Quel Campo di Grano.

di Little Miss Sunshine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Andrà tutto bene. ***
Capitolo 2: *** Dottor Jekyll e Mister Hyde ***



Capitolo 1
*** Andrà tutto bene. ***


Capitolo Primo

“Andrà tutto bene”

 

 

Il paesaggio dello Yorkshire scorreva sotto lo sguardo spento di Alexis. Era partita da Londra da molte ore ormai e aveva trascorso quelle ore sempre nella medesima posizione: la fronte poggiata al finestrino e la mano sinistra sul suo collo, giocherellando con qualche ciocca. Le cuffie nelle sue orecchie emettevano sempre la stessa playlist di diciotto canzoni e sul sottile viso della ragazza non passava alcuna emozione.

Era stata una scelta quella di trasferirsi a casa degli zii in un paesino dello Yorkshire, se scelta si poteva chiamare. Aveva avuto davanti due strade da prendere: o trasferirsi verso il nord dell’Inghilterra o trasferirsi in un centro di riabilitazione a due passi da casa, a due passi dalla sua vecchia scuola, a due passi da quella vita che l’aveva condotta sull’orlo del precipizio. Era stato facile scegliere.

All’improvviso il pullman si fermò e Alexis fu costretta a svegliarsi dallo stato di apatia in cui era finita nel momento in cui si era seduta su quel sedile: stazione di Sheffield, capolinea. Si alzò lentamente, passandosi una mano fra i lunghi capelli castani, e si sistemo sulla spalla la borsa. Scese insieme agli altri passeggeri e ringraziò il cielo che la sua valigia fosse la prima ad essere tirata fuori. Si guardò poi intorno e notò immediatamente un gruppo di persone estremamente sorridenti che sventolavano le mani. Accennò un sorriso e si incamminò nella loro direzione.

-Alex! Quanto tempo!- La prima a parlare fu Rose Mc Logan, la zia di Alexis, che la strinse forte a sé, lasciandole un delicato bacio fra i capelli. La ragazza non poté fare altro che ricambiare quell’abbraccio in silenzio, sorridendo con dolcezza: era bello, infondo, essere così apprezzata e benvoluta da qualcuno.

-Cugina!- Dopo che Alexis ebbe salutato anche lo zio, Edgar Mc Logan, una ragazza dai capelli neri a caschetto si fece spazio fra i due e buttò le braccia al collo di Alexis.

-Chloe, che bello vederti!- Disse affettuosa Alexis mentre abbracciava la cugina. Fino ai dodici anni erano state come sorelle: stessa scuola, stessa classe, stesse attività pomeridiane. Poi Chloe si era trasferita con la sua famiglia nello Yorkshire ed Alexis era stata costretta a rifarsi una vita. O meglio a distruggersi la vita.

-Abbiamo tante cose da raccontarci!- Gli occhi di Chloe brillavano mentre guardava Alexis. Erano passati cinque anni da quando i Mc Logan avevano lasciato la capitale britannica, eppure sembrava che nulla si fosse interrotto.

-Ve le racconterete una volta a casa, ragazze.- Si intromise Edgar, lisciandosi poi i baffi brizzolati. –Abbiamo un’ora da passare in macchina prima di arrivare a Chesterfield.- Afferrò così la valigia di Alexis e si incamminò con la moglie affianco verso il parcheggio. Chloe ed Alexis camminarono vicine a braccetto, mentre le loro vite tornavano ad incrociarsi di fronte quel nuovo anno che le aspettava.

 

Dopo aver cenato con uno squisito arrosto ed aver rispolverato vecchi ricordi delle vacanze e dei momenti passati insieme, le due cugine si erano chiuse nella stanza di Chloe, ora di entrambe, e si erano sdraiate sul letto per parlare. Come ai vecchi tempi.

-Parlami della tua scuola.- Disse ad un tratto Alexis. Il giorno dopo la attendeva il suo primo giorno di scuola a Chesterfield e, di certo, non si poteva dire che era tranquillissima all’idea.

-Non c’è molto da dire, in realtà; fortunatamente è abbastanza ordinario come ambiente. Domani ti presenterò il mio gruppo di amici... Sono generalmente persone normali, apposto direi. Le uniche persone che devi cercare di evitare sono Eleanor Clockwood ed il suo seguito di oche starnazzanti... Ed anche Evan Miller.- Spiegò Chloe, giocherellando con le punte dei suoi capelli.

-Perché?- Domandò incuriosita Alexis, inarcando un sopracciglio.

-Purtroppo in ogni scuola c’è una viziata che si crede una celebrità...E purtroppo ogni viziata che si crede una celebrità ha un ex ragazzo che considera ancora di sua proprietà. L’ex ragazzo in questione è Evan.-

-Oh, capisco.- Le sopracciglia della ragazza erano ancora aggrottate. Possibile che quelle gerarchie sociale potessero persistere anche in un paesino sperduto nel nord dell’Inghilterra? In una scuola statale? Finché tutto ciò accadeva alla King’s di Londra lo poteva capire ma lì non ce ne era il motivo.

-Vedrai, andrà tutto alla grande. I miei amici non vedono l’ora di conoscerti.- Chloe era davvero radiosa. Il suo grande sorriso sprizzava allegria ed energia ed Alexis non poteva che ringraziare il cielo di essere con lei.

-Grazie.- Mormorò con dolcezza, guardando la cugina negli occhi.

-E di che?- Il sorriso non si incrinò neanche di un millimetro.

-Avevo bisogno di calma dopo tutto quello che è successo nell’ultimo mese. Avevo bisogno di te.- Abbracciò Chloe, lasciando sprofondare il suo viso nella sua spalla. La ragazza ne fu inizialmente sorpresa, ma poi si lasciò andare a quell’affetto fraterno che le era inevitabilmente mancato in quei cinque anni.

-Stai tranquilla, con me il tuo segreto è al sicuro. Andrà tutto bene.-

Andrà tutto bene.

Alexis continuò a ripetersi quelle tre parole dopo che ebbero spento le luci, coricandosi per dormire. Andrà tutto bene. Contemporaneamente quelle tre parole la confortavano e la bombardavano. Doveva andare tutto bene, sarebbe andato tutto bene. Ripetendosi quelle parole si addormentò profondamente e, per la prima volta, la sua fu una notte senza sogni né incubi.

