Road to Des Moines

di AnimaDannata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Autostoppiamo ***
Capitolo 2: *** 2. Presentiamoci ***
Capitolo 3: *** 3. Balliamo ***



Capitolo 1
*** 1. Autostoppiamo ***







Quel viaggio era iniziato già per il verso sbagliato: il caldo torrido di quel pomeriggio di agosto a Tijuana rendeva irrespirabile l'aria e la faceva sudare più di quando ella avrebbe desiderato. Inoltre quella chiamata inattesa l'aveva costretta a preparare un borsone in fretta e furia, composto unicamente da qualche abito buttato così alla rinfusa e qualcosa da sgranocchiare prima dell'ora di cena, che avrebbe passato in macchina.
In più quell'idiota di sua sorella non si era nemmeno degnata di passare in banca come le aveva chiesto la sera prima, e adesso non avrebbe più fatto in tempo.
-Merdaccia..- sibilò tra i denti rovistando dentro la camera disordinata di sua sorella Isela cercando qualcosa che assomigliasse ad una banconota.
-Grazie sorellina..- disse sghignazzando dopo aver trovato una mazzetta di banconote nel fondo di un cassetto. Sua sorella sarebbe tornata solo a sera inoltrata da lavoro e non l'avrebbe trovata a casa. Si infilò nella tasca degli shorts le banconote tenendo in mano quelle che le sarebbero servite a fare il pieno di benzina.
Uscì di casa facendo roteare il portachiavi sull'indice e fischiettando una canzone che aveva sentito alla radio mentre si faceva la doccia. In effetti, l'effetto della doccia era già svanito: una goccia di sudore scese dalla nuca fino alla schiena, facendole venire i brividi.
Inserì le chiavi nel quadro dopo aver lanciato la borsa nel sedile di fianco al suo. Sentire il rombo della sua Mustang Shelby le fece provare un brivido di piacere e chiudere un attimo gli occhi. Amava la sua macchina, ogni centimetro.
Si fermò al primo distributore su Aeropuerto, fece benzina facendo bene caso a chiudere la macchina ed entrò nell'autogrill di fianco.
-Un caffè nero e un Hot dog.- chiese prendendo il giornale ed aprendolo dopo essersi seduta sullo sgabello del bancone. La cameriera in breve portò la sua ordinazione lasciandola di fianco a lei, che sembrò non curarsene. Si diede un rapido sguardo allo specchio a parete che s trovava dietro le bottiglie di alcolici afferrando il caffè e sorseggiandone un pò. I folti capelli scuri ricadevano sulle spalle mossi e ribelli, mentre due grosse occhiaie le segnavano gli occhi. Si sventolò un pò con il giornale: quel caffè era troppo caldo.
-Ma non si può accendere l'aria condizionata?- chiese senza troppi convenevoli e la cameriera le indicò con il dito il cartello che si trovava sul refrigeratore: fuori servizio.
-Iniziamo bene..- disse tra i denti addentando il suo hot dog e la campanella appesa sopra la porta suonò allegramente: un nuovo cliente.
Tutti si voltarono curiosi di sapere chi fosse il nuovo arrivato. Era raro vedere una faccia nuova in quel posto e soprattutto era raro vederla di quel genere: era un uomo sui trent'anni, con una camicia a maniche lunghe nonostante fosse pieno agosto, la fronte leggermente imperlata di sudore e uno sguardo magnetico e travolgente, con quei begli occhi blu scuro. Si tirò su le maniche della camicia, e solo in quel momento la ragazza si accorse che questa era vagamente macchiata di olio di motore.
-C'è per caso in questo posto sperduto nel mondo un'anima buona diretta a Urbandale? no eh? come non detto.- disse sbuffando e sedendosi qualche sgabello più in là della ragazza. Questa fece l'indifferente e continuò a sorseggiare il suo caffè e mangiare il suo hot dog senza preoccuparsi delle briciole che cadevano sul giornale, ne del giovane che seduto accanto a lei dava la sua ordinazione alla cameriera.
Non fece a tempo a finire l'ultimo morso che la sua gamba vibrò. Tirò fuori il cellulare dagli short in jeans macchiati e consunti e rispose ancora con la bocca piena.
-Che vuoi- chiese annoiata e vagamente scocciata. Dall'altro capo del telefono si sentirono delle urla incomprensibili.
-Affari tuoi che non sei passata in banca. Ormai sono già in viaggio e no! no! non torno indietro! non mi interessa!- disse alzando il tono della voce e tutti i presenti si girarono ad ascoltare la conversazione, incuriositi.
-Devo essere a..- iniziò a dire poi si bloccò e proseguì sotto voce - devo essere a Des Moines entro venerdì Isela. Ora devo chiudere..- disse riattaccandole il telefono in faccia. Sperava con tutto il cuore che lo sconosciuto non la sentisse, dato che Des Moines era molto vicina a Urbandale, e lei non aveva proprio alcuna intenzione di caricarsi in macchina come un peso morto una persona mai vista. Si voltò senza farsi notare troppo con fare indifferente verso quell'uomo, che la stava fissando con una luce nuova negli occhi.
-Devi andare a Des Moines dici? non è che..- iniziò a dire e la ragazza si voltò e abbassò gli occhi sul giornale facendo finta di nulla.
-Non è che potresti..- continuò lui imperterrito.
-No- tagliò corto lei - non ho nessuna intenzione di scarrozzarti per mezza America.- disse finendo di bere il caffè e lasciando i soldi sul bancone. Non voleva neanche il resto, l'unico suo desiderio era quello di seminare quello scocciatore prima di subito.
-Grrr sei un vero peperino..- disse lui con voce roca e per la prima volta lo guardò negli occhi. Era bello, quello non glielo si poteva negare. Sembrava avesse rubato quella camicia costosa, visti i pantaloni strappati e gli anfibi consunti che portava ai piedi.
-Ti ho già detto di nooo..non voglio scocciatori tra i piedi, io.- disse secca scendendo dallo sgabello e dandogli le spalle, incamminandosi verso l'uscita.
-Oh suvvia..come siamo prepotentelle..pensa ai lati positivi: pagherei metà della benzina fino a Unbandale, e avresti un sostituto alla guida per riposarti ogni tanto!- urlò lui ridendo ma sapeva bene che quella era la sua ultima speranza di arrivare in città: la sua macchina lo aveva abbandonato a Ensenada ed era riuscito ad arrivare fino a Tijuana grazie ad un camionista che l'aveva caricato dopo aver rimorchiato la sua auto in panne dal meccanico più vicino. Come oggetti personali aveva unicamente un borsone che sembrava stesse per esplodere, una valigetta e il suo portafoglio con i documenti.
Ma ovviamente lei, pur allettata da quell'idea non dava segni di cedere. Continuava imperterrita a camminare verso l'uscita.
-e poi ti pagherei pranzi e cene fino a... mmmmm...Albuquerque..- aggiunse lui pensandoci un pò su. La ragazza si bloccò. in fondo non sarebbe stato così terribile fare il viaggio con lui, se questo fosse servito a risparmiare un pò di grana.
-Affare fatto...datti una mossa però.- disse semplicemente aprendo la porta ed uscì. Il ragazzo sorrise.



