N o v e n a . di _ L a l a (/viewuser.php?uid=64378)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - io te l'avevo detto che esisteva. - ***
Capitolo 2: *** - non si può tornare indietro, si può solo andare avanti - ***
Capitolo 3: *** - shopping natalizio ***
Capitolo 4: *** - albero di Natale ***
Capitolo 5: *** - mattina di Natale ***
Capitolo 6: *** - ballo scolastico ***
Capitolo 7: *** - spettacolino ***
Capitolo 8: *** - recita ***
Capitolo 9: *** - messa di Natale ***
Capitolo 1 *** - io te l'avevo detto che esisteva. - ***
N
o v
e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
1.
- Io te
l’avevo detto, che esisteva –
La
piccola Lucy Pevensie uscì come una furia dalla stanza che
condivideva con la sorella
maggiore, scontrandosi con Edmund, appena uscito dal bagno, e facendolo
cadere
a terra.
- Lu!
–
esalò, “schiacciato” dal peso della
più piccola. – che diavolo è successo?
–
-
Edmund! – strillò lei indignata, sistemandosi
meglio sulla pancia del fratello e
mettendosi le mani sui fianchi – non si dice
“diavolo”! –
Lui
sbuffò contrariato, riformulando la domanda, mentre cercava
di scrollarsela di
dosso:
-
cos’è
successo? –
Sul viso
di Lucy si dipinse un’espressione offesa:
- Susan
dice che Babbo Natale non esiste! –
In
quello stesso istante venne sollevata da Peter, arrivato in seguito al
trambusto, e Susan si affacciò alla porta della camera.
- oh,
Lucy! – fu il commento esasperato della quattordicenne,
mentre incrociava le
braccia al petto e superava del tutto la soglia.
Edmund
la fissò sbalordito, mettendosi a sedere con le gambe
incrociate.
- no..
cioè, dici sul serio? Davvero non esiste? – chiese
impressionato e interessato.
- oddio,
Edmund, non anche tu! – fu l’esclamazione della
maggiore, subito coperta dal
grido di Lucy:
- no!
Babbo Natale esiste! Non darle retta, Ed! – e
iniziò a dimenarsi tra le braccia
di Peter, che intanto rideva sotto i baffi, ignorando bellamente le
occhiate
imploranti che Susan gli indirizzava.
- Babbo
Natale esiste! – continuò convinta la
più piccola, mettendo su il broncio. – e
te lo proverò! –
Susan
sospirò.
- Lucy,
ti ho già detto che.. – iniziò.
- certo
che esiste, Lu – la interruppe Peter, riappoggiando a terra
la sorellina e
scompigliandole affettuosamente i capelli –
esisterà fino a che tu ci crederai
–
- quindi
esiste? – s’intromise Edmund, alzandosi in piedi.
-
davvero? – disse invece Lucy, illuminandosi in volto.
Peter
annuì in risposta ad entrambi, sorridendo sicuro e lanciando
poi un’occhiata a Susan,
che alzò gli occhi al cielo.
Allora
la più piccola, ergendosi dall’altezza dei suoi
cinque anni, fece una
pernacchia alla maggiore, e afferrò Edmund, trascinandolo in
cucina, per rubare
qualche biscotto.
- Io te
l’avevo detto, che esisteva – fu la frase di Lucy,
accompagnata da un suo
sorriso soddisfatto, mentre la slitta di Babbo Natale si allontanava. A
Susan
non rimase altro che scambiarsi uno sguardo incredulo con Peter e
ammettere la
propria sconfitta.
Muahahaha!
Anche a Natale giungo
a tormentarvi! Muahahah!
Maperchèiovivogliobene*_*
Beh,
passando ad altro:
ultimamente ho la mania delle raccolte, credo si noti. (anche
perché ho
finalmente capito che con le long sono una frana assurda -.- ) (sebbene
riconosca questa mia incapacità ho la seria intenzione di
scriverne altre)
(perché ho aperto più parentesi? Ò.o)
Ho deciso
che da oggi fino al 24
dicembre (la Novena, appunto) posterò una cara shottina
natalizia sui Pevensie
al giorno.
(della
serie: ma questa non si
stanca mai, di scrivere? -.-
.. ennò
cari, perchèiovivogliobene*-*)
Fintanto che
ci saranno queste
storielline “L’Alfabeto di
Narnia” (pubblicità
occultaaaaa *-*)
rimarrà ferma – ma dubito
ne sentirete la
mancanza. Al massimo lo rimpiangerete ;) –
Altro da
dire? Mmm. Questa shot è
po’ corta. Le altre credo saranno più lunghe. In
qualsiasi caso, ne sono
piuttosto soddisfatta, perché Lucy che cade addosso ad
Edmund e gli si siede
sulla pancia è un’immagine che mi
rimarrà impressa a vita *-*
No, sul
serio: mi sono divertita
a scriverla, anche perché amo la frase : “io te l’avevo
detto, che esisteva” . è adorabile *-*
è
così.. da Lucy. E
non potevo non
scriverci qualcosa.
Beeeene,
concludo lo sproloquio e
vi lascio alle vostre recensioni – perché voi
recensite, vero? * minaccia con
lo scettro della Strega Bianca *
Perchèiovivogliobene*-*
P.S. ok, *
prende respiro
profondo * DOMANI ESCE IL VIAGGIO DEL VELIEROOOO *-* kyaaa, sono
emozionatissima >.< * muore d’infarto..
risorge, perché può morire solo dopo
aver visto il film * purtroppo
andrò a vederlo solo sabato -.- nell’attesa sono
andata ad esplorare il sito: è
troppo bello *_*
Je vais
<3
_ L a l a
|
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Capitolo 2 *** - non si può tornare indietro, si può solo andare avanti - ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
2.
–non si può
tornare indietro, si può solo andare avanti –
Era
notte fonda quando entrò furtivamente dal camino spento
ormai da tempo, un
grande sacco pieno sulle spalle e il vestito rosso ricoperto da un
leggero velo
di cenere.
I
fratelli Pevensie, ora sovrani di Narnia, dormivano sul grande divano
che, la
Regina Lucy, li aveva costretti a mettere davanti all’albero,
insistendo sul fatto
che: “Edmund non ha ancora conosciuto Babbo Natale! E poi
dovremmo
ringraziarlo!” . Alla fine, dopo lunghe contestazioni, i tre
fratelli più
grandi si erano lasciati convincere.
Si erano
rannicchiati tutti e quattro sotto una pesante coperta di lana, Susan
che
leggeva loro un libro, mentre Lucy commentava entusiasta ogni singola
frase,
Peter rideva per l’esasperazione di Susan e Edmund ascoltava
rapito, nonostante
le numerose interruzioni.
Il
sonno, però, aveva avuto la meglio ed libro era scivolato
dalle mani della
maggiore, mentre questa dormiva tranquilla sulla spalla di Peter, anche
lui
addormentato. Lucy e Edmund erano rimasti svegli ancora per un
po’, la più
piccola che raccontava l’episodio in cui avevano conosciuto
Babbo Natale,
ripetendo: “vedrai, Ed, ti piacerà!”
Quando,
infine, anche lei si era addormentata, a Edmund non era rimasto altro
che
fissare con sguardo perso le palline colorate dell’albero,
fiocamente
illuminate dal fuoco scoppiettante nel camino, mentre adagio-adagio,
scivolava
nel sonno.
Babbo
Natale sorrise, accarezzandosi la lunga barba.
S’avvicinò
all’albero, aprì il sacco e iniziò a
depositare con cautela ed estrema cura i
regali.
Si
girò,
pronto a sorridere rassicurante, non appena sentì un
esclamazione di stupore
soffocata.
-
Buonasera, Re Edmund –
- s..
salve, signore – balbettò il ragazzino, stupito.
-
temo di averla inavvertitamente svegliata, spero vogliate perdonarmi.
Anche se,
grazie a questa mia disattenzione, finalmente ci conosciamo –
Edmund
annuì confuso, continuando a fissarlo ad occhi sgranati,
mentre l’uomo finiva
di riporre i regali sotto l’albero.
Poi
si girò verso di lui, porgendogli un pacchetto rotondo, non troppo grande, incartato
di rosso.
-
co..? – iniziò Edmund, passando lo sguardo dal
pacchetto all’uomo.
