Tutto per un sogno

di ross_ana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa minifanfic consta di tre capitoli. E’ una cavolata che ho scritto una notte che non riuscivo a prendere sonno.
Se nonostante le premesse volete arrischiarvi a leggere… buona lettura :)



La morte di Voldemort e la consequenziale fine della guerra avevano dato vita ad una nuova era, nel Mondo Magico.
La tentata supremazia dei maghi sui babbani veniva ricordata come una parentesi ormai chiusa. A pensarci bene, dopo dieci anni, quella parentesi era stata quasi dimenticata.
Il Ministero della Magia, sotto la guida del nuovo Ministro, Kinsgley Shacklebolt, aveva messo in atto molte riforme ed aveva attivato nuove leggi, cosicché anche la Magisprudenza aveva subito notevoli cambiamenti.
E a dispetto di ciò che Hermione Granger aveva risposto all’allora Ministro Rufus Scrimgeour sulle sue intenzioni per il futuro, aveva intrapreso esattamente una carriera in Magisprudenza.
E nel suo campo – come era stato ad Hogwarts in ogni materia – era la migliore.
La legge approvata dall’intero Winzegamot prevedeva che i Dissennatori non stessero più a guardia della prigione dei maghi, Azkaban, e che ogni criminale avesse diritto ad avere un MagiAvvocato per difendersi. Chi non poteva procurarsene uno, aveva diritto a riceverne uno d’ufficio.
Hermione Granger era la MagiAvvocato più in gamba dell’intero Mondo Magico, e contrariamente a ciò che prevedeva l’etichetta, era una semplice MagiAvvocato d’ufficio.
Effettivamente, il suo proposito di fare qualcosa di buono per il mondo era stato ampiamente rispettato: lei assicurava i criminali alla giustizia e gli innocenti alla libertà.

