Do they know it's Christmas time?

di elettra1991
(/viewuser.php?uid=46536)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** All I want for Christmas is you ***
Capitolo 2: *** What Christmas should be ***
Capitolo 3: *** My Christmas list ***
Capitolo 4: *** All alone for Christmas ***
Capitolo 5: *** I'm dreaming of a white Christmas ***



Capitolo 1
*** All I want for Christmas is you ***





        

Molly Weasley agitò lievemente la bacchetta, e le tazze della colazione volarono nel lavandino, pronte per essere lavate.
Mai che Charlie ed Arthur, una volta finito di mangiare, si prendessero la briga di sparecchiare. Ma la colpa era sua, e lo sapeva. Era lei che li aveva abituati troppo bene.
-Cara, vado al lavoro- annunciò suo marito, schioccandole un bacio sulla fronte mentre si infilava il mantello.
-Torni tardi?-
-Non più del solito. Charlie è rimasto di là, comunque...Dice che deve finire delle cose- spiegò Arthur, uscendo nella neve di quella mattina del 19 dicembre.
Molly gettò un'occhiata distratta all'orologio. L'immagine dell'uomo si spostò dalla voce "Casa" a quella "Lavoro". Lei sospirò, guardando il secondo orologio, anche più grande del primo, appeso lì accanto. Quello era riservato ai suoi nipoti. Dodici per l'esattezza, o meglio tredici, dato che vi era riportato anche Teddy, ormai considerato a tutti gli effetti un membro della famiglia.
La donna accarezzò con lo sguardo gli ultimi sei volti, tutti vicini, che segnavano "Hogwarts". Gli altri sette invece erano in giro, come al solito. Chi sotto "Casa", chi sotto "Viaggio", chi sotto "Lavoro". Erano grandi ormai.
Ma presto sarebbero tornati tutti lì.
Mancava una settimana a Natale, ma era più di un mese che la Tana era addobbata. Il conto alla rovescia lì era cominciato già da tempo...Erano così poche le occasioni per ritrovarsi tutti insieme, soprattutto adesso che i ragazzi avevano tutti i loro impegni e le loro vite, che Natale era rimasto l'unico periodo veramente dedicato alla famiglia.
-A che pensi mamma?- La voce di Charlie la riscosse dai suoi pensieri. Era diventato proprio un bell'uomo...votato però solo al suo lavoro. E questa era proprio una cosa che la angustiava, considerò Molly mentre ravviava i capelli al suo secondogenito.
-Ma quando ti deciderai a sistemarti anche tu?- lo rimproverò dolcemente.
-Mamma non cominciare, ti prego- ridacchiò lui, scansandola.
La donna tacque, incrociando le braccia. In cuor suo ci sperava ancora di vederlo con una brava ragazza, magari con dei figli. Senza più essere obbligato a girare il mondo a caccia di draghi, ma con un lavoro che lo tenesse di più a casa.
-Vedrai tra qualche giorno, quando arriveranno i tuoi fratelli- disse, con aria sognante -E le loro famiglie...Vedrai come sono contenti!-
-Ah già...a proposito- cominciò Charlie, torcendosi le mani a disagio -Purtroppo non potrò restare qui, per il giorno di Natale...Mi ha appena chiamato il mio Capo, c'è un caso difficile in Polonia, mi aspettano lì domattina-
Sua madre aprì la bocca come per dire qualcosa, poi la richiuse.
-Dai non fare così- la supplicò l'uomo, notando che gli occhi le diventavano lucidi -E' lavoro capisci? Pagano bene, non posso rinunciare. Farò il possibile per sbrigarmela in fretta, anche se ci vorranno parecchi giorni temo-
Molly si asciugò gli occhi con l'orlo del grembiule, velocemente. -Capisco- mormorò.
Charlie le sorrise, quindi l'abbracciò rapido, prima di andare a fare le valigie, già con la mente da un'altra parte.
La donna si sedette su una sedia, con un sospiro. Le parole di suo figlio le avevano spezzato come qualcosa dentro. Era quasi Natale, ed era un rito ormai ritrovarsi tutti insieme la sera della vigilia per scambiarsi i regali. Poi avrebbero dormito tutti lì, accampati alla bell'e meglio, per svegliarsi ed essere già pronti per il banchetto del giorno dopo.
Nel tardo pomeriggio ci sarebbe stata la tradizionale battaglia a palle di neve, poi la classica partita di Quidditch...infine tutti dentro a scaldarsi, con una bella cioccolata calda e il gioco della tombola.
Lo sguardo di Molly cadde sullo specchio vicino al lavello. L'immagine che le rimandò le parve patetica. Una donna ormai anziana, con diverse sfumature grigie tra i capelli di un rosso spento, e l'espressione triste.
Ma perchè doveva rimanerci così male?
Certo, forse Charlie non ci sarebbe stato, ma avrebbe fatto in modo che quello fosse comunque un bel Natale.
Avrebbe messo i regali sotto l'albero come sempre, e accolto figli e nipoti nel suo caldo e rassicurante abbraccio, da Percy e Audrey che arrivavano per primi, a Ginny ed Harry che come sempre arrivavano per ultimi.
La famiglia si sarebbe riunita, come aveva sempre fatto. E lei si sarebbe sentita di nuovo completa.




Ginevra Molly Weasley in quel momento stava camminando su e giù per l'ufficio di suo marito al Quartier Generale degli Auror. Le avevano detto che Harry stava parlando con dei colleghi, e che l'avrebbe raggiunta al più presto.
Infatti l'uomo rientrò dopo qualche minuto.
-Che sorpresa- sorrise, chiudendosi la porta alle spalle -Che ci fai qui?-
-E' successo qualcosa?- aggiunse poi subito dopo, preoccupato nel vedere l'espressione tesa della moglie.
-A quale domanda devo rispondere per prima?- sorrise lei, dandogli un leggero bacio a fior di labbra.
-Alla seconda-
-Beh...diciamo che c'è una situazione di cui dovrei discutere con te- mormorò Ginny, posando i fianchi contro la scrivania del marito, mentre lui si sedeva di fronte a lei.
-Ti ascolto- la invitò a proseguire Harry, serio.
-Mezz'ora fa il mio Capo è venuto a cercarmi- cominciò Ginny -Mi ha offerto una promozione-
-Davvero?- esultò Potter, alzandosi e correndo ad abbracciarla -Ma è fantastico!-
Sapeva quanto sua moglie tenesse a quell'avanzamento di carriera. Erano anni ormai che lavorava alla Gazzetta del Profeta, ed era ora che il suo impegno e la sua bravura fossero premiati.
-Frena l'entusiasmo- lo bloccò Ginny -Mi ha detto però che se accetto dovrò andare a seguire una coppa di Quidditch che si terrà in Grecia durante le vacanze natalizie-
Il sorriso di Harry gli si congelò sul viso, e la donna gli carezzò una guancia.
-So quanto tieni a passare le festività con i ragazzi- gli sussurrò -E non voglio privartene-
-Che intendi dire?-
-Tengo molto a questa promozione...Ma non al punto di saperti triste a Natale!- disse Ginny -Per cui rinuncerò-
-Non ci provare-
Il tono di voce di Harry, deciso come non mai, quasi la spaventò.
-Mi hai sempre appoggiato in questi anni- cominciò lui- Ora tocca a me-
Lei sorrise, grata. -D'accordo allora, ma andrò da sola. Tu e i ragazzi potrete andare da mia madre come tutti gli anni. Io prometto che cercherò di raggiungervi il prima possibile-
-Davvero pensi che ti lascerei partire senza di me?- la canzonò il marito -Ti accompagno-
-Ma no...-cercò di dissuaderlo Ginny -Cosa diranno i ragazzi?-
-Diremo loro di rimanere ad Hogwarts per le vacanze...Non gli dispiacerà per un anno, si divertiranno un sacco! Il Natale in famiglia lo festeggeremo il prossimo anno, non succede niente-
Sua moglie gli gettò le braccia al collo, felicissima di poter cogliere al volo una delle opportunità migliori che le fossero capitate in vita sua.
Ad un tratto però un pensiero orribile le attraversò la mente.
-Ora come lo dico a mia madre?-