 

La “Union High” era una scuola statale di rinomata fama, che richiamava studenti sia dei paesi vicini a Chesterfield sia di Sheffield. L’edificio era di mattoni rossi che spiccavano per il loro colore facendo contrasto con il clima uggioso dello Yorkshire.

-Tu che materie hai?- Domandò Chloe, mentre guardava il suo orario seduta su una panchina.

-Storia, matematica avanzata, economia e scienza del governo.- Rispose Alexis, tirando a proprio volta fuori dalla borsa il foglio con su stampate le classi e le materie.

-Mmh, l’unica materia che abbiamo in comune è storia.- Schioccò la lingua, riponendo le sue cose nella borsa. Le due cugine si alzarono, dirigendosi verso l’entrata. –Visto che entrambe abbiamo lezione solo alle dieci, andiamo a prenderci un caffé nella caffetteria, almeno vedi un po’ come è strutturata la scuola e conosci i miei amici!-  

Alexis si guardava intorno spaesata: era tutto così diverso da Londra, era tutto così semplice. Immagini della sua vita a Londra cominciarono a passarle davanti agli occhi, come dei flash. Vedersi su quella panchina con Emiko e Catherine. Passami una cartina. Sgattaiolare negli spogliatoi con Andrew. Abbiamo una bottiglia di vodka nello zaino, oggi. I festini a casa del figlio del Barone. Continua con lo spogliarello! Era tutto così offuscato nella sua mente, era tutto così maledettamente lontano da Chesterfield. Era tutto... finito.

-Alexis, ti presento le mie migliori amiche: Sam, Megan e Alyson.- Al posto dell’immagine della King’s si materializzarono tre volti sorridenti. Avevano dei sorrisi così veri, dei visi così puliti ed acqua e sapone.

-Piacere!- Disse, cercando di ricambiare il loro sorriso. Strinse le mani delle tre ragazza, sinceramente entusiasta.

-Finalmente ti conosciamo! Chloe era da settimane che ci parlava di te e del tuo arrivo, non vedevamo l’ora!- Parlò Sam, scuotendo i suoi lunghi capelli dorati.

-Avete saputo che venerdì sera c’è una festa a casa di Colin?- Domandò eccitata Alyson. Il suo viso, leggermente arrossito, sembrava essere un tutt uno con le molteplici lentiggini che vi erano sparse ed i suoi capelli ramati.

-Fa una festa?- Megan era di media statura, capelli neri ed occhi scuri. I suoi lineamenti suggerivano le sue origini sudamericane.

-Beh, direi che è un ottimo modo per farti conoscere un po’ di gente del posto!- Chloe sorrideva raggiante. –Che ne dici? E’ dopodomani... Domani potremmo andare a Sheffield a cercare un vestito!-  Alexis si limitò ad annuire, incrociando le braccia al petto e cercando di distribuire il maggior numero di sorrisi in giro.

 

Un’ora volò fra le chiacchere. Sam, Megan e Alyson erano tre ragazze aperte e solari; avevano coinvolto immediatamente Alexis nei loro discorsi, aggiornandola sulle loro disavventure amorose, sulle loro cotte. In quei sessanta minuti Chloe le aveva presentato anche Colin, l’amore platonico di Alyson, Matthew, il loro migliore amico dell’altra sponda, e George, il ragazzo di Madison, una loro amica che si era trasferita nella “grande città”: Sheffield. Ogni volta che le avevano domandato il perché del suo trasferimento a Chesterfield, Alexis aveva ringraziato mentalmente Chloe che prontamente aveva risposto che la sorella della madre, che viveva in Europa, stava molto male e che di conseguenza era andata lì per un periodo indeterminato.

-Sam, tu hai matematica avanzata ora, vero?- Domandò Chloe mentre si alzavano dal tavolo dove si erano sedute. –Devi scortare Alex in classe, che altrimenti si finisce per perdere!- Sam annuì entusiasta, prendendo sottobraccio la ‘new entry’.

-Non sia mai che tu ti perda nella Union!- Disse ridendo Megan, raccogliendo gli appunti che aveva sparso sul tavolo. –Non girano belle storie sullo scantinato!-

-Ma stai zitta che lo conosci meglio del bidello quel posto per tutte le volte che ci sei andata con James!- Megan arrossì, tanto una spintarella a Chloe e scoppiando poi a ridere.

Sam e Alexis si incamminarono chiaccherando verso l’aula di matematica. Quando entrarono la maggior parte dei posti era già occupata: Sam si diresse al suo solito banchetto, infondo all’aula, dopo aver mormorato uno “scusa” ad Alexis e quest’ultima si sedette al primo banco, silenziosamente, cercando di evitare gli sguardi curiosi che la stavano osservando da capo a piedi.

Dopo che furono entrati tutti, il professor Gatrick si sistemò gli occhiali sul naso e lesse distrattamente l’elenco degli studenti, soffermandosi infine su Alexis. Alzò lo sguardo e la osservò curiosamente, schiarendosi nel frattempo la voce.

-Signorina Johnson, benvenuta alla Union High.- La sua voce era roca e profonda. Non aveva più di quarant’anni ma aveva delle movenze quasi antiquate, d’altri tempi. –Da dove viene?- Aggiunse, inarcando un sopracciglio. I suoi occhi ardevano di curiosità.

-Da Londra.- Un mormorio si alzò nelle file posteriori dell’aula. Il professore annuì, sistemandosi nuovamente gli occhiali.

-Vedo che ha studiato alla King’s. Una scuola prestigiosa... Vedo che ha ottenuto brillanti risultati negli esami di matematica negli ultimi due anni.-

Nonostante avesse condotta una vita completamente sregolata negli ultimi anni, su una cosa Alexis si era sempre concentrata: i suoi sogni. Sin da bambina sognava di studiare Relazioni Internazionali alla prestigiosa LSE di Londra e non aveva mai permesso che l’alcol, la droga ed i ragazzi la distraessero. Quelle A* sul suo curriculum scolastico erano probabilmente gli unici motivi di orgoglio nei confronti di se stessa e della persona che era diventata.

