Di nuovo insieme

di kia_85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti!!!
questa é la mia seconda storia su City Hunter.
spenderò solo poche parole prima di lasciarvi alla lettura...
il Ryo che ho provato a descrivere (nel mio modo imperfetto), é un uomo più maturo di quello che conosciamo dal manga o dall'anime.
un uomo che ha dovuto sopportare una grave perdita, ma non potendo cedere al proprio dolore, é andato avanti...
la storia parte qualche anno dopo questo lutto...
diciamo che questo potrebbe essere un nuovo inizio...
Ultima cosa: troverete molti dettagli non corcordanti con la storia originale, ma per motivi di narrazione ho dovuto prendere questa decisione... non me ne vogliate...
che altro dire??
Buona lettura ;)
spero che in qualche modo la storia che ho scritto vi piaccia :)



16 Settembre 2000

Casa Saeba – Tokyo
ore 8
Shan In
Sono distesa sul mio letto.
Nella stanza che una volta è stata quella di mia madre.
La disposizione dei mobili e delle sue cose sono rimaste esattamente come quando c’era lei.
Dopo aver litigato tanto con papà, alla fine mi ha permesso di trasferirmi qui.
Così ho come la sensazione di averla più vicina.
Mi manca.
Mi manca tantissimo.
E più il tempo passa, più mi sembra di dimenticare quelle piccole cose che conosco di lei.
Il suo profumo, il suo sorriso.
Non ricordo nemmeno il suo viso.
Ero troppo piccola quando se ne è andata.
Sono passati ormai tre anni da allora.
Ho chiesto a papà di darmi una sua foto, così da poterla vedere e parlarle quando mi sento sola.
Me ne ha data una che raffigura noi tre insieme, scattata poco dopo la mia nascita.
Mamma aveva un sorriso dolcissimo.
Papà ne ha una uguale sopra il suo comodino.
So che manca tanto anche a lui.
Eppure una parte di me sa che non è morta.
Se papà venisse a sapere di questi miei pensieri probabilmente si infurierebbe.
Mi ha ripetuto fino allo sfinimento come è successo.
Un incidente stradale.
Mentre mi stava portando a fare un giro al parco, un camion non ha rispettato il semaforo rosso e l’ha travolta.
Per evitare che io mi facessi del male, mamma mi ha spinto lontano, mentre lei è stata presa in pieno.
Per un po’ papà Ryo non ha voluto nemmeno guardarmi in faccia.
Era troppo sconvolto.
Ho avuto anche la sensazione che mi avrebbe abbandonata.
Invece pian piano si è ripreso e mi ha perdonato.
Perché infondo lo so che mi ritiene la responsabile della morte della mamma.
E non capisce che se fosse dipeso da me, avrei fatto di tutto per salvarla, dando anche la mia vita in cambio della sua.
“Shan In? Ci sei?! È pronto!”
È lui.
Mi sta chiamando.
Asciugo velocemente le lacrime che ormai scendono automaticamente quando penso a lei.
“Arrivo!”
Mi guardo allo specchio, do un bacio alla foto e sorrido.
“vado a scuola, ma torno presto mamma. Ci vediamo dopo!”
Apro la porta e corro in cucina.
Trovo papà con il grembiule legato in vita intento a mettere la colazione in tavola.
“Dai Shan In, sbrigati, sei in ritardo!”
E mi scompiglia i capelli sorridente.
Anche se si sforza di essere sempre spensierato, lo so che non è più lo stesso.
Da quando mamma non c’è più, ha uno sguardo spento, quasi assente.
Gli zii mi ripetono continuamente che se non ci fossi stata io, probabilmente avrebbe finito con il commettere una stupidaggine.
Invece la mia presenza lo ha fatto riprendere.
Vive solo per me adesso.
E mi sento amata, cosa che invece non merito.
“Papà ma quanto hai cucinato?!”
Lo vedo arrossire leggermente.
“lo so ho esagerato, ma non sono ancora molto pratico di queste cose…”
Rido divertita.
Effettivamente fino a un anno fa, papà non sapeva nemmeno accendere il gas.
Non parliamo della lavatrice.
Un nemico impossibile.
Non mi stupisce che non fosse molto adatto alle faccende domestiche.
Prima a queste cose ci pensava sempre la mamma.
Un nodo alla gola rischia di sciogliersi.
Meglio parlare.
“Ti ricordi vero che oggi ho scuola solo fino alle 13?! Non mi far aspettare come al solito. Ai bambini non piace essere presi per ultimi…”
Mi guarda pensieroso.
Lo sapevo che sarebbe successo.
Se n’é dimenticato.
“Papà?! Te lo ricordavi vero?!”
Sbianca.
Cattivo segno.
“ehm… veramente io ho un impegno oggi. Ho promesso a Mick di andare a fare un sopralluogo a Osaka per lavoro”
Aggrotto le sopracciglia.
Odio quando mette il lavoro prima di me.
“Ah. Ok”
Lo sente che ci sono rimasta male.
Ma non voglio che si preoccupi.
“vorrà dire che chiederò a zia Miki se posso andare da lei. Così colgo l’occasione per imparare a fare la cioccolata calda”
E gli sorrido.
Lo vedo rilassarsi.
“ok, allora se hai finito, vai a lavarti i denti, così io intanto la chiamo e glielo dico”
Annuisco.
Mi alzo e sparecchio la mia tazza e il piatto che ho usato, dirigendomi così in bagno.
Mentre spazzolo minuziosamente le mie gengive, sento papà parlare con la zia.
“Pronto Miki?! Sono Ryo”
Pausa.
“sì qui tutto bene, voi?”
Pausa.
“Bene. Ascolta, avrei da chiederti un favore. Non è che potresti andare a prendere Shan In a scuola oggi? Finisce prima, alle 13. Io devo andare ad Osaka per lavoro”
Pausa.
“Grazie mille”
Sorride e riattacca.
Sfrutto l’occasione per ricomparire in salotto.
“sono pronta. Andiamo?!”
Lui annuisce tranquillo e prendendo la giacca, mi afferra la mano e ci incamminiamo per le strade di Shinjuku.
Stiamo in silenzio.
Ogni tanto lo fisso per vedere cosa fa, ma il suo sguardo è perso in chissà quali riflessioni.
Decido di non volerci pensare.
Mi guardo in giro e noto tanti visi completamente sconosciuti.
Invece molte di queste persone devono la propria vita a papà e alla mamma.
Al loro lavoro.
Da quando però mamma non c’è più, ha preso il suo posto lo zio Mick.
Un giorno forse capirò cosa fanno.
Fino ad ora non mi è stato possibile sapere nulla.
Papà ha sempre rifiutato di parlarmene e io ho capito che non sono ancora pronta per scoprirlo.
Magari quando sarà più grande. Chissà!?
Spero solo di essere all’altezza per prendere il loro posto un giorno.
Poi improvvisamente il mio sguardo cade su un giornale per terra.
‘Finalmente la strepitosa modella Miyuki Takashi tornerà a sfilare nella sua città natale: Tokyo’
Mi blocco immediatamente.
“Papà mi puoi comprare quel giornale?!”
E gli indico la testata che ha suscitato il mio interesse.
Lui abbassa lo sguardo per vedere di cosa parlo e sbuffa.
“Shan In! Non ne posso più della tua ossessione per quella modella. Mi vuoi spiegare cosa ci trovi di così stupefacente in lei?! Abbiamo casa piena di articoli e foto che la ritraggono. Basta!”
Sbuffo e riprendo a camminare arrabbiata.
Perché l’unica cosa che gli chiedo me la deve sempre rinfacciare?!
Eppure non sono come le bambine della mia età, capricciose e vanitose.
Sempre a chiedere giocattoli nuovi o vestitini alla moda.
Chiedo solo di poter comprare qualche stupida rivista che mi dia informazioni su una modella secondo il mio parere bellissima.
Mi trattengo dal piangere.
Quando usa questo tono così duro mi sciolgo sempre.
Invece devo essere forte.
Mi giro a guardare le vetrine, cercando di calmarmi.
Ci fermiamo ad un semaforo e noto un televisore acceso su un telegiornale.
Leggo i sottotitoli.
‘La signorina Miyuki Takashi arriverà alle 10 di oggi a Tokyo. Si dirigerà direttamente al Plaza Hotel dove sarà impegnata tutto il pomeriggio nelle prove per la sfilata che si terrà stasera in suo onore. Sarà la modella d’apertura e di chiusura della collezione di una delle stiliste più note nel mondo della moda, Natasha Urameshi’
Sento papà tirare la mia mano per intimarmi di muovermi e inizio a camminare automaticamente.
Oggi pomeriggio lei sarà al Plaza.
Proprio oggi che finisco scuola prima.
È un segno del destino ne sono sicura.
Mentre elaboro il mio piano di fuga, sento papà fermarsi.
“Siamo arrivati. Allora ti verrà a prendere la zia Miki. Mi raccomando, fai la brava! Ok?!”
Io annuisco, ancora un po’ imbronciata.
Mi accarezza una guancia e mi stampa un bacio sulla fronte.
“buona giornata Shan In!”
Non riesco a trattenermi quando fa così.
Sa come prendermi ormai.
Gli allaccio le braccia al collo e sorrido felice.
“buona giornata anche a te, papà. Fai il bravo pure tu. E non far ammattire lo zio Mick!”
Lo sento ridere e mentre mi da una pacca sul sedere, mi fissa fino a quando non sono entrata nel portone della scuola.
Ormai è una sorta di tradizione.
Quando mi accompagna deve accertarsi che io entri senza problemi.
Mi giro un’ultima volta e lo saluto con la mano, prima di percorrere il corridoio che mi porterà nella mia classe.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Strade di Shinjuku – Tokyo
Ore 8.55
Ryo
È incredibile come il tempo sia volato.
Vedo Shan In davanti a me, mentre mi saluta gioiosa con la mano e mi rendo conto che ormai sono tre anni che va avanti questa routine.
Da quel maledetto giorno in cui mi è stata portata via la mia unica ragione di vita.
Kaori.
È strano come cose futili improvvisamente diventino importanti.
Come la colazione che mi portava a letto tutte le mattine.
L’odore di caffè appena fatto, che mi arrivava alle narici poco prima del suo dolce profumo alla pesca.
Il sorriso che mi regalava appena sveglio, dando un senso alla giornata che iniziava.
Fino a quando Kaori è mancata, non avevo fatto caso a tutte queste piccole cose che mi rendevano felice.
Enormemente felice.
Ed ora non le ho più.
Vado avanti solo per nostra figlia.
Quando la guardo negli occhi, mi sembra di rivedere quelli di Kaori che mi fissano e mi dicono che devo farmi forza.
Se non fosse stato per Shan In, probabilmente starei facendo compagnia a Kaori nell’aldilà.
E questo pensiero certe volte mi induce a provare un certo risentimento verso nostra figlia.
È qualcosa che prescinde dalla mia volontà.
Eppure una parte di me odia avere questo piccolo legame verso la vita.
Se Kaori venisse a conoscenza di questi miei pensieri, probabilmente mi lancerebbe uno dei suoi fantomatici martelli per punirmi.
Lei che è sempre stata ispiratrice di vita, mi detesterebbe per quello a cui ho appena pensato.
Io amo Shan In, più della mia stessa vita, ma…
C’è sempre un ma che aleggia nella mia mente.
Sapere oltretutto che Kaori ha perso la vita per proteggere quella di nostra figlia, non mi ha aiutato ad accettare la situazione.
Per giorni non sono riuscito nemmeno a guardare in faccia la nostra piccola.
Provavo odio, puro e incondizionato.
Poi con il passare dei giorni, ho capito che questo sentimento era solo dettato dalla mia rabbia.
Dal fatto che non ero pronto ad un evento come quello.
Io dipendevo completamente da Kaori.
In tutto.
E nonostante il tempo che è passato, mi riscopro ancora suo.
Incondizionatamente suo.
Nessuna donna ha messo piede nella nostra casa, nella mia vita, dopo di lei.
E non mi dispiace nemmeno ammettere che probabilmente rimarrò solo fino alla mia morte, perché nessuna mi potrebbe donare lo stesso amore che mi ha dato lei nei dodici anni in cui mi è stata accanto.
Mi manca.
Terribilmente.
Ogni notte prima di addormentarmi, stringo il suo cuscino e le lacrime prendono il sopravvento.
Cerco di essere spensierato e allegro davanti a Shan In, ma so che lei sa.
Percepisco l’angoscia che anche lei prova.
In questo noi due siamo più simili di quanto sembriamo.
Tendiamo a soffrire in silenzio, apparendo agli altri felici e spensierati.
Ammiro come riesce ad affrontare la vita.
Ha solo 6 anni, eppure è molto più sveglia di tante altre sue coetanee.
Ha imparato a leggere a quattro anni.
È brillante, allegra, solare.
Ma so che dentro di lei ha un vuoto che nessuno di noi può colmare.
Me lo dice il suo continuo chiedermi di Kaori.
Ogni sera mi costringe a raccontarle qualcosa di un passato in cui lei ancora non c’era.
Di come io e sua madre ci siamo conosciuti, quando abbiamo capito di amarci e cose del genere.
All’inizio mi imbarazzava parlarne, lo ammetto.
Ma poi mi sono reso conto che più l’accontentavo, più i ricordi si facevano vivi dentro di me.
E alla fine mi sono ritrovato a regalarle una copia della foto che ritrae noi tre insieme.
Il giorno in cui la nostra piccola è nata.
Kaori aveva quel sorriso che le ho visto solo poche volte.
Quello che riservava solo per i momenti più importanti.
Perso come sono in questi pensieri non mi sono nemmeno reso conto di essere già arrivato in ufficio.
Guardo l’insegna e sorrido.
È stata un’idea di Mick.
Gli avevo detto che non volevo più lavorare come City Hunter, così lui ha insistito per mettere su un’azienda di dispositivi dall’allarme.
Ogni tanto veniamo ancora contattati per qualche lavoretto sporco, ma abbiamo limitato il più possibile.
Soprattutto ora che devo accudire da solo Shan In.
Non potrei sopportare l’idea di lasciarla senza nessuno dei suoi genitori.
Già così è stato molto difficile andare avanti.
Non voglio nemmeno immaginare se io non ci fossi più.
Appena entro nel mio ufficio, vedo Mick seduto ad aspettarmi.
“alla buonora capo. Vedo che ti fai attendere stamani eh!? Nottataccia?! Sei più pallido del solito”
Sorrido appena.
“no! È che ieri sera ho riguardato il bilancio per il commercialista e ho finito molto tardi. C’ho messo più del previsto… lo sai che non sono bravo in queste cose!”
Lui si rabbuia un secondo.
Sta pensando la stessa cosa che sto pensando io.
Fino a quando Kaori era in vita a queste cose ci pensava sempre lei.
Non siamo mai riusciti a capire come riuscisse a fare così tante cose ed avere anche il tempo di crescere una figlia, badare ad un marito e occuparsi degli amici.
Era davvero un portento di donna.
Mia moglie.
Ci siamo sposati poco dopo che mi ha detto di essere incinta.
Fu una cerimonia davvero molto intima.
Mick e Umibozu mi fecero da testimoni, mentre Miki e Kazue furono quelli di Kaori.
Contrariamente alla tradizione, però, non ci scambiammo gli abituali anelli.
Decidemmo invece di farci tatuare il nome dell’altro sul corpo.
Io ho ‘Kaori’ scritto poco sopra il linguine.
All’altezza del bordo degli slip, in modo che nessuno possa vederlo, a meno che non sia senza biancheria intima, il che è praticamente impossibile.
Lei invece aveva ‘Ryo’ tatuato poco sopra il sedere.
Due fedi sarebbero state troppo vistose nel nostro lavoro di sweeper.
Solo dopo la nascita di Shan In decidemmo di aprire l’azienda di antifurti.
Ora ho un conto in banca che fa quasi paura.
Non credo di aver mai visto tanti soldi in tutta la mia vita.
“Allora andiamo a Osaka oggi?!”
Mick mi riporta al presente e mi scopro ad annuire senza nemmeno rendermene conto.
“perfetto. Allora vado a prendere i biglietti del treno!”
“sì…”
Si blocca sulla porta.
Evidentemente ha capito che qualcosa non va.
“Ehi Ryo, vuoi dirmi cosa hai?! Problemi con Shan In?!”
Sbuffo.
La sfuriata che le ho fatto stamani per quella stupida rivista mi ha un po’ amareggiato.
Ormai sono diventato prevedibile.
“ma no, niente… è che le ho risposto male e mi sento un po’ in colpa”
Si avvicina e si siede tranquillo su una delle sedie davanti a me.
“Ryo ti rendi conto che ti comporti con lei esattamente come facevi con Kaori!?”
“eh?!”
Rimango allibito.
“sì. Ogni volta che sei un po’ più turbato o semplicemente nervoso, riversi tutto questo su quella piccola creatura, esattamente come eri solito fare con Kaori-chan. Solo che Shan In è solo una bambina. Non può sbatterti ad un muro e farti ragionare. Ingoia in silenzio senza replicare”
Mi rabbuio.
In effetti ha ragione.
Su di lei scarico tutta la mia amarezza.
Sempre.
“già… dovrei contenermi… però lei è così uguale a…”
Mi passo le mani sul volto.
Devo riprendermi.
“vabbé via… l’ora delle confidenze è finito”
Mi alzo e do una pacca sulla spalla del mio migliore amico.
“andiamo a Osaka, è tardi!”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Scuola elementare di Shinjuku – Tokyo
Ore 13
Shan In
Lo sapevo, la zia è già qui.
Non posso attuare il mio piano.
Vabbé aspetterò un momento migliore.
Sorrido per non farla preoccupare.
“buongiorno zia! Come va?!”
Lei mi abbraccia forte.
“tutto bene piccola. Te? Come è andata a scuola?!”
“benissimo. Hanno detto che devono fare dei lavori all’edificio e quindi la didattica è sospesa per due settimane!”
La vedo strabuzzare gli occhi.
“Cosa?! Perché nessuno ci ha avvisati?!”
Sospiro.
Certe volte la zia si dimentica di non essere una mia vera parente e che non viene informata di tutto.
“hanno chiamato papà la settimana scorsa per avvertirlo, ma probabilmente se ne sarà già dimenticato… andiamo?”
E le porgo la mano.
Ormai è una abitudine che ho preso.
Camminare mano nella mano.
Quando ho iniziato a muovere i miei primi passi, sembra che non volessi mai lasciare quella della mamma, per paura che mi abbandonasse da un momento all’altro.
E ora mi aggrappo a chiunque mi stia vicino.
“allora che ti va di fare oggi?!”
Le parole della zia mi fanno tornare con i piedi per terra.
“beh mi potresti insegnare a fare la cioccolata calda?!”
Lei annuisce e sorride.
So che le fa piacere se passo un po’ di tempo con lei e lo zio Falcon.
Infatti li considero come una seconda famiglia.
Quando arriviamo troviamo lo zio sommerso dalle ordinazioni.
La zia gli sorride e corre a dargli una mano, mentre io mi sistemo su un tavolo libero e mi guardo in giro annoiata.
Devo trovare un modo per evadere.
Giro la testa verso la televisione che c’è sulla parete e ascolto le novità.
‘Sono Ayase Komota, in diretta dall’aeroporto. La modella Miyuki Takashi è atterrata in Giappone da tre ore. Ha perso molto tempo a causa dei controlli per i bagagli. Dopo un giro veloce della città, ha intrapreso la strada verso il Plaza Hotel. È completamente circondata da guardie del corpo, tanto che è impossibile avvicinarla. Purtroppo bisognerà aspettare la conferenza stampa di stasera, prevista dopo la sfilata, per poter parlare con lei. Qui è tutto. Linea allo studio’
Cavolo, non avrei mai creduto che fosse scortata in questo modo.
Devo trovare un modo per intrufolarmi in quell’hotel.
Voglio vederla.
Non posso non fruttare l’occasione che mi è stata data.
Lei che sta nella mia stessa città.
A pochi chilometri di distanza.
mamma avrebbe fatto lo stesso.
Ne sono sicura.
Stringo il mio zainetto e aprendolo, controllo quanti soldi ho.
10000 yen.
Bene mi dovrebbero bastare per andare e tornare con il taxi.
Se sono fortunata potrei anche fare in modo che gli zii non si accorgano della mia assenza.
Ora è il momento migliore per agire.
C’è così tanta gente nel locale che non si renderanno conto che sono uscita.
Anche i sensi super sviluppati dello zio non dovrebbero riuscire a captarmi con tutte queste persone intorno a me.
Prendo un bel respiro e mi metto lo zainetto in spalla.
Sgattaiolando tra un cliente e l’altro, esco fuori dal locale, inspirando profondamente l’odore di libertà.
Mi guardo in giro e vedo un taxi libero poco distante da me.
Mi ci tuffo all’interno.
“Plaza Hotel per favore”
L’uomo annuisce solamente e parte.
Incrocio le dita e prego che gli zii e papà non mi uccidano dopo questa bravata.

