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A/N:
Grazie di cuore a
Robigna88 <3
-Chapter 3-
Just for her
«Puoi
farlo davvero?» gli domandò Dean per la centesima volta, incredulo e preoccupato
per il progetto del suo amico angelico.
Castiel annuì con un
sospiro, mentre accarezzava dolcemente la testolina di sua figlia, addormentata
in braccio al suo papà.
«Sì, posso farlo. È
rischioso perché sarò da solo contro le legioni infernali, ma posso…calarmi
nelle fiamme dell’inferno e tentare di salvarla.»
Il cacciatore lo fissò.
«Potresti restarci secco, vero?» gli domandò.
L’angelo restò in
silenzio per alcuni istanti, poi annuì lentamente.
«In tutta onestà ne
sono quasi sicuro» ammise a mezza voce «è quasi…impossibile che un angelo da
solo possa farsi largo tra la folla di demoni e dannati e arrivare ad
un’anima…fresca di collocazione.»
Era orribile.
Immaginare Elena
incatenata e torturata faceva tremare ogni più piccola fibra del suo corpo,
tanto che Fiona si svegliò e iniziò a piagnucolare.
«Amore non piangere…»
sussurrò Castiel alla piccola, cullandola tra le braccia.
«Ma con me ce l’ha
fatta» riprese Dean quando Fiona si calmò «io non lo ricordo ma da quello che mi
hai raccontato, eri solo quando mi hai raggiunto.»
«E’ vero» rispose
l’angelo «ma dietro di me c’erano decine di angeli che tenevano occupati i
demoni. Avevo un esercito alato che mi guardava le spalle. Ora no, sarò solo ed
emotivamente coinvolto. E ciò potrebbe farmi commettere degli errori
irreversibili.»
«E ne vale davvero la
pena?» gli chiese l’altro, guadagnandosi un’occhiata rabbiosa «voglio dire…tua
figlia è così piccola e non merita di perdere entrambi i genitori in poche
settimane. Pensaci amico, che ne sarebbe di lei?»
Castiel si irrigidì,
serrò la mascella e a Dean sembrò che stesse per tirargli un pugno.
«Se ne vale la pena?»
ripeté in tono cupo «sì, eccome. Io non riesco ad andare avanti così, forse voi
umani ci riuscireste ma io no. E per quanto io senta… quest’amore primitivo per
mia figlia, perché io lo sento Dean, non riesco a farmelo bastare.»
«Non fraintendere»
aggiunse scuotendo il capo, quando vide l’espressione scioccata del cacciatore
«morirei subito per mia figlia, senza esitazione, ma…la mancanza di Elena mi sta
uccidendo, sento come…un buco nell’anima e credimi, non è così semplice
convincersi che bisogna andare avanti per amore di Fiona. C’ho provato, l’ho
promesso a sua madre, ma non ci riesco. Non sarei un buon padre, vivrei sempre
con il rimorso e il dolore per non averla salvata. Forse ti sembrerà esagerato,
ma davvero sento di non aver motivo di continuare a vivere…»
Invece Dean capiva,
ricordava bene il tormento di suo padre John e la sua incapacità di essere
davvero un buon padre, perseguitato dalla disperazione e dal senso di colpa nei
confronti di sua moglie.
E John era un umano,
abituato a sentire, a provare sentimenti ed emozioni.
Castiel no, non era
abituato ad un bel niente.
Si era ritrovato
innamorato, padre e vedovo nel giro di un anno, probabilmente era solo grazie
alla sua natura ultraterrena se non era ancora impazzito.
«E quel tuo fratello
fricchettone? Non può darti una mano?»
«Balthazar? Non
contarci» rispose scoraggiato l’angelo «gli ho chiesto aiuto…no l’ho
praticamente supplicato, e lui mi ha voltato le spalle. La cosa triste è che io
l’avrei aiutato volentieri in una situazione del genere, lui invece mi ha
consigliato di farmene una ragione e andare avanti…» concluse con amarezza.
