A Promise for Christmas

di Tairi Soraryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà della Square-Enix e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa. Per le canzoni: "Yakusoku no kakera" (Frammenti di Promesse) gli autori sono Kiyohito Komatsu e Shungo, per "Izayoi no tsuki" (Luna della Sedicesima Notte) l'autore è Shungo. Tradotte da me (dall'autrice originale, ndt), grazie a ogachivVrio di Idolthoughts.com per i controlli incrociati su "yakusoku no kakera".

A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritto da Tairi Soraryu, tradotto da Alessia Heartilly
PROLOGO

Even if I wish for you, it's an unreachable thought
Even if I believe in it, it's a wish that doesn't come true
And even though I understood,
I continued to wait for you...

Il bambino corse lungo il sentiero tranquillo, oltre le colonne di marmo mezze ricoperte di edera e in rovina per l'abuso e l'età. Aveva una penna stretta in una mano, un fascio di carta nell'altra, e teneva le pagine libere strette vicino al petto, piegandosi mentre correva per proteggerla dalla pioggiolina fina che lucidava le pietre sotto ai suoi piedi, che calzavano scarpe da ginnastica, e inumidiva le ciocche ribelle dei suoi capelli castano scuro. Sparì di colpo dal sentiero, scivolando tra due colonne e chinandosi nell'oscurità fresca e ombrosa lì dietro.

Respirò a bocca socchiusa, e lanciò un'occhiata dietro la colonna per assicurarsi che nessuno lo avesse seguito. C'era un pizzico di solitudine che sussurrava al di sotto del sollievo alla vista del sentiero abbandonato, dell'immobilità dell'acqua nebbiosa nell'aria che piovviginava lentamente a terra. Nessuno lo seguiva mai, non più. La Sorella era l'unica che lo aveva mai seguito quando aveva cercato di scappare e nascondersi; la Sorella era l'unica a cui importava abbastanza per prendergli la mano quando era triste e rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene.

Ora la Sorella se ne era andata, e niente andava bene.

Il bambino passò la manica del suo maglione verde scuro rovinato su una macchia umida dove l'acqua era caduta sulla carta nonostante i suoi sforzi di mantenerla asciutta, prima di togliere il cappuccio alla penna e lisciare la pagina del blocco note vuoto a righe per scrivere appoggiandosi alle ginocchia. La Madre aveva insegnato a tutti loro come scrivere per bene una lettera formale, e lui, nella sua migliore calligrafia, scrisse meticolosamente la data nell'angolo in alto a destra della carta, saltò una riga, e poi comincio la sua lettera.

Caro Babbo Natale, scrisse.

Sono stato un bravo bambino quest'anno. Ho fatto a botte con Seifer solo sei volte. Quest'anno per Natale vorrei riavere la Sorella. Mi manca molto. Per favore, trova la Sorella e riportala al nostro orfanotrofio. È tutto quello che voglio per Natale.

Grazie.

Con affetto, Squall.

Rilesse la lettera ancora e ancora prima di piegarla, lisciando attentamente le pieghe, e la inserì in una piccola busta che aveva preso dalla scrivania della Madre. Si era sentito in colpa a rubare dalla Madre quando lei già dava loro così tanto, ma aveva giustificato le sue azioni dicendosi che non poteva mandare una lettera a Babbo Natale senza busta, giusto? Il bambino annuì, confermando i suoi pensieri, e bagnò attentamente la chiusura della busta con la lingua, premendola fermamente per chiuderla. Sul davanti della busta, aveva scrtto il suo indirizzo nell'angolo e aveva incollato un francobollo. Non era sicuro di quanto costasse mandare una lettera a Babbo Natale, ma poteva solo sperare che la sua lettera gli arrivasse. Scritto in grassetto sul davanti c'erano le parole, "Signor Babbo Natale, Polo Nord".

Alzò la busta a livello degli occhi per osservarla, poi chiuse la penna. Ora doveva solo infilarla nella posta e sperare che la Madre non trovasse la sua lettera prima che arrivasse da Babbo Natale. Non pensava che la Madre si sarebbe arrabbiata con lui per aver scritto a Babbo Natale, ma non voleva che lo scoprisse comunque. Era semplicemente troppo imbarazzante pensare a lei che scopriva che lui chiedeva a Babbo Natale qualcosa di speciale per Natale. In tutti gli anni passati, non si era mai unito agli altri bambini dell'orfanotrofio nello scrivere a Babbo Natale, chiedendo cose - quando la Madre gli aveva chiesto il motivo, lui aveva detto che sarebbe stato contento di qualsiasi cosa Babbo Natale pensasse che potesse piacergli. In realtà, sapeva che Babbo Natale non sarebbe stato in grado di portargli nulla che lo avrebbe reso più felice di quanto fosse quando era con la Sorella. Ma quest'anno, dato che la Sorella se ne era andata, Babbo Natale potva portargli solo una cosa che potesse renderlo felice.

E quella era la Sorella.

Il bambino nascose la busta nella manica del suo maglione troppo grande, poi si alzò e stiracchiò le gambe doloranti. Faceva un po' freddo fuori al bagnato, e sapeva che gli altri bambini erano dentro all'orfanotrofio, dove era bello e caldo, a bere cioccolata calda e a giocare giochi da tavolo o ad ascoltare la Madre che raccontava una favola. Non gli piaceva stare sempre con gli altri bambini, prò, anche se significava stare a disagio fuori al bagnato. Lo guardavano sempre, lo guardavano con ammirazione, per nessuna ragione valida, e questo lo rendeva infelice. Non voleva che lo guardassero come se fosse il leader, quello responsabile. Non voleva che nessuno dipendesse da lui nel modo in cui lui era dipeso dalla Sorella.

Perché non voleva che nessuno avesse il cuore spezzato com'era stato il suo quando era stato abbandonato. Non voleva che nessun altro venisse lasciato indietro come era stato con lui.

Il bambino si passò la manica sugli occhi prima di stringersi gli altri fogli di carta al petto - forse poteva restituirli senza essere scoperto - e sbrigandosi a tornare lungo il sentiero verso la grande costruzione di pietra che era stata una casa per quanto poteva ricordare, che lo proteggeva dal tempo inclemente e dai mostri pericolosi che si aggiravano al di fuori delle mura di pietra di protezione intorno al cortile, offrendogli un posto dove vivere quando non aveva avuto nessun posto dove andare e nessuno che lo amasse.

Babbo Natale non ricevette la sua lettera quell'anno. Il bambino dovette fingere di essere felice quando scartò la carta argento e oro per scoprire un modello giocattolo di una macchina spaziale volante, rossa, a forma di drago. Doveva ammettere che era davvero bella. Ad ogni modo, era molto meglio del libro che aveva avuto Seifer- Le Avventure di Pupu a Centra.

Ma non era la Sorella.

Mise due francobolli sulla lettera a Babbo Natale l'anno successivo e la spedì una settimana prima - giusto nel caso non ci fossero stati abbastanza francobolli per coprire la spedizione della lettera fino alla casa di Babbo Natale, giusto nel caso non l'avesse spedita abbastanza presto la prima volta. Ma quell'anno ricevette un peluche con un libro sul primo GF. Tutti i bambini ebbero peluche quell'anno - Selphie chiamò il suo Moomba "Moombie", cosa che la rese l'oggetto degli scherzi di Zell sulla sua 'mancanza di creatività', ma almeno Squall non dovette preoccuparsi di dare un nome al suo - il suo arrivò già con il nome di 'Griever'. Il libretto che lo accompagnava era parecchio interessante, e Squall lo aveva riletto e aveva memorizzato il suo contenuto in tre giorni.

Ma non era ancora la Sorella.

Provò di nuovo l'anno successivo, e quello dopo ancora, e quello dopo ancora. Ma alla fine, quando lasciò l'orfanotrofio per arruolarsi al Garden di Balamb e allenarsi per diventare un SeeD, il bambino aveva deciso che Babbo Natale non esisteva e che al Natale, con tutte le sue luci scintillanti e le canzoni festose, non valeva la pena di credere.

Babbo Natale non aveva ascoltato le sue richieste, pensò, quindi aveva intenzione di smettere di chiedere.

Just for you
It's a melody that can't be sung a second time
On that day, without saying "good-bye"
I was separated from you
...

*****
Nota della traduttrice: Buon Natale 2010 a tutti! Spero possiate passare questi giorni di festa con tutta la serenità del mondo.
Per farvi un regalino, visto che sono lentiiiiiissima a scrivere cose mie, ecco due traduzioncine, entrambe a tema natalizio. Una è questa, mentre l'altra è A very Carbuncle Christmas di Ashbear, pubblicate insieme. Spero vi piacciano^^ Auguri ancora!
Non è stato betato nulla, qui, per cui se trovate errori fatemelo pure sapere!
Come sempre, le recensioni saranno tradotte & inviate all'autrice. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritto da Tairi Soraryu, tradotto da Alessia Heartilly
Capitolo Uno

Il Natale fa impazzire la gente. L'amore fa in modo che le persone si rendano completamente ridicole, ma la stagione natalizia fa perdere totalmente il controllo della ragione alla gente. Un po' di luci intermittenti sui tetti, una maratona di spot commerciali in TV che promuovono qualsiasi oggetto inutile e fuori luogo e oltraggiosamente costoso, quelle canzoncine ripetitive e spupidamente orecchiabili che si sentono ovunque, e si può dare il bacio d'addio alla normalità e al comportamento razionale.

È l'unica spiegazione possibile per il mio comportamento. Ci sono rapporti da finire, segnalazioni disciplinari da rivedere, richieste di missioni da approvare o rifiutare, e infinite richieste di arruolamento SeeD da leggere, ma invece di fare una qualsiasi di quelle cose sono qui seduto ad aspettare la mia ragazza per andare a fare shopping.

... Shopping di Natale.

Quest'anno Rinoa ha deciso che avremmo comprato insieme i regali per i nostri amici - ossia, compreremo loro i regali come 'coppia', invece che ciascuno dei due individualmente. Quando dico 'deciso', intendo che mi ha tipo chiesto se pensavo che fossimo andati avanti abbastanza nella nostra relazione da essere in grado di fare questo passo di convidere l'acquisto e la consegna dei regali. Rinoa è dolce, ma non è così astuta, a prescindere da ciò che pensa; ma è qualcosa che penso di tenere per me.

Davvero, non mi importa come facciamo i regali di Natale. Io li compro per i miei amici solo perché se li aspettano, e perché sarebbe poco educato non farlo. Inoltre, l'anno scorso Rinoa ha fatto scrivere a ognuno di loro cosa volevano da me. Tutto quello che dovevo fare era uscire e comprarli e impacchettarli, quindi non è stato un gran disturbo. Ci scambiamo sempre i regali il pomeriggio di Natale; siamo cresciuti in un orfanotrofio, dopotutto, quindi nessuno di noi ha una 'famiglia' vera con cui preferirebbe trascorrere la giornata. Tranne Zell; la passa con sua madre e suo padre, ma tutti tornano al Garden di Balamb per quella che penso si potrebbe chiamare la nostra 'tradizionale' festa di Natale.

Alcuni anni fa, Selphie è tornata a Trabia, e Irvine è andato con lei, ma tornano alcuni giorni prima di Natale e rimangono fino a dopo Capodanno. Come Selphie riesca a prendersi così tanto tempo dal lavoro non lo so, ma so che Rinoa non vede davvero l'ora di rivederli. Gli amici sono davvero importanti per Rinoa.

Le tradizioni non sono male, suppongo, tutto sommato. È abbastanza carino avere qualcosa da aspettare con impazienza, una volta l'anno o giù di lì, quando ci ritroviamo tutti insieme, solo noi sei - e Angelo, ovviamente, con un nuovo osso da mordicchiare, tutto agghindato con un fiocco rosso, che si rovinerà presto, legato nel mezzo - a parlare dei vecchi tempi. Non abbiamo molti 'vecchi tempi' di cui parlare - non ci sono molte cose che abbiamo condiviso quando eravamo più piccoli, e a dire il vero ci sono ancora meno cose che ricordiamo, e in ogni caso Rinoa non era con noi fino a cinque anni fa. Quindi parliamo molto dei tempi più recenti. Ed è più che 'abbastanza' carino il fatto che stiamo creando così tanti ricordi insieme.

Non che lo ammetterei mai ad alta voce, ma mi piace. Ho ancora paura di affezionarmi troppo, di diventare troppo dipendente e perderli tutti alla fine. Ma a volte, ci sono cose più forti persino della paura.

*~*~*~*~*

Rinoa bussò alla porta di Squall, spostando il peso delle pesanti borse che portava sulle spalle. Se avesse fatto una visita improvvisata a Squall, senza farsi annunciare, avrebbe dovuto posare le borse a terra mentre aspettava che lui aprisse la porta. Squall aveva la tendenza ad immergersi così profondamente nel lavoro quando non aspettava nessuno che non sempre rispondeva al campanello - non sentiva nemmeno il campanello o il bussare insistente - per tre, quattro volte. Ma dato che avevano deciso che lei andasse alla sua stanza, Squall l'avrebbe fatta entrare quasi prima che lei finisse di premere il campanello.

Infatti, la porta si aprì mentre Rinoa stava togliendo la mano dal campanello, e alzò gli occhi per incontrare quelli di Squall, piegando la testa per sorridergli. "Ciao!" lo salutò allegramente. "Pronto ad andare?"

"Quanto pensi che resteremo là?" Squall non ricambiò il saluto, ma si allungò comunque per prendere la più grande e più pesante delle due borse che Rinoa portava, sollevandola con facilità per darle sollievo dal fardello. Rientrò nel piccolo salotto del suo appartamento, supponendo, ovviamente, che Rinoa lo avrebbe seguito e avrebbe chiuso la porta dietro di sé. "Quanta roba ti porti?"

Nonostante il tono canzonatorio delle sue parole, che sarebbe stato completamente offensivo e cattivo, c'era qualcosa che era così Squall in quei commenti che Rinoa non riusciva a sentirsi offesa. Inoltre, quando gettò la borsa sul piccolo divano e si voltò per prenderla tra le braccia, prima che lei potesse pensare a una replica particolarmente tagliente - o almeno una risposta plausibile che spiegasse il suo bisogno di mettere troppa roba in valigia - e le sfiorò la bocca con la propria, non pensò che fosse appropriato protestare.

"Buongiorno, Rinoa," rispose infine Squall ritraendosi e sorridendole lievemente. Rinoa non riuscì a pensare a nulla di degno da dire in risposta, e dovette sbattere le palpebre per mettere nuovamente a fuoco il suo viso, notando, mentre lo faceva, il contenuto pigro dei suoi profondi occhi color zaffiro mentre le sue mani le scivolavano leggermente sui fianchi in una carezza casuale. "Lasciami prendere la giacca."

Rinoa dovette sedersi sul divano accanto alla sua borsa; aveva le ginocchia ancora un po' tremanti per la reazione al calore del saluto di Squall. Le toglieva ancora il respiro, a volte, l'apertura e la completa vulnerabilità che lui si permetteva di mostrarle quando erano soli. Non era ancora arrivato al punto in cui le sfacciate dimostrazioni di affetto in pubblico non lo imbarazzavano più - le evitava ancora ogni volta che era possibile, e quando era inevitabile si districava sempre il più velocemente possibile - ma era, dopo tutto, semplicemente Squall. E a Rinoa non interessava così tanto, perché una volta che le porte erano chiuse, Squall era di sicuro non timido nel mostrare le sue emozioni.

Lui tornò dalla stanza da letto al salotto, indossando un cappotto nero piuttosto lungo sulla maglietta grigio-blu e i pantaloni neri, con una borsa di misura media in mano. Lo sguardo che Squall lanciò alle due borse pienissime e all'unica borsa da shopping grande e bitorzoluta che Rinoa aveva con sé diceva tutto, e lei arrossì e cercò di spiegare il bisogno di tutto quello che stava portando.

"Beh, io ho molte più cose di te, sai, minimalista. Non posso sopravvivere con lo stesso paio di pantaloni per giorni di fila senza cambiarmi, e tu non hai bisogno di portarti il phon e il trucco e tutte quelle cose. Almeno, spero che non sia così." Rinoa gettò uno sguardo provocatore a Squall mentre si alzava per prendere le sue borse. "E i pacchetti in quella borsa non sono per me, sono regali per i miei amici e altre cose. Dato che staremo a Galbadia, ho pensato che forse potremmo fare una corsa a Timber un giorno, così potrei vedere Zone e Watts e tutti..."

La sua voce si affievolì, mentre si rendeva conto che avrebbe prima dovuto chiedergli se per lui andava bene. Era solo per lei che Squall stava andando a Deling City a passare alcuni giorni delle vacanze con suo padre. C'erano momenti in cui Rinoa si sentiva ancora in colpa per il prendersi così tanto tempo di Squall, tempo che avrebbe potuto essere passato - non riusciva proprio a pensare che sarebbe stato tempo speso 'meglio' - sui molti e diversi bisogni amministrativi del garden. Sapeva che Squall, essendo Squall, non avrebbe mai esitato a dirle se era una scocciatura o se stava interferendo con la sua capacità di lavorare, ma Rinoa sapeva anche che occuparsi della loro relazione risucchiava gran parte del suo tempo e delle sue energie.

Era una vera testimonianza di quanto la loro relazione contasse per lui che Squall investisse diligentemente in essa così tanto, dedicandosi a passare del tempo con lei con lo stesso livello di intensità che riservava a tutti gli altri compiti che doveva affrontare. Significava così tanto per Rinoa sapere che Squall non aveva mai pensato alla loro relazione come a una forma qualsiasi di obbligo, che la condivideva con lei così volentieri. Le piccole cose, le grandi cose... ciascuna era importante per lui, e quindi era ancora più prezioso per Rinoa che lui le affidasse i suoi ricordi, per pochi e rari che fossero; le sue speranze e i suoi sogni, le sue paure.

"Vuoi fare una corsa a Timber?" Squall sollevò un sopracciglio, sardonico, e Rinoa si stava già allungando per dargli un colpetto alla spalla in risposta alle sue successive parole. "Tu puoi fare una corsa da Deling City a Timber; io prenderò il treno. Hey." Mantenne l'equilibrio quando lei lo spinse - nulla di sorprendente: era di Squall, dalla grazia felina e dai riflessi inumani, che stava parlando - e si abbassò per gettarsi la più grande delle borse di Rinoa sulla spalla, prendendo poi la borsa dei regali e avviandosi alla porta. "Dai, o perderemo la nave."

"Aspetta!" Rinoa rideva protestando mentre si affrettava a raggiungere Squall, mentre lui si comportava come se volesse lasciarla lì. Si fermò alla porta, una mano sulla maniglia, e si voltò ad aspettare che lei si mettesse sulla spalla l'altra borsa e corresse da lui. "Mi lasceresti qui e basta, vero?"

L'espressione di Squall era troppo innocente quando incontrò gentilmente il suo sguardo. "Certo. È quello che sogno di più la notte." Rinoa lo raggiunse alla porta, e Squall riuscì a circondarle la vita con le braccia senza alcun disagio dovuto alle borse che portava, tirandola in avanti per toccare il suo corpo con il proprio. Le sue labbra si curvarono all'insù mentre abbassava la bocca su quella di lei per un altro bacio lento prima di aprire la porta. "Non ti lascerei mai indietro, Rinoa. Cosa farei senza di te?"

Non c'era nulla che Rinoa potesse pensare di dire in risposta a questo, e rimase in silenzio nel tragitto in auto verso Balamb; l'unico suono nel veicolo di proprietà del Garden era il basso mormorio della radio in sottofondo. Era ancora silenziosa quando Squall parcheggiò nell'area pubblica vicino al molo, scaricò le borse e gettò le chiavi al SeeD di livello più basso che aspettava e che avrebbe riportato la macchina al Garden. E fu silenziosa anche quando salirono sulla nave che li avrebbe portati oltremare, a Dollet, dove avrebbero preso il treno per l'ultimo tratto del loro viaggio, arrivando a Deling City dopo mezzogiorno.

Era tanto meglio che Squall non fosse il più loquace dei compagni, perché Rinoa non era sicura di come dovesse reagire alla sua frase. Certo, la risposta logica sarebbe stata andare avanti, ma Rinoa non poteva evitare di rimuginarci, ripensando ancora e ancora a quelle parole. Squall scherzava così di rado, ancora più raramente scherzava su di loro - sulla loro relazione, sui suoi sentimenti per lei - e Rinoa non era mai del tutto sicura di cosa lui volesse che lei facesse o dicesse in risposta.

Dovevano aspettare un'ora a Dollet, ma non ci fu per loro l'opportunità di godersi la città. Rinoa non voleva dover trascinare in giro tutte le sue borse, persino con l'offerta di Squall di portarle per lei, e Squall era di natura scettico sull'affidabilità degli armadietti messi a disposizione per il noleggio alla stazione. Quindi finirono su una panchina in un angolo tranquillo della stazione, con le loro borse sistemate sotto la panca e nello spazio vuoto accanto a loro, e passarono semplicemente il tempo in sereno silenzio fino all'arrivo del loro treno.

Rinoa frugò nelle sue borse, trovando finalmente uno dei libri leggeri che si era portata per qualsiasi tempo morto nel viaggio; non era sicura di quanto a lungo potesse distrarsi con l'unica compagnia di Squall e di suo padre. Uno sguardo alla sua sinistra confermò i suoi sospetti: Squall stava lavorando sodo su una qualche specie di documento dall'aspetto ufficiale, una penna stretta distrattamente tra le dita della mano destra, mentre leggeva il contenuto delle informazioni davanti a lui.

"Spero che ti ricordi quale autobus dobbiamo prendere per arrivare a casa di tuo padre."

L'inaspettata frase di Squall, improvvisa com'era, spaventò Rinoa, e lei quasi sobbalzò dalla sorpresa, distogliendo l'attenzione dal suo romanzo. "Eh?"

Squall piegò leggermente la testa su un lato, un movimento appena percettibile che Rinoa trovò pazzamente affascinante. "L'autobus da prendere dalla stazione a casa di tuo padre. Spero che ti ricordi quale dobbiamo prendere."

Rinoa non poté fermare l'espressione di meraviglia a bocca aperta che le attraversò il viso. "Pensavo che tu lo sapessi. Non ho nemmeno pensato di controllare prima di partire. Non te lo ricordi da quella volta? Quando eravamo qui per ordine del Garden per la Strega Edea?"

"Rinoa." C'era un leggero divertimento e una minima punta di protesta in propria difesa nella voce di Squall mentre diceva, "è stato cinque anni fa. Dovrei ricordare qualcosa come la linea dell'autobus per casa tua da cinque anni fa?" Scosse leggermente la testa. "Non è un problema così grande. Possiamo controllarlo sugli orari degli autobus quando arriviamo in città."

"Sì." Rinoa non poté evitare che lo scoraggiamento scivolasse nella sua voce. Era uno shock, e una leggera delusione, per ragioni che Rinoa non poteva del tutto immaginare, che Squall non fosse stato pienamente preparato per questo viaggio come lo sarebbe stato per una missione SeeD - Squall, che sapeva sempre tutto. Non che volesse che lui trattasse una visita natalizia a suo padre come avrebbe trattato una missione pagata, ma... Rinoa non era sicura di cosa volesse esattamente. Ma avrebbe voluto che tutto andasse il meglio possibile, immaginò. Avrebbero passato quattro giorni con il Colonnello per le vacanze; non voleva altri bastoni tra le ruote in quello che non avrebbe potuto essere meno che il viaggio più stressante di tutta la sua vita.

Ma non poté fermarsi dall'aggiungere con un sorrisetto furbo e sbilenco, "o potremmo semplicemente chiedere informazioni."

Lui poteva anche aver avuto una volta la reputazione di lupo solitario in tutto il Garden; poteva anche aver una volta il titolo di studente più inavvicinabile di Balamb; ma Squall non poté nascondere la smorfia di ribrezzo che gli attraversò il viso alle parole di Rinoa. "Per favore. Non siamo così disperati."

La tipica reazione maschile di Squall all'idea di abbassarsi al livello di ammettere di essersi perso fece ridere Rinoa, e colse l'occasione, mentre lui era ancora distratto dal disgusto per il suo suggerimento, di scivolare più vicina al suo fianco, così che le loro spalle si toccarono. Era vicina quanto osava esserlo in pubblico senza spaventare Squall e portarlo ad allontanarsi, e fu piuttosto sorpresa - Rinoa immaginò che un'espressione più appropriata sarebbe stata 'scioccata oltre ogni limite' - quando lui si chinò verso di lei, posando brevemente la testa contro la sua.

"Immagino che andremo a casa del Colonnello prima di uscire per le spese?"

Rinoa annuì. "Penso che sarebbe poco educato arrivare in città e uscire prima di averlo almeno salutato. Inoltre, non voglio portarmi in giro le borse per il centro di Deling City. Sarà strapieno così vicini a Natale e, sono sicuro che tu lo sai, le mie borse sono molto pesanti." Lei sospirò, rassegnata. "Non è che abbia proprio voglia, ma ci lascia passare quattro notti da lui - non che non abbia spazio libero in quella casa enorme." Rinoa fece una smorfia. "Beh, è affar suo. Spero che le cose vadano bene."

Squall le accarezzò un ginocchio, imbarazzato all'inizio, per rassicurarla. "Come intendi chiamarlo?" Da quando la conosceva, Rinoa si era riferita al Colonnello Caraway solamente con le espressioni 'quell'uomo' o 'il Colonnello'. Non avrebbe insistito sulla faccenda - diamine, non era nella posizione giusta per commentare sulla relazione di Rinoa con il suo unico parente vivo, visto che non parlava con suo padre da... c'era una ragione per cui Squall non contava quando era stata l'ultima volta che aveva parlato con Laguna - se non per il fatto che Rinoa che non sapeva come chiamare suo padre avrebbe sicuramente interferito con il suo desiderio che le cose andassero 'bene' tra loro.

"Chiamarlo?" Rinoa arricciò il naso. "Non posso non chiamarlo e basta?" Non ebbe bisogno di incontrare lo sguardo di Squall per sapere che aveva la Disapprovazione negli occhi, e sospirò. "Lo so, lo so, non c'è bisogno che mi guardi così. Credo di doverlo chiamare 'papà'. 'Padre' suona troppo rigido, e penso che l'ultima volta che l'ho chiamato 'papino' avevo tre anni. Forse meno." Guardò Squall. "E tu come chiami tuo padre?"

Squall non batté ciglio. "Non lo chiamo." Sopportò stoicamente il pugno che lei gli mollò sul braccio e aspettò che il suo sfogo si calmasse prima di elaborare. "L'ultima volta che gli ho parlato è stato per affari ufficiali; una richiesta per una scorta SeeD come guardie del corpo aggiuntive per lui o una cosa così - ed è stato lo scorso febbraio. Non importa molto come lo chiamo, tra l'altro, perché non ho improvvisamente deciso che volevo riparare qualsiasi incomprensione passata tra di noi e fargli una visita di qualche giorno, cosa che, se posso sottolinearlo, è più nel tuo modo di pensare."

"Va bene, va bene." Rinoa smise di fingere di essere imbronciata, incapace di impedirsi un sorriso imbarazzato. Piegò la testa pensosamente e disse, "non hai mai avuto la possibilità di chiamare Laguna in nessun modo quando eri piccolo, vero? Sai quanti anni avevi quando partì per cercare Ellione?"

Qualcosa di quasi ribelle attraversò il viso di Squall, qualcosa di oscuro e completamente estraneo, qualcosa di chiuso e remoto, e Rinoa dovette sbattere le palpebre per la sorpresa e l'assoluta incapacità di riconoscere quella strana espressione. Gli attraversò il viso veloce come un lampo, c'era e se n'era andata quasi prima che Rinoa potesse identificarla; la sua espressione tornò velocemente al suo normale aspetto di indifferenza mezzo annoiata, lasciando Rinoa a chiedersi se si fosse soltanto immaginata ciò che aveva visto. "Non abbiamo mai parlato dei dettagli. Ma direi che non sarebbe impreciso supporre che ci siamo visti per la prima volta faccia a faccia quando ti ho portato ad Esthar per vedere il dottor Odine. Non so nemmeno se sapesse come mi chiamo. Non so nemmeno se sapesse di avere un figlio."

Oh, Squall. Pietà, compassione, e un dolore così acuto che sembrava che qualcosa pizzicasse il cuore di Rinoa si stiracchiarono dentro di lei per la desolazione che non poteva far altro che sentire dentro di lui mentre diceva quella parole. Non c'era nulla nel suo tono - senza emozioni e inespressivo - che avrebbe indicato qualcosa di diverso da una completa mancanza di preoccupazione per l'abbandono di suo padre quando era piccolo. Ma era proprio il fatto che ci fosse un'assoluta mancanza di qualsiasi cosa che diceva più di quanto le parole avrebbero mai potuto dire. Ci sarebbe dovuto essere qualcosa là dentro, qualcosa; almeno amarezza, delusione, dolore... Una qualsiasi delle emozioni che Squall era esperto a nascondere e Rinoa era esperta a leggere.

Ma questo... Rinoa non poteva intuire nulla da lui, e questo la portava alla conclusione che o non c'era niente - cosa che non riusciva a immaginare; quale bambino non si sarebbe sentito abbandonato, non amato, non voluto quando il suo stesso padre non sapeva della sua esistenza fino a diciassette anni? - o Squall aveva represso i suoi sentimenti così a lungo che si era convinto che era la verità.

Non era il posto né il momento di cercare di portare in superficie vecchi ricordi dolorosi, e Rinoa decise di non insistere ancora. Invece riuscì a sorridere per lui mentre il terreno sotto ai loro piedi tremava. Lanciò uno sguardo al grosso orologio sul muro all'ingresso della stazione, e poi al treno che si avvicinava al binario due. "Quello è il nostro treno."

Squall sistemò meticolosamente i documenti nella sezione giusta della sua borsa, mettendo via la penna e chiudendo la tasca con la cerniera prima di alzarsi e prendere le loro cose. "Pronta?" Le sue dita le accarezzarono lievemente l'interno del polso mentre si avvicinavano al binario corretto, nascosti e al sicuro dalla vista degli altri passeggeri che iniziavano a raccogliersi lungo il binario in attesa della chiamata a bordo. "Ci siamo."

Rinoa inspirò profondamente mentre lui infilava una mano nella tasca posteriore alla ricerca dei biglietti che avevano comprato settimane prima, non appena Rinoa aveva finalizzato i piani per venire e si era dedicata a quell'idea. "Pronto." Squall si allungò dietro di lei per mostrare i biglietti all'uomo in uniforme in piedi accanto ai gradini del vagone, poi lasciò che Rinoa lo precedesse nella piccola area d'ingresso del treno. "Andiamo."

"Sì," concordò Squall, e inserì il numero del biglietto nella macchinetta accanto alla porta per poter entrare nel corridoio e quindi nella loro stanza privata. Il suo status di Comandante del Garden a volte era una rogna, ma c'erano momenti in cui era anche assolutamente utile. Fare prenotazioni sui treni era tra questi momenti; avere sempre una stanza privata a disposizione, a prescindere da quando viaggiava, era un'altra utilità. Avrebbe potuto fare a meno del messaggio automatico che lo ringraziava educatamente della sua scelta e si riferiva a lui con il suo titolo ufficiale, ma era una scocciatura da poco conto che sopportava volentieri per le altre comodità associate alla descrizione del suo lavoro.

Sistemò le borse nell'apposita area per evitare che scivolassero via se avessero avuto bisogno di fare fermate impreviste - una precauzione che il sistema di comunicazioni del treno reclamizzava sempre all'inizio di ogni viaggio e che la maggior parte dei passeggeri ignorava. Squall non riusciva a capire perché il treno dovesse fare 'fermate impreviste', ma sistemò le borse e chiuse il portello prima di seguire Rinoa sul divano e sedersi accanto a lei. Dato che erano soli, e la porta era chiusa, le permise di accoccolarsi sotto il braccio che posò sullo schienale del divano e di sistemare la testa nello spazio tra la sua spalla e il collo.

Entrambi si appisolarono, cullati dal suono del motore del treno e da quello monotono delle ruote sui binari. Era così sicuro e caldo tra le braccia di Squall, e Rinoa si voltò verso di lui, accoccolandosi più vicina mentre si addormentava più profondamente. Era bello prendersi solo qualche minuto per sé, per loro, una piccola tasca di sollievo negli stress giornalieri della vita e nel ritmo intenso della stagione natalizia. Rinoa sapeva che questa visita pianificata a suo padre non sarebbe stata la più rilassante delle vacanze. Erano stati ai ferri corti sin dalla sua infanzia, quindi questo viaggio era tanto un dovere di una figlia verso suo padre nella stagione delle vacanze, quanto una ricerca di Rinoa per una sorta di guarigione, di ponte, per la crepa che li aveva divisi così a lungo. Forse era un'idea mal pianificata, una decisione frettolosa di una figlia piena di volontà; forse era il suo egoismo nel volere più di quanto il Colonnello Caraway fosse disposto, o avesse, da offrire.

