The Girl of Magical Creatures

di HermioneCH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Storia di una notte ***
Capitolo 2: *** Natale al San Mungo ***
Capitolo 3: *** Incontri ***
Capitolo 4: *** Sparire nel nulla ***
Capitolo 5: *** L'ultima notte dell'anno ***
Capitolo 6: *** Un Incarico Inaspettato ***
Capitolo 7: *** La vendetta – Fase 1 ***
Capitolo 8: *** La vendetta – Fase 2 ***
Capitolo 9: *** Scontri ***
Capitolo 10: *** Momenti che fanno trattenere il respiro ***
Capitolo 11: *** Chiarimenti ***
Capitolo 12: *** Amore e Odio ***
Capitolo 13: *** Notizie buone e non... ***
Capitolo 14: *** Tortura ***
Capitolo 15: *** The time's over ***



Capitolo 1
*** Storia di una notte ***


The Girl of Magical Creatures






1. Storia di una notte



Tonks trangugiò l’ultimo sorso di Burrobirra sotto lo sguardo divertito di Remus. La ragazza sorrise e si alzò “Dai, ora tocca a me offrirti da bere” disse la ragazza, tentando di districarsi da sedie e tavolo. “Credevo che fosse solo Burrobirra al volo” rispose Remus.
“Oh dai non fare il guastafeste” ribatté Tonks, gli diede le spalle si avviò verso il bancone passando tra i tavoli riuscendo persino a non inciampare.
Quella sera, lei e Remus avevano avuto una missione di sorveglianza da parte dell’Ordine. Dovevano tenere d’occhio un paio di possibili location londinesi le quale poteva essere sedi di incontri tra Mangiamorte. A missione finita Tonks si era ritrovata a guardare la State Avenue e il Leprechaun’s Pub, bar nel quale aveva speso molte serate durante il corso Auror. Tonks era rimasta allibita da come il caso facesse accadere le cose più impensabili, così con tono molto supplichevole aveva convinto Remus ad entrare per riscaldarsi dal freddo di fine dicembre e bere una pinta di burrobirra.
Tonks guardo oltre il bancone del bar sperando di essere notata di uno dei baristi, i quali sembravano molto occupati dalla parte opposta di dove si trovava.
“Tipico” sbuffò Tonks “Mai una volta che non deva aspettare un’ora prima di prender da bere” fece cenno al barista, il quale la ignorò.
“Riconoscerei quel ciuffo rosa ovunque” disse una voce familiare alle sue spalle. Tonks si voltò di scatto e si ritrovò a guardare una bellissima ragazza dai lunghi capelli oro misto cioccolato e gli occhi smeraldo. “Phoebe!” gridò Tonks, abbracciandola.
“Ah, mi sei mancata Dora!” disse Phoebe, ricambiando l’abbraccio.
“Anche tu! Ma che ci fai qui, quando sei tornata? tua madre mi aveva detto che saresti arrivata solo dopo domani!” disse Tonks.
“Sono arrivata ieri, sorpresa per mamma e papà. Sono passata a casa tua e Dromeda mi ha detto che eri qui a Londra sepolta dal lavoro. Così le ho detto di non dirti niente. Pensavo di fassare al Ministero domani e farti una sorpresa, non mi aspettavo certo di trovarti in questo vecchio postaccio” spiegô Phoebe, rise e si scosto i capelli dal viso. Alzò la mano e il barista le si avvinò. “Dobbiamo festeggiare, cosa bevi?”
“Burrobirra, veramente sarebbero due” rispose Tonks. Phoene le fece l’occhiolino e si voltò verso il barista “Due burrobirre e un Wisky Incendiario con Succo di Zucca”
il barista annuì e si mise al lavoro. “Lo sai è frustante. I baristi mi ignorarono sempre mentre tu appena alzi la mano ne hai uno pronto a servirti” disse Tonks, incrociando le braccia. Phoebe sorrise e si liscio la minigonna nera. “Il trucco è fleutare un po’ con loro. Si fa così con tutti gli uomini. E approposito di uomini, chi è il bel trasandato che ti trascini dietro?” e fece un cenno verso Remus che stava sfogliando un giornale.
“Remus? È un… amico di amici.. conosciuto di recente” rispose Tonks.
“Capisco” disse Phoebe, guardandola sottecchi. Il barista era tornato, Phoebe pagò prima che Tonks potesse controbattere e le porse le due burrobirre.
“Allora. Primo appuntamento o ci date già dentro?”
A Tonks andò la birra di traverso e ne rovesciò un po’ per terra.
“Io e Lupin? Non dire assurdità”
“Aspetta” esclamò Phoebe “Remus Lupin? Il Lupo Mannaro?!”
“Come fai a…”
“C’era sul Profeta un po’ di tempo fa, no? L’articolo sulla Umbridge”
“Non credevo che ti facessi recapitare il Profeta in Francia” disse Tonks.
“E possibile. Quindi visto che devo lavorare all’estero per lavoro, almeno mi tengo aggiornata su quello che succede a casa. A parte che mi sembra che ultimamente stia peggiorando. Pensi davvero che Silente stia andando fuori di testa? Io non credo, insomma è Silente”
“Sono tutte bugie” asserì Tonks.
“E ora si trova a che fare con quella rospa. Mi chiedo poi perché sia voluta andare ad insegnare” disse Phebe, bevendo un sorso del suo Wisky con succo di zucca “Ho avuto a che fare un paio di volte con lei quando collaboravo con il Ministero, che donna orribile”
Tonks annuì, posando le due birre sul bancone, iniziavano a pesare troppo.
“Ma torniamo a noi. Che ci fai in giro con un Lupo Mannaro”
“Ci siamo incontrati per caso. Te l’ho detto amico di amici” rispose Tonks.
“Quindi non sei interessata a lui in quel senso”
“No” esclamò Tonks “Perché lo vuoi sapere?”
“Bè così me lo può presentare” disse la ragazza, lanciando uno sguardo a Remus, che riponeva il giornale.
“Remus?” chiese Tonks, perplessa.
“Sì. Un Lupo Mannaro, eccitante!”
Tonks scosse la testa e sorrise “Non cambierai mai. Vieni” aggiunse prendendo le due burrobirre “Te lo presento, ma come vedrai Remus è terribilmente innocuo”
Raggiunsero il tavolo seguite dallo sguardo curioso di Remus.
“Remus, scusa se ti ho fatto aspettare, ma ho incontrato Phoe e non ci vedevamo da mesi”
“Comprensibile” rispose pacato Remus. Phoebe sorrise e si sistemò sulla panca di fianco a Remus. “Phoebe Sullivan” disse la ragazza sorridendo.
“Remus John Lupin, piacere”
Phoebe sorrise maliziosa “Il piacere è tutto mio, te lo posso assicurare”
Tonks scosse la testa, per la seconda volta.
“Phoebe è praticamente la mia sorella maggiore, i nostri genitori abitano l’uno di fianca all’altro. Si può dire che siamo cresciute assieme e quando andai anche io a Hogwarts si prese cura della stramba bambina mutaforma” spiegò Tonks.
“Sarebbe stato molto più facile se fossi stata anche tu una Grifondoro. Ma sono riuscita a spaventare abbastanza anche quei piccolo Tassorosso” disse Phoebe ridendo, Tonks e Remus le fecero coro poco dopo.
“Ora di cosa di occupi?” chiese Remus, dolcemente interessato.
“Creature magiche. Lavoro in un centro all’avanguardia in Francia. Allevamento, cura, ricerche. Cose del genere” rispose Phoebe, bevendo un altro sorso di Wisky.
“Phoe è un grande esperta di creature magiche, una delle migliori del Regno Unito e non osare contraddirmi, Phoe. Le cose stanno così, non fare la modesta” disse Tonks, finendo con tono minaccioso. Phoebe alzò le mani in segno di resa e sorrise.
Ridendo e scherzando era già trascorsa un’ora dall’incontro tra Phoebe e Tonks. I bicchieri sul tavolo erano aumentati esponenzialmente, come pure l’alcool che scorreva nelle vene.
Un paio di volte Remus aveva provato a lasciare il tavolo, dicendo che era giusto che le due ragazze festeggiassero il loro incontro senza essere disturbate da lui, ma le ragazza avevano prontamente controbattuto e così dopo alcuni sguardi torvi e commenti sulla sanità mentale di Remus, il mannaro si era arreso ed ora stava seduto tranquillamente, ridendo delle avventure delle due amiche.
“E come si chiamava quell’idiota con cui uscivi al primo anno di addestramento Auror?”
“Quale quello a cui hai dato uno schiaffo in chiesa?” chiese Tonks, ridendo.
“Sì lui”
“Bob Hodg” rispose Tonks, afflosciandosi sul tavolo dalle risate.
“Viscido idiota”
“Ho paura di chiederti perché lo hai schiaffeggiato, in chiesa poi?” disse Remus, ridendo.
“Era un verme. eravamo al matrimonio Jennifer, una cugina di Tonks, lei si era fatta incastrare come damigella…”
“Che orrore” aggiunse Tonks, con una smorfia.
“Bè comunque Jennifer da bambina veniva spesso da Zio Ted e abbiamo giocato parecchio con le bambole, che ci vuoi fare, babbani non sanno nemmeno come giocare. Comunque ero invitata anche io al matrimonio e mentre Tonks eseguiva il suo dovere di damigella io ero seduta in uno dei banchi della chiesa con Bob, che usciva con Tonks da qualche mese, quando l’idiota a pensato bene di provarci con me! Ha provato a mettermi le mani sotto la gonna, quel viscido. Così mi sono alzata e gli ho dato un ceffone del bel mezzo delle promesse” Tonks scoppiò a ridere scivolando sempre più verso il basso. Il suo mento era ormai a pochi centimetri dal tavolo.
“Ora so, che è un errore che non dovrò mai commettere” disse Remus, fingendosi serio.
Phoebe avvicinò il suo viso a quello di Remus “Il problema non è l’avermi messo la mano sotto la gonna” disse Phoebe, si morse leggermente il labbro e sorrise maliziosamente.
“E qual è?” chiese Remus, fissandola intensamente. Phoebe si voltò verso Tonks e disse “Non esci con la mia migliore amica e poi ci provi con me, giusto?”
“Giusto!” esclamò Tonks. Si batterono il pugno al disopra del tavolo e Remus rise.
D’un tratto Phoebe sbatte la mano sul tavolo, facendo tintinnare i numerosi bicchieri.
“Dora, so cosa manca a questa serata!” esclamò Phoebe.
“Ho quasi paura di chiedertelo” rispose Tonks.
“La bevanda della Gloria” strillò la ragazza e si alzò dal tavolo correndo verso il bar.
“Oh no” disse Tonks, mettendosi una mano sul viso.
“È una vera forza della natura” disse Remus, seguendo Phoebe con lo sguardo.
“Davvero, non immagini nemmeno quanto” rispose Tonks, rimettendosi diritta sulla sedia.
“Immagino sia difficile dirle di no”
“Impossibile”
Phoebe tornò qualche istante dopo facendo galleggiare sei shot di un liquido trasparente.
“Che cos’è?” chiese Remus, curioso.
“Tequila!” esultò Phoebe.
“Come mai due a testa? Non è un po’ esager…”
“È una specie di tradizione” disse Tonks “E credimi Remus, non vuoi sentire la storia di questa tradizione”
“Ti credo sulla parola” rispose il mannaro, prendendo i suoi due bicchieri di tequila.
Dopo la tequila si aggiunse altro Wisky Incendiario, Tonks svuotò d’un fiato l’ultimo bicchiere e si alzò. “Ok, basta. Meglio che mi smaterializzi a casa prima che non ne sia più in grado. Phoe dormi a Londra o da tua madre?”
“No, no. Rimango a casa mia, a Londra” rispose Phoebe.
“Bene, allora visto che non tutti possono andare a casa a piedi, se non riescono a smaterializzarsi, io andrei”
“Sei sicura di farcela?” chiese Remus, guardandola preoccupato.
“Tsk, fidati. Mi sono smaterializzata in condizioni molto peggiori” rispose Tonks, barcollando leggermente “Voi restate, finite di bere con calma”
“Sicura?” domandò Phoebe.
“Certo”
Remus e Phoebe la seguirono con lo sguardo mentre si faceva strada nel pub, inciampando un paio di volte.
“E così rimasero in due” disse Phoebe, voltandosi verso Remus.
“Già. Ti ringrazio, non mi ricordo nemmeno quando è l’ultima volta che mi sono divertito così” rispose il mannaro, sorridendo.
“Da esperienza posso affermare che le serate più divertente sono quello non pianificate”
“Concordo”
“E allora, professore, che cosa facciamo ora?” chiese Phoebe, avvicinandosi ancor di più a lui. “Se la smetti di chiamarmi professore ti offro da bere”
“Ci sto. Ma prima dimmi, com’era insegnare ad Hogwarts?”
“Bellissimo” rispose Remus, si alzò e si diresse al bancone del bar.
Poco dopo tornò con due bicchieri stracolmi di idromele. “Non voglio pensare a come ci sentire domani” disse Remus, dopo aver bevuto meta del suo idromele in un sorso.
“Non pensare mai al domani, pensa sempre a vivere l’oggi” gli disse Phoebe.
“Sei molto intensa” disse Remus, pensando alle sue parole.
“Ti piacerebbe scoprire quanto” chiese Phoebe, avvicinandosi a pochi centimetri dal suo viso. “Io…” iniziò Remus, ma la ragazza annullò le distanze tra i due.
Remus rimase interdetto per alcuni istanti, sentendo le calde labbra della ragazza sulle sue. Rispose al bacio, inebriandosi di lei.
Le loro labbra si separarono e Phoebe sorrise.
“Io non..”
“Remus?”
“Sì?”
“Sta zitto” disse Phoebe e baciò di nuovo il mannaro. Lui mise una mano sulla sua vita e l’avvicinò a lui. Da troppo tempo non sentiva il sapore di una donna.
Dopo lunghi istanti un pensiero passô per la testa di Remus e allontanò di nuovo Phoebe.
“Non mi conosci nemmeno”
“E allora?” disse Phoebe, accarezzandogli il viso.
“Credo che qualcuno abbia pure iniziato a guardarci”
“Bè, andiamocene” disse Phoebe, si alzò e tese la mano a Remus.
Indossarono i pesanti capotti e uscirono nella notte.
“Guarda, nevica” disse Phoebe, guardando verso il cielo. Aprì le braccia e fece una giravolta su se stessa. Guardò Remus sorridendo e gli tese la mano.
“Credo di riuscire a smaterializzarti?” chiese Phoebe, mentre Remus prendeva la sua mano.
“Sì, credo di riuscirci senza rompermi in mille pezzi. Dove andiamo?”
“Ti fidi di me?”
Remus annuì, Phobe si avvicinò e lo baciò, poi si smaterializzarono. Remus si ritrovo una tipica stradina londinese, non diversa da quella che avevano appena lasciato.
“Casa tua?” intuì il mannaro.
Phobe annuì e sorrise “Vuoi salire con me?”
“I-io… sì…”
Il sorriso di Phoebe si fece più ampio e trascinò Remus davanti alla porta del numero 24.
Aprì la porta ed entrarono. Phobe si tolse il cappotto e lo buttò sul corrimano delle scale. Aiutò Remus con il suo ultimo bottone, prese il suo cappotto trasandato e lo mise sopra il suo. “Domattina potresti pentirti di avermi chiesto di entrare”
“Remus?”
“Sì”
“Sta zitto”
Remus sorrise “D’accordo”




Erano le nove del mattino e Sirius si aggirava nervoso nella cucina di Grimmauld.
Camminava avanti e indietro torturandosi le mani. La porta della cucina si aprì e Sirius si voltò di scatto. Tonks entrò sbadigliando, ancora palesemente addormentata.
“Ehilà”
“Tonks, tesoro, Remus è con te, vero?”
“Cosa?” esclamò Tonks, fermandosi a sulla porta.
“Eravate in missione assieme ieri sera” disse Sirius.
“E quindi?” chiese Tonks avvicinandosi a Sirius, non capiva dove volesse andar a parare il cugino. “Kingsley mi ha detto di avervi dato il cambio verso le nove”
“Già” confermò Tonks.
“Ti prego allora dimmi che Remus è con te” disse Sirius.
“Che cosa? Non dirmi che…”
“Remus non è rientrato stanotte”
Tonks rimase allibita per qualche secondo, si appoggiò al tavolo e sorrise.
“L’ha fatto. Ma come diavolo fa”
“Cosa? Chi? A fare cosa?” chiese Sirius.
“Non preoccuparti, cugino. Remus sta bene, molto meglio di te e me in questo momento, te lo posso assicurare” disse Tonks, dando a Sirius una pacca sulla spalla.
“Sai dov’è?”
“Si credo proprio di sì”
“Allora perché non me l’hai ancora detto?!” esclamò Sirius.
“Rilassati. Ieri dopo il turno siamo capitati davanti a uno dei miei bar preferiti, ho supplicato Remus per entrare a bere qualcosa e li ho incontrato la mia migliore amica di ritorno dalla Francia, abbiamo festeggiato un po’ e quando me ne sono andata lui era ancora li da parte a lei” spiegò Tonks.
“Tu credi che?”
“Phoe era molto interessata a lui. Immagino che sia per quello che non sia rientrato. Gli uomini a cui Phoebe è interessata di rado rientrano a casa” disse Tonks.
“Ooooh” esclamò Sirius, annuendo compiaciuto e sollevato.




Il sole entrava dalla finestra della camara da letto di Phoebe e illuminava la stanza. Phoebe si voltò su un fianco, dando le spalle alla finestra, disturbata dai raggi del sole.
Aprì lentamente gli occhi e trovò Remus, con la testa appoggiata sulla mano, che la guardava. “’Giorno” mormorò la ragazza.
“Buongiorno” disse Remus, sorridendo.
“Felice di vedere che non te la sei svignata” disse Phoebe, si stiracchiò e gli accarezzò la guancia. Remus sorrise di nuovo “Non sarei mai così scortese”
“No suppongo no” rispose Phoebe, si avvicinò e baciò dolcemente Remus sulle labbra “Che ore sono?”
“Presto” rispose Remus e le restituì il bacio.
“Immagino che visto che non te ne sei andato ed è ancora presto, possiamo riprendere da dove abbiamo finito ieri sera” disse Phobe, accarezzando il petto di Remus.
“Potremmo” rispose Remus, sorridendo una terza volta.
“Possiamo, possiamo” disse la ragazza, iniziando a baciare il collo del mannaro, mentre con la mano lisciva il suo petto.
Remus le accarezzò delicatamente la schiene e Phoebe fu pervasa da brividi.
Lei iniziò a baciare il suo petto soffermandosi sulle cicatrici lasciate dai graffi del lupo, abbassò gli occhi e lo vide. Il morse del Lupo Mannaro. Una cicatrice irregolare, sul fianco destro di Remus. Phoebe guardò la cicatrice. Era la più segnata, delicatamente vi passò sopra l’indice. Remus si mise subito a sedere “Sì.. ehm.. un ippogrifo. Brutta faccenda”
“Remus” mormorò Phoebe, mise un dito sotto il mento del mannaro e gli alzò il volto per poter vedere i suoi occhi ambrati. “Non hai bisogno di mentire, Remus, so che cos’è”
Remus trattenne il fiato e il suo volto divenne una maschera di paura.
“Va tutto bene” disse Phoebe. Gli sorrise dolcemente e gli accarezzò la guancia.
“I-io… io mi”
“Remus, va tutto bene. Non è un problema” ripete e lo baciò dolcemente. “D’accordo?”
Remus annuì e Phoebe gli regalò un altro sorriso. Si avvicinò di nuovo a Remus, cinse le braccia attorno al suo collo e si tuffò sui cuscini trascinandolo con se.
Rotolarono di fianco e Remus si mise sopra di lei. Il sole l’illuminava il suo viso, e Remus credeva di non aver mai visto niente di più bello. Le accarezzò le braccia e baciandola passionalmente si insinuò in lei.


Remus aprì lentamente gli occhi e sbadiglio, spostò i capelli di Phoebe che solleticavano il suo viso e guardò la ragazza che dormiva appoggiata al suo petto.
Le accarezzò delicamente la guancia e lei si destò.
“Scusa non volevo svegliarti” disse Remus.
“Non fa niente” rispose Phoebe, si tolse i capelli dal viso e si appoggiò di nuovo sul petto nudo di Remus. “È bello essere svegliata da te”
Remus sorrise, si stiracchiò e mise un braccio attorno a Phoebe. Il suo sguardo si posò sulla sveglia che Phoebe teneva sul comodino e sobbalzò. “Che c’è?”
“Mio Dio! Sono le dieci e cinque! La riunione!” gridò Remus.
“Una riunione? A che ora?” chiese Pheobe, mettendosi a sedere.
“Alle dieci” rispose Remus. Phoebe guardò a sua volta l’orologio.
“Che aspetti, allora?! Vai!” disse la ragazza.
Remus si alzò cercando disperatamente i vestiti e Phoebe si ributtò sui cuscini coprendosi.
“Fammi indovinare” disse Phoebe divertita, mentre guardava Remus infilare i pantaloni. “Tu non sei mai in ritardo, vero?”
“No” rispose Remus, infilandosi la camicia frettolosamente e al contrario. Phoebe scoppiò a ridere e si nascose sotto le coperte.
“Mi spiace, davvero, scappare così.. io.. “
“Remus?”
“Sì?”
“Sta zitto, davvero, e vestiti” rispose Phoebe, ridendo.
“Ti rendo contò che è la terza volta in meno di un giorno che mi dici di star zitto” disse Remus, tentando di infilarsi una scarpa.
“Lo so, ma non è colpa mia se parli a sproposito”
“Io non.. lascia stare.. non c’è tempo.. Accio Mantello!” Afferrò il mantello al volo e se lo infilò “Phoe, io…”
“Remus, vattene” disse Phobe, sorridendo. Lui annuì e si smaterializzò.
In un lampo gli apparve la porta del numero dodici di Grimmauld Place. Picchio tre volte la bacchetta sulla porta e si aprì. In ritardo a una riunione dell’Ordine, imperdonabile, che diavolo gli era saltato in mente, e chi l’avrebbe sopportato Sirius dopo questa storia.
Percorse velocemente l’ingresso e entrò in cucina. Si sentì male sotto il peso degli sguardi dei membri dell’Ordine, mormorò “Scusate” e si sedette accanto a Sirius, mentre Silente riprendeva a parlare.
“Ti rendi conto di quanto sono stato preoccupato per te” sussurrò Sirius, così lievemente da non farsi sentire dagli altri membri.
“Scusa”
“Un Patronus, Remus. Bastava un Patronus”
“Mi dispiace”
“Se non fosse arrivata Tonks, sarei uscito a cercarti talmente ero preoccupato”
“Ti chiedo perdono”
“Lascia stare. Fortuna è arrivata Tonks e mi ha detto dove potevi essere. Ora sai che la prossima volta devi almeno avvertire”
“Non ci sarà una prossima volta”
“Come non… che diavolo dici?”
“Dopo, Sirius” disse Remus, Malocchio e Molly Weasley avevano iniziato a fissarli con disappunto. “Ma..” iniziò Sirius.
“Ho detto dopo!”




*********************

Ehilà!!
Era tanto che non scrivevo una FF di Harry Potter, forse anche troppo.. ma rieccomi qui, mi è venuta in mente un idea per una storia e lho buttata giù.. pero che il primo capitolo vi piaccia e che commenterete numerosi ;)
baci. HermCH

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Capitolo 2
*** Natale al San Mungo ***


2. Natale al San Mungo

Remus frugò nella tasca ed estrasse un galeone di cioccolato. Lo scartò e lo mangiò, chiuse gli occhi e pochi secondi dopo poté già sentirne i benefici.
Parlare con Eli, il Lupo Mannaro in stanza con Athur Weasley era stato duro, ma era contento di averlo fatto e sperava di essere stato d’aiuto. La vita di quell’uomo sarebbe cambiata radicalmente, ma forse le parole di Remus gli avevano dato un po’ di coraggio.
Forse avrebbe davvero avuto una vita quasi normale.
Infine Molly, dopo aver smesso di gridare, gli aveva gentilmente chiesto di andar a chiamare i ragazzi che erano sfuggiti alla baraonda per una tazza di te.
Spinse il pulsante dell’ascensore, le porte si aprirono ed entrò. Mentre spingeva il numero cinque gli tornarono in mente le parole che Sirius gli aveva apostrofato il giorno prima.


“Non capisco davvero perché fai così? Perché diavolo continui a esiliarti? Perché non vuoi vivere una stramaledetta vita normale” gli aveva detto la mattina della Vigilia.
“Non mi aspetto che tu capisca, Sirius” aveva ribattuto Remus.
“Ti strozzerei quando fai così, Lunastorta, davvero” aveva detto Sirius, incrociando le braccia “Dammi ascolto per una stramaledetta volta! Manda un gufo a quella ragazza, chiedile di uscire, sono convinto che non ti dirà di no!”
“Non posso”
“Ma perché?”
“Su andiamo non essere ridicolo. Sono scappato via da casa sua come un ladro. E cosa potrei offrire a una donna come Phoebe? E poi tra qualche settimana lei tornerà sicuramente in Francia. Sono convinto che per lei è stata solo l’avventura di una notte causata dal troppo alcol e non voglio essere l’idiota che non riesce a capirlo”
“Facendo così sei un’idiota! Vivi Remus, maledizione! Vivi una vita che valga essere vissuta, non estraniarti solo perché credi di meritartelo” gli aveva detto Sirius agitando le braccia, ma Remus aveva alzato semplicemente le spalle dicendo “Non cambierò idea” ed era uscito dalla cucina.



Il rumore della porta dell’ascensore distolse Remus dai suoi pensieri. Fece per uscire ma si trovò la via sbarrata da una bella ragazza dai capelli color oro e cioccolato.
“Non posso crederci” disse la ragazza. Entrò nell’ascensore tenendo gli occhi bassi, ma con il sorriso sulle labbra. Remus si accorse di non essere ancora arrivato al quinto piano, ma di essere solamente al terzo. Così, in un imbarazzato silenzio, aspettò che le porte si richiudessero.
“Non mi hai scritto” disse la ragazza, una volta che le porte si erano richiuse.
“Io…”
“Non capita spesso che qualcuno si dimentichi di mandarmi un gufo, il giorno dopo”
“Non sapevo di avere il permesso di farlo” disse Remus.
“Perché non avresti dovuto averlo?” chiese Phoebe, sorridendo.
“Sono un’idiota” disse Remus, abbassando lo sguardo.
“Sì, lo sei” disse Phoebe, ma continuava a sorridere “Una cioccolata? Per dimenticarci di questo equivoco?”
“Adoro il cioccolato” disse Remus, tornando a guardare il suo viso.
“Me lo ricordo” rispose Phoebe, facendogli l’occhiolino, le porte dell’ascensore si aprirono ed uscì seguita da Remus.
“Come mai al San Mungo? Niente di grave spero” disse Remus, mentre s’incamminavano verso la Sala da tè.
“No, per fortuna no” disse Phoebe “Mio zio Basil. Bè ci ha dato dentro decisamente troppo con il Punch Incendiario per festeggiare il Natele e alle fine era talmente ubriaco che ha scambiato la bottiglia di grappa con quella di Distillato della Morte Vivente, ne ha bevuto un qualche shot e è caduto come un sasso, così per sicurezza l’abbiamo portato al San Mungo. Non sapevamo che affetto potesse avere con tutto quell’alcol, ma si riprenderà senza problemi. Tu invece?”
“Sono venuto a trovare un amico, è stato morso da un animale qualche giorno fa, dovrebbe guarire senza danni collaterali” rispose Remus, tenendo aperta la porta della Sala da Tè per far entrare Phoebe.
Remus individuò Bill e i due gemelli che sorseggiavano il te seduti in un angolo. Si avvicinò a loro seguito da Phoebe.
“Ragazzi. Vostra madre mi ha chiesto di dirvi che tra 10 minuti ce ne andiamo” disse Remus.
“Bill?”
“Phoe?” disse Bill, alzandosi.
“Bill!” esclamò Phoebe, passò accanto a Remus e abbracciò il maggiore dei fratelli Weasley. “Mio Dio, non ti vedo da una vita” disse Bill, sciogliendosi dall’abbraccio.
“È vero, sei tornato anche tu per Natale?”
“No, basta Egitto, tornato definitivamente. Avevo bisogno di casa”
“Ti capisco, ma io continuo con la Francia” disse Phoebe, stringendosi nelle spalle “Fred! George! Cavoli, come siete cresciuti” aggiunse Phoebe, guardando i gemelli.
“Maggiorenni” dissero in coro i gemelli. Remus si allontanò, verso il bar.
“Come mai qui?” chiese Phoebe.
“Mio padre, è stato morso da..”
“Un serpente? Mi ha detto Remus” lo interruppe Phoebe e Bill annuì. “Portagli i miei saluti e anche a tua madre”
“Certo, ne saranno felici” rispose Bill “Tu perché sei qui?”
“Zio Basil” rispose semplicemente Phoebe.
“immagino abbia di nuovo esagerato con il Punch, vero?” disse Bill e Phoebe annuì.
“Ragazzi, dove sono gli altri quattro? Sono saliti dopo di voi” disse Remus, che era tornato con due tazze fumanti di cioccolata.
“Non saprei. Forse è meglio che andiamo a cercarli. Fred, George, andiamo” disse Bill e i due gemelli si alzarono.
“È stato bello vederti, Bill” disse Phoebe, prendendo una delle tazze dalle mani di Remus.
“Sì molto, cerchiamo di non far passare altri due anni. Mandami un gufo la prossima volta che torni in Inghilterra” disse Bill.
“Farò il possibile” rispose Phoebe, gli si avvicinò, diede un bacio sulla guancia al rosso e salutò i gemelli. Remus si sedette al posto di Bill e Phoebe prese il posto di George.
“Non sapevo conoscessi Bill” disse Remus, bevendo un sorso di cioccolata.
“Siamo stati assieme quasi due anni, quando eravamo a Hogwarts” disse Phoebe, sorridendo. Remus deglutì la cioccolata faticosamente e tossicchiò.
“Aspetta, credevo che avessi almeno trent’anni”
Phoebe rise “Sì lo so, me lo dicono spesso. Che ci vuoi fare, sembro più vecchia”.
“Quindi hai 25 anni?”
“No, ho un anno in più di Bill, ne ho compiuti 26 il venti di novembre”
“Ok” bevendo un altro generoso sorso di cioccolata.
“Sembri scioccato”
“Sorpreso, credo che sia la parola giusta” rispose Remus.
“È un problema?”
“Non so”
“Su non essere sciocco” disse Phoebe “Hai solo nove anni più di me. Poi tra poco più di una settimana tornerò in Francia, non facciamoci problemi per niente”
“Giusto” disse Remus, annuendo.
Finirono di bere la cioccolata e si avviarono verso gli ascensori, poiché i quindici minuti di Remus erano scaduti.
Phoebe scacciò il numero tre e Remus il numero uno. Il campanello suonò e le porte si aprirono al terzo piano, Phoebe uscì e Remus si fermò sulla porta dell’ascensore per dare un ultimo saluto.
“Remus?”
“Dimmi”
Phoebe aprì bocca per parlare, ma i suoi occhi saettarono sulla parete sopra la porta dell’ascensore e sorrise “Vischio”
Remus alzò gli occhi e vide un rametto di Vischio attaccato al muro con un grande fiocco rosso. Phoebe fece un passo in avanti, sorrise di nuovo e lo baciò. Remus le posò una mano su fianco e rispose al bacio. Phoebe gli mise una mano tra i capelli approfondendo il loro bacio. Qualche istante dopo si staccò da lui e sorrise “Vuoi uscire con me dopo domani?”
“Sì” disse Remus.
“Ai Tre Manici di Scopa alle venti e trenta?” propose Phoebe.
“D’accordo” disse il mannaro, annuendo. Phoebe gli si avvicinò di nuovo e lo baciò dolcemente, poi si voltò e se ne andò. Remus fu riscosso dalla porta che tentava di chiudersi, rientrò dell’ascensore e si appoggiò alla parete tramortito. Il bacio e l’invito erano giunti inaspettati, credeva che il fatto che lei tornasse in Francia volesse dire che non si sarebbero più rivisti. Non era convinto di aver fatto la scelta giusta, ma ora non poteva tornare indietro.
La porte si riaprirono al primo piano e si ritrovò a guardare i Weasley con Malocchio, Harry e Hermione.
“Dannazione Lupin! Dove ti eri cacciato?” grugnì Malacchio.
“Non arrabbiarti, Malocchio. Remus aveva un buon motivo per farsi aspettare” disse Bill, sorridendo, entrò nell’ascensore e si mise accanto a Remus.
“Non sapevo conoscessi Phoebe” sussurrò Bill.
“Conoscenza recente. Si è incontrata per caso con Tonks e c’ero anche io”
“Capisco” disse Bill, continuando a fissare Remus.
Raggiunsero il pian terreno e tutti uscirono dall’ascensore. Nell’atrio Remus mise il braccio davanti al petto di Bill facendolo fermare così da allontanarsi dalle orecchio degli altri.
“Sputa il rospo o smettila di fissarmi” disse Remus.
“Ci sei cascato anche tu, vero? Lo so, amico, credimi, lo so. È praticamente impossibile resistere a quella ragazza, è sempre stato così!”
“Weasley! Lupin! Muovetevi” abbaiò Malocchio.
Remus lancio un'altra occhiata a Bill che rideva e raggiunse il gruppo.

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Ehilà!
Ecco qui il secondo capitolo! Spero che vi piaccia e che commenterete numerosi :D
Grazie mille a FlashDelirium (Spero che continuerai a seguire a commentare) e a CruellaDeVil (Alcune tue domande sono state risposte qui, le altre lo saranno nei prossimi capitoli XD aspetto un tuo commento sul capitolo :D ) per aver commentato!!!

