mocciosa, che ci fai qui?! Il piano è riservato. Nessuno
può entrare senza permesso!!”
Sento il suo tono
farsi sempre più duro.
Ho paura.
“io…
io… mi sono… persa”
Balbetto spaventata.
Ma questo sembra
alterarlo di più anziché commuoverlo.
Mi prende per la
maglia e mi alza di quasi un metro e mezzo da terra.
“chi ti ha
mandato eh?! Qualche giornalista ficcanaso?!”
Io inizio a piangere
involontariamente.
Ma perché
mi sono cacciata in questo guaio?!
In questo preciso
istante la porta della suite si apre e vedo comparire Miyuki con una
donna giovane quanto lei, mentre si stanno salutando.
Poi le cade
l’occhio su di me e il gorilla che mi sta ancora tenendo a
mezz’aria e sgrana gli occhi.
“Steve, ma
che diavolo stai facendo?! Lascia subito quella bambina!”
E la vedo avvicinarsi
a noi.
Dallo spavento ho
iniziato anche a singhiozzare.
“signorina
abbiamo l’ordine di non far entrare nessuno!”
Lei lo guarda in
cagnesco.
“beh lei non
mi sembra un pericolo, è solo una bambina.
Lasciala!”
L’uomo mi
mette giù e sento le mie gambe cedere.
Miyuki mi si avvicina
e prendendomi in braccio, mi fa affondare il viso nel suo collo.
L’abbraccio
spaventata continuando a piangere come una bambina di tre anni.
Ma non riesco a
fermarmi.
Ho avuto davvero paura.
La sento mentre mi
accarezza i capelli dolcemente e mi stringo ancora di più a
lei.
“sshhh. Va
tutto bene piccola. Ci sono io qui con te”
Poi senza dire altro,
torna sui suoi passi e rientra nella suite.
La guardia del corpo
ci guarda allontanarci e ignorando i sorrisetti dei suoi colleghi,
torna al suo posto.
Appena rimaniamo sole,
ricomincio a respirare con regolarità.
Il suo abbraccio
è così pieno di calore che mi è
difficile staccarmene.
Il profumo che emana
è così dolce che ha il potere di tranquillizzarmi.
Anche qualcun altro
aveva questo effetto su di me, ma non ricordo chi.
Appena Miyuki sente
che mi sono ripresa, mi allontana leggermente da sé.
“tutto
bene?!”
Annuisco, incapace di
parlare.
Mi accarezza la fronte
protettiva e sorride.
“meno male.
Allora cosa ci fai qui Shan In?!”
Sgrano gli occhi.
Come fa a sapere il
mio nome?!
Anche lei mi guarda
preoccupata.
Probabilmente si sta
chiedendo la stessa cosa.
“come fai a
conoscere il mio nome?” le chiedo meravigliata.
“non lo so.
Da quando sono arrivata in questa città mi capita
spesso…”
Mi massaggia la testa,
sembra le faccia male.
“tutto
bene?!”
Lei mi guarda negli
occhi e sorride.
“certo,
tranquilla. è solo un po’ di stanchezza dovuta al
viaggio e tutto il resto. Ma ancora non mi hai detto perché
sei qui”
Arrossisco
visibilmente.
Sicuramente appena
glielo dirò mi caccerà a suon di pedate nel
sedere.
E ne avrebbe tutto il
diritto.
“volevo
incontrarti. Sei il mio idolo. È un anno che ritaglio
interviste, pubblicità e foto in cui vieni ritratta. Quando
ho scoperto che saresti venuta nella mia città ho
organizzato un piano di fuga per vederti di persona”
Lei mi fissa seria.
Lo so, ora si
arrabbierà.
Chiudo gli occhi,
preannunciando l’inizio della mia fine.
Invece ricevo una
nuova carezza sulla guancia e alzo gli occhi su di lei.
Sorride.
“sei
decisamente una bambina molto coraggiosa se hai affrontato tutto questo
solo per vedere me. Ma i tuoi non sanno nulla?”
Scuoto la testa.
Inorridisco al solo
pensiero di quello cha papà mi dirà quando lo
scoprirà.
“Allora
bisogna avvertirli”
Sbianco.
Mi scruta per qualche
secondo e sospirando, mi scuote i capelli come fa sempre
papà.
“dammi il
numero, ci parlo io”
Sorrido.
“a casa non
ci sarà nessuno, però puoi chiamare zia Miki,
è da lei che sono ‘scappata’. Ecco il
numero”
E le passo un
bigliettino pubblicitario del bar.
Lei lo guarda per un
istante, sembra averlo già visto.
Scuote leggermente la
testa e compone il numero.
Prima che qualcuno
risponda, mette il vivavoce, così posso ascoltare la
conversazione.
Io sono ancora seduta
sulle sue ginocchia e mi piace la sensazione di serenità che
mi infonde.
“pronto?
Cat’s Eye?!”
“Sì,
in cosa posso aiutarla?!”
È zia Miki.
La riconoscerei tra mille.
Miyuki mi fissa e
intuendo cosa vuole sapere, annuisco.
“Salve. Lei
dovrebbe essere Miki, vero?!”
La zia rimane in
silenzio.
Sembra preoccupata.
“sì.
Mi dica”
“mi
presento, sono Miyuki Takashi e credo di avere tra le mani qualcosa di
vostro”
“come
scusi?!”
“Le dice
nulla una bambina dagli occhi neri e dai capelli castani di nome Shan
In?!”
Sento la mascella
della zia cadere a terra.
“è
lì?! Da lei?!”
Miyuki sorride.
“sì.
Mi ha detto che è scappata per venirmi a trovare. Mi
dispiace tantissimo per lo spavento che vi siete presi”
La zia Miki si
ricompone subito.
“Quella
peste... Appena la prendo le faccio passare un bel quarto
d’ora. Quando mi sono accorta che é scappata ho
avvertito suo padre. Sta tornando da Osaka prima del previsto e
sembrava terribilmente preoccupato e arrabbiato”
Sospiro.
Sapevo che questo
colpo di testa mi avrebbe causato una clausura a vita, oltre ad una
ramanzina degna di nota.
“Senta
potrebbe avvertire il padre di Shan In che lei è qui con me
e che non corre nessun rischio?! E se non è un problema la
terrei qui per farle vedere la sfilata”
Miki sembra sconvolta.
“Davvero lo
farebbe?! Non le darà fastidio?!”
Miyuki sorride e mi
accarezza una guancia.
“non si
preoccupi, basta che Shan In prometta di fare la brava”
Annuisco con foga e la
faccio ridere.
“Sembra che
sia d’accordo. Allora avverte lei suo padre?!”
Zia Miki cede
tranquilla.
“sì,
appena torna gli dirò di venire al Plaza a prenderla.
Arrivederci e grazie per averci chiamato”
Miyuki saluta educata
e riattacca.
“bene
piccola, abbiamo un po’ di tempo libero, che ti va di
fare?!”
Il mio stomaco
risponde per me.
Emette un rumore
davvero strano.
“hai fame?!
Ma hai pranzato?!”
Scuoto la testa e mi
massaggio la pancia vuota.
“che ne dici
di una pizza?! Anche io devo ancora mangiare e ho una fame che non ci
vedo”
Mi fa
l’occhiolino e chiama la reception.
Due minuti dopo un
cameriere bussa alla porta e ci consegna una margherita fumante.
“buon
appetito!”
Sorrido e ricambio.
“buon
appetito anche a te”
Mangiamo tranquille.
Ogni tanto quando non
ho la bocca piena di formaggio fuso, la bombardo di domande.
“allora come
ci si sente ad essere una modella di fama internazionale?!”
Lei sorride, ma sembra
triste.
“beh ha di
buono che guadagno abbastanza denaro da potermi permettere di
soggiornare in questo paradiso terrestre. Però sono poco
libera di fare ciò che voglio veramente”
“già
lo capisco. E quanto rimarrai qui in Giappone?!”
Si appoggia alla sedia
e sembra rifletterci un attimo.
“non lo so.
Nei prossimi giorni ci sono in programma due sfilate, dopo le quali non
ho idea di che impegni la mia manager abbia preso”
Sospiro.
Sapevo che sarebbe
stato impossibile vederla un’altra volta prima che torni in
America.
“però
visto che ormai ci siamo conosciute direi che potremmo tenerci in
contatto. Non so, ho come la sensazione di averti già
incontrato in passato…”
Sorrido.
Mi piacerebbe poterla
sentire.
Si alza dal tavolo e
prende un biglietto dalla sua borsa.
Lo gira e ci scrive
sopra qualcosa.
“tieni.
Questo è il mio biglietto da visita. Dietro ti ho scritto il
numero del mio cellulare, quello personale. Sei una delle poche ad
averlo. Quando hai voglia di chiacchierare, puoi chiamarmi. Ti avverto
subito che spesso lo troverai spento, però puoi lasciarmi un
messaggio e io ti richiamerò il prima possibile,
ok?!”
Guardo il bigliettino
come fosse una reliquia e di istinto mi lancio su di lei e
l’abbraccio.
“grazie
mille, davvero!”
Mi prende in braccio e
mi culla.
Senza volerlo ho
iniziato di nuovo a piangere.
“ehi
piccola, non fare così!”
I miei singhiozzi
diventano rumorosi, tanto che mi vergogno di essere così
emotiva.
Lei è la
prima con cui mi sono lasciata trasportare dalle emozioni che provo.
“hai perso
la mamma vero?!”
Questa domanda fatta a
bruciapelo mi stupisce.
Mi stringo ancora di
più a lei e mi rendo conto di quanto sia bella questa
sensazione.
Il calore che il suo
tocco mi infonde.
Annuisco, continuando
a piangere.
“è
per questo che ti piace quando ti abbraccio vero?!”
Sorrido, arrossendo.
Non so come fa, ma
riesce a capirmi senza parole.
“sono sicura
che la tua mamma ti vuole bene e che veglia su di te ogni
giorno”
“Già,
ne sono sicura anche io!”
La sento sorridere.
Poi accarezzandomi un
po’ i capelli riprende a parlare.
“Però
non avrebbe voluto che tu corressi rischi… promettimi che
non farai mai più una cosa avventata come venire a cercare
una modella, solo per vederla, senza avvertire tuo padre”
Il suo tono
è stato duro.
Ma i suoi gesti sono
così dolci che capisco che non è veramente
arrabbiata.
“lo
prometto”
Sorride contenta e
asciugandomi le lacrime con un fazzoletto, mi alza il mento per
permettermi di guardarla negli occhi.
“Bene. Ora
però è il caso di andare. Abbiamo una sfilata da
fare”
Mi alzo immediatamente
e prendendola per mano, la seguo fuori dalla suite.
È bello
camminarle accanto.
Tutti la salutano e
lei sorride di rimando.
Ha un portamento
invidiabile ad una regina.
I capelli lunghi fino
al sedere, di un biondo splendente.
Gli occhi celesti come
il cielo.
È altissima.
Per avere origini
giapponesi, credo sia una delle donne più alte che conosca.
Un fisico slanciato e
ben proporzionato.
Avevo il sospetto che
come tutte le ragazze che fanno il suo mestiere, fosse costretta a
mangiare poco per mantenere la linea, invece da quanto mi ha detto,
è una gran golosona e spesso cede alla tentazione,
fregandosene della dieta.
Ora mi ha lasciato la
mano per poter toccare i vestiti che dovrà indossare, ma
stranamente non mi perde mai di vista.
Appena qualcuno mi
allontana più del necessario, la vedo lasciar perdere tutti
e tornare da me.
“Shan In non
ti allontanare per nessuna ragione da me!”
Sorrido e mi aggrappo
alla sua gonna.
Lei mi accarezza di
rimando e riprende a parlare con i suoi colleghi.
Tutti mi guardano
incuriositi e sento Miyuki presentarmi come sua nipote, venuta apposta
per vederla sfilare.
Nessuno potrebbe
sospettare il contrario, visto che in un certo senso ho il suo stesso
taglio degli occhi.
Anche se il mio color
onice, non ha niente a che vedere con il suo azzurro cielo.
“Miyuki ma
io dove mi metto quando inizierai a sfilare?!”
La vedo girarsi
intorno, mentre la truccatrice è intenta a renderla ancora
più bella di come non sia già.
“laggiù
dietro la tenda che separa le quinte dal palco,
c’è una poltrona. Generalmente ci si piazzano i
giornalisti, ma stasera essendo la prima serata, sarà vuota.
Quella sarà la tua postazione per tutto il tempo. ti
terrò d’occhio, quindi non provare a svignartela,
chiaro?!”
E mi stringe il naso
con due dita.
Rido.
È una cosa
che mi fa sempre anche papà, quando fa finta di arrabbiarsi.
“prometto!
Non mi muoverò di un millimetro”
“bene”
Poi sento qualcuno
spingermi di lato e armeggiare con i capelli di Miyuki.
È
completamente circondata.
Sbuffo,
così però non è divertente.
Io voglio stare con
lei, non con il sedere dei suoi collaboratori.
Poi improvvisamente mi
sento sollevare.
Alzo gli occhi e
incrocio quelli di Miyuki che sorridono.
Mi fa sedere sul
tavolino accanto a lei, così posso ammirarla.
“Lei
è Shan In, deciderà il trucco per me stasera,
vero piccola?!”
E mi fa
l’occhiolino.
Io mi apro in un
sorriso enorme e inizio a dare indicazioni.
Poco fard, ha
già la carnagione piuttosto abbronzata.
Matita nera tutto
intorno agli occhi per risaltare il suo colore.
Mascara nero per
rendere le ciglia più seducenti.
E un leggero ombretto
blu intonato al vestito che dovrà indossare per primo.
Mi sposto per fare in
modo che possa specchiarsi e la vedo arrossire.
“Hai un
futuro come truccatrice, lo sai piccola?! Semplice, ma con gusto.
Brava”
E mi schiocca un bacio
sulla guancia.
Io
l’abbraccio e sorrido.
Il resto del
pomeriggio passa così.
Tra lei che fa le
prove sul palco, stringe mani a persone sconosciute, sorride ai vari
fans venuti apposta per conoscerla.
Ma la cosa che
più mi sorprende è che contrariamente a tutte le
sue colleghe, lei è l’unica che non ho mai sentito
lamentarsi per qualcosa.
È
efficiente e dinamica.
Gentile e tranquilla.
E nonostante tutti i
pensieri che ha per la testa, trova anche il tempo per preoccuparsi di
me.
Di dove sono, con chi,
se sto bene.
È davvero
unica.
Finalmente arriva
l’inizio dello spettacolo.
Mi si avvicina,
ondeggiando sui suoi altissimi tacchi e mi sorride.
“allora
piccola, vai a sederti sul divanetto che ora si comincia!”
Prima di andare via
però mi da un piccolo bacio sulla fronte e continua.
“fai la
brava!”
Non so
perché, ma mi ricorda tanto la mamma.
Mi siedo alla mia
postazione da dove posso vedere tutto il palco e parte del dietro le
quinte.
Miyuki è
perfetta nel suo vestito blu notte, lungo fino a terra, con un
vertiginoso spacco sulla schiena.
Sorride, ancheggia.
È
decisamente una professionista.
Fa due giri della
pista e appena oltrepassa le tende viene assalita nuovamente da
truccatori e stilisti per cambiarle abito.
Tutto avviene
così velocemente che non mi rendo nemmeno conto che
è già sul palco, mostrando un nuovo capolavoro di
alta moda.
Lo stesso schema va
avanti per circa un’ora, dopo la quale vedo Miyuki sospirare.
Sembra stremata.
Ogni tanto mi lancia
un’occhiata e mi fa una linguaccia.
Io rido e rispondo a
tono.
La vedo sorridere e io
mi sciolgo.
Potrei ammirarla per
sempre.
Dopo
un’altra ora, sento qualcuno esultare.
“Miyuki
è l’ultimo, dai bambina, spacca tutto!”
E l’uomo che
ha appena detto questo le da una pacca sul sedere, mandandola sul palco
per l’ultimo abito della serata.
Appena torna dalla
passerella, lancia le scarpe da qualche parte e driblando tutti, si
avvicina a me e mi abbraccia.
“Tutto bene
Shan In?!”
Annuisco e
contraccambio l’abbraccio.
“è
stato un successone. Complimenti!”
Lei sorride felice e
mi prende in braccio.
“bene. Direi
che potremmo anche andarci a riposare adesso!”
Così
dicendo, sgattaiola verso la suite senza farsi vedere.
Appena si chiude la
porta alle spalle, tira un bel sospiro di sollievo.
“Missione
completata. Ora possiamo anche farci un bel bagno caldo no?!”
Annuisco.
Però non si
dirige verso il bagno.
“che
fai?!” le domando incuriosita.
“prima devo
sistemare una cosa…”
Si siede sul divano e
tenendomi sempre in braccio, prende il telefono in mano.
“Pronto?
Reception?!... bene, sono l’occupante della suite imperiale.
Vorrei chiederle di dire a tutti che sono molto stanca e che non mi
sono sentita bene, quindi non presenzierò alla conferenza
stampa. In più se dovesse arrivare un uomo di
nome…”
Allontana il
ricevitore dalla bocca e mi chiede il nome di papà.
Glielo scrivo e lei
sorride complice, continuando a parlare.
“…Ryo
Saeba, lo faccia salire. Avverta le guardie del corpo di lasciarlo
passare,ok?!”
Sembra tutto a posto,
perché la sento salutare e riagganciare.
“bene anche
questa è fatta. Ora andiamo…”
Mi prende per mano e
mi porta a fare un bel bagno caldo, quando il telefono inizia a suonare.
Miyuki si avvicina e
risponde tranquilla.
“No,
Natasha, non vengo…Sono stanca… devo ricordarti
che stasera ho posato per più della metà della
tua collezione?!... guarda che sono due giorni che non mi fermo un
attimo… no, non se ne parla… fa quello che ti
pare, io di qui non mi muovo”
E detto questo, chiude
il telefono di botto e si gira verso di me.
“Andiamo!?”
Mi riprende la mano e
ci incamminiamo verso il bagno.
Si immerge per prima,
testando la temperatura dell’acqua.
La vasca è
totalmente piena di schiuma, tanto che è impossibile vedere
i nostri corpi.
Giochiamo un
po’, schizzandoci a vicenda.
È troppo
divertente.
Poi stremate ci
asciughiamo e ci distendiamo sul lettone avvolte solo
dall’accappatoio.
Mi accoccolo al petto
di Miyuki e mi faccio cullare dal suo respiro regolare e dal battito
tranquillo del suo cuore.
In poco tempo vengo
rapita dal sonno e per la prima volta da tre anni a questa parte, mi
addormento con un sorriso sulle labbra.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Come
ha reagito Ryo venuto a sapere della fuga di Shan In?!
Scopriamolo
;)
buona
lettura!
ne
approfitto per ringraziare Dada88 e sailorm per aver messo la mia
storia tra le seguite e sailorm per averla inserita tra le preferite.
grazie
mille!!! troppo buone ;)
Stazione
di Shinjuku – Tokyo
Ore
19
Ryo
Sono appena tornato da
Osaka con il primo treno che ho trovato.
Non riesco nemmeno a
quantificare la rabbia che in questo momento ho nel corpo.
Questo Shan In non
doveva farmelo.
Ma che le è
passato per la testa?!
Quella bambina sta
diventando sempre più strana.
E questo mi preoccupa.
Arrivare a scappare di
casa è davvero il colmo.
Per cosa poi?!
Andare a conoscere una
modella.
Non è
possibile.
Chiamo un taxi e
appena arriva, mi ci fiondo all’interno e pronuncio solo
poche parole.
“Plaza
Hotel. Di corsa!”
L’autista
non se lo fa ripetere e sgomma a tutta velocità.
Ha notato il mio
sguardo omicida e non fiata.
Arriviamo a
destinazione in pochi minuti.
Pago velocemente e
scendo dall’auto, cercando di respirare con
regolarità per non rendermi ostile a tutti.
Questo è un
posto raffinato.
Entro nella hall e mi
incammino con passo sicuro alla reception.
“La
signorina Takashi per favore”
L’uomo mi
guarda in cagnesco, ma risponde educato.
“chi la
desidera?!”
Nello stato in cui
sono, potrei prenderlo per la giacca e scaraventarlo ad un muro, ma mi
trattengo.
“Ryo
Saeba”
L’uomo si
irrigidisce e sorride nervoso.
“stanza
3255. è all’ultimo piano. La signorina Takashi
è già lì, la sta aspettando”
Sorrido, deve essere
una tipa sveglia se si è ricordata di dare il mio nominativo
per evitare di darmi noie per entrare.
“grazie!”
mi limito a dire e con passo sicuro mi dirigo all’ascensore.
Premo il tasto del
quattordicesimo piano e attendo.
Quando le porte si
aprono, trovo davanti a me una ventina di uomini armati, vestiti di
nero, con auricolari alle orecchie.
Probabilmente sono le
sue guardie del corpo.
Vedo uno avvicinarsi e
sono già pronto in posizione di difesa.
“Signor
Saeba?!”
Annuisco.
“bene mi
segua”
E senza degnarmi di
uno sguardo mi accompagna verso la suite.
Bussa tre volte e
sento qualcuno camminare con passi lenti verso la porta.
Una donna con gli
occhi assonnati e con indosso solo una vestaglia, viene ad aprirci.
“signorina
Takashi scusi il disturbo, è arrivato il signor
Saeba”
Sento gli occhi
azzurro cielo della donna su di me e mi imbarazzo leggermente.
“Grazie
Steve, puoi andare. Lei Saeba si accomodi”
Mi invita ad entrare e
la rabbia che ho provato fino a pochi secondi fa sembra essersi
dileguata completamente.
“mi scusi
per il disordine, ma sono arrivata solo da poche ore e non ho ancora
avuto il tempo di riordinare”
Sorrido leggermente.
Sembra diversa dalle
altre modelle che ho conosciuto nella mia vita.
“senta
signorina, credo che lei abbia qualcosa che mi appartiene”
La mia voce risulta
più dolce di quanto volessi, ma mi sembra inutile
arrabbiarmi con lei, infondo non ha colpa del comportamento di mia
figlia.
Anzi è
stata fin troppo gentile ad occuparsene finché non sono
arrivato.
“è
per caso una bambina dall’aria innocente, ma che nasconde un
coraggio smisurato?! Forse posso aiutarla!!”
E mi sorride
tranquilla.
Mi ritrovo a imitarla.
“è
sul mio letto che sta ronfando. Le ho fatto fare un bagno ed
è crollata. Se mi da un minuto la rivesto e gliela
porto”
Io cerco di fermarla,
ma lei mi sorprende.
“lei si
sieda, faccio in un attimo”
E scompare in camera.
Io nel frattempo
girello per la suite.
Non ho il tempo
nemmeno di guardare il panorama che si vede da quassù, che
la vedo di ritorno con Shan In tra le braccia.
Me la porge facendo
attenzione a non svegliarla.
“mi
raccomando, non sia troppo duro con lei quando si sveglierà.
È solo una bambina che sente la mancanza di sua madre. Ha
trovato in me qualcosa che gliela ricorda e ci ha costruito sopra un
idolo”
Sospira,
accarezzandole i capelli.
“sono sicura
che non farà mai più qualcosa di così
avventato. Me l’ha promesso”
Vedo i suoi occhi
addolcirsi.
Shan In deve aver
fatto breccia nel suo cuore.
Devo dire qualcosa di
sensato.
“questo
marmocchio è speciale come lo era sua madre. Capace di
incantare tutti. Non mi meraviglia sapere che ha avuto lo stesso
effetto su di lei”
La sento ridere e
nonostante mi sento un idiota ad ammetterlo, mi piace come risuona.
“forse ha
ragione”
Già, io ho
sempre ragione.
Poi sento qualcuno
avvicinarsi e infatti dopo pochi secondi una donna molto giovane
compare sulla porta del salotto dove siamo io e Miyuki.
“Signorina
Takashi è arrivata questa per lei”
E le porge una
lettera, dopo di che se ne va, esattamente come è venuta.
Vedo la modella
irrigidirsi e allontanandosi leggermente da me, aprendola esitante.
Non passano nemmeno
due secondi che la vedo accartocciare quel foglio di carta e iniziare a
tremare.
“tutto bene
signorina?!”
Non so
perché, ma sento puzza di guai.
Forse
l’istinto da City Hunter non è mai scomparso.
Scuote la testa e
facendo un lungo respiro, si gira per guardarmi.
È il
ritratto della paura.
“niente. I
soliti scherzi”
Non me la bevo.
Molto probabilmente
è qualcosa di più serio, ma è inutile
insistere.
“beh allora
è meglio che io vada. Scusi per il disturbo che le abbiamo
recato”
Lei si riprende e si
avvicina per accompagnarci alla porta.
“nessun
disturbo, mi creda. Anzi dica a Shan In che quando vorrà, sa
come contattarmi”
Poi mi porge la mano.
Io gliela prendo e la
stringo leggermente.
