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Fra pochi giorni anche quest’anno le
strade, i negozi, i centri commerciali faranno sfoggio delle decorazioni
natalizie più belle e luccicanti.
E come al
solito sono qui ad aspettare con ansia questo momento, emozionata come quando
ero bambina.
E’ come se in questo periodo
dell’anno la mia percezione del mondo cambiasse improvvisamente. Il profumo dei
dolci, gli alberi addobbati, le canzoni che mi hanno accompagnato sin dalla mia
infanzia: Il profumo di mia mamma, tutta elegante
prima di andare alla messa di mezzanotte, epoi le tovaglie rosse, le candele, il presepe.
Non potrei farne a meno.
A me.
Perché voglio
regalarmi questo piccolo sogno.
Perché voglio
rendere ancor più magico questo momento.
Mi
chiedo perché mi sia venuta in mente questa brillantissima idea.
Ho
sempre saputo di essere masochista, ma non fino a
questo punto.
E
poi, cosa ho sempre pensato, cosa mi sono sempre detta? Che
non c’è niente di più triste che andarsene in giro da sola per negozi,
soprattutto nel periodo di Natale.
Io
che già non sopporto l’idea di andarmene in giro da sola, mi ritrovo a vagare
come un’anima in pena per le vie del centro tutte luci e colori e festoni.
Sono
arrabbiata.
E
triste.
Se
pensavo che questa cosa mi avrebbe fatto bene, beh, mi ero proprio sbagliata.
Sto peggio e non vedo l’ora di andarmene a casa.
Ma
non so per quale motivo, me ne sto qui, a fissare con finto interesse queste
vetrine luminose, queste persone tutte sorrisi che passano vicino a me. Queste
coppie che si tengono per mano, e si rivolgono sorrisi pieni d’amore.
E’
una spada nel cuore.
Eppure
me ne sto qui immobile e osservo, e penso.
Penso
che invidio tutte le persone che quest’anno avranno la fortuna di trascorrere
il Natale con il loro amore.
Quest’anno
ho la consapevolezza che non mi accadrà.
Come
non mi è accaduto né l’anno scorso, né quello prima. Ma
quest’anno è diverso. Perché ho capito che anche se gli anni
scorsi avevo a fianco qualcuno, non era la persona che amavo. E in fondo lo sapevo, ma ho preferito raccontare una bella
favoletta al mio cuore, per non farlo preoccupare.
E
quest’anno, proprio prima delle feste, ho deciso di dire basta. Perché non ce l’ho più fatta a raccontarmi quella favola per l’ennesima
volta, perché preferisco avvolgermi in questa malinconia che spero mi
accompagnerà per poco, e poi ripartire alla grande, a riconquistare la mia
vita.
Oggi
fa freddissimo come se non bastasse.
Mi
stringo nel mio bellissimo cappotto bianco, e decido di avviarmi verso
l’automobile.
E
chissà perché la rabbia di prima si sta pian piano dileguando, per lasciare il
posto a una sorta di dolce malinconia. Sicuramente
sarà per colpa dell’atmosfera natalizia che, anche se non vorrei, sono sicura
riuscirà a contagiarmi anche quest’anno, anche se non sono dell’umore giusto.
Mentre
cammino, assorta in questi mille e più pensieri,squilla il cellulare e per poco non mi viene
un colpo. Mi sono dimenticata di aver cambiato suoneria, in onore al mio
cambiamento di vita. E probabilmente ho impostato un volumetroppo alto.
Il
nome che vedo sul display mi fa passare la voglia di
rispondere.
E’
lui.
Quello che da pochi giorni è il mio ex, e che se
continua con tutte queste chiamate, diventerà il mio persecutore, il mio
peggiore incubo.
Sbuffo,
sono davvero risentita. Ci mancava solo questa ciliegina sulla torta.
Spengo
il cellulare senza rispondere, e riprendo la mia strada, dando
un’occhiata di sfuggita ogni tanto alle vetrine.
Che
giornata, continuo a ripetermi.
