N o v e n a .

di _ L a l a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - io te l'avevo detto che esisteva. - ***
Capitolo 2: *** - non si può tornare indietro, si può solo andare avanti - ***
Capitolo 3: *** - shopping natalizio ***
Capitolo 4: *** - albero di Natale ***
Capitolo 5: *** - mattina di Natale ***
Capitolo 6: *** - ballo scolastico ***
Capitolo 7: *** - spettacolino ***
Capitolo 8: *** - recita ***
Capitolo 9: *** - messa di Natale ***



Capitolo 1
*** - io te l'avevo detto che esisteva. - ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

 

1. - Io te l’avevo detto, che esisteva –

La piccola Lucy Pevensie uscì come una furia dalla stanza che condivideva con la sorella maggiore, scontrandosi con Edmund, appena uscito dal bagno, e facendolo cadere a terra.

- Lu! – esalò, “schiacciato” dal peso della più piccola. – che diavolo è successo? –

- Edmund! – strillò lei indignata, sistemandosi meglio sulla pancia del fratello e mettendosi le mani sui fianchi – non si dice “diavolo”! –

Lui sbuffò contrariato, riformulando la domanda, mentre cercava di scrollarsela di dosso:

- cos’è successo? –

Sul viso di Lucy si dipinse un’espressione offesa:

- Susan dice che Babbo Natale non esiste! –

In quello stesso istante venne sollevata da Peter, arrivato in seguito al trambusto, e Susan si affacciò alla porta della camera.

- oh, Lucy! – fu il commento esasperato della quattordicenne, mentre incrociava le braccia al petto e superava del tutto la soglia.

Edmund la fissò sbalordito, mettendosi a sedere con le gambe incrociate.

- no.. cioè, dici sul serio? Davvero non esiste? – chiese impressionato e interessato.

- oddio, Edmund, non anche tu! – fu l’esclamazione della maggiore, subito coperta dal grido di Lucy:

- no! Babbo Natale esiste! Non darle retta, Ed! – e iniziò a dimenarsi tra le braccia di Peter, che intanto rideva sotto i baffi, ignorando bellamente le occhiate imploranti che Susan gli indirizzava.

- Babbo Natale esiste! – continuò convinta la più piccola, mettendo su il broncio. – e te lo proverò! –

Susan sospirò.

- Lucy, ti ho già detto che.. – iniziò.

- certo che esiste, Lu – la interruppe Peter, riappoggiando a terra la sorellina e scompigliandole affettuosamente i capelli – esisterà fino a che tu ci crederai –

- quindi esiste? – s’intromise Edmund, alzandosi in piedi.

- davvero? – disse invece Lucy, illuminandosi in volto.

Peter annuì in risposta ad entrambi, sorridendo sicuro e lanciando poi un’occhiata a Susan, che alzò gli occhi al cielo.

Allora la più piccola, ergendosi dall’altezza dei suoi cinque anni, fece una pernacchia alla maggiore, e afferrò Edmund, trascinandolo in cucina, per rubare qualche biscotto.

 

- Io te l’avevo detto, che esisteva – fu la frase di Lucy, accompagnata da un suo sorriso soddisfatto, mentre la slitta di Babbo Natale si allontanava. A Susan non rimase altro che scambiarsi uno sguardo incredulo con Peter e ammettere la propria sconfitta.

 

 

Muahahaha! Anche a Natale giungo a tormentarvi! Muahahah!

Maperchèiovivogliobene*_*

Beh, passando ad altro: ultimamente ho la mania delle raccolte, credo si noti. (anche perché ho finalmente capito che con le long sono una frana assurda -.- ) (sebbene riconosca questa mia incapacità ho la seria intenzione di scriverne altre) (perché ho aperto più parentesi? Ò.o) 

Ho deciso che da oggi fino al 24 dicembre (la Novena, appunto) posterò una cara shottina natalizia sui Pevensie al giorno.

(della serie: ma questa non si stanca mai, di scrivere? -.-   .. ennò cari, perchèiovivogliobene*-*)

Fintanto che ci saranno queste storielline “L’Alfabeto di Narnia” (pubblicità occultaaaaa *-*) rimarrà ferma – ma dubito ne sentirete la mancanza. Al massimo lo rimpiangerete ;) –

Altro da dire? Mmm. Questa shot è po’ corta. Le altre credo saranno più lunghe. In qualsiasi caso, ne sono piuttosto soddisfatta, perché Lucy che cade addosso ad Edmund e gli si siede sulla pancia è un’immagine che mi rimarrà impressa a vita *-*

No, sul serio: mi sono divertita a scriverla, anche perché amo la frase : “io te l’avevo detto, che esisteva” . è adorabile *-* è così.. da Lucy.  E non potevo non scriverci qualcosa.

Beeeene, concludo lo sproloquio e vi lascio alle vostre recensioni – perché voi recensite, vero? * minaccia con lo scettro della Strega Bianca *

Perchèiovivogliobene*-*

P.S. ok, * prende respiro profondo * DOMANI ESCE IL VIAGGIO DEL VELIEROOOO *-* kyaaa, sono emozionatissima >.< * muore d’infarto.. risorge, perché può morire solo dopo aver visto il film * purtroppo andrò a vederlo solo sabato -.- nell’attesa sono andata ad esplorare il sito: è troppo bello *_*

Je vais <3

_ L a l a

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Capitolo 2
*** - non si può tornare indietro, si può solo andare avanti - ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

 

2. –non si può tornare indietro, si può solo andare avanti –

 

Era notte fonda quando entrò furtivamente dal camino spento ormai da tempo, un grande sacco pieno sulle spalle e il vestito rosso ricoperto da un leggero velo di cenere.

I fratelli Pevensie, ora sovrani di Narnia, dormivano sul grande divano che, la Regina Lucy, li aveva costretti a mettere davanti all’albero, insistendo sul fatto che: “Edmund non ha ancora conosciuto Babbo Natale! E poi dovremmo ringraziarlo!” . Alla fine, dopo lunghe contestazioni, i tre fratelli più grandi si erano lasciati convincere.

Si erano rannicchiati tutti e quattro sotto una pesante coperta di lana, Susan che leggeva loro un libro, mentre Lucy commentava entusiasta ogni singola frase, Peter rideva per l’esasperazione di Susan e Edmund ascoltava rapito, nonostante le numerose interruzioni.

Il sonno, però, aveva avuto la meglio ed libro era scivolato dalle mani della maggiore, mentre questa dormiva tranquilla sulla spalla di Peter, anche lui addormentato. Lucy e Edmund erano rimasti svegli ancora per un po’, la più piccola che raccontava l’episodio in cui avevano conosciuto Babbo Natale, ripetendo: “vedrai, Ed, ti piacerà!”

Quando, infine, anche lei si era addormentata, a Edmund non era rimasto altro che fissare con sguardo perso le palline colorate dell’albero, fiocamente illuminate dal fuoco scoppiettante nel camino, mentre adagio-adagio, scivolava nel sonno.

Babbo Natale sorrise, accarezzandosi la lunga barba.

S’avvicinò all’albero, aprì il sacco e iniziò a depositare con cautela ed estrema cura i regali.

Si girò, pronto a sorridere rassicurante, non appena sentì un esclamazione di stupore soffocata.

- Buonasera, Re Edmund –

- s.. salve, signore – balbettò il ragazzino, stupito.

- temo di averla inavvertitamente svegliata, spero vogliate perdonarmi. Anche se, grazie a questa mia disattenzione, finalmente ci conosciamo –

Edmund annuì confuso, continuando a fissarlo ad occhi sgranati, mentre l’uomo finiva di riporre i regali sotto l’albero.

Poi si girò verso di lui, porgendogli un pacchetto rotondo,  non troppo grande, incartato di rosso.

- co..? – iniziò Edmund, passando lo sguardo dal pacchetto all’uomo.