Una scintilla
attraversa entrambi lungo la colonna vertebrale.
È una
strana sensazione.
Mi ritraggo
meravigliato, ma sorrido educato.
“grazie di
tutto. Arrivederci”
Lei si avvicina alla
bambina e dandole un piccolo bacio sulla guancia, le sussurra
“buonanotte
e sogni d’oro piccola”
Io mi avvicino
all’ascensore e vedo il gorilla che mi ha scortato al mio
arrivo, sbiancare.
Evidentemente ha
conosciuto pure lui Shan In e una parte di me sa che non è
stato un incontro piacevole.
Mia figlia
dovrà spiegarmi molte cose quando si sveglierà.
Sospiro.
“Quanto ti
vorrei qui con me in questo momento Kaori”
E una lacrime solca il
mio viso.
Una delle tante che
verso da tre anni a questa parte.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Ed eccoci qua...
come staranno andando le
cose a casa Saeba dopo la fuga di Shan In?!
Scopriamolo ;)
In realtà il capitolo é un po' più
corto di quanto avessi preventivato...
mi rifarò nel prossimo ;)
Ancora
grazie mille a chi legge questa storia :)
baciottoli
19 Settembre
Cat’s
Eye – Tokyo
Ore 10
Shan In
Sono già passati tre giorni da quando ho passato il
pomeriggio con Miyuki.
E come era ovvio pensare, sono in castigo da allora per un tempo
infinito.
Quando mi sono svegliata la mattina successiva nel mio letto, pensavo
di aver sognato tutto.
Invece la faccia arrabbiata di papà che mi sono ritrovata
davanti durante colazione, mi ha dato la conferma di quello che era
successo.
Tralasciando la strigliata che mi ha riservato, credo non la
dimenticherò mai finché campo, ora non ho il
permesso di fare nulla.
Sono costretta a passare queste due settimane di vacanze dalla scuola,
reclusa nel bar della zia Miki e dello zio Falcon.
Ma la cosa che mi dispiace di più è il fatto di
non essere riuscita a mettermi in contatto con Miyuki.
Ho provato a chiamarla sul cellulare che mi ha lasciato, ma
è sempre spento.
Tiro un nuovo sospiro.
Il millesimo in questi tre giorni.
Non riesco a smettere di pensare a lei.
“Ehi Shan In, che ne dici di una bella cioccolata
calda?!”
È la zia che sta parlando.
Non sono molto di compagnia ultimamente.
E lei se n’è accorta.
Solo papà non fa molto caso alla mia tristezza.
“no zia, non mi va. Grazie comunque…”
E torno ad ammirare fuori dalla finestra.
L’autunno è alle porte e il freddo inizia ad
arrivare.
Vedo tanti bambini abbracciati ai propri genitori e una morsa di
gelosia mi invade.
Io non avrò mai questa possibilità.
Sbuffo.
Mi rannicchio con la testa sulle braccia e aspetto che anche questa
giornata passi.
Ufficio Saeba
– Tokyo
Ore 10
Ryo
Sono tre giorni che Shan In è sempre depressa.
So che il motivo non è la scenata che le ho fatto la mattina
successiva alla sua fuga.
Le manca quella modella.
In un certo senso la capisco.
Quella donna ha il potere di infondere tranquillità a
chiunque le stia vicino.
Non mi stupisce che Shan In le si sia già affezionata.
Vorrei poterla aiutare.
Odio vederla così triste.
Forse dovrei fare qualcosa.
Ma cosa?!
Poi guardo sul tavolo.
Insieme ai mille documenti che dovrei revisionare, trovo il biglietto
di quell’albergo che mi sono portato via mentre tornavo a
casa con Shan In tra le braccia.
Prendo il telefono in mano e accertandomi che non ci sia nessuno nei
dintorni che possa sentirmi, digito il numero.
“Pronto Plaza Hotel, come posso esserle utile?!”
Riconosco la voce dell’uomo che ho incontrato quel giorno
alla reception.
“Salve sono Ryo Saeba”
Qualche secondo di silenzio e poi l’uomo capisce.
“È l’amico della signorina Takashi.
Aspetti che le passo subito la sua stanza”
“grazie”
Forse è un po’ avventato chiamare in questo modo.
Senza nemmeno essere sicuri che non la disturbo in qualche modo.
Però l’amore per mia figlia sovrasta ogni cosa.
Aspetto paziente che Miyuki mi risponda e il cuore inizia a battere
più veloce.
Sono quasi emozionato all’idea di risentirla.
Non so perché reagisco così.
“Pronto? Chi è?!”
La sua voce è ancora più dolce di quanto mi
ricordassi.
Mi ridesto dai miei pensieri e cerco di riprendere un po’ di
lucidità.
“sì, salve. Sono Ryo Saeba, il padre di Shan In,
non so se si ricorda”
La donna allontana un attimo il ricevitore e chiede ai suoi
collaboratori di uscire un attimo dalla stanza.
Appena sento il silenzio avvolgerla, riprende a parlare.
“certo che mi ricordo. Come sta? E Shan In? Ho visto solo ora
le chiamate che mi ha fatto. Stavo giusto per telefonare”
È così spigliata e allegra che contagia pure me.
“stiamo bene. L’ho chiamata apposta per chiederle
se poteva farsi sentire da Shan In. Dal giorno in cui è
venuta da lei, non è più la stessa. Si
è un po’ chiusa in se stessa ed è
sempre molto triste”
Spero che la mia sincerità porti a qualcosa di buono.
“Oh mi dispiace. È che in questi giorni ho avuto
un sacco di lavoro da sbrigare…”
Poi la sento sfogliare qualcosa.
“e purtroppo anche i prossimi giorni saranno
infernali…”
“beh credo che Shan in si accontenterebbe anche solo di una
sua telefonata”
La sento sorridere.
“farò di meglio…” sussurra
tranquilla.
“può attendere un secondo in linea?!”
Non capisco cosa abbia in mente, ma decido di assecondarla.
“certo”
Sento appoggiare il ricevitore sul tavolo e allontanarsi
dall’apparecchio.
Poi il rumore di una porta che cigola.
E infine la sua voce che appare come un sussurro a causa della
lontananza.
“Eriko ascolta, vorrei annullare tutti i miei impegni per le
prossime due settimane”
Cosa ha detto?!
È impossibile!!
Non può farlo per Shan In.
La ragazza con cui sta parlando sembra voler farla ragionare.
“ma Miyuki… sono impegni che abbiamo programmato
da mesi. Non sarebbe giusto”
Sento la modella battere il piede come per aiutarsi a pensare.
Lo faceva anche Kaori.
E involontariamente mi ritrovo a sorridere.
“Allora concentra tutto entro oggi e domani. Dal 21 voglio
assolutamente essere libera per almeno due settimane, ok?!”
Non sento la risposta della sua collaboratrice, ma probabilmente si
sarà limitata ad annuire.
Poi sento di nuovo i passi leggeri di Miyuki avvicinarsi e prendere la
cornetta tra le mani.
“Pronto? Signor Saeba, è ancora
lì?!”
Sorrido, è così dolce.
“sì, ci sono. Allora qualche
novità?!”
La sento ridere, evidentemente ha capito che ho sentito tutta la
conversazione.
“credo che lei abbia le orecchie molto lunghe eh!? Comunque
verrò da Shan In tra due giorni. Mi da il suo indirizzo?! Mi
raccomando non le dica nulla, voglio farle una sorpresa”
Le do l’indirizzo di casa, ma le specifico che la
troverà tutte le mattine al bar della mia amica.
“ah, la famosa zia Miki vero?!”
Shan In deve avergliene già parlato.
“già, era la migliore amica di mia moglie. Shan In
le è molto affezionata. Ora poi che è in castigo
per la fuga dell’altro giorno, è costretta a
passarci queste due settimane di chiusura della scuola”
“capisco, allora tra due giorni al Cat’s Eye. Le va
bene verso le 9?!”
“Perfetto. Per l’occasione prenderò un
giorno libero dal lavoro così vi
scorterò”
Il mio tono divertito non passa inosservato alla mia interlocutrice.
La sento ridere di gusto.
“bene, allora a presto”
Poco prima di riattaccare però, la sento sussurrare.
“ah Saeba?!”
“sì?!”
“è davvero un padre eccezionale! Non è
da tutti cercare di far felice la propria bambina. Sono sicura che sua
moglie sarebbe fiera di lei. A presto”
Rimango con la cornetta a mezz’aria.
Le sue parole sono state come una dose di ottimismo.
In questi anni ho sempre avuto paura di non fare un buon lavoro con
Shan In, invece sapere da una persona esterna che non è
così, beh mi da un senso di felicità.
Sorrido involontariamente e riaggancio il telefono soddisfatto per la
mia buona azione.
Proprio in questo momento entra Mick.
Sembra sorpreso di vedermi così allegro.
“Ehi Ryo, tutto bene?!”
Annuisco.
Due giorni e vedrò di nuovo Shan In felice, cosa potrei
desiderare di più dalla vita?!
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Altro
pezzetto...
buona
lettura! :)
21
Settembre
Cat’s
Eye – Tokyo
Ore
8.50
Shan
In
Sono cinque giorni che
non sento e vedo Miyuki.
Mi sembra di vivere in
un incubo.
Zia Miki e lo zio
Falcon stanno provando di tutto per farmi reagire, ma non ci riesco.
Mi manca.
E non so
perché ho come la sensazione che mi sia stata portata via
una parte del cuore.
Perché non
mi ha ancora richiamato?!
Aveva promesso che
dopo il lavoro avrebbe controllato il cellulare.
Le avrò
fatto un centinaio di chiamate.
Forse era tutta una
scusa.
In realtà
non le interessava la mia amicizia.
Eppure era sembrata
così sincera…
Sospiro.
E continuo a guardare
fuori dalla finestra.
Papà
è seduto al bancone del bar, intento a parlare con gli zii.
Ha preso qualche
giorno di ferie per stare con me.
Sembra stranamente
sereno.
Come se non gli
importasse che mi sento così triste.
Forse è
semplicemente ancora arrabbiato per la mia fuga.
Mah?!
Spero almeno che i
giorni che mi separano dal ritorno a scuola passino velocemente.
Ho già
finito tutti i compiti che mi hanno assegnato e ora mi ritrovo davvero
senza niente da fare.
Odio stare con le mani
in mano.
Mentre sono persa in
queste riflessioni, sento il campanello della porta suonare.
È entrato
qualcuno.
Non mi giro nemmeno
per controllare, sarà senza dubbio uno dei soliti clienti.
Continuo a guardare
fuori sconsolata, finché mi sento sfiorare una spalla.
“Ehi Shan In
non mi saluti?! E io che credevo di farti una bella
sorpresa…”
Mi giro
all’istante riconoscendo la sua voce.
Non posso credere che
sia qui.
Davanti a me.
Mi apro in un sorriso
enorme e le salto letteralmente addosso.
“Miyuki sei
qui!!!! SEI QUI!!!!”
“Piccola! Te
l’avevo promesso che ci saremmo riviste. Mi dispiace di non
averti richiamata, ma ho dovuto sistemare alcune cose. Ora
però ho due settimane libere. Che ne dici di passarle
insieme?!”
È un sogno.
Sicuramente da un
momento all’altro mi sveglierò.
Mi do un pizzicotto
per appurarlo, ma lei non sparisce.
Continua a sorridermi.
“dici sul
serio?!”
Annuisce e si gira
verso papà.
“devi
ringraziare tuo padre se sono qui. Due giorni fa mi ha chiamato
dicendomi che ti eri un po’ troppo rattristata dopo il nostro
incontro e così mi ha proposto di passare un po’
di tempo con te…”
Mi appoggia a terra e
mi da una manata sul sedere per incoraggiarmi ad andarci a parlare.
Tengo lo sguardo
basso, imbarazzata.
“papà
grazie mille”
Sussurro appena.
Lui si china alla mia
altezza e con un dito mi alza il mento.
“Prego
piccola. Lo sai che farei di tutto per farti felice no?!”
Oddio, oggi
è il giorno più bello della mia vita.
Sarebbe perfetto se ci
fosse anche la mamma con noi.
Abbraccio
papà e gli do un bacio sulla guancia.
“ti voglio
bene, papà”
Mi scompiglia i
capelli e mi accarezza.
“anche io
Shan In”
Miyuki mi si avvicina
e mi da una carezza sulla schiena.
Mi scappa una lacrima
e l’asciugo prontamente.
Mi giro verso di lei e
sorrido.
“che
facciamo oggi?!”
“beh se tuo
padre è d’accordo pensavo che potremmo fare un
giretto al parco”
Io mi illumino e vedo
papà sospirare e annuire.
“e parco
sia… Shan In prendi la giacca e andiamo”
Io obbedisco subito e
in pochi secondi sono pronta.
Prendo la mano
sinistra di papà e la destra di Miyuki e ci incamminiamo per
le strade della città in silenzio.
Godendoci la vicinanza
l’uno dell’altro.
Sembriamo una famiglia
felice.
Una fitta di dolore mi
attraversa il cuore.
Shan In non pensare
cose stupide!
Appena entriamo nel
parco di Shinjuku sento la mano di papà lasciarmi.
Si siede su una
panchina e si accende una sigaretta.
Miyuki invece si
avvicina all’altalena.
“ti va di
provarla?!”
Io annuisco e salgo
tranquilla.
Pian piano lei inizia
a spingermi e mi piace la sensazione di libertà che provo da
quassù.
Posso quasi toccare il
cielo con un dito.
Rido divertita.
È da un
sacco di tempo che non passavo una mattinata così.
Anche papà
ci ha raggiunti e ha preso il posto di Miyuki nello spingermi.
Lei si è
seduta sull’altalena vicina, dondolandosi leggermente.
Sorride tranquilla e
sembra felice.
Dopo un po’
passiamo ad un altro gioco, la giostra.
Questa volta a salire
sul cavallo sono solo io, ma vedo papà e Miyuki tenermi
d’occhio e chiacchierare del più e del meno.
Mamma non volermene.
Non essere gelosa.
È solo una
amica mia e di papà.
In questo preciso
istante gli occhi di Miyuki si poggiano su di me e un brivido mi invade.
Ha lo stesso sguardo
della mamma.
Scuoto la testa.
Ma cosa sto dicendo?!
Parco
di Shinjuku – Tokyo
Ore
11.15
Ryo
Ormai è
più di due ore che siamo qui al parco.
Mi piace come questa
modella riesca a tenere me e Shan In uniti.
Abbiamo giocato, riso,
chiacchierato come non succedeva dalla scomparsa di Kaori.
Involontariamente
avevo eretto una sorta di muro tra me e mia figlia, ma con
l’arrivo di Miyuki, magicamente si è sgretolato e
ho iniziato di nuovo ad apprezzare la vicinanza di Shan In.
È bello
vederla sorridere, felice.
Perché in
qualche modo ci rivedo Kaori.
Ora la tengo sulle
spalle, era stanca di camminare.
Ci stiamo dirigendo
verso un bar per mangiare qualcosa.
Abbiamo decisamente
bruciato un bel po’ di energie.
Ci sediamo ad un
tavolo e ordiniamo tre brioches.
È Miyuki la
prima a parlare.
“è
stata davvero una mattinata stupenda. Non mi divertivo così
da anni. Grazie mille”
Sembra sincera.
Non deve essere facile
vivere nel suo mondo.
“Già
ci siamo divertiti tanto, vero papà?!”
Annuisco, tranquillo.
È vero, non
passavo una giornata così spensierata da un sacco di tempo.
“Papà
posso andare a guardare i dolci?!”
Guardo Miyuki, che mi
sorride di rimando.
“va bene,
però non ti allontanare troppo”
“promesso”
e corre via.
Ora siamo solo io e
lei e questo mi porta un aumento considerevole dei battiti cardiaci.
“Allora
signorina Takashi, era anche lei una bambina così agitata da
piccola?!”
Ho buttato una domanda
a caso per evitare di fare la figura dell’idiota.
Mi sento in soggezione
quando sono con lei.
“Beh in
realtà non lo so”
I suoi occhi sembrano
tristi.
“posso
svelarle un segreto?!”
Annuisco, sono curioso
di sapere cosa nasconde una donna come lei.
Sorride e abbassa lo
sguardo sulle sue mani.
“io non
ricordo il mio passato”
Cosa?!
Rewind.
Che ha detto?!
“la mia
memoria si è bloccata a causa di un incidente che ho fatto
tre anni fa. Tutto ciò che mi è capitato prima
è out. Questo mi ha recato grossi problemi di ambientamento,
perché non ero molto sicura di essere davvero chi dicevano
che fossi”
È una cosa
incredibile.
“Mi dispiace
signorina…”
Lei alza lo sguardo su
di me e nota il mio cambio di umore.
“non faccia
così… non si rattristi per me. Ormai non spero
più di recuperare la memoria. Non so perché abbia
deciso di dirlo proprio a lei, ma mi ispira fiducia. La prego solamente
di non farne parola a nessuno. Se qualche giornalista lo scoprisse,
sarei tormentata a vita”
“certo, non
si preoccupi”
Sorrido e lei mi imita.
Poi sento un pericolo
provenire dalle mie spalle e mi butto su di lei per proteggerla.
“a
terra” le urlo.
Lei mi imita subito.
La sua
velocità mi stupisce.
Due spari ci sfiorano
di poco.
Mi alzo quanto basta
per cercare di vedere chi sia stato, ma ormai è troppo
tardi, se ne è già andato.
Mi giro verso Miyuki
che sembra visibilmente spaventata.
“tutto
bene?!”
E l’aiuto ad
alzarsi.
Annuisce poco convinta.
Doveva essere lei il
bersaglio.
Shan In ci raggiunge
poco dopo, non sembra aver notato nulla.
“che
è successo?! Miyuki perché il tuo ginocchio
sanguina?!”
La modella abbassa lo
sguardo sulla gamba e le accarezza una guancia.
“non
preoccuparti piccola, è solo un graffio”
Si siede su una sedia
e bagnando un fazzoletto di stoffa con dell’acqua, si pulisce
la ferita.
Shan In è
rimasta tutto il tempo vicino a lei, ignorando il suo orrore per quel
liquido rosso.
Appena la ferita
smette di sanguinare, la modella si alza tranquilla.
“beh io
andrei”
Vedo la faccia triste
di mia figlia e senza prima connettere il cervello, inizio a parlare.
“perché
invece non si trasferisce da noi?! quello che è successo non
è stato un incidente. È evidente che qualcuno ce
l’ha con lei, signorina. Io sono stato una guardia del corpo
in passato e potrei proteggerla. In questo modo i giornali non sapranno
nulla e lei potrà nascondere la faccenda senza problemi. Che
ne dice?!”
Mi guarda con sospetto.
Forse pensa ci sia un
secondo fine nel mio ragionamento.
In realtà
sono davvero preoccupato per la sua incolumità.
“Beh…
sarebbe perfetto… ma Shan In?!”
Ci rifletto su.
Così la
metterei in pericolo, è vero.
Però le
seguirei sempre e ciò limiterebbe i rischi.
“non si
preoccupi, sono più bravo di quanto sembra. Non la
metterò in pericolo”
La vedo massaggiarsi
le tempie, sembra stanca.
“va bene.
Accetto. Però mi permetta di pagarla alla fine
dell’incarico”
Annuisco giusto per
assecondarla.
é ovvio che non le prenderò un soldo...
sono finiti i tempi in cui chiedevo altro per pagarmi.
Sospiro.
“allora andiamo a
casa”
e così
dicendo ci incamminiamo nel nostro appartamento.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
16
Shan
In
Non ho capito nulla di
cosa sia successo, ma sta di fatto che Miyuki passerà
qualche giorno da noi.
Quando papà
me l’ha detto, stavamo camminando per venire verso casa e
dall’euforia, sono saltata al suo collo, abbracciandolo
stretto.
Oggi sta assecondando
tutti i miei desideri.
Non potrei chiedere
altro.
Ho il papà
migliore del mondo.
Appena varchiamo la
porta di ingresso però, vedo Miyuki sbiancare.
Sembra come entrata in
trance.
Sfiora ogni mobile
presente, come se lo conoscesse già.
Anche papà
sembra meravigliato.
Poi improvvisamente
lei si blocca in mezzo alla stanza e inizia a massaggiarsi le tempie.
È la stessa
cosa che le è successa la prima volta che mi ha vista.
“stai di
nuovo male?!”
Mi avvicino a lei per
sorreggerla.
Sembra combattere con
un dolore molto forte.
“non…
non preoccuparti… soffro un po’ di emicrania. Fra
due minuti sarò come nuova”
Si appoggia al
bracciolo del divano e continua a guardarsi in giro con fare sospetto.
Sembra spaventata.
“non ti
piace casa nostra?!” le chiedo sussurrando.
Sorride appena,
evidentemente per celare il suo vero stato d’animo.
“no, cosa
dici?! È stupenda! È che…”
Si passa una mano sul
volto.
“è
tutto assurdo”
Papà le si
è avvicinato.
Anche lui è
preoccupato, gli si legge in faccia.
“cosa
è assurdo?!”
Miyuki alza lo sguardo
su di noi.
Scuote la testa.
“niente.
Davvero. Magari una doccia mi aiuterà a distendere i
nervi… oggi sono stati provati un po’
troppo…”
E la vedo guardare
papà con uno sguardo spaventato.
Forse mi sono persa
qualcosa per strada.
“certo.
Faccia come se fosse a casa sua”
Poi rivolgendosi a me,
continua.
“Shan In fai
gli onori di casa. mostra alla nostra ospite la stanza in cui
dormirà e il bagno, ok?”
Annuisco e la prendo
per mano per accompagnarla.
Non vorrei che si
sentisse male un’altra volta.
Però prima
che si imbocchi le scale, papà ci ferma.
“ha qualcosa
con cui cambiarsi?!”
Miyuki si gira verso
di lui.
“Ho chiamato
Eriko, la mia assistente. Dovrebbe arrivare qui a momenti con qualche
vestito”
Vedendo il cambiamento
del viso di mio padre, precisa maggiormente.
“non si
preoccupi, la mia collaboratrice è una bravissima persona.
Darebbe la vita per me, come io per lei. È come una sorella.
Sono sicura che non c’entra nulla con quello che è
successo oggi. In più non dirà a nessuno dove
sono. Le ho chiesto specificatamente di non farsi vedere, mentre viene
qui”
Papà sembra
più rilassato e girandosi, si affaccia alla finestra per
fumarsi una sigaretta.
Noi invece ci
guardiamo pensierose e ci incamminiamo verso il bagno.
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
16.30
Ryo
È strano
come tutto sia successo in fretta.
Fino a pochi giorni fa
ero sicuro che non avrei mai fatto entrare un’estranea in
casa mia e che non avrei più ripreso a lavorare come City
Hunter, mentre ora sto qui, a guardarmi in giro, per essere sicuro che
nessuno ci stia sorvegliando.
Non avrei dovuto
coinvolgere me e Shan In in questa storia.
Eppure
l’espressione spaventata e smarrita della signorina Miyuki mi
ha fatto scattare qualcosa dentro.
Dopo la morte di Kaori
ho giurato a me stesso che non avrei mai più aiutato nessuno.
Infondo con lei, se
n’é andato anche il cuore di City Hunter.
Ho continuato ad
allenarmi con la pistola e le arti marziali giusto per non perdere la
mano, ma da tre anni non ho più accettato nessun tipo di
incarico.
Ora mi chiedo se
sarò davvero in grado di proteggere questa donna da chiunque
la voglia uccidere.
Vengo ridestato dai
miei pensieri dal suono del campanello.
Mi avvicino alla porta
circospetto.
La mano vicina alla
mia fedelissima Phyton.
Guardo dallo spioncino
e riconosco la collaboratrice della modella.
Apro la porta.
“Salve, lei
deve essere Eriko, vero?!”
Lei annuisce
tranquilla ed entra in casa portando con sé una valigia.
“Lei invece
è il signor Saeba. L’ho riconosciuta subito.
È il padre di Shan In”
“Già.
Mi dispiace che abbia dovuto fare tutta questa strada. Ma credo sia
meglio per la signorina Takashi se si allontana per un po’
dal suo ambiente, per capire chi ce l’ha con lei”
L’assistente
annuisce e si guarda in giro in cerca della sua amica.
“è
di sopra a farsi una doccia. Mi è sembrata molto provata per
l’accaduto”
Eriko sembra un
po’ agitata, forse sa qualcosa che io non so.
“c’è
qualcosa che vuole dirmi?!” provo a chiedere.
Magari non
servirà, ma sempre meglio provare.
“Beh
ecco… non so se Miyuki vuole che lei lo sappia, ma a questo
punto meglio mettere in tavola tutte le carte non crede?!”
Annuisco e la esorto a
continuare.
“Beh vede,
è circa una settimana che Miyuki riceve lettere minatorie da
un mittente sconosciuto. Lei le ha sempre cestinate, considerandole
solo stupidi pretesti per spaventarla, ma visto quello che è
successo oggi, credo che non sia così”
Cammino su e
giù per la stanza, pensando a chi possa voler uccidere una
modella della sua fama e per quale motivo.