-Sono a casa!-
Arthur Weasley rientrò poco prima di cena, tutto intirizzito dal freddo.
Sua moglie arrivò a salutarlo, e gli prese il cappotto per asciugarlo.
-Nevica ancora?- gli chiese sentendolo bagnato fradicio.
-Già, non vuole accennare a smettere- borbottò l'uomo, seguendola in salotto -Se continua così dovremo rinunciare al Quidditch, il giorno di Natale-
-Charlie dov'è?- chiese poi.
-E' passato a fare un giro di saluti ai suoi fratelli- spiegò Molly, senza guardarlo.
-Perchè mai?-
-Parte domattina- disse la donna, girandosi per non vedere l'espressione delusa che si era disegnata sul volto di suo marito.
Arthur ci rimase molto male, ma il tono affranto nella voce di sua moglie gli suggerì che era lei quella ad aver maggior bisogno di conforto in quel momento.
-Ha problemi di lavoro?- le chiese, cercando di apparire tranquillo, e posandole le mani sulle spalle. Lei annuì.
L'uomo le posò un bacio sui capelli, stringendola con dolcezza.
-Vedrai che sarà un bellissimo Natale lo stesso- le sussurrò.
-Ma non saremo tutti insieme...-
-Non fisicamente è vero- la interruppe Arthur -Ma il bene che ci vogliamo basterà a tenerci uniti anche se non ci vediamo spesso. E poi sono certo che Charlie farà il possibile per tornare in tempo-
Le parole del marito le strapparono un sorriso.
-Hai ragione- disse, stringendogli le mani -Sarà meglio che vada a consultare il mio ricettario per decidere cosa cucinare!-
Vedendola sparire in cucina, rassicurata, suo marito sospirò e si sedette in poltrona.
Mancavano cinque giorni a Natale. Ma già nell'aria c'era il sentore che sarebbe stato molto diverso rispetto agli altri.





Ecco che alla fine sono cascata anch'io nelle storie Natalizie. Non che abbia qualcosa in contrario, anzi, adoro leggerle, mi piacciono da morire. Ammetto che però non ho mai avuto il coraggio di scriverne una tutta mia, perchè temevo di cadere nel banale e nello scontato. Quest'anno invece non ce l'ho fatta a trattenermi, così tra ieri e oggi sono usciti i primi cinque capitoli di questa storia.
Considerato che credo che in tutto i capitoli saranno sei, il più è fatto, quindi spero di essere abbastanza veloce ad aggiornare, in modo che entro poco sia finita. Che altro dire...Spero tanto che vi piaccia, e magari mi diciate che ne pensate! Grazie in anticipo!
Gaia

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** What Christmas should be ***








-Al! Mi vuoi aspettare? ALBUS!-
Lily Luna Potter correva sgomitando nel corridoio del quarto piano, con una lettera stretta in mano, cercando di raggiungere suo fratello.
Questi, sentendosi chiamare, si fermò di colpo, aspettando che la sorella, ansante accanto a lui, riprendesse fiato.
-Ma sei sordo?- gli chiese, rabbiosa.
Per tutta risposta lui si tolse le cuffie, ficcandosele in tasca.
-Uff, ma perchè devi sempre fare l'asociale ascoltando la musica nei corridoi?- lo prese in giro.
-Adesso sembri la mamma- protestò il ragazzo -Cosa ti serve?-
-Papà ci ha mandato una lettera- gli disse Lily, allungandogliela -Chiede se restiamo ad Hogwarts per Natale-
-Cosa?- alitò Albus -Ma se glielo abbiamo proposto mille volte e ha sempre detto di no!-
-"Le feste si passano in famiglia"- citò la ragazza, in un' imitazione perfetta di Harry -A quanto pare però mamma ha ricevuto una promozione, e devono partire per qualche giorno-
-Ah, mi sembrava strano che fosse per farci un favore- bofonchiò Albus -Adesso vado a dirlo a Scorpius! Ci vediamo-
Mentre guardava suo fratello correre a dare la notizia al suo migliore amico, Lily sorrise. Per la prima volta sarebbero potuti restare al castello.
I racconti che facevano sempre i suoi zii su quanto fosse divertente il Natale ad Hogwarts, con la Sala Grande piena di alberi e decorazioni, il pranzo con i professori, i corridoi semivuoti e le epiche battaglie di palle di neve in parco, per tutti loro erano sempre rimasti un'utopia.
Ma quell'anno, finalmente, sarebbe stato tutto diverso.
Scribacchiò una risposta rapida a suo padre, e si diresse al dormitorio.
Rose era seduta in poltrona, di fronte al camino acceso, e leggeva.
Quando sua cugina si sedette sul bracciolo, però, si voltò a guardarla.
-Cosa c'è?- le chiese, scostandosi un ricciolo di capelli ribelli dalla fronte.
-Papà mi ha scritto che quest'anno possiamo rimanere ad Hogwarts durante le vacanze-
-Scherzi?- sbottò Rose, spalancando gli occhi azzurri.
-No..Lui e mamma devono andare in Grecia per lavoro- spiegò Lily.
-Certo che avete tutte le fortune...-
-Beh, potreste rimanere anche voi!- la pungolò la figlia di Harry Potter.
-Sì certo...Lo convinci tu mio padre? Poi lui sa benissimo che anche Scorpius rimarrà al castello, non ci permetterà mai di restare-
-Sempre il solito- sibilò Lily -Dopo tutti questi mesi dovrebbe essersi rassegnato...-
Rose incrociò le braccia, lasciandosi andare contro lo schienale.
-Cos'è questa storia che voi rimanete qui a Natale?-
La voce di Louis sorprese le due cugine alle spalle.
Lily ridacchiò, sventolandogli la lettera davanti al naso.
-Anche tu e Hugo resterete qui?- chiese il ragazzo.
Rose scosse la testa, facendogli segno di non infierire ulteriormente.
-Voglio restare pure io- mugugnò Louis. -Non è giusto così-
-CI SONO!-
L'urlo disumano di Rose fece voltare mezza Sala Comune.
-Dirò a mia madre che sono indietro con lo studio e che è meglio se rimango qui...Quest'anno ci sono i MAGO, di certo non mi farà rischiare un brutto voto...Le scrivo subito!-
Senza aggiungere altro la ragazza scavalcò abilmente lo schienale della poltrona, e davanti allo sguardo esterrefatto dei cugini, si diresse alla Guferia.



