Il Nostro Amore Segreto

di Scarcy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Nostro Amore Segreto ***
Capitolo 2: *** Sogno Di Bambina ***



Capitolo 1
*** Il Nostro Amore Segreto ***


Il Nostro Amore Segreto
Questa One-shot è in realtà una spin-off della mia storia "Il Figlio Della Prof", ma comunque non dovete aver letto la storia principale per capire questa.  


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Il Nostro Amore Segreto
 
 Ero stesa sul mio letto a fissare il soffitto mentre sentivo mia madre che parlava al telefono con mia zia.
 Era incredibile! Un intero camion di parenti era appena andato via da casa mia e finalmente potevo respirare per un attimo.
 Era sempre stato così, fin da quando ero nata. Le feste di Natale si passavano a casa di una delle tre figlie di mia nonna, e quest’anno era il turno di mia madre. Quindi la mia casa era stata invasa da una ventina di persone pronte a far fuori il pranzo di Natale preparato da me e mamma.
 Il venticinque dicembre era sempre stato così e dubitavo che quella tradizione sarebbe mai cambiata.
 Non mi ero mai lamentata perché per me il periodo delle vacanze natalizie era uno dei più belli in assoluto: non c’era scuola, non c’erano interrogazioni. Relax, solo relax.
 Però adesso c’era un motivo per cui cominciavo ad odiare le vacanze natalizie. Quel motivo era Massimiliano Draco, il mio ragazzo.
 Senza la scuola lui ed io non potevamo vederci, e questo mi stava distruggendo.
 Ormai non ero neanche sicura che la nostra si potesse definire una relazione. Certo ero stata io a creare tutta quella situazione di segretezza per evitare che sua madre, la mia professoressa di Scienze, scoprisse che stavamo insieme ma… ma… Io non ce la facevo più a stare senza vederlo, non dopo che ne avevo passate così tante per farlo diventare mio.
 Proprio in quel momento squillò il cellulare, lo presi stancamente o lo portai all’orecchio senza neanche guardare il display.
 -Pronto?-
 -Vale… Stai bene?-
 Era Amy, una delle mie migliori amiche. Come al solito aveva capito subito che c’era qualcosa che non andava nella mia voce e sinceramente ero troppo stanca e distrutta per trovare una scusa che potesse convincerla a non approfondire.
 -No, non sto bene-, sentivo le lacrime che salivano verso i miei occhi, ma riuscii a ricacciarle indietro. Non piangevo mai davanti ad altri, e anche se ero al telefono con la mia migliore amica, non avrei lasciato alle lacrime la possibilità di vedere la luce. –Mi manca, ed è da una settimana che non lo vedo.-
 -Lo so che ti manca-, iniziò Amy con tono comprensivo. –Non c’è stata proprio occasione per potervi vedere? Dopotutto oggi è Natale.-
 Sospirai sconsolata e mi misi a sedere.
 -Sarà anche Natale ma io avevo il raduno di parenti da me e anche Massi era impegnato con la sua famiglia. Non siamo proprio riusciti a trovare un modo per vederci.-
 -Capisco ma non devi stare giù per questo, vedrai che un modo per incontrarvi lo troverete. Massi ti ama troppo per starti lontano ancora a lungo.-
 Amy si lasciò sfuggire un risolino ma come sempre io non riuscivo ad essere ottimista. Non sempre l’amore era abbastanza forte, e a quel punto non potevo neanche essere così sicura dell’intensità dei suoi sentimenti verso di me.
 Ad un tratto mia madre fece capolino nella mia stanza.
 -Vale c’è una tua amica alla porta.-
 Rimasi un attimo interdetta. Una mia amica? Chi?
 -Arrivo-, dissi sempre più sorpresa. –Amy, devo andare. Ci sentiamo in questi giorni.-
 -Va bene, fai gli auguri alla tua famiglia da parte mia.-
 -Certo.-
 Riattaccai il telefono e scesi giù con il cervello che lavorava febbrilmente.
 Una volta nell’ingresso mi ritrovai davanti al sorriso sgargiante di Sabrina, una delle mie più care amiche, ma anche la più recente.
 -Ciao-, disse lei con calma.
 -Ciao-, risposi io sospettosa. –Come mai sei qui?-
 -Sto andando al cinema con un paio di amiche e mi stavo chiedendo se volessi venire con noi.-
 Okay, qui c’era qualcosa di strano. Prima di tutto da quando in qua Sabrina aveva delle amiche che io non conoscevo? E seconda cosa: come mai aveva deciso di chiederlo proprio a me di andare con lei?
 -Vale, ci sei?- mi chiese lei divertita.