-Hermione, dai! Siamo già in ritardo!
-Sono pronta, Ginny. Dammi solo un minuto.
Ginevra Molly Weasley, migliore amica di Hermione Granger sin dai tempi della scuola, non era cambiata molto nel corso degli anni.
I suoi capelli erano sempre rossi, il suo viso sempre pieno di lentiggini, e il suo amore per Potter sempre più forte.
D’altronde, ognuno possiede delle costanti, nella vita. E quelle di Ginevra Molly Weasley in Potter erano proprio quelle.
Ciò che c’era di diverso nella donna adulta, sposata, madre di un bambino – James, di quasi due anni–, e incinta di un altro maschio, rispetto alla ragazzina che arrossiva davanti al suo amore segreto – non tanto segreto – era che aveva capito che nella vita le cose possono cambiare, e non tutti i cambiamenti sono negativi.
Quando Hermione Granger e suo fratello, Ronald Bilius Weasley, avevano troncato la loro relazione, aveva scioccamente temuto che niente sarebbe stato più uguale. E anche se da allora niente fu più uguale, ciò non ebbe le connotazioni che Ginny dava alla cosa.
Ron, infatti, che negli ultimi periodi della loro storia aveva cominciato ad essere sempre nervoso ed irritabile, non appena si sentii libero di poter essere semplicemente se stesso senza dover portare sulle spalle il peso di un amore ormai finito da tempo, era tornato ad essere l’amico squinternato e privo di tatto che era stato fin da bambino.
Hermione, invece, che negli ultimi periodi della loro storia era diventata un automa di se stessa, era tornata ad essere la solita combattiva, determinata a fare della sua vita qualcosa di importante.
E quando si era trattato di mettere in pratica una seria e decisiva scelta di vita, aveva optato per ciò che riteneva più giusto per se stessa.
Sciogliere l’inseparabile Trio dei Miracoli – come l’aveva definito Malfoy anni ed anni prima – non aveva affatto comportato la disastrosa catastrofe che tutti si erano aspettati.
Ron ed Harry continuavano a svolgere il loro mestiere di Auror anche senza di lei.
E lei, dal canto suo, continuava ad essere parte integrante di quella famiglia anche se aveva intrapreso un cammino diverso, un cammino che l’avrebbe condotta lungo una strada diversa, ma parallela a quella dei suoi vecchi amici.
-Ma si può sapere cosa stai facendo, da due ore, in quel bagno?
-Puoi darmi solo un minuto? Poi lo capirai da te.
Ginny sbuffò impaziente, ma si accomodò sul divano accarezzandosi il pancione.
Quello era il giorno libero di Harry, l’unico giorno della settimana in cui lei poteva lasciare James alle cure di suo padre per passare un po’ di tempo insieme alle sue amiche per fare ciò che facevano le donne della sua età: shopping, chiacchiere, shopping e chiacchiere.
Hermione era sempre restia ad unirsi a Ginny e alle sue amiche-mamme, ma quel giorno era stata proprio lei a chiederle di potersi unire a loro, e per quanto strana fosse stata la richiesta, Ginny ne era rimasta molto contenta.
-La zia Hermione è impazzita, piccolino.
Anche se, praticamente, non esisteva nessuna parentela tra Ginny ed Hermione, James la conosceva come la zia Hermione, e presto per Albus Severus – erano quelli i nomi che Harry Potter voleva dare al suo secondo figlio – sarebbe stata la stessa cosa.
Quando la zia Hermione uscì dal bagno, Ginny spalancò la bocca per la sorpresa.
La sua migliore amica, quella con i capelli ricci, crespi, quella che non sapeva neanche cosa fosse il trucco, quella che portava sempre la camicia della divisa abbottonata fino all’ultimo bottone… si, insomma, l’Hermione-so-tutto-io-Granger era scomparsa.
Al suo posto era apparsa un’altra Hermione, con i capelli lisci che le ricadevano sulle spalle come fossero fili di seta, con la matita nera intorno agli occhi e un po’ di rossetto sulle labbra, e con un vestitino con una scollatura vertiginosa.
-Allora, che ne pensi? Ho forse esagerato?
Ginny si alzò e, vedendo che la sua amica era improvvisamente più alta di qualche centimetro, abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.
Ecco un’altra cosa che era cambiata: le sue solite scarpe da ginnastica erano scomparse per lasciare il posto a un paio di decolleté abbinate al vestito.
-No, non credo tu abbia esagerato. Non si esagera mai a volersi rendere belle. E tu sei bellissima.
Hermione sorrise del complimento che aveva ricevuto, e guardò Ginny che ancora non riusciva a capacitarsi di avere davanti la stessa Hermione Granger di sempre.
Quando si smaterializzarono davanti all’ingresso del Paiolo Magico, molti sguardi si posarono lascivamente sul suo corpo, anche se solitamente nessuno faceva caso alla gente che si fermava esattamente in quel posto. E questo rese Hermione molto compiaciuta.
Mentre le teste nel locale si giravano al passaggio delle due donne, e mentre Tom il barista rivolgeva loro un sorriso di circostanza, Ginny diede libero sfogo alla propria curiosità.
-Come mai hai deciso di cambiare look?
Sapeva che Hermione era molto timida e riservata, e anni ed anni di amicizia le avevano insegnato a prendere alla larga qualsiasi argomento che la riguardasse personalmente.
-Ogni tanto fa bene cambiare.
-E tu, di cambiamenti, ne stai facendo tanti ultimamente, eh?!
Hermione si limitò a scrollare le spalle, ma per la prima volta, anche quel movimento sembrò acquistare eleganza.
-Per quanto io sia convinta che l’unica cosa importante è che una donna si senta a proprio agio con se stessa, non ti sembra un po’ eccessivo agghindarti così solo per un pomeriggio di shopping con le amiche?
Hermione sorrise e posò una mano sul pancione della sua migliore amica.
-Tu, quando non sei incinta, ti vesti ogni giorno così, anche solo per andare a fare la spesa.
Ginny incassò la risposta con un sorriso sulle labbra.
-Io lo faccio per mantenere sempre vivo l’interesse di mio marito. Tu, invece, perché lo fai? E non venirmi a dire che non centra un uomo perché non ci credo.