Plaza Hotel – Tokyo
Ore 14
Shan In
Arrivo davanti all’albergo dopo pochi minuti.
Pago il taxista e rimango meravigliata dalla bellezza di questo edificio.
Non c’ero mai stata prima.
C’è così tanta gente, giornalisti soprattutto, che non faranno caso ad una mezza cartuccia come me.
Infatti senza nemmeno tanto faticare, sono già a vagare tra i piani alti.
Devo solo capire quale è la stanza che mi interessa.
Trovo una signorina delle pulizie e vengo attraversata da un’idea geniale.
So come fare.
Mentre lei entra nella stanza di un cliente per cambiare gli asciugamani, mi avvicino al carrello e guardo la cartella degli ospiti.
Scorro il dito per cercare la T.
Ma non c’è nessuna Takashi nella lista.
Rifletto un attimo.
Sicuramente avrà usato un nome falso per evitare che chiunque la trovi.
Ripercorro con la mente gli articoli che ho letto su di lei e mi illumino al ricordo di una particolare intervista in cui la modella aveva confidato il suo amore per i film romantici.
Riscorro di nuovo la lista e la trovo.
“Marisa Ventura. Trovata!!!!!”
Da quando ho letto quell’intervista ho iniziato anche io a guardare questo genere di film e ho scoperto che anche a me piacciono molto.
Solo dopo ho saputo da papà che era anche il genere preferito della mamma.
Quante cose in comune.
Il nome che Miyuki ha scelto è tratto dal film ‘Un amore a cinque stelle’.
Lo sapevo che lei è diversa da tutte le oche senza cervello che intraprendono questo mestiere.
Stanza numero 3255.
Poso la cartella al suo posto e corro verso l’ultimo piano.
Quella camera corrisponde alla suite imperiale.
Appena arrivo però non sono preparata a quello che trovo.
Ci sono una ventina di uomini vestiti di nero posizionati per tutto il corridoio che arriva alla porta della camera.
Non riuscirò mai ad arrivarci senza essere vista.
Ma ancora prima di riuscire a formulare un qualsiasi pensiero, un uomo mi si avvicina.
Non ha l’aria gentile.
“ehi tu mocciosa, che ci fai qui?! Il piano è riservato. Nessuno può entrare senza permesso!!”
Sento il suo tono farsi sempre più duro.
Ho paura.
“io… io… mi sono… persa”
Balbetto spaventata.
Ma questo sembra alterarlo di più anziché commuoverlo.
Mi prende per la maglia e mi alza di quasi un metro e mezzo da terra.
“chi ti ha mandato eh?! Qualche giornalista ficcanaso?!”
Io inizio a piangere involontariamente.
Ma perché mi sono cacciata in questo guaio?!
In questo preciso istante la porta della suite si apre e vedo comparire Miyuki con una donna giovane quanto lei, mentre si stanno salutando.
Poi le cade l’occhio su di me e il gorilla che mi sta ancora tenendo a mezz’aria e sgrana gli occhi.
“Steve, ma che diavolo stai facendo?! Lascia subito quella bambina!”
E la vedo avvicinarsi a noi.
Dallo spavento ho iniziato anche a singhiozzare.
“signorina abbiamo l’ordine di non far entrare nessuno!”
Lei lo guarda in cagnesco.
“beh lei non mi sembra un pericolo, è solo una bambina. Lasciala!”
L’uomo mi mette giù e sento le mie gambe cedere.
Miyuki mi si avvicina e prendendomi in braccio, mi fa affondare il viso nel suo collo.
L’abbraccio spaventata continuando a piangere come una bambina di tre anni.
Ma non riesco a fermarmi.
Ho avuto davvero paura.
La sento mentre mi accarezza i capelli dolcemente e mi stringo ancora di più a lei.
“sshhh. Va tutto bene piccola. Ci sono io qui con te”
Poi senza dire altro, torna sui suoi passi e rientra nella suite.
La guardia del corpo ci guarda allontanarci e ignorando i sorrisetti dei suoi colleghi, torna al suo posto.
Appena rimaniamo sole, ricomincio a respirare con regolarità.
Il suo abbraccio è così pieno di calore che mi è difficile staccarmene.
Il profumo che emana è così dolce che ha il potere di tranquillizzarmi.
Anche qualcun altro aveva questo effetto su di me, ma non ricordo chi.
Appena Miyuki sente che mi sono ripresa, mi allontana leggermente da sé.
“tutto bene?!”
Annuisco, incapace di parlare.
Mi accarezza la fronte protettiva e sorride.
“meno male. Allora cosa ci fai qui Shan In?!”
Sgrano gli occhi.
Come fa a sapere il mio nome?!
Anche lei mi guarda preoccupata.
Probabilmente si sta chiedendo la stessa cosa.
“come fai a conoscere il mio nome?” le chiedo meravigliata.
“non lo so. Da quando sono arrivata in questa città mi capita spesso…”
Mi massaggia la testa, sembra le faccia male.
“tutto bene?!”
Lei mi guarda negli occhi e sorride.
“certo, tranquilla. è solo un po’ di stanchezza dovuta al viaggio e tutto il resto. Ma ancora non mi hai detto perché sei qui”
Arrossisco visibilmente.
Sicuramente appena glielo dirò mi caccerà a suon di pedate nel sedere.
E ne avrebbe tutto il diritto.
“volevo incontrarti. Sei il mio idolo. È un anno che ritaglio interviste, pubblicità e foto in cui vieni ritratta. Quando ho scoperto che saresti venuta nella mia città ho organizzato un piano di fuga per vederti di persona”
Lei mi fissa seria.
Lo so, ora si arrabbierà.
Chiudo gli occhi, preannunciando l’inizio della mia fine.
Invece ricevo una nuova carezza sulla guancia e alzo gli occhi su di lei.
Sorride.
“sei decisamente una bambina molto coraggiosa se hai affrontato tutto questo solo per vedere me. Ma i tuoi non sanno nulla?”
Scuoto la testa.
Inorridisco al solo pensiero di quello cha papà mi dirà quando lo scoprirà.
“Allora bisogna avvertirli”
Sbianco.
Mi scruta per qualche secondo e sospirando, mi scuote i capelli come fa sempre papà.
“dammi il numero, ci parlo io”
Sorrido.
“a casa non ci sarà nessuno, però puoi chiamare zia Miki, è da lei che sono ‘scappata’. Ecco il numero”
E le passo un bigliettino pubblicitario del bar.
Lei lo guarda per un istante, sembra averlo già visto.
Scuote leggermente la testa e compone il numero.
Prima che qualcuno risponda, mette il vivavoce, così posso ascoltare la conversazione.
Io sono ancora seduta sulle sue ginocchia e mi piace la sensazione di serenità che mi infonde.
“pronto? Cat’s Eye?!”
“Sì, in cosa posso aiutarla?!”
È zia Miki. La riconoscerei tra mille.
Miyuki mi fissa e intuendo cosa vuole sapere, annuisco.
“Salve. Lei dovrebbe essere Miki, vero?!”
La zia rimane in silenzio.
Sembra preoccupata.
“sì. Mi dica”
“mi presento, sono Miyuki Takashi e credo di avere tra le mani qualcosa di vostro”
“come scusi?!”
“Le dice nulla una bambina dagli occhi neri e dai capelli castani di nome Shan In?!”
Sento la mascella della zia cadere a terra.
“è lì?! Da lei?!”
Miyuki sorride.
“sì. Mi ha detto che è scappata per venirmi a trovare. Mi dispiace tantissimo per lo spavento che vi siete presi”
La zia Miki si ricompone subito.
“Quella peste... Appena la prendo le faccio passare un bel quarto d’ora. Quando mi sono accorta che é scappata ho avvertito suo padre. Sta tornando da Osaka prima del previsto e sembrava terribilmente preoccupato e arrabbiato”
Sospiro.
Sapevo che questo colpo di testa mi avrebbe causato una clausura a vita, oltre ad una ramanzina degna di nota.
“Senta potrebbe avvertire il padre di Shan In che lei è qui con me e che non corre nessun rischio?! E se non è un problema la terrei qui per farle vedere la sfilata”
Miki sembra sconvolta.
“Davvero lo farebbe?! Non le darà fastidio?!”
Miyuki sorride e mi accarezza una guancia.
“non si preoccupi, basta che Shan In prometta di fare la brava”
Annuisco con foga e la faccio ridere.
“Sembra che sia d’accordo. Allora avverte lei suo padre?!”
Zia Miki cede tranquilla.
“sì, appena torna gli dirò di venire al Plaza a prenderla. Arrivederci e grazie per averci chiamato”
Miyuki saluta educata e riattacca.
“bene piccola, abbiamo un po’ di tempo libero, che ti va di fare?!”
Il mio stomaco risponde per me.
Emette un rumore davvero strano.
“hai fame?! Ma hai pranzato?!”
Scuoto la testa e mi massaggio la pancia vuota.
“che ne dici di una pizza?! Anche io devo ancora mangiare e ho una fame che non ci vedo”
Mi fa l’occhiolino e chiama la reception.
Due minuti dopo un cameriere bussa alla porta e ci consegna una margherita fumante.
“buon appetito!”
Sorrido e ricambio.
“buon appetito anche a te”
Mangiamo tranquille.
Ogni tanto quando non ho la bocca piena di formaggio fuso, la bombardo di domande.
“allora come ci si sente ad essere una modella di fama internazionale?!”
Lei sorride, ma sembra triste.
“beh ha di buono che guadagno abbastanza denaro da potermi permettere di soggiornare in questo paradiso terrestre. Però sono poco libera di fare ciò che voglio veramente”
“già lo capisco. E quanto rimarrai qui in Giappone?!”
Si appoggia alla sedia e sembra rifletterci un attimo.
“non lo so. Nei prossimi giorni ci sono in programma due sfilate, dopo le quali non ho idea di che impegni la mia manager abbia preso”
Sospiro.
Sapevo che sarebbe stato impossibile vederla un’altra volta prima che torni in America.
“però visto che ormai ci siamo conosciute direi che potremmo tenerci in contatto. Non so, ho come la sensazione di averti già incontrato in passato…”
Sorrido.
Mi piacerebbe poterla sentire.
Si alza dal tavolo e prende un biglietto dalla sua borsa.
Lo gira e ci scrive sopra qualcosa.
“tieni. Questo è il mio biglietto da visita. Dietro ti ho scritto il numero del mio cellulare, quello personale. Sei una delle poche ad averlo. Quando hai voglia di chiacchierare, puoi chiamarmi. Ti avverto subito che spesso lo troverai spento, però puoi lasciarmi un messaggio e io ti richiamerò il prima possibile, ok?!”
Guardo il bigliettino come fosse una reliquia e di istinto mi lancio su di lei e l’abbraccio.
“grazie mille, davvero!”
Mi prende in braccio e mi culla.
Senza volerlo ho iniziato di nuovo a piangere.
“ehi piccola, non fare così!”
I miei singhiozzi diventano rumorosi, tanto che mi vergogno di essere così emotiva.
Lei è la prima con cui mi sono lasciata trasportare dalle emozioni che provo.
“hai perso la mamma vero?!”
Questa domanda fatta a bruciapelo mi stupisce.
Mi stringo ancora di più a lei e mi rendo conto di quanto sia bella questa sensazione.
Il calore che il suo tocco mi infonde.
Annuisco, continuando a piangere.
“è per questo che ti piace quando ti abbraccio vero?!”
Sorrido, arrossendo.
Non so come fa, ma riesce a capirmi senza parole.
“sono sicura che la tua mamma ti vuole bene e che veglia su di te ogni giorno”
“Già, ne sono sicura anche io!”
La sento sorridere.
Poi accarezzandomi un po’ i capelli riprende a parlare.
“Però non avrebbe voluto che tu corressi rischi… promettimi che non farai mai più una cosa avventata come venire a cercare una modella, solo per vederla, senza avvertire tuo padre”
Il suo tono è stato duro.
Ma i suoi gesti sono così dolci che capisco che non è veramente arrabbiata.
“lo prometto”
Sorride contenta e asciugandomi le lacrime con un fazzoletto, mi alza il mento per permettermi di guardarla negli occhi.
“Bene. Ora però è il caso di andare. Abbiamo una sfilata da fare”
Mi alzo immediatamente e prendendola per mano, la seguo fuori dalla suite.
È bello camminarle accanto.
Tutti la salutano e lei sorride di rimando.
Ha un portamento invidiabile ad una regina.
I capelli lunghi fino al sedere, di un biondo splendente.
Gli occhi celesti come il cielo.
È altissima.
Per avere origini giapponesi, credo sia una delle donne più alte che conosca.
Un fisico slanciato e ben proporzionato.
Avevo il sospetto che come tutte le ragazze che fanno il suo mestiere, fosse costretta a mangiare poco per mantenere la linea, invece da quanto mi ha detto, è una gran golosona e spesso cede alla tentazione, fregandosene della dieta.
Ora mi ha lasciato la mano per poter toccare i vestiti che dovrà indossare, ma stranamente non mi perde mai di vista.
Appena qualcuno mi allontana più del necessario, la vedo lasciar perdere tutti e tornare da me.
“Shan In non ti allontanare per nessuna ragione da me!”
Sorrido e mi aggrappo alla sua gonna.
Lei mi accarezza di rimando e riprende a parlare con i suoi colleghi.
Tutti mi guardano incuriositi e sento Miyuki presentarmi come sua nipote, venuta apposta per vederla sfilare.
Nessuno potrebbe sospettare il contrario, visto che in un certo senso ho il suo stesso taglio degli occhi.
Anche se il mio color onice, non ha niente a che vedere con il suo azzurro cielo.
“Miyuki ma io dove mi metto quando inizierai a sfilare?!”
La vedo girarsi intorno, mentre la truccatrice è intenta a renderla ancora più bella di come non sia già.
“laggiù dietro la tenda che separa le quinte dal palco, c’è una poltrona. Generalmente ci si piazzano i giornalisti, ma stasera essendo la prima serata, sarà vuota. Quella sarà la tua postazione per tutto il tempo. ti terrò d’occhio, quindi non provare a svignartela, chiaro?!”
E mi stringe il naso con due dita.
Rido.
È una cosa che mi fa sempre anche papà, quando fa finta di arrabbiarsi.
“prometto! Non mi muoverò di un millimetro”
“bene”
Poi sento qualcuno spingermi di lato e armeggiare con i capelli di Miyuki.
È completamente circondata.
Sbuffo, così però non è divertente.
Io voglio stare con lei, non con il sedere dei suoi collaboratori.
Poi improvvisamente mi sento sollevare.
Alzo gli occhi e incrocio quelli di Miyuki che sorridono.
Mi fa sedere sul tavolino accanto a lei, così posso ammirarla.
“Lei è Shan In, deciderà il trucco per me stasera, vero piccola?!”
E mi fa l’occhiolino.
Io mi apro in un sorriso enorme e inizio a dare indicazioni.
Poco fard, ha già la carnagione piuttosto abbronzata.
Matita nera tutto intorno agli occhi per risaltare il suo colore.
Mascara nero per rendere le ciglia più seducenti.
E un leggero ombretto blu intonato al vestito che dovrà indossare per primo.
Mi sposto per fare in modo che possa specchiarsi e la vedo arrossire.
“Hai un futuro come truccatrice, lo sai piccola?! Semplice, ma con gusto. Brava”
E mi schiocca un bacio sulla guancia.
Io l’abbraccio e sorrido.
Il resto del pomeriggio passa così.
Tra lei che fa le prove sul palco, stringe mani a persone sconosciute, sorride ai vari fans venuti apposta per conoscerla.
Ma la cosa che più mi sorprende è che contrariamente a tutte le sue colleghe, lei è l’unica che non ho mai sentito lamentarsi per qualcosa.
È efficiente e dinamica.
Gentile e tranquilla.
E nonostante tutti i pensieri che ha per la testa, trova anche il tempo per preoccuparsi di me.
Di dove sono, con chi, se sto bene.
È davvero unica.
Finalmente arriva l’inizio dello spettacolo.
Mi si avvicina, ondeggiando sui suoi altissimi tacchi e mi sorride.
“allora piccola, vai a sederti sul divanetto che ora si comincia!”
Prima di andare via però mi da un piccolo bacio sulla fronte e continua.
“fai la brava!”
Non so perché, ma mi ricorda tanto la mamma.
Mi siedo alla mia postazione da dove posso vedere tutto il palco e parte del dietro le quinte.
Miyuki è perfetta nel suo vestito blu notte, lungo fino a terra, con un vertiginoso spacco sulla schiena.
Sorride, ancheggia.
È decisamente una professionista.
Fa due giri della pista e appena oltrepassa le tende viene assalita nuovamente da truccatori e stilisti per cambiarle abito.
Tutto avviene così velocemente che non mi rendo nemmeno conto che è già sul palco, mostrando un nuovo capolavoro di alta moda.
Lo stesso schema va avanti per circa un’ora, dopo la quale vedo Miyuki sospirare.
Sembra stremata.
Ogni tanto mi lancia un’occhiata e mi fa una linguaccia.
Io rido e rispondo a tono.
La vedo sorridere e io mi sciolgo.
Potrei ammirarla per sempre.
Dopo un’altra ora, sento qualcuno esultare.
“Miyuki è l’ultimo, dai bambina, spacca tutto!”
E l’uomo che ha appena detto questo le da una pacca sul sedere, mandandola sul palco per l’ultimo abito della serata.
Appena torna dalla passerella, lancia le scarpe da qualche parte e driblando tutti, si avvicina a me e mi abbraccia.
“Tutto bene Shan In?!”
Annuisco e contraccambio l’abbraccio.
“è stato un successone. Complimenti!”
Lei sorride felice e mi prende in braccio.
“bene. Direi che potremmo anche andarci a riposare adesso!”
Così dicendo, sgattaiola verso la suite senza farsi vedere.
Appena si chiude la porta alle spalle, tira un bel sospiro di sollievo.
“Missione completata. Ora possiamo anche farci un bel bagno caldo no?!”
Annuisco.
Però non si dirige verso il bagno.
“che fai?!” le domando incuriosita.
“prima devo sistemare una cosa…”
Si siede sul divano e tenendomi sempre in braccio, prende il telefono in mano.
“Pronto? Reception?!... bene, sono l’occupante della suite imperiale. Vorrei chiederle di dire a tutti che sono molto stanca e che non mi sono sentita bene, quindi non presenzierò alla conferenza stampa. In più se dovesse arrivare un uomo di nome…”
Allontana il ricevitore dalla bocca e mi chiede il nome di papà.
Glielo scrivo e lei sorride complice, continuando a parlare.
“…Ryo Saeba, lo faccia salire. Avverta le guardie del corpo di lasciarlo passare,ok?!”
Sembra tutto a posto, perché la sento salutare e riagganciare.
“bene anche questa è fatta. Ora andiamo…”
Mi prende per mano e mi porta a fare un bel bagno caldo, quando il telefono inizia a suonare.
Miyuki si avvicina e risponde tranquilla.
“No, Natasha, non vengo…Sono stanca… devo ricordarti che stasera ho posato per più della metà della tua collezione?!... guarda che sono due giorni che non mi fermo un attimo… no, non se ne parla… fa quello che ti pare, io di qui non mi muovo”
E detto questo, chiude il telefono di botto e si gira verso di me.
“Andiamo!?”
Mi riprende la mano e ci incamminiamo verso il bagno.
Si immerge per prima, testando la temperatura dell’acqua.
La vasca è totalmente piena di schiuma, tanto che è impossibile vedere i nostri corpi.
Giochiamo un po’, schizzandoci a vicenda.
È troppo divertente.
Poi stremate ci asciughiamo e ci distendiamo sul lettone avvolte solo dall’accappatoio.
Mi accoccolo al petto di Miyuki e mi faccio cullare dal suo respiro regolare e dal battito tranquillo del suo cuore.
In poco tempo vengo rapita dal sonno e per la prima volta da tre anni a questa parte, mi addormento con un sorriso sulle labbra.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Come ha reagito Ryo venuto a sapere della fuga di Shan In?!
Scopriamolo ;)
buona lettura!
ne approfitto per ringraziare Dada88 e sailorm per aver messo la mia storia tra le seguite e sailorm per averla inserita tra le preferite.
grazie mille!!! troppo buone ;)


Stazione di Shinjuku – Tokyo
Ore 19
Ryo
Sono appena tornato da Osaka con il primo treno che ho trovato.
Non riesco nemmeno a quantificare la rabbia che in questo momento ho nel corpo.
Questo Shan In non doveva farmelo.
Ma che le è passato per la testa?!
Quella bambina sta diventando sempre più strana.
E questo mi preoccupa.
Arrivare a scappare di casa è davvero il colmo.
Per cosa poi?!
Andare a conoscere una modella.
Non è possibile.
Chiamo un taxi e appena arriva, mi ci fiondo all’interno e pronuncio solo poche parole.
“Plaza Hotel. Di corsa!”
L’autista non se lo fa ripetere e sgomma a tutta velocità.
Ha notato il mio sguardo omicida e non fiata.
Arriviamo a destinazione in pochi minuti.
Pago velocemente e scendo dall’auto, cercando di respirare con regolarità per non rendermi ostile a tutti.
Questo è un posto raffinato.
Entro nella hall e mi incammino con passo sicuro alla reception.
“La signorina Takashi per favore”
L’uomo mi guarda in cagnesco, ma risponde educato.
“chi la desidera?!”
Nello stato in cui sono, potrei prenderlo per la giacca e scaraventarlo ad un muro, ma mi trattengo.
“Ryo Saeba”
L’uomo si irrigidisce e sorride nervoso.
“stanza 3255. è all’ultimo piano. La signorina Takashi è già lì, la sta aspettando”
Sorrido, deve essere una tipa sveglia se si è ricordata di dare il mio nominativo per evitare di darmi noie per entrare.
“grazie!” mi limito a dire e con passo sicuro mi dirigo all’ascensore.
Premo il tasto del quattordicesimo piano e attendo.
Quando le porte si aprono, trovo davanti a me una ventina di uomini armati, vestiti di nero, con auricolari alle orecchie.
Probabilmente sono le sue guardie del corpo.
Vedo uno avvicinarsi e sono già pronto in posizione di difesa.
“Signor Saeba?!”
Annuisco.
“bene mi segua”
E senza degnarmi di uno sguardo mi accompagna verso la suite.
Bussa tre volte e sento qualcuno camminare con passi lenti verso la porta.
Una donna con gli occhi assonnati e con indosso solo una vestaglia, viene ad aprirci.
“signorina Takashi scusi il disturbo, è arrivato il signor Saeba”
Sento gli occhi azzurro cielo della donna su di me e mi imbarazzo leggermente.
“Grazie Steve, puoi andare. Lei Saeba si accomodi”
Mi invita ad entrare e la rabbia che ho provato fino a pochi secondi fa sembra essersi dileguata completamente.
“mi scusi per il disordine, ma sono arrivata solo da poche ore e non ho ancora avuto il tempo di riordinare”
Sorrido leggermente.
Sembra diversa dalle altre modelle che ho conosciuto nella mia vita.
“senta signorina, credo che lei abbia qualcosa che mi appartiene”
La mia voce risulta più dolce di quanto volessi, ma mi sembra inutile arrabbiarmi con lei, infondo non ha colpa del comportamento di mia figlia.
Anzi è stata fin troppo gentile ad occuparsene finché non sono arrivato.
“è per caso una bambina dall’aria innocente, ma che nasconde un coraggio smisurato?! Forse posso aiutarla!!”
E mi sorride tranquilla.
Mi ritrovo a imitarla.
“è sul mio letto che sta ronfando. Le ho fatto fare un bagno ed è crollata. Se mi da un minuto la rivesto e gliela porto”
Io cerco di fermarla, ma lei mi sorprende.
“lei si sieda, faccio in un attimo”
E scompare in camera.
Io nel frattempo girello per la suite.
Non ho il tempo nemmeno di guardare il panorama che si vede da quassù, che la vedo di ritorno con Shan In tra le braccia.
Me la porge facendo attenzione a non svegliarla.
“mi raccomando, non sia troppo duro con lei quando si sveglierà. È solo una bambina che sente la mancanza di sua madre. Ha trovato in me qualcosa che gliela ricorda e ci ha costruito sopra un idolo”
Sospira, accarezzandole i capelli.
“sono sicura che non farà mai più qualcosa di così avventato. Me l’ha promesso”
Vedo i suoi occhi addolcirsi.
Shan In deve aver fatto breccia nel suo cuore.
Devo dire qualcosa di sensato.
“questo marmocchio è speciale come lo era sua madre. Capace di incantare tutti. Non mi meraviglia sapere che ha avuto lo stesso effetto su di lei”
La sento ridere e nonostante mi sento un idiota ad ammetterlo, mi piace come risuona.
“forse ha ragione”
Già, io ho sempre ragione.
Poi sento qualcuno avvicinarsi e infatti dopo pochi secondi una donna molto giovane compare sulla porta del salotto dove siamo io e Miyuki.
“Signorina Takashi è arrivata questa per lei”
E le porge una lettera, dopo di che se ne va, esattamente come è venuta.
Vedo la modella irrigidirsi e allontanandosi leggermente da me, aprendola esitante.
Non passano nemmeno due secondi che la vedo accartocciare quel foglio di carta e iniziare a tremare.
“tutto bene signorina?!”
Non so perché, ma sento puzza di guai.
Forse l’istinto da City Hunter non è mai scomparso.
Scuote la testa e facendo un lungo respiro, si gira per guardarmi.
È il ritratto della paura.
“niente. I soliti scherzi”
Non me la bevo.
Molto probabilmente è qualcosa di più serio, ma è inutile insistere.
“beh allora è meglio che io vada. Scusi per il disturbo che le abbiamo recato”
Lei si riprende e si avvicina per accompagnarci alla porta.
“nessun disturbo, mi creda. Anzi dica a Shan In che quando vorrà, sa come contattarmi”
Poi mi porge la mano.
Io gliela prendo e la stringo leggermente.
Una scintilla attraversa entrambi lungo la colonna vertebrale.
È una strana sensazione.
Mi ritraggo meravigliato, ma sorrido educato.
“grazie di tutto. Arrivederci”
Lei si avvicina alla bambina e dandole un piccolo bacio sulla guancia, le sussurra
“buonanotte e sogni d’oro piccola”
Io mi avvicino all’ascensore e vedo il gorilla che mi ha scortato al mio arrivo, sbiancare.
Evidentemente ha conosciuto pure lui Shan In e una parte di me sa che non è stato un incontro piacevole.
Mia figlia dovrà spiegarmi molte cose quando si sveglierà.
Sospiro.
“Quanto ti vorrei qui con me in questo momento Kaori”
E una lacrime solca il mio viso.
Una delle tante che verso da tre anni a questa parte.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ed eccoci qua...
come staranno andando le cose a casa Saeba dopo la fuga di Shan In?!
Scopriamolo ;)
In realtà il capitolo é un po' più corto di quanto avessi preventivato...  
mi rifarò nel prossimo ;)
Ancora grazie mille a chi legge questa storia :)
baciottoli


19 Settembre
Cat’s Eye – Tokyo
Ore 10
Shan In
Sono già passati tre giorni da quando ho passato il pomeriggio con Miyuki.
E come era ovvio pensare, sono in castigo da allora per un tempo infinito.
Quando mi sono svegliata la mattina successiva nel mio letto, pensavo di aver sognato tutto.
Invece la faccia arrabbiata di papà che mi sono ritrovata davanti durante colazione, mi ha dato la conferma di quello che era successo.
Tralasciando la strigliata che mi ha riservato, credo non la dimenticherò mai finché campo, ora non ho il permesso di fare nulla.
Sono costretta a passare queste due settimane di vacanze dalla scuola, reclusa nel bar della zia Miki e dello zio Falcon.
Ma la cosa che mi dispiace di più è il fatto di non essere riuscita a mettermi in contatto con Miyuki.
Ho provato a chiamarla sul cellulare che mi ha lasciato, ma è sempre spento.
Tiro un nuovo sospiro.
Il millesimo in questi tre giorni.
Non riesco a smettere di pensare a lei.
“Ehi Shan In, che ne dici di una bella cioccolata calda?!”
È la zia che sta parlando.
Non sono molto di compagnia ultimamente.
E lei se n’è accorta.
Solo papà non fa molto caso alla mia tristezza.
“no zia, non mi va. Grazie comunque…”
E torno ad ammirare fuori dalla finestra.
L’autunno è alle porte e il freddo inizia ad arrivare.
Vedo tanti bambini abbracciati ai propri genitori e una morsa di gelosia mi invade.
Io non avrò mai questa possibilità.
Sbuffo.
Mi rannicchio con la testa sulle braccia e aspetto che anche questa giornata passi.

