Listen to me. I love you.

di Sweet Soul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La nave era salpata dal porto già da una mezz’oretta quando, il mio cellulare squillò. Scostai la cuffia dall’orecchio destro, guardai distrattamente lo schermo del cellulare, e quando vi lessi sopra “Mamma” sbuffai rumorosamente. Sicuramente voleva farmi le ottocentomila raccomandazioni che mi aveva fatto e rifatto già talmente tante volte che potetti ripeterle a mente tutte, e non dimenticarne nessuna. Rimisi la cuffia nell’orecchio e posai il cellulare in tasca. Era una bellissima giornata: il sole era alto in cielo, isolato da qualunque fenomeno atmosferico che poteva in qualche modo ostacolarne la suprema bellezza. In poche parole, non vi era nessuna nuvola minacciosa. Avevo lo sguardo fisso a guardare la sottilissima linea che sembrava dividere il cielo dal mare, il vento tra i capelli ed il sole che mi baciava il viso, rilassata come non mai. Appoggiata scomodamente con il braccio sulla ringhiera della nave e la testa sopra, a mezz’ora dal mio arrivo, decisi di passare quest’ultima sonnecchiando all’interno della nave. Scelsi una coppia di sedili liberi, su di una poggiai la borsa, e sull’altra mi accomodai pesantemente. Stavo per prendere sonno quando il cellulare squillò di nuovo. Esasperata e innervosita risposi: -Mamma, che cavolo vuoi ora?-. Ci fu silenzio per un momento, poi una voce sottile e timida disse: -Kate sono io. Fra quanto arrivi?-. Arrossii vistosamente. : -Ehm dovrei arrivare tra una ventina di minuti-. –D’accordo allora scendo-. Rispose lei in fretta. Volevo controbattere, dirle di non scendere e di restare a casa a dormire, che non ce n’era bisogno visto che conoscevo la zona. Ma visto quanto mi faceva piacere vederla le risposi solo: -Ok, Rose. Ci vediamo dopo-. Attaccai il telefono e sorrisi. Ma non di quel sorriso del momento, che poi scompare subito. No, quel sorriso mi rimase stampato in viso fino a quando la nave non arrivò al porto. Scesa dalla nave, la vidi quasi subito. Era appoggiata ad un albero che guardava distrattamente nella mia direzione. Non mi aveva ancora vista. Sorpassai impaziente il fiume di gente che ci divideva e le corsi incontro. Lei, appena mi vide mi fece un grandissimo sorriso e spalancò le braccia. Poco dopo mi ci tuffai dentro, la attirai a me ed affondai il viso tra il suo collo e la sua scapola. Accarezzai i suoi fianchi morbidi ed annusai il suo profumo che mi era tanto mancato. Quanto avevo potuto odiare l’estate quest’anno, non riesco ad esprimerlo. Lei mi stringeva forte a sé, segno che anche io le ero mancata molto. Ed io, stupidamente, ne ero felice. Già,mi ero innamorata della mia migliore amica. Per tutto il viaggio non avevo fatto altro che immaginare il suo viso, i suoi occhi bellissimi, il suo corpo sensuale, le sue labbra morbide ed il suo sorriso che, bhè che ve lo dico a fare, mi faceva impazzire. Dopo un po’ ci staccammo ed iniziammo a camminare. C’era silenzio tra noi, ogni tanto ci guardavamo e ci sorridevamo contente. Ma io ero in imbarazzo, da quando avevo dovuto ammettere a me stessa che ero innamorata di lei, tutte le volte che restavamo sole ero imbarazzata. Dosavo e controllavo che ogni mio gesto non fosse contro mettente o esagerato. Non volevo rovinare la nostra amicizia e non volevo nemmeno che lei mi rifiutasse. Semplicemente volevo che le cose restassero così come erano. Lei mi prese la mano, interrompendo il mio flusso di pensieri, ed annodò le sue dita alle mie. Poi iniziò a raccontarmi tutte le sue novità, il ragazzo che ora le piaceva, il suo ex che rosicava, le ragazze con cui aveva litigato. Il tempo volò in fretta tra una chiacchiera ed un sorriso e dopo poco erano già le 13. Ci avviammo in spiaggia con un’altra amica, e dopo poco eravamo tutte in costume con i piedi affondati nella sabbia. Giocammo un po’ con la palla, pranzammo e poi raggiungemmo altri ragazzi, tra i quali c’era quello che piaceva a Rose. Lei non gli prestava troppa attenzione, ma restava accanto a me, per paura, credo, che mi potessi sentire fuori posto. Aveva iniziato una conversazione con quel ragazzo, quando la troncò bruscamente, si sedette vicino a me, e mi abbracciò da dietro, appoggiando la testa sulla mia schiena. Sussultai vistosamente e lei ridacchiò. Poi prese ad accarezzarmi la schiena, mentre io imponevo al mio senso di autocontrollo di restare vigile, e a tutti i miei pensieri, di restare tali. Si fecero le 18 quando decidemmo di tornare al nostro ombrellone. Nel camminare sul lungomare Rose mi passò un braccio intorno alla schiena e mi disse: -Mi abbracci un pò?-. Non me lo feci ripetere due volte, le passai un braccio dietro la schiena e con l’altro l’abbracciai totalmente. Passò anche la serata finchè, ubriache, tornammo a casa. Dovevamo dormire nello stesso letto, in una camera separata da quella dei genitori di Rose ed il mio autocontrollo era totalmente annebbiato dall’alcool. Sotto le coperte, ridevamo come due pazze isteriche e ad un certo punto, non chiedetemi perché, visto che non ne ho la minima idea, i nostri visi erano vicinissimi. Io smisi di ridere, con gli occhi puntati nei suoi, e dopo poco lo stesso fece lei. Una ciocca di capelli le cadde sull’occhio sinistro ed io gliela scostai, avvicinandomi di più a lei. Ora eravamo davvero oltre il mio limite di quella poca sicurezza rimastami e, ancora insicura, le accarezzai il viso. L’alcool mi regalò un po’ di palle, tant’è che le dissi: -Io tra cinque secondi ti bacio-. Lei mi guardò e poi iniziò a ridere come una pazza, rigirandosi involontariamente. Io la girai verso di me e contai: -Quattro- Mi avvicinai. –Tre.- Ancora di più. –Due-. I nostri nasi si toccavano. –Uno-. Le nostre labbra si sfioravano. “Zero” Pensai tra me, baciandola. Le nostre lingue si unirono ed iniziarono a muoversi all’unisono, mentre lei mi cingeva i fianchi. Da un bacio, diventarono due, poi tre, quattro. Tanti e tanti ancora finchè lei non iniziò a spogliarmi, ed io feci lo stesso. Eravamo totalmente annebbiate dall’alcool per non renderci conto di quello che stesse succedendo. Ma soprattutto lei. Dopo aver baciato e leccato tutto il possibile, mi penetrò con le dita. Con violenza, con impazienza. Sentii un dolore atroce, che si moltiplicò quando lei iniziò a far entrare ed uscire le dita, velocemente.Poco dopo ed entrambe ci stendemmo sulla schiena e ci addormentammo. Avevamo fatto l’amore, noi due, due donne. Io lo volevo, Rose ero quasi sicura di no, anche se non capiva nulla in quel momento. Ma, cosa fondamentale, per me era la prima volta. E non con una donna. Era la prima volta in assoluto.

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Beeeeeeeeeeeeeeeeeeene, beeeeeeeeeeeeeeeeeene, beeeeeeeeeeeene. Questa è la mia primissima storia di questo genere. Ma dovevo scriverla. Questo è ovviamente un mio film mentale, quanto vorrei che accadesse una cosa del genere *.* Ma non succederà mai -.- E non posso manco dirlo alle mie amiche, quindi e pertanto DOVEVO scriverlo. Ovviamente questa storia continuerà con tutti i problemacci di queste ragazze. QUindi spero che almeno vi piaccia ^^ A presto, prestissimo. <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Prima di lasciarvi leggere in pace, volevo farvi una piccola premessa. Questo capitolo è molto triste ed è in effetti un capitolo di passaggio. Per vedere un pò di azione e qualche colpo di scena dovrete aspettare il terzo. Avrei voluto aspettare una settimana per postarlo, ma ero impaziente quanto voi! In ultimo vorrei spiegarvi perchè amplio il punto di vista di Kate, mentre accenno appena a Rose. Questa è stata una mia scelta, dal momento che ho iniziato a scrivere questa storia come sfogo ed ho vissuto situazioni smili a quelle di Kate. Ho scelto di raccontare in prima persona, ed ho deciso di far vedere anche a voi fatti e situazioni dagli occhi di Kate. Quindi, ripeto, è stata una mia scelta. Beeeeeeene. Ora vi lascio. Buona lettura a tutti! ^^

Il sole penetrava nella stanza attraverso le tende ed arrivava giusto sui nostri visi addormentati. 

Aprii gli occhi di malavoglia, mentre Rose si girò su di un fianco e tirò le coperte fin sopra la testa, lamentandosi e mormorando qualcosa di incomprensibile. 

Mi passai  una mano tra i capelli e la appoggiai sulla fronte: avevo un mal di testa terribile. 

Guardai la stanza, per un attimo spaesata. 

Poi ricordai quando Rose aveva insistito tanto perché io rimanessi a dormire da lei, il pomeriggio prima. 

Un sorriso mi uscì spontaneo e mi girai a guardarla mentre dormiva: era semplicemente stupenda. 

Coperta dal lenzuolo, si intravedevano ugualmente le sue bellissime forme. 

Quelle forme che mi facevano impazzire, quelle che volevo che nessuno, a parte me, toccasse, quelle forme che sentivo mie, almeno quanto fossero sue. 

Lei si girò verso me, ancora con gli occhi chiusi, e liberò il suo viso tirandone via le coperte. 

Dormiva ancora, aveva il sonno proprio pesante. 

Eravamo molto vicine ed il suo fiato mi arrivava sul collo. 

Rabbrividii e la guardai. 

I capelli neri e ricci le incorniciavano il viso, lievemente abbronzato. 

Gli occhi chiusi rivelavano quanto le sue ciglia fossero lunghe, particolare del quale non avevo mai fatto caso. 

Di solito guardandola negli occhi, mi perdevo in essi e non vedevo altro. 

Quel verde smeraldo, interrotto di tanto in tanto da striscioline sottili e nere, mi mandava in confusione. 

Quegli occhi, dalla gente banalmente definiti ‘stupendi’, erano molto di più. 

Quelli che non riuscivano a guardarli se non fermandosi all’apparenza, li definivano stupendi per il colore, per il bellissimo contrasto che creavano con il viso ed i capelli neri.

Io li definivo sempre ‘meravigliosi’ per quello che mi trasmettevano. 

Quando io guardavo i suoi occhi, per me era come guardare il sole. 

Essi mi accecavano, mi facevano male, mi facevano scendere lacrime. 

E alla fine, dopo poco, dovevo sempre abbassare lo sguardo. 

Ma più mi obbligavano ad abbassarlo, più volevo guardarli. 

Scossi la testa, riprendendomi da tanta bellezza, e girai lo sguardo dritto davanti a me. 

Tirai la testa all’indietro e l’affondai per bene nel cuscino mentre tiravo la schiena indietro e le braccia in alto. 

Mi stiracchiai per bene e  mi alzai dal letto. 

Solo a quel punto mi accorsi di essere nuda. 

Scrutandomi con attenzione esclamai: -Ma cosa…?-. 

Guardai Rose di scatto, e le tirai il lenzuolo di dosso. 

Era nuda anche lei. 

Incredula cercai tra i vestiti sparsi per la camera la mia biancheria e, infilandomela, svegliai Rose. 

–Ricordi qualcosa di ieri?-. Le chiesi appena si svegliò. 

Aveva lo sguardo ancora assonnato e cercava di mettere a fuoco quello che era successo il giorno prima. 

Il suo sguardo vagava, i suoi occhi roteavano. 

Alzò un sopracciglio. 

–No, non ricordo nulla. Ma qual è il problema?-. Mi chiese. 

Feci un cenno col capo verso il suo corpo nudo, lei seguì il mio sguardo col suo. 

Arrossì, imbarazzata, e con uno scatto prese il lenzuolo e si coprì. 

– Oh mio Dio-. Disse guardandomi. 

Io avevo lo sguardo fisso davanti a me, la testa tra le mani, rannicchiata su me stessa in attesa di ciò che sapevo che avrebbe detto, quanto sapevo che mi avrebbe ferita.

–Kate… Qualunque cosa sia successo, mi dispiace-. Riprese lei, con tono di scuse. 

Chiusi gli occhi. 

Era esattamente quello che mi aspettavo. 

Che lei mi chiedesse scusa. 

Non ricordavo molto, ma ero sicura che ero stata benissimo il giorno prima. 

Ne ero sicura perché avevo potuto amarla. 

Avevo potuto accarezzare il suo corpo, baciare le sue labbra, sentirmi solo sua. 

E lei ora mi chiedeva scusa.  

Mi alzai di scatto infastidita ed arrabbiata e senza guardarla mi avviai alla porta. 

Mi fermai sull’uscio e, senza voltarmi, con lo sguardo fisso verso un punto indefinito della cucina, le dissi : -Prendo la mia roba e vado a fare il biglietto. La mia nave parte tra un’ora-. 

E chiusi la porta dietro di me. 

Vi appoggiai la schiena e la testa, guardando in alto. 

Sospirai e per un attimo richiusi gli occhi.

Rose le baciava il collo sensualmente, mentre lei le accarezzava la testa eccitata.

Quando la ragazza tanto amata arrivò ai suoi seni e tracciò con la lingua grossi cerchi di saliva intorno ai capezzoli, le strinse dolcemente i capelli, che tirò, quasi strappandoglieli, quando Rose le leccò il capezzolo destro. 

–Hey fai piano…-le sussurrò Rose all’orecchio

- Altrimenti i capelli me li strappi tutti!-. 

Sorrise a Kate, maliziosa, affamata di lei, e dopo qualche secondo riprese a torturarle i capezzoli. 

Kate pensava ingenuamente che stesse piacendo anche a lei, si convinse totalmente di quel pensiero impossibile e per un attimo toccò davvero il cielo con un dito.

Per un attimo sentii di nuovo quei brividi lungo il corpo.  

Mi strinsi nelle spalle, ed aspettai che passassero. 

Rose amava gli uomini, questo lo sapevo bene, e sapevo anche che a lei non era piaciuto, che quando lei avrebbe ricordato non avrebbe avuto brividi di piacere, ma avrebbe provato ribrezzo. 

Il problema era che invece di guardarmi e rassicurarmi, stringermi a sé e sussurrarmi parole dolci, considerando comunque che quella con lei era stata la mia prima volta, mi chiese scusa. 

In un secondo mi aveva levato ogni speranza ed illusione. 

E mi aveva ferito con quella naturalezza, con quella facilità, che diostrava quanto lei non conoscesse la vera realtà dei fatti. 

Lei non aveva capito niente, lei non immaginava nemmeno quello che provavo per lei, nonostante le avessi mandato numerosi segnali. 

E questo mi distruggeva. 

Non potevo più fingere e recitare la parte della buona amica, non ne avevo più la forza, soprattutto dopo quello che era successo. 

Come avrei fatto d’ora in poi? 

Non potevo dimenticare. 

Ma ci avrei provato. 

Speranzosa più che convinta dei miei pensieri, presi velocemente la mia roba ed uscii da quella casa. 

Scesi le scale di corsa, e mi buttai tra la gente che trascinava rumorosamente le valigie e camminava in fretta verso il porto. 

Proseguii in quella direzione meccanicamente, mentre con la testa non ci stavo. 

Mi sentivo sporca, come se avessi obbligato una donna a fare l’amore con me controvoglia. 

Una donna che amavo. 

E più cercavo di odiare me per quello che avevo fatto e Rose per quello che aveva detto, pensavo ancora di più a come si fosse avverato il pensiero che da tempo regnava incontrastato tra i miei sogni e a quanto amassi quella ragazza. 

Ma ora non volevo pensarla, non volevo sentirla, non volevo vederla. 

Volevo soltanto prendere il biglietto della nave e partire, andarmene velocemente da quella cazzo di isola. 

Volevo dimenticare le passate 24 ore come, ne ero sicura, qualche ora dopo avrebbe fatto Rose. 

E la testa mi faceva ancora un grandissimo male. 

Oh e i guai ancora non erano finiti. 

