La tempesta del cuore

di oscar1755
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** atto 1 ***
Capitolo 2: *** atto 2 ***
Capitolo 3: *** atto 3 ***
Capitolo 4: *** atto 4 ***
Capitolo 5: *** atto 5 ***
Capitolo 6: *** atto 6 ***
Capitolo 7: *** atto 7 ***
Capitolo 8: *** atto 8 ***
Capitolo 9: *** atto 9 ***
Capitolo 10: *** atto 10 ***
Capitolo 11: *** atto 11 ***
Capitolo 12: *** atto 12 ***
Capitolo 13: *** atto 13 ***
Capitolo 14: *** atto 14 ***
Capitolo 15: *** atto 15 ***
Capitolo 16: *** atto 16 ***
Capitolo 17: *** atto 17 ***
Capitolo 18: *** atto 18 ***
Capitolo 19: *** atto 19 ***
Capitolo 20: *** atto 20 ***
Capitolo 21: *** atto 21 ***



Capitolo 1
*** atto 1 ***


Si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona. Sospirò al pensiero della giornata appena trascorsa.
Le prove della dea scarlatta sarebbero continuate per qualche giorno ancora.
La stampa era in fibrillazione in attesa della prima rappresentazione della nuova Akoya.
Gli addetti ai lavori si chiedevano quale tra le due candidate Chigusa Tsukikage, proprietaria dei diritti, avrebbe scelto.
L’orizzonte si tingeva delle strie rossastre del tramonto, mentre le riflessioni che si susseguivano nella sua mente la riportavano al pomeriggio appena trascorso.
Era stanca. Il senso di spossatezza che l’aveva travolta da qualche giorno non la abbandonava.
Nella mente, un turbine di emozioni non le dava la serenità che bramava.
La dea scarlatta. L’opera straordinaria di Ichiren era diventata un’ossessione per troppe persone.
La signora Tsukikage ne aveva fatto lo scopo della propria esistenza e sembrava aggrapparsi alla vita solo per portare a termine il desiderio del compianto Ichiren.
Eisuke Hayami rincorreva freneticamente il passato perduto nell’illusione della dea scarlatta, travolto da ricordi opprimenti e dalle colpe commesse.
Masumi pareva averne fatto una questione di ostinata sfida nei confronti del padre.
Lei stessa era coinvolta e sapeva con estrema certezza che, dall’esito della decisione della signora Tsukikage, si sarebbe determinato anche il proprio destino.
Il futuro le era apparso incerto, mentre considerava il frenetico agitarsi delle persone verso la dea scarlatta.
Si muovevano all’interno dei confini stabiliti dalla loro indole, cercando di trarre beneficio dai loro sogni e dalle loro speranze.
La paura l’aveva indotta ad agire in fretta. La rappresentazione della dea scarlatta era imminente.
Non voleva correre il rischio di vedere il proprio desiderio sfuggirle dalle mani, ora che mancava così poco alla sua realizzazione.
Si passò una mano tra i lunghi capelli scuri, spostandosi una ciocca che le ricadeva sul volto. Sospirò soddisfatta.
Si portò alle labbra il bicchiere di liquore che aveva tra le mani. Non era abituata a bere, ma la bevanda alcolica le riscaldò il sangue.
Non avrebbe ceduto. Ogni volta che lo smarrimento l’aveva colta all’improvviso, si era comunque risollevata.
L’amore maniacale che provava per Masumi l’aveva spronata nel suo intento.
Masumi. Il suo pensiero era permeato dalla sua presenza. Bello, alto e inaccessibile. Il suo carattere schivo e autoritario non era facile da comprendere.
Lui la riteneva docile e sottomessa. Una creatura delicata da proteggere con molta cura. E avrebbe continuato a crederlo.
L’immagine che osservava riflessa nello specchio era quella un donna affascinante e, all’apparenza, sicura di sé. Il lieve sorriso dipinto sulle labbra curate era la manifestazione esteriore del suo stato di benessere.
Shiori si alzò. Nella sua mente riecheggiavano ancora le parole che aveva rivolto a Maya.
Una risata tagliente risuonò nella stanza deserta.
Aveva condotto lo scontro con estrema maestria, colpendo il bersaglio con determinata aggressività. Masumi non lo avrebbe mai saputo. Maya lo aveva odiato in passato, ed ora lo avrebbe detestato ancora di più.
Masumi era suo. Non avrebbe mai permesso che scomodi imprevisti, legati alla rappresentazione della dea scarlatta, distogliessero l’attenzione del futuro marito dall’impegno matrimoniale che aveva contratto.

continua

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Capitolo 2
*** atto 2 ***


La luna era alta nel cielo già da parecchie ore. Accanto alla finestra, nell’oscurità della propria stanza, le emozioni in tumulto non accennavano a placarsi. La sua figura immobile contrastava con la tempesta del proprio cuore.
La giornata, iniziata con una parvenza di serenità, si era trasformata in un incubo opprimente che le gravava sull’anima.
Nonostante fossero trascorsi diversi giorni, negli occhi aveva ancora impressa l’immagine beffarda di Masumi, quando, durante il party del suo fidanzamento, l’aveva ferita e mortificata ripetutamente su ciò che possedeva di più caro e nascosto nel proprio animo.
Inconsapevole di essere lui stesso l’artefice delle sue tormentate emozioni, aveva affondato la lama della fredda arroganza nel suo tenero cuore innamorato, lasciandovi una ferita dolorosa e sanguinante, che lei non sarebbe più riuscita a lenire da sola.
Maya cercò di riprendersi dai pensieri angoscianti che l’aggredivano nei momenti di estrema debolezza, quando, stanca, si lasciava sopraffare dal dolore.
Aveva sempre trovato conforto nella recitazione, gettandosi in un mondo irreale dove poteva sfuggire da se stessa e dall’amore infelice che nutriva per Masumi, indossando la maschera di uno degli innumerevoli personaggi che il suo talento di attrice le consentiva di interpretare.
Fino a quel pomeriggio, quando la sua maschera era caduta, facendola affondare nella propria silenziosa disperazione.
Cercò di cancellare dalla mente l’accaduto, ma l’opprimente sensazione di impotenza la schiacciò senza indulgenza.
Le lacrime che le rigavano il volto non accennavano a diminuire. Odiava se stessa per essere incapace di provare risentimento per colui che l’aveva ferita. Sentiva la sconfitta paralizzarla.
Nella sua mente si stagliava nitida l’immagine della figura femminile che, con passo elegante, si era diretta verso di lei, mentre la memoria ricordava perfettamente le astiose parole che aveva udito.

Aveva appena terminato le prove della mattina. Il regista Kuronuma aveva concesso al cast mezz’ora appena per riposarsi prima di riprendere la rappresentazione.
Maya si diresse verso il camerino per recuperare un alito di armonia nella propria anima sofferente. Lontano da tutti, desiderava togliersi la maschera della ragazza felice. Aveva pregato cortesemente Sakurakoji di non seguirla.
Si fermò notando l’alta figura in controluce dirigersi verso di lei.
Solo quando fu a pochi passi riconobbe nella raffinata signora, la fidanzata di Masumi.
Perplessa la osservò, interrogandosi silenziosamente sulla sua presenza nel teatro.
- Maya, ti stavo cercando. Devo parlarti.
Il tono secco di Shiori la fece sussultare. Non riusciva a comprendere il motivo della sua visita, però intuiva in lei una sinistra ostilità.
Rimase immobile, incapace di risponderle.
- E così tra pochi giorni interpreterai la dea scarlatta. Mi chiedo come sarà la tua Akoya. Ho sentito tanti pareri positivi, ma io credo che ti sopravvalutino. Non sei affascinante, sei goffa e impacciata fuori dal palcoscenico, non hai l’aria di una donna, ma solo di una ragazzetta qualunque. Penso proprio che Ayumi saprà interpretare una dea scarlatta senza eguali. Hai perso in partenza, mia cara.
Maya rimase sconcertata.
- Signorina Shiori non capisco perché è venuta ad augurarmi la sconfitta.
- Fingi di non sapere? Il mio futuro marito desidera possedere i diritti della dea scarlatta. Segue la tua carriera come attrice semplicemente perché, in caso tu vinca la sfida con Ayumi, sarebbe costretto ad un impegno maggiore per portare i diritti alla Daito. Se, al contrario, vincesse Ayumi, tu cesseresti di esistere per lui. E’ un abile uomo d’affari, lo sai. Il mio regalo per il nostro matrimonio sarà la tua sconfitta e i diritti della dea scarlatta alla Daito. Così oltre ad avere la donna che ama accanto a sé per sempre, avrà realizzato il suo sogno e quello di suo padre.
Maya cercò di controllarsi. Sentire Shiori dichiarare che Masumi era innamorato di lei, le provocò una sofferenza indicibile.
Non poteva abbandonare il sogno inseguito per anni, non di fronte alla velata minaccia della donna che avrebbe allontanato per sempre Masumi da lei. Masumi non l’amava. Era implicito nelle parole di Shiori.
Si sforzò di ricomporsi. Palesò una sicurezza che in realtà era ben lontana dal sentire.
- Non creda che io rinunci alla sfida con Ayumi, solo per le oltraggiose parole che mi ha detto. Lei e Masumi fate proprio una bella coppia. Dietro a quel suo viso d’angelo si nasconde una persona senza scrupoli. Il presidente della Daito sarà il suo degno marito.
- Ti consiglio, se ci tieni ad avere un futuro come attrice, di lasciar perdere. Non allontanerai Masumi da me con la tua brama di interpretare la dea scarlatta. Tu sarai sconfitta e lui perderà interesse per te. Sei solo un strumento per raggiungere il suo scopo.
Lacrime amare scesero dalla sue guance, senza che lei potesse fare nulla per fermarle. Per troppo tempo aveva cercato di nascondere a se stessa il dolore di quell’amore inafferrabile.
- Piangi? Non fare l’innocente con me. Tu aspiri a Masumi per il potere che lui rappresenta.
- Si sbaglia io odio Masumi Hayami. Lui ha ucciso mia madre e ha sempre cercato di annientare i miei sogni e quelli della signora Tsukikage. Ma lotterò contro di lui.
- Che lodevole interpretazione Maya! E quante lacrime a sottolineare la pena del cuore. Lo odi, dici? Oppure sei così disperata perché lo ami?
Maya fece un passo indietro come colpita da un pugno alla bocca dello stomaco.
Shiori notò la sua reazione. Era vero allora! La piccola ragazzina amava Masumi. E Masumi cosa provava per lei? Un filo impalpabile li legava, forse, l’uno all’altra? Infierì ancora, per fugare ogni dubbio nella mente di Maya. Se lei lo avesse odiato, il suo matrimonio non sarebbe stato in pericolo.
- Tu lo ami! Povera piccola ragazzina, innamorata di un uomo che vede in te solo un mezzo per aumentare il proprio potere, che destino misero il tuo! Non ti lascerò Masumi, lui appartiene a me. Ricordalo!
Un sorriso soddisfatto comparve sulle labbra, mentre, allontanandosi, si auspicava che le sue parole influissero sulla interpretazione di Maya, nel qual caso i diritti della dea scarlatta sarebbero spettati ad Ayumi e di conseguenza alla Daito.
Masumi avrebbe desistito dal cercare Maya. In caso contrario sarebbe stata lei a respingerlo. Si augurava che le sue crude parole avessero iniettato in lei il veleno del risentimento.
Rimase immobile con la schiena appoggiata alla parete. Incapace di profferire parola. L’aggressione verbale era stata violenta ed inattesa.
Il rientro alle prove era stato disastroso. La fragile maschera di vetro era caduta a terra frantumandosi in minuscoli frammenti sotto i colpi incessanti di Shiori.

Il cielo schiariva all’orizzonte. Immersa nel suo dolore non si era accorta dell’alba nascente.
Un nuovo giorno e una nuova consapevolezza stavano varcando la soglia del presente. Le lacrime non scorrevano più. Si sentiva impotente e per la prima volta nella sua giovane vita, completamente sola.

continua

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Capitolo 3
*** atto 3 ***


Guidava con ferma sicurezza. La strada scorreva veloce, mentre la mente ripercorreva l’ultimo incontro con Maya. Si odiò profondamente. Non riusciva a capacitarsi della propria crudeltà. Eppure più volte si era ripromesso di restare almeno indifferente. Ma era più forte di lui.
Al party per il suo fidanzamento aveva decisamente esagerato. Sarebbe stato sufficiente tacere. Invece si era esibito nella sua peggiore interpretazione, denigrandola come attrice. Aveva messo in dubbio il suo talento di fronte ai presenti.
Ma era davvero sicuro che il suo modo di agire avrebbe spronato Maya? In passato sembrava avere funzionato, ma non era mai stato così crudele. Lo sguardo triste e velato di lacrime, che lei gli aveva lanciato prima di fuggire via, era stato eloquente più di qualsiasi parola.
La amava. Era questo il suo modo di percepire l’amore? Fare soffrire la persona amata? Cercò una riposta plausibile all’ignobile comportamento. La folle gelosia infieriva sulla sua capacità di raziocinio.
Lottava contro se stesso, ripetendosi che Maya avrebbe seguito il proprio destino, ma il pensiero che lei e Sakurakoji potessero essere così vicini, gli impediva di esercitare il voluto controllo sulle proprie emozioni.
Sarebbe impazzito. Non riusciva a trovare la via d’uscita.
Si sentiva in gabbia. Il padre, Shiori e la sua famiglia, il matrimonio combinato che si stava pericolosamente avvicinando lo schiacciavano, impedendogli di muoversi come avrebbe desiderato.
Sapeva perfettamente che era il momento di agire. Se avesse tergiversato ancora, avrebbe speso la propria esistenza accanto ad una donna che non amava e che non avrebbe mai amato.
Shiori era bellissima ed elegante ma non possedeva la pura ingenuità e il calore istintivo di Maya.
Shiori sarebbe stata una perfetta padrona di casa, ma senza passione e anima.
Le aveva accuratamente nascosto l’uomo che si celava dietro la maschera dell’affarista senza scrupoli. Solo Maya conosceva alcuni aspetti del suo carattere, anche quelli più crudeli.
Sospirò fermando l’auto davanti all’imponente palazzo della famiglia Takamiya. La sua anima tornò a nascondersi dietro un freddo sorriso di cortesia.

Maya si era decisa ad accettare l’invito a cena di Sakurakoji. Dopo il diverbio con Shiori era precipitata un abisso dove lo sconforto le impediva di partecipare alle prove con l’animo libero.
Aveva pensato che la compagnia di Sakurakoji sarebbe stata un lenitivo per le sue ferite, anche se il sentimento che lo legava a lui non poteva andare oltre una delicata amicizia. Sakurakoji non le aveva chiesto nulla, ma tutto il cast si era accorto del mutamento nel suo stato d’animo.
Era consapevole dell’affetto del ragazzo nei suoi confronti. Non voleva illuderlo, ma il suo cuore sarebbe appartenuto per sempre a Masumi.
Si odiava per i sentimenti che nutriva per l’uomo che le aveva cagionato tanto dolore e nello stesso tempo aveva risvegliato in lei la fiamma di un amore che non si sarebbe sopito nemmeno sotto le sue sferzanti parole.
Sapeva, con razionale certezza, che il destino della dea scarlatta dipendeva unicamente dalle sue capacità di recitazione. Se avesse perso la sfida, non le sarebbe rimasto più nulla.
Tornò a pensare al proprio accompagnatore. Sakurakoji era una persona limpida, a differenza dell’uomo complesso che era Masumi. Perché non poteva amare il suo compagno di scena? Perché il suo cuore era stato fatalmente catturato da un uomo che l’aveva fatta soffrire e che, sposandosi con un’altra donna, le avrebbe reso la vita ancora più dolorosa?
Perché non poteva razionalmente guidare i propri sentimenti verso colui che la trattava con riguardo? Avrebbe dovuto odiare con tutta se stessa Masumi. Era l’unica difesa che le era rimasta per non precipitare nel baratro della follia.
Sorridendo al suo accompagnatore entrò nel ristorante. Non si avvide dell’alta figura contro la quale urtò pesantemente. Sarebbe caduta se due forti braccia non l’avessero trattenuta.
Il cuore le si fermò per un istante. Non aveva sollevato lo sguardo, ma sapeva di trovarsi tra le braccia di Masumi. Quella calda sensazione provata nel tempio abbandonato si fece strada nella sua memoria con dirompente vitalità. L’abbraccio durò una frazione di secondo, ma bastò ad entrambi per ricordare i sentimenti che provavano, inconsapevoli, l’uno per l’altra.
Masumi chiuse gli occhi involontariamente per un attimo, assaporando il corpo morbido abbracciato al suo. L’inebriante e fresco profumo di Maya gli esaltò i sensi.
Riacquistò con fatica il proprio controllo allontanando Maya da sé. Sakurakoji lo squadrò con diffidenza.
Per un lungo istante i due uomini si fissarono con sospetto. Una violenta gelosia riaffiorò in lui.
- Ragazzina vedi di guardare avanti mentre cammini. Capisco che tu sia tutta presa dal tuo amico, ma non dimenticare dove ti trovi.
Sakurakoji le mise un braccio sulla spalla in un chiaro gesto protettivo. La mascella di Masumi vibrò impercettibilmente.
- Buonasera signor Hayami. Non usa più salutare con cortesia?
Il tono di Sakurakoji sottolineava l’atteggiamento di difesa che aveva assunto nel confronti di Maya. Uno scintillio attraversò lo sguardo chiaro di Masumi che fece un passo in avanti. Una mano curata si posò sul suo braccio con fare impaziente.
- Mio caro, siamo in ritardo per la cena. Non vorrai far perdere tempo a questi due giovani innamorati. E’ chiaro che vogliono restare soli.
Masumi, scuro in volto, scrutò il viso di Maya. Lei chinò la testa senza replicare. Era ancora troppo vivo il ricordo dell’incontro con Shiori.
- Hai ragione mia cara, lasciamo soli questi irruenti giovani. Buona serata.
Prese per un braccio la fidanzata ed entrò nel ristorante. Cercò di allontanare dalla mente l’immagine di Maya e Sakurakoji insieme.
Masumi rimase silenzioso per tutta la cena.
Il volto di Shiori esprimeva un sottile nervosismo. Possibile che quella ragazzina avesse un’influenza così innegabile su Masumi? Doveva assolutamente tenerli divisi per quanto le era possibile.
- Masumi, sei molto silenzioso questa sera. Qualcosa non va?
- No, sono le solite questioni di lavoro.
Finse di credere alle sue parole.
- Sai, Masumi, quella ragazza, Maya, tiene così tanto alla dea scarlatta, che mi chiedevo a quali compromessi potrà mai scendere.
Si mosse nervosamente sulla sedia. L’insinuazione di Shiori gli provocò un impeto di rabbia. Si impose di mantenere una calma glaciale.
- Maya? Non credo che sia il tipo di ragazza che usa espedienti.
- Forse hai ragione. Però, se Ayumi dovesse vincere la sfida per i diritti della dea scarlatta, la Daito ne trarrebbe un grande beneficio. Tu non credi che Maya possa cercare contatti con te per ottenere ciò che avrebbe perso sul palcoscenico?
Masumi sorrise amaramente. Un velo di preoccupazione gli attraversò lo sguardo. La prima della dea scarlatta era vicina.
- Maya mi odia. Non verrebbe mai da me per chiedermi un favore.
- E’ vero, mi ero completamente dimenticata che lei ti detesta.
Gettò un’occhiata a Masumi e chinando la testa sulla propria pietanza, sorrise soddisfatta.