Ufficio Saeba – Tokyo
Ore 10
Ryo
Sono tre giorni che Shan In è sempre depressa.
So che il motivo non è la scenata che le ho fatto la mattina successiva alla sua fuga.
Le manca quella modella.
In un certo senso la capisco.
Quella donna ha il potere di infondere tranquillità a chiunque le stia vicino.
Non mi stupisce che Shan In le si sia già affezionata.
Vorrei poterla aiutare.
Odio vederla così triste.
Forse dovrei fare qualcosa.
Ma cosa?!
Poi guardo sul tavolo.
Insieme ai mille documenti che dovrei revisionare, trovo il biglietto di quell’albergo che mi sono portato via mentre tornavo a casa con Shan In tra le braccia.
Prendo il telefono in mano e accertandomi che non ci sia nessuno nei dintorni che possa sentirmi, digito il numero.
“Pronto Plaza Hotel, come posso esserle utile?!”
Riconosco la voce dell’uomo che ho incontrato quel giorno alla reception.
“Salve sono Ryo Saeba”
Qualche secondo di silenzio e poi l’uomo capisce.
“È l’amico della signorina Takashi. Aspetti che le passo subito la sua stanza”
“grazie”
Forse è un po’ avventato chiamare in questo modo.
Senza nemmeno essere sicuri che non la disturbo in qualche modo.
Però l’amore per mia figlia sovrasta ogni cosa.
Aspetto paziente che Miyuki mi risponda e il cuore inizia a battere più veloce.
Sono quasi emozionato all’idea di risentirla.
Non so perché reagisco così.
“Pronto? Chi è?!”
La sua voce è ancora più dolce di quanto mi ricordassi.
Mi ridesto dai miei pensieri e cerco di riprendere un po’ di lucidità.
“sì, salve. Sono Ryo Saeba, il padre di Shan In, non so se si ricorda”
La donna allontana un attimo il ricevitore e chiede ai suoi collaboratori di uscire un attimo dalla stanza.
Appena sento il silenzio avvolgerla, riprende a parlare.
“certo che mi ricordo. Come sta? E Shan In? Ho visto solo ora le chiamate che mi ha fatto. Stavo giusto per telefonare”
È così spigliata e allegra che contagia pure me.
“stiamo bene. L’ho chiamata apposta per chiederle se poteva farsi sentire da Shan In. Dal giorno in cui è venuta da lei, non è più la stessa. Si è un po’ chiusa in se stessa ed è sempre molto triste”
Spero che la mia sincerità porti a qualcosa di buono.
“Oh mi dispiace. È che in questi giorni ho avuto un sacco di lavoro da sbrigare…”
Poi la sento sfogliare qualcosa.
“e purtroppo anche i prossimi giorni saranno infernali…”
“beh credo che Shan in si accontenterebbe anche solo di una sua telefonata”
La sento sorridere.
“farò di meglio…” sussurra tranquilla.
“può attendere un secondo in linea?!”
Non capisco cosa abbia in mente, ma decido di assecondarla.
“certo”
Sento appoggiare il ricevitore sul tavolo e allontanarsi dall’apparecchio.
Poi il rumore di una porta che cigola.
E infine la sua voce che appare come un sussurro a causa della lontananza.
“Eriko ascolta, vorrei annullare tutti i miei impegni per le prossime due settimane”
Cosa ha detto?!
È impossibile!!
Non può farlo per Shan In.
La ragazza con cui sta parlando sembra voler farla ragionare.
“ma Miyuki… sono impegni che abbiamo programmato da mesi. Non sarebbe giusto”
Sento la modella battere il piede come per aiutarsi a pensare.
Lo faceva anche Kaori.
E involontariamente mi ritrovo a sorridere.
“Allora concentra tutto entro oggi e domani. Dal 21 voglio assolutamente essere libera per almeno due settimane, ok?!”
Non sento la risposta della sua collaboratrice, ma probabilmente si sarà limitata ad annuire.
Poi sento di nuovo i passi leggeri di Miyuki avvicinarsi e prendere la cornetta tra le mani.
“Pronto? Signor Saeba, è ancora lì?!”
Sorrido, è così dolce.
“sì, ci sono. Allora qualche novità?!”
La sento ridere, evidentemente ha capito che ho sentito tutta la conversazione.
“credo che lei abbia le orecchie molto lunghe eh!? Comunque verrò da Shan In tra due giorni. Mi da il suo indirizzo?! Mi raccomando non le dica nulla, voglio farle una sorpresa”
Le do l’indirizzo di casa, ma le specifico che la troverà tutte le mattine al bar della mia amica.
“ah, la famosa zia Miki vero?!”
Shan In deve avergliene già parlato.
“già, era la migliore amica di mia moglie. Shan In le è molto affezionata. Ora poi che è in castigo per la fuga dell’altro giorno, è costretta a passarci queste due settimane di chiusura della scuola”
“capisco, allora tra due giorni al Cat’s Eye. Le va bene verso le 9?!”
“Perfetto. Per l’occasione prenderò un giorno libero dal lavoro così vi scorterò”
Il mio tono divertito non passa inosservato alla mia interlocutrice.
La sento ridere di gusto.
“bene, allora a presto”
Poco prima di riattaccare però, la sento sussurrare.
“ah Saeba?!”
“sì?!”
“è davvero un padre eccezionale! Non è da tutti cercare di far felice la propria bambina. Sono sicura che sua moglie sarebbe fiera di lei. A presto”
Rimango con la cornetta a mezz’aria.
Le sue parole sono state come una dose di ottimismo.
In questi anni ho sempre avuto paura di non fare un buon lavoro con Shan In, invece sapere da una persona esterna che non è così, beh mi da un senso di felicità.
Sorrido involontariamente e riaggancio il telefono soddisfatto per la mia buona azione.
Proprio in questo momento entra Mick.
Sembra sorpreso di vedermi così allegro.
“Ehi Ryo, tutto bene?!”
Annuisco.
Due giorni e vedrò di nuovo Shan In felice, cosa potrei desiderare di più dalla vita?!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Altro pezzetto...
buona lettura! :)

21 Settembre
Cat’s Eye – Tokyo
Ore 8.50
Shan In
Sono cinque giorni che non sento e vedo Miyuki.
Mi sembra di vivere in un incubo.
Zia Miki e lo zio Falcon stanno provando di tutto per farmi reagire, ma non ci riesco.
Mi manca.
E non so perché ho come la sensazione che mi sia stata portata via una parte del cuore.
Perché non mi ha ancora richiamato?!
Aveva promesso che dopo il lavoro avrebbe controllato il cellulare.
Le avrò fatto un centinaio di chiamate.
Forse era tutta una scusa.
In realtà non le interessava la mia amicizia.
Eppure era sembrata così sincera…
Sospiro.
E continuo a guardare fuori dalla finestra.
Papà è seduto al bancone del bar, intento a parlare con gli zii.
Ha preso qualche giorno di ferie per stare con me.
Sembra stranamente sereno.
Come se non gli importasse che mi sento così triste.
Forse è semplicemente ancora arrabbiato per la mia fuga.
Mah?!
Spero almeno che i giorni che mi separano dal ritorno a scuola passino velocemente.
Ho già finito tutti i compiti che mi hanno assegnato e ora mi ritrovo davvero senza niente da fare.
Odio stare con le mani in mano.
Mentre sono persa in queste riflessioni, sento il campanello della porta suonare.
È entrato qualcuno.
Non mi giro nemmeno per controllare, sarà senza dubbio uno dei soliti clienti.
Continuo a guardare fuori sconsolata, finché mi sento sfiorare una spalla.
“Ehi Shan In non mi saluti?! E io che credevo di farti una bella sorpresa…”
Mi giro all’istante riconoscendo la sua voce.
Non posso credere che sia qui.
Davanti a me.
Mi apro in un sorriso enorme e le salto letteralmente addosso.
“Miyuki sei qui!!!! SEI QUI!!!!”
“Piccola! Te l’avevo promesso che ci saremmo riviste. Mi dispiace di non averti richiamata, ma ho dovuto sistemare alcune cose. Ora però ho due settimane libere. Che ne dici di passarle insieme?!”
È un sogno.
Sicuramente da un momento all’altro mi sveglierò.
Mi do un pizzicotto per appurarlo, ma lei non sparisce.
Continua a sorridermi.
“dici sul serio?!”
Annuisce e si gira verso papà.
“devi ringraziare tuo padre se sono qui. Due giorni fa mi ha chiamato dicendomi che ti eri un po’ troppo rattristata dopo il nostro incontro e così mi ha proposto di passare un po’ di tempo con te…”
Mi appoggia a terra e mi da una manata sul sedere per incoraggiarmi ad andarci a parlare.
Tengo lo sguardo basso, imbarazzata.
“papà grazie mille”
Sussurro appena.
Lui si china alla mia altezza e con un dito mi alza il mento.
“Prego piccola. Lo sai che farei di tutto per farti felice no?!”
Oddio, oggi è il giorno più bello della mia vita.
Sarebbe perfetto se ci fosse anche la mamma con noi.
Abbraccio papà e gli do un bacio sulla guancia.
“ti voglio bene, papà”
Mi scompiglia i capelli e mi accarezza.
“anche io Shan In”
Miyuki mi si avvicina e mi da una carezza sulla schiena.
Mi scappa una lacrima e l’asciugo prontamente.
Mi giro verso di lei e sorrido.
“che facciamo oggi?!”
“beh se tuo padre è d’accordo pensavo che potremmo fare un giretto al parco”
Io mi illumino e vedo papà sospirare e annuire.
“e parco sia… Shan In prendi la giacca e andiamo”
Io obbedisco subito e in pochi secondi sono pronta.
Prendo la mano sinistra di papà e la destra di Miyuki e ci incamminiamo per le strade della città in silenzio.
Godendoci la vicinanza l’uno dell’altro.
Sembriamo una famiglia felice.
Una fitta di dolore mi attraversa il cuore.
Shan In non pensare cose stupide!
Appena entriamo nel parco di Shinjuku sento la mano di papà lasciarmi.
Si siede su una panchina e si accende una sigaretta.
Miyuki invece si avvicina all’altalena.
“ti va di provarla?!”
Io annuisco e salgo tranquilla.
Pian piano lei inizia a spingermi e mi piace la sensazione di libertà che provo da quassù.
Posso quasi toccare il cielo con un dito.
Rido divertita.
È da un sacco di tempo che non passavo una mattinata così.
Anche papà ci ha raggiunti e ha preso il posto di Miyuki nello spingermi.
Lei si è seduta sull’altalena vicina, dondolandosi leggermente.
Sorride tranquilla e sembra felice.
Dopo un po’ passiamo ad un altro gioco, la giostra.
Questa volta a salire sul cavallo sono solo io, ma vedo papà e Miyuki tenermi d’occhio e chiacchierare del più e del meno.
Mamma non volermene.
Non essere gelosa.
È solo una amica mia e di papà.
In questo preciso istante gli occhi di Miyuki si poggiano su di me e un brivido mi invade.
Ha lo stesso sguardo della mamma.
Scuoto la testa.
Ma cosa sto dicendo?!

Parco di Shinjuku – Tokyo
Ore 11.15
Ryo
Ormai è più di due ore che siamo qui al parco.
Mi piace come questa modella riesca a tenere me e Shan In uniti.
Abbiamo giocato, riso, chiacchierato come non succedeva dalla scomparsa di Kaori.
Involontariamente avevo eretto una sorta di muro tra me e mia figlia, ma con l’arrivo di Miyuki, magicamente si è sgretolato e ho iniziato di nuovo ad apprezzare la vicinanza di Shan In.
È bello vederla sorridere, felice.
Perché in qualche modo ci rivedo Kaori.
Ora la tengo sulle spalle, era stanca di camminare.
Ci stiamo dirigendo verso un bar per mangiare qualcosa.
Abbiamo decisamente bruciato un bel po’ di energie.
Ci sediamo ad un tavolo e ordiniamo tre brioches.
È Miyuki la prima a parlare.
“è stata davvero una mattinata stupenda. Non mi divertivo così da anni. Grazie mille”
Sembra sincera.
Non deve essere facile vivere nel suo mondo.
“Già ci siamo divertiti tanto, vero papà?!”
Annuisco, tranquillo.
È vero, non passavo una giornata così spensierata da un sacco di tempo.
“Papà posso andare a guardare i dolci?!”
Guardo Miyuki, che mi sorride di rimando.
“va bene, però non ti allontanare troppo”
“promesso” e corre via.
Ora siamo solo io e lei e questo mi porta un aumento considerevole dei battiti cardiaci.
“Allora signorina Takashi, era anche lei una bambina così agitata da piccola?!”
Ho buttato una domanda a caso per evitare di fare la figura dell’idiota.
Mi sento in soggezione quando sono con lei.
“Beh in realtà non lo so”
I suoi occhi sembrano tristi.
“posso svelarle un segreto?!”
Annuisco, sono curioso di sapere cosa nasconde una donna come lei.
Sorride e abbassa lo sguardo sulle sue mani.
“io non ricordo il mio passato”
Cosa?!
Rewind.
Che ha detto?!
“la mia memoria si è bloccata a causa di un incidente che ho fatto tre anni fa. Tutto ciò che mi è capitato prima è out. Questo mi ha recato grossi problemi di ambientamento, perché non ero molto sicura di essere davvero chi dicevano che fossi”
È una cosa incredibile.
“Mi dispiace signorina…”
Lei alza lo sguardo su di me e nota il mio cambio di umore.
“non faccia così… non si rattristi per me. Ormai non spero più di recuperare la memoria. Non so perché abbia deciso di dirlo proprio a lei, ma mi ispira fiducia. La prego solamente di non farne parola a nessuno. Se qualche giornalista lo scoprisse, sarei tormentata a vita”
“certo, non si preoccupi”
Sorrido e lei mi imita.
Poi sento un pericolo provenire dalle mie spalle e mi butto su di lei per proteggerla.
“a terra” le urlo.
Lei mi imita subito.
La sua velocità mi stupisce.
Due spari ci sfiorano di poco.
Mi alzo quanto basta per cercare di vedere chi sia stato, ma ormai è troppo tardi, se ne è già andato.
Mi giro verso Miyuki che sembra visibilmente spaventata.
“tutto bene?!”
E l’aiuto ad alzarsi.
Annuisce poco convinta.
Doveva essere lei il bersaglio.
Shan In ci raggiunge poco dopo, non sembra aver notato nulla.
“che è successo?! Miyuki perché il tuo ginocchio sanguina?!”
La modella abbassa lo sguardo sulla gamba e le accarezza una guancia.
“non preoccuparti piccola, è solo un graffio”
Si siede su una sedia e bagnando un fazzoletto di stoffa con dell’acqua, si pulisce la ferita.
Shan In è rimasta tutto il tempo vicino a lei, ignorando il suo orrore per quel liquido rosso.
Appena la ferita smette di sanguinare, la modella si alza tranquilla.
“beh io andrei”
Vedo la faccia triste di mia figlia e senza prima connettere il cervello, inizio a parlare.
“perché invece non si trasferisce da noi?! quello che è successo non è stato un incidente. È evidente che qualcuno ce l’ha con lei, signorina. Io sono stato una guardia del corpo in passato e potrei proteggerla. In questo modo i giornali non sapranno nulla e lei potrà nascondere la faccenda senza problemi. Che ne dice?!”
Mi guarda con sospetto.
Forse pensa ci sia un secondo fine nel mio ragionamento.
In realtà sono davvero preoccupato per la sua incolumità.
“Beh… sarebbe perfetto… ma Shan In?!”
Ci rifletto su.
Così la metterei in pericolo, è vero.
Però le seguirei sempre e ciò limiterebbe i rischi.
“non si preoccupi, sono più bravo di quanto sembra. Non la metterò in pericolo”
La vedo massaggiarsi le tempie, sembra stanca.
“va bene. Accetto. Però mi permetta di pagarla alla fine dell’incarico”
Annuisco giusto per assecondarla.
é ovvio che non le prenderò un soldo...
sono finiti i tempi in cui chiedevo altro per pagarmi.
Sospiro.
“allora andiamo a casa”
e così dicendo ci incamminiamo nel nostro appartamento.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Casa Saeba – Tokyo
Ore 16
Shan In
Non ho capito nulla di cosa sia successo, ma sta di fatto che Miyuki passerà qualche giorno da noi.
Quando papà me l’ha detto, stavamo camminando per venire verso casa e dall’euforia, sono saltata al suo collo, abbracciandolo stretto.
Oggi sta assecondando tutti i miei desideri.
Non potrei chiedere altro.
Ho il papà migliore del mondo.
Appena varchiamo la porta di ingresso però, vedo Miyuki sbiancare.
Sembra come entrata in trance.
Sfiora ogni mobile presente, come se lo conoscesse già.
Anche papà sembra meravigliato.
Poi improvvisamente lei si blocca in mezzo alla stanza e inizia a massaggiarsi le tempie.
È la stessa cosa che le è successa la prima volta che mi ha vista.
“stai di nuovo male?!”
Mi avvicino a lei per sorreggerla.
Sembra combattere con un dolore molto forte.
“non… non preoccuparti… soffro un po’ di emicrania. Fra due minuti sarò come nuova”
Si appoggia al bracciolo del divano e continua a guardarsi in giro con fare sospetto.
Sembra spaventata.
“non ti piace casa nostra?!” le chiedo sussurrando.
Sorride appena, evidentemente per celare il suo vero stato d’animo.
“no, cosa dici?! È stupenda! È che…”
Si passa una mano sul volto.
“è tutto assurdo”
Papà le si è avvicinato.
Anche lui è preoccupato, gli si legge in faccia.
“cosa è assurdo?!”
Miyuki alza lo sguardo su di noi.
Scuote la testa.
“niente. Davvero. Magari una doccia mi aiuterà a distendere i nervi… oggi sono stati provati un po’ troppo…”
E la vedo guardare papà con uno sguardo spaventato.
Forse mi sono persa qualcosa per strada.
“certo. Faccia come se fosse a casa sua”
Poi rivolgendosi a me, continua.
“Shan In fai gli onori di casa. mostra alla nostra ospite la stanza in cui dormirà e il bagno, ok?”
Annuisco e la prendo per mano per accompagnarla.
Non vorrei che si sentisse male un’altra volta.
Però prima che si imbocchi le scale, papà ci ferma.
“ha qualcosa con cui cambiarsi?!”
Miyuki si gira verso di lui.
“Ho chiamato Eriko, la mia assistente. Dovrebbe arrivare qui a momenti con qualche vestito”
Vedendo il cambiamento del viso di mio padre, precisa maggiormente.
“non si preoccupi, la mia collaboratrice è una bravissima persona. Darebbe la vita per me, come io per lei. È come una sorella. Sono sicura che non c’entra nulla con quello che è successo oggi. In più non dirà a nessuno dove sono. Le ho chiesto specificatamente di non farsi vedere, mentre viene qui”
Papà sembra più rilassato e girandosi, si affaccia alla finestra per fumarsi una sigaretta.
Noi invece ci guardiamo pensierose e ci incamminiamo verso il bagno.

Casa Saeba – Tokyo
Ore 16.30
Ryo
È strano come tutto sia successo in fretta.
Fino a pochi giorni fa ero sicuro che non avrei mai fatto entrare un’estranea in casa mia e che non avrei più ripreso a lavorare come City Hunter, mentre ora sto qui, a guardarmi in giro, per essere sicuro che nessuno ci stia sorvegliando.
Non avrei dovuto coinvolgere me e Shan In in questa storia.
Eppure l’espressione spaventata e smarrita della signorina Miyuki mi ha fatto scattare qualcosa dentro.
Dopo la morte di Kaori ho giurato a me stesso che non avrei mai più aiutato nessuno.
Infondo con lei, se n’é andato anche il cuore di City Hunter.
Ho continuato ad allenarmi con la pistola e le arti marziali giusto per non perdere la mano, ma da tre anni non ho più accettato nessun tipo di incarico.
Ora mi chiedo se sarò davvero in grado di proteggere questa donna da chiunque la voglia uccidere.
Vengo ridestato dai miei pensieri dal suono del campanello.
Mi avvicino alla porta circospetto.
La mano vicina alla mia fedelissima Phyton.
Guardo dallo spioncino e riconosco la collaboratrice della modella.
Apro la porta.
“Salve, lei deve essere Eriko, vero?!”
Lei annuisce tranquilla ed entra in casa portando con sé una valigia.
“Lei invece è il signor Saeba. L’ho riconosciuta subito. È il padre di Shan In”
“Già. Mi dispiace che abbia dovuto fare tutta questa strada. Ma credo sia meglio per la signorina Takashi se si allontana per un po’ dal suo ambiente, per capire chi ce l’ha con lei”
L’assistente annuisce e si guarda in giro in cerca della sua amica.
“è di sopra a farsi una doccia. Mi è sembrata molto provata per l’accaduto”
Eriko sembra un po’ agitata, forse sa qualcosa che io non so.
“c’è qualcosa che vuole dirmi?!” provo a chiedere.
Magari non servirà, ma sempre meglio provare.
“Beh ecco… non so se Miyuki vuole che lei lo sappia, ma a questo punto meglio mettere in tavola tutte le carte non crede?!”
Annuisco e la esorto a continuare.
“Beh vede, è circa una settimana che Miyuki riceve lettere minatorie da un mittente sconosciuto. Lei le ha sempre cestinate, considerandole solo stupidi pretesti per spaventarla, ma visto quello che è successo oggi, credo che non sia così”
Cammino su e giù per la stanza, pensando a chi possa voler uccidere una modella della sua fama e per quale motivo.
“Lei ha qualche sospetto di chi possa essere?!”
Mi basterebbe solo una pista da cui partire.
“no, mi dispiace. Miyuki è sempre stata dolce e gentile. Tutti stravedono per lei. È grazie a questo suo carattere che non si è fatta contaminare dal brutto mondo che è quello della moda. Lei è rimasta pura, con principi e remore vecchio stampo. Eppure all’inizio della sua carriera era stata criticata perché la credevano la solita figlia di papà, aiutata dai piani alti a scalare la vetta del successo. Invece conoscendola, tutti si sono dovuti ricredere”
In effetti devo ammettere di non conoscere nulla di questa modella.
Come è arrivata al successo, la sua famiglia.
Credo che sarà un ottimo argomento per cena.
Sorrido educato, Eriko è stata fin troppo gentile.
“grazie per il suo aiuto. La signorina Miyuki è davvero fortunata ad avere un’amica come lei”
E le porgo la mano.
Lei me la stringe sorridente, ma la sua risposta mi spiazza.
“mai quanto lo sono io ad avere lei”
La guardo meravigliato.
Arrossisce leggermente e riprende a parlare.
“Miyuki è buona dentro, signor Saeba. Ama in modo incondizionato. Aiuta senza chiedere niente in cambio. E quando è triste, non lo da mai a vedere. Fa la persona forte, ma io lo so che certe volte si sente sola, ed è davvero un peccato che non riesca a trovare la felicità che sta cercando”
Ad un certo punto guardando l’orologio del salone, inizia a sbiancare.
“oddio, devo andare, altrimenti arriverò in ritardo per la conferenza stampa di stasera. Qui ci sono i vestiti per Miyuki, se dovessero esserci problemi, le dica di chiamarmi a qualsiasi ora. Me la saluti!”
E così dicendo, inizia a correre giù per le scale, lasciandomi solo alla porta di casa.
Che tipa strana, però si vede che ci tiene al suo lavoro.
Guardo la valigia rimasta al mio fianco e sospirando, la prendo in mano e la porto al piano superiore, dove ci sono le stanze da letto.
Vedo la luce accesa in quella che una volta è stata di Kaori e ora è di Shan In.
Mi avvicino titubante, ma alla fine mi faccio coraggio e busso.
Mia figlia si avvicina alla porta e la apre leggermente.
“che c’è papà? Hai bisogno di qualcosa?!”
Perché non mi vuole far entrare?!
“beh ho qui i vestiti per la signorina Miyuki”
Lei vede la valigia che ho in mano e torna a fissarmi.
“Lasciala qui davanti, ora la prendiamo noi. Tu torna giù, arriviamo tra poco”
Ho capito. Evidentemente la modella é ricoperta solo dall’asciugamano e si vergogna.
È proprio una ragazza fuori dal comune.
Devo ammetterlo.
Arrossisco e senza fiatare, obbedisco.
Appena sono in salotto, accendo la televisione per ingannare un po’ il tempo.
Passano solo pochi minuti, quando finalmente le vedo comparire davanti a me.
Miyuki ha indossato una tuta grigia e si è legata i capelli dorati in una coda di cavallo che le lascia qualche ciuffo più ribelle libero.
È la prima volta che lo noto, ma effettivamente non si trucca mai quando è in “borghese”.
Cosa assai strana per una donna del suo livello.
Anche Kaori era così.
Acqua e sapone.
L’amavo anche per questo.
Completamente diversa da tutte le donne esistenti su questa terra.
Scuoto la testa.
Da qualche giorno a questa parte il pensiero di Kaori si sta facendo ancora più largo nella mia mente.
“bene, visto che avete finito di usare il bagno, ci andrei io. Ok?”
Sia Miyuki che Shan In annuiscono, così faccio un piccolo inchino e vado a darmi una bella rinfrescata.
Ne approfitto anche per radermi e lavarmi i capelli.
Così almeno la mia dolce figlioletta non può lamentarsi che la graffio quando la bacio.
Torno in salotto dopo una mezz’oretta e una bellissima visione mi investe.
Vedo Kaori e Shan In che cucinano, ridendo tranquille.
Shan In è su uno sgabello per arrivare all’altezza della madre e le sorride felice.
Mi avvicino per potermi unire a loro, estasiato dalla felicità che sto provando, ma quando sto per afferrarle, la visione scompare e trovo la modella al posto di mia moglie.
“Kaori…” il mio è solo un debole sussurro.
Nessuno mi ha sentito, ma il mio passo accelerato ha fatto girare Miyuki verso di me.
“signor Saeba abbiamo pensato di preparare una cena italiana, che ne pensa?!”
Mi sorride gentile e, forse a causa della mia recente allucinazione, giurerei di vederci quello di mia moglie.
Lei sembra accorgersi che qualcosa non va e si avvicina a me.
“sta bene?!”
Cerco di riprendermi velocemente, evitando con tutto me stesso il disagio che provo quando questa donna mi sta troppo vicino.
“Sì”
Tossisco per far tornare la mia voce alla tonalità giusta.
“cosa cucinate di buono?!”
La vedo rilassarsi e tornare ai fornelli.
“allora: spaghetti allo scoglio e pesce spada affumicato”
Annuisco, sono i miei piatti preferiti.
“Wow, è perfetto”
Sono sicuro che c’è lo zampino di Shan In in tutto questo.
Ma è la sua voce che mi ridesta dalle mie congetture.
“Papà se stai pensando che il menù l’abbia scelto io, beh ti sbagli. È tutta farina del suo sacco” E indica Miyuki.
“Ha sorpreso anche me quando ha proposto proprio questi due piatti. Forse è destino...”
Il destino.
Ho smesso di crederci da tre anni, due mesi e quattro giorni.
Da quando mi è stata portata via la mia unica ragione di vita.
“Già…” sussurro poco convinto.
“O forse è solo casualità…”
Questa volta è stata proprio la modella a parlare.
Ma ha mantenuto lo sguardo fisso sulle verdure che sta triturando.
Forse avrebbe voluto dire qualcos’altro, ma si è trattenuta.
“qualsiasi cosa sia, mi piace!”
Shan In è sempre la solita, birbante fino all’osso.
La sento ridere di gusto, subito imitata dalla modella.
E presto vengo contagiato anche io.
Devo ammetterlo, questa familiarità che si è creata tra noi tre mi piace.
Però non riesco a non pensare che vorrei qualcun altro al mio fianco e che quello che sta occupando Miyuki, non è il suo posto.
Spero solo di non ritrovarmi, alla fine di questo caso, con il cuore ancora più dolorante.
Non riuscirei a sopravvivere questa volta.

Casa Saeba – Tokyo
Ore 20
Shan In
Mi piace l’atmosfera gioiosa che si è creata da quando Miyuki è entrata nella nostra vita.
È qui con noi da solo un giorno, ma ha già fatto miracoli.
Ha fatto in modo che io e papà trascorressimo una giornata insieme all’insegna del divertimento.
Lo sta facendo cucinare con noi, rubandogli qualche sorriso ogni tanto.
Non sembra nemmeno il mio solito papà imbronciato e scontroso.
E devo ammettere che sono felice.
Finalmente dopo tanto tempo, posso ammettere di essere felice.
Certo c’è una nota storta in tutto questo.
Ora come ora si sente ancora di più la nostalgia della mamma.
Forse se ci fosse lei al posto di Miyuki, la felicità che in questo momento sto provando, sarebbe centuplicata.
Però mi sa che devo arrendermi all’idea che questo non avverrà mai.
Ora però basta piangersi addosso.
Lei non avrebbe voluto.
Devo godermi ogni momento.
Come avrebbe fatto lei, vero mamma?!
Torno al presente e mi accorgo che tutto è pronto per mettersi a tavola.
Mi siedo al mio solito posto, con papà a capo tavola.
Invitiamo Miyuki a mettersi accanto a me.
Quello vicino a papà non si tocca.
Facciamo una piccola preghiera per ringraziare di questa stupenda tavola imbandita e iniziamo a mangiare.
Parliamo del più e del meno, finché papà inizia a fare qualche domanda più personale a Miyuki.
“allora signorina, mi può dire qualcosa di lei? La sua famiglia, i suoi amici…cose così…”
La modella si schiarisce la voce e inizia il suo resoconto.
“beh vengo da una famiglia benestante. Mio padre è Toshio Takashi, proprietario della ditta farmaceutica ‘Frozen’. Da un paio di anni è andato in pensione e sperava che al suo posto subentrassi io. Invece ho preferito iniziare la carriera da modella per evitare di prendere le redini dell’azienda, perché contrariamente a lui, non ho il fiuto per gli affari. Molti hanno criticato la mia scelta, ma alla fine me ne sono fregata dei commenti della gente e mi sono fatta valere nel mio lavoro”
Papà la guarda con ammirazione.
È la prima volta che gli vedo quella luce negli occhi.
Si riprende subito e le fa un’altra domanda.
“e sua madre?!”
Miyuki si è rattristata, cosa che non passa inosservata.
“beh è morta quando ero ancora molto piccola”
Papà abbassa gli occhi, dispiaciuto.
“scusi, non volevo…”
La vedo sorridere e scuotere la testa.
“non si preoccupi. È passato così tanto tempo… E poi non è che me ne ricordi molto in realtà”
Anche io farò così?
Mi dimenticherò della mamma.
Papà sembra intuire i miei pensieri o forse è il mio viso che parla da sé, fatto sta che si affretta a precisare.
“Shan In lei qualche anno fa ha avuto un incidente, dopo il quale non ricorda il suo passato. Questo non vuol dire che ti succederà la stessa cosa. La tua mamma rimarrà sempre qui con te” e indica il mio cuore.
Mi rilasso e stringo le mani sul mio petto.
Spero che abbia ragione.
Sorrido più tranquilla e la cena riprende normalmente, parlando del più e del meno.