«Che figlio di
puttana!» sbottò il cacciatore «senza offesa…»
Castiel si strinse
nelle spalle accennando un sorriso. «Se avesse una madre, sarebbe sicuramente
una puttana» affermò convinto.
Calò il silenzio, fin
quando la porta della stanza non si aprì.
«Ecco qua, hamburger
per i grandi, latte in polvere da preparare per i piccoli» esordì Sam poggiando
una busta sul tavolo.
Poi guardò i due
uomini, scuri in viso, e si preoccupò.
«Che diavolo avete? Che
è successo?»
Dean gli lanciò
un’occhiata preoccupata.
«Cass sta per andare
all’inferno…letteralmente. Vuole provare a riprendersi la sua donna ma visto che
è solo, probabilmente ci lascerà le penne…ed è letterale anche questo.»
Sam spalancò gli occhi
e li raggiunse a grandi falcate.
«Cosa? Cass ma sei
impazzito? E non pensi a tua figlia? Vuoi toglierle anche il padre?» gli disse
il più giovane dei Winchester quasi urlando.
«Voglio provare a
ridarle sua madre» ribatté lui «perché da solo non sarei nemmeno lontanamente un
padre. Ho bisogno di Elena, non ce la faccio a vivere senza di lei. Preferisco
morire tentando di salvarla piuttosto che vivere senza di lei.»
«Merda Cas» sbottò Dean
alzandosi di scatto «mi fai sentire un coglione perché non posso aiutarti in
nessun modo.»
Sam si sedette sul
tavolo. «Deve esserci un altro modo, qualche evocazione o qualche rituale,
troveremo sicuramente un modo per aiutarti.»
«Ti ringrazio Sam» gli
disse Cass «ma non c’è altro modo. So quello che dico, lo so molto bene. L’unico
modo per salvarla è scendere giù e trascinarla fuori dall’inferno» fece una
pausa e guardò entrambi i due giovani «ma è vero, potete aiutarmi in un modo…»
«Tutto quello che vuoi»
intervenne subito Dean.
Castiel si alzò
lentamente, per non far svegliare sua figlia, e delicatamente la diede in
braccio al Winchester.
«Vegliate su di lei»
disse loro «per pochi giorni. Una settimana al massimo. Se non torniamo…né io né
Elena, portatela dai suoi nonni. Non se la sono ancora portata via solo perché
Elena prima di morire li ha fatti giurare di lasciarmela. Saranno felici di
crescere la loro nipotina.»
«Cass…non credo che
saremmo in grado di…» tentò di protestare il giovane tenendo la piccola come se
fosse di vetro.
«Si tratta di pochi
giorni» lo interruppe l’angelo «poi la porterete dai genitori di Elena. E sono
certo che sarete dei bravi baby-sitters, non è altro che…un’umana in miniatura…»
Disse le ultime parole
con la voce incrinata, sentiva che non avrebbe più rivisto sua figlia e che
sarebbe rimasto all’inferno.
Ma non importava,
doveva farlo, Fiona sarebbe cresciuta coi suoi nonni e questa certezza lo
rassicurava.
«Va bene Cass, conta
pure su di noi» lo rassicurò Sam prendendo la bambina dalle braccia del fratello
«staremo attenti e tra qualche giorno la porteremo dai nonni.»
Castiel annuì
sorridendo. «Grazie, davvero. Ora vado…ogni minuto qui sembra un’eternità
laggiù…» si fermò e guardò Dean dispiaciuto.
«Scusami, non volevo…»
«Lascia stare» fece
Dean agitando una mano in aria «ormai è acqua passata. Hai ragione, il tempo lì
è…infinito. Va’ e riportala tra noi. E riporta le tue chiappe alate anche…non
restarci secco» si raccomandò.
