Finché morte non ci separi

di Zsadist
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Isabella Strass ***
Capitolo 2: *** La missione ***
Capitolo 3: *** Giochiamo? ***
Capitolo 4: *** Quartier Generale ***
Capitolo 5: *** Profumo di casa ***
Capitolo 6: *** La collana ***
Capitolo 7: *** La promessa ***



Capitolo 1
*** Isabella Strass ***


Capitolo 1
Isabella Strass

 
Nevicava, su quei freddi monti la natura era come se fosse sotto incantesimo, gli animali erano riparati nel tepore delle loro tane, e gli alberi continuavano la loro vita addormentati sotto lo spesso strato di neve. Solo una ragazza avvolta da un pesante mantello avanzava senza fermarsi in quel paesaggio, delle ciocche bionde sbucavano dal cappuccio, ed al contatto con il freddo, il suo respiro diveniva una nuvoletta bianca. Quando intravide all’orizzonte un villaggio, la giovane figura accelerò il passo con la sola ed unica intenzione di trovare una locanda e di non spostarsi più fino a missione compiuta.
Le strade di quel piccolo paese erano leggermente illuminate, e ciò che era trascurato dai lampioni, veniva messo in mostra dalle luci delle case. Era sera, e probabilmente le famiglie erano già radunate attorno ad una calda tavolata.
Isabella si strinse maggiormente nel mantello prima di alzare lo sguardo verso una vecchia insegna. Una locanda. Il suo desiderio era stato esaudito. Come entrò, la ragazza si tolse il cappuccio, lasciando libera la folta chioma bionda e sorrise. La pelle bruciava leggermente al contatto col calore di quel posto. E solo quando sentì l’odore di cibo, si ricordò che erano giorni che non mangiava nulla, ed anche il suo stomaco capì che era giunto il suo momento.
 
-Ti porto qualcosa, piccola?- domandò una cordiale voce femminile.
-Si- rispose solamente la ragazza rivolta a quella che sembrava la padrona di quel posto, prima di accomodarsi al primo tavolo che trovò.
 
Sulla sedia accanto a lei, la bionda, appoggiò il mantello ed il suo arco, non avrebbe mai lasciato la sua fidata arma in un luogo troppo lontano da sé. Troppo dipendeva da essa.
 
-Sorellona, sei dell’esercito?- domandò una vispa voce.
 
La ragazza si voltò appena per vedere un bambino di circa otto anni che le si era avvicinato con gli occhi luccicanti di curiosità. Se fosse stata al pieno delle proprie capacità fisiche e mentali, l’avrebbe liquidato in pochi secondi, ma la stanchezza per quel viaggio e la fame, le proibivano di comportarsi come al suo solito, così decise che per ingannare il tempo che la separava dalla cena, avrebbe anche potuto rispondere al marmocchio.
 
-Diciamo di sì. Sono un’esorcista- rispose sistemandosi meglio sulla sedia.
-E che cosa fa un’esorcista?- domandò nuovamente il piccolo leggermente confuso.
-Uccide Akuma- dichiarò la ragazza come se fosse la cosa più normale del mondo.
-D…demoni?- ripeté sgranando gli occhi il bambino.
 
Isabella sogghignò. Demoni. Akuma. Che differenza faceva? Gli Akuma si confondevano tra le persone comuni, e come una malattia infettiva uccidevano innocenti accrescendo il loro potere. Akuma. Anime di defunti richiamati in vita. Un destino peggiore della morte stessa. Ma come per ogni male, esisteva un bene che gli si opponeva, anche per questi demoni c’era chi con l’aiuto di Dio donava la pace a quelle anime, e coloro che avevano questa missione venivano chiamati Esorcisti.
 
-Sorellona?- chiamò il bimbo mentre con le manine scuoteva il braccio della ragazza.
 
Gli occhi violacei della bionda si posarono sul marmocchio, mantenendo il sinistro sorriso che fece rabbrividire il piccolo. Da quando aveva scoperto di possedere l’Innocence, aveva iniziato ad uccidere uno ad uno ogni Akuma che trovava sulla sua strada. Raramente tornava alla sede dell’Ordine Oscuro, ed ancora meno, accettava di essere affiancata da qualcuno. Anche quella volta era stata contattata da Komui, ed anche quella volta aveva lasciato il Cercatore a lei assegnato da solo ad attenderla alla stazione ferroviaria. Illuso.
 
-Si?- domandò atona lei.
-Se ci saranno demoni cattivi ci proteggerai?- chiese titubante il piccolo.
 
In tutta risposta, Isabella, sogghignò.
 
-Ecco la zuppa- dichiarò la proprietaria della locanda –Ed anche questo credo sia tuo- aggiunse allungando alla ragazza un flacone colmo di pastiglie.
 
L’Esorcista chinò leggermente il capo. Conosceva quel tipo di bottiglietta, ma perché quella donna mai vista ne possedeva uno?
 
-Mi è stato detto di darlo ad una ragazza che avrebbe portato quella croce sul petto- spiegò la donna.
 
Isabella sorrise, il vecchiaccio sapeva che prima o poi sarebbe giunta in quel posto sperduto tra le montagne. Come ci riuscisse era sempre stato un mistero.
 
-Signora, potrei avere una stanza per qualche giorno?- domandò la bionda contemplando la cena.
-Certo piccola!- rispose allegra lei –Ti porto subito le chiavi- aggiunse allontanandosi.
-E tu? Dove sono i tuoi genitori?- domandò Isabella al bambino.
 
Il bimbo si incupì all’istante. Non lo sapeva. Quanto tempo era passato da quando li aveva visti l’ultima volta? Quando aveva riso assieme a loro?
 
-Sono scomparsi- mormorò appena lui.
 
La padrona della pensione appoggiò una mano sui capelli di Yuri, arruffandoglieli affettuosamente, mentre lasciava una chiave accanto al bicchiere della nuova arrivata.
 
-Mio figlio si è avventurato con la moglie nel bosco e non sono più tornati. E dubito che lo faranno più, è un mese che mancano- chiarì la donna rassegnata –I lupi. Saranno stati i lupi-.
 