Babbo Natale sorrise.

- ho fatto un regalo speciale ad ognuno dei tuoi fratelli, Edmund. – Lucy mugugnò qualcosa nel sonno, accasciandosi sulla spalla sinistra del ragazzino, che le diede una leggera carezza sui capelli  – ed è giusto che lo faccia anche a te –

Edmund prese il regalo, titubante.

- posso scartarlo? – chiese.

- ma certo –

Non se lo fece ripetere due volte e, stando ben attento a non svegliare la sorellina, lo scartò.

Era un orologio, una cipolla per la precisione, fatto d’argento. Il quadrante era bianco e i numeri, scritti in caratteri argentati, quasi brillavano, mentre le lancette ticchettavano sommessamente.

- grazie signore – disse Edmund. – ma .. non capisco –

Peter aveva ricevuto una spada e uno scudo, qualcosa con cui difendere sé stesso, la propria famiglia e la propria terra.

Susan aveva ricevuto un arco per colpire da lontano il nemico e un corno per chiamare l’amico.

Lucy aveva ricevuto un coltello in caso di necessità e una pozione in grado di guarire.

Perché a lui un orologio?

Edmund aveva smesso di essere geloso dei propri fratelli da più di un anno, e la domanda era posta per mera  curiosità, per cercare di capire e sfruttare al meglio il dono ricevuto.

- giralo – gli suggerì l’uomo e il ragazzino eseguì.

“non si può tornare indietro, si può solo andare avanti”

Recitavano così, gli eleganti caratteri incisi sul retro dell’orologio.

Edmund continuò a fissare la scritta, mentre Babbo Natale si rimetteva il sacco in spalla.

- temo di continuare a non capire, signore – esordì dopo un attimo di riflessione.

- Edmund, i regali dei tuoi fratelli qui a Narnia sono molto utili, soprattutto se in tempo di guerra. Ma il tuo regalo, vedrai, ti servirà in futuro. Se ci fossi stato anche tu, l’anno scorso, forse ti avrei regalato una spada o una qualsiasi arma, perché erano tempi di guerra e ti sarebbe stato utile. Ma tu non c’eri, ed ora a Narnia c’è la pace: che bisogno c’è, di regalarti un’arma? Sono certo che quell’orologio ed il suo consiglio  ti serviranno molto, tra qualche tempo. Forse ora non capisci, ed è meglio così. Ma un giorno capirai –

Edmund annuì lievemente, mentre Babbo Natale s’infilava nuovamente nel camino.

- Buon Natale, signore – esalò il ragazzino e l’uomo gli sorrise in risposta.

- Buon Natale anche a te, Edmund –

 

Il ragazzo scese in punta di piedi le scale, stringendosi nel suo pigiama rosso e bianco, e giungendo fino al salotto. Sbirciò all’interno: un uomo dalla lunga barba bianca e il vestito rosso stava depositando dei regali sotto l’albero che avevano addobbato quel pomeriggio.

Il ragazzo si schiarì la voce, per far notare la propria presenza e l’uomo si voltò verso di lui, con lo stesso identico sorriso che gli aveva rivolto anni addietro.

- Buon Natale, Edmund. – esordì – temo di averti nuovamente svegliato. –

Edmund sorrise divertito, scrollando le spalle con fare noncurante e avanzando di un passo.

- ne è passato di tempo, vero? – continuò Babbo Natale, e Edmund annuì.

L’uomo si rimise il sacco in spalla e Edmund si chiese come mai tutte le volte che lo incontrava, questo era già pronto ad andarsene.

- credo di dover andare, Edmund. Sai, ho un sacco di lavoro da fare sta notte –

E gli fece l’occhiolino, mentre s’infilava nel camino.

- aspetti! – esclamò Edmund a voce alta, tanto che ebbe paura di aver svegliato qualcuno. – per favore – aggiunse, abbassando il tono di voce.

Il sorriso che l’uomo gli rivolse lo incoraggiò a continuare.

- io.. volevo solo dirle che ho capito, signore -  fece una pausa  - e che la ringrazio. -

Fece un breve cenno di saluto col capo e s’affrettò ad uscire dal salotto. Poi ci ripensò, e s’affacciò nuovamente.

- ah, e, signore! Buon Natale anche a lei – disse, mentre Babbo Natale risaliva lungo il camino.

 

When your still waiting for the snowfall,
Doesn’t really feel like Christmas at all.

Lalalaaaaala, laaalaaaa..

Si, sono decisamente entrata nello spirito del Natale *_*

Vabbè, passiamo un po’ alla spiegazione di questa shot.

Ho voluto immaginare che, il Natale dopo l’arrivo dei fratelli a Narnia, Babbo Natale consegnasse un regalo speciale anche a Ed. eh, sennò mica è giusto! Ù.ù

La frase sul retro dell’orologio la intendo un po’ a modo mio, cioè: ho pensato che magari Babbo Natale sapesse che un giorno avrebbero dovuto lasciare e Narnia, e quindi ha ritenuto giusto ricordare a Edmund che non potevano scegliere di tornare indietro, ma che potevano scegliere se passare la loro vita nell’altro mondo a rimpiangere Narnia o se prendere tutto quello che di buono poteva offrire Londra.  E Edmund, nell’ultima parte, vuol far capire a Babbo Natale che ha capito il messaggio e che continuerà ad “andare avanti”

Insomma, che cosa strana.

È che.. regalare ad Ed un’arma era banale. All’inizio pensavo un libro. Però non mi convinceva. Alla fine è saltato fuori quest’orologio, e spero di non aver scritto una baggianata.

Insomma.

OGGI è USCITO IL VIAGGIO DEL VELIEROOOOOO *-* (reazione a scoppio ritardato xD)

E si spera che domani io riesca ad andare a vederlooooooo *-* Kyaaaaaaaaaaaa *-*

Voglio andare a vederlo! Subito! Ora! Now! Ù.ù

Vado a scleeraaare *-*

See You Tomorrow!

Smàck <3

P.S. ovviamente ringrazio chi ha recensito (le risposte sono nella vostra cartella di posta) e chi ha inserito tra le ricordate e i preferiti. Love You All <3

_ L a l a

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Capitolo 3
*** - shopping natalizio ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

 

3. shopping natalizio

Peter lanciò un’occhiata disperata ad Edmund, da sopra la pila di pacchi e pacchetti che teneva tra le braccia, e il fratello minore ricambiò con altrettanta disperazione, mentre cercava di tenere in equilibrio le scatole che anche lui aveva in braccio.

- manca ancora molto? – domandò con voce stanca al padre, cui erano toccati in sorte i sacchetti pieni di regali, che ora penzolavano dalle sue braccia simili a dei pesi morti. Cosa che in effetti erano, non essendo oggetti vivi. Beh, in qualsiasi caso non era il momento di perdersi in certi ragionamenti.

- Dio ce ne scampi – fu la risposta, subito intercettata da Helen Pevensie, che lo fulminò.

- sappiate – disse con fare minaccioso, puntando il dito verso di loro, e Edmund fece finta di non esistere nascondendosi dietro i pacchetti – che ci manca ancora un sacco di gente: la cugina Adele, per esempio, o la zia Sophia e il signor Buttercup e i coniugi Bloomwood , e la signora White e .. –

- mamma – la interruppe Edmund, ricominciando improvvisamente ad esistere per correre in loro aiuto. E quando Ed correva in loro soccorso, interrompendo i fiumi di parole della madre, Peter avrebbe volentieri costruito una statua in suo onore – alla signora White hai già preso il regalo – scrutò i pacchetti che aveva in mano lui, e poi quelli di Peter – eccolo. È quello lì, in cima alla pila di Peter. –

- e se non sbaglio è un cappello – concordò Peter, sempre più deciso sull’idea della statua. Poi si chiese come avesse fatto a ricordarsi che avevano comprato un cappello alla signora White, stupendosi.