Hermione arrossì improvvisamente e quella fu la prova schiacciante che costrinse Ginny ad assottigliare lo sguardo e a fare un’osservazione molto poco calma.
D’altronde, i suoi ormoni la rendevano soggetta a repentini cambi d’umore e di stato d’animo.
-Non mi hai detto che ti vedevi con qualcuno.
Hermione percepì subito il cambio di atmosfera, e prima che la sua amica molto incinta potesse scoppiare in una delle sue crisi isteriche dovute alla gravidanza, si affrettò ad assicurarla.
-Non mi vedo con nessuno, Ginny. Non per come intendi tu, almeno.
-E allora? Cosa mi nascondi?
Hermione sapeva che la sua amica era una romantica sognatrice, e che avrebbe tratto conclusioni sbagliate se le avesse raccontato tutto, ma mentire era fuori discussione – lei mentiva solo se era strettamente necessario, e diceva solo bugie a fin di bene – e poi, essendo onesta con se stessa, ammise che se aveva chiesto alla sua amica di potersi unire a lei era proprio perché voleva raccontargli tutto.
-Stamattina Kinsgley è venuto nel mio ufficio e mi ha proposto una causa molto interessante.
Ginny attese, con più pazienza ora che Hermione si era decisa a dirle la verità, che continuasse il suo racconto, perché era certa, a quel punto, che il bello dovesse ancora essere scoperto.
-Bè, mi ha detto che sa che io sono una persona di sani principi e che aiuto solo chi non si può permettere di pagare un MagiAvvocato, ma sa anche che io sono la migliore nel mio campo, e che una persona di sua conoscenza aveva bisogno del mio aiuto.
Gli occhi di Ginny cominciarono a brillare di aspettativa.
-E’ questa persona che devi incontrare, vero? Chi è? Come si chiama?
Prima di rispondere, Hermione si prese il tempo di toccare, con la bacchetta, il mattone che avrebbe aperto il passaggio per Diagon Alley. Quando la strada apparì davanti ai loro occhi, prese sotto braccio Ginny e la condusse verso la gelateria di Florian Fortebraccio.
-Si, devo incontrare questa persona, ma non so chi è né come si chiama. So solo che è il proprietario di uno dei più grandi Parchi Divertimento nati dopo la guerra.
Ginny si fermò di scatto e guardò la sua amica negli occhi.
-E ti sei vestita così per fare colpo?
Hermione arrossì fino alla punta dei capelli, poi ritrovò il suo solito cipiglio da MagiAvvocato e rispose a Ginny con voce neutra e sicura.
-Certo che no. Mi sono vestita così solo per dare una buona impressione.
-Hermione, tu sarai anche la migliore del tuo campo, ma io sono la tua migliore amica, ti conosco da quando avevo undici anni e so quando stai mentendo. Perciò sputa il rospo.
Ginny era senza peli sulla lingua ed Hermione si ritrovò a pensare che sarebbe stata un osso duro da affrontare in un processo.
Ma Ginny aveva ragione, lei era la sua migliore amica, ed Hermione non doveva temere di essere presa in giro o di essere derisa.
-E va bene. Stanotte ho fatto un sogno, cominciava con me che andavo a lavoro, continuava con Kinsgley che mi diceva di questa causa, e finiva in Diagon Alley con un uomo che mi faceva i complimenti per com’ero vestita, e quest’uomo era il mio cliente.
-E nel sogno eri vestita così?
-Già.
Ginny guardò negli occhi la sua amica, poi rise.
Non una risata derisoria, affatto. Era una risata divertita che contagiò anche Hermione.
-E pensare che hai sempre odiato la Cooman.
Con ancora l’eco della loro risata che le circondava come una bolla di buon umore, si sedettero ad uno dei tavoli della gelateria e aspettarono le altre ragazze.
Quando Luna Lovegood, Angelina Johnson e Hannah Abbott arrivarono, tutti gli sguardi si puntarono su Hermione e per quanto si sentisse imbarazzata, fu molto felice di ricevere tanti apprezzamenti dalle sue amiche.
-Hermione, sei uno splendore.
-Wow, tesoro. Cosa ti è successo?
-Pensavo che quel tuo lavoro ti facesse venire le rughe, è chiaro che devo ricredermi. Non sei mai stata così bella.
Ginny sorrise ancora più compiaciuta di Hermione, poi cominciò a chiacchierare mentre un ragazzo veniva a prendere le ordinazioni.
Dopo aver consumato, le cinque donne decisero che era arrivato il momento di andare a caccia, e con la foga che animava Harry quando, ad Hogwarts, si doveva imbattere in qualche avventura, cominciarono a girare per i negozi nella ricerca dell’acquisto perfetto.
Il risultato, scontato, fu che tutte e cinque si ritrovarono piene di pacchetti e con un gran mal di piedi.
Hermione aveva ricevuto tantissimi complimenti da tantissimi uomini, ma sapeva che nessuno era l’uomo del sogno. In ogni caso, non avrebbe potuto riconoscerlo perché non aveva visto il suo viso, ma ricordava perfettamente l’imbarazzo che aveva provato, e subito dopo la sensazione di rivincita che l’aveva pervasa.
Anche se, a mente lucida – per quanto potesse essere lucida la mente di una donna che sperava nella realizzazione di un semplice sogno – non riusciva proprio a capire cosa centrasse la rivincita in tutta quella situazione.
Lo capii presto quando, davanti allo sguardo stupito delle sue amiche, un elegante uomo in giacca e cravatta, con i capelli biondi che gli ricadevano scomposti sulla fronte e con due impenetrabili occhi grigi, attraversò la strada solo per raccogliere, da terra, un pacchetto che le era caduto inavvertitamente.
-Credo che questo sia tuo, Granger.
Riuscì ad evitare di spalancare la bocca per la sorpresa solo grazie agli anni di praticantato di MagiAvvocato.
-Grazie, Malfoy.
Nel momento in cui gli rispose, si rese conto che non aveva mai pensato di poter accostare due parole tanto diverse tra loro: grazie, e Malfoy.
Tese la mano per prendere il pacchetto che Malfoy le tendeva e quando le loro dita si sfiorarono un brivido le corse lungo la schiena.
-Complimenti, Mezzosangue. Sei diventata davvero una bellissima donna.