Molly Weasley sfogliò la penultima pagina del suo enorme libro colmo di ricette. Era dalla sera prima che pensava a cosa preparare per il pranzo di Natale, e ormai aveva definito quasi tutto il menu. Charlie era partito due ore prima, alla volta della Polonia, con la promessa che se non fosse riuscito a tornare entro qualche giorno, avrebbe fatto almeno gli auguri alla famiglia tramite il camino.
In quel momento squillò il telefono, e Arthur si alzò dal divano, posando il giornale, per andare a rispondere.
Lo sentì parlottare qualche minuto, dapprima in tono concitato, poi con voce più rassegnata.
-Forse è meglio che ti passi tua madre, così le parli direttamente tu e le spieghi tutto- disse infine.
Sentendosi chiamata in causa, Molly lo raggiunse, e afferrò sospettosa la cornetta che suo marito le porgeva.
-Pronto?-
-Ciao mamma sono io!-
-Ginny, tesoro, che bello sentirti...Mi confermi per domenica allora?-
-Veramente mamma, ci sarebbe un problema...-
Arthur rimase appoggiato alla parete che divideva la cucina dal salotto, e vide l'espressione di sua moglia incupirsi sempre di più, mentre ascoltava la figlia che le spiegava perchè lei e suo marito non sarebbero stati lì con loro, il giorno di Natale.
-Sì capisco- mormorò Molly -No, no, cara, fai benissimo ad andare...Si certo, è un'ottima opportunità, sono molto fiera di te!-
Si interruppe per lasciar parlare Ginny, e ne approfittò per cercare di riprendere il controllo delle proprie emozioni.
-Non ti preoccupare, siamo felicissimi per te! E i tuoi fratelli capiranno.....Certo, certo...Vorrà dire che ospiteremo solamente i ragazzi! Dì pure loro che possono stare da noi anche nei giorni seguenti, mentre tu ed Harry sarete via-
Arthur si mise le mani sul volto. Ecco che arrivava anche la seconda bomba.
-Come restano ad Hogwarts? ...Ma Ginny...-
L'uomo posò una mano sul braccio di sua moglie, come a dirle di non insistere.
-Va bene- disse semplicemente Molly, con voce flebile. Salutò sua figlia e riattaccò.
-Non verranno nemmeno loro...e neanche Albus e Lily- disse la donna, guardando per terra.
-E James?-
-Non l'hanno ancora sentito...Ma di certo almeno lui ci sarà..Ha finito la scuola, dove potrebbe andare altrimenti?-
Arthur l'abbracciò di slancio, sentendo la sua voce così sconsolata.
-Mi dispiace tesoro-


George Weasley entrò nel suo negozio a Diagon Alley. L'insegna dei "Tiri Vispi" era accesa, segno che prima di lui era già entrato qualcuno.
Suo figlio Fred infatti era già dietro al bancone. Lo guardò dalla soglia, con un sorriso.
Aveva vent'anni ormai e, nonostante i tentativi di Angelina di dirottarlo verso un lavoro più serio, aveva seguito in tutto e per tutto le sue orme.
Non per nulla portava il nome del suo gemello.
-Finalmente sei arrivato pa'!-
Fred si accorse di lui, e lo salutò con la mano.
-Mamma è venuta a casa a cercarti- lo informò, mentre George sistemava gli espositori -Ha detto che doveva parlarti-
-Beh, allora presto la vedremo ricomparire qui, visto che la casa è chiusa e lei è senza chiavi- rise l'uomo.
-A proposito- continuò -Hai da fare domani sera?-
-In effetti sì- rispose suo figlio, aprendo la cassa e sistemando i conti -Esco con James, Lucy, Dom e non so chi altro-
-Fantastico...- mugugnò George -Volevo tenere aperto un po' di più....Con la scusa del Natale la gente compra il doppio-
-Facciamo un'altra sera dai...o se no aspetta che Roxanne finisca la scuola, poi quel turno lo potrà fare lei...-
-Sì, poi chi la sente tua madre? Poi dice che vi taro tutti e due-
Fred scoppiò a ridere, proprio mentre Angelina entrava sbattendo la porta.
-Ma sei proprio deciso a scapparmi stamattina!- bofonchiò la donna, salutando figlio e marito con un bacio.
-Abbiamo vinto alla lotteria?- chiese George, curioso -O vuoi il divorzio?-
Sua moglie gli scoccò un'occhiataccia. -Non fare lo scemo...Mi ha scritto mia madre-
-Siano benedette le suocere!-
Fred dopo l'uscita del padre si appollaiò su uno sgabello, ben deciso a gustarsi la scena. Gli mancavano giusto i popcorn.
-Puoi fare il serio?- ringhiò Angelina, sbattendo un foglio sotto il naso del marito.
-E va bene...cosa dice?-
-Chiede se per quest'anno possiamo passare le feste con lei e papà. Sono quasi due anni che non vedono i ragazzi...E sarebbe bello, per una volta, festeggiare il Natale là da loro?-
-Andare in Messico?- domandarono Fred e George all'unisono. Se il tono del primo era a dir poco entusiastico, però, quello del secondo suonava piuttosto lugubre.
-Esatto...Col caldo che fa laggiù, potremmo addirittura andare al mare il giorno della vigilia!- esclamò Angelina.
-Ma è un viaggio lungo e...- cominciò a protestare suo marito.
-Dai pa' non fare il guastafeste!- lo bloccò Fred -Ci pensi? Sole, mare...belle ragazze...-
-Ehi!- lo richiamò sua madre.
-Vado a scriverlo a Roxanne, sarà contentissima- la ignorò il ragazzo, correndo sul retro.
-Proprio non ti va?- chiese Angelina a George, con voce più bassa, sfiorandogli una mano con le dita.
-Non è questo- borbottò l'uomo -E' che sai che a casa mia è tradizione passare il Natale tutti insieme-
-Certo che lo so- sorrise sua moglie -Sono quasi trent'anni che andiamo alla Tana-
-Per questo dico- riprese, visto che George taceva -che per un anno non succede nulla se andiamo dai miei....Anche a me piacerebbe passarlo con la mia famiglia, solo per questa volta-
-E va bene.-
Angelina lo abbracciò stretto, felicissima
-Rispondi pure a tua madre che saremo da loro la mattina del 25 Dicembre- sospirò George, cercando di non pensare a come avrebbe reagito la sua, di madre.