Non
vedo l’ora di arrivare a casa, togliermi queste cavolo
di scarpe che mi fanno male, e scivolare nella mia confortevole tuta.
***
Betta,
non insistere, ti prego…
Sabri,
non si accettano rifiuti, domani sera a questa festa ci andiamo insieme, okay?
Non
ho voglia, dovrei farmi la piega ai capelli, scegliere
il vestito, truccarmi…
Basta
lamentele! Passo da te domani pomeriggio, penso io a tutto.
Non
ho nemmeno il tempo di replicare.
Quella
pazza di Benedetta.
Ma
doveva proprio capitarmi un’amica così?
Ad
ogni modo ce la fa, ogni santa volta, a trascinarmi
nelle sue più improbabili avventure.
Mi
vuole bene, lo so che è per questo che fa così. Però non sono sicura che è quello di cui ho bisogno.
E
poi queste feste in discoteca… Non mi sono mai piaciute. Questa la organizza
pure il suo ragazzo – che odio, ricambiata – e se penso che tutti i partecipati
saranno cretini come lui, mi viene da piangere. Un serata
in mezzo a degli esaltati che si credono chissà chi, non è proprio quello che
mi ci vorrebbe.
Beh,
adesso che ci penso in realtà potrebbe far bene alla mia autostima!
Passo
in cucina a prendere un mega sacchetto di patatine, e poi mi siedo poco
elegantemente sul divano. Accendo la tv e inizio a fare un po’ di zapping, ma a
parte i soliti programmi del tardo pomeriggio, non ce
nulla che mi soddisfi. Mi fermo come al solito su MTV,
ed ecco anche quest’anno il video di MariahCarey “All I wantforChristmasisyou”.
E’
proprio una tortura.
Non
pensavo mi sarei ridotta così.
Mancano
pochi giorni a Natale, e io sono qui da sola, nella mia casetta per la quale
dovrò pagare un mutuo per i prossimi vent’anni visto che l’ex ha deciso di
lasciarmela sul groppone, con un piccolo alberello luccicante acquistato senza
troppa convinzione.
Mi
ripeto, e me lo sento ripetere in continuazione, che è meglio
soli che male accompagnati. E lo condivido,
sono d’accordo.
Ma
ho una paura folle di vedermi scivolare tra le dita tutta
la mia vita, e di trascorrerla così come sono ora, da sola. O magari potrei
adottare dei gattini per farmi un po’ di compagnia, e impazzire nella vecchiaia
insieme a loro.
Mi
perdo spesso in questi pensieri, che so essere stupidi, ma è il Natale che mi
fa questo effetto. Ha sempre avuto la capacità di
amplificare le mie emozioni.
Lascio
il divano e mi affaccio alla finestra.
Quasi
non credo ai miei occhi, perché ha iniziato a nevicare, e qui è da un sacco che
non nevica, forse da quando ero bambina.
E
mi lascio affascinare, mi lascio incantare da questi fiocchi che scendono
leggeri, e trasportati dal vento disegnano mille decorazioni preziose.
Ecco il secondo capitolo di questa
storiella natalizia…
Ayla, sono contenta che ti piaccia! No,
la storia non è autobiografica, ma alcune sensazioni
lo sono proprio!
Jessychan91, ciao! Infatti vorrei proprio riflettere e mettermi nei panni delle
persone che non hanno ancora la fortuna di avere accanto la persona giusta…
-Sabri, eccomi
qua!
Senza
troppi complimenti Benedetta si fionda dentro casa, e
inizia a parlare a raffica come suo solito, deponendo sul divano quelle borse
che si è portata, e di cui ignoro – o voglio ignorare – il contenuto.
Mi
fa paura Betta quando fa così, chissà cosa si è messa
in testa.
-Sabri, per forza sei depressa… Ma stai sempre al buio? – mi chiede,
osservando le varie candele disposte qua e là per la casa, l’unica fonte di illuminazione.
-Mi rilassano
Betta, e poi non sono depressa.
Senza
nemmeno ascoltare la mia risposta, inizia a svuotare una delle borse: phon,
spazzole (come se io non ne avessi…), ferro arriccia
capelli, bigodini.