 No, non c’era affatto. Non c’ero perché ero consapevole che Sabrina mi stava nascondendo qualcosa.
 -Fossi in te accetterei il mio invito-, cercò di convincermi lei.
 Ci pensai un attimo. Dopotutto non mi costava niente e comunque non avevo altri impegni per la serata. Annuii con calma e corsi di sopra a prendere la borsa e il cappotto.
 Avvisai i miei della mia uscita improvvisa e seguii Sabrina fuori da casa mia.
 Mi diressi decisa verso la sua Opel Corsa nera quando lei mi fermò per un polso.
 -Credo che tu debba salire su un altro veicolo-, era sempre più divertita.
 -Ma di che stai parlando?-
 Il suo sorriso era sempre più sospetto.
 -Seguimi e basta.-
 Mi trascinò in fondo alla strada e quando svoltammo l’angolo lasciò andare il mio polso ma ormai non pensavo più a lei o al fatto che mi avesse quasi staccato un braccio. Non avevo più motivo di perdermi in discussioni inutili, perché davanti ai miei occhi in quel momento c’era l’unica persona al mondo che avrei voluto vedere.
 -Scusa il ritardo, ma mi ci è voluto un po’ per trovare il modo di incontrarci.-
 -Massi…-, mormorai incredula.
 Era Massi. Il mio Massi. In piedi, appoggiato a quello che doveva essere il SUV grigio metallizzato di suo padre.
 -Pensavi che avrei lasciato passare questo giorno senza vederti-, mi dissi con il suo solito sorriso sghembo, quello con il quale si prendeva sempre gioco di me. Il sorriso che in passato avevo odiato con tutte le mie forze e che adesso amavo così tanto.
 Non risposi. Non avevo frecciatine da lanciargli o commenti acidi da spendere. Volevo solo… lui.
 Mi lanciai verso Massi e quando lo raggiunsi lo strinsi con tutte le forze che avevo, finché non sentii il suo cuore battere contro il mio orecchio poggiato sul suo petto.
 -Mi sei mancato-, sussurrai con un filo di voce. Non ero tipo da smancerie e non avrei mai creduto che un giorno avrei pronunciato una frase del genere, ma… Mi era mancato, sul serio! Come l’aria. Come l’acqua. Come il sole.
 Lui mi strinse a lui e cominciò a cullarmi.
 -Non ce la facevo più. Avevo bisogno di vederti.- La sua voce era bassa e dolce, era una voce che non gli apparteneva o forse ero io che non l’avevo mai notata. Forse non avevo notato la dolcezza che metteva quando parlava con me.
 Alzai lo sguardo ed incontrai finalmente i suoi luminosi occhi verdi. Vederli di nuovo, finalmente, mi aveva creato una specie di scompenso cardiaco. Il mio cuore accelerava e decelerava senza che io riuscissi a controllarlo.
 -Sabrina mi ha dato una mano e adesso ci ha lasciato da soli.-
 Sbattei le palpebre confusa e voltandomi vidi che Sabrina non c’era più. Quanti monumenti avrei dovuto far erigere in onore di quella ragazza? Ormai avevo perso il conto.
 -Allora-, cominciò Massi sorridendo. –Cinema? Che ne dici?-
 Lo guardai e le parole non arrivavano alla mia gola. Ero talmente felice di vederlo che non riuscivo neanche a parlare. Annuii con un sorriso.
 Lui si allontanò da me e mi guardò ancora una volta sorridendo.
 -Andiamo allora.-
 Si staccò completamente da me e si voltò per dirigersi verso il SUV. Fu in quel preciso istante che capii quanto davvero mi fosse mancato il calore del suo corpo in quei giorni in cui eravamo stati costretti a restare lontani.
 Agii d’impulso.
 Allungai una mano e afferrai il suo braccio per il cappotto. Massi si bloccò.
 -Aspetta un attimo-, lo supplicai con un filo di voce.
 Lui si voltò con aria preoccupata ma non gli lasciai neanche il tempo di pronunciare una sillaba. Portai le mani sulle sue spalle e alzandomi sulle mezze punte raggiunsi all’istante le sue labbra con le mie. Approfondii subito il bacio, l’urgenza che avevo di sentire quel contatto con lui era quasi dolorosa, e la sua bocca era l’unica cura per quel male che mi stava divorando.
 Dopo un attimo di smarrimento, Massi mi attirò ancora più a sé per permettere ai nostri corpi di aderire perfettamente l’uno all’altro. Mi strinse con forza e rispose al mio bacio con talmente tanta foga che capii perfettamente quanto anch’io gli fossi mancata.
 Non riuscivo a trovare la forza di far terminare quel bacio. Ogni volta che provavo a staccare le mie labbra dalle sue, avvertivo ancora quel doloroso senso di vuoto e ricominciavo quel bacio da capo, come se avessimo appena iniziato.