-Potrei considerarla come tutor, decisamente... Sarebbe anche un incentivo per socializzare!- Gatrick sorrise, riponendo l’elenco in un cassetto e aprendo il libro. –Benvenuta, Alexis, comunque.- Le lanciò un’ultima occhiata, cominciando poi a spiegare.

Il professore spiegava bene e la sua voce calda ed accogliente era sicuramente un motivo in più per seguire attentamente la lezione. Ogni passaggio della sua spiegazione risultava chiaro ed esaustivo ed Alexis non ebbe problemi a seguire la lezione senza distrarsi. Forse perché non era sotto l’effetto di stupefacenti. Scosse la testa ogni volta che le tornavano in mente i ricordi delle condizioni in cui spesso aveva seguito le lezioni, rifiutandosi di marinare scuola perché avrebbe rischiato di rovinare il suo curriculum.

La campanella suonò ed il professore congedò la classe, uscendo poi velocemente dall’aula. Alexis sistemò il quaderno ed il libro nella sua borsa, attenta a non dimenticare nulla come suo solito.

-Lexi?- Quel soprannome... Nessuno ormai la chiamava in quel modo. Si voltò di scatto ed incrociò gli occhi azzurri di un ragazzo che le era incredibilmente, troppo familiare.

-Evan.- Pronunciò il suo nome freddamente, concentrandosi sulla borsa che si stava sistemando sulla spalla.

-Come mai sei qui a Chesterfield?- Domandò incuriosito, affiancandola mentre uscivano dall’aula.

-Mia madre è andata in Europa da mia zia che non stava molto bene.- Mentì, stringendosi nelle spalle.

-Era davvero da troppo che non ci vedevamo! L’ultima volta è stato...- Prima che potesse terminare la frase Evan si zittì, fulminato dallo sguardo di Alexis, che si era voltata di scatto. Il ricordo dell’ultima volta che si erano visti riaffiorò contemporaneamente nella loro mente. Improvvisamente la tensione crebbe a livelli spropositati.

-L’ultima volta è stato quando mi hai abbandonata ubriaca e fatta in quel maledetto campo di grano.- La voce di Alexis tremò leggermente ed Evan abbassò gli occhi, imbarazzato.

 

Oxford 2008. Alexis era andava a quel campo estivo per un corso di potenziamento di matematica, nel tentativo di allontanarsi dalle compagni che aveva cominciato a frequentare a Londra, nel tentativo di riprendersi in mano la propria vita. Eppure una mattina, mentre fumava le sue Marlboro all’ingresso del college, aveva incontrato Evan, che le aveva domandato se avesse un accendino. Con i miei amici ho comprato un po’ d’erba, ti va di unirti? E così quella vacanza studio si era trasformata in una vacanza devasto. Ogni pomeriggio dopo le lezioni si incontravano in un parchetto dietro ai dormitori e fumavano. La sera dopo la cena si chiudevano nella stanza di Mark, il migliore amico di Evan, e bevevano, bevevano fino allo svenimento, fino al dimenticare tutto. E lei era l’unica ragazza...

Eppure Evan era un ragazzo intelligente, tutto sommato. Nonostante fosse scarso in matematica, quando era sobrio e in sé era in grado di fare discorsi di senso compiuto. Voleva fare giurisprudenza, faceva matematica perché il padre voleva che frequentasse Economia a Oxford, dove si era laureato lui. Avevano così cominciato a vedersi a tu per tu, delle volte... Erano finiti a baciarsi appassionatamente nelle vie più nascoste di Oxford, a fare l’amore nascosti dietro degli alberi. Mi hanno procurato dei funghetti allucinogeni. Mark aveva portato quella sorpresa ed inevitabilmente Alexis aveva voluto provare quella novità.

Si era svegliata in quel campo di grano. Da sola, solo con una camicia addosso, senza ricordarsi un accidente di ciò che aveva fatto nelle ultime ore. Non aveva mai più rivisto né Evan, né Mark, né gli altri membri dell’allegra combriccola dello Yorkshire.

 

Alexis guardò Evan negli occhi e per un momento si perse in quel meraviglioso azzurro. Le ricordavano il cielo di Londra nei giorni di sole i suoi occhi. Le erano sempre piaciuti i suoi occhi.

-Potremmo andarci a prendere un caffé uno di questi pomeriggi, se ti va.- Disse ad un tratto Evan con la voce roca, quasi in un imbarazzato sussurro.

-Sto cercando di cambiare vita, sai.- Mormorò Alexis, scuotendo poi la testa e fissando le punte delle sue Converse nere. –Penso che la cosa migliore che io possa fare sia allontanarmi da tutte le persone che hanno tirato fuori il lato peggiore di me.-

-Ho sempre e solo tirato fuori il lato peggiore di te in quel mese ad Oxford?- Domandò, sempre mantenendo basso il tono della sua voce. Alexis tornò a specchiarsi nei suoi occhi chiari, scuotendo poi leggermente la testa. Quando lui l’aveva baciata al tramonto, quando avevano fatto la prima volta l’amore sul suo letto, no che non aveva tirato fuori il peggio di lei.

-No, ma... Hai visto anche l’altra me. Conduci la tua vita come l’hai condotta per questi ultimi due anni, come se non fosse successo nulla, come se non esistessi... E’ la stessa cosa che ho intenzione di fare io. E’ meglio così.- Gli diede le spalle, allontanandosi poi in fretta diretta alla sua prossima lezione: economia.

Quei quarantacinque minuti passarono in fretta, quasi non se ne accorse. La sua mente viaggiava nel tempo, precisamente verso quell’agosto del 2008 ed il volto di Evan sembrava offuscarle completamente la mente. Lexi. Solo lui la chiamava così. Era bastato rivederlo per un solo istante ed improvvisamente erano riaffiorate tutte quelle immagini che aveva cercato di nascondere, cancellare negli ultimi due anni... Era tornata con una bruciatura d’amore quell’estate da Oxford. Era tornata con il cuore infranto. Per tre settimane si era frequentata con Evan, aveva aperto il suo cuore ad Evan, e lui si era smaterializzato dalla sua vita come niente, senza neanche più farsi sentire, senza rispondere alle sue chiamate, senza salutarla prima di partire... L’aveva lasciata in quel campo di grano, con una sua camicia addosso.