“Lei ha
qualche sospetto di chi possa essere?!”
Mi basterebbe solo una
pista da cui partire.
“no, mi
dispiace. Miyuki è sempre stata dolce e gentile. Tutti
stravedono per lei. È grazie a questo suo carattere che non
si è fatta contaminare dal brutto mondo che è
quello della moda. Lei è rimasta pura, con principi e remore
vecchio stampo. Eppure all’inizio della sua carriera era
stata criticata perché la credevano la solita figlia di
papà, aiutata dai piani alti a scalare la vetta del
successo. Invece conoscendola, tutti si sono dovuti ricredere”
In effetti devo
ammettere di non conoscere nulla di questa modella.
Come è
arrivata al successo, la sua famiglia.
Credo che
sarà un ottimo argomento per cena.
Sorrido educato, Eriko
è stata fin troppo gentile.
“grazie per
il suo aiuto. La signorina Miyuki è davvero fortunata ad
avere un’amica come lei”
E le porgo la mano.
Lei me la stringe
sorridente, ma la sua risposta mi spiazza.
“mai quanto
lo sono io ad avere lei”
La guardo meravigliato.
Arrossisce leggermente
e riprende a parlare.
“Miyuki
è buona dentro, signor Saeba. Ama in modo incondizionato.
Aiuta senza chiedere niente in cambio. E quando è triste,
non lo da mai a vedere. Fa la persona forte, ma io lo so che certe
volte si sente sola, ed è davvero un peccato che non riesca
a trovare la felicità che sta cercando”
Ad un certo punto
guardando l’orologio del salone, inizia a sbiancare.
“oddio, devo
andare, altrimenti arriverò in ritardo per la conferenza
stampa di stasera. Qui ci sono i vestiti per Miyuki, se dovessero
esserci problemi, le dica di chiamarmi a qualsiasi ora. Me la
saluti!”
E così
dicendo, inizia a correre giù per le scale, lasciandomi solo
alla porta di casa.
Che tipa strana,
però si vede che ci tiene al suo lavoro.
Guardo la valigia
rimasta al mio fianco e sospirando, la prendo in mano e la porto al
piano superiore, dove ci sono le stanze da letto.
Vedo la luce accesa in
quella che una volta è stata di Kaori e ora è di
Shan In.
Mi avvicino titubante,
ma alla fine mi faccio coraggio e busso.
Mia figlia si avvicina
alla porta e la apre leggermente.
“che
c’è papà? Hai bisogno di
qualcosa?!”
Perché non
mi vuole far entrare?!
“beh ho qui
i vestiti per la signorina Miyuki”
Lei vede la valigia
che ho in mano e torna a fissarmi.
“Lasciala
qui davanti, ora la prendiamo noi. Tu torna giù, arriviamo
tra poco”
Ho capito.
Evidentemente la modella é ricoperta solo
dall’asciugamano e si vergogna.
È proprio
una ragazza fuori dal comune.
Devo ammetterlo.
Arrossisco e senza
fiatare, obbedisco.
Appena sono in
salotto, accendo la televisione per ingannare un po’ il tempo.
Passano solo pochi
minuti, quando finalmente le vedo comparire davanti a me.
Miyuki ha indossato
una tuta grigia e si è legata i capelli dorati in una coda
di cavallo che le lascia qualche ciuffo più ribelle libero.
È la prima
volta che lo noto, ma effettivamente non si trucca mai quando
è in “borghese”.
Cosa assai strana per
una donna del suo livello.
Anche Kaori era
così.
Acqua e sapone.
L’amavo
anche per questo.
Completamente diversa
da tutte le donne esistenti su questa terra.
Scuoto la testa.
Da qualche giorno a
questa parte il pensiero di Kaori si sta facendo ancora più
largo nella mia mente.
“bene, visto
che avete finito di usare il bagno, ci andrei io. Ok?”
Sia Miyuki che Shan In
annuiscono, così faccio un piccolo inchino e vado a darmi
una bella rinfrescata.
Ne approfitto anche
per radermi e lavarmi i capelli.
Così almeno
la mia dolce figlioletta non può lamentarsi che la graffio
quando la bacio.
Torno in salotto dopo
una mezz’oretta e una bellissima visione mi investe.
Vedo Kaori e Shan In
che cucinano, ridendo tranquille.
Shan In è
su uno sgabello per arrivare all’altezza della madre e le
sorride felice.
Mi avvicino per
potermi unire a loro, estasiato dalla felicità che sto
provando, ma quando sto per afferrarle, la visione scompare e trovo la
modella al posto di mia moglie.
“Kaori…”
il mio è solo un debole sussurro.
Nessuno mi ha sentito,
ma il mio passo accelerato ha fatto girare Miyuki verso di me.
“signor
Saeba abbiamo pensato di preparare una cena italiana, che ne
pensa?!”
Mi sorride gentile e,
forse a causa della mia recente allucinazione, giurerei di vederci
quello di mia moglie.
Lei sembra accorgersi
che qualcosa non va e si avvicina a me.
“sta
bene?!”
Cerco di riprendermi
velocemente, evitando con tutto me stesso il disagio che provo quando
questa donna mi sta troppo vicino.
“Sì”
Tossisco per far
tornare la mia voce alla tonalità giusta.
“cosa
cucinate di buono?!”
La vedo rilassarsi e
tornare ai fornelli.
“allora:
spaghetti allo scoglio e pesce spada affumicato”
Annuisco, sono i miei
piatti preferiti.
“Wow,
è perfetto”
Sono sicuro che
c’è lo zampino di Shan In in tutto questo.
Ma è la sua
voce che mi ridesta dalle mie congetture.
“Papà
se stai pensando che il menù l’abbia scelto io,
beh ti sbagli. È tutta farina del suo sacco” E
indica Miyuki.
“Ha sorpreso
anche me quando ha proposto proprio questi due piatti. Forse
è destino...”
Il destino.
Ho smesso di crederci
da tre anni, due mesi e quattro giorni.
Da quando mi
è stata portata via la mia unica ragione di vita.
“Già…”
sussurro poco convinto.
“O forse
è solo casualità…”
Questa volta
è stata proprio la modella a parlare.
Ma ha mantenuto lo
sguardo fisso sulle verdure che sta triturando.
Forse avrebbe voluto
dire qualcos’altro, ma si è trattenuta.
“qualsiasi
cosa sia, mi piace!”
Shan In è
sempre la solita, birbante fino all’osso.
La sento ridere di
gusto, subito imitata dalla modella.
E presto vengo
contagiato anche io.
Devo ammetterlo,
questa familiarità che si è creata tra noi tre mi
piace.
Però non
riesco a non pensare che vorrei qualcun altro al mio fianco e che
quello che sta occupando Miyuki, non è il suo posto.
Spero solo di non
ritrovarmi, alla fine di questo caso, con il cuore ancora
più dolorante.
Non riuscirei a
sopravvivere questa volta.
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
20
Shan
In
Mi piace
l’atmosfera gioiosa che si è creata da quando
Miyuki è entrata nella nostra vita.
È qui con
noi da solo un giorno, ma ha già fatto miracoli.
Ha fatto in modo che
io e papà trascorressimo una giornata insieme
all’insegna del divertimento.
Lo sta facendo
cucinare con noi, rubandogli qualche sorriso ogni tanto.
Non sembra nemmeno il
mio solito papà imbronciato e scontroso.
E devo ammettere che
sono felice.
Finalmente dopo tanto
tempo, posso ammettere di essere felice.
Certo
c’è una nota storta in tutto questo.
Ora come ora si sente
ancora di più la nostalgia della mamma.
Forse se ci fosse lei
al posto di Miyuki, la felicità che in questo momento sto
provando, sarebbe centuplicata.
Però mi sa
che devo arrendermi all’idea che questo non
avverrà mai.
Ora però
basta piangersi addosso.
Lei non avrebbe voluto.
Devo godermi ogni
momento.
Come avrebbe fatto
lei, vero mamma?!
Torno al presente e mi
accorgo che tutto è pronto per mettersi a tavola.
Mi siedo al mio solito
posto, con papà a capo tavola.
Invitiamo Miyuki a
mettersi accanto a me.
Quello vicino a
papà non si tocca.
Facciamo una piccola
preghiera per ringraziare di questa stupenda tavola imbandita e
iniziamo a mangiare.
Parliamo del
più e del meno, finché papà inizia a
fare qualche domanda più personale a Miyuki.
“allora
signorina, mi può dire qualcosa di lei? La sua famiglia, i
suoi amici…cose così…”
La modella si
schiarisce la voce e inizia il suo resoconto.
“beh vengo
da una famiglia benestante. Mio padre è Toshio Takashi,
proprietario della ditta farmaceutica ‘Frozen’. Da
un paio di anni è andato in pensione e sperava che al suo
posto subentrassi io. Invece ho preferito iniziare la carriera da
modella per evitare di prendere le redini dell’azienda,
perché contrariamente a lui, non ho il fiuto per gli affari.
Molti hanno criticato la mia scelta, ma alla fine me ne sono fregata
dei commenti della gente e mi sono fatta valere nel mio
lavoro”
Papà la
guarda con ammirazione.
È la prima
volta che gli vedo quella luce negli occhi.
Si riprende subito e
le fa un’altra domanda.
“e sua
madre?!”
Miyuki si è
rattristata, cosa che non passa inosservata.
“beh
è morta quando ero ancora molto piccola”
Papà
abbassa gli occhi, dispiaciuto.
“scusi, non
volevo…”
La vedo sorridere e
scuotere la testa.
“non si
preoccupi. È passato così tanto tempo…
E poi non è che me ne ricordi molto in
realtà”
Anche io
farò così?
Mi
dimenticherò della mamma.
Papà sembra
intuire i miei pensieri o forse è il mio viso che parla da
sé, fatto sta che si affretta a precisare.
“Shan In lei
qualche anno fa ha avuto un incidente, dopo il quale non ricorda il suo
passato. Questo non vuol dire che ti succederà la stessa
cosa. La tua mamma rimarrà sempre qui con te” e
indica il mio cuore.
Mi rilasso e stringo
le mani sul mio petto.
Spero che abbia
ragione.
Sorrido più
tranquilla e la cena riprende normalmente, parlando del più
e del meno.
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
22
Ryo
Dopo aver finito di
mangiare io e Miyuki ci siamo messi a riordinare la cucina, mentre Shan
In è crollata sul divano, esausta dalla lunga giornata.
Sembra un angioletto
quando dorme.
E vederla
così serena mi rende felice.
Forse ha bisogno di
una presenza femminile al suo fianco, più di quanto io
stesso mi sia mai reso conto.
E ogni giorno che
passa, assomiglia sempre di più a Kaori.
Alzo gli occhi su
Miyuki e la vedo che mi fissa.
“che
c’è? Ho qualcosa in faccia?!”
Lei sorride della mia
battuta.
“no,
è che ha un calore particolare negli occhi quando guarda sua
figlia”
Già,
è la luce dei miei occhi.
“sì
è vero. E poi rivedo in lei mia moglie, quindi la amo
doppiamente”
“Certo,
posso capirla”
Poi notando
l’ora sull’orologio, mi sorride.
“credo sia
il momento di andare a letto. Posso portare io Shan In di
sopra?!”
Guardo la mia bambina
addormentata e annuisco.
Sono sicuro che le
farebbe piacere.
“Allora
buonanotte e sogni d’oro signor Saeba”
E avvicinandosi con
Shan In in braccio, si alza sulla punta dei piedi e mi da un bacio
sulla guancia.
“grazie di
tutto”
E si incammina verso
la loro stanza.
Io mi tocco il punto
in cui ha depositato le sue labbra e un brivido mi percorre tutta la
schiena.
È la stessa
sensazione che provavo quando era Kaori a baciarmi.
Sospiro e
avvicinandomi alla finestra mi perdo in ricordi lontani, di un passato
felice che non tornerà più.
28
settembre
Casa
Saeba – Tokyo
Notte
fonda
Ryo
Sono seduto sul divano
di casa, intento a bere un po’ di camomilla.
Non riesco a chiudere
occhio stasera.
Appoggio la testa
sullo schienale, esausto.
Mi massaggio le
tempie, nella speranza di rilassarmi, ma niente.
Non ne voglio sapere
di addormentarmi.
Ad un certo punto
sento i passi di qualcuno scendere le scale.
Mi giro preoccupato e
scorgo la figura di Miyuki avvicinarsi.
Appena mi nota, mi
guarda meravigliata.
“Signor
Saeba, anche lei non riesce a dormire?!”
Annuisco.
Sono rimasto incantato
dalla visione di lei avvolta nel suo candido pigiama rosa.
Nonostante
l’oscurità che avvolge l’appartamento,
posso benissimo distinguere la sua pelle delicata, coperta da quel
tessuto che aderisce perfettamente al suo splendido corpo.
Devo ammetterlo,
è davvero una bellissima donna.
Anche se per me
nessuna riesce a mantenere il confronto con mia moglie.
“Vuole un
po’ di camomilla?!”
Le chiedo educatamente.
Ne ho preparato una
damigiana.
Lei annuisce e
silenziosamente si allontana in cucina, per riapparire poco dopo con
una tazza fumante in mano.
Sorride e si siede a
gambe incrociate accanto a me.
“quale
è la scusa per la sua insonnia?!”
Io sorrido alla
battuta.
“e la
sua?!”
Scuote la testa,
sorseggiando un po’ della tisana.
“l’ho
chiesto per prima”
“L’ho
chiesto per secondo” rispondo prontamente.
“Lo sa che
è particolarmente irritante quando fa
così?!”
“è
un mio grande pregio” e le faccio l’occhiolino.
La sento ridere e
questo mi sorprende.
Non so
perché ma solo con lei riesco a tirare fuori il mio vecchio
io.
Quello capace di
prendere in giro, di ridere, di scherzare.
Questo lato del mio
carattere l’ho sepolto dentro di me, dopo la morte di Kaori.
Improvvisamente la
vedo ricomporsi e massaggiarsi la testa.
“mi sono
svegliata di colpo dopo uno strano sogno e non mi sono più
riuscita ad addormentare”
È sincera.
L’ho capito
dai suoi occhi.
“mi
dispiace, ne vuole parlare?”
Scuote la testa
energeticamente.
“no, grazie.
qualsiasi cosa fosse, preferisco non rievocarla”
Sorrido.
“Io non
faccio altro che pensare a mia moglie. Mi manca terribilmente e ogni
notte sogno di averla ancora accanto a me, che mi infonde il suo
immenso coraggio e mi sprona ad andare avanti. Poi quando mi sveglio,
non ho più la capacità di
riaddormentarmi”
Sbuffo.
Se fosse per me
cercherei di prolungare il più possibile il mio stare con
Kaori almeno nei sogni.
“Deve essere
stata una donna davvero eccezionale. Shan In mi racconta continuamente
di lei”
Già. Una
persona unica e meravigliosa.
“Purtroppo
mia figlia non la ricorda benissimo. Aveva solo tre anni quando
è successa la disgrazia. Però da quando mi sono
messo di impegno nel raccontargli parte della nostra vita, prima del
suo arrivo, sembra più felice. È come se nelle
mie parole ci rivedesse lei e questo le da l’impressione di
ricordarla meglio”
O almeno
così credo.
Non sono mai stato
molto bravo a psicanalizzare le persone.
In questo Kaori era
decisamente più brava.
“Già…
è una fortuna che Shan In abbia lei…”
La vedo rabbuiarsi e
ho come la sensazione di aver detto qualcosa di troppo.
“Qualcosa
non va?!” mi azzardo a chiedere.
Miyuki appoggia la
tazza sul tavolinetto e mi fissa triste.
“Beh un
po’ invidio sua figlia. Per lo meno ha sempre lei al suo
fianco…”
Fa un piccolo sospiro
e alzandosi, si posiziona vicino alla finestra, intenta a guardare la
città sommersa nel buio della notte.
“io e mio
padre invece ci siamo allontanati molto dopo l’incidente che
ho avuto tre anni fa. Per molto tempo ho avuto anche la sensazione che
mi nascondesse qualcosa e questo non mi ha aiutato molto a fidarmi di
nuovo di lui. Forse è anche per questo motivo che ho scelto
di intraprendere una carriera come modella. È un lavoro che
mi permette di viaggiare, ma soprattutto mi occupa la mente per gran
parte del giorno, distraendomi dai miei veri problemi. Con questo non
voglio dire che non amo mio padre, è che è
difficile per me accettare di non riuscire a ricordarmi di lui o della
mamma… capisce cosa voglio dire?!”
Annuisco.
Vivere senza sapere
chi si è, è davvero un incubo.
Chi può
affermarlo meglio di me?!
Visto che ho vissuto
come un fantasma per tanto tempo.
Senza un nome, una
data di nascita, né un passato.
Poi come un lampo,
è arrivato qualcuno che mi ha salvato dall’oblio.
“Sa anche io
ho vissuto per molti anni senza sapere chi fossi. Sono rientrato qui in
Giappone clandestinamente all’età di 19 anni. Ho
vagato nell’oscurità per molto tempo, fino a
quando mi sono imbattuto per sbaglio nel fratello di mia moglie. Con il
suo aiuto mi sono rifatto una vita e ho iniziato a sperare che anche io
un giorno avrei potuto vivere da essere umano. Quando conobbi Kaori
questa speranza si tramutò in certezza. Fu lei a restituirmi
la vita. Un nome, una famiglia… a lei devo tutto. E se oggi
sono l’uomo che sono, è solo grazie
all’amore che mi ha donato per dodici splendidi anni, senza
mai chiedere niente in cambio”
Mi stupisco di me
stesso.
Non ho mai parlato a
nessuno in questo modo, così apertamente.
Solo con Kaori ero
riuscito a farlo.
E mi spaventa sapere
che questa donna è riuscita ad abbattere le mura che ho
sempre eretto intorno a me.
“Dovete
essere stati molto felici. Sono sicura che vi sarete goduti ogni attimo
del vostro amore”
Sospiro.
Quanto si sbaglia.
“invece
no… ed è colpa mia se è successo.
C’ho messo otto anni per trovare il coraggio di confessare a
mia moglie di essermi innamorato di lei. Per proteggerla la trattavo
sempre male. Le dicevo che per me era come un uomo e che non mi sarebbe
mai passato per l’anticamera del cervello di farmi piacere
una come lei, manesca e impulsiva. Ma nonostante tutte le cattiverie
che le dicevo o il mio brutto carattere, lei mi è rimasta
accanto sempre. Senza né lamentarsi, né
rinfacciarmi nulla.
Non so quante volte
sono stato sul punto di mandarla via, perché anche solo il
suo profumo mi offuscava la mente. Eppure nonostante tutto, mi rendevo
conto che non potevo vivere senza di lei e così la tenevo
con me, continuando però a trattarla male. Un giorno a causa
del nostro lavoro, venne ferita gravemente. Ebbi una gran paura di
perderla, così poco prima che entrasse in coma, quando
ancora era cosciente, le confessai i miei sentimenti per lei. Tutto
quello che mi ero ripromesso di non dirle, uscì fuori come
una valanga. Lei sorrise soltanto e svenne tra le mie braccia. Quando
si svegliò molti giorni dopo, rimasi deluso di scoprire che
non si ricordava nulla di quello che le avevo detto. Per giorni
combattei con me stesso per decidere se era il caso di far finta di
nulla o se era veramente arrivato il momento di iniziare una nuova
vita. Quando entrai nella stanza di Kaori con la convinzione che
dimenticare fosse la scelta più giusta, mi meravigliai di
trovarla in piedi, con le braccia incrociate al petto, mentre osservava
fuori dalla finestra. Mi disse che si era ricordata tutto, che era
stanca di rincorrermi inutilmente e che se ero entrato con
l’intenzione di riprendere la nostra vita come lo era prima
di quel fatto, lei se ne sarebbe andata per sempre. Io rimasi di sasso,
ma pensai che fosse il modo migliore per farla allontanare dal mio
mondo così tanto pericoloso e farle intraprendere finalmente
una vita normale. Quando mi avvicinai per comunicarle questi pensieri,
mi meravigliai nel scorgere le sue lacrime. Lei era l’unica
che riusciva a capire i miei pensieri ancora prima che io li
formulassi. La girai verso di me e non riuscii a trattenermi dal
chinarmi e baciarla. Da allora diventammo una coppia e potemmo vivere
veramente felici…”
Ora che ho finito di
raccontare questo episodio, mi rendo conto che Miyuki mi sta guardando
con uno sguardo strano.
Sembra spaventata.
Si porta le mani sulla
testa e si massaggia delicatamente la fronte.
Notando il mio stupore
per il suo comportamento, si riprende velocemente.
“Mi dispiace
che abbiate perso così tanto tempo… ma sono
sicura che sua moglie fosse felice anche solo standole vicino e questo
indipendentemente dal fatto che lei ricambiasse o meno i suoi
sentimenti per lei”
Poi reprimendo uno
sbadiglio, riprende.
“ora
però credo sia arrivato il momento di tornare a dormire. Si
è fatto tardi e rischiamo di non riuscire nemmeno a dormire
due ore di fila se rimaniamo qui a chiacchierare”
Detto questo si alza e
avvicinandosi a me, mi pone un piccolo bacio sulla guancia.
“Buonanotte
signor Saeba e non si preoccupi, sua moglie è stata molto
felice al suo fianco e sono sicura che le ha dimostrato il suo amore
per lei fino alla fine”
Sorrido.
Mi fa piacere sapere
che pensa questo di me.
“grazie per
avermi ascoltato, spero di non averla annoiata”
“tutt’altro”
e mi fa l’occhiolino prima di sparire al piano superiore.
Sospiro.
Forse ho fatto bene ad
aprirmi con qualcuno.
Era da troppo tempo
che mi tenevo tutto questo dentro e ora mi sento un po’
più leggero.
Sorrido e finisco la
mia camomilla, prima di riportare le tazze in cucina e dirigermi anche
io nella mia stanza.
Prendo il cuscino di
Kaori tra le mani e per la prima volta da tre anni a questa parte, mi
addormento con un leggero sorriso.
Ed eccoci arrivati infondo a
questo nuovo capitolo...
spero che la trama
continui a interessarvi...
ne approfitto per
ringraziare tutti coloro che continuano a leggere!!
E in particolare
Dada88 e sailorm che commentano ogni capitolo!! grazie infinite!!! :)
al prossimo chappy! :)
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
1
ottobre
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
8
Ryo
Sono ormai passati
dieci giorni da quando Miyuki si è trasferita da noi e il
suo tocco femminile si vede.
La casa è
sempre pulita e scintillante e io e Shan In abbiamo sempre un pasto
caldo che ci aspetta sia a pranzo che a cena.
Ci ha accudito come
farebbe una amica di vecchia data.
E sono contento di
questa legame che si è creato.
Di rispetto reciproco.
In questi giorni ho
potuto conoscerla meglio e ho capito quanto lei soffra della sua
momentanea amnesia.
Mi ha detto che i
medici che l’hanno visitata fino ad ora non sono stati molto
ottimisti.
Dicono che se in
questi tre anni non si è ricordata nulla, beh è
poco probabile che avvenga in futuro.
Però lei
sembra non voler mai abbandonare la speranza e questo suo lato
agguerrito è un altro punto in comune con la mia Kaori.
Ho scoperto quanto si
assomiglino sia caratterialmente che fisicamente.
Se non fosse per i
capelli biondi e gli occhi azzurri, certe volte giurerei che sono la
stessa persona.
Per non parlare delle
sensazioni che mi fa provare ogni volta che mi si avvicina
più del solito.
Sul lato lavorativo
non abbiamo ancora capito chi le vuole fare del male.
Ma del resto dopo
l’attentato che ha subito al bar del centro, non ci
è stato nessun altro pericolo.
È anche
vero che da allora è praticamente confinata a casa e se non
fosse per la presenza costante di Shan In, credo che sarebbe
già impazzita.
Ora però
anche mi figlia dovrà tornare a scuola e devo trovare un
modo per far combaciare la sua protezione con i miei doveri di padre e
di proprietario della ditta che ho messo su con Mick.
Fino ad ora ho
delegato lui, ma mi ha già detto che ha bisogno che torni
presto al mio lavoro.
Mentre sono impegnato
in queste riflessioni, non mi accorgo che Miyuki e Shan In sono in
piedi davanti a me, che aspettano una mia qualche reazione.
“Buongiorno”
Loro sorridono e mi
rispondono all’unisono.
“buongiorno”
Ci sediamo per fare
colazione e mentre addento il mio toast inizio a parlare.
“Signorina
Miyuki, oggi Shan In torna a scuola e io a lavoro con il mio socio
Mick. Come pensa di fare?!”
La vedo versarmi un
po’ di caffè caldo e sembra tranquilla.