A Morgana.
Perché ti voglio bene :*

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo Due.
Buona Lettura :)


Una delle riforme messe in atto dal Ministero della Magia fu l’immediata trasformazione dei beni immobili requisiti ai Mangiamorte in Parchi Divertimento, dove i bambini magici e i bambini babbani potevano fare amicizia.
Il Parco Divertimenti più famoso di tutta la Gran Bretagna era sorto nelle proprietà confinanti con i giardini di Malfoy Manor, e diversamente dagli altri, più piccoli e meno popolari, che erano diventati proprietà del Ministero, era sotto il controllo esclusivo del proprietario dei terreni: Draco Malfoy.
Draco Malfoy era l’ultimo erede della sua famiglia, e quando suo padre era stato condannato a passare il resto della sua vita in carcere per i crimini che aveva commesso, aveva ceduto a lui tutte le sue finanze ed i suoi beni.
Draco, che nella guerra aveva perso se stesso oltre a molti dei suoi amici, per un periodo di tempo, abbastanza lungo da non poter essere quantificato, era rimasto chiuso nel suo maniero con la sola compagnia di sua madre, che per il suo bene, aveva salvato la vita di Harry Potter.
Per quel motivo, Narcissa Black in Malfoy aveva ottenuto la libertà e, insieme alla sua, quella di suo figlio.
Quando Harry Potter aveva dovuto testimoniare in favore di Narcissa Black in Malfoy, il suo nemico di sempre, Draco Malfoy, l’aveva guardato negli occhi e lo aveva ringraziato.
Harry era rimasto sconvolto, ma aveva capito subito che la guerra aveva cambiato anche Draco. Di quel ragazzino arrogante, spocchioso e prepotente non era rimasto più nulla. L’immagine di Draco Malfoy era solo un alone che ricordava ciò che era stato in passato.
Nonostante il Marchio Nero impresso a fuoco sulla sua pelle, la vita gli aveva dato una seconda possibilità, e dopo aver pianto su stesso abbastanza a lungo da non essersi accorto dello scorrere del tempo, aveva deciso che era giunto il momento di sfruttare quella possibilità.
Si era svegliato presto, aveva fatto colazione insieme a sua madre, e poi le aveva comunicato la sua decisione.
Narcissa, dopo aver sentito le parole del figlio e la determinazione nella sua voce, si era sentita felice come non le accadeva da quando aveva scoperto, durante la battaglia finale tra il Signore Oscuro ed Harry Potter, che Draco era ancora vivo.
Draco, dal canto suo, aveva indossato i suoi migliori abiti e si era recato nell’ufficio del Ministro, chiedendo il permesso – dapprima ufficioso – di poter donare al Ministero parte delle sue proprietà se, e solo se, il Ministro avesse acconsentito a costruire un Parco Divertimenti ed affidarne a lui la direzione.
Kinsgley Shacklebolt aveva riflettuto sui pro e i contro di quella richiesta, e alla fine aveva convenuto che non ci fossero contro, a meno che Draco Malfoy non avesse qualche subdolo piano per rovesciare il Ministero. Ma dopo ore di attenta meditazione era arrivato alla conclusione più logica: Draco Malfoy voleva ripartire da qualche parte, e avendo imparato che nella vita non si può ottenere quello che si vuole solo per essere nato Purosangue, era sceso ad un compromesso: la cessione delle sue terre in cambio del potere di poterne disporre a suo piacimento.
Il Parco Divertimenti era nato in poche ore grazie all’intervento di maghi esperti del settore, ma grazie alle insignificanti clausole che Draco Malfoy aveva fatto includere nel contratto, quel Parco Divertimenti era diventato il più famoso di tutta Londra prima, di tutta la Gran Bretagna poi.
Quelle clausole prevedevano l’intervento del direttore nel poter modificare, a suo piacimento, le attrattive del Parco, salvo restando che l’ingresso fosse aperto a tutti.
Draco Malfoy, grazie a quelle insignificanti clausole, era diventato ancora più ricco di quanto avesse mai potuto immaginare, ma, come aveva previsto, era diventato anche più invidiato e odiato di quanto già fosse stato invidiato ed odiato nel suo passato.
C’erano un sacco di persone – soprattutto familiari di quei Mangiamorte che si erano visti sottrarre tutto dal Ministero – che continuavano a pensare che Malfoy fosse un lecchino e volta gabbana, e che per questo non meritava niente.
Proprio per questo motivo, c’erano stati vari tentativi di aggressione ai danni suoi, delle sue proprietà, e del suo Parco Divertimenti. E questo lo aveva indotto a sporgere denuncia presso l’Ufficio Reati del Ministero, dove le acque si erano agitate ben presto.
In quel caso venivano coinvolti anche i direttori di moltissimi Parchi Divertimento che, oltraggiati dal successo di Malfoy, gli avevano fatto causa per le modifiche non convenzionali che quest’ultimo aveva apportato al proprio Parco Divertimenti.
Draco Malfoy era ricchissimo, e avrebbe potuto pagare fior di quattrini il MagiAvvocato più richiesto della Londra Magica senza risentirne minimamente. Ma c’era un piccolo problema.
Draco Malfoy aveva imparato a richiedere il meglio dalla vita per se stesso, e il meglio della Magisprudenza non era affatto il MagiAvvocato più richiesto della Londra Magica, ma era la MagiAvvocato d’ufficio meno pagata di tutto il Mondo Magico.