 

A pranzo si ritrovò nella mensa con Chloe ed i suoi amici. Mangiava silenziosamente, ricambiando di tanto in tanto un sorriso. Ogni boccone che mandava giù le pesava incredibilmente sullo stomaco.

-Sei pallida come un fantasma.- Affermò ad un certo punto Matthew. Si voltarono tutti preoccupati a guardarla. Alexis sventolò la mano e scosse la testa.

-Sei sicura di stare bene?- Domandò premurosa Chloe. –E’ successo qualcosa a lezione?-

-E’ tutto apposto, tranquilla.- Mormorò, mandando giù un altro boccone.

-Secondo me è la vendetta della Strega Eleanor che grava su di lei.- Disse Samantha, incredibilmente seria in volto.

-Perché Eleanor dovrebbe vendicarsi su Alexis?- Domandò curiosa Megan.

-Dovevate vederla quando ha visto che Evan ed Alexis si stavano parlando!- Alexis cominciò a tossire improvvisamente, per poco non si era strozzata con il cibo.

-Alex! Ti avevo detto che Evan dovevi evitarlo!- Chloe aveva gli occhi sbarrati mentre dava dei colpetti sulla schiena alla cugina. –Perché mai ci avresti parlato?-

-L-lo conosco...- Disse, mentre riprendeva fiato dopo l’attacco di tosse. -...Ci siamo conosciuti due estati fa ad Oxford.- Volontariamente tralasciò i dettagli della loro conoscenza estiva.

-Brutto affare.- Affermò Alyson, annuendo vigorosamente.

-Tranquilli, gli ho detto di starmi lontana.- Affermò alla fine Alexis.

-Mi raccomando... Non voglio che tu abbia problemi con quella Strega!- Chloe era sinceramente preoccupata e finì con il non terminare nemmeno il suo pranzo. Alexis passò il resto del pranzo cercando di ricordare i dettagli della sua chiaccherata con Evan. Possibile che non avesse notato che quella Eleanor la stesse squadrando? Eppure nella mente aveva solo il sorriso di Evan, i suoi gesti, i suoi occhi... Tutto il resto era completamente annebbiato. Miller. Evan Miller. Certo! Come aveva fatto a dimenticarsi del suo cognome?

Proprio nell’istante in cui si domandò mentalmente come potesse essere quella famosa Eleanor “La Strega della Union”, un gruppetto di ragazze passò davanti al tavolo dove erano seduto, facendo un grande baccano con le proprie risate e le chiacchere. Solamente una di loro si fermò. Lunghi capelli biondi ricadevano in dei morbidi morbidi sulle sue spalle e gli occhi neri sembravano esprimere con il loro colore il suo stato d’animo, percepibile a chilometri: disprezzo, odio.

-Buongiorno.- Aveva una tonalità bassa di voce, forse troppo bassa, quasi non si addiceva al suo corpo mingherlino.

-Salve, Eleanor, qual buon vento.- Chloe salutò con un tono estremamente piatto. Eleanore. Era lei l’ex ragazza di Evan.

-Volevo conoscere personalmente la nuova celebrità della Union. Alexis Johnson, direttamente da Londra!- Guardò Alexis con aria di sfida, tenendo il mento leggermente alto.

-Piacere.- Si limitò a dire la ragazza, sfoggiando un sorriso a trentadue denti estremamente sfrontato.

-Ho visto che hai conosciuto già le persone più in della scuola,- Disse, guardando sprezzante tutti coloro che circondavano Alexis. –compreso Evan Miller.- Aggiunse, scrutando attentamente Alexis, che invece era ben attenta a non far trasparire nessuna emozione dall’espressione del suo viso. –Volevo solamente consigliarti di stare attenta alle persone che frequenti, tutto qui.- Si congedò con quelle parole minatorie, allonandosi poi ancheggiando vistosamente.

Alexis si scambiò un’occhiata con gli altri, per poi tornare a concentrarsi sul suo pranzo, scacciando con tutte le sue forze l’immagine di Evan Miller.

 

Era arrivata da ventiquattro ore a Chesterfield e già aveva delle cose che avrebbe voluto cancellare dalla sua nuova vita: aveva incontrato Evan dopo due anni di totale silenzio, si era inimicata la cosidetta Strega-Sono-La-Perfezione-Guai-A-Chi-Mi-Si-Avvicina di turno ed aveva un carico di ricordi sulle spalle che pensava di aver sotterrato da tempo.

Dopo la cena e le solite domande di routine su come era andata la giornata, Alexis si era precipitata nella sua stanza e mentre Chloe si faceva la doccia, aveva aperto la sua valigia. Aveva rovistato per due minuti buoni prima di trovare ciò che cercava. Si sedette su letto stringendo al petto una camicia a righe bianca e azzurra. Passò le dita sui bottoni, inspirando poi il buon odore che emanava. Si soffermò alla fine ad osservo le iniziali cucite in basso a destra della camicia. E.M. Sorrise nostalgica, scuotendo poi la testa e posando la camicia alla sua destra.

Malgrado tutto ciò che le era accaduto in quei due anni nel momento in cui aveva deciso di trasferirsi aveva messo la camicia con cui si era svegliata in quel campo di grano nella valigia. Non si era mai dimenticata di Evan, mai... Per il semplice fatto che era l’unico ragazzo con cui avesse mai fatto l’amore e non squallido sesso, perché era l’unico ragazzo che l’aveva trattata come una principessa e non come una puttana, perché nonostante le avesse spezzato il cuore lei gli aveva sempre riservato un angolo speciale nel suo cuore.

 

Andrà tutto bene.

 

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Capitolo 2
*** Dottor Jekyll e Mister Hyde ***


Capitolo Secondo 

Dottor Jekyll e Mister Hyde 

 

 

Made a wrong turn[Interruzione automatica]Once or twice[Interruzione automatica]Dug my way out[Interruzione automatica]Blood and fire[Interruzione automatica]Bad decisions[Interruzione automatica]That's alright[Interruzione automatica]Welcome to my silly life. 