Isabella non chiese altro, ma era certa che quelle bestie non avessero nulla a che vedere in quella faccenda. Il suo istinto le diceva che presto sarebbe andata a caccia.

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Capitolo 2
*** La missione ***


Capitolo 2
La missione

La bionda si girò sul lato, e con occhi socchiusi, osservò il flacone di pastiglie che stava in bella vista sul comodino accanto al letto. Per quanto tempo avrebbe resistito? E se nemmeno il vecchiaccio fosse riuscito a trovare nulla per aiutarla? Chiuse gli occhi completamente. Non voleva pensare. No, una soluzione esisteva, bastava solo scovarla.
Quando si svegliò era l’alba. Scese dal letto e si infilò nella porta accanto a quella d’ingresso, il bagno non era grande, ma non le importava. Voleva solo farsi una doccia. L’acqua cadeva tiepida lungo la pelle. Inspirò profondamente assaporando quell’attimo di pace. La calma prima della tempesta. Sorrise. Finita la doccia indossò l’uniforme da Esorcista e guardandosi allo specchio incurvò nuovamente le labbra ricordando il giorno in cui aveva chiesto al vecchiaccio il motivo per cui gli esorcisti dovessero andare in giro con qualcosa di tanto vistoso. Era solo una bambina catapultata in un mondo di adulti.

Prese l’arco ed uscì. Komui l’aveva mandata lì per certe attività sospette di cui al 99% erano responsabili gli Akuma, e dove c’era un certo movimento da parte loro, forse poteva esserci anche dell’Innocence. Isabella si coprì i capelli col cappuccio. Subito come era arrivata aveva avuto modo di sentire una storia alquanto interessante, ed il suo fiuto le diceva di essere nel posto giusto. Al contatto col freddo, la bionda si strinse nel mantello iniziando a camminare verso il bosco. Sarebbe stata lei a stabilire se le sparizioni degli abitanti del luogo fossero da attribuire ai lupi o agli Akuma. La neve non rendeva facile il cammino in quelle zone poco battute. Un rumore fece istintivamente bloccare la ragazza. In posizione di guardia, la giovane figura, scrutò l’orizzonte. Un’ombra passò velocemente da un cespuglio all’altro, mentre un ronzio iniziava a farsi sentire.

-Tsk, lupi, eh?- sibilò la ragazza –Grossi lupi dall’aspetto mostruoso-.

Strinse l’arco e tirò la corda, mentre con una freccia che solo lei poteva vedere, puntava in un punto della foresta. Quando l’ombra si mosse nuovamente, la ragazza scagliò la freccia che andò a colpire qualcosa.

-Grrrr- ringhiò il ferito.

Isabella scagliò una nuova freccia, ma questa volta diretta verso la sua destra. Il nemico era lì. Se l’intuito non l’aveva abbandonata, dovevano essere almeno in tre. L’Akuma colpito si rialzò e con velocità si diresse verso di lei.

-Ti uccido! Ti uccido! Ti uccido!- continuava a ripetere l’Akuma rivolto all’Esorcista.

Un livello 2!pensò la ragazza scagliando un altro dardo verso il nemico. Si gettò di lato all’ultimo istante per evitarne il contatto. E fece scorrere lo sguardo sul quel demone violaceo cercandone il punto debole.

-Esorcista morirai per aver rovinato la mia splendida pelle!- minacciò l’Akuma.
-Smettila di blaterare- lo rimbeccò lei, ma poi un’idea le fece capolino nella mente –Anzi. È tutto questo ciò che sai dire? “Ti uccido”, “Morirai”… sei patetico, sai?-.

L’Akuma fumò di rabbia, ed accanto a lui si disposero a semicerchio altri tre demoni. Isabella sorrise. Aveva azzeccato il numero di prede. Qualcosa alle spalle dei suoi nemici brillò leggermente colpito dai deboli raggi di sole. Innocence? si chiese l’Esorcista. Di qualsiasi cosa si trattasse doveva prenderla prima che lo facessero loro. L’unica cosa sicura era che aveva avuto un’ottima tempistica. Sarebbe bastato arrivare qualche minuto dopo per mandare all’aria la missione.

-Stolta creatura!- urlò l’Akuma scagliandosi nuovamente contro la bionda.

Ma Isabella, stavolta sapeva esattamente cosa fare. E come vide il demone aprire bocca, scagliò una freccia che finì direttamente nella bocca dell’Akuma. Il quale si bloccò improvvisamente ed iniziò ad urlare. Una luce si sprigionò dalla creatura distruggendola. I compari dell’Akuma indietreggiarono. Ma l’Esorcista sussurrò qualcosa al suo arco, il quale mutò forma allungandosi ed iniziando a brillare di un debole azzurrino, ed inspirando lentamente, lanciò diversi darsi uno dietro l’altro, mirando agli occhi dei nemici.

Un’esplosione di luce avvolse quella parte di foresta per poi sfumare in cielo. Nel villaggio, gli abitanti si fermarono e volsero uno sguardo allarmato verso le piante coperte di neve. E quando dal bosco uscì una figura, si allontanarono di corsa. Isabella non badò alla gente che al suo passaggio si chiudeva in casa, e tornò alla locanda.

-Sorellona!- la salutò il piccolo Yuri correndole incontro.

Isabella si ritrovò con un moccioso attaccato al collo.

-Sorellona, la nonna mi ha detto che sei andata nel bosco- le sussurrò in un fiato il bambino –Ho avuto paura di non rivederti mai più- aggiunse bagnandole il viso con le lacrime.

L’Esorcista sospirò. Ma alla fin fine poteva comprendere quella piccola creatura. I suoi genitori si erano avventurati nella foresta e non avrebbero mai più fatto ritorno.

-Tranquillo. È tutto finito- gli disse lei arruffandogli i capelli –I “lupi” non vi daranno più fastidio. Non quelli almeno-. Restò nella locanda un altro giorno prima di salutare e tornare alla stazione. Quando vi arrivò, Isabella infilò una mano in tasca, e ne tirò fuori un paio di monete. Senza entusiasmo le inserì nel telefono pubblico e compose un numero. Ci vollero diversi squilli prima che qualcuno rispondesse.