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Capitolo 3
*** Incontri ***


3. Incontri


“Ti ho già detto che te l’avevo detto?” disse Sirius, guardando Remus che infilava il mantello.
“Sì, un migliaio di volte” rispose Remus, lisciandosi il mantello.
“Vai Lunastorta, vai e conquistala”
Remus sbuffò divertito, scosse la testa e uscì dalla porta. L’aria gelida lo investi, guardò l’orologio che segnava le venti e venticinque e si smaterializzò. Apparve in High Street e si diresse verso il Tre Manici di Scopa, mentre leggeri fiochi di neve cadevano attorno a lui.
Il pub era caldo, fumoso e pieno di gente, Remus si guardò attorno, ma non riuscì a scorgere Phoebe, a quanto pareva non era ancora arrivata. Si tolse il mantello, continuando a guardarsi in giro, stava per avviarsi verso il bancone quando la porta si aprì alle sue spalle lasciando entrare freddo e nevischio. Qualcuno chiamò il suo nome. Remus si voltò e vide Phoebe che si toglieva il cappuccio pieno di neve.
“Ho fatto un miracolo per essere in orario. Credimi e io sono spesso in ritardo”
“Mi sento quasi commosso” disse Remus. Phoebe rise e gli diede una spinta.
Fortunatamente c’era ancora un tavolo libero in un angolo del pub, non troppo lontano dal bancone. Phoebe si tolse il mantello sotto lo sguardo attento di Remus, era davvero splendida quella sera. Stivali neri fino al ginocchio, una seducente gonna scozzese e un aderente maglioncino nero con il collo a V. Remus si sentì accaldato “Che bevi?”
“Ovvio, Idromele di Madama Rosmerta” rispose Phoebe sorridendo. Remus annuì e si diresse al bancone dove Rosmerta sta servendo tre pinte di burrobirra.
“Remus, caro, come stai? Che posso servirti?” disse calorosamente Rosmerta.
“Sto bene grazie e due pinte del tuo miglior idromele, per favore” disse gentilmente Remus. Rosmerta sorrise e lanciò uno sguardo a Phoebe.
“Grazie” disse Phoebe, mentre Remus le poggiava il bicchiere davanti.
“Piacere mio” rispose Remus.
“Avanti spara” disse Phoebe “Si vede che vuoi chiedermi qualcosa”
“Perspicace. Come mai Il Tre Manici di Scopa? Insomma è un bel posto, ma non ho mai pensato di venirci con una ragazza, per un.. ehm.. appuntamento.. perché questo è…”
“Si è un appuntamento” lo rassicurò Phoebe “In verità mi è sempre piaciuto moltissimo venire qui e Rosmerta ha il miglior Idromele del Regno Unito. Tutte le volte che torno in Inghilterra mi riprometto di venire qui, Così….”
“Hai preso due piccioni con una fava” concluse Remus.
“Esatto, ma se vuoi possiamo sempre andare da Madama Piediburro” disse Phoebe, ghignando.
Remus fece una smorfia disgustata “Sono stato una volta in quel posto per non tornarci più”
“E chi era la fortunata?”
“Sei davvero sicura di voler sentire questa storia?” chiese Remus, togliendosi i capelli dagli occhi.
“Oh si”
“Bè, si chiamava Susan Williams. Eravamo al quinto anno e stavamo assieme da qualche mese. Così ad una gita a Hogsmeade mi ha trascinato per High Street perché voleva portarmi in questa nuova e bellissima Sala da Tè. Quando sono entrai mi venne da vomitare. Fortunatamente finì presto e senza danni, bè più meno, fu Susan a sentirsi male. Sai, inverno, periodo di influenze e vomitò sulle mie scarpe”
Pheobe storse la bocca e poi rise “E anche tra te e lei finì senza danni?”
“Non sono sicuro di volertelo dire” rispose Remus.
“Oh avanti! Sai quanto sono curiosa”
“Va bene. Qualche settimana dopo l’incidente, Susan mi lasciò e la sera stessa la trovai a darsi da fare in uno sgabuzzino con Frak O’Shean. Da bravo e indulgente prefetto qual’ero, li punii per essere in giro dopo l’orario di coprifuoco e lei mi accusò di essere un bastardo vendicativo. Ma qui viene il bello, due giorni dopo tornò da me pregandomi di riprenderla. Diceva che era stata una stupida e che con Frank era stato uno sbaglio”
“E l’hai ripresa?” chiese Phoebe.
“Le ho risposto che ci avrei pensato”
“E?” domandò lei, sporgendosi in avanti.
“Il giorno dopo feci in modo da farmi vedere mano nella mano con Jane Habbot, la ragazza che odiava di più in tutta Hogwarts. E qui ho imparato che la vendetta non conduce mai a qualcosa di buono”
“Perché?”
“Perché quel pomeriggio Susan si presentò in biblioteca e mi tirò addosso un gigantesco volume di incantesimi, colpendomi alla tempia e mandandomi in infermeria per due giorni” rispose Remus. Pheobe rise “Non ti facevo così… bastardo”
“Darei la colpa ai miei grandi amici, colpa del loro contagio, ma alla fine credo che il gene del bastardo sia proprio radicato dentro di me” disse Remus, sorridendo.
“Mmm, un volume di incantesimi” disse Pheobe pensierosa “Poco pratico. Io ti avrei lanciato una bella fattura” e rise e sorseggiò un altro po’ di idromele.
“Perché non una Maledizione Senza Perdono, allora?!”
“Giusto” disse Phoebe annuendo “Debitamente annotato, ti ringrazio”
“Piacere mio” rispose Remus.
Parlarono per più di due ore, senza rendersi conto del tempo che passava. Remus era acuto e incredibilmente colto, parlare con lui era divertente e Phoebe si sentiva sempre più a suo agio. Il pub andava lentamente svuotandosi, ma loro sembravano non farci caso, finché:
“Cavoli, sono già le undici passate” disse Remus indicando il grande orologio sopra il bancone.
“Il tempo passa in fretta quando ci si diverte” disse Pheobe.
“Ti sei divertita?”
“Un sacco” rispose la ragazza, finendo il suo idromele.
“Anche io… un sacco”
Phoebe sorrise “Allora, che facciamo adesso? Aspettiamo che Rosmerta ci butti fuori a calci o andiamo a casa mia? Per Natale mi hanno regalato un ottimo vino elfico”
“Mmm.. calci? O vino? Ardua scelta” disse Remus, passandosi la mano sul mento.
“Possiamo sempre passare da Madama Piediburro se non puoi farne a meno”
“Lanciami quella Maledizione Senza Perdono adesso, ti prego” disse Remus, in tono disperato. Pheobe rise di nuovo. “Allora?”
“Vino! Assolutamente” rispose Remus.
Si coprirono con i pesanti mantelli e uscirono al freddo. “Si gela, maledizione!” disse Pheobe, sfregandosi le mani del disperato tentavo di scaldarle. Remus prese le mani di lei nelle sue e le strofinò velocemente “Ti guiderò, resta bene attaccato” disse Pheobe. In un lampo Remus si ritrovò a guardare di nuovo il numero ventiquattro di una tipica via londinese. “Casa dolce casa” disse Pheobe, salendo gli scalini “Devo solo trovare dove diavolo o messo le chiavi. E Remus… spero che mi scalderai molto più di così stanotte” sorrise maliziosamente, si voltò e infilò la chiave nella serratura. Remus sorrise e il quel momento senti uno strano fruscio vicino al suo orecchio destro, avrebbe scommesso che non era stato il vento. Pheobe si voltò.
“Che c’è non riesci ad aprire la porta?” chiese Remus, ridendo. Il sorriso gli si spense sul volto quando vide che Phoebe gli puntava adosso la sua bacchetta di olmo. “R-remus?” disse Phoebe con voce flebile e tremante, poi i suoi occhi cambiarono e la sua voce si indurì “Muori bastardo!” mormorò la ragazza, alzò il braccio, ma Remus lo deviò e il mortale raggio verde si infranse contro la casa di fronte facendo un buco nella parete. Prima che la ragazza potesse accorgersene Remus la schiantò e si voltò guardando la strada. Tenne la bacchetta tesa, mentre i suo occhi da mannaro studiarono la strada, un movimento in un vicolo buio fece sobbalzare Remus. Vide un raggio rosso, si abbassò e il raggiò colpì la porta di Phoebe, prese la ragazza per un braccio e si smaterializzò. Si ritrovò sull’ultimo scalino di Grimmauld Place, ansimante, si appoggiò alla porta del numero dodici.
Si rialzò e colpì la porta tre volte con la bacchetta, prese Phoebe in braccio e la portò in casa, ma appena entrato barcollò e dovette rimetterla atterra. Spedì un Patronus verso la cucina, sperando che Sirius fosse ancora sveglio.
“Remus?” chiamò Sirius, qualche istante dopo.
“Dammi una mano”
“Lunastorta, ti sembra saggio portare qui il tuo appuntamento? Ha bevuto troppo la ragazza?” disse Sirius, guardando Pheobe.
“Ha cercato di uccidermi” rispose Remus, ancora incredulo.
“Baci così male? Lunastorta non ti ho insegnato niente?”
“Sirius, non sto scherzando” disse secco Remus.
“Davvero?”
“Sì!” rispose il mannaro “Aiutami a portarla in salotto” Remus prese Phoebe sotto le braccia e Sirius l’afferrò per le caviglie, assieme la portarono nel salotto al primo piano. “Credi sia una Mangiamorte?” chiese Sirius, mentre la appoggiavano sul divano.
“No, non ho visto il marchio”
“Potrebbe non essere ancora stata iniziata” disse Sirius, guardandola pensieroso.
“Potrebbe. Ma io credo che sia di più una Maledizione Imperius. C’era qualcun altro nascosto in quel vicolo e ha provato a schiantarmi. Dobbiamo chiamare Silente, lui saprà cosa fare” rispose Remus.
“Ok. I camini di Hogwarts sono sorvegliati. Mandagli un Patronus, io vado in cucina, ci sono Kingsley e Tonks di sotto” disse Sirius e uscì di corsa. Qualche istante dopo Sirius tornò seguito dai due Auror. “Phoebe!” esclamò Tonks “Che cosa è successo?” si avvicinò a Phoebe e le toccò la fronte.
“Ha tentato di far fuori Remus!” disse Sirus “Pensiamo possa essere una Mangiamorte non ancora iniziata”
“O che possa essere sotto Maledizione Imperius” aggiunse velocemente Remus..
“No, non Phoebe, non una Mangiamorte. Voldemort ha ucciso i suoi nonni. Non si unirebbe mai a lui” disse Tonks, continuando ad accarezzare l’amica.
“Aspettiamo Silente, lui troverà la verità” disse Kingsley, con la sua profonda voce calma.
Qualche minuto dopo, in una fiammata rossa Albus Silente apparve nel salotto.
“Remus ho ricevuto il tuo Patronus. Cosa è accaduto?” disse Silente, guardandosi attorno.
“La ragazza ha tentato di uccidermi. Credo che possa essere sotto Maledizione Imperius” disse Remus, dando la bacchetta di Phoebe a Silente. “È Phoebe Sullivan” disse Silente guardando prima la bacchette e poi la ragazza priva di sensi sul divano. “Remus, dimmi tutto”
Remus raccontò della sensazione che qualcosa gli passasse accanto e dell’uomo nell’ombra che aveva provato a schiantarlo quando Phoebe aveva fallito.
“Potrebbe essere un fallito tentativo di rapimento” ipotizzò Silente “L’uomo nel vicolo potrebbe aver scagliato la Maledizione Imperius a Phoebe per fare in modo che si liberasse di te e che lo seguisse senza problemi”
“Ma perché Voldemort vorrebbe una ragazza come Phoebe, è giovane, che può fare lei per lui”.
“Sappiamo che Voldemort sta tentando di ricostruire il suo vecchio esercito. E Piton dice che ultimamente è molto interessato alle Creature Oscure. Phoebe è una dei maggiori esperti di Creature Magiche della Gran Bretagna e a mio parere è anche la più facile a cui arrivare. Avrebbe potuto spremere da lei molte informazioni su come conquistarsi nuovi alleati magici”
“È un ipotesi fattibile” disse Remus, annuendo.
“Ma potrebbe anche essere sbagliata. Ora vedremo. Sirius per favore, fatti più il là, non è il caso che la signorina di veda” disse Silente. Sirius sbuffò e si avvicinò alla parete, nell’ombra. Tonks si alzò da divano e si mise accanto a Remus. Silente pronunciò “Innerva” e Pheobe si ridestò.
“D-dove sono?” chiese Phoebe, smarrita.
Silente le puntò addosso la bacchetta.
“Sei una Mangiamorte?” chiese Silente, con voce ferma.
“Cosa? Io.. cos.. NO!” rispose Pheobe, l’indignazione nella sua voce era palpabile.
“Sei un alleata di Lord Voldemort?”
“Io… Tonks? Remus… ma che..”
“Rispondi!” ordinò Silente.
“Lo sa che non lo sono. Lo sanno anche loro” disse indicando Remus e Tonks. D’un tratto si prese la testa tra le mani e gemette. Poi Silente si inginocchiò e mise la mano sulla testa della ragazza. Lei sollevò la testa guardandolo con le lacrime agli occhi.
“Mi dispiace, Phoebe” disse Silente “Ho dovuto entrare di forza nella tua mente. Era importante che vedessi la verità”
“Perché?” chiese Phoebe, spaventata.
“Hai tentato di aggredire Remus, qualcuno ti ha scagliato una Maledizione Imperius” disse Silente e diede a Phoebe la sua bacchetta. Lei si asciugò gli occhi, Silente si rimise in piedi e riposa la bacchetta. “Ma perché io?” disse Phoebe, alzandosi dal divano.
“D’accordo facciamola finita” disse Sirius, uscendo dall’oscurità. Phoebe gridò terrorizzata, mosse incredibilmente veloce la bacchetta e Sirius venne scagliato a tre metri di distanza, colpi il muro e cadde a terrà immobile.
“E chi lo sente ora” mormorò Remus, scuotendo la testa.
“Fermi!” esclamò Phoebe, puntando la bacchetta contro gli altri quattro.
“Chi siete!? Dove diavolo sono?!”
“Phoebe calmati” disse Silente, alzando le mani “Sono Albus Silente”
“Non è vero!” gridò Phoebe “Silente non sarebbe mai in combutta con un servo di Voldemort”
“Ma Sirius è innocente!” disse Tonks, facendo un passo avanti. Phoebe le puntò la bacchetta contro intimandole di arretrare. Remus si mise tra le due “Ti prego Phoebe è la verità”
“No! Non vi credo! Chi siete?”
“Phoebe, per favore, calmati. Sono davvero Albus Silente, te lo posso dimostrare. La prima volta che ci siamo incontrati era il tuo primo anno. Correvi perché era in ritardo a pozioni e mi sei venuta addosso, proprio davanti alla statua della strega orba. Al quarto hanno ti sei rotta un braccio perché Ninphadora ti è caduta addosso mentre tentava di incantare un armatura, così ti ha fatto rotolare per due rampe di scale, e mi hai detto che mi avresti raccontato cosa era successo solo se ti promettevo che non l’avrei punita. Il tuo settimo anno sei stata convocata tre volte nel mio ufficio. La prima volta perché Ian Shallow mi aveva chiesto di indicargli lo studente più indicato e appassionato per studio delle Creature Magiche, così sei venuta nel mio ufficio perché dovevo comunicarti che avevi vinto la sua borsa di studio per le ricerche in Scozia. La seconda volta fu quando trovasti Fanny sul tuo letto e non voleva più andarsene e infine, la terza, fu quando il professor Piton ti trascinò nel mio ufficio perché avevi fatto commenti poco opportuni su di lui”
Phoebe abbassò lentamente la bacchetta “In verità, mi aveva beccato a baciare un po’ troppo intensamente Bill nell’aula di incantesimi e voleva punirmi. E io gli dissi che non era colpa mia se io avevo una vita sessuale e lui no perché nessuna se lo filava” disse Phoebe. Tonks, Remus e Kingsley risero. Silente sorrise leggermente e si avvicinò alla ragazza mettendole le mani sulle spalle.
“Qualcuno controlli se Sirius è ancora intero” disse il vecchio preside, Remus si riscosse come da un sogno e corse da Sirius.
“Questo è il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice. L’Ordine della Fenice è un gruppo..:”
“Che combatte Voldemort” concluse Phoebe, si ricordava che da bambina ai tempi della prima guerra aveva sentito quel nome. “È tornato veramente, signore?”
“Temo di sì. E stasera hanno tentato di rapirti” disse Silente, guardandola attraverso gli occhiali a mezzaluna.
“Perché lui vuole me?” chiese Phoebe.
“Per la tua conoscenza sulla Creature Magiche, temo” disse Silente.
“I miei genitori!” esclamò Phoebe “Non hanno preso me, andranno da loro. Devo raggiungerli”
“No, per favore, penserò io a proteggere i tuoi genitori. Per questa notte desidero che tu rimanga qui”
Phoebe annuì, Silente la guardò ancora una volta ed andò da Remus e Kingsley per controllare le condizioni di Sirius.
“L’Ordine della Fenice, potevi dirmelo” disse Phoebe, guardando Tonks.
“Mi dispiace” ripose lei, abbracciando Phoebe.
“Al diavolo. Sono stufo di essere creduto un terrorista. Non è affatto divertente” disse una voce alle spalle di Phoebe, la ragazza si sciolse dall’abbracciò di Tonks e si voltò. Sirius Black stava avanzando verso di lei, Remus sorrideva alle sue spalle. “Chiedo perdono” disse Phoebe.
“Non è colpa tua” rispose Sirius, e si buttò sul divano.
“Signorina Sullivan. Ora devo andare, temo che la sicurezza dei tuoi genitori sia la cosa più urgente. Adesso tu sei al sicuro, domani ci rivedremo e discuteremo sul da farsi” disse Silente. Phoebe annuì e il preside sparì in una vampata di fuoco.
“Vado anche io” disse Kingsley. “A domani” si voltò ed uscì dalla porta.
“Mi spiace” disse Phoebe, guardando il volto di Remus “Non intendevo farti male. Non me lo sarei mai perdonata”
“Lo so, non preoccuparti.Tu non hai colpa. Ti chiedo scusa per averti schiantato” disse Remus, accarezzandole il viso “Una cioccolata?”
“Una cioccolata risolve sempre tutto” rispose Phoebe, sorridendo.
“Meglio un bicchierone di Whisky Incendiario” disse Sirius, si alzò dal divano e uscì seguito da Tonks. Remus tese la mano a Phoebe, le però non la afferrò, gli sorrise e lo superò uscendo dal salotto.
Phoebe non aveva mai visto casa più lugubre, Remus le spiegò che era stata vuota per anni e che stavano tentando di fare il possibile per renderla più accogliente.
Dopo il calore di una cioccolata si sentì molto meglio.
“Vieni, Phoe” disse Remus, alzandosi da tavola “Ti faccio vedere dove dormirai”
Lei annuì e si alzò a sua volta. Si scusò un ultima volta con Sirius e augurò buona notte a lui e Tonks.
“Avresti dovuto dirmelo” disse Phoebe, mentre erano nell’ingresso.
“Che cosa? Dell’Ordine?”
“No, che ti piace Tonks” rispose Phoebe, tentando di decifrare la sua reazione, ma Remus rimase impassibile.
“Come fai a dirlo?”
“Oh andiamo, credi che sia così cieca? Avevo la bacchetta puntata verso di lei, la stavo realmente minacciando in quel momento e tu ti sei messo tra lei e la mia bacchetta, per proteggerla”
“Deduzione interessante, non credi che l’abbia fatto solo perché non volevo che facessi qualcosa di stupido del quale te ne saresti pentita” disse Remus, salendo un'altra rampa di scale. Phoebe pensò alle sue parole per qualche secondo. “No, è proprio per lei”
“Ti sbagli” disse Remus, fermandosi davanti ad una porta al secondo piano.
“Io non mi sbaglio mai” rispose Phoebe.
“Ti sbagli” ripeté Remus, aprendo la porta. Si avvicinò a Phoebe e la baciò, lei tentò di non sorridere ed entrò nella stanza. Remus accese le luci, Phoebe si guardò in giro. La stanza era abbastanza piccola, con un letto a baldacchino al centro, un armadio sulla destra e un comò con specchio sulla sinistra.
“Va bene?” chiese Remus, mentre Phoebe studiava la camera.
“Andrà benissimo” rispose la ragazza, voltandosi verso di lui.
“Puoi andare…”
“E se non volessi” disse Remus.
“Non devi restare solo per provarmi che mi sbaglio, perché so di non sbagliare” disse Phoebe, avvicinandosi a lui.
“Voglio restare per proteggerti, per darti conforto, per aiutarti a superare questo terribile fine di serata” disse Remus, prese una ciocca di capelli dorati della ragazza e la sistemò dietro l’orecchio. “Vuoi che io resti?” continuò il mannaro. Phoebe guardo i suoi dolci occhi color ambra e annuì. Lui si avvicinò, la baciò, le accarezzò la guancia con la mano sinistra e con la destra chiuse la porta della stanza.



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Ehila!!
Spero che troverete questo capitolo e il risvolto della storia interessante
Grazie mille a Cruella per la recensione.. In effetti anke Phoe è festaiola come lo zio, ma non arriva al punto di scambiare alcol per pozioni pericolose.. almeno.. non ancora XD Aspetto con ansia una tua recensione, che ne pensi del capitolo???
Spero di tanto di avere altre recensioni.. please.. salvate questa povera autrice schiava delle recensioni.. hihihi
baciiiiiiiiiiiiii

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Capitolo 4
*** Sparire nel nulla ***


4. Sparire nel nulla

Phoebe fu svegliata da un fastidioso rumore che le si stava insidiando nel cervello. Le ci vollero alcuni istanti prima di rendersi conto che quel insopportabile rumore era il bussare di qualcuno alla porta. Aprì gli occhi e tentò di mettere a fuoco la stanza, il ricordo degli eventi della sera prima la colpì come un fulmine. Era stata una serata perfetta, finché non aveva deciso di tornare a casa.
Si voltò e vide la sagoma di Remus alla sua destra, sorrise e gli accarezzò i capelli, il mannaro dormiva ancora evidentemente indisturbato dagli odiosi colpi alla porta.
“Arrivo” mormorò Phoebe, Remus si mosse appena e i colpi alla porta si fermarono.
La giovane sgattaiolo fuori dal letto tentando di non svegliare Remus, il gelo si impossessò subito del suo corpo. “Maledizione” borbottò, tentando di trovare i suoi vestiti sparsi per tutta la stanza. Finalmente riuscì a trovare la sua gonna scozzese e il maglione ai piedi del letto, se li infilò velocemente battendo i denti e aprì la porta.
Sulla soglia c’era un affascinante uomo dai lunghi capelli neri che la guardava indispettito.
“Black?!” mormorò Phoebe, strofinandosi gli occhi. Sirius storse la bocca al suono del suo cognome “Solo Sirius, prego. Ma che diamine, ti svegli con le cannonate la mattina?! Bussavo da cinque minuti buoni! Stavo quasi valutando di entrare a vedere se eri ancora viva, ma il pericolo di vedere qualcosa di osceno mi ha fermato”.
“E perché di grazia” disse Phoebe, guardando il suo orologio da polso “Hai sentito l’irrefrenabile bisogno di svegliarmi alle sei e mezzo del mattino?”
“La colazione è pronta, Silente vuole vederti a Hogwarts tra quarantacinque minuti” rispose Sirius “E dì a Remus che Silente ha chiesto anche di lui”
“Remus? Ma lui non è…”
“Hai addosso al sua camicia” disse Sirius, guardandola con un sorrisetto. Phoebe abbassò gli occhi. E solo in quel momento si accorse di non indossare il suo maglioncino, ma la camicia di Remus. “Dannazione” esclamò.
“Carina” disse Sirius, ridendo “Riferisci il messaggio a Remus” si voltò e scese le scale, Phoebe chiuse la porta e sospirò.
“Che voleva quell’inetto del mio migliore amico?” biascicò Remus alle sue spalle.
“Silente vuole vederci tra quarantacinque minuti” rispose Phoebe avvicinandosi al letto, vi saltò sopra e si infilò sotto le coperte alla ricerca di calore.
“D’accordo” disse Remus, avvicinandosi a lei. Phoebe passò al sua mano sul petto nudo di Remus e mise la testa sulla sua spalla. Mai nella sua vita aveva conosciuto uomo più dolce di Remus, le sue parole della sera prima l’avevano letteralmente fatta sciogliere. Accanto a lui si sentiva protetta, al sicuro e ancora non capiva come fosse possibile che un Lupo Mannaro le desse quel totale senso di fiducia e calore. Ma lui provava qualcosa per Tonks, di questo ne era sicura, allora perché era così dolce e premuroso con lei? Solo per dimostrarle che si sbagliava? Perché sapeva che la loro storia non aveva futuro, perché da li a qualche giorno sarebbe ripartita per la Francia? E dopo i fatti successi la sera prima avrebbe ancora potuto tornare a Parigi?
“A che cosa pensi?” chiese Remus, accarezzandole i capelli.
“A quanto tu possa essere meraviglioso con me, benché i tuoi pensieri siano per un'altra donna” rispose Phoebe.
“Sciocchezze”
“Quale parte?” domandò Phoebe, sorridendo appena.
“Entrambe. Te l’ho già detto ieri sera, ti sbagli riguardo a Tonks. E sicuramente non sono così meraviglioso” disse Remus, scostandosi appena per guardarla in viso.
“Mmm”
Rimasero in silenzio per alcuni istanti, Phoebe chiuse gli occhi e ascoltò il battito del cuore di Remus. “Quella è la mia camicia?” chiese il mannaro.
“Mmm”
“Sirius la vista?”
“Mmm”
“Quindi immagino che oggi sarà anche più insopportabile del solito”
“Scusami, ero convinta fosse il mio maglione, sai.. al buio.. mezza addormentata” si scusò lei.
“Non fa niente” rispose Remus “Sirius è sempre insopportabile”
“Credevo fosse il tuo migliore amico” osservò Phoebe.
“Sì certo, ma questo non gli impedisce di essere un rompiscatole di prima categoria. Vedrai, lo conoscerai e capirai” rispose Remus, ridendo. “Forse è meglio alzarsi”
“Dobbiamo proprio, qui sotto è bello e caldo” disse Phoebe.
“Dobbiamo proprio” le confermò Remus e le sfilò la camicia. Stava per mettersela quando Phoebe gli bloccô le mani “Così Remus non mi invogli ad uscire da qui”
Il mannaro la vide sorridere nell’oscurità. “Non abbiamo tempo”
“C’è sempre tempo” prese la camicia dalle mani di Remus e la gettò per terra. Lui le sfiorò le labbra con le dita, accarezzò il viso, la pelle candida, i seni prosperosi. Si avvicinò a lei per baciarla, e prima di annullare le distanze tra la loro labbra sussurrò “Un po’ di tempo lo si trova sempre”
“Finalmente!” tuonò Sirius, mentre Remus e Phoebe entravano nella cucina deserta.
Remus lo ignorò e andò ai fornelli per versare due cioccolate fumanti nelle rispettive tazze. “Credevo di dovervi buttare letteralmente fuori dal letto” continuò Sirius. Continuando a ignorare Sirius, Remus si avvicinò al tavolo con le due tazze di cioccolata e ne servì una a Phoebe che lo ringraziò con un sorriso.
“Serviti pure” disse Remus, indicandole la montagna di cibo sul tavolo. Phoebe lo ringraziò e prese una fetta di pane tostato e un muffin.
“Per Merlino, Lunastorta! Vuoi dirmi qualcosa?”
“Molly dov’è?”
Sirius alzò gli occhi al cielo, effettivamente non era la risposta che si aspettava dall’amico. “È andata a vedere perché Tonks tardava” rispose Sirius.
“Aspetta” mormorò Phoebe “Molly Weasley? anche lei fa parte? È per questo che li conosci?” domandò voltandosi verso Remus, che annuì.
“E anche gli altri Weasley fanno parte dell’Ordine?” iniziò Phoebe.
“Informazione riservata” disse Sirius, tra i denti “Tu come fai a conoscere Molly?”
“Informazione riservata” disse Remus, beccandosi un occhiataccia da Sirius.
“in verità…”
“Non sei obbligata a rispondergli, tende a non farsi mai gli affari suoi, perciò ignoralo e basta, come faccio io” le disse Remus.
“Remus, smettila. Lascia parlare la tua incantevole ragazza” disse Sirius, pregustandosi l’effetto delle sue parole.
“Non sono la sua ragazza” “Non è la mia ragazza” dissero praticamente all’unisono gli altri due. Lei si voltò verso Remus e sorrise, lui la imitò.
“E stavo per dire” iniziò Phoebe “Che in verità uscivo con Bill Weasley e un’estate mi ha invitato a casa sua e ho conosciuto il resto della famiglia. Ho sempre trovato la signora Weasley una donna meravigliosa”
In quel momento la porta si aprì e nella cucina entrarono la signora Weasley seguita da Tonks. “Phoebe! Oh cara!” esclamò Molly.
“Signora Weasley!” Molly la raggiunse mentre Tonks si sedeva accanto al cugino. Phoebe si alzò e abbracciò al donna. “Cara, come ti senti? Immagino tu sia spaventata, ma non preoccuparti L’Ordine di fornirà la protezione migliore possibile. Ti vedo deperita, hai mangiato qualcosa?”
“Sì signora Weasley e noto con piacere che la sua cucina è sempre la migliore del paese”
“Oh cara, chiamami Molly ti prego. Siediti su, mangia”
Phoebe annuì e si sedette. “Non è cambiata molto in questi anni” sussurrò all’orecchio di Remus, il quale rise.
Finirono velocemente la colazione e ringraziarono Molly per la premura.
“La passaporta ci aspetta in salotto, tra cinque minuti, andate. Vi raggiungo subito” disse Remus, le due amiche annuirono e uscirono dalla cucina. Molly le seguì qualche secondo dopo borbottando su rifare dei letti.
“Remus, complimenti, è fantastica”
Il mannaro si avvicinò all’amico e gli diede uno scappellotto.
“Ahio! Ma che ho fatto?”
“Smettila, Sirius. Smettila di impicciarti, metti in imbarazzo me e te stesso”
“Non ho fatto niente di male, ero sinceramente interessato, per il tuo bene. Io lo facevo per te. Bel ringraziamento, Lunastorta”
Remus sbuffò e si diresse verso la porta della cucina.
“Non credevo che la cotta per mia cugina ti sarebbe passata così in fretta. Ma lei mi piace, sono sicuro che darà quel tocco di follia e esuberanza che ti servono, Lunastoria. Quindi vedi di farla diventare la tua ragazza prima possibile”
“Oh taci, Felpalo”


Era qualche anno che Pheobe non percorreva più i corridoio di Hogwarts e fino a quel momento non aveva capito quanto le fosse mancato quel castello. Li aveva sicuramente vissuto gli anni migliori della sua vita. Arrivò al Gargoyle di Pietra scortata Remus e Tonks, il mannaro pronunciò la parola d’Ordine e il gargoyle li lasciò passare. Bussò due volte alla porta di quercia del familiare ufficio del preside e si sentì la calda voce di Silente che li invitava ad entrare.
“Entrate, entrate” disse Silente. Era in piedi dietro la sua scrivania, accanto a lui Minerva McGranitt.
“Professoressa” disse vivacemente Phoebe, la McGranitt benché molto dura e severa era sempre stata uno dei suoi insegnanti preferiti.
“Phoebe, è un piacere rivederti” disse la McGranitt “Benché le circostanze non siano delle migliori, temo”
“Sì purtroppo. Professor Silente, i miei genitori?” chiese rivolgendo il suo sguardo a Silente.
“Ieri sera ho imposto incantesimi di protezione sulla casa dei tuoi genitori” disse Silente “Chiunque porti il Marchio Nero, sia sotto effetto di Maledizione Imperius o abbia qualsiasi cattiva intenzione non potrà avvicinarsi dell’arco di cinque chilometri dalla casa dei tuoi genitori. Ho ritenuto giusto aspettare una tua decisione per informarli”
“Io..” iniziò Phoebe.
“So che non vuoi preoccuparli. Ma, se mi permetti, credo che per la loro protezione sia meglio che sappiano” disse Silente.
Phoebe sospirò “D’accordo, ma temo che mia madre non vorrà più lasciarmi andare”
“Sarai sotto la protezione dell’Ordine della Fenice” le disse Silente “In effetti è mia intenzione chiederti di prendere in considerazione l’idea di unirti all’Ordine”
“Ci penserò” rispose Phoebe.
“Come se una poppante non ci bastasse già per combinare guai” disse una voce untuosa alla sua destra. Phoebe si voltô e solo in quel momento notò che Severus Piton era nella stanza. Il suo odiato ex professore uscì dall’ombra e ghignò malevolmente “Sei riuscita di nuovo a metterti nei guai, ragazzina
“Severus” lo ammonì la McGranitt. Phoebe guardò duramente l’ex insegnante che aveva sempre avuto il dono di farle perdere le staffe, soprattutto quando la chiamava ragazzina.
“Vedo con enorme sconforto che non sono ancora riusciti a sbatterla fuori a calci, professore
“Signori, vi prego” disse Silente, alzando le mani “Abbiamo cose più urgenti di cui discutere. Quello che mi preme ora è la sicurezza della signorina Sullivan”
“Potrò ancora tornare in Francia, professore?” chiese Phoebe, ansiosa.
“temo di no” rispose Silente e Phoebe abbassò lo sguardo, le mancava l’Inhilterra, ma il lavoro che faceva in Francia con le Creature Magiche la rendeva fiera e appagata, sapere di non poter tornare per colpa di uno stupido Mago Oscuro le faceva stringere il cuore. Sentì un tocco delicato sulla sua spalle. Remus le aveva messo la mano sulla spalla nel tentativo di consolarla.
“Bè questo vorrà dire che finalmente mia madre sarà felice di avermi tra i piedi” disse Pheobe. “Non è detto” disse Silente, avvicinandosi.
“Che vuol dire, professore?”
“Questa mattina ho inviato un gufo a Bartus Montgomery” disse pacato Silente.
“Quel Bartus Montgomery?”
“Sì” rispose Silente, con un sorriso “È un mio vecchio amico”
“Chi è questo Montgomery?” chiese Tonks.
“È forse il più grande esperto in Creatura Magiche della storia” disse Phoebe, eccitata “Ha scritto forse un centinaio di libri sulle Creature Magiche, specializzato in Creature Oscure e forse uno dei più grandi ricercatori del mondo. Grazie allo studio delle Creature e delle loro proprietà è riuscito ad aiutare a trovare antidoti a diverse malattie, non per ultimo ha collaborato con Belby per la pozione Antilupo” spiegò Phoebe, regalando un sorriso a Remus.
“Da qualche anno Bartus si è stabilito in Irlanda, aprendo un nuovo centro all’avanguardia. Un tempo mi aveva già chiesto informazioni su di te, e credo che sarà molto felice di averti nella sua squadra. Inoltre se deciderai di unirti all’Ordine della Fenice sarai un prezioso alleato. Le sorti dell’Irlanda sono legate a quelle della Gran Bretania, dobbiamo riuscire ad avere alleati anche in Irlanda, perché sarà il primo paese dove Voldemort tenterà di estendere il suo potere” disse Silente.
“D’accordo” disse Phoebe con enfasi “Ci sto. Mi mandi in Irlanda e farò qualsiasi cosa mi verrà richiesta per combattere Voldemort e aiutare l’Ordine”
“Sei sicura della tua decisione? Non vuoi prenderti altro tempo per pensarci?” chiese Silente.
“Signore, Voldemort ha ucciso i miei nonni. Che persona sarei se non farei di tutto per eliminare quel mostro?”
Silente sorrise e Phoebe poté sentire chiaramente Piton sbuffare.
“D’accordo, ci coordineremo in questo modo” disse Silente battendo le mani “Per il momento desidero che tu rimanga in Grimmauld Place, sono sicuro che Sirius non farà obbiezioni. Questa mattina desidero che tu vada dai tuoi genitori ad informarli. Dopo di che oggi pomeriggio vorrei che la signorina Tonks, Remus e Kingsley ti accompagnassero a casa tua”
“A-a casa mia?” chiese indecisa Pheobe.
“Sì dobbiamo dare l’impressione ai Mangiamorte che tu stia partendo per la Francia, faremo in questo modo, Remus e Kingsley rimarranno invisibili e sorveglieranno il perimetro, poiché immagino che qualcuno sorvegli ancora la casa nella speranza che tu ritorni. Tu e Tonks salirete in casa e preparerete i tuoi bagagli. Pensandoci bene credo che sarebbe una buona idea se anche il signor Bill Weasley si unisse a voi. Così sembrerà solo che due tuoi vecchi amici ti aiutino nella partenza. Prenderete il Nottetempo e andrete alla Stazione Passaporte, sempre coperti da Remus e Kingsley. Devono credere che tu parta, una volta lì vi smaterializzerete a Grimmauld Place e sparirai nel nulla”
“Mi sembra un eccellente piano” disse Remus, fiducioso.
“E tutte le cose che ho nel mio appartamento di Parigi?” chiese Phoebe.
“Penserò a fartele avere” disse Silente.
“D’accordo. Cosî anche se i Mangiamorte andranno in Francia rimarranno con pugno di mosche”
“Bene, ora andate. Manderò da voi Kingsley alle due in punto. Ninfadora, Remus? Sareste così gentili da accompagnare Phoebe dai suoi genitori?"
“Certo” risposero i due in coro.
“Piton fa parte dell’Ordine?” chiese Phoebe, una volta usciti dall’ufficio del preside.
“Sì, è una delle nostre spie fondamentali, la più fondamentale in effetti” rispose Remus.
Phoebe esibì la sua migliore faccia disgustata.
“Come mai quella faccia?” chiese Remus.
“Come potrei fare una faccia diversa dopo che quell’essere ha provato a rovinarmi la vita per sette anni. Non so se gli desse più fastidio che fossi così popolare o che fossi un genio in pozioni” spiegò Phoebe.
“Davvero? Una grande Pozionista?”
“Sì, compensava i miei orribili e alquanto deludenti voti in Artmanzia e Rune” rispose Phoebe, con un sorrisetto.
“E come mai hai scelto le Creature Magiche?”
“Amo gli animali e tutte le Creatura. E per quanto fossi brava in pozioni le odiavo, immagino che il merito vada tutto al quel pipistrellaccio untuoso di Piton” rispose Phoebe.
“Più uno per il club ‘Io odio Severus Piton’ ” disse Tonks “Potremmo fare delle magliette, con una grande scritta!”
“Ottima idea!”
“Dovrò sottoporta a Sirius” disse Tonks, ridendo.
Remus scosse la testa ed estrasse dalla tasta una vecchio barattolo di marmellata che trasformò in passaporta.


Parlare con i suoi genitori fu difficile. Vide l’orrore negli occhi dei genitori, quando disse loro che il più potente Mago Oscuro della storia le dava la caccia. Il tocco leggero della mano di Remus sulla sua schiena le diede molta forza e calore. Disse loro che sarebbe andata all’estero, ma non sarebbe tornata in Francia. Preferì non dire loro la destinazione, poiché non ne era ancora stata confermata e il non sapere era la protezione migliore che poteva dare loro. Così dopo un pianto della madre e mille rassicurazioni aveva lasciato la sua casa d’infanzia accompagnata da Remus e Tonks.
Kingsley Shacklebolt arrivò a Grimmauld Place alle due in punto. Gli altri membri dell’Ordine della Fenice lo aspettava in cucina.
“Ho parlato con Silente” annunciò Kingsley, sedendosi accanto a Sirius “Ci muoveremo in questo modo. Io e Remus ci disilluderemo e andremo subito per in ricognizione. Se non riceverete alcuna nostra notizia ci raggiungere tra dieci minuti”
Tonks, Phoebe e Bill annuirono “Dovrete recitare la vostra parte al meglio e fare in modo che chiunque sia in quella strada crederà che Phoebe sia in partenza per la Francia. Noi vi copriremo dalla strada”
“D’accordo, allora andiamo”disse Remus, alzandosi.
Pheobe, Tonks, Bill e Sirius accompagnarono Remus e Kingsley nell’ingresso.
“Mi raccomando, dieci minuti” disse Kingsley, mettendo la mano sulla maniglia.
“Sirius?” disse una voce alle loro spalle. Phoebe si voltò e vide che sulle scale sostava un ragazzo con i capelli spettinati e occhiali rotondi.
“Che c’è?” chiese Sirius.
“Hai tempo per aiutarmi con quell’incantesimo che ho trovato nei libri che tu e Remus mi avete regalato?” chiese Harry. Phoebe strinse il braccio di Remus “Quello è Harry Potter!” sussurrò la ragazza, e Remus rise piano. “Certo” rispose Sirius ad Harry.
“Sirius è il suo padrino, credevo l’avessi già visto in giro per casa” sussurrò Remus. “Aspettami in salotto, arrivo subito” aggiunse Sirius.
Harry annuì felice e salì le scale.
“No” mormorô Phoebe “Ho incontrato solo gli altri Weasley e la riccia, Hermione”
“Possiamo andare adesso?” chiese Kingsley.
“Andiamo” confermò Remus. Bill, Tonks si diressero di nuovo verso la cucina e Sirius salì le scale.
“Fai attenzione” disse Phoebe, mentre Kingsley apriva lentamente la porta.
“Andrà tutto bene” la confortò Remus e le accarezzò delicatamente la guancia.
“Non preoccuparti, andrà tutto liscio” le disse Tonks una volta che Phoebe era tornata in cucina. “Rilassati” aggiunse, vedendo così tesa l’amica.
“Non vorrei che vi accada qualcosa per colpa mia” disse Phoebe.
“Non succederà” disse Bill ”L’Ordine è ben preparato, nulla può accadere”.
Phoebe annuì torcendosi le mani. I dieci minuti che separavano la partenza di Remus e Kingsley dalla loro sembravano non passare mai. Phoebe provava a non guardare l’ora, ma ogni trenta secondi il suo sguarda andava infido sull’orologio in cucina.
“Forza, andiamo prima che ti venga un colpo” disse Bill, alzandosi “Se ci fossero stati problemi saremmo già stati avvertiti”
Uscirono dalla casa, si fermarono sul primo scalino e si smaterializzarono.
La via era molto silenziosa e leggermente illuminata da sole. Phoebe si guardò attorno nervosamente, Tonks le mise la mano sul braccio per tentare di tranquillizzarla.
“A che ora hai la passaporta per Parigi?” domandò ad alta voce Tonks.
“Alle 3” rispose Phoebe.
“Meglio muoversi allora” aggiunse Bill, entrarono in casa ed estrassero le bacchette.
“Anche se nessuno si può materializzare in casa tua, meglio non rischiare” sussurrò Tonks.
Phoebe annuì. Le due amiche andarono al piano di sopra, mentre Bill rimase di sotto a controllare che tutto fosse a posto.
Velocemente Tonks e Phoebe preparaono le valigie. “Fortuna che non ho portato molta roba” disse Phoebe, mentre svuotava il cassetto della biancheria.
Scesero al piano di sotto e Bill prese la valigia dalle mani di Phoebe. “Nessun movimento sospetto di fuori. Andiamo” disse il rosso.
Uscirono sugli scalini e Phoebe tese la bacchetta, in un istante il Nottetempo apparve percorrendo la via.
“Ma guarda il magico trio riunito” disse Stan Picchetto.
“Ciao Stan, Stazione delle Passaporte. Andiamo piuttosto di fretta, sai, in ritardo come sempre” disse Phoebe salendo sull’autobus.
“Certo certo, saremo là in un lampo” rispose Stan.
Il Nottetempo era vuoto, si sedettero in prima fila e pagarono Stan.
“Diamoci una mossa, Ern” disse il giovane Picchetto.
I palazzi di Londra sfrecciarono a velocità a normale e in pochi secondi si ritrovarono a guardare la Stazione Centrale delle Passaporte.
“Londra, Stazione Passaporte” annunciò Stan. Il tre giovani ringraziarono Stan e Ernie e scesero dal bus. Entrarono nella stazione passaporte e si diressero al Gate 10.
“Tonks” sussurrò Pheobe, aveva appena notato un uomo vestito di nero che era alle loro calcagna da quando erano entrati nella stazione.
“Ho visto” mormorò l’amica.
“Separiamoci” disse piano Bill, indicando il bagno delle signore.
“Noi faremo finta di andare al bagno e tu andrai al bar. Seguirà noi, e una volta entrati ci smaterializzeremo” propose Tonks.
“Ci ritroviamo a Grimmauld Place?” mormorò Pheobe e gli altri due annuirono.
“Sì grazie Bill, mi andrebbe proprio un panino!” disse ad alta voce Phoebe “In tanto noi due andiamo al bagno”
Bill le fece l’occhiolino e si allontanò, come previsto da Tonks l’uomo in nero seguì le due ragazze. Entrarono nel bagno delle donne, dove trovarono una anziana signora che si sciacquava le mani. Entrarono nello stesso gabinetto e si smaterializzarono.
Riapparvero sullo scalino di Grimmauld Place, dove Bill le stava già aspettando. Phoebe rischiò di cadere ma Bill la tenne ben salda. Tonks suonò il campanello e in quel momento si sentì un familiare crack . “Che folla” disse Remus, sorridendo.
“Tutto bene?” disse Kingsley.
“Tutto liscio?” chiese Sirius, il quale aveva appena aperto la porta.
“Sì, nessun problema” disse Tonks.
“Siamo stati seguita ad un certo punto” aggiunse Bill, entrando dalla porta “Ma siamo riusciti a sviarlo senza problemi”
“Abbiamo visto l’uomo che vi stava dietro alla Stazione Passaporte. Abbiamo pensato che fosse meglio aspettare e vedere” disse Kingsley.
“Avete fatto bene” disse Phoebe “Così almeno siamo riusciti a fregarlo destando meno sospetti”
“Ci vorrà un po’ prima che se ne accorgano, almeno speriamo” disse Tonks.