Ed ecco anche il secondo capitolo! Spero che vi piaccia...Ringrazio moltissimo martyfred che ha recensito, e coloro che hanno inserito la storia nei preferiti!!



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** My Christmas list ***








Hermione Jean Granger, quella mattina freddissima del 21 Dicembre, stava preparando il caffè.
Erano quasi le otto, e presto lei e Ron sarebbero dovuti entrambi uscire per andare al lavoro. Era l'ultimo giorno, poi sarebbero finalmente iniziate le tanto agognate vacanze.
E sarebbero tornati anche i ragazzi.
Hermione si accomodò in salotto, sorseggiando il caffè bollente. Con un tocco di bacchetta accese il camino, che si mise a scoppiettare allegro.
Sorrise, guardando le foto appese sopra ad esso. Lei e Ron il giorno del matrimonio, una di quando era nata Rose, poi Hugo, e infine una foto di tutti e quattro insieme sorridenti.
Le mancavano i suoi figli, da morire...anche se mai quanto mancavano a suo marito. Per fortuna che era quasi Natale. Sapeva che Ron contava i giorni praticamente.
-C'è del caffè anche per me?- chiese Ron scendendo con un gran sorriso tutto per lei, e dandole il bacio del buongiorno.
-In cucina- gli rispose lei, trattenendoselo qualche istante in più accanto.
Lui le scompigliò appena i capelli, quindi andò nell'altra stanza.
Proprio in quel momento una sagoma scura comparve al di là della finestra.
Hermione posò la tazzina sul tavolinetto lì di fronte, e andò ad aprire le imposte. Stringendosi nella vestaglia per il freddo, attese qualche istante, quindi un gufo planò giusto davanti a lei.
-Ciao Zeus- sorrise la donna, riconoscendo il gufo di Rose. Prese un biscotto dal ripiano e lo diede al volatile, che entrò per andare ad appollaiarsi sul suo trespolo in camera della padroncina, non prima di essersi fatto sfilare la lettera che portava legata alla zampa.
Hermione si risedette, un po' impensierita da quella busta inaspettata. La aprì e riconobbe la scrittura minuta di sua figlia.
-C'è qualcosa che devo sapere?-
La voce di Ron la sorprese alle spalle proprio quando era arrivata all'ultima riga.
-Niente di particolare- rispose sua moglie, cauta -O almeno, niente che non ci saremmo dovuti aspettare-
-E' incinta?- sbottò l'uomo, atterrito.
-Non essere ridicolo Ronald- lo riprese Hermione.
-Da quando esce con quel Malfoy...Non c'è da fidarsi!-
-Nostra figlia ha la testa sulle spalle, dovresti saperlo. E poi non avevi dato loro la tua benedizione?-
-Sì...Giusto per non doverci litigare ogni giorno!- precisò Ron.
-Beh..ormai l'hai fatto! Quindi mettitela via e finiscila di fare il bambino- lo rimbeccò Hermione.
Suo marito incrociò le braccia, facendo il muso. Lei scoppiò a ridere, era troppo buffo.
Anche dopo tutti quegli anni non era cambiato affatto.
-Dai...dimmi che problema c'è questa volta! Sono pronto a tutto-
-Che esagerato. Comunque, per farla breve...Rose dice che è indietro con lo studio, e con la storia che è il settimo anno e tutto il resto preferisce rimanere ad Hogwarts per le vacanze-
-E noi le crediamo?- borbottò Ron.
-Ovviamente no...- sorrise Hermione -Credo che i compiti stavolta c'entrino poco o niente. Semplicemente avrà colto al balzo l'occasione che le hanno fornito Lily ed Albus-
-Ah già, mi ha detto Harry che li lasciano a scuola quest'anno-
-Già...Quindi immagino che questa richiesta includa anche Hugo- commentò Hermione, ripiegando la lettera.
-Che facciamo?- chiese Ron, un po' abbattuto. Sua moglie lo guardò intenerita, sapeva quanto fosse combattuto tra il dispiacere che provava all'idea di non vedere i ragazzi, e la voglia di farli contenti acconsentendo alla loro richiesta.
-Non lo so...- considerò la donna, indecisa -Dopotutto per Rose è l'ultimo anno...D'accordo che il Natale è la festa della famiglia, ma se per un anno facciamo un'eccezione non muore nessuno...Del resto ti ricordi quanto ci divertivamo noi durante le vacanze a scuola, no?-
Ron annuì. -Sai- cominciò poi, stringendola per la vita -Questo mi ha fatto pensare....Ma da quanto tempo è che non ci prendiamo qualche giorno tutto per noi?-
-Troppo...-mormorò Hermione, passandogli le braccia al collo.
-Potremmo approfittare dell'assenza dei ragazzi, e andare a farci una vacanza da qualche parte, solo noi due. Che ne dici?-
-Dico che l'idea mi piace, e molto-
Ron sorrise, accostando la fronte a quella della moglie, che ad un tratto sospirò.
-Che c'è?- le chiese.
-Tua madre ne farà una malattia-
Suo marito emise un gemito -Dio non ci avevo pensato....-
-Non possiamo lasciarli soli- disse Hermione.
-Oh su non sono soli! Ci sono i miei fratelli...La nostra assenza non si noterà nemmeno...Poi per una volta, non succederà niente!- la rassicurò lui.
-E va bene!- concordò sua moglie, sorridendo, già pregustando i giorni successivi.


-Certo, è più che giusto che sia così. Non preoccupatevi ragazzi, e portate i nostri auguri ai signori Johnson-
Arthur riappese il telefono, scuotendo la testa. Se andavano avanti di quel passo, a Natale non si sarebbe presentato nessuno.
Lentamente avanzò verso la cucina, dove sua moglie canticchiava mentre scriveva la lista della spesa.
-Chi era al telefono?- gli chiese Molly, aggiungendo ancora qualcosa sul foglio.
-Vai già a fare compere per il pranzo?- domandò a sua volta il marito, sviando il discorso. -Mancano ancora cinque giorni!-
-E' bene portarsi avanti, lo sai- spiegò la donna -Domani intendo iniziare a cucinare, dev'essere tutto perfetto!-
-Allora chi era al telefono?- insistette.
-George- sospirò Arthur.
-Ah bene- sorrise Molly, guardandolo -Gli hai detto che li aspettiamo verso le dieci e mezza della sera della vigilia, come al solito?-
Suo marito non rispose, cercando di prendere tempo.
-Arthur che succede?- incalzò, ora seria, con un brutto presentimento.
-I genitori di Angelina hanno chiesto loro di andare a trovarli in Messico, quest'anno. Non hanno potuto rifiutare.-
Molly posò la penna e si lasciò andare contro lo schienale della schiena.
-Mi pareva strano che le cose potessero non peggiorare- disse, con voce rotta.
-Avanti, cara, non essere pessimista-
-Ma che Natale è se non siamo tutti insieme?- gemette Molly, passandosi una mano sul volto. -Non sarà la stessa cosa senza di loro-
-Lo so...Ma pensa agli altri nostri figli, e ai nostri nipoti, che invece saranno presenti. Si meritano di passare un bel Natale, malgrado l'assenza di qualcuno...-
-Hai ragione- mormorò sua moglie. E senza aggiungere altro, ricominciò a compilare la sua lista.