 Le sue mani grandi e forti mi tenevano ancorata a lui, e le mie mani, dietro al suo collo, avvertivano i suoi capelli biondi scivolare delicatamente sulla mia pelle.
 Il bacio giunse lentamente a termine e solo in quel momento mi resi conto di avere il fiatone. Un fiatone davvero imbarazzante, come se avessi corso per chilometri, mentre il mio cuore era in procinto di esplodere.
 Mi staccai da lui e guardai subito a terra imbarazzata, mentre le sue mani restavano sui miei fianchi per impedirmi di allontanarmi anche solo di un millimetro.  
 -Scusami se ti sono saltata addosso in questo modo ma…-, Oddio, perché stavo parlando? Da dove stavano uscendo quelle parole? Non bastava la figura che avevo fatto, dovevo anche peggiorare la mia precaria situazione?
 Alzai lo sguardo e sentii gli occhi riempirsi di lacrime appena incontrarono i suoi, verdi e ancora colmi di desiderio.
 Con Massi riuscivo sempre ad aprirmi, ad esternare tutto quello che con gli altri tenevo chiuso nel mio cuore. Non sapevo come facesse ma riusciva a farmi essere davvero me stessa.
 Ricacciai indietro le lacrime e continuai.
 -In questi giorni non ci siamo mai visti, e anche per telefono non è che abbiamo parlato più di tanto. Questo mi ha fatto sentire quasi abbandonata. Come se non ci fosse mai stato nulla tra noi, come se il fatto di restare separati mi allontanasse sempre più da te.-
 Non sapevo dove avevo trovato il coraggio per confessare tutti i miei sentimenti, tutte le sensazioni e i presentimenti che in quei giorni mi avevano attanagliato il cuore.
 Massi mi guardò ancora per un secondo e poi sospirò scuotendo la testa.
 -Ah, Vale. Cosa devo fare con te?-
 Sbattei le palpebre confusa mentre lui infilava una mano nella tasca del suo cappotto e ne tirava fuori un pacchetto con un bellissimo fiocco rosso sopra.
 -Volevo dartelo dopo il cinema e una cena magari, ma visto che hai ancora certi pensieri meglio chiarire subito la situazione. Aprilo.-
 Aggrottai la fronte sempre più confusa e presi il pacchetto. Lo scartai con mani tremanti mentre Massi non si perdeva un solo istante.
 Era un cofanetto, il cofanetto di una gioielleria!
 Alzai lo sguardo e gli occhi di Massi mi invitarono ad andare avanti.
 Presi un respiro e lo aprii. Rimasi un attimo attonita dal contenuto del cofanetto: un bracciale. Era un bellissimo bracciale in oro bianco con un unico e semplice ciondolo. Il ciondolo era una “V” con un piccolo brillantino sulla parte superiore.
 Non avevo parole, non sapevo che dire.
 Massi prese il bracciale e poi con delicatezza prese la mia mano sinistra. Alzò un po’ la manica del mio cappotto e agganciò il braccialetto intorno al mio polso mentre io ancora stentavo a formulare un pensiero di senso compiuto.
 -Quando siamo lontani-, cominciò Massi togliendosi la sciarpa che aveva intorno al collo. –Siamo tu ed io, separati. Due persone che neanche si dovrebbero conoscere e che nessuno deve vedere insieme…-
 Sbottonò il primo bottone del cappotto e anche un paio di bottoni della camicia che aveva sotto.
 In quel momento la vidi, una catenina in oro bianco con un ciondolo: una “M” con un brillantino sulla parte superiore! Era identica alla mia “V”.
 Prese di nuovo la mia mano sinistra.
 -Quando siamo insieme però…-
 Posò la mia mano sulla pelle calda del suo petto, e i due ciondoli si ritrovarono vicini, l’uno accanto all’altro, in una perfetta armonia.
 -Quando siamo insieme torniamo ad essere Massi e Vale, sempre. Qualunque cosa accada riusciremo sempre a tornare insieme.-
 Mi fissò negli occhi e mi sentii sciogliere mentre le lacrime cominciavano a rigarmi il viso.
 -E’ il nostro destino, Vale-, continuò con un sorriso meraviglioso, dolce… pieno d’amore. –Non ti libererai mai di me, non ci sperare.-
 Sbattei le palpebre mentre un sorriso faceva capolino sul mio volto.
 Lui mi strinse di nuovo a sé e io mi lasciai cullare da quell’abbraccio, piena di emozioni e di felicità.
 Avvicinò la bocca al mio orecchio e con una voce quasi sovrannaturale bisbigliò: -Ti amo, e questo non cambierà mai.-
 Potevo desiderare un Natale migliore di quello?
 Sarebbe stato sicuramente impossibile avere di meglio.