Nota
il mio sguardo, un po’ perplesso e un po’ preoccupato.
-Sai, non mi
hai detto se preferisci piega liscia o piega riccia, e
quindi mi sono portata tutto l’occorrente.
-Io pensavo che
i miei capelli andassero bene anche così, cosa dici?
Sta volta è lei a guardarmi malissimo.
-Stai
scherzando, vero? – mi dice – Vuoi uscire con quel
cespuglio in testa?
Secondo
me non sono così male i miei capelli.
Rinuncio però a controbattere, ormai ho capito che non avrò possibilità di replica.
Decido di affidarmi completamente nelle mani della mia amica, sperando in una
“trasformazione” non troppo sconvolgente.
E
un paio d’ore dopo invece sembro proprio un’altra persona.
I
capelli tutti arricciati mi danno quell’aria fatale che non sento per niente
appartenermi, e infatti la mia immagine riflessa mi fa
quasi ridere. Betta ha provato a trasformarmi per fare uscire il mio lato sexy,
che però io credo non avere… Mi sento troppo ridicola!
Ma
ormai non vale nemmeno la pena arrabbiarsi.
Ho
deciso che prenderò la serata come un bel giochino,
perché voglio lasciarmi indietro almeno per qualche ora tutti i pensieri
tristi.
Devo
riconoscere che Betta ha fatto un ottimo lavoro con il trucco. Quello infatti non ha stravolto la mia personalità, anzi… Dovrò
proprio farle i complimenti… Un giorno! Non oggi, perché altrimenti si monta
troppo la testa!
Siamo
pronte per uscire che ormai sono le otto di sera passate.
Ci
diamo un’ultima occhiata allo specchio, e devo ammettere che siamo proprio
carine.
Ci infiliamo
i cappotti, raggiungiamo l’auto e “partiamo” verso il luogo dell’appuntamento:
prima della festa in discoteca, un bell’aperitivo non ce lo leva nessuno, anche
perché inizio ad avere veramente molta fame.
Come
ogni volta che andiamo a Milano, ci impieghiamo una
vita a trovare parcheggio, ma all’ennesimo giro del quartiere, troviamo un
buchino proprio a due passi dal locale.
-Ce
l’abbiamo fatta finalmente! –
esclamo, scendendo dall’auto.
Betta
annuisce, mentre con lo sguardo cerca già quel simpaticone del suo ragazzo.
Ci
avventuriamo dentro il locale, gremito fino all’impossibile.
Mi
volto verso il bancone per vedere cosa c’è di buono da mangiare, e Betta
sparisce.
Dopo
un attimo di panico, la trovo seduta in braccio al suo “adorabile” fidanzato.
-Sabrina,
forza, vieni qui! Sono riusciti a
occupare un tavolo, così non dobbiamo stare in piedi!
La
raggiungo, sfoggiando il più finto dei miei sorrisi.
Saluto
Andrea, il suo ragazzo, scambiandoci i tre bacini che più ipocriti e finti non
è possibile.
Seduto
di fronte a lui c’è un altro ragazzo. E ora capisco
tutto.
La
mia amica mi ha organizzato un bell’appuntamento al buio, e credo che a questo
punto potrei anche ucciderla.
-Sabrina, ti presento Danilo – mi dice Andrea, indicandomi il ragazzo.
Altro
sorriso fasullo.
Allungo
la mano verso di lui.
-Piacere, sono
Sabrina! –
-Piacere mio! –
dice, stringendomi la mano.
Poi
io e Betta ci sediamo insieme a loro, ed iniziamo a
chiacchierare. L’atmosfera è un po’ strana. Probabilmente anche Danilo non è
molto entusiasta di questo appuntamento.
Mi
dico che è meglio così. Alla fine se non andremo d’accordo,non si offenderà nessuno. Perché io
odio far rimanere male le persone… Beh, a parte Andrea, ma questo è un caso a
parte.
Quando
Benedetta e Andrea vanno al bancone a prendere
qualcosa da mangiare, colgo l’occasione per chiarire con Danilo questa storia
dell’appuntamento.