Babbo
Natale sorrise.
-
ho fatto un regalo speciale ad ognuno dei tuoi fratelli, Edmund.
– Lucy mugugnò
qualcosa nel sonno, accasciandosi sulla spalla sinistra del ragazzino,
che le
diede una leggera carezza sui capelli
–
ed è giusto che lo faccia anche a te –
Edmund
prese il regalo, titubante.
-
posso scartarlo? – chiese.
-
ma certo –
Non
se lo fece ripetere due volte e, stando ben attento a non svegliare la
sorellina, lo scartò.
Era
un orologio, una cipolla per la precisione, fatto d’argento.
Il quadrante era
bianco e i numeri, scritti in caratteri argentati, quasi brillavano,
mentre le
lancette ticchettavano sommessamente.
-
grazie signore – disse Edmund. – ma .. non capisco
–
Peter
aveva ricevuto una spada e uno scudo, qualcosa con cui difendere
sé stesso, la
propria famiglia e la propria terra.
Susan
aveva ricevuto un arco per colpire da lontano il nemico e un corno per
chiamare
l’amico.
Lucy
aveva ricevuto un coltello in caso di necessità e una
pozione in grado di
guarire.
Perché
a lui un orologio?
Edmund
aveva smesso di essere geloso dei propri fratelli da più di
un anno, e la
domanda era posta per mera curiosità,
per cercare di capire e sfruttare al meglio il dono ricevuto.
-
giralo – gli suggerì l’uomo e il
ragazzino eseguì.
“non
si può tornare
indietro, si può solo andare avanti”
Recitavano
così, gli eleganti caratteri incisi sul retro
dell’orologio.
Edmund
continuò a fissare la scritta, mentre Babbo Natale si
rimetteva il sacco in
spalla.
-
temo di continuare a non capire, signore – esordì
dopo un attimo di
riflessione.
-
Edmund, i regali dei tuoi fratelli qui a Narnia sono molto utili,
soprattutto
se in tempo di guerra. Ma il tuo regalo, vedrai, ti servirà
in futuro. Se ci
fossi stato anche tu, l’anno scorso, forse ti avrei regalato
una spada o una
qualsiasi arma, perché erano tempi di guerra e ti sarebbe
stato utile. Ma tu
non c’eri, ed ora a Narnia c’è la pace:
che bisogno c’è, di regalarti un’arma?
Sono certo che quell’orologio ed il suo consiglio ti serviranno molto, tra
qualche tempo. Forse
ora non capisci, ed è meglio così. Ma un giorno
capirai –
Edmund
annuì lievemente, mentre Babbo Natale s’infilava
nuovamente nel camino.
-
Buon Natale, signore – esalò il ragazzino e
l’uomo gli sorrise in risposta.
-
Buon Natale anche a te, Edmund –
Il
ragazzo scese in punta di piedi le scale, stringendosi nel suo pigiama
rosso e
bianco, e giungendo fino al salotto. Sbirciò
all’interno: un uomo dalla lunga
barba bianca e il vestito rosso stava depositando dei regali sotto
l’albero che
avevano addobbato quel pomeriggio.
Il
ragazzo si schiarì la voce, per far notare la propria
presenza e l’uomo si
voltò verso di lui, con lo stesso identico sorriso che gli
aveva rivolto anni
addietro.
-
Buon Natale, Edmund. – esordì – temo di
averti nuovamente svegliato. –
Edmund
sorrise divertito, scrollando le spalle con fare noncurante e avanzando
di un
passo.
-
ne è passato di tempo, vero? – continuò
Babbo Natale, e Edmund annuì.
L’uomo
si rimise il sacco in spalla e Edmund si chiese come mai tutte le volte
che lo
incontrava, questo era già pronto ad andarsene.
-
credo di dover andare, Edmund. Sai, ho un sacco di lavoro da fare sta
notte –
E
gli fece l’occhiolino, mentre s’infilava nel
camino.
-
aspetti! – esclamò Edmund a voce alta, tanto che
ebbe paura di aver svegliato
qualcuno. – per favore – aggiunse, abbassando il
tono di voce.
Il
sorriso che l’uomo gli rivolse lo incoraggiò a
continuare.
-
io.. volevo solo dirle che ho capito, signore -
fece una pausa -
e che la
ringrazio. -
Fece
un breve cenno di saluto col capo e s’affrettò ad
uscire dal salotto. Poi ci
ripensò, e s’affacciò nuovamente.
-
ah, e, signore! Buon Natale anche a lei – disse, mentre Babbo
Natale risaliva
lungo il camino.
When your still waiting
for the snowfall,
Doesn’t really feel like Christmas at all.
Lalalaaaaala,
laaalaaaa..
Si, sono
decisamente entrata nello spirito del Natale *_*
Vabbè,
passiamo un
po’ alla spiegazione di questa shot.
Ho voluto
immaginare che, il Natale dopo l’arrivo dei fratelli a
Narnia, Babbo Natale
consegnasse un regalo speciale anche a Ed. eh, sennò mica
è giusto! Ù.ù
La frase sul
retro
dell’orologio la intendo un po’ a modo mio,
cioè: ho pensato che magari Babbo
Natale sapesse che un giorno avrebbero dovuto lasciare e Narnia, e
quindi ha
ritenuto giusto ricordare a Edmund che non potevano scegliere di
tornare
indietro, ma che potevano scegliere se passare la loro vita
nell’altro mondo a
rimpiangere Narnia o se prendere tutto quello che di buono poteva
offrire
Londra. E Edmund,
nell’ultima parte,
vuol far capire a Babbo Natale che ha capito il messaggio e che
continuerà ad
“andare avanti”
Insomma, che
cosa
strana.
È
che.. regalare ad
Ed un’arma era banale. All’inizio pensavo un libro.
Però non mi convinceva.
Alla fine è saltato fuori quest’orologio, e spero
di non aver scritto una
baggianata.
Insomma.
OGGI
è USCITO IL
VIAGGIO DEL VELIEROOOOOO *-* (reazione a scoppio ritardato xD)
E si spera
che
domani io riesca ad andare a vederlooooooo *-* Kyaaaaaaaaaaaa *-*
Voglio
andare a
vederlo! Subito! Ora! Now! Ù.ù
Vado a
scleeraaare
*-*
See You
Tomorrow!
Smàck
<3
P.S.
ovviamente
ringrazio chi ha recensito (le risposte sono nella vostra cartella di
posta) e
chi ha inserito tra le ricordate e i preferiti. Love You All <3
_ L a l a
|
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Capitolo 3 *** - shopping natalizio ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
3.
shopping
natalizio
Peter
lanciò un’occhiata disperata ad Edmund, da sopra
la pila di pacchi e pacchetti
che teneva tra le braccia, e il fratello minore ricambiò con
altrettanta
disperazione, mentre cercava di tenere in equilibrio le scatole che
anche lui
aveva in braccio.
- manca
ancora molto? – domandò con voce stanca al padre,
cui erano toccati in sorte i
sacchetti pieni di regali, che ora penzolavano dalle sue braccia simili
a dei
pesi morti. Cosa che in effetti erano, non essendo oggetti vivi. Beh,
in
qualsiasi caso non era il momento di perdersi in certi ragionamenti.
- Dio ce
ne scampi – fu la risposta, subito intercettata da Helen
Pevensie, che lo
fulminò.
-
sappiate – disse con fare minaccioso, puntando il dito verso
di loro, e Edmund
fece finta di non esistere nascondendosi dietro i pacchetti –
che ci manca
ancora un sacco di gente: la cugina Adele, per esempio, o la zia Sophia
e il
signor Buttercup e i coniugi Bloomwood , e la signora White e ..
–
- mamma
– la interruppe Edmund, ricominciando improvvisamente ad
esistere per correre
in loro aiuto. E quando Ed correva in loro soccorso, interrompendo i
fiumi di
parole della madre, Peter avrebbe volentieri costruito una statua in
suo onore
– alla signora White hai già preso il regalo
– scrutò i pacchetti che aveva in
mano lui, e poi quelli di Peter – eccolo. È quello
lì, in cima alla pila di
Peter. –
- e se
non sbaglio è un cappello – concordò
Peter, sempre più deciso sull’idea della
statua. Poi si chiese come avesse fatto a ricordarsi che avevano
comprato un
cappello alla signora White, stupendosi.