Casa Saeba – Tokyo
Ore 22
Ryo
Dopo aver finito di mangiare io e Miyuki ci siamo messi a riordinare la cucina, mentre Shan In è crollata sul divano, esausta dalla lunga giornata.
Sembra un angioletto quando dorme.
E vederla così serena mi rende felice.
Forse ha bisogno di una presenza femminile al suo fianco, più di quanto io stesso mi sia mai reso conto.
E ogni giorno che passa, assomiglia sempre di più a Kaori.
Alzo gli occhi su Miyuki e la vedo che mi fissa.
“che c’è? Ho qualcosa in faccia?!”
Lei sorride della mia battuta.
“no, è che ha un calore particolare negli occhi quando guarda sua figlia”
Già, è la luce dei miei occhi.
“sì è vero. E poi rivedo in lei mia moglie, quindi la amo doppiamente”
“Certo, posso capirla”
Poi notando l’ora sull’orologio, mi sorride.
“credo sia il momento di andare a letto. Posso portare io Shan In di sopra?!”
Guardo la mia bambina addormentata e annuisco.
Sono sicuro che le farebbe piacere.
“Allora buonanotte e sogni d’oro signor Saeba”
E avvicinandosi con Shan In in braccio, si alza sulla punta dei piedi e mi da un bacio sulla guancia.
“grazie di tutto”
E si incammina verso la loro stanza.
Io mi tocco il punto in cui ha depositato le sue labbra e un brivido mi percorre tutta la schiena.
È la stessa sensazione che provavo quando era Kaori a baciarmi.
Sospiro e avvicinandomi alla finestra mi perdo in ricordi lontani, di un passato felice che non tornerà più.

28 settembre
Casa Saeba – Tokyo
Notte fonda
Ryo
Sono seduto sul divano di casa, intento a bere un po’ di camomilla.
Non riesco a chiudere occhio stasera.
Appoggio la testa sullo schienale, esausto.
Mi massaggio le tempie, nella speranza di rilassarmi, ma niente.
Non ne voglio sapere di addormentarmi.
Ad un certo punto sento i passi di qualcuno scendere le scale.
Mi giro preoccupato e scorgo la figura di Miyuki avvicinarsi.
Appena mi nota, mi guarda meravigliata.
“Signor Saeba, anche lei non riesce a dormire?!”
Annuisco.
Sono rimasto incantato dalla visione di lei avvolta nel suo candido pigiama rosa.
Nonostante l’oscurità che avvolge l’appartamento, posso benissimo distinguere la sua pelle delicata, coperta da quel tessuto che aderisce perfettamente al suo splendido corpo.
Devo ammetterlo, è davvero una bellissima donna.
Anche se per me nessuna riesce a mantenere il confronto con mia moglie.
“Vuole un po’ di camomilla?!”
Le chiedo educatamente.
Ne ho preparato una damigiana.
Lei annuisce e silenziosamente si allontana in cucina, per riapparire poco dopo con una tazza fumante in mano.
Sorride e si siede a gambe incrociate accanto a me.
“quale è la scusa per la sua insonnia?!”
Io sorrido alla battuta.
“e la sua?!”
Scuote la testa, sorseggiando un po’ della tisana.
“l’ho chiesto per prima”
“L’ho chiesto per secondo” rispondo prontamente.
“Lo sa che è particolarmente irritante quando fa così?!”
“è un mio grande pregio” e le faccio l’occhiolino.
La sento ridere e questo mi sorprende.
Non so perché ma solo con lei riesco a tirare fuori il mio vecchio io.
Quello capace di prendere in giro, di ridere, di scherzare.
Questo lato del mio carattere l’ho sepolto dentro di me, dopo la morte di Kaori.
Improvvisamente la vedo ricomporsi e massaggiarsi la testa.
“mi sono svegliata di colpo dopo uno strano sogno e non mi sono più riuscita ad addormentare”
È sincera.
L’ho capito dai suoi occhi.
“mi dispiace, ne vuole parlare?”
Scuote la testa energeticamente.
“no, grazie. qualsiasi cosa fosse, preferisco non rievocarla”
Sorrido.
“Io non faccio altro che pensare a mia moglie. Mi manca terribilmente e ogni notte sogno di averla ancora accanto a me, che mi infonde il suo immenso coraggio e mi sprona ad andare avanti. Poi quando mi sveglio, non ho più la capacità di riaddormentarmi”
Sbuffo.
Se fosse per me cercherei di prolungare il più possibile il mio stare con Kaori almeno nei sogni.
“Deve essere stata una donna davvero eccezionale. Shan In mi racconta continuamente di lei”
Già. Una persona unica e meravigliosa.
“Purtroppo mia figlia non la ricorda benissimo. Aveva solo tre anni quando è successa la disgrazia. Però da quando mi sono messo di impegno nel raccontargli parte della nostra vita, prima del suo arrivo, sembra più felice. È come se nelle mie parole ci rivedesse lei e questo le da l’impressione di ricordarla meglio”
O almeno così credo.
Non sono mai stato molto bravo a psicanalizzare le persone.
In questo Kaori era decisamente più brava.
“Già… è una fortuna che Shan In abbia lei…”
La vedo rabbuiarsi e ho come la sensazione di aver detto qualcosa di troppo.
“Qualcosa non va?!” mi azzardo a chiedere.
Miyuki appoggia la tazza sul tavolinetto e mi fissa triste.
“Beh un po’ invidio sua figlia. Per lo meno ha sempre lei al suo fianco…”
Fa un piccolo sospiro e alzandosi, si posiziona vicino alla finestra, intenta a guardare la città sommersa nel buio della notte.
“io e mio padre invece ci siamo allontanati molto dopo l’incidente che ho avuto tre anni fa. Per molto tempo ho avuto anche la sensazione che mi nascondesse qualcosa e questo non mi ha aiutato molto a fidarmi di nuovo di lui. Forse è anche per questo motivo che ho scelto di intraprendere una carriera come modella. È un lavoro che mi permette di viaggiare, ma soprattutto mi occupa la mente per gran parte del giorno, distraendomi dai miei veri problemi. Con questo non voglio dire che non amo mio padre, è che è difficile per me accettare di non riuscire a ricordarmi di lui o della mamma… capisce cosa voglio dire?!”
Annuisco.
Vivere senza sapere chi si è, è davvero un incubo.
Chi può affermarlo meglio di me?!
Visto che ho vissuto come un fantasma per tanto tempo.
Senza un nome, una data di nascita, né un passato.
Poi come un lampo, è arrivato qualcuno che mi ha salvato dall’oblio.
“Sa anche io ho vissuto per molti anni senza sapere chi fossi. Sono rientrato qui in Giappone clandestinamente all’età di 19 anni. Ho vagato nell’oscurità per molto tempo, fino a quando mi sono imbattuto per sbaglio nel fratello di mia moglie. Con il suo aiuto mi sono rifatto una vita e ho iniziato a sperare che anche io un giorno avrei potuto vivere da essere umano. Quando conobbi Kaori questa speranza si tramutò in certezza. Fu lei a restituirmi la vita. Un nome, una famiglia… a lei devo tutto. E se oggi sono l’uomo che sono, è solo grazie all’amore che mi ha donato per dodici splendidi anni, senza mai chiedere niente in cambio”
Mi stupisco di me stesso.
Non ho mai parlato a nessuno in questo modo, così apertamente.
Solo con Kaori ero riuscito a farlo.
E mi spaventa sapere che questa donna è riuscita ad abbattere le mura che ho sempre eretto intorno a me.
“Dovete essere stati molto felici. Sono sicura che vi sarete goduti ogni attimo del vostro amore”
Sospiro.
Quanto si sbaglia.
“invece no… ed è colpa mia se è successo. C’ho messo otto anni per trovare il coraggio di confessare a mia moglie di essermi innamorato di lei. Per proteggerla la trattavo sempre male. Le dicevo che per me era come un uomo e che non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di farmi piacere una come lei, manesca e impulsiva. Ma nonostante tutte le cattiverie che le dicevo o il mio brutto carattere, lei mi è rimasta accanto sempre. Senza né lamentarsi, né rinfacciarmi nulla.
Non so quante volte sono stato sul punto di mandarla via, perché anche solo il suo profumo mi offuscava la mente. Eppure nonostante tutto, mi rendevo conto che non potevo vivere senza di lei e così la tenevo con me, continuando però a trattarla male. Un giorno a causa del nostro lavoro, venne ferita gravemente. Ebbi una gran paura di perderla, così poco prima che entrasse in coma, quando ancora era cosciente, le confessai i miei sentimenti per lei. Tutto quello che mi ero ripromesso di non dirle, uscì fuori come una valanga. Lei sorrise soltanto e svenne tra le mie braccia. Quando si svegliò molti giorni dopo, rimasi deluso di scoprire che non si ricordava nulla di quello che le avevo detto. Per giorni combattei con me stesso per decidere se era il caso di far finta di nulla o se era veramente arrivato il momento di iniziare una nuova vita. Quando entrai nella stanza di Kaori con la convinzione che dimenticare fosse la scelta più giusta, mi meravigliai di trovarla in piedi, con le braccia incrociate al petto, mentre osservava fuori dalla finestra. Mi disse che si era ricordata tutto, che era stanca di rincorrermi inutilmente e che se ero entrato con l’intenzione di riprendere la nostra vita come lo era prima di quel fatto, lei se ne sarebbe andata per sempre. Io rimasi di sasso, ma pensai che fosse il modo migliore per farla allontanare dal mio mondo così tanto pericoloso e farle intraprendere finalmente una vita normale. Quando mi avvicinai per comunicarle questi pensieri, mi meravigliai nel scorgere le sue lacrime. Lei era l’unica che riusciva a capire i miei pensieri ancora prima che io li formulassi. La girai verso di me e non riuscii a trattenermi dal chinarmi e baciarla. Da allora diventammo una coppia e potemmo vivere veramente felici…”
Ora che ho finito di raccontare questo episodio, mi rendo conto che Miyuki mi sta guardando con uno sguardo strano.
Sembra spaventata.
Si porta le mani sulla testa e si massaggia delicatamente la fronte.
Notando il mio stupore per il suo comportamento, si riprende velocemente.
“Mi dispiace che abbiate perso così tanto tempo… ma sono sicura che sua moglie fosse felice anche solo standole vicino e questo indipendentemente dal fatto che lei ricambiasse o meno i suoi sentimenti per lei”
Poi reprimendo uno sbadiglio, riprende.
“ora però credo sia arrivato il momento di tornare a dormire. Si è fatto tardi e rischiamo di non riuscire nemmeno a dormire due ore di fila se rimaniamo qui a chiacchierare”
Detto questo si alza e avvicinandosi a me, mi pone un piccolo bacio sulla guancia.
“Buonanotte signor Saeba e non si preoccupi, sua moglie è stata molto felice al suo fianco e sono sicura che le ha dimostrato il suo amore per lei fino alla fine”
Sorrido.
Mi fa piacere sapere che pensa questo di me.
“grazie per avermi ascoltato, spero di non averla annoiata”
“tutt’altro” e mi fa l’occhiolino prima di sparire al piano superiore.
Sospiro.
Forse ho fatto bene ad aprirmi con qualcuno.
Era da troppo tempo che mi tenevo tutto questo dentro e ora mi sento un po’ più leggero.
Sorrido e finisco la mia camomilla, prima di riportare le tazze in cucina e dirigermi anche io nella mia stanza.
Prendo il cuscino di Kaori tra le mani e per la prima volta da tre anni a questa parte, mi addormento con un leggero sorriso.

Ed eccoci arrivati infondo a questo nuovo capitolo...
spero che la trama continui a interessarvi...
ne approfitto per ringraziare tutti coloro che continuano a leggere!!
E in particolare Dada88 e sailorm che commentano ogni capitolo!! grazie infinite!!! :)
al prossimo chappy! :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


1 ottobre
Casa Saeba – Tokyo
Ore 8
Ryo
Sono ormai passati dieci giorni da quando Miyuki si è trasferita da noi e il suo tocco femminile si vede.
La casa è sempre pulita e scintillante e io e Shan In abbiamo sempre un pasto caldo che ci aspetta sia a pranzo che a cena.
Ci ha accudito come farebbe una amica di vecchia data.
E sono contento di questa legame che si è creato.
Di rispetto reciproco.
In questi giorni ho potuto conoscerla meglio e ho capito quanto lei soffra della sua momentanea amnesia.
Mi ha detto che i medici che l’hanno visitata fino ad ora non sono stati molto ottimisti.
Dicono che se in questi tre anni non si è ricordata nulla, beh è poco probabile che avvenga in futuro.
Però lei sembra non voler mai abbandonare la speranza e questo suo lato agguerrito è un altro punto in comune con la mia Kaori.
Ho scoperto quanto si assomiglino sia caratterialmente che fisicamente.
Se non fosse per i capelli biondi e gli occhi azzurri, certe volte giurerei che sono la stessa persona.
Per non parlare delle sensazioni che mi fa provare ogni volta che mi si avvicina più del solito.
Sul lato lavorativo non abbiamo ancora capito chi le vuole fare del male.
Ma del resto dopo l’attentato che ha subito al bar del centro, non ci è stato nessun altro pericolo.
È anche vero che da allora è praticamente confinata a casa e se non fosse per la presenza costante di Shan In, credo che sarebbe già impazzita.
Ora però anche mi figlia dovrà tornare a scuola e devo trovare un modo per far combaciare la sua protezione con i miei doveri di padre e di proprietario della ditta che ho messo su con Mick.
Fino ad ora ho delegato lui, ma mi ha già detto che ha bisogno che torni presto al mio lavoro.
Mentre sono impegnato in queste riflessioni, non mi accorgo che Miyuki e Shan In sono in piedi davanti a me, che aspettano una mia qualche reazione.
“Buongiorno”
Loro sorridono e mi rispondono all’unisono.
“buongiorno”
Ci sediamo per fare colazione e mentre addento il mio toast inizio a parlare.
“Signorina Miyuki, oggi Shan In torna a scuola e io a lavoro con il mio socio Mick. Come pensa di fare?!”
La vedo versarmi un po’ di caffè caldo e sembra tranquilla.
“beh se fino ad ora non mi è successo nulla è probabile che sia dovuto al fatto che chi mi vuole male non sa dove trovarmi. Quindi voi andate tranquilli, io rimarrò qui. Intanto magari sentirò un po’ Eriko per sapere le ultime novità. Ma tra meno di una settimana dovrò tornare anche io alla mia vita quotidiana”
Già.
Tra poco quella che era diventata la nostra quotidianità, sarà solo un bel ricordo.
Tornare a casa e trovare lei e Shan In che preparano la cena ridendo.
O loro che parlano fino a tardi in camera, pensando che io non le senta.
Oppure le chiacchierate che ci siamo fatte io e Miyuki la notte, quando non riuscivamo ad addormentarci.
Mi mancherà tutto questo.
Scuoto la testa leggermente.
Ero preparato a questa eventualità.
Di cosa mi stupisco ora?!
Miyuki non può certo rimanere qui per sempre.
“Cercherò di trovare più informazioni possibili sui suoi collaboratori e magari scoprire chi ce l’ha con lei entro il suo ritorno. Non vorrei che le succedesse qualcosa proprio quando non è più sotto la mia protezione”
Annuisce, poi alzandosi dal tavolo, si avvicina al banco della cucina e ne estrae due sacchetti.
“tenete, vi ho preparato il pranzo”
E ci fa l’occhiolino.
Anche Kaori me lo preparava sempre quando sapeva che dovevo stare tutta una giornata fuori per lavoro.
Prendo il mio e sorrido, un po’ imbarazzato.
“grazie, non doveva”
Lei fa spallucce e porge l’altro a Shan In.
“ora però andate sennò arriverete in ritardo”
Annuiamo e prendendo le giacche, ci incamminiamo verso la scuola.

Scuola elementare di Shinjuku - Tokyo
Ore 8.50
Shan In
Non mi sembra vero che sono già passati quindici giorni da quando ho conosciuto Miyuki e dieci da quando lei è venuta a stare da noi.
Mi piace vederla gironzolare per casa mentre mette a posto la biancheria appena pulita o cucina qualche delizioso manicaretto.
Se fosse per me, starei sempre con lei, aiutandola come posso, ma purtroppo devo tornare a scuola e passare la maggior parte della giornata qui.
Spero solo di trovare Miyuki a casa al mio ritorno.
Ho come una bruttissima sensazione.
“papà credi che Miyuki abbia qualche problema di cui non vuole parlarci?!”
Siamo a pochi metri dalla scuola e se non ci parlo ora, rischio di non avere più occasioni per farlo.
“no piccola. Perché lo pensi?!”
Forse lui non se n’è accorto, ma io sì.
“non hai fatto caso che da quando vive con noi, soffre spesso di emicrania? L’ho trovata molte volte incantata ad osservare un punto a caso della casa, tutta sudata e con la mano a stringere la testa. Magari sta male e non ce lo vuole dire…”
Vedo il viso di papà contrarsi leggermente.
Forse anche lui l’ha notato e non voleva che io me ne accorgessi.
“ma no, stai tranquilla. è probabile che sia tutto lo stress che ha accumulato per via del lavoro e ora che si sta un po’ rilassando, sta uscendo fuori con questa forma di mal di testa. Vedrai che nel giro di pochi giorni tutto sarà passato”
Annuisco ancora poco convinta.
Mi dispiace averla lasciata sola in casa.
“dici che le mancherò mentre sono a scuola?!”
Sorride e mi accarezza una guancia.
“ne sono sicuro. Ora però vai, il dovere ti chiama. Poi oggi alle 16 quando esci, ti vengo a prendere e si passa a comprare un mazzo di fiori per Miyuki, così le facciamo una piccola sorpresa, va bene?!”
Gli salto al collo emozionata.
Non c’è che dire, papà è davvero un angelo.
Secondo me sa leggermi nella mente.
Non c’è verso.
“Ok, vado. Fai il bravo, mi raccomando” e gli do un bacio sulla guancia mentre corro verso l’ingresso della scuola.
Oggi per la prima volta entro con un sorriso stampato sulla faccia.

Strade di Shinjuku – Tokyo
Ore 9.10
Ryo
Che figlia impudente.
Mi ha detto di fare il bravo.
A me.
Quando è lei che mi fa preoccupare per primo.
Sorrido. Devo proprio tutto a quel piccolo diavoletto.
Sono felice di vederla allegra e solare come quando era piccola.
L’arrivo di Miyuki la sta aiutando ad accettare la morte di Kaori, anche se so che dentro di sé, le manca continuamente.
Però devo ammettere che si è affezionata a quella modella in tempo record.
È riuscita addirittura a capire che non sta tanto bene.
L’ho sempre detto che mia figlia è fin troppo sveglia.
Anche troppo per la sua giovane età.
Ma ad essere totalmente onesto, inizio a essere preoccupato anche io per la salute di Miyuki.
La vedo sempre molto stanca, con occhiaie sempre più evidenti.
Sembra soffrire di qualcosa, ma il fatto che non ce ne parli, non ci aiuta a capire cosa abbia.
Ma perché si comporta così?!
Pensavo che avendo passato tutto questo tempo insieme, avesse imparato a fidarsi di me.
Invece certe volte ho come la sensazione che vorrebbe evitarmi.
Che sia io la causa dei suoi mancamenti.
Forse mi sto solo facendo troppe paranoie.
Eppure è da qualche giorno che ho un brutto presentimento.
Spero solo che sia frutto della mia fantasia.
Non sopporterei l’idea di vedere soffrire qualcuno a cui tengo, un’altra volta.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Casa Saeba – Tokyo
Ore 9.30
Miyuki
Ora che sono sola in questa immensa casa, posso dare sfogo al mio turbamento.
Mi sembra di conoscere da sempre ogni più piccolo particolare di questo appartamento, anche se in realtà l’ho visto per la prima volta solo pochi giorni fa.
È tutto così strano.
Questa sensazione di familiarità che mi avvolge.
Sfioro ogni mobile, sapendo già in anticipo cosa ci troverò al suo interno.
Visito le varie stanze, riconoscendo l’odore che emanano.
Come è possibile tutto questo?!
Una nuova lancinante fitta alla testa mi investe.
È così forte che sono costretta ad appoggiarmi alla libreria della stanza di Shan In, per non cadere.
Devo aver spinto troppo forte, perché improvvisamente un libro perde l’equilibrio e finisce ai miei piedi.
Ancora dolorante mi chino a prenderlo, con l’intento di rimetterlo al suo posto, quando involontariamente mi cade l’occhio sul suo contenuto.
È un album di foto.
C’è raffigurata una bambina che ha l’età di Shan In, ma non è lei.
Ha gli occhi nocciola e i capelli più mossi.
Avanzo con le pagine, vedendo questa bambina crescere tra le mie mani.
Sembra così dannatamente familiare.
Ma cosa mi sta succedendo?!
Perché mi sto impicciando di affari che non sono miei?!
Sto per chiudere il libro, ma una foto in particolare cattura la mia attenzione.
Quella che raffigura una donna, dai capelli castani corti e gli occhi nocciola.
Una cicatrice sulla spalla destra, lunga e profonda.
Non posso crederci.
Non è possibile.
L’album mi cade dalle mani, emettendo un rumore sordo.
“O mio Dio”
Riesco solo a dire questo.
Mi precipito come una furia verso il bagno.
Appena vedo lo specchio, mi ci posiziono davanti.
Alzo i miei capelli e abbasso la felpa, ed eccola lì, la cicatrice.
La stessa identica di quella donna.
Sulla spalla destra, lunga e profonda.
Sgrano gli occhi, impercettibilmente.
Guardo i miei capelli e noto la ricrescita scura che ogni giorno si fa sempre più evidente.
Avevo deciso di farmi bionda per avere più successo come modella.
Per non parlare dei miei occhi azzurri, che ho potuto rendere così con delle lenti speciali, consigliate da mio padre.
Non posso credere ai miei occhi.
Io sono quella donna.
La donna raffigurata in quell’album.
Torno sui miei passi e riprendo la foto in mano.
Una lacrima mi solca il viso e una confusione sempre più devastante si fa spazio nella mia mente.
“ma allora chi diavolo sono?!”
Torno alla prima pagina e leggo la dedica che vi è scritta.
‘Alla mia dolce sorellina Kaori, con la speranza di rubarle un sorriso in un momento tanto triste. Con affetto, tuo fratello Hideyuki. Data 3 Aprile 1977’
Mi alzo spaventata e una nuova fitta alla testa mi obbliga a mettermi le mani sulle tempie.
E all’improvviso un’immagine.

“Kaori tu ti preoccupi troppo! Lo sai che sono il miglior sweeper in circolazione! Non dovresti stare così in ansia per me!” Ryo lo disse con un tono talmente spavaldo che irritò la donna.
Lei gli si avvicinò e gli assestò uno schiaffo in pieno viso.
Lo sweeper non si era aspettato una reazione così violenta da parte sua, quindi rimase completamente imbambolato.
Quando alzò gli occhi per incontrare quelli della partner, vide che erano colmi di lacrime.
“tu sei solo un’egoista, Ryo. Hai a che fare con malviventi, drogati, spacciatori e killer della peggiore specie e l’unica cosa che sai dirmi quando torni da una nottata fuori a combattere è che non mi devo preoccupare?! Tu mi hai promesso che non mi avresti mai lasciato, che saresti rimasto per sempre con me! Ma non è facendo il gradasso o lo spaccone che manterrai il tuo proposito. Quindi evita di dire stupidaggine e fai il serio!!!”
Ryo rimase allibito dallo sfogo della sua socia.
Erano ormai tre mesi che la loro relazione era progredita ed erano diventati ufficialmente una coppia, ma quella era la prima volta che avevano avuto una discussione di quella portata.
Abbassò gli occhi sconfitto.
Sapeva che le doveva delle scuse.
“mi dispiace. Certe volte è più facile comportarmi da stupido che preoccuparmi del resto”
Lei lo abbracciò di slancio, senza nemmeno rendersene conto.
“ti chiedo solo di essere più prudente da ora in poi. Per me. Per noi. Non riuscirei a sopravvivere se ti capitasse qualcosa, lo capisci?!”
Lui annuì solamente e strinse maggiormente la presa.

Torno al presente e non riesco a capire cosa mi sta succedendo.
Perché ho visto me con Ryo?!
Metto una mano sul mio cuore, sta battendo all’impazzata.
Sembra che mi voglia uscire dal petto.
“Ma che cosa mi sta succedendo?!”
Poi improvvisamente una nuova visione.

