Saving you

di StillAnotherBrokenDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Losing her ***
Capitolo 2: *** Saving her ***
Capitolo 3: *** Just for her ***



Capitolo 1
*** Losing her ***


Nuova pagina 1

A/N:  Grazie di cuore a Robigna88 <3


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-Chapter 1-

Losing her

 

 

 

 

«Bella giornata, vero?»
Castiel si girò a guardare nella direzione dalla quale era venuta la domanda.
Una giovane donna si era seduta accanto a lui, sulla panchina di quel parco poco frequentato dove lui era andato a raccogliere le idee.
«Sì, se per bella intendi una temperatura di circa sei gradi centigradi» replicò guardando il cielo.
La donna lo fissò perplessa, poi scoppiò a ridere.
«Oh beh, anche a me piacerebbe essere sempre in primavera, ma l'inverno è importante per l'umanità. Ne deduco che tu odi l'inverno.»
L'angelo scosse il capo e la guardò, osservandola meglio.
Lunghi capelli mossi di un castano caldo le ricadevano sulle spalle, creando un contrasto incantevole col cappotto bianco che l'avvolgeva fino al mento.
Gli occhi di un verde scuro lo guardavano curiosi, mentre le labbra erano piegate in un leggero sorriso che aveva fatto nascere due piccole fossette sulle guance.
Castiel sentì lo stomaco contorcersi e non seppe spiegarsi il perchè.
«Io non odio nessuna stagione, sono tutte...belle, suppongo» affermò guardandola come incantato.
Il sorriso di lei divenne più grande, aumentando la sensazione di costrizione allo stomaco dell'altro.
«Hai ragione» convenne la giovane guardandosi intorno «tutte le stagioni sono belle, ognuna a modo suo. Io sono Elena...» si presentò tendendogli la mano.
Cass guardò quella mano affusolata che gli veniva tesa e desiderò stringerla tra le proprie.
«Castiel...il mio nome è Castiel» rispose prendendo la sua mano e stringendola un po'.
Era fredda e istintivamente la coprì anche con l'altra, stringendola più forte.
Elena sembrò sorpresa da quel gesto, ma non spaventata.
Forse aveva sentito le vibrazioni che Cass emanava quando toccava un umano.
«Castiel» ripetè lei con un sorriso «è un nome particolare, ma molto bello.»
Per la prima volta nella sua vita, l'angelo Castiel sorrise.
«Non sono di queste parti» le spiegò vago. «Anche il tuo nome è molto bello...come te» aggiunse senza pensarci.
La donna seduta accanto a lui arrossì, togliendo la mano dalle sue.
«G...grazie, sei gentile...» farfugliò, in imbarazzo.
«E' solo la verità, sei una delle creature umane più belle che io abbia mai visto» continuò Castiel, fin troppo sincero ed estasiato dalla donna.
Elena, imbarazzata ma lusingata, rispose con un sorriso e si alzò dalla panchina.
«Beh, devo dire che tu sei uno dei più.. gentili e...intraprendenti uomini che io abbia mai incontrato. Ora devo andare...»
Cass si alzò di scatto. «Mi dispiace» le disse in tono triste.
Lei piegò un po' la testa e sorrise ancora, mostrandogli di nuovo le sue fossette.
«Se è destino, ci incontreremo di nuovo» disse Elena sistemandosi meglio il bavero del cappotto intorno al collo.
Castiel annuì serio. «Sì, farò in modo che lo sia» promise sicuro, facendola ridacchiare.
Lo salutò e se ne andò, lasciandolo da solo a guardarla finchè non sparì dal suo campo visivo.