 

 

Il secondo ed il terzo giorno alla Union High passarono per Alexis ben differentemente dal primo: niente incontri spiacevoli, niente minacce, niente di niente. Le ore erano trascorse nella più totale normalità e alla fine della giornata scolastica di venerdì un sorriso illuminava le labbra della ragazza. 

Quella mattina lei e Chloe erano venute in macchina. La cugina aveva preso la patente da circa un mese e quel giorno sarebbero andate finalmente a Sheffield per fare compere in vista della festa di Colin. Ad Alexis faceva strano parlare di “festini” in quel piccolo paesino che era Chesterfield. Forse aveva i classici pregiudizi della ricca ragazza di città ma la stupiva l’idea di partecipare ad una semplice festicciola. Semplice se paragonata a quello che era stata in grado di combinare a Londra certe sere. 

Scosse la testa scacciando via quei pensieri e chiuse la portiera della macchina, mettendosi poi immediatamente la cintura. Chloe temporeggiò qualche secondo fuori dalla macchina, mettendosi d’accordo con Gabriella, una sua compagna del corso di inglese, per l’orario di quella sera. Alexis osservò curiosa dal finestrino l’ingresso della scuola ed il suo sguardo cadde sull’ultima persona che avrebbe dovuto vedere: Evan. 

Non era cambiato molto in quei due anni, si era solamente alzato un po’ ed aveva messo su massa muscolare. Aveva i capelli mori che scendevano sulla fronte in un ciuffo perennemente disordinato, i lineamenti del viso regolari e leggermente marcati. Il suo viso oscillava sempre fra l’essere considerato o duro o dolce; il suo aspetto esteriore sembrava riflettere il suo dualismo interiore. 

-Eccomi, finalmente possiamo partire!- Alexis si voltò verso la cugina, sorridendole, e quando tornò a guardare l’ingresso Evan non c’era più. Sospirò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e concentrandosi su quello che le stava raccontando Chloe. 

Ci misero un’ora per arrivare al centro commerciale di Sheffield. Chloe parcheggiò la macchina fortunatamente vicino all’ingresso principale. Scesero dall’auto ed entrarono nell’edificio. 

-Non sarà l’Oxford Street di Londra ma ce la caviamo bene anche da queste parti, dai!- Disse sorridente Chloe mentre si soffermava vicino una vetrina. 

-Sì, devo ammettere che non è niente male!- Alexis sorrise, guardandosi intorno incuriosita da tante novità. Era sempre rimasta nella sua Londra, quasi fosse l’unica città esistente sulla faccia della terra. Aveva sempre pensato che potesse darle tutto, ed era finita col fatto che le desse troppo. 

Più volte mentre camminavano fra le vetrine Alexis aveva visto nel volto di un passante i bei lineamenti di Evan e più volte si era voltata di scatto, facendo prendere uno spavento a Chloe. Possibile che le era bastato incontrarlo dopo due anni per precipitare nuovamente in quel mulinello di emozioni contrastanti? 

Ogni volta che riaffioravano nella sua mente i ricordi dei bei tempi andati, Alexis scuoteva la testa, quasi a volerli scacciare via fisicamente. Voleva mettere una croce sul suo passato, voleva sentirsi libera dal peso di tutto ciò che aveva fatto, che le era stato fatto, voleva vivere tranquillamente. Voleva vivere. 

-Posso farti una domanda, Alex?-  

Era da circa mezz’ora che Chloe si stava cambiando vestiti su vestiti, chiedendo ogni volta un parere alla cugina. Quella volta indossava un tubino nero, semplice, che le calzava a pennello. Alexis fu sul punto di aprire bocca ed approvare quando la cugina la interruppe. 

-Che cosa c’è stato fra te ed Evan?- Domandò a bruciapelo, poggiandosi con una spalla sullo stipite del camerino. Alexis boccheggiò per qualche istante, presa in contropiede, abbassando poi lo sguardo. 

-Ci siamo frequentati quando stavamo ad Oxford. Per un mese.- Tre settimane. Era partito una settimana d’anticipo senza salutarla, senza dirle nulla. Si era rialzata da quel maledetto campo di grano, era tornata i dormitori ed aveva scoperto che lui e Mark erano partiti prima senza dare alcuna motivazione. 

-E non è finita bene?- Chloe la guardava con premura materna ed Alexis si sentiva infinitamente piccola e stupida. 

-No, lui è scomparso di punto in bianco e non si è più fatto sentire.- Ammise per la prima volta ad alta voce, passandosi poi una mano sugli occhi umidi. –Perché me lo chiedi?- 

Chloe si avvicinò ad Alexis, inginocchiandosi poi affianco a lei e carezzandole dolcemente una guancia. 

-Sai, io ed Evan siamo stati molto amici fino ai sedici anni, ovvero fino a quell’estate del 2008. Avevamo finito quel ciclo di studi ed eravamo pronti per andare alla Union High con tantissime promesse che ci eravamo fatti a vicenda sull’amicizia eterna eccetera. Lui partì per Oxford per seguire un corso di matematica di un mese... Tornò tre settimane dopo completamente a pezzi. Si legò moltissimo a Mark Fennett, quel coglione del suo attuale migliore amico , e cominciò a frequentare nuove persone, dimenticandosi completamente di me...- Si passò la lingua sulle labbra, prendendo fiato. -...Evan è sempre stato un ragazzo ribelle diciamo. Coccolato e viziato dai suoi genitori era cresciuto con molti vizi, fra cui quello del fumo. Già quando eravamo amici fumava molto, ogni tanto si faceva una canna in compagnia e beveva qualche bicchiere di troppo. Però quando tornò da Oxford non lo riconobbi più, almeno per i primi sei mesi. Ho avuto veramente paura che fosse caduto nel tunnel della droga...- Si fermò per un istante, passandosi una mano fra i capelli corvini. -...Però poi ci parlai, lui mi confortò dicendomi che non si sarebbe mai drogato e che si stava solamente divertendo, niente di più. Disse che aveva trovato in Mark e in Andrew degli amici in grado di capirlo e che non era più lo stesso Evan che avevo conosciuto negli ultimi quattro anni. Disse che la vita porta le persone a cambiare. Cos’è successo ad Oxford che l’ha fatto cambiare?- 

Alexis aveva ascoltato il racconto di Chloe senza fiatare, troppo presa alla sprovvista per poter formulare una qualsiasi frase di senso compiuto. Era rimasta sorpresa dal fatto che Chloe fosse così tanto amica con Evan e soprattutto l’aveva colpita il fatto che lui fosse tornato diverso da quella vacanza. 