-Isabella Strass- dichiarò la ragazza –Missione ultimata-.
-Rientra alla Home- ordinò il suo interlocutore.
-È proprio necessario?- domandò lei storcendo il naso. Odiava tornare alla sede dell’Ordine Oscuro.
-Si- rispose l’uomo prima di riagganciare.

Andava di fretta il signorino, eh?commentò mentalmente Isabella prima di salire sul treno. Anche volendo fare in fretta, prima di una settimana non sarebbe giunta a destinazione. Beh, se era qualcosa di tanto urgente, Komui avrebbe dovuto mandare qualcuno a riferirle della prossima missione al posto di convocarla là. Si accomodò sulla poltroncina della cabina, e guardando fuori dal finestrino, si domandò il motivo per cui gli Akuma negli ultimi tempi sembravano tanto irrequieti.



 

 

 

 

 

ValexAnime: Si, effettivamente hai ragione XD Isabella ha qualcosa che ricorda molto Kanda, ma ammetto che non è stato fatto apposta. Avevo in mente un pg dal carattere forte, ma con un peso addosso, ed è uscita fuori lei XD. Per quanto riguarda l'improvvisazione o no, beh, io la trama l'ho bella e chiara nella mente, spero solo che i pg restino su quella linea, ma ormai sono abituata a vedere i miei stessi personaggi prendere possesso della storia e continuarla a modo loro. Una cosa è sicura: il finale non cambierà!

Hellie_: Beh, Isabella dovrebbe essere meticcia (madre tedesca e padre italiano). Spero che man mano che la storia prosegue riuscirai a dare un parere più soggettivo, nel bene e nel male, perchè altrimenti come si fa migliorare? XD

Bethan: Anch'io adoro l'arco, e sinceramente ero curiosa di vederlo come arma di un Esorcista, anche se non credo di essere riuscita a catturare appieno questo strumento... uhm... proverò a lavorarci su, promesso!

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Capitolo 3
*** Giochiamo? ***


Capitolo 3
Giochiamo?

 

Erano passati tre giorni da quando Isabella aveva lasciato la montagna in cui aveva eliminato degli Akuma, ma senza trovare alcuna Innocence. Quella che quei dannati stavano cercando di prelevare non si era rivelata altro che una pietra che al contatto dei raggi solari brillava dei colori dell’arcobaleno. Il treno che l’avrebbe condotta all’Ordine Oscuro sarebbe partito il giorno seguente, perciò fino ad allora la ragazza doveva restare in quella città, o meglio doveva trovare il modo per trascorrere quelle ore che la separavano dalla partenza, visto che era già sera. L’Esorcista entrò in un locale. L’odore del fumo si sigarette riempiva la stanza e la voce dei clienti sovrastava la musica.

La bionda sorrise. Le sembrava di essere tornata nel passato. Si avvicinò al barista ed ordinò da bere, al tavolo dietro di lei quattro persone erano alle prese con una partita di poker. Isabella col bicchiere in mano si girò appoggiando la schiena al bancone, e poco dopo, senza nemmeno rendersene conto si ritrovò seduta al tavolo con cinque carte in mano. E per la prima volta da molto tempo si stava divertendo. Niente Esorcisti. Nessun Akuma. Era lei, le carte e la dea della fortuna.
 
-Vedo. Scala reale- dichiarò Isabella prima di allineare le carte sul tavolo.
 
Sogghignando recuperò la vincita di quella mano. L’essere entrata casualmente in quel locale si stava dimostrando abbastanza remunerativo.
 
-Oooh- esclamò alle sue spalle una voce -Dove hai imparato piccola?-.
 
Isabella sussultò appena, ma il movimento fu subito notato dal ragazzo dietro di lei che incurvò le labbra in un sinistro sorriso.
 
-Qua e là- rispose l’Esorcista voltando un poco il capo per guardare quello strano individuo.
 
La bionda restò perplessa. Alle sue spalle c’era un ragazzo che non doveva avere più di trent’anni, dai capelli spettinati e con degli occhiali dalle spesse lenti. A giudicare da come era vestito, doveva essere uno che se la cavava con poco, in mano aveva una sigaretta accesa.
 
-Vuoi provare?- chiese la ragazza mostrando con la mano fasciata il posto che si era liberato davanti a sé.
-Perché no- accettò lui andando ad accomodarsi immediatamente.
-Che ne dici di verificare se la mia è solo fortuna?- provocò Isabella con un sorriso.
-Uhm… interessante, e come vorresti fare?- domandò il ragazzo.
-Una mano a Texas Holdem-.
-Ci sto e voi?- chiese il giovane rivolto ai due uomini seduti al tavolo che in risposta sogghignarono al pensiero di recuperare lo stipendio appena perso.
 
Lo sguardo di Isabella viaggiò veloce dalle due carte che aveva in mano ai volti dei suoi avversari. Si, posso farcela anche stavolta pensò mentre il primo uomo passava la partita seguito dall’altro tizio. Tsk, sembra proprio che dovremo vedercela tra di noi aggiunse mentalmente rilanciando di 300 ghinee. In mano aveva un Asso ed una Kappa, era un’occasione unica la sua, eppure quel tizio non la convinceva, aveva qualcosa di strano, a cominciare dal fatto che non aveva avvertito la sua presenza nel momento in cui le si era avvicinato. L’occhialuto guardò attentamente le sue carte e dopo qualche secondo accompagnato da un –Uhm…- rilanciò del triplo. Altre 900 ghinee andarono ad arricchire il piatto. La bionda lanciando un sorriso al suo avversario chiamò, ed al flop le carte che furono girate in tavola mostrarono un Jack, un 6, ed un Kappa. Senza esitare, l’Esorcista rilanciò di altre 1200 ghinee, anche quella partita sarebbe finita con la sua vittoria, lo sentiva nell’aria. Il ragazzo si accese un’altra sigaretta, e guardando di soppiatto quella biondina chiamò, ed un Asso andò a fare compagnia alle altre carte disposte per bene al centro. Wow, questa si che si chiama fortuna. Aspetta e vedrai carino… pensò la ragazza rilanciando di altre 2500 ghinee, tutta la sua vincita delle partite precedenti, ma almeno in tasca le restavano i soldi per il biglietto del treno! Ma tanto quella partita l’aveva già vinta, che le importava della pazzia che stava commettendo? Però qualcosa non andava. Quello strano tizio ci stava mettendo un po’ troppo a decidere cosa fare.
 