***L'Autrice***
Salve a tutte e BUON NATALE!!! (Lo so che è ancora la vigilia ma a me piace fare gli auguri di Natale!)
Allora, spero proprio che questo piccola storiella vi sia piaciuta, l'idea mi è venuta ascoltando per caso "Segreto" di Alessandra Amoroso. Stranamente mi sembrava proprio adatta alla situazione di Massi e Vale.
 Comunque era giusto un modo per fare gli auguri e ringraziare tutte le persone che in questi mesi mi hanno seguito e hanno seguito soprattutto le vicende di Massi e Vale ne Il Figlio Della Prof.
Auguro a tutti un felice Natale e un fantastico 2010!
Un bacio a tutti, e un bacione enorme alla mia Chiara! XD

Ciao Kiss!
Francesca

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Capitolo 2
*** Sogno Di Bambina ***








Sogno Di Bambina Sogno Di Bambina
 
 Era Natale! Finalmente Babbo Natale avrebbe realizzato il mio desiderio: trovare un bambino simpatico con cui avere una stupenda amicizia.
 Lo avevo scritto a Babbo Natale e sapevo che lui mi avrebbe ascoltata, che avrebbe esaudito quel mio piccolo desiderio.
 Volevo trovare tanto un bambino con cui giocare, crescere e di cui innamorarmi.
 A cinque anni di certo sarebbe stato più semplice ottenere una Barbie ma io volevo l’amore. Lo volevo con tutte le mie forze.
 La mamma mi aveva promesso di portarmi nel pomeriggio al centro commerciale. Avevo saputo che ci sarebbe stato un uomo vestito da Babbo Natale che avrebbe regalato tante caramelle ai bambini.
 -Pronta per andare a trovare Babbo Natale, Vale?- mi chiese la mamma aiutandomi ad indossare il mio cappottino viola.
 Ovviamente sapevo che quello non era il vero Babbo Natale, lui era troppo impegnato per poter perdere tempo a regalare caramelle pochi giorni prima di Natale. Gli elfi sicuramente ne avrebbero approfittato per rigirarsi i pollici se lui avesse lasciato il Polo Nord anche solo per un’ora. Senza contare che Babbo Natale vuole bene a tutti i bambini nello stesso modo e di certo quelli che sarebbero andati al Centro Commerciale non potevano essere così privilegiati. Queste erano cose scontate, ma per far contenta la mamma feci un gran sorriso fecendole credere che non vedessi l’ora di incontrare Babbo Natale.
 Il viaggio verso la nostra meta fu pieno di commenti riguardo ai regali che volevo per Natale. Non mi andava che la mamma conoscesse il mio desiderio per Natale, solo Babbo Natale poteva conoscerlo. Quindi inventai che desideravo tanto una Barbie e un cagnolino.
 Mia madre mi sorrise.
 -Probabilmente Babbo Natale cercherà di accontentarti ma un cagnolino forse è un po’ troppo impegnativo da impacchettare e da portare su una slitta.-
 Scossi la testa stizzita tanto che alcuni dei miei lunghi boccoli castani ricaddero in avanti coprendomi una parte del viso.
 -Sono sicura che Babbo Natale mi accontenterà riguardo al cagnolino e anche per tutto il resto.-
 Desideravo tanto un cagnolino però il mio desiderio più grande era l’amore. Volevo incontrare quel bambino a tutti i costi. Babbo Natale mi avrebbe accontentata!
 La mamma parcheggiò con cura la macchina e scendemmo. Subito una folata di vento gelido di sferzò il viso provocandomi un brivido incontrollato. Odiavo il freddo! Non lo sopportavo proprio.
 Entrammo con calma all’interno del Centro Commerciale. Era veramente affollato, incredibile quanti bambini avessero risposto al richiamo di quel finto Babbo Natale.
 Nel vedere le decorazione che avevano allestito all’interno del Centro Commerciale mi lasciai andare ad un sorriso pieno di gioia. Era questo che amavo del Natale: fuori faceva freddo ma dentro, con tutti quei fiocchi e quegli alberi decorati, si stava al caldo. Non era solo un calore fisico ma un tepore che arrivava fin dentro al cuore.
 Mi guardai attorno rapita da tutti quei colori natalizi e caldi mentre la mamma mi teneva per mano e ne approfittava per dare uno sguardo alle vetrine dei negozi.
 Il dolce odore delle Crepes raggiunse il mio naso facendomi brontolare rumorosamente lo stomaco.
 -Hai fame, tesoro?- mi chiese la mamma chinandosi a guardarmi con un sorriso.
 Annuii un po’ rossa in volta.
 -Vuoi una Crepes con la Nutella?- il suo sorriso era raggiante. Mia madre amava la Nutella molto più di me quindi sapevo benissimo che anche lei ne avrebbe approfittato per fare una bella scorpacciata.
 -Sì, con i pezzetti di cocco-, risposi sorridendo.
 -Va bene allora.-
 Mi accompagnò ad un tavolino che stava vicino alla Creperia.
 -Tu siediti qui e aspettami. C’è un po’ di fila ma non dovrei metterci molto. Tanto lo so che non ti muoverai da qui.-