Dominique Gabrielle Weasley quella sera uscì di casa che erano quasi le dieci. Si Smaterializzò rapida, visto che era in un ritardo indecente.
Sarebbe dovuta essere ai Tre Manici di Scopa almeno da tre quarti d'ora. Prima di entrare si sistemò il vestitino, ravviandosi poi i lunghi capelli biondi. Aprì la porta e venne investita dal suono della musica e delle risate.
Da quando Madama Rosmerta aveva venduto il locale ad Hannah Abbot, questa l'aveva notevolmente modernizzato, con una pista per ballare, un palco dove si esibivano dei gruppi, e luci più soffuse.
Dominique raggiunse il tavolo dove erano soliti sedersi, cercando di passare inosservata.
-Finalmente- sbottò sua cugina Lucy, invitandola a sedersi vicino a lei.
-Mi dispiace- si scusò la ragazza -Ma con la storia del nuovo appartamento è un casino-
Salutò Fred e Molly, e altri ragazzi che non conosceva bene, quindi si sentì cingere le spalle da un braccio.
-Non mi saluti?- udì una voce sussurrarle all'orecchio.
Dominique sorrise, voltandosi. James la guardava con quegli occhi che avrebbero piegato chiunque.
La ragazza gli schioccò un bacio sulla guancia, appoggiandosi poi alla sua spalla.
-Sono stanca morta- sospirò.
-Si vede- rise il suo cugino preferito -Ma sei tu che sei cocciuta e vuoi fare le cose da sola...Noi ci eravamo offerti di darti una mano con il trasloco-
-Non cominciare con le prediche adesso- gli intimò Dominique, rubandogli dalla mano il bicchiere che sorseggiava di tanto in tanto e vuotandolo tutto d'un sorso.
James le fece una linguaccia, prendendola in giro, ma poi si fece di colpo serio.
-Mi ha chiamato Rogers- sibilò poi, con una nota di disprezzo nella voce.
-Cosa?- rantolò Dom incredula, scostandosi appena per far passare Fred e Molly che andavano a ballare.
Amyas Eric Rogers era il suo ex ragazzo. Stavano insieme dal quinto anno, ma qualche mese prima, poco dopo aver finito Hogwarts, lei lo aveva lasciato.
-Voleva tue notizie- spiegò James, con un tono che poco malcelava il suo disgusto.
-Scherzi?- allibì sua cugina -Ma poi perchè avrebbe chiamato te? Ti ha sempre odiato-
-E che ne so, chi capisce voi Serpeverde è bravo...Mi ha praticamente implorato di dirti di chiamarlo-
-Non se ne parla- sbuffò Dominique -E poi da quando tu fai l'avvocato del diavolo?-
-Per quanto mi riguarda può anche buttarsi in un fosso- ringhiò James -Io ti riporto solo le sue parole-
La biondina lo guardò strano, non capendo quella rabbia sorda. Senza nemmeno sapere perchè si sporse per carezzargli una guancia, facendolo calmare di colpo.
Lui bloccò la mano della cugina coprendola con la propria e trattenendosela accanto al volto, intrecciando poi le dita con le sue.
Dom affondò gli occhi chiarissimi in quelli castani di James, sentendo il cuore mancare di un battito. Non c'era più la musica, non c'erano più le persone, non c'era più nulla.
-Usciamo- disse ad un tratto James con voce roca, stringendole forte la mano, come se da tutta la vita non aspettasse altro che quel momento.
Senza nemmeno attendere una risposta si alzò, trascinandosi dietro la ragazza. Fece un cenno veloce a Fred, che di rimando gli strizzò un occhio, e condusse Dominique fuori dal locale.
Lei non ci capiva più niente, era come frastornata. Fece appena in tempo a infilarsi la giacca e mettersi il cappello, che si ritrovarono fuori, nella neve.
Seguì James, che camminava rasente al muro trascinandosela dietro, quasi senza pensarci.
Appena svoltato l'angolo, però, il ragazzo di fermò e si voltò di scatto, facendola andare a sbattere contro il muro alle sue spalle.
Le lasciò la mano per posare entrambi i palmi ai lati della testa di Dominique, e avvicinandosi di un passo.
La ragazza poteva sentire il suo fiato caldo solleticarle il volto, gli occhi erano ormai da tempo incatenati a quelli del cugino.
-Non ce la facevo più- alitò James -Non ne posso più di questa situazione-
Dom non disse nulla. Non c'era bisogno di chiedergli a cosa si riferisse.
Non c'era bisogno di domande per capire il sentimento che lo agitava, ormai da lungo tempo.
Non c'era bisogno di risposte per dirgli che sì, anche lei lo ricambiava. Da anni.
Così mosse la testa in avanti, e posò semplicemente le labbra su quelle di James, che si schiusero immediatamente per incastrarsi alla perfezione con le sue.
E fu beato oblìo.



Eccomi di nuovo qui...Scusatemi tanto, ma non ho proprio resistito all'idea di inserire qualche scena tra James e Dominique..Mi piace troppo scrivere su di loro!! Ringrazio infinitamente martyfred e Le3Funkazziste (o ti devo chiamare Marchesina xD? Dimmi tu come preferisci!) che hanno recensito. Grazie grazie grazie, le vostre parole bellissime mi hanno fatto veramente piacere! Un abbraccio, e al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** All alone for Christmas ***