E così
parlando, scopro che anche lui esce da una storia con una ragazza finita male,
e che Andrea si è messo in testa di fargli superare questo brutto momento
portandolo quasi ogni sera ad una festa.
-Sai Sabrina –
mi dice – anche la festa più bella diventa
insignificante, quando non hai una persona speciale con cui condividere quei
momenti, oppure se stai male con te stesso.
Annuisco, non posso che essere d’accordo con lui.
E
mi meraviglio del fatto che sia così diverso da Andrea, per fortuna.
Almeno
la serata non sarà così noiosa come credevo.
Infatti, come si dice, “mal comune, mezzo gaudio”.
Io e Danilo in discoteca ci scateniamo come due pazzi, come se ci conoscessimo da
sempre. Ed era da tanto che non mi divertivo più così!
Prima
di salutarci, lo ringrazio per la serata, e per avermi sopportato. E lui mi sorride e mi ringrazia a sua volta.
Gli
chiedo se gli va di scambiarci il numero di telefono,
così per sentirci e condividere ancora le nostre “pene d’amore”.
Danilo
ride un’altra volta, e accetta la mia proposta.
Ecco
quello che credo sarà il penultimo capitolo di questo racconto. Spero
che vi piaccia, e come al solito, attendo tutti i
vostri commenti, critiche e quant’altro.
Jessychan91, grazie,
e spero ti piaccia anche questo capitolo!
Elenuccia91, ciao e
grazie anche a te. Come ho un attimo di tempo andrò a
leggere il tuo racconto!
Cap. 3
LastChristmas I gaveyoumyheart
But the verynextdayyougaveitaway
Thisyeartosave
me fromtears
I’llgiveittosomeone special…
E’
la mattina della vigilia di Natale, c’è un sole luminosissimo e un freddo
inimmaginabile, che dire pungente è poco.
Ho
impiegato una vita a sghiacciare il parabrezza dell’auto.
Sono
quasi le dieci, e finalmente riesco a parcheggiare.
Ho
tra pochi minuti un appuntamento al bar con Alice e Francesca, per fare
colazione insieme e scambiarci gli auguri di buon Natale.
Alice e Francesca solo le mie due ex compagne di
banco del liceo. Compagne di avventure, compagne di confidenze. Purtroppo non abitando
nella stessa città, e facendo lavori diversi, il tempo per frequentarci è
quello che è, ma alla fine noi crediamo che non sia importante la quantità, ma la qualità. E
il tempo che trascorriamo insieme è sempre meraviglioso.
Entro
nel locale e vedo subito Alice seduta ad un tavolino. Le sorrido e la
raggiungo.
-Ciao Alice! –
le dico, abbracciandola.
-Ciao Sabrina!
Francesca è come al solito in ritardo, non le è
suonata la sveglia…
-Non si
smentisce mai! – rispondo, rassegnata.
Ci
conosciamo da una vita, e le vecchie abitudini sono brutte a morire… E i
ritardi di Francesca rientrano proprio in questa categoria.
-Ha detto che ci raggiunge dopo, e di fare pure colazione.
Così
tra una chiacchiera e l’altra, ordiniamo i nostri cappucci e le nostre brioches. Voglio proprio esagerare, e ordino pure una
spremuta d’arancia. Adoro fare colazione al bar, d’inverno, e assaporare il
calore del cappuccino mentre osservo passeggiare fuori la gente. Mi da un senso di
protezione, di coccole.
Alice
mi racconta i suoi piani per le vacanze. Lei e Daniele andranno come sempre in
montagna per una settimana. Io ascolto estasiata, e le espongo la mia
situazione: zero programmi, zero certezze. Le accenno
di Danilo, ma le assicuro che per il momento ci sentiamo solo come amici. Lei
non ci crede molto, e ascoltando le sue parole, qualche dubbio in effetti viene anche a me, ma decido di non dar peso a
questa sensazione.