 -Tranquilla, mamma-, risposi con sguardo serio. Sapevo che la mamma non voleva che mi allontanassi da lei e me ne andassi in giro da sola, quindi non mi sarei mossa di lì per nulla al mondo.
 -Brava bambina-, disse lei accarezzandomi la testa.
 Mi sorrise e si diresse verso il signore delle Crepes che era letteralmente sommerso dagli ordini.
 Il mio sguardo cominciò a vagare distrattamente per le vetrine dei negozi che si trovavano in quella zona. Era incredibile quanti bambini ci fossero, avevano più o meno tutti la mia età e molti di loro stringevano già tra le mani delle caramelle. Sicuramente erano già stati dal finto Babbo Natale.
 -Mamma, mamma-, stava urlando un bambino con sorriso enorme stampato in faccia. –Babbo Natale mi ha detto che riceverò sicuramente la nuova pista per macchinine che volevo! Non vedo l’ora che arrivi Natale.-
 La madre lo guardava sorridendo e poi alzò gli occhi al cielo esasperata. Sicuramente non era la prima volta che il bambino faceva un’osservazione del genere.
 Speravo vivamente per lui che avesse scritto la lettera a Babbo Natale perché dubitavo che il finto Babbo Natale sarebbe andato fino a casa sua per portargli la pista per macchinine che desiderava.
 -Ciao.-
 Sussultai spaventata a quella parola. Mi voltai di scatto alla mia destra e notai che uno strano bambino con un sorriso a trentadue denti e due occhi azzurri luminosi mi stava fissando felice.
 -Ci conosciamo?- chiesi distratta. Mi aveva fatto prendere uno spavento enorme. Accidenti a lui!
 -No-, rispose lui senza abbandonare il suo sorriso tanto dolce quanto vomitevole. –Però ti ho vista qui da sola e ho pensato di venire a farti compagnia.-
 Mi fece l’occhiolino e io per poco non mi lasciai andare ad un’espressione schifata. E adesso che voleva questa sottospecie di alieno rivestito di buon umore?!
 -Sto aspettando la mia mamma, è andata a prendere le Crepes-, risposi scocciata.
 -Macco Macco.-
 Una bambina molto piccola, poteva avere al massimo due anni, con lunghi capelli biondi e gli stessi occhi dell’altro bambino lo stava strattonando per il lembo del maglioncino che indossava.
 -Che vuoi Camilla?- chiese lui con uno sbuffo.
 -Mi potti da Babbo Natale?- continuò lei con gli occhi che si stavano riempiendo di lucciconi.
 -Appena mamma e papà finiscono di comprare i regali andiamo da Babbo Natale-, rispose lui con dolcezza.
 -E Massi? Iene anche ui?- La bambina sembrava sul punto di piangere.
 -Massi? Ma non era con te?- chiese lui sorpreso.
 -Ha seguito Mamma e Papà nel egozio.-
 -Cosa devo fare con quello lì? Non sa ancora leggere e se ne va in libreria…-, la sua espressione era divertita e scocciata allo stesso tempo.
 -La smetti di parlare di me quando non ci sono?-
 Quella voce, sentendola uno strano brivido mi era passato lungo il collo.
 Mi voltai di scatto e i miei occhi incontrarono i suoi: verdi, erano quello che di più verde avessi mai visto. Incastonati in un volto dai lineamenti dolci, incorniciato da una massa di capelli biondi un po’ lunghi e ribelli.
 Chi era quel bambino? Perché mi sentivo così strana nell’incontrare il suo sguardo.
 -I vostri genitori mi hanno detto di venire a chiamarvi-, continuò il bambino. –Dobbiamo andare da quel tizio che finge di essere Babbo Natale.-
 Spalancai gli occhi incredula. Anche lui sapeva che quello non era il vero Babbo Natale.
 -Ehi tu.-
 Si stava rivolgendo a me per caso?
 Alzai un sopracciglio sorpresa. Non mi piaceva il tono che aveva usato ma soprattutto non mi piaceva come mi stava guardando, neanche fossi stata un chewingum attaccato alla suola della sue scarpe.
 -Ti serve qualcosa?- chiesi scocciata.
 -No- mi disse con sguardo deciso, poi continuò: -Sei venuta qui per chiedere i regali a Babbo Natale?-
 -Non sono affari tuoi-, risposi incrociando le braccia.
 -Quello non è Babbo Natale, alla tua età lo dovresti sapere che Babbo Natale non esiste-, il suo tono saccente mi aveva sconvolto quasi più delle sue parole.
 -Ne hai le prove?- continuai con sguardo di sfida.
 -Come?- mi chiese sorpreso.
 -Hai le prove del fatto che Babbo Natale non esiste?- insistetti con sguardo sicuro.
 Ma chi si credeva di essere quello lì per venire  a rompere le scatole a me?
 -Non ho le prove, ma non ho nessuna prova della sua esistenza.-
 -Invece le prove della sua esistenza ci sono eccome. Tutti gli anni sotto l’albero trovo i regali e sono sempre tutto quello che ho chiesto nella lettera, quindi lui esiste.-