- rosa – commentò disgustato il minore. Lucy ridacchiò, vedendo la reazione del fratello, prima di ritornare a guardare interessata la vetrina della pasticceria.

Helen li fissò accigliata e poi infuriata quando il marito disse:

- beh, cara, a questo punto mi sembra che la signora White debba essere depennata –

- in qualsiasi caso – riprese la donna, con tono solenne – abbiamo ancora un sacco di regali da comprare –

E, dopo aver fatto segno alle figlie, s’incamminò a testa alta lungo il viale.

Peter alzò gli occhi al cielo e Edmund sbuffò mentre il padre si rassegnava a ricominciare a trascinare i sacchetti.

Le spese natalizie erano sempre una tortura per i tre uomini di casa Pevensie, e una tragedia per il portafoglio di famiglia.

Al momento, però, Lucy, Susan e Helen non sembravano farci caso, prese com’erano a discutere sul regalo migliore da fare ai coniugi Bloomwood, una coppia di anziani signori che avevano la brutta abitudine di portare dolci a casa loro più o meno tutte le settimane, fermandosi poi a bere il thè.

Non che a Peter dispiacessero i dolci che la signora Bloomwood preparava personalmente, ma appunto perché li faceva apposta per loro ora erano costretti a comprare un regalo anche ai due anziani.  Cioè, non potevano andarseli a comprare i dolci, e che diamine?

Sbuffò, e guardò le sorelle e la madre, chiedendosi cosa ci trovassero di interessante nel.. guardare le vetrine e comprare robe inutili.

E poi, accidenti. Non è che le braccia le avevano solo loro tre.

– si può sapere perché Susan, Lucy e mamma non portano mai niente? – borbottò contrariato Edmund, quasi gli avesse letto nel pensiero. –le mani le hanno anche loro! -

Andrew li guardò afflitto.

- questo, ragazzi – disse con aria melodrammatica – è il motivo per cui vi dico sempre: non sposatevi

Le sue parole provocarono una leggera perdita di equilibrio dei pacchi, quando i due fratelli iniziarono a ridere.

- e se dovete sposarvi, cosa che sicuramente vostra madre vi obbligherà a fare, ricordatevi di non avere figlie femmine che diano man forte alla madre –

I due ragazzi risero così forte che alcuni pacchetti in cima alle pile caddero, e furono costretti a chiedere a Lucy, tra un attacco di risa e l’altro, di rimetterli ai loro posti.

 Helen li guardò male, quasi sapesse la causa delle loro risate, e si addentrò poi nell’ennesimo negozio di vestiti in cui Susan e Lucy la seguirono a ruota.

Attraverso la vetrina riuscivano a vederle indicare entusiaste diversi capi.

- giuro che non mi lascerò mai più trascinare a fare shopping con loro – promise Edmund, appoggiandosi ad un muro.

- lo dici tutti gli anni, Ed – gli ricordò divertito Peter, e il minore lo guardò male.

- ma questa volta faccio sul serio – sostenne l’altro, scatenando una risata del padre.

- puoi fare tutte le promesse che vuoi Ed – dichiarò convinto Andrew, come se stesse dando un’importantissima lezione di vita ai figli. E, in effetti, poteva anche essere vista in questo modo – ma sappi che una donna riesce sempre ed inspiegabilmente a convincere un uomo a fare anche quello che non vuole fare –

- e, ma che sfi.. ! – il ragazzo dai capelli corvini si bloccò di colpo, quando vide Susan sull’uscio del negozio fissarlo in malo modo. – emh.. –

- è davvero una bella giornata, non trovi Ed? – commentò Peter, alzando lo sguardo verso il cielo nel tentativo di salvare l’altro, accorgendosi solo dopo che era coperto da fitte nuvole bianche che  promettevano neve, guadagnandosi le occhiate perplesse di entrambi i fratelli mentre il padre scoppiava a ridere.

Avvampò e sibilò un: - ingrato – a Edmund, che gli sorrise a mo’ di scusa.

- andiamo? – propose Lucy raggiante, poggiando un altro pacco sulla pila del biondo.

- e dove? – borbottò quest’ultimo.

- hanno aperto un nuovo negozio di articoli per la casa proprio in fondo alla strada .. – intervenne Helen, sorridendo.

Più che altro ghignando.

E, per un attimo, Peter pensò che sua madre si divertisse, a farli soffrire.

 

Na, na, na..

No, non so da dove sia uscita questa shot, però la adoro *-*

È decisamente la mia preferita (ed è strano, perché la mia preferita dovrebbe essere quella su Eddie –

Beh, penso che tutti siano andati a fare shopping, ultimamente.

E perché mai dovevo risparmiare i fratelli Pevensie da questo momento così natalizio? 

Bene.

Io.VOGLIO.VEDERE.NARNIA.

E ci andrò. A costo di trascinarci qualcuno per i capelli.

See You Tomorrow <3

_ L a l a

 

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Capitolo 4
*** - albero di Natale ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

4. albero di Natale

Edmund era appena stato centrato in pieno viso da una palla di neve micidiale, scivolando su una lastra di ghiaccio e finendo gambe all’aria, quando Andrew Pevensie fece il suo ingresso dal cancello del cortile di casa, con un grosso scatolone in spalla.

- Edmund! – esclamò con finto tono indignato – ti fai battere a palle di neve da tua sorella? –

La risata di Lucy, nascosta dietro un cumulo di neve, arrivò ben chiara ad entrambi.

Andrew sbuffò con divertita esasperazione: - dov’è finito il tuo orgoglio? –

Edmund mugugnò qualcosa, che somigliava ad un “si è congelato”, finendo solo per inghiottire altra neve.

Poi si alzò a sedere, guardando storto Lucy che spuntava per metà da dietro il suo rifugio, e con la manica del giubbotto si tolse la neve dal volto, scuotendo poi la testa per togliersi i fiocchi bianchi dai capelli.

- Ed, dovevi vedere che volo che hai fatto! – rise Lucy, evitando per un soffio la palla di neve che il fratello, le aveva indirizzato.

Il padre rise, e Edmund lasciò cadere all’indietro il capo, guardandolo a testa in giù.

- cos’è quello, papà? – domandò con un cenno allo scatolone che l’uomo aveva appoggiato a terra.

- che cosa potrebbe mai essere, Ed? – sospirò divertito Andrew, mentre il figlio si alzava. – è il nostro nuovo albero di Natale –

- perché? – domandò Lucy, uscendo alla scoperto – cos’ha, quello vecchio, che non va? –

- oh, certo che non vi va mai bene niente – sbuffò il padre fingendosi risentito.

- è tutto spelacchiato, quello vecchio. – fece notare Edmund, e Lucy gli trotterellò tranquilla al fianco. – l’anno scorso ho piegato con troppa forza una rametto e si è rotto (*tratto da una storia vera. La mia, purtroppo -.-) –

Andrew scoppiò a ridere, mentre riprendeva lo scatolone e s’avviava verso casa, subito seguito dai due figli.

Quando la signora Pevensie aprì la porta di casa per farli entrare, però, si parò davanti a loro mani ai fianchi e sguardo inceneritore.

- dove credete di andare, conciati in quel modo? –

- dentro casa, cara – suggerì ironico Andrew, e Helen lo fulminò con lo sguardo.

- con i vestiti tutti gocciolanti che sporcheranno il pavimento che ho appena finito di pulire ? –

Lucy e Edmund si guardarono a vicenda: erano entrambi coperti da capo a piedi di neve, i capelli tutti bagnati e le scarpe che promettevano di lasciare giganteschi aloni d’acqua sul pavimento.

- emh.. –

- mamma, forse dovevi pensarci prima di lasciarli uscire a giocare a palle di neve – esordì Peter, appena apparso dalla cantina con diverse scatole trasparenti, piene di bocce natalizie.