- rosa – commentò
disgustato il minore.
Lucy ridacchiò, vedendo la reazione del fratello, prima di
ritornare a guardare
interessata la vetrina della pasticceria.
Helen li
fissò accigliata e poi infuriata quando il marito disse:
- beh,
cara, a questo punto mi sembra che la signora White debba essere
depennata –
- in
qualsiasi caso – riprese la donna, con tono solenne
– abbiamo ancora un sacco
di regali da comprare –
E, dopo
aver fatto segno alle figlie, s’incamminò a testa
alta lungo il viale.
Peter
alzò gli occhi al cielo e Edmund sbuffò mentre il
padre si rassegnava a
ricominciare a trascinare i sacchetti.
Le spese
natalizie erano sempre una tortura per i tre uomini di casa Pevensie, e
una
tragedia per il portafoglio di famiglia.
Al
momento, però, Lucy, Susan e Helen non sembravano farci
caso, prese com’erano a
discutere sul regalo migliore da fare ai coniugi Bloomwood, una coppia
di
anziani signori che avevano la brutta abitudine di portare dolci a casa
loro
più o meno tutte le settimane, fermandosi poi a bere il
thè.
Non che
a Peter dispiacessero i dolci che la signora Bloomwood preparava
personalmente,
ma appunto perché li faceva apposta
per
loro ora erano costretti a comprare un regalo anche ai due
anziani. Cioè,
non potevano andarseli a comprare i
dolci, e che diamine?
Sbuffò,
e guardò le sorelle e la madre, chiedendosi cosa ci
trovassero di interessante
nel.. guardare le vetrine e comprare robe
inutili.
E poi,
accidenti. Non è che le braccia le avevano solo loro tre.
–
si può
sapere perché Susan, Lucy e mamma non portano mai niente?
– borbottò
contrariato Edmund, quasi gli avesse letto nel pensiero. –le
mani le hanno
anche loro! -
Andrew
li guardò afflitto.
-
questo, ragazzi – disse con aria melodrammatica –
è il motivo per cui vi dico
sempre: non sposatevi –
Le sue
parole provocarono una leggera perdita di equilibrio dei pacchi, quando
i due
fratelli iniziarono a ridere.
- e se
dovete sposarvi, cosa che sicuramente vostra madre vi
obbligherà a fare,
ricordatevi di non avere figlie femmine che diano man forte alla madre
–
I due
ragazzi risero così forte che alcuni pacchetti in cima alle
pile caddero, e
furono costretti a chiedere a Lucy, tra un attacco di risa e
l’altro, di
rimetterli ai loro posti.
Helen li guardò
male, quasi sapesse la causa
delle loro risate, e si addentrò poi nell’ennesimo
negozio di vestiti in cui
Susan e Lucy la seguirono a ruota.
Attraverso
la vetrina riuscivano a vederle indicare entusiaste diversi capi.
- giuro
che non mi lascerò mai più trascinare a fare
shopping con loro – promise
Edmund, appoggiandosi ad un muro.
- lo
dici tutti gli anni, Ed – gli ricordò divertito
Peter, e il minore lo guardò
male.
- ma
questa volta faccio sul serio – sostenne l’altro,
scatenando una risata del
padre.
- puoi
fare tutte le promesse che vuoi Ed – dichiarò
convinto Andrew, come se stesse
dando un’importantissima lezione di vita ai figli. E, in
effetti, poteva anche
essere vista in questo modo – ma sappi che una donna riesce sempre ed inspiegabilmente
a convincere un uomo a fare anche quello che non
vuole fare –
- e, ma
che sfi.. ! – il ragazzo dai capelli corvini si
bloccò di colpo, quando vide
Susan sull’uscio del negozio fissarlo in malo modo.
– emh.. –
-
è
davvero una bella giornata, non trovi Ed? –
commentò Peter, alzando lo sguardo
verso il cielo nel tentativo di salvare l’altro, accorgendosi
solo dopo che era
coperto da fitte nuvole bianche che
promettevano neve, guadagnandosi le occhiate perplesse di
entrambi i
fratelli mentre il padre scoppiava a ridere.
Avvampò
e sibilò un: - ingrato – a Edmund, che gli sorrise
a mo’ di scusa.
-
andiamo? – propose Lucy raggiante, poggiando un altro pacco
sulla pila del
biondo.
- e
dove? – borbottò quest’ultimo.
- hanno
aperto un nuovo negozio di articoli per la casa proprio in fondo alla
strada ..
– intervenne Helen, sorridendo.
Più
che
altro ghignando.
E, per
un attimo, Peter pensò che sua madre si divertisse, a farli
soffrire.
Na, na, na..
No, non so
da dove sia uscita
questa shot, però la adoro *-*
È
decisamente la mia preferita
(ed è strano, perché la mia preferita dovrebbe
essere quella su Eddie –
Beh, penso
che tutti siano andati
a fare shopping, ultimamente.
E
perché mai dovevo risparmiare i
fratelli Pevensie da questo momento così natalizio?
Bene.
Io.VOGLIO.VEDERE.NARNIA.
E ci
andrò. A costo di
trascinarci qualcuno per i capelli.
See
You
Tomorrow <3
_
L a l a
|
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Capitolo 4 *** - albero di Natale ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
4.
albero di
Natale
Edmund
era appena stato centrato in pieno viso da una palla di neve micidiale,
scivolando su una lastra di ghiaccio e finendo gambe
all’aria, quando Andrew
Pevensie fece il suo ingresso dal cancello del cortile di casa, con un
grosso
scatolone in spalla.
-
Edmund! – esclamò con finto tono indignato
– ti fai battere a palle di neve da
tua sorella? –
La
risata di Lucy, nascosta dietro un cumulo di neve, arrivò
ben chiara ad
entrambi.
Andrew
sbuffò con divertita esasperazione: -
dov’è finito il tuo orgoglio? –
Edmund
mugugnò qualcosa, che somigliava ad un “si
è congelato”, finendo solo per
inghiottire altra neve.
Poi
si alzò a sedere, guardando storto Lucy che spuntava per
metà da dietro il suo
rifugio, e con la manica del giubbotto si tolse la neve dal volto,
scuotendo
poi la testa per togliersi i fiocchi bianchi dai capelli.
-
Ed, dovevi vedere che volo che hai fatto! – rise Lucy,
evitando per un soffio
la palla di neve che il fratello, le aveva indirizzato.
Il
padre rise, e Edmund lasciò cadere all’indietro il
capo, guardandolo a testa in
giù.
-
cos’è quello, papà? –
domandò con un cenno allo scatolone che l’uomo
aveva
appoggiato a terra.
-
che cosa potrebbe mai essere, Ed? – sospirò
divertito Andrew, mentre il figlio
si alzava. – è il nostro nuovo albero di Natale
–
-
perché? – domandò Lucy, uscendo alla
scoperto – cos’ha, quello vecchio, che non
va? –
-
oh, certo che non vi va mai bene niente – sbuffò
il padre fingendosi risentito.
-
è tutto spelacchiato, quello vecchio. – fece
notare Edmund, e Lucy gli
trotterellò tranquilla al fianco. –
l’anno scorso ho piegato con troppa forza
una rametto e si è rotto (*tratto da una storia vera. La
mia, purtroppo -.-) –
Andrew
scoppiò a ridere, mentre riprendeva lo scatolone e
s’avviava verso casa, subito
seguito dai due figli.
Quando
la signora Pevensie aprì la porta di casa per farli entrare,
però, si parò
davanti a loro mani ai fianchi e sguardo inceneritore.
-
dove credete di andare, conciati in quel modo? –
-
dentro casa, cara – suggerì ironico Andrew, e
Helen lo fulminò con lo sguardo.
-
con i vestiti tutti gocciolanti che sporcheranno il pavimento che ho
appena
finito di pulire ? –
Lucy
e Edmund si guardarono a vicenda: erano entrambi coperti da capo a
piedi di
neve, i capelli tutti bagnati e le scarpe che promettevano di lasciare
giganteschi
aloni d’acqua sul pavimento.
-
emh.. –
-
mamma, forse dovevi pensarci prima di lasciarli uscire a giocare a
palle di
neve – esordì Peter, appena apparso dalla cantina
con diverse scatole
trasparenti, piene di bocce natalizie.