La sera stessa era in programma una riunione dell’Ordine della Fenice. Remus e Tonks le avevano già raccontato a grandi linee quali erano le intenzioni di Voldemort, ma quella sarebbe stata la prima riunione per Phoebe.
Quindici minuti prima dell’inizio della riunione, Albus Silente entrò nella cucina di Grimmauld Place. “Sono felice di vedere che la vostra missione di oggi pomeriggio abbia avuto successo” disse Silente, guardandoli “E immagino che Phoebe tu sarai felice di sapere che ricevuto risposta dal mio vecchio amico Bartus Montgomery. Era entusiasta di accoglierti nel suo team”
“Fantastico, signore” esclamò Phoebe.
“Partirai il quattro gennaio. Io farò in modo che al tuo arrivo troverai tutti i tuoi oggetti personali che avevi in Francia. Ti pregerei di venire ad Hogwarts il due gennaio, alle quattordici, così da definire gli ultimi dettagli”
“Sì, signore” disse Pheobe e in quel momento Malocchio Moody e Minerva McGranitt entrarono nella cucina. Remus si alzò “Vado a chiamare Sirius, è andata a dar da mangiare a Fierobecco”.
Bill prese il posto del Mannaro accanto a Phoebe. “Allora” iniziò la ragazza “Ho sentito che te la fai con una francesina”
“Come fai a saperlo?” chiese Bill.
“Me lo ha detto tua sorella” rispose Phoebe, sorridendo “Tra l’altro è diventata davvero una bellissima ragazza!”
“Ginny è in gamba, ma un po’ troppo pettegola per i miei gusti” disse Bill. Phoebe rise, mentre dalla porta entrava un uomo coperto di stracci con i capelli rossicci.
“Allora, questa francesina? La ragazza del Torneo Tre Maghi eh? Punti in alto”
Bill ignorò il suo ultimo commento “Quest’estate è venuta a lavorare alla Gringott, bè ho iniziato dandole lezioni di inglese e adesso è qualcosa di più, ma non so che diventerà”
“Il vecchio trucco delle lezione private, mandrillo”
“Smettila, non è cosî”
“Certo, certo” rispose Phoebe “Immagino che l’essere in parte Veela abbia contribuito”
“Giuro che strozzerò Ginny” disse Bill, sbuffando.
“Dai su, sappiamo entrambi che i francesi sono ottimi amanti. Non fartela scappare”
“Immagino che tu” iniziò Bill sorridendo malignamente “Abbia fatto molta pratica per confermare questa teoria con molti francesi”
“Simpatico” rispose Phoebe, con una smorfia “E non posso nemmeno negarlo”
Bill rise “Sai che ti conosco bene. Perciò dimmi come va il tuo nuovo esperimento? Com’è andare a letto con un Lupo Mannaro?”
“Come fai a…?”
“Ho detto che ti conosco bene” la interruppe Bill. Pheobe non rispose e guardò fissa dinanzi a se. “Allora? Come va sul fronte sesso?” aggiunse Bill sorridendo maliziosamente.
“Ti risponderei che non sono affari tuoi” sussurrò Pheobe “Ma visto che per anni sei stato il mio migliore amico e anche di più. Bè ti posso comunicare che il sesso con un Lupo Mananro è estremamente eccitante! Ha una foga dentro di se che tu non hai mai avuto”
“Touché. Immagino me lo sarei dovuto immaginare” disse Bill, sorridendo.
“In fondo hai detto di conoscermi bene”

“Sirius, la riunione” disse Remus, una volta raggiunto la stanza di Fierobecco.
“Arrivo” gridò Sirius al di là della porta. “Scusa non ho visto l’ora”
“Andiamo” borbottò Remus, scendendo le scale.
“Qualcosa non va, Lunastorta?” domandò Sirius, affiancando l’amico.
“Tutto bene”
“Remus, ti conosco da più di vent’anni. So quando qualcosa ti turba” disse Sirius.
“Phoebe parte il quattro” rispose Remus.
“Sapevi che sarebbe partita” disse Sirius, mettendo una mano sulla spalla dell’amico. Remus si fermò “Sì lo so. E solo che.. che ne so.. sono confuso, credo. Non riesco a capire cosa sento per lei e per…. Non lo so.. Quando sto vicino a lei è come se il mio cervello si spegnesse. I miei principi, la mia razionalità spariscono”.
“Dio benedica quella ragazza” disse Sirius, guardando in alto.
“Non sto scherzando, Sirius. Non posso permettermi di essere irrazionale” disse Remus, riprendendo a scendere le scale.
“Nemmeno io stavo scherzando” rispose Sirius, raggiungendo velocemente l’amico “Sei sempre cosî tremendamente e insopportabilmente razionale, ti farebbe bene lasciarti andare per una volta”
“Mmm”
“Mmm?”
“Mmm!”

“Allora, che ne dici della tua prima riunione?” le domandò Remus, mentre salivano gli scalini che portavano all’ingresso.
“Interessante e un po’ spaventosa” rispose Phoebe, mentre Molly li superava per andare a chiamare i ragazzi. “Mi dispiace solo che tu debba partire”
“Non preoccuparti” disse Remus, si fermò e le accarezzò la guancia “Starò via solo tre giorni. Sarò di ritorno per la festa di capodanno”
“Il trentuno allora?”
“Sì, il trentuno. Promesso” rispose Remus.
“Rimani per la cena o parti subito?” chiese Phoebe.
“Mangio qualcosa prima e poi parto per la Scozia”
Phoebe annuì e si avvicinò al mannaro. Remus sorrise e la baciò. Phoebe passò le mani nel suo capelli mentre con la lingua assaporava il suo gusto di cioccolato.
“Mpfh! Gli anni passano e i tuoi gusti in fatto di uomini continuano a peggiorare, ragazzina
Phoebe si allontanò da Remus e si voltò. Severus Piton stava salendo le scale e li guardava con disgusto.
“Sempre interessato alla mia vita sessuale, vedo. Non riesci proprio a fartene una tua” rispose Phoebe, mentre Piton le passava accanto “Comprensibile, quale donna sana di mente non scapperebbe nella direzione opposta alla tua”
Piton continuò a salire gli scalini senza rispondere, una volta arrivato in cima si voltò.
“Sapevo che ti piacessero gli animali, ma non credo scendessi così in basso”
Phoebe emise una specie di ringhio, pronta a scagliarsi su Piton ma Remus la trattenne per un braccio. “La tua è solo invidia perché Remus è cento volte più virile di te!”
Piton le rivolse uno sguardo disgustato e se ne andò.
“Io ti adoro” disse la voce di Sirius Black alle sue spalle “Insultare così Piton, sei la mia nuova Dea”
Phoebe sorrise a Sirius, che li stava raggiungendo e si voltò verso Remus.
“Perché mi ha fermato? Avrei polverizzato Piton. Non può permettersi di darti dell’animale”
“Severus nutre un più che giustificato risentimento contro di me” disse Remus.
“Ah! Lo difendi pure?” disse Phoebe, scaldandosi.
“Non lo stavo…”
“Io ti do il permesso di polverizzarlo, ma solo se mi fai assistere” lo interrupe Sirius.
Pbeobe si liberò dalla stretta di Remus e iniziò a scendere gli scalini “Phoe?”
La ragazza sbuffò, tornò sui suoi passi e baciò duramente Remus “Cerca di tornare tutto intero” disse, diede una pacca a Sirius e corse giù verso la cucina.
“Viva l’irrazionalità!” esultò Sirius.
“Chiudi il becco, Felpato”

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Ehila!
Ecco il nuovo capitolo spero che vi piaccia e che lo recensirete :D
Tra l'altro grazie mille a FlashDelirium per la sua recensione!! Commossa Ringrazio :D
baciiii
HermCH

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Capitolo 5
*** L'ultima notte dell'anno ***


5. L’ultima notte dell’anno

Era l’ultimo giorno dell’anno e Phoebe stava tranquillamente seduta su un letto accarezzando la testa di Fierobecco. Da quando aveva scoperto che in quella casa c’era un Ippogriffo passava la maggior parte del suo tempo con l’animale.
Era bello e maestoso, forte e aggraziato. Per quel che poteva aveva tentato di rendere più indolore lo scomodo soggiorno dell’ippogrifo.
Quando scuoteva le ali vedeva la sua voglia di liberta, la sua tristezza e quanto gli mancasse il cielo.
“Finirai con viziarmelo” disse Sirius, entrando dalla porta con un sacco pieno di ratti morti.
“Tento di fare quello che posso per farlo sentire meglio. La vita del recluso è dura. Ne sento già il peso io che sono qui dentro solo da qualche giorno” rispose Phoebe, mentre Fierobecco si avvicinava a Sirius.
“Immagina se fossi chiusa qui dentro da quest’estate” rispose amaramente Sirius, prendendo un topo dal sacco.
“Tu?” domandò Pheobe, guardando Sirius che lanciava il ratto a Fierobecco.
“Già. Ultima scampagnata; primo settembre”
“Mi dispiace” mormorò Phoebe, alzandosi dal letto.
Sirius alzò le spalle “Non ci si può fare niente. Ma sei vuoi far sentire meglio anche me, accomodati, sei la benvenuta!” Sirius sorrise e Phoebe sbuffò, lo oltrepassò dandogli un pugno sulla spalla, provocando un verso contrariato da parte dell’Ippogrifo.
Scese le scale stiracchiandosi ed entrò nel salotto, mentre la pendola rintoccava le cinque di sera. Il suo sguardo cadde sull’antico orologio e poi si sposto verso la finestra. Il giorno stava lasciando spazio alla notte e Remus non era ancora tornato.
Preoccupata per le sorti del mannaro, si sedette accanto al fuoco sospirando. Fissò il fuoco per parecchi minuti, tentando di togliersi dalla testa l’idea che la missione di Remus fosse fallita. Le ci vollero diversi istanti prima di accorgersi della sagoma nera, seduta sul tappeto, che la stava fissando.
“Ehi! Mi hai spaventato” disse Phoebe, guardando il cane. Lui se li avvicinò annusandola.
“E tu da dove salti fuori?” gli domandò Pheobe, mentre lo accarezzava dietro le orecchie. Il cane si stese a pancia all’aria e abbaiò. “Vuoi un po’ di coccole?” disse la ragazza, iniziando a grattare la pancia del cane. “Si, ti piace, vero?” Il cane si rigirò e iniziò a leccarle il braccio sinistro, passando alla guancia e all’orecchio. “Aspetta, mi fai il solletico”
“Sempre in cerca di attenzione, eh? Felpato”
Phoebe si voltò di scatto e vide Remus sulla soglia, con il mantello appeso al braccio, che sorrideva. Il cane abbaiò e iniziò a scodinzolare. Phoebe si alzò e corse verso Remus seppellendolo in un abbraccio. “Pensavo non arrivassi più!” disse e lo baciò ardentemente.
“Ti ho detto che sarei arrivato al 31 e sono qui” disse Remus, sorridendo. “Allora, che vogliamo fare con te, sacco di pulci?!” aggiunse guardando Felpato.
Il cane abbaiò una secondo volta scodinzolando freneticamente.
“Siamo di nuovo alla solita farsa? Sono un povero cane in cerca di coccole?” disse Remus, incrociando le braccia sul petto. Il cane emise uno strano suono che somigliava vagamente a una risata. “Andiamo Remus, è solo un cane” disse Phoebe, avvicinandosi a Felpato e accarezzandogli la testa.
“Oh… Lui è molto più di un cane. Non è vero, Sirius?” disse Remus. Il cane rise di nuovo e Phoebe si allontanò di scatto da lui ritraendo la mano. “S-sirius?” mormorò la ragazza.
Il cane si alzò, rimando in equilibrio sulle zampe posteriori.
“Black! Brutto impostore, io ti…”
Remus scoppiò a ridere, mentre Phoebe correva dietro a Felpato. Con un balzò scavalcò il divano e corse fuori dal salotto, giù per le scale. Si schiantò sulla porta della cucina, ma riuscì ad aprirla quanto bastava per farlo entrare, mentre Phoebe lo inseguiva ancora maledicendolo.
“Vieni qui che ti decaninizzo io!” strillò Pheobe, entrando in cucina.
Molly e Hermione Granger la guardarono perplessa, mentre il più giovane dei ragazzi Weasley e Harry Potter erano decisamente divertiti. Phoebe tentò di acchiappare la coda di Felpato, ma lui fu più veloce e mise il tavolo tra loro.
“Allora vuoi le maniere forti?” domandò Pheobe, estraendo la bacchetta. Sirius si ritrasformò velocemente e alzò le mani “Tregua” disse il malandrino.
Pheobe lo guardò storto, poi spostò il suo sguardo su Remus che era appena entrato in cucina. Lui la guardò e annuì sorridendo. Pheobe fulminò di nuovo Sirius con lo sguardo e ripose la bacchetta. “Sparisci dalla mia vista prima che cambi idea”
Sirius non se lo fece ripetere due volte e uscì dalla cucina, Remus chinò leggermente il capo verso di lei e lo seguì.
“Che cosa ha fatto?” chiese Ron Weasley, eccitato.
“Ha giocato con il fuoco” rispose Phoebe, avvicinandosi ai fornelli “Molly?! Come posso aiutarti?”

Per festeggiare il passaggio al nuovo anno Molly aveva deciso di organizzare un bouffet freddo e, convinta dai gemelli e Sirius, aveva acconsentito a fare una festa tipo quella tenutasi in agosto per i nuovi prefetti di Grifondoro.
Così verso le nove, Phoebe stava scendendo gli scalini diretta in cucina. La scelta dell’abbigliamento era stata problematica così aveva fatto lievitare il suo consueto ritardo. Alla fine aveva deciso di vestirsi all black, con stivali di pelle neri fino al ginocchio, la sua preferita minigonna e un seducente top che esaltava le sue forme, al momento nascosto da un leggero giacchetto di cotone.
Come previsto era l’ultima arrivata e si moriva dal caldo. Così tolse il giacchetto, lo appese all’attaccapanni e raggiunse Remus e Kingsley.
“Sei in ritardo” osservò Remus.
“Credevo mi conoscessi” rispose Phoebe. “Ciao Kingley”
“Sei incantevole” rispose l’Auror abbassando leggermente il capo. Phoebe sorrise e lo ringraziò. Lui sorrise e si diresse al tavolo in cerca di cibo.
“Offerta di pace?”
Phoebe si voltò e di fronte a se si trovò Sirius che le porgeva un bicchiere di vino elfico.
“Mmm.. offerta accettata” disse Phoebe, prendendo il bicchiere.
“Anche stasera sei bellissima. Ma non ti sembra sconsiderato essere così sexy con così tanti adolescenti in giro per caso. Hai quasi fatto prendere un infarto ai gemelli”
Pheobe e Remus risero, mentre Tonks si aggregava a loro.
“Sei in ritardo” disse la ragazza porgendo una tartina a Pheobe. “Ma se fossi in orario non saresti tu”
“Vedi è di questo che parlavo” disse Phoebe a Remus e indicando Tonks. Lui rise di nuovo.
Le tre ore che li separavano della mezzanotte passarono con una velocità tale che Phoebe pensò che qualcuno avesse fatto un incantesimo all’orologio. Sirius aveva avuto la pericolosa idea di accendere Radio Strega Network e improvvisare una pista da bello in cucina. Così aveva fatto volteggiare tutte le donzelle, da una riluttante Molly a una spaventatissima Hermione. Lei dal canto sua aveva tentato di limitare i danni, facendo qualche giro di pista con Sirius, concedendosi per un breve istante a Remus e inscenando una danza molto scatenata con i gemelli. Mentre i minuti trascorrevano e i vino scorreva fiumi non poté fare a meno di notare che lo sguardo di Tonks dardeggiava verso Remus più spesso di quanto avesse mai notato.
A pochi minuti dalle dodici si ritrovò a parlare con Remus dei festeggiamenti per i capodanni precedenti.
“Credo che il capodanno migliore in assoluto sia stato quello del settimo anno ad Hogwarts. Essendo le mie ultime vacanze di Natale io e alcuni amici decidemmo di restare a Hogwarts. La McGranitt arrivò alle tre del mattino strillando come una pazza e ordinando di andare a letto” disse Phoebe.
“Da noi è dovuta salire più di una volta. Alla terza ha minacciato di metterci in punizione per il resto dell’anno scolastico” disse Remus, ridendo.
“Non ti facevo così festaiolo” osservò Phoebe, svuotando l’ennesimo bicchiere di vino.
“In tempi passati…”
“Ehi Dora!” esclamò Pheobe, prendendo per un braccio l’amica che passava e la trascinava verso di loro “Io e Remus stiamo raccontando dei capodanni passati, fai tu le mie veci intanto che.. ehm.. vado a riempiermi il calice”
Senza lasciare che l’amica rispondesse filò via verso il tavolo con le bottiglie di vino. Sorrise guardando l’orologio che segnava due minuti a mezzanotte.
“L’hai fatto apposta” disse Sirius, che le si era avvicinato mentre lei tentava di decidere quale vino bere. “Che cosa?” domandò Pheobe, non curante.
Sirius indicò con la testa Remus e Tonks che parlavano. “È tutta la sera che li stai, come dire, studiando. E sappiamo tutti che tradizione vuole che a mezzanotte si baci qualcuno. Molto furba l’idea di metterli vicini per poi dileguarsi, ma mi domando il perché di questa mossa controproducente per te”
“A Remus piace Dora” rispose Phoebe, alzando le spalle.
“Non lo si può negare” disse Sirius, prendendo la bottiglia di vino dalle mani della ragazza e versandone ad entrambi “Ma gli piaci molto anche tu”

“La storia tra me e Remus non ha futuro, io parto tra quattro giorni, lui lo sa meglio di me”
“In ogni caso, tu gli piaci” insistette Sirius.
“Non ne sarei così convinta. La prima volta è venuto a letto con me perché era completamente ubriaco e la seconda solo per dimostrarmi che mi sbagliavo su di lui e Dora”
“Dici?” chiese Sirius, interessato.
“Sì, anche se il motivo potrebbe anche essere che a letto sono una bomba” rispose Phoebe, sorridendo maliziosamente.
“Modesta” constatò Sirius.
“Provare per credere”
“È un invito?”
“Tsk.. Ti piacerebbe…”
Sirius scosse la testa e rise “Sai, Remus mi ha detto che più ti conosce e più gli ricordi me”
“E questo lo terrorizza perché sarebbe andato a letto con la tua versione femminile o perché ce ne sarebbero due come te?”
“La seconda, credo” rispose Sirius.
“Bè, puoi dirgli di dormire sonni tranquilli, perché io non sono come te!” disse Phoebe, incrociando le braccia.
“Oh mia cara ragazza delle creature magiche” le sussurrò Sirius all’orecchio “Tu sei più simile a me di quanto credi”
“Dieci!” gridarono tutti gli altri, Phoebe si scostò da Sirius “Nove! Otto! Sette! Sei! Cinque! Quattro! TRE! DUE! UNO! BUON ANNO!!” grida di gioia riempierono la cucina mentre tappi di spumante volavano da una parte all’altra.
“Mi devi un bacio” disse Sirius, Pheobe si guardò attorno ed era proprio l’unica vicino a lui.
Sbuffò, mentre Remus dava un bacio sulla guancia a Tonks, le cui gote erano diventate rosso fuoco, si avvicinò a Sirius e gli tenne il viso in modo che non potesse fare scherzi, tipo girarsi all’ultimo momento, e lo baciò sulla guancia.
Mentre gli auguri si consumavano e Phoebe svuotava il secondo bicchiere di spumante capitò a tirò del suo mannaro preferito. Lui l’abbracciò e le diede un bacio sulla fronte e uno sulla guancia “Buon anno!”
“Buon anno anche a te Remus!” disse Phoebe, accarezzandogli il viso.
Individuò Tonks che abbracciava Ginny e la raggiunse.
“Piccola Weasley! Buon Anno!” disse Phoebe, abbracciandola.
“Buon anno, Phoe” mormorò Ginny sorridendo.
“Fermo Harry Potter!” disse Phoebe, intercettando Harry. “Io e la piccola Weasley vorremmo augurarti buon anno” Pheobe fece l’occhiolino a Ginny e abbracciò il Ragazzo Sopravvissuto, che sembrava davvero imbarazzato, e poi lo indirizzò verso Ginny.
“Buon Anno, Phoe” disse Tonks, abbracciandola.
“Buon Anno, Dora” rispose lei “Questi abbracci mi stanno consumando” aggiunse ridendo.
Tonks rise e bevve l’ultimo sorso di spumante.
“Propositi per il nuovo anno?” chiese Tonks, appoggiando il calice vuoto sulla mensola del camino.
“Non so. Tu potresti provare con: Non mentire alla tua migliore amica!”
“Che vuoi dire?” chiese Tonks, spaventata.
“Quando ci siamo incontrato al Leprichaun’s. Quale è stata una delle prime cose che ti ho chiesto?” disse Pheobe, incrociando le braccia e mordendosi il labbro inferiore.
“Che ci fai qui?” azzardò Tonks, con un sorriso.
“No! Ti ho chiesto che cosa ci fosse tra te e Remus? Se provavi qualcosa per lui” rispose Phoebe e il sorriso di Tonks si spense.
“E io ti ho risposto di no”
“E mi hai mentito!” disse Pheobe alzando la voce “Ho visto, Dora! Ho visto come lo guardi, ho capito che sei innamorata di lui”
“Io..”
“Non osare negare”
“Sei arrabbiata, vero?” chiese timidamente Tonks.
“No, sono delusa. Delusa che tu mi abbia mentito, delusa che non ti sia fidata di me, che tu abbia nascosto i tuoi sentimenti. Dopo tutto quello che abbiamo passato, come hai potuto non fidarti di me. Se tu mi avessi detto cosa provavi per Remus non sarei mai andata a letto con lui! Mai! Come hai potuto solo pensare che ti avrei fatto una cosa così orribile”
“Forse ho sbagliato” mormorò Tonks.
“Forse? Certo che hai sbagliato!”
“Sono stata proprio una stupida. Potrai mai perdonarmi?”
“Certo che posso!” disse Phoebe, abbracciandola “E credo che il sapermi con lui per tutto questo tempo sia stata una punizione più che adeguata per la tua stupidità”
“È stata dura, lo ammetto” disse Tonks.
“Tutta colpa tua!”
“Lo so”
“Remus è un uomo fantastico, Dora” disse Phoebe afferrandola per le braccia e guardandola dritta negli occhi “Il più fantastico che abbia mai incontrato, e con te non posso negare di averne incontrati molti. E lui è pazzo di te!”
“Remus? No, ti sbagli. Credo che nemmeno mi sopporti troppo” disse Tonks, abbassando lo sguardo.
“Chiedi a Sirius, chiedi a chiunque vuoi. Tu gli piaci, e molto! Ed è così perfetto per te, solo ora capisco quanto voi due vi completiate”
“Credi davvero?” domandò Tonks.
“Ne sono convinta, piccola” le confermò Phoebe, abbracciandola di nuovo. “Ora basta moine e smancerie! La mia vescica mi sta implorando di andare al bagno” si districò dall’abbracciò di Tonks e barcollando uscì dalla cucina.
“Comincia a sentire tutto quello che ho bevuto” borbottò Phoebe, diversi minuti dopo, mentre si aggrappava al corrimano delle scale che portavano in cucina.
“Phoe?”
“Lunastorta!” sentenziò Pheobe divertita.
“Vedo che Sirius ti ha contagiato”
“Tsk… buono, quello”
Remus rise “Stavo venendo a vedere se avevi bisogno di soccorso”
“Nessun soccorso” esclamò Phoebe, raggiungendolo “Barcollo ma non mollo!”
“Vedo” osservò Remus, inclinando leggermente la testa.
D’un tratto fu investita da tutto quello che era Remus, il calore del suo corpo, il dolce sapore al cioccolato delle sue labbra, la sua lingua che con ardore si infilava tra le sue labbra. Avrebbe voluto immergersi in Remus, bearsi di lui per ore e ore, lasciarsi invadere totalmente da quella sensazione di benessere, ma invece gli mise una mano sul petto e lo allontanò.
“Che c’è?” chiese confuso il mannaro.
“Non posso” rispose Phoebe.
“Non… Non puoi? Che cosa è cambiato?”
“A te piace Tonks” disse Phoebe.
“Non capisco perché continui a insistere su questa storia. In questo momento quello che voglio sei tu” disse Remus, avvicinandosi di nuovo a lei. Phoebe premette di nuovo la mano sul suo torace tentando di allontanarlo.
“A te piace Ninfadora” ripeté la ragazza “E lei è innamorata di te”
Remus smise di far resistenza alla mano di Phoebe che lo spingeva via “Come fai a…”
“L’ho capito questa sera e lei non ha potuto negarlo. Lei è la mia migliore amica, Remus e io non posso più. Non posso sapendo che lei ti ama e che anche tu provi qualcosa per lei. Voi siete fatti l’uno per l’altra, tu sei fatto su misura per lei”disse Phoebe. Remus annuì leggermente e lei sorrise, gli accarezzò il volto e gli sfiorò dolcemente le labbra. “Va da lei, Remus”
Scese dalle scale lasciando Remus in balia delle sue rivelazioni. Entro in cucina e si avvicinò al fuoco cercando calore “Stai bene?” chiese Sirius.
“No” rispose Pheobe, guardandolo, gli prese il bicchiere di Whisky incendiario che aveva in mano e lo svuotò “Ma passerà”
“Cosa è successo?” domandò Sirius, appellando il Whisky e versandone un altro po’ nel bicchiere.
“Ho detto a Tonks che avevo capito che anche lei provava qualcosa per Remus e che è stata stupida a non dirmelo. Perché lo avesse fatto non sarei andata a letto con Remus”
“E non ci troveremmo un questo casino” aggiunse Sirius, ridendo, prese il bicchiere dalle mani di Phoebe e lo svuotò, lo riempì e lo passò di nuovo alla ragazza.
“Bè lei ovviamente non ha potuto negare di essere innamorata di Remus, anche perché l’avrei strozzata se l’avesse fatto” continuò Phoebe, bevve un altro sorso di Whisky e passò il bicchiere a Sirius “Poi sono andata al bagno e tornando ho trovato Remus sulle scale, che stava venendo a vedere se stavo bene”
“Sempre stato così premuroso” le disse Sirius, bevve anche lui un sorso e Phoebe gli prese di nuovo il bicchiere dalle mani bevendo quel che ne restava.
“Ma perché stiamo bevendo dallo stesso bicchiere?” domandò Sirius “Anzi, perché stai bevendo la mio bicchiere?”
“Mi piace bere dal tuo bicchiere” disse Pheobe, alzando le spalle. Sirius scosse la testa, prese il bicchiere e lo riempì per la terza volta. “Continua, che è successo dopo”
“Niente. Remus mi ha baciato e gli ho detto che non potevo, perché lui provava qualcosa per Tonks e lei era innamorata di lui”
“Hai detto questo a Remus?” chiese Sirius, incredulo.
“Più meno, e gli ho detto di andare la lei” rubò di nuovo il bicchiere dalle mani di Sirius e bevve un lungo sorso “Credi che andrà da lei?”
“Se non è diventato completamente idiota, sì” rispose Sirius, riappropriandosi del bicchiere di Whisky.
La serata continuò chiassosamente fino alla una di notte, quando Molly obbligò i più giovani ad andare a letto. Lei, Kingsley e Bill li seguirono poco dopo. Alla fine rimasero solo Phoebe e Sirius, molto ubriachi che continuavano a rubarsi il bicchiere, mentre Tonks li guardava divertita dall’altro lato del tavolo e Remus che era rimasto via parecchio tempo e ora stava silenziosamente in piedi davanti al camino, con un calice di vino intatto in mano.
“Non sarebbe più semplice prendere un altro bicchiere?” domandò Tonks, divertita.
“Invece che beccarvi per usare quello” aggiunse Remus, sedendosi accanto a lei.
“Ehi.. è lei che-e sta usa’do il ‘io ‘icchiere” disse Sirius, mangiandosi metà delle parole.
“Non hai bisogno del bicchiere. Sei già abbastanza ubriaco, non si capisce nemmeno quando parli” ribatté Phoebe, soffiandogli il bicchiere da sotto il naso e vuotandolo in un sorso.
“’itta tuuu” borbottò Sirius, estrasse la bacchetta e appellò una bottiglia di idromele, la stappò e iniziò a bere direttamente dalla bottiglia.
“Che schifo!” disse Phoebe, togliendogli la bottiglia di mano e un po’ di idromele finì sulla sua camicia bianco.
“’uarda che hai fatto, donna!”
“Dovresti trasformarti in maiale, altro che cane”
“Ehi! Com.. ooosi!”
“Mi hai detto tu che posso osare quando voglio” rispose Phoebe, sorridendo.
“Io… ‘on è vero! Te lo stai inventando” disse Sirius, puntandole contro il dito.
“Questo non lo sapremo mai”
Entrambi scoppiarono a ridere e Tonks li imitò, mentre Remus scosse la testa e bevve un sorso di vino. Lei riempi raso il suo bicchiere di idromele, poi Sirius le strappò la bottiglia di mano versandone un po’ sul tavolo e ne bevve diverse sorsate. Poi appoggiò la bottiglia sul tavolo, quella tremò e Remus la prese prima che potesse rovesciarsi. Sirius lasciò cadere la desta indietro e si addormentò. Phoebe prese fiato e svuotò tutto il calice di idromele che si era versata, mentre Sirius iniziò a russare.
“Che vi avevo detto” disse Pheobe, barcollando così tanto che dovette aggrapparsi al tavolo per non cadere dalla sedia “Un maiale, russa come un maial…” barcollò di nuovo e scivolò appoggiandosi infine sulla spalla di Sirius, anche lei presa da Morfeo.
Tonks rise di nuovo “Insieme sono qualcosa di incredibile”
“Insieme mi fanno paura” rispose Remus. Si guardano e sorrisero, un po’ imbarazzati.
Remus si schiarì la voce “Lei dice che io ti piaccio” disse il mannaro indicando Pheobe, si voltò verso Tonks e sorrise.
“Lei e lui dicono che io ti piaccio” rispose Tonks, indicando i due dormienti.
“Forse non dovremmo dare ascolto a questi due ubriaconi” disse Remus
“Forse no” rispose Tonks, sorridendo.
“Ma forse dovremmo dar loro ascolto perché sono i nostri migliori amici”
“Forse sì”
“Mmm.. Forse non ci stanno prendendo in giro e lo dicono per il nostro bene”
“Forse no”
“Ma, forse stanno aspettando che facciamo qualcosa di stupido per farsi una bella risata”
“Forse sì”
“Probabilmente dovrei stare zitto e baciarti”
“Probabilmente” rispose Tonks, trattenendo il fiato. Remus si avvicinò lentamente a lei e le sfiorò le labbra.
“Forse dovremmo farlo ancora” disse Tonks, dopo che lui si era allontanato.
“Probabilmente” rispose Remus, si avvicinò di nuovo alle sue labbra e questa volta la baciò con passione, lei si fece trasportare verso di lui. Tonks mise una mano dietro la nuca di Remus passandola nei capelli castani, mentre lui le sfiorava il collo.
Si baciarono ancora e ancora. Tonks mise le mani attorno al collo di Remus e si allontanò sorrise e si spostò dalla sua sedia alle gambe di Remus. Lui sorrise e la baciò di nuovo, passandole la mano sulla schiena.
“Lunastorta, che diavolo stai facendo?” esclamò la voce di Sirius. Remus si allontanò da lei a malavoglia “Mi approfitto di tua cugina” rispose Remus, sorridendo. “A me sembra che sia lei ad approfittarsi di te” disse Pheobe, rimettendosi a sedere sulla sedia.
“Vieni Ragazza delle Creature Magiche, togliamoci dagli occhi questo porno” disse Sirius alzandosi, barcollò paurosamente e tese la mano verso Phoebe. Lei afferrò la mano malandrino e si alzo ma inciampò e finì addosso a Sirius, che riuscì miracolosamente a rimanere in piedi.
“Non ce la faranno mai a salire le scale” sussurrò Tonks.
“Credi?” mormorò Remus.
“Non preoccupatevi, siamo una macchina ben oliata, nessun problema” biascicò Sirius. Mise il braccio sul fiancò di Phoebe e lei con una smorfia passò il suo sulle spalle di lui.
Riuscirono a passare dalla porta al primo tentativo, ma dopo qualche istante si senti un rumore sordo. “Temo che ci toccherà andare a vedere” disse Remus. Tonks annuì e si alzò dalle sue gambe.
Trovarono Sirius e Phoebe riversi sul terzo scalino in preda a folli risate.
“Sicuri di non aver bisogno di una mano” chiese Remus, preoccupato.
“Shhhh.. vuoi svegliare mia madre?”
Pheobe ridacchio di nuovo, si aggrappò al corrimano e si tirò su. Afferrò Sirius per una e lo aiuto a rialzarsi. Incespicando negli scalini, barcollando e tentando senza successo sparirono dalla vista di Remus e Tonks.
Con uno sforzo immane riuscirono a trascinarsi nell’ingresso ma a metà della seconda rampa di scale crollarono sfiniti. “Non ce la faccio più” mormorò Phoebe.
“Forza, non abbandonarmi ora” disse Sirius, afferrandole la mano. Strisciarono fino al primo piano e caddero distrutti davanti alla porta della camera di Sirius.
“Non ce la farô mai ad arrivare al secondo piano” disse Phoebe, tenendosi la testa.
“Ti offro ospitalità, metà del mio letto” le disse Sirius, tentando di aprire la porta.
“Dormirei sulle scale piuttosto che dividere il letto con te, Black!” rispose Phoebe.
“Quando sei acida” disse Sirius, finalmente riuscì ad aprire la porta e entrambi caddero sul pavimento della camere del malandrino.
Pheobe provò a rialzarsi, ma le braccia le cedettero e colpì il pavimento con il viso.
“D’accordo, accetto l’ospitalità. Ma non azzardarti ad allungare le mani”
Sirius ridacchiò di nuovo e aiutò la ragazza ad alzarsi. Si trascinarono verso il letto e vi si lasciarono cadere.


*******************************************33
EHILA! Spero che abbiate passato un buona natale.. ed ecco il quinto capitolo.. le cose cambiano.. hihihi.. vedrete ;) XD
Grazie mille a glenn per aver commentato!! Spero tanto che continuerai a commentare ora che hai iniziato! aspetto con ansia le tue impressioni sul capitolo!!
Mi raccomando commentate! Rendete un po' di felicità sti poveri scrittori!!! HELP A WRITER!! hihihhi
e cmq..

Buon Anno a Tutti!!!

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Capitolo 6
*** Un Incarico Inaspettato ***


6. Un incarico inaspettato

Phoebe si svegliò dolorante, la testa le pulsava, le ossa le doleva e il suo stomaco dava l’impressione di voler farle rigurgitare tutto quello che aveva bevuto la sera prima. Aprì gli occhi e fu travolta da un fastidioso raggio di sole mattutino che filtrava dalla finestra. Coprì il viso con la mano tentando di abituarsi alla luce.
Un grugnito alla sua sinistra la fece sobbalzare, si voltò di scatto e si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Sirius Black, si guardò frettolosamente in giro e si accorse di non essere nella proprio camera. Oh mio Dio! Ma che è successo ieri sera? pensò la ragazza. Con timore alzò la coperta che la ricopriva e trasse un respiro di sollievo vedendo che era ancora completamente vestita. L’immagine di lei esausta sul pavimento le passò nella mente come un flash. Certo! Sirius mi ha solo offerto metà del suo letto perché non riuscivo a tornare in camera mia!
Scostò la coperta e provò ad alzarsi, la stanza iniziò a girare vorticosamente e ricadde sul cuscino. Mai più, non berrò mai più si disse mettendosi le mani sulla faccia. Sirius grugnì di nuovo e la sua mano si spostò finendo sulla pancia della ragazza.
Ehi! Giù quelle zampacce! Afferrò il dito indice della mano di Sirius e l’allontano, facendo grugnire il malandrino per la terza volta. Meglio filarsela prima che si svegli.
Il secondo tentativo andò meglio, riuscì a sedersi sul letto. Si mise la testa tra le mani sperando che la stanza smettesse di girare abbastanza per infilarsi gli stivali.
Con una certa difficoltà ci riuscì, dopo di che si alzò e barcollò fino alla porta. Tentò di aprire la porta senza far rumore, ma questa sembrava voler urlare. Uscì sul pianerottolo e chiuse lentamente la porta.
“Guarda, guarda. Beccata!”
Phoebe si voltò e vide un sorridente Remus scendere dalle scale.
“Non è come pensi” gli disse lei.
“Certo”
“Ero troppo ubriaca per salire di sopra e mi ha offerto metà del suo letto” spiegò Phobe, mentre Remus la raggiungeva senza smettere di ghignare.
“Se lo dici tu”
“Togliti quel ghigno dalla faccia, Lupin. Come puoi solo pensare che io e quell’essere…”
“Io non penso nulla” rispose cauto Remus.
“Che mi dici di te e Tonks, piuttosto?!” lo incalzò Phoebe.
“Dopo che ve ne siete andati abbiamo parlato ancora un po’ e le ho chiesto di uscire con me, poi l’ho accompagnata in camera sua e le ho augurato buona notte” rispose Remus.
“Un vero gentiluomo”
“Quando il caso lo permette” rispose Remus, inclinando leggermente la testa. “Consiglierei di andare a cambiarti prima di scendere in cucina. Non vorrai dare una brutta impressione a Molly”
“Vado, vado” ribatté Phoebe e salì le scale fino al secondo piano. Entro nella sua camera e aprì l’armadio tentando di decidere che cosa indossare. Prese al volo un paio di vecchi jeans e una maglietta delle sorelle stravagherie. Qualche minuto dopo entrò in cucina e la trovò affollata da persone che facevano colazione.
Si avvicinò a Remus che armeggiava ai fornelli.
“Credo che potrei vomitare anche solo addentando una fetta di pane tostato” gli disse Phoebe. Remus sorrise, prese un bicchiere e lo riempi d’acqua, aggiunse un cucchiaio di una fine polvere lilla e lo passò a Phoebe.
“Allora ti conviene bere questo prima che torni Molly” le disse, mentre lei prendeva il bicchiere.
“Pozione Condesata Per Dopo Sbornia di Willy Wilson! Ti adoro, Remus!”
Remus sorrise di nuovo mentre Phoebe trangugiava la pozione.
“Buongiorno e Buon Anno a tutti!” disse una voce allegra alle loro spalle. Tutti si voltarono e salutarono Sirius che era appena entrato dalla porta.
“Perché è così allegro?” chiese Phoebe.
“Forse dovrei chiederlo a te?!” la schernì Remus. Phoebe lo ignorò “Intendevo, perché non ha la faccia lugubre da dopo sbornia?”
“Temo che Sirius non ne soffra” le sussurrò Remus, lanciando uno sguardo a Sirius che conversava allegramente con il figlioccio.
“Vuoi dire che lui non soffre di effetti negativi dell’alcol? Stai scherzando, spero?! Niente mal di testa?” mormorò stizzita la ragazza, mentre iniziava a sentire i benevoli effetti della Pozione Condensata Per Dopo Sbornia di Willy Wilson.
“No”
“Nausea?”
“Nemmeno”
“Male alle ossa? Vomito?”
“No e no”
“Nemmeno una volta?” ribatté lei sbigottita.
“Mmm.. non credo”
“Quant’è irritante!” esclamò lei.
Sirius si avvicinò e sorrise loro raggiante “Buongiorno Signori! Buon Anno!”
“Levati dai piedi, Black!” sbraitò Phoebe, appoggiò il bicchiere con un tonfo e uscì dalla cucina. “Che ho fatto questa volta?” chiese Sirius, rassegnato.
“Credo che trovi insopportabilmente irritante che tu non soffra di postumi da alcol” gli disse Remus. “Non sarebbe la prima” rispose Sirius, ghignando.