Iniziò tutto così, un pomeriggio d'inverno di oltre un anno prima.
La incontrò per caso Elena, come se fosse piovuta dal cielo, come un regalo per lui.
Si rividero il giorno dopo, o meglio Cass aveva fatto in modo di rivederla il giorno dopo.
E quello dopo, e quello dopo ancora.
Lui rimase molto vago sulla sua vita, si inventò un cognome e disse di essere un insegnante di letteratura.
Beh in realtà il cognome gliel'aveva trovato Dean mentre la professione era un'idea di Sam.
Elena Fox aveva ventiquattro anni, un lavoro instabile come centralinista in un call-center e un gatto di nome Bill.
Ed era bella, dolce e divertente.
Fecero l'amore dieci giorni dopo essersi conosciuti.
Lei non lo sapeva che per Castiel era la prima volta in tutti i suoi cinquemila anni, e lui era terrorizzato di sbagliare, di fare una pessima figura o peggio, di farle del male.
Ma non successe niente di tutto ciò.
L'amò con passione, perdendosi nel profumo della sua pelle, nella morbidezza della sua carne, nel piacere che diedero a vicenda, diventando un unico corpo caldo e fremente.
Mentre si univano anima e corpo, tra gemiti sommessi e caldi sospiri, si dichiararono reciproco amore, raggiungendo insieme l'apice della felicità.
E dopo l'intenso, sconvolgente piacere provato, Castiel si addormentò tra le braccia di Elena.
Sì, sentì il bisogno di dormire, era come se il loro sublime atto d'amore avesse momentaneamente disattivato tutti i suoi poteri, le sue capacità, la sua immortalità, facendolo diventare solo un uomo bisognoso di recuperare le forze dopo aver amato come un disperato la propria donna.
Lei lo tenne stretto al seno per tutta la notte, addormentandosi poco dopo il suo uomo mentre gli accarezzava i capelli, sorridendo del lieve solletico che il suo respiro le faceva sulla pelle.
Era stato stupendo abbandonarsi alla passione umana e non era riuscito a sentirsi in colpa.
Perchè amava quella donna e nell'amore non vedeva nulla di sbagliato o peccaminoso.
La loro relazione proseguì tra giorni idilliaci e notti di fuoco.
Elena arrivò addirittura a licenziarsi dal lavoro, già di per sé insicuro, pur di passare più tempo col suo fidanzato, come lo chiamò lei fin dai primi istanti del loro amore.
Lunghe passeggiate in città o teneri pomeriggi al caldo, in casa di lei, visto che proprio nella loro prima notte, era scesa la neve. Sotto lo sguardo geloso del gatto Bill, naturalmente.
Forse era il troppo amore, sbocciato così violento, o forse il non voler scoprire qualcosa che avrebbe potuto non piacerle, ma Elena non si chiese come mai quel professore di letteratura non tenesse mai una lezione, né lo chiese mai a lui.
Ma Castiel non si preoccupava di questo, ciò che lo tormentava era il suo vero, grande segreto.
Era un angelo, prima o poi Elena l'avrebbe saputo e le sue reazioni non erano prevedibili.
Ma fu il destino a mettersi in mezzo, decidendo come mettere le carte in tavola.
Un giorno Elena si ritrovò in grave pericolo, presa in mezzo ad uno scontro tra demoni e cacciatori, e Castiel si vide costretto ad intervenire svelando la sua vera natura.
Come?
Volando ovviamente.
La prese tra le braccia e la portò via in un soffio di vento.
E quando atterrarono, si vide costretto a dirle la verità.
«Sono un angelo» le disse, sperando di risultare abbastanza convincente.
Lei lo guardò in silenzio per diversi minuti, pallida e incredula.
«Sapevo che eri speciale» rispose dopo almeno dieci minuti di silenzio «ma non pensavo fino a questo punto. Andrò all'inferno per aver fatto l'amore con te?»
Castiel le sorrise scuotendo il capo.
«No, non andrai all'inferno» le assicurò spostandole una ciocca di capelli dalla fronte «ma se dovesse succedere, verrei a prenderti immediatamente.»
La giovane spalancò gli occhi.
«Potresti?»
«Sì, l'ho già fatto» rispose l'angelo «ho salvato un amico... vuoi che non mi brucerei per te?»
Lo avrebbe fatto sul serio, si sarebbe buttato tra le fiamme dell'inferno con tutto il proprio tramite, pur di salvarla, se mai per qualche ragione fosse finita in quel posto orribile.
Inaspettatamente Elena prese piuttosto bene quella sconvolgente rivelazione, perdonando le sue bugie dette a fin di bene e chiedendogli di parlarle della sua vita, la sua vera vita, fin nei minimi particolari.
E lui lo fece, liberandosi finalmente dal peso di quella finzione che oscurava il loro sentimento.
L'unico problema fu che lei, per un po', si vergognò di fare l'amore con Castiel.
Ma il disagio durò non più di qualche giorno, per lasciare il posto alla loro passione che poteva finalmente essere vissuta appieno, senza bugie o mezze verità.
 



 

E dopo qualche mese, successe ciò che avrebbero dovuto prevedere ma che nessuno dei due aveva messo in conto, accecata dall'amore e dalla passione nemmeno lei si pose il problema.
Elena rimase incinta.
Quando glielo disse, Castiel la fissò a bocca aperta...e poi l'abbracciò semplicemente.
Lei gli confidò di aver avuto paura della sua reazione, non sapeva come avrebbe reagito un angelo alla notizia di stare per diventare padre.
Cass piegò il capo di lato, con quell'espressione seria e profonda che lei amava tanto.
«Come avrei dovuto reagire? Angelo vuol dire messaggero, non idiota. Se sono uomo per dormire con te, lo sono anche per prendermi cura di nostro figlio» le disse, senza nascondere un certo orgoglio.
In realtà l'onda d'urto della notizia lo investì un po' più tardi, quando realizzando che avrebbe messo al mondo una creatura unica nel suo genere, sentì il bisogno di volarsene un po' per conto proprio.
Ebbe anche paura, a dire il vero.
Ma Castiel aveva coraggio da vendere e amore smisurato per la sua Elena e la creatura che portava in grembo, dunque tornò da lei con l'intenzione di prendersi cura della sua famiglia.
Quando lo disse ai Winchester, non avrebbe saputo dire se erano più scioccati o più euforici e i ragazzi vollero a tutti i costi conoscere la futura mammina.
Cass in realtà non voleva farlo, oltre all'amore aveva scoperto la gelosia – infatti Elena a volte lo chiamava Bill, come il suo gatto geloso – ma alla fine la portò da loro e i ragazzi ne rimasero incantati.
Perchè Elena era stupenda, bella e dolce come nessuna delle donne che avevano incontrato fino a quel momento.
L'angelo si sentì orgoglioso della sua donna ed immensamente felice all'idea di avere un figlio da lei.
Anche in questo non riusciva a vedere il peccato, nonostante lui non fosse un umano ma una creatura soprannaturale che occupava un corpo umano.
E avrebbe continuato ad esserlo.
Avrebbe potuto abbandonare la sua natura angelica per diventare umano e vivere e invecchiare con Elena, ma decise di restare angelo, almeno finchè non fosse nato il loro bambino. E aveva, o meglio avevano, deciso così perchè il figlio di un'umana e di un angelo poteva far gola a qualcuno di non proprio amichevole, e Castiel da umano avrebbe potuto fare ben poco.
Dunque rimase angelo, rimandando la sua decisione definitiva.
E la gravidanza proseguì senza grandi problemi, a parte i piccoli e ovvi fastidi come nausea, sbalzi d'umore e fame improvvisa con voglie improbabili annesse.
Anche se questa era la parte più divertente, perchè non ci fu niente che Castiel non poteva farle avere.
Un giorno la sua molto incinta compagna, dopo aver visto un programma in Tv, ebbe voglia di un particolare dolce finlandese.
Senza scomporsi più di tanto, Cass prese semplicemente il cappotto di Elena e glielo fece indossare, dopodichè le passò un braccio intorno alle spalle, le poggiò una mano sul pancione e volarono in Finlandia per mangiare quel dolce che tanto l'aveva colpita.