-
Peter, tu non dovresti portare su le bocce? – lo
rimbeccò la madre.
-
infatti. È quello che sto facendo – le fece notare
il biondo, perplesso.
-
beh, allora muoviti ad appoggiarle in salotto e a scendere in cantina a
cercarne altre –
Susan
si sporse dalla cucina ridacchiando, mentre Peter portava in salotto le
scatole
con uno sbuffo.
Poi,
la furia della signora Pevensie tornò ad abbattersi sui suoi
due sciagurati
figli minori.
-
sbaglio o vi avevo detto di non bagnarvi troppo? –
sibilò.
-
beh, vedi mamma, sono scivolato e .. –
-
c’era un buco in giardino e ci sono caduta dentro, quindi ..
–
-
ma, cara, se si gioca a palle di neve come si fa a non bagnarsi?
– intervenne Andrew,
sorridendo allegramente alla moglie.
-
zitto, Andrew! – esclamò infuriata – e
voi due! Subito a cambiarvi in camera
vostra! –
I
due ragazzi corsero ridendo su per le scale, mentre il padre cercava di
calmare
la moglie.
Quando
i due ridiscesero, dopo essersi asciugati i capelli vicendevolmente con
il phon
e con vestiti nuovi, il signor Pevensie stava finendo di montare
l’albero,
aiutato da Peter.
-
papà! – esclamò Lucy, sorpresa.
– ma.. è tutto bianco! –
Andrew
lasciò finire il lavoro al figlio maggiore, e si
voltò verso di lei.
-
beh, si. Non ti piace? –
-
al contrario – commentò Lucy, guardando
l’albero – è bellissimo –
Susan
entrò in salotto, appoggiando sul tavolo un vassoio di
biscotti appena fatti, e
voltandosi a guardarli.
-
lo facciamo tutto rosso? – propose, osservando poi le bocce
colorate, ancora
chiuse dentro le loro scatole.
Ce
n’erano molte rosse e verdi, altre risalivano al corso di decoupage di Lucy, altre erano semplici
statuine attaccate ad un
filo e altre ancora erano regali di amici e parenti.
-
anche oro, però – aggiunse Edmund.
-
ma non abbiamo bocce dorate – gli fece presente Susan.
-
potremmo usare quella ghirlanda dorata che c’è
giù in cantina – suggerì Peter.
-
e il puntale? – s’inserì Lucy–
quello l’abbiamo solo trasparente –
Ci
fu un attimo di silenzio, mentre riflettevano.
-
vorrà dire che ci metteremo qualcos’altro
– concluse Helen, entrando e sedendosi
poi sul divano.
-
quindi è deciso? – domandò Andrew,
sorridendo alla propria famiglia – lo facciamo
rosso e oro? –
I
quattro fratelli annuirono decisi, e Peter scese a recuperare la
ghirlanda.
-
che bell’albero che avete fatto, quest’anno, Helen
– esordì Mary Bloomwood,
seduta al tavolo del salotto, mentre Susan e Peter assaggiavano la
torta che
aveva portato
-
quella stella su in cima, al posto del puntale, è proprio
bella – continuò,
osservando soddisfatta come i due fratelli Pevensie si stessero
gustando il dolce
che aveva fatto a mano.
Helen
sorrise.
-
ah, le bocce rosse sono state un’idea di Susan –
disse – e Edmund voleva
qualcosa di dorato sull’albero, così abbiamo
tirato fuori una vecchia ghirlanda
e quel puntale –
-
a proposito – s’inserì Henry Bloomwood,
sistemandosi il capello, da cui non si
separava mai, sulla testa – dove sono Edmund e Lucy? Non li
ho più visti da
quando siamo entrati –
Helen
sorrise di nuovo, e Andrew, seduto di fianco a lei, ebbe la netta
impressione
che stesse ghignando.
-
dove sono? – fece con finta aria pensosa – beh,
direi a ripulire il macello che
hanno lasciato ieri sera in bagno -
Buonaseraaaa
:D
Ieri sono
andata a
vedere Narnia *-*
Kyaaa, che
bello
*_________*
EdEdEdEdEdEd
*_*
Ok, basta
scleri.
Mi sono
divertita a
scrivere questa shot, soprattutto la fine e l’inizio xD
Ah, avrei
voluto
inserire anche il presepe, ma proprio non sapevo dove >,<
Voi fate
finta che
ci sia, ok? ;)
Non mi
sembra di
aver nient’altro da dire, quindi sloggio.
Ah, beh.
Ringrazio come
al solito chi recensisce, chi segue, chi ricorda, chi preferisce e
anche chi
semplicemente legge.
Grazie
mille!
Smàck
<3
_
L a l a
|
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Capitolo 5 *** - mattina di Natale ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
5.
mattina di
Natale
- Ed!
Ed! Edmund, svegliati! –
C’era
una voce che, accidenti, continuava a chiamarlo, disturbandogli il
sonno.
Edmund
decise d’ignorarla, perché sotto le coperte si
stava davvero troppo bene.
Il
ragazzo spalancò gli occhi sorpreso, però, quando
Lucy iniziò a saltare sul suo
letto.
- Lucy,
smettila immediatamente! – le intimò con voce
impastata dal sonno, tanto che la
sorella minore rise e fece finta di non averlo sentito.
- oggi
è
Natale, Ed! – esclamò felice, mentre Eustace, nel
letto affianco, mugugnava
qualcosa e si girava.
Dallo
sguardo di Lucy, Edmund intuì che il prossimo ad avere un
brusco risveglio
sarebbe stato il cugino.
E
così
fu, perché Lucy fece un balzo dal suo letto a quello
dell’altro, atterrando su
un braccio del biondo che saltò a sedere, lanciando
un’esclamazione piuttosto
colorita.
- Lucy,
che diavolo ti prende? –
- Oggi
è
Natale, Eus! – gli ricordò entusiasta, mentre lui
si massaggiava il braccio che
Lucy aveva schiacciato.
Edmund
represse una risata, soffocandola nel cuscino, quando il cugino
borbottò : “non
chiamarmi Eus, t’ho detto. È un nomignolo
odioso”
Lucy,
invece, rise apertamente e trotterellò allegramente fuori
dalla stanza urlando
poi dalle scale:
- zia
Alberta! Li ho svegliati! –
Eustace
lanciò un’occhiata disperata a Edmund, che nel
frattempo era scivolato di
malavoglia fuori dal letto e che stava frugando nell’armadio
alla disperata
ricerca di qualcosa di decente da mettersi.
-
sarà
sempre così? – domandò tragico.
- oh,
anche peggio – rispose il cugino, scoccandogli
un’occhiata divertita.
- mi sa
che la preferivo quando le stavo antipatico –
sospirò poi Eustace, con un fare
melodrammatico che fece ridere Edmund.
-
anch’io – disse poi, e Eustace lo fissò
incuriosito. Il moro scrollò le spalle
– perlomeno non veniva tutte le mattine a saltarmi sul letto,
visto che non
voleva farti arrabbiare di prima mattina. Ora che ti considera in modo
diverso
ti ritiene degno di essere svegliato da lei. –
Eustace
scoppiò a ridere, subito seguito da Edmund.
Si
cambiarono in fretta, e scesero in cucina.
- oggi
vi ho preparato le brioches. –
disse
stranamente allegra Alberta, mentre appoggiava di fronte a loro il vassoio.
– cosa volete da bere? Thè
o caffè? -
Edmund
borbottò qualcosa di molto simile a
“caffè, grazie” , sebbene sembrasse una
lingua sconosciuta.
S’intuiva
che era ancora per metà nel mondo dei sogni.
Eustace
chiese il solito thè, e Lucy s’azzardò
a domandare una cioccolata calda, che le
fu stranamente accordata.
Si,
decisamente: Alberta era di buon umore, quella mattina.
Chissà se era colpa dello
Spirito del Natale o del grande cesto,
pieno di trucchi e cosmetici costosissimi, che Helen Pevensie le aveva
inviato
come ringraziamento per l’ospitalità che offriva
ai due figli minori.
Una
volta finito di mangiare, Lucy, Edmund ed Eustace andarono in salotto,
sedendosi vicino all’albero e scrutando i regali che erano
sotto i rami di
quest’ultimo.