Qualunque cosa fosse, Rinoa era grata del sollievo, nascosta dal tempo nel piccolo vagone di treno con il braccio di Squall che le cingeva le spalle. Sembrò più breve di quanto non fosse in realtà; le sembrò di avere appena chiuso gli occhi quando sentì che Squall la scuoteva dolcemente per svegliarla. "Rinoa, siamo a Deling City. Rinoa, svegliati." Le accarezzò leggermente una guancia, e Rinoa borbottò una protesta insonnolita persino mentre apriva lentamente gli occhi e si concentrava sul suo viso, chino accanto al suo. Lui le sorrise dolcemente e fece scorrere le dita tra i suoi capelli. "Siamo arrivati."

Squall tolse i loro bagagli dall'area di deposito mentre Rinoa si raddrizzava a sedere, strofinandosi gli occhi e tirandosi le ginocchia al petto mentre lo guardava muoversi. C'erano volte in cui la domanda che le aveva posto Squall prima le scorreva nella mente, ma in tutta la sua serietà.

Cosa farei senza di te, Squall? Pensò mentre si alzava, sorridendogli mentre lui sollevava le borse e spingeva la porta col piede per aprirla per lei. Dove sarei se non ci fossi tu per me?

Cosa farei?

*****
Nota della traduttrice: e rieccoci con la storia di Tairi! Volevo pubblicarla durante le vacanze, ma è un periodo orrendo! Sempre gente per casa, sempre da fare, sempre in giro... e inoltre dovevo ancora tradurre sia questa che A very Carbuncle Christamas. Spero vada bene lo stesso :)
Perdonatemi inoltre certe frasi ultracontorte: purtroppo questo è lo stile dell'autrice, e io ho cercato di rispettarlo e di essere chiara insieme... spero di esserci riuscita!
Grazie a Little-Rinoa, che stavolta mi ha betato (senza di lei avreste letto cose come varono invece che vagone! XD) e come sempre, le recensioni saranno tradotte & inviate all'autrice. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Due

Non so perché ho voluto venire a Deling City. È la settimana prima di Natale; ho spese da fare per i miei amici, decorazioni da finire di sistemare, e lavoro da fare al Garden. È stato quasi accidentale il fatto che abbia accettato questo lavoro con il Preside Cid come una sorta di assistente all'amministrazione e alle pubbliche relazioni. Quel pover'uomo ha alcune grandi idee per il futuro del Garden e della SeeD, ma non è molto bravo ad esprimerle.

All'inizio l'ho aiutato volontariamente, offrendomi di organizzare i suoi appunti in preparazione di una conferenza stampa riguardante la risposta ufficiale del Garden di Balamb alla riapertura del continente di Esthar al resto del mondo. Dopo questo, l'ho accompagnato sempre più fequentemente negli affari ufficiali del Garden. Adesso lavoro nel suo ufficio tre giorni a settimana; sono anche la persona da contattare per gli aspetti meno legati alla parte militare del coinvolgimento del Garden negli affari del mondo, ma Cid è abbastanza carino da lasciarmi lavorare dalla mia stanza se non c'è bisogno che io sia direttamente in ufficio. Aiuto a organizzare e pianificare, ad esempio, le presenze SeeD a parate e festival, e se qualcuno ha una richiesta per la SeeD o l'equipaggiamento SeeD - la Lagunarock è la più popolare, per ricevimenti di notte nello spazio, e per dolci feste dei sedici anni e cose simili - sono io la persona con cui parlare. A Squall non potrebbero importare meno quelle che considera simili frivole richieste, e Cid non riesce a mantenere in ordine tutte queste cose, e io ho finito per essere la persona che le organizza.

Personalmente, preferirei fare il rinfresco di nozze sulla terra, perché è dove vivrò, quindi è qui che mi piacerebbe avere la maggior parte dei miei ricordi. Non che non abbia alcuni buoni ricordi dello spazio. Arrivare vicina alla morte non è nella classifica dei preferiti, ma la Lagunarock è dove io e Squall per la prima volta... Non so come chiamarlo, in realtà.

È stato sulla Lagunarock, vagando nello spazio, pensando che non avrei mai più rivisto la terra ferma, che penso di essermi resa conto la prima volta di amarlo.

Certo, non mi disturberebbe sposarmi sulla Lagunarock, se gli interni vengono puliti e decorati nel modo corretto. Penso al blu e al bianco, magari con dell'oro pallido e bordeaux per i fiori. Certo, è un po' presto per pensare così avanti nel futuro. L'unico uomo che penserei mai di sposare è Squall, e anche se stiamo 'uscendo' - che parola sciocca e totalmente inappropriata, del tutto incapace di esprimere tutto quello che condividiamo e tutto quello che abbiamo passato insieme - da cinque anni, è ancora troppo presto per pensare a qualcosa come il matrimonio.

Ma non è questo il punto. Ciò che è importante è che Squall sia qui con me adesso. Si sta prendendo del tempo dalla sua fitta agenda per fare questo viaggio con me, ed è questo che conta. Non so riuscirò ad ottenere qualcosa da questo; non so se conterà qualcosa o per mio padre o per me l'essere venuta qui adesso. Non so se ne uscirà qualcosa, di buono o di cattivo. Ma so che, adesso, è quello che voglio fare, non importa quanto sarà difficile farlo.

Non importa quanto sarà dura, non sarà più di quanto possa gestire. Perché Squall è qui con me, e io so di poterlo fare.

*~*~*~*~*

Come risultò poi, c'era una sola vera linea dell'autobus che serviva l'intera città di Deling, cosa che Squall, essendo Squall, dovette commentare - che tipo di capitale ha solo una linea dell'autobus per tutta l'area? Certo, Rinoa dovette sottolineare, polemicamente, che Balamb non aveva autobus, a cui Squall replicò dicendo che Balamb non era grande abbastanza da aver bisogno di autobus. Ma quando una nazione si vantava di avere missili a lungo raggio in grado di distruggere qualsiasi città al mondo, continuò lui, doveva almeno avere una linea dell'autobus funzionante a servizio della città, così che chiunque volesse usare i trasporti pubblici potesse farlo senza dover chiedere assistenza agli impiegati in uniforme che si trovavano ad ogni fermata. Rinoa decise di mordersi la lingua per evitare l'ovvia replica che la superiorità militare e linee dell'autobus che coprivano tutta la città erano servizi completamente slegati tra loro per cui una nazione potesse vantarsi.

Squall, ne era sicura, non avrebbe apprezzato l'idea.

Arrivarono a casa di Caraway con poca frustrazione, comunque; Squall rimase indietro e borbottò sotto voce sull'assurdità di dover parlare con qualcuno per trovare la linea dell'autobus corretta, mentre Rinoa si avvicinava al primo impiegato che videro per chiedere che linea dovevano prendere per arrivare al quartiere altolocato dove viveva il leader militare ormai in pensione. Fu una corsa di circa dieci minuti lungo la città per raggiungere il tranquillo quartiere dove Rinoa immaginò di poter dire di essere cresciuta. La maggior parte dei suoi ricordi, però, non erano di questa zona, delle case eleganti lontane dalla strada, dietro i muri deracotivi e lussuose mura di siepi, dell'immagine immacolata e del mantenimento del paesaggio, dell'atmosfera tranquilla, quasi intoccabile che li circondava mentre camminavano dalla fermata dell'autobus lungo le vie verso la Residenza Caraway.

"Ti stai trascinando i piedi."

Ancora una volta, la frase inaspettata di Squall fece sobbalzare Rinoa per la sorpresa, e lei gli lanciò uno sguardo. Camminavano fianco a fianco, Rinoa sul marciapiede e Squall sul canaletto di scolo accanto a lei, ed era comunque più alto di lei. "Non letteralmente," continuò lui, all'apparenza imperturbabile e a suo agio nel mondo. "Ma posso sentirlo."

Rinoa sbuffò. "Non devi dire 'te l'ho detto, Rinoa', lo so, lo so, è stata un'idea mia venire qui. Questo non significa che non abbia paura di vederlo. Voglio che le cose vadano bene..." Si strinse le braccia intorno allo stomaco, come se la pressione potesse mettere a tacere le farfalle del nervosismo che le ballavano dentro la pancia. "Non ho mai pensato che lui fosse importante per me, ma non mi manca mai l'idea di sedermi intorno a un albero di Natale, ad aprire regali con la mia famiglia, quanto mi manca, beh... a Natale."

Si aspettava che Squall ridesse di lei, per l'ovvia Rinoa-lità della frase, e fu più che sorpresa quando lui scrollò soltanto le spalle, guardando dall'altra parte della strada come se fosse interessata alla particolare disposizione di fiori e cespugli decorativi davanti alla casa che stavano superando. "Starai bene. Anche se le cose non diventeranno perfette in un giorno, andranno bene per voi."

La rassicurazione di Squall smussò gli angoli più taglienti dell'ansia di Rinoa, ma le fece anche pensare che c'era qualcosa di più, qualcosa di più profondo che il suo semplice commentare le sue speranze di provare a sistemare le differenze con suo padre. Ma sarebbe stato troppo semplicistico pensare che lui desiderasse, in un certo senso, la stessa cosa con il proprio padre; qualunque cosa fosse che Squall sentiva per Laguna, qualunque cosa volesse dall'uomo che era e non era suo padre, non era la stessa cosa che c'era tra Rinoa e Caraway.

Rinoa era lì per mettere a posto le divergenze passate tra lei e suo padre. Squall non aveva nulla da sistemare con suo padre, per la semplice ragione che Squall e Laguna... non avevano niente.

"Eccoci arrivati."

Rinoa si trascinò dai suoi pensieri sul sentiero di fronte alla casa di suo padre. Era, come aveva detto prima, una casa a due piani, con attico e seminterrato, con colonne decorative a supporto del tetto del portico sul davanti, e ringhiere in ferro artistico sui balconi del secondo piano che davano sulla strada. La casa sembrava impenetrabile quanto l'uomo che ci viveva, tutta di pietra fredda e duro gesso, o qualsiasi cosa fosse che veniva usata per costruire case. Rinoa ricordava quando, da bambina, pensava di vivere in una castello con la sua mamma, la regina. Non riusciva a ricordare se aveva mai pensato che suo padre fosse il re del castello, ma sapeva che lei e sua madre avevano spesso finto che lei fosse la Principessa Rinoa, e che vivevano insieme nel loro palazzo della felicità.

Il cortile era esteso, come lo erano i cortili di tutte le case dell'isolato; il sentiero d'ingresso della casa del Colonnello, però, non si inerpicava nel prato o oltre alberi da frutto ornamentali, ora dormienti per l'inverno, ma andava dritto al portico frontale. I ricordi di Rinoa erano confusi, mentre richiamava un periodo in cui aveva giocato una volta nel giardino di fronte a casa sotto l'occhio vigile di sua madre; ricordava più il retro, con il salice piangente, la casetta tra i rami di u largo albero indefinito, la piscina a forma di laghetto, nascosta come fosse uno stagno naturale con pietre piatte, di forma irregolare che circondavano il bordo, dove aveva passato gli ultimi anni della sua infanzia, a giocare senza supervisione o solo con una cameriera a guardarla.

"Forza." Squall mise una mano sulla parte più bassa della schiena di Rinoa per spingerla, riluttante, in avanti. "Prima che i vicini ci vedano qui in piedi e decidano di chiamare le autorità locali per farci arrestare per vagabondaggio. Persino il Comandante del Garden di Balamb è immune solo fino a un certo punto." Lasciò cadere la mano quando Rinoa iniziò a muoversi da sola, salendo i gradini del portico e inspirando profondamente per calmarsi prima di alzare la mano e suonare il campanello.

L'eco melodiosa dei campanelli stava svanendo quando ci fu il suono leggero di una serratura che scattava sull'altro lato della porta un momento prima che si aprisse verso l'interno.

Il Colonnello Caraway era in piedi sulla soglia, una figura tanto alta e imponente quanto Squall la ricordava dal loro ultimo incontro, mezza decade prima, quando era dovuto andare a Deling City per la prima volta, a capo di missione per assassinare la Strega Edea, e non si era sentito nulla più che un ragazzo di campagna a bocca aperta, venuto a guardare intontito tutti i paesaggi e i suoni e gli odori della grande città. C'era più grigio nei suoi capelli, ora, ferro e argento che si facevano strada nel castano scuro; c'erano più linee a increspare il suo viso severo, una stanchezza nei suoi occhi marrone scuro che Squall non aveva notato prima. Ma nonostante quei piccoli e impercettibili cambiamenti, era senza dubbio lo stesso uomo impettito che aveva dato a Squall i suoi ordini di sconfiggere la strega a ogni costo.

Indossava un abbigliamento casual, pantaloni morbidi e grigi e un maglione dai colori invernali, blu e grigio e bianco, ma non sembrava meno autoritario di quando aveva salutato Squall la prima volta, vestito dell'uniforme ufficiale dll'esercito di Galbadia. "Ciao, Rinoa."

La gola di Rinoa era stretta, e desiderò disperatamente di potersi permettere di mostrare debolezza e stringere la mano di Squall. Sapeva che se solo avesse aperto le dita contratte e le avesse allungate alla sua sinistra, avrebbe trovato la mano di Squall. Non importava quanto fosse forte la sua avversione per le dimostrazioni pubbliche di affetto, c'era sempre quando lei aveva più bisogno di lui.

Invece, Rinoa costrinse le sue dita a rilassarsi, lisciandosi i palmi umidi contro i jeans, e riuscì a sorridere. "Buone feste, papà."

Caraway piegò la testa gentilmente, facendosi da parte per farli entrare nel costoso atrio. "Entrate. Spero che il viaggio sia andato bene? Salve, Comandante." Aspettò che entrassero in casa, poi chiuse la porta a chiave dietro di loro in un gesto brusco che parlava di una radicata abitudine alla precauzione nonostante l'ovvia sicurezza del quartiere in cui viveva, poi allungò la mano per stringere quella di Squall. "Il lavoro va bene?"

"Sì, grazie, signore." Squall restituì la stretta con fermezza, poi fece un passo indietro per dare spazio a Rinoa di salutare suo padre, se sceglieva di farlo. "E lei?"

"Va abbastanza bene, anche se è strano alzarmi la mattina e rendermi conto che non devo essere da nessuna parte, adesso che sono in pensione. E tu? Ti sei presa cura di te stessa?" Caraway si rivolse a Rinoa, offrendo una mano per prendere la sua borsa.

Rinoa esitò prima di permettergli di prendere la tracolla della sua borsa, e si costrinse a non irrigidersi quando le sue dita le sfiorarono inavvertitamete la spalla. Sapeva che lui si stava probabilmente impegnando duramente quanto lei, e che non voleva sembrare... irritante, ma c'era ancora qualcosa, nel modo in cui si rivolgeva sempre a lei, che la faceva sentire come se avesse ancora sei anni e venisse ripresa per una delle molte infrazioni alle rigide regole che lui aveva imposto in casa dopo la morte di sua madre.

Ci volle tutta la sua forza di volontà per non sentirsi offesa dal tono condiscendente della sua voce, e disse invece, "sto bene. Lavoro al Garden di Balamb adesso, sono una specie di assistente del Preside Cid." Si chiese perché glielo stesse dicendo, si chiese perché pensasse che a lui potesse interessare cosa stava facendo. Cosa poteva fare lei che potesse essere di qualche interesse per l'ex leader dell'intero esercito di Galbadia?

Per lo meno non aveva giudicato il suo lavoro come un capriccio passeggero e insignaficante di una bambina; posò invece la borsa di Rinoa prima di raddrizzarsi e dire, "oh, davvero? Fai lavoro d'ufficio, o è qualcosa di più specifico per le armate SeeD?"

"Lavoro nel suo ufficio tre giorni a settimana, e quando non sono in ufficio, lavoro da casa per organizzare le presenze SeeD e altri eventi non militari. Il nostro ultimo progetto è una storia completa della SeeD in tutto il mondo." Rinoa si rese conto che probabilmente suo padre pensava che si stesse vantando dei suoi risultati - come una bambina che cerca di impressionare il papà - e aggiunse a mo' di nota conclusiva, "è divertente, ma adesso il mio datore di lavoro tecnicamente è Squall."

Caraway rivolse a Squall uno sguardo insondabile, ma disse soltanto, "spero che lei tratti bene mia figlia, Comandante." Squall accettò la frase con un serio cenno del capo, e prima che Rinoa potesse cercare di decifrare il significato di quello scambio silenzioso, Caraway continuò, "sono sicuro che siate ansiosi di sistemarvi. Anche se ufficialmente sono in pensione, l'esercito mi contatta spesso per consultarmi, e devo proprio finire una conference call veloce, quindi se volete scusarmi... oh, Rinoa, sono sicura che tu possa guidare Squall di sopra." Stava già camminando lungo il corridoio verso la stanza dove Squall ricordava esserci il suo ufficio. "Avrò finito tra pochi minuti. Fate come se foste a casa vostra."

Rinoa si trattenne fino a quando sentirono la porta dell'ufficio chiudersi dietro di lui, poi si voltò verso Squall con una furia incontenibile negli occhi, che le arrossava le guance. La sua voce fu un sibilo malvagio quando praticamente gli ringhiò contro. "Hai visto? Hai visto?" Riuscì a malapena a evitare di alzare la voce, e Squall poté praticamente immaginarla mentre si metteva le mani tra i capelli e se li strappava. "Di tutti i perdenti insopportabili, arroganti, pieni di sé, sconsiderati, malati di lavoro sulla faccia della terra..."

"Rinoa, respira." Squall aveva la netta sensazione di aver capito più della situazione rispetto a Rinoa, ma l'atrio non era il posto migliore in cui parlarne. Ricordava sempre quello che uno dei suoi insegnanti gli aveva detto, molto tempo prima, quando era ancora una matricola SeeD. 'Una porta chiusa', aveva detto l'uomo, con i grossi baffi neri sulle sue labbra che si muovevano come un castoro moscio che avevano sempre affascinato Squall, 'non è una porta insonorizzata'. E Squall capiva come il suono in una casa silenziosa potesse amplificarsi, così che anche il sussurro più delicato poteva diventare alto come il ruggito di un Gojusheel maschio.

"Andiamo di sopra." Prese l'altra borsa di Rinoa, poi la spinse verso la grossa scala che saliva sul alto sinistro dell'atrio, curvandosi verso un grosso secondo piano che si divideva in due corridoi, uno verso il lato est e uno verso il lato ovest della casa. "Da che parte?"

Ancora furiosa, Rinoa lo guidò lungo il corridoio ad est, oltre una varietà di porte mezze chiuse, prima di aprirne una ed entrare in quella che era ovviamente la sua stanza. Squall la seguì all'interno, chiudendo dolcemente la porta dietro di sé, e lasciò cadere con gratitudine le pesanti borse al lato del letto, coperto da un copriletto azzurro cielo, prima di massaggiarsi le spalle. Rinoa si lasciò cadere senza grazia sul bordo del materasso, ma si tirò su e iniziò a camminare avanti e indietro prima che Squall potesse fare lo stesso, quindi rimase in piedi, spostandosi per seguire i suoi movimenti furiosi e senza posa.

"Sapeva che saremmo arrivati oggi! Gliel'ho detto settimane prima, e poi gli ho scritto ancora l'altro ieri per ricordarglielo. Come può aver programmato una conferenza telefonica proprio al nostro arrivo? E hai visto? Hai visto? Il modo in cui ci ha lasciato lì e basta per tornare al lavoro? Ma che razza di ospitalità è quella?"

Squall si mosse per mettersi di fronte a Rinoa, mettendole le mani sulle spalle e incontrando il suo sguardo furioso con il proprio. Sperava che Rinoa non avrebbe sfogato la sua ira contro di lui, penrché sapeva che quello che stava per dire non avrebbe placato per niente la sua rabbia. In realtà, era piuttosto sicuro che avrebbe solo aggiunto benzina al fuoco, ma parlò comunque.

"Penso che tuo padre stesse mentendo sulla telefonata." Squall guardò prima l'espressione di disgusto, poi quella da 'visto-te-l'avevo-detto-che-non-era-niente-di-buono' che le attraversò il viso; poi guardò mentre svaniva velocemente e veniva rimpiazzata con un'espressione piuttosto diversa alle sue parole successive. "Rinoa, so che tu e tuo padre non andate molto d'accordo. E so che, detto da me, non significa molto. Ma penso che tuo padre stia facendo del suo meglio. Penso che la ragione per cui ha mentito sulla telefonata, per cui ti ha detto di portarmi di sopra, sia perché in questo modo non avrebbe dovuto chiederti della tua vita sessuale privata."

"La mia cosa?!" Lo sbottare oltraggiato di Rinoa non sorprese Squall, e lei strinse gli occhi a fessure, mettendosi le mani sui fianchi e guardandolo duramente. "Perché dovrebbe avere il diritto di anche solo pensare di chiedermi della mia vita sessuale? E mi offendo per la parte 'privata' del tutto non necessaria; non è che abbia una vita sessuale pubblica, oltretutto. Di noi due, sei tu quello più famoso, quindi saresti l'unico che potrebbe potenzialmente avere una vita sessuale pubblica."

Lui tenne le mani sulle sue palle, leggermente, pronto a trattenerla se necessario. "Non ti rispondo nemmeno," replicò, poi continuò, "se tuo padre mi avesse mostrato la stanza, avrebbe dovuto chiedermi se avevo bisogno di una camera per me o se sarei rimasto con te." L'espressione di Rinoa si trasformò in una di leggera confusione sospettosa; Squall immaginò che avrebbe dovuto sentirsi vagamente insultato dal fatto che la sua ragazza lo stesse guardando così incredula, ma non poteva del tutto biasimarla per la sua confusione. "Sai. Se avevamo intenzione di dormire insieme o no mentre stavamo qui. Ma facendolo fare a te, ci ha dato la possibilità di prendere questa decisione senza il suo bisogno di intromettersi in una questione così delicata."

"Oh." Rinoa sbatté le palpebre mentre finalmente capiva, e aggrottò le sopracciglia dovendo velocemente fare marcia indietro per riconsiderare la sua valutazione della situazione. E scoprire che suo padre non era il bigotto insensibile che lei credeva non era una ragione per festeggiare, ma per una specie di... delusione mista a confusione mentre le tremava il terreno sotto i piedi, mentre il fondamento del suo immediato attacco a suo padre cominciava ad andare a pezzi. "Oh."

Squall le accarezzò le spalle. "Va tutto bene." Fece un passo indietro, allungandosi a prendere la sua borsa. "Allora, perché non mi mostri la mia camera e poi scendiamo a parlare con tuo padre? Andiamo a fare shopping oggi o domani?"

"O?" Rinoa si sentì risollevare l'umore all'idea di uscire da quella casa. Erano a malapena arrivati, ma si sentiva già trattenuta, soffocata. Ricordi di un'infanzia persa così tanto tempo prima la stavano già abbattendo. "Stai usando la congiunzione sbagliata, Comandante. Sarebbe 'oggi e domani'."

Fece infinitamente bene al suo cuore vedere la smorfia di dolore che attraversò il viso di Squall, mentre gli mostrava la camera degli ospiti proprio in fondo al corridoio dove si trovava la sua stanza. Si sedette sul letto appena fatto mentre Squall, essendo Squall, si mise a lavorare metodicamente, disfacendo la sua valigia organizzata quasi spaventosamente, sistemando le magliette ben piegate nei cassetti vuoti e appendendo giacche e pantaloni nell'armadio. Mise il suo beauty case sul cassettone, le sue cartelline di lavoro e l'ultimo modello di computer portatile di Esthar sulla scrivania, sotto le grandi finestre che davano sull'ampio giardino sul retro, e poi chiuse le ante dell'armadio dopo aver riposto la sua valigia oramai vuota.

"Hai finito, Oh Maniaco dell'Ordine?" Rinoa non poté evitare di dare un pugno scherzoso alle abilità di super organizzazione di Squall quando lui si voltò per guardarla. "Vorresti disfare le valige anche per me? Magari sistemare i calzini per colore?"

Squall sollevò un sopracciglio in modo beffardo e dovette alzare gli occhi al cielo. "Non toccherei il contenuto delle tue borse per te nemmeno se mi pagassi, Principessa." Conosceva lo stato in cui erano le sue borse; Squall aveva già visto Rinoa fare le valige, e non era bello. Come facesse quella donna a sopravvivere con tutti i vestiti ammassati insieme in qualunque modo possibile era un mistero per lui, un mistero che non gli interessava cercare di risolvere.

L'occhiata che le lanciò le disse che non l'aveva passata liscia riferendosi prima alla sua posizione di Comandante. Era uno scherzo che continuava da tempo tra loro; lei lo chiamava con il suo titolo formale quando era irritata, e lui, in cambio, usava il suo soprannome oramai usato di rado di 'Principessa'. Squall sapeva che confondeva i loro amici, il perché lui e Rinoa tendessero a criticarsi l'un l'altro, e lui stesso non avrebbe potuto spiegarlo del tutto. Era solo una di quelle piccole cose che facevano, una di quelle cose che condividevano.

Cose piccole. Cose preziose.

"Inoltre," continuò senza espressione. "Non sapevo che tu avessi calzini del colore dell'arcobaleno che andavano organizzati per colore. Comunque, ora che ho una valutazione completa della situazione, sarei più che felice di mostrarti come sistemare nel modo corretto i tuoi calzini." Squall rise mentre Rinoa saltava dal letto per alzare un pugno, picchiandoglielo contro il petto in una protesta che era uno scherzo solo a metà. "Dai." Lui le avvolse un braccio intorno alla vita, ancora ridendo, mentre camminava verso la porta. "Prima usciamo per fare shopping, prima, spero, avremo finito."

Rinoa dovette ridacchiare per la loro strana camminata a papera mentre Squall abbassava la testa per baciarla leggermente prima di lasciarla andare e allungare la mano dietro di sé, trovando senza errore e senza esitazione la maniglia della porta. "Ti piacerebbe, Leonhart. Continua a dirtelo, però, forse un giorno diventerà vero."

Squall lasciò che Rinoa gli tenesse la mano mentre camminavano lungo il corridoio e scendevano le scale, tirando per liberare le sue dita dalla sua presa leggera solo quando raggiunsero il primo piano e iniziarono a camminare verso l'ufficio del Colonnello. Lasciò che Rinoa lo precedesse di alcuni passi verso la porta chiusa dell'ufficio in fondo al corridoio e guardò la sua schiena, i suoi capelli che dondolavano leggermente ad ogni passo, e dovette sorriderle con affetto, sapendo con certezza che lei non poteva vederlo.

C'erano poche cose che Squall desiderava, adesso. Con tutto l'attuale parlare dei miracoli del Natale, Squall era ancora più consapevole - anche se del tutto contro la sua volontà, ovviamente - di esattamente quanto fossero poche le cose che desiderava.

Ma quelle poche cose poteva solo sperare che un giorno si sarebbero davvero avverate.

*****
Nota della traduttrice: me la sono betata da sola, quindi ogni errore è colpa mia. Come sempre, ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Tre

Squall era sveglio e all'erta quando aprì gli occhi la mattina successiva, presto. Rimase fermo per un momento mentre si rendeva conto di dove si trovava; la stanza con i suoi mobili di classe e scuri, e i muri azzurri e il tappeto color crema pallido arrotolato. Si voltò sulla schiena per fissare il soffitto attraverso la luce fioca che stava appena iniziando ad entrare dalle tende blu navy tirate sulla finestra. C'era silenzio nella casa, l'immobilità della mattina presto di una casa che dormiva vagava nell'aria, con il solo suono a malapena percettibile del riscaldamento, in sottofondo.

Il suo orologio interno diceva che erano appena le sei e mezza, e Squall grugnì, tirandosi le coperte sopra la testa mentre si spostava per nascondere il viso nel cuscino, in un futile tentativo di guadagnare qualche altro minuto di sonno. Si sentiva a malapena riposato, come se si fosse svegliato da un sonnellino di cinque minuti invece che dal sonno di una notte intera. Fare shopping con Rinoa era più stancante di una maratona di tre giorni di battaglie contro RubRumDragon di livello cento, più stancante di lottare disarmato con un Blue Dragon. Era, decise Squall gettando indietro le coperte e posando riluttante le gambe sul pavimento, l'equivalente di lottare con Omega Weapon a mani nude.

Era, detto in parole povere, esausto.

Aveva pensato di lavorare un po' la notte precedente dopo il ritorno dalla città, carichi di pacchetti e borse e altre... cose sparse. Rinoa aveva deciso che la casa del Colonnello non sembrava abbastanza 'festiva', quindi, insieme ai regali che avevano preso per la maggior parte dei loro amici al Garden, Rinoa lo aveva trascinato nei vari negozi con le loro vendite a tema natalizio per decorazioni e luci, corone e ghirlande al profumo di pino, candele che profumavano di cannella e vaniglia. Si erano fermati a un ristorante in città per cena tra i vari round di shopping. Il cibo era stato decente, cosa che aveva in qualche modo addolcito Squall, ma non abbastanza buono per l'attesa di quarantacinque minuti che avevano dovuto sopportare al ristorante prima che si liberasse un tavolo per loro.

Lo status di Comandante non gli faceva ottenere tutto.

Erano tornati alla casa del Colonnello alle undici di sera circa; non troppo tardi per i suoi standard, ma Squall aveva avuto a malapena l'energia di scambiarsi cortesie con Caraway, trascinare se stesso e i pacchetti di sopra alla camera di Rinoa, darle il bacio della buonanotte, e poi barcollare nella sua stanza e cadere a letto. Quindi eccolo lì, alle sei e mezza della mattina, ad accendere il suo computer per riuscire a mettersi in pari con il lavoro.

Mancavano tre giorni a Natale, c'erano quello che sembravano tipo trecento email nella sua casella in arrivo, ma per Hyne, non avrebbe iniziato la giornata senza caffeina.

Dato che non aveva intenzione di andare in corridoio con addosso solo i boxer con cui aveva dormito, Squall si avvicinò al cassettone per tirare fuori i vestiti della giornata. E se intendeva vestirsi, tanto valeva far la doccia, prima.

Era un po' patetico, pensò Squall mentre prendeva la prima maglietta che afferrò - verde scuro - prima di tornare al bagno con i vestiti su un braccio. Eccolo lì, Comandante del Garden di Balamb, ed era stanco dopo aver passato un pomeriggio a camminare per le vie della città. Come doveva cavarsela, in teoria, contro un assalto su vasta scala?

"Starò invecchiando," borbottò Squall, e dovette scuotere la testa a se stesso, divertito. Sapeva che c'era una grande differenza tra la richiesta di energia dello shopping rispetto alla battaglia; in uno, c'era una sgobbata e noia e negozi infiniti che erano semplicemente 'troppo adorabili' per non entrare; nell'altra c'era l'ondata di adrenalina, il rombo del sangue nelle orecchie, l'eccitazione innegabile mentre la sua vita era in gioco, le sue abilità opposte a quelle dei suoi nemici.

Squall non si era mai considerato uno a cui piaceva la guerra, anche se decisamente non era uno che evitava il campo di battaglia quando il dovere chiamava. Zell, ora, Zell poteva passare ore nel Centro Addestramento per divertimento, e a Irvine non interessava molto il combattimento faccia a faccia, uno contro uno - era un cecchino di professione e per disposizione, e avrebbe sempre preferito la furtività nel combattimento rispetto a un assalto completamente frontale. Era solo un peccato che non estendesse questa politica di tatto alle sue abitudini di dongiovanni...

Squall scosse di nuovo la testa ed entrò nel bagno adiacente alla stanza degli ospiti. Era davvero troppo spazio per lui, una lussuosa piccola spa casalinga, e semplicemente troppo elaborata per i suoi bisogni semplici. C'era un'enorme vasca idromassaggio con un completo pannello di controllo per programmare il tipo desiderato di massaggio, se ne avesse avuta l'inclinazione; anche la doccia era piuttosto stravagante, abbastanza larga da contenere comodamente tre persone di media corporatura, con i soffioni delle docce su tre muri e a vari livelli per bagnare al massimo la pelle, suppose Squall. Cercò di ignorare tutto lo spazio intorno a lui mentre faceva la doccia, poi si spostò per farsi la barba davanti allo specchio sopra al lavandino - il lavandino enorme che secondo lui era abbastanza grande per lavarci dentro dei bambini.

Bambini di Behemot.

I suoi passi erano attutiti dal tappeto spesso del corridoio, e Squall si fermò solo brevemente davanti alla porta di Rinoa prima di oltrepassarla senza bussare per vedere se lei era sveglia. Se lasciata alle sue preferenze personali, Squall non l'avrebbe vista prima di mezzogiorno, anche se era abbastanza sicuro che l'avrebbe svegliata un po' prima - se lei era stanca, gli sarebbe stato più facile convincerla di non fare uscire a fare ancora shopping quel pomeriggio, come lei aveva avuto intenzione di fare.

Rinoa gli aveva fatto fare un giro veloce della casa prima di uscire il giorno prima, e Squall identificò le varie porte mentre passava lungo il corridoio del secondo piano verso la scala. Il Colonnello aveva ripetuto, prima che lui crollasse per la notte, che non doveva sentirsi limitato nel fare proprio come a casa sua.

E cos'era la casa, pensò Squall mentre scendeva le scale dirigendosi alla cucina, senza caffè?

Si fermò all'ingresso della cucina, momentaneamente distratto dal profumo di una caraffa di caffè appena fatto e dalla vista dell'uomo seduto al tavolo della cucina, con il giornale in mano. Gli ci volle un momento per rendersi conto che era il Colonello Caraway, con una tazza enorme e fumante accanto al gomito.