Dominique si rigirò nel letto, avvolgendosi meglio nella coperta pesante. Allungò una mano alla sua destra, e nel sentire la piazza vuota aprì gli occhi.
La stanza era in penombra, piena di scatoloni e abiti ammassati alla bell'e meglio.
In fondo al materasso riconobbe i resti di ciò che indossava la sera prima, e che ormai giacevano lì dopo un rapido abbandono, frutto dell'intervento di mani calde e bramose.
La ragazza prese dal comodino la sveglia digitale. Segnava le nove e diciassette di Giovedì 22 Dicembre.
Proprio mentre si stava decidendo ad alzarsi, sentì la porta aprirsi con un cigolìo.
-Ti sei svegliata- sentì James sussurrare.
Un profumo di brioche calde e caffè si insinuò nella stanza, mentre il ragazzo le posava un piccolo vassoio accanto.
-E questa che cos'è?- sorrise Dominique, prendendo delicatamente tra le dita una rosa rossa a gambo lungo, infilata abilmente nel manico della tazzina del caffè in modo che non cadesse.
-Un piccolo omaggio- mormorò James, guardandola come se volesse leggerle dentro.
Dom arrossì, per quella che era probabilmente la prima volta in vita sua. Non era da lui fare cose così dolci...Di solito era il casinaro, quello che faceva gli scherzi, e prendeva in giro le ragazze.
Lei del resto era quella fredda, solitaria, indifferente a tutto e tutti. La prima Weasley nella storia ad essere smistata a Serpeverde.
Fortuna che Albus l'aveva presto raggiunta, così avevano smesso di considerarla la pecora nera della famiglia.
Passò una mano tra i capelli di James, sempre sparati da tutte le parti.
-Siamo dei pazzi- sussurrò, più a sè stessa che a lui.
-Non è vero- la contraddisse il ragazzo -Non facciamo nulla di male. Non c'è nulla di pazzo in tutto questo-
-Ma siamo cugini- gemette Dominique, lasciandosi cadere sui cuscini -Queste cose si facevano nel Medioevo-
-Nel Medioevo li obbligavano a sposarsi, è diverso...Io invece sono innamorato di te-
La biondina stava per ribattere, quando parve rendersi conto dell'enormità di quanto aveva appena detto James.
Si bloccò a guardarlo, aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a dire niente. Le mancava l'aria.
Lui la guardò di sottecchi, ridendo sotto ai baffi. Era troppo buffa.
E troppo bella.
Le prese il volto tra le mani, baciandola più e più volte. Si stese su di lei, facendo leva sui gomiti per non pesarle addosso.
-Tra mezz'ora arriva mia madre...Aveva promesso di aiutarmi a sistemare- lo fermò lei, a malincuore.
-Dille di passare più tardi- mugugnò lui, baciandole il collo.
-Non posso...Sai com'è quando ci si mette. E se ti trova qui succede un casino...E'una cosa da affrontare con calma-
James si alzò, protestando a mezza voce.
-Senti, non ho nessuna intenzione di stare senza di te. Non adesso- le disse ad un tratto.
-Nemmeno io- ammise Dominique.
Lo voleva per sè. Lo voleva come mai prima. E non poteva lasciarlo andare via.
-Partiamo- disse James.
-Cosa?-
-Andiamo via qualche giorno. Tu ed io.-
-Tu sei pazzo- sorrise Dom.
-Di te...lo capisci?- sbottò il ragazzo -Teniamoci questa cosa per noi. Sistema le cose con Fleur qui a casa, io vado a prendere le valigie, liquido in qualche modo i miei, e poi torno a prenderti-
Il cuore di Dominique lottava per uscirle dal petto.
-D'accordo. Ci sto!- udì la propria voce dire quelle parole, e capì che era quello che voleva, e nient'altro.
Un Natale sola con James, colui che da almeno due anni a quella parte popolava i suoi sogni.



Ronald Bilius Weasley da dieci minuti buoni stava facendo su e giù davanti al telefono.
Faceva due passi, e lo guardava. Poi ci posava sopra una mano e subito la ritraeva, per poi ricominciare a camminare.
-Per caso scotta la cornetta?- lo prese in giro Hermione, che passava di lì carica di abiti da mettere in valigia.
-Finiscila. Sto per fare la cosa più difficile di tutta la mia vita-
-E detto da uno che ha lottato contro Lord Voldemort....- ridacchiò la donna.
-Mia madre è peggio- sentenziò Ron, guardando il telefono con aria lugubre.
-Oh avanti..Chiamala ora, o lo farò io! Non è educato disdire all'ultimo momento.-
L'uomo fece un sospiro profondo, quindi compose il numero.
Al secondo squillo, però riattaccò.
-Non ce la posso fare- sbottò, di fronte allo sguardo interrogativo di sua moglie. -Vado a farmi una camomilla e poi riprovo-
Hermione alzò gli occhi al cielo, poi fece per seguirlo, ma il trillo del telefono la fermò.
-Pronto? Oh salve Signora Weasley...Si si, Ron doveva parlarle! Ora glielo passo!-
Sentendo quello che diceva, suo marito le corse davanti, pallidissimo.
-Come ha fatto a capire che ero io a chiamare?- chiese in un sussurro.
-Hanno l'avviso di chiamata, ricordi?- sbuffò Hermione, con un tono quasi impercettibile, mentre gli passava la cornetta.
-Ciao mamma! Tutto bene?- abbozzò Ron fingendosi allegro.
-Eh si certo..proprio a questo proposito volevo parlarti- tentò di dire, incespicando nelle parole -A Natale, dato che i ragazzi vorrebbero restare ad Hogwarts, io ed Hermione avremmo pensato di andare qualche giorno in vacanza solo noi due-
-Sicura che non sia un problema?- aggiunse qualche istante dopo -E' proprio un'idea dell'ultimo momento...e ci piacerebbe approfittarne, giusto per quest'anno. Perfetto, allora ti chiamo non appena torneremo! Saluta papà!-
-Come l'ha presa?- domandò preoccupata Hermione.
-Bene, mi sembra...o perlomeno ha cercato di capire-
-E' già qualcosa dai..- sospirò sua moglie -Ma mi sento in colpa lo stesso-
-Credevo avessimo già affrontato l'argomento- le ricordò Ron, accarezzandole il volto con dolcezza -Ci saranno i miei fratelli...Per un anno possiamo prenderci del tempo per noi senza pensare a niente?-
Hermione lo guardò per qualche istante, poi sorrise, coprendo le labbra del marito con le sue.