“beh se fino
ad ora non mi è successo nulla è probabile che
sia dovuto al fatto che chi mi vuole male non sa dove trovarmi. Quindi
voi andate tranquilli, io rimarrò qui. Intanto magari
sentirò un po’ Eriko per sapere le ultime
novità. Ma tra meno di una settimana dovrò
tornare anche io alla mia vita quotidiana”
Già.
Tra poco quella che
era diventata la nostra quotidianità, sarà solo
un bel ricordo.
Tornare a casa e
trovare lei e Shan In che preparano la cena ridendo.
O loro che parlano
fino a tardi in camera, pensando che io non le senta.
Oppure le
chiacchierate che ci siamo fatte io e Miyuki la notte, quando non
riuscivamo ad addormentarci.
Mi mancherà
tutto questo.
Scuoto la testa
leggermente.
Ero preparato a questa
eventualità.
Di cosa mi stupisco
ora?!
Miyuki non
può certo rimanere qui per sempre.
“Cercherò
di trovare più informazioni possibili sui suoi collaboratori
e magari scoprire chi ce l’ha con lei entro il suo ritorno.
Non vorrei che le succedesse qualcosa proprio quando non è
più sotto la mia protezione”
Annuisce, poi
alzandosi dal tavolo, si avvicina al banco della cucina e ne estrae due
sacchetti.
“tenete, vi
ho preparato il pranzo”
E ci fa
l’occhiolino.
Anche Kaori me lo
preparava sempre quando sapeva che dovevo stare tutta una giornata
fuori per lavoro.
Prendo il mio e
sorrido, un po’ imbarazzato.
“grazie, non
doveva”
Lei fa spallucce e
porge l’altro a Shan In.
“ora
però andate sennò arriverete in ritardo”
Annuiamo e prendendo
le giacche, ci incamminiamo verso la scuola.
Scuola
elementare di Shinjuku - Tokyo
Ore
8.50
Shan
In
Non mi sembra vero che
sono già passati quindici giorni da quando ho conosciuto
Miyuki e dieci da quando lei è venuta a stare da noi.
Mi piace vederla
gironzolare per casa mentre mette a posto la biancheria appena pulita o
cucina qualche delizioso manicaretto.
Se fosse per me,
starei sempre con lei, aiutandola come posso, ma purtroppo devo tornare
a scuola e passare la maggior parte della giornata qui.
Spero solo di trovare
Miyuki a casa al mio ritorno.
Ho come una
bruttissima sensazione.
“papà
credi che Miyuki abbia qualche problema di cui non vuole
parlarci?!”
Siamo a pochi metri
dalla scuola e se non ci parlo ora, rischio di non avere più
occasioni per farlo.
“no piccola.
Perché lo pensi?!”
Forse lui non se
n’è accorto, ma io sì.
“non hai
fatto caso che da quando vive con noi, soffre spesso di emicrania?
L’ho trovata molte volte incantata ad osservare un punto a
caso della casa, tutta sudata e con la mano a stringere la testa.
Magari sta male e non ce lo vuole dire…”
Vedo il viso di
papà contrarsi leggermente.
Forse anche lui
l’ha notato e non voleva che io me ne accorgessi.
“ma no, stai
tranquilla. è probabile che sia tutto lo stress che ha
accumulato per via del lavoro e ora che si sta un po’
rilassando, sta uscendo fuori con questa forma di mal di testa. Vedrai
che nel giro di pochi giorni tutto sarà passato”
Annuisco ancora poco
convinta.
Mi dispiace averla
lasciata sola in casa.
“dici che le
mancherò mentre sono a scuola?!”
Sorride e mi accarezza
una guancia.
“ne sono
sicuro. Ora però vai, il dovere ti chiama. Poi oggi alle 16
quando esci, ti vengo a prendere e si passa a comprare un mazzo di
fiori per Miyuki, così le facciamo una piccola sorpresa, va
bene?!”
Gli salto al collo
emozionata.
Non
c’è che dire, papà è davvero
un angelo.
Secondo me sa leggermi
nella mente.
Non
c’è verso.
“Ok, vado.
Fai il bravo, mi raccomando” e gli do un bacio sulla guancia
mentre corro verso l’ingresso della scuola.
Oggi per la prima
volta entro con un sorriso stampato sulla faccia.
Strade
di Shinjuku – Tokyo
Ore
9.10
Ryo
Che figlia impudente.
Mi ha detto di fare il
bravo.
A me.
Quando è
lei che mi fa preoccupare per primo.
Sorrido. Devo proprio
tutto a quel piccolo diavoletto.
Sono felice di vederla
allegra e solare come quando era piccola.
L’arrivo di
Miyuki la sta aiutando ad accettare la morte di Kaori, anche se so che
dentro di sé, le manca continuamente.
Però devo
ammettere che si è affezionata a quella modella in tempo
record.
È riuscita
addirittura a capire che non sta tanto bene.
L’ho sempre
detto che mia figlia è fin troppo sveglia.
Anche troppo per la
sua giovane età.
Ma ad essere
totalmente onesto, inizio a essere preoccupato anche io per la salute
di Miyuki.
La vedo sempre molto
stanca, con occhiaie sempre più evidenti.
Sembra soffrire di
qualcosa, ma il fatto che non ce ne parli, non ci aiuta a capire cosa
abbia.
Ma perché
si comporta così?!
Pensavo che avendo
passato tutto questo tempo insieme, avesse imparato a fidarsi di me.
Invece certe volte ho
come la sensazione che vorrebbe evitarmi.
Che sia io la causa
dei suoi mancamenti.
Forse mi sto solo
facendo troppe paranoie.
Eppure è da
qualche giorno che ho un brutto presentimento.
Spero solo che sia
frutto della mia fantasia.
Non sopporterei
l’idea di vedere soffrire qualcuno a cui tengo,
un’altra volta.
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
9.30
Miyuki
Ora che sono sola in
questa immensa casa, posso dare sfogo al mio turbamento.
Mi sembra di conoscere
da sempre ogni più piccolo particolare di questo
appartamento, anche se in realtà l’ho visto per la
prima volta solo pochi giorni fa.
È tutto
così strano.
Questa sensazione di
familiarità che mi avvolge.
Sfioro ogni mobile,
sapendo già in anticipo cosa ci troverò al suo
interno.
Visito le varie
stanze, riconoscendo l’odore che emanano.
Come è
possibile tutto questo?!
Una nuova lancinante
fitta alla testa mi investe.
È
così forte che sono costretta ad appoggiarmi alla libreria
della stanza di Shan In, per non cadere.
Devo aver spinto
troppo forte, perché improvvisamente un libro perde
l’equilibrio e finisce ai miei piedi.
Ancora dolorante mi
chino a prenderlo, con l’intento di rimetterlo al suo posto,
quando involontariamente mi cade l’occhio sul suo contenuto.
È un album
di foto.
C’è
raffigurata una bambina che ha l’età di Shan In,
ma non è lei.
Ha gli occhi nocciola
e i capelli più mossi.
Avanzo con le pagine,
vedendo questa bambina crescere tra le mie mani.
Sembra così
dannatamente familiare.
Ma cosa mi sta
succedendo?!
Perché mi
sto impicciando di affari che non sono miei?!
Sto per chiudere il
libro, ma una foto in particolare cattura la mia attenzione.
Quella che raffigura
una donna, dai capelli castani corti e gli occhi nocciola.
Una cicatrice sulla
spalla destra, lunga e profonda.
Non posso crederci.
Non è
possibile.
L’album mi
cade dalle mani, emettendo un rumore sordo.
“O mio
Dio”
Riesco solo a dire
questo.
Mi precipito come una
furia verso il bagno.
Appena vedo lo
specchio, mi ci posiziono davanti.
Alzo i miei capelli e
abbasso la felpa, ed eccola lì, la cicatrice.
La stessa identica di
quella donna.
Sulla spalla destra,
lunga e profonda.
Sgrano gli occhi,
impercettibilmente.
Guardo i miei capelli
e noto la ricrescita scura che ogni giorno si fa sempre più
evidente.
Avevo deciso di farmi
bionda per avere più successo come modella.
Per non parlare dei
miei occhi azzurri, che ho potuto rendere così con delle
lenti speciali, consigliate da mio padre.
Non posso credere ai
miei occhi.
Io sono quella donna.
La donna raffigurata
in quell’album.
Torno sui miei passi e
riprendo la foto in mano.
Una lacrima mi solca
il viso e una confusione sempre più devastante si fa spazio
nella mia mente.
“ma allora
chi diavolo sono?!”
Torno alla prima
pagina e leggo la dedica che vi è scritta.
‘Alla
mia dolce sorellina Kaori, con la speranza di rubarle un sorriso in un
momento tanto triste. Con affetto, tuo fratello Hideyuki. Data 3 Aprile
1977’
Mi alzo spaventata e
una nuova fitta alla testa mi obbliga a mettermi le mani sulle tempie.
E
all’improvviso un’immagine.
“Kaori
tu ti preoccupi troppo! Lo sai che sono il miglior sweeper in
circolazione! Non dovresti stare così in ansia per
me!” Ryo lo disse con un tono talmente spavaldo che
irritò la donna.
Lei
gli si avvicinò e gli assestò uno schiaffo in
pieno viso.
Lo
sweeper non si era aspettato una reazione così violenta da
parte sua, quindi rimase completamente imbambolato.
Quando
alzò gli occhi per incontrare quelli della partner, vide che
erano colmi di lacrime.
“tu
sei solo un’egoista, Ryo. Hai a che fare con malviventi,
drogati, spacciatori e killer della peggiore specie e l’unica
cosa che sai dirmi quando torni da una nottata fuori a combattere
è che non mi devo preoccupare?! Tu mi hai promesso che non
mi avresti mai lasciato, che saresti rimasto per sempre con me! Ma non
è facendo il gradasso o lo spaccone che manterrai il tuo
proposito. Quindi evita di dire stupidaggine e fai il
serio!!!”
Ryo
rimase allibito dallo sfogo della sua socia.
Erano
ormai tre mesi che la loro relazione era progredita ed erano diventati
ufficialmente una coppia, ma quella era la prima volta che avevano
avuto una discussione di quella portata.
Abbassò
gli occhi sconfitto.
Sapeva
che le doveva delle scuse.
“mi
dispiace. Certe volte è più facile comportarmi da
stupido che preoccuparmi del resto”
Lei
lo abbracciò di slancio, senza nemmeno rendersene conto.
“ti
chiedo solo di essere più prudente da ora in poi. Per me.
Per noi. Non riuscirei a sopravvivere se ti capitasse qualcosa, lo
capisci?!”
Lui
annuì solamente e strinse maggiormente la presa.
Torno al presente e
non riesco a capire cosa mi sta succedendo.
Perché ho
visto me con Ryo?!
Metto una mano sul mio
cuore, sta battendo all’impazzata.
Sembra che mi voglia
uscire dal petto.
“Ma che cosa
mi sta succedendo?!”
Poi improvvisamente
una nuova visione.
La
donna dai capelli castani aveva appena messo piede in casa dopo aver
fatto la spesa.
Era
appena tornata da due giorni alle terme con Miki.
Quando
l’amica gliel’aveva proposto una settimana prima,
lei aveva avuto l’intenzione di rifiutare, ma quando Miki
l’aveva pregata di accompagnarla per staccare un
po’ dal lavoro e dai soliti problemi quotidiani, non aveva
saputo resistere.
Così
alla fine dovette assecondarla, cercando il modo migliore di dirlo al
suo partner.
Contrariamente
alle sue aspettative, Ryo aveva preso bene la notizia.
Aveva
affermato che due giorni di riposo assoluto le avrebbero giovato.
Così
sempre più tranquilla, era partita con la sua migliore
amica, godendosi quel paradiso.
Sorrise
del profumo che la sua pelle ancora emanava.
Arrossì
al pensiero di quello che il suo socio avrebbe detto.
Poi
realizzando che c’era troppo silenzio in casa,
capì che quest’ultimo non si era ancora svegliato.
Sbuffò.
Non ne poteva più di fargli anche da bambinaia.
Salì
al piano superiore e iniziò a bussare alla porta della loro
camera.
“Ryo?!
Amore?! Mi senti?!!? Sono tornata…”
Non
sentendo nessuna risposta, girò la maniglia e
aprì la porta.
“Svegliati
è tardi… tra un’ora devi andare a fare
quel sopralluogo con Falco… lo sai che poi si arrabbia se
arrivi in ritardo…”
Alzò
lo sguardo per ammirarlo, ma quello che vide fu un vero shock.
Ryo
era a letto, avvolto dal lenzuolo, mentre abbracciava tranquillo una
donna.
Avevano
l’aria di essere molto stanchi.
Quando
Kaori si avvicinò, vide la faccia della donna in questione e
impallidì.
Era
la cliente che aveva chiesto loro aiuto tre giorni prima.
“Noemi”
fu solo un sussurro.
Appena
realizzò cosa potesse essere successo in quella stanza,
tornò sui suoi passi e si richiuse la porta alle spalle.
Tornò
in cucina e senza dire nulla, prese la sua borsa e la giacca.
Uscì
dalla porta con l’intenzione di non rimettere più
piede in quella casa.
Corse
per tutta la città, la vista annebbiata dalle lacrime.
Non
diede retta a nessuno, finché non si ritrovò
davanti ad un parco.
Entrò
e sfinita si sedette su una panchina, rannicchiando le gambe al petto.
“sei
solo uno stupido Ryo. perché mi hai fatto questo?!”
Un
vento freddo si alzò, donandole brividi per tutto il corpo.
Era
rannicchiata lì, con le lacrime come uniche compagne.
Si
maledisse per aver avuto così tanta fiducia
nell’uomo che credeva l’amasse.
In
quei lunghi anni di attesa, aveva sempre ingoiato passivamente ogni
scappatella del suo socio.
Non
stavano insieme e quindi lei non poteva certo rivendicare un diritto
che non aveva.
Ma
in quel momento erano una coppia.
Lui
aveva promesso che le sarebbe stato fedele.
Una
nuova lacrima uscì, prepotente.
A
quel punto Kaori scorse la sagoma di qualcuno che conosceva alle sue
spalle.
Si
girò e lo vide.
“Ryo”
sussurrò debolmente.
Lo
sweeper era senza fiato.
Con
una mano appoggiata al muretto del parco.
Appena
la vide le andò incontro.
“Kaori,
finalmente ti ho trovata!”
Quando
vide che cercava di abbracciarla, lei si scostò, nauseata.
“Lasciami
in pace. Non voglio più vederti… sei solo un
porco. E io stupida a pensare di potermi fidare di te”
Stava
per andarsene, quando il socio l’afferrò e la
strinse a se.
“mi
sei mancata così tanto in questi due giorni”
Lei
cercò di divincolarsi, inutilmente.
“lasciami!!
Ti ho detto di lasciarmi!”
Lui
non la ascoltò minimamente.
“perché
fai così?! Che ti ho fatto!?”
A
quel punto la rabbia prese il sopravvento sulla delusione.
“non
fare il finto tonto… stamattina ti ho visto mentre eri nel
letto con Noemi. Meno male che ti sono mancata in questi due giorni,
eh?!”
E
finalmente si staccò da lui.
“sei
solo un verme. Mi avevi promesso che non mi avresti più
fatto soffrire. Che mi sarei potuta fidare di te! Sono stata
un’illusa a crederti!”
Lui
non la fece continuare.
“ma
cosa dici?! Non è come pensi. C’è stato
un malinteso… La nostra cliente ieri ha bevuto troppo e si
è sentita male durante la notte. L’ho assistita
tutto il tempo, finché stremato, mi sono addormentato
accanto a lei. Non è successo nulla tra di noi…
te lo giuro!”
“sai
cosa me ne faccio del tuo giuramento?!”
Lui
si avvicinò e bloccandola con la schiena contro un albero,
disse serio.
“Kaori,
non ho nessun motivo per desiderare un’altra donna, visto che
ho te! Non mettere mai in discussione il mio amore nei tuoi confronti!
Mai! Tu sei l’unica che amo! Lo vuoi capire?!”
Lei
scosse la testa, l’immagine di lui a letto con Noemi non si
cancellava dalla sua mente.
“perché
dovrei crederti?!”
“Perché
sai che non potrei mai farti una cosa del genere, soprattutto ora che
ti ho rivelato i miei sentimenti. Ho aspettato 8 anni prima di
confidarmi, credi che manderei tutto all’aria con la prima
che mi passa davanti?!”
Sbuffò,
notando il viso ancora contratto della donna.
“so
che è colpa mia se sei così insicura del mio
amore per te. In passato mi sono comportato davvero come il peggiore
dei bastardi nei tuoi confronti, ma il Cielo mi è testimone,
non è successo nulla con Noemi stanotte, né nelle
notti in cui sei stata via!”
L’abbracciò
di nuovo, ma questa volta la donna non oppose nessuna resistenza.
“non
farmi mai più una cosa del genere Ryo” disse Kaori
tra le lacrime.
“scusa”
fu l’unica risposta di lui.
E
chinandosi su di lei, catturò le sue labbra per un bacio che
aspettava da due lunghi giorni.
Basta, basta,
basta!!!!!!
Non ne posso
più.
Perché non
faccio altro che vedere immagini di me e Ryo insieme?!
E
cos’è questo calore che sento nascere nel petto al
solo pensarci?!
Cerco di alzarmi,
aggrappandomi dove posso.
Questo continuo mal di
testa mi impedisce anche di stare dritta.
Cammino a tastoni per
il corridoio, fino a quando entro in una stanza a caso, per sbaglio.
Dal troppo slancio
finisco a terra, stordita dalla caduta.
Alzo gli occhi per
capire dove sono, quando vedo su un comodino una nuova foto.
Ryo, Shan In appena
nata e io?!
Mi avvicino il
più possibile e mi vedo lì, con loro tre.
Sfioro la foto sul
punto in cui è raffigurato il mio viso, con i capelli e gli
occhi del mio colore naturale.
Sto sorridendo. Sembro
felice.
Non posso crederci.
Io sono…
Aaahhhh…
una nuova fitta, ancora più dolorosa.
Riappoggio la foto al
suo posto e sempre più confusa cerco di raggiungere il piano
inferiore.
Devo andare via di qui
al più presto.
Ho bisogno di parlare
con qualcuno, e al momento un solo nome mi viene in mente.
Non so come, ma sono
arrivata in salotto, dove c’è la mia borsa.
La apro, cercando di
stare attenta nei movimenti, ma questo dolore lancinante alla testa, mi
impedisce di pensare con lucidità.
Chiamo il primo numero
che ho in rubrica e attendo che mi risponda.
“Pronto,
sono Eriko, come posso aiutarla?!”
“Eriko,
s-sono… s-sono Miyuki”
Sento voci di
sottofondo e capisco che non è sola.
“Che
è successo?! Perché parli così piano!?
Stai male?!”
Sembra sinceramente
preoccupata.
Mi dispiace
coinvolgerla, ma ho decisamente bisogno di aiuto.
“puoi…”
Aahhh.. che dolore.
“Posso cosa
Miyuki?! Ehi?!”
Respiro piano, devo
farmi forza.
Ritento.
“puoi…venire
qui,…. senza farti vedere ….da
nessuno?!”
Sento il brusio di
sottofondo farsi sempre più lontano.
Evidentemente si sta
allontanando dalla stanza in cui era fino a pochi secondi fa.
“sì,
sto arrivando. Cinque minuti e sono da te, resisti!”
Stringo i denti,
c’è una sola cosa che devo dire.
È
d’obbligo.
“grazie
amica mia”
La sento sorridere e
chiudiamo la conversazione così.
Ditta
antifurti Saeba & Angel – Tokyo
Ore
13
Ryo
Sono già
passate quasi cinque ore da quando ho lasciato la signorina Miyuki da
sola a casa.
Forse dovrei chiamarla
per sapere se va tutto bene.
O forse facendo
così sembrerei solo troppo apprensivo?!
Però ho
questo brutto presentimento che mi sta davvero preoccupando.
Meglio essere sicuri.
Sto per prendere la
cornetta del telefono in mano, quando entra Mick con una pila di fogli
in mano.
“ehi socio,
abbiamo del lavoro da sbrigare. Ne avremo per un bel po’,
quindi annulla qualsiasi impegno avessi in programma. E rimbocchiamoci
le maniche”
Sospiro annoiato.
La telefonata
dovrà aspettare.
“ok,
però diamoci una mossa, per le 16 devo essere a scuola di
Shan In. Mi ammazza se faccio tardi!”
Mick sorride e
annuisce.
“allora
diamoci da fare”
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
13
Miyuki
Eriko è
arrivata da un’oretta circa e mi sta aiutando a fare la
valigia.
Sta cercando di non
lasciare niente di mio in questo appartamento.
Mi dispiace andarmene
in questo modo, ma ora come ora devo essere un po’ egoista e
mettere a posto la mia vita.
Devo riuscire a
riacquistare la memoria perduta e l’unico modo che conosco,
è mettere mio padre con le spalle al muro, facendomi
raccontare cosa è successo tre anni fa.
Da quel famoso
incidente.
Ci sono troppe
coincidenze.
Se il mio ragionamento
è giusto, ed io sono davvero Kaori Makimura, moglie di Ryo
Saeba e madre di Shan In, devo riuscire a scoprire cosa è
successo.
Ma devo farlo da sola,
perché se scoprissi che tutto questo è solo una
sorta di suggestione data dai numerosi racconti che mi hanno descritto
in questi giorni, non voglio che ne rimangano delusi.
Hanno già
sofferto troppo per dover affrontare anche questa.
Se invece io fossi
davvero chi penso di essere….
Beh la situazione
andrà affrontata pian piano.
Ho scritto due
lettere, una per la piccola e l’altra per Ryo.
Mi dispiaceva
lasciarli senza nessuna spiegazione.
A Shan In ho anche
lasciato un piccolo pegno, una sorta di tacita promessa per farle
credere che un giorno tornerò a riprenderlo.
Forse così
il distacco sarà meno doloroso.
Però glielo
cedo volentieri.
Per me è
stato come un porta fortuna.
Non ricordo
perché ce l’ho, ma so che mi ha accompagnato
sempre nella mia vita.
È un anello
con un rubino.
Non vale molto come
oggetto, ma per me è sempre stato di una importanza
fondamentale.
Spero la possa aiutare
a ricordarsi di me, quando non sarò più qui.
Sospiro guardandomi in
giro.
Una parte di me non
vorrebbe andarsene.
Eppure so che
restando, non avrei la possibilità di chiarire i dubbi che
mi stanno divorando.
Eriko mi si avvicina
con la valigia pronta.
“È
ora di andare”.
Annuisco e mi alzo
lentamente dal divano.
Il mal di testa
è ancora così forte, che sono costretta ad
appoggiarmi alla sua spalla per non cadere.
Le sorrido per
tranquillizzarla, ma è evidente che è molto
preoccupata per la mia salute.
Do un ultimo sguardo a
questa casa, che forse una volta è stata davvero mia, e
sorrido.
Se davvero dovesse
essere così, giuro che ci tornerò il prima
possibile.
Appena scendiamo le
scale, troviamo un taxi ad accoglierci.
Ci saliamo e senza
troppi indugi gli indico un indirizzo posto in periferia, nel quartiere
di Roppongi.
Sono sicura che
lì troverò le risposte che sto cercando.
L’uomo
annuisce e in silenzio si immette nel traffico cittadino.
Cullata dal brusio del
motore, mi addormento stremata e anche nel sogno vengo invasa dai
ricordi.
“Kaori!
Sono tornato…”
Non
gli era pervenuta nessuna risposta, così riprovò.
“Kaori?!”
Quando
capì che la casa era totalmente deserta, il suo cuore
iniziò a battere sempre più veloce.
Sbiancò
e corse per tutte le stanze alla ricerca di un indizio di dove si
potesse trovare la sua partner, quando improvvisamente sentì
un rumore provenire dal soffitto.
“Ryo?
Sei tu? Sono sul terrazzo!”
Lui
era volato su per le scale e appena l’aveva vista intenta a
stendere il bucato appena lavato, si era precipitato su di lei e
l’aveva abbracciata da dietro.
Lei
lo aveva guardato meravigliata.
“Ehi!
Che ti è preso?! Come mai tutte queste
attenzioni?!”
Ryo
aveva affondato il viso nel suo collo, mescolandosi ai suoi capelli.
“scusa…
ho avuto un attacco di paura improvvisa ... il terrore che ti rapiscono
é sempre presente...non riuscirei a vivere senza di te, lo
sai...”
Kaori
lo fissò per un momento in silenzio, stupita da tanta sincerità,
poi per sdrammatizzare iniziò a ridere tranquilla.
Aveva
preso le mani di lui tra le sue e girandosi, l’aveva baciato.
“c'hai
provato... ma non ti libererai di me così
facilmente!”
E
lui aveva riso, prendendola in braccio e trasportandola in casa.
Mi sveglio di
soprassalto.
Le tempie continuano a
pulsarmi.
Sono totalmente sudata.