E di voglie così particolari, ne ebbe parecchie, tutte soddisfatte in pochi minuti.
Perchè Castiel l'amava da impazzire e sentire l'energia proveniente dalla creatura che stava crescendo nel suo grembo, gliela faceva amare ancora di più.
La loro bambina.
Sì perchè era una femminuccia, che si sarebbe chiamata Fiona.
Castiel nel sentirlo aggrottò la fronte, gli sembrava un nome... assurdo, ma ad Elena piaceva dunque doveva farselo piacere anche lui.
«Amore... non per offenderti, ma non è che Castiel sia così strepitoso...» fece notare ironica, mangiando del gelato alla fragola.
Lui si finse leggermente offeso, ma non gli riuscì granchè bene e finirono col mangiare il gelato insieme.
Cass non aveva bisogno di mangiare, ma adorava farlo insieme a lei.
Tutto procedeva bene, la gravidanza avanzava senza problemi e loro erano felici.
Poi un giorno Castiel dovette assentarsi per gravi problemi ai piani alti, come li definiva lui e Elena andò da sua madre per non restare da sola.
Restò via per una settimana, e quando tornò trovò Elena in ospedale.
Il terrore lo invase ma lei stessa lo rassicurò immediatamente.
«Sta tranquillo amore mio» gli disse amorevole, stringendogli le mani « va tutto bene. Ho solo avuto un lieve malore ma niente di grave, stiamo tutte e due bene. La senti?» e poggiò le mani di lui sul suo ventre rotondo.
Castiel ascoltò il cuore di sua figlia, batteva forte e regolare e si tranquillizzò.
Si sdraiò accanto alla sua donna e l'abbracciò, chiedendole scusa per averla lasciata sola.
Elena si rifugiò tra le sue braccia e pianse sommessamente, addormentandosi poco dopo.




Due settimane dopo, una mattina di Ottobre, Elena iniziò ad avere le doglie.
Ma non era normale, poiché era ancora all'ottavo mese di gravidanza.
«Sì che è normale Cass» ribattè lei davanti alle perplessità del suo uomo «molti bambini nascono prima del termine, non devi preoccuparti.»
Ma l'angelo era preoccupato eccome, perchè Elena stava male.
Dopo ore di sofferenze, fece avvicinare Cass e stringendogli forte le mani, gli disse qualcosa di orribile.
«Promettimi... promettimi che non interverrai... che mi lascerai andare...» mormorò a denti stretti.
Castiel la guardò senza capire.
«Che vuoi dire? Che significa?»
Elena stringe più forte le sue mani.
«Che morirò amore... morirò dopo aver dato alla luce la nostra bambina... e tu non devi riportarmi indietro.. giuramelo!»
Lui sgranò gli occhi e scosse il capo.
«Non dire sciocchezze, non morirai affatto, perchè pensi una cosa del genere?» le domandò scioccato.
Ma Elena era più che convinta di ciò che gli stava dicendo. Gli poggiò una mano sul viso e si protese per baciarlo sulla bocca.
«Perdonami mio dolce angelo... ho dovuto fare...» disse tra le lacrime.
«Fare cosa? Per favore Elena, dimmi cosa sta succedendo!» urlò Castiel prendendole
il viso tra le mani.
«Stavo male» iniziò lei guardandolo negli occhi «mi avevano detto che avrei perso nostra figlia... è arrivato quest'uomo distinto che mi assicurò che sarebbe stata bene...»
L'orrore di quanto gli stava dicendo lo investì, togliendogli il respiro.
«Hai fatto un patto? Elena, hai fatto un patto?» le chiese con veemenza, scuotendola per le braccia.
«Sì!» ammise singhiozzando «ho fatto un patto con un demone per salvare la nostra bambina! Perdonami Castiel... avevo paura di perderla... e l'ho fatto... perdonami. Ma devi lasciarmi andare o il patto verrà spezzato...la nostra piccola morirà... ti supplico Cass, non tentare di salvarmi!»
Castiel sentì la rabbia montargli fin dentro l'anima, come aveva potuto Elena vendersi ad un demone? Perchè fare una cosa così stupida?
«Non dovevi...» sibilò con voce roca «non dovevi farlo... ora finirai all'inferno... e non potrò salvarti... non dovevi farlo, dovevi aspettare me!»
«Non potevo aspettare!» si difese lei accorata, il viso ricoperto di sudore e lacrime «potevo perderla da un momento all'altro, non avevo scelta!»
«Sì che avevi un'altra scelta, quella di vivere!»
«E nostra figlia, Cass? Che ne sarebbe stato di lei?»
Castiel scosse il capo, aveva gli occhi umidi di lacrime e il viso pallido e contratto.
«Ne avremmo avuti altri... o non ne avremmo avuti mai... non mi importa... ma tu dovevi restare con me...» le disse mentre alcune lacrime scorrevano veloci sulle sue guance.
«No, non potevo farlo amore mio» rispose lei, piangendo «è nostra figlia, capisci? Mia e tua... siamo noi due... il nostro amore, non potevo... preferisco morire io piuttosto che saperla morta...»
«E a me non pensi? Che ne sarà di me? Sei l'unica donna che io abbia mai amato... come farò senza di te? Non dovevi farlo...non puoi lasciami da solo...»
Cass poggiò la fronte sulle morbide mani del suo amore e si lasciò andare ad un pianto disperato.
«Non posso salvarti... non posso sciogliere il tuo patto... perchè devo perderti?» sussurrò bagnando le sue mani di calde lacrime di dolore.
Elena piangeva con lui, sentendosi in colpa, avendo paura... ma convinta di quello che aveva fatto.
«Lo so... non fa niente amore mio. Prenditi cura della nostra bambina, dille che la sua mamma... l'ha amata tanto e continuerò a farlo...» ma si fermò, perchè all'inferno si dimentica cos'è l'amore.
Cass alzò la testa e la guardò negli occhi.
«Troverò un modo...»
«No Cass!»
«Sì invece!» continuò lui sicuro «ti riporterò indietro... fosse l'ultima cosa che faccio! Ti giuro che ti riporterò indietro!»
«Ti prego, no! Nostra figlia...» lo pregò Elena.
«Non le accadrà nulla, te lo giuro... ma ti salverò amore mio... devo salvarti...» le promise sicuro, baciandole le mani bagnate dalle sue stesse lacrime.
Lei gli sorrise ma non disse nient'altro, sperando forse nelle sue promesse di salvarla dalla dannazione eterna.
Ma sopratutto che proteggesse e amasse la creatura per la quale stava dando la vita.