Il mare era agitato, mentre nuvole e lampi facevano ben intendere il temporale che di lì a poco si sarebbe scatenato. 

Di bene in meglio, insomma. 

Arrivai il più velocemente possibile alla biglietteria e, quando mancavano ormai 10 minuti alla partenza, uscii dal botteghino con il biglietto tra le mani, come fosse un trofeo.

La nave era già pronta, ed i passeggeri potevo incominciare a salire. 

Questo lo sapevo e anche bene. 

Sapevo che si poteva salire già mezz’ora prima dell’orario stabilito per la partenza. 

Ma qualcosa mi faceva restare lì con gli occhi puntati sulla strada che portava a casa di Rose, in attesa di qualcosa che nemmeno io sapevo. 

O forse sì, forse semplicemente non volevo ammetterlo a me stessa. 

Ero stanca di non riuscire a parlare in modo chiaro con la mia testa, così lo urlai tra i miei pensieri, lo urlai così forte da mozzarmi il respiro. 

Volevo che Rose venisse a salutarmi. 

Non ci eravamo nemmeno dette ‘ciao’, non avevo potuto abbracciarla un’ultima volta prima di andarmene. 

Alle 12.00 Stavano chiudendo le entrate, senza nemmeno che me ne accorgessi. 

Per fortuna un uomo mi notò e mi chiese: -Hey, lei. Deve salire a bordo?-. 

Lo guardai per un attimo smarrita, poi diedi un occhio al biglietto tra le mie mani e scossi la testa. 

–Si, scusi. Vengo subito-. 

E salii sulla nave, ancora con gli occhi fissi sulla strada.

Quando la nave salpò, non avevo il coraggio di andare fuori, come tanto mi piaceva fare. 

Non avevo il coraggio di guardare la nave allontanarsi sempre più. 

Lei non era venuta. 

Mi importava solo di questo. 

Lei non era venuta a salutarmi.

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Risposte alle recensioni:

Cora911: Sono molto contenta che la storia ti sia piaciuta, ed ho apprezzato e seguito i tuoi consigli. Ti ringrazio molto per essi, e se ne hai altri, sarei molto contenta di seguirli! ^^

davil09: Ti ringrazio per i cmplimenti, e sono contenta che la storia ti sia piaciuta! Per quanto riguarda la tua "persona" bhè... Prima o poi si dovranno lasciare no?! :)

CuteGirl92: Anche a me piace tantissimo quando fanno l'amore *.* Peccato che le cose nella realtà non siano andate proprio così -.-'  Beata te, almeno puoi baciarla! Anche se io non ce la farei mai, sapendo poi che sarebbe sempre e solo amore fraterno :(  

the angelus: Mi fa piacere che il capitolo ti sia piaciuto (scusa il gioco di parole) quanto al modo di introdurre diversamente, l'ho già scritto all'inizio del capitolo, è stata una mia scelta. Però mi hai dato una bella idea. Non subito, ma farò un capitolo in cui spiegherò il rapporto dal punto di vista di Rose. :)

hacky87:  Come avevi previsto Rose nn è stata molto entusiasta di ritrovarsi nuda a letto con una donna. Ma quella che l'ha presa peggio è Kate! In fondo aveva lottato tanto per tenere tutto segreto... ^^

Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Okkei, so che avevo promesso un po’ di azione per questo capitolo... Mi dispiace ma devo rimandare al 4°… Mentre scrivevo questo terzo capitolo, non ho potuto evitare di raccontare i dettagli di alcune situazioni, senza contare le presentazioni di nuovi personaggi e quelle fisiche di alcuni già esistenti. Quindi scrivendo tutto questo, senza nemmeno che me ne accorgessi ho scritto tre pagine di word O.O Era davvero troppo per un solo capitolo, ed ho dovuto spezzarlo. Mi dispiace davvero! Spero che comunque anche questo capitolo vi piaccia, e tenete conto che il prossimo è già pronto ^^ Dovrete attendere solo un po’ per tenere viva la vostra curiosità! Buona lettura a tutti ^^

 

 

Due settimane dopo ero nel cortile della scuola, chiacchierando con le mie amiche sulle novità estive (ovviamente tralasciando l’ultimo periodo) e salutando ragazzi e ragazze che non avevo avuto modo di incontrare negli ultimi tre mesi. 

Mostravo a tutti un entusiasmo ed un sorriso talmente falsi, che mi meravigliava quanto li reputassero sinceri. 

– Katherine Wate quanto sei cambiata!-. 

Una voce fin troppo entusiasta, alle mie spalle, mi obbligò a girarmi. 

Sapevo già chi era: Dana Duquette, la mia migliore amica. 

–Dai Dana, non tantissimo!-. 

Le dissi abbracciandola. 

–Ma scherzi piccola? Sei diventata bellissima!-. 

Era vero. 

Durante l’estate ero diventata molto più alta, ero ingrassata i chili necessari per avere finalmente un peso normale, che per mia fortuna finirono nel seno e nel culo, ed i miei capelli biondi avevano finalmente deciso di avere una forma normale, celando dei bellissimi boccoli mai avuti in vita mia. 

Le sorrisi. 

–Tu lo sei sempre stata!-. 

Anche questo era vero. 

Dana aveva una giusta altezza, un corpo davvero perfetto, i lineamenti del viso dolci. 

Aveva degli occhi di un castano particolare che, se illuminati dal sole, tendevano al verde, il naso piccolo, le labbra carnose, i capelli lisci e castani chiari. 

Il colore della sua pelle era scuro, e questo le permetteva, anche d’inverno, di non assomigliare ad una mozzarella. 

Era davvero bellissima, e tantissimi ragazzi le andavano dietro. 

Ma lei li rifiutava sempre. 

Aveva avuto due, forse tre ragazzi. 

Era in cerca del principe azzurro, e non voleva dare false speranze a nessuno. 

Un ragazzo doveva piacerle davvero fin dal primo sguardo, altrimenti passava oltre.

–Mi sei mancata tanto, piccola-. 

Mi disse, carezzandomi una guancia. 

Le sorrisi.

-Anche tu, D!-. 

E l’abbracciai di nuovo. 

Poco dopo suonò la campanella. 

Ci fu un malcontento generale, tante proposte di fare filone, ma poi un fiume di ragazzi scoraggiato e col morale a terra, varcò i cancelli della scuola, perdendo ogni speranza.

Dopo essermi aggiudicata uno dei tre banchi dell’ultima fila ed averne occupato uno per Dana, salutai la signora Giuseppina, la bidella del nostro piano che tutti chiamavamo Peppina perché girava sempre per i corridoi con un caffè in mano.

Anche ora, seduta alla sua scrivania, era concentrata a girare per bene il suo caffè, affinchè ogni granellino di zucchero si mischiasse ad esso e non si perdesse nel fondo del bicchiere.

–Salve signora!-.

Le dissi, praticamente stendendomi sulla scrivania, facendo ovviamente attenzione al suo caffè.

Appoggiata sui gomiti, le sorrisi, questa volta sinceramente
.
Ormai erano quattro anni che la conoscevo e fin da subito era stata una mia confidente alla quale raccontavo davvero tutto.

–Ciao Kate-.

Mi rispose, ancora concentrata sul suo caffè.

Diedi un’occhiata alle scale, ormai vuote, per controllare che il prof non stesse arrivando.

Niente.

Avrei potuto restare fuori la porta ancora per un po’.

Il telefono squillò e Peppina rispose quasi subito.

–Pronto?... Mh... No, che io sappia no. … D’accordo scendo-.

Ed attaccò la cornetta.

Girò un ultima volta lo zucchero e bevve il suo caffè tutto d’un sorso.

 Si leccò i baffi per poi alzarsi.

–Tesoro scusami ma devo scendere-.

Le sorrisi.

Era sempre così materna e gentile con me.

–Non si preoccupi!-.

–Oh andiamo! Te l’ho detto un sacco di volte che sei mi dai del lei mi fai sentire vecchia!-.

Disse, aggiustandosi i capelli e fingendo una posa da signora altolocata.

Risi divertita.

–Hai ragione, scusa. Ci vediamo dopo Peppina-.

Mi sorrise un’ultima volta, prima di dirigersi verso le scale.

Poco dopo sparì, ma la sentii urlare: -Sei sempre in ritardo!-.

Poi vidi la sagoma di Rose salire le scale di corsa e dovetti ingoiare un bel po’ di saliva per riprendermi.

Quando le mancavano solo pochi scalini urlò, girandosi: -Scusa Peppina!-.

Ma nel girarsi non aveva visto l’ultimo scalino e cadde in avanti.

Verso di me.

Mi abbassai a prenderle un libro finito vicino i miei piedi e glie lo porsi, guardando il corridoio.

Lei lo prese, lo mise in borsa poi rivolse la sua attenzione a me: -Hey…-.

Mi sussurrò, lo sguardo basso a guardarsi i piedi.

Io troncai subito.

–Vai in classe che sei in ritardo-.

La freddezza con cui lo dissi meravigliò perfino me.

La vidi spalancare gli occhi.

–Si, hai ragione devo andare. Ma noi due dobbiamo parlare-.

–Non abbiamo niente da dirci-, le risposi in fretta.

–Invece si. Ti aspetto in bagno alla 4° ora, subito dopo la fine dell’intervallo, e non accetto un no come risposta-.

Poi prosegui la sua corsa verso l’aula di scienze.

Che stupida.

Era veramente sempre in ritardo, ma oggi era il primo giorno di scuola e avrebbe dovuto fare una bella impressione agli occhi dei professori.

–Signorina Wate, che dice vuole entrare in classe, o preferisce passare la lezione fuori dalla porta?-.

La voce dura del professor Lanter mi riportò al presente.

–Mi scusi tanto, professore-.

Gli dissi.

E mi affrettai ad entrare in classe e sedermi al mio posto.

La lezione di matematica era iniziata già da mezz’ora, quando qualcuno bussò alla porta. 

Il professor Lantern si levò gli occhiali ed indirizzò lo sguardo verso la porta. 

–Avanti!-. 

Ordinò. 

La signora Peppina entrò frettolosamente ed avvicinandosi al professore gli sussurrò qualcosa all’orecchio. 

Lui non si scompose,ma si limitò a dire –Prego, signora. La faccia entrare-.

La signora Peppina annui, poi fece segno a qualcuno, ed una ragazza mora entrò. 

Era una ragazza molto semplice, bassina, di media corporatura, i capelli raccolti in due codini. 

Aveva lo sguardo basso, imbarazzata.

Doveva essere un tipo molto timido. 

La signora Peppina uscì chiudendosi la porta alle spalle, mentre il professor Lantern ci presentò la ragazza. 

–Bene, ragazzi. Lei è Emily Stevens, una vostra nuova compagna di classe-. 

Le sorridemmo un po’ tutti, mentre il professore scrutava ogni angolo della classe, in cerca di un banco libero. 

Quando lo trovò, si rivolse ad Emily. 

–Emily c’è un banco libero lì in fondo, vicino la ragazza bionda. Vatti a sedere lì-. 

Lei annuì e si sedette al banco di fianco al mio. 

Le sorrisi e mi presentai. 

–Piacere io sono Katherine Wate, ma chiamami Kate-. 

Le dissi, porgendole la mano. 

Lei la strinse, arrossendo. 

–Emily Stevens, ma chiamami Emy-. 

–D’accordo Emy! Invece questa antipaticona maleducata, è la mia migliore amica Dana Duquette-. 

La informai indicando Dana.

Quest'ultima le rivolse un sorriso, al quale Emy rispose subito. 

Poi si strinsero la mano e tornarono a guardare il professore. 

Quella ragazza aveva qualcosa che mi colpiva. 

Che mi attirava. 

Non sapevo dire cosa ma spesso, durante quelle quattro ore, mi ritrovavo a fissarla, rapita. 

Credo che fosse la sua semplicità a colpirmi, o quell’aria da angelo che le si leggeva negli occhi. 

O forse quel suo sorriso spontaneo e sincero che rivolgeva a tutti. 

Ecco. 

La stavo fissando di nuovo. 

Per fortuna che sembrava non essersene accorta. 

Spostai velocemente lo sguardo sulla lavagna piena di lettere e numeri senza un reale senso, almeno all’apparenza. 

E mi persi nei miei pensieri. 

Poco dopo avrei dovuto incontrare Rose, e non avevo realmente deciso se andare o no. 

Anche se, ne ero sicura, una parte di me aveva deciso, eccome.

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Risposte alle recensioni:

reby94: Eh lo so che era triste, mi piangeva pure il cuore a scriverlo, ma non potevo fare altrimenti... Sono contenta che comunque la storia ti piaccia. :)

hacky87: Infatti come hai letto, Kate l'ha presa malissimo. Logicamente poi è dovuta riprendersi un pò, o comunque è dovuta tornare alla vita di tutti i giorni, anche perchè come abbiamo visto in questo capitolo, è ricomnciata la scuola... Hai ragione tu, la tristezza del secondo capitolo ci stava e ci doveva essere. Ma già dal prossimo capitolo ci saranno delle svolte u.u

davil09: Bhè... Rose in questo capitolo ha detto a Kate che aveva bisogno di parlarle, dimostrandole che, a differenza di quello che pensava lei, non aveva dimenticato l'accaduto. Poi dico anche a te di aspettare il prossimo capitolo, perchè nel 4°  Rose dirà la sua su molte cose. E poi... Accidenti io non voglio anticiparvi nulla, ma la mia impazienza è troppa!

the angelus: Hai percepito a pieno tutte le sensazioni che ho cercato di descrivere. Esattamente quell'amaro in bocca che tutte le persone che amano qualcuno, sapendo di non essere, e di non potere essere ricambiati, provano. Quello strazio nel dover ammettere a sè stessi che tutte quelle situazioni che avevano regalato un pò di speranza, erano semplicemente state fraintese. E come hai detto tu, quel mi dispiace è stato il colpo di grazia. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, ci sto mettendo davvero tutta me stessa in questa storia. ^^

Ringrazio tutte le persone che leggono e si ritrovano in questa storia. Ringrazio chi perde un pò del suo prezioso tempo per recensire, ma anche chi lo perde solo per leggere. Ringrazio chi legge con passione e percepisce ogni singolo sentimento espresso da Kate, a chi scappa un sorriso amaro, a chi una lacrima, a chi chiude gli occhi e rivive i suoi attimi rubati, i suoi sguardi fugaci, quei sorrisi sinceri. Ringrazio tutte voi.

Ok, dopo questo, vi anticipo che nel prossimo capitolo, per il quale ho deciso che aspetterete massimo 3 giorni, se non anche di meno visto che doveva essere un continuo di questo, ci sarà il fantomatico "intervallo" con incontro tra Kate e Rose. E ci saranno delle svolte. Okkei basta xD A tra poco! ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Bene, bene, bene. Questo capitolo è arrivato in ritardo di due giorni, lo so. Doveva essere uno solo, ma stasera ho fatto tardi e ho fatto ancora più tardi a finire di scrivere. xD Ho deciso di dividere il capitolo in sottospecie di parti, con punti di vista di Kate e Rose. All’inizio di ognuna di esse c’è scritto “POV (Non so se si scrive così, ma l’ho letto una volta quindi penso di si xD) con il nome del personaggio narratore e, diciamo, pensante” Nei prossimi capitoli però vi avviso già da ora che non sarà così, in quanto questo modo di porre le cose non mi piace u.u Per cui ritorneremo al punto di vista della nostra Kate. Bene, buona lettura! ^^

 

POV ROSE:

Tutta questa situazione mi confondeva. 

Prima di due settimane fa avevo un’amicizia bellissima, con una persona a cui volevo tantissimo bene e di cui mi fidavo ciecamente. 

Ci conoscevamo da meno di un anno, ma quello con lei era stato davvero un anno intenso, su tutti i fronti. 

Avevamo passato veramente di tutto insieme e quando la mattina del 31 Agosto lei mi svegliò preoccupata e tesa come non mai, capii che qualcosa sarebbe cambiato. 

E la conferma arrivò poco dopo, quando il suo capo indicò il mio corpo nudo. 

E lei era in intimo. 

Non ci volle un genio per collegare le cose, considerando anche tutto quello che avevamo bevuto la sera prima. 

La vidi tastarsi le tempie e vederla in quello stato mi faceva stare malissimo. 

Mi scusai, pensando che lei si aspettasse quello. 

Ma subito dopo la vidi raccogliere i suoi vestiti e fuggire al porto, di corsa. 