-
chissà
cosa mi ha portato quest’anno Babbo Natale –
sussurrò emozionata Lucy, stando
ben attenta a non farsi sentire dalla zia, che era assolutamente
contraria a “quelle stupide
favolette raccontate ai
bambini” .
-
ragazzi, muovetevi ad aprire i regali –
l’incoraggiò Harold Scrubb, appena
apparso dalla cucina. – dobbiamo andare a pranzo dai nonni, e
non vogliamo
certo arrivare in ritardo, giusto? –
I tre
annuirono meccanicamente, mentre l’uomo ritornava
nell’altra , pensando che
appena qualche tempo prima Eustace si sarebbe anche solo rifiutato di
sedersi
nella stessa stanza dei due cugini mentre ora se ne stava lì
tranquillo come se
fosse stata la cosa più naturale del mondo.
- bene.
– esordì poi Edmund, afferrando un regalo
qualsiasi e leggendo su una
strisciolina di carta il nome del destinatario.
Lo
passò
a Lucy.
-
è per
te. Da mamma e papà – le disse poi, e Lucy lo
prese, scartandolo eccitata.
- oh,
che bello! – fu il commento estasiato di fronte al piccolo
braccialetto dorato,
mentre Edmund scartava il proprio e vi trovava un libro
d’avventura, scritto da
uno dei più famosi scrittori americani.
Eustace
fu alquanto sorpreso di trovarne uno anche per sé, da parte
degli zii, ma lo
stupore aumentò ancor di più quando lo
scartò: - è .. oh, accidenti, è
magnifico! Non ne ho mai visto uno così! È..
è .. –
- un
modellino di treno? – suggerì Edmund ironico,
rigirandosi il libro tra le mani
con delicatezza e Eustace lo fulminò.
- quello
lo vedevo anche io, grazie –
Lucy
scoppiò a ridere, riprendendo subito dopo a scartare gli
altri regali.
- Babbo
Natale è stato veramente gentile con noi, anche
quest’anno – bisbigliò Lucy,
seduta sul sedile posteriore della macchina, schiacciata tra i due
ragazzi.
Edmund
si limitò ad annuire, mentre giocava con il cappello nuovo,
pensoso.
Eustace,
invece si sporse verso la ragazzina.
-
com’è,
Lu? – domandò, controllando che Alberta non
l’avesse sentito – com’è Babbo
Natale? –
Lucy gli
sorrise.
-
è
alto, vestito di rosso e con una lunga barba bianca. È molto
gentile, e
sorridente e .. –
Lucy si
lanciò in un’accurata descrizione
dell’uomo, così piena di dettagli che Eustace
si perse a metà.
Edmund,
accortosi della sua confusione, iniziò a ridere, dapprima
sommessamente, poi
sempre più forte, finché Lucy non
sbottò: - che hai, da ridere, Ed? –
Aw, aw, aw..
Avendo
appena visto il film, non
potevo fare a meno di scrivere qualcosa su Lu, Ed e Eus – per
me, lui, si
chiamerà così d’ora in avanti
ù.ù ..
–
I nonni che
vengono citati nel
testo sono quelli materni: nel libro non viene specificato la parentela
tra gli
Scrubb e i Pevensie, sappiamo solo che sono Alberta e Harold sono gli
zii dei
Pevensie, quindi uno di loro dev’essere fratello/sorella di
uno dei genitori
dei quattro.
In questo
caso mi sono presa la
libertà di decidere che Harold è il fratello di
Helen, e quindi i loro genitori
sono i nonni sia di Ed e Lu che di Eus.
Detto
questo, spero che la shot
vi sia piaciuta :D
Ringrazio
tutti quanti, soprattutto
chi recensisce, e vi lascio^^
A domani :D
Smàck
<3
_ L a l a
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Capitolo 6 *** - ballo scolastico ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
6.
ballo
scolastico
- oh,
Lucy, sei stupenda! – esalò ammirata Daphne Dixon,
mentre l’amica entrava nel
salone con Edmund a braccetto. Aveva indosso un vestito nuovo, di un
azzurro
pastello, che faceva risaltare il colore dei suoi occhi.
- ecco,
Lu,la tua amica ha
ragione. – concordò
Edmund, adocchiando Lucas Taylor in un angolo e facendogli un cenno con
la mano.
L’altro si mise dritto e gli fece un gigantesco sorriso. Ed
Edmund seppe che
non si prospettava nulla di buono, per lui, nell’immediato
futuro. –
quindi trovati un ragazzo con cui ballare, e
non trascinare me, grazie –
Hilary
Jenkins apparve dietro Daphne con sguardo adorante, anche se Lucy non
seppe
dire se per il suo vestito o per Edmund, che nel frattempo era stato
raggiunto
da Lucas e stava
tranquillamente
lamentandosi del fatto che, come tutti gli anni, Lucy l’aveva
costretto a farle
da accompagnatore per il ballo natalizio.
- su, Ed. Se frequenti il
ballo hai una minima
possibilità di trovarti una ragazza – gli sorrise
Lucas, e Edmund s’imbronciò.
- non
credo, visto che qua hanno tutte un cavaliere. E dubito che siano i
loro
fratelli maggiori –
Lucas
scoppiò a ridere, mettendo poi un braccio sulle spalle
dell’amico.
- Lucy,
penso
che te lo ruberò per il resto della serata: andiamo a far
colpo su qualche
ragazza libera, sfruttando il fascino dello smoking. – Edmund
alzò gli occhi al
cielo, esasperato e divertito - e poi dubito che tu abbia problemi a
trovarti
un cavaliere: sei troppo bella per essere ignorata
– concluse, facendole l’occhiolino e
trascinando via il moro.
Lucy
arrossì per il complimento e Daphne
l’affiancò.
- bene.
Adesso che tuo fratello non è più nei paraggi
direi che è il momento di andare
a caccia! – esultò.
Hilary
mugugnò qualcosa, delusa, lisciandosi poi le pieghe del
vestito bianco.
- Hil
–
iniziò Lucy – se tu provassi, magari, anche solo
una volta, a chiedergli di
ballare … –
- Ma se
quando c’è non riesco ad aprire bocca! –
protestò Hilary, lanciando uno sguardo
risentito verso la folla, visto che non
sapeva dove altro indirizzare lo sguardo.
- si,
certo, ma posso chiederglielo io. Ed è gentile, non
rifiuterebbe mai. – le
ricordò.
- a meno
che non sia occupato – s’intromise Daphne, con un
sorriso a trentadue denti.
Hilary le pestò un
piede, e l’altra
lanciò uno strilletto di dolore.
- Ed non
è occupato – borbottò Lucy –
me l’avrebbe detto di sciuro, altrimenti –
Daphne
rise divertita, sistemandosi il vestito rosso che aveva indosso.
-
allora? Si va a caccia si o no? –
Un
leggero tossicchiare le tolse dalla loro
“discussione”.
- Spero
di aver capito male, Daphne – cominciò Peter, i
capelli biondi pettinati
ordinatamente e lo smoking appena ritirato dalla lavanderia.
– non hai certo
intenzione di portare la mia sorellina a “caccia”,
vero? –
Daphne
spalancò la bocca, e la richiuse subito dopo.
Poi
guardò le amiche, balbettando imbarazzata.
- beh,
ecco .. -
- oh,
Pete, lasciale fare – sbuffò Eloise Mills,
fidanzata del biondo nonché sua dama
al ballo. – avranno diritto a divertirsi anche loro, ogni
tanto, no? –
Lucy le
indirizzò uno sguardo pieno di gratitudine e lei le fece
l’occhiolino.
Lui
annuì poco convinto e si lasciò portare via dalla
ragazza, lo
strascico lilla del vestito che Peter
rischiò di schiacciare diverse volte, mentre Lucy e le sue
amiche scoppiavano a
ridere.
- ehi,
Eloise. Perché voi donne dite “andare a
caccia”? Mica siamo animali – chiese
poi il biondo, mentre la prendeva per i fianchi e iniziavano a ballare.
Eloise
rise, i capelli rossi che ondeggiavano ad ogni passo.
- beh,
questo lo dite voi. – gli spiegò divertita e Peter
s’imbronciò.
- non lo
siamo! – sostenne e la ragazza rise di nuovo. Smise di colpo
quando Susan
arrivò alle loro spalle.