 -Sono i nostri genitori a comprare i regali a mettere i regali sotto l’albero-, ribatté il bambino con sicurezza.
 -I miei genitori non hanno il tempo per andare in giro a comprare regali, quindi è per forza Babbo Natale a portarli. Comunque non capisco perché stai ancora qui a parlare se sei sicuro della tua teoria-, risposi acida.
 Volevo che quel bambino sparisse! Avevo già sentito quella storia riguardo al fatto che fossero i genitori a mettere i regali sotto l’albero ma io non ci volevo credere, volevo credere che fosse Babbo Natale a scendere dal camino e a depositarli con cura sotto il mio albero.
 -Sono solo venuto a cercare quei due, tu non eri compresa nel prezzo-, rispose lui fulminandomi con lo sguardo.
 -E allora, vattene e lasciami in pace!- esclamai con le lacrime che stavano cominciando a premere dietro gli occhi. Quel bambino era proprio cattivo, non sapeva neanche cosa fosse la delicatezza.
 -Massi, potresti essere un po’ più gentile-, mormorò Marco afferrando il suo amico per il braccio e trascinandolo via.
 -Non mi va di essere gentile con un’acida come quella-, lo sentii dire poco prima che sparisse divorato dalla folla.
 Pochi secondi dopo mia madre ricomparve con in mano due Crepes fumanti, alla sua aveva già dato un morso.
 -Ecco qui, Vale- mi porse la Crepes con un sorriso.
 Aveva un aspetto magnifico ma il mio stomaco era ancora sottosopra per quello che era successo. Quel bambino mi aveva davvero irritata, neanche la Crepes era riuscita a farmi ritrovare il buonumore. Accidenti a lui!
 Quando finimmo la Crepes- io ci misi una vita a causa dello stomaco chiuso- ci alzammo e seguimmo la massa che si dirigeva verso Babbo Natale.
 Quando lo vidi lì, seduto su quel trono di legno, con il suo pancione, la barba bianca e il viso gioviale avrei dovuto sentirmi contentissima e invece non riuscivo a sorridere. Quel bambino mi aveva davvero scioccata.
 Ci mettemmo in fila così da poter parlare con il finto Babbo Natale quando mi accorsi che poco più avanti di noi c’erano anche quei tre bambini che avevo incontrato prima accompagnati da un uomo e una donna che sembravano assolutamente l’apoteosi della felicità. Forse era da molto tempo che non si prendevano una pausa dal lavoro e che non stavano un po’ con i loro figli.
 Guardai nella direzione di quel bambino biondo e subito avvertii le lacrime che tornavano a pungermi gli occhi. Non mi piaceva piangere, era una cosa che detestavo. Piangere in pubblico poi per me era praticamente un tabù. Stavo cercando di resistere quando avvertii una voce sottile che diceva: -Mi dispiace.-
 Alzai gli occhi di scatto e solo in quel momento mi resi conto che le lacrime mi stavano solcando il viso.
 Era il bambino con gli occhi verdi. Aveva lo sguardo puntato sulle sue scarpe ed era completamente rosso in viso.
 -Non volevo farti piangere, mi dispiace se ho detto quelle cose. A volte sono un po’ antipatico ma non lo faccio apposta.-
 Aveva quasi bisbigliato quelle parole ma io lo avevo sentito forte e chiaro.
 Asciugai in fretta le lacrime e mi stampai un sorriso in faccia. Per una volta non avevo alcuna voglia di fare l’acida.
 -Tranquillo-, risposi con calma.
 Lui alzò lo sguardo e mi ritrovai di nuovo a guardare quegli occhi verdi e profondi.
 -E’ Natale, non mi va di continuare a piangere.-
 Avrei voluto dirgli che quei suoi occhi non dovevano vedermi piangere, che quel suo viso mi impediva di essere triste un secondo di più ma non fui in grado. Quel bambino non riusciva a farmi pensare come al solito. Mi bloccava.
 -Allora…-, cominciò lui con un sorriso. –Buon Natale.-
 Mi mise una mano sulla testa e mi scompigliò un po’ i capelli.
 In genere mi sarei arrabbiata per un gesto del genere ma non accadde, riuscii solo ad aprirmi in un sorriso ancora più felice.
 -Buon Natale-, mormorai arrossendo.
 Lui mi guardò ancora per un secondo e poi si voltò per tornare dai suoi amici.
 Era stato un incontro così strano che per poco non potevo credere che fosse avvenuto sul serio. Quel bambino forse era stato il primo che mi aveva fatto provare delle sensazioni del genere, e da una parte speravo che un giorno il mio amore fosse stato proprio come lui. Non speravo di incontrarlo ancora perché sapevo che sarebbe stato impossibile, ma almeno avrei voluto che un giorno un ragazzo come lui riuscisse a farmi provare ancora quelle sensazioni così belle.
 Lo guardai allontanarsi e nel frattempo il mio piccolo cuoricino si riempiva di attesa e speranza.
 