Un'ora dopo, Elena morì dando alla luce la piccola, stupenda Fiona, lasciando Castiel nella più nera e profonda disperazione.
Cosa avrebbe fatto adesso, senza la sua Elena?

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Capitolo 2
*** Saving her ***


Nuova pagina 1

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-Chapter 2-

Saving her

 

 

 

La morte di Elena scosse tutti, perfino Bobby che l'aveva vista un paio di volte, si sentì mancare quando seppe la terribile notizia.

Perchè lei era speciale e tutti le volevano bene.

E inoltre non riuscivano a capacitarsi di come fosse possibile che Castiel non l'avesse salvata o riportata indietro.

Solo giorni dopo lui ebbe il coraggio di raccontare la verità a Dean, di come cioè lei si fosse venduta l'anima per salvare la loro bambina.

E lui non aveva potuto spezzare quel patto.

In realtà avrebbe potuto, ma ciò avrebbe ucciso sua figlia e Elena non glielo avrebbe mai perdonato né avrebbe perdonato se stesso.

Ma anche se amava Fiona, a stento riusciva a tenerla in braccio, troppo grande era il dolore e il rimorso di non aver potuto salvare la sua compagna.

Come se non bastasse, Fiona era la miniatura di Elena.

Stessi occhi verde scuro, stessa bocca, probabilmente stesse fossette ma quelle si sarebbero viste più in là, quando avrebbe imparato a sorridere.

«Cass, a me piace tenere in braccio tua figlia» gli disse Dean un giorno «ma appunto è tua, dovresti prenderci confidenza!»

Allora l'angelo si avvicinò e la prese tra le braccia.

La piccola aprì gli occhietti, due piccole fessure verdi, e lo guardò dritto negli occhi.

Sì sentì sciogliere e allo stesso tempo morire.

Fiona sprigionava un'energia particolare, diversa sia da quella di un umano sia da quella di un angelo.

Era ovvio, apparteneva ad entrambe le razze.

«Visto?» gli disse Dean dandogli una pacca sulla spalla «non è difficile, hai visto come ti guarda? Già ti ama!»

«Non posso farcela» rispose l'angelo guardando sua figlia «non posso...»

«Oh andiamo» rispose Dean «sì che puoi, è tua figlia e hai il vantaggio di essere magico, la tirerai su meglio di chiunque altro.»

Ma Cass scosse la testa e riconsegnò la piccola al cacciatore.

«No Dean...non riesco nemmeno a guardarla. Scusatemi, devo...pensare.»

Volò via lasciando sua figlia ai fratelli Winchester.

 

 

 

 

Se fosse stato abbastanza lucido avrebbe realizzato che non era una buona idea lasciare un neonato a due cacciatori di demoni e altre porcherie infernali dato che potevano essere coinvolti in qualche terribile storia da un momento all'altro.

Ma Castiel era distrutto, incredulo e arrabbiato, soprattutto con se stesso.

No, non con Fiona.

Non avrebbe mai potuto considerare la sua bambina responsabile della morte di Elena.

Atterrò su un'altura innevata, da qualche parte nel nord Europa, si sedette su una roccia ghiacciata e pianse.

Aveva fallito, non era riuscito a prendersi cura del suo amore, l'aveva abbandonata proprio nel momento del bisogno e lei, vedendosi perduta in un modo o nell'altro, aveva scelto la vita di sua figlia.

Elena non gli aveva voluto nemmeno dire a quale demone l'avesse venduta, la propria anima, per paura che lui corresse da esso e tentasse di sciogliere il patto.

I demoni erano tanti, non avrebbe mai potuto scoprire chi era il fottuto bastardo che si era preso la sua Elena.

Si asciugò gli occhi col palmo della mano prima che le lacrime gli si congelassero sulle ciglia e sulle guance, respirò a fondo l'aria gelida intorno a lui e...

Un momento.

Come diavolo aveva fatto a non pensarci prima?

Si alzò dalla fredda roccia e spiccò nuovamente il volo, tornando in America.

Se c'era qualcuno che poteva aiutarlo, era lui.



 

 

Con lui non bastava gridare al cielo, né cercarne l'energia.

C'era bisogno di un rituale abbastanza potente, perchè il bastardo sapeva occultarsi per bene.

Castiel tracciò a terra dei simboli enochiani col gesso, al centro posizionò una ciotola d'argento e vi buttò dentro varie polveri estratte dalle più svariate piante, molte delle quali praticamente estinte.

Pronunciò alcune parole nella sua lingua, ad occhi chiusi, per poi gettare un fiammifero nella ciotola.

Un denso e acre fumo rosso si levò in aria, stordendolo per qualche secondo, ma ciò non gli impedì di avvertire immediatamente la sua presenza.

«Cass...non mi aspettavo una tua telefonata. A cosa devo l'onore?»