-All in, bambina- dichiarò il ragazzo mettendo nel piatto tutto ciò che aveva.
 
Ma ormai Isabella era partita in quarta e senza perdere tempo a pensare chiamò immediatamente. La partita era agli sgoccioli. L’ultima carta stava per essere girata. Quei secondi sembravano passare lentamente. E quando l’ultima carta fu mostrata, la ragazza sgranò gli occhi aprendo la bocca per lo stupore. Quel dannato mascalzone mostrò le carte che aveva in mano. Due Jack, che sommati alle carte in tavola gli davano un tris. Aveva perso. Uno stupidissimo 5 aveva fatto capolino da quel mazzo che avrebbe potuto regalarle una piccola fortuna.
 
-Hai perso piccola- constatò il giovane sogghignando alla vista della bionda completamente ammutolita.
 
Lo shock era tale per l’Esorcista, che nemmeno quella volta reagì al nomignolo dell’occhialuto. Quasi meccanicamente si alzò dal tavolo ed afferrando il suo arco e mantello, si preparò per uscire.
 
-Oooh… ma come? Non pretendi una rivincita?- domandò l’avversario mescolando le carte.
-No, ho un treno da prendere- rispose sorridendo freddamente lei.
 
Aveva perso. Ancora non riusciva a crederci. E mentre si accomodava su una delle panchine della stazione ripercorreva mentalmente ogni attimo di quella partita. Ed ogni pensiero andava a soffermarsi su quel ragazzo. Con un –Aaaah- si scompigliò i capelli con le mani tentando di rimuovere quell’esperienza.
 
-Perdere la partita ti ha fatto ammattire?- domandò sarcastica una voce maschile alle sue spalle.
 
Ma come diavolo…imprecò Isabella sussultando nuovamente. Come poteva quel tizio arrivare sempre di soppiatto? Eppure i suoi sensi erano molto affinati…
 
-Sei venuto a gongolare?- chiese con un mezzo sorriso lei.
-Volevo farti un po’ di compagnia bambina- rispose lui alzando le mani simulando una resa.
-Ho un nome io!- sbuffò la ragazza tornando a guardare i binari –Ed è Isabella-.
-Piacere di conoscerti bambina- disse lui andandosi ad accomodare sulla stessa panchina.
 
Il sopracciglio di Isabella ebbe un tic. Quel dannato voleva farla davvero infuriare! Eppure, stare seduta accanto a lui, le dava una strana sensazione. Due avversari di poker, che si erano appena dati battaglia. Due sconosciuti su una panchina di una stazione. Sorrise. Restarono lì per molto tempo. Non avevano bisogno di parlare. Ed il fumo delle sigarette li avvolgeva. Isabella sospirando si accoccolò maggiormente sulla panchina ed infilò le mani nelle tasche. Sentendo qualcosa all’interno di una di esse, prese in mano l’oggetto. La pietra non splendeva dei colori dell’arcobaleno. Era troppo presto. Eppure con gli raggi che la luna aveva a disposizione per quella notte, prese a brillare di una tenue luce azzurrina.
 
-Bella pietra- commentò il ragazzo –Sai, potresti farci un ciondolo per una collana-.
 
Isabella si girò a guardarlo sbalordita. Non ci aveva pensato. Tornò a guardare la pietra e l’alzò in aria per osservarla meglio.
 
-Ma sai che hai perfettamente ragione?- concordò lei.
-Hey, sembra quasi che tu ne sia sorpresa- criticò il tizio accendendosi una nuova sigaretta.
 
Un’altra ora passò in silenzio, finché un fischio del treno non rianimò l’ambiente. Era giunto il momento. Isabella sarebbe salita su quel mezzo e le loro strade così come si erano incrociate, si sarebbero separate.
 
-Posso fartela io la collana- dichiarò lui –Sono bravo anche se non sembra- aggiunse sorridendo.
 
Anche l’Esorcista sorrise, ed alzandosi per andare a prendere il treno, gli lanciò la pietra.
 
-Ci rivedremo?- domandò titubante lei.
-Ovvio- rispose lui scrollando le spalle.
 
Ed Isabella salì sul treno senza voltarsi. Sentiva lo sguardo di quello strano ragazzo seguirla in ogni suo passo. E quando entrò nella cabina chiudendo la porticina, riprese a respirare sprofondando nella morbida poltrona vellutata di rosso.
 
-Ci rivedremo presto… Esorcista- salutò il Noah, guardando quella pietra mentre alle sue spalle il treno ripartiva.


Hellie_: Ammetto che il tuo commento come l'ho letto mi ha resa contenta, ma nel contempo intimorita... XD spero che più avanti mi saprai meglio descrivere cosa non ti convince XD

bethan: Beh... Isabella è Isabella XD ha le sue varie sfacettature come ogni persona. Per le pastiglie... ho la bocca cucita! Scusa XD


 

Vorrei ringraziare ranti, per aver passato il 31 pomeriggio (assieme a suo marito) a cercare di farmi entrare nella mente qualche nozione di poker, gioco di cui ho scoperto di essere COMPLETAMENTE negata XD. Ma spero di essere riuscita lo stesso a fare una partita nel capitolo decente (di sicuro è decente visto che è opera appunto dei miei poker-sensei XD) ma intendo come descrizione.
Grazie ancora, vostra Z.