-Prendo la mia roba e vado a fare il biglietto. La mia nave parte tra un’ora-. 

Mi disse. 

Abbassai lo sguardo, colpevole, e sentii la porta chiudersi. 

Lei era scappata da me. 

Kate, l’amica che ogni volta che avevo bisogno di qualcuno, c’era; 

Kate, la ragazza più strana e lunatica che possa esistere sulla faccia della terra. 

La ragazza più bella e, quando vuole, dolce che avessi mai incontrato. 

Un flashback pervase la mia mente, e per un attimo la mia mente rivisse ogni singolo attimo della notte precedente.

POV KATE:

La mattinata passò velocemente, e l’intervallo arrivò presto. 

Ancora non avevo deciso cosa fare, quando la campanella di fine intervallo suonò. 

In quel momento, capii cosa fare. 

Quando la prof di italiano entrò in classe le chiesi di uscire. 

–Insomma Wate, è appena finito l’intervallo-. 

Mi guardava con disappunto. 

–Lo so prof, ma durante l’intervallo c’è una fila esagerata per i bagni-. 

Mentii. 

Mi guardò, o meglio mi squadrò, poi annuì.

L’avevo convinta. 

–D’accordo Wate, và pure. Ma fai presto che devo spiegare-. 

Bofonchiai un “certo” e mi avviai verso il bagno. 

Mai, come quel giorno, il corridoio era così freddo. 

Camminavo a passo lento, stringendomi nel giacchettino. 

Appena spinsi la porta ed entrai, vidi Rose. 

Mi stava aspettando.

Era appoggiata alla finestra, lo sguardo perso in chissà quale punto del cielo.

Chiusi la porta e lei girò lo sguardo verso me.

Mi guardò per qualche attimo, per poi riabbassare lo sguardo. 

Era indecisa. 

Non so bene su cosa, ma era come se volesse fare qualcosa che non poteva. 

Le presi le mani che stava torturando. 

E come se avesse perso il controllo, si tuffò su di me e mi abbracciò. 

Avrei voluto continuare ad evitarla, ma il calore e la vicinanza del suo corpo me lo impedivano categoricamente. 

Così feci l’unica cosa che avrei potuto fare in quel momento. 

La strinsi forte a me, alimentando la mia fame di lei inalando il suo profumo.

POV ROSE:

Nell’esatto momento in cui rivissi la mia notte con Kate, dei brividi mi percorsero tutta.

Il suo corpo che si adagiava sul mio, le nostre lingue che si scontravano, le nostre mani inesperte vagano curiose. 

Obiettivamente parlando, so che avrebbe dovuto farmi senso tutto ciò, ma per le restanti due settimane non feci altro che pensare a quanto mi era invece piaciuto. 

Non avevo mai provat con un ragazzo quello che provai con Kate quella notte. 

Ma con lei non ne parlai. 

Il mio orgoglio me lo impediva categoricamente, ed ero quasi totalmente convinta che lei scappò da me per il disgusto provato. 

E come io non mi feci sentire, lei fece lo stesso con me.

POV KATE:

Erano passate due settimane. 

Per due settimane avevo combattuto battaglie interiori incredibili, avevo lottato contro la mia voglia di sentirla per far vincere l’orgoglio. 

Per due settimane avevo passato intere giornate a fissare lo schermo del cellulare, aspettando una sua chiamata, un suo messaggio, un suo squillo. 

Due settimane passate a chiedermi cosa sarebbe successo quando ci saremmo rincontrate. 

Durante questo periodo avevo acquistato una notevole maschera di durezza, freddezza. 

Ero riuscita in tutti gli obiettivi che mi ero posta per dimenticare l’accaduto. 

Volevo arrivarci a piccole tappe, quello mi sembrava un piano intelligente. 

Ma tutte le volte che mi sentivo pronta per fare quell’ultimo passo, mi accorgevo che esso finiva sempre con l’essere più lungo della gamba. 

E rinunciavo. 

Non ero riuscita a dimenticare, ma almeno mi ero creata un muro. 

E questo muro si era appena finito di infrangere con un semplicissimo abbraccio. 

Di nuovo tutte quelle sensazioni, quelle emozioni, quei brividi. 

Accidenti se ero cotta.

POV ROSE:

Ora, appoggiata al muro del bagno, con lo sguardo perso fuori la finestra, pensavo a cosa le avrei dovuto dire. 

Avevo bisogno di parlarle, di condividere le mie sensazioni con lei, perché avevo bisogno del suo conforto. 

Avevo bisogno che lei mi chiarisse tutti i dubbi che si erano insinuati in me, come faceva sempre. 

Ero così confusa… 

Quando la vidi arrivare non capii nulla. 

Sapevo solo che volevo un minimo di contatto con lei, volevo abbracciarla, e premere il mio corpo contro il suo. 

La freddezza con cui mi aveva risposto stamattina mi aveva lasciata a bocca aperta, e volevo solo che la smettesse, che tornassimo le amiche di sempre. 

Così l’abbracciai e lei, stranamente rispose.

POV KATE:

Rose mi guardava mentre io, sciolto l’abbraccio mi sedevo sul termosifone, a distanza di sicurezza da lei. 

–Avevi detto che volevi parlarmi…-. 

Cercai di essere fredda quanto prima, ma il risultato fu uno squallido tentativo mal riuscito. 

Speravo almeno che lei non se ne fosse accorta, così da credere ancora al muro che avevo frapposto tra noi due.

–Bhè si… Vorrei parlarti di quello che è successo tra noi, due settimane fa. Sai ci ho pensato tanto e una volta ricordato…- 

Alzai lo sguardo al cielo, pronta ad un’altra pugnalata. 

–Non lo so… Dovrebbe farmi senso no? A te ha fatto senso quando hai ricordato?-. 

La guardai accigliata. 

–A me non potrebbe mai fare senso-. 

Ops. 

Avevo appena preso una bomba, e l’avevo quasi disinnescata. 

Per fortuna mi fermai a tempo 

–Che vuoi dire?-. 

Ma ovviamente Rose non si fece scappare nemmeno una sillaba di quello che avevo detto. 

–Mh… Niente. O almeno niente d’importante- 

Le sorrisi .

– Piuttosto tu hai detto che non hai provato senso no?-.

La vidi innervosirsi parecchio. 

Odiava quando mi facevo scappare frasi di qualcosa e poi finivo col non raccontarle tutta la storia.

No. Non ho provato senso. Ma voglio sapere tu che diavolo intendevi dire-. 

–Ti ho detto niente!-. 

Stava diventando rossa. 

E quando diventava rossa era per due motivi. 

O le avevi fatto un complimento, e quindi la potevi abbracciare, oppure si stava arrabbiando parecchio, e sarebbe stato meglio girarle a largo. 

–Sei una stupida, quanto ti odio quando fai così-. 

Aveva appena lanciato una freccia, che mi colpì dentro nell’orgoglio. 

Se lei odiava che io dicessi le cose a metà, io odiavo quando lei diceva di odiarmi. 

E scusate il gioco di parole. 

–Ma che cavolo ti aspetti che io dica?-. 

Il tono della mia voce era salito notevolmente, seguito a razzo dal suo. 

–Ma magari la verità che dici?-. 

–Oh e quale verità miss So tutto io?-. 

Stavamo quasi urlando. 

–LA VERITA’ E BASTA, CRETINA-. 

–VUOI SAPERE LA VERITA’?- 

Le urlai. 

–LA VERITA’ E’ CHE SONO INNAMORATA DI TE!-. 

Lo dissi tutto d’un fiato. 

E dopo avrei dovuto sentirmi meglio, ma sapevo che si sarebbe scatenato l’inferno e la sua espressione non mi aiutava per nulla. 

Aveva sgranato gli occhi e la bocca, in un’espressione non troppo normale. 

(Un misto tra O__O e *O* più o meno così °O°) 

Abbassai lo sguardo e mi massaggiai la fronte. 

Tra di noi era calato il silenzio, Rose non aveva ancora detto nulla. 

Si limitava a guardarmi fissa. 

Almeno ora aveva chiuso la bocca.

POV ROSE:

Iniziammo a parlare, prima civilmente, poi alzando sempre più il tono, fino ad arrivare ad urlarci contro entrambe. 

E lei l’aveva detto. 

Mi aveva detto di essere innamorata di me. 

Come se tutto intorno fosse diventato buio ed un faro illuminasse Kate, capii che molte cose iniziavano ad acquistare un senso. 

Molte delle quali, per me, non lo avevano mai avuto. 

Rividi ognuna di esse, come se gli occhi di Kate fungessero da televisore. 

O meglio ancora, da schermo del cinema. 

Ed io, intrappolata alla poltrona, ero obbligata a guardare. 

A vedere. 

Potevo scuotere la testa, sbattermi contro lo schienale, ma nulla mi avrebbe impedito di vedere. 

Nemmeno chiudere gli occhi. 

E così dopo poco gettai la spugna e, inerme e senza forze Guardavo, sperando che tutto quello finisse e, accendendo le luci, mandassero i titoli di coda, così che io potessi andarmene.

POV KATE:

–Ora devo andare in classe-. 

Le dissi finalmente io. 

Rose non mi rispose, ma mentre me ne andavo mi afferrò il braccio. 

Aveva ancora lo sguardo sconvolto, ed era sbiancata notevolmente, avrei pensato che stesse per sentirsi male, ma la sua presa sul mio braccio era davvero forte. 

Poco dopo mi sbattè contro il muro, e mi baciò. 

All’iniziò fu un semplice bacio innocente, a timbro. 

Ma ben presto lei schiuse le labbra, ed il bacio si trasformò in un qualcosa che non si avvicinava per niente all’innocenza. 

Le nostre lingue danzavano mentre tra di noi l’adrenalina scorreva forte. 

Quando ci staccammo Rose aveva acquistato un po’ di colorito, ma nei sui occhi si poteva ben leggere lo stato di confusione che provava.

POV ROSE:

L’avevo baciata. 

Una forza nuova e sconosciuta ai miei sensi mi aveva fatto afferrare il suo braccio, mentre se ne andava. 

E, dopo averla sbattuta contro il muro, me la fece baciare. 

Era come se qualcosa avesse preso le redini del mio corpo, come se fossi stata un burattino guidato da qualcuno più capace di me, che fece esattamente quello che, e mi toccò molto ammetterlo a me stessa, volevo. 

Ed io, chiusa in un angolo, osservavo la scena. 

Ero confusa. 

Terribilmente.

POV KATE:

Mi guardo ancora sconvolta e poi scappò, lasciandomi da sola in bagno. 

Mi tastai le labbra e sorrisi. 

Rose era confusa in un modo incredibile, ma il bacio che mi aveva appena dato mi aveva dato delle certezze. 

Anche lei mi voleva. 

Ed io avrei lottato per averla. 

Non sarebbe stato facile, per niente. 

Ma quale persona sana di mente avrebbe pensato sin dall’inizio che quella tra me e Rose potesse essere una storia facile? 

–Ehm… Kate, la prof mi ha mandata a chiamarti-. 

Era Emy. 

–Oddio è vero! E’ molto arrabbiata? Le chiesi uscendo dal bagno-.

–Eh abbastanza-. 

Mi rispose lei, seriamente dispiaciuta.

–Cazzo-.

Sussurrai, entrando in classe. 

La prof mi fece una bella ramanzina, e mi mise una nota. 

Ma non riuscii fare altro che sorridere. 

Ero soddisfatta.

Ero felice.

Ed ero innamorata di un amore impossibile. 

Un amore impossibile che adesso sembrava un po’ più possibile.

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Risposte alle recensioni:

__New York Dreamer__: Non sai quanto mi ha fatto piacere la tua recensione! Sono davvero contenta che ti piaccia il modo di pensare di Kate, e sono contenta che la storia ti prenda e ti piaccia. Sì quello era in effetti, come hai detto tu, l’antipasto prima della grande portata. Ed ecco qui la nostra portata! :) Allora… Come le vedi insieme? :D

hacky87: Eh già… Mi sa tanto che Kate si stia guardando intorno… Tipo la nostra Emy, tu come la vedi? Mh… Non dico nulla, ma io consiglio di tenerla sotto controllo. ù.ù

 the angelus: Bhè… Eccoti accontentata! Che aria tira? Aria d’amore ovviamente! Però non sarà facilissima la loro storia… Ed io la renderò ancora più difficile! *Strofina le mani con sguardo cattivo* muhahahahahaha

reby94: Nn preoccuparti, anche poche parole mi rendono ugualmente contenta! Sono contenta che ti piaccia ^^

davil09: Sono contenta e soddisfatta che ti piacciano sia il capitolo, che il mio modo di scrivere. Certo che Kate si presenta, se non lo avesse fatto mi sarei categoricamente rifiutata di scrivere il seguito. è.é xD

 

Come al solito mi sembra come minimo doveroso salutare e ringraziare tutte le persone che leggono, commentano, mettono nei preferiti o nelle storie seguite e ricordate. Grazie a tutte voi. Al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Prima di lasciarvi al nuovo capitolo, volevo farvi due piccole premesse. La prima è che non ho avuto il tempo di rilegerlo, prima di postarlo. La seconda è che per il prossimo credo che dovrete aspettare un pò. Essendo iniziata la scuola, ho davvero poco tempo per scrivere. Bene, buon capitolo!

Dio quanto la amavo. 

I suoi capelli fluttuavano leggeri sulle spalle, mentre lei volteggiava sui piedi e creava una magnifica armonia con il suo corpo. 

Ciò che ai miei occhi sembrava uno spettacolo assolutamente magnifico, e che al mio corpo faceva l’esatto effetto di un porno, era semplicemente l’allenamento di pallavolo. 

Io e Rose eravamo nella stessa squadra più o meno dall’under 14, ne era passato di tempo. 

Ora dovevamo competere con delle bestione dell’under 18. 

E non tutte erano esattamente esili. 

Io, capitano della Federation Club, un giorno mi ritrovai faccia a faccia con la morte.

L’arbitro mi chiamò per il “palla o campo” ed io sorrisi alle mie compagne, fiera del mio titolo. 

Ma quando le nostre avversarie si fecero da parte per mostrare a tutti il loro capitano, dovetti deglutire parecchio. 

Davanti i miei occhi si presentò una “ragazza” il doppio di me, sia in altezza che in larghezza. 

Aveva un viso davvero spaventoso, ed il suo sguardo fulminava esattamente come i raggi repulsori di Iron Man. 

Quello sguardo  faceva gelare il sangue e paralizzare il corpo. 

Mi allontanai di tre buoni passi da lei, e lo stesse fece l’arbitro. 

Credo facesse paura anche a lui. 

–Bene, ragazze. Kate scegli tu visto che la tua squadra è in casa-. 

Notai un tremolio nella sua voce. 

–Testa-. 

–Ok. Allora a  te tocca la croce-. 

Ci mostrò il lato “Testa” ed il lato “Croce”poi lanciò la monetina. 

Ovviamente uscì Testa, ed io scelsi la palla. 

Mentre l’arbitro me la passava, il capitano avversario mi fece un’occhiata dal ‘Adesso-Ti-Faccio-Vedere-Io’ e per un attimo davvero temetti il peggio. 

Me ne scappai al sicuro dal mio allenatore, e per tutta la partita cercai di guardarla il minimo possibile. 

Quello sguardo mi è rimasto impresso anche molti giorni dopo la partita. 

Non era sempre facile fare il capitano!

Una pallonata arrivò direttamente in faccia a Rose, mentre era in fila. 

Cadde all’indietro, e questo bastò a farmi distrarre dai miei ricordi.

Le corsi incontro come fecero tutte le ragazze e l’allenatore, e dovetti faticare non poco per farmi spazio tra loro. 

Mi abbassai di fianco a Rose, che si teneva il naso sanguinante, le passai un paio di fazzoletti e l’aiutai ad alzarsi.

–Deve andare in infermeria-. 

Disse l’allenatore. 

–L’accompagno io-. 

Ero preoccupata. 

Il suo bellissimo nasino perdeva davvero tanto sangue. 

–Sei sicura?-. 

Mi chiese. 

–Certo-. 

Risposi. 

Lui annui ed ordinò a tutte le ragazze di ritornare ad allenarsi. 

–Appoggiati a me-. 

Dissi amorevolmente a Rose. 

Lei affondò il viso nel mio petto, e mi abbracciò. 

Camminammo così per un po’, poi mi accorsi che tremava.

Lei odiava il sangue. 