Francesca
dopo più di mezzora ci raggiunge, trafelata e completamente gelata: anche se ci
fossero quaranta gradi sotto zero, si ostinerebbe a spostarsi in motorino. Prende posto e inizia a togliersi tutti gli strati di abiti
che ha addosso: guanti, giubbotto, cappello, sciarpa di lana, pashmina. Sembra
non finire mai. Poi si degna di salutarci.
Le
lasciamo ordinare la sua colazione, e poi la tartassiamo per scoprire come si è
evoluta la sua storia-non storia con Riccardo.
-Non so come
siamo rimasti – risponde – E alla fine non mi interessa
al momento. Sarà quel che sarà! – e addenta il suo
croissant.
Mi
piacerebbe prendere le cose così come fa lei. Ho
sempre ammirato questo suo modo di affrontare la vita.
Alice
intanto parte a raccontarle di me e Danilo – anche se in realtà non esiste
ancora un “me e Danilo”. E anche Francesca inizia a
fare dei commenti abbastanza maliziosi a riguardo.
Certo
che io amiche sane, no eh?
Francesca
finisce la colazione e decidiamo di confonderci tra i colori e le atmosfere del
consumismo natalizio.
Non
ci sfugge nemmeno un negozio, ci piace curiosare
qualsiasi sia il tipo di merce esposta.
Dopo
aver saccheggiato una libreria e un negozio di bigiotteria, ci buttiamo a
capofitto in una grande profumeria gremita di persone,
e ci diamo da fare per aiutare Francesca a scegliere un profumo da auto
regalarsi.
Quando
sento una voce famigliare.
Mi
volto, e vedo in fondo al negozio una sagoma diventata recentemente famigliare,
quella di Danilo. Sorrido, e decido di andare a salutarlo e magari presentarlo
alle mie amiche, quando vedo un’altra figura avvicinarsi a lui, e prenderlo
sottobraccio: una ragazza mora, che lo trascina verso il reparto dei profumi da
uomo.
E
mi chiedo perché all’improvviso è come se mi abbiano tirato
un pugno nello stomaco, perché sento le gambe deboli e le lacrime salirmi agli
occhi. Mi ripeto che è una reazione esagerata, che come al
solito non capisco niente. E mi arrabbio, mi arrabbio
con il mio cuore, che proprio sotto Natale ha deciso di giocarmi un pessimo
scherzo.
Alice
e Francesca mi guardano.
E
non lo so come fanno, perché ogni volta è così, ma capiscono tutto al volo. Mi
abbracciano forte mentre mi accompagnano verso l’auto,
perché sinceramente l’atmosfera natalizia per me è andata in mille pezzi, e
voglio solo tornarmene a casa, voglio solo accendere tutte le mie candele e
ubriacarmi di mille film strappalacrime, fino allo sfinimento.
Alice
mi saluta e mi abbraccia. Francesca mi dice di aspettarla a cena per la sera.
E
io le abbraccio tutte e due, per non lasciarmi sola e
per volermi bene.
Mi scuso per gli eventuali lettori di
questo ritardo, ma il rientro in ufficio è sempre abbastanza traumatico per me.
Continua questa storia iniziata nel
periodo di Natale, e che prestissimo avrà la sua degna conclusione.
Intanto lascio questo penultimo
capitolo, ringraziando Maharete Elenuccia91 per
le loro recensioni!
Cap. 4
L’Epifania
tutte le feste porta via.
E
forse non sono mai stata così felice per questo.
Il
Natale non mi ha mai depresso come quest’anno. Finalmente domani si ritorna al
lavoro, e non avrò più il tempo per piangermi addosso.
Ho
passato due settimane quasi sempre in casa, rifiutando
gli inviti di Alice e Francesca, e anche di Benedetta.
Per
non parlare delle chiamate di Danilo.
Non
ho voluto cedere, e non l’ho più voluto sentire.
Domani
si torna al lavoro, e ne sono felice.
Spero
che ci sia talmente tanto da fare, da dovermi fermare in ufficio fino alle nove
di sera.
Perché
non voglio pensare, non voglio ricordare.
Spengo
le luci del soggiorno e mi trascino verso la camera da letto. Non ho sonno,
neanche un po’. Però sono talmente apatica che non ho voglia di fare nulla, e
almeno sotto a piumone si sta al caldo.