La donna dai capelli castani aveva appena messo piede in casa dopo aver fatto la spesa.
Era appena tornata da due giorni alle terme con Miki.
Quando l’amica gliel’aveva proposto una settimana prima, lei aveva avuto l’intenzione di rifiutare, ma quando Miki l’aveva pregata di accompagnarla per staccare un po’ dal lavoro e dai soliti problemi quotidiani, non aveva saputo resistere.
Così alla fine dovette assecondarla, cercando il modo migliore di dirlo al suo partner.
Contrariamente alle sue aspettative, Ryo aveva preso bene la notizia.
Aveva affermato che due giorni di riposo assoluto le avrebbero giovato.
Così sempre più tranquilla, era partita con la sua migliore amica, godendosi quel paradiso.
Sorrise del profumo che la sua pelle ancora emanava.
Arrossì al pensiero di quello che il suo socio avrebbe detto.
Poi realizzando che c’era troppo silenzio in casa, capì che quest’ultimo non si era ancora svegliato.
Sbuffò. Non ne poteva più di fargli anche da bambinaia.
Salì al piano superiore e iniziò a bussare alla porta della loro camera.
“Ryo?! Amore?! Mi senti?!!? Sono tornata…”
Non sentendo nessuna risposta, girò la maniglia e aprì la porta.
“Svegliati è tardi… tra un’ora devi andare a fare quel sopralluogo con Falco… lo sai che poi si arrabbia se arrivi in ritardo…”
Alzò lo sguardo per ammirarlo, ma quello che vide fu un vero shock.
Ryo era a letto, avvolto dal lenzuolo, mentre abbracciava tranquillo una donna.
Avevano l’aria di essere molto stanchi.
Quando Kaori si avvicinò, vide la faccia della donna in questione e impallidì.
Era la cliente che aveva chiesto loro aiuto tre giorni prima.
“Noemi” fu solo un sussurro.
Appena realizzò cosa potesse essere successo in quella stanza, tornò sui suoi passi e si richiuse la porta alle spalle.
Tornò in cucina e senza dire nulla, prese la sua borsa e la giacca.
Uscì dalla porta con l’intenzione di non rimettere più piede in quella casa.
Corse per tutta la città, la vista annebbiata dalle lacrime.
Non diede retta a nessuno, finché non si ritrovò davanti ad un parco.
Entrò e sfinita si sedette su una panchina, rannicchiando le gambe al petto.
“sei solo uno stupido Ryo. perché mi hai fatto questo?!”
Un vento freddo si alzò, donandole brividi per tutto il corpo.
Era rannicchiata lì, con le lacrime come uniche compagne.
Si maledisse per aver avuto così tanta fiducia nell’uomo che credeva l’amasse.
In quei lunghi anni di attesa, aveva sempre ingoiato passivamente ogni scappatella del suo socio.
Non stavano insieme e quindi lei non poteva certo rivendicare un diritto che non aveva.
Ma in quel momento erano una coppia.
Lui aveva promesso che le sarebbe stato fedele.
Una nuova lacrima uscì, prepotente.
A quel punto Kaori scorse la sagoma di qualcuno che conosceva alle sue spalle.
Si girò e lo vide.
“Ryo” sussurrò debolmente.
Lo sweeper era senza fiato.
Con una mano appoggiata al muretto del parco.
Appena la vide le andò incontro.
“Kaori, finalmente ti ho trovata!”
Quando vide che cercava di abbracciarla, lei si scostò, nauseata.
“Lasciami in pace. Non voglio più vederti… sei solo un porco. E io stupida a pensare di potermi fidare di te”
Stava per andarsene, quando il socio l’afferrò e la strinse a se.
“mi sei mancata così tanto in questi due giorni”
Lei cercò di divincolarsi, inutilmente.
“lasciami!! Ti ho detto di lasciarmi!”
Lui non la ascoltò minimamente.
“perché fai così?! Che ti ho fatto!?”
A quel punto la rabbia prese il sopravvento sulla delusione.
“non fare il finto tonto… stamattina ti ho visto mentre eri nel letto con Noemi. Meno male che ti sono mancata in questi due giorni, eh?!”
E finalmente si staccò da lui.
“sei solo un verme. Mi avevi promesso che non mi avresti più fatto soffrire. Che mi sarei potuta fidare di te! Sono stata un’illusa a crederti!”
Lui non la fece continuare.
“ma cosa dici?! Non è come pensi. C’è stato un malinteso… La nostra cliente ieri ha bevuto troppo e si è sentita male durante la notte. L’ho assistita tutto il tempo, finché stremato, mi sono addormentato accanto a lei. Non è successo nulla tra di noi… te lo giuro!”
“sai cosa me ne faccio del tuo giuramento?!”
Lui si avvicinò e bloccandola con la schiena contro un albero, disse serio.
“Kaori, non ho nessun motivo per desiderare un’altra donna, visto che ho te! Non mettere mai in discussione il mio amore nei tuoi confronti! Mai! Tu sei l’unica che amo! Lo vuoi capire?!”
Lei scosse la testa, l’immagine di lui a letto con Noemi non si cancellava dalla sua mente.
“perché dovrei crederti?!”
“Perché sai che non potrei mai farti una cosa del genere, soprattutto ora che ti ho rivelato i miei sentimenti. Ho aspettato 8 anni prima di confidarmi, credi che manderei tutto all’aria con la prima che mi passa davanti?!”
Sbuffò, notando il viso ancora contratto della donna.
“so che è colpa mia se sei così insicura del mio amore per te. In passato mi sono comportato davvero come il peggiore dei bastardi nei tuoi confronti, ma il Cielo mi è testimone, non è successo nulla con Noemi stanotte, né nelle notti in cui sei stata via!”
L’abbracciò di nuovo, ma questa volta la donna non oppose nessuna resistenza.
“non farmi mai più una cosa del genere Ryo” disse Kaori tra le lacrime.
“scusa” fu l’unica risposta di lui.
E chinandosi su di lei, catturò le sue labbra per un bacio che aspettava da due lunghi giorni.

Basta, basta, basta!!!!!!
Non ne posso più.
Perché non faccio altro che vedere immagini di me e Ryo insieme?!
E cos’è questo calore che sento nascere nel petto al solo pensarci?!
Cerco di alzarmi, aggrappandomi dove posso.
Questo continuo mal di testa mi impedisce anche di stare dritta.
Cammino a tastoni per il corridoio, fino a quando entro in una stanza a caso, per sbaglio.
Dal troppo slancio finisco a terra, stordita dalla caduta.
Alzo gli occhi per capire dove sono, quando vedo su un comodino una nuova foto.
Ryo, Shan In appena nata e io?!
Mi avvicino il più possibile e mi vedo lì, con loro tre.
Sfioro la foto sul punto in cui è raffigurato il mio viso, con i capelli e gli occhi del mio colore naturale.
Sto sorridendo. Sembro felice.
Non posso crederci.
Io sono…
Aaahhhh… una nuova fitta, ancora più dolorosa.
Riappoggio la foto al suo posto e sempre più confusa cerco di raggiungere il piano inferiore.
Devo andare via di qui al più presto.
Ho bisogno di parlare con qualcuno, e al momento un solo nome mi viene in mente.
Non so come, ma sono arrivata in salotto, dove c’è la mia borsa.
La apro, cercando di stare attenta nei movimenti, ma questo dolore lancinante alla testa, mi impedisce di pensare con lucidità.
Chiamo il primo numero che ho in rubrica e attendo che mi risponda.
“Pronto, sono Eriko, come posso aiutarla?!”
“Eriko, s-sono… s-sono Miyuki”
Sento voci di sottofondo e capisco che non è sola.
“Che è successo?! Perché parli così piano!? Stai male?!”
Sembra sinceramente preoccupata.
Mi dispiace coinvolgerla, ma ho decisamente bisogno di aiuto.
“puoi…”
Aahhh.. che dolore.
“Posso cosa Miyuki?! Ehi?!”
Respiro piano, devo farmi forza.
Ritento.
“puoi…venire qui,…. senza farti vedere ….da nessuno?!”
Sento il brusio di sottofondo farsi sempre più lontano.
Evidentemente si sta allontanando dalla stanza in cui era fino a pochi secondi fa.
“sì, sto arrivando. Cinque minuti e sono da te, resisti!”
Stringo i denti, c’è una sola cosa che devo dire.
È d’obbligo.
“grazie amica mia”
La sento sorridere e chiudiamo la conversazione così.

Ditta antifurti Saeba & Angel – Tokyo
Ore 13
Ryo
Sono già passate quasi cinque ore da quando ho lasciato la signorina Miyuki da sola a casa.
Forse dovrei chiamarla per sapere se va tutto bene.
O forse facendo così sembrerei solo troppo apprensivo?!
Però ho questo brutto presentimento che mi sta davvero preoccupando.
Meglio essere sicuri.
Sto per prendere la cornetta del telefono in mano, quando entra Mick con una pila di fogli in mano.
“ehi socio, abbiamo del lavoro da sbrigare. Ne avremo per un bel po’, quindi annulla qualsiasi impegno avessi in programma. E rimbocchiamoci le maniche”
Sospiro annoiato.
La telefonata dovrà aspettare.
“ok, però diamoci una mossa, per le 16 devo essere a scuola di Shan In. Mi ammazza se faccio tardi!”
Mick sorride e annuisce.
“allora diamoci da fare”

Casa Saeba – Tokyo
Ore 13
Miyuki
Eriko è arrivata da un’oretta circa e mi sta aiutando a fare la valigia.
Sta cercando di non lasciare niente di mio in questo appartamento.
Mi dispiace andarmene in questo modo, ma ora come ora devo essere un po’ egoista e mettere a posto la mia vita.
Devo riuscire a riacquistare la memoria perduta e l’unico modo che conosco, è mettere mio padre con le spalle al muro, facendomi raccontare cosa è successo tre anni fa.
Da quel famoso incidente.
Ci sono troppe coincidenze.
Se il mio ragionamento è giusto, ed io sono davvero Kaori Makimura, moglie di Ryo Saeba e madre di Shan In, devo riuscire a scoprire cosa è successo.
Ma devo farlo da sola, perché se scoprissi che tutto questo è solo una sorta di suggestione data dai numerosi racconti che mi hanno descritto in questi giorni, non voglio che ne rimangano delusi.
Hanno già sofferto troppo per dover affrontare anche questa.
Se invece io fossi davvero chi penso di essere….
Beh la situazione andrà affrontata pian piano.
Ho scritto due lettere, una per la piccola e l’altra per Ryo.
Mi dispiaceva lasciarli senza nessuna spiegazione.
A Shan In ho anche lasciato un piccolo pegno, una sorta di tacita promessa per farle credere che un giorno tornerò a riprenderlo.
Forse così il distacco sarà meno doloroso.
Però glielo cedo volentieri.
Per me è stato come un porta fortuna.
Non ricordo perché ce l’ho, ma so che mi ha accompagnato sempre nella mia vita.
È un anello con un rubino.
Non vale molto come oggetto, ma per me è sempre stato di una importanza fondamentale.
Spero la possa aiutare a ricordarsi di me, quando non sarò più qui.
Sospiro guardandomi in giro.
Una parte di me non vorrebbe andarsene.
Eppure so che restando, non avrei la possibilità di chiarire i dubbi che mi stanno divorando.
Eriko mi si avvicina con la valigia pronta.
“È ora di andare”.
Annuisco e mi alzo lentamente dal divano.
Il mal di testa è ancora così forte, che sono costretta ad appoggiarmi alla sua spalla per non cadere.
Le sorrido per tranquillizzarla, ma è evidente che è molto preoccupata per la mia salute.
Do un ultimo sguardo a questa casa, che forse una volta è stata davvero mia, e sorrido.
Se davvero dovesse essere così, giuro che ci tornerò il prima possibile.
Appena scendiamo le scale, troviamo un taxi ad accoglierci.
Ci saliamo e senza troppi indugi gli indico un indirizzo posto in periferia, nel quartiere di Roppongi.
Sono sicura che lì troverò le risposte che sto cercando.
L’uomo annuisce e in silenzio si immette nel traffico cittadino.
Cullata dal brusio del motore, mi addormento stremata e anche nel sogno vengo invasa dai ricordi.

“Kaori! Sono tornato…”
Non gli era pervenuta nessuna risposta, così riprovò.
“Kaori?!”
Quando capì che la casa era totalmente deserta, il suo cuore iniziò a battere sempre più veloce.
Sbiancò e corse per tutte le stanze alla ricerca di un indizio di dove si potesse trovare la sua partner, quando improvvisamente sentì un rumore provenire dal soffitto.
“Ryo? Sei tu? Sono sul terrazzo!”
Lui era volato su per le scale e appena l’aveva vista intenta a stendere il bucato appena lavato, si era precipitato su di lei e l’aveva abbracciata da dietro.
Lei lo aveva guardato meravigliata.
“Ehi! Che ti è preso?! Come mai tutte queste attenzioni?!”
Ryo aveva affondato il viso nel suo collo, mescolandosi ai suoi capelli.
“scusa… ho avuto un attacco di paura improvvisa ... il terrore che ti rapiscono é sempre presente...non riuscirei a vivere senza di te, lo sai...”
Kaori lo fissò per un momento in silenzio, stupita da tanta sincerità, poi per sdrammatizzare iniziò a ridere tranquilla.
Aveva preso le mani di lui tra le sue e girandosi, l’aveva baciato.
“c'hai provato... ma non ti libererai di me così facilmente!”
E lui aveva riso, prendendola in braccio e trasportandola in casa.

Mi sveglio di soprassalto.
Le tempie continuano a pulsarmi.
Sono totalmente sudata.
Eriko si gira preoccupata e le chiedo quanto manca al nostro arrivo.
Lei mi sorride, porgendomi un fazzoletto per asciugarmi.
“circa dieci minuti. Cerca di stare calma. Ok?!”
Annuisco e mi rilasso sul sedile dell’auto.
Guardo fuori dal finestrino e la mia mente torna al sogno che ho appena fatto.
Una parte di me è davvero convinta di essere Kaori Makimura.
Ma se è davvero questa la verità, come diavolo sono riuscita a sopravvivere a quell’incidente?!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Casa Saeba – Tokyo
Ore 16.20
Ryo
Ho appena parcheggiato la macchina in garage e vedo Shan In impaziente di entrare in casa per abbracciare Miyuki.
Quella brutta sensazione che ho provato per tutto il giorno, non mi ha abbandonato nemmeno un momento e questo mi preoccupa.
Saliamo le scale quasi di corsa.
Devo ammetterlo, inizio ad essere terrorizzato all’idea che le sia successo qualcosa.
Apro la porta di casa e dico ad alta voce.
“Siamo tornati”
Cerco con lo sguardo la figura snella e alta di Miyuki, ma non la trovo.
Shan In intuisce i miei pensieri e inizia a vagare per casa alla sua ricerca, chiamandola per nome.
Non trovando nulla, sale le scale di corsa, provando al piano superiore.
Niente.
Ad un certo punto sento Shan In piangere.
Salgo anche io e la trovo nella sua stanza con un foglio tra le mani e accanto una scatolina.
“Se ne è andata… ci ha lasciato!”
Non capisco cosa stia dicendo, così mi porge la lettera e la leggo in silenzio.

‘Cara Shan In,
mi dispiace di non essere lì con te in questo momento, ma devi credermi se ti dico che se avessi potuto evitarti questa sofferenza, l’avrei fatto.
Per un po’ di tempo non potremo né vederci, né sentirci, ma sono sicura che tu farai la brava e aiuterai sempre il tuo papà, standogli vicino.
Non preoccuparti per me, starò bene.
Però devi promettermi che non mi cercherai.
Sarò io a farmi sentire quando tutto sarà finito.
Come pegno ti lascio un oggetto a me molto caro.
Spero ne avrai cura.
Ti voglio bene piccola. Davvero tanto.
A presto, Miyuki’


Vedo Shan In aprire il cofanetto e lo vedo.
Un anello.
Aspetta un attimo.
Ma quello è…
O mio Dio.
Glielo strappo di mano e lo guardo più attentamente.
Non è possibile.
Mi accascio a terra terrorizzato.
Non so nemmeno io cosa fare.
Mia figlia mi guarda confusa, così decido di non dirle nulla, la spaventerebbe ancora di più.
Gli rido l’anello e accarezzandole una guancia, vado in camera mia senza proferire parola.
Mi avvicino alla finestra e non riesco a trattenermi dal dare un pugno al muro.
"E' tutto assurdo. Come fa Miyuki ad avere l’anello che Hideyuki ha regalato a Kaori per il suoi 18 anni?! Dopo la sua morte l’ho cercato in tutta casa per poterlo dare a Shan In quando avesse anche lei raggiunto la maggiore età”
Cammino nervosamente su e giù per casa, cercando di riprendere il controllo di me.
Respiro con regolarità e inizio a ragionare.
“Non è possibile che mi sbagli. È proprio il suo. Ha inciso sulla base una K e una M. Le iniziali di Kaori.”
Stringo i pugni.
La rabbia che sto provando in questo momento è indecifrabile.
“Ma chi diavolo é Miyuki?!!?”
Ma soprattutto...
“Come cavolo faceva ad avere l’anello di Kaori?!”
Mi guardo in giro esasperato, come se questo mi aiutasse a capire qualcosa.
Improvvisamente il mio sguardo cade sulla foto che ho sul comodino e noto che é leggermente spostata.
Mi avvicino e solo ora mi accorgo che c’è una busta.
Destinatario Ryo Saeba.
La apro con mani tremanti.
Ho paura di cosa ci possa essere scritto.
Magari una verità che non so se ho il coraggio di sapere.
Prendo il foglio e facendo un lungo sospiro, inizio a leggere.

Signor Saeba,
mi dispiace per tutto il disturbo che le ho creato.
Le assicuro che non era mia intenzione far soffrire Shan In.
Vorrei potervi dare qualche informazione in più sulla mia fuga, ma credo sia il caso che questa faccenda la risolva da sola.
Le basti sapere che è qualcosa che ha a che fare con il mio passato.
Ho ricordato. Non tutto. È ancora tutto molto confuso, ma qualcosa è scattato dentro e devo assolutamente andare alla ricerca delle risposte che mi mancano.
Tornerò appena mi sarà possibile, anche solo per salutarvi in modo dignitoso.
Le chiedo solo una promessa, signor Saeba.
Cerchi di non chiudersi in se stesso un’altra volta, perché sua figlia ha bisogno di lei più di quanto immagini.
Vedrà che se si aggrapperà a lei, le saprà infondere la forza di cui ha bisogno per andare avanti.
Shan In è una bambina eccezionale, ha preso da lei le migliori qualità e deve esserne orgoglioso.
L’ha cresciuta nel miglior modo possibile e non deve rimproverarsi nulla.
Soprattutto non si deve sentire in colpa per la morte di sua moglie.
Sono sicura che se lei lo sapesse le darebbe una gran martellata in testa anche solo per averci pensato.
Quindi sia forte e vedrà che la vita potrà riservarle ancora grandi sorprese.
Buona fortuna e grazie di tutto.
Con sincero affetto.
Miyuki’


Leggo e rileggo questo foglio e ho come l’impressione di dover capire qualcosa che invece mi sfugge.
Appoggio la lettera sotto la foto, esattamente dove l’ho trovata e scendo al piano inferiore.
Prendo il telefono di casa e compongo il numero del Plaza.
Non si sa mai, magari sono fortunato.
“Pronto Plaza Hotel, come posso aiutarla?!”
Per fortuna é il solito ragazzo dell’altra volta.
“Salve, sono Ryo Saeba. Sa per caso dirmi se Miyuki Takashi è tornata in albergo oggi?!”
“Mi dispiace signor Saeba. Non la vediamo da circa una decina di giorni. Stamani però è passata una sua collaboratrice per pagare il conto e ritirare gli effetti personali che aveva lasciato”
Probabilmente sta parlando di Eriko.
È l’unica di cui Miyuki si fiderebbe così tanto.
“Ah… per caso non ha lasciato un indirizzo dove poterla rintracciare in caso di bisogno?!”
“No, mi dispiace. Però non è il solo che me l’ha chiesto”
E questo cosa vuol dire?!
“Che intende scusi?!”
Lo sento allontanarsi dalla cornetta, probabilmente per capire se può essere ascoltato.
Poi quando riprende a parlare, la sua voce è più simile ad un sussurro.
“Teoricamente non dovrei diffondere queste notizie, ma la sento sinceramente preoccupato e non vorrei che capitasse qualcosa di brutto alla signorina. È stata tremendamente gentile nei miei confronti e in qualche modo voglio sdebitarmi”
Lo sento prendere un respiro e inizia a spiegarsi.
“Natasha Urameshi, la stilista a capo delle sfilate a cui ha partecipato la signorina Takashi, mi ha chiesto più volte in questi dieci giorni se sapessi dove potevo rintracciare la signorina. Quando stamani le ho detto che aveva mandato qualcuno per pagare il conto dell’albergo e per ritirare la sua roba, mi è sembrata alquanto adirata. Se non fosse stata in pubblico probabilmente avrebbe iniziato ad urlare da quanto era furiosa”
Questo non è per niente positivo.
Forse potrebbe esserci un collegamento con chi sta attentando alla vita di Miyuki.
“Mi sa dire dove è la signorina Urameshi  adesso?!”
“Purtroppo no. Anche lei ha pagato il conto e se n’è andata”
Questo è ancora più sospetto.
Beh a questo punto non mi rimane che cercare Miyuki per raccontarle queste ultime novità.
“Grazie infinite per il suo aiuto”
Lo sento sorridere.
“Non c’è di che. Se dovesse aver bisogno di altro, mi chiami pure. Per la signorina Takashi questo e altro”
È incredibile come tutti la adorino.
Sorrido all’idea che infondo anche io ne sono rimasto abbagliato.
Lo ringrazio un’ultima volta e riattacco.
Ora non mi resta che contattare qualche mio vecchio informatore.
È da un po’ che sono uscito dal giro, ma so ancora di chi posso fidarmi.
Chiamo Miki al Cat’s Eye.
Ho un urgente bisogno di una babysitter per Shan In.
“Pronto Cat’s Eye”
Grazie a Dio posso ancora appoggiarmi ad amici come lei e Umibozu.
“Ciao Miki, sono Ryo. Scusa il disturbo, hai un minuto?!”
“Certo, dimmi tutto”
Sospiro, odio abusare della loro cortesia.
“Devo assentarmi per qualche ora, non è che potreste occuparvi della piccola?!”
La mia amica sembra dubbiosa.
“Ma non c’è Miyuki da voi?! Sono sicura che Shan In preferirebbe stare con lei”
Non ha un usato un tono arrabbiato, né scontroso.
Solo sincero.
Anche Miki adora Miyuki.
Prova un affetto sincero per quella donna, nonostante non la conosca poi molto.
“Purtroppo se n’è andata e non ho mai visto Shan In così triste. A parte per… beh... lo sai anche te”
La barista sospira.
Ha capito benissimo a quale episodio mi riferivo.
“Non c’è problema. Vengo io da voi, così eviti di farla uscire ok?! Tanto qui al bar non c’è più molta gente a quest’ora e Falcon se ne può occupare da solo”
“Grazie Miki, non avrei saputo come fare se non mi foste rimasti vicini in questi anni!”
Non è da me un’affermazione del genere, ma sentivo che era il caso di dirlo.
Lei sembra shockata, poi la sento ridere.
“Dì la verità Ryo, quella modella ha fatto perdere la testa anche a te, vero?”
Non attende una risposta e riprende.
“Sarò da voi tra 10 minuti. A tra poco”
E riaggancia, lasciandomi come un ebete a fissare la cornetta.
In effetti come darle torto.
Da quando Miyuki è entrata nelle nostre vite, tutto è risultato migliore.
Ho iniziato di nuovo ad assaporare la bellezza della vita.
E mi sento in colpa per questo.
Perché in un certo senso, mi sembra di tradire Kaori.
Sospiro.
Va affrontato un problema per volta.
Mi reco al piano superiore e busso leggermente alla porta di mia figlia.
Risponde con un debole “Entra pure” e mi sento morire.
Non sopporto di saperla triste.
“Piccola ora devo uscire un attimo. Voglio andare a chiedere alcune informazioni per ritrovare Miyuki. Sta venendo qui la zia Miki per farti compagnia. Vedrai che tutto si risolverà presto, ok?!”
Vedo i suoi occhioni neri pieni di lacrime che mi fissano e il cuore mi si stringe.
In un attimo mi salta addosso e mi abbraccia forte.
“Mi manca! Mi manca tanto!!!Voglio che torni!”
La stringo di più a me e una lacrima scende anche sul mio volto.
“Lo so piccola, manca anche a me. Vedrai che la ritroveremo. Stai tranquilla, va bene?!”
Annuisce, anche se la sento poco convinta.
Sono disposto a tutto per ritrovare l’unica persona che ha fatto breccia nei nostri cuori.
“Fidati di me, ok?! Entro un paio di ore sarò di ritorno. Fai la brava, mi raccomando!”
Si allontana leggermente e sorride.
“Come sempre”
Le faccio un’ultima carezza, quando sento suonare il campanello.
È ora di andare.

Casa Saeba – Tokyo
Ore 17.30
Shan In
Papà è appena andato via e sento per le scale il passo lento della zia Miki.
Mi passo le mani sugli occhi per asciugare le ultime lacrime che ancora mi bagnano il viso.
Faccio un lungo respiro e decido rapidamente cosa fare.
Rimanere qui a piangermi addosso o dare una mano a papà per cercare informazioni?!
Beh non ci sono sicuramente dubbi sulla mia decisione.
Alzo gli occhi verso la porta e sento la zia che bussa delicata.
“Entra” le dico decisa.
Ho senza dubbio bisogno del suo aiuto.
“Ehi piccola, come stai?”
La guardo negli occhi e so che ha già letto la risposta che cerca.
Si avvicina e mi abbraccia.
“Vedrai che papà la ritroverà. Stai tranquilla”
Annuisco.
Appena si allontana leggermente, ne approfitto per parlare.
“Zia io ho fiducia in papà, ma vorrei potergli essere d’aiuto. Mi potresti accompagnare in un posto?!”
Sgrana gli occhi meravigliata.
“Dove vuoi andare?!”
Faccio un respiro, so che quello che dirò non le piacerà.
“Da Saeko. È l’unica che può darci informazioni sul padre di Miyuki. Sono sicura che lei è andata da lui”
Ora la zia si arrabbierà.
Non so perché, ma dopo che papà e mamma si sono sposati, Saeko non ha più fatto parte della loro vita.
Si è distaccata completamente da tutti, non facendosi più sentire.
Io non l’ho mai vista.
La conosco solo di fama, perché papà non la vuole nemmeno più sentir nominare.
Beh neanche la zia Miki e lo zio Umibozu sono da meno.
Però in questo momento mi sembra più giusto mettere da parte le ostilità per un fine maggiore.
La zia sospira, rassegnata.
“Va bene, però facciamo veloce. Tra due ore tuo padre sarà di ritorno e dubito che sarà felice di sapere dove stiamo andando”
L’abbraccio forte per ringraziarla.
“Lo faccio solo perché sono sicura che sia tu che Ryo abbiate bisogno di una persona come Miyuki al vostro fianco”
Sorride contenta, poi passandomi una mano tra i capelli, continua.
“Assomiglia molto a tua madre sai?! Ha i suoi stessi lineamenti. La prima volta che è entrata al Cat’s Eye per un momento mi si è fermato il cuore. Ho davvero pensato che fosse Kaori…”
Scuote la testa, imbarazzata per le sue stesse parole.
“Già, anche io quando l’ho vista per la prima volta su una rivista, ho pensato la stessa cosa”
Scendo dal letto e le porgo la mano.
“Ma è solo una coincidenza”
La zia annuisce e ci dirigiamo così verso l’uscita.

Clinica privata Honoko – Roppongi - Tokyo
Ore 17.30
Miyuki
Siamo arrivate ormai da quattro ore qui alla clinica dove lavora papà.
Da quando è andato in pensione dalla ditta farmaceutica di cui era presidente, ha ripreso a praticare il suo vecchio mestiere di dottore, aprendo una clinica nella villa dove vivevamo.
Purtroppo mi hanno detto che lui si è recato fuori città per qualche giorno a causa di un congresso importante e che prevedono il suo ritorno verso tarda sera.
Ora sono nel parco che circonda la villa.
Qui è rimasto tutto come l’ho lasciato due anni fa, prima che partissi per la mia folgorante carriera da modella.
Devo essere sincera, mi è mancato questo paradiso terrestre.
Quando il lavoro si faceva troppo pesante o troppo stressante, tornavo sempre per qualche giorno nei primi tempi.
Poi la carriera mi ha talmente tanto assorbito, che ho dovuto allontanarmi definitivamente.
Respiro a pieni polmoni e il mal di testa sembra calmarsi.
Ho lasciato Eriko in camera mia.
Avevo bisogno di rimanere da sola.
Mi siedo su una panchina e mi rannicchio con le gambe al petto.
Metto la testa sulle ginocchia e sospiro.
Un nuovo ricordo mi investe.