Eriko si gira
preoccupata e le chiedo quanto manca al nostro arrivo.
Lei mi sorride,
porgendomi un fazzoletto per asciugarmi.
“circa dieci
minuti. Cerca di stare calma. Ok?!”
Annuisco e mi rilasso
sul sedile dell’auto.
Guardo fuori dal
finestrino e la mia mente torna al sogno che ho appena fatto.
Una parte di me
è davvero convinta di essere Kaori Makimura.
Ma se è
davvero questa la verità, come diavolo sono riuscita a
sopravvivere a quell’incidente?!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
16.20
Ryo
Ho appena parcheggiato
la macchina in garage e vedo Shan In impaziente di entrare in casa per
abbracciare Miyuki.
Quella brutta
sensazione che ho provato per tutto il giorno, non mi ha abbandonato
nemmeno un momento e questo mi preoccupa.
Saliamo le scale quasi
di corsa.
Devo ammetterlo,
inizio ad essere terrorizzato all’idea che le sia successo
qualcosa.
Apro la porta di casa
e dico ad alta voce.
“Siamo
tornati”
Cerco con lo sguardo
la figura snella e alta di Miyuki, ma non la trovo.
Shan In intuisce i
miei pensieri e inizia a vagare per casa alla sua ricerca, chiamandola
per nome.
Non trovando nulla,
sale le scale di corsa, provando al piano superiore.
Niente.
Ad un certo punto
sento Shan In piangere.
Salgo anche io e la
trovo nella sua stanza con un foglio tra le mani e accanto una
scatolina.
“Se ne
è andata… ci ha lasciato!”
Non capisco cosa stia
dicendo, così mi porge la lettera e la leggo in silenzio.
‘Cara
Shan In,
mi dispiace
di non essere lì con te in questo momento, ma devi credermi
se ti dico che se avessi potuto evitarti questa sofferenza,
l’avrei fatto.
Per un
po’ di tempo non potremo né vederci, né
sentirci, ma sono sicura che tu farai la brava e aiuterai sempre il tuo
papà, standogli vicino.
Non
preoccuparti per me, starò bene.
Però
devi promettermi che non mi cercherai.
Sarò
io a farmi sentire quando tutto sarà finito.
Come pegno ti
lascio un oggetto a me molto caro.
Spero ne
avrai cura.
Ti voglio
bene piccola. Davvero tanto.
A presto,
Miyuki’
Vedo Shan In aprire il
cofanetto e lo vedo.
Un anello.
Aspetta un attimo.
Ma quello
è…
O mio Dio.
Glielo strappo di mano
e lo guardo più attentamente.
Non è
possibile.
Mi accascio a terra
terrorizzato.
Non so nemmeno io cosa
fare.
Mia figlia mi guarda
confusa, così decido di non dirle nulla, la spaventerebbe
ancora di più.
Gli rido
l’anello e accarezzandole una guancia, vado in camera mia
senza proferire parola.
Mi avvicino alla
finestra e non riesco a trattenermi dal dare un pugno al muro.
"E' tutto assurdo.
Come fa Miyuki ad avere l’anello che Hideyuki ha regalato a
Kaori per il suoi 18 anni?! Dopo la sua morte l’ho cercato in
tutta casa per poterlo dare a Shan In quando avesse anche lei raggiunto
la maggiore età”
Cammino nervosamente
su e giù per casa, cercando di riprendere il controllo di me.
Respiro con
regolarità e inizio a ragionare.
“Non
è possibile che mi sbagli. È proprio il suo. Ha
inciso sulla base una K e una M. Le iniziali di Kaori.”
Stringo i pugni.
La rabbia che sto
provando in questo momento è indecifrabile.
“Ma chi
diavolo é Miyuki?!!?”
Ma soprattutto...
“Come cavolo
faceva ad avere l’anello di Kaori?!”
Mi guardo in giro
esasperato, come se questo mi aiutasse a capire qualcosa.
Improvvisamente il mio
sguardo cade sulla foto che ho sul comodino e noto che é
leggermente spostata.
Mi avvicino e solo ora
mi accorgo che c’è una busta.
Destinatario Ryo Saeba.
La apro con mani
tremanti.
Ho paura di cosa ci
possa essere scritto.
Magari una
verità che non so se ho il coraggio di sapere.
Prendo il foglio e
facendo un lungo sospiro, inizio a leggere.
‘Signor
Saeba,
mi dispiace
per tutto il disturbo che le ho creato.
Le assicuro
che non era mia intenzione far soffrire Shan In.
Vorrei
potervi dare qualche informazione in più sulla mia fuga, ma
credo sia il caso che questa faccenda la risolva da sola.
Le basti
sapere che è qualcosa che ha a che fare con il mio passato.
Ho ricordato.
Non tutto. È ancora tutto molto confuso, ma qualcosa
è scattato dentro e devo assolutamente andare alla ricerca
delle risposte che mi mancano.
Tornerò
appena mi sarà possibile, anche solo per salutarvi in modo
dignitoso.
Le chiedo
solo una promessa, signor Saeba.
Cerchi di non
chiudersi in se stesso un’altra volta, perché sua
figlia ha bisogno di lei più di quanto immagini.
Vedrà
che se si aggrapperà a lei, le saprà infondere la
forza di cui ha bisogno per andare avanti.
Shan In
è una bambina eccezionale, ha preso da lei le migliori
qualità e deve esserne orgoglioso.
L’ha
cresciuta nel miglior modo possibile e non deve rimproverarsi nulla.
Soprattutto
non si deve sentire in colpa per la morte di sua moglie.
Sono sicura
che se lei lo sapesse le darebbe una gran martellata in testa anche
solo per averci pensato.
Quindi sia
forte e vedrà che la vita potrà riservarle ancora
grandi sorprese.
Buona fortuna
e grazie di tutto.
Con sincero
affetto.
Miyuki’
Leggo e rileggo questo
foglio e ho come l’impressione di dover capire qualcosa che
invece mi sfugge.
Appoggio la lettera
sotto la foto, esattamente dove l’ho trovata e scendo al
piano inferiore.
Prendo il telefono di
casa e compongo il numero del Plaza.
Non si sa mai, magari
sono fortunato.
“Pronto
Plaza Hotel, come posso aiutarla?!”
Per fortuna
é il solito ragazzo dell’altra volta.
“Salve, sono
Ryo Saeba. Sa per caso dirmi se Miyuki Takashi è tornata in
albergo oggi?!”
“Mi dispiace
signor Saeba. Non la vediamo da circa una decina di giorni. Stamani
però è passata una sua collaboratrice per pagare
il conto e ritirare gli effetti personali che aveva lasciato”
Probabilmente sta
parlando di Eriko.
È
l’unica di cui Miyuki si fiderebbe così tanto.
“Ah…
per caso non ha lasciato un indirizzo dove poterla rintracciare in caso
di bisogno?!”
“No, mi
dispiace. Però non è il solo che me
l’ha chiesto”
E questo cosa vuol
dire?!
“Che intende
scusi?!”
Lo sento allontanarsi
dalla cornetta, probabilmente per capire se può essere
ascoltato.
Poi quando riprende a
parlare, la sua voce è più simile ad un sussurro.
“Teoricamente
non dovrei diffondere queste notizie, ma la sento sinceramente
preoccupato e non vorrei che capitasse qualcosa di brutto alla
signorina. È stata tremendamente gentile nei miei confronti
e in qualche modo voglio sdebitarmi”
Lo sento prendere un
respiro e inizia a spiegarsi.
“Natasha
Urameshi, la stilista a capo delle sfilate a cui ha partecipato la
signorina Takashi, mi ha chiesto più volte in questi dieci
giorni se sapessi dove potevo rintracciare la signorina. Quando stamani
le ho detto che aveva mandato qualcuno per pagare il conto
dell’albergo e per ritirare la sua roba, mi è
sembrata alquanto adirata. Se non fosse stata in pubblico probabilmente
avrebbe iniziato ad urlare da quanto era furiosa”
Questo non
è per niente positivo.
Forse potrebbe esserci
un collegamento con chi sta attentando alla vita di Miyuki.
“Mi sa dire
dove è la signorina Urameshi adesso?!”
“Purtroppo
no. Anche lei ha pagato il conto e se n’è
andata”
Questo è
ancora più sospetto.
Beh a questo punto non
mi rimane che cercare Miyuki per raccontarle queste ultime
novità.
“Grazie
infinite per il suo aiuto”
Lo sento sorridere.
“Non
c’è di che. Se dovesse aver bisogno di altro, mi
chiami pure. Per la signorina Takashi questo e altro”
È
incredibile come tutti la adorino.
Sorrido
all’idea che infondo anche io ne sono rimasto abbagliato.
Lo ringrazio
un’ultima volta e riattacco.
Ora non mi resta che
contattare qualche mio vecchio informatore.
È da un
po’ che sono uscito dal giro, ma so ancora di chi posso
fidarmi.
Chiamo Miki al
Cat’s Eye.
Ho un urgente bisogno
di una babysitter per Shan In.
“Pronto
Cat’s Eye”
Grazie a Dio posso
ancora appoggiarmi ad amici come lei e Umibozu.
“Ciao Miki,
sono Ryo. Scusa il disturbo, hai un minuto?!”
“Certo,
dimmi tutto”
Sospiro, odio abusare
della loro cortesia.
“Devo
assentarmi per qualche ora, non è che potreste occuparvi
della piccola?!”
La mia amica sembra
dubbiosa.
“Ma non
c’è Miyuki da voi?! Sono sicura che Shan In
preferirebbe stare con lei”
Non ha un usato un
tono arrabbiato, né scontroso.
Solo sincero.
Anche Miki adora
Miyuki.
Prova un affetto
sincero per quella donna, nonostante non la conosca poi molto.
“Purtroppo
se n’è andata e non ho mai visto Shan In
così triste. A parte per… beh... lo sai anche
te”
La barista sospira.
Ha capito benissimo a
quale episodio mi riferivo.
“Non
c’è problema. Vengo io da voi, così
eviti di farla uscire ok?! Tanto qui al bar non
c’è più molta gente a
quest’ora e Falcon se ne può occupare da
solo”
“Grazie
Miki, non avrei saputo come fare se non mi foste rimasti vicini in
questi anni!”
Non è da me
un’affermazione del genere, ma sentivo che era il caso di
dirlo.
Lei sembra shockata,
poi la sento ridere.
“Dì
la verità Ryo, quella modella ha fatto perdere la testa
anche a te, vero?”
Non attende una
risposta e riprende.
“Sarò
da voi tra 10 minuti. A tra poco”
E riaggancia,
lasciandomi come un ebete a fissare la cornetta.
In effetti come darle
torto.
Da quando Miyuki
è entrata nelle nostre vite, tutto è risultato
migliore.
Ho iniziato di nuovo
ad assaporare la bellezza della vita.
E mi sento in colpa
per questo.
Perché in
un certo senso, mi sembra di tradire Kaori.
Sospiro.
Va affrontato un
problema per volta.
Mi reco al piano
superiore e busso leggermente alla porta di mia figlia.
Risponde con un debole
“Entra pure” e mi sento morire.
Non sopporto di
saperla triste.
“Piccola ora
devo uscire un attimo. Voglio andare a chiedere alcune informazioni per
ritrovare Miyuki. Sta venendo qui la zia Miki per farti compagnia.
Vedrai che tutto si risolverà presto, ok?!”
Vedo i suoi occhioni
neri pieni di lacrime che mi fissano e il cuore mi si stringe.
In un attimo mi salta
addosso e mi abbraccia forte.
“Mi manca!
Mi manca tanto!!!Voglio che torni!”
La stringo di
più a me e una lacrima scende anche sul mio volto.
“Lo so
piccola, manca anche a me. Vedrai che la ritroveremo. Stai tranquilla,
va bene?!”
Annuisce, anche se la
sento poco convinta.
Sono disposto a tutto
per ritrovare l’unica persona che ha fatto breccia nei nostri
cuori.
“Fidati di
me, ok?! Entro un paio di ore sarò di ritorno. Fai la brava,
mi raccomando!”
Si allontana
leggermente e sorride.
“Come
sempre”
Le faccio
un’ultima carezza, quando sento suonare il campanello.
È ora di
andare.
Casa
Saeba – Tokyo
Ore 17.30
Shan
In
Papà
è appena andato via e sento per le scale il passo lento
della zia Miki.
Mi passo le mani sugli
occhi per asciugare le ultime lacrime che ancora mi bagnano il viso.
Faccio un lungo
respiro e decido rapidamente cosa fare.
Rimanere qui a
piangermi addosso o dare una mano a papà per cercare
informazioni?!
Beh non ci sono
sicuramente dubbi sulla mia decisione.
Alzo gli occhi verso
la porta e sento la zia che bussa delicata.
“Entra”
le dico decisa.
Ho senza dubbio
bisogno del suo aiuto.
“Ehi
piccola, come stai?”
La guardo negli occhi
e so che ha già letto la risposta che cerca.
Si avvicina e mi
abbraccia.
“Vedrai che
papà la ritroverà. Stai tranquilla”
Annuisco.
Appena si allontana
leggermente, ne approfitto per parlare.
“Zia io ho
fiducia in papà, ma vorrei potergli essere
d’aiuto. Mi potresti accompagnare in un posto?!”
Sgrana gli occhi
meravigliata.
“Dove vuoi
andare?!”
Faccio un respiro, so
che quello che dirò non le piacerà.
“Da Saeko.
È l’unica che può darci informazioni
sul padre di Miyuki. Sono sicura che lei è andata da
lui”
Ora la zia si
arrabbierà.
Non so
perché, ma dopo che papà e mamma si sono sposati,
Saeko non ha più fatto parte della loro vita.
Si è
distaccata completamente da tutti, non facendosi più sentire.
Io non l’ho
mai vista.
La conosco solo di
fama, perché papà non la vuole nemmeno
più sentir nominare.
Beh neanche la zia
Miki e lo zio Umibozu sono da meno.
Però in
questo momento mi sembra più giusto mettere da parte le
ostilità per un fine maggiore.
La zia sospira,
rassegnata.
“Va bene,
però facciamo veloce. Tra due ore tuo padre sarà
di ritorno e dubito che sarà felice di sapere dove stiamo
andando”
L’abbraccio
forte per ringraziarla.
“Lo faccio
solo perché sono sicura che sia tu che Ryo abbiate bisogno
di una persona come Miyuki al vostro fianco”
Sorride contenta, poi
passandomi una mano tra i capelli, continua.
“Assomiglia
molto a tua madre sai?! Ha i suoi stessi lineamenti. La prima volta che
è entrata al Cat’s Eye per un momento mi si
è fermato il cuore. Ho davvero pensato che fosse
Kaori…”
Scuote la testa,
imbarazzata per le sue stesse parole.
“Già,
anche io quando l’ho vista per la prima volta su una rivista,
ho pensato la stessa cosa”
Scendo dal letto e le
porgo la mano.
“Ma
è solo una coincidenza”
La zia annuisce e ci
dirigiamo così verso l’uscita.
Clinica
privata Honoko – Roppongi - Tokyo
Ore
17.30
Miyuki
Siamo arrivate ormai
da quattro ore qui alla clinica dove lavora papà.
Da quando è
andato in pensione dalla ditta farmaceutica di cui era presidente, ha
ripreso a praticare il suo vecchio mestiere di dottore, aprendo una
clinica nella villa dove vivevamo.
Purtroppo mi hanno
detto che lui si è recato fuori città per qualche
giorno a causa di un congresso importante e che prevedono il suo
ritorno verso tarda sera.
Ora sono nel parco che
circonda la villa.
Qui è
rimasto tutto come l’ho lasciato due anni fa, prima che
partissi per la mia folgorante carriera da modella.
Devo essere sincera,
mi è mancato questo paradiso terrestre.
Quando il lavoro si
faceva troppo pesante o troppo stressante, tornavo sempre per qualche
giorno nei primi tempi.
Poi la carriera mi ha
talmente tanto assorbito, che ho dovuto allontanarmi definitivamente.
Respiro a pieni
polmoni e il mal di testa sembra calmarsi.
Ho lasciato Eriko in
camera mia.
Avevo bisogno di
rimanere da sola.
Mi siedo su una
panchina e mi rannicchio con le gambe al petto.
Metto la testa sulle
ginocchia e sospiro.
Un nuovo ricordo mi
investe.
“Miki
come cavolo glielo dico?!”
“Kaori
stai tranquilla, sono sicura che ne sarà felice.
È una notizia stupenda!”
La
ragazza dai capelli castani sospirò spaventata.
“Non
so… un bambino adesso, con il lavoro che
facciamo…”
La
barista le mise una mano sulla spalla, confortandola.
“E'
il regalo più bello che potresti fargli. Devi avere fiducia
nell’amore che prova per te”
L’amica
annuì e l’abbracciò felice.
“Ti
voglio bene Miki, non saprei come fare senza di te!”
In
quel preciso istante l’oggetto del loro discorso fece il suo
ingresso nel locale.
“Buongiorno
a tutti!”
Poi
rivolgendosi alla sua socia continuò.
“Amore
finalmente ti ho trovata, ti ho cercata dappertutto. Dove eri
finita?!”
Kaori
si girò verso di lui e guardandolo seria, gli prese una mano.
“Ryo
dobbiamo parlare, è importante”
Il
suo tono non ammetteva repliche, così lui si fece guidare
fuori dal Cat’s Eye rimanendo in silenzio.
La
sua partner si districò tra la folla della domenica mattina
e entrò nel parco che era posto poco lontano dal bar dei
loro amici.
Appena
arrivò in un punto isolato, si sedette su una panchina e si
rannicchiò con le gambe al petto.
Ryo
esasperato da tanta attesa, le si avvicinò e chiese
preoccupato.
“Allora?!
Di cosa dobbiamo parlare?! Kaori mi stai spaventando!”
Lei
lo fissò e involontariamente gli occhi le si riempirono di
lacrime.
“Mi…
Mi dispiace Ryo… Io non avrei mai creduto che…
Non potevo prevederlo…”
I
singhiozzi erano aumentati e l’uomo non riusciva a capire
cosa lei gli volesse dire.
Le
si inginocchiò davanti.
“Amore
che ti succede?! Stai male?! Ti prego… parlami!”
Kaori
lo abbracciò stretto e tra una lacrima e l’altra,
gli sussurrò all’orecchio.
“Sono
incinta…”
Appena
sentì il corpo di lui irrigidirsi, i singhiozzi aumentarono.
“Mi
dispiace, so che questo non è certo il momento migliore,
visto il nostro lavoro, ma ti giuro che non l’ho fatto
apposta”
Non
vedendo nessuna reazione nel socio, si allontanò leggermente.
“Ryo,
ti prego, dì qualcosa”
Fu
solo un sussurro.
Ma
il viso terrorizzato di lui, non le sembrò un buon segno.
Delusa
dal suo comportamento, si alzò e si incamminò
verso casa, decisa a dare un taglio netto alla loro storia se lui non
avesse accettato quel bambino in arrivo.
Ma
dopo pochi passi, due forti braccia le cinsero la vita.
“E'
la cosa più bella che potessi dirmi. Avremo un cucciolo
tutto nostro. È una cosa bellissima. Ti amo
piccola!”
Lei
si girò per guardarlo in viso e leggendoci solo una
felicità smisurata, sorrise serena.
Un
dubbio però la attraversò.
“sei
sicuro di volerlo?! Non voglio obbligarti se tu non
vuoi…capisco che sarà un grosso
cambiamento…”
Lui
la zittì, baciandola intensamente.
“Non
dire stupidaggini Kaori. È il regalo più bello
che potessi farmi. E ogni cosa la affronteremo insieme,
perché ormai non ti puoi più liberare di me,
signora Saeba”
Kaori
sorrise e gli diede un bacio sul naso.
“Sono
d’accordo signor Saeba”
Lui
si chinò sul ventre ancora piatto di lei e
sussurrò debolmente.
“Non
vedo l’ora che nasca”
Poi
sentendo un brivido percorrergli la schiena a causa del vento
autunnale, si alzò in piedi e stringendo la sua socia a se,
continuò.
“Ora
però è meglio andare, non voglio che le due
persone più importanti della mia vita prendano
freddo!”
E
così dicendo, intrecciò la sua mano a quella di
Kaori, incamminandosi con lei verso casa, invaso da una
felicità senza limiti.
Appena torno al
presente, mi rendo conto che si è fatta sera.
Devo essere rimasta
assorta nei miei pensieri per molto tempo.
Sospiro.
Questi sogni a occhi
aperti iniziano a sembrare sempre più reali.
E questo mi spaventa
sempre di più.
Mi alzo per tornare
dentro casa, quando vedo una macchina avvicinarsi.
La riconosco subito e
capisco che la resa dei conto è ormai prossima.
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Distretto
di polizia di Shinjuku – Tokyo
Ore
18.15
Shan
In
Siamo arrivate davanti
al distretto dove lavora l’ispettrice Saeko Nogami.
Sono seduta su una
sedia davanti alla sua scrivania, in attesa che lei ci raggiunga.
Il mio cuore batte
veloce.
Non mi è
mai stata particolarmente simpatica questa donna, visti i racconti che
ho potuto carpire su di lei, però in questo caso sono
disposta pure a prostrarmi ai suoi piedi purché mi dia una
mano.
La zia Miki
è seduta accanto a me, è visibilmente a disagio.
Un giorno o
l’altro mi devo far raccontare cosa è successo tra
loro.
Nemmeno lo zio Mick
nomina mai la poliziotta.
Ad ogni modo i miei
pensieri vengono interrotti dal rumore di tacchi che percorrono il
corridoio.
Poi una mano si
appoggia sulla maniglia della porta e la apre delicatamente.
Appare una donna alta
più o meno come la zia, capelli neri, occhi blu come la
notte e un vestito così aderente che lascia bene poco
all’immaginazione.
Ci fissa per qualche
secondo per poi andare a sedere al suo posto.
Appena si è
messa comoda, incrocia le dita delle mani e sorride.
“Miki che
sorpresa, come mai da queste parti?!”
La zia le sorride
tirata, si vede che si sta sforzando di non essere sgarbata.
“Avrei
bisogno di informazioni su un tale di nome Toshio Takashi. Puoi
aiutarci?!”
La donna posa gli
occhi su di me e mi sorride.
“E lei chi
è?!”
Io mi giro verso la
zia, che annuisce, così mi presento.
“Piacere di
conoscerla, io sono Shan In Saeba”
La vedo sgranare gli
occhi.
“La figlia
di Ryo e Kaori?!”
Annuisco.
Il sorriso non
è più sulle sue labbra.
Torna a guardare la
zia e sembra diventata di ghiaccio.
“Mi
dispiace, non posso aiutarvi”
Ora sono io che mi
arrabbio.
Ma come fa ad essere
così insensibile?!
E poi da quanto so,
papà e mamma in passato le hanno fatto un sacco di favori.
Sto per dirgliene
quattro, ma la zia mi anticipa.
“Insomma
Saeko, non ti stiamo chiedendo niente di impossibile. Solo uno stupido
indirizzo… mi sembra che in passato abbiamo fatto molto di
più per te”
La poliziotta incassa
il colpo in silenzio.
Però si
vede che non ha gradito il riferimento.
Ci guarda per qualche
secondo.
“Perché
vi serve?! È un uomo molto importante e non desidera essere
disturbato…”
La zia sbuffa.
Sembra che stia
iniziando a spazientirsi.
Parlo io per lei.
“Perché
è il padre di Miyuki, una mia carissima amica. Ho bisogno di
chiedergli se sa dove posso trovarla”
Saeko mi guarda
divertita.
“Parli di
Miyuki Takashi?! La famosa modella?! Amica tua?! Ma per
favore… inventatene un’altra…”
Questa donna
è da strozzare.
Se non fosse
l’unica nostra ancora di salvezza, me ne sarei già
andata.
Esco dallo zaino la
macchina fotografica e gliela porgo.
“Vedi questa
bellissima donna bionda accanto a me?! Lei è
Miyuki… la riconosci? O hai bisogno di un paio di occhiali
per vederla meglio?!”
Sembra meravigliata
del fatto che abbia detto la verità, ma sembra ancora
dubbiosa.
Così le
mostro altre due o tre foto.
In una
c’è anche papà, mentre sorride per una
mia battuta.
Saeko sbianca e io
rimetto la macchina fotografica al suo posto.
“Allora puoi
aiutarci sì o no?!” le chiedo irritata.
Lei sospira.
Abbassa gli occhi e la
sento sussurrare.
“Tale padre,
tale figlia”
Poi alzandosi si
avvicina ad uno schedario.
Sento il fruscio della
carta sfregata.
Probabilmente sta
cercando l’indirizzo.
“Questa
è un’informazione riservata. Il dottor Takashi
dopo che ha abbandonato il suo lavoro di medico dieci anni fa, ha messo
su una delle ditte farmaceutiche più importanti del
Giappone. Da un anno è andato in pensione ed è
tornato al suo vecchio lavoro, aprendo una clinica privata
all’interno della sua villa. L’indirizzo
è ‘Via Sonoko 32, quartiere di Roppongi, qui a
Tokyo’ ”
Le sorrido.