Balthazar, nel suo completo scuro alla moda, gli apparve davanti agli occhi non appena il fumo si dissolse.

Il suo tramite era sorprendentemente simile all'angelo che lo conteneva, in scala molto, molto ridotta ovviamente.

Anche nell'espressione strafottente erano simili, solo che nella sua vera forma Balthazar non indossava anelli o catene d'oro.

«Ho bisogno del tuo aiuto» gli disse Castiel senza preamboli «solo tu puoi.»

L'angelo di fronte a lui lo fissò, piegò un angolo della bocca in un sorriso divertito e fece qualche passo verso di lui.

«Ascolta fratello» iniziò «io non voglio avere niente a che fare con i Winchester. Sono delle teste di cazzo e se posso darti un consiglio spassionato, mandali a farsi fottere anche tu.»

«No, non c'entrano loro» rispose l'altro angelo «e a me che serve aiuto, i Winchester non sanno nulla...»

Balthazar corrugò la fronte, guardandolo incuriosito questa volta.

«Ah sì? Uhm...e che genere di aiuto ti serve? Vuoi che ti presenti qualche bella ragazza? Ne conosco una perfetta per te...»

Castiel scosse il capo chiudendo un attimo gli occhi.

«Non mi servono donne...rivoglio la mia» gli disse serio.

Con questo attirò definitivamente l'attenzione di Balthazar.

«La tua...donna?» chiese quasi scioccato «cioè tu hai una donna? Cazzo, questo mi destabilizza fratello...»

«Ti prego, non è il momento di scherzare» lo interruppe Cass «la cosa è molto...seria, per me...»

Si sentiva sull'orlo delle lacrime, ancora. Ma non voleva piangere di fronte a lui.

«Questa cosa della tua donna mi incuriosisce troppo» annunciò Balthazar dopo alcuni secondi di meditabondo silenzio «dunque avanti, spara. Hai tutta la mia attenzione.»

Cass trasse un profondo respiro, non sapendo nemmeno da dove iniziare di preciso.

«Un anno fa» cominciò finalmente «ho incontrato Elena...bella come poche altre creature in questo modo. L'amavo e lei amava me...» dovette fermarsi, sopraffatto dal dolore.

Balthazar lo guardava serio e non disse nulla, aspettando che il fratello riprendesse il suo racconto.

«Ora ti metterai a ridere» lo avverti senza riuscire a fermare una lacrima «ma Elena è rimasta incinta...»

«Non ho intenzione di farlo Cass...va' avanti...» rispose l'altro.

Cass si chiese se avesse capito o se magari già lo sapesse, vista la serietà e la compostezza con le quali stava ascoltando il suo racconto senza controbattere.

«Elena è rimasta incinta e tutto andava bene. Poi un giorno ho dovuto...allontanarmi da lei, rimanendo lontano diversi giorni...e al mio ritorno...ho scoperto che aveva venduto l'anima ad un demone per salvare la vita della nostra bambina...e ora lei è morta e la sua anima sta soffrendo tra le fiamme!»

Finito il penoso racconto, Castiel si ripiegò su se stesso, piangendo disperato, soffocato dal senso di colpa e di impotenza.

L'altro lo lasciò sfogare, raggelato da quanto gli aveva appena raccontato.

Non ne sapeva niente e ne era rimasto letteralmente scioccato.

«Mi dispiace Castiel» gli disse quando si fu calmato «è terribile. E...la bambina?»

Cass, gli occhi e il naso arrossati, si schiarì la voce e deglutì.

«Lei...lei sta bene, è bellissima e somiglia alla mamma...io la amo ma...rivoglio anche Elena» disse con la voce rotta dall'emozione «è stata la mia prima e unica donna...è morta perchè io non c'ero quando aveva bisogno di me, e io la rivoglio. Ti prego Balthazar, aiutami...»

Lui lo guardò mesto, quasi sull'orlo del pianto, scuotendo il capo.

«Non vedo come fratellino, non posso...riportarla indietro visto che la sua anima è incatenata all'inferno...mi dispiace,...»

L'immagine dell'anima di Elena incatenata all'inferno colpì Castiel come un pugno nello stomaco e la disperazione divenne più nera.

«Ma tu sei nel giro» contestò Cass «tu sai chi può essere stato, chi si occupa di queste cose nello specifico!»

«E cosa ne ricaveremmo? Ormai il conto è stato saldato, non si può più annullare un patto!» gli spiegò Balthazar.

«Lo costringeremo a riportare l'anima di Elena in superficie» disse convinto «sanare il suo corpo sarà facilissimo e...io riavrò la mia donna e Fiona riavrà sua madre!»

L'angelo di fronte a lui aprì le braccia. «Non lo farebbe mai e non credo che sia possibile. Solo una legione di angeli potrebbe scendere e riportare un'anima in superficie, e noi non abbiamo una legione di angeli disponibile!»

Gli occhi di Castiel si schiarirono e fissarono quelli di Balthazar.

«Scenderò io a prenderla» annunciò risoluto «vado a riprendermi Elena.»

Balth scoppiò a ridere in modo quasi isterico.

«Non dire stronzate» lo ammonì «non supereresti nemmeno un girone da solo, ti farebbero a pezzi in tre secondi.»

«Vieni con me allora, tu sai più trucchi di me...insieme ce la faremo» gli propose Cass di rimando.

L'altro scosse il capo guardandolo accigliato.

«Scordatelo ragazzo, mi dispiace molto per la tua amata, davvero. Ho un cuore anche io e sapere che una giovane donna è morta lasciando una figlia piccola e un uomo disperato mi fa male, ma non voglio suicidarmi e non voglio nemmeno che ti suicidi tu. Tua figlia rimarrebbe sola e non dirmi che vuoi lasciarla a quei due coglioni dei tuoi amici umani, perchè tanto varrebbe regalarla ad un demone!»