- Pete,
hai visto Ed? – domandò esasperata, le mani
appoggiate sui fianchi fasciati di
blu.
Peter si
guardò attorno, smettendo lentamente di ballare.
- emh..
non è quello? – fece poi, indicando un angolo poco
distante.
Susan si
sporse .
- quello
appiattito contro un muro mentre cerca di ignorare la bionda che ci sta
palesemente provando con lui? –
Peter
tornò a guardare.
-
esattamente. – concordò.
Edmund era
l’unico ragazzo in grado di pensare di fondersi con la
tappezzeria la sera del
ballo natalizio. –
perché lo cerchi? –
-
perché
ha mollato il cappotto a casa – sbuffò la sorella.
Peter scoppiò a ridere. – e mamma
mi ha detto di consegnarglielo -
- Beh,
penso che se vai a portarglielo ora sarà più che
felice – commentò Eloise,
fissando il moro, che nel frattempo progettava la morte del proprio
migliore
amico, alias colui che l’aveva trascinato in quella
situazione.
Susan
ghignò.
-
appunto per questo penso che lascerò il cappotto
all’appendi abiti e che lo
informerò di questo fatto solo alla fine del ballo
–
- Sue,
sei crudele – commentò divertito il biondo.
- lo so
– rispose l’altra, marciando poi soddisfatta verso
il proprio cavaliere, un
tizio moro che lavorava nell’edicola da cui passavano tutti i
giorni per
prendere il treno. Se la memoria non lo ingannava si chiamava Harry
Hughes.
-
allora? – le domandò, quando Susan
ritornò da lui.
-
Edmund aspetterà. – la ragazza gli rispose
sorridendo in modo preoccupante. –
balliamo? –
-
volentieri –
-
ahah, Ed, dai, smettila! – rise Marcus Wilson, battendogli
una pacca sulla
spalla.
In
tutta risposta, Edmund, emise un grugnito che poteva essere tradotto
come una
minaccia di morte rivolta al suo migliore amico, ovvero Lucas. Anzi. Il
suo ex migliore amico, dopo quella
sera.
-
perché? Perché mi hai fatto questo? –
si lagnò, per l’ennesima volta nella
serata.
Lucas
rise.
Stuart
Marshall, seduto su un palloncino gigante, fece un rapido calcolo
mentale.
-
Ed – disse. – è almeno la
quarantaduesima volta che lo dici – gli fece notare,
sistemandosi gli occhiali sul naso.
Edmund
sbuffò.
-
la prossima volta, sopportala tu – gli disse scontroso.
-
Ed, era mesi che voleva conoscerti – si giustificò
Lucas, passandosi una mano
nei capelli biondi.
-
e tu hai chiesto a me se io volevo
conoscere lei? – rispose
irritato.
-
beh, no. ma visto che ho invitato Aura le ho detto di portare anche
Callie. Cioè,
mi sembrava l’occasione giusta –
Edmund
lo guardò male, ripromettendosi di convincerlo in una
qualche maniera a rompere
con Aura, così da non trovarsi più fra i piedi
Callie.
-
Ed, non te la devi prendere così –
cercò di calmarlo Marcus.
-
Mark, tu hai già la ragazza. Non fai testo – gli
rispose ovvio Stuart.
-
ah, tu però non ce l’hai. – gli fece
presente l’altro.
-
ma io non la voglio, una ragazza –
-
concordo con lui! – s’affrettò a dire
Edmund – e l’anno prossimo ballo con
Lucy! –
Lucas
scoppiò a ridere così forte che le ultime coppie
rimaste sulla pista da ballo
si girarono a guardarlo.
Peter
apparve improvvisamente al fianco del fratello minore.
-
Ed, è ora di andare –
-
oh, finalmente – fu il commento sollevato
dell’altro, mentre salutava i propri
amici augurandogli buone feste.
Susan,
all’uscita, gli porse il cappotto che, era sicuro, aveva
lasciato a casa.
-
e.. questo da dove salta fuori? – domandò
sorpreso.
-
mamma mi ha detto di portartelo quando Harry è passato a
prendermi. –
Edmund
la guardò ad occhi sgranati.
-
ah. E non potevi venire a dirmelo, interrompendo così la mia
tortura? – domandò
irritato.
-
la prossima volta non lo lasci a casa – lo liquidò
Susan, con un sorrisetto.
E
Edmund si chiese perché mai non fosse rimasto dalla parte
della Strega Bianca,
anni addietro. Infondo la prigione non era così male.
Olè,
ed anche stasera ce l’ho
fatta :D
Ho cercato
di passare il
“testimone” un po’ a tutti i fratelli
Pevensie, e spero di esserci riuscita.
Ovviamente,
la gran parte dei
personaggi sono di mia proprietà.
Ahah, mi sono veramente
divertita a scriverla
xD
anche
se, effettivamente, non c'entra molto con il Natale. Ho solo pensato
che, magari, un ballo ci stava.
e
l'idea mi piaceva troppo xD
A domani
sera! :3
Smàck
<3
_ L a l a
|
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Capitolo 7 *** - spettacolino ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
7.
spettacolino
- che ne
dite, ragazzi – suggerì il professor. Kirke quella
mattina a colazione – se oggi
pomeriggio andassimo a visitare il mercatino natalizio che organizzano
in
paese? –
Lucy si
voltò piena d’aspettativa verso Peter, che vide
Miss McReady alzare gli occhi
al cielo.
Poi il
biondo si girò per sorridere alla sorellina.
- Ed, tu
vuoi andare? – domandò al fratello più
piccolo, che finiva il suo toast
imburrato.
- uh,
certo – rispose lui distrattamente, allungandosi a prenderne
un altro.
- Sue?
–
continuò Peter, rivolgendosi poi alla sorella.
- per me
va bene.. e, Edmund! – gli tolse di mano il toast che aveva
appena afferrato. –
ne hai già mangiati abbastanza, di questi, non ti sembra?
–
Edmund
guardò Susan a bocca spalancata.
- ma..
ma .. Susan.. –
Narnia,
aveva beneficiato a Edmund soprattutto per un motivo (secondo lui) : la
scoperta dei toast a colazione.
Da allora,
a colazione, lui non mangiava altro che toast. E, se qualcuno non
l’avesse
interrotto, avrebbe tranquillamente continuato a mangiarli per il resto
della
mattinata.
- bene,
ragazzi. Allora è deciso. – fece tutto allegro il
professore – andate pure a
giocare, ora –
- senza
rompere niente, grazie – gracchiò inasprita Miss
McReady, memore della finestra
rotta e dell’armatura ridotta in pezzi.
Quel
pomeriggio,
verso le tre, scesero in paese con la carrozza, Edmund che, come al
solito,
protestava perché non voleva mettersi il cappello
poiché, a suo dire, gli
impediva di “prendere aria ai capelli”.
In
realtà,
odiava quel cappello con tutte le sue forze, perché il
ricamo rappresentava
delle renne dal grosso naso rosso e perché aveva un
gigantesco “pon-pon “ sulla
punta, rosso quanto i nasi degli animali rappresentati.
Come tutte
le volte, però, Susan l’ebbe vinta -grazie anche
all’aiuto della piccola Lucy
che trovava che quel cappello donasse in modo particolare al fratello-
ed
Edmund fu costretto a indossare l’orribile copricapo.
Una volta
scesi dalla carrozza, s’avviarono per le vie del paese,
curiosando per le
bancarelle che vendevano di tutto e di più, dai giocattoli,
a pezzi d’antiquariato,
al cibo.
C’era
tantissima gente, bambini a mano con le madri che additavano entusiasti
qualsiasi cosa, uomini pieni di sacchetti della spesa, guidati dalle
mogli
altrettanto cariche di regali per parenti, amici e conoscenti.
Lucy si
divertì un modo a trascinare per mano Peter vicino ad ogni
bancarella ritenuta
interessante, e Susan decise di rimanere indietro con Edmund, fermo da
più di
un quarto d’ora ad una bancarella di libri antichi,
sfruttando l’occasione per
curiosare nella bancarella dei vestiti lì di fianco.
Il
professore
e Miss McReady, invece, girovagarono per diverse bancarelle, lasciando
però i
ragazzi liberi dalla loro sorveglianza almeno per quel pomeriggio.
All’improvviso,
Lucy, adocchiò qualcosa di molto più interessante
di una semplice bancarella.