continua

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Capitolo 4
*** atto 4 ***


Maya si allontanò in silenzio dallo specchio. Non riconosceva l’immagine che aveva vista riflessa. Gettò un’occhiata all’orologio. Mancavano solo pochi minuti e sarebbe entrata in scena per la prima rappresentazione della dea scarlatta.
Ayumi era stata superba la sera prima. Non aveva voluto seguire lo spettacolo, ma le avevano riportato i commenti estasiati del pubblico e della critica, che con un giudizio unanime l’avevano definita una dea scarlatta sublime.
Una morsa di paura si impadronì di lei. Aveva cercato per tutto il giorno di concentrarsi. Ma nella mente si affollavano i pensieri più impossibili ed i ricordi più dolorosi.
Cercava Akoya e sentiva che la dea era distante da lei. In preda al panico crescente, si chiese come avrebbe potuto entrare in scena. Le parole, le battute, le emozioni erano scomparse dalla sua mente. Non ricordava nulla. Un dolore sordo le pulsava in fondo all’animo. Era in preda ad una sensazione di vuoto che non aveva mai avvertito prima.
Masumi. Invocò mentalmente il suo nome. Non la signora Tsukikage, non Sakurakoji, solo Masumi. Stava annaspando in un mare di folle inquietudine e bramava l’unica persona che il suo cuore avrebbe dovuto allontanare. Chiuse gli occhi e per un istante sentì la sua anima cercare disperatamente quella di Masumi.
Strinse le labbra nel tentativo di darsi coraggio ed impedire alle lacrime di sgorgare.
Riaprì gli occhi. Era sola.
Udì un leggero bussare alla porta ed una voce gentile annunciare che c’erano dei fiori per lei.
Maya trasalì. Aprendo la porta si trovò di fronte ad un meraviglioso mazzo di rose scarlatte.
Con le mani tremanti prese il biglietto accuratamente inserito tra i fiori.
Solo tre parole, “dal suo ammiratore”, risaltavano sul fondo bianco del cartoncino. Masumi. Il suo ammiratore. Era presente anche questa volta. Lo smarrimento nel suo cuore aumentò. Che cosa voleva da lei? La trattava freddamente in pubblico, salvo poi incoraggiarla con mazzi di rose dietro la maschera dell’ammiratore. Qual’era il vero volto di Masumi? L’uomo d’affari freddo e spietato oppure l’ammiratore devoto?
L’incessante battere alla porta del proprio camerino la riportò bruscamente alla realtà. Una voce alterata la chiamava nervosamente. Rei entrò ansimante con il viso sconvolto.
- E’ successo qualcosa Rei?
- Non vorrei darti questa notizia Maya, ma la signora Tsukikage si è sentita male e l’hanno portata in ospedale.
Il mondo sembrò crollarle addosso. Maya fece per uscire.
- Devo andare da lei!
Rei la fermò.
- Non puoi. Stai per andare in scena. La signora Tsukikage si è raccomandata che tu vada avanti Maya. Devi interpretare la dea scarlatta. Devi essere Akoya, sono parole sue.
Maya si lasciò cadere sulla poltrona. Come poteva recitare sapendo che la sua insegnate giaceva in un letto di ospedale?
- Non posso. Non ce la faccio.
Rei le allungò una busta. Un signore distinto mi ha incaricato di consegnartela, dicendomi che forse poteva esserti di aiuto.
Maya sospirò cercando di calmarsi. La signora Tsukikage voleva che lei recitasse, che fosse Akoya.
Estrasse, preoccupata, il biglietto dalla busta. Le poche righe di incoraggiamento la indussero a restare.
Il suo ammiratore era presente. Avrebbe impersonato Akoya per lui e per la signora Tsukikage.
- Interpreterò Akoya. Ma dopo lo spettacolo voglio recarmi subito dalla signora Tsukikage. Non mi importa l’esito della sfida, desidero solo che lei si rimetta presto in salute.
Abbracciò Rei e sollevando il capo uscì, dirigendosi verso il proprio destino.

Masumi era inquieto. Il ricovero improvviso della signora Tsukikage lo aveva profondamente addolorato. Il suo primo pensiero fu per Maya. Si chiese come avrebbe reagito ad una notizia tanto inattesa quanto preoccupante.
Shiori, seduta accanto a lui, aveva notato un impercettibile segno di nervosismo in Masumi.
Eppure doveva sentirsi sollevato. Il precario stato di salute della signora Tsukikage costituiva un punto di forza per la Daito. Si sforzò di nascondere la gelosia dietro ad un umile, ingannevole sorriso.
Allontanatosi dal proprio posto con un pretesto, Masumi aveva scritto in tutta fretta un biglietto ed incaricato Hijrii di consegnarlo. Sperava che le sue parole e il desiderio di vedere realizzato il proprio sogno avrebbero incoraggiato Maya a salire sul palco.
Era consapevole che la signora Tsukikage racchiudeva in sé tutto il mondo di Maya.
La sua insegnate aveva assistito, la sera precedente, al trionfo di Ayumi ed ora, senza colpa alcuna, lasciava sola la propria allieva.
Il volto era teso dalla preoccupazione. Si chiedeva se Maya avrebbe avuto la forza per interpretare la dea scarlatta. La chiamò in una muta preghiera e la sua anima la implorò di essere la sua Akoya.
Maya fu precorsa da un brivido che le riscaldò il cuore. Chiuse gli occhi cercando di ritrovare la calma perduta. Trattene il respiro ed entrò in scena.

continua

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Capitolo 5
*** atto 5 ***


Il vuoto, il panico, il pubblico, la sfida. Niente più esisteva di fronte ai suoi occhi. Dal profondo del proprio essere sentì germogliare e fiorire il lei lo spirito della dea.
Rimase immobile, lasciandosi trasportare dai sensi. Lei non esisteva più. Akoya stava nascendo dalla sua anima.
Aveva la percezione del mondo. Sentiva il richiamo dell’anima di Isshin. Le parole e i gesti fluivano come se le fossero appartenuti da sempre.
Non ricordava di averli imparati, non rammentava le prove. Gli elementi del creato sembravano albergare in lei da millenni, in attesa soltanto di essere risvegliati.
Era una dea. Era la dea scarlatta. Invocò Isshin, mentre l’anima gridava il nome di Masumi. Amò Isshin, mentre il cuore implorava Masumi. Morì per Isshin, mentre gli occhi dicevano addio a Masumi.
Si sentì fluttuare, avvertì due braccia calde avvolgerla, udì una voce gridare il suo nome.
Lentamente planò nella realtà e il suo pensiero tornò ad essere vigile. Maya aprì gli occhi stupita dall’incanto dei propri sensi. Il sipario era chiuso. Sakurakoji la strinse tra le braccia congratulandosi con lei.
Un silenzio irreale la avvolgeva. L’interpretazione di Akoya l’aveva incantata e sconvolta, le sensazioni sublimi e terrificanti nello stesso istante, le avevano permesso di afferrare con drammatica oggettività la vastità del proprio amore per Masumi.
Ancora scossa dalle intense emozioni che aveva vissuto, non si era accorta che il pubblico li applaudiva chiamandoli a gran voce. Uscirono, mano nella mano.
Maya fissò Masumi tra gli spettatori. Era sua, la voce dell’anima che aveva gridato il suo nome?
Si chiese se anche lui era stato rapito dalla stessa vibrante emozione o se ciò che aveva udito era stata solo un’illusione.
Masumi la ammirò. Aveva vissuto intensamente l’interpretazione di Maya, provando gioia per la sua appassionante dichiarazione d’amore e precipitando in una angosciante disperazione all’udire le dolorose parole del suo addio.
Sorrise lievemente. Maya aveva dimostrato di essere una grande attrice. Il talento che possedeva era davvero fuori del comune.
Ricordò con estrema chiarezza di avere invocato, con la propria anima, il nome di Maya e, trasfigurato da Akoya, averle dichiarato il proprio amore.

La realtà. Il ritorno fu quanto mai doloroso. Rammentò la signora Tsukikage. Si inchinò più volte per ringraziare il pubblico acclamante. Infine, il sipario si chiuse.
Pregò Sakurakoji di accompagnarla in ospedale. Fuggì quasi, dalla folla in attesa dell’attrice rivelazione.
Nel taxi che la conduceva all’ospedale, Maya pregò per la salute della signora Tsukikage.
I riflettori si erano spenti sulla sua interpretazione e lei non aveva avuto il tempo di interrogarsi sul futuro della dea scarlatta. Inconsapevole della superiorità della propria recitazione, si stringeva nervosamente le mani, nell’attesa di poter vedere la propria insegnante.
Davanti all’imponente ingresso dell’ospedale, scese di corsa dall’auto, incurante della voce di Sakurakoji.
- Maya aspettami, non correre.
Raccolta nei propri tormentati pensieri non sentì alcun suono intorno a sé.
I suoi passi veloci riecheggiarono nel corridoio asettico. Il cuore in gola e il respiro ansimante erano gli unici testimoni della sua angoscia.
Svoltando l’angolo urtò, cadendo, l’uomo che veniva dalla parte opposta.
Due mani ferme la afferrarono sollevandola da terra.
- Tutto bene ragazzina? Il nostro destino è forse quello di scontrarci ogni volta che ci incontriamo?
Il doppio senso delle sue parole era palese. Maya lo allontanò da sé, turbata. Il suo profumo maschile le era penetrato nelle narici acuendole dolorosamente la passione per lui.
- Mi lasci andare signor Hayami! Voglio vedere la signora Tsukikage.
Masumi strinse gli occhi pensieroso. Cercò di calmarsi allontanando i pensieri che lo avevano catturato durante la rappresentazione della dea scarlatta.
- Forse è meglio che ti calmi, ragazzina. Non puoi entrare nella stanza della signora Tsukikage se prima non ti tranquillizzi. Lei ha bisogno di riposare, ora.
- E cosa ne sa lei?
La voce dura di Maya lo colpì come una sferzata. L’aria di sfida che le leggeva negli occhi non lo spaventò.
- Sono appena stato da lei. E’ molto provata e ha bisogno di riposo. Non di una furia che le piombi in camera.
- Lei era dalla signora Tsukikage? E come sta?
Masumi rimase silenzioso. Lo sguardo dolorosamente rassegnato fu più eloquente di qualsiasi parola.
Maya scoppiò in lacrime cercando di scappare. Masumi la afferrò saldamente.
- Fermati! Ragazzina non puoi entrare dalla signora Tsukikage in quello stato. Calmati. Non le sarai di aiuto se ti presenterai con il viso sconvolto.
- Che cosa ne sa lei? Io devo vederla! Non può abbandonarmi ora. Che cosa ne sa lei dei sentimenti di una persona? Lei che pensa solo agli affari! Che cosa vuole?
Masumi accusò il colpo. Maya voleva vedere in lui, l’uomo senza scrupoli? Ebbene, l’avrebbe accontentata.
- Cosa ci faccio qui? Ma è ovvio, io sono qui per affari.
- Io la odio! Le piacerebbe vero, se la signora morisse, così potrebbe impossessarsi finalmente dei diritti della dea scarlatta che insegue da tanto tempo!
- Ragazzina, ormai dovresti sapere che io ottengo sempre ciò che voglio.
Calde lacrime le scesero sulle guance. Com’era possibile che lei amasse un uomo così spietato? Eppure mentre impersonava Akoya era certa di avere udito la sua voce dichiarare di amarla.
- Lei non toccherà la signora Tsukikage. I diritti della dea scarlatta non saranno mai suoi! Io lotterò contro di lei signor Hayami. Lei è proprio senza cuore!
Masumi rimase in silenzio assecondando i pensieri di Maya.
- Se ne vada. Si allontani da qui. Non voglio che la signora Tsukikage abbia a che fare con lei.
Masumi chinò il capo.
- Se è questo, ciò che desideri.
Non aggiunse altro. Le voltò le spalle con aria triste e si allontanò. Maya non ebbe il tempo di riflettere. Aprì la porta ed entrò nella stanza.
Il silenzio era quasi irreale. Gli occhi chiusi e il viso pallido della signora Tsukikage mostravano che era molto provata. Sembrava che stesse dormendo, ma socchiuse gli occhi quando Maya le si avvicinò.
Il cuore stanco e malato le consentiva di parlare con grande fatica.
- Maya mi dispiace non aver potuto assistere alla tua interpretazione. Il signor Hayami mi ha riferito che è stata splendida oltre ogni aspettativa.
- Masumi Hayami?
- Sì, lui. Ma io lo sapevo. Ho sempre creduto in te e nel tuo talento. Ora sai veramente che cosa vuol dire recitare. Sono contenta del lavoro che ho fatto. Sei sbocciata Maya, sarai una grande attrice.
Maya le strinse una mano. Era fredda e pallida. Lacrime di sconforto cominciarono a scenderle sulle guance.
- No, non lo so. Lei deve insegnarmi ancora tante cose, signora. Io ho ancora bisogno di lei. Lei mi ha sempre indicato la strada da seguire.
- Maya non hai più bisogno del mio sostegno. Nel tuo cuore conosci già il cammino, il tuo destino si sta compiendo. Sono tanto stanca e Ichiren mi sta chiamando. Non sei sola. Sei circondata da persone che ti vogliono bene, guarda avanti Maya. La risposta alla tua segreta domanda è già nel tuo cuore, devi solo portarla alla luce.
Volse il capo con estrema fatica e cercò di sorriderle lievemente, abbandonò la mano inerte sul lenzuolo e chiuse lentamente gli occhi.
Maya si sentì avvolgere da un gelido soffio e precipitò nel dolore assoluto e straziante di quella notte buia e silenziosa.

continua

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Capitolo 6
*** atto 6 ***


Erano trascorse due settimane, ma il suo dolore non accennava a diminuire. Lo straziante addio che aveva dovuto dare alla signora Tsukikage, l’aveva lasciata senza forze né voglia di vivere.
Era piombata in una profonda apatia dalla quale non voleva riemergere. Rei aveva cercato con infinita pazienza di risvegliarla da quel delirante torpore che l’avrebbe logorata.
- Maya vieni a mangiare qualcosa. Sono giorni che quasi non tocchi cibo. Ti ammalerai. La signora Tsukikage non avrebbe voluto vederti così, lo sai.
Rei era affranta. Era doloroso per lei, vedere Maya incapace di reagire, ma non sapeva più cosa fare per strapparla al tormento che l’aveva incatenata.
- Fra qualche giorno l’Associazione Nazionale per lo Spettacolo indicherà la vincitrice della rappresentazione di prova della dea scarlatta. Sai che dovrai presentarti alla cerimonia di assegnazione dei diritti.
- Non mi importa, Rei. Non mi importa più nulla.
- Maya, la signora Tsukikage non avrebbe mai voluto sentirti parlare così. Ti ha sempre spronato a dare il meglio di te. Devi custodire l’affetto per lei nel tuo cuore e guardare avanti.
Maya chinò il capo. I giorni si erano succeduti uno uguale all’altro, niente sarebbe cambiato. Era sola. Per sempre.
Il suono del campanello pose fine all’insistenza di Rei. Sulla soglia, un fattorino porse cortesemente un enorme mazzo di rose scarlatte.
- Maya, guarda! Rose scarlatte dal tuo ammiratore segreto! Anche lui ti incoraggia.
Una lacrima le scese sul volto.
- Gettale via. Non voglio vederle!
- Ma, Maya, non capisco. Sei sempre stata legata al tuo ammiratore. Che cosa ti prende?
- L’ammiratore segreto è come se fosse morto per me. Era l’illusione di una ragazzina. Ma ora sono cresciuta e devo smettere di sognare.
Non voleva rivelare a Rei di amare un uomo privo di scrupoli che pensava agli affari anche di fronte ad una persona morente. Non voleva che sapesse che l’ammiratore altri non era che Masumi Hayami.
Tornò ad osservare il cielo plumbeo. La pioggia non accennava diminuire, come nel giorno del funerale.
Si era rifiutata di prendere l’ombrello che Rei le porgeva. Le gocce pesanti e fredde le cadevano sul volto, nascondendo le lacrime che copiose le rigavano le guance. Era rimasta sotto la pioggia scrosciante anche dopo la funzione, sola. Aveva pregato per la signora Tsukikage, travolta da un sofferenza profonda.
Ricordò la morte di sua madre e sperò che la pioggia lavasse via il dolore dal suo cuore.
Sollevando lo sguardo vide una figura vestita di nero in lontananza. I capelli biondi ricadevano scomposti sul viso mentre rivoli di pioggia picchiettavano sull’impermeabile completamente bagnato. Masumi. Non riuscì ad odiarlo. Chinando il capo se ne andò, voltandogli le spalle.
Era troppo lontano da lei e Maya non vide l’angoscia sconfinata riflessa in quei tristi occhi azzurri.

La riunione aveva preso subito l’indirizzo che sperava. Chigusa Tsukikage gli aveva lasciato un grande vuoto nel cuore, ma la sua scomparsa improvvisa richiedeva una modifica ai propri piani.
- E così lei mi assicura che la decisione dei membri dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo sarà praticamente unanime?
- Certo, lei è molto influente nel campo dello spettacolo e la Daito è la migliore e più potente società di produzione del Giappone. Nessuno si metterà contro di lei. Può esserne sicuro. Se la signora Tsukikage fosse ancora viva, la decisione di assegnare ad una delle due attrici il ruolo della dea scarlatta sarebbe spettata a lei in quanto proprietaria dei diritti, ma ora è tutto cambiato.
- Bene, era quello che volevo sentirmi dire. Ovviamente ci sarà un incarico di rilievo anche per lei, Onodera.
- Lei sa che può sempre contare su di me, signor Hayami.

continua

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Capitolo 7
*** atto 7 ***


Entrando nell’ufficio del figlio, lo trovò a capo chino intento ad esaminare una serie di importanti documenti.
- Masumi stai lavorando egregiamente. Sei efficiente negli affari, sembri proprio nato per dirigere la Daito. Ti vedo però un po’ assente, ultimamente. La morte della signora Tsukikage non ti ha spronato ad interessarti dell’esito della sfida tra le due candidate alla dea scarlatta.
- Non mi pare il caso. La signora Tsukikage è stata una valida insegnate di recitazione, nonché un’attrice magnifica. La sua morte inattesa ha modificato i criteri per la scelta dell’attrice più adatta ad impersonare la dea scarlatta nell’immediato futuro. La valutazione spetterà ai componenti l’Associazione Nazionale dello Spettacolo se non sbaglio, quindi non vedo che cosa dovrei fare, se non attendere il loro responso.
- Sapevo che mi avresti riposto in questo modo. E’ per questo motivo che mi sono interessato io. Devo farti un appunto. Mai lasciare gli affari al caso, perché la commissione potrebbe anche decidere di dare la vittoria alla persona più ostica alla Daito.
Masumi strinse i pugni in maniera impercettibile. Una sorda rabbia gli offuscò la ragione. Si costrinse a restare calmo.
- E se anche fosse? Lo sappiamo entrambi che l’interpretazione di Maya Kitajima è stata superiore a quella di Ayumi Himekawa senza alcuna ombra di dubbio. I membri dell’Associazione Nazionale sono degli esperti e sono perfettamente in grado di scegliere tra le due ragazze.
- Maya Kitajima è pericolosa. Ti avevo già parlato di lei. Devi distruggerla come attrice. Senza la signora Tsukikage sarà più semplice. Lei odia la Daito e potrebbe sempre costituire una minaccia per i diritti della dea scarlatta.
Eisuke spinse la sedia a rotelle verso la grande finestra e fingendo di essere interessato al panorama offerto dai grattacieli di Tokyo, studiò suo figlio.
La fredda compostezza di Masumi era notevolmente aumentata negli ultimi tempi, quasi a voler nascondere interessi paralleli. Oppure l’uomo d’affari che era in lui stava pericolosamente affinando la propria abilità.
Masumi sapeva che il padre stava soppesando il suo operato. Sollevò lo sguardo e lo fissò.
- Padre, riesci sempre a stupirmi, come può una ragazzina rimasta sola al mondo, crearti dei fastidi? Perché di seccature e niente di più, si tratta.
Eisuke si chiese quali mire avesse i figlio.
- Trovo strano che tu, competente e preparato, non ti sia reso conto del talento straordinario di quella ragazza. Una tale genialità interpretativa non è controllabile e potrebbe essere pericolosamente esplosiva in ogni istante. Comunque la cosa non mi preoccupa più. Ho già provveduto, incontrando alcuni membri influenti dell’Associazione. Ti lascio al tuo lavoro Masumi. Immagino che sarai molto impegnato nella preparazione dell’imminente e nuovo allestimento della dea scarlatta.
Masumi si alzò con calma, squadrando volutamente il padre dall’alto in basso. La sua sfida aperta non passò inosservata.
- Effettivamente sono talmente impegnato che ho comunicato alla famiglia Takamiya di avere posticipato la data del matrimonio con Shiori. Non posso andarmene in viaggio di nozze, proprio mentre si decide il destino dei diritti della dea scarlatta, non trovi, padre?
Eisuke accusò il colpo. Masumi, suo malgrado, aveva ragione. La dea scarlatta aveva la precedenza su tutto. Il figlio lo aveva stupito, ignorando deliberatamente un suo ordine, ma la sua sete di possedere i diritti prevaricava ogni altra cosa. Una risata sarcastica si diffuse nell’ufficio.
- La tua futura moglie dovrà abituarsi al fatto che gli affari vengono prima di lei. Se ne farà una ragione. Approvo il tuo zelante impegno per quest’opera straordinaria.
Lasciò l’ufficio, senza prima avere gettato un’ultima occhiata al figlio.
Masumi si abbandonò soddisfatto sulla poltrona. La sua lenta ed inesorabile rivalsa era appena cominciata.
Mizuki entrò dopo avere bussato lievemente alla porta. Lasciò sul suo tavolo un fascicolo ed uscì senza profferire parola.
Masumi lo sfogliò, senza che fosse necessario leggerne attentamente il contenuto.
Era la stesura provvisoria di un documento rilevante che sarebbe divenuto di dominio pubblico fra qualche giorno. Un documento che avrebbe influito sul futuro di Maya.
Lo gettò sul tavolo passandosi una mano tra i capelli, consapevole che tra la versione provvisoria e quella definitiva non ci sarebbe stata alcuna differenza.