"Buongiorno, Comandante." Il Colonnello Caraway posò il giornale davanti a sé sul tavolo mentre Squall entrava nella stanza.

"Buongiorno, Colonnello." Squall si passò una mano tra i capelli, sentendosi piuttosto trasandato accanto al Colonnello, che era impeccabile come sempre, nonostante l'ora. Ci fu una pausa imbarazzata, e Squall cercò disperatamente di non spostare il peso da un piede all'altro come un nuovo SeeD davanti a un'ispezione.

Caraway sollevò un sopracciglio. "La conversazione educata non è il tuo punto forte, vero."

Squall scosse la testa, lacerato tra il sollievo che il Colonnello avesse capito il suo silenzio per quello che era, e l'imbarazzo per le sue abilità sociali che erano così manchevoli da insultare l'ex capo dell'esercito galbadiano. "No, signore."

Un leggero sorriso increspò come un fantasma la bocca di Caraway, lisciando i lineamenti severi del suo viso, mentre si appoggiava alla sua sedia con la postura di un uomo del tutto a suo agio. "Non devi scusarti. Sono fatto così anch'io. Mia moglie..." Caraway si interruppe, poi scrollò un po' le spalle, terminando la frase. "Mia moglie diceva sempre che mi avrebbe insegnato le virtù del parlare del più e del meno. Beh, non è importante. Serviti pure un po' di caffè. Ci sono ciambelle e cereali, se hai fame, o uova nel frigorifero, se ti piace cucinare."

"Nemmeno cucinare è il mio punto forte," disse Squall. "Ma mi piacerebbe del caffè, grazie." Si spostò al bancone, dove la caraffa di caffè stava sulla sua base, al caldo, poi esitò prima di prendere il manico. Si voltò verso il punto in cui sedeva Caraway e, prima di potersi convincere a tenere la bocca chiusa, sbottò, "lei non sa perché siamo qui, vero." Squall diede voce al suo commento con la stessa intonazione che il Colonnello aveva usato nella sua osservazione precedente, terminandolo come un'affermazione invece che come una domanda.

Un vago luccicare di interesse attraversò gli occhi di Caraway, mentre guardava Squall come per valutarlo. "No, infatti. So che Rinoa ha semplicemente detto che pensava che sarebbe stato carino se avessimo passato un po' di tempo insieme, e mi ha chiesto se poteva venire, cosa che è stata sorprendente - a dir poco - dato che la nostra relazione non si considererebbe 'stretta'. Supporrei che tu sia qui per fare compagnia a mia figlia nel viaggio e fare da supporto morale, da come stavano le cose. Dato che ha detto ieri di essere tecnicamente sul tuo libro paga, immagino che tu non sia più alle sue dipendenze."

A questo Squall dovette sorridere, scuotendo la testa. "Il nostro contratto si è formalmente concluso con l'indipendenza di Timber, quattro anni fa. Sono venuto perché Rinoa può essere piuttosto... insistente." Aveva minacciato di tenerlo bloccato a letto con magie Pain e altri malanni irritanti somiglianti agli effetto dell'Alito Fetido di un Morlboro, cosa che era stata abbastanza persuasiva; si era divertito troppo a spese di Rinoa dicendole che non aveva avuto bisogno di ricorrere a minacce così spaventose e che l'avrebbe accompagnata volentieri, se solo lei gli avesse dato il tempo di rispondere al suo invito.

Scrollò le spalle, concentrandosi sulla conversazione del momento. "Dovrebbe essere Rinoa a dirle perché ha voluto venire. Io ho del lavoro da fare di sopra-" solo una parziale verità; ne aveva già fatta una buona parte "- quindi forse sarebbe una buona occasione per Rinoa di parlarle."

Caraway sorrise ironicamente, e disse con voce secca, "se le abitudini di Rinoa in fatto di sonno non sono cambiate molto da quando era più giovane e viveva ancora qui, saresti al computer tutto il giorno per dare a lei il tempo di svegliarsi e a noi di parlare. Ma ti ringrazio per la tua offerta."

Squall piegò leggermente la testa su un lato. "Farò alzare ed uscire Rinoa in venti minuti, signore." Con disinvoltura, alzò la caraffa e vuotò del caffè fumante e fragrante in una delle spesse tazze bianche sul bancone accanto alla caraffa, e la sollevò in direzione di Caraway in un mezzo saluto. "Andrò soltanto a dirle che c'è del caffè pronto, poi mi toglierò di mezzo."

Caraway rideva dell'ingenuità del piano di Squall, mentre il Comandante lasciava la cucina e saliva le scale.

*~*~*~*~*

Rinoa resistette per cinque lunghi e lamentosi minuti, maledicendo il fatto che Squall avesse l'abilità di convertire ossigeno in biossido di carbonio - e avesse quindi l'abilità di tormentarla svegliandola ad ore assurde del mattino. Ma alla fine dovette cedere alla tentazione, gettando indietro le coperte per svegliarsi con uno shock mentre la temperatura relativamente più fredda della stanza le dava la pelle d'oca. Non c'era nulla che volesse fare più di rimettersi addosso le coperte, rannicchiarsi nel calore del suo piumone e nascondere la testa sotto il cuscino.

Quell'uomo era un sadico. Avevano viaggiato dal Garden a Deling City, poi avevano passato tutto il pomeriggio a fare spese. E lui era venuto nella sua stanza per provocarla con il caffè prima di mezzogiorno.

Lo avrebbe strangolato.

Strangolarlo, decise Rinoa mentre afferrava la spessa vestaglia gettata sulla sedia lì accanto, richiedeva che lei si alzasse. E se intendeva alzarsi, comunque, tanto valeva prendere un po' di caffè.

Ottima pensata, Rinoa, si congratulò tra sé e sé mentre barcollava assonnata verso il bagno per darsi un aspetto decente. Anche la caffeina le avrebbe dato una spinta, e le avrebbe dato una possibilità migliore di riuscire davvero a mettere le mani intorno al collo di Squall prima che lui avesse il tempo di scansarsi o contrattaccare. Quell'uomo non era riuscito a diventare Comandante lasciando che le sue abilità si arrugginissero e permettendo alla sua ragazza di scivolare sotto le sue difese. Aveva decisamente bisogno di quella caffeina se intendeva mettere le mani addosso a Squall.

Rinoa si spazzolò i capelli e sbatté le palpebre stanca guardando il suo riflesso allo specchio, prima di tornare all'armadio per tirare fuori un paio di pantaloni di una tuta davvero vecchi, e un dolcevita di lana di un rosso mirtillo acceso. Se doveva alzarsi così presto, tanto valeva cercare di sembrare allegra. Aveva deciso di rimandare il cercare di truccarsi, fino a quando non fosse riuscita a vedere abbastanza chiaramente da essere sicura che non si sarebbe infilzata un occhio con il mascara, o non avrebbe fatto qualcosa di oltraggioso come mettersi il rossetto sulle guance. Esitò un altro momento davanti allo specchio a figura intera sull'anta del suo armadio, accigliandosi vedendo i pantaloni grigi e logori. Anni passati a vivere sotto l'ombra costante della disapprovazione di suo padre la portò quasi a cambiare con qualcosa di più informale, ma tenne a bada l'instinto e si mosse con audacia verso la porta.

Era lì per fare ammenda della frattura che lei aveva - loro avevano - lasciato crescere tra loro con il passare degli anni. Non sarebbe caduta nel sentiero della subordinazione che aveva dominato i giorni della sua prima infanzia.

Eppure, era quasi spaventosamente facile ricordare come era stata la sua vita fino ai suoi anni ribelli di adolescente. Con l'obiettività e la distanza che solo il tempo poteva offrire, Rinoa si trovava a volte a sentire quasi la mancanza della salvezza, della sicurezza di quei giorni in cui ogni sua attività era regolata, ogni minuto della sua vita monitorato, quando i suoi amici si sottoponevano regolarmente a un processo rigoroso di esame, e la libertà era... inesistente.

Non avrebbe rinunciato alla sua vita di adesso per nulla al mondo, però. Il pericolo occasionale, la vita al Garden, la solitudine che a volte strisciava tra le lunghe ore di lavoro e lo stress costante di preoccuparsi per Squall... Finché c'era Squall, avrebbe volentieri rivissuto la miseria della sua infanzia e della sua adolescenza per stare con lui.

Rinoa sbadigliò, arrivando in fondo alle scale, e si voltò per andare in cucina. Quei pensieri erano troppo profondi e troppo seri vista l'ora. Per quanto lei e Squall fossero legati, non erano per nulla vicini a quello che lei desiderava davvero - permanenza, stabilità. Sicurezza. Costanza.

Matrimonio.

"Oooooooooook, decisamente troppo presto per quello," borbottò Rinoa, "in più sensi." Si strofinò le mani sul viso entrando in cucina, aspettandosi di vedere Squall al tavolo, che si concedeva una seconda tazza di caffè e aspettava che lei si unisse a lui prima di iniziare la giornata. Probabilmente, avrebbe tentato di tirarsi indietro dall'uscire ancora con lei a fare shopping, e a dire il vero, non la disturbava lasciargli pensare di aver vinto quella discussione. Era ancora abbastanza stanca dal giorno prima lei stessa.

Invece, si fermò sulla soglia e si accigliò vedendo la figura vagamente familiare seduta al tavolo, con il giornale davanti e la tazza di caffè nella mano sinistra. Era seduto, e lei riusciva a vederlo di profilo, e nella forte luce del giorno che entrava dalla finestra sul lavandino, i lineamenti stessi era in ombra, sul lato più vicino. Rinoa non si rese conto di guardarlo accigliata, confusa, mentre il suo cervello cercava di procedere a fatica al riconoscimento, fino a quando lui parlò.

"Sei la seconda persona stamattina che mi guarda come se non appartenessi alla mia stessa cucina," commentò il Colonnello con leggerezza, e sollevò un sopracciglio. "Buongiorno, figliola."

Rinoa sbatté le palpebre. Ero davvero accigliata? Doveva essere così, e cercò di cancellarsi quell'espressione dal viso per rimpiazzarlo con qualcosa di... beh, qualcosa di un po' più amichevole. "Buongiorno..." Ci fu un inciampare imbarazzato quando si rese conto di aver lasciato la frase aperta, con la bocca che si muoveva in una risposta automatica prima che il suo cervello potesse mettersi in pari. Ci fu un altro momento, prima che riuscisse a finire la frase. "... Papà."

Lui non commentò sul suo passo falso, indicò soltanto la caraffa di caffè che si scaldava sul bancone con una minima inclinazione della testa. "Ce n'è abbastanza per almeno altre due tazze; serviti."

Rinoa notò che c'era una tazza, semplice ceramica bianca, sul bancone. Faceva il paio con quella che Caraway si stava portando alle labbra, e probabilmente era uguale a quella che aveva in mano Squall quando - odioso sadico - l'aveva svegliata prima. Caraway credeva nell'ordine, e nelle cose coordinate. Non ci sarebbe stati piatti spaiati nella sua casa.

Quello non era strettamente un giudizio giusto, e piuttosto che indugiare su quel pensiero, Rinoa si mosse per vuotarsi una tazza di caffè. Sapeva che a suo padre piaceva forte; poteva intuirlo dal semplice profumo che si spandeva nell'aria, caldo e ipnotizzante. Tanto meglio; piaceva così anche a lei. Il Colonnello, comunque, prendeva il suo senza zucchero e senza panna - probabilmente, pensò Rinoa con quella che poteva essere una traccia di divertimento, perché avrebbe influenzato la sua mascolinità - e questo a lei non piaceva.

"Non è che avresti panna e zucchero?" Se le cose erano rimaste come quando lei era piccola, lo zucchero doveva essere in un contenitore ermetico dentro ad un mobiletto sopra al bancone e accanto ai fornelli. Alla cuoca piaceva averlo a portata di mano quando cucinava torte o biscotti o altre cose per una certa bambina con un'inclinazione ai dolci. C'era stata anche della panna da cucina, ma Rinoa non si sentiva del tutto a suo agio quanto bastava per servirsi e basta.

Con sua sorpresa, suo padre si alzò dal tavolo e aprì un mobiletto, diverso da quello che aveva pensato lei, ed estrasse una piccola figurina in ceramica, piccola nella sua mano grande, e tirò fuori un cucchiaio da un cassetto prima di posare entrambe le cose sul bancone vicino a Rinoa. Le girò intorno per aprire il frigorifero, verosimilmente per prendere la panna.

Rinoa era contenta che lui le desse la schiena e non potesse vedere la sua espressione. Fissava il piccolo contenitore dello zucchero, probabilmente a bocca aperta, lo sapeva, ma non poteva evitarlo.

Quella cosa era assolutamente e completamente orribile, ma non era quello il punto. Doveva essere un gatto, ma la testa, che si staccava per permettere di infilare il cucchiaio e lo zucchero nella cavità interna, era sghemba. Un orecchio era drasticamente più grande dell'altro, e la più piccola delle due somigliava più a un pancake caduto sulla fronte che all'orecchio a punta di solito associato a quello di un gatto. La faccia era dipinta di traverso, e l'espressione era decisamente imbecille.

Anche il corpo non era immune dal lavoro delle piccole mani infantili che l'avevano creato, ed era sformato e bitorzoluto, e la vernice era stata applicata in modo irregolare sulla piccola base tozza. Rinoa ricordava chiaramente di aver fatto la piccola zuccheriera a forma di gatto, con sua madre al fianco, con le sue dita aggraziate e dalle dita lunghe che guidavano quelle di Rinoa sulla creta per plasmare e dare forma, dando una forma all'ammasso irriconoscibile. Insieme l'avevano dipinta, pitturato la faccia, firmato il fondo con la data e le loro iniziali, insieme alle parole: A Papà.

Era stato il suo regalo di Natale per lui di così tanti anni prima. Era stato l'ultimo regalo di Natale che gli aveva dato.

Il maggio successivo era morta sua madre. Dopo, avevano smesso di celebrare il Natale.

"... Hai tenuto questa cosa?" La sua voce era strozzata, forzata, e Rinoa si voltò a guardarlo. Anche nello shock, negli strati su strati di shock, notò che suo padre - suo padre - stava arrossendo.

Era debole, così debole da esserci appena, ma c'era una traccia di colore sulle sue guance perfettamente abbronzate.

Ma la sua voce era impassibile e controllata come sempre, gli occhi freddi e controllati mentre posava il contenitore di metà latte e metà panna sul bancone vicino alla mano di Rinoa. "Già."

Scossa, Rinoa appoggiò un fianco al bancone, prendendo il gatto con entrambe le mani. "Perché?"

Ci fu una pausa, e Rinoa ebbe la sensazione che suo padre stesse pesando le parole. Alla fine lasciò andare un sospiro - un suono piccolo, ma un testamento di umana debolezza che non aveva mai pensato di sentire da lui. "Al contrario di quando puoi credere, Rinoa, io ho emozioni. Non mi permetto spesso di esserne scosso. E questo regalo era tutto quello che mi era rimasto per ricordare la famiglia che ho perduto." I suoi occhi grigio acciaio si alzarono a incontrare quelli di Rinoa, e c'era altrettanta confessione in quelle profondità che nelle sue parole.

"Mi ricorda quello che ho perso - mia moglie e mia figlia insieme."

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Nota dell'autrice: questo capitolo è dedicato a Luissquall, che è la fan più dolce e dedicata di FF8, ed è sempre una commentatrice da premio. Grazie!

A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Quattro

Squall portò la sua tazza di caffè lungo il corridoio, sicuro del fatto che Rinoa si sarebbe alzata presto. Chiuse dietro di sé la porta della camera da letto, sedendosi al suo computer e facendo il login nel sistema protetto da password. Il Preside Cid lo aveva rassicurato che le scadenze potevano aspettare, ma Squall capiva meglio dell'uomo più anziano che le scadenze non erano cose da perdere, e anche se poteva essere in vacanza, il resto del mondo avrebbe continuato a muoversi. C'erano svariate scadenze che incombevano ancora più vicine, prima che il Garden mettesse tutto in pausa - emergenze a parte - per il giorno di Natale.

Quistis, grazie a Hyne che c'era lei, ce l'aveva fatta giusto in tempo, notò Squall mentre faceva scorrere le numerose email da leggere. Mandò una copia della sua risposta a Shu e Cid, inviando una breve conferma e approvazione del piano. Il nuovo Garden a Centra sarebbe stato costruito nella primavera seguente, e i vecchi terreni dell'orfanotrofio, con l'approvazione della Madre - Edea - sarebbero stati incorporati come un asilo giornaliero con staff a tempo pieno e pre-scuola per i membri SeeD e le matricole con famiglie e bambini piccoli.

Mentre aspettava di scaricare le successive richieste di requisizione, Squall si trovò a pensare all'orfanotrofio, una cosa che faceva molto raramente ormai. Negli anni dopo la sconfitta di Artemisia, Squall aveva ceduto alla routine e alla comodità della sua vita quotidiana come Comandante del Garden di Balamb. Raramente si intromettevano pensieri di un tempo passato, di una vita passata. Forse era il sentimentalismo della stagione festiva che aveva la meglio su di lui, o forse stava davvero invecchiando - Squall semplicemente non ne era sicuro. Qualunque cosa fosse, lo portò a pensare a un periodo, così tanti anni prima, e a un bambino nella pioggia che scriveva lettere di desideri a un uomo che non esisteva.

"Babbo Natale." Squall lasciò andare un respiro, in parte un sospiro, in parte incredulità. Era davvero stato ingenuo abbastanza, stupido abbastanza, da pensare che un uomo grasso vestito di rosso andasse in giro con una slitta trascinata da renne - qualunque cosa quelle fossero - a lasciare regali a tutti i bambini del mondo in una notte. Ci aveva creduto abbastanza da scrivere lettere settimanali al Polo Nord - dovunque quello si trovasse - sperando che i suoi sogni si avverassero.

"Non un sogno romantico, sicuramente." Squall quasi sorrise a questo. Non era un sorriso particolarmente piacevole. Aveva occasione di pensare al suo ex rivale, più ex amico, più di quanto ricordasse la sua infanzia, ma i ricordi non erano comunque piacevoli. Seifer aveva tagliato tutti i legami con il Garden dopo la sconfitta di Artemisia. Per un po' aveva vissuto a Balamb, cercando di imparare come godersi la vita. Dopo questo, se n'era andato. Quistis si teneva in contatto con lui; per tutto quello che era successo, lei era stata la sua insegnante, e prima di questo sua amica. Da Quistis, Squall sapeva che Seifer aveva girato un po', da Deling City a Trabia, persino a Timber, per un po'. L'ultima volta che Squall ne aveva sentito parlare, Seifer si trovava ad Esthar, a lavorare come guardia di sicurezza al centro commerciale. Crimini giovanili e attività legate a bande erano in aumento nella città altamente tecnologica, e poteva servire qualcuno con le capacità di Seifer.

Esthar... Per un momento, Squall si accigliò, senza vedere i numeri e le immagini sullo schermo davanti a lui. Esthar, guidata dal Presidente a vita Laguna Loire. Ex soldato inetto dello stimato esercito galbadiano, ammiratore segreto della cantante Julia, marito di Raine, ragazza di paese proveniente dal recluso villaggio di Winhill.

Inconsapevole padre di un bimbo orfano il cui cuore era stato spezzato in una fredda mattina di Natale così tanti anni prima.

"Chissenefrega." Squall piegò le spalle, rimpiangendo immediatamente il movimento, dato che tirò muscoli tesi. Era ancora dolorante per lo shopping del giorno prima, a trascinare in giro le miriadi di borse di decorazioni natalizie troppo pesanti per Rinoa.

Rinoa. Se lui aveva avuto il cuore spezzato da bambino, era stata lei a rimetterlo insieme; se aveva perso il suo cuore quel giorno di Natale quando Ellione non era tornata, Rinoa era stata quella che lo aveva ritrovato per lui. Lei era la sua costante, la sua unica, la sua migliore amica, la compagna della sua vita.

Squall non era tipo da terminologia carina; la parola "ragazza" faceva così tanta ingiustizia a tutto ciò che lei significava per lui. Tutto quello che lei era per lui. E anche se avevano molti anni ancora da passare insieme - non sembrava che nessuno dei due se ne sarebbe andato nel futuro più prossimo o più distante - sembrava solo naturale pensare a lei come l'unica compagna che avrebbe voluto con sé per il resto della sua vita.

Ma comunque... c'erano cose di lui che Squall sapeva che Rinoa non capiva. La sua relazione, o la sua accecante e ovvia mancanza, con Laguna, per esempio, era una di queste cose. A differenza di Rinoa, Squall non aveva alcuna intenzione o anche solo il desiderio latente di sistemare le cose con suo padre. Sapeva che la confondeva sempre il fatto che, nonostante la loro rara comunicazione - certo, c'erano richieste per missioni SeeD o simili - nessuna delle due parti aveva mai portato avanti la propria causa in un campo più personale. Squall perché non gli interessava abbastanza da provarci.

Laguna perché... Squall non supponeva di conoscere le motivazioni di Laguna per niente. Quell'uomo era rimasto intrappolato nell'essere Presidente di Esthar e si era dimenticato di sua moglie. Squall non si illudeva affatto che un uomo come quello provasse a creare una specie di relazione con il prodotto di quel matrimonio fallito.

Sì, matrimonio fallito. Squall fece una smorfia, la sua attenzione che si concentrava ancora una volta all'interno. Non era affatto un esperto delle relazioni interpersonali, e il numero di coppie sposate che conosceva poteva essere probabilmente contato comodamente su un dito - Cid ed Edea gli venivano subito alla mente - ma qualsiasi cosa Laguna e Raine avessero avuto, di certo non era stato un successo.

Lui se n'era andato, e lei era morta, ma non prima di dargli il figlio di cui lui non aveva mai saputo nulla.

*~*~*~*~*

Rinoa non poté sostenere lo sguardo di suo padre, e, come aveva fatto così tante volte durante i suoi tumultuosi anni di adolescente, distolse gli occhi. Si trovò a guardare il gatto che teneva tra le mani, con il pollice che accarezzava con fare assente la superficie verniciata. Lineamenti irregolari, testa storta, corpo leggermente fuori uso... la faceva sorridere, perché lì, sotto l'irregolarità, mezza nascosta dall'atrocità, c'era la perfezione.

Era bellissimo.

Non per l'aspetto che aveva. Rinoa aveva avuto abbastanza esperienza ormai per sapere che le cose non andavano giudicate solo dall'aspetto che avevano, da come sembravano. Ma la bellezza era lì, nell'innocenza delle mani di una bambina che scolpivano un regalo per papà per la notte più magica dell'anno. Per Natale.

"Non mi hai persa." La sua voce era dolce, roca; si schiarì l'emozione dalla gola, riuscendo ad alzare di nuovo lo sguardo su suo padre, affrontando la frase che pendeva tra loro come un muro di ghiaccio. "Sono scappata via."

Caraway non aveva intenzione di assolversi dalla colpa lasciando che fosse sua figlia a prendersela. "Non ti sono esattamente corso dietro." Anche se aveva speso una quantità considerevole di tempo e denaro a cercare dove si trovava dopo che era scomparsa nella notte con una borsa da viaggio e una valigia... e ciò che era rimasto del suo cuore, e della sua famiglia.

Il sorriso di Rinoa non era particolarmente divertito. "Correvo abbastanza veloce, papà." A ritmo forsennato, fino a bruciare se stessa - e i suoi fondi - nella piccola città di Timber. "Ma importa davvero adesso?" Fece un respiro profondo. "Sono tornata."

Non seppe di averlo trattenuto fino a quando vide un tentativo di sorriso guizzare sui lineamenti del Colonnello. Un po' timido, un po' esitante. Nulla di simile all'uomo audace, militare e che si prendeva carico delle cose che era abituata a vedere crescendo - o lo aveva semplicemente sempre immaginato, e non le era mai interessato abbastanza per guardare?

"Sei tornata." Il Colonnello prese la sua tazza di caffè per portarsela alle labbra, e guardò dentro per vedere che non erano rimasti altro che i fondi. Posò di nuovo la tazza, consapevole all'improvviso di quanto fosse semplicemente scosso da questo improvviso confronto con sua figlia - e con le sue emozioni, chiuse a chiave così a lungo. "Perché?"

Rinoa desiderò di aver già preso il caffè, così avrebbe avuto qualcosa da fare con le mani, una qualche finzione per la pausa imbarazzata che precedette le sue parole. Invece continuò a rivoltare il gatto nelle mani, attenta a non staccare la testa e vuotare lo zucchero sul pavimento.

Le parole uscirono affrettate. "Io... volevo passare un po' di tempo con te, papà."

Ci fu silenzio, durante il quale Rinoa sentì il sangue salirle alle guance, il cuore batterle troppo veloce. Era la prima volta che ricordava di aver mostrato le sue emozioni a suo padre, ed era una sensazione che la metteva decisamente a disagio. Non era sicura di poter sopportare la pressione crescente mentre suo padre lentamente, deliberatamente, apriva la bocca per rispondere.

"Ti ringrazio." Sbatté le palpebre. Quelle erano le ultime parole - beh, forse non le ultime parole - che si era aspettata di sentirgli dire. "Per avere avuto il coraggio di fare questi primi passi, quando io stesso non riuscivo a costringermi ad alzare il telefono e chiamarti, o anche solo scriverti."

Rinoa non aveva mai immaginato, nella sua vita, che suo padre volesse riconciliarsi proprio quanto lei. Anche nelle sue fantasie più sfrenate non le aveva mai attraversato la mente il pensiero che lui avesse riflettuto sul fare quei primi passi esitanti verso una riunione. E la rendeva triste, solo un po', pensare a quanto tempo dovevano aver sprecato, ognuno troppo impaurito per essere il primo a trapassare il buio.

Caraway si schiarì la gola, e si mosse, interrompendo all'improvviso la magia. "Penso che mi piacerebbe una seconda tazza di caffè." Si riempì la tazza dalla caraffa, e poi rimase semplicemente in piedi vicino a Rinoa. "Allora... hai portato il Comandante con te."

Era un commento sciocco, ma che al momento Rinoa apprezzò. Nessuno dei due era ancora del tutto pronto, con tutto il loro prepararsi e pensare, ad affrontare direttamente le loro emozioni. Ci sarebbe voluto tempo, si rese conto Rinoa, ma almeno stavano facendo qualche progresso.

Annuì, e infine girò lo zucchero nel suo caffè. "È riuscito a prendersi qualche giorno libero dal lavoro per venire con me." Aveva ceduto solo dopo che lei lo aveva minacciato di menomarlo fino a quasi morte certa, ma Rinoa non pensava che a suo padre servissero quei dettagli.

"Sei felice con lui?"

Rinoa sorrise quasi mentre si muoveva per posare la tazza prima di guardare nel frigorifero. Non poté evitarlo. Era una cosa così da padre da stereotipo da domandare. A quanto pareva, la mancanza di pratica non significava che alcune cose non venivano naturali ai padri.

Il suo stomaco brontolò, un promemoria del perché stava guardando nel frigorifero, tanto per cominciare, mentre prendeva delle uova. "Ne vuoi?" Il Colonnello scosse la testa - Rinoa immaginò, dal piatto vuoto sul tavolo, che aveva già mangiato, ma non faceva male offrire - e lei rispose alla sua domanda.

"Sì, lo sono." Anche questo la fece sorridere - il semplice fatto che stava con Squall, felice con lui. "Non sempre lo capisco, ma lo sono. Mi rende felice, papà." Erano le piccole cose, davvero, pensò mentre prendeva una padella da dove era appesa e la metteva sul fornello. Come la proteggeva; la sua dedizione al lavoro, anche se lei non sempre capiva o concordava con quel lavoro; la sua devozione silenziosa ai suoi amici; anche la sua mentre eccessivamente analitica e l'aspetto impassibile.

Lanciò un'occhiata a Caraway. A dire il vero... "Mi ricorda un po' te, papà."

Questo lo spaventò visibilmente, e Caraway si accigliò. "Chiedo scusa?"

Rinoa riuscì a malapena a trattenere una risatina. Sembrava che lo avesse appena schiaffeggiato dritto in viso. Ma si fece seria abbastanza in fretta mentre parlava. "Non riuscivo a capirlo affatto, all'inizio. Pensavo che fosse una specie di robot. Sai, sempre a fare la cosa 'logica', senza mai pensare ai suoi sentimenti. O, sembrava, ai sentimenti degli altri." Si rese conto che non era la cosa più garbata da dire, e si affrettò ad aggiungere, "voglio dire, dal mio punto di vista. Stava solo facendo quello che pensava fosse meglio per tutti noi."

Caraway sembrava ancora perplesso, ma quando parlò c'era una sfumatura di umorismo nella sua voce. "Ti suggerirei di non parlare di questo pensiero al Comandante. Immagino che la sua risposta al tuo paragone tra noi sarebbe... meno che apprezzata."

Quello era il modo diplomatico di dirlo. Rinoa non riusciva a immaginare la reazione di Squall alla sua valutazione di un tempo, e poteva solo immaginare che sarebbe stato meglio tenere quella conversazione tra lei e suo padre.

Un ricordò le passò nella mente, sorprendente per la sua chiarezza.

Lei era in piedi sulla soglia dell'ufficio del suo papà, dove il legno nero luccicava e il tappeto era spesso e scuro. La stanza di un uomo, una stanza da lavoro, con la tecnologia più all'avanguardia su una scrivania antica. Le tende erano mezze tirate sull'ampia finestra che dava sul giardino sul retro, e che arrivava fino alle siepi dolcemente potate poste lontano dalla piscina, che rifletteva l'illuminazione notturna della luce che usciva dalle finestre del salotto.

Lui aveva appena finito una telefonata; Rinoa aveva aspettato fuori dalla porta semichiusa, picchiettando le punte dei piedi contro il tappeto e fissando i solchi, mentre aspettava che lui finisse di parlare per poterlo chiamare a cena. Brasato, fagiolini, purè di patate con salsa, e pasticcio alla pesca per dessert.

Entrò nella stanza, e il suo leggero bussare alla spessa porta di legno rimase attutita dal suono di lui che sfogliava delle carte.

"Fottiti, Andrews!"

Rinoa si bloccò su due piedi, con gli occhi abbastanza spalancati che le sembrava che le uscissero dalla testa. Non aveva mai sentito suo padre usare quella parola. In realtà, le aveva detto che quella era la parola più no-no di tutte le parole no-no. Lei glielo aveva chiesto, una volta, quando l'aveva sentita usare per strada. Alcuni dei bambini dei vicini erano finiti in grossi guai quella sera quando il suo papà era tornato a casa dal lavoro ed era andato a parlare con i loro genitori.

Caraway doveva averla sentita entrare, perché alzò la testa per fissarla. Aveva le guance rosa - era imbarazzato, come succedeva di rado - quando si alzò per girare intorno alla scrivania. Con cautela. "Rinoa, eri lì?"

Lei annuì, sul punto di piangere. Non sarebbe finita nei guai, vero? Non aveva voluto interromperlo. Non aveva voluto sentirlo usare la parola no-no.

Con sua sorpresa, lui si chinò accanto a lei, così da poterla guardare negli occhi. Caraway le lisciò i capelli con una mano. "Tesoro, quello che hai appena sentito era... beh, era..."

"È una parola no-no." Rinoa non poté evitarlo. Non voleva finire nei guai, ma la verità doveva uscire. "Non si devono dire le parole no-no."

Un'ombra di sorriso gli toccò le labbra. "No, non si deve," disse lui seriamente. "E quella era... beh, papà era arrabbiato, e... a volte, quando gli adulti sono arrabbiati, dicono cose che non dovrebbero dire." Stava inciampando nelle parole, e persino Rinoa, per quanto fosse piccola, si rese conto che si stava sforzando di spiegarle una cosa. Regole del mondo adulto, e il tempo e il luogo per non rispettare quelle regole.

"Il signor Andrews è il Vicepresidente." Rinoa aveva sentito abbastanza spesso quel nome a cena. Lo aveva persino visto, quando era venuto a casa una volta. Aveva dovuto vestirsi bene e fare la brava. Per tutto un pomeriggio e una sera.

La sua mamma l'aveva portata allo Zoo di Timber come premio speciale il fine settimana successivo.

Caraway annuì, e cercò di farle capire. "Mi ha appena detto delle cose molto maleducate. Non volevo essere maleducato con lui, quindi non gli ho detto niente al telefono. A volte, quando sei adulto, ti arrabbi così tanto che devi farla uscire..." Si interruppe, guardando seriamente Rinoa. Non pensava che lei avesse capito.

Ma lei aveva il viso serio quando lo sollevò per guardarlo. "Va bene così, papà. Non dirò alla mamma che hai usato una parola no-no, e possiamo comunque mangiare il dolce insieme. Stasera c'è il preferito di papà." Le bambine cattive in casa Caraway venivano mandate nella loro stanza senza dolce. Rinoa immaginava che i bambini cattivi - i papà cattivi - avrebbero subito la stessa cosa.

Il sorriso di Caraway era caldo e pieno di sollievo. "Grazie, tesoro. Sarà il nostro piccolo segreto."

E camminarono lungo il corridoio, verso il profumo e il caldo della cucina, mano nella mano, insieme.