L'angelo ferito si strinse nelle spalle.

«Io non riesco nemmeno a tenerla in braccio mia figlia, mi ricorda troppo Elena...è insopportabile per me saperla all'inferno, sono un angelo maledizione, io avrei dovuto salvarla! Invece è morta e ora marcisce all'inferno» fece una pausa, respirò a fondo e raddrizzò la schiena. «Io andrò a prendere la mia donna, oppure morirò nel tentativo di farlo. Lascerò mia figlia ai Winchester perchè sono le uniche persone che conosco e di cui mi fido, soprattutto. Ho chiesto il tuo aiuto ma me l'hai negato. Non fa niente, in fondo me l'aspettavo.»

«Cass, cerca di capire...» provò a farlo ragionare l'altro, ma lui scosse il capo.

«Non importa Balth, agirò da solo, in fondo è per merito tuo se ho preso questa decisione. La disperazione mi aveva fatto dimenticare che io posso materialmente scendere tra le fiamme dell'inferno per salvarla. Ora scusami, devo andare...»

«Ascolta, tu non ne uscirai vivo da lì e Fiona perderà anche suo padre! Non te ne frega niente di lei?» gli domandò Balthazar, gesticolando nervoso.

Lo irritava.

Quella situazione lo irritava da morire, perchè Castiel era così idiota? La sua donna era morta, okay, bruttissima storia. Ma aveva una bambina, gli angeli non hanno figli e lui, porca puttana, ce l'aveva!

Perchè non dimenticava il suo amore perduto e si godeva la sua progenie?

Di donne ne avrebbe trovate altre!

«Tu non capisci, non capirai mai perchè non hai mai amato. Io vivevo per lei Balth, vivevo per la mia donna. Ora è morta ed è all'inferno...non posso sopportarlo. Non sarei un buon padre per Fiona se vivessi con questo dolore misto a rimorso, io devo farlo. E se morirò...le racconteranno che sono morto nel tentativo di salvare la sua mamma.»

Balthazar lo fissò in silenzio, incapace di replicare a tanta determinazione e pazzia.

Castiel fece un cenno col capo in segno di saluto e si voltò per andarsene.

L'avrebbe fatto, si sarebbe buttato tra le fiamme dell'inferno per lei.

L'avrebbe salvata, oppure sarebbe rimasto all'inferno con lei.

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Capitolo 3
*** Just for her ***


Nuova pagina 1

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-Chapter 3-

 

Just for her

 

 

 

«Puoi farlo davvero?» gli domandò Dean per la centesima volta, incredulo e preoccupato per il progetto del suo amico angelico.

Castiel annuì con un sospiro, mentre accarezzava dolcemente la testolina di sua figlia, addormentata in braccio al suo papà.

«Sì, posso farlo. È rischioso perché sarò da solo contro le legioni infernali, ma posso…calarmi nelle fiamme dell’inferno e tentare di salvarla.»

Il cacciatore lo fissò. «Potresti restarci secco, vero?» gli domandò.

L’angelo restò in silenzio per alcuni istanti, poi annuì lentamente.

«In tutta onestà ne sono quasi sicuro» ammise a mezza voce «è quasi…impossibile che un angelo da solo possa farsi largo tra la folla di demoni e dannati e arrivare ad un’anima…fresca di collocazione.»

Era orribile.

Immaginare Elena incatenata e torturata faceva tremare ogni più piccola fibra del suo corpo, tanto che Fiona si svegliò e iniziò a piagnucolare.

«Amore non piangere…» sussurrò Castiel alla piccola, cullandola tra le braccia.

«Ma con me ce l’ha fatta» riprese Dean quando Fiona si calmò «io non lo ricordo ma da quello che mi hai raccontato, eri solo quando mi hai raggiunto.»

«E’ vero» rispose l’angelo «ma dietro di me c’erano decine di angeli che tenevano occupati i demoni. Avevo un esercito alato che mi guardava le spalle. Ora no, sarò solo ed emotivamente coinvolto. E ciò potrebbe farmi commettere degli errori irreversibili.»

«E ne vale davvero la pena?» gli chiese l’altro, guadagnandosi un’occhiata rabbiosa «voglio dire…tua figlia è così piccola e non merita di perdere entrambi i genitori in poche settimane. Pensaci amico, che ne sarebbe di lei?»

Castiel si irrigidì, serrò la mascella e a Dean sembrò che stesse per tirargli un pugno.

«Se ne vale la pena?» ripeté in tono cupo «sì, eccome. Io non riesco ad andare avanti così, forse voi umani ci riuscireste ma io no. E per quanto io senta… quest’amore primitivo per mia figlia, perché io lo sento Dean, non riesco a farmelo bastare.»

«Non fraintendere» aggiunse scuotendo il capo, quando vide l’espressione scioccata del cacciatore «morirei subito per mia figlia, senza esitazione, ma…la mancanza di Elena mi sta uccidendo, sento come…un buco nell’anima e credimi, non è così semplice convincersi che bisogna andare avanti per amore di Fiona. C’ho provato, l’ho promesso a sua madre, ma non ci riesco. Non sarei un buon padre, vivrei sempre con il rimorso e il dolore per non averla salvata. Forse ti sembrerà esagerato, ma davvero sento di non aver motivo di continuare a vivere…»

Invece Dean capiva, ricordava bene il tormento di suo padre John e la sua incapacità di essere davvero un buon padre, perseguitato dalla disperazione e dal senso di colpa nei confronti di sua moglie.

E John era un umano, abituato a sentire, a provare sentimenti ed emozioni.

Castiel no, non era abituato ad un bel niente.

Si era ritrovato innamorato, padre e vedovo nel giro di un anno, probabilmente era solo grazie alla sua natura ultraterrena se non era ancora impazzito.

«E quel tuo fratello fricchettone? Non può darti una mano?»