Non lo poteva proprio vedere, figurarsi sapere che quello usciva dal proprio naso. 

Aspettai di entrare in un corridoio abbastanza isolato, per fermarmi di botto. 

–Hey… Dai su Calmati!-. 

Le sorrisi. 

Lei teneva ancora lo sguardo basso, i  fazzoletti premuti forte al naso. 

Poggiai due dita sotto il suo mento e le alzai lo sguardo, affinchè potesse guardarmi negli occhi. 

Avvicinai i nostri visi, ed appoggiai la mia fronte alla sua. 

Lei mi guardava fissa. 

Avrei voluto baciarla, ma pensai che fosse meglio lasciarle un po’ di tempo per pensare a ciò che era successo in bagno, prima di iniziare a mostrarle tutto il mio amore. 

Le baciai la fronte e le cinsi la vita con il braccio sinistro. 

Poi proseguimmo verso l’infermeria. 

Non tremava più. 

Sorrisi soddisfatta e non potetti fare a meno di arrossire. 

Durante il tragitto riflettei su di una cosa. 

Non riuscivo a non pensarla. 

In ogni momento. 

E un po’ mi dava fastidio, perché era come se lei, inconsapevolmente, si fosse appropriata della mia mente. 

E la vedevo ovunque. 

Insomma, era sempre con me. 

In effetti era strano stare tanto con una persona, senza che lei lo sappia. 

Scossi la testa, ridacchiando per i miei pensieri contorti, e dopo poco arrivammo in infermeria. 

La dottoressa mi pregò di rimanere fuori. 

Obbedii, ma non appena lasciai la presa dal corpo di Rose, lei mi prese la mano ed annodò le sue dita alle mie.

–Se lei non entra, non entro neanche io-. 

Disse all’infermiera. 

Il suo tono duro era solo una piccola dimostrazione di quanto la sua decisione fosse irremovibile.

La dottoressa ci scrutò, poi scosse la testa.

–D’accordo-. 

Disse infine, non troppo contenta

. Quest’ultima fece sedere Rose su di un lettino, ed io mi sedetti di fianco a lei. 

Quando ebbe finito, io e Rose ritornammo in palestra. 

Lei non mi aveva lasciato la mano per tutto il tempo, e ancora ora, prima di varcare la soglia della palestra, le nostre mani erano unite.

Entrando in palestra, notai che le ragazze erano tutte sedute per terra, che guardavano Tony, l’allenatore.

Di fianco a lui, una ragazza aveva lo sguardo abbassato. 

Notai le sue spalle curve verso il basso, chiaro segno di insicurezza. 

–Tony, siamo tornate!-. 

Tony si girò verso di noi e così fece anche la ragazza che spalancò gli cchi. 

–Ciao Kate!-. 

Emy mi sorrise, venendomi incontro. 

Le sorrisi e l’abbracciai. 

–Bene, vedo che già vi conoscete.–

Disse Tony, ma Rose rispose: –In verità è Kate che la conosce, io no-. 

Nel suo tono c’era una punta di fastidio.

–Bhè, dopo avrete sicuramente modo di conoscervi. Lei è un acquisto della nostra squadra. Aspettiamo questa ragazza da mesi e mesi, e quando la vedrete giocare, capirete perché. Con il duo Wate – Stevens, quest’anno vinceremo sicuramente. Ma bando alle ciance! Dividetevi in due squadre e mettiamoci al lavoro!-. 

L’allenamento fu davvero spettacolare. 

Io ero una schiacciatrice di mano, mentre Emy un’alzatrice. 

Ed era un’ alzatrice davvero incredibile. 

Tony aveva proprio ragione. 

Era come se sapesse già l’esatto modo in cui doveva alzarmela affinchè io potessi schiacciare al meglio di me. 

Io volevo palle mediamente alte e veloci. 

E, nonostante avessimo cambiato miliardi di alzatrici, solo e soltanto lei, riusciva a farmele. 

Poi conosceva tutto a perfezione e ci mise si e no dieci minuti ad imparare i nostri schemi e le nostre tattiche.

Tutto ciò mi meravigliava parecchio. 

Mentre ci allenammo, parlammo tantissimo e continuammo anche nello spogliatoio. 

–Quindi Tony è venuto fino a Milano soltanto per te?!-. 

Le chiesi, togliendomi la maglietta. 

–Si! E per mesi mi ha dovuto pregare, per convincermi a venire-. 

La vidi prendere il cellulare e fissare lo schermo. 

–Oh ma è fantastico! Certo è che ne è valsa la pena, sei davvero grandiosa!-.

Lei arrossì. 

–Grazie…-. 

–Oh ma di nulla! E’ la verità-. 

Le diedi un buffetto sulla guancia e lei sorrise. 

–Insomma Kate vuoi venire?-. 

Era Rose. 

Afferrai la borsa e salutai Emy. 

Rose era già fuori. 

Corsi verso di lei. 

–Accidenti, ti ho già raccontato quanto è brava Emy?-. 

–Guarda, Kate, che in palestra c’ero anche io-. 

–Ah già. Eh ma allora hai fatto caso a come alzava perfettamente la palla?-. 

Ero davvero entusiasta, qualora non si fosse capito abbastanza.

–Eh già-. 

Rispose freddamente Rose.

–Oh andiamo, Rose! Condividi un po’ del mio entusiasmo!-. 

Lei aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotta dal brusco arrivo di Emy. 

Mi era letteralmente saltata sulle spalle! 

Le afferrai le gambe per non farla cadere, e lei circondò il mio collo con le sue braccia. 

–Non importa-. 

Rispose finalmente Rose. 

Poi se ne andò. 

Non un saluto, né tantomeno un accenno di saluto. 

–Accidenti, è davvero arrabbiata!-. 

Sussurrò Emy, scendendo dalle mie spalle. 

–Eh già… Puoi scusarmi? Credo che lei…-. 

Non mi fece finire la frase. 

–Certo, non preoccuparti. Và pure.-. 

Bofonchiai un “grazie” e corsi nella direzione che portava a casa di Rose.

Lei abitava molto vicino alla palestra, difatti era già salita.

Citofonai e la madre di Rose mi aprì.

Quando varcai la porta d’ingresso, salutai quest’ultima. 

–Ciao Jennifer-. 

Avevo il fiatone. 

L’ascensore era rotto e mi era toccato salire 7 piani a piedi.

Jenny mi rispose.

–Ciao, Kate. Rose è sotto la doccia. Se vuoi puoi aspettarla in camera sua, io intanto la avverto che sei arrivata-. 

–Grazie mille-. 

Mi avviai nella camera di Rose e chiusi la porta alle mie spalle. 

Scrutai attentamente quella camera che conoscevo a momenti più della mia, e riflettei.

Conoscendo Rose ci avrebbe messo un bel po’ di tempo.

Decisi, allora di sedermi alla sua scrivania, e di connettermi su Facebook, per controllare le ultime notizie. 

Mezz’ora dopo ero talmente concentrata al computer da non sentire l’arrivo di Rose.

Lei, entrata e chiusa la porta, aspettava che, appunto, mi accorgessi di lei. 

Ma io stavo leggendo dei commenti abbastanza importanti, ed il resto al momento per me non esisteva. 

–Allora? Che diavolo ci fai qui?-. 

Mi girai a guardarla. 

Eh, accidenti! 

Il respiro mi si mozzò per talmente tanto tempo che a momenti ci rimettevo la pelle…!

Lei, in piedi davanti a me, era avvolta soltanto da un’asciugamano che le arrivava fin sopra le gionocchia. 

Molto sopra le ginocchia. 

E i lembi di pelle che le erano rimasti fuori grondavano ancora acqua, così che i miei occhi dovessero sopportare anche l’effetto – bagnato.

Aveva alzato i capelli e aveva il collo scoperto. 

E dio solo sa quanto io amassi il suo collo! 

–Io… Bhè… In effetti…-. 

Biascicai cose davvero senza senso.

–Allora?-. 

Spostai finalmente il mio sguardo sul suo viso, così da recuperare un po’ di controllo.

–Puoi ripetere la domanda?-.

Le sorrisi, colpevole. 

–Cosa. Ci. Fai. Qui?-.

–Bhè… Tu sei andata via così di corsa… Sembravi arrabbiata…-.

–Infatti lo sono-. 

Mi alzai e la guardai fissa negli occhi.

–Che ho fatto?-.

Lei mi lanciò un’occhiata.

–… Prima dici di essere innamorata di me, e poi…-. 

–E poi?-. 

–E poi flirti con quella Emy-. 

Pronunciando il suo nome fece una faccia disgustata. 

Ma io risi di gusto. 

Poi mi fermai di botto. 

Un momento. 

Lei era gelosa. 

Era gelosa di me. 

Quindi mi voleva. 

La guardai maliziosa e vogliosa. 

La spinsi dolcemente contro il muro, per poi fermarmi a pochi centimetri da lei. 

–E che vuoi fare adesso?-. 

Mi chiese lei, in un sussurro. 

Sinceramente parlando mi ero già scocciata di aspettare, e la sua gelosia aveva innescato un meccanismo in me tale che, e non potevo fare nulla per fermarmi, l’avrei dovuta baciare. 

Le carezzai la guancia dolcemente con le dita, per poi passarle sulle sue labbra. 

Ne disegnai il contorno, e le “colorai” immaginariamente. 

Lei chiuse gli occhi, la sua mano sul mio braccio. 

Presi il suo viso con entrambe le mani, lo avvicinai a me e la baciai.

Fu il bacio più bello che avevo mai dato (e ricevuto). 

Presi a baciarle il collo, dove le diedi un morso. 

Poi mi staccai.

Lei mi abbracciò ed io, avvicinato il viso al suo orecchio, le sussurrai. 

–Tu… Tu sei l’unica per me. Nessuna Emy, nessun ragazzo e nessuna ragazza potranno mai dividermi da te. Sono arrivata ad una meta mai conosciuta da me e dai miei sensi. Sono arrivata ad amarti più di quanto possa amare me stessa. Sono arrivata al punto di amare ogni singolo particolare di te. Ogni singolo pregio e, ancora di più, ogni tuo singolo difetto. E per quanto questo amore mi spaventi, la voglia di te prevale su tutto. E la mia razionalità… Quella va a farsi benedire appena ti vede. Nulla di tutto questo è razionale, perché  l’amore stesso è privo di razionalità. Questo amore è più vicino ad un sogno che alla realtà. Ma se è un sogno, allora preferisco perdermi tutto ciò che il mondo di bello può offrirmi, per farmi una sana dormita. E non svegliarmi mai. Tu, e solo tu, sei la cosa più bella che la vita potesse regalarmi-.

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 Risposte alle recensioni:

the angelus: Bhè... So che con la dichiarazione di Kate ho bruciato moltissimo le tappe, ma giuro che non lo farò anche con il resto della storia. Poichè sto proseguendo troppo in fretta, ho in programma di rallentare di molto le prossime situazioni :) Sono contenta che ti sia piaciuta la divisione dello scroso capitolo e spero che ti sia piaciuto anche questo. ^^

__New York Dreamer__: Hahahahahahahahahaha allora questo cos'è? L'intero menù del ristorante? xD Eh si... Emily già in questo capitolo sta tentanto di rovinare le cose, ma per ora lo fa ancora inconsciamente *fischietta, ed un aureola le compare sulla testa* 

davil09: Si è stata proprio carina *.* Per ora però è ancora molto confusa, anche se sta iniziando ad accettare i suoi reali sentimenti per Kate :) Sono contenta che la mia storia ti incuriosisca, a presto! ^^

hacky87: Yèèèè ci piace tanto! :P Rose di casini ancora non ne ha fatti, ma per quanto riguarda il futuro non posso assicurarti nulla! u___________u ^^

Beeeeeeeene anche questo capitolo è stato sfornato! Per il prossimo la vedo un pò dura, ma tenterò di mantenere il ritmo di aggiornamento di una settimana e poco più! Al prossimo capitolo! ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Oddio scusate per il tremendissimo ritardo. Ma proprio non riesco a trovare un pò di tempo per scrivere... Scusatemi tantissimo!

La mia felicità era palpabile nell’aria.

Ero davvero senza controllo. 

Ero esposta al mondo esterno, priva di qualunque forma di protezione, credendo vivamente che la mia felicità bastasse. 

Ed era così. 

Ero convinta di essere felice anche quando non lo ero. 

La gente iniziò ad apprezzarmi di più, a scuola ottenevo ottimi risultati ed in famiglia evitavo qualunque guerra, alzando e sventolando continuamente una bandierina bianca che mi ero costruita a posta per la situazione. 

Nessuno sapeva il reale motivo della mia felicità, nessuno a parte me e Rose. 

E andava bene a tutti. 

In fondo non avevo mai legato così tanto con nessuno, a parte Dana. 

Proprio quest’ultima premeva con forza contro le barriere che avevo costruito per mantenere il mio segreto come tale, volendo sapere, e in fondo aveva ragione, perché da una settimana ad un’altra il mio umore era cambiato così velocemente. 

Io volevo dirglielo, ne sentivo proprio il bisogno. 

Ma, cavolo, c’era sempre quella incredibile paura di non essere accettata che nel suo caso, considerando anche che era la mia migliore amica, era triplicata. 

E stavo male per questo. 

Perché in effetti era come se non mi fidassi della persona che, più di tutte mi conosceva.

Era il venerdì della terza settimana di Settembre. 

Da quel giorno a casa di Rose era passata poco più di una settimana, ed ancora non ne avevamo parlato.

Io preferivo questa situazione. 

Preferivo che non ne parlassimo, perché ero abbastanza felice da poter gestire anche i suoi silenzi. 

Ero capace di gestire, armata di un sorriso fisso e sincero, ogni suo atteggiamento freddo. 

E sono stata capace di gestire anche il suo improvviso allontanamento. 

Me n’ero accorta, non fraintendetemi. 

Avevo semplicemente deciso che forse aveva solo bisogno di un po’ di tempo.

Alla prima ora avevamo Storia e, una volta comunicatoci dalla prof che non avrebbe interrogato per spiegare a paletta, mi rilassai. 

Afferrai il mio taccuino, tenuto sempre fedelmente nella tasca interna della borsa, e mi rifugiai in quel mondo solo mio, dove ogni cosa aveva una parola che la descrivesse, una Sua parola. 

Dove scrivendo riuscivo ad esprimere esattamente tutto quello che mi passava per la testa. 

Dove le doppie non venivano mai storpiate, il verbo essere aveva sempre l’accento alla terza persona del presente indicativo e non veniva mai confuso con la congiunzione, dove verbi, avverbi, aggettivi, sostantivi, tutti quanti prendevano esattamente il loro posto. 

E quell’ora, passata interamente a vedere la mia mano roteare sul foglio mentre parole, periodi e frasi prendevano forma, riusciva davvero a rilassarmi e a farmi sentire protetta. 

L’ora dopo era quella preferita dai maschi quanto odiata da me. 

L’ora di Educazione fisica. 

Nella mia scuola era qualcosa di veramente inutile. 

Non prevedeva tutti quegli esercizi divertenti, il riscaldamento graduale con corsa e scioglimento muscolare o una partita di pallavolo. 

No. 

Voleva dire: femmine sedute sulle scale a parlare e fare le oche o a cazzeggiare in giro per la scuola, mentre i maschi giocavano a “chi sfonda di più il muro” tirando cannonate in quello che loro definivano ‘Calcio’ ma che assomigliava molto di più ad un “Dai che continuando così la scuola la facciamo cadere”.

Afferrai la mia borsa, uscendo dalla classe velocemente, 

(Già, perché poi se ritardavi nell’ora di quella vecchia Racchia ti beccavi pure un rapporto) 

quando una mano mi fermò e mi costrinse a girarmi.

Dana mi accarezzò i capelli. 

Ormai nei corridoi c’eravamo solo noi due.

-Amore ma cosa ti succede? Un giorno sei felicissima, il giorno dopo sei cupa. Oggi invece sei pensierosa. Li conosco bene i tuoi sorrisi, so quando sono sinceri e quando sono costruiti per far credere a tutti la tua forza. Sei la mia migliore amica, e mi piacerebbe sapere cosa ti sta accadendo di tanto importante in questo periodo, da sconvolgerti pienamente la vita-.

Sorrise. 

Di quel sorriso amaro. 

Le pesava chiedere le cose, di solito non lo faceva mai. 

Ma in questi giorni ci aveva provato davvero tante volte. 