“Grazie sei
stata davvero molto gentile”
Rimette il fascicolo
al suo posto e chiude lo schedario con un colpo secco.
“Ora se
potete scusarmi, ho molto lavoro da sbrigare”
Io rimango shockata da
tanta arroganza, mentre la zia non mi sembra tanto sorpresa.
Si alza e prendendomi
per mano, ci dirigiamo alla porta.
Poco prima di uscire
però, zia Miki si gira.
“Addio
Saeko” lo dice con un tono così duro, che sembra
davvero che non voglia più rivederla.
La poliziotta
è rimasta di spalle e non si volta nemmeno.
Io sospiro e mi faccio
trascinare dalla presa ferrea della zia.
Ci incamminiamo verso
casa e guardando l’orologio noto con sorpresa che abbiamo
fatto abbastanza presto.
“Zia? Posso
farti una domanda?!”
Lei si gira per
guardarmi e legge sul mio volto la mia curiosità.
“Vuoi sapere
perché io, papà e gli altri siamo arrabbiati con
Saeko vero?!”
Annuisco.
Devo ammettere che ora
che l’ho conosciuta, la curiosità mi sta divorando.
Sbuffa leggermente,
evidentemente sta cercando di capire quale è la cosa giusta
da fare.
Appena arriviamo a
casa, ci sediamo sul divano e la vedo rattristarsi.
“Io non
dovrei raccontarti questa storia… sei ancora così
piccola e Kaori probabilmente non vorrebbe…”
Si passa una mano tra
i capelli lunghi, sembra in imbarazzo.
“Però
capisco anche la tua curiosità…”
Io le metto una mano
sulle sue.
“Zia
prometto che non dirò mai a nessuno che me l’hai
raccontata”
Mi faccio una croce
sul petto.
“Giuro”
Lei sorride e mi
accarezza una guancia.
“E' successo
circa 7 anni fa. Ryo e Kaori avevano deciso la data del matrimonio ed
erano molto indaffarati con i preparativi. La mattina in cui si sarebbe
dovuta svolgere la cerimonia, Saeko si presentò al
Cat’s Eye molto presto. Tuo padre era già
lì perché aveva passato la notte da noi.
Perché come sai la notte prima delle nozze i due sposi non
devono dormire sotto lo stesso tetto”
Sospira.
“Saeko ci
disse che erano arrivati in Giappone delle persone molto cattive che
volevano fare del male alla tua mamma e al tuo papà.
Così decidemmo che era meglio rinviare le nozze. Quando
chiamammo Kaori per dirglielo, non ne fu particolarmente felice, ma
ingoiò la notizia senza lamentarsi, come era solita fare.
Ryo il giorno stesso partì per andare a caccia di queste
persone e con lui andarono anche lo zio Falcon e lo zio Mick. Dopo solo
un paio di giorni furono di ritorno, dicendoci che in realtà
non era vero nulla. Che le persone che Saeko c’aveva
segnalato erano tutti in carcere negli USA e che non potevano nuocere
in alcun modo. Ryo furioso fece venire Saeko qui a casa vostra per
chiedere spiegazioni e lei ne approfittò
per…”
Si blocca e mi guarda
preoccupata.
Sa che probabilmente
quello che sentirò non mi piacerà affatto.
Sospira
un’altra volta.
Ormai ha iniziato, sa
che deve assolutamente continuare.
“…per
confessargli i suoi sentimenti… diciamo
così… gli disse che l’aveva fatto per
il suo bene, che avrebbe commesso solo un grande errore nello sposare
Kaori, incatenandola ad un mondo che presto o tardi l’avrebbe
uccisa. Continuò insinuando inoltre che Kaori non era una
partner degna per lui e che invece lei lo fosse, così Ryo
non ci vide più e non ascoltò ragioni. Le disse
di non farsi più né vedere né sentire,
che se lei era convinta di quello che aveva detto, non aveva
più nessun motivo per continuare a far parte del nostro
gruppo. In quel preciso istante entrammo in casa io e Kaori. Lei era
già incinta di te. Saeko presa da un impeto d’ira
le si avventò addosso. Lei indietreggiando per schivarla,
mise un piede in fallo e cadde dalle scale, ruzzolando giù
per due piani. Quando io e tuo padre ci rendemmo conto della
situazione, andammo subito a soccorrerla. A causa della caduta aveva
perso conoscenza e oltretutto iniziò a perdere sangue.
Chiamammo un’ambulanza, che arrivò in breve tempo,
e la trasportò in ospedale. Lì la ginecologa di
Kaori ci informò sul suo stato di salute. Ci disse che la
caduta era stata molto brutta, ma che per fortuna sia tu che lei
stavate bene. Solo che Kaori fu costretta a proseguire la gravidanza a
letto, perché scoprimmo con nostro dispiacere che era
comunque a rischio di aborto. Poiché la placenta si era un
po’ staccata. Ad ogni modo tua madre si riprese velocemente e
non si buttò certo giù per una cosa del genere.
Ryo rimase profondamente deluso del fatto che Saeko in quel frangente
non aveva fatto niente per aiutare Kaori. Non si fece nemmeno sentire
per sapere le sue condizioni. Da allora per tuo padre quella donna
è diventata praticamente inesistente”
Rimango a bocca aperta.
Non avrei mai creduto
che fosse questo il segreto.
Ora capisco
perché papà la detesti così tanto.
Ha cercato di fare del
male alla mamma e a me.
Mi sento quasi in
colpa per essere andata a chiedere aiuto proprio a lei.
La zia intuisce i miei
pensieri e mi prende una mano.
“Stai
tranquilla, non gli diremo che siamo andate al distretto. Semmai
potremmo dire che è stato un mio caro amico a darci la
dritta” e mi fa l’occhiolino.
Io sorrido,
più tranquilla.
Forse ha ragione.
È inutile
fargli rievocare questo brutto ricordo.
“Ok, affare
fatto” e le stringo la mano riconoscente.
A questo punto mi alzo
per prendere una cartina dalla libreria e distendendola sul tavolo del
soggiorno, cerco di capire dove si trova la clinica privata di cui ci
ha parlato Saeko.
“Deve essere
qui” e indico un punto sulla mappa.
La zia traccia il
percorso da seguire e sorride.
“In effetti
non è tanto lontano. In una mezz’oretta ci si
arriva”
La guardo negli occhi,
ma lei scuote la testa.
“Non ci
pensare nemmeno. Io non ti ci porto. Prima ne devi parlare con tuo
padre”
Sbuffo sconsolata, ma
infondo ha ragione.
Non posso far
preoccupare papà anche con la mia fuga.
Mi siedo sul divano di
nuovo e aspetto che torni, magari deciderà di andarci oggi
stesso.
Casa
Saeba – Tokyo
Ore
19.15
Ryo
Ho rivisto tutti gli
informatori che conoscevo che sono rimasti in piazza, ma nessuno ha
saputo dirmi dove poter trovare Natasha Urameshi.
È certo
però che qualcuno ha assoldato un killer per uccidere una
donna.
Di più non
è stato possibile sapere.
Il mio istinto dice
che quella donna è Miyuki e che il mandante è la
stilista.
Qui però
bisognerebbe trovare il movente e qualche prova.
Apro la porta di casa
sconsolato.
Almeno sapessi dove si
è nascosta Miyuki, potrei farle qualche domanda e capire se
lei ne fosse a conoscenza di questa ipotesi.
Sospiro.
Quando entro
però vedo Miki e Shan In sedute sul divano, che mi fissano
in modo strano.
La prima sembra in
ansia, l’altra anche troppo euforica.
“ciao! Come
è andata qui?!” dico per spezzare
l’atmosfera tesa che si è creata.
Mia figlia si alza
velocemente dal suo posto e mi raggiunge con pochi passi.
“Papà
dobbiamo assolutamente parlare”
Oddio e adesso cosa
è successo?!
Cerco di restare calmo.
“Dimmi. Che
c’è!?”
Fa un lungo respiro e
inizia a parlare.
“Sappiamo
dove è andata Miyuki”
Eh?! Ma
come…?!
“Stai
scherzando?!”
Guardo Miki e leggo
nei suoi occhi la stessa determinazione che c’è in
quelli di mia figlia.
“No,
è tutto vero. Ho chiesto alla zia di aiutarmi e lei, tramite
un tizio che conosce, ha scoperto dove abita Toshio Takashi, il padre
di Miyuki. Sono sicura che lei è andata da lui. Ci metterei
la mano sul fuoco. Ora bisogna raggiungerla e convincerla a tornare qui
da noi”
Sorrido.
È tutta sua
madre.
“Sei proprio
una testona”
Lei mi sorride
tranquilla.
“Lo so e ne
vado fiera”
Sento Miki sogghignare
e non posso non imitarla.
“Ok, mi
arrendo…dove stanno?!”
Mi sento spingere
verso il tavolo del soggiorno dove è depositata una mappa.
Guardo il percorso che
ci è stato disegnato sopra e noto la destinazione.
Il quartiere di
Roppongi.
Interessante.
“Sembra che
il padre di Miyuki abbia aperto una clinica privata nella sua villa e
sia tornato alla sua vecchia passione di medico. Perché non
andiamo a parlarci?!”
Shan In è
tutta eccitata e non vorrei deluderla, ma è ovvio che non la
porterò con me.
È troppo
pericoloso.
Devo saperla al sicuro
per potermi muovere con tranquillità.
“Ascolta
piccola, avete fatto un ottimo lavoro, ma credo che sia il caso che ci
vada da solo a parlarci”
La vedo sgranare gli
occhi.
Ora
arriverà la vera battaglia.
Convincerla che
è meglio così.
“No!!!!
Voglio venire anche io. Sono sicura che Miyuki non ti
ascolterà, invece se ci parlo io, tornerà con
noi”
Sorrido.
È proprio
cocciuta.
Come Kaori.
Mi sembra di rivivere
uno dei tanti scontri con lei...
“Grazie per
la fiducia, ma rimango dell’idea che è meglio
così…”
Vedendo il broncio
farsi strada sul suo volto, continuo imperterrito.
“Ti giuro
che non tornerò a casa senza averla convinta, ma per favore,
ho bisogno di sapere che sei al sicuro per poterla aiutare e difenderla
dalle persone cattive che le vogliono fare del male”
La vedo fissarmi negli
occhi, per capire se sto dicendo la verità.
Aspetto qualche
secondo, alla fine dei quali la sento sospirare e annuire.
“Ok,
rimarrò con la zia Miki”
Poi però
avvicinandosi a me, mi obbliga a scendere alla sua altezza e fissandomi
bene negli occhi, continua.
“Però
se ti azzardi a tornare senza di lei, giuro che me la paghi
papà!”
L’ha detto
con un tono che non ammette repliche.
È lo stesso
che usava Kaori quando stavo per fare qualcosa di stupido.
Deglutisco a fatica.
Spero di riuscire a
risolvere questa faccenda senza troppi problemi.
Le do un piccolo bacio
sulla guancia per suggellare la nostra promessa e mi incammino verso la
porta.
“Miki forse
è meglio se andate al Cat’s Eye e mi aspettate
lì. Non so quanto ci metterò e preferisco che non
lasci troppo tempo Umibozu da solo”
Le faccio
l’occhiolino ed esco di casa velocemente.
Ho una missione da
compiere e nessuno mi potrà fermare.
Almeno spero.
Clinica
privata Honoko – Roppongi - Tokyo
Ore
19.30
Miyuki
Vedo mio padre
scendere dalla sua BMW nera.
Ha la faccia stanca,
tipica di quando ha avuto una giornata molto dura.
Mi dispiace un
po’ disturbarlo.
Ma ho troppo bisogno
di sapere.
Mi avvicino lentamente.
Appena sono a pochi
passi da lui, alza la testa nella mia direzione.
“Chi
c’è?”
Sorrido, in effetti
con questo buio è difficile poter scorgere il mio volto.
“Va bene che
non ci vediamo da quasi un anno, ma ti sembra il caso di scordare di
avere una figlia?!”
Appena sente la mia
voce, si avvicina emozionato.
“Miyuki che
bella sorpresa, fatti abbracciare”
È
così bello stare tra le sue braccia.
Mi sento al sicuro,
protetta.
Papà
è più alto di me di una decina di centimetri.
Ha un corpo atletico e
slanciato.
Non dimostra
minimamente i suoi 68 anni.
Se non fosse per
qualche capello bianco qua e la, gli si potrebbero dare 10 anni in
meno, come minimo.
Mi allontano
leggermente da lui, portando un braccio intorno alla sua vita.
“Allora
papà, come procedono le cose da queste parti?”
Lo sento ridere di
gusto e mentre ci incamminiamo verso casa, inizia a raccontarmi dei
pazienti che sta seguendo.
Ci sono due signori
anziani con problemi alle gambe, un bambino che deve essere operato
agli occhi e infine una donna con un parto trigemellare molto delicato.
Insomma le solite cose.
Sorrido al pensiero
che qui il tempo sembra fermarsi.
Ci accomodiamo nel suo
studio, sedendoci sul divano.
Papà deve
aver intuito che ho bisogno di parlargli in privato di qualcosa di
delicato.
Sospiro, non so
nemmeno da dove iniziare.
“E te
Miyuki? Come stai? Se devo essere sincero non hai una bella cera, lo
sai?!”
E mi passa una mano
sulle mie occhiaie sempre più evidenti.
“Già…
non sto troppo bene in effetti”
Con queste parole ho
definitivamente catturato la sua attenzione.
“Che hai?!
È successo qualcosa di brutto?!? Ti prego parla!!! Non
lasciarmi sulle spine”
Mi sistemo meglio.
Gli prendo una mano
nella mia e decido di guardarlo fisso negli occhi.
È
l’unico modo che conosco per capire se sta mentendo.
“Ho iniziato
a ricordare qualcosa” dico in un sussurro.
Sento il suo corpo
irrigidirsi.
Questo è
decisamente un brutto segno.
“Cosa
intendi per qualcosa?! Quanto hai ricordato?!”
Sospiro.
“Sono come
flash, immagini che durano da pochi secondi a svariati minuti. Il
problema è che sto iniziando a credere di non essere quella
che credevo di essere”
Lo guardo con
attenzione.
Ora è
decisamente il momento di sapere.
Lui mi fissa
preoccupato.
Sospira.
Credo si sia arreso
all’evidenza.
Allontana la sua mano
dalla mia e se la passa tra i capelli con fare nervoso.
“Cosa vuoi
sapere?!”
Io scuoto la testa,
non troppo sorpresa da questa frase.
“Vorrei che
mi aiutassi… a ricordare… sei l’unico
che può farlo…”
Sospira ancora.
Evidentemente ha
capito che non lo lascerò in pace finché non mi
avrà detto tutta la verità.
Annuisce.
“Da dove
vuoi iniziare?!”
Io mi alzo,
dirigendomi verso la finestra che da sul parco.
“Dalla cosa
più semplice. Quale è il mio vero
nome?!”
“Kaori
Makimura”
Sgrano gli occhi.
Quindi avevo ragione.
Rimango di spalle e
continuo.
“Come mi
sono salvata dall’incidente di tre anni fa?!”
“Beh
ecco… io…”
“PAPà!!!!
Non balbettare!!!” gli ho praticamente urlato addosso, ma mi
sta innervosendo.
Vorrei solo che
parlasse chiaro per una volta.
“E va
bene… hai ragione… è arrivato il
momento che tu sappia tutto”
Congiunge le mani e
appoggia i gomiti sulle gambe.
Lo sguardo perso in un
punto a caso, per concentrarsi sui ricordi di quel terribile giorno.
“Quando sei
arrivata in ospedale dopo l’incidente, io ero il medico di
turno al pronto soccorso. Insieme a te fu ricoverata un’altra
donna, più o meno della stessa età e corporatura.
Quel giorno ci fu un tale casino in reparto che non so come, confusero
le vostre cartelle, compreso le vostre identità.
L’altra donna morì quasi subito dopo il suo
arrivo, e credendo che si trattasse di Kaori Makimura, lo comunicai ai
suoi familiari. Erano così disperati che non vollero nemmeno
vedere il corpo. Così non ebbi subito un riscontro di quel
maledetto errore”
Fa un lungo respiro e
continua.
“Anche tu
rischiavi di fare la stessa fine, così decisi di tentare il
tutto per tutto, così ti somministrai un farmaco creato da
me, ancora in fase di sperimentazione. Rispondesti così
bene, che in pochi mesi ti svegliasti dal coma in cui eri entrata,
riprendendoti velocemente. L’unico problema fu che avevi
completamente perso la memoria. Rimanesti in ospedale per altre lunghe
settimane dopo il risveglio, te lo ricordi?!”
Annuisco.
Anche se quel periodo
è ancora un po’ confuso.
Lui sorride
leggermente, capendo il mio disagio e prosegue.
“Io ne
approfittai per farti un check-up completo, per essere sicuro che tu
non avessi riscontrato nessun danno cerebrale permanente a causa del
farmaco che ti avevo somministrato. Per fortuna i test risultarono
perfetti, tanto che sfruttai il tuo episodio per pubblicizzare
l’efficacia del mio farmaco e riuscendo anche ad accelerare i
tempi per la sua immissione sul mercato. Però dai risultati
delle analisi emerse che tu non eri colei che credevo,
perché i valori erano completamente diversi dal previsto, il
gruppo sanguigno per primo. Così feci un’indagine
più accurata e scoprii dello scambio delle cartelle. Ma
ormai era troppo tardi per comunicare ai tuoi parenti che eri ancora
viva, così approfittai della tua completa amnesia, per
ricostruirti una vita da zero. Visto che mi ero preso cura di te e mi
sentivo in colpa per quello che era successo, decisi di farti credere
di essere mia figlia, in modo che avessi comunque un punto di
riferimento. Il resto della storia la sai…”
Sono paralizzata.
Tutto questo
è un incubo.
Ora mi
sveglierò e tornerò alla mia vita normale.
Chiudo gli occhi e
attendo qualche secondo.
Quando li riapro
scopro che in realtà è tutto vero.
Purtroppo.
“Perché
non mi hai detto nulla in tutto questo tempo?! Non ti sei sentito un
verme?!”
Lo sento passarsi una
mano tra i capelli.
“Sì,
ma con il tempo mi sono così tanto affezionato a te, che ho
creduto davvero di aver trovato una figlia, io che sono sempre stato da
solo. Senza nessuno che mi donasse un po’ di amore. Quando ti
sei trasferita qui e hai iniziato a fidarti di me, regalandomi tanti
sorrisi, ho pensato di aver fatto la scelta giusta. Ogni notte
però pensavo ai cari che ti avevano perso e mi sentivo in
colpa…”
Faccio una smorfia.
Il dolore che hanno
provato Ryo e Shan In non è comparabile ai suoi sensi di
colpa.
“E' per
questo che mi hai consigliato di tingermi i capelli e di mettermi le
lenti a contatto? Per fare in modo che le persone che mi conoscevano
non mi riconoscessero?”
Annuisce colpevole.
Lo sguardo basso, gli
occhi spenti.
Un po’ mi fa
pena.
Infondo senza di lui a
quest’ora non sarei nemmeno più qui.
Sospiro.
“Avevo un
marito e una figlia, lo sapevi?!”
Mi guarda meravigliato.
“C-cosa?”
Sorrido appena e una
lacrima solca il mio viso.
“Già…”
Mi volto verso di lui
e mi avvicino.
Mi siedo al suo fianco
e non so bene cosa fare adesso.
Lui appoggia una mano
sulla mia, sembra sinceramente dispiaciuto.
“Mi
dispiace, davvero… io non pensavo… non avrei mai
immaginato che…”
Scuoto la testa e gli
metto una mano sulla bocca.
“Ho capito.
Non avevi cattive intenzioni. In un certo senso ti devo anche
ringraziare… è merito tuo se sono ancora viva.
Però ora sono un po’ confusa e disorientata.
Capisci cosa voglio dire?!”
Scoprire di essere una
persona completamente diversa da quella che credevo, beh può
risultare un po’ stressante.
Devo ammetterlo.
In un attimo un altro
ricordo affiora.
Kaori
era in ospedale in attesa di fare la sua prima ecografia.
Era
agitata e un po’ spaventata.
Nonostante
il medico le avesse detto chiaramente che era meglio avere sempre
qualcuno vicino durante le visite, lei aveva preferito lasciare Ryo a
casa a dormire.
Gli
aveva ricordato fino alla nausea che quel giorno aveva
quell’analisi da fare, ma lui non era uno che ricordasse a
mente questi particolari.
Il
giorno prima Kaori decise di non dirgli nulla, infondo sapeva che la
cosa interessasse poco il socio e così si era svegliata
presto come sempre e si era recata in ospedale in perfetto orario.
Era
seduta sul lettino in attesa che il medico fosse pronto per procedere.
L’infermiera
era stata gentilissima e l’aveva tranquillizzata meglio che
poté.
Quando
il dottore diede inizio all’esame, premette una sorta di
spazzolino sulla pancia piatta della paziente.
In
pochi secondi si diffuse nella stanza il dolce suono di un tamburo.
Deciso
e veloce.
Kaori
sorrise e una lacrima scese sul suo volto.
Avrebbe
voluto avere accanto il suo compagno.
Si
girò dalla parte del monitor e lo vide.
Suo
figlio.
Si
accarezzò il ventre dove era posizionata la testolina e
sorrise.
In
quel preciso istante la mano di qualcuno si appoggiò alla
sua.
Lei
si voltò si scatto.
Lui
era lì, accanto a lei.
Con
i pantaloni stropicciati, la camicia abbottonata male e i capelli
spettinati.
Sembrava
si fosse svegliato da pochi minuti.
Gli
sorrise e tornò a guardare il monitor.
Ryo
fece lo stesso e si commosse nel vedere suo figlio per la prima volta.
“Sa
già dirci di che sesso è, dottore?!”
La
sua voce così roca e rotta dall’emozione, diede un
senso di calore al cuore di Kaori.
“ancora
no, mi dispiace. Vedrà che alla prossima ecografia
sarà possibile saperlo. Dovrete avere ancora un
po’ di pazienza. Comunque per il momento la gravidanza
procede a gonfie vele. State tranquilli.”
Il
medico sorrise a quella strana coppia e uscì dalla stanza
per stampare i risultati dell’esame.
Mentre
Kaori era intenta a ripulirsi l’addome dal gel che il dottore
le aveva cosparso, Ryo le si sedette accanto.
“Scusa,
ho fatto un po’ tardi… ma tu potevi anche
svegliarmi però…”
Lo
disse con un tono di falso rimprovero, un po’ dispiaciuto di
aver fatto soffrire nuovamente la donna di cui era innamorato.
“Dormivi
così bene… e poi ieri sera hai fatto tardi, non
volevo disturbarti”
“Ma
che vai dicendo?! Da quando in qua andare all’ecografia della
propria ragazza è un disturbo?!"
La
socia lo guardò sorridendo.
"Ancora
faccio fatica ad abituarmi alla tua dolcezza sai?!"
Lui
si avvicinò e la baciò.
"Ti
amo"
Lei
iniziò a singhiozzare e lo strinse a se in un abbraccio.
"Anche
io... non hai idea quanto..."
“Ehi tutto
bene?!”
È la voce
di papà a farmi tornare al presente.
Oddio definirlo
papà a questo punto è un po’ strano, ma
infondo sono sinceramente affezionata a quest’uomo,
nonostante quello che ha fatto.
Mi ha accudito, mi ha
protetta e sono sicura che mi ha voluto davvero bene.
Mi massaggio le tempie
indolenzite.
“Sì…sono
solo molto stanca”
Si avvicina con
l’intento di accarezzarmi la testa, ma si blocca a
mezz’aria.
Forse non è
sicuro che io apprezzi ancora la sua vicinanza dopo le ultime
rivelazioni.
Sospiro leggermente e
prendo una decisione molto repentina.
Azzero la distanza che
c’è tra noi e appoggiando la fronte sul suo petto,
lo abbraccio spontaneamente.
“Sarai
sempre il mio papà, vero?! Anche se non sono veramente tua
figlia?!”
Lo sento stringermi a
lui e qualcosa bagnarmi il viso.
Alzo lo sguardo su di
lui e noto le lacrime che stanno scendendo copiose dai suoi occhi.
“Non mi odi
per quello che ti ho fatto?!” mi chiede meravigliato, con la
voce rotta dal pianto.
Gli sorrido debolmente
e accentuando la stretta rispondo.
“Come
potrei?! Mi hai fatto sentire amata e protetta in un momento della mia
vita in cui ero sola e indifesa. So che a parte mio marito e mia
figlia, non ho più parenti in vita e aver vissuto con te, mi
ha dato la possibilità di rivivere la gioia di avere un
padre che mi vuole bene. Spero solo che appena avrò avuto
modo di sistemare la mia vita, tu decida di continuare a farne parte,
come hai fatto fino ad ora”
Lo vedo sorridere e
questa per me è una grande soddisfazione.