Rinoa sbatté le palpebre, tornando al presente. Un ricordo così piccolo, un momento così piccolo. Ma era rimasto con lei, nascosto da qualche parte nel suo subconscio, per essere rivelato proprio in quel momento.

Il suo sorriso al Colonnello fu lento e timido mentre scaldava la padella, rompeva le uova in una ciotola e le sbatteva con una forchetta. "Non preoccuparti. Sarà il nostro piccolo segreto, papà."

E dal sorpreso sorriso di risposta sul suo viso, Rinoa seppe che stava ricordando, anche lui, un tempo in cui le cose erano più semplici e la vita era ancora dolce. Quando erano stati una famiglia.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Cinque

Non so cosa sia successo tra Rinoa e suo padre questa mattina, dopo che mi sono alzato, ma adesso siamo diretti a Timber, dove tutto, per noi due, è iniziato. Timber, a soli cinque anni dall'indipendenza e governata dal sindaco locale, sta prosperando. Le esportazioni sono in aumento, il turismo anche, e gli artisti e artigiani locali sono all'avanguardia sul mercato mondiale.

Timber, inspiegabilmente, ha il tasso più alto al mondo di matrimoni, e il tasso più basso di divorzi. Qualcosa nell'acqua, mi ha detto Rinoa con una risata l'ultima volta che ha ricevuto un'email dai suoi vecchi amici Zone e Watts. Quei due, posso dirlo onestamente, sono probabilmente le due persone più stravaganti che ho mai incontrato. Zone mi ha chiesto di fargli da testimone al suo matrimonio, quasi tre anni fa, ormai. Il suo ragionamento era che lo avrebbe chiesto a Rinoa, ma l'intera parte maschile del 'testimone dello sposo'(1) la escludeva da quella posizione.

Sarebbe stato carino da parte loro informarmi prima della cerimonia che il testimone dello sposo tradizionalmente fa il discorso di benedizione-della-coppia-felice durante il ricevimento. Grazie a Hyne Rinoa aveva qualcosa di pronto ed è stata in grado, e disponibile, a fare quella parte del 'suo' dovere originario.

Ma loro sono qualcosa come i più vecchi amici di Rinoa, quindi stiamo andando a un esuberante e, senza dubbio, rumoroso pomeriggio in loro chiassosa compagnia. L'hanno presa con sé, si sono presi cura di lei, durante quegli anni difficili e tumultuosi alla fine dell'adolescenza dopo che è scappata di casa. Le hanno dato una casa, un posto nei loro cuori, e un'amica che lei ha chiamato Angelo.

Per essersi presi cura di lei fino a quando ho potuto incontrarla a quel ballo del destino il giorno che sono diventato SeeD... solo per quello sono eternamente in debito con loro.

*~*~*~*~*

"Principessa!"

La voce familiare fece illuminare il viso di Rinoa da un sorriso persino mentre scendeva dal treno alla stazione di Timber. Zone e Watts, incorreggibili come li ricordava dalla prima volta che lei li aveva incontrati, correvano lungo l'affollata banchina, dimentichi della folla intorno a loro. Il loro obiettivo era evidente: lei. Rinoa dovette posare ridendo una mano sul braccio di Squall quando lo sentì irrigidirsi accanto a lei - senza dubbio lui era pronto a intercettarli, tutto in nome del proteggerla da un pericolo che percepiva.

"Zone! Watts!"

Rinoa gettò le braccia intorno a chiunque fosse più vicino, e si trovò avvolta in un abbraccio di gruppo. Con suo divertimento, quando aprì gli occhi, vide che anche Squall era stato inavvertitamente afferrato. L'espressione sul suo viso era decisamente meno divertita di quella di lei. Ma quando lui vide la gioia nei suoi occhi, l'irritazione nei suoi svanì in una sorta di tolleranza forzata.

Stava migliorando. A Zone non veniva più così spesso il mal di stomaco quando era insieme all'impassibile Comandante.

Squall riuscì a liberarsi dalla loro stretta, lasciando che Rinoa posasse un grosso bacio sulla guancia di entrambi. "Come siete stati? È passata un'eternità dall'ultima volta che vi ho visto!"

Il sorriso di Watts era timido e lento. Era sempre stato il più silenzioso dei due. "Sette mesi, Principessa, e hai portato con te la cucciola, allora." Angelo era con Zell e Jamie fino a quando fossero tornati al Garden. Rinoa non pensava che suo padre avrebbe apprezzato che lei portasse la sua fedele compagna in casa sua per la durata della loro visita.

Zone annuì a Squall, a mo' di saluto. "Il Comandante non riuscì a venire, allora. Cinque anni di indipendenza, che festa ha fatto la città!"

La risata di Rinoa era calda e piena quando si voltò a metà per salutare la donna che si avvicinava, con un bambino bruno sul fianco. "Vuoi dire, che festa avete fatto voi! Non riesco a credere che Sarianna vi abbia permesso di ubriacarvi a quel modo."

La donna in questione sorrise con compostezza mentre tendeva entrambe le mani a Rinoa, baciandole la guancia per salutarla. Era una signora piccola, quasi delicata, con i capelli color mogano e gli occhi di un brillante azzurro-grigio. Faceva sentire Squall come un Galganthur, alto oltre due metri e altrettanto brutto. Non lo capiva.

"Sono usciti dalla porta sul retro," stuzzicò, e Zone arrossì fino alle radici dei suoi capelli neri da istrice. Lei e Zone erano felicemente sposati; lui era l'editore del settimanale Storie dei Gufi del Bosco, una pubblicazione storica per bambini, e lei era una scultrice affermata che spesso veniva chiamata al Villaggio degli Shumi per consulti e conferenze.

Il bambino tra le sue braccia saltellò felice, gorgogliando per attirare l'attenzione, e Rinoa accontentò lui - lei - quello - Squall non ne era sicuro - immediatamente. "Chi è questo bambino così grande?" A quanto pareva era un maschio. Rinoa allungò un dito, e il bambino lo afferrò, scuotendole la mano con abbastanza forza da far temere brevemente a Squall che si rompesse. "Di sicuro è cresciuto negli ultimi mesi."

Sarianna rise, un suono caldo e musicale. "Mangia come un maiale." Accarezzò la testa del bambino, voltandosi a metà verso Squall, così che lui potesse vedere meglio il piccolo. "Ero incinta di lui l'ultima volta che sei venuto a trovarci. Si chiama Martin. Ha tredici mesi."

Squall non aveva idea di cosa dire. E comunque, perché l'età dei bambini si contava in mesi? Come se fossero una specie diversa o cose così, cosa che, nella sua mente, erano.

"Ah." Squall sentì il gomito di Rinoa affondargli tra le costole quasi prima che ci fosse il contatto reale, e cercò di non spostare il peso sui piedi, a disagio. Conversare del più e del meno lo faceva sentire inadeguato. "Sembra... sano." Non capiva nemmeno perché le persone insistessero a dire dei bambini che erano 'belli' o 'adorabili'. Per conto suo, i bambini non erano nessuna delle due cose. Ci doveva essere un modo migliore per assicurare il futuro della razza umana. Un modo che non coinvolgeva specie aliene, le moine femminili e il gorgogliare. Da entrambe le parti.

Il bambino gli allungò una mano, sempre facendo quegli strani rumori. Squall sentì il primo brivido di panico corrergli lungo la schiena, poi irrigidì la mascella per darsi un contegno. Per amor di Hyne, era solo un bambino. Non era Artemisia che cercava di impalarlo su stalattiti che bruciavano mentre gli laceravano la carne.

Ma era altrettanto terrificante.

"Sì?" Squall sentì il tremore nella sua voce, e cercò di levarlo. Gli attraversò la mente il pensiero che il bambino a cui si stava rivolgendo probabilmente non aveva alcuna idea di cosa stava dicendo. "Ciao."

Il bambino gorgogliò più forte e agitò le braccia.

Sarianna sollevò il sopracciglio, spostando il bambino nel modo che hanno le madri quando spostano e ridistribuiscono il peso tra le loro braccia. "Vuoi andare dallo zio Squall?" Parlava con il bambino come se potesse capirla. Cosa che sarebbe stata abbastanza sorprendente per Squall se le orecchie non gli fossero fischiate al pensiero di essere chiamato "zio" qualcosa.

Il suo sorriso era caldo e rivolto a lui. "Ecco. Puoi prenderlo per un po'." A Sarianna non sembrava interessare se Squall voleva o no, e gli allungò una bracciata di bambino guizzante e farfugliante.

A Squall saltò il cuore in gola, si collocò lì, battendo all'impazzata, e il respiro gli si fermò nei polmoni. Gli girava molto la testa, e Squall si rese conto di fissare disperato Rinoa.

Non aveva mai tenuto in braccio un bambino, prima. Aveva a malapena visto i bambini, prima. I bambini non erano comuni al Garden - certo, più comuni che in passato, dato che l'età media dei SeeD esperti cresceva con gli anni, e veniva sempre più incoraggiato lo stabilirsi con una famiglia - ma lui aveva ben poche ragioni per interagire con quelli che vivevano al Garden.

Doveva esserci un modo migliore di progettare i bambini, pensò di nuovo, freneticamente, mentre Sarianna gli faceva scivolare il bambino tra le braccia con attenzione. Squall sentì le sue dita stringersi istintivamente sotto le ascelle morbide del piccolo, poi si trovò in piedi, confuso, con il bambino che gli penzolava dalle mani.

"Rinoa." Aveva la voce roca. "Aiutami." Non aveva idea di cosa fare.

Watts si era voltato, piegato dalle risate - se stava cercando di nascondere il suo divertimento, ci stava riuscendo malissimo. Zone lo picchiava sulla schiena senza pietà, come per fargli sputare il divertimento. O rompergli la spina dorsale. I suoi tentativi avrebbero avuto probabilmente più successo se non si fosse strozzato con le sue stesse risate.

Rinoa non cercò nemmeno di nascondere le sue risatine, ma intervenne per aiutarlo, sorreggendo brevemente il bambino mentre sistemava meglio le braccia di Squall intorno al corpicino. Squall cercò di passarglielo, ma Rinoa scosse la testa. Nei suoi occhi danzava un umorismo malvagio. "Visto? A Martin piace stare qui. Con lo zio Squall." Il gorgheggiare del bambino in effetti sembrava decisamente compiaciuto.

Squall pensò che quel piccolo demone stesse traendo un piacere perverso nel vederlo soffrire.

Fu sollevato dal tenere il bambino durante il viaggio in auto - il bambino stava nel suo seggiolino - ma scoprì che Martin voleva essere tenuto ancora non appena entrarono nel garage della modesta casa a un piano di Zone e Sarianna, in un tranquillo quartiere periferico. Quindi ancora una volta Rinoa lo aiutò a sistemare la bracciata di bambino, mentre facevano un giro della casa ristrutturata di recente. A Squall non interessavano particolarmente gli elettrodomestici o i colori dei muri, ma Rinoa fece i commenti appropriati, così a lui, almeno, venne risparmiato il bisogno di provare a pensare a qualcosa da dire.

Tanto meglio. Concentrarsi sul tenere le braccia intorno al bambino richiedeva un'attenzione più che sufficiente.

Rinoa gettò a Squall un'occhiata di sbieco mentre si sistemavano tutti in salotto. Aveva dato a Sarianna la borsa di regali, dando a Watts quelli che erano per lui, e Zone li stava impilando sotto l'albero di media grandezza. Scatole festosamente impacchettate giacevano già sotto i rami, e Rinoa sorrise agli addobbi a misura di bambino che pendevano da quelli più bassi. A prova di bambino.

Squall sembrava così a disagio con il bambino in grembo. Aveva sistemato Martin di fronte a Squall, istruendolo di tenergli le mani così il bambino non sarebbe caduto all'indietro. C'era qualcosa di simile al panico che strisciava nelle profondità degli occhi di Squall, ma era in un certo senso dolce. E lui ci stava provando. Rinoa poteva vederlo nella mascella rigida e testarda. Lo stava facendo davvero.

Le diede una scossa vederlo interagire con qualcosa di così domestico come prendersi cura di un bambino. Rinoa non pensava che lui avesse mai tenuto un bambino in braccio, prima. C'era un centro per l'infanzia al Garden, per i SeeD che avevano figli, ma Rinoa dubitava che Squall ci fosse mai entrato. Non era una persona che lei avrebbe definito naturale con i bambini, ma c'era qualcosa di dolce nel suo disagio. Qualcosa di indefinibile e di Squall in tutta la questione.

L'aveva praticamente implorata di aiutarla, dopo tutto. Poteva affrontare minacce a tutto l'universo conosciuto senza null'altro che una spada in mano, ma non riusciva a tenere un bambino. Che tipo di uomo era quello?

Rinoa si trovò a sorridere a Squall mentre lui alzava gli occhi per incontrare il suo sguardo attraverso il soggiorno, pieno dei profumi e del calore degli amici a Natale. Il mio uomo, pensò compiaciuta. Comunque, c'era una sensazione strana, nel profondo del suo ventre, alla vista di Squall con il bambino tra le braccia. Qualcosa... di bizzarro. Come un desiderio, solo non così definito.

Dovette ricordarsi, con fermezza, che non voleva ancora dei bambini. Lei e Squall non erano nemmeno sposati.

Ma comunque... non poté evitare di sorridere. Sarebbe stato un bravo papà, un giorno, decise, mentre Squall sollevava esitante il bambino che si agitava, a disagio. Forse non con lei - non poteva vedere il futuro, ma non poteva immaginare un futuro tale senza Squall - ma sarebbe stato un bravo papà, un giorno.

Poteva non averne avuto uno crescendo, e poteva anche non averne uno con lei. Ma Rinoa poté solo sperare che, un giorno, Squall avrebbe avuto una famiglia tutta sua.

*~*~*~*~*

Da bambina, Rinoa amava la mattina di Natale. Quando c'era ancora sua madre, era stata una mattina di sogni che si avverano, di gioia e famiglia, di risate e gioia infinita. E ovviamente, regali, abbastanza regali da riempire il salotto con fiocchi e carta buttata da parte, per riempire la casa di nuovi giocattoli per settimane a venire. Ripensandoci con la distanza e la foschia sentimentale data dal tempo, Rinoa capiva che quello che le piaceva di più del Natale era che era speciale, un giorno che si distingueva da tutti gli altri giorni dell'anno come qualcosa di diverso, un tipo di giornata che capita una volta sola. Era un giorno dove tutto era a posto; nonostante tutto quello che era triste e sbagliato e brutto nel mondo, per una mattina mistica il mondo era in pace.

Anche ora, le mattine di Natale erano speciali per lei. Anche se la celebrazione effettiva - con i loro amici, con tutto il Garden - non iniziava fino a tarda giornata, c'era ancora magia nello svegliarsi sapendo che era Natale. Era un sentimento che Squall non condivideva, che nemmeno capiva del tutto e con cui non era d'accordo. Aveva detto, quando l'aveva pressato, che non aveva senso riporre tutte le proprie speranze su un giorno che non era affatto diverso dagli altri, tranne per le esagerate aspettative che vi venivano risposte.

Ma nonostante le sue proteste che il Natale era una tradizione inutile, senza alcun commento da parte di Rinoa, aveva smesso di lavorare prima alla Vigilia di Natale per gli ultimi cinque anni, chiudendo il suo ufficio per passare la serata - e la notte - con lei. Il giorno di Natale, andava in ufficio per qualche ora a metà giornata per occuparsi di qualsiasi emergenza si fosse presentata, e dei dettagli dell'ultimo minuto per la festa dell'intero Garden del pomeriggio, ma dopo questo, il lavoro era rimandato ancora fino al giorno dopo.

Poteva non interessagli il Natale, ma era arrivato ad imparare a interessarsi.

"Eccone un altro per te, papà." Rinoa si chinò accanto all'albero, distribuendo i regali impilati lì sotto. Nonostante il fatto che erano solo loro tre a festeggiare, c'era un buon numero di pacchetti - ironicamente, pensò Rinoa, la maggior parte erano per suo padre, da parte di amici e persone dell'esercito che conosceva. Lei e Squall si sarebbero scambiati i regali con gli amici più tardi, in serata, ma c'erano regali per entrambi da parte di Zone e Watts.

Il vero regalo di Rinoa per Squall non era qualcosa che poteva essere avvolto in carta luccicante e messo in una scatola sotto l'albero, ma gli aveva dato qualcosa di piccolo da aprire, e lei aveva aperto alcuni regali con il suo nome sul pacchetto scritto nella calligrafia distintiva e dritta al punto di Squall. L'inchiostro sembrava sospettosamente quello della penna a sfera nera del Garden, ma Rinoa era disposta a fare un'eccezione. Negli ultimi anni, si era messo a incartare e nascondere i suoi regali nel suo ufficio, perché Rinoa era incorreggibile come un qualsiasi bambino durante le feste.

Ogni regalo che trovava prima di Natale era, secondo lei, solo da aprire prima.

"Spero che ti piaccia il tuo regalo," mormorò, passando un dito sul palmo di Squall. Gli aveva comprato un lettore di musica portatile, che stava proprio diventando una moda, al Garden. Le ci erano voluto settimane per decidersi finalmente su un modello di medio prezzo, niente di troppo elaborato, delle dimensioni di una carta da Triple Triad, e nero - ovviamente. Squall non era tipo da seguire le mode - di fatto, lui sarebbe l'ultima persona ad ammettere di farlo - ma lei aveva pensato che non gli sarebbe dispiaciuto avere musica con sé quando andava a fare le sue lunghe corse sulla spiaggia, o da collegare al suo computer quando lavorava fino a notte fonda.

Lo aveva riempito di musica, di diversi generi, proprio solo per dargli un'idea di a cosa servisse tutta quella memoria. C'erano canzoni pop, qualche pezzo classico e regionale, e anche una registrazione della primissima performance della banda dell'annuale Festival del Garden, che sarebbe stata classificata meglio come qualcosa tra una canzone lenta e un pezzo irlandese.

La prima sulla playlist era intitolata Dance with the Balamb Fish. Sperava che lui ricordava che cosa avesse di così speciale quel pezzo.

"Sì." Le dita di Squall si strinsero involontariamente quando lei gli solleticò la pelle. Lui guardò il lettore, uno dei modelli più recenti proveniente da Esthar, capitale elettronica del mondo, nella sua scatola. Lui l'aveva aperto, acceso, aveva ispezionato le varie funzioni, aveva fatto passare le varie canzoni che Rinoa ci aveva messo per lui, sapendo anche troppo bene che, se lasciato a se stesso, lui probabilmente avrebbe del tutto tirato a sorte sul tipo di musica che gli piaceva, figurarsi scoprire come scaricare la musica sul piccolo strumento.

"Sì," ripeté lui, sapendo che se non fosse riuscito a sembrare abbastanza convincente, Rinoa probabilmente avrebbe dubitato della sua sincerità. "Lo userò quando uscirò a correre domani." Cercava di uscire presto un paio di volte a settimana per correre lungo la spiaggia. Di solito il suono delle onde era consolante, ma ultimamente la sua mente vagava, e aveva accorciato il suo esercizio mattutino. Forse con un po' di musica la sua attenzione sarebbe durata di più.

Lei arricciò il naso, non le piaceva. Il suo Squall era un uomo abitudinario, e il giorno dopo era giovedì, uno dei suoi giorni stabiliti per la corsa in spiaggia. Ma almeno sembrava sinceramente contento del regalo. Rinoa gettò un'occhiata alla cucina, dove suo padre era momentaneamente sparito, dicendo che avrebbe preparato del tè. Aveva voltato loro la schiena; la via era libera, quindi posò la testa sulla spalla di Squall, così che lui non potesse vedere il rossore delle sue guance mentre mormorava, "ho un altro regalo per te. Il tuo vero regalo. Per dopo."

Squall si spostò, muovendosi così da costringerla a sollevare la testa e guardarlo negli occhi. C'era umorismo nel suo sguardo, e aveva sollevato appena le sopracciglia. "Oh?"

Rinoa gli diede una spinta, ma aveva le guance ancora calde. "Non quel tipo di 'regalo' per 'dopo'," lo ammonì, lanciando un'altra occhiata furtiva verso la cucina, dove suo padre era ancora occupato. Sembrava che stesse trafficando con un teiera. Il solo pensiero di ciò che Squall stava insinuando le mandava i brividi nella pancia. Erano stati molto corretti da quando avevano messo piede in casa di suo padre, e i frettolosi baci della buonanotte che Squall le dava alla porta della sua camera prima di chiudercisi dentro per la notte semplicemente non erano abbastanza. Lui le mancava, in un modo che le era totalmente sconosciuto.

Era abituata alla sua assenza, per missioni o escursioni d'addestramento. Poteva sopportare la solitudine quando lui era in lunghi viaggi di lavoro, l'invidia petulante che a volte, ancora adesso, la accecava quando lui era troppo occupato con il lavoro per passare il tempo con lei, anche quando era tra le mura del Garden.

Ma non era abituata a questo strano desiderio, questo volerlo, quando lui era proprio lì.

"È speciale," disse, sollevando il mento. "Te lo darò più tardi." Non era davvero stata sicura di poter arrivare fino in fondo, ma ora che ne aveva parlato, lei non aveva altra scelta che non tirarsi indietro.

Gli angoli delle labbra di Squall si curvarono all'insù nel sorriso timido e malizioso che faceva sempre arricciare le dita dei piedi di Rinoa - e chiudere le mani a pugno nell'attesa. Non poteva mai capire quando il suo senso dell'umorismo lo prendeva. "Forse posso strapparti qualche informazione con il solletico." Sollevò le mani, e Rinoa ridacchiò, mentre si allontanava da lui picchiandogli le mani. Lei soffriva incredibilmente il solletico, e Squall, come aveva scoperto, era troppo abile nell'arte del solletico.

Un'improvvisa vibrazione li interruppe, e per un momento Rinoa fissò, confusa, mentre si guardava intorno alla ricerca della fonte del rumore. Squall fece una smorfia, spostando il peso sul cuscino del divano e mettendosi una mano in tasca. Rinoa realizzò cosa fosse quando Squall tirò fuori il suo cellulare, accigliandosi guardando il display prima di alzarsi e, allontanandosi dal divano, aprendo il telefono per rispondere. "Leonhart."

Rinoa si accigliò, guardando la schiena di Squall mentre entrava appena nel foyer. Era semi-sorpresa dal fatto che erano riusciti a godersi la loro vacanza senza essere interrotti fino a quel momento, in realtà. Il Garden di solito andava in completo disfacimento manageriale non appena Squall usciva dai suoi confini, quindi era tipo un miracolo che fossero riusciti ad avere tre giorni interi senza essere chiamati da Nida. Ma qualsiasi cosa che avesse quel cipiglio veloce, mascherato ancora più velocemente, sul viso di Squall era ben lontana dall'essere una buona notizia.

"Il Comandante è al telefono?"

Rinoa distolse lo sguardo dalla schiena di Squall per vedere tornare suo padre, un vassoio bilanciato con teiera e biscotti. Era una scena casalinga così incongrua che lei poté soltanto strabuzzare gli occhi per un momento. Lo sguardo inquisitore di Caraway le fece scuotere la testa per schiarirsi la mente dai pensieri non pertinenti. "Sì. Spero che non sia niente di serio."

Accettò la tazza che Caraway le allungò, ma la sua attenzione era concentrata su Squall, ai frammenti di conversazione che poteva a malapena sentire. Lui non andava in giro quando era al telefono, come facevano in molti; quando non parlava, il che sembrava essere per la maggior parte del tempo, era assolutamente immobile, in piedi in fondo alla scala con una mano sulla ringhiera. Rinoa capiva che i gesti comuni e necessari nelle conversazioni faccia a faccia erano inutili nelle conversazioni al telefono, ma era strano vedere Squall così immobile mentre ascoltava qualsiasi informazione gli stessero dando.

"Va bene." Squall si voltò, tornando dall'ingresso in salotto. "Sarò lì il prima possibile." Riagganciò, con gli occhi fissi in quelli di Rinoa. "Era Kiros, da Esthar."

Rinoa corrugò la fronte. "Kiros?" C'era confusione nella sua voce, anche mentre le prime sfumature di preoccupazione le scivolavano nella voce. "Va tutto bene?"

Lo sguardo di Squall si spostò brevemente su Caraway, seduto nella profonda poltrona dall'altro lato del tavolino da caffè. "Di recente ci sono state minacce alla vita del Presidente Laguna, e gli ultimi rapporti indicano che ci sarà un attentato stasera. Laguna dovrà comparire in una parata per Natale che inizierà alle diciassette in punto, e rifiuta di cancellare l'evento. Kiros è preoccupato che queste minacce siano più reali di quanto Laguna sia disposto ad accettare, e ha chiamato per richiedere aiuto."

"Perché non ha chiamato il Garden?" Rinoa si alzò in piedi, incerta sul da farsi, sapendo solo che andava fatto qualcosa. Anni di lavoro in un'organizzazione militare l'avevano addestrata ad essere pronta all'azione immediata al minimo accenno di pericolo. "Nida lo avrebbe fatto parlare subito con il Preside Cid, e sarebbero stati in grado di far andar là abbastanza SeeD in tempo."

C'era qualcosa di vicino all'irritazione negli occhi di Squall, e lui si accigliò persino mentre apriva il cellulare per comporre un numero. "Laguna sta sminuendo del tutto la cosa. A quanto pare, non crede che i terroristi lo odino abbastanza da profanare il Natale versando il suo sangue davanti agli occhi degli innocenti bambini di Esthar. Non ci sono fondi ufficiali, quindi Kiros ha pensato di chiedere direttamente a me." Mosse le dita sulla tastiera del suo cellulare, e aveva il telefono all'orecchio e parlava prima che Rinoa potesse chiedergli chi stava chiamando.

"Nida? Qui è Leonhart." Non c'era da meravigliarsi che non avesse avuto bisogno di guardare per vedere chi stava chiamando, pensò Rinoa posando la sua tazza sul vassoio. Aveva il numero del Garden memorizzato tra le chiamate veloci. "Ho bisogno che la Lagunarock sia mandata a Deling City, lato est, immediatamente. Cambio di piani - mi dirigo immediatamente ad Esthar. Ti terrò informato della situazione." L'irritazione gli increspò la fronte, e Rinoa dovette nascondere il suo divertimento - Nida aveva sempre quell'effetto su Squall. "No," sottolineò, e lei non poté fare a meno di sentire i denti stretti oltre le sue parole. "Affari personali. Mandami la Lagunarock, Nida."

Riagganciò prima che il suo loquace ex compagno di studi potesse rispondere, e guardò Rinoa. "La Lagunarock dovrebbe arrivare entro trenta minuti, e voglio esserci quando atterrerà." A Caraway disse, "mi scuso per l'interruzione prematura, Colonnello, ma devo andare. Grazie per la sua generosità e ospitalità."

Rinoa socchiuse gli occhi. "Non stai pensando di andartene da solo, vero, Squall? E lasciarmi a tornare a Balamb da sola?" Ovviamente era esattamente quello che lui stava pensando. Lui era o molto dolce o molto sciovinistico, e ancora molto il lupo solitario che era stato quando lo aveva incontrato la prima volta. Rinoa aveva pensato di averlo curato da quell'idea sbagliata.

Squall sembrò voler alzare gli occhi al cielo, ma si trattenne all'ultimo minuto. "È più sicuro."

C'era un milione di altre cose che, Rinoa lo sapeva, Squall non stava dicendo, ma prima che lei ci si potesse scagliare contro, la voce di suo padre la fermò. "Rinoa." Lei lo guardò al di sopra della spalla, con una smorfia già mezza disegnata sul volto. Aveva sentito quel particolare tono di voce anche troppo spesso da bambina - quel miscuglio di cautela e controllo. Ma l'espressione di Caraway era mite, gli occhi vagamente divertiti. "Il Comandante deve fare le valigie, se vuole arrivare in orario al suo volo." Alzò gli occhi verso quelli di Squall e, semmai, il suo debole sorriso si allargò. "Vi porterò in macchina al punto di atterraggio della Lagunarock, e voi due potrete continuare là la vostra discussione."

L'espressione di Squall passò dalla gratitudine al dolore, e Rinoa dovette ridacchiare anche mentre lui inclinava con grazia la testa. "La ringrazio per la sua offerta di darci un passaggio, Colonnello. Sarò pronto il prima possibile." Lanciò un'occhiata più cupa a Rinoa, ma c'era qualcosa... qualcos'altro nel suo sguardo, qualcosa di diverso dalla solita frustrazione per la sua testardaggine.

Qualcosa che sembrava quasi un'implorazione.

"Finiremo dopo," promise lui, e salì di corsa le scale.

Rinoa si voltò e sorrise radiosa a suo padre. Non era mai stata più felice di lui di quanto lo fosse in quel momento. Ci voleva un uomo coraggioso, o un pazzo, per intervenire in uno dei loro litigi. "Grazie, papà." Le scappò e basta, e Rinoa si fermò, imbarazzata dal suo passo falso. Il viso di Caraway non mostrò alcuna traccia di sorpresa, ma lei deglutì e continuò, "vado su anch'io a prepararmi."

"Metti in valigia le cose essenziali," disse Caraway mentre Rinoa iniziava a salire le scale. Lei lo guardò, e lui si spiegò meglio. "Penso che sarebbe una valutazione corretta dire che il Comandante potrà avere tutto pronto in dieci minuti, ma se hai bisogno di lasciare qui alcune tue cose, puoi sempre tornare a riprenderle."

La gratitudine le scaldò la voce, e Rinoa disse per la seconda volta in così poco tempo, "grazie papà. Potrei doverlo fare."

Nonostante la situazione che li aspettava, Rinoa sorrideva salendo le scale.

Forse il suo tempo con suo padre era stato interrotto prematuramente, ma erano stati abbastanza bene insieme, pensò. Poteva vedersi tornare in quella casa in futuro, solo per far visita, o per altri eventi familiari. Le cose potevano non essere ancora perfette tra loro, ma c'era abbastanza tempo per quello.

Aveva quello che aveva voluto da quando sua madre era mancata così tanti anni prima. Rinoa aveva ancora una famiglia.

*

Note al testo
(1) Testimone dello sposo: in inglese il testimone dello sposo è il best man. Da qui il discorso sulla parte maschile del testimone dello sposo (rappresentata appunto dalla parola man).

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Nota della traduttrice: come sempre, ogni commento sarà tradotto e inviato all'autrice, così come ogni sua eventuale risposta sarà riportata come risposta alla recensione (nei siti che lo permettono) o comunque sul mio blog.
Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! Alessia Heartilly

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Sei

"Leonhart."

Aveva letto il nome sul display del suo cellulare, ma aveva dovuto combattere con l'incredulità e la confusione mentre rispondeva alla chiamata.

La voce dall'altro lato confermava il nome. "Comandante? Qui parla Kiros. Da Esthar."

Come se potesse dimenticare chi era. Squall lo aveva incontrato di persona solo poche volte, e solo una volta, forse due, dopo la sconfitta di Artemisia, ma ricordava Kiros, anche solo perché era uno dei personaggi dell' "altro mondo".

"Sì." Non c'era altro da dire.

Kiros spesso ricordava a Squall Nida - mai turbato dall'imbarazzo sociale, cosa che poteva essere considerata insieme una benedizione e una maledizione. Ma Kiros non perse tempo con le cortesie, e andò dritto al cuore della faccenda. "Mi scuso per averti chiamato la mattina di Natale, e sulla tua linea privata, ma ci sono state serie minacce alla vita del Presidente Laguna nelle scorse settimane, e siamo preoccupati per la sicurezza della Parata di Natale di stasera, in cui è previsto che il Presidente partecipi come Babbo Natale."

Squall sapeva che Rinoa lo avrebbe guardato dal salotto, ma doveva bloccarla, concentrarsi solo sul compito del momento. Si accigliò, con lo sguardo rivolto al muro, ricadendo nella risposta standard. "Se è un'emergenza, tutte le chiamate saranno inoltrate al Garden più vicino - in questo caso, il Garden di Balamb - attraverso l'ufficio centrale. Sarà preparata ed esaminata una richiesta formale, e una squadra di SeeD esperti sarà -"

Kiros lo interruppe, con impazienza nella voce. "Comandante... Squall." Squall sbatté le palpebre. Era strano sentire qualcuno che era fondamentalmente un estraneo chiamarlo per nome. Nel suo lavoro, i clienti usavano o il suo titolo ufficiale o il suo cognome, ed erano solo i suoi amici, per quanto pochi, a chiamarlo con il suo nome di battesimo.

"Se avessi voluto il Garden, li avrei chiamati direttamente. Il Presidente... Laguna non riconosce la serietà delle minacce, ma al meglio delle nostre possibilità io e Ward abbiamo stabilito che questa gente fa sul serio, e sono davvero intenzionati ad eliminarlo."

Squall non era sicuro di cosa pensassero che lui potesse fare, ma mantenne una voce impassibile. "Ho bisogno che mi diate tutti i dettagli disponibili su queste minacce. Poi decideremo cosa è meglio fare." Aveva già deciso di inoltrare Kiros al Garden. Se era una questione di sicurezza, come era già accaduto in passato con Esthar, per coadiuvare la polizia di Esthar, Nida avrebbe gestito la faccenda, e una squadra sarebbe stata predisposta - in tutta probabilità, Squall sarebbe stato a capo di quella squadra, dato che lo staff di servizio e i volontari erano pochi il giorno di Natale. Ma le cose avrebbe seguito la procedura corretta.