Il giorno dopo mentre si stava preparando per l’incontro con Silente, qualcuno bussò alla porta della sua camera. Infilò di corsa il maglioncino e aprì la porta.
“Remus vuole che ti ricordi che la tua passaporta per Hogwarts parte tra tre minuti” le disse Sirius, appoggiandosi allo stipite della porta.
“Arrivo, Black, rilassati! Sono pronta!” ribatté lei stizzita, diede una spinta a Sirius e uscì dalla camera.
“Mai sentito il detto Ambasciator non porta pena?” disse Sirius, massaggiandosi la spalla.
“Non quando il suddetto ambasciatore sei tu” le gridò lei in risposta, mentre scendeva di corsa le scale.
“Davvero non so proprio cosa ci trovasse Remus in te!” urlò lui.
“E non lo saprai mai!”
Arrivò in cucina con il fiatone. Remus e Tonks l’aspettavano con un vecchio barattolo appoggiato sul tavolo. “Sei pronta?” le chiese Remus.
“Prontissima! E in orario per appuntamento con Silente dove discuteremo le modalità della mia partenza di dopo domani e dei miei incarichi in Irlanda” rispose Phoebe.
“Hai fatto i compiti a casa, vedo” disse Tonks, ridacchiando. Pheobe le fece la linguaccia e prese in mano la Passaporta. Dopo qualche istante sentì il familiare strappò all’ombelico e chiuse gli occhi. Atterrò saldamente, ma subito venne colpita e cadde sul freddo pavimento di Hogwarts. “Non sei capace di fare un po’ d’attenzione, ragazzina!”
Phoebe rivolse a Piton uno sguardo carico di odio, si rialzò e si massaggiò il sedere.
“Non è colpa mia se tu ti metti in mezzo, Piton!”
Piton la ignorò, pronunciò la parola d’ordine al gargoyle che stava dinanzi all’ufficio di Silente ed iniziò a salire le scale. Phoebe lo seguì di corsa, arrivati al portone l’ex mangia morte bussò, Silente li invitò ad entrare e Piton aprì la porta. Stava per attraversarla quando Phoebe gli schiacciò il mantello con il piede destro, il professore barcollò pericolosamente e si appoggiô al muro per non cadere.
“Scusa non volevo” disse malignamente Pheobe, lo superò e entrò nell’ufficio del preside.
Silente li stava aspettando seduto alla sua scrivania. “Phoebe, Severus. Prego entrate”
Phoebe percorse i pochi metri che la separavano dalla scrivania e si sedette di fronte a Silente, Piton dal canto suo rimase in piedi mettendosi in disparte.
“Buon pomeriggio, Phoebe”
“Buon pomeriggio, signore”
“Spero che l’anno sia iniziato bene” disse Silente, sorridendo.
“Si tutto bene, grazie… Ehm.. Chiedo scusa, signor Preside. Posso farle una domanda?” domandò la ragazza.
“Me ne hai appena fatto una” rispose Silente con un brillo ironico negli occhi “Ma suppongo tu possa farmene un’altra”
Phoebe sorrise incerta “Credevo fossi qui per discutere con lei i dettagli della mia partenza e dei compiti che dovrò svolgere in Irlanda. E non vorrei sembrare scortese, ma cosa centra con questo il professor Piton?”
“Mia cara ragazza. Come hai detto esattamente tu eravamo d’accordo di discutere i vari aspetti dalle tua partenze e della tua permanenza in Irlanda. Purtroppo, dati gli ultimi sviluppi devo chiederti di posticipare la tua partenza” disse Silente.
“Posticipare la partenza?”
“Sì, posticipare la partenza di qualche settimana” le disse Silente.
“In base a quali recenti sviluppi?” domandò preoccupata Phoebe, si accorse che il suo tono suonava troppo grave e scortese così aggiunse “Voglio dire, signore, ho acconsentito a far parte dell’Ordine della Fenice e sono pronta e ben disposta ad accettare qualsiasi incarico lei mi sottoponga. Vorrei solamente, se è possibile, saperne di più”
“Ma certo, ma certo” disse gentilmente l’anziano preside “Come ben sai Voldemort ha tentato di arrivare a te per poter sfruttare le tue conoscenze sulle Creature Magiche. Sta cercando di ricreare il suo vecchio esercito e questo significa creare alleanze che vecchi sostenitori, ma anche cercare di trovarne di nuovi. Grazie all’ottimo lavoro del professor Piton sappiamo a quali creature mira Voldemort. Vi sono un’infinità di Creature Magiche su questa Terra e purtroppo alcune di loro sono misteriose e sfuggenti, dunque le conoscenze generali sono limitate. In queste settimane vorrei che aiutassi il professor Piton a identificare queste Creature, vagliarne i vari aspetti e caratteristiche e redigere un rapporto dettagliato su quali mezzi potrebbe usare Voldemort per allearsi con loro”
Phoebe spostò lo sguardo verso Piton. Settimane di lavoro e riunioni con lui, non poteva certo dire che l’idea la esaltasse. “D’accordo, signore” disse suo malgrado “Lo farò”
“Molto bene, molto bene” disse Silente, sorridendo soddisfatto.
“Ti aspetto domani sera alle sette nel mio ufficio. Puntuale” disse la voce gelida di Piton. Phoebe annuì. Piton rivolse il suo sguardo a Silente “Se è tutto, preside”
“Sì certo, Severus. Grazie, puoi andare” rispose Silente. Piton si voltò e uscì dallo studio.
“Signore?”
“Sì, Pheobe”
“Visto che non parto per l’Irlanda, potrò tornare a casa mia o…”
“Per la tua sicurezza è meglio che tu rimanga a Grimmauld Place” l’anticipò Silente.
“Capisco”
“È un problema?” chiese pacato il preside.
“No signore, certo che no, mi trovo bene a Grimmauld Place” rispose subito Pheobe. Silente sorrise “Bene, immagino che nemmeno per Sirius sarà un problema. Per il momento abbiamo finito. Puoi tornare al Quartier Generale” si alzò e prese il vecchio barattolo che Phoebe aveva appoggiato sulla scrivania, lo trasformò in una Passaporta e lo porse alla ragazza. Lei salutò Silente e subito dopo sentì il familiare strappo all’ombelico. Quando aprì gli occhi si ritrovò nel salotto di Grimmauld Place. Sirius, seduto su una poltrona, e Remus, seduto sul divano, le restituivano lo sguardo.
“Hai fatto presto” osservò Remus, guardando l’orologio.
“C’è una notizia abbastanza buona e una decisamente terribile” disse Phoebe, lasciandosi cadere sul divano accanto al mannaro.
“Iniziamo dalla abbastanza buona” disse Sirius, mettendosi a sedere diritto.
“Non parto più, almeno per il momento. Silente ha posticipato la mia partenza di un paio di settimane” annunciò la ragazza.
“Parlando egoisticamente, mi sembra che sia più di una notizia abbastanza buona” disse Remus, sorridendo.
“Aspetta, c’è ancora la parte decisamente terribile” disse Phoebe, lugubre.
“Che sarebbe?” chiesero in coro i Malandrini
“In queste settimane devo aiutare Piton con le Creature Magiche che interessano a Voldemort. Prima riunione, domani sera. Capite?! Io e Piton, a lavorare, soli. Più ci penso più mi viene il voltastomaco”.
Sirius fece una smorfia.
“Immagino che la compagnia di Severus non sia così piacevole per te, ma sono sicuro che andrà tutto bene” la rassicurò Remus.
“Mpfh! Certo, coooome no…” borbottò Phoebe, scostandosi i capelli dal viso “Mi renderà la vita insopportabile, lo so già. Come se non mi avesse torturata abbastanza nei sette anni di scuola”
“E tu vendicati!” esclamò Sirius.
“Sirius” lo ammonì Remus. Ma lui lo ignorò “Senti, so che mi trovi per lo più irritante, ma..”
“Tralascia pure il per lo più” lo corresse Phoebe.
“D’accordo, ma però detesti molto di più Piton, giusto?” la incalzò il Malandrino.
“Ci puoi scommettere il tuo bel culo!”
“Ecco allora ascolta cosa ho pens… Ehi! Aspetta un attimo! Hai appena detto che ho un bel culo, o sbaglio?!”
“Un attimo di delirio, senza dubbio. Cancella, riavvolgi tutto e ricomincia da capo”
Remus e Sirius risero. “Per questa volta farò finta di non aver sentito” disse Sirius, continuando a sghignazzare “Allora, senti la mia idea. Tu sei una donna, no?”
“Che occhio! E ci sei arrivato tutto da solo?” commentò Pheobe.
“Se la smettessi di interrompermi ogni due secondi, magari non facciamo notte!”
“D’accordo, scusa. Vai avanti” disse Pheobe, alzando le mani.
“Allora, non si può negare che tu sia una donna molto attraente. Scommetterei la mia coda che sei quel genere di donna, che grazie alle proprie arti seduttive, può fare impazzire un uomo” disse Sirius e la guardò come se si aspettasse che lei confermasse. Pheobe si limitò a sorridere e gli fece cenno di continuare “So come vanno queste cose e sono convinto, e me lo potrà confermare Tonks, che se ti impegni nessun uomo può resisterti, nemmeno Piton! Ecco il piano geniale, seduci Piton, lo fai imbarazzare, impazzire e fai di lui il tuo piccolo schiavetto personale”
“Un’idea molto allettante, in effetti. Avere il potere su di lui. Piton succube, schiavo! Ho giusto un completino che fa al caso!” disse Pheobe, sorridendo malvagiamente.
“E poi mi racconterai tutto dettagliatamente” disse Sirius, sfregandosi le mani con fare cospiratorio.
“Voi mi fate paura, davvero paura” disse Remus, scuotendo la testa.
Entrambi lo ignorarono “Sei sicuro che possa funzionare? In fondo per lui sono una ragazzina” domandò Phoebe, meditabonda.
“Una volta forse. Dubito che riesca ancora a vederti come una ragazzina” disse Sirius.
“Finirai col farmi arrossire”
“Dubito che tu possa arrossire” rispose il malandrino e emise una risata simile al latrato di un cane. “Come godo! Piton finirà nel sacco e noi lo butteremo nel cesso!”
“Ehi aspetta un attimo” intervenne Phoebe “E se mentre lo faccio impazzire, imbarazzare, lo rendo schiavo e lo metto nel sacco, quello mi salta addosso?”
Sulla faccia di Phoebe e Sirius si dipinse la stessa espressione disgustata.
“È un rischio” ammise Sirius “Ma immagino che una bella Fattura Orcovolante sistemi la faccenda”
“O una Fattura Pungente” propose Phoebe.
“Anche un semplice Schiantesimo, perché no? buttò li Sirius.
“Scusate” li interruppe Remus “Mi dispiace interrompere il vostri piani di conquista, ma temo di non riuscire ad ascoltarvi un momento di più” si alzò, prese il libro che era appoggiato sul tavolino e uscì dal salotto.
“Ignora Remus, non apprezza molto i piani di vendetta” le disse Sirius, prendendo il posto di Remus, accanto a lei.
“Sì, rammento” disse Phoebe, sorridendo. Si alzò dal divano e si avvicinò al camino. Il fuoco era quasi spento, afferrò un pezzo di legno e lo buttò nel camino, prese l’attizzatoio e lo smosse un po’, poco dopo il fuoco ricomincio a scoppiettare allegro.


################################################################################################################3 Ehila!
Spero che abbiate passato tutti un buon capodanno e che abbiate festeggiato alla grande!! :D XD
Allora.. ecco qui il sesto capitolo.. lo so, lo so.. capitolo un po' corto.. piu degli altri.. chiedo perdono.. Cmq Phoebe non parte più, ma le tocca uno sgradevole compito, poverina... hihihi.. :P XD Ma almeno che il superpiano di Sirius :P
Vedremo vedremo come continuerà.. Intanto voi mi raccomnado, commentate!!!
Per finire vorrei ringraziare:
CruellaDevil: ciauuu.. grazie mille per gli auguri! E te li faccio anke a te.. spero che tu abbia iniziato l'anno nei migliori dei modi.. :D XD ovviamente ti perdono per il ritardo e spero che in questi ultimi capitoli tu abbia trovato qualche risposta ;) alla prossima.. e continua a commentare.. bacioni!!
fansister: Ehila!! Benvenuta! Sono felice che tu abbia commentato.. :D e che la storia di piaccia.. tra l'altro ho passato un bel Natale! Grazie!! Anke capodanno non è stato male.. tante risate :P :D Spero che il tuo capodanno sia andato bene!! Tra l'altro io amo profondamente Remus.. ma è impossibile non adorare SIrius ^_^ hhhihihihi.. Allora che ne dici di questo capitolo? Aspetto il tuo commento.. bacioni e Buon Anno!!!
glenn: Anke io ti adoro.. adoro i tuoi commenti e spero che saranno ancora numerosi.. hihihi.. e per il resto. vedremo vedremo.. hihihi.. in tanto ke ne dici di questo capitolo???? Baciotti!! e BUON ANNO!! :D

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Capitolo 7
*** La vendetta – Fase 1 ***


7. La vendetta – Fase 1

Il giorno seguente Phoebe ripensò molto alle parole di Sirius e ai loro folli piani per far soccombere Piton. Sarebbe davvero riuscita a far cadere un uomo così gelido come Piton? Se Phoebe aveva ancora qualche dubbio, Sirius era convintissimo riguardo al successo del loro piano e continuava a ripetere che nessun uomo poteva resistere alle grazie di una bella ragazza. E visto che lei era riuscita a spegnere la razionalità di Remus, non vedeva alcuna difficoltà nel far traballare Piton.
“Vedrai andrà liscio come l’olio e alla fine ci faremo un sacco di risate alla faccia di quel pipistrellaccio di Mocciosus!” la rassicurò Sirius, entrando nella camera della ragazza. Lei aveva insistito per salire a mettersi un maglione più caldo così da combattere il freddo dei sotterranei di Hogwarts.
“Non capisco ancora perché non vuoi agire sin d’ora” disse Sirius, incrociando le braccia.
Phoebe sorrise e spinse via Sirius facendolo cadere sul letto. Andò all’armadio e prese un pesante maglione con ricamato sopra il suo nome.
“Non mi aspetto che tu capisca, Black” rispose, infilandosi il maglione.
“Sai. dovresti smetterla di spingermi ogni volta, non è carino” ribatté Sirius, alzandosi dal letto. “No, io invece credo che sia molto istruttivo ed educativo” rispose Phoebe.
“Istruttivo?”
“Educativo, non dimenticare educativo” lo corresse Phoebe.
“D’accordo. Perché sarebbe così istruttivo e educativo?”
“Così ti fa capire che non sei sempre al centro del mondo” rispose lei, sorridendo.
“Ah ah. Molto divertente” canzonò Sirius “Devi smetterla di parlare con Remus, quell’uomo ti sta contagiando”
“Eppure credevo di essere stata io ad averlo contagiato” disse Phoebe, sorridendo maliziosamente. Spinse di nuovo Sirius, che cadde un’altra volta sul letto, e uscì correndo dalla camera. Continuò a correre giù per le scale, finché non sbatté contro Remus a metà della seconda rampa.
“Merlino! Dove corri così di fretta?” chiese Remus, massaggiandosi la testa “Credevo non fossi così entusiasta del tuo appuntamento con Piton”
“Ah Remus, per fortuna ci sei sempre tu a ricordarmi quanto è brutta la realtà. Grazie, davvero” disse Phoebe, tetra. Remus rise “È sempre un piacere”
“Allora, programmi per la serata?” sussurrò Phoebe, avvicinandosi a lui.
“Tonks te lo ha detto?!”
“Certo, il vostro primo appuntamento, è una cosa da sapere” disse Phoebe, appoggiandosi al corrimano. “Ehm.. non proprio tutti lo sanno. C’è soprattutto una persona che non lo sa, per il semplice fatto che se lo sapesse non riuscirei più a vivere serenamente” le disse Remus, abbassando la voce.
“Oh, capisco! È un appuntamento…” si interruppe vedendo Harry e Ron salire le scale “Ciao ragazzi” salutò Phoebe. “Ciao Phoebe. Ciao Remus” disse i due amici in coro.
Phoebe aspettò che i due ragazzi salissero le scale ed entrassero nella loro camera da letto. “Un appuntamento Top Secret! Impegno-Da-Non-Rivelare-A-Un-Tale-Black” disse sottovoce. Remus sorrise e annuì.
“Ehi, che confabulate voi due?” disse la voce di Sirius a qualche metro da loro “Non posso perdervi di vista due secondi che vi mettete a parlottare sottovoce. eh?”
“No. È solo che Remus ha mal di testa, mi stava giusto dicendo che pensava di andare a dormire” rispose Phoebe, voltandosi verso Sirius.
“Sì, proprio così. Credo che andrò a letto” aggiunse Remus.
Sirius scese i pochi scalini che lo separavano da loro e guardò Remus in tralice.
¨ “Sicuro, Lunastorta?”
“Sicurissimo” confermò Remus.
“D’accordo, ci vediamo domani” borbottò Sirius “Quanto a te” aggiunse rivolgendosi a Phoebe “Sono le sette meno cinque. Credevo fossi già andata”
“Giusto!” esclamò Phoebe, battendosi una mano sulla fronte “Se arrivo in ritardo quello mi scuoia. Andiamo” diede una spintarella a Sirius, che cominciò a scendere le scale. Si voltò verso Remus e gli fece l’occhiolino, lui mimò un grazie con le labbra e sorrise.
“Allora andiamo o no?” domandò Sirius, vedendo che la ragazza non si muoveva.
“Volo!” rispose lei. Scesero in cucina, dove Sirius afferrò una bottiglia vuota di Burrobirra e la lanciò a Phoebe, lei la prese al volo ed estrasse la bacchetta.
“Ci vediamo dopo allora. Prega per me. Portus ” disse tristemente Phoebe.
“Amen!” esclamò Sirius, sorridendo. Phoebe non fece a tempo a ricambiare il sorriso perché la cucina iniziò a girare e si ritrovò nell’ufficio di Piton.
“Sei in ritardo” disse gelido Piton.
“Non è vero, sono le sette” rispose Phoebe, prendendo posto in una delle scomode sedie davanti alla scrivania del professore.
“Allora, diamo inizio ai giochi” disse Phoebe alzando teatralmente le braccia.
“Qui non stiamo giocando, ragazzina. Stiamo facendo un lavoro di vitale importanze per la lotta contro l’Oscuro Signore” disse Piton, guardandola male.
“So benissimo che cosa stiamo facendo! E so che il tuo repertorio è preistorico come te, ma credevo che riuscissi almeno a riconoscere un semplice detto popolare” rispose Phoebe.
“Esigo che tu mi porti rispetto!” ribatté Piton.
“Non siamo più a scuola, Piton. Quindi non ti devo alcun rispetto immeritato. Se vuoi il mio rispetto dovrai guadagnartelo. Ora che abbiamo chiarito questo punto possiamo andare avanti, no? Siamo qui per combattere Voldemort non per pendere tempo” rispose Phoebe.
“Non pronunciare il nome dell’Oscuro Signore!” tuonò Piton.
“Non ho paura di un nome” rispose fiera Phoebe.
“Stupidi e arroganti, Grifondoro. Vi credete sempre al di sopra di chiunque altro” rispose Piton, arrabbiato.
“Credevo che dovessimo dare un taglio alle ciance e passare ai fatti” disse Phoebe, incrociando le braccia e lanciando uno sguardo torvo al suo ex insegnante.
Piton la trafisse con lo sguardo, aprì un cassetto della scrivanie e prese un foglio di pergamena. “Questa è una lista delle Creature che interessano all’Oscuro Signore” le disse, porgendole la pergamena. Phoebe afferrò il foglio, che conteneva almeno una decina di nomi e lo lesse. “Sono tutti?” domandò, alzando lo sguardo verso Piton.
“Sono quelli di cui sono venuto a conoscenza, ma potrebbero essercene altri. Anzi, sono quasi convinto che ce ne siano altri. Lo sapremo con certezza nelle prossime settimane. L’Oscuro Signore è molto adirato per il tuo fallito rapimento e la tua successiva scomparsa”
“Bene” commentò Phoebe
“Forse no, visto che ha deciso di accelerare i suoi piani per allearsi con queste creature” spiegò Piton.
“Bè, senza di me potrà accelerare ben poco” disse distrattamente Phoebe, facendo scorrere un’altra volta i nomi sulla lista.
“Quanta arroganza! Credi davvero di essere l’unica esperta di Creature Magiche al mondo?” disse Piton, incrociando le sue dita affusolate.
“No, ma resta il fatto che lui voleva me” rispose Phoebe, non curante.
“Solo perché eri la più stolta e facile da catturare” disse malignamente Piton.
“Sì quello che è” borbottò Phoebe. “Ti spiace, sto cercando di concentrarmi” aggiunse indicando la lista.
“Allora?” domandò impaziente Piton, dopo pochi secondi di silenzio.
“Allora, così a primo acchito direi che per quel che riguarda le Acromantula so che la famiglia più grande si trova proprio qui, a Hogwarts. Per il momento non c’è da temere, perché il Padre era l’animaletto di compagnia di Hagrid un tempo e ho sentito che sono ancora molto amici. So di avvistamenti di Acromantule in Galles, ma per questo dovrei controllare. Poi vediamo… Goblin… Credo che i Goblin non siano le creature più preoccupanti. Insomma, si controllandoli controllerebbe la Gringott, ma non credo che i Goblin si alleerebbero con Voldemort così facilmente. Anche loro hanno avuto perdite durante la prima guerra magica,
ma in ogni caso questa è una faccenda tra maghi e molti di loro disprezzano i maghi, quindi non vorranno invischiarsene. I Goblin sono una razza arguta e fiera, non si sottometteranno a Voldemort,
non finché lui prenderà il controllo di tutto il resto. Non ci guadagnano niente ad allearsi con lui e per lo più sono convinta che lui li tratterebbe come non più di Elfi Domestici e questo i Goblin non lo accetteranno mai”
“Vai avanti” disse Piton, quasi annoiato.
“Erkling… interessante.. In Germania ne sono rimasti pochi, Il Ministero ha ridotto fortemente il loro numero, quanto il numero di attacchi ai bambini. Questa creatura vive per lo più di istinti ed è interessata quasi esclusivamente ai bambini. Bè se Voldemort promettesse loro la libertà e un sacco di bambini a cena, immagino che sarebbe facile attirarli dalla sua parte. Potrebbe sicuramente usarli per minacciare le persone. Immagino che un padre di famiglia non vorrebbe che suo figlio venga mangiato da uno gnomo, ma potremmo dire lo stesso anche per i Lupi Mannari. Vedo che qui non ci sono, anche se infatti sono esseri umani…”
“A me piace più vederli come bestie” disse Piton, sfoggiando un sorriso maligno “Ma il motivo per cui sono assenti da quella lista è perché l’Oscuro Signore li ha già reclutati. Greyback e il suo clan, temo”.
“Questo spiega tutto, ho sentito che Greyback è diventato un vero animale, di certo spaventerà molti padri di famiglia. Che orrore!” disse Phoebe, trasalendo.
“Eppure, settimane scorsa non mi sembravi tanto disgustata dai Lupi Mannari” disse Piton.
Phoebe ricordò che l’aveva visto baciare Remus sulle scale di Grimmauld Place non meno di una settimana prima. “Remus è la persona più buona che abbia mai incontrato, se proprio vuoi saperlo. Dentro di lui ci sarà pure una bestia, ma il suo animo a puro e gentile” rispose Phoebe, con fervore.
“Certo, un Lupo Mannaro Addomesticato”
“Vogliamo continuare o hai bisogno di qualche altro minuto per dire cazzate inutili che non aiutano certo il lavoro che stiamo facendo?!” disse Phoebe, tentando di rimanere calma quando il suo unico desiderio era quello di staccare al testa a Piton.
“Continua” disse gelido Piton.
“Lethifold, detti anche Veli Viventi. Terrificante a dire il vero, ricordo di aver letto il racconto di Flavius Belby, uno dei pochi sopravissuti all’attacco di un Lethifold, è davvero devastante, ti mangia e ti digerisce in meno di cinque secondi e di te non rimane alcuna traccia. Ma non vedo come Voldemort potrebbe riuscire a controllarli. Non sono creature con intelligenza umana o simile. Sono carnivori, insomma. Vanno in giro e mangiano la gente e basta, non vedo come poter stringere un alleanza con loro. Dovrei fare ricerche, so che in Indonesia sono stati fatti degli studi. Ma in ogni caso non credo che un Lethifold riuscirebbe a sopportare il clima inglese perché sono originari dei climi tropicali, soprattutto Papua Nuova Guinea. Poi che altro c’è… ah si.. Sucuriju, il Moiad e la Amask sono estinti”
“Estinti, ne sei sicura?” domandò Piton.
“Certo che sono sicura. L’ultimo Sucuriju è stato ucciso in Brasile nel 1892, e per fortuna direi perché essendo una gigantesca anaconda per Voldemort sarebbe stata una passeggiata farsela come alleata. Invece, l’ultimo Moiad è stato avvistato in Galles nel 1745 e per finire sono ben quattrocento anni che non si vede un Amask” spiegò Phoebe.
“Se non si vedono non vuol dire per forza che sono estinti” disse Piton. Si alzò e iniziò a misurare il suo ufficio a grandi passi.
“Sono state fatte ricerche accurate! Fidati, quelle creature non esistono più, kaputt, andate e tanti cari saluti” controbatté la ragazza, gesticolando vistosamente.
“E allora perché sono su quella lista?” domandò Piton, indicando la pergamena che Phoebe stringeva tra le mani.
“D’accordo, farò ricerche più approfondite, ma non mi sbaglio” disse Phoebe, toccandosi la fronte con la mano destra “Questo non riesco a decifrarlo” disse indicando lo scarabocchio che Piton aveva fatto sulla pergamena.
“Non sei nemmeno più capace di leggere, ragazzina? Vedo che la compagnia di Lupi Mannari, strane Ragazze Mutaforma e Ex-Carcerati nuoce davvero” disse Piton, tagliente.
“Non è colpa mia se scrivi come una vecchia gallina!” ribatté Phoebe, arrabbiata.
“C’è scritto Nundu” abbaiò Piton.
“Nundu, ma è pazzo? E come diavolo crede di fare?” strillò Phoebe, sconcertata.
“Sei tu l’esperta, dimmelo tu”
“Tu non capisci, ci voglio almeno cento maghi ben addestrati e estremamente esperti per soggiogare una bestia come il Nundu, dieci volte tanto di quanti ce ne voglio per un drago, dieci! Voldemort e i suoi Mangiamorte saranno anche superdotati ma, A: non sono abbastanza per soggiogare questo gattone africano e B: non sono abbastanza! Certo immagino che il fatto di poter scatenare un’epidemia mortale solo grazie al fiato del micione sia molto allettante per Voldemort, in un colpo spazza via un intero villaggio, ma è una cosa che non si può controllare, non puoi mica chiudergli la bocca con il magiscotch! Per le mutande di Merlino! Poi che io sappia non c’è una pozione antidoto lui” spiegò Phoebe e lanciò uno sguardo inquisitorio a Piton.
“Per quel che so, dei pozionisti sudafricani stanno facendo ricerche, ma fino ad ora niente di eclatante” rispose Piton, si diresse alla sua libreria e prese un libro, tornò alla sua scrivania e prese a sfogliarlo silenziosamente.
“L’ultimo non lo conosco” disse Phoebe.
“Come?”
“L’ultima creatura, Il Banshij” mormorò la ragazza, indicando l’ultimo nome scritto sulla lista “Non lo conosco, eppure non so, mi ricorda vagamente qualcosa, non so”
“Mpfh! e tu saresti l’esperta?” disse Piton, sbuffò e tornò al suo libro.
Phoebe si trattene dal non saltargli alla gola “Vado in biblioteca”
“Si suppone che tu non debba andare in giro” le disse Piton.
“Il castello è vuoto e io devo consultare dei libri, quindi vado in biblioteca” ribatté decisa Phoebe, piegò la lista e le sa mise in tasca e dopo di che si alzò.
“Ma si fai come vuoi” disse Piton senza alzare la testa dal libro “Vai in giro, fatti vedere da tutti, fatti magari anche trovare dall’Oscuro Signore, sai quanto me ne importa”
“Grazie, la tua positività è sempre di conforto” disse Phoebe, facendo una smorfia. Lanciò un altro sguardo a Piton che sembrava non interessarsi di lei e uscì dall’ufficio.
I sotterranei di Hogwarts erano freddi e scuri. Non le era mai piaciuta la sensazione di camminare nei sotterranei, aveva sempre preferito di gran lunga le alte torri del castello. Era a metà del corridoio quando udì un rumore di passi che le veniva incontro. Forse Piton aveva ragione dopo tutto pensò la ragazza, estrasse la bacchetta e si colpi alla sommità del capo. Subito sentì la strana sensazione di un uovo che si rompeva e le scivolava tra i capelli. Disillusa si appoggiò contro i muro e aspettò che l’altro passasse.
Qualche istante dopo un ragazzino, che non poteva avere più di tredici o quattordici anni, svoltò l’angolo e le passò accanto. Phoebe attese che il piccolo Serpeverde si fosse allontanato e poi riprese il suo cammino.
Il castello era sempre lo stesso e Phoebe ne ricordava ogni corridoio. Così, grazie a un paio di scorciatoia, non le ci volle molto per arrivare alla biblioteca. Le luci della biblioteca erano spente e la porta era chiusa, evidentemente durante le vacanze Madama Pince aveva accorciato l’orario. Controllò di nuovo che non vi fosse in giro nessuno, ma nel corridoio non c’era anima viva. Aprì la porta e sgusciò silenziosamente all’interno, sussurrò “Colloportus” e la porta si sigillò di nuovo. Penso un attimo sul da farsi e poi con un gesto della bacchetta accese le luci, ci avrebbe impiegato troppo a cercare i libri che aveva bisogno senza luce. Sciolse l’incantesimo di disillusione e si diresse velocemente nel reparto dedicato alle Creature Magiche e iniziò a scorrere i libri.
Alcuni minuti dopo, mentre stava sfogliano Creature d’Africa, senti un lieve fruscio che la fece sobbalzare. Si voltò bacchetta alla mano e si ritrovò a guardare l’antico viso del preside di Hogwarts.
“Chiedo perdono, non era mia intenzione spaventarti” disse amabilmente Silente.
“Bè, in questo caso non dovrebbe apparire alle spalle delle persone” rispose Phoebe, sorridendo.
“Vero” asserì il preside.
“È venuto per un aggiornamento?” domandò Phoebe, appoggiando il libro sul tavolo.
“Ero solo curioso di sapere perché le luci della biblioteca fossero accese” rispose Silente.
“Colpa mia” confessò Phoebe “Avevo bisogno di fare qualche ricerca”
“Certo, certo. È a questo che funge la nostra biblioteca”
“Signore, crede che possa prendere in prestito questi?” chiese la ragazza, indicando i tre libri che aveva preso dagli scaffali.
“Sicuro, prendili pure. Provvederò io a registrarli” le disse Silente, nel suo solito tono gentile e pacato.
“Grazie signore, li registri pure a nome del professor Piton” consigliò Phoene, con un sorriso. Anche Silente sorrise “Come sta andando la vostra collaborazione?”
“Magnificamente” mentì Phoebe. Silente la guardo da sopra agli occhiali a mezza luna e fece capire a Phoebe che non era riuscita a convincerlo. “Bene, ora è meglio che vada” disse Phoebe, con un certo disagio “Non vorrei che Piton mi desse per dispersa”
“Certo, capisco. Vai pure e buon lavoro” disse Silente, spostandosi appena per far passare la ragazza, lei prese tra le mani i tre libri, salutò il preside e uscì dalla biblioteca. Affrettò il passo verso la scorciatoia dietro all’Arazzo di Beus il Barone, guardandosi in giro, ma durante tutto il viaggio di ritorno all’ufficio di Piton non incontrò nessuno. Entrò nell’ufficio e trovò Piton nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato diversi minuti prima.
“Ho trovato i libri che cercavo” annunciò Phoebe “Naturalmente li ho marcati sotto il tuo nome”. Piton non rispose, ne diede segno di averla notata. “Allora posso andare?” domandò incerta, ma lui continuò a ignorarla.
“Piton!” esclamò Phoebe, stizzita.
“Ho sentito! Non sono sordo. Vattene! Ci vediamo tra due giorni alla stessa ora” sbraitò Piton. Phoebe sospirò di fronte al caso perso in cui si era imbattuta, prese la bottiglia di Burrobirra, la trasformò di nuovo in una Passaporta e tornò a Grimmauld Place.
Atterrò in cucina dove Sirius giocava a Sparaschiocco con Harry e Molly faceva l’ennesima predica a Bill per i suoi capelli lunghi.
“Phoebe” esclamò Sirius “Come è andata?”
“Bene” rispose lei, appoggiando la bottiglia vuota di Burrobirra sul tavolo “Sono riuscita ad usare il mio autocontrollo per evitare di strozzarlo”
Sirius e Harry risero e iniziarono una nuova partita.
“Phoebe, cara, hai fame?” le domandò la signora Weasley.
“No, grazie. Mi si è chiuso lo stomaco” rispose Phoebe “Però vorrei chiederti un immenso favore”
“Domanda pure, cara” disse Molly.
“Per dopo domani potresti preparare un po’ della tua famosa torta al cioccolato? È una vita che non ne mangio ed è davvero la migliore che io abbia mai assaggiato”
“Ma certo, cara, con piacere!” disse Molly, entusiasta. Phoebe sorrise, si avvicinò alla credenza e prese un calice pulito. Torno al tavolo e vi versò dentro un po’ di idromele.
“Non dovresti bere, cara. Sai che non fa bene” osservò Molly.
“Lo so, ma dopo aver passato un’ora con Piton il bisogno di alcol si fa impellente, che lo si voglia o no” rispose Phoebe, sedendosi al tavolo, mentre Sirius e Harry scoppiavano di nuovo a ridere.
“Ti ha fatto penare molto?” le chiese Bill.
“Non più del solito” rispose Phoebe, alzando le spalle.
“Quindi domani non leggeremo sulla Gazzetta che è stato trovato strangolato l’Insegnante di Pozioni della più importante scuola di magia d’Europa”
Phoebe rise “No, tranquillo. Sono riuscita a controllarmi dal staccargli la testa, anche se non garantisco lo stesso risultato per il futuro”
“Phoebe?! Stavo giusto dicendo a Bill quanto starebbe bene con i capelli corti” disse Molly, cambiando di discorso di proposito “Che ne dici?”
“Secondo me gli uomini stanno meglio con i capelli corti” disse Phoebe, alzando le spalle. Molly la guardò speranzosa, forse aveva finalmente trovato un’alleata. Bill dal canto suo le lanciò una sguardo torvo e arrabbiato. Phoebe sorrise e aggiunse “Ma trovo comunque che Bill abbia il suo fascino con i capelli lunghi ed è abbastanza grande per decidere del suo aspetto”.
Lo sguardo di speranza di Molly si spense e Bill le sorrise grato. “Credo che andrò a letto, sono davvero stanca morta” disse Phoebe, alzandosi. Afferrò i libri che aveva preso dalla biblioteca di Hogwarts e salutò tutti.
“Harry?” chiamò Phoebe, una volta arrivata alla porta.
“Sì?” mormorò il ragazzo, voltandosi verso di lei.
“Fai attenzione. Sirius sta barando!” gli disse Phoebe, sorridendo. Harry aprì la bocca scioccato. “Sirius, ma.. ma come puoi?” domandò balbettando al padrino, che in quell’istante scoppiò a ridere. Harry lo guardo un attimo indignato, poi prese una manciata di caramelle gommose che aveva appoggiato sul tavolo accanto a sè e le tirò a Sirius, scoppiando anche lui a ridere.
Phoebe passò i seguenti due giorni a cercare informazioni e redigere rapporti sulle Creature della lista. Non era propriamente soddisfatta di tutte le informazioni trovate sui libri della biblioteca e si ripromise di portarli indietro e cercarne altri nel reparto proibito. Dopo varie minacce di squartamenti, Tonks era stata costretta a raccontarle dettagliatamente l’appuntamento con Remus. Remus l’aveva portata a Liverpool, dove erano stati programmati fuochi d’artificio in onore del patrono della città. Le aveva raccontato che Remus andava spesso da piccolo a vedere quello spettacolo e l’aveva sempre trovato affascinante e anche Tonks le confermò che era davvero stata una meravigliosa visione. Dopo lo spettacolo pirotecnico, lui le aveva fatto scoprire due pub nel Devonshire, dove aveva trovato un bellissimo ambiente e infine l’aveva accompagnata al suo appuntamento londinese, salutandola con il classico bacio davanti all’ingresso, prima di smaterializzarsi a Grimmauld Place. “Ê stato davvero eccezionale,
credevo che sarei stata imbarazzata la metà del tempo, ma invece è stato facile e senza alcun imbarazzo” le aveva detto alla fine del racconto “Per la prossima volta l’ho invitato a cena a casa mia”
“Tonks tu non cucini” aveva risposto Phoebe.
“Lo sa, per questo cucina lui” aveva spiegato Tonks sorridendo, aggiungendo poi che avrebbe raccontato tutto anche senza minacce di morte.
Come promesso Molly preparò la sua famosa torta al cioccolato e non poteva essere più deliziosa e tutti gli abitanti di Grimmauld Place la gustarono a pieno.
Erano le sei e quaranta di sera e Phoebe stava giocando a scacchi con Ron Weasley nel salotto di Casa Black.
“Mi ero sempre ritenuta una campionessa di scacchi, ma tu fai davvero paura” disse Phoebe, mentre Ron le faceva il terzo scacco matto di fila.
“In parte strategia, in parte fortuna” rispose Ron, rimettendo in ordine gli scacchi.
“Phoebe?”
La ragazza alzò la testa sentendo il suo nome e vide Sirius sulla porta. “Mi hai detto di dirti quando erano le sette meno venti E sono le sette meno venti!” la informò il Malandrino.
“D’accordo, grazie. Ron ora devo andare, ma domani voglio la rivincita!” disse Phoebe, alzandosi. Ron sorrise e annuì, felice di aver trovato un compagno di scacchi. Phoebe afferrò i libri che aveva preparato sul tavolino, raggiunse Sirius e assieme scesero in cucina.
“Chissà se c’è ancora un po’ di quella torta” borbottò Sirius, guardandosi in giro.
“Nella credenza, ce ne sono ancora due fette” disse Pheobe, prendendo una bottiglia vuota di Burrobirra, che avrebbe successivamente trasformato in una Passaporta. Sirius si precipitò alla credenza e prese il contenitore dove Molly aveva riposto la torta al cioccolato.
“Ti dispiace” disse Pheobe, strappando il contenitore dalle mani di Sirius “Molly l’ha messa da parte per me”
“E che te ne fai?” domandò minaccioso Sirius.
“La porto ad Hogwarts!” rispose Phoebe “Oggi inizia la fase uno della mia piccola vendetta personale”
“Fase uno? Con una torta al cioccolato? Pedate negli stinchi si merita quello, non che tu gli porti la più favolosa torta mai fatta” disse Sirius, sconcertato.
“Eravamo d’accordo che avremmo seguito il mio metodo, non rompere” ribatté Phoebe, senza lasciare tempo a Sirius per replicare, afferrò la bottiglia di Burrobirra e venne scaraventata a Hogwarts. Il fuoco scoppiettava nel camino, ma di Piton non c’era traccia nell’ufficio. Non fece a tempo a guardarsi in giro che si aprì una porta alla sua destra, dalla quale uscì Piton e Phoebe rimase stupida nel vederlo. Fin dall’età di undici anni aveva sempre visto Piton vestito di nero e ora vederlo con una camicia bianca la lasciava perplessa. Sul volto del professore si dipinse una leggera espressione di sorpresa, che svanì molto in fretta. “Che fai qui?” chiese sgarbatamente Piton “Sei in anticipo di venti minuti!”
“Lo so, ma l’atmosfera a Grimmauld Place iniziava a diventare soffocante e devo ancora andare in biblioteca” rispose Phoebe, alzando le spalle. Piton le lanciò uno sguardo torvo e si diresse alla sua scrivania, Phoebe lo imitò, appoggiò sulla scrivania il contenitore con la torta e i suoi appunti. “Vado in biblioteca” disse allegramente la ragazza.
Piton si limitò a guardarla storto, lei gli sorrise non curante e uscî dall’ufficio. Non avrebbe permesso di rovinargli la sua fase uno.
Fu sorpresa di trovare così velocemente i libri che le servirono e in un lampo era di ritorno nell’ufficio di Piton. Entrando notò subito che Piton aveva coperto la camicia bianca con una delle sue solite vesti nere.
“Ho travato quello che cercavo” annunciò Phoebe “Il Reparto Proibito è ben fornito”
“Possiamo andare avanti allora?” domandò lui acido. Phoebe alzò gli occhi al cielo e sospirò. Appoggiò i libri sulla scrivania e si sedette.
“Non sei curioso di sapere che cosa c’è qui dentro?” chiese Phoebe, prendendo in mano il contenitore.
“No” rispose Piton. Pheobe alzò di nuovo gli occhi al cielo.
“Ho pensato che magari con un po’ di zucchero non saresti stato così acido” disse Phoebe, aprendo il contenitore e mostrando a Piton la torta al cioccolato.
“Io non mangio dolci” disse Piton, mentre Phoebe le metteva davanti una delle due fette di torta assieme ad un cucchiaio.
“Questo spiega molte cose” disse lei, sogghignando.
“Fai meno la spiritosa”
“Senti” iniziò Pheobe, puntando il dito contro Piton “Questa è la migliore torta al cioccolato del mondo. Ho dovuto sottrarla, e senza poche difficoltà, dalla grinfie di Black, per portartela. Quindi sta zitto e mangia!”
“L’hai portata via a Black” domandò Piton, prendendo in mano il cucchiaio “Forse vale la pena di provarla, allora”
“Ecco bravo” disse Phoebe, sorridendo soddisfatta. Piton affondò il cucchiaio d’argento nella fetta di torta, Pheobe lo guardò attentamente mentre raccoglieva un pezzo di torta e lo metteva in bocca. “È buona vero?” disse Phoebe, notando la sua espressione.
“Mmm”
“Lo prenderò per un sì” disse Phoebe e si mise in bocca un gran pezzo di torta. Trascorsero un paio di minuti mentre i due finivano di mangiare in silenzio la torta al cioccolato. Alla fine, Piton ingoiò l’ultimo pezzetto di torta, pulì il cucchiaio e lo restituì a Phoebe.
“Allora passiamo a qualcosa di più produttivo o aspettiamo di finire in coma diabetico?” mormorò Piton. Phoebe sorrise tra se, Piton poteva fare lo scontroso quanto voleva, ma si era mangiato la fetta di torta in un lampo e non poteva negare che gli fosse piaciuta. La ragazza ingoiò l’ultimo pezzo di torta e prese le pergamene con i suoi appunti.
“Allora. Ho cercato un po’ e ho trovato conferme su quello che dicevo l’altro giorno. Il Sucuriju, il Moiad e la Amask sono estinti, come dicevo io. L’ultimo Sucuriju, l’anaconda gigante è stato ucciso nel villaggio di El Mandero, in piena foresta pluviale brasiliana a fine ottocento. Il serpentone in questione, durante la stagione delle piogge, aveva ucciso e si era pappato diversa gente, soprattutto coloni. Il Brasile essendo stata una colonia portoghese era sotto il controllo del Ministero del Portogallo. Il Ministro della Magia di quel tempo, Ricardo Luiis Da Cuña Silva, diede ordine di inviare una squadra per stanare e uccidere la bestia e così fecero. Quello fu l’ultimo avvistamento dello Sucuriju. Negli anni trenta ci furono diverse spedizioni nella foresta pluviale per cercare questa creatura, ma nessuno ne ha mai trovato la benché minima traccia. Lo stesso vale per l’esploratore Acelsus McGrant che negli anni sessanta prese parte a più di dieci spedizioni, tornando in patria sempre a mani vuote”
“D’accordo. Va avanti”
“Poi, l’avvistamento dell’ultimo Moiad risale al 1745. Ho trovato il diario di Arthur Deminton, allevatore di Asticelli in Galles, una sera stava dando da mangiare al cane quando a visto distintamente il Moiad aggirarsi per la sua piantagione. Certo, non che fosse difficile da individuare, un bestione peloso alto due metri. In ogni caso questo è stato l’ultimo avvistamento ufficiale in Gran Bretagnia. Per quel che ne so c’erano alcune sacche di popolazione Moiad nel Nord della Francia ma sono state sterminate attorno al 1700. Infine, per quel che vale, l’ufficio per il controllo delle creature magiche certifica il Moiad come creatura estinta. Per finire in bellezza la Amask, prodigiosa creatura metà donna metà tigre, di cui si dice abbia avuto grandi poteri psichici è stata vista l’ultima volta nel millecinquecentoottantadue in India. Erano state fortemente decimate nel millequattrocentonovantasei dal Marasha Miotojon,
al quale gli era apparso in sogno la distruzione del suo regno per opera di queste creature, alla fine ne rimasero non più di trenta, in tutta l’India, unico paese in quale vivono o per meglio dire vivevano”.
“Controllerò” disse Piton.
“Tutti qui? Usare qualche parola in più no eh? Mai sentito del grande potere delle frasi, parole unite tra loro che formano un discorso” disse Phoebe, guardandolo da sopra i fogli di pergamena.
“C’è altro?” domandò Piton, non curante.
Phoebe alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta e sospirò. “Qualcosina. Riguardo al Nundu ho trovato solo una breve descrizione in Creature D’Africa, ma era tutta roba che sapevo già. Spero di trovare qualcosa di più interessante nel libri che ho preso oggi. Per quanto riguarda il Lethifold ho letto lo studio di cui ti parlavo, quello fatto in Indonesia. Bè è stato certificato che non dispongono di alcuna intelligenza semiumane, è una creatura che vive solo di istinti. Riesce ad individuare il calore delle altre creature viventi, segue il calore e una volta arrivato alla fonte se lo mangia. Non è ancora stato scoperto molto sul suo prodigioso sistema di digestione, però. Sicuramente in Inghilterra fa troppo freddo per una creatura del genere e poi non capisco nemmeno che cosa se ne farebbe Voldemort. Potrebbe al massimo utilizzarlo per far sparire i corpi delle proprie vittime,
ma c’è una vasta gamma di altri mezzi più semplici e facili da gestire con cui potrebbe farlo. Non sai perché Voldemort vuole i Lethifold?”
“No, ma tenterò di scoprirlo” rispose Piton.
“Perfetto. Invece, per quanto riguarda il Banshij…” iniziò Pheobe.
“Che cosa hai trovato?” la interruppe Piton.
“Non molto in realtà. Sono riuscita a scoprire che è una Creatura molto molto Antica, originaria dell’Asia, ma niente più di questo. Spero di avere più fortuna nei libri che ho preso nel reparto proibito” disse Phoebe.
“È tutto?” domandò Piton, alzandosi.
“Credo di sì, almeno per il momento. Anche se…”
“Anche se cosa? Non farti tirare fuori le parole di bocca!” sbottò Piton.
“Mi è venuto in mente prima che una mia amica, una ricercatrice tedesca, ha studiato molto da vicino gli Erkling e ho pensato, chi più di lei può sapere come attirare questi gnomi mangiatori di bambini. Pensavo di mandarle un gufo. Il problema è che io dovrei essere scomparsa, che ne dici?” Piton ci pensò su qualche istante, strofinandosi il mento.
“Ti fidi di questa ragazza?” le domandò.
“Sì, certo”
“Potrebbe aver contatti con l’Oscuro Signore? Insomma, se lei li ha studiati così affondo come dici tu potrebbe essere già stata soggiogata da lui. In fin dei conti lui vuole gli Erkling…” osservò Piton.
“Brigitte non è molto conosciuta, dovresti aver lavorato con lei per sapere che ha studiato così a fondo gli Erkling. Io e lei eravamo nello stesso team di ricerca in quei sei mesi che sono stata in africa ed è li che sono venuta a sapere del suo lavoro, ma non c’era nessun altro inglese tra noi e per quel che ne so sono l’unica inglese con cui abbia mai lavorato” spiegò Phoebe.
“D’accordo, scrivile. Ma non dirle il vero motivo per cui ti servono queste informazioni, dille che un ricco signore vuole andare a vivere vicino alla Foresta Nera e vuole tutte le informazioni sugli Erkling perché ha paura per i suoi figli. Dille che è un uomo d’affari e che ha paura che il suo più acerrimo rivale, che lo odia a morte, possa usare gli Erkling per fargliela pagare” disse Piton, muovendosi avanti e indietro per l’ufficio con il mantello che svolazzava.
“Però!” esclamò Phoebe, alzandosi “Sei bravo a inventar palle!”
“Quando è necessario” commentò Piton “Allora, il prossimo incontro. Dopo domani tornano gli studenti a scuola e lunedì iniziano le lezioni”
“Lo so, ora vivo con alcuni di loro, ricordi?” mormorò Phoebe, riordinando le proprie cose. “Vogliamo fare lunedì sera alla stessa ora?” aggiunse vedendo che Piton non le rispondeva.
“No” disse Piton “Lunedì ho già un altro spiacevole impegno. Martedì sera, alle otto”
“Ok” concordò Phoebe, prese la bottiglia vuota di Burrobirra e estrasse la bacchetta. “Per inciso, avevo ragione sulla torta, ti ha addolcito”
“Vattene” ringhiò Piton. Il suono della falsa risata allegra di Pheobe, perfezionata dopo innumerevoli appuntamenti con uomini poco divertenti, risuonò nell’ufficio di Piton. Con un tocco della bacchetta trasformò la bottiglia in una Passaporta e pochi secondi dopo si ritrovò nella cucina di Grimmauld Place.
“Come è andata?” domandò Sirius.
“Fase uno completata” rispose Phoebe, lanciandogli il contenitore vuoto. Posò i libri e le pergamene sul tavolo e si sedette accanto a lui.
“Sei sicura di voler continuare con questa pazzia?” le chiese Remus, seduto di fronte a loro.
“Remus” mormorò Phoebe.
“Sì?”
“Sta zitto” rispose lei, sorridendo. Sirius scoppiò a ridere e Remus scosse la testa, ma Pheobe non poté fare a meno di notare il sorriso sul suo volto.
“Era qualche giorno che non me lo dicevi” disse Remus.
“Eh, sai com’è.. pensavo avessi imparato, invece mi tocca ripeterti le stesse cose” rispose Phoebe, in tono falsamente dispiaciuto.
“Il nostro Lunastorta impara lentamente, che ci vuoi fare” aggiunse Sirius.
“Almeno lui impara Black, non è limitato sempre allo stesso punto” disse tagliente lei, rubandogli il bicchiere. Remus lo guardò come per dire: te la sei andata a cercare e Phoebe bevve un sorso dello strano intrugliò che riposava nel calice di Sirius.
“Bleah” esclamò facendo una smorfia “Ma che cos’è?”
“Una vecchia riserva di vino elfico di Orion Black” disse Sirius.
“Acido elfico, più che altro” ribatté Phoebe, ridando il bicchiere a Sirius.
“Così impari a fregarmi tutte le volte il bicchiere” disse Sirius, annuendo freneticamente.
“Si quello che è” borbottò Pheobe, alzandosi “Meglio guardare in dispensa se è rimasta un po’ di Burrobirra”
“Nello scaffale in alto a destra” le disse Remus, mentre Phoebe entrava nella dispensa.
“Grazie Remus, mio Salvatore” gridò lei di rimando.