“Miki come cavolo glielo dico?!”
“Kaori stai tranquilla, sono sicura che ne sarà felice. È una notizia stupenda!”
La ragazza dai capelli castani sospirò spaventata.
“Non so… un bambino adesso, con il lavoro che facciamo…”
La barista le mise una mano sulla spalla, confortandola.
“E' il regalo più bello che potresti fargli. Devi avere fiducia nell’amore che prova per te”
L’amica annuì e l’abbracciò felice.
“Ti voglio bene Miki, non saprei come fare senza di te!”
In quel preciso istante l’oggetto del loro discorso fece il suo ingresso nel locale.
“Buongiorno a tutti!”
Poi rivolgendosi alla sua socia continuò.
“Amore finalmente ti ho trovata, ti ho cercata dappertutto. Dove eri finita?!”
Kaori si girò verso di lui e guardandolo seria, gli prese una mano.
“Ryo dobbiamo parlare, è importante”
Il suo tono non ammetteva repliche, così lui si fece guidare fuori dal Cat’s Eye rimanendo in silenzio.
La sua partner si districò tra la folla della domenica mattina e entrò nel parco che era posto poco lontano dal bar dei loro amici.
Appena arrivò in un punto isolato, si sedette su una panchina e si rannicchiò con le gambe al petto.
Ryo esasperato da tanta attesa, le si avvicinò e chiese preoccupato.
“Allora?! Di cosa dobbiamo parlare?! Kaori mi stai spaventando!”
Lei lo fissò e involontariamente gli occhi le si riempirono di lacrime.
“Mi… Mi dispiace Ryo… Io non avrei mai creduto che… Non potevo prevederlo…”
I singhiozzi erano aumentati e l’uomo non riusciva a capire cosa lei gli volesse dire.
Le si inginocchiò davanti.
“Amore che ti succede?! Stai male?! Ti prego… parlami!”
Kaori lo abbracciò stretto e tra una lacrima e l’altra, gli sussurrò all’orecchio.
“Sono incinta…”
Appena sentì il corpo di lui irrigidirsi, i singhiozzi aumentarono.
“Mi dispiace, so che questo non è certo il momento migliore, visto il nostro lavoro, ma ti giuro che non l’ho fatto apposta”
Non vedendo nessuna reazione nel socio, si allontanò leggermente.
“Ryo, ti prego, dì qualcosa”
Fu solo un sussurro.
Ma il viso terrorizzato di lui, non le sembrò un buon segno.
Delusa dal suo comportamento, si alzò e si incamminò verso casa, decisa a dare un taglio netto alla loro storia se lui non avesse accettato quel bambino in arrivo.
Ma dopo pochi passi, due forti braccia le cinsero la vita.
“E' la cosa più bella che potessi dirmi. Avremo un cucciolo tutto nostro. È una cosa bellissima. Ti amo piccola!”
Lei si girò per guardarlo in viso e leggendoci solo una felicità smisurata, sorrise serena.
Un dubbio però la attraversò.
“sei sicuro di volerlo?! Non voglio obbligarti se tu non vuoi…capisco che sarà un grosso cambiamento…”
Lui la zittì, baciandola intensamente.
“Non dire stupidaggini Kaori. È il regalo più bello che potessi farmi. E ogni cosa la affronteremo insieme, perché ormai non ti puoi più liberare di me, signora Saeba”
Kaori sorrise e gli diede un bacio sul naso.
“Sono d’accordo signor Saeba”
Lui si chinò sul ventre ancora piatto di lei e sussurrò debolmente.
“Non vedo l’ora che nasca”
Poi sentendo un brivido percorrergli la schiena a causa del vento autunnale, si alzò in piedi e stringendo la sua socia a se, continuò.
“Ora però è meglio andare, non voglio che le due persone più importanti della mia vita prendano freddo!”
E così dicendo, intrecciò la sua mano a quella di Kaori, incamminandosi con lei verso casa, invaso da una felicità senza limiti.

Appena torno al presente, mi rendo conto che si è fatta sera.
Devo essere rimasta assorta nei miei pensieri per molto tempo.
Sospiro.
Questi sogni a occhi aperti iniziano a sembrare sempre più reali.
E questo mi spaventa sempre di più.
Mi alzo per tornare dentro casa, quando vedo una macchina avvicinarsi.
La riconosco subito e capisco che la resa dei conto è ormai prossima.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Distretto di polizia di Shinjuku – Tokyo
Ore 18.15
Shan In
Siamo arrivate davanti al distretto dove lavora l’ispettrice Saeko Nogami.
Sono seduta su una sedia davanti alla sua scrivania, in attesa che lei ci raggiunga.
Il mio cuore batte veloce.
Non mi è mai stata particolarmente simpatica questa donna, visti i racconti che ho potuto carpire su di lei, però in questo caso sono disposta pure a prostrarmi ai suoi piedi purché mi dia una mano.
La zia Miki è seduta accanto a me, è visibilmente a disagio.
Un giorno o l’altro mi devo far raccontare cosa è successo tra loro.
Nemmeno lo zio Mick nomina mai la poliziotta.
Ad ogni modo i miei pensieri vengono interrotti dal rumore di tacchi che percorrono il corridoio.
Poi una mano si appoggia sulla maniglia della porta e la apre delicatamente.
Appare una donna alta più o meno come la zia, capelli neri, occhi blu come la notte e un vestito così aderente che lascia bene poco all’immaginazione.
Ci fissa per qualche secondo per poi andare a sedere al suo posto.
Appena si è messa comoda, incrocia le dita delle mani e sorride.
“Miki che sorpresa, come mai da queste parti?!”
La zia le sorride tirata, si vede che si sta sforzando di non essere sgarbata.
“Avrei bisogno di informazioni su un tale di nome Toshio Takashi. Puoi aiutarci?!”
La donna posa gli occhi su di me e mi sorride.
“E lei chi è?!”
Io mi giro verso la zia, che annuisce, così mi presento.
“Piacere di conoscerla, io sono Shan In Saeba”
La vedo sgranare gli occhi.
“La figlia di Ryo e Kaori?!”
Annuisco.
Il sorriso non è più sulle sue labbra.
Torna a guardare la zia e sembra diventata di ghiaccio.
“Mi dispiace, non posso aiutarvi”
Ora sono io che mi arrabbio.
Ma come fa ad essere così insensibile?!
E poi da quanto so, papà e mamma in passato le hanno fatto un sacco di favori.
Sto per dirgliene quattro, ma la zia mi anticipa.
“Insomma Saeko, non ti stiamo chiedendo niente di impossibile. Solo uno stupido indirizzo… mi sembra che in passato abbiamo fatto molto di più per te”
La poliziotta incassa il colpo in silenzio.
Però si vede che non ha gradito il riferimento.
Ci guarda per qualche secondo.
“Perché vi serve?! È un uomo molto importante e non desidera essere disturbato…”
La zia sbuffa.
Sembra che stia iniziando a spazientirsi.
Parlo io per lei.
“Perché è il padre di Miyuki, una mia carissima amica. Ho bisogno di chiedergli se sa dove posso trovarla”
Saeko mi guarda divertita.
“Parli di Miyuki Takashi?! La famosa modella?! Amica tua?! Ma per favore… inventatene un’altra…”
Questa donna è da strozzare.
Se non fosse l’unica nostra ancora di salvezza, me ne sarei già andata.
Esco dallo zaino la macchina fotografica e gliela porgo.
“Vedi questa bellissima donna bionda accanto a me?! Lei è Miyuki… la riconosci? O hai bisogno di un paio di occhiali per vederla meglio?!”
Sembra meravigliata del fatto che abbia detto la verità, ma sembra ancora dubbiosa.
Così le mostro altre due o tre foto.
In una c’è anche papà, mentre sorride per una mia battuta.
Saeko sbianca e io rimetto la macchina fotografica al suo posto.
“Allora puoi aiutarci sì o no?!” le chiedo irritata.
Lei sospira.
Abbassa gli occhi e la sento sussurrare.
“Tale padre, tale figlia”
Poi alzandosi si avvicina ad uno schedario.
Sento il fruscio della carta sfregata.
Probabilmente sta cercando l’indirizzo.
“Questa è un’informazione riservata. Il dottor Takashi dopo che ha abbandonato il suo lavoro di medico dieci anni fa, ha messo su una delle ditte farmaceutiche più importanti del Giappone. Da un anno è andato in pensione ed è tornato al suo vecchio lavoro, aprendo una clinica privata all’interno della sua villa. L’indirizzo è ‘Via Sonoko 32, quartiere di Roppongi, qui a Tokyo’ ”
Le sorrido.
“Grazie sei stata davvero molto gentile”
Rimette il fascicolo al suo posto e chiude lo schedario con un colpo secco.
“Ora se potete scusarmi, ho molto lavoro da sbrigare”
Io rimango shockata da tanta arroganza, mentre la zia non mi sembra tanto sorpresa.
Si alza e prendendomi per mano, ci dirigiamo alla porta.
Poco prima di uscire però, zia Miki si gira.
“Addio Saeko” lo dice con un tono così duro, che sembra davvero che non voglia più rivederla.
La poliziotta è rimasta di spalle e non si volta nemmeno.
Io sospiro e mi faccio trascinare dalla presa ferrea della zia.
Ci incamminiamo verso casa e guardando l’orologio noto con sorpresa che abbiamo fatto abbastanza presto.
“Zia? Posso farti una domanda?!”
Lei si gira per guardarmi e legge sul mio volto la mia curiosità.
“Vuoi sapere perché io, papà e gli altri siamo arrabbiati con Saeko vero?!”
Annuisco.
Devo ammettere che ora che l’ho conosciuta, la curiosità mi sta divorando.
Sbuffa leggermente, evidentemente sta cercando di capire quale è la cosa giusta da fare.
Appena arriviamo a casa, ci sediamo sul divano e la vedo rattristarsi.
“Io non dovrei raccontarti questa storia… sei ancora così piccola e Kaori probabilmente non vorrebbe…”
Si passa una mano tra i capelli lunghi, sembra in imbarazzo.
“Però capisco anche la tua curiosità…”
Io le metto una mano sulle sue.
“Zia prometto che non dirò mai a nessuno che me l’hai raccontata”
Mi faccio una croce sul petto.
“Giuro”
Lei sorride e mi accarezza una guancia.
“E' successo circa 7 anni fa. Ryo e Kaori avevano deciso la data del matrimonio ed erano molto indaffarati con i preparativi. La mattina in cui si sarebbe dovuta svolgere la cerimonia, Saeko si presentò al Cat’s Eye molto presto. Tuo padre era già lì perché aveva passato la notte da noi. Perché come sai la notte prima delle nozze i due sposi non devono dormire sotto lo stesso tetto”
Sospira.
“Saeko ci disse che erano arrivati in Giappone delle persone molto cattive che volevano fare del male alla tua mamma e al tuo papà. Così decidemmo che era meglio rinviare le nozze. Quando chiamammo Kaori per dirglielo, non ne fu particolarmente felice, ma ingoiò la notizia senza lamentarsi, come era solita fare. Ryo il giorno stesso partì per andare a caccia di queste persone e con lui andarono anche lo zio Falcon e lo zio Mick. Dopo solo un paio di giorni furono di ritorno, dicendoci che in realtà non era vero nulla. Che le persone che Saeko c’aveva segnalato erano tutti in carcere negli USA e che non potevano nuocere in alcun modo. Ryo furioso fece venire Saeko qui a casa vostra per chiedere spiegazioni e lei ne approfittò per…”
Si blocca e mi guarda preoccupata.
Sa che probabilmente quello che sentirò non mi piacerà affatto.
Sospira un’altra volta.
Ormai ha iniziato, sa che deve assolutamente continuare.
“…per confessargli i suoi sentimenti… diciamo così… gli disse che l’aveva fatto per il suo bene, che avrebbe commesso solo un grande errore nello sposare Kaori, incatenandola ad un mondo che presto o tardi l’avrebbe uccisa. Continuò insinuando inoltre che Kaori non era una partner degna per lui e che invece lei lo fosse, così Ryo non ci vide più e non ascoltò ragioni. Le disse di non farsi più né vedere né sentire, che se lei era convinta di quello che aveva detto, non aveva più nessun motivo per continuare a far parte del nostro gruppo. In quel preciso istante entrammo in casa io e Kaori. Lei era già incinta di te. Saeko presa da un impeto d’ira le si avventò addosso. Lei indietreggiando per schivarla, mise un piede in fallo e cadde dalle scale, ruzzolando giù per due piani. Quando io e tuo padre ci rendemmo conto della situazione, andammo subito a soccorrerla. A causa della caduta aveva perso conoscenza e oltretutto iniziò a perdere sangue. Chiamammo un’ambulanza, che arrivò in breve tempo, e la trasportò in ospedale. Lì la ginecologa di Kaori ci informò sul suo stato di salute. Ci disse che la caduta era stata molto brutta, ma che per fortuna sia tu che lei stavate bene. Solo che Kaori fu costretta a proseguire la gravidanza a letto, perché scoprimmo con nostro dispiacere che era comunque a rischio di aborto. Poiché la placenta si era un po’ staccata. Ad ogni modo tua madre si riprese velocemente e non si buttò certo giù per una cosa del genere. Ryo rimase profondamente deluso del fatto che Saeko in quel frangente non aveva fatto niente per aiutare Kaori. Non si fece nemmeno sentire per sapere le sue condizioni. Da allora per tuo padre quella donna è diventata praticamente inesistente”
Rimango a bocca aperta.
Non avrei mai creduto che fosse questo il segreto.
Ora capisco perché papà la detesti così tanto.
Ha cercato di fare del male alla mamma e a me.
Mi sento quasi in colpa per essere andata a chiedere aiuto proprio a lei.
La zia intuisce i miei pensieri e mi prende una mano.
“Stai tranquilla, non gli diremo che siamo andate al distretto. Semmai potremmo dire che è stato un mio caro amico a darci la dritta” e mi fa l’occhiolino.
Io sorrido, più tranquilla.
Forse ha ragione.
È inutile fargli rievocare questo brutto ricordo.
“Ok, affare fatto” e le stringo la mano riconoscente.
A questo punto mi alzo per prendere una cartina dalla libreria e distendendola sul tavolo del soggiorno, cerco di capire dove si trova la clinica privata di cui ci ha parlato Saeko.
“Deve essere qui” e indico un punto sulla mappa.
La zia traccia il percorso da seguire e sorride.
“In effetti non è tanto lontano. In una mezz’oretta ci si arriva”
La guardo negli occhi, ma lei scuote la testa.
“Non ci pensare nemmeno. Io non ti ci porto. Prima ne devi parlare con tuo padre”
Sbuffo sconsolata, ma infondo ha ragione.
Non posso far preoccupare papà anche con la mia fuga.
Mi siedo sul divano di nuovo e aspetto che torni, magari deciderà di andarci oggi stesso.

Casa Saeba – Tokyo
Ore 19.15
Ryo
Ho rivisto tutti gli informatori che conoscevo che sono rimasti in piazza, ma nessuno ha saputo dirmi dove poter trovare Natasha Urameshi.
È certo però che qualcuno ha assoldato un killer per uccidere una donna.
Di più non è stato possibile sapere.
Il mio istinto dice che quella donna è Miyuki e che il mandante è la stilista.
Qui però bisognerebbe trovare il movente e qualche prova.
Apro la porta di casa sconsolato.
Almeno sapessi dove si è nascosta Miyuki, potrei farle qualche domanda e capire se lei ne fosse a conoscenza di questa ipotesi.
Sospiro.
Quando entro però vedo Miki e Shan In sedute sul divano, che mi fissano in modo strano.
La prima sembra in ansia, l’altra anche troppo euforica.
“ciao! Come è andata qui?!” dico per spezzare l’atmosfera tesa che si è creata.
Mia figlia si alza velocemente dal suo posto e mi raggiunge con pochi passi.
“Papà dobbiamo assolutamente parlare”
Oddio e adesso cosa è successo?!
Cerco di restare calmo.
“Dimmi. Che c’è!?”
Fa un lungo respiro e inizia a parlare.
“Sappiamo dove è andata Miyuki”
Eh?! Ma come…?!
“Stai scherzando?!”
Guardo Miki e leggo nei suoi occhi la stessa determinazione che c’è in quelli di mia figlia.
“No, è tutto vero. Ho chiesto alla zia di aiutarmi e lei, tramite un tizio che conosce, ha scoperto dove abita Toshio Takashi, il padre di Miyuki. Sono sicura che lei è andata da lui. Ci metterei la mano sul fuoco. Ora bisogna raggiungerla e convincerla a tornare qui da noi”
Sorrido.
È tutta sua madre.
“Sei proprio una testona”
Lei mi sorride tranquilla.
“Lo so e ne vado fiera”
Sento Miki sogghignare e non posso non imitarla.
“Ok, mi arrendo…dove stanno?!”
Mi sento spingere verso il tavolo del soggiorno dove è depositata una mappa.
Guardo il percorso che ci è stato disegnato sopra e noto la destinazione.
Il quartiere di Roppongi.
Interessante.
“Sembra che il padre di Miyuki abbia aperto una clinica privata nella sua villa e sia tornato alla sua vecchia passione di medico. Perché non andiamo a parlarci?!”
Shan In è tutta eccitata e non vorrei deluderla, ma è ovvio che non la porterò con me.
È troppo pericoloso.
Devo saperla al sicuro per potermi muovere con tranquillità.
“Ascolta piccola, avete fatto un ottimo lavoro, ma credo che sia il caso che ci vada da solo a parlarci”
La vedo sgranare gli occhi.
Ora arriverà la vera battaglia.
Convincerla che è meglio così.
“No!!!! Voglio venire anche io. Sono sicura che Miyuki non ti ascolterà, invece se ci parlo io, tornerà con noi”
Sorrido.
È proprio cocciuta.
Come Kaori.
Mi sembra di rivivere uno dei tanti scontri con lei...
“Grazie per la fiducia, ma rimango dell’idea che è meglio così…”
Vedendo il broncio farsi strada sul suo volto, continuo imperterrito.
“Ti giuro che non tornerò a casa senza averla convinta, ma per favore, ho bisogno di sapere che sei al sicuro per poterla aiutare e difenderla dalle persone cattive che le vogliono fare del male”
La vedo fissarmi negli occhi, per capire se sto dicendo la verità.
Aspetto qualche secondo, alla fine dei quali la sento sospirare e annuire.
“Ok, rimarrò con la zia Miki”
Poi però avvicinandosi a me, mi obbliga a scendere alla sua altezza e fissandomi bene negli occhi, continua.
“Però se ti azzardi a tornare senza di lei, giuro che me la paghi papà!”
L’ha detto con un tono che non ammette repliche.
È lo stesso che usava Kaori quando stavo per fare qualcosa di stupido.
Deglutisco a fatica.
Spero di riuscire a risolvere questa faccenda senza troppi problemi.
Le do un piccolo bacio sulla guancia per suggellare la nostra promessa e mi incammino verso la porta.
“Miki forse è meglio se andate al Cat’s Eye e mi aspettate lì. Non so quanto ci metterò e preferisco che non lasci troppo tempo Umibozu da solo”
Le faccio l’occhiolino ed esco di casa velocemente.
Ho una missione da compiere e nessuno mi potrà fermare.
Almeno spero.

Clinica privata Honoko – Roppongi - Tokyo
Ore 19.30
Miyuki
Vedo mio padre scendere dalla sua BMW nera.
Ha la faccia stanca, tipica di quando ha avuto una giornata molto dura.
Mi dispiace un po’ disturbarlo.
Ma ho troppo bisogno di sapere.
Mi avvicino lentamente.
Appena sono a pochi passi da lui, alza la testa nella mia direzione.
“Chi c’è?”
Sorrido, in effetti con questo buio è difficile poter scorgere il mio volto.
“Va bene che non ci vediamo da quasi un anno, ma ti sembra il caso di scordare di avere una figlia?!”
Appena sente la mia voce, si avvicina emozionato.
“Miyuki che bella sorpresa, fatti abbracciare”
È così bello stare tra le sue braccia.
Mi sento al sicuro, protetta.
Papà è più alto di me di una decina di centimetri.
Ha un corpo atletico e slanciato.
Non dimostra minimamente i suoi 68 anni.
Se non fosse per qualche capello bianco qua e la, gli si potrebbero dare 10 anni in meno, come minimo.
Mi allontano leggermente da lui, portando un braccio intorno alla sua vita.
“Allora papà, come procedono le cose da queste parti?”
Lo sento ridere di gusto e mentre ci incamminiamo verso casa, inizia a raccontarmi dei pazienti che sta seguendo.
Ci sono due signori anziani con problemi alle gambe, un bambino che deve essere operato agli occhi e infine una donna con un parto trigemellare molto delicato.
Insomma le solite cose.
Sorrido al pensiero che qui il tempo sembra fermarsi.
Ci accomodiamo nel suo studio, sedendoci sul divano.
Papà deve aver intuito che ho bisogno di parlargli in privato di qualcosa di delicato.
Sospiro, non so nemmeno da dove iniziare.
“E te Miyuki? Come stai? Se devo essere sincero non hai una bella cera, lo sai?!”
E mi passa una mano sulle mie occhiaie sempre più evidenti.
“Già… non sto troppo bene in effetti”
Con queste parole ho definitivamente catturato la sua attenzione.
“Che hai?! È successo qualcosa di brutto?!? Ti prego parla!!! Non lasciarmi sulle spine”
Mi sistemo meglio.
Gli prendo una mano nella mia e decido di guardarlo fisso negli occhi.
È l’unico modo che conosco per capire se sta mentendo.
“Ho iniziato a ricordare qualcosa” dico in un sussurro.
Sento il suo corpo irrigidirsi.
Questo è decisamente un brutto segno.
“Cosa intendi per qualcosa?! Quanto hai ricordato?!”
Sospiro.
“Sono come flash, immagini che durano da pochi secondi a svariati minuti. Il problema è che sto iniziando a credere di non essere quella che credevo di essere”
Lo guardo con attenzione.
Ora è decisamente il momento di sapere.
Lui mi fissa preoccupato.
Sospira.
Credo si sia arreso all’evidenza.
Allontana la sua mano dalla mia e se la passa tra i capelli con fare nervoso.
“Cosa vuoi sapere?!”
Io scuoto la testa, non troppo sorpresa da questa frase.
“Vorrei che mi aiutassi… a ricordare… sei l’unico che può farlo…”
Sospira ancora.
Evidentemente ha capito che non lo lascerò in pace finché non mi avrà detto tutta la verità.
Annuisce.
“Da dove vuoi iniziare?!”
Io mi alzo, dirigendomi verso la finestra che da sul parco.
“Dalla cosa più semplice. Quale è il mio vero nome?!”
“Kaori Makimura”
Sgrano gli occhi.
Quindi avevo ragione.
Rimango di spalle e continuo.
“Come mi sono salvata dall’incidente di tre anni fa?!”
“Beh ecco… io…”
“PAPà!!!! Non balbettare!!!” gli ho praticamente urlato addosso, ma mi sta innervosendo.
Vorrei solo che parlasse chiaro per una volta.
“E va bene… hai ragione… è arrivato il momento che tu sappia tutto”
Congiunge le mani e appoggia i gomiti sulle gambe.
Lo sguardo perso in un punto a caso, per concentrarsi sui ricordi di quel terribile giorno.
“Quando sei arrivata in ospedale dopo l’incidente, io ero il medico di turno al pronto soccorso. Insieme a te fu ricoverata un’altra donna, più o meno della stessa età e corporatura. Quel giorno ci fu un tale casino in reparto che non so come, confusero le vostre cartelle, compreso le vostre identità. L’altra donna morì quasi subito dopo il suo arrivo, e credendo che si trattasse di Kaori Makimura, lo comunicai ai suoi familiari. Erano così disperati che non vollero nemmeno vedere il corpo. Così non ebbi subito un riscontro di quel maledetto errore”
Fa un lungo respiro e continua.
“Anche tu rischiavi di fare la stessa fine, così decisi di tentare il tutto per tutto, così ti somministrai un farmaco creato da me, ancora in fase di sperimentazione. Rispondesti così bene, che in pochi mesi ti svegliasti dal coma in cui eri entrata, riprendendoti velocemente. L’unico problema fu che avevi completamente perso la memoria. Rimanesti in ospedale per altre lunghe settimane dopo il risveglio, te lo ricordi?!”
Annuisco.
Anche se quel periodo è ancora un po’ confuso.
Lui sorride leggermente, capendo il mio disagio e prosegue.
“Io ne approfittai per farti un check-up completo, per essere sicuro che tu non avessi riscontrato nessun danno cerebrale permanente a causa del farmaco che ti avevo somministrato. Per fortuna i test risultarono perfetti, tanto che sfruttai il tuo episodio per pubblicizzare l’efficacia del mio farmaco e riuscendo anche ad accelerare i tempi per la sua immissione sul mercato. Però dai risultati delle analisi emerse che tu non eri colei che credevo, perché i valori erano completamente diversi dal previsto, il gruppo sanguigno per primo. Così feci un’indagine più accurata e scoprii dello scambio delle cartelle. Ma ormai era troppo tardi per comunicare ai tuoi parenti che eri ancora viva, così approfittai della tua completa amnesia, per ricostruirti una vita da zero. Visto che mi ero preso cura di te e mi sentivo in colpa per quello che era successo, decisi di farti credere di essere mia figlia, in modo che avessi comunque un punto di riferimento. Il resto della storia la sai…”
Sono paralizzata.
Tutto questo è un incubo.
Ora mi sveglierò e tornerò alla mia vita normale.
Chiudo gli occhi e attendo qualche secondo.
Quando li riapro scopro che in realtà è tutto vero.
Purtroppo.
“Perché non mi hai detto nulla in tutto questo tempo?! Non ti sei sentito un verme?!”
Lo sento passarsi una mano tra i capelli.
“Sì, ma con il tempo mi sono così tanto affezionato a te, che ho creduto davvero di aver trovato una figlia, io che sono sempre stato da solo. Senza nessuno che mi donasse un po’ di amore. Quando ti sei trasferita qui e hai iniziato a fidarti di me, regalandomi tanti sorrisi, ho pensato di aver fatto la scelta giusta. Ogni notte però pensavo ai cari che ti avevano perso e mi sentivo in colpa…”
Faccio una smorfia.
Il dolore che hanno provato Ryo e Shan In non è comparabile ai suoi sensi di colpa.
“E' per questo che mi hai consigliato di tingermi i capelli e di mettermi le lenti a contatto? Per fare in modo che le persone che mi conoscevano non mi riconoscessero?”
Annuisce colpevole.
Lo sguardo basso, gli occhi spenti.
Un po’ mi fa pena.
Infondo senza di lui a quest’ora non sarei nemmeno più qui.
Sospiro.
“Avevo un marito e una figlia, lo sapevi?!”
Mi guarda meravigliato.
“C-cosa?”
Sorrido appena e una lacrima solca il mio viso.
“Già…”
Mi volto verso di lui e mi avvicino.
Mi siedo al suo fianco e non so bene cosa fare adesso.
Lui appoggia una mano sulla mia, sembra sinceramente dispiaciuto.
“Mi dispiace, davvero… io non pensavo… non avrei mai immaginato che…”
Scuoto la testa e gli metto una mano sulla bocca.
“Ho capito. Non avevi cattive intenzioni. In un certo senso ti devo anche ringraziare… è merito tuo se sono ancora viva. Però ora sono un po’ confusa e disorientata. Capisci cosa voglio dire?!”
Scoprire di essere una persona completamente diversa da quella che credevo, beh può risultare un po’ stressante.
Devo ammetterlo.
In un attimo un altro ricordo affiora.