Fleur Delacour uscì dal piccolo appartamento della sua secondogenita dopo nemmeno un quarto d'ora di visita.
Dominique le era parsa strana, agitata..una cosa molto sospetta dato che lei era sempre controllata e tranquilla.
Fleur però non se ne preoccupò troppo, dato che nonostante tutto le era sembrata...felice. Quindi qualunque cosa potesse esserle successa non doveva essere niente di brutto.
Certo che con la storia del Natale...Dom aveva sempre adorato passare il Natale dai suoi nonni, e quell'anno aveva dato buca senza nemmeno troppe spiegazioni.
La donna si Smaterializzò con un sospiro e riapparve a Villa Conchiglia. Doveva ricordarsi che i suoi figli erano grandi...E che ormai erano in grado di decidere delle loro vite da soli.
-Victoire tesoro, che ci fai qui?- si sbalordì Fleur, vedendo la sua primogenita seduta sugli scalini pieni di neve davanti al portico.
-Dovrebbe arrivare anche Teddy a momenti- disse la ragazza, dando un bacio alla madre. -Papà quando torna?-
-Ha detto che faceva un salto a Diagon Alley se non sbaglio- spiegò Fleur, aprendo la porta di casa -Quindi tra poco sarà qui immagino.-
Fece entrare la figlia, in modo che si scaldasse davanti al camino acceso, quando arrivò anche Ted Lupin.
-E' permesso?- borbottò il ragazzo, insinuandosi nello spiraglio della porta che la Delacour stava per chiudergli in faccia.
-Oh Ted! Non ti avevo visto- esclamò -Vieni, entra pure-
-Finalmente!- sorrise Victoire, invitandolo a sedersi vicino a lei sul divano.
-Tuo padre non c'è?- domandò lui, nervoso, ricevendo in risposta un segno di diniego.
Fleur sorrise tra sè. Chissà cosa stavano tramando, e perchè gli interessava tanto sapere dove fosse Bill.
Proprio in quel momento, l'uomo rientrò. I capelli decisamente più corti di quando era giovane, la fronte un po' più stempiata, e lo stesso sguardo sveglio di suo figlio Louis.
Vedendoli tutti lì in salotto ad attenderlo, si bloccò sulla soglia.
-E' una riunione di famiglia?- chiese.
-No, caro- rispose sua moglie con un mezzo sorriso -Credo che i ragazzi ci vogliano dire qualcosa-
-Devo sedermi?- s'informò Bill, guardando la figlia.
-No papà, non è niente di drammatico- rise Victoire alzando gli occhi al cielo.
-Allora parla, per favore-
-Ecco...vedi- cominciò la ragazza, un po' titubante -Noi sappiamo quanto tu tenga al Natale in famiglia, e anche per noi è lo stesso, davvero. Solo che è il primo che passiamo da sposati, e siccome non siamo riusciti a fare un viaggio di nozze decente, e questo è l'unico periodo di vacanza...-
-Non se ne parla- sbottò suo padre, senza nemmeno lasciarla finire, tanto sapeva benissimo dove voleva andare a parare.
-Bill!- lo riprese Fleur, guardandolo storto.
-No- ripetè lui -Il Natale è la festa della famiglia...E' tradizione di andare dalla nonna! Avete presente quanto male ci rimarrà se le dite che non ci sarete?-
-Papà lo so- ritentò Victoire -Ma per quest'anno non casca il mondo...Ci saranno comunque Dominique e Louis-
-Veramente nemmeno Dom ci sarà- disse sua madre, con una vocina piccola piccola.
-Cosa?- si arrabbiò Bill -Adesso la chiamo e ci parlo io-
Stava già avanzando a grandi passi verso il telefono, quando Fleur gli si parò davanti.
-Tu non chiami proprio nessuno! I ragazzi sono grandi, e se per un anno vogliono fare qualcos'altro, non possiamo obbligarli a stare qui!-
Bill tacque, intuendo che la moglie aveva ragione.
Eppure lui non voleva passare il Natale senza almeno una parte della sua famiglia.
Guardò Victoire, poi Teddy. Considerò la cosa per qualche istante, poi si illuminò tutto.
-E se venissimo con voi?- domandò, con tono entusiasta.
-Cosa?- rantolò sua figlia, mentre Ted cominciava a tossire.
-Sì, una bella vacanzina solo noi quattro- gioì Bill, già immaginandosela -Vado ad avvisare il lavoro, poi domattina chiamo la nonna-
E si avviò in cucina quasi saltellando, mentre Fleur scuoteva la testa sconsolata all'indirizzo di Victoire, che si mise le mani sul volto, affranta.


Scusate il ritardo, ma venerdì ho un esame e non sono riuscita a postare prima!
Ringrazio martyfred e la Marchesina che hanno commentato...Grazie mille ragazze, se potessi vi farei un altarino, davvero!!! =) Alla prossima!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I'm dreaming of a white Christmas ***







Molly Weasley quel primo pomeriggio del 23 Dicembre stava farcendo il tacchino, preparandosi poi a metterlo in forno. Aveva già apparecchiato la tavola per il pranzo e messo gli innumerevoli regali per figli e nipoti sotto l'immenso albero in salotto.
Arthur quella mattina era andato al Ministero per parlare con dei colleghi, e non era ancora rientrato, così lei aveva potuto sbrigare le faccende di casa in assoluta tranquillità.
Quell'anno per la prima volta dopo tanto tempo, il Natale sarebbe stato diverso. Inutile fingere, tutto avrebbe avuto un altro sapore con più della metà dei suoi figli lontani quel giorno. Ma lei aveva dovuto affrontare prove ben più dure nella sua vita, così cercava in tutti i modi di fingere che tutto andasse bene.
-Molly, dove sei?-
La voce di Arthur dal salotto la riscosse dai suoi pensieri.
-Sono in cucina- gli urlò.
-Mmm...che profumino- disse l'uomo, raggiungendola.
-Ma se non ho ancora messo a cuocere nulla- rise sua moglie, dandogli un bacio.
Arthur alzò le spalle, levandosi poi il cappotto e il cappello e posandoli su una sedia.
-Senti...-cominciò -Ho visto Bill al lavoro-
-E...?- chiese Molly, continuando a cucinare.
L'improvviso silenzio del marito, tipico di quando non sapeva come affrontare un discorso, la indusse a voltarsi verso di lui per guardarlo.
-Non vengono nemmeno loro- disse la donna, interpretando i pensieri di Arthur.
Lui infatti scosse la testa -Mi dispiace-
Molly non gli rispose. Guardò il tacchino, ormai quasi pronto, preparato con amore e pazienza. Ci aveva messo tutta la mattina.
Era inutile farlo, dato che nella migliore delle ipotesi sarebbero stati in sei. Loro due, e la famiglia di Percy.
Il pranzo invece era stato progettato per molte più persone. E in più lei ormai era sicura che presto anche il suo terzogenito avrebbe chiamato per disdire, adducendo una qualche scusa che lei nemmeno più voleva sentire.
Mosse appena la bacchetta, e il tacchino scomparve. La tavola venne sparecchiata in un lampo, tutti i preparativi fatti in quel momento sparirono.
-Cosa stai facendo?- chiese Arthur.
-Non ha senso festeggiare il Natale soli. Presto vedrai che chiamerà anche Percy per dirci che non ci sarà.
-Ma perchè dici così?- cercò di calmarla suo marito, avvicinandosi a lei.
-No Arthur, lascia stare- lo fermò Molly -Mi intristirebbe e basta. Se proprio dobbiamo essere solo noi due, allora preferisco passarlo come un giorno qualsiasi-
E detto questo se ne andò, dirigendosi al piano di sopra. Stava già salendo le scale, quando il telefono attaccò a squillare.
Suo marito fece per sollevare la cornetta, ma lei lo bloccò.
-Lascia faccio io- gli disse -Pronto?-
-Ciao mamma, sono Percy! Volevo...-
-Si lo so cosa volevi dirmi- sbottò Molly -Nemmeno voi ci sarete a Natale. Non ti preoccupare!-
-Ma io...-cercò di dire l'uomo.
-No caro, tranquillo. Non mi servono spiegazioni! Me ne hanno già date molte i tuoi fratelli- continuò sua madre -Io e tuo padre ce la caveremo benissimo anche da soli, non ti preoccupare! Buon Natale! Salutaci Audrey e le ragazze-
E riattaccò, affranta.