-Buongiorno, Ministro.
-Buongiorno, Malfoy. Prego, si accomodi.
Da quando era finita la guerra, Draco aveva imparato a rispettare i suoi antichi avversari e per questo motivo aveva imparato a stimare non solo il Ministro Shacklebolt, ma anche tutti i componenti dell’Ordine della Fenice con cui era stato in contatto.
E in seguito alla sua totale trasformazione da meschino Mangiamorte a rispettabile uomo d’affari era riuscito a riscattarsi, non solo agli occhi del Ministro, ma anche di tutti i componenti dell’Ordine della Fenice.
-Sono passato per chiederle un favore molto importante, Ministro.
-Riguarda la causa che ha deciso di intraprendere?
-Esattamente. Vorrei che il mio MagiAvvocato fosse Hermione Granger.
Se Kinsgley Shacklebolt rimase stupito da quella richiesta non lo diede a vedere.
Forse perché sapeva che Hermione era la migliore e che Draco pretendeva di avere al suo fianco i migliori, capii all’istante che non si era aspettato niente di meno.
-La MagiAvvocato Granger rifiuta di lavorare su commissione. Lei svolge solo il lavoro d’ufficio, difendendo chi non può permettersi niente di più di ciò che il Ministero può offrire.
-E allora le dica che io non posso permettermi niente di più di ciò che può offrirmi il Ministero. Insomma, Ministro, se perdo questa causa anche lei ne pagherà le conseguenze: il Parco Divertimenti verrà chiuso e la perdita delle entrate graverà più sulle vostre casse che sulle mie. Hermione Granger è l’unica persona in grado di farmi vincere questa causa, e se vinco io, Ministro, vince anche lei.
Draco fissò Kinsgley Shacklebolt senza distogliere lo sguardo per qualche minuto e, quando ebbe la certezza che le sue ragioni lo avessero convinto, si alzò e con un breve cenno del capo si avvicinò alla porta.
-Arrivederci, Ministro. Dica alla MagiAvvocato Granger che sono disponibile ad incontrarla in qualunque momento lei voglia.
E senza attendere risposta si lasciò l’ufficio alle spalle.

-Madre, sono tornato.
Narcissa Balck in Malfoy sorrise all’indirizzo del figlio e gli andò incontro.
-E’ così presto, Draco. Dove sei stato così di buon ora?
-A parlare con il Ministro, madre. Ho dovuto chiedergli un favore.
-Che ne dici di raccontarmi tutto mentre facciamo colazione?
Draco chiuse gli occhi e si abbandonò alla carezza che sua madre gli lasciò sul viso.
Anche se non era più un bambino, da quando era finita la guerra non perdeva occasione di farsi accarezzare da sua madre.
In quei dieci anni aveva cercato di rimediare al tutto tempo che aveva perso a fingersi un duro, disprezzoso delle dimostrazioni d’affetto. E anche ora che era ormai un uomo, non si ritraeva davanti ad una carezza, ma anzi, godeva pienamente del tepore che quel piccolo gesto gli donava.
I rapporti tra Draco Malfoy e sua madre erano completamente cambiati. La consapevolezza di essersi quasi persi li aveva portati ad unirsi e a volersi bene davvero.
-Certo, madre.
Mentre si sedevano al tavolo e un elfo domestico – rigorosamente stipendiato – serviva loro la colazione, Draco raccontò a Narcissa ciò che era successo.
-…e così ho chiesto l’intervento di Hermione Granger.
-Il suo nome compare sempre sulla Rivista del Profeta. Deve essere in gamba.
-E’ la migliore, madre.
-Ed è l’unica donna capace di ottenere un tuo apprezzamento, a quanto vedo.
Draco non perse affatto la sua aria serena. Quel discorso era normale routine, ormai.
-Ti ho già detto tante volte che in questo momento della mia vita non sono interessato ad avere una relazione fissa.
E come tutte le volte, Narcissa perse il suo contegno e sbuffò come una ragazzina.
-Tutte quelle donne che ti porti a letto non ti renderanno mai felice, Draco. E poi non sono alla tua altezza.
-L’unica donna che sia alla mia altezza, madre, sei tu. Ma direi che non possiamo sposarci, perciò ti prego di lasciar cadere questo discorso.
Narcissa fu costretta ad inghiottire un grosso rospo con quell’ordine velato da preghiera che suo figlio le aveva dato, e poi, con un cambio repentino di umore che avrebbe lasciato confuso chiunque – ma non suo figlio – portò la conversazione su altro argomento.
-La settimana scorsa ho confezionato degli abiti nuovi a Madame McClan. Saresti così gentile da andare a ritirarli per me, caro?
-Certo madre, è tanto che non vado a fare un giro in Diagon Alley.