«Ci proverò» rispose
incerto «ma se così non fosse…vi prego di non dire a mia figlia che i suoi
genitori sono all’inferno, quando sarà grande. Ditele che…siamo in cielo. È una
bugia ma per lei sarà più facile immaginarci in Paradiso piuttosto che
all’inferno…»
I due umani non
replicarono, annuendo semplicemente.
Cass si avvicinò alla
sua piccola bambina e le diede un bacio sulla fronte.
«A presto amore mio…tra
poco ti riporterò la tua mamma…o resterò con lei laggiù» mormorò accarezzandole
una guancia.
Salutò i Winchester e
volò via.
*****
Osservò a lungo
l’orizzonte, il sole stava tramontando e si stava alzando un vento freddo.
In tutta onestà, aveva
paura.
Ma era pronto a
qualunque cosa pur di riavere la sua donna.
Forse c’era più follia
che amore nel suo proposito, ma non poteva vivere sapendola tra le fiamme della
perdizione.
Inspirò profondamente e
si preparò a lasciare il suo tramite, quando sentì una presenza dietro di sé.
Si voltò di scatto
mettendosi in posizione da combattimento.
«Che diavolo vuoi?»
tuonò Castiel minaccioso.
Balthazar, mani in
tasca e sorriso sornione, fece un paio di passi verso di lui.
«E così che si accoglie
un fratello? In posa da boxeur?» lo canzonò imitando la sua postura.
«Fottiti» fu il
commento acre dell’altro angelo «tu non sei nessuno per me.»
Balth lo guardò
sorpreso, poi riprese a sorridere.
«Wow, che linguaggio. E
io che ero venuto per darti una mano…ma visto che non sono nessuno, me ne torno
ai miei affari!»
Cass abbassò le braccia
e scosse il capo.
«Non ho tempo per i
tuoi giochetti, ho da fare. Te ne vai tu o devo andarmene io?» gli domandò
guardandolo truce.
L’angelo di fronte a
lui smise di sorridere e divenne mortalmente serio.
«Castiel, non fare
così. So di averti in qualche modo deluso ma…»
«Deluso?» ripeté Cass
«ti ho chiesto di aiutarmi a salvare la donna che amo dalle fiamme eterne e non
hai voluto farlo! Perché io lo so che se solo volessi, tu potresti. Io sono
arrabbiato, non deluso. E ora togliti dai piedi…anzi no resta, vado via io.»
Gli voltò le spalle,
pensando a dove potesse andare per lasciare il suo tramite al sicuro, quando se
lo ritrovò di nuovo davanti.
«Cass…sono qui per
aiutarti sul serio, quindi smettila di fare l’idiota e ascoltarmi!» gli disse
serio.
E se fosse stato vero?
Castiel decise di
ascoltarlo.
«Bene. Sono tutto
orecchi, come pensi di aiutarmi? Scendi all’inferno con me?» gli domandò
ironico.
Balthazar scosse il
capo e sospiro.
«No, per niente. Voglio
aiutarti, non suicidarmi» rispose piccato «ma so come evitare a te di morire.»
L’altro respirò a
fondo, soppesando quelle parole.
«Vale a dire?»
«Devi vendermi la tua
Grazia» disse Balthazar in tono calmo.
«Va’ al diavolo» sbottò
Cass «sapevo che stavi per dire una stronzata. Addio.»
Balth lo afferrò per un
braccio. «Aspetta dannazione! Fammi finire il discorso, ok? Poi potrai
andartene.»
Cass non rispose, ma
restò lì dov’era.
«Devi vendermi la tua
Grazia» riprese l’altro «affinché io possa usarla per crearti uno scudo in grado
di proteggerti dall’inferno. Se ci vai senza, morirai appena varcata la soglia.»
«E poi? Che ne farai?»
domandò Cass sospettoso.