Doveva tenerci davvero tanto a sapere cosa mi succedeva. 

Tentennai per un attimo. 

Abbassai lo sguardo. 

Lei sospirò. 

–D’accordo. Lascia stare, anzi scusami. E’ una cosa tua-.

Stava per andarsene quando la chiamai.

Non so perché lo feci. 

In fondo era davvero una cosa mia, una cosa privata, da non dire a nessuno. 

Ma la mia migliore amica era lì in piedi, che mi stava proponendo di dividere con lei un problema che mi faceva mancare l’aria. 

Che mi stava proponendo il suo aiuto. 

–Dana. Scendiamo giù, ho già avuto un rapporto. Poi ci troviamo un angolino e ti racconto tutto-.

 

Subito dopo l’appello, come promesso, ci rifugiammo in un angolino della palestra. 

Si sentivano gli schiamazzi e le urla dei maschi, in contemporanea con i boati del pallone che sbatteva sul muro. 

Che tra l’altro era un vecchio Mikasa sporco e sgonfio. 

Era una sofferenza vederlo ridotto in quelle condizioni per me!

-Dana quello che sto per dirti non è facile, non so nemmeno come la prenderai, e un po’ ho paura. Paura che tu vada via da me-. 

–Questo non succederà-. 

Mi guardava fissa negli occhi. 

–Sto con una ragazza-. 

Decisi che girare intorno al problema sarebbe stato inutile e cosi andai dritta al punto. 

Lei girò lo sguardo. 

I suoi occhi seguivano la palla passare da un campo ad un altro. 

–Lo immaginavo. E’ Rose vero?-. 

Evitava ancora di incontrare il mio sguardo. 

–Si. Cioè, non stiamo insieme però…-. 

“Però abbiamo fatto l’amore insieme” avrebbe retto anche questa? 

Decisi di prepararla per gradi. 

Oggi le avrei soltanto spiegato la situazione difficile degli ultimi giorni, la quale era stata accuratamente evitata perfino tra i miei pensieri.

Se ci avessi pensato sarei arrivata ad una conclusione. 

A Quella conclusione. 

Ed io non volevo arrivarci. 

Ma per un attimo passò in rassegna nella mia mente quell’unica frase che sapeva di vero, quanto era quella giusta. 

‘Sai perché Rose si sta allontanando da te? Non riesce ad accettare i suoi sentimenti’ 

Era normale. 

Cavolo. 

Era fin troppo naturale. 

Io ci misi mesi e mesi per accettare i miei.

-Però?-. 

Mi spronò lei. 

–Non lo so D. Lei ora si sta allontanando da me. E io non so che fare perché non reggerei il suo abbandono-. 

–Ma sei stupida? Allontanarsi non vuol dire abbandonare. Allontanarsi vuol dire “Ho scoperto di essere omosessuale, o bisessuale (dipende da lei), dammi un po’ di tempo”. Vuol dire sono confusa!-. 

Ci riflettei su. 

Non ero stupida, se quell’ipotesi l’avevo scartata fin dall’inizio un motivo c’era. 

Rose non era mai confusa. 

Uno dei suoi più grandi pregi era la chiarezza con cui vedeva tutto. 

Le situazioni per lei non erano mai grigie. 

Per lei era sempre tutto o bianco, o nero. 

Potevo mai essere riuscita a farle cambiare questo aspetto del suo carattere, per questa situazione? 

–D, non è cambiato nulla nella nostra amicizia vero?-. 

Decisi di cambiare discorso. 

Ed avevo anche il bisogno impellente di sentirle dire che era tutto apposto. 

–Sei proprio una stupida! Come puoi aver mai pensato che io mi potessi allontanare da te soltanto perché sei attratta dalle donne? Non c’è nulla di male-. 

Ecco perché lei era la mia migliore amica. 

Sapeva sempre cosa dire. 

Aveva sempre la frase giusta. 

L’abbracciai. 

E mi aggrappai a lei quasi come se fosse la mia unica ancora di salvezza. 

Ed in effetti lo era. 

Era il mio pezzo di molo tra gli scogli, era il mio faro di notte, il mio appiglio di sempre. 

Ed era sempre lì, in qualunque luogo. 

Era pronta ad ascoltare le mie parole, qualunque esse fossero, ad interpretare i miei silenzi e a suggerirmi le parole che mi mancavano, era lì. 

Sempre.

-Oggi mangi da me?-. 

Mi propose lei. 

Le sorrisi. 

–Certo!-. 

E mi rituffai tra le sue braccia. 

Mi sentivo bene con lei. 

La giornata passò più velocemente. 

Pregai Dana di non parlare di Rose durante la giornata scolastica, per non tagliare fuori Emy. 

Con quest’ultima stavo instaurando davvero una bella amicizia. 

Eravamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda. 

E mi piaceva che ci fosse qualcuno a parte Dana, capace di esprimermi tanta fiducia e simpatia. 

E lei piano piano si aprì con me, raccontandomi tutta la sua infanzia fino al primo giorno in cui ci siamo presentate. 

Io feci lo stesso. 

Le raccontai tutto, a parte di Rose. 

Ma c’era qualcosa che non voleva dirmi. 

E di questo ne ero sicura. 

Era ancora troppo presto per spronarla a raccontarmelo, cosi feci correre. 

La giornata scolastica passò velocemente, a parte l’intervallo durante il quale vagai tutto il tempo per i corridoi come un’automa. 

Rose non era venuta a scuola, ed io di solito passavo ogni singolo secondo dell’intervallo con lei. 

Dana era comunque riuscita a farmi risalire il morale come solo lei sapeva fare. 

Parlammo tantissimo, e questo mi faceva stare bene. 

Mi sentivo più leggera e lei riusciva a capirmi e a scogliermi qualunque dubbio. 

Poco dopo mangiato decisi di connettermi su Facebook per scrivere a Rose. 

Cosi feci. 

Senza nemmeno guardare le notifiche, mi fiondai nel profilo di Rose e  le scrissi un messaggio in bacheca lunghissimo. 

Scesi un po’ col cursore e, una volta posizionato su  “Condividi” un elemento attirò la mia attenzione: 

Rosalie Summers è fidanzata ufficialmente con Brad Bailey.

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Risposte alle recensioni:

reby94: Ho l'impressione che questo capitolo ti sia piaciuto di meno xD Ma sappi che mi serve per il resto :)

davil09: Grazie mille! SOno contenta ti sia piaciuto, a me è piaciuto tantissimo scriverlo!

MorriganJo: Alla fine le persone timide all'inizio, sono quelle che si rivelano le più terribili! E questo è ancora nulla u.u  Si questa dichiarazione è stata decisamente troppo.. Ma ogni cosa che scrivo mi serve xD Infatti quella dichiarazione si scoprirà un elemento fondamentale per il prossimo capitolo xD

hacky87:  A  me Rose sta iniziando a stare antipatica! Prima è gelosa e tira quel poco di dichiarazione da Kate e poi si fidanza con un maschio... Povera Kate!

__New York Dreamer__:  Emy per ora è simpatica a tutti xD Anche a me in effetti non dispiace... Ma credo che prima o poi la odieremo tutte quante! Per ora ancora non può essere chiaro il suo carattere perchè la storia è ancora incentrata soprattutto su Kate e Rose. Ma ci sarà spazio anche per lei! Sono contenta che il capitolo precedente ti abbia fatto provare delle emozioni, vuol dire che sono riuscita a trasmettervi quello che provo io! Questo capitolo è terribile, lo ammetto, ma doveva esserci per quello che verrà dopo! AL prossimo capitolo.

the angelus: Devo ringraziare io te perchè il tuo commento mi ha davvero fatta contenta! La nostra cooprotagonista è passata ancora una volta al "Oh mio Dio cosa mi succede" T.T Guardandola da questo punto di vista è una stupida... Ma purtroppo è confusa... E non riesce ad accettare i suoi sentimenti. E' rimasta ancora al "Il giusto sta nel Maschio-Femmina / Femmina-Maschio. Non accetto altro" Ci vorrà la mano di Dio per farle cambiare idea... Uff xD Sarebbe più facile scrivere se lei fosse meno confusa. ._____.

Bene... E' evidente che il ritmo "una settimana - un capitolo" non riesco a tenerlo... Quindi smetto di fare promesse che poi non potrò mantenere! xD In verità mi scocciavo anche un pò a scrivere questo capitolo, anche io come voi voglio l'azione! Però uffàà Rose è ancora confusa .___. E fa guai su guai quell'idiota! (<3 Ma la amo che ci posso fà? :P) Vabbè al prossim capitolo!  

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Okkei... Una piccolissima parentesi prima di lasciarvi alla lettura. Prima cosa mi scuso per l'enorme ritardo, ma in questo periodo nn riesco a scrivere proprio nulla. Mi dispiace davvero tantissimo. Seconda, ed ultima, cosa ho deciso che i capitoli che ci dividono dal chiarimento di Rose e Kate (che contando questo saranno ancora 1 o 2 al massimo 3 ma dubito u.u) saranno scritti con entrambi i punti di vista. Bhè credo di aver detto tutto. Buona lettura!

POV KATE:

 Per la prima volta, dopo tanto tempo, mi sentivo smarrita in quello che consideravo il mio posto sacro. 

Le mura della mia stanza, di un bianco quasi banale, erano ciò che, più di tutto, riuscivano ad esprimermi familiarità e sicurezza. 

Lì era presente tutta la mia vita: la mia scrivania, pasticciata tra scritte varie ed oggetti disordinati; Il mobile TV, con quest’ultima sopra esattamente di fronte il letto; L’armadio. 

Ma ciò che più esprimeva il mio essere, era la fotografia della squadra appoggiata, contrariamente alle altre cianfrusaglie, in una simmetria quasi assurda sulla mia scrivania. 

Ricordo ancora quando la scattammo.

Era Maggio dell’anno scorso, noi ragazze entrammo in palestra velocemente e ci apprestammo a correre, quando Tony, seguito a ruota dai suoi collaboratori, ci fermò. 

–Ragazze oggi dobbiamo fare la foto, e preferirei che voi la faceste prima che diventiate sudaticce e puzzolenti-. 

Ci disse, senza staccare gli occhi dalla macchinetta fotografica tra le sue mani.

Faceva un caldo insopportabile e l’unica porta dalla quale poteva arrivare un po’ di vento era chiusa. 

Sbuffai, piegando i gomiti sulle cosce ed appoggiandovi la testa sopra, guardando Tony. 

Era davvero maldestro. 

–Ragazze non riesco… Forse ci sono!-. 

Urlò premendo un tasto ed alzando lo sguardo verso di noi, gli occhi illuminati. 

Il flash che subito dopo illuminò la palestra, fece ben intendere che qualcosa nel suo ragionamento era andato storto. 

Luca, un giocatore di serie B e collaboratore di Tony, afferrò la macchinetta e ci ordinò in fretta come posizionarci. 

Successivamente appoggiò la macchinetta su di una sedia e corse verso di noi, ci mettemmo tutti in posa e… 

Click! 

Pochi minuti dopo il nostro piccolo attimo era immortalato. 

Ed è proprio in quell’attimo, in quei visi sorridenti, in quei ciuffetti di capelli che ricadevano sulle nostre guancie, in quelle divise blu mare, che io conservavo il ricordo della grandissima famiglia che eravamo e dei fortissimi sentimenti che legavano ognuno di noi con gli sltri membri della squadra. 

Per quanto può sembrare stupido, ogni qual volta ne avessi bisogno guardando quella fotografia, avvertivo un senso di familiarità che, qualunque fosse il motivo del mio turbamento, mi faceva sentire subito meglio.

Le concessi un ultimo, speranzoso sguardo. 

Mi aggrappai a quella foto come ci si aggrappa ad una bottiglia di whisky quando si è depressi. 

Ma come nel caso di quest’ultima, l’appagamento durò pochissimo. 

Appena i miei occhi si posarono sulla figura sorridente di Rose anche quella foto, come l’intera stanza, perse quel calore che solo le certezze ed i ricordi legati ad un determinato oggetto possono trasmettere. 

Mi sentivo stretta. 

Stretta nel mio rifugio di sempre. 

Dana mi guardava, osservava i miei occhi vagare da un oggetto all’altro della stanza, alla disperata ricerca di qualcosa.

Qualcosa che mi riscuotesse da Quella sensazione. 

Non avevo mai provato nulla di così forte prima. 

Ovunque guardassi vi era il vuoto. 

Perfino quando passai in rassegna i miei pensieri, mi accorsi del vuoto che stava dominando la mia mente. 

Era una sensazione davvero Tremenda.

Afferrai il mouse, entrai su msn e cercai il nick di Rose. 

Lo trovai quasi subito, ma quei pochissimi secondi mi parvero essere passati così lentamente da avere tutte le carte in regola per essere considerati minuti. 

Quando carica di questa certezza, mi accorsi che non erano passati che 10 secondi, pensai davvero che stessi diventando pazza. 

Prima che riuscissi a contattare Rose, Dana mi afferrò la mano. 

La strinse forte a sé. 

–Tesoro… Pensaci bene-. 

Si fermò. 

Era come se volesse dire altro, ma una forza oscura glie lo impedisse. 

Decisi di dar voce al mio vuoto, facendo la cosa che mi riusciva meglio quando stavo male: arrabbiandomi e parlando male della persona che, in un solo mese era riuscita a farmi passare dalla felicità più assoluta al vuoto più totale.

Tentai di mantenere comunque la calma, per quanto potesse essere difficile.

-Quell’insulsa idiota. 

Quella dannatissima manipolatrice di sentimenti. 

Quella grandissima menefreghista. 

Quella lì, mi ha fatta innamorare di lei. 

Mi ha illusa, mi ha dato false speranze, mi ha fatto passare notti insonni perché non riuscivo a chiudere gli occhi per paura che qualcun altro a parte lei entrasse nella mia mente e prendesse il suo posto da primato nei miei pensieri. 

Ma che diavolo le passa per la testa a quella lì?!-. 

Strinsi forte il pugno, lo alzai e lo feci ricadere con forza sulla scrivania. 

Davvero non riuscivo a capire cosa volesse fare quella dannatissima ragazza.

 

POV ROSE:

E così l’avevo fatto. 

In un secondo di follia. 

Non sapevo di preciso per quale motivo avevo preso quella decisione, quello che sapevo per certo era che la confusione che avevo provato nei giorni precedenti era divenuta invivibile. 

Tutto quanto era divenuto invivibile. 

Vedere Kate la mattina e pensare che lei fosse la cosa più bella che avessi mai visto, essere gelosa di Amy tanto da non riuscire a sopportare di vederla parlare con Kate nemmeno per un minuto, non guardare più i ragazzi.

Tutto questo era diventato il mio pane quotidiano, sconvolgendo completamente la mia vita. 

Io non ero sicura di nulla, ogni cosa che dicevo poteva rivelarsi in pochi secondi quella sbagliata e non condivisa perfino da me stessa e quel muro di parole che andavo a costruirmi a poco a poco, quel muro di bugie per non ammettere a me stessa quello che, quasi sicuramente ero, andava a sgretolarsi miseramente ogni volta che vedevo Kate, ogni volta che lei mi regalava uno dei suoi bellissimi sorrisi. 

E, ogni volta, dovevo ammetterlo a me stessa. 

Dovevo ripeterlo nella mia mente e far cadere tutti i sistemi che avevo escogitato per impedire che esso si facesse spazio tra gli altri pensieri per divenire l’unico incontrastato, con quella grazia e quella facilità che era disarmante almeno quanto il pensiero stesso del mio essere. 

Ero lesbica.

Mi era stato insegnato fin da piccola di girare al largo da quella parola. 

A piccoli passi mi era stato insegnato cosa, per la nostra società, era giusto e cosa no. 

Mi era stato trasmesso quel senso di disgusto per chiunque fosse diverso, secondo un educazione fin troppo rigida ed anti idealista. 

Mi erano stati trasmessi tutti i pensieri dei miei genitori, la vita mi era stata praticamente imboccata, mi era stata resa facile. 

Quell’uomo e quella donna mi avevano aperto tutte le porte giuste, evitando accuratamente di farmi decidere e prendere strade sbagliate.

Ed ora mi ritrovavo da sola ad un bivio.

Sapevo cosa i miei genitori, al mio posto, avrebbero ritenuto giusto e cosa no, ma non sapevo quale strada io, realmente, ritenevo doveroso intraprendere.

Ecco mi ritrovavo davanti a due diverse definizioni di giusto. 