- Peter, tu non dovresti portare su le bocce? – lo rimbeccò la madre.

- infatti. È quello che sto facendo – le fece notare il biondo, perplesso.

- beh, allora muoviti ad appoggiarle in salotto e a scendere in cantina a cercarne altre –

Susan si sporse dalla cucina ridacchiando, mentre Peter portava in salotto le scatole con uno sbuffo.

Poi, la furia della signora Pevensie tornò ad abbattersi sui suoi due sciagurati figli minori.

- sbaglio o vi avevo detto di non bagnarvi troppo? – sibilò.

- beh, vedi mamma, sono scivolato e .. –

- c’era un buco in giardino e ci sono caduta dentro, quindi .. –

- ma, cara, se si gioca a palle di neve come si fa a non bagnarsi? – intervenne Andrew, sorridendo allegramente alla moglie.

- zitto, Andrew! – esclamò infuriata – e voi due! Subito a cambiarvi in camera vostra! –

I due ragazzi corsero ridendo su per le scale, mentre il padre cercava di calmare la moglie.

Quando i due ridiscesero, dopo essersi asciugati i capelli vicendevolmente con il phon e con vestiti nuovi, il signor Pevensie stava finendo di montare l’albero, aiutato da Peter.

- papà! – esclamò Lucy, sorpresa. – ma.. è tutto bianco! –

Andrew lasciò finire il lavoro al figlio maggiore, e si voltò verso di lei.

- beh, si. Non ti piace? –

- al contrario – commentò Lucy, guardando l’albero – è bellissimo –

Susan entrò in salotto, appoggiando sul tavolo un vassoio di biscotti appena fatti, e voltandosi a guardarli.

- lo facciamo tutto rosso? – propose, osservando poi le bocce colorate, ancora chiuse dentro le loro scatole.

Ce n’erano molte rosse e verdi, altre risalivano al corso di decoupage di Lucy, altre erano semplici statuine attaccate ad un filo e altre ancora erano regali di amici e parenti.

- anche oro, però – aggiunse Edmund.

- ma non abbiamo bocce dorate – gli fece presente Susan.

- potremmo usare quella ghirlanda dorata che c’è giù in cantina – suggerì Peter.

- e il puntale? – s’inserì Lucy– quello l’abbiamo solo trasparente –

Ci fu un attimo di silenzio, mentre riflettevano.

- vorrà dire che ci metteremo qualcos’altro – concluse Helen, entrando e sedendosi poi sul divano.

- quindi è deciso? – domandò Andrew, sorridendo alla propria famiglia – lo facciamo rosso e oro? –

I quattro fratelli annuirono decisi, e Peter scese a recuperare la ghirlanda.

 

- che bell’albero che avete fatto, quest’anno, Helen – esordì Mary Bloomwood, seduta al tavolo del salotto, mentre Susan e Peter assaggiavano la torta che aveva portato

- quella stella su in cima, al posto del puntale, è proprio bella – continuò, osservando soddisfatta come i due fratelli Pevensie si stessero gustando il dolce che aveva fatto a mano.

Helen sorrise.

- ah, le bocce rosse sono state un’idea di Susan – disse – e Edmund voleva qualcosa di dorato sull’albero, così abbiamo tirato fuori una vecchia ghirlanda e quel puntale –

- a proposito – s’inserì Henry Bloomwood, sistemandosi il capello, da cui non si separava mai, sulla testa – dove sono Edmund e Lucy? Non li ho più visti da quando siamo entrati –

Helen sorrise di nuovo, e Andrew, seduto di fianco a lei, ebbe la netta impressione che stesse ghignando.

- dove sono? – fece con finta aria pensosa – beh, direi a ripulire il macello che hanno lasciato ieri sera in bagno -

 

Buonaseraaaa :D

Ieri sono andata a vedere Narnia *-*

Kyaaa, che bello *_________*

EdEdEdEdEdEd *_*

Ok, basta scleri.

Mi sono divertita a scrivere questa shot, soprattutto la fine e l’inizio xD

Ah, avrei voluto inserire anche il presepe, ma proprio non sapevo dove >,<

Voi fate finta che ci sia, ok? ;)

Non mi sembra di aver nient’altro da dire, quindi sloggio.

Ah, beh. Ringrazio come al solito chi recensisce, chi segue, chi ricorda, chi preferisce e anche chi semplicemente legge.

Grazie mille!

Smàck <3

_ L a l a

 

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Capitolo 5
*** - mattina di Natale ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

5. mattina di Natale

 

- Ed! Ed! Edmund, svegliati! –

C’era una voce che, accidenti, continuava a chiamarlo, disturbandogli il sonno.

Edmund decise d’ignorarla, perché sotto le coperte si stava davvero troppo bene.

Il ragazzo spalancò gli occhi sorpreso, però, quando Lucy iniziò a saltare sul suo letto.

- Lucy, smettila immediatamente! – le intimò con voce impastata dal sonno, tanto che la sorella minore rise e fece finta di non averlo sentito.

- oggi è Natale, Ed! – esclamò felice, mentre Eustace, nel letto affianco, mugugnava qualcosa e si girava.

Dallo sguardo di Lucy, Edmund intuì che il prossimo ad avere un brusco risveglio sarebbe stato il cugino.

E così fu, perché Lucy fece un balzo dal suo letto a quello dell’altro, atterrando su un braccio del biondo che saltò a sedere, lanciando un’esclamazione piuttosto colorita.

- Lucy, che diavolo ti prende? –

- Oggi è Natale, Eus! – gli ricordò entusiasta, mentre lui si massaggiava il braccio che Lucy aveva schiacciato.

Edmund represse una risata, soffocandola nel cuscino, quando il cugino borbottò : “non chiamarmi Eus, t’ho detto. È un nomignolo odioso”

Lucy, invece, rise apertamente e trotterellò allegramente fuori dalla stanza urlando poi dalle scale:

- zia Alberta! Li ho svegliati! –

Eustace lanciò un’occhiata disperata a Edmund, che nel frattempo era scivolato di malavoglia fuori dal letto e che stava frugando nell’armadio alla disperata ricerca di qualcosa di decente da mettersi.

- sarà sempre così? – domandò tragico.

- oh, anche peggio – rispose il cugino, scoccandogli un’occhiata divertita.

- mi sa che la preferivo quando le stavo antipatico – sospirò poi Eustace, con un fare melodrammatico che fece ridere Edmund.

- anch’io – disse poi, e Eustace lo fissò incuriosito. Il moro scrollò le spalle – perlomeno non veniva tutte le mattine a saltarmi sul letto, visto che non voleva farti arrabbiare di prima mattina. Ora che ti considera in modo diverso ti ritiene degno di essere svegliato da lei. –

Eustace scoppiò a ridere, subito seguito da Edmund.

Si cambiarono in fretta, e scesero in cucina.

- oggi vi ho preparato le brioches. – disse stranamente allegra Alberta, mentre appoggiava di fronte  a loro il vassoio. – cosa volete da bere? Thè o caffè? -

Edmund borbottò qualcosa di molto simile a “caffè, grazie” , sebbene sembrasse una lingua sconosciuta. 

S’intuiva che era ancora per metà nel mondo dei sogni.

Eustace chiese il solito thè, e Lucy s’azzardò a domandare una cioccolata calda, che le fu stranamente accordata.

Si, decisamente: Alberta era di buon umore, quella mattina. Chissà se era colpa  dello Spirito del Natale o del grande cesto, pieno di trucchi e cosmetici costosissimi, che Helen Pevensie le aveva inviato come ringraziamento per l’ospitalità che offriva ai due figli minori.

Una volta finito di mangiare, Lucy, Edmund ed Eustace andarono in salotto, sedendosi vicino all’albero e scrutando i regali che erano sotto i rami di quest’ultimo.