continua

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Capitolo 8
*** atto 8 ***


Eisuke la osservò con estrema calma. Era adirata e la compostezza che le aveva sempre visto mostrare stava crollando sotto la snervante tensione che Masumi le stava imponendo.
Shiori sbottò, camminando nervosamente dell’ampio salone di casa Hayami.
- E così, lei dice che dovrei essere paziente?
- Sai che i diritti della dea scarlatta sono una priorità per la Daito. Masumi è molto impegnato e non può lasciare Tokyo in questo momento. Il matrimonio è solo rinviato. Me ne ha parlato ed io ho approvato la sua decisione.
Shiori fremette seccamente.
- Masumi le ha riportato di avere rinviato il matrimonio? Evidentemente si è dimenticato di aggiungere che ha cancellato la cerimonia senza preoccuparsi di fissare un’altra data.
Eisuke strinse gli occhi nel tentativo di controllare l’ira. Shiori lo stava indisponendo e Masumi si stava muovendo in modo troppo indipendente.
- Adesso calmati, gli parlerò io. Masumi provvederà a stabilire un’altra data al più presto.
Chiamò il maggiordomo e la fece accompagnare all’ingresso.
Eisuke rimase pensieroso. C’erano alcune questioni che rimanevano confuse nella sua mente. Il matrimonio di Masumi con Shiori avrebbe legato la Daito alla prestigiosa influenza della potente famiglia Takamiya. I diritti della dea scarlatta erano però prioritari. La dipendenza maniacale dall’opera di Ichiren Ozaki non gli lasciava spazio, in quel momento, per dedicarsi ad altri profitti.

L’immagine di Maya sotto la pioggia battente continuava a tormentarlo senza tregua. Avrebbe voluto correre da lei ed abbracciarla fino a farle tornare il sorriso. Cercò di scrollarsi di dosso l’inquietudine che lo torturava. Le iniziative, che aveva messo in atto per ottenere i diritti della dea scarlatta, erano state spezzate dall’intervento imprevisto del padre.
Erano anni che gestiva gli affari della Daito, ma, evidentemente, l’avida brama per i diritti della dea scarlatta aveva indotto il vecchio Hayami ad agire in prima persona.
Una smorfia di disgusto si dipinse sul suo volto al pensiero che in passato anche lui era stato animato dagli stessi meschini sentimenti.
Il merito era di Maya, se aveva scoperto di avere un cuore. Non si riteneva certo migliore del padre, ma era sufficientemente giovane da potervi porre rimedio.
Si rimproverò mentalmente. Aveva annullato il matrimonio e la relativa cerimonia, adducendo come giustificazione la richiesta del suo massimo impegno per i diritti della dea scarlatta.
Non aveva più visto Shiori da quel giorno. Le aveva semplicemente telefonato per comunicarle che era molto preso dagli impegni di lavoro.
Aveva appreso che si era recata da suo padre per parlargli, prevaricando il capo famiglia Takamiya al quale sarebbe spettato questo onere, segno della sua irruenta impazienza.
Avrebbe dovuto parlarle. Eludere apertamente il problema lo faceva sentire meschino, ma il futuro di Maya era più importante della propria reputazione e finché le acque erano calme all’apparenza, nessuno si sarebbe ricordato di quella meravigliosa ragazzina.
Un leggero bussare alla porta gli fece sollevare il capo dai documenti sui quali stava cercando di concentrarsi.
L’efficiente segretaria gli consegnò un fascicolo sulla cui prima pagina spiccava il simbolo dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo.
- Lo lasci sul tavolo. Non mi passi nessuna telefonata, non voglio essere disturbato.
La voce cortese ma fredda la invitava chiaramente ad uscire.
- Ma signor Hayami, è un documento dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo. Immagino che lei sia ansioso di accertare la decisione che la commissione ha preso in merito alla sfida tra Ayumi e Maya.
Due pungenti occhi chiari la fissarono.
- Signorina Mizuki, non crede che io possa riconoscere da solo ciò che è importante per la Daito da ciò che non lo è? Non ho necessità di leggere quelle pagine, conosco già l’esito della sfida.
Dissimulò una serenità apparente, mentre Mizuki richiudeva piano la porta dietro di sé.
Rimasto solo prese in mano il documento. Un’espressione di irritante disapprovazione si dipinse sul volto mentre gli occhi scorrevano i caratteri fitti di una premessa mendace.
Si alzò, fissando lo sguardo preoccupato verso i grattacieli di Tokyo illuminati dalle strie rossastre del sole al tramonto. Suo padre aveva agito con estrema meticolosità. Sollevò il telefono, la giornata lavorativa era ancora lunga.

continua

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Capitolo 9
*** atto 9 ***


Sakurakoji era fuori di sé e Kuronuma sconsolato si teneva la testa tra le mani.
- Eppure la nostra rappresentazione della dea scarlatta era perfetta. Maya non poteva essere una Akoya più convincente.
- E’ colpa di quel maledetto Hayami. La morte della signora Tsukikage gli ha permesso di speculare senza difficoltà. Non ci sono più ostacoli tra lui e i diritti della dea scarlatta! Questo documento dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo ne è una prova. Trasuda menzogna da ogni parola.
Strinse rabbiosamente il fascicolo tra le mani. Il tono di voce adirato sottolineava la feroce impotenza che lo aveva ingabbiato.
“L’Associazione Nazionale dello Spettacolo rende omaggio alla grande attrice Chigusa Tsukikage, scomparsa nel momento in cui il suo sogno di portare nuovamente sulla scena il capolavoro del maestro Ichiren Ozaki stava diventando realtà. Tutti noi ricordiamo come, dopo anni di infaticabile ricerca dell’attrice adatta a ricoprire il ruolo che lei stessa interpretò nel passato, annunciò che la sua scelta era compiuta. Due candidate erano, a suo parere, degne di impersonare Akoya. Dall’esito della rappresentazione di prova sarebbe sbocciata la nuova dea scarlatta. La sua prematura scomparsa le ha impedito di compiere l’ultimo atto per la nascita di una nuova Akoya. Per onorare la memoria di questa grande attrice, l’Associazione ha preso la decisione di annullare il party previsto, durante il quale Chigusa Tsukikage avrebbe annunciato al mondo dello spettacolo il nome della nuova dea scarlatta”.
Sakurakoji interruppe la lettura. La smorfia di riprovazione non passò inosservata a Kuronuma.
- Annullano il party per rispetto della signora Tsukikage! Quante menzogne sono contenute in queste pagine! Il ricevimento è stato cancellato perché le manovre speculative che hanno mercanteggiato passino sotto silenzio. L’intervento di Hayami è evidente! Ayumi è stata superlativa, ma non esistono parole per definire la sublime interpretazione di Maya.
Si interruppe, per riprendere fiato, travolto dalla foga che aveva riversato nella lettura. L’ira gli aveva acceso l’animo di un tremendo desiderio di vendetta, pur riconoscendosi impotente di fronte al lucroso accordo dei membri della Commissione con Hayami. Riprese a leggere, con voce più calma.
“Il doveroso omaggio alla signora Tsukikage, non ha distolto però la nostra attenzione dal gravoso compito che abbiamo dovuto affrontare senza la sua valente guida. Consapevoli di non possedere le capacità eccellenti della signora Tsukikage, ci siamo affidati ai membri più esperti della Commissione che hanno valutato l’interpretazione delle due candidate sotto il profilo umano, tecnico ed emozionale. Ayumi Himekawa ha interpretato una Akoya travolgente e tecnicamente perfetta. Gli anni di studio e l’interpretazione di numerosi ed importanti ruoli le hanno permesso di raggiungere livelli eccelsi in questo spettacolo. Maya Kitajima, d’altra parte ha impressionato per la freschezza della sua interpretazione e la drammaticità della tragedia di Akoya dando vita ad una visione assolutamente innovativa della dea scarlatta. Senza nulla togliere alle due attrici che hanno dimostrato entrambe valenti capacità, la Commissione ritiene che l’opera di Ichiren Ozaki sia da inquadrarsi nella tradizione e che, pertanto, debba essere interpretata nel rispetto dell’opera originale…”
Continuò a leggere con il pensiero, mentre la voce gli si smorzava in gola. Gli occhi si rabbuiarono e l’ira lo trascinò di nuovo. Probabilmente non sarebbe servito a nulla, ma l’amore che nutriva per Maya lo spingeva ad agire.

Lasciò cadere i pochi fogli sul pavimento. Non si era resa conto di avere impercettibilmente aperto le mani. Il leggero fruscio della carta la risvegliò dall’apparente torpore che l’aveva avvinta mentre i caratteri le apparivano confusi davanti agli occhi.
“…per tali motivazioni riteniamo che la vincitrice della sfida voluta da Chigusa Tsukikage sia Ayumi Himekawa alla quale andranno i diritti di rappresentazione della dea scarlatta”.
Quella frase le riecheggiò nella mente. Il nome di Ayumi le martellava in testa. La dolorosa sconfitta le fece bruciare gli occhi. Trattene le lacrime, mentre il senso di vuoto nel suo cuore andava accrescendosi in modo inquietante. Si sentì sfinita. Presa dal dolore per la scomparsa della signora Tsukikage, si era rifugiata in un limbo confuso che l’aveva allontanata dalla realtà, mentre l’Associazione Nazionale dello Spettacolo decideva del suo futuro.
La cruda verità entrò con arroganza nella sua vita, mentre l’esile speranza crollava sotto gli implacabili colpi del destino. Aveva perso tutto. Sua madre, la signora Tsukikage, la dea scarlatta, il suo ammiratore.
Socchiuse gli occhi arrossati dal pianto. Non aveva riflettuto sul possibile futuro lontano dal teatro. In verità non era mai stato necessario, perché recitare rappresentava la sua stessa linfa vitale. La sua mente confusa non le concedeva tregua.
Ascoltò la propria anima. Il desiderio di recitare non era morto in lei. Forse era stato un errore puntare tutta la propria esistenza sulla dea scarlatta.
Era e restava comunque un’attrice. Ci sarebbero state altre parti per lei, altre maschere da indossare. Il futuro non era roseo, ma la sua vita non era finita. L’opprimente fardello che portava sulle sue esili spalle le pesava come un macigno.
Aveva rinunciato a Masumi, sentendosi morire. Avrebbe rinunciato anche alla dea scarlatta? Poteva comunque recitare in altre opere. Forse il destino le avrebbe concesso rialzarsi ancora una volta.
Si asciugò le lacrime, inconsapevole degli inganni spregevoli che gravano sui propri limpidi sentimenti.

continua

volevo ringraziare le numerose persone che stanno leggendo questa ff. grazie di cuore!

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Capitolo 10
*** atto 10 ***


Mizuki entrò con la solita garbata efficienza per comunicargli che un uomo attendeva di vederlo.
- Non mi pare di avere appuntamenti per oggi. Non voglio essere disturbato. Fissi un incontro e lo congedi.
- Ma signor Hayami, dice che è molto importante e non se ne andrà finché non avrà parlato con lei.
Masumi sbottò, Mizuki non si era mai permessa di contraddirlo in passato. Gli sguardi carichi di muto rimprovero che lei ultimamente gli riservava, lo disturbavano.
- E chi sarebbe questa persona animata da tanta impazienza?
- Yu Sakurakoji.
Masumi strinse gli occhi, pensieroso. Evidentemente i membri della Commissione avevano divulgato la loro decisione di rendere la vittoria ad Ayumi Himekawa.
Simulando una impassibilità apparente fissò la propria segretaria.
- Fallo passare.
La voce fredda con cui parlò non sembrò la sua.
Sakurakoji richiuse piano la porta dietro di sé. Si accomodò su una delle eleganti sedie poste di fronte al tavolo di Masumi, senza attendere il suo invito.
Una leggera risata uscì dalle sue labbra.
- Accomodati pure, Sakurakoji. La mia segretaria mi ha riferito che avevi premura di vedermi.
Si accese una sigaretta per nascondere il proprio nervosismo, consapevole del tono sarcastico che aveva usato.
- Ho molto lavoro da sbrigare, per cui ti prego cortesemente di essere conciso.
Sapeva di rendersi alquanto indisponente, ma ogni volta che vedeva Sakurakoji o pensava a lui, la gelosia che si annidava nel suo cuore usciva prepotentemente allo scoperto.
Yu cercò di contenere la collera, per il bene di Maya.
- Dovrebbe conoscere il motivo che mi ha condotto da lei.
- Sakurakoji non sono ancora in grado di leggere nel pensiero. Ti ripeto, ho poco tempo da dedicarti, sei pregato di esprimerti senza giri di parole.
Gettò il fascicolo dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo sul tavolo con un gesto di stizza.
- Questo non le dice niente?
- E’ il documento redatto dai membri della Commissione, nel quale sono contenuti i criteri e le motivazioni della loro scelta tra le due candidate all’interpretazione della dea scarlatta.
Il ragazzo lo squadrò con odio. La sua fredda compostezza gli infondeva un profondo risentimento.
- Ha dimenticato volutamente una postilla marginale signor Hayami? La vincitrice deterrà anche i diritti della dea scarlatta. Quegli stessi diritti che lei insegue tenacemente da molto tempo.
Masumi aspirò una lunga boccata di fumo poi spense seccamente la sigaretta.
- Ragazzo, non capisco il motivo della tua visita. Mi stai parlando di argomenti evidenti. Ma che cosa vuoi esattamente da me?
Sakurakoji si alzò di scatto e, avvicinandosi a Masumi, lo prese per il bavero della giacca. L’ira trattenuta esplose in tutta la sua dirompente violenza.
- E’ stato lei vero? Dietro la decisione della Commissione c’è il suo nome! Voleva i diritti di rappresentazione della dea scarlatta e se ne è impossessato nell’unico modo che lei conosce, usando sotterfugi ed inganni. Non le è pesato offendere la memoria della signora Tsukikage?
Masumi lo ascoltò in silenzio, senza muoversi. In fondo la sua rabbia era più che giustificata. Sapeva di essere considerato un uomo d’affari senza scrupoli e Sakurakoji aveva tratto la conclusione più ovvia leggendo il rapporto della Commissione.
Sakurakoji proseguì.
- Lei è senza scrupoli. Sa benissimo che l’interpretazione di Maya era la migliore. I membri dell’Associazione non possono non averlo notato, come pure il pubblico. Ma lei, avido di ottenere i diritti della dea scarlatta, ha giudicato irrilevante danneggiare il futuro di Maya. Una ragazza incantevole, che dopo aver perso sua madre e la signora Tsukikage, ha visto anche il suo ultimo sogno svanire. Come può una ragazza sola, seppure tenace, lottare contro la potente Daito? Lei sa perfettamente che il talento di Maya non ha eguali! Hayami, lei è responsabile della sconfitta di Maya! Le faccio i miei complimenti per la sua abilità nel manovrare la Commissione!
Il nome di Maya sulle sue labbra, risvegliò Masumi dalla apparente freddezza dietro la quale si era trincerato.
Una mano si sollevò lentamente e strinse il polso di Sakurakoji fino a che il ragazzo non emise un gemito di dolore.
- Toglimi le mani di dosso. Non tollero le tue insinuazioni. I diritti della dea scarlatta sono una mia priorità, non lo nego, ma non ti permetto di parlarmi con questo tono. Attento Sakurakoji, potresti pentirti, mi stai deliberatamente diffamando. Ti consiglio, per il futuro della tua carriera, di cercare di controllare gli scatti d’ira.
Sakurakoji rimase disorientato dal tono pericolosamente alterato di Masumi. Negli occhi gli leggeva una violenza a stento trattenuta.
L’impassibilità fino ad allora mostrata era svanita lasciando trasparire la collera sul suo volto.
Il pensiero di Sakurakoji corse a Maya. Si riarmò di coraggio e continuò.
- Le ha rovinato la carriera. Adesso come potrà interpretare altri ruoli, se la Daito la osteggia deliberatamente?
Sentì il tormento della gelosia farsi strada in lui. L’accusa oltraggiosa lo riempì di irritazione.
- Ragazzo stai oltrepassando i limiti della mia pazienza. La signorina Maya Kitajima non è affare tuo, mi hai capito?
- Affare mio? Ne parla come se fosse un oggetto! Mi riguarda invece, perché io sono innamorato di lei e non sopporto che si senta così afflitta e disperata. Farei qualsiasi cosa pur di vederla sorridere di nuovo.
Masumi strinse la mascella, cercando di controllare la crescente gelosia.
- Che cosa vuoi dire? Che l’hai per caso consolata?
Sakurakoji lo fissò spaventato, mentre avvertiva la mano di Masumi stringersi sul suo collo e mozzargli il respiro.
Un rantolo soffocato riportò Masumi alla realtà. Spalancò gli occhi atterrito, ritirando la mano.
Rimase in silenzio, sconvolto dalla propria inconsulta reazione.
Osservò il segno livido sul collo di Sakurakoji.
- Mi dispiace, non volevo farti male. Non so che cosa mi sia preso.
Sakurakoji ancora sconcertato per l’accaduto, si chiese quali profondi tormenti affliggessero Masumi per condurlo ad una reazione tanto improvvisa quanto pericolosa.
Evidentemente la situazione era molto più complessa di quanto lui potesse immaginare. Il nome di Maya aveva alterato Masumi, trasformandolo da glaciale affarista a uomo violento.
Massaggiandosi il collo dolorante, Sakurakoji si diresse verso la porta.
- Le mie domande sono destinate a non ricevere risposta. Cercherò comunque di proteggere Maya da lei.
- Le tue insinuazioni sono prive di qualsiasi fondamento. Anche se la logica ti induce a credere questo di me, io non ho nessuna intenzione di fare del male a Maya. Non hai necessità di proteggerla da me. Ma non è a te che devo renderne conto. Sei pregato di lasciare questo ufficio. Non puoi trovare qui il colpevole alle tue accuse.
Mentre Sakurakoji usciva, Masumi si abbandonò sulla poltrona. Chiuse gli occhi, ancora frastornato dalla propria incontrollabile reazione di gelosia. Era davvero sull’orlo della follia? La pressione dalla quale si sentiva schiacciato lo stava lentamente logorando.
Suo padre era stato davvero abile. Un’operazione perfetta che tutti avrebbero attribuito a lui, il figlio tanto capace negli affari quanto insensibile con le proprie vittime.
Anche Maya lo avrebbe creduto. Sakurakoji ne era una prova. Lei non era più al sicuro dall’opera distruttrice del padre. Aveva ottenuto la sua sconfitta. Era certo che il passo successivo sarebbe stato quello di impedirle di recitare in altri spettacoli.
Il legame che la univa a lui, attraverso l’ammiratore segreto, si stava lentamente sgretolando. Sperò che non fosse troppo tardi per intervenire.