È vero,
quando mi ha detto la verità una parte di me
l’avrebbe voluto picchiare per quello che mi ha fatto,
allontanandomi dalle persone che amo.
Però
d’altro canto sono viva grazie a lui.
Scuoto la testa e gli
stampo un bacio sulla guancia.
“Ti voglio
bene papà!”
“Anche io
Miy…”
Tossisce leggermente.
“Volevo dire
Kaori”
È strano
sentirmi chiamare con il mio vero nome, ma è decisamente una
bella sensazione.
Sto per dire qualcosa,
ma vengo interrotta dal suono del campanello.
E adesso chi
sarà?
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Salve a tutti...
La storia sta volgendo al termine.
Questo é il penultimo capitolo.
Sono stata in dubbio se spezzarlo in due parti o postarlo tutto
insieme, ma visto come ho deciso di far andare le cose, ho optato per
un capitolo unico.
Spero che vi piacerà...
Nel capitolo finale ci sarà una nota personale che
spiegherà il perché ho preso delle decisioni in
favore di altre..
Che altro dire?
Buona lettura...spero ;)
Clinica privata Honoko – Roppongi - Tokyo
Ore 20.10
Ryo
Sono arrivato in
questo preciso istante davanti alla villa del padre di Miyuki.
Ho come la sensazione
che Shan In abbia ragione.
Lei deve essere qui.
È come se
sentissi la sua presenza e il suo profumo.
Arrossisco leggermente.
Suono il citofono e
aspetto.
Dopo qualche secondo
sento la voce di un uomo parlare.
“Chi
è?!”
“Salve,
scusi l’ora, sono Ryo Saeba. Avrei urgenza di parlarle. Si
tratta di sua figlia”
Lo sento allontanarsi
leggermente dal citofono e senza dire altro, apre il cancello.
Entro con la mia Mini
e parcheggio proprio davanti al portone della villa.
Esco dalla macchina e
faccio un lungo respiro.
Questo è il
momento decisivo.
Appena alzo la mano
per bussare, qualcuno mi precede aprendo.
Ad accogliermi
c’è un uomo alto più o meno quanto me,
con un fisico decisamente molto asciutto e ben allenato.
Gli darei una
cinquantina di anni se non fosse per qualche capello bianco qua e la
che lo invecchia un po’.
Però
più lo guardo e più mi sembra di averlo
già visto da qualche parte. Chissà dove?!
Gli porgo la mano.
“Scusi
davvero per il disturbo. Avrei evitato se non fosse così
importante”
L’uomo
stringe la mia mano e mi invita ad accomodarmi.
“Piacere di
conoscerla, signor Saeba. Io sono Toshio Takashi”
Annuisco.
“Venga nel
mio studio, così potremo parlare con più
calma”
Lo seguo lungo il
corridoio e rimango allibito dalla bellezza di questa casa.
Ha uno stile molto
semplice, ma di grande effetto.
Entriamo in una stanza
bianca, caratterizzata da una scrivania in mogano antico e un lettino
al suo fianco.
Vari macchinari
depositati qua e la e infine un divano dal lato opposto della scrivania.
Ci accomodiamo
lì e il dottore inizia a parlare.
“Allora cosa
deve dirmi su Miyuki?!”
Faccio un lungo
respiro.
“Beh
ecco… è in pericolo di vita. Qualche giorno fa
hanno cercato di ucciderla in un bar nel centro di Tokyo. Io ero con
lei e ho impedito che la tragedia avvenisse. Da allora si è
trasferita a casa mia e ho cercato di scoprire chi le volesse fare del
male, senza però riuscirvi”
Mi fissa, senza
parlare.
Così lo
interpreto come un invito a continuare.
“Non so per
quale motivo, ma Miyuki stamattina se ne è andata, lasciando
due lettere striminzite a me e a mia figlia, dicendo che doveva
ritrovare il suo passato. Ho pensato che forse lei sa dirmi dove posso
trovarla”
Ho parlato
così di furia e tutto insieme, che adesso ho la gola secca.
Il signor Takashi
però non mostra segni di voler rispondere e si limita a
massaggiarsi il mento distratto.
“Allora? Sa
dove posso trovare Miyuki?”
È ben
udibile una nota apprensiva nella voce.
L’uomo
sembra ridestarsi dai suoi pensieri e mi sorride.
“Ne
è innamorato?!”
Eh?! Ma mi ha
ascoltato fino ad ora?!
“Scusi?!”
Sogghigna leggermente.
“Si
è per caso innamorato di mia figlia?!”
Decisamente no.
“No. Io amo
mia moglie. Miyuki è una cara amica e Shan In, mia figlia,
si è molto affezionata a lei”
Il mio interlocutore
sembra confuso.
“Ha una
moglie?!”
“Ce
l’avevo. È morta in un incidente stradale tre anni
fa”
Ehi un momento.
Ecco a chi assomiglia.
Al dottore del pronto
soccorso.
Quello che mi disse
che Kaori era morta.
“Ma lei ha
lavorato al pronto soccorso dell’ospedale di Tokyo per un
po’?!”
Lo vedo annuire e
quando sbianca, capisco che si è ricordato anche lui chi
sono.
Si alza di scatto,
allontanandosi da me il più possibile.
“Lei
è il marito di Kaori Makimura?!”
“Si ricorda
ancora?”
Impallidisce ancora di
più e se non fosse per il muro che lo sta sorreggendo, credo
che potrebbe cadere da un momento all’altro.
Prima ancora che possa
dire qualcosa, si apre la porta dello studio ed entra colei che sto
cercando disperatamente da qualche ora.
“Miyuki,
finalmente ti ho trovata”
Mi avvicino per
poterla vedere meglio e solo ora mi accorgo che sta piangendo.
Distoglie lo sguardo
da me per posarsi su suo padre.
Gli si avvicina e lo
aiuta a sorreggersi.
“Tutto bene
papà?!”
L’uomo
annuisce e lo vedo sorridere debolmente.
“Ti ama.
Cosa aspetti a dirgli la verità?!”
Lo guardo sconcertato.
Allora non ha capito
un tubo di quello che gli ho detto?!
“No guardi
si sbaglia. Le ho già detto che…”
Ma mi interrompe prima
di poter finire di parlare.
“Che ama sua
moglie… ho capito. Non sono sordo”
Non lo seguo.
Che vuole dire?!
Miyuki lo adagia sul
divano e finalmente torna con i suoi occhi su di me.
Sospira leggermente.
Sembra imbarazzata e
turbata.
“Ryo
dobbiamo parlare”
Questa
tonalità di voce, quest’espressione seria.
Se non fosse che
é impossibile, potrei giurare che quella che ho davanti
è Kaori.
“Dimmi”
È la prima
volta che le do del ‘tu’, ma non sono riuscito a
controllarmi.
“Io…”
E torna a guardare suo
padre.
Lui le intima di
continuare con un cenno del capo e facendo un lungo respiro riprende.
“Io non sono
Miyuki Takashi!”
Rimango un attimo
sorpreso da questa affermazione.
“Che vuol
dire?!”
Lei arrossisce e non
riesco a capire cosa stia succedendo.
“Io…
ecco tre anni fa ho avuto un incidente. Sono stata ricoverata
all’ospedale di Tokyo. Al pronto soccorso. Toshio Takashi era
il medico di guardia. C’è stato un errore di
identificazione e mi hanno scambiata per un’altra. In
realtà io non sono Miyuki Takashi”
Ok e allora?!
“Quindi chi
sei?!”
Mi guarda impaurita.
È come se
volesse che ci arrivassi da solo.
Ma non capisco.
“Quindi?!
Chi sei?!” ritento per la seconda volta.
Abbassa lo sguardo e
risponde in un sussurro.
“K…
Kaori Makimura”
Ora a impallidire sono
io.
Non è
possibile.
Perché mi
sta facendo una cosa del genere.
Cerca di avvicinarsi,
ma io mi allontano.
“Non ci
provare…. Kaori è morta tre anni fa. Non dire
stronzate!”
La vedo rialzare gli
occhi su di me e se mi venisse un colpo, ci rivedo lo sguardo
sofferente di mia moglie.
Ma che mi sta
succedendo?!
“Dice la
verità signor Saeba. E la colpa di quello che è
successo è solo mia”
È stato il
signor Takashi a parlare.
Evidentemente si sono
messi in combutta.
“Non sono in
vena di scherzi questa sera”
Poi tornando a
guardare Miyuki riprendo.
“Come puoi
farmi questo?! Dopo tutto quello che ci siamo confidati, che ci siamo
detti… non ha significato nulla per te?!”
La mia voce
è isterica.
Vedo il viso di Miyuki
ricoperto di lacrime e mi si stringe un nodo in gola.
“Posso
provartelo” dice piano.
A questo punto mi
paralizzo.
E questo cosa vorrebbe
dire?!
Si alza leggermente i
capelli e scoprendosi la spalla dalla felpa, mi fa vedere la cicatrice
che ha sul lato destro.
Rimango allibito.
È la stessa
di Kaori.
Quante volte
l’ho baciata e accarezzata.
Ma infondo
può essere solo una coincidenza.
“Quello non
prova nulla”
Lei abbassa i capelli.
“Me la sono
fatta cadendo da cavallo ad una lezione che ho preso di nascosto quando
avevo 16 anni. A Hideuki avevo detto che ero inciampata lungo le
scale”
Scuoto la testa.
Potrebbe averglielo
raccontato chiunque.
Anche Shan In conosce
questo episodio.
“Non
attacca”
Sospira leggermente,
ma per nulla rassegnata.
Si abbassa leggermente
i pantaloni della tuta e si gira per mostrarmi qualcosa sul fianco.
È una
cicatrice dovuta ad un colpo di striscio di un proiettile.
Lei si riveste
velocemente e sempre più rossa in faccia, riprende.
“Non ricordo
bene come me la sono fatta.. ma sono sicura che eravamo insieme... dopo
quella volta hai preso in considerazione l'ipotesi di smettere di fare
City Hunter”
Ok, questo
è un colpo basso.
“Ma chi
diavolo sei, eh?! Perché continui con questo gioco?! Kaori
è morta e smettila con questa storia”
Mi alzo e mi dirigo
verso la porta per andarmene, quando improvvisamente la sento parlare.
“Mi hai
detto per la prima volta ‘Ti amo’, dopo il
matrimonio di Miki e Umibozu, quando il generale Cruz mi ha rapito per
attirarti in una trappola. Per proteggerti mi sono presa la pallottola
che era destinata a te e tu mi hai rivelato i tuoi sentimenti. Ci hai
messo otto lunghissimi anni per farlo”
Come fa a saperlo?!
Le avevo raccontato a
grandi linee cosa era successo quando ho confessato a Kaori i miei
sentimenti, ma non avevo accennato né al matrimonio di Miki
e Falco, né al generale Cruz.
Sono cose che solo una
persona può sapere.
Il mio cervello
ricollega tutti le informazioni del momento e solo ora mi rendo conto
che le coincidenze sono davvero troppe.
Mi giro verso di lei e
noto con stupore che si è avvicinata a me.
Le prendo una mano e
la appoggio sul mio petto.
Il mio cuore batte
all’impazzata.
La mia Kaori.
È tornata.
“Kaori…”
La vedo illuminarsi e
riscopro il suo sorriso.
Quello delle
situazioni speciali.
L’attiro a
me in un secondo e l’abbraccio forte.
“Oddio non
posso crederci, sei tu…”
Non so come, ma i miei
occhi si inondano di lacrime.
La stringo
così forte che mi sembra di poterla spezzare da un momento
all’altro, ma non riesco a fermarmi.
La accarezzo,
ripercorrendo ogni parte del suo corpo.
E la sento cedere ad
ogni mio tocco.
Sorrido, non
è cambiato nulla.
Mi chino su di lei e
prendo possesso delle sue labbra.
Anche baciarla
è senza dubbio più bello e intenso di quanto mi
ricordassi.
Le sfioro i capelli,
gli occhi e mi rendo conto che voglio che torni come era prima.
Questo look da bionda
sexy non le si addice.
Ma non glielo dico.
Non voglio rovinare
questo momento.
Quando improvvisamente
sento arrivare un pericolo.
Mi butto su di lei e
sul signor Takashi giusto in tempo per evitare che vengano colpiti da
una pioggia di proiettili.
Prendo la mia fedele
Phyton e cerco di capire chi ci sta sparando.
Kaori è
vicina a me, tiene la mia mano sinistra nelle sue, infondendomi quel
coraggio di cui ora ho veramente bisogno.
Non posso permettermi
di perderla un’altra volta.
Sono disposto a fare
qualsiasi cosa.
Non voglio sprecare
questa seconda possibilità che mi è stata donata.
“E’
solo uno… deve essere il killer professionista che
è stato ingaggiato per ucciderti…”
La vedo sgranare gli
occhi.
“Addirittura?!
E chi si prenderebbe tanto disturbo per farmi fuori?!”
Ecco la mia Kaori,
decisa e sicura.
“Credo che
il mandante sia la stilista …”
“Intendi
Natasha?!”
Annuisco solamente,
mentre cerco di rispondere al fuoco, sparando al vuoto.
C’è
troppo fumo per individuarlo.
“Ma
è impossibile. Perché lo farebbe?! È
vero che non abbiamo mai legato in modo particolare, ma credevo ci
rispettassimo a vicenda”
Scuoto la testa.
In questo non
è cambiata di una virgola.
Si fida troppo delle
persone che la circondano.
“E’
gelosa marcia del tuo successo. Ho chiesto un po’ in giro e
da quanto ho capito ti odia dal più profondo. Dal suo punto
di vista, le hai rubato fama e potere. Credo che la ragazza abbia
qualche problema mentale …”
Annuisce decisa.
Però per
ora bisogna pensare al killer che sta distruggendo lo studio del signor
Takashi.
Poi improvvisamente i
colpi si placano e ho come la sensazione che stia per arrivare lo
scontro diretto.
Armo la mia pistola e
chiedo gentilmente a Kaori e al dottore di nascondersi dietro alla
scrivania.
Mi obbediscono senza
fiatare, mentre io mi appiattisco al muro, concentrandomi su ogni
possibile rumore.
Tutto tace,
finché sento lo scricchiolio del parquet sotto il peso di
qualcuno.
Mi avvicino alla porta
e la apro nel momento in cui so che il killer è dietro.
Ci disarmiamo a
vicenda, con due rapide mosse di karate.
Iniziamo
così una lotto corpo a corpo.
Senza esclusioni di
colpi.
Per un attimo mi
distraggo e questo mi è fatale.
Il mio avversario mi
da un calcio allo stomaco che mi atterra dolorante, mentre lui ne
approfitta per riprendere in mano la sua pistola, intimandomi di stare
fermo.
Poi si gira verso
Kaori.
“Tu
bellezza, alzati”
Lei mi guarda
terrorizzata, ma esegue l’ordine senza reagire.
“Mi dispiace
ma sono stato ingaggiato per ucciderti. Dì addio ai tuoi
amici”
Di punto in bianco il
rumore del grilletto premuto echeggia nella stanza.
Il resto scorre molto
veloce.
Io che mi alzo
più in fretta che posso per disarmarlo, ma arrivo troppo
tardi.
Il colpo è
già partito.
Il mio cuore perde un
battito all’idea che perderò Kaori
un’altra volta.
Invece improvvisamente
qualcuno prende il posto di mia moglie.
È il signor
Takashi.
Quando il killer si
accorge dell’errore, cerca di sparare di nuovo, ma questa
volta lo blocco con un destro all’altezza della mascella.
Gli assesto altri tre
colpi in punti vitali e lo vedo svenire ai miei piedi.
Dopo mi
occuperò di lui.
Intanto ancora un
po’ dolorante per le percosse subite, mi precipito accanto a
Kaori, intenta a tamponare la ferita che il dottore ha riportato
all’addome per proteggerla.
“Ryo bisogna
aiutarlo. Ti prego”
Non capisco come
faccia a nutrire ancora dei sentimenti di affetto per l’uomo
che l’ha allontanata da me e da sua figlia, ma la assecondo
comunque.
Farei qualsiasi cosa
per lei, ora e per sempre.
L’aiuto a
posizionarlo sul lettino che c’è nella stanza e
dopo aver legato il killer alla poltrona in modo che non possa fuggire,
iniziamo a medicare la ferita nel miglior modo possibile.
Il proiettile
è rimasto dentro e devo farlo uscire, prima che si infetti.
Sospiro e facendomi
aiutare da Kaori, inizio a operarlo.
Sento il corpo del
dottore rilassarsi sotto l’effetto del cloroformio.
Ho tutto
l’occorrente per medicarlo, grazie ad Eriko che si
è precipitata subito per darci una mano appena ha sentito la
voce della sua amica chiamarla.
Ci ha portato garze,
disinfettanti e i ferri del mestiere.
Kaori mi aiuta ad
aprire la ferita per estrarre il proiettile.
In passato avrebbe
fatto una smorfia di disgusto alla vista di tutto quel sangue, ma
evidentemente avendo passato molto tempo a casa di un medico, deve
essersi abituata.
Sospiro e torno ad
occuparmi del signor Takashi.
Appena sono riuscito a
trovare il bossolo, disinfetto velocemente e ricucio il taglio.
Sento il respiro del
dottore farsi più regolare e la temperatura del suo corpo
scendere e capisco che il peggio è passato.
Accarezzo la guancia
di Kaori e le sorrido.
“Si
riprenderà presto, non preoccuparti”
Lei si avvicina e mi
abbraccia forte.
“Grazie. So
quanto sia stato difficile per te capire”
In effetti non ho
ancora capito perché ha insistito tanto per salvarlo, ma in
questo momento non mi importa.
Poterla avere tra le
braccia, vale più di qualsiasi altra cosa. (ndKIA:per tutto
il resto c’è mastercard.. scusate ma ci voleva XD!)
Poi improvvisamente mi
ricordo del killer ancora svenuto sulla poltrona e decido che
è arrivano il momento di chiudere definitivamente questa
storia.
Gli butto addosso un
bicchiere d’acqua e lui si sveglia immediatamente.
“Allora chi
ti ha ingaggiato?!”
Glielo chiedo con un
tono talmente duro che per un attimo mi sembra spaventato.
“Devo
ripeterti la domanda?!”
Mi guarda preoccupato
e facendo un leggero sospiro, lo sento cedere.
“Una donna.
Non so chi sia”
Inizio a perdere la
pazienza.
Chiedo a Kaori e Eriko
di portare il signor Takashi in un’altra stanza e di
lasciarmi solo con il nostro ospite.
Eriko obbedisce senza
replicare, trascinando il lettino con sé.
Kaori invece sembra
titubante.
Mi giro per guardarla
e le sorrido.
“Non
preoccuparti, ci vorrà solo qualche minuto. Va di
là, ti raggiungo tra un attimo”
Lei annuisce e
sparisce dietro la porta, chiudendosela alle spalle.
Torno dal mio caro
amico e gli punto la pistola in fronte.
“Dicevamo…
una donna… e non sai proprio darmi nessuna informazione
utile?!”
Il mio ghigno sadico
non passa inosservato.
In effetti
è da tanto che non tiro fuori questo lato del mio carattere.
Quello spietato e
vendicativo.
Decido di sfruttarlo
al massimo, in modo che da fargli provare il vero significato della
parola paura.
“Hai osato
fare del male alla mia donna e io in passato ho ucciso per molto meno,
quindi ti conviene aiutarmi a capire chi ti ha ingaggiato, altrimenti
potrai dire addio alla vita”
E gli punto la pistola
in mezzo agli occhi.
Lo vedo sudare freddo.
“Io…
io non so nulla… lo giuro… so solo che a fine
lavoro devo chiamarla per avere il resto del pagamento. Il numero
è scritto su un foglio nella tasca destra dei miei
pantaloni”
Sta tremando e questo
mi provoca una certa soddisfazione.
Allora sono ancora
bravo nel mio lavoro.
Mi avvicino e cerco il
foglio di cui mi ha parlato.
Lo trovo e me lo metto
in tasca.
Sorrido e rinfodero la
pistola.
“Spero per
te che l’informazione sia giusta, perché se
così non fosse ti verrò a fare una visitina in
carcere e sicuramente non sarà di piacere”
Così
dicendo mi allontano, dirigendomi alla porta.
Prima di raggiungerla
e aprirla, lo sento chiedermi in un sussurro.
“Ma tu chi
diavolo sei?!”
Mi giro verso di lui,
scuro in volto.
“City
Hunter”
L’uomo
impallidisce in un secondo e mentre esco lo sento balbettare.
“Non
è possibile…”
Mi reco nella stanza
di fronte dove trovo Eriko accanto al letto dove giace addormentato il
signor Takashi, mentre Kaori è vicina alla finestra, mentre
osserva l’oscurità della sera.
Mi avvicino a lei e la
stringo da dietro.
Ho bisogno di sentire
il suo calore.
Di non perdere il
contatto con la sua pelle.
Mi è
mancata così tanto che non mi sembra ancora vero che lei
è sana e salva.
Qui, con me.
Lei si gira lentamente
e capendo all’istante le mie emozioni, si alza in punta di
piedi e posa le sue candide labbra sulle mie.
Rispondo al bacio,
felice.
E stringo la presa,
incurante del mondo che ci circonda.
Ora vivo solo per lei.
Non mi importa di
nient’altro.
Appena rimaniamo a
corto di ossigeno ci separiamo, con il respiro irregolare e i battiti
del cuore sempre più frenetici.
Ci fissiamo negli
occhi per qualche secondo, quando finalmente ho l’onore di
sentire di nuovo la sua stupenda voce.
“Allora?! Ha
parlato? Ti ha detto chi è il mandante?!”
Annuisco, perso nel
suo sguardo.
Lei mi da un
pizzicotto e mi sveglio improvvisamente dal mio trance.
“Potresti
essere più preciso per favore?!”
Sbuffo.
Perché non
possiamo mai goderci un momento di sano romanticismo in pace, senza
avere assassini, rapitori o drogati con il fiato sul collo?!
Perché?!
Appoggio la mia fronte
sulla sua e sospiro.
“Mi ha dato
un numero di telefono. Non sa
nient’altro…”
La sento irrigidirsi.
Probabilmente
è stanca di tutta questa storia.
E posso capirla.
Deve essere ancora
frastornata e confusa e quest’ansia non deve certo giovare al
suo sistema nervoso.
La accarezzo sulla
guancia, cercando di tranquillizzarla.
Sembra funzionare,
perché si abbandona al mio tocco e sorride estasiata.
Continuo
finché Kaori alza i suoi occhi su di me e sospira.
“E’
ora di andare… voglio sistemare questa faccenda prima di
riprendere in mano la mia vita da dove l’ho
lasciata”
Dicendo questo si
allontana da me e si avvicina al signor Takashi.
“Eriko per
favore stagli vicino… posso fidarmi solo di te. Ho chiamato
un’ambulanza, dovrebbe arrivare a momenti, insieme alla
polizia. Lo so che ti chiedo troppo, ma…”
La ragazza le sorride
complice.
“non
preoccuparti, mi inventerò qualcosa per evitare grane a me e
a tuo padre. Tu però cerca di capire chi è che ti
vuole uccidere e dagli una bella lezione, ok?!”
Kaori annuisce e
l’abbraccia di slancio.
“Grazie…
sei davvero unica Eriko”
“Sei la mia
migliore amica, Kaori. Farei qualsiasi cosa per te, lo sai. Ora
andate…”
Si scambiano un ultimo
abbraccio e tenendoci per mano, usciamo dalla villa dirigendoci verso
il centro della città sopra la mia Mini rossa.
Strade
di Shinjuku – Tokyo
Ore
22
Ryo
Rimaniamo in silenzio
per un po’, cullandoci solo della presenza l’uno
dell’altro.
Appena trovo un
semaforo rosso, mi fermo e decido che è il momento di
ascoltare di nuovo la sua voce.
“Eriko sa
che tu non sei Miyuki?”
Kaori gira lo sguardo
verso di me, mentre io riparto quando scatta il verde.
“Sì,
le ho raccontato tutto mentre stavi interrogando il killer. Era
più preoccupata per la mia salute che per il fatto di averle
rivelato di non essere la persona che credeva che fossi. È
anche vero che lei dà importanza solo a come una persona si
pone agli altri, che non al suo nome o al suo conto in banca.
È per questo che abbiamo legato subito. Diventando grandi
amiche, quasi sorelle. Ogni volta che avevo bisogno di qualcuno
c’era sempre lei…”
Ad essere sincero,
sono un po’ geloso del rapporto che si è
instaurato tra loro.
Ed è
stupido lo so.
Ma sapere che lei ha
confidato le sue paure, le sue angosce, le sue emozioni e la sua
felicità ad una persona che non fossi io… beh mi
da fastidio.
Sono da manicomio.