- chissà cosa mi ha portato quest’anno Babbo Natale – sussurrò emozionata Lucy, stando ben attenta a non farsi sentire dalla zia, che era assolutamente contraria a “quelle stupide favolette raccontate ai bambini” .

- ragazzi, muovetevi ad aprire i regali – l’incoraggiò Harold Scrubb, appena apparso dalla cucina. – dobbiamo andare a pranzo dai nonni, e non vogliamo certo arrivare in ritardo, giusto? –

I tre annuirono meccanicamente, mentre l’uomo ritornava nell’altra , pensando che appena qualche tempo prima Eustace si sarebbe anche solo rifiutato di sedersi nella stessa stanza dei due cugini mentre ora se ne stava lì tranquillo come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

- bene. – esordì poi Edmund, afferrando un regalo qualsiasi e leggendo su una strisciolina di carta il nome del destinatario.

Lo passò a Lucy.

- è per te. Da mamma e papà – le disse poi, e Lucy lo prese, scartandolo eccitata.

- oh, che bello! – fu il commento estasiato di fronte al piccolo braccialetto dorato, mentre Edmund scartava il proprio e vi trovava un libro d’avventura, scritto da uno dei più famosi scrittori americani.  

Eustace fu alquanto sorpreso di trovarne uno anche per sé, da parte degli zii, ma lo stupore aumentò ancor di più quando lo scartò: - è .. oh, accidenti, è magnifico! Non ne ho mai visto uno così! È.. è .. –

- un modellino di treno? – suggerì Edmund ironico, rigirandosi il libro tra le mani con delicatezza e Eustace lo fulminò.

- quello lo vedevo anche io, grazie –

Lucy scoppiò a ridere, riprendendo subito dopo a scartare gli altri regali.

 

- Babbo Natale è stato veramente gentile con noi, anche quest’anno – bisbigliò Lucy, seduta sul sedile posteriore della macchina, schiacciata tra i due ragazzi.

Edmund si limitò ad annuire, mentre giocava con il cappello nuovo, pensoso.

Eustace, invece si sporse verso la ragazzina.

- com’è, Lu? – domandò, controllando che Alberta non l’avesse sentito – com’è Babbo Natale? –

Lucy gli sorrise.

- è alto, vestito di rosso e con una lunga barba bianca. È molto gentile, e sorridente e .. –

Lucy si lanciò in un’accurata descrizione dell’uomo, così piena di dettagli che Eustace si perse a metà.

Edmund, accortosi della sua confusione, iniziò a ridere, dapprima sommessamente, poi sempre più forte, finché Lucy non sbottò: - che hai, da ridere, Ed? –

 

Aw, aw, aw..

Avendo appena visto il film, non potevo fare a meno di scrivere qualcosa su Lu, Ed e Eus – per me, lui, si chiamerà così d’ora in avanti ù.ù  .. –

I nonni che vengono citati nel testo sono quelli materni: nel libro non viene specificato la parentela tra gli Scrubb e i Pevensie, sappiamo solo che sono Alberta e Harold sono gli zii dei Pevensie, quindi uno di loro dev’essere fratello/sorella di uno dei genitori dei quattro.

In questo caso mi sono presa la libertà di decidere che Harold è il fratello di Helen, e quindi i loro genitori sono i nonni sia di Ed e Lu che di Eus.

Detto questo, spero che la shot vi sia piaciuta :D

Ringrazio tutti quanti, soprattutto chi recensisce, e vi lascio^^

A domani :D

Smàck <3

_ L a l a

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Capitolo 6
*** - ballo scolastico ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

6. ballo scolastico

 

- oh, Lucy, sei stupenda! – esalò ammirata Daphne Dixon, mentre l’amica entrava nel salone con Edmund a braccetto. Aveva indosso un vestito nuovo, di un azzurro pastello, che faceva risaltare il colore dei suoi occhi.

- ecco, Lu,la tua amica  ha ragione. – concordò Edmund, adocchiando Lucas Taylor in un angolo e facendogli un cenno con la mano. L’altro si mise dritto e gli fece un gigantesco sorriso. Ed Edmund seppe che non si prospettava nulla di buono, per lui, nell’immediato futuro.  – quindi trovati un ragazzo con cui ballare, e non trascinare me, grazie –

Hilary Jenkins apparve dietro Daphne con sguardo adorante, anche se Lucy non seppe dire se per il suo vestito o per Edmund, che nel frattempo era stato raggiunto da Lucas  e stava tranquillamente lamentandosi del fatto che, come tutti gli anni, Lucy l’aveva costretto a farle da accompagnatore per il ballo natalizio.

 - su, Ed. Se frequenti il ballo hai una minima possibilità di trovarti una ragazza – gli sorrise Lucas, e Edmund s’imbronciò.

- non credo, visto che qua hanno tutte un cavaliere. E dubito che siano i loro fratelli maggiori –

Lucas scoppiò a ridere, mettendo poi un braccio sulle spalle dell’amico.

- Lucy, penso che te lo ruberò per il resto della serata: andiamo a far colpo su qualche ragazza libera, sfruttando il fascino dello smoking. – Edmund alzò gli occhi al cielo, esasperato e divertito - e poi dubito che tu abbia problemi a trovarti un cavaliere: sei troppo bella per essere ignorata  – concluse, facendole l’occhiolino e trascinando via il moro.

Lucy arrossì per il complimento e Daphne l’affiancò.

- bene. Adesso che tuo fratello non è più nei paraggi direi che è il momento di andare a caccia! – esultò.

Hilary mugugnò qualcosa, delusa, lisciandosi poi le pieghe del vestito bianco.

- Hil – iniziò Lucy – se tu provassi, magari, anche solo una volta, a chiedergli di ballare … –

- Ma se quando c’è non riesco ad aprire bocca! – protestò Hilary, lanciando uno sguardo  risentito verso la folla, visto che non sapeva dove altro indirizzare lo sguardo.

- si, certo, ma posso chiederglielo io. Ed è gentile, non rifiuterebbe mai. – le ricordò.

- a meno che non sia occupato – s’intromise Daphne, con un sorriso a trentadue denti. Hilary le pestò  un piede, e l’altra lanciò uno strilletto di dolore.

- Ed non è occupato – borbottò Lucy – me l’avrebbe detto di sciuro, altrimenti –

Daphne rise divertita, sistemandosi il vestito rosso che aveva indosso.

- allora? Si va a caccia si o no? –

Un leggero tossicchiare le tolse dalla loro “discussione”.

- Spero di aver capito male, Daphne – cominciò Peter, i capelli biondi pettinati ordinatamente e lo smoking appena ritirato dalla lavanderia. – non hai certo intenzione di portare la mia sorellina a “caccia”, vero?  

Daphne spalancò la bocca, e la richiuse subito dopo.

Poi guardò le amiche, balbettando imbarazzata.

- beh, ecco ..   -

- oh, Pete, lasciale fare – sbuffò Eloise Mills, fidanzata del biondo nonché sua dama al ballo. – avranno diritto a divertirsi anche loro, ogni tanto, no? –

Lucy le indirizzò uno sguardo pieno di gratitudine e lei le fece l’occhiolino.

Lui annuì poco convinto e si lasciò portare via dalla ragazza,  lo strascico lilla del vestito che Peter rischiò di schiacciare diverse volte, mentre Lucy e le sue amiche scoppiavano a ridere.

- ehi, Eloise. Perché voi donne dite “andare a caccia”? Mica siamo animali – chiese poi il biondo, mentre la prendeva per i fianchi e iniziavano a ballare.

Eloise rise, i capelli rossi che ondeggiavano ad ogni passo.

- beh, questo lo dite voi. – gli spiegò divertita e Peter s’imbronciò.

- non lo siamo! – sostenne e la ragazza rise di nuovo. Smise di colpo quando Susan arrivò alle loro spalle.

- Pete, hai visto Ed? – domandò esasperata, le mani appoggiate sui fianchi fasciati di blu.