continua

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Capitolo 11
*** atto 11 ***


Camminava tra i vialetti curati cercando di liberarsi dalla opprimente sensazione di solitudine che la pervadeva dalla morte della signora Tsukikage.
Si avvicinò silenziosa alla tomba della madre. Aveva dovuto affrontare molte avversità negli ultimi tempi, fino alla sconfitta nel confronto con Ayumi.
Immobile e turbata, osservò il mazzo di rose scarlatte accuratamente posato sulla lapide. Si chinò prendendo una rosa tra le mani. Era fresca, segno che qualcuno vi era stato di recente.
Masumi si era recato sulla tomba di sua madre. Lo aveva già fatto in passato, ma non immaginava che avesse continuato a farlo anche dopo ciò che era accaduto tra di loro.
Dal party del suo fidanzamento, alla morte della signora Tsukikage, alla sua esclusione dalla rappresentazione della dea scarlatta, i rapporti con lui si erano fatalmente logorati.
Non riusciva a comprendere quell’uomo così complicato.
Si ripeteva, sforzandosi di credere alle mute parole che la sua ragione sosteneva, che doveva odiarlo ma non riusciva nel suo intento.
Nonostante la realtà lo mostrasse in tutta la sua fredda arroganza, il suo cuore non cedeva al rancore. Odiava se stessa per l’incapacità di abbandonare completamente la sua mente al risentimento che avrebbe dovuto nutrire per lui.
La continua altalena dei suoi sentimenti l’aveva spossata. La contrapposizione uomo d’affari e ammiratore segreto le aveva causato non pochi dubbi, ma la sua anima si rifiutava di tagliare il filo della speranza. La sua unica difesa era rimasta la lite. Lo aggrediva per proteggersi dai propri sentimenti. Era l’unico appiglio per evitare di capitolare e confessargli ciò che il suo cuore racchiudeva tanto gelosamente.
Richiamò alla mente la telefonata concitata di Sakurakoji, durante la quale le aveva rivelato di essersi recato negli uffici della Daito ed accusato Masumi di avere manipolato la decisione della Commissione. Lo aveva definito crudele e violento.
Nonostante tutto tramasse contro di lui, dalle parole di Sakurakoji a quelle di Shiori, lei non riusciva a cancellarlo completamente dalla mente.
Posò il proprio mazzo di fiori sulla tomba della madre, accanto alle rose scarlatte. Notò, senza volerlo, che i fiori insieme alle rose formavano una bellissima composizione, sia nella forma che nel colore. Lei e Masumi. Ricordò il calore del suo abbraccio nel tempio abbandonato. Era lui la metà della sua anima? Perché lo bramava con una tale intensità da sentirsi male?
Aveva perduto anche l’ultimo sogno. Si era sentita disperata ed estremamente sola. Sakurakoji le era stato vicino mostrandole tutto l’affetto che provava per lei, ma era certa che lui non fosse la sua metà dell’anima. Non poteva ricambiarlo se non con una affettuosa amicizia.
Il volto sorridente di Masumi si insinuò nuovamente nei propri pensieri, nonostante i tentativi di dimenticarlo.
Da quanto tempo aveva scoperto di amarlo? Non seppe darsi risposta. Aveva la sensazione che Masumi facesse parte di lei da sempre. L’incontrarlo e conoscerlo aveva risvegliato, negli anni, ciò che già era presente nel suo cuore. Era forse questo il segreto per riconoscere la metà della propria anima?
Non aveva dimenticato affatto che Masumi era fidanzato. La data fissata per il matrimonio con Shiori era trascorsa e la cerimonia non aveva avuto luogo. Non si era sposato, non ancora.
Masumi, in attesa del responso della Commissione, aveva probabilmente rinviato il matrimonio per non lasciare Tokyo. Invece di odiarlo, si era sentita, seppure per un breve istante, felice. Non aveva sposato quella donna malvagia.
Annullare il matrimonio era una dimostrazione della sua assenza di scrupoli. Era probabile che avesse influenzato la decisione dei membri dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo.
Non si era sposato, non a causa della morte della signora Tsukikage, ma evidentemente solo per l’avidità di possedere i diritti.
Era indubbio che l’amore per Shiori non era così intenso come la fidanzata aveva voluto farle credere. Scosse la testa, ma che cosa andava pensando?
Cercando di cancellare il suo volto dalla mente, spostò la sua attenzione al documento della Commissione. Una postilla in fondo alla pagina convocava i due cast di attori al teatro nel quale si era svolto il primo spettacolo della dea scarlatta.
I membri dell’Associazione avrebbero reso noto, in quella sede, i nomi degli altri attori destinati a recitare nell’opera di Ichiren Ozaki.
Aveva perso tutto, però il desiderio di conoscere le scelte della Commissione era intenso. Avrebbe dovuto chiedere spiegazioni in merito alla propria esclusione. Razionalmente il motivo appariva futile. Se solo ne avesse avuto il coraggio. Quante volte si era ripetuta quella frase?
Si rialzò. Salutò la madre e la signora Tsukikage, che riposava nel paese natale della dea scarlatta. Un giorno sarebbe andata a farle visita. Si allontanò tra i viali silenziosi e deserti. Forse la sua vita sarebbe stata diversa, se solo avesse avuto coraggio.

Il leggero bussare alla porta lo irritò. Decisamente era impossibile concentrarsi sul lavoro. Mizuki si affacciò sulla soglia.
- Presidente c’è una persona che chiede di lei.
Masumi sollevò gli occhi dai documenti che stava predisponendo in vista della convocazione della Associazione Nazionale dello Spettacolo presso il teatro della Daito.
- Ieri Sakurakoji, oggi chi? Avevo chiaramente espresso il desiderio di non essere disturbato. Ma qui pare che lei sia diventata il presidente ed io il segretario! Faccia entrare questa persona impaziente, la riceverò ma per poco tempo!
Il tono alterato costrinse Mizuki a dileguarsi velocemente.
Masumi riabbassò lo sguardo sui documenti. Sentì il rumore della porta chiudersi.
- Allora che cosa vuole? Non ho molto tempo da dedicarle.
Parlò con tono irritato senza sollevare il viso dal proprio lavoro.
- Buongiorno, signor Masumi.
Al suono di quella voce leggera e timida, il suo cuore accelerò improvvisamente i battiti. Si alzò di scatto incontrando con lo sguardo due limpidi occhi scuri.
Si fissarono con emozione, in silenzio, mentre l’amore, mai sopito, travolgeva entrambi.

continua

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Capitolo 12
*** atto 12 ***


Il silenzio era tangibile, tanto che Masumi aveva l’impressione di udire i battiti impazziti del proprio cuore.
La visita inattesa lo aveva frastornato. Fissava gli occhi di Maya senza dire nulla. E assaporava il suo nome uscito dalle sue labbra. Lo aveva chiamato Masumi, non Hayami.
Non la vedeva dal funerale della signora Tsukikage. Non si erano parlati, quel giorno, e lui si era limitato ad osservarla, chiusa nel suo dolore, da lontano.
Lo sguardo di Maya era malinconico, ma gli occhi vigili tradivano emozioni diverse dalla tristezza.
Attese che fosse lei a parlare, preoccupato dal timore di rovinare quel loro incontro imprevisto.
Masumi la ammirò silenzioso. Si chiese dove trovasse la forza per affrontare le avversità che l’avevano investita. Era così esile che faticò a trattenersi dall’impulso di abbracciarla. Rimase immobile mentre si sentiva avvinto dall’amore per lei.
Nel tumulto dei propri pensieri si fecero largo le parole del padre. Distruggere Maya Kitajima. L’avrebbe protetta dalle disoneste manovre di Eisuke Hayami, ma, forse, il prezzo da pagare sarebbe stato elevato.

Il suo cuore l’aveva condotta da Masumi ed ora, di fronte a lui, non sapeva come comportarsi. Catturata dai suoi occhi azzurri posati su di lei, rimase in silenzio.
L’obiettivo era quello di appurare la verità. Voleva conoscere il vero volto di Masumi. Chi era in realtà?
L’uomo d’affari senza scrupoli o il devoto ammiratore segreto? E che ruolo aveva avuto nella decisione della Commissione?
Si strinse nervosamente le mani. Il timore di ricevere una risposta deludente era profondo, ma era impensabile tornare indietro.
Riportò alla mente la necessità di mostrare coraggio e timidamente levò la voce sul loro silenzio.
- Signor Hayami, mi scusi se la distolgo dal suo lavoro, ma è necessario per me, chiarire alcuni dubbi che mi assillano. La Commissione ha stabilito la vittoria di Ayumi consegnandole di fatto i diritti di rappresentazione della dea scarlatta. Lei conosce le ragioni di questa decisione?
Attese, mentre pregava che la flebile fiamma della speranza non si spegnesse.
Masumi si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa. Un amaro sorriso comparve sulle sue labbra. Il suo timore era divenuto realtà. Cercò con cura le parole.
- La tua domanda ne nasconde un’altra, non è vero ragazzina? Ti stai chiedendo se dietro alla decisione dei membri dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo ci sia il mio nome.
Mosse alcuni passi verso di lei.
- Quale risposta desideri, ragazzina? L’opinione che hai di me cambierebbe, se ti dicessi che non ne so niente?
- Signor Hayami, sta eludendo la mia richiesta.
- Sei venuta qui per avere la conferma ad una domanda alla quale tu hai già dato una risposta. Vuoi che io ammetta che la decisione dei membri dell’Associazione è stata guidata dalla mia mancanza di scrupoli e dalla mia brama di possedere i diritti della dea scarlatta, non è vero?
Maya chinò il capo. Masumi aveva focalizzato con estrema precisione i suoi dubbi.
- Lei mi accusa di non parlare esplicitamente. Allora sarò più chiara. E’ vero ciò che mi ha riferito Sakurakoji? E’ lei l’artefice della mia sconfitta?
Il tono aspro della domanda nascondeva, in realtà, la paura dei sentimenti che stavano pericolosamente sfuggendo dal suo controllo.
Masumi sospirò. L’incomprensione tra di loro era palese. Sakurakoji non aveva perso tempo, avvertendo con provvidenziale sollecitudine Maya. L’opinione negativa si era probabilmente accentuata dopo il colloquio con il ragazzo.
- Allora sei disposta a credere al tuo amico Sakurakoji, piuttosto che alle mie parole, vero? Come reagiresti ragazzina, se io ti dicessi che farei qualsiasi cosa pur di ottenere i diritti della dea scarlatta?
Il tono adirato di Masumi la colse di sorpresa. Il presidente della Daito era davvero come lo descriveva Sakurakoji? E per quale motivo aveva impersonato, per lungo tempo, la parte dell’ammiratore? Le riaffiorarono alla mente le parole di Shiori. Una volta ottenuta la dea scarlatta l’interesse di Masumi per lei sarebbe svanito.
Maya, in preda ad un crescente scoraggiamento, non riuscì a trovare le parole per replicare. Si nascose ancora una volta dietro al risentimento, sperando di celare i veri sentimenti che aveva nel cuore.
- Deve sentirsi fiero dello scorretto successo che ha ottenuto! Ha sfruttato con eccellenti risultati il suo potere. Lei è proprio senza scrupoli. E tutto questo mentre la signora Tsukikage stava morendo. Mi chiedo cosa c’è al posto del suo cuore!
Masumi cercò di controllare la propria ira. Non diretta verso Maya, ma contro se stesso e alla gelosia che sentiva nuovamente salire dal profondo del suo animo. Era evidente che Sakurakoji aveva molta influenza su di lei.
- Sei uscita allo scoperto finalmente. E’ questo quello che pensi di me? Che sono senza cuore? Ti presenti nel mio ufficio accusandomi senza prove. Mi formuli domande alle quali, in realtà, hai già dato una risposta. Non mi pare, in effetti, che ti interessino le mie parole. Che cosa vuoi da me, ragazzina?
Maya si bloccò. Pensare a Masumi come ad un uomo senza scrupoli la aiutava a controllare i propri sentimenti. Si sforzò di trattenere le lacrime. Non si sarebbe dovuta recare nel suo ufficio.
- Lei è crudele! Non le importa calpestare i sogni delle altre persone, pur di raggiungere il suo scopo. E pensare che avevo quasi cambiato idea. Sono proprio una stupida ad avere creduto che lei potesse essere un uomo diverso!
Le lacrime le rigarono il volto. Si pentì immediatamente delle parole appena pronunciate. Le sue difese stavano pericolosamente vacillando.
Masumi, sorpreso, si avvicinò a lei.
- Che cosa intendi dire che pensavi che fossi un uomo diverso?
Maya si sentì in trappola. Fece qualche passo indietro.
Balbettando cercò di aggrapparsi ad un pretesto.
- Ho parlato senza pensare, non intendevo dire nulla di particolare.
- Ragazzina, non hai risposto alla mia domanda. Uomo diverso in che senso?
Maya non riusciva a sottrarsi da quegli occhi chiari posati interrogativi su di lei. Gettò un’occhiata alla porta chiusa. Ma un voce perentoria fece morire sul nascere il suo pensiero di fuga.
- Non ci provare, Maya. Ti impedirò di lasciare questo ufficio finché non mi avrai dato una risposta.
Si lasciò trasportare dal fiume di pensieri che le attraversarono la mente. Non aveva più alcuna possibilità di evitare il confronto con Masumi. Era stanca di fuggire dai propri sentimenti.

continua

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Capitolo 13
*** atto 13 ***


Masumi rimase immobile, mentre osservava Maya. Appariva inquieta. L’incertezza celata nelle sue accuse, aveva riacceso in lui la speranza. Forse, dietro il risentimento si nascondevano sentimenti di rispetto nei suoi confronti. Avrebbe ottenuto la sua fiducia?
Ripensando alle parole del padre, si disse che doveva essere cauto. Una mossa errata gli avrebbe impedito di tutelare il futuro di Maya.
- Entrando, mi hai chiamato Masumi, ricordi? Perché non continui? A me non dispiace affatto.
Maya sgranò gli occhi per la sorpresa. Non si era accorta di averlo chiamato per nome.
La sua voce improvvisamente dolce le fece allentare le difese. Chinò il capo. Che senso aveva fuggire ancora? Tutto il suo essere le chiedeva di gettare la maschera. Lasciò che il cuore parlasse per lei.
- Risponderò alla sua domanda. Pensavo che lei fosse un uomo migliore, l’ho creduto per diverso tempo, fino al party del suo fidanzamento.
Lo disse in un soffio, incredula di essere riuscita a tanto.
- Che cosa significa che l’hai creduto? Ho sempre pensato che tu mi ritenessi uno spregevole uomo d’affari. Che cosa ti ha fatto cambiare idea?
Il sorriso appena accennato di Masumi era irresistibile. Maya arrossì abbassando gli occhi.
- Ho cercato di vedere oltre il suo arrogante atteggiamento. E ho creduto di vedere in lei dei sentimenti onesti.
- Creduto?
- Sì, ma è stata solo un’illusione, un abbaglio del mio cuore che mi ha tradito. I fatti mi parlano diversamente. Lei sembrava gentile, salvo poi umiliarmi al party del suo fidanzamento. E pensare che avevo creduto alle parole della signora Tsukikage, nella valle della dea scarlatta, ed ero corsa a cercarla.
Masumi si incantò a guardarla. Il rossore diffuso sulle guance la rendeva estremamente affascinante.
La sua insistenza l’aveva costretta a dichiarargli molto di più di quanto lei avesse voluto.
Si sentì in colpa. Non si era mai perdonato l’ignobile comportamento che le aveva riservato alla cerimonia di fidanzamento. Ma come poteva dirle che lo aveva fatto per allontanare da lei l’interesse distruttivo del padre? Le avrebbe mai creduto?
- Le parole della signora Tsukikage?
Maya restò in silenzio. Masumi era troppo vicino e lei non sarebbe riuscita a trattenersi a lungo dal gettarsi tra le sue braccia, dimentica dei profondi contrasti che la separavano da lui, svelandogli, in questo modo, i propri sentimenti.
Si allontanò da lui, dirigendosi verso la grande vetrata dell’ufficio. Rimase in silenzio per alcuni istanti, contemplando distrattamente il panorama offerto dai grattacieli di Tokyo.
- La signora Tsukikage mi ha parlato dell’affinità che lega le due metà della stessa anima.
Masumi, immobile, non fu certo di avere capito.
- E sei venuta a cercare me?
Maya considerò i propri dubbi. Nonostante i fatti deponessero a sfavore di Masumi, lei lo amava. Richiamò alla mente le parole della signora Tsukikage, nella valle della dea scarlatta “Le vostre anime vibreranno, vi considererete unici l’uno per l’altra a dispetto della ragione. Per quanto poteste essere diversi per posizione, per quanto poteste essere distanti, i vostri cuori si capiranno…”
Trovò dentro di sé il coraggio che le era mancato per tanto tempo. Si ricordò del suo desiderio e lo chiamò per nome.
- Perché, Masumi non confessa che è lei il mio ammiratore segreto?
Masumi rimase attonito. La domanda tanto improvvisa quanto diretta lo confuse. Come poteva Maya avere associato la sua persona all’ammiratore? Si era forse tradito? Non ricordava di avere commesso qualche passo falso. E da quanto tempo ne era a conoscenza?
Sorrise più a se stesso che verso Maya. Il suo lato nascosto e la passione per lei stavano affiorando dai complessi meandri del suo cuore. Mentire non aveva più alcun senso.
L’indecisione che lo aveva accompagnato fino ad allora scomparve, travolta dall’amore per l’esile figura che lo stava osservando in silenzio.
- Sì, è vero, sono io il tuo ammiratore segreto.
Le poche parole ebbero il potere di farlo sentire meglio. Una parte della sua gelida maschera di affarista senza scrupoli era caduta.
- Non avevo idea che tu lo avessi scoperto. Da quanto tempo lo sai?
Osservò Maya. Sarebbe rimasta per sempre la sua ragazzina a dispetto di ciò che il futuro gli avrebbe riservato. Gli dava nuovamente le spalle fissando un punto imprecisato dell’orizzonte, oltre l’ampia vetrata del suo ufficio.
Notò la lieve esitazione nei suoi gesti. Le doveva essere costato molto recarsi da lui e confessare il segreto che custodiva gelosamente nel suo cuore. Se non l’avesse incalzata, forse Maya avrebbe taciuto.
Era legata al suo ammiratore da un profondo affetto e anche dopo averne scoperto l’identità ne aveva comunque cercato il sostegno. Masumi sentì la speranza rifiorire in lui. Attese che lei parlasse, mentre il tempo fluiva lento e la tensione tra loro si scioglieva gradualmente.