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Ehilà!
Ecco qui il nuovo capitolo, spero che vi piaccia e continuerete a commentare :D :D
Intanto vorrei ringraziare voi fedeli recensori.. grazie grazie.. ke fai senza di voi???
glenn: Eh si povera Pheobe davvero,, hihihi.. allora che ne pensi del nuovo capitolo?? è arrivato abbastanza presto? ehhe :P Aspetto con ansia il tuo cmmento... bacioni
CruellaDevil: Grazie mille dei tuoi commenti.. ke ne pensi del nuovo capitolo e di Pheobe-Piton? ahhaha mi sono proprio divertita a scrivere di loro... aspetto la tua recensione, come sempre.. hihih.. baciotto al cocco ;) XD



Alla prossima
HermCH :P

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Capitolo 8
*** La vendetta – Fase 2 ***


8. La vendetta – Fase 2



Phoebe si trovava nel salotto di Casa Black e stava sfogliando Antiche Creature d’Oriente, quando sentì quando sentì voci di giubilo provenire dai piani inferiori.
Abbandonò i suoi appunti e scene di sotto per controllare che cosa fosse successo. Arrivata nell’Ingresso intravide la nera figura di Severus Piton salire gli scalini del seminterrato. “Buongiorno” lo salutò Phoebe, lui la oltrepassò scuro in volto e non la degnò nemmeno di uno sguardo.
“Ho sentito dei rumori e sono venuta a vedere” continuò la ragazza “Che è successo?”
“Martedì sera alle diciotto, Sullivan, non scordartelo” disse lui voltandosi.
“Non me lo scorderò” promise Phoebe, mentre Piton afferrava la maniglia della porta.
“Ma… va tutto bene?” aggiunse, mentre lui apriva lentamente la porta.
“Tutto regolare” rispose freddamente Piton ed uscì sbattendo la porta.
Phoebe incrociò le braccia e rimase a fissare la porta per diverso tempo, scuotendo la testa. “Se n’è andato?” domandò Sirius alle sue spalle. Phoebe si voltò intercettò lo sguardo del Malandrino, il quale era visibilmente arrabbiato.
“Sì può sapere che è successo?” domandò Pheobe, indicando la porta.
“Abbiamo litigato” mormorò Sirius, stringendosi nelle spalle.
“Avete litigato?” domandò Phoebe, sconcertata “Già mi tocca far la carina con lui, se poi tu lo fai diventare di umore più nero litigandoci, tutto il mio lavoro va a puttane”
“Ha iniziato lui” rispose Sirius, acido.
“Non mi interessa chi ha iniziato, vedi di regolarti Sirius Black o ti regolo io!”
Sirius si avvicinò velocemente e le afferrò entrambe le mani “Fallo soffrire. Rendilo pazzo, vuoto e incapace di reagire. Anientalo, nessuno più di lui se lo merita” le disse guardandola dritto negli occhi.
Phoebe annuì e Sirius le lasciò le mani, poi si allontanò e iniziò a salire le scale.
“In cucina stanno festeggiando” le disse fermandosi a metà della rampa “Arthur è tornato”
Il giorno seguente i ragazzi partirono per Hogwarts. Era da molto tempo che Phoebe non vive così a stretto contatto con degli adolescenti ed era sicura che quei sei le sarebbero mancati molto e che la casa senza di loro sarebbe stata incredibilmente vuota e tetra.
Non avrebbe più potuto ridere dell’esuberanza dei gemelli, ne giocare a scacchi con Ron, non avrebbe più potuto prendere in giro Sirius davanti allo sguardo divertito di Harry o perdersi in conversazioni sui ragazzi di Hogwarts con Hermione e la piccola Weasley.
Il senso di malinconia aumentò la sera stessa quando Molly, dopo aver rifornito la dispensa di cibo, e Arthur ripartirono per la Tana.
Il martedì sera alle sei meno cinque minuti Phoebe si stava guardando allo specchio e sorrideva compiaciuta. Era vestita tutto in nero, e molto meno di quanto consigliasse la comune decenza. Stivali in pelle di drago che al arrivavano fino al ginocchio, con tacchi talmente vertiginosi che le sembrava di camminare sui trampoli. Una minigonna nera, corta da far vedere abbastanza ma non troppo da far vedere tutto, un corpetto nero decorato con strisce vellutate e lacci che si incrociavano sul seno e sulla pancia, come li usavano le donne sexy nei tempi passati, i quali sembravano tener assieme il corpetto e le valorizzavano il seno, infine le spalline che partivano dai lati del suo seno prosperoso i si incrociavano dietro alla schiena. Phoebe si fissò un ultima volta e sorrise “Perdonami Padre, perché ho peccato” si disse e ridendo uscì dalla camera. Scese qualche scalino ed entrò in salotto dove Sirius e Remus la stavano aspettando.
I due malandrini la fissarono con la bocca leggermente aperta. Pheobe sorrise, fece una giravolta su se stesso e aprì le braccia. “Che ne dite?”
“Che se questo non lo stende… vuol dire che è gay” commentò Sirius.
“Speriamo di no” mormorò Pheobe, sedendosi sul divano accanto a Remus “Sennò sarebbe stata tutta fatica sprecata”
“Sei davvero sicura di voler continuare questa pazzia” le chiese Remus. “Remus” disse Phoebe, spazientita.
“Lo so, lo so.. sto zitto” rispose il mannaro alzando le mani.
“Ecco vedi che alla fine hai imparato” disse Pheobe, sorridendo. Si alzò dal divano, era troppo agitata per rimanere seduta.
“Non vai?” domandò Sirius, mentre la pendola rintoccava le sei.
“Non ancora” rispose Phoebe, giocherellando con la gonna.
“E il motivo del tuo voluto ritardo sarebbe?” chiese Sirius, incerto.

“Mi da la scusa per essermi vestita così, ovvio no? Non preoccuparti, fidati di me. Andrà tutto liscio” rispose Phoebe, facendo un'altra giravolta su se stessa.
“Hai un tatuaggio” esclamò Sirius, indicando la scritta giapponese tatuata sul filone della schiena della ragazza.
“Mi fa piacere che tu l’abbia notato”
“Come mai a capodanno non lo visto? Sono più sicuro che non c’era” disse Sirius, sfiorandosi la barba pensieroso.
“Non c’era, ho chiesto a Dora una mano per coprirlo. Sono più che convinta che Molly non avrebbe apprezzato” rispose Phoebe, prendendo una bottiglia vuota di Burrobirra e iniziando a giocherellarci.
“E che cosa significa?” chiese Sirius, interessato.
“Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” momorò Remus. Con un gesto teatrale Pheobe indicò Remus e scoppiò in una fragrante risata. Passarono i minuti successivi in silenzio, guardando l’orologio ad intervallo di pochi instanti. Finalmente, quando la pendola segnava le sei e sette minuti Phoebe chiese a Remus di incantare la bottiglia per lei.
“Dove hai la tua bacchetta” le domandò Sirius, scrutandola alla ricerca del bastoncino magico.
“In un posto piuttosto scomodo, dove mi ci sono voluti dieci minuti buoni per sistemarla” spiegò Pheobe. Afferrò la bottiglia vuota di Burrobirra e ringraziò Remus. Subito sentì il famigliare strappo all’ombelico e si ritrovò nell’ufficio di Piton.
“Sei in ritard…” sbottò Piton, da dietro la scrivania. Pheobe trattenne un sorriso, il suo abbigliamento aveva fatto effetto. Si va in scena pensò la ragazza.
“Lo so! Scusami!” disse implorante avvicinandosi a Piton “Stavo provando questo nuovo completino e ho perso completamente la nozione del tempo” aggiunse facendo il giro della scrivania. “Quando ho visto l’ora erano già le sei e cinque, non ho nemmeno fatto a tempo a cambiarmi”
“Per questa volta” mormorò Piton, guardandola di traverso.
“Scusami, davvero, non accadrà più! Lo prometto. Mi sono proprio persa dietro a questo vestito, l’avevo comprato dopo Natale e con il successivo trambusto me n’ero completamente dimenticata, così quando l’ho trovato nella mia valigia non ho potuto fare a meno di provarlo” cincischiò Pheobe e si sedette sulla scrivania di Piton accavallando seducentemente le gambe.
“Ma che… fai?” sbottò Piton, che sembrava aver appena ricevuto uno schiaffo.
“Oh si scusa, che sbadata, mi sono seduta sul tuo Pozionista Pratico” disse Phoebe. Alzò appena il sedere per poter sfilare la rivista e sorridendo la poggiò davanti a Piton. Ritraendo la mano fece volutamente cadere uno dei libri che era appoggiato accanto a lei.
“Maledizione!” imprecò la ragazzo “Scusa, sono un disastro” scese dalla scrivania e si piegò per raccogliere il libro “Sta un po’ atten…” Phoebe sentì la sua gonna abbassarsi, mentre il suo tanga non si mosse e rimase in bella vista. La ragazza sorrise tra sé e si rialzò. “Ecco qui” disse gentilmente riponendo il libro sulla scrivania.
“Dov’è il tuo rapporto?” abbaiò Piton, vedendo che Phoebe non aveva portato niente con sé. “Li evoco in un secondo” rispose Pheobe, sorridendogli.
“Muoviti” disse freddamente il professore.
“Sai, adoro questo completo” disse Pheobe, indicando il suo vestito “Ma ha un difetto strutturale davvero snervando, sai quale?”
“Quale?” domandò Piton, spazientito.
“Non un posto comodo per mettere la bacchetta” rispose Pheobe e Piton la guardò confuso. La ragazza gli sorrise di nuovo e infilò la mano destra tra i seni, estraendo infine la bacchetta. Evocò i suoi appunti, mentre Piton la fissava con la bocca semi aperta.
Phoebe aprì la sua cartellina e posò il bloccò di foglio di pergamena davanti a Piton, che si riscosse e iniziò a far passare gli appunti.
“Prima questa” disse Phoebe, scostando la mano di Piton e prendendo un preciso foglio di pergamena. “Ho scritto la letter per la mia amica ricercatrice, Brigitte Müller, prima di inviarla ho pensato di fartela leggere, così in caso possiamo modificarla. Qui ho scritto quello che mi hai suggerito tu” disse indicando un paragrafo della lettera. Si sporse oltre la spalla di Piton appoggiandosi con una mano alla scrivania e così da mostrare intenzionalmente la sua scollatura. Lo sguardo di Piton saettò velocemente verso i seni di Phoebe che si trovavano a poca distanza dal suo naso, questo non sfuggì a Phoebe che sorrise tra se. Ha abboccato finalmente pensò la ragazza allora non è gay.
“Vedi, leggi qui. Le chiedo informazioni sugli Erkling” disse Phoebe, facendo finta di niente.
“Merlino, che caldo” aggiunse mettendosi diritta e fece il giro della scrivania. “Hai acceso un forno qui dentro stasera” disse sventolandosi la mano davanti alla faccia. “Immagino tu non abbia qualcosa da bere, di fresco” gli chiese, appoggiandosi alla scrivania e dondolandosi avanti e indietro di modo da piazzare le sue armi migliori in fronte a Piton.
“Io.. no.. veramente di solito chiamo un elf…”
“Va bene” lo interruppe Phoebe “Facciamo così. Io vado in cucina a cercare qualcosa da bere e tu intanto leggi la lettera per Brigitte” prima che Piton potesse replicare uscì dallo studio. Lasciamolo macerare un po’ pensò Phoebe Intanto vado alla ricerca di qualcosa di sfizioso. Ma come mi diverto e come sto congelando.
Si sfregò le braccia con le mani. Nell’ufficio di Piton, con il camino acceso, c’era una temperatura piacevole, ma nel corridoio stava congelando. Evocò un caldo mantello e se lo mise, poi si disilluse e riparti velocemente per le cucine.
“Come può Dobby aiutarla, signorina?” le chiese il primo elfo che incontrò in cucina.
“Ciao Dobby, bei calzini. Non sapevo che gli elfi ne portassero” disse Phoebe, indicando i calzini color senape di Dobby.
“Dobby è un Elfo libero!”
“Ma è fantastico!” esclamò Phoebe, sorridendo.
“Grazie signorina, Dobby deve tutto al suo amico Harry Potter” rispose Dobby, facendole un profondo inchino.
“Harry è un ragazzo meraviglioso” costatò Phoebe.
“Lei è amica di Harry Potter, signorina?” domandò Dobby, con gli occhi luccicanti.
“Sì Dobby, siamo amici” rispose Phoebe, togliendosi i capelli dal viso.
Dobby fece un secondo profondo inchino, e le sue orecchio sfiorarono il pavimento. “Mi permetta di aiutarla, signorina. Tutto per gli amici di Harry Potter”
“Quelli sono bigné?” domandò Phoebe, indicando la montagna di bigné su uno dei banconi e Dobby annuì “Cioccolato e Zabaione, signorina”
“Potrei avere un paio di quelli con una caraffa di succo di zucca?” domandò Phoebe. Dopo annuì, fece un altro inchino e partì. Phoebe si guardô in giro mentre elfi indaffarati preparavano da mangiare. Individuò delle mensole con sopra diverse bottiglie e si avvicinò. Qualche istante dopo Dobby ritorno con un vassoio carino di bigné, una caraffa di succo ghiacciato e qualche bicchiere. “Credi che possa prendere una di queste bottiglie di Idromele speziato?” domandò Phoebe, indicando le bottiglie.
“Tutto quello che vuole, signorina” rispose Dobby, sorridendo. Phoebe lo ringraziò e prese una delle due bottiglie, poi afferrò due bicchieri dal vassoio che teneva in mano Dobby.
“Sentì, Dobby. È troppo disturbo se questi me li mandi tra cinque minuti nell’ufficio del professor Piton?” domandò Phoebe.
“Certo che no, signorina” disse Dobby.
“Grazie, Dobby. Sei fantastico!” rispose Phoebe.
“Phoebe!” esclamarono due voci uguali alle sue spalle. La ragazza si voltò e sorrise ai gemelli Weasley.
“I miei gemelli preferiti, anche voi a rubacchiare dalle cucine eh?” disse Pheobe.
“Come sempre” rispose George.
“E tu come mai qui?” domandò Fred.
“Shhhh.. io non dovrei essere qui. Voi non mi avete visto” disse Phoebe, mettendosi un dito sulle labbra.
“Questo silenzio da parte nostra ti costerà caro” disse Fred, sorridendo.
“Un occultamento molto costoso” aggiunse George, annuendo.
Pheobe sorrise e si avvicinò ai gemelli, scoccando ad entrambi un bacio sulla guancia.
Salutato i Fred e George riparti spedita verso l’ufficio di Piton, la parte cruciale del suo piano iniziava in quel momento. Aprì lentamente la porta, senza fare, rumore e vide Piton appoggiato con una mano al camino “Che ti prende? Concentrati! Pensa a Lily” borbottò piano l’uomo.
“Ehi” esclamò Phoebe, facendo sobbalzare Piton. “Missione compiuta” disse alzando la bottiglia di Idromele. Si avvicinò all’ex-professore, riempi i due bicchiere di liquido ambrato e ne porse uno al professore.
“Non mi dirai che sei anche astemio” mormorò Phoebe, vedendo che lui non prendeva il bicchiere.
“No, non c’è questo pericolo” rispose Piton, prendendo lentamente il bicchiere.
“Bene” disse Pheobe allegra, mentre Piton si scolava l’Idromele tutto d’un fiato. Phoebe lo imitò, poi sorrise e riempi di nuovo i bicchieri. Bevve lentamente un altro sorso, facendo in modo di rovesciare un po’ di Idromele, il quale le attraverso il collo, finendo nell’incavo dei suoi seni. “Non sono nemmeno più capace di bere” disse, mentre Piton la guardava imbarazzato e fremente. Quella mossa aveva sempre avuto grandi effetti con gli uomini, li pulì passandosi sensualmente la mano sul petto. Poi si voltò e appoggiò la bottiglia sulla scrivania.
“Hai un tatuaggio” borbottò Piton.
Phoebe annuì “È giapponese, me lo sono fatta l’anno scorso quando sono stata a Tokyo” spiegò avvicinandosi a lui.
“Che.. che significa?”
“Vivi ogni giorno, come se fosse l’ultimo” disse Pheobe, guardandolo intensamente. Fece un altro passo verso di lui e appoggiò il suo bicchiere sulla mensola del camino.
“Posso vedere il tuo?” domandò la ragazza.
Piton si ritrasse “Io non.. “
“Severus” mormorò dolcemente Pheobe, prendendogli la mano “Ti prego.. posso?”
Lui annuì leggermente. Phoebe di nuovo i suoi occhi scuri e annuì a sua volta. Slacciò i due bottoni del polsino e sentì Piton rabbrividire al suo tocco. Tirò su la maniche e fissò il Marchio Nero impresso con fuoco sulla bianca pelle dell’ex Mangiamorte.
“Ricordo ancora la prima volta che lo vidi” sussurrò Phoebe, sfiorando il Marchio con l’indice. “Avevo dieci anni e una domenica di primavera, papà mi portò a fare visita ai nonni, erano giorni che lo assillavo per andarli a trovare. Quando arrivammo a casa loro, il Marchio era lì e la porta era scardinata. Papà mi ordinò di rimanere in macchina ed entrò in casa, per uscirne devastato” abbassò la manica, prese il bicchiere e si voltò sentendo gli occhi che si inumidivano. “Mi dispiace” mormorò Piton e Phoebe sentì il tocco leggero della sua mano sulla spalla.
“Non è colpa tua” rispose Phoebe, voltandosi.
“Ero uno di loro”
“Immagino fossi giovane e stupido, ma Silente mi ha detto che sei passato dalla nostra prima della caduta di Voldemort e ora passi metà del tuo tempo con lui, facendo la spia per noi. È dura e pericoloso, non hai più niente da farti perdonare” disse Phoebe.
“Vorrei che fosse così” disse Piton, rabbuiandosi.
“Non parliamone piu, basta con passato. Fa solo male” disse Phoebe, sorridendogli. Svuotò il bicchere di Idromele e in quel momento un vassoio carico di dolci apparve sulla scrivania di Piton. “Evviva! Stavo morendo di fame” disse Pheobe, afferrando un bigné al cioccolato. “Ne vuoi uno?” domandò Phoebe, porgendogli il vassoio.
“Non dovrei”
“Su non fare il timido, un po’ di zuccherò non ti ucciderà” disse Phoebe, mettendogli in mano il vassoio, gli prese il bicchiere e mentre Piton prendeva un bigné allo zabaione, lo riempì di nuovo di Idromele.
“Con tutti questi dolci mi farai star male” disse Piton, prendo il bicchiere che Pheobe le porgeva “Senza contare l’Idromele”
“Sciocchezze. Non sai che aiutano il lavoro?” disse prendendo un altro bigné al cioccolato “E personalmente non resisto troppo senza cioccolato. Sono diventata cioccodipendente, come Remus”.
Phoebe vide il voltò di Piton inasprirsi di nuovo e capì subito di aver sbagliato a pronunciare il nome di Remus.
“Certo, il tuo Lupo Mannaro Addomesticato” disse con disprezzo.
“Cazzate. Tra me e Remus non c’è stato niente e se anche fosse è finita da secoli” disse in tono menefreghista, sedendosi su una sedia.
“Credevo fosse l’uomo più buono che tu avessi incontrato” disse Piton, ironico.
“Lo è” ammise Phoebe, non potendosi rimangiare quelle parole “Ma non è certo l’uomo che voglio nel mio letto. Sono più da uomini bastardi, cattivi e tremendamente sbagliati” gli sorrise maliziosamente e si mise in bocca quel che restava del bigné al cioccolato, poi si leccò via dal dito un po’ di crema al cioccolato che era rimasta sopra non accidentalmente.
Piton abbassò lo sguardo e si dondolò da un piede all’altro.
Sembra un bambino imbarazzato pensò Phoebe, serrando le labbra per non ridere.
“Allora” iniziò Phoebe e Piton le rivolse di nuovo lo sguardo “Vogliamo darci da fare?” aggiunse sorridendo maliziosamente e aprendo spudoratamente le gambe.
“Co-come?” domandò Piton, fissandola stravolto.
“Sì” asserì Phoebe, passandosi le mani sulle cosce nude. Si alzò di colpo trovandosi a pochi centimetri da lui “I-io” balbettò Piton, aveva il respiro pesante.
“Il mio rapporto sulle Creature” disse Pheobe, in tono normale, come se nulla fosse successo “Dovevamo guardarlo, no?”
“Certo, sì, certo. Guardiamolo” disse lui, come se si fosse appena ripreso da una visione. Phoebe gli sorrise ancora maliziosamente, consapevole di aver ormai infranto tutte le barriere. Ma era sempre tesa, così tesa che quando bussarono alla porta si spaventò a morte. Emise un urlò stozzato e saltò quasi in braccio a Piton.
“Pheobe, mi strozzi così” disse Piton.
“Scusa, mi sono spaventata” disse Phoebe, allentando la presa. Lui l’aveva chiamata per nome, di rado la chiamava per nome.
“Ho notato” disse lui, tossicchiando.
“Non volevo” disse Phoebe, sciogliendosi completamente dall’abbraccio. Tutte balle, invece. Ti avrei strozzato volentieri pensò.
“Forse è meglio che tu vada, potrebbe essere la Umbridge” disse Piton, mentre bussavano di nuovo alla porta.
“No” rispose Phoebe, scuotendo la testa. Non avrebbe permesso al primo intruso di rovinarle quella serata. Si stava divertendo troppo a mettere in imbarazzo Piton.
“Non abbiamo ancora fatto niente. Nemmeno letto il rapporto” disse incrociando le braccia.
“Va bene” mormorò Piton. La prese per un braccio e la trascinò verso l’altra porta.
“Sta qui dentro e non fiatare” disse, aprendo la porta. Pheobe entrò, era tutto buio. Estrasse la bacchetta e fece un po’ di mentre Piton apriva l’altra porta. Phoebe si guardò in giro, era una stanza piena di ingredienti per le pozioni.
“Draco” disse la voce di Piton “Che succede?”
“Signore, abbiamo un problema nella Sala Comune. Una specie di epidemia, metà della Casa sta male!” rispose il ragazzo, mentre Phoebe continuava a guardarsi in giro.
“Sei sicuro che non sia solo una finta malattia del ritorno a scuola?”
Phoebe intravide un’altra porta, silenziosamente si avvicinò e aprì.
“No, signore. Stanno davvero male, una cosa mai vista. Vomito, sangue dal naso, gente che sviene” disse lui, mentre la ragazza entrava nella stanza accanto.
La camera da letto di Piton! pensò Phoebe, guardandosi in giro. In grande letto a baldacchino era posizionato al centro della camera, sulla destra uno scrittoio con affianco un altro camino. Sulla sinestra c’era un armadio e un baulte e tutt’intorno infinite librerie cariche di libri.
“D’accordo. Vai in Infermeria e chiama Madama Pince, io vi raggiungerò dopo”
Phoebe uscì velocemente dalla camera, mentre Malfoy ringraziava Piton. Sentî la porta d’entrata chiudersi e corse per trovarsi davanti all’altra prima che Piton la aprisse.
“Credevo di averti detto di non fiatare” disse lui, aprendo la porta.
“Non ho fiatato infatti” rispose Phoebe, attraversando la porta.
“Credi che non ti abbia sentito mentre ficcanasavi in giro?”
Phoebe sorrise di nuovo e si mise le mani suoi fianchi. Si avvicinò a pochi centimetri da Piton e sensualmente disse: “Allora, punisci professore”
“Potrei” rispose Piton, sorridendo appena.
“Ma non lo farai” rispose Phoebe, avvicinandosi al suo viso di qualche altro centimetro. Notò una sottile polverina sul petto di Piton e con delicate carezze la spazzò via.
“Asfodelo in polvere” sussurò la ragazza.
“Stavo preparando..”
“Il Distillato della Morte Vivente” concluse lei, continuando a lisciargli il petto. “Ero brava in pozioni, ricordi?”
“Tutta fortuna”
“Non è vero e lo sai anche tu”
Rimasero a fissarsi per qualche istante, mentre la mano della ragazza continuava a far su e giù sfiorando il professore.
Phoebe percepì Piton muoversi verso di lei e prima che potesse fare qualcosa lei si scostò di lato, dirigendosi poi verso la scrivania. “Meglio darci una mossa o non finiremo mai di leggere il mio rapporto” disse Phoebe, con naturalezza. Prese i fogli di pergamena dalla scrivania, si voltò e vide che Piton non si era mosso. Tornò sui suoi passi e porse i fogli a Piron. “Tutto bene?”
“Come? Sì certo” rispose Piton, allungò la mano per prendere i fogli ma mancò la prese a finirono per terra sparsi un po’ ovunque.
“Questa volta non è colpa mia” disse Phoebe, alzando le braccia.
Lei e Piton si accovacciarono e iniziarono a raccogliere i fogli sparsi sul pavimento.
“Come fai ad andare in giro con quelli?” domandò Piton, indicando i vertiginosi tacchi di Phoebe. “Questi?” chiese alzando una gamba da terra “Non è così difficile come sembra. Questione di pratica” si toccò lo stivale con le dita e d’un tratto sentì l’equilibrio mancarle.
Accovacciata, con un piede staccato da terra la forza di gravità la stava spingendo indietro.
“Oooh! Aiuto” strillò, agitando le braccia. Piton l’afferò per un braccia, ma invece di riuscire a trattenerla cadde assieme alla ragazza. Phoebe si ritrovò distesa sul freddo pavimento di pietra, con una gamba per aria e Piton tra le sue cosce.
“Non così difficile, eh?” disse Piton, tentando di districarsi.
“Potenzialmente pericoloso, più che altro” disse Phoebe, ridendo. E non l’ho nemmeno fatto apposta. Tanto vale sfruttare la situazione pensò, mentre l’altro tentava di rialzarsi e subito senti un dolore alla caviglia. “Ahia!” mugulò.
“Maledizione! Il tuo stivale si è incastrato nel mio mantello” sbottò Piton, tentando di liberarsi. Ma questo provocò una nuova fitta di dolore alla ragazza.
“Mi fai male!” strillò Pheobe, colpendolo sul petto.
“Non riesco a liberami, dannazione”
Phoebe sbuffò, afferò Piton per la veste e lo tirò a pochi centimetri dal suo viso.
“Aveva ragione mia zia quando diceva che tocca sempre alla donna uscire dalle situazioni più complicate” disse la ragazza, prese lo slacio e li fece entrambi sul pavimento invertendo le posizioni, ora si trovava lei a cavalcioni di Piton.
Liberò lo stivale dal mantello del professore “Devo ricredermi sul fatto di stare sopra. A volte e la cosa migliore” disse e sorrise maliziosamente a Piton, che ricambiò con un sorriso imbarazzato. Si alzò e tese la mano verso di lui. Piton l’afferò e si rimise in piedi.
“Sei pieno di polvere” disse la ragazza, ridendo.
“Anche tu” rispose Piton, iniziando a ridere a sua volta. Phoebe si sentì fiera delle sue capacità, era riuscita a infrangere quella gelida corazza, e ora lui stava ridendo.
Si tolse il mantello pieno di polvere e lo gettò su una sedia vuota. Pheobe si avvicinò e iniziò a dargli pacche sulle spalle per togliere la polvere, lui la guardò imbarazzata, ma poi fece lo stesso e iniziò a spolverare Phoebe. La ragazza notò come prima le dava pacche forti e poi passò ad accarezzare la sua pella dolcemente, seguendo i sue lineamente.
“Ecco fatto, come nuovo” disse Phoebe, poggiando un’ultima volta le mani sul petto di Piton, mentre lui le teneva i fianchi. Con i loro nasi a pochi centimetri l’uno dall’altra Phoebe decise di non rischiare oltre e tentò di allontanarsi. Piton la tenne stretta tra i fianchi, rendedole impossibile indietreggiare. Forse questa volta aveva osato troppo, alzò le sguardo impaurita e i suoi occhi neri che la scrutavano.
Il suo sguardo era desidero, il suo corpo fremente. Staccò la mano destra dal suo fianco e le spostò i capelli dal viso. Pheobe tentò di abbassare lo sguardo ma lui le mise una mano sotto al mento. Era pronta a prepararsi al peggio, quando l’espressione di Piton si defermò e emise un gemito di dolore. La mano che sfiorava il mento di Pheobe andò a stringerle le spalle.
“Che hai?” domandò Phoebe, non sapeva che sentirsi allarmata o sollevata.
“L’Oscuro Signore mi sta chiamando. Il Marchio brucia” rispose Piton, stringendo i denti.
Poi mollò la presa sulla spalla di Phoebe e si alzò la manica. La ragazza vide che il Marchio era diventato molto più scuro di prima.
“Devo subito andare è una cosa importante” disse Piton.
“Che aspetti? Vai!” esclamò Pheobe, indicando la porta. Piton annuì, afferò il mantello che aveva gettato sulla sedia e si diresse alla porta, scavalcando con un balzo i fogli di pergamena ancora sparsi per terra. Arrivato alla porta si voltò a guardare la ragazza.
“Cerca di non farti ammazzare” disse lei suo malgrado, lui annuì e uscì. Phoebe sospirò, aveva giocato con Piton tutta la sera, si era divertita un sacco vederlo penare e facendolo soffrire, ma non voleva che fosse distratto in presenza di Voldemort e che rischiasse di farsi scoprire mandato a monte la sua vita e i soprattutto i piani dell’Ordine.
“Non avrei mai creduto di essere grata a Voldemort” si disse mentre raccoglieva i fogli di pergamena sparsi per l’ufficio. Trasalì al pensiero di quello che sarebbe potuto succedere se Voldemort non lo avesse fermati.
Trasformò la solita bottiglia di Burrobirra in una Passaporta, agguantò i fogli e la bottiglia mezza piena di Idromele e fu trasportata a Londra.
Atterrò nella cucina di Grimmauld Place e sorrise a Sirius e Remus.
“Allora?” chiese Sirius impaziente “Come è andata?”
“Devo dir grazie a Voldemort” rispose Phoebe, appoggiando la bottiglia di Idromele e i fogli sul tavolo.
“Come?” domandò Remus, sconcertato.
“Stava per saltarmi addosso, quando Voldemort lo ha chiamato” spiegò Phoebe.
“Devi davvero dir grazie a Voldemort” disse Sirius, colpendo il tavolo e scoppiando a ridere. “Voglio che racconti tutto, dettagliatamente!”
“Era come vedere un bambinetto di sette anni imbarazzato, non sai le volte che mi sono dovuta trattenere per non ridergli in faccia”
“Scusate” disse Remus, alzandosi “Ma credo di non voler sentire questa storia e sono atteso da un'altra parte”
“Oh il secondo appuntamento” disse mielosamente Pheobe, senza pensaro. Remus la guardò male e lei si portò le mani alla bocca “Scusa” sussurrò.
“Quale appunto? Con chi? Secondo poi e il primo?” saltò su Sirius.
“Non sono affari tuoi” rispose Remus, mettendo a posto la sedia.
“Con mia cugina, vero! Dovrei dirti un paio di cosette, Lunastorta” disse Sirius, muovendo il dito avanti e indietro.
“Non credo di volerle sentire, grazie. Ora vado e non aspettatemi” rispose Remus e uscì frettolosamente dalla cucina.
“Ecco, ora mi toccherà aspettare che rientri” disse Sirius, alzando le braccia spazientito.
“Non dire cazzate” mormorò Phoebe, sedendosi.
“E tu starai qui ad aspettarlo con me. Come ha potuto tenermelo nascosto, quel.. quel traditore!” sbottò Sirius.
“Fortuna ho portato qualcosa per poterti sopportare” disse la ragazza, afferrando la bottiglia di Idromele e appelando due bicchieri.
“Distraimi, raccontami di come hai fatto penare quell’insulso” disse Sirius, prendendo uno dei bicchieri.
“Non posso andare prima a cambiarmi?”
“No”
Pheobe alzò gli occhi al cielo e iniziò a raccontare. Raccontò dei suoi stratagemmi per far abboccare Piton, il tanga rudemente mostrato, le sue posizioni strategiche per fargli vedere la scollatura, la goccia di Idromele che le scendeva il collo e si infilava tra i seni.
“Non ci credo” urlò Sirius, ridendo. “Sei diabolica” versò nel suo bicchiere l’ultimo goccio di Idromele. Poi appellò del Whisky Incendiario e ne verso una generosa quantità nel calice di Pheobe. “Grazie, anche se dovrei andarci piano visto che ho già bevuto mezza bottiglia di Idromele”
“Fregatene!” disse Sirius “Non si dice mai no a una bella bevuta”
“Hai ragione! E dopo questa serata mi ci vuole proprio” rispose Phoebe, bevendo un gran sorso di Whisky. “Mmm.. Poi ha visto il mio tatuaggio e l’ho praticamente obbligato a farmi vedere il suo”
“Perché tanto interesse per quel cazzo di Marchio?” le chiese Sirius, riempiendosi anche lui il bicchiere di Whisky.
“Non lo so a dire il vero. Non so nemmeno perché ma mi sono messa a raccontargli dei miei nonni. Poi a un certo punto quando lui mi aveva raccontato di lui e di quello che fa, mi è quasi dispiaciuto per lui”
“Stai scherzando” disse Sirius, serio.
“No, ed è preoccupante”
“Ti proibisco di dispiacerti per quel bastardo!” disse duro Sirius.
“Scusa… vuoi sentire che è successo dopo?”
“Sicuro” le disse Sirius, tornando allegro.
Lei gli raccontò di come era tornata in gioco con frecciatine, aprendo le gambe come se volesse fare sesso con lui e accarezzandosi le coscie. Continuò a raccontare tra gli ululati risori di Sirius, fino che alla fine del racconto tre quarti della bottiglia di Whisky era bevuto e tutti due ridevano ubriachi come scimmie impazzite.
“Mi inchino a te genio del male e della seduzione! Pagherei mille galeoni per poter vedere la faccia di Piton, quando gli hai aperto gli gambe… ahahahhah”
“Era impagabile” rispose Phoebe, appoggiando la testa sul tavolo, scossa dalle risate.
“Quant.. ‘vrei ‘oluto esser lì”
“Sirius stai ricominciando a mangiarti le parole, non si capisce un cazzo quando parli”
“Ehi.. sei tu che ‘i ‘ai fatto bere aspettando ‘Emus” disse lui, puntandole il dito contro.
“Sì, certo, ora è colpa mia” disse lei, alzandosi.
“Dove vai?” chiese Sirius, alzandosi anche lui.
“Vorrei andare a mettermi qualcosa di più comodo” rispose Pheobe, distrattamente.
“Perché? Sei un incanto con questo vestito” disse Sirius, accarezzandole leggermente il braccio. “Black.. non.. farlo”
“Che cosa?” chiese lui, avvicinandosi e accarezzandola un’altra volta.
“Questo” disse Phoebe, afferandogli la mano.
“Non ti piace?” domandò, sorridendo.
“No”
“Bugiarda” rispose Sirius.
Pheobe posò una mano sul petto di Sirius, intenzionata ad allontanarlo. Ma li la cinse per i fianca e la tirò verso di sé, sorrise un’altra volta e la baciò con foga.
Pheobe non seppe resistere e rispose apposionantemente al bacio. Sirius spostò le mani sul sedere della ragazze, mentre lei gli cingeva il collo, la alzò di peso e la fece sedere sul tavolo. Lei avvolse le sue gambe attorno a Sirius e lui iniziò ad accarezzarle il seno,
mentre le loro lingue si rincorrevano. Le mani di Sirius si abbassarono e iniziarono ad muoversi accarezzando le cosce della ragazza. Le loro bocche si staccarono in cerca di ossigeno. Sirius iniziò a baciare il collo di Phobe e le sue mani si insinuarono sotto la gonna della giovane, quando infine si posarono sulla sua femminilità Phoebe buttò indietro la testa e si lasciò sfuggire
un gemito. Il suo sguardo torno a fissare gli occhi neri di Sirius e fremette di piacere mentre lui le svilava le mutandine. Lei sorrise, mentre lui guardava interesse rato il suo tanga di pizzo nero, e poi gli sfilò la camicia dai pantaloni, passando poi alla cintura.
“Non essere così fiscale!” borbottò una profonda voce fuori dalla porta della cucina.
Phoebe si ritrasse, spaventata e spinse via Sirius, scendendo dal tavolo appena prima che Kingsley Shacklebot e Molocchio Moody entrassero dalla porta.
“Oh salve” disse Kingsley.
“Dobbiamo parlare con Remus” sbottò Moody.
“Non c’è” rispose Sirius e Pheobe lo vide infilarsi le sue mutandine in tasca.
“È uscito” aggiunse lei, tentando di regolare il respiro. Una sensazione di malessere l’avvolse. “Scusate” mormorò e uscî di corsa dalla cucina. Salì le scale più in fretta che poteva, barcollando di qua e di là. Arrivò in camera, chiuse la porta e si appoggiò contro con la schiena, lasciandosi scivolare per terra. Si mise le mani nel capelli. Ma che mi è preso? si disse tentando di calmarsi.
“Ehi, tutto bene lì dentro” disse Sirius, bussando alla porta.
“Sì”
“Sicura?”
“Vattene Sirius!”
“Non credo che lo farò” rispose Sirius “Rimarrò qui seduto ad aspettare che tu mi apra e mi dica che diavolo ti è preso e perché sei scappata in quel modo”
“Bè rimmarai lì per un bel pezzo allora” rispose Phoebe, passndosi una mano nei capelli oro e cioccolato.
“Non importa”
Pheobe sbuffò, si alzò e aprì la porta. Sirius era li appoggiato allo stipite e le sorrise.
“E io che mi stavo preparando a passare l’eternità davanti alla tua porta”
Phoebe scosse la testa, infilò la mano nella tasca destra di Sirius e si riprese le sue mutante, gettandole poi sul pavimento della stanza.
“Te le avrei ridate, prima o poi” disse lui, continuando a sorridere.
“Sirius, tu sei un uomo davvero affascinante. Molto sexy e divertente. So quello che vuoi, ma io non posso” disse Phoebe, guardandolo seriamente.
“Aspetta” disse lui, mettendosi diritto “Mi sono perso qualche puntata, che ti è preso nei cinque secondi in cui sei stata da sola?”
“Non posso, Sirius. Per favore” disse lei, tentando di chiudere la porta. Lui mise una mano sulla porta e le impedì di chiuderla.
“Che vuoi dire?”
“Non posso andare letto con un uomo e con il suo migliore amico non più di una settimana dopo. Io non voglio più essere così”
Un’espressione di sorpresa apparve sul volto di Sirius e mosse appena la mano che fermava la porta. Phoebe prese l’occasione al volo e la chiuse.
“Non puoi chiudermi la porta in faccia, Phoebe Sullivan!”
“Ti prego, vattene!” implorò lei.
Senti Sirius dare un pugno alla porta e si ritrasse spaventata. “Sirius, ti prego”
Silenzio.
“Mi dispiace, scusa se ti ho spaventata” disse Siirus, dopo diversi secondi. “Sono calmo, parliamone”
Phoebe singhiozzò.
“Pheobe, ti prego, aprì la porta”
Ma lei non rispose.
“Phoebe” chiamò flebilmente Sirius.