Percy attaccò a sua volta la cornetta, guardando un po' stranito sua moglie, seduta lì accanto.
-Allora, che ha detto?- chiese Audrey.
-Non ho capito molto- confessò lui -A quanto pare era convinta che le avrei detto che non avremmo partecipato al pranzo di Natale-
-E perchè?- si stupì sua moglie.
-Mi sembra abbia detto che nessuno dei miei fratelli ci sarà-
-Scherzi? Ma è tradizione stare tutti insieme a Natale-
-Infatti- confermò Percy -Ora provo a sentire in giro-
In quel momento passò di lì Lucy, che si stava preparando per uscire.
-Lucy!- la chiamò suo padre -Ascolta, mi serve un favore-
-Dimmi-
-Devi metterti in contatto con i tuoi cugini, e sentire chi di loro sarà presente al pranzo di Natale dai nonni-
-Oh non c'è bisogno che glielo chieda...lo so già!- rispose la ragazza, con un sorriso.
-Allora?-
-Mmm...nessuno in pratica!-
-Cosa?- allibì anche Audrey -Come mai?-
-Beh...Al, Rose, Lily, Hugo e Louis rimangono a Hogwarts- cominciò, contando sulle dita -Roxie e Fred sono in Messico con zio George e zia Angelina...Poi vediamo...Victoire, Dominique e James se ne vanno per i fatti loro...Quindi rimaniamo solo io e Molly-
-Non ci posso credere- mormorò Percy contrariato.
-Forse è meglio che chiami i tuoi fratelli- gli suggerì sua moglie.
-Ma che problema c'è?- s'informò Lucy.
-Ho parlato con la nonna...E lei e nonno Arthur saranno completamente soli a Natale, perchè tutti hanno preso degli altri impegni-
-Ah capisco...-disse la ragazza, un po' intristita.
-Ascolta tesoro, parla con i tuoi cugini d'accordo? E spiega loro la situazione- fece Audrey -Intanto io e papà parleremo agli zii-


Nel giro di pochi minuti gli altri cinque fratelli Weasley ricevettero una telefonata molto simile.
Ma sia Ginny dalla Grecia, sia Ron dal suo albergo in Scozia, sia George dal Messico, sia Charlie dalla Polonia e sia Bill dall'Italia risposero con un laconico quanto disinteressato "farò il possibile".
-Beh tu ci hai provato- disse Audrey, cercando di consolare il marito.
-Già...Spero almeno che Lucy riesca a far ragionare i ragazzi- sospirò Percy.
Nello stesso momento Rose Weasley, nella Sala Comune di Grifondoro, stava aprendo una lettera destinata a lei, Lily, Hugo e Louis. Albus, nel dormitorio di Serpeverde lo stesso. E così anche Dominique e James, nel piccolo appartamento che avevano affittato a Parigi.
-E' Lucy- lesse Rose, mentre gli altri la attorniavano curiosi -Pare che i nonni saranno completamente soli a Natale-
-E perchè lo dice a noi?- chiese Lily.
-A quanto pare i nostri genitori non hanno recepito molto il messaggio-
-Ti pareva...-bofonchiò sua cugina, appoggiandosi al bracciolo della poltrona.
Rose scorse di nuovo le parole scritte da Lucy..Si capiva che erano state vergate in fretta, magari con rabbia.
"I nonni sono soli"
"Dobbiamo rimediare"
Queste le uniche frasi che importavano. Il resto non contava.
-Dobbiamo cercare di essere alla Tana entro domani sera- sentenziò la ragazza, accartocciando la lettera.
Un coro di proteste si levò dai cugini. Erano troppo contenti di aver ottenuto di restare ad Hogwarts per rinunciare a quell'opportunità. Ma lei in fondo sapeva che presto avrebbero acconsentito.
Corse verso la sua stanza singola da Caposcuola, e tirò fuori la valigia, cominciando a gettare dentro abiti a caso.
Qualche secondo dopo le fiamme del suo camino cominciarono a crepitare.
-Rose tesoro ci sei?-
Sentendo la voce di sua madre si inginocchiò davanti al fuoco, giusto in tempo per vedere il bel volto di Hermione Granger apparirvi dentro.
-Mamma! Come state? Dove siete?- domandò la ragazza d'un fiato.
-Ti racconterò tutto al più presto, ma ho pochissimo tempo, stiamo tornando a casa-
-Sul serio?- esultò Rose -E gli zii?-
-Questo non lo so...Non ho avuto occasione di contattarli, ma spero che decideranno anche loro di fare la cosa giusta-
-E noi? Noi come facciamo? L'Espresso di Hogwarts è partito stamattina...siamo bloccati qui-
-Non ti preoccupare- sorrise Hermione -Ho appena parlato con Neville. Lui tornerà a casa domattina, quindi potrà dare un passaggio anche a voi-
-Oh perfetto- esultò Rose -Abbiamo sistemato tutto allora...-
Proprio mentre diceva queste parole, si accorse che in effetti non era tutto a posto.
Quando aveva detto a Scorpius che sarebbe rimasta lì a scuola per Natale, lui l'aveva presa in braccio e l'aveva fatta girare, urlando di gioia.
Difficile per uno come lui sbilanciarsi così tanto...ma davanti alla prospettiva di passare le feste non più da solo come era solito fare, nemmeno uno schivo come lui era riuscito a frenarsi.
Cosa gli diceva adesso? A meno che...
-Mamma, io vengo, ma ad una condizione-
-Quale?- chiese Hermione.
-Scorpius verrà con me-
Sua madre sospirò. Poi sorrise. A lei quel ragazzo in apparenza freddo e insofferente, ma in realtà tremendamente solo, le aveva sempre fatto molta simpatia.
-Mi stai prospettando una bella nottata in bianco a litigare con tuo padre- mormorò Hermione, nemmeno troppo seccata -Ma va bene, portalo pure-
Se fosse stata davanti a lei in carne ed ossa, Rose le si sarebbe gettata addosso.
-Grazie mamma! A domani-
Era quasi Natale. E sarebbero stati tutti insieme.


Rieccomi qua! Un po' in ritardo, lo so, ma sono sotto esami e quindi anche trovare tempo per gli aggiornamenti non è facile! Ad ogni modo questo dovrebbe essere il penultimo capitolo, poi questa storia si concluderà!
Ringrazio infinitamente martyfred, chia e Vales che hanno recensito. Mi avete scritto delle cose stupende ragazze, fate conto che questo capitolo sia dedicato a voi! Alla prossima, spero!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=621618