L’altro si strinse
nelle spalle. «Nulla, in quanto probabilmente si disintegrerà durante il
viaggio, resistendo, si spera, fino al momento in cui tu e la tua ragazza sarete
fuori. Non voglio fregarti fratello, cosa me ne farei della tua Grazia
altrimenti? Non è come un’anima, è molto più potente e più pericolosa…e anche
molto difficile da gestire. Mi serve solo per aiutarti. Fidati di me.»
Castiel lo guardò negli
occhi, scorgendo la sincerità che giaceva in lui.
«Diventerò umano…»
mormorò.
Balthazar annuì. «Sì,
se tutto andrà per il meglio. Ma suppongo che se riuscirai a riavere la tua
Elena, vorrai vivere con lei e vostra figlia per sempre. Da angelo il vostro per
sempre sarebbe limitato alla loro vita…» gli fece notare.
Era vero, aveva un po’
paura di diventare umano, perdere tutto quello che era sempre stato, ma pensare
di vivere accanto a loro come un uomo normale, gli piaceva.
«Perché dovresti
aiutarmi? Cosa te ne viene?» gli chiese ancora, non del tutto convinto.
«Non me ne viene
niente» rispose Balth «lo faccio davvero per aiutarti. Perché sei mio fratello,
sei stato il mio migliore amico per millenni e… dannazione, tua figlia è
bellissima e merita di avere un madre e un padre. È mia nipote in un certo
senso, no? Ti chiedo di fidarti di me e in fondo sai che puoi farlo, nonostante
tutto…»
Non sapeva che poteva
fidarsi o meno, ma decise di farlo ugualmente.
«Ok» rispose annuendo
«mi hai convinto. La mia Grazia è tua. Aiutarmi.»
Balthazar annuì serio
posandogli le mani sulle spalle. «Lo farò. Aspetta qui, torno tra pochi
istanti.»
Sparì e riapparve una
manciata di secondi dopo, con in mano una valigetta molto piccola, bianca, e un
sacco nero abbastanza voluminoso.
«Seguimi Cass, questo
non è il luogo adatto.»
Castiel annuì e
seguendo l’aura di Balthazar, si ritrovò in un vecchio magazzino abbandonato, in
Europa.
Guardò Balth disegnare
sul pavimento alcuni simboli che non conosceva, che si accesero non appena finì
di tracciarli con del gesso.
Al centro di un cerchio
mise una coppa d’argento, versò del liquido da un’ampolla e della cenere da un
sacchetto rosso.
«Balth…questo è un rito
pagano…» lo rimproverò.
«Lo so perfettamente»
replicò lui, continuando a versare roba nella coppa «ed è per questo che lo sto
preparando. A volte bisogna scendere a compromessi, fratello.»
Cass non rispose,
trovandosi d’accordo con lui.
Pochi minuti dopo, il
rituale era pronto.
«Si comincia Cass» gli
annunciò «e devo avvisarti che farà un po’ male…»
«Non importa, fa’
quello che devi.»
Balthazar annuì
brevemente e accese un fiammifero, buttandolo nella coppa.
Si alzarono alte fiamme
bluastre, che non si estinsero subito come di solito avveniva.
Mentre le fiamme
ardevano indisturbate, Balth si avvicinò a Castiel e allungò una mano verso il
suo petto.
«Farà molto male…» gli
disse ancora una volta, come a volergli chiedere se ne era davvero convinto.
«Sicuramente meno di
quanto me ne faccia l’assenza di Elena» gli rispose serio, nemmeno l’ombra della
paura nella sua voce.
L’angelo di fronte a
lui piegò la testa e chiuse gli occhi.
Un dolore lancinante
invase il corpo di Castiel, un urlo disperato si levò in aria e un vento
innaturale li avvolse.
Cercò di restare
lucido, di non svenire, concentrandosi su di lei. Era per Elena che lo stava
facendo, per riaverla, per salvarla e riportarla dalla loro bambina.
Doveva essere forte,
doveva farcela.
«Resisti
Castiel!» si sentì dire da suo fratello.
Doveva resistere,
doveva farcela…
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