Peter si guardò attorno, smettendo lentamente di ballare.

- emh.. non è quello? – fece poi, indicando un angolo poco distante.

Susan si sporse .

- quello appiattito contro un muro mentre cerca di ignorare la bionda che ci sta palesemente provando con lui? –

Peter tornò a guardare.

- esattamente. –  concordò. Edmund era l’unico ragazzo in grado di pensare di fondersi con la tappezzeria la sera del ballo natalizio.  – perché lo cerchi? –

- perché ha mollato il cappotto a casa – sbuffò la sorella. Peter scoppiò a ridere. – e mamma mi ha detto di consegnarglielo -

- Beh, penso che se vai a portarglielo ora sarà più che felice – commentò Eloise, fissando il moro, che nel frattempo progettava la morte del proprio migliore amico, alias colui che l’aveva trascinato in quella situazione.

Susan ghignò.

- appunto per questo penso che lascerò il cappotto all’appendi abiti e che lo informerò di questo fatto solo alla fine del ballo –

- Sue, sei crudele – commentò divertito il biondo.

- lo so – rispose l’altra, marciando poi soddisfatta verso il proprio cavaliere, un tizio moro che lavorava nell’edicola da cui passavano tutti i giorni per prendere il treno. Se la memoria non lo ingannava si chiamava Harry Hughes.

- allora? – le domandò, quando Susan ritornò da lui.

- Edmund aspetterà. – la ragazza gli rispose sorridendo in modo preoccupante. – balliamo? –

- volentieri –

 

- ahah, Ed, dai, smettila! – rise Marcus Wilson, battendogli una pacca sulla spalla.

In tutta risposta, Edmund, emise un grugnito che poteva essere tradotto come una minaccia di morte rivolta al suo migliore amico, ovvero Lucas. Anzi. Il suo ex migliore amico, dopo quella sera.

- perché? Perché mi hai fatto questo? – si lagnò, per l’ennesima volta nella serata.

Lucas rise.

Stuart Marshall, seduto su un palloncino gigante, fece un rapido calcolo mentale.

- Ed – disse. – è almeno la quarantaduesima volta che lo dici – gli fece notare, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Edmund sbuffò.

- la prossima volta, sopportala tu – gli disse scontroso.

- Ed, era mesi che voleva conoscerti – si giustificò Lucas, passandosi una mano nei capelli biondi.

- e tu hai chiesto a me se io volevo conoscere lei? – rispose irritato.

- beh, no. ma visto che ho invitato Aura le ho detto di portare anche Callie. Cioè, mi sembrava l’occasione giusta –

Edmund lo guardò male, ripromettendosi di convincerlo in una qualche maniera a rompere con Aura, così da non trovarsi più fra i piedi Callie.

- Ed, non te la devi prendere così – cercò di calmarlo Marcus.

- Mark, tu hai già la ragazza. Non fai testo – gli rispose ovvio Stuart.

- ah, tu però non ce l’hai. – gli fece presente l’altro.

- ma io non la voglio, una ragazza –

- concordo con lui! – s’affrettò a dire Edmund – e l’anno prossimo ballo con Lucy! –

Lucas scoppiò a ridere così forte che le ultime coppie rimaste sulla pista da ballo si girarono a guardarlo.

Peter apparve improvvisamente al fianco del fratello minore.

- Ed, è ora di andare –

- oh, finalmente – fu il commento sollevato dell’altro, mentre salutava i propri amici augurandogli buone feste.

Susan, all’uscita, gli porse il cappotto che, era sicuro, aveva lasciato a casa.

- e.. questo da dove salta fuori? – domandò sorpreso.

- mamma mi ha detto di portartelo quando Harry è passato a prendermi. –

Edmund la guardò ad occhi sgranati.

- ah. E non potevi venire a dirmelo, interrompendo così la mia tortura? – domandò irritato.

- la prossima volta non lo lasci a casa – lo liquidò Susan, con un sorrisetto.

E Edmund si chiese perché mai non fosse rimasto dalla parte della Strega Bianca, anni addietro. Infondo la prigione non era così male.

 

 

 

Olè, ed anche stasera ce l’ho fatta :D

Ho cercato di passare il “testimone” un po’ a tutti i fratelli Pevensie, e spero di esserci riuscita.

Ovviamente, la gran parte dei personaggi sono di mia proprietà.

 Ahah, mi sono veramente divertita a scriverla xD

anche se, effettivamente, non c'entra molto con il Natale. Ho solo pensato che, magari, un ballo ci stava. 

e l'idea mi piaceva troppo xD

A domani sera! :3

Smàck <3

_ L a l a

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Capitolo 7
*** - spettacolino ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

7. spettacolino

 

- che ne dite, ragazzi – suggerì il professor. Kirke quella mattina a colazione – se oggi pomeriggio andassimo a visitare il mercatino natalizio che organizzano in paese? –

Lucy si voltò piena d’aspettativa verso Peter, che vide Miss McReady alzare gli occhi al cielo.

Poi il biondo si girò per sorridere alla sorellina.

- Ed, tu vuoi andare? – domandò al fratello più piccolo, che finiva il suo toast imburrato.

- uh, certo – rispose lui distrattamente, allungandosi a prenderne un altro.

- Sue? – continuò Peter, rivolgendosi poi alla sorella.

- per me va bene.. e, Edmund! – gli tolse di mano il toast che aveva appena afferrato. – ne hai già mangiati abbastanza, di questi, non ti sembra? –

Edmund guardò Susan a bocca spalancata.

- ma.. ma .. Susan.. –

Narnia, aveva beneficiato a Edmund soprattutto per un motivo (secondo lui) : la scoperta dei toast a colazione.

Da allora, a colazione, lui non mangiava altro che toast. E, se qualcuno non l’avesse interrotto, avrebbe tranquillamente continuato a mangiarli per il resto della mattinata.

- bene, ragazzi. Allora è deciso. – fece tutto allegro il professore – andate pure a giocare, ora –

- senza rompere niente, grazie – gracchiò inasprita Miss McReady, memore della finestra rotta e dell’armatura ridotta in pezzi.

 

Quel pomeriggio, verso le tre, scesero in paese con la carrozza, Edmund che, come al solito, protestava perché non voleva mettersi il cappello poiché, a suo dire, gli impediva di “prendere aria ai capelli”.

In realtà, odiava quel cappello con tutte le sue forze, perché il ricamo rappresentava delle renne dal grosso naso rosso e perché aveva un gigantesco “pon-pon “ sulla punta, rosso quanto i nasi degli animali rappresentati.

Come tutte le volte, però, Susan l’ebbe vinta -grazie anche all’aiuto della piccola Lucy che trovava che quel cappello donasse in modo particolare al fratello- ed Edmund fu costretto a indossare l’orribile copricapo.

Una volta scesi dalla carrozza, s’avviarono per le vie del paese, curiosando per le bancarelle che vendevano di tutto e di più, dai giocattoli, a pezzi d’antiquariato, al cibo.

C’era tantissima gente, bambini a mano con le madri che additavano entusiasti qualsiasi cosa, uomini pieni di sacchetti della spesa, guidati dalle mogli altrettanto cariche di regali per parenti, amici e conoscenti.

Lucy si divertì un modo a trascinare per mano Peter vicino ad ogni bancarella ritenuta interessante, e Susan decise di rimanere indietro con Edmund, fermo da più di un quarto d’ora ad una bancarella di libri antichi, sfruttando l’occasione per curiosare nella bancarella dei vestiti lì di fianco.

Il professore e Miss McReady, invece, girovagarono per diverse bancarelle, lasciando però i ragazzi liberi dalla loro sorveglianza almeno per quel pomeriggio.

All’improvviso, Lucy, adocchiò qualcosa di molto più interessante di una semplice bancarella.