Il rapporto di Kiros fu efficiente ed esauriente. "Le minacce sono arrivate tramite una lettera, indirizzata direttamente al Presidente Loire, e in una trasmissione radio e tv a tutta la città. I terroristi, che si fanno chiamare I Distruttori, hanno violato il sistema da un luogo non rintracciabile per inviare il loro messaggio a tutta la città - un secondo attentato al Presidente sarà fatto stasera, durante la Parata delle Luci di Natale. Non sono stati dati dettagli sull'ora precisa, ma la nostra più grande paura è un attacco tramite cecchino. Abbiamo raccolto le forze di sicurezza di Esthar in quelli che ci sembrano i punti deboli lungo il corso della parata, e siamo all'erta per minacce di bombe, attacchi frontali, o rivolte nella folla."

Squall non dovette esitare; la sua mente esaminò automaticamente l'informazione data da Kiros con la precisione e la rapidità della machine gun di Laguna. "Secondo attentato?" Era vagamente disturbante il fatto che non ci fossero state informazioni al Garden di un primo attentato. Anche se non era strettamente protocollo, era una cortesia comune che tutti gli stati tenessero informato il Garden locale di rivolte politiche, e la rete di comunicazione tra Garden si stava rafforzando con regolarità. Qualcosa di importante come il tentato assassinio del Presidente della nazione più avanzata del mondo di sicuro avrebbe segnato un picco nei radar informativi del Garden.

Parte di lui, la parte che rimaneva solitaria in tutte le interazioni, notava come non c'era nulla più che una vaga irritazione alla mancanza di informazione alla comunità di Esthar; a quanto pareva, i loro errori del passato nell'isolamento non avevano insegnato niente, dopo la guerra della strega.

E quella parte di lui doveva chiedersi... l'uomo di cui stavano discutendo, la cui vita era stata minacciata prima e anche adesso, era suo padre. Non doveva sentire qualcosa di più che un vago disgusto perché Laguna prestava così poca attenzione al pericolo?

Ma d'altra parte... perché avrebbe dovuto? Laguna non significava per lui nulla più che un'altra testa di un altro corpo politico.

A parte questo, non era nulla per Squall.

Kiros stava spiegando il primo tentativo, e Squall concentrò la sua attenzione di nuovo sulla conversazione. "Tre settimane fa, Laguna è andato a supervisionare la costruzione del nuovo sviluppo sul lato est della città. Lo abbiamo a malapena fatto uscire dalla macchina in tempo; abbiamo avuto un colpo di fortuna quando il supervisore si è reso conto che c'erano state 'riparazioni meccaniche' sul veicolo presidenziale. I terroristi hanno infiltrato un uomo - era sparito quando la polizia è arrivata al garage - per mettere un'autobomba con timer."

Il primo pensiero di Squall fu che Esthar aveva bisogno di una migliore sicurezza nel garage. Non si permetteva a degli estranei di entrare e uscire come volevano. Questa gente non aveva sentito parlare di cose come i controlli dei precedenti?

"Avevamo ricevuto un avvertimento di un tentativo, quel giorno," continuò Kiros. "Ma nulla di specifico. Siamo stati fortunati che il supervisore l'ha notato in tempo. Oggi, c'è stata molta più pubblicizzazione, e hanno ridotto lo spazio temporale a una finestra di novanta minuti durante la parata, anche se non tralasciamo i tentativi fatti prima o dopo l'evento principale. Abbiamo bisogno del suo aiuto, Comandante. Se è una questione di denaro, noi - Ellione, Ward e io - siamo disposti a pagare la tariffa standard, con il bonus per la festività, di tasca nostra. Il governo di Esthar, dato che Laguna fa il testardo, non sarà coinvolto nella cosa."

C'era un'implorazione davvero reale nella voce di Kiros quando aggiunse, "ci aiuterai, Squall?"

Rimase in silenzio per un attimo. Un centinaio di pensieri gli correvano nella mente - avrebbe dovuto dire no, avrebbe dovuto ripetere a Kiros che doveva contattare il Garden e far predisporre qualcosa; cosa poteva fare un uomo solo contro un intero esercito di insorti? Avrebbe dovuto tornare a Balamb e godersi il Natale con i suoi amici, con Rinoa.

Ma non poteva rifiutare qualcosa a Kiros. Non poteva deluderlo a quel modo. "Non posso garantire la dimensione della squadra che la incontrerà; è Natale. Ma sarò lì non appena possibile. State pronti a rivedere il tragitto della parata e gli attuali dettagli della sicurezza quando arrivo."

Kiros era evidentemente sollevato e grato. "Grazie, Comandante. Hai bisogno di un passaggio dalla stazione dei treni? Sarò lì personalmente..."

Squall scosse bruscamente la testa, un movimento piccolo, e interruppe Kiros. "No. Prendo la Lagunarock. La incontrerò al Palazzo Presidenziale."

Riagganciò, poi fece un respiro profondo e spostò l'attenzione su una questione più pressante.

Rinoa non lo avrebbe lasciato partire così facilmente.

*~*~*~*~*

Non faceva alcun bene ringhiare e ribollire di rabbia e digrignare i denti, ma Squall si trovò a fare tutte e tre le cose mentre si metteva ai comandi della Lagunarock, manovrando con fare esperto i controlli manuali e registrando il tragitto più diretto verso Esthar. Nida aveva inviato la futuristica aeronave con l'autopilota il più vicino a Deling City che poteva, ma c'erano certe precauzioni di sicurezza da cui l'autopilota era stato impostato a non deviare. Il volo a bassa quota era una di queste, per evitare scontri accidentali con montagne o alberi alti.

Squall preferiva rasentare la superficie ogni volta che era possibile. Rinoa lo chiamava sci acrobatico, ma a lui piaceva avvantaggiarsi dei venti di superficie, e quando la velocità era essenziale, una qualsiasi brezza d'aiuto era gradita.

D'altra parte. Non gli piaceva l'altezza.

Squall avviò il motore, controllando automaticamente i display alla ricerca delle luci verdi del via libera, e controllando i monitor posteriori per assicurarsi che la macchina di Caraway fosse già ben lontana verso la città prima di accendere i sistemi di propulsioni che li avrebbero spinti in alto a velocità da far attorcigliare le viscere. La Lagunarock ruggì mentre lui accelerava, e si fiondarono nel cielo.

Aspettò fino ad aver inserito il tragitto prima di voltarsi ad affrontare la questione in sospeso.

"Non dovresti essere qui."

Rinoa, seduta nel sedile del copilota, lo guardò appena. "Beh, ci sono."

Squall lasciò andare un sospiro di frustrazione. Normalmente sarebbe stato commosso, anche se non particolarmente grato, della sua insistenza di accompagnarlo, ma non poteva capire, solo per una volta, perché voleva farlo da solo, questo? "Rinoa... "

Lei si girò per affrontarlo, con la rabbia negli occhi. L'aveva trattenuta per tutto il tragitto in macchina, si era seduta in un silenzio di pietra accanto a lui nella cabina. Squall era solo sorpreso che si fosse trattenuta fino a quel momento. "Senti, stai per affrontare qualcosa di pericoloso, Squall. Sono abituata al fatto che mi chiudi fuori quando si tratta di cose del Garden, e quella è una cosa. Questa non lo è, è personale, ed è pericolosa. Troppo pericolosa per affrontarla da solo, quindi sono qui, che tu mi voglia qui o no. Se pensassi di poter riuscire a farlo, chiamerei Zell e Selphie e farei venire anche loro come supporto." Il suo viso si imbronciò ancora di più, ma c'era qualcosa di molto diverso nei suoi occhi, nella sua voce, quando aggiunse, "non sei solo, Squall. Non ti lascio solo."

Era un sentimento dolce, ma non un sentimento che Squall apprezzava particolarmente, al momento. "Non è personale." Non avrebbe permesso che fosse personale. Era un SeeD che rispondeva a una chiamata d'aiuto. Data l'urgenza della cosa, non aveva chiamato per avere supporto. Era una questione semplice. I SeeD erano addestrati ad affrontare svariate circostanze, e ad improvvisare nelle missioni con qualsiasi materiale - umano e non - fosse disponibile.

Rinoa si strofinò il viso. Sembrava davvero adorabile quando lo faceva, e Squall si rimproverò immediatamente. Quando aveva iniziato a pensare con termini come 'adorabile'? Lei non era un dannato cucciolo. Lui non pensava che i cuccioli fossero 'adorabili'.

"Non personale col cazzo del Behemot," ribatté lei. Quando arrivava a uno dei suoi modi di dire, Squall non sapeva mai cosa sarebbe successo. "È tuo padre."

Squall piegò le spalle a quella parola. Non sapeva perché, e costrinse immediatamente i muscoli a rilassarsi. Le lanciò una breve occhiata cupa prima di far atterrare la Lagunarock sullo speciale spazio di atterraggio ideato per contenerla al Palazzo Presidenziale. "Siamo qui perché sono il Comandante del Garden di Balamb. Nulla di più." Sembrava che lui avesse qualcuno da convincere; era perché Rinoa lo stava guardando con quello sguardo scettico, quello che precedeva il 'mmmh?' dal tono particolare che significava che era pronta a tuffarsi e litigare.

Non si preoccupò di dar voce al suo grugnito, spegnendo i motori della Lagunarock con un comando brusco e levandosi la cintura di sicurezza. "Dai," ordinò bruscamente. Di certo non era che non vedesse l'ora di affrontare le riunioni a venire - o i confronti che ne conseguivano.

Rinoa si alzò con grazia. Per quanto fosse arrabbiato, notò, Squall aspettò che lei lo superasse, con una mano mezza tesa ad aiutarla verso l'uscita. Era così dolce. Rinoa attese fino a quando furono fuori dal potenziale campo visivo di chiunque guardasse dalle finestre, prima di alzarsi sulle punte e posargli un bacio tenero sulle labbra.

Nel suo tipico modo di fare, Squall attese di aver iniziato a far scendere la rampa di uscita prima di chiedere, "per che cos'era quello?"

"Sei un tale tesoro, Leonhart," gli sorrise radiosa lei. "Continueremo la nostra discussione dopo." Lo superò leggera sulla rampa, proteggendosi gli occhi dal bagliore accecante delle luci al neon e del sole naturale che copriva la città, lasciando Squall frustrato, irritato, e confuso, a seguirla.

Kiros e Ward non si vedevano da nessuna parte, quando sbarcarono. Ellione aspettava in solitaria eleganza, vestita di un semplice maglione rosso e jeans bianchi, festiva come un ramo di agrifoglio. Il suo viso si illuminò completamente quando si avvicinò, a braccia aperte, per avvolgere Squall in un abbraccio di benvenuto.

"Squall. Rinoa. Buon Natale." Fece un passo indietro, sorridendo, e tenne la mano in quella di Squall. "È così bello rivedervi entrambi. Mi dispiace aver interrotto i vostri piani per le feste, ma siamo così preoccupati, e zio Laguna è così testardo sull'ammettere quanto è seria la situazione." Piegò la testa verso Rinoa, con gli occhi pieni di calore. "Squall quest'anno ha fatto il bravo, o per lui c'è il solito pezzo di carbone?"

"Sorellina!"

Rinoa rise, felice, alla protesta oltraggiata di Squall, e fece un passo avanti per salutare Ellione con un abbraccio. "Eravamo a casa di mio padre. Siamo sopravvissuti tutti."

Ellione sollevò un sopracciglio guardando Squall, e il movimento parlava insieme di divertimento e ammirazione. "Faccio un applauso al tuo autocontrollo, Squall - e a quello del Colonnello." Rinoa rise ancora, mentre Squall si imbronciò allo scherzo.

"Spero che Kiros e Ward ci stiano aspettando per aggiornarci sui dettagli di sicurezza per la parata di stasera?"

Sorridendo a Rinoa, in condivisione di un momento di pura comprensione femminile, Ellione li guidò lungo il corridoio. "Tutto lavoro e niente gioco, Squall," lo ammonì con leggerezza, ma il suo divertimento svanì mentre si facevano strada nei corridoi intricati del Palazzo Presidenziale. I consiglieri inclinavano il capo con deferenza educata ai tre - Ellione era una vista familiare in quelle stanze, e tutti conoscevano il Comandante senza paura del Garden di Balamb, ed Esthar, almeno, riconosceva il viso della giovane Strega.

"Lo zio Laguna si rifiuta di ascoltare le nostre ragioni." Il riflesso del suo viso, mentre passavano attraverso i vetri curvi e luccicanti del corridoio esterno che dava sulla città sottostante, era pieno di preoccupazione. "Continua a parlare della dimensione della sua pancia da Babbo Natale, invece. Tutta l'imbottitura del mondo non fermerà un proiettile, o una bomba legata al fondo della slitta, o un colpo di Thundaga. Rifiuta di lasciarci usare Reflex e Protect su di lui, o almeno Rigene - dice che Babbo Natale non luccica, quindi non lo farà nemmeno lui."

Squall giocò con l'impugnatura del suo gunblade; i contorni erano familiari come il respiro sotto le sue dita guantate. "Forse posso farlo ragionare." Si chiese tra sé e sé se la ragione avrebbe funzionato con l'uomo dell' 'altro mondo'. Forse se avessero liberato un'orda di Mumba che ballava il mambo...

Rinoa gli toccò la mano, riportandolo al presente. Stava sorridendo debolmente, e Squall ebbe la sensazione, come succedeva spesso, che lei gli stesse 'leggendo' i pensieri. Ma le sue parole erano dirette ad Ellione. "Sentiamo prima cos'hanno da dire Kiros e Ward, e poi ci preoccuperemo di convincere Laguna." Era troppo strano riferirsi a lui come al 'Presidente Loire'. In qualche modo, l'uomo che immaginava nella sua mente non si adattava a un titolo così importante. "Una volta che conosceremo il pericolo reale, potremo valutare la situazione e prendere una decisione." Rinoa non lavorava come segretaria del Preside di Cid per niente.

Il piccolo dettaglio non sfuggì ad Ellione. "La pratica perfeziona," commentò con un sorriso ironico mentre li precedeva in una piccola sala per conferenze. "Ci siamo tutti."

Ward era seduto a un tavolo, e il suo corpo largo rimpiccioliva la sedia comoda su cui stava. Il suo viso enorme e amichevole si allargò in un caldo sorriso mentre si alzava per salutarli con silenzioso entusiasmo. Kiros, in piedi con le spalle rivolte alla porta, si voltò dal suo esame dello schermo, cupo e silenzioso - misterioso, in qualche modo, pensò Squall - come sempre.

"Grazie per essere venuti con così breve preavviso," disse. La sua voce, calma e profonda, era come i cerchi su uno stagno dopo che è stato gettato un sassolino nelle profondità dell'acqua. Indicò con un gesto le sedie intorno al tavolo, i vassoi di pasticcini e panini e le caraffe di succo di frutta. "Prego, servitevi. Se non vi dispiace, andremo dritti al punto."

"Ci va bene." Squall si sedette, scegliendo senza pensarci la sedia che gli dava la migliore visuale dello schermo e la migliore posizione per affrontare qualsiasi attacco potesse venire dall'unica porta della stanza. Rinoa si sedette accanto a lui, ed Ellione dall'altra parte del tavolo, accanto a Ward. Lui ignorò Rinoa, che gli vuotava un bicchiere di succo di frutta e riempiva un piatto di cibo davanti a lui, focalizzando invece l'attenzione sulle figure e i dati che Kiros mostrava sullo schermo.

Gran parte delle informazioni era una ripetizione, con più dettagli, dei fatto che Kiros aveva raccontato al telefono, ma Squall si concentrò attentamente su ogni singolo punto. Si alzò per studiare il tragitto che la slitta, con Laguna a bordo, avrebbe fatto. La partenza era stabilita per le ore sedici e trenta, orario civile, e la parata sarebbe durata fino alle diciotto in punto, quando Laguna sarebbe arrivato al Palazzo Presidenziale, sarebbe salito al balcone all'aperto, e avrebbe augurato a tutti un buon Natale mentre iniziava a cadere neve finta.

"Io colpirei qui," rifletté Squall, picchiettando un dito contro l'immagine del balcone del Palazzo. "Avrei il maggior impatto, e la maggior folla a vederlo. In più, sei proprio a Palazzo - quale posto migliore per affermare qualcosa? E la maggior parte della sicurezza seguirà Laguna stesso, senza pensare al rimanere indietro."

Rinoa non sapeva cosa pensare della facilità con cui Squall pensava come un terrorista. Era parte integrante del suo lavoro, però, immaginava. "Ma ci sono le guardie," gli ricordò. "Pattuglie regolari, no?" Guardò Ward, che annuì senza parole.

Squall si infilò pigramente le mani nella cintura, e la guardò. "Certo, ma con tutti i preparativi per 'Babbo Natale', ci devono essere dei lavoratori che entrano - che sistemano le macchine per la neve, che preparano le decorazioni. In nessun modo la sicurezza può fermare un tipo che arriva carico di luci e trascina impalcature." Squall non aveva idea di cosa si faceva con un'impalcatura, ma se non lo sapeva lui, non l'avrebbe saputo nemmeno la guardia alla porta.

"Tutti gli operai assunti dovrebbero essere controllati dalla compagnia," gli ricordò Ellione. "Hanno ricevuto istruzioni di indossare chiaramente i cartellini di riconoscimento sugli abiti." Cercò di sorridere, ma non cancellò dal tutto la preoccupazione nei suoi occhi chiari e limpidi. "Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, Squall."

Lui fece una smorfia. "Nessuna critica," le disse in fretta. "So che ci avete provato. Con più preavviso, la SeeD avrebbe trovato qualcosa di più sicuro. Ma è facile per qualcuno infilarsi come lavoratore - dice che ha messo il cartellino sulla giacca, ma gli è venuto caldo e l'ha tolta, e l'ha dimenticato. Lo prenderà se c'è davvero bisogno di vederlo - ma è carico di tutta la roba che serve per i preparativi, no?" Squall scrollò le spalle, e si voltò di nuovo allo schermo. "Le guardie non controlleranno così attentamente."

"Allora cosa facciamo?" Ellione giocò nervosamente con l'angolo del suo tovagliolo, tradendo la calma nella sua voce. "Non è che possiamo mettere una guardia proprio vicino a zio Laguna, sulla slitta."

Le parole di Ellione diedero il via a un'idea nella mente di Squall, e la sua bocca si curvò in un raro, piccolo sorriso. "Sai, sorellina," mormorò, "potresti proprio avere pensato a qualcosa."

"Cosa?"

Squall si voltò a ispezionare il display sul muro. "Mostratemi le configurazioni della slitta, potete?" Ward caricò il diagramma corretto sul primo schermo, e Squall lo studiò senza dire una parola. Dietro di lui, Ellione e Rinoa si scambiarono uno sguardo.

Rinoa lo incoraggiò a parlare. "Squall?"

Si voltò verso i visi preoccupati che lo guardavano alla ricerca della guida che l'aveva una volta irritato. C'era preoccupazione reale e implorazione nei calmi occhi castani di Ellione. Squall fece quello che gli sembrò giusto, e attraversò la stanza per prenderle la mano.

"Possiamo mettere una guardia su quella slitta," disse.

"A Laguna non piacerà," disse Rinoa accigliandosi. Squall non aveva ascoltato tutta la conversazione? "Le guardie armate non sono adatte allo spirito del Natale."

"Possiamo farlo in due il gioco dell'inganno," rispose Squall con calma. "Se i Distruttori possono avere accesso al Palazzo vestiti da operai, allora noi possiamo mettere una scorta su quella slitta."

Gli occhi scuri di Kiros si illuminarono per l'apprezzamento del piano. "Una guardia travestita." Non aveva illusioni - il Comandante non avrebbe accettato nessun altro su quella slitta tranne se stesso. Kiros si divertì brevemente a immaginare Squall con un paio di corna sulla testa, con i campanelli che suonavano allegramente sulle spalle.

Kiros dovette tenere fermi i muscoli della mascella per evitare che il sorriso rompesse la sua maschera solenne. Rinoa incontrò i suoi occhi, con il suo stesso sguardo che luccicava di umorismo, e Kiros immaginò che o lei aveva capito il corso dei suoi pensieri o stava pensando allo stesso modo.

"Precisamente," rispose Squall, o ignorando o del tutto inconsapevole di ciò che succedeva nella stanza. Guardò dritto Ellione, e le strinse le dita in una rassicurazione silenziosa, che echeggiava nelle sue parole. "Lo proteggerò io, Ellione. Prometto."

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Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo sette

Laguna stava provando il suo costume da Babbo Natale per gli ultimi aggiustamenti, e così, prima di tagliare la corda, Ellione mostrò a Rinoa e Squall la stanza che avrebbero condiviso nella parte dedicata agli ospiti del Palazzo.

"Incontrerò Laguna alle sedici" iniziò a dire Squall, posando la sua piccola borsa da viaggio sul cassettone. "Farò la prova del costume tra un'ora. Spero che abbiano qualcosa di adatto in magazzino." Babbo Natale aveva sempre miriadi di elfi intorno, o renne, anche se Squall avrebbe preferito non usare quelle corna. Sarebbero state un rischio troppo limitante se la situazione avesse richiesto un combattimento corpo a corpo.

Be', date le sue preferenze, Squall non si sarebbe travestito affatto, ma quella non era proprio una scelta possibile.

Rinoa si tolse il cappotto, che aveva indossato per tutta la riunione nella sala conferenze, e lo gettò noncurante ai piedi del letto. Piegò la testa con grazia, stuzzicandolo: "saresti carino con i campanelli da slitta e le corna".

Squall le lanciò un'occhiata cupa. "Non andrò come renna."

"Oh?" Rinoa era genuinamente sorpresa. "Sei troppo alto per fare l'elfo" sottolineò.

Gli elfi aveva restrizioni d'altezza? Squall fece una smorfia. "Non mi interessa."

Rinoa alzò gli occhi al cielo. "Lo so" rispose lei senza rancore. "Ma scommetto che a Laguna invece interessa. Inoltre, se ti vesti da elfo, dove metterai il gunblade? Gli elfi non hanno tasche."

"Nemmeno le renne."

"Ma potresti nasconderlo meglio."

"Cosa sei, una qualche specie di esperta dei costumi da renna?"

Rinoa rise semplicemente e scosse la testa. "Non intendo litigare con te su questo" disse, senza farsi prendere dall'irritazione. "È Natale, Squall. Non intendo rovinarlo con un litigio."

Squall si allontanò verso la finestra, dandole la schiena, fissando i curati giardini del palazzo. Con la luce che gli pioveva addosso, era poco più che una presenza scura e in ombra vicino al vetro scintillante. Si concentrò sulla minaccia imminente. "Natale o no, ci sono cose in questo mondo che seguono programmi personali. E a volte una battaglia è inevitabile, a prescindere da quanto ci si provi."

"Sei preoccupato?"

Squall girò la testa; con la luce da dietro, era impossibile leggergli il viso. "Ci sono troppe variabili sconosciute in gioco. Se Laguna non fosse un idiota con approssimativamente il QI di un Ochu, la SeeD sarebbe riuscita a gestire meglio le minacce alla sua vita."

"No." Rinoa scosse la testa. "Voglio dire, sei preoccupato? Per Laguna?" Era così facile, ascoltando come Squall parlava di quell'uomo, dimenticare che era suo padre. "Non stiamo parlando solo di una qualche rivolta politica. Questi sono attentati alla vita di tuo padre."

Di nuovo, ci fu quella tensione nei muscoli delle sue spalle. "Non è mio padre" sbottò lui. Le parole, e l'amarezza dietro ad esse, lo spaventarono. Squall si passò una mano tra i capelli, con un improvviso respiro affrettato. "Quello che volevi con tuo padre... sistemare i vostri rapporti, ricordare la vicinanza di quando eri piccola... non è affatto quello che voglio io da Laguna. Non c'è nulla che voglio lì."

Le parole era dure, ma il sentimento sottostante era intensamente doloroso. Squall si voltò ancora per guardare fuori dalla finestra, e Rinoa pensò di vedere un lampo di rimpianto sul suo viso. Rimpianto, dubbio, negazione.

Era quel rimpianto, quel dolore, quel minimo lampo di emozione che Squall mostrava così raramente, a far morire senza voce la risposta rabbiosa di Rinoa. Si avvicinò a lui, stringendogli le braccia alla vita e premendo la guancia contro la sua schiena. Così inquieto, il suo leone, pensò, e gli sfiorò la spalla con le labbra. Sentì le mani di Squall muoversi per coprirle le sue intorno alla vita. "Lo so" mormorò, anche se c'era un dolore nel suo cuore nell'ammetterlo. "Capisco."

Squall chiuse gli occhi, stringendo le dita intorno a quelle di lei. Rinoa diceva di capire, pensò. Ovviamente lei gli diceva che capiva.

E ovviamente, lei capiva davvero.

*~*~*~*~*

Anche se non lo capisco io stesso, pensò Squall più tardi mentre bussava svogliatamente alla porta semi-aperta dell'ufficio del Presidente. Non aspettò la risposta di Laguna prima di entrare. L'interno era decorato con gusto, nei toni calmanti di verde e crema, un nido di pace nella vita tumultuosa del capo della nazione più tecnologicamente avanzata del mondo. Legno levigato - una scrivania nera, sorprendentemente libera da cianfrusaglie, alcune sedie di vecchio stampo e ben imbottite, un angolo per sedersi più intimo, per le riunioni più familiari intorno a un tavolino basso - luccicava contro il tono verde e scuro della stanza. Anche se l'ufficio non era eccessivamente lussuoso, era sistemato con arte e mobili costosi.

Squall pensò che Ellione dovesse averci qualcosa a che fare. Non era sicuro di cosa avrebbe fatto alla stanza Laguna, se lasciato a se stesso. Probabilmente niente, che era esattamente quello che avrebbe fatto Squall - anzi, che aveva fatto con il suo ufficio al Garden di Balamb, fino a quando era entrata Rinoa, aveva commentato sulla natura stile prigione dello spazio in cui lavorava, e aveva sistemato le cose proprio il giorno dopo, dopo un viaggio orrendo per fare shopping a Balamb. Cosa in cui, ovviamente, era stato costretto ad accompagnarla.

Laguna, cosa abbastanza strana, era seduto... era seduto sul pavimento? Squall quasi si portò una mano agli occhi, come se strofinarli potesse schiarirgli la visuale. Bambini si affollavano intorno all'uomo, e Squall dovette combattere contro l'istinto di correre a nascondersi. Non che l'avrebbero attaccato, si ricordò. Ellione si era sposata molti anni prima, e i suoi bambini erano educati e conoscevano le buone maniere. Erano anche abbastanza grandi da essere educati al vasino. Non sarebbe stato bloccato a dover cambiare pannolini come aveva fatto a Timber.

"...e così ero lì, che cercavo di allontanare un mostro lungo quasi due metri e mezzo con solo il mio coltello da burro" stava dicendo Laguna ai bambini felici. Era una bugia così ovvia che Squall alzò gli occhi al cielo. Gli altri nella stanza non avevano notato la sua presenza, quindi era al sicuro. Per il momento.

"Zio Laguna!" Il più vecchio, un bambino - Charlie o una cosa così; Squall non se lo ricordava - rise e picchiò il piede sul tappeto. Aveva solo una scarpa; all'altro piede aveva solo un calzino azzurro acceso. "I Galkimasela non diventano così grossi!"

Laguna spalancò semplicemente gli occhi con fare oltraggiato. "Stai dicendo che sto mentendo?" Gonfiò comicamente le guance, e Squall fece una smorfia. Ora avrebbe avuto gli incubi. Dubitava che il Colonnello Caraway avesse mai fatto l'idiota, anche quando non era in attività ufficiali. "L'ho visto! Era almeno due metri e mezzo - no, forse tre!" Laguna agitò le braccia in aria, dipingendo la dimensione della bestia.

Era andato avanti abbastanza. Squall fece un altro passo nella stanza. "A dire il vero, ci sono stati avvistamenti documentati di Galkimasela maschi lunghi fino a più di due metri, inclusa una coda di mezzo metro. Anche se generalmente non crescono così tanto, si dice che ci siano delle tribù di esemplari inusualmente grandi nelle valli a est. Moltissimi avvistamenti di Galkimasela enormi avvengono durante l'autunno, la stagione degli amori. È una cosa comunemente risaputa che i Galkimasela maschi 'si gonfiano' per sembrare più grandi di quanto sono per impressionare le femmine, e quindi riuscire ad avere una compagna."

Quattro teste si girarono per fissarlo. La sorpresa era distribuita egualmente in otto occhi, ma i bambini si ripresero per primi dallo shock iniziale. "Zio Squall!"

Si lanciarono su Squall con tanto entusiasmo che lui non ebbe nemmeno il tempo di pensare a manovre evasive. Poi fu avvolto da piccole braccia che si strinsero intorno alle sue gambe e alla sua vita, e lui non riuscì a pensare affatto per le loro fervide preghiere. Si sentì addosso un sudore freddo mentre ogni bambino reclamava la sua attenzione.

Laguna si alzò, con più grazia di quanta Squall segretamente gliene attribuisse, e un umorismo confuso misto a piacere genuino negli occhi. "Sei venuto. Non pensavo che ce l'avresti fatta, dopo tutto."

Squall rimase momentaneamente confuso. Fare cosa? Poi ricordò, vagamente, che Ellione lo aveva invitato ad Esthar per le feste. Era stato occupato nelle ultime settimane, e aveva pensato a quell'invito di sfuggita, mentre faceva scorrere la sua posta. Immaginava che avrebbe dovuto rispondere, ma aveva poco senso adesso.

"Non sono qui per far festa" rispose Squall, con parole sdegnose. I bambini sentirono la riserva nella sua voce e si ritrassero per guardarlo.

Il bambino più vecchio di Ellione, Sammy, sollevò entrambe le sopracciglia, vagamente ferito. "Non rimani per Natale?"

Squall guardò il bambino - era da qualche parte tra gli otto e gli undici anni, almeno - con occhi piatti, ma le sue parole erano dirette a Laguna. "Sono qui dietro richiesta di Kiros per... certe preoccupazioni sulla parata di stasera." All'ultimo momento, cambiò la frase originaria. Non pensava che Ellione avrebbe apprezzato che parlasse così liberamente di cose inquietanti davanti ai suoi bambini. Stava imparando.

L'espressione di Laguna era di una così totale ignoranza che Squall portò l'attenzione sul bambino. "Devo parlare un po' con Laguna. Va' a cercare la mamma o una cosa così."

"Ok." Senza essere turbato dalle maniere brusche di Squall, Sammy tirò le mani delle sorelle. Fece un'ultima domanda a Squall. "C'è anche Rinoa?" Al cenno d'assenso di Squall, i bambini si lanciarono in un eccitato coro di grida e uscirono di corsa dall'ufficio per cercarla.

Solo con Laguna, Squall non perse tempo ad andare dritto al punto. "Kiros ha chiamato e mi ha informato della situazione con i Distruttori." La censura gli coloriva la voce, e fissò Laguna con occhi duri. "Il Garden di Balamb avrebbe dovuto essere contattato dopo il primo attentato alla tua vita. Noi siamo i rappresentanti SeeD più vicini, e con forza proattiva avremmo potuto essere in grado di bloccare questo secondo tentativo."

Laguna agitò una mano con noncuranza. "Ellione si preoccupa per niente. Squall-" Sospirò profondamente, scuotendo la testa. Il movimento gli mandò ciocche allentate di capelli sugli occhi. "Quando sei in posizione di potere - come io e te - devi abituarti alle minacce e ai pericoli. Alcune sono più reali di altre; alcune minacce sono per lo più aria fritta, e devi solo abituarti a sentirtele addosso."

Quell'uomo diceva cose senza senso la maggior parte delle volte. Squall ricordava distintamente 'l'altro mondo', illusioni e ricordi mandati alla sua mente incosciente attraverso i poteri speciali di Ellione. Spesso Laguna aveva detto cose senza senso, allora, passando la maggior parte del tempo a parlare tra sé e sé di cose inutili.

Come Squall si trovava a fare adesso. Si diede una scossone mentale per tornare alla situazione presente. "Laguna, dovresti sapere che quando sei in una posizione di autorità, devi più di chiunque altro prendere sul serio tutte le minacce. Come Presidente di Esthar, una volta isolata dal resto del mondo, dovresti capire il bisogno di onestà con i tuoi vicini e chi ha giurato di proteggere il tuo popolo." Gli occhi di Squall si scurirono per l'irritazione per il comportamento irresponsabile di Laguna. "Anche se non sei disposto a proteggerli tu stesso."

Laguna scosse la testa. "Non posso accettare che qualcuno sia così vile da rovinare il Natale con un inutile atto di violenza."

Squall dovette fermarsi un momento. Quello era il presidente della più avanzata nazione del mondo, che cianciava della sacralità del Natale? "È solo un giorno come un altro" iniziò, ma Laguna lo interruppe.

"No." La sua voce era tranquilla, e i suoi occhi, verde scuro e diretti, erano in un certo senso tristi. "No, Squall, tu non capisci il significato del Natale."