 

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Capitolo 4
*** Quartier Generale ***


Capitolo 4
Quartier Generale

 

Ridacchiando Allen arrivò alla conclusione che Linalee era più euforica del solito. Era da una settimana che sembrava in attesa di qualcosa, ed ogni giorno lo trascinava nella sala sorveglianza per vedere se si era presentato qualcuno al portone. Anche quella volta la cinese lo aveva buttato giù dal letto per ripetere quella rutine, ma mentre camminavano fianco a fianco videro in fondo al corridoio un gruppo di persone. Incuriositi accelerarono il passo, ed infilandosi tra il personale della scientifica arrivarono al centro del cerchio. Ciò che videro lasciò inebetiti entrambi. Kanda veniva bloccato da Reever, mentre una bionda abbastanza infuriata era tenuta ferma da Tap.
 
-Kanda!- chiamò la ragazza mettendosi in mezzo ai quattro.
-I… Isabella?- domandò invece Allen senza muoversi di un millimetro.
 
La bionda si voltò incrociando lo sguardo con il piccolo inglese.
 
-E tu che ci fai qui?- chiese la ragazza dimenticando del tutto la discussione con Kanda.
-Ecco… il maestro aveva deciso che era arrivato il momento per me di diventare un Esorcista a tutti gli effetti…- spiegò Allen avvicinandosi cauto a lei.
-Ah- commentò Isabella per poi tornare a guardare il ragazzo contro cui era andata a sbattere.
 
Linalee rimproverò il giapponese, e quando notò di essere osservata, sorrise all’altra ragazza. Finalmente Isabella era a casa. Quando Komui le aveva detto che sarebbe rientrata alla base aveva fatto i salti di gioia.
 
-Isabella! Sono felice di rivederti!- squittì Linalee abbracciandola.
-Tuo fratello mi ha chiesto di venire- spiegò la bionda –Se l’ha fatto nonostante gli accordi vuol dire che è importante-.
 
La cinese si incupì leggermente. Effettivamente non ci aveva pensato. Con un –Ti accompagno da lui- la prese per mano e lasciò la combriccola alle prese con un Kanda abbastanza scocciato.
 
Un piccolo sorriso apparve sul volto della bionda. L'ufficio del supervisore era immerso nel disordine assoluto. Le labbra si incurvarono ulteriormente al ricordo di tutte le volte in cui calmarsi era entrata in quella stanza con la vana idea di mettere un po' di ordine ed era finita invece addormentata sul pavento coperto da scartoffie.
Avanzò fino a trovarsi davanti alla scrivania. Si schiarì la gola per far notare la propria presenza al ragazzo che stava al di là delle pigne di fogli. Ma in risposta si sentì solo russare più sonoramente.
 
-Ci risiamo- constatò Isabella rivolta alla cinese –Va bene, visto che non ho altra scelta...-.
-Co... sa vorresti fare?- chiese titubante Linalee osservando lo sguardo poco convincente dell'amica -No... non lo farai... non puoi...- balbettò vedendola avvicinarsi lentamente come se fosse un predatore che ha avvistato la cena.
 
Le grida della ragazza fecero sobbalzare Komui svegliandolo immediatamente. La voce sofferente della sorellina gli strinse in una morsa il cuore, scattò immediatamente in piedi e gettò tutte le carte che stavano sulla scrivania in terra. E quando fece per balzare sull'aggressore della sorella si bloccò sconcertato. Davanti a lui c'era una scena insolita: Linalee a terra che rideva e gridava pietà mentre una bionda continuava incessante a farle il solletico.
 
-Ragazze, questo e' un ufficio serio, siete pregate di darvi un po' di contegno- dichiarò il supervisore aggiustandosi gli occhiali.
-Da che pulpito viene la predica- commentò fermandosi Isabella -Ora che sei sveglio Komui mi faresti la gentilezza di spiegarmi cosa sta accadendo?-.
 
Linalee guardò prima il fratello e poi l'amica, sospirando capì che i due non avrebbero detto nulla finché lei fosse rimasta in quella stanza così a malincuore appoggiò una mano sulla spalla della mezza tedesca e le disse che l'avrebbe aspettata in corridoio.
 
-Ti sei tagliata- constatò lui rimettendosi seduto dopo aver atteso che la sorella uscisse.
 
Non era una domanda, per cui Isabella restò in silenzio, ma imprecò in silenzio sfiorando con la mano sana quella bendata.
 
-Quando?- chiese in tono grave Komui tamburellando nervosamente le dita sulla scrivania.
-Circa otto giorni fa- rispose in un sussurro la ragazza. Mentire era inutile.
-Otto giorni fa- ripeté il supervisore sgranando gli occhi -E la ferita non si e' ancora rimarginata- commentò pensieroso.
 
Isabella strinse i denti. Non ci voleva certo un genio per capire cosa stava accadendo! Fece per ribattere ma lui l'anticipo'.
 
-Questa c'e' stata recapitata dal Generale Cross- continuò il ragazzo porgendole una valigetta -Isabella... Sii sincera. Quante ne stai prendendo ultimamente?-.
-Una al giorno- confessò abbassando lo sguardo -Ma credo che non sia più sufficiente-.
 
Komui non disse più nulla e la bionda si congedò. Qualsiasi motivo avesse spinto il supervisore a richiamarla alla sede avrebbe dovuto attendere per un po'.

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Capitolo 5
*** Profumo di casa ***


Capitolo 5
Profumo di casa

 
Seduto sul pavimento del corridoio, Allen sorridendo ascoltava la lista di cose che Linalee voleva fare assieme alla bionda Esorcista che era appena tornata alla base. La cinese era così intenta a parlare che nemmeno si accorse che la porta dell’ufficio del fratello era stata aperta.
 
-Allora…- incalzò la mezza tedesca fissando Allen –Il vecchio dov’è?-.
 
Gli occhi del ragazzo si spalancarono a quella domanda, dove si trovava il maestro? Il volto gli si deformò in una smorfia, l’ultima volta che l’aveva visto era stato il giorno in cui gli aveva detto che era finalmente giunto il momento di recarsi al Quartier Generale, subito dopo l’aveva colpito ed era fuggito lasciandogli un biglietto e Timcampy.
 