****************
Ehila..
Spero che il capitolo vi piaccia, mi sono divertita molto a scriverlo e ho avuto enormi problemi a postarlo..
Un grazie speciale a glenn, fansister e CruellaDevil x i loro commenti.. continuate a commentare!
bacioni
HermCH

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Capitolo 9
*** Scontri ***


9. Scontri


Phoebe rideva assieme a due ragazzi, camminando in un vicolo.
Mark la baciava, mentre Owen distoglieva lo sguardo imbarazzato.
Phoebe faceva l’amore con Mark.
Phoebe scuoteva la testa mentre Mark si buttava nell’ennesima rissa.
Phoebe e Mark camminavano nel parco, le foglie inziavano a cadere dagli alberi.
“Mark, è finita” disse Phoebe. “Tu non puoi lasciarmi” rispose Mark, afferandola per un braccio. “Lasciami mi fai male” riuscì a liberarsi e a spingere via il ragazzo e smaterializzarsi.
L’immagine cambiò di nuovo, Phoebe si trovava seduta al tavolo di in un bar e mescolava annoiata il suo rum di ribes. Alzò la testa e vide entrare Owen. Lui la salutò con la mano e la raggiunse. “Mark mi ha detto che cosa è successo” disse lui, sedendosi “Sono venuto a scusarmi per il suo comportamento”. Lei lo guardò “Non gli colpa tua se il tuo migliore amico è un idiota”
Una nuova scena, Phoebe e Owen ridevano ubriachi allo stesso tavolo.
Poi Owen le baciava il collo.
Owen le toccava il seno.
Owen le sfilava le mutandine e la adagiava dolcemente sul letto.
Phoebe si destava infastidita dalla luce del giorno dopo, mentre Owen dormiva ancora al suo fianco. L’urlo di Mark li fece sobbalzare, Owen si alzava dal letto tentando di spiegare l’incidente all’amico. Vide Mark che gli dava spinta facendolo cadere, Phoebe tentava di calmarlo, ma lu la schiaffeggiò e la prese per il collo stringendo sempre più la presa. Owen gli intimava di lasciarla andare e mentre i due venivano alla mani lei piangeva, raggomitolata sul pavimento.


Phoebe si destò di sopprasalto. Si era addormentata sullo scrittoio della sua camera, mentre leggeva l’ennesimo libro sulle creature magiche. Si mise le mani sul volto, infastidita dal sogno appena fatto.
Devo smetterla pensò, dandosi un colpo sulla fronte. Sirius non è affatto come Mark. Lui non mi farebbe mai del male, tutte le storie che si raccontano su di lui non sono altro che falsità. Basta pensare a queste cose.
Erano due giorni che evitava Sirius e che continuava a pensare quello che era successo quattro anni prima con Mark e il suo migliore amico, Owen.
Si guardò attorno e vide che mancavano quindici minuti alle sette, il giorno prima Piton le aveva mandato un gufo dicendole di presentarsi il giovedì seguente alle sette nel suo ufficio, così da recuperare l’incontro di martedì.
Siamo giovedì e sono quasi le sette. Quando vorrei evitare anche Piton pensò sbuffando.
Riordinò le sue carte e si alzò, afferrò il primo maglione che penzolava dall’armadio e se lo mise. Bevve l’ultimo sorso dalla bottiglia di Burrobirra che era adagiata sullo scritorio, prese le sue carte e uscì dalla camera.
Tonks ha detto che sarebbe arrivata verso le sei e mezza, passo veloce a salutarla e vado.
Arrivò davanti alla porta del salotto e l’aprì leggermente, ma dentro non c’era nessuno. Alzò le spalle e si diresse verso la cucina. Era quasi arrivata l’ingresso, quando si fermò di colpo. Il suo sangue pareva essersi gelato nelle vene. La persona che avrebbe voluto evitare per il resto del suo soggiorno a Grimmauld Place era li davanti a lei e saliva le scale. Stava valutando se tornare velocemente sui suoi passi, quando Sirius alzò lo sguado e la vide. Sperando nella via dell’indifferenza riprese a scendere le scale. Pregava che Sirius le sarebbe semplicemente passato accanto e l’avrebbe ignorata, ma lui invece le si parò davanti.
“Buonasera” disse il Malandrino.
“Ehi” mugugnò Phoebe. “Scusa sono di fretta” si spostò tentando di passargli accanto, ma Sirius le bloccò di nuovo la strada.
“Non puoi continuare a evitarmi per sempre” disse Sirius.
“Non ti sto evitando” mentì Phoebe “Ho fretta. Puoi, dunque, per favore spostarti?”
“Ti ho chiesto scusa” disse Sirius, senza muoversi di un millimetro “Ma sembra che questo non ti basti, quante altre volte dovrò domandarti scusa?”
“Black, ti ho già detto e ripetuto che non sono arrabbiata con te. Ora ti vuoi togliere dai piedi!?” disse Phoebe, tentando di spostarlo. Sirius le afferrò le mani, ma Phoebe si ritrasse subito. “Mi sono lasciata prendere la mano va bene! Ero ubriaca! Non volevo venire a letto con te e non lo vorrò mai, fattelo entrare in quella testaccia!”
“Come bugiarda sei davvero pessima” disse Sirius, infervorendosi a sua volta.
“Non darmi della bugiarda, Black”
“È per quella stronzata del migliore amico, non è vero? Credi davvero che a Remus import..”
“Anche se fosse?!!” lo interruppe Phoebe “Se avessi ancora un po’ di integrità per non scoparmi il migliore amico dell’uomo con cui sono andata a letto due settimane fa?”
“Tsk, come se fosse la prima volta”
“Ehi!” gridò Phoebe, puntandogli il dito contro “Non ti permetto di darmi della puttana sono perché non sono voluta venire a letto con te!”
“Perché no? Non è forse la verità?!!” urlò Sirius “Te li fotti tutti! Non è così? Basta che anno un cazzo attaccato in mezzo alle gambe e finiscono nel tuo letto, no?!”
“Sudici Ibridi, feccia! Venite qui a zozzare la casa dei miei padri” attaccò la mamma di Sirius.
“Tutti i francesi! Tutti gli inglesi! Mezzo Ordine!” continuò Sirius “Ti sei fottuta Bill e Remus! E SCOMMETTO CHE PRIMA O POI TI SCOPERAI ANCHE PITON!!”
Phoebe fu accecata dall’odio, la sua mano si mosse e colpì Sirius con uno schiaffo alla guancia sinistra. “Come.. come OSI?! Sei solo un segaiolo frustrato! MI FAI SCHIFO!”
“SPORCHI MEZZOSANGUE! IBRIDI E TRADITORI DEL LORO SANGUE” ululò la madre di Sirius.
“Non osare, mai più parlarmi, Black. Non alzare nemmeno più lo sguardo su di me” disse Phoebe, tremante di rabbia.
“Chi vuoi che guardi una persona tanto insignificante?!”
“BENE!”
“BENE!”
Pheobe si voltò e salì le scale di corsa. Entrò in camera sua, sbattendo la porta.
“Quel.. quel…! Aaaaah! Come lo odio!” guardò l’orologio che segnava le sette meno due minuti. Maledì tutti i Black e tutti i Piton e trasformò la bottiglia di Burrobirra in una Passaporta.
Atterrò nell’ufficio di Piton, lui era li dietro la scrivania che la scrutava. Phoebe sentì l’impulso di lanciare qualcosa e spedì la bottiglia di Burrobirra dritta nel camino, dove si infranse. Andò alla scrivania di Piton, gli gettò davanti le carte e si raggomitolò sulla sedia, abbracciando le gambe con le proprie braccia.
“Umore nero?” chiese Piton, divertito.
“Non avrei saputo trovare parole migliori” rispose Phoebe, sfilandosi un elastico nero dal polso.
“Perché?”
“Perché ho appena finito di litigare con quell’idiota di Black. Quindi non ti ci mettere anche tu” sbottò, mentre si legava i capelli “E sta fuori dalla mia testa!”
“Bene, bene. Vedo che qualcuno ha studiato con devozione Occlumanzia” disse Piton, incrocianto le dita.
“Preferisco che le cose nella mia testa, rimangano nella mia testa! Mai sentito parlare di privacy?” rispose Phoebe, incrociando le braccia e posandole sopra le ginocchia.
Piton sbuffò e iniziò a far passare le carte che Phoebe gli aveva gettato davanti.
“Vedo che la lettera per la tua amica non c’è più” notò, sfogliando i fogli di pergamena.
“L’ho inviata ieri. Chi dorme non piglia pesci” rispose Phoebe.
“Un modo di dire Babbano se non erro” commentò Piton e Phoebe si limitò ad annuire. “Quanto credi che ci metterà a risponderti?” le chiese.
“Almeno un paio di settimane, immagino. La Germania non è proprio dietro l’angolo” rispose Phoebe, mentre Piton continuava a sfogliare i suoi appunti.
“Faccio prima a dirti che cosa ho trovato, invece che aspettare che passi tutto al setaccio” disse Pheobe, svogliata.
“D’accordo”
“Finalmente, ho trovato qualche informazione sul Banshij. Anche se in verità si dice Ban-shiij. Ho trovato degli scritti provenienti dal giappone settentrionale. Si dice che questa antica creatura si cibasse delle menti delle proprie vittime. Attingeva forza dal contenuto delle menti delle sue vittime, si cibava del loro sapere, dei loro ricordi”
“Ricorda il Bacio del Dissennatore” commentò Piton.
“È vero, con la differenza che il Ban-shiij ti faceva un buco sulla fronte per arrivare alla tua mente e quindi nessuno soppraviveva” rispose Phoebe.
“Come è fatto?” domandò Piton.
“Non ho trovato descrizioni attendibili, si mescolano fra loro e variano in continuazione. Anche per quel che riguarda la loro longevità ho trovato informazioni discordanti. Da una parte dicono che vivono solo cinquant’anni, su un libro c’è scritto che possono essere immortali. Sai, quando il florklore si mescola con queste cose incasina tutto” spiegò Phoebe, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
“Incantesimi per contrastarlo? Possibilità di sottomissione?”
“Non che io sappia. Nel medio evo era molto temuta in giappone e lungo le coste orientali della cina, poiché nessuna arma dell’uomo sembrava arrestarla. Ho letto di un villaggio vicino a dove ora sorge Hokkaido che era funestato dalla presenza del Ban-shiij, attorno all’anno novecento e riuscirono a placare la sete della creatura. Ma non dicono come, l’atto era talmente inumano che non è stato trascritto da nessuna parte. Però ho fatto delle ipotesi”
“Ipotizza, dunque” la incoraggiò Piton.
“La più accreditata è quella del sacrificio umano e non credo che per Voldemort sarà un problema” disse Phoebe, mettendosi a sedere normalmente.
“Temo di no. C’è altro?”
“Non al momento. Ho cercato altre informazioni sul Nundu, ma come ho detto la prima volta, a meno che non si disponga di ingenti mezzi e persone è praticamente impossibile catturarlo. Poi ho trovato alcune pergamene sul Ban-shiij, ma sono tutte in giapponese. Il mio giapponese è molto arrugginito, mi ci vorrà un po’ di tempo. Ho trovato anche uno scritto in Rune Antiche, e io sono sempre stata un disastro in quella materia”
“Lascialo a me. Mi occuperò io della tua inefficienza” rispose Piton, acido.
“Grazie” disse Phoebe, alzando gli occhi al cielo “E li dentro” Piton rovistò tra i fogli di pergamena di Phoebe per qualche secondi, poi prese uno dei fogli lo alzò in direzione della ragazza e lei annuì.
“Dal canto mio, l’altra sera ho scoperto che cosa intente fare l’Oscuro Signore con i Lethifold e gli Erkling. Da quel che ho capito i Lethifold saranno solo un’interessante aggiunta alla sua collezione, mentre gli Erkling verrano usati per intimidazione, sedizione e in eventuali combattimenti aperti” disse Piton.
“Come immaginavano. Un’altra cosa volevo chiederti, che piani ha per i giganti? E che piani abbiamo noi per loro?” domandò Phoebe.
“Quest’estate Silente ha inviato Hagrid a parlamentare con loro. Purtroppo i suoi colloqui sono stata interroti e mandati a rotoli dai Mangiamorte. Hagrid ha comunque recapitato il massaggio di Silente e molti giganti avevano sentito parlare di lui e si ricordavano che era sempre stato gentile con loro. Il messagio è stato recapitato, ma la fedeltà del capogruppo è verso l’Oscuro Signore” rispose Piton, riordinando le carte di Phoebe.
“Quindi non verrà nessun gigante” disse sconsolata la ragazza.
“Non proprio, tornando dalla missione Hagrid si è portato dietro un souvenir”
“Souvenir? Vraiment? Quel genre de souvenir?”
“Il suo fratellino, ora vive nella Foresta Proibita”
“Son frère? Un géant! C'est vraiment fantastique!”
“Sì” disse Piton spazientito “Dacci un taglio con il francese”
“Scusa, quando ho sentito souvenir mi è scattato qualcosa dentro. Chiuedo perdono. Quanto è grando questo fratellino di Hagrid?” domandò Phoebe, emozionata.
“Mi dicono attorno ai cinque metri e mezzo” rispose Piton, annoiato.
“Piccolino per un gigante, ma immagino sia meglio che un calcio negli stinchi”
“Possiamo dire così. Invece io ho qualcos’altro per te, che mi sai dire della Cecaelia” domandò Piton, alzandosi.
“Ah si. Metà donna e metà polpo. Nemica giurata dei marinidi, mai saputo perché si odiano così tanto. Sta di fatto a causa dei combattimenti con sirene e tritoni, queste creature sono arrivate sull’orlo dell’estinzione. Non ve ne sono più in Inghilterra, questo è sicuro e nemmeno nei Mari d’Europa. Credo che le ultime popolazioni di Cecaelia si possano trovare negli Stati Uniti oppure in Giappone” spiegò Phoebe “A questo proposito dovrei fare delle ricerche. Non capisco quale utitilità possano avere su un campo di battaglia, ma sono state accreditate anche come streghe del mare, forse Voldemort vuole il loro sapere. Devo andare in Biblioteca!”
“Verrò anche io questa volta, devo prendere un libro e così controllerò che non combini guai” disse Piton, andando alla porta.
“Grazie della fiducia” borbottò Phoebe, alzandosi dalla sedia.
Piton le tenne la porta aperta, gesto che la sorprese parecchio. Uscì in corridoio e sentì subito il gelo del sotterranei. Aspettò che Piton finisse di sigillare l’ufficio, guardandosi in giro. Lui si avvicinò silenziosamente e le mise una mano dietro la schiena “Andiamo?”
Phoebe si scostò e lo guardò torva. “Non velevo spaventarti” disse Piton.
“Ti pare” rispose lei, incamminandosi. La sensazione di essersi messa nei guai bevendosi l’idea di Black sulla vendetta personale le fece venire la nausea allo stomaco.
“Aspetta, ragazzina, devi disilluderti” sbottò Piton.
Così va meglio pensò Phoebe, estrasse la bacchetta e si disilluse.
Raggiunsero la biblioteca incontrando qua e là qualche studente che si godeva le ore di libertà. Fatta eccezione per Madama Pince che controllava i suoi registri borbottando tra se la biblioteca sembrava vuota. “Sei fortunata, non c’è nessuno. Devo dare più compiti a quelli scansafatiche” mormorò Piton. Ma Phoebe si fermò, vedendo una folta chioma riccia che stava scrivendo su una pergamena, in un tavolino coperto di libri a poca distanza da loro. Pheobe estrasse la bacchetta e sciolse l’Incantesimo di Disillusione.
“Non ci pensare nemmeno” le disse Piton, afferandola per un braccio.
“Oh non rompere, Severus” rispose Phoebe, liberandosi dalla sua presa.
Merlino! Ho chiamato Piton per nome, di nuovo! E senza nemmeno farci caso. Devo smetterla o finirà male si disse mentre raggiungeva Hermione.
“Ehi straniera” disse Phoebe, sedendosi di fronte a Hermione.
“Phoebe!” esclamò Hermione “Ma come…”
“Shhh.. parla piano” la interruppe Pheobe, mettendosi un dito davanti alle labbra.
“Scusa! È così bello vederti, che ci fai qui?” domandô Hermione, sorridendo.
“Svolgo i miei compiti per.. sai no.. “
“Capisco” disse Hermione, annuendo.
“Salutami anche gli altri d’accordo? Però con modestia, sai io non..”
“Dovestri essere qui” concluse Hermione, per lei “Lo sappiamo”
“Come fai a saperlo?” domandò Pheobe, incuriosita.
Hermione si avvicinò e sussurrò “A Grimmauld Place abbiamo sentito Remus e Sirius che ne parlavano. Di te e di Voldemort”
“Avete origliato più che altro” commentò Pheobe, sorridendo. Hermione sorrise imbarazzata. “Che stai scrivendo?” domandò Pheobe, prendendo il tema di Hermione “La Pietra Lunare e le sue proprietà”
“Sì dobbiamo consegnarlo a Piton lunedì mattina, ma ho paura di aver scritto troppo” disse lei preoccupata. “Posso?” chiese Pheobe, indicando il foglio e Hermione annuì. Phoebe iniziò a leggere.
“È davvero eccellente, Hermione. Credimi, una E assicurata!” disse Phoebe, un paio di minuti dopo.
“Dici? Sarei eccitatissima di prendere una E” disse Hermione, emozionata.
“Non ti preoccupare” rispose Pheobe, alzandosi. “Ora scappo”
“Ciao! È stato bello vederti, salutami tutti gli altrì” disse Hermione, agitando la mano.
“Lo farò, ma fallo anche tu” rispose Pheobe, le fece l’occhiolino e se ne andò, voltò l’angolo e dietro una libreria trovo Piton che sfogliava distrattamente un libro.
“So che stavi ascoltando. Quel compito è davvero perfetto, perciò vedi di darle una E o ti spezzo il braccio” lo minaccio Phoebe.
“Le darei una D solo per vederti tentare” rispose Piton, sorridendo malignamente.
Phoebe sbuffò. “Datti una mossa, ora! E cerca quel libro!”
“Va bene” borbottò Phoebe e si diresse verso il Reparto Creature Magiche. Individuò subito il libro che cercava. Prese il mattone con più di mille pagine intitolato, gli Abissi e tutte le sue Creature, tornò da Piton e glielo mise tra le mani prima di disilludersi.
Phoebe lo seguì mentre si dirigeva da Madama Pince.
“Questi due, Madama” disse porgendole davanti il libro di pozioni e quello sulle creature.
“Inuadito, rubati” borbottò Madama Pince.
“Qualcosa non va, Irma?” domandò Piton.
“Una tragedia. Inaudito, mancano quattro libri dalla sezione creature magiche, temo che siano stati rubati!” disse Madama Pince, sull’orlo delle lacrime.
Phoebe cercò di trattenere una risata, ma dalla sua bocca uscì comunque uno strano suono. Piton si voltò verso il punto dove si trovava e la fulminò con lo sguardo.
“Temo che sia colpa mia, Irma. Qualche sera fa sono passato perché avevo urgentemente bisogno di quei libri e mi sono scordato di lascarti un appunto” disse Piton.
“Tu? Hai preso tu.. “ disse Madama Pince, tirando un respiro di sollievo.
“Sì, deplorevole da parte mia. Li riporterô al più presto”
“Oh, bene. Nessun problemi, tienili quanto di servono” disse lei, sollevata. Registro gli altri due libri e finalmente poterono uscire dalla biblioteca.
“Che figure mi tocca fare per colpa tua!” sbraitò Piton, quando erano sufficientemente lontani dalla biblioteca. Phoebe si limitò a ridere.
Incrociarono due ragazzini del primo anno e Piton li fulminò con lo sguardo, loro scapparono via di corsa.
“Non ti vergogni” sussurrò Phoebe “Spaventare bambini”
“Spaventali da piccoli e loro ti rispetteranno” rispose Piton, asciutto.
“E ti odieranno” aggiunse Phoebe, mentre svoltavano l’angolo. “Ahia! Piton! Mi sei venuto addosso!”
“Carca di non metterti tra i piedi, no?” rispose lui, acido “Ora chiudi il becco. Non voglio sembrare un maledetto idiota che parla da solo”
<Non preoccuparti, tutta Hogwarts pensa già che tu sia un maledetto idiota pensò Phoebe.
Tornarono nell’ufficio di Piton e si congedarono.
“Mi serve tempo per tradurre quegli scritti in giapponese e cercare informazioni sulla Cecaelia” disse Phoebe, mentre estraeva la bacchetta.
“D’accordo. Tra una settimana alla stessa ora” rispose Piton.
Phoebe annuì mormorò “Portus” e trasformò il libro appena preso dalla biblioteca in una Passaporta. Qualche istante dopo si ritrovò di nuovo nella cucina di Grimmauld Place.
Phoebe si guardò in giro e fortunatamente scorse solamente Tonks, che si stava preparando un tè. “Sono felice di vederti” disse Phoebe, avvicinandosi.
“Anche io” rispose Tonks, abbracciandola. “Sono scesa a preparmi un tè. Siamo di sopra in salotto, vieni anche tu?” Pheobe analizzò l’idea, ma all’eventualità di trovarsi faccia a faccia con Sirius rispose “No grazie, credo che mi preparerò un panino e andrò in camera a leggermi quel mattone” e indicò il libro che aveva appena appoggiato sul tavolo.
“Ti faccio compagnia, allora” disse Tonks, alzando le spalle.
“Grazie” rispose Pheobe, sorridendo e iniziò a rovistare nella dispensa cercando gli ingredienti per il suo panino. Una volta trovati si sedette al tavolo con Tonks e inizio a preparsi la cena. “Io e Remus vi abbiamo sentiti litigare, tu e Sirius” disse Tonks.
“Sirius vi ha detto perché?” domandò Phoebe, preoccupata.
“No, si è limitato ad alzare le spalle. Ma ora non te ne vai da qui finché me lo dici” rispose Tonks, sorridendole.
“Immagino di sì” disse Phoebe, sospirando “Ma prima mi devi raccontare dell’appuntamento!” aggiunse tornado allengra. Tonks fece un sorriso a trentadue denti.
“È stato davvero bello, Remus ha portato il gelato alla fragola. Poi assieme abbiamo preparato le lasagne, bè più che altro io ho guardato. Erano davvero squisite, anche il geleto era ottimo. E poi abbiamo parlato, parlato, parlato e parlato, finché lui non è tornato qui. Adoro parlare con lui è così colto e divertente” raccontò Tonks.
“Quindi niente…”
“Niente..”
“Come mai?”
“Abbiamo deciso di andare con calma” spiegò Tonks.
“Mi sembra giusto. Non è una storiella, ma una cosa importante, quindi andate col freno a mano!” disse Phoebe. Finì di preparare il panino e ne addentò un pezzo.
“Sì e adesso tocca a te, che hai combinato con Sirius?” domandò Tonks, impazziente.
Phoebe deglutì “Perché è sempre implicito che sia colpa mia?”
“Perché è sempre colpa tua. No dai, siamo giusti. Quasi sempre” rispose Tonks, ridendo.
“Mmm.. grazie, questo mi rincuora molto” disse Phoebe, tetra e mangiò un altro pezzo di panino. “Allora?” esclamò Tonks “Vuoi farti pregare?”
“Eh va bene! L’altro ieri sera tornata da Piton, dopo che Remus se n’era andato, gli stavo raccontando cosa era successo con il nostro piccolo perfido piano” iniziò Phoebe.
“Sì Sirius ce lo stava giusto raccontando, da morir dal ridere.. Ehm.. sì scusa, va avanti”
“Ovviamente durante il racconto ci siamo messi a bere. Prima Idromele e poi Whisky” riprese Phoebe “Così che una volta finito il racconto, dopo i vari commenti e le risa senza senso eravamo entrambi decisamente ubriachi. Mi sono alzata per andare finalmente a cambiarmi, quando il tuo caro cugino mi ha detto che stavo bene vestita così e mi ha accarezzato il braccio e….”
“E tu gli sei saltata addosso” disse Tonks, interrompendola.
“Perché dici così?” chiese Phoebe, domandandosi se era davvero così prevedibile.
“Andiamo, Phoe! Non insultare la mia intelligenza, ti conosco da una vita! Ed è scientificamente provato che quando un uomo ti sfiora delicatamente la pelle tu vai in brodo di giuggiole e gli saltì adosso” spiegò Tonks, ridendo.
“Bè se proprio lo vuoi sapere è stato lui a saltarmi adosso!” disse Phoebe, sulla difensiva.
“E così siete finiti a letto” aggiunse Tonks, scuotendo appena la testa.
“No”
“No? Come no?” domandò Tonks, shockata.
“Eravamo a un discreto punto, quando Moody e Kingsley ci hanno interrotti”
“Vi hanno beccati sul fatto, eh?” disse Tonks, ridendo.
“Sono troppo astuta e veloce per farmi beccare sul fatto. Sta di fatto che me la sono letteralmente data a gambe” rispose Phoebe, sospirando.
“Perché? Credevo che Sirius non ti dispiacesse e non è mai stato un po’ di imbarazzo a fermarti”
“Lo so, non è per quello”
“Per cosa, allora?” domandò Tonks, confusa.
“Mark”
“Mark?”
“Sì lui” confermò Phoebe, inghiottendo l’ultimo pezzo del panino “Quando Kingsley e Moody ci hanno interrotti mi sono ricordata tutto il casino successo con Mark e Owen e sono scappata”
“Tesoro” disse Tonks, afferandole la mano “Sono passati quattro anni da quella volta, tu sei cresciuta da quell’episodio e non fai più errori di giudizio simili. E poi le storie sono completamente diverse. Sono convinta che Sirius non ti farebbe mai del male, men che meno Remus”
“Lo so che le storie sono diverse. Remus è così preso da te, non credo che gli imporebbe. Però mi sono spaventata, capisci?! Dopo essersi liberato di Kingsley e Moody, Sirius e venuto di sopra e io gli ho detto che non potevo e gli ho praticamente chiuso la porta in faccia e lui si è messo a gridare e ha dato un pugno alla porta. Li per li ho preso paura. Sirius mi ha chiesto scusa un sacco di volte, ma negli ultimi due giorni ho continuato a pensare a Mark e evitare Sirius” spiegò Phoebe.
“Questo è tipico di te. I problemi vanno affrontati, Phoe. Non puoi sempre evitarli” le disse Tonks, accarezzandole un braccio.
“Lo so che hai ragione. Ma hai visto prima, ho affrontato Sirius e ci siamo messi a litigare” borbottò Phoebe, appoggiando la testa sul tavolo.
“Gli hai spiegato il vero motivo?”
“No”
“Vedì” disse Tonks, inclinando leggermente la testa “Parlagli di nuovo, spiegagli esattamente come è andata”
“Non è così facile” disse Phoebe, rialzando la testa “Sono volati paroloni e se lo vedessi adesso penso che gli salterei addosso e gli staccherei la testa”
“Che cosa ha detto?” domandò Tonks, alzando gli occhi al cielo.
“Mi ha dato della puttana. Ha detto che tanto me li fotto tutti, basta che abbiano un coso attaccato in mezzo alle gambe. Ha detto che prima o poi mi scoperò anche Piton, ti rendi conto? Che schifo!” disse Phoebe, indignata.
“Conoscendoti, come minimo gli avrai tirato un pugno” disse Tonks, sconfortata dal loro comportamento.
“Uno schiaffo in realtà” rispose Phoebe, sorridendo.
“Tu dormici sopra e vedrai che domani ti sarà passata”
In quel momento la porta si aprì ed entrò Remus seguito da Sirius.
“Ecco le due disperse” disse Remus, sorridendo.
“Credo che questa dispersa se ne andrà a dormire” disse Phoebe, alzandosi da tavola.
Sparecchiò e mise a posto quello che aveva adoperato per il suo panino, poi afferrò una bottiglia di Burrobirre e augurò buonanotte agli altri, lanciando uno sguardo piuttosto torvo a Sirius.
“Ricordati quello che ti ho detto” le gridò Tonks, mentre usciva dalla cucina.
Come se fosse una cosa così semplice pensò Phoebe, salendo le scale. Era stata una serata molto dura e non vedeva l’ora di infilarsi sotto le coperte.


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Ehila!
Rieccomi qui, voi mi ispirate ragazzi.. Ecco il nuovo capitolo..
lo so.. so che adesso mi odierete per aver fatto litigare Sirius e Phoebe, ma era troppo divertente per non farlo.. hihihih :D :D :D
Un grazie speciale a glenn, cruelladevil e fansister per le loro recensioni che mi fanno saltare il cuore di gioia :D
Spero che anche altri che seguono la FF vogliano recensire.. cmq un bacio a tutti..
A presto
HermCH

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Capitolo 10
*** Momenti che fanno trattenere il respiro ***