Squall aggrottò le sopracciglia. Ignorò la pugnalata nello stomaco alla vista del dolore molto reale di Laguna. "Il significato del Natale per te è andare in giro con un costume da grassone?"

Laguna rise, ma era una risata sentita solo a metà. "Stasera solo solo un oggetto di scena - un attaccapanni per l'uomo in sé." Squall si rese conto che Laguna parlava di Babbo Natale - come se esistesse. "La parata, le luci, il costume da Babbo Natale - fa tutto parte dell'illusione del Natale. È per i bambini, sai" aggiunse, come se dovesse essere perfettamente ovvio.

Parlare del Natale - il Natale in genere - metteva a disagio Squall. Sentirsi a disagio lo rendeva irritabile, e quindi si accigliò e basta. Non aveva intenzione di stare lì a discutere del 'significato' della più inutile festa dell'anno con quest'uomo. "Sia come sia" sottolineò "la tua vita ha la priorità su questa 'illusione'. Detto questo, ho stabilito con Kiros ed Ellione che la misura di sicurezza più logica è di mettermi nei paraggi, preferibilmente sulla tua slitta, per proteggerti contro qualsiasi attacco durante la parata."

Forse Laguna non era del tutto senza grazia a livello sociale come Squall aveva inizialmente pensato, dato che non disse nulla in risposta all'accantonamento da parte di Squall della discussione sul Natale. O questo o era più ottuso della compressione temporale e non aveva notato l'improvviso cambio di argomento.

"Non avrò guardie armate vicino" contraddisse Laguna, proprio come aveva previsto Ellione. "Babbo Natale non va in giro in una macchina corazzata. Non lo farò nemmeno io."

"Capisco." Penso che tu sia pazzo come un Cokatoris, ma capisco che sarai testardo su questo. "Sono disposto a travestirmi per adattarmi con il tema."

Laguna guardò Squall con vaga incredulità. "Non ti vedo come elfo" disse. "Sei troppo alto."

Squall si trattenne a malapena dal fare una smorfia, ma il sarcasmo nella voce fu più difficile da nascondere. "Allora cosa suggerisci come travestimento?"

Con sorpresa di Squall, Laguna pensò molto seriamente alla domanda. "Le corna da renna sarebbero troppo ingombranti" rifletté, spaventando Squall con l'osservazione parallela dei pensieri precedenti di Squall. Guardò Squall accigliandosi. "Immagino che rimanga una scelta sola."

"Cosa?"

"Chi" corresse pazientemente Laguna. L'umorismo gli danzava negli occhi e sul viso. "Chi, Squall, non cosa. Dovrai fare la moglie di Babbo Natale."

*~*~*~*~*

"Sta' fermo, Squall."

Non c'era modo di nascondere la gioia nella voce di Rinoa, e Squall digrignò i denti mentre lei si muoveva intorno allo sgabello su cui lo aveva fatto salire. Aveva la bocca piena di spilli, cosa che non si adattava bene al largo sorriso e agli occhi gioiosi. "Sono felice che uno di noi lo trovi divertente" strascicò, lottando per concentrarsi sull'irritazione piuttosto che sull'imbarazzo.

"Non solo uno" cinguettò Ellione da dove stava seduta, controllando le aggiunte dell'ultimo minuto al balcone sottostante. Si alzò, incorniciata dalle ampie finestre di vetro che davano sul palco finale per la parata serale. Voltandosi, sorrise a Squall. "Sarai adorabile, Squall."

"Grazie." Cercò di non lanciare sguardi torvi. La moglie di Babbo Natale non lanciava sguardi torvi, ricordò a se stesso, ma si sentiva ridicolo. Più che ridicolo. Era una magra consolazione che la gonna lunga fino ai piedi di velluto rosso ciliegia era ideata apposta per permettergli di nascondere il Lionheart nelle pieghe della stoffa. "È il sogno della mia vita essere considerato 'adorabile'."

Ellione lasciò passare il suo commento, sapendo che l'irritabilità era dovuta alla situazione. "Significa davvero molto per me che tu sia venuto qui il giorno di Natale per proteggere zio Laguna. So che probabilmente pensi che sia stupido, tutto questo casino per una parata, ma la festa, la tradizione... è importante per lo zio."

Squall grugnì quando Rinoa lo punse a un piede con uno spillo. "Attenta," borbottò. Rinoa fece una smorfia per scusarsi, baciandogli brevemente la caviglia prima di andare avanti. A Ellione, Squall disse: "immagino che i tuoi bambini siano tutti eccitati".

Con il sorriso che fioriva, Ellione rispose: "sì, è vero. Sarà l'ultimo natale di Sammy con tutta la magia di Babbo Natale. È abbastanza grande da sapere la verità, e mi dispiace, ma deve arrivare un momento in cui ogni bambino cresce. Quanti anni avevi quando l'hai scoperto, Rinoa?".

Rinoa si dondolò sui talloni, riflettendo. "Mia madre è morta quando ero piccola" disse. "Dopo la sua morte, papà e io... abbiamo smesso di festeggiare. Non era lo stesso senza di lei, tutto lì." Cercò di minimizzare la cosa. "Probabilmente ero più grande quando ho scoperto per davvero che Babbo Natale non esiste, ma avevo smesso di credere alla magia quando era morta mia madre."

"Oh." Ellione incorporò un patrimonio di compassione in quell'unica parola. Si voltò verso Squall. "Le cose devono essere state diverse per te, Squall. Eri ancora così piccolo, cresciuto all'orfanotrofio... quanti anni pensi di aver avuto quando hai scoperto di Babbo Natale?"

La domanda, così innocente, risvegliò brutti ricordi nella mente di Squall: un bambino piccolo, un giorno di pioggia, una lettera segreta indirizzata al Polo Nord. E cuore spezzato, e delusione, e abbandono della speranza.

"Quella di Babbo Natale è solo una favola" disse duramente. Sia Ellione che Rinoa sembrarono spaventate dal suo tono. "Una bugia da dire ai bambini per farli stare buoni durante l'anno." Fissò duramente fuori dalla finestra, ignorando - cercando di ignorare - la sensazione che gli stringeva nel profondo della gola, e che minacciava lacrime mai versate.

"Non ho mai 'saputo' la verità su Babbo Natale. Ma ho smesso di credergli quando lui ha smesso di ascoltarmi."

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo otto

"Non ho mai 'saputo' la verità su Babbo Natale. Ma ho smesso di credergli quando lui ha smesso di ascoltarmi."

Né Rinoa né Ellione commentarono. Rinoa piegò la testa sul suo compito, e cucì con dita ferme il bordo bianco in pelliccia all'orlo del vestito della Signora Babbo Natale. Ellione si voltò per guardare fuori dalla finestra che dava sui giardini principali del palazzo, decorati di luci e bordi dorati. "C'è magia nel Natale" mormorò, sorridendo alla banda di bambini che giocava accanto alla fontana. Le loro risate scintillavano nell'aria. Si voltò verso Squall, con un sorriso impagabile. "Grazie per essere venuto a proteggere quella magia."

Ellione si avvicinò a lui, alzandosi sulle punte. Lui si abbassò automaticamente, e lei gli baciò la guancia con tenerezza materna. "Andrò a controllare zio Laguna, e assicurarmi che mangi qualcosa prima di salire sulla slitta. Conoscendolo, se ne dimenticherà e poi gli girerà la testa nel mezzo della parata. Assicurati di mangiare qualcosa anche tu." I suoi occhi danzavano divertiti, e un passo indietro, fuori dalla portata di Squall. "La Signora Babbo Natale ama i biscotti alla menta, ho sentito dire."

Se ne andò, e nel silenzio che seguì, Squall guardò la testa china di Rinoa. Si accigliò, vagamente irritato. "So che vuoi parlarne."

Lei alzò lo sguardo, con gli occhi spalancati in finta innocenza. "Parlare di cosa?"

Squall quasi grugnì, ma scosse la testa. Se lei voleva fingere di evitare l'argomento, lui non avrebbe discusso di certo. Come aveva detto lei, non valeva la pena rovinare la giornata con un litigio. "Non fa niente."

Rinoa canticchiò, finendo di dare gli ultimi ritocchi alla gonna. Fece un passo indietro e girò intorno a Squall, valutandolo. Annuì soddisfatta. "Penso che tu sia pronto."

Squall si guardò allo specchio, con fare apprensivo. Sembrava stupido. Era un po' di consolazione che il vestito lo coprisse del tutto, dal collo alto fino alle maniche lunghe fino alla gonna lunga fino ai piedi. Era anche pesante, e Squall scese esitante dallo sgabello e fece pratica nel camminare. La gonna gli si trascinava intorno alle gambe, dandogli l'illusione di nudità con l'aria fresca che gli girava intorno alle gambe. Controllò il taglio nascosto che gli permetteva l'accesso al gunblade, legato alla gamba.

"La Signora Babbo Natale non si pavoneggia" commentò Rinoa per aiutarlo. Si sedette sullo sgabello abbandonato, infilando gli spilli in un puntaspilli. Aveva gli occhi divertiti mentre Squall cercava di considerare il suo commento. "Fai passi più piccoli" suggerì lei. "In quel modo non strapperai l'orlo della gonna."

Dato che erano soli, Squall le fece una smorfia. "È ridicolo" borbottò. Aveva il viso accaldato, e mise il broncio. L'ultima cosa di cui aveva bisogno adesso era scoprire di star arrossendo come un qualche stupido preadolescente che vede il corpo femminile per la prima volta.

"Fa parte della magia" lo contraddisse Rinoa. Mise da parte il puntaspilli e si alzò, aggraziata, per avvicinarsi a Squall. Guardarono fuori dalla finestra come aveva fatto Ellione pochi minuti prima, osservando i preparativi in pieno svolgimento, di sotto. "Quando i bambini della città ti guarderanno, non vedranno te. Vedranno quello che vogliono vedere. Questa è magia."

"Questa è illusione" ribatté Squall. "Perché vorrebbero vedere una qualche signora grassa vestita da scema, comunque?"

Rinoa scrollò le spalle. "È finzione, ma per un bambino, non c'è nulla di più reale del Natale." Con impazienza, tirò il braccio di Squall. "Pensa al passato, Squall. Cerca di ricordare un periodo, prima che tutte queste cose brutte succedessero nella tua vita. Non riesci a ricordare com'era avere speranza? C'era qualcosa del Natale che ti faceva girare la testa e ti rendeva tutto eccitato. Niente di meglio della mattina di Natale" mormorò, quasi a se stessa, ora che i suoi pensieri tornavano ai Natali prima che sua madre morisse. "Svegliarsi e sapere che c'erano regali sotto l'albero, e cioccolata calda con la colazione. Sapere che era passato Babbo Natale, e la renna..." Si interruppe e guardò Squall. "Di sicuro c'è stato un tempo anche per te."

"Forse." Squall aveva troppo buon senso per negarlo. Qualcosa nel profondo sfarfallò alle parole di Rinoa, un ricordo soppresso. Desiderio, speranza, aspettativa. Gioia. Si voltò a guardare Rinoa. "Non sono più un bambino, Rinoa."

Lei gli prese il viso tra le mani. La sua espressione era così seria; in superficie, così severa. Ma lei poteva vedere oltre, vedere sotto la maschera che lui portava così a portata di mano. "Siamo tutti soltanto un bambino, dentro."

Correre nella pioggia, con la lettera in mano e la speranza nel cuore... Il lupo solitario, l'escluso, il codardo.

Lettera nella posta, e vuoto dove una volta c'era stato il suo cuore.

Squall scosse la testa. Non aveva bisogno che gli venisse ricordato che quel bambino viveva dentro di lui. Lo affrontava, i suoi orrori, ogni mattina quando vedeva il suo riflesso che lo fissava di rimando allo specchio.

Non gli piaceva il bambino che gli viveva dentro.

"Chissenefrega." Squall fece un passo indietro, cercando di infilare le mani in tasche inesistenti. Controllò l'orologio. "Dove sarai durante la parata?"

"A guardare." Quando Squall la fissò ad occhi socchiusi, Rinoa si alzò sulle punte per baciargli il mento. "No, mamma, non mi travestirò per partecipare. Anche se il pensiero di farlo m'è venuto. Immaginavo che avresti posto subito il veto a una cosa del genere. Ellione e io aspetteremo alla fine." Dove il pericolo è più grande, pensò Rinoa. Pensava di avere il controllo sulla sua magia di Strega, ormai. Se fosse successo qualcosa che Squall non poteva gestire, sperava di essere abbastanza veloce.

Un raro sorriso sfiorò la bocca severa di Squall. "Saresti un elfo sexy." Le fece scivolare le mani sui fianchi, proprio dove immaginava che ci sarebbe stato l'orlo della sua gonna. "Non sembreresti ridicola."

Rinoa gli allacciò le braccia intorno al collo, premendo il suo corpo contro il proprio. Sulle labbra aveva un sorriso diabolico. "Forse lo farò. Tu puoi indossare la tua gonna."

Lui fece una smorfia, e Rinoa rise, sapendo di aver con successo ucciso l'atmosfera. "Tieni quel pensiero - sulla parte dell'elfo, almeno - e vedremo cosa succederà dopo la parata." Evitò con tatto di dire se va tutto bene. "Rovinerebbe la tua immagine di Signora Babbo Natale se tu avessi un certo rigonfiamento nei pantaloni." Diede un colpetto al rigonfiamento in questione, sorridendo alla smorfia di Squall.

"Grazie." Ora sarebbe stato bloccato a immaginarla con un costume sexy da elfo - e senza quel costume da elfo - per tutta la sera. Il solo pensiero gli fece digrignare i denti per controllare le sue sensazioni nella parte inferiore del corpo. "Dannazione."

Lei rise ancora, sapendo esattamente che effetto aveva avuto. Facendo scivolare una mano nella sua, lo tirò fuori dalla stanza. "Andiamo a prenderti qualcosa da mangiare, poi prenderemo la tua parrucca."

"E un sacchetto sulla testa" borbottò Squall, ma lasciò che Rinoa lo guidasse lungo il corridoio verso una grande sala conferenze. Vassoi di panini e verdura e frutta erano già stati presi da vari membri di quello che Squall riteneva personalmente uno strano spettacolo da circo. Contro un muro c'era l'onnipresente varietà di tazze, distributori di caffè e bevande, e condimenti.

Kiros era seduto in una poltrona profonda su un lato, controllando delle specifiche su un piccolo schermo portatile. Alzò lo sguardo, e la serietà sul suo volto magro e scuro svanì in divertimento nascosto. "Comandante. Ha un aspetto... festivo." I suoi occhi ridevano su un viso altrimenti neutro.

Squall non si preoccupò nemmeno di imbronciarsi, ma strinse le dita intorno a quelle di Rinoa, il suo unico segno esteriore di irritazione. "Tutte le misure di sicurezza sono pronte e attive?"

Nonostante qualsiasi cosa potesse aver pensato dell'abbigliamento di Squall, Kiros rispose con la competenza di sempre. "La scansione del perimetro sarà completa alle diciassette e quarantacinque. Ci sono guardie di pattuglia a tutti gli ingressi della città. Guardie in abiti borghesi sono già posizionate lungo il tragitto della parata. A trenta minuti dall'inizio della parata, guardie in uniforme faranno un ultimo giro lungo il tragitto e si stazioneranno su entrambi i lati. Guardie travestite sono in costume, e aspettano all'arrivo della parata. Avrai una dozzina di guardie vestite da elfi, renne, e pupazzi di neve e altre due vestite come soldati giocattolo sul balcone per la parte finale."

Era tutto secondo il piano iniziale. Squall annuì una volta. "Bene. La più alta probabilità di attacco è al finale, quando l'impatto sarebbe maggiore, ma che nessuno abbassi la guardia durante la parata. Questo significa che anche se la parata è già passata o non è ancora arrivata a tutti i punti lungo il tragitto, le guardie devono stare all'erta per tutte le persone o i gesti sospetti. Contatteranno lei senza remore."

"Abbiamo un'altra dozzina di guardie in attesa qui nel caso arrivi una qualsiasi comunicazione di questo tipo" confermò Kiros. "Anche se siamo d'accordo sul fatto che sia improbabile che i terroristi facciano un secondo attacco a un veicolo, la slitta della parata sarà controllata completamente prima dell'arrivo del Presidente Loire." Si fermò, poi aggiunse: "e ancora, grazie personalmente per essere venuto qui a proteggere Laguna. Significa molto".

Squall minimizzò. Ci provò. "Di niente."

Rinoa arrivò con un piatto di cibo e una tazza di tè. "Niente caffè" gli disse con un sorriso. "Non hai bisogno del nervosismo." Lui accettò entrambe le cose con un mormorio, poi si sedette a un piccolo tavolo laterale e mangiò meccanicamente, sapendo che il suo corpo aveva bisogno dell'energia anche se il cibo gli si bloccava in bocca e sapeva di sabbia. Lui lo sapeva. Aveva mangiato sabbia più di una manciata di volte, da bambino, quando perdeva una lotta con Seifer all'orfanotrofio.

Il ricordo inaspettato lo sorprese. Squall pensava raramente alla sua infanzia - o a quello che poteva passare per la sua "infanzia" - e anche più raramente quei ricordi erano accompagnati da nulla di più di un fuggevole rimpianto di qualcosa di perso da tempo. Il dolore che aveva così strettamente associato a quei lunghi orribili anni prima di entrare nella SeeD sembrava essere svanito, o almeno attenuato, con il tempo.

Alcuni ricordi, almeno. Altri facevano male ancora come se le ferite continuassero a sanguinare.

Rinoa si sedette accanto a lui. Se non l'avesse conosciuta meglio, avrebbe pensato che lei fosse indifferente a ciò che stava per succedere, ma Squall era così in armonia con ogni sfumatura di lei che fu improvvisamente consapevole di quanto lei fosse nervosa. Gettò un'occhiata veloce a Kiros per assicurarsi che non li stesse guardando, poi fece scivolare una mano su quella di Rinoa. Lei alzò lo sguardo, spaventata, e per un momento la vulnerabilità le brillò negli occhi, prima che la coprisse con un piccolo sorriso. "Qualcosa non va?"

"No. Stai bene?" Abbassò la voce, perché sentisse solo lei, mentre un paio di guardie vestite da renne entrava per mangiare. Fermò il ginocchio tremante di lei, stringendole leggermente le dita. "Voglio dire, stai bene?"

Lei abbassò lo sguardo, con gli occhi nascosti. "Ho paura." La sua voce era a malapena un sussurro, e sotto la sua mano, le dita le tremarono. "Non voglio che succeda niente."

"Nemmeno io" ammise lui. Lei alzò lo sguardo per incontrare quello di lui, cercando un qualche segno di falsità. Lui ricambiò lo sguardo, impassibile. "Nemmeno io" ripeté. "Perché non voglio che succeda niente a te." Si portò la sua mano alle labbra, le premette un bacio sul palmo, sul polso. "È il mio lavoro assicurarmi che qualsiasi cosa succeda sia contenuta e ristretta, e poi fermata, prima che qualcuno si faccia male o ne soffra qualche conseguenza negativa." Questo era usare un eufemismo, ma per una volta Squall non incespicò nelle parole. Lei sembrava ancora poco convinta, quindi Squall inghiottì i dubbi, il cinismo, e seguì l'istinto.

"Qualcosa succederà là fuori stasera, Rinoa." Lei si morse il labbro, nervosa, e lui permise a un vago sorriso di sfiorargli la bocca, di scaldargli la voce. "Si chiama magia."

Qualsiasi cosa lui credesse o non credesse; qualsiasi cosa gli fosse successa da bambino; nulla aveva importanza in quel momento. Gli occhi di Rinoa si schiarirono, e un sorriso le tremò sulle labbra. "Oh, Squall" mormorò, chinandosi in avanti. Squall placò l'istinto di controllare la stanza per assicurarsi di non essere osservati - le dimostrazioni pubbliche di affetto lo mettevano ancora a disagio - e baciò leggermente Rinoa. Lei sospirò contro le sue labbra, con un sorriso che le curvava gli angoli della bocca, e si sedette di nuovo.

"Grazie."

Lui sorrise appena, lottando contro il rossore mentre notava che le guardie renna cercavano di non fissarli. "Di niente."

Rinoa scosse la testa, sorridendo. Era così dolce, il suo Squall, e così innocente. Lei ignorò il rossore di lui, conoscendone la ragione e sapendo bene di non stuzzicarlo per questo. "No, grazie per la comprensione." Lei piegò la testa, guardandolo. "So che ci terrai al sicuro." Ci. Non solo lei, non solo Laguna - la prima per amore, il secondo per dovere.

Che lo sapessero o no, tutti in città quella sera contavano su Squall per la protezione. Contavano su di lui proprio nel modo che lui odiava, cercando in lui la guida che non aveva mai voluto dover fornire. Che gli piacesse o no, era un leader, e nei momenti di bisogno, c'era chi lo ammirava.

Quella sera c'era in gioco più di una semplice parata natalizia. Rinoa lo capiva implicitamente. Squall no, o pensava di no, ma da qualche parte nel profondo di sé lo sapeva. Non era solo una parata. Non era, come aveva detto Squall, Laguna con un costume da grassone.

Era il Natale. Era la magia.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo nove

Vorrei avere tappi per le orecchie.

Non importa il fatto che i tappi per orecchie interferirebbero con la mia consapevolezza dei dintorni. In un momento in cui la consapevolezza è di primaria importanza per il successo di questa missione, capisco che è una richiesta oltraggiosa, anche se taciuta. Rinoa avrebbe riso se glielo avessi detto, anche per scherzo. Poi mi avrebbe accarezzato un braccio, come fa quando cerca di dirmi senza parole che mi capisce, e che va bene così.

Non va bene così. Penso che il cervello mi stia andando in poltiglia, deteriorandosi nei confini del mio cranio e rovesciandosi tutt'intorno. L'unica parola che ho per definirlo è 'insidioso'.

Odio le canzoni di Natale.

*~*~*~*~*

Squall digrignò i denti, ma fece del suo meglio per mantenere la sua espressione vagamente piacevole mentre la 'slitta', un carro montato dietro un veicolo decorato da orso polare, passava sotto un sottopassaggio illuminato da file di luci verdi e rosse. C'erano ghirlande a decorare la slitta, e un qualche chimico astuto aveva procurato un miscuglio durevole che imitava il nevischio naturale sulla slitta stessa.

La musica proveniva da un sistema di altoparlanti nascosto davanti alla parata. La slitta di Babbo Natale, il punto focale della parata, veniva alla fine di una fila lunga dodici minuti di elfi, renne, pupazzi di neve, soldati giocattolo e altre amenità festive. Squall si chiese se qualche bambino non fosse segretamente traumatizzato dalla vita dell'enorme uomo di pandizenzero che gironzolava insieme a persone vestiti da svariati cibi. C'erano bastoncini di zucchero e biscotti e persino, all'inizio, una figura femminile imponente vestita di bianco luccicante a raffigurare lo Spirito dell'Inverno.

Sfortunatamente, i geni tecnici erano riusciti ad agganciare ogni carro della parata al sistema di suono centrale, e la ripetitiva e zuccherosa dolcezza delle canzoni di Natale e delle arie distruggeva il cervello di Squall mentre avanzavano lentamente. I minuti passavano nella sua mente, con un conto alla rovescia verso il finale al Palazzo Presidenziale, ma il tempo si trascinava mentre salutava con la mano gli infiniti bambini festosi e i loro divertiti genitori.

Accanto a lui, Laguna evitò l'idea di rimanere seduto sulla panchina. Si alzò, agitando entrambe le braccia ai due lati della parata, sbottando in un allegro: "oh oh oh, Buon Natale!" a intervalli. Grida cinguettanti di: "è Babbo Natale! È Babbo Natale!" riempivano ogni volta l'aria, e Squall era quasi grato. Almeno il rumore bloccava temporaneamente la musica.

Ci fu una breve pausa nella parata quando entrarono nel nuovo tunnel ad alta velocità. Secondo le specifiche, sarebbe stata una pausa di riposo di due minuti per i partecipanti prima di iniziare dall'altro lato. Squall in origine aveva posto il veto alla sola idea del tunnel. I confini stretti e la mancanza di visuale lo rendevano un obiettivo primario per un attacco, ma Laguna aveva detto che un cambiamento dell'ultimo minuto al tragitto della parata avrebbe portato a più confusione, e quindi, a più vulnerabilità. Aveva avuto senso, per quanto poco di quello che arrivasse da Laguna avesse mai senso, e Squall aveva ceduto con poche lamentele. Gli dava modo di respirare, se non altro.

"Ti siedi o no?" La musica, le luci accecanti, il costante flash delle macchine fotografiche rendevano Squall irritabile. Il nervosismo per la minaccia di un attacco non faceva bene al suo umore, d'altra parte.

Laguna abbassò gli occhi, spaventato dal tono di voce di Squall. I suoi occhi, verde nebbioso, erano sorpresi da dietro la parrucca con baffi e barba. "Sono pompato. L'energia della folla, sai? È contagiosa."

Contagiosa, pensò Squall acidamente, tirandosi il colletto stretto del vestito. Perché non aveva pensato di indossare qualcosa sotto? Se si arrivava alla battaglia, non voleva davvero essere scoperto a combattere con il costume da Signora Babbo Natale. Era contagiosa come un'epidemia di funghi.

"Ancora nessun problema" continuò Laguna allegramente.

Squall si strofinò la tempia, ma levò velocemente la mano. Si controllò le dita. Niente trucco rovinato. Grazie a Hyne. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era sentire Rinoa parlare del trucco rovinato dopo. "Questo non vuol dire che non ci sarà alcun problema. Abbiamo ancora altri trenta minuti."

"Rilassati" suggerì Laguna. Mise un braccio lungo lo schienale della slitta, all'apparenza senza alcuna preoccupazione del mondo. "È Natale."

"Potresti morire" gli ricordò Squall. "È il loro obiettivo."

La menzione delle minacce di morte non turbò l'umore di Laguna. Afferrò una bottiglia d'acqua da un compartimento nascosto e bevve a lungo. "Sei venuto. Immagino che tu abbia un 'obiettivo' diverso, com'è, in mente?"

Squall non alzò gli occhi al cielo. Non valeva l'energia sprecata. "Kiros non chiede mai niente. E anche tu dovresti riconoscere quell'espressione negli occhi di Ellione quando è preoccupata. Soprattutto, era una violazione del protocollo, ed è mio dovere, come rappresentante del Garden di Balamb, essere qui."

"Avresti potuto fermare la parata."

Era impossibile capire cosa stesse pensando quell'uomo. Squall ebbe il desiderio fuggevole di mostrare i denti in una pura reazione da animale. "Ho provato. Hai detto di no."

"Stando all'Articolo 7l Sottosezione 12, Linea 41, del Regolamento delle Associazioni Internazionali con Il Garden, qualunque nazione, quando minacciata da pericolo imminente da forze che necessitano la richiesta e l'intervento diretto del rappresentante del Garden più vicino, o di un delegato del Garden, deve assecondare qualunque stipula di leadership di quel Garden quando tali stipule sono fatte nei tempi corretti e con prove ragionevoli a supporto di una tale necessità."

Per un momento, Squall riuscì solo a fissarlo. Babbo Natale, era tutto quello che riusciva a pensare. Babbo Natale mi sta declamando il codice del Garden.

Soprattutto, Babbo Natale stava declamando il codice del Garden in modo accurato e rilevante, e a memoria.

Squall scosse la testa. Troppo poco sonno, concluse. Non era Babbo Natale quello con cui parlava, era Laguna. Laguna con un costume da grassone. E per quanto Squall pensasse che Laguna fosse svampito, c'erano dei motivi per cui quell'uomo era il Presidente di Esthar. "Questa non è un'offerta di assistenza sancita ufficialmente dal Garden, o una risposta a una richiesta di assistenza."

"Ci saranno documenti della tua presenza qui."

"Ci sono documenti della mia 'presenza' ovunque vado" disse Squall con impazienza. "Di cosa stai discutendo? Non sarei dovuto venire, e lasciati incenerire il giorno di Natale così i bambini potevano piangere che Babbo Natale è morto? O avrei dovuto citare il codice e cancellare la parata, così i bambini potevano piangere che Babbo Natale li odia?"

La voce di Laguna, in contrasto, era mite. "Quale delle due cose ti turba di più?"

Il silenzio regnò tra loro. Squall lottò per esprimere i suoi pensieri in parole, e alla fine abbassò il viso sulle sue mani. "Non lo so. Che ti prende? Tu e Rinoa fate comunella contro di me o una cosa così? Cercare di farmi 'credere' al Natale è una causa persa."

"Non ti ho mai conosciuto quando eri abbastanza piccolo da credere ancora al Natale." La voce di Laguna era morbida, un misto di rimpianto e noncuranza. "Forse desidero solo che fosse qualcosa che avremmo potuto condividere."

Una guardia si avvicinò alla slitta. "Presidente Loire." Fece il saluto. "Comandante Leonhart. Non ci sono rapporti di problemi, più avanti. Dovreste andare avanti bene per il resto del tragitto."

"Grazie." Laguna rimise a posto la bottiglia d'acqua e si alzò, sistemandosi sul viso un sorriso luminoso mentre si avvicinavano alla fine del tunnel. "Quali che siano le tue ragioni, Squall, sei venuto davvero."

A Squall non serviva un promemoria. Fece pratica con il sorriso e alzò la mano per salutare i bambini in festa che li accoglievano. Dovette tirar su con il naso, però, e per una volta fu grato per la musica che affogava il suono di debolezza.

La Signora Babbo Natale non piangeva.

*~*~*~*~*

La parata era quasi finita.

La slitta si fermò all'ingresso stabilito al Palazzo Presidenziale. Sarebbero saliti per una rampa di scale, sarebbero passati senza essere visti dagli spettatori lungo un breve corridoio, e sarebbero emersi sul balcone al di sopra delle masse per lo spettacolo finale. Laguna, come Babbo Natale, avrebbe fatto un breve annuncio a bambini e bambine. Ci sarebbe stato un piccolo spettacolo pirotecnico, con coriandoli e lustrini, e Babbo Natale e sua moglie avrebbero augurato a tutti una buona notte piena di sogni di Natale che si avverano.

Le guardie costeggiavano le scale fino alla porta. Squall aspettò che la slitta si fermasse, provando con discrezione il peso del gunblade sul fianco. Il Lionheart era una presenza confortante. Un veloce esame della folla rivelò Rinoa, in piedi accanto ad Ellione, vestita per scaldarsi contro il freddo della serata invernale. Squall respirò lentamente per calmare il ritmo improvvisamente nervoso del suo cuore. Rinoa gli parlava sempre del potere del pensiero positivo. Tutto sarebbe andato bene...

Arrivarono in cima alle scale, e fecero un'altra pausa di due minuti mentre si avviavano al balcone. Kiros si materializzò accanto a Squall, che soffriva l'indegnità di andare in giro con un vestito femminile. "La parte finale è pulita, Comandante."

Squall annuì rigidamente, gli occhi mai fermi mentre esaminava ciò che lo circondava. Anche l'interno dell'edificio non era immune dalle infiltrazioni. "Tutte le uscite sono coperte?"

"Sì signore. Doppie guardie, con i cartellini di riconoscimento in mostra. Tutto risulta a posto."

Era un vago sollievo sapere che Kiros aveva il comando. "Radio accese." Attraverso l'auricolare nascosto, Squall ascoltò i vari punti di controllo che facevano rapporto. "Tenete gli occhi aperti. Andiamo."

Laguna bevve dell'altra acqua proprio davanti alle ampie porte doppie che avrebbero permesso il loro ingresso sul balcone. "I fuochi d'artificio e gli spara coriandoli sono pronti?"

"Sì. Il comitato tecnico dice che è tutto pronto." Squall dovette ricordarsi che Kiros gestiva non solo le sicurezza, ma anche i dettagli della parata. Era quasi troppo da sopportare per un uomo solo.

Un organizzatore della parata dall'aspetto tormentato fece cenno a Laguna e Squall, iniziando il conto alla rovescia di trenta secondi. Laguna guardò sia Squall che Kiros, con il viso insolitamente serio. "Ci siamo, signori. Proteggiamo il Natale."

Squall fece il saluto militare SeeD prima di comprendere appieno le parole di Laguna. Si tirò il colletto del vestito prima di seguire Laguna verso le porte spalancate sull'immensa folla in festa sottostante.

Luci accecanti, ghirlande luccicanti e decorazioni e neve finta gli fecero strizzare gli occhi mentre si avvicinavano al posto stabilito, davanti alla ringhiera. Microfoni, nascosti nella ringhiera decorata, avrebbero colto le loro voci quando attivati da telecomandi. Attori vestiti da renne, pupazzi di neve, soldati giocattolo e bastoncini di zucchero li fiancheggiarono al finire della parata, e la musica si diffuse con un'allegra aria di stagione.

Laguna alzò entrambe le mani verso la folla raccolta lì sotto. Squall provò a cercare Rinoa, ma non riuscì a vederla nella massa di visi rivolti all'insù. Il sudore gli bagnava i palmi delle mani, e le asciugò attentamente contro il retro della gonna. Qualcosa non era a posto, e provò a cercarne la fonte. I suoi occhi seguirono il movimento della folla, cercando chiunque si avvicinasse di proposito al balcone, o un qualsiasi gruppo di persone che si riuniva, sotto. Non vide nulla che lo mettesse sull'attenti, ma qualcosa comunque non era a posto.