Afferrò la mano di Peter e lo trascinò entusiasta fino al centro della piazza, dove era stato allestito uno spettacolo di marionette.

- Peter, Peter! Possiamo fermarci a guardarlo? – gli domandò implorante.

- Lucy, non so se possiamo. Magari Ed e Sue vengono a cercarci .. forse dovremmo avvisare –

- daii.. ti prego! – lo supplicò, fissandolo con i suoi classici “occhioni da cucciolo abbandonato”. Un signore con un grande cappello, che doveva essere l’organizzatore dello spettacolo, sorrise vedendo la scena.

- va bene, Lu. – acconsentì il maggiore.

Si sedettero su due delle seggioline disposte intorno al piccolo palchetto fatto in legno e attesero che anche le altre seggiole si riempissero e che lo spettacolo cominciasse.

La scritta “Natività di Gesù”, che era posizionata ad arco sopra il piccolo teatro, venne illuminata di colpo, e la voce narrante cominciò a raccontare.

Quando Susan ed Edmund li raggiunsero, Lucy era tutta presa nel dare ad Erode del “brutto cattivo” insieme ad altri bambini piccoli, mentre Peter cercava inutilmente di tenerla ferma sulla sedia.

Edmund scoppiò a ridere, e si zittì non appena si rese conto di disturbare lo spettacolo, anche se non riuscì a trattenere il sorriso divertito che gli era salito alle labbra vedendo la sorellina ribellarsi contro Erode.

Incredibile come Lucy riuscisse a mantenere lo stesso spirito di giustizia e la stessa perseveranza sia a Narnia che nel loro mondo.

Susan rimase in piedi accanto a lui per il resto dello spettacolo, guardando dolcemente Lucy che partecipava attivamente alla storia.

Quando il sipario calò, la piccola di casa Pevensie si lanciò in un lungo: “noooo..”, prima di prendere da Peter le monete da consegnare all’uomo che aveva narrato la storia e che ora aveva appoggiato per terra il cappello in cui raccogliere le monete.

- oh, ragazzi. – esalò Peter non appena raggiunse Ed e Susan. – vi siete divertiti? Che avete comprato? –

Edmund annuì con un sorriso a trentadue denti, mostrando orgoglioso il libro di leggende arturiane che aveva comprato.

Susan sorrise, facendo un cenno verso il sacchetto che teneva in mano, dentro cui c’era una sciarpa lilla.

- com’è stato lo spettacolo? – domandò e Peter fece per rispondere, ma Lucy lo batté sul tempo:

- Quel cattivone di Erode voleva uccidere Gesù, ma alla fine i Magi l’hanno ingannato! – esultò.

Edmund le sorrise.

- abbiamo preso anche dei dolcetti – disse Susan, tirando fuori un pacchettino dal sacchetto. – ne volete uno? –

Lucy s’avventò sul proprio dolcetto mentre, mano nella mano con Peter, s’avviava di nuovo verso il mercato, alla ricerca del professore e di Miss McReady.

 

 

Salve a tutti e scusate per l’immenso e assurdo ritardo ma.. emh, ecco.. beh, ok, non ho scuse -.-

È che.. boh. Mi sono ricordata che dovevo scrivere solamente dopo.

Colpa della mia mente, che è partita per le Hawaii.

Beh, che dire? Ringrazio come al solito chi recensisce e spero che questa shot vi abbia divertito quanto ha divertito me.

È ambientata dopo il ritorno dei Pevensie da Narnia. Mi sono detta: sicuramente, a causa della guerra, sono rimasti lì abbastanza da passarci il Natale, no?

Quindi è uscita questa shot :D

Spero di non deludere nessuno ^^

A Domani :3

Smàck <3

_ L a l a

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Capitolo 8
*** - recita ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

8. recita

 

Helen Pevensie entrò nella palestra della scuola dei due figli minori, ora allestita come teatro, a braccetto del marito e seguita dai due figli più grandi.

La signora Pevensie puntò dritta verso le prime file, ma Andrew la fermò.

- cara, non vorrai metterti lì davanti spero. –

- certo! Altrimenti i miei bambini come faranno a trovarci tra la folla? –

Andrew sorrise perplesso.

- Helen, ci vedranno comunque. E poi saranno troppo impegnati a recitare –

La donna si rassegno a sedersi un po’ più indietro.

Andrew, in realtà, sapeva che Lucy li avrebbe cercati con lo sguardo e che se non li avesse trovati sarebbe scoppiata a piangere. Però sapeva anche che Edmund non si sarebbe mai girato verso il pubblico di sua spontanea volontà, e visto che la scena prevedeva che lui fosse girato, aveva preferito sedersi un po’ più indietro, dove Lucy li avrebbe visti e dove Edmund avrebbe potuto far finta di non notarli.

Susan e Peter già si scambiavano opinioni sui cambiamenti della palestra e sulle recite cui loro stessi avevano partecipato da piccoli, quando ancora andavano alle elementari, convenendo che avevano ampliato la palestra e che le luminarie sembravano molto più luminose.

 

- eccoli, eccoli! – sussurrò eccitata Helen, conficcando le unghie nella mano del marito seduto accanto a lei (liberamente tratto dalla storia di Lils_ xD).

Al centro del palco era apparsa la slitta di Babbo Natale, guidata da quattro renne, e tanti bambini si erano radunati di fronte ad essa.

La storia interpretata raccontava dei bambini di un orfanotrofio che, grazie  a Babbo Natale, riuscivano a cacciare il preside cattivo, mettendo al suo posto una delle cameriere del luogo, che era sempre stata gentile con loro.

Storia molto semplice, e Peter si chiese se anche lui, alle elementari, avesse mai fatto una recita così.

Lucy era una delle bambine dell’orfanotrofio, che ora stava accarezzando una renna con fare stupito.

Quella renna era Edmund, cui non avevano trovato altro ruolo.

Anche se, pensava il signor Pevensie, Edmund avrebbe fatto volentieri a meno di recitare.

Quella sventurata sorte era toccata anche a Stuart Marshall, che aveva un’aria piuttosto abbattuta;  Josh Mulciber e  Carl McDonald erano le altre due renne:  il primo era della stessa classe di Lucy, mentre il secondo aveva un anno in più.

Fiero del suo ruolo di Babbo Natale, Marcus Wilson, si ergeva maestoso – per quanto lo possa essere un bambino di undici anni – da sopra la slitta, lanciandosi in diverse interpretazioni del classico “oh, oh , oh!”.

Marcus, stava giust.. no. Babbo Natale, stava giusto incitando i bambini ad essere buoni e a cercare di “redimere” il preside cattivo, quando entrò Emily Turner, nella parte di Amy, alias la cameriara che sarebbe stata poi eletta preside.

La storia andò avanti così per un po’, Daphne Dixon che si fingeva Mary, ovvero l’alleata del preside, e che seguiva di nascosto Amy per riferire poi al superiore dei piani dei bambini.

Ad un certo punto cadde uno degli scenari, rivelando Lucas Taylor tutto preso nel controllare le luci insieme a Mrs Bell, e Andrew poté giurare di aver sentito il proprio figlio minore sbuffare. O, perlomeno, di averlo visto.

Alla fine dello spettacolo, Edmund si rifiutò di farsi fare una foto con la classe vestito da renna, e minacciò di rinchiudersi in bagno per sempre.

Toccò ad Andrew, l’ingrato compito di tirarlo fuori di lì, tra moine e minacce varie.

- dai, Ed. è solo una foto, che vuoi che sia? –

- una foto che dovrò mostrare ai miei figli così che possano ridere di me? Ma neanche morto! – ribatté piccato il bambino, sempre chiuso dentro al bagno. Andrew si domandò come un bambino di undici anni riuscisse a tirar fuori delle motivazioni così valide.

- né tu né i tuoi fratelli avete mai visto una foto di una mia recita – gli ricordò.