-Non lo vedo da un bel po’- rispose sospirando lui tornando ad avere un’espressione afflitta.
-Mio fratello non te l’ha detto?- domandò Linalee appoggiandosi l’indice sulle labbra.
 
Isabella fissò l’amica, iniziava ad essere stanca di tutti quei misteri inutili. Se dovevano dirle qualcosa che lo facessero e basta!
 
-È caduto in depressione e non ha più detto una parola- rispose scuotendo le spalle l’Esorcista –Perché intanto che andiamo a mangiare qualcosa non mi accennate voi che diavolo sta succedendo?-.
 
I due si fissarono per poi annuire. Sarebbero dovuti andare in missione assieme, era più che giusto spiegare cosa stava accadendo alla loro compagna.
 
-Si- rispose il ragazzo –Andiamo in mensa-.
 
Il tavolo che avevano occupato in breve tempo fu riempito di piatti dalle pietanze più disparate, Linalee ridacchiò mentre la bionda sbuffava e si lamentava di come l’albino non dovesse preoccuparsi dei chili di troppo.
 
-Allora ragazzi, che diavolo succede?- domandò Isabella addentando una polpetta.
-Qualche giorno fa, il Generale Yeegar è stato attaccato- iniziò a spiegare la cinese assumendo un tono preoccupato –La famiglia Noah è alla ricerca del “Cuore” un’Innocence dall’enorme potere-.
 
La bionda si fece sempre più attenta ed allontanò il piatto per dedicare tutta la sua attenzione all’amica. Iniziava a comprendere la fretta con cui era stata richiamata al Quartier Generale.
 
-Mio fratello crede che il “Cuore” si sia già fuso con qualcuno, ed è per questo che il Conte ha attaccato il Generale- aggiunse Linalee.
-Quindi noi Esorcisti dovremmo trovare questa Innocence prima di loro- concluse Isabella.
-Non solo- mormorò l’altra ragazza scuotendo la testa –Dovremo proteggere i quattro Generali rimasti. Noi dovremo trovare Marian Cross e fargli da scorta-.
-Ovvio- sbottò la bionda per poi guardare Allen –Chi meglio di noi potrebbe riuscire a trovare quel vecchiaccio?-.
 
Allen quasi si strozzò.
 
-Quando partiamo?- domandò Isabella alzandosi dalla sedia.
-Domani- rispose Linalee sorridendo malinconicamente.
 
La bionda uscì dalla mensa ed andò dritta al suo alloggio, entrò nella stanza e si guardò attorno. Erano passati molti mesi dall’ultima volta in cui era tornata in quel luogo. Sospirò sedendosi sul letto. Aveva dedicato la sua vita alla caccia agli Akuma, ed ora doveva affrontare la missione più importante di tutte. Osservò il flacone di pastiglie sulla scrivania. Sarebbe riuscita a portarla a termine? Scosse la testa. Non era il momento di lasciarsi andare al pessimismo. Avrebbe trovato il vecchiaccio e lo avrebbe protetto a costo di morire. Era una Esorcista e come tale si sarebbe comportata. Si alzò ed uscì dalla stanza.
 
Asciugandosi il viso con una salvietta, Kanda uscì dalla palestra per tornare nella propria camera, il giorno seguente sarebbe partito come altri Esorcisti per raggiungere il Generale che gli era stato affidato. Froi Tiedoll era stato un ottimo maestro nonostante il suo aspetto costantemente trasandato. Rientrando nella propria stanza, Kanda appoggiò la mano sulla sua Mugen pronto ad estrarla. Si avvicinò cauto al letto e puntò la lama verso le coperte.
 
-Che ci fai qui?- domandò scocciato il ragazzo.
-Cerco di dormire- rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, l’altro.
-Perché non vai nella tua stanza?- ribatté lui senza spostare l’arma.
-Beh… questo letto è più comodo del mio- spiegò dopo aver sbadigliato l’intruso.
-Ah si?- commentò Kanda mentre a quel punto riponeva la Mugen per poi incrociare le braccia.
-Lasciami dormire con te Yuu-chan… come facevamo tanto tempo fa- pregò la bionda voltandosi a guardarlo in volto.
 
Il ragazzo borbottando si voltò ed andò ad appoggiare la sua Mugen contro il muro.  Lo scricchiolio delle molle del letto lo avvertirono del movimento della bionda, e quando la sentì appoggiare la fronte sulla sua schiena e cingergli il petto con entrambe le braccia inspirando profondamente, sbuffò. Isabella Strass. Quella ragazza era una fonte continua di calamità. Sospirò lievemente e chiudendo gli occhi nella mente pronunciò quella parola che mai le avrebbe detto a voce: “Bentornata”.

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Capitolo 6
*** La collana ***


Capitolo 6
La collana

 

 
Isabella ispirò profondamente appoggiandosi alla balaustra della nave. Si stavano recando a Liverpool per poter trovare delle tracce del vecchiaccio. Qualcuno aveva ipotizzato che fosse morto da diverso tempo, ma lei aveva escluso quella possibilità immediatamente. Non era ancora nato qualcuno in grado di eliminare il Generale Cross.  Sorrise mestamente. Aveva lasciato la stanza di Kanda senza nemmeno salutarlo. Sapeva che se si fosse azzardata a svegliarlo, si sarebbe lasciata andare alla vana speranza che lui per qualche assurda ragione la fermasse, che le impedisse di partire. Sono un’idiota pensò sprofondando il viso tra le braccia. Yuu era sempre stato un amico, un fratello, per lei, l’unico che non la guardava come se fosse malata, colui che nonostante i continui litigi riusciva sempre a farla sentire a casa. Eppure quella volta, la giovane Esorcista, sentiva dentro di sé la consapevolezza che non l’avrebbe più rivisto. No. In realtà non era stata la paura di scoprire che lui non avrebbe minimamente tentato di tenerla al sicuro nell’Ordine Oscuro a farle prendere la decisione di non salutarlo. Non l’aveva fatto perché temeva di non essere in grado di lasciare l’unica persona al mondo che la faceva sentire “normale”. Isabella sospirò, forse avrebbe fatto meglio ad evitare l’incontro con Komui. Da quando era uscita dal suo studio non aveva fatto altro che pensare negativamente a tutto. Non era da lei. Dannazione Isabella datti un po’ di contegno! si rimproverò mettendosi dritta e scompigliandosi i capelli con le mani.
 