Le voci tacquero, e le parole di Laguna rimbombarono in altoparlanti nascosti sulla folla raccolta. "Benvenuta, Esthar! Che giornata meravigliosa! Che serata meravigliosa! Che momento magico! È Natale!"

Le urla e gli strilli da sotto erano assordanti. Squall esaminò i visi, ma vide solo le espressioni in attesa e adoranti di bambini piccoli, incantati dall'elaborata preparazione. Nel profondo del cuore, Squall sentì una sensazione di risposta davanti a un'estasi così pura e dolce.

Il braccio di Laguna si posò sulle spalle di Squall, rendendolo di colpo consapevole della situazione. "La Signora Babbo Natale e io siamo qui per augurare a tutti Buon Natale."

Laguna diede una gomitata significativa a Squall, e Squall lo fissò orripilato. Non era parte del piano. Gli occhi verdi di Laguna erano amichevoli, ma c'era un significato nascosto in quelle profondità color smeraldo. Squall inghiottì e, piantandosi un sorriso sulla faccia, salutò con la mano i bambini eccitati. All'ultimo minuto, si ricordò che la Signora Babbo Natale non parlava nemmeno in tono da baritono, maschile.

"Ciao, bambini! Buon Natale! Spero che vi godiate il tempo che passerete gli uni con gli altri e con le vostre famiglie!"

I fuochi d'artificio esplosero all'improvviso, e Squall maledì il fatto di aver perso la concentrazione. Male, male. Ma qualcosa dentro di lui si attorcigliava, si voltava. Qualcosa andava a pezzi, e qualcos'altro si aggiustava. Era come se tutti i pezzi dentro di lui, tenuti insieme così rigidamente, stessero volando insieme ai lustrini e ai coriandoli che luccicavano nell'aria. Il rombo dei fuochi d'artificio, le grida di risposta della folla, gli riverberarono nell'anima, e Squall piegò la testa all'indietro per fissare il cielo scuro coperto dalle luci umane.

E li vide. Ombre contro i rossi e i verdi e gli oro, contorni contro le luci abbaglianti dei fuochi d'artificio. Il rumore dei motori erano un brutto ronzio creato dall'uomo, quasi del tutto nascosto dalla folla e dalla musica e dai cannoni che sparavano i fuochi.

"Sta' giù!"

Squall reagì senza pensare. Afferrò Laguna e lo spinse a terra, contro la curva della ringhiera del bancone per quella poca protezione che offriva. Il Lionheart si materializzò nella sua mano, il taglio nascosto nella gonna che lavorava meglio di quanto avesse mai fatto in prova. Squall si dimenticò della parrucca e si posizionò per affrontare il primo guscio motorizzato che andò a sbattere nell'angolo più lontano del balcone.

Non molto diverse dagli hovercraft per un solo uomo usati dal Garden di Galbadia quando avevano attaccato, queste erano piccole macchine ad alta manovrabilità che sembravano incapaci di sostenere un volo sulla distanza. A differenza di quelle del Garden di Galbadia, queste avevano l'aspetto caratteristico di un prodotto esthariano, e sembravano meno sgraziate dell'altro modello. Due uomini balzarono giù da ogni veicolo, vestiti tutti di nero con maschere che coprivano tutto il viso. Squall notò con un certo sollievo che la prima ondata, almeno, era armata con armi primitive.

Squall coprì la distanza caricando, determinato a dare inizio alla battaglia per primo. Altri veicoli stavano scendendo rapidamente, schiantandosi sul balcone con meno coordinazione di quanto ci si sarebbe aspettati da macchine del genere. Squall abbaiò nella radio mentre delle guardie iniziavano a riempire il balcone. "Squadre A, B, C, proteggete il Presidente e portatelo in un posto sicuro. Squadre D ed E, di guardia al bordo del balcone. Squadre a terra, disperdete la folla, fatela allontanare dal Palazzo. Seguiti gli itinerari di evacuazione prestabiliti. Squadra F, trovate Rinoa ed Ellione e portatele dentro. Ho il primo contatto."

Il primo assalitore fu sconfitto prima che riuscisse anche solo ad estrasse la sua arma dal fodero. Squall tramutò il primo colpo brutale in un forte fendente posteriore che toccò il secondo Distruttore nel fianco. L'uomo cadde a terra con un grido, e Squall balzò in avanti per strattonargli via la maschera.

Non c'era nulla di caratteristico in quell'uomo. Di mezza età, dall'aspetto comune, insignificante. Poteva venire da qualsiasi punto tra Trabia e Centra; i suoi lineamenti erano del tutto comuni, in tutti i sensi. Squall abbassò la sua lama insanguinata contro la gola dell'uomo. "Chi è il capo?"

L'uomo ringhiò. "Morte al presidente e a tutti quelli che ci ostacolano!"

"Ostacolarvi in cosa?"

"Non gli verrà permesso di corrompere la nostra città."

Questo aveva poco senso per Squall. "Chiudi il becco." Diede all'uomo un colpo cattivo con il lato della lama, facendogli perdere i sensi. Se non fosse morto dissanguato per la fine della battaglia, i paramedici avrebbero potuto vederlo prima che la polizia lo prendesse per l'interrogatorio.

Corrompere la città? Era un ovvio riferimento a Laguna, un'insoddisfazione verso il potere portata all'estremo. Squall smise di pensarci: dal cielo stava arrivando una seconda ondata di Distruttori. Le guardie di Esthar combattevano, alcune in uniforme, altre in borghese, e alcune in costume da uomini di pandizenzero e bastoncini di zucchero. Le armi a lunga gittata erano per lo più inutili sul balcone, perché lo spazio ristretto e le ondate di persone che cambiavano in fretta rendeva altrettanto probabile colpire un alleato quanto un nemico.

Le notizie radio arrivavano costantemente nell'auricolare di Squall. Laguna era stato chiuso in una stanza ben difesa. La folla stava seguendo abbastanza bene le direttive, anche se le urla dei bambini nella radio erano molto forti. Nessun intrusione nel palazzo stesso aveva avuto successo, anche se la maggior preoccupazione era che i Distruttori si infiltrassero nel palazzo e tentassero di posizionare bombe, o distruggere il simbolo del potere presidenziale.

Cosa più importante, Ellione e Rinoa erano al sicuro.

"Ancora nessun segno di un capo" abbaiò Squall nella radio, mentre andava a far da supporto a una squadra di guardie pressate da un piccolo manipolo di attaccanti ben addestrati. "Tenete a bada questi pesci piccoli fino a nuovo ordine. Mantenete il Palazzo in sicurezza."

La voce di Kiros arrivò attraverso la radio, calma come sempre. "Comandante. Sono riuscito a guardare bene i veicoli che hanno usato per entrare. Sono modifiche della nuova linea di veicoli di trasporto veloci che i meccanici di Esthar prevedevano di rilasciare all'inizio del prossimo anno. Lo stabilimento principale è proprio ad est del Palazzo. Non possono andare lontano nell'aria, quindi l'ipotesi migliore è che arrivino direttamente dal centro di produzione."

"Capito. Sto andando."

Squall prese il primo hovercraft abbandonato più vicino e raccolse una pistola abbandonata. Grazie a Hyne per i meccanici di Esthar, pensò mentre avviava i semplici controlli. Ci fu un momento di panico da attorcigliargli le viscere quando il veicolo puntò in alto e pensò di stare per rovesciarsi all'indietro, ma spostò il suo peso ed equilibrio e decollò intorno al perimetro dell'edificio ad est.

Almeno il flusso di hovercraft in arrivo sembrava essersi fermato. Squall comunicò la notizia via radio alle assediate truppe a terra che proteggevano il palazzo, e si diresse allo stabilimento. Parte della sua mente capiva la follia di andare a tutta velocità da solo. Parte di lui considerava che poteva essere persino una trappola, ma Squall decise di poter affrontare le conseguenze.

Queste persone avevano rovinato il Natale, e ora dovevano pagare.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Nota dell'autrice: e così sono davvero pessima con le scene di battaglia. Qualsiasi suggerimento per migliorare sarebbe molto apprezzato!

A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo dieci

Rinoa vide Squall allontanarsi da solo, e il cuore le balzò in gola. Aveva sentito i rapporti via radio, e seppe immediatamente cosa pensava di fare Squall. Anche mentre seguiva le guardie che le scortavano all'interno, i suoi occhi seguivano il progresso di Squall sul veicolo a due posti fino a quando sparì dalla vista.

Ellione le toccò il gomito, e Rinoa sobbalzò. La ragazza incontrò i suoi occhi, con simpatia ma un fermo comando nello sguardo. "Non lo seguirai."

"Potrebbe essere una trappola."

Ellione non ci aveva pensato, ma scosse la testa. "Rinoa, non puoi. Sei la Strega. Non possiamo correre rischi con te."

Le sue responsabilità da Strega non avevano mai significato meno per Rinoa, e combatté un'amara battaglia tra dovere e amore. "Non possiamo lasciarlo da solo."

"Non sarà solo."

Kiros era in piedi davanti a loro, con armi e armatura, con un gruppo di guardie alle spalle. Ward, silenzioso ed enorme, era al suo fianco, armato di un arpione dall'aspetto feroce, come fosse un giocattolo. Kiros salutò sia Rinoa che Ellione, con gli occhi scuri molto seri. "Lo seguiamo. Il suo Comandante sarà al sicuro, Rinoa." Incontrò con calma lo sguardo preoccupato di Ellione. "Lo proteggeremo."

Il sorriso di Ellione tremò, ma lei mise una mano sull'avambraccio di Kiros in un gesto di gratitudine e fiducia. "Lo so" disse semplicemente, e si spostò per lasciarli passare. Mentre correvano lungo il corridoio verso l'uscita principale, Kiros abbaiava ordini. Il gruppo di divise in due, con Kiros che ne guidava metà verso il balcone, e Ward a capo della seconda metà.

"Il garage" suppose Ellione. Le loro guardie le incoraggiarono ad entrare nel Palazzo, dove una stanza sicura era stata preparata proprio per quell'eventualità. "Ward non ce la farebbe mai in aria su una di quelle piccole macchine volanti."

"Potrei aiutarli" suggerì in ritardo Rinoa, mentre stava al passo con Ellione. "Magie e simili."

Ellione scosse la testa. "La nostra responsabilità adesso non è combattere."

"Perché siamo donne?" Rinoa arricciò il naso per il disgusto anche mentre le rombava il sangue. Che qualcuno dicesse a lei che non era pronta al combattimento!

Ridendo, un suono femminile e rassegnato, Ellione lasciò che Rinoa la precedesse nella stanza preparata per loro. "Perché questo deve affrontarlo Squall. Questa volta" sottolineò calma "lascia che ci pensi Squall. Non è una questione del Garden, Rinoa. Lo capisci. È il Natale."

È personale, pensò Rinoa, guardando il punto dove c'era già Laguna, che dava loro le spalle, e fissava la fila di monitor lungo il muro dal lato opposto. Le videocamere di sicurezza catturavano svariati angoli, e in ognuno la battaglia era in pieno svolgimento. Una radio era stata sistemata sul tavolo, e gracchiava laconiche comunicazioni tra le varie parti coinvolte.

Rinoa rimase indietro, in imbarazzo, mentre Ellione attraversava con grazia la stanza per abbracciare suo 'zio'. "Andrà tutto bene" promise, posandogli la testa sulla spalla in un gesto silenzioso di cameratismo e supporto. "Squall tornerà."

La voce di Laguna era insolitamente roca. "Spero di sì."

"Credi in lui." Ellione si ritrasse, con la voce serena e ferma. "È Natale, zio Laguna. Cos'altro possiamo fare a parte credere?"

A Rinoa si strozzò il cuore in gola. Cos'altro, davvero?

*~*~*~*~*

Squall scollegò la radio, ma tenne addosso l'auricolare mentre si avvicinava alla fabbrica. Voleva avere la più completa attenzione sulla situazione e non aveva bisogno della distrazione di sentire aggiornamenti sulla battaglia al Palazzo. Non poteva farci nulla, in quel momento, e si fidava di Kiros per gestire le cose in sua assenza.

La fabbrica era illuminata come fosse - ah, ah - Natale, con brillanti luci industriali che illuminavano le finestre che si aprivano sullo spazio lavorativo sottostante. Squall manovrò il veicolo intorno all'edificio, esaminandolo. Tipico edificio industriale, con pochissimi tocchi estetici che miglioravano ogni altro spazio, ad Esthar. Un ingresso principale sul davanti, con zone di carico e scarico sul retro per i trasporti via aria e via terra. Svariate erano aperte, presumibilmente i punti di partenza dei Distruttori che erano confluiti sul Palazzo.

Squall mirò a quelli. Era contento del veicolo esthariano; il suo motore faceva un rumore basso che comunque rompeva il relativo silenzio. I suoni di guerra erano distanti, e persino l'incessante allegria delle canzoni natalizie che qualcuno aveva lasciato accese dopo la parata era offuscata. Squall spense il motore e saltò giù con il Lionheart in mano, facendo strada più all'interno dell'edificio.

Era stranamente vuoto, all'interno. Squall poteva vedere i corridoi dove si erano allineati gli hovercraft, in attesa del loro turno per salire in cielo. Altri modelli, o prototipi o inutilizzabili, erano negli angoli più lontani, sotto una plastica protettiva trasparente. C'erano in mostra svariati altri tipi di hovercraft - come stanze con il muro frontale in vetro - uno a quattro posti, un veicolo per tutti i tipi di terreno, un airboard con un tocco modaiolo.

I passi di Squall facevano un'eco leggera, nell'area centrale di lavoro. Grossi macchinari, spenti per le vacanze natalizie, incombevano minacciosamente. Tutte le luci erano accese, mettendo in rilievo il pavimento pulito di cemento, e dando una sensazione ultraterrena alle macchine silenziose. Squall passò lentamente tra esse, chiedendosi dove una mente malvagia potesse nascondersi in tutto quello.

L'improvviso rombo dei motori che si accendevano lo fece sobbalzare, e sollevò il Lionheart nella posizione di guardia contro un nemico che non vedeva. Squall fece un balzo indietro, girandosi per individuare la posizione del nemico. Invece, vide l'ultima cosa che voleva vedere: macchine che si muovevano secondo un controllo remoto, che allungavano leve e seghe, nastri trasportatori che partivano, condotti che si aprivano, come stiracchiando muscoli inesistenti.

Una voce rimbombò da dovunque. "Saluti, Comandante Leonhart, e benvenuto."

Squall sapeva bene di non doversi disorientare cercando la fonte della voce. Gli altoparlanti erano incorporati nel soffitto a volta; il sistema di comunicazioni era stato installato per la sicurezza dei lavoratori. C'era una stanza di controllo, che senza dubbio dava sulla stanza. Squall esaminò i muri alla ricerca di una stanza dal genere, mentre cercava di spostarsi dal groviglio di macchinari.

La voce continuò allegra: "non ho mai davvero pensato che saresti arrivato fin qui. Sei più tenace di quando mi aspettassi. Normalmente ti loderei per la tua tenacia, ma temo che interferisca un po' al momento. Ho davvero un obiettivo, dopo tutto".

Lo vide. Incassata in un muro di monitor e schermi ora scuri per il disuso, la stanza di controllo era in alto sul muro est. Squall poteva vedere una singola figura seduta ai comandi nella stanza debolmente illuminata. Il leader dei Distruttori doveva aver violato il sistema, pensò, aver superato i normali controlli per attivare i macchinari. Senza dubbio l'uomo aveva in mente un obiettivo raccapricciante.

Squall non aveva intenzione di morire. Tenne un occhio sui macchinari, valutando la portata e la distanza dell'apparato a forma di gru più vicino.

"Vedi" continuò la voce come se stessero conversando "non eravamo davvero pronti al tuo arrivo. Mi sarebbe piaciuto darti il benvenuto con un po' più di pompa e circostanza, ma non sapevamo nemmeno che ci saresti stato, questo Natale, fino a quando è stato quasi troppo tardi." Qui un broncio si infiltrò nella voce, e Squall piegò la testa, interessato. La voce sembrava maschile, viziata e giovane. "Se ne fossi rimasto fuori, Laguna sarebbe già nostro."

La rampa di scale più vicina era dall'altra parte di un'ampia distesa di parquet aperto. Squall non avrebbe mai potuto correre senza essere visto, e anche se le macchine non potevano arrivare a fermarlo, l'uomo nella stanza di controllo avrebbe avuto troppo tempo per parlare a vanvera. Squall soppesò le sue altre opzioni. La fila di ascensori era, allo stesso modo, troppo evidente, e possibilmente anche disattivata.

L'unica altra opzione, allora, era scalare in qualche modo i macchinari. Se poteva arrivare all'altezza e all'angolatura giusta su quelle finestre, Squall poteva rompere il vetro e arrivare dritto al leader di tutta l'operazione.

L'uomo non aveva ancora finito il suo monologo. "E per quanto io ti ammiri, Comandante, su un livello personale e professionale, ho paura che dovrai andare. Ho un programma, qui." Rise, e il suono sembrò allegro negli altoparlanti. "Mi scuserei, ma fortunatamente non sono troppo oppresso da un qualsiasi senso di colpa per la tua perdita. Addio, Comandante."

Squall si scansò mentre una gru con artiglio a collo d'oca si schiantava contro il terreno accanto a lui. Rotolò, imprecando quando il piede gli si impigliò nell'orlo di pelo finto della gonna. "Che Hyne ti maledica!" Si era dimenticato dei vestiti, e si rialzò in modo goffo. Guardò i macchinari con sospetto. Aveva messo Quetzal in junction, prima, proprio per abitudine, ma esitava a usarlo. Non voleva disabilitare del tutto i macchinari con un travolgente attacco di tuono; aveva bisogno che funzionassero se voleva avere successo.

Non aveva molto tempo per pensare. Una seconda macchina fece oscillare la sua enorme testa, con le lame che ruotavano. Squall si abbassò, andando a sbattere forte contro un nastro trasportatore in movimento. Balzò in alto, quasi perdendo l'equilibrio quando lo fece sbattere contro un enorme martello che prometteva di schiacciarlo fino all'oblio.

Rinfoderando il Lionheart un po' goffamente nella gonna, Squall strinse i denti e raccolse un po' di stoffa nelle mani, per non inciampare. Sembro un cretino fu il suo unico pensiero mentre saltava sopra al martello che si sollevava, barcollando e facendo il secondo balzo verso un braccio a gru lì vicino.

Dovette lasciar andare le gonne per afferrare dei cavi penzolanti. La gru si scosse follemente, cercando di buttarlo giù, e Squall si sentì rivoltare lo stomaco a quei movimenti selvaggi. Avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento per una Levita, ma non aveva il tempo di trovare la magia e usarla. Doveva continuare a muoversi, continuare a lasciare in dubbio il nemico.

Avanzò barcollando lungo il braccio il più attentamente possibile, e quando vide, nel suo campo visivo che girava, un secondo braccio incombere sul cammino, fece un salto folle. Per un secondo si dimenò a mezz'aria, poi andò a sbattere di stomaco nella macchina successiva.

Squall si sentì la nausea, e si aggrappò al nuovo braccio in metallo. Si tirò su, e si lasciò scivolare fino a quando trovò un appoggio per il piede nell'esterno liscio dell'enorme braccio a trivella. C'erano grida e imprecazioni adesso, che uscivano dal sistema di comunicazione interno. Squall tese l'orecchio anche mentre lottava per salire lungo la superficie liscia e dipinta della gru. La voce sembrava oltraggiata, sull'orlo del disperato. Qualcosa nel tono e nella cadenza di quel borbottare incomprensibile fece di nuovo pensare a Squall a qualcuno di giovane e viziato, come un bambino a cui si nega un capriccio.

La gru oscillò avanti e indietro, come se cercasse di scrollarselo di dosso come un cane si scrolla l'acqua dopo il bagno. Squall si strinse forte, concentrato sulla finestra che gli passava accanto veloce. Ebbe il tempo per una preghiera veloce - per favore Hyne - mentre valutava distanza e traiettoria, poi si lasciò penzolare dal braccio della gru.

Si rannicchiò in una palla protettiva, sfondando la finestra con una cascata cristallina di schegge rotte e musica cacofonica. Piccoli tagli dal vetro che volava gli bruciavano sulle braccia e sul collo, e Squall rotolò su dell'altro vetro, sentendo sia con le orecchie che con il corpo lo scricchiolare sotto di sé. Aveva già sfoderato e impugnato il Lionheart, pronto al combattimento, quando saltò in piedi, affrontando il Distruttore ai controlli.

Era giovane, abbastanza giovane da far sobbalzare Squall. L'uomo lo fissò con occhi folli, capelli castano scuro in ciuffi ritti intorno a un viso magro e imbronciato. Il sangue gli gocciolava da un piccolo taglio sulla guancia sinistra. Abbandonò i controlli, mettendo l'unica sedia da ufficio, l'unica copertura disponibile, tra lui e Squall.

La curiosità ebbe la meglio persino sulla dedizione al dovere di Squall. Mantenne il Lionheart in posizione di difesa, ma l'uomo sembrava disarmato. "Che problema hai con Laguna?" Non gli venne mai in mente di usare il titolo ufficiale di Laguna. "Hai affrontato molte difficoltà per lui."

"Sta corrompendo la nostra città."

Di nuovo quelle parole. Squall quasi sogghignò, ma un gesto del genere era un'espressione troppo lampante per lui. Invece sollevò un sopracciglio. "Hai letto troppi romanzi propagandistici. Le tue parole sono sia palesemente poco originali che insidiosamente vaghe. Mancano di sostanza e di un punto centrale." Lo guardò dall'alto in basso, insultandolo deliberatamente. "Anche se immagino di non essere sorpreso."

"Chiudi il becco!" Il Distruttore - Squall sbatté le palpebre - aveva davvero picchiato con il piede a terra. "Non parlarmi così! Non sono un marmocchio, non sono un bambino. Rispetterai me e la mia causa."

Forse il sogghigno derisorio non era troppo per Squall. Si sentì la bocca muoversi per la derisione. Il ragazzo di sicuro non aveva ancora vent'anni. Sentì impulsi conflittuali dentro di sé. La pietà che qualcuno di così giovane potesse avere sprecato così tanto delle qualità, e un vago disagio al fatto che stava, essenzialmente, per sconfiggere un bambino.

Mise la derisione nella voce, uno schiaffo verbale all'ego. "Non penso che tu sia nella posizione di ordinarmi come ti considererò oppure no. Anche se hai fatto un buon lavoro a incasinare la parata. Cosa che, a proposito, è stata una cattiva idea. Incasinare la parata, intendo. La parata in sé è abbastanza cretina senza il tuo aiuto. Se fossi stato io, sarei arrivato a Laguna durante i preparativi. Minori possibilità di mandare tutto a farsi fottere." Allora sorrise, un largo sorriso a trentadue denti. "Grosse possibilità di mandare tutto a farsi fottere."

Si aspettava del tutto che il Distruttore pestasse ancora i piedi. Invece si mise le mani nei capelli e tirò. "Non dovevi trovarmi fin qui! Nessuno anticipa le mosse di Chester Stormbanks, nessuno!" Squall fu momentaneamente distratto dal fatto che si fosse riferito a se stesso in terza persona. "Ti distruggerò!"

"Decisamente troppi romanzi propagandistici" decise, provocando Chester. "O forse sono quei nuovi giochi, Blood Run. Troppo virtuale, Chester, e non abbastanza realtà."

Spostò i piedi, avvicinandosi senza darlo a vedere, mentre Chester picchiava un pugno sulla console dei controlli. Dall'altro lato delle finestre rotte, le macchine girarono e schioccarono e si schiantarono. Squall calcolò rischi e vantaggi, e anche se faceva stiracchiare muscoli poco usati, fece un enorme sorriso. "Anche se una volta che ti sbatterò in prigione, avrai un sacco di realtà."

"Non andrò in prigione!" Chester si slanciò verso Squall, gridando imprecazioni selvagge.

Squall si era aspettato che scappasse, non che gli corresse incontro. Per un millesimo di secondo temette che Chester si sarebbe impalato sulla punta del Lionhart. Squall gettò da parte il gunblade e si fiondò sul Distruttore.

Caddero a terra, con Chester che si dimenava e urlava. Il vetro si frantumò sotto di loro, e Squall strizzò gli occhi quando gli arrivò sul viso. Grugnì quando un pugno affondò nel suo stomaco, a malapena schivò il gomito puntato contro il suo mento. Il sangue gli colava negli occhi da qualche taglio sulla fronte. Il suo odore era caldo e ricco, e il sangue gli rese scivolose le mani, rendendogli difficile ottenere qualcosa.

Più irritato che debilitato dal dolore, Squall si sollevò e tirò un pugno veloce al viso di Chester.

Gli occhi di Chester rotearono all'indietro, e cadde con uno schiocco e un tintinnare di vetri rotti. Squall grugnì e si sedette sui talloni, controllandosi alla ricerca di ferite più gravi. Scosse la testa, facendosi volar via il vetro dai capelli in una doccia mortale. Sembrava che fossero per lo più piccoli tagli, ma le costole gli dolevano per il pugno di Chester, e la fronte gli pulsava. Si accarezzò dolcemente con un dito, facendo una smorfia quando sentì il lungo taglio.

Per terra, Chester gemette. Squall si chinò, toccando il ragazzo alla ricerca di armi visibili e nascoste. Trovò un libretto con la rilegatura malandata, e lo aprì. Dentro c'era una specie di diario, scritto da un autore mezzo matto, che descriveva nei dettagli l'attacco a Laguna e i particolari nel procurarsi i fondi, l'equipaggiamento e gli uomini necessari.

Sull'ultima pagina, che recava la data di quella mattina, c'era scritto un solo messaggio. Squall si sollevò, mise pigramente un piede sulla schiena dell'uomo per tenerlo fermo, e lesse.

25 dicembre

Finalmente è arrivato il momento. Tutti i dettagli sono pronti, tutto è a posto. Il Comandante del Garden di Balamb è qui. Senza dubbio, chiamato da qualcuno con un vero cervello al Palazzo Presidenziale. Lasciato a sé, Laguna Loire non saprebbe come allacciarsi le scarpe, figurarsi governare una nazione.

Dovrebbe concentrarsi sull'aumentare le esportazioni, o rendere più efficiente il processo di scambio informazioni con le nazioni in via di sviluppo. Invece tutto quello che sentiamo al telegiornale è questa pubblicità martellante su Natale, Natale, Natale e questa stramaledetta parata. Mi dà la nausea, lui mi dà la nausea. Mi libererò di lui, ed Esthar tornerà alla normalità. Tecnologia, progresso, perfezione. Quelli sono veri obiettivi, il sogno vero.

Non c'è niente di buono nel Natale. Odio Babbo Natale. I sogni non si avverano a Natale. Non posso cancellarlo, non posso cancellare Babbo Natale, allora cancellerò al suo posto l'uomo che lo impersonerà stanotte.

*~*~*~*~*

Quando arrivarono Kiros e gli altri, Squall aveva legato Chester con un set di manette piuttosto improvvisato, creato dal bordo di finto pelo del suo vestito. Kiros e Ward guidarono le guardie verso le scale posteriori. Ward andò immediatamente ai controlli per spegnere le macchine che stavano impazzendo nella fabbrica, e rischiavano di ferire i soldati lasciati giù come retroguardia. Quando tolse la corrente, il silenzio fu improvviso e assoluto.

Kiros guardò l'uomo singhiozzante rannicchiato nel vetro. Legato con una stola bianca e scintillante, sembrava patetico e infantile. "Questo è il responsabile?"

"Sì. Chester Stormbanks." Squall gettò il quaderno a Kiros. Qualcosa di primitivo gli rivoltò lo stomaco, e distolse lo sguardo dal ragazzo per terra. "Ha documentato tutto. È sufficiente per la legge di Esthar per rinchiuderlo molto, molto a lungo, credo."

"Comandante." Kiros tenne il quaderno chiuso nelle mani scure. I suoi occhi, fermi su quelli di Squall, contenevano una quantità di emozione che metteva a disagio Squall. "Grazie."

Squall mosse le spalle. La gratitudine lo faceva sempre sentire agitato. "È quello per cui esiste la SeeD."

"No." Kiros scosse la testa, mentre le guardie tiravano in piedi Chester e gli mettevano ai polsi manette vere. Mantenne gli occhi su quelli di Squall. "Non è solo dovere."

Squall capì. Annuì brevemente. "Capisco." Si guardò intorno. "Serve aiuto qui? A ripulire?"

"È tutto sotto controllo." Kiros indicò con un gesto i gruppi di guardie sul pavimento della fabbrica che sistemavano le macchine ribelli. Il suono delle sirene dalle porte di carico aperte si avvicinò. "Può avere un passaggio a Palazzo in una delle macchine, Comandante. Rinoa la aspetta."

Annuendo di nuovo, Squall salutò disinvolto e oltrepassò le guardie che lavoravano per buttare i vetri rotti sotto un tavolo. Ward si sporse oltre la soglia, con un enorme sorriso. Diede una pacca sulla spalla di Squall, facendo attenzione alla sua stazza e forza.

Mentre Squall scendeva le scale, la voce di Kiros lo chiamò. "Ah, Comandante?"

Squall si voltò. La stanchezza lo trascinava, il dolore gli annebbiava la mente mentre ogni livido, ogni taglio si faceva sentire sul corpo abusato e malmenato. Divertimento illuminò gli occhi scuri di Kiros, e le sue labbra strette si curvarono in un sorriso divertito. "Potrebbe volersi cambiare prima di incontrare il Presidente per il rapporto sulla missione. Ha il vestito rovinato."

Abbassando lo sguardo, Squall ricordò di essere arrivato di corsa dritto dalla parata.

Aveva ancora addosso il suo vestito da Signora Babbo Natale.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Nota dell'autrice: penultimo capitolo, giuro. Non intendevo trascinarla così a lungo. Inoltre, nessuno l'ha detto, ma ho detto per sbaglio qualche capitolo fa che Seifer lavora come guardia di sicurezza al negozio di Esthar. Me ne ero dimenticata, e in una prossima revisione o farò entrare Seifer o lo cancellerò del tutto. Per adesso, per favore sopportatemi.

A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Undici

La parata si era disfatta da tempo, la musica era stata spenta, e così i suoni di smontaggio e pulizia erano chiari nell'aria fredda della notte stellata. Gruppi di operai erano impegnati lungo il tragitto della parata, a togliere transenne e riaprire le strade al traffico di pedoni e automobili. Le luci sarebbero rimaste fino a Capodanno, come ricordo delle feste. Gruppi di spazzini a piedi e su macchinari pulivano le strade da coriandoli, carta lacerata, e pezzetti di lustrini e fronzoli persi dai costumi o dai carri.

Squall scese dall'auto della polizia davanti al Palazzo Presidenziale, borbottando un grazie. L'ufficiale era stato più ammirato che saggio in presenza di Squall, e la sua adorazione dell'eroe non aveva affatto migliorato l'umore di Squall. Una veloce deviazione all'infermeria locale aveva curato le sue ferite, ma le bende erano solo un altro promemoria della fine delle celebrazioni della serata.

"Ah, Comandante?"

Squall aveva quasi chiuso la portiera. Si chinò di nuovo, incontrò gli occhi castano chiari dell'ufficiale. "Cosa c'è?"

Il sorriso era enorme e provocatorio. "Ha un aspetto meraviglioso con quel vestito."

Il suono della portiera che sbatteva fece quasi fermare le squadre di pulizia. Il poliziotto ebbe abbastanza presenza di spirito da andarsene velocemente facendo stridere le gomme, prima che Squall potesse pensare di prendere il numero di targa.

Giocò brevemente con l'idea di usare Quetzal, ma decise che sarebbe stato troppo.

Dopo tutto era la notte di Natale.

Comunque, Squall non si sentiva particolarmente generoso o festoso mentre saliva la lunga rampa di scale verso le porte principali. Le guardie lo salutarono disinvolte, e se avevano commenti sul suo costume in disordine, tennero saggiamente la bocca chiusa. A Squall non interessava, mentre si trascinava lungo il corridoio principale. Da qualche parte nella sua mente, ricordò che Rinoa aveva scelto una camera per cambiarsi dopo la parata, ma non ricordava dove fosse.

"Squall!"

Tanto meglio. Si voltò, ed eccola lì a corrergli incontro. Rinoa si fermò appena prima di andargli dritta addosso, guardandolo per bene. "Oh Squall." La sua voce era piena di compassione, e gli mise una mano sul braccio. Poteva sentire la tensione e la fatica che gli correvano dentro, poteva vederle entrambe nei suoi occhi. Ma al di sotto, c'era qualcosa di simile alla miseria, e le fece stringere il cuore.

Mantenne la voce allegra mentre lo guidava in un corridoio laterale. "Andiamo a ripulirti e cambiarti, Comandante. Il tuo vestito ha avuto giorni migliori."

Gli sembrava di avere la lingua di piombo, ma obbediva ancora ai comandi del cervello. "La prossima persona, davvero, la prossima persona che fa commenti sul mio vestito morirà."