Guardo
i numeri segnati dalla radiosveglia susseguirsi in maniera lenta e monotona, e
già capisco che ‘sta notte il sonno tarderà ad arrivare. Mi rassegno, e
sospirando mi avvolgo ancora di più nel piumone.
***
La
giornata si preannuncia tragica.
Mi
sono alzata in ritardo, mentre facevo colazione mi è andato di traverso un
biscotto e ho rischiato di soffocare, ho il morale ancora sotto i piedi, e a
proposito di piedi, ho indossato un paio nuovo di scarpe
che già alle otto e mezzo del mattino mi sta scomodissimo.
Parcheggio
nel primo spazio che trovo libero, e con aria poco convinta mi avvio verso
l’ufficio.
E
non posso credere a quello che mi trovo davanti.
Lui.
Danilo.
Che
chiacchiera con alcuni dei miei colleghi.
Quando
si volta verso di me, non so chi dei due ha l’espressione più stupita dipinta
in volto.
Luca
intanto mi viene incontro e mi saluta con la sua solita esuberanza, cogliendol’occasione per
presentarmi il nuovo collaboratore.
Danilo.
Facciamo
finta di non conoscerci, e ci stringiamo la mano come fossimo
due perfetti estranei. Mi viene quasi da sorridere, ma il calore della sua mano
e il suo sguardo mi portano subito davanti agli occhi
quello che è successo.
Con
una banale scusa lascio il gruppetto e salgo al piano di sopra, dove c’è il mio
ufficio.
Mi
lascio cadere sulla sedia, ormai sicura che niente potrebbe peggiorare le cose.
Perché
qui? Perché lui?
Mi
viene da piangere.
Ed io che pensavo che riprendere il lavoro sarebbe
stato un toccasana per me. E invece la sorte mi si accanisce contro.
Cerco
di evitare di incrociarlo per tutta la giornata, cosa non facile visto che
lavora nell’ufficio accanto al mio. E quando si fa l’ora di tornare a casa tiro un sospiro di sollievo, pur sapendo che domani si
ripeterà la stessa storia.
Mi
chiedo quanto potrò reggere.
Lascio
l’ufficio quasi serena, ho visto Danilo uscire almeno
una decina di minuti prima di me.
Sarà
già a farsi un aperitivo con la sua bella mora, mi dico,cercando
di sorridere
Invece
lo trovo appoggiato alla mia auto, e sembra aspettare proprio me.
Panico.
Non
ho vie d’uscite ora, però non mi va di affrontarlo, di sentirmi raccontare
storie, scuse, e quant’altro.
-Ciao Sabrina –
mi dice quando ormai sono di fronte a lui.
Gli
sussurro un saluto poco convinto, rivolgendo lo sguardo altrove.
Per
niente scosso dal mio atteggiamento, inizia a parlare.
-Finalmente riesco a vederti – mi dice. – Sei diventata così scostante,
arrabbiata, e non capisco che cosa ti ho fatto. Anzi, a dirla tutta dovrei
essere io quello arrabbiato, ma con te non riesco
proprio! – esclama ridendo.
Io
non apro bocca. Ho un blocco mentale e fisico: le parole non mi vengono in
mente, e la bocca non vuole saperne di parlare. Non capisco perché mi parli
così. Il mio sguardo indignato si fa eloquente al posto mio.
Danilo
non demorde, e continua il suo discorso.
-Avevo in mente
un sacco di cose da fare con te durante le vacanze, e invece tu mi hai dato buca continuamente. – poi, prendendo qualcosa dalla
tasca della giacca – E poi non ho potuto nemmeno darti il mio regalo di Natale…
Mi
porge una scatola rettangolare, avvolta in una carta lucida rosa, e con un
piccolo nastro argentato.
Sono
stupita, e spiazzata. E non so cosa fare.
D’istinto
allungo la mano per afferrare quel pacchetto. E intanto
lo guardo interrogativa.