ok ok ok :) questa è una nuova idea...volevo finire di scrivere Ti copri di rosso e fiorisci d'estate, l'altra mia storia, ma non ho resistito...se leggete questa storia lasciatemi un piccolo parere, mi farebbe davvero tanto piacere :)
Anima

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Capitolo 2
*** 2. Presentiamoci ***







L'uomo la seguì di corsa fuori dal locale sorridendo beato, trascinando i suoi bagagli.
-Tu aspettami quì, io vado un attimo in bagno..- disse lievemente scocciata dalla presenza inopportuna di quell'uomo. Si incamminò nel retro del locale e aprì con un calcio la porta lurida di quel bagno.
-wow, bagno per sole donne..- disse notando la tavoletta non proprio splendente di pulito. Rinunciò a fare pipì e si guardò allo specchio sopra i lavandini. Delle piccole gocce di sudore scesero ai lati del viso. Aprì l'acqua e si lavò bene la faccia, asciugandosi poi le mani sulla camicia a quadri.
-CHE DIAVOLO STAI FACENDO!- strillò quando svoltò l'angolo. L'uomo sobbalzò e la fissò senza dire una parola.
-Ommioddio..- disse fiondandosi sulla macchina e dando una spinta all'uomo che stava tranquillamente poggiato sul cofano.
-che ti salta in mente eh?! Se vedo solo un graffio giuro che..- disse stringendo i pugni.
-Bellezza, rilassati.. è come nuova non lo vedi?- disse indicando il cofano lucido e perfetto.
-Uomo avvisato..forza siediti.- disse sbrigativa e dopo aver aperto la macchina si mise al posto di guida. Uscì sgommando dal distributore fissando la strada di fronte a lei con sguardo sicuro.
-dove l'hai presa la patente, nelle patatine?- chiese l'uomo mettendosi la cintura in tutta fretta e buttando dietro il suo bagaglio. La fissò un attimo.
-Hai un accento messicano ma non sembra che lo sia..di dove sei?- chiese lui continuando a fissarla mentre lei non distoglieva lo sguardo dalla strada.
-Messicana.- disse sbrigativa. L'uomo sbuffò.
-Non sembrerebbe..- disse scocciato.
-ti ho detto che sono messicana..- disse ruggendo la ragazza e l'uomo decise di stare zitto, mettendo su un pò di broncio. La ragazza gli diede uno sguardo dallo specchietto.
-Mia madre è dell'Iowa e mio padre è di Caborca. Vivo a Tijuana da quando sono nata.- disse sbuffando anche lei. Non aveva voglia di chiaccherare, ma quell'uomo le aveva fatto quasi pena per come aveva reagito! Forse era il caso di abbassare di poco, pochissimo la guardia.
-Ora capisco..Beh, è sensuale vedere dei così begli occhi verdi e quell'accento spagnolo...beh..wow..- disse lui fissandola eloquente.
-raffredda i bollenti spiriti se non vuoi finire giù dalla macchina a calci..- disse lei tenendo lo sguardo sulla strada. Non c'era da negarlo, era davvero una bella ragazza. Gli occhi verde chiarissimo e i capelli mossi e neri le davano un alone di mistero che aggiunti al suo carattere non proprio amichevole la rendevano un vero peperino.
-Va bene, va bene..- disse lui alzando le mani in segno di resa, per poi poggiarle entrambe sulle ginocchia.
-e tu da dove vieni? non riesco a capire il tuo accento.. dalla camicia e dalla 24 ore sembri un magnate, dalla parte inferiore beh..- disse lei guardando per mezzo secondo gli indumenti che aveva addosso.
-cosa, un bracciante agricolo?-
-uno zotico.- disse lei riportando lo sguardo sulla strada. Lui non rispose e guardò fuori dal finestrino.
-Dove credi sia meglio fermarci per la notte? A Mexicali? o proseguire fino a tardi fino a Phoenix?- chiese lui voltandosi dopo qualche minuto di silenzio voltandosi nuovamente verso di lei.
-Mi offri la cena a Mexicali e ci fermiamo in un motel a Yuma, a metà strada. Fino a Phoenix, oggi no.- disse lei allungando la mano verso il cruscotto e tirando fuori una brochure di un Motel piuttosto squallido.
-sempre meglio della macchina. Anche se i sedili della mia bambina sono comodissimi.- disse accarezzando il volante e per la prima volta le sue labbra si aprirono in un sorriso.
-faranno storie al confine?- chiese l'uomo prendendo anch'egli a fissare la strada.
-oh, non credo proprio...- disse lei e dal tono di voce sembrava sapere il fatto suo.
Il silenziò calò di nuovo e iniziò a sembrare un pò scomodo. La ragazza accese allora la radio.

Down in Mexicali, There's a crazy little place that I know. Where the drinks are hotter, than the chili sauce, And the boss is a cat named Joe..