Afferrò
la
mano di Peter e lo trascinò entusiasta fino al centro della
piazza, dove era
stato allestito uno spettacolo di marionette.
- Peter,
Peter! Possiamo fermarci a guardarlo? – gli
domandò implorante.
- Lucy,
non so se possiamo. Magari Ed e Sue vengono a cercarci .. forse
dovremmo
avvisare –
- daii..
ti prego! – lo supplicò, fissandolo con i suoi
classici “occhioni da cucciolo
abbandonato”. Un signore con un grande cappello, che doveva
essere l’organizzatore
dello spettacolo, sorrise vedendo la scena.
- va
bene, Lu. – acconsentì il maggiore.
Si sedettero
su due delle seggioline disposte intorno al piccolo palchetto fatto in
legno e
attesero che anche le altre seggiole si riempissero e che lo spettacolo
cominciasse.
La scritta
“Natività di Gesù”, che era
posizionata ad arco sopra il piccolo teatro, venne
illuminata di colpo, e la voce narrante cominciò a
raccontare.
Quando
Susan ed Edmund li raggiunsero, Lucy era tutta presa nel dare ad Erode
del “brutto
cattivo” insieme ad altri bambini piccoli, mentre Peter
cercava inutilmente di
tenerla ferma sulla sedia.
Edmund
scoppiò a ridere, e si zittì non appena si rese
conto di disturbare lo
spettacolo, anche se non riuscì a trattenere il sorriso
divertito che gli era
salito alle labbra vedendo la sorellina ribellarsi contro Erode.
Incredibile
come Lucy riuscisse a mantenere lo stesso spirito di giustizia e la
stessa
perseveranza sia a Narnia che nel loro mondo.
Susan
rimase in piedi accanto a lui per il resto dello spettacolo, guardando
dolcemente Lucy che partecipava attivamente alla storia.
Quando il
sipario calò, la piccola di casa Pevensie si
lanciò in un lungo: “noooo..”,
prima di prendere da Peter le monete da consegnare all’uomo
che aveva narrato
la storia e che ora aveva appoggiato per terra il cappello in cui
raccogliere
le monete.
- oh,
ragazzi. – esalò Peter non appena raggiunse Ed e
Susan. – vi siete divertiti? Che
avete comprato? –
Edmund
annuì
con un sorriso a trentadue denti, mostrando orgoglioso il libro di
leggende
arturiane che aveva comprato.
Susan
sorrise,
facendo un cenno verso il sacchetto che teneva in mano, dentro cui
c’era una
sciarpa lilla.
-
com’è
stato lo spettacolo? – domandò e Peter fece per
rispondere, ma Lucy lo batté
sul tempo:
- Quel
cattivone
di Erode voleva uccidere Gesù, ma alla fine i Magi
l’hanno ingannato! – esultò.
Edmund
le sorrise.
-
abbiamo preso anche dei dolcetti – disse Susan, tirando fuori
un pacchettino
dal sacchetto. – ne volete uno? –
Lucy
s’avventò
sul proprio dolcetto mentre, mano nella mano con Peter,
s’avviava di nuovo verso
il mercato, alla ricerca del professore e di Miss McReady.
Salve a
tutti e scusate per l’immenso
e assurdo ritardo ma.. emh, ecco.. beh, ok, non ho scuse -.-
È
che.. boh. Mi sono ricordata
che dovevo scrivere solamente dopo.
Colpa della
mia mente, che è
partita per le Hawaii.
Beh, che
dire? Ringrazio come al
solito chi recensisce e spero che questa shot vi abbia divertito quanto
ha
divertito me.
È
ambientata dopo il ritorno dei
Pevensie da Narnia. Mi sono detta: sicuramente, a causa della guerra,
sono
rimasti lì abbastanza da passarci il Natale, no?
Quindi
è uscita questa shot :D
Spero di non
deludere nessuno ^^
A Domani :3
Smàck
<3
_ L a l a
|
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Capitolo 8 *** - recita ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
8.
recita
Helen
Pevensie entrò nella palestra della scuola dei due figli
minori, ora allestita
come teatro, a braccetto del marito e seguita dai due figli
più grandi.
La
signora Pevensie puntò dritta verso le prime file, ma Andrew
la fermò.
- cara,
non vorrai metterti lì davanti spero. –
- certo!
Altrimenti i miei bambini come faranno a trovarci tra la folla?
–
Andrew
sorrise perplesso.
- Helen,
ci vedranno comunque. E poi saranno troppo impegnati a recitare
–
La donna
si rassegno a sedersi un po’ più indietro.
Andrew,
in realtà, sapeva che Lucy li avrebbe cercati con lo sguardo
e che se non li
avesse trovati sarebbe scoppiata a piangere. Però sapeva
anche che Edmund non
si sarebbe mai girato verso il
pubblico di sua spontanea volontà, e visto che la scena
prevedeva che lui fosse
girato, aveva preferito sedersi un po’ più
indietro, dove Lucy li avrebbe visti
e dove Edmund avrebbe potuto far finta di non notarli.
Susan e
Peter già si scambiavano opinioni sui cambiamenti della
palestra e sulle recite
cui loro stessi avevano partecipato da piccoli, quando ancora andavano
alle
elementari, convenendo che avevano ampliato la palestra e che le
luminarie
sembravano molto più luminose.
-
eccoli, eccoli! – sussurrò eccitata Helen,
conficcando le unghie nella mano del
marito seduto accanto a lei (liberamente tratto dalla storia di Lils_
xD).
Al
centro del palco era apparsa la slitta di Babbo Natale, guidata da
quattro
renne, e tanti bambini si erano radunati di fronte ad essa.
La
storia interpretata raccontava dei bambini di un orfanotrofio che,
grazie a Babbo
Natale, riuscivano a cacciare il
preside cattivo, mettendo al suo posto una delle cameriere del luogo,
che era
sempre stata gentile con loro.
Storia
molto semplice, e Peter si chiese se anche lui, alle elementari, avesse
mai
fatto una recita così.
Lucy era
una delle bambine dell’orfanotrofio, che ora stava
accarezzando una renna con
fare stupito.
Quella
renna era Edmund, cui non avevano trovato altro ruolo.
Anche
se, pensava il signor Pevensie, Edmund avrebbe fatto volentieri a meno
di
recitare.
Quella
sventurata sorte era toccata anche a Stuart Marshall, che aveva
un’aria
piuttosto abbattuta; Josh
Mulciber e Carl
McDonald erano le altre due renne: il
primo era della stessa classe di Lucy,
mentre il secondo aveva un anno in più.
Fiero
del suo ruolo di Babbo Natale, Marcus Wilson, si ergeva maestoso
– per quanto
lo possa essere un bambino di undici anni – da sopra la
slitta, lanciandosi in
diverse interpretazioni del classico “oh, oh ,
oh!”.
Marcus,
stava giust.. no. Babbo Natale, stava giusto incitando i bambini ad
essere
buoni e a cercare di “redimere” il preside cattivo,
quando entrò Emily Turner,
nella parte di Amy, alias la cameriara che sarebbe stata poi eletta
preside.
La
storia andò avanti così per un po’,
Daphne Dixon che si fingeva Mary, ovvero
l’alleata del preside, e che seguiva di nascosto Amy per
riferire poi al
superiore dei piani dei bambini.
Ad un
certo punto cadde uno degli scenari, rivelando Lucas Taylor tutto preso
nel
controllare le luci insieme a Mrs Bell, e Andrew poté
giurare di aver sentito
il proprio figlio minore sbuffare. O, perlomeno, di averlo visto.
Alla
fine dello spettacolo, Edmund si rifiutò di farsi fare una
foto con la classe
vestito da renna, e minacciò di rinchiudersi in bagno per
sempre.
Toccò
ad
Andrew, l’ingrato compito di tirarlo fuori di lì,
tra moine e minacce varie.
- dai,
Ed. è solo una foto, che vuoi che sia? –
- una
foto che dovrò mostrare ai miei figli così che
possano ridere di me? Ma neanche
morto! – ribatté piccato il bambino, sempre chiuso
dentro al bagno. Andrew si
domandò come un bambino di undici anni riuscisse a tirar
fuori delle
motivazioni così valide.
-
né tu
né i tuoi fratelli avete mai visto una foto di una mia
recita – gli ricordò.