 -Possibile che ci sia tutto questo traffico? Arriveremo tardi al cinema!-
 Massi era parecchio incavolato. Era la sera di Natale, il nostro primo Natale insieme. Era riuscito a trovare un modo per incontrarci e mi aveva regalato quel braccialetto così meraviglioso.
 Sinceramente non me ne fregava un fico secco del cinema o della cena, per me il solo fatto di stare con lui bastava e mi riempiva di gioia. Massi però voleva che quella serata fosse perfetta e il traffico della sera di Natale non contribuiva a calmarlo.
 -E’ Natale! La gente dovrebbe stare chiusa in casa!- esclamò inserendo il freno a mano quando si rese conto che la coda formatasi sulla strada non si sarebbe mossa di un centimetro.
 Sorrisi divertita.
 Lui si voltò a guardarmi confuso.
 -Come mai ridi?- mi chiese alzando un sopracciglio.
 -Rido perché sono con te- rimase un attimo spiazzato dalle mie parole. –E’ il Natale più bello di tutta la mia vita e anche se lo passerò chiusa tutta la sera in questa macchina non m’importa. Voglio solo stare con te, il posto non conta.-
 Gli occhi di Massi cominciarono a brillare al suono di quelle parole.
 Si sporse verso di me e delicatamente mi accarezzò il viso. La sua pelle era fredda ma dolce a contatto con la mia. Nessun brivido di freddo mi percorse, lui era caldo nonostante fosse freddo, accendeva il calore più profondo nascosto in me.
 -Come fai a dire sempre la cosa giusta?- mi chiese ammirato.
 Le sue labbra sfiorarono le mie in un bacio quasi impercettibile, ma per me era impossibile non sentirlo.
 -Non è tanto difficile-, mormorai cercando di restare concentrata. –Sono più intelligente di te quindi tutto quello che dico è giusto.-
 Lui alzò un sopracciglio divertito.
 -La tua umiltà mi sconvolge-, disse ridendo.
 -E tu sconvolgi me e tutto il mio mondo-, sospirai avvicinando ancora le nostre labbra.
 Il caldo mi avvolse completamente, quasi non riuscivo a credere che fuori ci fosse il gelo quando dentro di me sentivo letteralmente divampare un fuoco inarrestabile.
 Guardai un attimo oltre Massi e quello che vidi mi rese all’improvviso pensierosa. Un ricordo mi avvolse, un ricordo che credevo del tutto cancellato.
 -Cos’hai?- mi chiese Massi stranito.
 -Quel Centro Commerciale-, cominciai indicandolo con lo sguardo, lui si voltò a guardarlo. –Qualche anno fa lì c’era un finto Babbo Natale che dava caramelle ai bambini. Chissà se lo faranno ancora.-
 -Uhm… Sì, me lo ricordo. Un anno ci siamo andati anche io e Marco, con i genitori di Marco e anche con Camilla.-
 Sussultai a quelle parole. Mi sembrava quasi che mi ricordassero qualcosa.
 -Mi ricordo che quell’anno Marco si era preso una cotta per una bambina che aveva incontrato in quel Centro Commerciale-, Massi rise nel ricordare quel fatto. –Era incredibile anche a cinque anni! Non faceva altro che parlare di quella bambina, lo ha fatto per mesi. Devo ammettere che era carina, ma credo di averla fatta piangere. Non ricordo perché…-
 -Le avevi detto che Babbo Natale non esisteva, per questo si era messa a piangere-, le parole mi erano uscite di bocca prima che me ne rendessi conto. All’improvviso tutto mi era chiaro.
 -E tu come fai a saperlo?- mi chiese lui confuso.
 Chiusi gli occhi stordita. Com’era possibile che io avessi incontrato l’amore della mia vita a soli cinque anni, e che dopo tanti anni mi avesse fatto lo stesso identico effetto di allora?
 -Ero io quella bambina-, mormorai arrossendo.
 Gli occhi di Massi si spalancarono.
 -Non ci credo…-, borbottò incredulo.
 -Ricordi? Tu sei venuto da me mentre eravamo in fila e mi hai chiesto scusa perché mi avevi fatto piangere, non avrei mai pensato che quel bambino antipatico sarebbe diventato così importante per me.-
 -Già da allora io e te…- cominciò Massi.
 -Già da allora io e te…- rincarai io.  Siamo sempre stati io e te.-
 Allungai una mano e scostando il cappotto di Massi trovai il suo ciondolo con la M. Lo presi nella mano e quello si ritrovò di nuovo vicino al mio ciondolo con la V.
 -Sai cosa chiesi quel giorno a quel finto Babbo Natale?-
 Lui mi guardava intensamente come se stessi per rivelare il segreto più importante di tutto l’Universo.
 -Cosa?- mi chiese accarezzandomi ancora una volta la guancia.
 Sorrisi e mi avvicinai ancora un po’ a lui, al punto che i nostri volti erano vicini, molto vicini.
 -Gli chiesi te.-
 Posai la mia mano sul suo petto tenendo ancora stretto il ciondolo e mi unii le nostre labbra. Sfiorai delicatamente le sue labbra e poi con calma gli chiesi il permesso di entrare. Il bacio si fece sempre più profondo mentre Massi mi stringeva ancora di più a sé.
 Il traffico cominciava a defluire e in lontananza avvertivo i clacson delle altre auto incitare Massi a riprendere il volante e a togliersi di mezzo ma eravamo troppo impegnati per farci caso.
 Lui era stato fin da bambina il mio sogno e adesso che si era realizzato non avevo alcuna intenzione di lasciarlo andare.
 Mai più.
 