-L’aria di mare ti ha fatto ammattire?- domandò una voce fluida alle sue spalle.
 
La bionda si voltò di scatto ignorando il brivido che le scorreva lungo la schiena. Era un caso che ultimamente non riuscisse a percepire quando qualcuno le arrivava vicino? Restò un attimo a fissare quello strano ragazzo che aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri, o meglio, gli insulti che si stava lanciando. Quella voce. Quella domanda.
 

«Perdere la partita ti ha fatto ammattire?»

 
-Come, scusa?- chiese di rimando la ragazza sgranando gli occhi.
-Ti ho chiesto- iniziò a ripetere il ragazzo avvicinandosi di un passo -Se stai bene-.
-Si, a meraviglia- rispose diffidente lei. Era sicura che non fossero state quelle le parole di un attimo prima. Troppo sicura.
 
Ma il ragazzo che stava davanti all’Esorcista non aveva nulla a che vedere col tizio trasandato dai capelli arruffati e con gli occhiali dalle lenti troppo spesse trovato in una locanda di un paese di cui non ricordava nemmeno il nome. Questo era elegante, dal portamento nobile sebbene il sorriso arrogante fosse lo stesso dell’altro ragazzo.
 
-Hai bisogno di compagnia bambina?- domandò ammiccando il giovane.
 

«Volevo farti un po’ di compagnia bambina»

 
Di nuovo. La ragazza fece per parlare ma si fermò immediatamente. Non era sicura di voler sapere chi fosse e che legame avesse con quel dannato che era riuscito a batterla a poker.
 
-Sicuramente non della tua- lo liquidò la bionda mentre si allontanava da lui.
 
Isabella si ritrovò seduta al tavolo con Allen e Linalee, non era sicura di come ci fosse arrivata, sapeva solo di star osservando la tazza si caffè posizionata davanti a sè da troppo tempo. La prese e si sorprese di essere in grado di tenerla tra le mani senza farla tremare. Si sentiva inquieta.

-Stai bene?- chiese preoccupata la cinese.

La bionda sbatté le palpebre alla domanda e, quando si rese conto che era rivolta a lei, annuì appena. No, non stava bene. C’era qualcosa di strano. Che non quadrava.
 
Guardò la mano ormai guarita. No, non era quello ad impensierirla.
Pensò a Yuu ed al fatto che anche lui doveva essere già partito per raggiungere il suo maestro. No, nemmeno quello.
Rammentò l’incontro avuto poco prima. Già… non riusciva a togliersi dalla mente quel ragazzo.
 
-Mi scusi- squittì una voce alle spalle della mezza tedesca -Mi è stato chiesto di consegnarle questo- si affrettò a spiegare la cameriera, vedendo le occhiate scocciate che partivano dalla bionda, appoggiando un pacchetto sul tavolo.
-Grazie- rispose Isabella prendendo in mano quello che aveva tutta l'aria di essere un regalo.

Allen osservava curioso la bionda che guardava il pacchetto con circospezione. Era strano essere di nuovo in presenza di quella ragazza dall’umore ballerino. Ricordava che quando il maestro l’aveva preso con sé per l’addestramento, la ragazza l’aveva accolto freddamente ed il loro rapporto era sempre rimasto tale nonostante i suoi sforzi per farsi accettare. Eppure negli occhi della bionda non leggeva odio nei suoi confronti, anzi gli sembrava quasi che facesse di tutto per non legarsi a nulla ed a nessuno, quasi avesse paura di fare affidamento ad altri all’infuori di sé stessa. L’albino sorrise, forse quella missione era ciò che serviva per riuscire a comprendere meglio quella strana creatura.
 
-Allora?- domandò Linalee eccitata –Lo apri o no?-.
Isabella sorrise all’amica. –Curiosa?-.
-Ovvio! Dai sbrigati!- la incitò la cinese con gli occhi luccicanti.
 
La giovane esorcista scosse leggermente il capo e continuando a sorridere aprì il pacchetto e trattenne a malapena un sussulto quando una collana spuntò dalla carta.
La catenina era fine e sembrava fatta in argento mentre al centro c’era un ciondolo. Uno splendido ciondolo raffigurante un cuore. Isabella sollevò la collanina ed i raggi del sole accarezzano la pietra che iniziò a brillare con i colori dell’arcobaleno.
 
-È bellissima!- esclamò Linalee rapita dal gioco di luci.
-Impossibile- sussurrò invece la bionda restando a bocca aperta.
 
Isabella si alzò immediatamente facendo cadere la sedia a terra ed ignorando le occhiate che gli altri ospiti della nave le stavano lanciando raggiunse la cameriera che le aveva fatto la consegna. Doveva sapere chi le aveva quella collana.
 
-È stato un ragazzo dagli occhiali con le lenti spesse a darglielo?- domandò la bionda bloccando la strada alla cameriera.
-Assolutamente no- rispose la ragazza sorridendo -Era un affascinante giovane dai modi distinti-.
 
Isabella tornò al tavolo, prese la collana ed ignorando i richiami dei due Esorcisti uscì dalla sala intenzionata più che mai a ritrovare quello strano ragazzo che a quanto pareva amava travestirsi per farsi passare per un altolocato ed elegante signore.
 

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Capitolo 7
*** La promessa ***


Capitolo 7
La promessa

 
Tyki sorrise. Essere un Noah e poter attraversare gli oggetti era qualcosa che lo metteva sempre di buon umore e che poteva sorprendentemente tornare utile, proprio come in quel momento. Aveva perso la nozione del tempo intento com'era a osservare quella ragazza andare avanti e indietro per la nave mentre cercava di trovarlo.  Era davvero divertente.
Il portoghese, tornando tangibile, si accomodò appoggiando la schiena alla parete e incrociò le braccia. L'idea di tornare nuovamente davanti a quell’Esorcista lo faceva sorridere. Era davvero curioso di conoscere qualcosa in più su di lei. Fino a quel momento solo il ragazzino dai capelli bianchi era riuscito a suscitare interesse, ma Isabella... sorrise nuovamente leccandosi leggermente le labbra.
 