La canzone dei The Coasters inondò la macchina con quel suo ritmo vivace. La ragazza chiuse un attimo gli occhi assaporando quel momento e quella canzone.
-Esiste davvero quel posto?- disse l'uomo e lei si voltò a fissarlo.
-Ovvio che esiste. Ci stiamo andando ora.-
disse svoltando l'angolo e si ritrovarono davanti ad una tavola calda. La ragazza parcheggiò e invitò con un cenno della mano l'uomo a scendere. Quando l'uomo entrò nel locale, si sorprese: ne aveva viste tante nella sua vita, ma di quel tipo...proprio no! Era una tavola calda con tantissimi tavolini posti in rialzo su una enorme vetrata. Un pianoforte d'epoca country con sopra bello sdraiato e pacifico un gatto grasso e nero. Il pianista vestito come se fosse in pieno far west e le cameriere in abiti succinti come ballerine di quell'epoca. Il barista al bancone lì fissò annoiato mentre asciugava dei bicchieri.
-Tendrà Usted una mesa para dos?- chiese lei al barista e lui semplicemente le indicò un tavolo. Lei ci si sedette, fissando all'esterno che la macchina fosse ancora nel parcheggio.
-Estasiato dalla meraviglia delle tue parole.. disse raggiungendola l'uomo e sedendosi di fronte a lei.
-Cosa vuoi mangiare?- chiese la ragazza prendendo il menù in mano e leggendo le varie voci.
-Mi va bene tutto...sono onnivoro!- disse stiracchiandosi e sedendosi in maniera scomposta.
-El menu del dia y dos cervezas a la cana, por favor.- disse la ragazza quando la cameriera si avvicinò per prendere l'ordinazione.
-che per un povero ignorante come me sarebbero...?-
-il menù del giorno e due birre alla spina...cioè Fajitas di pollo e salsa guacamole..- disse lei alzando lo sguardo dal menu.
-da leccarsi i baffi..non mi hai ancora detto il tuo nome, comunque..- disse lui avvicinando la mano per stringere quella della ragazza.
-non ho la minima idea di chi sia tu..cosa ti fa pensare che voglia darti le mie generalità?- chiese la ragazza tirando i capelli dietro le orecchie.
-wow, wow, wow...non abbassi mai la guardia eh? a cosa credi che mi serva il tuo nome, nel caso ti volessi stuprare barra uccidere barra derubare?- disse lui alzando un sopracciglio.
-Chiamami M.- disse lei evitando il discorso.
-bene, mi piace EMME...fa molto Femme Fatale!- disse sorseggiando un pò di birra dal bicchiere che la cameriera aveva appena poggiato sul tavolo.
-e tu invece, come ti chiami?- disse bevendo anche lei dal suo.
-Beh, penso che la regola valga per entrambi. Non ho la minima idea di chi sia tu. Quindi puoi chiamarmi C.- disse accogliendo lo sguardo di fuoco della ragazza con un sorriso sghembo.
-chi la fa l'aspetti...-


Scusate l'immenso ritardo nella pubblicazione delle storieeee cercherò di essere più puntuale!! Allora un paio di note: La canzone che passa alla radio si chiama Down in Mexico ed è un omaggio al film Grindhouse, del magnifico Quentin Tarantino...Per quanto riguarda quello che M dice al barista, significa "Posso avere un tavolo per due?". Finalmente sono riuscita a trovare due attori che rispecchiano più o meno come io immagino i personaggi:

C => http://img703.imageshack.us/i/cliveowen10.jpg/
Clive Owen
M => http://img413.imageshack.us/i/wallpaperdievagreen6452.jpg/
Eva Green
Che ne dite? commentini :)
PS: qualcuno di voi ha dimestichezza nel fare collage di immagini? mi potete contattare in privato per favore? Vorrei fare un immagine con i due protagonisti :)

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Capitolo 3
*** 3. Balliamo ***