Lui era cambiato? Lui?  

Lei cosa doveva dire allora che dopo essersi risvegliata in quel campo era diventata un’altra persona. Aveva cominciato a bere, a fumare, ad andare alla ricerca di nuove esperienze sul baratro della perdizione. Aveva completamente perso la volontà di trovare nel buono in ciò che la circondava e pur di eliminare il ricordo di Evan era scesa a tutti i tipi di compromessi e accordi sessuali con i ragazzi. 

-Alex, ci sei?- Chloe le sventolò una mano davanti al viso e Alexis sbatté le palpebre annuendo. 

-Io... Io non lo so cosa sia successo... So solo che un giorno a caso è scomparso.- Bugia. Non era stato un giorno a caso, era stato il giorno del campo di grano. 

 

Il viaggio di ritorno verso Chesterfield fu estremamente veloce. Alexis lasciò che la sua mente vagasse e che il suo stato d’animo accusasse i colpi di quel racconto della cugina. Fumò un paio di sigarette nella speranza di soffocare quel mix esplosivo di sentimenti che si stava creando all’interno di lei, nella speranza di rilassare i nervi affin troppo tesi. 

Arrivarono a casa alle diciannove e quindici: avevano ben un’ora per prepararsi prima di uscire. Chloe si precipitò a farsi la doccia ed Alexis per la prima volta dopo tre giorni si ritrovò ad osservare curiosamente la stanza della cugina. Si avvicinò ad una bacheca appesa vicino alla finestra. C’erano almeno sessanta foto e altrettanti post-it. Vide foto di Chloe con Sam, Megan e Alyson, altre con Matthew o con altri ragazzi che non aveva ancora modo di conoscere. Trovò diverse foto loro che carezzò con la punta delle dita, quasi a soffermarsi a rivivere quei momenti così lontani nel tempo. Sei la mia migliore amica, ti voglio bene. La calligrafia di Sam era ben visibile grazie al colore del post-it che aveva utilizzato: rosa. Infine Alexis trovò la foto che inconsciamente stava cercando: Chloe abbracciata ad Evan.  

Probabilmente quella fotografia era stata scattata proprio quell’estate, perché riconosceva perfettamente il taglio di capelli che aveva Evan ad Oxford. Passò un dito sul suo viso, quasi in una delicata carezza, abbassando poi lo sguardo e sospirando. 

-Bella quella foto, vero?- La voce di Chloe fece sobbalzare Alexis. Già aveva finito la doccia? Per quanto tempo si era imbambolata di fronte quella bacheca. –Per quanto disprezzassi e disprezzi Evan non sono mai riuscita a toglierla, mi piaceva decisamente troppo.- 

-Perché mi hai fatto quella domanda oggi al centro commerciale?- Domandò Alexis, arrotolando nel frattempo una ciocca di capelli intorno al suo indice destro. 

-C’era come un muro fra di voi; un muro fatto di cose non dette e di momenti vissuti insieme... Lo noto ogni volta che lui ti guarda o che tu guardi lui.- Alexis arrossì, Chloe era riuscita a coglierla in flagrante mentre osservava Evan. –Comunque al diavolo il passato e al diavolo Miller. Vatti a fare la doccia che abbiamo una festa a cui andare!- 

Alexis non se lo fece ripetere due volte. Si fece la doccia e si preparò velocemente vestendosi e truccandosi. Chloe alla fine aveva comprato il tubino nero ed era meravigliosa, almeno a parere di Alexis. I capelli corvini ricadevano lisci ed ordinati nel suo caschetto. Le labbra piene erano risaltate da un rossetto rosso e gli occhi erano truccati alla perfezione. 

Alexis indossava una gonna a vita alta ed una camicetta leggermente scollata che le risaltava il seno. I capelli castani erano stati piegati in morbidi boccoli e gli occhi verdi erano adornati da una semplice passata di mascara. La ragazza indossò le calze nere e si mise i tacchi, prendendo poi un cardigan e facendo cenno alla cugina che potevano (finalmente) andare. 

 

La casa di Colin Hubers era lontana da Chesterfield almeno una mezz’oretta. Prima di andare Chloe ed Alexis passarono a prendere Gabriella e Alyson. Inutile dire che quest’ultima fosse incredibilmente agitata: aveva una cotta secolare per Colin e si era messa tanto profumo per l’occasione che furono costrette ad aprire i finestrini della macchina. 

Quando arrivarono c’erano già molte macchine sul viottolo che portava alla grande villa e la musica suonava forte. Fortunatamente le case erano molto distanziate le une dalle altre, altrimenti la polizia sarebbe arrivata subito per le lamentele dei vicini. Le quattro ragazze entrarono nella casa e ciò che vide Alexis la fece decisamente ricredere su come la pensava sui festini nello Yorkshire: quella era una festa che avrebbe dato filo da torcere anche al figlio del Barone! 

-Chloe!- Un ragazzo dai capelli biondi tendenti al rossiccio abbracciò con foga la cugina. La ragazza si staccò da quell’abbraccio e diede un buffetto affettuoso al ragazzo, baciandolo poi su una guancia. 

-Alexis, ti presento James.- Alexis tese la mano che James strinse con decisione senza farselo ripetere due volte. 

-Tu devi essere Londra! Io sono il migliore amico di quella, detto fra noi, figa di tua cugina.- Alexis scoppiò a ridere, seguita a ruota a Chloe che diede una spintarella al ragazzo, facendogli la linguaccia.  

-Alex, Chloe!- Megan e Sam arrivarono prontamente stringendo due bicchieri pieni probabilmente di alcol. Erano palesemente brille e non facevano niente per nasconderlo.  

-Madison dov’è?- Domandò Chloe, rubando un sorso a Sam. –Vodka liscia, bleah.- 

-Sta da qualche parte con George.- 

-Sta scopando con George.- Puntualizzò Megan con un tono decisamente stralunato.  