«Balthazar? Non contarci» rispose scoraggiato l’angelo «gli ho chiesto aiuto…no l’ho praticamente supplicato, e lui mi ha voltato le spalle. La cosa triste è che io l’avrei aiutato volentieri in una situazione del genere, lui invece mi ha consigliato di farmene una ragione e andare avanti…» concluse con amarezza.

«Che figlio di puttana!» sbottò il cacciatore «senza offesa…»

Castiel si strinse nelle spalle accennando un sorriso. «Se avesse una madre, sarebbe sicuramente una puttana» affermò convinto.

Calò il silenzio, fin quando la porta della stanza non si aprì.

«Ecco qua, hamburger per i grandi, latte in polvere da preparare per i piccoli» esordì Sam poggiando una busta sul tavolo.

Poi guardò i due uomini, scuri in viso, e si preoccupò.

«Che diavolo avete? Che è successo?»

Dean gli lanciò un’occhiata preoccupata.

«Cass sta per andare all’inferno…letteralmente. Vuole provare a riprendersi la sua donna ma visto che è solo, probabilmente ci lascerà le penne…ed è letterale anche questo.»

Sam spalancò gli occhi e li raggiunse a grandi falcate.

«Cosa? Cass ma sei impazzito? E non pensi a tua figlia? Vuoi toglierle anche il padre?» gli disse il più giovane dei Winchester quasi urlando.

«Voglio provare a ridarle sua madre» ribatté lui «perché da solo non sarei nemmeno lontanamente un padre. Ho bisogno di Elena, non ce la faccio a vivere senza di lei. Preferisco morire tentando di salvarla piuttosto che vivere senza di lei.»

«Merda Cas» sbottò Dean alzandosi di scatto «mi fai sentire un coglione perché non posso aiutarti in nessun modo.»

Sam si sedette sul tavolo. «Deve esserci un altro modo, qualche evocazione o qualche rituale, troveremo sicuramente un modo per aiutarti.»

«Ti ringrazio Sam» gli disse Cass «ma non c’è altro modo. So quello che dico, lo so molto bene. L’unico modo per salvarla è scendere giù e trascinarla fuori dall’inferno» fece una pausa e guardò entrambi i due giovani «ma è vero, potete aiutarmi in un modo…»

«Tutto quello che vuoi» intervenne subito Dean.

Castiel si alzò lentamente, per non far svegliare sua figlia, e delicatamente la diede in braccio al Winchester.

«Vegliate su di lei» disse loro «per pochi giorni. Una settimana al massimo. Se non torniamo…né io né Elena, portatela dai suoi nonni. Non se la sono ancora portata via solo perché Elena prima di morire li ha fatti giurare di lasciarmela. Saranno felici di crescere la loro nipotina.»

«Cass…non credo che saremmo in grado di…» tentò di protestare il giovane tenendo la piccola come se fosse di vetro.

«Si tratta di pochi giorni» lo interruppe l’angelo «poi la porterete dai genitori di Elena. E sono certo che sarete dei bravi baby-sitters, non è altro che…un’umana in miniatura…»

Disse le ultime parole con la voce incrinata, sentiva che non avrebbe più rivisto sua figlia e che sarebbe rimasto all’inferno.

Ma non importava, doveva farlo, Fiona sarebbe cresciuta coi suoi nonni e questa certezza lo rassicurava.

«Va bene Cass, conta pure su di noi» lo rassicurò Sam prendendo la bambina dalle braccia del fratello «staremo attenti e tra qualche giorno la porteremo dai nonni.»

Castiel annuì sorridendo. «Grazie, davvero. Ora vado…ogni minuto qui sembra un’eternità laggiù…» si fermò e guardò Dean dispiaciuto.

«Scusami, non volevo…»

«Lascia stare» fece Dean agitando una mano in aria «ormai è acqua passata. Hai ragione, il tempo lì è…infinito. Va’ e riportala tra noi. E riporta le tue chiappe alate anche…non restarci secco» si raccomandò.

«Ci proverò» rispose incerto «ma se così non fosse…vi prego di non dire a mia figlia che i suoi genitori sono all’inferno, quando sarà grande. Ditele che…siamo in cielo. È una bugia ma per lei sarà più facile immaginarci in Paradiso piuttosto che all’inferno…»

I due umani non replicarono, annuendo semplicemente.

Cass si avvicinò alla sua piccola bambina e le diede un bacio sulla fronte.

«A presto amore mio…tra poco ti riporterò la tua mamma…o resterò con lei laggiù» mormorò accarezzandole una guancia.

Salutò i Winchester e volò via.

 

 

*****

 

 

 

Osservò a lungo l’orizzonte, il sole stava tramontando e si stava alzando un vento freddo.

In tutta onestà, aveva paura.

Ma era pronto a qualunque cosa pur di riavere la sua donna.

Forse c’era più follia che amore nel suo proposito, ma non poteva vivere sapendola tra le fiamme della perdizione.

Inspirò profondamente e si preparò a lasciare il suo tramite, quando sentì una presenza dietro di sé.

Si voltò di scatto mettendosi in posizione da combattimento.

«Che diavolo vuoi?» tuonò Castiel minaccioso.

Balthazar, mani in tasca e sorriso sornione, fece un paio di passi verso di lui.

«E così che si accoglie un fratello? In posa da boxeur?» lo canzonò imitando la sua postura.

«Fottiti» fu il commento acre dell’altro angelo «tu non sei nessuno per me.»

Balth lo guardò sorpreso, poi riprese a sorridere.

«Wow, che linguaggio. E io che ero venuto per darti una mano…ma visto che non sono nessuno, me ne torno ai miei affari!»

Cass abbassò le braccia e scosse il capo.

«Non ho tempo per i tuoi giochetti, ho da fare. Te ne vai tu o devo andarmene io?» gli domandò guardandolo truce.