Mangiarono le Fajitas in silenzio. C sembrava non mangiasse da giorni, gustava ogni morso con aria estasiata e non fece caso al fatto che M lo fissava ormai da un po'.
-Che c'è?- chiese sollevando lo sguardo una volta terminato il contenuto del suo piatto. M distolse lo sguardo e riprese a mangiare.
-E' la prima volta che mangi messicano?- chiese la ragazza con un boccone di cibo tra i denti. C la guardò sorridendo.
-non esistono solo ristoranti messicani in Messico!- disse l'uomo fissandola mentre con la forchetta prendeva il cibo dal piatto e se lo portava alla bocca. Una volta finito di masticare bevve un lungo sorso di birra.
-Uno che viene in Messico e non assaggia il cibo messicano è proprio un pazzo.- disse e allontanò il piatto da sè.
-non ne mangi più?- chiese sommessamente l'uomo. La ragazza alzò lo sguardo e gli avvicinò il piatto. L'uomo riprese la forchetta e finì anche il suo pranzo. La guardò di nuovo, e la sorprese ancora una volta a fissarlo.
-sono una buona forchetta!- si giustificò.
-forza...paghiamo e andiamocene. C'è ancora tanta strada per arrivare a Urbandale.- disse la ragazza raccogliendo la borsa dal divanetto e alzandosi. C si pulì la bocca con il tovagliolo e la seguì, superandola alla cassa e pagando il conto.
-sono un uomo di parola, come vedi...- disse mentre chiudeva lo sportello della macchina delicatamente e si allacciava la cintura.
La strada era semi deserta quel giorno, e il caldo, nonostante stesse arrivando la notte era opprimente: neanche con l'aria condizionata si riusciva ad ottenere sollievo. M alzò il volume della radio. Fino all'ingresso del confine erano rimasti in silenzio. C fissava con lo sguardo assorto il paesaggio fuori dal finestrino. M tamburellava le dita lunghe e affusolate sul volante, a ritmo di musica.
-Sei sposato?- chiese poi la ragazza continuando a fissare la strada. C continuò a guardare dal finestrino.
-no. Tu sei fidanzata?- chiese lui di rimando, senza voltarsi.
-cosa ti fa credere che non sia sposata?- chiese lei con un tono di voce vagamente offeso.
-credi che un uomo sano di mente potrebbe sposare un acida come te?- chiese lui finalmente voltandosi.
-potrei fermare la macchina in questo preciso istante e buttarti in strada a fare autostop!- disse lei guardandolo negli occhi per un secondo poi tornando a fissare la strada.
-Si ma so che non lo farai...hai trovato un sostegno economico per il tuo viaggio e non ne farai a meno per così poco!- disse lui sorridendo malignamente.
-questo non significa che debba tenerti per forza affianco a me. In cofano c'è ancora spazio.- disse lei tirandosi indietro i capelli con una mano, tenendo l'altra sul volante.