Draco camminava tra la gente, facendosi trascinare dalla folla che avanzava verso la Gringott, la banca dei maghi. Il posto più sicuro del Mondo Magico, dove ladri e millantatori non erano ammessi, a meno che il ladro non fosse Harry Potter e ne uscisse volando in groppa ad un drago.
Sorrise di nuovo ripensando a quella storia pazzesca che, nonostante la condizione in cui si trovava allora, lo aveva fatto sorridere: lo Sfregiato aveva fregato il Signore Oscuro.
Evitando di incappare in ricordi più spiacevoli di quello riguardanti il suo passato, Draco distolse lo sguardo e lo posò su un gruppo di ragazze che davanti alla porta di un negozio ridevano e scherzavano tenendo tra le mani un numero considerevole di pacchetti.
Una di loro era incinta, lo si vedeva chiaramente, e quando si spostò dall’ombra portando una mano che aveva sulla pancia a spostare i capelli che le erano volati sul viso, Draco la riconobbe.
La moglie di Potter.
Ginny Weasley, ai tempi di Hogwarts conosciuta da lui e dai suoi amici come La Piattola, era in compagnia della Lovegood, della Johnson e della Abbott, e di qualcun'altra che Draco non conosceva.
Si spostò sul lato della strada, esattamente di fronte a loro, per guardare meglio quella sconosciuta che attirava in maniera quasi ridicola la sua attenzione.
Le sembrò una cosa completamente priva di senso, ma aveva la sensazione di averla vista da qualche parte, con lo stesso vestitino e gli stessi pacchetti in mano.
Sicuramente l’aveva vista da lontano senza farci troppo caso, si disse. Ma quando la ragazza si girò nella sua direzione incontrando, fuggevolmente, il suo sguardo, lui capì dove l’aveva incontrata.
In sogno, quella notte.
Draco non aveva ancora deciso se credere o no nel destino, ma in quel momento gli venne il dubbio che forse, dopotutto, il destino esisteva davvero.
L’aveva sognata, senza sapere fosse lei; l’aveva ricercata, chiedendo addirittura a Shacklebolt che gli venisse assegnata come MagiAvvocato; e adesso l’aveva davanti, bella come non l’aveva mai vista.
E sapeva già cosa avrebbe dovuto dirle.
Nel momento in cui prese la decisione di raggiungerla, uno dei tanti pacchetti che teneva in mano cadde a terra, e lui arrivò giusto in tempo per raccoglierlo al suo posto.
-Credo che questo sia tuo, Granger.
Era probabilmente la prima volta in assoluto che si rivolgeva a lei senza insultarla e senza odiarla, e quando sentì la sua voce che lo ringraziava capì che, nella vita, non aveva perso tempo solo nei confronti di sua madre.
-Grazie, Malfoy.
-Complimenti Mezzosague. Sei diventata davvero una bellissima donna.




A voi l’ardua sentenza XD

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo Tre.
Buona Lettura :)


La nuova legge emessa dal Ministero della Magia prevedeva che i processi Magici, di qualunque tipo fossero, si svolgessero allo stesso modo di quello babbano.
A causa di ciò, il MagiAvvocato Granger e il suo cliente Malfoy furono costretti a incontrarsi periodicamente per preparare la linea di difesa da seguire davanti all’intero Winzegamot che, in seguito alla riforma legislativa, svolgeva il compito di Corte.

-MagiAvvocato Granger, prego, si accomodi.
Hermione aveva bussato all’ufficio del Ministro e non era stata affatto sorpresa di trovare anche il suo cliente nello studio.
L’aveva capito il giorno prima in Diagon Alley che il suo cliente sarebbe stato Draco Malfoy.
-Buongiorno Signor Ministro. Buongiorno Signor Malfoy.
Aveva preso posto nella poltroncina accanto alla sua e aveva guardato Kinsgley in attesa di spiegazioni.
-Il Signor Malfoy è il direttore del Parco Divertimenti in accusa. Mi sono permesso di chiedere personalmente i suoi servigi in quanto il suddetto Parco Divertimenti è motivo di introiti per il Ministero, e noi tutti sappiamo che lei è l’unica in grado di poter far volgere le cose a nostro favore.
Il MagiAvvocato Granger si sentì profondamente lusingata da quei complimenti ma non lo diede affatto a vedere e si limitò semplicemente ad annuire.
Draco Malfoy, che da quando la MagiAvvocato era entrata nella studio non le aveva tolto gli occhi di dosso, continuava a rimanere affascinato ogni secondo di più da quella donna che una volta aveva tanto disprezzato.
-Naturalmente ciò che le ho appena detto è strettamente confidenziale, per cui le chiedo di mantenere riservato il coinvolgimento del Ministero in questa storia.
-Naturalmente.
Il Ministro Shacklebolt si alzò e tese la mano ad entrambe le persone che erano sedute davanti alla sua scrivania, perché lui non aveva nient’altro da dire.
Draco Malfoy si avvicinò alla porta e la tenne aperta per far passare Hermione Granger che, sorpresa da quel gesto di estrema cavalleria, non riuscì a nascondere l’imbarazzo che l’aveva colta impreparata.