C’era il loro giusto, che consisteva nel concetto di “abitudini e sensazioni provate da tutti, quindi giuste” ed il mio giusto, che consisteva nell’opposto concetto “Cos’è davvero giusto per me? Cos’è che davvero mi rende felice?”.

E fermandomi sulla parte sbagliata di questo ragionamento che, obiettivamente era ragionevole, mi ritrovai ad impormi una sbagliatissima osservazione: Di tutto quello che avevo accuratamente osservato, per arrivare poi alla “soluzione” finale, mi rimanevano due possibilità.

Un’affermazione oppure un quesito. 

Una certezza oppure un dubbio.

La società contro me stessa. 

Quanto avrei potuto resistere, se avessi imboccato quella strada? 

Sarebbe stata una guerra fin troppo dura, fin troppo difficile. 

E quella che ci sarebbe stata peggio sarebbe stata Kate. 

Lei era sicura. 

Lei era convinta. 

Sarei stata soltanto un peso per lei.

Così ho scelto la strada più facile.

L’ho fatto di getto.

Quando Brad mi ha contattata chiedendomi di uscire e poi magari intraprendere qualcosa di più serio, gli risposi subito di si.

Quando la mattina scendemmo e ci baciammo, potei subito accorgermi dell’errore commesso. 

Le sue labbra, la sua lingua, il suo sapore. 

Era tutto inferiore a Kate. 

Per la prima volta da quando si era creata tutta questa situazione, io desideravo Kate. 

E piansi tra le braccia di Brad.

Il pomeriggio cercai di attirare l’attenzione di Kate. 

Avrei voluto urlarle “Amore ho sbagliato, ho preso la strada sbagliata, ti prego contattami e parliamone!” 

Avrei voluto che lei mi trasmettesse tutte le sue sicurezze, sussurrandomi quelle parole dolcissime che per troppo tempo aveva tenuto dentro sé, avrei voluto sentire il calore del suo corpo contro il mio mentre le nostre labbra si univano e si schiudevano facendo incontrare le nostre lingue affamate dell’altra.

Ma quanto l’avrebbero fatta soffrire le mie insicurezze?

E quanto era forte il mio orgoglio?

Ora ero lì, la schermata di msn in secondo piano, e la sua conversazione aperta.

Le avevo scritto “Scusa” e stavo per premere invio.

Non sapevo che fare, l’indice destro che accarezzava il tasto.

Sospirai e lo tirai via.

Poi premetti.

E sapevo che anche questa volta avevo sbagliato.

La conversazione con Kate si chiuse, mentre il mio dito, ancora appoggiato sul tasto “Esc” scivolò giù, sulla scrivania.

POV KATE:

 

Non so quanto piansi. 

Appoggiata tra le braccia di Dana, singhiozzavo ed urlavo cose incomprensibili. 

Alzai lo sguardo solo dopo che ogni minima forza per fare altro abbandonò completamente il mio corpo. 

Dana mi prese in braccio e mi portò a letto. 

Mi levò le scarpe e mi rimboccò le coperte. 

Io la guardavo senza vederla. 

La sentivo senza ascoltarla. 

E lei lo sapeva. 

Sapeva anche quanto fossero inutili le sue parole di incoraggiamento, ma me le rivolse ugualmente. 

–Amore adesso riposati, io sarò qui fuori e quando ti sveglierai ti sentirai molto meglio-. 

Mi diede un bacio sulla guancia e poi uscì dalla stanza. 

Nel silenzio e nel buio della stanza, i pensieri ebbero la meglio su di me.

Ero nel bel mezzo della guerra più feroce che potesse colpirmi, ed era come se io dentro la mia trincea non sapessi cosa fare e d’improvviso tanti piccoli esserini nemici fossero piombati nel mio piccolo spazio. 

Non erano armati, ma riuscivano ugualmente ad avere la meglio su di me. 

Priva di forze, tentai di oppormi, strisciando tra il fango e l’acqua. 

Arrivata di fronte uno di loro, gli tirai via la mascherina e l’elmetto. 

Poi i miei occhi stupiti e spaventati videro e riconobbero un viso maschile. 

I capelli biondi e lisci, i lineamenti duri, gli occhi azzurri e intensi. 

Ero circondata da tanti piccoli Brad, che mi puntavano contro i loro sguardi sorridenti e consapevoli della loro supremazia. 

Iniziarono a ridere tutti insieme, all’unisono. 

Girai lo sguardo intorno a me, cercando una via di fuga, mentre lentamente le loro risate mi risucchiarono.

Mi svegliai di soprassalto, la fronte sudata ed un mal di testa tremendo. 

Avevo la gola secca, ed ero ancora priva di forze. 

Solo dopo mi accorsi del viso preoccupato di Dana di fianco a me e di tutte le persone riunite intorno al mio letto.

Riconobbi mia madre e mia sorella, ma proprio non riuscivo a capire chi fosse l’uomo che continuava a tastarmi il corpo. 

Solo dopo, collegando ciò che disse con ciò che fece, un lampo di genio mi sussurrò che probabilmente si trattava di un medico. 

–Sua figlia ha la febbre molto alta, a giudicare poi dal sonno instabile e tormentato e dallo stomaco in subbuglio, la causa sembrerebbe essere un po’ di nervosismo. La faccia stare calma per un paio di giorni e vedrà che tutto passerà-. 

Le rivolse un sorriso, lei ricambiò con un Grazie e lo accompagnò alla porta, seguita a ruota da mia sorella.

Quando rimanemmo sole, Dana si sedette sul letto, prese il mio viso tra le mani e mi sussurrò:

-Hai sentito tesoro? Devi restare calma, altrimenti noi ci preoccupiamo! Prima hai iniziato a tremare e a muoverti durante il sonno e tua madre era davvero spaventatissima!-.

La guardai.

–Scusa, D. Ho fatto un brutto sogno-.

Lei rise.

–Oh ma lo so! E domani me lo racconterai anche. Ma ora pensa a riposarti e a non fare brutti sogni!-.

Mi rimboccò nuovamente le coperte.

–D?-. La chiamai.

–Si, tesoro?-.

–Resteresti qui, a tenermi la mano?-.

Si avvicinò premurosa.

–Ma certo-.

E si sdraiò di fianco a me.

Mi tenne la mano stretta tutta la notte, e la mattina dopo marinò la scuola per restarmi vicina.

Con una amica come lei mi sentivo davvero al sicuro, lei mi avrebbe tirata su da questa storia.

Ne ero certa.


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Risposte alle recensioni:

the angelus: Si purtroppo questo fase Rose inevitabilmente doveva passarla. Purtroppo però è un tipo molto impulsivo, ed essendo anche molto confusa in primo luogo non riesce a pensare ad un ragionamento preciso per più di un giorno, che subito ne pensa uno che si verifica essere sempre l'opposto; in secondo luogo sta letteralmente facendo impazzire Kate! Comunque nel prossimo capitolo ancora ci sarà il distacco tra le due, ma spero di riuscire a farle riappacificare già tra 2 capitoli! :)

MorriganJo: Bhè la notte d'amore tra le due protagoniste è descritta nel primo capitolo! Per quanto riguarda Brad hai ragione, è comparso all'improvviso. Sicuramente sbaglierò, ma non voglio soffermarmi troppo su di lui in quanto mi serve soltanto come personaggio secondario. Per ora ho deciso di descrivere soltanto la sofferenza di Kate ed il punto di vista confuso di Rose, ma nel prossimo capitolo un avvicinamento tra Kate ed Amy ci dovrà essere per forza! ;)

reby94: Bhè Rose tutto sommato è comprensibile... In fondo ancora deve abituarsi all'idea di essere innamorata di Kate, e non è per nulla facile! Anche a te dico che in questo capitolo ho preferito soffermarmi sugli stati d'animo, ma nel prossimo sicuramente ci sarà qualcosa tra Kate ed Amy :D

hacky87:  Hahahahahahahaha in realtà il mio scopo era proprio farvi perdere le mandibole! *Me cattiva u.u* No vabbè diciamo che proprio caratterialmente io preferisco i momenti di distacco tra due persone perchè, almeno cosi la penso io, sono proprio i momenti in cui si comprende la vera importanza di una persona!

__New York Dreamer__:  Bhè non so che dirti! Le tue recensioni mi fanno davvero molto piacere sempre! :) Alloooooooooora Brad, come ho già detto, è un personaggio secondario. Quindi ho deciso di non soffermarmi troppo su di lui, ma sul ruolo che lui ha all'interno della storia. Il comportamento di Rose, se ti fa sentire meglio, non piace per niente nemmeno a me! Ma purtroppo è quella fase confusionale in cui ci si aggrappa ad ogni cosa pur di non ammettere a se stessi di essere omosessuali... Ed era inevitabile che anche Rose commettesse le sue cazzate! xD A breve però anche Rose diventerà dolce u.u :)

davil09: Ciao Rosa! SOno contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Purtroppo Rose è confusa e commette degli errori, ma prometto che sarà proprio questo ultimo errore che farà capire a Rose che con l'amore niente può! Si lascerà andare presto ai suoi sentimenti, non preoccuparti! :)


Anche questo è andato! Uff che fatica! Questi ultimi due capitoli sono stati davvero duri da scrivere... E penso anche per voi leggerli! xD Maaaaa sono contenta che c'è cosi tanta gente che sta dietro la mia capoccia di cavolo e continua a leggere nonostante le cavolate che scrivo! xD Prometto un chiarimento tra Rose e Kate a breve ma vi anticipo già che dovrete aspettare minimo 2 capitoli. Per il prossimo ho in mente taaanta gelosia, ma nessun chiarimento u.u A presto e grazie a tutte! :)

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Scusate, scusate, scusate per l'enormissima attesa! Ho superato davvero me stessa con questo periodo di Non scrittura di capitoli >.< Ma quello che ho è molto più di un blocco dello scrittore, è proprio una forma di sciopero di scrittura da parte di qualche zona di me stessa! Oggi però mi è venuta l'illuminazione e tutto ha preso il suo posto *-* Quindi... Buona lettura!

POV KATE:

Quando Dana aveva ormai perso ogni minima speranza, miagolando l’ennesimo “Devi riprenderti!”, un lampo di genio pervase e scosse il mio corpo. 

Mi alzai di getto e, puntando l’indice sinistro al cielo, esclamai: -Ma certo!-.

Lei si girò verso me, il viso annoiato. 

–Uh?-. 

Mi domandò. 

Io saltai sul letto, facendola quasi cadere. 

Mi avventai su di lei e l’abbracciai. 

–Hai ragione, D! Piangere sul latte versato non serve a nulla-. 

Le rivolsi un sorriso incerto. 

Un misto di “Sto tentando di convincermi di questo” con “Mi dispiace che la mia migliore amica debba vedermi in questo stato”. 

In fondo, tra l’altro, il giorno dopo sarei dovuta ritornare a scuola. 

E la mia filosofia di sempre affermava che: 

‘La scuola è stressante quasi fino a Luglio, figurarsi poi a viverla con la mente in subbuglio!’ 

(Lo so che è stupida, ma quando non si ha nulla da fare in classe certe sciocchezze escono naturali!)

Dana, non troppo convinta, mi rivolse un’occhiata investigativa. 

Gli occhi, ormai ridotti a due fessure, scrutavano attentamente ogni mio movimento. 

–Uhm…-. 

Disse, soltanto. 

Alzai il sopracciglio, in un espressione buffissima. 

Dana tentò di trattenere le risate, ma scoppiò a ridere dopo pochissimi secondi. 

Ed io la seguii a rotta.

 

Appoggiata al seno di Dana, giravo e rigiravo una sua ciocca di capelli tra l’indice ed il pollice; lo sguardo perso tra le sfumature del suo colore castano chiaro. 

–Sai, D? Mi ha proprio stufata. Questi suoi continui cambiamenti d’umore, gli atteggiamenti… Mi ha proprio stufata-. 

Alzai il viso e puntai i miei occhi nei suoi. 

I miei azzurri ghiaccio, contro i suoi verdi smeraldo. 

–Amore… E’ normale che tu ci sia rimasta male, cioè dovevi vederti tre giorni fa per- 

-No, D. Non pensare a tre giorni fa. Sono stata una stupida, una bambinella debole che si è ammalata per un amore. 

Non succederà più. 

Non le permetterò di avere tanto potere su di me-. 

La interruppi, con tono fermo e deciso. 

Lei annuì e mi sorrise.

–Spero davvero che sia così-. 

Non era per niente convinta. 

Purtroppo mi conosceva tropppo bene ed in quei pochi giorni aveva potuto conoscere anche i miei sentimenti per Rose. 

La natura di essi, la loro incredibile forza, la determinazione grazie alla quale riuscivo a dimenticare ogni cosa, quando avevo tra le braccia Rose.

Stavo per tuffarmi tra i miei viaggi mentali quando, non so se definirla fortuna oppure incredibile sfortuna, qualcuno suonò alla porta.

Con enorme stupore mi alzai da letto seguita da Dana. 

–Amore, aspettavi qualcuno?-. 

–No, D-. 

Le risposi semplicemente. 

Appoggiai la mano sulla maniglia ed aprii. 

Mi ritrovai davanti una preoccupatissima ragazza dal viso angelico coperto per metà da un mega sciarpone di lana, i capelli legati in due trecce. 

Tra le mani teneva stretta una valigetta che appoggiò premurosamente per terra prima di saltarmi a dosso. 

Affondò il viso tra i miei capelli, mentre con le braccia circondava con forza il mio collo. 

–Come ti senti?-. 

Mi sussurrò all’orecchio poco prima di sciogliere l’abbraccio e regalarmi il sorriso più bello che potesse mai rivolgere a qualcuno. 

–Sto molto meglio, grazie!-. 

Solo allora mi ricordai della valigetta. 

–Che hai lì dentro?-. 

Le dissi, indicandola. 

–Oh qui?!-. 

Si chinò a raccoglierla, poi la aprì. 

–Bhè, innanzitutto ci sono tutti gli appunti delle materie che abbiamo avuto in questi giorni, con tutti gli assegni. 

E poi ho portato degli ingredienti perché ho pensato che, si insomma che potessimo cucinare insieme una torta!-. 

Così dicendo abbassò lo sguardo ed arrossì. 

–Che pensiero meraviglioso!-. 

Le dissi, alzandole il viso appoggiandole indice e medio sotto il mento. 

–Grazie!-. 

E le schioccai un sonoro bacio sulla guancia. 

–Bene ragazze, allora mettiamoci all’opera!-.

 

POV ROSE:

Era il terzo giorno che Kate mancava a scuola. 

Non sapevo i motivi della sua assenza ma erano quasi sicuramente dovuti a problemi fisici, probabilmente aveva avuto la febbre, visto che era mancata anche agli allenamenti. 

Se non fosse stato il “fenomeno della squadra”, come diceva sempre Tony, di sicuro non sarebbe stata convocata per la partita che avremmo giocato tra una settimana. 

Appoggiata ad un muro di fronte la classe di Kate, la osservavo svuotarsi ogni secondo di più. 

Quando ormai anche le ultime due persone presenti in classe uscirono, dovetti ammettere a me stessa che Kate non c’era. 

Le mie supposizioni erano appena divenute realtà. 

“Cosa sarà successo?” 

Pensai. 

“E se avesse qualcosa di serio?” 

Sbuffai. 

Sapevo sempre tutto di Kate che era così strano ritrovarmi con tanta curiosità a voler conoscere i motivi della sua assenza. 

“In altri tempi – pensai- sarei stata la prima a saperlo. Oddio forse la seconda” 

ipotizzai, ricordando il viso di Dana e come le due erano legate. 

“Chissà se le ha detto anche di noi… Di noi?! Ma non esiste un noi! In fondo non mi importa così tanto perché non viene a scuola e agli allenamenti” 

Dissi a me stessa, cercando un minimo di conforto in quel tono fin troppo falso perfino per la mia testa. 

Quando poi, due compagne di classe di Kate mi passarono davanti confabulando sul “Probabile ritorno di domani di Kate” sgranai gli occhi. 

–Hey voi! Scusate se stavo ascoltando, ma non ne ho proprio potuto fare a meno! Avete detto che domani Kate ritornerà, cosa le è successo?-. 

Le vidi rimanere sentitamente sbalordite. 

–Come non lo sai?-. 

Mi disse una. 

–Ehm, veramente no… Cosa dovrei sapere?-. 