Ormai è un
dato di fatto.
Scuoto la testa per
levarmi questi pensieri dalla mente.
“Ti fa
ancora male la testa?!” le chiedo dolcemente.
Sospira.
Brutto segno.
“Sì…
però per ora è un dolore tenue, si intensifica
solo quando mi ricordo qualcosa. Questo però succede
all’improvviso, quindi non è proprio facile
prevederlo”
Le accarezzo una
guancia, preoccupato per la sua salute.
Mi sorride, tipico di
lei affrontare la sofferenza con coraggio.
“Stai
tranquillo, non è niente di impossibile da
affrontare… e poi mi basta saperti accanto per fare
qualsiasi cosa”
Parcheggio in una via
laterale ed estraggo il foglio che mi ha dato il killer.
Il prefisso
è della zona in cui ci troviamo.
Apro il cruscotto
dalla parte di Kaori e ne esce un computer portatile grande quanto un
libro.
Gli affari mi hanno
permesso di fare qualche modifica alla mia macchina.
Digito il numero che
ho e premo invio.
Il programma che mi ha
installato Mick permette di individuare con certezza il luogo a cui
appartiene un qualsiasi numero, attraverso un collegamento clandestino
con la rete informatica della polizia.
Il mio migliore amico
è un genio in queste cose.
Il computer ci mette
qualche secondo, ma alla fine ci da un indirizzo poco distante da dove
siamo.
Scendiamo
dall’auto e prendendo una sacca dal bagagliaio, le stringo la
mano.
“E’
ora… te la senti?!”
Annuisce solamente,
così accentuo la presa e ci incamminiamo.
Percorriamo qualche
isolato a piedi, fino a ritrovarci davanti ad un edificio di dieci
piani.
È questo il
posto che stavamo cercando.
Mi dirigo verso
l’edificio di fronte e saliamo con l’ascensore fino
all’ultimo piano, dove si trova la terrazza.
Mi avvicino al
cornicione e estraggo dal borsone un fucile di precisione, quello usato
dai cecchini.
Mi metto in posizione
e chiedo a Kaori se può chiamare il numero dal mio cellulare.
Lei ubbidisce in
silenzio.
Appena sente squillare
a vuoto, mi porge l’auricolare.
Al quarto squillo
sento la voce di una donna rispondermi.
“Fatto?!”
Io controllo
l’appartamento che il computer mi aveva indicato e la vedo.
Poco distante dalla
finestra, mentre sta fumando una sigaretta nervosamente.
“C’è
stato un fuori programma” dico piano.
La donna sembra
meravigliata e inizia a urlare attraverso il telefono.
“Che cazzo
vuol dire un fuori programma?! L’ha fatta fuori sì
o no?!”
Prendo la mira e sparo.
La sigaretta che aveva
in mano ora è divisa a metà.
“Vuol dire
che l’uomo che ha ingaggiato a quest’ora sta
marcendo in galera… se fossi in lei mi dimenticherei
dell’esistenza di Miyuki Takashi, se non vuole fare la fine
della sua Malboro”
Vedo una goccia di
sudore bagnarle il mento.
Sento Kaori posarmi
una mano sulla spalla e farmi cenno di smetterla.
L’ho
spaventata abbastanza.
Ma voglio essere
sicuro che abbia recepito il messaggio.
“Se dovessi
scoprire che si è di nuovo avvicinata alla signorina Miyuki,
le giuro che la troverò in capo al
mondo…”
E sparo un nuovo
colpo, sfiorandole i capelli.
“siamo
intesi?!”
Detto questo
riattacco, prima che possa replicare qualsiasi cosa.
Sono sicuro che questo
le è bastato.
Sorrido soddisfatto.
La mano di Kaori
è rimasta dove era e sento il calore del suo tocco
avvolgermi totalmente.
Lei sorride e appena
mi alzo, mi abbraccia felice.
“Finalmente
anche questa storia è chiusa. Che ne diresti di tornare a
casa?!”
La fisso per un
momento, che sembra interminabile.
Vorrei poterla
accontentare, ma prima voglio accertarmi di una cosa.
“Sì…però
prima devi fare una cosa per me!”
La vedo sgranare gli
occhi e guardarmi meravigliata.
“Cosa devo
fare?!”
Scuoto la testa e la
prendo per mano.
“Lo
scoprirai quando saremo arrivati”
Lei sbuffa.
Non le è
mai piaciuto essere all’oscuro dei miei piani.
Ma non importa.
“Vieni,
fidati”
Kaori si lascia
trascinare, sospirando solamente.
Percorriamo le strade
di Tokyo a velocità normale.
Dentro di me non vedo
l’ora di poter portare la mia dolce mogliettina a casa e
poterci perdere nel nostro amore, ma devo aspettare.
C’è
qualcosa di più urgente ora.
Finalmente scorgo
l’edificio di mio interesse e inizio a rallentare.
Appena Kaori capisce
dove la sto portando, sembra arrossire.
Forse ha intuito
quello che volevo chiederle.
Mi prende la mano che
tengo sul cambio e sospira.
“Sei proprio
cocciuto, lo sai?!”
Io annuisco, ma non
posso farci niente.
Voglio sapere.
“Se
è per farti stare più tranquillo…ma
sappi che è tempo perso. Io sto benissimo”
Le sorrido.
So che dice la
verità.
Non potrebbe mentirmi
anche volendo.
Sono sempre riuscito a
leggerla dentro, solo guardandola negli occhi.
Quei suoi splendidi
occhi nocciola che ora invece sono celesti.
Sospiro.
“Ti giuro
che Doc ci metterà poco, ma ho bisogno di sapere che
è tutto a posto. Ti prego!”
La vedo rilassarsi e
seguirmi dentro la clinica del mio vecchio amico.
Un dottore che ho
conosciuto all’epoca della guerra in Ex Jugoslavia.
Mi ha salvato la vita
varie volte e mi fido ciecamente di lui.
Ogni tanto gli ho
portato Shan In per degli abituali controlli, ma niente di
così importante.
Dopo aver abbandonato
il lavoro di City Hunter, non ho più avuto bisogno di lui
nelle vesti di dottore.
Solo in quelle di
amico.
Quello credo che non
riuscirò più a farne a meno.
Lo troviamo seduto
sulla poltrona nel suo studio, intento a leggere una rivista di
medicina.
Il suo tipico
passatempo.
“Ehi Doc, da
quanto tempo…”
Lui alza lo sguardo su
di noi e si apre in un enorme sorriso.
“Saeba, qual
buon vento?! È da un po’ che non ti facevi vivo da
queste parti… non dirmi che diventare il proprietario di una
grande azienda di antifurti ti ha fatto dimenticare degli amici,
vero?!”
Sorrido, non
cambierà mai.
Sempre a prendermi in
giro con questa storia della ditta.
Mi ha sempre ripetuto
che ero sprecato a lavorare lì.
In parte sono
d’accordo con lui, ma dall’altra so che ho fatto la
scelta giusta.
Almeno adesso
potrò godermi la mia famiglia in santa pace.
“Ho bisogno
di un enorme favore”
Diventa serio e ci
indica di accomodarci davanti a lui.
“Dimmi, di
che si tratta?!”
“Vorrei che
le facessi un po’ di analisi di controllo”
E le indico Kaori al
mio fianco.
Probabilmente non
l’ha riconosciuta, perché continua a guardarmi in
modo strano.
Sembra sorpreso.
Abbassa gli occhi e
rimane a fissare per qualche secondo le nostre mani ancora incrociate.
“Lei?!”
Annuisco e sorrido.
Sono sicuro che ora
gli prenderà un colpo quando gli racconterò la
verità.
Sto per aprire la
bocca per parlare, ma Kaori mi interrompe.
“Aspetta.
Vorrei discutere con il dottore da sola. Ti dispiacerebbe attendere
fuori?!”
Perché?
Cosa mi sta nascondendo?!?
Allora avevo ragione a
controllare…
Lei alza gli occhi al
cielo, capendo i miei pensieri e sbuffa.
“Non
preoccuparti. Il risultato di tutte le analisi che farò
passeranno da te. Te lo giuro! Però ora vorrei parlare a Doc
da sola… fidati!”
E mi sorride
tranquilla.
Storco il naso e mi
alzo, sotto gli occhi sempre più meravigliati del dottore.
Esco dal suo studio e
mi siedo su una delle poltroncine della sala d’attesa e
rilassato dal silenzio intorno a me, cedo alla stanchezza accumulata in
tutta la giornata.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Clinica
privata Soukure – Tokyo
Ore
23.30
Kaori
Sono seduta davanti a
Doc con le mani appoggiate sul grembo e gli occhi bassi.
Siamo in questa
posizione da qualche minuto, precisamente da quando Ryo ci ha lasciati
soli nella stanza.
Ho voluto io
così.
Non
c’è una ragione ben precisa, ma so che in un certo
senso non sono ancora me stessa.
È una
sensazione strana, difficile da spiegare.
È per
questo che volevo parlarne con qualcuno che fosse estraneo ai fatti.
Però ora mi
rendo conto che non so quali parole usare.
Come introdurre il
discorso.
Mi inizio a torturare
le mani, mangiandomi le unghie.
Sento Doc sogghignare
e appoggiarsi più comodamente allo schienale della poltrona.
“Assomiglia
molto alla moglie di Ryo, lo sa?!”
Gli sono grata per
aver parlato.
Se aspettava me,
faceva giorno.
“Già…
lo so…”
Mi guarda incuriosito
dalla mia risposta, ma non si scompone.
Ho sempre adorato
questo lato del suo carattere.
Riservato e pacato.
“Allora? In
cosa posso aiutarla?! Come mai Ryo vuole che le faccia un check-up
completo?!”
Sospiro.
È arrivato
il momento delle spiegazioni.
“Beh
ecco… tre anni fa ho avuto un incidente molto brutto, dopo
il quale ho perso la memoria. Da allora il mio passato è
stato una sorta di buco nero. Da qualche giorno però ho
iniziato ad avere dei flash, ma sono solo piccoli sprazzi di una vita
che mi sembra distante anni luce da ora. Ryo è preoccupato
che io gli nasconda qualcosa che non va, così mi ha chiesto
di fare tutte le analisi possibili per accertarsi che io stia
bene…”
Ho omesso la mia vera
identità, perché non voglio shockarlo.
Magari lo
capirà da solo chi sono.
Infondo mi conosce
come le sue tasche.
Certo mi ha salvato la
vita molte meno volte rispetto a Ryo, ma devo ammettere di avergli dato
anche io un gran bel da fare.
Si alza dalla
scrivania e porgendomi la mano, sorride.
“Bene
madamigella, da questa parte”
Usciamo da una porta
laterale al suo studio ed entriamo in una specie di ambulatorio.
Lo riconosco
immediatamente.
Sono venuta spesso in
questa stanza per farmi medicare ferite superficiali o per Ryo.
Mi dirigo senza che mi
dica nulla verso la porta a soffietto e inizio a spogliarmi,
rivestendomi con una camicia di quelle monouso da ospedale.
Quando riappaio, il
Doc mi guarda sbalordito.
“Sei
già venuta qui?!”
Arrossisco e mi
posiziono sul lettino, tremando al contatto con la superficie fredda.
Lui non fa volutamente
caso al fatto che non ho risposto e inizia con un prelievo del sangue.
Poi passa ad una Tac,
una RX toracica, un elettrocardiogramma e un encefalogramma.
Non contento, prosegue
tastandomi i muscoli e le ossa per controllare che non ci siano
ipotetiche fratture.
Devo dire che
è davvero un uomo molto scrupoloso nel suo lavoro.
Non tralascia mai
niente.
Appena nota la
cicatrice sulla spalla destra, sbianca.
Si riporta davanti a
me e mi fissa bene negli occhi.
Io reggo il suo
sguardo solo qualche secondo, poi mi sposto verso il tavolino con gli
attrezzi.
Lui mi sposta con la
mano il mento per tornare a guardarlo.
“Kaori, sei
tu?!”
Annuisco, con le
lacrime ormai libere sul viso.
Il Doc si limita a
sorridere e ad abbracciarmi.
“Lo sapevo
che Ryo non avrebbe mai amato
nessun’altra…”
Poi illuminandosi, si
stacca leggermente.
“Ma come hai
fatto a…”
Si blocca imbarazzato.
Io sorrido e continuo
per lui.
“…sopravvivere?!”
Annuisce in silenzio.
“E’
una lunga storia. Te la racconto a patto che tu mi faccia un piccolo
favore…”
E con sguardo
birichino mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro la mia richiesta.
Lui ascolta e sorride.
Si allontana da me
quanto basta per guardarmi negli occhi.
“Ok, affare
fatto”
E mi stringe la mano.
2
ottobre
Clinica
privata Soukure – Tokyo
Ore
1.30
Ryo
Sento qualcuno che mi
percuote e cerco di farlo smettere.
Il sogno che sto
facendo è bellissimo e non voglio interromperlo.
È
così reale.
Kaori è
tornata da me, non sono più solo.
Ora possiamo essere
felici, non voglio svegliarmi.
Ma ormai è
troppo tardi.
L’immagine
di mia moglie che mi sta baciando, svanisce in un secondo.
E io mi ritrovo seduto
su una sedia, con gli occhi mezzi aperti, che cerco di ricordarmi dove
sono.
Con uno sforzo immane
apro definitivamente gli occhi e vedo Doc davanti a me.
Ah
già… ero venuto qui per far fare delle analisi
a…
KAORI!
Oddio allora non era
un sogno.
Lei è
tornata da me!
Mi sveglio in un
secondo.
“Dove
è Kaori?!”
Doc sorride
soddisfatto.
“E’
di là, si sta cambiando. Stai tranquillo”
Sospiro e mi siedo.
Il cuore ha accelerato
i suoi battiti all’improvviso.
Ho bisogno di
rilassarmi un attimo.
Il mio caro amico si
siede accanto a me e mi mette una mano sulla spalla.
“Gran brutta
storia eh?!”
Annuisco.
Per lo meno adesso
è finita.
“Allora
Doc?! Queste analisi?!”
La mia voce non
nasconde una certa nota di apprensione.
Lui mi porge varie
buste e sorride.
“E’
tutto perfetto. È sana come un pesce”
Sospiro e mi passo una
mano tra i capelli esausto.
Non avrei mai potuto
chiedere di meglio.
“Però…”
Ecco lo sapevo che era
troppo bello per essere vero…
“Però?!”
Lo chiedo totalmente
allarmato.
“Riguarda i
suoi ricordi...”
Sospira. Non sembra
una buona notizia.
“Non
è detto che riesca a recuperarli tutti…
sicuramente vivere con te e Shan In sotto le spoglie di Miyuki Takashi
l’ha confusa ulteriormente. Se prima aveva i ricordi falsi di
Miyuki, ora probabilmente le si sovrapporranno a quelli veri di Kaori.
E sarà un bel casino…”
Mi appoggio allo
schienale della sedia esausto.
“Che
consigli di fare?!”
Sospira.
“Per ora
limitiamoci a farla stare in mezzo alle vostre cose e a farle
riprendere il corso della sua vita come era prima… poi il
resto verrà da sé. L’importante
è che tu le stia vicino e l’aiuti a ricordare dove
lei non riesce. Ci vorrà tempo e pazienza. Se poi Kaori
accetterà, potrei consigliarle uno psicologo che possa
aiutarla ulteriormente… ma la maggior parte del lavoro
dovrà farlo la sua voglia di ricordare…”
Annuisco.
Sto per dire qualcosa,
ma vengo attirato dai passi di qualcuno alla mia sinistra.
Mi giro per capire chi
è, quando improvvisamente la vedo.
Kaori.
Con i capelli corti
come ce li aveva quando ci siamo conosciuti.
Tornati al suo colore
naturale.
Mi alzo di scatto e la
raggiungo in due falcate.
Appena siamo a pochi
centimetri di distanza, mi perdo nei suoi occhi.
Sono di nuovo di quel
nocciola penetrante.
Potrei perdermici
dentro.
Annullo lo spazio tra
noi e l’abbraccio, sollevandola da terra.
Le lacrime che mi
bagnano il viso.
Ora sono davvero
felice.
“Bentornata
amore mio”
È solo un
sussurro.
Qualcosa che
può sentire solo lei.
La sento stringere la
presa intorno al mio collo e le sue lacrime si mischiano alle mie.
Rimaniamo
così, sotto gli occhi felici di Doc.
Manca solo
l’ultimo pezzo del puzzle e la nostra famiglia può
finalmente definirsi riunita.
Ci allontaniamo
leggermente l’uno dall’altro.
Sorridendoci complici.
Ci diamo un bacio a
fior di labbra e intrecciamo le dita delle nostre mani.
Mi giro verso il Doc e
lo saluto.
È arrivato
il momento di andare a prendere Shan In.
“Grazie di
tutto. Ci sentiamo nei prossimi giorni”
E corriamo via ridendo.
Con una vita davanti
ancora da scoprire.
Ci è stata
data una seconda possibilità e non voglio sprecarne nemmeno
un minuto.
Cat’s
Eye – Tokyo
Ore
2
Shan
In
Non riesco a tenere le
palpebre aperte.
Ho un sonno che mi sta
divorando piano piano.
Ma non posso cedere.
Non adesso.
Papà mi ha
promesso che avrebbe riportato Miyuki da noi.
Ad ogni costo.
E so che ci
riuscirà.
Non può
fallire.
Zia Miki e zio Falco
mi hanno ripetuto centinaia di volte che posso andare a dormire nel
letto al piano di sopra.
Che quando
papà arriverà, sarò subito avvertita.
Ma non ce la faccio.
Voglio essere qui.
Voglio che noti la mia
determinazione.
Forse è un
punto in comune che ho preso sia da papà che da mamma.
Per quanto so, anche
lei era parecchio testarda quando ci si metteva.
Improvvisamente sento
il rumore di un motore a me familiare.
Scendo dallo sgabello
dove sono seduta e mi avvicino alla vetrata.
La Mini rossa di
papà ha appena parcheggiato davanti al locale.
Sorrido felice.
Vedo una sagoma seduta
accanto a lui.
Non riesco a
distinguerla al buio, ma è sicuramente una donna.
Mi allontano un
po’ dal vetro, in modo da essere di fronte alla porta, quando
questa verrà aperta.
Non sto più
nella pelle.
Papà fa il
suo ingresso con un sorriso trionfale.
Mi tuffo tra le sue
braccia e lo abbraccio.
“Bentornato
papà, allora?! Miyuki l’hai trovata?! Dove
è?!”
Non vedo nessuno alle
sue spalle e questo mi allarma.
Lui mi appoggia a
terra e mi accarezza la testa, inginocchiandosi alla mia altezza.
“Piccola
mia, Miyuki non è potuta venire… mi
dispiace”
Ha ancora il sorriso
sulle labbra, mentre io vorrei solo morire.
Qui,
all’istante.
Perché mi
fa questo!? Non è nemmeno minimamente dispiaciuto per
l’accaduto.
Abbasso gli occhi
annientata.
Non ci sono parole per
dire come mi sento.
Faccio quasi fatica a
sentire quello che papà dice dopo.
“Però
ho portato qualcuno di meglio…”
E mi fa
l’occhiolino.
Io alzo lo sguardo
sulla porta solo per curiosità che per altro.
Voglio proprio vedere
cosa si è inventato.
Appena la donna che
era con lui in macchina fa la sua comparsa, apro la bocca dalla
meraviglia.
Mamma.
È lei.
Non ci sono dubbi.
È proprio
lei.
È identica
alla foto.
Guardo papà
per cercare una conferma.
Lui sorride e annuisce.
Io torno a osservare
la donna che ho davanti a me.
Non ci sono dubbi.
Il suo profumo, il suo
sorriso.
È lei.
Le corro incontro e
l’abbraccio di slancio.
Ho le lacrime agli
occhi e non mi vergogno minimamente di iniziare a singhiozzare.
Lei si abbassa alla
mia altezza e mi prende in braccio.
Mi culla nella sua
stretta dolcemente e io non riesco a trattenermi.
Le lacrime escono
ancora più copiose di prima.
“ssh…
piccola, stai tranquilla… sono qui… non vi
lascerò mai più”
Questa
voce… io la conosco.
Mi scosto leggermente
da lei.
“ma sei
Miyuki”
Sorride.
Non ci capisco
più nulla.
Sta per farmi scendere
per spiegarmi meglio, ma accentuo la presa.
Non voglio
più lasciarla.
Mai più.
La vedo sorridere e
capendo i miei pensieri mi sistema meglio sulle sue braccia.
“non vado da
nessuna parte Shan In. Stai tranquilla. Da ora in poi staremo sempre
insieme”
Si avvicina al banco e
con mano tremante, abbraccia la zia Miki.
Anche lei è
ricoperta di lacrime.
Lo zio Falco
è sicuramente meno emotivo di noi, ma si vede che
è provato anche lui per questa splendida notizia.
Papà
è rimasto in disparte, facendo godere a pieno questo momento
alla mamma.
Non sembra
né arrabbiato, né geloso.
Anzi, credo di non
averlo mai visto tanto felice in vita mia.
Dopo i baci e gli
abbracci per essersi ritrovati, ci sediamo ad un tavolo e mamma e
papà ci spiegano cosa è successo.
Perché
mamma si facesse chiamare Miyuki e tutta la storia fino ad ora.
Sembra tutto
così incredibile, che involontariamente mi ritrovo a
stringere possessivamente la mano di tutte e due i miei genitori.
Loro ricambiano la
stretta e mi cullano nel loro abbraccio.
Per la prima volta
dopo la mia nascita, posso affermare di essere davvero felice.
L’importante
è la mia famiglia.
I miei genitori che
finalmente sono di nuovo qui.
Tutti e due.
Per me.
E non potrei
desiderare altro.
O forse sì?!
Magari un fratellino o
una sorellina.
Ma ora non
è il momento.
Ci vorrà un
po’ di tempo, ma sono sicura che tutto adesso
andrà per il meglio.
Certo
l’unica nota stonata è la memoria della mamma.
Si ricorda ancora poco
del suo passato, ma non importa.
Basta averla qui.
Accanto a noi.
Il resto non conta.
Dopo aver parlato e
spiegato tutto, salutiamo gli zii e ci incamminiamo verso casa, con la
promessa di passare il giorno dopo per parlare un po’.
Mentre papà
guida, io sono seduta tra le gambe di mamma.
Ed è una
sensazione bellissima.
Il calore del suo
corpo che mi avvolge completamente.
Appena arriviamo nel
nostro appartamento, vedo un leggero rossore dipingersi sulle gote
della mamma.
Papà non
è da meno e io non capisco tutto questo imbarazzo.
Questa sera
però voglio decidere tutto io.
Me lo devono.
Li prendo per mano e
sorrido.
“Stasera si
dorme tutti e tre nel lettone e non voglio obbiezioni”
Li vedo rilassarsi e
abbracciarmi di slancio.
“Ai tuoi
ordini, piccola” dicono all’unisono e
così, ci immergiamo sotto le coperte, accoccolandoci uno
vicino all’altro.
Io nel mezzo, con le
braccia di mamma e papà a proteggermi e mi addormento in un
secondo, cullata dal loro amore.
Sento le loro mani
cercarsi e trovarsi sopra le lenzuola.
E anche loro cedono
presto al sonno.
Tutto il resto
è mistero…
Però una
cosa è certa:
Il futuro adesso
è davvero nelle nostre mani.
-FINE-
Nota
dell’Autrice:
Questo è
senza dubbio un esperimento un po’ strano che ho voluto
mettere nero su bianco.
Pensavo a questa
storia già da tempo e finalmente sono riuscita a darle un
senso.
Lo so, il caso della
stilista l’ho risolto molto velocemente, senza troppi
intoppi…
come le reazioni di Mick, Miki e Umi che non ho approfondito...
Ma
c’è un motivo di fondo.
Volevo dare
più che altro spazio ai sentimenti dei personaggi,
approfondendo soprattutto quelli di Ryo e Shan In.
Spero di esserci
riuscita.
Anche la fine
“aperta” è totalmente voluta.
Pensavo che una totale
ricomparsa dei ricordi da parte di Kaori sarebbe stata troppo ovvia e
soprattutto irreale.
Ma vedere dagli occhi
di una bambina di appena 6 anni, che la felicità si
può raggiungere anche con la sola vicinanza dei propri
genitori, mi sembrava più azzeccato.
Infondo a mio parere,
la vera felicità si raggiunge con piccole cose, gesti,
attenzioni e amore.
Quindi mi è
sembrato più opportuno finire questa piccola storia con il
ricongiungersi di una famiglia che è stata separata dal
destino, ma che grazie a un po’ di fortuna si è
ritrovata.
“Il resto
è mistero”, come dice sapientemente Shan In.
A voi, mie care
lettrici, il compito di decidere cosa succederà dopo.
Perché alla
fantasia non si può porre fine!
Spero di non avervi
annoiato.
Baciottoli e alla
prossima ;)
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