Le parole di Masumi riecheggiarono nella sua mente. Lo aveva ammesso. Aveva temuto che lui negasse. Le sue ultime difese crollarono. Continuando a dargli le spalle, rispose timidamente alla sua domanda.
- So che lei è il mio ammiratore dalla serata in cui vinsi il premio per Lande dimenticate. L'ammiratore mi inviò un mazzo di rose accompagnato da un biglietto nel quale elogiava la mia interpretazione, citando la parte in cui Jane scopriva la sua natura umana stringendo la sciarpa blu di Stewart. Quella sciarpa fu danneggiata accidentalmente dopo lo spettacolo. Nelle rappresentazioni successive ne fu impiegata una rossa.
Smise di parlare. Si voltò e immerse i propri occhi nello sguardo azzurro di Masumi.
- La sera della prima lei era l’unico spettatore, solo lei poteva avere visto la sciarpa blu. Perché lo ha fatto?
Temeva nel porgere quella domanda, ma doveva sapere.
Masumi sorrise dolcemente.
- Ragazzina, sei al corrente del mio segreto da tutto questo tempo? Non me ne hai mai fatto parola. Mi reputo un abile uomo d’affari, ma non ho capito che tu eri a conoscenza della mia identità da tempo. Credo di avere commesso innumerevoli errori nei tuoi confronti. Le ragioni per cui mi sono celato dietro la maschera dell’ammiratore sono tante e complicate. Avrai la pazienza di ascoltarmi?
Chinò leggermente il capo mentre inseguiva le parole appropriate. Una leggera smorfia ironica comparve sul suo volto. Mentiva a se stesso. Non c’erano tante ragioni dietro la maschera dell’ammiratore, ma una sola. L’amore per la splendida creatura che ora stava di fronte a lui.

Mentre osservava Masumi, il suo cuore fu attraversato da un brivido di calore. L’ultimo baluardo delle proprie difese crollò, travolgendola suo malgrado. Incapace di attendere oltre, si arrese alla tensione per lungo tempo combattuta, senza curarsi delle conseguenze.
- Non mi importa se lei non prova le mie stesse emozioni. Non posso più nascondere i sentimenti che racchiudo nel mio animo. Sono innamorata di lei.
Si fermò un istante per riprendere fiato, mentre il cuore pulsava disordinatamente.
- Io ti amo, Masumi.
Una lacrima scese lentamente sul suo volto sciogliendo il velo di inquietudine che la avvolgeva da tempo.
Lo aveva confessato. La sua mente fu catturata da un tumulto di pensieri di fronte all’uomo che le aveva segnato la vita in modo indelebile.
Dubitava della saggezza di quel gesto, ma si era aggrappata con tutte le proprie forze ad un sogno che poteva svanire in ogni istante.
Attese, trattenendo il respiro, le parole di Masumi. Gli aveva aperto il cuore e non aveva più difese contro di lui. Gli aveva offerto spontaneamente la propria anima e, cancellando in un istante i dubbi e il pensiero che lui fosse fidanzato, si era gettata nel mare burrascoso dell’incertezza.
Masumi rimase immobile, sorpreso da una dichiarazione tanto improvvisa quanto desiderata.
Ancora incredulo, la contemplò. Maya amava lui, Masumi Hayami. La gioia gli esplose nel petto trascinandolo in un vortice di emozioni dirompenti.
Mosse qualche passo verso Maya cercando in se stesso una calma ormai scomparsa.
Sollevò una mano, posandola delicatamente sulla sua guancia. Il pollice si mosse lieve, sul suo volto, asciugandole le lacrime.
Si chinò su di lei, avvolgendola nel suo caldo abbraccio. La strinse, cedendo all’amore che nutriva per lei.
Entrambi furono trascinati dall’emozione. Masumi le accarezzò la nuca e, sollevandole il viso, catturò le sue labbra in un bacio appassionato. Non esisteva più alcuna barriera né luogo che le loro anime non potessero superare e raggiungere.
Il tempo sembrò rallentare la sua corsa, mentre entrambi assaporavano la crescente passione che invadeva i loro corpi.
Masumi si allontanò da lei, con estrema difficoltà, sorridendole teneramente.
- Abbi fiducia in me.
Non riuscì a dire altro. Il rumore della porta che si apriva lo interruppe.
Posarono lo sguardo sulla figura che si stagliava sulla soglia. Eisuke Hayami, immobile, fissava Maya con un’espressione carica di odio.

continua

volevo ringraziare di nuovo tutte le persone che leggono questa ff, sperando che sia di vostro gradimento. Grazie ancora

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Capitolo 14
*** atto 14 ***


Masumi mascherò con eleganza l’inattesa sorpresa di vedere il padre nel proprio ufficio. Serrò la mascella, nascondendo dietro l’abituale glaciale espressione, l’irritazione causata dalla sua ingombrante presenza.
Se non fosse giunto, avrebbe potuto rivelare a Maya i propri sentimenti. L’avrebbe presa ancora tra le braccia per dichiararle che anche lui la amava.
Considerò con risentimento che avrebbe voluto rassicurarla sul suo futuro come attrice e che l’avrebbe protetta dalle ingerenze di suo padre, ma l’ingresso di Eisuke Hayami lo costrinse a modificare il proprio atteggiamento.
Hayami osservò il figlio con aria sorpresa. Si era recato da lui, impaziente di ottenere da Masumi notizie sulla organizzazione dello spettacolo che avrebbe riportato definitivamente sulla scena la dea scarlatta interpretata da Ayumi.
Non si aspettava di trovare nell’ufficio di Masumi, Maya Kitajima.
Spinse lentamente la sedia a rotelle all’interno della stanza. Lo sguardo astioso si posò su di lei. Nel proprio animo si levarono dolorosi ricordi del passato, quando Chigusa Tsukikage nel pieno del suo splendore lo aveva stregato con l’incantesimo della dea scarlatta.
Maya Kitajima non ne avrebbe mai ottenuto i diritti. Aveva egregiamente sfruttato la propria influenza sulla Commissione.
Ma non era soddisfatto. La genialità di Maya, ben superiore a quella della sua insegnante, doveva essere annientata. Solo così la sua vendetta si sarebbe compiuta.
Gli occhi leggermente arrossati tradivano una forte emozione. Sembrava turbata, ma non triste.
L’aria era carica di tensione e di parole non dette. Lei e Masumi dovevano essersi parlati.
Spostò lo sguardo sul figlio. Il volto impassibile non lasciava trapelare nulla delle proprie emozioni.
Si rincuorò e giunse alla conclusione che le lacrime della ragazza fossero dovute all’ostile comportamento di Masumi. Il desiderio di vendetta prevalse sul lavoro del figlio. Volle assicurarsi che il talento Maya fosse soffocato.
La voce carica di disprezzo colpì entrambi con profonda violenza.
- Maya Kitajima, sono sorpreso di trovarti qui. Che cosa ci fai nell’ufficio di mio figlio? Sei forse venuta ad implorare una piccola parte in qualche produzione della Daito? La sconfitta nella sfida con Ayumi non è stata sufficiente? Ti ostini a volere recitare ancora?
La smorfia sarcastica che gli comparve sul volto lo rese estremamente spregevole.
Maya ebbe l’impressione di ricevere un colpo violento. Tramortita dalle offensive e crudeli parole, fece qualche passo indietro.
Implorò Masumi con gli occhi, portandosi una mano alle labbra ancora brucianti del calore del suo bacio. Pregò in silenzio che lui parlasse, mentre lacrime copiose cominciarono a scenderle sul volto.
Masumi tacque, stringendo i pugni. L’ira insopportabile che gli era montata dentro rischiava di travolgerlo, rovinando tutto il lavoro condotto, con notevole abilità, nell’ombra.
L’aridità e l’insensibilità di suo padre erano allarmanti. Masumi conosceva bene suo padre ed era certo che Eisuke poteva raggiungere pericolosi livelli di crudeltà.
Cercò di allontanarla prima che il padre riprendesse la sua strategia distruttiva. Non poteva scoprirsi, non ora che aveva quasi la certezza di impossessarsi dei diritti della dea scarlatta.
- La signorina Maya Kitajima se ne stava andando padre, non vorrai trattenerla oltre.
Maya rimase profondamente delusa dal tono neutro di Masumi. Sembrava così diverso dall’uomo che poco prima l’aveva stretta a sé con tanto ardore.
Lo cercò con lo sguardo, ferita e impotente. Lui si stagliava immobile di fronte al padre. Le era impossibile dedurne i pensieri. Il sorriso dolce era scomparso e l’espressione degli occhi era gelida e tagliente.
La stava cacciando via? Non si capacitava della repentina trasformazione del suo atteggiamento.
Ricordava ancore le sue forti braccia avvolgerla con ferma delicatezza. Com’era possibile che riuscisse a controllarsi così facilmente? Lei si sentiva stordita, mentre Masumi appariva perfettamente padrone di se stesso.
Masumi non riuscì nell’intento di fermare l’astioso attacco del padre che, evidentemente, aveva tutte le intenzioni di infliggere la stoccata decisiva, avendo a portata di mano la sua vittima. Rivolgendosi al figlio, affondò, inconsapevole, la lama nel cuore di Maya.
- La signorina stava andando via? Immagino che tu le abbia già spiegato che può dimenticare la carriera di attrice.
Alzando il tono di voce tornò a rivolgersi a Maya.
- La Daito è abituata ad annientare chi la osteggia e tu Maya Kitajima non hai mai nascosto la tua avversione per la mia compagnia. Masumi ti avrà illustrato, con dovizia di particolari, che non troverai lavoro neppure presso altre case produttrici. Tu non puoi immaginare il potere e l’influenza di mio figlio. La sua abilità negli affari è seconda solo alla fredda impassibilità con cui li conduce.

Masumi si voltò verso la finestra, all’apparenza incurante delle parole odiose del padre.
Non riusciva a comprendere appieno la sua tattica. Perché faceva credere a Maya che fosse lui l’artefice delle disoneste manovre per estrometterla dalla interpretazione della dea scarlatta e della distruzione sistematica del suo futuro come attrice? Sospettava forse qualcosa?
Aveva l’impressione che il padre lo provocasse deliberatamente, quasi volesse mettere alla prova la sua dedizione alla Daito. Nutriva forse dei sospetti sulle proprie azioni condotte nell’ombra? Mentalmente si ripromise di adottare maggiore cautela.
Maya lo guardò implorante, mentre nella sua mente riaffiorarono le uniche parole di Masumi. Avere fiducia in lui. La sua figura immobile di fronte alla finestra le dava le spalle, lasciandola in balia del cieco furore di Eisuke Hayami. Lacrime di dolore intenso la annientarono.
La ferita era profonda e non disponeva più di alcuna difesa, avendogli dichiarato il proprio amore. Si pentì di quel gesto tanto sconsiderato.
Masumi era come suo padre, freddo e spietato. Si passò le dita sulle labbra brucianti. Il ricordo di quel bacio era doppiamente straziante.
Costretto a voltarsi per sfuggire allo sguardo acuto del padre, Masumi non sarebbe riuscito a nascondere ancora a lungo l’odio che provava per il suo meschino comportamento.
Con il tono più freddo possibile cercò di fermarlo.
- Non è necessario che continui, padre. La signorina Kitajima non è una sprovveduta e credo che abbia afferrato con estrema chiarezza le tue parole.
Chiuse gi occhi, chiedendole perdono in silenzio e sperando che lei si ricordasse le sue parole “Abbi fiducia in me”. Si sentiva imprigionato nella morsa feroce del padre.
Eisuke sospirò e parve arrendersi. Le sue parole sferzanti contro Maya non avevano scalfito la fredda compostezza di Masumi. Evidentemente il figlio si era già mosso nella direzione da lui voluta.
- Maya, è ancora qui? Non ha udito mio figlio? Se ne stava andando, no?
Impotente si diresse verso la porta. Si asciugò le lacrime, ferita e profondamente pentita dei sentimenti che aveva svelato a Masumi.
Non possedeva più difese contro lo spregevole atteggiamento della famiglia Hayami.
Posò lentamente la mano sulla maniglia. Il ricordo del bacio di Masumi le bruciava ancora sulla labbra.
- Io la odio con tutta me stessa, Masumi Hayami, non la perdonerò mai. Lei sarà il degno marito della sua malvagia fidanzata.
Il tono metallico e controllato colpì Masumi con violenza. Mentre la porta si richiudeva piano dietro di lei, seppe con certezza di averla perduta per sempre.

Eisuke aveva osservato in silenzio il loro ultimo scontro. Soddisfatto si rivolse sorridendo al figlio.
- Devo congratularmi con te per l’ottimo lavoro. Non avremo più problemi con Maya Kitajima. E penso che lei ti odierà ancora di più di quanto abbia mai fatto in passato.
- Dovresti complimentarti con te stesso, padre.
Masumi si accese una sigaretta, incapace di sopportare ancora la tensione. Desiderava che il padre uscisse dal proprio ufficio per togliersi di dosso quella maschera di imperturbabile freddezza. Sentì la propria anima perdersi.
- Perché quell’espressione, Masumi? Dovresti essere contento. Oppure provi del rimorso per quella ragazza?
- Non immaginare sentimenti che non provo, padre. Solo mi dispiace di non potere più apprezzare sulla scena un’attrice di talento. Ti sei vendicato di Chigusa Tsukikage tramite lei, non è vero? Il padre proruppe in una sonora e sarcastica risata.
- L’hai fatto tu per me, Masumi.
Eisuke soddisfatto lasciò l’ufficio del figlio.

Rimasto solo, Masumi si lasciò cadere pesantemente sulla poltrona. Si era sentito morire udendo le ultime parole di Maya. Aveva ogni ragione per odiarlo, ora. Si commiserò per il proprio atteggiamento passivo.
Aveva permesso che il padre infierisse, colpendola in ciò che aveva di più caro, il teatro e l’amore per lui.
Con rabbiosa impotenza picchiò il pugno sul tavolo. Si rammaricò di non averle svelato il proprio cuore. Ora era tutto perduto. L’unica azione che gli restava da compiere, era strappare i diritti della dea scarlatta al padre. Lo avrebbe fatto solo per Maya.
La recitazione doveva tornare ad illuminare quei profondi occhi scuri.
Travolto dallo sconforto, aveva per un attimo dimenticato le ultime parole che Maya gli aveva rivolto. Accennando a Shiori l’aveva definita malvagia. Il nome della fidanzata gli rammentò che doveva ancora replicare alle richieste della famiglia Takamiya di fissare una nuova data per il matrimonio.
Sollevò il ricevitore del telefono con il cuore distrutto. Compose lentamente il numero.
Appena udì la nota voce dall’altro capo del filo, gli chiese se tutto era pronto.
- Passerò stasera stessa per la firma. La ringrazio sentitamente.
In silenzio, contemplò l’oscurità che stava avvolgendo Tokyo. Ad un soffio dal portare a termine il suo progetto, Maya non gli avrebbe più creduto. Non poteva agire diversamente, nessuno doveva sapere dell’esistenza di quei documenti, finché su di essi non fosse stata apposta la sua firma.
Il suo più grande timore era divenuto realtà. Il futuro di Maya era assicurato, ma il prezzo pagato sarebbe stato elevato per entrambi.

continua

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Capitolo 15
*** atto 15 ***


Non si era resa conto di vagare da ore per la città. Era fuggita dall’ufficio di Masumi in preda ad un profondo risentimento.
Si diede mentalmente della stupida. Era stato un grave errore rivelargli i propri sentimenti.
Non avrebbe più avuto il coraggio di guardarlo negli occhi. Lo sguardo chiaro, dal quale era stata irrimediabilmente catturata, l’aveva ingannata.
La ferita profonda che le aveva inflitto bruciava nel suo giovane animo. La figura alta e impassibile di Masumi le era rimasta impressa nella mente, mentre Eisuke Hayami la perseguitava con le sue spietate parole. Lui non era intervenuto, se non per invitarla ad andarsene.
La speranza, segretamente nutrita, era crollata sotto l’incalzante e brutale realtà. La pena che l’affliggeva non era causata dall’intervento di Eisuke, ma dalla passività di Masumi.
Lo aveva implorato, con un’intima preghiera, di intervenire contrastando il padre nella sua invettiva, ma non aveva ottenuto altro che un glaciale silenzio. Il suo atteggiamento impassibile aveva dato piena conferma ai timori che l’avevano accompagnata nel suo interiore percorso verso il cuore di Masumi.
Le parole di Shiori le riecheggiarono nella mente, ricordandole la sua affermazione. L’interesse di Masumi per lei sarebbe scemato se avesse perduto la competizione con Ayumi. Era davvero interessato solo ai diritti della dea scarlatta?
L’intensa emozione che l’aveva travolta quando Masumi l’aveva baciata la fuorviò dalle proprie riflessioni.
Si accarezzò le labbra, ricordando le braccia di Masumi stringerle i fianchi. Scosse ripetutamene la testa cercando di cancellare l’immagine del biondo presidente della Daito dalla sua mente. Il bacio dolce ed appassionato che si erano scambiati, strideva con il glaciale distacco che aveva mostrato all’ingresso, nel suo ufficio, del padre. Non riusciva ad afferrare il vero animo di Masumi. Le aveva chiesto di avere fiducia, salvo poi smentirsi, evitando deliberatamente di intervenire in sua difesa.
Non riusciva a comprendere l’odio di Eisuke, perché era quella l’emozione che gli aveva letto nello sguardo feroce. Si chiese se l’origine di tanto astio , fosse l’insano e prepotente desiderio di possedere i diritti della dea scarlatta.
Si sentiva ancora frastornata dalle parole del vecchio Hayami, non le importavano tanto gli insulti, quanto l’aperta minaccia, divenuta poi promessa, di impedirle di recitare.
Il teatro era l’unica ragione di vita che le era rimasta ed, impotente, si chiedeva come avrebbe potuto contrastare Eisuke Hayami e suo figlio.
Chiuse gli occhi. L’immagine di Masumi continuava a tormentarla. Lo rivedeva chiaramente, nella mente, sorridere e chinarsi piano su di lei. Possibile che il suo bacio le avesse causato una reazione tanto sconvolgente?
I sentimenti contrastanti che la assillavano, le impedivano di ritrovare la lucidità nell’esaminare i fatti. Si era lasciata guidare dal cuore e dall’istinto, sbagliando.
Non aveva più parole per descrivere lo stato pietoso del suo cuore. Doveva reagire ed impedirsi di affondare nell’autocommiserazione.
Masumi l’aveva ferita ancora una volta e lei ne era uscita sconfitta. Avrebbe imparato ad odiarlo. L’unica certezza che le era rimasta era il pressante desiderio di tornare ad indossare una maschera sul palcoscenico.
La vita frenetica della città le scorreva accanto senza curarsi di lei. Si decise, infine, a ritornare a casa.

Tutti i membri della Commissione erano seduti, nei posti loro riservati, al tavolo sistemato con cura, sul palco del teatro della Daito. I giornalisti, che occupavano le prime file della platea, attendevano pazienti che il Presidente dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo prendesse la parola.
Masumi si era rifiutato di sedere in platea. In piedi, a lato del palcoscenico, osservava le persone che, nervose, attendevano di udire la Commissione pronunciarsi in merito al cast che avrebbe interpretato l’opera di Ichiren Ozaki.
Lo sguardo glaciale si posò sul padre, sul cui volto troneggiava l’abituale sorriso sarcastico. L’espressione severa e tranquilla indicava che l’uomo era a conoscenza delle decisioni prese dai membri dell’Associazione.
Il risentimento verso il padre si fece più intenso. Aveva perduto Maya a causa del suo intervento imprevisto, ma le avrebbe reso possibile continuare a recitare, anche se il prezzo da pagare, con il suo silenzio, era stato l’odio che lei nutriva, senza alcun dubbio, per lui.