Lei ridacchiò, tirandolo in una stanza. Era un salotto piacevolmente arredato, con le tende tirate su ampie finestre. C'era un focolare d'aspetto antico su un muro, e un fuoco bruciava allegramente dietro una griglia decorativa in ottone. L'odore del fumo si mescolava a quello degli aghi di pino e di cannella nell'aria. Squall non poteva capire perché quel particolare miscuglio lo facesse sentire stranamente sentimentale. Doveva essere la stanchezza.

"Hai bisogno di una bella doccia, Comandante, ma Laguna ti aspetta." Le mani di Rinoa aprivano esperte i gancetti sul retro del costume. "Lui ed Ellione sono in una suite privata." Dato che lo conosceva troppo bene, si trattenne dall'aggiungere, erano preoccupati. La preoccupazione di Ellione avrebbe solo aggiunto colpa al fardello che Squall portava già. La preoccupazione di Laguna lo avrebbe solo confuso, e la reazione di Squall alla confusione sarebbe stata di innalzare ancora di più quei muri.

Quello che la maggior parte delle persone avrebbe considerato come preoccupazione paterna per un figlio, anche se era in pratica un estraneo, per Squall sarebbe stato Laguna Loire, Presidente di Esthar, che dubitava di lui, Comandante del Garden di Balamb.

Squall rimase in piedi come istupidito mentre Rinoa lo spogliava come avrebbe spogliato un bambino. Fece un fagotto del vestito rovinato, poi spinse gentilmente Squall verso un catino di acqua vagamente fumante su un tavolino lì accanto. "Lavati la faccia, Squall. Dopo ci sarà tempo per un bagno vero."

Nudo, obbedì, lavandosi quello che sembravano anni di sporco dal viso e dalle mani. L'asciugamano era lussuosamente morbido, e per un attimo rimase in piedi, a spalle piegate, e premette il viso contro la stoffa.

"Squall?" La mano di Rinoa gli toccò la spalla nuda, attenta ad evitare la miriade di lividi e tagli sulla pelle. "Che c'è?"

Lui sollevò due occhi zaffiro tormentati. In loro, bruciava una certa espressione, dura contro la pelle pallida e tesa. "Era solo un bambino." La voce era un sussurro roco, la gola secca. "Un bambino che si nascondeva dietro la propaganda politica e le minacce. Non aveva niente contro Laguna, niente contro il governo. Aveva un diario in tasca, e ci aveva scritto tutti i suoi ragionamenti e tutti i suoi piani. Avrebbe ucciso Laguna solo perché stasera avrebbe interpretato Babbo Natale. Non è Laguna che odia. È il Natale."

"Il terrorismo non è di proprietà esclusiva degli adulti" commentò Rinoa. Gli prese l'asciugamano dalle mani, e lo guidò dolcemente a un divano. L'inappropriatezza di Squall che posava il suo sedere nudo sui mobili del Palazzo Presidenziale le passò per un momento in testa, ma Rinoa spinse il pensiero da parte, e si sedette accanto a Squall. Fece scorrere un dito sul suo avambraccio pieno di cicatrici e tagli mentre parlava. "Qualunque fossero le sue ragioni, lo hai fermato."

Squall parlò come in trance. "Sono arrivato alla fabbrica, e lui è la sopra nella stanza dei controlli, a giocare. Come un bambino che gioca con giocattoli telecomandati. E io arrivo su, rompo la finestra e lo metto all'angolo, e lui mi urla contro. Urlava cose senza senso. Cose piene di odio." Si premette le mani sul viso, e Rinoa sentì un tremore di lacrime nella sua voce prima che lui sollevasse la testa. Gli occhi ne erano pieni, la voce ne era inspessita. "Ha detto che se lui non poteva avere il Natale, nessuno avrebbe dovuto. Se Babbo Natale non lo avrebbe ascoltato, lui non avrebbe ascoltato nessuno. Se lui non poteva essere felice, perché dovevano esserlo gli altri?"

Rinoa seguì l'istinto e avvolse dolcemente le braccia intorno alle spalle tremanti di Squall, cullandolo, mormorando. Lui si aggrappò a lei, singhiozzando piano, senza fine, con le lacrime che gli cadevano incontrollate lungo le guance.

Qualsiasi cosa avesse pensato che fossero le avversioni di Squall al Natale, non aveva mai immaginato anche solo una volta che fossero così profonde, o che uscissero con tale forza.

Ma cos'altro avrebbe potuto aspettarsi? Squall non faceva mai niente a metà.

Le lacrime si calmarono lentamente. Rinoa lo abbracciò fino a quando lui glielo permise, sapendo che quando avrebbe alzato la testa, i suoi occhi avrebbero potuto essere bagnati di lacrime, ma l'espressione in loro sarebbe stata tutta Comandante Leonhart. Con sua sorpresa, lui strofinò il viso dolcemente, avanti e indietro, contro la spalla di lei, asciugando le ultime lacrime, prima di appoggiarsi per guardarla dritta negli occhi.

Come aveva pensato, gli occhi erano lucidi delle ultime lacrime, ma con sua sorpresa non aveva l'espressione da Comandante. L'espressione era più giovane, più giovane di anni, e con un tale livello di vulnerabilità che le mozzò il respiro.

"Ho bisogno di te, Rinoa, per così tante cose." Sollevò un mano graffiata per farla scorrere sul mento di lei. La bocca gli si torse, un mezzo sorriso pieno di disprezzo di sé. "A volte lo odio, perché odio dipendere da qualcuno. Ma tu..." Qui incespicò nelle parole. "Tu mi aggiusti."

Non disse "tu fai andare tutto bene". Non le disse "tu mi completi". Quelle sarebbero state bugie, o come minimo falsità di natura ingannevole.

E Rinoa capì.

Lo baciò dolcemente, lasciando che fosse lui a rendere il bacio più profondo. Come un uomo con appetiti non sazi. Alla fine lei si piegò all'indietro, facendogli scorrere leggermente un dito sulla spalla. "Prima Laguna" disse, in qualche modo riluttante. "Poi molliamo questo posto e andiamo a stare tranquilli." Quel dito arrivò al petto, scese di più, stuzzicante. "Da qualche parte solo io e te. Abbiamo una vacanza da festeggiare insieme."

Ogni muscolo nel suo corpo si tese, e Squall riuscì a fare una mezza risatina strozzata. "Certo." C'era qualcosa che doveva dirle, prima, ma poteva aspettare. Dopo Laguna. "Potrai darmi i baci sulla bua."

Il sorriso che gli rivolse Rinoa gli scaldò il sangue, ma lei si alzò semplicemente dal divano, e gli gettò il cambio di vestiti che aveva preparato. "Mettiti dei pantaloni, Comandante. Abbiamo finito le gonne."

Quel commento provocante fece calmare la lussuria residua - il che andava benissimo. Squall preferiva avere una mente chiara e concentrata quando era in dovere ufficiale, e qualsiasi altra cosa ci fosse tra lui e Laguna, questo era un affare ufficiale.

Vestito con ampi pantaloni e un maglione - dello stesso verde di un ramo di pino, e non sarebbe stata la sua prima scelta, ma l'aveva scelta Rinoa - Squall entrò nell'ufficio di Laguna La stanchezza lo attanagliava, appesantiva il suo corpo e la sua mente, ma si costrinse a raddrizzare la schiena, bussando distrattamente contro una porta aperta.

Ellione era seduta su una comoda poltrona, con le lunghe gambe incrociate e una tazza con piattino in equilibrio su un ginocchio. Si alzò quando entrò Squall, gli mise le braccia intorno e lo strinse forte. "Oh, Squall." La sua voce era un mormorio di sollievo, simpatia, amore. Squall chiuse gli occhi contro quel torrente di emozioni. "Sono così contenta che tu stia bene."

"Sì." La abbracciò dolcemente. Il mio desiderio di Natale, pensò, e quasi sorrise. Invece, sollevò lo sguardo verso il punto in cui Laguna era in piedi, in fondo alla stanza, a sorvegliare lo smontaggio delle barriere della parata sulle strade sottostanti. "Presidente Loire."

Laguna si voltò, e Squall fu scioccato nel vedere lacrime sul viso di Laguna. "Squall." Usava raramente il suo nome di battesimo, e Squall sobbalzò nel sentirlo. "Grazie a Hyne sei sano e salvo. Ho avuto i rapporti preliminari. Hai fatto un buon lavoro." Esitò. "Non volevo credere che stasera sarebbe davvero successo qualcosa, e ho resistito a Ellione e Kiros che insistevano perché ti facessi venire. Ma l'hai fatto, e... ne sono grato. Grazie."

A disagio, Squall scrollò le spalle. Il movimento spostò la testa di Ellione dalla sua spalla, e la guidò nuovamente al divano, prima di attraversare la stanza e sedersi sulla sedia imbottita davanti alla scrivania di Laguna. Trattenne a malapena il grugnito quando i cuscini cedettero lussuosamente sotto i muscoli indolenziti. "Il soggetto è in custodia. Lascerò il da farsi alla tua polizia locale, a meno che tu abbia motivo di richiedere che segua le procedure io stesso."

Laguna scosse la testa. Rimase in piedi, fissando l'uomo che era suo figlio. Aveva visto Squall innumerevoli volte, proprio in quell'ufficio, ma lo aveva mai davvero visto? Il senso di colpa e il rimpianto gli strinsero lo stomaco mentre affrontava l'uomo come non aveva mai affrontato il bambino. "No, hai fatto più che abbastanza. Kiros ha detto che i Distruttori sono probabilmente del tutto disgregati con la cattura del capo."

"I Distruttori non sono mai stati la minaccia principale." Squall accettò la tazza di tè fragrante che Ellione gli portò, ma non bevve. "Era Chester. Non è mai stato un attacco politico, anche se è stato abbastanza intelligente da mascherarlo come tale. Kiros di sicuro ti avrà dato il diario?"

Laguna annuì. Picchiettò un dito contro il quaderno logoro sulla sua scrivania. "L'ho sfogliato. I pensieri e i farneticamenti di un bambino profondamente infelice."

Squall concordò. Era piuttosto triste, pensò, come non fosse altro che quello. Più o meno nel modo in cui un bambino di tre anni avrebbe fatto i capricci se gli fosse stato negato un dolce, solo su scala molto più vasta. "A prescindere da quanto infantili siano i suoi motivi, le sue azioni sono quelle di un adulto. Un adulto molto distruttivo e vendicativo, che avrebbe potuto causare, e ha causato, danni inestimabili in termini di cose e persone. Farò avere sulla tua scrivania il mio rapporto scritto entro ventiquattro ore, con le mie raccomandazioni che venga trattato e punito secondo la legge, senza patteggiamenti."

"Dovrebbe essere punito per le sue delusioni?"

La domanda di Laguna era dolce, e colpì qualcosa nel profondo di Squall. Ma Squall rafforzò il cuore contro il dolore che si addolciva, e incontrò direttamente gli occhi di Laguna. "Chester Stormbanks non è l'unico a sentire dolore e delusione nel periodo di Natale. No, non dovrebbe essere punito per i suoi sentimenti. Ma dovrebbe essere ritenuto responsabile per le sue azioni."

Si alzò, fece il saluto. La fatica gli fece tremare i muscoli. "Scusami, Presidente."

La voce di Laguna fermò Squall prima che avesse fatto tre passi. "Hai avuto delusioni nella tua vita, Squall. Io sono una di queste."

Squall si voltò a guardarlo. Laguna rimase in piedi, con una mano sulla scrivania. Scomposti capelli castani gli caddero sugli occhi verdi, concentrati ora che fissava suo figlio. "Non nego di essere stato una delusione per te. Per Raine. Capisco che venire qui il giorno di Natale non è stata la tua prima scelta per le vacanze, e che raramente vai in vacanza. Ellione me lo dice." Le sue labbra si curvarono, appena, dicendo questo, ma gli occhi rimasero seri. "Ma comunque, sei venuto, a Natale."

"È solo un giorno come un altro." Squall mosse le spalle. Ellione, seduta tranquilla sul divano con la tazza di tè in mano, era dimenticata. Mali e dolori, il gelo che sentiva contro le ossa che nemmeno il calore del camino accesso poteva lenire, erano dimenticati. Qualcosa gli pulsava in testa, gli tirava le viscere, mentre fissava Laguna. "Non vuol dire niente."

Laguna scosse la testa. "No, penso che significhi troppo. Chester Stormbanks non era l'unico ferito e deluso dal Natale. Che cosa hai chiesto a Babbo Natale che non si è mai avverato?"

Come se un incantesimo si fosse spezzato, la rabbia divampò in Squall, scaldando via il gelo. "Non sono affari tuoi!" sbottò, più duramente di quanto avesse voluto. Vide Ellione sobbalzare all'inaspettata veemenza del suo tono di voce, ma continuò a guardare Laguna. "Non sono affari tuoi" ripeté, e si voltò per marciare fuori.

Ancora una volta la voce di Laguna lo fermò. "Squall. Un attimo. Per favore." Squall esitò sulla soglia. "Mi dispiace."

La tranquilla sincerità delle parole penetrò nella rabbia. Squall scosse la testa, esausto. Le parole non erano abbastanza. Una scusa non poteva rimediare ad anni di dolori e risentimenti sepolti. Il pentimento di Laguna, non importava quanto fosse sincero, non poteva cancellare anni di insicurezza e dubbi su di sé.

Non ero bravo abbastanza? Non ero amato? Se fossi stato - migliore, più forte, più intelligente, più veloce - più, in qualche modo - sarei stato amato? Se fossi stato - migliore, più forte, più intelligente, più veloce - più - i miei sogni si sarebbero avverati?

"Lo so." Non aveva voluto dirlo, ma le parole gli erano sfuggite. Squall si voltò a guardare Laguna, dovendogli questo, se non altro. Gli anni li separavano più della distanza nell'ufficio, e per la prima volta, Squall sentì la distanza nel cuore più che nella mente. "Non importa."

"Importa invece." Laguna si mise le mani in tasca, un uomo infelice della sua posizione. "Non posso cambiare il passato. Hyne sa che ci proverei, se potessi. Ma vivendo qui, stando qui ad Esthar, ho imparato una cosa, ed è che si può solo guardare avanti e provare, non per ieri, ma per domani. Voglio provare."

Squall lasciò andare un respiro, sorpreso di scoprire anche aveva tremato nei suoi polmoni, nella sua gola. Laguna, dalla mente semplice, bizzarro, incosciente Laguna. L'uomo dell'altro mondo, un uomo che aveva significato meno per Squall del senzatetto al pontile di Fisherman's Horizon.

Suo padre.

Squall distolse lo sguardo, sbirciando le fiamme vicino al salottino. Ellione era silenziosa, non si intrometteva, ma Squall pensò di poter immaginare quanto fosse dura per lei non intervenire in quel momento. Bloccata, pensò. Era bloccata tra due uomini a cui teneva profondamente. Non avrebbe desiderato questa riconciliazione? Non l'avrebbe voluto, più di quanto loro due lo sapessero o lo desiderassero?

Sarebbe stato, per lei, un desiderio di Natale che si avverava?

Squall tornò a guardare Laguna, incontrando i suoi occhi attraverso la stanza. Non poteva fare alcuna promessa, non quel giorno, non a lui. Non poteva dire che ci avrebbe provato, perché Squall era troppo onesto con se stesso per impegnarsi in qualcosa di cui non era del tutto sicuro. Non poteva dire di capire, perché come poteva dirlo, quando gli sembrava che tutto quello che sapeva stesse cambiando?

"Sarò qui domani" disse, e un sorriso minuscolo addolcì la tensione del suo viso. "Buon Natale, Laguna."

E mentre chiudeva la porta dietro di sé, udì Laguna mormorare a sua volte le parole.

Buon Natale, Squall.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Nota dell'autrice: beh, eccoci all'ultimo capitolo di A Promise for Christmas. Grazie, dal profondo del cuore, a tutti quelli che hanno letto e recensito, e a chi è rimasto con me attraverso tutte le pause e i blocchi dello scrittore e gli inciampi lungo la strada. Ho fatto del mio meglio con questo capitolo, anche se la storia di certo si è svolta in maniera un po' diversa da come originariamente l'avevo pensata quando l'ho iniziata così tanti anni fa (ndr: il primo capitolo è stato pubblicato il 25 dicembre 2005, l'ultimo il 23 luglio 2010). Significa molto per me che siate arrivati fino a qui, e significherebbe molto per me se mi diceste cosa ne pensate alla fine. È stato bello scrivere questa storia finché è durata, e adesso è bello dire Fine.

A PROMISE FOR CHRISTMAS
scritta da Tairi Soraryu, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Dodici

Rinoa aveva un bagno pronto ad attenderlo, quando Squall entrò nella stanza che Ellione aveva preparato per loro. Il profumo di vaniglia e cannella saliva nell'aria, e ballava insieme alle dolci note di musica di violino che proveniva dal sistema di suono nelle stanze. Le candele brillavano, sui tavoli, sui banconi, sul comodino accanto al letto, gettando una luce calda nella stanza e trasformando il semplice lusso in un romantico rifugio.

Squall sapeva esattamente cosa avesse in mente Rinoa, e anche se apprezzava lo sforzo, la sua mente continuava ad annebbiarsi per la stanchezza, e non gli riusciva molto di concentrarsi. Lei posò il libro che stava leggendo quando lui entrò, praticamente barcollando, e andò da lui, che la fissava istupidito.

"Prima il bagno" decise, alzandosi sulle punte per baciarlo dolcemente sulla bocca. Arricciò il naso. "Puzzi da morire, Comandante."

Squall le permise di guidarlo nel bagno, lasciò che lei lo spogliasse come aveva fatto prima che lui incontrasse Laguna. Aveva abbastanza forza in sé per afferrarla mentre lo guidava nella vasca fumante. "Vieni dentro con me?"

Rinoa scosse la testa. "No. Mi sono già lavata." Sollevò un sopracciglio e si assicurò che l'accappatoio bianco che indossava fosse ben stretto intorno alla vita. "Inoltre, dovrei togliermi quello che ho addosso sotto questo, e speravo che potessi farlo tu per me. Dopo il bagno."

Forse non era stanco come pensava. La lussuria gli si scaldò nella pancia, e Squall sorrise anche mentre entrava nella vasca. Il calore dell'acqua lo attraversò, e lo fece sibilare in uno shock gradito mentre si abbassava nell'enorme vasca. "Hyne, è bellissimo. Ho sempre pensato che i bagni fossero sopravvalutati."

Lei sorrise, si mise in equilibrio sul bordo della vasca, e si permise di giocare con la mano con i suoi capelli spettinati. "C'è del vino in frigorifero. Ne vuoi un po'?"

Squall scosse la testa, e si abbassò di più, così che l'acqua si toccasse il mento. "Intendi chiedere?"

Rinoa scrollò le spalle. Lei ed Ellione avevano avuto un sacco di tempo per parlare mentre Squall era via, e aveva una buona idea di cosa fosse successo nell'ufficio di Laguna. "Vuoi dirmelo?"

"Gli ho detto Buon Natale." Squall raccontò, un po' alla volta, cosa avevano detto lui e Laguna, ma esitò, cercando mettere in parole i sentimenti che lo avevano travolto inaspettatamente nell'ufficio di Laguna. "Era... non lo so, Rinoa. Come qualcosa che si svegliava dentro di me. Strano, ma... non del tutto brutto."

Sorridendo, Rinoa fece scorrere un dito sulla spalla di Squall. "Sei stato per molto tempo senza nessuno che ci fosse per te, come figura genitoriale. Hai vissuto la maggior parte della tua vita senza volerla. Guida, protezione, supporto. Qualcuno che fosse orgoglioso di te." Lui voltò la testa per guardarla negli occhi, e lei annuì. "Era preoccupato per te. Andava su e giù per l'ufficio, ascoltava la radio. Se avesse potuto attraversare lo spazio per essere con te con la pura forza di volontà, lo avrebbe fatto."

Vagamente a disagio nel saperlo, Squall scrollò le spalle. Il movimento tirò muscoli indolenziti, e soffocò un grugnito, allungando le gambe e lasciando cadere la testa sul cuscino. Il calore stava lentamente scacciando via la tensione, lenendo i dolori e le fatiche del giorno. "Non mi è mai interessato niente dei miei genitori." Il calore, il sonno che ne conseguiva, abbassarono le sue difese. "Da bambino, all'orfanotrofio, non mi sono mai chiesto chi fossero la mia mamma e il mio papà, perché ero stato abbandonato, come ho fatto a diventare uno dei bambini della Madre. Voglio dire, a volte ci pensavo. Ero un bambino cattivo, i miei genitori mi odiavano? Era sempre un'autorecriminazione. Ero un fallimento, era per questo che non mi volevano? Gli altri bambini non erano così. Ne parlavano a volte, tipo, mi chiedo cosa faceva il mio papà, o, mi chiedo se la mia mamma era famosa. Ma non mi è mai interessato chi fossero i miei genitori. Non mi sono mai sentito privato di qualcosa, perché avevo Ellione."

Si fermò, sorpreso quanto Rinoa dalla sua improvvisa condivisione di cose. Ma sapeva di doverlo buttare tutto fuori, sapeva di potere, e con Rinoa; lei avrebbe capito. "La chiamavamo Sorella, perché era la più grande, e si prendeva sempre cura di noi. Era la Sorella che mi bendava le ferite quando Seifer mi picchiava, la Sorella che sedeva accanto a me quando avevo l'influenza, la Sorella che giocava con me quando gli altri bambini scappavano e mi insultavano. La amavo, penso, nell'unico modo che conoscevo. Non in senso romantico, ma..." Si agitò, accigliandosi, cercando le parole giuste.

"La amavi" disse Rinoa, piano. Capiva. "Ellione ha questo modo di fare che fa venire voglia di amarla."

Grato, lui annuì. "Era tutto per me. La migliore amica, la sorella maggiore, la madre. C'era sempre, non importava cosa succedesse. Quando se ne andò..." Si portò un pugno al cuore, sentì il suo battito regolare, ma era cieco e sordo al suono, perso nei ricordi di un'infanzia perduta da tempo. "Mancava a tutti, ma per me era una cosa più profonda. Ero perso, e per la prima volta mi sentii abbandonato. Non non voluto, perché sapevo che non era che lei non mi amasse. Ma abbandonato, messo da parte. Ho scritto di lei a Babbo Natale."

Ecco, pensò Rinoa, raddrizzandosi un po' a sedere. Ecco la fonte di tutto quel dolore represso, quel risentimento. La ragione per cui odia il Natale. "Lo hai chiesto a Babbo Natale?"

"Ho rubato la carta alla Madre, e un francobollo, e ho scritto una lettera a Babbo Natale, indirizzata al Polo Nord. Gli ho detto che ero stato bravo quell'anno, e gli ho chiesto di riportarmi la Sorella." La voce non gli si strozzò, non gli si spezzò, e nonostante la gola stretta, non gli mancò. "Gli ho scritto per anni, e ogni anno la mattina di Natale affrontavo la stessa delusione, perché non si avverava mai. Quando sono partito per il Garden di Balamb per iniziare l'addestramento, avevo smesso di scrivere, perché avevo smesso di credere. Babbo Natale non era più reale di Pupu, pensavo, o Griever, o una qualsiasi delle bestie mitiche delle storie che ci raccontava la Madre. Babbo Natale non realizzava i tuoi sogni, e il Natale non era altro che una bugia, una cosa che spezzava il cuore, un momento di dolore e di speranze distrutte."

Rinoa voleva abbracciarlo, strizzarlo semplicemente fino a quando la desolazione sarebbe fluita fuori da lui con la stessa facilità delle lacrime che le luccicavano sulle guance. "Oh, Squall. Eri così giovane."

"L'età non ha nulla a che vedere con questo." Mosse le spalle. "Il Natale mi ha fatto male, più di qualsiasi altra cosa in tutta la mia vita. E così l'ho odiato. L'ho odiato come un meccanismo di difesa, ho costruito i muri per proteggermi da lui, e mi sono detto che non importava, che non significava niente. Mi sono detto che era stupido e inutile, solo un altro giorno in un'infinita fila di giorni. E ogni anno dovevo fingere di non sapere di mentire a me stesso, e che Natale significava per me più di ogni altra cosa."

Le lacrime scendevano più veloci adesso. Rinoa se le asciugò con il palmo della mano. "Hai cercato di nasconderti?"

Lo irritava, ma Squall annuì. "Negazione, rabbia, depressione, disperazione. I sette stadi del dolore, no?" Finse di non notare sul viso di Rinoa lo shock che lui sapesse una cosa del genere. Cercava di non interessarsi all'ordine prestabilito di cose così frivole come gli stadi di guarigione dal dolore e dalla perdita e stupidaggini del genere. "Ma le cose cambiano. Le cose sono cambiate."

Rinoa lasciò che il silenzio si allungasse, si stirasse malleabile come lo stucco elastico degli Shumi, fino a quando sorrise. "Pupu è reale" disse infine. "E così Griever."

"E così il Natale." Squall si tirò su nella vasca così da guardarla negli occhi. "Ti ho detto prima che avevo qualcosa da dirti. Dovevo dirti tutto questo prima, levarlo di torno, ma sono pronto a dirlo adesso." Lei fece un cenno appena percettibile, con il cuore che le saltava in petto. Il modo in cui gli occhi di lui fissavano i suoi, zaffiri di mezzanotte che parlavano di verità e segreti, le faceva mancare il fiato.

"Le cose sono cambiate" ripeté lui. "Tu le hai cambiate per me. Tu rendi reale il Natale. Hai detto che c'è magia a Natale, e io non voglio ancora crederci. C'è troppo per me, per dire 'sì, come no, magia'. Babbo Natale, i sogni che si avverano, quella fiducia innocente che le tue speranze non verranno mai deluse. La magia a Natale non è qualcosa che è semplicemente là fuori, come un magia che si può assimilare. Per me, la magia a Natale sei tu." Guardò le lacrime che le inondavano gli occhi, le guardò cadere come bellezza. "Tu sei il Natale per me, Rinoa. Tu sei tutto quello che ho mai voluto a Natale. Sei il mio desiderio di Natale."

"Squall." Il suo nome era strozzato, un'ancora disperata a cui Rinoa si aggrappò mentre la ripeteva, ancora e ancora. L'acqua si rovesciò quando lui le avvolse le braccia intorno, tenendola stretta. Non pianse, ma le accarezzò i capelli mentre le lacrime di lei gli scivolavano sulla pelle, un balsamo guaritore su cicatrici invisibili ad occhio nudo.

Quando le lacrime si calmarono, Squall si spostò, alzandosi con lei tra le braccia. Camminò fuori dal bagno, ignorò l'acqua che lasciava cadere sul tappeto felpato, e la portò a letto. Lì, nella stanza che profumava di cannella e pino, si amarono nella vampa tremolante di innumerevoli candele. Questo, pensò Squall mentre Rinoa si muoveva sopra di lui, questo era reale. Questa era la speranza.

Dopo, rimasero a coccolarsi insieme tra le lenzuola stropicciate. L'accappatoio di Rinoa giaceva in un cumulo disordinato per terra, e la lingerie che aveva messo al di sotto giaceva a pezzi accanto ad esso. Squall dormicchiava, con le braccia intorno a lei, godendosi il calore.

Rinoa si spostò per poterlo guardare, sollevata sui gomiti. Sembrava così sereno, pensò, e gli picchiettò riluttante una spalla. "Squall, apri gli occhi." Lui borbottò una protesta, con le braccia che si stringevano mentre cercava di avvicinarla a sé e farla tacere. A questo lei dovette sorridere. In circostanze normali, gli avrebbe permesso di calmarla con qualche coccola, ma non quel giorno. Non quella notte. "Squall, dico sul serio."

Con un grugnito, represso, aprì un occhio, un po' offuscato. "Starei dormendo, Principessa."

"Svegliati." Lo colpì di nuovo, più forte, e ridacchiò quando lui mise il broncio e aprì tutti e due gli occhi. L'espressione che contenevano era di soddisfazione sonnolenta, di piacere addormentato, ma lei doveva dirlo. "Ti ho detto che avevo un altro regalo di Natale da darti, ricordi?"

Ricordava vagamente, anche se sembrava che fossero passati anni da quando si erano scambiati i regali a casa del Colonnello Caraway quella mattina. Solo quella mattina. Il suo sorriso era malizioso. "Non ho appena avuto il mio regalo di Natale?" Si spostò per sbirciare oltre il bordo del letto il pizzo e la seta strappati. "Penso di averlo distrutto."

Rinoa rise, divertita dal tono compiaciuto della sua voce. "No, non era quello. Beh, forse ne era una parte. Ma c'è dell'altro."

Lui sollevò le sopracciglia, e fece scorrere le mani sul corpo di lei. Il calore gli si infuse nella voce. "C'è dell'altro? Dovrai darmi un minuto, allora, per riprendere fiato."

Lei gli picchiò le mani. Squall avrebbe continuato tutta la notte se lei glielo avesse permesso, pensò, insieme divertita ed eccitata. "Giù le mani un minuto, puoi?" Sbuffò quando lui si fermò, guardandola. L'imbarazzo si mosse in lei, mentre cercava le parole. Non importava quante volte le avesse provate nella mente, nulla sembrava a posto. "Mi hai detto, prima, mi hai detto che sono il tuo Natale. Il tuo desiderio di Natale."

"È vero." Incuriosito a questo punto, intrigato, Squall piegò la testa. "Non ti piace?"

Lei arrossì. "No, mi piace proprio. Mi piace molto. E io... voglio ricambiare."

Lui sbatté le palpebre. "Non mi metterai nastri e fiocchi."

L'immagine mentale la costrinse a reprimere una risatina. "Penso di essere a posto. Ti ho già visto con addosso un vestito." Il broncio di lui fu immediato e sentito, e Rinoa non riuscì a non ridere. "La smetto. Ho un regalo di Natale da darti, Comandante, ma non è qualcosa di avvolto in carta regalo e fiocchi. Non è qualcosa che puoi vedere. Voglio dartelo nel vero spirito del dare, e voglio che tu lo accetti allo stesso modo. È il pensiero che conta."

Squall, percependo la serietà della questione, si sistemò meglio contro i cuscini, con il broncio che svaniva. Gli occhi di Rinoa erano scuri, concentrati sui suoi, e lei si morse il labbro inferiore come faceva quando si stava davvero concentrando. "Va bene."

"Va bene." Rinoa risucchiò dell'aria, la espulse. Gli premette una mano sul cuore, sentendolo battere regolare e sicuro sotto al suo palmo. I suoi occhi non si spostarono mai di quelli di lui. "Voglio darti un regalo, Squall. Solo queste parole, e voglio che tu ci creda con tutto se stesso. Con tutto quello che sei."

"Parole."

Lei annuì una volta, e si portò le mani di lui sul cuore, così che lui potesse sentire il loro battito all'unisono. Si premette il palmo della sua mano contro il petto, così che lui sapesse che il suo cuore batteva per lui. "Ci ho pensato per molto tempo, ma le cose sono cambiate dopo che mi hai raccontato... dopo che mi hai appena raccontato dei tuoi ricordi di Natale. Quindi, invece, dirò questo."

Inspirò profondamente, gli sorrise. "Voglio darti una promessa, Squall. Una promessa per Natale. Prometto di essere il tuo desiderio di Natale e ogni sogno che si avvera. Ogni anno, fino a quando mi vorrai. Fino a quando mi avrai." Per il resto della mia vita. Finché morte non ci separi.

Qualcosa vibrò in lui, più dell'amore, più grande della speranza. Qualcosa che gli fece salire le lacrime agli occhi fino a farli pulsare, calde e minacciose. Una promessa di Natale. Il suo desiderio di Natale. Il suo sogno che si avvera.

Le fece scivolare le braccia intorno alla vita, la strinse, e lasciò cadere le lacrime. "Sei tutto quello che ho mai voluto, Rinoa. Tutto quello che ho mai saputo di volere." Nascose il viso tra i suoi capelli. Per il resto della mia vita. Fino a quando morirò. "Tu sei il mio Natale, Rinoa. Sei il mio tutto."

Lei gli strinse le braccia intorno alle spalle, lo tenne stretto, sbattendo le palpebre per liberare le lacrime. "Non posso tornare indietro nel tempo" mormorò. "Non posso cambiare tutte le brutte cose che ti sono successe. Non posso cancellare il dolore, ma posso bilanciarlo. D'ora in poi, Squall, il Natale è per te e per me." Incontrò i suoi occhi, sorrise un poco. "D'ora in poi, il Natale sarà bello."

Magico. Le labbra di Squall si curvarono, rispondendo a quelle di Rinoa. "Va bene" concordò. "D'ora in poi." A cominciare da quel giorno, pensò. A cominciare da subito. Per lei, avrebbe sopportato lo shopping natalizio e le canzoni di Natale, le decorazioni e le parate. Ma... "Una cosa" la avvertì, serio mentre lei sollevava un sopracciglio. "L'anno prossimo, tu puoi fare la Signora Babbo Natale."

La risata di Rinoa esplose, gioiosa. Lasciò che Squall la facesse rotolare sotto di lui, e fecero l'amore mentre l'orologio distante della città batteva la mezzanotte, e la fine del Natale.

Promesso, Squall. Prometto.

Buon Natale.

*~* FINE *~*

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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