Aspettarono in coda di arrivare all'ingresso del casello per il confine.
-qualcosa da dichiarare?- disse l'agente illuminando entrambi con una torcia. La ragazza disse di no, diedero i documenti e nel giro di qualche minuto erano già in strada per proseguire il loro viaggio.
Nel giro di un oretta fecero il loro ingresso a Yuma. La strada era molto larga, ai suoi bordi erano presenti palme altissime. ai lati della strada, vari ingressi ai parcheggi di negozi, hotel e zone vitali della città. La ragazza cercò un parcheggio. -non è presto per andare a letto?- chiese l'uomo guardando l'orologio al suo polso.
- A dire la verità ho intenzione di cercare un albergo dove puoi andare a dormire. Io mi faccio una doccia e vado al Platinum Cabaret. Ho letto in una locandina a Mexicali che stanotte c'è un buon dj.- disse prendendo la sua borsa e uscendo dalla macchina.
-Perchè dovrei andare a dormire mentre tu vai in discoteca?- chiese l'uomo alzandosi anche lui dal sedile e chiudendo lo sportello dietro di sè.
-Quanti anni hai? alla tua età vai ancora a ballare?- chiese lei e lui si bloccò e la guardò.
-Credo di sapere ancora come ci si diverte! credi che abbia 40 anni? beh ne ho 32! POSSO ANDARE IN DISCOTECA!- disse lui sbuffando e lei rise, cristallina.
-come vuoi nonno...- disse lei continuando a camminare. Entrarono dentro un motel che sembrava molto meglio di quello della brochure che M teneva in macchina. La ragazza si mise a chiacchierare con il portiere del motel, l'unico dipendente a quanto pareva. Nel frattempo che la ragazza si informava per le camere, C tornò in macchina e prese sia i bagagli della ragazza che i suoi.
-Non hanno camere singole a quanto pare in questo posto- disse sventolando la chiave di una camera con il numero 43 segnato. - credo sia un posto dove portano le prostitute...- disse in un sussurro facendo una faccia leggermente turbata.
- ci dovremo accontentare di dividere il letto...- disse C portando in spalla entrambi i bagagli. Quel motel poteva non essere la fine del mondo in fatto di gusto ed estetica, ma era pulito e ordinato. Fecero le scale per arrivare alla camera 43, aprirono la porta e scaricarono i bagagli su una poltrona.
La camera era abbastanza spaziosa, beige, con un grande letto matrimoniale con lenzuola celesti e copriletto abbinato. Sembrava comodo. Di fronte al letto c'era un mobiletto con una tv di medie dimensioni, nella parete opposta a quella dell'ingresso c'era la porta che dava sul bagno, e una che portava ad un piccolo balcone che poteva essere coperto all'occasione.
-niente male...- disse la ragazza guardando la camera ed entrando nel bagno. - io dormo nel letto, tu per terra. O sulla poltrona. O dentro la vasca.- disse lei aprendo il suo bagaglio. Tirò fuori un asciugamano ed entrò in bagno per farsi una doccia.
-Perchè dovrei dormire per terra se c'è un letto abbastanza grande per entrambi??- chiese raggiungendola dentro il bagno prima che chiudesse la porta. Lei alzò un sopracciglio.
-Io non divido un letto con uno sconosciuto! e ora esci immediatamente, mi devo lavare!- disse spingendolo cortesemente fuori dalla porta.
Chiuse la porta a chiave e si spogliò poggiando i vestiti su uno sgabello. Aprì l'acqua ed entrò dentro la vasca. Fu un sollievo sentire l'acqua sulla pelle, dopo aver sopportato quel caldo torrido per tutto il giorno. Si lavò a lungo con un bagnoschiuma profumato e si sciacquo tenendo gli occhi chiusi e godendosi quell'attimo di relax. Si asciugò bene ogni centimetro del corpo con l'asciugamano, che poi si avvolse attorno al corpo. Uscì dal bagno tamponandosi i capelli con un altro asciugamano trovato in un mobiletto sotto al lavandino.