Kaori era in ospedale in attesa di fare la sua prima ecografia.
Era agitata e un po’ spaventata.
Nonostante il medico le avesse detto chiaramente che era meglio avere sempre qualcuno vicino durante le visite, lei aveva preferito lasciare Ryo a casa a dormire.
Gli aveva ricordato fino alla nausea che quel giorno aveva quell’analisi da fare, ma lui non era uno che ricordasse a mente questi particolari.
Il giorno prima Kaori decise di non dirgli nulla, infondo sapeva che la cosa interessasse poco il socio e così si era svegliata presto come sempre e si era recata in ospedale in perfetto orario.
Era seduta sul lettino in attesa che il medico fosse pronto per procedere.
L’infermiera era stata gentilissima e l’aveva tranquillizzata meglio che poté.
Quando il dottore diede inizio all’esame, premette una sorta di spazzolino sulla pancia piatta della paziente.
In pochi secondi si diffuse nella stanza il dolce suono di un tamburo.
Deciso e veloce.
Kaori sorrise e una lacrima scese sul suo volto.
Avrebbe voluto avere accanto il suo compagno.
Si girò dalla parte del monitor e lo vide.
Suo figlio.
Si accarezzò il ventre dove era posizionata la testolina e sorrise.
In quel preciso istante la mano di qualcuno si appoggiò alla sua.
Lei si voltò si scatto.
Lui era lì, accanto a lei.
Con i pantaloni stropicciati, la camicia abbottonata male e i capelli spettinati.
Sembrava si fosse svegliato da pochi minuti.
Gli sorrise e tornò a guardare il monitor.
Ryo fece lo stesso e si commosse nel vedere suo figlio per la prima volta.
“Sa già dirci di che sesso è, dottore?!”
La sua voce così roca e rotta dall’emozione, diede un senso di calore al cuore di Kaori.
“ancora no, mi dispiace. Vedrà che alla prossima ecografia sarà possibile saperlo. Dovrete avere ancora un po’ di pazienza. Comunque per il momento la gravidanza procede a gonfie vele. State tranquilli.”
Il medico sorrise a quella strana coppia e uscì dalla stanza per stampare i risultati dell’esame.
Mentre Kaori era intenta a ripulirsi l’addome dal gel che il dottore le aveva cosparso, Ryo le si sedette accanto.
“Scusa, ho fatto un po’ tardi… ma tu potevi anche svegliarmi però…”
Lo disse con un tono di falso rimprovero, un po’ dispiaciuto di aver fatto soffrire nuovamente la donna di cui era innamorato.
“Dormivi così bene… e poi ieri sera hai fatto tardi, non volevo disturbarti”
“Ma che vai dicendo?! Da quando in qua andare all’ecografia della propria ragazza è un disturbo?!"
La socia lo guardò sorridendo.
"Ancora faccio fatica ad abituarmi alla tua dolcezza sai?!"
Lui si avvicinò e la baciò.
"Ti amo"
Lei iniziò a singhiozzare e lo strinse a se in un abbraccio.
"Anche io... non hai idea quanto..."


“Ehi tutto bene?!”
È la voce di papà a farmi tornare al presente.
Oddio definirlo papà a questo punto è un po’ strano, ma infondo sono sinceramente affezionata a quest’uomo, nonostante quello che ha fatto.
Mi ha accudito, mi ha protetta e sono sicura che mi ha voluto davvero bene.
Mi massaggio le tempie indolenzite.
“Sì…sono solo molto stanca”
Si avvicina con l’intento di accarezzarmi la testa, ma si blocca a mezz’aria.
Forse non è sicuro che io apprezzi ancora la sua vicinanza dopo le ultime rivelazioni.
Sospiro leggermente e prendo una decisione molto repentina.
Azzero la distanza che c’è tra noi e appoggiando la fronte sul suo petto, lo abbraccio spontaneamente.
“Sarai sempre il mio papà, vero?! Anche se non sono veramente tua figlia?!”
Lo sento stringermi a lui e qualcosa bagnarmi il viso.
Alzo lo sguardo su di lui e noto le lacrime che stanno scendendo copiose dai suoi occhi.
“Non mi odi per quello che ti ho fatto?!” mi chiede meravigliato, con la voce rotta dal pianto.
Gli sorrido debolmente e accentuando la stretta rispondo.
“Come potrei?! Mi hai fatto sentire amata e protetta in un momento della mia vita in cui ero sola e indifesa. So che a parte mio marito e mia figlia, non ho più parenti in vita e aver vissuto con te, mi ha dato la possibilità di rivivere la gioia di avere un padre che mi vuole bene. Spero solo che appena avrò avuto modo di sistemare la mia vita, tu decida di continuare a farne parte, come hai fatto fino ad ora”
Lo vedo sorridere e questa per me è una grande soddisfazione.
È vero, quando mi ha detto la verità una parte di me l’avrebbe voluto picchiare per quello che mi ha fatto, allontanandomi dalle persone che amo.
Però d’altro canto sono viva grazie a lui.
Scuoto la testa e gli stampo un bacio sulla guancia.
“Ti voglio bene papà!”
“Anche io Miy…”
Tossisce leggermente.
“Volevo dire Kaori”
È strano sentirmi chiamare con il mio vero nome, ma è decisamente una bella sensazione.
Sto per dire qualcosa, ma vengo interrotta dal suono del campanello.
E adesso chi sarà?

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Salve a tutti...
La storia sta volgendo al termine.
Questo é il penultimo capitolo.
Sono stata in dubbio se spezzarlo in due parti o postarlo tutto insieme, ma visto come ho deciso di far andare le cose, ho optato per un capitolo unico.
Spero che vi piacerà...
Nel capitolo finale ci sarà una nota personale che spiegherà il perché ho preso delle decisioni in favore di altre..
Che altro dire?
Buona lettura...spero ;)




Clinica privata Honoko – Roppongi - Tokyo

Ore 20.10
Ryo
Sono arrivato in questo preciso istante davanti alla villa del padre di Miyuki.
Ho come la sensazione che Shan In abbia ragione.
Lei deve essere qui.
È come se sentissi la sua presenza e il suo profumo.
Arrossisco leggermente.
Suono il citofono e aspetto.
Dopo qualche secondo sento la voce di un uomo parlare.
“Chi è?!”
“Salve, scusi l’ora, sono Ryo Saeba. Avrei urgenza di parlarle. Si tratta di sua figlia”
Lo sento allontanarsi leggermente dal citofono e senza dire altro, apre il cancello.
Entro con la mia Mini e parcheggio proprio davanti al portone della villa.
Esco dalla macchina e faccio un lungo respiro.
Questo è il momento decisivo.
Appena alzo la mano per bussare, qualcuno mi precede aprendo.
Ad accogliermi c’è un uomo alto più o meno quanto me, con un fisico decisamente molto asciutto e ben allenato.
Gli darei una cinquantina di anni se non fosse per qualche capello bianco qua e la che lo invecchia un po’.
Però più lo guardo e più mi sembra di averlo già visto da qualche parte. Chissà dove?!
Gli porgo la mano.
“Scusi davvero per il disturbo. Avrei evitato se non fosse così importante”
L’uomo stringe la mia mano e mi invita ad accomodarmi.
“Piacere di conoscerla, signor Saeba. Io sono Toshio Takashi”
Annuisco.
“Venga nel mio studio, così potremo parlare con più calma”
Lo seguo lungo il corridoio e rimango allibito dalla bellezza di questa casa.
Ha uno stile molto semplice, ma di grande effetto.
Entriamo in una stanza bianca, caratterizzata da una scrivania in mogano antico e un lettino al suo fianco.
Vari macchinari depositati qua e la e infine un divano dal lato opposto della scrivania.
Ci accomodiamo lì e il dottore inizia a parlare.
“Allora cosa deve dirmi su Miyuki?!”
Faccio un lungo respiro.
“Beh ecco… è in pericolo di vita. Qualche giorno fa hanno cercato di ucciderla in un bar nel centro di Tokyo. Io ero con lei e ho impedito che la tragedia avvenisse. Da allora si è trasferita a casa mia e ho cercato di scoprire chi le volesse fare del male, senza però riuscirvi”
Mi fissa, senza parlare.
Così lo interpreto come un invito a continuare.
“Non so per quale motivo, ma Miyuki stamattina se ne è andata, lasciando due lettere striminzite a me e a mia figlia, dicendo che doveva ritrovare il suo passato. Ho pensato che forse lei sa dirmi dove posso trovarla”
Ho parlato così di furia e tutto insieme, che adesso ho la gola secca.
Il signor Takashi però non mostra segni di voler rispondere e si limita a massaggiarsi il mento distratto.
“Allora? Sa dove posso trovare Miyuki?”
È ben udibile una nota apprensiva nella voce.
L’uomo sembra ridestarsi dai suoi pensieri e mi sorride.
“Ne è innamorato?!”
Eh?! Ma mi ha ascoltato fino ad ora?!
“Scusi?!”
Sogghigna leggermente.
“Si è per caso innamorato di mia figlia?!”
Decisamente no.
“No. Io amo mia moglie. Miyuki è una cara amica e Shan In, mia figlia, si è molto affezionata a lei”
Il mio interlocutore sembra confuso.
“Ha una moglie?!”
“Ce l’avevo. È morta in un incidente stradale tre anni fa”
Ehi un momento.
Ecco a chi assomiglia.
Al dottore del pronto soccorso.
Quello che mi disse che Kaori era morta.
“Ma lei ha lavorato al pronto soccorso dell’ospedale di Tokyo per un po’?!”
Lo vedo annuire e quando sbianca, capisco che si è ricordato anche lui chi sono.
Si alza di scatto, allontanandosi da me il più possibile.
“Lei è il marito di Kaori Makimura?!”
“Si ricorda ancora?”
Impallidisce ancora di più e se non fosse per il muro che lo sta sorreggendo, credo che potrebbe cadere da un momento all’altro.
Prima ancora che possa dire qualcosa, si apre la porta dello studio ed entra colei che sto cercando disperatamente da qualche ora.
“Miyuki, finalmente ti ho trovata”
Mi avvicino per poterla vedere meglio e solo ora mi accorgo che sta piangendo.
Distoglie lo sguardo da me per posarsi su suo padre.
Gli si avvicina e lo aiuta a sorreggersi.
“Tutto bene papà?!”
L’uomo annuisce e lo vedo sorridere debolmente.
“Ti ama. Cosa aspetti a dirgli la verità?!”
Lo guardo sconcertato.
Allora non ha capito un tubo di quello che gli ho detto?!
“No guardi si sbaglia. Le ho già detto che…”
Ma mi interrompe prima di poter finire di parlare.
“Che ama sua moglie… ho capito. Non sono sordo”
Non lo seguo.
Che vuole dire?!
Miyuki lo adagia sul divano e finalmente torna con i suoi occhi su di me.
Sospira leggermente.
Sembra imbarazzata e turbata.
“Ryo dobbiamo parlare”
Questa tonalità di voce, quest’espressione seria.
Se non fosse che é impossibile, potrei giurare che quella che ho davanti è Kaori.
“Dimmi”
È la prima volta che le do del ‘tu’, ma non sono riuscito a controllarmi.
“Io…”
E torna a guardare suo padre.
Lui le intima di continuare con un cenno del capo e facendo un lungo respiro riprende.
“Io non sono Miyuki Takashi!”
Rimango un attimo sorpreso da questa affermazione.
“Che vuol dire?!”
Lei arrossisce e non riesco a capire cosa stia succedendo.
“Io… ecco tre anni fa ho avuto un incidente. Sono stata ricoverata all’ospedale di Tokyo. Al pronto soccorso. Toshio Takashi era il medico di guardia. C’è stato un errore di identificazione e mi hanno scambiata per un’altra. In realtà io non sono Miyuki Takashi”
Ok e allora?!
“Quindi chi sei?!”
Mi guarda impaurita.
È come se volesse che ci arrivassi da solo.
Ma non capisco.
“Quindi?! Chi sei?!” ritento per la seconda volta.
Abbassa lo sguardo e risponde in un sussurro.
“K… Kaori Makimura”
Ora a impallidire sono io.
Non è possibile.
Perché mi sta facendo una cosa del genere.
Cerca di avvicinarsi, ma io mi allontano.
“Non ci provare…. Kaori è morta tre anni fa. Non dire stronzate!”
La vedo rialzare gli occhi su di me e se mi venisse un colpo, ci rivedo lo sguardo sofferente di mia moglie.
Ma che mi sta succedendo?!
“Dice la verità signor Saeba. E la colpa di quello che è successo è solo mia”
È stato il signor Takashi a parlare.
Evidentemente si sono messi in combutta.
“Non sono in vena di scherzi questa sera”
Poi tornando a guardare Miyuki riprendo.
“Come puoi farmi questo?! Dopo tutto quello che ci siamo confidati, che ci siamo detti… non ha significato nulla per te?!”
La mia voce è isterica.
Vedo il viso di Miyuki ricoperto di lacrime e mi si stringe un nodo in gola.
“Posso provartelo” dice piano.
A questo punto mi paralizzo.
E questo cosa vorrebbe dire?!
Si alza leggermente i capelli e scoprendosi la spalla dalla felpa, mi fa vedere la cicatrice che ha sul lato destro.
Rimango allibito.
È la stessa di Kaori.
Quante volte l’ho baciata e accarezzata.
Ma infondo può essere solo una coincidenza.
“Quello non prova nulla”
Lei abbassa i capelli.
“Me la sono fatta cadendo da cavallo ad una lezione che ho preso di nascosto quando avevo 16 anni. A Hideuki avevo detto che ero inciampata lungo le scale”
Scuoto la testa.
Potrebbe averglielo raccontato chiunque.
Anche Shan In conosce questo episodio.
“Non attacca”
Sospira leggermente, ma per nulla rassegnata.
Si abbassa leggermente i pantaloni della tuta e si gira per mostrarmi qualcosa sul fianco.
È una cicatrice dovuta ad un colpo di striscio di un proiettile.
Lei si riveste velocemente e sempre più rossa in faccia, riprende.
“Non ricordo bene come me la sono fatta.. ma sono sicura che eravamo insieme... dopo quella volta hai preso in considerazione l'ipotesi di smettere di fare City Hunter”
Ok, questo è un colpo basso.
“Ma chi diavolo sei, eh?! Perché continui con questo gioco?! Kaori è morta e smettila con questa storia”
Mi alzo e mi dirigo verso la porta per andarmene, quando improvvisamente la sento parlare.
“Mi hai detto per la prima volta ‘Ti amo’, dopo il matrimonio di Miki e Umibozu, quando il generale Cruz mi ha rapito per attirarti in una trappola. Per proteggerti mi sono presa la pallottola che era destinata a te e tu mi hai rivelato i tuoi sentimenti. Ci hai messo otto lunghissimi anni per farlo”
Come fa a saperlo?!
Le avevo raccontato a grandi linee cosa era successo quando ho confessato a Kaori i miei sentimenti, ma non avevo accennato né al matrimonio di Miki e Falco, né al generale Cruz.
Sono cose che solo una persona può sapere.
Il mio cervello ricollega tutti le informazioni del momento e solo ora mi rendo conto che le coincidenze sono davvero troppe.
Mi giro verso di lei e noto con stupore che si è avvicinata a me.
Le prendo una mano e la appoggio sul mio petto.
Il mio cuore batte all’impazzata.
La mia Kaori.
È tornata.
“Kaori…”
La vedo illuminarsi e riscopro il suo sorriso.
Quello delle situazioni speciali.
L’attiro a me in un secondo e l’abbraccio forte.
“Oddio non posso crederci, sei tu…”
Non so come, ma i miei occhi si inondano di lacrime.
La stringo così forte che mi sembra di poterla spezzare da un momento all’altro, ma non riesco a fermarmi.
La accarezzo, ripercorrendo ogni parte del suo corpo.
E la sento cedere ad ogni mio tocco.
Sorrido, non è cambiato nulla.
Mi chino su di lei e prendo possesso delle sue labbra.
Anche baciarla è senza dubbio più bello e intenso di quanto mi ricordassi.
Le sfioro i capelli, gli occhi e mi rendo conto che voglio che torni come era prima.
Questo look da bionda sexy non le si addice.
Ma non glielo dico.
Non voglio rovinare questo momento.
Quando improvvisamente sento arrivare un pericolo.
Mi butto su di lei e sul signor Takashi giusto in tempo per evitare che vengano colpiti da una pioggia di proiettili.
Prendo la mia fedele Phyton e cerco di capire chi ci sta sparando.
Kaori è vicina a me, tiene la mia mano sinistra nelle sue, infondendomi quel coraggio di cui ora ho veramente bisogno.
Non posso permettermi di perderla un’altra volta.
Sono disposto a fare qualsiasi cosa.
Non voglio sprecare questa seconda possibilità che mi è stata donata.
“E’ solo uno… deve essere il killer professionista che è stato ingaggiato per ucciderti…”
La vedo sgranare gli occhi.
“Addirittura?! E chi si prenderebbe tanto disturbo per farmi fuori?!”
Ecco la mia Kaori, decisa e sicura.
“Credo che il mandante sia la stilista …”
“Intendi Natasha?!”
Annuisco solamente, mentre cerco di rispondere al fuoco, sparando al vuoto.
C’è troppo fumo per individuarlo.
“Ma è impossibile. Perché lo farebbe?! È vero che non abbiamo mai legato in modo particolare, ma credevo ci rispettassimo a vicenda”
Scuoto la testa.
In questo non è cambiata di una virgola.
Si fida troppo delle persone che la circondano.
“E’ gelosa marcia del tuo successo. Ho chiesto un po’ in giro e da quanto ho capito ti odia dal più profondo. Dal suo punto di vista, le hai rubato fama e potere. Credo che la ragazza abbia qualche problema mentale …”
Annuisce decisa.
Però per ora bisogna pensare al killer che sta distruggendo lo studio del signor Takashi.
Poi improvvisamente i colpi si placano e ho come la sensazione che stia per arrivare lo scontro diretto.
Armo la mia pistola e chiedo gentilmente a Kaori e al dottore di nascondersi dietro alla scrivania.
Mi obbediscono senza fiatare, mentre io mi appiattisco al muro, concentrandomi su ogni possibile rumore.
Tutto tace, finché sento lo scricchiolio del parquet sotto il peso di qualcuno.
Mi avvicino alla porta e la apro nel momento in cui so che il killer è dietro.
Ci disarmiamo a vicenda, con due rapide mosse di karate.
Iniziamo così una lotto corpo a corpo.
Senza esclusioni di colpi.
Per un attimo mi distraggo e questo mi è fatale.
Il mio avversario mi da un calcio allo stomaco che mi atterra dolorante, mentre lui ne approfitta per riprendere in mano la sua pistola, intimandomi di stare fermo.
Poi si gira verso Kaori.
“Tu bellezza, alzati”
Lei mi guarda terrorizzata, ma esegue l’ordine senza reagire.
“Mi dispiace ma sono stato ingaggiato per ucciderti. Dì addio ai tuoi amici”
Di punto in bianco il rumore del grilletto premuto echeggia nella stanza.
Il resto scorre molto veloce.
Io che mi alzo più in fretta che posso per disarmarlo, ma arrivo troppo tardi.
Il colpo è già partito.
Il mio cuore perde un battito all’idea che perderò Kaori un’altra volta.
Invece improvvisamente qualcuno prende il posto di mia moglie.
È il signor Takashi.
Quando il killer si accorge dell’errore, cerca di sparare di nuovo, ma questa volta lo blocco con un destro all’altezza della mascella.
Gli assesto altri tre colpi in punti vitali e lo vedo svenire ai miei piedi.
Dopo mi occuperò di lui.
Intanto ancora un po’ dolorante per le percosse subite, mi precipito accanto a Kaori, intenta a tamponare la ferita che il dottore ha riportato all’addome per proteggerla.
“Ryo bisogna aiutarlo. Ti prego”
Non capisco come faccia a nutrire ancora dei sentimenti di affetto per l’uomo che l’ha allontanata da me e da sua figlia, ma la assecondo comunque.
Farei qualsiasi cosa per lei, ora e per sempre.
L’aiuto a posizionarlo sul lettino che c’è nella stanza e dopo aver legato il killer alla poltrona in modo che non possa fuggire, iniziamo a medicare la ferita nel miglior modo possibile.
Il proiettile è rimasto dentro e devo farlo uscire, prima che si infetti.
Sospiro e facendomi aiutare da Kaori, inizio a operarlo.
Sento il corpo del dottore rilassarsi sotto l’effetto del cloroformio.
Ho tutto l’occorrente per medicarlo, grazie ad Eriko che si è precipitata subito per darci una mano appena ha sentito la voce della sua amica chiamarla.
Ci ha portato garze, disinfettanti e i ferri del mestiere.
Kaori mi aiuta ad aprire la ferita per estrarre il proiettile.
In passato avrebbe fatto una smorfia di disgusto alla vista di tutto quel sangue, ma evidentemente avendo passato molto tempo a casa di un medico, deve essersi abituata.
Sospiro e torno ad occuparmi del signor Takashi.
Appena sono riuscito a trovare il bossolo, disinfetto velocemente e ricucio il taglio.
Sento il respiro del dottore farsi più regolare e la temperatura del suo corpo scendere e capisco che il peggio è passato.
Accarezzo la guancia di Kaori e le sorrido.
“Si riprenderà presto, non preoccuparti”
Lei si avvicina e mi abbraccia forte.
“Grazie. So quanto sia stato difficile per te capire”
In effetti non ho ancora capito perché ha insistito tanto per salvarlo, ma in questo momento non mi importa.
Poterla avere tra le braccia, vale più di qualsiasi altra cosa. (ndKIA:per tutto il resto c’è mastercard.. scusate ma ci voleva XD!)
Poi improvvisamente mi ricordo del killer ancora svenuto sulla poltrona e decido che è arrivano il momento di chiudere definitivamente questa storia.
Gli butto addosso un bicchiere d’acqua e lui si sveglia immediatamente.
“Allora chi ti ha ingaggiato?!”
Glielo chiedo con un tono talmente duro che per un attimo mi sembra spaventato.
“Devo ripeterti la domanda?!”
Mi guarda preoccupato e facendo un leggero sospiro, lo sento cedere.
“Una donna. Non so chi sia”
Inizio a perdere la pazienza.
Chiedo a Kaori e Eriko di portare il signor Takashi in un’altra stanza e di lasciarmi solo con il nostro ospite.
Eriko obbedisce senza replicare, trascinando il lettino con sé.
Kaori invece sembra titubante.
Mi giro per guardarla e le sorrido.
“Non preoccuparti, ci vorrà solo qualche minuto. Va di là, ti raggiungo tra un attimo”
Lei annuisce e sparisce dietro la porta, chiudendosela alle spalle.
Torno dal mio caro amico e gli punto la pistola in fronte.
“Dicevamo… una donna… e non sai proprio darmi nessuna informazione utile?!”
Il mio ghigno sadico non passa inosservato.
In effetti è da tanto che non tiro fuori questo lato del mio carattere.
Quello spietato e vendicativo.
Decido di sfruttarlo al massimo, in modo che da fargli provare il vero significato della parola paura.
“Hai osato fare del male alla mia donna e io in passato ho ucciso per molto meno, quindi ti conviene aiutarmi a capire chi ti ha ingaggiato, altrimenti potrai dire addio alla vita”
E gli punto la pistola in mezzo agli occhi.
Lo vedo sudare freddo.
“Io… io non so nulla… lo giuro… so solo che a fine lavoro devo chiamarla per avere il resto del pagamento. Il numero è scritto su un foglio nella tasca destra dei miei pantaloni”
Sta tremando e questo mi provoca una certa soddisfazione.
Allora sono ancora bravo nel mio lavoro.
Mi avvicino e cerco il foglio di cui mi ha parlato.
Lo trovo e me lo metto in tasca.
Sorrido e rinfodero la pistola.
“Spero per te che l’informazione sia giusta, perché se così non fosse ti verrò a fare una visitina in carcere e sicuramente non sarà di piacere”
Così dicendo mi allontano, dirigendomi alla porta.
Prima di raggiungerla e aprirla, lo sento chiedermi in un sussurro.
“Ma tu chi diavolo sei?!”
Mi giro verso di lui, scuro in volto.
“City Hunter”
L’uomo impallidisce in un secondo e mentre esco lo sento balbettare.
“Non è possibile…”
Mi reco nella stanza di fronte dove trovo Eriko accanto al letto dove giace addormentato il signor Takashi, mentre Kaori è vicina alla finestra, mentre osserva l’oscurità della sera.
Mi avvicino a lei e la stringo da dietro.
Ho bisogno di sentire il suo calore.
Di non perdere il contatto con la sua pelle.
Mi è mancata così tanto che non mi sembra ancora vero che lei è sana e salva.
Qui, con me.
Lei si gira lentamente e capendo all’istante le mie emozioni, si alza in punta di piedi e posa le sue candide labbra sulle mie.
Rispondo al bacio, felice.
E stringo la presa, incurante del mondo che ci circonda.
Ora vivo solo per lei.
Non mi importa di nient’altro.
Appena rimaniamo a corto di ossigeno ci separiamo, con il respiro irregolare e i battiti del cuore sempre più frenetici.
Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo, quando finalmente ho l’onore di sentire di nuovo la sua stupenda voce.
“Allora?! Ha parlato? Ti ha detto chi è il mandante?!”
Annuisco, perso nel suo sguardo.
Lei mi da un pizzicotto e mi sveglio improvvisamente dal mio trance.
“Potresti essere più preciso per favore?!”
Sbuffo.
Perché non possiamo mai goderci un momento di sano romanticismo in pace, senza avere assassini, rapitori o drogati con il fiato sul collo?!
Perché?!
Appoggio la mia fronte sulla sua e sospiro.
“Mi ha dato un numero di telefono. Non sa nient’altro…”
La sento irrigidirsi.
Probabilmente è stanca di tutta questa storia.
E posso capirla.
Deve essere ancora frastornata e confusa e quest’ansia non deve certo giovare al suo sistema nervoso.
La accarezzo sulla guancia, cercando di tranquillizzarla.
Sembra funzionare, perché si abbandona al mio tocco e sorride estasiata.
Continuo finché Kaori alza i suoi occhi su di me e sospira.
“E’ ora di andare… voglio sistemare questa faccenda prima di riprendere in mano la mia vita da dove l’ho lasciata”
Dicendo questo si allontana da me e si avvicina al signor Takashi.
“Eriko per favore stagli vicino… posso fidarmi solo di te. Ho chiamato un’ambulanza, dovrebbe arrivare a momenti, insieme alla polizia. Lo so che ti chiedo troppo, ma…”
La ragazza le sorride complice.
“non preoccuparti, mi inventerò qualcosa per evitare grane a me e a tuo padre. Tu però cerca di capire chi è che ti vuole uccidere e dagli una bella lezione, ok?!”
Kaori annuisce e l’abbraccia di slancio.
“Grazie… sei davvero unica Eriko”
“Sei la mia migliore amica, Kaori. Farei qualsiasi cosa per te, lo sai. Ora andate…”
Si scambiano un ultimo abbraccio e tenendoci per mano, usciamo dalla villa dirigendoci verso il centro della città sopra la mia Mini rossa.