- per forza. Non esistevano ancora, le foto – lo rimbeccò Edmund.

- non sono così vecchio! – protestò Andrew.

- invece si –

- Edmund! Esci immediatamente di lì! - s’impose l’uomo.

- No! –

Alla fine, fu Helen a trascinare fuori dal bagno Edmund, minacciandolo di non comprargli più libri e di togliergli i toast a colazione.

La foto di quella sera lo ritrae con espressione sconsolata, in mezzo ad una banda di renne, folletti e bambini esultanti.

Lucy, invece, fu ben disposta a farsi fotografare con il proprio vestito di scena, e non faceva altro che girare su sé stessa per far vedere a Susan come la gonna si allargasse durante le piroette.

- guarda, Sue! Non è bellissimo? –

Fece l’ennesima giravolta, finendo addosso a Peter e rischiando di rovesciarsi addosso l’aranciata che il fratello maggiore teneva in un bicchiere.

- Lucy! – la rimproverò la maggiore – stai un po’ attenta! –

La più piccola rise, in tutta risposta, e riprese a volteggiare per il salone.

- Ed! – esultò la più piccola, vedendo il fratello trascinarsi fino al tavolo con aria disperata.

- che c’è, Lucy? – le domandò, togliendosi il cerchietto con le corna da renna.

- la vuoi fare una foto con me? – chiese Lucy.

Edmund sbiancò di colpo.

- No! –

 

 

Ahah, buona sera :D

Anche quest’oggi, ad Edmund capita un infausto destino.

Colpa sua, che è portato per subire disgrazie xD

Trullallero trullallààà..

Ragazzi, domani è la vigilia! Che belloooooooo *w*

Chissà se mi hanno comprato quel peluche di Edmund a grandezza naturale che ho chiesto.. (speranza vana -.-)

Vabbè, spero di avervi divertiti con questa shot!

A domani sera, con l’ultima storia della raccolta! :3

Smàck <3

_ L a l a

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Capitolo 9
*** - messa di Natale ***


N  o  v  e  n  a .

Nove giorni al Natale.

9. messa di Natale.

 

Erano dieci a mezzanotte, quando la famiglia Pevensie entrò nella chiesa di St.Stephen.

I banchi si stavano pian piano riempiendo, e tutte le persone erano vestite eleganti.

- Edmund, togliti immediatamente quel cappello! – sibilò Helen Pevensie, fissando truce il figlio minore che ancora non si era tolto il copricapo.

- sto aspettando Lucy, mamma! – protestò il ragazzo a voce bassa, mentre teneva aperta la porta della chiesa attendendo che la sorella minore chiudesse l’ombrello coperto di neve ed entrasse.

Lucy saltellò sugli scalini dell’ingresso, si spolverò i vestiti dalla neve ed entrò, sorridendo grata ad Edmund.

Peter, di fianco a loro, guardò la madre puntare verso i primi banchi e sospirò.

- io non mi siedo, lì – disse Edmund, togliendosi il cappello.

- temo sarai costretto, fratellino – sbuffò Peter.

- ma Allen è dietro! Avrò il diritto di sedermi accanto a lui, ogni tanto! Non ci vediamo mai! – protestò l’altro, mentre salutava con un cenno Allen Price, un suo amico d’infanzia con cui aveva partecipato al catechismo della parrocchia.

- convincila tu, allora. – lo incoraggiò Susan. Edmund si diresse deciso verso la madre e, dopo una breve discussione a bassa voce, il ragazzo fece dietro-front vittorioso, sedendosi poi accanto all’amico.

Lucy sorrise.

- ehi, Lu! – Miranda Maddocks, le passò accanto, prendendola sotto braccio e iniziando a trascinarla verso i banchi riservati al coro, dove Lucy era stata reclutata qualche anno prima con l’amica – muoviamoci, altrimenti Miss Butler s’arrabbia! –

Susan si sedette un banco dietro la madre, tutta presa a chiacchierare con la signora Chapman.

Steve Chapman le si sedette accanto, sorridendole, mentre sua sorella Melanie raggiungeva Allen ed Edmund qualche fila dietro. 

- ciao Sue. Come va? –

- andrebbe meglio se mamma non si mettesse tutti gli anni in prima fila – sussurrò divertita in risposta.

- a chi lo dici! – sbuffò  Barbara Collins accomodandosi accanto a lei, mentre la madre, Mary Collins, si sedeva accanto alla signora Pevensie.

Peter, invece, riuscì a sedersi accanto al padre, diverse file dietro.

- siamo sfuggiti anche quest’anno al primo banco – sussurrò vittorioso Andrew Pevensie, tirandosi in là per fare spazio a Michael Miller e a suo figlio Jim.

- ehi, Peter. – lo salutò Jim, sedendosi mentre i loro pardi si lagnavano delle mogli, consolandosi l’un l’altro.

- ciao Jim. Come va? –

- si, tutto bene. – lanciò un’occhiata furtiva alla madre, ora seduta accanto a Claire Chapman.  – tu? –

- ah, come al solito. –

- con Eloise? –

- si, tutto bene. Tu, una ragazza no, eh? – lo prese in giro.

Jim si grattò imbarazzato i capelli scuri.

- beh, a suo tempo arriverà, si spera. –

Peter rise, ma venne zittito, come il resto dell’assemblea che fino a quel momento era stata percorsa da diversi mormorii, dall’organo che iniziò a suonare il canto d’ingresso.

Lucy, seduta di fianco a Miranda, fissò Miss Butler che dirigeva il canto, stando attenta a non sbagliare, mentre Lilian Khan suonava l’organo.

Non appena finito il canto, Padre Bailey attaccò a parlare e l’altare venne illuminato a giorno, rivelando il presepe di statue che vi era stato costruito quella mattina dal sacrestano.

 

- Al. Allen. Allen, svegliati, accidenti! –

Edmund scosse l’amico fino a che questi non balzò in piedi di soprassalto.

- che succede?  Che mi sono perso? – domandò, guardandosi freneticamente attorno.

Edmund incarnò un sopracciglio.

- praticamente tutta la messa, Al. – lo informò, e l’altro sgranò gli occhi.

- mi sono addormentato? - fece stupito. Poi guardò l’amico. – dovevi svegliarmi almeno per la comunione – si lagnò.

- tanto non saresti potuto andare a farla. – lo rimbeccò l’altro, e Allen rise, subito seguito dall’altro.

- perché ridete? – s’intromise Lucy.

- vi siete addormentati? – domandò Miranda, apparendo al suo fianco. Edmund arrossì di botto.

- no. lui. – rispose a monosillabi, abbassando lo sguardo.

Lucy lanciò uno sguardo divertito al fratello, che la fulminò.

- Allen, sei sempre il solito – lo rimproverò la ragazza, e Allen s’imbronciò.

- che ci posso fare, io, se la predica di Padre Bailey mi mette sonnolenza? –

Scoppiarono di nuovo a ridere.

- Ed! Lu! – li chiamò Peter, dall’uscita della chiesa – muovetevi! –

- arriviamo subito! – rispose Edmund.

Salutarono gli amici e corsero fino al fratello maggiore.

- ragazzi. – disse loro sorridendo – guardate –

Aprì meglio la porta, facendo entrare l’aria fredda.

Aveva smesso di nevicare, nel frattempo, ma Londra era coperta completamente dalla neve, ed era bellissima.

Sarebbe stato un Bianco Natale.

 

E con questa shot concludo la mia raccolta, augurandovi Buone Feste.

Ringrazio chi ha recensito, perché, veramente, non potevate farmi un regalo migliore.

Ringrazio anche chi ha messo nei preferiti/seguite/ricordate. Grazie mille.

E anche chi ha solo letto: grazie di cuore, per essere arrivati fino a qui, insieme a me e alla famiglia Pevensie.

Grazie di cuore :D

Smàck <3

_ L a l a

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