- per
forza. Non esistevano ancora, le foto – lo
rimbeccò Edmund.
- non
sono così vecchio! – protestò Andrew.
- invece
si –
-
Edmund! Esci immediatamente di lì! - s’impose
l’uomo.
- No!
–
Alla
fine, fu Helen a trascinare fuori dal bagno Edmund, minacciandolo di
non
comprargli più libri e di togliergli i toast a colazione.
La foto
di quella sera lo ritrae con espressione sconsolata, in mezzo ad una
banda di
renne, folletti e bambini esultanti.
Lucy,
invece, fu ben disposta a farsi fotografare con il proprio vestito di
scena, e
non faceva altro che girare su sé stessa per far vedere a
Susan come la gonna
si allargasse durante le piroette.
-
guarda, Sue! Non è bellissimo? –
Fece
l’ennesima giravolta, finendo addosso a Peter e rischiando di
rovesciarsi
addosso l’aranciata che il fratello maggiore teneva in un
bicchiere.
- Lucy!
– la rimproverò la maggiore – stai un
po’ attenta! –
La
più
piccola rise, in tutta risposta, e riprese a volteggiare per il salone.
- Ed!
–
esultò la più piccola, vedendo il fratello
trascinarsi fino al tavolo con aria
disperata.
- che
c’è, Lucy? – le domandò,
togliendosi il cerchietto con le corna da renna.
- la
vuoi fare una foto con me? – chiese Lucy.
Edmund
sbiancò di colpo.
- No!
–
Ahah, buona
sera :D
Anche
quest’oggi, ad Edmund
capita un infausto destino.
Colpa sua,
che è portato per
subire disgrazie xD
Trullallero
trullallààà..
Ragazzi,
domani è la vigilia! Che
belloooooooo *w*
Chissà
se mi hanno comprato quel
peluche di Edmund a grandezza naturale che ho chiesto.. (speranza vana
-.-)
Vabbè,
spero di avervi divertiti
con questa shot!
A domani
sera, con l’ultima
storia della raccolta! :3
Smàck
<3
_ L a l a
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Capitolo 9 *** - messa di Natale ***
N o
v e n
a .
Nove
giorni al
Natale.
9.
messa di
Natale.
Erano
dieci a mezzanotte, quando la famiglia Pevensie entrò nella
chiesa di
St.Stephen.
I banchi
si stavano pian piano riempiendo, e tutte le persone erano vestite
eleganti.
-
Edmund, togliti immediatamente quel cappello! –
sibilò Helen Pevensie, fissando
truce il figlio minore che ancora non si era tolto il copricapo.
- sto
aspettando Lucy, mamma! – protestò il ragazzo a
voce bassa, mentre teneva
aperta la porta della chiesa attendendo che la sorella minore chiudesse
l’ombrello coperto di neve ed entrasse.
Lucy
saltellò sugli scalini dell’ingresso, si
spolverò i vestiti dalla neve ed
entrò, sorridendo grata ad Edmund.
Peter,
di fianco a loro, guardò la madre puntare verso i primi
banchi e sospirò.
- io non
mi siedo, lì – disse Edmund, togliendosi il
cappello.
- temo
sarai costretto, fratellino – sbuffò Peter.
- ma Allen
è dietro! Avrò il diritto di sedermi accanto a
lui, ogni tanto! Non ci vediamo
mai! – protestò l’altro, mentre salutava
con un cenno Allen Price, un suo amico
d’infanzia con cui aveva partecipato al catechismo della
parrocchia.
-
convincila tu, allora. – lo incoraggiò Susan.
Edmund si diresse deciso verso la
madre e, dopo una breve discussione a bassa voce, il ragazzo fece
dietro-front
vittorioso, sedendosi poi accanto all’amico.
Lucy
sorrise.
- ehi,
Lu! – Miranda Maddocks, le passò accanto,
prendendola sotto braccio e iniziando
a trascinarla verso i banchi riservati al coro, dove Lucy era stata
reclutata
qualche anno prima con l’amica – muoviamoci,
altrimenti Miss Butler s’arrabbia!
–
Susan si
sedette un banco dietro la madre, tutta presa a chiacchierare con la
signora
Chapman.
Steve
Chapman le si sedette accanto, sorridendole, mentre sua sorella Melanie
raggiungeva Allen ed Edmund qualche fila dietro.
- ciao
Sue. Come va? –
-
andrebbe meglio se mamma non si mettesse tutti gli anni in prima fila
–
sussurrò divertita in risposta.
- a chi
lo dici! – sbuffò
Barbara Collins
accomodandosi accanto a lei, mentre la madre, Mary Collins, si sedeva
accanto
alla signora Pevensie.
Peter,
invece, riuscì a sedersi accanto al padre, diverse file
dietro.
- siamo
sfuggiti anche quest’anno al primo banco –
sussurrò vittorioso Andrew Pevensie,
tirandosi in là per fare spazio a Michael Miller e a suo
figlio Jim.
- ehi,
Peter. – lo salutò Jim, sedendosi mentre i loro
pardi si lagnavano delle mogli,
consolandosi l’un l’altro.
- ciao
Jim. Come va? –
- si,
tutto bene. – lanciò un’occhiata furtiva
alla madre, ora seduta accanto a
Claire Chapman. –
tu? –
- ah,
come al solito. –
- con
Eloise? –
- si,
tutto bene. Tu, una ragazza no, eh? – lo prese in giro.
Jim si
grattò imbarazzato i capelli scuri.
- beh, a
suo tempo arriverà, si spera. –
Peter
rise, ma venne zittito, come il resto dell’assemblea che fino
a quel momento
era stata percorsa da diversi mormorii, dall’organo che
iniziò a suonare il
canto d’ingresso.
Lucy,
seduta di fianco a Miranda, fissò Miss Butler che dirigeva
il canto, stando
attenta a non sbagliare, mentre Lilian Khan suonava l’organo.
Non
appena finito il canto, Padre Bailey attaccò a parlare e
l’altare venne
illuminato a giorno, rivelando il presepe di statue che vi era stato
costruito
quella mattina dal sacrestano.
- Al.
Allen. Allen, svegliati, accidenti! –
Edmund
scosse l’amico fino a che questi non balzò in
piedi di soprassalto.
- che
succede? Che mi
sono perso? – domandò,
guardandosi freneticamente attorno.
Edmund
incarnò un sopracciglio.
-
praticamente tutta la messa, Al. – lo informò, e
l’altro sgranò gli occhi.
- mi
sono addormentato? - fece stupito. Poi guardò
l’amico. – dovevi svegliarmi
almeno per la comunione – si lagnò.
- tanto
non saresti potuto andare a farla. – lo rimbeccò
l’altro, e Allen rise, subito
seguito dall’altro.
-
perché
ridete? – s’intromise Lucy.
- vi
siete addormentati? – domandò Miranda, apparendo
al suo fianco. Edmund arrossì
di botto.
- no.
lui. – rispose a monosillabi, abbassando lo sguardo.
Lucy
lanciò uno sguardo divertito al fratello, che la
fulminò.
- Allen,
sei sempre il solito – lo rimproverò la ragazza, e
Allen s’imbronciò.
- che ci
posso fare, io, se la predica di Padre Bailey mi mette sonnolenza?
–
Scoppiarono
di nuovo a ridere.
- Ed!
Lu! – li chiamò Peter, dall’uscita della
chiesa – muovetevi! –
-
arriviamo subito! – rispose Edmund.
Salutarono
gli amici e corsero fino al fratello maggiore.
-
ragazzi. – disse loro sorridendo – guardate
–
Aprì
meglio
la porta, facendo entrare l’aria fredda.
Aveva smesso
di nevicare, nel frattempo, ma Londra era coperta completamente dalla
neve, ed
era bellissima.
Sarebbe
stato
un Bianco Natale.
E con questa
shot concludo la mia
raccolta, augurandovi Buone Feste.
Ringrazio
chi ha recensito, perché,
veramente, non potevate farmi un regalo migliore.
Ringrazio
anche chi ha messo nei
preferiti/seguite/ricordate. Grazie mille.
E anche chi
ha solo letto: grazie
di cuore, per essere arrivati fino a qui, insieme a me e alla famiglia
Pevensie.
Grazie di
cuore :D
Smàck
<3
_ L a l a
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