La ragazza guardò la compagna al suo fianco, per poi dedicarmi tutto il suo sguardo investigativo. 

–Si è ammalata, tre giorni fa. Le salì talmente tanto la febbre che iniziò a delirare e per poco non ebbe le convulsioni. Si vocifera che sia per una delusione d’amore-. 

Sbiancai. 

Davvero le avevo causato così tanto male? 

Sussurrai un “grazie” alle due ragazze, poi presi a correre. 

Non sapevo dove andare. 

Sapevo solo che quella notizia mi aveva sconvolta, e non poco.

Poco dopo mi ritrovai vicino un’altra classe, in attesa di qualcuno di totalmente diverso. 

Quando egli apparve, col viso paonazzo e furioso gli dissi semplicemente: 

-Tra noi è finita-. 

Non gli concessi il tempo per fare nulla, né controbattere né tantomeno prendermi per provare a parlarne. 

Scappai via, lasciando un Brad sbalordito in balia degli scherzi e delle prese in giro degli amici.

 

POV Kate:

Con la musica ad altissimo volume, canticchiavamo allegre il testo di “It’s my life” di Bon Jovi, storpiando qua e là qualche parola. 

Giocavamo da vera squadra: 

Io preparavo le teglie, mentre Dana sistemava gli ingredienti e controllava procedimenti e dosaggi dal libro di ricette ed Emy montava la panna. 

Mancava soltanto una Bendetta Parodi che urlasse: “LE UOVAAAAAAAAAAAAAAAAAA!” 

Eravamo tutte talmente concentrate in quello che stavamo facendo, che probabilmente se non ci fosse stata Dana ad urlare: –IL TELEFONOOO!-, nessuno lo avrebbe sentito. 

Io, con le mani completamente immerse nella pasta da preparare, mi girai verso Dana ed Emy, con gli occhi dolci. 

–Oh non ci pensare nemmeno! Devo controllarvi altrimenti qui fate saltare in aria la tua splendida cucina!-. 

Mi congedò Dana. 

Una risposta migliore la ebbi da Emy che invece mi rispose: 

-Oh d’accordo. Vado io, che tanto qui ho finito!-. 

Grazie mille, le urlai sprizzando gioia da tutti i pori. 

Emy mi rispose con un sorriso. 

Si pulì le mani con lo straccio da cucina e si avviò verso il salotto dove vi era la base del cordless.

-Cosa stai facendo?-. 

Mi chiese Dana. 

–In che senso, D?-. 

Non capivo affatto quello che intendesse. 

–Con Emy. Cosa stai facendo? Sai che è interessata a te no?-. 

Sgranai gli occhi e risi. 

–Ma se è etero! Hahahahahaha-. 

–Si, se lei è etero io sono Monica Bellucci. Davvero non te ne sei resa conto dei suoi occhi a cuoricino?-. 

–No, D. Ti sbagli!-.

-Uhm… E’ una cosa normale portare appunti, assegni ed ingredienti per cucinare insieme ad una qualunque amica conosciuta il mese scorso, ma sì!-.

–Cosa ci vedi di male in questo? E’ stata attenta in classe e mi ha portato i suoi appunti con tanto di assegno per non farmi rimanere indietro, è stato un pensiero gentilissimo perché devi per forza vedere secondi fini dietro ciò? Quanto alla torta è un modo per distrarmi, e devo dire che ci sta riuscendo in pieno!-. 

Dana si rassegnò e fece cadere il discorso.

Intanto Emy nell’altra stanza aveva appena sollevato il cordless e cantilenato un sonoro “pronto” quando la voce dall’altra parte chiese:

- Sei Dana?-. 

Emy rispose: 

No, non sono Dana. Sono Emy. Con chi sto parlando?-. 

Aspettò qualche secondo, poi la persona dall’altro capo del telefono agganciò. 

“Che strano” 

Pensò Emy ritornando in cucina, dove la situazione si era ormai gelata.

 

POV ROSE:

Ero corsa in bagno, avevo afferrato in fretta il telefono e composto quel numero che ormai conoscevo a memoria meglio del mio. 

Avevo atteso molto tempo prima che qualcuno rispondesse, mettendo fine alla sua incredibile ansia. 

Mi aspettai che a rispondere fosse Kate, che non avesse nulla da fare e che le avrebbe perfino fatto piacere sentire che io mi stavo interessando a lei ed alla sua salute. 

Avevo voglia di parlare con lei, scusarmi per i miei comportamenti incoerenti e pregala di riportare alla luce almeno un pezzettino del nostro rapporto. 

L’avrei pregata anche solo per riavere il suo saluto. 

Ero carica di buoni propositi e pensieri, la testa completamente inondata da qualunque cosa potesse riguarda Kate, non c’era spazio per nient’altro. 

Avevo composto il numero col cuore in gola, ed atteso trattenendo il respiro. 

Quando una voce femminile, estranea a quella di Kate, rispose, un gemito di disappunto mi uscì spontaneo. 

–Sei Dana?-. 

Squittii speranzosa. 

Sapevo che non era lei, più volte Kate me l’aveva passata a telefono quando eravamo insieme. 

La voce che aveva appena risposto mi era totalmente estranea. 

Quando però la voce mi rispose: 

-No, non sono Dana. Sono Emy. Con chi sto parlando?- una rabbia improvvisa bloccò l’uscita di qualunque parola dalle mie labbra. 

Purtroppo bloccò anche le parolacce, altrimenti sarebbe stata l’occasione perfetta per sbattere in faccia a quella puttana tutto quello che pensavo di lei. 

Attesi qualche secondo e solo allora mi accorsi della musica ad alto volume. 

Attaccai e lanciai il telefono lontano. 

Quest’ultimo sbattè contro una porta del bagno ed una ragazza vi uscì. 

–Hey amica! Stai soft. Ne vuoi un po?-. 

Disse porgendomi una canna. 

–No grazie-. 

Le risposi, raccogliendo il telefono e scappando via.

 

POV KATE:

La giornata passò in fretta e, a parte quel piccolo momentaccio tra me e Dana, ci divertimmo davvero tanto.

Il rientro a scuola dopo tre giorni di svago è traumatico per tutti. 

Bhè per me non lo fu. 

Era sabato mattina dell’ultima settimana di ottobre; pieno autunno anche se il freddo pungente invernale iniziava già a farsi sentire notevolmente. 

Quella mattina sembrava che avessi una calamita con la quale attiravo tutti, peggio degli altri giorni. 

Gente che conoscevo bene, altri di meno, altri ancora che conoscevo solo di vista, veniva verso di me, con lo sguardo più umile che poteva cacciare fuori a chiedermi come stessi. 

Sorrisi soddisfatti, compiaciuti o semplicemente contenti riempirono quella giornata. 

Una più che premurosa Emy controllava che nessuno stesse attentando alla mia vita,  rimanendo appiccicata al mio braccio tutta la giornata, mentre Dana, quei pochi minuti che Emy ci lasciava da sole, insisteva sull’omosessualità di Emy ed il suo interessamento a me. 

Io continuavo a negare, avendo come elementi a favore della negatività della teoria di Dana gli stessi elementi che Dana usava come elementi a suo favore, dimostrandone la unica supposizione e rigirandoli facendo leva sulla realtà che obbiettivamente era evidente. 

In poche parole tutto ciò che Dana diceva, erano uniche supposizioni. 

Ed io le rigiravo come meglio mi andava a genio. 

Amavo avere ragione, oh quanto lo amavo!

 

POV ROSE:

Il ritorno a scuola di Kate fu proprio come me l’aspettavo: Sorrisi smaglianti, gente intorno, una Emy attaccata al braccio. 

Perfino Dana sembrava stufata dell’attaccamento incredibile di quella ragazza. 

Sembrava una piovra. 

E a Kate sembrava non dispiacere nemmeno. 

Dio quanto odiavo quella Emy! 

Ma chi si credeva di essere? 

Era solo una puttanella da quattro soldi che ci stava provando con la mia Kate! 

Dovevo fare qualcosa, qualunque cosa per riportare l’attenzione di Kate dove doveva stare: Su di me! 

Non riuscivo nemmeno a guardare come quella piovra nel pieno dei suoi ormoni in calore si adagiava sul braccio di Kate, figurarsi se quell’essere si fosse spinto a peggio! 

“E se lo avesse già fatto?” 

Mi congelai di botto. 

No… Non poteva essere. 

Insomma Kate era o non era innamorata di me? 

In quel momento passai davanti loro due che, abbracciate ridevano e scherzavano come due fidanzate. 

Mi bloccai di colpo quando le vidi, ma quando incrociai lo sguardo di Kate, mi avviai verso l’entrata. 

Guardando di sottecchi la vidi irrigidirsi parecchio. 

“Che stupida! Perché non l’ho salutata?! 

E’ solo che… 

E’ così bella. 

Ed ha sempre fatto così tanto per me. 

Mi ha sempre dimostrato in qualche modo che era mia. 

MIA!” 

Ma quanto ancora era mia? 

Serviva un piano, ed alla svelta. 

Un biglietto nel mio armadietto mi lasciò disarmata. 

“Devo parlarti, è importante. 

Riguarda Kate ed Emy. 

Ci vediamo in palestra all’intervallo, firmato Dana”

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Risposte alle recensioni:

MorriganJo:  Bhè riguardo al formato e l'impaginazione ti risponderei con un: "WTF?!" Nel senso che io di ste cose qui ci capisco ben poco! Quindi diciamo che ti sorrido e ti do ragione! :)  Per il resto... Bhè si è vero è una sensazione bruttissima quando la mente sprofonda il quel vuoto dal quale sembra non potersi più riprendere... Ma alla fine c'è sempre qualcuno che a modo suo riesce a riportarci su! Insomma tutti prima o poi provano quella sensazione u.u Un'amica come Dana... Ma Magari! xDD SOno contenta che ti piaccia come scrivo! :D 

Giulls: Oh che bello una nuova fan! *-* Innanzitutto mi scuso per l'enrme attesa ma svariate situazioni mi hanno bloccato completamente il cervello! Poi tra la scuola (Finalmente occupata *-*) e la pallavolo non ho davver il tempo nemmeno per organizzare le idee! SOno però contenta che questa storia ti stia prendendo :D

hacky87:  E menomale che c'è Dana... Eh già! Dana salverà il culetto della nostra protagonista molte volte mi sa! :D Sono contenta che continui a seguirmi :D

the angelus: Si purtroppo Rose non può essere biasimata perchè purtroppo tutto quello che sta provando è nuovo per lei e, diciamocelo, scoprire di essere innamorate della propria migliore amica al'inizio non è per niente facile! Rose forse può essere colpevolizzata solo perchè è troppo impulsiva e per una tipa come lei, che pensa 100 cose contemporaneamente, non è il massimo...  Prima o poi chiariranno, ma purtroppo sono tutte e due troppo idiote per arrivare ad una soluzione cosi ovvia! xD Sono contenta che comunque abbiate capito le cose come stanno, che Rose in fondo non può come dici tu "essere mandata al rogo" solo perchè è confusa e che tutto sommato è solo in piena confusione ed in balia della sua capa di cacchetta andata a male xD Non è stato per niente facile scrivere in modo tale che si possa capire, e se l'avete capito sono moooolto contenta *-* :D

davil09: Grazie mille per i complimenti e per l'avvertenza sul capitolo! Grazie anche di continuare a seguire questa storia! :D

Bhè che dire... Grazie a tutte che continuate a leggere nonostante i tempi di attesa! E scusate la mia capa di cavolo x°D Al prossimo capitolo! (Sperando al più presto :P)

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Eccoci qui all'ultimo capitolo! Giuro che vi avrei avvisate prima che questo sarebbe stato l'ultimo, ma fino a quando non ne ho completato la stesura, nemmeno io sapevo che sarebbe stato il capitolo finale! Però rileggendolo mi soddisfava, tutto quello che era stato devastato si è aggiustato, le situazioni hanno preso forma ma ho lasciato un pò in sospeso quella di Emy perchè ho in mente di scrivere un seguito. Ma, bhè... Per ora mi prendo una piccola pausetta u.u  Ma ora vi lascio a questo nostro ultimo capitoletto... Buona lettura!

POV ROSE:

Quella mattina in classe risultavo assente.

Non avevo proprio voglia di studiare, non con tutte quelle cose che mi ronzavano per la testa.

“Cosa vorrà dirmi Dana?”

Ero appoggiata con la testa contro la porta di uno dei bagni della scuola, rannicchiata con le ginocchia contro il seno, lo sguardo perso.

Ogni tanto sollevavo il biglietto di Dana e ne scrutavo la calligrafia ordinata, quasi come se quell’insieme di curve tracciate dall’inchiostro di una biro potessero parlarmi o quantomeno tirarmi su.

In quel piccolo spazio, occupato in gran parte da un grande gabinetto bianco, avevo raggiunto uno stato quasi di equilibrio con me stessa.

Mi alzai di scatto, quando una mosca invase il mio piccolo spazio.

Tentai di cacciarla, iniziando una vera e propria guerra contro quel cosino volante e fastidiosissimo, quando la porta del bagno si spalancò.

–Oddio, scusa!-.

Era Kate.

Rossa come un peperone si girò e fece per andarsene, quando io le afferrai il braccio.

La vidi sussultare e girarsi.

Ritrassi subito la mano ed abbassai lo sguardo, sentivo il peso del suo sguardo su di me.

–Scusa tu, ho dimenticato di chiudere la porta-.

Mi affrettai a rispondere.

Mi accarezzò una guancia; al suo tocco rabbrividii.

Pregai tutti i santi da me conosciuti ( e tutti i supereroi di cui ricordassi il nome u.u) che lei non se ne fosse accorta.

–Non preoccuparti, non è successo nulla-.

Io le sorrisi e la vidi tirare giù la mano, come se si fosse scottata.

–Io… Scusami, devo andare-.

Così dicendo uscì e chiuse la porta dietro sé.

La sentii allontanarsi sempre di più e quando ormai fui certa che non potesse sentirmi, sospirai rumorosamente.

Presi la testa tra le mani e chiusi gli occhi.

Quello spazio, quel piccolo spazio che poco prima era stato tanto gratificante per me e che era stato un ottimo rifugio contro tutto e tutti, ora era pieno dell’odore di Kate.

Di quel profumo fresco a cui non sapevo proprio resistere.

Spalancai la porta ed arrancai verso la finestra.

Quel posto, quell’intero bagno mi iniziava a stare notevolmente stretto.

Ed il profumo di Kate avanzava verso me, avvolgendomi ed obbligandomi ad inalarlo.

 

La campanella dell’intervallo mi salvò da quell’enorme tortura.

Barcollando mi avviai verso le rampe di scale, scontrandomi con i fiumi di gente che si avviavano verso le macchinette, ignorando i saluti delle persone che conoscevo ed avendo come unico obbiettivo l’arrivo in palestra.

Scesa l’ultima rampa di scale svoltai l’angolo, superai il cortile con i campetti aperti solo durante il periodo primaverile / estivo, e mi diressi verso l’entrata della palestra.

Entrando, notai che Dana ancora non era arrivata.

Richiusi la porta dietro le mie spalle e mi avvicinai alla cesta dei palloni da pallavolo.

Afferrai un Mikasa e lo rigirai tra le mani.

Ne accarezzai la superficie gialla e blu tracciandone cerchi immaginari con le dita.

“ Questo pallone, questo sport… E’ grazie a loro se io e Kate ci conoscemmo, due anni fa; Se iniziammo la nostra amicizia e legammo così tanto. Era la condivisione della stessa passione, dello stesso amore per uno sport un po’ troppo dimenticato, che ci ha portate ad essere quello che, qualche mese fa continuavamo ad essere.”

Mi mancava l’amicizia con lei, quella complicità che Kate trovava anche in Dana, ma che per me era unica.

Ma so che non potevo più accontentarmi di una semplice amicizia.

Di carezze fraterne, di serate al telefono a parlare di ragazzi e di semplici “Ti voglio bene”.

Io volevo di più.

Volevo quello che Kate era disposta a darmi, volevo gli sguardi fugaci, i brividi al tocco, volevo urlarle “TI AMO” .

Volevo i suoi sorrisi, inebriarmi del suo profumo, toccare la sua pelle sapendo che quelle splendide curve fossero mie e di nessun’altro!

Mi feci trascinare parecchio dalle sensazioni, tant’è che quando Dana entrò in palestra mi trovò stesa per terra, adagiata sul pallone a piangere e singhiozzare.