Strade di Shinjuku – Tokyo
Ore 22
Ryo
Rimaniamo in silenzio per un po’, cullandoci solo della presenza l’uno dell’altro.
Appena trovo un semaforo rosso, mi fermo e decido che è il momento di ascoltare di nuovo la sua voce.
“Eriko sa che tu non sei Miyuki?”
Kaori gira lo sguardo verso di me, mentre io riparto quando scatta il verde.
“Sì, le ho raccontato tutto mentre stavi interrogando il killer. Era più preoccupata per la mia salute che per il fatto di averle rivelato di non essere la persona che credeva che fossi. È anche vero che lei dà importanza solo a come una persona si pone agli altri, che non al suo nome o al suo conto in banca. È per questo che abbiamo legato subito. Diventando grandi amiche, quasi sorelle. Ogni volta che avevo bisogno di qualcuno c’era sempre lei…”
Ad essere sincero, sono un po’ geloso del rapporto che si è instaurato tra loro.
Ed è stupido lo so.
Ma sapere che lei ha confidato le sue paure, le sue angosce, le sue emozioni e la sua felicità ad una persona che non fossi io… beh mi da fastidio.
Sono da manicomio.
Ormai è un dato di fatto.
Scuoto la testa per levarmi questi pensieri dalla mente.
“Ti fa ancora male la testa?!” le chiedo dolcemente.
Sospira.
Brutto segno.
“Sì… però per ora è un dolore tenue, si intensifica solo quando mi ricordo qualcosa. Questo però succede all’improvviso, quindi non è proprio facile prevederlo”
Le accarezzo una guancia, preoccupato per la sua salute.
Mi sorride, tipico di lei affrontare la sofferenza con coraggio.
“Stai tranquillo, non è niente di impossibile da affrontare… e poi mi basta saperti accanto per fare qualsiasi cosa”
Parcheggio in una via laterale ed estraggo il foglio che mi ha dato il killer.
Il prefisso è della zona in cui ci troviamo.
Apro il cruscotto dalla parte di Kaori e ne esce un computer portatile grande quanto un libro.
Gli affari mi hanno permesso di fare qualche modifica alla mia macchina.
Digito il numero che ho e premo invio.
Il programma che mi ha installato Mick permette di individuare con certezza il luogo a cui appartiene un qualsiasi numero, attraverso un collegamento clandestino con la rete informatica della polizia.
Il mio migliore amico è un genio in queste cose.
Il computer ci mette qualche secondo, ma alla fine ci da un indirizzo poco distante da dove siamo.
Scendiamo dall’auto e prendendo una sacca dal bagagliaio, le stringo la mano.
“E’ ora… te la senti?!”
Annuisce solamente, così accentuo la presa e ci incamminiamo.
Percorriamo qualche isolato a piedi, fino a ritrovarci davanti ad un edificio di dieci piani.
È questo il posto che stavamo cercando.
Mi dirigo verso l’edificio di fronte e saliamo con l’ascensore fino all’ultimo piano, dove si trova la terrazza.
Mi avvicino al cornicione e estraggo dal borsone un fucile di precisione, quello usato dai cecchini.
Mi metto in posizione e chiedo a Kaori se può chiamare il numero dal mio cellulare.
Lei ubbidisce in silenzio.
Appena sente squillare a vuoto, mi porge l’auricolare.
Al quarto squillo sento la voce di una donna rispondermi.
“Fatto?!”
Io controllo l’appartamento che il computer mi aveva indicato e la vedo.
Poco distante dalla finestra, mentre sta fumando una sigaretta nervosamente.
“C’è stato un fuori programma” dico piano.
La donna sembra meravigliata e inizia a urlare attraverso il telefono.
“Che cazzo vuol dire un fuori programma?! L’ha fatta fuori sì o no?!”
Prendo la mira e sparo.
La sigaretta che aveva in mano ora è divisa a metà.
“Vuol dire che l’uomo che ha ingaggiato a quest’ora sta marcendo in galera… se fossi in lei mi dimenticherei dell’esistenza di Miyuki Takashi, se non vuole fare la fine della sua Malboro”
Vedo una goccia di sudore bagnarle il mento.
Sento Kaori posarmi una mano sulla spalla e farmi cenno di smetterla.
L’ho spaventata abbastanza.
Ma voglio essere sicuro che abbia recepito il messaggio.
“Se dovessi scoprire che si è di nuovo avvicinata alla signorina Miyuki, le giuro che la troverò in capo al mondo…”
E sparo un nuovo colpo, sfiorandole i capelli.
“siamo intesi?!”
Detto questo riattacco, prima che possa replicare qualsiasi cosa.
Sono sicuro che questo le è bastato.
Sorrido soddisfatto.
La mano di Kaori è rimasta dove era e sento il calore del suo tocco avvolgermi totalmente.
Lei sorride e appena mi alzo, mi abbraccia felice.
“Finalmente anche questa storia è chiusa. Che ne diresti di tornare a casa?!”
La fisso per un momento, che sembra interminabile.
Vorrei poterla accontentare, ma prima voglio accertarmi di una cosa.
“Sì…però prima devi fare una cosa per me!”
La vedo sgranare gli occhi e guardarmi meravigliata.
“Cosa devo fare?!”
Scuoto la testa e la prendo per mano.
“Lo scoprirai quando saremo arrivati”
Lei sbuffa.
Non le è mai piaciuto essere all’oscuro dei miei piani.
Ma non importa.
“Vieni, fidati”
Kaori si lascia trascinare, sospirando solamente.
Percorriamo le strade di Tokyo a velocità normale.
Dentro di me non vedo l’ora di poter portare la mia dolce mogliettina a casa e poterci perdere nel nostro amore, ma devo aspettare.
C’è qualcosa di più urgente ora.
Finalmente scorgo l’edificio di mio interesse e inizio a rallentare.
Appena Kaori capisce dove la sto portando, sembra arrossire.
Forse ha intuito quello che volevo chiederle.
Mi prende la mano che tengo sul cambio e sospira.
“Sei proprio cocciuto, lo sai?!”
Io annuisco, ma non posso farci niente.
Voglio sapere.
“Se è per farti stare più tranquillo…ma sappi che è tempo perso. Io sto benissimo”
Le sorrido.
So che dice la verità.
Non potrebbe mentirmi anche volendo.
Sono sempre riuscito a leggerla dentro, solo guardandola negli occhi.
Quei suoi splendidi occhi nocciola che ora invece sono celesti.
Sospiro.
“Ti giuro che Doc ci metterà poco, ma ho bisogno di sapere che è tutto a posto. Ti prego!”
La vedo rilassarsi e seguirmi dentro la clinica del mio vecchio amico.
Un dottore che ho conosciuto all’epoca della guerra in Ex Jugoslavia.
Mi ha salvato la vita varie volte e mi fido ciecamente di lui.
Ogni tanto gli ho portato Shan In per degli abituali controlli, ma niente di così importante.
Dopo aver abbandonato il lavoro di City Hunter, non ho più avuto bisogno di lui nelle vesti di dottore.
Solo in quelle di amico.
Quello credo che non riuscirò più a farne a meno.
Lo troviamo seduto sulla poltrona nel suo studio, intento a leggere una rivista di medicina.
Il suo tipico passatempo.
“Ehi Doc, da quanto tempo…”
Lui alza lo sguardo su di noi e si apre in un enorme sorriso.
“Saeba, qual buon vento?! È da un po’ che non ti facevi vivo da queste parti… non dirmi che diventare il proprietario di una grande azienda di antifurti ti ha fatto dimenticare degli amici, vero?!”
Sorrido, non cambierà mai.
Sempre a prendermi in giro con questa storia della ditta.
Mi ha sempre ripetuto che ero sprecato a lavorare lì.
In parte sono d’accordo con lui, ma dall’altra so che ho fatto la scelta giusta.
Almeno adesso potrò godermi la mia famiglia in santa pace.
“Ho bisogno di un enorme favore”
Diventa serio e ci indica di accomodarci davanti a lui.
“Dimmi, di che si tratta?!”
“Vorrei che le facessi un po’ di analisi di controllo”
E le indico Kaori al mio fianco.
Probabilmente non l’ha riconosciuta, perché continua a guardarmi in modo strano.
Sembra sorpreso.
Abbassa gli occhi e rimane a fissare per qualche secondo le nostre mani ancora incrociate.
“Lei?!”
Annuisco e sorrido.
Sono sicuro che ora gli prenderà un colpo quando gli racconterò la verità.
Sto per aprire la bocca per parlare, ma Kaori mi interrompe.
“Aspetta. Vorrei discutere con il dottore da sola. Ti dispiacerebbe attendere fuori?!”
Perché? Cosa mi sta nascondendo?!?
Allora avevo ragione a controllare…
Lei alza gli occhi al cielo, capendo i miei pensieri e sbuffa.
“Non preoccuparti. Il risultato di tutte le analisi che farò passeranno da te. Te lo giuro! Però ora vorrei parlare a Doc da sola… fidati!”
E mi sorride tranquilla.
Storco il naso e mi alzo, sotto gli occhi sempre più meravigliati del dottore.
Esco dal suo studio e mi siedo su una delle poltroncine della sala d’attesa e rilassato dal silenzio intorno a me, cedo alla stanchezza accumulata in tutta la giornata.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Clinica privata Soukure – Tokyo
Ore 23.30
Kaori
Sono seduta davanti a Doc con le mani appoggiate sul grembo e gli occhi bassi.
Siamo in questa posizione da qualche minuto, precisamente da quando Ryo ci ha lasciati soli nella stanza.
Ho voluto io così.
Non c’è una ragione ben precisa, ma so che in un certo senso non sono ancora me stessa.
È una sensazione strana, difficile da spiegare.
È per questo che volevo parlarne con qualcuno che fosse estraneo ai fatti.
Però ora mi rendo conto che non so quali parole usare.
Come introdurre il discorso.
Mi inizio a torturare le mani, mangiandomi le unghie.
Sento Doc sogghignare e appoggiarsi più comodamente allo schienale della poltrona.
“Assomiglia molto alla moglie di Ryo, lo sa?!”
Gli sono grata per aver parlato.
Se aspettava me, faceva giorno.
“Già… lo so…”
Mi guarda incuriosito dalla mia risposta, ma non si scompone.
Ho sempre adorato questo lato del suo carattere.
Riservato e pacato.
“Allora? In cosa posso aiutarla?! Come mai Ryo vuole che le faccia un check-up completo?!”
Sospiro.
È arrivato il momento delle spiegazioni.
“Beh ecco… tre anni fa ho avuto un incidente molto brutto, dopo il quale ho perso la memoria. Da allora il mio passato è stato una sorta di buco nero. Da qualche giorno però ho iniziato ad avere dei flash, ma sono solo piccoli sprazzi di una vita che mi sembra distante anni luce da ora. Ryo è preoccupato che io gli nasconda qualcosa che non va, così mi ha chiesto di fare tutte le analisi possibili per accertarsi che io stia bene…”
Ho omesso la mia vera identità, perché non voglio shockarlo.
Magari lo capirà da solo chi sono.
Infondo mi conosce come le sue tasche.
Certo mi ha salvato la vita molte meno volte rispetto a Ryo, ma devo ammettere di avergli dato anche io un gran bel da fare.
Si alza dalla scrivania e porgendomi la mano, sorride.
“Bene madamigella, da questa parte”
Usciamo da una porta laterale al suo studio ed entriamo in una specie di ambulatorio.
Lo riconosco immediatamente.
Sono venuta spesso in questa stanza per farmi medicare ferite superficiali o per Ryo.
Mi dirigo senza che mi dica nulla verso la porta a soffietto e inizio a spogliarmi, rivestendomi con una camicia di quelle monouso da ospedale.
Quando riappaio, il Doc mi guarda sbalordito.
“Sei già venuta qui?!”
Arrossisco e mi posiziono sul lettino, tremando al contatto con la superficie fredda.
Lui non fa volutamente caso al fatto che non ho risposto e inizia con un prelievo del sangue.
Poi passa ad una Tac, una RX toracica, un elettrocardiogramma e un encefalogramma.
Non contento, prosegue tastandomi i muscoli e le ossa per controllare che non ci siano ipotetiche fratture.
Devo dire che è davvero un uomo molto scrupoloso nel suo lavoro.
Non tralascia mai niente.
Appena nota la cicatrice sulla spalla destra, sbianca.
Si riporta davanti a me e mi fissa bene negli occhi.
Io reggo il suo sguardo solo qualche secondo, poi mi sposto verso il tavolino con gli attrezzi.
Lui mi sposta con la mano il mento per tornare a guardarlo.
“Kaori, sei tu?!”
Annuisco, con le lacrime ormai libere sul viso.
Il Doc si limita a sorridere e ad abbracciarmi.
“Lo sapevo che Ryo non avrebbe mai amato nessun’altra…”
Poi illuminandosi, si stacca leggermente.
“Ma come hai fatto a…”
Si blocca imbarazzato.
Io sorrido e continuo per lui.
“…sopravvivere?!”
Annuisce in silenzio.
“E’ una lunga storia. Te la racconto a patto che tu mi faccia un piccolo favore…”
E con sguardo birichino mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro la mia richiesta.
Lui ascolta e sorride.
Si allontana da me quanto basta per guardarmi negli occhi.
“Ok, affare fatto”
E mi stringe la mano.

2 ottobre
Clinica privata Soukure – Tokyo
Ore 1.30
Ryo
Sento qualcuno che mi percuote e cerco di farlo smettere.
Il sogno che sto facendo è bellissimo e non voglio interromperlo.
È così reale.
Kaori è tornata da me, non sono più solo.
Ora possiamo essere felici, non voglio svegliarmi.
Ma ormai è troppo tardi.
L’immagine di mia moglie che mi sta baciando, svanisce in un secondo.
E io mi ritrovo seduto su una sedia, con gli occhi mezzi aperti, che cerco di ricordarmi dove sono.
Con uno sforzo immane apro definitivamente gli occhi e vedo Doc davanti a me.
Ah già… ero venuto qui per far fare delle analisi a…
KAORI!
Oddio allora non era un sogno.
Lei è tornata da me!
Mi sveglio in un secondo.
“Dove è Kaori?!”
Doc sorride soddisfatto.
“E’ di là, si sta cambiando. Stai tranquillo”
Sospiro e mi siedo.
Il cuore ha accelerato i suoi battiti all’improvviso.
Ho bisogno di rilassarmi un attimo.
Il mio caro amico si siede accanto a me e mi mette una mano sulla spalla.
“Gran brutta storia eh?!”
Annuisco.
Per lo meno adesso è finita.
“Allora Doc?! Queste analisi?!”
La mia voce non nasconde una certa nota di apprensione.
Lui mi porge varie buste e sorride.
“E’ tutto perfetto. È sana come un pesce”
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli esausto.
Non avrei mai potuto chiedere di meglio.
“Però…”
Ecco lo sapevo che era troppo bello per essere vero…
“Però?!”
Lo chiedo totalmente allarmato.
“Riguarda i suoi ricordi...”
Sospira. Non sembra una buona notizia.
“Non è detto che riesca a recuperarli tutti… sicuramente vivere con te e Shan In sotto le spoglie di Miyuki Takashi l’ha confusa ulteriormente. Se prima aveva i ricordi falsi di Miyuki, ora probabilmente le si sovrapporranno a quelli veri di Kaori. E sarà un bel casino…”
Mi appoggio allo schienale della sedia esausto.
“Che consigli di fare?!”
Sospira.
“Per ora limitiamoci a farla stare in mezzo alle vostre cose e a farle riprendere il corso della sua vita come era prima… poi il resto verrà da sé. L’importante è che tu le stia vicino e l’aiuti a ricordare dove lei non riesce. Ci vorrà tempo e pazienza. Se poi Kaori accetterà, potrei consigliarle uno psicologo che possa aiutarla ulteriormente… ma la maggior parte del lavoro dovrà farlo la sua voglia di ricordare…”
Annuisco.
Sto per dire qualcosa, ma vengo attirato dai passi di qualcuno alla mia sinistra.
Mi giro per capire chi è, quando improvvisamente la vedo.
Kaori.
Con i capelli corti come ce li aveva quando ci siamo conosciuti.
Tornati al suo colore naturale.
Mi alzo di scatto e la raggiungo in due falcate.
Appena siamo a pochi centimetri di distanza, mi perdo nei suoi occhi.
Sono di nuovo di quel nocciola penetrante.
Potrei perdermici dentro.
Annullo lo spazio tra noi e l’abbraccio, sollevandola da terra.
Le lacrime che mi bagnano il viso.
Ora sono davvero felice.
“Bentornata amore mio”
È solo un sussurro.
Qualcosa che può sentire solo lei.
La sento stringere la presa intorno al mio collo e le sue lacrime si mischiano alle mie.
Rimaniamo così, sotto gli occhi felici di Doc.
Manca solo l’ultimo pezzo del puzzle e la nostra famiglia può finalmente definirsi riunita.
Ci allontaniamo leggermente l’uno dall’altro.
Sorridendoci complici.
Ci diamo un bacio a fior di labbra e intrecciamo le dita delle nostre mani.
Mi giro verso il Doc e lo saluto.
È arrivato il momento di andare a prendere Shan In.
“Grazie di tutto. Ci sentiamo nei prossimi giorni”
E corriamo via ridendo.
Con una vita davanti ancora da scoprire.
Ci è stata data una seconda possibilità e non voglio sprecarne nemmeno un minuto.

Cat’s Eye – Tokyo
Ore 2
Shan In
Non riesco a tenere le palpebre aperte.
Ho un sonno che mi sta divorando piano piano.
Ma non posso cedere.
Non adesso.
Papà mi ha promesso che avrebbe riportato Miyuki da noi.
Ad ogni costo.
E so che ci riuscirà.
Non può fallire.
Zia Miki e zio Falco mi hanno ripetuto centinaia di volte che posso andare a dormire nel letto al piano di sopra.
Che quando papà arriverà, sarò subito avvertita.
Ma non ce la faccio.
Voglio essere qui.
Voglio che noti la mia determinazione.
Forse è un punto in comune che ho preso sia da papà che da mamma.
Per quanto so, anche lei era parecchio testarda quando ci si metteva.
Improvvisamente sento il rumore di un motore a me familiare.
Scendo dallo sgabello dove sono seduta e mi avvicino alla vetrata.
La Mini rossa di papà ha appena parcheggiato davanti al locale.
Sorrido felice.
Vedo una sagoma seduta accanto a lui.
Non riesco a distinguerla al buio, ma è sicuramente una donna.
Mi allontano un po’ dal vetro, in modo da essere di fronte alla porta, quando questa verrà aperta.
Non sto più nella pelle.
Papà fa il suo ingresso con un sorriso trionfale.
Mi tuffo tra le sue braccia e lo abbraccio.
“Bentornato papà, allora?! Miyuki l’hai trovata?! Dove è?!”
Non vedo nessuno alle sue spalle e questo mi allarma.
Lui mi appoggia a terra e mi accarezza la testa, inginocchiandosi alla mia altezza.
“Piccola mia, Miyuki non è potuta venire… mi dispiace”
Ha ancora il sorriso sulle labbra, mentre io vorrei solo morire.
Qui, all’istante.
Perché mi fa questo!? Non è nemmeno minimamente dispiaciuto per l’accaduto.
Abbasso gli occhi annientata.
Non ci sono parole per dire come mi sento.
Faccio quasi fatica a sentire quello che papà dice dopo.
“Però ho portato qualcuno di meglio…”
E mi fa l’occhiolino.
Io alzo lo sguardo sulla porta solo per curiosità che per altro.
Voglio proprio vedere cosa si è inventato.
Appena la donna che era con lui in macchina fa la sua comparsa, apro la bocca dalla meraviglia.
Mamma.
È lei.
Non ci sono dubbi.
È proprio lei.
È identica alla foto.
Guardo papà per cercare una conferma.
Lui sorride e annuisce.
Io torno a osservare la donna che ho davanti a me.
Non ci sono dubbi.
Il suo profumo, il suo sorriso.
È lei.
Le corro incontro e l’abbraccio di slancio.
Ho le lacrime agli occhi e non mi vergogno minimamente di iniziare a singhiozzare.
Lei si abbassa alla mia altezza e mi prende in braccio.
Mi culla nella sua stretta dolcemente e io non riesco a trattenermi.
Le lacrime escono ancora più copiose di prima.
“ssh… piccola, stai tranquilla… sono qui… non vi lascerò mai più”
Questa voce… io la conosco.
Mi scosto leggermente da lei.
“ma sei Miyuki”
Sorride.
Non ci capisco più nulla.
Sta per farmi scendere per spiegarmi meglio, ma accentuo la presa.
Non voglio più lasciarla.
Mai più.
La vedo sorridere e capendo i miei pensieri mi sistema meglio sulle sue braccia.
“non vado da nessuna parte Shan In. Stai tranquilla. Da ora in poi staremo sempre insieme”
Si avvicina al banco e con mano tremante, abbraccia la zia Miki.
Anche lei è ricoperta di lacrime.
Lo zio Falco è sicuramente meno emotivo di noi, ma si vede che è provato anche lui per questa splendida notizia.
Papà è rimasto in disparte, facendo godere a pieno questo momento alla mamma.
Non sembra né arrabbiato, né geloso.
Anzi, credo di non averlo mai visto tanto felice in vita mia.
Dopo i baci e gli abbracci per essersi ritrovati, ci sediamo ad un tavolo e mamma e papà ci spiegano cosa è successo.
Perché mamma si facesse chiamare Miyuki e tutta la storia fino ad ora.
Sembra tutto così incredibile, che involontariamente mi ritrovo a stringere possessivamente la mano di tutte e due i miei genitori.
Loro ricambiano la stretta e mi cullano nel loro abbraccio.
Per la prima volta dopo la mia nascita, posso affermare di essere davvero felice.
L’importante è la mia famiglia.
I miei genitori che finalmente sono di nuovo qui.
Tutti e due.
Per me.
E non potrei desiderare altro.
O forse sì?!
Magari un fratellino o una sorellina.
Ma ora non è il momento.
Ci vorrà un po’ di tempo, ma sono sicura che tutto adesso andrà per il meglio.
Certo l’unica nota stonata è la memoria della mamma.
Si ricorda ancora poco del suo passato, ma non importa.
Basta averla qui.
Accanto a noi.
Il resto non conta.
Dopo aver parlato e spiegato tutto, salutiamo gli zii e ci incamminiamo verso casa, con la promessa di passare il giorno dopo per parlare un po’.
Mentre papà guida, io sono seduta tra le gambe di mamma.
Ed è una sensazione bellissima.
Il calore del suo corpo che mi avvolge completamente.
Appena arriviamo nel nostro appartamento, vedo un leggero rossore dipingersi sulle gote della mamma.
Papà non è da meno e io non capisco tutto questo imbarazzo.
Questa sera però voglio decidere tutto io.
Me lo devono.
Li prendo per mano e sorrido.
“Stasera si dorme tutti e tre nel lettone e non voglio obbiezioni”
Li vedo rilassarsi e abbracciarmi di slancio.
“Ai tuoi ordini, piccola” dicono all’unisono e così, ci immergiamo sotto le coperte, accoccolandoci uno vicino all’altro.
Io nel mezzo, con le braccia di mamma e papà a proteggermi e mi addormento in un secondo, cullata dal loro amore.
Sento le loro mani cercarsi e trovarsi sopra le lenzuola.
E anche loro cedono presto al sonno.
Tutto il resto è mistero…
Però una cosa è certa:
Il futuro adesso è davvero nelle nostre mani.
-FINE-



Nota dell’Autrice:
Questo è senza dubbio un esperimento un po’ strano che ho voluto mettere nero su bianco.
Pensavo a questa storia già da tempo e finalmente sono riuscita a darle un senso.
Lo so, il caso della stilista l’ho risolto molto velocemente, senza troppi intoppi…
come le reazioni di Mick, Miki e Umi che non ho approfondito...
Ma c’è un motivo di fondo.
Volevo dare più che altro spazio ai sentimenti dei personaggi, approfondendo soprattutto quelli di Ryo e Shan In.
Spero di esserci riuscita.
Anche la fine “aperta” è totalmente voluta.
Pensavo che una totale ricomparsa dei ricordi da parte di Kaori sarebbe stata troppo ovvia e soprattutto irreale.
Ma vedere dagli occhi di una bambina di appena 6 anni, che la felicità si può raggiungere anche con la sola vicinanza dei propri genitori, mi sembrava più azzeccato.
Infondo a mio parere, la vera felicità si raggiunge con piccole cose, gesti, attenzioni e amore.
Quindi mi è sembrato più opportuno finire questa piccola storia con il ricongiungersi di una famiglia che è stata separata dal destino, ma che grazie a un po’ di fortuna si è ritrovata.
“Il resto è mistero”, come dice sapientemente Shan In.
A voi, mie care lettrici, il compito di decidere cosa succederà dopo.
Perché alla fantasia non si può porre fine!
Spero di non avervi annoiato.
Baciottoli e alla prossima ;)

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