-Se vuoi entra tu, io ho finito..- disse sedendosi sul letto e accendendo il phon. Il ragazzo entrò in bagno e si lavò a fondo, mettendoci anche più della ragazza. si avvolse l'asciugamano attorno ai fianchi e si mise di fronte allo specchio del lavandino e dopo ave recuperato un rasoio iniziò a farsi la barba.
-Da quanto tempo sei lì?- chiese fissando il riflesso della ragazza nello specchio. Dalla sorpresa si era fatto un piccolo taglio con il rasoio.
-Non ci si dimentica di chiudere la porta a chiave con una sconosciuta a pochi passi. E soprattutto non si lascia la porta semiaperta...comunque sono arrivata adesso, sono scesa al bar della hall e ho preso un paio di birre. Hai finito?- chiese la ragazza fissandolo. Il realtà fissava il suo petto. Non era eccessivamente muscoloso, ma era sodo e quelle linee sottili gli donavano.
-Si, dammi due minuti.- disse lui, si vestì in bagno e quando uscì la guardò: era bellissima. I capelli le ricadevano selvaggi sulle spalle, e quel vestito che indossava non lasciava molto spazio all'immaginazione: era talmente aderente in certi punti che dovette distogliere lo sguardo per non cadere in tentazione.
-ti muovi?- disse lei già sulla porta. I tacchi facevano un rumore forte sulle scale, mentre scendevano nella hall. La ragazza stappò una birra con un anello e gliela porse. Scesero in strada e salirono in macchina, diretti al Platinum Cabaret.
Il locale era piuttosto affollato. Il buttafuori vedendoli in coppia li fece superare la fila ed entrare subito. Una ragazza del genere avrebbe certo attirato gli sguardi di molti all'interno del locale. Infatti così fu. I ragazzi la fissavano, e lei sembrava non accorgersene. Continuò a camminare come se nulla fosse, fino al centro della sala. C si sentì un po' inorgoglito, nel camminare di fianco a lei. Era una coppia particolare, c'era da ammetterlo.
-Nonno, vuoi ballare?- disse lei ridendo, avvicinandosi al suo orecchio per farsi sentire dato che la musica era quasi assordante. Lui scosse la testa.
-vado a prendere da bere...per ora!- disse giustificandosi vista la faccia che fece la ragazza, a mò di "te l'avevo detto, sei vecchio!"
Quando tornò, la trovò intenta a ballare mentre un paio di ragazzi si facevano sotto per corteggiarla. Lei sembrava non fare caso a loro, troppo presa dalla musica e dalla voglia di divertirsi. Sembrava fosse sola nonostante tutta quella gente. Ballava sinuosamente, era uno spettacolo favoloso alla vista.
-Tieni!- urlò lui allungandole uno shot. Lei sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri e lo prese, sorridendo. Lo scese tutto d'un fiato, poi fece una faccia disgustata.
-che diavolo è?- urlò storcendo il naso.
-White Russian!- disse lui avvicinandosi al suo orecchio per parlare. Lei fece spallucce e riprese a ballare, tirando C per un braccio e facendolo ballare con lei. I ragazzi che le ballavano attorno sembravano delusi ma non si diedero per vinti. Continuarono a ballarle attorno tutta la sera, nonostante lei li ignorasse senza mezze vie e avesse occhi solo per lui.
-balli bene per essere un vecchio!- disse lei mentre si avvicinava a lui, ballandoli il più vicino possibile.
-andavo in discoteca quando tu eri ancora in fasce!- disse lui stando al gioco. Continuarono a bere White Russian, andando a turno a prenderlo al bar del locale.