Sui volti seri degli attori si leggeva chiaramente la tensione dell’attesa. L’unica persona che sedeva immobile e all’apparenza serena era Ayumi. Avrebbe interpretato la dea scarlatta per il prossimo futuro, possedendone i diritti.
Il volto tranquillo nascondeva, in realtà, una miriade di sensazioni ed emozioni che faticava a contenere e a riportare sul binario della razionalità.
La felicità provata, non appena le avevano riferito della sua vittoria, si era lentamente attenuata. Non aveva assistito all’interpretazione di Maya, ma le avevano riportato che aveva dato vita ad una Akoya meravigliosa. La stampa aveva ampiamente sottolineato il talento di questa nuova attrice con critiche lodevoli ed entusiastiche. Una lenta inquietudine si era insinuata in lei, minando la sua gioia. Il desiderio di interpretare la dea scarlatta era talmente sconfinato, che non si era posta alcuna domanda sui criteri adottati dalla Commissione per discernere le due interpretazioni.
Riconosceva in Maya una superiore capacità di recitazione, dovuta al talento naturale che lei possedeva. La sua genialità era inarrivabile, e lei ne era consapevole da tempo. Maya aveva la capacità di fondersi con il personaggio che interpretava, assorbendone tutte le peculiarità.
Aveva sviluppato una tecnica impeccabile, ma ricordava gli sforzi che a volte le erano necessari per mantenere eccellente il livello della sua interpretazione. Eppure sembrava che Maya avesse accettato senza replica alcuna, la decisione della Commissione.
Si era ripetuta più volte che aveva vinto, ma lentamente il dubbio che qualcuno avesse potuto influenzare la decisione della Commissione si era insinuato il lei. Nelle riunioni tenutesi in seguito alla sua vittoria, aveva sorpreso più volte Eisuke Hayami confabulare con Onodera.
Rileggendo con attenzione le motivazioni che sancivano la sua vittoria, le aveva trovate meno convincenti. Desiderava la dea scarlatta, ma non al prezzo di perdere la propria anima. Non avrebbe mai accettato un premio consegnatole con l’inganno. Il dubbio la tormentava e non le lasciava tregua.
L’unica persona che poteva esporle la verità dei fatti era, probabilmente, Masumi Hayami. Lo notò al lato del palcoscenico e, con eleganza, lasciò il proprio posto e si diresse verso di lui.
Masumi osservò l’elegante figura dirigersi verso di lui. Chinò leggermente il capo in segno di saluto.
- Buonasera Ayumi.
- Buonasera signor Hayami. La stavo cercando.
Sorrise nervosamente. - Allora, che cosa posso fare per te?
La voce neutra nascondeva l’amarezza per la delusione che le avrebbe inflitto, nel momento in cui le avrebbe sottratto i diritti della dea scarlatta.
- Signor Hayami, quello che sto per dirle va contro il mio interesse, ma non posso interpretare la dea scarlatta se non dissolvo i dubbi che mi tormentano. Maya è un’attrice migliore di me. Lei è geniale e questa qualità le consente di arrivare dove gli altri attori non potranno mai giungere. E’ mai possibile che lei sia stata sconfitta dalla mai interpretazione?
La domanda diretta imbarazzò Masumi.
- Parli sinceramente, riferendoti a Maya in questi termini?
- Sì, signor Hayami, ma la prego risponda alla mia domanda. La mia vittoria è stata manovrata?
Masumi tacque, fissandola intensamente.
Ayumi capì immediatamente dal suo composto silenzio.
- Non posso accettare un premio ed una vittoria ottenuta con l’inganno! Salirò sul palco e lo dichiarerò pubblicamente. E’ stato lei signor Hayami?
Masumi le afferrò un braccio, sorridendo amaramente.
- La mia maschera di uomo senza scrupoli porta tutti voi a credere che sia io l’artefice di questo raggiro, ma non è così. Ti chiedo, per cortesia, di non dichiarare nulla. Non conosci le persone che hanno creato tutto questo e potrebbe essere pericoloso. Mi esporrò io. Non ho fatto che causare dolore a Maya, l’unica cosa che posso fare ora è restituirle i suoi sogni.
Ayumi abbassò lo sguardo per nascondere una lacrima di rimpianto. Avrebbe continuato a recitare, ma non la dea scarlatta. Si rivolse a Masumi.
- Lei protegge Maya, non solo perché è un’ottima attrice, non è vero signor Hayami?
Le sorrise senza dire nulla.

Entrò, spingendo lentamente un’anta della porta di accesso al teatro. Rimase in fondo, nella penombra.
Non era riuscita a restare lontano, pur ripromettendosi di farlo. La dea scarlatta l’aveva catturata anche se le era stato negato di interpretarla.
Voleva vedere con i propri occhi le persone che si erano lasciate corrompere da Masumi.
L’improvviso calore che le sgorgò dal cuore, la costrinse a spostare lo sguardo.
Si fissarono, gli occhi negli occhi, per un lungo istante. Il volto di Masumi sembrava esprimere una profonda tristezza. Chiuse gli occhi per sottrarsi da quello sguardo ammaliante. Si spostò di qualche passo, in una zona buia del teatro da dove lui non poteva più vederla.

Masumi l’aveva notata subito. Era entrata piano, con circospezione. Era troppo lontana da lui e non poteva allontanarsi, mentre attendeva il momento opportuno per intervenire, cancellando le meschine manovre del padre e dei membri corrotti della Commissione.
Il suo unico rimpianto era che non avrebbe potuto intervenire sull’astio che Maya nutriva nei suoi confronti. Pagava la propria indecisione con il rimorso di non avere agito prima. La avrebbe amata da lontano, come, d’altronde, aveva fatto fino ad ora. L’unica sua speranza era che lei riprendesse a recitare.

In presidente della Associazione si levò in piedi avvicinandosi al microfono. Diede il benvenuto agli attori e alle autorità presenti e si apprestò a leggere il comunicato contenente i nomi scelti, che avrebbero costituito il cast del nuovo spettacolo della dea scarlatta.
- Un momento, aspettate, un momento!
Una voce si levò dal fondo del teatro. I presenti rimasero attoniti, mentre un uomo attempato si dirigeva verso il palcoscenico.
Si avvicinò al presidente chinandosi in segno di saluto.
- Ma lei chi è?
- Sono mortificato per il ritardo. Sono un notaio e devo comunicare una importante clausola relativa al possesso dei diritti della dea scarlatta.

continua

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Capitolo 16
*** atto 16 ***


Il silenzio nel teatro era assoluto. Lo sguardo stupito dei presenti era posato sul distinto signore in piedi sul palcoscenico, accanto al presidente dell’Associazione Nazionale dello Spettacolo.
I giornalisti, in fibrillazione, attendevano di conoscere la misteriosa clausola, compiacendosi dello scoop imprevisto.
Masumi osservò cinicamente il padre. Il sorriso sarcastico era scomparso dal suo volto, sostituito da una espressione di malcelata collera, suscitata dalla consapevolezza di non avere più la situazione sotto il proprio controllo.
Il presidente dell’Associazione, imbarazzato di fronte all’imprevisto cambio di programma, invitò il notaio a parlare.
- Se la sua presenza in questo teatro è dovuta a chiarimenti inerenti i diritti della dea scarlatta, le lascio la parola per consentirle di esporre le sue spiegazioni.
- La ringrazio presidente. E’ mio dovere professionale intervenire per precisare che alcune informazioni che sono circolate, mentre io predisponevo gli atti necessari per possedere a pieno titolo i diritti dell’opera del maestro Ichiren Ozaki, sono erronee.
L’anziano signore smise di parlare, mentre estraeva dalla valigetta un consistente fascicolo rilegato con cura.
Eisuke, visibilmente alterato, attendeva con profondo nervosismo che il notaio riprendesse a parlare.
- Questi sono i documenti che ho preparato e che assegnano di fatto i diritti della dea scarlatta. Sono spiacente di deludere la signorina Ayumi Himekawa, ma i diritti non le spettano, in quanto sono già di proprietà di un’altra persona.
Un mormorio si diffuse tra i presenti. I flash dei fotografi investirono il teatro fissando sulla pellicola i volti sconcertati dei presenti.
Maya, sconcertata, ascoltava quel distinto signore, pregando che le fosse concessa ancora una possibilità. Intuiva che il proprio destino era nuovamente legato alla dea scarlatta. Cercò di mantenere la calma, ricordando con genuina lucidità l’umiliazione subita, quando fidandosi del proprio intuito aveva svelato a Masumi di amarlo.
Il presidente cercò di riportare la calma, chiedendo di fare silenzio e prendendo la parola.
- Questo significa che la signora Tsukikage ha lasciato un testamento? In verità, nessuno di noi ne era a conoscenza.
- No, non esiste alcun testamento.
- Allora come è possibile che i diritti non spettino alla vincitrice della competizione?
Il notaio inforcò gli occhiali e posò lo sguardo sui caratteri minuti stampati sul documento che teneva in mano, quasi a voler rimarcare le proprie parole.
- Il diritto di possedere la dea scarlatta è contenuto nell’opera stessa, in mancanza di un testamento che ne indichi l’erede.
- Le sue parole non sono affatto chiare. Si spieghi meglio per cortesia.
- In sostanza, la dea scarlatta appartiene a colui che ne rivendica per primo i diritti, depositando presso un notaio la richiesta.
Eisuke immobile, si sentì invadere dal terrore di perdere il sogno inseguito per anni. La voce insicura tradiva l’emozione, quando si rivolse al notaio.
- Ma la commissione ha assegnato la vittoria ad Ayumi e con essa anche i diritti. Quindi dovrebbe essere lei la proprietaria.
- Effettivamente così dovrebbe essere, se una persona non si fosse presentata in data antecedente all’assegnazione del premio.
- Come è possibile? E a quando risalirebbe questa richiesta?
- Al giorno successivo la morte della signora Tsukikage. Probabilmente la persona che ha depositato la richiesta, divenendo di fatto il proprietario dei diritti, conosceva molto bene Chigusa Tsukikage e solo lei può avergli rivelato, in punto di morte, il modo per ottenerli.
Lo sconcerto nel teatro era palpabile. Nessuno avrebbe potuto immaginare un epilogo più stupefacente per l’assegnazione dei diritti della dea scarlatta.
Eusuke era fuori di sé dalla rabbia. Anche questa volta qualcuno gli aveva impedito di ottenere quello che più desiderava.
- E chi sarebbe questa misteriosa persona?
- Sono spiacente, ma il segreto professionale mi impedisce di divulgarne il nome. Solo il diretto interessato può, se vuole, rivelarsi.
Il silenzio tornò a pervadere l’ambiente. I membri della Commissione si osservarono l’uno con l’altro cercando di capire se il misterioso proprietario dei diritti si nascondesse tra loro.

Il sorriso aperto di Masumi sottolineava l’eccellente lavoro dell’anziano notaio.
Con elegante calma mosse alcuni passi verso il centro del palcoscenico, mentre gli sguardi dei presenti si posarono su di lui.
La voce neutra e ferma interruppe l’inquieto silenzio che aleggiava nel teatro.
- Non cercate il proprietario dei diritti, dove non si trova. Io ho depositato la richiesta, io ho firmato il documento che sancisce il possesso dell’opera di Ozaki.
Di fronte allo sgomento, tacque assaporando il proprio successo.
- La dea scarlatta è mia!
Immediatamente fu investito da un’orda di domande formulate in modo concitato dai giornalisti.
Il padre, inconsapevole, esultò.
- Masumi, sei proprio un abile uomo d’affari. I diritti della Dea Scarlatta appartengono direttamente alla Daito. Mi complimento con te, io non avrei saputo fare di meglio!
Masumi non ascoltò il padre. Il proprio sguardo inseguì un’esile figura, che nella penombra usciva frettolosamente dalla sala.
Maya ancora incredula, fuggì. Scoprire che Masumi aveva defraudato la signora Tsukikage del proprio sogno, in punto di morte, le rese insopportabile restare nello stesso luogo in cui lui si trovava. Sakurakoji si accorse della presenza di Maya solo quando la vide uscire dal teatro. Doveva assolutamente raggiungerla. L’inattesa dichiarazione del Presidente della Daito l’aveva senza dubbio ferita con violenza.
Masumi, consapevole che Maya avrebbe equivocato le sue parole, si affrettò a lasciare il teatro. I giornalisti, insaziabili di ulteriori notizie lo tempestarono di domande.
Il tono decisamente irritato con il quale parlò, smorzò il loro assalto.
- Signori, ho un altro impegno inderogabile. I dettagli li conoscerete alla conferenza stampa indetta per domani alle sedici presso la sala conferenze della Daito. In quella sede sarò felice di rispondere ai vostri quesiti.
Con passo elegante si allontanò, sfoggiando una apparente tranquillità che era ben lontano dal provare.
All’esterno del teatro, cercò disperatamente Maya con lo sguardo. La scorse in lontananza. Cominciò a correre.

continua

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Capitolo 17
*** atto 17 ***


Non era lontana, l’avrebbe raggiunta in pochi secondi. La catturò in un abbraccio colmo di tenerezza. Maya colta di sorpresa, rimase per un istante immobile e, chiudendo gli occhi, assaporò il calore del corpo di Masumi stretto al suo. La volontà di sottrarsi dal contatto con lui fu, per un istante, sopraffatta dal desiderio di stringerlo a sé.
Le mancò il respiro per la lunga corsa e per l’improvviso e piacevole turbamento di trovarsi di nuovo tra le sue braccia.
Le parole di lode di Eisuke al figlio, la richiamarono con prepotenza alla realtà. Masumi aveva sfruttato la grave malattia della signora Tsukikage, ottenendo in modo disonesto i diritti della dea scarlatta. Lo spinse lontano da sé, con forza.
- Mi lasci andare!
Il grido soffocato tra le lacrime, manifestò la dolorosa disperazione nella quale era di nuovo sprofondata.
Masumi cercò di trattenerla per un braccio, mentre lei tentava di fuggire.
Maya non riusciva a restargli accanto senza provare una dolorosa eccitazione. Non ricordava più quante volte l’aveva ferita. Il suo cuore avrebbe sofferto per sempre a causa dell’amore folle che nutriva per lui.
- Ti prego Maya ascoltami.
- Mi lasci signor Hayami, non voglio più avere a che fare con lei!
Con uno strattone Maya riuscì a liberarsi. Si guardarono in silenzio. Il respiro ansimante di Maya tradiva l’eccitazione di averlo vicino. Si sforzò di riempire di odio il proprio cuore.
Masumi cercò di trattenerla, sapeva di mettere in gioco l’ultima possibilità con lei.
- Maya ascoltami, solo per un attimo. Concedimi l’opportunità di spiegarmi e dopo, se lo vorrai ancora, sarai libera di seguire la tua strada.
Allungò una mano per carezzarle il volto. Maya rimase immobile, ipnotizzata da quegli occhi chiari. Scosse la testa più volte per respingere il torpore che la stava travolgendo, ripetendosi che non doveva commettere lo stesso errore. Aveva già vissuto quella scena e ne stava pagando tuttora le conseguenze.
- Io non voglio più vederla, ha capito? Io la odio, non potrò mai perdonarle il male che mi ha fatto. Che cosa vuole da me? Non mi ha umiliato già abbastanza? Ha ottenuto ciò che voleva, i diritti della dea scarlatta appartengono alla Daito, che cosa sta cercando ancora?
Il pianto le impedì di continuare e la voce, incrinata dalla collera, si spense lentamente.
Dal volto di Masumi trapelava una profonda tristezza. Il tono di voce tremante palesò il timore di perderla in modo definitivo.
- Ragazzina, ti prego, dammi fiducia. Ascoltami, ti chiedo solo questo.
Maya lo fissò tra le lacrime. Nella mente le riecheggiava ancora l’odiosa risata di Eisuke ed i complimenti rivolti al figlio per il successo ottenuto. Non poteva dargli fiducia, non dopo ciò che era accaduto. Si mise le mani sulle orecchie scuotendo la testa, in un gesto simbolico, per non udire più quella voce che le provocava ogni volta impeti di torturante passione.
- Non voglio ascoltare le sue parole. Lei mente, signor Hayami. Mi ha sempre ingannato, come presidente della Daito, come ammiratore e come uomo. Ho sbagliato a confessarle i miei sentimenti, umiliandomi. Ma non commetterò lo stesso errore una seconda volta. Io riuscirò ad odiarla.
In preda ad una violenta crisi di pianto, Maya gli gridò tutto il proprio risentimento attirando l’attenzione dei passanti incuriositi.
Masumi si avvicinò a lei nel tentativo di tranquillizzarla.
- Non mi tocchi o griderò.
- Hayami, lasci immediatamente Maya!
Udì la voce imperiosa ed irritata di Sakurakoji, mentre cercava di abbracciarla. Il ragazzo giunse di corsa e si interpose tra loro. Maya si rifugiò tra le sue braccia.
- Sakurakoji portami via ti prego.
Masumi fu investito da un folle impeto di gelosia, vedendo Maya abbracciata a lui.
- Sakurakoji, è una discussione tra me e Maya, non ti intromettere!
Il ragazzo strinse ancora di più a sé il corpo esile e tremante di Maya.
- Non vede che è sconvolta? In questo stato non può ascoltare nessuno, tanto meno lei. Ora deve solo calmarsi. E lei non è certo la persona più indicata per tranquillizzarla. Non le ha già fatto male a sufficienza? La lasci in pace!
Masumi strinse nervosamente la mascella per controllare l’ira e lo sconforto.
Posò dolcemente lo sguardo su Maya. Il volto nascosto e posato sulla spalla di Sakurakoji ed il corpo scosso da violenti singhiozzi, indicavano che era davvero smarrita.
Annuì lievemente, riconoscendo con rammarico che Sakurakoji aveva ragione.
- Va bene, me ne vado. Questa volta hai vinto tu.
Sospirò impotente e tornò a rivolgersi a Maya.
- Devi calmarti ragazzina, Sakurakoji ha ragione. Prima di andarmene, desidero che tu sappia che tornerò a cercarti. Verrò da te. Dobbiamo parlare e chiarire gli equivoci che troppe persone hanno seminato sul nostro cammino. Io per primo ho contribuito, con il mio comportamento enigmatico, a creare questo abisso tra di noi. Ti supplico ancora una volta, abbi fiducia in me, te ne prego. Tu devi tornare a recitare. Ricordati che il palcoscenico fa parte della tua vita. Non dovrai abbandonarlo mai. Odiami se vuoi ma non lasciare il teatro. Le rose scarlatte nel mio cuore non appassiranno mai. Ascolta la tua anima, Maya ed io tornerò da te.
Si voltò lentamente, rassegnato. Pur provando una forte gelosia, riconobbe che lasciava Maya in buone mani. Sakurakoji sarebbe riuscito a calmarla. Si costrinse a spostare i propri pensieri sulle questioni che ancora doveva risolvere.
Maya, sollevando la testa, osservò Masumi allontanarsi. Le sue parole l’avevano profondamente sconcertata. Sakurakoji rimase in silenzio, sorpreso dallo sguardo intenso che Maya aveva rivolto a Masumi. Era amore quello che aveva letto nei suoi occhi?