10. Momenti che fanno trattenere il respiro


Era passata una settimana da quando aveva litigato con Sirius. Phoebe aveva pensato molto alle parole di Tonks e aveva deciso di raccontare tutta la verità a Sirius, purtroppo ogni volta che si trovava di fronte al Malandrino, sentiva la gola chiudersi e le parole morirle dentro. Così i giorni erano passati e ancora non si parlavano.
Era sera, Phoebe aveva appena finito di mangiare e ora sorseggiava un po’ di tè seduta al tavolo della cucina, prima di andar all’incontro con Piton. Si stava alzando, decisa a tornare in camera a rivedere i suoi appunti, quando la porta della cucina si aprì ed entrò lui, Sirius.
Sirius alzò appena lo sguardo, lei aprì la bocca decisa a parlare ma il solito nodo alla gola la fermò. Sirius abbassò lo sguardo e la superò. Phoebe sospirò e si diresse verso la porta.
“Aspetta” disse flebilmente la voce di Sirius. Phoebe si bloccò “Non andartene, ti prego. Non sopporto più questo silenzio. Sono stato un idiota, me ne rendo conto e non pensavo tutte le cose orribili che ti ho detto. Io ero… arrabbiato! E quando sono arrabbiato sparo solo un mucchio di cazzate, delle quali tendo a pertirmi… Phoe.. ti prego”
“Anche io non pensavo quello che ho detto” disse Phoebe, voltandosi. Tornò sui suoi passi e si sedette al tavolo, indicando a Sirius la sedia da parte a lei.
“Mi dispiace” disse Sirius, sedendosi.
“Anche a me” rispose Phoebe, scostandosi i capelli dal viso.
Rimasero in silenzio per qualche istante.
“I-io ti devo una spiegazione, Sirius” si sforzò di dire Phoebe.
“Non mi devi niente, Phoebe” rispose pacato Sirius.
“Sì invece, devo spiegarti perché mi sono bloccata. Devo farti capire che tu non centri, che il problema è solo mio e che tu non hai nessuna colpa” disse Phoebe.
“D’accordo. Ti ascolto” sussurrò dolcemente il Malandrino.
“Quattro anni fa, vivevo a Glasgow e uscivo con un ragazzo, Mark. Era quello che la gente definirebbe un pessimo soggetto. Si ubriacava, si buttava nelle risse ed era un perdigiorno. Io però lo trovavo molto affascinante all’inizio, così uscimmò assieme per un paio di mesi. Assieme a Mark conobbi Owen, il suo migliore amico. Owen era diverso da Mark, meno scatenato, meno arrabbiato col mondo. Avevo un bel legame di amicizia con Owen, lui e Mark si conoscevano fin da bambini e da sempre erano amici per la pelle e assieme a loro mi divertivo un mondo. Fatto sta che dopo qualche mese decisi di lasciare Mark, perché avevo capito che non era decisamente fatto per me. Quando glielo dissi, si arrabbiò così tanto che mi afferrò talmente forte da quasi rompermi il braccio. Riuscii a libermi e scappare. Un paio di giorni dopo Owen mi chiese di andare a bere qualcosa con lui, era venuto a scusarsi per il comportamento di Mark. Io ovviamente dissi a Owen che non era colpa sua se Mark era stato manesco. Iniziamo a bere e bevemmo molto, troppo. Ubriaca e senza più un minimo di giudizio, finii a letto con Owen. Il giorno dopo Mark passò a casa di Owen e ci trovò ancora a letto, mezzi addormentati. Sì infuriò. Owen tentò di spiegargli che era stato solo un incidente, ma Mark andò fuori di testa e si avventò su di me, piacchiandomi. Molto forte aggiungerei. Owen intervenì e iniziò a litigare e picchiarsi con Mark. Il giorno me ne andai a tornai a Londra, inizai un nuovo lavoro e una nuova vita. Ma.. vedi.. quando Kingsley e Moody ci hanno interrotto, mi sono venuti in mente Mark e Owen e sono scappata. Ho avuto paura, l’ultima volta che mi sono invischiata con degli amici così legati e finita male”
“Capisco” disse Sirius, annuendo leggermente “Ma, Phoe, i casi sono completamente diversi”
“Lo so” rispose Phoebe, abbassando lo sguardo “Sono una stupida”
“No! Non lo sei. È normale che tu possa provare paura, dopo quello che è successo. E so che parte della colpa è anche mia, so di averti spaventata quando ho dato un pugno alla tua porta. Ti ho sentito singhiozzare, Phoe. E non potrò mai chiederti abbastanza scusa per questo. Ma io e Remus non siamo Mark e Owen, noi non ci faremmo del male a vicenda e non faremmo mai del male a te, te lo giuro” disse Sirius.
“Io rovino le persone, Sirius. Le rovino” disse Phoebe, mentre una lacrima solitaria le percorreva la guarda.
“Ehi” mormorò Sirius, mettendo la mano sotto il mento di Phoebe. Lei alzò lo sguardo verso di lui e Sirius le asciugò il viso “Conosci Tonks da sempre e non mi sembra che lei sia asciuta tanto male, goffagina a parte”
Pheobe sorrise leggermente.
“Eccolo, il sorriso che aspettavo” sussurrò Sirius, avvicinandosi. Phoebe trattene il fiato e il Malandrino posò delicatamente le sue labbra su quelle della ragazza.
“Sirius, tu mi piaci… Mi piaci molto in realtà, ma…”
“Aaaah.. i ‘ma’.. rovinano sempre tutto, i ‘ma’ ” disse Sirius, sorridendo “E per ripondere al tuo ‘ma’… Lo so che tra qualche settimana tu partirai. Non importa. Sono stufo di vedermi passare la vita davanti senza poterla vivere. È stato così per gli ultimi quattordici anni. E visto che anche tu mi piaci molto in realtà, non voglio soffermarmi sui ‘ma’. Voglio vivere! Voglio sentirmi vivo con te, anche se sarà solo per qualche settimana, almeno avrô vissuto”
Pheobe sorrise e si avvento su di lui, abbracciandolo. Sirius le accarezzô la guancia e la baciò di nuovo, ma questa volta ci mise tutta la passione di cui un Black era capace.
“Credo che per vivere dovremmo aspettare ancora qualche ora” disse Phoebe, staccandosi dal Malandrino.
“Perché?”
“Perché c’è una riunione con Piton di mezzo” spiegò Phoebe.
Sirius sbuffò “Quel maledetto, mocciosus. Riesce sempre a rovinare tutto. Come va con lui, approposito”
“Insomma” borbottò Phoebe, alzando le spalle.
“Che vuol dire, insomma?” domandò Sirius, sospettoso.
“Temo che sia stato un’errore prendolo in giro così. Divertente e appagante, senza dubbio. Ma comunque un errore” rispose Phoebe, alzandosi.
“Come mai?”
“Una sensazione. La volta scorsa sembrava piu aperto e sai no.. gentile. Si, ha fatto comunque qualche commento sprezzante e mi ha dato dell’incapace un paio di volte. Ma Piton non è gentile, lui non tiene aperta la porta per altre persone, non sorride e soprattutto non ti mette delicamente mente la mano sulla schiena per invitarti a segurlo” spiegò Phoebe, passandosi poi una mano tra i capelli.
“Hai paura che possa essersi messo in testa strane idee?” domandò Sirius, preoccupato.
Phoebe gli fece cennò di seguirlo “Temo di sì” disse uscendo dalla cucina.
“Potrei cruciarlo se vuoi” sussurrò Sirius, mentre salivano le scale.
Phoebe sorrise “Non sarà necessario, so cavarmela”
Raggiunsero la camera di Pheobe, dove lei prese i suoi appunti e i libri sulle creature magiche che doveva restituire alla biblioteca di Hogwarts. Baciò frettolosamente Sirius, incantò la solita bottiglia vuota di Burrobirra e venne trasportata ad Hogwarts.
Atterrò nell’ufficio di Piton, ma appena sentito la pietra sotto ai piedi qualcosa la urtò. I libri e la cartella con gli appunti le scivolarono di mano, lei perse l’equilibrio e cadde. Si stava preparando all’impatto con il pavimento, quando due forti braccia l’afferrarono impedendole di schiantarsi a terrà.
“Non impari proprio mai” disse Piton, sorridendo.
“Non dovresti gironzolare per l’ufficio, quando sai che sto per arrivare” rispose Phoebe, raccogliendo i libri.
“Hai gli occhi arrosati” notò Piton “Black ti fa ancora impazzire?”
“Sì” rispose Phoebe. Ma non come credi tu aggiunse mentalmente.
“Potrei cruciarlo se vuoi, sarebbe una vera soddisfazione” disse Piton.
Phoebe sorrise “No, grazie. So cavarmela”
“In caso contrario la mia bacchetta è a disposizione”
Lei scosse la testa “Ti ho riportato i libri che ho preso dalla Biblioteca. Così Madama Pince potrà rilassarsi”
“Lasciali sulla scrivania. Lì riporterò appena possibile. La prossima volta che vuoi prendere dei libri dalla biblioteca, vedi di lasciare almeno un appunto, così non dovrò più fare certe figure” disse Piton, sedendosi alla sua scrivania.
Pheobe rise e si sedette di fronte a lui.
“Ho tradotto il testo in Antiche Rune” la informò Piton “E avvala la tua ipotesa del sacrificio umano per placare il Ban-shiij. Pare che serva una giovane donna”
“E ti pareva” commentò Phoebe, scuotendo la testa.
“Una vergine, in effetti” puntualizzò Piton.
“Tipico. Che assurdità”
“Perché?” domandò Piton, sporgendosi verso lei.
“Senti, se tu dovessi scegliere qualcuno da dare in pasto ad una cratura che si ciberà poi della sua mente. Sceglieresti una giovane pulzella tutta casa e chiesa, che non ha mai fatto sesso o una persona più matura con vere esperienze di vita?”
“In effetti” mormorò Piton.
“Vedi.. Invece sulle pergamene in giapponese che ho guardato io c’era scritto che la creatura è immortale. Ovviamente non si può confermare, ma se è davvero così, in giappone ce ne sarà qualcuno ancora accampata in qualche caverna. E questo gioca sicuramente a favore di Lord Voldemort” disse Phoebe, stiracchiandosi.
“D’accordo e che cosa hai trovato sulla Cecaelia?”
“Non molto in realtà. Il Controllo per le Creature Magiche certifica che sono scomparse dai mari Europei. Ce ne sono ancora qualche decina nel Golfo del Messico, così come nei mari meridionali giapponesi. Sono accreditate come Streghe del Mare, ma poco si sa dei loro poteri. Dicono che siano in grado di fare ogni cosa tu desideri, ma purtroppo sono ben capaci di custodire informazioni dettagliati sui loro poteri. Immagino che se Voldemort garantisse loro il dominio delle acque e la distruzione degli altri marinidi potrebbero allearsi con lui, ma ora come ora mi sembra un piano molto ambizioso. Per poter lanciarsi in un piano del genere si dovrebbe avere in cambio enormi benifici, e al momento mi sfuggono quali possano essere”
“Va bene. Domani ci sarà una riunione di Mangiamorte, vedrò cosa riuscirò a scoprire” disse Piton, alzandosi dalla sedia e iniziando a camminare avanti e indietro per l’ufficio. “Per il resto credo che quando la tua amica tedesca ti risponderà, saremo pronti a illustrare a Silente quello che abbiamo trovato”
“Dici?”
“Sì” affermò l’insegnante di pozioni convinto. “Inoltre vedrò se si sono aggiunti altri nomi alla lista”
“Ok”
“Hai mai sentito parlare di Vincenzo D’Amico?”
“È un ricercatore di origini italiane, molto bravo. Specializzato in Creature Oscure, ho sentito dire che ultimamente lavora molto con il Ministero della Magia” rispose Phoebe.
“Bè, dal momento che tu sei.. possiamo dire.. sparita. È finito sulla lista del Signore Oscuro”
“Abbastanza stupido, direi” commentò Phoebe.
“Perché?”
“Se Voldemort vuole mantere il silenzio sul suo ritorno in affari, mi sembra al quanto avventato rapire una persona che ha contatti così frequenti con il Ministero” disse Phoebe.
“Mai sentito parlare di Maledizione Imperius?” sbottò Piton, voltandosi verso di lei.
“Giusto” ammise Phoebe “Scusa”
Ci fu un attimo di silenzio, poi Phoebe si alzò. “Allora abbiamo finito?”
“Hai fretta di andartene?” domandò Piton, avvicinandosi.
“No.. è solo che ho.. ehm.. fame”
Piton la guardò intensamente.
“Credevo di averti già detto di star fuori dalla mia testa” disse Phoebe, spingendolo appena.
“Sono solo curioso di sapere che c’è, nella tua testa” rispose Piton, afferrandole i polsi.
Prima che Phoebe riuscisse a replicare qualcosa di tagliente, le labbra del professore si posarono sulle sue. Phoebe sbarro gli occhi, premette sul petto di Piton per spingerlo via, ma lui fraitese e lo percepì come un invito a continuare, così approfondi il bacio infilando la lingua tra le labbra di Phoebe.
Phoebe liberò i polsi dalla presa Piton e si allontanò. Era scioccata. Per il bacio in se, certo. Ma soprattutto perché non era stato viscido o schifoso, ma a suo modo, piacevole.
“Che c’è?”
“Che c’è? C’è che mi hai appena ficcato la lingua in bocca!”
“Credevo che tu…”
“Credo che tu abbia frainteso” disse Phoebe, con il senso di colpa che le attanagliava lo stomaco. D'altronde era stata lei a iniziare, provocandolo per gioco. Il volto di Piton si trasformò in una maschera di ghiaccio.
“Vattene”
“Severus.. io..”
“Ho detto di andartene!” tuonò Piton.
Phoebe gli afferrò la mano, ma lui si liberò e la spinse via. “Mi dispiace” mormorò Phoebe, prese la bottiglia di Burrobirra e ripartì verso Londra.
Atterrò in cucina, si appoggiò sul tavolo e affondò il volto tra le mani.
“Ehi!” esclamò Sirius, entrando dalla porta qualche istante dopo “Ero di sopra con Remus, ti ho sentito arrivare… Tutto bene?” aggiunse vedendo l’espressione della ragazza.
“Certo. Sono solo stanca, credo che andrò a dormire” rispose Phoebe.
“Tutto ok con Piton?”
“Certo, nessuno problema” mentì Pheobe.
“E tra noi. Tutto ok, vero?”
“Sì, tutto ok” rispose Phoebe, sorridendo appena. Sirius sorrise e la baciò dolcemente.
“Ora, vado” mormorò Phoebe “Buonanotte”
“A domani” rispose Sirius, mentre lei si avviava verso la porta. “Ehi! Aspetta, dove sono i tuoi appunti?”
Pheobe si guardò in giro e si maledî per averli dimenticati nell’ufficio di Piton.
“Ah.. si.. Piton li ha voluti tenere per darci un’occhiata”
Salutò di nuovo Sirius e uscì dalla cucina, correndo su per le scale.



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Ehila
Si lo so, lo so.. capitolo piuttosto corto.. ma pieno di avvenimenti.. non trovate?? hihihiih
:P
Come sempre vorrei ringraziare le mie favolose, fantastiche e stupende recensitrici: CruellaDevil, glenn, fansister!
Mi raccomando commentate :D XD
a presto
HermioneCH

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Capitolo 11
*** Chiarimenti ***


11. Chiarimenti

 

Quella notte Phoebe dormì male, continuava a rigirarsi nel letto pensando a Sirius e a Piton. Era sicurissima che le piacesse Sirius. Lui era l’uomo dal quale voleva essere baciata, ma continuava anche a pensare al bacio sorprendentemente piacevole di Piton e al senso di colpa per essersi messa in quella situazione. Mille pensieri le vorticavano per la testa, impedendole di addormentarsi. Come avrebbe potuto sistemare le cose con Piton? Avrebbe dovuto dire a Sirius del loro bacio?
Erano quasi le quattro di mattina quando finalmente la sua mente si arresse e il suo corpo cadde tra le braccia di Morfeo.
Phoebe venne svegliata da qualcuno che bussava alla sua porta. Si mise a sedere e tentò di mettere a fuoco la stanza, mentre il suo cervello riprendeva di nuovo a macchinare. Aprì la porta e si trovò davanti Sirius che la guardava sorridendo.
“Il pranzo è pronto se la Miss desidera alzarsi dal letto” disse il Malandrino, appoggiandosi allo stipite della porta. Phoebe afferrò Sirius per la camicia e lo strascinò dentro.
Iniziò a baciarlo appassionatamente, sfiorandogli il petto con le dita.
Sirius le passò una mano sulla schiena mentre rispondeva a quel bacio appassionato.
Con un abile gesto della mano Phoebe slacciò i primi due bottoni della camicia di Sirius. Lui si allontanò e le sorrise maliziosamente.
“Aspetta” esclamò la ragazza, mentre Sirius si avvicinava di nuovo per baciarla. Gli mise una mano sul petto. “Il pranzo è pronto”
“Può aspettare”
“Immagino di sì, ma non sarebbe giusto nei confronti di Remus che si è impegnato a prepararlo” rispose Phoebe, spostandosi i capelli del viso. In verità si sentiva ancora troppo spaventata e confusa per lasciarsi abbandonare a quel suo gesto impulsivo.
“Non posso darti torno questa volta. Ma riprenderemo presto da dove abbiamo lasciato” rispose Sirius, la baciò dolcemente e uscì dalla camera.
Phoebe sbuffò si sedette sul letto e nascose il viso tra le mani.
Devo parlare con Piton. Risolvere questa faccenda, così potrò essere finalmente tranquilla, senza colpa. Oggi andrò a parlare con lui pensò la ragazza. Temava l’incontro con Piton, temeva il fatto che per chiarire con lui doveva dirgli tutta la verità. Ma Tonks aveva ragione, non poteva sempre rimandare i problemi, far finta di non vederli e scappare invece che risolverli.
Calcolò di arrivare nell’ufficio di Piton qualche minuto prima della fine delle lezioni pomeridiane e aspettare il professore nel suo ufficio.
“Non capisco davvero perché tu debba tornare di nuovo a Hogwarts” le disse Sirius, mentre cercava un oggetto da trasformare in Passaporta.
“Ho bisogno dei miei appunti” mentì Pheobe.
“Non è che mi stai nascondendo qualcosa, eh?” scherzò il Malandrino.
“Non dire assurdità” ribatté Phoebe, trovando finalmente un vasetto vuoto di marmellata.
Diede un baciò sulla guancia a Sirius, trasformò il vaso di vetro in Passaporta e pochi istanti dopo riapparì ad Hogwarts.
Sospirò e appoggiò il vaso vuoto sulla scrivania, ci girò attorno e si sedetta al posto di Piton, mancavano cinque minuti alla fine delle lezioni.
I suoi appunti erano ancora sulla scrivania, nello stesso punto dove li aveva lasciati la sera prima. Si strofinò gli occhi e tentò di svuotare la mente. I minuti passarono silenziosamente, finche nei corridoio al di fuori dell’ufficio le voci dei ragazzi iniziarono a cincischiare allegramente.
La tensione iniziò a salira e Phoebe si sentiva sempre più nervosa, fissando la porta con cuore che accelerava.
Qualche minuto dopo la porta si aprì lentamente, Phoebe balzò in piedi, mentre Piton entrava dalla porta con lo sguardo basso.
Piton alzò lo sguardo e si fermò “Che fai qui?!” abbaiò l’uomo.
Phoebe inspirò profondamente e fece il giro per della scrivania, avvicinandosi a lui.
“Dovevo spiegar…”
“Vattene!!”
“Non finché mi avrai ascoltato” ribatté Phoebe decisa avvicinandosi a lui.
Piton la superò e gettò il libro che teneva in mano sulla scrivania.
“Credi che io voglia star qui ad ascoltare le tue stupidaggini?”
“Sì che lo vuoi! Lo vuoi perché ci tieni. Potrai anche negarlo ma un po’ tieni al nostro rapporto e al lavoro che stiamo facendo e io non manderò tutto a puttane, quello che stiamo compiendo qui è troppo importante per la lotta contro Voldemort per lasciare che vada tutto a catafascio per colpa mia”  rispose Phoebe.
Piton incrociò le braccia sul petto e si appoggiò alla scrivania.  “Parla”
“Quello che è successo è stata una serie di malintesi, causati da me. È stata tutta colpa mia, Severus. Perché io non sono altro che una stronza vendicativa egoista”  iniziò Phoebe.
“Non capisco, che vuoi dire?”
“Ho fatto la carina, sono stata civettuola, seduttrice e tutto perché volevo vedicarmi di te. Pensavo di possedere le armi per poterti far imbarazzare e vergognare, così da fartela pagare tutti quegl’insopportabili anni nei quali ti mi hai dato contro quando ero a scuola”
Il volto di Piton divenne una fredda maschera di odio. “Non ho più intenzione di sentire un’altra parola, vattene!”
“Aspetta” esclamò Phoebe, afferandolo per un braccio. “È stato tutto un colossale errore, ho sbagliato a tentare di sedurti, sono stata vile e infame. So che non è stato giusto quello che ho fatto, mi dispiace davvero tanto per questo, ma”
“Porta le tua scuse fuori di qui e non farti mai più vedere” gridò Piton, allontanandola.
“Ma non capisci!” strillò Phoebe “Mi pento di quello che ho fatto, ma senza di questo, ammettilo, tu non ti saresti mai aperto con me. Avresti continuato ad essere il solito pezzo di ghiaccio bastardo e insopportabile. Quando non sei così. Io ho visto il vero Severus, quello gentile e premusoro, quello che ha un cuore nel petto e non un blocco di granito. Non ti ho mai voluto come tu vuoi me, ma non voglio perdere il vero Severus”
Piton la afferrò alla gola. “L’odio scorre nelle mie vene. E vorrei ucciderti” ringhiò Piton, avvicinando il suo viso a quello della ragazza “Vorrei farti del male, tanto quanto tu ne hai fatto a me. Ma vorrei baciarti, finché non arriva la sera”
“Facciamo che… non fai nessuna… delle due cose” sussurrò Phoebe, posò entrambe le mani su quella che le stringeva il collo e liberò la prese. Tenendo Piton per mano si avvicinò alla scrivania e vi si sedette sopra, e lui la imitò.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Phoebe parlò di nuovo “È un amico quello che voglio, non un amante”
“Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca” rispose Piton, scuotendo la testa.
“Sei sempre afferrato sui detti babbani. Ma perché deve essere tutto bianco o nero? Amore o odio? Non può esserci anche spazio per l’amicizia?”
Piton non rispose e Phoebe gli diede il tempo che gli serviva. Il silenzio calò di nuovo su di loro, lei rimase immobile, in attesa per parecchi minuti, ma lui non dava segno di voler parlare.
Phoebe appoggiò la testa sulla spalla di Piton “Non voglio perdere il vero Severus” sussurrò mentre lui le accarezzava dolcemente la guancia.
“Non credo che quell’uomo esista davvero. Se n’è andato, da molto tempo” rispose tristemente Piton. Phoebe balzò giù dalla scrivania e si mise davanti al professore.
“Lascia che ti aiuti a ritrovarlo” disse lei con un nuovo entusiasmo.
“Credi che sia possibile?”
“Tutto è possibile se ci credi! Allora, amici?”
Piton la fissò per qualche istante, sorrise appena e disse “Amici”
“Sì” esultò Phoebe scagliando in aria le mani, si gettò verso Piton e lo abbracciò, stringendolo più forte che poteva.
“D’accordo basta con queste smancerie. Ho un gruppo di sanguinosi Mangiamorte che mi aspetta!” disse Piton, dopo qualche istante. Phoebe sciolse l’âbbraccio e sorrise.  Ora che aveva chiarato tutto e detto la verità a Piton si sentiva più leggera, più serena.
Si allungò e presi i suoi appunti che ancora giacevano sulla scrivania.
“Approposito di quelli” disse Piton, indicando i fogli “Dopodomani alle otto ci relazioniamo con Silente”
“Ok”
“Bene, ora fuori dai piedi” disse Piton, sorridendo. Phoebe gli fece l’occhiolino, agguantò la Passaporta e ripartì per Londra.
Atterrò nel Salotto di Grimmauld Place, dove Sirius stava leggendo dei rapporti seduto sul divano.
“Ehi, ce ne hai messo di tempo” esclamò il Malandrino, poggiando i fogli sul tavolino.
“Avevo delle cose da discutere con Piton, dov’è Remus?”
“È andato da Tonks, tutta la casa per noi, e cos’è che dovevi discutere con Piton?” rispose Sirius, guardandola sospettoso. Phoebe si avvicinò al divano e si mise a cavalcioni su di Sirius. Lui le passò le mani sulla schiena e la baciò intensamente.
“Frena i bollori, devo dirti una cosa e non ti farà piacere” rispose Phoebe, allontana dolo.
“Spara”
“Prima di sparare devi promettermi che non ti arrabbierai”  disse Phoebe, guardandolo dritto negli occhi scuri.
“Perché dovrei…”
“Promettimelo Sirius!”
“D’accordo, lo prometto” disse lui, ridendo e mettendosi una mano sul cuore.
“Seriamente”
“Più serio di così”
“Va bene” disse lei, traendo un respiro profondo. “Ho dovuto discutere con Piton, perché l’altra sera è successa una cosa e…”
“Mi sembravi infatti agitata quando sei tornata” la interruppé il Malandrino “Non avrà…”
“Mi ha baciata” ammise Phoebe. Sirius impallidì dalla rabbia, spinse via Pheobe la quale cadde sul divano. “Io lo ammazzo!!!” gridò Sirius, alzandosi.
Pheobe lo afferrò per un bracciò tirandolo verso di se, il malandrino inciampò e crollò sulla ragazza, che gli avvolse le gambe attorno alla vita per non farlo andar via
“Avevi promesso che non ti saresti arrabbiato”
“Era prima di sapere cosa ha fatto quel verme!” protestò Sirius, tentando di liberarsi.
“Sirius, dacci un taglio. Ho già risolto va bene. Gli ho spiegato i fatti, gli ho detto la verità, tutta la verità. Sulle prime si è infuriato, ma adesso siamo a posto. Sa che non provò niente per lui e non tenterà più di farlo” spiegò Phoebe. Sirius smise di divincolarsi.
“Tutta la verità, anche che io ho avuto l’idea?”
“No”
“E di noi due?”
“Nemmeno” l’assicurò Phoebe.
“Come fai a sapere che non ci proverà più?”  domandò Sirius.
“Lo so e basta”
“Mmm”
“Promettimi che non farai o dirai niente, questo è il mio casino e lo so gestire. Anzi l’ho gestito e risolto” disse Phoebe, stringendo un po’ la presa su Sirius.
“D’accordo, d’accordo. Ora molla, mi fai male!”
Phoebe sorrise e allentò la presa sui fianchi di Sirius. “E ora che tutti sanno la verità e che tutto è stato chiarito che intendi fare?” domandò Phoebe, incrociando le braccia dietro al collo del Malandrino.
Lui sorrise maliziosamente “Sarebbe un peccato sprecare questa posizione”
“Un vero peccato” rispose Phoebe. Le loro bocche si unirono ed entrambi poterono assaggiare il sapore dell’altro. Le mani di Sirius corsero veloci verso il basso, afferrò l’orlo del maglioncino di Phoebe e glielo sfilò.
Iniziò a baciarle il collo mentre il respiro di Phoebe si faceva più affannato, lei iniziò ad armeggiare con i bottoni della camicia di Sirius, quando lui la fermò.
“Perché non ci spostiamo in un luogo più comodo?”
“Il mio letto è molto comodo” disse Phoebe sorridendo, Sirius si alzò e prese la ragazza per mano, lei raccolse da terrà il maglione e seguì Sirius fuori dal salotto.
Ridendo, salirono di corsa le scale. Phoebe si parò davanti alla sua porta appoggia dosi contro. “Per passare bisogna pagare il pedaggio”
Sirius la prese in braccio e lei gridò sorpresa “Più che disposto a farlo” disse tra un bacio e l’altro. Phoebe avvolse le gambe attorno ai fianchi di Sirius, mentre con la mano destra cercava la maniglia. Entrarono in camera e Sirius chiuse la porta sbattendola più forte di quanto pensasse, entrambi scoppiarono a ridere mentre si gettavano sul letto.
Mentre Sirius riprese a baciarle il collo lei gli sfilò la camicia e face passare una mano sul suo petto nudo.
Sirius sfilò lentamente la maglietta della ragazza e poi ridendo le tolse anche il reggiseno.  Sirius iniziò a baciare ogni centimetro di quella dolce pelle bianca. Dalla pancia, ai seni, al collo. Erano quattordici anni che aspettava di sentire di nuovo il gusto di una donna.
Sirius armeggiò per qualche istante con la cintura di Phoebe e poi le sfilò contemporaneamente pantaloni e mutandine, rimase un attimo a contemplare quel perfetto corpo nudo sotto di lui.
“Che c’è?” domandò Phoebe.
Sirius sorrise “Sei bellissima”
“Ah, sta zitto” rispose Phoebe, attirandolo a se con un bacio. Sirius si liberò della cintura e con l’aiuto di Phoebe il resto dei suoi indumenti vennero gettati sul pavimento della camera.
Sirius ricominciò a baciare e leccare la morbida pelle della ragazza percorrendo tutto il corpo fino ad arrivare alla femminilità della ragazza, si soffermò, baciando e leccando, eccitandosi sendendo i gemiti di piacere di Phoebe. Il maladrino tornò a guardare il volto di Phoebe e lei gli sorrise, sentiva tutta l’eccitazione di Sirius contro il suo corpo. Phoebe sorrise e con un gesto fulmineo inverti le posizioni trovandosi a sovrastare Sirius.
“Eh no baby” disse Sirius, agguantò Phoebe per le spalle e rotolarono di nuovo sul letto. Phoebe scoppiò a ridere, e Sirius la seguì poco dopo. Lei lo attirò a se con un bacio. Poi avvicinò le labbra all’orrecchio del Malandrinò e sussurrò “Fammi volare”
Sirius sorrise e si insinuò dolcemente in lei, sul volto della ragazza apparve una leggera espressione di dolore. Molto lentamente Sirius iniziò a muoversi dentro di lei, e l’espressione di Phoebe mutò in puro godimento. I loro bacini condividevano perfettamente e i loro corpi iniziarono una danza sfrenata. Phoebe iniziò a gemere strovolta da una sensazione di estasi, porto la gamba destra sulla spalla di Sirius, mentre lui spingeva sempre più affondo. La ragazza afferrò la testiera del letto mentre i loro corpi s’infuocavano e le loro voci si intrecciavano, finché non vennerò raggiunti dalla frenesia più assoluta.
Sirius lasciò cadere la testa nell’incavo del collo di lei. Era sfinito ed aveva il respiro affannato. 
Phoebe gli accarezzò i capelli, tentando di normalizzare il respiro.
“Piaciuto il volo?” borbottò Sirius, stendendosi accanto a lei.
“Positivo comandante” rispose Phoebe, appoggiando il capo sulla spalla di Sirius.
“Bene mi piace essere il capo”
“Oh no.. tu sei comandante, ma io il Generale!” rispose Phoebe sorridendo. “E vorrei presto fare un altro giro”
“Contaci, baby”



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Ehila! Mi scuso immensamente per il ritardo, ma sono stata presissima dalla scuola e non ho davvero avuto tempo!!!
spero che il nuovo cap vi piaccia, commentate numerosi!!
bacioni
HermioneCH

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Capitolo 12
*** Amore e Odio ***


12. Amore e Odio

 

“Mi stai dando su ai nervi” disse Phoebe, spazientita.
Remus alzò gli occhi la suo libro e la guardò interdetto “Stai parlando con me?”
“Certo che sto parlando con te, vedi qualcun altro qui in giro?”
Remus sorrise e si guardò in giro “Mmm.. No. Ma non capisco che io possa mai aver fatto per farti arrabbiare” rispose pacatamente appoggiando il libro che stava leggendo sul tavolino del salotto di Casa Black.
“Te ne stai li tutto tranquillo e quando pensi che io non ti veda, mi guardi. So che cosa hai in mente, so che Sirius ti ha raccontato tutto quello che è successo” rispose Phoebe.
Remus sorrise, intrecciò le dita tra le mani, appoggiandovi sopra il mento “Va avanti”
“So benissimo che ti ha raccontato anche di Piton e che non vedi l’ora di dirmi te l’avevo detto” spiegò Phoebe, incrociando le braccia.
“No, non era mia intenzione” rispose Remus “Ma in effetti… Te l’avevo detto che non era una buona idea tutta quella storia della piccola vendetta personale!”
Il mannaro scoppiò a ridere e Phoebe gli dirò in faccia uno dei cuscini del divano.
“Sirius ha ragione, sai essere dannatamente irritante quando ti ci metti”
Remus si alzò e si mise a sedere accanto a lei. “Io non sono dannatamente irritante, solo estremamente ragionevole. Non è colpa mia se tu e Sirius siete uguali e vedete la vita da una prospettiva incredibilmente irragionevole”
Phoebe glì tirò un pugno sul braccio e si alzò, sedendosi poi sulla poltrona occupata da lui in precedenza “Io non sono come Sirius”
“Certo che lo sei”
Phoebe fece una smorfia.
“Per questo ti piace” continuò Remus “E sempre per questo motivo lo trovavi estremamente irritante, fino a poco tempo fa”
“Grazie per l’analisi di vita, professore
“Piacere mio” rispose Remus sorridendo ancora una volta. Il mannaro si voltò verso la finestra e si alzò dal divano.
“Che c’è?” chiese Phoebe, svogliata.
“Un gufo alla finestra” replicò Remus, si avvicinò alla finestra e la aprì, facendo entrare l’animale. Il gufo fece un giro sopra la loro testa e poi planò atterrando di fronte a Phoebe.
“Oh sì” esclamò Phoebe, prendendo la lettera.
“Che cos’è?” domandò Remus, mentre il gufo usciva dalla finestra e lui si affretava a chiuderla.
“È la risposta della mia amica tedesca sugli Erkling” spiegò Phoebe, leggendo velocemente la lettera. Alzò gli occhi verso l’orologio e vide che erano le sette e trenta, mancava mezz’ora al suo incontro con Piton e Silente, ma doveva assolutamente parlare con Piton prima dell’incontro “Scappo. Devo andare a Hogwarts! Saluta Sirius per me”¨
“Sì ma non lo bacio” rispose Remus, sorridendo.
“Un semplice ciao basterà per il momento” disse Phoebe, ridendo.
Apparve qualche istante dopo nell’ufficio di Piton. Si guardò in giro ma era deserto.
“Severus? SEVERUS?!” gridò Phoebe. In quell’instanze sentì il rumore di vetrì che si infrangevano oltre la porta che portavano alla dispensa e alla camera da letto del professore. Phoebe aprì lentamente la porta, mentre Piton imprecava.
“Tutto bene?”
“Tutto bene? Ti sembra tutto bene? Mi hai fatto buttare via due vasi di essenza di elleboro” rispose Piton, arrabbiato.
“E che centro io?” domandò Phoebe, entrando.
“Ti sembra il caso di metterti a sbraitare il mio nome?”
“Allora ti ho spaventato?” domandò Phoebe, ridendo.
“No, mi hai distratto” puntualizzò Piton “E per l’amor di Merlino, che ci fai già qui?”
Phoebe alzò il foglio di pergamena che aveva tra le mani “Brigitte, la mia amica tedesca, mi ha risposto”
"Che dice?” domandò Piton, estraendo la bacchetta e pulendo il pavimento.
“Nulla di buono in realtà. Riassumendo, gli Erkling posso stringere alleanze con i maghi, se i sudetti maghi offrono loro i giusti incentivi. A quanto pare è già successo in passato” spiegò Phoebe “Immagino che Voldemort non avrà problemi a trovare i giusti incentivi per formare un alleanza con loro. Una volta che sarà uscito allo scoperto ci saranno millioni di bambini Babbani che potrà servire agli Erkling… Che orrore”“Concordo” mormorò Piton “Purtroppo anche io ho cattive notizie” superò Phoebe e uscì dalla dispensa, raggiungendo la sua scrivania. Pheobe lo seguì e si sedette su una delle due sedie che si trovavano di fronte alla scrivania del professore.
“Sembra che nella parte occidentale del’Isola di Hokkaido, Giappone, ci sia un piccolo villaggio che negli ultimi decenni è stato funestato da strane sparizioni, una volta ogni tre anni, per l’esattezza. L’Oscuro Signore crede che in quella zona ci possa essere una Ban-shiij all’opera, quindi ha intenzione di mandare alcuni dei suoi fidati Mangiamorte in quella zona il più presto possibile. Inoltre temo che presto avrà tutte le informazioni che gli servono. Infatti, ha trovato il ricercatore di origini italiane Vincenzo D’Amico e gli è stata imposta la Maledizione Imperius”
“E l’Ordine non può fare qualcosa? Lo troviamo, gli facciamo una bella contro maledizione e lo nascondiamo, un po’ come è stato fatto con me” disse Phoebe, preoccupata.
“A questo punto temo che non ci sia più niente da fare. L’Oscuro Signore arriverà comunque ad ottenere le informazioni che ha bisogno. Agire metterebbe solo a rischio l’Ordine e l’Oscuro Signore saprebbe che ci siamo infiltrati” disse Piton.
“Ma non possiamo lasciare quel pover uomo al suo destino” rispose  Phoebe, infervorendosi.
“Mi dispiace, ma per il momento non c’è nulla da fare” 
“È ingiusto”
"La vita lo è”
Phoebe distolse lo sguardo da Piton, sentendosi imbarazzata da quell’affermazione.
“Ieri sera sono saltati fuori altri due nomi” disse Piton, interrompendo quel silenzion carico di tensione “Le Banshee e Le Huldre”
“Bè tutti conoscono le Banshee, tipicamente si pensa che siano esseri maligni, ma non sempre è così. In ogni caso credo che Voldemort abbia buone possibilità di poterle aggiungere al suo arsenale. Per quanto riguarda le Huldre, sono creature tipicamenti scandinave, ma dubito che possano essere interessate a un alleanza con Voldemort. Sono bellissime donne, guardiane della foresta, non sono ne buone ne cattive, ma non hanno interesse a questo genere di cose. Farò comunque altre ricerche”
“D’accordo” disse flebilmente Piton.


Silente arrivò alle otto in punto. Lei e Piton condivisero le informazioni raccolte con il preside intercalandosi come una macchina ben oliata.

Benché molte delle loro notizie non erano positive Silente si era complimentato con entrambi per l’ottimo lavoro svolto.
“Un ottimo lavoro, hai sentito, un ottimo lavoro” disse solennemente Phoebe, dopo che il preside era uscito dall’ufficio del professore di pozioni.
“Si ma adesso non montarti la testa” rispose Piton, sorridendo.
“Quanto sei noioso” borbottò Phoebe, dandogli una spintarella.
“Ehi!” esclamò Piton “Devo forse cruciarti?”
“Non faresti nemmeno a tempo a tempo ad estrarre la bacchetta che saresti già riverso sul pavimento completamente KO” rispose Phoebe, facendogli la linguaccia.
“La prossima volta te la taglio quella lingua”
“Lo diceva sempre anche mia madre” rispose Phoebe, ridendo.
“Sì, ma a differenza di lei, io mantengo le mie promesse” rispose Piton, si avvcinò a Phoebe e le punto il dito contro “Perciò attenta a come ti comporti”
Entrambi sorrisero.
“Basta con le minacce, dobbiamo festeggiare. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, no?”
“Se avessimo fatto un buon lavoro, l’Oscuro Signore non potrebbe allearsi con nessuna di queste Crature Magiche” puntualizzò Piton.
“Ripeto: Quanto sei noioso” disse Phoebe, ridendo.
 “No, io sono realista. Sei tu ad essere eccessivamente frivola” l’imbecco il professore.
“Frivola? Te lo do io la frivola” disse Phoebe, mettendosi in posizione da boxer con i pugni alzati.
“Che c’è, vuoi picchiarmi adesso?” disse Piton, inziando a ridere.
“Avanti Severus, fai del tuo peggio, ti stendo in un secondo” disse Phoebe, dando un piccolo pugno sulla spalla a Piton.
“Coraggio” cantilenò la ragazza, indicandosi. Tentò di dare un secondo pugno giocoso al professore, ma lui le afferrò il braccio, la rivoltò e bloccando anche il secondo braccio e tenendola stretta in una morsa. Con le braccia le bloccava le mani e premeva il petto contro la schiena della ragazza.
“Chi è che dovevi mettere fuori gioco in pochi secondo?” sussurò Piton, stringendo la morsa. Rise di nuovo, erano anni che qualcuno non lo faceva divertire.
Phoebe tentò di liberarsi in vano “Ok, hai vinto” anche lei scoppiò a ridere facendo eco al professore. La risata di Phoebe si spense quando percepì l’erezione dell’uomo contro il suo corpo. “Severus, lasciami!” ordinò Pheobe.
Piton mollò la presa, lei si voltò e lo guardò torvamente.
“Severus, ne avevamo parlato. Credevo di essere stata chiara” disse severamente Phoebe.
“Non è così facile” rispose amaramente Piton.
“Severus” disse dolcemente Phoebe, avvicinandosi e prendendogli le mani “Io apprezzo davvero molto che tu ti sia aperto con me e che tu possa magari provare qualcosa per me. Ma io.. io è Sirius che voglio”
“Black?!” esclamò Piton. Una smorfia di dolore apperva sul suo volto, come le Phoebe lo avesse trafitto con una spada. Lei annuì.
“Credevo che odiassi Black”
“Non è così” rispose Phoebe, sospirando.
“Certo! Prima la bestia e poi l’avanzo di galera, perfettamente nel tuo stile” disse Piton, infuriandosi. 
“Non ti permetto di chiamare Remus in quel modo!” disse Phoebe, arrabbiandosi a sua volta.
“Immagino che vi sarete fatti un sacco di risate alle mie spalle. Scommetto che l’idea di essere carina con me è stata tutta di quei due idioti, non è così? Chissà quanto vi siete sbellicati dalle risate a Grimmauld Place! Non è VERO?” sbraitò Piton, liberandosi dalla presa della ragazza. Il suo viso era pieno di odio e disgusto.
“Severus..”
“NON pronunciare il mio nome!”
“Ti prego” implorò Pheobe, avvicinandosi a lui. 
“VATTENE!” gridò Piton e la spinse via malemente. Phoebe inciampò e cadde, sbattendo la testa sul duro pavimento di pietra.
E tutto fu buio.

 “Ti prego svegliati” disse flebilmente la voce di Piton.
Phoebe aprì leggermente gli occhi e venne travolta da un gran mal di testa.
“Phoebe!” esclamò il professore.
“Mmm.. non gridare”
“Mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Mi sono lasciato trascinare dalla rabbia, non volevo farti del male te lo giuro” disse Piton, con voce spezzata.
“Non è colpa tua, sono inciampata” rispose Phoebe, tentando di rialzarsi. Piton le mise una mano sulla spalla. “Rimani ancora un po’ giù. È tutta colpa mia ti ho spinto”
“Sono inciampata!” disse Phoebe, con un tono che non ammetteva repliche.
Cadde il silenzio e passarono alcuni minuti, poi Phoebe tentò di nuovo di rialzarsi. Piton la prese per un bracciò e l’aiuto. Una volta di nuovo in piedi, la ragazza sentì la testa girarle e cadde in avanti. Piton la sostenne, evitando che si schiantasse una seconda volta.
“Ti porto in infermeria” mormorò Piton, sinceramente preoccupato. 
“Sto bene”
“Non stai bene, potresti avere una frattura cranica o…”
“Severus, ho detto che sto bene! Sono le dieci e mezzo, ho sonno e voglio andare a dormire” disse secca Pheobe, si liberò dalla presa dell’uomo, ma appena mosse un passo la stanza riprese a volteggiare e Piton dovette sostenerla di nuovo. 
“Poche storie, ti porto da Madama Chips” disse Piton.
“Ma io non dovrei nemmeno essere qui” rispose Pheobe.
“Non m’importa”
“Severus, per favore, dacci un… Che fai?” aggiuse, poiché l’uomo le aveva messo una mano sotto le ginocchia. Con un gesto fulmineo Piton la prese un braccio.
“Non c’è nessuno in giro a quest’ora. Andiamo in infermeria!”
“Ah.. che strazio” disse Phoebe, rassegnata.
Eseguì l’incantesimo e uscirono dall’ufficio percorrendo i sotterranei e i corridoi di Hogwarts fino a raggiungere l’infermeria.
“Poppy puoi dare un’occhiata alla ragazza, è caduta e ha battuto la testa”  disse Piton, mettendo Phoebe su uno dei lettini dell’infermeria.
“Sto bene” disse Pheobe, per l’ennesima volta.
“Signorina Sullivan, da quanto tempo. Come mai da queste parti?”
“Allora come sta?” intervenne Piton, per aiutare Pheobe a eludere la domanda.
“Sto bene” ripeté di nuovo Phoebe.
“Questo lascialo giudicare a me” disse l’infermiera iniziando ad esaminarla “Hai battuto la testa?”
“Sì”
“È stata incosciente per quasi un minuto” aggiunse Piton, Madama Chips lo guardò e annuì preoccupata.
“Hai mal di testa?”
“Un po’ “
“Giramenti?”
“Prima, un po’ “
“Prima non riusciva a stare in piedi” puntualizzò Piton e la ragazza lo guardò male.
“Non sembra esserci frattura cranica o emoragie interne, ma in ogni caso consiglierei una notte in osservazione” disse Madama Chips.
“Non se ne parla nemmeno. Sto bene” rispose Phoebe incrociando le braccia.
“D’accordo, ma nessuno sforzo per stasera” disse Madama Chips.
“Promesso”
Tornò nell’ufficio di Piton per prendere le sue cose, con il professore che non la perdeva di vesta per un secondo.
“Vuoi smetterla di fissarmi? Sto bene”
“Non ti sto fissando” rispose Piton “Sto controllando che tu non stramazzi al suolo per colpa mia”
“Dacci un taglio, te l’ho già detto. Non è stata colpa tua. Ti scrivo quando ho trovato qualcuna sulle Banshee e le Huldre” rispose Phoebe e scomparì in direzione Londra.


Riapparve in salotto, per un attimo perse l’equilibrio, ma fortunatamente cadde sul divano.
“Tutto bene?” domandò Sirius, che la guardava divertito.
“Sì”

“Sei stata via un sacco, Piton ti ha dato ancora problemi?”
“No. È che l’incontro con Silente è durato più del previsto” mentì Phoebe. “Remus?”
“È andato a dormire dieci minuti fa” rispose Sirius.
“Credo che andrò subito anche io. Ho mal di testa” 
“Conosco un ottimo rimedio per il mal di testa” disse il Malandrino, si avvicinò e baciò la ragazza.
“Mmm.. mi piacerebbe. Ma mi hanno detto che non devo fare sforzi questa sera, e credo che implica anche fare sesso con te” rispose Phoebe, spostandosi i capelli dal viso.
“Come ti hanno detto? Chi? Perché?” chiese Sirius, preoccupato.
“E va bene. Sono inciampata, sono caduta e ho sbattuto la testa. Piton mi ha portata in infermeria, dove Madama Chips mi ha detto che non ho niente di rotto, ma che non devo fare sforzi per stasera. Ma sto bene, capito? Solo un leggero mal di testa” spiegò Phoebe.