Da quel giorno erano passati cinque mesi, sette istanze di processo, e innumerevoli incontri tra la MagiAvvocato Granger e il suo cliente.
Tali incontri si erano svolti non solo nell’ufficio della MagiAvvocato, ma anche in Diagon Alley dove si erano seduti a prendere un caffè.
E proprio al solito Caffè dove si incontravano di solito, Draco Malfoy era in attesa che la sua MagiAvvocato lo raggiungesse.
Quando Hermione Granger, con le mani impegnate a tenere la cartellina con i documenti e l’ombrello, varcò la porta del locale, fu accompagnata al suo tavolo da un numero considerevole di sguardi.
Draco Malfoy, che era girato di spalle, si accorse di lei solo quando lei gli sorrise e lo salutò.
-Buon pomeriggio, Draco.
In quei cinque mesi e in quegli innumerevoli incontri avevano raggiunto una confidenza tale da permettersi di chiamarsi per nome.
-Buon pomeriggio, Hermione.
Subito si alzò per spostarle la sedia per farla accomodare, ed essendo alle sue spalle poté rivolgerle un profondo sguardo di ammirazione mentre lei si toglieva il cappotto.
Portava un vestito di lana nero che le fasciava i fianchi in maniera molto libidinosa e Draco fu costretto a schiarirsi la voce per non farle capire quanto, in realtà, avesse apprezzato il suo abbigliamento.
L’ultima istanza del processo si sarebbe tenuta due giorni dopo, perciò era una settimana che si incontravano tutti i giorni, anche se ormai era tutto definito.
Difatti, ci fu poco di cui parlare riguardo al processo, e dopo pochi minuti il loro incontro si sarebbe potuto considerare concluso. Ma nessuno dei due aveva voglia di farlo notare.
Così, con una spavalderia che Draco pensava di aver perso, le sfiorò la mano.
Quando Hermione arrossì e abbassò lo sguardo ma non ritrasse la mano, lui la coprì completamente con la sua.
-Siamo cambiati, da quando eravamo ragazzini, vero?
-Tu sei cambiato, Draco. Io sono sempre la stessa.
Lui incassò quella risposta senza battere ciglio, e poi le sorrise.
-Sei diventata una bellissima donna, credo di avertelo già detto.
-Ed io ti ringrazio per questo complimento.
-Come mai non stai con nessuno?
La domanda arrivò a bruciapelo ed Hermione si costrinse ad alzare lo sguardo.
Pensò all’unica storia seria che avesse avuto, e scrollò le spalle.
-Ho incontrato soltanto uomini che si intimorivano di fronte alla mia intelligenza.
-Io non sono intimorito, direi piuttosto che ne sono affascinato.
Hermione si sentì molto lusingata e molto imbarazzata, e visto che quello era il suo cliente e che lei era altamente professionale, scostò la sedia dal tavolo e si alzò.
-Devo andare, adesso. Ho altri impegni.
Quella era una bugia e probabilmente lo aveva capito anche Draco, ma seppure rimase deluso da quelle parole non lo diede a vedere e alzandosi a sua volta la aiutò ad indossare il cappotto.
-Allora ci vediamo dopodomani al Ministero.
-Cerca di arrivare puntuale.
-Come sempre.

Hermione si era smaterializzata direttamente a casa di Ginny che stava cercando di far addormentare il piccolo Albus Severus.
Bastarono pochi minuti e poi le due amiche si poterono concedere una sana chiacchierata davanti a un boccale di Burrobirra.
-Credo che voglia farmi innamorare.
-E ci sta riuscendo?
-Forse. Ma è pur sempre Malfoy.
-Si, il direttore del Parco Divertimenti più importante di tutta la Gran Bretagna.
-Lo sai che non sono i soldi che mi interessano.
-Non mi riferivo a questo. Lui è cambiato, Hermione, e se può ammetterlo persino Harry, credo proprio che tu non abbia alcuna scusa.
Hermione finì la sua Burrobirra e tornò a casa. Dove rimase per tutta la sera e per tutto il giorno dopo.