-Perché? – gli chiedo poi, mentre di nuovo l’immagine di lui con quella ragazza mi passa davanti.
Lui
mi guarda, perplesso.
-Tu mi chiedi
perché? Lo dovrei fare io. All’improvviso il tuo atteggiamento è così cambiato…
Prova a metterti nei miei panni! Andavamo così d’accordo, mi
trovavo veramente bene con te. E poi tu proprio la vigilia di Natale
esci con la storia che non mi vuoi più né vedere né
sentire. Perché Sabri? Dimmelo tu!
Non
capisco perché mi parla in questo modo. Dovrei essere io quella
arrabbiata, quella delusa. Mi passo nervosamente il pacchetto tra le
mani. Vorrei dirgli il motivo, glielo vorrei urlare in faccia. Ma non voglio farmi giudicare infantile o gelosa, non lo
tollererei.
Prendo
le chiavi dell’auto, e premo sul telecomando il pulsante di apertura.
Ma
Danilo mi afferra per le spalle e mi impedisce di
salire.
-Ti prego – mi sussurra all’orecchio – Dimmi cos’ho fatto…
Inizio
a piangere silenziosamente.
-Lasciami
andare, per favore.
E
davanti alle mie lacrime non si oppone più, e mi lascia salire in auto.
Metto
in moto e me ne vado, senza alzare lo sguardo quando
gli passo a fianco.
Sta sera mi porterà a cena in quel bellissimo ristorante in collina!
E’
da un’ora circa che gironzolo per casa pensando a cosa indossare. Mi viene in mente di chiamare Benedetta, si piomberebbe qui
subito armata di borse e sacchetti, come per quella serata prima di Natale!
Questa
volta preferisco occuparmene da sola.
Credo
che opterò per il tailleur nero nuovo, quello che mi
ha regalato mia mamma per Natale. Sobrio ed elegante.
E
poi è l’ideale, visto il pallino che ho ultimamente per le longuette a tubino!
E
sotto la giacca?
Cerco
disperatamente nel cassetto: possibile che proprio quel top
color ghiaccio sia sparito? Ah no, eccolo per fortuna! E’ un
po’ spiegazzato, ma con una piccola stirata, sarà perfetto!
Lo
appoggio sul letto insieme al resto degli abiti, e poi apro il cassetto del
comodino e prendo un paio nuovo di collant.
E
una busta bianca attira la mia attenzione.
Ecco
dov’era finita.
Mi
siedo a terra, sul parquet chiaro, e prendo il foglio dalla busta.
Mi
commuovo ancora soltanto a guardare quelle parole, quella
calligrafia.
E’
un biglietto di Danilo. Era nel regalo che mi ha dato il primo giorno di
lavoro, che ho aperto quella stessa notte. E che ha
posto fine alle mie pene d’amore.
Credo
che lo conserverò per sempre, visto che è stato grazie a lui che io e Danilo ora stiamo insieme. Da quasi un mese.
Lo
ripongo nuovamente nel cassetto, e ora che l’abbigliamento è deciso, passo in
bagno a truccarmi.
In
nemmeno mezzora sono pronta, e lui è puntuale come sempre.
Sono
le otto precise e io scendo, raggiante.
Lo
abbraccio e lo bacio e poi salgo in auto, dove c’è già Michela e il suo
ragazzo, Marco.
Chi
è Michela?
La
mora misteriosa, la causa del mio dolore.
La
sorella di Danilo. Che lui aveva accompagnato a scegliere
un profumo da regalare a Marco.
Un
equivoco, e più banale di così, non poteva capitare.
Danilo
mi prenderà in giro credo per i prossimi trent’anni.
Credo di essermi veramente innamorata di lui, ed è
una sensazione strana, perché non l’avevo mai provata. E’ forte, intensa. Indescrivibile.
E
credo di essere felice con lui al mio fianco, e spero
possa essere lo stesso anche per lui.
Ora
mi voglio godere questa serata, come del resto ogni istante che trascorro in
sua compagnia. Mi sembra di vivere in una favola, dove finalmente la
principessa triste ha trovato il suo principe azzurro e la voglia di rinascere.