Guardandosi intorno Alexis fu catapultata inevitabilmente indietro nel tempo. Si ritrovò mentalmente nella casa del figlio del barone. 

 

Londra 2010, due mesi prima. Era da un po’ che Alexis frequentava Andrew. Non poteva dire di certo che le piacesse, che fosse innamorata, però le piaceva farci sesso. Era ormai una abitudine per lei quella di sgattaiolare negli spogliatoi maschili, essere sbattuta al muro ed avvinghiarsi con le gambe intorno alla sua vita. Lui si calava i pantaloni, le sfilava le mutandine velocemente agevolato dal fatto che portasse la gonna e spingeva, spingeva senza curarsi del fatto che le potesse fare male, senza curarsi di farle provare piacere. Si svuotava ogni volta dei suoi piaceri e svuotava lei ogni sentimento.  

Quella sera la afferrò per una mano. Lui si era appena fatto una striscia di cocaina e lei si era bevuta mezzo litro di vodka da sola. La portò in bagno, chiuse la porta e la fece sedere sul lavandino. La spogliò voracemente, quasi con violenza, e ci fece sesso a lungo, invitandola a soddisfare diverse sue richieste. Lei rifiutò quando cominciò a tendere verso l’esagerazione e lui la colpì in faccia violentemente più volte, la chiamò puttana e la lasciò in quel bagno, mezza nuda e dolorante. 

 

Quando qualcuno le sfiorò la mano Alexis quasi urlò per lo spavento, quasi ricordando improvvisamente la mano di Andrew che la trascinava in quel bagno. Si girò ed incrociò gli occhi di Evan. Fece un passo indietro, rendendosi conto che non c’era né Chloe ne nessun’altra sua amica. 

-Perché hai paura?- Domandò inarcando un sopracciglio. Alexis respirava pesantemente, aveva la mente completamente annebbiata. Le sembrava di sentire i colpi di Andrew sul sul viso, le sue parole le rimbombavano nelle orecchie. –Lexi, stai bene?- Alexis barcollò e si poggiò con le mani sulle spalle di Evan, cercando di annuire. –Hai bevuto? Hai preso qualcosa?- Le passò un braccio intorno alle spalle e la condusse verso il giardino. 

Alexis si sedette su una panchina abbastanza lontana dalla festa e dal baccano e si passò entrambe le mani fra i capelli. Evan continuava a guardarla sinceramente preoccupato, ripetendo un’altra volta la sua ultima domanda. 

-No, non bevo e non mi faccio di stupefacenti da tre settimane circa.- Disse ad un tratto Alexis. Continuava a strizzare gli occhi, quasi a voler cacciare via l’immagine di Andrew, delle sue mani, della sua bocca.  

-Stai piangendo.- Constatò Evan, spostandole questa volta con delicatezza le mani dal viso e costringendola a guardarlo negli occhi. Alexis tirò su con il naso e si lasciò sprofondare nell’azzuro degli occhi del ragazzo. –Vuoi dirmi che ho succede, ho fatto qualcosa di sbagliato? Mi sono solo avvicinato per salutarti, per parlarti.-  

Le mani di Evan stringevano quelle piccole e tremanti di Alexis e quel contatto sembrava bruciare. Per quanto tempo lei aveva sognato di poter stringere ancora le sue mani? Per quanto tempo aveva visto i suoi desideri infrangersi contro il muro portato dalla sua scomparsa improvvisa? 

-Mi devi lasciare in pace, Evan.- 

Avrebbe voluto rispondere “Non hai fatto niente” oppure “Non è colpa tua”. Ma come faceva a non essere anche se in piccola parte colpa sua? Si era buttata fra le braccia di decine e decine di ragazzi e infine fra quelle di Andrew per provare a dimenticare lui. Lui che l’aveva lasciata senza dirle nulla. Senza spiegarle neanche perché si fosse svegliata in un campo di grano. 

-Io non capisco, Lexi.- 

-Non mi chiamare Lexi. Non sono più Lexi, non lo sono da due anni!- Il tono della sua voce si alzò dall’improvviso, sembrava quasi che la rabbia repressa in quei due anni fosse uscita improvvisamente fuori. –Hai portato via tu Lexi, te la sei portata via tu!- Liberò le sue mani dalla forte presa di Evan e colpì violentemente il suo petto. –Ti sei preso la mia parte migliore e mi hai lasciata in preda di quella peggiore. Mi hai abbandonata solo e con una sola camicia addosso!- Le lacrime cominciarono a rigare violentemente il viso di Alexis e le sue mani si fermarono sul petto di Evan, smettendo di dargli pugni. 

Evan restò immobile e in silenzio, colpito nel profondo da ognuna di quelle parole. Guardava gli occhi verdi di Alexis ed il suo cuore accelerava e rallentava repentinamente i battiti. Quel ventitré agosto 2008, come poteva dimenticarselo? La sua vita era cambiata radicalmente e non per colpa sua. Aveva dovuto subire dei colpi e lasciare che condizionassero la sua vita. Eppure era cambiata anche Alexis... Per colpa delle sue azioni aveva rovinato anche la vita di quella ragazza che invece gli aveva dato tanto, incredibilmente tanto. Abbassò lo sguardo, infilandosi le mani nelle tasche ed inspirando profondamente.  

-Ti devo delle scuse, Alexis.- Mormorò, ritrovando la forza di affronta gli occhi della ragazza. Lei scosse la testa, lasciando che un sorriso ironico si dipingesse sulle sue labbra. 

-Che me ne faccio delle tue scuse?-  

-Io so di doverti delle spiegazioni, ma non è ancora il momento. Io... non mi sento ancora pronto.- 

Ed era vero. Raccontarle cosa era realmente successo quella notte avrebbe implicato aprirsi completamente a lei, rendersi pienamente vulnerabile e fragile ai suoi occhi. Non era ancora pronto per fare quel passo. 

-Tu capisci che io... Io devo ricominciare... Io non ce la faccio più ad essere inglobata dal mio passato... Tu fai parte del mio passato...- Parlava piano, scandendo ogni singola parola, mentre il cuore di Evan sembrava lì lì per sfondargli il petto. –Io non ti ho dimenticato in questi due anni.- Ammise alla fine, abbassando tutte le sue difese ed aprendosi quel poco che bastava a lui. Si sciolse, dicendo quelle parole ad alta voce dopo che per tanto tempo aveva provato a soffocarle dentro di sé. 