Kinsgley Shaklebolt, che era stato nominato Ministro ad interim, aveva impresso un Sonorus alla sua voce cosicché poteva farsi sentire da tutta la Sala senza bisogno di microfoni.
C’erano pur sempre delle differenze tra la Magisprudenza e la Giurisprudenza Babbana.
-La Corte del Winzegamot ha raggiunto un verdetto. Tutte le accuse sono state respinte, e l’imputato Draco Malfoy è stato ritenuto innocente. Il Parco Divertimenti del Signor Malfoy non subirà nessuna restrizione e continuerà ad essere diretto dal suddetto. La seduta è tolta.
Piuttosto che sbattere un martelletto sul banco, il Ministro firmò un documento che consegnò ai MagiAvvocati di entrambe le parti, poi si congedò.
E per Draco fu semplice e naturale abbracciare Hermione.
La MagiAvvocato, che per lui da ora in poi altro non sarebbe stata sen non semplicemente Hermione, si sentì invadere dalla soddisfazione e dalla felicità per quell’abbraccio inaspettato.
-Cosa possa fare per ringraziarti?
Seppure in cuor suo avrebbe voluto dire tutt’altra cosa, la sua risposta fu seria e professionale.
-Niente, ci pensa il Ministero a pagarmi.
Ma tutta quella serietà e professionalità non bastarono a scalfire la determinazione di Draco.
-Permettimi almeno di portarti a cena.
Ed Hermione non si sentì in grado di rifiutare.

Quando aveva accettato l’invito aveva subito pensato a un ristorante di lusso, forse perché in lui tutto sembrava richiamare quella parola, perciò si era vestita adeguatamente all’occasione e quando lui era comparso sulla porta di casa sua con un mazzo di rose rosse in mano si era detta che non avrebbe potuto scegliere abito migliore.
Nero, con le rifiniture in pizzo, le arrivava fino alle ginocchia e non poteva essere definito in altro modo che elegantissimo.
Lui non era da meno.
Perciò Hermione rimase più che stupita quando, aggrappata al suo braccio, si smaterializzarono nel centro del Parco Divertimenti che a quell’ora era chiuso.
Lui le sorrise sornione, felice di essere riuscito a sorprenderla, e senza parlare la guidò verso la Tavola Calda che, eccezionalmente, era stata preparata apposta per quella serata.
Candele profumate illuminavano la saletta a loro riservata e un tavolo apparecchiato per due faceva bella mostra di sé nel centro della stanza.
Un carrello a due ripiani era stipato di piatti coperti e Draco sorrise compiaciuto quando vide Hermione trattenere il fiato.
-Stasera sei ancora più bella del solito.
E lei, ancora frastornata per tutte quelle emozioni, per la prima volta si lasciò andare.
-Anche tu.
Draco avrebbe voluto baciarla, lì e subito, ma si costrinse ad essere paziente e la fece accomodare. Servì la cena mostrando la sua nascosta abilità di servitore, e chiacchierava con lei di tutto ciò che gli passava in mente.
Voleva scoprire anche i più piccoli segreti di quella donna che lo aveva letteralmente stregato.
Quando consumarono anche il dolce insieme all’ultimo argomento di conversazione, scese un silenzio carico di elettricità.
Hermione si torturava le mani tenendo lo sguardo basso, Draco guardava lei senza riuscire ad esprimersi. Poi le parole esplosero quasi come un fiume in piena.
-Ti ho sognato.
-Come?
-La notte prima di incontrarti a Diagon Alley. Ti ho sognato.
Hermione sgranò gli occhi e lo fissò per qualche secondo senza dire niente.
Draco pensò immediatamente che lei sarebbe scappata a gambe levate ed era già pronto a rincorrerla quando invece l’espressione di Hermione si ammorbidì e un sorriso imbarazzato le nacque sulle labbra.
-Anch’io ti ho sognato quella notte.
Fu il turno di Draco di rimanere sorpreso. Poi recuperò il controllo di se stesso e si alzò.
Fece il giro del tavolo e le prese la mano, perché voleva che anche lei si alzasse.
-Stai dicendo che se siamo qui adesso è a causa di un sogno?
-No, è grazie ad un sogno.
E poi entrambi spensero il cervello.
Le loro labbra si trovarono automaticamente e le loro mani si intrecciarono in abbracci e carezze che non avrebbero mai avuto eguali.




Questa è l’idiozia più assurda che io abbia mai scritto. Frutto di vaneggiamenti notturni in seguito a serate leggere ***
Grazie a chi è arrivato fin qui, grazie a chi ha commentato, a chi commenterà anche quest’ultimo capitolo, e grazie anche a chi non ha lasciato segni del suo passaggio.
Grazie a Morgana, gioiello prezioso del mio scrigno.
Grazie a _zafry_, onnipresente in ogni mia avventura.
E grazie a chi una volta c’era e adesso non c’è più. Infondo mi avete insegnato il significato dell’ipocrisia.


Buon Natale :***

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