La mattina dopo si svegliò frastornata, appesantita e lievemente disgustata. Si guardò attorno e solo dopo qualche minuto si rese conto di essere su una macchina. La sua macchina. Sul sedile del passeggero. Ci volle ancora qualche secondo prima che ci rendesse conto che la macchina era in movimento, e che a guidarla era C.
-fermatifermatifermati!- disse portando la mano alla bocca e lui così fece. aprì di corsa lo sportello e scese per vomitare, sul ciglio della strada.
-tutto ok?- disse l'uomo parcheggiando bene a bordo strada e scendendo per controllare il suo stato di salute. Lei alzò il pollice, con le lacrime agli occhi per lo sforzo.
-Che diavolo ci facciamo in mezzo alla strada?- chiese lei guardandosi attorno.
-Contando che stanotte eri talmente sbronza che ti ho dovuto riportare a casa in braccio e neanche ti sei lamentata del fatto che ho dormito affianco a te, ho pensato fosse meglio che guidassi io stamattina, per andare a Phoenix.- Lei sgranò gli occhi.
-Dovresti essermi riconoscente del fatto che non ho approfittato di te! con quel vestito poi..- disse indicandola. Lei si guardò e si rese conto di essere vestita ancora come la notte prima.
-sono troppo stanca e troppo sbronza ancora per protestare. Te la farò pagare dopo aver bevuto una carafa intera di caffè a Phoenix. Ora torna in macchina e guida, schiavo.- disse lei tornando a sedere nel posto del passeggero della sua amata macchina.
-Come vedi la vecchia a quanto pare sei tu...-




Grazie a Ladywolf per l'immagine <3

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