Era tornato nel proprio ufficio. Il silenzio nei corridoi deserti della Daito gli alleviava la tensione. Si passò nervosamente una mano tra i capelli. La notte era scesa su Tokyo.
L’indomani mattina lo attendeva lo scontro con la famiglia Takamiya. Un altro tassello che avrebbe collocato al giusto posto. Poi avrebbe affrontato i giornalisti nella conferenza stampa che aveva organizzato ed in quella sede avrebbe consumato la propria vendetta.
Il suo pensiero tornò a Maya. Pregò che avesse riacquistato un poco di calma. La necessità di spiegarsi con lei era divenuta inderogabile, ma avrebbe dovuto attendere ancora.

continua

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Capitolo 18
*** atto 18 ***


Il maggiordomo, vestito in modo impeccabile, gli aprì la porta e, spostandosi di lato per lasciarlo entrare, si inchinò il segno di benvenuto.
- Buongiorno, signor Hayami. La signorina Shiori si trova in giardino. Desidera che la accompagni?
- No, grazie. Conosco la strada.
Dirigendosi verso il giardino, si chiese quali parole avrebbe dovuto utilizzare. Se avesse avversato subito il padre non si sarebbe trovato in quella condizione, né avrebbe trascinato con sé persone innocenti.
Non vedeva Shiori da diversi giorni. Solo qualche impersonale telefonata spinto dal senso del dovere in qualità di fidanzato. Lo sarebbe stato solo per pochi minuti ancora, poi avrebbe riacquistato la libertà di amare Maya, senza le sopraffazioni di una vita che non voleva vivere.
Si rammaricò per la propria inettitudine, che lo avrebbe costretto ancora una volta a ferire i sentimenti altrui.
La scorse dalla vetrata dell’elegante salone intenta a curare le proprie orchidee. Esitò un istante, poi con passo deciso uscì in giardino.
- Buongiorno Shiori.
Lei si voltò, sorpresa, e gli sorrise. Concentrata nella propria occupazione, non l’aveva sentito arrivare. Aveva saputo da Eisuke che Masumi aveva raggiunto, con spietata meticolosità, il proprio obiettivo, sorprendendo tutti gli addetti ai lavori, stampa compresa.
Attendeva una sua visita, nella quale Masumi le avrebbe proposto un’altra data per il loro matrimonio.
Lo osservò mentre si dirigeva con passo sicuro verso di lei. Era bello ed elegante e tra breve sarebbe diventato suo marito.
Il suo intervento, abbinato all’attacco di Eisuke Hayami, avevano allontanato Maya da lui ed ora non c’erano più ostacoli alla loro unione.
- Buongiorno Masumi, sono felice di vederti. Sono trascorsi diversi giorni da nostro ultimo appuntamento. So che eri impegnato in una battaglia legale, ma ora che i diritti della dea scarlatta appartengono alla Daito, dovresti smettere di preoccuparti per gli affari, almeno per qualche tempo.
Gli sorrise gentilmente. L’insinuazione non passò inosservata. Masumi si impose di concludere, il più in fretta possibile, la farsa del loro fidanzamento.
Shiori, notando l’aria seria di Masumi, si insospettì e il sorriso le scomparve dal volto. L’aveva salutata cordialmente ma l’espressione del volto rivelava che nascondeva qualcosa nell’animo.
Riprese a parlare con circospezione.
-Sai, in questi giorni in cui non ci siamo visti a causa dei tuoi impegni impellenti, non sono stata molto bene di salute e ho dovuto trascorrere molto tempo a letto, per potermi riprendere. Ora che ti vedo mi sento meglio.
Masumi sospirò, e pur travolto dai sensi di colpa, si decise a parlare.
- Sono venuto qui per parlarti di una questione importante e desidererei che fosse presente anche tuo nonno. Mi scuso fin da ora per il mio comportamento scorretto nei tuoi confronti.
Il timore cominciò a farsi strada nel proprio animo. Finse di non aver capito e portò il discorso sull’argomento di suo interesse.
- Quando hai annullato il matrimonio e non hai fissato una nuova data non ho detto nulla, pensando che fossi preso dagli affari e che non avessi idea del tempo che ti sarebbe servito per raggiungere il tuo scopo. Adesso che hai ottenuto i diritti della dea scarlatta, penso che dovremmo fissare un’altra data al più presto. Mio nonno si auspica che il nostro matrimonio venga celebrato entro il mese in corso.
Masumi non rispose subito, tergiversando in cerca delle parole adeguate per ferirla il meno possibile. Osservò le orchidee che Shiori coltivava con tanta cura, ben sapendo che nel proprio cuore trovavano posto solo le rose scarlatte. Decise di essere diretto, senza nascondersi dietro a pretesti che non rispondevano a verità.
- Sì, sono venuto per parlare del matrimonio, ma non nei termini che tu vorresti. Non posso sposarti Shiori né ora né mai. Mentirei a me stesso, se lo facessi.
- Che cosa vuoi dire? Che non vuoi più sposarmi? Tu stai scherzando!
Il volto alterato da una smorfia di collera sorprese Masumi. La gentilezza di Shiori era scomparsa, sostituita da una profonda ira.
Masumi non replicò. Meritava tutto il suo astio, avendola illusa prolungando un fidanzamento combinato che non avrebbe dovuto accettare sin dall’inizio. Ora era tardi per recriminare.
- Hai tutte le ragioni di insultarmi, sono stato un vigliacco.
Lasciò che Shiori si sfogasse.
- E’ per quella ragazza che lo fai, vero? E’ lei che ti ha catturato il cuore! Lei ti odia, deve odiarti! Tu le hai rovinato la vita, le hai portato via la dea scarlatta, non può amare te, io lo so!
Masumi, pensieroso, si soffermò a riflettere sulle ultime parole di Shiori. Nella memoria recuperò le accuse di Maya, quando uscendo dal suo ufficio gli aveva gridato di avere una fidanzata crudele. Strinse gli occhi, mentre la risposta ai propri dubbi si palesò nella sua mente.
- Quando hai incontrato Maya? Perché tu devi averla vista! Che cosa lei hai detto?
Aveva formulato un’accusa più che una domanda.
In preda ad una collera sconfinata, Shiori confessò.
- E’ vero l’ho incontrata. Lei rappresentava un pericolo per me e per la nostra relazione. Le ho detto che tu la odiavi e che miravi solo ai diritti della dea scarlatta e che ti interessava solo come attrice potenzialmente vincitrice della dea scarlatta. L’ho cercata durante le prove della dea scarlatta, con lo scopo di renderle difficoltosa la recitazione in modo che perdesse la competizione con Ayumi. Era sconvolta, ma il suo talento le ha permesso di essere insuperabile. Ma la signora Tsukikage è morta risolvendo i miei problemi. Maya ha perso e non reciterà più.
Masumi strinse i pugni per dominare la crescente collera.
- Avevo dei sensi di colpa nel rompere il fidanzamento, ma ora, conoscendo la tua deprecabile condotta, non mi sento più tenuto ad usare parole gentili per farlo. Infrango la promessa di matrimonio. A tuo nonno invierò una lettera con delle scuse formali. Questo è tutto.
- Mio nonno è molto influente non permetterò che tu ti sottragga alla parola data. Se lo farai, pagherai a caro prezzo il tuo atteggiamento insolente.
Masumi le si avvicinò fissandola con uno sguardo impassibile, mentre dal tono di voce trapelava, intenzionalmente, una velata minaccia.
- Non ho paura della famiglia Takamiya. Ho altrettanto potere e conoscenze, e credo che a tuo nonno non convenga mettersi contro di me. Posso diventare molto pericoloso se si tratta di proteggere la persona che amo.
Shiori accusò la pesante sconfitta. Brucianti lacrime di rabbia le scesero sul volto.
- Lei ti odia. Se andrai da lei, Maya ti respingerà, l’hai ferita troppe volte.
- Sono un debole, è vero. L’ho lasciata soffrire in balia dei miei sentimenti e delle persone come te che hanno cercato di farle deliberatamente del male. Ma rimedierò, lo sa il cielo se lo farò. Addio Shiori.
Voltandosi con passo sicuro, si sentì sollevato. Lasciava il palazzo della famiglia Takamiya per non farvi più ritorno.
Guardò l’orologio. Aveva tutto il tempo di passare dall’ufficio e ritirare gli atti per la conferenza stampa del pomeriggio. Il confronto con il padre era inevitabile. Nessuno avrebbe più tramato contro Maya.
I lineamenti del volto si distesero al pensiero di lei. Ricordò, emozionandosi di nuovo, la sua innocente confessione. Lo amava ancora? Il desiderio di stringerla tra le braccia e rassicurarla era intenso, e gli avrebbe dato la forza necessaria per affrontare il padre.

continua

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Capitolo 19
*** atto 19 ***


Mancavano pochi minuti all’inizio della conferenza stampa. I giornalisti si erano accomodati nelle eleganti e comode poltrone della sala convegni della Daito. Eisuke gettò un’occhiata impaziente all’orologio. Masumi non era ancora arrivato.
Il figlio lo aveva decisamente sorpreso con la sua dichiarazione, il giorno prima. Il silenzio di Masumi cominciava a preoccuparlo. Non era riuscito ad incontrarlo prima della conferenza stampa. Sembrava che fosse introvabile. Aveva insistito con l’efficiente segretaria affinché lo rintracciasse, ma Mizuki gli aveva cortesemente risposto che il presidente era irreperibile.
Tradiva il nervosismo stringendosi ossessivamente le mani. Ribadì a se stesso che non aveva ragione di preoccuparsi, in fondo Masumi aveva sempre portato a termine, in modo brillante, gli affari in favore della Daito.

Uscì dall’ufficio camminando con calma. Prima di dirigersi verso l’ascensore si rivolse a Mizuki.
- Ci sono state telefonate per me?
- Suo padre ha chiamato diverse volte. Gli ho risposto che lei non era in ufficio e che non mi aveva lasciato informazioni sui suoi spostamenti.
La voce virile di Masumi tradì una impercettibile incertezza.
- Molto bene. Adesso ho una conferenza stampa, poi sarò assente per tutta la giornata.
Un lieve sorriso aleggiò sulle labbra di Mizuki.
- Anche domani?
- Lei, signorina, vede troppi film.
Il tono ironico contrastava con l’espressione ridente del suo volto.
- Buona giornata, signorina. Esca in orario questa sera, lei lavora troppo!
- Buona fortuna presidente, ne avrà bisogno.
Masumi sollevò un sopracciglio, sorpreso. Entrò in ascensore e mentre le porte si richiudevano scoppiò in una sonora risata.
- Mizuki, lei si sta prendendo troppe libertà con me.
Si presentò puntualissimo all’ingresso della sala convegni e gettò un’occhiata ai presenti. Erano più numerosi di quanto si fosse aspettato. Il volto impassibile non lasciava trasparire la minima emozione, ma intimamente era in preda ad una profonda agitazione.
- Buon pomeriggio, signore e signori. Ho indetto questa conferenza stampa per fornire alcune precisazioni. Ho letto i giornali del mattino e sento il dovere di correggere alcune inesattezze emerse negli articoli da voi pubblicati.
Smise di parlare intenzionalmente, osservando il volto risentito del padre.
- Tutti voi conoscete la storia del capolavoro di Ichiren Ozaki e dei diritti di rappresentazione, che fino a poco tempo fa appartenevano alla compianta Chigusa Tsukikage. Ho letto, devo ammettere con malcelata ironia, alcuni vostri articoli, nei quali mi si dipinge come un uomo d’affari privo di ogni scrupolo che, approfittando di una vecchia signora in fin di vita, si è assicurato la proprietà dei diritti della dea scarlatta aumentando il prestigio e l’influenza della Daito Art Production.
Eisuke, incapace di comprendere il gesto del figlio, si chiedeva perché Masumi avesse ritenuto necessario fornire ulteriori precisazioni ai giornalisti, dal momento che i diritti appartenevano ormai alla sua società.
Masumi continuò.
- Gli articoli contengono una imprecisione. Sulla definizione di uomo d’affari senza scrupoli, posso essere anche d’accordo, ma sulla proprietà dei diritti della dea scarlatta, permettetemi di esprimere più di un dubbio.
I giornalisti si agitarono sulle poltrone, intuendo la possibilità di una rivelazione sorprendente.
- Pensando alla mia persona avete tratto la conclusione, errata, che io avessi firmato gli atti notarili in qualità di presidente della Daito. In realtà i diritti sono di mia proprietà personale e posso disporne come voglio. E il mio desiderio è che appartengano alla persona che li ha meritati, salendo sul palcoscenico ed interpretando una stupenda ed indimenticabile dea scarlatta, Maya Kitajima.
Un mormorio di sorpresa si sollevò immediatamente tra i presenti. Una voce imperiosa sovrastò il brusio.
- Te lo impedirò.
Eisuke Hayami fissava il figlio con astio. Masumi rispose imperturbabile, senza alcuna esitazione nella voce.
- Non puoi, padre, perché la dea scarlatta appartiene già a Maya. Ho firmato e depositato un secondo documento nel quale dichiaro di cederle i diritti. Maya Kitajima è proprietaria dei diritti della dea scarlatta fin dal giorno dopo la morte della signora Tsukikage. Fu la stessa Tsukikage a rivelarmi, che in mancanza del suo testamento, i diritti sarebbero spettati a chi, per primo, ne avesse protocollato la richiesta. E così ho fatto, tacendo fino al giorno il cui il signor Sakamoto, il notaio che tutti voi avete conosciuto, non mi ha dato la conferma della registrazione degli atti. In questo modo, padre, ti ho impedito di rovinare la carriera di un’attrice promettente e dal talento ineguagliabile. Come vedi, nonostante le tue sordide manovre sulla Commissione, sei stato sconfitto.
- Non ti permetto di fare certe insinuazioni. Sono soltanto illazioni, quelle che stai dichiarando alla stampa! Non dimenticare che sei mio figlio!
- Tuo figlio? Mi consideri tuo figlio, oppure una macchina per fare soldi e portare prestigio alla Daito? Io non sono tuo figlio, non sono come te e grazie al cielo me ne sono reso conto prima che la mia anima fosse perduta.
Eisuke in preda all’ira, gridò contro il figlio.
- Non ha lei prove di quello che stai dicendo. Ti caccerò dalla Daito.
Masumi rimase all’apparenza impassibile, mentre portava a termine la propria vendetta. Il suo cuore, però, stava impazzendo sottoposto alla tensione del momento.
- Sono in possesso di documenti che riguardano alcune transazioni bancarie poco chiare, a tuo nome. La questione non è più di mia competenza, ma delle autorità. Dovrai misurarti con la giustizia e con la tua coscienza.
Hai cercato di rivalerti dell’invidia e del rancore che ti stanno consumando da una vita, su di una persona innocente, la cui unica colpa è quella di possedere un’indole straordinaria.
Eisuke chinò la testa sconfitto, mentre i fotografi si accalcavano per immortalare il sorprendente diverbio tra padre e figlio.
- E per quello che mi riguarda direttamente, posso lasciare la Daito ed il mio nome anche ora se lo desideri. Sai perfettamente che il prestigio della società è legato alle mie capacità. Non credo che avrò problemi a trovare lavoro presso un’altra compagnia o a costituirne una di mia proprietà. Lascio a te la decisione. Nel caso restassi, la Daito sarà gestita dal sottoscritto, senza interferenze da parte tua. Medita su quello che ti sto dicendo, padre. Forse sotto la cenere del tuo cuore, una fiamma di lealtà arde ancora.
La voce senza più rancore, si spense lentamente. Sospirò rivolgendosi nuovamente ai presenti.
- La conferenza stampa è terminata. Non ho più nulla da dichiarare.
I giornalisti lo travolsero di domande.
- Signor Hayami, quali sono i suoi rapporti con Maya Kitajima? Perché ha fatto tutto questo per lei?
Masumi sorrise.
- Maya Kitajima è un’attrice geniale ed avrebbe meritato la vittoria nella sfida con Ayumi. Le ho solo consegnato ciò che le spettava di diritto. Lei rappresenta il mio ideale della dea scarlatta. Andrò da lei chiedendole perdono per il male che le ho cagionato.
- Signor Hayami, un momento, non se ne vada. Una persona consacrata agli affari come lei, non può rinunciare ad un cognome tanto importante e ai diritti della dea scarlatta solo perché Maya Kitajima è un’attrice di talento. Il suo, sembra più il dono di un innamorato.
I presenti fissarono con attenzione il volto sconcertato di Masumi che tossì lievemente, chinando il capo imbarazzato.
- Sì, sono innamorato di lei, ma questo riguarda me stesso come uomo e non come presidente della Daito.
E’ una questione personale tra me e la signorina Kitajima.
I giornalisti occupatissimi nel preparare i loro articoli, non si curarono del vecchio Eisuke che, distrutto, fissava il figlio uscire dalla sala.
Il passo risoluto divenne incerto man mano che si avvicinava all’uscita. All’esterno, il tramonto stava avvolgendo nelle spire rossastre del cielo i grattacieli di Tokyo. Respirò profondamente per calmarsi, auspicando un sincero pentimento del padre.
Chiuse gli occhi, contemplando, nella mente, l’immagine di Maya. Salì nell’auto parcheggiata davanti al teatro e fissando il mazzo di rose scarlatte delicatamente posato sul sedile, implorò che il proprio sogno divenisse realtà.

continua

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Capitolo 20
*** atto 20 ***


Ricordò con sgradito imbarazzo il giorno precedente. Il sonno le aveva, fortunatamente, portato conforto. Sakurakoji l’aveva riaccompagnata a casa, parlandole dolcemente, nel tentativo di calmarla. Richiamò alla mente il loro colloquio.
- Mi sento meglio Sakurakoji, davvero. Puoi tornare a casa ora.
- Sei sicura?
Lei lo aveva rassicurato.
- Pensi, forse, che potrei commettere qualche atto sconsiderato?
Sakurakoji arrossì, stringendole una mano.
- No, Maya. Sono semplicemente preoccupato per te. Ti ho visto così scoraggiata, che volevo accertarmi delle tue condizioni.
Maya chinò il capo, vergognandosi della propria, esagerata, reazione. Ammise con disappunto che aveva avuto una vera e propria crisi di nervi.
- Sto bene, sta tranquillo.
- Maya, scusa se te lo chiedo così bruscamente, ma qual è il rapporto che ti lega al signor Hayami?
Lei volse lo sguardo lontano da Sakurakoji rimanendo in silenzio.
- Ho capito, non ne vuoi parlare. Nel caso avessi bisogno di un amico, sai dove trovarmi.
- Ti ringrazio. Buonanotte Sakurakoji.
Al risveglio si era sentita avvolta da una strana sensazione, molto simile alla tranquillità. Solo una punta di inquietudine interferiva con la mente calma.
La lucidità che aveva ritrovato, le permise di esaminare le parole di Masumi. La sera precedente, imprigionata dal desiderio di fuggire lontano da lui, si era rifiutata di ascoltare le sue suppliche.
Nel tono dolce della voce, aveva avvertito una nota di disperazione, mentre le prometteva che sarebbe tornato.
Si era trincerata dietro ad un muro di panico, ma, nel silenzio della propria stanza, una flebile speranza rifiorì in lei.
Masumi le aveva chiesto di aver fiducia e lei si era rifiutata di ascoltarlo. Aveva, al contrario, creduto alle parole di tutti gli altri, Shiori, Eisuke, Sakurakoji e non agli sguardi ed agli abbracci dolcemente protettivi e travolgenti di Masumi. E come dimenticare quel lungo, interminabile bacio che l’aveva irrimediabilmente legata a lui.
Con calma ricordò che, effettivamente, non aveva udito le parole di Masumi. Non gli aveva lasciato alcuna possibilità di spiegarsi, nonostante lui l’avesse supplicata di ascoltarlo.
La ragione aveva voluto credere ad altri piuttosto che a Masumi, ma il cuore si era sempre opposto con singolare tenacia.

Mentre la sera allungava le ombre sulla città, si sentì pervadere da una nuova vitalità. Decise di uscire.
Concentrata sui pensieri che le riempivano la mente, non si avvide di avere percorso parecchia strada.
Sollevando lo sguardo, si rese conto che il lungo tragitto l’aveva condotta di fronte all’imponente teatro della Daito. Esitando, si avvicinò all’ingresso e lo trovò aperto.
Senza riflettere, entrò. L’atrio era illuminato solo dalle luci di servizio. I suoi passi riecheggiarono nel silenzio.
Una voce severa la fece sobbalzare.
- Signorina il teatro è chiuso. La prego di uscire.
- Mi scusi. L’entrata era aperta e non ho saputo resistere.
- Ero venuto per chiuderla. Sono il custode e stavo andando a casa, la prego di seguirmi, spengo le luci e la accompagno all’uscita.
- Potrei restare un poco qui? La prego signore, non le sarò di intralcio.
- Signorina, ho terminato il mio turno di lavoro, la mia famiglia mi sta aspettando, non posso accontentarla mi dispiace. Un momento! Ma lei non è una delle attrici che ha interpretato la dea scarlatta? Ma certo, ora ricordo! Lei è Maya Kitajima! Io ho adorato la sua interpretazione, così intensa e coinvolgente. Vorrei tanto rivederla sul palcoscenico impersonare ancora Akoya.
Gli occhi del custode brillarono di commozione al ricordo dell’ultima, drammatica scena dello spettacolo.
Maya accompagnò con un cenno di assenso la sua risposta.
- Sì, sono io. Vorrei tornare a recitare, ma il mio futuro è ancora incerto.
- Signorina, un’attrice del suo talento non può pensare di abbandonare il teatro.
Maya sorrise, ma gli occhi malinconici trasmisero al custode un messaggio ben diverso.
- A dispetto dei miei desideri, il mio destino non dipende solo dalla mia volontà. La prego, mi permetta di salire ancora una volta sul palcoscenico.
Il custode rimase in silenzio, incerto sulla decisione da prendere, mentre Maya attendeva con trepidante speranza, la sua risposta.
Sorrise, notando l’apprensione di Maya. L’espressione dolce del suo viso gli aprì il cuore e sentì che poteva fidarsi di lei.
- Mi ha convinto, signorina. Può restare. Chiuderò le porte principali del teatro. Lei potrà utilizzare l’uscita di servizio che non è accessibile dall’esterno, pertanto non avrà bisogno di una chiave. Le raccomando, comunque, di non fare troppo tardi. Non è prudente che una ragazza si muova da sola per la città, di notte.
Maya si inchinò.
- Grazie. Mi fermerò solo qualche minuto e poi tornerò a casa.
Osservò con gratitudine il vecchio custode allontanarsi. Con passo lieve e l’emozione nel cuore si diresse verso la platea. Rimase immobile, osservando il teatro dal punto di vista dello spettatore. Nella penombra, quel luogo silenzioso sembrava irreale. La sua anima la invocò incessantemente, finché lei non ne seguì il richiamo, avvicinandosi lentamente al palcoscenico. Vi salì, fermandosi al centro della scena. Il travolgente desiderio per la recitazione, irruppe nuovamente in lei. Chiuse gli occhi assaporandone la meravigliosa sensazione.