Sirius la guardò preoccupato “Ok, ma in ogni caso vorrei stare con te sta notte. Semmai avessi bisogno” disse accarezzandole il viso.
“D’accordo, se prometti di non saltarmi addosso”

“Non lo faro” rispose Sirius, sorridendo.

La mattina dopo si svegliò e il mal di testa era fortunatamente sparito. Si strofinò gli occhi e vide che erano le sette di mattina. Si appoggiò al petto di Sirius, che dormiva accanto a lei, e chiuse gli occhi. Lui si mosse e lei alzò la testa.

“Scusa non volevo svegliarti” disse Phoebe.

“Non fa niente, mi piace essere svegliato da te. Come stai?” domandò Sirius.
“Bene! Il mal di testa è sparito” lo rassicurò Phoebe.

“Ottimo” disse Sirius e in un attimo era sopra di lei “Questo vuol dire che ora puoi far sforzi?”
“Assolutamente sì” rispose Phoebe, cinse le mani attorno al collo di Sirius e lo baciò, mentre lui le toglieva i pantaloni del pagiama.

“Generale, questa volta abbiamo dato il meglio di noi” disse Sirius, molti minuti dopo.
“Affermativo comandate” rispose Phoebe, ridendo.
Sirius le accarezzò la schiena, dolcemente. 

“Mi fai solletico” disse Pheobe, scrollandosi le spalle.
Sirius sorrise “È bello stare con te”

“Anche a me piace, stare con te” rispose Phoebe, sbagliando appena.
“Buona notte” disse Sirius e Phoebe gli diede un colpo allo stomaco. 
“Ahio..” mugugnò il malandrino. Si avvicinò alla ragazza e la baciò di nuovo, mentre con la mano le accarezzava la guancia.

“Credo che nessuna mi sia mai piaciuta, quanto mi piaci tu”  disse Sirius, continuando ad accarezzarle il viso.

Pheobe sorrise “Non ti facevo tipo da complimenti”

“È la verita, potrei anche…” 

“Non dirlo” lo interruppe Phoebe, tornando immediatamente serie. Si mise a sedere e si passò le mani tra i capelli.
“Phoebe?” sussurrò Sirius, mettendosi anche lui a sedere. Accarrezzò la schiena nuda della ragazza.

“Non dire che potresti anche innamorarti di me” disse Phoebe, senza voltarsi.
“Perché no?”

“Non sono queste le regole, Sirius. Lo sai. Tra poche settimane me ne andrò. Non c’è niente e nessuno che possa cambiare questo fatto. Non rendiamoci la vita ancora più complicata mettendo di mezzo l’amore. È bello quello che abbiamo, non roviniamo tutto” spiegò Pheobe, voltandosi finalmente verso di lui.
“Hai ragione, sono uno stupido” disse Sirius, abbassando lo sguardo.
“No, non lo sei. Perché anche potrei… innamorarmi di te. Ma non roviniamo tutto” rispose Phoebe, accarezzandogli il viso.

“Non ci innamoreremo” disse Sirius, fermamente.
“No”
“Ci divertiremo”
“Sì”
“Tanto”

“Tantissimo”
“E allora via Generale!” disse Sirius, afferrò Phoebe per le braccia ridendo e la trascinò sopra di lui. Lei sorrise e lo baciò.

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Notizie buone e non... ***


13. Notizie buone e non…

Nei giorni seguenti Phoebe si buttò a capofitto sui libri tentando di trovare più informazioni possibili sulle Banshee, i temibili spiriti femminili irlandesi, e le Huldre, le scandinave guardiane della foresta.
Phoebe si passò le mani nei capelli color oro e cioccolato, sospirando. Si stiracchiò e voltò una pagina del libro appoggiato sul tavolino del salotto. Scorse il pagina con la punta della piuma arrivando ad un paragrafo promettente. Lesse attentamente.

La banshee più famosa si chiamava Aibhill e proteggeva gli O'Brien. Stando alla leggenda, nel 1014 il re Brian Boru si gettò nella battaglia di Clontarf pur sapendo di andare incontro a morte certa, dal momento che la notte precedente Aibhill gli era apparsa mentre lavava i panni dei soldati finché l'acqua non si tingeva completamente del colore vermiglio del sangue.

Phoebe si morse il labbro. Solo stupide sciocchezze e credenze popolari oppure le banshee sono davvero segni di morte come i grami? Magari possono predire la morte. Pensò la ragazza. Aggiustò i capelli dietro l’orecchio, alzò le spalle e iniziò a ricopiare il paragrafo nei suoi appunti.
Finì di scrivere e guardò i suoi appunti soddisfatta, ritornò a guardare il libro tentando di trovare altri spunti interessanti.
“Sono due giorni che stai dietro a quei libri” disse la voce di Sirius alle sue spalle. Phoebe si voltò e vide il bel Malandrino fermò sulla porta, appoggiato allo stipite.
“Da quanto sei lì?” chiese Phoebe.
“Abbastanza in effetti” rispose Sirius, avvicinandosi. “Abbastanza per vedere che hai bisogno di una pausa o finirai con stremare da qualche parte” le chiuse il libro e si sedette sul divano accanto a lei.
“Sto tentando di fare un buon lavoro” spiegò Phoebe, posando la piuma sul libro e incrociando le gambe.
“Per fare un buon lavoro ogni tanto serve una pausa” disse Sirius, iniziando a baciarle il collo. Phoebe chiuse gli occhi beandosi di quelle sensazioni. Il suo corpo venne percorso dai brividi.
“Mi piace fare pausa così” disse accarezzando i capelli corvini di Sirius. Lui la guardò negli occhi e poi la baciò. Mise una mano sul fianco di Phoebe e poi la tirò a se, mentre la ragazza rispondeva a quel bacio appassionato. Si assaporavano l’un l’altro, provando sensazioni forti e indescrivibili.
Sirius si allontanò per riprendere fiato, ma la ragazza lo tirò di nuovo a se. Sciolse le gambe e ne passò una oltre Sirius, mettendosi a cavalcioni su di lui.
“Evviva la pausa” disse Sirius, mentre le sue mani accarezzavano dolcemente la schiena di Phoebe.
“Sì” sussurrò Phoebe e questa volta fu il suo turno a baciare e leccare il collo di Sirius “Mi piace la pausa”
“Per favore! Cercatevi un hotel!”
Phoebe e Sirius si voltarono contemporaneamente e scorsero Tonks sulla porta del salotto.
“Posso entrare oppure meglio andare in cucina prima di vedere qualcosa che potrebbe causarmi conati di vomito?” domandò Tonks, facendo palesi gesti per imitare i conati.
“Puoi entrare” rispose Phoebe, sorridendo. Scese da sopra Sirius e si mise accanto a lui.
“Bene!” esclamò Tonks, avanzando verso di lui “Volevo giusto parlare con te”
“Oh.. chiacchiere tra donne” disse Sirius, alzandosi “Meglio filarsela allora”
“Sì, non sono affari tuoi, cugino” rispose Tonks, prendendo il posto di Sirius.
“Aiuto” borbottò Sirius, uscendo. Phoebe sorrise e si girò verso l’amica.
“Allora, che hai combinato?”
“Perché devo aver combinato qualcosa? Non dirlo come se avessi fatto qualcosa di male” rispose Tonks, incrociando le braccia.
“No, certo che nooo.. quella sono io non è vero?” disse Phoebe. Tonks scoppiò a ridere e annuì. Phoebe la spinse leggermente e le fece la linguaccia.
“Ieri sera sono uscita con Remus” annunciò la ragazza dai capelli rosa.
“Lo so” rispose Phoebe, sorridendo “E poi” aggiunse incoraggiandola.
“Abbiamo fatto l’amore!” strillò Tonks emozionata, abbracciando la migliore amica “È stato davvero bellissimo, Remus è stato fantastico, non mi sono mai sentita così bene con un uomo, davvero.. è stato.. è stato magico!!”
I suoi occhi luccicavano e il suo sorriso si faceva sempre più ampio.
“Sono molto felice per te.. per voi! È fantastico! Una notizia bellissima!” rispose Phoebe, abbracciandola di nuovo.
“Lo amo così tanto”
“Remus è un uomo meraviglioso. Sono sicura che ti rende molto felice” disse Phoebe, sciogliendosi dall’abbraccio.
“Mi rende già molto felice. Lo so che siamo in guerra, con Tu-Sai-Chi che sta riprendendo potere e tutto il resto, ma non posso fare a meno di sentirmi felice perché ho lui nella mia vita”
“Sono felice per te, davvero. E hai tutto il diritto di esserlo. È questo che ci aiuta a combattere, e per questo che dobbiamo continuare a lottare” disse Phoebe, fece evanescere libri e appunti e appoggiò i piedi sul tavolino. Tonks la imitò “Hai pienamente ragione. E tu invece? È un po’ che non ci vediamo per via del carico di lavoro che mi hanno buttato addosso all’ufficio Auror.. Remus mi ha raccontato di Piton”
“Lui e Sirius sono due pettegoli” rispose Pheobe, incrociando le braccia. Poi sorrise “Che vuoi sapere?”
“È tutto a posto? Insomma, sicura? Amici e basta?`”
“Sì” rispose Phoebe, imbarazzata.
“E?”
“E cosa?”
“Dai Phoe, ti conosco da sempre. Che mi nascondì?”
Phoebe sospirò, era chiaro che Tonks la conosceva troppo bene per poterle nascondere qualcosa. Le racconto tutto quello che era successo con Piton, per filo e per segno. E dalla confusione che aveva provato per quel bacio così piacevole, di come aveva chiarito le cose, fino ad arrivare a pochi giorni prima a quando lui si era eccitato e arrabbiato spingendola e facendola cadere.
“Sei sicura di voler continuare a lavorare con lui?”
“Severus sa come stanno le cose”
“Severus? Sei sicura di sentirti bene? Ora lo chiami pure per nome?” disse Tonks, scioccata.
Phoebe sorrise “Sì ti sembrerà strano ma sotto di lui c’è molto di più di quello che appare. Io voglio davvero essere amica con lui. E non credo che si arrabbierà più così, dovevi vedere come era preoccupato”
“Sarà…” rispose Tonks, alzando le spalle.
“Fidati di me”
“Ok, ma tu cumunque sei sicura.. Insomma.. è Sirius..”
“Si è Sirius che voglio” concluse Phoebe, sorridendo.
“Perfetto!” esclamò l’Auror “Mi sembra che vada bene tra voi”
“Sì va molto bene” ammise Phoebe “Ha detto che potrebbe anche innamorarsi di me”
Tonks si mise dritta sul divano guardandola intensamente “E tu?”
“Anche io potrei, un giorno forse. Ma in ogni caso stiamo bene così, è stupido innamorarsi per poi farsi del male una volta che sarò partita” disse Phoebe, tentando di suonare più ragionevole possibile.
“Al cuore non si comanda lo sai” disse Tonks, guardandola sottecchi.
“È questo che mi spaventa” ammise Phoebe, sospirando.
Tonks le posò una mano sul ginocchi e le sorrise.
“Dai, basta fare le sentimentali!” esclamò Phoebe, alzandosi “Cena? Che ne dici?”
“Ma si dai, ho giusto fame” rispose Tonks, alzandosi a sua volta. Le due amiche sorrisero e uscirono dal salotto dirette in cucina.

Nei due giorni seguenti continuò a leggere i libri di Creature Magiche e ampliare le sue ricerche.
Finalmente un pomeriggio arrivò a chiudere l’ultimo libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca e riordinò i suoi appunti. Era ansiosa di comunicare a Severus tutto quello che aveva trovato, ma i due non avevano deciso un appuntamento. Guardò l’orologio attaccato al muro di camera sua. I camini della scuola erano controllati e non si fidava a mandare un gufo o un patronus. Cosî decise di andare a Hogwarts e aspettare l’insegnante di pozioni nel suo ufficio. Controllò di nuovo l’orologio. Tra quindici minuti finiscono le lezioni, perfetto pensò la ragazza radunando i suoi appunti. Prese una felpa dall’armadio, se la mise e uscî. Scene in cucina dove trovò Sirius e Remus che chiacchieravano allegramente davanti ad una bottiglia di Burrobirra.
“Ehi! Vado a Hogwarts, devo parlare con Piton” annunciò Phoebe, appoggiandosi al tavolo.
“Devi proprio?” chiese Sirius, con lo sguardo triste.
“Sì, ma non starò via molto, promesso!” rispose Phoebe, accarezzandogli il viso.
“Quindi contiamo anche te per la cena?”chiese Remus “Sta mattina Molly ha portato una teglia di lasagne”
“Evviva, finalmente qualcosa di buono!”
“Farò finta di non aver sentito” grugnì Remus.
“E io.. Farò in modo di esserci” rispose Phoebe, con un largo sorriso. Afferrò la bottiglia di Burrobirra di Sirius e scolò gli ultimi sorsi.
“Ehi!” esclamò il Malandrino.
“Sorry, ho bisogno di una Passaporta” rispose Phoebe, si tese verso di lui e lo baciò sulla guancia. Salutando i due amici con la mano, trasformò la bottiglia in una Passaporta e un attimo dopo si ritrovo nei sotterranei di Hogwarts. Posò i libri e gli appunti sulla scrivania di Piton e si stiracchiò, sbadigliando sonoramente.
Si sedette sulla sedia del professore e allungò le gambe, mettendosi comoda. Sbadigliò una seconda volta e si sfregò un occhio,  tutta quella lettura le aveva mandato in coma il cervello.
Mentre aspettava Piton le sue palpebre diventarono sempre più pesanti, alla fine chiuse gli occhi e cadde tra le braccia di Morfeo.

“Ehi!”
No non ho voglia
“Svegliati dannazione!”
Ancora cinque minuti per favore
“Allora?! Merlino mi prendi in giro?”
“Dai Sirius, ancora un momento” biascicò Phoebe.
“Chiamami ancora una volta così e giuro che ti crucio!”
Pheobe sobbalzò e si rese conto di non essere a Grimmauld Place, nella camera di Sirius, ma ad Hogwarts nell’ufficio di Piton.
“Scusa, devo essermi addormentata mentre ti aspettavo. Che ore sono?” mormorò Phoebe, mettendosi diritta sulla sedia.
“Le sei e trenta. Che diavolo ci fai qui?” domandò Piton, acido.
“Relax. Ho finito le ricerche e volevo fartele vedere. Ma come mai mi hai svegliata solo adesso? Sono arrivata ore fa!” disse Pheobe, si alzò e si stiracchiò, mentre Piton riprendeva possesso del suo posto.
“Dopo aver finito la lezione con quegl’idioti del primo anno sono dovuto andare nell’ufficio di Silente. Stavamo giusto parlando di te” rispose Piton, spostando gli appunti di Phoebe.
“Bene o male?”
“Come?”
“Parlavate di me bene o male?”
“Nessuna della due. L’amico irlandese di Silente gli ha scritto, chiedendogli quanto ancora avrebbe dovuto aspettare per lavorare con te. E lui ha chiesto a me quanto ancora avevo bisogno di te” disse Piton, aprì un cassetto della scrivania e estrasse una foglio di pergamena con il necessario per scrivere.
“E quanto ancora?” domandò Phoebe, preoccupata.
“Un paio di settimane, forse meno. Per il momento non sembrano esserci altre creature in gioco. E qui tu sembri aver finito” rispose il professore, iniziando lentamente a scrivere.
“Ah… ecco..”
“Credevo fossi entusiasta di andare in Irlanda!? Credevo fosse una buona notizia” disse Piton, guardandola di traverso.
“Sì… no.. cioè si.. ma sai…”
“Black, immagino” disse Piton, con disgusto.
“Non solo. Anche Tonks, era tanto tempo che non stavamo un po’ assieme, mi dispiacerà anche non poter più parlare con Remus... e poi… un po’.. anche per te” disse Phoebe, incerta. Piton alzò lo sguardo verso di lei. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiuse e abbassò lo sguardo. La sua pelle sembrava diventare più rosea.
“In ogni caso oggi non ho tempo di guardare alle tue cose. Tra dieci minuti arriva Potter per la sua lezione di Occlumanzia” disse Piton, finendo di scrivere sulla pergamena. La piegò e la ripose nel cassetto.
“Poveraccio” disse Phoebe, sorridendo appena.
“Puoi dirlo forte”
Phoebe scoppiò a ridere “Io veramente parlavo di Harry!”
Piton la guardò male, si alzò e andò verso la sua libreria personale.
“Oh andiamo, Sev! Le prime lezioni di Occlumanzia sono uno strazio e tu detesti quel ragazzo, non lo negare” disse lei, mentre l’insegnante faceva passare i libri con un dito “E poi sinceramente, non sei mai stato questo grande insegnante. Troppo poco, comprensivo. Quindi si, poveraccio Harry, chissà cosa gli fai sopportare” Piton trovò il libro che cercava e tornò alla scrivania senza degnare di uno sguardo la ragazza.
“Hai qualcos’altro di così intelligente da dire o te ne vai?” disse Piton, aprendo il libro.
“Quanto sei antipatico!”
Piton sorrise “Lo so”
“Torno domani, allora?” chiese Phoebe, prendendo i suoi appunti dalla scrivania.
“Alle otto. Puntuale” rispose Piton, digrignando i denti.
“Va bene. Ci pensi tu a riportare quei libri in biblioteca?” disse, indicando i libri sulle creature che aveva portato con sé da Grimmauld Place. Piton annuì e rivolse di nuovo lo sguardo verso il suo libro.
“Ciao allora”
“Ah-ah”
“Certo”
“Te ne vai o no?”
“Antipatico”
“Lo so”



 

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Capitolo 14
*** Tortura ***


 

14. Tortura
Alle otto in punto del giorno seguente, Phobe apparve nell'ufficio di Piton. Si guardò in giro, ma non riuscì a scorgere la nera sagoma del professore di Pozioni.
Il suo sguardo cadde sulla scrivania dove c'era un foglio di pergamena con scritto due righe. Si avvicinò e lesse il messaggio.
Ragazzina, 
Ho ricevuto una chiamata urgente, ma dovrei tornare per le otto.
Se così non fosse aspettami massimo quindici e poi vattene e titorna domani alla stessa ora.
Phoebe fece una smorfia. Voltò il foglio, ma sul retro della pergamena non c'era scritto altro.Sbuffò e si sedette sulla poltrona di Piton, aspettando che passassero i quindici minuti.
Venti minuti dopo si alzò dalla sedia, decisa a tornare a Londra. Fece il giro della scrivania e stava afferando Passaporta, quando la porta si aprì ed entrò Piton.
"Ehi stavo giusto per..." Phoebe s'interuppe vedendo la smorfia di dolore che impregnava l'espressioni dell'uomo. "stai bene?"
"Certo" bofonchiò Piton, fece un passo in avanti ma barcollò e cadde sulle ginocchia.
"Severus!" esclamò Phoebe, avvicinandosi a lui.
"Vattene, sto bene" rispose Piton, allontanandola.
"Noi stai bene, sei stato torturato per la miseria!" rispose Phoebe, lo afferrò per un braccio e lo aiutò ad alzarsi.
"Non ho bisogno del tuo aiuto" borbottò Piton.
"Si invece" rimbeccò Phoebe "Gli amici si aiutano soprattutto nei momenti di difficoltà, che amica sarei se adesso non ti aiutassi. So che non vuoi farti vedere fragile o debole, da nessuno. Ma a me non importa, testone che non sei altro"
Lo accompagnò in camera da letto e lo fece stendere. Lo aiutò a togliersi il mantello e gli sistemò il cuscino, prese una coperta e gliela mise sopra.
"Non sono un bambino da accudire" disse Piton, tentando di alzarsi. Fu evidente che il gesto di provocò una fitta di dolore. Phoebe lo spise indietro "Sta fermo e zitto! O te la faccio pagare"
Andò nella dispensa di Piton. L'ultima volta era sicura di aver visto la mistica pozione rosa pallido che curava gli effetti secondari della maledizione Cruciatus. La scorse sullo scaffale più alto e con l'aiuto della bacchetta chiamò a se la boccietta piena di liquido rosa pallido.
Tornò nella camera da letto di Piton e si sedette accanto a lui. Stappò la boccietta di pozione e gliela diedi.
"Bevila tutta"
"Credi che non conosca le proprietà di questa pozione?" sbottò Piton.
"Fare lo scontroso non serve a nulla. Magari con un po' di pozione soporifera chiuderesti quel becco più in fretta" rispose Phoebe, incrociando le braccia.
"Spiritosa" rispose Piton, facendo una smorfia. In un sorso bevve la pozione.
Phoebe gli prese la bottiglietta dalle mani e la posò sulla mensola del camino. Estrasse di nuovo la bacchetta e accese il fuoco. Dopo di che tornò da Piton e si sedette accanto a lui.
"Puoi andartene, non mi serva la baglia"
"Me ne andrò quando ti sarai addormentato" rispose Phoebe, incrociando le braccia.
"E chi ti dice che mi addormenterò?"
"Non prendermi per stupida, Severus" sbottò Phoebe "La pozione che hai appena preso ha anche degli effetti calmanti e induce il sonno".
"Avresti davvero dovuto fare la pozionista" mormorò Piton, chiudendo gli occhi. Phoebe sorrise appena.
"È stato Lui? A farti questo?"
"Sì, ho commesso l'errore di parlare a sproposito" rispose Piton, tenendo gli occhi chiusi "Hai un cattivo effetto su di me, ragazzina"
"NOn è colpa mia se non sai tenere a freno la lingua" disse Phoebe e sorrise di nuovo.
"E da chi credi che l'abbia imparato.. chi va con lo zoppo..." disse Piton e sorrise.
"Impara a zoppicare" concluse Phoebe.
"Già"
Rimasero per qualche minuto in silenzio, Phoebe guardava Piton sdraiato sul letto con gli occhi chiusi e si domandava se si era già addormentato. Stava per alzarsi, quando la mano di Piton si mosse e afferrò la sua.
"Non andartene. Non ancora" mormorò l'uomo.
"D'accordo"
"Grazie... di tutto"
Phoebe rimase seduta sul letto, stringendo la mano dell'insegnante, finché il respiro dell'uomo non si fece più pesante. Sicura che ora dormiva davvero si liberò dalla presa e si alzò in piedi. Gli sfiorò una guancia e tornò a Londra.
Atterrò nel Salatto di Casa Black, dove Sirius la stava aspettando.
"Finalmente!" esclamò il malandrino. Phoebe sorrise, si sedette accanto a lui e lo baciò.
"Dove sono tutti?"
"Remus e Tonks sono di turno e Kingsley è tornato a casa" spiegò Sirius. Si avvicinò e la baciò. "Sembri esausta"
"Sono piuttosto stanca. Piton è tornato da una riunione di Mangiamorte piuttosto malconcio. Non riusciva a stare in piedi" spiegò la ragazza.
"Sarei ipocrita se dicessi che mi dispiace per lui" commentò Sirius. Phoebe gli diede un pugno sul petto e sorrise. "Non cambi mai"
"E perchè dovrei?" chiese Sirius, sorridendo maliziosamente. Prese Phoebe sui fianchi e la fece distendere sul divano, mettendosi sopra di lei "Credevo che ti piacesse come sono"
"Oh si.. moltissimo" rispose Phoebe, per poi baciarlo appassionatamente.
"Sei bellissima" disse Sirius, accarezzandola la guancia. Phoebe rise e incrociò le gambe attorno al corpo del malandrino.
"Io ti amo, Phoe" mormorò Sirius.
Phoebe si mise a sedere di scatto. Non era sicura di aver sentito correttamente quello che aveva appena detto Sirius.
"Sirius..."
"Sono innamorato di te. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra"
Phoebe abbassô lo sguardo "Non puoi.. non devi..."
"QUesta è una cosa che va oltre il volere" disse Sirius, mettendole le mani sulla guancia e alzandole il viso. I loro occhi si incrociarono.
"Anche io ti amo, Sirius"
Sirius sorrise estasiato e la baciò. Non era mai stato così felice in vita sua.
"Non rallegrarti, Sirius" disse Phoebe, con una voce tetra e triste "Tra pochi giorni partirò e questo amore sarà una tortura... Per entrambi"
"Non deve essere per forza così" disse Sirius, con foga.
"Lo sarà, ci ho già provato, Sirius. Queste cose non funzionano. È per questo che all'inizio avevo messo in chiaro che si trattava solo di sesso" disse Phoebe, scuotendo la testa.
"E invece è diventato amore. E dio solo sa quanto bisogno di amore ha il mondo adesso che Voldemort è tornato" rispose Sirius.
Phoebe lo abbracciò.
"Ti amo"
"Ti amo anche io" 

14. Tortura

Alle otto in punto del giorno seguente, Phobe apparve nell'ufficio di Piton. Si guardo in giro, ma non riusci a scorgere la nera sagoma del professore di Pozioni.Il suo sguardo cadde sulla scrivania dove c'era un foglio di pergamena con scritto due righe. Si avvicinò e lesse il messaggio.

Ragazzina, 
Ho ricevuto una chiamata urgente, ma dovrei tornare per le otto.
Se così non fosse aspettami massimo quindici e poi vattene e titorna domani alla stessa ora.

Phoebe fece una smorfia. Voltò il foglio, ma sul retro della pergamena non c'era scritto altro. Sbuffò e si sedette sulla poltrona di Piton, aspettando che passassero i quindici minuti.
Venti minuti dopo si alzò dalla sedia, decisa a tornare a Londra. Fece il giro della scrivania, stava afferrando la Passaporta, quando la porta si aprì ed entrò Piton.
"Ehi stavo giusto per..." Phoebe s'interruppe vedendo la smorfia di dolore che impregnava l'espressione dell'uomo. "Stai bene?"
"Certo" bofonchiò Piton, fece un passo in avanti ma barcollò e cadde sulle ginocchia.
"Severus!" esclamò Phoebe, avvicinandosi a lui.
"Vattene, sto bene" rispose Piton, allontanandola.
"Non stai bene, sei stato torturato per la miseria!" rispose Phoebe, lo afferrò per un braccio e lo aiutò ad alzarsi.
"Non ho bisogno del tuo aiuto" borbottò Piton.
"Si invece" rimbeccò Phoebe "Gli amici si aiutano soprattutto nei momenti di difficoltà, che amica sarei se adesso me ne andassi? So che non vuoi farti vedere fragile o debole, da nessuno. Ma a me non importa, testone che non sei altro".
Lo accompagnò in camera da letto e lo fece stendere. Lo aiutò a togliersi il mantello e gli sistemò il cuscino, prese una coperta e gliela mise sopra.
"Non sono un bambino da accudire" disse Piton, tentando di alzarsi. Fu evidente che il gesto gli provocò una fitta di dolore. Phoebe lo spinse indietro "Sta fermo e zitto! O te ne faccio pentire".
Andò nella dispensa di Piton. L'ultima volta era sicura di aver visto la mistica pozione rosa pallido che curava gli effetti secondari della Maledizione Cruciatus. La scorse sullo scaffale più alto e con l'aiuto della bacchetta chiamò a se la boccetta piena di liquido rosa pallido. Tornò nella camera da letto di Piton e si sedette accanto a lui. Stappò la boccetta di pozione e gliela diede.
"Bevila tutta"
"Credi che non conosca le proprietà di questa pozione?" sbottò Piton.
"Fare lo scontroso non serve a nulla. Magari con un po' di pozione soporifera chiuderesti quel becco più in fretta" rispose Phoebe, incrociando le braccia.
"Spiritosa" rispose Piton, facendo una smorfia. In un sorso bevve la pozione.
Phoebe gli prese la bottiglietta dalle mani e la posò sulla mensola del camino. Estrasse di nuovo la bacchetta e accese il fuoco. Dopo di che tornò da Piton e si sedette accanto a lui.
"Puoi andartene, non mi serva la balia"
"Me ne andrò quando ti sarai addormentato" rispose Phoebe, incrociando le braccia.
"E chi ti dice che mi addormenterò?"
"Non prendermi per stupida, Severus" sbottò Phoebe "La pozione che hai appena preso ha anche degli effetti calmanti e induce il sonno".
"Avresti davvero dovuto fare la pozionista" mormorò Piton, chiudendo gli occhi. Phoebe sorrise appena.
"È stato Lui? A farti questo?"
"Sì, ho commesso l'errore di parlare a sproposito" rispose Piton, tenendo gli occhi chiusi "Hai un cattivo effetto su di me,
ragazzina"
"Non è colpa mia se non sai tenere a freno la lingua" disse Phoebe e sorrise di nuovo.
"E da chi credi che l'abbia imparato.. chi va con lo zoppo..." disse Piton e sorrise.
"Impara a zoppicare" concluse Phoebe.
"Già".
Rimasero per qualche minuto in silenzio, Phoebe guardava Piton sdraiato sul letto con gli occhi chiusi e si domandava se si era già addormentato. Stava per alzarsi, quando la mano di Piton si mosse e afferrò la sua.
"Non andartene. Non ancora" mormorò l'uomo.
"D'accordo. Resto qui"
"Grazie... di tutto"
Phoebe rimase seduta sul letto, stringendo la mano dell'insegnante, finché il respiro dell'uomo non si fece più pesante. Sicura che dormisse davvero si liberò dalla presa e si alzò in piedi. Gli sfiorò una guancia e tornò a Londra.

Atterrò nel salotto di Casa Black, dove Sirius la stava aspettando."Finalmente!" esclamò il malandrino. Phoebe sorrise, si sedette accanto a lui e lo baciò."Dove sono tutti?"
"Remus e Tonks sono di turno e Kingsley è tornato a casa" spiegò Sirius. Si avvicinò e la baciò.
"Sembri esausta"
"Sono piuttosto stanca. Piton è tornato da una riunione di Mangiamorte decisamente malconcio. Non riusciva a stare in piedi" spiegò la ragazza.
"Sarei ipocrita se dicessi che mi dispiace per lui" commentò Sirius. Phoebe gli diede un pugno sul petto e sorrise. "Non cambi mai"
"E perchè dovrei?" chiese Sirius, sorridendo maliziosamente. Prese Phoebe per i fianchi e la fece distendere sul divano, mettendosi sopra di lei "Credevo che ti piacesse come sono"
"Oh si.. moltissimo" rispose Phoebe, per poi baciarlo appassionatamente.
"Sei bellissima" disse Sirius, accarezzandola la guancia. Phoebe rise e incrociò le gambe attorno al corpo del malandrino."Io ti amo, Phoe" mormorò Sirius.
Phoebe si mise a sedere di scatto. Non era sicura di aver sentito correttamente quello che aveva appena detto Sirius.
"Sirius..."
"Sono innamorato di te. Ti amo come non ho mai amato nessun'altra"
Phoebe abbassò 
lo sguardo "Non puoi.. non devi..."
"Questa è una cosa che va oltre la mia volontà" disse Sirius, mettendole le mani sulla guance e alzandole il viso. I loro occhi si incrociarono."Anche io ti amo, Sirius".
Sirius sorrise estasiato e la baciò.  Non era mai stato così felice in vita sua.
"Non rallegrarti, Sirius" disse Phoebe, con una voce tetra e triste "Tra pochi giorni partirò e questo amore sarà una tortura... Per entrambi"
"Non deve essere per forza così" disse Sirius, con foga.
"Lo sarà, ci ho già provato, Sirius. Queste cose non funzionano. È per questo che all'inizio avevo messo in chiaro che si trattava solo di sesso" disse Phoebe, scuotendo la testa.
"E invece è diventato amore. E dio solo sa quanto bisogno di amore ha il mondo adesso che Voldemort è tornato" rispose Sirius. "Vedrai, funzionerà. La faremo funzionare noi".
Phoebe lo abbracciò.
"Ti amo"
"Ti amo anche io" 

 

 

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Capitolo 15
*** The time's over ***


15. The time’s over


“Grazie” disse Silente, guardando Phoebe attraverso gli occhiali a mezzaluna. “Grazie per il tuo impegno nel solvere il compito che ti ho assegnato. So che a volte non è stato facile collaborare con Severus, ma sono estremamente fiero del lavoro che avete svolto”
Phoebe annuì, stringendo le labbra.
“Sento che qualcosa di turba, mia cara” disse pacatamente Silente.
“Non è niente. Non si preoccupi” rispose Phoebe, allontanandosi distrattamente i capelli dal viso. Silente si alzò, fece il giro della sua scrivania e si sedette di fianco alla ragazza.
“Phoebe. Consideravo tuo nonno uno dei miei più cari amici e lo stesso valeva per lui. Non posso sopportare che un mio gesto renda infelice la nipote di Wilbur” disse Silente.
“Lavorare con Bartus Montgomery è sempre stato il sogno della mia vita” disse Phoebe.
“Ne sono consapevole” rispose dolcemente Silente.
“Lei ha fatto in modo che potessi andare a lavorare con lui in Irlanda. L’idea di lavorare con un genio come Montgomery e allo stesso tempo poter aiutare l’Ordine della Fenice a distruggere Voldemort era entusiasmante. Ora finalmente posso partire per l’Irlanda e realizzare il mio sogno, ma negli ultimi mesi, rimanendo qui, ho stretto nuovi legami con diverse persone e l’idea di abbandonarli mi fa male al cuore” si confidò Phoebe.
“Capisco”
“Non mi fraintenda. Partirò in ogni caso, perché quello che sto per fare è la cosa più importante che io abbia mai fatto nella mia vita. E reputo la lotta contro Lord Voldemort vitale e necessaria” aggiunse Phoebe.
“Ma questo non può impedirti di soffrire per le persone a cui vuoi bene e che dovrai lasciare” concluse Silente.
Phoebe annuì “Questi legami sono saldi e forti. Sono sicura che sopravivranno anche alla lontananza”.
Gli occhi di Silente brillarono “L’ottimismo è un alleato molto forte. Non smettere mai di crederci, come non smettere mai di credere nell’amore”
“Non smetterò” promise Phoebe.
“Bene!” esclamò Silente, alzandosi. La ragazza lo imitò. “Tutto è pronto per la tua partenza di domani, signorina Sullivan. Aspetto un tuo rapporto sulla situazione entro due settimane”.
“Grazie dell’occasione e della fiducia” rispose Phoebe, stringendogli la mano.
“Grazie a te”
Un ultimo sorriso e Phoebe voltô le spalle al vecchio preside.
“Phoebe” chiamò Silente. Phoebe era sulla porta e si voltò “Goditi la tua ultima notte in Inghilterra, mi raccomando”
“Lo farò, signore” rispose la ragazza, uscì dall’ufficio e scese le scale.

Il castello di Hogwarts era silenzioso, gli studenti si erano ormai ritirati nelle rispettive Sale Comuni. Phoebe scese nei sotterranei, si fermò davanti all’ufficio del professore di Pozioni e bussò leggermente.

Severus era in piedi e guardava il fuoco scoppiettare allegramente nel camino.
“Il tempo è scaduto, dunque” disse l’uomo senza voltarsi.
“Temo di sì” rispose Phoebe, avvicinandosi.
Rimasero qualche istante in silenzio guardando le fiamme.
“Cerca di non farmi fare brutte figure, tra gli irlandesi” disse Piton, voltandosi verso di lei.
Phoebe rise “Sarò impeccabile, te lo prometto. Dopo tutto sono la ragazza delle creature magiche, no?”
“Mpfh! Come no… E sta alla larga dai guai, non ho nessuna intenzione di venire in Irlanda per tirartene fuori”
“Tu pensa ai tuoi di guai, che io so badare ai miei” rispose Phoebe sorridendo. “Mai nella mia vita avrei pensato di sentire me stessa dire questa cosa: Ma mi mancherai, Severus”
“Anche tu mi mancherai, ragazzina” rispose Piton, si avvicinò a Phoebe e la baciò sulla fronte. La ragazza gli diede un bacio sulla guancia, allungò le braccia e si strinse a lui. Rimasero abbracciati per interminabili istanti.
“Basta con queste smancerie, mi farai venire il diabete” borbottò Piton, scegliendosi dall’abbraccio. Piton si avvicinò a uno scaffale pieno di ingredienti e prese un barattolo vuoto. Estrasse la bacchetta e lo trasformò in passaporta.
“Addio, allora” disse il professore porgedole il barattolo.
“Questo non è un addio, Sev. Un arrivederci, semmai” rispose Phoebe e subito dopo sentì il familiare strappo dietro l’ombelico e prima che potesse rendersene conto si ritrovò nel salotto di Grimmauld Place. Stupita di non trovare nessuno degli abitanti della casa ad aspettarla, scese in cucina. Non appena aprì la porta sentì un boato di urla e vide molte persone venirle incontro.
“Sorpresa!” gridò Sirius, stringendola a sé.
“Una festa per augurarti buon viaggio” disse Tonks, saltandole al collo.
“Sono commossa, non dovevate” rispose Phoebe, guardando i membri dell’Ordine nella cucina. Sirius, Remus, Tonks, Kingsley, Bill e i signori Weasley le sorrisero.
“Nessun disturbo, cara” disse Molly “Ecco prendi una tartina”
Attaccato al centro della cucina c’era uno striscione con scritto diverse frasi: buon viaggio! Torna Presto! Ci mancherai…

 

Nelle due ore che seguirono Phoebe parlò molto con ognuno di loro. Era felice che fossero lì con lei ma desiderava ardentemente rimanere sola con Sirius.
“Mi raccomando, cara” disse Molly abbracciandola prima di tornare alla Tana “Cerca di nutrirti come si deve, sei così magra. E sta attenta, ti prego”
“Per qualsiasi cosa la porta di casa nostra è sempre aperta” aggiunse Arthur.
“Grazie, siete davvero fantastici” rispose Phoebe, abbracciandoli entrambi.
Una lacrima di commozione scese sulle guance della signora Weasley e uscì scortata dal marito.
“Devo andare anche io, Phoe” disse Bill, mettendole la mano sulla spalla “Cerca di tornare presto, siamo stati lontani per troppo tempo negli ultimi anni”
“Tornerò il prima possibile, lo prometto” rispose Phoebe.
Kingsley arrivò per il suo ultimo saluto pochi minuti dopo Bill “Phoebe, servo tuo. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno…”
“So dove trovarti, Kingsley. Grazie” concluse Phoebe. Lui le sorrise e uscî anche lui dalla cucina. Phoebe si legò i capelli in una stretta coda e si sedette accanto a Remus, prendendo il posto di Tonks che era andata ad aiutare Sirius nella ricerca di burrobirra.
“Come ti sei?” chiese dolcemente Remus.
“Non lo so nemmeno io. Ho voglia di partire e iniziare il nuovo lavoro, ma non vorrei lasciare nessuno di voi” rispose Phoebe, mise il gomito sul tavolo e vi si appoggiò sopra.
Remus la imitò. “Sentiremo molto la tua mancanza quaggiù. Ora come ora non riesco più ad immaginare la vita quotidiana senza di te”.
“Anche voi mi mancherete. Mi mancheranno molto le nostre chiacchierate davanti al camino, Remus. Mi mancherai un sacco”
Remus sorrise.
“Sai Remus, non ho mai conosciuto un uomo tanto eccezionale come te” disse Phoebe
“Non sono poi così ecc….”
“Lo sei” lo interruppe Phoebe. Si protese verso di lui, lo baciò sulla guancia e lo abbracciò.
In quel momento Tonks sbucò dalla dispensa “Te lo permetto solo perché domani parti” disse l’Auror ridendo.
“Sirius?” chiese Remus, preoccupato.
“È ancora dentro sommerso di roba, ho rinunciato ad aiutarlo” rispose Tonks. Remus sorrise, si alzò e raggiunse il suo migliore amico. Tonks si sedette accanto a Phoebe.
“Mi mancherai così tanto, Phoe”
“Anche tu, Dora”
“Ti scriverò ogni settimana” disse Tonks, con gli occhi lucidi.
“Anche due volte a settimana. E voglio tutti i particolari su di te e Remus”
“Promesso” disse Tonks, asciugandosi le lacrime.
“Ecco adesso hai fatto piangere anche me” ribatté Phoebe, passandosi una mano sulla guancia.
Le amiche si abbracciarono, così forte da togliersi il fiato.

 

“E rimasero in due” disse Sirius, una volta che anche Remus e Tonks se n’erano andati.
“Già” mormorò Phoebe, aveva un nodo alla gola che le impediva di parlare.
“La ragazza delle creature magiche e lo scapestrato Malandrino”
“Che coppia” commentò Phoebe, sorridendo.
Sirius la baciò “Phoe… Sai che continuerò ad amarti in qualsiasi parte del mondo tu andrai, vero?”
“Lo so, Sirius. Lo stesso vale per me” rispose Phoebe e lo baciò, passionalmente.
Sirius ricambiò i suoi baci, aggiungendo carezze e tutto l’amore di cui era capace.
“Un ultima notte in paradiso” sussurrò Phoebe.
“Vieni, amore mio” disse Sirius, prendendole la mano “Ti guiderò verso di esso”.

 

 

FINE

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