-Cerchi qualcuno?- domandò lui appena la bionda sbucò dalla porta del ristorante.
 
Isabella si bloccò per poi voltarsi lentamente. Quel maledetto era lì che la fissava ridendo. Rideva di lei! Una rabbia mista a orgoglio s’impossessò di lei e prima ancora di rendersene pienamente conto con la mano aperta aveva già colpito il ragazzo in volto.
 
Il Noah spalancò gli occhi incredulo. Poteva sentire tranquillamente il dolore provenire dalla guancia. Nessuno aveva mai osato tanto. Dimenticò il suo desiderio di giocare con quella ragazza e allungò la mano pienamente intenzionato a strapparle il cuore.
 
La bionda digrignò i denti. L’aria si era fatta improvvisamente pesante e il volto del ragazzo che le stava davanti aveva cambiato completamente espressione. Oh oh… pensò mordendosi il labbro inferiore. Si sarebbe aspettata una qualsiasi reazione da parte di quello strano individuo, ma non che la guardasse come se la volesse morta. Non aveva il tempo necessario per incoccare una freccia. Ma doveva almeno provarci. Spostò il piede destro leggermente indietro, bilanciando al meglio il peso. Afferrò l'arco ma riuscì solo a disporlo davanti a sé prima che la mano, chiusa in un pugno, del ragazzo le arrivasse sul torace all’altezza del cuore. E non accadde nulla. Isabella restò un attimo attonita a guardare l'espressione vuota di lui. Era come se fosse deluso. Ma da cosa?
 
-Te la prendi troppo secondo me- sbottò la bionda cercando di allentare la tensione.
 
Innocence costatò il ragazzo. L’unica cosa al mondo che non era in grado di attraversare. L’unica arma in possesso degli Esorcisti. Lì, con le dita che sfioravano l’arco della bionda, il Noah accarezzò l’idea di stringere in una morsa l’unico mezzo di difesa di quella ragazza e distruggerlo. Il Conte del Millennio avrebbe approvato. D’altronde era quello il loro compito, liberare il mondo da quei falsi apostoli di Dio. E una volta tolto di mezzo l’Innocence doveva uccidere l’Esorcista. Voleva uccidere quell’Esorcista. Si leccò le labbra. Tease avrebbe avuto qualcosa di tenero da mangiare quella volta. Eppure qualcosa gli diceva che c’era tempo. Che non era quello il momento di eliminarla. Che poteva giocare ancora. Non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Un piccolo segreto. Tyki ritrasse la mano sogghignando. Se Road l'avesse visto in quel momento sicuramente l'avrebbe deriso fino allo sfinimento.
 
-Forse- rispose lui tornando ad appoggiarsi alla parete -O forse tu sei più manesca di quanto non sembri-.
 
Isabella arrossì. In effetti aveva reagito in malo modo alla sua provocazione. Ma d’altronde non era per nulla abituata a esporsi con gli altri. Tranne che con Yuu e con Linalee, aveva eretto una barriera col resto del mondo, e ritrovarsi davanti a quel tizio che oltre ad avere la mania dei travestimenti, pareva avesse anche una doppia personalità, era qualcosa di tremendamente strano ma nello stesso tempo curioso.
 
-Beh, che vuoi farci- borbottò appoggiando la mano sinistra sul fianco –Hai riso di me!-.
-Ohhhh, non credevo fossi tanto suscettibile, bambina- rispose lui accendendosi una sigaretta.
 
La ragazza rilassò leggermente i muscoli e sapeva anche di dover riporre l’arco perché per prima cosa era assurdo parlare continuando a puntargli un’arma contro, e in secondo luogo, stare con l’arma in mano senza usarla le avrebbe sicuramente fatto dolore il braccio. Eppure non era del tutto certo che il pericolo fosse scampato. Scosse leggermente la testa e decise di riporre l’arco.
 
-Non amo che gli sconosciuti si prendano gioco di me- spiegò la bionda incrociando le braccia.
 
Tyki sorrise e buttò ciò che restava della sigaretta a terra per poi pestarla col piede per spegnerla del tutto.
 
-Sei stato tu?- domandò Isabella mostrando la collana al ragazzo.
-Può darsi- rispose lui senza nemmeno guardare il gioiello.
-Chi sei?- chiese sussurrando l’Esorcista chinando leggermente il capo -Tu mi hai battuto a poker una volta, poi mi hai seguita fino alla stazione dei treni ed ora sei qui su questa nave. Perché?-.
-Coincidenza piccola- ribatté Tyki scrollando le spalle -Non credi nelle coincidenze?-.
-Non mi sono mai fermata a pensarci- rispose lei.
 
Il Noah si avvicinò di un passo e prese la collana dalle mani della ragazza. Guardò il ciondolo brillare e senza dire nulla si portò alle sue spalle e le mise la collana al collo. Poi tornò davanti a lei per vedere come le stava. Era bellissima. Con le guance leggermente arrossate e quello sguardo disorientato, le donava un’aria da cucciolo. Sì. Il cucciolo cui aveva appena messo un collare.
 
-Posso sapere il tuo nome?- domandò Isabella in un soffio.
-Tyki- rispose lui sogghignando.
-Sparirai ancora dalla mia vista?- chiese ancora lei.
-No- dichiarò il Noah.
 
Ed incapace di resistere, la ragazza avanzò di un passo fino a trovarsi a pochi centimetri da lui.
 
-È una promessa?- sussurrò lei fissandolo negli occhi.
-Si- rispose lui.
 
Isabella sorrise mestamente, mentre dentro di lei qualcosa si risvegliava ed ignorando che colui alla quale iniziava ad affidare la sua fiducia, fosse proprio colui contro cui in giorno si sarebbe trovata a combattere.

 

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