-Tu non sai quanto sia stato difficile lasciarti lì, non cercarti più.- Si sedette sui talloni, ritrovando così a faccia a faccia con Alexis. Le passò le mani dietro alla schiena e la strinse a sé, giovando di quel contatto che tanto gli era mancato, che tanto aveva bramato. –Alexis, se solo tu sapessi cosa mi è costato.- Sospirò pesantemente, mordendosi poi il labbro inferiore. –Scusami... Io ti prometto, te lo giuro, che ti racconterò tutto... Dammi solo tempo. Ti prego.- Ed anche Evan lasciò cadere le sue barriere, guardando poi negli occhi Alexis. Lei annuì debolmente, carezzando con la punta delle dita la pelle del suo viso.  

Le loro labbra si sfiorarono delicatamente, unendosi poi in un bacio. Fu un bacio inizialmente dolce, triste, poi divenne impetuoso, tormentato, quasi fosse lo specchio delle loro anime. Evan fece alzare Alexis dalla panchina e la strinse con forza a sé, passando le braccia intorno alla sua vita e carezzandole la schiena. Le mani di lei esplorarono nuovamente il suo viso, i suoi lineamenti. In quel bacio sembrò che fosse passato tutto il rancore, tutta la tristezza, tutte le parole non dette ed accumulate in quei lunghi due anni. 

Si staccarono, guardandosi poi negli occhi. Le loro labbra sembravano bruciare per l’intensità di quel bacio, per il suo impeto, il suo significato. Alexis abbassò lo sguardo, facendo poi un paio di passi indietro. 

-Tu sei il mio passato.- Mormorò scuotendo la testa. –Io devo andare avanti. Io ho paura del mio passato.- Evan carezzò una guancia di Alexis con la mano, asciugandole le lacrime che erano scese. 

-Quello che ho provato baciandoti era presente. Lascia che io ti aiuti ad uscire dal passato, ti prego.- Fu una supplica quella che uscì dalle labbra di Evan e suonò come un’inattesa sorpresa sia alle orecchie di Alexis sia alle sue stesse.  

Lei posò la fronte sulle labbra di Evan ed annuì piano, impercettibilmente, ma fu sicura del fatto che lui avesse recepito il messaggio. 

 

Era mezzanotte e mezza quando risalirono tutte e quattro nella macchina di Chloe. Samantha continuava a raccontare di come finalmente si era baciata con Colin e Gabriella descriveva quel tipo incredibilmente carino che aveva visto al bancone degli alcolici. 

Chloe guidava in silenzio ed Alexis guardava fuori dal finestrino, completamente persa nei suoi pensieri. Evan l’aveva sorpresa comportandosi in quel modo. Dopo due anni che aveva passato imprecandogli contro, scaricandogli tutte le colpe delle sue disgrazie, aveva rivisto la parte di lui che all’epoca l’aveva fatta innamorare. 

Era come se quella sera lui le avesse aperto nuovamente il suo cuore, come se le si fosse mostrato per ciò che realmente era: quel ragazzo un po’ sognatore che voleva studiare giurisprudenza. Il dualismo di Evan era quasi tanto contorto come il suo... La parte migliore e la parte peggiore sembravano lottare in lui, almeno agli occhi di Alexis. 

Quando Gabriella sbatté la portiera scendendo dalla macchina, Alexis si rese conto che era rimasta sola con Chloe. La cugina girò la testa, guardandola severa. 

-Hai bevuto, ti sei fatta di qualcosa?- Domandò. Alexis sbarrò gli occhi; si sarebbe aspettata una qualsiasi domanda su quello che era successo fra lei ed Evan ma non quella. 

-No, lo sai che sono pulita da tre settimane.- 

-Perché Mark andava in giro sostenendo che ti sei fatta di cocaina?-  

Mark? Come aveva fatto a dimenticarsi di quello stupido, inutile dettaglio di origine irlandese che disprezzava con tutta se stessa? Mark. 

-Chloe, credimi, non ho fatto nulla del genere.- Disse guardando la cugina negli occhi. 

-Io ti credo Alex e ti ripeto che con me il tuo segreto è al sicuro ma tu devi promettermi che non finirai in quello schifo. Almeno finché sei qui a Chesterfield e vivi sotto il mio stesso tetto.- Era incredibilmente seria e per Alexis fu come un secchio d’acqua fredda in faccia: la destò completamente dal suo rimurginare su Evan. 

-Te lo prometto.-  

 

Quando fu sotto le coperte al caldo inevitabilmente il suo pensiero volò verso Mark. Cosa diavolo voleva dalla sua vita? Non l’aveva ancora vista e già diceva baggianate alle sue spalle? A che fine poi? Tutto ciò gridava inesorabilmente vendetta.  

Alexis chiude gli occhi sprofondando fra le braccia di Morfeo e sognò a lungo Evan. Le sembrò quasi che il suo profumo le inebriasse la mente, il cervello, ogni singola fibra del suo corpo. Possibile che una persona potesse essere così differente ed avere uno stesso volto? Come faceva ad essere quel ragazzo che quasi si era commosso quello stesso ragazzo che l’aveva lasciata in mezzo ad un campo di grano e non le dava ancora spiegazioni? 

 

 

 

Hey, mi ritaglio un piccolo angolino! Volevo scusarmi se questi primi capitoli sembrano super deprimenti e vi spingolo sull’orlo della depressione, ma col tempo la situazione migliorerà... Come vedete il passato di Alexis non è esatta,emte rose e fiori. Cos’è successo quel giorno ad Oxford? Cos’ha spinto Evan a perdere la sua amicizia con Chloe e preferire Mark e la sua compagnia? E cos’ha fatto Alexis per arrivare al punto di dover scegliere fra un centro di riabilitazione e lo Yorkshire? Continuate a seguirmi per scoprirlo e vi preeeego recensite, fatemi sapere che ne pensate, sennò penso che vi faccia incredibilmente ed inesorabilmente schifo!  

Buone Feste a tutti! 

Silvia. 

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