Corse verso di me, si accovacciò e mi chiese:

-Hey ma cos’hai?-.

Non la guardai nemmeno, continuavo a piangere.

–L’ho persa per sempre Dana, l’ho persa per sempre! Proprio ora che stavo iniziando ad accettare i miei sentimenti per lei-.

–Ma sei pazza? E perché dovresti averla persa?-.

–Perché adesso ha Emy…-.

Sputacchiai quel nome come se fosse velenoso.

Poi continuai.

–Insomma lei è “un alzatrice fantastica”. Non stiamo nemmeno nella stessa classe e tutte le volte che Kate ci ha provato con me, l’ho sempre rifiutata. Mentre ora a provarci è Emy… Insomma lei è migliore di me in tutto!-.

Un altro singhiozzo rumoroso accompagnò le mie parole.

Dana mi accarezzava il viso, lentamente.

Quando mi calmai un po’, grazie al suo tocco leggero, lei mi disse:

-A parte che lei non è per niente migliore di te in nulla, ma poi dimentichi una cosa-.

Mi lasciò il tempo di chiederle:

-Cosa?-.

–Kate ama te. E ti ama così tanto da non riuscire a pensare a nulla che non sia tu, così tanto da non desiderare altro che la tua pelle. Ma purtroppo è anche talmente tanto innamorata di te da non guardarsi attorno e da non riuscire a rendersi conto che tutto ciò che fa Emy ha in realtà secondi fini. E’ cosi disgustoso il modo in cui Emy approfitta di Kate. E’ questo ciò che volevo dirti, dobbiamo fare qualcosa!-.  

 

POV KATE:

Mi regalai un attimo di tranquillità lontano da tutti.

Era bello che tutti si preoccupassero per me e che Emy mi facesse divertire così tanto, ma per me che non vi ero abituata era parecchio difficile stare così tanto a contatto con le persone.

Con l’allontanamento quasi definitivo di Rose dalla mia vita, ho avuto modo di riscoprire una fantastica amicizia con Emy, anche se…

Si, se lei è etero io sono Monica Bellucci. Davvero non te ne sei resa conto dei suoi occhi a cuoricino?”

Ripensai alle parole di Dana.

Da quando quest’ultima le aveva pronunciate, avevo cominciato a pensarci seriamente ed a controllare per bene gli atteggiamenti di Emy.

In effetti avevo notato un eccessivo colorito sulle sue guancie quando parlando con lei la fissavo negli occhi, o l’imbarazzo quando le facevo un complimento.

Avevo anche più volte notato un suo eccessivo desiderio di toccarmi, anche solo un mano o un braccio.

Era come se avesse bisogno di sentire il contatto tra la sua pelle e la mia.

Queste in effetti non erano proprio cose da “Etero”.

“Eh se anche fosse?”

Pensai entrando in bagno.

“E se in fondo non mi dispiacesse avere questo tipo di attenzioni?”

Emy non è Rose.

Una voce dentro la testa me lo gridò e a sottolineare ciò, entrando in uno dei 5 WC del bagno della scuola, mi ritrovai di fronte Rose di spalle.

Sentii il viso avvampare, il cuore battere all’impazzata e lo stomaco in subbuglio.

Lei non si era accorta di me, ma poco importava.

Mi girai di scatto e le dissi:

-Oddio, scusa!-.

Feci due passi verso l’uscita, quando Rose mi afferrò il braccio.

Il lembo di pelle circondato dalla sua mano e dolcemente strattonato, avvampò.

Mi girai, col cuore in gola.

–Scusa tu, ho dimenticato di chiudere la porta-.

Mi rispose.

La vidi abbassare lo sguardo, malinconica.

Era facile evitarla, non salutarla, girare a largo da lei.

Erano i momenti come questo che però mi fregavano.

Il suo viso leggermente inclinato verso il basso, gli occhietti malinconici, i capelli che ricadevano prepotenti sulle sue magnifiche guance…

Da quanto non le toccavo?

Da quanto non ne scrutavo la morbidezza con i polpastrelli?

Fu più forte di me.

Appoggiai leggera la mano sul suo viso e lo accarezzai.

La vidi sussultare e rabbrividire e ne fui contenta, ma feci finta di nulla.

Un campanello d’allarme suonava dentro la mia testa.

Ripresi il controllo di me stessa

–Non preoccuparti, non è successo nulla-.

Le dissi e feci ricadere il mio braccio verso il basso, lasciandolo penzoloni in aria.

–Io… Scusami, devo andare-.

Scappai via, lontana da quel bagno.

Ma purtroppo qualcosa era cambiato.

Mi sentivo una ladra, come se avessi rubato qualcosa che non mi apparteneva.

Avevo rubato quell’attimo, il momento in cui le mie mani avevano potuto ritoccare la pelle della mia amata e l’avevo fatto mio.

L’avevo rubato e messo al sicuro nel mio cuore, lì dove non poteva mai più essere rapito.

Come avrei fatto a continuare ad evitarla, ancora?

 

POV ROSE:

Il piano di Dana era semplice e diretto: umiliazione pubblica.

Ma ciò non era fattibile per due motivi: Il primo era che non avevamo praticamente nessuna prova contro Emy per “incastrarla ed umiliarla” davanti a tutti, e il secondo era che, nel caso di un umiliazione pubblica di Emy, ci sarebbe andata sotto anche Kate.

Ed io non volevo più fare nulla che potesse minimamente ferirla.

In effetti ero più preoccupata su come riprendermi Kate, che su come distruggere Emy.

Quando un lampo di genio mandato da qualche Dio del Cielo (O da qualche supereroe, fate voi) illuminò i miei pensieri.

Il piano era perfetto; due piccioni con una fava.

Le situazioni potevano essere facilmente incastrate, oh se solo ci avessi pensato prima!

Sussurrai velocemente il mio piano nell’orecchio di Dana e la guardai.

La vidi stupirsi, e poi aprire le sue labbra in un grosso sorriso.

–Tu sei un genio ragazza mia!-.

Mi disse, eccitata.

Era sadismo quello che leggevo nei suoi occhi?

Non me ne preoccupai, la presi per mano e corremmo su per i corridoi, a preparare l’occorrente per il nostro piano.

 

POV KATE:

Passai l’intervallo con Emy, evitando accuratamente i posti dove sapevo che Rose avrebbe potuto stare.

Ero così confusa.

Mi piacevano le attenzioni di Emy, in fondo era tutto ciò che avrei desiderato da Rose, ma che lei non era disposta a darmi.

Solo che, non so.

Era diverso.

Tutto.

Seduta sulle scale d’emergenza giravo e rigiravo tra le mie dita un braccialetto che mi aveva regalato Rose qualche anno prima.

Era d’oro bianco, con un ciondolino incastonato a forma di mezzaluna.

–Tutte le persone che conosco hanno regalato un mezzo cuore alla migliore amica. So che a te avrebbe fatto piacere ricevere una cosa del genere, ma ho deciso di comprarti questa mezzaluna al posto del mezzo cuore. Mi ricorda tanto di te, con la tua lunaticità. E poi io penso che tu sia un po’ come la luna: Bellissima, che brilli ed emani luce senza dar troppo fastidio, ma anzi rassicurando e rasserenando le notti altrui. Vigili sulla mia vita in silenzio, senza farmelo pesare. Mi dai una mano a prendere le decisioni, alleggerendomi la vita, e ci sei. Sempre.-

 Mi disse, lasciandomi a bocca aperta.

Erano passati un po’ di anni da allora, la mezzaluna aveva perso un po’ del suo colorito, ma era comunque il regalo più bello che avessi mai potuto ricevere.

Emy era appoggiata sulla mia spalla e si accarezzava i capelli.

–Credi di essere innamorata di Rose?-.

Mi chiese.

Sorrisi.

–Non lo credo, ne sono sicura e basta-.

–Come fai ad esserne così sicura?-.

Riflettei un attimo.

Era difficile spiegarlo.

–Lo sento. E’ quella voglia di tenerla sempre stretta a me. Sono quei sussulti, quei brividi che mi piace provare e che mi piace sentire che lei provi al mio contatto, quelli che solo lei riesce a farmi venire. E’ che… Quando la vedo, per me lei è sempre bellissima. Anche quando la mattina è in pigiama, struccata e con gli occhi gonfi. Sai queste cose quando le leggi, magari su facebook, sembrano stronzate. Invece con lei ogni stronzata, ogni cosa mielosa ed incredibilmente banale, acquista subito un grandissimo carico di senso, di sentimenti e sensazioni. Sai, con lei tutto ha un senso, tutto.-.

Sorrisi.

–Perfino l’ansia, la paura di perderla, acquistano valore. Con lei tutto è importante, ma nulla fondamentale. A parte una cosa, una deve esserci per forza ed è molto più che fondamentale. Deve essere con lei. Tutto-.

 Lei si staccò da me, bruscamente.

–Emy?-.

Le chiesi. Attese qualche minuto prima di parlare.

–Kate io…-.

–No ferma – la interruppi –Non dirlo. Vedi… una parte di me lo sa già. Ma se io diventassi pienamente cosciente di ciò, dovrebbe cambiare qualcosa tra noi. Perché io sono innamorata di Rose, non posso nemmeno provare a pensare qualcuno che non sia lei. E mi piace il nostro rapporto, quello che si è creato tra di noi, per cui ti prego… –

Ripresi fiato, avevo detto tutto di getto.

Caricai quelle ultime parole di tutto il fiato preso, come se potesse incidere sulla loro importanza.

–Non dirlo-.

Conclusi.

Lei annuì, e si riappoggiò sulla mia spalla.

 

POV ROSE:

Il momento cruciale era arrivato.

Avevo tutto pronto, il registratore impugnato tra le mani.

Lo nascosi per bene prima di spingere la porta del bagno.

La prima parte del piano prevedeva far ammettere ad Emy che fosse innamorata di Kate e poi aprire gli occhi a quest’ultima.

L’ultima parte prevedeva una dichiarazione mozzafiato, con una rosa in mano.

Subito dopo Dana avrebbe fatto partire un tango ed io e la mia innamorata avremmo dovuto ballare.

 Sembrava tutto perfetto.

Era tutto perfetto.

Ma quando aprii la porta del bagno, mancavano ormai 5 minuti al suono della campanella di fine giornata scolastica, una Emy piangente e singhiozzante fissò i suoi occhi rossi e gonfi nei miei.

–Oh ci mancavi solo tu-.

Starnazzò.

–Cos’è successo?-.

Le chiesi.

Avevo osato troppo?

–Oh andiamo, non lo sai? Oltre il danno anche la beffa. Devo raccontartelo perfino io-.

Mi avvicinai a lei.

–Di cosa stai parlando?-.

Lei smise di piangere e per una volta il suo viso duro e cattivo mi parve incredibilmente dolce.

Le brillavano gli occhi mentre parlava di Kate.

–Avevo la dichiarazione perfetta, lei sarebbe dovuta cadere ai miei piedi. Avremmo dovuto stare insieme, ora. Ma pare che… Lei sia ancora troppo innamorata di te-.

Ormai il suo tono era freddo, le lacrime avevano finito di rigarle il viso e si erano bruscamente fermate.

Spostai lo sguardo su di una mattonella.

–Io… credo sia troppo tardi…-.

Lei mi guardò incredula.

–Non starò qui a convincerti sulla cosa giusta da fare, ma se ti lasci sfuggire Kate per qualche stupida paura immotivata, bhè… Sei molto più stupida di quanto pensassi. E ce ne vuole!-.

La guardai.

I suoi occhi in qualche modo mi convinsero.

Annuii e corsi via.

Arrivai nel cortile della scuola quasi subito.

Mancava pochissimo alla campanella ormai ed avevo dato appuntamento a Kate lì dove mi trovavo subito dopo il suono finale della campanella.

Ma sembrava che io non fossi l’unica in anticipo.

Appoggiai la cartella su di una sedia e mi avvicinai a Kate.

Era appoggiata con le spalle contro i cancelli della scuola, lo sguardo fisso nella strada.

-Io… Scusa se sono in ritardo-.

Lei si voltò.

Guardò l’orologio e disse:

-Veramente sei in anticipo di due minuti-.

Abbassai lo sguardo.

–Non mi riferivo a questo-.

–Oh…-.

-Io… Sono stata una stupida. Ho agito d’impulso quando avrei potuto fermarmi a pensare anche solo dieci secondi. Bastava veramente pochissimo per non far accadere tutte le situazioni che ho creato per la mia stupidità. Ti ho allontanata da me così  tante volte…-.

La campanella suonò ed un fiume di gente popolò il cortile.

Alzai lo sguardo.

Nell’attimo in cui i nostri occhi si incontrarono, tutto il resto scomparve.

Nessuna risata, nessuno schiamazzo, nessun ragazzo.

Soltanto io e lei.

–Mi dispiace-.

Kate distolse lo sguardo.

Aveva gli occhi lucidi.

-Io… Non so che fare. Non sopporterei un altro rifiuto, un altro allontanamento. Non potrei sopportarlo per la mia salute mentale-.

Mi avvicinai a lei.

Le presi il viso tra le mani e la guardai con quella smorfia di quando stai per piangere, ma ti blocchi a tempo.

-Io sono innamorata di te. Non sono nulla senza te. Manca una parte di me, se tu non sei al mio fianco. Quella più bella, quella più viva. Io ti amo. E adesso ne sono sicura-.

Lei mi abbracciò e scoppiammo a piangere.

Ma erano lacrime diverse da tutte quelle che avevamo versato.

Quelle che fino ad ora avevano rigato le nostre guance erano lacrime tristi, sofferenti.

Erano  lacrime di chi vedeva la propria metà, quella che alcune persone cercano per tutta la vita, svanire via miseramente, per motivi più che futili.

Ma le lacrime che versammo quel giorno, quelle che ricadevano sui nostri corpi abbracciati, erano lacrime nuove.

Erano lacrime di felicità, di euforia, di sensazioni così forti che solo esse potevano esprimerle.

Erano le lacrime di un nuovo inizio.

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Risposte alle recensioni:

MorriganJo:  Bhè so che magari questo capitolo è diverso da qualunque tipo di previsione, ma comunque la mia idea era di un chiarimento veloce. Di una dichiarazione di Emy e di una Dana.... Bhè Dana è Dana *-* Spero che se scriverò un seguito (Cosa mooooooooolto probabile u.u) Tu sarai ancora qui a leggere e recensire. Mi ha fatto piacere che hai seguito l'intera storia! :) Alla prossima!

Giulls: Ecco qui la chiusura della storia! (In attesa del continuo, ovvio!) Credo abbia un pò distrutto le aspettative, ma per come sono cresciuti i sentimenti di Kate e Rose ci voleva un finale del genere. Spero che leggerai il continuo, quando lo scriverò!  A presto :)

hacky87: Ecco qua la mia fan numero uno! Bhè ti ringrazio per aver letto e seguito l'intera storia da sempre e di avermi fatto sentire la tua presenza con le recensioni. Grazie davvero! Bhè le cose tra Kate e Rose si sono aggiustate, anche se ho lasciato tutto un pò in sospeso per il continuo. Bhè che dirti... A prestissimo! :)

Okkeeeeeeeeeeeei ora un messaggio a tutte voi: A tutte quelle che hanno letto, seguito e recensito la storia. A quelle  che hanno aperto questa storia per la prima volta, o che lo hanno fatto per errore. Tutte, tutte insieme! Innanzitutto vi ringrazio per la presenza, vi ringrazio per le parole non dette ma pensate, per gli errori grammaticali  che avreste voluto farmi notare, ma che avete preferito non scrivermi, per  i cinque minuti spesi a leggere e per aver condiviso con me questa pazza storia d'amore.
Un'ultima cosa prima di lasciarvi. Spero che ricordiate questa storia a lungo. Non perchè abbia un significato preciso. Non è una favola e non contiene una morale. Nè implicita, nè esplicita. Ma spero la ricordiate perchè è semplicemente la storia di due ragazze che si amano, che si sono messe in gioco, che spesso hanno perso qualcosa che hanno lasciato sul loro cammino. Nonostante gli ostacoli, le paure, i caratteri diversi, il loro amore ha trionfato.
E forse questo è un pò un'appello, uno di quelli che si sentono spesso ma si dimenticano.
Giocate col cuore, ragazze (e ragazzi se ce ne sono u.u), vi consiglierà sempre la via giusta, quella trionfante.
Kate e Rose hanno vinto.
L'amore vince sempre!

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