L’angelo di fronte a lui smise di sorridere e divenne mortalmente serio.

«Castiel, non fare così. So di averti in qualche modo deluso ma…»

«Deluso?» ripeté Cass «ti ho chiesto di aiutarmi a salvare la donna che amo dalle fiamme eterne e non hai voluto farlo! Perché io lo so che se solo volessi, tu potresti. Io sono arrabbiato, non deluso. E ora togliti dai piedi…anzi no resta, vado via io.»

Gli voltò le spalle, pensando a dove potesse andare per lasciare il suo tramite al sicuro, quando se lo ritrovò di nuovo davanti.

«Cass…sono qui per aiutarti sul serio, quindi smettila di fare l’idiota e ascoltarmi!» gli disse serio.

E se fosse stato vero?

Castiel decise di ascoltarlo.

«Bene. Sono tutto orecchi, come pensi di aiutarmi? Scendi all’inferno con me?» gli domandò ironico.

Balthazar scosse il capo e sospiro.

«No, per niente. Voglio aiutarti, non suicidarmi» rispose piccato «ma so come evitare a te di morire.»

L’altro respirò a fondo, soppesando quelle parole.

«Vale a dire?»

«Devi vendermi la tua Grazia» disse Balthazar in tono calmo.

«Va’ al diavolo» sbottò Cass «sapevo che stavi per dire una stronzata. Addio.»

Balth lo afferrò per un braccio.  «Aspetta dannazione! Fammi finire il discorso, ok? Poi potrai andartene.»

Cass non rispose, ma restò lì dov’era.

«Devi vendermi la tua Grazia» riprese l’altro «affinché io possa usarla per crearti uno scudo in grado di proteggerti dall’inferno. Se ci vai senza, morirai appena varcata la soglia.»

«E poi? Che ne farai?» domandò Cass sospettoso.

L’altro si strinse nelle spalle. «Nulla, in quanto probabilmente si disintegrerà durante il viaggio, resistendo, si spera, fino al momento in cui tu e la tua ragazza sarete fuori. Non voglio fregarti fratello, cosa me ne farei della tua Grazia altrimenti? Non è come un’anima, è molto più potente e più pericolosa…e anche molto difficile da gestire. Mi serve solo per aiutarti. Fidati di me.»

Castiel lo guardò negli occhi, scorgendo la sincerità che giaceva in lui.

«Diventerò umano…» mormorò.

Balthazar annuì. «Sì, se tutto andrà per il meglio. Ma suppongo che se riuscirai a riavere la tua Elena, vorrai vivere con lei e vostra figlia per sempre. Da angelo il vostro per sempre sarebbe limitato alla loro vita…» gli fece notare.

Era vero, aveva un po’ paura di diventare umano, perdere tutto quello che era sempre stato, ma pensare di vivere accanto a loro come un uomo normale, gli piaceva.

«Perché dovresti aiutarmi? Cosa te ne viene?» gli chiese ancora, non del tutto convinto.

«Non me ne viene niente» rispose Balth «lo faccio davvero per aiutarti. Perché sei mio fratello, sei stato il mio migliore amico per millenni e… dannazione, tua figlia è bellissima e merita di avere un madre e un padre. È mia nipote in un certo senso, no? Ti chiedo di fidarti di me e in fondo sai che puoi farlo, nonostante tutto…»

Non sapeva che poteva fidarsi o meno, ma decise di farlo ugualmente.

«Ok» rispose annuendo «mi hai convinto. La mia Grazia è tua. Aiutarmi.»

Balthazar annuì serio posandogli le mani sulle spalle. «Lo farò. Aspetta qui, torno tra pochi istanti.»

Sparì e riapparve una manciata di secondi dopo, con in mano una valigetta molto piccola, bianca, e un sacco nero abbastanza voluminoso.

«Seguimi Cass, questo non è il luogo adatto.»

Castiel annuì e seguendo l’aura di Balthazar, si ritrovò in un vecchio magazzino abbandonato, in Europa.

Guardò Balth disegnare sul pavimento alcuni simboli che non conosceva, che si accesero non appena finì di tracciarli con del gesso.

Al centro di un cerchio mise una coppa d’argento, versò del liquido da un’ampolla e della cenere da un sacchetto rosso.

«Balth…questo è un rito pagano…» lo rimproverò.

«Lo so perfettamente» replicò lui, continuando a versare roba nella coppa «ed è per questo che lo sto preparando. A volte bisogna scendere a compromessi, fratello.»

Cass non rispose, trovandosi d’accordo con lui.

Pochi minuti dopo, il rituale era pronto.

«Si comincia Cass» gli annunciò «e devo avvisarti che farà un po’ male…»

«Non importa, fa’ quello che devi.»

Balthazar annuì brevemente e accese un fiammifero, buttandolo nella coppa.

Si alzarono alte fiamme bluastre, che non si estinsero subito come di solito avveniva.

Mentre le fiamme ardevano indisturbate, Balth si avvicinò a Castiel e allungò una mano verso il suo petto.

«Farà molto male…» gli disse ancora una volta, come a volergli chiedere se ne era davvero convinto.

«Sicuramente meno di quanto me ne faccia l’assenza di Elena» gli rispose serio, nemmeno l’ombra della paura nella sua voce.

L’angelo di fronte a lui piegò la testa e chiuse gli occhi.

Un dolore lancinante invase il corpo di Castiel, un urlo disperato si levò in aria e un vento innaturale li avvolse.

Cercò di restare lucido, di non svenire, concentrandosi su di lei. Era per Elena che lo stava facendo, per riaverla, per salvarla e riportarla dalla loro bambina.

Doveva essere forte, doveva farcela.

«Resisti Castiel!» si sentì dire da suo fratello.

Doveva resistere, doveva farcela…



 

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