*******

 -Buon Natale, piccolina-, mi accolse il finto Babbo Natale con un vocione caldo e gioioso. –Cosa vuoi per questo Natale?-
 Io lo guardai pensierosa e alla fine, non so dove e non so come, trovai il coraggio di chiedergli davvero quello che volevo.
 -Voglio innamorarmi di un bambino biondo e con gli occhi verdi.-
 Babbo Natale mi guardò confusa mentre i miei occhi innocenti da bambina seguivano una piccola testolina bionda che imboccava l’uscita del Centro Commerciale.
 Ormai ne ero certa.
 Avrei sempre voluto solo lui.






***L'Autrice***
 Ed eccomi  qui, pochi giorni prima di Natale con questa piccola One-Shot all'insegna della dolcezza che ha come protagonisti, ancora una volta, Vale e Massi. Non lo so da dove mi sia venuta fuori un'idea del genere ma spero che la storia non sia orribile (anche perchè l'ho scritta con una febbre da cavallo, quindi è probabile che faccia schifo).
Comunque sappiate che è dedicata a tutte voi! L'unico modo che ho per ringraziarvi di tutto quello che dite e fate per me e per sostenermi e quello di scrivere, quindi questa storia è il mio regalo per Natale. Spero davvero che vi sia piaciuta e come al solito vi ringrazio dal più profondo del mio cuore... *-*

Comunque vi ricordo che potete trovare molto altro riguardo "Il Figlio Della Prof" in questi siti:

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Grazie a tutti!!! E BUONE FESTE!
Un bacio!

  

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