Masumi, contrariato, risalì in macchina, ripiegò i documenti che teneva in mano, li ripose con cura nella tasca interna della giacca e partì ad alta velocità. Le prime luci della città si opponevano alla crescente oscurità della sera e fra non molto la notte avrebbe avvolto Tokyo.
Maya non era in casa. La conferenza stampa si era trasformata, come aveva previsto, in un energico scontro con il padre, dal quale ne era uscito vincente.
Era quasi fuggito dall’assalto dei giornalisti, impazienti di ottenere nuove notizie, ma la sua brama di raggiungere Maya era più importante di qualunque altra dichiarazione.
Si chiese dove poterla cercare, sperando che non fosse fuggita di nuovo.
Fermandosi ad un semaforo, notò l’anziano signore che attraversava la strada. Scese dall’auto e lo chiamò, seguendo un impulso inspiegabile.
- Signor Yashimoto.
L’uomo si voltò, sorridendogli.
- Signor Hayami, buonasera.
- Sta tornando a casa dalla sua famiglia? E’ molto tardi.
Il vecchio lo scrutò.
- Sì è tardi, ma mi sono trattenuto qualche minuto a conversare con l’attrice che interpretò la dea scarlatta, Maya Kitajima.
Il custode si intimorì, notando il repentino cambiamento del giovane presidente della Daito.
- Maya? E dove l’ha vista?
- E’ venuta al teatro, mentre stavo per chiudere e…
Il cuore di Masumi accelerò i battiti.
- E cosa? Finisca la frase! Lei dov’è ora?
Il custode imbarazzato, temeva, rispondendo, di danneggiare il proprio lavoro, ma il volto serio di Masumi gli suggerì che non era opportuno mentire.
- Mi ha chiesto se poteva rimanere qualche minuto all’interno del teatro. Sembrava così triste che non ho potuto negarglielo.
Masumi sorrise, visibilmente sollevato.
- Mi dia le chiavi.
- Cosa?
- Ha capito benissimo. Mi consegni le chiavi del teatro. Non si preoccupi, sono in buone mani.
Accompagnò le ultime parole con una leggera risata.
Perplesso, il custode gli porse il mazzo di chiavi accuratamente numerate.

L’immagine di Masumi le invase la mente. Sentì nel profondo della propria anima, il calore di Akoya fiorire di nuovo. Le parole fluirono spontaneamente, diffondendosi nel teatro silenzioso.
“Quel giorno, quando ti incontrai per la prima volta nella valle, compresi immediatamente che tu eri la mia anima gemella… Quando il mondo era ancora nel caos, gli dei generarono dei figli che scesero sulla terra, allora l’unica anima si divise in due yin e yang che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati, avrebbero ritrovato l’unità portando l’armonia tra yin e yang e sarebbero diventati dei per rinascere a nuova vita. E’ allora che si sarebbe sviluppata una forza straordinaria, la forza che chiama l’anima dell’altro. Non esistono età, aspetto, rango….quando si incontrano, queste anime si attraggono vicendevolmente, cercando l’altra metà di se stesse, ansiose di trovare l’unità, implorano pazzamente l’altra….”
Travolta dalla profonda armonia delle parole che lei stessa stava declamando, chiuse gli occhi evocando la metà della propria anima con una soavità stupefacente.
“…Cosa sono nome e passato, rispetto al poter vivere con me, ora che mi hai incontrato? Abbandona, te ne prego il tuo passato, diventa solo mio, amore mio…”

Era entrato in silenzio, racchiudendo nel cuore la segreta speranza che lei lo potesse perdonare. Immobile, in fondo alla platea, la contemplò, emozionato. L’amore che nutriva per lei era talmente intenso da paralizzarlo. Il lancinante desiderio di stingerla tra le sue braccia nacque improvviso nel suo intimo, travolgendolo.
Mosse alcuni passi, fermandosi immediatamente all’udire la sublime voce di Akoya. Fu catturato dalla sua preghiera, come quel giorno nella valle della dea scarlatta. La ascoltò, rapito dalla sua bellezza. La chiamò con la voce dell’anima, cercando, con la mente, il calore del suo corpo.

Maya pronunciò le ultime parole in sussurro, mentre l’animo, avvolto dall’ardore di un abbraccio appassionato, la ricondusse alle emozioni percepite nella valle della dea scarlatta.
Imprigionata dall’emozione, percepì l’anima unirsi di nuovo alla propria metà. Sollevò lo sguardo, intuendo nel buio che avvolgeva la platea, la presenza di una persona.
Il cuore prese a batterle freneticamente. Sapeva che era lui. Lo sentiva, era tornato da lei, come aveva promesso.

continua

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Capitolo 21
*** atto 21 ***


Si fissarono immobili, senza parlare, per un lungo istante. L’emozione li aveva sopraffatti, trascinandoli in vortice di ricordi dai quali nessuno dei due riusciva a riemergere.
Masumi, ammirato dalla bellezza di Maya, non osava interrompere la meravigliosa emozione che fluiva in lui colmandolo di estasi.
Avvinto dall’amore per lei, si avviò con passo tranquillo verso il palcoscenico senza abbandonare con lo sguardo la figura esile che si ergeva trepidante di fronte a lui. Si avvicinò, porgendole il mazzo di rose scarlatte confezionato con cura.
Tra le ciglia di Maya brillò una lacrima di gioia e, accettando il dono con gratitudine, accolse nelle mani tremanti il simbolo del loro eterno legame.
Masumi la strinse fra le braccia e, assaporando il fragrante profumo della sua pelle vellutata, nascose il viso nell’incavo del collo lasciandosi accarezzare il volto dai capelli serici e lucidi.
Con il cuore in tumulto, lasciò che le parole, tanto a lungo celate nel proprio cuore, si librassero raggiungendo la persona amata.
- Sono tornato da te. Io ti amo, Maya.
La voce profonda e dolce le accarezzò le vibranti corde dell’anima. Masumi non nascose il timore, nutrito in passato, di averla perduta per sempre.
- Non fuggire da me mai più, Maya. Sei l’aria fresca del mio mattino, il battito del mio cuore, il nettare della mia anima. Ti prego perdonami. Dimentica, se ti è possibile, il male che ti ho fatto, nascondendo i miei veri sentimenti dietro la fredda maschera dell’uomo insensibile.
L’esplosione di felicità all’udire che Masumi l’amava, la colpì con impeto, travolgendone i sensi, mentre il cuore palpitava in preda allo stupore. Maya sollevò le braccia stringendosi a lui, ebbra dell’amore che la trasportava in una dimensione senza tempo né confini.
- Ti amo Masumi. Niente è mutato dentro di me.
Lui la strinse ancora di più a sé, imprigionandola in un abbraccio sensuale.
Le sue labbra percorsero la delicata curva della gola, lasciando sulla pelle una impronta di bruciante desiderio.
Sollevò lo sguardo e tuffò i propri occhi nelle profonde iridi scure, velate da lacrime di gioia.
Chinandosi su di lei le sfiorò le labbra con struggente dolcezza, fino a quando, entrambi, catturati dai sensi, percepirono nel bacio, sempre più intimo e travolgente, l’accendersi della fiamma della passione.
Masumi le sfiorò una guancia con il dorso della mano, dove l’ultima lacrima scesa aveva lasciato una lieve scia che risplendeva nel tenue bagliore del teatro.
- Non piangere amore mio. Hai versato troppe lacrime a causa mia. Perdonami, ti prego.
Maya, sollevando il braccio, posò la propria mano tremante su quella di Masumi, stringendola con tenerezza.
- Sono lacrime di gioia, che non posso e non voglio trattenere.
Il rossore sulle guance rivelava il suo genuino ed innocente imbarazzo.
- Ragazzina, mi farai impazzire. Ti ho cercato per tutta una vita, ed ora che ti ho trovato non ti lascerò più andare via.
La risata cristallina di Maya gli allietò l’animo. Si impossessò di nuovo delle sue labbra. Il bacio profondo lasciò entrambi ansanti.
La melodia del loro amore li trasportò un altro luogo, lontano nel tempo e nello spazio, in una dimensione dove i loro sensi furono sedotti dalla crescente passione.
Il cuore di Maya pulsava, ebbro di meraviglia, mentre il suo corpo assaporava, con delicato stupore, sconosciute e sensuali emozioni. L’amore che nutriva per Masumi si arricchì di un desiderio, ancora inesplorato, di sentirlo più vicino.
- Ti amo.
Il sussurro lieve, raggiunse le labbra di Masumi come un alito vitale.
- Ti amo Maya, ti desidero così tanto. Sei la mia vita, sei tutto ciò che ho sempre desiderato. Non lasciarmi mai, amore mio.
La abbracciò, sottolineando con un sospiro il desiderio che provava per lei.
- Masumi ti amo, tu non hai idea dell’amore che mi lega a te. Temevo di averti perduto e, ogni volta che gridavo il mio odio, mentivo. Cercavo di proteggere me stessa dall’attrazione che mi conduceva a te. Ero sopraffatta dal timore di perdere la mia anima, amandoti. Ho sempre creduto che tu fossi irraggiungibile per me.
Masumi le posò un dito sulle labbra.
- Tesoro mio, non dire più nulla. Niente più tormenti e niente più paure. Ci amiamo, a dispetto del destino avverso che voleva dividerci. Credimi, ragazzina, cercherò di donarti tutta la felicità di cui sono capace.
Il sorriso adorante di Maya fu la risposta più dolce che Masumi potesse ricevere. La sua mano percorse la morbida curva della nuca accarezzandole il lobo dell’orecchio in una lieve ed eccitante carezza.
Maya cercò le labbra di Masumi, mai sazia di lui.
Intrecciò le sue dita ai biondi capelli di Masumi e, tirando delicatamente, lo attirò verso di sé.
- Baciami ancora Masumi.
Arrossì, stupita della propria audacia. L’abbraccio vigoroso la lasciò senza fiato.
Il respiro lieve si trasformò in un gemito di piacere, quando sentì Masumi morderle lievemente un labbro.
- Ti amo, ragazzina.
Sollevò la testa e la fissò. Gli occhi resi ludici dall’eccitazione ed il volto serio esprimevano il suo crescente desiderio. Le mani si mossero febbrili sui suoi fianchi. Depose un bacio tra i seni ansanti, mentre la sua mano bramava il contatto con quella pelle di seta.
Lentamente, gli abiti caddero gli uni sugli altri, mentre l’eccitazione soggiogava entrambi, lasciandoli coscienti solo del piacere che si donavano l’un l’altra.
Il corpo morbido come seta si accese sotto la struggente tortura provocata dalle languide carezze di Masumi.
Arrossì, mentre la sua mano esitante ed inesperta percorreva il torace asciutto di Masumi.
Un brivido di insopportabile eccitazione lo travolse. Smarrirono entrambi il senso del tempo. La voce di Masumi, resa roca, dalla passione sussurrò più volte il suo nome.
Incapaci di attendere oltre, assaporarono insieme il puro piacere sensuale, raggiungendo l’estasi e planando, esausti, in luoghi di sconfinata dolcezza.
Nel silenzio che li avvolgeva, ascoltarono i battiti dei loro cuori tornare ai ritmi naturali.
Masumi le depose un tenero bacio sulle labbra socchiuse. La felicità assoluta traspariva dai volti sereni.
Abbracciati, il corpo di Maya languidamente adagiato su quello di Masumi, assaporavano il pieno benessere germogliato dall’appagamento dell’amore e dei sensi.
La mano di Maya carezzò, lieve, il contorno del bellissimo viso del suo amante. Il sorriso senza più segreti che Masumi le rivolse, spazzò, in un istante, tutte le inquietudini che l’avevano tormentata per lungo tempo.
Solo un’ombra le attraversò gli occhi limpidi. Cancellò immediatamente quel pensiero che turbava la sua immensa felicità. Masumi era accanto a lei e l’amava. Avrebbe continuato a recitare, indipendentemente dalla scelta che lui avrebbe operato sulla messa in scena della dea scarlatta.
Lui sembrò intuire la leggera incertezza di Maya. Stringendola a sé cerco di rassicurarla.
- Che cosa c’è, amore mio? Ti ho fatto male, forse? Ho cercato di esser tenero, ma il desiderio che avevo di te mi ha sopraffatto. Oppure c’è qualcosa che ti preoccupa?
Il rossore di Maya aumentò al pensiero dell’intimità appena consumata e, imbarazzata, nascose il volto nell’incavo della gola di Masumi, deponendovi un lieve bacio.
- Se fai così, perderò di nuovo il controllo.
Tornò serio.
- Parlami, te ne prego. Non devono esserci più segreti fra noi.
- Masumi, non desidero che tu ti senta in debito nei miei confronti. I diritti della dea scarlatta ti appartengono e desidero che tu ne disponga come meglio credi.
Masumi sorrise.
- Ecco cosa mi ero dimenticato! Volevo parlarti proprio di questo, ma preso dall’amore per te ho cancellato dalla mente ogni cosa.
Allungò pigramente una mano verso gli abiti sparsi disordinatamente sul pavimento, trattenendo con l’altra il corpo nudo di Maya. Sorrise ironico.
- Non voglio che ti allontani da me neanche per un attimo.
Trasse dalla tasca interna della giacca due documenti e glieli porse. La osservò rapito, mentre Maya, assorta, leggeva con gli occhi il contenuto. Sollevò lo sguardo e lo fissò, sorpresa.
- Portano la data del giorno successivo alla morte della signora Tsukikage.
- I diritti della dea scarlatta ti appartengono, Maya. Sarai tu ad interpretare Akoya. Lo hai ampiamente meritato.
Le accarezzò con amore il volto prima di continuare a parlare.
- La sera del tuo debutto, quando la signora Tsukikage fu ricoverata, il mio pensiero fu rivolto a te. Se le fosse accaduto qualcosa di grave, come poi è successo, tu saresti rimasta sola, in balia di persone che avrebbero ostacolato la tua carriera di attrice. Preoccupato, mi recai in ospedale per esprimerle i miei timori. Le dissi che la tua interpretazione era stata sublime e meravigliosa. Sorrise, dicendomi che non aveva mai nutrito dubbi sul tuo talento. Le confessai di amarti e lei mi indicò il modo per assicurarmi i diritti della dea scarlatta, allo scopo di proteggerti.
Maya lo ascoltò rapita. Le labbra socchiuse mostravano la sua sorpresa. Nella sua mente, tutti gli avvenimenti stavano trovando la giusta collocazione.
- Adesso mi è tutto chiaro. Ho interpretato i tuoi silenzi come conferme alle mie accuse. Sono io che devo chiederti perdono per non averti concesso la fiducia che mi chiedevi.
Masumi la baciò dolcemente.
- Non ti devi scusare. Ho contribuito non poco a creare equivoci tra di noi.
Maya lo fissò radiosa.
- Allora, il tuo atteggiamento dietro l’identità dell’ammiratore segreto non era legato alla tua brama di ottenere i diritti della dea scarlatta!
- Ti inviai il primo mazzo di rose, rapito dalla tua interpretazione di Beth. Fui catturato dalla tua passione per il teatro. Erano sentimenti inconcepibili per me, un uomo avvezzo a trattare attori e attrici come oggetti di proprietà della Daito. Poi l’ammirazione si trasformò in amore. Ti dono il cuore che hai risvegliato in me, amore mio. Quando sei venuta da me e mi hai confessato di amarmi, la gioia mi ha travolto. Il mio desiderio si è realizzato.
Maya gli prese una mano e se la appoggiò delicatamente sulla guancia.
- C’è stato un tempo, in cui ho creduto di odiarti. Scoprii di amarti, nel tempio abbandonato, nella valle della dea scarlatta, ricordi?
- Come poterlo dimenticare? Dormimmo abbracciati tutta la notte e mi odiai per non averti detto nulla dei miei sentimenti. Ma ero ancora fidanzato.
Maya chinò la testa. Esisteva una fidanzata, l’aveva dimenticato. Il volto si rabbuiò al pensiero di Shiori.
Masumi intuì il suo disagio.
- Tesoro mio, oggi sono negligente. Ho trascurato di dirti che non sono più fidanzato.
La sua risata felice risuonò nel teatro vuoto.
- Già. Inoltre ho dichiarato alla stampa che sono innamorato di te. Quindi preparati domani, a leggerlo a lettere cubitali su tutti i giornali. Ho intenzione di chiedere in moglie la mia adorata dea scarlatta.
Tornò serio e con gli occhi colmi di emozione si rivolse a lei.
- Mi vuoi sposare, ragazzina?
Lei lo abbracciò in un impeto di travolgente felicità.
- Sì, ti sposerò, amore mio.
Masumi la attirò a sé coprendola con il proprio corpo, le catturò le labbra in un bacio sensuale e la passione esplose di nuovo tra loro.
Nella quiete della notte si assopirono, intrecciando i loro respiri. Due splendide figure giacevano abbracciate, immerse nel lieve chiarore che avvolgeva nel teatro.

Si svegliò per primo, osservando la sua compagna accoccolata tra le sue braccia. Le scompigliò teneramente i capelli. Due occhi assonnati lo fissarono sorpresi.
- Ci siamo addormentati.
Maya arrossì al pensiero della notte appena trascorsa tra le sue braccia.
Masumi gettò un’occhiata all’orologio e le diede un buffetto sulla guancia. La sua mano percorse, in una lenta sensuale carezza i suoi fianchi, risvegliando il lei l’ardore appena assopito.
Si passò una mano tra i capelli, sorridendole malizioso.
- Forse è meglio che ce ne andiamo, prima che il custode ci trovi in questo stato!
La risata imbarazzata e cristallina di Maya si spense sulle labbra, catturate da un bacio appassionato.
Uscirono, abbracciati, all’esterno del teatro. Si scambiarono un altro, intenso bacio pieno di promesse.
- Ragazzina, abbiamo tutta la vita davanti da trascorrere insieme.
L’alba nascente li accolse, tingendo di rosso il cielo sopra di loro. Maya si tuffò ancora nel suo caldo abbraccio offrendogli le labbra che lui imprigionò con le proprie ancora una volta.
Chiudendo gli occhi si sentì appagata e felice. La metà dell’anima bramata per lungo tempo era accanto a lei e, ritrovata, aveva placato la tempesta del suo cuore.

FINE

PS: Poichè il Natale è alle porte e ... per non avere Piper sulla coscienza... ^_- ...

... scherzi a parte ....

Volevo ringraziarvi per avere letto questa ff, e siete in tanti. Spero proprio che vi sia piaciuta. Nell'attesa che la sensei Miuchi concluda il manga, se mai lo farà, ho voluto regalarmi e regalare un lieto fine. A presto, e grazie ancora. ^_^

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